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ARIA SOTTILE
11 MAGGIO
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L'11 maggio, alle 4.43, Hall chiamò il campo base via radio dicendo di essere sulla cima sud a 8.749 m. Disse inoltre che Harris aveva raggiunto lui e Hansen, ma che quest'ultimo "se n'era andato" mentre non sapeva dove fosse Harris. Hall riferì inoltre di non riuscire a inalare l'ossigeno delle bombole in quanto il suo erogatore era ghiacciato. Verso le 9 riuscì ad aggiustare la sua maschera dell'ossigeno ma il principio di congelamento che la notte all'addiaccio gli aveva procurato alle mani e ai piedi gli impediva di scendere sfruttando le corde fisse. Più tardi quel pomeriggio chiese al Campo Base di chiamare sua moglie Jan Arnold collegando il telefono satellitare alla radio. Durante la loro ultima conversazione Hall rassicurò la moglie dicendole: «Ti amo. Dormi bene, tesoro. Ti prego, non preoccuparti troppo». Poco dopo, morì. Il suo corpo venne trovato il 23 maggio dagli alpinisti della spedizione della IMAX, ma fu lasciato lì su richiesta della moglie che disse che lui si trovava "dove avrebbe voluto essere". I corpi di Doug Hansen e di Andy Harris non sono mai stati trovati. Sempre l'11 maggio Stuart Hutchison, un cliente della Adventures Consultant che il 10 maggio aveva rinunciato a raggiungere la cima, tentò una nuova spedizione di salvataggio alla ricerca di Weathers e Namba, con quattro sherpa. Quando li trovò erano entrambi vivi, ma rispondevano a mala pena e presentavano pesanti segni di congelamento. Hutchison non sapeva cosa fare e chiese consiglio a Lhakpa Chhiri Sherpa scalatore, che suggerì a Hutchison di lasciare Beck e Yasuko dov'erano. Di ritorno al campo seguì una riunione nella tenda di Groom: Stuart Hutchison, John Taske, Jon Krakauer e Mike Groom discussero che cosa fare e decisero "di lasciarli dove erano", convinti che non si potesse fare più niente per loro. Tuttavia e contro ogni aspettativa, quello stesso giorno, Weathers riprese i sensi e si incamminò da solo verso il campo. Il suo arrivo sorprese tutti, dal momento che lo ritenevano già morto. Data la sua grave ipotermia e i gravi segni di congelamento alle mani e al volto gli venne somministrato ossigeno, una fiala di cortisone e fu scaldato, mettendolo in due sacchi a pelo, da solo nella tenda di Fisher. Durante la notte la sua tenda collassò per il vento e lui, incapace di rimetterla in piedi, passò un'altra notte all'addiaccio in balia del vento di alta quota. La mattina del 12 maggio gli altri scalatori, credendolo morto durante la notte, si prepararono a scendere senza di lui, ma Krakauer scoprì che era ancora vivo. Nonostante le sue precarie condizioni, riuscì a scendere, aiutato da scalatori appartenenti a varie spedizioni, fino al Campo 2, dove fu portato via in elicottero. Incredibilmente sopravvisse, anche se gli dovettero amputare, per via del congelamento, il naso, le dita della mano sinistra e tutto l'avambraccio destro. Fischer e Gau, infine, vennero localizzati dagli sherpa durante la giornata dell'11 maggio. Le condizioni di Fischer, tuttavia, erano talmente gravi che gli sherpa poterono somministragli solo cure palliative prima di salvare Gau. Sempre durante la stessa giornata ci fu un nuovo tentativo di salvataggio da parte di Bukreev, che trovò tuttavia il corpo di Fischer già congelato. David Breashears della Imax, appena seppe la notizia che avevano finito le bombole di ossigeno, mise subito la sua scorta di 50 bombole di ossigeno a disposizione. David Breashears, Ed Viesturs, le guide Pete Athans e Jim Williams della Alpine, si mossero subito verso il campo 4, e aiutarono i superstiti a scendere al campo 2. Otto furono le vittime dell’improvvisa tempesta avvenuta tra il 10 e l’11 maggio: Robb Hall, organizzatore e prima guida dell’Adventure Consultans; Andy “Harold” Harris, guida, Adventure Consultans; Doug Hansen, cliente, Adventure Consultans; Yasuko Namba, cliente, Adventure Consultans; Scott Fisher, capo e guida della Mountain Madness; Tsewang Samanla, polizia di confine indo-tibetana; Naik Dorje Morup, polizia di confine indo-tibetana; Tsewang Paljor, polizia di confine indo-tibetana.