iFinance Autumn 2016

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Trimestrale - Poste Italiane Spa - Spedizione in abbonamento postale D. L. 353/2003 (conv in L. 27/02/2004 n. 46) Art. 1 comma 1 LO/MI

In caso di mancato recapito inviare al CMP Milano Roserio per la restituzione al mittente previo pagamento resi If undeliverable please return to Milano CMP Roserio

Italia 5,00 euro - BE 9,00 euro - D 11,70 euro F 11,50 euro - UK 7,50 £

F I N T E C H & D I G I T A L

DNA digitale

BANKING MILLENNIAL

Come evolve la banca “omnicanale” B U S I N E S S

100

ORIGAMI TOP DIGITAL FINANCE UK

HELLO BANK!

03AUTUMN2016



FinTech Innovator, una collaborazione tra H2 Ventures e KPMG Fintech, ha rilasciato la FinTech 100, la lista dei 100 principali innovatori Fintech al mondo. La lista è divisa in 50 società FinTech consolidate e altre 50 “emergenti” che potrebbero essere dirompenti nei prossimi anni. Gli Stati Uniti sono il Paese più rappresentato nella classifica, ma la Cina domina il settore con 4 aziende tra le prime 5. Nella lista delle 50 aziende leader sono rappresentati ben 17 Paesi, in crescita rispetto ai 13 dello scorso anno. In tutto nella lista completa delle 100 società sono presenti 22 Paesi. Per quanto riguarda la distribuzione geografica ci sono 35 aziende provenienti dalle Americhe, 28 aziende dall’area Emea, 13 dal Regno Unito e 24 dall’Asia-Pacifico, di cui 10 dall’Australia e Nuova Zelanda. iFinance ha raccolto le prime 10 società delle due categorie.

FINTECH

100

TRAILBLAZER MAP


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Map / Fintech 100

A cura di Daniel Settembre

LEADING 1O

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1 / ANT FINANCIAL

6 / ATOM BANK

PAESE: CINA SETTORE: PAGAMENTI

PAESE: UK SETTORE: LENDING

Conosciuta anche come Alipay, è una piattaforma di pagamento a terze parti. Le aziende gestite da Ant financial includono wealth management, credit scoring e reporting, servizi bancari private e cloud computing.

Atom è una App bancaria, senza nessuna filiale. L’applicazione utilizza la sicurezza biometrica: riconoscimento facciale e vocale. Il modello a basso costo permette di contenere le tariffe.

2 / QIDIAN

PAESE: GERMANIA SETTORE: LENDING

PAESE: CINA SETTORE: LENDING Fondata nel 2014, Qidian è un sito di micro-prestito, una piattaforma di pagamento e di gestione degli investimenti che ha l’obiettivo di aumentare i finanziamenti in Cina.

3 / OSCAR È una compagnia di assicurazione sanitaria basata a New York che sta reinventando e semplificando il processo, la gestione delle cure mediche e il controllo dei costi sanitari.

6

1

7

7 / KREDITECH Kreditech migliora la libertà finanziaria per i non bancarizzati grazie all’uso della tecnologia. Le offerte includono crediti al consumo, un portafoglio digitale e un gestore di finanza personale per la pianificazione della spesa.

PAESE: USA SETTORE: LENDING Avant è una piattaforma di prestito online con bassi costi che ha lo scopo di abbassare le barriere di prestito per i consumatori con prodotti finanziari innovativi.

4 / LUFAX

9 / SOFI

PAESE: CINA SETTORE: CAPITAL MARKETS

PAESE: USA SETTORE: LENDING

Lufax è una piattaforma Internet basata su prestiti e gestione patrimoniale che mira a fornire servizi di prestiti online e negoziazioni finanziarie a livello globale.

Sofi è una società finanziaria che aiuta i professionisti con il rifinanziamento di mutui e prestiti personali. L’approccio prende in considerazione il merito e il percorso lavorativo, offrendo così prodotti ad hoc.

5 / ZHONGAN

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2

10 / JD FINANZA

PAESE: CINA SETTORE: ASSICURATIVO ZhongAn è una compagnia di assicurazioni Internet che applica cloud computing, big data e altre nuove tecnologie per la progettazione del prodotto l’analisi di mercato, il controllo del rischio.

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8 / AVANT

PAESE: USA SETTORE: ASSICURATIVO

L E

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PAESE: USA SETTORE: LENDING JD Finance è impegnata in sette linee di business: supply chain, credito al consumo, crowdfunding, gestione patrimoniale, servizi di pagamento, assicurativi e servizi di sicurezza.

F I N T E C H

Fonte: www.fintechinnovators.com

T O P

N E L

M O N D O :

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A M E R I C H E

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5

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EMERGING STARS 8 9

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1 / 2CAN

6 / AZIMO

PAESE: RUSSIA SETTORE: PAGAMENTI

PAESE: UK SETTORE: PAGAMENTI

2CAN è l’equivalente russo della statunitense Square. È un’app che trasforma uno smartphone in un terminale per carte di pagamento Visa e MasterCard.

Azimo è un servizio di trasferimento internazionale di denaro integrato con Facebook Messenger, che consente ai clienti di inviare denaro in oltre 190 Paesi, da qualsiasi dispositivo connesso a Internet.

2 / AFTERPAY

7 / BLACKSWAN

PAESE: AUSTRALIA SETTORE: PAGAMENTI AfterPay offre la possibilità di pagamenti rateizzati per gli acquisti online. In qualsiasi momento è possibile accedere al proprio account per modificare il programma di pagamento.

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3 / AIMIN

BlackSwan Technologies utilizza i Big Data per fornire a istituti finanziari, governi e multinazionali la sicurezza informatica necessaria per raggiungere la conformità in settori spesso regolati da norme complesse.

PAESE: INDIA SETTORE: CAPITAL MARKETS

8 / BLUZELLE

AiMin è un marketplace che connette gli investitori istituzionali in obbligazioni. È un servizio rivoluzionario con tecnologia blockchain, usato dalle grandi banche indiane.

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4 / ANIVO PAESE: SVIZZERA SETTORE: ASSICURATIVO

9 / BRIGHTE

5 / AQ Metrics

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E M E A

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R E G N O

AQMetrics fornisce un software di gestione del rischio per gestori patrimoniali, gestori di investimenti e broker. La piattaforma offre gestione dati, profilazione del rischio e monitoraggio, compliance e reportistica.

U N I T O

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PAESE: AUSTRALIA SETTORE: LENDING Brighte è un punto di incontro tra i vari player del circuito del credito. Fornisce ai clienti un modo rapido e conveniente per pagare attraverso una piattaforma digitale automatizzata end-to-end.

10 / COMPARAONLINE

PAESE: IRLANDA SETTORE: REGTECH

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PAESE: SINGAPORE SETTORE: BLOCKCHAIN Bluzelle fornisce applicazioni basate sulla tecnologia blockchain per banche e assicurazioni con lo scopo di migliorare le loro diverse attività di business, riducendo costi, tempistiche e rischi.

Anivo offre prodotti appositamente progettati e scontati attraverso contratti collettivi negoziati con le compagnie di assicurazione. Anivo è un broker assicurativo personale online che confronta le offerte delle migliori assicurazioni.

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PAESE: UK SETTORE: REGTECH

PAESE: CILE SETTORE: ASSICURATIVO ComparaOnline.com è il primo sito cileno che aiuta a confrontare prodotti e servizi, consentendo agli utenti online di confrontare prezzi e caratteristiche dei vari prodotti, come assicurazioni viaggio e Rc auto.

A S I A - P A C I F I C O



7

Editorial

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Di figlio in padre Di Marco Barlassina barlassina@bluefinancialcommunication.com

N

essun errore. Il DNA digitale ha una trasmissione che va in senso perfettamente opposto a quello delle informazioni genetiche: risale la catena generazionale che lega i più giovani ai loro genitori e modifica i comportamenti anche di questi ultimi. Ecco perché i nati dopo il 1980, i cosiddetti millennial, che oggi – a onor del vero - contano assai poco nell’industria dei servizi finanziari, non solo saranno i clienti del futuro, ma rappresentano anche il prototipo del cliente nel quale da qui a breve potrebbe tramutarsi il padre del millennial. Conseguenza di una facilità di utilizzo dei dispositivi elettronici che rende tutto intuitivo anche per chi non abbia avuto alcuna dimestichezza con la tecnologia fino a poco prima. Il millennial banking non è quindi il modo di fare banca di domani, ma è sempre più prepotentemente quello di oggi: comprendere come agisce ora questa fascia di risparmiatori/investitori è il miglior indizio per ipotizzare come si comporterà la maggioranza dei clienti di servizi finanziari di qui a poco. Circa i millennial e il loro rapporto con le banche si è detto molto, spesso però muovendosi nell’alveo dei luoghi comuni. Una ricerca di Taylor Nelson Sofres (TNS) ha preso e smontato alcuni di questi stereotipi. Partiamo dal primo: la centralità della persona. Ebbene, i millennial – dice la ricerca – non vogliono alcun tipo di contatto fisico. Quando decidono di acquistare qualcosa si affidano quasi esclusivamente alle esperienze digitali. Un altro colpo alle banche tradizionali? Il 67% dei millennial sarebbe disposto a provare servizi finanziari online di un brand di cui si fidano, anche se quel brand non è conosciuto per l’offerta di prodotti finanziari. Porte aperte quindi a una ipotetica Apple Bank o Google Bank. E ancora: solo il 46% dei millennial pensa di rimanere fedele alla stessa istituzione finanziaria. Una propensione molto pericolosa per le società finanziarie, dato che il costo per l’acquisizione di nuovi clienti è stimato in cinque volte quello necessario per trattenere quelli esistenti. Vi sono però anche delle leve che le banche possono azionare a loro vantaggio. Quando l’esperienza è positiva, i millennial divengono fedeli sostenitori del brand influenzando le decisioni d’acquisto di altri, fino a portare un 37% di fatturato in più alla loro banca. Le istituzioni finanziarie avranno quindi tutto da guadagnare ad ascoltare i millennial: se intendono “ingaggiarli”, dando risposta ai loro problemi, potranno continuare a crescere man mano che essi invecchieranno. Partendo comunque dai loro padri.

“Il giovane cammina più veloce dell’anziano, ma l’anziano conosce la strada.” Proverbio africano


www.ifinanceweb.com anno 1 - numero 3 - fall 2016 Trimestrale registrato presso il Tribunale di Milano al n°357 del 23 Dicembre 2015 Casa editrice Blue Financial Communication Spa Via Melchiorre Gioia, 55 - 20124 Milano Tel. (+39) 02.30.32.11.1 - Fax (+39) 02.30.32.11.80 Wework Old Street N1 6DR London info@bluefinancialcommunication.com Editore Denis Masetti masetti@bluefinancialcommunication.com Direttore editoriale Alessandro Rossi rossi@bluefinancialcommunication.com Direttore responsabile Marco Barlassina barlassina@bluefinancialcommunication.com Redazione di Milano Gianluca Baldini baldini@bluefinancialcommunication.com Chiara Merico merico@bluefinancialcommunication.com Daniel Settembre settembre@bluefinancialcommunication.com Redazione di Londra Anaïs Borri borri@bluefinancialcommunication.com Rajeevan Sukumaran (Graphic design) rajee@bluefinancialcommunication.com Hanno collaborato Andrea Barzaghi, BeBeez, Guido Bernardi, Ugo Bertone, Alessio Bragadini, Omero Cambi, Cristina Cavenaghi, Maurizio Di Lucchio, Antonio Ferrario, Lukas Frese, Martin Gilbert, Ettore Mieli, Federico Morgantini, Benedetta Sangirardi, Luca Spoldi, Nathan Sharman, Fabrizio Tedeschi Graphic design Massimiliano Vecchio vecchio@bluefinancialcommunication.com Pubblicità Michele Gamba gamba@bluefinancialcommunication.com Mob. (+39) 393.95.010.95 Ufficio abbonamenti abbonamenti@bluefinancialcommunication.com Tel. (+39) 02.30.32.11.1 Stampa CPZ S.p.A. - Via Landri 37/39 24060 Costa di Mezzate (BG) - servizi@cgspro.it Distributore esclusivo per l’Italia MEPE Distribuzione Editoriale Via Ettore Bugatti 15 - 20142 Milano Italia 5,00 euro - BE 9,00 euro - D 11,70 euro F 11,50 euro - UK 7,50 £ Il costo di ciascun arretrato è di 10,00 euro

È un’iniziativa

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Contents

/ autumn / 2016

22 12

IL DNA DIGITALE DEI MILLENNIAL (E NON SOLO) ENTRA IN BANCA

di Marco Barlassina

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FINANZA E MONDO DIGITALE NELL’ERA DEL FINTECH

di Gianluca Baldini

22

LA FOTOGRAFIA DEGLI INVESTIMENTI FINTECH IN ITALIA

28

IL RISPARMIO HA UN NUOVO VOLTO

di BeBeez

di Gianluca Baldini

30

IL MOBILE PAYMENT IN ITALIA AI TEMPI DI APPLE PAY

di Maurizio Di Lucchio

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TRUMP PRESIDENTE SCUOTE LA SILICON VALLEYEY

di Ugo Bertone

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DAL PRIVATE BANKING LA SVOLTA PER IL CROWDINVESTING

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SUL FINTECH ASSET MANAGER COL FRENO A MANO TIRATO

di Marco Barlassina

di Alessandro Rossi


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IN ALLEGATO

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CONSULENZA, IL FUTURO È BIONICO

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LÀ DOVE IL ROBOT HA GIÀ SOSTITUITO IL BANCARIO

di Martin Gilbert

di Federico Morgantini

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UN NUOVO MIX TRA RELAZIONE UMANA E INNOVAZIONE

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MA LA FILIALE NON SCOMPARIRÀ

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ANCHE IL CONSULENTE SI FA SMART

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NASCE GOORUF.COM

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L’INFLUENCER FINTECH CHE VIENE DAL SOCIAL TRADING

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PARLA CON ME, SONO IL TUO BRAND PREFERITO

di Nathan Sharman

di Daniel Settembre

di Benedetta Sangirardi

di Antonio Ferrario

di Cristina Cavenaghi

di Alessio Bragadini

L’INSERTO IN INGLESE FINTECHAGE

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C OS ’

Tra gli unicorn più famosi: Uber, Xiaomi, Airbnb, Palantir, Snapchat, Dropbox e Pinterest.

IL TREND DI CRESCITA

IN QUALI SETTORI NASCERANNO I PROSSIMI? Certamente ancora in settori come il retail, le comunicazioni, il gaming e i servizi finanziari, già ben sfruttati in questi ultimi anni ma anche nell’immobiliare, istruzione e sanità

SQUADRA CHE VINCE NON SI CAMBIA Oggi l’86% delle società unicorn è stata guidata alla soglia del miliardo di valutazione dal Ceo nominato al momento della fondazione. E nel 94% dei casi conserva lo stesso nucleo fondativo di ingegneri e responsabili di prodotto.

BOR SA

Fra il 2003 e il 2009 sono nati 8 unicorni. Un anno dopo, nel 2010 erano 11. Due anni dopo 28. Tre anni dopo, nel 2012, erano in tutto 46. Dopo quattro anni, nel 2013, 91. A gennaio 2015 erano 159. Entro il 2025 saranno più di 300.

RDO DI DOLLARI E NO N Q U OTAT E IN

SONO GIÀ FAMOSI

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A IL MILI LTRE TE O UTA VAL

Il titolo di unicorno non è un mero dato finanziario, ma un asset vero e proprio che serve a dare status e credibilità a un’azienda.

SON OA ZIE ND E, SO LIT A

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PIÙ CHE UN TITOLO UNO STATUS

R O N C O I N U

A cura di Alessandro Rossi

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Dictionary



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Cover / story

A cura di Marco Barlassina

Il DNA digitale dei Millennial (e non solo) entra in banca Hello bank! e lo sviluppo della banca omnicanale del gruppo BNL-BNP Paribas

H Il digitale diventa un modo per arricchire il servizio ponendolo in un sistema integrato. Il cliente si relaziona con il “sistema” BNL e decide il tipo di servizio che vuole avere, tra le agenzie, la consulenza finanziaria dei Life Banker, il Private Banking e Hello bank!

ello bank! è la banca 100% digitale che il gruppo BNP Paribas ha lanciato nel 2013 in Francia, Belgio, Germania e Italia. Fin dalla sua nascita Hello bank! si è connotata come una realtà dedicata a clienti con “DNA digitale”, inteso come passione per tutto ciò che è evoluzione tecnologica, attenzione alle novità hi-tech, preferenza all’utilizzo di strumenti mobile, come smartphone e tablet, per molte delle attività di tutti i giorni, non solo per l’accesso ai servizi finanziari. A tre anni di distanza come si è evoluto il progetto in Italia e come sono cambiati i bisogni degli utilizzatori del servizio? iFinance ha sentito in proposito le osservazioni di Andrea Mincolelli, responsabile marketing cliente di BNL Gruppo BNP Paribas. Chiariamo innanzitutto la natura della banca e soprattutto qual è il rapporto che lega Hello bank! e la banca tradizionale del gruppo BNL-BNP Paribas. Hello bank! opera nella Divisione Retail e Private di BNL, in una logica “omnicanale”, dove il cliente è al centro e sceglie il canale attraverso il quale interagire con la banca ed operare per le sue necessità. Il cliente si relaziona con il “sistema” BNL e decide il tipo di servizio che vuole avere, sempre con i medesimi parametri di qualità, tra le agenzie, i Life Banker (la consulenza finanziaria), il Private Banking e appunto Hello bank!. La banca digitale è quindi un elemento integrato in BNL, cosa che la differenzia da altre realtà. Se si guarda altrove la banca digitale è spesso un oggetto distinto dal resto. La nostra è stata invece la scelta di valorizzare l’investimento mettendo al servizio di tutti i clienti l’esperienza della banca digitale, con la possibilità di usare gli sportelli della banca cosiddetta tradizionale. E per quelli della banca “tradizionale” mettendo a disposizione gli elementi di innovazione che caratterizzano l’evoluzione dei servizi digitali e mobile tipici di Hello bank!. Altri istituti offrono anche la banca digitale, ma nessuna è integrata anche con il canale tradizionale.


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Il digitale diventa un modo per arricchire il servizio ponendolo in un sistema integrato ed omnicanale, appunto. Non siamo ancora al 100% nella realizzazione di tutto ciò, ma abbiamo un passo nettamente più veloce della media.

Uno dei team di Hello bank!

Alla luce di ciò, perché un cliente sceglie Hello bank! piuttosto che un altro canale BNL? È solo una questione di comodità? Non solo. Nessuno vuole, giustamente, “parlare” solo con le macchine. Il cliente di Hello bank! vuole interagire con la banca attraverso App dedicate e, per bisogni più evoluti come la consulenza, chiede di poter avere ampia disponibilità di contatto con il proprio gestore, anche da remoto. Non va dimenticato comunque che il cliente Hello bank!, come detto, può sempre utilizzare le agenzie, e anche i servizi della rete di consulenti finanziari attiva da circa due anni, BNL-BNP Paribas Life Banker, sono stati immaginati come un elemento integrato nel nostro dispositivo. Vi è poi un fattore legato ai punti di contatto con il cliente. Ad esempio nel caso di Hello bank! l’inizio del rapporto è digitale e nel tempo questo prosegue anche sui social media, dove abbiamo il “coraggio” di esporci nel bene e nel male in una volontà di relazione e conversazione costante ed in tempo reale. Ciò significa che i social ci permettono di essere


Marco Tarantola / Vice direttore generale BNL-BNP Paribas

L’AGENZIA EUROPA Parlare di futuro investendo, nel presente, in innovazione e tecnologie. È quanto sta facendo BNL Gruppo BNP Paribas con la nuova “Agenzia Europa”, un format di sede altamente tecnologica ed automatizzata che la banca sta realizzando nelle maggiori città italiane (nelle foto di queste pagine). All’interno dell’agenzia trovano posto casse di nuova generazione, senza operatore ma con un servizio di assistenza al cliente. Attivo anche un polo per la clientela “Small Business” (piccole imprese e liberi professionisti) ed un Centro “Creo BNL per l’Imprenditore”, dedicato alle esigenze personali e

molto puntuali anche nei confronti di eventuali elementi di critica. Che sono sicuramente, anch’essi oggetto del nostro lavoro per migliorare ulteriormente i nostri servizi.

professionali dei proprietari d’azienda. È presente anche la consulenza finanziaria attraverso la rete dei Life Banker. L’attività di remote advisory, invece, si realizza in “Hi-Room” per interagire a distanza con gli specialisti delle società del gruppo BNP Paribas in Italia. Per finire sono predisposti anche degli ATM Multifunzione (prelievi, depositi e pagamenti), attivi 24 ore su 24. L’Agenzia Europa è realizzata con soluzioni architettoniche e tecnologiche che facilitano la relazione tra il cliente e il gestore; vi opera un team in grado di offrire tutte le soluzioni di prodotto e di servizio di BNL e di BNP Paribas (bancassurance, leasing, risparmio gestito, consulenza finanziaria, fino al noleggio a lungo termine etc.). Riferendosi al progetto, Marco Tarantola, vice direttore generale della banca e responsabile della Divisione Retail e Private ha detto che “BNL e il gruppo BNP Paribas credono nell’innovazione come leva di competitività e crescita per elevare costantemente la qualità della propria offerta al cliente con il quale sviluppare una relazione concreta, efficace e moderna, in linea anche con le crescenti esigenze di mobilità delle persone, sia nella loro vita professionale sia in quella personale”.

A 3 anni dal lancio quanti sono i clienti in Italia? A quali fasce d’età appartengono? E in quale misura si tratta di clienti che in precedenza avevano rapporti con il gruppo BNP-BNL? L’efficacia dell’impianto Hello bank! si riscontra nei numeri, con oltre 120mila clienti della sola banca digitale, dei quali solo una componente marginale sono quelli transitati dalla banca tradizionale. L’entrata di nuovi clienti è


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Andrea Mincolelli / Resp. marketing cliente BNL-BNP Paribas

molto sostenuta, soprattutto grazie al passaparola. La nostra è una clientela più giovane di quella di BNL, ma non si tratta di una clientela composta solo dai cosiddetti Millennial (i nati dal 1980 al 2000, ndr). Il nostro cliente tipo ha infatti tra i 35 e i 45 anni e appartiene quindi alla fascia della prima maturità. Si tratta cioè di quella

che potremmo definire “popolazione attiva”, già entrata nel pieno della vita, e che quindi ha l’esigenza di sfruttare al meglio gli strumenti tecnologici ed innovativi che ha a disposizione o che gli vengono offerti. Credo comunque che questo identikit cambierà molto nel corso del tempo, perché ormai si osserva già una certa maturità sotto

questo punto di vista e il confine tra millennial e clienti più maturi si assottiglierà ulteriormente. La vostra offerta può essere definita a 360 gradi. Su quale prodotto in particolare state puntando in questo momento? In questo periodo stiamo rivolgendo


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IL PROGETTO HELLO WORLD “In Movimento come te” è il claim di Hello bank! a sottolineare la capacità della Banca di essere al fianco del cliente per le sue esigenze economico-finanziarie di tutti i giorni; ma anche la volontà di essere partner del quotidiano delle persone, con le loro passioni, interessi, desideri di sapere e conoscere. È questo ciò che offre “Hello! World”, il magazine digitale “life style” disponibile gratuitamente sul sito: helloworld.it: viaggi, arte, casa, benessere diventano così una piattaforma di notizie, curiosità, suggerimenti. Hello! World, lanciato da poco più di un anno, è oramai diventato un “appuntamento” per clienti Hello bank! e una piacevole scoperta per quanti si avvicinano all’universo della banca digitale del gruppo BNP Paribas. Il magazine è parte di un ecosistema articolato composto da alcuni verticali che approfondiscono temi e aggregano comunità di appassionati (trueriders.it, hellogreen.it, hellotaste.it, hellostyle.it, hellohome.it). Hello! World è disponibile anche su app per leggere i contenuti offline e personalizzare

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il palinsesto sulla base degli interessi dei lettori-clienti.

L’OMNICANALITÀ BNL BNL P RIV A

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la nostra attenzione al mondo degli investimenti e ai mutui. Oggi con il servizio #solo5giorni siamo l’unica banca in grado di dare al cliente una delibera creditizia, cioè una risposta concreta e precisa sul mutuo richiesto, appunto in cinque giorni. C’è un alto livello di attenzione da parte nostra anche al risparmio gestito, che è già nell’offerta di tutti i nostri canali. Riteniamo che quando si dà un servizio come questo la cosa più importante sia la capacità di fornire il giusto supporto informativo. Per questo la figura del gestore è importante. Occorre inoltre considerare che Hello bank!, in quanto banca digitale di BNP Paribas, è in grado di beneficiare del carattere e dell’esperienza globale del gruppo. Così come accade anche per l’offerta di BNL. E ciò anche nella consulenza e nel risparmio gestito, ad esempio grazie alle fabbriche prodotti internazionali di BNP Paribas. Rispetto ad altre realtà che già si sono spinte su questo terreno, state pensando di rendere disponibili ai clienti anche forme di gestione automatizzata come i cosiddetti robo-advisor? I robo-advisor sono una soluzione da tenere in considerazione, ma per il momento crediamo che per i clienti sia ancora importante il supporto delle nostre persone. È un servizio di frontiera, che deve ancora crescere e per il quale il mercato non è ancora maturo.

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FinTech / eventi

A cura di Gianluca Baldini

Finanza e mondo digitale nell’era del Fintech Blue Financial Communication porta in Borsa i protagonisti del settore

L

o scorso 27 ottobre in Borsa Italiana, all’interno del Trading Online Expo, Blue Financial Communication ha riunito il gotha del Fintech per parlare dei futuri sviluppi del settore. All’evento erano presenti tra i relatori Roberto Ferrari, direttore generale di CheBanca! e autore del saggio “L’era del Fintech”; Emanuele Bellingeri, head di iShares Italy (BlackRock); Mauro Panebianco, Partner Advisory della Practice Financial Services di PwC; Mariano Carozzi, amministratore delegato di Tinaba; Paolo Gesess, managing partner di United Ventures e Marco Barlassina, direttore responsabile di iFinance. “Uno dei grandi temi del Fintech”, ha spiegato Mauro Panebianco, “è come rivolgersi alla generazione dei millennial, oggi avvezza all’utilizzo delle nuove tecnologie. In Italia abbiamo 38 milioni di persone attive su Internet e 28 milioni sui social. Oggi il mondo del consumer banking è quello più vivace. I nostri studi dicono che il mondo del retail banking subirà

una grande rivoluzione e lo stesso succederà a quello dei pagamenti. Resta invece più attendista il mondo del wealth management e quello assicurativo. I promotori sono preoccupati di uscire dalla catena dell’intermediazione. Il mondo digitale non deve solo essere un semplice processo, uno strumento, ma deve entrare a far parte della cultura aziendale. Non si può fare lo struzzo e mettere la testa sotto terra e dire non sta cambiando nulla”. E se c’è qualcuno che ha saputo cogliere l’essenza della rivoluzione digitale, questa è CheBanca!. “Il Fintech ha rivoluzionato un modello vecchio di 600 anni dove c’era da una parte il bancario o il banchiere e dall’altra il cliente”, ha chiarito Roberto Ferrari, numero uno del gruppo. “Oggi questo sta cambiando. Si tratta di una rivoluzione del business model. Bisogna capire solo quando questa rivoluzione arriverà a compimento. Probabilmente il timing sarà diverso da Paese a Paese. In Italia, dove il Paese è a bassa digitalizzazione e


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Emanuele Bellingeri, head di iShares Italy (BlackRock)

Mariano Carozzi, amministratore delegato di Tinaba

Roberto Ferrari, direttore generale di CheBanca!

Paolo Gesess, managing partner di United Ventures

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Mauro Panebianco, Partner Advisory della Practice Financial Services di PwC

Un momento della presentazione in Borsa italiana

a scarsa educazione finanziaria, ci vorrà tempo. Per noi quindi questa è un’opportunità. È anche vero che in questi anni i clienti sono stati serviti molto male dalle banche. Inoltre le tecnologie hanno permesso cose un tempo impensabili. Oggi ho la possibilità di realizzare un roboadvisor con relativa semplicità, quando anche solo cinque anni fa ciò sarebbe stato impossibile”. Ma all’interno del Fintech, non tutti vanno alla stessa velocità. Le banche retail stanno evolvendo più velocemente del mondo dell’asset management. “Il nostro, quello dell’asset management, è un mondo lento”, ha spiegato Emanuele Bellingeri di iShares. “Ora ad esempio i promotori utilizzano abitualmente l’iPad per la firma dei contratti, ma in futuro la battaglia sarà sui costi: costi di gestione dei prodotti e costi distributivi. Grazie al digitale l’abbattimento è possibile, facendo crescere il value for money, cioè quello che offro e quanto lo faccio pagare. Solo in questo caso posso parlare di rivoluzione digitale”. Ma non ci può essere rivoluzione se questa non viene capita dai clienti. “Oggi bisogna investire nella clientela”, ha detto Mariano Carozzi di Tinaba, “spiegando come affrontare la rivoluzione digitale e quali sono i vantaggi che ne derivano. Noi di Tinaba siamo disruptive perché cerchiamo di cambiare il modello ottenendo revenue in un altro modo, senza incidere sui costi distributivi

Non ci può essere rivoluzione se questa non viene capita dai clienti. Oggi bisogna investire nella clientela del cliente. Noi puntiamo a far sì che si possa lasciare a casa il portafoglio perché vogliamo che il telefonino sia il nostro portafogli”. Ma il meglio della rivoluzione Fintech lo dobbiamo ancora vedere. “Nel mondo degli investimenti”, fa notare Paolo Gesess di United Ventures, “prima che una società maturi e passi dall’essere una startup a una società avviata devono passare sette anni. Per questo ne dovremo vedere ancora delle belle nel breve periodo. La vera novità sarebbe gestire il regolatore. Il nostro compito è quello di agevolare la disruption. Ma noi non possiamo farlo senza i manager, i founder che hanno l’idea. Noi abbiamo bisogno di questa materia prima”, conclude. Insomma la rivoluzione digitale è appena iniziata. Ma chi prima arriva, meglio alloggia. “Non dobbiamo dimenticare che le startup partono senza avere una reputazione e questo per il risparmio è fondamentale”, sottolinea Ferrari. “Le banche digitali hanno il vantaggio di avere già un brand e un database clienti mentre per le startup è sempre più difficile affermarsi”, conclude Bellingeri.


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Nuovi strumenti per l’era digitale Presentati anche l’yearbook “Digital” e il social network della finanza “Gooruf”

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n conclusione dell’evento, il presidente di Blue Financial Communication ha presentato l’ultimo nato della casa editrice, Digital, l’annuario che racchiude i principali player del Fintech in Italia. “Presentare un prodotto cartaceo all’interno di un evento sulla rivoluzione digitale, può sembrare incoerente. Ma avevamo bisogno di raggruppare i protagonisti del mercato che domani saranno anche i leader di questo settore”, ha sottolineato Masetti. “Noi siamo partiti operando nel mondo del risparmio gestito, poi ci siamo affacciati su quello del private banking e ora vogliamo presidiare il Fintech”. Ma i protagonisti presenti nell’yearbook Digital hanno bisogno di uno spazio virtuale, un motore di ricerca, un mondo in cui incontrarsi. “Per questo abbiamo pensato a un social network dove unire due componenti: i player del mercato e le informazioni che li riguardano. Questo sito si chiama Gooruf è ha l’obiettivo di diventare il Google della finanza. Partiremo a breve con l’edizione italiana e poi quella internazionale, gestita dal personale della nostra società di Londra, iFInance Media. Subito dopo lanceremo l’edizione asiatica, basata a Hong Kong, dove ci

Denis Masetti / Presidente Blue Financial Communication

In Gooruf tutti i player avranno uno spazio dove gli utenti potranno interagire con i protagonisti del mercato.

sono pochi player che offrono servizi finanziari online e milioni di persone che li utilizzano”. Ma come funziona Gooruf? Tutti i player avranno uno spazio dove gli utenti potranno fare domande ai protagonisti del mercato. Ogni player del settore avrà un portale a disposizione che potrà gestire direttamente. “Sarà gratis e senza pubblicità per gli utenti”, sottolinea Masetti. “Gli operatori pagheranno solo per il traffico che ricevono”, conclude il presidente di Blue Financial Communication.


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Startup / Fintech

A cura di BeBeez

FOTO GRAFIA degli investimenti Fintech in Italia


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L’ anno 2016 è stato particolarmente frizzante per il Fintech italiano, in particolare per quel che riguarda il settore del cosiddetto crowdinvesting, cioè degli investimenti in azioni e debito di imprese e privati tramite piattaforme web. Su questo fronte, infatti, si sono affacciati parecchi nuovi player e l’attività, seppure ancora molto limitata rispetto agli standard anglosassoni o di Paesi come Francia, Germania o Scandinavia, sta sensibilmente aumentando. Il tutto mentre anche il settore della consulenza via web e quello dei pagamenti mobile stanno macinando numeri importanti e con alcune startup o ex startup italiane

continua a pag. 26 >


LA CLASSIFICA DELLE STARTUP FINTECH ITALIANE

(PER CAPITALI RACCOLTI)

SOCIETÀ

TIPO DI ATTIVITÀ

CAPITALE RACCOLTO EURO

30 milioni Tinaba (This is not a bank) transazioni tra privati circa 21 milioni di euro Moneyfarm consulenza finanziaria online 8,5 milioni (in due round) Satispay pagamenti mobile 8 milioni (in due tranche da 4 milioni) Credimi (ex Instapartners) acquisto di fatture online 6 milioni di dollari Jusp pagamenti mobile 5,6 milioni Opentech Software Engineering** pagamenti mobile 4,52 milioni (in due round) Smartika P2P lending a privati oltre 3 milioni Sardex circuito credito commerciale 3 milioni Prestiamoci (Agata spa) P2P lending a privati 1,6 milioni WorkInvoice intermediazione fatture online 1,5 milioni (in due tranche) Epic intermediazione di private capital oltre 1,3 milioni modeFinance* rating agency 1,3 milioni Soisy P2P lending a privati oltre 1,2 milioni SiamoSoci intermediazione private equity un milione (tutto da P101) Borsa del Credito P2P lending a imprese 800 mila euro AdviseOnly (Virtual B srl) hub di consulenza finanziaria online 750 mila Equinvest equity crowdfunding 500 mila euro Growish collette tra amici via web 350 mila euro CashMe intermediazione fatture online 150 mila euro (da fondo e angeli) Crowdway (ex WolfofTrading consulenza per trading online 630 mila euro nd CrowdCity intermediazione fatture online nd Symbid Italia equity crowdfunding nd FattureInCloud fatturazione elettronica per microimprese nd Equitystartup equity crowdfunding nd AssitecaCrowd equity crowdfunding nd CrowdFundMe equity crowdfunding nd Ecomill srl equity crowdfunding nd Fundera srl equity crowdfunding nd InvestiRe equity crowdfunding nd MuumLab srl equity crowdfunding nd Next equity Crowdfunding Marche equity crowdfunding nd OpStart equity crowdfunding nd Roma Venture Consulting (Crowd4Capital.i) equity crowdfunding nd Startzai.com equity crowdfunding nd nd The ING Project srl (TIP Ventures) equity crowdfunding nd UnicaSeed equity crowdfunding nd WeAreStarting srl equity crowdfunding nd CashInvoice intermediazione fatture online nd Cofyp equity crowdfunding nd MamaCrowd equity crowdfunding *tecnicamente non è più una startup perché è stata fondata nel 2009 / **tecnicamente non è più una stattup perché è stata fondata nel 2003 / Fonte: BeBeez


FONDATORI Sator Capital (tramite Arepo Ti) Paolo Galvani e Giovanni Daprà Aberto Dalmasso, Dario Brignone e Samuele Pinta Ignazio Rocco di Torrepadula e soci operativi (Sabino Costanza, Jacopo Anselmi, Gershom Charig e Francesca Todeschini) Jacopo Vanetti e Giuseppe Nicola Saponaro Stefano Andreani Maurizio Sella, Pierluigi Loy Donà, Ziph G. Littera, P. Sanna, C. Mancosu, G. Littera e F. Contu Roberto Condulmari, Daniele Loro, Stefano Miari e altri soci privati Matteo Tarroni, Mario Spongano, Luca Spampinato, Fabio Bolognini (insieme al 65%) Andrea Crovetto, Stefano Visalli, Alceo Rapagna, Guido e Sergio Ferrarini, Prometeia, Andrea Moneta, Valerio De Molli, Roberto Crapelli e Simonfid Mattia Ciprian e Valentino Pediroda (spin-off Università di Trieste) Pietro Casati e Andrea Sandro Cristiano Esclapon, Dario Giudici, Lorenzo Lamberti e altri privati Daniele Blancato, Alessandro Andreozzi, Ivan Pellegrini, Antonio Lafiosca Serena Torielli, Raffaele Zenti,Fabio Marras Fabio Bancalà e altri 4 soci Marcello Scalmati gruppo di professionisti Symbid Holding, Banca Sella e Marco Bicocchi Pichi Daniele Ratti AscomFidiPiemonte - cooperativa di Garanzia Fidi Confcommercio Tommaso d’Onofrio, Carlo Samuele Pellizzari e Assiteca spa Tommaso Adolfo Baldissera Pacchetti e le sue sorelle Paola e Chiara Chiara Candelise Fulvio Mariani, Paola Mocci, Carlo Allevi e altri privati Baldi & Partners Paolo, Davide e Pierpaolo Ciccolella Domenico Formica e Michela Centioni Alessandro Arioldi Luca e Daniele Francesco Ughi, Milano Venture Company, Stefano Passavalli Puecher, Andrea Lazzaretto Filippo Cossetti, incubatore The Hive (Sida srl) e Università di Camerino Matteo Masserdotti Unica sim Carlo Allevi Luca Scali Paolo Monterotti, Crescentino Vignati, Gino Marinozzi Marco Sclri, Adriano Bernabei, Fulvio Fidani, IFI srl SiamoSoci

ALTRI INVESTITORI nd Cabot Square Capital, United Ventures e Allianz SE Jonathan Weiner, Ray Iglesias, Jon Koplin, Nicola Carbonari Alessandro e Mauro Benetton, Paolo Merloni, Lorenzo Pelliccioli, famiglia Venesio, Hans-Paul Bürkner, Tikehau Capital e partner Tikehau Giovanni Landi, Dante Roscini, Massimo Tosato e altri Stefano Calderano, Paolo Guida,Bruno Spadoni, Giulio Valiante e Simone Ranucci Brandimarte; Vertis Venture e di Principia II Hamilton Ventures, TP&Partners (EQValue e Tommaso Pompei) Innogest, Invitalia Venture, Banca Sella Holding, Fondaz. Sardegna, Nice Group e Melpart Digital Magics, Innogest sgr Banca Sella holding, Club Italia Investimenti 2 famiglia Pacorini (7,9%), Maurizio Cereda (2%) Filippo Sabatini e Francesco Pavan Corvallis nd Azimut holding P101 CC Soci (Claudio Costamagna), Advansys, Specific Impulse e Deb Holding (Daniele Buaron) business angel, Equi sam, Iph holding Axist Tim Ventures e Club Italia Investimenti 2 Giuseppe Donagemma e Iccrea Banca Teamsystem nd nd nd nd nd nd nd nd nd nd nd nd nd nd nd nd nd


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che si stanno imponendo come player di riferimento del mercato non solo italiano, ma internazionale. A fine 2015 in Italia erano state censite ben 115 startup attive nel Fintech e di queste (presentate alle pagine 40-41) il 16% era impegnato in servizi bancari, il 12% sui pagamenti, il 9% si occupa di e-commerce, e il 4% si concentra sulla sicurezza. I dati sono il risultato di un’indagine condotta sul database Fintech di StartupItalia! e presentati a inizio dello scorso maggio. Si tratta di un mondo nel quale i fondi di venture capital sono ancora poco presenti, a parte pochi casi, nei quali peraltro gli investimenti sono già stati anche piuttosto ricchi. Ben più presenti sono i network di business angel strutturati o singoli investitori privati, spesso family office o ex top manager del mondo della finanza. In ogni caso chi più è riuscito a catalizzare l’interesse di questi soggetti sono le società che offrono tecnologia per pagamenti mobile (da Opentech a Satispay a Jusp), le piattaforme di P2P lending e quelle di matching tra investitori e imprese, mentre le piattaforme di equity crowdfunding sono state lasciate alla libera iniziativa dei fondatori. In cima alla lista per capitali raccolti nel settore Fintech c’è Tinaba, acronimo di This is not a bank, startup lanciata da Sator Private Equity Fund un anno fa e già attiva grazie a un accordo in esclusiva siglato con Banca Profilo (a sua

volta nel portafoglio di Sator, che ha investito 30 milioni di euro nel progetto). Tinaba ha sviluppato una piattaforma tecnologica in grado di consentire trasferimenti di denaro verso privati e commercianti senza alcun costo di transazione e con alcune modalità innovative, il tutto in partnership con istituti di credito. A Moneyfarm, invece, va la palma della prima startup in classifica per capitali raccolti sul mercato dai fondi di venture capital. La sim di consulenza online lo scorso ottobre ha incassato 7 milioni di dollari da Allianz SE, con la compagnia assicurativa che si è quindi affiancata ai fondi di venture capital già azionisti, United Ventures e Cabot Square. Quest’ultimo l’anno scorso ha guidato un round di investimento

da 16 milioni di euro nel quale ha coinvestito United Ventures che già allora era presente nel capitale della startup fondata da Giovanni Daprà e Paolo Galvani. Al terzo e quinto posto per capitali raccolti ci sono poi Satispay (8,5 milioni) e Jusp (6 milioni di dollari), entrambi attivi nel settore del mobile payment. Nonostante l’entità dei capitali raccolti, Satispay non ha fondi di venture capital nel proprio azionariato, bensì solo privati. Fondata da Alberto Dalmasso, Dario Brignone e Samuele Pinta, la startup è stata supportata in due diversi round di investimento (da 5,5 milioni nel 2014 e da 3 milioni nel 2015) dai fondatori di Google Wallet, Jonathan Weiner e Ray Iglesias, e da Jon Koplin (responsabile divisione internazionale di Google


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A fine 2015 in Italia erano state censite ben 115 startup attive nel Fintech e di queste il 16% era impegnato in servizi bancari, il 12% sui pagamenti, il 9% si occupa di e-commerce, e il 4% si concentra sulla sicurezza

Wallet); da Nicola Carbonari (fondatore di Autoscout24), Giuseppe Donagemma (vice presidente Networks di Samsung Electronics) e Iccrea Banca. Quest’ultima eroga il suo servizio di pagamento mobile utilizzando la piattaforma tecnologica Satispay e, attraverso la rete delle Bcc, serve più di 6 milioni di clienti in Italia. Al quarto posto della classifica per capitali raccolti c’è Credimi (ex Insta Partners), piattaforma italiana dedicata all’invoice trading già operativa, ma solo da inizio ottobre. L’attività è partita una volta ottenuto il via libera all’iscrizione all’albo unico degli intermediari finanziari previsto dall’art. 106 del TUB. Credimi, infatti, non solo intermedierà fatture, ma vi investirà direttamente anche capitale proprio. Fondata da Ignazio Rocco di Torrepadula, ex senior partner di BCG, insieme a un team di giovani con esperienza tecnologica e finanziaria, Credimi ha raccolto oltre 8 milioni di euro, da nomi come Alessandro e Mauro Benetton, Paolo Merloni, Lorenzo Pelliccioli, Nerio Alessandri, la famiglia Venesio, Hans Paul Burkner (presidente The Boston Consulting Group) e Giovanni Landi (Anthilia sgr) e ultimamente anche da Massimo Tosato, executive vice chairman e global head of distribution di Schroders in uscita dal gruppo e ora advisor per Credimi nei rapporti con gli asset manager. Non solo. A entrare nel capitale di recente è stato anche Dante Roscini, ex top banker

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di Morgan Stanley e Merrill Lynch e oggi professore di finanza ad Harvard. Roscini è stato nominato presidente del Cda di Credimi. La piattaforma è al momento operativa con un servizio riservato ai fornitori di aziende partner (credito di filiera), con fatturato a partire da 100 milioni e un parco fornitori ampio. C’è poi un drappello di startup che ha raccolto tra uno e cinque milioni di euro. Stiamo parlando per esempio di Workinvoice, l’altra piattaforma italiana di intermediazione di fatture online che l’anno scorso ha iniziato a lavorare solo da ottobre, ma comunque da sola è stata responsabile di gran parte della crescita dell’attività italiana di crowdfunding, incidendo per il 12% sul totale delle transazioni italiane passate per le piattaforme online che, secondo l’Università di Cambridge, hanno totalizzato 39 milioni di euro, cioè quasi il 300% in più rispetto al dato del 2014. Fondata a fine 2013 da Matteo Tarroni (ceo), Ettore Decio e Fabio Bolognini, la società è una startup innovativa strutturata come srl, che ha raccolto sinora 1,6 milioni di euro di capitale provenienti dai soci operativi (65%), dalla famiglia di imprenditori triestini della logistica Pacorini (7,9%), da business angel da e Maurizio Cereda (2%), ex banker di Mediobanca per anni a capo dei servizi di equity capital market, che in Workinvoice oggi ha anche un ruolo di advisor, così come Roberto Nicastro (per i rapporti con le banche).


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FinTech / leader

A cura di Gianluca Baldini

Il risparmio ha un nuovo volto Con la neonata App di Oval Money

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BENEDETTA ARESE LUCINI Un curriculum internazionale e una battaglia con il mondo dei tassisti alla guida di Uber Italia che, a meno di 30 anni, l’ha resa celebre alle cronache. La Arese Lucini, dopo aver frequentato la Bocconi, ha fatto baracca e burattini e ha iniziato a collezionare esperienze lavorative in mezzo mondo. La sua carriera è iniziata in Morgan Stanley a Londra, dove ha lavorato nel campo dell’Investment Banking. Poi è stato il momento di New York, dove ha frequentato un Master alla Stern School of Business. La manager si è poi spostata a San Francisco e nella Silicon Valley, per lavorare con Credit Suisse in ambito start-up. Da qui il passo (malese) verso la start-up del commercio elettronico, Rocket Internet, è stato breve. Nel 2013 la Arese Lucini è tornata in Italia alla guida di Uber. Dal 2016 è uno dei tre fondatori dell’app Oval Money.

ei è Benedetta Arese Lucini, nota alle cronache per aver combattuto con i tassisti italiani ai tempi in cui Uber arrivò in Italia. Giovane, con tanta grinta da vendere, dai tempi di Uber di strada ne ha fatta tanta. Ora, insieme a Edoardo Benedetto e Claudio Bedino ha dato il via a Oval Money, l’app che promette di rivoluzionare il mondo del risparmio gestito. In Italia non è ancora arrivata sul mercato, ma non ci sarà ancora molto da attendere. All’estero, nel Regno Unito, ma anche in Francia, Oval Money (attualmente nel team di sviluppo lavorano otto persone) è partita in beta da pochi giorni sull’App store. Ma come funziona? Oval Money è un’app collegata al conto corrente e alla carta di credito in grado di produrre statistiche sulle spese di ogni utente con semplici tool automatici. Monitorando le spese e i flussi di denaro e imparando le abitudini finanziarie di ogni utente, Oval incoraggia a risparmiare attraverso microtransazioni che spostano piccoli importi dal conto corrente a un conto di risparmio. Queste somme possono essere investite in prodotti di risparmio gestito disponibili sul marketplace dell’applicazione.

Come è nata Oval Money? L’idea è nata dai miei co-founder Edoardo e Claudio. Dopo aver fondato e fatto crescere la loro startup, Starteed, hanno capito che il mercato dei ‘piccolissimi investitori’ non era gestito al meglio in Italia. Gli utenti non avevano un modo semplice per aggregare tutti i loro investimenti e non dover iscriversi ogni volta su ciascun sito. Inoltre, ci sono numerosi asset manager che non considerano i piccoli risparmiatori perché il costo di acquisizione è elevato rispetto alla loro disponibilità di investimento.


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DA 0 A 100 IN UN ANNO

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OTTOBRE 2015 Benedetta Arese Lucini, Claudio Bedino ed Edoardo Benedetto fondano Oval Money MAGGIO 2016 Oval Money vince gli Italian Fintech Awards promossi da CheBanca!

Con Oval, gli asset manager possono attrarre i piccoli risparmiatori grazie alla nostra tecnologia che automatizza il processo di risparmio tramite machine learning e artificial intelligence. Così facendo, i flussi in arrivo da questi risparmiatori diventano continui nel tempo.

GIUGNO 2016 Oval Money si aggiudica la 25DX25K Challenge ed entra in b-ventures OTTOBRE 2016 La App di Oval Money viene lanciata nel Regno Unito b-ventures

L’app non è ancora arrivata in Italia. Quanto dovremo attendere? Speriamo nel primo trimestre del 2017 ma dipende molto dalle evoluzioni tecnologiche delle banche più grandi nel nostro paese. Perché non siete partiti dall’Italia? La nostra applicazione richiede una connessione tramite Api (un programma che aiuta il dialogo tra banche e app, ndr) ai conti bancari e ai conti delle carte dove possiamo vedere (in modo sicuro e criptato) le transazioni per poi categorizzarle in un modo leggibile e utile. Le banche inglesi hanno già provveduto a creare queste tecnologie e il nostro partner

tecnologico che ci collega ai loro sistemi è pienamente funzionante. Purtroppo con le banche Italiane non ancora. Questo cambierà perché entro gennaio 2018, secondo la normativa europea PSD2, tutte le banche dovranno aderire al progetto di “open banking” dando ai loro utenti il diritto di vedere le loro informazioni bancarie tramite la app che preferiscono.

Chi sono ad oggi i vostri principali investitori? Oval per ora ha vissuto senza finanziamenti esterni. I tre fondatori iniziali hanno messo del capitale e poi abbiamo vinto due premi da 25mila euro ciascuno. Il primo all’Italian Fintech Awards, dato da CheBanca e il secondo con una competition di b-ventures (il venture capitalist di Buongiorno Spa).


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Pagamenti digitali

A cura di Maurizio Di Lucchio

L’Italia del mobile payment ai tempi di ApplePay Come si stanno muovendo banche, startup e giganti hi-tech


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he gli italiani amino il contante è noto. Ma allo stesso tempo vanno pazzi per lo smartphone. In molti scommettono che in pochi anni la maggior parte delle transazioni avverrà attraverso il cellulare, ma per ora in Italia il valore

Satispay Satispay è una startup fondata nel 2013 che finora ha raccolto investimenti per 8,5 milioni. Ha sviluppato un’app, collegata al conto corrente, con cui si può scambiare denaro mediante smartphone con altri contatti della rubrica telefonica e fare acquisti in tempo reale in negozi ed e-commerce convenzionati. Per i privati il servizio è gratuito, mentre per i negozianti è prevista una commissione di 0,20 euro per ogni transazione superiore a 10 euro. Al 31 ottobre, i download erano 150mila e 8.500 gli esercizi affiliati. Dai primi mesi del 2017, quando sarà attiva l’integrazione con i Pos Ingenico, Satispay sarà accettato in 83mila negozi in più. Il sistema è integrabile anche con i software di cassa: al momento funziona con le casse Tcpos dei ristoranti Old Wild West e Wiener Haus. In base ad accordi con Unione Radiotaxi d’Italia e con IT Taxi, 12mila taxisti possono usare la piattaforma per farsi pagare: l’attivazione del servizio è in corso. Altra integrazione è con MyCicero, app per pagare soste e trasporti pubblici. Tra le funzionalità c’è anche il cashback, il rimborso immediato di una percentuale della spesa, riaccreditato sull’app dell’utente una volta completato il pagamento con Satispay. Alberto Dalmasso, Dario Brignone e Samuele Pinta, cofounder di Satispay

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dei pagamenti mobile supera di poco i 3,3 miliardi (dati Osservatorio Mobile Payment & Commerce - Politecnico di Milano). La fetta più grande è costituita dal mobile commerce, che nel 2015 ha totalizzato un transato di oltre 2,4 miliardi. Grande crescita (75% rispetto al 2014) anche per l’uso di mobile remote payment per bollette e altri servizi: oggi vale 300 milioni. Nonostante ci sia ancora un po’ di reticenza verso il mobile p2p (valore di 10 milioni di euro) si potrebbe assistere a un futuro incremento significativo grazie alla spinta del p2b, cioè la possibilità di fare acquisti in negozio come se si trattasse di un trasferimento di soldi con i contatti della propria rubrica. I proximity payment, le transazioni attraverso tecnologie contactless come Nfc (pagare avvicinando lo smartphone a un Pos compatibile) o qr code (fotografare con il cellulare il codice qr abbinato al prodotto), hanno risultati ancora modesti ma grandi prospettive di crescita: nel 2018 potrebbero valere più di 4,5 miliardi. “La diffusione di questi pagamenti dipende anche dall’infrastruttura contactless”, spiega Valeria Portale, direttore dell’Osservatorio Mobile Payment & Commerce del Polimi. “Per esempio, a fine 2016 saranno più di 800mila, su 1,9 milioni in totale, i Pos attrezzati per accettare transazioni Nfc”. Insomma, la domanda aumenta ma ha ancora dimensioni ridotte. Se guardiamo all’offerta, la quantità


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Sono numerosi gli istituti che offrono ai propri clienti un mobile wallet. Si tratta di un borsellino digitale collegato a una o più carte di credito

le funzionalità di Jiffy è UBI Banca. “I nostri sistemi mobile - afferma Ivan Isaia Gotti, responsabile UBI Multichannel Banking - consentono di fare varie operazioni, dal pagamento dei bollettini agli acquisti online. Con Jiffy, contenuta nell’app UBIPay, stiamo già facendo sperimentazioni per il pagamento presso alcuni esercenti”. Ci sono anche soluzioni per le transazioni slegate dalle app di mobile banking. “Abbiamo sviluppato un’app specifica per i pagamenti: Wow», dice Antonio Fratta Pasini, direttore CRM e omnichannel banking di CheBanca! “È un wallet collegato alle carte di credito – di CheBanca! o altre – con cui si può scambiare denaro con altri utenti, fare ricariche telefoniche e shopping online e

di attori sul mercato è ampia: banche, operatori telefonici, giganti hi-tech, digital company e startup. Cosa stanno facendo le banche Nel mondo bancario, sono numerosi gli istituti che offrono ai propri clienti un mobile wallet. Si tratta di un borsellino digitale che, collegato a una o più carte di credito (in alcuni casi, anche carte di debito), consente di fare transazioni con lo smartphone. “Abbiamo scelto di integrare la nostra soluzione per i pagamenti, PAyGO, all’interno dell’app di mobile banking”, dice Marco Marocco, responsabile Mobile Payment & Commerce di Intesa Sanpaolo. PAyGO consente di virtualizzare le carte emesse dalla banca e integra il pagamento Nfc. La scommessa è anche di estendere le potenzialità del circuito p2p Jiffy (vedi box). “Dai primi mesi del 2017 i nostri clienti potranno usarlo anche per pagare nei negozi”, aggiunge Marocco. Un istituto che invece già sta allargando

Prova su strada Iscrivermi a Satispay è stato semplice. Scarico l’app, inserisco indirizzo e-mail, IBAN del conto corrente, dati personali e foto riconoscibile di un documento d’identità. Poi scelgo un pin. A quel punto devo aspettare qualche giorno per la verifica delle informazioni fornite. Dopo tre giorni, mi arriva la notifica: posso utilizzare il servizio. Parto con il fissare un budget, cioè la somma a disposizione sul mio account che viene ripristinata ogni lunedì attraverso un prelievo dal conto corrente (a meno che io non decida di cambiarla). Scelgo la cifra: 50 euro. Dove spenderli? Nel quartiere centrale di Milano dove vivo e lavoro, la lista di esercizi è ampia: bar, ristoranti, distributori di benzina... Entro in un bistrot. Sulla porta c’è l’adesivo Satispay ma chiedo: si può pagare con l’app? La titolare dice sì. Ordino pranzo e bibita. Il conto supera i 10 euro: il bar dovrà pagare la commissione. Eppure, quando pago e digito l’importo sull’app, la proprietaria sorride soddisfatta perché l’operazione avviene in pochissimi secondi. Il lunedì successivo, l’app riporta a 50 euro il budget. E qualche giorno dopo ricevo anche un piccolo cashback (la restituzione di una piccola parte dell’importo pagato). In Liguria, una settimana dopo, non riesco a fare acquisti perché in tale regione gli esercizi convenzionati sono pochi, ma presto la situazione potrebbe cambaiare.


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pagare bollette e bollettini, parcheggi e bolli”. (Si veda in proposito l’approfondimento a pagina 76). Anche Hype di Banca Sella Holding funziona in modo indipendente. “Partendo dall’esperienza di un primo wallet realizzato nel 2012, nel 2015 abbiamo lanciato quest’app per i pagamenti, che funziona come una carta prepagata ricaricabile attraverso carta di credito, bonifico, atm, e tra le varie funzioni prevede il p2p e il pagamento nei negozi direttamente da smartphone. All’app è collegata anche una carta fisica, con cui si può pagare contactless”, spiega Enrico Susta, responsabile coordinamento strategico sistemi di pagamento Banca Sella Holding. La principale sfida alle banche la lanciano gli OTT (Over The Top), le multinazionali hi-tech che hanno creato servizi di pagamento caratterizzati da una user experience innovativa. È prossimo, ad esempio, l’arrivo in Italia di Apple Pay e Samsung Pay. “L’ingresso degli OTT nel settore non ci preoccupa: è un’opportunità da sfruttare. Sono i soggetti che per primi hanno colto l’esigenza dei clienti di avere esperienze veloci, semplici e sicure attraverso il mobile: diventano uno stimolo per offrire alla nostra clientela, gratis, gli stessi livelli di customer experience”, osserva Marco Leopardi, responsabile marketing canali di Banca Mediolanum, istituto che ha lanciato un wallet che consente il pagamento Nfc (è stato tra i primi in Italia) e permette, tra le

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Jiffy Jiffy è un servizio di mobile p2p sviluppato da SIA per inviare e ricevere denaro in tempo reale dallo smartphone. Al circuito hanno aderito 23 banche (BNL, Banca Nicola Cordone, Senior Vice President di SIA

Popolare di Milano, CheBanca!, Intesa Sanpaolo, Banca Mediolanum, Monte dei Paschi di Siena, UBI Banca, UniCredit, per menzionare le principali). Una volta attivati tutti gli istituti, sarà fruibile da oltre 32 milioni di correntisti italiani (oltre l’80% del totale). Per attivare Jiffy bisogna registrarsi sul sito della propria banca aderente e scaricare l’app. Gli utenti registrati sono finora oltre 450mila. Il valore medio della singola transazione è 53 euro, ma i trasferimenti al di sotto dei 25 euro rappresentano il 42%. Ogni banca può scegliere in autonomia quali commissioni applicare. L’ultima funzionalità introdotta, inizialmente a Milano e Bergamo, è il p2b, la possibilità di pagare mediante smartphone presso gli esercenti convenzionati da UBI Banca. Anche altre banche hanno annunciato di voler introdurre a breve quest’opzione. Essendo basato su bonifico SEPA, è aperto a tutti gli istituti operanti nell’area unica dei pagamenti in euro ed è potenzialmente utilizzabile da più di 400 milioni di correntisti europei.

varie funzionalità, l’autenticazione attraverso impronta digitale e di pagare i bollettini usando la fotocamera del cellulare. Gli operatori telefonici Gli operatori telefonici sono stati tra i primi a proporre servizi di mobile payment: tra i più attivi ci sono Vodafone, che con Vodafone Pay ha lanciato un wallet compatibile con tutti i dispositivi, e PosteMobile. “Nella fase iniziale – rileva Portale del Polimi - si pensava che le compagnie telefoniche potessero avere un ruolo centrale. Poi le cose sono cambiate, ma queste aziende restano tra le più attente a sviluppare le altre

opportunità di business offerte dai wallet, tra cui il proximity marketing”. App e Startup Non mancano proposte di mobile payment anche da società che sviluppano app e da startup. Per esempio, Easypark è un’app per pagare i parcheggi in più di 100 città. Con myCicero invece, oltre alle soste, si possono comprare biglietti di treni, bus e metro. Quanto alle startup, in Italia i maggiori finanziamenti sono andati a chi ha sviluppato servizi come p2p (es. Satispay, 2Pay, Tinaba), Pos mobile (es. Jusp) e pagamento legato ai beacon (es. Sinba).


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Aim / news

A cura di Andrea Barzaghi

I big data nel futuro Fintech di Be L’a.d. illustra i piani di crescita del gruppo da qui al 2019

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radurre la mole di dati nascosti tra le pieghe del web in informazioni direttamente utilizzabili da parte del mondo bancario. È la missione in ambito Fintech di Be, società romana quotata sul segmento Star di Borsa Italiana e attiva nella fornitura di servizi di business consulting, information technology, process & document management. Attività che impiega all’interno del gruppo circa 1.100 consulenti. Un numero che con grande probabilità è destinato a salire, visti i piani della compagnia. Solo nel


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Stefano Achermann / a.d. di Be

2016 Be ha rilevato tre società. Ha comprato il 51% di Iquii, la digital company creata da Fabio e Mirko Lalli nel 2011. Attiva nelle applicazioni web e nel mobile, nella progettazione di wearable e nella gestione dell’Internet of Things. In febbraio il gruppo guidato dall’a.d. Stefano Achermann ha poi annunciato l’acquisto del 55% di R&L per 1,47 milioni di euro e quello di Loc Consulting per 3,95 milioni di sterline. R&L è un’azienda

tedesca con sede a Monaco di Baviera che si occupa di consulenza It nel settore dei pagamenti digitali e che annovera tra i suoi clienti anche la Bundesbank, la Banca Centrale tedesca. Loc Consulting è invece una società inglese specializzata nei servizi di consulenza per la gestione di programmi di trasformazione complessi nel settore finanziario e pubblico nel Regno Unito, con un ruolo prominente nell’ “eGov Framerwork”, il programma governativo inglese di digitalizzazione. Anche attraverso queste operazioni il gruppo prevede di portare il fatturato dai 115,4 milioni del 2015 a 200 milioni entro il 2019. “Di questi 115,4 milioni”, spiega Achermann ad iFinance, “100 circa vengono

I SETTORI IN CUI OPERA BE

BUSINESS BANCARIO retail, corporate investment banking

ENTERTAINMENT sport, arte

DIGITAL WORLD BUSINESS ASSICURATIVO vita, pensioni

ENERGIA, PUBBLICA AMMINISTRAZIONE ALTRE INDUSTRIE

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dal mondo del banking e 20 più specificatamente dal Fintech, che per noi è soprattutto la capacità di analizzare, grazie al lavoro dei nostri data scientist, i grandi trend e i dati che girano sul web, aiutando il mondo del banking a utilizzare questa grande mole di dati. Entro i prossimi due anni vogliamo far salire la quota di fatturato riferibile al Fintech a 30 milioni almeno”. L’altra via di crescita individuata dal management è quella dell’internazionalizzazione, come testimoniato dalle operazioni straordinarie già ricordate. “In Germania”, spiega Achermann, “abbiamo acquisito un ‘azienda (R&L, ndr) che ci ha portato un portafoglio che non avremmo mai avuto lavorando dall’Italia con la Germania. Così facendo riusciamo a crescere”, dice. “Oggi stiamo realizzando importanti operazioni con clienti come Barclays, Deutsche Bank, Hsbc e in Italia con UniCredit e Intesa”, fa sapere. Achermann ha già ben chiaro quali sono i mercati dove intende crescere. Come ha detto ad iFinance e sottolineato tra le linee guida del piano industriale, “l’intenzione è quella di crescere nel mercato italiano, tedesco e inglese”. Ma non c’è solo il mondo bancario tra le mire di Be. La compagnia ha intenzione di premere l’acceleratore anche sul mondo assicurativo proponendo le sue piattaforme alle compagnie che operano nel ramo vita.


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FinTech / view

A cura di Alessandro Rossi

Trump presidente scuote la Silicon Valley L’ostilità della Casa Bianca minaccia lo sviluppo del Fintech

Occhi puntati su due pericoli: l’abolizione della Finance Protection Consumer Agency e della legge Dodd-Frank

di Ugo Bertone

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e prime mosse di Donald Trump in materia di credito, hanno dato la scossa ai titoli finanziari, banche in testa, elettrizzati dalla prospettiva della cancellazione della legge Dodd-Frank, ovvero le regole introdotte dopo i crack del 2008, invise al Big Business che ne contesta da sempre i costi e la complessità. Ma il neo presidente non ha dedicato nelle sue prime uscite o nel suo programma un solo accenno al fenomeno del Fintech. Una scelta che, in un certo senso, non stupisce, vista la diffidenza con cui Trump ha finora guardato all’economia della Silicon Valley, schierata a favore di Hillary Clinton. Ma anche un grosso problema per il futuro dell’economia digitale. Per il Fintech in particolare si profilano due pericoli: l’abolizione della Finance Protection Consumer Agency, l’ente governativo più favorevole alla protezione del Fintech; l’abolizione della Dodd-Frank, la legge che impone regole più severe all’azione delle banche tradizionali. Non sarà facile per i pionieri della rivoluzione del Fintech così come per Tim Cook, il numero uno di Apple, o per Eric Schmidt di Google, aprire un dialogo con Trump, dato il loro sostegno a tutto campo garantito ai democratici. L’unica via d’uscita sarà tentar di far pace con l’unico personaggio di Silicon Valley che si è schierato fin dal primo istante con Trump: Peter Thiel, il pioniere dei sistemi di pagamento innovativi, il libertario padrino di Facebook che ha spesso assunto posizioni in netto dissenso rispetto agli altri Big. L’ostilità della nuova leadership della

Casa Bianca, secondo le previsioni, provocherà nella prima parte del 2017 un rallentamento del comunque rapido sviluppo del settore: la rivoluzione digitale minaccia di spazzar via troppi posti di lavoro in breve tempo per piacere ad un leader che sul rilancio dell’occupazione si gioca buona parte delle chances di successo del suo governo, specie nei primi, cruciali cento giorni di governo. Cruciali, al proposito, saranno le nuove norme sull’occupazione. La ricetta di Trump “prima gli americani” prevede di aumentare i salari in alcuni settori qualificanti, a partire da quello tecnologico. E così, se il presidente metterà in pratica le nuove norme che prevedono restrizioni al ricorso delle aziende all’escamotage del visto H-1B che permette loro di pagare salari bassissimi, il mercato del lavoro del Fintech cambierà volto. Purché ci siano abbastanza americani da arruolare per la crescita del settore. Nel breve, comunque, sarà inevitabile l’impatto sul trend di crescita: il settore finora si è sviluppato attingendo ai migliori cervelli in arrivo un po’da tutto il mondo.



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Crowd / investing

A cura di Marco Barlassina

Dal Private banking la svolta per il Crowdinvesting Quanto può rendere finanziare l’economia reale


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INVOICE TRADING

LENDING CROWDFUNDING EQUITY CROWDFUNDING

CROWDINVESTING

2,56 mld $ La raccolta mondiale da equity crowdfunding nel 2015

25 mld $

La raccolta mondiale da lending crowdfunding nel 2015

345 mln $

L’ammontare dei finanziamenti erogati attraverso invoice trading nel 2015 in Europa Fonte: Osservatorio Crowdinvesting della School of Management del Politecnico di Milano, Univ. di Cambridge e P2P Finance Association.

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A

umenta anche in Italia il numero delle attività imprenditoriali che hanno cercato e trovato denaro rivolgendo un appello diffuso attraverso Internet. È il mondo delle nuove forme di finanziamento che vanno sotto i nomi di equity crowdfunding, lending crowdfunding e invoice trading e che si stanno sviluppando complice l’atrofia del tradizionale canale di finanziamento bancario. Le tipologie di crowdinvesting L’Osservatorio Crowdinvesting della School of Management del Politecnico di Milano ha fotografato lo stato dell’arte del crowdinvesting nel primo report italiano sul tema pubblicato lo scorso giugno. Lo studio ha focalizzato l’attenzione sui portali che consentono alle imprese di ottenere capitale offrendo una remunerazione agli investitori attraverso la sottoscrizione di capitale di rischio (equity crowdfunding, ambito dove l’Italia vanta una legislazione specifica relativa a startup e PMI innovative),


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oppure attraverso prestiti (lending crowdfunding) o ancora con la cessione di fatture commerciali (invoice trading). Il crowdinvesting si realizza quando investitori finanziari diffusi, attraverso una piattaforma Internet abilitante, rispondono direttamente ad un appello rivolto alla raccolta di risorse per un progetto, in cambio di una remunerazione del capitale. È un fenomeno molto recente, eppure nel 2015 ha raccolto risorse a livello mondiale per circa 28 miliardi di euro. L’equity crowdfunding (raccolta di capitale attraverso la sottoscrizione diretta sul web di titoli partecipativi del capitale) nel 2015 ha raccolto nel mondo 2,56 miliardi di dollari, in gran parte destinati a startup. In Italia, con la recente riforma del Regolamento Consob, l’equity crowdfunding ha cambiato marcia. Oggi possono accedervi startup e PMI innovative, purché la campagna sia veicolata su piattaforme autorizzate. Questo dovrebbe portare il mercato alla soglia di 9 milioni di euro entro l’anno. Nel lending crowdfunding (o social lending) gli investitori possono

Alessandro Lerro / presidente dell’Associazione italiana Equity Crowdfunding

prestare denaro attraverso Internet a persone fisiche (consumer) o imprese (business) a fronte di un interesse e del rimborso del capitale. Generalmente la piattaforma di lending seleziona il prestito attribuendo un rating e lo suddivide fra una molteplicità di investitori, per frazionarne il rischio. Nel mondo nel 2015 i portali di lending hanno raccolto oltre 25 miliardi di dollari, il leader di mercato è la statunitense Lending Club. Il prossimo ruolo del private banking Da un lato l’economia reale riceve le risorse di cui ha bisogno stante il cronico bisogno di finanziamento che affligge le medie aziende italiane e dall’altro gli investitori che decidono di mettere a disposizione i loro capitali per il finanziamento in pool di tali progetti riescono a spuntare tassi di rendimento più generosi di quelli offerti dalle attività finanziarie tradizionali. Per questi motivi un ulteriore sviluppo del settore si avrà allorquando a tale forma di investimento avranno avranno accesso i clienti del private banking, che diventeranno così un bacino di risorse per la crescita dell’economia reale. Un tema questo di grande attualità e interesse soprattutto in un contesto di tassi a zero dove per la prima volta l’interesse dei possibili prenditori si sposerebbe perfettamente con quello degli investitori, tanto più

che la clientela private può essere considerata la tipologia di investitore più adeguata a cui rivolgere l’offerta potendo diversificare realmente i propri investimenti banalmente per una questione di dimensione del portafoglio. E proprio uno sviluppo in tal senso potrebbe non essere lontano. Almeno secondo Alessandro Lerro, presidente dell’Associazione italiana Equity Crowdfunding (Aiec). “Il mercato italiano sta partendo adesso”, spiega. “In Italia la finanza alternativa si concentrerà sulla parte di lending (anche con la formula dei club deal) o sull’equity. Al momento si può investire in startup e PMI innovative, ma quando si estenderà all’immobiliare o all’energia avrà uno sviluppo ancora maggiore. Occorre lavorare per costruire la cultura della finanza alternativa ed investire per

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I portali di equity crowdfunding autorizzati ad operare in Italia

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Le campagne di raccolta promosse da startup, PMI innovative e veicoli d’investimento Fonte: Osservatorio Crowdinvesting della School of Management del Politecnico di Milano


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organizzarne la struttura. Poi c’è il problema della creazione di un mercato, di fabbricare gli strumenti per investire. In questo ambito si andrà verso la creazione di fondi che possano aggregare più società non quotate, con la gestione di esperti”. Ma perché i clienti del private banking dovrebbero aprirsi a questa tipologia di investimenti? E perché il banker dovrebbe proporli? “Alcune realtà operanti in Italia propongono un investimento minimo di 50.000 euro o superiore. Che è un taglio accessibile solo alla clientela private tenendo conto che l’ideale per questo tipo di investimenti è un patrimonio compreso tra i 500.000 euro e il milione. A ciò va aggiunto che gli investimenti degli italiani sono principalmente allocati in liquidità e in titoli di Stato. E quindi per gli intermediari è difficile offrire proposte d’investimento che incontrino il favore degli investitori e che non abbiano allo stesso tempo un connotato di eccessiva finanziarietà. Nel crowdinvesting invece il riferimento all’economia reale è diretto e i risultati in termini di rischio/rendimento iniziano a essere interessanti: per il lending, ad esempio, tra il 5% e l’8%, a fronte di una maggiore illiquidità. Per quanto riguarda i banker, in questo modo riescono a offrire un’alternativa di investimento con rendimenti più alti della media e senza il rischio che all’investitore appaia come un investimento eccessivamente connotato da

317mila

Target di raccolta medio per le operazioni di equity crowdfunding

22,68%

Quota del capitale azionario delle imprese offerta in media agli investitori Fonte: Osservatorio Crowdinvesting della School of Management del Politecnico di Milano

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caratteri finanziari. Secondo una ricerca Consob inoltre, il 19% degli italiani è interessato a investire in finanza alternativa. Un altro aspetto interessante è quello dell’attuale assenza di frodi. Come testimoniato dai dati della Sec americana, che a oggi non ha notizia di frodi sul mercato americano. Da un lato gli algoritmi che regolano la concessione dei finanziamenti allocano in maniera efficiente il rischio, ma il fatto che tutto il processo sia online fa sì che vi siano molti soggetti che effettuano verifiche”.

Un mercato da 26 milioni entro il 2020 L’opinione di Pasquale Sinatra, direttore

finanziamento. Si ritiene che abbiano influito sulla

generale di AscomFidi Nord-Ovest, la prima

crescita del mercato il rinnovo delle detrazioni

associazione di categoria ad aver dato vita

fiscali in favore dell’investitore e la semplificazione

a un piattaforma di equity crowdfunding:

del regolamento Consob di dicembre 2015.

EquityStartup.

Seguendo l’andamento di questi anni, abbiamo

“Il mercato italiano non ha ancora avuto lo stesso

ipotizzato un futuro sviluppo del mercato (italiano,

sviluppo che l’equity crowdfunding ha avuto nel

ndr), che porterebbe ad una crescita delle raccolte

resto dell’Europa. Le cause devono ricercarsi

entro il 2020 fino a 26 milioni di euro”.

nella scarsa conoscenza dello strumento; infatti, in una ricerca recentemente pubblicata dalla CONSOB, si evince che solo il 26% degli italiani conosce l’equity crowdfunding. Al fine di aumentarne la diffusione sarebbe necessario mettere in atto politiche di informazione a livello nazionale. Tuttavia, il forte sviluppo registrato nel primo semestre del 2016 può essere interpretato come un primo segnale di crescita a livello italiano. Una maggior diffusione dello strumento a livello nazionale sicuramente è sintomo di una maggior sensibilità del mercato a tale forma alternativa di


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FinTech / analisi

A cura di Alessandro Rossi

Sul Fintech asset manager col freno a mano tirato Mentre ancora si cerca un equilibrio nell’interazione tra uomo e tecnologia

C ASSET MANAGER e FINTECH secondo PWC Fonte: How Fintech shaping asset & wealth management, PWC

redono che l’arrivo dei nuovi player tecnologici sul mercato finanziario porterà cambiamenti relativi al loro business. E sono riluttanti ad esplorare il mondo digitale. La rivoluzione Fintech è arrivata e sta prendendo il potere. Allora tutti debbono farci i conti. A cominciare dagli asset e wealth manager che più di altri hanno bisogno di adattarsi con la nuova realtà. Lo dice la Global Fintech Survey 2016 di PWC dedicata al settore del risparmio gestito, ormai di fronte alle irrompenti startup Fintech. Gli asset manager

però non sembrano particolarmente preoccupati e hanno poca voglia di esplorare il nuovo mondo. Lo studio di PWC fotografa infatti un segmento, quello degli asset manager, che sembra partire con il freno a mano tirato. La maggioranza, ma solo il 60% degli asset e wealth manager, pensa che almeno una parte del loro business sia messa a rischio dall’avanzare del Fintech. E fin qui non ci piove. Ma alla domanda di quale tipo sia questa minaccia, i gestori risultano addirittura i meno interessati a

Più di un terzo degli asset manager (34%) non ha alcun rapporto con aziende Fintech

Asset manager e wealth manager sono arretrati nella loro offerta online. Solo il 31% ha un’applicazione mobile


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La maggioranza, ma solo il 60%, degli asset e wealth manager pensa che almeno una parte del loro business sia messa a rischio dall’avanzare del Fintech.

Asset e wealth manager che hanno interazioni con le Fintech (69%) si aspettano da ciò una riduzione dei costi

La principale preoccupazione degli asset e wealth manager in ottica Fintech è la pressione sui margini

Molte società (17%) sottostimano il potenziale dirompente dei “nuovi entranti”


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rispondere rispetto a tutti gli altri operatori del settore finanziario. Sono convinti che il Fintech avrà solo un impatto limitato sulla loro attività e che i danni collaterali potranno essere contenuti. Il 61% degli intervistati, per esempio, si aspetta un aumento della pressione sui margini, seguito da preoccupazioni sulla riservatezza dei dati (51%) e la perdita di quote di mercato (50%). Routine, insomma. Non c’è da strapparsi i capelli. “Le banche e le società di pagamenti offrono esempi palpabili di come il Fintech stia cambiando il settore finanziario. Hanno cominciato ad offrire nuove soluzioni che sono concrete iniziative completamente diverse dal loro business tradizionale. Questo dovrebbe essere un segnale importante per gli asset manager visto che sono destinati ad essere la prossima linea attaccata dal Fintech. Invece la loro mentalità è ancora infantile. Per esempio, più di un terzo (34%) non ha ancora preso in considerazione relazioni con aziende Fintech, mentre la collaborazione con i nuovi players è fondamentale e sarà l’unico modo per le aziende tradizionali per fornire soluzioni Fonte: How Fintech shaping asset & wealth management, pwc tecnologiche alla velocità richiesta

60% 45%

Gli asset manager secondo i quali le Fintech porranno a rischio parte del loro business

Gli asset manager che pongono il Fintech al cuore della loro strategia

34%

Gli asset manager che non hanno alcun rapporto con aziende Fintech

31%

Gli asset manager che offrono un’applicazione mobile

dal mercato. Crediamo fortemente che chi porterà al suo interno soluzioni Fintech potrà visibilmente rafforzare la propria posizione sul mercato”, ha detto Julien Courbe, partner per la tecnologia globale di PwC. L’analisi dei dati, secondo il 90% del campione intervistato da PWC, sarà la frontiera più importante da presidiare nei prossimi cinque anni, seguita dall’automazione dell’asset allocation con l’utilizzo dei robo-advisor. Crescerà di conseguenza la pressione sui servizi di consulenza tradizionale e sul sistema delle commissioni e del fisco. Non sorprende, sostiene lo studio di PWC, che, quando si tratta di investimenti in beni e ricchezza, gli asset manager scelgano le nuove tecnologie legate alla analisi dei dati e l’asset allocation automatizzata piuttosto che ampliare le loro offerte digitali e mobili. Solo il 31% dei gestori patrimoniali infatti fornisce ai clienti la possibilità di utilizzare le applicazioni sui diversi device, in ritardo rispetto a tutti gli altri attori finanziari. “I robo advisor stanno diventando sempre più sofisticati, e creano un’opportunità per i gestori di indirizzare la massa dei clienti alla ricerca di alternative più economiche per ricevere consigli su come gestire il proprio patrimonio. La chiave è trovare l’equilibrio tra l’interazione umana e tecnologica per creare un’esperienza basata su più canali che rispondano alla velocità richiesta dal mercato “, ha concluso Courbe.


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Asset / management

A cura di Martin Gilbert (ceo di Aberdeen A.M.)

Consulenza, il futuro è bionico La view di un big dell’asset management

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e nuove tecnologie stanno ridefinendo il modo in cui funzionano i mercati e in cui vengono gestiti i servizi finanziari. Alcuni di questi cambiamenti sono molto evidenti. Dalle grida delle sale delle contrattazioni siamo passati al ronzio di sottofondo dei computer. Una volta la City era un oceano di uomini in gessato grigio. Oggi, benché ci sarebbe certo bisogno di una maggiore presenza femminile, il panorama è molto cambiato. Gli high-frequency trader compiono operazioni in frazioni di tempo

rispetto a quanto necessario in passato. Anche l’industria dell’asset management sta vivendo profonde trasformazioni. C’è chi sostiene che le ultime innovazioni sanciranno la scomparsa della consulenza finanziaria così come la conosciamo oggi. Questa convinzione prende le mosse dall’ascesa del robo-advice che potrebbe spazzare via la figura del consulente finanziario poiché rimette sempre più nelle mani dei singoli investitori il controllo sulla gestione dei propri investimenti. Questi detrattori vedono il mondo in bianco e nero ed ignorano le numerose sfumature di grigio. La realtà è che il mercato della consulenza finanziaria non è più immune al cambiamento. Certo, le piattaforme online possono sostituire parte del lavoro manuale collegato alla professione del consulente finanziario ma ci sono ancora moltissime persone che vogliono affidarsi a un professionista altamente qualificato che indichi

La tecnologia imporrà ai consulenti un cambiamento anche nel modo di lavorare. Non basterà avere una buona piattaforma online


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loro il modo migliore per investire i propri soldi. In questo contesto, la tecnologia rappresenta un’enorme opportunità: può mettere a disposizione dei consulenti strumenti efficaci in grado di fornire un servizio più ragionato ed efficiente. Il futuro della consulenza è là dove le decisioni dell’uomo verranno ottimizzate, e non sostituite, dalla tecnologia. In questo senso, la consulenza finanziaria sarà bionica, piuttosto che robotica. Sappiamo tutti che la domanda per servizi di advisory non manca. La sfida per le società di consulenza sta nella capacità di soddisfare questa domanda senza incrementare troppo i costi. I giusti strumenti tecnologici possono consentire a un singolo consulente di offrire un buon servizio su misura a un maggior numero di clienti. La tecnologia imporrà ai consulenti un cambiamento anche nel modo di lavorare. Non basterà avere una buona piattaforma online. I consulenti finanziari avranno l’importante compito di far capire ai propri clienti il vantaggio significativo di una combinazione strategica tra

Martin Gilbert / CEO di Aberdeen A.M.

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tecnologia e consulenza. I clienti vogliono capire tutte le opzioni che hanno di fronte e comprendere perché vale la pena considerarle. I consulenti devono essere a loro disposizione per guidarli e informarli in ogni fase del processo. E non serve che ciò avvenga di persona. Tecnologie relativamente semplici come le live chat sono uno strumento molto utile per mostrare ai clienti che c’è la possibilità di interagire con una persona fisica. I servizi finanziari, come molti altri settori, hanno una lunga tradizione di resistenza al cambiamento. Eppure non ha senso. La forza della tecnologia prevarrà in ogni caso. Ai tempi c’era chi pensava che le ferrovie fossero una terribile invenzione, un mostro foriero di sventura. Oggi è difficile crederlo, visti i cambiamenti positivi che hanno portato. Fra questi cambiamenti alcuni non sono così evidenti. Ad esempio, prima dell’avvento delle ferrovie non esisteva un’ora locale standard nel Paese. Ogni città aveva il suo orario non regolato sugli altri e, dato che i tempi per spostarsi da un luogo all’altro erano molto lunghi, non era mai stato fatto il tentativo di standardizzarlo. I treni e i passeggeri dovevano invece conoscere gli orari di partenza e di arrivo e questo significava avere un orario di riferimento. È ora che anche gli asset manager abbraccino il cambiamento. Coloro che non lo faranno sono destinati all’oblio.


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Tech / advisor

A cura di Daniel Settembre

Un nuovo mix tra relazione umana e innovazione La tecnologia al servizio dei consulenti in IWBank Private Investments

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na vera e propria “Casa degli Investimenti” che, facendo leva su un modello di servizio multicanale e su una rete professionale di consulenti finanziari, consente di avere una relazione diretta, 24 ore su 24, tramite sito, smartphone e tablet. È IWBank Private Investments che, in coincidenza con il recente lancio di IW4Me, la nuova opportunità di risparmio gestito dedicata alla clientela online (si veda il box alla pagina successiva), ha spiegato ad iFinance quanto sia delicato per la società l’equilibrio tra tecnologia

e componente umana, oltre che illustrato attraverso quali strumenti la banca sta sviluppando tale rapporto. Ne è nato un colloquio con Andrea Pennacchia, direttore generale IWBank Private Investments. La tecnologia è sempre più parte integrante delle reti di consulenza finanziaria: quali sono i vantaggi e quali i rischi per la professione e per i clienti? Quello di IWBank Private Investments è un approccio fortemente distintivo che punta con crescente determinazione su un mix equilibrato tra relazione umana e innovazione delle piattaforme di investimento. Il nostro modello di “Esperti di Valore” è teso a soddisfare con professionalità e semplicità tutte le esigenze finanziarie, di investimento e bancarie della clientela, facendo affidamento sulla relazione umana, che deve poter sfruttare al meglio tutte le opportunità e le sinergie offerte dalla tecnologia e dagli

strumenti di contatto digitali. In questo contesto, la formazione e gli strumenti di supporto sono parte fondamentale del nostro programma di investimento. A questo obiettivo è dedicata, ad esempio, la nostra nuova piattaforma di formazione e Investment Center: un tool accessibile anche in mobilità da tablet e smartphone, pensato per il costante miglioramento dei livelli di specializzazione dei consulenti finanziari attraverso moduli formativi online e un’informativa specialistica messa a disposizione dalle migliori case di gestione della piattaforma di IWBank Private Investments. Quali altri supporti mettete a disposizione dei vostri professionisti? Un ulteriore esempio di servizio innovativo, che punta a integrare nella relazione umana le potenzialità offerte dalla tecnologia, è IW Money: uno strumento di raccomandazione a distanza, grazie al quale i clienti


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possono ricevere direttamente online la proposta del proprio consulente finanziario, decidere se accettarla ed eseguirla per poi monitorare, via web o App, il proprio portafoglio e le principali scadenze. IW Money, disponibile per tutti coloro che hanno sottoscritto un contratto di consulenza e hanno abilitato il servizio di firma elettronica avanzata, è un servizio di valore che permette ai nostri consulenti di liberare tempo prezioso da dedicare all’approfondimento e allo sviluppo della relazione con i propri clienti. Cosa dobbiamo attenderci invece sul fronte dei servizi disponibili alla clientela da piattaforme online? È stato un anno ricco di novità che ci ha visti impegnati nel mettere a disposizione dei clienti tutta una serie di tool tecnologici volti a migliorare la loro customer experience. Abbiamo appena lanciato il nuovo front-end del nostro internet banking. Un’evoluzione che permette una nuova esperienza di navigazione, con un accesso semplice e immediato alle diverse funzionalità disponibili online. Abbiamo rilasciato anche l’innovativa App Banking, per effettuare tutte le operazioni bancarie e consultare la situazione aggiornata del proprio portafoglio investimenti e la nuova App Trading+, che consente di effettuare tutte le operazioni di compravendita titoli sui principali mercati finanziari in mobilità.

IW4Me

IW4Me è costituita da quattro linee di investimento differenziate per profilo di rischio, gestite attivamente da Ubi Pramerica Sgr, assicurano al sottoscrittore la possibilità di spostarsi da una linea all’altra in qualsiasi momento senza costi aggiuntivi. Più in dettaglio, si tratta di quattro portafogli – Care, Smart, Dynamic, Active – di tipo obbligazionario bilanciato e flessibile con esposizione azionaria crescente in funzione del profilo di rischio. “Con IW4Me, prosegue l’evoluzione dell’offerta di prodotti e servizi “a valore” appositamente studiata per le specifiche esigenze della clientela online sempre più alla ricerca di soluzioni personalizzate e di qualità”, ha commentato Pennacchia. “Il punto di forza di questa offerta consiste nella possibilità di intercettare le attuali esigenze di remunerazione della liquidità nel breve periodo permettendo l’accesso a linee di investimento evolute, in grado di cogliere le migliori opportunità di rendimento offerte dai mercati globali in un orizzonte temporale più lungo.”

Andrea Pennacchia / Direttore generale IWBank Private Investments

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Piattaforme / advisory

A cura di Benedetta Sangirardi

Anche il consulente si fa smart Come funziona la piattaforma IFAnet Smart 4.0

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na piattaforma tecnologica dedicata interamente ai consulenti finanziari. IFAnet Smart Platform 4.0 permette di interagire con l’ufficio studi, accedere alla mappa dei prodotti e alle ricerche di Consultique, prima e più grande società di consulenza indipendente in Italia. iFinance ha incontrato Luca Mainò, cofondatore di Consultique SpA per comprendere meglio le potenzialità offerte dalla piattaforma. “In questi anni è successo di tutto – spiega Mainò - sui mercati, all’interno dell’industria, nella tecnologia. E anche nella mente delle persone,

che sono molto più consapevoli ed hanno sempre meno fiducia degli operatori tradizionali e delle banche”. Ecco perché la tecnologia nell’ambito della consulenza finanziaria, è diventata un tassello fondamentale e da cui non si può più prescindere: “Non solo ricerca, analisi indipendente e realtà dedite esclusivamente alla consulenza indipendente”, continua Mainò. Oggi la tecnologia rappresenta per i risparmiatori più smart un’opportunità unica per potersi prendere in carico la gestione della propria ricchezza. Ecco perché IFAnet, utilizzata dai consulenti indipendenti da 15 anni, può essere vista come un robo advisor ante litteram. Con una serie di funzionalità che rappresentano “attrezzi del mestiere“ fondamentali per un consulente autonomo. “È possibile in forma automatizzata generare, inviare ai clienti ed archiviare raccomandazioni personalizzate in un ambiente Mifid compliant con la possibilità di creare

una reportistica che prevede la cosiddetta “account aggregation”, ossia l’accorpamento delle varie posizioni che i clienti hanno presso più banche ed intermediari”, spiega Mainò. Non solo, perché con

Luca Mainò / cofondatore di Consultique SpA


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Oggi la tecnologia rappresenta per i risparmiatori più smart un’opportunità unica per potersi prendere in carico la gestione della propria ricchezza

“l’assistenza del nostro ufficio studi e ricerche è anche possibile effettuare l’analisi di stato patrimoniale, conto economico e cash-flow del nucleo familiare ed erogare servizio indipendente di pianificazione previdenziale e assicurativa indipendente, oltre che ovviamente ottimizzare tutto il processo di pianificazione finanziaria”. Un successo, almeno a giudicare dal numero di utilizzatori professionali della piattaforma: “Sono circa duecento gli studi professionali ed i consulenti indipendenti che utilizzano i nostri servizi per la

consulenza a privati e famiglie, mentre sono un centinaio le realtà che fanno parte del nostro network corporate, dedicato ai servizi di consulenza finanziaria indipendente alle aziende”. Ma Consultique ha cercato di dare qualcosa di più attraverso il recente aggiornamento di IFAnet Smart Platform 4.0, perché oltre alla tecnologia vengono messi a disposizione la ricerca e gli analisti dell’ufficio studi, con i quali gli advisor possono costantemente interagire. Inoltre “abbiamo sviluppato dei tools che permettono di semplificare al massimo l’analisi della centrale rischi

delle imprese clienti e consentono, interfacciandosi con il nostro software per il rating aziendale, di avere a disposizione in tempo reale un sistema di rating dinamico per permettere all’azienda di rafforzare il proprio potere contrattuale nei confronti del sistema finanziario e bancario”. La prossima evoluzione arriverà come conseguenza dell’applicazione della direttiva Mifid II: “Con lo sviluppo della consulenza indipendente, le banche autorizzate dai clienti metteranno a disposizione degli advisor fee only il flusso dati dei portafogli, e si potrà in tal modo risparmiare tempo non dovendo più comunicare i dati degli eseguiti ai propri consulenti che riceveranno tali informazioni direttamente dagli intermediari. La nostra piattaforma è già predisposta per questa innovazione di processo che a breve semplificherà notevolmente l’operatività e la prestazione della consulenza”.


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Insurtech / private

A cura di Cristina Cavenaghi

Il Private insurance scopre l’opportunità Fintech Così il gruppo Farad punta a porsi da interfaccia tra banche e compagnie di assicurazione

Marco Caldana / a. d. di Farad

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n solo gruppo, una sola piattaforma indipendente di servizi B2B. È lo sviluppo Fintech tracciato da FARAD attraverso una piattaforma comune che legherà le singole società del gruppo attivo nel brokeraggio assicurativo, nell’asset management e nella gestione di fondi d’investimento. Perché, come spiega l’a.d. Marco Caldana, “il mercato sta cambiando moltissimo e dobbiamo andare incontro alla sua evoluzione.

Il Fintech futuro sarà all’insegna della completa interconnessione”. In qualità di broker, attraverso le attività di FARAD International, il gruppo punta a porsi da interfaccia tra le banche e le compagnie di assicurazione proponendo sistemi di comunicazione sempre più automatizzati. L’obiettivo è mettere in contatto il mondo delle polizze estere con il mercato italiano, rendendo possibile per il private insurance ciò che già avviene per le reti di consulenti finanziari, con una serie di innovazioni, come la firma grafometrica o la raccolta delle informazioni a distanza. Nel pre-vendita l’intenzione di FARAD è invece quella di mettere a disposizione una nuova forma di consulenza a distanza che renda

disponibili tutte le informazioni necessarie prima dell’incontro vero e proprio. Con FIA, l’asset manager del gruppo, l’obiettivo è stato invece quello di sviluppare soluzioni robotizzate Mifid II compliant dedicate agli istituti finanziari che, in un’ottica di ottimizzazione dei costi, di passaggio al digitale e di adesione ed adeguamenti tecnologici imposti dalla Direttiva, vogliono affrontare al meglio le prossime sfide della consulenza. Questa strategia ibrida proposta da FIA, si affiancherà in maniera complementare alle gestioni classiche prestate nell’ambito dei servizi di gestione patrimoniale svolti in delega per conto delle banche clienti. “Si tratta di modelli di gestione proprietari, che stanno dando risultati particolarmente interessanti soprattutto in presenza di mercati volatili e quindi apprezzabili in un’ottica di lungo periodo”, spiega ancora Caldana. Infine con Selectra, la ManCo del gruppo, lo sviluppo è andato nella direzione di un gestionale interno (che si integra con un software esterno), usato per l’operatività dei gestori, ad esempio in ambito di analisi.



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A cura di Luca Spoldi

Portfolio / tech

DA L M O N D O D E L L E Q U OTAT E

Leevia (Digital Magics) promuove i brand sui social

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Leevia, startup innovativa che può già contare clienti come Rcs, Piazza Italia e Gruppo De Agostini e ha tra gli azionisti (col 7%) l’incubatore Digital Magics, ha lanciato una nuova versione della sua piattaforma per aziende e agenzie digitali che consente di creare concorsi a premi, contest e sondaggi vari, integrandoli coi principali social network.

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Zooppa (H-Farm) vede i 3 milioni di fatturato Creatività può far rima con crowdsourcing? H-Farm ci ha creduto puntando su Zooppa, startup nata nel 2007 volata l’anno seguente a Seattle. Con una comunità di oltre 400 mila membri Zooppa si appresta a chiudere il 2016 con un fatturato i 3 milioni di dollari, avendo distribuito oltre 6 milioni a fronte di circa 750 progetti approvati.

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Groupon compra LivingSocial ma resta in crisi Sic transeat gloria mundi: Groupon ha acquisito per un controvalore che non avrà alcun “impatto materiale” sui conti la rivale LivingSocial, un tempo valutata 6 miliardi di dollari. L’annuncio non ha evitato al titolo di perdere terreno, nonostante una trimestrale annunciata a fine ottobre in linea con le attese e migliori prospettive per l’interno 2016.


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Paysafe cresce e piace agli analisti La britannica Paysafe si allea con ServiceMax per integrare le sue soluzioni di pagamento sulla piattaforma Field Service Management. La novità e la revisione delle stime sul fatturato 2016 (ora visto tra 970 e 990 milioni di dollari) piacciono agli analisti di Canaccord Genuity che ribadiscono il proprio “buy” con un target di 508 pence per azione.

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Servizi PayPal accessibili con Siri Apriti Sesamo! Anzi, apriti portafoglio elettronico: PayPal, leader mondiale dei pagamenti online, ha integrato il supporto all’assistente vocale di iOS, Siri, rendendo possibile ricevere e trasferire denaro tramite comando vocale (previo sblocco dello schermo tramite Pin o Touch ID). Per ora il servizio è disponibile in 30 paesi tra cui l’Italia.

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Sei Investments correrà ancora Il prossimo futuro potrebbe essere molto positivo per Sei Investments: secondo le analisi che circolano a Wall Street, gli utili per azione nei prossimi tre anni dovrebbero salire da 2,7 a 3,1 dollari (+50,7%) e il fatturato da 1,368 a 1,76 miliardi. Una vera “growth stock” che finora ha generato un Roe del 24,9% contro un Roe medio di settore del 15,65%.


A cura di Luca Spoldi

Ifinance / index

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DIGITAL TREND Società Paese

Piazza quotazione

Quotazione al 31/10/2016

Performance Mkt Cap ultimi 12 mesi in Mln Euro

MONDO Apple

USA

New York

113 Usd

p 0,6%

527.312

Alphabet (Google)

USA

New York

784,5 Usd

p 28,3%

487.395

Amazon

USA

New York

789,8 Usd

p 54,9% 323.628

Facebook

USA

New York

131 Usd

p 44,6%

320.197

Alibaba Group

CINA

New York

101,7 Usd

p 49,9%

215.967

SAP

GERMANIA

Francoforte

Priceline

USA

New York

1.474,2 Usd

p 16,6%

70.122

Baidu

CINA

New York

176,9 Usd

p 19,2%

51.981

Salesforce.com

USA

New York

75,2 Usd

p 19,2%

46.272

eBay

USA

New York

28,5 Usd

p 21,5% 28.882

LinkedIn

USA

New York

189,6 Usd

p 10%

23.750

Yandex

RUSSIA

New York

19,7 Usd

p 88,2%

5.435

Rocket Internet

GERMANIA

Francoforte

19,9 Eur

q -17,1%

3.189

Criteo

FRANCIA

New York

36,2 Usd

q -0,7%

2.341

Groupon

USA

New York

4 Usd

p 24,2%

2.131

Zendesk

USA

New York

26,3 Usd

p 51,2%

2.091

80 Eur

p 38,9% 93.428

ITALIA Reply

ITALIA Milano

114,5 Eur

Milano

4,4 Eur

p 38,5%

204

Txt e-solutions

ITALIA

Milano

7,7 Eur

q -5,2%

100

H-Farm

ITALIA Milano

0,8 Eur

q -23%

89

Be - think

ITALIA

0,7 Eur

q -23,4%

88

Eurotech

ITALIA Milano

1,2 Eur

q -26,2%

44

Digital Magics

ITALIA

Milano

3,9 Eur

q -28,3%

19

Lventure Group

ITALIA

Milano

0,5 Eur

q -35,8% 12

I valori di performance e di capitalizzazione in euro sono aggiornati al 31 ottobre 2016

Polemiche italiane per Rocket Internet Rocket Internet sembra avere un difficile rapporto con l’Italia. Dopo aver ceduto Pizza Bo alla britannica JustEat (che ha finito col chiuderla), ha investito in Foodora, finita al centro di polemiche per le basse remunerazioni date ai suoi dipendenti in bici.

q -2,8% 1.061

Tecnoinvestimenti ITALIA

Milano

Expert System fa centro con Trump La vittoria di Trump, come il sì alla Brexit, ha sorpreso i mercati. Ma Kaufmann & Partners ha centrato entrambi i pronostici grazie al software di analisi semantica Cogito della modenese Expert System, ex garage company ormai multinazionale tascabile di successo.

Dopo lo sport, la Cina punta sulla moda italiana L’Italia piace alla Cina: se Suning ha puntato sull’Inter e Simo Europe Sports sta per chiudere l’acquisto del Milan, Jack Ma, proprietario di Alibaba, vuole vendere la moda italiana ai suoi concittadini tramite Mei.com, luxury store online acquisito di recente.


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57

Ifinance / index

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FINTECH TREND Società

Piazza quotazione

Quotazione al 31/10/2016

Performance ultimi 12 mesi

Mkt Cap in Mln Euro

Visa

New York

82,5 Usd

p 4,5%

177.321

MasterCard

New York

107 Usd

p 4,4%

104.872

American Express

New York

66,4 Usd

q -2,4%

58.871

PayPal

New York

41,7 Usd

p 10,0%

44.779

Charles Schwab

New York

31,6 Usd

p 6,0%

42.774

Fidelity Nat. Info Services

New York

73,9 Usd

p 16,4%

23.199

Fiserv

New York

98,5 Usd

p 3,6%

20.017

TD Ameritrade

New York

34 Usd

q -0,1%

17.340

Markit

New York

36,8 Usd

p

Interactive Brokers Group

New York

33,2 Usd

q -14,7%

13.613

Total System Services

New York

49,9 Usd

q -1,3%

8.404

E*TRADE Financial

New York

28,2 Usd

p

5,4%

7.961

MSCI

New York

79,9 Usd

p

21,6%

7.039

Sei Investments

New York

44,3 Usd

q -15,8%

6.583

Jack Henry & Associates

New York

81 Usd

8,8%

5.984

FactSet Research Systems

New York

154,7 Usd

q -6,9%

5.906

SS&C Technologies

New York

31,9 Usd

q -11,1%

5.781

Wirecard

Francoforte

43,0 Eur

q -11,7%

5.096

Ingenico Group

Parigi

72,1 Eur

q -34%

4.504

Temenos Group

Zurigo

63,9 Chf

p 32,7%

4.021

Square

New York

11,2 Usd

q -9,8%

3.763

Fair Isaac

New York

120,7 Usd

p 30,6%

3.228

Morningstar

New York

70,6 Usd

q -10,9%

2.772

Paysafe Group

Londra

433 Gbp

p 9,9%

2.266

LendingClub

New York

4,9 Usd

q -56%

2.102

ACI Worldwide

New York

18,1 Usd

q -23,4%

1.980

Simcorp

Copenhagen

374,5 Dkk

q -9,4%

1.854

WP Glimcher

New York

10,5 Usd

q -2,9%

1.705

WisdomTree Investments

New York

8,5 Usd

q -2,9%

1.176

DH

Toronto

17,4 Usd

q -56%

1.088

Fidessa Group

Londra

2459 Gbp

p 25,1%

1.052

I valori di performance e di capitalizzazione in euro sono aggiornati al 31 ottobre 2016

p

20,8%

Facebook sfida LinkedIn sul recruiting online Il mercato del reclutamento online piace sempre di più a Facebook, che punta a introdurre nuove funzionalità in modo da poter competere direttamente con LinkedIn. Una sfida a colpi di “profile tag” e algoritmi di ricerca e selezione che promette scintille.

13.669

Le web company cinesi corrono più di quelle Usa Chissà se Trump lo sa: secondo uno studio Mediobanca nel 2015 è stata la cinese JD.com con 25,7 miliardi di dollari di fatturato (+57,6%) la web company a più rapida crescita, davanti a Facebook (+43,8%). La Cina “fa paura” pure alla Silicon Valley, non solo agli operai. Bank gestirà le attività di back-end.

Compleanno amaro per H-Farm Compleanno amaro per H-Farm: l’acceleratore fondato e diretto da Riccardo Donadon è sbarcato sull’Aim Italia nel novembre 2015 e in 12 mesi ha perso il 23%. La società ha cambiato Specialist nominando Mediobanca: basterà per far riprendere quota alle quotazioni?


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Trading / online

A cura di Nathan Sharman

L’influencer Fintech che viene dal social trading Il futuro secondo Yoni Assia, ceo e fondatore di eToro


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P

er anni le persone hanno negoziato sui mercati finanziari. Ma il modo con cui si negozia, quando, dove e con chi, non è cambiato molto nel tempo. Internet, la globalizzazione e la tecnologia digitale stanno cambiando radicalmente il modo di interagire con il mondo finanziario. Uno degli effetti di questo cambiamento è sicuramente la democratizzazione dei mercati dei capitali. Per molto tempo, azioni, fondi di investimento, titoli, e molte altre opportunità di investimento sono stati accessibili solo per una piccola elite di persone. Oggi, le nuove piattaforme Fintech stanno rendendo possibile per chiunque, tramite l’utilizzo di un computer, un tablet o uno smartphone, l’accesso ai mercati dei capitali. La crescita dei social media

ha, infatti, modificato inesorabilmente il comportamento degli internauti che hanno sviluppato l’abitudine di consultare le community per una consulenza o un parere anche finanziario. Così i network di social trading permettono ai propri utenti di negoziare, discutere, fare domande, scambiarsi opinioni e conoscenze condividendo in alcuni casi anche le strategie di trading di maggior successo. eToro, società Fintech attiva nel social trading, nata nel 2006 in Israele e operante in oltre 170 Paesi, fa proprio questo: i membri, parte di una vera community, possono comunicare direttamente con altri traders per porre domande, partecipare a discussioni e dibattiti online e condividere in tempo reale conoscenze e analisi tramite una bacheca interattiva delle notizie. L’obiettivo è quello di permettere alle persone, attraverso la condivisione di informazioni ed esperienze, di prendere decisioni di investimento sempre più consapevoli. iFinance ha incontrato Yoni Assia, fondatore e ceo di eToro, considerato una delle persone più influenti del settore: è stato infatti inserito da Financial News nel suo prestigioso ranking Fintech 40 e da City A.M. tra i 100 top influencer del Fintech.

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Siete uno dei pochi player Fintech con un’estensione geografica globale. Quali trend vede all’orizzonte? Uno dei trend più importanti, cui stiamo già assistendo, è il crescente utilizzo da parte di investitori e risparmiatori di piattaforme di investimento online. Le società specializzate nel settore del Fintech stanno guadagnando terreno, soprattutto tra le generazioni più giovani. Una recente ricerca del Roubini Thoughtlab afferma, in proposito, che un investitore su quattro (il 26%) pensa di copiare le strategie di trading di terze parti nella pianificazione dei propri investimenti attraverso l’utilizzo di piattaforme di social trading; percentuale che raggiunge circa un terzo (30%) tra i millennials. Nonostante siamo ancora nelle fasi iniziali, possiamo confermare che tale tendenza non potrà che rafforzarsi nei prossimi anni, grazie anche all’evoluzione delle funzioni e al sempre maggior numero di strumenti a disposizione degli utenti. Il risparmiatore sarà sempre più autonomo non solo nel trading? Ritiene che questo sarà lo sviluppo anche per il wealth management? Il futuro della gestione del risparmio è online. Le persone chiedono di poter accedere al loro portafoglio in tempo reale e attraverso dispositivi mobili:


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“Il futuro della gestione del risparmio è online. Le persone chiedono di poter accedere al loro portafoglio in tempo reale e attraverso dispositivi mobili: in qualsiasi momento, ovunque si trovino”

Yoni Assia / Ceo e fondatore eToro

in qualsiasi momento, ovunque si trovino. E non solo per monitorarlo: i risparmiatori di oggi vogliono anche essere sempre più protagonisti delle proprie decisioni di investimento, e, in questo senso, il supporto di una community quale è quella di eToro, e lo stesso concetto di social trading, diventa un asset strategico. In ultimo, gli stessi asset manager – il 37%, secondo la già citata ricerca promossa dal Roubini Toughtlab – pensano di utilizzare strumenti

di social trading nella gestione professionale degli investimenti. È proprio per rivolgerci a questo target, e lanciare l’ennesima sfida alla tradizionale industria del risparmio gestito, che abbiamo introdotto la nuova funzione CopyFundsTM: tramite un algoritmo, sarà possibile investire su un selezionato gruppo di trader altamente performanti – TopTrader CopyFundsTM - o un determinato settore di mercato – Market CopyFundsTM.

Come cambierà l’industria bancaria in presenza di un’ulteriore crescita del modello di gestione diretta dei risparmi? Credo che, nel corso dei prossimi mesi, sempre più istituzioni bancarie “tradizionali” si rivolgeranno a start-up e società attive nel Fintech, e viceversa. Noi per primi abbiamo già siglato partnership con banche quali Sberbank in Russia, e Commerzbank in Germania, che condividono la nostra visione e il nostro approccio al mondo del risparmio gestito e sono interessate a offrire ai propri clienti gli strumenti e le funzioni innovative introdotte dalla nostra piattaforma. Quale cambiamento tecnologico potrà condizionare i futuri 20 o 30 anni? Il cambiamento più importante è sicuramente quello che riguarda la tecnologia blockchain, grazie alla quale è possibile registrare, archiviare e garantire l’affidabilità a tutte le transazioni che avvengono sulla rete. Su questa tecnologia si concentrano sempre di più gli investimenti nel settore del Fintech, anche e soprattutto da parte dei maggiori player dell’industria bancaria, che ne iniziano a intravedere tutte le opportunità. Nel medio e lungo periodo, gli sviluppi e la diffusione del blockchain permetteranno ai trader un accesso più facile ai mercati internazionali, nonché la gestione semplificata degli scambi cross-border e dei pagamenti digitali.



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Guadagnare col FinTech / opinion

A cura di Alessandro Rossi

Il futuro è agganciato alle maglie di una catena Le applicazioni della blockchain vanno ben oltre i già noti Bitcoin

L’investimento del momento è sulla tecnologia blockchain. Un miliardo di dollari solo nell’ultimo anno, mentre si muove un consorzio di 25 grandi istituti di credito mondiali. E in Italia…

di Alessandro Rossi

F

orse è futuribile, ma nel Fintech il futuro si coniuga al presente. Così investire in blockchain sta diventando il business di oggi, sperando che arrivi presto domani. La blockchain consente sostanzialmente di scambiare beni e servizi tra persone saltando gli intermediari e i processi di validazione perché i nodi della blockchain a loro volta svolgono il ruolo di notai, avvocati, banche, broker. Insomma rendono valide le operazioni. Se un passaggio non è registrato la transazione non è valida. Più che un business la blockchain è un sistema, un mezzo. Ma chi investe in blockchain? A Londra, per esempio, sono le grandi istituzioni finanziarie come Goldman Sachs e JP Morgan a mettere tanti soldi sullo sviluppo del nuovo mezzo di scambio peer to peer. Il motivo è semplice: come per le autostrade, chi passa paga un pedaggio. Per ogni transazione si sgancia un soldino. E le commissioni ingrassano chi controlla la catena. E poi ci sono risparmi incredibili: basti pensare a tutti i passaggi di validazione tradizionali, che costano eccome, e che vengono bypassati. Nel mondo, nell’ultimo anno, è stato investito circa un miliardo di dollari su idee fondate sul meccanismo della blockchain. Quello alla base del successo della criptovaluta Bitcoin e in fondo allargabile a infinite altre applicazioni relazionali, nelle quali uno scambio o un’azione necessitino di essere certificate senza l’intervento di una parte terza. Perché è l’intera rete di macchine che registra e controlla quanto accaduto

garantendone la non replicabilità e la correttezza. E poi c’è il problema, anzi il vantaggio, della sicurezza. Cercare di “scalare” la catena porterebbe all’azzeramento del valore o delle informazioni verificate. Dunque non converrebbe a nessuno dei soggetti coinvolti. A riprova dell’interesse per questa sorta di applicazione del peer-to-peer allo scambio verificato di azioni in rete c’è per esempio il consorzio di 25 grandi istituti di credito mondiali che hanno creato la startup R3 per studiare soluzioni applicabili. In Italia SiamoSoci, la piattaforma italiana per l’incontro tra investitori e startup, all’inizio dell’estate ha lanciato un “club”, una sorta di gruppo d’investimento per promuovere la crescita delle giovani società che sviluppino servizi legati a questa tecnologia. Blockchain Club, è il nome del progetto realizzato insieme a Blockchainlab, è rivolto a business angel e investitori e, per come la spiegano, offre la possibilità di salire su un treno paragonabile a quello che accompagnò l’esplosione di Google, Paypal o Amazon alla fine degli anni Novanta.

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GoldSh


Uomo avvisato mezzo salvato Pionieri dal 2003 con il lancio del primo ETC sull’ oro al mondo. La più ampia gamma di ETC sui metalli preziosi in Borsa Italiana: 27 tra ETF e ETC su oro, argento, platino, palladio e società aurifere anche in versione short, con leva e copertura sul rischio dollaro. Esposizione

ISIN

Codice Bloomberg

Posizione

Collateralizzato

ETFS Physical Gold

JE00B1VS3770

PHAU IM

Lunga (+1x)

Esposizione Fisica

Gold Bullion Securities

GB00B00FHZ82

GBS IM

Lunga (+1x)

Esposizione Fisica

ETFS EUR Daily Hedged Physical Gold

JE00B8DFY052

GBSE IM

Lunga (+1x)

Esposizione Fisica

ETFS 1x Daily Short Gold

JE00B24DKC09

SBUL IM

Inversa (-1x)

ETFS 3x Daily Short Gold

JE00BYQY4L28

3AUS IM

Leva inversa (-3x)

ETFS 2x Daily Long Gold

JE00B2NFTL95

LBUL IM

Leva (+2x)

ETFS 3x Daily Long Gold

JE00BYQY4X40

3AUL IM

Leva (+3x)

ETFS DAXglobal Gold Mining GO UCITS ETF

IE00B3CNHG25

AUCO IM

Lunga (+1x)

Per maggiori informazioni contattaci su:

italy@etfsecurities.com e su etfsecurities.com/oro Il presente materiale pubblicitario è stato predisposto e pubblicato, ai sensi dell’art.21 del Financial Services and Markets Act 2000 da ETF Securities (UK) Limited (“ETFS UK”), una società autorizzata e regolamentata dalla Financial Conduct Authority britannica. I prodotti discussi nel presente documento sono emessi da ETFS Commodity Securities Limited (“CSL”), ETFS Metal Securities Limited (“MSL”), ETFS Hedged Metal Securities Limited (“HMSL”), GO UCITS ETF Solutions Plc (“GO”), Gold Bullion Securities Limited (“GBS” ed insieme a CSL, MSL, HMSL e GO gli “Emittenti”). CSL, HMSL, MSL, e GBS sono regolamentati dalla Jersey Financial Services Commission (Commissione per i servizi finanziari del Jersey). GO è una società d’investimento a capitale variabile di tipo aperto con responsabilità separata tra i comparti (ognuno un “Fondo”) di diritto irlandese. La

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Società è stata autorizzata dalla Banca centrale d’Irlanda come OICVM ai sensi del Regolamento delle Comunità Europee (Organismi di investimento collettivo in valori mobiliari) del 2003 ed emetterà una categoria di azioni separata per ogni Fondo. Il prezzo dei titoli può aumentare così come diminuire. Gli investitori potrebbero non recuperare l’importo inizialmente investito e perdere interamente il proprio investimento. Le informazioni contenute in questa promozione finanziaria non rappresentano un’offerta di vendita né la sollecitazione di un’offerta per l’acquisto di valori mobiliari. I titoli sono denominati in dollari statunitensi e il valore dell’investimento in altre valute sarà influenzato dai movimenti dei tassi di cambio. Le performance passate non sono indicative dei risultati futuri. Prima dell’adesione leggere il prospetto informativo e il Documento contenente le informazioni chiave per gli investitori reperibili sul sito:

www.etfsecurities.com. I prodotti a esposizione inversa (“short”) e con leva finanziaria negoziati in Borsa sono indirizzati esclusivamente ad investitori consapevoli dei rischi connessi all’impiego di tali prodotti e che sono intenzionati a effettuare investimenti a breve termine. Le perdite potenziali in relazione a prodotti short e/o con leva finanziaria negoziati in Borsa potrebbero essere maggiori rispetto a quelle derivanti da prodotti senza leva. Si prega di fare riferimento alla sezione intitolata “Fattori di rischio” (“Risk Factors”) nel relativo prospetto per dettagli su questi e altri rischi. I titoli emessi dagli Emittenti sono obbligazioni dirette e a rivalsa limitata soltanto dagli Emittenti e non sono obbligazioni di o garantiti da UBS AG, Merrill Lynch Commodities Inc. (“MLCI”), Bank of America Corporation (“BAC”), Bloomberg Finance LP (“Bloomberg”), e Morgan Stanley & Co

International plc, loro affiliate, né da alcun altro soggetto o da sue affiliate. UBS AG, MLCI, BAC, Bloomberg, e Morgan Stanley & Co International plc disconoscono qualsiasi responsabilità, sia essa civile, contrattuale o di altra natura (fatto salvo quanto citato qui sopra), che potrebbero avere in ordine al presente documento o al suo contenuto altrimenti derivante dal presente documento. Nessuno dei fornitori di indici dei Fondi di cui al presente documento, né i loro licenziatari provvedono nessuna garanzia o dichiarazione di qualsiasi natura sia in relazione ai risultati ottenuti dall’utilizzo dei relativi indici e / o alle valori cui tali indici si attestano in un determinato giorno. Nessuno dei fornitori di indici è responsabile verso alcuno per eventuali errori o ritardi significativi nei relativi indici né è soggetto ad alcun obbligo di avvertire alcun soggetto di eventuali errori o ritardi significativi in esso.

06/09/2016 17:01




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Emerging / Fintech

A cura di Federico Morgantini

LĂ dove il robot ha giĂ sostituito il bancario Gli sportelli cinesi viaggiano a tutto Fintech

Entrando in una banca a Shanghai ormai sembra di entrare in una sala giochi, non si vedono quasi piĂš gli sportelli ma solo macchinari o addirittura robot semoventi che si muovono incontro al cliente appena entrato


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Q L’intreccio di viadotti autostradali alle porte di Shanghai. Nelle altre foto delle pagine di questo servizio: gli avveniristici terminali presenti nelle filiali bancarie della megalopoli cinese.

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uanto la Cina conti nel panorama finanziario mondiale si comprende chiaramente dalla dimensione delle sue banche. Da un report S&P Global Market Intelligence, che stila la classifica delle banche più grandi del mondo sulla base degli asset gestiti al 31 dicembre 2015, ai primi 4 posti ci sono le 4 banche nazionali cinesi. ICBC (Industrial & Commercial Bank of China), con un patrimonio di 3.420 miliardi di dollari, guida ancora una volta la lista di quest’anno, seguita da China Construction Bank (2.830 miliardi), Agricultural Bank of China (2.740 miliardi) e Bank of China (2.590 miliardi). Il sistema bancario cinese è ancora quasi completamente “pubblico”, con i quattro istituti citati di livello nazionale e dipendenti dallo Stato centrale, e una infinità di banche locali di proprietà dei governi locali, come la Shanghai Bank. Unica banca privata che compete a livello nazionale è la China Minsheng Bank Corp (CMBC) (769 miliardi). Di dimensioni importanti, benché senza sportelli, sono anche le banche legate ai sistemi di pagamento online AliPay e WeChat-Wallet. L’apertura della Cina a investitori stranieri e la continua espansione del mercato interno stanno creando sempre maggiore concorrenza nel settore bancario cinese, tanto che questo si sta trasformando velocemente grazie a una innovazione tecnologica molto spinta, che lo rende all’avanguardia a livello mondiale nel Fintech. All’inizio la sfida si è giocata nelll’espansione sul territorio: l’apertura di nuove filiali nelle aree del boom economico e dei


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distretti industriali che per decenni hanno prodotto qualsiasi tipo di bene per tutto il resto del mondo. Poi, quando questa leva è andata a perdere importanza, la competizione si è spostata sull’offerta dei servizi e sulla loro sofisticatezza tecnologica. Da qui una gara incredibile fra le banche a sviluppare sistemi di homebanking e soprattutto mobile-banking che ha portato a piattaforme super innovative. Con sistemi di sicurezza e di help desk nettamente superiori al resto del mondo. Ormai però anche il digital-banking è arrivato a una omologazione e non fa più la differenza, così che i colossi bancari cinesi sono tornati alle filiali, ma

hanno cambiato loro la faccia con lo smart-banking. Entrando in una banca a Shanghai ormai sembra di entrare in una sala giochi: non si vedono quasi più gli sportelli ma solo macchinari o addirittura robot semoventi che si muovono incontro al cliente appena entrato. Pensando ai vecchi bancomat viene da ridere, sembra di pensare a PacMan rispetto ai videogiochi di oggi. Il macchinario base ha: uno o due mega touchscreen iconografici per operare, un lettore contactless di ID (la carta di identità digitale che tutti i cinesi possiedono da anni), un lettore di ID fisico, un lettore di carta magnetica, un lettore di carta a microchip, una telecamera orientabile che deve associare l’immagine dell’utente alla foto nella ID e all’operazione in corso, un lettore di impronta digitale, una penna elettronica per la firma manuale sul touchscreen, una “bocca” ricevi contante, una “bocca” consegna contante, una stampante ricevute e distinte, un microfono per parlare con helpdesk e una superfice specchiata per vedere se qualcuno da dietro ti guarda (questa alquanto old-style). È ovvio che gran parte degli utenti non sappia usarle; così se un tempo i funzionari erano allo sportello, adesso sono accanto alla macchina per aiutare la clientela, ma è solo questione di tempo prima che questa impari a servirsi da sola. Ed è anche solo questione di tempo che queste macchine escano dalle

filiali per diventare delle “filiali ambulanti” da lasciare parcheggiate dove di volta in volta ci sarà maggiore richiesta di “operazioni fisiche” e impossibili da fare solo dallo smartphone. La preoccupazione di perdere posti di lavoro con il Fintech, tipica del resto del mondo, in Cina non esiste. Infatti ci sono tantissime aree sia urbane che rurali dove “serve ancora” la filiale, ma il vero problema è trovare personale competente, così il Fintech qui non spaventa. Ma chi costruisce queste banche robot? Il principale player in Cina è Huawei, noto al grande pubblico (anche italiano) per gli smartphone (terzo produttore mondiale dopo Samsung e Apple). In realtà i prodotti consumer sono una novità per Huawei che di fatto è uno dei leader mondiali nella costruzione di apparati elettronici e per le telecomunicazioni: dai centri di controllo ai ripetitori dei telefonini, alle centrali telefoniche alle macchine per il Fintech appunto. Il sito produttivo principale è a Shenzhen, capitale della silicon valley cinese, con oltre 170.000 dipendenti (come tutta la città di Reggio Emilia), 8 linee di autobus che collegano i vari dipartimenti dell’azienda e un fatturato di oltre 60 miliardi di dollari. Chris Yeung, Fintech Chief Architect, dichiara che l’obiettivo di Huawei è quello di sviluppare un perfetto ecosistema IT che unisca Fintech, banche e regolatori.


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Next / banking

A cura di Antonio Ferrario

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Ma le filiali non spariranno L’automazione cambierà radicalmente il ruolo dei bancari nelle filiali

I

n Italia il numero di filiali bancarie è ancora eccessivo rispetto alle esigenze del pubblico, ma la filiale non scomparirà, semmai si trasformerà. È la strada seguita da TAS, società quotata con oltre 30 anni di storia che dopo aver conquistato una posizione di leadership in Italia nel settore delle carte e degli ATM, guida ora il fenomeno della cosiddetta “branch transformation”, ossia la riconfigurazione delle filiali bancarie diffuse sul territorio sulla base dei nuovi bisogni degli utenti e delle possibilità offerte dalla tecnologia. Per farlo la società ha lanciato Easybranch, una iniziativa dedicata a supportare le banche nei processi di trasformazione delle filiali. A capo di questa iniziativa è Danilo Rivalta, al quale iFinance ha chiesto di sintetizzare quali siano le tendenze più recenti seguite dagli istituti di credito di casa nostra nella loro offerta al pubblico. “Secondo alcune stime si va verso una riduzione del 50% delle filiali bancarie, ma quelle che rimarranno saranno assolutamente diverse. Con tantissima automazione e nelle quali persone saranno dedicate alla vendita di prodotti bancari o di cross selling”, esordisce Rivalta. “I canali saranno tutti integrati. La filiale farà

Una cassa automatica di nuova generazione progettata da TAS

altro, mentre le classiche operazioni bancarie si faranno in maniera automatizzata, attraverso chioschi ibridi. Si tratterà in sostanza di mezzi abilitanti alle funzioni tradizionali e facilitanti per le funzioni evolute. E stiamo già collaborando con alcune realtà per fare ciò. In particolare stiamo lavorando con due banche per arrivare alla totale automazione delle operazioni classiche bancarie, persino l’apertura di un conto corrente. Tutti hanno immaginato il loro modello di filiale. E in tutti i casi con alcuni messaggi forti: riportare il cliente in filiale; riportare le macchine dentro la filiale e non all’esterno, se no i clienti non entrano più; integrare la filiale nella multicanalità”.

La filiale farà altro, mentre le classiche operazioni bancarie si faranno in maniera automatizzata, attraverso chioschi ibridi

Danilo Rivalta / Responsabile Easybranch (TAS)

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News/ around the world

A cura di Daniel Settembre

L E N U O V E R O T T E D E L L’ I N N O V A Z I O N E F I N A N Z I A R I A

1 | Arrivano i Bitcoin di Topolino Anche la Disney punta sulla Blockchain. Si chiamerà Dragonchain e permetterà di risparmiare tempo e denaro. In futuro, oltre ai “Mickey Mouse coins”, simili ai Bitcoin, la società creerà programmi per monitorare il tempo delle corse nelle piste dei giochi e la lunghezza delle code, all’interno dei parchi tematici.

2 | Uber insieme a Bankaool per i mobile payment Uber, l’applicazione di car sharing che fornisce un servizio di trasporto automobilistico privato attraverso un’applicazione software mobile in grado di collegare direttamente passeggeri e autisti, ha siglato un accordo con Bankaool, la prima banca online del Messico, e Mastercard, società leader nel settore dei pagamenti elettronici, per il lancio della carta Uber Bankaool, una soluzione innovativa che offre un modo alternativo per pagare le corse, utilizzando una applicazione di mobile banking.

3 | Bny Mellon apre 8° centro di innovazione a Singapore Bny Mellon ha annunciato l’apertura del suo Global Innovation Center anche a Singapore. È l’ottavo centro a livello globale dopo quelli di Pune, Silicon Valley, Jersey City, Chennai, Londra, Pittsburgh e New York. Il centro è stato progettato per facilitare la collaborazione con i clienti e le imprese FinTech presenti in Asia per la creazione di soluzioni che opereranno all’interno dell’ecosistema digitale di Bny Mellon, Nexen.


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USA // MESSICO // SINGAPORE // UK // RUSSIA // SPAGNA //

4 | Un quinto dei pagamenti con carta sono contactless Un pagamento su cinque tramite carta avvengono via contactless, una tecnologia che non richiede l’inserimento fisico della carta nel lettore ma per la quale è sufficiente l’avvicinamento. Secondo gli ultimi dati di The UK Cards Association le carte contactless sono state utilizzate per il 21% dei pagamenti nel mese di agosto 2016, in aumento rispetto a un anno fa quando erano solo il 7,9%. Il numero di transazioni contactless è passato da 89 milioni nel mese di agosto 2015 a circa 260 milioni nel mese di agosto di quest’anno.

5 | La Russia, pensa a un sistema di pagamenti alternativi Il primo ministro russo, Dmitry Medvedev, ha annunciato l’intenzione di creare un nuovo sistema di pagamento per il Paese compatibile con la China UnionPay. All’inizio di quest’anno la Russia ha lanciato la sua carta di pagamenti nazionali Mir voluta dal presidente Vladimir Putin in risposta alle sanzioni degli Usa e della Ue dopo l’annessione della Crimea, visto che MasterCard e Visa hanno tagliato i servizi a molte banche del Paese.

6 | Con BBVA il conto corrente si apre con un selfie Da oggi il conto corrente si apre con un selfie. BBVA è infatti il primo istituto finanziario in Spagna a lanciare un’app mobile tramite la quale i clienti della banca spagnola possono aprire un conto semplicemente facendosi una foto. Con il nuovo servizio, la banca contatta con una videochiamata il cliente per eseguire una identificazione biometrica, dopo che il cliente stesso ha provveduto a fornire con lo smartphone i propri dati personali, un proprio autoritratto e la foto dell’Id realizzati con il cellulare. I nuovi clienti non pagheranno le spese di gestione e potranno ottenere una carta di debito senza alcun canone annuale.


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News / Italia

A cura di Cristina Cavenaghi

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Il miglior consulente indipendente d’Italia è digitale Moneyfarm si è aggiudicato il sigillo d’oro da parte dell’Istituto Tedesco Qualità e Finanza come Migliore Consulente Finanziario Indipendente in Italia per soddisfazione dei clienti. I Sigilli Oro rappresentano una delle certificazioni più prestigiose della soddisfazione dei clienti finali grazie all’assoluta indipendenza nelle rilevazioni. Riconoscimento anche in terra britannica, dove a Moneyfarm è stato assegnato il titolo di migliore Stocks & Share ISA Provider dell’anno durante i MoneyAge Awards.

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Widiba prima al mondo per customer experience secondo Efma

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Fineco lancia X-Net, la piattaforma di cyborg-advisory FinecoBank lancia X-Net, la piattaforma tecnologica pensata sul modello della cyborg advisory e sviluppata per i propri consulenti finanziari che unisce la roboadvisory con la consulenza tradizionale. Con X-Net i consulenti Fineco hanno a disposizione una piattaforma personalizzabile con un sistema di servizi digitali evoluti che consentono una semplificazione del lavoro e una migliore relazione con la clientela.

03

Banca Generali sbarca su Facebook e Youtube Banca Generali ha inaugurato i canali ufficiali di Facebook e YouTube. La strategia di comunicazione di Banca Generali si estende dunque alle piattaforme social per portarle ad un pubblico sempre maggiore. Mettendo inoltre a disposizione dei consulenti e private banker un ulteriore strumento per rimanere sempre in contatto con la clientela.

Widiba si è aggiudicata il Premio Internazionale Efma come la banca con la “Migliore Customer Experience al mondo”. Il riconoscimento è attribuito da Efma (European Financial Management Association), organizzazione internazionale che ha lo scopo di individuare e premiare le best practice più innovative in ambito finanziario. Widiba ha conquistato il primo posto grazie al progetto Widiba 2020, l’interfaccia che fornisce un motore di ricerca intelligente per effettuare transazioni e operazioni solo inserendo una parola chiave.


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Nuovo record per una campagna di equity crowdfunding in Italia La raccolta di capitale di Club Italia Investimenti 2 tramite il portale Mamacrowd si è conclusa con 208mila euro grazie a 183 nuovi soci, nuovo record per una campagna di equity crowdfunding in Italia. L’investimento medio è stato quindi di più di 1.000 euro. Obiettivo iniziale della campagna erano 174mila euro, raggiunti e superati in soli 4 giorni dal lancio del round. CII2 non è una startup, ma una società di investimenti che affianca la startup nella ricerca di capitali di seed.

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Nasce la prima collana di libri dedicati all’innovazione: si parte con “Fintech Revolution” Si chiama TAGbooks ed è la prima collana italiana di libri dedicati all’innovazione digitale. Curata da Alessandro Rimassa, la collana nasce dalla collaborazione tra Egea, la casa editrice dell’università Bocconi, e Talent Garden, la più grande piattaforma fisica in Europa per i talenti del digitale. Tra i primi titoli della collana spicca Fintech Revolution, a cura di Matteo Rizzi.

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CashMe lancia la sua piattaforma per il finanziamento alle Pmi Ha fatto il suo esordio la piattaforma online messa a punto da CashMe, startup fondata da Marcello Scalmati, dal gruppo Axist, da alcuni professionisti del settore e supportata dall’acceleratore italo-inglese iStarter. Il marketplace (www.cashme.it) mette a disposizione un canale diretto tra imprese ed investitori istituzionali e professionali rendendo possibile l’incontro tra domanda e offerta di capitali tramite la compravendita di crediti commerciali. Si tratta di una sorta di eBay del credito, per la caratteristica del meccanismo ad asta.

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Schroders lancia online una piattaforma educational per gli investitori È online Schroders IncomeIQ, una piattaforma online nata allo scopo di affiancare i risparmiatori nella ricerca di reddito. IncomeIQ comprende una piattaforma web con guide, video, strumenti interattivi e finalizzata a creare cultura finanziaria. La piattaforma si rivolge direttamente al cliente finale, ma trova la sua massima espressione con il supporto di un consulente.

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Unicredit scalza Intesa e sale al top dei brand bancari online Unicredit conquista per la prima volta la testa della classifica mensile di BEM Research che monitora l’andamento dei siti web in lingua italiana dei brand bancari con le migliori performance online. La seconda posizione è occupata da Banco Popolare. La banca che, dopo la fusione con BPM, si avvia ad essere il terzo polo bancario in Italia riesce a scalzare Intesa SanPaolo.


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Coming / soon

A cura di Cristina Cavenaghi

Nasce Gooruf.com

Il social network della finanza in cui saranno organizzati i micrositi gestiti direttamente dai fornitori di centinaia di servizi per il personal business e che saranno oggetto del motore di ricerca basato su un algoritmo proprietario. Questo aiuterà i risparmiatori ad avere informazioni, confrontarsi, valutare diverse scelte di investimento e contattare direttamente tutti i provider principali del mercato. Il debutto di Gooruf è all’ITForum Milano 2016, all’interno del panel dal titolo “Fintechage: digital revolution nei

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gni minuto su Google vengono fatte oltre quattro milioni di ricerche. Il mondo diventa sempre più digitale, tutto passa dal web. Persino quando andiamo a comprare qualcosa in un negozio prima diamo sempre uno sguardo in Rete. È il trionfo della democrazia dal basso in cui sono i consumatori i primi a recensire i servizi. Per questo, oggi, per i brand, che si tratti di beni reali o di servizi finanziari, è fondamentale creare reputation e in futuro dovranno definire strategie di comunicazione che

consentano un dialogo diretto con i potenziali clienti. Proprio per questo Blue Financial Communication (il gruppo editoriale che edita, tra gli altri, anche iFinance) ha deciso di creare Gooruf.com: un social network che sarà gestito dalla controllata iFinance Media di Londra e che sarà il primo motore di ricerca per servizi finanziari al mondo. Sarà completamente gratis e senza pubblicità e farà incontrare i risparmiatori con i protagonisti dei servizi finanziari online. Banking, insurance, trading, asset management, advisory, comparator, real estate e crowfunding: queste le otto sezioni

servizi finanziari”. Il progetto di Gooruf partirà entro la fine del 2016 col sito inglese e italiano per proseguire con gli altri mercati (Asia in primis) nei mesi seguenti.



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App/ della finanza

A cura di Omero Cambi

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WoW di CheBanca! WoW è l’app di CheBanca! per il pagamento utilizzabile non solo dai clienti della banca ma da tutti i possessori di carte di credito.

Niente costi L’app WoW, non ha né canone né costi fissi e il 02

download è gratuito. Nelle operazioni in cui viene richiesta una commissione, questa è indicata prima di procedere.

Compatibilità WoW è collegabile a qualsiasi carta, MasterCard, Visa o Visa Electron, oppure a Paypal, e in un attimo si può accedere a una vasta gamma di pagamenti, molti dei quali gratuiti.

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Pagamenti P2P Una funzione sempre più usata dagli utenti, è il pagamento peer to peer, ovvero l’invio di denaro a una persona,

Anche per muoversi Tra i servizi più utilizzati ci sono il pagamento

operazione per la quale è necessario

dei bollettini postali (basta inquadrare il codice

inserire soltanto l’indirizzo email del

Qr per pagare quelli premarcati), le ricariche

destinatario e l’importo.

telefoniche e il pagamento del bollo auto. Oltre a queste funzioni, con WoW è possibile pagare gli abbonamenti ai servizi di trasporti e il posteggio nella sosta a pagamento nelle principali città italiane.


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Sviluppatore: Borsa Italiana SPA

Sviluppatore: Traderlink Italia SRL

Piattaforma: Android e Ios

Piattaforma: Android e Ios

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Borsa Italiana

Traderlink Chart

L’app ufficiale di Borsa Italiana. Leggera, consuma poche risorse e permette di monitorare le quotazioni dei maggiori indici, dei titoli Azionari, degli Etf, degli Etc ed Etn, dei Covered Warrant e Certificates, delle Obbligazioni, dei Fondi e dei Derivati, con schede e dettagliate, statistiche, grafici e news di Radiocor. Permette inoltre di ricevere Alert su titoli indicati anche con l’app chiusa. Unica carenza: l’assenza di storico sui titoli.

App creata da una delle software house leader italiane nella creazione di sistemi per il trading on line. A portata di mano, in un’app gratuita e semplice da usare sia su Android che Ios, quotazioni e grafici di tutti i titoli quotati su Borsa Italiana, Dow Jones, Nasdaq, e ancora Spread, Bpt e indici di mercato, notizie e molto altro. Grande la gamma di grafici e strumenti disponibili, e la possibilità di condividere titoli, modelli su tutti dispositivi mobili.

Sviluppatore: StockTwits, Inc.

Sviluppatore: INVESTING.com / Fusion Media Limited

Piattaforma: Android e Ios

Piattaforma: Android e Ios

Stocktwits

Investing.com

StockTwits crea un vero social network che permette di capire, comunicare, individuare i trend di mercato confrontandosi con traders e operatori di tutto il mondo. Ovviamente è possibile anche condividere e utilizzare l’app con Twitter, Facebook e LinkedIn. Con ottime valutazioni, l’app, gratuita, è utilizzata da quasi mezzo milione di persone su Android. Costantemente aggiornata, è disponibile anche su iTunes

Sono quasi cinque milioni gli utenti dell’app di Investing.com, tra i più noti siti web di finanza e mercati. L’app, con una valutazione media di 4,6/5, ripropone in versione mobile tutte le risorse offerte agli utenti del sito, grafici e quotazioni in tempo reale, le notizie finanziarie aggiornate, analisi tecniche e strumenti e calcolatori. L’app è disponibile gratuitamente sia per Ios che per Android.


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Web / lex

A cura di Fabrizio Tedeschi

Roboconsulenza indipendente È ragionevole prevederla accanto a quella non indipendente?

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a macchina (forse è diminutivo definirla tale) tende a sostituire l’uomo nelle sue attività, anche in quelle più personali o professionali come la consulenza finanziaria. Il legislatore deve fare fronte a queste innovazioni, altrimenti l’operatore si trova nella necessità d’interpretare la normativa in senso evolutivo (sempre rischioso) per poter operare con i nuovi strumenti. Uno di questi problemi è costituito dalla consulenza offerta in forma automatica, tramite un robot o uno strumento scevro di sentimenti, conflitti d’interesse, equilibrato nella sua propensione al rischio e con tutte le qualità di un perfetto consulente, che elabora consigli, portafogli, operazioni ideali per un cliente altrettanto ideale, ridotto a poco più di una serie di formule. Non è fantascienza, sta già avvenendo. L’intervento del consulente umano può essere previsto o meno. Di fatto la consulenza parte da elaborazioni algoritmiche dello strumento informatico. Ipotizzando che lo strumento operi senza intervento umano (che non sia nella fase di

programmazione), ha significato dividere la consulenza tra indipendente e non indipendente e prevedere che i due tipi di consulenza siano seguiti da persone diverse? La norma prevede che la stessa persona giuridica possa svolgere entrambi i tipi di consulenza ad alcune condizioni, tra le quali quella che la medesima persona fisica non svolga entrambe le attività. Prima domanda: il robottino può svolgere entrambi i tipi di consulenza a condizione che non vi sia intervento umano? La risposta dovrebbe essere affermativa perché il divieto di svolgere entrambe le attività riguarda le sole persone fisiche e non altro. A questo punto ci si può chiedere se sia ragionevole prevedere i due tipi di consulenza. Può esserlo solo laddove ci siano due programmi: con e senza le regole della consulenza indipendente. La differenza non è nel contenuto ma nella remunerazione. La conseguenza è che il contenuto (raccomandazione) di una consulenza robotica, che non preveda alcun intervento umano nella gestione del rapporto col cliente, è nella sostanza identico in entrambi i tipi di consulenza. Resta solo la differenza di remunerazione.

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“L’intelligenza artificiale è molto più avanzata di quanto si creda. Il ruolo dell’umanità su questo pianeta dipende dalla sua intelligenza, quindi se questa verrà superata, è improbabile che rimarremo padroni del pianeta”.

ELON MUSK Elon Musk (Pretoria, 28 giugno 1971) è un imprenditore sudafricano naturalizzato statunitense, conosciuto soprattutto per aver co-fondato PayPal e per aver creato la SpaceX che fornisce veicoli spaziali per il trasporto di persone e merci, oltre che la Tesla Motors, il primo produttore di auto elettriche a elevate prestazioni. Ha iimparato da solo la programmazione informatica e all’età di 12 anni ha venduto il suo primo videogioco, chiamato Blastar, per 500 dollari. Laureato in economia e in fisica all’Università della Pennsylvania negli Stati Uniti, Musk è anche presidente di SolarCity (società specializzata nel fotovoltaico) e sta lavorando al progetto Hyperloop per la realizzazione di un rivoluzionario sistema di trasporto ad altissima velocità (1.100 Km/h).

Tech / leader

A cura di Daniel Settembre


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Forbes Nel 2015 si piazza alla posizione 101 nella lista Forbes degli uomini più ricchi del mondo con un patrimonio netto di circa 12 miliardi di dollari.

Eroe spaziale In un sondaggio della Space Foundation del 2010 Musk si è classificato come il 10° eroe spaziale più popolare.

Tesla Model 3 Il 31 marzo 2016 è stata presentata la Tesla Model 3, il primo modello della casa destinato al grande pubblico.

PayPal Nel marzo 1999, Musk ha co-fondato X.com, una compagnia di servizi finanziari online e di pagamenti via e-mail. Un anno dopo, la fusione con Confinity a dato origine a PayPal.

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Lavoro / carriere tech

A cura di Daniel Settembre

GREAT PLACE TO WORK

Per il quarto anno consecutivo Google si conferma l’azienda migliore in cui lavorare secondo la classifica internazionale annuale stilata dall’istituto di San Francisco Great Place to Work, che seleziona le 25 multinazionali più attraenti sotto il profilo lavorativo. La classifica è stilata in base ad una serie di indicatori ed alla soddisfazione per il dipendente: dalla meritocrazia, alla garanzia di un ambiente sereno e socievole, dove c’è un buon equilibro fra le esigenze famiglia-lavoro e il rapporto di fiducia in ambito lavorativo. Il podio è tutto a stelle e strisce: il colosso dei motori di ricerca e del web resta incollato al primo posto, seguito da SAS, attiva nell’information technology, e W.L. Gore, che produce il noto tessuto Gore-Tex. iFinance ha selezionato all’interno della classifica le 8 migliori società che operano nel settore dell’IT.


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LE 8 AZIENDE DELL’IT DOVE LAVORARE Dell È una multinazionale con sede a Round Rock, nel Texas, che produce personal computer e sistemi informatici. Secondo i dati del 2016, impiega circa 101.800 dipendenti in tutto il mondo.

Cisco È nata nel 1984 a San Jose, California, da un gruppo di ricercatori della Stanford University ed è una delle aziende leader nella fornitura di apparati di networking. Attualmente vi lavorano oltre 70.000 persone nel mondo.

Fonte: Great Place to Work

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Google È famosa per il suo motore di ricerca, il sistema operativo Android e altri servizi web come YouTube, Gmail, Google Maps. Dà lavoro a circa 56.300 persone.

NetApp È una società con sede a Sunnyvale, in California, che fornisce software, sistemi e servizi per aiutare i clienti a gestire ed archiviare i propri dati in cloud. Da tempo inserita in molte liste delle migliori aziende in cui lavorare.

Cadence Design Systems È stata fondata nel 1988 dalla fusione di SDA Sistemi e ECAD è una multinazionale di progettazione elettronica, di software e servizi di ingegneria. La società impiega circa 6.167 dipendenti in tutto il mondo.

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SAS Institute È una società statunitense produttrice di software con quartier generale situato a Cary, in Carolina del Nord. Ha sedi in diverse altre nazioni, compresa l’Italia, con oltre 13.000 dipendenti.

Autodesk È un’azienda di software fondata da John Walker e dodici altri co-fondatori nel 1982. Attualmente il quartier generale si trova a San Rafael. Ha circa oltre 8.300 dipendenti in tutto il mondo.

Adobe La Adobe Systems Incorporated è una software house statunitense con sede a San Jose in California, nota soprattutto per i suoi prodotti di video e grafica digitale. Impiega circa 13.000 dipendenti.

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Millennial / trend

A cura di Alessio Bragadini

Parla con me, sono il tuo brand preferito Come le aziende si preparano a usare i chatbot di Facebook Messenger

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no dei servizi più usati in tutto il mondo è senz’altro Facebook Messenger, pezzo pregiato nell’espansione della casa di Menlo Park (che controlla anche WhatsApp e Instagram). Oltre al social network vero e proprio, infatti sugli smartphone la app è installata separatamente e Mark Zuckerberg parla esplicitamente di “Messenger Platform”. Non stupirà quindi che le pubblicità stiano arrivando anche su Messenger, ma in maniera meno invasiva rispetto a banner e pop-up grazie ai

chatbot, i software che presidiano la conversazione e rispondono automaticamente in maniera più o meno evoluta. Facebook consentirà infatti ai brand di mandare messaggi sponsorizzati ai propri utenti, ma solamente se la conversazione è stata iniziata dall’utente stesso verso il chatbot del marchio, magari per porre una domanda su un prodotto o per segnalare un problema su un acquisto o un servizio. A quel punto però l’autorizzazione è data, e così come un amico vi può scrivere in ogni momento attraverso la chat così

il brand-amico avrà carta bianca nel proporvi nuove idee di conversazione più o meno interessanti. In aggiunta, nel flusso di Facebook cominceranno ad apparire pubblicità delle aziende (aumentando così il flusso degli incassi dell’azienda californiana) che inviteranno a collegarsi con il proprio chatbot su Messenger aprendo così la porta alla conversazione mirata verso l’utente. Data la profilazione dei nostri gusti che avviene sulla piattaforma è alta la possibilità di ricevere poi offerte personalizzate che distano solo un click dall’acquisto.



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Millennial / trend

A cura di Alessio Bragadini

Milioni di voci su Twitter, artificiali 400.000 bot hanno generato il 20% dei tweet durante la campagna

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entre l’azienda Twitter, Inc. continua a incontrare difficoltà in Borsa e fuori, il servizio Twitter è sempre più al centro della scena. La stagione elettorale americana appena conclusa lo ha visto impiegato non solo da giornalisti, addetti stampa, commentatori e tifosi delle due parti ma anche, e in maniera molto colorita, da un certo Donald J. Trump, che lo ha utilizzato come una clava per conquistare la Casa Bianca. La recente campagna presidenziale americana ha anche messo in evidenza che i modi molto diversi con cui si può affrontare la comunicazione su Twitter: da un lato il team Clinton con (si dice) una burocrazia dedita alla scrittura ed approvazione dei tweet, in modo simile alle grandi testate pronte a rilanciare in maniera asettica le proprie notizie, dall’altro Trump e i giornalisti più attivi sui social che scrivono in prima persona con messaggi scorretti, risposte personali, battaglie di insulti e hashtag usati come slogan. Ma questa campagna presidenziale ha messo in luce anche un terzo

modo di usare Twitter ancora poco esplorato. È quello degli account automatizzati che servono a rilanciare le notizie dei personaggi famosi, trasformare gli hashtag in tendenze e in generale far aumentare il numero di seguaci e non solo. I bot funzionano grazie a software che simulano la partecipazione alle conversazioni: secondo uno studio di due ricercatori italiani della University of Southern California, Emilio Ferrara e Alessandro Bessi, quasi un quinto dei messaggi durante la campagna 2016 sono stati generati da un esercito di più di 400.000 bot. L’azione di bot a sostegno di

Trump (o #TrumpBot) pare sia stata particolarmente agguerrita, tanto da far sospettare l’abile mano di programmatori dell’Europa orientale. Il problema non è marginale in un momento in cui Twitter sembra diventare sempre meno un social network per rapporti umani e sempre più un canale rapidissimo di diffusione di notizie prediletto da politici e artisti. La trasparenza e correttezza dell’informazione veicolata potrebbe far fare al servizio il salto da strumento sociale a parte dei mass media aumentando le possibilità che l’azienda Twitter trovi la pace economica o un compratore.

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Tech / life

A cura di Guido Bernardi

PER NON RESTARE MAI SENZA ENERGIA

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ech e business viaggiano ormai di pari di passo, soprattutto per chi opera in finanza. Impossibile sfruttare tutte le potenzialità del FinTech senza poter disporre dei dispositivi più aggiornati. In queste pagine iFinance fornisce ai suoi lettori una selezione di strumenti che interpretano questo spirito. Dagli smartphone, ai tablet, fino ai più classici desktop, per arrivare ai gadget di cui non si può fare a meno per vivere l’innovazione e contribuire a guidarla.

H U AWEI MATE9

UN GIORNO DI CARICA IN 20 MINUTI Mate9 di Huawei è uno dei primi smartphone con Android 7.0, utilizza il super processore Kirin 960 ed è un octa-core. La batteria promette di durare un’intera giornata con una ricarica di soli 20 minuti. Un punto forte è la doppia fotocamera da 12 e 20 Megapixel targata Leica, come già sul P9. L’Italia è tra i primi mercati in cui saranno disponibili i Mate9, a partire da 749 euro e l’edizione “deluxe” Porsche Design da 1.395 euro, un prezzo da top di gamma che surclassa anche l’iPhone.


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TOLIN O UN E-READER COI FIOCCHI È in vendita da pochi giorni Tolino Vision 4Hd, ad un costo di lancio di 169 euro

SON Y X P ER I A E A R AURICOLARE CON ASSISTENTE VOCALE

su IBS.it, Libraccio.it, nelle 41 librerie del gruppo Libraccio e nelle 120 librerie che hanno aderito al programma di accelerazione digitale IndieBook proposto dal gruppo Messaggerie.

Sony Xperia Ear è un auricolare con assistente vocale personale, che fornisce ai propri utenti

Il nuovo Tolino vision 4 HD porta con sé

“l’interazione vocale autentica” tramite un’app smartphone che ha il compito di sincronizzare i dati

importanti migliorie hardware e software.

tra i due dispositivi. Informazioni utili, come ad esempio le notifiche sui prossimi eventi, cambiamenti

In primis il nuovo sistema SmartLight che

delle condizioni atmosferiche e voci presenti in calendario sono sempre a portata d’orecchio e con

gestisce la temperatura della luce di lettura.

una voce femminile ben articolata e lontana quindi dall’attuale media sugli assistenti vocali dalle voci

Una nuova tecnologia che accompagna il lettore

metalliche e “sillabate”. Sony Xperia Ear permette anche agli utenti di inviare i testi semplicemente

con una luce più fredda nelle prime ore della

dicendo “Invia un messaggio a” seguito dal nome del destinatario e dal contenuto del messaggio

giornata fino a una più calda nelle ore serali.

mentre è possibile ricevere i messaggi direttamente al nostro orecchio tramite il sistema di dettatura

In secondo luogo l’ampliato spazio di

vocale text-to-speech. Su Xperia Store a 199 euro.

archiviazione che oggi arriva a rendere disponibili direttamente sul device 6 GB (+ 2GB destinati al sistema operativo) di memoria in cui collocare gli eBook. In questo spazio l’utente potrà archiviare circa 6mila eBook.

WIPG 2000 PIATTAFORMA INTERATTIVA WiPG 2000 di wePresent è una piattaforma interattiva di presentazione che consente una connessione wireless, da qualsiasi tipo di device in full 1080p HD, fino ad un massimo di 64 utenti che possono così interagire durante riunioni e presentazioni in maniera semplice e veloce. I device wePresent consentono a più utenti di collaborare compatibilmente utilizzando qualunque sistema operativo (Mac, PC, iOS e smartphone Android o tablet), grazie al sistema On-screen annotation che consente loro di commentare o modificare qualcosa durante la presentazione in modalità wireless, usando il touchscreen, il mouse senza fili, una chiavetta USB o l’AirPad incluso. Costo: euro 1.402, 60


Stranezze, follie e iniziative imprenditoriali al limite del possibile dal mondo digitale Troppi “!” su Facebook? Niente sconto sulla polizza

Come stabilire il costo di una polizza assicurativa per chi è privo di una storia pregressa, nello specifico un neopatentato? La compagnia inglese Admiral ha pensato di farlo attraverso l’analisi dei post su Facebook con un apposito algoritmo. Così non avrebbero avuto diritto a sconti gli utilizzatori seriali di punti esclamativi e di termini come “sempre”, “mai”, che sarebbero un segnale di eccesso di fiducia in se stessi. Il dibattito sulla privacy è subito partito. E così, proprio nel giorno del previsto lancio, Facebook ha dato lo stop all’iniziativa.

In Cina il Grande fratello ti cambia la vita Secondo il Washington Post, la Cina starebbe valutando di assegnare a ciascuno dei suoi cittadini un punteggio basato sulla condotta tenuta online. Il tutto per innalzare il livello di moralità della società. Coloro che avranno un basso punteggio potrebbero infatti essere oggetto di svantaggi nella vita reale, ad esempio nell’assegnazione di case o prestiti. Stando al Post, il sistema di credito sociale ha l’obiettivo di costruire un’”armoniosa società socialista” dove “essere degni di fiducia è glorioso”.

È una banca o un salotto? Forse è solo futuro Varcare la soglia di una filiale bancaria e ritrovarsi in un ambiente confortevole dove vedersi offrire un caffè artigianale (che porta il marchio della banca), leggere, incontrare altre persone e far riposare anche il proprio amico a quattro zampe, che troverà sempre una ciotola ad aspettarlo. È la ricetta adottata da Umpqua Bank, istituto per ora attivo solo in alcune città dell’Oregon. Le organizzazioni di cittadini sono inoltre invitate a usare gli spazi comuni della banca per i loro incontri. E al venerdì biscotti gratis per tutti!

Sveglia Italia! Impara da Singapore L’epic fail in questo caso è tutto italiano. Perché mentre da noi si registrano le cicliche levate di scudi circa la necessità di introdurre l’educazione finanziaria nei percorsi didattici, a Singapore si passa ai fatti. Nella città-Stato la banca POSB ha da poco completato con 130 studenti di due scuole elementari il test pilota di un braccialetto per i pagamenti contactless. Il dispositivo indossabile permette agli studenti di effettuare acquisti alla libreria della scuola o alla tavola calda e di monitorare attraverso una App lo stato delle loro finanze.




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