BULLDOG • BOVARO DEL BERNESE • GOLDEN RETRIEVER • CANE CORSO
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BOVARO DEL BERNESE
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Il cane da capanna e i cani svizzeri
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Una razza italiana
DOG PARADE delle razze
IL BASTARDO
U m b e r t o
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Una grande razza
GOLDEN RETRIEVER Il cane d’oro
La razza del mese BULLDOG
FORZA E BONTÀ U m b e r t o
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S O M M A R I O
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I cuccioli Buck&Sons guardano ammirati e ansiosi di imitarlo il loro forte e bellissimo papà “Teddy” (il grande Campione Internazionale e Italiano Kelloe Golden Pride, proprietario dottor Vincenzo Vomero), che li osserva intenerito.
LA RAZZA DEL MESE
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BULLDOG F O R Z A E B O N T A’
Benvenuti! di Umberto Cuomo
P A R L I A M O N E 11 Le domade dei lettori di Mauro De Cillis
Molti credono che questa razza di origine inglese sia un molosside aggressivo e non
C I N O F I L I A D ’ A L T R I T E M P I 17
adatto a essere scelto come animale da com-
Uno sguardo al passato
pagnia. Grosso errore. Il Bulldog è la sintesi perfetta di forza e bontà, come abbiamo voluto precisare nel titolo della nostra rubrica La razza del mese. Anche se ne è stata addirittura auspicata l’estinzione, il fatto che sia sopravvissuto a secoli di storia è un motivo più che suf-
di Umberto Cuomo
I L C A N E E L A L E G G E 81 Proprietà e possesso: doveri e diritti
ficiente per indagarne la vera natura e scoprire che
Avv. Paola Zanoia
il Bulldog non ha bisogno di dimostrare la sua potenza con atteggiamenti aggressivi, ma
L’ O S P I T E D E L M E S E 94
anzi si scoprirà in lui un perfetto amico
Il gatto
di famiglia, tanto da guadagnarsi il
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dolce soprannome di cane-balia.
Il parere delle stelle sui vostri amici di Umberto Cuomo
A T T U A L I T À 112 Notizie cinofile di Umberto Cuomo
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OROSCOPO A 4 ZAMPE
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UNA GRANDE RAZZA , 89 IL BASTARDO
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Umberto Cuomo
B O V A R O D E L B E R N E S E 50
Direttore responsabile
Cani da capanna di Umberto Cuomo
Da oltre quarant’anni studioso di storia delle razze canine. Giornalista per professione, grande esperto di Bulldog, dal 1986 collabora con le più importanti riviste di cinofilia. Dal 1989 è autore di numerosi libri che trattano di cani.
G O L D E N R E T R I E V E R 84 Il cane d’oro di Mauro De Cillis
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Mauro De Cillis
Riflessioni
Consulente Tecnico Scientifico
di Matteo Azzari
Allevatore dal 1970 di Pastori Tedeschi, e Giudice specialista dal 1977, ha giudicato per sette volte consecutive il Campionato Italiano della razza (record al momento imbattuto). Giornalista, romanziere e collaboratore di riviste di cinofilia, ha pubblicato numerosi libri e monografie sull’argomento.
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Alessandro Giuliani Vice Direttore
SERVIZIO ABBONAMENTI info@umbertocuomoeditore.net
Alleva amatorialmente Rottweiler e Labrador Retriever. Operatore commerciale di successo nel campo dei prodotti per animali, nel 2007 ha fondato con l’amico Umberto Cuomo la Umberto Cuomo Editore.
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CHIARA F. ZUCCO Hanno collaborato a questo numero: MATTEO AZZARI LUCA BAGGIO UMBERTO CUOMO MAURO DE CILLIS BARBARA GALLICCHIO GIORGIO GNEMMI PAOLA ZANOIA PUBBLICITA’
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Nel prossimo numero
Il Chihuahua Una razza in ascesa
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“Se non ci fossero i cani io non vorrei vivere” Arthur Schopenhauer Questo pensiero di Arthur Schopenhauer in un certo senso rappresenta la filosofia che condurrà questa nuova rivista di cinofilia. “Se non ci fossero i cani io non vorrei vivere” ha scritto il grande filosofo tedesco dell’Ottocento, ma oggi possiamo anche affermare senza dubbio che se non ci fossero i cani, se non ci fossero mai stati, noi non saremmo ciò che siamo e la nostra civiltà, con ogni probabilità, non avrebbe raggiunto l’attuale livello di sviluppo. Schopenhauer ai suoi tempi era uno dei pochi che parlavano così degli animali e dei cani, mentre la maggior parte delle persone negava loro ogni diritto. Ma anche ora che molti si dicono animalisti, e i cinofili sono numerosissimi, v’è ancora chi li maltratta, chi li usa in pratiche barbare, come quelle della corrida, dei combattimenti, delle corse senza controlli. Per non parlare degli abbandoni, che sono ancora tanti, troppi, e delle persone prive di scrupoli che speculano commerciando in cuccioli allevati senza alcuna competenza, trasportati senza pietà in condizioni indicibili, venduti a ignari acquirenti senza alcuna garanzia riguardo alla salute e alla genealogia. Tutto questo perché sul mondo animale - e per quanto ci riguarda su quello cinofilo - moltissime persone sanno ancora poco. Ecco la ragione della nascita di questa rivista, voluta da due amici appassionati di cani: usando un linguaggio semplice e comprensibile e grazie a collaboratori prestigiosi, ci proponiamo sia di fornire informazioni approfondite sulle diverse razze riconosciute, che sono più di 400, sia di far crescere nel lettore, numero dopo numero, una vera e propria cultura cinofila, fatta non solo di nozioni tecniche, ma anche di notizie su tutti gli aspetti che coinvolgono i cani, siano essi di razza o no. Per questo desideriamo che Il Cinofilo sia una pubblicazione diversa: facile da leggere, competente, divertente, ricca di rubriche e con uno stretto rapporto con i lettori. È un traguardo ambizioso, quasi una sfida, ma con il vostro aiuto siamo certi che ce la faremo. Buona lettura!
Umberto Cuomo
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“Mi sono accostata da poco tempo al mondo delle esposizioni canine e mi domando come faccia un giudice a giudicare tante razze diverse.” Irene Cara Irene, in verità me lo sono chiesto un sacco di volte anch’io. Le razze canine riconosciute sono più di quattrocento e ci vorrebbe un incrocio tra Einstein e Pico della Mirandola per ricordarsi a menadito i rispettivi Standard.
tamente gli Standard in questione, deve anche
essere assoluti (riguardanti qualsiasi razza) o re-
essere in grado di saperli interpretare.
lativi (riguardanti una razza in particolare).
Ovvero aver sviluppato una certa sensibilità al tipo.
Per esempio un rene largo e solido o un sistema nervoso equilibrato sono auspicabili in qualsiasi
IL TIPO “Le diversità tra i singoli individui sono molto piccole. Una persona comune, non esercitata, non è in grado di cogliere le sottili differenze che intercorrono tra un individuo e l’altro, quelle stesse piccole differenze che l’allevatore esperto sa riconoscere al primo sguardo.”
razza, mentre il prognatismo della mandibola fondamentale nel bull dog, costituisce difetto da squalifica nel dobermann. Se per Standard si intende la somma dei pregi assoluti e relativi riguardanti una certa razza, per tipo si intende la
somma dei pregi relativi alla razza stessa. In altre parole possiamo definirlo come la messa a fuoco
dello Standard.
D’altra parte non si può invitare un giudice specialista per ogni razza presente in esposizione, perché ce ne vorrebbero centinaia.
Giudico e allevo Pastori Tedeschi da più di
SPECIALISTI E ALL ROUNDER
Di conseguenza si è costretti a ricorrere ai co-
trent’anni. Mettetemi davanti trenta soggetti di
Oggi viviamo in un mondo dominato da specia-
siddetti “all rounder”, esperti abilitati a giudicare
questa razza e non avrò alcuna difficoltà a stilare
listi, in cui quello canino non fa eccezione, e per
tutte le razze, ai quali spetta anche il compito di
una classifica attendibile dal primo all’ultimo.
questo gli allevatori preferiscono presentare i
decidere gli spareggi tra i migliori di ogni razza
Mettetemi davanti trenta Labrador e, per quanto
loro cani a uno specialista piuttosto che a un “all
che si concludono con la proclamazione del mi-
abbia studiato e scritto parecchio su di loro, mi
gliore assoluto dell’esposizione (best in show).
troverei in seria difficoltà a fare altrettanto.
Ma come si fa a confrontare un Bulldog con un
Questo perché non ho potuto coltivare e svilup-
Levriero Afgano per decidere qual è il migliore?
pare la sensibilità al “tipo”.
La risposta, in teoria, è la seguente: “È il migliore
Ma che cos’è il tipo?
quello che più si avvicina al modello ideale de-
Confrontando il soggetto X, con il modello ideale
scritto dal suo Standard”.
descritto nel suo Standard di razza noterò talu-
E qui incominciano i problemi, perché, ammesso
ne concordanze (pregi) e discordanze da esso
e non concesso che il giudice conosca perfet-
(difetti). Pregi e difetti che, a loro volta, possono
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CINOFILIA D’ALTRI TEMPI
CINOFILIA D’ALTRI TEMPI
Solo conoscendo il passato può essere interpretato il presente e programmato il futuro. È un principio valido in tutti i settori, compresa la cinofilia; ecco perché in ogni numero della rivista proporremo un piccolo salto indietro nel tempo.
La rivista CANI di tutte le razze è nata nella seconda metà degli anni ’40 per volontà del nobiluomo Gatto Roissard e del grande scrittore e cinologo Piero Scanziani, che desideravano con essa trasmettere ai sempre più numerosi appassionati di cani italiani una vera “cultura” cinofila.
Sulla rivista scrissero i maggiori esperti dell’epoca. Direttore fu lo stesso Scanziani e come Direttore responsabile il marchese Ferdinando de Aldisio. Questo primo mensile commerciale italiano di cinofilia ebbe grande successo e continuò a essere pubblicato fino a tutto il 1956, anno nel quale Scanziani decise di dedicarsi unicamente alla scrittura di romanzi e saggi. Con tutta umiltà, la nostra rivista intende rifarsi ai grandi e ancora attuali maestri di quei tempi, seguendone l’esempio di onestà intellettuale e correttezza morale. In omaggio a loro riporteremo in ogni fascicolo estratti di questa storica coraggiosa e straordinaria opera di divulgazione cinofila.
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ECCO COSA SCRIVEVANO I PIÙ GRADI CINOLOGHI DEL ‘900 CANI di tutte le razze trattava non solo delle razze canine più diffuse in quegli anni, ma anche di quelle meno note, di quelle in fase di recupero, di quelle in via d’estinzione, auspicandone il salvataggio, trattando anche della storia passata e delle prospettive future della cinofilia.
Grazie alla competenza dei suoi collaboratori e alle sue coraggiose prese di posizione, talvolta in polemica con l’ENCI (sempre mantenendo un atteggiamento rispettoso, ricorrendo per la critica all’ironia e al sarcasmo), per quasi un decennio questa rivista è stata il punto di riferimento di molti cinofili italiani, che in lei hanno trovato informazioni precise e pareri al di sopra delle parti.
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BONTÀ
“Il Bulldog, dedito esclusivamente ai più barbari e infami scopi, vero mascalzone della sua specie, non può essere giustificato con pretese d’utilità, umanità o senso comune, e la totale distruzione della razza è una soluzione auspicabile”. Questa opinione, riportata agli inizi del Milleottocento da W. H. Scott in British Field Sports, la cui prima edizione è del 1818 - quindi, mentre ancora si organizzavano i combattimenti tra animali - ben rappresenta quello che pensava erroneamente del Bulldog la maggior parte degli inglesi dell’epoca.
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VI SONO ALMENO 10 RAGIONI PER CUI I “BULLDOGGERS” PREDILIGONOI BULLDOG... 1) perché non ha un “muso”: ha una “faccia”; 2) perché nel suo corpo è raccolta una forza enorme; 3) perché dietro la sua flemma v’è un carattere solido e un’intelligenza acuta; 4) perché, per spaventare i malviventi, non ha bisogno di addestramento: gli basta guardarli per vederli scappare; 5) perché è un animale tranquillo, che abbaia raramente e ha bisogno di poco moto; 6) perché è cortese con tutti i familiari, ma si sceglie un solo padrone e non lo lascia mai; 7) perché non occorre tagliargli la coda, mutilargli le orecchie, accorciargli il pelo: è bello così com’è; 8) perché è un cane raro e non è da tutti: perciò un “bulldogger” diventa subito amico d’un altro “bulldogger”; 9) perché è un cane caro, più caro di qualsiasi altro e così fin dall’acquisto ci si rende conto di quanto vale; 10) perché una decina di altre razze derivano dal Bulldog e ne imitano questo o quel carattere, mentre il Bulldog deriva solo da se stesso.
Piero Scanziani 24
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M E S E
Il Bulldog dei nostri giorni è morfologicamente ben diverso dai suoi antenati, che sono stati selezionati per secoli in Inghilterra solo con il fine d’essere impiegati nei combattimenti tra animali. Eppure, se l’aspetto è stato progressivamente modificato dagli allevatori al fine di ottenere un cane dalle caratteristiche esagerate, alcuni tratti del temperamento, trasmessi di generazione in generazione, sono giunti fino a noi intatti e compaiono ancora nei buoni Bulldog attuali. Questo perché la razza ha attraversato la storia del suo Paese d’origine assorbendo e fissando sia i lati positivi sia quelli negativi; suscitando ammirazione - tanto che è stata presa come simbolo del carattere indomito del popolo britannico - ma anche disprezzo, al punto che già nel 1818 in molti in Inghilterra s’auguravano la sua totale estinzione. Ed è proprio nella storia - una storia insolitamente per una razza canina documentata anche nei periodi più lontani - la chiave di lettura del Bulldog odierno.
Le origini Il Bulldog è un molossoide, possiede cioè una struttura caratterizzata da testa voluminosa, muso corto, corpo robusto e pesante in rapporto alla taglia. Queste caratteristiche gli provengono dagli antenati, che in diverse epoche e in vari modi sono giunti sulle Isole Britanniche al seguito di eserciti, mercanti e popoli.
Oggi sappiamo con certezza che tutti i cani esistenti, di tutte le razze e anche quelli che non appartengono a nessuna razza, discendono dal lupo selvatico: lupo che circa 15.000 anni fa venne addomesticato dall’uomo primitivo (ma recenti studi arrivano a retrodatare tale evento a circa 100.000 anni). Da questa domesticazione è iniziata la selezione - prima naturale e poi voluta - che ha portato alle varie tipologie, sviluppatesi in conseguenza del lavoro che il cane doveva svolgere: caccia, pastorizia, guerra, guardia, combattimenti. Per alcune di queste attività erano naturalmente preferiti i soggetti più grossi e potenti, e così i nostri antenati iniziarono ad allevare esemplari con queste caratteristiche, che portarono alla nascita dei molossoidi, la cui esistenza è documentata da bassorilievi e statuette. La più antica delle quali fino a ora si conosca è la statuina di terracotta risalente a 5.630 anni fa, rinvenuta nell’insediamento neolitico di Uadi Athal, sul massiccio di Tadrart Acacus nel Sahara libico: essa raffigura un cane con testa grossa e struttura pesante, tipica dei molossi. Dal VII secolo a.C. i molossi iniziarono a essere presenti in molte regioni dell’Africa, dell’Asia e dell’Europa, impiegati sia nella caccia alla selvaggina pericolosa, come in passato, sia in operazioni di guerra, nella guardia, come custodi delle bestie al pascolo e nei combattimenti tra animali. In Grecia, il molosso compare verso il V secolo a.C. ed è chiamato Cane d’Epiro oppure Cane della Molossia: nome che diverrà poi Molosso dell’Epiro e indicherà un cane leggendario.
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Il maschio e la femmina di Bulldog sono sostanzialmente uguali, pur presentando differenti sfumature di comportamento. Entrambi sono coraggiosissimi, entrambi suono buoni guardiani e sanno difendere il padrone se si presenta il caso, entrambi sono assolutamente fidati con i bambini, e ne sono straordinari amici e difensori. La femmina è però un po’ più scrupolosa nella guardia, mentre il maschio, magari troppo sicuro di sé e delle sue straordinarie possibilità fisiche, talvolta è meno vigile.
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il disegno dello standard
SCOMMESSE ED ESPOSIZIONI Nei primi anni del 1800 vi fu una scommessa tra Mr. Shandos, proprietario del Bulldog Ben, e il Maggiore Dyce, proprietario di Mosè. I due fecero valutare i loro Bulldog da un collegio di cinque giudici per stabilire quale fosse il migliore, e il vincitore avrebbe guadagnato ben 25 sterline dell’epoca: una cifra di tutto rispetto. Vinse Ben con quattro voti a favore, poiché fu preferito soprattutto per la compattezza del corpo, mentre a Mosè ne andò solo uno. Il giudizio fu criticato dai presenti e il Maggiore Dyce propose una scommessa di altre 25 sterline su quale dei due cani avesse trascinato l’altro fuori da un cerchio tracciato sul pavimento. Mr. Shandos rifiutò dicendo che il suo cane non era addestrato a combattere.
Un buon Bulldog deve trasmettere immediatamente in chi lo osserva l’impressione di forza, potenza, determinazione, coraggio e attività, che sono caratteristiche fondamentali della razza, non disgiunte però da simmetria e armonia dell’insieme Fondamentali nel Bulldog sono la robustezza dell’ossatura, l’ampiezza del torace, che deve essere ben disceso tra gli arti. Importante anche la potenza della muscolatura, che deve essere molto sviluppata, tonica ed evidente. Il muso corto e potente deve essere ben rincagnato Una delle caratteristiche di tipicità della razza è data dalla forma della linea dorsale, che deve discendere dalla nuca fin dietro alle spalle e poi risale dolcemente fino al rene, per ridiscendere rapidamente fino all’attaccatura della coda. Questo è il roach back.
I molossi in Gran Bretagna In Gran Bretagna arrivarono a più riprese svariati tipi di molossi utilizzati nella caccia alla selvaggina pericolosa, nella guerra come arma di offesa e di difesa, nella guardia a villaggi, castelli e insediamenti umani, nella custodia delle bestie al pascolo e anche nei combattimenti. A introdurli furono con ogni probabilità Celti e Fenici: i primi arrivarono in due ondate di migrazioni intorno al 1.000 e al 500 a.C., mentre i secondi raggiunsero l’Inghilterra verso il V secolo a.C. solo per avviare commerci con le genti locali. Alla formazione delle razze molossoidi che si svilupparono in Gran Bretagna contribuirono anche i Romani che, nel 55 e nel 54 a.C., invasero l’isola, accompagnati dai molossi da guerra sempre al loro seguito. Quando i Romani ebbero modo di scontrarsi con i cani dei Britanni, rimasero tanto ammirati per le capacità di lotta che questi dimostravano da inviarne alcuni esemplari a Roma, per essere impiegati nei combattimenti del circo, nei quali si dimostrarono imbattibili. L’entusiasmo che essi suscitarono nella capitale fu tale che in Inghilterra venne istituita, con sede a Winchester, un’apposita carica di “procurator Cynegii”, incaricato di sovrintendere all’allevamento dei molossi britannici e rifornire regolarmente Roma di Pugnaces Britanniae, come venivano chiamati quei cani dai romani. È facile quindi pensare che tra questi vari molossi avvennero nel corso dei secoli accoppiamenti voluti o fortuiti. Alla caduta dell’Impero Romano, nel 476, le legioni lasciarono l’Inghilterra: venuta meno la difesa romana, a partire dal V secolo Angli, Sassoni, Danesi e poi Normanni occuparono successivamente la Gran Bretagna, portando anche loro nelle spedizioni altri cani da guerra e da combattimento, che sicuramente furono incrociati con i molossi locali dando vita a nuovi ceppi. La consuetudine di far combattere animali e uomini per divertirsi e divertire è antica come l’umanità, e ancora oggi sussiste, sia in forma legale (boxe, arti marziali, etc.), sia clandestinamente, come le lotte tra cani.
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at his tail”, che significa: “Quindi arrivò uno con due Bolddogge al seguito”. Nell’opera Treatise on the Dog, scritta nel 1576 dal medico inglese John Keys e pubblicata sotto lo pseudonimo di Dottor Caius, l’autore usa il termine Bandogge, e William Harrison (1534-1595) nel suo Description of England pubblicato nel 1586, riferendosi al termine Bandogge, chiarisce che questi cani erano “così chiamati perché molti di loro sono legati alla catena o a robusti legacci durante il giorno fuori dalla casa, per evitare che facciano danni, perché è un enorme cane, ribelle, cocciuto, ardente, selvaggio, dal corpo possente e tuttavia veloce, terribile e spaventoso da vedere, e spesso molto più feroce e terribile di qualsiasi mastino di Grecia o Corsica”.
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Perfino Shakespeare (1564-1616) accenna nelle sue opere a questi cani. Infatti, nell’Enrico IV, atto I, scena IV, leggiamo: “Il tempo quando il grido del gufo risuona, e i Bandogs ululano - E gli spiriti vagano, e i fantasmi scoperchiano le loro tombe”. La prima documentazione conosciuta dimostrante che la parola “Bulldog” era diffusa e familiare in Inghilterra e indicava cani da combattimento è contenuta in una lettera che porta il timbro postale del 1631 (o 1632 la data pare non si legga bene); e si tratta di una corrispondenza tra due amici inglesi. È una lettera che il signor Prestwick Eaton, che si trovava a San Sebastian, in Spagna, inviò al suo amico George Willingham abitante a Londra in Swithin’s Lane. Lo scritto, con il quale Prestwick chiede all’amico di fargli avere diverse cose, è in tono familiare. Tra le richieste vi sono: un buon “Mastive dogge”, una cassa di bottiglie “piene del miglior liquore”, e infine “due buoni Bulldog”chiedendo di spedire il tutto con la prima nave. In una lettera seguente Prestwick ringrazia Willingham per avergli inviato un altro cane, e lo prega di spedirgli ancora una coppia di Bulldog, chiedendogli di sceglierli che “siano buoni per combattere con il toro e costino qualsiasi cifra, ma siano validi combattenti; non sono per me ma per un amico sul quale devo contare se necessario”. Poi avanza altre richieste e scrive: “comunque, mio buon amico, procurateli al Bear-Garden, perché sono i più considerati, e vanno ben oltre un grande regalo”. Queste lettere sono molto importanti non solo perché dimostrano che nei primi anni del 1600 il termine Bulldog era d’uso comune, ma anche perché dimostrano che Bulldog e Mastiff erano due razze separate, mentre molti sostenitori del Mastiff ritenevano che il Bulldog discendesse in tempi seguenti dal Mastiff.
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LA SCELTA DEL CUCCIOLO
Rimase permesso solo il ratting, che era una gara nella quale un cane (di solito
Scegliere un cucciolo di Bulldog non è cosa semplice, specie se si hanno fini espositivi. Bisogna ricordare che la cosa più importante è la salute. Il cucciolo non deve mostrare problemi di respirazione di nessun genere, deve muoversi liberamente, non deve avere scoli da naso, occhi e orecchie. Non dovrà nemmeno essere coperto da troppe rughe, poiché questo indica che da adulto avrà caratteristiche di ipertipicità. Anche la plica che sovrasta il naso non deve essere troppo grossa, poiché se è eccessiva, oltre a essere antiestetica e difficile da tenere pulita, viene penalizzata in esposizione, secondo lo Standard in vigore. Le orecchie possono essere un po’ pesanti, poiché la forma “a rosa” si forma tra i tre e i sei mesi. Anche la testa, che lo Standard vuole con cranio piatto, nei cuccioli è bombata e solo con la crescita si appiattisce (almeno si spera che lo faccia). Come tutti i cuccioli anche quelli di Bulldog devono essere allegri, vivaci, puliti, baldanzosi e anche un po’ sfacciati.
munque proibito anche lui dal 1912. Finiti i combattimenti si tentò di fare del
un Bull and Terrier) doveva uccidere il maggior numero di topi in un certo tempo: uno spettacolo che attirava solo gente delle classi sociali più basse, coBulldog un cane da caccia ma, salvo poche eccezioni, i soggetti dell’epoca non si dimostrarono all’altezza di altre razze ben più adatte. Qualche Bulldog fu utilizzato anche come cane da guardia, specie sui battelli che facevano la spola tra Francia e Inghilterra attraversando la Manica, ma la ferocia irrefrenabile e la potenza degli attacchi crearono non pochi problemi e, quando alcune persone persero la vita, l’impiego del Bulldog nella guardia fu vietato per legge.
Il Bulldog della seconda metà del 1800 Per capire di quale considerazione godevano gli allevatori di cani della seconda metà del 1800, specie se allevava Bulldog, basta guardare una vignetta satirica disegnata da Leech, apparsa su di un numero del settimanale satiricoumoristico Punch del 1846. In questa vignetta è rappresentata la visita di Mr. Punch al Canine Castle di Bill George. L’espressione di Mr. Punch è più che eloquente per dimostrare come erano considerati in quegli anni gli allevatori di Bulldog. Chiariamo per chi non lo sapesse che Punch è il nome di un sarcastico burattino (punch in inglese significa anche Pulcinella) nel quale spesso s’impersonificava lo spirito dell’omonima rivista nata nel 1841. In contrasto con quanto l’opinione pubblica pensava, Bill George produsse ottimi Bulldog da esposizione e fu un competente allevatore. Sappiamo che acquistò il famoso Young King Dick da Jacob Lamphier: un noto allevatore di Birmingham e importante personaggio nella storia del Bulldog, che nel 1861 elaborò perfino un primo Standard della razza. Young King Dick era un soggetto che si dimostrò di tali qualità che gli appassionati della razza di Birmingham pregarono il figlio di Jacob, Fred Lamphier, di riacquistarlo: cosa che egli fece pagando il cane ben 40 sterline, un prezzo considerevole per l’epoca.
La vignetta disegnata da Leech e pubblicata sulla rivista satirica “Punch” del 1846.
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gham, i Bulldog iscritti furono abbastanza da permettere
Club fu fondato il 3 novembre 1864 grazie all’entusiasmo
due premi: uno per il primo e uno per il secondo. Nel 1862 per la prima volta troviamo previste all’esposizione
di Mr. Rockstro. Presidente fu eletto il noto allevatore C. C. Stokdale e Segretario fu lo stesso Rockstro. Era pre-
che si tenne all’Agricultural Hall di Londra due classi per
sente anche Samuel Wickens, il quale sempre nel 1864
i Bulldog: una per quelli di grande taglia e una per quelli
elaborò una descrizione del Bulldog - che sostituì una
di piccola taglia. Per i Bulldog di grande taglia vinse King
precedente scritta da Jacob Lamphier, il quale aveva preso
Dick di Jacob Lamphier e Dan di Bill George fu secondo, mentre per quelli piccoli vinse Violet di H. Orme. Lo stesso anno a Birmingham fu prevista una sola classe per i Bulldog e vinse ancora King Dick. Nel 1863, al First Annual Grand Show di Cremorne, che si tenne nel Chelsea, sobborgo culturale e artistico di Londra, furono previste due classi: una per i soggetti superiori alle 18 libbre di peso (circa 8 kg), e un’altra per quelli di peso inferiore. Nella prima vinse ancora King Dick, mentre per i leggeri fu Floss di W. Tupper a vincere. Lo stesso anno si tenne all’Agricultural Hall di Londra il primo grande International Dog Show, in cui erano previste due classi, separate
come modello il suo campione King Dick - e la pubblicò nel febbraio dell’anno seguente con il titolo “The Properties of a Perfect Bulldog” sotto lo pseudonimo di Philo Kuön, termine greco che significa “cinofilo”. Il Club durò circa tre anni, ma non organizzò esposizioni e sostanzialmente non fece nulla; e, anche se la stesura dello Standard risultò di notevole importanza, rimane l’unico atto compiuto del quale si abbia notizia. I soci che inizialmente erano 30 scesero alla fine a 3, e l’avventura si concluse. Nel 1874 fu costituito un altro Club che ebbe esistenza ancor più breve del primo senza lasciare contributi.
questa volta dal peso limite di 9 kg. Per la categoria dei più pesanti vinse ancora una volta King Dick, mentre in quella dei Bulldog leggeri vinse Violet. Abbiamo visto che il Bulldog, che già dai primi del 1800
Nascita del Bulldog Club
interessava sempre meno le classi più elevate della società, divenne il cane di persone di malaffare, che lo utilizzavano nei combattimenti illegali o come cane da difesa o per intimidire e minacciare, tanto che dalla reputazione degli allevamenti dove i soggetti della razza potevano essere generalmente acquistati, il Bulldog veniva chiamato spregiativamente “Pot-house dog”; “Pot-house” erano detti a quei tempi i canili di infimo grado, così che il soprannome assumeva più o meno il significato di “cagnaccio da canile di bassa lega”. In questo scenario, nel quale veniva messa a rischio la sopravvivenza stessa dell’autentico Bulldog, vero simbolo dell’Inghilterra e del suo spirito, si riunirono alcuni appassionati con lo scopo di associarsi per proteggere il cane nazionale da inquinamenti e incroci. Un primo Bulldog
In questa situazione si giunse finalmente alla data fondamentale per l’evoluzione del Bulldog: il 1875. Già prima di quell’anno alcuni veri appassionati avevano l’abitudine di riunirsi in casa di uno o dell’altro o in luoghi a tutti familiari come i pub per discutere del futuro della razza o sentire le ultime novità sul Bulldog o anche ascoltare delle meraviglie di una giovane promessa o di una nuova cucciolata o ancora confrontare i loro cani. Uno dei posti di ritrovo era presso Jim Collins; noto nell’ambiente del Bulldog come “Hoppy Collins” a causa del suo curioso modo saltellante di camminare. Egli era un calzolaio e abitava in Broad Street, nel sobborgo londinese di Bloomsbury. Proprio a casa di Jim Collins un gruppetto di appassionati della razza si riunì per cercare un rimedio alla diminuzione di esemplari, che avrebbe portato in breve tempo alla scomparsa del vero Bulldog. La decisione presa in questi meeting di fare tutti gli sforzi 37
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Show fu un grande successo d’immagine. Sul catalogo di questa esposizione era stampato lo Standard della razza. Le esposizioni organizzate dal Bulldog Club, che nel frattempo avendo incorporato altri club minori che si occupavano della razza era stato chiamato Bulldog Club Incorporated, risono susseguite, a parte qualche rarissima occasione dovuta a eventi eccezionali, fino ai giorni nostri, e il Bulldog Club inglese rimane il punto di riferimento per tutto ciò che riguarda la razza.
Il carattere Subito dopo la proibizione dei combattimenti, il Bulldog non godeva di una bella fama per quanto riguarda il carattere e l’intelligenza, e sono giunti fino a noi scritti nei quali gli autori ripetono l’idea che l’opinione pubblica aveva della razza: “In generale il suo attacco è silenzioso ma feroce, la potenza e la robustezza dei denti e delle mascelle gli permettono di mantenere la presa contro qualsiasi avversario, cosicché risulta pericolosissimo tanto per il malintenzionato quanto per il più innocuo visitatore”. E ancora nel 1864, nel brano d’apertura del primo Standard l’autore scriveva: “se è tenuto alla catena o poco educato dal padrone, diventa sempre meno socievole e meno docile, e se eccitato e fatto infuriare può diventare molto pericoloso”. Gli allevatori inglesi sono riusciti a eliminare dal carattere del Bulldog la ferocia incontrollabile conservando il carattere coraggioso, la resistenza al dolore e l’impeto nell’attacco che si scatena però solo se è assolutamente necessario. Per comprendere pienamente il carattere di un Bulldog non bisogna scordare che gli esemplari di oggi sono pur sempre i discendenti dei cani che per secoli hanno dovuto combattere con avversari grossi e pericolosi come l’orso, il toro e perfino il leone, e per questo hanno sviluppato peculiarità che l’allevamento dell’ultimo secolo ha reso dormienti ma non ha cancellato. In un contrasto quasi inverosimile con il suo aspetto che a prima vista potrebbe apparire arcigno e feroce, il Bulldog è invece dolcissimo ed estremamente affettuoso. L’intelligenza è molto sviluppata e ogni soggetto della razza è capace di apprendere con estrema facilità qualsiasi cosa gli venga insegnata; tanto che non sono pochi gli esemplari che hanno ottenuto e ottengono ottimi piazzamenti nelle prove di Obedience e - qualcuno potrebbe non crederci - anche di Agility. Cosa diversa è pretendere che un Bulldog ripeta passivamente gli esercizi facilmente appresi, poiché la spiccata individualità di questi cani, unita a una testardaggine che ha pochi eguali tra le razze canine lo rendono refrattario all’ubbidienza senza che questa sia ben motivata. In fondo si tratta pur sempre di cani che, come abbiamo detto, fino alla metà dell’Ottocento dovevano affrontare in sanguinosi e pericolosissimi scontri avversari anche molto più grossi di loro come i tori o gli orsi; e per fare questo dovevano essere assolutamente decisi e ignorare ordini umani e i consigli della prudenza. La straordinaria bontà d’animo fa di questi cani degli straordinari compagni della famiglia e, in special modo, dei bambini, tanto che in Inghilterra la razza è chiamata “the Nurse Dog”, ossia “il cane balia”. Tra i pregi del carattere può essere indicata l’assoluta affidabilità verso chiunque. Il Bulldog ama le persone della famiglia: sia quelle con le quali convive sia quelle che capitano frequentemente od occasionalmente in casa. Con tutti è amichevole e giocherellone, riservando però il suo caratteristico scodinzolio che fa ondeggiare tutto il posteriore in scala crescente di ancheggiamento a chi più gli è simpatico o verso il quale è maggiormente coinvolto affettivamente. Con gli estranei inoffensivi è cordiale e amichevole, forse un po’ curioso nell’annusarli e seguirli, ma non si dimostrerà mai ostile o aggressivo. 40
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I bambini sono la vera passione del Bulldog, specie e sono molto piccoli e indifesi. L’istinto di protezione è talmente sviluppato verso i suoi piccoli amici che non è raro che un Bulldog si frapponga tra un genitore che vuole sgridare il figlio e il bambino, giungendo fino a dimostrare con decisone (mai aggressiva) il suo desiderio di pacificazione. In tutto il mondo vi sono bambini che possono testimoniare d’essere cresciuti accuditi, custoditi e sorvegliati da Bulldog. E in questa razza sia il maschio che la femmina hanno la stessa predisposizione benevola e tollerante, accettando di buon grado e senza reagire anche i giochi più vivaci e sopportando pazientemente anche i dispetti che talvolta subiscono. Nella loro paciosa allegria, i Bulldog possiedono anche uno sviluppato senso dell’umorismo, gradendo gli scherzi e le prese in giro: sempre che queste non sorpassino il limite della loro sopportazione. Perché un’altra caratteristica poco nota del Bulldog è la permalosità. Provate a sgridare per qualche marachella che non ha compiuto il vostro Bulldog; come accetterà di buon grado anche se intristito i rimproveri che sa di essersi meritato, così se ritiene di essere stato ingiustamente sgridato vi metterà un muso che, a seconda del carattere del soggetto, potrebbe durare anche molto a lungo: in alcuni casi perfino mesi. Quanto fin qui scritto potrebbe far pensare al Bulldog come a un cane particolare nell’aspetto, singolare nel carattere, adatto alla famiglia ma, tutto sommato, inutile. Non è assolutamente così, poiché se il Bulldog è un cane pacifico, dolce, sensibile, fino a essere anche un po’ permaloso, amico dei bambini e innocuo con gli estranei inoffensivi, sa anche essere un formidabile custode della casa e delle persone. L’unica particolarità per quanto riguardala guardia è che i luoghi da lui custoditi devono essere necessariamente legati a una valenza affettiva. Non si può pensare che un Bulldog sia un buon custode di un cortile di una fabbrica, o di un giardino dove è lasciato da solo per la maggior parte del tempo, o di un casa che non sia quella dove lui abita con le persone della sua famiglia, che ama. Per un Bulldog la casa che divide con i suoi cari è inviolabile, come l’automobile con la quale va a fare belle gite; come la dimora dei parenti stretti di chi ama, che per lui sono ugualmente la sua famiglia. Se a essere minacciati sono i luoghi o le persone che per il Bulldog hanno un valore affettivo la sua reazione sarà sempre decisa e terribile. Nessuno può pensare di minacciare le persone della famiglia senza conseguenze anche gravi. Nessuno può osare entrare nella casa dove un Bulldog vive felice con i suoi cari, perché in questo caso l’indole dell’invincibile e indomito combattente che ancora è latente nel suo animo si risveglierebbe e l’enorme forza che è racchiusa in un corpo 42
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lo spostamento del sole. Ugualmente non vanno lasciati senza possibilità di trovare riparo in zone d’ombra e l’acqua deve essere sempre a disposizione, fresca e abbondante. Se dovessero manifestarsi i sintomi di un eccesso di calore (respiro rantolante e affannoso, lingua violacea, occhi sgranati, rifiuto di muoversi) il cane va passato su tutto il corpo con un asciugamano bagnato con acqua fredda, lasciato tranquillo in un posto fresco e all’ombra e, se la crisi è molto seria, si potrebbe anche rovesciargli addosso dell’acqua gelida. Una cura particolare deve essere posta alla pelle del Bulldog, poiché le rughe del muso e della testa potrebbero irritarsi, e per questo vanno pulite frequentemente (ogni due o tre giorni al massimo) con acqua di rose e poi con Pasta di Fissan, che favorirà la disinfezione e lo scorrere dei liquidi. In alcuni soggetti anche la parte inferiore della coda a contatto con le natiche va pulita e disinfettata. Le cisti interdigitali non sono più così frequenti come una volta, ma vanno controllate. L’ultima raccomandazione è quella di non far assolutamente ingrassare il vostro Bulldog, poiché ancor più che in altre razze qui la cosa potrebbe essere veramente fonte di grossi problemi di salute. Quindi: moto abbondante e cibo in giusta misura sono il segreto per mantenere giovane, attivo e sano un Bulldog.
Noi e il Bulldog Avere un Bulldog è un’esperienza meravigliosa e coinvolgente, ma bisogna essere degni di un simile cane. La prima cosa che colpisce chi non ha mai avuto Bulldog è l’aspetto. Da cucciolo è un tenero ammasso di rughe, spesso con uno sguardo tra l’infelice e il disperato, che conquista il cuore di chi lo guarda. Non bisogna però farsi ingannare, poiché il piccolo malandrino in breve tempo certamente approfitterà dei sentimenti che riesce a far nascere nei nostri cuori per ottenere tutto quello che vuole. Il Bulldog è un cane ostinato e spesso anche permaloso, che richiede un padrone dolce e affettuoso, ma sicuramente non sottomesso. La straordinaria intelligenza del Bulldog fa nascere con il padrone un rapporto di intesa e complicità che durerà tutta la vita e, nonostante l’apparente indifferenza a quanto gli accade attorno, questo cane è molto sensibile e percepisce gli stati d’animo non solo del padrone ma anche quelli di tutti i membri della famiglia e le intenzioni degli estranei in modo sorprendente. Per questo il Bulldog sa distinguere all’istante le persone con cattive intenzioni e può quindi intervenire di conseguenza. Il segreto di una lunga e felice convivenza con un Bulldog? Amore, attenzione, senso di responsabilità e una giusta dose di sportività. 44
Le iscrizioni in Italia degli ultimi anni sono state: 315 nel 1994 440 nel 1995 497 nel 1996 583 nel 1997 672 nel 1998 856 nel 1999 909 nel 2000 1223 nel 2001 1161 nel 2002 1360 nel 2003 1343 nel 2004 1309 nel 2005 1469 nel 2006 1376 nel 2007
Il Bulldog in
Itali
a Una prima notizia non certa sul B delle autori ulldog in It tà municip alia risale a ali di Roma l 1870 ed città, ma n c è un’ordina h e proibiva di on vi sono nza fa rl i circolare documenti per le stra precisi che razza nel n d e ostro Paes provino la della e in quegli presenza d anni. Nella prima i esemplari della metà del 1 900 vi furo Libri Genea n o n e l nostro Pa logici italian ese 180 is i, e fu attivo crizioni di B di Val San n e g li anni ’30 u ulldog ai Martino de n im p l dottor Ern ortante alle esto Tron, libro sulla ra v a m ento: quello che scrisse zza. Sappia anche un in mo con ce registrazio te rt re ezza che n ssantissim ni di Bulldo el 1898 si o g ai Libri G ebbero le enealogici guirono tre p ri m e quattro dell’allora K nel 1901, ennel Club quattro ne 1905 e due l 1902, un It a lia n o . Ne sea nel 1903 nel 1906. In , cinque ne quegli anni era inclusa l 1 9 la 0 razza era c 4, una nel nella categ atalogata c oria “Cani o m e quando fu B d u a lld combattim og Inglese spostata n ento”, e ta , el Gruppo le rimase fi Secondo, “ plare fu isc n o a l M 1 ritto nel 19 970, olossoidi d 12, e uno i tipo Masti nel 1914. P nel 1921, s n o ” . U n esemei nel bienn oi ve ne fu rono due n io 1922-23 el 1920, qu (dal 1922 a , quattro in quello 192 l 1927 i da attro 4-25 e sei in ti furono fo rniti per bie un soggett q u e llo 1926-27 o nel 1930 nni); e quin , sei nel 19 di otto nel 1929. Seg 31, cinque nel 1935, s uirono nel 1932, s ei nel 1936 ette nel 19 , otto nel 1 33, ancora lico le iscri 937, 15 ne zioni furon sette l 1938 e 16 o quattro n nel 1939. N el 1940, 1 1943, sei n e l p e ri o do bel1 nel 1941 el 1944 e , due nel 1 cinque nel 942, nessu 1945. Nell’ furono: una na nel immediato nel 1946, d dopoguerr ue nel 194 a Bisogna ric 7 le , s re e tt g istrazioni e nel 1948 ordare che , 14 nel 19 negli anni p 49 e otto n cani che ve recedenti la el 1950. nivano pro Seconda G dotti o imp uerra Mon ortati erano nel periodo d ia le non tutti iscritti ai Lib compreso i tra il 1898 ri Genealo furono uffic g e ic i; il c 1 o 9 m 5 0 comples unque ialmente re sivamente gistrati 180 n e ebbe però l B n u o lld s tr o o g. Il succe Paese a partire da sso del Bu gli anni ’70 lldog in Ita , poiché il C ldog che fu lia si ircolo Italia fondato ne no Bull 1972 seg segue con uì e ancora attenzione lo sviluppo della razza da no i, e le iscrizioni a nnue sono passate dalle 35 del 1984 a lle 1376 del 2007.
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S T O R I E
B E S T I A L I
MAURO DE CILLIS
Marta era una cornacchia molto carina e molto corteggiata dai
tutti i suoi sacrifici per ritrovarsi poi più sola di prima. Attese da
corvi della zona. Tra i tanti pretendenti alla fine scelse Raab, un
Raab una parola di conforto ma quello era troppo affaccendato come
corvo giudizioso e responsabile, il marito ideale, insomma, per
al solito dai problemi quotidiani per accorgersi della sua tristezza.
qualsiasi corva e in particolare per una come lei che, al contrario,
Trascorse un altro anno e lei depose altre uova, ma ormai non
era piuttosto irrequieta e birichina.
era più la cornacchia allegra e spensierata di un tempo: era di-
Appena sposati scelsero una grande quercia al limitare del bo-
ventata scontrosa e irascibile e bastava che un nonnulla andasse
sco, dove si costruirono un bel nido matrimoniale completo di
storto per sentirla gracchiare come un’isterica verso qualsiasi
tutti i comfort.
cosa volasse, camminasse o strisciasse nei dintorni.
A primavera le quattro uova che aveva deposto e covato con amore insieme al marito si schiusero e ne schizzarono fuori altrettanti corvetti vivaci e famelici.
Per quanto non particolar-
In autunno erano già diventati grandi...
mente brillante, Raab notò
quasi come i genitori e se ne volarono via per i fatti loro lasciando il nido vuoto e triste.
qual era, si astenne dal far
In autunno erano già diven-
il cambiamento, ma discreto domande, augurandosi che prima o poi le cose sarebbero andate a posto da sole.
tati grandi quasi come i genitori e se ne volarono via per i fatti
Lei invece, scambiando la sua discrezione per insensibilità, di-
loro lasciando il nido vuoto e triste. Marta contemplò malin-
venne sempre più irritabile e, quando Raab tornava al nido col
conicamente le quattro sagome scure scomparire all’orizzonte,
becco pieno di cibo, girava la testa dall’altra parte, sbirciandolo
domandandosi a che cosa fossero servite tutte le sue fatiche e
di sottecchi con aria torva (e una corva torva è, vi garantisco, il massimo della torvaggine!), finché un giorno il poveretto perse la pazienza e, mandata al diavolo la consueta riservatezza, si decise a chiederle i motivi di quel suo perenne malumore. “E hai pure il coraggio di domandarlo?” gracchiò lei, acida “Sono due anni che stiamo qui su questa dannatissima quercia, affaccendati tutto il santo giorno a rassettare il nido, a covare e nutrire nidiacei voraci e ingrati, senza mai concederci un momento di svago o d’intimità e in questi due anni l’unico complimento che mi hai fatto sai quale è stato?” “Non saprei...” “Vedi? Non te lo ricordi! È stato: ma che belle uova! Neppure mia madre avrebbe saputo far di meglio! Ho provato a cambiare pettinatura un sacco di volte” mostrò con orgoglio il ciuffo di piume ritto sul capo, tenuto in piega da un grumo di resina “e
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A n n o
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n u m e r o
1
Cinofilo
il
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SÌ
NO
Raab si voltò e scorse un grosso uccello dallo splendido piumag-
ridicolo.
gio che si dondolava da un ramo, appeso a testa in giù, ripetendo
“In questo momento non sono nello stato d’animo giusto per
senza sosta quell’insulsa cantilena. Il suo primo impulso fu di
godermi il tramonto..”
affrontarlo e cacciarlo via a beccate ma, osservandolo meglio,
“Però è splendido, non credi? “
si accorse che il forestiero, oltre che bello, era molto più grosso
“Al diavolo il tramonto! Ti ho fatto una domanda e voglio una
di lui, possedeva un temibile becco ricurvo e batterlo non sa-
risposta: non mi trovi un po’ sciupata?”
rebbe stata impresa facile. Inoltre si sentiva troppo giù di corda
“Sei tanto carina, lo sai?”
per affrontare un combattimento tanto impegnativo. Arruffò le
“Ma che carina e carina!” starnazzò lei, sull’orlo di una crisi iste-
penne, incassò il capo tra le spalle e chiuse gli occhi, ripetendo
rica “Stamattina mi sono specchiata nello stagno e ho concluso
a se stesso che quell’assurda apparizione era soltanto un brutto
che faccio letteralmente schifo! Ti diverti a prendermi in giro
sogno che, quando li avrebbe riaperti, sarebbe senz’altro svani-
adesso? Faresti meglio ad aiutarmi invece, i pulcini hanno fame
ta. Quando si decise ad aprirli, l’uccello giallo-blu era effetti-
e non posso pensare a tutto io!”
vamente scomparso... ma anche Marta era sparita! Inutilmente
“Uno splendido tramonto, non credi?”
l’attese quella sera, la sera dopo e le sere seguenti, mentre, solo e
“Me ne frego del tuo maledetto tramonto! Tra poco verrà l’in-
triste, si ingegnava a rassettare il nido e a covare le uova.
verno e conciati come siamo, dubito che riusciremo a sopravvi-
Lei, al contrario, stava vivendo i giorni più eccitanti della sua
vere, te ne rendi conto o no, maledizione?”
vita. Il bel forestiero era così diverso dal marito e da tutti gli
“Quando ti arrabbi diventi ancora più carina, lo sai?” cantilenò
altri corvi che l’avevano..corveggiata in passato! Sempre alle-
il pappagallo “ Tanto, tanto carina...”
gro, loquace, fantasioso, la faceva sbellicare dalle risate con le sue incredibili acrobazie che parevano sfidare la forza di gravità, dondolandosi a testa in giù come un pipistrello o restando attaccato a un ramo col solo aiuto del becco ricurvo, come un frutto maturo al picciolo. Non si stancava mai di ammirarlo, invidiandolo per la sua abilità. Poco le importava se, dal punto di vista pratico, il nuovo compagno era un disastro assoluto: non l’aiutava a sistemare il nido, a covare le uova o in qualsiasi altra attività costruttiva...in compenso era così divertente! Ma quando le uova si schiusero, la poveretta si trovò oberata di lavoro. Doveva pensare a tutto e i nidiacei famelici non le lasciavano un attimo di respiro. Allora le buffonate del forestiero che un tempo le erano piaciute tanto, incominciarono a stancarla, insieme alla sua totale inettitudine. Si era fatta magra e spennacchiata e questo la irritava ancor di più perché temeva che il nuovo compagno, vedendola così imbruttita, finisse con lo stancarsi di lei. Il dubbio prese a tormentarla a un punto tale che un giorno decise di affrontare la questione e gli domandò a.. bruciapenna : “Come mi trovi?” “Uno splendido tramonto, non credi?” rispose l’uccello variopinto, dondolandosi a testa in giù e torcendo il capo in modo
Il microchip è il verso di un uccello molto piccolo. M.De Cillis
C A N I
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C A P A N N A
IL BOVARO
di Umberto Cuomo
del Bernese Sembra ormai accertato che tutti i Bovari Svizzeri siano l’evoluzione dei cani da mandria che i Romani portavano con loro in occasione delle campagna di conquista, e che nella fattispecie raggiunsero la Svizzera circa un secolo prima di Cristo. Non tutti gli studiosi sono però d’accordo con questa tesi, e v’è chi ritiene che i cani da capanna svizzeri siano il frutto di incroci tra cani nordici derivati dall’addomesticazione dei lupi artici e cani dell’Età del Bronzo (quindi circa 5.000-2.000 anni a.C.) presenti nella regione oggi chiamata Svizzera, e che quindi dovrebbero essere considerati autoctoni dell’Elvezia. Questa teoria è stata molto seguita per un certo periodo, ma non vi sono prove concrete della sua validità nei reperti ossei. Al contrario, le tracce più antiche di cani dalla struttura molossoide simile a quella degli odierni Bovari sono state trovate nell’antico insediamento romano di Windisch, l’antica Vindonissa, dove è stata ritrovata una lampada in terracotta sulla quale è raffigurato un molosso che ricorda molto il Bovaro del Bernese di oggi, che è considerato la forma più antica di cane da capanna svizzero. Per secoli questi primi Bovari si sono evoluti nelle vallate e nelle pianure svizzere acquisendo le caratteristiche che nel tempo si sono fissate in quelle delle quattro razze di Bovari Svizzeri odierne, anche a causa dell’isolamento che spesso non consentiva l’incontro tra le varie tipologie. Nelle regioni prealpine di Schwarzenburg, Berna, Burgdorf ed Emmenthal nel Medioevo si andò fissando un grosso cane da capanna inizialmente utilizzato come Bovaro, ma poi, con l’evoluzione della società e la nascita di un’attività che prevedeva la pastorizia, l’agricoltura, l’allevamento del bestiame e il commercio dei formaggi, il cane dovette svolgere diversi compiti: conduttore e custode di mandrie e greggi, guardiano della fattoria; inoltre accompagnava i pastori ai pascoli degli alpeggi e li proteggeva, oltre naturalmente a condurre il bestiame. La storia moderna Verso la fine del 1800 un cane di grande valore e molto pregiato per la sua capacità in tutti i compiti prima indicati era numeroso nella zona attorno al villaggio di Dürrbach, e per questo era conosciuto come Dürrbächler. Gli allevatori e gli appassionati di questi cani si riunirono nel 1899 in una associazione chiamata Berna che nel 1902 organizzò un’esposizione canina vicino a Ostermundigen. Ne seguì un’altra nel 1904 a Berna, nella quale vennero scelti sei esemplari considerati i più tipici di questi Bovari e iscritti nel 1907 al Libro Origini elvetico come capostipiti della razza, inizialmente chiamata Chien de Dürrbach, nome mutato poi definitivamente nel 1913 in Bovaro del Bernese. Dei Bovari Svizzeri una varietà poi fissata in razza si è sviluppata nella regione dell’Appenzell. Si tratta di un tipico cane da capanna, di dimensioni medie (alto 48-58 centimetri al garrese), dal pelo corto ma folto e denso, e fornito di abbondante sottopelo che lo protegge da ogni intemperie. I tre colori del mantello sono quelli tipici dei Bovari Svizzeri attuali (un tempo erano di più e più vari). L’isolamento nelle vallate dell’Appenzell ha permesso di mantenere invariate sia le caratteristiche fisiche che quelle psichiche di questi cani che sono stati e sono ancora oggi insostituibili aiutanti degli allevatori di bestiame.
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Nel 1906 venne redatto il primo Standard e fu fondato il club di razza, che più che per l’apparizione a esposizioni è conosciuta per le capacità nel lavoro. Nelle campagne svizzere soprattutto, ma anche nelle vallate, il molosso introdotto dai Romani si è evoluto in un cane di taglia decisamente grande, la più grande tra quelle degli altri cugini Bovari Svizzeri (altezza al garrese tra 65 e 70 centimetri per i maschi e tra 60 e 65 per le femmine): stiamo parlando del Grande Bovaro Svizzero. Questi cani, a causa della forza e del temperamento aggressivo, erano utilizzati anche in guerra, mentre nelle fattorie svolgevano il compito di guardiani severi e incorruttibili, come il Bovaro del Bernese, utilizzato nella custodia e conduzione di mandrie e nel traino di carretti per il trasporto di latte, formaggio e legna. Data la forza e l’ottimo olfatto negli ultimi decenni in Svizzera è stato impiegato anche nelle forze di polizia e in operazioni di salvataggio in montagna. Il quarto Bovaro Svizzero riconosciuto dalla cinofilia ufficiale è il Bovaro dell’Entlebuch, e prende il nome dalla regione attorno al fiume Entlen, nella quale si è sviluppato. Come gli altri cugini Bovari discende dai cani dei Romani, ma in questo caso i contadini hanno preferito avere un Bovaro più piccolo (con i suoi 40-50 centimetri al garrese di altezza è il più piccolo dei Bovari Svizzeri) ma veloce e scattante sia in pianura che negli alpeggi delle vallate di Lucerna e dell’Emmenthal. Nonostante le dimensioni sa essere un eccellente guardiano del bestiame e delle fattorie, e non esita ad attaccare con coraggio qualsiasi intruso. Ama molto il lavoro, e nella conduzione della mandria riesce a controllare anche molti capi grazie alla straordinaria agilità e alla formidabile determinazione, con la quale riesce a imporre l’ordine anche agli animali più riottosi. Dopo essersi conservata per secoli inalterata nelle fattorie svizzere, questa razza di grande valore ha rischiato quasi di estinguersi nei primi anni del 1900, quando nel lavoro le furono preferiti i colleghi di taglia maggiore, e come cane da esposizione non aveva ancora trovato chi si appassionasse a lei. Fortunatamente, il Bovaro dell’Entlebuch sta lentamente conquistando sempre maggiori estimatori, e un discreto numero di
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Umberto Cuomo Editore
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Una curioso comportamento che il Bovaro del Bernese ha ereditato dagli antenati che dovevano custodire le bestie al pascolo è il movimento che svolge quando sorveglia una proprietà. Se il cane si trova nel giardino di casa, tenderà a percorrerne tutto i perimetro in circolo, senza andare avanti e indietro come di solito fanno i cani da guardia di altre razze, ma compiendo più giri consecutivi nello steso senso. Tale atteggiamento è dovuto probabilmente alla necessità di custodire ma tenere unita la mandria, sorvegliando nel contempo tutti i lati esposti a eventuali attacchi di predatori o malfattori. Altra caratteristica che proviene all’odierno Bovaro del Bernese dagli avi mandriani è la scarsa territorialità, dovuta forse ai continui spostamenti che le mandrie facevano andando di pascolo in pascolo. I Bovari custodivano le bestie e non il territorio, così come oggi il Bernese protegge il padrone e la sua famiglia e non la proprietà. Questa caratteristica si manifesta anche nella debole se non inesistente tendenza ad allontanarsi dalla casa nella quale vive, anche se il cancello viene lasciato aperto. Nonostante la mole non indifferente, il Bovaro del Bernese è un cane che può vivere senza grossi problemi anche in un appartamento grazie ad alcune caratteristiche che facilitano questa soluzione; sempre rimanendo inteso che la sistemazione ideale dei soggetti di questa razza è in una casa con giardino, ma con la possibilità di vivere in libertà e a contatto col padrone e con i membri della famiglia. Non sono cani da tenere in un box, poiché altrimenti il loro carattere non potrebbe sviluppare le straordinarie doti che potenzialmente possiede.
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C A N I
D A
C A P A N N A IL BOVARO
del Bernese
ORIGINE: Svizzera
ARTI ANTERIORI:
ASPETTO GENERALE: cane di utilità a pelo lungo, tricolore,
Appiombi piuttosto larghi visti di fronte. Diritti e paralleli.
di taglia medio-grande, robusto e agile, con arti vigorosi, armonico
Spalle: lunghe, potenti e oblique, formanti con il braccio un angolo
e ben proporzionato.
non troppo aperto, ben aderenti e muscolose.
PROPORZIONI IMPORTANTI: rapporto altezza al garrese/ lun-
Piedi: corti, rotondi, con dita chiuse e ben arcuate.
ghezza del corpo: 9/10; cane più raccolto che lungo.
ARTI POSTERIORI:
TESTA: robusta; cranio poco bombato visto di fronte e di profilo;
Visti da dietro appiombi diritti e non troppo stretti, metatarsi e
stop ben segnato ma non troppo pronunciato, solco frontale poco
piedi non cagnoli e non aperti. Taglio degli speroni obbligatorio.
marcato. Muso robusto, diritto, di media lunghezza.
Cosce: femori piuttosto lunghi, articolazione femore tibia ben an-
Tartufo: nero.
golata alla vista di profilo; cosce larghe, potenti e ben muscolose.
Labbra: nere, poco sviluppate, ben aderenti.
Garretti: ben angolati e robusti.
Dentatura: completa e robusta, con chiusura a forbice.
ANDATURA: falcata ampia, agile e regolare a qualsiasi andatura.
Occhi: bruno scuro, a forma di mandorla, con palpebre ben aderenti
MANTELLO:
al bulbo oculare.
Pelo : lungo, liscio o leggermente ondulato.
Orecchie: forma triangolare, arrotondate leggermente verso il bas-
Colore: colore di fondo nero intenso, con focature bruno-rosso in-
so, attaccate alte, di media grandezza, in riposo pendenti e ben ade-
tenso sulle guance, al di sopra degli occhi, sul petto,
renti alla testa.
e sulle quattro zampe con i seguenti disegni bianchi:
TRONCO: robusto, compatto.
Zona bianca sulla testa simmetrica e pulita: linea che si allarga verso
Torace: largo e ben disceso fino all’altezza del gomito, petto ben
il naso, formando sui due lati il disegno del muso.
sviluppato;
Zona bianca ininterrotta e di moderata larghezza su gola e petto.
in sezione, la cassa toracica ha la forma di un ovale largo.
ALTEZZA AL GARRESE:
Dorso: solido e diritto.
Maschi: da 64 a 70 cm, ideale da 66 a 68
Regione lombare: larga e robusta.
Femmine: da 58 a 66 cm , ideale da 60 a 63.
Groppa: leggermente arrotondata. Ventre: non retratto. Coda: ben fornita di pelo, lunga almeno fino ai garretti, in riposo pendente, in movimento ondeggia all’altezza della linea dorsale o leggermente sopra.
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Allevamento Starry Town
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P E R
I
L E T T O R I
P I Ù
E S I G E N T I
Di tanto in tanto la nostra rivista proporrà degli articoli di straordinaria levatura tecnica e scientifica, scritti dai maggiori esperti esistenti. Questa volta a trattare un argomento delicato e di attualità è Barbara Gallicchio.
Barbara Gallicchio Medico Veterinario
La presa di coscienza riguardo al benessere fisico e mentale dei cani di razza pura non è materia recente. Al congresso WSAVA (Word Small Animal Veterinari Association) di Parigi nel 1967, dopo aver considerato il livello di aberrazione di certi soggetti, considerati “campioni” nelle loro tipologie, soprattutto Bulldog e altri brachicefali spinti, e considerando con preoccupazione che proprio questi individui erano guardati dagli allevatori come i prototipi ideali da perseguire, si attestava “ogni Standard dovrebbe contenere una raccomandazione per il giudice della relativa razza che attiri l’attenzione su quei particolari che rivestono importanza ai fini della funzione fisiologica, della capacità di movimento e della integrità fisica” ma il commento di Eberhard Trumler sul suo Hunde ernst genommen del 1975 era: “ciò presuppone naturalmente che ci si renda conto in primo luogo che l’essere continuamente malato non rientra nella normalità dello stato fisico di un cane, ma è un segno inconfondibile di debolezza costituzionale”. Buona parte del lavoro quotidiano del Medico Veterinario si basa su difetti congeniti e predisposizioni su base ereditaria oltre che su squilibri endocrini e riproduttivi. Tutti questi problemi sono causati dal semplice fatto che nella selezione delle razze non si tiene conto della fitness biologica (attitudine funzionale, capacità fisica, integrità riproduttiva, resistenza alle malattie) ma di caratteri esclusivamente estetici. Gli Standard di razza sono già fonte di innumerevoli dubbi riguardo il buon senso dei redattori e di chi li ha avvallati, essendo gli autori di dette descrizioni etniche, allevatori e cinologi ma non genetisti né medici veterinari e questi esperti non sono stati, il più delle volte, neppure consultati. Gli Standard sono infatti il prodotto dell’epoca Vittoriana, quando il rapporto con gli animali divenne di dominio assoluto e si instaurò un regime di selezione stretta allo scopo di creare razze pure altamente nobilitate, che riflettevano la società divisa in caste, tipica di questo periodo dominato dall’aristocrazia. L’allevamento divenne fine a se stesso, disgiunto dalle attività ausiliarie, pervaso dalla ricerca di morfologie peculiari e anomale che potevano essere o diventare il marchio di qualità di un certo allevatore, simbolo di prestigio e di ricercata rarità e, perché no, di un ingente valore economico. Come effetto di questo modo di vedere gli animali, come esseri dotati di fenotipi bizzarri o caricaturali, fiorirono numerose varianti delle razze preesistenti, “migliorate” da canoni puramente estetici che diventano cardini della tipicità oppure incrociate con altre per produrre nuovi fenotipi. Il maltrattamento genetico si sviluppa su diversi fronti: 1. Selezione estetica per le esposizioni canine (anomalie determinanti diminuzione della fitness e della stamina - tra cui ipernanismo e ipergigantismo - aberrazioni strutturali, patologie su base ereditaria, inbreeding depression, vulnerabilità a disturbi mentali). 2. Selezione di cani con alterazioni dei comportamenti sociali (da combattimento), riduzione della plasticità comunicativa (tipo bull) e vulnerabilità a aggressività immotivata (selezione della dimensione aggressività). I prodotti di questa selezione controevolutiva (il cane è infatti una specie sociale obbligata) tendono a divenire, con preoccupante frequenza, adulti difficili da gestire per famiglie non esperte e preparate e, di conseguenza, finiscono per essere una componente importante delle popolazioni di animali che passano la loro vita nei canili. 3. Allevamento commerciale senza criteri selettivi (puppy farm) presso “fabbriche di cuccioli” il cui unico interesse è quello economico. In questi allevamenti in batteria i riproduttori non vengono sottoposti ad alcun vaglio selettivo, né morfologico, né sanitario, né comportamentale. Inoltre gli animali vengono detenuti in condizioni di malgestione o addirittura di maltrattamento per deprivazione di stimoli ambientali e sociali. R i v i s t a 58
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C u l t u r a
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Umberto Cuomo Editore
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Occorre che, da subito, vengano definite strategie d’allevamento per minimizzare il fenomeno, strategie che si dovranno basare sulla piena collaborazione degli enti cinofili (ENCI) e dei club di allevatori e che saranno articolate in modo da: a. creare le necessarie competenze (tenuto conto che la popolazione dei cani di razza non è gestita da professionisti né da tecnici ma, al contrario, prevalentemente da amatori) e con esse una accresciuta sensibilità riguardo le condizioni di malessere fisico e mentale; b. modificare l’impostazione delle esposizioni canine, che si è allontanata da quella di verifica zootecnica per avvicinarsi a uno show business fine a se stesso, con parallela alterazione delle priorità nelle scelte dei soggetti vincenti, particolarmente per quanto attiene alla mancata attenzione al temperamento degli animali; c. costituire un comitato di esperti che possa studiare di volta in volta i casi proposti dalle singole razze e identificare quali vie d’uscita siano più praticabili per estinguere o almeno progressivamente ridurre l’incidenza dei problemi salvaguardando la variabilità genetica, compreso il ricorso a incroci con razze affini riaprendo temporaneamente i libri genealogici; d. combattere in ogni modo possibile l’allevamento di cuccioli in batteria, prima di tutto per il loro stesso benessere e poi per il danno che viene perpetrato alle popolazioni di razza dall’introduzione incontrollata di un grande numero di soggetti non selezionati; e. contrastare in ogni modo possibile l’allevamento di cani da combattimento: troppo spesso allevatori e amatori delle tipologie da presa sono, se non partecipi, ampiamente conniventi di questo giro criminoso che è un disonore per tutto il mondo cinofilo.
61
Mauro De Cillis
DOG PARADE LE TENDENZE CINOFILE NELL’ULTIMO DECENNIO Nel 2007 gli iscritti al Libro Origini sono stati 127.789, con incremento di circa il 10% rispetto al 2006. È ancora presto per parlare di inversione di tendenza del trend negativo di questi ultimi anni (nel 2001 le iscrizioni erano state oltre 157.000!), perché gran parte di questo 10% è collegato allo sblocco dei pedigree rimasti in sospeso in seguito all’obbligo del microchip e del deposito del campione di sangue (per l’eventuale controllo del DNA), per stalloni che abbiano effettuato almeno cinque monte.
PREMESSA Escludendo i Bastardi, che rappresentano almeno i 6/7 della popolazione canina, possiamo dividere le razze in cinque grandi gruppi, in base all’entità delle loro iscrizioni annue.
1) RAZZE D’ELITE: da 50 a 150 iscrizioni annue. Si tratta di razze particolari, difficili da allevare e da apprezzare, poco o niente collegate alla tradizione culturale del Paese e non particolarmente adatte a qualsiasi genere di impiego pratico. Esempi: Levriero Afgano (87 iscr.) Shiba Inu (83), Dalmata (104), Pastore Svizzero Bianco (83).
2) RAZZE A MODESTA DIFFUSIONE: da 150 a 1.000 iscrizioni annue. Sono razze ben riuscite e ben caratterizzate, spesso adatte a svolgere un impiego, ma limitate nella loro diffusione da vari fattori quali: mole eccessiva, difficoltà d’allevamento, concorrenza da parte di razze affini, ma di più largo successo. Esempi: San Bernardo (493), Lupo Cecoslovacco (453), Akita Inu (213) Belga (590), Pastore Maremmano (691).
3) RAZZE A BUONA DIFFUSIONE: da 1.000 a 2.000 iscrizioni annue. Sono razze molto ben caratterizzate e abbastanza conosciute, ma non particolarmente adattabili oppure legate a impieghi molto specifici (es. il Border Collie con lo sport dell’Agility). Esempi: Bulldog (1.376), American Stafforshire Terrier (1.037), Dobermann (1.662), Border Collie (1.554).
4) RAZZE A LARGA DIFFUSIONE: da 2.000 a 16.000 e oltre. Razze ben radicate nel territorio, versatili, adattabili a molti impieghi o, al contrario, legate a specifici settori sportivi popolari quali, ad esempio, quello venatorio. Esempi: Pastore Tedesco (16.742), Setter Inglese (16.555)
5) RAZZE BEST SELLER: sono razze legate ai capricci della moda o del momento storico e, pertanto, soggette a forti variazioni nell’arco di pochissimi anni. Esempi: Husky, Yorkshire, Chihuahua, Dalmata, Dobermann, Rottweiler.
Degli oltre 127.000 soggetti appartenenti a
316 razze iscritti nel 2007 più del 60% è rappresentato da 11 razze. È di queste che vogliamo parlare seguendone le alterne vicende dell’ultimo decennio (1997-2007).
COME E PERCHÉ UNA RAZZA HA SUCCESSO Per godere di un successo stabile, una razza deve soddisfare tre condizioni fondamentali: 1) Dimostrarsi all’altezza delle aspettative. 2) Presentare un buon grado di omogeneità e di qualità media. 3) Essere ben radicata nella mentalità e nella cultura cinofila del Paese. In assenza di anche una soltanto di queste tre condizioni, il successo non durerà a lungo e, dopo un primo momento di splendore, la diffusione della razza ritornerà entro i limiti che le spettano realmente. Un esempio significativo in proposito è rappresentato dall’Husky. Questo affascinante cane nordico “dagli occhi di ghiaccio” raggiunse una grande popolarità verso la fine degli anni ‘70, sull’onda del successo di pellicole come Zanna Bianca o Antartica. La produzione di cuccioli crebbe a ritmo esponenziale, fino a superare le 4.000 iscrizioni annue. Troppo tardi gli incauti proprietari si resero conto di aver commesso uno sbaglio madornale. Come molti nordici, infatti, l’Husky non è un cane per tutti. Troppo intelligente, selvatico, indipendente, per trovarsi a proprio agio nell’ipercivilizzato ambiente urbano. Nel giro di qualche mese le periferie delle città si riempirono di Husky sfuggiti al controllo dei padroni o semplicemente abbandonati. A parte le temperature meno rigide, invece che a Roma o Milano, pareva di trovarsi ad Ancorage in Alaska. In breve la diffusione della razza si ridimensionò, tornando nei limiti fisiologici delle 300- 350 iscrizioni annue.
HIT PARADE 1997-2007: CHI ENTRA E CHI ESCE Entrano: Golden Retriever (dal 13° al 6° posto) e Jack Russell. Escono: Rottweiler (dal 3° al 12° posto) e Dobermann (dal 7° al 17° posto). Analizzando le Hit Parade relative a questi ultimi dieci anni notiamo che, in linea di massima, le preferenze del cinofilo italiano sono rimaste relativamente stabili. Infatti, delle 11 razze “top” ben 9 hanno mantenuto, pur con qualche ridimensionamento, le loro posizioni in classifica. Con due eccezioni significative: la disfatta rovinosa di DOBERMANN e ROTTWEILER (- 65%) , cui si contrappone l’avanzata trionfale di LABRADOR e GOLDEN RETRIEVER (+ 61%). A dimostrazione del radicale mutamento di mentalità del cinofilo medio, sempre più orientata verso il “cane da famiglia” e sempre più lontana dall’aggressivo e temibile guardiano e difensore della proprietà. Tendenza confermata dal tracollo delle 5 principali razze da guardia e difesa (PASTORE TEDESCO, ROTTWEILER, DOBERMANN, BOXER, CANE CORSO) le quali, in dieci anni, hanno perduto complessivamente circa il 40% di iscritti (da 45.218 a 27.928). Al contrario, si registra una relativa stabilità delle 5 principali razze da caccia (SETTER, SEGUGIO, POINTER, EPAGNEUL, KURTZHAAR) che passano da 39.575 a 32.837 con una perdita media del 17%. Questo perché le loro le sorti rimangono solidamente collegate allo sport venatorio, da sempre ben radicato nel nostro paese. Va osservato infine che, tra le 11 razze presenti nella Hit Parade, una soltanto, il JACK RUSSELL, è di piccola taglia. Tutte le altre sono di taglia media o medio grande perché, quando si tratta di decidere per un cane d’affezione, le simpatie dei più restano orientate verso il bastardino. Detto questo, passiamo finalmente a illustrare la nostra HIT PARADE razza per razza.
Classifica 2007
Classifica 1997 1) 2) 3) 4) 5) 6) 7) 8) 9) 10) 11) 13)
PASTORE TEDESCO SETTER INGLESE ROTTWEILER BOXER SEGUGIO ITALIANO EPAGNEUL BRETON DOBERMANN POINTER KURTZHAAR LABRADOR CANE CORSO GOLDEN RETRIEVER
23.046 18.160 7.637 7.385 7.158 6.103 4.984 4.164 3.990 3.321 2.166 1.104
1) 2) 3) 4) 5) 6) 7) 8) 9) 10) 11) 12) [...] 17)
PASTORE TEDESCO SETTER INGLESE SEGUGIO ITALIANO LABRADOR EPAGNEUL BRETON GOLDEN RETRIEVER BOXER KURTZHAAR POINTER JACK RUSSELL CORSO ROTTWEILER DOBERMANN
**: il Jack Russell è stato riconosciuto ufficialmente solo nel 2000
DOG PARADE
16.742 (-27,5%) 16.555 (-9%) 7.367 (+3%) 6.935 (+52%) 5.492 (-10%) 4.205 (+262%) 4.084 (-35%) 3.423 (-14%) 3.350 (-19%) 2.967 (**) 2.800 (+13%) 2.640 (-64%) 1.662 (-67%)
PASTORE TEDESCO: UN CANE
1
PER TUTTE LE STAGIONI
Pastore Tedesco 30000 25500 21000 16500 12000 97 98 99 00 01 02 03 04 05 06 07
Torna al comando, battendo per un soffio il Setter Inglese.Dopo il Labrador, il Pastore Tedesco è il cane più diffuso del mondo. In Italia è rimasto per molti anni in testa alle classifiche fino a toccare, nel 1999, il record di 27.011 iscritti. Nato un secolo fa dal genio visionario di Max von Stephanitz il quale, nell’accingersi a crearlo, intese dimostrare il grande amore che aveva verso la Germania (“Chi ama la Patria ama i suoi cani”), si trasformò, nell’arco di pochi decenni, da rustico conduttore del gregge in cane “tuttofare”, dimostrandosi all’altezza dei compiti più svariati. Di una bellezza discreta e naturale, forte, agile, intelligente, (3°nell’intelligenza ubbiditiva) affettuoso e un po’ romantico, come tutti gli eroi germanici, si conquistò in breve le simpatie di mezzo mondo. Per la sua adattabilità e versatilità, nessuna altra razza era obbiettivamente in grado di competere con lui. Ma, come spesso avviene, questa indiscussa superiorità, finì per renderlo antipatico. Al pari di un pugile abituato a vincere senza fatica tutti i suoi incontri e i fans incominciano a stancarsi di lui, il Pastore Tedesco incominciò ad annoiare e la società specializzata non si adoperò in alcun modo a sostenerlo presso il grosso pubblico, assumendo un atteggiamento sprezzante ed esclusivo, quasi che al mondo esistesse solo lui, l’unico, l’inimitabile, il supercane. Assaliti da mania di onnipotenza, imposero severissime regole d’allevamento alcune sensate, altre assolutamente grottesche, come l’obbligo di avere tutti e quattro i nonni selezionati per poter conseguire il titolo di “campione”! Ma il danno maggiore fu l’esasperazione delle angolature posteriori attuata negli ultimi decenni, che diffuse nel pubblico la credenza che “al Pastore Tedesco cedono le zampe posteriori perché endemicamente displasico”. Credenza non rispondente al vero (l’incidenza della malformazione è più diffusa in molte altre razze), ma ormai impossibile da sradicare. Nel frattempo si erano affacciate sul mercato molte nuove razze, fatte apposta per destare la curiosità di chi, seppellito il suo Pastore Tedesco, aveva la tentazione di provare una esperienza diversa. Decisivo, in proposito, si rivelò l’ingresso in Italia di due razze anglosassoni, il Labrador e il Golden Retriever, fatte apposta per accattivarsi le simpatie del grande pubblico. Attaccato su molti i fronti, il nostro “supercane” ha incominciato a perdere terreno, al punto da venir superato per due anni di seguito dal suo eterno rivale, il Setter Inglese.Per fortuna è arrivato in suo soccorso il Commissario Rex, moderna versione del mitico Rin Tin Tin: se tutti i poliziotti fossero efficienti, simpatici allegri e scanzonati come solo lui è capace di essere, le cose, a questo mondo, andrebbero alla grande!
2
SETTER INGLESE: IL RE DELLA FERMA
Setter Inglese 30000 25500 21000 16500 12000 97 98 99 00 01 02 03 04 05 06 07
3
SEGUGIO ITALIANO: UNO SPECIALISTA TUTTO NOSTRANO
Segugio Italiano
8000 7375 6750 6125 5500 97 98 99 00 01 02 03 04 05 06 07
Nato in Inghilterra per opera del grande Lawerack, questa magnifica razza ha trovato in Italia la sua patria d’adozione, dove è allevato e selezionato ad altissimo livello. Il costante favore che gode presso di noi è dovuto in primo luogo alle sue doti di eccellente cane da ferma su qualsiasi terreno, in qualsiasi genere di caccia pratica o prova sportiva. Armonioso, elegante, atletico, scattante ma al contempo resistente, possiede doti di fondo, di adattabilità e di stile sconosciute ad altre razze concorrenti. Capace di altissime prestazioni nelle mani del professionista sportivo, non di meno sa adattarsi alle più modeste esigenze del neofita intenzionato a cimentarsi nello sport venatorio. Lungi dal basarsi sui capricci della moda, il suo successo è impostato su solide basi cinotecniche, sportive e soprattutto culturali. La tradizione venatoria infatti, costituisce l’asse portante della nostra cinofilia, attorno cui ruota un mondo complesso e articolato che va dalle industrie del fucile e dell’abbigliamento sportivo, all’allevamento della selvaggina, dalle prove sportive alle pubblicazioni specializzate che vantano frequentemente autori di qualità. A differenza del Golden o del Labrador, il Setter (35° in intelligenza ubbiditiva) non è adatto alla casa e al giardino: il suo universo resta quello della caccia, il solo che gli consenta di esprimere appieno le sue potenzialità naturali in perfetta simbiosi col padrone. Simbolo e complemento essenziale della pratica venatoria nella più nobile delle sue accezioni.
È la razza più stabile in assoluto, basti pensare che, nel corso degli ultimi dieci anni, le sue oscillazioni in più o in meno non hanno mai superato il 3%, mantenendosi attorno alle 7.000 iscrizioni annue. Ciò è dovuto essenzialmente all’onestà del suo lavoro di specialista nella seguita che non ha mai deluso i suoi sostenitori. Pressoché sconosciuto ai non addetti ai lavori (è praticamente impossibile incontrarlo in un parco cittadino) ha alle spalle un’antica e solida tradizione cinofila nel nostro Paese che annovera eccellenti allevatori e intenditori. Strettamente legato a una precisa pratica venatorio-sportiva, privo di seri concorrenti nel suo specifico settore, resta del tutto immune dalle oscillazioni del mercato. Frugale, rustico, socievole, accetta di buon grado la presenza dei propri simili, con i quali è abituato a cacciare in muta e perciò di facile allevamento e manutenzione. Nelle due varietà (a pelo liscio e a pelo ruvido) resta il leader indiscusso del 5° gruppo (segugi e cani per pista da sangue) come il Setter lo è in quello da ferma. È di gran lunga la razza autoctona più diffusa e meglio allevata in Italia.
LABRADOR RETRIEVER: IL “CANE” SECONDO GLI ANGLOSASSONI
4 Labrador 9000 7500 6000 4500 3000 97 98 99 00 01 02 03 04 05 06 07
5
Nato come riportatore in palude e in terreni difficili, dove i Setter e i Pointer non amavano avventurarsi, il Labrador, per la sua intelligenza e versatilità (7° nell’intelligenza ubbiditiva), non tardò a farsi apprezzare anche dal grosso pubblico inglese e americano, divenendo in breve il cane più diffuso dei paesi anglosassoni. Da noi è diventato popolare in tempi piuttosto recenti scalando rapidamente la classifica della Hit Parade: basti pensare che dalle 1.862 iscrizioni del 1995 raggiunse le 8.766 del 2003, divenendo così la terza razza più allevata in Italia. Una marcia travolgente, che sembrava candidarlo a ripetere l’impresa già riuscitagli in America e in Inghilterra, diventare cioè il Numero Uno. Le premesse c’erano tutte: di aspetto piacevole, accattivante, facile da allevare e da mantenere (prolifico, gran mangiatore, salute di ferro), allegro, giocherellone, infantile e non troppo aggressivo, non tardò a conquistarsi la curiosità e la simpatia di chi, stufo del soliti Boxer, Rottweiler o Pastore Tedesco, era alla ricerca di un soggetto tuttofare, di un cane da famiglia da tenere in casa o in giardino, compagno di giochi e di passeggiate. Al pari del privati, anche le associazioni cinofile (guida ciechi, catastrofe, salvataggio, ricerca esplosivi, pet therapy, antidroga, etc.) decisero di arruolarlo al posto del Pastore Tedesco, soprattutto perché il suo aspetto bonario intimidiva molto meno la gente. Ma non sempre il modello valido in un Paese può esser trapiantato pari pari in un altro e la mentalità cinofila anglosassone è fondamentalmente diversa da quella latina. Per quanto simpatico, intelligente e adattabile, il nostro restava pur sempre un cane da caccia, selezionato in origine per reggere il duro lavoro del riporto nelle acque gelide del Labrador e, di conseguenza, dal temperamento forte, impetuoso, ribelle e pieno d’energia che mal si adattava all’ozio forzato del giardino o dell’appartamento. Un soggetto del genere necessita di polso fermo, comprensione e pazienza, doti che abbondano nel cinofilo anglosassone ma che difettano in quello nostrano, per il quale la psicologia canina resta sostanzialmente un mistero. Chi si era aspettato un eterno cucciolone, una specie di giocattolo dolce e remissivo, trovandosi in casa un demonio scatenato di 40 kg, ne è rimasto deluso e contrariato. Ciò ha comportato in questi ultimi anni un certo ridimensionamento delle iscrizioni, anche per l’affacciarsi sulla scena di un temibile concorrente: il Golden Retriever.
EPAGNEUL BRETON: IL SETTER “TASCABILE” Esploso una quindicina di anni fa come Setter “tascabile” per la mole contenuta e le buone prestazioni venatorie, ha raggiunto il massimo della diffusione attorno al 2000, sfiorando le 8.000 iscrizioni. Poi anche per lui è iniziata la parabola discendente che lo ha riportato entro limiti più ragionevoli. Probabilmente chi, spinto dalla curiosità e invogliato dalla sua maneggevolezza, ha provato a utilizzarEpagneul lo al posto del suo vecchio 8000 Setter, ne è rimasto deluso e 6750 ha preferito ritornare al “clas5500 sico”. Con tutto ciò l’Epagneul 4250 resta pur sempre la seconda raz3000 za da ferma allevata in Italia. 97 98 99 00 01 02 03 04 05 06 07
6
GOLDEN RETRIEVER: L’AFFASCINANTE CUGINO DEL LABRADOR
Golden Retriever 5000 4000 3000 2000 1000 97 98 99 00 01 02 03 04 05 06 07
Tra le razze recentemente apparse nel panorama cinofilo italiano, il Golden Retriever è l’unica a non aver accusato la crisi, proseguendo la sua avanzata lenta e inarrestabile che lo ha condotto, anno dopo anno, a scalare l’Hit Parade, passando dal12° al 6° posto. Basti pensare che, nel ‘95 era pressoché sconosciuto al grosso pubblico e contava appena 575 iscrizioni. Il suo è stato un successo meno fulmineo ma, in compenso, più consapevole e, di conseguenza, non ha deluso chi lo ha scelto. Nato, al pari del Labrador, come riportatore in acqua, ne ricorda un po’ le forme, se pur ingentilite nei profili e illeggiadrite da un mantello morbido e abbondante. Più sensibile e riflessivo del cugino Labrador, è ancora più intelligente (4° secondo la classifica di Coren) e si adatta meglio di lui al ruolo di cane da famiglia e compagno di gioco dei bimbi. In Italia ha contribuito in modo decisivo alla sua popolarità l’eccellente lavoro selettivo svolto dall’americana Colorado Fiorentini, titolare dell’allevamento “Royal Crest”.
7 BOXER: IL MOLOSSO DAL VOLTO UMANO
Boxer 8000 6750 5500 4250 3000 97 98 99 00 01 02 03 04 05 06 07
È la razza molossoide che più d’ogni altra può vantare antiche e illustri tradizioni d’allevamento nel nostro paese. Forse per questo ha retto meglio (-35%) delle altre alla tempesta che si è abbattuta sul cane da guardia e da difesa travolgendo il dobermann e il rottweiler (-65%). Bello, atletico, pieno di vita e perennemente disposto al gioco, anche se di non facile addestrabilità (al 48° posto nella classifica di Coren) a causa della sua irrefrenabile esuberanza. Paga senza specifica colpa il mutato orientamento cinofilo, sempre meno simpatizzante verso razze dal piglio aggressivo o che semplicemente appaiono come tale. L’attuale normativa europea che vieta il taglio di orecchie e coda, ha certamente contribuito al suo declino, guastandone la tipica espressione “quasi umana” enfatizzata dalle orecchie erette e i profili netti e rettilinei del corpo scultoreo. Il fatto che da qualche anno a questa parte le iscrizioni siano rimaste costantemente attorno alle 4.000 unità, lascia ben sperare per il futuro.
8 KURTZHAAR: UN “DURO” DA FERMA
Kurzhaar 5000 4250 3500 2750 2000 97 98 99 00 01 02 03 04 05 06 07
Dopo aver raggiunto il massimo nel 2001 con oltre 4.800 iscrizioni, la versione tedesca del cane da ferma sembra ormai aver raggiunto una certa stabilità, attestandosi attorno alle 3.500. Ciò conferma le sue doti obbiettive di eccellente cane da ferma, soprattutto per quel che riguarda la caccia pratica, apprezzato da uno zoccolo duro di estimatori fedeli. Più rustico e meno malleabile del setter e del pointer, è in compenso più solido, asciutto e resistente, di forte temperamento ed è probabilmente questo il motivo che ne limita la diffusione presso gli appassionati delle prove sportive.
9 POINTER: IL SIGNORE DEL VENTO
Pointer 5000 4375 3750 3125 2500 97 98 99 00 01 02 03 04 05 06 07
Il grande cinologo Solaro lo considera il più perfetto dei cani e lo indica come paradigma nel suo celebre trattato di cinognostica. Selezionato da Arkwright in Inghilterra, al pari del cugino Setter ha fatto fortuna in Italia dove è allevato con grande professionalità. Atletico, scattante, velocissimo, questo “Signore del vento” non teme rivali nella ferma per stile, armonia, classe ed eleganza. Queste doti costituiscono altresì i suoi limiti, perché la razza ha ormai raggiunto un tale grado di perfezione che, nelle mani di allevatori e proprietari incompetenti non può che peggiorare. Molto più sensibile e reattivo del Setter e del Kurtzhaar, il Pointer non è né sarà mai un cane per dilettanti e, di conseguenza, ha una diffusione molto minore del Setter. Ha raggiunto il massimo storico nel 1998, con 4.763 iscritti, dopodichè ha subito un ridimensionamento, attestandosi stabilmente attorno alle 3.500 unità.
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JACK RUSSELL TERRIER: DALLE TANE DELLE VOLPI ALLE CASE DI CITTA’ Pressoché sconosciuto in Italia fino a qualche anno fa (è stato riconosciuto ufficialmente solo nel 2000), questo piccolo, intelligente e vivacissimo terrier costituisce l’autentica sorpresa 2006-2007, basti pensare che nel 2003 contava poco più di 500 iscrizioni! Deve il suo nome al reverendo inglese Jack Russell, il quale, già verso la metà dell’ottocento, ne curò la selezione come cane da tana, specializzato nello scovo della volpe. Di aspetto assai piacevole, allegro e non particolarmente attaccabrighe, è entrato d’autorità nell’Hit Parade doppiando inaspettatamente Beagle e Yorkshire e candidandosi come unica razza di piccole dimensioni in grado di sfiorare quota 3.000 iscrizioni. È ancora presto per stabilire se questo suo folgorante successo sia duraturo o passeggero. Certo è che i numeri per resistere ai capricci della moda li possiede tutti.
11
CORSO: LA RISPOSTA ITALIANA AL ROTTWEILER
Cane Corso 4000 3375 2750 2125 1500 97 98 99 00 01 02 03 04 05 06 07
Assai simile al mastino napoletano delle origini, quando non era ancora così appesantito e ipertipicizzato, il Corso rappresenta la risposta italiana al Rottweiler, cioè un cane di taglia medio-grande, di struttura forte senza essere esagerata, in grado di rappresentare un buon deterrente come guardiano e difensore della proprietà. Originario della Puglia, dove era posto a custodia delle masserie, si è imposto all’attenzione della cinofilia ufficiale in tempi abbastanza recenti, riscuotendo un buon successo di pubblico, soprattutto nel meridione, dove la razza affonda le sue radici. Le sue iscrizioni oscillano tra le due e le tremila unità annue, restando, almeno per il momento, relativamente stabili. Nel 2007, inaspettatamente, ha superato il Rottweiler, suo diretto concorrente, cosa, almeno fino a qualche tempo fa, addirittura impensabile!
ROTTWEILER: UN TEDESCO DI CARATTERE
12 Rottweiler 9000 7250 5500 3750 2000 97 98 99 00 01 02 03 04 05 06 07
17
DOBERMANN: BELLO E IMPOSSIBILE
Dobermann 8000 6750 5500 4250 3000 97 98 99 00 01 02 03 04 05 06 07
La vicenda di questa magnifica razza tedesca, passata nel giro di pochi anni dagli altari alla polvere, è emblematica a spiegare quali danni possa causare una cultura cinofila velleitaria e improvvisata. Possente, ben costruito, molto ben selezionato e tipicizzato, il Rottweiler è di gran lunga il più intelligente dei molossoidi (al 9° posto in classifica dell’intelligenza ubbiditiva) e si presta molto bene all’addestramento, soprattutto per quel che concerne il settore guardia e difesa, dove non teme rivali. Suggestionati dal suo aspetto fiero, imponente e ben caratterizzato, molti cinofili alle prime armi, si affrettarono ad accaparrarsene un esemplare, dando origine a un vero e proprio “boom”, che fece del Rottweiler la terza razza allevata in Italia, con oltre 8.000 iscritti! Una crescita assurda, che prescindeva da qualsiasi logica e che, in quanto tale, portava in sé i germi della tragedia. E qualche volta non in senso figurato. Il Rottweiler, infatti, non è un cane da prendere alla leggera. Necessita di esperienza, polso fermo e conoscenza della psicologia canina. Se il padrone difetta di tali qualità, può trasformarsi in una vera e propria bomba a orologeria, anche perché la sua intelligenza, unita a un forte temperamento, lo rende ben consapevole della propria superiorità e 60 kg di muscoli scattanti sono praticamente impossibili da fermare! Come se ciò non fosse ancora sufficiente, per megalomania, incoscienza o semplice stupidità, certi padroni, incoraggiati da addestratori altrettanto incoscienti, si provarono addirittura ad addestrarlo all’attacco, aggiungendo alla sua naturale aggressività anche la tecnica di combattimento. Da questo cocktail di stupidità e criminale leggerezza, ebbe origine un crescente numero di incidenti, alcuni anche gravi i quali, opportunamente gonfiati dalla stampa, gettarono sull’incolpevole Rottweiler una luce sinistra. Come se ciò ancora non bastasse, ci pensarono le ordinanze Sirchia e Turco a dargli il colpo di grazia, inserendolo nella famigerata lista delle razze pericolose, dalla quale, non si sa perché, furono esclusi cani altrettanto impegnativi, quali, ad esempio, il Cane Corso o il Mastino Napoletano. E il Rottweiler pagò per tutti, perdendo quasi il 70% di iscritti.
Atletico, bello fino a rasentare la perfezione, intelligentissimo (5° nell’intelligenza ubbiditiva) fragile, emotivo, il Dobermann è una delle razze meglio selezionate che esistano. Frutto del delicato equilibrio di componenti lupoidi, graioidi e braccoidi, possiede una struttura fisica scattante ed elastica e un sistema nervoso estremamente sensibile, capace di altissime prestazioni ma anche di defaillance altrettanto spettacolari, in mano a un padrone incompetente. Se il Labrador è una chitarra e il Pastore Tedesco un pianoforte, il Dobermann è senz’altro un violino. E col violino è molto più facile steccare! Allevato ad altissimo livello qualitativo in Italia, il Dobermann ha conosciuto momenti di splendore che lo hanno portato a superare le 5.000 iscrizioni annue. Poi ha imboccato la via di un declino progressivo e inarrestabile che gli ha fatto perdere circa il 70% di iscrizioni. Tra le probabili cause possiamo annoverare il carattere tanto intelligente quanto delicato e sensibile, inadatto a un’utenza poco qualificata e di massa e il recente divieto del taglio di orecchie e coda. Un Dobermann con orecchie pendenti e coda integra infatti, assomiglia a una via di mezzo tra un Levriero e un Drathaar, perdendo in tal modo buona parte della sua caratterizzazione e del suo fascino.
UMBERTO CUOMO EDITORE
&XOWXUD H LQIRUPD]LRQH FLQRÀ OD
Collana I Grandi Libri
,O &LQRÀ OR BULLDOG • BOVARO DEL BERNESE • GOLDEN RETRIEVER • CANE CORSO
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Un cane per tutti
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IL BOVARO DEL BERNESE
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Il cane da capanna e i cani svizzeri
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Una razza italiana
DOG PARADE delle razze
IL BASTARDO Una grande razza
PROSSIMAMENTE Collana I Grandi Libri: • Bouledogue Francese • American Staffordshire Terrier • Cane da Pastore Tedesco
IL GOLDEN RETRIEVER Cane d’oro
La razza del mese IL BULLDOG
FORZA E BONTÀ U m b e r t o
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La Umberto Cuomo Editore è una piccola casa editrice specializzata in libri di FLQRÀ OLD nata dall’unione di due diverse esperienze: quella di 8PEHUWR &XRPR, da oltre quarant’anni studioso ed esperto di cani, e quella di $OHVVDQGUR *LXOLDQi, impegnato con successo nel commercio di prodotti per ani-
Collana I Libri
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PROSSIMAMENTE Collana I Libri: • Boston Terrier • Mastino Napoletano • I Retriever
Collana DVD DISPONIBILI Collana DVD: • Golden Retriever • Rottweiler • Yorkshire Terrier • Boxer • American Staffordshire Terrier • Dobermann • Cocker Spaniel • Setter • Epagneul Breton • Siberian Husky • Cane da Pastore Tedesco • Beagle • Bracchi • Pointer
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P U B B L I R E D A Z I O N A L I
Chi siamo La Rinaldo Franco spa opera con professionalità nel settore degli accessori per piccoli animali e commercializza circa 5000 prodotti, la maggior parte dei quali distribuiti con il proprio marchio RECORD. In 50 anni di ininterrotta attività, l’azienda si è sempre distinta per la continua proposta di nuovi prodotti e il costante investimento volto al miglioramento del livello di servizio ai propri clienti. È presente sul mercato nazionale e internazionale, con prodotti per cani, gatti, furetti, roditori, uccelli, rettili, tartarughe e pesci. Sono un centinaio le persone coinvolte nello sviluppo dell’attività, nella selezione e fabbricazione dei prodotti, nell’organizzazione aziendale, nella gestione del sistema informativo, nella vendita, nel marketing e nella comunicazione.
Il servizio L’impegno nei confronti della qualità dei prodotti e del servizio è da sempre ai primi posti tra le priorità strategiche. Il magazzino, con una superficie di oltre 2000 mq. è la piattaforma di partenza per l’Italia e per tutto il mondo dei prodotti presentati nel nostro catalogo. Un evoluto servizio informatico controlla la gestione delle scorte al fine di garantire la disponibilità immediata di tutti gli articoli; la gestione automatica dell’ordine e del picking consentono tempi di evasione rapidissimi. Le merci in partenza vengono marcate e controllate elettronicamente per assicurare la massima precisione. Il numeroso personale amministrativo e di customer service accoglie e risolve tempestivamente ogni problema segnalato.
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I prodotti Il catalogo generale RECORD presenta i prodotti realizzati internamente in un’ottica produttiva che privilegia la creatività, le tecnologie ed il design italiani. A sostegno della strategia aziendale improntata alla massima specializzazione, non mancano nell’assortimento prodotti “griffati” ed articoli dei più qualificati produttori mondiali rappresentati sul mercato italiano dalla Rinaldo Franco spa Tutte le novità presenti sul mercato internazionale vengono individuate, vagliate e testate prima di essere selezionate per far parte della linea RECORD. Molti articoli vengono realizzati nei laboratori esclusivi, ciascuno dei quali per la propria competenza segue attentamente le innovazioni a livello internazionale in merito ad attrezzature, materiali o componenti chimici da utilizzare per le specifiche esigenze. Per una rapida individuazione, tutti i prodotti fabbricati in Italia sono comunque contrassegnati
da un punto rosso a fiancodel codice.
I marchi La linea continua che accompagna il marchio RECORD e l’indicazione “Pet Premium”, cioè accessori di qualità superiore per gli animali da compagnia, sono due elementi visivi e mnemonici importanti che caratterizzano tutto il packaging. Oltre al marchio RECORD che contraddistingue i prodotti food e no-food per cani e gatti distribuiti al pet-shop, la Rinaldo Franco spa è titolare di altri 2 marchi proposti per il canale specialistico ed il garden: Best Bone con la linea completa di snack per cani e gatti e Acquafriend che caratterizza l’offerta per il mondo dell’acquariologia.
Il packaging Particolare attenzione è rivolta alla presentazione omogenea di tutti i prodotti RECORD: quasi
P U B B L I R E D A Z I O N A L I
I corsi di toelettatura La Rinaldo Franco spa è diventata un punto di riferimento per molti toelettatori sia per la validità dei prodotti e le attrezzature direttamente realizzate e commercializzate che per lo sviluppo di corsi di toelettatura tenuti in differenti città italiane, corsi personalizzati aperti tutto l’anno per i principianti o periodici stage avanzati per il perfezionamento e l’aggiornamento.
La rete vendita tutti gli articoli da appendere sono confezionati in valve saldate termicamente o a ultrasuoni, supportati da vivaci cartoncini per identificare meglio l’utilizzo di ciascun prodotto e attirare il consumatore. Come pronta soluzione alle esigenze espositive sono stati realizzati funzionali espositori metallici che ospitano le diverse tipologie di assortimento RECORD, nonché espositori da banco in cartone o floor stands. La Rinaldo Franco spa propone inoltre interessanti condizioni commerciali a chi desidera realizzare un “Corner RECORD” nei punti vendita offrendo in cambio di una adeguata e continuativa esposizione dei propri prodotti, eccellenti agevolazioni e straordinari servizi.
La professionalità Un numero così grande di prodotti di alta qualità e giusto prezzo non si inventa certo in poco tempo. La collaudata professionalità della Rinaldo Franco spa rappresenta una garanzia sia per il negoziante, sia per il consumatore finale ed è il punto di riferimento per tutti gli operatori del settore. La nostra consulenza è spesso richiesta da molti pet-shop ed in particolare da coloro che sono in fase di avviamento o potenziamento dell’attività. Lo show-room attiguo agli uffici con l’esposizione permanente, permette ai clienti di toccare con mano tutti i prodotti commercializzati e, soprattutto, di verificare le innovazioni nel campo della toelettatura, un settore che il team RECORD segue e coltiva con particolare attenzione e nel quale ha introdotto in Italia anche i sistemi per lavare ed asciugare in self-service il proprio animale.
La forza vendita, coadiuvata da 3 capi-area, è costituita da oltre 40 agenti, che coprono l’intero territorio nazionale, selezionati nel tempo tra i più professionali ed esperti del settore. Concessionari e grossisti operano sul mercato estero. Le visite periodiche che i nostri agenti effettuano regolarmente in ogni negozio sono un importante momento di scambio di informazioni sulle reciproche esperienze e sulle tendenze di mercato, e favoriscono la continuità nei rapporti commerciali. L’incontro è inoltre l’occasione per la presentazione delle numerose novità introdotte ogni mese in assortimento nonché delle iniziative commerciali che la società intraprende periodicamente. Tutti gli agenti Record sono dotati di computer portatili per “dialogare” in tempo reale con la Sede di Milano. In tal modo si velocizza la trasmissione degli ordini e si può verificare in qualsiasi momento la disponibilità di ogni articolo, la valorizzazione dell’ordine, e le promozioni in corso.
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PROPRIETÀ E POSSESSO: DOVERI E DIRITTI
In ambito civilistico il cane è considerato un bene mobile e come tale oggetto di diritto di proprietà e di possesso.
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Come il termine proprietà si intende “lo stato giuridico di chi
L’iscrizione deve essere effettuata entro il sessanta giorni dalla
ha la piena signoria sul bene in oggetto e può alienarlo e/o di-
nascita del cane (2 mesi), o entro trenta giorni dall’inizio del
sporne, nel rispetto delle leggi, a suo piacimento”.
possesso non temporaneo se il cane ha un’età superiore ai ses-
Per possesso invece, si intende quella situazione di fatto consi-
santa giorni. L’iscrizione consiste nella rilevazione, su apposito
stente nella materiale disponibilità fisica del cane, cui però non
libretto, dei dati segnaletici del cane, dei dati anagrafici del pro-
corrisponde alcun potere decisionale sulla gestione “straordina-
prietario, e nell’attribuzione di un codice alfanumerico costi-
ria” dello stesso e sulle sue vicende giuridiche.
tuito dalle prime due cifre della sigla ISTAT del Comune di
Dalla qualità di proprietario o da quella di possessore del cane
residenza, poi dalla sigla della Provincia e quindi da un numero
discendono numerose e diverse conseguenze.
progressivo su base provinciale. Tale codice corrisponderà al ta-
Il proprietario ha piena disponibilità in ordine a tutte le vicende
tuaggio che sarà effettuato al cane in età compresa tra i 6 e gli
del cane (alienazione, gratuita o a titolo oneroso, diritti di mon-
8 mesi, di norma sulla faccia interna della coscia destra o sul
ta, di cucciolata, diritti di immagine o di nome, etc.); il posses-
microchip. Questo vale anche per gli esemplari meticci che de-
sore, invece, è colui che materialmente detiene il cane (per un
vono tutti essere forniti di tatuaggio o microchip identificativo
qualunque periodo) ma che, salvo diversi accordi che sarebbe
nonché annotati presso la citata anagrafe.
auspicabile formalizzare per iscritto, non ha alcuna delle facoltà
Il proprietario di un cane iscritto all’anagrafe canina regionale
precipue del proprietario sopra descritte.
è tenuto a segnalare alla ASL entro 3 giorni, la scomparsa del
I cani di razza, dotati di pedigree sono tutti censiti presso l’EN-
cane ed entro 15 giorni la morte o la cessione del cane, nonchè
CI (Ente Nazionale per la Cinofilia Italiana) e il titolo di pro-
il trasferimento della propria residenza.
prietà è costituito proprio dall’intestazione di detto pedigree,
Le norme di convivenza civile, poi, spesso recepite in Regola-
certificato in pergamena, con bollo in rilievo, rilasciato esclu-
menti comunali, impongono ai proprietari di raccogliere dagli
sivamente dall’ENCI e riportante gli antenati, sia paterni che
spazi pubblici le deiezioni del proprio cane
materni, del cane, il nome per intero, la razza, il sesso, l’allevatore, la marcatura (tatuaggio o microchip) la data di nascita e, appunto, il nominativo del proprietario.
Normativa di riferimento:
La cessione di ogni esemplare provvisto di pedigree deve risul-
- L. 281/91 - Legge quadro in materia di affezione e prevenzione del randagismo. - L.R. 43/95 - Norme per la gestione dell’anagrafe del cane, la tutela degli animali d’affezione e la prevenzione del randagismo. - D.M. 14/10/96 - Norme in materia di affidamento dei cani randagi. - L.R. 90/98 - Modifiche e integrazioni della LR 43/95 “Norme per la gestione dell’anagrafe del cane, la tutela degli animali d’affezione e la prevenzione del randagismo”. - L.R. 41/02 - Modifiche e integrazioni della LR 43/95 “Norme per la gestione dell’anagrafe del cane, la tutela degli animali d’affezione e la prevenzione del randagismo”.
tare dal certificato stesso, mediante annotazione nell’apposito spazio e con ratifica del Gruppo Cinofilo competente per territorio. In caso di mancanza di tale annotazione e della relativa ratifica, la cessione non è valida: il passaggio di proprietà, infatti, non si può perfezionare con la semplice traditio brevi manu cioè con la consegna fisica dell’animale, ma solo con il trasferimento formale e le relative annotazioni. Tutti i proprietari di cani, compresi i meticci, hanno l’obbligo di effettuare l’iscrizione alla anagrafe canina regionale presso
Avv. Paola Zanoia
l’ASL di residenza. R i v i s t a 82
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Non di solo cane vive l’uomo! M. De Cillis
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GOLDEN RETRIEVER Il Golden è la terza razza più diffusa nel mondo, subito dopo Labrador e Pastore Tedesco. Di origine anglosassone, si è affermata recentemente anche nel nostro Paese, decuplicando le sue iscrizioni nell’arco dell’ultimo quindicennio e diventando la sesta razza più diffusa in Italia. Il Golden è il più versatile dei Retriever, a suo agio sia a terra che in acqua, anche molto fredda. Segue la traccia della lepre altrettanto bene che quella della quaglia. Il suo temperamento dolce e riflessivo gli consente di utilizzare meglio di altri la memoria ed è adoperato con successo, oltre che nella caccia, nel soccorso, nell’antidroga, nella guida ciechi, nella Pet Therapy. Ideale come cane da famiglia, non è particolarmente adatto alla guardia e alla difesa. Le ipotesi sulle origini delle razze sono sempre un misto di storia e leggenda, né più né meno che le ricerche araldiche. Ogni razza rappresenta una realtà in divenire cui lo Standard va regolarmente stretto. Il Golden non fa eccezione alla regola. Riportiamo qui, a titolo di curiosità, una leggenda in proposito. Essa narra che gli antenati del Golden furono alcuni cani gialli arrivati in Inghilterra al seguito di un circo russo e acquistati in blocco da un certo Dudley Marjoribank, incantato dalla loro intelligenza. Più attendibile, anche perché supportata da documenti, è la versione fornitaci nel 1952 dal bisnipote di Lord Twedmouth, cui è attribuita la paternità della razza, il quale, nel 1865 acquistò un cucciolo di Retriever di nome “Nous” (in greco: saggezza) unico giallo in una cucciolata di neri. Il giallo infatti, nei Retriever è recessivo rispetto al nero e, di conseguenza, può
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esportati negli Stati Uniti e in Canada dove si dimostrarono ottimi cani da riporto, guadagnandosi in breve altrettanta popolarità. Il primo Golden con pedigree ufficiale risale al 1925.
Aspetto Pur mostrando una certa somiglianza col cugino Labrador (il profano può confonderlo con un Labrador a pelo lungo e non è escluso che qualche allevatore in passato sia ricorso a incroci tra le due razze) il Golden differisce da questo sotto diversi aspetti morfologici e caratteriali. Innanzitutto nella tessitura e nel colore del mantello. La tessitura del pelo, nel Labrador è corta e compatta, nel Golden lunga e frangiata. Nel Labrador si distinguono tre varietà di colore: nero, giallo, cioccolata, nel Golden tutte le tonalità del giallo, in una gamma che va dal panna all’oro intenso. Il bianco (Samoiedo) e il rosso mogano (Setter Irlandese) sono tassativamente esclusi. Nella struttura fisica: La testa, nel Labrador è più massiccia e squadrata, nel Golden i profili sono più morbidi, lo stop meno accentuato e l’espressione più dolce. Il tronco: il Labrador presenta un tronco leggermente più corto di quello del Golden, torace più largo, groppa tendente all’orizzontale e angolature posteriori meno marcate. Il movimento: la struttura compatta, la groppa poco inclinata e le angolature posteriori aperte, rendono il Labrador più propenso al galoppo camminato (canter) che non al trotto, mentre il tronco allungato, il torace meno largo e più profondo, la groppa più inclinata e le angolature posteriori più chiuse fanno del Golden un discreto trottatore, con buon bilanciamento tra spinta e allungo. Fermo sui quattro piedi, un Golden ben costruito esprime un’immagine di armonia ed equilibrio. Labrador
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Umberto Cuomo Editore
Se siete interessati alla rivista completa potete contattare il servizio arretrati a: simo.cle@gmail.com
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Vale la pena osservare i dati relativi alle iscrizioni degli ultimi 16 anni: 1992: 1993:
141 244
1994:
419
1995: 575 1996: 896 1997: 1.104 1998: 1.699 1999: 2.086 2000: 2.487 2001: 2.668 2002: 3.225 2003: 3.732 2004: 3.610 2005: 3.497 2006: 3.342 2007: 4.205
Il Successo del Golden Il Golden ha successo perché, più d’ogni altro, risponde all’archetipo “cane” nell’inconscio collettivo dell’uomo moderno. Un’immagine che deve mostrarsi sempre più dolce e accattivante: non più battagliero difensore della proprietà o ardente compagno di avventure a caccia, ma armonioso e rassicurante complemento della famiglia ideale. Mauro De Cillis
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Nel programmare la rivista ci siamo accorti che mentre abbondano le pubblicazioni sul cane di razza, del bastardo si scrive poco o niente. È un controsenso per chi ama definirsi “cinofilo”, cioè amante dei cani. L’angolo del bastardo nasce per colmare questa grave lacuna. Inviateci la foto del vostro bastardino, raccontateci la sua storia e noi le pubblicheremo e le commenteremo assieme!
una grande razza,
IL BASTARDO
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B A S T A R D O
In Italia sei cani su sette sono Bastardi...
“ ..suo padre, Elmo, un enorme San Bernardo, era stato il compagno
“I Bastardi sono più intelligenti, i Bastardi sono più robusti, i
inseparabile del giudice Miller: Buck stava chiaramente seguendo le
Bastardi sanno cavarsela sempre...”. C’è qualcosa di vero in que-
orme paterne. Pesava 65 chili e non era grosso come il padre, perché
ste convinzioni popolari?
sua madre, Shep, era una cagna di razza Pastore Scozzese. Ma quei
I Bastardi sono qui a dimostrarlo con la loro esistenza. Gli al-
65 chili, cui si aggiungeva la dignità che viene dal viver bene e dal ri-
tri, quelli deboli o stupidi, sono morti prima di esser diventati
spetto universale, lo mettevano in grado di portarsi veramente da re.”
adulti. Perché i bastardi randagi hanno potuto sopravvivere solo
Jack London, Il richiamo della foresta.
grazie alla loro astuzia, alla loro salute e alla loro aggressività e perpetuarsi per merito di femmine con forte istinto materno,
I Bastardi rappresentano la grande maggioranza della popola-
date le tremende difficoltà in cui sono costrette a mettere al
zione canina. In Italia, sei cani su sette sono Bastardi.
mondo i loro cuccioli.
Ma che cos’è un Bastardo? Bastardo è qualsiasi cane non appar-
I Bastardi domestici, dal canto loro, hanno saputo conquistarsi
tenente a una razza pura.
un padrone non con la loro bellezza o il loro valore economico,
Anche se nel linguaggio corrente “bastardo” è tuttora usato in
ma con l’intelligenza e la simpatia.
senso spregiativo (ma, a dire il vero, lo è anche “cane”, più o
Esser simpatici e intelligenti, insomma, è il loro mestiere e in
meno infedele), generalmente è visto con simpatia.
tal senso i Bastardi rappresentano uno degli esempi più riusciti
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La “Prova di coraggio” consiste nell’attacco “improvviso” e in quello “lanciato”. Nel primo il cane deve affrontare un figurante che sbuca all’improvviso da un nascondiglio, nel secondo il cane viene lanciato contro il figurante, a una distanza di circa venti metri. Per la corretta esecuzione di quest’ultimo esercizio occorre un conduttore molto robusto e un cane molto leggero. M.De Cillis
l’o
spite del
me
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visto il clima, avedel deserto, che si nutrivano di piccoli roditori e, Il nostro gatto di casa discende da felini originari umare tanti piccoli micio domestico ha ereditato l’abitudine di cons vano raramente la possibilità di bere. Da essi il o consuma circa il cibo è lasciato sempre a sua disposizione, il gatt pasti giornalieri e la scarsa attitudine a bere. Se mi di cibo alla volta. 16 pasti al giorno, mangiando in media 8 gram . Per soddisfare 120 ml d’acqua al giorno, suddivisi in 9-10 volte Per quanto riguarda il bere, egli assume circa queste esigenze, è opportuno lasciare a sua disposizione per l’intera giornata una ciotola di crocchette corrispondente al dosaggio giornaliero e acqua fresca a volontà. Inoltre, potete somministrare due volte al giorno del cibo umido in patè o bocconcini. Occorre prestare attenzione anche a come gli viene servito il cibo. Sono da evitare le ciotole ripetuti lavaggi. al gatto, che non viene eliminato nemmeno con in plastica, che presentano un odore sgradevole il gatto, dotato La ciotola va lavata alla fine di ogni pasto, perché Preferite i contenitori in ceramica, vetro o metallo. . Risciacquate i residui e potrebbe addirittura rifiutarsi di mangiare di un olfatto molto sviluppato, percepisce gli odor i, che hanno profumazioni molto intense. Anche piatt i per rsivi dete zate utiliz non e nte corre ua la ciotola sotto l’acq ro le pareti della ama dover sfregare i propri baffi, le vibrisse, cont la forma è molto importante, poiché il gatto non un contenitore dalni di senso. L’ideale è quindi un piatto, oppure ciotola, in quanto questi sono veri e propri orga l’apertura molto ampia. entano mai nei to, anche in natura, i felini selvatici non si alim Evitate di posizionarla accanto alla lettiera, in quan ta ragione, potrebbe addirittura rifiutare il cibo. pressi dei loro “bisogni” e il vostro micio, per ques amente predisposti al sovrappeso, a causa della vita prett I gatti che passano l’intera giornata in casa sono gie. La maggior parte dei gatti cittadini, inoltre, sedentaria, in cui è quasi nullo il dispendio di ener egue comporta un’ulteriore diminuzione del è sterilizzata e lo squilibrio ormonale che ne cons dell’appetito. Contemporaneamente, ci fabbisogno energetico di circa il 20% e un aumento e ricchi di energia, che spingono il gatto, troviamo di fronte a mangimi sempre più appetibili merne più del necessario, rendendolo incapace di specie nei momenti di noia e solitudine, ad assu ra. auto-regolarsi, come succederebbe, invece, in natu ricoprendolo iore: i proprietari, che coccolano il loro animale E infine, non bisogna dimenticare il male pegg pre riempire a dismisura la ciotola di bocconcini sem a de spon corri casi, dei e part gior mag nella di attenzioni che, più prelibati. o che e hanno studiato dei prodotti specifici per il gatt stich gimi man strie indu le , lemi prob ti ques tutti Per far fronte a un plicemente “light“. Questi mangimi presentano sem o oor” “ind ura dicit dalla i zzat tteri cara so vive in casa, spes grado i e, in alcuni casi, vengono aggiunte sostanze in attiv i gatt per ento alim un a tto rispe rico, calo minore apporto ati sti alimenti vanno somministrati nei dosaggi indic Que na. rniti L-ca la e com si, gras dei nto ltime di favorire lo sma lasciare la ciotola sempre piena. sulla confezione, mentre è assolutamente inutile re la sua con giochi sempre nuovi, in modo da aumenta lo gnar impe è a form in o mici il re tene per o Un altro mod Spesso gi per noia. Via libera, allora, alla vostra fantasia! man che dire impe , ente eam oran emp cont e, attività fisica re, curiosità del micio e la sua voglia di correre e salta la olare stim per o spag di etto pezz un od na basta una palli rafforzare il legame reciproco. permettendoci di passare più tempo con lui e di
LA DIETA DEL GATTO “CASALINGO”
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ciotola alta
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R I F L E S S I O N I I N O I S S E L F I R
IO,
Cane Corso
12 novembre 2008
Valle Vigezzo
di
Matteo Azzari
“La stavo attendendo, finalmente è ar-
impiegati nella caccia ai grossi predatori, soprattutto i leoni.
rivata la stagione delle piogge bianche
Dai primitivi molossi si sono sviluppati nei secoli molti cani
e con essa il gelo! Mi sdraio qui, vicino
con caratteristiche simili, e ognuna di queste razze ha trovato
al camino, vengo ancora sorpresa, nono-
la sua patria adottiva. Ne cito solo alcuni: in Inghilterra con i
stante non sia la prima volta! Tutto que-
Bullmastiff, i Mastiff e i Bulldog; in Francia con il rosso Dogue
sto mi affascina, se curioso da dietro la
de Bordeaux, in Germania l’Alano in tutte le sue tonalità di
finestra mi emoziona ancora vedere tutto
colore; insomma ci sono rappresentanti di razze molossoidi in
questo candore. Sorrido nel pensare che provengo da territori
tutta Europa e anche oltre Oceano!
dove vedere nevicate è un miracolo!
Io sono italiana e dodici anni fa la FCI ci presentò al mondo e
Invece questa è la dodicesima stagione... sono un Cane Corso e
ci donò l’onorificenza di essere considerati razza.
quando ci penso mi riempio di orgoglio, penso che faccia parte
In realtà è tempo immemorabile che ci sentiamo appartenenti
del nostro DNA questa fierezza di essere italiana, sangue ca-
alla razza Cane Corso e anche se non è il mio campo e sarebbe
liente, mediterraneo, che ho saputo tenere vivo anche se la mia
più appropriato che ne parlasse la mia padrona, il mio pensie-
dimora sono le Alpi.
ro corre a Niccolò Machiavelli (XV secolo), che nel poemetto
Sono stata portata qui per compiere un dovere preciso: sorve-
L’asino ci cantava così: “Vidi una volpe maligna e ‘mportuna
gliare questo grande giardino, la casa e chi ci abita... Io e lei,
che non trova ancora rete che la pigli; e un Can corso abbaiar
la proprietaria, siamo una strana coppia. Lei di stagioni delle
alla luna”.
piogge bianche ne ha viste più di ottanta, è impegnata con i suoi
Non è certo solamente questo l’unico scritto letterario dove ve-
scritti, le sue conferenze, donna di cultura, che poco avrebbe a
niamo citati, ve ne sono molti altri e abbiamo anche l’onore di
che spartire con un Cane Corso nato in zone rurali... invece...
essere nel patrimonio artistico nazionale.
Noi Cani Corsi deriviamo da quel ceppo che gli studiosi chia-
Penso alla reggia di Caserta e a quella bellissima fontana alla
mano molossoide, termine che deriva da una popolazione del-
base della quale sono rappresentati dei cani, non serve molta
l’antica Grecia, i Molossi, che abitarono l’Epiro. Questa popo-
immaginazione, siamo noi Corsi!
lazione si circondava di cani potenti e coraggiosi che venivano
Per fortuna oggi nessuno commette più l’errore nel quale in
usati anche in guerra come veri e propri ausiliari. Dicono che il
molti cadevano negli anni passati: “...Corso? Arriverà dalla
nostro antenato più rappresentativo sia il Mastino del Tibet, ma
Corsica”. Per noi era imbarazzante, proprio l’italiano credeva
una cosa è certa: se avessi il suo pelo in questa stagione starei
che noi non fossimo italiani! Innumerevoli sono i termini dai
molto più al caldo!
quali il nome della nostra razza potrebbe derivare: dal greco an-
Oggi però molti studiosi ritengono che i molossi si siano for-
tico con la parola “kortos” che significa recinto, al latino “choros”
mati in Mesopotamia (oggi Iraq e Iran) e in Egitto, ed erano
che indica la guardia del corpo, un protettore personale, fino ad
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arrivare ai dialetti meridionali italiani dove per indicare qualco-
che videro da vicino ben altro e non si abbeverarono certamen-
sa di robusto si usava il termine “cors”.
te di cultura mi perdo in elucubrazioni filologiche? Presente
Sarà per questa pioggia bianca che cade, sarà per la mia non
in territori non di certo facili, come lo erano le zone rurali del
più giovane età, sarà per la vicinanza della mia padrona tutta
nostro Meridione anni or sono, siamo vissuti a stretto contatto
cultura, che io sto pensando alla nostra storia? Io, Cane Corso?
con l’uomo condividendo momenti storici dove non si pensava
Io, lontana dai palazzi di intellettuali, come lo furono i miei avi,
certamente alla cultura, ma ci si scontrava con mille ostilità.
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Altre razze non hanno frequentato i salotti bene: i Terrier per
che svolgessero innumerevoli attività, come la caccia ai nocivi
esempio, che hanno poco a che spartire nelle sembianze con
che si intrufolavano nei granai e nei pollai (faine, volpi, topi),
noi Cane Corso, ma ci sono invece vicini per quanto riguarda
alla guardia della proprietà, alla caccia di piccoli animali, in Ita-
la funzionalità. E funzionalità è una parola chiave per un cane
lia c’eravamo noi, Cane Corso.
che vive in zone dove tutto deve servire a qualcosa e ciò che non
Un cane funzionale quindi: solo così poteva avere un senso
serve ed è superfluo viene scartato perché si bada al sodo.
mantenerlo, il superfluo in certi ambienti e in certe realtà non
Ecco quindi che, se nelle campagne inglesi i fattori avevano bi-
può essere accettato!
sogno di cani decisamente più piccoli nella mole rispetto a noi,
I miei antenati erano guardiani, mandriani, cacciatori: insom-
100
Umberto Cuomo Editore
Se siete interessati alla rivista completa potete contattare il servizio arretrati a: simo.cle@gmail.com
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Si ringrazia l’Allevamento della Porta Dipinta per averci fornito le foto dei suoi soggetti. 102
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nalina che mi dà rincorrere un selvatico è indescrivibile. Ho svi-
Sarebbe stato perdonato? Un’esperienza così negativa non sa-
luppato fortissimo in me questo aspetto ancestrale, questa ars
rebbe stata di monito per altri agricoltori?
venatoria, senza che la mia padrona me l’abbia inculcata.
La risposta è molto semplice, un cane poco equilibrato e impre-
Forti, robusti, coraggiosi, indomiti, fedeli, guardiani irreprensi-
vedibile sarebbe stato un lusso insostenibile.
bili: aggettivi che da sempre ho sentito venire accostati alla mia
Oggi io potrei essere la testimone del nostro equilibrio carat-
razza. Il nostro aspetto è un bel biglietto da visita per il malin-
teriale. Non credo proprio che se fossi pericolosa mi farebbero
tenzionato che vorrebbe scavalcare il cancello di casa nostra, se
vivere accanto a un’ anziana signora arzilla ma sbadata.
ben saldi di nervi, però, non attacchiamo senza motivo.
Abbiamo sempre vissuto accanto all’uomo e lo rispettiamo, vi-
Negli ultimi anni c’è stata della pubblicità negativa, dettata da
viamo per lui, la nostra vita deve avere un senso, dobbiamo avere
qualche episodio dove eravamo cattivi protagonisti. Ed ecco che
un compito, solo così ci sentiremo dei veri Cane Corso.
quindi gli aggettivi si tramutano in: instabile, imprevedibile, dif-
Non siamo fatti per stare lontani dall’uomo: la presenza di que-
ficile. Sta scendendo il buio e la pioggia bianca ora ha dipinto i
sta signora nella mia vita è indispensabile, mi sento utile, la pro-
prati che con questa luce fioca assumono un colore bluastro.
teggo, come deve fare un Cane Corso.
Mi pongo questa domanda: se fossero veramente questi gli ag-
Ora, come ogni sera, si alzerà dalla sua poltrona e con passo
gettivi per la nostra razza, quale sarebbe stata la nostra storia?
incerto si dirigerà verso la porta di ingresso per lasciarmi uscire
Saremmo arrivati fino a oggi? Saremmo stati impiegati per anni
per la passeggiata notturna, chiuderà la porta dietro di me e sarà
come ausiliari dell’uomo?
pronta a riaprirmela quando tornerò a casa dopo il mio giro di
Un cane instabile, poco prevedibile, nervoso, quindi potenzial-
perlustrazione.
mente pericoloso per chi gli sta accanto in un ambiente già dif-
Alla sua età lei non ha messo da parte il suo ardore intellettuale
ficile, non sarebbe stato inutile e dannoso?
e io alla mia il mio ardore da Cane Corso.
Provo a immaginare un ambiente agricolo di cento anni fa, una
Quando arriva la stagione delle piogge bianche parte per lidi
famiglia di allevatori di suini e bovini, con una proprietà da di-
più caldi lasciandomi qui a difesa di casa nostra, aspetterò con
fendere, il padrone di casa che ogni tanto va a caccia...
impazienza il suo ritorno, come ogni anno ci mancheremo a vi-
Il Cane Corso funge da guardiano, pastore e cacciatore: se solo
cenda, e quando tornerà attenderemo insieme che tutto questo
avesse provato a ribellarsi al padrone che fine avrebbe fatto?
bianco venga spazzato via dal primo tiepido sole primaverile.”
Matteo Azzari nasce a Milano il 1 agosto del 1976. Ha da subito un amore innato per tutti gli animali e in età adolescenziale sviluppa la sua passione per il mondo cinofilo. Inizia a studiare in maniera approfondita l’evoluzione delle razze canine, ponendo una maggiore attenzione alla correlazione tra esse e il contesto storico-geocrafico in cui si originano. Frequenta innumerevoli esposizioni di bellezza e prove di lavoro di ogni tipo. Nel 1994 inizia ad allevare amatorialmente, dapprima il Cane Corso e successivamente lo Staffordshire Bull Terrier. Ha collaborato con riviste del settore ed è autore di numerosi scritti su ogni razza. 103
DOMANDE E RISPOSTE
D – è meglio prendere un cane di razza o un bastardo?
a cura di Umberto Cuomo
I quesiti di cinofilia più frequenti
R – sostanzialmente non c’è differenza. Se si prende un cucciolo del cane di razza si sa quali dimensioni avrà, il carattere, le attitudini: del bastardo no. Bisogna poi ricordare che non è vero che il bastardo sia più intelligente e più sano: questi aspetti variano da cane a cane.
D – vi sono cani più adatti a vivere in appartamento? R – si. Generalmente tutte le razze da compagnia e molti dei cani di piccola taglia, specie se il pelo è corto. Possono però essere adatti all’appartamento anche soggetti dal pelo lungo e perfino alcuni di taglia importante: è necessario informarsi bene da persone competenti.
D – esistono le razze pericolose? R – esistono cani anche non di razza che hanno soglie di reazione molto basse: in pratica un minimo stimolo fa scattare gli istinti di sopravvivenza, tra i qual c’è anche l’aggressività, che in natura serve per attaccare le prede e per difendersi.
D – si può trasportare un cane in automobile? R – si. Se di taglia piccola, un solo soggetto può viaggiare nell’abitacolo, ma deve essere tenuto in modo che non disturbi chi guida; se di grosse dimensioni deve stare nel vano posteriore, separato da una rete dallo spazio dei passeggeri: meglio se in una apposita gabbia da trasporto facilmente reperibile in commercio. In ogni caso vale il principio che il cane non deve mai poter ostacolare il conducente.
orosc te Arie te Il 2009 sarà per
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L’opposizione di Giove diminuirà un po’ la vitalità ed esporrà a piccoli problemi di salute. Specialmente nei mesi di maggio e novembre sarebbe bene non compiere fatti sforzi fisici, e anche la dieta andrà sorvegliata per tutto l’anno, perché ci sarà la tendenza mettere su qualche chilo di troppo. Molto buona la situazione affettiva con le persone di casa, specie nel lungo anello di sosta di Venere che va da tutto febbraio ai primi di giugno.
5 gennaio Giove non sosterrà più con il suo benefico appoggio, e ora saranno Saturno nel segno e Urano in opposizione a richiedere i cambiamenti ormai non più procrastinabili. Sarà molto importante fare abbondante movimento all’aria aperta per favorire una buona condizione circolatoria e muscolare. Alcune patologie potrebbero richiedere altre cure. Se accadrà, la fine dell’esistenza porterà serenità.
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Netto miglioramento di tutte le situazioni dovuto allo spostamento di Giove dalla posizione dissonante che per tutto il 2008 ha disturbato i nativi del segno. Il lungo anello di sosta, che Venere avrà da tutto febbraio ai primi di giugno in posizione negativa, potrebbe creare incomprensioni e tensioni con chi vive vicino a un soggetto del segno. Buone possibilità di risoluzione dei problemi di salute grazie a Giove.
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dopo un 2008 di buone possibilità e nuovi sviluppi i nati nel segno del Toro continueranno anche in questo anno il ciclo di affermazioni non ancora esaurito. Solo non potranno più contare sull’aiuto della fortuna, poiché Giove dal 5 gennaio non sarà più in posizione favorevole. I soggetti che hanno problemi di salute potranno contare su Saturno, che li aiuterà specie per i problemi ossei.
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la posizione ostile di Saturno che potrebbe portare a cambiamenti importanti nella vita: traslochi, spostamenti in città diverse, sistemazioni non previste. In compenso Giove dal 5 gennaio sarà molto favorevole e aiuterà un po’ in tutte le questioni. Ottimo anno per i soggetti da esposizione e per quelli che lavorano nelle varie discipline. Chi ha malattie senza rimedio concluderà serenamente la vita.
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l’Ariete un anno formidabile, nel quale sono possibili molte fortunate novità. Anche per i soggetti malati o vecchi, l’anno porterà o la guarigione o la diminuzione dei disturbi. Perfino quelli che dopo aver portato a termine il compito affidatogli per questa esistenza lasceranno il corpo per avventurarsi in nuove dimensioni saranno accompagnati da una buona energia. Successi.
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Le opinioni sull’oroscopo, ossia sulla tecnica di previsione del futuro per mezzo dell’interpretazione delle posizioni dei pianeti, è da molti secoli motivo di disaccordo. Vi sono persone che dicono di “credere” all’oroscopo e altre che le contraddicono. Non è questa la sede per approfondire l’argomento, ma una cosa è certa: se le previsioni astrologiche avessero validità per gli uomini ugualmente dovrebbero averne per ogni essere vivente, anzi, per tutto ciò che esiste. Noi qui intendiamo solo proporre in modo scherzoso l’indirizzo che, secondo l’astrologia, prenderanno gli eventi per ciascun segno. È un gioco, ma non sottovalutatelo...
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Anno di transizione, con solo Saturno in opposizione che obbligherà a cambiamenti ormai non più procrastinabili. Urano nel segno favorirà tali mutamenti e porterà opportunità in diversi campi. Ottimo anno per le competizioni, che saranno favorite dai transiti di Mercurio e Venere. Buoni i rapporti con gli altri, ma sarà bene non esagerare con la fiducia a persone conosciute da poco. Discreta la salute.
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Il 2009 sarà un anno di grande espansione per il segno dell’Acquario: espansione in tutti i sensi, perché Giove nel segno oltre a fortunate opportunità, a benessere fisico spirituale e mentale, porterà anche la tendenza vedere allargarsi il girovita; sarà quindi bene osservare una buona dieta. Nervosismo da metà ottobre a fine anno.
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Capricorno
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potrà più contare sull’appoggio di Giove, è vero, ma rimane saldamente favorevolissimo Saturno, che porterà il consolidamento di situazioni sia materiali che affettive. Periodo proficuo per consolidare gli affetti, fare esperienze in nuove attività, partecipare a competizioni, inserirsi in nuovi ambienti. La salute è ancora protetta, e anche se l’esistenza terrena dovesse terminare ciò avverrà serenamente.
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continuano a pretendere cambiamenti anche importanti nella vita e portano alla fine di situazioni non più valide o che impediscono l’evoluzione dell’individuo, nel 2009 Giove passerà in posizione favorevole e favorirà molti aspetti dell’esistenza: specialmente quelli che hanno bisogno di un pizzico di fortuna, come le esposizioni, o le gare. Salute da tenere sotto controllo.
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anno più complicato del 2008 a causa di Giove che da gennaio entrerà in posizione difficile verso il segno dello Scorpione e priverà dell’aiuto della fortuna. Sono in ogni caso possibili cambiamenti favorevoli in ogni settore e tutte le attività lavorative si avvantaggeranno della posizione favorevole di Saturno e Urano. La salute va seguita con attenzione e si deve evitare di ingrassare, cosa assai probabile.
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Dal 5 gennaio finisce l’opposizione di Giove che nel 2008 potrebbe avere causato qualche problema sia pratico sia di salute. Da febbraio a giugno potrebbero tendersi i rapporti con gli altri a causa dell’opposizione di Venere, che ostacola le relazioni affettive in genere. Giove dalla nuova posizione favorevole agevola i soggetti che gareggiano o praticano attività sportive. Migliora la condizione fisica.
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CARLINO cerca compagna
DALMATA cerca compagno
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CHOW CHOW cerca compagna
JACK RUSSELL cerca compagna
DAL PROSSIMO NUMERO una nuova rubrica Inviateci le vostre inserzioni e trovate un compagno/a al vostro amico, sia di razza che bastardino! Specificate la razza, il sesso, l’età e un vostro contatto! E anche qualche curiosità o una foto saranno ben accette!
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I N T E R V I S T E
Intervista a Mauro De Cillis, Titolare dell’ Allevamento “Della Rena Nera” D: da quanto tempo allevi Pastori Tedeschi? R: dal 1970. D: perchè hai scelto questa razza? R: è stata colpa di Rena, una cucciola tutta nera che acquistai dal Conte Gatto Roissard nel 1968. Rena aveva una personalità straordinaria, irresistibile. Fu lei ha dare il nome all’allevamento. Distrusse il mio appartamento di Milano costringendo me e mia moglie a rifugiarci in campagna dove incominciammo ad allevare Pastori Tedeschi. D: quanti ne hai allevati in questi trentotto anni? R: non saprei... forse più di tremila... D: un bel numero! E non hai mai avuto problemi a trovare gli acquirenti? R: direi di no. Per avere successo, in qualsiasi attività, bi-
D: spiegati meglio...
sogna prima di tutto mettersi nei panni del cliente, chiedersi
R: vede, il Pastore Tedesco è una razza ancora tutta da
esattamente che cosa vuole.
scoprire, una razza in continua evoluzione o involuzione...
D: e che cosa vuoi?
D: involuzione?
R: il cliente-tipo del Pastore Tedesco vuole innanzitutto un
R: involuzione perché ha raggiunto il massimo dello splen-
cane sano, affettuoso ed equilibrato. L’aspetto fisico viene
dore verso la metà degli anni ‘80. A quei tempi c’erano
dopo. È un errore gravissimo volergli imporre a tutti i costi i
esemplari meravigliosi, di aspetto e di carattere. Poi è ini-
nostri gusti personali. Ancora più grave magnificargli i nostri
ziato il lento declino, le iscrizioni si sono quasi dimezzate.
cani e i loro successi in esposizione. Non capirebbe e ne
D: le ragioni?
resterebbe comunque contrariato.
R:
D: tu sei un giudice specialista?
curiosità verso razze emergenti come Labrador e Golden
R: sì, dal 1970. Ho giudicato per sette volte consecutive
Retriever, totale indifferenza da parte della Società Specia-
la classe Lavoro Maschi al Campionato Sociale, il che per
lizzata rispetto alle esigenze dell’utente medio.
il momento è un record assoluto. Ma non lo direi mai al
D: in che senso?
cliente, la prenderebbe per una sbruffonata.
R: nel senso che si è sempre più chiusa in mondo a parte,
D: hai scritto anche dei libri sulla razza?
limitato alle esposizioni di bellezza e alle gare di lavoro.
R: diversi, e continuo a farlo, anche perché, rileggendoli,
Le prime esigono soggetti sempre più grandi, pesanti ed
non ne sono mai pienamente soddisfatto, mi accorgo che
eccessivamente angolati, le seconde cani troppo duri e ag-
manca sempre qualcosa...
gressivi. Ambedue lontani dal modello originario descritto
110
difficile dirlo esattamente: stanchezza del mercato,
C E R C O C E D O R E G A L O BORDER COLLIE Cuccioli della Rena Nera
da Von Stephanitz, che ha reso grande il Pastore Tedesco, facendo-
ALANO
ne la seconda razza più diffusa al mondo, subito dopo il Labrador. D: e quale sarebbe questo modello?
AUSTRALIAN SHEPERDOG
R: un cane non troppo grande né troppo piccolo o troppo angolato, agile, scattante, vigoroso, intelligente, affettuoso, equilibrato, non troppo aggressivo e soprattutto molto dipendente dall’uomo. Un cane capace di assorbire senza troppi danni gli errori del suo padrone, in una parola: un cane da pastore!
DAL PROSSIMO NUMERO una nuova rubrica
D: parli come un innamorato... R: in effetti lo sono, oggi più che mai! D: e tua moglie? R: come, se non più di me. Senza di lei la mia avventura sarebbe stata impossibile. D: un’ultima domanda: è vero che il Pastore Tedesco è una razza displasica? R: assolutamente no. L’incidenza è attorno al 20% della popolazione, molto minore di quella del Setter, del San Bernardo o del Terra-
Cercate un nuovo compagno a quattro zampe? Non potete più occuparvi del vostro amico? Regalate o vendete dei cuccioli? Specificate la razza, il sesso, l’età, un vostro contatto e, se volete, una foto, speriamo di soddisfare tutte le vostre richieste!
nova. Questa credenza, ormai impossibile da sradicare, dipende dal fatto che il Pastore Tedesco è la razza più diffusa e più controllata radiograficamente. Se a Milano vengono inflitte più contravvenzioni
PASTORE TEDESCO
per sosta vietata che a Palermo, questo non significa che gli automobilisti milanesi debbano per forza essere più indisciplinati dei
CHOW CHOW
palermitani! Umberto Cuomo ALANO
Asslan von Mailandermann
Joy della Rena Nera
ATTUALITĂ€
Piero scanziani
Piero Scanziani, assieme alla giovane e bella moglie, nella loro casa di Morbio Inferiore (CH).
1
tra i suoi massimi esponenti.
A n n o
La cinofilia mondiale lo annovera
n u m e r o
mondo della cinofilia italiana. La nostra e
uno dei più importanti scrittori europei del Novecento, per ben
vostra rivista Il Cinofilo intende richiamarsi
due volte nella rosa dei finalisti al Premio Nobel per la lettera-
a quella impostazione editoriale e, per que-
tura. Anche la cinofilia mondiale lo annovera tra i suoi massi-
sto, proporrà in ogni numero un brano di tale
mi esponenti, poiché dal 1933, con l’affisso “di Villanova”, ha
mensile, mostrando quanto sia cambiato in
allevato Bouledogue Francesi e Bulldog, divenendo nel 1937
questo settore e quanto invece sia rimasto invariato (vedi pag. 20).
giudice; e dal 1946 è stato l’artefice della ricostruzione del Ma-
Il 27 febbraio del 2003, alle sei e quindici minuti del mattino,
stino Napoletano: antichissima razza legata alla storia della città
quasi a cent’anni d’età, con discrezione, senza clamore, come
Partenopea. Razza che se oggi esiste ed è conosciuta nel mondo
è sempre vissuto nonostante i suoi straordinari meriti, Piero
intero lo deve proprio all’instancabile ed entusiastica opera di
Scanziani, per usare un modo di dire che gli era caro, “ha la-
questo straordinario e poliedrico personaggio.
sciato il corpo” ed è entrato in un Mondo che, sia pure in vario
Nato a Chiasso, in Svizzera, figlio primogenito di Antonio Scan-
modo, ci attende tutti. Nel suo passaggio nella Vita e nel Tempo
ziani e Linda Tenchio, battezzato come da tradizione familiare
Piero ci ha lasciato libri illuminanti e bellissimi e una vastissima
con il nome di Pietro (i figli maschi primogeniti ereditavano
e rara cultura cinofila. Per questo a lui è dedicata con affetto e
alternativamente dagli antenati i nomi di Antonio e Pietro),
gratitudine la prima rubrica Attualità di questa nuova rivista.
1
Lo scorso 17 agosto 2008 è stato il centenario della nascita di
pronipote di italiani di Besana Brianza poi emigrati a Balerna, in Svizzera, Piero Scanziani ebbe una vita lunga ma travagliata,
Umberto Cuomo
che per una serie di eventi - incomprensibili per chi guarda le vicende dell’esistenza dalla dimensione terrena ma evidenti a chi le valuta considerando la loro utilità sotto il profilo spirituale - seguì una ricerca prima storica e poi interiore che ha illuminato il cammino di migliaia di persone, tra le quali chi scrive. Frutto di questa ricerca è stato una considerevole serie di romanzi, racconti e saggi di straordinaria levatura, tra i quali devono essere ricordati Entronauti, Avventura dell’uomo, Libro
bianco, L’arte della longevità e molti altri. Per quanto concerne l’opera letteraria di Piero Scanziani in cinofilia, vanno assolutamente citati Il cane utile: un testo sull’addestramento dei cani pubblicato nel 1951 e ancora oggi insuperato; inoltre sono veri e propri capolavori 300 razze di cani, sempre dei primi anni ’50 del secolo scorso, e Il Mastino Napoletano, dialoghi sul molos-
so, del 2004. L’amore per i cani di Piero Scanziani lo ha portato a creare nella seconda metà degli anni ’40 un mensile cinofilo intitolato Cani
di tutte le razze, che per competenza e coraggio nell’affermare le proprie opinioni è stato una vera e propria innovazione nel 113