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Si torna in classe col Green Pass.................da

Rientro a scuola col Green Pass

Il Ministro Bianchi: “Personale scolastico vaccinato al 90%”. Ma restano diversi nodi da sciogliere

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li studenti di tutta Italia si preparano a tornare tra i banchi di scuola dopo la pausa estiva. Nel Lazio gli Istituti riapriranno il 13 settembre e c'è attesa per capire che tipo di anno scolastico li aspetterà: l'emergenza Covid ancora non è stata superata ma l'obiettivo di tutti è quello di evitare altri mesi di chiusura o in DAD. Il Governo, proprio per questo, ha puntato tutto sul Green Pass: è questa la vera novità per la scuola e tutto il personale dovrà esibirlo altrimenti non si potrà accedere negli Istituti. Saranno esclusi soltanto i soggetti esenti dalla campagna vaccinale sulla base di idonea certificazione medica rilasciata secondo i criteri definiti con la circolare del Ministero della salute.

Gli studenti

Al momento l'obbligo vaccinale si applica soltanto agli studenti Universitari. Tutti gli alunni dovranno però osservare le disposizioni per limitare la diffusione del Covid-19: dall'uso delle mascherine, fatta eccezione per i bambini di eta' inferiore ai sei anni, per i soggetti con patologie o disabilita' incompatibili, il rispetto della distanza interpersonale di almeno un metro, fino al divieto di accedere alla scuola con una temperatura corporea superiore a 37,5°.

Personale scolastico: a casa e senza stipendio chi rifiuta il Green Pass

Ma il vero punto centrale del Decreto scuola, firmato ad inizio agosto, riguarda docenti e personale ATA. Per loro infatti sarà obbligatorio esibire la certificazione verde, ovvero dimostrare l'avvenuta vaccinazione, essere guariti dal Covid oppure mostrare un tampone negativo riferito al massimo alle 48 ore precedenti. In caso contrario, si legge nel testo, il mancato possesso del green pass “e' considerato assenza ingiustificata e a decorrere dal quinto giorno di assenza il rapporto di lavoro e' sospeso e non sono dovuti la retribuzione ne' altro compenso o emolumento, comunque denominato”. In molti si sono schierati contro il provvedimento (è stato avanzato anche un ricorso) e hanno chiesto al Governo di modificare tali disposizioni. Ma il ministro dell'Istruzione Bianchi ha precisato che queste misure non sono “punitive” bensì sono state prese a “tutela dei soggetti più deboli” e di “certo non vogliono rappresentare uno schiaffo a chi lavora a scuola”.

I numeri: 90% personale scolastico vaccinato

Guardando i numeri il Ministro ha inoltre reso noto che “il personale della scuola al 90% ha aderito alla vaccinazione su base volontaria”. Resta quindi un 10%”. Ricordiamo che, all'inizio della campagna vaccinale, docenti e personale scolastico erano stati tra le prime categorie a poter accedere ai vaccini e dunque si poteva già contare su uno “zoccolo duro” dal quale ripartire. Ad ogni modo, stando ad alcune stime, su 1.455.308 lavoratori della scuola, ben 1.225.586 hanno rice-

Rientro tra i banchi di scuola: nel Lazio lezioni al via il 13 settembre vuto la prima dose di vaccino anti Covid19 (l’84,21%) e 1.190.932 hanno completato la vaccinazione, pari all’81,83%. Per gli altri, spiega ancora Bianchi, “ci sarà l'invito a fare GREEN PASS I NUMERI DELLA SCUOLA Su 1.455.308 lavoratori 1.225.586 hanno ricevuto la prima dose di vaccino anti Covid19 (l’84,21%) e 1.190.932 hanno completato la vaccinazione, pari all’81,83%. E per il Ministro Bianchi sarebbero anche di più il tampone”. Ma non gratuitamente come si era pensato all'inizio: in una nota esplicativa infatti il Ministero dell'istruzione ha puntualizzato che le scuole “potranno utilizzare parte delle risorse assegnate, e in corso di assegnazione, per l’effettuazione tramite le ASL o strutture diagnostiche convenzionate di tamponi nei confronti del solo personale scolastico fragile” e “dunque esentato dalla vaccinazione”. Nel Lazio, al 6 agosto, l'80% del personale scolastico aveva completato il ciclo vaccinale mentre il 99,49% aveva ricevuto almeno una dose (terza Regione in Italia, ndr). Le risorse Il tema dei fondi è l'altro LAZIO “VIRTUOSO” Al 6 agosto, l'80% del personale scolastico aveva completato il ciclo vaccinale mentre il 99,49% aveva ricevuto almeno una dose. La Regione è la pima in Italia per copertura della popolazione grande argomento che fa discutere. Dopo le polemiche scoppiate lo scorso anno per i famigerati “banchi a rotelle” quest'anno i riflettori sono tutti puntati sul nodo dei controlli e delle eventuali sostituzioni del personale scolastico.

(continua) Obbligo Green Pass solo per gli studenti Scuola, i tamponi al personale non Universitari: per tutti gli altri restano in saranno gratuiti : le risorse messe a vigore tutte le misure pracauzionali disposizione del Governo potranno essere predisposte dopo lo scoppio della usate solo per il personale scolastico frapandemia gile, cioè quello esantato dalla vaccinazione

La mancata esibizione della certificazione verde è “considerata assenza ingiustificata e a decorrere dal quinto giorno di assenza il rapporto di lavoro è sospeso così come la retribuzione”. Ma in molti non sono d’accordo

(segue)

“Sono stati assegnati 300 milioni di euro per l’acquisto, da parte dei dirigenti scolastici, di beni e servizi per la sicurezza e per il potenziamento degli apprendimenti”, ha dichiarato ancora il Ministro Bianchi. Con il decreto Sostegni bis “abbiamo assicurato Come , per interventi di edilizia leggera o per noleggiare spazi sostitutivi per la didattica”, ha aggiunto.

I nodi da sciogliere

Ma a pochi giorni dal suono della prima campanella le questioni non chiarite sono molteplici. In una nota l'Associazione Nazionale Presidi sottolinea sei punti a cui il Governo dovrà dare risposte in fretta: come controllare innanzitutto quotidianamente, “attraverso la App dedicata, il possesso della certificazione verde da parte di tutti i lavoratori in tutti i plessi in cui gli stessi prestano servizio se non con evidente ed evitabile aggravio organizzativo, data l’insufficiente disponibilità di risorse umane già contemporaneamente impegnate nello svolgimento di altri compiti?”. Il secondo punto riguarda la gestione in modo efficace, garantendo il diritto allo studio degli alunni, della sostituzione del personale dichiarato assente per mancato possesso della certificazione verde? “Difatti, da una parte si dispone che l’incarico di supplenza sia conferito al quinto giorno di assenza del titolare anche nella scuola dell’infanzia e nella scuola primaria, mettendo così a serio rischio il servizio e le condizioni di sicurezza degli alunni; dall’altra, non si è in possesso di indicazioni certe sul termine di durata del contratto di supplenza a causa dei presupposti stessi del rilascio della certificazione verde”. Terzo: come gestire il personale con certificazione verde avente scadenza in prossimità dell’inizio dell’anno scolastico, ad esempio in caso di certificazione verde rilasciata in seguito a guarigione? Inoltre, proseguono i Presidi, “in base alla Nota del Ministero dell’istruzione n. 900 del 18 agosto 2021 e in difformità rispetto a quanto riportato nel Protocollo di Intesa Mi-OOSS del 14 agosto 2021, le scuole utilizzeranno le risorse per effettuare tamponi al solo personale “fragile”. A quale indicazione dovranno attenersi i dirigenti scolastici, a quella contenuta nel Protocollo o a quella riportata nella citata Nota?”. Quinto. “Se le scuole devono effettuare una simile attività di screening, chi ne decide la cadenza e i destinatari? In altri termini, lo screening sarà effettuato su richiesta del dipendente o sarà il dirigente scolastico, d’accordo con le autorità sanitarie, a determinarne cadenza e possibili beneficiari?”. Infine “quando le scuole potranno disporre di indicazioni chiare sulla gestione del coinvolgimento degli alunni fragili nelle attività didattiche, atteso che il Decreto sostegni bis rimanda a una apposita ordinanza ad oggi non ancora emanata”. “Occorre dunque che l’Amministrazione fornisca tempestivamente risposte chiare che impediscano alle scuole e ai loro dirigenti di esporsi a difficoltà che appaiono al momento ingestibili e insuperabili nonché a contenziosi certi”, concludono i Presidi.

Nonostante manchino pochi giorni alla prima campanella restano ancora diverse le questioni da risolvere

I Presidi: “Chi controllerà i green pass? Come verrà gestito il personale docente in caso di assenze per la mancata certificazione verde? Come funzionerà per i

tamponi date le disposizioni contrastanti?»

Vaccini efficaci contro i ricoveri al 95%

Gli ultimi dati dell'ISS confermano il ruolo importante della vaccinazioni nella lotta al Covid

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entre la campagna vaccinale raggiunge livelli sempre più alti in Italia, siamo al 67% della popolazione raggiunta dal ciclo completo, il vero tema è capire se i vaccini si stiano rivelando efficaci nel ridurre contagi, ospedalizzazioni, terapie intensive e sopratutto decessi. Questo perché se ci soffermiamo sui dati assoluti l'Estate 2021 sembrerebbe essere peggiore di quella dello scorso anno. Innanzitutto va precisato che il confronto non può essere effettuato sullo stesso piano e questo per almeno due motivi: il primo è che nel 2020 l'Italia arrivava ai mesi estivi con un lockdown totale (e reale) andato avanti per 70 giorni; nulla a che vedere con quanto vissuto nella seconda ondata del Covid dato che, se si escludono i provvedimenti delle Regioni a colori, la gran parte delle attività è rimasta aperta. In secondo luogo la variante Delta divenuta prevalente nel nostro Paese. Da considerare, infine, che la maggior parte dei nuovi casi registrata in questi ultimi mesi si riferisce a persone non vaccinate.

Cos'è l'effetto paradosso

Ma guardiamo ai numeri diffusi dall'ISS a fine a agosto. Negli ultimi 30 giorni, “si rileva come il 26,6% delle diagnosi di SARS-COV2, il 40,4% delle ospedalizzazioni, il 55,8% dei ricoveri in terapia intensiva e il 59,1% dei decessi negli over 80 siano avvenuti tra coloro che non hanno ricevuto alcuna dose di vaccino”. Si evidenzia che, nel momento in cui le vaccinazioni nella popolazione raggiungono alti livelli di copertura, si verifica il cosiddetto effetto paradosso per cui il numero assoluto di infezioni, ospedalizzazioni e decessi può essere simile tra vaccinati e non vaccinati, per via della progressiva diminuzione nel numero di questi ultimi. In pratica, il confronto va rapportato alla platea di riferimento dato che i vaccinati crescono sempre di più e i non vaccinati diminuiscono.

Il caso degli over 80

Per esempio, nella fascia di età 80+, dove la copertura vaccinale è intorno al 90%, si osserva che il numero di ospedalizzazioni fra vaccinati con ciclo completo è pari a 456 e mentre nei non vaccinati è più basso, pari a 331. Tuttavia, calcolando a partire da questi dati il tasso di ospedalizzazione negli ultimi 30 giorni, si riscontra come questo per i non vaccinati sia oltre nove volte più alto rispetto ai vaccinati con ciclo completo (103,3 vs 11,1 ricoveri per 100.000 abitanti). Analizzando allo stesso modo il numero dei ricoveri in terapia intensiva e dei decessi negli over 80, si osserva che negli ultimi 30 giorni il tasso di ricoveri in terapia intensiva dei vaccinati con ciclo completo è ben diciassette volte più basso dei non vaccinati (0,4 vs 7,5 per 100.000 abitanti) mentre il tasso di decesso è otto volte più alto nei non vaccinati rispetto ai vaccinati con ciclo completo (12,5 vs 1,6 per 100.000 abitanti).

L'efficacia dei vaccini

L’efficacia complessiva della vaccinazione incompleta nel prevenire l’infezione è pari al 65,1% (95% IC, ovvero Intervallo di Confidenza: 64,8%-65,5%), mentre quella della vaccinazione completa è pari all’82,5% (95%IC: 82,4%-82,7%). Questo risultato indica che nel gruppo dei vaccinati con ciclo completo il rischio di contrarre l’infezione si riduce dell’83% rispetto a quello tra i non vaccinati. Siccome è una stima basata su un modello statistico, questa implica un livello di incertezza che è espresso dall’intervallo di confidenza, il quale indica che verosimilmente (con il 95% di probabilità) il valore reale dell’efficacia è compreso tra 82,4% e 82,7%. L’efficacia nel prevenire l’ospedalizzazione, sale all’84,2% (95%IC: 83,7%- 84,8%) per la vaccinazione con ciclo incompleto e al 94,9% (95IC%: 94,7%-95,1%) per quella con ciclo completo. L’efficacia nel prevenire i ricoveri in terapia intensiva è pari all’90,8% (95%IC: 89,5%-91,9%) per la vaccinazione con ciclo incompleto e pari al 97,0% (95%IC: 96,4%-97,6%) per quella con ciclo completo. Infine, l’efficacia nel prevenire il decesso è pari all’84,0% (95%IC: 82,7-85,1%) per la vaccinazione con ciclo incompleto e pari al 97,2% (95%IC: 96,8%-97,5%) per la vaccinazione con ciclo completo.

Estate 2021 peggio di quella passata? Confronto impossibile: lo scorso anno venivamo da un lockdown totale (reale) di 70 giorni e in più non c’era la variante Delta. E la maggior parte dei contagi (e ricoveri) attuali sono tra i non vaccinati

Nei vaccinati con ciclo completo il rischio di contrarre l’infezione si riduce dell’83% rispetto ai non vaccinati. L’ospedalizzazione cala invece del 95% e la terapia intensiva del 97%

COS’E’ L’EFFETTO PARADOSSO Quando i vaccini raggiungono una % elevata di popolazione si verifica che il numero assoluto di infezioni, ricoveri e decessi sia simile tra i vaccinati e i non vaccinati per via della progressiva dimunizione di questi ultimi

Negli ultimi 30 giorni il tasso di ricoveri in terapia intensiva dei vaccinati con ciclo completo è ben diciassette volte più basso dei non vaccinati mentre il tasso di decesso è otto volte più alto nei non vaccinati rispetto ai vaccinati conciclo completo»

Stazione, la sosta sicura...ma a pagamento

I pendolari contro il progetto del Comune: «Non può risolversi “tutto” con un balzello ai nostri danni»

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on sono soddisfatti, almeno per il momento, i pendolari della Stazione di Pomezia dopo l'annuncio, ad agosto, da parte del Comune circa il progetto che porterà due parcheggi a pagamento nelle vicinanze dello scalo ferroviario. Il Comitato che li riunisce ha già provveduto ad inoltrare all'Ente una lettera sollevando tutte le perplessità in merito all'iniziativa giudicata soltanto come l'ennesima “tassa che ricadrà sui cittadini”.

Santa Palomba e i suoi problemi mai risolti

La stazione di Pomezia rappresenta uno snodo cruciale non solo per la città ma anche per i Comuni limitrofi. Eppure, da anni, versa in uno stato di profondo abbandono e degrado con una miriade di problemi mai risolti né affrontati seriamente. Dopo aver “perso” la sala d'attesa e perfino i servizi igienici la circolazione ferroviaria è stata ridotta tagliando in modo drastico le corse a servizio di Santa Palomba. In ultimo, ma non per importanza, la questione sicurezza, con i furti e gli atti vandalici sulle auto in sosta ancora all'ordine del giorno malgrado le miriadi di denunce e segnalazioni.

Il progetto del Comune

A tutto questo l'Amministrazione di Pomezia, che condivide le sopracitate responsabilità con RFI, ha deciso di rispondere con un progetto che porterà un doppio parcheggio a pagamento nella zona. La “riqualificazione delle aree di sosta in via della Siderurgia e in via dell'Ecologia ” - ha spiegato il Comune –porterà alla creazione di due parcheggi custoditi e videosorvegliati a pagamento, con contestuale installazione di 5 varchi dotati di sbarre automatiche, servizio di biglietteria diurna e servizio di vigilanza specializzato”. Sul fronte dei costi l'Ente ha fatto sapere che saranno previsti “abbonamenti agevolati per i pendolari”. Ma di cifre per il momento non se ne è ancora parlato.

La lettera dei pendolari

Il progetto, come detto, è stato duramente criticato dal Comitato dei Pendolari della Stazione di Pomezia che all'indomani della notizia ha subito scritto al Comune. «Abbiamo appreso dell’imminente realizzazione, a cura di privati, di parcheggi custoditi a pagamento nelle aree adibite alla sosta delle auto nella stazione di Pomezia», esordisce il testo. «Come noto la stazione è servita da un servizio pubblico di trasporto locale discontinuo nel corso della giornata, poco rispondente alle esigenze di un’ingente percentuale di pendolari provenienti da Pomezia, costretta all’uso del mezzo privato per raggiungerla. Non parliamo poi dei viaggiatori in arrivo dai comuni limitrofi, per lo più sprovvisti di collegamenti pubblici con il principale scalo ferroviario della zona. Ebbene, invece di potenziare il servizio di trasporto pubblico e scoraggiare l’uso di mezzi privati, si introduce una nuova tassa per la loro sosta». E ancora: «Esprimiamo la nostra assoluta contrarietà alla realizzazione del servizio così come presentato, di fatto consentirà il parcheggio gratuito ad un esiguo numero di viaggiatori ogni giorno, comportando agli altri un aggravio delle spese di viaggio, di cui probabilmente si conoscerà l’entità solo ad intervento realizzato, visto che si fa riferimento molto laconicamente ad abbonamenti agevolati. L’assenza di sicurezza in stazione più volte denunciata negli anni ed i frequenti atti vandalici quasi ignorati sino ad oggi dall’amministrazione comunale, non possono “risolversi” con un nuovo balzello ai danni dei pendolari. In extrema ratio proponiamo un ridimensionamento dell’intervento, destinando alla sosta a pagamento la sola area ubicata lungo via della Siderurgia, che maggiormente necessiterebbe di lavori di riqualificazione, per consentire un uso in sicurezza e più ampio, rispetto a quello attuale, da parte dei viaggiatori».

Gli utenti: «Invece di scoraggiare l’uso di mezzi privati potenziando il trasporto pubblico si introduce una nuova tassa sulla sosta»

Luca Mugnaioli

Due parcheggi a pagamento custoditi, in arrivo a S. Palomba

Festival Tognazzi, appuntamento al 2022

Terminato “Trentugo”, la rassegna estiva dedicata all’attore giunta alla seconda edizione

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i è concluso “TrentUgo Tognazzi”, l’appuntamento che omaggia UgoTognazzi per ricordare la ricorrenza dei 31 anni dalla sua morte. L’evento, che si è tenuto dal 20 al 22 agosto in piazza Ungheria a Torvaianica, in collaborazione con il Comune di Pomezia, ha avuto la direzione artistica a cura dei quattro figli di Ugo: Gianmarco, Ricky, Maria Sole eThomas Robsahm.

I premi e i libri

Tra i momenti più applauditi del festival, l'assegnazione di quattro premi,omaggiati da Ettore Costa, a Marco Risi, Elena Sofia Ricci, Laura Delli Colli e Antonella Attili. Presentati durantele prime due serate della kermesse i libri "Ugo. La vita, gli amori egli scherzi di un papà di salvataggio" (Edizioni Rai Libri), scritto dai figli di Ugo, e “L'anno che a Roma fu due volte Natale”(EdizioniSEM) ,di Roberto Venturini, incluso tra i dodici candidati al Premio Strega 2021 e ambientato proprio a Villaggio Tognazzi.

I film

Durante le serate,al termine dei talk e della consegna dei premi, sono stati proiettati i film“In nome delpopolo italiano”, con la regia di Dino Risi ,“Ultimo minuto” di Pupi Avati e “Bertoldo, Bertoldino e Cacasenno” di Mario Monicelli. Da lunedì 23 a sabato 28, il festival proseguecon la proiezione di un film ogni sera, partenza ore 22. Saranno proiettati in ordine “La terrazza” di Ettore Scola, “La voglia matta” di Luciano Salce, “Io la conoscevo bene” di Antonio Pietrangeli, “Il gatto” di Luigi Comencini, “La califfa” di Alberto Bevilacquae “La donna scimmia” di Marco Ferreri.

Le mostre e le iniziative in corso

Sono proseguite invece in parallelo le altre attività organizzate per questo mese di festeggiamenti. Sino a lunedì 30 agosto è stato possibile visitare la mostra fotografica diffusa, con 31 foto su 11 totem sparsi per le vie di Torvaianica, con gli scatti dell’attore al fianco di grandi personaggi dello spettacolo. E’ stato possibile ammirare anche la mostra “Storia del Torneo Tognazzi”, in viale Spagna n°5, realizzata dal gioielliere Ettore Costa, creatore del Trofeo Scolapasta d’oro: una raccolta con oltre cinquecento foto che racconta la storia dello storico Torneo Tognazzi, dal 1966 al 1994. Si concluderà a fine agosto anche l'iniziativa culinaria “Il mese dell’Abbuffone”, a cura dei ristoranti della città di Pomezia e del litorale di Torvaianica, che hanno proposto alcune delle ricette dell’“inventore della supercazzola”, dal Babà al kiwi alle Farfalle fuxia, tratte dai suoi numerosi libri di cucina.

Il prossimo appuntamento

Il Sindaco di Pomezia Adriano Zuccalà e la ViceSindaco Simona Morcellini, ma anche i figli dello stesso Ugo, hanno confermato dal palco l'interesse per lo svolgimento di una terza edizione: una grande festa, magari anche di natura sportiva, per il 2022, in occasione dei 100 anni dalla nascita dell'attore.

Terminato il Festival sul palco è stata ribadita l’intenzione di una terza edizione: una grande festa, magari anche un evento sportivo, per i 100 anni dalla nascita dell’attore

Nuovo asfalto ok: «Ma ora attenzione all'alta velocità»

L’appello dei cittadini di Marina di Ardea. Intanto nella zona previsti interventi anche sul fronte allagamenti

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inalmente ad agosto sono stati completati i lavori di rifacimento del manto stradale sul Lungomare del Comune di Ardea. Un intervento atteso da tempo e che ha portato alla sistemazione di circa 9km di strada fino al Comune di Pomezia partendo dal bivio di Lido dei Pini. Ma quelli sull'asfalto non sono gli unici interventi previsti sulla litoranea: l'Amministrazione, in questo caso per Marina di Ardea, ha annunciato interventi per contrastare l'annosa questione degli allagamenti che ogni anno tiene in scacco gli abitanti della zona.

Non solo strade

Inizieranno infatti nel tardo autunno i lavori necessari alla mitigazione del rischio idrogeologico a Marina di Ardea. Per una spesa prevista di 950.000 euro, le acque meteoriche di via Bologna e di via Bolzano saranno raccolte e convogliate in modo da impedire gli allagamenti che nella stagione delle piogge trasformano ampi tratti del litorale di Marina di Ardea in una impercorribile palude. «La nostra Amministrazione – spiega il Sindaco Mario Savarese – con questo intervento completera ` in questo tratto di lungomare il progetto di riqualificazione che non poteva essere limitato alla sola litoranea dove, proprio in questi giorni, sono stati completati i lavori di stesura del nuovo manto. La sistemazione delle strade che corrono parallele al Lungomare degli Ardeatini e ` un’opera importante volta a rivalutare l’intero quartiere di Marina di Ardea».

Nuovo asfalto: «Attenzione all'alta velocità»

Tornando alle strade c'è chi però, oltre chiaramente a manifestare soddisfazione per i recenti interventi del Comune, lancia un campanello d'allarme. «Come cittadino che vive da 42 anni a Marina di Ardea non posso che essere contento e soddisfatto. Ora la strada non presenta più il pericolo di danni ai pneumatici e di incidenti stradali causati dalle numerose buche su tutta la carreggiata per circa 9 Km da Rio Torto a Lido dei Pini». A parlare è l'ex Presidente dell'Associazione RivaluTiamo Marina di Ardea. «Ora però sorge il pericolo dell’alta velocità incontrollata dei veicoli sul Lungomare degli Ardeatini. A tutela dell’incolumità delle persone, si dovrà mettere in sicurezza il Lungomare degli Ardeatini. L’Associazione RivalutiAmo Marina di Ardea, già da anni, ha inoltrato numerose istanze all'uff. Protocollo, proponendo più sorveglianza della Polizia Locale munita di Autovelox mobile, realizzazione di dissuasori di velocità di fronte ad ogni passo a mare, con le strisce pedonali verniciate sopra di essi muniti di segnaletica luminosa in prossimità delle strisce pedonali stesse».

Fino a Capo Nord in bici sfidando ogni limite

Mattia Rifino, di Pomezia, ha preso parte all’emozionante IV edizione della “North Cape 4000”

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na cifra che spaventa solo ad immaginarla: 4.000 km. E' questa la distanza di una delle competizioni di Ultracycling più emozionanti al mondo che ha previsto quest'anno un percorso che ha tagliato in due l'Europa fino a raggiungere il traguardo (da sogno) a Capo Nord. Parliamo della “North Cape 4.000” una sfida ai limiti dell'uomo che catapulta ciclisti provenienti da ogni parte del mondo lungo un percorso lungo per l'appunto 4.000 km e per di più in totale autosufficienza. Sì avete capito bene: senza alcun tipo di supporto logistico. Si chiama “Ultra Cycing” ed è uno sport estremo e francamente davvero per pochi. Ebbene Mattia, di Pomezia, 25 anni, si è lanciato in questa avventura partendo con gli

La “folle” impresa del 25enne: era alla sua prima esperienza in una gara del genere altri concorrenti da Rovereto alla volta di Capo Nord con 4 ceck point dislocati obbligatori lungo il percorso. Unica condizione per essere considerati “finisher” della quarta edizione raggiungere il traguardo entro 22 giorni.

L’intervista

Mattia partiamo dalla fine: il tempo limite per essere considerati “finisher” era fissato in 22 giorni, tu ne hai impiegati 14. Già questo di per sé è uno straordinario risultato al quale dobbiamo aggiungere la posizione finale, 30esimo su 197. Sei soddisfatto? «Devo essere sincero, no. Il programma che ci eravamo dati prevedeva un risultato di gran lunga migliore. Purtroppo pronti-via e ho accusato un problema fisico che mi ha costretto a pedalare a potenze molto più basse nei primi 4-5 giorni. Problema che non si è risolto e con cui ho dovuto convivere per tutta la gara. A questo si è sommata una deviazione in Finlandia a causa di una strada troppo pericolosa che si è tradotta in 50km in più rispetto alla traccia prevista. Alla fine ho fatto in tutto circa 4,600 km. Ad ogni modo quando si gareggia in eventi così lungo già arrivare in fondo è un gran risultato. Sicuramente, essendo la mia prima volta, ho pagato errori di inesperienza di cui sicuramente farò tesoro per il futuro». Da dove parte l'amore per questo tipo di competizioni e sopratutto cosa ti passa per la testa quando decidi di affrontare una “follia” del genere? “La mia è una passione scoperta quasi per caso. Tutto è iniziato con dei viaggi in bici ma per vacanza. Avevo un mezzo che pesava intorno ai 50kg con cui ho girato Capo Nord, la Spagna, il Marocco e altri paesi compresa gran parte dell'Italia. Una volta sono finito in Islanda in un viaggio sempre per vacanza e ho scoperto che non era possibile dormire in tenda in determinati luoghi, come i parchi nazionali ad esempio; mi sono ritrovato così a fare lunghe giornate a pedalare fino a 200km ininterrottamente con la bici peraltro estremamente carica; ho scoperto così che mi piaceva, perché era divertente andare a cercare il limite della “sopportazione”. Da qui ho contatto un allenatore (Massimiliano Sellini, ndr) e mi sono tuffato in questo sport. Certo, di solito si parte con gare con una distanza minore invece noi siamo partiti direttamente con una 4.000!”

(continua)

«Si dorme pochissimo, a volte per niente, e dove capita. L’alimentazione ha un ruolo centrale ma non sempre si trova il cibo adatto. Il fisico viene messo costantamente a dura prova» (segue)

Come funziona per il cibo e il pernottamento? «Anche qui viene data massima libertà agli atleti. Generalmente lo si compra durante la giornata. La maggior parte del cibo viene acquistato presso i distributori di benzina: durante il giorno è quasi tutto cibo “spazzatura” che però ti dà energie da bruciare senza appesantirti troppo; a pranzo e cena si cerca di mangiare un qualcosa di più sostanzioso magari fermandosi in un Bar o in un supermercato. E' importante chiaramente consumare anche verdura e frutta, qualcosa di salutare, altrimenti il fisico non regge. In molti si ritirano proprio a causa di disturbi alimentari, è una cosa abbastanza frequente. Per dormire invece avevo con me un sacco da bivacco e un materassino: i luoghi più “gettonati” erano le pensiline degli autobus o una tettoia di un supermercato. Più raro, salvo problemi fisici come è capitato a me per esempio, pernottare in strutture al chiuso perché comporta troppi ritardi. Di solito, comunque, non si dorme mai più di trequattro ore, a volte è capitato perfino di non dormire per niente, come quando ho fatto praticamente tutta una tirata prima di prendere il traghetto Tallin-Helsinki. A bordo poi mi sono riposato per due ore prima di ripartire”. Non c'è paura di subire aggressioni o furti specie durante la notte? “Teoricamente sì. In pratica no perché sei talmente stanco e provato che passa tutto in secondo piano. Mi è capitato di lasciare la bici, che pure è costosa e potrebbe far gola, fuori da un supermercato senza nemmeno legarla. Devo dire che in competizioni del genere non è mai successo nulla come furti o cose del genere. Avevo con me un lucchetto ma non l'ho mai usato”. Ci racconti qual è stata la tua giornata tipo? Quanti km hai percorso al giorno? “Il programma che mi ero fatto prevedeva di pedalare 380km al giorno. Partire cioè verso le 5,30/6 del mattino e fermarsi a mezzanotte e mezza l'una. La gara e qualche imprevisto a volte hanno imposto una tabella di marcia differente”. Cosa ti porti dentro di questa esperienza e se c'è un momento, un episodio, al quale sei rimasto particolarmente legato... “Il primo episodio che mi viene in mente è anche divertente per così dire. Si riferisce a quando sono arrivato in Norvegia e rispondere alla domanda sul Covid 'quanti Paesi hai visitato negli ultimi 14 giorni?'. Non erano proprio felicissimi, ecco. Poi c'è sicuramente la notte in cui non ho dormito, che era la settima o l'ottava e dunque con già un bel carico di fatica alle spalle. Confesso che ho avuto anche allucinazioni e non è stato bello. Avevo già fatto tirate simili ma sempre fresco e non così affaticato. Poi ho incontrato personaggi inquietanti in Polonia di cui avevo sentito parlare ma che non avevo mai visto dal vivo...». Del tipo...? “Sì ecco ci avevano avvisato durante il briefing prima della gara di queste persone che si prendono degli stupefacenti che vengono dalla Russia e che li trasformano in veri e propri zombie. Vagano di notte per le strade, e io ed un altro ragazzo che era con me li abbiamo incrociati in una zona di campagna completamente buia. E' stato davvero inquietante”. Tornando al bagaglio di esperienze che porterai con te? “Uso un termine che va di moda ma che ben mi rappresenta: la resilienza. In Ungheria, a causa di un problema, ho dovuto pedalare undici ore in piedi, cosa che non auguro mai a nessuno. Lì ho pensato seriamente di ritirarmi invece poi mi sono detto 'peggio di così non potrà andare' e sono andato avanti” Cosa hai pensato quando hai visto la scritta “Capo Nord”? “La prima cosa che mi è passata per la testa è stata quella di poter finalmente mangiare e dormire tranquillamente senza fretta il giorno successivo. E' stato come lasciarsi alle spalle un enorme peso” Ultima domanda: progetti per il futuro? “Sicuramente ci saranno gare più brevi. Penso di partecipare alla Race Across Italy, in cui è previsto anche il supporto e dunque non è totalmente in autosufficienza, poi una gara da 2,200 km in Austria e poi sto cercando uno step per ottobre novembre senza per una gara di nuovo in autosufficienza. Per quest'anno però basta 4,000km! Il sogno nel cassetto resta la trans America di oltre 6,700km ma non c'è fretta”.

«Ricordi particolari del viaggio? Ho incontrato dei veri e propri “zombie” in Polonia, persone sotto effetto di droghe ‘pesanti’. Era notte, in una strada buia di campagna in Polonia: è stato inquietante!»

Panorami mozzafiato: Finlandia, sopra al circolo polare artico, 110 km dal confine norvegese

Nella foto: Mattia Rifino

(25), di Pomezia; (sotto) il percorso della

“North Cape 4000” Luca Mugnaioli «Il futuro? Gare più brevi. Penso di partecipare alla ‘Race Across Italy’. Il sogno nel cassetto resta però la trans America di oltre 6,700km. Ma non c'è fretta»

Mattia ha percorso oltre 4.000 km partendo da Rovereto fino a Capo Nord: un percorso in totale autosufficienza con transito obbligatorio in 4 ceckpoint. Ha impiegato 14 giorni percorrendo una media di 380 km al giorno

Calcio: stagione 2021-2022 ai nastri di partenza

Tutto pronto per la ripresa dei campionati: come si sono preparate le squadre del territorio

estate è ormai alle battute finali. Si fa sempre più vicino l’inizio dei campionati dilettantistici e della passione, parzialmente messa da parte nei mesi scorsi a causa dell’emergenza sanitaria, dei vari appassionati ma anche dei protagonisti del mondo dello sport e del calcio dilettantistico. UniPomezia. Grande protagonista dello scorso mini-campionato di Eccellenza, ha cominciato la sua stagione ormai dal 26 luglio, data in cui ha dato inizio alla preparazione ma soprattutto ha dato il via al rinforzamento della propria già rispettabile rosa. Sono approdati a Pomezia diversi giocatori di calibro: il difensore Del Duca, con un passato tra Serie C e D in cui ha collezionato ben 300 presenze con le maglie di Vastese, Latina e Atletico Terme Fiuggi. Altro innesto importante è stato quello dell’esterno di fascia Ribeiro, il quale ha militato nelle giovanili del Flamengo per poi passare al Bellinzona ed infine al Coimbra, società di Serie B portoghese. La società di Patron Valle ha avuto un occhio di riguardo anche per quanto riguarda i giovani, sono arrivati alla corte di mister Foglia-Manzillo il difensore classe 2002 Giorgio Consonni che può vantare già diverse presenze in Serie D con il Fasano ed il portiere, anch’egli nato nel 2002, Federico Siani che ha già acquisito una notevole esperienza tra i grandi con Picerno e Turris. Diversi rumors danno l’Unipomezia come probabile appartenente al girone G di Serie D con società campane, sarde e altre laziali come Nuova Florida, Cassino, Insieme Formia e Montespaccato. Nuova Florida. In una recente intervista al “Corriere dello Sport”, mister Bussone si è sbilanciato a favore della sua squadra - Abbiamo qualità sopra la media – ha dichiarato Bussone. In effetti, i biancorossi hanno aggiunto alle proprie fila gente come Santiago Malano (con esperienza anche nelle qualificazioni di Champions ed Europa League con la squadra maltese Valletta FC), il giovane attaccante Lorenzo Persichini e l’under scuola Milan Gabriele Galardi. Tuttavia Bussone ha anche ammesso che la società si stia adoperando – per cercare un altro esterno di fascia nato tra il ’97 ed il ’99 -. Alla terza stagione in Serie D, la società ardeatina potrà sicuramente far fruttare l’esperienza acquisita che ha portato in cascina due salvezze tranquille, cercando di capitalizzare

L’ quanto di buono fatto fino ad ora per fare un ulteriore salto di qualità. Pomezia Calcio e Indomita Pomezia. Le due società parteciperanno entrambe, seppur in due diversi gironi al prossimo campionato di Eccellenza. La LND Lazio ha infatti diramato la composizione dei gironi che vedrà la società di patron Bizzaglia nel girone A mentre l’Indomita militerà nel girone B. Grande colpo del Pomezia Calcio è stato sicuramente il ritorno di bomber Massella, il quale ha trascinato nell’ultima stagione l’UniPomezia in Serie D a suon di gol. Sono stati IL RITIRO - Ha dato l’addio al calcio giocato il centrocampista ardeatino Gianluca Bacchiocchi, il quale dopo essere cresciuto nelle giovanili della Lazio ha avuto un’importante carriera sui campi di Serie C con Cavese, Barletta e Melfi. Negli ultimi anni ha vestito le maglie di Real Pomezia, Racing Club, Airone Ardea ed infine Indomita Pomezia. Si è congedato così: “Avrei potuto continuare per vivere ancora quelle emozioni e quelle sensazioni e che soltanto questo sport può dare e che mi accompagnano da ormai 25 anni…ma prima o poi arriva quel momento della vita dove bisogna fermarsi per dare spaBacchiocchi lascia il calcio ufficializzati inoltre diversi nuovi ac- zio a nuove priorità. Lascio lo sport che mi ha dato quisti come Passiatore, Doumbia, tanto e al quale credo di aver dato altrettanto in terTroncone e gli spagnoli Cano e Otero. mini di sacrificio, cuore e passione. Il calcio mi ha Sponda Indomita Pomezia il direttore fatto crescere, diventare uomo e nel mio piccolo sono Ricci si è rivelato ancora una volta orgoglioso di quello che sono riuscito a fare, avendo scatenato confermando le rocce difen- collezionato quasi 400 presenze dalla serie C alla sive Gentili, Mastrogiovanni e Ugo- prima categoria. Grazie a tutti coloro che mi hanno lini, l’estroso attaccante Seferi, il accompagnato in questo splendido viaggio: compagni duttile centrocampista Oliva ma so- di squadra, allenatori, dirigenti, presidenti e tutti coprattutto annunciando pezzi da 90 loro che vivono per questo sport!” Bacchiocchi lascia come il portiere Mastella, il centro- dopo aver trascinato in Eccellenza, con il suo carisma campista ex Anzio e Real Pomezia e la sua esperienza, anche da capitano, l’Indomita PoMarco Marino ed infine l’attaccante mezia nel quale era approdato nel 2018 in Prima CaLuca Italiano, che si è sempre distinto tegoria, lasciando il segno soprattutto come uomo. per dinamismo e scaltrezza in questa Certo è, che in futuro sarebbe una favolosa notizia, se categoria. È sicuramente un’Indomita Bacchiocchi decidesse di mettere a disposizione, in Pomezia che può sognare, o meglio qualunque veste, il suo bagaglio per i giovani del terpensare in grande con la rosa che sarà ritorio. Grazie a te per quanto hai dato questo terria disposizione di mister Leonardo torio, e sicuramente darai, Bacchio! Aiello. Manuel Ferrara Quattro incontri gratuiti al PalaMargherita Hack L’INIZIATIVA - Outdoor Serious Play Education è il titolo del progetto innovativo sviluppato da Virtus Pomezia Basket e Azimuth Strategic Consulting, con il contributo della Regione Lazio, che coniuga metodologie innovative in ambito formativo ed il basket.Attraverso degli incontri settimanali, bambini dai 6 agli 11 anni saranno coinvolti in giochi che, attraverso la creatività e l’immaginazione, li aiuteranno ad esprimere il loro pensiero in merito a quattro elementi fondamentali della leadership educativa: (1) giocare seriamente; (2) il rispetto; (3) la diversità; (4) il gioco di squadra. Ciò consente ai bambini di condividere le loro idee ed esperienze contribuendo a vivere un ambiente ideale per la socializzazione e per l'apprendimento del gioco del basket. LE DATE - Gli incontri, totalmente gratuiti, sono previsti per il 4-11-18-25 settembre 2021 dalle ore 9:30 alle ore 13:00, presso la palestra Margherita Hack, via Singen 99, Pomezia. È necessaria la prenotazione Per informazioni e prenotazioni contattare il seguente numero:+39 388 8223570 Segreteria VPB.

Pomezia, il basket ritorna in Serie C

La Virtus Pomezia Basket riporta, dopo oltre due decenni, il basket maschile pometino in serie C silver

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esteggia la Virtus Pomezia Basket dopo l'annuncio del ripescaggio in Serie C silver. La delusione per aver perso lo spareggio contro il Sora in finale lascia così spazio alla gioia e ad un ritrovato entusiasmo, con la squadra del Presidente Fabrizio Monni che riporterà la città di Pomezia in un palcoscenico dal quale era assente da quasi vent'anni. «Siamo passati dall'euforia di aver dominato il campionato della scorsa stagione alla la grande delusione per la sconfitta in finale», ci racconta il Presidente Fabrizio Monni intervistato ai nostri microfoni. «Ora però è tutto alle spalle, stiamo gioendo per questa promozione per la quale abbiamo tanto lavorato e che, da due anni, era fra i nostri principali obbiettivi». «Siamo una società organizzata e con uno Staff competente e questo risultato è il frutto del lavoro di tutti. E' una soddisfazione ancora più grande continua il Presidente Monni - se penso che sono passati solo pochissimi anni da quando io ed Il Vice Presidente Mario Lemme abbiamo iniziato a condividere i nostri progetti ed i nostri obbiettivi, venendo considerati da molti dei visionari. Ora possiamo finalmente dire di aver centrato uno dei nostri obbiettivi ma non ci fermiamo di certo qui, il lavoro da fare è ancora tanto». Ma la Virtus Pomezia Basket non è solo la “prima squadra”. «Assolutamente no – spiega il Vice Presidente Lemme - la nostra è focalizzata su tutto il settore giovanile, a partire dal minibasket, che rappresenta il nostro futuro». Ma cosa riserverà il futuro? «Intanto annunciamo la conferma alla guida della prima squadra del Coach Pancrazi. Anche nella prossima stagione ripartiremo poi da Andrea Cirulli, il nostro punto fermo. Dopodiché il nostro Direttore sportivo Mario Cardella è già al lavoro da diverso tempo per formare un roster competitivo in grado di disputare un campionato da protagonisti. Fra qualche giorno potremo già dare i nomi di almeno 4 nuovi arrivi», chiosa il Presidente Monni. Tanto entusiasmo dunque con cui affrontare questa nuova stagione, entusiasmo che la VPB ha sempre dimostrato in questi anni portando avanti con caparbietà il suo progetto principale, quello di ridare alla città di Pomezia il basket che per troppo tempo è mancato. La strada sembra quella giusta…

L’arte del fumetto

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l fumetto nasce nel lontano 1895 dall'illustratore americano Richard Felton Outcalt che riportò simpaticamente i dialoghi dei suoi personaggi in una nuvoletta di fumo (da qui il nome fumetto) con lo scopo di intrattenere visivamente i lettori. Con l'evoluzione sia delle storie che della tecniche utilizzate al giorno d'oggi è ritenuto una forma di arte. L'idea sta alla base della creazione artistica ed in questo caso è supportata dalla costruzione del racconto poi trasformato, dalle mani abili del disegnatore, in disegni che verranno rappresentati su carta con delle vignette che seguono la sequenza logica del racconto. Sarà il lettore poi che, tramite un processo visivo istintivo ed automatico, ricostruirà la storiella che legge. Il fumetto è composto nella sua struttura oltre che dai disegni incasellati nei riquadri delle vignette, anche dai segni cinetici che sono quegli elementi che indicano un movimento, uno sforzo o una tensione e dalle onomatopee che invece riproducono i rumori o i suoni durante lo svolgimento di un'azione. La maggior parte delle volte derivano dai verbi inglesi come Slurp (bere rumorosamente) Slam (sbattere) Crash (scontrarsi) e così via. Va menzionato anche l'utilizzo degli ideogrammi che sono una sorta di metafora espressa tramite un disegno, classico ne è l'esempio della lampadina accesa che indica l'arrivo di un'idea o dei cuori disegnati che esprimono amore! Nelle nuvolette invece si leggeranno i dialoghi che costituiscono per l'appunto la parte scritta denominata lettering- Tra i fumetti più conosciuti ricordiamo Tarzan, Flash Gordon e l'Uomo mascherato che nascono nel 1929. Nel 1930 l'esordio di Topolino della Disney, nel 1932 la famosa produzione western con Tex Willer; mentre poco prima della seconda guerra mondiale nascono le figure tipiche della cultura americana "I Supereroi" tra cui Superman, Batman e Capitan America. Nel 1950 viene invece realizzata una serie più raffinata con i Peanuts grazie alla mano di Charles Schulz.L'invenzione geniale arrivò con le sorelle Angela e Luciana Giussani che creano nel 1962 Diabolik il fumetto nero italiano, che diventò famoso non solo perché tra le righe scorreva amore, avventura, macchine da sogno, diamanti e azione ma anche perché per la prima volta si vede parteggiare il lettore per il personaggio negativo, stravolgendo così tutti i canoni morali. I Fantastici 4 nel 1961, nel 1964 la mitica Mafalda, nel 1967 Corto Maltese, nel 1968 Sturmtruppen fumetto comico satirico ideato dall'italiano Bonvicini, Lupo Alberto dell'italiano Guido Silvestri. Nel più vicino 1982 Martin Myster dell'italiano Alfredo Castelli e tra i fumetti di genere horror italiani più venduti va menzionato Dylan Dog creato nel 1986 dall'italiano Tiziano Sclavi e graficamente prodotto dal fumettista Claudio Villa. Nel 1990 grazie all'idea dei tre fumettisti italiani Michele Medda, Antonio Serra e Bepi arriva il fumetto di fantascienza Nathan Never.

Laura Piacentini

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Il Corriere della Città

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Numero 9 Anno 13 settembre 2021

E-MAIL: direttore@ilcorrieredellacitta.it redazione@ilcorrieredellacitta.it TELEFONO: 392.6939763

DIRETTORE RESPONSABILE: Maria Corrao IN REDAZIONE: Arianna Azzurra Achille, Matteo Acitelli, Luca Mugnaioli, Alessia Achille, Federica Rosato, Anna Di rocco, Irene Tozzi PROGETTO GRAFICO E IMPAGINAZIONE: MA&MC CHIUSURA REDAZIONALE: 31/08/2021

STAMPA: Tipografia Graffietti Reg. Trib. di Velletri Settembre 2009 N. Reg. 19/09 del 24 Settembre 2009

Frenulo linguale alterato

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e siete delle neomamme, o mamme più esperte, alle prese con l’allattamento e coinvolte in qualche gruppo social sull’argomento, sicuramente avrete sentito parlare di frenulo linguale corto o alterato e avrete scoperto l’importanza di questa piccola malformazione, per fortuna facilmente correggibile, che se però non riconosciuta e risolta precocemente può avere conseguenze sia immediate sullo stesso allattamento che a lungo termine coinvolgendo diverse strutture e funzioni del corpo. Proprio la riscoperta attenzione per l’allattamento al seno ha riportato alla luce un problema noto già dai tempi dei tempi, ma un po' dimenticato a causa del grande boom dell’allattamento artificiale degli anni 70, infatti sono proprio le mamme che vogliono allattare al seno a tutti i costi e che non si arrendono di fonte a insuccessi e dolori che si pongono domande e cercano soluzioni ad aver risollevato la questione. Il frenulo linguale è una piccola porzione di tessuto mucoso che ha il compito di ancorare la base della lingua al pavimento della cavità orale, per capirci meglio si tratta di quel filamento bianco che si vede allo specchio quando aprite la bocca e sollevate la lingua fino al palato.Nei casi di frenulo alterato questo filamento risulta essere più corto e spesso rispetto al normale e determina limitazioni del movimento della lingua. Questo piccolo difetto può interferire con l’allattamento nelle primissime fasi di vita, ma crescendo può causare anche disturbi del linguaggio e della dentizione. Il fenomeno interessa dall’1 al 10% dei neonati, ma di fatto non esistono dei criteri diagnostici standard per cui non conosciamo la reale dimensione del problema. Sappiamo solo che in genere colpisce più frequentemente i maschi che le femmine e che deve esserci per certo un coinvolgimento genetico nella sua determinazione. In molti casi non ha alcuna conseguenza evidente, ma quando è estremamente corto può avere effetti negativi sull’allattamento impedendo un corretto attacco del bambino al seno. In questo caso il bimbo non riesce ad afferrare tutta l’areola, ma tende a stringere solo il capezzolo con le gengive. Il risultato è un’esperienza poco piacevole per la mamma, la poppata infatti risulta essere particolarmente dolorosa e si associa alla comparsa ricorrente di ragadi del capezzolo. Dall’altro lato il bimbo non riesce a nutrirsi adeguatamente e quindi nonostante poppate lunghe e ravvicinate ha difficoltà a prendere peso. Detto ciò occorre fare una precisazione per non cadere nell’errore di generalizzare in quanto non sempre questi sintomi sono strettamente correlati al frenulo corto nonostante la sua presenza: bisogna sempre chiedere il parere di un esperto. Più avanti si possono presentare problemi nella pronuncia delle lettere l,r,t,d,n,z, tutte quelle insomma in cui la punta della lingua deve toccare gli incisivi superiori, deve cioè avvicinarsi al palato. Pensate a quante attività potrebbero essere difficili da compiere o impossibili da compiere come suonare uno strumento a fiato, leccare un gelato o baciare qualcuno (a questo per lo meno non dovete pensarci ora, ma i bimbi crescono in fretta!!) I denti superiori e inferiori possono presentare ampi spazi e si potrebbero avere problemi di malocclusione. Addirittura il tutto potrebbe avere delle ripercussioni di carattere psicologico con conseguente bassa autostima. Come accorgersi se il frenulo è corto? Se la faccenda è molto evidente in genere le ostetriche o i neonatologi se ne accorgono già al momento del primo pianto. A bocca aperta la lingua non riesce a protrudere oltre il labbro inferiore e non arriva a toccare il palato, ma si ferma a metà, è schiacciata sul pavimento della cavità orale con solo i bordi arricciati, se si passa con un dito lungo il margine estero della gengiva, la lingua segue il dito torcendosi, infine il segno più evidente di “ancoraggio forzato” è un aspetto a cuoricino della lingua quando il bambino cerca di allungarla verso l’esterno. La diagnosi può tuttavia essere anche più tardiva e avviene dopo la comparsa di alcuni segni e sintomi che possono indurre il sospetto nella mamma del bimbo come appunto difetti di pronuncia di alcune lettere. Nel neonato allattato al seno si può intervenire precocissimamente e il problema si risolve facilmente con una piccola incisione che libera la lingua dal suo ancoraggio, che non richiede anestesia e che comporta una minima perdita di sangue. Ovviamente il nanetto non sarà tanto felice dell’accaduto, ma basterà attaccarlo al seno e si consolerà dimenticando in fretta la spiacevole esperienza e la mamma già da questa prima poppata post operatoria avvertirà un notevole sollievo rispetto al dolore. Se invece il bimbo è nutrito artificialmente al biberon, potremmo aspettare l’evoluzione del fenomeno in quanto non avremo problemi di nutrizione, ma dovremo valutare la comparsa di problematiche successive. Il frenulo potrebbe “allentarsi” con la crescita e non costituire un problema, oppure il bambino potrebbe mettere in atto una serie di strategie di compensazione per cui non avere grosse limitazioni nonostante la presenza del frenulo corto. Se fosse invece necessario intervenire in questa fase, occorrerà un’anestesia generale e poi una piccola incisione con bisturi laser, seguita da sedute di logopedia con esercizi volti a mantenere elastica la cicatrice. Quando si partoriva ancora a casa, l’ostetrica che assisteva al parto controllava tra le altre cose la presenza di un frenulo corto e nel caso interveniva immediatamente dopo il parto prima di attaccare il bimbo per la prima volta al seno. Oggi non siamo certo a questi livelli di attenzione, ma stiamo riprendendo confidenza anche con questa realtà e quello che mi disegna un sorriso sulle labbra mentre scrivo è la sensazione che il tutto nasce dalla forza delle donne, dalla riscoperta consapevolezza della loro femminilità che le spinge a riappropriarsi del loro corpo, dal desiderio di riscoprire la fisiologia di un momento unico qual e’ l’allattamento senza lasciarsi scoraggiare dalle difficoltà o distrarre da strade più facili da percorrere!

Dott. Ost. Catiuscia De Renzis dovevolalacicogna@libero.it

Il singhiozzo, un silenzioso “no”

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l singhiozzo (singulto parossistico antiperistaltico) appare una cosa banale ma ha significati molto profondi. E’ un sintomo molto diffuso e fastidioso, si manifesta all’improvviso senza essere collegato, almeno in apparenza, a cause precise. Ha un’origine psicosomatica - la scienza che studia la complessa connessione mente -corpo - o gastrointestinale ed è strettamente connesso all’emotività, forti disagi, stress, paura, gioia, etc. Il suo messaggio implicito è correlato al rapporto con l’autorità e al sentirsi amati. Il singhiozzo occasionale e transitorio può non destare preoccupazioni ma in forma cronica è una patologia molto invalidante. Il primato del singhiozzo più lungo lo detiene uno statunitense, Charles Osborne, con 68 anni di singhiozzo ininterrotto, 40 al minuto poi ridottisi a 20. Era un ragazzo nato nell’Iowa nel 1894 che visse normalmente fino al 1922 quando dopo aver sollevato un maiale per ucciderlo iniziò ad avere il singhiozzo ( la forma cronica del sintomo ne svela la componente psicologica, altrimenti il singhiozzo sarebbe svanito in poco tempo). Una storia tragicomica, morì a 98 anni per un’ulcera, dopo un anno che non singhiozzava più. Fu costretto a sopportare un peso più grande di lui, uccidere oltre che sollevare il suo maiale, un comando al quale non si poteva sottrarre, neanche pensarlo, la mente pensa solo quello che può, al suo posto parla il corpo. Il singhiozzo è legato a limiti o divieti presenti a livello inconscio (è una risposta involontaria già presente nel feto di otto settimane), rappresenta il rifiuto della madre invadente, troppo latte, troppo tutto, anche il troppo è mancanza, di libertà. Per il neonato il padre è compreso nella madre, una figura combinata, e la madre è il primo volto che riconosce ed è ritenuta la responsabile di tutto. Anche nella vita adulta di fronte ad una imposizione (non solo di cibo) alla quale non ci si è potuti sottrarre, un boccone difficile da ingoiare (che sull’inconscio pesa come un maiale), risponde il corpo con un sintomo espulsivo tipo il singhiozzo, un rigurgito, la tosse, uno starnuto, il vomito, l’inappetenza, ci sono persone costrette a finire tutto il cibo nel piatto come se la madre stesse sempre lì presente a sgridarle. Una finestra temporale che si apre subito dopo la nascita quando il cervello è geneticamente predisposto a stabilire un attaccamento dalla quale entra troppa luce, e i battenti tornano ogni volta a sbattere, a singhiozzi, nell’arco di tutta la vita. Le persone hanno bisogno degli altri per essere aiutati ad elaborare ciò che è troppo pesante per le singole menti, per i bambini, ove la coesione del Sé non è abbastanza forte, ciò vale ancor di più. Una delle cause moderne che impedisce lo sviluppo della sicurezza dei bambini e della loro fiducia in sé, è la cultura dell’individualismo al posto del bene collettivo, è un peso eccessivo da sopportare, un’altra è l’eccessiva attenzione e importanza di cui sono oggetto rispetto al passato. In un recente passato i bambini venivano considerati poco più che oggetti, braccia lavoro, fastidi necessari, Socrate in punto di morte ai suoi carcerieri che gli annunciarono la moglie Santippe e i figli, disse: “Portate via quella donna e quei rumori”. Si è passati da un eccesso all’altro, il bambino si affeziona anche ai genitori cattivi che danno troppo o troppo poco, sono comunque meglio di niente, poi continuerà da adulto a prediligere pappe emozionali negative, semmai con qualche singhiozzo. Forse erano più felici quando, al posto dei tanti regali, avevano qualcuno intorno da osservare mentre lavorava, cucinava, spettegolava con i vicini, dai quali apprendere i comportamenti della vita sociale senza essere visti, senza stare tropo al centro dell’attenzione. Oggi si crea troppo spesso il caso del bambino difficile, iperattivo, con disturbi dell’apprendimento o alimentari, senza considerare che c’è una cosa peggiore dei bambini che danno fastidio, quelli che non lo danno più, gli apatici e indifferenti emotivi, la piaga sociale attuale. L’ educazione deve riguardare le nozioni elementari sui modi di comunicare e di intendersi sul gioco, sul lavoro in comune, sulle abitudini della vita sociale; deve preoccuparsi di far fare loro anche quello che non vogliono (certo non sollevare un maiale tutto d’un fiato), lasciarli fare solo quel che vogliono è la causa più comune di instabilità mentale ed emotiva e del senso di incapacità e di inferiorità. L’eccessiva indulgenza è uno dei peggiori servizi resi all’educazione così come la paghetta concessa senza che abbiano fatto nulla per guadagnarsela, cedere a moine e capricci ( imparano presto il tempo di resistenza dei genitori fino a sfiancarli) che li educa a non rispettare le regole. Piccoli lavoretti riordinare i giochi, buttare la carta nella differenziata, apparecchiare la tavola, li aiuteranno a sviluppare personalità più forti, l’importanza non sta nel denaro che guadagnano ma nelle abitudini e nelle capacità che acquisiscono, da grandi prenderanno l’iniziativa per cercarsi un lavoro, accetteranno occupazioni sgradevoli per procurarsi altri piaceri, impareranno a fare attenzione ai desideri e ai gusti degli altri e di loro stessi. Il mondo deve tornare ad essere interessante, non è un dato esistente in sé da ingoiare come un maiale intero tipo la cultura passivizzante via Internet o Tv, il bambino lo scopre utilizzando l’apporto di altre menti, grazie anche ai sentimenti, intenzioni e progetti condivisi, se ciò avviene in relazioni dall’attaccamento sicuro si genera un rapporto col mondo con un senso duraturo di significato e piacere.

Dott.ssa Francesca Tomasino

Psicologa – Psicoterapeuta Incontri di psicologia dal 6/10 h.17 Ass.Culturale Gli amici di Singen Via Cicinnato, 4 Pomezia 3271363539

Pillole di diritto: Green Pass, profili di incostituzionalità

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apevate che...“E’ compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’uguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese” (comma II°, art. 3, della Cost. Italiana). Questo corollario non è altro che la cosiddetta uguaglianza sostanziale, ovvero l’esplicazione del principio formale dell’uguaglianza di tutti i cittadini dinanzi alla legge (I° c. art. 3 Cost.) a prescindere dalle loro diversità e condizioni di partenza e quindi: da razza, sesso, religione, opinioni politiche ed a prescindere dalle proprie condizioni personali (tra cui rientra sicuramente la salute) e sociali (tra cui rientra la situazione economica e culturale). E’ questo il principio in base al quale discriminare tra cittadini vaccinati e non vaccinati, e quindi diversi tra loro per una condizione personale di salute, al fine di consentire solo ai primi alcune attività attraverso le quali si esplica la propria personalità (art. 2 Cost.), è incostituzionale. E lo è ancor di più se le attività in questione rientrano tra i diritti essenziali (lavoro, libera circolazione, istruzione, accesso a luoghi pubblici o aperti al pubblico). Le attività essenziali possono essere limitate solo per ragioni di sicurezza nazionale, attraverso una legge, e per il tempo limitato in cui sussiste il pericolo per l’incolumità nazionale.Ad oggi, vista la scarsa incidenza mondiale della mortalità da Covid-19 (il tasso di mortalità mondiale è dello 0,021, tasso che cala nei Paesi che hanno una adeguata risposta sanitaria di terapie intensive), e vista la ripresa graduale di molte attività economiche con costante ed obbligatoria adozione di misure restrittive (mascherina e protocolli di igienizzazione), questa situazione di pericolo per l’incolumità nazionale non sussiste. Il D. legge n. 105 del 23/07/21, che ha introdotto la “carta verde” in vigore dal 06/08/21, oltre a non essere una legge ma, appunto un DL, passibile di caducazione ove non venisse convertito entro 60 gg. dal Parlamento in legge (ed in quella sede sono ipotizzabili modifiche ed emendamenti, se non la sua totale revoca), ha quindi normato in chiave di emergenza una situazione che - di fatto - emergenza non è più (fortunatamente) ed ha inoltre introdotto misure talmente restrittive da esorbitare persino l’ambito di legiferazione che la nostra Costituzione affida al Parlamento (non al Governo con DL) rispetto ai diritti essenziali incomprimibili. Il green pass, così come strutturato, risulta anche in contrasto con la normativa europea, in particolare, con il Reg. UE n. 953/2021 all’interno del quale, al Cons. 36, si legge: “E’ necessario evitare la discriminazione diretta o indiretta di persone che non sono vaccinate, per esempio, per motivi medici, perché non rientrano nel gruppo di destinatari per cui il vaccino anticovid è attualmente somministrato o consentito, come i bambini, o (perché) hanno scelto di non essere vaccinate”. I regolamenti comunitari sono self-executing cioè trovano applicazione diretta in tutti gli Stati membri dell’UE senza necessità di essere inseriti in ogni singolo Stato con una legge apposita, e difatti vanno solo tradotti (possibilmente in maniera corretta); tale caratteristica fa si che tali reg. UE possano essere invocati dinanzi ad un giudice italiano il quale non potrà disapplicarli. In questo quadro normativo ben delineato va detto che, per contro, lo stato dell’arte dal punto di vista puramente medico/scientifico sui vaccini, purtroppo ed almeno per ora, non è altrettanto chiaro: i vaccini Covid-19 in commercio, attualmente somministrati anche in luoghi e condizioni che nessun medico dovrebbe autorizzare (addirittura in spiaggia sotto il sole di agosto – sic!) e con un totale abbandono a se stesso del vaccinato nella fase di post somministrazione - andrebbe prescritto un periodo di totale cautela di almeno 1 mese con controlli successivi, costanti e gratuiti da parte del SSN -, stanno producendo effetti collaterali anche letali in un numero sempre maggiore di persone, nei confronti delle quali dovrebbe almeno seguire, in automatico, Costituzione e norme europee alla mano, un adeguato risarcimento del danno ove la correlazione vaccino-decesso fosse accertata dal punto di vista medico legale. Ma v’è di più: nessun vaccino attualmente in commercio assicura di non essere contagiati e/o di non contagiare; tant’è che anche i vaccinati restano obbligati al rispetto delle misure restrittive. L’unica misura veramente equa, al fine di contenere i contagi, ed in ossequio al principio costituzionale citato in epigrafe - onere di rimozione in capo allo Stato degli ostacoli che limitano di fatto le libertà individuali - sarebbe l’introduzione del tampone gratuito a carico del SSN (almeno per i percettori di reddito sotto certe soglie) ove si dovesse o volesse accedere a luoghi pubblici o aperti al pubblico nei quali il distanziamento non può di fatto essere applicato; non è un caso che in alcuni musei italiani (Museo di Pompei), che sono luoghi pubblici ove viene maggiormente avvertito, o così dovrebbe essere, il dovere sociale di inclusione delle diversità e rispetto di tutte le culture, razze, religioni e “condizioni personali”, tale soluzione inclusiva sia stata già messa in atto. Anziché costringere indirettamente i cittadini al vaccino limitando di fatto dei diritti costituzionalmente garantiti ed imponendo un trattamento sanitario i cui effetti, per alcuni, possono essere anche letali, per incentivare la popolazione ad effettuare una vaccinazione che può comportare dei rischi diretti sulla propria salute a fronte di una malattia per la quale la mortalità (diretta ed accertata) è veramente bassa, si può e si deve solo investire sul perfezionamento dei vaccini (che se efficaci al 100%% possono, anzi, debbono essere resi obbligatori e somministrati gratuitamente a tutta la popolazione), ovvero affidarsi ad una libera scelta consapevole del singolo cittadino più propenso a vaccinarsi (magari previo parere positivo del proprio medico curante), fermo restando il diritto al risarcimento del danno in caso di effetti collaterali gravi, siano essi prevedibili o imprevedibili, e quindi siano essi inseriti o meno nel “bugiardino”, come di recente sancito anche dalla Corte di Cassazione con una sentenza di pochi mesi fa.

Avvocato Ida Nazzaro

Patrocinante in Cassazione Sede studio di Pomezia Via F. Domenico Guerrazzi n. 2 CAP 00071 Tel.: 06.60674482 – Cell.: 3383616295 E-mail: avvocatoidanazzaro@alice.it PEC: idanazzaro@ordineavvocatiroma.org

“Siamo dei geni incompresi?”

iciamocelo subito, senza tanti fronzoli, ad ognuno di noi piacerebbe essere definito un “genio”. Quale migliore complimento potremmo sognare di ricevere? In assoluto risulta essere il più seducente! Essere un genio significa essere più intelligente degli altri; essere chiamato genio significa che gli altri riconoscono la nostra superiorità. Ma come si fa dunque a riconoscere un genio? In realtà non è cosi facile, giudicare gli altri e la loro competenza è più difficile di quanto si pensi, soprattutto per quelli più bravi. Spesso non riusciamo a fare su noi stessi un’autovalutazione e di conseguenza forse potremmo avere dei problemi anche a valutare gli altri, a riconoscere ed apprezzare abilità che vanno al di là della nostra comprensione. Quindi la prima riflessione da fare è: siamo in grado di capire quando un’idea è migliore rispetto alla nostra? Curioso il fatto che, in generale, noi siamo molto abili quando dobbiamo valutare gli altri e ne individuiamo subito i loro difetti e le loro carenze, un po’ meno bravi quando dobbiamo riconoscere i nostri limiti. A meno che le persone che stiamo valutando non siano molto più brave e, guarda caso, in questa circostanza tenderemo a sottovalutare la loro competenza. Questo succede perché l’unico metro di giudizio che abbiamo per valutare gli altri è la nostra stessa competenza. Supponiamo di essere una persona abbastanza preparata in un determinato settore e, qualora dovessimo valutare la performance di un’altra persona, tenderemo a valutare ogni cosa che non conosciamo come possibile errore. Questo ci permette di riconoscere facilmente chi sa meno di noi, ma ci fa compiere un grave errore quando dobbiamo valutare chi sa più di noi. Quindi le differenze che percepiamo, rispetto alle nostre conoscenze, sono il frutto di una competenza maggiore, che però non siamo in grado di riconoscere e di conseguenza il risultato è che li consideriamo un errore. E questo vale per tutti i livelli di competenza. Siamo quindi sempre in errore quando giudichiamo gli altri? Dipende dal nostro livello di bravura e di abilità. Ora sarebbe interessante chiedersi se l’errore che commettiamo nel valutare chi è più preparato di noi può valere anche per le idee? Siamo in grado di capire quando un’idea è migliore rispetto a quelle che avremmo potuto pensare noi? Purtroppo il più delle volte, meno siamo competenti e meno siamo disposti a riconoscere idee migliori delle nostre. E questo riguarda anche il modo in cui cerchiamo aiuto quando non riusciamo a risolvere un problema, per questo limite che abbiamo ci rivolgiamo spesso alle persone meno adatte, in quanto non siamo in grado di riconoscere la loro bravura. Questo è il motivo per cui è quasi “obbligatorio” oltreché naturale cercare di avere le persone migliori nei posti di maggiori responsabilità, in quanto loro riescono ad essere da traino per coloro i quali sono particolarmente demotivati. Infatti in qualsiasi settore saper gestire dei collaboratori significa anche motivarli a sviluppare la loro competenza e la loro professionalità nell’interesse dell’ambito in cui prestano la loro attività.Tra quelli che mi conoscono sanno che io opero da molti anni nel settore turistico alberghiero, un mondo che si evolve continuamente e che necessita di personale sempre più preparato ad affrontare problematiche di un cliente sempre più esigente, soprattutto alla luce degli ultimi periodi dove ci si sente più timorosi per i motivi che sappiamo. Ebbene, la domanda che spesso un responsabile si pone è: che cosa succede se formo dei collaboratori e questi se ne vanno? Io risponderei con un’altra domanda: “ e cosa succede invece se non li formi e rimangono?” Motivare non significa solo esporre e spiegare i motivi di qualcosa, ma anche stimolare una persona o un gruppo in modo che avverta in se il bisogno di assumere autonomamente un

Dcerto comportamento. Si dice spesso, infatti, che un manager non può da solo motivare i suoi collaboratori, ma questi si devono motivare da sé avendo il pieno controllo di se stessi, mentre il manager può invece creare e controllare che ci siano le condizioni ideali ed il clima giusto perché ciò possa verificarsi, costruendo un ambiente di fiducia e di sostegno ad ognuno di loro, in maniera tale che i collaboratori siano ispirati a produrre il massimo con il loro operato. Ricordiamoci che le persone migliori non sono loro a cercare di nascondersi ma sono i nostri occhi che hanno difficoltà a riconoscerle. Quindi bisogna essere consapevoli che la formazione rappresenta oggi per molte aziende un’attività irrinunciabile, nella quale è necessario investire per guidare i dipendenti dal concetto di “mansione” verso quello di “professione”. Ora più di prima le aziende, infatti, ricercano profili professionali che abbiano elevate capacità comunicative ed abilità nel risolvere i problemi.Ciò presuppone un coinvolgimento diretto del collaboratore, ecco perché bisogna pretendere che lui sviluppi maggiori conoscenze. E questo si ottiene proprio con la formazione costante, che può rappresentare la chiave per valorizzare le risorse umane e creare un ambiente organizzato in costante evoluzione, che richiede continui aggiornamenti, grande professionalità, ampliamento di competenze, conoscenza di nuove tecnologie ecc., in altri termini, un sistema organizzativo in cui non sono più sufficienti solo la buona volontà e la passiva esecuzione di direttive, ma la capacità di considerare che la formazione è un investimento da parte dell’azienda e quindi, perché risulti proficua ed efficace, deve essere presentata ai collaboratori come un’opportunità di arricchimento e accrescimento personale della loro professionalità e non come una punizione o un obbligo da subire con un atteggiamento passivo, poiché “chi tratta le persone come se fossero quello che dovrebbero essere, le aiuterà a diventare quello che sono in grado di essere” (cit).

Qualora dovessimo valutare la performance di un’altra persona, tenderemo a valutare ogni cosa che non conosciamo come possibile errore Siamo in grado di capire quando un’idea è migliore rispetto a quelle che avremmo potuto pensare noi? La domanda che spesso un responsabile si pone è: che cosa succede se formo dei collaboratori e questi se ne vanno? Io risponderei con un’altra domanda: “e cosa succede invece se non li formi e rimangono?”

Antonio Guido

Ricordiamoci che le persone migliori non sono loro a cercare di nascondersi ma sono i nostri occhi che hanno difficoltà a riconoscerle

L’alimentazione per bambini ed adolescenti

C

ome tutti gli anni con il mese di settembre ci si prepara al ritorno a scuola dei nostri figli e nipoti, con la speranza che la pandemia COVID19 si sia finalmente attenuata e che si possano riprendere le attività in presenza. Dopo due anni di didattica a distanza palestre chiuse ed attività sportive e sociali ridotte al minimo, anche i più giovani iniziano a mostrare segni di sovrappeso o di obesità; quindi, ora più che mai è necessario prestare attenzione alla loro alimentazione. Infatti, soprattutto in età evolutiva, i principi nutritivi che introduciamo con gli alimenti non svolgono solo una funzione energetica, ma anche un’importante funzione plastica e regolatrice. Una dieta varia ed equilibrata è quindi fondamentale per consentire il ricambio di tutte le sostanze organiche e inorganiche che vengono continuamente utilizzate o eliminate dall’organismo e che devono perciò essere sostituite per consentire una crescita armonica. Una dieta equilibrata, uno stile di vita “sano”, un adeguato numero di ore di sonno ed una regolare attività fisica sono fondamentali per assicurare lo sviluppo dei nostri ragazzi ed un loro rendimento ottimale anche nelle attività scolastiche o agonistiche. Purtroppo, quando i bambini crescono e non vengono più regolarmente seguiti dal pediatra, Il principale errore che si commette è quello di pensare solo ed esclusivamente all’introito energetico sottovalutando i primi segnali di sovrappeso e obesità infantile ed illudendosi un loro aspetto “grassottello” o “paffutello” sia “segno di buona salute”. Un secondo grande errore è la dannosissima abitudine di compiacere i bambini con “premi alimentari”, pratica in generale diseducativa che diviene dannosa se la scelta dei “premi” ricade su cibi o bevande non idonei: “cibi spazzatura”, merendine ipercaloriche, bibite gassate, dolciumi ecc. Al contrario i cibi per i bambini ed adolescenti dovrebbero essere adeguati nelle quantità e il più possibile “naturali” ovvero semplici e preparati al momento. Occorre quindi scegliere alimenti freschi, di elevata qualità e possibilmente biologici: legumi, cerali, frutta e verdura di stagione non dovrebbero mai mancare sulle nostre tavole, per gli altri alimenti consiglio di seguire l’ordine e la frequenza della cosiddetta “piramide alimentare mediterranea” di cui spesso vi ho parlato nella mia rubrica. I figli si educano non solo a tavola ma anche insegnando loro a fare la spesa, a riconoscere dal colore e dall’odore i cibi naturali più freschi e genuini o a leggere le etichette di quelli confezionati. Ci sono mamme ossessionate dagli effetti a lunga scadenza dei vaccini ed informatissime su qualsiasi presunto possibile effetto collaterale che essi possano provocare che tuttavia non si preoccupano minimamente di imparare a leggere le etichette degli alimenti, o dei possibili effetti della grande quantità di conservanti, coloranti, grassi saturi ed altri additivi chimici in essi presenti e che i loro figli consumano regolarmente. Per non parlare delle dannosissime dipendenze dal fumo e dal consumo di bevande alcoliche, sempre più diffuse anche tra i giovanissimi. Un sano stile di vita ed alimentare si acquisisce nell’infanzia e nell’adolescenza ed il miglior modo per educare bambini e ragazzi è quello dell’esempio. Prima di preoccuparsi a torto o a ragione dei vaccini sarebbe bene, per coerenza, evitare anche di fumare o bere, in modo eccessivo davanti a loro, ma è diseducativo anche rimpinzarsi di cibo o al contrario saltare i pasti o sostituirli con preparati artificiali o assumere integratori di dubbia provenienza. Migliorare la qualità dei cibi, diminuire la quantità, curarne la varietà, fare con attenzione la spesa e stare molto attenti alla distribuzione dei pasti, sono le prime semplici regole che possono aiutarci nella “educazione alimentare” dei nostri figli. In molte famiglie purtroppo i ritmi del lavoro o i contrasti tra i genitori portano sempre di più a trascurare le nostre sane abitudini “mediterranee”. I pasti principali che “tradizionalmente” rappresentavano un momento di incontro, di dialogo e di educazione con i figli, spesso si saltano o diventano un terreno di scontro più che di incontro. La prima colazione, ad esempio, per i ragazzi dovrebbe essere il principale pasto della giornata. Svegliarsi presto la mattina e preparare una sana colazione per tutta la famiglia da consumare insieme seduti a tavola, con tranquillità è un importante atto di amore e di attenzione che migliora non solo l’alimentazione dei nostri figli ma anche la qualità complessiva della nostra vita. Preparare una merenda di metà mattinata ed uno spuntino di meta pomeriggio “casalingo” mettendo nello zainetto dei nostri figli frutta di stagione, uno yogurt o un bel panino ed una bottiglietta di acqua, rappresenta il miglior modo per evitare che i ragazzi si vadano a comprare, con i soldi dati in alternativa, una colazione fatta da cibi spazzatura accompagnata da bibite gassate e zuccherate. Se si ha la fortuna di poter pranzare insieme con i figli o i nipoti attenzione a quello che portiamo in tavole. Nelle mense scolastiche in genere la qualità e la quantità dei cibi dovrebbe essere garantita, ma questo paradossalmente non sempre accade per i ragazzi che pranzano in casa che spesso vengono sollecitati a mangiare troppo. L’obesità infantile sta diventando sempre più diffusa e porta a grandi problemi sanitari da adulti, quindi attenzione, fate controllare regolarmente bambini e ragazzi dal pediatra e nel caso di sovrappeso correte immediatamente ai ripari. Analoga attenzione andrebbe rivolta a problemi di bulimia o di anoressia che colpiscono soprattutto le giovani adolescenti, con effetti ancor più devastanti per la loro salute. Infine, l’ultimo pasto della giornata, la cena, dovrebbe rappresentare un momento di riflessione durante il quale tutta la famiglia si riunisce e tira le somme. Meglio concentrarsi meno sul cibo e più sui nostri figli, mangiare di meno e parlare di più, informandosi su come hanno passato la giornata, guardandoli in faccia per cercare segni di problemi…gli anni della infanzia e della adolescenza passano in un attimo e se i genitori si concentrano troppo sul loro piatto e sui loro problemi rischiano di perdere di vista i loro figli nell’unica fase della loro vita in cui ancora possono fare la differenza.

La colazione, sana, andrebbe consumata insieme seduti con tranquillità svegliandosi per tempo. Per lo spuntino niente cibo spazzatuta, meglio un panino fatto in casa, uno yogurt e una bottiglietta d’acqua

Monica Grosso - Biologo nutrizionista

Se volete contattare l’Autore di questo articolo rivolgetevi al 3208942854 monicagrosso1@tiscali.it

Meglio concentrarsi meno sul cibo e più sui nostri figli, mangiare di meno e parlare di più, informandosi su come hanno passato la giornata, guardandoli in faccia per cercare segni di problemi

38 INFORMAZIONE settembre 2021 Il Corriere della Città Onoriamo la memoria di Domenico Cappelli

Nel 2022 ricorrerà il decennale dalla morte del poeta-operaio di Pomezia, appello per recuperarne la memoria

icordare, anche da parte dell'Amministrazione Comunale, Domenico Cappelli ovvero il poeta operaio di Pomezia. Il prossimo marzo ricorrerà infatti il decennale dalla sua scomparsa, avvenuta nel 2012 ed è partito l'appello alle Istituzioni affinché la sua memoria, e i suoi lavori, non vadano perduti. Nato a San Casciano nel '46 Cappelli si era trasferito nel territorio pometino nel 1969. Di professione faceva il saldocarpentiere – per lavoro ha davvero girato l'Italia giungendo infine anche alla FEAL di Pomezia – ma le sue grandi passioni erano la musica e la poesia. A tal proposito ha fatto parte della Banda cittadina di Santa Cecilia mentre con carta e penna imprimeva i suoi pensieri spesso incentrati su tematiche sociali e civili. Cappelli infatti ha sempre partecipato alle lotte operaie per la conquista dei lavoratori militando nella sinistra e nel Sindacato della CGIL. Tra i suoi lavori più importanti troviamo "Sonetti d'Italia", "Poesie scelte e Vita dell'ultimo operaio", ma anche componimenti dedicati alla città come "Pomezia ha 73 anni" o “Torvaianica”.

Ne parliamo con Domenico Defelice

Di Cappelli e di ciò che ha rappresentato per il territorio discutiamo con un altro poeta del luogo, Domenico Defelice. Anch'egli poeta, scrittore, saggista, ha fatto di Pomezia non solo il luogo della sua vita, ma anche il centro della sua fervente attività di pubblicista e di uomo di cultura. Lunghissima la sua produzione letteraria tra raccolte poetiche, drammi prosastici e monografie che coprono, in un arco di sessantanni, gli eventi e le fasi più controverse dei mutamenti storici della nostra società. Ne citiamo alcune: Con le mani in croce (1962); La mania del coltello (1963); Un paese e una ragazza (1964); 12 mesi con la ragazza (1964); La morte e il Sud (1971); Dialoghi all’esca (1989); To erase, please? (1990); L’orto del poeta (1991); Alpomo (2000); Resurrectio (2004); A Riccardo (e agli altri che verranno) (2015). Dal 1973 dirige inoltre il mensile letterario Pomezia-Notizie oltre che aver fondato, organizzato e diretto il Premio Internazionale Città di Pomezia, coinvolgendo esponenti di spicco della cultura italiana e straniera.

«La città deve onorare il poeta operaio»

Ebbene oggi, Defelice si è rivolto alla nostra Redazione per lanciare un appello affinché il suo collega venga debitamente ricordato anche e sopratutto al livello istituzionale. «Cappelli

Rha iniziato a lavorare giovanissimo, a 16 anni, e le sue più grandi passioni erano la musica, suonava diversi strumenti, ma soprattutto la scrittura», ci racconta Defelice. «Era di una sensibilità straordinaria, operaio per lavoro ma uomo di profonda cultura. I contenuti delle sue poesie, penso a quelle dedicate al mondo del lavoro e alla lotta operaia, sono straordinari. Purtroppo ha pubblicato poco, per questo c'è necessità di non disperdere il ricordo di un autore così importante anche per la stessa città di Pomezia». Defelice ricorda poi qualche aneddoto riferito a Cappelli: «A volte veniva da me per chiedermi di aiutarlo ad “aggiustare” qualche rima o metrica, 'mi aiuti con questo verso zoppicante?', mi diceva. Non che ce ne fosse bisogno, le sue opere parlavano da sé. Mi è davvero dispiaciuto quando è scomparso all'improvviso, era anche un amico chiaramente». Cosa si potrebbe fare? Chiediamo. «E' doveroso approfondire il suo lavoro, glielo dobbiamo, se lo merita. Va ricordato e recuperato, tanto più ora alla vigilia del decennale della sua scomparsa». Tra le proposte potrebbe esserci quella, magari, dell'intitolazione di una strada oppure la realizzazione di un piccolo monumento in sua memoria, eventualmente nella zona dove ha vissuto, la “167”. La palla passa ora al Comune.

Pomezia, 20/10/’84, Istituto d’Arte Picasso, V Edizione Premio Letterario Internazionale Città di Pomezia. D.Mugnaini, Ass.alla Cultura, premia il poeta Domenico Cappelli; al microfono, il corrispondente del quotidiano Il Tempo, Dott. Franco Di Filippo

Grazie Comandante Milone!

DOPO 38 ANNI DI SERVIZIO -

Francesco Milone, Capo sede dei Vigili del Fuoco di Pomezia, dal 1 settembre lascerà il suo incarico. Una vita passata al servizio del Corpo dal lontano 1981 nei vari Comandi di Avellino, Brescia, Roma e Fiumicino. Quindi Anzio, prima di approdare a Pomezia dove ancora risiede.Tanti gli interventi a servizio della popolazione tra i quali menzioniamo ad esempio il salvataggio di un operaio rimasto intrappolato a Santa Palomba all'interno di una ferrocisterna. Ha partecipato inoltre a tanti interventi di emergenza come nei terremoti in Umbria e nelle Marche, ma anche a L'Aquila e Arquata. Nel corso della sua lunga carriera Milone era diventato capo sede del distaccamento di Anzio mentre nel 2018, a Pomezia, aveva assunto il ruolo di capo reparto del distaccamento. Dal 1 settembre dunque, dopo ben 38 anni di onorato servizio, arriverà la meritata pensione.

Luca Mugnaioli

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