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BOULEDOGUE FRANCESE
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Un piccolo molosso di successo
CANE DA PASTORE DI BEAUCE
La razza del mese
GOLDEN RETRIEVER
GENTILE AMICHEVOLE AFFIDABILE U m b e r t o
C u o m o
Dalla Francia un guardiano incorruttibile
CANE DA ORSO DELLA CARELIA Un nordico dal temperamento di fuoco E d i t o r e
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Mensile di cultura e informazione
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Cuccioli di Golden Retriever
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R U B R I C H E
EDITORIALE 4 Il cane è amore di Umberto Cuomo
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GOLDEN RETRIEVER
Le domande dei lettori di Umberto Cuomo
GENTILE AMICHEVOLE AFFIDABILE
C I N O F I L I A D ’ A L T R I T E M P I 14 Uno sguardo al passato
Quella del Golden Retriever è una delle razze che in Italia ha avuto negli ultimi anni un incremento
di Umberto Cuomo
molto importante, ed è passata dalle 125 iscrizioni ai Libri Genealogici italiani del 1990 alle 3800
INFORMAZIONE CINOFIL A 106
del 2008. Merito di tanto successo è certamente il carattere leale e affidabile oltre alla indiscuti-
Pastore Svizzero Bianco
bile bellezza delle forme, del mantello e del colore. Dolce e affettuoso compagno della famiglia,
di Mauro De Cillis
amico sicuro dei bambini, compagno allegro ed entusiasta di gite e passeggiate, il Golden Retrie-
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ver si è imposto nel mondo della cinofilia nonostante non sia mai apparso sui mezzi di comunica-
Gli affetti non si regalano, si conquistano di Umberto Cuomo
zione, ma ugualmente è stato segnalato negli scorsi anni come uno degli indicatori dello “stato sociale” delle persone assieme ad una determinata automobile e a una marca di orologi.
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2010 a tutti ice l e f un
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Umberto Cuomo Direttore responsabile
A R T I C O L I
I L C A N E D E L L A D I S C O R D I A 54 Cane da orso della Carelia di Matteo Azzari
di Umberto Cuomo
L A L E G G E N D A D I J O N A T H A N 84 di Maura Cresta
Mauro De Cillis Consulente Tecnico Scientifico Allevatore dal 1970 di Pastori Tedeschi, e Giudice specialista dal 1977, ha giudicato per sette volte consecutive il Campionato Italiano della razza (record al momento imbattuto). Giornalista, romanziere e collaboratore di riviste di cinofilia, ha pubblicato numerosi libri e monografie sull’argomento.
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Cinofilo
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contatti
SERVIZIO ABBONAMENTI info@umbertocuomoeditore.net
Alleva amatorialmente Rottweiler e Labrador Retriever. Operatore commerciale di successo nel campo dei prodotti per animali, nel 2007 ha fondato con l’amico Umberto Cuomo la Umberto Cuomo Editore.
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ARRETRATI info@umbertocuomoeditore.net
www.umbertocuomoeditore.com C u l t u r a
di Umberto Cuomo
R A Z Z E P O C O C O N O S C I U T E 92 L’Hovawart
Alessandro Giuliani Vice Direttore
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IL BOULEDOGUE FRANCESE I N I T A L I A 68
Da oltre quarant’anni è studioso di storia delle razze canine: argomento del quale è considerato uno dei massimi conoscitori. Giornalista per professione, grande esperto di Bulldog, dal 1986 collabora con le più importanti riviste di cinofilia. Dal 1989 ha scritto numerosi libri che trattano di cani.
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di Umberto Cuomo
IMPRESSION ARE PER FARSI C O N O S C E R E 96 Riflessioni di Matteo Azzari
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Cinofilo
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E D I T O R I A L E
MAGAZINE
Mensile di cultura e informazione
Direttore Responsabile:
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UMBERTO CUOMO
Vice Direttore:
ALESSANDRO GIULIANO
Consulenza Scientifica:
MAURO DE CILLIS
Editing:
IMAGE
Editor:
ARMANDO LORENZINI
Art Directors:
MARCO COTTI VANESSA TRAVENZOLLO CHIARA F. ZUCCO
Redazione
“Un cane è la sola cosa Hanno collaborato a questo numero:
su questa terra che vi ami
MATTEO AZZARI, UMBERTO CUOMO, MAURO DE CILLIS, GIORGIO GNEMMI, MAURA CRESTA
più di quanto non ami se stesso”
Nicholas Vachel Lindsay
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Uno degli aspetti più sorprendenti e misteriosi del rapporto tra uomo e cane sta nella qualità
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dell’amore che quest’ultimo prova e manifesta. Discendente dal lupo selvaggio, del quale conser-
info@umbertocuomoeditore.net
va ancora in modo più o meno sviluppato gli istinti; addomesticato dai nostri antenati pare 15000 ABBONAMENTI E ARRETRATI
anni fa solo con fini utilitaristici; trattato per tutto questo tempo nella maggior parte dei casi in
Umberto Cuomo Editore srl - via Malpensata 12
modo duro e talvolta spietato, il cane ha invece sviluppato nel corso dei secoli un amore profondo
28924 Fondotoce (VB) per contatti e informazioni:
e incondizionato verso l’uomo, suo compagno di viaggio nell’avventura terrena che li accomuna.
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È un amore totale, che non chiede nulla ma è pronto a dare tutto, anche la vita. È un amore per
STAMPA PRESS GRAFICA - Gravellona Toce
noi incomprensibile, tanto nobile e alto da essere portato ad esempio di fedeltà e dedizione. Per
Distribuzione per l’Italia
millenni però la parola “cane” è stata usata come dispregiativo per indicare una persona indegna,
MESSAGGERIE PERIODICI SpA
e doveva invece essere considerata un complimento: magari ci fossero sulla terra solo uomini con
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i sentimenti del cane. Per noi, per lo più abituati a ragionare in termini di utilità, di reciprocità Registrazione Tribunale di Verbania
di benefici, di egoismo, il comportamento del cane è difficile da capire. Vi sono cani maltrattati,
n°7 del 16.10.2008 Iscrizione nel Registro degli Operatori di Comunicazione
malnutriti, ignorati, abbandonati da soli per giorni che alla vista del padrone in arrivo hanno gli
(R.O.C.) al numero 18585.
occhi che brillano e gli vanno incontro scodinzolando felici; altri sempre trattati male che fanno la guardia alle sue proprietà e perfino lo difendono, talvolta a prezzo della vita. Pare impossibile, ma nonostante tutto quello che l’uomo nella sua storia gli ha fatto passare, da animale selvaggio
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qual’era il cane è riuscito a sviluppare un amore che raggiunge vette incredibili. È un amore totale,
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che antepone l’altro a se stesso; è un amore che ci mette in crisi, perché ci mostra quello che dovremmo essere e ci fa vedere quello che invece siamo.
IL CINOFILO on line www.ilcinofilomagazine.com Visita il nostro nuovo sito, reportage, notizie, Forum e molto altro in una meravigliosa ricerca elettronica... www.umbertocuomoeditore.com
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Nessuna parte di questa pubblicazione può essere riprodotta o memorizzata in sistemi d’archivio o trasmessa in qualsiasi forma o mezzo elettronico, meccanico, registrazione o altri, senza preventiva autorizzzazione scritta da parte dell’Editore, ad eccezione di brevi passaggi per recensioni. Per quanto riguarda i diritti di riproduzione, l’Editore si dichiara disponibile a regolare eventuali spettanze per quelle immagini di cui non sia stato possibile reperire la fonte.
oi utti v t i a r u ug Umberto Cuomo
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CACCIATORI Di Rispetto Alla mail del dipartimento, così come nel corso dei miei incontri presso rifugi e canili sparsi nel territorio, ricevo segnalazioni che lamentano decine di casi di cani da caccia “abbandonati” al loro destino (nei casi più fortunati…): rei, a insindacabile giudizio dei cacciatori cui appartenevano, di essere “incapaci” di servire degnamente la causa della dea Diana e dei suoi seguaci. Io stesso posseggo una setterina irlandese, precocemente “dimissionata”, e i segni della sua presunta inettitudine sono evidenti!
mazia, non dovrebbe venir meno. Mi appello quindi alle migliaia di cacciatori: non posso sindacare sulle abitudini e sul trattamento che riservate ai vostri cani, ma invitarvi a “sbarazzarvene” in maniera civile, questo si! Quasi sempre i vostri “amici” a quattro zampe sono addirittura di razza, spesso con tanto di pedigree: nell’ universo delle povere bestiole in cerca di un vero “padrone-amico”, proprio le vostre rischierebbero di trovare casa più facilmente…Quindi: non abbandonatele, e soprattutto, non sopprimetele sommariamente! Decine, centinaia di volontari, potrebbero intervenire “risolvendo il vostro problema”. Chiariamo immediatamente ogni dubbio: come Movi- Usate Internet non solo per scambiarvi messaggi o inmento per l’Italia, promotori della petizione per l’istituzio- formazioni, ma anche per dimostrare la vostra civiltà! ne dell’ Authority per gli animali, non prendiamo nessuna posizione nei confronti della caccia fino a quando questa Luigi Favali viene regolamentata da norme adeguatamente applicate Responsabile Dipartimento Difesa e Tutela dei Diritti e fatte rispettare (essendo proprio il rispetto delle leggi degli Animali – Movimento per l’ Italia il “movente” della nostra richiesta istituzionale). Prendiamo, viceversa, ferma posizione nei confronti di ogni caso di maltrattamento nei confronti degli animali, in questo caso dei cani. Sappiamo bene come il rapporto cacciatore-cane sia sì improntato al rispetto, ma ad un rispetto che vorrei definire “strumentale”: ti offro cibo, vaccinazioni (non sempre…) e una cuccia per ripararti dalle intemperie sino a che “funzioni” durante le battute di caccia; arrivo anche a dirti “brava Diana” se mi stani un fagiano, mi insegui un cinghiale, o mi riporti una preda…Ma che succede se il cane invecchia e cala la sua efficienza, o se non è “tagliato” per la caccia o, addirittura, se ha paura dei colpi d’arma da fuoco? Sono testimone di poveri segugi picchiati, abbandonati e terrorizzati nei migliori dei casi: altre volte “il cacciatore” ritiene che volgere il fucile verso il suo “ex” sottoposto sia più semplice e sbrigativo: un colpo che non può non andare a segno, visto che la “preda” è lì a pochi passi che lo guarda stupita! Bella o brutta che sia, manifestazione atavica o meno, business o passione, voglio comunque pensare che nella caccia ci debba essere una componente di nobiltà d’animo cui un uomo, proprio perché armato, e quindi in posizione di ovvia supre-
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Pa c Au r a R d i L U mI b e Ar t o MC u oOm o Ne ME a u r o
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lafotodel Mese
D- Gentile editore, Le scrive Maurizio Cusimano. Ho acquistato e letto con piacere la vostra ultima pubblicazione “Il cinofilo” ed al riguardo porgo i miei auguri e complimenti per una rivista che non tarderà ad essere punto di riferimento per i cinofili ed i cinologi italiani; bella l’impostazione, il taglio giornalistico....il riferimento al Maestro Scanziani. Una piccola nota, sempre che sia gradita la critica. Se possibile, inviti i suoi autori a sostituire il termine “bastardo” con “meticcio”. Conscio dell’importanza della razza e del parteggiamento di chi alleva razza ed investe energie, tempo ed altro è davvero brutto, alle soglie del 2010 coniare con lo spregiativo “Bastardo” un cane con proprie attitudini, carattere, tempra e temperamento. Sicuri della revisione della linea editoriale in tema, porgo Distinti Saluti
mento di individui di razza non pura. Il termine “meticcio” deriva invece dal tardo latino “mixticium”, che ha portato allo spagnolo “mestizo” dal quale discende la parola del tardo francese “métis”. Questo vocabolo
Maurizio Cusimano
(sempre spiega lo Zingarelli) indica un soggetto nato da genitori della stessa specie ma di razze diverse: per intenderci ad esempio il figlio di un Boxer e di un Labrador. Mi rendo conto che il vocabolo” bastardo” usato dall’articolista Mauro De Cillis, che è un cinologo di fama mondiale e autore di molti libri di cinofilia tra i quali “Una grande razza, il bastardo” edito dalla Mursia, può sembrare un po’ forte, ma è corretto ed è stato impiegato proprio per accentuare il contrasto tra il comune significato dispregiativo e la straordinaria ricchezza di qualità di tali cani. Grazie ancora per averci contattato, e sappia che i complimenti sono
Risposta del Direttore Gentilissimo signor Maurizio, grazie per le considerazioni sulla nostra rivista e per gli auguri: sono uno sprone a fare sempre meglio. Circa la sua osservazione, desidero fare una precisazione. Anche se ormai è divenuta un termine spregiativo, la parola “bastardo” deriva dal tardo francese ed è di incerta etimologia, ma come è specificato sul vocabolario Zingarelli indica un soggetto nato dall’accoppia-
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certo graditi, ma le osservazioni e le critiche lo sono ancor di più, perché ci spingono a prestare sempre più attenzione a quello che pubblichiamo. Lascio ora la parola a Mauro De Cillis, che risponderà esaurientemente. Umberto Cuomo
Precisazione di Mauro De Cillis Gentile signor Cusumano
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Comprendo benissimo l’istintivo senso di fastidio destato in Lei dal termine “bastardo”, d’altra parte il mestiere dello scrivere impone regole precise, prima fra tutte quella di utilizzare termini appropriati. Se “bastardo” e “meticcio” fossero sinonimi esaudirei volentieri il Suo desiderio, ma purtroppo non lo sono. Infatti “meticcio” deriva dallo spagnolo “mestizo” (mischiato) ovvero nato da due razze diverse, in particolare, nato da un bianco e da un’india. Il termine divenne di uso corrente al tempo della conquista delle americhe, quando gli spagnoli avevano sviluppato l’abitudine di sterminare gli indios e di violentare le loro donne. Un’origine, come vede, non particolarmente simpatica. Allo stesso periodo di incontri e scontri di varia umanità risalgono i termini “mulatto” (nato da un bianco e da una nera) e “zambo” (nato da un nero e da un’india). O viceversa. Per quel che riguarda l’etimologia, la tesi che “bastardo” derivi dal tedesco “Boes”
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il I BASSI CHE TI GUARDANO La razza del mese
BASSOTTI
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DOG PARADE
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Un simpatico pasticcione
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(maligno) e â&#x20AC;&#x153;Artâ&#x20AC;? (natura) è poco attendibile e confutata da molti autori, quali, ad esempio il Delatre, perchè non spiega la presenza della â&#x20AC;&#x153;Tâ&#x20AC;? mediana. Ă&#x2C6; assai probabile invece che il termine abbia origine da â&#x20AC;&#x153;Bastâ&#x20AC;? (corteccia) e â&#x20AC;&#x153;Artâ&#x20AC;? (natura )ovvero â&#x20AC;&#x153;esterno, avventizioâ&#x20AC;?, ďŹ glio adottivo, illegittimo, di incerti natali. â&#x20AC;&#x153; Boes- Art (agg. boesartig) â&#x20AC;&#x153; non è dunque allâ&#x20AC;&#x2122;origine di â&#x20AC;&#x153;bastardoâ&#x20AC;? bensĂŹ di â&#x20AC;&#x153;bugiardoâ&#x20AC;? come spiega il Pianigiani. Ma, etimologia a parte, sostituire â&#x20AC;&#x153;meticcioâ&#x20AC;? con â&#x20AC;&#x153;bastardoâ&#x20AC;? in qualsiasi contesto giornalistico, letterario o semplicemente parlato, risulterebbe impresa impossibile e lo dimostra il fatto che â&#x20AC;&#x153;suonaâ&#x20AC;? male. Provare per credere: â&#x20AC;&#x153;Hai visto che bel bastardino!â&#x20AC;&#x153; â&#x20AC;&#x153;Hai visto che bel meticcino!â&#x20AC;? â&#x20AC;&#x153;Guarda che simpatico bastardone!â&#x20AC;? â&#x20AC;&#x153; Guarda che simpatico meticcione!â&#x20AC;? Ce ne accorgemmo con lâ&#x20AC;&#x2122;Editore (Mursia) quando si trattò di scegliere il titolo del mio libro sullâ&#x20AC;&#x2122;argomento e, dopo aver preso in considerazione diverse possibilitĂ (â&#x20AC;&#x153;Una
grande razza: il meticcioâ&#x20AC;&#x153;, â&#x20AC;&#x153;Una grande razza: il cane-fantasiaâ&#x20AC;? ecc.) fummo giocoforza costretti ad optare per â&#x20AC;&#x153;Una grande razza: il bastardoâ&#x20AC;&#x153; che ottenne, tra lâ&#x20AC;&#x2122;altro, un buon successo di pubblico. Ci piaccia o no, anche alle soglie del 2010 dobbiamo tenerci il termine, perchè, almeno per il momento, non câ&#x20AC;&#x2122;è un sinonimo che lo possa sostituire senza alterarne il signiďŹ cato. Oggigiorno, allâ&#x20AC;&#x2122;insegna del â&#x20AC;&#x153;politicamente correttoâ&#x20AC;? è tutto un ďŹ orire di neologismi miranti a â&#x20AC;&#x153;sterilizzareâ&#x20AC;? la crudezza di certi termini quali: â&#x20AC;&#x153;uomo di coloreâ&#x20AC;?, â&#x20AC;&#x153;diversamente abileâ&#x20AC;?, â&#x20AC;&#x153;non vedenteâ&#x20AC;? , â&#x20AC;&#x153;non udenteâ&#x20AC;?, â&#x20AC;&#x153;operatore scolasticoâ&#x20AC;? ecc. quasi che essere neri, handicappati, ciechi, sordi, bidelli costituisca una colpa, un tabĂš da esorcizzare mediante ogni sorta di grotteschi eufemismi. Consuetudine che, se ancora può reggere in un contesto socioburocratico, diventa impraticabile nella vita di tutti i giorni, pena il grottesco. Come si fa a scrivere: â&#x20AC;&#x153;Non câ&#x20AC;&#x2122;è peggior non udente di chi non vuol udireâ&#x20AC;&#x153;. Oppure â&#x20AC;&#x153;Mi sono cacciato in un vicolo non vedenteâ&#x20AC;?? O inďŹ ne â&#x20AC;&#x153;Mio fratello è bravo in cucina, io invece sono diversamente abile: mi occupo di giardinaggioâ&#x20AC;?? Come in natura le mutazioni genetiche, dei tanti neologismi che spuntano ogni giorno ben pochi hanno la capacitĂ di resistere al tempo, quei pochi che, sempre come in natura, esprimono realtĂ semplici e universali!
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GOLDEN RETRIEVER di Mauro De Cillis
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hevole Nonostante sia stato per secoli impiegato nel riporto della selvaggina ferita o abbattuta, il Golden Retriever possiede un carattere che lo rende particolarmente adatto alla vita in famiglia. Docile, affettuosa, molto legata ai membri della casa, specie i bambini, questa meravigliosa razza sâ&#x20AC;&#x2122;è rivelata anche eccellente nel soccorso in acqua e particolarmente predisposta per la Pet Therapy.
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Un passato di marinaio e di cacciatore La storia antica
Doti fondamentali del Golden sono dolcezza e affidabilità. Vengono prima di ogni altro pregio fisico. L’allevatore deve sempre tener presente, nei suoi programmi di riproduzione, che il carattere è una priorità. “kindly” è menzionato due volte nello standard. La prima come “espressione amichevole”, la seconda come “ amichevole e fiducioso”.Queste caratteristiche debbono esser ben evidenti e vanno considerate nel giudizio, specie se il soggetto manifesta il contrario! Un cane che mostri qualsiasi segno di aggressività o di ostilità senza esser provocato va considerato fuori dal tipo della razza. “ ( Wendy Andrews, commento allo standard)
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Ricostruire le origini di una razza è impresa difficile perchè il concetto di razza pura, almeno come la intendiamo oggi, è piuttosto recente. In passato le razze si “autoselezionavano” in base all’utilizzo che ne faceva l’uomo. Tanto più importante e articolato era il lavoro che doveva svolgere, tanto più intelligente e riuscita era la razza. Per questo le razze ancor oggi più apprezzate restano quelle da caccia e da pastore, attività che richiedono doti di intelligenza, equilibrio, discernimento, disponibilità, attenzione, vitalità, resistenza. Doti consolidate in millenni di spietata selezione funzionale che hanno consentito a questi cani di attraversare i secoli, affrontando brillantemente ruoli e situazioni del tutto nuove ma altrettanto importanti. Non a caso ai primi quattro i posti dell’intelligenza ubbiditiva redatta da Stanley Coren figurano due conduttori del gregge (border collie e pastore tedesco) e due water dog (barbone e golden retriever). 24
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La straordinaria capacità di movimento in acqua ha fatto pensare che il Golden Retriever avesse le zampe palmate; non è vero, si tratta solo della grande capacità di presa dei grossi piedi. Aiuta il suo utilizzo in acqua il mantello dotato di folto sottopelo che lo rende praticamente impermeabile.
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SE L’ASPETTO FISICO È LO STRUMENTO, IL CARATTERE NE È LA MUSICA Se la musica è dissonante, o l’esecutore è mediocre o lo strumento è stato rovinato in precedenza”. Se lo sguardo è lo specchio dell’anima, quello del golden esprime allegria, bontà, gioia di vivere. L’espressione è dolce, intelligente, solare, scevra da protervia e arroganza. Non sfida, invita. È l’espressione dell’eterno adolescente fiducioso, ottimista e sempre disponibile. Al suo cospetto, anche le persone che temono i cani, si sentono, loro malgrado, rassicurate e azzardano una timida carezza. In questa sintonia tra corpo e anima risiede il fascino del Golden e rovinarla sarebbe un delitto.
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il disegno dello standard
Standard del Golden retriever
Differenza del Labrador dal Golden
Cane armonico, attivo, potente, ben compatto nella sua andatura, di costituzione forte, con una espressione decisamente di dolcezza. Altezza al garrese: maschio da 56 a 61 cm, femmina da 51 a 56 cm.
Testa ben proporzionata e ben modellata. Cranio largo senza appesantimenti. Bella attaccatura della testa alle spalle. Muso imponente, largo e alto. La lunghezza del muso è quasi uguale a quella del cranio, con stop ben marcato all’occipite. Il tartufo è nero.
Dipinto di Maria Rosa Ciapparelli
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Corpo bene equilibrato, reni corti, petto ben disceso nella regione dello sterno; costole sono ben scese. Linea superiore orizzontale. Reni e le membra posteriori sono forti e muscolosi. Le gambe sono solide e i grassetti sono ben angolati. I garretti sono ben discesi. I fusi metatarsici, visti posteriormente, sono in appiombo. I garretti non girano ne verso l’esterno ne l’interno. I garretti a mucca sono da scartare. Coda attaccata al livello del dorso, raggiunge il garretto, non si arriccia all’estremità.
Il Riporto Ma perchè alcuni cani amano il riporto e altri no? Questa tendenza è presente nei cuccioli di tutte le razze. Si divertono un mondo a riportare qualsiasi cosa venga loro lanciata invitando il padrone a continuare il gioco fino allo sfinimento. Poi, col sopravvenire della pubertà, l’interesse gradualmente si affievolisce per scomparire del tutto nell’età adulta. Setter, pointer, pastori tedeschi non amano affatto il riporto cui spesso vengono costretti con sistemi d’addestramento coercitivi ( per esempio tramite il collare elettrico!). Nei retriever invece, la propensione al riporto è parte della componente istintuale e dura tutta la vita. Come mai? La neotenia ci fornisce una risposta attendibile. Cuccioli per sempre Per “neotenia” si intende la permanenza di caratteristiche infantili nell’individuo adulto. Che il cane costituisca in misura più o meno marcata la forma neotenica del lupo lo si è sempre intuito. Già un secolo fa, Max von Stephanitz faceva notare come il cranio del cucciolo di lupo fosse simile a quello del cane adulto.
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3° stadio “del paratore” (dai 6 ai 10 mesi) aspetto fisico: si allunga il muso, scompaiono le rughe, la complessione si fa più slanciata e atletica. comportamento: tendenza alla “parata” ovvero ad intercettare qualsiasi cosa si muova tagliandole la strada. Apparterebbero a questo stadio i cani da conduzione del gregge e quelli da ferma. 4° stadio “ del tallonatore “ ( dai 10 mesi in poi) aspetto fisico: muso appuntito, orecchie spesso erette o semierette, occhio a mandorla. comportamento: prossimo a quello del predatore adulto. Vivo interesse per la caccia e l’inseguimento della preda che cercano di bloccare mordendola sul posteriore. Apparterrebbero a questo stadio i cani nordici, i levrieri e talune razze da seguita. Ovviamente questo schema non va interpretato con troppa rigidità perchè nei cani esistono forme intermedie (in
particolare meticci e bastardi). Si dirà perciò che un cane appartiene a un certo stadio quando prevalgano in lui determinate caratteristiche morfocomportamentali rispetto ad altre. Ma, in linea di massima, lo schema funziona e spiega perchè un golden o un labrador mostrano attitudini e comportamenti differenti da un bull dog, da un setter inglese o da un siberian husky. In particolare per quanto riguarda il riporto, che altro non è se non un invito a ribadire il rapporto giocoso ed emotivo cane-padrone.
Da marinaio a cacciatore Abbiamo anticipato che ai primi quattro posti (su 79 razze testate) in classifica dell’intelligenza ubbiditiva (attitudine all’addestramento)redatta da Stanley Coren, figurano due razze da conduzione del gregge (border e pastore tedesco) e due water dog (barbone e golden retriever). A ulteriore conferma che le razze più adatte a lavorare in simbiosi con l’uomo sono quelle appartenenti agli stadi
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intermedi (2° e 3°) dove curiosità, dipendenza dal padrone, interesse al gioco e, di conseguenza, capacità d’apprendimento coesistono in proporzioni ottimali. Negli stadi precedenti o successivi, (1° e 4°) al contrario, abbiamo un rendimento molto minore, per difetto ( molossoidi) o per eccesso di evoluzione (nordici). Il bulldog, per esempio, si classifica al 77° posto dell’intelligenza ubbiditiva e il levriero afgano addirittura al 79°! Questo non vuol dire che tali cani debbano per forza essere meno intelligenti in assoluto, ma semplicemente che sono meno portati all’addestramento. Come mai i retriever, da marinai quali erano in origine, divennero cacciatori? La colpa fu del fucile a retrocarica...
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Prima del fucile, i cani utilizzati erano quelli da seguita il cui compito era di inseguire, circondare e azzannare la preda, in attesa che il cacciatore la finisse. L’invenzione delle armi da fuoco modificò radicalmente lo sport venatorio, attribuendo al cane un ruolo ben più centrale e raffinato. Cane e cacciatore divennero un’unica entità, con sei zampe, una coda e un fucile. In Inghilterra nacquero così le razze da ferma, specializzate nel fiutare l’emanazione del selvatico, segnalarne la presenza al cacciatore permettendogli di abbatterlo una volta levatosi in volo. Per fermare fagiani, quaglie, beccacce e galli cedroni che si trovavano nei campi, boschi e cespugli impareggiabili erano il setter e il pointer, mentre per farli “frullare” venivano Cani da ferma e cani da riporto adoperati gli springer. Le razze da ferma e da scovo, pur Nel passato, la caccia era considerata una nobile arte, pra- essendo in qualche modo capaci di riportare, non erano ticata da sovrani e gentiluomini. state selezionate per questo impiego specifico.
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Le origini dei retriever
UN PREZIOSO AIUTANTE DELL’UOMO Oltre che un valido retriever e un grande compagno della famiglia e dei bambini, il Golden Retriever è impiegato dalle Forze di Polizia di tutto il mondo come cane per la ricerca di droga ed esplosivi. Si è dimostrato anche una preziosa guida per i non vedenti
È probabile che tutti gli attuali retriever abbiano i medesimi antenati. L’area geografica che vide nascere queste razze non includeva soltanto l’isola di Terranova, bensì tutti i territori del continente americano, dal golfo di S. Lorenzo fino al Maryland. Si ipotizza che nella Nuova Scozia, il cane di St. John, incrociato al pointer abbia generato l ‘Oated Coated Retriever, progenitore del Labrador mentre cani originari dell’isola di Anticosti, accoppiati col Barbet e con l’Irish Water Spaniel, abbiano prodotto il Curly Coated Retriever dal manto crespo. Sempre il St. John (o qualcosa di simile), mescolato ai setter e agli epagneul avrebbe generato il Flat Coated Retriever, dal quale, con ulteriori reincroci di setter e Bloodhound, sarebbe scaturito il Golden Retriever. Contemporaneamente, sulle sponde della Chesapeake Bay, la coppia di Terranova Saylor e Canton, scampata nel 1807 ad un naufragio, incrociata con Water Spaniel, Coon Dogs e altri cani locali, fu la capostipite del Chesapeake Bay Retriever dal pelo grasso, ondulato e impermeabile all’acqua. Si tratta ovviamente di mere ricostruzioni ipotetiche, da considerare con un certo beneficio di inventario.
Le origini storiche del golden Una razza esce dalla preistoria e dal mito per entrare finalmente nella storia con la redazione del pedigree e, successivamente, con la stesura dello standard. Ma il mito è una tentazione irrinunciabile dell’animo umano. Per diverso tempo si credette che il golden discendesse da un gruppo di retriever gialli, giunti in Inghilterra al seguito di un circo russo all’inizio dell’ 800, considerati ottimi riportatori in acqua da Oliver Goldsmith (1847). Tesi ribadita da Stonehenge, dopo aver osservato attentamente i disegni del Colonnello Hutchinson. Viaggiatori parlano di psuedosetter russi di color fegato, dorato o marrone. Allsbrook, proprietario e buon conoscitore di golden, riferisce di aver incontrato in Siberia cani molto simili ai suoi. Il Colonnello Le Poer Trench, appassionato cinofilo, difese strenuamente la tesi dell’origine russa, al punto da convincere il Kennel Club a registrare i suoi cani come retriever russi. 34 34
Nel 1913 fu istituita una classe per i golden (che allora si chiamavano ancora Flat Coated gialli) e un’altra per i retriever russi e lo spareggio finale fu vinto addirittura da uno di questi ultimi! La disputa tra i fautori delle origini russe e quelli delle origini inglesi del golden si concluse qualche anno dopo con la vittoria finale dei secondi. D’altra parte non è detto che i primi fossero in mala fede. A quei tempi il concetto di razza pura, almeno come la intendiamo oggi, era quanto mai aleatorio. Cani di origini, struttura e attitudini diverse venivano continuamente incrociati e reincrociati al fine di ottenere soggetti adatti a determinati impieghi. Inoltre i caratteri ereditari non si trasmettono separati gli uni dagli altri ma “a grappoli”, perciò, come ho potuto verificare anche nei bastardi, può accadere che determinate tipologie tendano a ripresentarsi indipendentemente da quelle dei genitori o dei nonni. Anni fa incontrai in Piemonte un gattino randagio assolutamente identico al mio. Stesse dimensioni,
stesse macchie, stesso colore degli occhi, stesso comportamento. Potevano essere gemelli omozigoti! Ora, dato che il mio era un trovatello nato in Brianza, le probabilità che tra i due esistesse una qualche parentela erano da considerare prossime allo zero. Nulla di strano perciò se in Russia, specie nelle zone fluviali, siano apparsi retriever con caratteristiche simili a quelli inglesi. Ma la vera storia del golden retriever, supportata da una precisa documentazione genealogica, ci è stata raccontata nel 1952 dal bisnipote del suo creatore, Sir Dudley Majoribanks, primo Lord di Tweedmouth a Inverness, Scozia. Gran cinofilo e cacciatore, nel 1865 acquistò da un calzolaio di Brighton un cucciolo giallo, unico di una cucciolata nera, di nome Nous (in greco: saggezza). Il giallo, nei retriever, è un carattere recessivo e, di conseguenza, si manifesta solo in forma omozigote. Ciò non toglie che sul colore del mantello del golden interagiscano anche altri geni che ne determinano l’intensità (dal panna chiaro fino al quasi mogano). 35
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Gli antenati
del Golden retriever
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Il golden in america Il Golden giunge in America prima della 1° guerra mondiale e diviene subito popolare nell’ambiente della caccia per la sua forza, intelligenza e propensione al riporto. A quel tempo, soprattutto in prossimità dei fiumi, c’era sovrabbondanza di selvaggina e il golden sembrava fatto apposta per rendere felice anche il più esigente dei cacciatori. Nel 1932 la razza viene ufficialmente riconosciuta dal Kennel Club Americano che ne redige uno standard con un’impronta leggermente diversa da quello inglese, più mirante alla funzionalità che non alla pura estetica. Purtroppo, in assenza di regole venatorie di qualsiasi tipo e con l’uso generalizzato del fucile a ripetizione, si compirono vere e proprie stragi di volatili, al punto che attorno al 1930, restava ormai ben poco a cui sparare. Furono varate leggi speciali per limitare la caccia indiscriminata e iniziare un programma di ripopolamento, ma con risultati assai modesti.
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L’impiego di cani adatti a riportare prede numerose terminò in quel periodo e di conseguenza il golden rischiò addirittura di scomparire, tanto che nel 1938, quando venne fondato il primo Club Americano a tutela, fu definito “razza a rischio di estinzione”. Ma a partire dagli anni ‘50, in concomitanza al boom economico che modificò radicalmente mentalità e stile di vita degli americani, ebbe inizio la rinascita. Adesso la gente stava meglio e aveva più tempo libero. In compenso avvertiva di più la solitudine e lo smarrimento derivanti dalla perdita delle radici e dalla frammentazione del nucleo familiare. Il golden si dimostrò ideale per rispondere a queste nuove esigenze affettive. Dolce, fiducioso, disponibile, dall’aspetto accattivante e poco aggressivo, in breve divenne il prototipo del cane da famiglia. Le sue doti di intelligenza e attitudine ad operare in sintonia con l’uomo, collaudate e affinate da una durissima selezione sul campo, fecero di lui
Gradazioni cromatiche del Golden (esclusi: bianco puro e mogano) 38
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alla conquista dell’Europa divenendo in breve tra le razze maggiormente diffuse in Italia, Francia, Spagna, Germania e Scandinavia. Nel 2007 sono stati iscritti 4.205 Golden in Italia, 8.456 in Francia, 4.051 in Spagna e 2.164 in Germania!
Aspetto Pur mostrando una certa somiglianza col labrador ( il profano può confonderlo con un Labrador a pelo lungo e non è escluso che qualche allevatore non sia ricorso ad incroci tra le due razze) il golden differisce da quest’ultimo sotto diversi aspetti morfologici e caratteriali. In primo luogo nella tessitura e nel colore del mantello. Il pelo del labrador è corto e compatto, quello del golden è lungo e frangiato, con folto sottopelo. Nel labrador i colori ammessi sono tre: nero, cioccolato e giallo, nel golden tutte le tonalità del giallo, in una gamma che va dal panna all’oro intenso. Il bianco (tipo samoiedo) e il mogano (tipo setter irlandese) sono tassativamente esclusi. Quest’ultima è una precisazione importante perchè il colore è un aspetto fondamentale per la tipicità della razza. Troppo spesso si vedono oggi in esposizione soggetti chiari e slavati in barba al nome stesso di golden, che vuol dire appunto “dorato”. In secondo dalla forma e dall’espressione della testa. La testa del labrador è più massiccia e squadrata, con 40
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guance più piene e masseteri più sviluppati. L’espressione, pur senza essere aggressiva, è impertinente, talvolta perfino arrogante, mentre quella del golden ha un’espressione più dolce, con profili più arrotondati e stop meno accentuato. In terzo la struttura del tronco. Il tronco del labrador è leggermente più corto in proporzione agli arti, con torace più sviluppato in larghezza e meno in altezza e in profondità. La groppa tende all’orizzontale con angolature posteriori più aperte. Tale struttura ne fa un eccellente nuotatore ma un modesto trottatore, più incline al galoppo camminato (kanter) che non al trotto. Il golden presenta un tronco un po’ più allungato, con torace meno largo ma, in compenso, più disceso, la groppa è più inclinata, con angolature posteriori più accentuate. Pur cavandosela quasi altrettanto bene in acqua, il golden è anche capace di un trotto elastico e bilanciato, con buona copertura di terreno. Il bilanciamento delle masse corporee rappresenta un elemento essenziale. Fermo sui quattro piedi, un golden ben costruito esprime un’immagine di armonia ed equilibrio. Il dimorfismo sessuale è ben evidente nella taglia, nelle proporzioni e nell’espressione. Le femmine sono piuttosto prolifiche, dimostrandosi generalmente ottime madri, in grado di allattare senza problemi fino a 8-9 cuccioli. Nell’insieme, sempre che non vengano commessi errori nella selezione, il golden resta una razza forte, robusta, sana e vitale.
Carattere Su 190 giudici di prove intervistati da Stanley Coren, ben 167 indicarono il golden come la razza più addestrabile, alla pari col pastore tedesco. In particolare nelle gare di obedience, dove è determinante il desiderio di compiacere il padrone. Più di una volta, nei campionati statunitensi di questa disciplina, i golden hanno avuto ragione dei più titolati border e pastori tedeschi. “Il miglior cane da obedience “ afferma un famoso addestratore americano “ è il
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golden ottuso. Anche perchè un golden ottuso è comunque abbastanza intelligente da capire cosa gli si chiede e fa del suo meglio per compiacere il padrone. Altro aspetto importante: non si annoia e non si distrae facilmente. Siccome non cerca di immaginarsi cosa stia succedendo, non si inventa risposte nuove e finisce per rifare tale e quale ciò che gli hanno insegnato”. Osservando lo sguardo adorante del golden, fisso sul padrone, non possiamo non rimanerne affascinati a nostra volta.
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L’espressione è dolce, solare, fiduciosa, intelligente, senza l’impertinenza del Labrador o la prepotenza del Rottweiler. In base alla scala neotenica il Golden si troverebbe a cavallo tra il secondo e il terzo stadio evolutivo (giocatoreparatore) stadio in cui il cucciolo di lupo incomincia a socializzare e a giocare con i suoi simili, rincorrendo qualsiasi oggetto attiri la sua attenzione. L’istinto al riporto è tipico di questa fase e il cane impara quasi subito a riconsegnare l’oggetto al padrone, nella speranza che questi lo rilanci e continui il gioco. La sua indole dolce e poco aggressiva lo induce a non stringere troppo l’oggetto (a differenza di molti altri cani da ferma, cui è più difficile insegnarlo), qualità che si rivelerà preziosa nella caccia pratica, evitando di rovinare il selvatico. Poco aggressivo nei confronti degli altri cani, può facilmente convivere e lavorare in gruppo, senza creare particolari problemi quando lo si porta a passeggio nei parchi pubblici. Ciò dipende dal fatto che, nello stadio del giocatore, la socialità è già ben sviluppata mentre gli istinti di predazione e di competizione gerarchica sono ancora a livello embrionale. Queste qualità sono alla base
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del crescente successo del golden, facendo di questo cane, selezionato in origine per la caccia, un compagno ideale anche nell’ambiente urbano, sempre che ne venga compresa e rispettata l’originaria natura, la quale richiede affetto, coerenza e una certa dose di movimento giornaliero. Il golden, infatti, possiede un indole molto più delicata e sensibile del Labrador e, di fronte a un atteggiamento scioccamente autoritario o peggio ancora, contraddittorio del padrone, tende a chiudersi in se stesso piombando in vere e proprie crisi d’identità.
L’utilizzo delle qualità naturali a fini sportivovenatori La naturale propensione del golden al riporto trova impiego vantaggioso nella caccia pratica. Gli inglesi lo hanno spesso utilizzato sia in abbinamento al cane da ferma (setter e pointer) sia a quello da cerca (springer spaniel). Ciò non vuol dire che, se opportunamente addestrato, questo cane non si dimostri egli stesso un buon soggetto per la ricerca autonoma.
Gradazioni cromatiche del Golden 42
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Il marking: consiste nell’insegnare al cane la misura ovvero la distanza tra lui e l’oggetto lanciato da riportare. Tale distanza può essere, all’inizio, di 20-30 m., a seconda delle naturali capacità del soggetto. In questa prima fase bisognerà lanciare il “dummy” su un terreno piano e pulito, in modo che il cane impari a riportarlo “a vista”. Solo una volta certi della piena assimilazione e della corretta esecuzione dell’esercizio, si potrà passare al lancio dell’oggetto nel terreno “sporco” (erba alta, rovi, cespugli) dove il cane dovrà aiutarsi con il fiuto. L’ottima memoria consente a un golden esperto di andare a prendere e riportare senza confondersi fino a 5-6oggetti, lanciati uno dopo l’altro in punti differenti. L’hunting: è l’esercizio preparatorio alla ricerca. Consiste nell’abituare il cane a perlustrare il terreno “in profondità” ovvero a zig zag, senza trascurarne alcuna porzione. L’hunting è un comportamento istintuale della specie, presente in quasi tutti cani, perciò, più che “insegnato”, va semplicemente risvegliato e disciplinato. A seconda delle razze ha assunto denominazioni diverse: lacet nell’addestramento del cane da ferma, revier negli 44
esercizi di ricerca del figurante in quello da difesa. Nel nostro caso si procede disponendo diversi oggetti lungo il percorso a zig zag, col vento a favore, incitando il cane con espressivi gesti della mano e, contemporaneamente, spostandosi a destra e a sinistra. La stessa tecnica adottata anche nell’addestramento del cane da conduzione del gregge! Il line: è l’invio in avanti in linea retta. Costituisce la fase successiva del marking e si insegna polarizzando l’attenzione del cane su di un oggetto posto a una certa distanza di fronte a lui. Dopo che il padrone gli ha impartito il comando del riporto, una seconda persona, nascosta nei pressi del primo oggetto, ne lascerà cadere un altro un po’ più lontano, sulla medesima direttrice e contemporaneamente richiamerà l’attenzione del cane, in modo da abituarlo a recuperare anche il secondo oggetto e così via, aumentando gradatamente la distanza. Un corretto apprendimento del “line” è fondamentale perchè consentirà al conduttore l’invio del cane direttamente sul luogo dove dovrà iniziare l’hunting, guadagnando molto tempo nella ricerca della preda abbattuta.
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SÌ
NO
Il Golden
1990 – 125 iscrizioni 1991 – 133 iscrizioni 1992 – 141 iscrizioni 1993 – 244 iscrizioni 1994 – 419 iscrizioni 1995 – 575 iscrizioni 1996 – 896 iscrizioni 1997 – 1104 iscrizioni 1998 – 1699 iscrizioni 1999 – 2086 iscrizioni 2000 – 2487 iscrizioni 2001 – 2668 iscrizioni 2002 – 3235 iscrizioni 2003 – 3732 iscrizioni 2004 – 3610 iscrizioni 2005 – 3497 iscrizioni 2006 – 3442 iscrizioni 2007 – 4205 iscrizioni 2008 – 3800 iscrizioni
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in Itali
a Iscrizioni ai Libri Genea logici dell’E.N .C.I. Non sappiam o se prima d el 1950 qual che Golden portato in It Retriever fu alia, poiché fi imno ai primi an ni ’50 del seco era genericam lo scorso esso ente registrat o tra i cani d (vari)”. Sotto a caccia di ti po “Retrieve tale denomin r azione vi fu una prima re Registri del all’allora Ken gistrazione ai nel Club nel biennio 192 1950 i “Retri 2-23; e fino ever (vari)” is al critti in Italia mente poch furono solo e furono le is 5 1 . Ugualcrizioni fino ai primi ann l’interesse dei i ’90, quando cinofili si rivo lse alla razza: ecco i dati.
47
Per la selezione dello Yorkshire Terrier, Bouledogue Francese e Chihuahua
All.to Amatoriale “Elisco” di Elisa Scoscia via San Paolo c.p.81-06081 Assisi (Pg) Italia Tel: 347-2967007 | 335-430762 | 329-6146370
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Disponibili cuccioli: arlecchini e neri delle più importanti linee di sangue Europee Microcippati,Vaccinati, Iscritti Enci e anagrafe canina,DNA. 48
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1XPHURVL FDPSLRQL LQ $OOHYDPHQWR 49
S T O R I E
B E S T I A L I MAURO DE CILLIS
C’era una volta un grillo, di nome Teodorico, che aveva un’esa-
Così conobbe Gianna, una bella grillina nera, lucida, grassottel-
gerata opinione di se stesso.
la e sempre allegra che sembrava fatta apposta per render felice
In effetti, era molto bello, tutto nero e lucido, con zampe d’atleta
qualsiasi grillo, anche il più esigente.
e una bellissima voce.
Anche se non aveva il fisico da indossatrice della cavalletta, l’at-
Le grillesse, quando lo vedevano passare, si fermavano ammira-
taccamento al lavoro della grilla talpa, la voce melodiosa della
te e gli dicevano: “ Ei, bel grillo, dove te ne vai tutto solo? Perchè
cicala, riuniva in sé, in misura più che soddisfacente, tutte queste
non vieni a far quattro salti con noi?”
doti messe insieme e in lei sembrò a Teodorico di aver final-
Ma lui manco le degnava di un’occhiata.
mente trovato l’anima gemella.
“ Stupide “ pensava “ ci vuol altro che una grillina da due soldi per conquistare il mio cuore. Sono un tipo speciale io e se un giorno deciderò di sposarmi, lo farò soltanto
Uscivano tutte le sere e face-
La voglio bella, intelligente, lavoratrice e buona canterina... ah, dimenticavo la cosa più importante, dovrà essere seria, sì, soprattutto seria, mica una di quelle con troppi grilli per la testa!
con una che sia degna di me.
vano lunghe passeggiate tra gli steli umidi di rugiada, intonando duetti canori molto suggestivi. Gianna era simpatica e divertente e sapeva sempre trovare il modo per
La voglio bella, intelligente, lavoratrice e buona canterina.. ah,
ravvivare una serata.
dimenticavo la cosa più importante, dovrà essere seria, sì, so-
Ma dopo qualche tempo Teodorico tornò di nuovo a sentirsi
prattutto seria, mica una di quelle con troppi grilli per la testa!”
irrequieto e insoddisfatto.
Alla ricerca di questa compagna ideale ebbe molte avventure,
La sua nuova fidanzata era bella, spiritosa, brillante eppure..ep-
ma nessuna che lo soddisfacesse fino in fondo.
pure le mancava qualcosa, ma che cosa? Teodorico continuava a
Affascinato dal suo bel canto, uscì per qualche tempo con una
lambiccarsi il cervello, senza venirne a capo diventando sempre
cicala, ma presto si stancò di lei accorgendosi che, oltre al canto,
più irritabile e poco comunicativo.
non possedeva altre virtù.
Accorgendosi di quel progressivo cambiamento d’umore Gian-
Per reazione alla fatuità della cicala, prese a frequentare una
na cercava di sdrammatizzare la situazione raccontando sto-
grilla-talpa, giudiziosa, responsabile, tutta tana e lavoro ma, in
rielle buffe, facendo capriole, imitando alla perfezione un grillo
compenso, terribilmente noiosa e del tutto priva di fantasia.
balbuziente. Fatica sprecata perché lui, invece di ridere, si rin-
Poi fu la volta di Veronica, una splendida cavalletta verde sme-
chiudeva sempre di più in se stesso.
raldo, elegante e slanciata come una modella, ma anche questa lo
“ Che cosa le manca?” rimuginava tra sé “ Perchè neppure lei
deluse, perchè ignorante, vanesia e stonata come una campana.
riesce a soddisfarmi del tutto? Di che cosa mai posso rimpro-
Persuaso di aver sbagliato a mettersi con delle forestiere, con-
verarla?”
cluse che la cosa migliore era quella di cercarsi una fidanzata tra
Dopo aver studiato e ristudiato il comportamento di lei con
quelle della sua specie.
l’occhio freddo dell’entomologo, concluse che le mancava la se
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S T O R I E
B E S T I A L I
rietà. Gianna era troppo sveglia, troppo scherzosa, troppo scan-
aristocratica, seria e…e anche religiosa il che, in una moglie, di
zonata per prender sul serio il ruolo matrimoniale!
certo non guasta!
No, il loro rapporto non poteva avere un futuro!
“ Preghi spesso? “ le domandò.
Giunto a tale conclusione, la sera dopo, invece di andare a pren-
“ Tutte le mattine e tutte le sere. Prego il Signore degli Insetti
derla come tutte le sere, decise di farsi una passeggiata da solo.
e gli esprimo i miei desideri. Questa sera, per esempio gli stavo
Girovagò per il prato senza meta, pensando al suo triste destino
chiedendo…ma è una cosa troppo personale, non vorrei sem-
d’eterno scapolo, cantando una struggente canzone d’amore.
brarti sfacciata..”.
Che interruppe all’improvviso, quando, su di uno stelo proprio
“ Che cosa gli stavi chiedendo?”
davanti di lui, apparve una creatura di sogno.
“ E va bene, se proprio insisti…gli stavo chiedendo di incontra-
Una creatura bellissima, regale, le zampine anteriori congiunte
re uno come te, bello, forte, romantico…”.
in un composto atteggiamento di preghiera.
“ Anch’io ho sempre desiderato incontrare una come te, anche
Nell’aspetto e nel colore ricordava un po’ Veronica, la sua secon-
se ormai non ci speravo più!” balbettò Teodorico, il cuore che gli
da fidanzata, ma con ben altra classe ed eleganza!
batteva all’impazzata.
“ Perchè hai smesso di cantare? “ gli domandò la splendida cre-
Con lentezza e misura regali Samantide dischiuse le zampette
atura, volgendo graziosamente il capo.
anteriori, cingendolo in un caldo abbraccio.
“ Temevo...temevo di disturbarti, visto…visto che stavi pregan-
Un abbraccio che toglieva il respiro.
do…”balbettò Teodorico, confuso.
“ Teodorico, tu non sei solo bello, devi essere anche buono, mol-
“ Non preoccuparti, avevo quasi terminato e poi canti così bene!” to, moolto buono!” sussurrò lei, accentuando la stretta. “ Davvero ti piace come canto?” “ Davvero. Non ho mai sentito nessuno cantare bene come te,
MAURO DE CILLIS
continua, te ne prego!” Emozionato e anche un po’ orgoglioso, Teodorico terminò la sua canzone. “ Bravissimo “ disse lei “ Sono felice di aver fatto la tua conoscenza, come ti chiami?” “ Mi chiamo Teodorico e tu?” “ Samantide, Samanta per gli amici…” “ E io posso avere il privilegio di esserti amico?” “ Naturalmente, specie dopo che hai cantato per me, ma non startene laggiù con le antenne in aria e vieni su da me!” Teodorico non se lo fece ripetere due volte e salì accanto a lei. Da vicino appariva ancora più bella e affascinante. “ Sei…sei bellissima! La creatura più bella che abbia mai conosciuto “ le disse, sorpreso lui stesso della sua sfacciataggine. “ Sei bello anche tu! “ rispose Samantide, sfiorandolo con antenne di seta. Teodorico avvertì un brivido lungo la schiena e si domandò se avesse finalmente incontrato la compagna ideale. Bellissima,
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ALLEVAMANTO “DEI CINEGTI” ALANI FULVI E TIGRATI Marina Salmoiraghi San Giorgio di Lomellina (PV) tel. 0384.43329 - 329.6475186 www.cinegeti.it cinegeti@alice.it
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IL CANE
DELLA DISCORDIA
di Matteo Azzari
Inumiditevi le labbra e pronunciate questa parola: KARJALANKARHUKOIRA No, non vi ho fatto insultare nessuno:è semplicemente il nome finnico del Cane Da Orso Della Carelia Che i conflitti tra uomini nascano per lo più per avere l’egemonia su un lembo di terra è risaputo, ma che un cane possa divenire il simbolo della vittoria è un ulteriore motivo di astio tra popolazioni. Originaria della Carelia, regione che si estende dal Mar Bianco al golfo di Finlandia, questa razza è stata più volte sull’orlo dell’estinzione. Fin dall’epoca degli Zar, la Finlandia era una delle province dell’impero Russo. Nell’ottobre del 1917, approfittando dello scoppio della rivoluzione russa, la Finlandia proclamò la sua indipendenza. Le ostilità cessarono nel 1920 quando madre Russia dovette cedere i territori della Carelia alla Finlandia. Il Careliano divenne simbolo dell’indipendenza finlandese, ma i russi ne rivendicavano la paternità in quanto la razza era sempre stata presente nei territori del lago Ladoga.
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A n n o I n u m e r o 4
Queste zone erano in terra finlandese, ma durante il periodo bolscevico vi si erano rifugiati molti russi portando con loro numerosi cani specializzati nella caccia allâ&#x20AC;&#x2122;orso e allâ&#x20AC;&#x2122;alce. Per i russi questi cani non erano altro che quelli che nel 1935 il Kennel Club di Helsinky riconobbe con il nome di: Cane Da Orso Della Carelia. Prima di arrivare alla stesura dello standard ci fu un grosso lavoro da parte degli allevatori, perchĂŠ i cani che avevano a disposizione non erano tutti omogenei. Vi erano soggetti completamente neri, completamente bianchi, rossicci o marroni, dalle code cortissime o portate alte, manti dalle diverse lunghezze e anche le corporature differivano da soggetto a soggetto. 55
Si cercò di prendere in considerazione gli esemplari con mondiale. Quello che oggi conosciamo è un cane forte, caratteristiche fisiche e caratteriali idonee alla caccia gros-
agile ed elegante, non di grande mole.
sa. Quindi si eliminarono dalla riproduzione i soggetti Più lungo che alto (raggiunge un’altezza al garrese in medalle dimensioni ridotte o eccessivamente aggressivi. Un
dia di 57 centimetri per i maschi), è un cane da lavoro e la
cane che deve cacciare l’orso non dovrà mai arrivare allo
caccia è naturalmente il suo habitat.
scontro, ma dovrà avere il sangue freddo di portare il plan-
Negli anni non è stato solamente impiegato nella caccia
tigrado verso il cacciatore.
all’orso e all’alce, ma anche in quella a lontre, linci, scoiat-
La redazione del primo standard fu opera di Antii Tantu toli, martore, ungolati e cinghiali. che già aveva messo la firma su altri due standard: quello
I territori di caccia finnici sono caratterizzati dalla loro va-
dello Spitz Finnico e del Segugio Finlandese.
stità, e qui la razza, risoluta come poche, si affida alla sua
Quattro anni più tardi (1939) L’Urss attaccò violentemen- vista, al suo olfatto e al suo udito proverbiale. te la Finlandia con lo scopo di riprendersi i territori che Nei paesi del nord Europa non è solo esclusivamente imaveva dovuto abbandonare nel 1920.
piegato nella caccia ,ma è anche un ottimo cane da compa-
Questa invasione mise in forte pericolo la sopravvivenza
gnia, questo perchè a differenza di altri cani appartenenti
della razza, vennero tratti in salvo solamente sessanta sog-
al gruppo 5 (cani di tipo Spitz e primitivo) è molto meno
getti grazie alla dedizione degli allevatori, che continua- freddo. La storia del Careliano è, come quelle di molte alrono a salvaguardarlo anche durante il Secondo conflitto tre razze, legata alla storia di uomini che ricercano il cane 56
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Imparò a conciare pelli prima che a cacciare gli animali che le
Scovavano la preda quando gli altri esemplari si erano ar-
fornivano, e i lapponi, che ci misero del tempo a convincersi
resi nella ricerca, e una volta trovata, la spingevano verso
del suo operato, piano piano si presero cura di quel ragazzino
Mikka, mostrandosi sempre determinati, ma mai aggres-
e lo aiutarono a divenire un giovane uomo.
sivi. L’eccessiva aggressività era una pecca degli altri cani e
Mikka comprese che quanto più dura e fredda fosse stata una
dei primi cani di Mikka.
giornata, tanto più caldo sarebbe stato l’abbraccio della tenda. Furono i lapponi a spiegargli che una pelle rovinata dal Era ritornato nelle sue terre dopo quindici anni di assenza, morso di un cane è una pelle che ha molto meno valore, e e in poco e tempo le sue gesta di cacciatore d’orsi erano
così negli anni iniziò a selezionare soggetti che nella caccia
diventate leggenda.
evitavano lo scontro con l’orso o l’alce di turno.
I suoi cani avevano un manto nero e bianco. Il nero, so-
Finalmente, ormai esausto, Mikka si incontrò con altri due
prannominato nero-orso, era talmente intenso da per-
cacciatori e le loro mute di cani. Quel giorno stavano cer-
dercisi dentro, il bianco più candido della neve. Avevano
cando di colpire un maschio di alce che per settimane era
un’ossatura più potente rispetto ai cani che da sempre si
loro sfuggito. Iniziarono la battuta. Tver e Onega erano
erano visti in quelle zone.
infaticabili, il loro olfatto non era paragonabile a quello
C’era un po’ d’invidia da parte degli altri cacciatori nel ve- degli altri cani. dere i cani di Mikka al lavoro.
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Finalmente i cani avevano segnalato il maschio d’alce e
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P E R
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L E T T O R I
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E S I G E N T I
Di tanto in tanto la nostra rivista proporrà degli articoli di straordinaria levatura tecnica e scientifica, scritti dai maggiori esperti esistenti.
Mauro De Cillis Cinologo
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Il cane, a qualsiasi razza appartenga, non andrebbe mai
dell’intero sistema, tanto in fase dinamica quanto in fase
osservato mentre si muove nell’ambiente artificioso del
statica perchè nulla stanca di più un quadrupede che lo
ring, sorretto dal guinzaglio, ma nel suo elemento naturale
stare fermo sulle quattro zampe.
dove, più o meno mascherata, emerge la sua antica natura
Ma la soluzione diagonale non è l’unica possibile, come
di animale da preda, agile, sciolto, elastico, instancabile.
dimostrano i saltatori e gli ambiatori.
Capire il cane vuol dire capire il suo movimento.
I primi hanno sovradimensionato i segmenti ossei degli
(Foto 1) Per muoversi, i mammiferi hanno evoluto soluzioni
arti posteriori che formano angoli piuttosto chiusi, capaci
diverse. I più hanno adottato un’andatura quadrupedal-dia-
di generare uno scatto potente. La lepre, ad esempio, è
gonale, nel senso che la spinta dell’arto posteriore viene
in grado di raggiungere in tal modo una notevole veloci-
trasmessa, attraverso la colonna vertebrale all’arto ante-
tà procedendo a salti, ma è pressoché incapace di cam-
riore diagonale opposto (p. es. posteriore sinistro-anterio-
minare o di trottare. (Foto 4) Il canguro ha portato agli
re destro). Questo meccanismo permane anche in bipedi
estremi questa soluzione, rinunciando definitivamente
come l’uomo che, quando corre, salta o cammina, bilancia
agli arti anteriori, ridotti a pura funzione prensile. In com-
l’azione delle gambe con quella delle braccia.
penso ha sviluppato una lunga e robustissima coda che
(Foto 2) Condizione indispensabile per poter sviluppare un
funge tanto da bilanciere quanto da terzo arto, in base
buon movimento è l’ottimale rapporto tra lunghezza e incli-
ad un meccanismo simile a quello di un pendolo che slit-
nazione dei segmenti ossei del posteriore (bacino, femore,
ta sul suo centro di sospensione. Ne deriva un’andatura
tibia, tarso, metatarso) con quelli omologhi dell’anteriore
abbastanza veloce ed economica, probabilmente la più
(scapola, omero, ossa dell’avambraccio, carpo e metacar-
economica che esista in natura. (Foto 5) Gli ambiatori
po). (Foto 3) Di regola i primi, che generano la spinta, sono
(giraffa, cammello, elefante ecc.) sono generalmente ani-
leggermente più lunghi e più inclinati rispetto ai secondi
mali di mole imponente, più alti che lunghi, con diametri
che la ricevono. Tale differenza deve comunque rispettare
trasversali relativamente stretti e i segmenti ossei degli
il principio del massimo rendimento col minimo dispendio
arti con angoli molto aperti, tendenti alla verticale, per
di energia perchè qualsiasi sproporzione tra di essi com-
poter meglio sorreggere l’ingente peso del corpo. (Foto
prometterebbe in modo più o meno grave la funzionalità
6) Una simile costruzione, come spiegheremo meglio in
R i v i s t a
d i
C u l t u r a
e
I n f o r m a z i o n e
C i n o f i l a
Foto 1
Foto 3
seguito, rende loro impossibile una trasmissione diagonale, costringendoli ad adottarne una latero-laterale (ambio), ovvero muovendo alternativamente i due bipedi laterali (posteriore destro-anteriore destro, posteriore sinistro anteriore sinistro). Lâ&#x20AC;&#x2122;ambio è unâ&#x20AC;&#x2122;andatura rigida, dondolante e assai radente al terreno.
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Foto 4 c) leve di terzo genere : la potenza si trova tra il fulcro e la resistenza. Esempio meccanico: la barca a remi.
Sono svantaggiose perchè il braccio della potenza è sem-
Esempio nel cane: l’azione che genera la spinta dell’arto
pre minore di quello della resistenza.
posteriore dove la potenza è rappresentata dall’azione del
Trovano impiego prevalente nel dosaggio della forza quan-
tricipite surale (il braccio della potenza PF è dalla sommità
do, per esempio, la cagna vuol sollevare delicatamente un
del calcagno al suolo, il fulcro F è al suolo, la resistenza è
cucciolo per la collottola.
il peso dell’animale e il suo braccio RF va dall’articolazione
Esempio meccanico: le pinze chirurgiche
tibio tarsica o del garretto al suolo).
Esempio nel cane: l’azione della mandibola a livello degli
Foto 6 63
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Foto 5
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incisivi, dove la potenza è rappresentata dalla contrazione
tale nel punto di intersezione tra l’orizzontale passante per
dei muscoli masseteri (PF: dall’inserzione di questi all’arti-
l’articolazione scapolo-omerale e la verticale passante per
colazione temporo-mandibolare), la resistenza è costituita
l’estremità inferiore dello sterno (apofisi xifoidea), ovvero
dall’oggetto da stringere tra gli incisivi (RF: dall’articola-
un po’ in avanti rispetto alla metà della base d’appoggio.
zione temporomandibolare agli incisivi stessi) e il fulcro si
Da ciò l’importanza di una corretta conformazione dell’an-
trova nell’articolazione temporomandibolare. (Foto 7)
teriore, in quanto il peso in movimento è dato dal peso stesso sommato alla spinta in avanti! Si ha equilibrio dinamico quando il baricentro viene spostato in alto e in avanti, fuori dalla base d’appoggio e alternativamente riportato
EQUILIBRIO STATICO ED EQUILIBRIO DINAMICO
all’interno di essa, in modo da correggere la parabola discendente prima che l’animale cada al suolo!
Per muoversi, il quadrupede deve passare dalla fase di equilibrio statico a quella di equilibrio dinamico.
Fine prima puntata. Nella prossima tratteremo del meccanismo del movimento
Si ha equilibrio statico quando il baricentro o centro di gravità, si trova all’interno della base d’appoggio (nella fatti-
mentre nelle successive descriveremo le diverse andature nel cane.
specie un rettangolo). (Foto 8) Nel cane il baricentro si trova grosso modo sul piano sagit-
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Trainer Personal D EDVH GL DOLPHQWL IXQ]LRQDOL GL FRORUH YHUGH IRUQLVFH VSHFLĂ&#x20AC;FKH IRUPXOD]LRQL LQ JUDGR GL rispondere alle esigenze dei gatti con bisogni SDUWLFRODUL *OL LQJUHGLHQWL FRQWULEXLVFRQR a esaltare la bellezza del mantello e la IRUPD Ă&#x20AC;VLFD ULVROYHUH LO SUREOHPD GHOOD VHQVLELOLWj LQWHVWLQDOH ULGXUUH LO SUREOHPD GHO VRYUDSSHVR SUHVHUYDUH OD IXQ]LRQDOLWj renale e favorire la rimozione e lâ&#x20AC;&#x2122;espulsione GHO SHOR LQJHULWR 6L WUDWWD GL FLQTXH ULFHWWH VSHFLĂ&#x20AC;FKH FKH FRQ O¡DXVLOLR GL EURFFROL H IUXWWD DLXWDQR D SUHQGHUVL FXUD GHO SURSULR gatto come un vero personal trainer: 7UDLQHU 3HUVRQDO %HDXW\ SHU esaltare la bellezza dei gatti adulti GD D DQQL GL YLWD 7UDLQHU 3HUVRQDO +DLUEDOO SUHYLHQH la formazione di accumuli di pelo H QH DLXWD O¡HVSXOVLRQH SHU JDWWL DGXOWL GD D DQQL GL YLWD 7UDLQHU 3HUVRQDO /LJKW 6WHULOLW\ SHU JDWWL GD D DQQL VWHULOL]]DWL che tendono al sovrappeso e/o hanno defecazioni maleodoranti; Trainer Personal Sensintestinal SHU il benessere del sistema intestinale GHL JDWWL VHQVLELOL GD D DQQL GL vita; Trainer Personal Sensirenal SHU una corretta funzionalitĂ renale dei JDWWL GD D DQQL GL YLWD 1XRYD OLQHD 6XSHUSUHPLXP 7UDLQHU SHU XQ JDWWR QDWXUDOPHQWH IHOLQR Silvia Signoretti 8IĂ&#x20AC;FLR 6WDPSD
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IL BOULEDOGUE FRANCESE
IN ITALIA Il Bouledogue Francese giunse in Italia nel 1911. In quell’anno, infatti, il Marchese De Mari di Genova incaricò il noto ed esperto cinofilo dottor Giuseppe Solaro, che stava per recarsi a Parigi per una esposizione canina, di acquistargli il più bel esemplare della razza che fosse riuscito a trovare e di portarlo con lui in Italia. Il Solaro a Parigi fece molte ricerche, e alla fine trovò un soggetto straordinariamente promettente presso un lampionaio parigino di nome M. François che lo vendette per l’allora favolosa somma di ottomila franchi francesi. Il Giovane Bouledogue fu chiamato dal padrone Chiquito, e venne iscritto nel 1913 ai Libri Genealogici italiani. Chiquito divenne il primo Campione Italiano della razza, ma non produsse cucciolate e non vi furono cinofili italiani che imitarono il Marchese De Mari, così il Bouledogue Francese non ebbe nell’immediato uno sviluppo. Dopo pochi anni seguì un’altra iscrizione nel 1918; un’altra ancora nel 1920, e poi tre nel 1921 e ancora tre nel biennio 1922-23 (dal 1922 al 1927 i dati sono stati forniti per bienni). Dodici esemplari furono iscritti nel biennio 1924-25, e cinque in quello 1926-27; ai quali ne seguirono quattordici nel 1928, e sette nel 1929. Siamo arrivati agli anni ’30 del secolo scorso; ed è proprio in questo periodo che il Bouledogue Francese cambia la vita di uno dei più importanti cinologi e dei maggiori scrittori europei del Novecento: Piero Scanziani. Scanziani, nato nel 1908 a Chiasso, nello svizzero Canton Ticino, era giunto a Roma nel 1929 dopo essere stato congedato per motivi di salute dall’esercito elveti68
di Umberto Cuomo
CH. Chiquito (1911)
Cuccioloni gemelli (1929)
Lady (1932)
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Lady al guinzaglio, vide che la cagnolina si dirigeva spedita verso il portone di una lussuosa villa annusandolo freneticamente. Dall’interno della casa li vide una domestica, che uscì e fu accolta con grandi feste da Lady. La donna spiegò che il senatore che abitava in quella casa aveva acquistato una coppia di Bouledogue Francesi entrambi di grande stirpe, ma Lady faceva molti danni scavando in giardino, e così era stata data via. Disse anche che le orecchie originariamente erano diritte, ma l’abitudine che alcuni ragazzi avevano di prenderla per lì le avevano fatte piegare. Scanziani scrisse al senatore il quale rispose indicando il grande allevamento austriaco nel quale aveva comprato i due Bouledogue, che era di proprietà di una contessa. Piero scrisse anche alla contessa che gli inviò il pedigree. Nel frattempo Scanziani aveva saputo che un tale che lavorava nel mondo dell’ippica aveva un maschio; deciso a fere una cucciolata contattò il proprietario che gli disse che anche il suo cane non aveva il pedigree. L’accoppiamento fu fatto ugualmente nel 1932 e nacquero 9 cuccioli. Piero richiese all’ente cinofilo austriaco il pedigree anche del maschio e la cucciolata fu registrata nel 1933. A quei tempi Scanziani era corrispondente svizzero in Italia; così mise in giro nell’ambiente della stampa estera la voce della cucciolata che aveva prodotto e in 70
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tal modo vendette subito tutti i cuccioli a trecento lire l’uno: una cifra considerevole per l’epoca! Inoltre, poiché non guadagnava molto, aveva già una famiglia da mantenere ed era in attesa di un altro figlio, l’idea di arrotondare lo stipendio con la vendita di cuccioli lo indusse a iniziare ad allevare; e in questo modo è nata l’avventura di allevatore di Piero Scanziani, che nel 1933 fondò l’allevamento “di Villanova” – dal nome di un mistico spagnolo che Piero ammirava – e che produsse in quegli anni numerosi buoni soggetti, come Lady di Villanova, Duca di Villanova, Conte di Villanova, Figaro di Villanova, Folletto di Villanova. Purtroppo nel 1938, essendo Scanziani svizzero e non potendo date le leggi dell’epoca lavorare come giornalista in Italia, fu obbligato a tornare in Svizzera, a Berna, dove trovò impiego presso l’Agenzia Telegrafica Svizzera, ma non poté portare con sé i cani perché il padrone della casa che lo scrittore aveva preso in affitto non voleva animali nel suo immobile: li cedette quindi ad un signore inglese che abitava in una grande villa a Firenze e che era un ammiratore dei cani di Piero. L’allevamento di Villanova riprese l’attività dopo il conflitto. Torniamo al Bouledogue in Italia. Nel 1930 furono iscritti ai Libri Genealogici italiani 20 Bouledogue Francesi; 4 nel 1931 e uno nel 1932. Nel 1933 le iscrizioni furono 19, e ancora 19 nel 1934; poi 25 nel 1935, 29 nel 1936, 38 nel 1939, 27 nel 1940 e solo una nel 1941. Oltre a Scanziani, negli anni precedenti la Seconda guerra mondiale allevarono con successo la razza il grande cinologo Ernesto Tron, che aveva l’affisso “di Val San Martino” con il quale allevò anche Bulldog. Il Tron ha anche scritto un bel libro sulle due razze pubblicato dalla casa editrice Hoepli di Milano. Altri allevatori furono: la signora Del Saz (Allevamento della Perla Nera); la signora Sacchetti (Allevamento del Parco); la signora Stigand (Allevamento La fiorentina).
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Maria Elisabetta Czarnocki Lucheski di Venezia (San Barnaba 3197). Ancora nel 1950 la signora Maretta Menna di Roma (via F.lli Ruspali, 10) possedeva la femmina Josette, regolarmente iscritta al LOI. Due grandi protagonisti del dopoguerra furono il già citato Campione Till e la femmina, anche lei Campionessa, Michetta, che nel 1949 erano considerati la più bella coppia di Bouledogue Francese esistente in Italia. Nel loro sangue scorreva il sangue dei famosi cam-
scrittore Ezio d’Errico, che dedicò un suo libro appena pubblicato al suo Bouledogue Francese; e anche l’attrice allora nota Silvana Jachino in pubblico era sempre accompagnata dal suo Bouledogue Francese. Dopo questo inizio promettente dell’immediato dopoguerra il Bouledogue Francese conobbe un periodo di declino (basti pensare che nel 1968 i Bouledogue Francesi iscritti ai Libri Genealogici italiani furono otto, e undici l’anno seguente) fino agli anni ’70 del secolo scorso. Infatti, dopo aver acquistato nel 1972 in un fa-
pioni prebellici Conte di Villanova e Patrizio del Parco, ed entrambi erano di proprietà della signora Amabile Fasolini Marcus di Roma. Questi soggetti all’esposizione internazionale di Roma del 1950 tenutasi al Giardino del Lago non solo formarono la miglior coppia dell’esposizione, ma il bianco e tigrato Till risultò miglior Bouledogue Francese maschio, battendo nello spareggio il bellissimo Stromboli; mentre la sempre bianco tigrata Michetta risultò miglior femmina battendo la pur molto bella e sempre Eccellente Suzy. Erano quelli anni nei quali il Bouledogue Francese era compagno di personaggi molto conosciuti, come lo
moso negozio di animali di Piazza Castello a Torino un Bouledogue Francese di nome Bjorn of Rassmussen, nato in Svezia e di colore bianco con una macchia perfettamente circolare sulla schiena di colore nero lacca, a fine estate del 1973 iniziai a frequentare le esposizioni canine partendo con quella di Varese, che a quei tempi si teneva nei giardini della Villa Reale di Varese, ottenendo un buon giudizio. In quegli anni era abituale la presenza con qualche suo soggetto del signor Galimberti di Lugano, che assieme a un suo amico allevava Bouledogue Francesi e Bulldog. Ma la razza rimaneva molto rara, e nel 1970
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Club del Bouledogue Francese Italia CBFI Il successo che il Bouledogue Francese sta conquistando anno dopo anno nel nostro Paese rende sempre più necessaria la formazione di un’associazione che ne segua e tuteli lo sviluppo. Ecco che dopo la brevissima esperienza della “Società per la difesa del bulldog francese” di fine anni ’30, da poco è nato un nuovo e dinamico Club, per ora non ancora riconosciuto dall’E.N.C.I. L’idea di costituire un’Associazione esclusiva per il Bouledogue Francese nasce dall’esigenza di creare un qualcosa che in Italia non esisteva ancora: un Club che si prefigge di riunire e far dialogare tra loro gli appassionati del Bouledogue Francese. Si tratta di un gruppo di allevatori, esperti della razza, veterinari e semplici appassionati che si è creato negli anni tra i ring delle esposizioni canine e fuori dai circuiti cinofili fin da quando in Italia era raro trovare esemplari di Bouledogue Francese (inizialmente poco conosciuto) sino alla situazione odierna di prosperità e di inte74
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resse per la razza, che è notevolmente aumentato. Il CBFI si propone di offrire informazioni e consigli ai proprietari di Bouledogue o a tutti coloro che desiderano diventarlo, mettendo a disposizione l’esperienza ventennale di allevatori e di veterinari che rispondono a domande specifiche su carattere, salute e alimentazione. Inoltre i soci si impegnano a venire in aiuto dei Bouledogue abbandonati o maltrattati che necessitano di una sistemazione in famiglia o di un’adozione, sostenendo e lavorando in collaborazione con il Rescuecenter ( www.rescuecenter.it) per far conoscere ai membri dell’associazione i Bouledogue in difficoltà. Il Club vuole mettere in contatto fra loro gli appassionati della razza tramite il forum Boulezone (www.Boulezone.it) per confrontarsi, condividere le esperienze personali, discutere e raccontare il proprio amore per i Bouledogue, organizzare incontri amichevoli volti a confrontare in modo costruttivo gli esemplari, e in particolare per passare giornate rilassanti tra persone che condividono la stessa passione.
La nascita del CBFI Il 7 luglio 2007, durante un pranzo estivo tra amici, sotto un fresco porticato a Robecco sul Naviglio (Mi), per la prima volta si è lanciata l’idea di un club dedicato al Bouledogue Francese. Dopo altri incontri informali l’idea si è fatta più concreta e finalmente l’Assemblea costitutiva del CBFI è stata convocata per il 2 Gennaio 2009 nello stesso luogo. I Soci Fondatori sono: LUIGI GATTI e ANGIOLAMARIA NOTARIO, affisso “dei Boulegatti” di Lauriano (TO), VALERIO VITALI, affisso “dell’Oldoynio Lengai” di Urgnano (BG), CRISTIANA LAZZARI, affisso “des Jolies Chouettes” di Zoagli (GE), ARCANGELO BUNGARO e JEROME BONNET, “de la Ciboulette” di Milano (MI), ALLIEVI GIA, di Livorno, NICOLA FILOTTO, di Castelgoberto (VI), IVAN GARBEROGLIO, “del Bullo” di Casal Cermelli (AL), VERONICA ZITO, affisso “dei due Briganti” di Rivoli (TO), DONATELLA BENNATI, “di Villa Margot” di Civitella di Romagna (FC), ai quali sono
stati in seguito aggiunti alcuni amici del Rescue e del Forum che condividono gli stessi intenti. Il primo Consiglio eletto è stato formato da: Luigi Gatti (Presidente) Valerio Vitali (Vice Presidente) Cristiana Lazzari (Segretario) Veronica Zito (Consigliere con delega al Rescue) Jerome Bonnet (Tesoriere) Club Bouledogue Francese Italia – CBFI Parco degli Ulivi, 31 16030 ZOAGLI (GE) www.cbfi.it segreteria@cbfi.it Primo Meeting organizzato dal Club Bouledogue Francese Italia – CBFI Per il 13 settembre 2009 il Club Bouledogue Francese Italia – CBFI ha organizzato a Robecco sul Naviglio (MI) il Primo Boule Meeting. Luogo dell’incontro lo splen-
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Miglior soggetto del sesso opposto BOS è stato giudicato la femmina caille – multi ch EGIXIA DELL’OLDOYNIO LENGAI – shsb 664877 – nata il 20.09.2006 da multi ch Victor du Fiacre de Montparnasse e da Weiss dell’Oldoinyo Lengai, all.re Valerio Vitali – proprietario S. Joerg.
La straordinaria affluenza di Bouledogue Francesi al Boule Meeting ha messo in evidenza sia la passione degli amanti della razza, che per una competizione amatoriale sono venuti perfino da località e Paesi molto lontani, sia la qualità dei Bouledogue italiani, che è molto cresciuta negli ultimi anni. In particolare, nelle classi Baby, Juniores, Giovani, Intermedia erano iscritMiglior soggetto giovane assoluto si è qualificato la bel- ti soggetti molto tipici, che sono una bella speranza la femmina caille CASSANDRE AU COEUR TENDRE per lo sviluppo del Bouledogue in Italia. rsr 08/128418 – nata il 13.08.2008 da multi ch Vicking Ora non resta che auspicare il riconoscimento di quedu Fiacre de Montparnasse e da multi ch Ondine all. sto giovane ma dinamico e preparato Club, che ha dire – propr. Arcangelo Bungaro, che ha vinto la scultura mostrato di saper attirare e riunire un gran numero di artistica messa in palio dall’Allevamento Van den Me- appassionati. streechteneerkes dei signori Meerten.
novitàEDITORIALE
Il bellissimo trofeo per il vincitore eseguito e offerto dal Socio Arcangelo Bungaro
Per chi vuole avere informazioni complete sulla razza Bouledogue Francese, è in vendita nelle migliori librerie il libro “Il Grande Libro del Bouledogue Francese”: la più grande opera mai scritta sulla razza. In questo volume straordinario sono presi in esame le origini del cane, la storia della razza, la sua avventura in Italia, lo Standard, il suo commento, il carattere, l’educazione, la riproduzione, l’alimentazione, la salute e le esposizioni. Una straordinaria opera che tratta del Bouledogue Francese in modo completo. Si può richiedere a: info@umbertocuomoeditore.net
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Il nostro gatto di casa discende da felini originari del deserto, che si nutrivano di piccoli roditori e, visto il clima, avevano raramente la possibilità di bere. Da essi il micio domestico ha ereditato l’abitudine di consumare tanti piccoli pasti giornalieri e la scarsa attitudine a bere. Se il cibo è lasciato sempre a sua disposizione, il gatto consuma circa 16 pasti al giorno, mangiando in media 8 grammi di cibo alla volta. Per quanto riguarda il bere, egli assume circa 120 ml d’acqua al giorno, suddivisi in 9-10 volte. Per soddisfare queste esigenze, è opportuno lasciare a sua disposizione per l’intera giornata una ciotola di crocchette corrispondente al dosaggio giornaliero ed acqua fresca a volontà. Inoltre, potete somministrare due volte al giorno del cibo umido in patè o bocconcini. Occorre prestare attenzione anche a come gli viene servito il cibo. Sono da evitare le ciotole in plastica, che presentano un odore sgradevole al gatto, che non viene eliminato nemmeno con ripetuti lavaggi. Preferite i contenitori in ceramica, vetro o metallo. La ciotola va lavata alla fine di ogni pasto, perché il gatto, dotato di un olfatto molto sviluppato, percepisce gli odori residui e potrebbe addirittura rifiutarsi di mangiare. Risciacquate la ciotola sotto l’acqua corrente e non utilizzate detersivi per i piatti, che hanno profumazioni molto intense. Anche la forma è molto importante, poiché il gatto non ama dover
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sfregare i propri baffi, le vibrisse, contro le pareti della ciotola, in quanto questi sono veri e propri organi di senso. L’ideale è quindi un piatto, oppure un contenitore dall’apertura molto ampia. Evitate di posizionarla accanto alla lettiera, in quanto, anche in natura, i felini selvatici non si alimentano mai nei pressi dei loro “bisogni” ed il vostro micio, per questa ragione, potrebbe addirittura rifiutare il cibo. I gatti che passano l’intera giornata in casa sono predisposti al sovrappeso, a causa della vita prettamente sedentaria, in cui è quasi nullo il dispendio di energie. La maggior parte dei gatti cittadini, inoltre, è sterilizzata e lo squilibrio ormonale che ne consegue comporta un’ulteriore diminuzione del fabbisogno energetico di circa il 20% ed un aumento dell’appetito. Contemporaneamente, ci troviamo di fronte a mangimi sempre più appetibili e ricchi di energia, che spingono il gatto, specie nei momenti di noia e solitudine, ad assumerne più del necessario, rendendolo incapace di auto-regolarsi, come succederebbe, invece, in natura. Ed infine, non bisogna dimenticare il male peggiore: i proprietari, che coccolano il loro animale ricoprendolo di attenzioni che, nella maggior parte dei casi, corrisponde a riempire a dismisura la ciotola di bocconcini sempre più prelibati. Per far fronte a tutti questi problemi, le industrie mangimistiche han
no studiato dei prodotti specifici per il gatto che vive in casa, spesso caratterizzati dalla dicitura “indoor” o semplicemente “light“. Questi mangimi presentano un minore apporto calorico, rispetto ad un alimento per gatti attivi e, in alcuni casi, vengono aggiunte sostanze in grado di favorire lo smaltimento dei grassi, come la L-carnitina. Questi alimenti vanno somministrati nei dosaggi indicati sulla confezione, mentre è assolutamente inutile lasciare la ciotola sempre piena. Un altro modo per tenere il micio in forma è impegnarlo con giochi sempre nuovi, in modo da aumentare la sua attività fisica e, contemporaneamente, impedire che mangi per noia. Via libera, allora, alla vostra fantasia! Spesso basta una pallina od un pezzetto di spago per stimolare la curiosità del micio e la sua voglia di correre e saltare, permettendoci di passare più tempo con lui e di rafforzare il legame reciproco.no, in quanto quest’ultimo è stato formulato per gli specifici fabbisogni dell’uomo, ma non è assolutamente equilibrato per un carnivoro. Un buon integratore non si ottiene semplicemente mescolando tutte le vitamine di cui l’animale ha bisogno nelle giuste proporzioni, ma necessita di un complesso processo di produzione. Le vitamine hanno spesso odori sgradevoli ed il cane ed il gatto, il cui olfatto è molto sviluppato, si rifiutano di assumerle così come sono e vengono aromatizzate con sostanze gradite all’animale. Le vitamine sono molto labili e, se sottoposte a riscaldamento o esposte al contatto con aria o metallo, tendono a perdere la loro azione sull’organismo. Il contenitore in cui vengono confezionate, quindi, deve proteggerle dalla luce, dall’aria e dall’umidità. Inoltre esse vengono incapsulate all’interno di microsferule di circa 0,1 mm, composte da gelatina, destrine, silicone, cellulose e grassi e di solito vengono aggiunte sostanze antiossidanti.
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P U B B L I R E D A Z I O N A L I
Boutique Record Regali per tutti A Natale si è più portati a spendere, a fare acquisti d’impulso. E Record aumenta le tentazioni rinnovando l’assortimento di regali per gli amici a due e a quattro zampe. La calza ripiena di dolciumi, l’albero colorato di snack, il topolino con i colori di Babbo Natale... L’assortimento della Rinaldo Franco spa per le festività ormai vicine è un’esplosione di idee, dalle più tradizionali, in linea con il sempiterno spirito natalizio, alle più innovative e originali per stupire ogni anno il cliente con qualcosa di nuovo. Anche quando la congiuntura economica non è troppo favorevole, il periodo del Natale corrisponde sempre a un momento in cui il consumatore è più portato a spendere: sta al negoziante catturare questa maggiore propensione all’acquisto per indirizzarla a suo vantaggio. Il punto di forza dell’assortimento Record è il fatto di essere poliedrico e, quindi, adattabile a diverse circostanze di vendita. La Rinaldo Franco spa, infatti, non propone soltanto i tradizionali regali per il cane o il
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gatto, ma anche un’ampia serie di gadget a tema perfettamente indicati per un regalo a qualsiasi persona. Ecco, allora, che da oggi e fino al 6 gennaio, la vetrina del petshop potrebbe essere in grado di colpire e attirare non solo la solita clientela o, comunque, i semplici proprietari di animali, ma tutto
quell’universo di compratori che non fa parte di questa categoria. Sotto Natale, infatti, la spinta all’acquisto d’impulso è sempre più forte: è il momento in cui si dedica maggiore attenzione alle occasioni-regalo. Un piccolo presente, si sa, non si nega a nessun amico, sia esso a due o a quattro zampe. Ecco perché creare nel punto vendita un angolo dedicato all’oggettistica natalizia è una strategia che consente un buon ritorno commerciale e aiuta ad ampliare il bacino d’utenza. Soddisfare ogni richiesta Completare l’assortimento tradizionale del negozio con articoli originali in pieno spirito natalizio è facile grazie al vasto assortimento offerto dalla Rinaldo Franco spa: strenne graziose, simpatiche, attraenti per ogni target e per tutte le tasche, sempre innovative. Il catalogo Record si rinnova di anno in anno ed è ricco di ogni genere di articoli, dai giochi ai dolciumi fino all’oggettistica: mette davvero in grado il petshop di soddisfare qualsiasi richiesta dell’acquirente. Le tantis-
sime proposte vestono di festa e allegria le vetrine e i punti vendita con idee allettanti per tutti: chiunque può trovare doni, gadget, oggetti simpatici e originali per vedere il cane scodinzolare felice o il gatto fare teneramente le fusa. Gli allegri alberi natalizi si riempiono di biscotti colorati in vari gusti, e sempre attenti agli aspetti dietetici e nutrizionali, le calze della Befana sono colme di snack sani e saporiti, gli ossi si vestono dei colori del Natale, i sacchettini si gonfiano di luccicanti monete con ottime leccornie. E non mancano neppure lo scarpone e le confezioni con tanti giochini simpatici e stuzzicanti, allegri e divertenti, per la gioia del cane e del gatto. Infine, ecco anche delle vere e proprie scatole regalo con un assortimento completo di dolciumi adatti agli amici quattrozampe. Fin qui i regali da mettere sotto l’albero per il pet di casa, ma Record propone anche un vasto catalogo di gadget che sollecitano l’acquisto d’impulso e consentono al petshop di distinguersi dalla grande distribuzione offrendo grandi soddisfazioni commerciali al rivenditore. Le ultima novità in casa Record sono l’elegante linea Retrò e la simpatica gamma di oggettistica condizione di soddisfare qualsiasi richiesta dell’acquirente. La linea Retrò è caratterizzata dalle stampe in bianco e nero e comprende borse e borsette, portachiavi e portacellulari, tazze, piatti portafrutta… Tutto con belle immagini di cani e gatti e con strass che simulano, per esempio, il collare e rendono molto prezioso l’accessorio. Per chi, invece, ama l’allegria a tutto tondo, ecco la linea Colore, che in modo molto grazioso vede occhieggiare da borse, zaini, piatti e tazze le belle composizioni di simpatici quattro zampe. E se è vero che i gadget Record sono ideali per affiancare la vendita tradizionale del petshop in ogni momento dell’anno, è altrettanto incontestabile che sono ancora più efficaci nel periodo natalizio, quando i clienti
sono alla ricerca di regali graziosi, allegri, attraenti e, soprattutto, innovativi. E che dire dei calendari? Sono una vera strenna perfetta per tutti gli appassionati di animali. L’almanacco edizione 2010 comprende oltre 60 razze diverse di cani e gatti, ma anche altri animali, con stupende foto d’autore rinnovate di anno in anno per costituire una collezione senza precedenti: una per ogni mese dell’anno, più la tredicesima pagina che contiene i mesi da ottobre
a dicembre 2009, in modo da offrire l’opportunità di anticipare la vendita all’ultimo periodo dell’anno. I calendari si presentano bene sul loro espositore da banco o da terra e, inoltre, la Rinaldo Franco spa assicura su questo articolo eccezionali (a cura di Rita Tambiuni) Rinaldo Franco spa, via Kuliscioff 26/28, 20152 Milano, tel. 0248376157, fax 0241291840, www.recordid.com, record@recordit.com
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IL MIO NOME?
J O N A T H A N
di Maura Cresta
JONATHAN, JONATHAN VOM PETERSBERG PROFESSIONE? LANDSEER, A TEMPO INDETERMINATO Il mio ultimo nome è stato Jonathan, Jonathan vom Petersberg per la precisione: una montagna di cane da fare invidia anche a un cammello. Sissignori, 82 cm al garrese per 64 kg di peso corporeo. Gli esseri umani che dicevano di intendersene sostenevano che fossi il più bel esemplare di razza landseer che avesse mai vissuto a sud delle Alpi. Lo pensavo anch’ io e lo davo a vedere ad ogni esposizione canina in cui, ovviamente, non potevano che farmi vincere (detto tra noi: mai che ci fossero un osso o un paio di salsicce tra i famosi premi, no, sempre inutili coccarde e gingilli per far felici tutti fuorché noi cani, i veri vincitori). Ad ogni modo partecipare alle mostre canine mi piaceva un sacco...tutti mi osannavano, mi contemplavano, mi viziavano e poi un sacco di belle cagnette a cui correr dietro. Eh si, ho sempre avuto un debole per le piccoline. Ricordo che una volta persi la testa per una barboncina nana... un pelo come pochi e un’andatura da far svenire! Non che a casa fossi a corto di risorse: avevo due compagne fisse e in più gli umani mi trovavano sempre nuove fidanzate con residenze in mezza Europa; per loro era una cosa talmente importante avere figli miei che, a volte, mentre organizzavano l’ennesimo viaggio dall’ennesima fidanzata, mi chiede
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J O N A T H A N
della Germania nel 1996; la mia allevatrice, la signora Mate-
Bernardo ad essere chiamati Chopin e i terranova bianche e neri
naar, tremava all’idea di mandarmi in Italia e glielo fece sapere
ad essere chiamati “incrocio”: me la godrò tutta quella scena,
chiaro e tondo, senza giraci troppo intorno:”Mi è stato detto di
anche se da quassù.
non vendere cuccioli agli italiani perchè non ci sanno fare. È
Già, continuo a parlare di quassù come fosse scontato il posto
la prima volta che faccio un’eccezione, spero di non sbagliare.” in cui mi trovo. Beh, le cose sono andate così: una notte di pri-
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disse a Maura con un fare un po’ sostenuto. E così toccò a me,
mavera dell’anno scorso il mio stomaco ha deciso di non farcela
in rappresentanza di tutta la razza, varcare la soglia del Bel Pa-
proprio più; io ho provato in tutti i modi a dirgli di resistere,
ese. Quante volte Maura si deve essere ricordata di quella frase,
che sarebbe passato, che c’erano un sacco di cose ancora da fare
che allora l’aveva un po’ offesa, quando, intrappolata negli artigli
prima di abbandonare il pianeta Terra ma lui niente, aveva de-
dell’educazione, cercava disperatamente un modo gentile di dire
ciso di torcersi e nessuno è stato in grado di fermarlo. E così
“no” a chi si voleva portare via i miei figli come se stesse trattan-
ho lasciato il mio corpo immobile tra le braccia e le lacrime di
do l’acquisto di una scatola di piselli. È vero che gli italiani di
Mauro di cui ero stato il migliore amico per undici lunghi anni.
allora non ci sapevano fare molto, ma le cose prima o poi cam-
Brutta storia questa della torsione allo stomaco delle razze di
biano ovunque e chi telefona ora in cerca della mia discendenza
taglia gigante! Per il resto ero sano come un pesce, niente displa-
è quasi sempre consapevole della scelta che sta per fare: tanto
sia, niente oculopatie, un cuore grande e forte così...tutto a posto
pelo da spazzolare in primavera, tanto spazio per lasciarci liberi
insomma. Scusate se aggiungo qualcosa di personale ma è un
di correre e saltare, tanto tempo da trascorrere insieme a noi
messaggio molto importante:”Tieni duro Mauro, in un modo
perchè abbiamo una montagna di bene da regalare.
o nell’altro vedrai che ti raggiungerò di nuovo” ... “Ah, dimenti-
Pare che oggi il landseer cominci ad essere riconosciuto anche
cavo! Non chiamare più le mie nipoti ranocchie! Ricordati che
sui sentieri di montagna italiani...peccato essere nati troppo pre-
sono sangue del mio sangue!”
sto! Eh, eh...probabilmente tra un paio d’anni saranno i San
Ringrazio il redattore per avermi permesso questa divagazione.
Altro che ranocchie comunque! Buon sangue non mente: Ipa-
Eh si, devo proprio trovare un modo per infilarmi di nuovo nel
nema è mia nipote, figlia di mia figlia Gioconda e di quel pa-
pelo di un landseer prima o poi; mi sembra ancora di sentirmi
cioccone svizzero di nome Aladin von Metternich, da picco-
addosso tutta quella mole, quei muscoli scattanti e quella pace
la l’ho tirata su io, come ho fatto con tutti i nostri cuccioli, ci
interiore...no, l’ultima non è un sogno, quella me la sono portata
eravamo organizzati così: le fattrici li mettevano al mondo e
fin qui e me la tengo stretta!
io pensavo alla loro educazione - non rubare, non saltare sul
A proposito di “qui”! Bella gente (e se brutta non importa) mi è
divano, dai la caccia ai topi ogni volta che li vedi, seppellisci le
piaciuto raccontarvi un po’ della mia storia ma, al di là della pace
ossa più buone e tirale fuori nei momenti di magra, fai finta di
interiore, avrei un paio di cosette da sbrigare anche da queste
ingerire le pastiglie che ti potrebbero dare dicendo che è per il
parti: mi hanno detto che è appena arrivata un gran pezzo di
tuo bene e poi sputale senza che se ne accorgano...il minimo
barboncina nera...che sia quella di cui vi ho raccontato prima?
indispensabile insomma per una sana esistenza al fianco degli
State allegri mi raccomando e se dovessi trovare il modo di tor-
umani. Angelina invece, figlia della figlia di mia figlia Fortuna,
nare, non chiamatemi più Beethoven, ma nemmeno Chopin:
purtroppo l’ho vista solo pochi mesi, è arrivata dalla Germa-
sarebbe troppo banale!
nia appena prima che il mio stomaco andasse in sciopero. Gran
P.S. Adesso che siamo diventati quasi amici intimi vi do l’indi-
cane quello! Dimostra coraggio di fronte a tutto e a tutti: buo-
rizzo delle mie nipotine Angelina e Ipanema ma, mi raccoman-
na, bella, allegra anche quando dorme, cerca sempre carezze ma
do, acqua in bocca!
non passa un giorno in cui non sottolinei in qualche modo che
...Cos’ho detto? Acqua?...Di nuovo quella robaccia liquida!...
il rispetto che si pretende da lei lo esige anche lei dagli altri, non
volevo dire: osso in bocca!!
importa quante zampe abbiano...non può che arrivare dalla mia
Una leccata sul naso a tutti.
linea di sangue, qui suo padre non c’entra niente, quello è uno
Johnny Ah già, dimenticavo l’indirizzo:
che si stende al fresco e se la dorme volentieri tutto il giorno. Eh si, questo del carattere è sempre stato un tema spinoso nel rapporto cani-esseri umani. “È buono?” Chiedevano timorose molte persone quando mi vedevano al guinzaglio...come se tra me e chi poneva la domanda
Allevamento di Johnny (riconosciuto ENCI) Via Due Riviere, 56 - 28836 - Gignese (NO) www.landseerdijohnny.com mauracresta@yhaoo.it - tel. 0323 208172 - 338 5615048
fossi io a far parte della specie più pericolosa dell’intero pianeta! Ricordo però che negli ultimi anni erano arrivate in casa traduzioni italiane di libri che parlavano di “metodo positivo”, testi che spiegavano meticolosamente una vecchia importante verità: con la gentilezza si ottiene tutto, anche nei rapporti tra specie diverse. E da quando Maura ne faceva dei riassunti e li consegnava insiemi ai miei nipotini, sembrava che i rapporti uomolandseer partissero in ogni famiglia con il piede giusto. Non che lei stessa non perdesse mai la calma, anzi! Ma c’eravamo noi a educarla e lei ammetteva che l’educazione tra uomo e cane non avviene mai a senso unico: un gran passo avanti per un semplice essere umano, non vi pare?
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LL ’’ II NN SS UE PP AE RR AA BB II LL EE
DD II FF EE NN SS OO RR EE
IL DOBERMANN
di Umberto Cuomo
in Italia Oggi quella del Dobermann è una razza conosciuta e popolare in Italia, è allevata a livelli qualitativi elevatissimi e ogni anno sono migliaia i soggetti iscritti ai Libri Genealogici del nostro Paese; e anche se la punta massima si ebbe nel 1975 con 6161 registrazioni, negli ultimi anni queste sono state sempre superiori ai duemila esemplari. L’avventura del dobermann nel nostro Paese è iniziata nei primi decenni del millenovecento, e ha coinvolto molti appassionati di questa meravigliosa razza. La prima registrazione ai Libri Genealogici italiani del Dobermann è avvenuta nel 1920 ed è stata di un solo esemplare. Due sono state quelle del 1921, e 14 quelle del biennio 1922-23 (dal 1922 al 1927 le registrazioni ai Libri Genealogici in Italia furono riportate per bienni: 22-23; 24-25; 26-27). Nel nostro Paese in quegli anni il Dobermann era quasi sconosciuto, nonostante le ottime prestazioni fornite come cane da guerra nel Primo conflitto mondiale. Perfino esperti cinofili come il Fajelli e il Martini nei loro scritti riportavano notizie imprecise e vaghe; per di più i primi soggetti importati non erano di grande qualità e non suscitarono interesse nel pubblico italiano. Tra i Dobermann importati e qualche esemplare frutto di cucciolate italiane tra il 1920 e il 1930 furono iscritti 93 soggetti, ma nessuno di particolare pregio. Per avere un importante salto di qualità della razza da noi si deve attendere il 1932, quando a Sirmione, in provincia di Brescia, Aldo de’ Stefani iniziò ad allevare con l’affisso “del Leoncino”,
che è stato il primo allevamento specialistico di Dobermann in Italia, il quale importò dalla Germania esemplari di rilievo portandone ben sei a conseguire il Campionato Italiano. Con Aiax von Illerblick riuscì non solo a raggiungere il Campionato nel 1946, ma a far conseguire a questo importante Dobermann il titolo di miglior soggetto all’Esposizione Internazionale di Milano di quell’anno. Il primo Dobermann ad essere proclamato Campione Italiano fu, nel 1932, Cherloc von Rauhfelsen, importato dalla Germania e nato nel 1932; nel
Dobermann anni ‘60
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A n n o I n u m e r o 4
Graf Belling Von Grönland iscritto al n.1 nel libro origini del Dobermann
Gerhilde Von Grönland iscritta al n.2 nel libro origini del Dobermann
entrambi di proprietà di Otto GÖller
1937 si ebbe la prima femmina a conseguire il titolo di Campione Italiano: era la Campionessa Amazora von Schloss Droyssing, nata anche lei nel 1932. Nel 1938 divenne Campione Kalif von Burgund Wiedu, un’importazione germanica di proprietà della principessa Jolanda Calvi, di Bergolo. Finalmente nel 1939 fu un soggetto allevato in Italia a conseguire il titolo di Campione: è Alma del Leoncino. Tuttavia, nonostante gli sforzi degli appassionati, il Dobermann era da noi ancora poco conosciuto, anche perché la Seconda guerra mondiale costrinse ad una battuta d’arresto molte attività, tra le quali anche quella cinofila. Subito dopo il conflitto raggiunse una certa notorietà il Dobermann Mac dell’Esmeralda, detto Andy, nato il 19 giugno 1945 da Bobi della Costa e da Mara di Milano, di proprietà della signora Mary Gaslini, di Milano. Nel dopoguerra l’attività cinofila riprese e i Club di razza tedesco e austriaco diedero degli indirizzi di selezione molto restrittivi al fine di preservare la morfologia e il carattere tipici. Certamente in quegli anni l’allevamento italiano che si fece conoscere anche sui ring di tutta Europa fu quello della Sfinge, che importò dalla Germania e dall’Olanda ottimi soggetti, tra i quali si imposero tra la fine degli anni ’40 e i primi anni ’50 Gino von Langhang, Vira della Sfinge, Gudrun von Nortburga90
tal, nata nel 1948, Doris von Weyerthal: tutti campioni. Ma l’esemplare che più fece conoscere questo allevamento in tutto il mondo fu lo straordinario campione Graaf Dagobert von Neerlands Stam, nato il 25 dicembre 1946, che vinse 27 CACIB internazionali divenendo oltre che Campione italiano nel 1951, anche Campione svizzero, olandese, austriaco, Sieger a Vienna, conquistò CACIB in Norvegia, Francia, Belgio e Germania, e fu miglior soggetto assoluto alle esposizioni di Bruxelles (1948) e Lussemburgo (1949), tanto che nel 1951 fu considerato uno dei più grandi, se non il più grande, soggetto al mondo. Anche alcuni privati negli anni ’50 possedettero alcuni buoni Dobermann, come il signor Perrone di Roma, che presentò con successo alle esposizioni il suo Ulrich du Muhlbach, e il dottor Leto Ridi di Roma, che possedeva un bel Dobermann di nome Furia, o Natalino Accornero di Bologna, che vinse 10 primi posti su dodici esposizioni con il suo Aki v.d. Wolfsburg, nato il 28 aprile del 1952, o ancora la signora Ada Ramperti di Roma, che possedeva Nero, cane addestrato alla difesa, e Lina Ranucci, di Genova, proprietaria del Campione italiano Dover. Un accenno merita il Dobermann Johnny, nato il 28 febbraio 1948 e di proprietà del professor Luigi Marziani di Roma, che divenne noto per la sua bravura nel saltare gli ostaco
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R A Z Z E
P O C O
C O N O S C I U T E
Dal passato un guardiano eccezionale
L’ HOVAWART
92
di Umberto Cuomo
La storia
di spazzino, ripulendo dagli avanzi commestibili il suolo,
In tedesco Hofwart significa “guardiano del cortile”, e
come facevano i suoi lontani antenati negli accampamenti.
indica il compito che per secoli l’Hovawart ha svolto.
Di un cane con caratteristiche assai simili si ha notizia già
Potente e robustissimo, sembra che questo cane discenda
nel 1230 nell’opera Sachsenspiegel di Eike von Repgow,
dai molossoidi giunti in Europa al seguito delle popolazioni
e ancora nel 1473 è citato da Müsinger che lo dice adatto
orientali che in più riprese hanno raggiunto il nostro conti-
alla guardia.
nente. Per secoli è stato il cane delle fattorie del Württen-
Verso la fine del XIX secolo l’Hovawart era quasi estinto,
berg, dove svolgeva il compito di guardiano e anche quello
e solo la passione di un piccolo gruppo di cinofili tedeschi
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Cinofilo
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SÌ
NO
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P O C O
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Proprio in questo campo ha raggiunto risultati splendidi in
Testa: forte, con fronte larga ed arrotondata, assi cranio-
competizione, grazie al suo equilibrio ed anche al fine olfat-
facciali paralleli, canna nasale diritta, stop leggero ma per-
to. Con gli altri cani non concede molta confidenza e tende
cepibile, tartufo nero.
ad essere dominante ma prudente.
Occhi: tra rotondo e ovale, scuri.
È un buon nuotatore e con i bambini è tollerante anche se
Orecchie: triangolari che ricadono molli ai lati della testa,
un po’ riservato. Ama vivere all’aperto, quindi l’ideale sa-
ben distanziati tra loro.
rebbe ospitarlo in una cuccia in giardino.
Collo: mediamente lungo e robusto.
Nel suo Paese ha dato buoni risultati anche come cane per
Arti anteriori: diritti e forti, ben muscolosi.
la Protezione Civile.
Arti posteriori: bene angolati, cosce muscolose, garretti forti ed abbassati.
Riassunto delle caratteristiche
Piedi: chiusi e bene arcuati, speroni a quelli anteriori da
Cane di media taglia, vigoroso, dal pelo lungo, di struttura ret-
asportare.
tangolare, con corpo lungo il 110% dell’altezza al garrese.
Torace: largo, profondo e forte.
Altezza al garrese: maschi cm. 63-70; femmine cm. 58-65,
Dorso: fermo e diritto, groppa non troppo lunga e legger-
peso proporzionato alla taglia per resistere alla fatica.
mente abbassata, ventre non molto retratto.
Pelo: lungo, molto appariscente, leggermente ondulato.
Coda: lunga, arriva oltre il garretto ma non fino a terra.
Colori: a) nero-focato; b) nero; c) biondo.
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Impressionare
Per Farsi Conoscere di
Matteo Azzari
“Tutta questa polvere negli occhi
con questo gas nell’aria il mio olfatto non mi può aiutare.
comincia a bruciare, faccio mol-
Sono qui da quasi tre ore e ancora nulla! Diranno che non ho
ta fatica ad orientarmi e capire
più l’età e che cinque anni fa avrei già trovato tutti gli uomini
quale possa essere la via giusta. sepolti qui sotto.” Mi preoccupa anche questo odo- “Eppure anche questa mattina mi hanno caricato su un aerore forte di gas che insieme con plano e mi hanno fatto fare quattro ore di volo per portarmi Matteo Azzari
la polvere mi sta raschiando la
sul luogo del disastro. Dicono e sparlano, ma si fidano ancora di
gola. Mi sono imbattuto in si- questo vecchio soccorritore! D’altronde sono nato per questo, per tuazioni peggiori e ne sono sempre venuto fuori da vincito-
soccorrere gli uomini che si perdono o che vengono sepolti dal
re. Non mi abbatto mai e non sarà certo oggi il giorno della crollo di un palazzo.” disfatta! Se solo facessero più silenzio e la smettessero di usa-
“Sono passati dieci anni dal mio primo ritrovament: un signore
re quelle scavatrici, forse avrei delle chances in più per senti-
anziano con problemi di memoria aveva perso l’orientamento
re qualche rumore che mi possa far capire dove devo cercare, sui monti e io l’ho ritrovato. Mi ricordo ancora l’emozione di
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quella volta e negli anni a seguire ce ne sono state tante altre!
to nulla che valga la pena di segnalare. Devo convincere Enzo
Sono il primo di quattro fratelli, tutti Beauceron D.O.C!
ad andare da un’altra parte, non possiamo perdere tempo.”
Non siamo una razza molto conosciuta e non mi è an-
Sonar si allontanò da tutti e cercò da tutt’altra parte. C’erano
cora chiaro il perché. Potete chiamarci anche Pasto-
almeno cinquanta soccorritori tra pompieri, volontari, forze
re della Beauce o, se preferite, anche Bas Rouge: calzet- dell’ordine e cinque cani, tutti concentrati in un unico punto te rosse, soprannome che si riferisce alla colorazione del su un cumulo altissimo di macerie. “Sonar qui!!” Il cane non nostro manto. Abbiamo doti caratteriali incredibili, possiamo rispose al richiamo, allora Enzo si convinse a lasciarlo fare e lo essere usati per mille scopi, basterebbe pensare ai miei fratelli.” incitò : “Vai vecchio Sonar, cerca! Cerca!” “Croz abita in montagna ed è un cane da ricerca sotto le va-
“Quando sento l’ordine “cerca!” impartito dal mio amico Enzo,
langhe, a pochi chilometri da casa sua c’è Pascal, il suo lavoro mi carico e faccio vedere a tutti di che pasta è fatto un Beauè quello di badare alle pecore. Infine c’è nostra sorella, l’incan-
ceron! Avrò anche undici anni, ma Enzo ha ancora fiducia in
tevole Cécil. Io la chiamo “modella”, ha calcato i ring di mezzo me. Ricerche sotto le macerie ne abbiamo fatte molte insieme, mondo fino a diventare campionessa mondiale di bellezza. purtroppo non sempre sono andate a buon fine: è il mio lavoro Però non è solo lustrini e paillettes. Quattro anni fa ha sventa-
e accetto anche l’amara sconfitta. Oggi no! Credo che questa
to un furto nella villa dei suoi padroni, quella sera modella ha sarà la mia ultima sfida, Enzo ha deciso che è giunta l’ora della tirato fuori le unghie da strega.”
meritata pensione, mi aspetta un divano tutto per me e forse
“Maledizione! Qui ci sono solo macerie, ferri del cemento ar-
potrò dare qualche consiglio al piccolo Jacques, il cucciolo ap-
mato, mobili, indumenti, materassi, scarpe: era la camera da
pena arrivato a casa in questi giorni, che seguirà le mie orme
letto. Ma dove sono gli uomini? Mille rumori, ma qui non sen- nella Protezione Civile.” 97
CH ANXANUM AL CAPONE TOP DOG 2008 - proprietà Allevamento ANXANUM
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R I F L E S S I O N I I N O I S S E L F I R il mio istinto mi ha guidato nel posto giusto...”
“Grazie Enzo, non avevo dubbi che avresti capito il mio
Enzo urlò a Sonar di tornare da lui, quella zona era troppo
sguardo, tra poco torneremo a casa, aspetta solo il mio segnale.”
distante rispetto a dove si credeva ci fossero ancora super-
Sonar continuava imperterrito, anche se stanco e ferito,
stiti. Sonar però era cocciuto, Enzo lo conosceva bene e
nella sua ricerca, le altre squadre ormai avevano abban-
sapeva che se il suo cane si allontanava, era per un valido
donato la perlustrazione, quando sentirono un abbaio for-
motivo.
tissimo, era l’abbaio di Sonar. Enzo era a pochi passi dal
“Non sono umile e modesto, lo so, è un mio difetto, sono troppo suo amico e continuava a lodarlo. Il cane, anche una volta sicuro di me, ma... so che questa è la strada giusta, è il mio
uscito dall’anfratto, non smetteva di abbaiare per attirare
istinto che me lo dice. Devo provare a strisciare qui sotto.” l’attenzione di tutti: aveva trovato due uomini sotto quei
Enzo richiamò nuovamente il cane, l’anfratto dove si era cumuli di macerie. infilato Sonar era stretto a tal punto che il cane si era pro-
Quando li estrassero, si levò un applauso assordante e So-
curato una ferita alla schiena e questa volta Sonar tornò da
nar si fermò a godersi il momento.
Enzo. Mentre si faceva medicare, i due si guardarono in- “Sono nato per questo, l’ho sempre saputo! Ora posso veramente
100
tensamente ed Enzo capì che Sonar aveva una gran voglia
tornare a casa e godermi la mia pensione!”
di tornare a cercare e lo lasciò andare!
Tutti accarezzavano Sonar e lo applaudivano. Poco distan
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te un ragazzo che aveva seguito tutte le operazioni di soccorso rivolgendosi ad altri amici disse: “Io voglio un cane di quella razza!” E Sonar pensò che sì, è proprio destino dei Beauceron essere notati solo quando compiono qualcosa di eccezionale!
Matteo Azzari nasce a Milano il 1 agosto del 1976. Ha da subito un amore innato per tutti gli animali e in età adolescenziale sviluppa la sua passione per il mondo cinofilo. Inizia a studiare in maniera approfondita l’evoluzione delle razze canine, ponendo una maggiore attenzione alla correlazione tra esse e il contesto storico-geocrafico in cui si originano. Frequenta innumerevoli esposizioni di bellezza e prove di lavoro di ogni tipo. Nel 1994 inizia ad allevare amatorialmente, dapprima il Cane Corso e successivamente lo Staffordshire Bull Terrier. Ha collaborato con riviste del settore ed è autore di numerosi scritti su ogni razza. 101
LO SAPEVATE CHE...
a cura di Umberto Cuomo
I quesiti di cinofilia più frequenti 102
L’unico modo per sapere se un cane è di razza pura o no è quello di vedere se ha il pedigree. Si tratta di un documento rilasciato dall’ente cinofilo di una nazione legata alla Federazione Cinologica Internazionale che attesta la sua appartenenza a una determinata razza e ne indica gli antenati per alcune generazioni. Se non ha questo documento il cane non può essere considerato di razza pura riconosciuta internazionalmente.
Lavaggi troppo frequenti non sono indicati per nessuna razza, a meno che non siano necessari per sporco eccessivo o a causa di cure veterinarie. La distanza tra un lavaggio e l’altro dipende poi dalla razza e da tipo di pelle e di mantello. Cani col pelo liscio e con giusta quantità di sebo (il grasso che ricopre la pelle) cutaneo possono essere lavati molto di rado. Viceversa soggetti con pelo lungo o che si sporcano facilmente debbono essere lavati con maggiore frequenze. Generalmente mai più di una volta al mese.
In natura nei branchi di lupi, che sono gli antenati dei cani, s’accoppiano tra loro solo il capobranco e la femmina alfa (dominante). Nei cani se un maschio non fa mai una monta (come accade ai lupi gregari che non divengono mai capobranco) non succede nulla, e dopo qualche anno perfino l’istinto alla riproduzione diminuisce e il carattere si fa più docile. Ugualmente le femmine che non fanno mai cucciolate vivono bene lo stesso, e possono essere sterilizzate dopo avere finito il primo calore.
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C I N O F I L A
PASTORE SVIZZERO BIANCO
Mauro De Cillis
Nel giugno 2006 è sorto il “P.S.B.C.I.”, Club per la tutela
I bianchi, per una sorta di razzismo al contrario, furono per-
e la diffusione del Pastore Svizzero Bianco in Italia.
seguitati fin dalle origini, tanto che per salvarsi dovettero emigrare negli Stati Uniti e nel Canada.
UNA QUERELLE CHE VA AVANTI DA QUASI UN SECOLO
Da dove un giorno sarebbe ritornati in Europa per rivendica-
Quando, circa un secolo fa, Max von Stephanitz, insieme
re il posto che loro spettava.
ad un gruppo di collaboratori entusiasti, diede inizio alla selezione del Pastore Tedesco, l’ultima delle sue preoccupa-
IL BIANCO È UN DIFETTO?
zioni era il colore del mantello.
Anche se molti ancora lo credono, facendo una gran confu-
L’obbiettivo era quello di creare un cane da lavoro sano,
sione con l’albino (caratteristica legata al fattore dominante
forte, intelligente e funzionale, in grado di svolgere i com-
della serie Merle “M” associato a gravi problemi di salute
piti più svariati. Il capostipite della nuova razza fu Hektor
quali cecità, sordità, sterilità), il bianco non costituisce un
Linksrhein, ribattezzato Horand vom Grafrath, un maschio
difetto. È semplicemente una delle tante varietà cromatiche
grigio, alto 61 cm. e pesante 24 kg.
del mantello escogitate dalla natura per adattarsi all’am-
Grigi furono altresì molti dei suoi discendenti, ma non man-
biente e non è mai associato a depigmentazione di occhi,
cavano anche soggetti neri, bianchi e nero focati.
unghie e mucose.
Questi ultimi si conquistarono gradatamente le simpatie degli
Bianchi sono quasi tutti gli animali artici, dall’orso al lupo,
allevatori fino a diventare la grandissima maggioranza.
dalla lepre alla pernice. Dipende da un fattore genetico re-
E i bianchi?
cessivo (serie albina C) che comporta la diluizione estrema del fulvo sul mantello (per questo, in alcuni esemplari sono visibili tracce isabella sul dorso e dietro le orecchie). Bianche sono diverse razze canine quali il Samoiedo, Il Maremmano, il Pireneo, il Dogo che godono tutte di ottima salute. Io stesso, molti anni fa, ho allevato soggetti bianchi sani, robusti, vitali e di buon carattere. E allora perchè tanto accanimento persecutorio da parte della Società Specializzata? Possiamo azzardare un paio ipotesi. 1) Il bianco non conferisce un aspetto abbastanza “marziale”. Tant’è vero che quasi tutte le razze tedesche “da utilità” (dobermann, schnautzer, rottweiler ecc.) sono grigie o nero focate, con focature nette, che ricordano lo stile delle divise militari. a sinistra: Pastore svizzero bianco
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Horand Grafrath, il primo Pastore tedesco iscritto ai Libri Genealogici tedeschi
Gruppo di Pastori svizzeri bianchi
2) Il cane conduttore, a differenza del cane guardiano (p. es. maremmano abruzzese) deve poter essere facilmente distinguibile dalle pecore, generalmente di colore bianco, per facilitare il lavoro del pastore. Lascio al lettore la libertà di scelta. In ogni caso il bianco piace, desta un’immediata corrente di ammirazione e di simpatia. Il principe delle favole cavalca sempre un cavallo bianco e l’elefante bianco rappresenta per gli indiani il simbolo vivente della divinità. Nella reale dimora degli Asburgo erano allevati pastori bianchi anche perchè si intonavano magnificamente con i cavalli Lipizziani in servizio a corte. IL LUNGO CAMMINO DEL PASTORE BIANCO Talvolta le persecuzioni fanno la fortuna dei perseguitati. Se i pastori tedeschi che avevano avuto la sventura di nascere di questo colore non fossero stati regolarmente Pastore svizzero bianco 107
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ATTUALITÀ
Gli affetti non si regalano, si conquistano l 25 dicembre ricorre la festività del Natale, e in Occidente è
lo di cane finché è piccolo sporca anche in casa, e chi non è
consuetudine scambiarsi regali di vario tipo per festeggiare la
abituato a questo “rodaggio” e non sa come insegnare l’edu-
ricorrenza; naturalmente i più felici sono i bambini, che rice-
cazione al suo giovane amico può trovarsi in seria difficoltà.
vono doni di tutti i tipi. Tra le cose che possono essere rega-
Altro momento critico ci sarà se la famiglia è abitua-
late vi sono anche degli animali, di solito cuccioli di gatto o
ta a fare viaggi e non è disposta o non può portare con
di cane, che i genitori, ma anche altri parenti, fanno trovare
sé il cane. Lasciarlo in pensione costa, come costa-
ai bimbi sotto l’albero. A prima vista può sembrare un fatto
no il nutrimento, le vaccinazioni e le spese veterinarie.
positivo: i ragazzini hanno manifestato il desiderio di riceve-
Quindi, se la scelta non è fatta con il cuore e non è sorretta dalla
re un animale, i genitori lo comprano in un negozio o, i più
passione cinofila, ma è solo dettata dal capriccio di un momento,
avveduti, in un allevamento o da conoscenti che hanno pro-
è bene che i cani, come tutti gli animali, non siano regalati a nes-
dotto una cucciolata, il cucciolo trova una casa dove essere
suno se non dopo un serio e obiettivo esame della situazione reale.
accolto e tutti pare siano felici e contenti. Non sempre è così.
Bisogna ricordare che tutti gli animali hanno una loro sen-
In primo luogo adottare un cucciolo d qualsiasi animale per
sibilità, ma il cane l’ha ancora maggiore, tanto che or-
far contenti i bambini è un grosso sbaglio; ancor più gran-
mai in certi suoi atteggiamenti è molto “umanizzato”, ed
de se come dono viene scelto un cane, perché gatti, uccelli-
è capace di grande amore e dedizione: un amore che non
ni, tartarughe, ecc possono stare da soli e non hanno biso-
andrà tradito appena si presentano le prime difficoltà.
gno di fare regolari (e fin che è cucciolo frequenti) uscite.
Ecco perché un affetto non si compra e non si regala (né a
Tutti gli animali necessitano di attenzioni e amore, ma il
Natale né mai) ma si conquista con dedizione e passione.
cane ha bisogno anche di uno stretto contatto con il padro-
Auguri!
ne, richiede di essere portato a passeggio più volte ogni giorno, costa di più degli altri normali animali da famiglia in vaccinazioni e alimentazione, crea problemi a chi è abituato ad assentarsi da casa per periodi lunghi, magari per
Um-
berto Cuomo
Umberto Cuomo
andare in ferie. Spesso a tutte queste cose non si pensa al momento dell’acquisto, e quando sarà passato il periodo di eccitazione e felicità (di solito non dura a lungo), cominceranno a manifestarsi i problemi che possedere un cane comporta. I bambini, che prima di ricevere il regalo giuravano che si sarebbero occupati loro del nuovo giovane amico, ben presto si disinteresseranno di lui, e saranno i genitori a doversi sobbarcare le uscite e la sua cura. Senza contare che un cuccio110
110
Bisogna ricordare che tutti gli animali hanno una loro sensibilità, ma il cane l’ha ancora maggiore, tanto che ormai in certi suoi atteggiamenti è molto “umanizzato”, ed è capace di grande amore e dedizione: un amore che non andrà tradito appena si presentano le prime difficoltà. Ecco perché un affetto non si compra e non si regala.la (né a Natale né mai) ma si conquista con dedizione e passione.
e felice anno nuovo
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“Oggi il mio cane mi ha inviato un sms.”
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