Il Chimico Italiano - 3

Page 1


Il Chimico

Italiano

PERIODICO DI INFORMAZIONE DEI CHIMICI ITALIANI

Editore Consiglio Nazionale dei Chimici Direzione, redazione e amministrazione P.zza S. Bernardo, 106 - 00187 Roma Tel. 06 47883819 - Fax 06 47885904 cnc@chimici.it - www.chimici.it Direttore responsabile Dott. Chim. Nausicaa Orlandi Direttore editoriale Dott. Chim. Giuseppe Panzera Comitato editoriale Dott. Chim. Daniela Maurizi Dott. Chim. Emiliano Miriani Dott. Chim. Renato Soma Dott. Chim. Giuseppe Panzera HERO e non impegnano il Consiglio Nazionale dei Chimici né il Comitato di Redazione (CdR). L’accettazione per la stampa dei contributi della chimica è subordinata all’approvazione del CdR. Concessionaria di Pubblicità Consiglio Nazionale dei Chimici Autorizzazione del tribunale di Roma n. 0032 del 18 gennaio 1990 NUMERO CHIUSO IN REDAZIONE IL 10 - 05 - 2018

ASSOCIATO ALL’USPI UNIONE STAMPA PERIODICA ITALIANA

2

IL CHIMICO ITALIANO


SOMMARIO 4

6

14

L’EDITORIALE Una professione che cambia

La federazione nazionale degli ordini dei chimici e dei fisici quale il futuro della professione

18

Primi novanta anni dell’ordine della Calabria

22

Professionisti pubblici: rigeneriamo la P.A. – sviluppo e servizi al cittadino

30

Anche i chimici dovrebbero conoscere le basi della topologia

34

Cioccolato, metafora di antichi e moderni chimismi

40

Nanomateriali: generalità e rischi nell’utilizzo

1928 – 2018 Novant’anni da protagonisti

IL CHIMICO ITALIANO

3


L’editoriale

Una professione che cambia DI NAUSICAA ORLANDI Cari colleghi, il 2018 sarà un anno da ricordare per tutti i Chimici e Fisici italiani. Fra la fine del 2017 e l’inizio di quest’anno, infatti, il Parlamento ha approvato la Legge Lorenzin che ha sancito il cambio di denominazione del Consiglio Nazionale dei Chimici - a 90 anni dalla sua istituzione - in Federazione Nazionale degli Ordini dei Chimici e dei Fisici. Una svolta importante, arrivata dopo un lungo percorso che ha visto dialogare costruttivamente professionisti e istituzioni. Il riconoscimento della professione sanitaria è evidente per molte delle attività che i Chimici stanno già svolgendo tra cui ad esempio quelle che riguardano i determinanti della salute per la popolazione, la chimica clinica, gli aspetti di sicurezza alimentare, nutrizionale, cosmetico, farmaceutico, tessile, di prodotto in genere, ma anche la tutela ambientale e la prevenzione dell’inquinamento, la salute e sicurezza sul lavoro con le sue valutazioni dei rischi, nonché lo sviluppo e l’innovazione di processo in ottica sempre più di sostenibilità e economica circolare.

4

IL CHIMICO ITALIANO


All’interno della rivista è stato dedicato un primo articolo a questo cambiamento, a come la nostra professione si stia evolvendo e a come sia l’ordinamento di una professione sanitaria. Nei prossimi mesi vedremo pubblicare dal Ministero della Salute diversi decreti attuativi che interessano le professioni sanitarie e in particolare il decreto attuativo che riguarda il nostro ordinamento professionale. Nella predisposizione di tali decreti la Federazione fornisce il proprio supporto e la propria collaborazione al Ministero della Salute, con il quale si interfaccia direttamente in quanto diretto interlocutore di riferimento della professione. A 90 anni dal riconoscimento della nostra professione di Chimico, il 2018 è un anno da segnare, con l’augurio che questa svolta in professione sanitaria possa portare a voi il giusto riconoscimento per la vostra competenza e professionalità, e permetta ulteriori sbocchi nel mondo del lavoro.

IL CHIMICO ITALIANO

5


LA FEDERAZIONE NAZIONALE DEGLI ORDINI DEI CHIMICI E DEI FISICI QUALE IL FUTURO DELLA PROFESSIONE DI NAUSICAA ORLANDI

Con la Legge n. 03 del 11 gennaio 2018 (Delega al Governo in materia di sperimentazione clinica di medicinali nonché disposizioni per il riordino delle professioni sanitarie e per la dirigenza sanitaria del Ministero della salute) pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale n. 25 del 31 gennaio 2018, entrata in vigore il 15 Febbraio 2018, viene istituita la Federazione Nazionale degli Ordini dei Chimici e dei Fisici. Il Consiglio Nazionale dei Chimici cambia per legge denominazione divenendo Federazione Nazionale degli Ordini dei Chimici e dei Fisici. La novità più importante della Legge n. 03/2018 è qualificare l’attività di Chimico e Fisico quale professione sanitaria, regolamentata e garantita dalla Costituzione; novità che coinvolgerà obbligatoriamente non solo gli attuali Chimici iscritti ma anche tutti coloro che finora hanno svolto attività caratteristiche, riservate a Chimici e Fisici in strutture pubbliche e private, e che per gli effetti correlati alla professione sanitaria sono tenuti ora ad iscriversi. Un cambiamento segnato dal passaggio di vigilanza dal Ministero della Giustizia al Ministero della Salute. Una svolta epocale che riconosce l’importanza e il ruolo del Chimico per la salute della collettività e il rispetto dell’ambiente e allo stesso tempo sancisce l’ingresso nella professione regolamentata sanitaria di Fisico con conseguente obbligo di iscrizione all’Albo. La Legge n. 03/2018 opera contestualmente un’importante revisione della disciplina delle professioni sanitarie modificando, parzialmente, l’impalcatura storica del decreto legislativo del Capo

6

IL CHIMICO ITALIANO


provvisorio dello Stato 13 settembre 1946, n. 233 ed introducendo novità e disposizioni relative agli Ordini e alle Federazioni. Si rafforza l’assunto, già presente nel nostro vecchio ordinamento, che gli Ordini e le Federazioni sono Enti pubblici non economici connessi all’esercizio della professione che agiscono, quali organi sussidiari dello Stato, sul territorio con lo scopo precipuo di tutelare gli interessi del cittadino.

La sussidiarietà comporta che gli Ordini potranno svolgere compiti amministrativi in luogo e per conto dello Stato. Nel contempo si ribadisce che Ordini e Federazioni sono dotati di autonomia patrimoniale, finanziaria, regolamentare e disciplinare, e che sono finanziati esclusivamente con i contributi degli iscritti, senza oneri per la finanza pubblica. Nell’ambito della delega specifica al Governo saranno emanati una serie di decreti attuativi per rendere operativa la nuova Legge: a riguardo, il 13 Marzo scorso è uscito il primo decreto riguardante “Costituzione degli Albi delle professioni sanitarie tecniche, della riabilitazione e della prevenzione.” e il 15 Marzo quello riguardante le “Procedure per la composizione dei seggi elettorali e le procedure di svolgimento delle elezioni per il rinnovo degli Ordini delle professioni sanitarie”. I decreti a venire rappresenteranno dettati regolamentari per disciplinare le norme relative all’elezione degli organi, il limite dei mandati degli organi degli Ordini e della Federazione, i criteri e le modalità per lo scioglimento degli Ordini, la tenuta degli Albi, la riscossione e l’erogazione dei contributi, etc..

IL CHIMICO ITALIANO

7


ORDINAMENTO DELLA PROFESSIONE DI CHIMICO E FISICO Gli Ordini territoriali sono riuniti in una Federazione Nazionale con sede in Roma, che ha la rappresentanza esponenziale delle professioni di Chimico e Fisico presso enti e istituzioni nazionali, europei e internazionali. La Federazione Nazionale ha per legge compiti di indirizzo e coordinamento e di supporto amministrativo agli Ordini nell’espletamento dei compiti e delle funzioni istituzionali.

La Legge n. 3/2018 definisce compiti e attività specifiche per gli Ordini Territoriali e la Federazione Nazionale. Tra le principali attività dell’Ordine territoriale è previsto di: • iscrivere i professionisti all’Ordine nel rispettivo Albo, compilare e tenere gli albi dell’Ordine e pubblicarli all’inizio di ogni anno; • vigilare sulla conservazione del decoro e dell’indipendenza dell’Ordine; • designare i rappresentanti dell’Ordine presso commissioni, enti e organizzazioni di carattere provinciale o comunale; • promuovere e favorire tutte le iniziative intese a facilitare il progresso culturale degli iscritti, anche in riferimento alla formazione universitaria finalizzata all’accesso alla professione; • interporsi, se richiesto, nelle controversie fra gli iscritti, o fra un iscritto e persona o ente a favore dei quali questi abbia prestato o presti la propria opera professionale, per ragioni di spese, di onorari e per altre questioni inerenti all’esercizio professionale, procurando la conciliazione della vertenza e, in caso di mancata conciliazione, dando il suo parere sulle controversie stesse; • provvedere all’amministrazione dei beni spettanti all’Ordine e proporre all’approvazione dell’assemblea degli iscritti il bilancio preventivo e il conto consuntivo; • proporre all’approvazione dell’assemblea degli iscritti la tassa annuale, anche diversificata tenendo conto delle condizioni economiche e lavorative degli iscritti, necessaria a coprire le spese di gestione, nonché la tassa per il rilascio dei pareri per la liquidazione degli onorari; • tramite la commissione d’Albo, proporre al Consiglio direttivo l’iscrizione all’albo del professionista; • tramite la commissione d’Albo, adottare e dare esecuzione ai provvedimenti disciplinari nei confronti di tutti gli iscritti all’Albo e a tutte le altre disposizioni di Ordine disciplinare e sanzionatorio contenute nelle leggi e nei regolamenti in vigore.

8

IL CHIMICO ITALIANO


L’Ordine territoriale di una professione sanitaria prevede i seguenti organi: il Presidente, il Consiglio direttivo, la Commissione di Albo per gli Ordini comprendenti più professioni, ed il Collegio dei revisori. Il Consiglio Direttivo dura in carica 4 anni ed elegge nel proprio seno, a maggioranza assoluta dei suoi componenti, il Presidente, il vice presidente, il tesoriere e il segretario, che possono essere sfiduciati, anche singolarmente, con la maggioranza dei due terzi dei componenti del Consiglio. Chi ha svolto tali incarichi può essere rieletto nella stessa carica consecutivamente una sola volta.

marzo 1928 n. 842, ribadendo dunque che “…le perizie e gli incarichi in materia di chimica pura ed applicata possono essere affidati dall’Autorità giudiziaria e dalle Pubbliche Amministrazioni soltanto ai Chimici iscritti all’Albo…”. Sono fatte salve le competenze dei Chimici di cui al decreto del Presidente della Repubblica 5 giugno 2001, n. 328. Lo stesso art. 8 fa riferimento a decreti attuativi che il Ministro della Salute, entro novanta giorni dalla data di entrata in vigore della legge, adotterà in modo da rendere funzionali le disposizioni previste dall’articolo stesso.

L’articolo di riferimento per i Chimici e Fisici è l’art. 8 della Legge n. 3/2018 che rimarca le normative dell’area sanitaria applicabili all’Ordine dei Chimici e dei Fisici, abrogando precedenti normative a cui i Chimici facevano riferimento. Alla Federazione Nazionale degli Ordini dei Chimici e dei Fisici si applicano dunque le disposizioni del decreto legislativo del Capo provvisorio dello Stato 13 settembre 1946, n. 233, e successive modificazioni. Non si applicano più al nostro ordinamento le normative “storiche”, ovvero il Decreto Legislativo Luogotenenziale n. 382 del 1944, la Legge n. 897 del 1935, il DPR 169 del 2005 ed il DPR 137 del 2012. Resta fatto salvo l’art. 16 del Regio Decreto del 1

Nella predisposizione dei decreti attuativi la Federazione fornisce il proprio supporto e la propria collaborazione al Ministero della Salute, con il quale si interfaccia direttamente in quanto interlocutore di riferimento della professione. I prossimi decreti attuativi porteranno al cambiamento di denominazione dei 36 Ordini Territoriali il cui consiglio rimarrà in carica – come previsto dalla Legge 3/2018 – sino a scadenza del mandato, e definiranno i nuovi criteri di iscrizione all’ordine di Chimici e Fisici, la modalità di tenuta e gestione dell’Albo che accomuna le due professioni, nonché il periodo transitorio previsto per i consigli di disciplina (ex DPR 137/2012), la conferma del sigillo professionale ed altri numerosi aspetti. La Federazione emanerà specifiche disposizioni statutarie o regolamentari al fine di disciplinare le modalità operative per l’esecuzione dei decreti attuativi stessi. Le specifiche disposizioni statutarie o regolamentari emanate vengono comunicate al Ministero della Salute, e trasmesse agli Ordini Territoriali che provvedono al recepimento.

IL CHIMICO ITALIANO

9


L’ARTICOLAZIONE DELL’ALBO PROFESSIONALE E L’OBBLIGATORIETÀ DI ISCRIZIONE La Federazione si è fatta promotore presso il Ministero della Salute per conservare l’attuale articolazione territoriale degli Ordini dei Chimici presenti alla data di entrata in vigore della legge 11 gennaio 2018, n. 3, i quali con il prossimo decreto attuativo cambieranno denominazione in “Ordini dei Chimici e dei Fisici”. Resta fermo che ai sensi dell’articolo 8, comma 8 della Legge, i Consigli direttivi degli Ordini dei Chimici in essere alla data di entrata in vigore della legge rimangono in carica fino alla fine del proprio mandato. I 36 Ordini Territoriali cambieranno pertanto denominazione nel momento in cui verrà pubblicato il decreto attuativo relativo al nostro ordinamento professionale. Ne seguirà che all’interno dell’Albo professionale dell’Ordine dei Chimici e dei Fisici saranno istituiti, all’interno delle relative sezioni A e B, i settori «Chimica» e «Fisica» ovvero – come afferma la Legge n. 3/2018 – l’Albo professionale unico vedrà per ciascuna delle attuali sezioni (A e B) creare due settori denominati “Chimica” e “Fisica”. La futura iscrizione all’Albo sarà pertanto accompagnata dalle dizioni: «sezione A – Chimica», «sezione A – Fisica», «sezione B – Chimica», «sezione B – Fisica». I settori sono definiti come previsto dal DPR 328/01 Titolo I art. 3 ovvero “corrispondono a circoscritte e individuate attività professionali…omissis.. in relazione allo specifico percorso formativo. Il professionista iscritto in un settore non può, esercitare le competenze di natura riservata attribuite agli iscritti ad uno o più altri settori della stessa sezione, ferma restando la possibilità di iscrizione a più settori della stessa sezione, previo superamento del relativo esame di Stato.” Dunque gli iscritti in un settore che, in possesso del necessario titolo di studio, richiedano di essere iscritti in un diverso settore della stessa sezione, devono superare l’esame di Stato limitato alle prove e alle materie caratterizzanti il settore cui intendono accedere. Ne deriva che l’Albo dell’Ordine dei Chimici – Sezione A confluirà nell’«Albo degli Ordini dei Chimici e dei Fisici – sezione A – settore Chimica». I Chimici iscritti a tale data conserveranno i diritti acquisiti, ivi inclusa l’anzianità di iscrizione. In modo analogo avverrà anche per la Sezione B per i Chimici Iunior iscritti. Seguirà poi la creazione della sezione A – settore Fisica e sezione B – settore Fisica. Da quel momento la numerazione degli iscritti Chimici e Fisici all’Albo sarà unica e progressiva nelle rispettive sezioni. Resteranno pertanto confermati i numeri di sigillo professionale erogati sino ad oggi dagli Ordini territoriali.

10

IL CHIMICO ITALIANO


È stato richiesto dalla Federazione di poter annotare nell’Albo le eventuali specializzazioni possedute dagli iscritti, in modo da dare maggiore comunicazione delle specializzazioni che i professionisti Chimici e Fisici hanno in relazione agli incarichi che stanno o potrebbero svolgere. La Legge n. 3/2018 rimarca l’obbligatorietà dell’iscrizione per il professionista sanitario e la necessità di reprimere l’esercizio abusivo. Ne consegue un cambiamento rilevante per tutti coloro che svolgono attività inerenti la professione di Chimico e di Fisico e che non sono ad oggi iscritti all’Albo professionale. Nel decreto attuativo verrà ribadito che l’iscrizione è indispensabile per esercitare la professione di Chimico e Fisico in forma individuale, associata o societaria, sia nell’ambito di un rapporto di lavoro subordinato o parasubordinato con soggetti pubblici o privati, sia nell’ambito di un rapporto di lavoro autonomo o di prestazione d’opera con soggetti pubblici o privati, anche ove tali rapporti siano saltuari e/o occasionali ed indipendentemente dalla tipologia contrattuale. Gli iscritti all’Albo sono tenuti al rispetto del codice deontologico, che viene emanato a livello nazionale dalla Federazione e recepito dagli Ordini Territoriali, oltre a tutte le altre disposizioni normative applicabili alle professioni sanitarie e con particolare riferimento a quelle di Chimico e di Fisico.

IL CHIMICO ITALIANO

11


L’ABUSO DELL’ESERCIZIO DELLA PROFESSIONE SANITARIA: MAGGIORE CONTROLLO E PENE AUMENTATE il reato che i comuni indirizzeranno a fini assistenziali. Gli artt. 589 e 590 del codice penale vengono anch’essi rivisti prevendendo un aumento di pena se il fatto è commesso nell’esercizio abusivo di una professione sanitaria, ovvero vi è - per l’art. 589 - la pena di reclusione da 3 a 10 anni, e - per l‘art. 590 la pena di reclusione da 6 mesi a 2 anni e per lesioni gravissime da un anno e mezzo a 4 anni.

L’art. 12 della Legge n. 3/2018 rivede la disciplina del reato di esercizio abusivo della professione sanitaria nonché le circostanze aggravanti di un reato commesso in ambito sanitario: dalla legge traspare l’esigenza di reprimere gli abusi contro la professione sanitaria, e quindi la necessità di un maggiore controllo sull’esercizio della professione di Chimico e di Fisico. A titolo esemplificativo, il comma 1 dell’articolo 12 che sostituisce l’articolo 348 del codice penale aumenta notevolmente le sanzioni punendo l’abuso “con la reclusione da sei mesi a tre anni e con la multa da euro 10.000 a euro 50.000 euro”, e la pena aumenta ancora con reclusione fino a 5 anni e multa fino a 75.000 euro per il professionista prestanome, che rischia anche l’interdizione da 1 a 3 anni dall’attività. La sentenza è pubblicata e c’è la confisca della strumentazione usata per commettere

Art. 589 C.P. Omicidio colposo

«Chiunque cagiona per colpa la morte di una persona è punito con la reclusione da sei mesi a cinque anni. …Se il fatto è commesso nell'esercizio abusivo di una professione per la quale è richiesta una speciale abilitazione dello Stato o di un'arte sanitaria, la pena è della reclusione da tre a dieci anni».

Art. 590 C.P. Lesioni personali colpose

«Chiunque cagiona ad altri per colpa una lesione personale è punito con la reclusione fino a tre mesi o con la multa fino a euro 309. Se la lesione è grave la pena è della reclusione da uno a sei mesi o della multa da euro 123 a euro 619, se è gravissima, della reclusione da tre mesi a due anni o della multa da euro 309 a euro 1.239. Se i fatti sono commessi nell'esercizio abusivo di una professione per la quale è richiesta una speciale abilitazione dello Stato o di un'arte sanitaria, la pena per lesioni gravi è della reclusione da sei mesi a due anni e la pena per lesioni gravissime è della reclusione da un anno e sei mesi a quattro anni».

La Legge n. 3/2018 chiama dunque gli Ordini Territoriali a vigilare ancor di più contro l’abuso dell’esercizio della professione, per garantire sempre maggior tutela della salute della popolazione. Una vigilanza attenta e diffusa si rende possibile con la collaborazione di tutti gli iscritti che possono fare segnalazioni al proprio Ordine Territoriale.

12

IL CHIMICO ITALIANO


IL CHIMICO ITALIANO

13


1928 – 2018 NOVANT’ANNI DA PROTAGONISTI DI RENATO SOMA

14

IL CHIMICO ITALIANO


Sono trascorsi 90 anni dall’emanazione del Regio Decreto del 1º marzo 1928 n. 842 che dettò norme sull’esercizio della professione di Chimico. Oggi che ci accingiamo a forti cambiamenti ci sembra giusto ricordare quel momento, per noi Chimici storico. Lungo fu il percorso che portò al riconoscimento della professione di Chimico: solo dopo i primi decenni dell’Ottocento alla figura del filosofo naturale o del medico interessato alla chimica si sostituì quella del Chimico professionista. All’inizio del secolo scorso la consistenza accademica dei Chimici era simile a quella dei fisici anche se, rispetto alla fisica, la chimica presentava un elemento originale. Parlare di chimica significava infatti occuparsi anche di industria, pur nei limiti di una nazione da poco riunificata e con grossi problemi economici e sociali. Questo spiega la differenza e il maggior dinamismo degli accademici chimici, l’evolversi veloce all’interno delle università con la creazione di cattedre e l’aumento del numero di docenti all’interno delle Facoltà di scienze. L’Italia arriva certamente in ritardo nel comprendere la valenza della chimica rispetto ad altri paesi del vecchio continente come la Germania o il Regno Unito. Ci troviamo inizialmente con poche attività, come l’estrazione dello zolfo in Sicilia e in Romagna, lo sviluppo di piccole industrie farmaceutiche come la Carlo Erba, la Lepetit e la Zamberletti. Alla fine dell’Ottocento incominciano ad apparire le prime fabbriche nei settori della gomma e della ceramica e successivamente di coloranti con l’Acna. Viene avviata la produzione saccarifera e inizia il suo percorso la Montecatini che sarà poi diretta nel Novecento da Donegani. Il tutto si traduce con un maggior dinamismo che si esprime anche con la nascita di diverse realtà associative. Nel 1895 viene costituita la Società chimica di Milano, nel 1899 l’Associazione chimica industriale di Torino. Segue nel 1903 quella di Roma, senza tralasciare che nel 1871 cominciò le sue pubblicazioni la “Gazzetta IL CHIMICO ITALIANO

15


Chimica Italiana”. Una società nazionale vedrà la luce solo nel 1909, dopo che nel 1906 l’Italia aveva ospitato il sesto congresso internazionale di chimica. Si arriva poi al 1928 quando, con l’approvazione del Regio Decreto, la chimica si fa anche “professione”. Sono trascorsi 90 anni dall’emanazione del decreto e molto è cambiato. Certamente abbiamo contribuito anche tutti noi Professionisti Chimici a migliorare, con il nostro sapere, la qualità della vita e a rendere il lavoro un ambiente più sano e più sicuro. Un mondo, quello del sapere chimico, già oggetto di attenzione anche nel campo letterario. Da Giacomo Leopardi con le Dissertazioni, a Primo Levi chimico scrittore che con il “Sistema periodico” ha tradotto in poesia e racconto ogni elemento presente. Oggi, a 90 anni dalla prima, un’altra sfida ci attende: quella sancita dalla Legge 3 dell’11 gennaio 2018, meglio conosciuta come decreto Lorenzin. La professione di Chimico come professione sanitaria, non solo regolamentata ma direi anche garantita dalla Costituzione. Il CNC e gli Ordini territoriali devono cogliere positivamente questi cambiamenti. Devono aprirsi alle nuove sfide consci che, come nel secolo scorso, anche nel terzo millennio il nostro contributo come Chimici sarà determinante e la nostra professione sempre più qualificata e qualificante. Perché avrà come riferimento l’Uomo e tutto ciò che ne determina il benessere.

16

IL CHIMICO ITALIANO


IL CHIMICO ITALIANO

17


PRIMI NOVANTA ANNI DELL’ORDINE DELLA CALABRIA DI GIUSEPPE PANZERA

Nel parlare dei primi novanta anni di vita dell’Ordine dei Chimici, prendo spunto da una domanda che uno studente al primo anno di chimica, mi ha rivolto qualche giorno fa, riguardo la nascita dell’Ordine e della sua funzione. La mia risposta in sintesi facendo un richiamo alle norme: “L’Ordine dei Chimici è fra gli “Enti necessari”, ossia Enti che per l’organizzazione Amministrativa dell’Ordinamento devono necessari amente esistere. L’Ordine professionale in particolare è deputato alla tutela e al decoro della professione, ma ha soprattutto un ruolo di tutela del cittadino e della società in generale, garantendo la professionalità dei propri iscritti.” Ma è sempre stato così? L’ordine nel corso dei suoi novanta anni di vita ha subito diverse trasformazioni: la più recente è quella che in questi giorni vede l’applicazione della legge 3 del 2018, e la nascita della Confederazione degli Ordini dei Chimici e dei Fisici. Ripercorrendo la vita dell’Ordine dei Chimici della Calabria, di cui sono stato per un decennio Presidente e pertanto custode della sua storia comune a tanti altri Ordini Territoriali, provo a raccontarne la sua evoluzione. Sono passati novanta anni da quando con il R.D. 1 marzo 1928, n. 842. Regolamento per l’esercizio della professione di chimico, pubblicato nella Gazz.

18

IL CHIMICO ITALIANO

Uff. 1° maggio 1928, n. 102, venivano istituti gli OT dei Chimici sul territorio italiano: • Art 1. Il titolo di chimico spetta a coloro, i quali abbiano superato l’esame di Stato per l’abilitazione all’esercizio della professione di chimico. Spetta inoltre a coloro, i quali abbiano conseguito presso una università od istituto superiore del Regno un titolo accademico, che, secondo le disposizioni vigenti al tempo in cui lo conseguirono, abilitava direttamente all’esercizio della professione di chimico. • Art 2. Presso ogni locale associazione sindacale dei chimici legalmente riconosciuta è costituito l’albo dei chimici, in cui sono iscritti coloro che, trovandosi nelle condizioni stabilite dal presente regolamento, abbiano la residenza entro la circoscrizione dell’associazione medesima.


Figura 1. Primo elenco di Albo dei Chimici presso la Confederazione Fascista dei Professionisti e degli Artisti.

IL CHIMICO ITALIANO

19


Alcuni Ordini dei Chimici, infatti, inizialmente si costituiscono e prendono origine da associazioni sindacali dei chimici. È quanto avvenne, anche all’Ordine Territoriale dei Chimici della Calabria, dove una prima associazione di chimici si formò addirittura intorno al 1926 sulla scia di un forte sentimento corporativo e sindacalismo nazionale voluto dall’era fascista. Nel 1926 il dott. Covelli Ercole, insieme ad altri 21 colleghi, risulta il primo iscritto al gruppo dei Chimici della Calabria che costituisce le basi del sindacato (Sindacato Nazionale del Lavoro Intellettuale) in un contesto diverso da quello dei giorni nostri. L’Albo dei Chimici all’interno dell’Ordine non nasceva come tale, ma veniva istituito nel periodo fascista come “Confederazione fascista dei professionisti e degli artisti”, quindi una realtà diversa, fatta di non solo chimici ma anche altre professionalità, dove il requisito fondamentale per l’iscrizione non era tanto l’aver sostenuto l’esame di stato per l’esercizio della professione quanto l’iscrizione al partito politico di quel periodo storico. La Confederazione Fascista dei Professionisti e degli Artisti, venne costituita ai sensi della legge del 3 aprile 1926, per la salvaguardia degli interessi generali di coloro che esercitavano un’attività autonoma professionale o artistica. Ben diverso da quello che oggi è l’Ordine, un’istituzione che tutela la professione e la professionalità dei chimici iscritti a beneficio del cittadino. In Calabria nasce l’Ordine dei Chimici di Reggio Calabria in cui confluirono i chimici delle altre due provincie del tempo Catanzaro e Cosenza e in seguito anche i chimici delle nuove province Crotone e Vibo Valentia. Purtroppo nel decennio tra il 1930 e il 1940 si perdono tracce

20

IL CHIMICO ITALIANO


e notizie dell’ordine professionale: risale al 1942 un registro cartaceo che riporta la prima elencazione dell’Albo dei Chimici di Reggio Calabria. Nell’immediato dopoguerra, facendo riferimento ad un D. L. Luogotenenziale del 23 novembre 1944 del Ministero di Grazia e Giustizia, viene nominato, in data 17 ottobre 1946, Commissario straordinario dell’Ordine di Reggio Calabria il dott. Lucio Bonaccorsi, con il compito di ricostituire l’Ordine dei Chimici di Reggio Calabria. Le difficoltà del dott. Bonaccorsi non sono state poche: non era rimasto praticamente nulla dei vecchi documenti e degli iscritti negli anni del fascismo, se non il primo registro nel quale figuravano 22 iscritti. Lo scambio di corrispondenza tra il Commissario Bonaccorsi, il dott. Domenico Marrotta (Direttore generale dell’ISS di Roma) e il dott. Mario Cingolari (Presidente dell’Ordine di Roma) è notevole. Una delle domande più ricorrenti del Commissario straordinario era sulla possibilità di iscrivere anche i colleghi chimici che non avevano sostenuto l’esame di

stato per cause di forza maggiore (la guerra); infatti con le sole quote di 22 iscritti era difficile autofinanziarsi e far andare avanti le attività dell’Ordine. La quota annuale nel 1947 era infatti di appena 500 lire, si pensi che ad esempio un litro di benzina costava 20 lire, un kg di pane 40 lire. L’11 gennaio 1947 presso i locali della Stazione sperimentale delle essenze di Reggio Calabria, il Commissario Bonaccorsi presiede la riunione con gli altri colleghi intervenuti con il seguente ordine del giorno:1) elezioni del consiglio direttivo 2) varie ed eventuali. Nella tornata elettorale risultano eletti il Prof. Francesco La Face (Presidente), il Prof. Bruno Ricca (segretario), e come consiglieri il dott. Adolfo Romeo, il dott. Lucio Bonaccorsi e il dott. Giuseppe Migliorandi. Nasce così l’Ordine dei Chimici che oggi conosciamo, con il primo iscritto: il dott. Benedetto Francesco. Il Prof. La Face fu Presidente dell’Ordine dei Chimici della Calabria dal 1947 al 1957: il numero di iscritti cresceva di anno in anno, arrivando a 92 al termine della presidenza del dott. La Face.

Figura 2. Primo Albo dei Chimici della Calabria.

IL CHIMICO ITALIANO

21


PROFESSIONISTI PUBBLICI: RIGENERIAMO LA P.A. – SVILUPPO E SERVIZI AL CITTADINO

COME UNA COMPAGINE DI PROFESSIONISTI CERCA DI PORRE L’ATTENZIONE SULLA CATEGORIA DI DANILO ANTONI

FLEPAR1 INAIL ha organizzato nelle giornate del 23 e 24 febbraio 2018 un convegno, aperto a tutti i professionisti, con focus sullo stato della Pubblica Amministrazione dopo le ultime riforme, puntando l’attenzione sulla salvaguardia dei servizi al cittadino e sulla situazione a dieci anni dall’en1 FLEPAR-INAIL: 2

22

trata in vigore del D.Lgs.81/2008. FLEPAR INAIL è un’associazione apolitica e senza scopo di lucro, con carattere sindacale, nata a Roma negli anni ‘80 con l’intento di tutelare gli interessi giuridici e economici degli iscritti, nonché il ruolo, la dignità e l’autonomia professionale dei Professionisti operanti per l’INAIL2 . Quando è stata costituita, FLEPAR INAIL contava come iscritti i soli professionisti avvocati dell’INAIL, ai quali, nel 2013 si sono uniti i professionisti delle professionalità tecniche (architetti, attuari, biologi, chimici, geologi, ingegneri) dell’INAIL e dal 2015 i professionisti sanitari non medici. Nel corso degli ultimi anni, l’Associa-

zione ha valorizzato e sostenuto la possibilità dell’INAIL di avere un ruolo centrale in materia di prevenzione e sicurezza nei luoghi di lavoro. In particolare ha sostenuto la realizzazione di un Polo Salute e Sicurezza caratterizzato dalla centralità del ruolo dell’INAIL e dei suoi professionisti. L’attività promulgatrice e di indirizzo è stata attuata anche tramite la realizzazione di convegni, come quello delle

http://fleparinail.it/ INAIL: Istituto Nazionale per l’Assicurazione contro gli Infortuni sul Lavoro. IL CHIMICO ITALIANO

Giorgio Zanchini


giornate di Napoli, che destassero l’attenzione e favorissero la discussione del pubblico e delle istituzioni. Come? Mediante l’applicazione di un format e di strumenti, prima inconsueti (twitter, diretta streaming, whatsapp), per stimolare il dialogo con la platea dei partecipanti. Questo format, già impiegato con successo anche nel corso di precedenti convegni, ha permesso uno scambio in tempo reale dei commenti del pubblico. Le giornate di Napoli, abilmente moderate da Giorgio Zanchini (nella foto mentre legge sullo smartphone uno dei commenti ricevuti dal pubblico), conduttore radiofonico del programma “Radio anch’io” in onda su Radio 1, hanno toccato diversi temi di discussione connessi dal filo conduttore del ruolo del professionista. Nello specifico, nella giornata del 23, con la modalità della tavola rotonda, si sono aperte due sessioni: la prima volta ad approfondire il rapporto delle Professioni con le Amministrazioni Statali e Pubbliche, con l’Innovazione tecnologica e ad analizzare le competenze degli Ordini professionali e delle Associazio3 Infermieri

ni specialistiche, anche alla luce degli sviluppi normativi. In questo ambito si è inserito l’intervento del prof. Claudio Rorato, direttore dell’Osservatorio Professionisti e Innovazione digitale del Politecnico di Milano, che ha evidenziato come sia in atto un’imprescindibile innovazione tecnologica e un conseguente cambiamento del costume. Cambiamento che passa attraverso una sempre maggiore alfabetizzazione digitale imposta dal sistema.

Uno studio negli ambienti professionali del grado di alfabetizzazione digitale ha messo in luce che i più virtuosi in tal senso sono gli studi professionali multidisciplinari, mentre il professionista singolo, in particolare l’avvocato, dovrebbe tendere a una maggiore alfabetizzazione digitale. Il prof. Rorato ha quindi concluso l’intervento auspicando una sempre maggiore digitalizzazione come strumento di miglioramento del servizio pubblico. I rappresentanti delle professioni presenti alla tavola rotonda, Cosimo Cicia consigliere del Comitato Centrale della FNOPI (Federazione Nazionale degli Ordini delle Professioni Infermieristiche, fino al 15 febbraio 2018 Federazione Nazionale dei Collegi IPAVSI3 ) e Presidente del Collegio di Salerno, Guglielmo Emanuele (nella foto in basso) in rappresentanza dei professionisti Geologi e come Presidente SINGEOP (Sindacato Nazionale Geologi Professionisti), Ettore Nardi Consigliere dell’Ordine degli Ingegneri di Napoli - Responsabile Trasparenza e Anticorruzione, Francesco Russo Consigliere Amministrazione EPAP, Nausicaa

Guglielmo Emanuele

Professionali, Assistenti Sanitari e Vigilatrici d’Infanzia.

IL CHIMICO ITALIANO

23


Dott.ssa N. Orlandi

Orlandi Presidente del Consiglio Nazionale dei Chimici, Maurizio Bianco Presidente del Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Napoli, Enrico Gragnoli professore di Diritto del Lavoro all’Università di Parma sono stai invitati ad intervenire sul tema dibattuto. Con l’occasione la dott.ssa N. Orlandi ha introdotto le novità definite dalla L.3/2018, che colloca la professione di chimico e quella di fisico tra le professioni sanitarie corporate nella Federazione degli Ordini dei Chimici e dei Fisici, posta ora sotto la vigilanza del Ministero della Salute, anziché sotto quella del Ministero di Giustizia. La dott.ssa N. Orlandi ha ricordato che il ruolo professionale del chimico, si caratterizza per l’autonomia decisionale nella scelta delle modalità di intervento e per la responsabilità giuridica diretta e personale sul proprio operato, ruolo che è portato a svolgere nei processi volti al miglioramento della salute e del benessere sociale ed economico, nella salvaguardia dell’ambiente e nello sviluppo di processi sostenibili.

24

IL CHIMICO ITALIANO

Partecipando al dibattito sull’innovazione digitale quale strumento del miglioramento della prestazione professionale, la Dott.ssa N. Orlandi (nella foto) ha sottolineato come non sia proficua l’innovazione tecnologica se questa non è supportata e accompagnata dall’invenzione, ovvero dall’apporto di conoscenze da parte dei professionisti, tra i quali i chimici. Successivamente il convegno si è incentrato sui temi delle responsabilità dei professionisti nell’ambito delle Organizzazioni, sulla riforma della giustizia e sulla negoziazione assistita, sul ruolo dei professionisti nell’imparzialità e nella trasparenza richieste alle amministrazioni pubbliche, sulla sburocratizzazione, sui conflitti di interesse e l’incompatibilità di determinati incarichi e sulla prevenzione della corruzione. A questa seconda tavola rotonda hanno partecipato Piero Dominici docente universitario di attività di intelligence e interesse nazionale comunicazione pubblica, Giuseppe Esposito magistrato del TAR, Marco Esposito professore di Diritto del Lavoro Università Parthenope di Napoli, Attilio Fratta


Segretario generale DIRIGENTISCUOLA - DI.S.CONF4., Luciano Hinna professore straordinario di Programmazione e controllo alla Universitas Mercatorum e Presidente del Consiglio Italiano delle Scienze Sociali, Marcello Anselmo e Piero Sorrentino Musicologhi, Lidia Baratta giornalista de “Linkiesta”, Giorgio Barbieri giornalista autore de “I Signori del Tempo Perso” e di “Corruzione a Norma di Legge”, Alessandra Barone avvocato e Segretario Generale UNAEP Campania, Luigi Maria D’Angiolella Presidente della Camera Amministrativa e Comunitaria della Campania, Massimo Di Rienzo esperto e formatore in Anticorruzione nell’ambito del Piano Nazionale Anticorruzione, Tiziana Cignarelli avvocato e Segretario Generale CODIRP FLEPAR INAIL, Domenico Gilioni ingegnere - FLEPAR INAIL. La seconda tavola rotonda ha posto l’attenzione sulle organizzazioni delle amministrazioni statali. Nella discussione è stato rilevato che la forza lavoro impiegata nelle amministrazioni pubbliche è diminuita di decine di migliaia di unità all’anno, dal 2008 al 2016, a causa del blocco del turn over, con una riduzione del numero dipendenti pubblici che è stata pari al 7,2%, corrispondente ad una contrazione assoluta di 246.187 unità. Dal 2008, anno in cui si sono registrati gli effetti degli ultimi rinnovi contrattuali, è evidente la generalizzata riduzione del costo del lavoro. La spesa per le retribuzioni a decorrere dal 2010 si è ridotta sia per effetto della diminuzione del personale, sia in ragione delle manovre di conteni4 Associazione

Professionale-Sindacale Dirigenti M.I.U.R. - Confederati Codirp. www.dirigentiscuola.org

IL CHIMICO ITALIANO

25


mento della spesa pubblica aventi ad oggetto il pubblico impiego. Il calo costante degli occupati nelle Pubbliche Amministrazioni si è tradotto in una graduale riduzione della quota del pubblico impiego sul totale della forza lavoro, che è passata dal 15.6% del 2008 al 14.7% del 2016. Il costo del lavoro pubblico è sceso dal 10,8% del PIL del 2008 al 9.5% del PIL nel 2016, tuttavia i dati tratti dalla Ragioneria generale dello Stato fanno notare nel contempo un aumento della spesa per il lavoro pubblico. Sono rilevanti a tal proposito i dati relativi a incarichi esterni e collaborazioni, nonché la spesa correlata: il numero degli incarichi è sceso sino al 2013 mentre si è incrementato decisamente negli ultimi anni, conseguentemente la spesa relativa agli incarichi, che era in costante diminuzione nel 2010, nel 2014 registra un notevole incremento, per restare poi costante negli anni successivi (da 468 milioni nel 2013 a 559 milioni nel 2016). A questo costo è da aggiungere anche la voce di spesa relativa agli incarichi per

26

IL CHIMICO ITALIANO

prestazioni professionali, che si aggira intorno ai 500 milioni di euro l’anno. Nel convegno è stato quindi affrontato il tema della situazione a 5 anni dalla prima applicazione del Piano Nazionale Anticorruzione, ponendo una serie di interrogativi quali: cosa si sta facendo in Italia sul fronte del rafforzamento della consapevolezza dei dipendenti pubblici sui meccanismi corruttivi,

cosa si sa in merito all’asimmetria informativa o al conflitto di interessi, anche in confronto a esperienze extra-nazionali. Nel corso della tavola rotonda l’ing. Domenico Gilioni ha illustrato come il lavoro di un’equipe multidisciplinare di professionisti tecnici e legali dell’INAIL ha apportato conoscenze e elementi tecnici fondamentali nel processo civile del disastro della Nave

Alfonso Pecoraro Scanio


Concordia della Costa Crociere, nel quale l’INAIL si era costituito parte civile. L’intervento dell’ing. D. Gilioni ha sottolineato l’elevata professionalità che i professionisti mettono a servizio del cittadino nella pubblica amministrazione. Ha concluso la giornata Tiziana Cignarelli, avvocato INAIL e segretario generale CODIRP e FLEPAR INAIL, affermando che, a fronte di una drastica riduzione del numero dei dipendenti pubblici, i dati della ragioneria generale dello stato mostrano un aumento di spesa pubblica, per l’aumento della spesa dovuto a prestazioni di lavoro non dipendente, convenzioni, rapporti di collaborazione, appalti e esternalizzazioni che, oltre a comportare un aumento della spesa non sembra abbiano portato affatto ad un miglioramento dei servizi. Per FLEPAR INAIL il miglioramento della pubblica amministrazione può partire dal monitoraggio e verifica di doppi e tripli incarichi,

doppi e tripli lavori, consulenze, rapporti di lavoro non subordinato che possono essere forieri di conflitti di interesse. In questo l’innovazione tecnologica può essere uno strumento di contrasto alla corruzione. La giornata del 24 febbraio è stata dedicata al tema della sicurezza sul lavoro. Sono state toccate tematiche più tecniche iniziando con un focus sulla pizza patrimonio dell’UNESCO, come ha ricordato Alfonso Pecoraro Scanio (nella foto sul palco insieme a G. Zanchini) Presidente Fondazione UniVerde e promotore della petizione e della campagna mondiale #pizzaUnesco, e sull’arte del “pizzaiuolo”. Dei rischi professionali associati a questo antico mestiere se ne sono occupate le biologhe FLEPAR-INAIL Marina Mameli e Daniela Sarto, che nel loro lavoro hanno messo in luce come in questo mestiere non si abbia ancora la percezione degli

effettivi rischi, ad esempio quelli comportanti un sovraccarico muscoloscheletrico. Situazione, quella della difficoltà del settore nell’aumentare le proprie capacità organizzative e culturali in tema di sicurezza, riconosciuta da Marco Amoriello dell’Associazione Pizzaiuoli Napoletani. In seguito si è parlato di Prevenzione nei Luoghi di Lavoro con Francesco Draicchio Ricercatore Inail e Gaetano Natullo Prof. Diritto del Lavoro Università del Sannio, di nuove applicazioni informatiche (APP) nella sicurezza sul lavoro con Stefano Bezzi Digital Strategy Advisor, Stefano Tascone Digital Director di ACCENTURE, Giuseppe De Simone Ingegnere di ACCA SOFTWARE, Luca Galloni Account Manager di M&C Management & Consulting, Alessandro Lombardi Digital Transformation Advisor di Microsoft, Pasquale Ragosta Program Manager di EUSTEMA. Alla giornata ha partecipato anche

IL CHIMICO ITALIANO

27


il mondo dell’istruzione con Maria Luisa Buono Dirigente Scolastico - Liceo Scientifico Statale Giordano Bruno di Arzano, Maria Pia D’Andrea Ingegnere Dirigente Scolastico - Responsabile Sicurezza sul lavoro Dirigenti Scuola - DI.S. CONF. e Pasqualina Di Lascio INAIL - D..R. Emilia Romagna che ha presentato il progetto alternanza scuola-lavoro INAIL-MIUR. A tal proposito sono state invitate a partecipare al convegno anche alcune classi di scuole superiori di Napoli. Si è proseguito poi con il prof. Andrea Mazzatenta che ha illustrato le nuove metodiche di diagnosi non invasive dei carcinomi (Volaboloma) e infine sono intervenuti sul tema della sicurezza sul lavoro anche Franco Bettoni Presidente Nazionale ANMIL, Bruno Giordano Magistrato Corte di Cassazione - Consulente Commissione parlamentare del Senato su infortuni sul lavoro e malattie professionali e salute e sicurezza lavoro, Fabio Pontrandolfi Dirigente area lavoro e welfare di CONFINDUSTRIA e Mario Sellini Presidente Società Scientifica Form-AUP. La giornata, ricca di spunti di riflessione, ha mostrato quante competenze e professionalità sono chiamate in campo nel mondo della sicurezza sul lavoro e come professionalità interne ed esterne alla pubblica amministrazione giochino un ruolo fondamentale nella corretta divulgazione delle conoscenze e delle informazioni.

28

IL CHIMICO ITALIANO


A conclusione delle due giornate di lavori resta da chiedersi se la Repubblica Italiana abbia consapevolezza della qualità delle risorse umane e professionali presenti al suo interno e se abbia l’intento di utilizzare e valorizzare queste risorse, sia nell’ambito della Pubblica Amministrazione sia nel resto del proprio mondo economico. I video delle giornate scaricabili ai seguenti link: 23/02/2018: https://www.youtube.com/ watch?v=tQsaJCl-soM&t=14s 24/02/2018: https://youtu.be/8zUQOeOv8KE

Foto di Correzzola Claudio

IL CHIMICO ITALIANO

29


ANCHE I CHIMICI DOVREBBERO CONOSCERE LE BASI DELLA TOPOLOGIA DI GIUSEPPE ALONCI Uno degli scogli principali che incontrano gli studenti quando si affacciano allo studio della chimica organica è l’isomeria ottica. Comprendere infatti che le proprietà di una molecola non dipendono solo dal tipo di atomi e dalla sequenza dei loro legami, ma anche dalla loro configurazione tridimensionale, prevede una capacità di astrazione decisamente superiore a quella a cui uno studente è normalmente abituato. Mentre siamo abituati a ragionare con triangoli, cubi e sfere sin dalla più tenera età, la chiralità non è infatti mai tenuta in considerazione - a livello scolastico da nessun’altra disciplina, sebbene sia una proprietà fondamentale di tutto ciò che ci circonda. Tuttavia la natura è spesso ancora più complessa di quello che possiamo pensare, ed oggi come chimici dobbiamo renderci conto che esiste un grado ulteriore di complessità di cui tener conto: le molecole complesse dal punto di vista topologico. Se la stereochimica è lo studio della struttura

30

IL CHIMICO ITALIANO

tridimensionale delle molecole, la topologia è la branca della matematica che studia le proprietà degli oggetti geometrici invarianti per una trasformazione continua. In altre parole: è lo studio delle proprietà di un oggetto sottoposto a “deformazioni” che non prevedono tagli, strappi o incollature. Dal punto di vista topologico una molecola di metano, una molecola di etano e una di 2-butanolo sono lo stesso oggetto e sono equivalenti ad un semplice piano: basta infatti “piegare” tutti i legami per trasformare queste molecole in strutture planari. La natura però ci mette davanti a molecole che non sono solo complesse chimicamente, ma anche topologicamente. Un esempio che rende bene l’idea è quello del DNA: nelle rappresentazioni “artistiche” a cui siamo abituati, è raffigurato semplicemente come una doppia elica, una lunga scala a chiocciola che prosegue dritta verso l’infinito. Questa immagine non corrisponde ovviamente alla realtà: per entrare nel ristrettissimo spazio di un nucleo, i due metri


circa di DNA contenuti nelle nostre cellule devono essere ben arrotolati e impacchettati. La teoria dei nodi - una delle branche della topologia - permette agli scienziati di studiare questi processi in maniera quantitativa, ottenendo informazioni fondamentali sull’attività di tutti gli enzimi coinvolti in questi processi di “packing” e “unpacking”. Immaginate cosa succederebbe se fosse lasciato ad annodarsi in maniera casuale come un paio di cuffiette in una tasca! Volendo limitarci invece ad applicazioni più direttamente chimiche, basti pensare al grandissimo lavoro svolto negli ultimi vent’anni sulle macchine molecolari, culminato con il premio Nobel ricevuto nel 2016 da Jean-Pierre Sauvage, Ben Feringa e Sir Fraser Stoddart. La prima molecola topologicamente complessa a essere stata sintetizzata è stata un catenano (figura 1), cioè una molecola formata da due anelli intrecciati tra di loro ma non legati covalentemente,

Figura 1. Catecano (From Wikipedia, the free encyclopedia). IL CHIMICO ITALIANO

31


esattamente come due anelli di una catena. Sebbene i chimici ci lavorassero dal 1910, solo nel 1961 Frisch e Wassermann riuscirono per la prima volta a sintetizzarne uno, con rese ridicolmente basse. Nel 1982 invece Walba, Richards e Haltiwanger hanno ottenuto il primo “nastro di Möbius”, seguito dal primo nodo molecolare sintetizzato nel 1989 da Sauvage (che nel frattempo aveva anche reso efficiente la sintesi dei catenani). A partire da questi risultati fondamentali è stato possibile preparare successivamente le prime “macchine molecolari”, cioè macromolecole formate da un insieme di componenti più piccoli che possono muoversi in risposta ad un input specifico. Un esempio semplice sono le navette molecolari sintetizzate da Stoddart (es. fig. 3) , nelle quali un anello può muoversi lungo una “rotaia”, costituita da una molecola lineare che termina con due “tappi” per evitare la fuoriuscita dell’anello interno. La sintesi di molecole simili non è stata solo un incredibile sforzo sintetico e creativo, ma nel futuro potrebbe aiutarci sia a comprendere meglio il funzionamento di alcune nanomacchine biologiche (come le pompe ioniche) che per il data storage, per nuovi sensori o per futuri computer molecolari.

Figura 2. Nodo a quadrifoglio (From Wikipedia, the free encyclopedia).

32

IL CHIMICO ITALIANO


Giusto qualche mese fa David Leigh e il suo gruppo della School of Chemistry di Manchester ha ottenuto il Guiness World Record per il nodo più stretto al mondo, formato da una catena di 192 atomi che si ripiegano su sé stessi ben otto volte. Come sottolineato dagli stessi studiosi, riuscire a creare dei “tessuti” molecolari, esattamente nello stesso modo in cui intrecciamo dei fili di lana per ottenere un maglione, potrebbe permetterci di ottenere materiali dalle proprietà straordinarie!

Figura 3. Immagini di shuttle molecolari (From Wikipedia, the free encyclopedia).

IL CHIMICO ITALIANO

33


CIOCCOLATO, METAFORA DI ANTICHI E MODERNI CHIMISMI DI GIORGIO MAGGI

CIOCCOLATO PER GUSTO E BENESSERE Uno tra i primi chimici a studiare il cioccolato fu Francesco Redi (Arezzo, 1626 - Pisa, 1698) alla corte di Cosimo de’ Medici (Firenze, 1642 - 1723), che ne analizzò qualità e dosaggi con aggiunte di ambra, muschio, gelsomino, vaniglia e peperoncino. A Giuseppe del Papa, archiatra e chimico medico alla corte medicea, Cosimo III commissionò ricerche sia sul cioccolato che sulle nuove resine provenienti dall’oriente come la gommalacca utilizzata dagli esteti per conferire brillantezza a cioccolatini e violini (vedi “Parere intorno all’uso della cioccolata” di Giovanni Battista Felici). Agli studi di scienziati e letterati (1681 - 1690) si affiancano Francesco Veracini violinista e Pietro Salvetti scienziato, curiosi sia dell’esotica bevanda che del suono degli Stradivari voluti dal Granduca: una singolare relazione questa tra divine armonie alla base degli obiettivi della Accademia del Cimento e delle illuminate scelte del Granduca “generoso protettore delle scienze e delle

34

IL CHIMICO ITALIANO

belle arti”. “Il cioccolato ancorché servito con frutta secca è molto indicato per coloro che soffrono di depressione e di vapori che dall’ipocondriaca risalgono al cervello, dando origine a molti sogni e pensieri turbolenti” così si esprime il dottor Antonio Colmenero de Ledesma, Medico e Chimico della città di Ecija nel suo “Trattato sulla natura e qualità del cioccolato” (Madrid - 1631). Il chimico Giuseppe Donzelli, nel suo “Teatro farmaceutico dogmatico, e spagirico…” (1677), ripreso anche da Lemery, sostiene che “il cacao… questo medicamento qui è venuto in uso di lusso, […] dicono che conforta lo stomaco, aiuta la digestione e che nutrisca molto… e in luogo di vino per eccitare appetiti venerei”. Non era difficile trovare il mix medicamentoso associato a caffè rigorosamente antiflogistico nel “caffè cioccolatte di salute detto della Trinità” di Antonio Cattaneo - 1836.


IL CHIMICO ITALIANO

35


CIOCCOLATO A TEATRO Carlo Goldoni nato a Venezia nel 1707, è presumibile conoscesse i saggi del Colmenero e del Donzelli. Lo scrittore nelle sue memorie (Mémoires - Paris 1787), nella “Bottega del Caffè” e “Donna di maneggio” cita la cioccolata magari offerta in una guantiera d’argento, ne sottolinea il caro prezzo (quattro paoli la libbra), il suo valore come omaggio, paragonabile a una dozzina di capponi, e gli effetti benefici sulla sua salute. Goldoni, ne “La conversazione” (1758) così osanna e implora: “Viva pur la cioccolata, E colui che l’ha inventata. E chi fece la canzone, Prega tutti in ginocchione, Dì mandarne in quantità, Che il poeta goderà “. Una chicchera di cioccolata è, per lo scrittore “saturnino”, toccasana per le frequenti collere e malinconie, frustrazioni e ansie, insuccessi e trionfi, infatuazioni e disaffezioni. Evidenze indicano frequentazioni del Goldoni con l’amico Buonafede Vitali di Busseto (1686 - 1745), chimico definito dai contemporanei “scienziato saltimbanco” perché univa alla pratica medica e ricerca chimico-farmacologica anche una singolare terapeutica teatralità. Appassionato alla commedia, il Vitali teneva a sue spese una compagnia di commedianti che accreditavano le sue terapie e paradossi spesso in conflitto con la medicina. Sua

36

IL CHIMICO ITALIANO

era la produzione di “Alexifarmaco”, un medicinale specifico prodotto dallo stesso speziale il cui nome derivava da due parole greche alèxo, “respingo”, e phàrmakon, “veleno” e che aveva lontani richiami con le teorie spagiriche di Paracelso. È lo stesso Goldoni che ricorda l’incontro con il Bonafede Vitali al quale confida la sua patologia. “Egli mi fece qualche domanda sulla mia malattia”, spiega Goldoni aggiungendo quanto fosse stata piacevole e prolungata la conversazione. La diagnosi del Vitali fu per il Goldoni assolutamente inaspettata. “Mi fece portare una buona cioccolata, dicendomi che questo era il miglior medicamento che facesse per me”. Una più attenta lettura delle terapie in voga nel settecento farebbe propendere per l’uso della cioccolata in diversi approcci, si direbbe oggi, necessari alla compliance e al sinergismo di potenziamento della terapia. Il Goldoni ne “La locandiera”, al pari di Moliere, elabora conseguenze legate alla finta malattia, sviluppando situazioni, analizzano terapie coadiuvanti, e rimedi placebo ben noti da sempre a controverse pratiche mediche.


IL CHIMICO ITALIANO

37


CIOCCOLATO… SOSTANZA CHIMICA Il Theobroma, considerato per anni come farmaco salutare, è il termine con cui Linneo classifica il cacao richiamando la definizione di “cibo degli Dei” datagli dai nativi americani, primi utilizzatori di questo alimento. Nel ‘700, curioso è il “trattenimento” sul cioccolato di Francesco Arisi (1657 - 1739) scritto nel 1736 e nel quale viene lodato il vescovo di Cremona e parimenti il poeta Carlo Maria Maggi (mio omonimo per vanto) “con l’arco al fianco e con la lira al dorso… alchimista son io che per far l’oro, l’oro e ’l cervel consumo…” autore di “De Chocolata”. Per l’Arisi il dolce prodotto è nelle mani degli spagirici (medicichimici) che “dibatton la questione, se sia cibo o pozione”. L’Etmullero di Lipsia e Giuseppe Avanzini (Firenze - 1728) medici e chimici ne separano i componenti “per chimico artificio di distillazione” e ne valutano qualità e proprietà. C’è chi sostiene tra i moderni cultori che il cioccolato contenendo L-triptofano, precursore della niacina, serotonina e melatonina, avrebbe effetto antidepressivo, cardiotonico per la presenza di teobromina, amico di Eros per la feniletilamina, psicoattivo per l’anandamide, o arachidonoiletanolammide (AEA), e antidiarroico per i tannini. Spesso commercianti senza scrupolo, secondo l’Arisi, offrono un prodotto che può presentarsi “affatturato, malmenato o melmoso” e dunque l’intervento del chimico appare già nel ‘700 importante per sostenere garanzie di affidabilità e freschezza.

38

IL CHIMICO ITALIANO


CIOCCOLATO A SCUOLA E NEL MARKETING Al liceo delle Scienze Applicate, da insegnante di Chimica utilizzai il cioccolato come chiave golosa per i miei esigenti studenti. Paradossalmente attraverso datati e curiosi documenti, ma anche attraverso la moderna letteratura, arrivammo ad analizzare le caratteristiche organiche dei componenti del prodotto. Discutemmo sull’attendibilità della rappresentazione grafica di dati statistici che accomunano, secondo saggi della Columbia University, il consumo di cioccolato con il numero di premi Nobel. Approfondimmo i diversi rapporti tra gli acidi palmitico, oleico e stearico nel trigliceride del burro cacao, la struttura cristallina del componente essenziale del cioccolato e la sua riorganizzazione con aggiunte dosate di zuccheri e cacao. Non mancò un approfondimento strumentale con analisi al gas-cromatografo. Individuammo nell’iniziale fermentazione la formazione di acido acetico per il crearsi del gusto, aggiunte di acido butirrico al cioccolato al latte per prevenirne il rancido e aggiunte mirate di lecitina come agente emulsionante. Immaginammo modelli grafici per individuare la struttura dei cristalli di burro cacao nel cioccolato ottenuto a temperature diverse e tutto ciò leggendo libri sulle moderne tecniche analitiche che addirittura usano raggi X al sincrotrone. Immaginammo una fredda relazione di chimica trasformarsi in uno storytelling moderno. Curiose furono le mie esperienze, come informatore farmaceutico e poi come direttore di laboratorio costretto dalle moderne seduzioni del marketing, ad associare lessico e analisi strumentale e organolettica alla fantasia, all’esame e alla commercializzazione della novità. Una passione onesta che si rinnova oggi in un gruppo di investigatori “fanatici” romantici, storici, scienziati, musicisti, commercianti, sognatori, alla ricerca del gusto segreto e obliato nell’età dell’oro nella Città di Antonio Stradivari, capitale del violino e delle migliori fabbriche di dolciumi artigianali e industriali italiane. Per chiosa, per me anziano chimico, Chimica e Fantasia potranno trovare ragionevole sintesi o sarà solo indagine di superati paradossi metafisici estranei al razionale?

IL CHIMICO ITALIANO

39


NANOMATERIALI: GENERALITÀ E RISCHI NELL’UTILIZZO DI SALVATORE PETRALIA

Lo sviluppo dei nanomateriali rappresenta un’affascinante frontiera di ricerca multidiscliplinare che negli ultimi decenni ha coinvolto l’intera comunità scientifica. Questi sono definiti come materiali di dimensioni nanometriche comprese tra 1 e 100 nm aventi diverse forme e strutture. In questa classe rientrano vari nanomateriali come le nanoparticelle, i nanofili, le nano spugne, i nanopilastri, i film sottili ecc.. Tra questi, le nanoparticelle rappresentano il primo esempio di nanomateriali utilizzati dall’uomo sin dall’antichità. Le prime applicazioni artigianali delle nanoparticelle metalliche risalgono all’età romana (IV secolo d.C.) dove Oro e Argento venivano usati come coloranti per la produzione di vetro dicroico per ornamenti. Il primo contributo scientifico sull’utilizzo di nanoparticelle è stato attribuito, attorno al ‘600, al medico alchimista Paracelso il quale descrisse la preparazione di un “aurum potable” ottenuta per riduzione dell’acidotetracloroaurico con un estratto alcolico vegetale. In seguito il fisico inglese Michael Faraday nel 1857 pubblicò il primo trattato scientifico sulle nanoparticelle dove descrisse per la prima volta il concetto di assorbimento plasmonico, spiegando

40

IL CHIMICO ITALIANO

come il colore di un sistema colloidale di oro fosse dovuto alla grandezza delle nanoparticelle. Circa cento anni dopo, nel celebre discorso “There’s Plenty of Room at the Bottom - An invitation to enter a new world of physics” tenuto nel 1959 presso il CALTECH (USA), il fisico teorico americano Richard Feynman pose le basi teoriche sullo sviluppo delle prime tecnologie che utilizzavano nanomateriali. Egli introdusse i concetti di preparazione “bottom-up” e “top-down” che ormai sono pietra miliare nella preparazione dei nanomateriali. In particolare l’approccio top-down è un processo che implica una miniaturizzazione del materiale stesso a partire dal suo bulk. In tale approccio rientrano principalmente le tecniche fisiche quali laser ablation, sputtering, litografia ecc., tecniche che consistono nel “demolire” il bulk di un materiale di dimensioni macro ottenendo materiale nanodimensionale. I vantaggi di questo approccio sono la riproducibilità e la versatilità delle strutture che si possono ottenere, di contro gli svantaggi sono legati all’elevato costo delle attrezzature utilizzate quali laser, strumenti litografici,


banchi ottici ecc. e all’elevata quantità di scarti prodotti. L’approccio bottom-up consiste invece nell’assemblaggio a livello atomico di strutture nanodimensionali. Secondo quest’ultimo approccio, nanoparticelle possono essere ottenute attraverso metodi chimici, quali la riduzione di singole molecole [1], metodi biochimici basati su reazioni enzimatiche [2] e metodi fotochimici basati su una reazione di riduzione intramolecolare di opportuni precursori metallici [3]. Con quest’ultimo approccio si possono ottenere sia nanoparticelle allo stato colloidale, che nanocompositi formati da substrati decorati con nanoparticelle. Tale processo si basa sulla nucleazione della nanoparticella direttamente sulla superficie del supporto formando così legami stabili. La figura 1 riporta esempi di materiali decorati con nanoparticelle.

Figura 1. Immagini di microscopia elettronica in trasmissione di a) nanopillars decorati con nanoparticlelle e b) nanosfere polistirene decorate con nanoparticelle.

IL CHIMICO ITALIANO

41


Le nanoparticelle rappresentano la classe di nanomateriali più studiata e utilizzata per applicazioni tecnologiche innovative e commerciali. Esse presentano intrinseche proprietà chimiche e chimico-fisiche, non riscontrabili nel bulk dello stesso materiale, ma prevalentemente riconducibili alle nanodimensioni, come ad esempio le proprietà ottiche, chimiche, magnetiche, batteriostatiche e termiche. Ad esempio le nanoparticelle metalliche possiedono proprietà ottiche spiegabili solo con fenomeni quanto-meccanici mentre il bulk, costituito dallo stesso materiale, segue la classica teoria di Mie. Ad esempio soluzioni collodidali di Argento presentano una tipica colorazione gialla dovuta all’effetto di Risonanza Plasmonica Superficiale (SPR), ovvero quando nanoparticelle vengono eccitate con radiazioni elettromagnetiche, queste producono un’intensa banda di assorbimento (centrata a circa 425 nm) dipendente dalle dimensioni e dovuta all’oscillazione collettiva degli elettroni di conduzione presenti nella superficie del metallo. Grazie a

42

IL CHIMICO ITALIANO

queste proprietà le nanoparticelle si prestano a numerosissime applicazioni come ad esempio catalisi chimica e catalisi biologica e nella nanomedicina come drug-delivery. Di contro però, le nanodimensioni che rendono uniche le nanoparticelle sono la principale causa dei rischi legati al loro uso, sia durante la preparazione e manipolazione. Tali rischi sono principalmente legati al fatto che avendo dimensioni confrontabili alle dimensioni delle strutture biologiche, questi possono attraversare le membrane cellulari ed interagire con varie biomolecole quali proteine, acidi nucleici e membrane, variandone le loro normali funzioni biologiche. Negli ultimi decenni stiamo assistendo ad un notevole fermento di attività di sviluppo e produzione di nanomateriali. In parallelo la stessa comunità scientifica è coinvolta nello studio e valutazione dei potenziali rischi legati al loro utilizzo. Numerosi tentativi sono stati eseguiti, da diverse istituzioni sia pubbliche che private, per regolarizzare e normare l’uso di nanomateriale


cercando di definire ad esempio possibili limiti di esposizione, opportune procedure di utilizzo e smaltimento di prodotti contenenti nanomateriali. In tale contesto, ad esempio, l’organizzazione Internazionale per la standardizzazione ha stabilito un tavolo tecnico (ISO/ TC 229 Nanotechnologies) di esperti provenienti da 44 paesi, il cui scopo è definire terminologie, nomenclature e metodi di misura, al fine di valutare gli effetti di tali materiali sulla salute e sull’ambiente, e garantire una sicura e sostenibile commercializzazione di prodotti contenenti nanomateriali [4]. A livello europeo, l’Agenzia Europea Sostanze Chimiche ha creato diversi gruppi di lavoro impegnati nel fornire supporto tecnico nella definizione di procedure e norme per la valutazione, registrazione e autorizzazione, nonché per la gestione della sicurezza dei nanomateriali ai sensi del regolamento REACH e per una corretta classificazione e etichettatura ai sensi del CLP [5]. Il comitato Scientifico Scientific Committee on Emerging and

Newly IdentifiedHealth Risks ha redatto nel gennaio 2009 un primo documento (Risk Assessment of products of nanotechologies) nel quale sono stati identificati alcuni specifici pericoli per la salute umana e per l’ambiente connessi al mondo dei nanomateriali. Recentemente la Commissione Europea ha emanato il secondo esame regolamentare relativo ai nanomateriali [6]. In altri settori, come quello alimentare, con la pubblicazione del nuovo regolamento UE 2015/2283 in vigore dal Gennaio 2018 [7], tali materiali sono contemplati nelle categorie di “ingredienti alimentari disciplinati”. In tale regolamento due aspetti sono meritevoli di attenzione: l’inclusione dei nanomateriali fra i novel food, cioè fra gli ingredienti alimentari per i quali non esiste al momento un consumo abituale e la necessità di introdurre metodi tecnico-scientifici per valutare gli aspetti di sicurezza specificatamente legati alle nanodimensioni. Oltre oceano l’agenzia per la protezione dell’ambiente (EPA) sta sviluppando un approccio normativo basato su un ben definito piano di “azioni di

IL CHIMICO ITALIANO

43


controllo delle sostanze tossiche” (TSCA) applicabile ai nanomateriali. In tale contesto l’EPA richiederà ai produttori di fornire specifiche informazioni tecniche sul materiale, prima della sua produzione e messa in commercio, limitando se necessario a seconda dei dati noti l’uso del materiale nanometrico. L’agenzia darà inoltre indicazioni sulle caratteristiche dei DPI da utilizzare nella manipolazione di tali materiali, indicando i limiti ambientali da rispettare, richiedendo l’esecuzione di test specifici per verificare gli effetti dei nanomateriali sulla salute e sull’ambiente. Sempre in USA nel 2009 il centro per il controllo e la prevenzione delle patologie (CDC) in collaborazione con l’istituto nazionale per la sicurezza occupazionale e la salute (NIOSH) ha redatto un documento riportante lo stato dell’arte sulla tossicità dei nanomateriali, i limiti di esposizione e le linee guida sui DPI da utilizzare per un corretto e sicuro uso dei nanomateriali [8]. Anche nel settore rifiuti la normativa è in continua evoluzione, ad oggi non esistono codici CER

per classificare correttamente i rifiuti contenenti nanomateriali. La carenza della normativa è evidente nelle schede di sicurezza di tali prodotti, le quali contengono informazioni di pericolosità, tossicità, smaltimento ecc. solo in relazione alla natura chimica dell’elemento ma non al suo stato nanodimensionale.

Conclusioni

Visto l’interesse della comunità scientifica sullo sviluppo dei nanomateriali e la loro grande diffusione in prodotti finiti, appare chiaro che i tempi sono ormai maturi affinché gli studi scientifici, le linee guida e le procedure sviluppate in questi anni convergano verso la stesura e l’implementazione di regole per una responsabile produzione e un corretto utilizzo di prodotti finiti contenenti nanomateriali. In questo contesto, il ruolo del chimico è fondamentale in quanto egli detiene tutte le competenze necessarie sia per la manipolazione di tali materiali sia per un fattivo supporto per la stesura e l’implementazione di tali regole.

BIBLIOGRAFIA 1. Katherine C. Grabar, R. Griffith. Freeman, Michael B. Hommer, and Michael J. Natan Preparation and Characterization of Au Colloid Monolayers Anal. Chem., 1995, 67 (4), 735–743. 2. Hassan Korbekandi, Zeynab Ashari,Siavash Iravani, and Sajjad Abbasic Optimization of Biological Synthesis of Silver Nanoparticles using Fusarium oxysporum. 3. S. Giuffrida, G. Ventimiglia, S. Petralia, S. Conoci, and S. Sortino Facile light-triggered one-step synthesis of small and stable platinum nanoparticles in aqueous medium from a beta-cyclodextrin host-guest complex. Inorganic Chemistry (2006), 45(2), 508-510. 4. http://www.iso.org/iso/home/store/catalogue_tc/catalogue_tc_ browse.htm?commid=381983&published=on&includesc=true 5. https://echa.europa.eu/regulations/nanomaterials 6. https://www.certifico.com/ambiente/legislazione-ambiente/61-consulting/chemicals-sicurezza/legislazione-chemicals/2198-nanomateriali-la-normativa-ue 7. http://eur-lex.europa.eu/legal-content/IT/TXT/PDF/?uri=CELEX:32015R2283&from=IT 8. Approaches to Safe Nanotechnology. Managing the Health and Safety Concerns Associated with Engineered Nanomaterials. NIOSh publication N. 2009-125 march 2009.

44

IL CHIMICO ITALIANO


IL CHIMICO ITALIANO

45


46

IL CHIMICO ITALIANO


Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.