LA ROCCA DEI ROSSI DI SAN SECONDO

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Guida alla visita della "Sontuosa dimora"

San Secondo Parmense


Sala delle Gesta Rossiane (particolare). Pier Maria Rossi viene2accolto a Parma come “padre della Patria�


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coprire le bellezze storiche e culturali di San Secondo significa prima di tutto visitare la Rocca dei Rossi, maestoso maniero che si erge fiero a occidente del centro storico. Le vicende del casato dei Rossi hanno segnato profondamente non solo lo sviluppo del nostro paese, ma più in generale quello del parmense, grazie a figure come Pier Maria II che nel Quattrocento conquista e organizza un territorio che dalla Bassa arriva fino all’Appenino. San Secondo è quindi una tappa fondamentale per chiunque desideri conoscere la nostra provincia, punto di incontro privilegiato tra le Terre di Verdi e il Mondo Piccolo di Guareschi, dove cultura e buon cibo si uniscono in un felice connubio. Al suo centro la Rocca, crocevia di illustri artisti rinascimentali che hanno affrescato le sue stanze con veri capolavori, capaci ancora oggi di emozionarci. Il castello di San Secondo è un luogo dinamico che oltre a offrire percorsi di visita guidati, ospita presentazioni di libri e mostre d’arte, eventi pubblici e privati, serate a tema con le quali rivivere i fasti della dinastia rossiana. I lavori di riqualificazione degli interni ed esterni sono tuttora in corso per offrire sempre nuovi e stimolanti percorsi di conoscenza della storia sansecondina. Non mi resta che augurare a tutti voi buona visita. Benvenuti alla Corte dei Rossi. 20 gennaio 2016

Il Sindaco Antonio Dodi

PIANO NOBILE Area visitabile della Rocca

1 Cortile d’onore 2 Scalone 3 Ingresso 4 Sala di Bellerofonte 5 Galleria di Esopo 6 Sala delle Favole 7 Nella Sala di Momo

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8 Sala dei Cesari

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9 Sala dell’Asino d’Oro 10 Sala degli Atleti 11 Sala di Mercurio

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12 Sala di Circe e Didone 13

13 Sala di Latona

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14 Sala di Adone 15 Sala dei Giganti 16 Sala delle Gesta Rossiane Immagini Archivio Fotografico Castelli del Ducato di Parma e Piacenza www.castellidelducato.it Testi: a cura di Erika Ferrari - Progetto grafico e stampa: Edicta scrl

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La Rocca dei Rossi, cinque secoli di storia Potere, intrighi, guerre: la famiglia dei Rossi ha segnato profondamente la storia del parmense, imponendosi come uno dei casati più illustri e di cui ancora oggi leggiamo le gesta attraverso gli affreschi della suntuosa Rocca di San Secondo. La storia della famiglia parte dal 1365, quando il Vescovo di Parma, Ugolino de’ Rossi cede le terre al nipote Bertrando, dando ufficialmente inizio alla dinastia dei Conti di San Secondo. L’importanza del casato è testimoniata da molti testi storici che ne raccontano le imprese militari già in epoca medioevale, per poi continuare nel corso del Rinascimento. Il bisogno costante di affermare il proprio prestigio, soprattutto nei confronti delle altre famiglie nobili del ter-

ritorio, come i potenti Farnese, ebbe un forte riscontro a livello artistico, trasformando nel XVI secolo la Rocca - ormai semplice dimora residenziale - in uno sfarzoso castello. I più noti artisti del tempo furono invitati alla corte dei Rossi per realizzare stupendi affreschi, caratterizzati da decorazioni a grottesche e narrazioni del tutto particolari. Purtroppo l’intero archivio privato rossiano è andato disperso, con conseguente difficoltà ad attribuire la paternità delle opere. Nonostante questo, si può affermare con certezza che a San Secondo giunsero nomi di tutto rispetto, come Baglione, Samacchini, Ercole Pio, Bertoja, Procaccini, rendendo la Rocca una sublime residenza signorile, paragona4


bile alle corti dei Medici e dei Gonzaga. Delle 19 stanze tuttora conservate (inclusi corridoi e ingressi), ne sono visitabili 13, fra le quali il Salone della Gesta rossiane con i suoi 1200 metri quadrati di affreschi, l’originale Sala dell’Asino d’Oro con il racconto di Apuleio e la particolarissima iconografia fabulistica che ritorna in più parti del maniero, come la Sala delle Favole o la Sala di Momo (cicli pittorici simili sono conservati anche nelle stanze della Cena, del Lupo e della Giustizia, temporaneamente chiuse al pubblico). Quello che vediamo noi non è però la conformazione originale, ma solo una parte della maestosa struttura a forma trapezioidale che includeva una cappella, un teatro di corte e un fine loggiato chiuso. Nel XIX secolo gran parte del maniero andò demolito, mentre fu inserito dai nuovi proprietari, la famiglia Vaini, un giardino

ottocentesco. Alla sua morte, nel 1817, l’ultimo conte dei Rossi, Giovan Girolamo, lasciò l’usufrutto della Rocca al fratello Guido e indicò invece come unico erede il Conte Ferdinando Vaini. Nel 1825 anche Guido Rossi morì, senza avere figli maschi: tutta la proprietà del castello passò quindi alla nuova famiglia che nell’impossibilità di sostenere i costi di gestione, vendette gli arredi fino al crollo di una vasta zona del maniero. Nonostante questa perdita, possiamo ancora ammirare la parte più bella del castello, con il piano nobile e la zona di rappresentanza e riscoprire i fasti dei personaggi rossiani, come Pier Maria II, detto il Magnifico che nella prima metà del XV secolo costruì fortificazioni in tutto il parmense, oppure Pier Maria III, grande condottiero, il cui matrimonio con Camilla, avvenuto nel 1523, è riproposto ogni anno nel noto Palio delle Contrade di San Secondo.

“La rocca quale era nel 1860” - Acquerello. Raccolta Vaini Minghelli

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Sala di Bellerofonte. Gli affreschi della sala sono attribuiti a Cesare Baglione e collaboratori

Sala di Bellerofonte La visita alla suntuosa Rocca inizia dal cuore del maniero, il piano nobile, con la sala di Bellerofonte, originariamente adibita a ricevimento, i cui affreschi sono riconducibili al cremonese Cesare Baglione e collaboratori. Per accedere al suo interno occorre attraversare il suggestivo cortile d’onore che conduce a un maestoso scalone con volta a botte, decorata nella seconda metà del Cinquecento. Lo scalone rappresenta la porta d’accesso ufficiale alla corte dei signori di San Secondo, anticipandone la magnificenza e la lunga storia. Nella Sala di Bellerofonte lo sguardo si alza immediatamente

verso la volta centrale del soffitto, per ammirare l’affresco ispirato dall’eterna lotta del bene contro il male: l’eroe greco, Bellerofonte, mentre uccide la Chimera, il mostro con corpo di drago e testa di leone. L’occhio è accompagnato alla scoperta della stanza dalla prospettiva a trompe-l’œil della volta, seguendo l’imponente drappo alla cui base si trovano delicate grottesche, tipiche del periodo rinascimentale. Fontane, drappi e zampilli sono rappresentati in ogni angolo della sala. Festoni vegetali, fiori e frutti richiamano invece lo scorrere delle stagioni. 6


Galleria di Esopo Superata la prima sala, a destra, si entra in una delle stanze più caratteristiche del maniero. Si tratta della Galleria di Esopo, un ampio corridoio a “elle” dedicato alla narrazione pittorica delle favole classiche e dei paesaggi fantastici, ispirati dallo stesso castello. Complessivamente le favole rappresentate sono tredici e continuano anche in altre sale. Si ipotizza addirittura che prima della distruzione, quasi tutta la Rocca fosse abbellita da affreschi dello steso tipo. Nelle Galleria di Esopo si rico-

noscono le storie de La volpe e il cinghiale, La volpe e il leone, Il lupo e l’agnello, La volpe e le maschere, Gli asini e Giove. Osservando gli affreschi, non sfugge certamente il palese richiamo agli scontri dei Rossi con il Papato, come si evince dalla figura ridicolizzata di Papa Paolo III e dalle relative didascalie. Lungo le pareti è possibile riconoscere anche un “bestiario” definito da delicate grottesche e i due stemmi, quello composito Rossi-Gonzaga e quello della famiglia Riario.

Sala delle Favole Le favole continuano in modo predominante anche nell’omonima stanza, adiacente alla Sala di Esopo. Qui ritroviamo le favo-

le de Il lupo e la gru; La volpe il cane e il gallo; I topolini in assemblea; Il leone morente insultato dagli animali di rango inferiore.

Sala delle Favole. Al centro della volta è rappresentato un leone morente attorniato e deriso da animali di rango inferiore. Significato: anche i potenti sono destinati a perire

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Sala di Momo o della Maldicenza A fianco della Sala delle Favole si trova quella di Momo, dove è possibile ammirare e leggere il primo vero fumetto, dedicato alla storia del mugnaio e di suo figlio che vanno al mercato con l’asino. La narrazione inizia sopra al camino con i due personaggi che si recano al mercato a piedi per poi proseguire in senso antiorario con gli altri quattro riquadri, nei quali padre e figlio

incontrano i passanti che via via consigliano loro di non andare a piedi, ma di salire sull’asino. I due salgono così sulla bestia, prima a turno, poi insieme, finché è lo stesso animale, sfinito e morente, a essere caricato sulle spalle dei due personaggi e gettato in un dirupo. La conclusione nella didascalia della volta: “Momus ubique”, la maldicenza sta dappertutto.

Sala di Momo o della maldicenza. Nella sala è rappresentato in cinque riquadri il racconto di un padre e un figlio che si recano al mercato

Sala dei Cesari no stati realizzati dagli allievi di Giulio Romano, artista allievo di Raffaello, famoso per aver seguito i lavori di Palazzo Te a Mantova. La sala dei Cesari e quella dell’Asino d’Oro rappresentano il nucleo principale dell’appartamento di Pier Maria III e Camilla Gonzaga e possono essere considerate, a giusto titolo, veri capolavori. La Sala dei Cesari era lo studio del marchese ed è carat-

La visita alla Rocca dei Rossi continua nelle due sale considerate fra le più importanti del castello: la sala dei Cesari e dell’Asino d’Oro. Il contesto pittorico è incantevole e più antico rispetto al resto del maniero, in quanto realizzato tra il 1528 e 1535. Anche se, come per la gran parte dei cicli decorativi della Rocca, restano sconosciuti gli autori, si pensa che questi affreschi sia8


Sala dei Cesari. Probabilmente era lo studiolo di Pier Maria Rossi III. La volta è suddivisa secondo uno schema cruciforme e vengono rappresentate otto figure di imperatori in atteggiamento marziale. Gli stucchi sono attribuiti a Vincenzo Tamagni da San Geminiano

terizzata da un’allegoria del potere imperiale con le immagini finissime di imperatori romani,

matrone, damigelle e cavalieri. Rilievi classici sono riconoscibili nei medaglioni e nei cammei.

Sala dell’Asino d’Oro La Sala dell’Asino d’Oro è la camera nuziale dei due sposi dominata nel soffitto da 17 quadri tratti dall’opera “Le metamorfosi” di Apuleio, con particolare attenzione alla vicenda

di “Lucio-l’asino”, senza alcun riferimento ad “Amore e Psiche”, favola invece molto cara agli artisti rinascimentali. Questa scelta rende l’affresco della Sala dell’Asino d’Oro un

Sala dell’Asino d’Oro. Datata tra gli anni 1528-1532 era la camera nuziale di Pier Maria Rossi III e Camilla Gonzaga. Assieme alla Sala dei Cesari hanno i cicli decorativi più antichi del castello. Attribuita ad allievi e collaboratori di Giulio Romano

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vero e proprio unicum nel suo genere. La storia dell’uomo diventato asino per colpa della sua brama smodata inizia nel quadro posto sopra la porta verso

Ovest, nella fascia inferiore, per poi procedere in senso antiorario nella fascia superiore e concludere la narrazione nella figura al centro della volta.

Sala dell’Asino d’Oro (particolare). A sinistra: L’asino tenta di scappare dalla cucina di un cuoco che vuole ucciderlo per cucinarlo. Nella fuga rompe piatti, bicchieri e stoviglie. A destra: L’asino tenta la fuga da un covo di banditi, ma la loro serva cerca di fermarlo

Sala degli Atleti La visita al castello conduce ora alla zona di rappresentanza, caratterizzata da cicli pittorici del tutto diversi rispetto al resto della Rocca, ispirati in questo caso alla mitologia classica di Omero, Virgilio e Ovidio. Non potrà poi sfuggire all’occhio più esperto, come caratteristici di questa parte della corte siano i camini, tutti originali della seconda metà del

‘500, in marmo rosa di Verona. L’ingresso nell’ala di rappresentanza avviene con la sala degli Atleti che prende il nome dai due personaggi che sorreggono la volta, forse Ganimede e Atteone. In questa rappresentazione è facile riconoscere il potere maschile come l’immagine predominante della volta centrale, circondata da alte figure allegoriche.

Sala di Mercurio È dedicata al messaggero alato degli dei greci la Sala di Mercurio. La figura del Dio delle Arti e delle Scienze è dipinta al centro del soffitto nella tradizionale immagine con piedi alati e caduceo in mano, circondato delle arti liberali: Medicina, Geometria, Matematica, Astrologia, Musica,

Pittura, Scrittura, Eloquenza. L’affresco risulta facile da leggere se interpretato attraverso il testo “Le nozze di Filologia e Mercurio” di Marziano Capella, avvocato nell’Africa romana che visse tra il IV e V secolo. Nel libro si narra del matrimonio tra il dio greco e la figlia di Fronesi 10


(Filologia), alla quale si presentano in servizio le sette ancelle che rappresentato appunto le arti liberali. Mentre si passeggia nella stanza, ci si può fermare un istante per sbirciare oltre

le porte-finestre e riconoscere così i resti del gran loggiato che si affacciava sulla “Corte Grande” e la torre, isolata dal resto della Rocca nel XIX secolo dai Vaini e dai Minghelli-Vaini.

Sala di Circe e Didone Rubeus II, ossia Troilo II, a cui probabilmente si deve la committenza delle opere nella sala. Come Circe e Didone che desiderano la pace e l’amore, così il giovane Troilo spera nella serenità e nella fine delle battaglie che hanno segnato la storia della sua famiglia.

Sono l’Odissea e l’Eneide le fonti di ispirazione per la Sala di Circe e Didone, probabilmente affrescata da Orazio Samacchini. In questa stanza si trova l’unica cappa del camino dipinta dell’intero castello, con la raffigurazione del suicidio di Didone e recante la firma di Co Troilus

Sala di Circe e Didone (particolare). La maga Circe disseta i compagni di Ulisse

Sala di Latona La Sala di Latona è la porta di accesso alle stanze dell’ala Est, collegate fra loro da un medesimo ciclo pittorico che ricorda, a chi tenta di sfidare i potenti e gli Dei, le punizioni che li attende. Gli affreschi di tutta l’ala sono ispirati soprattutto dalle Metamorfosi di

Ovidio e le architetture si presentano imponenti, lasciando intuire all’ospite lo sfarzo della gran Sala delle Gesta rossiane, la più importante di tutto il maniero. Come da tradizione, anche il castello di San Secondo ha il suo fantasma ed è proprio la Sala di 11


Latona a ospitarlo. La leggenda vuole che da queste mura, ogni sera, a mezzanotte, si alzi il fantasma di una giovane donna, ferocemente trucidata non ancora ventenne. Ed è lo sguardo proprio di una donna, in questo caso della dea greca Latona, a cogliere quello del visitatore che entra nella sala. L’immagine di Latona è raffigurata al centro del soffitto

mentre riposa sulle rive del fiume insieme ai figli Diana e Apollo, dopo essere sfuggita dalla gelosa Giunone. Nei diversi angoli della sala si distinguono invece coppie di putti che sorreggono un cammeo, personificazione di un corso d’acqua. La sala è conosciuta anche come “Camera d’oro” per l’uso dell’oro zecchino fatto per impreziosire gli archi e le lunette.

Sala di Latona (particolare). Al centro della volta è rappresentata la dea greca con i figlioletti Diana e Apollo, sulla riva di un fiume. Affreschi attribuiti a Orazio Samacchini

Sala di Adone Un finto arazzo appeso a una balconata riproduce la storia di Adone morente, sorretto dall’amata Venere. È questa l’immagine che domina il centro del soffitto dell’omonima Sala. Lungo il “loggiato” che racchiude la storia del dio greco, si trovano i ritratti dei parenti più importanti della casata dei Rossi. Figure di prestigio, ma che non valgono il potere per la famiglia. Si tratta di Giovan Girolamo de’ Rossi, raffigurato sopra il camino con la

corona di alloro e il vestimento militare “Governatore di Roma” a indicare il suo grande prestigio; Federico II Gonzaga di Mantova, cugino della moglie di Pier Maria III e suo amico prezioso; il Cardinal Raffaele Riario, cugino di Bianca e uomo di grande influenza sulla corte pontificia; e infine Giovanni de’ Medici, detto anche Giovanni dalle Bande Nere, il più illustre e importante parente, morto giovanissimo nel 1526 a soli 28 anni. 12


Sala di Adone. Al centro della volta Adone in punto di morte è sorretto da Venere

Sala dei Giganti Un nuovo monito a coloro che si oppongono ai potenti è invece il messaggio impresso nella Sala dei Giganti che come punizione, per aver sfidato Giove, vengono precipitati dall’Olimpo. Nei quadrati laterali alla chiave di volta si riconoscono le vicende di Prometeo che ha rubato il fuoco al Sole e per questo è legato a una rupe, dove un avvoltoio gli mangerà in eterno il fegato; oppure il mito di Fetonte fulminato da Giove e precipitato nell’Eridano, perché

con ostinazione volle guidare il cocchio del padre; o ancora i figli di Niobe che vengono uccisi per punire la loro madre che richiese sacrifici al posto di Latona; e infine Icaro che nel tentativo di volare, sfiora il Sole e precipita così nel mare. L’insegnamento è reso ancora più immediato dall’immagine della scimmietta che ridicolizza tutti coloro che, pur conoscendo i propri limiti, si permettono di affrontare con arroganza i più forti.

Sala delle Gesta Rossiane Il “viaggio” nella Rocca dei Rossi è giunto ormai al termine, ma ancora una sorpresa attende il visitatore. Entrando nella Sala delle Gesta Rossiane si capisce subito perché. Magnifica e maestosa: non ci sono altre parole per presentare l’ultima stanza, la più importante di tutto il maniero. Fu Troilo II a fare costruire e

decorare la sala alla fine del XVI secolo, per imprimere con forza nella memoria il fasto della sua casata. Ben 1200 mq di affresco rendono unica la sala, lunga 20 metri, larga 11,65 e alta 14. Un susseguirsi di grottesche e allegorie, interrotto da 13 quadriarazzo dalle grandi dimensioni, raffiguranti altrettanti episodi im13


Sala delle Gesta Rossiane. L’imponente salone autocelebrativo rappresenta il fasto raggiunto dalla casata ed è l’ambiente più prestigioso della Rocca. L’apparato pittorico viene attribuito a più artisti tra i quali Giovan Antonio Paganino, Cesare Baglione, Jacopo Bertoia ed Ercole Procaccini. Il committente della sala è Troilo II Rossi

portanti nelle vicende dei Rossi, a partire dal 1199 per arrivare al 1542, periodo di Pier Maria III, padre di Troilo II. L’ordine cronologico di lettura parte dal quadro alla destra del camino per continuare sulle pareti in senso orario e terminare sulla volta, sorretta da quattro cariatidi, le quattro stagioni, a simboleggiare lo scorrere del tempo. Lo sguardo si ferma così al centro, ad ammirare le allegorie della gloria del grande Pier Maria III. Sulle pareti scorrono invece i mono-

cromi dei mestieri a nobilitare il lavoro come strumento per migliorare la propria condizione di vita e alla base della volta una fascia con armi silenti, perché solo con la pace ci si potrà dedicare all’arte. Negli affreschi si riconosce anche il Leone di San Marco, a comunicare affetti, cultura e interessi. Un ultimo sguardo all’imponente camino, in marmo rosso e bianco, dove si trova lo stemma di famiglia, per sempre impresso nella storia di San Secondo. 14


Sala delle Gesta Rossiane (particolare). Orlando Rossi il Vecchio libera Borgo San Donnino dal dominio dei15 piacentini


Orari di apertura della Rocca: La Rocca è aperta da marzo a novembre nei seguenti giorni e orari: Sabato visite guidate alle ore 15-16-17-18 Domenica e festivi visite guidate alle ore 10-11 e 15-16-17-18 Ogni ultimo sabato del mese alle ore 21.30 visita-spettacolo notturna a cura di Corte dei Rossi. Possibilità di aperture straordinarie tutto l’anno per gruppi (minimo 15 persone) e scuole su prenotazione Per informazioni: Biblioteca Comunale “G. Guareschi” - Informagiovani Via Felice Cavallotti, 18 - San Secondo P.se Tel. e Fax: 0521 871500 info@informagiovanisansecondo.it www.informagiovanisansecondo.it Ufficio Informazione Turistica Via Felice Cavallotti, 18 - San Secondo P.se Tel. 0521 873214 uit@comune.san-secondo-parmense.pr.it www.comune.san-secondo-parmense.pr.it Orari biblioteca, informagiovani e UIT: martedì-giovedì-venerdì 14-18 mercoledì 10-12 / 15-18 sabato 9,30-12,30

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