iFinance Winter 2017

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Trimestrale - Poste Italiane Spa - Spedizione in abbonamento postale D. L. 353/2003 (conv in L. 27/02/2004 n. 46) Art. 1 comma 1 LO/MI

In caso di mancato recapito inviare al CMP Milano Roserio per la restituzione al mittente previo pagamento resi If undeliverable please return to Milano CMP Roserio Anno 2 - N° 4 - Febbraio 2017 Periodicità: trimestrale Prima immissione: 16/02/2017

Italia 5,00 euro - BE 9,00 euro - D 11,70 euro Côte d’Azur 11,60 euro - UK 7,50 £

F I N T E C H & D I G I T A L

L’anno della SVOLTA B U S I N E S S

L’ALFABETO DIGITALE DEI CONSULENTI

FIDEURAM

ISPB

ORIGAMI TOP

Fintech 2017

100 DIGITAL FINANCE ASIA

Tutte le novità in arrivo con Allianz Moneyfarm

04WINTER2017

Paolo Galvani (presidente) e Giovanni Daprà (a.d.) di Moneyfarm


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MESSAGGIO PUBBLICITARIO PRIMA DELL’ADESIONE LEGGERE LE INFORMAZIONI CHIAVE PER GLI INVESTITORI (KIID) E IL PROSPETTO, disponibili su www.axa-im.it. I rendimenti passati non sono indicativi di quelli futuri. Il presente documento non costituisce un’offerta o una sollecitazione all’investimento in specifici prodotti finanziari del gruppo AXA. A cura di AXA MESSAGGIO PUBBLICITARIO Investment Managers Italia SIM S.p.A., Corso di Porta Romana, 68 – 20122- Milano, Tel (+39) 02 58299.11, iscritta al n. 210 dell’albo delle SIM tenuto dalla CONSOB www.consob.it PRIMAGetty DELL’ADESIONE Photos: e ThinkStockLEGGERE LE INFORMAZIONI CHIAVE PER GLI INVESTITORI (KIID) E IL PROSPETTO, disponibili su www.axa-im.it. I rendimenti passati non sono indicativi di quelli futuri. Il presente documento non costituisce un’offerta o una sollecitazione all’investimento in specifici prodotti finanziari del gruppo AXA. A cura di AXA Investment Managers Italia SIM S.p.A., Corso di Porta Romana, 68 – 20122- Milano, Tel (+39) 02 58299.11, iscritta al n. 210 dell’albo delle SIM tenuto dalla CONSOB www.consob.it Photos: Getty e ThinkStock

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24/11/2016 15:44


IL CLUB DEI 22 GLI UNICORNI FINTECH IN UN COLPO D’OCCHIO

CONTINUA LA CARICA DEGLI “UNICORNI”: AZIENDE, SOLITAMENTE STARTUP, VALUTATE OLTRE IL MILIARDO DI DOLLARI E NON ANCORA QUOTATE IN BORSA. FRA IL 2003 E IL 2009 SONO NATI 8 UNICORNI. DUE ANNI DOPO ERANO 28. A GENNAIO 2015 ERANO 159. ED ENTRO IL 2025 SARANNO PIÙ DI 300. SECONDO LA LISTA DEGLI UNICORNI AGGIORNATA IN TEMPO REALE DA CB INSIGHT IL TOTALE AD OGGI AMMONTA A CIRCA 185 COMPAGNIE PER UN VALORE DI CIRCA 654 MILIARDI DI DOLLARI. E ANCHE IL SETTORE DEL FINTECH PARTECIPA ALLA CAVALCATA. NELLE PAGINE SEGUENTI ABBIAMO SELEZIONATO GLI UNICORNI FINTECH PIÙ RAPPRESENTATIVI, GIUNGENDO A UN ELENCO DI 22 NOMI PER I QUALI INDICHIAMO VALORE, PROVENIENZA E SETTORE DI COMPETENZA.


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2. MOZIDO

2. ZHONGAN INSURANCE

3. AVANT CREDIT Lending - Chicago 2 miliardi $

4. GREENSKY

Insurance 8 miliardi $

3. LAKALA Payments - Pechino 1 miliardo $

Financing - Atlanta 2 miliardi $

4. CHINA RAPID FINANCE

5. KABBAGE

Lending - Shanghai 1 miliardo $

Lending – Atlanta 1 miliardo $

5. RONG360

6. STRIPE

Financial Services – Pechino 1 miliardo $

Payments – Sillicon Valley 9,2 miliardi $

6. 51XINYONGKA

7. SOFI

Financial Services – Shanghai 1 miliardo $

Lending – Sillicon Valley 4 miliardi $

7. PAYTM

8. CREDIT KARMA

Payments – Noida 4,83 miliardi $

Financial Services – Sillicon Valley 3,5 miliardi $

9. ZENEFITS Enterprise/Saas – Sillicon Valley 2 miliardi $

EUROPA

10. PROSPER

1. ADYEN

Lending – Sillicon Valley 1,5 miliardi $

Payments – Amsterdam 2,3 miliardi $

11. GUSTO

2. KLARNA

Enterprise/Saas – Sillicon Valley 1 miliardo $

Payments – Stoccolma 2,25 miliardi $

3. TRANSFERWISE Payments Londra 1,1 miliardi $

4. FUNDING CIRCLE Lending – Londra 1 miliardi $

Fonte: elaborazione iFinance su dati CB Insight

Silicon Valley

Londra

Chicago

Atlanta

2

Lending - Shanghai 18,5 miliardi $

T

Insurance – New York 2,7 miliardi $

N R O

2

1. LU.COM (LUFAX)

S AND WHERE N R O THE NIC U Y W H C E ER T N E FI B

ASIA

1. OSCAR

Payments – New York 2,4 miliardi $

A cura di Daniel Settembre

HE

USA

Map / Unicorns

New York


5

31,3

6,65

35,33

miliardi $ il valore complessivo degli unicorni Fintech USA

miliardi $ il valore complessivo degli unicorni Fintech europei

miliardi $ il valore complessivo degli unicorni Fintech in Asia

TOP 10 UNICORNS (non Fintech)

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UBER On-demand 68 miliardi $

XIAOMI Hardware 46 miliardi $

DIDI CHUXING On-demand 33,8 miliardi $

AIRBNB Marketplace 30 miliardi $

1 1 USA

PALANTIR TECHNOLOGIES

Stoccolma Pechino

Noida

e-commerce 18 miliardi $

4 E U R O PA / 7 A S I A

Shanghai

CHINA INTERNET PLUS HOLDING

/

Amsterdam

Big Data 20 miliardi di dollari

SNAPCHAT Social 18 miliardi $

WEWORK Facilities 16,9 miliardi $

FLIPKART eCommerce 16 miliardi $

SPACEX Trasporti 12 miliardi $

FUTURE FINTECH UNICORNS

BETTERMENT Wealth management New York

COINBASE Bitcoin San Francisco

WEALTHFRONT Wealth management Palo Alto



Editorial

7

Un 2017 da Awards Di Marco Barlassina barlassina@bluefinancialcommunication.com

L

e società di servizi finanziari si trovano senza troppi dubbi di fronte alla più profonda era di cambiamento dagli anni 70, quando negli Stati Uniti comparvero sul mercato i primi fondi comuni d’investimento e i primi bancomat. Non vi è però possibilità di paragone: rispetto a 40 anni fa la rivoluzione attuale sta infatti producendo una profonda spaccatura con il tradizionale modo di operare di banche, assicurazioni e gruppi di wealth management, ma anche nel mondo dei pagamenti e dei finanziamenti. Il 2016 ha segnato un primo punto a favore di questa trasformazione, ma l’innovazione nell’industria finanziaria non dà segni di rallentamento, mossa da investimenti sempre più pesanti e dal crescente interesse per le startup Fintech da parte dei cosiddetti incumbent, cioè le società che già sono leader di mercato. Anche l’italiana Moneyfarm (alla quale è dedicata la copertina di questo numero) solo pochi mesi fa ha visto entrare nel suo capitale un gigante come Allianz e oggi si appresta ad allargare la propria offerta facendo leva sulla fabbrica prodotto del gruppo tedesco. Per il primo wealth manager digitale italiano il 2017 sarà l’anno della consapevolezza, ma lo stesso si può dire con tutta probabilità per il Fintech in senso lato. Ne parliamo in questo numero in quello che abbiamo ribattezzato “l’Outlook del Fintech per il 2017”, dove presentiamo una serie di previsioni estreme su ciò che potrà avvenire nei prossimi mesi. Tra queste, una delle più chiacchierate è – e non da oggi – la discesa in campo di una grande azienda tecnologica, che potrebbe acquisire una startup Fintech per fare il suo debutto in finanza. Si tratta dei GAFA, acronimo che riunisce sotto un solo cappello Google, Amazon, Facebook e Apple, ai quali ha dedicato uno studio anche Accenture (ne parliamo a pag. 42), arrivando a scoprire che quasi un terzo dei consumatori mondiali sarebbe disposto ad affidarsi ai big di internet per servizi bancari (31%), assicurativi (29%) e di consulenza finanziaria (38%). E in Italia? Sono numerosi gli attori che si stanno distinguendo sul terreno dell’innovazione posta a servizio degli utenti di servizi finanziari. A questi, Blue Financial Communication (la società che edita, tra gli altri, anche iFinance) dedicherà i FintechAge Awards, i premi che il prossimo 17 maggio, con una serata di gala presso il Grand Hotel di Rimini, apriranno l’edizione 2017 dell’Investment & Trading Forum. Il conto alla rovescia è iniziato.

Il prossimo 17 maggio i FintechAge Awards premieranno i leader italiani della finanza digitale e del Fintech, aprendo ufficialmente l’“Investment & Trading Forum” di Rimini.

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www.ifinanceweb.com anno 2 - numero 4 - winter 2017 Trimestrale registrato presso il Tribunale di Milano al n°357 del 23 Dicembre 2015 Casa editrice Blue Financial Communication Spa Via Melchiorre Gioia, 55 - 20124 Milano Tel. (+39) 02.30.32.11.1 - Fax (+39) 02.30.32.11.80 Wework Old Street N1 6DR London info@bluefinancialcommunication.com Editore Denis Masetti masetti@bluefinancialcommunication.com Direttore editoriale Alessandro Rossi rossi@bluefinancialcommunication.com Direttore responsabile Marco Barlassina barlassina@bluefinancialcommunication.com Redazione di Milano Gianluca Baldini baldini@bluefinancialcommunication.com Chiara Merico merico@bluefinancialcommunication.com Daniel Settembre settembre@bluefinancialcommunication.com Redazione di Londra Anaïs Borri borri@bluefinancialcommunication.com Rajeevan Sukumaran (Graphic design) rajee@bluefinancialcommunication.com Hanno collaborato Raffaele Battaglini, BeBeez, Alessio Bragadini, Omero Cambi, Cristina Cavenaghi, Antonio Ferrario, Lukas Frese, Ettore Mieli, Federico Morgantini, Nathan Sharman, Luca Spoldi, Fabrizio Tedeschi, Oliver Waters Graphic design Massimiliano Vecchio vecchio@bluefinancialcommunication.com Pubblicità Michele Gamba gamba@bluefinancialcommunication.com Mob. (+39) 393.95.010.95 Ufficio abbonamenti abbonamenti@bluefinancialcommunication.com Tel. (+39) 02.30.32.11.1 Stampa CPZ S.p.A. - Via Landri 37/39 24060 Costa di Mezzate (BG) - servizi@cgspro.it Distributore esclusivo per l’Italia MEPE Distribuzione Editoriale Via Ettore Bugatti 15 - 20142 Milano

Contents

12 12

PER MONEYFARM È L’ANNO DELLA CONSAPEVOLEZZA di Marco Barlassina

18

Italia 5,00 euro - BE 9,00 euro - D 11,70 euro Côte d’Azur 11,60 euro - UK 7,50 £ Il costo di ciascun arretrato è di 10,00 euro

L’OUTLOOK DEL FINTECH PER IL 2017 di Nathan Sharman

24 È un’iniziativa

LA CARICA DI P101 INVESTE IL FINTECH di Marco Barlassina

26 THE MEDIA & DIGITAL COMPANY www.bluefinancialcommunication.com

/ winter / 2017

IFINANCE INCONTRA A LONDRA I LEADER DEL FINTECH di Oliver Waters

28

L’ALFABETO DIGITALE DEI CONSULENTI FIDEURAM ISPB di Gianluca Baldini

32

UN ANNO DI RANKING PER I BRAND BANCARI ONLINE di Cristina Cavenaghi

38 EY 42

CONSULENZA FINANZIARIA, LA MINACCIA NON SONO I ROBO-ADVISOR di Daniel Settembre

NON SOLO ROBOT, IL PROSSIMO COMPETITOR SI CHIAMA GAFA di Alessandro Rossi


09

86

28 IN ALLEGATO

74

24 46

IL ROBO-INVESTOR HA VOGLIA DI CRESCERE

QUI IL P2P LENDING È GIÀ MILIARDARIO

di Antonio Ferrario

66

48

LA SECONDA GIOVINEZZA DELL’SMS È NEL BANKING

80

INSIDE FINTECH

50

IL CONTO DEPOSITO NASCE DIGITAL

84

IN TEMPI DI MURI ANCHE IL SOCIAL NETWORK È CONFINATO

58

CHI FINANZIA ONLINE LE IMPRESE ITALIANE

86

QUANDO FACEBOOK È TROPPO AFFOLLATO

di Ettore Mieli

di Cristina Cavenaghi

di Be Beez

di Federico Morgantini

di Daniel Settembre

di Alessio Bragadini

di Alessio Bragadini

ALL’INTERNO L’INSERTO IN INGLESE FINTECHAGE

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1

COSA SONO Big Data descrivono una raccolta di dati talmente vasta per volume, velocità e varietà da richiedere tecnologie e metodi analitici specifici per l’estrazione di valore.

UNA MAREA DI DATI La quantità di dati disponibili è enorme. Provengono dai telefoni alle carte di credito, dalla tv agli storage per le applicazioni dei pc, dalle infrastrutture intelligenti delle città, ai sensori sugli edifici e sui mezzi di trasporto.

A cura di Alessandro Rossi

Dictionary

2

I METODI DI ADVICE Nel marketing i Big Data si usano per costruire i cosiddetti “metodi di raccomandazione”, come quelli utilizzati da Netflix e Amazon per fare proposte di acquisto sulla base degli interessi specifici di un cliente.

3

L’OCCHIO INDISCRETO SULLE DONNE INCINTE Appartengono ai Big Data gli algoritmi che riescono a predire se una shopper donna è incinta, tracciando le sue ricerche sul Web e gli oggetti acquistati in precedenza. Una volta individuato il particolare stato, le si propongono offerte speciali tagliate su misura.

4

I FELTRINI PER I MOBILI FANNO LA SPIA Grazie ai Big Data, le società emittenti di carte di credito hanno individuato delle associazioni inusuali per valutare i rischi finanziari. Per esempio, chi compra feltrini per i mobili è il cliente migliore, perché più attento e propenso a pagare i propri debiti.

5

COSÌ GOOGLE HA BATTUTO IL GOVERNO USA Moutain View grazie ai Big data, è riuscito a prevedere l’avanzamento dei focolai di influenza negli Stati Uniti più velocemente del ministero della Salute che utilizzava i dati di ammissione ospedaliera delle strutture sanitarie pubbliche e private.

6

DALLA POLIZIA AL RISO, TANTI USI PUBBLICI Nella sfera pubblica si applicano per il dispiegamento delle forze di polizia; per lo studio del rapporto tra qualità dell’aria e salute; per l’analisi genomica delle coltivazioni di riso; per analizzare i dati provenienti dagli esseri viventi nelle scienze biologiche.



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Cover / story

A cura di Marco Barlassina

Per Moneyfarm è l’anno della consapevolezza L’a.d. Daprà spiega cosa cambia con l’ingresso di Allianz nel capitale

80

Il numero di professionisti dislocati tra le sedi di Milano, Londra e Cagliari

2011

Lancio in Italia

NOV/2015

Raccolti 16 Mln euro da United Ventures e Cabot Square

FEB/2016

Lancio in Gran Bretagna

SET/2016

Accordo strategico con Allianz

80.000 Gli utenti attivi sulla piattaforma


13

D

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ottor Daprà, nel 2011 siete sbarcati sul web aprendo la strada alla consulenza indipendente via Internet nel mercato italiano. Cosa cambierà ora che tra i vostri azionisti avete un gruppo di caratura internazionale come Allianz? È sempre più evidente come ci si trovi solo alla punta dell’iceberg delle possibilità che la disintermediazione e la tecnologia possono offrire per creare prodotti e modelli sempre migliori. Moneyfarm ha saputo dimostrare negli ultimi anni di poter crescere e attrarre l’interesse di partner industriali attratti da un trend, quello della gestione patrimoniale digitale, che sta cambiando il mercato del risparmio gestito. Esistono almeno due motivi strategici alla base dell’accordo con Allianz: l’accesso alla fabbrica prodotto per espandere il modello di servizio e l’interesse per la componente assicurativa, oltre che naturalmente la potenza distributiva che Allianz può mettere in campo. Da questo punto di vista Allianz può contare su 85 milioni di clienti. E la sua dimensione globale sarà anche di supporto alla strategia di espansione europea di Moneyfarm, che punta nei prossimi anni a diventare una piattaforma di investimento paneuropea. In termini di prodotto, il bacino di risorse e di know-how di Allianz permetterà a Moneyfarm di accelerare ancora di più nel raggiungimento della sua mission, che non è più solo legata agli investimenti ma all’allocazione dei risparmi nel lungo periodo. Le soluzioni del gruppo Allianz forniranno importanti risorse per sviluppare nuovi prodotti che rispondano a 360° alle esigenze di gestione del wealth dei clienti. Se infatti oggi Digital Wealth Management fa essenzialmente rima con gestione del risparmio, le possibilità offerte dalla tecnologia andranno presto a interessare altri aspetti previdenziali e di efficientamento fiscale.


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UN GIGANTE NEL CAPITALE E IN CDA Lo scorso settembre MoneyFarm ha annunciato un investimento strategico da parte di Allianz SE: il più grande gruppo assicurativo a livello globale e uno dei più grandi asset manager al mondo. Allianz entrerà nel capitale della compagnia con una quota minoritaria e avrà un posto nel cda della società. Il Financial Times ha stimato l’investimento in 7 milioni di euro. Solmaz Altin, chief digital officer di Allianz, ha commentato l’operazione ricordando che “grazie alla tecnologia, la combinazione della consulenza online e offline sta diventando un elemento chiave nell’evoluzione del wealth management. Grazie alla partnership con MoneyFarm, potremo cavalcare questa innovazione per fornire un servizio migliore ai nostri partner e clienti”. Per Paolo Galvani, cofondatore e presidente di Moneyfarm, “Allianz ha valutato positivamente la nostra tecnologia proprietaria, il team che abbiamo costruito e la nostra ricerca continua di soluzioni che soddisfino i bisogni del cliente oltre, chiaramente, che l’opportunità di business legata a un mercato internazionale come quello che stiamo costruendo. È evidente però che la tecnologia non vale tanto se non è a supporto di un prodotto finanziario che funziona e l’efficacia del nostro metodo di investimento, supportata dalle ottime performance degli ultimi anni, ha fatto la sua parte” ha concluso Galvani.

Giovanni Daprà / a.d. e co-fondatore Moneyfarm

Questo vuol dire che state già lavorando a dei nuovi prodotti in simbiosi con Allianz? Con Allianz stiamo già lavorando su un progetto concreto che verterà sulla clientela esistente di Allianz. Inoltre con Allianz Global Investors abbiamo un progetto per offrire soluzioni combinate in Gran Bretagna. Lavoreremo con il nostro percorso di consulenza con i loro fondi. La nostra offerta continuerà comunque a essere focalizzata sugli ETF. Pare di capire che nel 2017 non avrete molto tempo libero. Vogliamo mettere sul tavolo tre obiettivi per l’anno? Per quest’anno abbiamo tre grandi obiettivi: crescere ancora in Italia, dove nel 2016 abbiamo assistito a un’accelerazione; guadagnare una posizione sul mercato inglese, dove le banche non sono pronte ad operare sul mercato post RDR e c’è un advice gap. E infine, come accennato, ampliare la gamma prodotti. Poco fa ha fatto riferimento a un’accelerazione dell’attività. Come sta evolvendo la vostra base di clienti? Il nostro cliente è tendenzialmente ricompreso nella fascia d’età tra i 35 e i 55 anni, di sesso maschile, con investable asset tra i 100 e i 300mila euro, dei quali investe con noi tra il 10% e il 20%. Il 2017 sarà per noi l’anno della consapevolezza: abbiamo 4 anni di

performance alle spalle, con migliaia di clienti e 80.000 utenti attivi sulla piattaforma che hanno provato il servizio. Il Fintech ha bisogno di tempo per convincere gli investitori. Basti pensare che da quando i clienti ci conoscono a quando effettivamente investono con noi passano in media 180 giorni. Alla consapevolezza contribuirà anche la gestione patrimoniale in ETF (si veda in proposito il box alla pagina successiva) che avete lanciato a gennaio? Si tratta di una novità in linea con il nostro obiettivo di dare alle persone gli strumenti necessari per proteggere il proprio capitale nel tempo e gestirlo in maniera quanto più semplice ed efficiente. Con questa innovazione di prodotto Moneyfarm rende di fatto accessibile a tutti un servizio come la gestione patrimoniale che è tradizionalmente rivolto ai detentori di grandi patrimoni (soglia minima di accesso spesso superiore a 100.000 euro e costi che facilmente superano il 2%, ndr). I clienti Moneyfarm potranno affidare un mandato di gestione alla società che, all’interno di obiettivi di rischiorendimento condivisi in fase di allocazione di portafoglio, agirà da gestore autonomo, attuando via via tutti gli aggiustamenti necessari al portafoglio per essere in linea con gli obiettivi prefissati. Il cliente potrà scegliere tra un


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>

portafoglio in amministrato o un portafoglio in gestito – o anche detenere entrambe le soluzioni con uno (o più) portafogli. A differenza del servizio in amministrato non sarà più necessario accettare e confermare i consigli di ribilanciamento di portafoglio nel corso dell’anno, che saranno applicati ed eseguiti automaticamente dal team di gestione di Moneyfarm. Ora manca solo un accordo con una realtà bancaria. È alle porte? Non escludiamo una partnership bancaria ma non è il nostro focus, perché a noi interessa il rapporto con il cliente finale. Gli incumbent comunque hanno iniziato a cercare questo tipo di partnership. Negli ultimi 9 mesi hanno cambiato approccio. Noi stessi abbiamo avuto decine di conversazioni con gli incumbent.

La prima gestione patrimoniale marchiata Moneyfarm A gennaio Moneyfarm ha lanciato un nuovo servizio di gestione patrimoniale in ETF che si aggiunge, a un costo invariato e senza alcuna soglia minima di investimento, al servizio in amministrato

E se invece le banche iniziassero ad attrezzarsi in autonomia con un modello simile al vostro? Il nostro è un modello complicato e completamente diverso da quello delle banche. Non si tratta di avere solo una App o un algoritmo, bensì di una integrazione del rapporto con il cliente. Qualcuno comunque ci proverà. Con noi o senza di noi. La differenza è che Moneyfarm è avanti di un paio di anni rispetto a chi volesse entrare ora in questo mercato.

disponibile in Italia già dal 2013. La gestione patrimoniale in ETF di Moneyfarm, non prevede nessun investimento minimo di accesso. I clienti potranno accedere costantemente e in tempo reale al proprio portafoglio con visibilità sull’andamento, sulla composizione del portafoglio e sulle scelte di investimento effettuate dal team di gestione della società. Il costo del servizio rimane invariato rispetto al servizio in amministrato (0,7% o 0,5% a seconda dell’ammontare investito) calcolato sul controvalore totale dei portafogli. La gestione permette al cliente un vantaggio dal punto di vista di efficienza fiscale: con la gestione patrimoniale infatti, a differenza dell’amministrato, si possono compensare fiscalmente le plusvalenze e le minusvalenze generate dai titoli sottostanti alla gestione. Ciò va a ridurre una componente di costo (quella delle tasse) così da avere un impatto positivo diretto molto significativo sui rendimenti finali. Con il nuovo prodotto ha inoltre preso il via anche un nuovo servizio paperless. Gli utenti potranno infatti sottoscrivere tutte le soluzioni offerte da Moneyfarm con un processo al 100% digitale che si completa online senza nessuna ulteriore operatività e che elimina qualsiasi adempimento di firma, stampa e spedizione via posta di tutta la documentazione.


16

A P P R O F O N D I M E N T O

COSA C’È NEI PORTAFOGLI E COME SONO ANDATI DURANTE GLI ALTI E BASSI DI BORSA Moneyfarm mette a disposizione degli investitori privati servizi d’investimento tramite portafogli multi asset. Ogni cliente viene classificato in uno dei sei livelli di rischio, e l’asset allocation viene graduata di conseguenza. L’esposizione ad asset class rischiose è proporzionale alla sua tolleranza alle perdite. Partendo dal profilo meno rischioso, che prevede un’allocazione puramente obbligazionaria, si sale fino al portafoglio più rischioso che prevede il 55% di investimento in

azioni (48% mercati sviluppati e 7% mercati emergenti). Una costante dei portafogli di Moneyfarm da un anno a questa parte è rappresentata dalle obbligazioni ad alto rendimento (High Yield), che pesano sui vari portafogli dal 15% al 20%, contribuendo quindi in modo importante alla performance complessiva. Il 5% dei portafogli viene investito nelle materie prime, e per i profili più rischiosi è previsto anche un piccolo investimento in oro. Infine a differenziare i vari profili di rischio contribuisce anche l’allocazione in strumenti molto liquidi e poco rischiosi, come le obbligazioni governative a breve scadenza, la cui allocazione varia tra il 50% e il 15% a seconda del profilo di rischio. Negli ultimi 5 anni questo approccio ha dato i risultati riportati nella tabella sottostante. Il 2016 è stato un anno pieno di eventi inaspettati, dove è

stato possibile apprezzare il beneficio della diversificazione. Per le azioni americane, il primo mese e mezzo dell’anno scorso è stato il peggiore di tutti di tempi. A metà febbraio l’S&P500 e i mercati emergenti perdevano l’11% da inizio anno e l’Europa il 17% (il FTSEMIB era sotto del 26%), mentre il portafoglio più rischioso offerto da Moneyfarm è arrivato a perdere massimo l’8%. Il giorno della Brexit, quando il FTSE MIB perse il 12% in una sola seduta e le azioni globali terminarono la giornata di contrattazione sotto del 5%, i portafogli modello più aggressivi persero l’1,5%. Nonostante il peggior inizio anno di sempre, la Brexit, l’elezione di Trump e il no al referendum costituzionale italiano, i portafogli Moneyfarm hanno chiuso l’anno molto positivamente.

Le performance dei portafogli Moneyfarm dal 2012 a oggi P1_C1 P1_C2 P2_C1 P2_C2 P3_C1 P3_C2 P4_C1 P4_C2 P5_C1 P5_C2 P6_C1 P6_C2

2012 6.2% 6.1% 6.4% 6.6% 9.2% 9.5% 8.7% 11.0% 12.2% 11.7% 11.2% 11.4% 2013 -0.3% 0.0% 1.5% 1.3% 1.7% 0.1% 3.7% 0.6% 4.0% 2.4% 3.7% 0.2% 2014 3.7% 3.7% 6.1% 6.8% 8.2% 8.5% 9.3% 10.2% 12.2% 10.5% 12.3% 11.6% 2015 1.4% 0.9% 2.0% 1.9% 3.3% 3.0% 1.9% 3.5% 3.2% 3.6% 3.7% 3.7% 2016 1.7% 2.1% 3.9% 3.1% 4.3% 4.3% 6.2% 5.9% 8.1% 6.4% 8.3% 6.5% 2016 PRE BREXIT 0.0% 0.2% -0.2% 0.1% -0.3% 0.3% 0.6% 0.6% 1.2% 0.2% -0.2% 0.1% 2016 POST BREXIT 1.8% 1.9% 4.1% 3.0% 4.6% 4.0% 5.6% 5.3% 6.8% 6.2% 8.5% 6.4% Fonte: Moneyfarm



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Fintech / preview

A cura di Nathan Sharman

L’Outlook del Fintech per il 2017 Previsioni estreme, possibili sorprese e startup emergenti


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C

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i abbiamo provato. Tutte le investment bank a fine anno mettono nero su bianco le loro previsioni sui mercati finanziari per i 12 mesi successivi. Noi l’abbiamo fatto per il Fintech. Cercando però di sovvertire il concetto di previsione. Gli outlook finanziari infatti difficilmente ci prendono. Ed effettivamente è compito assai arduo prevedere con un qualsiasi grado di affidabilità qualcosa che si muove giorno dopo giorno spinto da una miriade di fattori diversi. Lo stesso si può dire per il mondo del Fintech, dove le innovazioni e i colpi di scena si susseguono a ritmo incessante. È il motivo per cui in queste pagine non ci si è spinti a vaticinare quali potranno essere gli sviluppi più probabili dell’industria, quanto piuttosto ad elencare quelle che potranno essere le novità in assoluto più dirompenti nell’industria dei servizi finanziari prossima ventura. Lo si è fatto partendo dall’analisi dei continua a pag. 22 >


LE 10 MILESTONE DEL 2016

20

01

FEBBRAIO Fidelity investe 400 milioni $ nella startup insurtech Oscar. Un deal che valuta la società 2,7 miliardi $.

02

MARZO BBVA compra Holvi, una startup finlandese che offre servizi finanziari alle imprese su piattaforma online.

03

APRILE Viene lanciata ufficialmente sul mercato Atom Bank, la prima banca inglese mobile-only.

04

APRILE L’operatore tlc Orange sigla un accordo per acquisire il 65% di Groupama Banque, che diventa Orange Bank.

05

GIUGNO Visa dota gli atleti olimpici di un anello che permette di pagare con il solo tocco del dito.

06

AGOSTO Secondo KPMG e CB Insights la Germania ha superato la Gran Bretagna per gli investimenti in Fintech.

07

SETTEMBRE IBM annuncia l’intenzione di acquisire Promontory, attiva nel risk management, per combinarla con Watson.

08

SETTEMBRE Un consorzio di 26 banche spagnole lancia Bizum, una soluzione di mobile payment in tempo reale.

09

SETTEMBRE Facebook rivela in versione beta la sua App per inviare e ricevere denaro tra gli utenti di Messenger.

10

DICEMBRE Amazon apre il suo primo supermercato. È senza casse, i pagamenti avvengono tramite sensori e una App.

Fonte: www.bbva.com


PREVISIONI ESTREME PER IL 2017

21

01

RISPARMIO DIGITALE Tutti i grandi gruppi attivi nel wealth management avranno una loro declinazione digitale;

02

BIG DEL TECH ALLE GRANDI MANOVRE Una grande azienda tecnologica scenderà sul terreno della finanza acquisendo una startup Fintech;

03

UN NUOVO MANTRA Sarà l’anno dell’Intelligenza Artificiale (AI), che sostituirà nella bocca di tutti la parola robo-advisor;

04

VOLTI SENZA SEGRETI Il riconoscimento facciale da video avverrà in tempo reale grazie all’incremento delle capacità di calcolo;

05

POPULISMI ARTIFICIALI Sorgerà un movimento politico contrario all’Intelligenza Artificiale (AI) e alle sue ricadute occupazionali;

06

BANCHE FUORI DAL LETARGO Le banche tradizionali muoveranno massicciamente sui pagamenti istantanei, sulle App e sui chatbot;

07

SUPERMERCATI FINANZIARI Le Fintech cercheranno di diventare supermercati finanziari, offrendo prestiti, pagamenti e assicurazioni;

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BANCARI VIRTUALI Gli assistenti virtuali cominceranno a fare la loro comparsa nelle filiali bancarie e nei punti vendita;

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POST MILLENNIAL La Generazione Z (i nati dopo il 1995) sostituirà i Millennial nei discorsi sul futuro del banking;

10

UOMO-MACCHINA Le persone arriveranno a trascorrere più di 12 ore al giorno davanti ai loro dispositivi.

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LE OPINIONI CONTROCORRENTE E LE IDEE DA TENERE D’OCCHIO

SORPRESE FINTECH 2017 I 5 più probabili cambi di direzione del 2017 nel Fintech secondo DeNovo (Pwc): 1) si ridurrà l’attrattività dei robo-advisor indipendenti; 2) applicazioni blockchain saranno soggette a tentativi di intrusione; 3) in una società basata sulla gratificazione immediata, i programmi a punti non

pareri espressi sui blog e su Twitter dagli influencer dell’industria, per poi selezionare le intuizioni più esplosive. Ne è nato così un elenco delle previsioni estreme per il 2017, ma anche delle opinioni controcorrente, quelle secondo le quali il Fintech potrebbe anche deragliare dalla traiettoria unanimemente tracciata. In questo caso le previsioni sono quelle espresse da Denovo, la divisione di PwC che si occupa di misurare l’impatto dell’innovazione sul business. L’intento è stato quello di giungere a un quadro capace di lasciare aperti molti spazi di riflessione su quanto potrebbe accadere nei prossimi mesi, consapevoli che ciò che ci aspetta potrebbe andare ben al di là di quanto comunemente previsto. Non manca la base per muoversi verso qualsiasi tipo di previsione, costituita dalle pietre miliari piantate nel terreno durante il 2016, per le quali si è fatto riferimento a un elenco stilato da una delle banche più “Fintech friendly”: la spagnola BBVA.

fidelizzeranno più la clientela; 4) le compagnie tradizionali manterranno il 100% del mercato assicurativo nonostante l’enfasi sull’Insurtech; 5, le Fintech guarderanno all’acquisizione di banche per procacciarsi depositi e superare le incertezze regolatorie.

LE 5 STARTUP DEL 2017

FastCompany ha stilato l’elenco delle 5 startup Fintech che più potrebbero sorprendere nel 2017. Ecco chi sono: 1. Cadre, che permette di comprare e vendere quote di maxiprogetti immobiliari. 2. Cross River Bank, specializzata nell’offerta di finanziamenti alle neonate aziende della Silicon Valley. 3. Metromile, grazie a una App fa pagare un premio assicurativo solo per i chilometri percorsi. 4. Stash, consente di investire cifre ridotte, anche 5 dollari, via smartphone. 5. Tilt, social network che unisce P2P, crowdfunding ed eventi, rivolti a una community personale.



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FinTech / leader

A cura di Marco Barlassina

La carica di P101 investe il Fintech Colloquio con il managing partner del gruppo, Andrea Di Camillo

P

P101 è tra i principali gruppi di venture capital specializzati in investimenti early stage nel settore digitale. Il vostro portafoglio contempla anche il Fintech con la partecipazione in Borsa del Credito. Quali altri spazi vedete per investimenti nella digitalizzazione dei servizi finanziari? Il Fintech è una delle cose a cui guardiamo. Le opportunità non mancano, ma si tratta di iniziative che necessitano di regolamentazione e di autorizzazioni. Si tratta di interventi necessari per proteggere un mercato

molto sensibile, ma che rendono i tempi più lunghi. Il tutto in un settore dove di per sé le operazioni sono più complesse e capital intensive. Ciò detto, il settore ci interessa anche per il nostro legame con Azimut (presente nel capitale del fondo così come Banca Sella e Unicredit, ndr), che ci consente un accesso facilitato al mercato e di pensare anche in futuro a moltissime sinergie con un operatore industriale così capillare.” Cosa consentirà la definitiva affermazione del Fintech in Italia? La rivoluzione Fintech prima o poi accadrà. Nel nostro paese l’ecommerce all’inizio non è decollato per motivi culturali e a causa della ritrosia nell’uso delle carte di credito. Ora questi ostacoli sono superati. Lo stesso meccanismo si ripeterà anche nel Fintech. Quindi ora ci sono enormi opportunità. Si accennava ai vostri investimenti nel P2P

lending. State prendendo in considerazione altre operazioni nel settore? In Borsa del Credito abbiamo investito quando la società era ancora in fase di autorizzazione. Tendiamo a non duplicare le operazioni nello stesso settore. Da un lato per motivi di diversificazione, dall’altro perché tipicamente non puntiamo su un comparto quanto piuttosto sulla singola azienda che ci piace. Tuttavia il P2P lending potrà avere delle verticalizzazioni che oggi non ci sono. Quindi sarà un mercato che si specializzerà. E se non si tratterà di operatori sovrapposti non ci sono motivi per non investire. Ci sono poi tante cose da fare nel settore dei pagamenti, nel mondo del credito e della sicurezza, soprattutto in termini di gestione del dato. E al di fuori del Fintech dove vedete opportunità? In generale guardiamo alle industry laddove c’è ancora tanto da fare. Ci sono industry molto forti in Italia, ma


Cosa cambia tra voi e un investitore tradizionale? Rispetto agli investitori tradizionali noi ci adattiamo più in fretta. Puntiamo su realtà che abbiano già dimostrato il loro business model, che possano scalare velocemente e affermarsi come leader nel proprio segmento, sfruttando l’innovazione tecnologica, di prodotto e di processo. In particolare, vogliamo sostenere le iniziative che gli acceleratori e i partner del nostro network hanno già selezionato e in cui hanno già investito. Non investiamo sulle sole idee o progetti se dietro di esse non c’è già un team, un prodotto o prototipo e un test di mercato. Noi ci mettiamo il denaro, ma forniamo anche affiancamento all’imprenditore nelle scelte. Mettiamo a disposizione dei nuovi imprenditori il nostro bagaglio di conoscenze e know-how.

ANDREA DI CAMILLO

dove le modalità distributive non sono ancora intaccate dal digitale. È il caso, oltre che della finanza, del food e del turismo o del fashion.

Oltre 15 anni di esperienza come venture capitalist e imprenditore. Ha lavorato per Kiwi I, Cir Ventures e Principia SGR. Ha investito in più di 40 aziende – come Yoox, Venere, Viamente – e co-fondato Vitaminic e Banzai. Nel 2013 ha lanciato P101, di cui è Managing Partner. Nato a Biella nel 1970, Andrea inizia il proprio percorso professionale in Olivetti, dove entra nel 1995 per occuparsi del marketing di ItaliaOnline, tra le società pioniere nel mercato digitale italiano. In seguito partecipa al lancio del primo fondo di venture capital in Italia, Kiwi I, con il quale effettua alcuni degli investimenti di maggior successo nel settore digitale, come Venere e Yoox. Nel 1999 è tra i fondatori di Vitaminic e nel 2006 di Banzai. Quest’ultima si afferma in breve tempo come seconda web company italiana. Tra il 2010 e il 2012 gestisce il turnaround dei fondi Principia I e Principia II, investendo oltre 40 milioni di euro e ridefinendo la strategia di investimento della SGR.

P101 PRENDE IL NOME DAL PRIMO PERSONAL COMPUTER PRODOTTO DA OLIVETTI, NEGLI ANNI ’60, ESEMPIO DI INNOVAZIONE ITALIANA CHE HA LASCIATO IL SEGNO NELLA STORIA DELLA TECNOLOGIA DIGITALE. È PARTECIPATO DA Azimut Fondo Italiano di Investimento European Investment Fund

GLI ACCELERATORI CON CUI COLLABORA HFarm Nana Bianca Boox Club Italia Investimenti

ALCUNE DELLE PARTECIPATE ContactLab Cortilia Tannico Musement MusixMatch Borsa del Credito


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Fintech / events

A cura di Oliver Waters

iFinance incontra a Londra i leader del Fintech Al centro dell’evento il rapporto tra i player del Fintech e gli incumbent

In questa pagina Katrin Herrling, ceo e co-founder di Funding Xchange, con Julian Cork, coo di Landbay. A destra dall’alto un momento del dibattito in sala; Harold Bosse, global head of Product di Earthport; Eric Mouilleron, ceo e founder di Bankable e Jamie Campbell, head of Customer Experience di Bud.


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S

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i è svolto lo scorso 8 dicembre “Fintech Beyond Disruption“, il primo appuntamento in terra britannica organizzato da FintechAge, il magazine in lingua inglese collegato ad iFinance, in partnership con Mentoring Britain, Vitality e London Growth Hub. Un panel di esperti di primo piano provenienti da diverse aree dell’industria Fintech si è dato appuntamento alla London City Hall, la sede dell’amministrazione comunale di Londra, per discutere dello stato attuale e del futuro sviluppo del Fintech. Tra i relatori: Eric Mouilleron, CEO e founder di Bankable, Katrin Herrling, CEO and co-founder di Funding Xchange, Julian Cork, COO di Landbay, Harold Bosse, global head of product di Earthport, e Jamie Campbell, head of customer experience per Bud. A moderare l’evento, Marco Barlassina, direttore responsabile di iFinance e FintechAge. Sul sito www.ifinanceweb.com e www. fintechage.com è possibile accedere ai video dell’evento.


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Piattaforme / digitali

A cura di Gianluca Baldini

L’Alfabeto digitale dei consulenti Fideuram ISPB Come funziona e cosa offre a consulenti, clienti e prospect


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A

pochissimi mesi dal lancio nella primavera del 2016, i risultati di Alfabeto, la piattaforma digitale interamente realizzata “in casa” da Fideuram Intesa Sanpaolo Private Banking sono già molto incoraggianti: un private banker su tre (in totale sono oltre 5mila) ha infatti già pubblicato su Internet la propria

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“vetrina” personale: 1.700 “portali” individuali, da cui già oggi oltre 30 mila clienti accedono a servizi innovativi. Cosa è Alfabeto Alfabeto costituisce una vera e propria rivoluzione del modello di relazione tra cliente e private banker. La piattaforma si aggiunge ai canali di relazione già esistenti in Fideuram ISPB per migliorare la qualità del lavoro dei consulenti - che potranno gestire sempre più clienti – e ampliare le opportunità di relazione e di servizio verso il cliente.

Su Pc e su mobile Nelle immagini di queste pagine, alcune schermate esemplificative delle funzionalità presenti nella piattaforma Alfabeto.

Cosa offre ai clienti Il cliente, oltre alle aree informative pubbliche ed i contenuti riservati condivisi con lui dal suo private banker, ha accesso a tutte le funzionalità che permettono di tenere sotto controllo i propri investimenti, come le rendicontazioni, le proposte personalizzate ed i documenti degli incontri con il proprio consulente, la posizione finanziaria complessiva, con i grafici e le viste del mix di portafoglio, l’andamento degli investimenti e le viste di dettaglio, fino al singolo prodotto. Inoltre, c’è l’“ufficio digitale”, uno spazio virtuale, condiviso con il proprio private banker, in cui condividere documenti ed entrare in chat, sia testuale che video. Grazie alle funzionalità di digital sharing e di co-browsing, la navigazione dei documenti avviene in tempo reale, così come il confronto sulla proposta di investimento, fino alla sua approvazione. “Questo è il nostro progetto di multicanalità. Multicanale, per noi, è il private banker, non la banca”, spiega Raffaele Levi, responsabile modello di business di Fideuram ISPB. “L’home banking è una commodity che consente l’operatività “fai da te” del cliente, che per noi rimane su un piano distinto dalla consulenza. Alfabeto va invece a supportare la relazione tra consulenti e clienti, rendendola possibile anche in un contesto digitale ed in mobilità”.

I vantaggi di Alfabeto L’accesso via web ad Alfabeto permette ai clienti di Fideuram ISPB di accorciare le distanze con il proprio private banker. Per chi è invece alla


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CON ALFABETO IL CLIENTE PUÒ: Consultare il set informativo completo sulla sua posizione patrimoniale

Studiare l’andamento delle scelte di investimento effettuate

Visionare la documentazione relativa ai suoi investimenti Accedere a tutta la sua rendicontazione e consultare la documentazione inserita dal suo private banker

ricerca di un consulente finanziario, Alfabeto permette di stabilire un primo contatto con un private banker Fideuram ISPB, avviando un rapporto di conoscenza fino a perfezionare la relazione finanziaria. Per il private banker è una vera e propria ‘vetrina’ nel mondo web, in uno spazio strutturato e adeguato a valorizzare al massimo la propria figura professionale, con un endorsement forte della banca: su Alfabeto il consulente mette a disposizione informazioni sul proprio profilo, le proprie esperienze professionali, la formazione e le certificazioni di settore ricevute. Inoltre ha a propria disposizione una piattaforma web che integra supporti informativi per il pubblico in cui pubblicare i propri “post” personali, o condividere notizie finanziarie, contenuti commerciali

Cosa offre ai prospect Per il private banker, la vetrina è la sua finestra sul mondo. Grazie ad un minisito di ingresso, un prospect può ricercare un consulente finanziario, sia per prossimità geografica che nominalmente, come spesso avviene, grazie al passaparola. Il prospect, trovato il consulente che fa per lui, può entrare in contatto diretto dopo aver completato un rapido processo di registrazione. Da questo momento ha a disposizione un private banker, che può contattare via chat o attraverso i canali ordinari, telefonico ed e-mail. Il private banker, a sua volta, potrà condividere con il prospect contenuti a lui dedicati e, quando la relazione sarà consolidata, anche delle proposte di investimento. Tutto questo non prescinde dalla relazione fisica con il proprio private banker, ma è la via di accesso a nuove occasioni di incontro e confronto. Come spiega Raffaele Levi, responsabile modello di business di Fideuram – Intesa Sanpaolo Private Banking, “Alfabeto non serve solo a migliorare il rapporto consulente cliente ma anche ad acquisire nuova clientela, grazie alle opportunità offerte dal web di entrare in contatto con un pubblico molto più ampio”.

ad hoc ed una newsletter messa a disposizione da una redazione dedicata. Il presente e il futuro di Alfabeto “Per noi è fondamentale che la relazione con il cliente venga sempre gestita direttamente dal suo private banker. Abbiamo ritenuto che oggi fosse importante avere un supporto evoluto che mettesse al centro il consulente, permettendogli di interagire con la clientela attraverso una piattaforma digitale evoluta”, spiega Raffaele Levi, responsabile modello di business di Fideuram ISPB. “Il cliente così riesce a operare utilizzando telefonino e tablet come strumenti primari”. Ma Alfabeto arricchirà le sue funzioni. “Nella fase uno”, dice Levi, “abbiamo rilasciato uno strumento di self branding e di relazione digitale, cioè un sito vetrina con cui il consulente può illustrare i propri valori ed il proprio curriculum, e mettersi in contatto con il cliente attraverso videoconferenza, condividendo proposte di investimenti o altri documenti importanti. Nella seconda fase lanceremo un’offerta dedicata al canale. Quest’anno lanceremo un prodotto altamente innovativo, che sarà una soluzione di sicuro interesse anche per i clienti più evoluti. Alfabeto è uno strumento per migliorare il rapporto tra consulenti e clienti, ma anche per acquisire nuova clientela, con i quali organizzare anche incontri fisici, supportati però da strumenti digitali”.



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Online / banking

A cura di Cristina Cavenaghi

Un anno di ranking per i brand bancari online Gli istituti di credito con la migliore performance sul web

Guida la classifica Intesa Sanpaolo, seguita da Unicredit e Banco BPM


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BEM Rank - Classifica dei migliori brand online nel settore bancario

Intesa San Paolo

57,5

Unicredit

43,8

Banco BPM

36,0

Banco di Napoli

32,9

MPS

32,2

UBI

31,0

Cariparma

30,7

ING Direct

30,5

Banca Sella

30,3

Mediolanum

29,5

Fonte: BEM Research - dati medi relativi al perido marzo-dicembre 2016

Prestazioni home page

hi è l’attore bancario italiano che più è stato capace di muoversi con abilità sul web negli scorsi mesi? La risposta è contenuta in un report che BEM Research, startup che si occupa di big data, ricerca economico-finanziaria e web marketing, ha prodotto utilizzando un algoritmo di proprietà. Intesa Sanpaolo è la banca che ha mostrato la migliore performance sul web nel 2016 secondo la classifica stilata da BEM. L’istituto di credito guidato da Carlo Messina, oltre ad essere tra i più solidi gruppi bancari europei di maggiore dimensione, mostra una particolare attenzione al web, con un punteggio medio del BEM Rank nel corso del 2016 pari a 57,4 punti. Unicredit conquista la seconda posizione, con un distacco di circa 13 punti rispetto alla vetta della classifica. Chiude il podio Banco BPM, con un indice pari a 36 punti. Tra i migliori brand online del 2016 si segnalano poi Banco di Napoli, istituto appartenente al gruppo Intesa Sanpaolo, e MPS che, se da una

di Google Italia per ricerche relative a parole chiave generiche ad alto traffico. Sul podio, per questo aggregato, si confermano Unicredit e Banco BMP. Relativamente alle prestazioni dell’homepage, ovvero alla velocità di caricamento e all’usabilità, conquista la posizione più alta MPS, seguita da Cariparma e da Banca Popolare di Bari. «La dimensione della banca risulta essere ad oggi un fattore di successo sul web – sottolinea Carlo Milani, direttore di BEM Research

Visibilità online

C

parte soffre le vicissitudini legate al fallito aumento di capitale, dall’altra risulta avere buone prestazioni sul web. Tra i primi 10 brand bancari si trovano poi UBI, Cariparma, ING Direct, Banca Sella e Mediolanum. Andando a considerare due macroaggregati che compongono il BEM Rank, si osserva che Intesa-SanPaolo sembra eccellere per la capacità di essere rintracciata sul web (visibilità online) o perché gli utenti cercano direttamente il suo brand oppure perché appare nelle prime posizioni

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Fineco è il sito web dell’anno per banche e investimenti

BEM Rank settore bancario - Indice di visibilità online 30,0

Media visibilità

15,9

2,7

UBI

Mediolanum

Banca Sella

1,9

1,6

1,6 ING Direct

4,5

Banca CR Firenze

5,0

MPS

5,5

Banco di Napoli

Banco BPM

Unicredit

Intesa San Paolo

10,0

BEM Rank settore bancario - Indice delle caratteristiche dell’homepage

28,3

28,0

27,6

27,6

27,3

27,3

Intesa San Paolo

28,9

2016 il premio “Sito Web dell’Anno”, nella

Banco di Napoli

29,2

Banca Sella

29,8

Banca D’Alba

FinecoBank si è aggiudicato per l’anno

Media caratteristica homepage

Unicredit

30,3

sezione attività bancarie e investimenti. L’iniziativa premia i siti in base alle

Bancarie e Investimenti, affermandosi come il più apprezzato tra quelli dei

Banca Emiliano

“Sito più Popolare” nella categoria Attività

ING Direct

stato premiato come “Sito Migliore” e

Ppolare di BarI

premio ininterrottamente dal 2011, è

cariparma

FinecoBank.com, che si aggiudica questo

MPSUnicredit

votazioni degli utenti.

Fonte: BEM Research - dati medi relativi al perido marzo-dicembre 2016

numerosi brand del settore in concorso, con il 56% dei voti. In particolare gli utenti hanno apprezzato il design, il contenuto e la facilità di navigazione, parametri in cui il sito Fineco ha ottenuto punteggi prossimi al massimo. FinecoBank.com ha inoltre registrato un punteggio medio di raccomandazione a parenti e amici da parte degli utenti (NPS) di 9,34 su 10.

– La riconoscibilità del marchio e gli investimenti necessari per massimizzare visibilità e prestazioni dei siti web sembrano aver dato un vantaggio ai tre principali istituti italiani nel corso del 2016. La concorrenza delle banche di minore dimensione è però agguerrita. Il

web fornisce loro l’opportunità di raggiungere una platea più ampia di clientela qualora si riesca a toccare i “tasti” giusti. Comunicare in modo innovativo e accattivante, soprattutto quando si parla ai nativi digitali, può essere la chiave vincente per il 2017 e gli anni a venire» conclude Milani.



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Guadagnare col FinTech / opinion

A cura di Alessandro Rossi

Euklid, la banca di domani che moltiplica i bitcoin Una rivoluzione con un cuore (e un cervello) tutto italiano

La piattaforma investe in valute tradizionali o Bitcoin con trader robotizzati e nessun costo di commissione.

di Alessandro Rossi

A

ppena nata già vale 10 milioni di euro. Può capitare nel mondo della finanza e delle start up ma ancora di più in quello del Fintech. E sicuramente non è finita qui per Euklid, la piattaforma che investe in valute tradizionali o Bitcoin con trader robotizzati, gestione trasparente e nessun costo di commissione ma incassa un margine del 20% sui guadagni. La piattaforma sviluppata permette agli utenti di accedere facilmente agli investimenti in bitcoin, verificarli attraverso la registrazione delle operazioni nella blockchain, la rete di computer che crea l’infrastruttura su cui si basa l’ormai nota criptomoneta, e di creare diversi tipi di smart contract, contratti che garantiscono gli utenti che intendono investire attraverso l’algoritmo, a seconda delle esigenze del cliente. “In Euklid, l’uomo è un mero osservatore”, ha dichiarato il co-fondatore e Ceo, Antonio Simeone, “e l’investitore è garantito dalla massima trasparenza. Ogni singola operazione degli algoritmi di trading viene registrata nella blockchain”. Euklid è già stata definita “la banca del domani” e diversi investitori ci hanno creduto e continuano a crederci. Dopo la fiducia di partenza ottenuta dal network di business angels SiamoSoci e dal Club Italia Investimenti 2, Euklid ha già ottenuto il primo seed di 400 mila euro per il 4% versato nelle casse sociali da Club Digitale che ha fatto così schizzare la valutazione a 10 milioni di euro. Niente male visto che Euklid non ha nemmeno due anni di vita. È stata

fondata nel luglio 2015 da Antonio Simeone e Franco Grassi che si occupano di Algotrading, a cui si sono aggiunti Francesco Di Leva e Mario Giancola, due sviluppatori che hanno dato vita alla piattaforma. A completare la squadra come advisor, Raffaele Mauro, innovation manager presso la divisione corporate & investment banking del gruppo Intesa Sanpaolo. Con in tasca i soldi freschi del nuovo finanziamento i soci di Euklid sono volati a Londra per aprire una nuova sede, fondare una newco (Euklid Uk) e lanciare un fondo di investimento riservato (Raif) in Lussemburgo. E nella capitale inglese sembra proprio esserci l’humus giusto per operazioni come quella di Euklid: “A Londra abbiamo trovato l’ecosistema giusto”, ha detto Simeone. “Là possiamo aprirci ai nuovi investitori e far leva su un sistema finanziario innovativo, efficiente e privo di ostacoli regolamentari”. E infatti sono già arrivati nuovi soci: Giovanni Contini, Joseph Bradley e il professor Paolo Savona che rivestirà la carica di presidente del cda della newco londinese.



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Artificial / intelligence

A cura di Daniel Settembre


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Consulenza finanziaria, la minaccia non sono i robo-advisor Un viaggio dentro l’intelligenza artificiale

A

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ltro che robo-advisor, la vera minaccia per l’intera industria della consulenza finanziaria è la AI, ossia l’intelligenza artificiale. Se nella percezione comune questa tecnologia sembra ancora essere fantascienza, per gli addetti ai lavori è più vicina di quanto si pensi. Si tratta di un’innovazione in rapida evoluzione e che avrà conseguenze profonde e inimmaginabili anche per il settore dei servizi finanziari. Secondo il World Economic Forum, la AI potrebbe spostare circa 5 milioni di posti di lavoro nel corso dei prossimi 5 anni. Come spiega il magazine online WealthManagement, la maggiore parte dei consulenti finanziari tende a parlare di intelligenza artificiale come una tecnologia che “forse, in futuro” sarà adottata nell’asset management. Eppure quel giorno potrebbe non essere troppo lontano, anzi. E per capire ciò è necessario definire correttamente di cosa si sta parlando. Scrive WealthManagement: “AI è una disciplina informatica che utilizza l’analisi statistica a partire da


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E in Giappone una compagnia assicurativa rimpiazza gli impiegati con l’Intelligenza Artificiale

La compagnia d’assicurazioni giapponese Fukoku Mutual Life Insurance rimpiazzerà con sistemi di intelligenza artificiale oltre il 30% della sua forza lavoro nella divisione dedicata alla valutazione dei sinistri. Ne ha dato notizia l’edizione online del quotidiano giapponese Mainichi Shinbun. Il sistema, basato sul Watson prodotto da IBM Japan, è stato introdotto a partire dall’inizio dell’anno e sarà utilizzato per la definizione dei risarcimenti dei sinistri in ambito medico/ sanitario. La tecnologia cognitiva permette infatti al sistema di interpretare testi, immagini e video. Il sistema controllerà la documentazione prodotta dagli assicurati e verificherà la presenza o meno di clausole che escludano il pagamento di sinistri. Nel 2015, per la stessa tipologia di sinistri, i casi affrontati da Fukoku Mutual erano stati 132mila. I dipendenti rimpiazzati saranno in tutto 34, mentre i risparmi stimati sono nell’ordine dei 140 milioni diyen l’anno.

LA SUPERINTELLIGENZA ARTIFICIALE È IN GRADO DI CONTINUARE AD ASSORBIRE DATI E CREARE PIÙ DI QUANTO POSSA FARE UN CERVELLO UMANO

un insieme di dati per fare previsioni o risolvere i problemi. Generalmente viene divisa in 3 tipologie di base. L’intelligenza artificiale stretta o “AI debole”, progettata per concentrarsi su un compito specifico. Poi c’è l’Intelligenza artificiale generale, o “AI forte”, che potrebbe svolgere qualsiasi compito intellettuale che un essere umano è in grado di fare. Infine, c’è la SuperIntelligenza artificiale, più intelligente di un essere umano, in grado di continuare ad assorbire dati e creare più di ciò che un cervello umano è in grado di fare. Si lavora ancora alla SuperIntelligenza, mentre ora come ora siamo circondati dalla AI debole. A questa categoria appartengono, per esempio, la ricerca predittiva su Google, le raccomandazioni

di prodotto su Amazon, e i roboadvisor in grado di compiere scelte d’investimento”. Qualche esempio di intelligenza artificiale nella gestione patrimoniale arriva dagli Usa. IBM Watson è un sistema informatico in grado di elaborare un linguaggio naturale, con un intero team dedicato allo sviluppo applicato alla gestione patrimoniale. Il servizio base è in grado di analizzare il profilo di un cliente, per identificare i prodotti e i temi di investimento più adatti a lui. Sulla base di una vasta gamma di dati, può anche prevedere la soddisfazione dei clienti, dando al consulente la possibilità di intervenire nel caso i livelli siano bassi. IBM Watson non è il solo. Dream Forward utilizza l’intelligenza artificiale per gestire il lavoro amministrativo del suo team di 300 consulenti. Vestorly sta usando AI per creare automaticamente strategie di marketing su misura per gli interessi dei clienti. Frameworks RAGE sta attualmente lavorando su un nuovo prodotto di gestione patrimoniale che automatizza la gestione del portafoglio e il ribilanciamento degli obiettivi attraverso l’utilizzo di un programma di intelligenza artificiale che monitora 100.000 fonti di notizie provenienti da 20 diverse lingue su tutto ciò che può influenzare le prestazioni del portafoglio. Insomma, si discute ancora su quando arriverà una SuperIntelligenza artificiale, ma non c’è dubbio che non bisognerà aspettare molto.


GRAND HOTEL DI RIMINI

17/05/17

BANKING INSURANCE ASSET MANAGEMENT TRADING COMPARATORI CROWDFUNDING ADVISORY È un’iniziativa

REAL ESTATE MIGLIORE STARTUP FINTECH MIGLIORE APP VENTURE CAPITALIST INFLUENCER

THE MEDIA & DIGITAL COMPANY

C A T E G O R I E

I FintechAge Awards premieranno i leader della finanza digitale e si terranno il 17 maggio 2017 presso il Grand Hotel di Rimini nell’ambito della manifestazione “Investment & Trading Forum”.


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Robo / advisor

A cura di Alessandro Rossi

Non solo robot, il prossimo competitor si chiama GAFA L’acronimo nel quale si celano Google, Amazon, Facebook e Apple

D I FORNITORI NON TRADIZIONALI SUSCITANO GRANDE INTERESSE

isruptive senza se e senza ma. Con tanti saluti alla banca tradizionale. Secondo una ricerca di Accenture pubblicata a fine 2016, i consumatori sono disposti a passare a fornitori non tradizionali di servizi finanziari. Quasi un terzo di loro si affiderebbe a Google, Amazon o Facebook per servizi bancari (31%), assicurativi (29%) e di consulenza finanziaria (38%). Tuttavia, nella fascia di età compresa tra 18 e 21 anni, questa propensione, pur essendo maggiore, si attesta solo al 41%, a dimostrazione del valore che questo specifico target attribuisce agli istituti finanziari tradizionali. Ma i giganti del tech non sono gli unici a esercitare pressioni sulle aziende di servizi finanziari: una percentuale pressoché identica dei consumatori di tutto il mondo ha dichiarato che prenderebbe in considerazione di passare ai servizi bancari (31%) e assicurativi (30%) proposti da supermercati o rivenditori. Attenzione, però: la ricerca non è stata svolta solo in Italia ma il nostro è solo uno dei 18 paesi al mondo presi in considerazione, molti dei quali hanno una cultura finanziaria ben sviluppata come gli Stati Uniti, la Gran Bretagna, Hong

Consumatori disposti a passare a fornitori non tradizionali di servizi finanziari

F O R N I T O R I

Google / Amazon / Facebook / Apple

38%

29

CONSULENZA FINANZIARIA

%

Fonte: Accenture

SERVIZI ASSICURATIVI

31%

SERVIZI BANCARI


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I consumatori tendono ad affidarsi sempre più ai consigli erogati da piattaforme digitali. Ma oltre due terzi vuole avere a che fare anche con un professionista in carne ed ossa.

Banking

40

%

F O R N I T O R I

Supermercati o rivenditori

GENERAZIONE X NEL MONDO

52

%

GENERAZIONE X IN ITALIA

30%

SERVIZI ASSICURATIVI

31%

SERVIZI BANCARI


Kong. Però il segnale è chiaro anche perché dei 32.715 intervistati, ben 7 su 10 si sono dichiarati favorevoli all’utilizzo di servizi di consulenza robotizzata in ambito bancario, assicurativo e previdenziale. Si tratta della cosiddetta “robo-advisory”, la consulenza finanziaria erogata esclusivamente attraverso una piattaforma digitale, senza l’intervento di “umani”. Tuttavia, per la gestione delle richieste più complesse, molti preferiscono ancora interagire con una persona. Spetta quindi alle aziende ricercare il giusto equilibrio tra un contatto personale e un’esperienza digitale avanzata, puntando all’integrazione dei servizi robotizzati con quelli tradizionali. Ok al robot se aiuta ad investire Dallo studio di Accenture è emerso che la stragrande maggioranza dei consumatori accetterebbe una consulenza esclusivamente robotizzata per alcuni prodotti bancari e assicurativi. L’apertura dei consumatori alla Robo advisory riguarda l’assistenza nella scelta di un nuovo conto corrente (71%), della copertura assicurativa (74%) e del piano pensionistico (68%). Circa quattro consumatori su cinque (78%) si sono dichiarati disposti a fare ricorso a questo tipo di servizio per gli investimenti tradizionali, ovvero il settore che ha visto la nascita di questa tecnologia. Comunque, il cliente preferisce il

robo-advisor ma non si accontenta. Dalla ricerca emerge infatti che circa due terzi dei consumatori intervistati desidera ancora interagire con le persone nell’ambito dei servizi finanziari, soprattutto nella gestione delle lamentele (68%) e nella consulenza su prodotti complessi quali i mutui (61%). Il valore della personalizzazione La ricerca indica che circa due terzi dei consumatori sono interessati a una consulenza assicurativa (64%) e bancaria (63%) personalizzata basata sulle loro condizioni specifiche. Questa percentuale sale al 73% relativamente alla consulenza sulla gestione patrimoniale. Poco meno della metà dei partecipanti (48%) desidera il sostegno delle banche nel processo di acquisto di prodotti non bancari, quali una casa, un’automobile o per i servizi connessi a tali prodotti (per esempio: prodotti assicurativi, assistenza nella procedura di vendita e/o conclusione di pratiche). I consumatori affermano che le banche potrebbero assisterli in queste decisioni importanti fornendo informazioni utili basate su dati geografici, fasce di prezzo e altre preferenze da loro indicate.

T R E T I P I D I R I S PA R M I AT O R E

44

54

%

NOMADI:

Costituiscono un gruppo spiccatamente digitale, pronto ad accogliere un nuovo modello di interazione.

34

%

AMANTI DELLA QUALITÀ: Rappresentano il 34% dei consumatori ed esigono servizi e una protezione dei dati reattivi e di alto livello.

12

%

CACCIATORI:

Inseguono il prezzo più conveniente, rappresentano il 12% dei consumatori intervistati e, in genere, non appartengono alle fasce di età più basse.



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Gestioni / digitali

A cura di Antonio Ferrario

Il robo-investor ha voglia di crescere I progetti di Invest Banca per il 2017

N

uove tessere si aggiungono al mosaico di IB Navigator, la prima gestione interamente digitale nata in Italia. Lanciata da Invest Banca, la gestione è anche il primo esempio di robo-investor, perché, a differenza dei robo-advisor, il cliente non deve preoccuparsi di ribilanciare costantemente il portafoglio. Dopo il lancio lo scorso anno e il refresh con due nuove linee di gestione, quella Sostenibile e quella Responsabile, che applicano i criteri dell’investimento socialmente responsabile nella selezione delle società con cui viene costruito il

portafoglio, Invest Banca ha infatti in cantiere una serie di novità anche per il 2017. Ne ha parlato ad iFinance il direttore generale dell’istituto toscano, Stefano Sardelli, non prima di aver tracciato anche un bilancio dell’esperienza portata avanti in simbiosi con iShares, i cui ETF costituiscono al 100% i portafogli presenti nelle gestioni. “A fine 2016 – spiega Sardelli – sulle 4 linee, che hanno dato tutte risultati positivi, abbiamo raccolto più di 30 milioni, da 1000 clienti circa (la soglia minima d’investimento è di 15.000 euro con un costo di gestione massimo dell’1%, ndr), con una quota di clienti diretti dal web pari al

Stefano Sardelli / direttore generale Invest Banca

5%. I primi sottoscrittori sono stati principalmente over 50 e questa tendenza sta continuando. Ora però un distributore ci ha chiesto di creare un PAC sulle nostre gestioni con versamenti mensili minimi di 200 euro e quindi l’età media dei sottoscrittori dovrebbe abbassarsi”. Lo stesso numero di distributori dovrebbe ampliarsi, con due nuovi canali distributivi che nel primo trimestre dovrebbero andare ad affiancarsi ai 7 già presenti.


2 / LINEA SOSTENIBILE - SRI Benchmark: 85% Indice Barclays Euro Aggregate Bond 15% Indice MSCI ACWI Euro Orizzonte Temporale: 3-4 anni

3. / LINEA MODERATA Benchmark: 70% Barclays Euro Aggregate Bond 30% Indice MSCI ACWI Orizzonte Temporale: 5-7 anni

4. / LINEA RESPONSABILE - SRI

E guardando al 2017? “Per quest’anno il nostro obiettivo è portare più gente dal web. Per questo da quest’anno lanceremo anche campagne sui social, con l’idea di lavorare anche con gli youtubers più affermati. Un altro progetto è di rendere ancora più trasparente l’asset allocation e dinamico il rapporto per il cliente. Per questo renderemo disponibili delle pillole video in cui saranno spiegati i singoli ETF contenuti nelle gestioni e stiamo

lavorando a una App per la parte informativa”. Ma le novità vanno anche oltre l’offerta. Di recente è stata introdotta l’opzione 4kids: con l’aiuto di Invest Banca, attraverso una devoluzione diretta, il cliente potrà dare un contributo concreto alla realizzazione della missione di Dynamo Camp; la Onlus offre programmi di Terapia Ricreativa durante tutto l’anno rivolti a bambini e ragazzi con patologie gravi e croniche ed alle famiglie con figli malati.

Benchmark: 60% Indice Barclays Euro Aggregate Bond 40% Indice MSCI ACWI Euro Orizzonte Temporale: Almeno 5 anni

5. / LINEA CRESCITA Benchmark: 60% Indice Barclays Euro Aggregate Bond 40% Indice MSCI ACWI Euro Orizzonte Temporale: Almeno 5 anni

6. / LINEA OBBLIGAZIONARIA Benchmark: 100% Barclays Euro Aggregate Bond Orizzonte Temporale: 3-4 anni

RISCHIO BASSO RISCHIO MEDIO/BASSO

Orizzonte Temporale: Almeno 2 anni

RISCHIO MEDIO

Benchmark: 50% Barclays Euro Aggregate Bond 50% Barclays 1-3 anni

RISCHIO MEDIO

1. / LINEA CONSERVATIVA

RISCHIO MEDIO/ALTO

SEI LINEE DI INVESTIMENTO DIVERSE PER RISCHIO E ORIZZONTI

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RISCHIO MEDIO/BASSO

47


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Digital / banking

A cura di Ettore Mieli

La seconda giovinezza dell’SMS è nel banking È discreto, riservato e soprattutto lo si legge sempre

C

hi ha detto che l’SMS è morto? Se nell’uso quotidiano personale il tradizionale messaggino da cellulare è stato soppiantato dalle tante applicazioni di instant messagging, questa tecnologia che per alcuni può sembrare obsoleta ha trovato una nuova giovinezza nel mobile marketing. Chi non ha mai ricevuto un messaggino inaspettato dal proprio operatore di telefonia mobile o domestica, oppure dal gestore dei servizi televisivi a pagamento a cui si è affidato? La vera seconda giovinezza l’SMS però l’ha trovata in

ambito finanziario, con l’invio delle notifiche di avvenuto pagamento dalle banche o l’invio delle Otp, le password utilizzabile una sola volta. I big data giocano un ruolo fondamentale, in un servizio come questo. Un esempio? un negozio che conosce la tua data di nascita e che il giorno del tuo compleanno ti invia il più classico degli SMS di auguri, dicendoti che ti offre uno sconto speciale su uno dei tuoi prodotti preferiti. Insomma, l’SMS di fronte all’innovazione è riuscito a ritagliarsi una nicchia di utilizzo specifico e redditizio. “Il motivo è che un tale tipo di comunicazione è impensabile attraverso piattaforme terze, come app generaliste, per tante ragioni, in primis di privacy”, spiega Giorgio Nani, amministratore delegato di Mobyt, provider specializzato nell’invio e ricezione di SMS e mms dedicato al settore business. “E per il momento, l’SMS in questo tipo di comunicazioni rimane lo

SMS marketing

Percentuale di aziende che hanno utilizzato l’SMS come parte integrante della propria strategia di mobile marketing.

24%

51%

2015

2016

+111% crescita annua (2015 vs 2016)

92% delle aziende che utilizzano l’SMS marketing stima di spendere un budget uguale o superiore nei prossimi 12 mesi

Fonte: “2016 state of Marketing”, Salesforce; “Markets, it’s time to get personale”, ADOBE


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strumento migliore. I messaggini, anche se promozionali, li leggi, le mail no”, continua Nani. “L’SMS può raggiungere un ritorno dell’investimento fino addirittura al 40%. Cosa vuol dire? Che questa comunicazione riesce a instaurare un rapporto diretto, quasi intimo, con il cliente finale che riceve il messaggio, con un tasso di apertura che raggiunge anche il 98%, contro il 24% delle mail. E l’SMS è per sua

natura discreto e riservato: è, infatti, la sicurezza l’altro grande vantaggio”. Paura di Whtasapp, Telegram & co? Nani è convinto che se player come Facebook, Google o Apple permettessero alle aziende di inviare messaggi promozionali attraverso le loro applicazioni, la gente sarebbe letteralmente invasa dai messaggi e le disinstallerebbe nel giro due minuti. Insomma, l’SMS ha davanti a sé ancora un futuro roseo.

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Giorgio Nani / a. d. di Mobyt

Chi è Mobyt Mobyt è una società nata nel 2002 come fornitore di servizi di messaggistica sms per le aziende grazie all’esperienza di Giorgio Nani e Sandro Edelvais già soci fondatori di Widestore, una delle maggiori società di Web Hosting italiane. Offre soluzioni altamente affidabili per la spedizione e la ricezione di servizi di messaggistica SMS e per l’invio di email, al fine di supportare nuove opportunità di marketing ed advertising. L’infrastruttura tecnologica di Mobyt è connessa direttamente ai maggiori operatori di telefonia mobile italiani mediante linee dedicate. Alla fine dell’anno 2005 inizia l’espansione della società a livello internazionale con la creazione di Mobyt France, per estendere i servizi al mercato francofono. A marzo 2015 la società debutta sul mercato AIM Italia. A ottobre 2016 l’85,32% delle azioni del gruppo Mobyt viene acquisito da Moat Italy Bidco, società riconducibile al gruppo di investimento inglese HGCapital.


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Digital / marketing

A cura di Cristina Cavenaghi

Il conto deposito nasce digital Così Digitouch ispira il risparmio 2.0

L

a clientela online delle banche ha ormai superato quella tradizionale. Dalle filiali le banche hanno il 20% in meno di contatti, ma grazie al web il numero di touch point è aumentato. Occorre però sapere come sfruttare la rete. Qui entrano in gioco le società specializzate nella progettazione di campagne di marketing digitale. Tra i principali player indipendenti del settore c’è Digitouch, quotata sul mercato Aim di Borsa Italiana. Con Simone Ranucci Brandimarte, presidente del gruppo, iFinance ha indagato su cosa spinge sempre più banche verso il digital marketing.

“Le banche hanno capito che con i canali digitali i costi di acquisizione e gestione del cliente vengono tagliati e che il target giovane è acquisibile solo online. Per questo vi stanno investendo pesantemente. Tanto che per noi il banking è l’industry più attiva, se confrontata con le assicurazioni, dove il canale digitale agisce principalmente a supporto dei canali tradizionali come agenti e broker, o con il Fintech, digitale al 100%, ma che ha comunque bisogno di agenzie come le nostre per l’accesso ai canali di comunicazione pubblicitari. Alle banche i nostri servizi consentono innanzitutto la misurabilità, perché a fine giornata so esattamente quanti clienti ho attratto, quanti ne ho convertiti e quanto mi è costato farlo. È quindi possibile una ottimizzazione giorno dopo giorno a beneficio delle performance”. Quali sono gli interventi che possono essere effettuati? “La nostra politica di marketing si attua mediante un mix bilanciato di Google advertising, quella che appare quando si

Simone Ranucci Brandimarte / presidente gruppo Digitouch


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BANCHE SEMPRE PIÙ DIGITAL: • 70% della transizionalità e 50% di vendite. • Costi gestionali per cliente inferiori dell’84% rispetto ai canali tradizionali. • Il Digital è fondamentale per i clienti tra i 35 e i 55 anni, mentre la filiale rimane il canale preferenziale per i clienti over 55. Il dato si inverte se si tratta di conti deposito online, dove la percentuale di +55enni è maggiore rispetto ai più giovani.

BANCHE SEMPRE PIÙ MOBILE: • Le app del settore bancario/finanziario sono le più scaricate dagli utenti mobile.1 • Il 100% delle banche intervistate (campione rappresentativo del 50% del totale attivo del settore) offre oggi almeno un’app per smartphone e il 77% propone anche un’app per tablet.2 • +82% n. clienti in Italia che tra il 2014 e il 2015 accedono ai servizi bancari tramite smartphone e tablet (4,4 milioni di clienti). • Nel 2014 sono state scaricate in media 8.800 app bancarie al giorno (+17% vs 2013).

effettua una ricerca online; di Social advertising su canali social media come Facebook; di programmatic advertising, effettuata su un target preciso; di display advertising (ad esempio skin e banner, ndr), deputata a dare credibilità a un progetto. In tale contesto è importante gestire le tecnologie per l’identificazione dei target. Noi lo facciamo con una piattaforma proprietaria chiamata

Audiens, basata su dati provenienti dagli operatori telefonici e per il cui sviluppo è in fase di esecuzione un aumento di capitale importante”. Come intervenite di solito? “Abbiamo lavorato con quasi tutte le banche italiane. Oggi stiamo lavorando soprattutto su conti di deposito e prestiti, per i quali definiamo la strategia di comunicazione fin dalla progettazione del prodotto stesso”.

• I giudizi degli utenti sulle app bancarie sono tendenzialmente positivi. • La tendenza delle banche oggi è sviluppare App ad hoc per specifici servizi e per determinati segmenti di clientela.

Fonti: KPMG - Mobile banking: un’app per tutti, AbiLab, Politecnico di Milano. (1) School of Management del Politecnico di Milano (2) 4° Osservatorio sul mobile banking dell’ABI.


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Consulenza / digitale

A cura di Antonio Ferrario

L’innovazione nei servizi di consulenza GIM Capital propone una piattaforma per gestire gli adempimenti fiscali e amministrativi

N

Marco Corica / Ceo di GIM Capital

on sarebbe comodo ricevere una mail automatica all’avvicinarsi delle scadenze fiscali che ci riguardano o in prossimità della data in cui dobbiamo presentare certi documenti presso il commercialista? O ancora, poter trasmettere in forma digitale al proprio studio la documentazione necessaria alla dichiarazione dei redditi, postandola su una piattaforma dedicata? C’è chi ci ha pensato. Si tratta di una delle poche startup di consulenza attive in Italia (secondo i dettami del Decreto Crescita 2.0.), ossia un’azienda di consulenza che, nata come studio di commercialisti, ha oggi la veste giuridica di startup innovativa. Con GIM Capital, questo il nome della startup di consulenza, la gestione degli adempimenti amministrativi, contabili, fiscali e societari avviene infatti mediante un modello basato su una piattaforma digitale che consente lo scambio d’informazioni tra la società di consulenza stessa, le PMI e i clienti. Ad essere innovativo non è solo il processo di scambio di informazioni, ma tutti i servizi standard abitualmente forniti dagli studi professionali. Come spiega ad iFinance l’avvocato Marco Corica, che sta seguendo in prima persona il progetto GIM: “Il nostro

obiettivo è innovare tutti i servizi standard, fornendo uno strumento che consenta di accorciare le distanze e i tempi. Il cliente ha a disposizione un canale diretto e aggiornato con il suo fiscalista attraverso il quale conoscere obblighi e scadenze che lo riguardano direttamente, ma anche uno strumento per la trasmissione di atti e documenti (ricevute, fatture, ecc…) in via telematica”. Con un gran risparmio di tempo per i clienti della società, che si vedranno mettere a disposizione la piattaforma (che assicura la piena compliance agli adempimenti propri della legislazione italiana) senza alcun costo. L’intenzione di GIM Capital è infatti quella di offrire un servizio in più agli attuali clienti e naturalmente di avere un punto di attrazione ulteriore nei confronti dei clienti potenziali rappresentati da imprenditori e professionisti. Per tale ragione GIM Capital rappresenta un valido interlocutore delle startup e PMI innovative. “Alle quali – chiarisce Marco Corica - GIM Capital fornisce oltre ai servizi di outsourcing contabile, fiscale e amministrativo anche supporto nell’attività di fund raising, arrivando anche a investirvi direttamente con microseed qualora la startup sia ritenuta particolarmente interessante”.

Infor La pu le ci I ren docu ciasc conn Inves

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Percorsi di investimento Percorsi di indipendenti investimento indipendenti

Siamo convinti che seguire sentieri già battuti non sempre produca i migliori risultati. Per questo i nostri team di gestione sono liberi di coltivare le loro migliori idee di investimento in modo indipendente. Siamo convinti che seguire sentieri già battuti non produca i migliori risultati. Per Così sempre i nostri clienti possono scegliere il percorso questo i nostri team di gestione sono liberi finanziario più adatto ai loro bisogni con unadi coltivare loro ampia miglioriedidee di investimento in gamma dilefondi eterogenea, modo indipendente. diversificata per tipologia di investimento, classi di attivo e area geografica. Così i nostri clienti possono scegliere il percorso finanziario più adatto ai loro bisogni con una gamma di fondi ampia ed eterogenea, www.invesco.it diversifi cata per tipologia di investimento, classi di attivo e area geografica.

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Informazioni importanti La pubblicazione ha carattere meramente informativo, non fa parte di alcun prospetto e non intende dare consigli d’investimento inclusi e senza limiti, consigli finanziari, legali, o fiscali o fare alcuna raccomandazione riguardante l’idoneità per le circostanze di un investitore. I rendimenti passati non sono indicativi di quelli futuri. Le opinioni o considerazioni eventualmente espresse da Invesco possono subire modifiche senza preavviso. La decisione di investire in azioni di un fondo deve essere effettuata considerando la documentazione d’offerta in vigore. Questi documenti (Documento contenente le Informazioni Chiave per gli Investitori specifico per fondo e classe, prospetti e relazioni annuali/semestrali) sono disponibili sul sito www.invesco.it. Le Spese correnti prelevate da ciascuna Classe di azioni del Fondo in un anno, sono indicate nel relativo Documento contenente le Informazioni Chiave per gli Investitori (KIID). Potrebbero emergere direttamente a carico del cliente altri costi, compresi oneri fiscali, in relazione alle operazioni connesse al fondo. Per ottenere ulteriori informazioni sul fondo e qualora non si abbia la certezza della comprensione dei rischi legati all'investimento, siete invitati a contattare il proprio distributore / consulente. Il presente documento è pubblicato in Italia da Invesco Asset Management SA, Sede Secondaria, Via Bocchetto 6, 20123 Milano. CE2137/2016

Informazioni importanti La pubblicazione ha carattere meramente informativo, non fa parte di alcun prospetto e non intende dare consigli d’investimento inclusi e senza limiti, consigli finanziari, legali, o fiscali o fare alcuna raccomandazione riguardante l’idoneità per le circostanze di un investitore. I rendimenti passati non sono indicativi di quelli futuri. Le opinioni o considerazioni eventualmente espresse da Invesco possono subire modifiche senza preavviso. La decisione di investire in azioni di un fondo deve essere effettuata considerando la documentazione d’offerta in vigore. Questi documenti (Documento contenente le Informazioni Chiave per gli Investitori specifico per fondo e classe, prospetti e relazioni annuali/semestrali) sono disponibili sul sito www.invesco.it. Le Spese correnti prelevate da ciascuna Classe di azioni del Fondo in un anno, sono indicate nel relativo Documento contenente le Informazioni Chiave per gli Investitori (KIID). Potrebbero emergere direttamente a carico del cliente altri costi, compresi oneri fiscali, in relazione alle operazioni connesse al fondo. Per ottenere ulteriori informazioni sul fondo e qualora non si abbia la certezza della comprensione dei rischi legati all'investimento, siete invitati a contattare il proprio distributore / consulente. Il presente documento è pubblicato in Italia da


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A cura di Luca Spoldi

Portfolio / tech

PREVISIONI E STIME DA ANALISTI E COMUNICAZIONI SOCIETARIE

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Tecnoinvestimenti: chi ben comincia… Tecnoinvestimenti ha segnato +45% in borsa nel 2016 toccando a gennaio 2017 i 5 euro, nuovo record storico. Merito di risultati positivi (103 milioni di fatturato, 7,4 milioni di utile al 30 settembre 2016) anche grazie alle acquisizioni di Co.Mark e Visura.

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Yandex continua a piacere Yandex piace ad analisti e investitori: dopo il +28% segnato nel 2016 a Wall Street, da gennaio Credit Suisse ha avviato la copertura sul principale motore di ricerca online russo con rating “outperform” (farà meglio del mercato) e target price di 26 dollari.

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Lending Club, è tempo di scelte cruciali I nuovi attori del mercato del credito come Lending Club (reduce da un disastroso -52% a Wall Street nel 2016) dovranno prendere decisioni cruciali quest’anno: se trasformarsi in banche e come sopravvivere in un mercato sempre più competitivo.


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Amazon sfida Zalando Amazon fa concorrenza a Zalando: il gruppo Usa sta provando a far crescere anche in Europa le sue vendite di abbigliamento (lanciate nel 2014), facendo leva su oltre170 marchi di terze parti. Un modello di business simile a quello del gruppo tedesco. Chi vincerà?

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Yahoo! si trasforma in Alibaba Yahoo! addio: completata la cessione delle attività a Verizon, che le integrerà con quelle di un’altra ex reginetta della “new economy”, Aol, il gruppo cambierà il nome in Altaba conserverà solo le quote del 15% in Alibaba Group e del 35,5% in Yahoo! Japan.

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Ai fondi Usa piace Jack Henry & Associates Jack Henry & Associates piace agli investitori Usa. Hanno aumentato le proprie quote Simmons Bank, Robeco Institutional Asset Management, Fmr, Janus Capital Management e BlackRock Fund Advisors, mentre American Capital Management ha rilevato un primo 0,48%.

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A cura di Luca Spoldi

Ifinance / index

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DIGITAL TREND Società Paese

Piazza quotazione

Quotazione al 31/12/2016

Performance Mkt Cap ultimi 12 mesi in Mln Euro

MONDO Apple

USA

New York

115,8 Usd

p 10%

589.835

Alphabet (Google)

USA

New York

771,8 Usd

p 1,7%

529.814

Microsoft

USA

New York

62,1 Usd

p 12%

457.963

Amazon

USA

New York

749,8 Usd

Facebook

USA

New York

115 Usd

p 9,9%

344.149

Alibaba Group

CINA

New York

87,8 Usd

p

8%

225.115

SAP

GERMANIA

Francoforte

82,8 Eur

p 12,8% 103.248

Priceline

USA

New York

1.466 Usd

p 14,9%

71.422

Baidu

CINA

New York

164,4 Usd

q -13%

57.950

Salesforce.com

USA

New York

68,4 Usd

q -12,6%

49.294

eBay

USA

New York

29,7 Usd

p

Yande

RUSSIA

New York

20,3 Usd

p 28%

6.452

Rocket Internet

GERMANIA

Francoforte

19,1 Eur

q -32,2%

3.191

Criteo

FRANCIA

New York

41 Usd

p 3,7%

2.659

Zendesk

USA

New York

21,2 Usd

q -19,8%

2.152

Groupon

USA

New York

3,3 Usd

p

8%

1.927

118 Eur

q -6,3% 1.049

p 10,9% 363.701

8% 31.918

Microsoft prende il posto di LinkedIn Staffetta all’interno del paniere di Digital Trend: esce LinkedIn, entra Microsoft che nel 2016 ha rilevato e delistato proprio LinkedIn per 26,2 miliardi di dollari, la cifra più alta mai pagata dal colosso creato da Bill Gates in 200 acquisizioni finora fatte. Riuscirà Redmond a far crescere il social network per professionisti o sarà il bacio della morte?

I colossi dell’high-tech Usa incontrano Trump A un incontro per fare “reciproca conoscenza” con Donald Trump pochi giorni prima dell’insediamento alla Casa Bianca, c’erano i numeri uno dei maggiori colossi del settore tecnologico americano. Hanno partecipato, tra gli altri, Larry Page (Alphabet), Tim Cook (Apple), Sheryl Sandberg (Facebook), Satya Nadella (Microsoft) e Jeff Bezos (Amazon).

ITALIA Reply

ITALIA Milano

Tecnoinvestimenti ITALIA

Milano

4,5 Eur

p 45,1%

Txt e-solutions

ITALIA

Milano

7,5 Eur

q -7,7% 110

Be - think

ITALIA

Milano

0,7 Eur

p 16,10%

103

H-Farm

ITALIA Milano

0,7 Eur

q -32,4%

61

Eurotech

ITALIA Milano

1,5 Eur

q -5,9%

54

Digital Magics

ITALIA

Milano

3,9 Eur

q -32,9%

22

Lventure Group

ITALIA

Milano

0,5 Eur

q -17,3% 19

I valori di performance e di capitalizzazione in euro sono aggiornati al 31 dicembre 2016

209

Buoni risultati per Replay e l’high-tech italiano Primi 9 mesi 2016 positivi per Reply e l’high-tech italiano. Il gruppo di Mario Rizzante ha visto 571,3 milioni di ricavi (+10,6%), un Ebitda di 75,2 milioni (+7%) e una posizione finanziaria netta positiva di 42,2 milioni. Il settore ha chiuso con 3,622 miliardi di ricavi (+14,4%), 231 milioni di Ebitda (+9,1%) e 571,8 milioni di debito finanziario netto.


>

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Ifinance / index

>

FINTECH TREND Società

Piazza quotazione

Quotazione al 31/12/2016

Performance ultimi 12 mesi

Mkt Cap in Mln Euro

Visa

New York

78 Usd

p 0,6%

178.119

MasterCard

New York

103,2 Usd

6%

111.432

American Express

New York

74,1 Usd

p 6,5%

66.195

Charles Schwab

New York

39,4 Usd

p 19,8%

51.455

PayPal

New York

39,4 Usd

p 9,0%

47.176

Fidelity Nat. Info Services

New York

75,6 Usd

p 24,8%

23.791

TD Ameritrade

New York

43,6 Usd

p 25,6%

23.196

Fiserv

New York

106,2 Usd

p 16,2%

22.342

Interactive Brokers Group

New York

36,5 Usd

q -16,2%

14.956

Markit

New York

35,4 Usd

p

17,3%

14.608

E*TRADE Financial

New York

34,6 Usd

p

16,9%

9.458

Total System Services

New York

49 Usd

Sei Investments

New York

49,3 Usd

q

-5,8%

7.722

MSCI

New York

78,7 Usd

p

9,2%

7.195

Jack Henry & Associates

New York

88,7 Usd

p

13,7%

6.559

FactSet Research Systems

New York

163,4 Usd

SS&C Technologies

New York

Wirecard

p

q -1,5%

9.208

p 0,5%

6.310

28,6 Usd

q -16,2%

5.996

Francoforte

40,8 Eur

q -12%

5.111

Square

New York

13,6 Usd

p 4,12%

4.883

Ingenico Group

Parigi

75,8 Eur

q -34,8%

4.861

Temenos Group

Zurigo

70 Chf

p 36,4%

4.674

Fair Isaac

New York

119,2 Usd

p 26,6%

3.576

Morningstar

New York

73,5 Usd

q -8,5%

3.031

Paysafe Group

Londra

371,3 Gbp

p -0,12%

2.205

LendingClub

New York

5,2 Usd

q -52,4%

2.077

ACI Worldwide

New York

18,1 Usd

q -15,2%

2.073

Simcorp

Copenhagen

344,2 Dkk

q -11,29%

1.985

DH

Toronto

22,3 Usd

q -29,5%

1.799

WP Glimcher

New York

10,4 Usd

q -1,9%

1.783

WisdomTree Investments

New York

11 Usd

q -28,9%

1.446

Fidessa Group

Londra

p 14,2%

1.014

2289 Gbp

I valori di performance e di capitalizzazione in euro sono aggiornati al 31 dicembre 2016

I risultati spingono Charles Schwab Grazie ai buoni risultati Charles Schwab continua a salire a Wall Street. Nel 2016 il broker che piace agli altri broker (i 16 analisti che coprono l’azione esprimono 14 giudizi “buy” e 2 “hold”) ha visto crescere le quotazioni del 20% circa sfiorando i 51,5 miliardi di capitalizzazione e superando Paysafe (47,4 miliardi) all’interno del Fintech Trend.

Interactive Brokers vuole voltare pagina Il 2016 non è certo stato un anno da incorniciare per Interactive Brokers Group, con risultati trimestrali quasi sempre in calo rispetto all’anno precedente e sotto le aspettative di Wall Street. Risultato: il titolo ha ceduto un 16% in 12 mesi, scivolando sotto i 15 miliardi di capitalizzazione, a poca distanza da Markit (salito del 17% abbondante).

Fidessa Group non teme l’inflazione Il riaccendersi dell’inflazione legato al calo della sterlina preoccupa gli investitori britannici, ma Fidessa Group pare in grado di trasferire i maggiori costi ai propri clienti grazie al pricing power di cui dispone. Se poi la “hard Brexit” si dovesse rivelare meno pesante di quanto temuto, il titolo potrebbe avere ulteriori spazi di crescita.


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Online / lending

A cura di Be Beez

Chi finanzia online le imprese italiane Con il social lending e l’invoice trading

T

utte le forme di crowdfunding e il peer-to-peer lending hanno raccolto 5,431 miliardi di euro in Europa nel 2015. Di questi, l’Italia cubava solo 32 milioni (di cui 10,4 milioni da piattaforme di prestiti a privati e 3,9 milioni da piattaforme di trading di fatture), ma a fronte di una crescita di quasi il 300% rispetto al 2014. E sicuramente il dato del 2016 sarà ancora più sorprendente, perché nel frattempo sono diventate operative nuove piattaforme di lending alle imprese ed è cresciuta in maniera importante l’operatività delle

piattaforme che nel 2015 avevano mosso solo i primi passi. Il panorama degli attori sul mercato del social lending italiano è comunque ancora molto limitato. Sul fronte dei prestiti tra privati, le piattaforme operative sono solo quattro: Smartika, Prestiamoci, Soisy e United Credit. Più variegato è il panorama delle piattaforme sul fronte dei prestiti alle imprese. Da un lato ci sono infatti tre piattaforme attive nel settore dei finanziamenti tradizionali e dall’altro altre quattro piattaforme attive invece nel cosiddetto invoice trading o trading di fatture. Sul fronte dei prestiti tradizionali alle imprese, l’unico attore italiano è Borsa del Credito. Fondata nell’ottobre 2013 come piattaforma digitale di brokeraggio per il credito alle aziende, la società nel settembre 2015 ha aperto il canale del P2P lending con l’investimento seed di 800 mila euro del presidente Daniele Blancato, dal vicepresidente Alessandro Andreozzi, dal general

manager Ivan Pellegrini, dal ceo Antonio Lafiosca e di altri soci privati, ai quali si è poi affiancato il fondo di venture capital P101 nel dicembre 2015 con un investimento di un milione di euro. Nella pratica gli investitori, che sono privati, mettono a disposizione una certa cifra, che poi viene distribuita da Borsa del Credito sui vari prestiti con una logica di portafoglio. A oggi Borsa del Credito ha erogato 7,02 milioni di euro di


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prestiti spalmati su 248 operazioni a un tasso medio del 5,61%. Al momento gli investitori sono soltanto privati, ma presto sono attesi degli istituzionali. In particolare da tempo Advam Partners sgr ha allo studio il lancio di un fondo di debito ad hoc destinato a investire nei prestiti offerti sulla piattaforma. Gli altri due attori sono invece stranieri: il britannico iBondis e il francese Lendix. Il primo è sbarcato in Italia nella primavera del 2016. Lo sviluppo della piattaforma è stato possibile grazie a un round di investimento nel marzo 2016 da parte

Il panorama delle piattaforme sul fronte dei prestiti alle imprese è variegato. Da un lato ci sono infatti tre piattaforme attive nel settore dei finanziamenti tradizionali e dall’altro altre quattro piattaforme attive invece nel cosiddetto invoice trading

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del fondo di venture capital russo Run Capital, affiancato da altri operatori di venture e da business angel internazionali. I finanziamenti possono essere erogati da un minimo di 20 mila euro a un massimo di 250 mila, ma a breve il massimo sarà portato a un milione. Al momento, il valore del credito medio erogato è circa 75 mila euro con un tasso medio del 7,5%. Quanto a Lendix, è una piattaforma francese già operativa anche in Spagna, che è sbarcata in Italia a gennaio, dopo aver raccolto lo scorso anno ben 12 milioni di euro in un round di investimento sottoscritto dagli azionisti esistenti (Decaux Frères Investissements, Partech Ventures, Sycomore Factory, Weber Investissement et Banque Wormser Frères notamment) e da nuovi azionisti (Partech Ventures, CNP Assurances, e Matmut) proprio allo scopo di finanziarne lo sviluppo internazionale. Il settore dell’invoice trading vede operative nel nostro Paese soltanto piattaforme italiane, con due attori già ben posizionati e altri tre in partenza. Tra gli operatori italiani va citato innanzitutto Credimi, piattaforma operativa dall’ottobre 2016, una volta ottenuto il via libera all’iscrizione all’albo unico degli intermediari finanziari previsto dall’art. 106 del TUB. Credimi, infatti, non solo intermedia fatture, ma vi investe continua a pag. 62 >

Guarda la tabella


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CHI FINANZIA PRIVATI E AZIENDE ONLINE IN ITALIA Piattaforme

Tipo di attività

Vigilanza

P2P lending 01

Borsa del Credito Prestiti da privati a imprese Ist. di pagamento

02

iBondis

03

Lendix Prestiti da isituzionali a imprese nd (accordo con ist, pag. francese Lemon Way)

04

Prestiamoci (Agata spa) Prestiti tra privati Intermediario aut. ex art. 106 TUB

05

Smartika Prestiti tra privati Ist. di pagamento

06

Soisy Prestiti tra privati Ist. di pagamento

07

Younited Credit Prestiti tra privati

Prestiti da ist. a imprese (presto da professionali)

Intermed. finanziario (aut. FCA UK)

Ist. di pagamento diritto francese

Invoice trading

01

02 03

CashMe Intermediazione fatture online nd (investitori privati e istituzionali) CashInvoice Intermediazione fatture online nd Credimi Acquisto di fatture online Intermediario aut. (investitori istituzionali) ex art. 106 TUB

04

CrowdCity

Intermediazione fatture online (investitori privati e istituzionali)

05

Workinvoice

Intermediazione fatture online nd (investitori privati e istituzionali)

nd


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Fondatori Altri investitori Capitale raccolto dalla fondazione

Daniele Blancato, Alessandro Andreozzi, P101 Ivan Pellegrini, Antonio Lafiosca

1,8 mln euro

Christian Nothacker e Alex Riesenkampff Run Capital, altri venture e business angel nd (qualche milione euro) Alessandro Felisi Olivier Goy

Decaux Frères Investissements, Partech Ventures, Sycomore Factory, Weber Investissement et Banque Wormser Frères, CNP Assurances, Matmut et Zencap am

Mariano Carozzi, Paolo Galvani e Giovanni Tarditi

Digital Magics, Innogest sgr, Banca Sella Holding 3 milioni euro Club Italia Investimenti 2, R. Condulmari, D. Loro, S. Miari

Maurizio Sella, Pierluigi Loy Donà , Ziph

Hamilton Ventures, TP&Partners (EQValue e Tommaso Pompei), Luigi Cosenza e altri privati

Pietro Casati e Andrea Sandro

altri privati 1,3 milioni euro e 1 mln Smart&Start Invitalia

23,2 mln euro in tre round (ultimo round da 12 mln)

4,52 milioni euro (in due round)

Charles Egly, Geoffroy Guigou e Thomas Beylot Kima Venture, La French Tech, Isai, Schibsted 75 mln $ (in 4 round) Eurazeo Croissance, Crédit Mutuel Arkea,

Marcello Scalmati Axist spa 350 mila euro Luca Scali

-

nd

Ignazio Rocco di Torrepadula e soci operativi Roberto Arnetoli, Sabino Costanza, Jacopo Anselmi, Gershom Charig e Francesca Todeschini)

Alessandro e Mauro Benetton, Paolo Merloni, 8 milioni euro (in due round) famiglia Venesio , Hans-Paul Bürkner, Lorenzo Pelliccioli, dante Roscini, Massimo Tosato, partner di Tikehau Capital, Giovanni Landi e altri

gruppo di professionisti - 130 mila equity e 500 mila fin mezzzanino Matteo Tarroni, Mario Spongano, Luca famiglia Pacorini, Maurizio Cereda 1,6 milioni euro Spampinato, Fabio Bolognini ed Ettore Decio


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direttamente anche capitale proprio. Fondata da Ignazio Rocco di Torrepadula, ex senior partner di BCG, insieme a un team di giovani con esperienza tecnologica e finanziaria, Credimi ha raccolto oltre 8 milioni di euro, da nomi come Alessandro e Mauro Benetton, Paolo Merloni, Lorenzo Pelliccioli, Nerio Alessandri, la famiglia Venesio, Hans Paul Burkner (presidente The Boston Consulting Group) e Giovanni Landi (Anthilia sgr) e ultimamente anche da Massimo Tosato, ex executive vice chairman e global head of distribution di Schroders e ora advisor per Credimi nei rapporti con gli asset manager. Non solo. A entrare nel capitale di recente è stato anche Dante Roscini, ex top banker di Morgan Stanley e Merrill Lynch e oggi professore di finanza ad Harvard. La piattaforma è al momento operativa con un servizio riservato ai fornitori di aziende partner (credito di filiera), con fatturato a partire da 100 milioni e un parco fornitori ampio. L’altra piattaforma italiana attiva sul fronte delle fatture online è Workinvoice, operativa dall’ottobre 2015, ma comunque in grado di intermediare un controvalore di fatture che l’ha portata a incidere per ben il 12% sul totale delle transazioni italiane passate per le piattaforme online quell’anno. Fondata a fine 2013 da Matteo Tarroni (ceo), Ettore Decio e Fabio Bolognini, la società è una startup innovativa strutturata come srl, che ha raccolto

Il settore dell’invoice trading vede operative nel nostro Paese soltanto piattaforme italiane, con due attori già ben posizionati e altri tre in partenza sinora 1,6 milioni di euro di capitale provenienti dai soci operativi (65%), dalla famiglia di imprenditori triestini della logistica Pacorini (7,9%), da business angel e da Maurizio Cereda (2%), ex banker di Mediobanca per anni a capo dei servizi di equity capital market, che in Workinvoice oggi ha anche un ruolo di advisor, così come Roberto Nicastro (per i rapporti con le banche). A differenza di Credimi, Workinvoice non investe nelle fatture ma semplicemente le intermedia. A oggi l’erogato cumulato di Workinvoice supera i 21 milioni di euro, per un totale di oltre 300 fatture intermediate e per un importo medio di 65 mila euro a fattura, quanto ai tassi, si parla di una media mensile che va dallo 0,40% allo 0,90%, a seconda del merito di credito del debitore ceduto. Gli investitori che operano su Workinvoice oggi sono sia privati sia istituzionali. In particolare, anche per Workinvoice, Advam Partners sgr sta strutturando un fondo di investimento ad hoc. Con un partner istituzionale in grado di acquistare i crediti da subito c’è

anche CrowdCity, altra piattaforma di intermediazione di fatture online operativa dallo scorso ottobre, fondata a metà del 2014 da un gruppo di professionisti. La piattaforma può già contare su 2,5 milioni di euro di capitali pronti a essere investiti e messi a disposizione da un SIF lussemburghese, che comunque non resterà l’unico investitore istituzionale a lavorare sulla piattaforma. Ci sono infatti già contatti con fondi inglesi e tedeschi specializzati. CashMe è invece in rampa di lancio a brevissimo. La piattaforma sta infatti funzionando oggi in versione beta, con al suo attivo 10 operazioni già concluse, per un taglio medio di 20-25 mila euro a fattura. Fondata dal ventiseienne Marcello Scalmati nel luglio 2015, lo scorso dicembre CashMe ha portato a bordo il socio strategico Axist spa, società specializzata nella gestione di Npl e nel recupero crediti. Al momento gli investitori sulla piattaforma sono solo privati, ma ci sono dei contatti avanzati per coinvolgere anche gli istituzionali. E questo grazie a un accordo con l’acceleratore italo-inglese iStarter, che sta supportando la startup proprio nella ricerca di investitori nei crediti. CashInvoice infine è ancora attesa al debutto, ma si sa che il fondatore Luca Scali, alla guida dell’acceleratore d‘d’impresa Hub21, può già contare su 9 milioni di euro di impegni da parte di investitori interessati a comprare fatture. online.



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Fintech / events

A cura di Cristina Cavenaghi

I FintechAge Awards premiano l’Italia del digital business L’evento aprirà l’edizione 2017 dell’Investment & Trading Forum di Rimini

I

FINTECH AGE AWARDS GRAND HOTEL DI RIMINII

Saranno consegnati 12 premi per altrettante categorie: Banking, Insurance, Asset Management, Trading, Comparatori, Crowdfunding, Advisory, Real Estate, Migliore Startup Fintech, Migliore App, Venture Capitalist e Influencer. L’attribuzione dei premi sarà decisa da una giuria di esperti composta anche dalla redazione dei magazine iFinance e FintechAge, nati nell’aprile del 2016 per seguire l’evolversi del Fintech e del digital business in Italia e in Europa. La giuria selezionerà i profili che maggiormente si sono distinti nel mercato italiano dall’inizio dell’anno in corso. I premi saranno assegnati il 17 maggio nel corso della serata di gala che si terrà presso il Grand Hotel di Rimini e che inaugurerà l’edizione 2017 dell’ Investment & Trading Forum.

C A T E G O R I E

FintechAge Awards sono i premi attribuiti da Blue Financial Communication agli attori italiani del settore dei servizi finanziari che maggiormente si sono distinti nel corso dell’anno per l’innovazione posta al servizio degli utenti.

17/ 05/ 17

BANKING, INSURANCE ASSET MANAGEMENT TRADING COMPARATORI CROWDFUNDING ADVISORY, REAL ESTATE MIGLIORE STARTUP FINTECH MIGLIORE APP VENTURE CAPITALIST INFLUENCER

Un momento delle scorse edizioni dell’ITFORUM di Rimini


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Fintech / Asia

A cura di Nathan Sharman

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Il paradiso degli startupper? È la porta della Cina Come spiega Stefano Passarello, managing partner di P&P

C

ostituire una startup in un giorno, con un dollaro e rivenderla senza pagare tasse sul capital gain. Un miraggio? È quanto avviene a Hong Kong, la patria emergente delle startup, (anche del Fintech) che sta erodendo posizioni alle consolidate capitali mondiali del fenomeno come Londra o la Silicon Valley, dove i costi, sia di insediamento che fiscali, sono comunemente più alti. E dalle quali è soprattutto molto più complicato raggiungere un mercato da 1,4 miliardi di potenziali clienti quale è quello cinese. Senza contare le possibili ramificazioni fino al SudEst Asiatico o al Far East di Corea e Giappone. Accade così che la metà degli startupper di Hong Kong siano in realtà stranieri, attratti nell’ex protettorato britannico dalla possibilità di raccogliere capitali da gruppi o da family office locali. Ad accompagnarli in questo processo c’è anche un italiano, Stefano Passarello, che con la sua P&P (200 dipendenti e 12 sedi regionali diffuse in Asia) è diventato uno dei leader di mercato nel fornire servizi di accounting alle società europee e latino americane

che si stanno insediando a Hong Kong e in Asia, aprendo di recente anche al fenomeno delle startup. iFinance lo ha incontrato di passaggio in Italia per la presentazione di Start It Asia (concorso per startup italiane interessate a guadagnare l’accesso al mercato cinese), con l’intenzione di scoprire qualcosa in più sui vantaggi dell’insediamento a Hong Kong per un’azienda italiana. “A oggi abbiamo affiancato circa 30 startup europee che si sono stabilite a Hong Kong, di cui metà ha già terminato un primo round di finanziamento. Il nostro compito è di assumere per loro il ruolo di CFO ad interim, ad esempio aprendo la società e costituendo il sistema informativo. Un passo fondamentale per essere pronti nel momento in cui un investitore si affaccerà alla scoperta della società. Dopo il primo round invece rimaniamo come contabili e il nostro ruolo di mentor diminuisce. A Hong Kong stanno avendo molto successo startup del settore food, ad esempio del vino; della logistica; ma anche del Fintech. Pensiamo solo all’acquisto di fatture: in una città che è tradizionalmente la porta di accesso

alla Cina il valore intermediato ogni giorno è pari a quello del mercato italiano di un mese”. Sarebbe tuttavia riduttivo ricondurre l’interesse alle sole opportunità di business con la Cina o agli aspetti fiscali - non ci sono imposte sui capital gain ma nemmeno sui dividendi e quelle sui profitti sono al 16,5%, puntualizza Passarello perché è tutto l’ecosistema a offrire le migliori condizioni di insediamento. “I costi degli uffici sono più bassi di quanto potrebbero essere ad esempio a Londra grazie alla presenza di numerosi co-working, nel cui sviluppo sta investendo anche lo Stato. Ma più forte ancora è forse la componente culturale. “Sa quanta parte degli acquisti online mondiali avvengono in Cina? Il 22%. Il Fintech lì non può non funzionare – conclude Passerello - perché non ci sono barriere mentali contro la tecnologia”.


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Fintech / Asia

Qui il P2P lending è già miliardario Cosa insegna il boom asiatico dei prestiti tra privati

A cura di Federico Morgantini


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N

el 2015 in Inghilterra nasceva Zopa.com la prima piattaforma di prestiti fra privati, o Peer-To-Peer Lending (P2P). Da quel giorno il business model del P2P si è sviluppato in tutto il mondo. Naturalmente negli Stati Uniti, con la loro predisposizione per Internet e le soluzioni finanziarie innovative, il sistema si è radicato velocemente e sono nate Prosper, LendingClub e molte altre piattaforme. I grandi numeri del P2P però non sono né in Europa né in America. Il vero fenomeno del P2P è l’Asia, in particolare la Cina e tutto il Sud Est Asiatico. Arrivate in questa parte di mondo nel 2012, grazie anche al vuoto legislativo nella grande parte dei Paesi dell’area, le piattaforme di P2P sono nate e proliferate a macchia d’olio. Wang Dai Zhi Jia [WZDJ] è una società cinese di consulenza e analisi esclusivamente dedicata al settore dei prestiti Peer-To-Peer ed edita un sito informativo di altissimo livello e ricchissimo di dati, ma al momento solo in cinese. Il sito, in maniera non esplicita, funziona anche da comparatore fra piattaforme P2P per gli user che vogliono selezionare l’operatore a cui rivolgersi per chiedere un prestito o per far fruttare i propri soldi prestandoli. iFinance ha studiato il sito di WZDJ e ha dialogato direttamente con uno dei loro consulenti, scoprendo dati impressionanti. In Cina, al 31 dicembre 2016, si contavano 2.448 piattaforme P2P; numero impreciso a detta della stessa WZDJ perché né aprono e chiudono tutti i

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giorni e tante non sono attive. Le piattaforme esistenti in Europa e nelle Americhe sono solo la metà delle circa 5000 esistenti in Cina prima che la China Banking Regulatory Commission (CBRC) regolamentasse il settore a metà del 2016. Da uno studio attento si comprende però che le aziende interessanti sono le prime 500 per valore totale dei prestiti erogati e per l’attività continuativa e ben organizzata. Prendendo come riferimento il solo mese di dicembre 2016, si va dalla LuFax con 7,5 miliardi di euro di prestiti erogati a un tasso medio del 6,93%, alla Wo Xin Wealth con 181 mila euro al 16,85%; per un totale di 33,3 miliardi di euro e una crescita del 11,19% su novembre. Analizzando il 2016 nel suo insieme, i prestiti erogati su piattaforme P2P in Cina sono stati 281,6 miliardi di euro, con un incremento del 110% sul 2015, che era stato il vero anno di boom del settore con una crescita di circa il 400% sul 2013. Si parla di cifre paragonabili al debito delle Banche centrali di Paesi di media dimensione. Al giro d’affari miliardario che il P2P ha in Cina va aggiunto anche quello di molti altri paesi del sud est asiatico dove le piattaforme Peer-To-Peer sono di uso comune per il micro-credito, in particolare in Indonesia (Investree, Koinworks, etc.), Singapore (Funding Societies, MoolahSense, etc…) e Hong Kong (Queen Capital, WeLend, etc…).

Perché il prestito fra privati è così popolare in Asia? Fondamentalmente perché il sistema bancario tradizionale e le società di credito al consumo sono molto poco competitive C’è poi da annoverare la più “nordica”, tecnologica e regolamentata Corea, che ha quattro importanti e molto utilizzate piattaforme P2P: Money Auction, Pop Funding, Funda e 8percent. Ma perché il prestito fra privati è così popolare in questa parte di mondo? Fondamentalmente perché il sistema bancario tradizionale e le società di credito al consumo sono molto poco competitive. Gli interessi sui depositi bancari e addirittura le gestioni patrimoniali difficilmente coprono l’inflazione (che nei Paesi dell’area spesso supera il 3-4% annuo). Allo stesso tempo gli interessi richiesti sui prestiti a breve sono a due cifre (possono superare anche il 20% annuo) e rendono veramente faticoso comprare a rate o affrontare una spesa extra non desiderata, come una malattia o un’operazione d’urgenza non coperta dal sistema sanitario nazionale (cosa molto comune nei Paesi dell’area). Le piattaforme P2P sfruttano questo

spread esagerato offrendo una soluzione di mutua soddisfazione per investitori e mutuatari. In Cina il tasso di rendimento medio nel Peer-ToPeer è stato del 13,2% nel 2015 e del 10,62% nel 2016. Normalmente le piattaforme P2P chiedono una commissione di intermediazione del 3%, che in alcuni casi include anche un minimo deposito in un fondo di garanzia. Al netto di questa commissione rimane comunque un grande vantaggio per entrambe le parti. Però certamente per un investitore può venire da dubitare della sicurezza e solidità di un privato sconosciuto. Per superare tale riserva, le piattaforme P2P fanno una attenta analisi della storia creditizia e della capacità di generazione di reddito dei mutuatari (sulla base della quale si determina anche il tasso di interesse) e dividono il patrimonio del singolo investitore su 50-100 creditori diversi, in modo da minimizzare il rischio di insoluto; oltre ad avere un fondo di garanzia che entra in gioco in casi eclatanti. Non è però tutto oro quello che luccica, ci sono state anche frodi e bancarotte non indifferenti. La più devastante è stato lo schema Ponzi messo in piedi da una finta piattaforma P2P, Ezubo, che ha raccolto 8,2 miliardi di euro, il cui amministratore è scappato frodando 900.000 persone. La nuova regolamentazione entrata in vigore da poco in Cina è anche figlia di tale scandalo e serve proprio a minimizzare i rischi per gli investitori.


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News / around the world

A cura di Daniel Settembre

L E N U O V E R O T T E D E L L’ I N N O V A Z I O N E F I N A N Z I A R I A

1 | Il settore del Fintech in rampa di lancio L’autorità indonesiana che regole i servizi finanziari (OJK) ha introdotto nuove regole per le imprese Fintech che si rivolgono al mercato peer-topeer. Secondo quanto scrive il Jakarta Post, le società dovranno rispettare requisiti patrimoniali più bassi, che avranno lo scopo di incentivare l’intera industria nascente. Nel frattempo la banca centrale del Paese, lancerà un suo ufficio Fintech entro la fine dell’anno.

2 | Altri 100 milioni di dollari per Funding Circle Funding Circle, la piattaforma di prestiti peer-to-peer londinese, ha raccolto altri 100 milioni di dollari da un round di finanziamento guidato da Accel e alla quale hanno partecipato Baillie Gifford, DST Global Index Ventures, Ribbit Capitale, Rocket Internet, Sands Capital Ventures, Temasek e Union Ventures Square. Con quest’ultima tornata, il totale raccolto dalla startup arriva a circa 375 milioni di dollari e il valore della startup ora supera il miliardo di dollari.

3 | La Banca centrale pensa alla moneta digitale In un report sul mondo del Fintech, la Bank of Korea ha rivelato che potrebbe in futuro prendere in considerazione l’emissione di una propria moneta digitale, a fronte di un panorama nel quale la tecnologia sta sempre più modellando l’industria dei servizi finanziari. Intanto, il governo sudcoreano ha recentemente annunciato incentivi economici per circa 2,65 miliardi di dollari per sostenere le startup fintech.


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INDONESIA // UK // COREA DEL SUD // SANTIAGO DEL CILE // RUSSIA // NEW YORK //

4 | Continua la crescita di Destacame La startup cilena di credit scoring Destacame ha chiuso un round di finanziamento per un importo che non è stato divulgato. L’investimento è stato condotto da Accion Venture Lab, con la partecipazione di Mountain Nazca e di altri investitori del Paese. La società intende utilizzare i fondi per ampliare i propri servizi all’interno del Cile e del Messico nel corso di quest’anno. Lanciata in Cile ad agosto 2015, la piattaforma ha attualmente più di 170.000 utenti e ha elaborato oltre 10.000 richieste di credito.

5 | Le banche russe formano un’associazione Fintech I rappresentanti della Banca di Russia e dei principali operatori del mercato finanziario hanno deciso di fondare l’associazione Financial Technologies Development (FinTech Association). Gli obiettivi dell’associazione comprenderanno lo sviluppo e l’introduzione di nuove soluzioni tecnologiche per promuovere la digitalizzazione dell’economia del Paese.

6 | Deloitte apre un blockchain lab a Wall Street Deloitte ha aperto un laboratorio blockchain nel quartiere finanziario di New York che sarà gestito da un team dedicato di oltre 20 sviluppatori, in collaborazione con partner tecnologici e clienti bancari su cui testare le nuove applicazioni. L’azienda ha già sviluppato più di 30 prototipi legati alla tecnologia blockchain, coprendo un gran numero di usi, come per l’identità digitale, digital banking, pagamenti transfrontalieri e trading. Secondo Deloitte il 2017 sarà l’anno della blockchain.


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News / Italia

A cura di Cristina Cavenaghi

01

Sbarca in Italia il leader francese dell’online lending alle Pmi Arriva in Italia Lendix, il numero uno in Francia nel finanziamento alternativo alle Pmi. Oltralpe la piattaforma di finanziamento online ha finanziato aziende per oltre 57 milioni di euro. Lendix Italia sarà guidata dall’amministratore delegato Sergio Zocchi. Zocchi, con grande esperienza nel settore imprenditoriale, del Fintech e del venture capital, guiderà un team di una decina di professionisti.

04

02

L’italiana Neosurance lancia la prima micro-polizza al mondo La startup italiana Neosurance, già vincitrice dello European IoT Insurtech Award e di altri riconoscimenti InsurTech internazionali, ha reso noto di aver raggiunto un accordo con un importante gruppo assicurativo internazionale per rendere disponibile su smartphone una polizza infortuni con diaria giornaliera in caso di sinistro e un’assistenza medica. Neosurance è una società di servizi tecnologici che propone alle compagnie assicurative soluzioni mobile utilizzabili per la vendita di micro assicurazioni su brevi periodi.

03

CheBanca! Digital Banking Index Secondo l’osservatorio che misura la digitalizzazione del banking in Italia realizzato da CheBanca!, gli utenti mobile sono cresciuti da 3,6 milioni a marzo 2015 a 5,2 milioni a settembre 2016. Tre correntisti online su dieci (30,7%) accedono abitualmente alla propria banca tramite smartphone e il 5,5% dei correntisti online a settembre 2016 è “mobile only” (dal 2,5% di 18 mesi prima). La filiale si conferma però un punto di contatto fondamentale per le operazioni più complesse.

Widiba, al via la nuova piattaforma digitale di consulenza Wise Widiba ha lanciato Wise, una piattaforma completa di robo for advisor in cui tecnologia e innovazione sono al servizio dell’intero ciclo di lavoro del consulente. La logica di robo for advisor aiuta il consulente in tutte le dimensioni del suo rapporto: dalla profilazione del cliente alla costruzione dei portafogli, dall’esecuzione automatica degli ordini al monitoraggio costante nel tempo. L’obiettivo è consentire ai consulenti di conoscere il cliente in maniera ancor più profonda per supportarlo nel life planning e monitorare i risultati nel tempo.


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08

05

Credimi, accordi con 4 fondi di gestione del risparmio Si apre una nuova frontiera nel panorama degli investimenti alternativi. Quattro fondi di gestione del risparmio hanno siglato accordi con Credimi, la prima piattaforma digitale per il finanziamento istantaneo delle fatture, sottoscrivendo il portafoglio di crediti commerciali (esclusivamente in bonis) che la società Fintech prevede di acquisire nel suo primo periodo di attività. I quattro partner sono Anima Sgr, Anthilia Capital Partners Sgr, BG Fund Management Luxembourg S.A. e Tikehau Capital. L’accordo prevede l’acquisto dei crediti commerciali originati da Credimi per un valore fino a circa 50 milioni di euro.

06

L’insurtech è rosa: Isabella Fumagalli di BNP Paribas Cardif, premiata come donna innovativa “Essere una donna innovativa, nel settore della bancassurance, che ha saputo guidare la trasformazione costante negli anni di un’azienda leader di settore”. È con questa motivazione che Isabella Fumagalli, a.d. di BNP Paribas Cardif in Italia, è stata premiata in occasione della seconda edizione del Future Bancassurance Awards organizzato da EMFgroup. Tanti i progetti innovativi realizzati sotto la guida di Fumagalli: la prima polizza casa con telematica integrata, la creazione di un laboratorio R&D interno, la Call4Ideas Open-F@b.

07

Icbpi lancia la piattaforma di pagamenti real time L’Istituto Centrale delle Banche Popolari Italiane ha presentato la piattaforma di Instant Payments (IP) per pagamenti real time basati su conto corrente. Progettata in collaborazione con Nets, la società che ha realizzato e che gestisce la prima piattaforma europea di IP (operativa dal novembre 2014 in Danimarca e Norvegia), la soluzione IP di ICBPI garantirà alle banche partner un’operatività con formula 24x7x365, minimizzando i rischi derivanti da trasferimenti di valuta in modalità differita. La soluzione è progettata per gestire la transazione sia nei casi d’uso già presenti sul mercato sia in un ecosistema di nuovi servizi.

Generali e Microsoft varano una partnership per la Business Digital Transformation Il gruppo Generali e Microsoft hanno raggiunto un accordo di Business Digital Transformation, volto a valorizzare l’efficienza di dipendenti, agenti e partners di Generali, migliorare i processi operativi e aumentare i ricavi. La partnership si concentrerà su: Digital workplace, Customer Centric new business, Connected Insurance business platform. 09

Intesa Sanpaolo sempre più digital con Cogito Il gruppo Intesa Sanpaolo ha scelto Cogito, la tecnologia cognitiva di Expert System, per innovare e potenziare l’esperienza digitale dei propri clienti. Per il nuovo sito e per la piattaforma dei servizi di internet banking è stato realizzato un sistema di ricerca intelligente, connubio fra ricerca evoluta e agente virtuale, in grado anche di comprendere le intenzioni degli utenti, analizzando con precisione il significato di frasi e parole.


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“Da qualche parte, quando stavamo costruendo i social media, abbiamo dimenticato il motivo per il quale ci piace comunicare con i nostri amici: perché è divertente”.

EVAN SPIEGEL Il più giovane miliardario al mondo è nato a Los Angeles e cresciuto a Pacific Palisades. A scuola era un secchione e a 14 anni aveva già costruito il suo primo computer. Una sera del 2011 nel campus dell’università di Stanford, un suo compagno di studi dopo essersi pentito di aver postato una foto online disse: “Sarebbe bello se ci fosse un’app che manda foto che scompaiono”. Spiegel capì subito che quella poteva essere un’idea da un milione di dollari. Fu così che nacque Snapchat, l’app di foto, video e messaggi personalizzati e temporanei, lanciata poi a settembre dello stesso anno con i suoi collaboratori Reggie Brown e Robert Murphy.

Tech / leader

A cura di Daniel Settembre


75

IPO in vista La quotazione in Borsa di Snapchat potrebbe arrivare a marzo 2017, per un valore di circa 25 miliardi di dollari.

Amore a prima vista Durante una cena a New York Evan ha conosciuto la modella australiana Miranda Kerr, che ha poi sposato.

Generazione d’oro Con un patrimonio di 2,1 miliardi di dollari al 2016, Evan è il più giovane miliardario al mondo.

Dire no a ogni costo Evan ha rifiutato un’offerta di 3 miliardi di dollari da Facebook e quasi 4 miliardi di dollari offerti da Google. Entrambe volevano comprare Snapchat.

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App / della finanza

A cura di Omero Cambi

01

05

App Fineco A metà gennaio Fineco ha rilasciato la sua nuova App caratterizzata da una tecnologia più avanzata, con accesso tramite impronta digitale e una grafica completamente rivista.

Le funzionalità 02

È inoltre possibile pagare i bollettini, Mav e Rav, oltre che effettuare giroconti, bonifici anche sull’estero e ricaricare il telefono in poco tempo.

Il responsabile prodotti Marco Briata Ha definito il lancio della nuova App “un passo avanti fondamentale all’interno della nostra strategia volta a garantire una customer experience in grado di semplificare la relazione del cliente con la banca”.

04 03

Carte di pagamento La nuova App permette di gestire le carte di pagamento direttamente dallo smartphone: è possibile ricaricare la propria carta ricaricabile, impostare i

Quotazioni in push

limiti di spesa, aumentare il plafond o

Novità anche sul fronte del trading:

sbloccarlo temporaneamente per un

quotazioni in push, nuove schede

maxiprelievo fino a 3.000 euro o un

titoli, proteggi ordini con Stop Loss

maxi acquisto fino a 5.000 euro.

e Take Profit, compravendita su opzioni binarie.


77

Sviluppatore: Banco BPM

Sviluppatore: Deutsche Bank

Piattaforma: Android-Ios

Piattaforma: Android – Ios Apple Watch Windows

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YouApp

La Mia Banca - DB

Come una filiale in tasca, a disposizione per ogni tipo di verifica e operazione, dai bonifici al pagamento di bollettini postali tramite fotocamera del cellulare o del tablet. YouApp è un ottimo ausilio per i clienti Bpm e oltre all’operatività permette di ricevere notifiche personalizzate e dà accesso a dieci anni di documentazione bancaria in formato pdf. Inoltre è disponibile un locator per trovare la filiale più vicina.

La Mia Banca è l’applicazione ufficiale del Gruppo Deutsche Bank dedicata ai correntisti e ai titolari di db contocarta che abbiano attivato il servizio di Home Banking db Interactive. Permette effettuare pagamenti, anche tramite fotocamera, e di controllare posizione finanziaria, movimenti e carte. Tra le funzionalità, le news sui mercati finanziari e dai canali social di DB, e l’invio dell’Iban con un click.

Sviluppatore: Intesa Sanpaolo SPA

Sviluppatore: UniCredit S.p.A. Finanza

Piattaforma: Android - Ios

Piattaforma: Android – Ios Apple Watch Windows

Intesa Sanpaolo Mobile

Mobile Banking UniCredit

L’applicazione, di Intesa SanPaolo per le operazioni di tutti i giorni. Permette l’accesso tramite impronta digitale e può essere utilizzata per la consultazione ma anche per operazioni e pagamenti. Tra le funzioni, la possibilità di utilizzarla per pagamenti e invio di soldi PayGO e JiffyPay, oppure di predisporre un “prelievo Sos” sui bancomat Intesa SanPaolo solo grazie all’invio di un codice.

L’App Unicredit, offre la funzionalità completa su conti correnti, Genius Card, carte di credito e prepagate. Permette inoltre di tenere sotto controllo investimenti e risparmi, e di negoziare titoli, consultare le posizioni e gestire gli ordini. L’app offre anche funzioni innovative, come il pagamento diretto tramite MyBank o l’identificazione tramite selfie. Sul fronte sicurezza, contiene il dispositivo Mobile Token per generare password monouso.


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Web / lex

A cura di Fabrizio Tedeschi

Quanto si spende in tecnologia Le cifre stanziate dal sistema bancario per la tutela del cliente

È

stato pubblicato il rapporto del CIPA (Convezione interbancaria per i problemi dell’automazione) sull’IT del sistema bancario italiano nel 2015, con buona proiezione sul 2016. Il campione esaminato copre oltre il 90% delle banche italiane; è quindi ampiamente significativo. Dall’entità e percentuale degli investimenti effettuati si può individuare la tendenza del mercato e soprattutto l’importanza attribuita ai diversi settori. Innanzitutto la spesa dell’IT del sistema bancario italiano si colloca poco sotto i 4 miliardi di euro. Una cifra di tutto rispetto, che i budget indicano in incremento anche nel 2016. Per quanto riguarda la tutela del cliente

e, in generale, del mercato, la spesa in compliance ha riguardato il 12,7% della spesa complessiva del sistema. Può essere una percentuale più che ragguardevole. Meno consolante è la ripartizione sulle singole entità che va da un minimo di 1,32% a 32,8%, con una media dell’11,2%. È evidente che sono diversi i gradi di conformità alla norma o la sensibilità di ogni banca al problema. Approfondendo l’analisi di quell’11,2%, emerge che la spesa maggiore di compliance va per la vigilianza di BCE, Banca d’Italia, EBA e altri (3,23%), normativa contabile /fiscale (1,39%), Basilea (1,05%), antiriciclaggio, usura e falsificazione (0,99%). MiFID è ben distanziata con uno 0,52% e Consob è quart’ultima in graduatoria con

un 0,33%. In complesso (MiFID + Consob) poco più del 7,5% della spesa in compliance va a favore di strumenti per la vigilanza Consob. In soldoni non rappresenta neppure l’1% della spesa IT del sistema. Questo rivela (ma non ce n’era bisogno) che la stabilità del sistema e i relativi controlli sono più importanti della tutela e dell’interesse del cliente. Di contro, nell’ambito della gestione del contatto con la clientela, quindi nel consolidamento dei clienti acquisiti e nella ricerca di nuovi, il 40% delle banche ha introdotto nuovi prodotti, mentre il 30% ha migliorato quelli esistenti. Anche questa ricerca è positiva, ma non bisogna mai dimenticare che la legge impone di perseguire l’interesse del cliente.


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Equity / crowdfunding

A cura di Raffaele Battaglini

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Raccogliere capitali con l’equity crowdfunding Come farlo in conformità al regolamento CONSOB

I

l fenomeno equity crowdfunding italiano è in costante crescita. Infatti, nel 2016, 19 imprese hanno complessivamente raccolto 4,4 milioni di euro (+159% rispetto al 2015) attraverso i circa venti portali online autorizzati. Inoltre, a seguito di un recentissimo intervento normativo, l’equity crowdfunding non è più solo aperto a startup innovative, PMI Innovative, OICR e società di capitali che investono prevalentemente in startup innovative e PMI Innovative, ma è oggi accessibile da tutte le PMI. Si tratta dunque di un sistema di reperimento capitali che avrà nuovo impulso nel 2017. Tuttavia, per poter efficacemente sfruttare questo nuovo strumento, è opportuno comprendere alcuni aspetti di tutela e di trasparenza previsti dal regolamento CONSOB che ha reso l’Italia il primo Paese europeo a dotarsi di una specifica regolamentazione sull’equity crowdfunding. Da un punto di vista di tutela, è bene tenere a mente che lo statuto della società offerente deve prevedere

una wayout (diritto di recesso o covendita) in favore degli investitori non professionali esercitabile nel caso in cui i soci di controllo trasferiscano, direttamente o indirettamente, il controllo a terzi. Gli investitori non professionali hanno inoltre il diritto di recedere dall’ordine di adesione entro 7 giorni e il diritto di revocare l’ordine qualora, prima del termine della chiusura della raccolta, sopraggiungano informazioni nuove rilevanti. Almeno il 5% delle quote o azioni in offerta devono essere sottoscritti da investitori professionali, fondazioni bancarie, incubatori o altri investitori qualificati. Infine, la provvista dei versamenti degli investitori è costituita su un conto indisponibile presso un ente terzo abilitato. Per quanto concerne la trasparenza, la società è tenuta a precisare i diritti amministrativi e patrimoniali connessi agli strumenti finanziari offerti ed eventuali clausole statutarie inerenti i trasferimenti delle quote (quali lock up period e opzioni), a pubblicare i patti parasociali, il business plan e i CV degli amministratori, a fornire dati contabili e di fatturato, nonché

Raffaele Battaglini / Studio legale Battaglini - De Sabato

MOL e PFN, a indicare la quota già sottoscritta dagli investitori professionali. Gli OICR devono inoltre pubblicare il proprio regolamento o statuto e la relazione semestrale. Le società di capitali che investono prevalentemente in innovazione indicano la propria politica di investimento e le società in cui hanno già investito.


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( N E W

Lavoro / carriere tech

A cura di Daniel Settembre

Y O R K )

FINANZA E TECNOLOGIA HANNO INIZIATO UN FLORIDO PERIODO DI CONVIVENZA. LE BANCHE DI WALL STREET STANNO INVESTENDO IN STARTUP COME ONDECK CAPITAL, SIGFIG, LEARNVEST. UN INTERESSE ECONOMICO CHE SI RIFLETTE SU SPAZI URBANI E ARCHITETTURA. I COLOSSI FINANZIARI COSTRUISCONO SEMPRE PIÙ SPAZI LAVORATIVI 2.0 CON L’OBIETTIVO DI STIMOLARE IDEE. BLOOMBERG È ANDATO A CURIOSARE DENTRO I “PRINCIPALI INNOVATION LAB” DI WALL STREET. IFINANCE VI PROPONE UNA SELEZIONE

BNP PARIBAS L’innovation lab di BNP Paribas ha aperto al 30° piano degli uffici di Manhattan all’inizio dello scorso settembre. La banca ha lavorato da inizio anno prendendo spunto da altri ambienti lavorativi di startup: ampia illuminazione naturale, soffitti a vista e pareti di mattoni. Al momento è un’area utilizzata solo dal personale ma si sta pensando di renderlo uno spazio co-working per le startup in futuro.

INSIDE


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Fonte: http://thinkrise.com

BARCLAYS Fonte: http://cdn-group.bnpparibas.com

Barclays ha aperto il suo ufficio “Rise” a New York nel luglio del 2015, descrivendolo come “uno spazio fisico e una comunità virtuale globale”. Situato nel quartiere Flatiron di Manhattan, a un passo dal robo-advisor Betterment, Rise è dedicato al Fintech. Rise ospiterà anche il progetto in collaborazione con TechStars, Barclays Accelerator, un programma di 13 settimane per start-up Fintech.

FINTECH

NEXT


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JPMORGAN CHASE & CO. Il nuovo hub di JPMorgan Chase & Co. è uno spazio di 125.000 piedi quadrati che si è aperto sulla West Side di Manhattan a dicembre del 2015. Oltre 700 impiegati gravitano in questi uffici che assomiglia per molti versi a una startup. È piena di tavoli di calcio balilla, sala giochi e frigoriferi forniti di bibite e snack

Fonte: www.jpmorganchase.com

INNOVATIO


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Fotografo: Christopher Goodney

MARCUS Marcus, il nuovo braccio di credito al consumo di Goldman Sachs, si trova al 26° piano della sede centrale della banca a West Street, nei pressi del fiume Hudson a Manhattan. Circa il 40% sono dipendenti interni, mentre il 60% sono nuova assunzioni strappate al società tech come LendingClub, Alfabeto e PayPal Holdings.

Fonte: www.bnymellon.com

ION LAB

MELLON CORP. Lo spazio dedicato all’innovazione di New York Mellon Corp a Jersey City ha recentemente celebrato il suo secondo anniversario. Ospita circa 200 dipendenti ogni giorno ed è uno spazio dedicato alla trasformazione digitale della banca. Gli spazi e le soluzioni di design moderno come le scrivanie in piedi, le sale di diverse dimensioni e gli uffici colorati hanno l’obiettivo di aumentare la creatività.


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Social / & millenials

A cura di Alessio Bragadini

In tempi di muri anche il social network è confinato Russia in manovra contro Linkedin, Facebook & Co

L

inkedIn, il popolare servizio di social networking a scopo business di recente acquisito da Microsoft, è la prima vittima di una legge della Federazione Russa che impone che i dati appartenenti a cittadini russi siano conservati all’interno dei confini nazionali e non all’estero. La legge, volutamente ostile all’idea di una rete internet senza frontiere dove lo scambio di informazioni avviene alla velocità della luce, mette in evidenza come quello che spesso chiamiamo “cloud” si basa in realtà su grossi datacenter dove server e banchi di memoria conservano le informazioni dei più popolari servizi online, e che questi datacenter sono molto spesso negli Stati Uniti, sede dei giganti delle informazioni come Google, Facebook o Microsoft. Per molti di questi servizi selezionare le informazioni in modo che gli utenti italiani lavorino su un server situato in Italia, quelli americani in America e così via è virtualmente impossibile e comunque contrario all’impostazione universale di questi siti. Ora grazie alla legge entrata in vigore a settembre 2016 le autorità

Ora le autorità hanno uno strumento per minacciare la chiusura di altri siti a favore di servizi locali russe hanno un facile strumento per minacciare la chiusura di Facebook, Twitter e altri siti a favore di servizi locali posseduti dal gigante nazionale Mail.ru come Odnoklassniki o VKontakte, il clone di Facebook su cui il Cremlino ha più facile accesso. LinkedIn, un bersaglio più piccolo, serve evidentemente come caso di scuola, e dopo avere reso il sito web inaccessibile le autorità russe hanno chiesto e ottenuto da Apple e Google che la app, peraltro ormai quasi inutilizzabile, venisse rimossa dagli store online. In questi giorni il management di LinkedIn si sta operando per ritornare utilizzabile in Russia, dichiarando che intende “lavorare a stretto contatto” con il governo locale. Restrizioni all’accesso di specifici servizi non sono una novità nella storia di internet, ma gli ultimi avvenimenti suggeriscono un’accelerazione nei tentativi dei governi nazionali di controllare

l’accesso a siti popolari e in particolare ai social network che hanno un forte impatto sulla discussione pubblica e che coinvolgono milioni di persone. Se il caso limite è quello della Cina che di fatto vive in una internet parallela che sostituisce ai grandi marchi internazionali i campioni locali, ci sono anche esempi più à la carte come questo della Russia, o quello della Turchia che apre e chiude l’accesso a Twitter o Facebook a seconda della convenienza in momenti di grave crisi nazionale o quando circolano opinioni sgradite al governo in carica.



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Millennial / trend

A cura di Alessio Bragadini

Quando Facebook è troppo affollato Ascesa e caduta del social ASmallWorld

A

nche sui social network due dinamiche opposte: la ricerca di una comunità ampia, globale e diversificata oppure il rifugio in una piccola nicchia di contatti, possibilmente selezionati, una struttura più simile a un “club”. Ecco quindi che sin dalla nascita delle reti online c’è stata la ricerca di social network “esclusivi” dove la difficoltà d’accesso fosse parte del piacere di essere collegati con persone possibilmente simili a sé. In questo ASmallWorld, fondata nel 2004, era stato il club esclusivo della

prima fase con la promessa di essere il “social network elitario”. Passato attraverso espulsioni di membri e vari rilanci, ora ASW vuole essere una comunità che offre “incredibili benefici” (eventi, sconti e possibilità di networking) per “una piccola cifra annuale”. Ma se in passato la critica al network era quella di essere un prodotto per snob, ora le accuse sono quelle di non avere fornito i servizi sbandierati nella proposta di iscrizione. Simile potrebbe essere la storia di Magnises e altri nuovi network che organizzano eventi e servizi nelle

grandi città: sono club con un occhio di riguardo per i “millennials”, la generazione più giovane che non ricorda un’epoca senza internet ma che vuole continuare a incontrarsi e fare esperienze tra persone selezionate. I 30.000 iscritti circa di Magnises sono concentrati nelle principali città americane e pagando $250 all’anno hanno accesso a sconti, serate nei club, aperitivi e altre iniziative speciali. L’iscrizione al network è ristretta e rallentato anche se la comunità conta di arrivare a un milione di iscritti entro tre anni. Anche in questo caso i critici sottolineano come sempre più spesso la startup sia vittima del suo successo: Magnises organizza eventi complicati come viaggi privati a Cuba, o promette biglietti a concerti, partite e show di grande richiamo ma molto spesso questi eventi saltano o i biglietti promessi non si materializzano nelle date previste, indicativo della difficoltà di crescere da piccolo club a rete di servizi.



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Tech / life

A cura di Lukas Frese

LAST VEGAS, LE ULTIME DAL CES 2017

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antissimi i nuovi prodotti presentati al CES, il Consumer Electronics Show che come di consueto si svolge a Las Vegas all’inizio dell’anno. Le aziende che operano nel settore del tech hanno presentato tutto il meglio della produzione che arriverà sul mercato nei prossimi mesi, mettendolo in mostra negli oltre duecentomila metri quadrati dello spazio espositivo. In queste pagine presentiamo una selezione delle novità proposte.

DOPPIA ANIMA LENOVO YOGA MIIX 720 Al Ces di Las Vegas ha fatto il suo debutto anche il Lenovo Yoga Miix 720, un modello della famiglia dei 2-in-1 con una doppia anima da tablet di alta qualità e di portatile professionale con tastiera fisica retroilluminata, display ad alta risoluzione ed elevati quantitativi di memoria di sistema. La memoria può raggiungere i 16 Gbytes di capacità complessiva. La batteria da 41 Wh assicura un dato di autonomia dichiarato sino a 8 ore nelle migliori condizioni. Lo schermo da 12 pollici di diagonale ha risoluzione QHD+, pari a 2.880x1.920 pixel. Disponibile negli Stati Uniti in aprile e solo in secondo momento in Europa, avrà un costo iniziale di 1.149 euro con la tastiera inclusa.

Foto: www.ces.tech


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MULTIMEDIALITÀ A 360 GRADI NVIDIA SHIELD TV I Novità anche quanto riguarda i media server. Nvidia ha presentato la nuova versione della Shield Tv, una vera e propria piattaforma che permette di visualizzare sulla tv segnali video, dai videogiochi ai film. Shield Tv è compatibile con lo streaming video di Netflix, YouTube e Google Play Movies, anche nelle loro versioni 4k e hdr. Al lancio, previsto nei prossimi mesi, Shield Tv sarà già compatibile con la nuova tv ufficiale di YouTube e con i suoi programmi immersivi a 360 gradi. Disponibile in Italia a 229 euro per la versione da 16 GB, che include nella confezione un controller ed il telecomando. La versione Pro, con HDD da 500 GB, controller e telecomando con jack audio, costerà invece 329 euro.

L’ULTIMO NATO IN CASA HUAWEI

Nvidia Shield Tv è anche integrata con SmartThings Hub tecnology e può trasformarsi in un hub per la smart home, capace di connettersi con centinaia di dispositivi

HONOR 6X

domestici intelligenti.

Huawei, il colosso cinese che sta cercando di posizionarsi in più fasce del mercato mobile, ha presentato Honor 6X al Ces 2017. Honor 6X ha un rapporto qualità-prezzo senza eguali, adottando inoltre la doppia fotocamera già presente nel

LO SPESSORE ORA SI MISURA IN MILLIMETRI LG SIGNATURE OLED TV W7

più blasonato Huawei P9. Honor 6X è pensato per incontrare le esigenze dei “millennial”: uso intensivo di internet e prezzo contenuto. La batteria promette un’autonomia di oltre 2 giorni

L’ultimo Tv Oled a firma LG sul palco del Ces si chiama Signature OLED TV W7, top

di normale utilizzo, o 11 ore di riproduzione

di gamma della nuova line up di TV a schermo piatto, con un pannello che arriva

di video. Lo schermo dell’Honor 6X è Full HD

fino a 65 pollici di diagonale e misura appena 2,57 millimetri di spessore. Talmente

da 5,5 pollici, con risoluzione 1920 x 1080, e

leggero da poter essere agganciato

vetro 2,5D in grado di offrire una sensazione di

al muro tramite attacchi magnetici.

tridimensionalità. Il corpo in alluminio è spesso

Il suono si diffonde attraverso

appena 8,2 millimetri, nonostante la parte

una soundbar Dolby Atmos. Sono

posteriore sia leggermente curva. Il software è il

comunque diversi i TV previsti per il

solito della famiglia Honor-Huawei: Android 6.0

2017 dal gruppo coreano: gli OLED

Marshmellow con personalizzazione EMUI 4.1.

della serie W prevedono tutti il supporto

Honor 6X è già disponibile in Gold, Space Silver

per la tecnologia audio Dolby Atmos,

e Dark Grey a 249 euro nella versione da 32 GB

sistema operativo WebOS in versione

con 3 GB di RAM e a 299 euro nella versione da

3.5 e compatibilità con gli standard

64 GB con 4 GB di RAM.


Stranezze, follie e iniziative imprenditoriali al limite del possibile dal mondo digitale Bitcoin, da quale pulpito arriva la predica

Sono numerose le Banche centrali del mondo che hanno lanciato appelli circa la pericolosità delle criptovalute. Una in particolare ha un deficit di credibilità in materia. Si tratta della Reserve Bank of Zimbabwe, nota al pubblico per essere incappata in uno dei casi di iperinflazione più clamorosi dei tempi moderni. Nella seconda metà degli anni 2000 il Paese affrontò un tasso d’inflazione annuo che raggiunse anche gli 89700 miliardi di miliardi di punti percentuali. L’allarme odierno della Banca centrale? “Attenzione, i Bitcoin possono creare inflazione”.

Non siamo nel Far West Il mondo è pronto per il Fintech? Forse no, vista la scarsa dimestichezza di molti con tecnologie diffuse ormai da anni. Sul tema avrà tempo di riflettere Alvin Lee Neal, condannato a 46 mesi di detenzione per rapina presso una filiale Wells Fargo di San Diego. Neal si è presentato allo sportello scorrendo la sua carta di debito nel lettore e pronunciando il classico “questa è una rapina”. La sua fuga è durata poco: agli investigatori è bastato guardare il terminale. Tutti i suoi dati erano ancora lì, svelati dal passaggio della carta.

All’altra metà del cielo serve davvero un robo-advisor dedicato? Arriva il robo-advisor per sole donne. Si chiama Miss Kaya e a fine 2016 ha ricevuto autorizzazione ad operare a Singapore. L’idea si basa sulla constatazione che le donne tendono ad avere in media una vita più lunga rispetto agli uomini, con costi diversi legati al loro stile di vita. Abbastanza perché sia necessaria un’offerta finanziaria specifica? Miss Kaya non è comunque il primo servizio d’investimenti digitale al femminile. Lo scorso anno negli Stati Uniti è stato lanciato Ellevest, che ha attirato anche l’interesse della tennista Venus Williams.

Quant’è dura la plastic economy Il tentativo di traghettare l’economia indiana dai contanti alla moneta elettronica sta avendo effetti dirompenti sul Paese. Il ritiro a sorpresa di tutte le banconote da 500 e 1000 rupie, varato lo scorso 8 novembre, ha reso impossibile per la popolazione convertire le banconote in tagli più piccoli in un Paese in cui i Bancomat sono spesso presenti solo nelle grandi città. Sicuri che sia stata una scelta saggia in un Paese in cui il 98% delle transazioni economiche avviene in contanti?



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