I Grandi Vini Vini I Grandi
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AZIENDA AGRICOLA PROVENZA
Agricola Macciocca
Lombardia
Lazio
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Vini Vini II Grandi Grandi
LA TORRE
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Lombardia
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Cantina Soc. Coop. Quistello Lombardia
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COLO A C
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Piemonte
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Toscana
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VILLA MANGIACANE
POGGIO SALVI Toscana
Toscana
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pag. 56 • 64 paradisone colle degli angeli
Toscana
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Agricola Ficomontanino
Toscana
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I Grandi Vini Vini I Grandi
COLOMBO ANTONIO E FIGLI CASCINA PASTORI
VAL D’ORCIA TERRE SENESI
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Vini Vini II Grandi Grandi 4
Tel 0423 913300 www.scotton.it scotton@scotton.it Siamo presenti al Vinitaly dal 7 al 10 Aprile 2013
I Grandi Vini Vini I Grandi
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Anno IX • Numero 73 • Luglio/Agosto 2013 www.igrandivini.com
In copertina Doriano Marchetti, Presidente di Moncaro
Editore Cluster Editori Registrazione Tribunale di Grosseto n° 9 del 02/11/2005 Direzione e Redazione Via dei Termini 72a – 53100 – Siena Tel. 057745561 – Fax 0577270774 info@igrandivini.com Direttore Responsabile Giovanni Pellicci Direttore Editoriale Fabrizio Barbagli Coordinamento Editoriale Stefania Abbattista Segretaria di Redazione Claudia Cataldo Traduzioni a cura di Mariavera Speciale Hanno collaborato a questo numero Stefania Abbattista, Elisa Berti, Lorenzo Bianciardi, Max Brod, Claudia Cataldo, Marina Ciancaglini, Francesca Droghini, Irene Graziotto, Cristiano Magi, Chiara Martinelli, Marta Mecatti, Laura Morelli, Pamela Bralia, Mariavera Speciale Art Director Linda Frosini Stampa Petruzzi – Via Venturelli, 7 Città di Castello (PG)
Concessionaria Pubblicità Cluster Editori Via dei Termini 72a – 53100 – Siena Tel. 0577 45561 – Fax 0577 270774 info@clustereditori.it Direttore commerciale Laura Dami - l.dami@igrandivini.com Account
Anna D’Urso – anna@clustereditori.it Beatrice Ginanneschi – beatrice@igrandivini.com Chiara Martinelli – c.martinelli@igrandivini.com Marta Mecatti – m.mecatti@clustereditori.it
Vini Vini II Grandi Grandi
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Aderente al Sistema Confindustriale
Sognando l’autunno della stabilità e l’annullamento dell’aumento al 22% dell’aliquota ordinaria dell’Iva? Le variabili sono molte proprio come i dubbi. Senza volersi addentrare nei pericolosi meandri dello politica italiana, siamo fortemente convinti che al nostro Paese serva un po’ di stabilità. Essendo seri è impensabile andare di nuovo al voto nell’arco di pochi mesi e ricominciare, di nuovo, tutto da capo. Sarebbe perverso. A chiederlo sono le migliaia di imprese e di cittadini in grave difficoltà nel far tornare i conti ogni giorno. Per non dire, purtroppo, di quelle che hanno già dovuto arrendersi ai morsi della crisi. E allora, sognando un po’ sotto il sole estivo, vogliamo immaginare che i buoni propositi abbiano la meglio e che possano essere da apripista ad una stagione di maggiore stabilità del quadro politico-economico e quindi nel percorso decisionale. Nella speranza di non svegliarsi e ritrovarsi, invece, nel bel mezzo di un brutto incubo. Non possiamo però dimenticare la vendemmia, ormai in arrivo. Dopo le ferie più veloci e povere degli ultimi anni, sarà tempo di raccogliere le uve e dare di nuovo il via ad questo affascinante ciclo naturale. Anche qua, per quanto frutto di previsioni del tutto aleatorie, il quadro generale sembra far ben sperare, anche se in alcuni contesti, specie al Nord e al Centro, sono da fronteggiare alcuni attacchi di peronospora che le ultime piogge rischiano di rinforzare. La quantità complessiva si annuncia in lieve aumento rispetto al già deficitario raccolto 2012, specie grazie al buon andamento in corso nel Sud Italia e al recupero da parte del Centro. Vedremo, intanto dalla nostra finestra non resta che scrutare l’orizzonte con un pizzico di fiducia. Buona estate! •
Giovanni Pellicci Direttore Responsabile
I Grandi Vini Vini I Grandi
si è tenuto all’inizio di luglio ad Alba. Le analisi illustrate da Angelo Maci, Angelo Gaja e Piero Antinori dipingono tre approcci diversi ma vincenti, da utilizzare come modelli per le tante e diverse realtà italiane che dialogano con l’estero, impegnandosi quotidianamente per ridurre quel gap che ancora ci separa, specie in determinati mercati, dai cugini francesi. La sensazione è che abbiamo ancora incredibili margini di crescita. “Siamo il Paese del gusto e della bellezza” afferma, nel lungo Faccia@Faccia delle prossime pagine, il Ministro delle Politiche Agricole Nunzia De Girolamo che sogna di essere ricordata come il Ministro del made in Italy. E’ proprio qui che sta il debole anello di congiunzione tra i descritti segnali positivi ed una realtà quanto mai incerta. A causa della politica. Finora va dato atto alla neo Ministra (la sesta degli ultimi 5 anni, un record!) di aver inanellato alcuni risultati che fanno ben sperare (a partire dalla sospensione dell’Imu agricola ma anche il “pacchetto agricoltura” con norme a favore della semplificazione e della competitività inserite nel Dl Fare proprio alla vigilia della stampa di questo numero, ndr) e posto le basi per alcune azioni imprescindibili e determinanti per gli scenari futuri. A partire dall’Expo 2015, evento chiave per tutto il sistema economico del nostro Paese che darà grande spazio l’agroalimentare italiano con il vino grande protagonista. In tal senso è molto importante anche il rifinanziamento della legge 499/99 per dotare il Mipaaf di risorse ad hoc. Ma queste prime mosse riusciranno a trovare continuità anche nelle prossime settimane? Il Governo riuscirà a restare in piedi, completando il difficile percorso che, nel breve periodo, prevede l’abolizione dell’Imu
EDITORIALE
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n’estate di attesa, tra incertezze e alcuni buoni, ma non stabili, propositi. E’ quella che vive l’Italia del vino a poche settimane dal via della vendemmia e dal capire meglio quanto e come potrà andare avanti il Governo in carica. Se alcuni segnali possono contribuire a farci guardare all’autunno con un pizzico di fiducia in più, altri fattori ci preoccupano molto, fino a rendere tremendamente precario il quadro complessivo. Partiamo da ciò che ci fa ben sperare, a partire dai propositi del “fare squadra” e dell’istituire una “cabina di regia” che sembrano avere finalmente trovato una loro progettualità concreta, dopo lunghe stagioni di proclami. Vanno infatti in questa direzione i progetti che vedono protagonisti soggetti come l’Unione Italiana Vini, l’Istituto Grandi Marchi, il Consorzio Vini Qualità e l’Enoteca Italiana nel coordinare le azioni all’estero dei nostri grandi vini, specie in mercati chiave come la Cina (sui cui incombe il problema dazi con il Ministero che, anche in seguito alle sollecitazioni di Federvini, sta dialogando bene con la Ue per rispondere all’iter antidumping fissato dai cinesi) ma anche nuove mete da esplorare, come Taiwan. Sono incoraggianti anche i primi passi verso una burocrazia in vigna più umana: bene lo sforzo di Fivi nel passare dalle parole ai fatti, presentando un dossier completo al Ministero con concrete e dettagliate proposte per la semplificazione del lavoro dei vignaioli. Recentemente presentato in Commissione Agricoltura del Senato, il documento è stato adottato come testo base per una prima proposta di legge sul tema. Incoraggiante, inoltre, l’ultima fotografia sull’export italiano, scattata durante la 68^ edizione del Congresso di Assoenologi che
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52 COVER STORY MONCARO
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A MONTALCINO, UN ANGOLO DI PARADISO…NE
sommario
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L’EDITORIALE
56 NOVITÀ A VILLA MANGIACANE
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SOMMARIO
57 UN NUOVO PREMIO PER VAL D’ORCIA TERRE SENESI
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ULTIME DAL MONDO DEL VINO
58 ABRUZZO • SEGNALI INCORAGGIANTI ANCHE DA LONTANO
12 FACCIA @ FACCIA CON… NUNZIA DE GIROLAMO
60 SICILIA • ECCO PERCHÉ GARIBALDI SBARCÒ A MARSALA
14 LA POLITICA NEL VINO
62 SCELTI PER VOI • (i vini)
16 L’INCHIESTA • ITALIA VS. FRANCIA
66 FOOD AND BEVERAGENDA
20 CHEF • PAOLO TRIPPINI
70 CALICI IN CINA
22 MARCOZZI DI CAMPOFILONE:
71 PELLICOLE DI GUSTO
L’ESCLUSIVITÀ NELLA TRADIZIONE
72 NEWS BIO & GREEN
26 COVER STORY • UNA REGIONE INTERA NELLO SCRIGNO
74 BOLLICINE NEWS 76 DISTILLATI & CO.
30 LAZIO • UN BRINDISI AL “FARE DI PIÙ”
78 EXTRAVERGINE NEWS
32 AGRICOLA MACCIOCCA
80 A TUTTA BIRRA
ESPRESSIONE “VERA” DI UN VITIGNO ANTICO
82 IL LIBRO
34 A TAVOLA CON I GONZAGA
83 VINONLINE
37 AZIENDA PROVENZA
84 IL TEMA DELLA SOSTENIBILITÀ PROTAGONISTA A SIMEI 2013
L’EQUILIBRIO FRA NATURA E TERRITORIO
86 ITALIANI SI NASCE • LA VESPOLINA
38 CANTINA SOCIALE QUISTELLO • L’ARTE DI FARE LAMBRUSCO
87 VIGNA & CANTINA • VIVAISMO
40 PIETRO RATTI • BUON SANGUE NON MENTE
88 VIVAI F.LLI NICOLA
42 COLOMBO-CASCINA PASTORI. UN’ELEGANTE ESPRESSIONE PIEMONTESE
Vini Vini II Grandi Grandi
71 IL VINO NEL BRIC
24 MARCHE • RICETTA ANTICRISI DI MONCARO
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SAN LEOLINO, UN VINO DA SCUDETTO
UN PUNTO DI COLTIVAZIONE PRIVILEGIATO 89 AEDES BIOSYSTEM, IL BRACCIO INTERFILARE GARANTITO
43 I 20 ANNI DOCG DELLA VERNACCIA DI SAN GIMIGNANO
90 ZEUS • L’ACCIAIO INOX SU MISURA
46 FICOMONTANINO, LAVORI IN CORSO
92 DA COLOMBARDO LE SOLUZIONI PER IL VIGNETO
48 CASTELLO DI RADDA, DA NOVANTA A CENTO
93 EUROTEX • UN’AZIENDA A 24 CARATI
50 POGGIO SALVI, UN PANIERE DI ECCELLENZE TOSCANE
94 LABORATORIO ENOLOGICO TOSCANO
52 A MONTALCINO, UN ANGOLO DI PARADISO…NE 54 SAN LEOLINO, UN VINO DA SCUDETTO
UN LABORATORIO IN TUTTI I SENSI 96 NEWS TECNICHE DALLE AZIENDE
I Grandi Vini Vini I Grandi
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Ultime dal mondo del Vino di Giovanni Pellicci
NOMINE
Vini Vini II Grandi Grandi
L’UIV conferma Domenico Zonin e fa rotta su Taiwan
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Domenico Zonin è stato confermato Presidente di Unione Italiana Vini fino al 2015. “Il Sistema Italia ha tutti gli strumenti per vincere la competizione internazionale - ha commentato Zonin -. L’UIV è uno degli ingranaggi importanti che può far funzionare tutta la filiera, per questo chiedo che finalmente tutte le associazioni del comparto vinicolo nazionale si siedano ad un unico tavolo di lavoro, con l’obiettivo di poter raggiungere uno sviluppo sostenibile, dove non si perdano ettari di terreno vitato, dove si consolidi l’equilibrio tra produzione e consumo. I nostri obiettivi di rappresentanza sono tesi a rafforzare la presenza di UIV nei più rilevanti ambiti istituzionali e nei più importanti appuntamenti che riguardano scelte di policies del comparto. Sono stati implementati i rapporti con i nuovi vertici del Dicastero dell’Agricoltura, rafforzati quelli con il Ministero dello Sviluppo Economico e degli Esteri, per essere sempre pronti a dare il nostro contributo e punto di vista sulle questioni più cogenti per i nostri Associati”. Tra le prime novità la rotta verso Taiwan, con un progetto promosso e finanziato dal Ministero dello Sviluppo Economico, in convenzione con Unione Italiana Vini e Federvini con il supporto di Enoteca Italiana. Il progetto, denominato”Vini Italiani a Taiwan” prevede due fasi. La prima con un seminario nella capitale Taipei a novembre, destinato a giornalisti, opinion leader, operatori, buyer di department stores per stimolare la conoscenza dell’Italia enoica, e in BtoB, cui saranno invitati anche i Food & Beverage Managers dei principali alberghi e ristoranti, e anche tour operator. Seguirà poi un incontro in cui saranno proposti abbinamenti di vini con specialità enogastronomiche italiane, per cominciare a colmare le consistenti lacune di conoscenza e informazione sul vino italiano nel mercato taiwanese.
NOMINE
Matilde Poggi guida i vignaioli indipendenti E’ Matilde Poggi la nuova presidente di Fivi, La Fivi ha rinnovato Kobler, Marco Vercesi, Guido Zampaglione. “Fivi continuerà a procedere, insieme a Cevi la Federazione Italiana Vignaioli Indipendeni vertici che (Confédération Européenne des Vignerons ti, associazione che raccoglie 700 produttori resteranno in Indépendants), con energia e convinzione italiani, per un totale di circa 7 mila ettari di carica fino al 2016 sulla strada della tutela dei diritti dei Vignaioli vigneto, 412 mila ettolitri di vino prodotti, 55 presso tutte le istituzioni preposte sia in Italia milioni di bottiglie commercializzate e oltre sia in in Europa. – ha dichiarato Matilde Poggi 500 milioni di euro di fatturato. Matilde Poggi raccoglie il timone da Costantino Charrère, in carica sin dal - La nostra presenza sarà attiva e propositiva a tutti i tavo2008, e guiderà Fivi fino al 2016. Al suo fianco l’Ufficio di li decisionali per il comparto vitivinicolo/agricolo e il nuovo Presidenza si compone anche dei Vice Presidenti Leonildo Consiglio è consapevole dell’impegno e dello spirito di saPieropan e Walter Massa, del Segretario Nazionale Save- crificio necessario”. Per conoscere da vicino la realtà di Fivi, rio Petrilli e del Consigliere Delegato agli Affari Istituzionali l’appuntamento è fissato per il 30 novembre e il 1° dicembre Gianmario Cerutti. I Consiglieri eletti sono Stefano Casali, prossimi, quando alla Fiera di Piacenza si terrà il Mercato Giulia Cavalleri, Lorenzo Cesconi, Costantino Charrère, dei vini dei Vignaioli Indipendenti con 200 produttori protaEttore Ciancico, Luca Ferraro, Celestino Gaspari, Armin gonisti e oltre mille vini in assaggio.
eventi
Capannelle celebra il suo caveau brindando alla Slovenia L’appuntamento chiantigiano è diventato un vero e proprio cult. Nel 2014 protagonista l’Austria Anche i fuochi d’artificio hanno festeggiato quello che, a tutti gli effetti, è ormai diventato un appuntamento clou dell’estate nel Chianti. L’azienda Capannelle di Gaiole in Chianti ha infatti accolto i suoi ospiti per l’ormai classica giornata dedicata agli amici del caveau, ovvero il suggestivo spazio che ospita bottiglie ed etichette di grande prestigio. Ospite dell’edizione 2013 la Slovenia, con i suoi vini profumati ed in costante crescita quali-
tativa, le sue prelibatezze gastronomiche firmate dallo chef Tomas Kavcic e le sue coloratissime artiste che si sono esibite in piazza. Tra un piatto gourmet ed una divertente degustazione bendata c’è stato anche il tempo per sorteggiare quale sarà il paese che importa i vini di Capannelle protagonista della prossima edizione. L’allenatore di calcio Edy Reja ha estratto l’Austria. L’appuntamento è all’estate 2014!
L’uomo del Prosecco entra in Federdoc Confermato Presidente Ricci Curbastro. Alla vicepresidenza anche Liberatore e Liantonio E’ Stefano Zanette, Presidente del Consorzio Prosecco Doc, la new entry nel quadro direttivo di Federdoc che ha confermato Riccardo Ricci Curbastro alla Presidenza con Giuseppe Liberatore e Francesco Liantonio alla Vice Presidenza. “La nomina di Zanette come terzo vice Presidente – spiega Ricci Curbastro – è determinata dalla volontà di Federdoc di ampliare la propria rappresentanza. Così Giuseppe Liberatore (Direttore Consorzio Chianti Classico), Francesco Liantonio (Presidente Consorzio Castel del Monte) formeranno con Stefano Zanette una squadra in vista dei crescenti impegni nazionali ed internazionali della filiera vitivinicola a Denominazione di Origine Italiana”.
LL Communication
Palletways non si ferma mai, nemmeno d’estate!
Velocità, affidabilità e sicurezza non vanno mai in vacanza. Palletways, l’unico Network di trasporto espresso di merce su pallet che offre su tutti i servizi Premium a livello nazionale il Servizio Garantito: il rimborso delle spese di trasporto in caso di consegna in ritardo* della spedizione grazie alle sue 86 Concessioni e 3 Hub in Italia. Il gruppo Palletways, con una copertura di 300 Concessionari e 11 Hub, è il leader del trasporto espresso di merce pallettizzata in Europa.
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*Unico obbligato e responsabile nei confronti del Cliente per l’adempimento del Servizio Garantito è il concessionario Palletways che ha stipulato il contratto di trasporto. Per maggiori informazioni concernenti le condizioni di applicazione del servizio, consultare le condizioni generali di contratto sul sito www.palletways.com.
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Ultime dal mondo del Vino di Giovanni Pellicci
IL FUTURO
Il vino italiano guarda al 2043 all’insegna della qualità
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Dal 68^ congresso di Assoenologi ad Alba spunti, analisi e confronti scrutando il futuro
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I 50 anni Doc, il trend del mercato e la professione del domani. Al 68° congresso di Assoenologi, che si è tenuto ad Alba con 600 esperti del settore, ieri, oggi e domani del mondo del vino italiano. Tra gli spunti più interessanti della tre giorni nelle Langhe (condita da una splendida cena dello chef tre stelle Michelin Enrico Crippa in Piazza Duomo ad Alba e dal confronto Maci-Gaja-Antinori di cui parliamo a parte) c’è stata anche l’analisi della viticoltura nei prossimi 30 anni, quando un miliardo di persone in più sulla Terra avrà la disponibilità economica per acquistare beni voluttuari, compreso il vino. Il ruolo dell’Italia sarà fondamentale. Ovviamente all’insegna della qualità. “Oggi la nostra Associazione, fondata nel 1891 ad Asti da Arturo Marescalchi - ricorda Giuseppe Martelli, Dg di Assoenologi - raggruppa e rappresenta 4 mila professionisti, ossia il 90% dei tecnici vitivinicoli attivamente impegnati. Se il vino italiano ha raggiunto i risultati che tutti gli riconoscono nel mondo è perché il ruolo dell’enotecnico è diventato importante e indispensabile. Anche i più scettici si sono convinti che la tradizione da sola non risolve i problemi, non migliora la qualità, non sana i bilanci delle aziende e che il vino, come qualsiasi altro prodotto biologico alimentare, senza tecnologia solo casualmente può essere di qualità”. E guardare al 2043 vuol dire anche misurarsi con altre sfide, prime fra tutte quelle legate ai cambiamenti del clima. Le condizioni ambientali anche in Italia stanno mutando con oscillazioni improvvise, tali da stravolgere antiche e consolidate certezze di coltivazione. Al congresso sono state illustrate le esperienze di una viticoltura estrema, quella che ogni giorno deve fare i conti con zone desertiche, prive d’acqua oppure precipitate negli intensi rigori invernali. Bob Bertheau (Columbia Valley), Alberto Antonini (Mendoza, Argentina), Len Knoetze e Heinè Janse van Rensburg (Belville, Sudafrica), hanno raccontato come, grazie alla tecnologia, si può vincere e addomesticare le condizioni estreme di viticoltura.
SAVE THE DATE
Accordo sull’asse Bordeaux-Verona Definito il calendario della “Semaine des primeurs” e Vinitaly fino al 2017 per evitare dannose sovrapposizioni
Accordo strategico tra la “Semaine des Primeurs” di Bordeaux e il Vinitaly di Verona per evitare sovrapposizioni di date per due eventi di riferimento nel panorama enologico mondiale. Le rispettive direzioni hanno concordato i calendari per i prossimi quattro anni.
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Semaine des Primeurs a Bordeaux 31 marzo - 5 aprile 30 marzo - 3 aprile 4 - 8 aprile 3 - 7 aprile
Vinitaly a Verona 6 - 9 aprile 22 - 25 marzo 10 - 13 aprile 26 - 29 marzo
NOVITA’
Terre Cerase, il rosato dell’estate 2013 L’etichetta firmata da Villa Matilde ha conquistato la medaglia d’argento a VitignoItalia Si chiama Terre Cerase il vino estivo che l’azienda campana Villa Matilde ha presentato, con successo, all’ultima edizione di VitignoItalia, dove ha conquistato una meritata medaglia d’argento per la categoria rosati. Sentori di fragola matura, mora, marasca e sopratutto ciliegia: queste le caratteristiche che rendono Terre
Cerase un perfetto accompagnamento per fritture, piatti a base di pesce, carni bianche e mozzarella di bufala. Vino di carattere (la sua gradazione è di 13,5°), è già considerato dagli addetti ai lavori un “re” delle tavolate estive, delle gite in barca e degli happy hour sulla spiaggia. Oltre che per le sue caratteristiche organo-
lettiche, è interessante anche dal punto di vista del prezzo (non supera i 10 euro a scaffale). Per ulteriori informazioni si può consultare il sito www. villamatilde.it, completamente rinnovato nella grafica. Così come nuove sono anche le etichette, ispirate a una iconografia di epoca romana. (m.m.)
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Fogli informativi in Filiale e sul sito web della Banca - Gruppo Bancario Monte dei Paschi di Siena - Codice Banca 1030.6 - Codice Gruppo 1030.6
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Nunzia De Girolamo • Ministro Politiche Agricole
Voglio essere ricordata come
il Ministro del made in Italy
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foto di Cosimino Lombardi
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unzia De Girolamo, avvocato 38enne di Benevento in quota Pdl, è Ministro delle Politiche Agricole e Forestali del Governo Letta dal 28 aprile scorso. In sua compagnia I Grandi Vini tracciano un quadro degli scenari presenti e futuri del vino italiano. @ Ha recentemente annunciato una sinergia con i suoi colleghi agli Esteri e allo Sviluppo Economico nella direzione di una cabina di regia che supporti il mondo del vino italiano nel mondo. Visto che se ne parla da anni, che caratteristica avrà, secondo lei, e quando pensa che possa essere operativa? “Questo Governo nasce per fronteggiare l’emergenza economica e sociale, per dare risposte alle persone e alle aziende colpite dalla crisi. Negli interventi da mettere in campo abbiamo subito individuato una priorità nel sostegno deciso e operativo alle esportazioni del made in Italy. Per questo ho chiesto ai colleghi Bonino e Zanonato di inserire nella Cabina di Regia per l’Italia Internazionale anche i rappresentanti delle organizzazioni agricole, per dare risalto alla voce del comparto agroalimentare. I nostri imprenditori hanno saputo compensare il calo dei consumi interni spingendo sui mercati esteri, con numeri da record e molto spesso senza un adeguato sostegno delle Istituzioni. Credo sia ora di cambiare rotta e mettersi al fianco delle imprese
Con Nunzia De Girolamo l’analisi dei temi caldi del vino: dalla cabina di regia ai consumi interni, fino alla burocrazia e all’Expo 2015 con efficienza e la Cabina di Regia va in questo senso”. @ Facciamo rotta verso Expo 2015. L’Italia ha un’enorme opportunità di visibilità mondiale. Quali azioni avete in mente nelle prossime settimane per recuperare il tempo perduto e pianificare un’adeguata valorizzazione del patrimonio enogastronomico anche come leva del turismo? “Per tutto il made in Italy Expo 2015 sarà una vetrina di importanza assoluta e dobbiamo saper sfruttare al meglio l’occasione che abbiamo. Dovremo saper coinvolgere tutti i territori, valorizzare le eccellenze che ci rendono unici al mondo, a partire dal vino. Proprio al vino dedicheremo un
intero padiglione, a sottolineare l’importanza di un prodotto che fa da traino al nostro export agroalimentare, con gli oltre 4,7 miliardi di fatturato fuori dai confini nazionali. Immagino le migliaia di visitatori e operatori che arriveranno all’Expo e potranno compiere, in uno spazio unico e coinvolgente, un viaggio nel vino, in quel caleidoscopio di colori, tradizioni e profumi che questo straordinario prodotto porta con sé. L’evento di Milano sarà così l’occasione per mettere in evidenza i grandi passi fatti dai nostri produttori, che hanno consentito all’Italia di uscire dallo scandalo del metanolo e divenire la patria del vino. Nello spazio dedicato al nostro Paese saranno esaltate
le nostre caratteristiche, quella grande varietà che è la nostra forza, capace di attrarre milioni di turisti ogni anno nei nostri splendidi territori. Per raggiungere questo obiettivo avremo bisogno del contributo e della passione di tutti i protagonisti del settore. Il mio obiettivo è semplice: voglio essere ricordata come il Ministro del made in Italy. L’opportunità di Expo va colta fin da subito perché possiamo e dobbiamo davvero far crescere notevolmente le vendite dei nostri prodotti in tutto il mondo. Siamo il Paese del Gusto e della Bellezza, non dobbiamo dimenticarlo mai”. @ Il rinvio dell’aumento dell’Iva all’autunno è uno dei temi caldi. In caso di crescita dell’aliquota fino al 22%, c’è il rischio di affossare ulteriormente i consumi. Compresi quelli di vino. Cosa ne pensa e cosa serve per evitare questo rischio? “Mi sono battuta con determinazione in Consiglio dei Ministri, affinché fossero rinviate la prima rata dell’Imu anche sui terreni e fabbricati rurali, e soprattutto l’aumento dell’IVA, perché questo Governo ha il dovere di dare respiro agli italiani. Mettere altre tasse non farebbe che deprimere non solo i consumi, ma gli stessi cittadini. Dobbiamo invece rilanciare gli acquisti, dare fiducia e sul vino, in particolare, c’è molto da fare. Se potessi, ruberei ai francesi una sola cosa: l’atteggiamento del loro popolo nei confronti del vino. Per i francesi
Pac, che per l’Italia vale 52 miliardi e nell’ambito del quale abbiamo scongiurato la liberalizzazione dei diritti di impianto nel settore vinicolo. Ancora, su mia proposta, il Governo ha approvato il disegno di legge per contrastare il consumo di suolo, per mettere un freno alla cementificazione che ha impermeabilizzato negli ultimi decenni un territorio vasto come la Calabria. Sempre in Consiglio dei Ministri c’è stato il via libera al disegno di legge delega per la modernizzazione del settore agroalimentare, che potrà costituire uno strumento fondamentale nel rilancio dell’intero comparto. Molto c’è ancora da fare come ad esempio sul piano dell’accesso al credito per le imprese agricole, su una corretta ed efficiente applicazione della Pac e nella creazione di politiche per i giovani, che consentano loro di trovare una dignitosa occupazione e essere protagonisti di una nuova Italia”. @ “Sburocratizzare” la filiera, facilitare l’accesso al credito e favorire l’occupazione nel settore agricolo sono tra i suoi obiettivi. Quali interventi operativi ha in agenda di portare avanti in tal senso? “Non è più ammissibile che una parte sempre più rilevante del tempo degli imprenditori agricoli sia dedicata agli adempimenti burocratici, alle tante carte che spesso ingombrano anche le cantine. Sia ben chiaro: il sistema dei controlli che abbiamo in Italia è stato determinante nell’affermazione dei prodotti di qualità e nel garantire il più possibile un mercato leale. Questo però non significa che sia perfetto, anzi possiamo e dobbiamo renderlo più efficace, razionale ed efficiente. Dobbiamo mirare a un maggior coordinamento e ad una migliore azione degli organismi di controllo. Sul fronte degli adempimenti burocratici proprio nel settore vinicolo, ho chiesto che si intensifichino al Ministero i lavori dei tre gruppi di lavoro in materia, costituiti con rappresentanti anche delle Regioni e delle principali associazioni di categoria, e a breve avremo i primi risultati concreti di sburocratizzazione. Dobbiamo arrivare alla semplificazione dei procedimenti amministrativi per la gestione del potenziale vitivinicolo, al documento vitivinicolo elettronico e, sul medio periodo, all’elaborazione di un “Testo unico” del vino”.•
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il vino è un culto, è come la bandiera o l’inno nazionale. Dobbiamo far sì che prenda questo posto anche in Italia, solo così riusciremo a contrastare il calo dei consumi a cui stiamo assistendo nel nostro Paese. Serve l’impegno di tutti per riportare gli italiani vicino al vino, far sì che sulla tavola torni ad occupare il suo posto di tradizione quotidiana. Va anche detto che senza dubbio oggi il consumatore è cambiato e che c’è ancora molto interesse per il prodotto. Ovvio che rispetto a trent’anni fa siano scesi notevolmente i consumi, ma quando facciamo queste analisi dobbiamo anche pensare che non c’era Internet, per fare una telefonata dalla strada si usavano i gettoni e la damigiana era un oggetto presente quasi in ogni casa degli italiani. Oggi cerchiamo il wine bar più vicino sullo smartphone, i nostri amici ci mandano consigli su quale vino assaggiare via Twitter o Facebook e beviamo meno, ma sicuramente meglio di un tempo”. @ Come risponde a coloro che si aspettavano una figura di maggiore esperienza in un settore che deve tornare ad essere chiave come quello delle Politiche Agricole del nostro Paese? “Chi pensa che il Ministero delle Politiche Agricole sia un dicastero minore, che governa un settore residuale e per questo è stato affidato ad una giovane donna, si sbaglia di grosso. È vero non sono un tecnico, ma di premi Nobel dell’Agricoltura ne vedo pochi in giro. Un giornalista quattro anni fa mi chiese cosa volessi fare da grande e senza esitazioni la mia risposta fu: “Il Ministro dell’Agricoltura”. Questo è un settore vitale e deve tornare centrale nell’economia nazionale, visto che è il motore del sistema agroalimentare che nel suo complesso vale il 17% del Pil, con oltre 260 miliardi di fatturato. Per questo mi impegnerò al massimo, come sto facendo dall’inizio del mio mandato, sul fronte nazionale e in quello comunitario per la difesa dei diritti delle nostre imprese. Vorrei poi essere giudicata per i fatti, non essere oggetto di pregiudizi. In questi mesi ho portato nella “cascina” degli agricoltori: il rinvio dell’Imu agricola, e mi batterò per la sua eliminazione; alcune norme di modernizzazione e semplificazione nel “decreto del fare”, come quella relativa al patentino per le macchine agricole; la chiusura del negoziato
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di Giovanni Pellicci
Un’Enoteca Italiana in bilico pericoloso
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noteca Italiana via dalla storica sede di Siena, che la ospita dal 1960 nei locali della Fortezza Medicea? E’ il rumors della bizzosa estate 2013, riportato prima dalla testata online Wine News e quindi rilanciato sulle pagine locali de Il Corriere di Siena. Ma cosa c’è di vero? In realtà, il problema principale sembra essere soprattutto la vita stessa dell’“Ente Nazionale Mostra Vini” che, nato nel 1933, oggi se la passa tutt’altro che bene sul piano economico-finanziario. Sono 15 i dipendenti e gli attuali vertici sono in stato di prorogatio da oltre 2 anni in attesa che lo Statuto venga modificato e quindi gli enti pubblici soci diano un indirizzo preciso. A partire dalla Regione Toscana che però pare fortemente intenzionata a chiamarsi fuori. Un’importante confronto con l’’Assessore Salvadori si è tenuto subito dopo la stampa di questo numero, ndr. Spesso in sintonia con progetti di promozione, valorizzazione e formazione del Ministero delle Politiche Agricole e Forestali (da cui potrebbe arrivare una
Con la crisi economica in atto lo storico Ente Nazionale Mostra Vini nato nel 1933 è in cerca di una nuova mission e risorse economiche boccata d’ossigeno economica utile per saldare i prossimi stipendi), Enoteca Italiana negli ultimi anni ha curato la sezione vitivinicola nel padiglione italiano all’Expo di Shangai in Cina e partecipato attivamente ad altre iniziative di valorizzazione del brand Italia in occasione di grandi eventi sportivi. Non solo, è soprattutto partner del progetto lanciato in Cina dall’Istituto Grandi Marchi e Italia del Vino Consorzio con la Yishang Wine Consulting Company. Progetto che sta per tornare protagonista nel percorso di formazione a favore del consumatore cinese, visto il piano triennale da 4,7 milioni di euro pensato dai due grandi consor-
zi privati per la promozione del vino italiano all’estero e che assieme rappresentano 32 imprese italiane per un fatturato di 1,4 miliardi di euro. Gli obiettivi sono quelli della pubblicazione di un dizionario italianomandarino comprensivo di tutti i vocaboli dell’enogastronomia italiana; la realizzazione di una guida delle cucine tradizionali cinesi con i vini italiani e la creazione di una piattaforma web in mandarino per coinvolgere blogger, giornalisti e chef cinesi. Buon per Enoteca Italiana ma è soprattutto tra le mura senesi che si cerca di capire quali prospettive possano esserci per superare l’empasse interna. Se
Avete idee, spunti, riflessioni su questo e su altri temi? Scrivete a g.pellicci@igrandivini.com Su Twitter @giopellix
la Regione Toscana dovesse uscire di scena, è da capire da chi potrebbero arrivare le risorse necessarie per dare prospettiva, vista la situazione economica in cui versano le casse del Comune di Siena e la profonda incertezza normativa della Provincia che rischia di scomparire. Anche gli altri soggetti in causa (Camera di Commercio di Siena, comuni della zona senese, nonché associazioni di categoria come Cia, Federvini, Uiv, Upa e Coldiretti) sembrano in attesa della prima mossa e maggiore chiarezza. Altri organismi simili, nati più recentemente, sono già scomparsi e oggi gli spazi (e le risorse) alternativi sono sempre meno, visto anche che sarà Veronafiere a organizzare lo “Spazio Vino e Olio” accanto al Padiglione Italia dell’Expo 2015. In questo scenario, il futuro di Enoteca Italiana sembra quanto mai incerto con Siena che rischia di perdere un altro punto di riferimento strategico. Specie in un momento in cui la città è chiamata a reinventarsi e contemplare nuovi modelli di sviluppo. Chi sarà il primo ad uscire allo scoperto? •
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L’INCHIESTA
italia vs francia di Claudia Cataldo
Nemiche Amiche Se da un lato c’è la lotta alle quote di mercato e ai prezzi, dall’altra lo scenario internazionale del vino suggerisce sempre più di fare squadra. In rappresentanza di quel Vecchio Mondo che batte bandiera comune
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rancia e Italia, fautrice l’una di grandi intuizioni in tempi non sospetti – si pensi allo Champagne o alla grande “rivoluzione” bordolese del XIX secolo – protagonista l’altra di quel rinnovamento qualitativo che ha investito il mondo del vino negli ultimi decenni del ‘900. Due com-
L’Italia: Italia del Vino - Consorzio
Vini Vini II Grandi Grandi
(l’intervista completa su www.igrandivini.com)
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Ettore Nicoletto è il Presidente di Italia del Vino – Consorzio, oltre che Ad di Santa Margherita: “L’Unione Europea nel ridisegnare il sistema di organizzazione del mercato vinicolo comunitario – spiega a IGV - ha chiesto ai produttori di organizzarsi, di imparare a fare squadra. Una moral suasion che abbiamo accolto fra i primi, nel 2009, puntando ad una ancora più marcata internazionalizzazione e coinvolgendo alcune realtà leader del vino italiano”. Il “fare sistema” quali benefici comporta? “In questi primi anni di lavoro crediamo di aver sviluppato un modello di relazione fra le imprese che ci ha permesso di confermarci interlocutore importante del sistema istituzionale. Abbiamo cercato con insistenza di sviluppare la collaborazione, la condivi-
pagini forti, ognuna con i suoi baluardi e i suoi guerrieri, rappresentative del “vecchio mondo” enologico. Alleate o nemiche? La riflessione nasce tra i bei padiglioni del Vinexpo, la biennale di Bordeaux che ha chiuso i battenti lo scorso 20 giugno. Edizione bagnata, per taluni aspetti discussa, ma comunque una
sione delle informazioni, l’avvio di strategie congiunte. Abbiamo contribuito ad esempio allo sviluppo dell’Osservatorio sull’andamento dei mercati organizzato dall’Unione Italiana Vini: vuol dire, banalmente, condividere i propri dati economici per poter avere tutti assieme una visione chiara, precisa, di quanto accade sui mercati. E al Vinexpo eravamo presenti con uno stand collettivo”. Il mondo del vino italiano ha capito che “l’unione fa la forza” oppure c’è ancora da migliorare? “Siamo italiani, ci sarà sempre da lavorare su questo versante. Ma ci sono aspetti positivi. Mi permetta un esempio concreto: in queste settimane, Italia del Vino-Consorzio ha stretto un accordo con Istituto Grandi Marchi ed assieme abbiamo presentato un
delle fiere leader sullo scacchiere internazionale del vino. Il tema del “fare sistema” torna alla ribalta, in un’ottica che appare più ampia alla luce delle veloci dinamiche sottese al sistema, con new producers sempre più agguerriti, interessanti mercati emergenti e consumatori “storici” ormai sonnecchiosi.
progetto di sistema per una rinnovata presenza del vino italiano in Cina. Per la prima volta le imprese vinicole si fanno carico del gap di quel mercato e, congiuntamente, presentano un piano operativo al Governo. Per capirci, stiamo parlando di 32 aziende che fatturano 1,4 miliardi di euro, di cui ben 750 all’estero: ogni cinque bottiglie italiane vendute nel mondo, una appartiene a loro. Ebbene, queste aziende si impegnano ora affinché i numeri crescano a beneficio di tutti i produttori italiani, anche quelli che non appartengono ai nostri consorzi. Mi sembra un cambio di passo importante”. Quali sono, a suo avviso, le principali differenze fra il comparto vino italiano e francese? “Beh, stiamo parlando dei due principali
cere il migliore. Indipendentemente dal Tricolore”.
La Francia: Conseil des Grand Crus Classés of 1855 Philippe Casteja, Presidente del Conseil des Grand Crus Classés of 1855, rappresenta oggi la storica istituzione bordolese rimasta pressoché immutata dalla classificazione di metà ‘800 (se escludiamo il caso di Chateau Mouton Roschild). Lo abbiamo incontrato in occasione della cena di apertura del Vinexpo, come da tradizione curata dal Consiglio e quest’anno ospitata proprio dal Premier Cru Classé Chateau Mouton Roschild. Quali sono gli obiettivi del Consiglio e quali sono i benefici di questo “fare sistema”? “Il primo obiettivo è quello di difendere la classificazione e i suoi membri. I nostri obiettivi sono condivisi e abbiamo dimostrato di essere in grado di conseguirli: le persone lo hanno capito e il numero di conflitti è assolutamente ridotto”. Bordeaux rappresenta un importante esempio di come il fare squadra possa portare più valore a tutto il territorio. Quali sono i punti forti di questo sistema? “Ciò che rende speciale Bordeaux è la specializzazione di tutti gli attori: i produttori e i venditori. I produttori lavorano duro per la qualità dei prodotti e per aiutare i venditori a commercializzare i loro vini. I négocian hanno sviluppato una competizione positiva e distribuiscono grandi vini in tutto il mondo. Il sistema Bordeaux è unico, mentre il settore italiano è simile alla Borgogna o ad altri esempi europei”. Italia e Francia: alleate o nemiche? “Non sono nemiche, ma alleate, direi piuttosto sorelle: per entrambe l’obiettivo è fare vini di grande qualità”. La Francia: Chateau Villars Thierry Gaudrie è proprietario di Chateau Villars, poco fuori Bordeaux, nella denominazione Fronsac. Una piccola azienda dai prezzi competitivi e con vini grande caratura, la
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player del mercato globale. Sono moltissime le cose che ci uniscono, c’è rispetto reciproco. L’Italia è la storia antica e quella più recente del vino; la Francia ha capitalizzato benissimo il periodo compreso fra il XVII e il XIX secolo, acquisendo un prestigio che è ancor oggi vincente, come dimostrano i prezzi medi di vendita dei loro vini. Poi, non scordiamo che la cultura del terroir nasce in Francia, nelle abbazie benedettine del ‘400 , portando alla nascita di miti quali Alsazia e Borgogna. Però non voglio dimenticare nemmeno una parte più amara per noi, ma che ci è stata utilissima: decine di migliaia di agricoltori stagionali italiani sono andati in Francia fra ‘800 e ‘900 per trovare lavoro. Hanno sofferto e sudato, ma anche hanno riportato a casa barbatelle, tecniche colturali, know how che poi hanno applicato nei propri vigneti, trasformando un’agricoltura di sussistenza in motore di sviluppo economico. Se oggi siamo ai vertici lo dobbiamo anche a loro. La Francia è un Paese che, seppur con le sue contraddizioni, la sua storia complessa e drammatica, dimostra solidità e capacità di fare sistema, di correggere velocemente i propri errori. L’Italia spesso è all’opposto: deve arrivare in zona ‘Cesarini’ per dare il meglio di sé. Ma quando ci impegniamo siamo davvero dei competitori temibili: siamo capaci di innovare (i vini più performanti oggi al mondo sono figli del nostro ingegno: Pinot Grigio, Amarone e Ripasso, Prosecco), siamo forti sul piano delle relazioni umane e molto più attenti a quello che chiede il mercato rispetto ad altri”. Italia/Francia: alleate o avversarie? “Siamo ogni giorno in competizione sugli stessi mercati: è una ‘guerra in famiglia’ fra due grandi nazioni latine. Siamo avversari nel business, certo. Ma siamo anche alleati su molti fronti e spesso sappiamo lavorare bene assieme. Diciamo che l’ottimale è una solida alleanza a monte, nel disegnare le regole generali dei mercati e nella difesa della specificità mediterranea ed europea. In campo agricolo, ma non soltanto. Poi, sul mercato, deve vin-
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L’INCHIESTA
italia vs francia
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voce di quella produzione che gode della notorietà del territorio bordolese pur non rientrando nel gotha dei big. Bordeaux rappresenta un importante esempio di come il fare squadra possa portare più valore a tutto il territorio. Quali sono i punti forti di questo sistema? “Da sei secoli, Bordeaux ha saputo costruirsi relazioni commerciali con il mondo intero; si è creata una reputazione che ha trovato conferma nella classificazione del 1855, idea nuova, ispirata, che ne ha sancito l’unicità. È difficile trasporre questa struttura ad altri territori oggi, soprattutto per il vantaggio temporale. Ma la competizione cresce e ci sono idee eccellenti anche fuori Bordeaux…” Quali sono le principali differenze fra il comparto vino italiano e francese? “Non conosco in profondità il sistema italiano ma la domanda è: esiste un’unità nel comparto vino italiano? Il nostro è stato
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strutturato e regolato molto presto dalle istituzioni, in questo siamo dei campioni. In Italia, probabilmente, complice l’unità relativamente recente e il forte campanilismo, la produzione non è mai stata completamente organizzata”. Italia e Francia: alleate o nemiche? “Assolutamente alleate. Non possiamo essere nemiche, porterebbe alla rovina comune. In entrambi i Paesi abbiamo la cultura della vite e una lunga storia del vino; siamo praticamente gli unici a portare avanti questo legame da tempo immemore, al di là delle crisi e della buona o cattiva sorte. Non facciamo vino per facili profitti: non rifiutiamo la modernità, ma non rinneghiamo mai il nostro passato. Questo ci permette di produrre vini eccezionali. Abbiamo bisogno gli uni degli altri, altrimenti presto i vini del Nuovo Mondo o della Cina ci trasformeranno in un museo del vino. C’è bisogno però di maggiore conoscenza e apertura reciproca. C’è ancora molto lavoro da fare”. •
Da sinistra Piero Antinori, Angelo Gaja, Riccardo Cotarella e Angelo Maci
ITALIA VS. FRANCIA NELL’EXPORT L’export tiene ma ora la sfida è ridurre il gap con i francesi
di Giovanni Pellicci Ridurre il gap qualitativo che, in termini di export, ancora ci divide (nettamente) dalla Francia. È questa la prossima sfida dell’Italia del vino, chiamata ad accorciare l’attuale divario con i cugini transalpini in termini di prezzo medio al litro del vino che supera i confini nazionali (4,88 euro per la Francia contro i 2,87 euro al litro per l’Italia). Specie guardando alla Cina. Lo ha ribadito anche Piero Antinori durante il suo intervento alla 68^ edizione del Congresso nazionale di Assoenologi che si è tenuto ad Alba. Nella sessione “L’approccio al mercato del vino” le esperienze di Angelo Maci (Cantina Due Palme di Cellino San Marco), Angelo Gaja (titolare dell’Azienda agricola Gaja di Barbaresco) e quindi Piero Antinori presidente della Marchesi Antinori di Firenze) sono state poste a confronto di fronte ad oltre 600 tra enologi, tecnici e operatori della filiera. Rivolta al virtuoso e (ri)fiorente mondo delle cooperative l’analisi di Maci; dedicato alla realtà del ‘piccolo è bello e utile’ l’applauditissimo intervento di Gaja mentre il pragmatismo di Antinori si è focalizzato sull’analisi dei dati di mercato. “In una fase di crisi come quella in corso – ha sottolineato il Marchese – si salvano solo i settori del lusso e dell’alimentare, in cui il vino gioca un ruolo determinante in termini di fatturato, export e numero di addetti. Lo scenario attuale parla di quantitativi di vino in linea con i consumi ma all’orizzonte la domanda è destinata a salire e dovremmo farci trovare pronti. Nei prossimi 5 anni mercati come quelli di Brasile, Sudafrica, India e Sud est asiatico sono destinati a crescere in media del 20%. Andiamo avanti convinti sulla strada della qualità ma sarebbe un peccato compiere errori che potrebbero compromettere lo sviluppo economico dell’Italia”.
Export: fatturati a confronto (2012) dati in milioni di €
Italia
Francia
Usa
787
633
Cina
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Canada
247
282
Export: prezzi medi vino (2012) €/litro Italia
Francia
Usa
3,64
7,36
Cina
2,35
3,96
Canada
4,49
5,91
I Grandi Vini Vini I Grandi
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Chef L’ingrediente di Marina Ciancaglini
che fa la differenza
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er poter assaporare i piatti di Paolo Trippini, chef poco più che trentenne, bisogna immergersi nella campagna umbra, a Civitella del Lago, a pochi km da Orvieto, nel ristorante aperto negli anni ‘50 dal nonno Giuseppe, dal nome che era tutto un programma: “Da Peppe se pappa” e che oggi si chiama semplicemente Ristorante Trippini. Paolo, a dispetto della giovane età e dell’aspetto bonario, dirige una cucina che nulla lascia all’eccesso e a inutili condimenti, dando il massi-
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mo risalto alla materia prima e alle tecniche di cottura. Nel suo passato c’è stata la gavetta dal vicino Gianfranco Vissani e il presente è diviso tra il ristorante e l’attività di docente alla scuola del Gambero Rosso e a quella di Niko Romito. Giovane e già con un ristorante tuo da gestire. Quali sono i pro e contro di un mestiere così impegnativo? “Ho preso il ristorante di famiglia a 27 anni ma grazie a papà ho potuto fare delle belle esperienze formative. I pro sono l’ottimismo, l’intraprendenza e soprattutto l’in-
Ristorante Trippi ni
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Via Italia 14 Civitella del Lago (Te rni) www.trippini.net
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Paolo Trippini propone, con intraprendenza, una cucina di alta qualità in un piccolo borgo che guarda il lago di Corbara coscienza, i contro potrebbero essere le responsabilità e le burocrazie ma vengono ripagate dalla soddisfazione”. Rappresenta la terza generazione del ristorante di famiglia. Quali sono i cambiamenti e cosa invece è stato mantenuto? “Ho sempre avuto il supporto dei miei e dalla mia nonna Giulia, quando era in vita, che mi trasmetteva il suo orgoglio nel sapere che suo nipote continuava la tradizione familiare. Ho mantenuto i sapori della tradizione, aiutandomi con le nuove tecniche e alleggerendo alcune preparazioni”. Qual è la filosofia che sta dietro ai piatti? “Ritengo che la mia sia una cucina legata alla tradizione, non tanto come risultato finale ma nella scelta degli ingredienti”. Come si crea un piatto nuovo? “Parto sempre da una base tradizionale poi da lì inizio a
ipotizzare le varie combinazioni, cercando di lasciare la struttura principale dell’ingrediente”. Qual è il primo ricordo legato alla cucina? “Vengo da due generazioni di cuochi quindi per me la cucina è casa, infatti vivo nella mia cucina a casa vado solo per dormire! I ricordi sono molteplici, da quando ero nel passeggino e guardavo i miei cucinare a quando papà girava per la sala con me in braccio”. Una proposta gastronomica di qualità, in un paese della campagna umbra, è una scelta coraggiosa o un modo per subire meno la concorrenza? “Per la concorrenza sicuramente è stata fatta la scelta peggiore visto che vicino abbiamo Vissani, uno dei più grandi ristoranti italiani ma deve essere vista positivamente come stimolo. A livello di qualità sicuramente è più facile in quanto recepire mate-
Oltre a uno chef è anche un insegnante. Quali sono le qualità più importanti che deve avere un ragazzo che si avvicina a questa professione? “Passione e spirito di sacrificio”. Tre prodotti del territorio umbro che non possono mancare nella sua cucina. “Ricotta, guanciale e piccione”. Cosa pensa della massiccia presenza degli chef in televisione? “La televisione per noi è una bella vetrina, anche se lo spettacolo richiede altri standard e lì conta molto anche l’estetica. Indubbiamente però la tv ha portato la cucina in primo piano e a sensibilizzato i clienti che cercano sempre più qualità e qualcosa di nuovo” Se non avesse fatto il cuoco? “Faccio il lavoro più bello del mondo quindi non ci ho mai pensato”! •
La ricetta
rie prime di alta qualità è più semplice visto che noi possiamo dialogare direttamente con il fornitore. Per quanto riguarda i clienti forse rimane un po’ più difficile perché il bacino di utenza è minore ma non ci dimentichiamo la qualità paga sempre e tutti sanno riconoscere il buono dal cattivo”. Al giorno d’oggi, conta di più la presenza di un ristorante nelle guide classiche o dei buoni giudizi da parte dei visitatori nei portali di recensioni online? “Internet è la nuova frontiera e quindi bisogna prenderne atto e gestire al meglio questa risorsa. La guida conserva il suo fascino e forse rimane ancora la più affidabile, grazie alla professionalità delle persone che la producono. Per noi sono entrambi fondamentali, essendo in un piccolo paesino non di passaggio dove la gente deve venirci per un motivo ben specifico. Se il motivo siamo noi ne siamo orgogliosi”.
Anatra fichi e cotechino Ingredienti per 4 persone Anatra n. 1 Cotechino 300gr Fichi n. 4 Patate lesse 50gr Rosmarino
Salvia Aglio Olio extra vergine di oliva Sale Pepe nero
Procedimento Pulire l’anatra, ricavarne i petti e le cosce (quest’ultime privarle delle ossa). In un contenitore riporre il cotechino e scaldarlo a bagnomaria in modo da renderlo morbido e lavorarlo. Aggiungere le patate lesse rese a purea e un fico tagliato a brunoise, amalgamare il tutto stendere la coscia su della carta forno e con l’ausilio di un batticarne renderla omogenea nello spessore, salare e aggiungere all’interno la farcia di cotechino; avvolgerla come se fosse un cannellone legarla e riporla sottovuoto. Anche il petto metterlo sottovuoto con rosmarino salvia e un piccolissimo pezzo di aglio. Cuocere la coscia al roner per 20 ore a 65C° mentre il petto per 20 min. a 65C°. Prima di servire l’anatra rigenerare la coscia in forno a 210 C° per 10 min., mentre il petto in padella antiaderente solamente dalla parte della pelle in modo da renderla croccante. Guarnire il piatto con verdure di stagione e una metà di fico caramellato.
EVEN MD: l’etichetta che fa brillare il tuo vino
EVEN MD è un’azienda specializzata nella realizzazione di etichette e decorazioni rivolte ai produttori di vino e di distillati. La lunga esperienza nel settore grafico e decorativo ci consente di proporre ai nostri clienti soluzioni personalizzate e al passo con i tempi, come le etichette in Pu termoformate con particolari effetti in 3D e quelle in alluminio con effetto invecchiato. Oltre a una vasta gamma di etichette EVEN MD è in grado di realizzare anche applicazioni di cristalli Swarovski e Strass direttamente sulla bottiglia, sia per piccole che per grandi tirature.
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Marcozzi di Campofilone:
l’esclusività nella tradizione La qualità al primo posto, senza tralasciare le regole della tradizione e il legame con il territorio, questa è la filosofia dell’imprenditore Gabriele Marcozzi
Vini Vini II Grandi Grandi
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’azienda Marcozzi – con il suo omonimo marchio – nasce dalla tradizione pastaia di Campofilone, nelle Marche. La costante selezione di ingredienti genuini e il sistema certificato del prodotto finito sono gli strumenti per raggiungere l’alto livello qualitativo, sotto ogni aspetto. Molti ci provano, ma non esiste in commercio un prodotto parificabile alla Pasta di Campofilone: l’utilizzo di 10 uova per ogni chilogrammo
di semola di grano duro senza aggiunta d’acqua, la trafilatura in bronzo, la sfoglia tirata sottilissima, la stesura a mano della pasta, la lenta e sapiente essiccazione in più di 24 ore, rende il prodotto diverso rispetto alle paste commerciali. Oggi la Famiglia Marcozzi ha voluto rendere il tutto ancora più esclusivo, riservando per il dettaglio specializzato, enoteche, boutique alimentari e ristoranti di pregio il marchio “Marcozzi
di Campofilone” e le sue diverse linee di prodotto, dalla pasta tradizionale, ai formati all’uovo bio e alla linea di farro 100% integrale biologica. Marcozzi di Campofilone significa tradizione, storia e rispetto dell’antica ricetta, come nel caso del famoso Maccheroncino di Campofilone Igp, che può essere prodotto esclusivamente nel comune di Campofilone e nel rispetto del disciplinare. La stessa arte della produzione del Maccheroncino
viene ugualmente utilizzata per gli altri, numerosi formati di pasta, dalle paste lunghe stese a mano, alle paste corte in formati “stravaganti”, alle paste per brodi e minestre. Per qualsiasi approfondimento e/o informazione per diventare partner contattare l’ufficio commerciale al (+39) 0734 330668 o via mail: italia@marcozzi.eu•
Marcozzi di Campofilone di Marcozzi Gabriele & co. Snc C.da Valdaso 47/a 63828 Campofilone (FM) Tel. +39 0734 330668 Fax + 39 0734 330468 italia@marcozzi.eu www.marcozzidicampofilone.com
Marcozzi di Campofilone: the exclusiveness of tradition Quality first, then rules, traditions and a close bond to the territory: it’s Gabriele Marcozzi’s way Marcozzi’s brand has its origins in the tradition of pasta-making of Campofilone, in the Marche. A careful selection of the best ingredients and the certification of the final product are the secrets to get a high quality level. Many companies try to imitate it but there is no product like Pasta di Campofilone: 10 eggs for every kilo of flour, no water added, bronze drawing, manual rolling out of the dough, a slow and wise dry-
ing for 24 hours, makes this pasta a unique product. Nowadays the Marcozzi family has made its pasta more exclusive creating a prestigious brand for wine-bars, specialized shops and restaurants: “Marcozzi di Campofilone”. This brand includes different lines that spread from traditional pasta to organic varieties, spelt pasta and wholemeal pasta. Marcozzi di Campofilone means tradition,
history and respect of ancient receipts. It’s the case of the famous Maccheroncino di Campofilone Igp, a pasta made in the municipality of Campofilone only and according to a strict disciplinary. The same art is applied in the production of the many different kinds of pasta branded Marcozzi di Campofilone, from the long-size handmade pasta to the strange short-size pasta ideal for soups.•
In primis natura! Gusto più salute con la linea Marcozzi di Campofilone bio Sposare la tradizione “del fatto in casa” significa anche utilizzare i migliori ingredienti biologici: semole di grano duro italiano e uova provenienti da allevamenti non intensivi di galline alimentate con cereali controllati. Insomma, ricercare ciò che di meglio madre natura riesce ad offrire. Perché, come ripete Marcozzi Gabriele “Noi siamo quello che mangiamo”, e i consumatori lo sanno bene visto che dai dati istat del primo trimestre 2013 si nota un +8,9% di vendita di prodotti bio nella categoria pasta. La linea Bio è composta oggi da 4 formati di pasta: Maccheroncino di Campofilone, fettuccine, chitarroni, pappardelle. Oltre ad essere conosciuta per la pasta all’uovo, la Marcozzi di Campofilone è anche produttrice di pasta di farro al 100% integrale biologica: questa scelta ribadisce la filosofia “Marcozzi”, orientata prima di tutto alla valorizzazione dei sapori di una volta e alla ricerca costante di ingredienti salutari e di primissima scelta.
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Nature, first of all! Taste and health for the organic line by Marcozzi di Campofilone Home-made tradition means also excellent organic ingredients: Italian flour and eggs from not-intensive chicken breeding fed with controlled cereals only. As Marcozzi Gabriele says, “We are what we eat”; and consumers know it well, as the istat data for 2013 demonstrates: a +8,9% in the selling of organic pasta. The organic line includes 4 kinds of pasta: Maccheroncino di Campofilone, fettuccine, chitarroni, pappardelle. Beside noodles, Marcozzi di Campofilone produces spelt pasta and 100% organic wholemeal pasta: it’s a proof that Marcozzi’s philosophy is oriented towards the promotion of ancient genuine tastes and always looks for healthy and high quality ingredients.
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Marche
Ricetta anticrisi
di Stefania Abbattista
La fotografia di una regione che il vino lo beve, ci crede, ci scommette. Pronti a fare scuola?
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a tendenza nazionale lo conferma: l’export è trainante, anche se non è tutto oro quello che luccica (i mercati asiatici ad esempio vanno conquistati con pazienza, competenza tecnica e burocratica, associazionismo, continua divulgazione, perché in Cina il consumatore medio è sempre troppo poco consapevole di cosa sia il vigneto Italia: siamo ancora una goccia nel mare, specie rispetto alla più presente Francia). Ma motivi per essere ottimisti ce ne sono eccome, e le Marche restituiscono, a tal proposito, un’incoraggiante
fotografia. La regione del Verdicchio e del Rosso Conero è sempre più presente sui mercati esteri. Coldiretti, sulla base dei dati Istat, ci dice che anche nel primo trimestre del 2013 il valore delle esportazioni è cresciuto dell’8% rispetto allo stesso trimestre del 2012, quando già erano stati raggiunti i 50 milioni di euro in valore, una cifra storica superiore del 10% rispetto alla media italiana. I dati positivi per la regione non sono finiti. Dal 2007 ad oggi, sono in deciso aumento anche gli acquisti stranieri di vino marchi-
giano: così si è passati 36 milioni a 50 milioni di euro. Nelle Marche si beve di più (e meglio) Oggi la regione conta 14.200 aziende agricole, spalmate su quasi 17mila ettari. È indubbio che nell’ultimo decennio la consapevolezza e la voglia di valorizzare il territorio abbiano fatto la loro parte. Merito del Verdicchio, ad oggi il vitigno autoctono più conosciuto e diffuso, che ha fatto da traino; merito anche di un’inversione di tendenza che ha portato molti enologi e produttori alla recente riscoperta di vitigni autoctoni minori. Merito, alla fine, dei marchigiani, che hanno dimostrato di amare il vino, meglio se della loro terra. Se si esamina il consumo nazionale guardando le regioni italiane, le Marche sono al terzo posto, precedute soltanto da Liguria e Veneto. Secondo le statistiche Istat, mentre nel Belpaese gli italiani bevono complessivamente meno, le Marche invertono la rotta. Il 58,3% ha dichiarato di aver bevuto vino almeno una volta nel 2012, mentre nel 2011 il numero non superava il 55,9%. In controtendenza rispetto alla media nazionale, dove i consumatori di vino sono scesi dal 53,3% al 51,9%.
Marche
C’è un altro dato che vale la pena sottolineare: il numero in crescita non ha nulla a che fare con l’abuso di alcol. Il consumatore marchigiano tipo sa gustare e non eccede: beve 1 o 2 bicchieri al giorno e – ci ricorda ancora Coldiretti – cerca un alto livello di prodotto. C’è una stretta connessione con il numero di curiosi, winelovers, appassionati che nel nostro Paese cresce di anno in anno, e che alza progressivamente l’asticella della cultura enologica di base. Il consumatore tipo marchigiano vuol sapere cosa beve, preferisce bere meno ma meglio e si dimostra sempre più cultore della sua terra. Ritorno alla terra Non è solo un bucolico vagheggiamento di un ritorno alle origini. Nella recente Assemblea nazionale di Coldiretti, a Roma lo scorso 4 luglio, sono emerse storie sempre più convinte di “nuovi agricoltori” che hanno scelto le Marche. Del resto, come afferma anche il Presidente Giannalberto Luzi, “è l’unico settore che fa registrare un aumento del Pil (e di offerte di lavoro)”. E secondo le stime nazionali, entro il 2016 si creeranno 100mila nuovi posti di lavoro. Due esempi concreti che fanno da capofila: quello di Nico Speranza, che da progettista in un’azienda veneta è tornato nel Fermano, a Monsampietro Morico, e lì ha dato vita a una cantina ecosostenibile. Quello di Massimo e Pascale Palmieri, che qualche anno fa hanno perso i rispettivi lavori a Milano e, alla soglia dei 40 anni, hanno scommesso sulla terra. Hanno scelto di trasferirsi a San Marcello, tra Iesi e Senigallia. Oggi sono proprietari di un agriturismo a basso impatto ambientale e produttori di Lacrima di Morro D’Alba. “È stata dura all’inizio, ma ora siamo finalmente in pareggio”, amette Massimo. Storie anticrisi per una regione a misura d’uomo (e di vigna).•
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La cantina di affinamento di Montecarotto (AN)
Una regione intera nello
scrigno di Moncaro Vini Vini II Grandi Grandi
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numeri parlano chiaro: Moncaro è una realtà vincente. Calata nel territorio come solo una Cantina Cooperativa può esserlo, con i suoi 970 soci. Solida, con un fatturato da record pari a più di 26 milioni di euro nel 2012 e un bel +12% sull’anno prima. I 1700 ettari vitati sono distribuiti nell’area del Verdicchio dei Castelli di Jesi Doc Classico e Superiore, in quella del Conero e nel Piceno. È per tutti questi motivi che dire Marche oggi vuol dire Moncaro.
Gli autoctoni marchigiani si impongono a livello internazionale. Ecco l’ascesa di una delle cantine italiane che ha saputo innovare valorizzando le diversità. L’azienda è nata nel 1964 e ha nel suo DNA di Cooperativa l’obiettivo prioritario di garantire ai soci la miglior remunerazione possibile. La strada del bio Non è moda e non è marketing: a Montecarotto, nella cantina
storica, si sperimentava la coltivazione biologica già nel 1980. Oggi gli ettari bio sono oltre 60, ma anche i restanti vigneti hanno un disciplinare di coltivazione che minimizza gli interventi e punta al basso impatto ambientale. Tutte le tecniche applicate
mirano a prevenire le malattie piuttosto che a curarle, lasciando le vigne e l’habitat il più possibile vicino allo stato naturale. La mano dell’uomo accompagna ma non invade. Enologia a quattro mani Ecco un altro dei punti di forza della Cooperativa: la mano dell’enologo Giuliano D’Ignazi, col supporto di Riccardo Cotarella, fanno si che oggi Moncaro firmi le tre Denominazioni più prestigiose della regione. Una sinergia a quattro mani in vigna e cantina, con la supervisione
del Presidente Doriano Marchetti, sono evidentemente la ricetta giusta, considerando che negli ultimi anni l’azienda ha vinto alcuni tra i premi più significativi dell’enologia mondiale. Verdicchio Castelli di Jesi Riserva Vigna Novali. Annate diverse ma sempre al top Pluripremiato, è il vitigno bianco più apprezzato delle Marche e il top di gamma per Moncaro. Lo decretano non solo i gusti dei consumatori, ma due tra i più importanti concorsi al mondo. Il Concours Mondial de Bruxelles, due anni fa, ha messo sul podio l’annata 2007: “il miglior vino bianco al mondo”. Su 3.786 vini in gara. Il Vigna Novali annata 2010 si è invece aggiudicato la Gran Medaglia d’Oro al 20° Concorso enologico internazionale di Vinitaly. Tra le centinaia di campioni pervenuti da 23 Paesi, ha ricevuto il massimo riconoscimento nella categoria “vini bianchi affinati in legno”. Un primato – evidenzia Marchetti – che “conferma come il vino marchigiano abbia raggiunto i massimi livelli di espressione”. Un successo strategico anche in chiave export. “Il Vigna Novali esalta la tipicità del Verdicchio e apre nuove opportunità sui mercati mondiali”, conferma Marchetti. La strada è ben tracciata, visto che oggi l’azienda esporta il 60% della produzione.
I Grandi Vini Vini I Grandi
I vigneti del Conero
Guai però ad abbassare il livello di guardia in un mercato sempre più competitivo: “oggi i mercati esteri richiedono ai produttori il massimo della qualità, per una platea di appassionati in continua crescita”. Alla conquista del nordamerica Alla Selections Mondiales des vins Canada, Moncaro è l’unica azienda di casa nostra ad aver ottenuto il premio di vertice: anche qui una “Gran Medaglia D’Oro”, con il Conero Riserva Vigneti del Parco 2008 DOCG. La particolarità è che i vigneti sorgono proprio dentro il parco naturale alle falde del monte Conero. Nel bicchiere c’è un grande rosso, di consistenza ed equilibrio, elegante e molto longevo, con lunga evoluzione in bottiglia. L’abbinamento ideale? Filetti di Marchigiana gentile e tartufi bianchi di Acqualagna. Made in Marche, of course. 2013: ancora oro a Bruxelles. Con il Campo delle Mura Rosso Piceno Superiore Doc 2008 Nel fitto palmares di vittorie, l’ultima arrivata in ordine di tempo è ancora una medaglia d’oro, agguantata nell’ultima edizione del Concours Mondial de Bruxelles. Un vino 70% Montepulciano e 30% Sangiovese, al palato giustamente sapido, intenso e persistente. Armonico ed elegante. (s.a.)•
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Da sinistra: l’enologo Giuliano D’Ignazi, il Presidente Doriano Marchetti, Gianfranco Vissani e Riccardo Cotarella durante una degustazione a Vinitaly 2013
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An entire region in the jewel case of Moncaro The autochthonous grape varieties of the Marche stand out in the international oenological survey. The growth of an Italian winery that has been able to exploit diversity
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Moncaro is a winning reality. With its 970 partners, it’s deeply plunged into its territory, such as only a cooperative can be. A solid reality, it has had a turnover of 26 million of euros in 2012 and a +12% in comparison with the year before. Its 1700 ha of vineyards spread over the areas of Verdicchio dei Castelli di Jesi Doc Classico and Superiore, Conero and Piceno. For this reason Marche is now synonymous of Moncaro. The winery founded in 1964 has in its DNA the aim to protect its partners and guarantee them the best recompense possible. The organic way It’s not a matter of fashion and marketing: in the historical cellar of Montecarotto, the organic experimentation has been carried on from the 80s. Nowadays 60 ha of Moncaro vineyards are organic and the other ones are managed following the organic philosophy,
that means reducing the environmental impact to the minimum. The cultivation techniques employed aim to prevent illness, protecting the surrounding habitat untouched. A four hands oenology Another strength-point of the cooperative is Giuliano D’Ignazi’s wise hand. The oenologist and his staff, with Riccardo Cotarella’s advises, produce the three most prestigious denominations of this region. A four hands synergy supervised by the President Doriano Marchetti, is the secret of the success of this winery, awarded with the most coveted International prizes. VERDICCHIO CASTELLI DI JESI RISERVA VIGNA NOVALI. Different years but always toprange The award-winning and toprange white grape variety of the Marche is one of the buttonhole labels by Moncaro. The Concours
Mondial de Bruxelles two years ago has awarded its 2007 year as “the best white wine of the world”, among the 3.786 competitors. Vigna Novali 2010 has won the gold medal (Gran Medaglia d’Oro) at the 20th oenological International contest of Vinitaly. Among hundred competitors from 23 countries, this label has gained the greatest acknowledgment for the category “white wines refined in wood”. “A leadership – says Marchetti – that confirms how the wine of Marche has reached a top level”. A strategic success that invests also the field of exportation: “Vigna Novali exalts the typicalness of Verdicchio and opens new
La cantina e i vigneti di Acquaviva Picena (AP)
opportunities on the International markets”. In fact, the winery exports a 60% of its production, but the market is very competitive: “Nowadays the market demand is for high quality and the connoisseurs are growing”. To the conquer of North America At Selections Mondiales des vins Canada, Moncaro is the only Italian winery that has conquered the top-range prize: a “Gran Medaglia D’Oro”, for Conero Riserva Vigneti del Parco 2008 DOCG. This label is the product of a vineyards that grow in the natural park of the mount Conero. The result is a structured, well-balanced, elegant and long-lasting wine, that develops in time in bottle. Its ideal partners are the typical fillets of gentle Marchigiana and white truffle of Acqualagna. Made in Marche, of course. 2013: another gold in BRUXELLES: CAMPO DELLE MURA ROSSO PICENO SUPERIORE DOC 2008 The last medal for Moncaro is a gold one at last Concours Mondial de Bruxelles, for a 70% Montepulciano and 30% Sangiovese: a sapid, intense, persistent, harmonic and elegant wine that surprises every palate. •
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Lazio
di Claudia Cataldo
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ossana de Dominicis - Presidente del Movimento Turismo del Vino del Lazio - è, professionalmente parlando, una “esperta di comunicazione”: nel curriculum, due master sull’enoturismo (Bocconi e LUISS) e un master sulla comunicazione d’impresa alla Scuola Europea di Comunicazione di Roma, più alla voce “esperienze lavorative”, una serie di docenze a Roma Tre, sempre sul turismo enogastronomico. “Il Movimento Turismo del Vino – racconta Rossana – nasce, a livello nazionale, nel 1993. L’anno dopo arriva anche nel Lazio e io sono stata subito fra i promotori. È stata dura ma poi sono iniziati ad arrivare i risultati e le soddisfazioni”. Chiediamo lumi sulla viticoltura laziale, che spesso sembra rimanere in una zona d’ombra rispetto ad altre proposte vitivinicole italiane. “Negli anni ‘50 e ‘60 il Lazio era molto importante dal punto di vista del vino, poi si è vissuto un momento di declino finito intorno agli anni ‘90, quando si è fatta strada la consapevolezza che la qualità poteva essere di gran lunga migliore. La rinascita,
Un brindisi al “fare di più”
se così la possiamo chiamare, è passata soprattutto attraverso le Igt, ma anche le vecchie Doc hanno sposato il restyling, come Marino, Frascati, ecc. È stato un processo partito dal basso, dai produttori: si sono abbandonate forme di allevamento come il tendone, finalizzate alle quantità, e sono state introdotte pratiche migliori”. “Un problema – continua – è anche che Roma, città tentacolare, accetta tutti i livelli di qualità: è una città grande in cui trovano mercato anche prodotti mediocri e questo non ha avuto un effetto positivo sulla produzione di vino”. Ci spostiamo poi a parlare dell’enoturismo e delle Strade del Vino nate, come ci ricorda il Presidente, grazie all’impegno del Movimento che, nel 1995, ha presentato una proposta alle istituzioni che è diventata legge il 27 luglio del 1999. Anche qui molto ci sarebbe ancora da
fare: “dobbiamo lavorare sulla filiera del territorio, su arte, cultura, bellezze paesaggistiche, oltre che su vino e prodotti tipici”. Secondo Rossana, le basi del turismo enogastronomico sono principalmente tre, ovvero la qualità dei prodotti, la valorizzazione del territorio e l’ottima comunicazione. Ancora la parte digital è poco sviluppata e si lavora molto su metodi “tradizionali”, come il passaparola e la comunicazione diretta. “L’interesse c’è, basta guardare i numeri di Cantine Aperte o analoghe iniziative. Quella che invece andrebbe migliorata è la partecipazione delle aziende e, soprattutto, un interesse maggiore da parte degli enti locali. Le aziende del MTV Lazio sono ancora poche, spesso i produttori si dimenticano che il territorio può conferire un valore aggiunto al loro vino. L’accoglienza, la ruralità, il paniere di eccellenze locali,
sono strumenti formidabili per la produttività della regione e per affrontare la crisi.” Ci salutiamo ricordando il prossimo appuntamento, il canonico save the date estivo del Movimento Turismo del Vino: sabato 10 agosto torna, anche in Lazio, Calici di Stelle. A cosa brinderebbe? “Al fare di più: la regione ha enormi potenzialità, è il momento di fare vedere di cosa siamo capaci, con l’impegno dei produttori ma anche con il sostegno da parte delle istituzioni locali e nazionali”. •
Rossana de Dominicis, Presidente del Movimento Turismo del Vino Lazio: “dobbiamo lavorare sulla filiera del territorio, creando sinergie fra produttori e istituzioni”
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Lazio
Espressione “vera”
di un vitigno antico Agricola Macciocca: una famiglia, una lunga storia vitivinicola e un Cesanese del Piglio Superiore che esprime, senza artifizi, la sua terra
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Naturale” è la prima parola che viene in mente non appena Mario Macciocca inizia a raccontare come “fa il suo vino”: vendemmia a mano, uso limitato di trattamenti in vigna (con solo rame e zolfo), concimazioni naturali, nessuna alterazione in cantina, una continua ricerca di equilibrio simbiotico fra piante, terreno, ambiente circostante. Nata nel 1945 per mano di Giuseppe Macciocca, nonno di Mario, l’omonima azienda laziale è sita nella campagna del comune di Piglio, culla dell’antico vitigno Cesanese, il primo fra i vini del Lazio ad essersi fregiato della Docg. I vigneti si trovano su una terra rossa,
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“Natural” is the first word that come sto your mind when Mario Macciocca start sto talk about his wine: manual harvest, reduced use of chemicals (only copper and sulfur), natural manure, no tricks in the cellar and a continuous pursuit of a symbiotic balance between vines, soil and surrounding environment. Founded in 1945 by Giuseppe Macciocca, Mario’s grandfather, the homonymous winery rise in Lazio, in the coun-
di origine vulcanica, ottimamente esposti al sole: parte delle viti sono coetanee all’azienda, altre sono di nuovo impianto, con una densita per ettaro di circa 4000 piante. Il Cesanese del Piglio Superiore Civitella, portabandiera della produzione aziendale, si è meritato il riconoscimento “miglior vino rosso del Lazio” secondo la Guida de L’Espresso per l’annata 2009. Le uve vengono fatte fermentare in contenitori d’acciaio; il vino riposa poi 10 mesi in botti grandi di rovere e qualche mese in bottiglia. Il risultato? Un rosso intenso, fruttato, elegante e dal tannino morbido. Assolutamente da provare. (c.c.)
The true expression o fan ancient grape variety Agricola Macciocca: a family, a long story of wine-making and a Cesanese del Piglio Superiore that expresses its land without any trick tryside of Piglio, the cradle of the ancient grape variety called Cesanese, the first variety of Lazio that was appointed with the Docg. Macciocca’s vineyards grow on a red volcanic soil and enjoy an ideal exposure to the sun: some of them were planted when the win-
ery was founded, others have been planted recently (yield 4000 vines/ ha). Cesanese del Piglio Superiore Civitella, is the symbol of this winery and it has been acknowledged as the best wine of Lazio by the guide book of L’Espresso for its 2009 harvest. The grapes are
fermented in steel vats; then the vine ages in big oak barrels for 10 months and some other months in bottle. The result is an intense red and fruity wine with elegant and soft tannins. Don’t’ miss it!• Agricola Macciocca Via Piagge 147, Piglio (FR) Tel. +39 0775 501021 Mobile +39 320 7638282 agricolamacciocca@gmail.com
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Lombardia
A tavola con i Gonzaga
di Claudia Cataldo foto di Pamela Bralia
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Tre le Strade, tre le Doc. Molte di più le Igt. Alla scoperta di una cucina ricca di prodotti tipici e contrasti, a nord come al sud del Po
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How many roads must a man walk down” cantava Bob Dylan, nella sua Blow in the wind: le sue strade erano quelle della vita, le nostre quelle battute dall’enoturista alla ricerca di tipicità locali. Questa volta siamo in Lombardia, nella provincia di Mantova. Famosa per l’arte e la storia, la città ha legato il suo
destino a quello di una dinastia – i Gonzaga – del cui passato splendore restano tutt’oggi numerose testimonianze, nelle architetture ma anche sulla tavola. Geograficamente, la provincia di Mantova è tagliata dai fiumi Mincio e Po: i due corsi d’acqua segnano anche, a grandi linee, la divisione delle produzioni enologiche, con al nord le Doc Garda e Garda Colli Mantovani e al sud l’area del Lambrusco Mantovano Doc. “La Lombardia è stata fra le prime ad aver sviluppato l’idea di un sistema integrato delle Strade del vino e sapori– racconta Gianni Boselli – era il 2009 quando le allora 9 Strade si sono unite. Oggi sono 12 e quasi 3000 chilometri di percorsi. Anche grazie ai fondi europei, abbiamo sviluppato la comunicazione, fatto pubblicazioni, stretto accordi, organiz-
zato eventi e firmato protocolli d’intesa: insomma, abbiamo lavorato – insieme – affinchè le potenziali enoturistiche non rimanessero inespresse”. Gianni Boselli è il Presidente della Strada dei Vini e dei Sapori Mantovani, riveste lo stesso ruolo nella Federazione delle Strade a livello regionale e, an-
cora prima, è un produttore di vino della zona di Volta Mantovana. Con l’entusiasmo di chi conosce la propria terra e ne va molto fiero, ci sciorina una lista di eccellenze e ricette da far venire l’acquolina in bocca: salumi, tortelli di zucca (con amaretti nell’impasto), Capunsei (gnocchetti di pangrattato e Parmigia-
Lombardia Gianni Boselli, con alle spalle il giardino all’italiana di Palazzo Gonzaga - Guerrieri
no Reggiano o Grana Padano), risotto alla pilota, stracotto d’asino, torta sbrisolona, pesce di fiume come storione o luccio con polenta, agnoli in brodo, risotto al melone (il Melone Mantovano è un Igp), mostarda mantovana. Una “cucina di popolo”, così viene definita, che accosta piatti poveri ad alta gastronomia, in un gioco continuo di constrasti tra dolce, salato e agro, e che riflette le interpretazioni dei singoli paesi e le diffenze fra Alto e Basso Mantovano. Tra la sponda sinistra del Mincio e il confine col Veneto, troviamo la zona dedita alla coltivazione del riso, prevalentamente Vialone Nano: qua si snoda la seconda Strada del mantovano, quella del Riso e dei Risotti. La terza, invece, interessa il così
detto “Oltrepò Mantovano”, nella parte estrema della provincia che confina con l’Emilia: è la Strada del Tartufo, con le sue tappe e le sue manifestazioni. Tre Strade
insomma, inserite in un contesto regionale ben organizzato, che offrono all’enoturista un’esperienza sensoriale di assoluto interesse. www.mantovastrada.it •
La ricetta – Trattoria Da Claudio Il ristorante, gestito da Claudio Somenzi e la moglie Elisa, si trova a Curtatone, vicino alla riva del Mincio. Offre cucina tipica a prezzi modici. www.trattoriadaclaudio1999.com
Luccio in salsa con polenta Ingredienti Per la cottura del pesce: 1 luccio, sedano, carota, cipolla, chiodi di garofano, bacche di ginepro, mele, pere, arancia, sale, aceto, vino bianco. Per la salsa: capperi, acciughe, giardiniera sott’aceto, olio extravergine, noce moscata, pepe in grani. Procedimento Lessare il luccio in abbondante acqua, con gli ingredienti sopra citati (mela, pera e limone vengono messi nell’acqua tagliati a metà). Fare cuocere 25 min. per ogni chilo di pesce. Far raffreddare il pesce e pulirlo quando è ancora tiepido. Lasciarlo in una terrina con una spolverata di noce
moscata e pepe in grani. A parte, mettere le acciughe e capperi in abbondante olio caldo. Pestare la giardiniera e aggiungerla in padella. Cuocere il tutto, togliere dal fuoco e mettere la salsa sul luccio, lasciandolo poi marinare un giorno. Servire con polenta abbrustolita.
Il Consorzio Vini Mantovani
I vini di Mantova non sono solo promossi dalla Strada. Anche i Consorzi fanno la loro, anzi il Consorzio: dallo scorso anno, infatti, i 3 Consorzi (Provinciale, Lambrusco e Colli) si sono fusi in un’unica realtà. Commenta il Presidente Bulgarelli: “Abbiamo voluto unire le forze e dimostrare che si parla una lingua sola”. Ma come ogni cambiamento importante, gli entusiasmi vanno a braccetto con qualche polemica. www.vinimantovani.it
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Lombardia
L’equilibrio
fra natura e territorio in un calice di vino Azienda Provenza, the perfect balance between nature and territory in a glasso f wine … such as for Fabio Contato Metodo Classico, 60 months
È
adagiata sulle rive del Garda l’azienda agricola Provenza, equilibrato connubio fra storia e modernità, fondata nel 1967 da Walter Contato e oggi abilmente guidata dai figli Fabio e Patrizia. Nei 140 ettari di vigneti piantati sul suolo calcareo-argilloso tipico del Lugana e beneficiati dal clima mitigato dal lago, le uve raggiungono una maturazione ottimale. I grappoli, una volta raccolti a mano, vengono poi lavorati nell’ampia cantina interrata, un gioiello di tecnologia e avanguardia costruito nel 2000 e simbolo di un’azienda capace di rinnovarsi pur mantenendo fede alle tradizioni. Le moderne attrezzature di cui dispone la cantina permettono di lavorare il vino preservandone la qualità e la tipicità, attraverso pratiche come la spremitura soffice, la fermentazione controllata
e l’affinamento in barriques francesi di tostatura leggera e stagionatura certificata. Nascono così vini di qualità, come il Fabio Contato Metodo Classico, 60 mesi Dosage Zero del 2007, che sfodera un giallo paglierino impreziosito dal vivace perlage. Al naso si presenta ampio e rotondo con toni fragranti e di frutta tropicale, mentre in bocca possiede una nota netta, minerale, aristocratica, dove le morbidezze vengono bilanciate con una nota sapida di grande carattere, per un vino di grande effetto. (i.g.)
AZIENDA AGRICOLA PROVENZA Via Colli Storici snc - 25015 Desenzano del Garda (BS) Tel. +39 030 9910006 - Fax +39 030 9910014 ufficio@provenza.net www.provenzacantine.it twitter: @ProvenzaCantine - Faceboook: fb.me/cantineprovenza
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On the shore of the Lake Garda, we discover Provenza, a winery that has been able to combine history and modernity perfectly. Founded in 1967 by Walter Contato, it’s managed by his sons Fabio and Patrizia now. The winery owns 140 hectares of vineyard that grow into the typical clave-calcareous soil of Lugana, enjoying the mild climate of the lake. The grapes are harvested manually and then processed directly in the wide underground cellar, a jewel of technology that was built in 2000 and expresses the spirit of a winery able to renew itself remaining loyal to its traditions. The modern facilities of the cellar let to preserve the high quality of the grapes and their typical aromas. Soft pressing, controlled fermentation and refining in light toasted French oak barriques are the secrets that make this wine special. The winery proposes high quality wines such as Fabio Contato Metodo Classico, 60 months Dosage Zero 2007, a wine characterized by a straw yellow color and a lively perlage. Its bouquet is ample and round with fragrant perfumes of tropical fruits. In the mouth it shows an evident aristocratic mineral inkling and a well balanced softness with a sapid note: in short, it’s a wine with a great character.
… come nel Fabio Contato Metodo Classico, 60 mesi
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Lombardia
Cantina Sociale di Quistello: l’arte di fare… Lambrusco di Claudia Cataldo foto di Pamela Bralia
Gli importanti volumi di produzione permettono di contenere i costi e ottenere un ottimo rapporto qualità/ prezzo. Gli studi sul vitigno hanno portato anche ai Lambruschi in purezza “80 Vendemmie”
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a Cantina Sociale di Quistello, nell’Oltrepò Mantovano, è una delle cooperative più antiche della provincia e la più grande in quanto a ettari e produzione. Qualche numero: fondata nel 1928, oggi conta 200 soci conferitori, per un totale di circa 340 ettari vitati, una capacità di 60 mila quintali di uva, 40 mila ettolitri di vino prodotti, un terzo della produzione (1 milione di bottiglie) venduto come confezionato e il rimanente commercializzato sfuso. Numeri importanti, insomma, che dimostrano l’impatto che questa realtà enologica ha sul territorio di Quistello. Il 90% della produzione è Lambrusco, prodotto principe di queste terre, Doc con la menzione “Man-
tova” e Igt come Lambrusco di Quistello. “Abbiamo lavorato molto su questo vitigno: oggi l’80% delle vigne è stato re impiantato e abbiamo scelto di valorizzare e rilanciare un clone che ha origine proprio in questa zona e che ha dimostrato caratteristiche di qualità, ovvero il Grappello Ruberti”, racconta Luciano Bulgarelli, presidente (dal 2005) della cooperativa e attualmente anche del Consorzio Vini di Mantova. “Il Grappello Ruberti era stato abbandonato, oggi siamo riusciti ad addomesticarlo attraverso ingenti investimenti: ci siamo specializzati nella vinificazione separata dei diversi cloni di Lambrusco e siamo riusciti a creare una vasta gamma di prodotti”. Vengono prodotte infatti quattro versioni di Lambrusco, tra scuro (quello più tradizionale), chiaro e rosato. Continua Bulgarelli: “Molti dicono che siamo i detentori del classico Lambrusco mantovano, secco, beverino, ma come da sua natura un po’ brusco. Negli anni abbiamo creato anche prodotti più moderni, che potessero venire incontro ad un gusto più complesso. Inoltre abbiamo lavorato nella direzione del monovitigno che, per il Lambrusco, non è scelta comune”. Proprio dagli studi sul monovitigno sono nati i due “80 Vendemmie”, scuro o rosato, quest’ultimo di un particolare colore “cipolla di tropea brillante”. Le dimensioni produttive della cooperativa
permettono il contenimento dei costi e l’ingresso sul mercato con un ottimo rapporto qualità/prezzo. Il logo aziendale stimola la nostra curiosità: “si tratta della vendemmiatrice di Giuseppe Gorni. Fare il vino è una forma d’arte e abbiamo voluto sottolineare questo legame. Siamo prima di tutto produttori di vino, poi viene tutto il resto”. •
Lombardia Cantina Sociale di Quistello: the art of making… Lambrusco Important numbers and low prizes for an excellent price/ quality ratio. And after careful studies, the production of the Lambrusco in purity “80 Vendemmie”
We worked for a monovariety Lambrusco, an unusual choice”. These studies have culminated in the two labels “80 Vendemmie”, dark and rosé; the last one
has a peculiar bright colour that reminds the onion of Tropea. Big numbers let the winery to keep its prices low, without renouncing to quality. The logo of the coop-
erative is Giuseppe Gorni’s grape gatherer. “Wine-making is a form of art and we wanted to pay homage to this. We are wine-makers first of all; then comes the rest”. •
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Cantina Sociale di Quistello, in Oltrepò Mantovano, is one of the most ancient cooperative realities of the province and the biggest one for what concerns hectares and production. Here some numbers: the cooperative was founded in 1928, nowadays it counts 200 partners for a total amount of 340 hectares of vineyards, 60 thousand quintals of grapes, 40 thousand hectolitres of wine, 1/3 of the production (1 million bottles) bottled and the rest marketed as loose wine. Important numbers, indeed, that show the impact of this reality on the territory of Quistello. 90% of the production is Lambrusco, the main grape variety of these lands, both Doc “Mantova” and Igt Lambrusco di Quistello. “We worked hard with this grape variety: nowadays 80% of the vineyards have been replanted; we decided to exploit and promote a clone born in this area that has revealed excellent qualities. It’s Grappello Ruberti”, says Luciano Bulgarelli, president (since 2005) of the cooperative and at the moment also of Consorzio Vini di Mantova. “Grappello Ruberti had been abandoned; we managed to save it through important investments; we specialized in the separate vinification of different clones of Lambrusco and we managed to create a wide range of products”. In fact, the winery proposes four different versions of Lambrusco, dark (the most traditional one), clear and rosé. Bulgarelli says: “Many people say we are the holder of the classic Lambrusco of Mantua, a dry easy-to-drink but sharp wine. In time we created also more modern products to meet the consumers’ tastes.
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Piemonte
Buon sangue non mente di Stefania Abbattista
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ietro Ratti è figlio d’arte (e del Piemonte). Suo padre è unanimamente considerato “il grande innovatore del Barolo”. Un’esperienza in Brasile gli apre, a metà ‘900, un mondo inedito: rientrato nelle sue Langhe, sviluppa le idee innovative e le applica ai vitigni locali, cambiando – in un modo sostanziale e definitivo - il modo di fare il vino e inaugurando un nuovo corso. Mette a punto una nuova tecnica di vinificazione, maturazione e affinamento del Barolo: si accorciano i tempi di fermentazione, si riducono a due gli anni di maturazione in legno, l’affinamento in bottiglia assume tutta un’altra importanza, che ora diventa decisiva, per l’evoluzione del Barolo. Pietro Ratti, con la sua azienda vinicola, raccoglie l’eredità e continua oggi l’opera di famiglia. Radicato in terra piemontese, non solo come produttore:
Pietro Ratti: “Ecco perché la Cina non può temere la concorrenza italiana…” dal 2010 è infatti alla guida del Consorzio Barolo Barbaresco Alba Langhe Roero. Raccogliendo, anche qui, la storica eredità di suo padre che 30 anni prima ricoprì la stessa carica di Presidente. Dalla realizzazione della carta delle sottozone storiche del Barolo e del Barbaresco voluta da suo padre, nel frattempo, il contesto è diventato più esigente. Nuovi aspetti chiedono nuova competenza e soprattutto flessibilità, per interpretare un mercato che sta cambiando. E cambierà ancora. E’ di questi giorni la notizia dell’apertura di un’inchiesta antidumping e antisussidi da parte del Go-
verno cinese nei confronti dell’Italia. I nostri Consorzi spingono a collaborare, e si augurano così di avere eventuali “benefici” da parte delle autorità cinesi in fatto di dazi. Lei cosa ne pensa? “E’ normale che un paese che sta diventando uno dei maggiori produttori di vino al mondo voglia capire che non ci siano concorrenze “sleali”. Sara’ fondamentale far capire alle autorità cinesi che vini come Barolo e Barbaresco non devono essere considerati come concorrenti in quanto DOP non replicabili altrove”. Come Consorzio che consiglio darete agli associati?
“Abbiamo immediatamente inviato tutta la documentazione (il “questionario” arrivato dalla Cina e indirizzato ai produttori italiani, ndr) per favorire l’inoltro dei dati richiesti alle autorità competenti. Purtroppo ci sono Paesi più complicati e altri meno, e nonostante qualche difficoltà l’export oggi rimane la strada migliore per lo sviluppo delle nostre Denominazioni”. Dati di Unioncamere: tra il 2009 e il 2012 sono andate perse quasi 9 mila imprese, tra coltivatori di uve e imbottigliatori. Ancora col segno meno è partito il 2013: nel primo triennio sono state chiuse altre 708 imprese. Qual è la fotografia delle Langhe? “Da noi non si è risentito della chiusura di aziende e dell’abbandono di vigneti. Le ragioni sono diverse. Abbiamo un tessuto imprenditoriale fatto
Piemonte
soprattutto di piccole aziende artigiane, da sempre alla ricerca della massima qualità di prodotto. In secondo luogo il nostro è un territorio molto vocato ma anche difficile da coltivare, e questo impone scelte coraggiose, senza compromessi, frutto di antiche conoscenze ma anche di continui aggiornamenti tecnico-scientifici. Abbiamo poi una forte industria manifatturiera e un turismo enogastronomico ad alto valore aggiunto, che hanno garantito un buon equilibrio socio-economico alla zona”. Però occorre non abbassare la guardia… “Certo. Servono attenzione e responsabilità, perché le nuove realtà che si affacciano nei mercati tradizionali hanno prezzi accattivanti e qualità crescente. Perciò sarà sempre più importante coniugare l’attività individuale con quella collettiva, attraverso i Consorzi di Tutela”. Allora parliamo proprio del suo Consorzio. Quali
gli eventi e i prossimi obiettivi? “Quest’anno abbiamo organizzato, in collaborazione con l’Ente Turismo locale, un nuovo evento biennale: “Grandi Langhe”, con oltre 200 buyers nazionali e internazionali. Siamo stati al Vinexpo di Bordeaux e il prossimo novembre saremo alla fiera di Hong Kong. Nel 2014 saremo alle fiere internazionali più importanti (Prowein Germania, Vinexpo Asia, Chengdou Cina, Prodexpo Mosca, Expovinis Brasile). Non mancheranno anche le azioni dirette in USA, Norvegia, Svizzera, Russia. Da ultimo, porteremo avanti il progetto della “Scuola del Vino”, per la conoscenza e la diffusione delle nostre denominazioni nel mondo”. •
PIEMONTE IN LIZZA PER DIVENTARE PATRIMONIO MONDIALE DELL’UMANITÀ L’idea è nata nel 2003 e oggi sembra essere davvero molto vicina a diventare realtà. Infatti, nel giugno 2014 in Qatar si riunirà il World Heritage Committee per la seduta annuale in cui, dopo le diverse ispezioni nei luoghi candidati, si procederà con l’effettiva iscrizione nel registro Unesco dei nuovi siti, selezionati nei vari ambiti naturalistico, culturale, ambientale. Quest’autunno, sulle colline di Langhe-Roero e Monferrato aspettano l’ultima ispezione prima del “verdetto”.
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Se la candidatura andasse a buon fine, si tratterebbe del 50° sito italiano, il terzo per il Piemonte, dopo le Residenze Reali (presenti dal ’97) e i Sacri Monti (dal 2003). Nel mondo i paesaggi vitivinicoli patrimonio Unesco sono già 7, e nessuno di questi è italiano. Centrare il traguardo significherebbe anche dare all’intera zona delle Langhe-Roero e Monferrato un’opportunità unica di sviluppo economico e turistico. “Un’occasione enorme, se pensiamo che, nei 10 anni successivi al conseguimento del titolo, i siti Unesco vedono incrementare il turismo locale da 3 a 6 volte”, commenta l’assessore regionale al turismo, Alberto Cirio. (s.a.)
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Piemonte
Colombo:
un’elegante espressione piemontese Grazie alla la sinergia tra territorio e uomo, l’Azienda Colombo-Cascina Pastori crea una proposta innovativa e di classe
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anga Astigiana. Nella collina accanto al borgo di Bubbio, i 9 ettari dell’Azienda ColomboCascina Pastori sorgono in un “anfiteatro collinare”, che guarda a sud est e gode di una ventilazione costante. La temperatura è ottimale, le escursioni termiche, tanto preziose per il vino, pure. Qui naturalità e antichità sono due concetti chiave e hanno un comune punto di partenza: la comprensione e l’interpretazione del territorio. “Attenzione, rispetto, cura e savoir faire: questo modus operandi ci permette di esprimere al meglio la natura delle nostre uve”, rimarca Andrea Colombo.
I grappoli vengono scelti e raccolti a mano, la vinificazione segue procedure soft e rispetta a pieno il frutto. A dirigere, c’è la mano di un vigneron come Cotarella, con la sua interpretazione di vigna e cantina, atta a creare un prodotto irripetibile. E il futuro? Nel 2014 la gamma di vini si arricchirà di due nuovi spumanti. L’Alta Langa Rosè Riserva metodo classico da uve Pinot Nero, un’evoluzione del lavoro iniziato col Pinot Nero “Apertura”, e il Blanc de Blanc metodo classico da uve Chardonnay, un proseguimento del “Silviandre”. Per l’anno in corso, invece, immancabile sarà il Moscato D’Asti Pastù 2013. (s.a.) •
Colombo: an elegant expression of Piedmont Thanks to a perfect synergy between man and land, Colombo-Cascina Pastori propose innovative high class labels Langa Astigiana. On the hills near the village of Bubbio, grow the 9 hectares of vineyards of Azienda Colombo-Cascina Pastori. In a hilly amphitheatre facing south-east, the vines enjoy a constant airing and an ideal temperature range. Here nature and history are the keywords of a winery whose aim is to interpret at best and to promote its territory. “Care, respect and savoir faire are the secrets of our modus operandi and in this way we let our grapes to express their best potential” says Andrea Colombo. The grapes are harvested and selected
manually; then wine-making is managed according to soft methods that respects the fruits. The director of all this is a vigneron such as Cotarella, who make every label a unique product. And what about the future? In 2014 their range of wines will include two new sparkling wines: Alta Langa Rosè Riserva classical method, made of Pinot Nero, an evolution of Pinot Nero “Apertura”, and Blanc de Blanc classical method, made of Chardonnay, a development of “Silviandre”. This year, instead, the winery will propose Moscato D’Asti Pastù 2013. •
COLOMBO ANTONIO E FIGLI – CASCINA PASTORI Reg. Cafra, 172/B - 14051 Bubbio (AT) - Tel. + 39 0144 852807 - Fax + 39 0144 852807 info@colombovino.it - www.colombovino.it
Toscana
I 20 anni Docg
della Vernaccia di San Gimignano di Giovanni Pellicci
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fica essere continuamente proiettati in avanti, fare degli aggiornamenti e della ricerca in tutti i campi legati alla vitivinicultura i principi fondamentali del nostro lavoro.
In autunno un convegno nella città delle torri medievali per tracciare un bilancio fatto di qualità e che guarda al futuro all’insegna dell’ecosostenibilità
Guardiamo senz’altro al mondo ma non per stravolgere la Vernaccia di San Gimignano e renderla di volta in volta adatta ai gusti modaioli del momento: la volubilità non è un valore per un vino che vuole rappresentare un territorio e una tradizione, come nel nostro caso. Adesso guardiamo al fronte della ecosostenibilità della produzione, nella quale il nostro territorio è un passo avanti a tanti altri. Circa il 25% dei produttori di vino sono già certificati biologici, e risale a pochi mesi fa la nascita del Biodistretto di San Gimignano, fattori che indicano il fermento dell’intero territorio nella direzione di una produzione sostenibile: di questo e molto altro parleremo in autunno durante un convegno che il nostro Consorzio sta organizzando per parlare delle sfide future, a venti anni dall’ottenimento della docg.”•
I Grandi Vini Vini I Grandi
993-2013. Qualche giorno fa, esattamente il 9 luglio scorso, la Vernaccia di San Gimignano ha raggiunto un altro importante traguardo, ovvero i 20 anni dal riconoscimento della Docg. La prima Doc d’Italia (la cui proclamazione risale al 1966) ha quindi celebrato un importante anniversario, che certifica il percorso – sempre più netto e deciso in questi ultimi anni – verso una qualità che sfiora l’eccellenza e che le permette di competere, a pieno diritto, al fianco dei tanti e più blasonati cugini rossi di Toscana. “Siamo consapevoli che se tanto è stato fatto in questi ultimi 20 anni, – afferma la Presidente del Consorzio Letizia Cesani, in carica dal 2009 - tanto deve ancora essere compiuto. La perfezione non esiste, esiste il metodo della continua ricerca della perfezione, che signi-
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Toscana
Il Nobile tra stelle cadenti, food blogger e “nana”
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993-2013. Qualche giorno fa, esattamente il 9 luglio scorso, la Vernaccia di San Gimignano ha raggiunto un altro importante traguardo, ovvero i 20 anni dal riconoscimento della Docg. La prima Doc d’Italia (la cui proclamazione risale al 1966) ha quindi celebrato un importante anniversario, che certifica il percorso – sempre più netto e deciso in questi ultimi anni – verso una qualità che sfiora l’eccellenza e che le permette di competere, a pieno diritto, al fianco dei tanti e più blasonati cugini rossi di Toscana. “Siamo consapevoli che se tanto è stato fatto in questi ultimi 20 anni, – afferma la Presidente del Consorzio Letizia Cesani, in carica dal 2009 - tanto deve ancora essere compiuto. La perfezione non esiste, esiste il metodo della continua ricerca della perfezione, che significa essere continuamente proiettati in avanti, fare degli aggiornamenti e della ricerca in tutti i campi legati alla vitivinicultura i principi fondamentali del nostro lavoro. Guardiamo senz’altro al mondo ma
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è ricca di eventi e appuntamenti enogastronomici l’estate della città poliziana
non per stravolgere la Vernaccia di San Gimignano e renderla di volta in volta adatta ai gusti modaioli del momento: la volubilità non è un valore per un vino che vuole rappresentare un territorio e una tradizione, come nel nostro caso. Adesso guardiamo al fronte della ecosostenibilità della produzione, nella quale il nostro territorio è un passo avanti a tanti altri. Circa il 25% dei produttori di vino
sono già certificati biologici, e risale a pochi mesi fa la nascita del Biodistretto di San Gimignano, fattori che indicano il fermento dell’intero territorio nella direzione di una produzione sostenibile: di questo e molto altro parleremo in autunno durante un convegno che il nostro Consorzio sta organizzando per parlare delle sfide future, a venti anni dall’ottenimento della docg.”•
Giovanni Busi confermato alla guida del Consorzio Chianti Il CdA ha confermato all’unanimità Giovanni Busi alla guida del Consorzio Vino Chianti. Busi resterà in carica fino al luglio 2016, affiancato dai vice presidenti Ritano Baragli, presidente della cantina sociale Colli Fiorentini, e Mino Niccolai, presidente cantina di Geggiano e Pontignano. “Oggi, il nostro settore sta ancora soffrendo e di certo la crisi globale non aiuta il comparto vinicolo, però ci stiamo lentamente riprendendo” ha dichiarato Busi, alla guida di un Consorzio che ha cambiato marcia, quanto a comunicazione, promozione e prezzi, vista la crescita del prezzo medio al quintale fino ai 130-140 euro.
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Il miglior sommelier toscano è di Arezzo Luca Degl’Innocenti compone il podio assieme a Iacopo Tonelli e Daniele Arcangeli
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uca Degl’Innocenti, sommelier della delegazione AIS di Arezzo, è il Miglior Sommelier della Toscana 2013. Per il sommelier del ristorante La Nuova Tagliatella di Arezzo il gradino più alto del podio è arrivato al secondo tentativo: nell’edizione del 2012 Luca Degl’Innocenti era infatti riuscito a salire sul podio insieme a Iacopo Tonelli alle spalle del versiliese Daniele Arcangeli. Secondo gradino del podio a parimerito per il fiorentino Andrea Galanti e l’altro aretino Lorenzo Scapecchi, al termine di un serrato testa a testa giocato su più prove: degustazione descrittiva di tre vini e riconoscimento, discussione e abbinamento di un menù scelto, decantazione di un vino e una prova di comunicazione. “Il 2013 per la sommellerie to-
scana è un anno da ricordare – ha commentato il Presidente di AIS Toscana Osvaldo Baroncelli – in primis perché il nostro sommelier Luca Martini è diventato lo scorso 22 aprile Miglior Sommelier del Mondo 2013, ma anche perché ha portato ai nostri sommelier molte altre affermazioni, tra cui il podio nazionale al campione regionale uscente Daniele Arcangeli e a Valentina Merolli – Miglior Sommelier di Toscana 2010 - e il Trofeo Miglior Sommelier del Vermentino ad Andrea Balleri alle cui spalle si è piazzato sul podio un altro toscano, Iacopo Tonelli. Tutti questi successi sono il risultato di una grande preparazione che da sempre contraddistingue i nostri sommelier ed è il giusto riconoscimento all’importante lavoro condotto dalla nostra Scuola Concorsi”. La Toscana sarà protagonista anche della prossima edizione del Congresso annuale di Ais, in programma a Firenze dal 16 al 17 novembre prossimi alla Stazione Leopolda con degustazioni, eventi e seminari aperti al pubblico.
Un’estate Lunatica…a Massa Carrara
fattoriedeidolfi.it TOSCANA - ITALIA
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Le giornate estive della provincia di Massa Carrara torneranno a essere allietate, dal 19 luglio all’8 agosto, dalla 19° edizione di Lunatica, il festival itinerante musica, prosa, danza, teatro. Quest’anno le novità riguardano l’enogastronomia, con alcuni spettacoli teatrali costruiti intorno al mondo del cibo e con degli itinerari tra gli agriturismi e i poderi lungo la strada del vino dei Colli di Candia e di Lunigiana. Inoltre, ci sarà la sinergia con un’altra importante iniziativa, Vetrina Toscana a Tavola, il progetto di promozione delle tradizioni locali di Regione e Unioncamere Toscana, con una serie di cene/spettacolo nei Comuni della provincia. (m.c.) www.lunaticafestival.com
Il vino ha sempre sedotto anime e corpi, uomini e donne. IMENEUS , un vino raro, diverso, che viene dal passato, da un vitigno quasi dimenticato, il Prugnolo Gentile, coltivato da oltre 100 anni nei nostri vigneti autoctoni, sulle colline del Chianti Pisano che si affacciano sul Mar Tirreno.
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Toscana Ficomontanino, work in progress The winery is reorganizing its structures and renewing its image: new names and labels for an age-old tradition. Chianti Colli Senesi, Riserva, Supertuscan and soon a Sangiovese in purity
Ficomontanino, lavori in corso A
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di Claudia Cataldo foto di Pamela Bralia
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gricola Ficomontanino si colloca nella culla millenaria della civiltà etrusca, là dove il vino si intreccia da tempo immemore con la storia degli uomini. Ma la conduzione è ispirata, fresca, di stampo giovanile. Facciamo un passo indietro: più per hobby che per mestiere, Ruggero Giannelli rilevò una proprietà a Chiusi negli anni ’70: lui, romano, subì il fascino della campagna toscana e si lasciò adottare. Allora si trattava di pochi ettari e qualche rudere e piano piano iniziò a fare vino. Negli anni crebbe la superficie vitata e la strumentazione di cantina fino a quando – 3 anni fa – il figlio Alessandro iniziò una profonda riorganizzazione, investendo sulle strutture e procedendo poi con un restyling dei prodotti. Prima anche centro di allevamento equino, risale ad un anno fa la scelta, sofferta, di dismettere questa attività e destinare tutti gli spazi alla produzione enologica. Spiega Alessandro: “Siamo nel Chianti, zona vocata al vino quanto estremamente competitiva: per questo stiamo cercando una nostra identità”. Un nuovo logo, quindi, ma anche nuovi nomi dei vini e nuove etichette, colorate e schiette, ispirate da un gusto giovane che porta il nome di Maria Sole, figlia di Alessandro e ultima generazione della famiglia ad aver sposato il progetto. Dalla vigna più vecchia, oggi trentenne, si produce il Chianti Riserva “Terre del Fico”, che affianca il Chianti Colli Senesi base: entrambi sono figli del
Sangiovese, con piccolissimi tagli di Colorino e Canaiolo. Il “Lucumone del Fico” è invece un supertuscan: un taglio bordolese che non è usuale nella zona, affinato per 24 mesi in barrique francesi, dalla trama tannica ricca ed equilibrata. Completano la gamma un bianco – il “Poggio delle ficaie” – e il rosato. In cantiere c’è anche “Fico puro”, un Sangiovese in purezza che presto sarà pronto a debuttare sul mercato.“Abbiamo vini di grande qualità e legati alla tradizione, ma vogliamo anche dare un’impronta giovane e innovativa al nostro lavoro - aggiunge Maria Sole, fresca di laurea in Scienze Gastronomiche. E guardando le bottiglie, la strada intrapresa sembra proprio quella giusta. (c.c.)
Agricola Ficomontanino has at its back the age-old Etrurian civilization but its management is fresh and young. Let’s go back to its origins: in the 70s Ruggero Giannelli bought an estate in Chiusi and just for passion started to produce his wine in his few hectares. In time he acquired more vineyards and improved the facilities of the cellar creating a modern winery. Three years ago, his son Alessandro started a complete reorganization of the family winery, investing in new technologies and producing new labels. He also took the difficult decision to abandon the horse breeding activity to make room for a new cellar. Alessandro says: “We are in Chianti, the homeland of wine-making, an extremely competitive area: it’s here that we look for our identity”. So he has created a new logo for his winery, but he also invented new names and new Agricola Ficomontanino Loc. Ficomontanino 53043 Chiusi (SI) Tel. +39 06 5561283 Fax +39 06 5590837 www.ficomontanino.it
Riorganizzazione delle strutture e restyling grafico. Nuovi i nomi e le etichette, di lunga tradizione il vino. Chianti Colli Senesi, Riserva, Supertuscan e un - prossimo Sangiovese in purezza
info@agricolaficomontanino.it
Toscana
labels for his wines. The first inspiration is the young spirit of Maria Sole, Alessandro’s daughter, the last generation of the family who has joined this project. From the oldest vine, that is now 30 years old, the winery produces its Chianti Riserva “Terre del Fico”. Beside it the winery proposes a Chianti Colli Senesi: both these wines are made of Sangiovese, blended with very small percentage of Colorino and Canaiolo. “Lucumone del Fico” is instead a supertuscan: a bordolese blend (not very common in this area), refined 24 months in French barrique, that reveals a wellbalanced and rich texture. Last but not least, the winery proposes a white wine, “Poggio delle ficaie”, and a rosé. Soon they will present “Fico puro”, a Sangiovese in purity.“We propose high quality wines that express a strong bond with this territory but we want to give a young and innovative drive to our work” says Maria Sole, who recently graduated in Food Science. And looking at their labels it seems that they are on the right way. •
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Da novanta a cento di Claudia Cataldo foto di Pamela Bralia
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astello di Radda, nel cuore del Chianti Classico, dimostra come la storia dell’enologia di qualità possa seguire percorsi altenativi rispetto alle direttrici di tradizione e radicamento territoriale a cui siamo abituati. I Gussalli Beretta, la più antica famiglia “industriale” d’Italia, non era nuova al settore vino e all’inizio degli anni 2000 decise di affiancare alla storica tenuta franciacortina – Lo Sparviere – una tenuta nel cuore della Toscana, poi seguita da un’acquisizione in Abruzzo (Azienda Agricola Orlandi Contucci Ponno) e dalla recente proprietà a Monforte d’Alba. “La ricerca è durata a lungo – racconta Massimo Ferrari, direttore generale del gruppo – si cercava un ter-
ritorio vocato, di ottima esposizione e composizione, ma allo stesso tempo paesaggisticamente d’impatto. E questo angolo nel comune di Radda in Chianti
è sembrato perfetto. Nel 2003 sono stati acquisiti i terreni, nel 2004 c’è stata la prima vendemmia e nel 2010 si sono conclusi i lavori di realizzazione della can-
Sangiovese, lucidi obiettivi di qualità, estrema attenzione in vigna, una Gran Selezione under construction. Castello di Radda punta al massimo
tina, progettata per essere per i suoi due terzi sotto terra e con sistema a caduta”. La proprietà vitata – 47 ettari, fra Radda, Gaiole e Vertine – è quasi esclusivamente coltivata a Sangiovese: “fin dall’inizio la scelta è ricaduta sul Sangiovese, che qua trova le sue migliori espressioni; le viti sono state mappate per capire le potenzialità di ogni singolo filare, a seconda della pendenza, degli indici di maturazione, del territorio e dell’esposizione”. In altre parole, il terroir è stato studiato e valorizzato, ascoltato e assecondato. “Fra gli obiettivi, al primo posto c’è la qualità – prosegue Ferrari – partire da zero e arrivare a novanta è relativamente semplice, la vera sfida sta nel fare il salto successivo”. La piramide d’eccellenza ha al
suo vertice il Chianti Classico Riserva Castello di Radda, prodotto con le migliori uve e solo nelle migliori annate, 100% Sangiovese. E in cantiere c’è anche la Gran Selezione, ultima arrivata nella famiglia del Chianti Classico: non sarà in commercio prima del 2015, ma la data è ad oggi ancora indicativa. “Sarà il vino stesso a dirci quando sarà pronto – aggiunge l’enologo Maurizio Castelli, consulente di Castello di Radda – ma siamo molto soddisfatti del primo saggio. Nei nostri vini cerchiamo di far emergere le potenzialità di questo territorio e la Gran Selezione avrà la responsabilità di confermare l’ottima qualità del lavoro fin qui svolto”. •
Azienda Agricola Castello di Radda Località Il Becco, 101/A 53017 Radda in Chianti (SI) Tel. +39 0577 738992 Fax + 39 0577 738985 www.castellodiradda.it info@castellodiradda.it facebook.com/castelloradda
From 90 to 100 Sangiovese, lucid targets, quality, careful work in the vineyards and a Gran Selezione under construction: Castello di Radda aims to the top
bet on Sangiovese, the grape variety that finds here its ideal environment; vineyards have been mapped to study the potential of every row, depending on slope, ripening, soil and exposure”. In other words, the terroir has been studied and exploited. “Our first target is quality – ssays Ferrari – starting from zero is quite easy to get to 90 but the real challenge is the next step”. The top of the excellence pyramid is Chianti Classico Riserva Castello di Radda, a 100% Sangiovese, made with the best grapes in the
best years. The last born will be Gran Selezione, not on the market before 2015. “It will be the wine the one who will decide the right moment to present it – says Maurizio Castelli, consultant winemaker at Castello di Radda – but anyway we are having great satisfaction at the first taste already. We try to let our wines to express their best potential, the spirit of the territory, and Gran Selezione will have the responsibility to confirm the excellent quality of the work we did until this moment”.•
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Castello di Radda, in the heart of Chianti Classico, demonstrates how a quality oenology can follow alternative paths too. At the beginnig of the 2000, the Gussalli Beretta family (one of the most ancient industrials families in Italy) decided to expand its interest in winemaking. Beside its historical estate in Franciacorta– Lo Sparviere – the family acquired an estate in Tuscany, one in Abruzzi (Azienda Agricola Orlandi Contucci Ponno) and now another one in Monforte d’Alba. “Our pursuit has been long – says Massimo Ferrari, general manager of the company – we were looking for a suited area, with excellent exposure and composition of the soil, but at the same time, we looked for an enchanting landscape. This piece of land in the municipality of Radda in Chianti seemed perfect. In 2003 we bought the estate and one year later we had our first harvest. In 2010 the new underground cellar was ready”. The estate includes 47 hectares of vineyards between Radda, Gaiole and Vertine. Here grow almost exclusively Sangiovese: “Since the very beginning of our activity we
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Poggio Salvi: un paniere di eccellenze toscane di Claudia Cataldo foto di Pamela Bralia
L’azienda senese ha allargato il suo portafoglio prodotti. “Se la crisi chiede prezzi più bassi, noi non ci stiamo. La qualità prima di tutto. E la qualità ha un valore”
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oggio Salvi è oggi il frutto di una tradizione familiare e contadina legata alla Toscana di una volta, quella che non sembra poi così mutata nelle campagne che circondano la città di Siena. Siamo a Sovicille, in una calda giornata estiva : ad accoglierci c’è Jacopo Bonucci, ultima generazione subentrata nella gestione dell’azienda, perito agrario – con specializzazione in enologia – che qui è nato e cresciuto, proprio come Poggio Salvi. “La produzione di vino nella nostra azienda ha origini antichissime – racconta – ma se prima era solo una parte delle attività agricole qua condotte, oggi è esclusiva. La scelta di specializzarsi nel settore enologico è arrivata negli anni ’80, seguendo una logica di produzione ma soprattutto un’innata passione”.
La zona è patria del Sangiovese e ricade nella denominazione Chianti Colli Senesi, prodotto di punta anche di questa azienda, accanto al super tuscan Campo del Bosco, un 100% Sangiovese che affina due anni in tonneau e si caratterizza per persistenza dei profumi ed elegante struttura. “Il 90% dei nostri vini prende la via dell’estero – continua Jacopo – perché vendere in Italia, oggi, non è semplice. Abbiamo saputo ascoltare le esigenze del mercato, che ci chiedeva di allargare il portafoglio prodotti con altre eccellenze toscane: sono stati così acquisiti 5 ettari in Maremma, per la produzione del Morellino di Scansano e abbiamo preso in gestione un’azienda a Montepulciano”. “La crisi c’è e si avverte: succede che, potenziali compratori, guardando il listino ci chiedano di abbassare
i prezzi. Ma noi tuteliamo prima di tutto la qualità del lavoro: abbiamo basse rese, un meticoloso lavoro in vigna, una produzione costantemente monitorata, i migliori consulenti. Chi cerca prezzi stracciati non dovrebbe
rivolgersi a noi. Qui si produce qualità e la qualità ha un valore. Questa è la nostra filosofia”. Una chicca dell’azienda? Il Vin Santo, fatto con uve di Malvasia Bianca e Trabbiano. Una produzione piccola quanto pregiata. •
Loc. Poggio Salvi n. 251 - 53018 Sovicille (SI) Tel +39 0577 349045 - Fax +39 0577 45237 Mobile + 39 338 1974455 info@poggiosalvi.it - www.poggiosalvi.it
Poggio Salvi: Tuscan excellences The Tuscan company has widened its offer: “If the market demands lower prizes, we reject it. We bet on quality and quality has its value”.
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Poggio Salvi is the fruit of a family peasant tradition that here in the countryside of Siena is still alive, nowadays as well as once ago. We are in Sovicille. It’s a sunny summer day. Jacopo Bonucci welcomes us. He represents the last generation of a family management. Land surveyor with a specialization in oenology, Jacopo was born and grew up here. “The production of our winery has ancient origins – he says – but it was only one of the many activities of this farm. Nowadays it’s our principal activity. Since the 80s we decided to follow our greatest passion. This area is the homeland of Sangiovese; we are in the Chianti Colli Senesi area, and this wine is the buttonhole of this winery, together with the super Tuscan Campo del Bosco, a 100% Sangiovese aged two years in tonneau that reveals persistent perfumes and an elegant structure. “90% of our wines is exported abroad – says Jacopo – because the Italian market is very hard. We have been able to intercept the market demand and we have widened the range of our products: we bought 5 hectares in Maremma, to produce Morellino di Scansano and also we manage a winery in Montepulciano”. “The crisis is still great, we feel it. Sometimes potential buyers ask us to reduce our prizes but we refuse to do it. We preserve the quality of our work: low yields, a careful work in the vineyards, the best consultants. Who looks for low prices must turn away. We produce high quality wines and quality has its value. That’s our philosophy”. A pearl of this winery is its Vin Santo, made with Malvasia Bianca and Trabbiano: a small but precious production. •
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PARADISONE Un angolo di Paradiso...ne Pochi ettari, un podere diviso in quattro aree, ognuna vinificata separatamente. Una resa ad ettaro bassissima e tempi dettati dalla qualità, non dall’orologio di Claudia Cataldo foto di Linda Frosini ontalcino, zona Ca- nostro consulente, e Carlo Corsi, nalicchio. Attilio che quotidianamente si prende Locati veniva qui da cura delle vigne, le conosce una ragazzo, in estate, per una”. Oggi Il Paradisone quando da Monza la famiglia si – Colle degli Angeli è una picspostava in questo lembo di To- cola azienda ilcinese di 2 ettari scana per staccare dello stress improntata alla qualità. Il podere della città. Fino a quando, nel è diviso in quattro zone, ognuna 1987, acquista il Paradisone, al- con una sua vigna e specifiche lora condotto da una coppia con- caratteristiche pedoclimatiche: tadina da cui Attilio ha raccolto le uve vengono vinificate sepauna genuinità profonda e com- ratamente, il vino fiore analizzato mossa. “Sono stati fatti tanti erro- e degustato, infine assemblato. ri – racconta – a causa della poca “La resa per ettaro è bassissima esperienza. Ma con umiltà e pas- (40/50 quintali) e, ciononostante, sione abbiamo aggiustato il tiro. si effettua una severa cernita dei In questo devo ringraziare anche grappoli migliori. Il lavoro si fa l’enologo Federico Donini, oggi in vigna: se le uve arrivano alla
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cantina sane, con ottime caratteristiche polifenoliche, non c’è bisogno di manipolazioni e anche il contenuto di solforosa si abbassa”. “I nostri vini – continua Attilio – sono corposi, concentrati: hanno bisogno di tempi più lunghi rispetto a quelli del disciplinare, pertanto noi li mettiamo in commercio solo quando sono veramente pronti”. Così capita che il Brunello faccia un invecchiamento superiore ai consoni 5 anni, avvicinandosi per caratteristiche alle riserve. Oltre al sangiovese grosso, impiegato per Brunello e Rosso di Montalcino, si coltiva anche Merlot, che
assieme al sangiovese dà vita al Sant’Antimo Doc. “Quello che ho imparato qui è che in natura ci vuole flessibilità: i vini non sono prodotti che seguono le logiche del mercato. Ecco perchè la vedemmia, rigorosamente a mano, segue i tempi delle piante e non quelli del calendario, svolgendosi così in più momenti. E perchè il vino viene fatto affinare anche più a lungo del dovuto”. Arrivano anche i primi riconoscimenti “ufficiali”, come gli 89 punti di Luca Maroni per il Brunello annata 2007. Che, aggiungiamo noi, sarà solo la prima di una serie di soddisfazioni. •
A corner of Paradise A few hectares vineyard divided in four different areas, a differentiated wine-making and a reduced production whose rhythm is regulated by nature and not by the market demand Montalcino, Canalicchio di Sotto. When he was a boy, Attilio Locati used to spend the summer here, and his family used to leave Monza for Tuscany to forget the stress of the city-life. In 1987, he bought Il Paradisone, an estate that was managed by a couple of peasants who have thought him their profound and moved genuineness. “We made a lot of mistakes, due to our scarce experience. But with humility and passion we managed to do it right. I have to thank the oenologist Federico Tonini, who is now our consultant, and Carlo Corsi, who everyday take care of our vineyards and know our vines one by one”. Nowadays Il Paradisone – Colle degli Angeli is a small winery of Montalcino: 2
hectares of high quality. The farm is divided into four areas, each one is characterized by a peculiar pedo-climatic conditions: the grapes are processed separately; wine is analyzed, tasted and finally blended. “The yield per ha is very low (40/50 quintals) and nonetheless, we select the grapes carefully directly in the vineyard. When we process healthy grapes, with excellent characteristics, we do not need to add anything and we can reduce the content of solphites”. “Our wines – says Attilio – are structured and intense: they need a longer processing than the one provided by the disciplinary but we market them only when we are sure they are ready”. In fact, this Brunello ages more than the usual 5 years and acquires
the characteristics of a Riserva. Beside Sangiovese Grosso, that becomes Brunello and Rosso di Montalcino, in Attilio’s vineyards grow Merlot, that blended with Sangiovese becomes Sant’Antimo Doc. “What I have learned here is that nature needs flexibiity: wine is not a product that follow the demand of the market. That’s why at Il Paradisone harvest is
manual and respect natural ripening, not the calendar, and every variety is harvested in a different moment. And that’s why we let our wine to age longer than usual when it’s needed”. The winery has received the first acknowledgments too: 89 points by Luca Maroni for Brunello 2007. This will be the first one of a long series of prizes. •
PARADISONE
Str. vic. del Canalicchio 222 53024 Montalcino - SI cell. 3486049950 - Tel 0577847035 Fax 0392054845 www.paradisone.it info@paradisone.it
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Toscana
Un vino da serie A?
No, meglio ancora, un vino da scudetto! di Max Brod Foto di Pamela Bralia
La Tenuta San Leolino è l’idea di un architetto ed un calciatore, ma non si tratta di un semplice passatempo: qui il vino è una cosa seria, frutto di passione e…meditazione
San Leolino Società Agricola - Via del cipresso 1/1 - 52025 Montevarchi (AR) Tel. 055 982845
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lometro zero, sostenibilità, enogastronomia. Ad attendervi nella Tenuta ci sono delle camere eleganti e rustiche, finemente arredate dall’esperienza di Francesca, che ha curato anche la ristrutturazione del podere storico, scegliendo materiali che richiamano, ad ogni angolo, Alessandro Gamberini - foto fornita dall’azienda
Vini Vini II Grandi Grandi
N
asce da un rapporto d’amicizia tra un big del calcio e un architetto, la Tenuta San Leolino, connubio di due anime appassionate di vino: quella di Alessandro Gamberini - noto difensore del Napoli, ma con un lungo trascorso nella Fiorentina - e quella di Francesca Bertini, architetto e imprenditore di Montevarchi. L’azienda, posizionata in un paradiso verde tra Chianti e Valdambra (nei pressi di Bucine, Arezzo) non è il classico investimento “alternativo”, o l’agriturismo messo su per ospitare gli amici; qui la filosofia aziendale è un punto forte, e parla con termini moderni: ki-
info@agricolasanleolino.it - www.agricolasanleolino.it
la tradizione toscana. Dicevamo enogastronomia, e infatti non manca un ristorante raccolto e originale, con cucina a vista per le lezioni culinarie ed un menù che cambia ogni due mesi, attento alle esigenze di celiaci e vegetariani. Tre i vini prodotti, con l’aiuto dell’enologo Mirko Dagoli: “La Fonte”, il Sangiovese Igt pronto e beverino, affinato in acciaio; “Casariccio”, il Chianti Superiore Docg (Sangiovese con una punta di Merlot), più complesso per via dell’affinamento in legno; e “Il 5” - che prende il nome dalla maglia che Gamberini indossava nella Fiorentina - un taglio bordolese frutto di un attento
blend di affinamenti in botte e barriques. Ma San Leolino è anche meditazione, e didattica: un percorso nel verde che porta ad una piazzetta panoramica è stato pensato per gli ospiti in cerca di tranquillità, ed un altro - che passa per l’orto, il ruscello e il recinto con gli animali - sarà il divertimento dei bambini. Le aspettative sono elevate, nonostante i vini si presentino già da soli, lo staff della tenuta non scherza, puntando sempre più in alto: “Il vostro sarà un vino da serie A?” Chiediamo in azienda, la risposta non si fa attendere: ”No, meglio ancora, un vino da scudetto!”.•
A Premier Legue wine? No, better, a championship shield wine! Tenuta San Leolino is the idea o fan architect and a football player, but it’s not just a hobby: here wine is a serious matter, the fruit of passion and meditation This winery is the fruit of a friendship between an architect and a football champion. Tenuta San Leolino, is the creation of two passionate souls: Alessandro Gamberini – famous goalkeeper of Neapels, who played for a long time for Fiorentina – and Francesca Bertini, architect and entrepreneur from Montevarchi. The winery rises in a green paradise between Chianti and Valdambra (near Bucine, Arezzo) and it’s not the typical “alternative” investment, or an agritourism open to friends only; here, the corporate philosophy is a strength point and is based on modern criteria: kilometre zero, sustainability, oeno-gastronomy. In the estate there are elegant and Tuscan style rooms furnished by Francesca’s good taste and
I Grandi Vini Vini I Grandi
experience; she has also supervised the entire restoration of the historical farm, choosing the traditional materials of Tuscan countryside. There is a warm and original restaurant too , with a kitchen available for cook lessons, and a variegated menu, that changes every two months and is attentive towards celiac persons and vegetarians. The winery produces three wines, thanks to the oenologist Mirko Dagoli: “La Fonte”, a Sangiovese Igt easy to drink, refined in steel; “Casariccio”, a Chianti Superiore Docg (Sangiovese and Merlot), refined in wood and more complex; “Il 5” – that takes its name from the shirt that Gamberini used to wear when he played for Fiorentina – a bordolese blend refined in barrels and barriques. San Leolino is also meditation and education: a green path leads to a small panoramic square where guests can enjoy a relaxing atmosphere; another one leads to a vegetable garden, a brook and a corral that enchants children. High expectations and wines that need no presentation, but the winery aims higher: we ask “A Premier Legue wine?” and their answer is: “ No, better, a championship shield wine!”.
A San Leolino si fa anche un Vin Santo “Ugo”, tradizionale che fa tre anni di maturazione in caratelli da 2 ettolitri, e nella “Locanda Casariccio” ci sono marmellate, sottoli e ragù prodotti in proprio, rigorosamente a kilometro zero. La Tenuta sarà presente al Vinitaly 2014 con i suoi prodotti ad elevato rapporto qualità/prezzo.
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Toscana
Novità a Villa Mangiacane Un’edizione speciale di Chianti Classico per festeggiare i dieci anni di attività, un nuovo Igt e la prima annata del Vin Santo firmati Mangiacane usciranno tra l’estate e il mese di Settembre
Vini Vini II Grandi Grandi
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illa Mangiacane, antica dimora storica del XVI secolo, prima appartenuta alla famiglia del celebre scrittore Machiavelli e poi acquistata a metà del ‘600 dai marchesi Mazzei, che diedero profondo impulso all’attività agricola della fattoria, è tornata a splendere nel 2001 quando una famiglia sudafricana, innamoratasi del posto, ha deciso di acquistarla trasformandola in una lussuosa residenza d’epoca con finalità turistico alberghiere, senza tralasciarne il volto enologico. L’agricola Mangiacane si compone oggi di tre tenute dislocate tra San Casciano Val di Pesa e Greve in Chianti per un’estensione complessiva di oltre 300 ettari. Di questi 63 sono vitati: 15 sono stati piantati negli anni 70, 28 sono stati ripiantati nel 2001 e 20 rientrano in un programma di rinnovamento che entro il 2018 porterà l’azienda al massimo regime. Qui le differenti condizioni microclimatiche, la diversa morfologia del suolo e le variegate esposizioni garantiscono la produzione di vini di grande complessità e personalità. La lavorazione dei vigneti è caratterizzata da un perfetto mix di procedure meccaniche e lavoro manuale, indispensabile a garantire gli elevati standard qualitativi adottati. Le antiche cantine della villa sono state trasformate in una suggestiva barricaia con spazio degustativo, mentre a poche centinaia di metri, la nuova cantina, do-
tata di attrezzature all’avanguardia è stata affidata all’attenta guida dell’enologo Marco Chellini. Il concept produttivo mira a valorizzare il territorio attraverso la sua massima espressione vinicola, così dal 2001, primo anno di produzione sotto il marchio Mangiacane, il Chianti Classico e la Riserva si sono imposti all’attenzione del pubblico e delle guide di settore, per il loro carattere e per l’espressione al contempo di un profondo senso di equilibrio. Ma la produzione aziendale è ben più ampia poiché comprende anche l’Aleah, 100% di selezionate uve Merlot, vino potente e di grande spessore, lo Shamiso, un rosè che nasce dalla vinificazione in bianco di sole uve Sangiovese, di grande complessità aromatica ed infine l’ultimo nato il Mhuri, un Igt Toscana Rosso 80% Sangiovese-20% Canaiolo, il cui nome, che in lingua Shona significa “famiglia”, è stato scelto per evocarne l’essenza. Grazie anche all’esperienza apportata dal direttore commerciale, dott. Graziano Santoro, l’estate 2013 vedrà inoltre l’ingresso in scena della prima annata, la 2007, del Vin Santo del Chianti Classico, il Cardinale, e ancora a settembre verranno immesse sul mercato 4000 bottiglie numerate di Chianti Classico 2011 denominate Anniversary, nate per festeggiare i primi 10 anni di produzione di Villa Mangiacane. Tutto ciò nel nome di un’azienda sempre in movimento, guidata con passione ed entusiasmo. •
VILLA MANGIACANE Via Faltignano 4 - 50026 - San Casciano Val di Pesa (FI) - Tel 055 8290123 Fax 055 8290358 -
wine@mangiacane.com - www.mangiacane.com
New labels at Villa Mangiacane A special edition of Chianti to celebrate the tenth anniversary of the winery. Also, a new Igt and the first year of Vin Santo Mangiacane will be presented before September Villa Mangiacane, a historical dwelling of the XVI century, was a property of the famous writer Machiavelli. In the XVII century, the marquise Mazzei bought the estate and gave and important push to its agricultural activity. Nowadays the estate lives a new renaissance thanks to a family from South Africa who bought it in 2001 and converted it into a luxury dwelling and hotel, not forgetting its oenological past. Mangiacane is now a name of three estates that rises between San Casciano Val di Pesa and Greve in Chianti for about 300 hectares, 63 of which are vineyards: 15 hectares have been planted in the 70s, 28 has been replanted in 2001 and 20 hectares are part of a project that will see its exploit in 2018. Different climatic conditions, different soils and exposures guarantee the production of complex wines with great character. The work in the vineyards is characterized by a perfect mix of mechanical and manual procedures. The ancient cellars have been converted into a suggestive barrique room with a tasting area, while few steps away there is the new cellar equipped with cutting-edge technologies, managed by the oenologist Marco Chellini. The productive concept of the winery is to promote its own territory and wine-making tradition. Since 2001 (first year of production of the brand Mangiacane), Chianti Classico and Riserva have been appreciated both by consumers and connoisseurs, due to their character and to their perfect balance. The winery proposes also Aleah, a powerful wine made of 100% Merlot selected grapes, Shamiso, a complex rosé wine with intense perfumes, produced with an unusual vinification in white of Sangiovese grapes, and Mhuri, an Igt Toscana Rosso, made of 80% Sangiovese and 20% Canaiolo, whose name means family in the Shona language. Thanks to dr. Graziano Santoro’s experience in marketing, in summer 2013 the winery will propose the first 2007 year of Vin Santo del Chianti Classico, Cardinale, and in September the winery will market 4000 numbered bottles of Chianti Classico 2011 called Anniversary, to celebrate its first 100 years of activity, in the name of passion and enthusiasm.
Toscana
Un nuovo premio Val D Orcia Terre senesi è appena tornata dal SIAL di Shanghai, dove i suoi vini sono stati assaggiati ed apprezzati da appassionati e addetti ai lavori. In previsione futura c’è il PrÖwein di Dusseldorf e Vinitaly 2014
A new prize for Val D’Orcia Terre Senesi A Gold medal for “Ripario”, but the (organic) winery goes ahead and invents a vintage wine: “Sornione” A new prize (after the one assigned by the German magazine Selection) arrives at Val D’Orcia Terre Senesi, the winery of Castiglione d’Orcia that produces high quality and natural wines. Orcia Rosso “Ripario”, a selection of the best Sangiovese, with a 5% of Cabernet Sauvignon (that with the new disciplinary will becom a 10% of autochthonous varieties), has been awarded with the gold medal and 92 points by Biowein-Preis, a German magazine that promotes the organic wines. But the winery is ready to propose a new wine. Antonio Rovito - with Gabriella Giannetti (export manager) – says: “Our cellar is ready to present a new label: an Orcia Sangiovese Riserva (24 month of ageing, 18 of which in wood) that will be called “Sornione”, a wine that keeps silent until it comes the right moment to give its best. The winery respects the organic disciplinary and the good rules of wine-making; in fact, it has enlarged its cellar to make room for the new born, and let it rest as long as it needs.
per Val D’Orcia Terre Senesi Medaglia d’oro appena assegnata a “Ripario”, ma l’azienda (biologica) non sta a gongolare, e si inventa subito una riserva: “Sornione”
A
rriva un altro premio (dopo quello della rivista tedesca Selection) nella cantina di Val D’Orcia Terre Senesi, l’azienda vitivinicola di Castiglione d’Orcia che ha puntato tutto su vini naturali e di qualità. L’Orcia Rosso “Ripario”, una selezione dei migliori Sangiovese aziendali, con un 5 % di Cabernet Sauvignon (che col nuovo disciplinare diventerà un 10% di vitigni autoctoni), si è aggiudicato infatti la medaglia d’oro di Biowein-Preis, magazine tedesco di vini biologici, con ben 92 punti su 100. Ma in azienda non si perde tempo a gongolare e, appena vinto il premio, Antonio Rovito - con la collaborazione di Gabriella Giannetti (addetto export) - già annuncia un nuovo vino: “La nostra cantina si arricchisce di una new entry: una riserva di Orcia Sangiovese (24 mesi di invecchiamento, di cui 18 in legno) che si chiamerà “Sornione”, a indicare un vino che resta in “silenzio” fino a quando, improvvisamente, fa sentire tutte le sue potenzialità. L’azienda, che segue i disciplinari biologici e le buone pratiche dei vini naturali, ha dunque ammodernato la cantina e ampliato la capienza per il nuovo arrivato, attendendo “sorniona” di mostrare le sue potenzialità agli esperti del settore. (m. b.)•
VAL D’ORCIA TERRE SENESI SRL 53023 Castiglione d’Orcia (SI) Tel. 0577 898310 - 338 3924483 Fax 0577 898310 info@valdorciaterresenesi.com www.valdorciaterresenesi.com
I Grandi Vini Vini I Grandi
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Abruzzo
Nella foto, l’assessore Mauro Febbo
L’Abruzzo è pronto a sfide importanti. Rinascimento qualitativo, enoturismo, export e prossimi obiettivi: la parola all’Assessore Mauro Febbo
Segnali incoraggianti. Anche da lontano di Claudia Cataldo
Vini Vini II Grandi Grandi
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’Abruzzo, già da anni, sta vivendo il suo “rinascimento” qualitativo. Le grandi quantità che collocavano la regione tra i “serbatoi” d’Italia oggi hanno ceduto il passo alla qualità, conseguita attraverso un profondo rinnovo della viticoltura locale. I riconoscimenti internazionali (Selections Mondiales des Vins Canada o International Wine Challenge 2013 di Shanghai, per dirne alcuni) testimoniano
che il gradimento non è solo nostrano, ma che questi vini hanno saputo conquistarsi i favori anche di mercati lontani. Come racconta l’Assessore Mauro Febbo (Pdl), delegato alle Politiche agricole e di Sviluppo rurale, forestale, Caccia e Pesca della Regione Abruzzo, “i numerosi premi nei più importanti concorsi enologici internazionali confermano l’ottimo lavoro che Regione e aziende stanno facendo. Ci sono numerosi segnali positivi
che arrivano sul piano della cooperazione. Ci sono ancora molte potenzialità inespresse: l’Abruzzo è una terra vocata alla viticoltura, produce vini di ottima qualità, le aziende sono tecnologicamente avanzate e con una discreta organizzazione dal punto di vista del mercato”. E l’export: “Nel 2012 ha superato i 108 milioni di euro (pari al 2,6% sul totale dell’export italiano ndr) – continua Febbo – e nel primo trimestre del 2013 il fatturato ha
superato i 28 milioni di euro, registrando un +16,7% rispetto all’analogo periodo dell’anno precedente. Esportiamo in Germania, Usa e Canada, ma anche in Brasile, Cina, Taiwan e Hong Kong”. Quali sono i punti di forza e quali le debolezze dell’Abruzzo enologico e dei suoi vini? “Sicuramente la capacità di produrre ottimi vini a prezzi estremamente competitivi, arrivando sul mercato con un ottimo rapporto qualità/valore. Il punto su cui invece le aziende abruzzesi devono ancora migliorare è sicuramente quello della commercializzazione, attraverso la strutturazione di una più efficiente ed efficace rete vendita”. Parliamo di turismo enogastronomico: cosa è stato fatto e cosa si può ancora fare in questa direzione? “Il turismo enogastronomico rappresenta sicuramente un’eccezionale opportunità di sviluppo per le nostre aziende e stiamo lavorando per sostenere numerose iniziative in tal senso, come Cantine Aperte, con oltre 50 mila presenze nell’edizione 2013, o gli altri appuntamenti del Movimento Turismo del Vino. L’interesse verso l’Abruzzo cresce sempre più, anche all’estero, e i pareri raccolti durante le manifestazioni nazionali ed internazio-
nali alle quali come Regione Abruzzo partecipiamo con grande convinzione, hanno messo in evidenza la forte attrattività della nostra regione soprattutto per quanto riguarda l’enogastronomia. Si aggiungono poi le bellezze naturali e i parchi, i borghi, il mare. L’Assessorato alle Politiche agricole inoltre promuove importanti manifestazioni, come quelle nell’ambito di Abruzzo di Sera che si sono svolte a Roma (Museo del Baramante) e Milano (Museo dei Navigli) con un ottimo risultato in termini di presenze. Un modo per fare promozione adottando un approccio inusuale ma sicuramente più adatto alle moderne logiche di comunicazione ”. C’è un vitigno autoctono che è ingiustamente poco conosciuto e potrebbe essere riscoperto e valorizzato? “Al fianco delle nostre punte di diamante Monte-
pulciano e Trebbiano, negli ultimi anni si è puntato molto sul rilancio di vitigni autoctoni come Pecorino, Passerina e Cococciola. In particolare il Pecorino che rappresenta, da circa un decennio, la novità più interessante del panorama enologico regionale. Riscoperto sul finire degli anni ‘90, soprattutto nella provincia de L’Aquila, oggi viene coltivato in tutta la regione con grandi soddisfazioni commerciali”. Quali sono i prossimi obiettivi dell’Abruzzo del vino? “Se l’agroalimentare resta un baluardo per la nostra economia, il vino in particolare dimostra una grande capacità sia in termini di crescita che di mantenimento delle quote di mercato. Grazie alle nostre eccellenze esportiamo in tutto il mondo la nostra cultura e il territorio: elementi che costituiscono un patrimonio inestimabile e
inimitabile. Per questo, anche come Amministrazione regionale, dobbiamo continuare a lavorare per perseguire importanti obiettivi, in vista della nuova programmazione 2014/2020. Come quello di aumentare la specializzazione e le certificazioni, affinché le aziende abruzzesi siano sempre più competitive e sappiano rispondere alle nuove sfide dei mercati, favorire la concentrazione fondiaria, creare le condizioni migliori per l’inserimento dei giovani e il conseguente ricambio generazionale. Un fattore importante a livello strategico, che ci ha già permesso di ottenere ottimi risultati in questi anni è rappresentato sicuramente dalla promozione e in questo senso crediamo fermamente nella partecipazione ai grandi eventi internazionali come i più recenti Vinexpo e Summer Fancy Food”. •
I Grandi Vini Vini I Grandi 59
Sicilia
Ecco perché Garibaldi sbarcò a Marsala di Giovanni Pellicci
Vini Vini II Grandi Grandi
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ini espressione del territorio e artefici di un concreto percorso verso una qualità sempre più elevata. Cantine cariche di storia e passioni da raccontare e condividere. E poi grandi personaggi, sapori autentici e scorci naturalistici che costituiscono un patrimonio incredibile. Sono queste le “motivazioni di viaggio” che possono spingervi a visitare Marsala e i suoi dintorni. Specie quest’anno, in cui la città dello sbarco di Garibaldi e dei “Mille” che unirono l’Italia, è la Capitale Europea del Vino. Eventi, rassegne, degustazioni che, dopo il Marsalawine di luglio, proseguiranno fino a dicembre con nuovi appuntamenti che vedono 60 aziende protagoniste (il programma completo su www.marsala2013.eu), sotto la regia del Comune di Marsala e la collaborazione dell’Assessorato alle politiche agricole della Regione Sicilia e dell’Istituto Regionale Vini e Oli di Sicilia (Irvos). Ecco qualche consiglio utile. Garibaldi e il Marsala del 1939 Sbarcati a Marsala, il tour non può che iniziare da Porta Garibaldi, uno degli accessi al centro storico, dedicato al condottiero che, proprio da qui, fece il suo ingresso in città l’11 maggio 1860. Marsala affascina per il suo stile barocco, le sue chiese finemente restaurate ma è il profumo di una delle Doc più antiche d’Italia (nata nel 1969) a rapire. Imprescindibile una visita all’interno delle storiche Cantine Florio, originarie del 1833 per fare concorrenza a colui che, nel 1773, la vide lunga e inventò il Marsala: l’inglese John Woodhouse. Qui Donna Florio (detta la “Regina di Palermo” anche per le sue mani bucate) sembra ancora oggi aggirarsi tra gli infiniti corridoi fatti di antiche botti. Tra queste anche quella del 1939, una delle poche superstiti dei bombardamenti subiti durante la seconda guerra mondiale. Secco o semi-secco (anche dol-
Con Marsalawine 2013 protagonisti vini, personaggi e un territorio a vocazione decisamente enoturistica ce, ma ormai la produzione è di nicchia o quasi), gustare il Marsala (da uve Grillo, Catarratto, Inzolia e Damaschino) nelle Cantine Florio è un’esperienza sensoriale che un vero eno-turista (sono 30 mila le visite annue) non può perdersi. I grandi bianchi di Sicilia Marsalawine stata l’occasione per toccare con mano la costante crescita dei grandi interpreti della viticoltura siciliana come Donnafugata, Marco De Bartoli, Benanti, Duca di Salaparuta. Tra le degustazioni allestite da Ais nel cinquecentesco Complesso di San Pietro, ecco le grandi annate dei Bianchi di Sicilia. Gli autoctoni Grillo, Carricante, Cataratto e Inzolia certificano come i vini siciliani stiano percorrendo la rotta della qualità con grande concretezza, esaltando la loro identità territoriale. Lasciati (fortunatamente) per
strada gli eccessi di legno e dell’esasperata ricerca di gusto internazionale ecco, grazie ad un maggiore spazio all’acciaio in affinamento, il grande risalto del frutto e quindi di una terra unica. Da provare i Grappoli del Grillo 2001 (100% Grillo) di Marco De Bartoli (meritatamente premiato con la prima edizione del Premio Marsalawine 2013) e l’Etna Bianco Superiore Doc Pietramarina 2008 di Benanti (100% Carricante), aziende del “nuovo corso” che, grazie a straordinarie acidità, si presentano ancora freschi e intriganti all’olfatto e alla bocca. Senza trascurare, ovviamente, le aziende apripista. In tal senso, il tour sarà completo solo visitando le antiche cantine marsalesi di Donnafugata (che risalgono al 1851), dove i fratelli Antonio e Josè Rallo saranno ad accogliervi con i loro sorrisi sinceri, le loro etichette e, perché no, un po’ di musica all’interno della suggestiva Sala delle botti. Per una volta, è sincero anche il plauso alla politica, con la determinazione e la passione messa in campo da “la” Sindaco, Giulia Adamo, artefice di un evento in grado di incentivare ulteriormente i flussi turistici, già cresciuti del 45% da quando le compagnie aeree low-cost hanno messo radici in zona.•
AUTOCHTONA
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21 - 22 ottobre 2013 | Bolzano
10a Edizione 2 Giorni DI DEGUSTAZIONI
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lun-mar: 11.00-18.00
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AUTOCHTONA 2013 È UN EVENTO FRUTTO DELLA COLLABORAZIONE TRA FIERA BOLZANO E FRUITECOM
PROMOZIONE DIGITALE twitter.com/autochtona facebook.com/autochtona
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e-mail INFORMATIVA ESSENZIALE ai sensi del Dlgs nr. 196 del 30/06/2003 “CODICE DELLA PRIVACY”, Art. 13. i dati da Lei forniti vengono utilizzati da Fiera Bolzano SpA, con sede a Bolzano in Piazza Fiera 1, titolare del trattamento, per fini amministrativi e statistici. L’informativa completa relativa al trattamento dei dati personali, che integra la presente informativa essenziale, come anche tutti i diritti dell’interessato sono consultabili sul nostro sito web all’indirizzo www.fierabolzano.it/privacy-i.htm. CONSENSO FACOLTATIVO PER ATTIVITÀ PROMOZIONALI ai sensi del Dlgs nr. 196 del 30/06/2003 “CODICE DELLA PRIVACY”, Art. 23. il sottoscritto acconsente che i dati personali forniti vengano utilizzati da Fiera Bolzano SpA per finalità informative, marketing, pubblicità e rilevazione del grado di soddisfazione della clientela, compreso l’invio di materiale illustrativo relativo alla fiera in oggetto, anche mediante strumenti telematici.
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Zona di produzione: Barbaresco (CN) Uvaggio: 100% Nebbiolo Altitudine: 275 m s.l.m. Sistema di allevamento: guyot Periodo di vendemmia: prima settimana di ottobre Vinificazione: macerazione in rosso tradizionale di 15-20 giorni con fermentazione a temperatura controllata in contenitori di acciaio e frequenti rimontaggi Affinamento: 18/24 mesi in botti grandi (30-50 Hl.) di rovere di Slavonia, in seguito si affina in bottiglia coricata per almeno 12 mesi Colore: rosso granato intenso con riflessi arancione Olfatto: etereo, ampio e fruttato; sentori di frutta rossa e delicate note speziate Gusto: sapore secco, deciso, aristocratico Temperatura di servizio: 16/18 째C Gradazione alcolica: 14 % vol. Abbinamenti consigliati: pasta ripiena di carne, arrosti di selvaggina, brasati di carne rossa, formaggi stagionati
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Production area: Barbaresco (CN) Grape variety: 100% Nebbiolo Altitude: 275 m a.s.l. Training System: guyot Harvest period: first week of October Wine-making: traditional 15-20 days maceration in red with fermentation at controlled temperature in steel with frequent pump-over Refining: 18/24 months in big Slavonia oak barrels (30-50 hl); then, 12 months in bottle Colour: intense garnet red with orange reflexes Bouquet: ethereal, ample and fruity, with red fruit perfuse and delicate spicy aromas Taste: dry, definite aristocratic Serving temperature: 16/18 째C - Alcohol: 14 % by vol. Best with: stuffed pasta with meat, roast meat, game, braised meat, seasoned cheese GIORDANO LUIGI GIUSEPPE Via Secondine, 48 - 12050 Barbaresco (CN) Tel. +39 0173 635142 - Fax +39 0173 635184 www.luigigiordano.it luigigiordano@luigigiordano.it Luigi Giordano Az Agr
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Scelti per Voi
Lombardia
2007 Zona di produzione: Lugana Uvaggio: Trebbiano di Lugana 100% Altitudine: 67 m s.l.m. Sistema di allevamento: guyot Periodo di vendemmia: metà settembre Vinificazione: acciaio Affinamento: acciaio Colore: giallo paglierino Olfatto: ampio, rotondo, inebriante. Ricordi di crosta di pane e biscotti,frutti tropicali a pasta gialla e note di agrumi maturi che sfumano in erbe officinali Gusto: netta, minerale, aristocratica. Giusto perlage che agevola la sensazione del corpo, bilanciando le morbidezze con una nota sapida di grande carattere Temperatura di servizio: 11-13° C Gradazione alcolica: 12,5% vol Abbinamenti consigliati: a tutto pasto, o con paccheri al ragù di coniglio o pesci in teglia, spigola e rombo, e carni dell’aia, soprattutto pollame. Formaggi freschi, anche ovini.
Production area: Franciacorta Grape Variety: Chardonnay 90%, Pinot Nero 10% Altitude: 200 m s.l.m. Training System: guyot Harvest period: August Wine-making: steel Refining: 10% in barrique, 90% in steel Color: bright straw yellow with golden reflexes Bouquet: crust of bread and yearn perfuse with citrus inklings Taste: complex and structured, full-bodied, sapid, fine e harmonic Serving temperature: 8° C Alcohol: 12,50% by vol. Best with: grilled meat dishes
Production area: Lugana Grape variety: Trebbiano di Lugana 100% Altitude: 67 m a.s.l. Training System: guyot Harvest period: mid September Wine-making: steel Refining: steel Colour: straw yellow Bouquet: ample, round, intense, crust of bread, biscuits, tropical fruit, ripe citrus, medical herbs Taste: clean, mineral, aristocratic. Proper perlage that exalts the body, well balance softness and sapid inklings Serving temperature: 11-13° C - Alcohol: 12,5% by vol. Best with: whole meal, pasta with rabbit sauce, stewed fish, chicken, fresh cheese
LA TORRE
AZIENDA AGRICOLA PROVENZA
Via Vittorio Emanuele II, 7 - 25030 ADRO (BS)
Via Colli Storici snc - 25015 Desenzano del Garda (BS)
Tel. 030 7450844 - Fax 030 7450844
Tel. +39 030 9910006 - Fax +39 030 9910014
www.vinidifranciacortalatorre.it
www.provenzacantine.it
info@vinilatorre.it
ufficio@provenza.net fb.me/cantineprovenza
@ProvenzaCantine
I Grandi Vini Vini I Grandi
Zona di produzione: Franciacorta Uvaggio: Chardonnay 90%, Pinot Nero 10% Altitudine: 200 m s.l.m. Sistema di allevamento: guyot Periodo di vendemmia: agosto Vinificazione: acciaio Affinamento: 10% in barrique, 90% in acciaio Colore: giallo paglierino molto carico con riflessi dorati Olfatto: sentori di crosta di pane e di lievito con note di agrumi Gusto: complesso e strutturato, corposo, sapido, fine e armonico Temperatura di servizio: 8° C Gradazione alcolica: 12,50% vol. Abbinamenti consigliati: piatti a base di carne alla griglia
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Scelti per Voi
Toscana
Villa Mangiacane Mangiacane Chianti Classico Riserva
Vini Vini II Grandi Grandi
2009
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Toscana
Val D’Orcia Terre Senesi Ripario Orcia Doc 2010
Zona di produzione: San Casciano in Val di Pesa Uvaggio: 95% Sangiovese – 5% Colorino Altitudine: 300 s.l.m. Sistema di allevamento: Cordone Speronato Periodo di vendemmia: prima decade di Ottobre Maturazione: 18 mesi in barrique di rovere francese (10% nuove – 90% di secondo passaggio) Affinamento: 6 mesi in bottiglia Colore: Rosso rubino con nuances granate sull’unghia Olfatto: Bouquet complesso di frutta rossa matura, anche sottospirito con evidenti note speziate di liquirizia e rinfrescanti sensazioni balsamiche. Gusto: Vino di grande struttura e complessità, tannini cesellati ne esaltano la morbidezza senza sminuirne il carattere, armonico, dal finale intenso e di lunga durata. Temperatura di servizio: 18°C Gradazione alcolica: 14.5% vol. Abbinamenti consigliati: formaggi stagionati, cacciagione, lo chef consiglia: cinghiale in dolceforte
Zona di produzione: Castiglione d’Orcia Uvaggio: 95% Sangiovese, 5% Cabernet Sauvignon Altitudine: 450 m s.l.m. Sistema di allevamento: inerbimento interfilare, potatura con cordone speronato Periodo di vendemmia: settembre Vinificazione: fermentazione in botti di acciaio a temperatura naturale e macerazione del mosto con le bucce per circa 20 giorni, maturazione in barriques di rovere per 12 mesi Affinamento: in bottiglia per 12 mesi Colore: rosso rubino intenso e profondo Olfatto: intenso e complesso con note di frutti di bosco a bacca nera e note speziate Gusto: morbido ed intenso, con struttura e volume importanti, molto persistente ed avvolgente Temperatura di servizio: 20 °C Gradazione alcolica: 14% Vol. Abbinamenti consigliati: cacciagione, carni rosse e formaggi stagionati
Production area: San Casciano in Val di Pesa Grape variety: 95% Sangiovese – 5% Colorino Altitude: 300 m a.s.l. Training system: spurred cordon Harvest period: first ten days of October Wine-making: 18 months in French oak barrique (10% new – 90% second passage) Refining: 6 months in bottle Colour: ruby red with garnet reflexes Bouquet: complex, ripe red fruit, spicy liquorice aromas, fresh balsamic inklings Taste: great structured and complexity, soft tannins with great character, harmonic, intense and long-lasting ending Serving temperature: 18°C Alcohol: 14.5% by vol. Best with: seasoned cheese, game. Chef’s advise: wild pork in dolceforte
Production area: Castiglione d’Orcia Grape variety: 95% Sangiovese, 5% Cabernet Sauvignon Altitude: 450 m a.s.l. Training system: spurred cordon Harvst period: september Wine-making: fermentation in steel at natural temperature, maceration on the marc for 20 days, ageing in oak barriques for 12 months Refining: 12 months in bottle Color: intense and deep ruby red Bouquet: intense and complex with wild berries perfuse and spicy aromas Taste: soft and intense with persistent and enveloping important volume and structure Serving temperature: 20 °C Alcohol: 14% by vol. Best with: game, red meat, seasoned cheese
VILLA MANGIACANE
VAL D’ORCIA TERRE SENESI SRL
Via Faltignano 4 - 50026 - San Casciano Val di Pesa (FI)
Via case sparse 3, loc. Ripa d’Orcia - 53023 Castiglione d’Orcia (Siena)
Tel 055 8290123 - Fax 055 8290358
Tel. 0577 898310 - Fax 0577 898310
www.mangiacane.it
www.valdorciaterresenesi.com
wine@mangiacane.com
info@valdorciaterresenesi.com
I Grandi Vini Vini I Grandi
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Food&Beveragenda
Report da... VINEXPO Bordeaux (Francia), 16 – 20 giugno 2013
di Claudia Cataldo
PRESENTI
La fiera bordolese ha chiuso i battenti, tra entusiasmi e qualche polemica. Soddisfatto Giancarlo Vettorello, Direttore del Consorzio Tutela Conegliano Valdobbiadene, presente in fiera con un proprio stand collettivo: “la fiera ha risposto pienamente alle nostre aspettative, consentendoci di incontrare un grande numero di operatori qualificati provenienti dai principali mercati esteri, in primo luogo i paesi orientali e gli Stati Uniti”. Di diverso avviso è invece Ettore Nicoletto, Presidente Italia del Vino – Consorzio, che sebbene riconosca il rilievo della fiera e i suoi punti di forza, ha rilevato alcune criticità nei servizi, nella durata (“la fiera è troppo lunga, la domenica è stata una giornata soft”) e nei costi (“Vinexpo è la fiera più cara al mondo”). I numeri parlano comunque di un record di presenze internazionali, con quasi 50 mila visitatori, da 148 Paesi. www.vinexpo.com
SOAVE VE R So av e (VR), SUS 31 agosto – 2 se ttembre 2013 Tre giorni, tre
luoghi, tre tem
i. Questo è il 2013: più di 40 aziende, oltre 150 Soave in assaggio, acco mpagnati dalle eccellenze ga stronomiche de l territorio. Non mancheranno inoltre le bolli cine del Less Durello, che ve ini rrà eccezional mente ospita all’interno de to lla rassegna. Auto storiche d’autore, gem , scatti ellaggi in stre aming con New York, cantine aperte (domen ica 1° settem bre), un focus (lunedì 2 sette mbre) sul ruol delle guide di o settore. www.ilsoave. com Soave Versus
DI GAVI IN GAVI Gavi (AL), 1° settembre 2013
Prima edizione, occasione anche per festeggiare i 20 anni del Consorzio Tutela del Gavi. Un percorso alla scoperta del Gavi Docg e altre prelibatezze enogastronomiche del territorio, oltreché dei tesori artistici di questa terra, in compagnia della madrina Benedetta Parodi. Durante tutta la giornata le vie del borgo di Gavi si animeranno di spettacoli, duelli e sfilata della Principessa Gavia.
MILANO GOLOSA Milano, 12 - 14 ottobre 2013 Milano diventa...golosa! La manifestazione, ideata e curata dal Gastronauta Davide Paolini, è all’insegna del “conoscere per non sprecare”. Conoscere, fare e assaggiare; per l’occasione sarà allestita una sezione Vini Best Price, in collaborazione con Luca Gardini. www.milanogolosa.it
Vini Vini II Grandi Grandi
TUTTI PAZZI PER ENOLOGICA
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Faenza (RA) , 6 – 8 settembre 2013
“Tutti pazzi per Enologica” è il nuovo evento di Enologica: una festa in piazza, ad ingresso gratuito, per incontrare la cucina popolare emiliana e italiana. Nel cuore della città, in piazza della Molinella, sarà allestito il Circus delle Osterie, dove si esibiranno le grandi trattorie italiane; ci sarà inoltre un mercato del vino romagnolo, del prodotto tipico e il mercato dell’olio extravergine d’oliva italiano. www.facebook.com/TuttiPazziPerEnologica
DOUJA D’OR Asti, 6 – 15 settembre 2013
PRESENTI
Sono 509 i vini italiani Doc e Docg vincitori del 41° concorso nazionale “Premio Douja d’Or”, bandito dall’Azienda speciale della Camera di Commercio di Asti, sotto l’egida del Ministero per le Politiche Agricole, Alimentari e Forestali. Fra tutti, spiccano i 43 Oscar che si sono aggiudicati la Douja d’Or, la caraffa dorata simbolo della manifestazione. Le commissioni formate da 250 assaggiatori esperti dell’Onav hanno preso in esame ben 975 campioni di vini Doc e Docg proposti 367 cantine di tutta Italia. I vini premiati saranno messi in degustazione dal 6 al 15 settembre presso palazzo dell’Enofilia, con tante novità rispetto alle passate edizioni, come la rassegna Piatto d’Autore arricchita da Dolce d’Autore, con artigiani del pane e della pasticceria che si diletteranno in estemporanei cooking show. Il dopocena, il linea con l’edizione passata, sarà ricco di eventi e suggestioni, all’insegna di teatro, musica e food novel. E domenica 8 settembre torna il Festival delle Sagre, alla sua quarantesima edizione: la mattina oltre 3000 figuranti rievocheranno la vita contadina fra ‘800 e ‘900; a seguire, il più grande ristorante all’aperto d’Italia, con oltre 80 piatti della tradizione monferrina, in Piazza del Palio. Il programma definitivo sarà presentato il 30 agosto.
Food&Beveragenda di Claudia Cataldo
BENVENUTA VENDEMMIA Tutta Italia, 8 settembre 2013 sarà tempo di
Dopo Calici di Stelle (dal 5 all’11 agosto 2013), vendemmia. Per gli enoturisti torna la possibilità di prendere o parte ad uno dei momenti più importanti e affascinanti dell’ann iDomen filari. i tra giate passeg e cantina enologico, con visite in ca 8 settembre le aziende aderenti affiancheranno al buon vino è anche musica, mostre d’arte e iniziative di varia natura, come nella filosofia del MTV. www.movimentoturismodelvino.it
www.doujador.it www.festivaldellesagre.it
CIOTTOLANDO CON GUSTO Malcesine (VR), 28 – 29 settembre 2013 Prodotti di qualità a km zero, dal pesce di lago all’Olio Extravergine d’Oliva del Garda DOP fino alle tipicità del Monte Baldo: settembre è tempo di Ciottolando con Gusto, la “caccia al tesoro” gourmet lungo le vie ciottolate della cittadina veronese. Quest’anno in versione green. www.ciottolando.com.
I Grandi Vini Vini I Grandi 67
Food&Beveragenda di Claudia Cataldo
AUTOCHTONA
PRESENTI
Bolzano, 21 – 22 ottobre 2013
CHEESE Bra (CN), 20 – 23 settembre 2013 Cheese, la manifestazione dedicata alle forme del latte e al mondo dei formaggi, approda a Bra per la sua nona edizione. Tema di Cheese 2013 è l’Arca del Gusto, il progetto della Fondazione Slow Food per la Biodiversità, con l’iniziativa Salva un formaggio!. Laboratori del gusto, Enoteca, Mercato dei Formaggi, Chioschi Degustazione… sono solo alcune delle iniziative. www.cheese.slowfood.it
Traguardo delle 10 edizioni per il Forum nazionale dei vini autoctoni di Fiera Bolzano, in contemporanea con Hotel, la Fiera internazionale per alberghi e gastronomia. Due giornate per far conoscere agli operatori piccole realtà, spesso sconosciute, del patrimonio autoctono nostrano: i vini partecipanti infatti, lo ricordiamo, devono avere per minimo il 95% vitigni autoctoni italiani, affinché sia dato spazio a quei produttori che si fanno carico della riscoperta e valorizzazione di uve antiche o legate a microterritori. Tra gli appuntamenti più attesi, la selezione Autoctoni che passione!, durante la quale una giuria di wine journalist e riconosciuti esperti valuterà le etichette degli espositori e attribuirà gli Autochtona Award in sei categorie. Torna anche l’omologa rassegna “Tasting Lagrein” che assegnerà i Lagrein Award, in collaborazione con il Consorzio Vini Alto Adige. Al Lagrein, vitigno altoatesino a bacca rossa, verrà anche dedicata l’intera giornata di giovedì 24 ottobre. Mercoledì 23 ottobre invece Fiera Bolzano ospiterà nei suoi padiglioni Vinea Tirolensis, quattordicesima edizione della degustazione dedicata ai vignaioli dell’Alto Adige. www.autochtona.it
Affidabilità e precisione dall‘Alto Adige per i vostri impianti di vite per i progetti speciali con varietà PIWI
Vini Vini II Grandi Grandi
per la barbatella innovativa
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Alexander Morandell
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Armin Karadar
PRESENTI
MERANO WINEFESTIVAL Merano, 9 – 11 novembre 2013 Non si hanno ancora molte informazioni circa la prossima edizione del Merano Wine Festival, l’evento che porta la firma di Helmuth Köcher e ha festeggiato proprio lo scorso anno il ventesimo anniversario. Come da copione,
COSMOFOOD Vicenza, 16 – 19 novembre 2013
PRES
ENTI
Prima edizione di questa manifestazione veneta che punta a penetrare il mercato della regione e a costruire importanti contatti commerciali. Food, beverage and technology: eccellenze dell’agroalimentare, ma anche vino e tecnologie legate alla filiera. La fiera nasce dalla collaborazione con Golositalia, fiera bresciana di comprovata esperienza, in programma per il prossimo febbraio. Cosmofood si rivolge in modo particolare alle aziende produttrici con marchi Docg, Doc, Igp e Sgt e a coloro che utilizzano tecnologie innovative e all’avanguardia negli ambiti dell’enogastronomia, della ristorazione e delle attrezzature professionali. www.cosmofood.it
la sera dell’8 novembre si terrà l’opening gala dinner, a conclusione della giornata denominata bio&dinamica. Dal 9 all’11 novembre l’evento entrerà nel vivo, nelle belle sale del Kurhaus, con il meglio del food&wine italiano ma anche internazionale in mostra nelle diverse sezioni: Culinaria, BeerPassion, GourmetArena e, naturalmente, Wine Festival. Si mormora di qualche novità e di master class veramente imperdibili, con grandi nomi dello star system del mondo del vino e annate storiche. Il programma completo sarà sul sito a partire dal 1° agosto. www.meranowinefestival.com PRESENTI SITEVI Montpellier (Francia) 26 – 28 novembre 2013
Forte del successo della precedente edizione, la fiera di Montpellier torna dopo due anni, riproponendosi come vetrina internazionale di grande importanza per i settori vitivinicolo, ortofrutticolo e dell’olivicoltura. In un’atmosfera sempre più conviviale, il salone si preannuncia come un’autentica piattaforma d’incontri e d’affari per tutti gli operatori, confermando inoltre la propria dimensione internazionale ed il suo dinamismo grazie a numerose novità, come la Giornata dell’Olivicoltura, la Galleria dell’Innovazione, il Villaggio delle Professioni, la Wine Maker Experience e altre. Non mancheranno i momenti di approfondimento, le conferenze tecniche e economiche, i workshop e le visite ad aziende agricole. Con i suoi 48 mila visitatori e oltre 700 espositori (numeri del 2011), la fiera ribadisce il suo prestigio e la sua leadership per quanto riguarda le innovazioni di settore. Dallo scorso anno, Sitevi e Vinitech (l’altra fiera analoga di Bordeaux) si sono alleate per organizzare insieme manifestazioni della filiera vigna-vino e ortofrutta sui principali mercati internazionali (Sitevinitech Chile, dal 5 al 7 giugno; Sitevinitech China, dal 5 al 7 luglio). www.sitevi.com
I Grandi Vini Vini I Grandi 69
di Cristiano Magi
Tensione sui dazi tra Cina e Unione Europea L’Italia prepara comunque piani di investimento a lungo termine sul vino in Cina
Vini Vini II Grandi Grandi
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annelli solari cinesi contro vino europeo: di questo si tratta. È una guerra commerciale che la Cina e l’Unione Europea stanno portando avanti e che vive di alti e bassi, infiammandosi e raffreddandosi ma rimanendo comunque sempre accesa, visto che entrambe le parti sanno che ogni accordo è in realtà una tregua che potrà saltare per riaprire trattative future. La prima a scomporre l’equilibrio è stata la UE, con l’annuncio dell’introduzione di un dazio più pesante sui pannelli solari cinesi – dall’11,8% al 47,6% – previsto dal 6 agosto 2013. Come reazione la Cina ha annunciato indagini sulle spedizioni di vino europeo, forte delle recenti frodi nel campo agroalimentare che hanno coinvolto anche l’olio italiano. I vini europei sono accusati dalle autorità cinesi di avere prezzi troppo alti per la qualità offerta e inoltre la quantità importata nel paese viene definita eccessiva. I pesi in campo sono però ben diversi: le esportazioni europee di vino in Cina sono state nel 2012 pari a 763 milioni di euro, un valore importante ma molto inferiore rispetto ai 21 miliardi di euro delle esportazioni nell’Unione Europea di pannelli solari Made in China. A risentire di più delle tensioni potrebbero essere soprattutto Francia, Spagna e Italia, che oltre a essere i principali esportatori di vino europeo in Cina sono stati anche tra i sostenitori dei
dazi sui pannelli solari. Oltre alle diplomazie si muovono anche i privati, che cercano di costruire ponti e di lavorare nonostante le difficoltà: tra questi ci sono l’Istituto Grandi Marchi con a capo Piero Antinori e il Consorzio Italia del Vino presieduto da Ettore Nicoletto. Insieme hanno elaborato un piano triennale – l’investimento previsto è di 4,7 milioni di euro – dedicato soprattutto alla formazione nel campo della cultura del vino italiano. Secondo i due consorzi il problema principale risiede nella frammentazione della proposta italiana: per anni le aziende si sono presentate individualmente e hanno cercato di spiegare a un pubblico non completamente formato la complessità del vino italiano, dando troppe informazioni in troppo poco tempo. Per questo la strategia individuata è quella di formare gli operatori della filiera distributiva, anche direttamente in Italia, in modo tale che possano osservare la complessità della produzione italiana e siano poi in grado di raccontarla in Cina attraverso lo storytelling. Verranno intraprese anche iniziative dirette a un pubblico ampio: sarà realizzato un dizionario con i vocaboli enogastronomici italiani tradotti in mandarino, verrà scritta una guida sugli abbinamenti tra le ricette tradizionali cinesi e i vini italiani e sarà sfruttato il potenziale del web attraverso un sistema integrato che vedrà la partecipazione di giornalisti, blogger e chef cinesi. •
PELLICOLE DI GUSTO ( di Lorenzo Bianciardi - lorenzo@igrandivini.com )
Soul Food e i sapori della vita L’anima del cibo o il cibo dell’anima? Un gioco di parole che fin dal titolo rende intrigante Soul Food (1997). Conosciuto in Italia come I sapori della vita, il film del regista americano George Tillman Junior sceglie il punto di vista di un bambino, Ahmad, il piccolo nipote di Mama Joe, per raccontare la storia di una famiglia borghese afroamericana alla prese con un ricambio generazionale che sembra minarne le fondamenta. Riusciranno quarant’anni di tradizione e una sfilza infinita di portate a riunire al completo tutti i parenti nella consueta cena domenicale? È questo il piano orchestrato di nascosto da Ahmad per rimettere in piedi i rapporti familiari ed esaudire l’ultimo
dei desideri espressi in fin di vita dalla capo famiglia Mama Joe: una signora d’altri tempi, come la sua cucina, fatta di «quattro pizzichi», senza mai usare il misurino, secondo il principio che l’ingrediente più importante dei piatti è «l’amore con cui li fai». Fulcro della storia, il consueto rito domenicale: una cena fatta non solo per mangiare, ma soprattutto per condividere insieme gioie e dolori. Attorno ai piatti tradizionali della vecchia nonna si celebrano liti e battibecchi di famiglia, con le due sorelle più grandi a recitar la parte «dell’olio e dell’aceto», due ingredienti che in padella si “respingono”. Ma la difficile convivenza tra figlie è mitigata
e nella storia presente
I Grandi Vini Vini I Grandi
appassionati: un turista può scommettere con ragionevole certezza che un azienda segnalata sarà aperta e pronta ad accoglierlo al suo arrivo, senza costringerlo a girare per chilometri alla ricerca di un sospirato posto aperto nel quale potersi fermare. Può sembrare scontato ma molti percorsi italiani soffrono proprio a causa della carenza di segnaletica, di personale che parli almeno la lingua inglese e per aperture estemporanee a volte davvero incomprensibili. Questo sistema funziona: le visite alle cantine generano per alcuni produttori sudafricani vendite dirette anche molto alte, a volte pari addirittura al 50% del totale. Tra i luoghi più visitati, a mezz’ora da Città del Capo, c’è l’azienda vinicola più antica del Sudafrica, Groot Constatia. È possibile poi imboccare la strada del vino, la Wine Route – lunga oltre 850 chilometri – che da Città del Capo si spinge verso nord-est attraversando il Cape Winelands, il distretto del vino appunto, per raggiungere le cittadine di Stellenbosch, Paarl e Franschhoek. Tra le
( di Cristiano Magi )
I paesi BRICS oltre a essere interessanti per la crescita economica sono spesso capaci di generare anche una forte attrazione che va oltre l’interesse commerciale. Il Sudafrica può giocare su vari aspetti affascinanti del proprio territorio, su una cultura molto complessa e poliedrica ma anche sorprendere il visitatore grazie a eccellenti percorsi enoturistici. Per gli amanti del vino e per chi con il vino lavora può rappresentare un’occasione per unire il piacere del viaggio all’opportunità di imparare qualcosa di nuovo, sfruttando magari l’inverno australe per sfuggire al caldo europeo durante il tempo delle vacanze estive. Il turismo del vino in Sudafrica è un fenomeno di massa e la forza delle aziende vinicole del paese risiede certamente nell’organizzazione e nell’accoglienza; la maggioranza è infatti attrezzata con sale per la degustazione e con addetti preparati ed estremamente cordiali. Le aperture delle cantine non sono un evento eccezionale, relegato ad alcune ricorrenze conosciute soltanto dai veri
aziende presenti si fanno notare soprattutto Motte, Couronne, Ormarins e Dieu Donné ma la scelta è davvero ampia. Tutto molto bello e pittoresco, ma non va mai dimenticato quanto il Sudafrica sia un luogo difficile e pieno di contrasti, un paese che ha visto scioperi e proteste spesso represse violentemente, manifestazioni per ottenere un approccio equo ed etico al lavoro, anche quello nelle vigne. Il paese, nonostante tutte le difficoltà, rimane comunque la porta di accesso principale al continente africano, come ha dimostrato anche recentemente la visita del presidente americano Barak Obama, fatta per dimostrare che gli Stati Uniti sono interessati all’Africa e che non intendono lasciarla nelle mani della Cina, già fortemente presente su molti territori. Il programma Power Africa porterà nel continente investimenti statunitensi per 7 miliardi di dollari e dovrebbe raddoppiare l’accesso all’energia nell’Africa SubSahariana, con la speranza statunitense di essere solo il primo dei numerosi rapporti importanti da instaurare nel prossimo futuro. Un paese e un continente per anni dimenticati sembrano adesso essere al centro del mondo, in parte anche di quello del vino. •
Il vino nel Bric
Sudafrica, un viaggio nel vino
dai tipici piatti del sud preparati dalla nonna: come ci spiega la voce del piccolo Ahmad, «durante lo schiavismo, cucinare era l’unico modo che avessero i neri per esprimersi a vicenda il loro affetto». E infatti il termine soul food, in lingua inglese, non richiama solo il “cibo dell’anima”, ma si riferisce anche ad un tipo di cucina tradizionale della comunità afroamerica: piatti poveri a base di maiale, cucinati spesso con foglie di cavolo. Ingredienti semplici ed essenziali per un gusto che è un collante: «si fa quello che va fatto per salvare la famiglia», dice Mama Joe. Capace, non a caso, di inventarsi sempre qualcosa di buono in cucina, pur di tenere saldi i rapporti con i propri cari…•
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n e e r G & o i B s w e N aglini
a Cianc
di Marin
Vino e terracotta, corsi e ricorsi storici La vinificazione nelle anfore per esaltare l’espressività del vitigno. Molti i produttori, soprattutto naturali, che la stanno sperimentando
Vini Vini II Grandi Grandi
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i può sostituire, per la vinificazione del vino, l’acciaio o il legno con le anfore di terracotta e quali benefici può apportare questo contenitore? Il binomio tra vino e terracotta ha origini antiche, che risalgono alla Magna Grecia, ma la viticoltura contemporanea ha, da diversi anni, ricominciato a sperimentare questo materiale per la vinificazione. Le anfore della Georgia sono le più diffuse ma il distretto del cotto imprunetino, in Toscana, ha trovato il modo di rispondere a un’esigenza evidentemente in crescita. Questo il cuore del dibattito “La terracotta e il vino” curato dall’agronomo Francesco Bartoletti, che si è discusso lo scorso giugno all’Impruneta nella fornace di Artenova, azienda a conduzione familiare di Leonardo Parisi, la prima in Italia che ha iniziato a sperimentare la produzione di giare per la vinificazione, in un momento di confronto e di degustazione alla presenza di produttori, enologi, giornalisti e appassionati. I vantaggi nell’usare
questo materiale naturale per la vinificazione, sono il controllo delle temperature, soprattutto se le anfore vengono interrate, una migliore ossigenazione e soprattutto una minore caratterizzazione olfattiva rispetto al legno. Inoltre, una scelta di vinificazione che spesso viene fatta in concomitanza all’uso delle anfore, sono le lunghe macerazioni, che permettono un uso inferiore di solforosa. Questi motivi fanno sì che molte delle aziende che si avvicinano a questo tipo di sperimentazione siano biologiche o biodinamiche, in virtù proprio di una ricerca di maggiore naturalità e di maggiore potenzialità espressiva del vitigno. Tra i produttori presenti che hanno fatto questo tipo di scelta anche Luca di Napoli Rampolla, del Castello dei Rampolla, cantina pioniera della biodinamica nel Chianti Classico, che afferma che l’effetto della vinificazione in anfora impatta in misura inferiore sul sapore del vino rispetto ai contenitori di legno. Economicamente parlando, le anfore posso-
no far risparmiare nel lungo periodo, con un costo iniziale pari alle barrique ma con una capacità di durare nel tempo superire. Inoltre, la crescente attenzione delle aziende per questo tipo di materiale potrebbe rappresentare un’opportunità di diversificazione per un distretto da tempo in crisi come quello del cotto. I vini degustati, 3 bianchi e 5 rossi, dal nord al Sud Italia, dall’Austria all’Australia, tutti vinificati nelle anfore prodotte da Artenova, hanno dimostrato una qualità media decisamente buona. Trattandosi di vitigni e zone totalmente diverse tra loro è difficile tracciare una linea generale ma si possono identificare delle caratteristiche comuni nella sapidità, nei profumi agrumati per i bianchi e, nei rossi, in alcuni sentori evolutivi che, allontanandosi dalle famiglie terziare della tostatura e delle spezie , vanno piuttosto verso la terra, il sottobosco e i minerali. www.terracotta-artenova.com
Noi vediamo il bicchiere mezzo pieno. E voi?
Asti
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Bollicine News di Giovanni Pellicci
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ESTERO
Il Prosecco chiede la tutela anche in Brasile e Australia Il tema della tutela delle denominazioni del Prosecco nei Paesi Terzi è stato al centro dell’incontro organizzato a Treviso dal Consorzio di tutela della Docg Asolo Prosecco Superiore, Consorzio di tutela della Docg Conegliano Valdobbiadene Prosecco Superiore e Consorzio di tutela della Doc Prosecco. Con Armando Serena, Innocente Nardi e Stefano Zanette si sono confrontanti i membri del’Intergruppo Vini del Parlamento Europeo, composto dalle europarlamentari Astrid Lulling, Christa Klass, Agnès Le Brun. Nell’incontro, promosso dal’Onorevole Giancarlo Scottà, oltre al tema di una tutela sempre più ampia, è stata analizzata anche la problematica del croato Prošek. “Quest’anno l’Italia festeggia il 50° anniversario della legge che tutela le denominazioni di origine – commenta Innocente Nardi, presidente del Consorzio Tutela Conegliano Valdobbiadene Prosecco Superiore - e questa storicità dimostra quanto sia importante per il nostro Paese salvaguardare la propria identità. Il tema della tutela è per noi centrale non solo per offrire garanzie al consumatore ma
anche per proteggere il lavoro dei produttori che con serietà ed impegno hanno costruito il successo di questo vino. Una protezione che deve essere garantita anche nei Paesi Terzi. Per ora è stato ottenuto un risultato straordinario grazie agli accordi bilaterali negli Stati Uniti ma il prossimo obiettivo saranno Brasile ed Australia, dove il nome Prosecco non è ancora tutelato”.
Positivo confronto con l’Intergruppo Vini del Parlamento Ue a Treviso sul tema della difesa nei Paesi Terzi
L’EVENTO
Lady Asti sbarca in Cina e cambia musica
Vini Vini II Grandi Grandi
Al via il nuovo progetto di comunicazione dell’Asti Docg che punta al mercato cinese con donne e social network protagonisti
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L’Asti Docg fa rotta verso la Cina con il progetto “Lady Asti”. Ovvero un’intrigante bottiglia nera satinata con etichetta e scritte dorate che punta a diventare la regina dei brindisi made in Cina. Come? Con una nuova campagna di comunicazione che, varata dal Consorzio piemontese, vedrà la musica, ossia il karaoke, le donne e i social network i protagonisti. “Il pubblico femminile, come dimostrano le indagini di mercato nei principali Paesi, gradisce l’Asti Docg per la sua dolce fragranza, i profumi, la leggerezza e la scarsa alcolicità – spiega Gianni Mazrzagalli, Presidente del Consorzio dell’Asti - .Il nostro vino,
da sempre legato a momenti di festa e di allegria, troverà in Cina nuove occasioni di consumo”. “Lady Asti” farà infatti il suo ingresso all’interno delle sale Key Tv, luoghi di ritrovo molto diffusi per giovani e famiglie all’insegna per cenare, bere e cantare. Quelle Asti Docg saranno le bollicine ufficiali del concorso (19 aziende aderenti) che verrà sviluppato su migliaia di micro blog e che sul sito www.ladyasti. com, per raccoglierà voti e preferenze sulla migliore interpretazione di karaoke. Un modo, per l’Asti, per entrare sul mercato cinese passando dalla porta glamour.
Cavit acquista la griffe tedesca Kessler La cooperativa trentina si espande nella Germania del sud valorizzando le uve Chardonnay Cavit fa shopping in Germania. La cooperativa italiana che rappresenta il 60% della produzione vitivinicola trentina ha infatti definito l’ingresso nel capitale di Kessler, storica cantina della regione del Baden Württemberg, nel sud della Germania, specializzata nella produzione di spumanti di qualità. Quello tedesco è un mercato fondamentale per la spumantistica, rappresentando il 22% del consumo mondiale e con una forte predilezione per il prodotto nazionale, ancorché realizzato con vini base provenienti dall’estero. Kessler è una cantina fondata nel 1826 e a conduzione familiare per sei generazioni, fino al 2004, anno in cui una cordata di investitori l’ha rilevata per rilanciarne il marchio. Kessler produce e commercializza circa 1 milione di di bottiglie di spumante, per un fatturato di circa 5 milioni di euro. “L’importanza del mercato tedesco per la spumantistica – ha affermato Enrico Zanoni, Direttore Generale di Cavit – e l’opportunità di un ulteriore canale di valorizzazione delle uve Chardonnay dei nostri soci sono state le motivazioni principali che ci hanno portato a questa operazione”. Cavit presiederà il CdA della società tedesca mentre la gestione operativa dell’azienda resterà affidata al management attuale, che opererà in costante accordo con quello trentino.
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Distillati & Co di Giovanni Pellicci
L’INTERVISTA
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La Grappa fa boom anche nell’Est Europa e in Asia
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Dall’analisi dei dati si legge che gli orizzonti della Grappa sono sempre più ampi. Quali saranno i vostri obiettivi per la seconda metà del 2013 per export e promozione all’estero? “L’obiettivo principale delle nostre imprese, complice il calo dei consumi interni, consiste nel ricercare opportunità di business in tutto il mondo, allo scopo di favorire la crescita. Grazie alla qualità raggiunta dalle nostre produzioni e all’aumento delle esportazioni, negli ultimi anni, abbiamo visto crescere la competitività delle nostre piccole imprese. La grappa si è ritagliata nuovi spazi anche in Paesi che, oltre ad essere consumatori, sono anch’essi produttori: oltre alla Germania, infatti, che da sempre acquista i nostri distillati, stiamo vivendo un vero e proprio boom nell’Est Europeo e in Asia. In generale, le esportazioni sono cresciute del 15%”. Sono in crescita i furti di alcol alle aziende. Quanto incide il problema sul settore e qual è la risposta delle imprese? “Il problema non è una novità per il settore, che lo denuncia da anni. Di recente, tali furti stanno assumendo forme sempre più violente fino a giungere alla rapina a mano armata. Alla questione di ordine pubblico e criminalità ordinaria si aggiunge il danno economico che coinvolge piccole imprese. Ma quel che è peggio è che, nonostante il furto, l’imprenditore, come imposto dalle normative UE, è costretto a pagare le accise su un quantitativo di alcol che non è mai arrivato sul mercato. Infatti, l’abbuono dell’imposta è previsto solo nel caso di perdita irrimediabile o distruzione totale avvenute per caso fortuito o forza maggiore ma la normativa vigente specifica, altresì, che la perdita irrimediabile dei prodotti sottoposti ad accisa si verifica quando gli stessi risultino inutilizzabili per gli scopi per i quali sono stati prodotti”. Quale tema prioritario intendete sottoporre all’attenzione del neo Ministro delle Politiche Agricole Nunzia De Girolamo? “Innanzitutto il vincolo di imbottigliamento della grappa e l’articolo 62. Per la grappa, fiore all’occhiello del nostro settore, chiediamo una tutela forte. In merito al vincolo di confezionamento nella zona di produzione, il Mipaaf ha già depositato, ormai 18 mesi fa, la proposta di “scheda tecnica” relativa alla IG Grappa. La nostra acquavite di bandiera è spesso commercializzata e trasportata allo stato sfuso per il successivo imbottigliamento. Il nostro timore è che il
prodotto sfuso possa essere miscelato con prodotti diversi, per essere poi venduto al consumatore con la ben nota denominazione “Grappa”, cui l’UE ha concesso lo status protetto di IG, Indicazione Geografica. L’art. 62, invece, ha portato un indubbio miglioramento dei rapporti commerciali ma restano
insolute alcune questioni. Chiediamo infatti di chiarire definitivamente che, pure per i prodotti alcolici, i termini di pagamento sono quelli previsti dalla norma stessa eliminando ambiguità che derivano invece dalla lettura dal decreto applicativo ed agevolando la contabilità aziendale”.
Antonio Emaldi, Presidente di AssoDistil, fotografa un settore in espansione all’estero ma alle prese con nuove problematiche interne
L’EVENTO
te r e p A ie r e p p a r Dieci anni di G sieme alle
protagonista as bre il distillato Domenica 6 otto i miche regional tipicità gastrono
e, in programma a decima edizion all a ar ep le pr si te ll’Istituto Naziona Grapperie Aper nto promosso da ve L’e ly e. Ita br in to e ot ad domenica 6 e il distillato m e e far conoscer o ar nn izz ha lor e va ch r i at pe Grappa ila appassion nte no da oltre 30 m ina an sc ni ffa og l’a ito n gu co è se to diretto entrare in contat il tema l’opportunità di ione numero 10 diz l’e r Pe . pa ap appa gr lla mondo della izzazione de Gr mento e la valor ina bb tori, l’a rri te rà i sa ttiv re condutto e dei rispe icità gastronomich più tip e e all ien rit e e ion ch laz o in re are nel mod ia potrà interpret che ogni distiller opportuno. erte.it www.grapperieap
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ExtravergineNews di Giovanni Pellicci
Filiera più unita e corretta educazione alimentare fin dalle scuole Con il Presidente del Consorzio Extravergine di Qualità (Ceq), Elia Fiorillo, tracciamo un quadro sullo stato di salute del mondo dell’oro verde made in Italy. Nonostante la crisi economica in atto, i consumi di olio extravergine d’oliva in Italia stanno reggendo e l’export segna dati in aumento. L’oro verde è anticiclico o c’è dell’altro? “La domanda di olio di oliva in Italia e nel mondo non è “rigida”. Il che significa, in concreto, che statisticamente, nel caso di sensibili aumenti dei prezzi, assistiamo a una diminuzione delle vendite. È altrettanto vero però che tale elasticità della domanda, con il passare degli anni sta migliorando, nel senso che a fronte di prezzi alti - se è vero che si assiste comunque ad un calo dei consumi -, è altrettanto vero che tale decremento è comunque meno marcato rispetto al passato. Ciò si spiega anche con la diffusione delle campagne promozionali istituzionali condotte in questi ultimi anni anche dal Consorzio. Se osserviamo i dati di alcuni tra i mercati più importanti per lo sbocco dell’olio d’oliva notiamo, ad esempio, un calo dei consumi, anche se in alcuni di essi, in termini di quote di mercato, l’Italia ha avuto un incremento. Ciò si spiega con l’immagine premium del prodotto concepito in Italia. Se il differenziale di prezzo, ad esempio, tra un prodotto spagnolo e un prodotto italiano è minimo, il consumatore premia quello proveniente dall’Italia dove sanno che esiste una cultura della buona cucina, famosa nel mondo”.
L’appello di Elia Fiorillo al nuovo Ministro De Girolamo per la tutela della qualità. “Candidiamo la cucina italiana a patrimonio Unesco” E’ ovviamente prematuro parlarne alla fine di luglio, ma quali sensazioni avete in vista del prossimo raccolto? “Le sensazioni sono di una discreta campagna. In alcune aree la produzione potrebbe essere molto buona (Puglia, Campania, Calabria), mentre in altre, per gli effetti micro climatici, meno buona. Anche in Spagna certamente non ci si aspetta una campagna disastrosa come quella dello scorso anno, ma sicuramente non sarà ai massimi storici come siamo stati abituati in passato. Sul fronte dei prezzi permane lo stato d’incertezza circa l’andamento della campagna futura e per questo il
LA SFIDA ITALO-SPAGNOLA
(dati che confrontano il primo trim
livello dei prezzi della materia prima si mantiene su livelli sostanzialmente di stabilità”. Quale tema prioritario intendete sottoporre all’attenzione del neo Ministro delle Politiche Agricole? “L’unione della filiera. E’ un problema veramente prioritario per la nostra olivicoltura, ma non solo. Finché il mondo agricolo e quello industriale marceranno divisi, senza fare squadra, le grandi potenzialità che l’agroindustria può mettere in campo si disperderanno in polemiche ormai fuori dalla storia, favorendo i nostri concorrenti. È necessario spendere risorse per la diffusione della cultura dell’olio d’oliva in modo tale da rendere la scelta d’acquisto del consumatore sempre più consapevole. Serve la formazione puntuale del consumatore su basi salutistiche, scientifiche. Non, certamente, gli interessati spot di questa o quell’altra organizzazione. Il Ministro delle Politiche Agricole dovrebbe farsi promotrice di un’iniziativa legislativa che introduca l’educazione alimentare nella scuola dell’obbligo. Se è vero che “siamo quello che mangiamo”, si può comprendere quant’è importante per la salute un’iniziativa del genere. Ma anche per le casse dello Stato sarebbe un vero e proprio investimento: farebbe risparmiare alla sanità pubblica miliardi di euro. Chiederei al ministro, infine, di attivarsi affinché la Cucina Italiana fosse riconosciuta dall’Unesco come patrimonio immateriale dell’umanità. La Cucina italiana, che è cosa diversa dalla Dieta mediterranea, non né certamente seconda alla Cucina francese”.
DELL’OLIO
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estre 2012 e 2013)
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Italia Spagna 2012 2013 Stati Uniti 201 2 61% 80% Giappone 39% 55% 57% Cina 45% 34% 39% Russia 66% 28% 31% 72% Quota mercato (I^ trimestre 2013) Italia 47% Spagna 53%
2013 20% 43% 61% 69%
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LA NEWS
A tutta Birra di Chiara Martinelli
NEW ENTRY
Ecco la Toz, naturale, fresca, giovane Birra Castello: una bionda ecologica che corre sui binari
Mix vincente per il lancio estivo di Birra Toz e geniale intuizione della figlia del produttore friulano che ha fatto centro con il suo personaggio in sella a uno scooter. Quanti di noi hanno incontrato almeno una volta il pittoresco tipo di paese che fa tappa fissa al bar della piazzetta locale. Spirito genuino quindi che rispecchia la produzione artigianale, costruita con ingredienti naturali, lontana dal prodotto industriale e disponibile oggi in due versioni. Tappo rosso per la Toz (bionda classica) di facile beva, tappo bianco per la Easy (bionda frizzante) pungente nella speziatura più vicina al tabacco. Toz premia i suoi consumatori scaricando l’app gratuita che permette di fotografare il qr code sul retro di ciascuna bottiglia e facendo partire in automatico l’aggiornamento di un punteggio. In palio c’è sempre lui, il paffuto Toz: t-shirt, casco e punteggio massimo uno splendido scooter. Ne sarà lusingato il buffo signore friulano, mentre è già molto cliccato il sito ufficiale di birratoz.it.
L’azienda friulana predilige le rotaie per abbattere le emissioni di co2 e arrivare più puliti a destinazione Accordo green con il ministero dell’Ambiente per il gruppo friulano Birra Castello Spa, per promuovere la riduzione di carbonio su tutta la filiera del settore, dalla produzione alla distribuzione di birra. L’idea ecologica è quella di far viaggiare mensilmente un vagone di birra dall’interporto di Cervignano fino alle stazioni di Catania e Bari. Un risparmio notevole rispetto al trasporto convenzionale su camion, considerando i minor consumi di energia primaria e il basso tasso di inquinamento ambientale. Un progetto che mira all’analisi e alla riduzione delle emissioni di Co2 spalmato su tutto il sistema produttivo e supportato da un protocollo internazionale di calcolo che mira a riconoscere l’impronta di carbonio, simbolicamente rappresentato dal ciclo di vita della bottiglia Castello da 33 cl. Infine, la definizione di un carbon management che permetterà all’azienda di creare compatibilità tra sistema amministrativo e gestionale. Anche la gestione aziendale sarà quindi in grado di rilevare l’impatto ambientale del cosiddetto “carbon footprint”, l’impronta di carbonio, mantenendo saldo l’obiettivo di minimizzazione delle emissioni e il conseguente miglioramento della gestione ambientale.
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do della cellenze del mon e raccoglie le ec ch ionati a ne lez zio se sta ci ife rifi a trentina i bir tazioni, la man Un en le. rm na Fe r le zio pe na a er at a ed evoc iva: di quella int Prima roman ation scenografic e in piccola parte loc na a lia a un re ita di nd o ale (A nd i ian or sfo birra artig allestiti sullo o dei suoi ideat i norama italiano, e lo definisce un de pa m à il co e alt l” ar re va nt e sti nt se fe re ce n rapp ro Italico. “U izzare la cres Fo l lor va de e ole or vu cu l e e er ne ch o srl) are e diffond Officine Farneto , insieme a Sfer i. Aiutare a coltiv Cronache di Birra liti luoghi comun so i da questo motivo, i r or Pe fu Turco, autore di o tti. rd ndo lo sgua tutti i suoi aspe rta le po ibi ni ss lia po ita o di chi i più ific il microbirr ndividerne settore a sostegn Italia significa co ofessionisti del in pr e ria ibizioni ra ef es bir ch lo ra ni, so ltu zio n la cu rne parte. No inari, degusta fa m a se , re rti tra pe en es à ttore e vuole le birraia che sta l’evento ospiter volta a questo se e corrente cultura a nt im ce pr re a la r un pe di te, con e si approccia e premiazion olto anche all’ar za, condivisione Uno sguardo riv en si. sc es no cc enderà co su pr a ti e m , ita ch dunque opera viva nendo i mer entazioni Attive” crescendo e otte m te er “F en m ne iva zio ss lla re prog afie, e l’insta strazioni e fotogr una mostra di illu stival. fe di i rn dei tre gio forma nel corso it ni. zio ta rman Per info: www.fe
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Il Libro
di Mariavera Speciale
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Bolle Rosse e Bolle Bianche Non è una guida al Lambrusco, né un compendio che vuole coglierne ogni aspetto, ma un viaggio in terra emiliana alla scoperta di un vino che come pochi altri rappresenta il suo territorio. Questo piccolo libro racconta il Lambrusco a partire dalle sue origini, descrivendone caratteristiche ampelografiche, varietà principali, tecniche di lavorazione, cantine ed etichette, ma soprattutto dando voce a chi lo produce con passione da generazioni, indifferente alle mode e alle richieste del mercato. Anche se a detta degli autori è ormai il Sangiovese a farla da padrone in ristoranti e osterie, il Lambrusco resta il vino dell’Emilia e dei sapori
della tradizione. E come non associare il gusto di capocollo, mortadella, tortellini e cotechino alla sua schiuma rossa e fruttata, a quel delicato tocco floreale e alla sapida mineralità che pulisce la bocca e invita a nuovo assaggio? Il viaggio di Alfonso Isnelli e Luca Burei si completa con le Bolle Bianche di Francesco Romanazzi, il capitolo che da spazio ai frizzanti emiliani bianchi, forse meno noti ma ugualmente interessanti. In breve, novantasei pagine di amore per una terra raccontata attraverso i suoi vini, tra personaggi memorabili, locali da intenditori e squisite ricette.
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Alfonso Isinelli, Luca Burei Bolle Rosse. Frizzante viaggio in terra di Lambrusco Edizioni estemporanee 2012
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Barbatelle di qualità per un prodotto di qualità
In Trentino, in un territorio unico per posizione e clima, moltiplichiamo più di 120 varietà da vino e 20 varietà da tavola che danno origine con un’ampia gamma di selezioni clonali innestate sui principali portinnesti, ad oltre 500 combinazioni per ogni esigenza. Dall’impegno, dal lavoro e dalla grande esperienza dei soci dei Vivai Cooperativi di Padergnone vengono moltiplicate le barbatelle che contribuiscono alla nascita dei migliori vini italiani. Soc. Coop. Agr.
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di Claudia Cataldo
Coming soon: il nuovo www.igrandivini.com Squadra che vince non si cambia, ma si migliora: con questa filosofia stiamo lavorando al nuovo sito de I Grandi Vini. Una nuova grafica, news aggiornate e numerose sezioni, interviste e periodici guest posts e tanti contenuti multimediali. Ancora il progetto non ha assunto una forma definitiva ma l’obiettivo è ben chiaro: fornire uno strumento utile, divertente e fruibile per tutti gli appassionati di vino. Più foto e video quindi, ma anche maggiore spazio al commento e alla condivisione. Il
sito sarà in doppia lingua (italiano e inglese) per venire incontro a lettori di altre nazionalità, consci del fatto che siamo di fronte ad un mondo del vino sempre più allargato. Alle cantine sarà dedicato uno spazio ad hoc, con foto, geolocalizzazione, descrizione aziendale e prodotti. Anche l’e-commerce, già attivo da tempo, sarà integrato nel nuovo portale,
con una sezione WineClub dove acquistare i vini in vetrina, corredati da schede tecniche, consigli per l’abbinamento e ricette. Il sito sarà online da fine settembre. Come di dice in questi casi, stiamo lavorando per voi: motivo per cui ogni suggerimento o spunto non può che essere ben accetto. Scrivete a info@igrandivini.com.
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PRESENTI
Prende il via il progetto Contag, una nuova piattaforma in grado di rivoluzionare i contatti tra espositori e visitatori
Il tema della sostenibilità è protagonista a Simei 2013
di Marta Mecatti
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tanchi di portare con voi, visitando gli stand di una fiera, depliant, brochure, biglietti da visita e borse loggate? Niente paura, a Simei-Enovitis potrete usufruire di Contag, la nuova chiave di accesso per ottimizzare al meglio i contatti con gli espositori. Il sistema innovativo basato sullo scambio di informazioni tramite onde NFC rappresenta una novità assoluta, che sarà inaugurata per la prima volta in Italia in occasione di una manifestazione fieristica. Per utilizzare Contag, piattaforma tecnologicamente molto raffinata ma al tempo stesso user friendly, innanzitutto occorrerà pre registrarsi sui siti www.simei.it oppure www.enovitis.it e stampare il badge d’accesso alle manifestazioni. La novità di Contag riguarda il porta-badge che viene assegnato a ciascun visitatore: dotato di microchip, infatti, può essere posizionato vicino ad un dispositivo elettronico presente all’interno di ogni stand e contenente un archivio di informazioni aziendali che l’espositore desidera veicolare ai propri prospect. Naturalmente, saranno proprio i visitatori a scaricare i con-
tenuti direttamente sul proprio computer, semplicemente inserendo l’indirizzo mail della preregistrazione e il codice alfanumerico del porta-badge in fase di collegamento ai siti di Simei-Enovitis. I vantaggi sono reciproci: gli espositori potranno chiedere un report all’ente organizzatore sulle visite effettuate presso il proprio stand, mentre il visitatore, liberandosi di tutto il materiale cartaceo, potrà muoversi più comodamente tra i padiglioni. Grazie a questa nuova tecnologia che consentirà di risparmiare tonnellate di carta e plastica, quindi, l’impatto ambientale di Simei 2013 sarà inferiore alle altre edizioni. Inoltre, anche quest’anno, non mancheranno il “Diploma Novità Simei-Enovitis 2013” e il “Premio all’Innovazione” che saranno consegnati alle aziende vincitrici dell’ “Innovation Challenge”. Scopo del concorso, promosso da Unione Italiana Vini, ente organizzatore della fiera, è quello di dare un contributo a tutte quelle aziende che abbiano sviluppato un prodotto, servizio o attrezzatura con una significativa componente di innovazione. •
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la Vespolina Dall’Oltrepo pavese un’uva dolce come il miele
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l suo nome più antico è Ughetta di Canneto e sin dal Settecento era la varietà autoctona più diffusa nell’alto Piemonte. Si trovano attestazioni della sua presenza sul territorio in diversi documenti del tempo, tra erronee assimilazioni ad altre varietà – come la Barbera astigiana – e parole di elogio che ne mettono in risalto l’appartenenza geografica. Poco prima dell’invasione della fillossera, l’uva tanto amata dalle vespe da essere comunemente chiamata “Vespolina” era così diffusa da spingere il conte Gallesio a dedicarvi un’intera monografia in cui venivano classificate diverse tipologie di Ughetta presenti nelle valli novaresi, vercellesi, alessandrine e oltrepadane. Quasi sterminato prima dall’epidemia e poi dalla
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scelta dei viticoltori di puntare sulla più resistente Barbera, l’antico vitigno principe del Piemonte ha corso seriamente il rischio di scomparire dal panorama ampelografico italiano prima di essere riscoperto sull’onda dell’attenzione recente per le perle autoctone dimenticate. Oggi viene coltivata nelle province di Como, Pavia (in particolare intorno a Voghera), Novara (Ghemme e Gattinara), Piacenza (Bobbio), nel Biellese e nell’Alto Vercellese. Particolarmente delicata e soggetta agli attacchi di peronospora e oidio, la Vespolina ha vigoria moderata e maturazione irregolare, alterna annate molto produttive ad annate particolarmente scariche. Teme la siccità ma al tempo stesso risente di un’umidità eccessiva, preferisce i terreni freschi, leggeri, non troppo profondi che la lasciano maturare con più facilità. La foglia è piccola, frastagliata, pentagonale, a cinque o sei lobi; il grappolo è medio, spargolo, cilindrico-piramidale e un po’ alato, dal peduncolo lungo e verde sfumato di rosa; gli acini, ellissoidali e di media grandezza, presentano una buccia pruinosa, sottile e dal colore blu scuro. La dolcezza delle sue uve ne ha fatto per molto tempo una varietà “migliorante”, ideale per tagli nobili e per offrire colore e alcolicità. Oltre ad essere protagonista delle Doc Colline Novaresi e Coste della Sesia, la Vespolina concorre, tra le altre, alle Doc “Rosso Oltrepò”, “Buttafuoco” e “Sangue di Giuda”, oltre che alla Dogc “Ghemme”.
Ricambi e soluzioni per vendemmiatrici ed accessori per viticoltura SOLUZONI PER LEGATURA LaCruz S.r.l. Via Concordia, 16 Z.I. 31046 Oderzo (TV) Italy Tel: +39 0422.209006 / Fax +39 0422.810028 www.lacruz.it - info@lacruz.it
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SPOLI VE
C’era una volta…
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POLINA ES
di Mariavera Speciale
La rubrica dedicata alle antiche varietà autoctone italiane meno conosciute che grazie al lavoro di viticoltori coraggiosi e amanti del loro territorio mettono in luce la grande varietà e ricchezza della nostra enologia
LINA V PO
i taliani si nasce!
Carta d’identità: VESPOLINA Nome: Vespolina (Ughetta o Uvetta di Canneto, Nespolina, Balsamina, Cinerina e molti altri) Origine: Oltrepo Pavese Grappolo: di grandezza media, cilindrico o piramidale, un po’ allungato, alato (spesso un’ala è lungamente peduncolata), spargolo; peduncolo lungo, verde sfumato di rosa Acino: medio o medio-grande (2,4 g), ellissoidale (d.e./d.l.=0,88), con buccia molto pruinosa di colore blu Segni particolari: molto delicata, teme la peronospora e l’oidio, l’umidità e l’eccessiva aridità Vino: rosso rubino vivo con riflessi violacei, profumi floreali (violetta), vegetali (tè verde), frutti rossi, e spezie. Fresco, morbido, sapido, retrogusto piacevolmente amarognolo, struttura equilibrata, giusta acidità e tannini Denominazioni: Doc Colline Novaresi Vespolina, Coste della Sesia Doc, concorre alla Dogc Ghemme
Vinificata in purezza la Vespolina sa regalare emozionanti sorprese: uno splendido colore rosso rubino vivo con riflessi violacei, profumi particolari, penetranti e ben distinguibili, dalle note floreali di violetta a quelle vegetali di tè verde, fino ai frutti rossi, al muschio e alle spezie. Fresco e leggero ma allo stesso tempo morbido, sapido e con un retrogusto piacevolmente amarognolo, al palato presenta una struttura equilibrata, giusta acidità e tannini sorprendenti. A tavola, i suoi partner ideali sono i piatti della cucina padana, i formaggi del territorio, i salumi tipici come il salame della Douja, e naturalmente i risotti. •
Vivaismo
I tre ostacoli del vivaista:
clima, viticoltura e burocrazia di Max Brod
Gli addetti ai lavori si perfezionano, le conoscenze dei mercati esteri aumentano, e se il tempo non farà troppo lo sbarazzino, anche quest’anno si potrà dire: ce l’abbiamo fatta
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l vivaismo non è mai stata un’attività semplice nel nostro Paese, sebbene sia un comparto storico, e questo a causa di tre principali fattori di difficoltà: gli eventi atmosferici, l’andamento viticolo, e la burocrazia (soprattutto estera). Per quanto riguarda il clima, i vivaisti Italiani non sono stati, in questo 2013 particolarmente fortunati: il freddo del periodo maggiogiugno ha fatto calare un po’ ovunque gli attecchimenti - ovvero gli innesti-talea che, vegetando in campo, diventeranno barbatelle vendibili - costringendo alcuni operatori a sopperire con gli acquisti (da altri vivaisti) l’approvvigionamento del materiale primo per l’impianto del vigneto: la vite innestata. L’andamento degli impianti poi, non aiuta: gli impianti sono in calo, e quindi
anche la produzione dei vivai, nonostante all’estero gli italiani siano bravi a vendere i loro prodotti. Ma è proprio con l’estero, paradossalmente, che è più difficile lavorare, come ci spiega Mario Tenore (vivai Tenore), dal suo punto di osservazione nelle terre pugliesi: “La burocrazia estera rende difficoltosa l’esportazione. Per esempio, per la vendita in Cina va via più o meno un anno tra accreditamento, esportazione e controlli, così come molto laboriosa è in Algeria l’apertura di una lettera di credito in favore del vivaista – poi aggiunge, in merito al mercato italiano - il nostro è un mercato in cui ancora poco si usa un regolare contratto di vendita, dunque capita che il cliente modifichi l’ordine più volte prima della consegna, o peggio ancora ti lasci le piante a terra per-
ché le ha trovate ad un prezzo più basso”. E sempre Tenore ci racconta il tramutare della sua professione, lui che in famiglia rappresenta la seconda generazione di vivaisti: “Una volta il cliente era meno attento al packaging, oggi invece è importantissimo presentare il prodotto pulito, ben inscatolato e confezionato”. Dall’altra parte dell’Italia, in Piemonte, è Claudio Nicola (F.lli Nicola Vivai), a fotografare il settore: “Anche In Piemonte c’è crisi in viticoltura, anche se meno rispetto ad altre regioni italiane, avendo, per nostra fortuna, denominazioni forti e vini famosi in tutto il mondo, ma si riesce a “galleggiare”. Anche se il costo di produzione del prodotto finito è raddoppiato, nella nostra regione il mercato del vino è molto attivo, e sta registrando carenza di
prodotto, sia per le cantine sociali che come aziende singole: questa situazione positiva ha ovviamente aumentato le richieste di barbatelle. L’insieme di queste condizioni, unitamente al fatto che, mediamente, quest’anno i vivai avranno rese non proprio ottime, ci fa ben sperare per la prossima campagna vendite, almeno per quanto riguarda i prezzi del materiale.”. E allora, ispirandoci al suo commento, potremmo dire che proprio come per gli altri settori dell’economia Italiana, quello del vivaismo - certo non meno importante - vive la crisi, ma prova anche a superarla, galleggiando: gli addetti ai lavori si perfezionano, le conoscenze dei mercati esteri aumentano, e se il tempo non farà troppo lo sbarazzino, anche quest’anno si potrà dire: ce l’abbiamo fatta.
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VIVAISMO
Vivai F.lli Nicola:
un punto di coltivazione privilegiato di Max Brod
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’azienda Vivai F.lli Nicola si trova a Mombercelli, in provincia di Asti, un punto di coltivazione privilegiato che le consente di essere leader nel settore vivaistico viticolo piemontese. Con una produ-
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F.lli Nicola Vivai Corso Alessandria, 1275 14047 MOMBERCELLI (AT) tel. 0141 959918 vivainicola@vivaifratellinicola.com www.vivaifratellinicola.com
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zione di oltre 1.500.000 piante all’anno, il noto vivaio è in grado di soddisfare le esigenze più particolari dei clienti. Ma la completa gamma di cloni e portinnesti per le varietà locali, ed un cospicuo numero di combinazioni clone/portinnesto per le varietà nazionali e internazionali - sono il segreto della sua competitività. Tra i principali punti di forza inoltre, non è da sottovalutare la professionalità del team dei Vivai F.lli Nicola, nonché la ricerca volta al raggiungimento di un prodotto sano, unita allo svilup-
Vivaismo piemontese protagonista per qualità e professionalità po e alla totale produzione di barbatelle termotrattate e micorizzate, che danno garanzia di sanità e ripresa vegetativa. A questa formula di successo si unisce la totale garanzia dei processi produttivi, che è data dal sistema di qualità e rintracciabilità associato a Orme di Vite, marchio registrato e controllato da Vignaioli Pie-
montesi sca. Conclude l’offerta dei F.lli Nicola, la possibilità di fornire assistenza per l’impianto, barbatelle in vasetto per impianti tardivi, fornitura e posa di piante di nocciole certificate, piante ornamentali e tappeti erbosi. Un pacchetto vasto e di qualità, a disposizione dei clienti più esigenti, su tutto il territorio nazionale.•
MACCHINE AGRICOLE
AEDES BioSystem,
il braccio interfilare garantito
A
EDES, sorta negli anni ’40 fra i vigneti e i meleti altoatesini, è diventata un punto di riferimento per chi cerca soluzioni innovative per il lavoro agricolo nel settore della viticoltura e frutticoltura. La garanzia di AEDES trapela già nel nome, che significa “casa” e che assicura di avere al proprio fianco l’aiuto fidato di cui si abbisogna per il quotidiano lavoro in campo. Innovazione e attenzione costante alla qualità dei prodotti e dei servizi forniti,
criteri rigorosi nella scelta dei materiali, ricerca della soluzione più adatta: queste le caratteristiche distintive di AEDES. Per questo AEDES è leader anche nel settore delle macchine interfilari per la viticoltura biologica. Il braccio tagliaerba interfilare AEDES BioSystem
è l’unico presente sul mercato in grado di lavorare anche su piante basse o irregolari e su terreni disagevoli; inoltre garantisce un lavoro efficace che non arreca alcun danno alla pianta, a differenza di modelli alternativi che invece rovinano la corteccia, rendendo così la
vite vulnerabile a batteri e muffe. I risultati che BioSystem garantisce sono frutto di quindici anni di progettazione, collaudo ed esperienza che AEDES offre, per consentire ai suoi clienti la massima affidabilità e tecnologia al giusto prezzo. •
AEDES Macchine Agricole - Landmaschinen - Via del Sole, 24 - 39010 Andriano (BZ) Tel. +39 0471 510443 - Fax +39 0471 510403 - info@aedes.bz - www.aedes.bz
I Grandi Vini Vini I Grandi 89
Serbatoi e attrezzature per cantine ed oleifici, vendita e ritiro dell’usato, consulenza progettuale: questi i fiori all’occhiello dell’azienda toscana
SERBATOI
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Zeus
l’acciaio inox su misura
arte nel 1968 la Zeus Snc, con la lavorazione di serbatoi per carburanti a Montevarchi, fino ad approdare alla lavorazione dell’acciaio inossidabile, a Bucine, per svariati settori, tra i quali spiccano l’enologico e l’oleario. A disposizione dei clienti serbatoi di qualsiasi capacità e dimensioni, scale, ballatoi, passerelle e impiantistica varia; inoltre attrezzature enologiche quali pompe, filtri, diraspatrici, impianti frigo, presse, imbottigliatrici, tappatori, etichettatrici. Con grande esperienza nel territorio toscano e del centro-Italia, il punto forte della Zeus è la personalizzazione del prodotto: “Ovvero saper interpretare l’esigenza del cliente realizzando un prodotto su misura per dimensioni, accessori e materiali e prodotti che altri non fanno, o fanno a
costi elevati” spiega Massimiliano, socio della Zeus. Oltre alla regolare attività di produzione poi, la Zeus ha avviato un importante servizio di ritiro e vendita dell’usato: “Che sta funzionando e trova ampio campo di impiego in quanto, soprattutto in questi tempi di crisi, prima di fare il nuovo si cerca spesso un buon usato”. Chiude il quadro dalla ri-
nomata azienda la consulenza, sia per quanto riguarda lo studio della cantina con il dimensionamento di serbatoi ed attrezzature e la scelta della tipologia dei prodotti per un’offerta che, come sintetizza Massimiliano: “Possiede la flessibilità dell’artigianato, dalla costruzione di un singolo prototipo alla realizzazione di lotti numerosi”. (m.b.)•
ZEUS s.n.c. Loc. Pianacci, 13 52021 Bucine (Ar) Tel. 055 9911144 Fax 055 9911849 info@zeusinox.it www.zeusinox.it
+ Prodotto di punta della Zeus è il fermentino termocondizionato con fasce di scambio termico, per controllare la temperatura dei mosti, il più richiesto, in quanto soddisfa le esigenze delle moderne vinificazioni.
FERMENTINI A PARALLELEPIPEDO CON PIANO INCLINATO
FERMENTINI A PIANO INCLINATO
dal 1968 in continua evoluzione
COSTRUZIONE SERBATOI E ACCESSORI ENOLOGICI - OLEARI - FARMACEUTICI - IDRICI - PETROLCHIMICI ZEUS s.n.c. Loc. Pianacci, 13 - 52021 Bucine (Ar) Tel. 055 9911144 - Fax 055 9911849 info@zeusinox.it
Azienda certificata UNI EN ISO 9001:2008
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SERBATOI TERMO CONDIZIONATI FOLLONATORI AUTOMATICI ESTRATTORI DELLE VINACCE STABILIZZAZIONE TARTARICA TRASPORTO PALLETTIZZABILI TRASPORTO SU PIANALE GASOLIO OMOLOGATI POZZETTI E CANALINE CON GRIGLIATI TUTTO INOX
ACCESSORI PER CANTINE DIRASPA-PIGIATRICE PRESSE IMPIANTI FRIGORIFERI PIASTRE SCAMBIO TERMICO IMPIANTI COLMATURA AZOTO FILTRI IMBOTTIGLIATRICI TAPPATRICI CAPSULATRICI ETICHETTATRICI
FERMENTINO FOLLONATORE TERMO CONDIZIONATO
FERMENTINO TERMO CONDIZIONATO CON RIMONTAGGIO ED ESTRAZIONE DELLE VINACCE AUTOMATICO
RIEMPITRICE A CADUTA + TAPPATORE SUGHERO
CANALINE E POZZETTI PER PAVIMENTI
RIEMPITRICE BAG-IN-BOX
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DIRASPA - PIGIA TRICE + MONOVITE + TRAMOGGIA + ZAINO PER SCARICO UVE
POMPE DA VINACCIA E TRAVASI
LAVAMANI
RIEMPITRICE A BILANCIA 0,2 A 12 KG AVVITATRICE PER BOTTIGLIE OLIO
PALLETTIZZABILI PER TRASPORTO
IMPIANTO FRIGORIFERO CALDO/FREDDO QUADRO GESTIONE TEMPERATURA SERBATOI
SERBATOIO TRASPORTO PESANTE A 3 SCOMPARTI
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Da Colombardo, soluzioni per il vigneto Prepotatrice a doppio rullo motrice mod. Coloklin
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uesta attrezzatura viene utilizzata per la pre-potatura/stralciatura invernale del vigneto a spalliera allevato a cordone speronato alto e basso, per la parte alta del Gujot, in modo da eliminare tutta la parte vegetativa stagionale, ormai legnosa che si trova al di sopra del cordone fruttifero tra i fili di sostegno del filare; ciò permette un risparmio del 70/80% finale sulla manodopera. Prepotatrice composta da 9 coppie dischi di taglio (c.tà di lavoro da 50 a max 70 cm standard) su doppie colonne motrici idrauliche; a richiesta si producono colonne maggiorate personalizzate alla tipologia del Vs/vigneto. Blocco elettroidraulico apertura gabbie completo di consolle joystick di comando. Telaio speciale portante completo di tre movimenti idraulici: alzata, spostamento laterale ed inclinazione (possibilità di applicare sullo stesso telaio la cimatrice, la spollonatrice chimica e meccanica, la defogliatrice). Piastra ancoraggio e cavalletto d’appoggio per macchina a riposo. Il gruppo potatore a rulli è composto da divaricatore scavallatore pali con comando rapido elettro/idraulico. La larghezza del divaricatore è regola-
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COLOMBARDO Regione Leiso, 30-31 14050 SAN MARZANO OLIVETO (AT) tel. +39 0141 856108 - fax+39 0141 856103 info@colombardo.com www.colombardo.com
bile in relazione alla tipologia di pali utilizzati. Disposizione distanza dischi comodamente variabile (con un semplice e veloce intervento meccanico). Trasmissione delle colonne porta dischi di taglio idraulica. Necessita di trattrice con potenza idraulica c.tà 30 L’ a 170/180 bar.•
Optional
Centralina idraulica indipendente al trattore, applicabile sui tre punti del sollevatore posteriore (c.tà serbatoio 80L c.ca. con pompa e moltiplicatore) con innesto rapido alla PTO del trattore.
Eurotex:
un’azienda a 24 carati
Etichette, ma anche nastri, cartellini e packaging. Originali nelle forme e nei materiali. Come l’etichetta in peltro
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legno. “Il cliente trova nelle nostre etichette, nastri e cartellini un importante strumento di rinoscibilità del suo prodotto, di differenziazione dai competitors e, allo stesso tempo, una veste capace di conferire lustro e prestigio alle sue bottiglie”, racconta Ciminelli. “Nonostante la crisi – continua - abbiamo continuato ad investire, per avere soluzioni sempre più all’avanguardia, tecniche di stampa competitive e packaging innovativi. Questo perché crediamo nel nostro prodotto: un prodotto che, se per numeri e procedure ha un profilo industriale, conserva comunque quel tocco di artigianalità che intendiamo conservare”. Nel portfolio clienti dell’azienda si leggono nomi importanti e qualche sfida curiosa, come l’etichetta con bagno oro 24 carati. Oltre alla produzione, la Eurotex segue la sua clientela anche nelle fasi di consulenza grafica e progettuale, per un servizio a 360 gradi. •
Eurotex srl unipersonale Via Archimede, 225 - 41010 Limidi di Soliera (MO) - Tel +39 059 858244 +39 059 859575 Fax +39 059 858204 - www.eurotexitalia.it - info@eurotexitalia.it
I Grandi Vini Vini I Grandi
urotex veste il vino, ma anche cognac, whisky, aceto balsamico, olio e champagne. E lo fa creando quel valore aggiunto che può fare grande differenza, con un know how che è il frutto di anni di esperienza nel settore packaging, con creatività e continuo rinnovamento, sia nei materiali che nelle procedure. Dalla chiacchierata con Gaetano Ciminelli, titolare della Eurotex, emerge che in origine questa azienda della provincia di Modena operava nel settore dell’abbigliamento e che solo successivamente si è dedicata anche al settore food&bevege. L’incontro dei due settori – abbigliamento da un lato e food and beverage dall’altro – ha portato agli eccellenti risultati attuali, con etichette e complementi di assoluta originalità e massima personalizzazione. Basti pensare alle etichette in peltro, alluminio, in rame, quelle in tessuto o in
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Un laboratorio in tutti i sensi
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ttività storica fondata nel 1945, da un pioniere del settore enologico - il Cavalier Carlo Vannini - il Laboratorio Enologico Toscano di Poggibonsi (Siena), mantiene da sempre un forte legame con il territorio. Dal 1989 la proprietà è stata rilevata dalla attuale società. A dirigere lo staff tecnico (formato da tecnici qualificati) è Alessandro Spatafora, Perito Agrario con trentennale esperienza nel settore vitivinicolo, maturata in Italia e all’estero, affiancato dai figli Jacopo e Filippo, ai quali
sta trasferendo il know how acquisito sul campo. Il Laboratorio è un concentrato di servizi a disposizione dell’enologia toscana e non solo (con l’apertura della filiale modenese, specializzata nel settore delle acetaie e delle grandi cantine, oltre a joint venture in altri paesi ); “Il punto forte - ci spiega Spatafora - è la grande versatilità dell’azienda, la disponibilità dello staff e la qualità dei prodotti”. Oltre ai circa 300 parametri analitici eseguiti su vino, olio, terreni, foglie, acque e analisi ambientali, la LET realizza prodotti
per enologia e commercializza mezzi tecnici per la viticoltura. Ad aggiungersi al “pacchetto”, la possibilità di ricevere assistenza e consulenza in ogni fase produttiva: vigna, cantina e marketing. Tra i successi recenti, per esempio, l’introduzione di induttori di resistenza che, oltre a contenere gli eventi infettanti di peronospora, hanno consentito la riduzione d’uso dei principi attivi convenzionali del 30-40%, dove, in una annata di alta pressione come questa, le manifestazioni epidemiologiche nei vigneti trat-
Il Laboratorio Enologico Toscano offre un pacchetto completo di servizi: assistenza tecnica in vigna, cantina e marketing. Ma non è solo laboratorio di analisi, è anche “luogo di produzione di idee” a servizio dell’enologia italiana tati sono state sporadiche e non rilevanti. Questo come esempio tangibile dell’impegno nel rispetto sia dell’ambiente che dell’utente finale. Ma la LET è un laboratorio in tutti i sensi, quello tecnico, e anche quello lato, nel senso di “luogo di produzioni di idee”. Non a caso lo staff, in continua evoluzione, sta già pensando al futuro: in cantiere c’è il progetto di isolare e moltiplicare lieviti autoctoni; un’altra idea, un altro servizio, pensato per i clienti - presenti e futuri - di questo laboratorio, in tutti i sensi ovviamente.•
Vini Vini II Grandi Grandi
LET s.r.l. - Laboratorio Enologico Toscano Via dei Gelsi, 39 - Z.I. PIAN DEI PESCHI - 53036 POGGIBONSI ( Siena ) Tel +39 0577 979149 Fax +39 0577 978023 - E-mail: let@letservice.it | Web: www.letservice.it
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NewsTecniche LIEVITI
Uvaferm eXence™ Enoland con Lallemand presentano un nuovo lievito ibrido per rivelare il potenziale aromatico dei vini bianchi e rosati Uvaferm eXence™ è il frutto di una collaborazione tra la Stellenbosh University (Sud Africa) e Lallemand con l’obiettivo di ottenere un lievito adatto a rivelare efficacemente gli aromi varietali, in particolare tioli, durante la fermentazione dei vini bianchi e rosati. La selezione di eXence™ è stata effettuata mediante pressione selettiva applicata ad una popolazione di ceppi provenienti dal breeding (incrocio) tra due diversi S. cerevisiae caratterizzati da interessanti proprietà tecnologiche. Nella vendemmia 2012 in prove su Sauvignon Blanc, Colombard, Verdejo e Grenache Blanc, eXence ha messo in luce una elevata produzione di aromi fermentativi (esteri, acetati ed alcoli superiori) ed una elevata capacità di liberare aromi varietali di tipo tiolico come 3MH, Ac3MH e 4MMP.Sempre nella gamma Uvaferm si segnala il nuovo attivante Nutrient Vit Green™: ricco in amminoacidi, fattori di sopravvivenza e vitamine essenziali, è il nutriente ideale per la produzione dei vini biologici in accordo con quanto stabilito dal Reg. UE 203/2012. I prodotti sono disponibili da Enoland, distributore ufficiale Lallemand. ENOLAND Viale degli Artigiani, 48 - Foggia Tel. 0881 770719 - Fax 0881 567034 info@enoland.it - www.enoland.it
R – BIOPHARM
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“In vino veritas” con i sistemi di analisi di R- Biopharm
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Finalista al premio “Imprenditore dell’Anno” nel 2004, 2005 e 2006 e presente nella prestigiosa classifica “Tecnology Fast 50”, che certifica le aziende tecnologiche a più elevata crescita, R – Biopharm si conferma uno dei brand mondiali produttori di kit per le analisi del vino. Diversi
i formati che l’azienda propone al segmento dei produttori vitivinicoli: immunoenzimatici, strip, colonne ad immunoaffinità, card, PCR e reagenti per analisi enzimatiche. I test della società tedesca possono essere utilizzati per verificare in tempi rapidi zuccheri, acidi organici e vitamine, allergeni come caseina, ovoproteine e lisozima, micotossine (in particolare l’ocratossina A), lieviti, muffe e ATP. Questa tipologia di test si rivela ormai indispensabile per una corretta verifica dei residui, dei costituenti e delle contaminazioni microbiologiche del
Cento per Cento Sicilia: la novità di O-I È una bordolese da 450g in UVAG Plus, un colore più scuro del classico UVAG, ed impreziosita dalla scritta a rilievo “Cento per cento Sicilia”, la nuova bottiglia ideata da O-I (Owens –Illinois), azienda leader nell’ideazione, progettazione e realizzazione di contenitori in vetro. Progettata e pensata per il mercato siciliano e la valorizzazione del “Km 0”, la nuova bottiglia a disposizione degli imbottigliatori siciliani è prodotta a Marsala, da materie prime prevalentemente riciclate. Giovanni Saudati, Sales Director di O-I Italy, la spiega così: “La nuova bottiglia testimonia l’impegno di O-I sul territorio e il sostegno ai produttori vinicoli locali ai quali vogliamo fornire un supporto per rendere ancora più pregiato e riconoscibile il valore del prodotto siciliano”.
DISTRIBUTORE REGIONALE PUGLIA, ABRUZZO E MOLISE
analisi
IMBOTTIGLIAMENTO
vino. Fondata in Germania nel 1988 come filiale della Röhm GmbH di Darmstadt, attualmente è presente in tutto il mondo con un network di filiali in Gran Bretagna, Stati Uniti, Italia, Francia, America Latina, Brasile, Spagna, Australia e Cina. (m.m.)
R-BIOPHARM ITALIA Srl Via Morandi, 10 20777 Melegnano (MI) Tel. 02 98233330 Fax 02 9834100 info@r-biopharm.it www.r-biopharm.com
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NewsTecniche packaging
CMP e VINPLAST rappresentano il binomio vincente per lo stoccaggio delle bottiglie di vino L’incredibile versatilità di questo nuovo sistema permette di risolvere notevoli e numerosi problemi che abitualmente incontriamo in cantina. Problemi di spazio, VINPLAST si accatasta in maniera compatta e la sua modularità permette di sfruttare spazi impensati con i soliti metodi di immagazzinaggio. Oppure, problemi di bottiglie rovinate dallo sfregamento del vetro cosa che con il VINPLAST non succede; problemi di inventario, problemi di rotture, problemi di bottiglie cariche di polvere (con VINPLAST si può evitare addirittura la fase del lavaggio della bottiglia a fine affinamento). Vinplast organizza, libera, aiuta, facilita il lavoro in cantina. Liberare le cantine di quintali di ferro ingombrante, pesante, scricchiolante e abbando-
nare fatiscenti strutture in legno, ricche di muffe e schegge impazzite non può esse altro che un passo avanti verso una cantina più efficacemente organizzata. Vinplast: leggere e durature interfalde sagomate in plastica per l’affinamento del vino in bottiglia, molteplici modelli al fine di soddisfare ogni esigenza, possibilità di realizzare stampi a misura del cliente, la CMP come il VINPLAST si adatta alle richieste del mercato in maniera totale.
VINPLAST può risolvere molti dei problemi in cantina: interfalde in plastica, completamente adattabili alle singole esigenze, per un lavoro più semplice e pulito
C M P srl Via Revello, 38 2037 Saluzzo - CN Tel +39.0175.217.560/540.102 Fax +39.0175.217.552 www.vinplast.it - www.cmp-plast.it www.vinplast.eu vinplast@cmp-plast.it
IMBOTTIGLIAMENTO
Enoservizi: l’imbottigliamento mobile a 360 gradi
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È tra le poche aziende toscane a fornire questo importante servizio, ma lavora anche fuori regione: la Enoservizi Srl è leader nel settore dell’ ”imbotti-
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gliamento mobile”, soprattutto se parliamo della provincia di Siena, dove nasce l’azienda. Non solo il massimo controllo igienico e operazioni a norma
di legge: “Il vantaggio - spiega Andrea De Palo, dirigente di Enoservizi - è quello di risparmiare sulle spese di trasporto e poter (legittimamente) dichiarare di aver prodotto e confezionato in proprio il vino”. Un servizio a 360 gradi quindi, soprattutto se si considera che “a domicilio” si possono imbottigliare quantità dai 375 ml al litro e mezzo di liquido, con bottiglie fornite di etichetta, chiusura a sughero (ma anche vite e sintetico) e confezionamento in cartoni da 6 o dodici bottiglie.
Enoservizi Strada Provinciale 62, n. 20 53019 Castelnuovo Berardenga Tel. 0577 355478 - Fax 0577 355125 www.enoservizisrl.it - enoservizisrl@alice.it
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Dettagli di stile
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un’ Etichetta Speciale per un vino Speciale!
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