ANNO XXVII SETTEMBRE 2017
SUSSIDIARIETÀ: ESPERIENZA E PROFESSIONALITÀ DEI CHIMICI PER L’EFFICIENZA NELLA CERTIFICAZIONE AMBIENTALE E ALIMENTARE.
Il Chimico
Italiano
PERIODICO DI INFORMAZIONE DEI CHIMICI ITALIANI
Editore Consiglio Nazionale dei Chimici Direzione, redazione e amministrazione P.zza S. Bernardo, 106 - 00187 Roma Tel. 06 47883819 - Fax 06 47885904 cnc@chimici.it - www.chimici.it Direttore responsabile Dott. Chim. Nausicaa Orlandi Direttore editoriale Dott. Chim. Giuseppe Panzera Comitato editoriale Dott. Chim. Daniela Maurizi Dott. Chim. Emiliano Miriani Dott. Chim. Renato Soma Dott. Chim. Giuseppe Panzera Coordinamento redazionale e grafica HERO Gli articoli e le note firmate esprimono soltanto l’opinione dell’autore e non impegnano il Consiglio Nazionale dei Chimici né il Comitato di Redazione (CdR). L’accettazione per la stampa dei contributi originali di interesse scientifico e professionale nel campo della chimica è subordinata all’approvazione del CdR. Concessionaria di Pubblicità Consiglio Nazionale dei Chimici Autorizzazione del tribunale di Roma n. 0032 del 18 gennaio 1990 NUMERO CHIUSO IN REDAZIONE IL 20 - 09 - 2017
ASSOCIATO ALL’USPI UNIONE STAMPA PERIODICA ITALIANA
SOMMARIO 1
IL CHIMICO ITALIANO una tradizione che cambia veste e si rinnova
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L’editoriale Semplificazione, dematerializzazione e sburocratizzazione
L’encausto a cera: appunti per un giallo
La rivoluzione chimica
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Sussidiarietà e sicurezza alimentare
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Sportivi. A ciascuno il suo integratore
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Colorare le pitture per esterni con coloranti inorganici
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Sana alimentazione: una questione chimica
Biomateriali intelligenti: dagli hydrogel una nuova sfida per la chimica
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Il chimico: una professione che vive di innovazione. Prima indagine conoscitiva sulla categoria dei chimici
La “sussidiarietà” come riconoscimento del valore sociale delle professioni ordinistiche
Rinnovo dei consigli degli ordini territoriali dei chimici
IL CHIMICO ITALIANO una tradizione che cambia veste e si rinnova DI NAUSICAA ORLANDI Fin dal suo insediamento questo Consiglio Nazionale ha ritenuto di primaria importanza promuovere e far conoscere l’immagine positiva del Chimico a garanzia della collettività, della salute, dell’ambiente, e come figura trainante nell’ambito produttivo. Raccontare l’importanza fondamentale del Chimico nel nostro Sistema Paese è stato lo spirito guida di quest’anno, che ha visto aprire diverse finestre di comunicazione innovativa e ad ampio raggio, capace di raggiungere un complesso di soggetti con specificità diverse, ma tutti interessati ai temi della chimica. Questo percorso di rinnovamento degli strumenti di comunicazione ha tenuto conto dell’importanza di poter offrire agli iscritti ulteriori strumenti di aggiornamento professionale: ecco allora la nascita da settembre del servizio di rassegna stampa settimanale “Chimica e Dintorni”, e sempre una maggiore attività di agenzia stampa sui giornali. È stata inoltre migliorata nella grafica e nei contenuti la newsletter mensile in modo da poter essere più leggibile e raggiungere non solo gli iscritti, ma sempre un maggior numero di stakeholders. E così abbiamo ripensato la nostra rivista Il Chimico Italiano, che riprende con questo numero la sua pubblicazione in una nuova veste multimediale completamente rinnovata. Alla prima occhiata, stenterete a riconoscerla: abbiamo deciso di cambiare la grafica aggiornandola ai tempi che cambiano e all’esigenze di poter essere fruibile su
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multipiattaforma online tramite smartphone, tablet e pc. La lettura vuole essere più agile, ordinata, sintetica e immediata. I contenuti sono correlati a tematiche di attualità ed interesse: ecco perché proprio il primo numero parla di sussidiarietà, introdotta con il Jobs Act Autonomi (L. 81/2017) che prevede l’adozione da parte del Governo di decreti legislativi in materia di rimessione di atti pubblici ai professionisti iscritti agli Ordini, che potranno quindi operare in regime di sussidiarietà delle amministrazioni pubbliche al fine di semplificarne l’attività e ridurne i tempi di produzione. Tematica importante quella della sussidiarietà che permette senza dubbio la possibilità di nuovi sbocchi lavorativi per i Chimici ed in particolare per i giovani che si affacciano a questa professione. Nuova veste grafica, nuovi contenuti, nuova modalità di comunicazione speriamo siano di stimolo per tornare a leggere Il Chimico Italiano. Vi invitiamo a scriverci cosa vi piace e quello che non va, ed ad aiutarci a passare parola a tutti quelli che sono interessati alla chimica: Il Chimico Italiano è la nostra rivista, è la rivista di tutti noi Chimici. E per chi volesse contribuire con articoli, il comitato di redazione sarà ben lieto di riceverli. Buona lettura
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L’editoriale
Semplificazione, dematerializzazione e sburocratizzazione sono possibili anche grazie alle professioni ordinistiche DI GIUSEPPE PANZERA Da diversi anni ormai questi termini fanno parte di programmi e slogan politici con la promessa di facilitare la vita e alleggerire la spesa pubblica. Molto è stato fatto, soprattutto in termini di semplificazione e dematerializzazione della burocrazia statale, ma tanto resta ancora da fare. Il tema della sussidiarietà alimenta ormai da alcuni anni dibattiti e proposte di regolamenti che vedono protagonisti i professionisti iscritti a un albo. Nel recente passato, ma succede ancora adesso, gli Ordini Professionali, erano visti o come aggregazioni di interessi, peraltro legittimi, oppure come corporazioni lobbistiche per difendere rendite di posizione. Questo faceva passare in secondo piano la funzione primaria delle
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professioni intellettuali: tutelare i diritti e gli interessi generali connessi con l’esercizio professionale, favorendo la prestazione di attività d’interesse generale da parte di privati in attuazione del principio di sussidiarietà, ai sensi dell’art. 118 della Costituzione. Nell’ordinamento comunitario, il principio di sussidiarietà è stato introdotto dal Trattato di Maastricht sull’Unione Europea del 1992 e su tale principio si basa l’esercizio delle competenze da parte dell’UE, nonché la ripartizione delle stesse tra Unione e Stati membri. A seguito della riforma dei Trattati comunitari, operata nel 2007 dal Trattato di Lisbona, il principio di sussidiarietà, che nel 1992 era stato inserito nel Trattato sulla Comunità Europea (art. 5), è ora
contenuto nell’art. 5 del Trattato sull’Unione Europea. Nell’ordinamento italiano la sussidiarietà è stata inizialmente recepita dalla legge n. 59/1997 (cosiddetta legge Bassanini) e dalla l. n. 265/1999 (confluita nella l. 267/2000, testo unico di ordinamento sugli enti locali, per poi divenire principio costituzionale in seguito alla riforma del titolo V, parte II, Cost. attraverso la l. cost. n. 3/2001. Il principio di sussidiarietà è dunque regolato dall’articolo 118 della Costituzione italiana il quale prevede che “Stato, Regioni, Province, Città Metropolitane e Comuni favoriscono l’autonoma iniziativa dei cittadini, singoli e associati, per lo svolgimento di attività d’interesse generale, sulla base del principio della sussidiarietà”. Il principio di sussidiarietà può quindi essere visto sotto un duplice aspetto: in senso verticale: quando i bisogni dei cittadini sono soddisfatti dagli enti pubblici, e quindi dal Comune passando alla Città metropolitana, poi alla Regione fino a salire allo Stato nazionale o all’Unione Europea se i livelli inferiori non possono farsene carico.
In senso orizzontale: quando tali bisogni sono soddisfatti dai cittadini stessi a livello individuale o in forma associativa. In Italia, nonostante dibattiti e impegni vari, la cultura della sussidiarietà nella sua concretezza non è stata ancora valutata, apprezzata e realizzata, pur rappresentando un valore costituzionale. Qui si inserisce la volontà dei professionisti, e dei chimici in particolare, di contribuire allo sviluppo del Paese aiutando lo Stato, quando possibile, a snellire la macchina burocratica e far risparmiare le istituzioni e i cittadini in molti ambiti come ad esempio ambiente, alimenti e sicurezza sul lavoro. Più compiti e più responsabilità dunque per i chimici che vogliono intervenire in quei settori dove il loro sapere può essere un vantaggio reale sia per i cittadini sia per le istituzioni, riducendo l’impatto della burocrazia statale sulla vita pubblica in un contesto di ripresa dopo una grave crisi economica. Perché il principio è semplice: “non faccia lo Stato ciò che i cittadini possono realizzare da soli”. IL CHIMICO ITALIANO
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BIOMATERIALI INTELLIGENTI: DAGLI HYDROGEL UNA NUOVA SFIDA PER LA CHIMICA DI GIUSEPPE ALONCI Lo sviluppo di nuovi biomateriali è un’area di ricerca davvero interdisciplinare: spazia dalla chimica organica, ai polimeri, ai nanomateriali, alla biologia, alla medicina e all’ingegneria biomedica. I materiali intelligenti, gli smart materials, permettono il rilascio controllato di farmaci, la degradazione in seguito a stimoli specifici o la regolazione delle loro proprietà meccaniche dopo l’interazione con l’ambiente. Alcuni esempi di biomateriali sono quelli impiegati nelle protesi, nei fili da sutura, nelle medicazioni, nelle lenti a contatto o quelli usati per la realizzazione di strumenti chirurgici, ma non possiamo dimenticare i nuovi scaffold per la medicina rigenerativa. E proprio sui materiali intelligenti e sulla medicina rigenerativa ci soffermeremo in questo articolo. Per definizione, un biomateriale è un materiale la cui destinazione d’uso è legata all’interazione con sistemi biologici, quindi non solo il corpo umano ma anche cellule o batteri. A seconda del ruolo che devono svolgere, le proprietà richieste cambiano radicalmente, in particolare per la resistenza meccanica e la biodegradabilità.
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Un impianto d’anca dovrà garantire solidità e resistenza nel tempo. Una sutura avrà sufficienti proprietà meccaniche da sopportare gli sforzi dei lembi uniti, ma al tempo stesso dovrà essere degradabile per non dissolversi prima di terminare la sua azione. E ancora, un supporto per la crescita di cellule e tessuti destinato alla medicina rigenerativa dovrà riprodurre al meglio l’elasticità dell’ambiente extracellulare. Una classe di biomateriali su cui oggi si sta concentrando molta ricerca sono gli hydrogel: materiali polimerici con la capacità di inglobare grandi quantità di acqua, fino a più del 95% in peso. Molti hydrogel sono naturalmente presenti in natura. L’acido ialuronico, ad esempio, è presente nella nostra pelle: si tratta di un polisaccaride fondamentale per mantenere l’elasticità della cute ed è un importante componente della matrice extracellulare alla quale aderiscono le cellule (insieme al collagene, un altro hydrogel questa volta a base proteica). Altri hydrogel sono invece sostanze artificiali, come il pNIPAAm, le poliammidoammine o gel a base peptidica. Entrambe le tipologie di hydrogel
hanno vantaggi e svantaggi. I gel naturali sono spesso più biocompatibili e difficilmente riservano brutte sorprese da questo punto di vista. Al tempo stesso però sono generalmente più costosi perché è necessario estrarli dalla loro origine naturale, e dal punto di vista chimico c’è meno controllo sulla loro struttura e sulle loro proprietà meccaniche e biologiche. I gel sintetici richiedono più sforzi per essere resi biocompatibili, ma sono più economici ed è più facile modificarne la struttura per ottenere le proprietà desiderate. Dal punto di vista chimico, gli hydrogel sono polimeri fortemente idrofili. Le catene polimeriche devono essere legate tra loro in un network tridimensionale e questo legame può essere sia di tipo covalente sia non covalente. Nel primo caso c’è una molecola che funziona da crosslinker tra più catene ancorandole tra di loro, mentre nel secondo caso le catene interagiscono grazie a forze non covalenti, come legami a idrogeno o altre interazioni deboli. Un esempio di applicazione di questi materiali è quella riportata da Marlena D. Konieczynska e dai suoi collaboratori sulla rivista Angewandte Chemie a luglio 2016. Lo scopo della ricerca era ottenere un nuovo materiale per la medicazione dei grandi ustionati, in sostituzione dei bendaggi
tradizionali da cambiare ogni giorno con grande dolore del paziente. L’idea è stata utilizzare un gel che può formarsi reversibilmente in risposta al trattamento con il metil estere della cisteina. Questo hydrogel è ottenuto mescolando un derivato del polietilenglicole con un dendrimero derivato dall’amminoacido lisina. Il materiale ottenuto è flessibile, biocompatibile e perfettamente aderente alla ferita, ma si discioglie velocemente quando trattato con la cisteina metil estere in seguito ad una reazione di scambio tiolo-tioestere. Grazie all’elevato contenuto di acqua e alla porosità della struttura, il materiale permette alla ferita di mantenersi umida, favorisce lo scambio di ossigeno e trattiene gli essudati, agevolando sensibilmente la cicatrizzazione. La rimozione avviene con una soluzione di cisteina metil estere in maniera indolore e senza danneggiare il tessuto sano, come invece avviene con il debridement tradizionale. Nel 2015 invece, Daniel J. Smith della University of Delaware ha pubblicato con i suoi collaboratori un lavoro innovativo sull’utilizzo di un hydrogel per aiutare i chirurghi quando devono suturare vasi sanguigni di dimensioni micrometriche. In questi casi uno dei problemi principali sta nel fatto IL CHIMICO ITALIANO
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che i vasi possono collassare su sé stessi rendendo molto difficile il lavoro del chirurgo. L’idea è stata quella di preparare un gel da iniettare attraverso una semplice siringa, che gelifichi istantaneamente e, finito il lavoro, possa essere rimosso senza lasciare traccia. L’iniettabilità è una sfida non da poco, dato che la maggior parte degli hydrogel sono o solidi o fluidi molto viscosi. Per risolvere questo problema, il gel utilizzato dai ricercatori ha una qualità chiamata shear-thinnining (”assottigliamento al taglio”): è liquido quando sottoposto ad uno sforzo, mentre si solidifica a sforzo finito. Proprio come le sabbie mobili. Il materiale è formato da un peptide che in condizioni opportune si aggrega in fibrille che a loro volta si aggregano a formare il gel. Un processo di autoassemblaggio (self-assembly) molto comune nei gel non covalenti. Quando viene applicato uno sforzo, come durante l’iniezione, le fibrille si separano e il gel passa alla fase di sol (la fase “liquida” di un gel), per poi rigelificare immediatamente quando lo sforzo finisce. A questo punto il gel è morbido ma solido e permette di evitare il collasso dei vasi. Una volta finito, il materiale può essere rimosso semplicemente irradiandolo con la luce UV, che attiva un residuo di acido glutammico che era legato ad un gruppo protettore sensibile alle radiazioni ultraviolette. Una classe importante di hydrogel per applicazioni biologiche sono le poliammidoammine, polimeri formati tramite un’addizione di Michael di molecole contenenti gruppi amminici su doppi legami coniugati come quelli della N,N-metilenbisacrilammide. Questi gel hanno il vantaggio di essere biocompatibili, economici e di poter essere sintetizzati in maniera semplice. Possiedono inoltre un’ampia flessibilità nella struttura, dato che qualsiasi molecola contenente un gruppo
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amminico reattivo può essere usata come monomero. Tra i tanti utilizzi possibili, molti gruppi si stanno focalizzando sull’uso di questi gel come supporti tridimensionali per la crescita cellulare. In futuro potrebbe essere possibile impiantare questi gel per permettere la riparazione di danni nervosi, la formazione di nuove cartilagini e per molti altri impieghi. In un lavoro del 2016 a firma di Federica Fiorini e colleghi (Università di Strasburgo e Methodist University Hospital, Houston) sulla rivista Small è stato presentato un hydrogel ibrido, contenete cioè non solo lo scheletro polimerico “tradizionale”, ma anche delle nanoparticelle di silice opportunamente funzionalizzate per agire da crosslinker. Il gel, che appartiene alla classe delle poliammidoammine, è stato poi utilizzato per la crescita di cellule staminali mesenchimali e ne è stata testata la biocompatibilità in-vivo su modelli murini. In questo caso i ricercatori sono anche riusciti a caricare le nanoparticelle di silice con una proteina, una chemochina, cioè una molecola capace di “attirare” le cellule. Questo tipo di materiale, in grado di rilasciare una molecola farmacologicamente attiva in maniera controllata, di attrarre cellule staminali e di favorirne la proliferazione, potrebbe contribuire allo sviluppo di nuove tecniche di ingegneria tissutale. In questa breve rassegna ci siamo limitati a considerare solo pochi esempi relativi a una specifica classe di materiali, ma la letteratura scientifica ne offre una grande varietà. Il ruolo del chimico in questo ambito di ricerca è fondamentale, ma è altrettanto importante un dialogo costante con chi si occupa dell’aspetto clinico, con i biologi e con gli ingegneri. Un modo di far ricerca più complesso, ma decisamente produttivo e affascinante.
Primo piano di sfera trasparente di hydrogel con materiale colorato all'interno.
RIFERIMENTI MARLENA D. KONIECZYNSKA ET AL. ANGE. CHEM. INT. ED. 2016, 55, 9984 DANIEL J. SMITH ET AL, NATURE NANOTECHNOLOGY, 2016, 11, 95–102 F. FIORINI ET AL, SMALL, 2016, 12, 4881–4893
EVENTO CHIMICAWEB 2017 11-12 OTTOBRE 2017 A MILANO C/O HOTEL ADI POLIZIANO* *VIA ANGELO POLIZIANO 11-MILANO
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spa. – e sarà affiancata anche da un interessante programma di workshop/conference che vedrà il coinvolgimento di qualificati esperti e professionisti, università e associazioni tecniche. L’importanza della manifestazione sarà anche confermata da prestigiosi patrocini come: AIDIC, AIRI, ASSICC, ITALCOGEN, CREA, ANCTF, Istituto di Ricerche Chimiche Ronzoni, FARMAFFARI, SCI (Società Chimica Italiana). MEM Comunicazione & Promozione - di Maria Elena Monti Milano – Via G.C. Procaccini, 73 – 20154 Milano – Tel/ Fax 02-34592761 – cell. 334/3613536 promozione@chimicaweb.com - comunicazione@ chimicaweb.com
Aereoporti: Airports Linate (LIN) km 7 - Malpensa (MXP) km 45 Orio Al Serio (BGY) km 55 Metropolitana – Suburban Service: Stazione Domodossola mt 70 Stazione Cadorna km 1,5 Garage Privato
L’ENCAUSTO A CERA: APPUNTI PER UN GIALLO DI GIORGIO MAGGI Al corso postuniversitario di specializzazione in Didattica della Matematica mi presentai al folto gruppo di colleghi insegnanti, come un chimico “puro” (aggettivo valorizzato dall’acronimo IUPAC, organizzazione nata ai tempi delle intuizioni del chimico tedesco Friedrich August Kekulé von Stradonitz). Il cattedratico che teneva il corso, uomo di soggezione ma evidentemente burlone, sorridendomi e facendo sorridere la platea, mi disse “se ne faccia una ragione, non è colpa sua!”. Una boutade quasi a voler sostenere dopo duecento anni le angustie del chimico francese Gabriel François Venel (1723 -1775), noto per aver collaborato alla Encyclopédie, che così lamentava: “I Chimici, tra altre false apparenze, sono ritenuti semplici manovali, o tutt’al più sperimentatori… eppure sono proprio loro, ribelli che, rifiutando di filosofare per render ragione delle cose naturali, come i fisico matematici, hanno permesso alla Chimica di conquistare il rango che le compete”. La frase dell’impertinente professore mi colpì e mentalmente ritornai al momento della mia decisione di diventare chimico, pensai paradossalmente a quali singolari congruenze si possono trovare tra una scienza induttiva come la Chimica e comportamenti in cui dalla fase sperimentale
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si possa arrivare alla creativa e motivazionale senza che nessuno intervenga rimproverandoti di “non stare alla formula”. Da ragazzo intimidito da minimi comuni multipli o formule pitagoriche non nego che trovavo esaltante giocare con colori, mesticanze curiose, improbabili miscugli: da grande avrei scoperto la formula, e non l’avrei trovata solo bella e fatta come piace ai fisici e matematici. In tanti anni non scoprii formule che potessero stravolgere il mondo della scienza, ma mi appassionai a conoscere le esperienze di tanti “manovali sperimentatori” che nel passato fecero Chimica forse anche senza saperlo. Matematici come il Tartaglia che dosava miscugli pirici, artisti come il Cennini che preparava sali, allumi e colori o insegnanti dello storico Liceo cremonese come Berenzi, Sonsis, Manfredini, Motta e altri artisti. Immaginai uno Stradivari alle prese con, a lui ignote, polimerizzazioni, saponificazioni e transesterificazioni, nel pentolino colmo di siccativi, cere e propoli, ma anche oscuri speziali o seriosi alchimisti che superando la sconosciuta regola stechiometrica sapevano organizzare la formula con aggiunte spesso al limite del paradosso scientifico ma “umanamente” più accettabili. Per spiegarmi, niente di meglio si rivela se non avventurarsi ad
esempio nella ricerca del razionale chimico degli ingredienti di una formula pratica, come un prodotto alimentare, cosmetico… artistico. Caos ascentifico? Ingredienti aggiunti qualitativamente e quantitativamente senza che il suo creatore abbia avuto dubbi di logiche, di calcolo, di razionale? Eppure le tante sostanze apparentemente superflue, aggiunte a principio base e conservante, conferiscono a quello shampoo, a quella merendina o a quella lacca colorata una natura singolare… analogica… umanizzante… ragionevole… paradossalmente chimica, direbbe lo strenuo difensore di questa scienza. Quintessenze destinate a plasmare unicità sottolineando una particolarità così come i musicisti barocchi aggiungevano una quinta voce “laica” al quartetto per migliorarne l’espressione all’insaputa del pubblico, come sostiene il Maestro Fracassi, direttore della Camerata di Cremona. Emozioni che mai il matematico riuscirebbe a trovare anche nell’irrazionale Pi greco, nella radice di due o nella geometria non euclidea quando ne tenti una soluzione sempre e comunque logica. Eppure, se qualche matematico illustre si è perso alla ricerca di segreti, ne ho trovati alcuni appassionati alle chimiche esperienze. Dopo la glossa introduttiva (della
quale chiedo umilmente perdono), ecco il tema: l’encausto ovvero una tecnica fatta di ricette, prove, segreti, miscugli irripetibili, “abbrucii” alla ricerca di lontane conoscenze note dal tempo degli egizi, greci e romani e rivendute dai sussidiari di vecchia scuola come esempi di tecnica pittorica pompeiana. Come in un giallo senza vittime la storia delle mie osservazioni e curiosità nasce quando, volontario del Touring cremonese, Console Carla Bertinelli Spotti, mi è concessa l’opportunità di aprire al pubblico la famosa camera, detta “sala di Napoleone”, capolavoro barocco nella sua unicità perfettamente conservato con dipinti e suppellettili a Palazzo Stanga a Cremona. I dipinti narrano il Trionfo di Cesare su Pompeo, l’incontro con Cleopatra, la deferenza davanti al busto di Alessandro, Calpurnia e le sue ansie, i congiurati davanti alla statua di Bruto. Curiosa è la loro essenza materica traslucida e innaturale che appare ancor più evidente dopo i recenti restauri. I pittori voluti dal nobile Vincenzo Stanga sono Giuseppe Manfredini e il cremonese Sante Legnani (1760/1827) che realizzano l’opera a fresco ed encausto nel tardo 1700. Sante, invaghitosi giovanissimo delle astruse formule di suoi conterranei secenteschi da Jacopo Ferrari, emulo del Mazzola chiamato il Parmigianino (1503-1540) all’eccentrico Sinibaldo Biondi, riprese gli esperimenti sapendo che “se Jacopo per l’alchimia non fosse impazzito, si conterebbe fra buoni pittori (da Bartolommeo de Soresina Vidoni)” e “ Sinibaldo fece assai prove nell’abbruciar colori, onde resistessero all’eternità (da Grasselli)”. Nuove tecniche dunque nate dalla riscoperta dell’arte degli antichi che si considerano reintrodotte dal contemporaneo Anne-Claude-Philippe conte de Caylus (Parigi 1692 - 1765), eclettico collezionista incisore e
militare, fine conoscitore della materia artistica e meticoloso sperimentatore nelle mescolanze più appropriate tra colori e cere (vedi Memoire sul la peinture… 1755 e Piva – Hoepli). Curioso e interessante è il suo Voyage d’Italie in cui questi, estimatore di Stradivari, racconta di aver conosciuto nel 1714 il liutaio nella sua bottega e di avergli comperato un bel violino a buon prezzo. Non è improbabile che l’aristocratico avesse curiosato, tra gli ingredienti delle vernici del maestro, individuando qualche segreto componente nostrano di derivazione entomologica come cere e propoli o erbacea come robbia e zafferanone. Con scrupolosa scienza, verso la fine del ‘700 l’abate gesuita Vincente Requeno raccoglie tutte le esperienze e riferimenti all’antica tecnica intuita dal Calyus, descritta da Plinio seguendo tre diversi metodi nel suo Naturalis Historia e da Vitruvio in De architectura e che fu di Giotto nella finitura dei suoi affreschi e di Leonardo nella sfortunata Battaglia di Anghiari. Il Requeno fa una citazione importante rivolgendosi al Legnani pittore cremonese che meglio di altri, sembra all’autore, abbia saputo recuperare l’antica arte. Sante Legnani epico sperimentatore di antiche maniere pittoriche, noto come ritrattista, dipinge nella cattedrale di Cremona (1803-1815) e Crema ed ha dunque le qualità per essere segnalato dal Requeno come “giovane pittore di tutte le qualità” che utilizza per l’encausto tutti i principi “da me prescritti” e, tra questi, sostanze essenziali come gli alkali di Bachiliere, il natro, le gomme o miscugli di cere e sapone. Il Requeno addirittura trascrive la formula del Legnani “acciocchè altri possano profittarne”. La ricetta descritta “Modo di dipingere come all’Encausto (indica): oncie 12 cera bianca di Venezia; oncie 4 sapone di Venezia; oncie 3 mastice bianco; IL CHIMICO ITALIANO
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oncie 3 sarcocolla; oncie 4 acqua del pozzo; denari 5 Sal di soda oppure Alkali di tartaro. Tutte queste robe si mettono in pentolino di terra a sciogliere al fuoco. Avvertasi, che nel bollire non escano al vaso. Sciolte che saranno e fredde, si faranno sciogliere in molta acqua, e poi faransi feltrare per carta, affinchè li sali restino tolti da esse: manterrannosi in pentolino di nuovo fatto che sarà l’encausto”. Si ricordi che Cremona secondo l’Almanacco di Luigi De Micheli – 1823, è “fertile particolarmente in… cera e… fabbriche di cremor di tartaro”. Il Requeno è scettico sulla presenza della soda come consigliato anche da Lorgna nel suo “Discorso sopra la cera punica”, e da Cochin e Bachelier nell’Enciclopedie (chimici e
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intelligenti di pittura: è la definizione del Federici – 1803). Il ricercatore consiglia una miscela costituita da 2 parti di cera punica con 5 parti di resina cotte insieme e amalgamate successivamente con acqua e colore su lastra di porfido. La riscoperta di antiche tecniche si colora di giallo quando si leggono le diverse formule che tanti si attribuiscono, il loro uso nel restauro di affreschi pompeiani e le discussioni che ne nacquero: un’occasione per parlare di didattica della chimica lasciandosi affascinare dal racconto fatto d’esperimenti, di laboratorio, di emozioni e intuizioni molto più che di semplici formule.
LA RIVOLUZIONE CHIMICA DI RENATO SOMA
Con questo nuovo formato del Chimico Italiano apriamo una finestra sulla storia della chimica e sui chimici affermatisi nel corso del tempo. Lo facciamo, consapevoli che ogni nuova ricerca presuppone la conoscenza di azioni e pensieri che hanno caratterizzato la filosofia chimica prima, e lo sviluppo della chimica come scienza poi. Credo non vi siano dubbi nell’affermare che la chimica moderna, o meglio la rivoluzione chimica, ha inizio con Antonio Lorenzo Lavoisier (1743-1794). Come Stahl (1660-1734)1 anche Lavoisier non scoprì nuove sostanze, ma creò una nuova epoca smantellando il sistema filosofico che lo stesso Stahl aveva fondato sviluppando la concezione di Becher nella teoria del flogisto. Secondo questa teoria, tutti i corpi combustibili ardevano perché contenevano una sostanza di carattere uniforme chiamata flogisto. IL CHIMICO ITALIANO
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Verso la seconda metà del secolo XVIII, divennero sempre più chiare le contraddizioni e l’insufficienza della teoria. In particolare furono tre i fatti che ne evidenziarono la scarsa consistenza: la scoperta della natura dell’aria atmosferica e l’isolamento dell’ossigeno da parte di Priestley2, nonché la scoperta fatta da Cavendish3 che l’acqua è un composto e i suoi componenti sono l’ossigeno e l’idrogeno. Il primo a capire il significato di questi fatti fu il Lavoisier e a lui dobbiamo la vera interpretazione di essi. Con ragionamenti ed esperienze dimostrò in modo definitivo come tutti gli ordinari fenomeni di combustione erano altrettanti casi di combinazione dell’ossigeno dell’aria con la sostanza combustibile. A Lavoisier dobbiamo soprattutto il riconoscimento del principio alla base della scienza chimica: il principio della conservazione della materia. Il ragionamento di Lavoisier era così valido e l’evidenza dei suoi esperimenti così chiara che da subito in Francia un piccolo gruppo di chimici si mise all’opera per rimodellare il sistema della chimica a rivederne la nomenclatura. Anche in Italia ci furono seguaci di queste nuove teorie e contribuirono a diffonderle. Vincenzo Dandolo4 traduttore del “Traitè elementaire de Chimie”, il Gazzeri che a Firenze si occupava di chimica agraria, il Morichini scopritore del fluoro nei denti, lo Spalanzani a Pavia a differenza di Luigi Valentino Brugnatelli5. Il Lavoisier fu uno degli uomini più noti del suo tempo e i suoi meriti vennero riconosciuti in tutta Europa. Quando morì a cin-
1 Giorgio
Ernesto Stahl nato a Anspach nel 1660, professore di medicina e chimica ad Halle nel 1693, medico del Re di Prussia nel 1716, morì a Berlino nel 1734. 2 Giuseppe
Priestley nacque a Fieldhead nel 1733, a Leeds, dove era a capo della Mill Hill Congregation 1767, rivolse la sua attenzione alla chimica, il più importante contributo alla scienza è racchiuso nell’opera “Esperimenti ed osservazioni su diverse specie d’acqua.” 3 Enrico
Cavendish nacque a Nizza nel 1731 e morì nel 1810.
4 Vincenzo
Dandolo nacque a Venezia nel 1758 e morì a Varese nel 1819. Studiò chimica all’Università di Pavia. Fu membro del Gran Consiglio della Cisalpina ed esulò in Francia a seguito dei motti del 1799. Napoleone lo nominò Senatore del Regno Italico e Governatore civile della Dalmazia. Caduto Napoleone si ritirò a Varese dedicandosi all’agricoltura.
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quantuno anni era certamente la figura dominante nel mondo chimico del secolo XVIII. Nel 1785 alla Accademie royale des sciences, di cui era membro, lesse “le Reflexions sur le phlogistique”, vero spartiacque nella storia della chimica, dove attaccava frontalmente le dottrine basate sul flogisto. Nel 1787 pubblicò la “Methode de nomenclature chimique”, che riformulò il linguaggio chimico segnando la scomparsa dei vecchi e fantasiosi termini. Ma il grande testo in cui Lavoisier espose la sua nuova teoria e usò il nuovo linguaggio chimico fu il “Traité élementaire de chimie”. Qui si ritrova la formulazione esplicita della legge della conservazione della materia e una nuova concezione degli elementi chimici. Quale funzionario dell’ancien regime e accademico fu sempre più osteggiato da parte di Marat e dei giacobini e nonostante il suo prestigio scientifico nel 1794 fu ghigliottinato. Il Coffinahl6 che pronunciò la sentenza dichiarò: “La republique n’a pas besoin de savants”.
Antoine-Laurent de Lavoisier 5 Luigi
Valentino Brugnatelli nacque a Pavia nel 1761 ivi morì nel 1818. Dopo essersi Laureato in medicina a Pavia nel 1784, studiò chimica divenendo professore di chimica generale presso la stessa Università nel 1796. Fondò alcune riviste scientifiche tra cui il Giornale di Fisica, chimica e storia naturale 1808, e pubblicò il testo Elementi di chimica in tre volumi. 1795-1798. Amico di Volta, fu anche Rettore della stessa Università in cui insegnò per diversi anni. 6 Edoardo
Thorpe Storia della Chimica, STEN Torino 1911.
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SUSSIDIARIETÀ E SICUREZZA ALIMENTARE DI DANIELA MAURIZI La sicurezza alimentare intesa come Food Safety è una materia apparentemente semplice e accessibile, ma in realtà complessa e multidisciplinare. Ecco perché la Pubblica Amministrazione è chiamata a rispondere con le sue molteplici forze e funzioni, sia a livello nazionale che Europeo. La normativa fondamentale per la Sicurezza Alimentare è nota a tutti gli addetti ai lavori con la definizione di “Pacchetto Igiene”. Tale normativa ha visto la luce a partire dal Reg 178/02/CE e si è completata con i diversi Regolamenti: 852/04/ CE; 85304/CE; 854/04/CE; 882/04/CE. Nel corso del tempo, altri Regolamenti e normative nazionali hanno arricchito il corpus normativo, oggi una rete complessa a disposizione dei “navigatori” più esperti. Il meccanismo alla base della normativa per la Sicurezza Alimentare è un sistema orientato alla semplificazione, e all’autocontrollo e all’autoamministrazione con compiti di controlli diretti svolti dalle aziende (privati) e un ruolo di monitoraggio e regolamentazione affidato ad autorità nazionali ed europee. Ne consegue che il principio di sussidiarietà coinvolge anche il tema della Sicurezza Alimentare nelle diverse attività, soprattutto esecutive, che coinvolgono la PA. Ricordiamo in questa sede che il principio di sussidiarietà, nel contesto specifico di nostro interesse, prevede che la PA possa coinvolgere professioni ordinistiche, al fine di poter garantire i risultati a cui è chiamata ovvero alla salubrità delle produzioni alimentari per la salute umana. Sono chiamati a rispondere, gestire e regolamentare tematiche riguardanti la Sicurezza Alimentare diversi Ministeri (Salute, Politiche Agricole, Sviluppo Economico), ma anche altri Enti coinvolti per attività di ricerca, sperimentazione e controllo, come l’Istituto Superiore di Sanità. Le Regioni hanno un ruolo importante attraverso le ASL (Servizi Veterinari e SIAN) e i laboratori di analisi per i controlli ufficiali dell’IZS e ARPA. La Sicurezza Alimentare è sostenuta da una serie di regolamentazioni che comprendono tecniche di coltivazione, metodi di produzione, composizione
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degli alimenti, obblighi di etichettatura, standard e linee guida con taglio orizzontale e/o verticale. È chiaro quindi che stiamo parlando di un insieme molto ampio non identificabile con una singola professione, ma piuttosto con un insieme di competenze che un professionista può aver maturato nel corso della sua carriera. In questo ampio contesto organizzativo, tenendo conto dei numerosi compiti da svolgere, è evidente che la PA potrebbe avvalersi di chimici esperti nelle sue declinazioni di controllo e supervisione nonché rilascio di valutazioni e autorizzazioni. Oltre alle realtà Ministeriali e Regionali citate, che svolgono la maggior parte delle attività di controllo sul nostro territorio, vale la pena ricordare che ovunque ci sia un laboratorio chimico pubblico che svolge una o più funzioni verso la PA, può inserirsi la figura di un chimico professionista con le giuste competenze. I Laboratori chimici dell’Agenzia delle Dogane, ad esempio, svolgono per la PA diverse funzioni, tra cui: attività operativa diretta con emissione di certificati, attività di consulenza tecnica, ma anche attività di studio e di ricerca. Nell’ambito dell’operatività diretta, gli uffici doganali compiono accertamenti analitici per la classificazione doganale e accertamenti fiscali dei prodotti alimentari. A supporto del Ministero della Sanità eseguono controlli analitici dei prodotti alimentari d’importazione per contrastare le frodi e le contraffazioni in generale. Nel campo della consulenza tecnica, i laboratori chimici dell’Agenzia delle Dogane svolgono attività su accise (sugli alcoli e bevande alcoliche), mutua assistenza su prodotti italiani esportati da altri Paesi comunitari, ecc. Nelle attività di studio, ricerca e sperimentazione, i Laboratori chimici dell’Agenzia delle Dogane in collaborazione con organismi delegati alla ricerca scientifica (quali CNR ed Università) e sulla base del coordinamento comunitario, studiano gli sviluppi e la messa a punto di nuove metodiche d’analisi chimica, specialmente in relazione all’applicazione di nuove
strumentazioni scientifiche e all’applicabilità delle disposizioni normative più recenti. Inoltre approfondiscono le conoscenze di nuove produzioni di merci o di innovazioni nelle tecnologie di produzione, di trasformazione o di confezionamento. I Laboratori delle Camere di Commercio in Italia sono enti pubblici con la finalità di perseguire gli interessi delle attività economiche delle rispettive province. Spesso le Camere di Commercio hanno un proprio laboratorio che svolge funzioni analitiche e di certificazione in diversi settori. Ad esempio quello alimentare, con la certificazione per la commercializzazione dei vini da tavola, l’analisi e la certificazione di DOP per oli EVO, l’analisi ai fini dell’autocontrollo alimentare, le certificazioni di conformità etichettatura alimentare; formazioni specifiche di compliance a normative varie sia cogenti che volontarie. Infine, i Laboratori per i controlli ufficiali ARPA e IZS sono i luoghi dove vengono effettuate tutte le attività analitiche di natura chimica e microbiologica sugli alimenti sottoposti a campionamento ufficiale sul territorio nazionale. La Sicurezza Alimentare è senza dubbio un tema di interesse generale per la salute umana, ma può anche essere una spinta economica importante per le aziende dell’agroalimentare italiano e la PA ha un ruolo fondamentale per la realizzazione di tutto questo. Il CNC, al quale sono iscritti tutti i chimici, sia liberi professionisti che dipendenti, può essere quindi l’interlocutore diretto con la PA per fornire le competenze opportune, là dove necessarie, secondo il principio di sussidiarietà.
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SPORTIVI. A CIASCUNO IL SUO INTEGRATORE A CURA DELLA REDAZIONE Per tutti gli sportivi, abituati a un intenso allenamento giornaliero, la normale alimentazione non basta a recuperare quanto consumato durante l’attività fisica. Ecco perché tanti fanno ricorso agli integratori: prodotti alimentari per apportare alla dieta sostanze nutritive come le vitamine e i minerali, o altre sostanze dall’effetto nutritivo o fisiologico. Oggi esistono tanti integratori, ognuno studiato per un’esigenza specifica. Approfondiamone alcuni. Iniziamo con gli integratori salini. Se lo sforzo fisico è prolungato e ripetuto in pochi giorni con una certa intensità, la perdita di elettroliti è importante. Per questo si assumono bevande con sodio, magnesio e aspartati, utili a contrastare l’esaurimento muscolare e la comparsa di crampi. Queste bevande, da prendere prima e durante il lavoro muscolare, devono essere poco concentrate (sono consigliabili le ipotoniche) in modo da reintegrare l’acqua e i sali minerali persi con il sudore. Ci sono poi gli integratori vitaminici. La vitamina C, la vitamina E e il beta-carotene (precursore della vitamina A) aiutano a neutralizzare i radicali liberi prodotti durante l’attività sportiva, ma sono importanti anche le vitamine del gruppo B perché assicurano la produzione di energia derivata dai carboidrati, ovvero il carburante dei muscoli. Non dimentichiamo infine le barrette, utilizzate di solito quando l’impegno fisico è prolungato o si ripete durante la giornata. Meglio evitare quelle con zuccheri raffinati, grassi di bassa qualità, additivi chimici, coloranti e aromatizzanti. Sono preferibili le alternative a base di carboidrati complessi (tapioca, amidi, maltodestrine), cereali (meglio se integrali), miele, fruttosio, proteine di alto valore biologico e amminoacidi. In generale, quando si parla di integratori, è doveroso rivolgersi sempre a un medico e non fidarsi mai di palestre, centri sportivi o riviste di fitness dove sono pubblicizzati e venduti prodotti generalmente di provenienza estera, senza permessi né controlli sanitari.
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I soggetti piÚ a rischio sono gli adolescenti e i patiti del fitness, desiderosi di avere un corpo muscoloso con il minimo sforzo e spesso incoraggiati dagli istruttori delle palestre a prendere queste sostanze. Ecco perchÊ, come degli sportivi allenati non ci stanchiamo. Non ci stanchiamo di ripetere un consiglio valido per tutti: l’assunzione di qualsiasi integratore va sempre integrata con il parere di un medico.
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COLORARE LE PITTURE PER ESTERNI CON COLORANTI INORGANICI DI FILIPPO BUSOLO Il colore è un modo eccellente per personalizzare le nostre case, per distinguerci come brand aziendale, per esprimere una nostra emozione. L’elevata richiesta di colore è confermata dalle analisi di mercato relative ai pigmenti, che non solo evidenziano un aumento della richiesta dei colori, ma mettono in luce l’elevata potenzialità di realizzare ampi range di tonalità grazie alle soluzioni cromatiche disponibili. Uno dei modi più utilizzati per veicolare pigmenti organici ed inorganici è rappresentato dalla loro dispersione in mezzo liquido. A seconda dell’applicazione delle pitture da colorare, la scelta dei pigmenti e delle paste coloranti, deve essere fatta attentamente e accuratamente. Quando l’esigenza è di colorare pitture per esterno (le cosiddette pitture façade), la scelta dei pigmenti diventa cruciale nello sviluppo del sistema tintometrico, poiché è necessario garantire le performance dei rivestimenti quando soggetti a fenomeni ambientali quali piogge, luce solare, caldo e freddo.
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Il punto cardine nello sviluppo di un sistema tintometrico è la necessità di coprire la maggior parte dello spazio colore nella più ampia varietà di pitture e prodotti disponibili (pitture acriliche, alchiliche, ecc.), comprese le pitture minerali (silicati e siliconici) i sistemi per isolamento termico a cappotto (External Thermal Insulation Composite Systems, ETICS). È chiaro quindi che la sfida è di ottenere la più ampia gamma di colori possibili mantenendo elevate le performance delle pitture per esterni. In questo articolo cercherò di analizzare il delicato equilibrio tra la chimica e la struttura dei pigmenti inorganici, il loro tono colore, la forza colorante e le loro performance, quando vengono esposti alle condizioni atmosferiche e agli ambienti aggressivi tipici dei sistemi per esterno.
PITTURE PER ESTERNI Le pitture per esterni sono tipicamente formulate con alti valori di PVC (Pigment Volume Concentration) e vengono applicate su substrati che possono essere chimicamente attivi, come ad esempio il cemento. Generalmente le pitture ad alti valori di PVC (anche sopra il valore critico di PVC) producono un film poroso nel quale possono penetrare sistemi gassosi come l’ossigeno e l’aria che, in combinazione con i raggi UV, portano alla formazione di un ambiente in grado di degradare facilmente i pigmenti. Nel caso del cemento, durante la reazione di solidificazione viene a formarsi una fase cristallina idrata a base di silicati idrati di calcio e calcio idrossido, che portano il sistema a valori di pH molto estremi. I pigmenti organici, in virtù delle loro proprietà chimico-fisiche, sono molto sensibili a queste condizioni operative. È chiaro quindi che nello sviluppo di un sistema tintometrico dedicato agli esterni, è consigliabile utilizzare pigmenti inorganici che garantiscono maggiori performance e resistenza ad ambienti aggressivi.
PIGMENTI INORGANICI E SISTEMI TINTOMETRICI I pigmenti inorganici possono essere naturali o sintetici (Figura 1) e solitamente vengono divisi in pigmenti inorganici complessi (Complex Inorganic Colored Pigments, CICP), ossidi metallici, sali metallici, pigmenti naturali (che includono tra i tanti anche gli umbra e gli ocra) e altri. A differenza dei pigmenti organici, in questi pigmenti non sono presenti sistemi carboniosi altamente vulnerabili (responsabili dei colori brillanti), prevenendo quindi le reazioni fotochimiche tipiche dei pigmenti organici.
PIGMENTS
ORGANICS INORGANICS
COLORED
WHITE
NATURAL OCHRES UMBRAS HEMATITES MAGNETITES
SYNTHETIC
NON - OPAQUE
OPAQUE TITANIUM DIOXIDE ZINC OXIDE ZINC SULFIDE LITHOPONE
CALCUM CARBONATE TALC BARIUM SULFATE MICA SILICA CLAYS
CICP METAL OXIDES
METAL SALTS
IRON OXIDE CHROME OXIDE
CHROME YELLOW MOLYBDATE ORANGE IRON BLUES
OTHERS
ULTRAMARINE BLUE METALLIC PIGMENTS CARBON BLACKS
SPINEL
OTHERS
COBALT BLUE COBALT GREEN IRON BROWNS
PHOSPHATES
RUTILE NICKEL TITANATE YELLOW CHROME TITANATE MANGANESE TITANATE BROWNS
Figura 1. Pigmenti inorganici disponibili sul mercato. Solitamente la presenza in alcuni pigmenti inorganici di metalli pesanti come cromo o cobalto, induce l’operatore alla percezione di utilizzare un materiale tossico. Tuttavia, grazie alle valenze chimiche dei metalli (CrIII invece di CrVI), o alla loro struttura cristallina (la calcinazione sopra i 1000°C conduce alla formazione di strutture cristalline inerti), i pigmenti inorganici sono considerati come materiali non tossici.
SVILUPPO COLORIMETRICO Rispetto ai pigmenti bianchi e neri, quelli colorati sono caratterizzati da coefficienti di assorbimento e scattering che dipendono dalla lunghezza d’onda, dalla granulometria, dalla forma delle particelle, e la loro distribuzione determina il colore e il potere coprente dei pigmenti. Nello sviluppo di un sistema tintometrico, la combinazione di coloranti inorganici è tale da poter soddisfare sia i costi formula che le performance della pittura finale. Risulta quindi fondamentale capire quale e quanta parte dello spazio colore può essere coperta da un sistema tintometrico basato esclusivamente su pigmenti inorganici. La limitata parte dello spazio colore che può essere coperta dall’uso esclusivo di questi pigmenti, è dovuta alla loro poca efficacia dal punto di vista colorimetrico che non consente la produzione delle tinte brillanti tipiche dei coloranti organici. Per capire meglio questo punto, proponiamo di seguito i risultati di una ricerca realizzata usando il sistema cromatico più utilizzato in ambito di coating decorativo: il sistema NCS. Lo studio formulativo è stato sviluppato utilizzando un set di 11 paste coloranti all’acqua, a base di soli pigmenti inorganici.
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Figura 2. Spazio colore del sistema NCS usando paste coloranti inorganiche.
In figura 2 viene visualizzato lo spazio colore risultante per il sistema NCS, la cui copertura cromatica è di circa il 58% a ΔE<1. Dal grafico è evidente come molti colori non possono essere ottenuti con una selezione di soli pigmenti inorganici. Questi risultati mettono in luce come dal punto di vista cromatico, l’uso esclusivo di pigmenti inorganici porta alla produzione di una limitata porzione dello spazio colore. Tuttavia, come vedremo, questi colori risulteranno il miglior compromesso tra performance all’esterno e caratteristiche cromatiche.
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PROPRIETÀ CHIMICO-FISICHE DELLE PITTURE PER ESTERNI Oltre alla parte colorimetrica, uno degli aspetti fondamentali nella scelta dei pigmenti riguarda le loro performance quando esposti alle condizioni atmosferiche. Uno dei fenomeni più delicati è noto come scolorimento, dovuto al cambio graduale in termini colorimetrici, del colore in facciata. Questo fenomeno è causato dall’esposizione alla luce o alle condizioni atmosferiche di paste coloranti contenenti pigmenti organici. Essendo la struttura chimica di questi pigmenti molto sensibile alle reazioni ossidative, la degradazione fotochimica per assorbimento delle radiazioni UV dei pigmenti organici, porta allo scolorimento della tinta in facciata.
Inoltre alcuni agenti atmosferici possono portare alla produzione nel rivestimento di radicali liberi, in grado di decomporre sia le resine organiche che alcuni elementi coloranti causando quindi degrado della pittura. Questo perché le reazioni radicaliche, attaccando la resina, portano alla distruzione del layer protettivo del pigmento il quale può reagire facilmente con le radiazioni UV, con l’acqua e l’ossigeno, degradando. Per capire meglio le performance in facciata dei pigmenti organici rispetto ai pigmenti inorganici su pittura acrilica, sono stati eseguiti dei test di degrado comparando un verde organico contro un verde cromo inorganico. I risultati sono riportati in Figura 3.
Figura 3. Performance sul degrado atmosferico di verde organico a tempo zero (a) e dopo sei mesi di esposizione agli agenti (c), e del verde cromo inorganico a tempo zero (b) e dopo sei mesi di esposizione agli agenti (d).
I risultati evidenziano come l’elevata vulnerabilità degli anelli aromatici e dei doppi legami nel nucleo ftalocianinico del pigmento verde organico (responsabile del colore brillante di questo pigmento), causino, in seguito a degrado da agenti atmosferici, uno shift del colore esposto. Nel caso del pigmento verde cromo (sistema inorganico privo di sistemi fotosensibili), non viene osservato nessun effetto di shift colorimetrico. L’uso di pigmenti organici in pitture per esterni è, quindi, limitato a quei sistemi vernicianti con alta qualità di resine (da evitare quindi sistemi a base silicati, siliconici e pitture minerali), mentre le performance dei pigmenti inorganici sono garantite per tutti i tipi di pitture. Questa situazione è vera per la maggior parte dei pigmenti inorganici. Tuttavia, alcuni di essi possono essere foto-sensibili portando alla deviazione del tono colore come conseguenza dell’effetto di charge transfer tra i metalli presenti nella loro struttura chimica. In questi casi, è necessario utilizzare un sistema verniciante in grado di assorbire la lunghezza d’onda specifica disattivando il processo di charge transfer. In altri casi, alcuni pigmenti inorganici richiedono soluzioni diverse per garantire la loro performance in particolari sistemi vernicianti per esterno. È il caso di materiali altamente alcalini, come ad esempio una pittura ai silicati o a base calce applicata al cemento. Consideriamo il caso del pigmento inorganico P.Y. 184, giallo bismuto vanadato. In ambienti fortemente alcalini (pH maggiore di 12), questo pigmento cambia il proprio colore da giallo ad incolore come conseguenza della formazione dell’ossido idrossido di bismuto. È chiaro quindi come, qualora si voglia utilizzare il pigmento P.Y. 184 in sistemi a base calce, sia consigliabile controllare e mantenere il pH della pittura a valori inferiori a 12.
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PIGMENTI INORGANICI IR-RIFLETTENTI In questa ultima parte, viene discussa una proprietà innovativa di alcuni pigmenti inorganici in grado di riflettere la componente solare infrarossa, causa principale del surriscaldamento esterno degli edifici. Mentre le superfici bianche tendono a riflettere la maggior parte delle radiazioni solari, i rivestimenti colorati riflettono solo una parte della stessa. L’intuizione ci porta a pensare che più scuro è il colore, più la radiazione è assorbita nell’area del visibile. Tuttavia, due pigmenti possono avere lo stesso assorbimento nel visibile (definito con la scala percentuale nota come Light Reflectance Value, LRV), ma avere caratteristiche di assorbimento diverse nell’area infrarossa (correlata con i valori di Total Solar Reflectance, TSR), conducendo a differenze nella temperatura in facciata. Poiché anche la temperatura
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è catalizzatore di alcune reazioni di degradazione del rivestimento, la possibilità di controllare la temperatura mantenendola bassa, garantisce tempi di vita più lunghi del rivestimento stesso. Una soluzione innovativa è offerta dall’utilizzo di pigmenti inorganici IR-riflettenti, che permettono di limitare in maniera significativa il riscaldamento del rivestimento e, di conseguenza, del substrato isolante e dell’edificio stesso. Lo spettro solare è costituito per 45% di radiazione IR (Figura 4). È chiaro quindi che la scelta di pigmenti inorganici IR-riflettenti, in grado di limitare l’assorbimento della radiazione infrarossa, permette di avere benefici sia a livello di impatto ambientale, sia a livello di risparmio economico.
Figura 4. Diagramma dello spettro solare. Lâ&#x20AC;&#x2122;utilizzo di queste paste coloranti in un sistema tintometrico, permette non solo di avere grandi miglioramenti in termini di riflessione solare totale, ma di garantire al cliente un prodotto altamente innovativo.
CONCLUSIONE In questo articolo sono state descritte le ragioni per cui i pigmenti inorganici siano la miglior soluzione nella realizzazione di un sistema tintometrico per pitture per esterni. Lâ&#x20AC;&#x2122;utilizzo di questi pigmenti consente quindi di ottenere i migliori compromessi in termini di colore, costo formula e performance nel tempo.
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SANA ALIMENTAZIONE: UNA QUESTIONE CHIMICA DI ENRICO MANSUETI INTRODUZIONE Impegnati nella strutturazione del sé, gli adolescenti sono particolarmente sensibili alle tematiche alimentari e ai messaggi della pubblicità. Sebbene provvisti delle abilità per accedere ai dati della rete, raramente sono in possesso degli strumenti per riconoscere l’attendibilità delle fonti. Così, anche il solo contatto con coetanei appassionati di fitness rischia di farli cadere in trappole fuorvianti e pericolose per la salute. Quanti, anche fra gli adulti, sanno dare il giusto significato alla parola antiossidante sull’etichetta di un prodotto alimentare o di un integratore? È perciò auspicabile la strutturazione di percorsi di appropriazione e approfondimento che attraverso lo studio della chimica portino al superamento dei più frequenti misunderstanding in campo scientifico, dentro e fuori la scuola.
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UN LAVORO IMPEGNATIVO Chiunque si accinga a colloqui esplorativi sui temi della sana alimentazione in una classe di quindicenni deve prepararsi a confermare i peggiori sospetti: sana alimentazione nella mente degli studenti significa spesso un miscuglio di genericità fondate sul consumo di frutta e verdura, timori sulla carne rossa, errori sui grassi e abitudini alimentari sbagliate. Di specifici alimenti, talvolta correttamente riconosciuti come antitumorali, come ad esempio il cavolo, non conoscono il meccanismo di azione e i reali benefici. Gli studenti, spesso abituali frequentatori di palestre e luoghi di fitness, hanno vaghe idee sull’utilità di prodotti antiossidanti e integratori all’interno della dieta; solitamente le ragazze sono ferrate in merito al contenuto calorico di diversi alimenti, senza però saperne definire correttamente il concetto, la storia e le modalità di misura. In questo contesto la mancanza della cultura chimica gioca un ruolo fondamentale. Nella scuola in cui lavoro si è presentata una possibilità irripetibile: alla fine del 2014 la LILT (Lega Italiana per la Lotta contro i Tumori, sezione di Frosinone), si è rivolta al nostro istituto chiedendo alcune ricette da inserire nel manuale di sana alimentazione per il progetto Salute senza confini: questo, approvato e finanziato dal Ministero delle Politiche Sociali e del Lavoro, è destinato agli adolescenti e ai giovani adulti malati di tumore. Interpellato dal mio Dirigente, ho colto nell’iniziativa l’opportunità di collegare lo studio della chimica a uno specifico sfondo culturale. Sebbene la LILT non avesse chiesto un impegno diretto degli alunni, bensì degli insegnanti di enogastronomia, ho coinvolto i ragazzi - tra cui studenti con difficoltà di apprendimento di diverso tipo e livello - affinché avessero un ruolo attivo, riconosciuto e riconoscibile all’interno del progetto. Così, dopo l’illustrazione del progetto nelle classi seconde, hanno deciso di partecipare 40 studenti, divenuti autori di 80 ricette. Dalle premesse era complicato impegnare i ragazzi nella compilazione delle ricette senza la strutturazione dei concetti fondamentali, né sarebbe stato utile procedere con lezioni frontali di tipo tradizionale per motivare gli alunni più riottosi (sebbene la novità rappresentata dal ricettario ne avesse coinvolto già un buon numero). L’idea è stata quella di elaborare un percorso didattico fondato sulla chimica delle situazioni reali, usandone ognuna come leva di protagonismo apprenditivo; abbiamo così intrapreso un cammino concettuale il più possibile aperto alle domande individuali, dove dubbi e interessi personali hanno suggerito sperimentazioni chimiche, radicate al vissuto quotidiano ma anche motivanti e facili da realizzare. Molti lavori pratici sono stati perciò condotti a classe capovolta, con i ragazzi che hanno effettuato prove di ossidazione nella cucina di casa con i materiali a disposizione. Gli esperimenti sono stati discussi e rielaborati in classe attraverso un approccio cooperativo; alla fine del percorso, con l’aiuto di genitori e nonni, gli adolescenti hanno elaborato e sperimentato le ricette di sana alimentazione, con l’obiettivo di recuperare prodotti e tradizioni enogastronomiche del passato. Il lavoro ha rappresentato un’importante novità nel IL CHIMICO ITALIANO
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campo della didattica delle discipline scientifiche, in quanto per la prima volta studenti quindicenni hanno contribuito all’elaborazione di un manuale di sana alimentazione dal punto di vista chimico; per questo motivo ha avuto ampio risalto sul territorio, grazie a convegni, interviste sui giornali e trasmissioni televisive. Il lavoro è ancora in corso grazie all’utilizzo di un’efficace forma di didattica itinerante, in cui i ragazzi sono protagonisti e relatori per studenti delle scuole medie mentre gli adulti e i coetanei di altri istituti intervengono numerosi alle nostre iniziative. Come in una mappa concettuale, il percorso didattico si è sviluppato attorno al significato di ossidazione, dal momento che premesse, obiettivi e dati di partenza non permettevano di prescinderne. Nel quadro che si è delineato struttura atomica, protoni e reazioni con scambio di elettroni rappresentano i nodi fondamentali. Altrettanto importante è stata la correlazione tra radicali liberi e stress ossidativo: le reazioni chimiche di ossidazione ci hanno portato ad approfondimenti sull’origine di svariate patologie.
Figura 1. Momenti didattici in classe.
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Un passaggio significativo ha riguardato i meccanismi protettivi all’interno dell’organismo: la protezione dall’ossidazione può avvenire con processi esogeni ed endogeni, attraverso meccanismi d’azione di tipo “elettronico’’. Questo passaggio concettuale, insieme all’analisi delle reazioni dell’acido ascorbico, ha costituito il fulcro per la strutturazione consapevole del ricettario di sana alimentazione, in quanto ha permesso di capire l’importanza della nutrizione. L’analisi del potere antiossidante dei diversi alimenti consente di creare una consapevolezza condivisa in risposta alle mode alimentari e ai trucchi del marketing.
Figura 2. Protezione dall’ossidazione con meccanismi endogeni e attraverso l’alimentazione.
Figura 4. La presentazione del manuale di sana alimentazione in Regione Lazio.
Come approfondimento abbiamo scelto - fra i diversi antiossidanti - la verifica sperimentale del potere antiossidante della Vitamina C in vitro. L’argomento, affrontato con lezioni frontali e semplici esperimenti, è stato particolarmente potente dal punto di vista motivazionale, percepito dai ragazzi con vivo interesse. Il lavoro con mela e limone è stato ripetuto a casa da tutti gli alunni, ma non solo, alcuni si sono anche cimentati autonomamente a variarne le condizioni (frutta di tipo diverso, confronto tra l’azione del limone e quella dell’estratto comprato al supermercato).
Figura 3. Proprietà antiossidanti della vitamina C: reazione chimica e verifica sperimentale. Dopo la presentazione del manuale abbiamo avviato iniziative didattiche fuori dalla scuola: i ragazzi sono diventati protagonisti in conferenze, incontri televisivi, articoli sui quotidiani.
Figura 5. Didattica itinerante sul territorio: convegni e trasmissioni televisive.
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Figura 6. Proprietà antiossidanti del peperoncino piccante: uno degli spicchi di mela è trattato con acqua (controllo).
UNA QUESTIONE DI TEMPESTIVITÀ La mancanza di cultura chimica nei cittadini è un fenomeno non nuovo: il problema deve avere origine antica, proprio nell’età scolare quando all’inizio di ogni anno scolastico ci sono sempre alunni che chiedono: ‘’Ma a cosa ci serve lo studio della chimica?’’. Dare risposte credibili spetta quindi in primo luogo agli insegnanti: questo
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lavoro voleva essere perciò uno stimolo per i colleghi che frettolosamente catalogano ‘’certi’’ studenti come poco interessati. La mancanza di motivazione del ragazzo raramente si manifesta subito, al primo incontro con la nuova disciplina; il docente ha il tempo per organizzare un contesto di lavoro che sia finalizzato ad uno scopo utile e coinvolgente. L’apatia si manifesta perché lo
studente, non riconoscendo lo scenario, finisce per non cogliere neanche l’utilità di quello che gli viene proposto, percependolo come una sterile applicazione pedissequa. Per questi alunni gli argomenti proposti sono certamente difficili e apparentemente senza scopo, soprattutto se affrontati a partire dal libro e dalla questione scientifica, unica e solita strada che non
sanno percorrere; per loro il legame ad una situazione nota è importante per la motivazione e l’utilità ma ancora di più perché, partendo da un contesto culturale a loro noto e familiare, riescono a mobilitare anche competenze trasversali di carattere psicologico (“posso farcela”). Nell’istituto alberghiero è palese la richiesta di formazione pratica immediatamente spendibile nel mondo del lavoro, soprattutto in un periodo storico come l’attuale. Ecco quindi una sfida continua per il docente: stimolare l’interesse e la curiosità verso quelle discipline che, come la chimica, per menti poco avvezze alla cultura scientifica, allo studio e alla riflessione, non sembrano avere un apparente e immediato legame con la realtà professionale. L’interesse per questo tipo di scuola, incentivato anche dalle nuove trasmissioni televisive dedicate, da una parte ha certamente aumentato le iscrizioni, dall’altra però ha
reso più difficile il lavoro dell’insegnante, in perenne lotta contro una massiva semplificazione concettuale. Il lavoro che stiamo portando avanti (in questa fase fuori dalla scuola) è un contributo importante: lo stupore e le domande che gli adulti pongono ai miei alunni provano il bisogno di cultura chimica nei cittadini. Tematiche come l’alimentazione appaiano ai più slegate dalla conoscenza scientifica e per questo conoscere la chimica, prima che una risorsa, rappresenta una vera necessità: la Figura N. 6 mostra la verifica in vitro delle proprietà antiossidanti del peperoncino (richiesta avanzata dal pubblico di medici e specialisti nel convegno del 14 Dicembre 2016).
BIBLIOGRAFIA BRIANZONI V., CARDELLINI L. (2015). IL PROGETTO EUROPEO PROFILES E IL SUO IMPATTO IN ITALIA. LA CHIMICA NELLA SCUOLA, P. 37 (3), PP. 37-58. MANSUETI E. COSTRUIRE I CONCETTI NEL CONTESTO DI APPARTENENZA. CONVERGENZE DIDATTICHE PARADOSSALI TRA MANCANZA DI MOTIVAZIONE E DIFFICOLTÀ DI APPRENDIMENTO. IN CARDELLINI L., (A CURA DI, 2016). LA BUONA SCUOLA: ESPERIENZE ESEMPLARI D’INSEGNAMENTO E APPRENDIMENTO SIGNIFICATIVO EBOOK. HTTP://WWW.
PROFILES.UNIVPM.IT/
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IL CHIMICO: UNA PROFESSIONE CHE VIVE DI INNOVAZIONE. PRIMA INDAGINE CONOSCITIVA SULLA CATEGORIA DEI CHIMICI DI NAUSICAA ORLANDI “… il Chimico riveste oggi un ruolo centrale all’interno del Sistema Paese, quello di contribuire al miglioramento, allo sviluppo ed all’innovazione dei processi produttivi e gestionali, e di essere determinante per la salvaguardia della salute della popolazione e dei lavoratori, per la tutela dell’ambiente e per realizzare nuovi prodotti sostenibili …” Il Consiglio Nazionale dei Chimici, facente parte della Rete delle Professioni Tecniche (RPT), di cui ricopre il ruolo di segretario/tesoriere, ha effettuato insieme alla RPT un’indagine sullo stato delle professioni in Italia con il supporto di Cresme Ricerche s.p.a.. L’indagine, volta a sottolineare le attività, gli ambiti e il ruolo dei Chimici nella società, è destinata agli enti istituzionali e ai giovani che possono intraprendere questa professione. L’indagine compiuta abbraccia
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un periodo esteso sino al 31.12.2015, tenendo conto di dati forniti dal MIUR, EPAP e CONSIGLIO NAZIONALE DEI CHIMICI.
CASSA PREVIDENZIALE
3.158 Iscritti allla cassa (2015)
9.189 Iscritti all’albo (2015)
Come per altre professioni tecniche, anche tra i Chimici si sta osservando un leggero calo nel numero degli iscritti, accompagnato da un aumento dell’età media, con una diminuzione di turnover generazionale. Vi è pertanto in futuro ampio spazio per i giovani laureati in chimica
che vogliano affacciarsi al mondo della professione del Chimico. Le sfide di oggi per la categoria sono legate alla promozione dell’immagine del Chimico, ed in particolare del Chimico professionista; far conoscere gli innumerevoli settori in cui il Chimico opera nei quali
è richiesta la sua presenza. Per questo il Consiglio Nazionale - attraverso i media - intende migliorare, promuovere e far conoscere l’immagine del Chimico a garanzia della collettività, della salute, dell’ambiente, quale figura trainante nell’ambito produttivo.
Sul territorio italiano sono presenti diversi Ordini territoriali a carattere provinciale, interprovinciale, regionale ed interregionale. I numerosi adempimenti previsti dalla normativa vigente per gli Ordini territoriali e la volontà di offrire maggiori possibilità agli iscritti hanno spinto alcuni di essi nell’ultima tornata elettorale 2017 ad unirsi per incorporazione o fusione.
DISTRIBUZIONE TERRITORIALE DEGLI ISCRITTI NEL 2015 (ARANCIO SCURO I TERRITORI CON PIÙ ISCRITTI)
1.152 È il numero di chimici nel 2015 nella regione Lombardia, più di Lazio, Abruzzo, Molise e Umbria messi insieme (1.046). Le regioni Emilia Romagna e Sicilia seguono con circa 980 iscritti all’albo.
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La professione di Chimico vede in aumento negli ultimi anni la presenza femminile, che si attesta attorno al 36%
nel 2015 ed è in crescita anche per i giovani, visto il basso nel corso del 2016/2017. È una turnover che la caratterizza. professione che conferma la possibilità di maggiori sviluppi
GLI ISCRITTI ALL’ALBO
36% È la percentuale di donne tra gli iscritti all’albo nel 2015.
DISTRIBUZIONE ANAGRAFICA DEGLI ISCRITTI NEL 2015
23% Sono i chimici con meno di 40 anni; una percentuale che è andata rapidamente diminuendo (era il 38% nel 2007), ad indicare un tasso di turnover insufficiente e quindi una professione che offre molti sbocchi per i giovani.
SERIE STORICA DEGLI ISCRITTI DAL 2000
10.089 È il valore massimo raggiunto dal numero di iscritti nel 2010. Da allora si è osservato un leggero calo. Al 31.12.2016 il numero degli iscritti è pari a 8.980.
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IL CHIMICO ITALIANO
IL RANGE TERRITORIALE DI ATTIVITÀ (2016)
30% È la percentuale di chimici iscritti all’albo che opera a livello nazionale, una quota molto superiore alla media delle professioni afferenti alla RPT. Molto alta anche la percentuale di coloro che operano al livello internazionale (12%).
Fonte: prima indagine RPT/Cresme sulle professioni tecniche in Italia
nelle classi di laurea vecchio L’ACCESSO ALLA ordinamento e le attuali L-27 PROFESSIONE Prendendo in esame il periodo Scienze e tecnologie chimiche, 2001-2015 si riscontra un trend LM-54 Scienze Chimiche (ex positivo per l’aumento del classe 62/S) e LM-71 Scienze numero di iscritti all’Università e tecnologie della chimica
industriale (ex - classe 81/S). Tuttavia la percentuale dei laureati non segue lo stesso trend.
ISCRITTI, LAUREATI E IMMATRICOLATI (VECCHIO ORDINAMENTO; L-27; LM-54, LM-71)
Fonte: elaborazioni Cresme su dati MIUR
ISCRITTI AI CORSI DI LAUREA (CDL; L-27; LM-54, LM-71)
2015 Iscritti 15.037 Fonte: elaborazioni Cresme su dati MIUR
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LAUREATI DI SECONDO LIVELLO (VECCHIO ORDINAMENTO, LM-54, LM-71)
2015 Laureati 1.037
Fonte: elaborazioni Cresme su dati MIUR
Risulta in diminuzione il numero di laureati che hanno superato l’esame di Stato per l’abilitazione alla professione di Chimico. ESAMINATI E ABILITATI AGLI ESAMI DI ABILITAZIONE PER L’ESERCIZIO DELLA PROFESSIONE (SEZIONE A DELL’ALBO) ESAMINATI E ABILITATI AGLI ESAMI DI ABILITAZIONE PER L’ESERCIZIO DELLA PROFESSIONE (SEZIONE A DELL’ALBO)
Fonte: elaborazioni Cresme su dati MIUR
SEZIONE B: ESAMINATI E ABILITATI AGLI ESAMI DI ABILITAZIONE
Fonte: elaborazioni Cresme su dati MIUR
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IL CHIMICO ITALIANO
Con il DPR 328/2001 viene istituita la figura del Chimico Iunior con la creazione nell’Albo unico della sezione B. Pertanto dal 2003 ci sono i primi esaminati per l’iscrizione alla Sezione B.
INSERIMENTO OCCUPAZIONALE A TRE ANNI DALLA LAUREA MAGISTRALE (CLASSE LM-54) Le classi di laurea in Chimica dimostrano ancora oggi un alto tasso di occupazione a tre anni dalla laurea. Gli sbocchi occupazionali per un Chimico sono infatti molteplici e variegati.
Fonte: elaborazioni Cresme su dati Almalaurea
REDDITO MENSILE NETTO A TRE ANNI DALLA LAUREA MAGISTRALE (CLASSE LM-54)
Fonte: elaborazioni Cresme su dati Almalaurea
UNA PROFESSIONE, MILLE PROFESSIONI
comune a tutte le realtà lavorative, fornisce consulenza per attività di misurazione, Il Chimico opera in moltissimi monitoraggio ambientale e ambiti della nostra società, valutazione di ogni rischio; a fianco e a garanzia della il Chimico lavora quindi non salute dei cittadini, della solo come consulente ma tutela dell’ambiente e anche come Responsabile dello sviluppo industriale e del Servizio di Prevenzione e Protezione, esperto e manifatturiero. Professionista Antincendio, Una delle principali attività nonché formatore in materia di portate avanti dal Consiglio sicurezza sul lavoro. Nazionale dei Chimici e dagli Nell’impegno rivolto a garantire ordini territoriali è quella di fare la sicurezza e la salute dei emergere l’ampia gamma di cittadini, il Chimico svolge attività svolte dalla categoria dei ruoli fondamentali nell’ambito cosmetico, Chimici, operando il Chimico sanitario, agricolo-ain vastissimi settori. Il Chimico farmacologico, nutrizionale, esercita in vari ambiti della limentare, nostra società come dipendente medico, tessile, industriale, controllo e pubblico o privato, consulente, impiantistico, imprenditore, chimico forense verifica di moltissimi prodotti e perito per i tribunali. Non anche di uso comune – basti solo, è fondamentale per il pensare a ciò che mangiamo, Sistema Paese anche per indossiamo, e utilizziamo per preparare le future generazioni, curarci. In ambito alimentare, in qualità di docente di scuole sovraintende alla formulazione medie secondarie superiori ed di nuovi prodotti e contribuisce allo sviluppo di inediti processi università. Il Chimico opera nel campo produttivi, laddove alle sfide della tutela ambientale, dagli poste dalla crescita del aspetti autorizzativi agli aspetti fabbisogno alimentare globale gestionali dei fattori che hanno si accompagna una crescita influenza sull’ambiente e che sempre più rapida della interessano aria, acqua, suolo, domanda di maggiore qualità e rumore, elettromagnetismo, sicurezza negli alimenti. trasporto, ADR, rifiuti,…; il I Chimici sono presenti nelle Chimico è presente in tutti i Università come docenti e nei laboratori settori per il miglioramento ricercatori, di prestazioni produttive e di organismi pubblici di nelle strutture gestionali che favoriscano ricerca, uno sviluppo ecosostenibile, ospedaliere in qualità di essendo in grado di portare un esperti per le applicazioni apporto innovativo in approcci, di chimica e biochimica in nelle Agenzie processi e prodotti. Egli è medicina, un esperto nell’ambito della Regionali per la Protezione (ARPA), nei sicurezza sul lavoro, tematica dell’Ambiente
Servizi di Prevenzione Igiene e Sicurezza negli ambienti di lavoro (SPISAL), nei corpi speciali dello Stato (quali ad esempio le forze armate, dogane e la polizia scientifica), nelle strutture ministeriali, nelle scuole secondarie e nei laboratori industriali di ricerca e produzione. Sono oggetto della professione del Chimico non solo le analisi di laboratorio, ma anche le attività di consulenza nel campo della progettazione e conduzione di impianti chimici, nell’innovazione di processi produttivi, nello sviluppo di nuovi prodotti, in tutta la sfera ambientale: depurazione, aspirazione, trattamento, disinquinamento, bonifiche (per esempio da amianto), classificazione e smaltimento delle sostanze pericolose, trattamento, gestione e smaltimento dei rifiuti. Lo troviamo anche come figura chiave nell’ambito della filiera agricola ed alimentare - dalla coltivazione fino al prodotto industriale finito, nelle produzioni cosmetiche, erboristiche e medicinali, in moltissimi settori manifatturieri (tessile, meccanico, finiture, arredo, plastico, automotive, chimico) e naturalmente anche in quello dei servizi di peritali e di consulenza, a livello manageriale e organizzativo. Tale professione è altresì fondamentale per la sicurezza nell’ambito marittimo, dove svolge il ruolo di Chimico di porto, e nelle perizie correlate alla merce in ingresso nel nostro Paese.
Chimico PUBBLICA AMMINISTRAZIONE: ARPA, SPISAL, ASL, INAIL, ISPRA, MINISTERI, servizio sanitario; corpi speciali dello stato (ad esforze armate, polizia scientifica), etc. UNIVERSITÀ E SCUOLE SECONDARIE: Insegnamento; ricerca Enti di Ricerca: INFN; ENEA; CNR STRUTTURE OSPEDALIERE: Chimica clinica; tossicologia; nutrizione; farmacologia; etc. SOCIETÀ DI CONSULENZA - LABORATORI DI ANALISI INDUSTRIA: chimica; cosmetica; agricola; alimentare; tessile; meccanica; metallurgica; elettronica; ambientale; portuale; etc.
IL CHIMICO LIBERO PROFESSIONISTA Un terzo degli iscritti all’Albo dei Chimici opera in qualità di libero professionista e come tale è iscritto all’Ente di Assistenza e Previdenza Pluricategoriale EPAP, al quale sono registrati anche i Geologi, Agronomi-Forestali, Attuari. È stata condotta un’indagine dal CRESME su dati EPAP al fine di valutare quali siano le statistiche reddituali medie annue della nostra categoria professionale. ISCRITTI ALLA CASSA PREVIDENZIALE E STATISTICHE REDDITUALI (MEDIE ANNUE)
Fonte: elaborazioni Cresme su dati Cassa Previdenziale EPAP
richiedono la professionalità del chimico. Settori che prevedono sviluppi nel prossimo futuro Negli ultimi anni tante sono sono anche quelli della state le variazioni dei settori consulenza gestionale con considerati strategici sul gli standard ISO, alcuni già piano sociale industriale, aggiornati ed altri in fase di nonché il ed in questo processo di aggiornamento, rinnovamento, innovazione ed mercato collegato ai prodotti evoluzione la professionalità da costruzione CPR 305/2011 del Chimico va ricercata e che richiedono marcatura CE. valorizzata proprio per le Ulteriori rami sono quelli legati sue competenze e specializ- alla chimica verde, prodotti sostenibili, nuovi materiali zazioni. Nuovi regolamenti in ambito plastici, revisioni di processi Europeo - quali REACH, CLP industriali e energia rinnovabile. e CPR, normative a livello Proprio nel settore industriale internazionale in continua il Chimico rappresenta la evoluzione, internazionaliz- congiunzione tra il mondo zazione, rinnovamento di della ricerca e quello della processi produttivi e nuove produzione, svolgendo funzioni produzioni in un’ottica di Green primarie per l’innovazione di Economy, organizzazione della processo, prodotto e di organizproduzione e certificazione zazione, volte sempre di più a di prodotto, sostenibilità ed migliorare non solo la qualità e economia circolare, supporto la funzionalità del prodotto, ma prezioso per aziende e anche la sostenibilità della sua pubbliche amministrazioni produzione a livello sociale, - sono alcune delle nuove economico ed ambientale. frontiere per chi svolge l’attività Si attendono sviluppi anche di Chimico, un settore sempre per la chimica del restauro, più vitale. Basti pensare anche un mercato che stenta ancora all’attenzione crescente per a decollare data l’endemica la sicurezza alimentare e carenza di fondi del settore 4 cosmetica, la sostenibilità e pubblico, ma che, considerando l’interesse per la salute e la il contesto italiano ed internasicurezza dei lavoratori nelle zionale, possiede potenzialità enormi e prevede un ruolo aziende. Negli ultimi anni anche la fondamentale per il Chimico. sicurezza sul lavoro ha assunto Con il nuovo Jobs Act Autonomi 81/2017), sicuramente un’importanza preponderante (L. con l’ultimo Testo Unico, quello della sussidiarietà è DLgs. 81/2008 e s.m.i., che un altro campo destinato a ha comportato l’emergere di svilupparsi. La stessa legge una serie di attività di analisi, infatti specifica all’art. 5 “Delega consulenza e controlli che al Governo in materia di atti SVILUPPO DEL MERCATO E SETTORI EMERGENTI
pubblici rimessi alle professioni organizzate in ordini o collegi”, che i professionisti iscritti agli Ordini possano operare in regime di sussidiarietà delle amministrazioni pubbliche, al fine di semplificarne l’attività e di ridurne i tempi di produzione. L’art. 5 precisa chiaramente che il Governo è delegato ad adottare, entro 12 mesi dalla data di entrata in vigore della L.81/2017, uno o più decreti legislativi in materia di rimessione di atti pubblici alle professioni organizzate in ordini, e tra queste vi è la professione del Chimico. Il regime di asseverazione permette senza dubbio la possibilità di nuovi sbocchi lavorativi per i Chimici ed in particolare anche per i giovani. Il professionista potrebbe operare in sostituzione dell’Ente o congiuntamente ad esso al fine di garantire tempi di risposta più brevi, favorendo così da un lato l’accelerazione dello sviluppo industriale e dall’altro una diminuzione di carico di lavoro degli Enti. Il professionista nello svolgere tale attività assume un ruolo rilevante di garante ai fini della collettività, rispondendo personalmente di quanto asseverato in relazione non solo alle proprie competenze ma anche al codice etico e deontologico della sua professione. Di seguito si riportano i settori di mercati individuati dagli iscritti tramite l’indagine conoscitiva del CRESME.
SETTORI DI MERCATO CON LE PROSPETTIVE MIGLIORI NEL PROSSIMO QUINQUENNIO (% RISPOSTE) SCENARI Il settore ambientale è indicato tra i più promettenti in uno scenario quinquennale, seguito dal settore della sicurezza alimentare e dal mercato delle certificazioni ambientali e alimentari.
Fonte: prima indagine RPT/Cresme sulle professioni tecniche in Italia
AMBITI INNOVATIVI STRATEGICI IN UNO SCENARIO DI MEDIO PERIODO (5-10 ANNI, % RISPOSTE) INNOVAZIONE Il tema della sostenibilità è indicato come ambito innovativo strategico per la professione, assieme a nuove metodologie e strumenti per la riduzione dell’impatto ambientale. Segue il tema delle energie rinnovabili e dello sviluppo di tecnologie per il riuso/riciclo, tematiche ritenute centrali soprattutto dai Chimici liberi professionisti.
Fonte: prima indagine RPT/Cresme sulle professioni tecniche in Italia
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LA “SUSSIDIARIETÀ” COME RICONOSCIMENTO DEL VALORE SOCIALE DELLE PROFESSIONI ORDINISTICHE DI GIUSEPPE GEDA Ho sempre sostenuto che appartenere ad una Professione intellettuale, inserita nel complesso Sistema Ordinistico italiano, debba essere visto come un vanto e con orgoglio dal Professionista. Non di meno il cittadino deve riconoscere in esso una garanzia di preparazione, serietà e riservatezza tali da dargli quella fiducia che è la base del rapporto cittadino/professionista. Il politico, o meglio la politica, non può non tenere conto di questo rapporto che costituisce un valore sociale reale e che può e deve essere utilizzato. Ecco allora nascere il concetto di “sussidiarietà”, oggetto di riflessione e di dibattito non solo nelle varie Nazioni ma, giustamente, all’interno della stessa Unione Europea. Ma il concetto è così chiaro nella sua definizione e soprattutto nella sua applicazione? Viste le regolamentazioni delle Professioni, diverse e non armonizzate, mi sembra difficile (ma non impossibile) pensare ad una “sussidiarietà” che possa essere elemento di omogeneizzazione in ambito UE. Se si guarda all’obiettivo, e cioè al miglioramento delle prestazioni e dei servizi della Pubblica Amministrazione per cittadini ed imprese, sarebbe bene si chiarisse sì il concetto ma soprattutto il modo di calarlo all’interno di una società in continuo sviluppo.
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IL CHIMICO ITALIANO
Il nostro Sistema Ordinistico, quello italiano intendo, pur essendo molto complesso e soggetto a critiche (in parte giustificate, in parte strumentali e quindi non giustificate) conserva comunque un valore intrinseco che garantisce una reale e concreta possibilità di essere al centro di quella svolta epocale quale potrebbe essere la “sussidiarietà”. Certamente, però, tale Sistema deve presentarsi alla politica in modo coeso e non frammentato, almeno nei principi generali. Già da qualche anno studiosi della materia hanno discusso su tali principi; alcuni ritengono che “sussidiarietà” possa o debba comprendere un ulteriore concetto: quello dell’”ablazione”. Se si distinguono le funzioni decisionali da quelle accessorie, in capo entrambe al momento alle PA, allora possiamo comprendere il concetto di “ablazione”. Come esempio pensiamo al Chimico come colui che è chiamato a fare accertamenti, istruttorie, redigere perizie, certificare dati,esprimere pareri ecc. da parte e per conto della PA. Se lo stesso concetto venisse fatto proprio da tutte le Professioni Ordinistiche avremmo una base comune. Vedremmo allora un fermento innovativo di tutto il Sistema che oltre a dare un supporto, ormai indispensabile, alla PA creerebbe spazio di lavoro intellettuale a vantaggio di tanti
giovani laureati. Si parla molto, in Italia, della fuga di cervelli ma poco si fa per arginarla; la “sussidiarietà” potrebbe e dovrebbe essere lo strumento che, oltre a rendere più efficiente la PA, apre spazi vitali per le nuove generazioni di Professionisti. Per concludere queste mie prime riflessioni, ritengo sia bene far presente che debba essere evitato quel momento confusionale che spesso accompagna le proposte innovative e cioè confondere le due funzioni, decisionali ed accessorie, o pensare di mantenerle solo accorpate nella PA. Credo che la funzione del Professionista nella “sussidiarietà” possa coprire entrambe; capisco che chiedere alla PA di dare al Professionista la facoltà di concedere autorizzazioni o di negarle sia politicamente difficile.
Il supporto tecnico/scientifico è indispensabile comunque per procedere in fase decisionale;senza di esso vengono molto spesso a mancare i presupposti . Se la PA ha bisogno di noi, rispondiamo: “Presente”, ma nel riconoscimento e nel rispetto dei ruoli e delle distinte funzioni sociali. Queste poche righe non possono essere certamente esaustive e richiedono ulteriori riflessioni e precisazioni in merito alla funzione del Professionista Chimico all’interno della tematica definita “sussidiarietà”. Quindi al prossimo appuntamento sul tema e grazie per l’attenzione.
SI RIPORTANO ALCUNI ESEMPI DI APPLICAZIONE FUTURA DELLA SUSSIDIARIETÀ OLTRE A QUANTO GIÀ VIGENTE IN CAMPO AMBIENTALE.
TEMATICA AMBIENTALE Emissioni in atmosfera • Asseverazioni\SCIA in ambito di autorizzazioni a carattere generale • Asseverazioni\SCIA in ambito di autorizzazioni semplificate • Controlli a campione in supporto alla PA • Supporto alla PA nella predisposizione di piani di tutela ambientale e qualità dell’aria • Controlli in supporto alla PA dei piani di gestione solventi (PGS) Scarichi idrici • Asseverazioni\SCIA in ambito di autorizzazioni • Asseverazioni\SCIA su riutilizzo delle acque reflue • Controlli a campione in supporto alla PA • Verifica della efficacia ed efficienza dei processi di captazione, distribuzione delle acque potabili in supporto alla PA
• Verifica della efficacia ed efficienza dei processi di trattamento e depurazione in supporto alla PA Gestione rifiuti • Asseverazioni\SCIA in ambito di autorizzazioni semplificate • Asseverazioni\SCIA su stoccaggio e trattamento dei rifiuti • Controlli a campione in supporto alla PA Inquinamento acustico • Collaudo dei requisiti acustici passivi degli edifici – attività di controllo sugli edifici costruiti a partire dal 1998 in supporto alle PA • Attività di controllo e monitoraggio della corrispondenza dei piani di zonizzazione acustica dei Comuni e confronto tra Comuni limitrofi in supporto alle PA
RINNOVO DEI CONSIGLI DEGLI ORDINI TERRITORIALI DEI CHIMICI DI GIUSEPPE PANZERA In controtendenza rispetto a qualche anno fa nel 2017 si registra un avvicinamento dei giovani chimici nei confronti della libera professione. Si è bloccato o meglio rallentato l’innalzamento dell’età media degli iscritti all’Albo e ciò è anche evidenziato dal ricambio generazionale presso i vari Consigli degli OT dei Chimici nella recente tornata elettorale. Avevamo indicato che, negli ultimi anni, i motivi di un trend negativo nelle iscrizioni all’Albo iniziato nel 2012 sono comuni a tutte le professioni e in generale imputabili a una serie di circostanze. In primis il calo demografico, causa di un invecchiamento del Paese, e in secondo luogo la crisi economica non ancora passata che rende difficile a molti affrontare le spese universitarie. Per i chimici pare che sia iniziata una nuova fase. Nonostante comunque le previsioni ottimistiche, un aspetto su cui però è necessario che i nuovi Consigli insieme alle Università pongano molta attenzione, è che ad un parziale aumento dei laureati in chimica almeno nel 2016, non si registra un pari aumento di abilitati, e quindi di iscritti all’Albo. La situazione sul territorio italiano si presenta a macchia di leopardo, è anche vero che la libera professione almeno agli inizi, in termini di reddito è poco premiata dal mercato e non esercita appeal sui giovani maggiormente orientati su attività non riservate, in cui l’abilitazione può avere una bassa utilità. E’ forse prematuro dirlo, ma stiamo assistendo ad un cambiamento di rotta. Iniziative di politica del lavoro e fiscale, nuove opportunità e nuovi ambiti lavorativi stanno aprendo prospettive ai giovani che si affacciano alla professione di chimico.
AI NUOVI CONSIGLI DEGLI ORDINI TERRITORIALI APPENA INSEDIATI AUGURIAMO BUON LAVORO. CONSIGLI DIRETTIVI PER IL QUADRIENNIO 2017/2021.
Ordine Provinciale dei Chimici di Potenza
Presidente: Gianessi Raffaele Segretario: Pace Vita Tesoriere: Fedeli Pietro Consiglieri: (Sezione A) De Bonis Margherita Messina Fiorella Santagata Antonio (Sezione B) Possidente Donatella
Ordine Provinciale dei Chimici di Messina
Presidente: Rosario Saccà Segretario: Giovanni Toscano Tesoriere: Santo Di Pietro Consiglieri: (Sezione A) Ileana Arrigo Emanuele Alongi Giuseppina D’amico Giovanni Rizzo Letteria Settineri (Sezione B) Giacomo Ansaldo
Ordine Regionale dei Chimici della Calabria
Ordine Provinciale dei Chimici di Catania
Presidente: Alessandro Teatino Segretario: Maria Caterina Gallucci Tesoriere: Fernando Delfino Consiglieri: (Sezione A) Gregorio Barbieri Francesco Gionfriddo Gerardo Greco Luvarà Antonio Davide Melchionna Amalia Urso
Presidente: Gaetano Valastro Vicepresidente: Alessandro Giuffrida Segretario: Daniela Di Grazia Tesoriere: Guido Bellia Consiglieri: (Sezione A) Rosario Contarino Andrea Imbrogiano Bruno Catara Salvatore Gentile Paolo Maria Riccobene
Ordine Provinciale dei Chimici di Matera
Ordine Provinciale dei Chimici di Foggia
Presidente: Achille Palma Vicepresidente: G.ppe Anzilotta Segretario: Lucrezia De Carlo Tesoriere: Giuseppe Novario Consiglieri: (Sezione A) Vincenzo Bianco Pietro DeLucia (Sezione B) Pierpaolo Capece
Presidente: Giovanni Miucci Vicepresidente: Vincenzo Catenazzo Segretario: Oto Miedico Tesoriere: Maria Campaniello Consiglieri: (Sezione A) Francesco Santamaria Maria Immacolata Gorgoglione Rita Gambino
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Ordine Interprovinciale dei Chimici di Lecce e Brindisi Presidente: Filippo Sturdà Segretario: Antonio Pennetta Tesoriere: Filippo Selleri Consiglieri: (Sezione A) Antonella Ciardo Stefano Mazzotta Manuele Murri Vittorio Rampino (Sezione B) Filippo Selleri
Ordine Interregionale dei Chimici di Lazio, Umbria, Abruzzo e Molise Presidente: Cinzia Colagrossi Segretario: Rocco Luigi Bubbico Tesoriere: Sandro Pasquarelli Consiglieri: (Sezione A) Paola Serino Floriana Pellegrini Claudia Barreca Serena Mattiello Giorgio Grimani Andrea Ambrosetti Ottorino Paiusco (Sezione B) Daniela Stangalini
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Ordine dei Chimici di Bari
Presidente: Apollonia Amorisco Segretario: Angela Sgaramella Tesoriere: Pietro Robert Consiglieri: (Sezione A) Ruggero Angelico Nicodemo Pagone Lorenzo Colaianni Tiziana Biunno Serafina Cotrone (Sezione B) Franzesca Zella
Ordine Regionale dei Chimici delle Marche
Presidente: Riccardo Sinigallia Vicepresidente: Paola Ranzuglia Segretario: Donato D’Elia Tesoriere: Raffaele Macerata Consiglieri: (Sezione A) Cristina Baldini Antonio Cettineo Manuela Cortese Giovanni Giulietti (Sezione B) Alberto Pagnetti
Ordine Provinciale dei Chimici di Taranto
Presidente: Renzo Tommasini Segretario: Adele Dell’Erba Tesoriere: Alessandro Bertocci Consiglieri: (Sezione A) Giovanni Pergolese Sara Aprea Marco De Giorgi (Sezione B) Angelo Colangelo
Ordine Regionale dei Chimici della Toscana
Presidente: Francesca Piccioli Segretario: Tania Martellini Tesoriere: Patrizio Gracci Consiglieri: (Sezione A) Lario Agati Lorenzo Catani Patrizio Nuti Anna Maria Papini Andrea Perico Marco Rocchi Simone Romoli (Sezione B) Federica Alberigi
Ordine Interprovinciale dei Chimici dell’Emilia-Romagna
Presidente: Raffaella Raffaelli Vicepresidente: Luca Scanavini Segretario: Raffaella Spisani Tesoriere: Licia Rubbi Consiglieri: (Sezione A) Luca Scanavini Massimiliano Livi Massimo Farnè Sonia Dall’Ara Beatrice Montanari (Sezione B) Michela Visconti
Ordine Interprovinciale dei Chimici della Liguria
Presidente: Alessandro Girelli Segretario: Patrizia Montenovi Tesoriere: Goffredo Ferelli Consiglieri: (Sezione A) Valentina Caratto Monica Ferretto Giulia Moretti Giuseppe Tonello Roberto Utzeri (Sezione B) Elisa Carpaneto
Ordine Provinciale dei Chimici di Modena
Ordine Interprovinciale dei Chimici di Parma e Piacenza
Presidente: Barbieri Loretta Segretario: Roberto Bassissi Tesoriere: Daniele Baraldi Consiglieri: (Sezione A) Carlo Bascheri Elisabetta Boccaletti Alberto Del Rio Sandra Lazzari Claudia Zucchi (Sezione B) Andrea Pongolini
Presidente: Claudio Mucchino Segretario: Diana Poli Tesoriere: Nicola Buratti Consiglieri: (Sezione A) Barbara Bricoli Gianni Galaverna Marianna Guarnieri Luigi Righini Attilio Sagner (Sezione B) Alessandro Belletti
Ordine Provinciale dei Chimici di Treviso
Presidente: Andrea Volpato Segretario: Enerida Gurabardhi Tesoriere: Loretta Camerotto Consiglieri: (Sezione A) Francesco Albrizio Stefano Donatello Paolo Isandelli Alessandro Manera Fabrizio Michelini Carlo Giovanni Moretto
Ordine Provinciale dei Chimici di Venezia
Presidente: Matilde Brandolisio Vicepresidente: Doriana Visentin Segretario: Federica Vazzola Tesoriere: Gianluca Saoner Consiglieri: (Sezione A) Riccardo Castellani Valerio Causin Stefano Ranzato Zeno Morabito Davide Bernardi
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Ordine Interprovinciale dei Chimici della Lombardia
Ordine Interprovinciale dei Chimici del Veneto
Presidente: Luigi Pozzi Segretario: Salvatore Balsamà Tesoriere: Santo Palmieri Consiglieri: (Sezione A) Fabio Mario Bassani Giovanni Battaglia Paolo Bogarelli Lùcia Carrano Piero Di Stefano Giovanni Saracino Paolo Viola (Sezione B) Fatima Zuhra Msiyah
Presidente: Elena Alberton Vicepresidente: Paolo Bendazzoli Segretario: Carla Mastella Tesoriere: Giorgio Romanello Consiglieri: (Sezione A) Tiziano Bonato Pierpaolo Orlandi Lauro Benedetto Pavanello Marcello Volpe (Sezione B) Roberto Orti
Ordine Provinciale dei Chimici di Bergamo
Ordine Provinciale dei Chimici di Cremona
Presidente: Luigi Milesi Segretario: Raffaella Gibellini Tesoriere: Giancarlo Andreoletti Consiglieri: (Sezione A) Simone Pellegrini Cristina Piccinelli Daniele Zamboni (Sezione B) Matteo Sette
Presidente: Fabio Denicoli Segretario: Sara Ardigò Tesoriere: Adriano Telò Consiglieri: (Sezione A) Massimo Crotesi Adriano Amedeo Isernia Franco Mazzini Curzio Merlo
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Ordine Regionale dei Chimici del Trentino Alto Adige Presidente: Andreas Verde Vicepresidente: Karl Mair Segretario: Gianumberto Giurin Tesoriere: Karl Mair Consiglieri: (Sezione A) Gino Bentivoglio Gian Nicola Berti Fabrizio Dematté Silvia Boschetti
Ordine Provinciale dei Chimici di Brescia
Presidente: Alessandro Francesconi Segretario: Marco Bertelli Tesoriere: Mirko Osellame Consiglieri: (Sezione A) Vitantonio Balacco Paolo Bossini Paolo Damioli Chiara Lanzini Nicola Macchione (Sezione B) Luca Suriano
Ordine Provinciale dei Chimici di Sassari
Presidente: Stefano Mascia Vicepresidente: Salvatore Crobu Segretario: Carlo Piga Tesoriere: Vincenzo Brundu Consiglieri: (Sezione A) Lidia Alicicco Giuseppe Caria Daniele Urgeghe Melania Pinna
Ordine Interprovinciale dei Chimici di Cagliari, Nuoro e Oristano
Ordine Interregionale dei Chimici del Piemonte e Valle d’Aosta
Presidente: Raffaele Congiu Segretario: Franca Farina Tesoriere: Gianluca Pettinau Consiglieri: (Sezione A) Gianluca Vargiu Gianluca Poma Valeria Marina Nurchi Alessandro Loi Nicola Cuboni (Sezione B) Stefano Piga
Presidente: Silvia Nidasio Segretario: Anna Albina Sampò Tesoriere: Paolo Branca Consiglieri: (Sezione A) Giovanni Dacomo Marco Ginepro Antonietta Mastrone Antonello Nonnato Andrea Pich Michele Santovito Renato Alberto Tomasso (Sezione B) Davide Tiraboschi
Ordine Interprovinciale dei Chimici della Sicilia Presidente: Vincenzo Nicolì Vicepresidente: Salvatore Giuliano Segretario: Salvatore Campanella Tesoriere: Antonino Maida Consiglieri: (Sezione A) Stella Bastone Dario Gallotta Luigi Librici Andrea Macaluso (Sezione B) Giovanni Maniscalco
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Aula 101, I piano, Centro Didattico Morgagni, Università degli Studi di Firenze, Viale Morgagni 40-44, 50134 Firenze
Programma – Sessione mattutina 9.00 – 9.30
Registrazione
9.30 – 9.50
Saluti istituzionali Nausicaa Orlandi - Presidente del Consiglio Nazionale dei Chimici Carla Denotti - Presidente pro-tempore CPO-CNC Francesca Piccioli - Presidente Ordine dei Chimici della Toscana Andrea Goti - Direttore del Dipartimento di Chimica “Ugo Schiff” dell’Università di Firenze
LA PROFESSIONE ATTUALE E LE PROSPETTIVE PER IL FUTURO 9.50 – 10.10
Il Chimico libero professionista Emiliano Miriani - Consigliere del Consiglio Nazionale dei Chimici
10.10 – 10.30
Il Chimico imprenditore Daniela Maurizi - Segretario del Consiglio Nazionale dei Chimici
10.30 – 10.50
Il Chimico nell’industria Marco Galvagni - R&D Fabbrica Italiana Sintetici, F.I.S. S.p.A.
10.50 -11.10
Coffee break
11.10 – 11.30
Le prospettive per il Chimico nell’industria Dott. Vittorio Maglia - FEDERCHIMICA
11.30 – 11.50
Il Chimico nelle Agenzie per la Prevenzione Mariarosa Caporali - Comitato unico di garanzia CUG delle ARPA
11.50 – 12.10
Opportunità previdenziali e assicurative per il Chimico - EPAP Claudio Torrisi – Vicepresidente dell’EPAP
12.10 – 12.30
Assicurazioni Giorgio Moroni – Consigliere di Amministrazione di Aon S.p.A.
12.30 – 13.15
Lunch break
Patrocini concessi
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Patrocini richiesti
Programma - sessione pomeridiana DOVE E COME SI FORMANO LE NUOVE GENERAZIONI DI CHIMICI 13.30 – 13.50
13.50 – 14.10 14.10 – 14.30 14.30 – 14.50
Chimica e Università Barbara Valtancoli - Coordinatore nazionale di ConChimica (Conferenza nazionale dei Presidenti dei corsi di laurea in chimica) Rientro in Italia grazie al Programma Rita Levi Montalcini: cosa ci si aspetta Claudia Bello, Ricercatore Dipartimento di Chimica “Ugo Schiff” dell’Università di Firenze La chimica nella Scuola Secondaria Lorella Chiesi, vice preside del Liceo Zanelli di Reggio Emilia Provvedimenti in atto e allo studio Franca Bagni Cipriani – Consigliera Nazionale di Parità
ASPETTATIVE E PROSPETTIVE PER I GIOVANI NELLA PROFESSIONE DI CHIMICO 15.00 – 16.30
TAVOLA ROTONDA Moderatore: Mariano Pudda, Consigliere del Consiglio Nazionale dei Chimici Intervengono: Giuseppe Geda, Consigliere del Consiglio Nazionale dei Chimici Franca Cipriani, Consigliera Nazionale di Parità Anna Maria Papini, Professore di Chimica Bioorganica - Università di Firenze Angela Pellacani, Presidente dell’Ordine dei Chimici di Reggio Emilia Doriana Visentin, Chimico ambientale presso ARPAV Veneto Lucia Carrano, Componente CPO-CNC e consigliere Ordine Interprovinciale Chimici Lombardia
16.30 – 17.00
Conclusioni Carla Denotti - Presidente pro-tempore CPO-CNC
IL CHIMICO ITALIANO
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