IL MESE PARMA 199

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Poste Italiane spedizione in abb. postale DL 353/2003 (conv. in L il 27/02/2004 n. 46) art. 1 comma 1. DCB Parma - prezzo di copertina €0,50

n. 199 marzo 2016

Il Tema del Mese Il volontariato raccontato dalle donne

Speciale Mostra Dal 19 marzo, la Magnani Rocca riapre con Severini

Spettacoli Intervista a Valerio Cervetti

IO OGGI LAVORO DA QUI! D0430316

Dallo smart working al coworking, ecco come ci si divide tra casa e ufficio

Inchiesta sulla “Qualità dell’aria” a cura di


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e d l’editoriale itoriale

di SIMONE SIMONAZZI

Un Comune in difficoltà. Lentamente arriviamo al capolinea

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opo quattro anni di amministrazione Pizzarotti stiamo assistendo ad una strana sensazione, che sembra confermare quello che si vo-

SOMMARIO p. 4

Dallo smart working agli uffici condivisi. Una generazione agile che sa reinventarsi?

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Tema del Mese: testimonianze di donne volontarie a Parma

ciferava al momento delle elezioni del 2012. “Non stiamo eleggendo un sindaco, ma un liquidatore”. Ed in effetti abbiamo assistito ad anni in cui si è arrivati a chiudere progressivamente progetti e servizi. Stiamo a fatica cercando di portare a termine le opere lasciate in sospeso dalla scorsa amministrazione, come l’ex- Ostello della Cittadella, il risezionamen-

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Inchiesta ParmaReport: “Che aria respiriamo?”

to di via Romagnosi in piazza Ghiaia, la scuola Racagni, l’abbattimento del muro di viale Piacenza del Parco Ducale. Tutte opere da concludere o addirittura non ancora iniziate. Sono anni in cui abbiamo portato tas-

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Spettacoli: intervista a Valerio Cervetti

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Speciale Mostra: Severini alla Magnani Rocca, si inaugura il 19 marzo

se, rette, multe ai massimi storici, costringendo i cittadini a sacrifici mai dissestate, non ci sono più soldi. La sensazione è che così non si andrà da

PORTATO TASSE, RETTE,

nessuna parte, abbiamo fermato un modello che non ci piaceva e che era

MULTE AI MASSIMI

sbagliato, ma non siamo riusciti a crearne uno alternativo. O si trova il

STORICI, COSTRINGENDO

modo di iniziare a gestire e amministrare la città, abbandonando slogan e

I CITTADINI A SACRIFICI

protagonismi, oppure presto, molto presto, arriveremo al capolinea e non

MAI CHIESTI. EPPURE, I

ci resterà che scendere.

CONTI NON TORNANO

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Salute: quando e quanto usare gli antibiotici

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Tendenze e Design: un’opera d’arte in soggiorno

n. 199 marzo 2016

Il Tema del Mese Il volontariato raccontato dalle donne

Speciale Mostra Dal 19 marzo, la Magnani Rocca riapre con Severini

Spetttacoli Intervista a Valerio Cervetti

IO OGGI LAVORO DA QUI! Dallo smart working al coworking, ecco come ci si divide tra casa e ufficio

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ANNI IN CUI ABBIAMO

Poste Italiane spedizione in abb. postale DL 353/2003 (conv. in L il 27/02/2004 n. 46) art. 1 comma 1. DCB Parma - prezzo di copertina €0,50

chiesti. Eppure i conti non tornano, la città boccheggia, le strade sono

Inchiesta sulla qualità dell’aria a cura di

n° 199 marzo 2016 Aut. tribunale di Parma N.16 del 22.4.99 Edicta p.s.c.r.l. - via Torrente Termina, 3/b - PARMA N° iscrizione al ROC: 9980 - Registrazione ISSN: 1592-6230 Tel. 0521251848 - Fax 0521907857 - ilmese@edicta.net Direttore responsabile Simone Simonazzi - simonazzi@edicta.net Art director Pietro Spagnulo - spagnulo@edicta.net Coordinamento editoriale Rosaria Frisina Grafica e impaginazione Davide Pescini Redazione Fabrizio Furlotti, Daniele Paterlini Collaboratori Eleonora Bellomi, Francesca Costi, Federica De Masi, Carlotta Ferrari, Fiorella Guerra, Daniela Lella, Cristina Sgobio Commerciale Lina Carollo Tiratura 10.000 copie Chiuso in tipografia il 07/03/2016

il mese/ dicembre 2015 il mese marzo 2016


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a cura di ROSARIA FRISINA

LAVORO AGILE? SÌ, GRAZ

Da casa, i dipendenti aumentano la produttività. Lo smart working prende sempre più piede. A Parma, la Barilla lo applica già dal 2013

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i chiama “Smart working” e sembra stia diventando la nuova frontiera del mondo del lavoro. Un nuovo approccio culturale, un cambio di marcia nella mentalità delle “otto ore inchiodati alla scrivania”, dove “il timbro del cartellino” viene in parte sostituito da un’organizzazione a risultati, l’ufficio da qualsiasi altro luogo esterno scelto dal lavoratore. Il lavoro agile è una modalità già messa in atto in Italia da diverse aziende ed è oggi anche oggetto di un disegno di legge in discussione in Senato. Coinvolti perfino i dipendenti pubblici. Esperienze di smart working non sono nuove, infatti, già in alcuni comuni, ad esempio Torino, ed il comune di Milano, ogni anno, indice addirittura “La Giornata del lavoro agile”, invitando a sperimentarlo per un giorno. Proprio dalle edizioni 2014 e 2015 di questa iniziativa, è risultato che

i dipendenti delle circa 150 realtà aderenti, tra aziende ed enti, hanno potuto risparmiare circa due ore in un giorno, sottratte agli spostamenti (sono stati evitati circa 170.000 km nel 2015) e utilizzate, invece, per la propria famiglia e per il tempo libero. Il fenomeno è talmente importante che il Politecnico di Milano ha dedicato agli smatworkers un Osservatorio, nato nel 2012, ed or-

MARCO GANDOLFI, FELICE DI ESSERE UNO SMARTWORKER Fra i primi in Barilla a sperimentare il lavoro in Smart Working, Marco Gandolfi International Key Account Manager – Food Service Products, esprime un giudizio positivo su questa modalità organizzativa. «Nel 2013, la frequenza era anche più bassa, proprio perché si volevano studiare meglio gli impatti e le possibili controindicazioni. Ma da subito ci si rese conto dell’efficacia di questa modalità di lavoro innovativa, soprattutto se lasciata all’organizzazione diretta e responsabilità del singolo dipendente, pur sempre in accordo con il suo manager. E quindi fu stabilita l’opportunità reciproca di arrivare fino ad un giorno a settimana».

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Come si svolge una sua giornata tipo quando lavora da casa? «Sostanzialmente la principale differenza è che non viaggio fra la casa ed il lavoro, con un evidente risparmio di tempo e pure di denaro. Infatti, all’ora in cui mi metterei in macchina la mattina, invece, mi collego al mio pc via wifi, faccio il dovuto settaggio per entrare nella rete protetta dell’azienda, ed eccomi nel mio ufficio privato. Postazione in cui sto fino all’ora del pranzo, oppure con qualche pausa che mi permette di gestire anche eventuali situazioni domestiche contingenti, come in casi eccezionali aprire all’idraulico che deve fare una riparazione proprio quel giorno… Un punto di forza di

questa organizzazione del lavoro è appunto il momento della pausa pranzo, perché lo SmartWorking mi permette di trascorrerla a casa con i miei familiari, cosa che difficilmente riesco a fare quando vado in ufficio. Successivamente, il pomeriggio scorre come la mattina fra i vari impegni programmati, le risposte alle email e le conference-call con i colleghi, come si chiamano le riunioni nell’era dello smart working». Il rendimento lavorativo è lo stesso che avrebbe in ufficio? «Direi anche superiore, in termini di produttività: infatti il livello di concentrazione che si riesce a raggiungere durante lo smart working


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ZIE!

ganizza anualmente gli “Smart Working Awards”, un riconoscimento che viene dato alle aziende che si distinguono nella pratica del lavoro agile. Secondo i dati divulgati dall’Osservatorio, quasi il 50% delle grandi aziende sta già sperimentando questo tipo di prestazione. Dagli esordi di Siemens, una delle prime aziende ad attuare un progetto di smart working, alla diffusione nel settore dell’informatica, delle tecnologie, degli istituti

di credito..., oggi si parla di oltre 100 mila lavoratori agili in Italia. A Parma, fra le grandi aziende che hanno già avviato questa modalità lavorativa, c’è anche Barilla, che ha cominciato ad offrire questa opportunità nel 2013 e ora pensa di estenderla a tutti gli impiegati entro il 2020. Fino ad oggi, su 1600 dipendenti coinvolti dal progetto, circa 1.200 (oltre il 74%) hanno lavorato con questo modello organizzativo. «Smart working per Barilla si-

gnifica tre cose - afferma Alessandra Stasi, responsabile Organization & People Development -. In primo luogo, lavorare dovunque, comunque e in qualunque momento. E in secondo luogo vuol dire utilizzare gli spazi in un modo diverso: abbiamo lavorato molto nelle varie sedi per riorganizzare gli uffici intorno alle attività di collaborazione, di comunicazione, di concentrazione individuale, che oggi possono essere fatte anche da remoto. Il terzo aspetto sono le tecnologie digitali». Il progetto di smart working in Barilla è aperto a tutti gli impiegati. Tuttavia - sottolinea il gruppo -, esiste una maggiore propensione al suo utilizzo da parte delle donne tra 30 e 55 anni e da chi effettua un tragitto casa-ufficio mediamente lungo. I dipendenti possono lavorare in sedi diverse dall’ufficio per quattro giorni al mese, accordandosi con il proprio manager. I risultati, finora – fa sapere il gruppo Barilla – sono stati molto positivi. In particolare il beneficio più grande riguarda l’equilibrio vita privata-lavoro che ha portato a un aumento della soddisfazione dei dipendenti. Lo smartworking d’altronde piace proprio perché libera il tempo dei trasferimenti casa-ufficio, consente di conciliare il lavoro con la famiglia o con le incombenze private. Gra-

è potenzialmente più alto che alla mia scrivania d’ufficio, posta in un open space. In particolare per tutti i lavori che richiedono analisi approfondite o anche creatività e dedizione l’ambiente domestico è particolarmente efficace. Forse l’unico limite è la minor inclusione durante le riunioni organizzate con più colleghi, poiché nonostante i migliori sistemi di video-conference di cui siamo dotati, la partecipazione da remoto è meno efficiente che tutti quanti riuniti ad un unico tavolo». Pro e contro? «Sicuramente fra i pro abbiamo l’efficienza e l’aumento di produttività media del proprio lavoro, in particolare se misurato mettendo al denominatore il tempo totale del lavoro “normale”

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zie poi a tablet, smartphone, connessioni wi fi diffuse, oggi è possibile lavorare ovunque, da casa, dal taxi, dal parco... Dai risultati di una ricerca effettuata da Ales Market Research per Citrix Italia, azienda IT che realizza soluzioni per mobile workspace, emerge che i lavoratori sarebbero anche disposti ad aumentare il numero di ore di lavoro settimanali fino a cinque in più, pur di beneficiare dell’elasticità che lo status di lavoratore mobile gli garantisce. Ma non tutto è oro ciò che luccica. Una ricerca dell’Università la Sapienza di Roma ha messo invece in evidenza il pericolo “Stackanov”: i lavoratori agili sono talmente preoccupati di dimostrare la loro produttività che spesso lavorano ben oltre le richieste dell’impresa. Ed esistono anche casi come quello di General Motors Powertrain Europe, il centro di ricerca torinese del gruppo automobilistico Usa. A marzo 2015 l’azienda aveva firmato un accordo per introdurre lo smart working, permettendo ai dipendenti di lavorare da casa fino a 10 giorni l’anno. La Fiom di Torino ha verificato la scarsa adesione, motivata per i più dal timore di perdere il contatto con l’azienda e occasioni di crescita professionale, restando lontani dall’ufficio.

che includa anche il viaggio. Ma direi che c’è anche un vantaggio di maggior organizzazione individuale e soprattutto di responsabilizzazione del proprio lavoro, che permette di uscire dallo schema classico delle “ore lavorate”, per una misurazione più orientata agli obiettivi raggiunti. Il contro? Forse, sapendo pianificare meglio il tema delle riunioni che citavo sopra, ne rimane uno solo: il rischio sugli eccessi d’uso; cioè garantire attraverso la giusta media di un giorno alla settimana (salvo casi particolari) che lo smart working rimanga uno strumento di facilitazione di agilità del proprio lavoro e non una condizione di estraniamento del dipendente dalla propria azienda.» di Francesca Costi

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VIAGGIO NEI COWORKING Aumentano in città gli spazi di lavoro condivisi. I più li ritengono un’opportunità di crescita professionale, altri una soluzione all’isolamento della scrivania casalinga

Immagini di spazi coworking, qui sopra, On/Off,a pagina 7, uffici al Business Center

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on è solo condividere una stanza o una scrivania, ma mettersi in rete e cogliere opportunità di collaborazione reciproca. È con questo spirito che nasce l’idea del “coworking”. Un fenomeno che in Italia emerge come recente, ma in realtà vede le sue origini già dieci anni fa in California, quando Brad Neuberg, un programmatore informatico, creò il “San Francisco Coworking Space”, un locale informale, arredato con mobili Ikea, per condividere con altri professionisti progetti e servizi, andando in-

contro a quei freelance che non potevano permettersi un posto di lavoro proprio. Il coworking è uno stile lavorativo moderno che, a differenza del tipico ambiente d’ufficio, unisce persone che non sono in genere impiegati nella stessa azienda, liberi professionisti che hanno bisogno di uno spazio lavorativo che non coincida con la propria casa. Oggi, in Italia è realtà, Milano conta 50 coworking, ed il fenomeno è talmente esteso che si parla anche di coworking aziendali, che danno spazio ad intere aziende. Così come si sperimentano anche idee originali, un esempio: il recente coworking a Trastevere, a Roma, pensato per le lavoratrici mamme. Anche a Parma il fenomeno ha preso piede, esistono diverse realtà che offrono spazi a professionisti e imprenditori. Nel nostro viaggio nei coworking cittadini, ne abbiamo contati sette: Un type (Strada San Nicolò 7a, www.untype.it), On off (in Strada Naviglio Alto 4/1, www.officineonoff.com), Business Center (in via Emilia Est n. 216, www.bcparma.it). Ci sono,

KARMIKA, IL COWO COME OPPORTUNITÀ Ognuno ha una storia che si porta dietro, esperienze e competenze. Poi, uno spazio condiviso ha dato vita a quella alchimia che porta al successo di un gruppo. Debora Diana, creative director, Valeria Federici, copywriter, e Pierluigi Andreassi, videomaker, hanno incrociato le loro strade al Cowo di Cna Parma in via Spezia. Tre postazioni che rispondono ad un’unica filosofia che è il loro marchio: Karmika Comunicazione. «Ho sempre avuto una mia sede privata dove lavoravo in autonomia – spiega Debora – poi, ho iniziato a collaborare con altri colleghi e con associazioni di categoria, come Cna. La soluzione

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di uno spazio in coworking è stata un’opportunità in più che ha consentito di creare una sinergia vivace con professionalità che operano in ambito creativo come me – continua –, credo sia fondamentale per il successo di un cowo l’affinità di attività, è la nota che lo distingue dall’ufficio temporaneo dove si condividono solo spazi fisici». «Lavoravo da casa per un’azienda svizzera, tramite skype e mail – racconta Valeria – ma se da un lato ci sono vantaggi, dall’altro il mio lavoro era alienante, non riuscivo più a porre un confine con la vita privata, il Cowo è una modalità stimolante perché lavori per te

stesso ma anche in collaborazione con professionisti, in Italia passa come una novità ma in altri paesi i coworking sono già una realtà affermata da tempo».


la.copertina poi, tre Cowo della rete www. coworkingproject.com: Pontetaro (via Emilia 33), Cna (via La Spezia 52/a), Parma/Centro (vicolo San Tiburzio 3). Infine, una nuova realtà, Il Cubo, (via La Spezia 90) che si presenta come un contenitore di realtà creative. Con modalità diverse tra loro, i coworking di Parma offrono la possibilità di prendere in affitto intere stanze o solo una scrivania, anche da gestire a turno con altri coworker. Tutti offrono connessione internet e copertura delle spese legate alla gestione di un ufficio (riscaldamento, pulizie, stampanti, la macchina del caffè). Gli orari sono quelli classici di ufficio, ma qualcuno tiene aperto sempre, con accesso tramite badge. Si può anche ususfruire solo delle sale riunioni, con modalità plug&play (porti il tuo computer e lavori subito) e alcuni hanno il welcome desk all’ingresso. Si va tendenzialmente dai 100 ai 200 euro mensili, ma i costi variano in base alla durata e agli spazi che vengono occupati. In queste pagine, abbiamo raccolto alcune esperienze di coworker parmigiani.

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5 LAB, PAROLA D’ORDINE: CREATIVITÀ

Sei realtà insieme, per offrire quell’originalità che vive ai confini del mercato seriale e di massa, che nasce da un’idea in grado, poi, di trasformarsi in un prodotto unico nel suo genere. È questa, in sintesi, l’anima di 5 Lab che, al Cubo di via Spezia, ha trovato una sua “vetrina creativa”, raccogliendo in un unico contenitore l’esperienza di un gruppo multiprofessionale. Così Maria Elisabetta Testi (home designer in&outdoor), Gian Mario Corradini (Geometra), Luciana Fanti (Rivestimenti), Davide Bottazzi (Arredamenti), Manuela Molinari (fotografa), Francesca Spezia (designer), hanno dato vita a 5Lab. «Chi aveva il negozio, chi lo studio, chi il laboratorio, ci siamo messi insieme per dare forma alla parte più creativa del nostro mestiere – spiega Francesca-. Soluzioni coraggiose, non anonime, dove oggetti vintage possono convivere con oggetti di nuova realizzazione ottenendo un risultato armonico, non seguendo un unico filone estetico, le case oggi sono piene di mobili di serie, tutti uguali e senza

personalità». «Succede anche nella fotografia – aggiunge Manuela, i suoi scatti sono appesi alle pareti e riordinati in album rigorosamente non digitali - ho ritrovato qui il piacere della fotografia su carta, andando contro lo scatto compulsivo che oggi riempie i nostri pc». Un gruppo unito da un comune pensiero: fisicità e materia. «Il nostro è uno spazio espositivo e operativo, che propone anche corsi di fotografia, di carta pesta, decorazione di interni…, aperto ad artigiani e artisti, ci chiedono lo spazio per esposizioni o corsi, da come fare i gioielli al make up fino al cucito». Un’atmosfera quella di 5 Lab dove creatività è la parola d’ordine. Francesca si è inventata un rivestimento texture dalla ricetta segreta ed, entrando, l’occhio cade sugli ambienti dove vecchie assi da muratori rivivono come scaffali di una libreria di design, la struttura di un divano destinato al cassonetto è ora un pezzo vintage da esposizione e una piastrella da magazzino ha ritrovato forma come ripiano di una scrivania contemporanea.

BRAIN, QUANDO I FREELANCE FANNO GRUPPO Chi l’ha detto che i “battitori liberi” non possano far gruppo. Lo dimostra Brain, un gruppo di freelance multicreative, uniti dall’obiettivo comune di offrire un servizio di comunicazione completo e di alto livello. Dove B-rain sta per “pioggia di cervelli”, “pioggia di idee”. Incontrare nella loro nuova sede al Cubo, con uno spazio dedicato al coworking, questi giovani freelance è una boccata d’aria pulita in tempi di crisi, per l’entusiasmo e la voglia di fare che li anima. Nove professionisti, dal web specialist al videomaker, dal fotografo al graphic designer, che insieme progettano e realizzano tutto ciò che

costituisce la comunicazione aziendale, utilizzando ogni mezzo, dall’adv ai più moderni media digitali, passando dall’organizzazione eventi allo shooting di moda. « I brainstorming sono all’ordine del giorno e le riunioni si fanno anche in cucina mentre si pranza insieme!», commentano per dire che la mente non si ferma mai. La loro parola chiave, quella che campeggia sul loro sito: «tutti i giorni è venerdì”, un approccio diverso al modo di lavorare, serenità e voglia di fare contraddistinguono i brainers, pensare ogni giorno come fosse venerdì per essere sempre motivati a dare il massimo e fornire al cliente sempre il meglio».

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L’UFFICIO TRA LE M La ricercatrice Sandra Burchi racconta in un libro la storia di dieci donne che hanno deciso di “ripartire da casa”…

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rasformare gli ambienti di casa, riadattarli, forzando la loro funzione, ad un’idea che pian piano si forma, diventando una svolta personale e lavorativa. Sandra Burchi, ricercatrice del Dipartimento di Scienze politiche dell’Università di Pisa, nel suo volume “Ripartire da casa” racconta la storia di dieci donne che hanno fatto la scelta di lavorare da casa. « Ripartire, perché non è un tornare indietro – sottolinea la Burchi - ripartire anche rispetto ad un mercato del lavoro instabile, violento, complicato, si riparte da un progetto su di sé, una scel-

ta coraggiosa, attiva, non passiva». Chi sono le donne intervistate? «Le figure sono diverse, dall’artigiana ceramista, che ha organizzato in casa un laboratorio, alla coltivatrice di un podere di famiglia, che ha realizzato una serra di ultima generazione. Poi, altre figure: web designer, grafica, giornalista, una professionista esperta di comunicazione, una interior designer, una traduttrice, una ricercatrice indipendente. Oggi, molte donne, laureate e con specializzazioni tradizionali o nuove, si trovano a lavorare come consulenti, collaboratrici, freelance, con approcci flessibili e aperti ai cambiamenti del mercato. In questo quadro, la casa si presenta come uno spazio da cui ripartire, e da ripensare in base alle loro esigenze». Come vivono questa scelta? «Bene, con consapevolezza e anche con autoironia. C’è chi mi ha detto: “A volte, ti sembra di essere un pesce negli abissi” o “Incontro le persone e le riempio di discorsi, si vede che è da due giorni che non parlo con qualcuno”». Come organizzano lo spazio di lavoro casa-

a cura di Cristina Sgobio

TRA LE SCRIVANIE DEI COWORKER

LORENZO FAROLDI, architetto

SILVANA ERASMI, art director

Ripensare il mestiere, partendo dal network. Lorenzo, architetto, al Cowo di Ponte Taro, vede nel coworking una vera opportunità. «È una formula flessibile che ti permette di avere l’ufficio anche solo per un mese, per riunioni con il cliente o con i collaboratori, è una scelta moderna e dinamica in linea con la libera professione». E con chi lancia progetti innovativi, come Reload Architecture, che si occupa di spazio pubblico, urbanistica e start up. «Sto costituendo un gruppo di progettazione con colleghi di diverse città, da Modena a Firenze, il coworking è questo, persone che sviluppano un lavoro insieme pur continuando a lavorare singolarmente, è la vera svolta del mercato, inutile barricarsi, il network fa lavorare tutti, e meglio. Le commesse non arrivano più rispondendo al telefono, bisogna ingegnarsi, essere aperti».

«Lavoro a Un_type dal 2013. Questo non è un semplice coworking, ma un co-creative: un_type, infatti, è nato dalla volontà di diversi creativi di mettersi insieme per condividere le proprie esperienze e la propria professionalità per creare qualcosa di nuovo e diverso. Io sono un art director e mi occupo principalmente di eventi, ma qui si trovano tutte le personalità grafiche: dal grafico tradizionale a chi si occupa di marketing, da chi segue i social media a chi si occupa dei video o del web design. In più, siamo una piccola galleria d’arte: la nostra creatività va oltre l’aspetto professionale e si apre a quello artistico. Io stessa sono presidente dell’Associazione Abili allo Sport che promuove lo sport per disabili; ecco, qui abbiamo trovato non solo una sede, ma anche e soprattutto valide collaborazioni».

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M URA DOMESTICHE Sandra Burchi, ricercatrice presso il Dipartimento di Scienze politiche dell’Università di Pisa

lingo? «Ognuno ha il suo stile organizzativo e tutte sono consapevoli della necessità di mettere dei paletti. Scandire i tempi tra vita privata e lavoro in modo preciso. Cercano un’organizzazione non invasiva, perché la ritengono un pericolo da tenere sotto controllo, cosi come l’isolamento. Rispetto a questo, ad esempio funziona molto incentivare il network, adattandosi anche ai tempi degli altri. Quando il lavoro si svolge in ambienti domestici, le stanze assumono due iden-

tià, un tavolo-due tovaglie, uno “spazio terzo”, a metà strada tra casa e ufficio. C’è un grande sforzo di riorganizzazione della propria vita, c’è un adattamento creativo. Non a caso, ho dedicato un capitolo all’aspetto organizzativo, mi sono fatta raccontare molto gli spazi, la performatività, si deve forzare un ambiente nato per un altro uso diverso dal lavoro, che non parla come gli uffici solo di lavoro. Ma proprio questa è una sfida: se si riesce a forzare un ambiente, si riesce a forzare anche il mercato del lavoro». Un’attività da casa ha aspetti diversi rispetto allo smart working aziendale... «Sono comuni i problemi del dare uno stop al lavoro, la gestione fisica di due spazi dell’abitazione, ma è una scelta diversa, non si tratta di lavoro dipendente ma in piena autonomia». Nella sua analisi emerge che è una scelta dettata dalla conciliazione lavoro famiglia? «Anche la conciliazione con la

vita famigliare non è poi cosi scontata solo perché si lavora da casa. Una donna mi raccontava come in realtà richiede impegno far capire questo doppio ruolo. Nel suo caso, spiegava alle sue bimbe che in alcuni momenti dovevano pensare “come se lei non fosse li”. Le protagoniste delle storie incluse in questo libro sanno di trovarsi su un crinale, sono consapevoli che lavorare fuori da organizzazioni standard le consegna a un lavorare sempre, che il valore del loro tempo non è completamente misurabile e ripagato». Perché ha intervistato solo donne? «Mi incuriosiva di più, l’ho ritenuta una scelta più interessante ai fini della ricerca, proprio per il loro rapporto con la casa, che è molto più intimo rispetto a quello che vivono gli uomini, la casa è rifugio, identità». Cosa viene fuori in sintesi dalla sua analisi? «Credo che questo fenomeno

non vada sminuito ma rafforzato, deve essere l’occasione per creare strumenti che lo agevolino. Quel che ho rilevato è che siamo davanti ad una generazione intelligente, una classe di lavoratori creativi, forse anche per la crisi è molto dinamica e produttiva, ma purtroppo messa in condizioni di vivere male».

MATTIA MAFFINI, video maker

LUCA BOCEDI, visual designer

«Dopo la laurea, ho trovato più opportunità lavorative come libero professionista, per questo sono entrato a far parte del coworking Un Type, son qui dal 2014. Sono principalmente un produttore video e qui ho trovato uno spazio adeguato per lavorare al meglio e per avere più contatti nel mondo del lavoro. La cosa più interessante è che si è costantemente a confronto con gli altri: ad esempio, quando un progetto richiede più servizi che un solo professionista non potrebbe fare autonomamente, lavoriamo tutti insieme, dividendoci i compiti. Ecco, lavorare insieme permette di crescere e di imparare cose nuove, giorno dopo giorno. Il rapporto che s’instaura tra di noi va anche oltre quello professionale e sfocia nell’amicizia. Penso che lavorare in un coworking sia un ottimo punto di partenza e, perché no, potrebbe trasformarsi in un futuro lavorativo».

«Sono visual designer, mi occupo di progettazione e immagine coordinata aziendale, dal logo alla brochure al sito web. Ho uno studio che si chiama Redgoblin e, dopo aver girato diversi posti e condiviso spazi di lavoro con altri professionisti, circa un anno fa mi sono imbattuto in On/Off. Vengo qui quasi tutti i giorni, dalle 9 alle 18. Gestisco i miei clienti via mail o per telefono e ci sono momenti in cui condivido esperienze con gli altri. Se incontro difficoltà so a chi chiedere consiglio, si è circondati da un network di persone che si occupano di settori diversi e, dall’incontro delle varie competenze, possono nascere progetti originali e innovativi. Non è semplicemente una condivisione di spazi o una dimensione “ufficio”, la gente si affeziona, lo spirito è quello di collaborazione e di mettersi a disposizione di tutti».

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FLESSIBILITÀ, MA CON REGOLE Dal lavoro agile ai freelance, Diana del Nidil: «Il mercato cambia, ma occorrono accordi collettivi, preoccupano i dati sulle false partite iva»

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ur essendo considerato uno strumento utile alla produttività, oltre che alla conciliazione familiare, una ricerca di Infojobs ha rilevato che il 64% delle aziende e il 93% dei candidati non sanno che in Parlamento è in discussione un disegno di legge sullo Smart working. «Credo sia indispensabile passare dal disegno di legge alla contrattazione, ad accordi non individuali ma collettivi, che regolamentino le modalità di fruizione dei lavoratori e lavoratrici», commenta Luisa Diana del Nidil Cgil Parma. «Lo Smart working è una formula flessibile che sta prendendo sempre più piede, non prevede una riduzione di orario lavorativo, né di stipendio, né di contratto - spiega -. Il telelavoro, che ne viene considerato l’antenato, in realtà era pensato in forma esclusiva, mentre nello smart working i dipendenti aderiscono per un certo numero di ore mensili che possono svolgere all’esterno. È in questo senso evitato il rischio di isolamento aziendale. Esistono già da tempo esperienze in Italia, nell’information tecnology ad esempio, ma oggi servono regole chiare». Quali sono i vantaggi e limiti del lavoro agile? «Si registra una maggiore produttività, seb-

Luisa Diana - Nidil CGIL

bene questo non significhi che non si smetta mai di lavorare. Ci sono sistemi tecnologici che consentono di controllare gli orari. Ma ci sono elementi che vanno valutati, ad esempio il livello di autonomia del lavoratore o l’equilibrio dei carichi di lavoro». Cosa ne pensa invece del fenomeno dei coworking? «Il coworking è interessante perchè rappresenta un fenomeno inverso, generato dal popolo dei freelance, liberi professionisti, imprenditori che abbandonano il lavoro da casa per condividere spazi, ma non solo, anche per

creare opportunità di lavoro attraverso la rete di relazioni che l’ufficio condiviso permette di cotruire». Come vede l’aumento di lavoratori freelance in partita iva? «È un tema delicato. Stiamo parlando di un terziario avanzato, fatto di consulenze, dove il lavoratore autonomo è tale se mantiene la sua autonomia. Ma il fenomeno che preoccupa, ed è sempre più crescente, è quello delle partite iva che non hanno avuto scelta, perché così richiesto dalle aziende per le quali lavoravano o per le quali si propongono. Partite iva che in realtà rispettano orari di lavoro e che vengono trattate come dipendenti». È colpa della crisi? «No. È una brutta abitudine delle aziende, quella di risparmiare sul costo del lavoro. Accadeva anche prima della crisi. Il processo è iniziato nel 2003, con i contratti flessibili, fino al 2009. La crisi ripropone alle partite iva lo stesso metodo, perché sono scomparse le collaborazioni a progetto. Non solo si è modificata la mentalità delle aziende, ma è anche peggiorata perché non hanno saputo tenersi dentro il “Know How”, a causa di una logica che ha portato al ricambio continuo di lavoratori».

TRA LE SCRIVANIE DEI COWORKER

DAVIDE PAGANI, esperto gastronomico «Ho studiato Scienze gastronomiche, per poi seguire un master per la valorizzazione del prodotto tipico. Così è nata l’idea di sviluppare due mie grandi passioni: il cicloturismo e l’enograstronomia, e dunque accompagnare i turisti in bici e far conoscere loro le nostre realtà produttive. Ho deciso di venire a On/Off per capire come muovermi dopo lo studio: qui, in un certo senso, sono stato formato e mi è stata indirizzata la strada per dare forma al mio sogno. Tutti qui dentro mi hanno aiutato: c’è chi ha realizzato il logo e chi il sito, chi mi ha dato idee nuove e nuovi stimoli. Consiglio a tutti i ragazzi che hanno un’idea e vogliono svilupparla, di venire qui: ne vale davvero la pena. Un trampolino di lancio anche per idee imprenditoriali».

il mese marzo 2016

VALERIA ZANGRANDI, comunicatore «Mi occupo di comunicazione e sono a On/Off da poche settimane. Sono freelance da inizio anno e conoscevo questo posto di nome perché ci lavorava un mio collega. La mia giornata tipo? Arrivo col mio computer, mi metto a lavorare, posso interrompere quando voglio e riprendere quando ritrovo la concentrazione: è come avere un piccolo ufficio a distanza. Prima di venire qui, lavoravo da casa, ma lavorare a casa è bello il primo mese, dopo diventa claustrofobico. On/Off ti permette di creare nodi tra persone e professionalità, di avere un confronto continuo, di lavorare insieme. L’impatto è stato positivo, quindi penso che resterò qui per un po’ di tempo, anche perché non ci si annoia mai: quasi ogni giorno ci sono incontri e corsi da seguire e questo permette di tenere la testa sempre attiva».


di Federica De Masi e Rosaria Frisina

il Tema del Mese

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QUANDO LA SOLIDARIETÀ È DONNA

Alcune testimonianze di volontariato femminile a Parma

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uanto è importante l’apporto delle donne nel mondo del volontariato? Proprio di recente, la Fondazione Volontariato e Partecipazione ha tracciato una fotografia dell’impegno femminile in ambito solidale, analizzando i dati forniti dall'Istat sugli aspetti della vita quotidiana. Le donne rappresentano il 45% del totale dei volontari delle organizzazioni di volontariato italiane e soprattutto coloro che dedicano più tempo per gli altri. Se da un lato, infatti, le donne in genere hanno una minor propensione ad aderire ad organizzazioni di volontariato, dall'altro quelle che compiono tale scelta evidenziano livelli di impegno superiori a quelli dei volontari maschi, con una media di 18,5 ore contro le 15,4 dei secondi. Secondo i dati, i settori nei quali si impegnano di più sono: le associazioni a sfondo religioso, politico e civico. A Parma esistono realtà di grande valore, molto attive e che rappresentano un grande esempio di impegno sociale. Proprio nel mese che festeggia il giorno della donna, abbiamo voluto raccogliere alcune, ma significative, testimonianze di volontariato in rosa della nostra città.

Le calciatrici del Parma Calcio 1913 al Maggiore per una donazione di sangue, Festa della Donna 2016

EMILIA AGOSTINI ZACCOMER - 88 anni, 5 figli e una vita passata ad aiutare il prossimo. Emilia sembrerebbe una forza della natura, ma più semplicemente è una donna con tanto cuore che fin dagli anni '80 ha deciso di diventare una volontaria. «Sono un po' come il prezzemolo, sto dappertutto», è così che si descrive Emilia, che di stare con le mani in mano proprio non ne ha voglia. «Non mi tiro mai indietro: so fare la calza e l'uncinetto, ma prima devo spendermi per gli altri». Ha contribuito alla nascita della Coldiretti, ha fondato nel 1984 l'Avoprorit di Felino, associazione pioniera nella lotta ai tumori attraverso la prevenzione e nell'assistenza domiciliare ai malati terminali, nel 1992 ha ricevuto il titolo di Cavaliere della Repubblica per meriti del sociale, mentre nel 2013 ha vinto il premio della Provincia Pierangela Venturini per le donne impegnate. Oggi, Emilia è presidente dell'"Associazione Volontari Penitenziari" per ricominciare che si occupa di ospitare le circa 5.000 famiglie che necessitano di ospitalità per partecipare ai colloqui con i parenti detenuti nel carcere di Parma. «I detenuti scontano la loro pena ma devono avere una seconda possibilità», di questo ne è convinta Emilia che dal 1982 offre la sua sensibilità a chi vuole rimediare ai propri errori. «All'inizio è stata dura: ho ricevuto lettere dove mi auguravano del male, dove mi chiedevano perché il mese marzo 2016


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il Tema del Mese lo facessi. Tutti possono cambiare e questo si può fare solo con la vicinanza delle famiglie e di volontari disposti ad ascoltare». MARTINA NEGRI KWA DUNIA - 30 anni e tanta voglia di fare, Martina è un'insegnante di sostegno della scuola dell'infanzia e una volontaria di Kwa Dunia, l'associazione che da più di 20 anni si occupa di educazione interculturale a Parma. Tutto è iniziato nel 2008 con il servizio civile che le ha “cambiato la vita”, poi Martina è diventata socia della onlus, occupandosi principalmente dei laboratori con i bambini e della gestione della biblioteca interculturale, fino a ricoprire la carica di presidente dal 2013 al 2015. «Ognuno dovrebbe fare quello che può per gli altri», è questo lo spirito con cui Martina si è avvicinata al volontariato, un'attività che dovrebbe essere riconosciuta dalle istituzioni come qualcosa di qualificante da promuovere a livello nazionale. Appassionata e sempre alla ricerca di nuovi modi di fare intercultura, Martina si rammarica di non poter dedicare il tempo che vorrebbe all'associazione, attiva in moltissimi ambiti, dall'educazione alla pace fino al teatro dell'oppresso e ai campi estivi per ragazzi. Una criticità su tutte in ambito volontariato è quella di reperire nuove forze: «I fondi sono sempre meno e reggersi sulle proprie gambe è difficile», spiega Martina. «Una grande risorsa è il servizio civile nazionale e regionale: senza l'aiuto di questi ragazzi non potremmo andare avanti».

EMILIA AGOSTINI ZACCOMER “Non mi tiro mai indietro: so fare la calza e l'uncinetto, ma prima devo spendermi per gli altri”

ROMINA PAOLA BOCCONI - La donazione di sangue è un gesto di grande generosità e non registra alcuna differenza di genere. È fatta di donne e di uomini che insieme si impegnano per donare un futuro a chi è più debole, ammalato e bisognoso. Nel corso degli anni, però, sono diventate

IL VOLONTARIATO A PARMA È IN CRESCITA CONFORTI: «NEGLI ULTIMI 20 ANNI SIAMO PASSATI DA 220 A 480 ASSOCIAZIONI E DA 7000 A 12000 VOLONTARI». Cresce il volontariato a Parma, sia in termini di numeri che di qualità. Una città solidale, che registra il numero più alto di volontari, in rapporto al numero di abitanti, a livello regionale. A dirlo, Arnaldo Conforti presidente di Forum Solidarietà. «I dati sono più che positivi, quasi raddoppiati, considerando che negli ultimi venti anni, siamo passati da 220 a 480 associazioni e da 7000 a 12000 volontari – spiega – ma un aspetto interessante è rappresentato da come il mondo del vo-

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lontariato a Parma abbia saputo cogliere i nuovi bisogni del territorio, mi riferisco ad esempio alle povertà o all’immigrazione – continua -. Le associazioni, poi, hanno sviluppato una grande capacità di collaborare fra di loro così come di essere partner degli enti pubblici in progetti strutturati». La maggiore propensione al dono si registra tra gli anziani ed i giovani. «Abbiamo appena concluso il progetto di alternanza scuola lavoro e sono rimasto colpito dalla sensibilità dei

MARTINA NEGRI KWA DUNIA “Ognuno dovrebbe fare quello che può per gli altri”

sempre di più le donne donatrici di sangue. AVIS Comunale di Parma ne conta 1967: tra i 18 e i 25 anni sono 305, quelle dai 26 ai 35 ammontano a 529 mentre nella fascia dai 36 ai 45 se ne contano 516 e dai 46 ai 55 sono 439. Romina Paola, infermiera, è una donatrice di sangue e vive la propria esperienza in AVIS con grande naturalezza «ogni donna che rispetti i parametri richiesti può tranquillamente donare. Si può donare il sangue due volte all'anno in età fertile e l'idea di aiutare il prossimo è ciò che mi rende più felice. Non avverto mai situazioni di stanchezza o particolare scompenso dopo aver donato, una donna può assolutamente reggere la donazione, anzi le darà grande soddisfazione, come a tutti, del resto». Le regole d'altronde sono le stesse per tutti, ovvero per le donazioni occorre avere almeno 18 anni, pesare più di 50 Kg, essere in buone condizioni di salute e condurre uno stile di vita senza comportamenti a rischio.


il Tema del Mese

ROMINA PAOLA BOCCONI “Donare sangue, una grande soddisfazione”

ANNALISA GABBI - Energia e grinta, ecco quello che traspare dagli occhi di Annalisa, presidente di FaCe Onlus (Famiglie Cerebrolesi) da lei fondata insieme ad un gruppo di 10 famiglie. «Mia figlia aveva 6 anni quando dopo aver partecipato ad un gruppo di Auto Mutuo Aiuto ho pensato che creare una realtà come questa avrebbe fatto bene a Parma. Una realtà che quest'anno compie 10 anni, dove alla base c'è la volontà di fare gruppo, e dove la parola tenuta è di grande importanza: se insieme ci si unisce e si resiste si può fare molto per i nostri figli». FaCe è una grande famiglia, come precisa Annalisa, dove i progetti e la presenza dei volontari non mancano: da poco l'associazione ha allargato i propri spazi nella sede immersa nel verde di Strada Martinella dove oltre ai laboratori di oggettistica e di apicoltiura si è aggiunto anche quello sulla produzione della birra artigianale, al quale i ragazzi partecipano in sicurezza. Attività tutte che puntano ad un solo obiettivo:

l'autofinanziamento. «Fare volontariato significa darsi e saper rinunciare, ma questo restituisce tanta soddisfazione... per dare spazio a tutti i laboratori ho ceduto anche il mio ufficio». È sorridendo che Annalisa descrive la sua attività, per lei fatta solo di cose positive. «Quando siamo partiti come comitato erano più presenti le mamme, forse perché sentivano di spendersi di più per le esigenze dei figli. Ma poi sono arrivati anche tanti uomini, papà e volontari spontanei. Quello femminile e maschile sono mondi diversi che incontrandosi si arricchiscono l'un l'altro. Il bello di FaCe è che ci sono papà e madri che non aiutano solo i propri figli ma agiscono con il loro operato anche sugli altri ragazzi». MARIA BERTOLUZZI - «La vita è preziosa abbine cura», è con la frase di Madre Teresa di Calcutta che Maria, presidente del CAV di Parma, descrive la scelta di essere una volontaria. Con 10 anni di esperienza alle

ANNALISA GABBI “Se insieme ci si unisce e si resiste si può fare molto per i nostri figli”

ragazzi, reagiscono molto bene se stimolati alla riflessione – aggiunge Conforti - sono stati giorni molto motivanti anche per noi, la poca attenzione giovanile verso i temi del volontariato è un luogo comune che va sfatato e queste giornate lo hanno dimostrato – e sottolinea – esiste un problema di numeri in calo per quanto riguarda la presenza giovanile, ma è legata in realtà anche ad un fenomeno demografico, le persone nate negli anni ‘60 sono il doppio dei nati negli anni ’80, significa 1 giovane ogni 5 adulti». Il volontariato parmigiano non subisce particolari variazioni se si parla,

invece, di genere. L’intensità media dell’impegno in attività volontarie non presenta una rilevante differenza tra uomini e donne. «Aldilà dei dati, posso dire con certezza che a Parma esistono splendide realtà di volontariato al femminile, associazioni gestite da donne, e di volontariato femminile, donne che sono molto attive ed impegnate – afferma il presidente di Forum – in linea generale, non può essere trascurato il fatto che la donna fa spesso i conti con un carico famigliare superiore rispetto a quello degli uomini». Una fotografia molto positiva, quindi, quella del volontariato parmigiano

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MARIA BERTOLUZZI “Per essere volontari serve molto cuore, ma anche la giusta formazione”

spalle, Maria è entrata a far parte del Centro Aiuto per la Vita per distribuire indumenti alle donne e ai bambini in difficoltà. «Per essere volontari serve molto cuore, ma anche la giusta formazione» sottolinea Maria, perché aiutare le donne che provengono dalla tratta e dalla dipendenza non è facile. Il CAV offre ascolto ed assistenza concreta alle circa 1400 donne in gravidanza o con un figlio a carico, perlopiù provenienti dalla Nigeria, che ogni anno chiedono assistenza. «Parma è una città molto sensibile al bisogno degli altri, questo è un fattore importante perché in questo momento di grande difficoltà per tutti, il CAV vede aumentare l'utenza ma non i fondi», aggiunge Maria. Oltre alla formazione è fondamentale fare rete come spiega il Presidente: «La strada non è conclusa ma in città c'è un grande lavoro di rete, soprattutto sul tema tratta. Unire le competenze permette di andare lontano: se ognuno riesce a fare la propria opera quotidianamente possiamo farcela».

ma le campagne certo non si fermano. «C’è sempre bisogno di volontari, i settori sono tanti e diverse le tematiche sociali che richiedono attenzione - conclude Conforti – in questo senso, puntiamo molto al lavoro di comunità, credo che sia questo il tema centrale sul quale tutti noi dobbiamo lavorare, essere responsabili nella dimensione quotidiana, nelle relazioni di vicinato, nei quartieri, nell’attenzione alle persone sole, l’equazione è semplice ma non banale: se il volontariato fosse nella mentalità e nella cultura della gente meno persone avrebbero bisogno di servizi sociali». (r.f)

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l’inchiesta

di CRISTINA SGOBIO e FRANCESCA COSTI

Tira una brutta aria in città Non solo inceneritore, ma anche smog: dai dati sulla qualità dell’aria alle promesse e alle azioni mancate dell’amministrazione

comunale. Cosa fare per provare a combattere l’inquinamento atmosferico?

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all’inceneritore all’emergenza smog: qual è la qualità dell’aria nella nostra città? L’ambiente e la sua intrinseca connessione con la salute umana è stata il simbolo di una campagna elettorale che è riuscita a convincere i più e che ha portato alla nascita di una nuova giunta, pronta a mettersi in gioco, a completo servizio del cittadino. Ma qualcosa è andato storto e quelle che erano le promesse fondamentali del periodo elettorale si sono ben presto trasformate in amare delusioni, in scoraggianti sconfitte, in veri e propri fallimenti. Il primo fallimento, inutile dirlo, ha riguardato l’impianto di Ugozzolo che non solo ha avviato la sua attività, ma ha anche accolto a braccia aperte i rifiuti provenienti da Reggio Emilia, contribuendo a generare amarezza tra quei tanti elettori che avevano riposto la propria fiducia in persone nuove, pulite e trasparenti. Ebbene, proprio la trasparenza, a distanza di ben 4 anni, a un passo dalle prossime elezioni, non è certo stato il punto forte dell’attuale Amministrazione. E intanto, è scoppiata anche l’emergenza smog. Un’emergenza che non lascia speranza all’intera Pianura Padana e che coinvolge anche Parma che si classifica tra le peggiori città a il mese marzo 2016

livello nazionale quanto a valori di pm10. E di fronte a un caso di così grave importanza, qual è stata la reazione del Comune? Quali le idee da mettere in campo? Quali i progetti da premiare e quelli da scartare? Ci si sarebbe aspettato un exploit di visioni alternative, di interventi concreti e, soprattutto,


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l’inchiesta di caparbietà, quella caparbietà che fa mettere la città - e i cittadini - davanti a tutto e a tutti, che fa dell’ambiente e naturalmente della salute la priorità assoluta in vetta alla classifica degli ordini del giorno. E invece, silenzio. L’Amministrazione ha pensato a un vero progetto di mobilità sostenibile, o almeno a un intervento di rigenerazione urbana, puntando sugli alberi e sugli effetti benefici che essi procurano all’ambiente? Per scoprirlo, guardate la nuova videoinchiesta di Parmareport, online da fine marzo.

La video-inchiesta completa e le interviste integrali prossimamente su WWW.PARMAREPORT.IT

PM10 E PM2,5: NEMICI DELLA SALUTE. MA DI COSA SI TRATTA? Tra tutti gli indici dell’inquinamento atmosferico, sta facendo molto parlare di sé il PM10. Ma cos’è e, soprattutto, perché dovremmo preoccuparcene? Si tratta di materiale particolato con dimensione inferiore o uguale a 10 micrometri. Con la stessa origine ma dimensione ancora inferiore, viene considerato un potente inquinante anche il PM2,5. Le particelle più grandi di solito sono date da una struttura inerte su cui aderiscono molecole chimiche presenti nell’aria. Le particelle più piccole invece, sono costituite dall’aggregazione spontanea di molecole, soprattutto organiche, che vengono spesso rilasciate da sistemi di emissione come gli scarichi autoveicolari. La normativa nazionale, con il Decreto Legislativo 155/2010, pone come limite per la concentrazione di PM10 il valore di 50 µg/m³ come media giornaliera da non superare per più di 35 volte in un anno. Prendendo in considerazione i primi 25 giorni del 2015, Frosinone e Parma avevano già superato la soglia limite 20 volte. Il 30 novembre 2015 l’Agenzia ambientale europea lancia l’allarme: 84.400 morti premature in Italia nel 2012 a causa dell’inquinamento dell’aria. E la Pianura Padana, come detto anche dal ministri dell’Ambiente Galletti, rappresenta un’emergenza, data la sua morfologia.

PROTAGONISTI Eriberto De Munari Direttore Arpae Parma

Luigi Calzone Pediatra e allergologo

Annamaria Buschini Docente Università di Parma

«Per molti anni, Parma ha vinto la maglia nera in tema di qualità dell’aria. Faccio sempre l’esempio di due persone che affogano, uno con l’acqua sopra gli occhi, l’altro con l’acqua sopra la testa: alla fine affogano entrambi. Ecco perché bisogna risolvere il problema dell’inquinamento sull’intera area del bacino padano e non in piccole zone. Bisogna cogliere questa situazione come un momento in cui tutti dobbiamo metterci del nostro: spostarci con i mezzi pubblici o con la bici, ad esempio, o consumare meno il riscaldamento coibentando le case.Il problema di fondo è che nella Pianura Padana c’è il 50% del Pil italiano con 1/3 della popolazione d’Italia: è inequivocabile che quando ci sono delle attività e delle persone si crei inquinamento e, di conseguenza, è molto difficile ridurlo, anche a causa della situazione metereologica. Credo che un corretto allarmismo e una corretta attenzione sul problema ci debba essere: solo così di può lavorare per risolverlo».

«Se aumenta il particolato nell’aria, aumentano gli effetti tossici. In più, niente neve e poche piogge: anche questo ha influito negativamente sull’aumento delle polveri sottili e, conseguentemente, sull’aumento delle patologie respiratorie, specialmente nei bambini. Studi dimostrano che un aumento medio giornaliero di 10 microgrammi per metro cubo d’aria di particolato aumenta del 2-3% i ricoveri, le visite al pronto soccorso e il ricorso ai medici. Vedo sempre più spesso pazienti che hanno manifestazioni a carico degli occhi: bambini che hanno arrossamenti, che ammiccano, che lacrimano e quindi che strofinano gli occhi. Questa situazione è più frequente nei bambini che risiedono vicino a zone di traffico, lungo l’autostrada, lungo la via Emilia, rispetto a bambini che risiedono nelle nostre colline. Bisognerebbe fare di più per aprire gli occhi e le menti a chi dovrebbe fare qualcosa per tutelare la salute pubblica».

«Il traffico incide moltissimo sulla presenza delle particelle più fini in atmosfera. In particolare, i motori diesel tendono a rilasciare nell’ambiente particelle molto piccole, per la meccanica del motore stesso. A Parma, negli ultimi anni, si è verificato un aumento delle auto pro capite e quindi degli spostamenti. In più, si è generata una dieselizzazione del traffico che ha aumentato la presenza di queste particelle. È vero, esistono le domeniche ecologiche, ma penso che queste abbiano una funzione puramente educativa, perché è difficile che a fronte di un blocco del traffico si abbia una riduzione sensibile, in quel momento, della presenza di particelle. Servirebbero degli interventi più strutturali che riducano realmente il passaggio di vetture e, soprattutto, lo riducano in un’area più grande rispetto al solo centro, riprogettando il traffico, così da evitare una dinamica dei flussi d’aria che portano il particolato a ricadere sulla città».

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L'EX DIRETTORE DEDICA UN LIBRO ALLE BIBLIOTECHE. «SONO UN'ISTITUZIONE DELLA DEMOCRAZIA. I CITTADINI HANNO IL DIRITTO DI DIFENDERLE» LE IDEE DELL'ASSESSORE FERRARIS? «CONCETTUALMENTE CORRETTE MA...»

VALERIO

CERVETTI «RACCONTARE LE BIBLIOTECHE ERA COME RACCONTARE LA MIA VITA, TUTTA APPUNTATA SU UN TACCUINO NEL QUALE HO SCRITTO DATE, INCONTRI, EPISODI, MOMENTI IMPORTANTI DI QUESTA AVVENTURA». il mese marzo 2016


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L'INTERVISTA

di Simone Simonazzi

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di pensionati, di tutti quelli che amano la cultura e alerio Cervetti è stato direttore delle Bibliola lettura. È cambiato anche il bibliotecario. Quando teche del Comune di Parma quando esserlo ho iniziato a lavorare si diceva "un topo di bibliotenon era solo un mestiere e neppure solo una ca", oggi è un mediatore culturale, ossia qualcuno che passione. Perché il lavoro era ancora sospinto da una prende il mondo dell’informazione, lo trasmette, e forza ideale, quella di chi credeva che si dovevano e, si nello stesso tempo cerca di decodificarne i messaggi potevano, ancora cambiare le idee e le persone, requiperché molto spesso chi viene in biblioteca non sa sito indispensabile per costruire nuovi progetti e seresattamente quello che vuole cercare e non sa dove vizi. E per questo non sorprende incontrarlo oggi, seandarlo a cercare». duto davanti a me a riflettere ancora di biblioteche. E quando inizia a parlare ci si accorge subito che lui non Nel tuo libro si parla di biblioteca, ma anche di come sta facendo altro che riprendere il discorso da dove lo sono cambiate le biblioteche, intese come luoghi fisiaveva lasciato, ogni giorno ridefinendone i concetti, ci, ma anche di un’idea di servizio alla città rimodulandone forma e sostanza. Cercando di rian«Allora c’era molto entusiasmo, avevamo la consapenodare fili lasciati sospesi. E capisci che quell’uomo volezza che stavamo costruendo qualcosa d’impornon ha mai smesso di pensare a cosa dovessero essere tante. Si aprivano biblioteche, si doveva informatizle biblioteche e come stavano cambiando le persone zare l’intero sistema, si lavorava a stretto contatto con che le stavano frequentando. E per spiegare tutto quela Regione. Lo scambio di informazioni era costante e sto, ha voluto scrivere anche un libro: “Monumenti continuo. Si sperimentava e alla di democrazia. Il racconto delle biblioteche”. «PER CAMBIARE NON SI fine nasceva un modello, destinato a durare per anni». «Cervetti, cos’hai capito in tanti POSSONO RIPROPORRE al libro, è per addetti anni di lavoro sulle biblioteche? LE IDEE DEL PASSATO. Torniamo ai lavori? «Ho capito che per migliorare strutturalmente il mondo delle OCCORRE AUMENTARE «È un libro più per i cittadini, piuttosto che per i bibliotecari. biblioteche, al di là di tante paGLI SPAZI E Narra un’esperienza. Chiama a role, erano necessarie due cose: raccolta i cittadini in difesa di lavorare sugli spazi e sulle risorLAVORARE SULLE quest’istituzione. Un presidio se umane, facendo crescere delle PERSONE,CREARE UN importante per la nostra demoprofessionalità e competenze. Senza questo: luoghi e professio- GRUPPO CONSAPEVOLE crazia che i cittadini hanno il diritto e il dovere di difendere». nalità, ogni altra cosa rischia di DELL'IMPORTANZA essere inefficace». L’Assessore alla cultura del CoDI QUELLO CHE mune di Parma attuale ha anCome è nata l’idea di pubblicare SI STA FACENDO» nunciato fin da subito la volontà un libro proprio sulle bibliotedi rilanciare il sistema biblioteche? cario, ci è riuscita? «È stato il mio amico Sandro Bosi che dirige la colla«Faccio una premessa. Non si può pensare di riprona “Pensare la città”: un progetto che raccoglie studi porre le idee del passato, adesso le esigenze sono e materiali dedicati al rapporto tra la città e l’uomo a diverse. Si sono creati grandi poli d’aggregazione in propormelo ed io, dopo avare riflettuto a lungo, ho acgrado di offrire molti servizi simultaneamente. Ho cettato volentieri. In fondo raccontare le biblioteche parlato con l’assessore Ferraris e ho avuto l’impresera come raccontare la mia vita, un’esistenza tutta apsione che le sue idee siano concettualmente corrette, puntata su un taccuino nel quale ho trascritto inconma per cambiare occorrono due cose molto concrete. tri, date, episodi che hanno rappresentato momenti Aumentare gli spazi, e su questo le difficoltà sono davimportanti di quest’avventura». vero tante, anche il progetto dell’Ospedale Vecchio è pieno di incognite e nubi tutt’altro che rassicuranti. È bastato aprire quel libretto e… L’altro aspetto è quello di lavorare sulle persone, crea«E mi sono reso subito conto che si trattava di una re un gruppo consapevole dell’importanza del lavoro storia mai interrotta, ancora attuale. Certo cambia il che si sta facendo». contesto culturale, cambiano le esigenze, i servizi che si erogano. Ma non cambia la necessità che porta le Fare gruppo, insomma? persone a frequentare la biblioteca, quella di luogo «Noi facevamo decine e decine di riunioni. Solo cond’incontro, sia di persone che di cultura. Certo sotto vincendo chi lavorava a contatto con la gente, chi geforme diverse». stiva quotidianamente il servizio, motivando i dipendenti, si potevano ottenere quei risultati in più che Ma le biblioteche come sono cambiate in questi anni? facevano la differenza. Adesso tutto è cambiato, non «Il pubblico è cambiato, perché cambia la cultura delsi dialoga più, si esternalizza il servizio cercando di la società che le circonda. Fondamentalmente rimaottenere il più possibile dalla spesa minore….» ne un pubblico di studenti, ma anche di casalinghe,

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di Stefano Roffi

SEVERINI. L’EMOZIONE

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ivisionismo, Futurismo, Cubismo, Classicismo; Gino Severini (Cortona 1883-Parigi 1966), uno dei più grandi pittori del Novecento europeo, fu un protagonista di tutti questi movimenti artistici. A cinquanta anni dalla sua morte, i saloni della Fondazione Magnani Rocca, accanto alle opere celeberrime di Tiziano, Van Dyck, Canova, Goya, Monet e tanti altri, ospitano oltre cento suoi lavori. Allestiti in sequenza tematica, ne documentano l’intero percorso, dall’inizio del XX secolo agli anni sessanta.

La sua pittura, pur nelle diverse stagioni espressive, peraltro contraddistinte nella fase avanzata da varie riprese di tematiche affrontate nella giovinezza, è caratterizzata da una sostanziale fedeltà ad alcuni soggetti, declinati con approccio sempre rinnovato. Sei le sezioni, che presentano i temi maggiormente trattati dall’artista, affrontati, appunto, in chiave prima divisionista, poi futurista, cubista e classicista, che coincidono con quelli ricorrenti in tutto il Novecento pittorico italiano, sperimentalista quanto “classico”: Il ritratto/La maschera, La danza, La grande decorazione, La natura morta, Il paesaggio, Il libro d’artista. “I pittori ci hanno sempre mostrato cose e persone poste da-

vanti a noi - si legge nel Manifesto La pittura futurista, che Severini firmò insieme a Boccioni, Carrà, Russolo e Balla nell’aprile 1910 - Noi porremo lo spettatore nel centro del quadro”. Dopo aver espresso le loro ‘profonde nausee', i loro ‘fieri disprezzi’ e le loro ‘allegre ribellioni’ verso tutta l’arte ‘passatista’ Severini e i suoi rivoluzionari compagni fornivano anche precise indicazioni sugli obiettivi delle loro innovative ricerche; innanzi tutto la raffigurazione del movimento - perché “tutto si muove, tutto corre, tutto volge rapido. Una figura non è mai stabile davanti a noi, ma appare e scompare incessantemente. Per la persistenza delle immagini nella retina, le cose in movimento si moltiplicano, si deformano, susseguendosi, come vibrazioni, nel-

LE DANZATRICI Negli anni dieci, e poi nei cinquanta, Severini rappresenta danzatrici dissolte nel movimento e nella luce, tema che, mentre rimanda all’assidua frequentazione dei cabaret parigini, i celebri ritrovi Bal Tabarin e Moulin de la Galette, dove i pittori e i letterati celebravano, con euforico sentore di decadenza, gli ultimi fuochi della Belle époque prima della tragica calata del sipario dovuta alla guerra, dimostra anche il legame con una pittura già storicizzata, quella dell’Impressionismo, poi di Degas e di ToulouseLautrec. Tradizioni di pochi decenni precedenti, che conservavano intatta la loro suggestione e che Severini, con innata prontezza, andava assimilando subito dopo avere fatto proprie, con uguale immediatezza, le ragioni e le tecniche del Divisionismo, francese e italiano, come i modi della ricomposizione cubista. Acquisito che “il moto e la luce distruggono la materialità dei corpi”, Severini adotta modalità di restituzione conseguenti, annullando l’unità

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di tempo e riunendo in una immagine sintetica visioni diverse, dove linee e piani derivati dalla scomposizione analitica del soggetto vengono articolati in equilibri lievi e meccanici. Romana Severini, figlia del pittore, ricorda la Danseuse realizzata nel 1915 per fare divertire la sorella primogenita Gina: una marionetta ottenuta con inserzioni di cartoncino colorato comandate dai fili, applicate su un fondo scenico popolato da violinisti disarticolati e signore eleganti, un gioco infantile che si trasforma in un marchingegno ben progettato che consentirà alle successive avanguardie, dadaista e surrealista, di cogliere un’ulteriore, intrigante potenzialità della conquista cubista del collage.


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E LA REGOLA

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ALLA CONQUISTA DI PARIGI

UN PERCORSO DI OLTRE CENTO OPERE. UNO DEI PIÙ GRANDI PITTORI DEL NOVECENTO EUROPEO ALLA MAGNANI ROCCA DAL 19 MARZO AL 3 LUGLIO LE MASCHERE Negli anni venti irrompe nella pittura di Severini il mondo gioioso, ma allo stesso tempo malinconico, della Commedia dell’Arte: un tema che diventerà un lessico personalissimo e immediatamente riconoscibile, sospeso tra incanto e realtà, con un “ritorno al classico” che rivela le radici profondamente italiane della sua pittura, in una declinazione prossima alla poetica del realismo magico. Il tema della maschera gli consentiva, come scrive lo stesso pittore, “di realizzare la mia geometria e di esprimere quel senso misterioso e fantastico che poi i surrealisti sfruttarono al di là del possibile”. Questa qualità tra l’umano e l’astratto, tra la cosa inventata e la cosa reale, è il contributo più originale che Severini porta a un tema diffuso nel milieu artistico da lui frequentato tra l’Italia e Parigi: la Commedia dell’Arte intriga anche Cocteau, Picasso aveva dipinto Arlecchino fin dagli anni della ricerca cubista e lo riprende poi nelle forme di un nuovo classicismo; è così che Severini compenetra suggestioni picassiane ai ricordi dell’infanzia trascorsa a Cortona, dove era rimasto affascinato dalle compagnie di commedianti che giungevano in città. Il tema delle maschere, nato sulle pareti del castello toscano di Montegufoni, verosimilmente con lo spirito del divertissement e quindi privo di implicazioni esistenziali, sembra acquisire più avanti, nella dimensione più intima della produzione da cavalletto, significati più profondi: la Commedia dell’Arte è, nel periodo tra le due guerre, un modo a un tempo lieve e tragico per narrare la scissione tra vita autentica e maschera “sociale”, negli stessi anni in cui Pirandello svolge una analoga indagine letteraria.

lo spazio che percorrono. Così un cavallo in corsa non ha quattro gambe: ne ha venti e i loro movimenti sono triangolari”. Subito dopo questo periodo di furore futurista, Severini ripensa ogni aspetto della sua poetica, ristrutturando bruscamente la sua visione sotto un nuovo ordine geometrico e matematico che annulla dinamismo, simultaneità, analogie plastiche e ogni altro aspetto del Futurismo, per ricondurre sem-

pre più a una forma “pura” la visione artistica, fino a un inatteso ritorno allo stile classico e levigato alla Ingres, imponendosi come uno dei grandi iniziatori delle meditazioni europee del “ritorno all’ordine”, per proseguire nel 1917 con rappresentazioni ormai perfettamente inscritte nell’orbita cubista. Un percorso nel tempo e nello spazio dell’esperienza artistica bruciato da Severini con la rapidità di un vero futurista.

Nella pagina a fianco dall'alto: "Ritratto della marchesa Maria de Seta", olio su tela (1937); "Zeus partorito dal sole", tempera e collage su cartoncino (1954). Nel box in basso: "Danseuse articulée", olio su cartone con elementi mobili e spaghi (1915); "Danseuse", olio su tela (1957-58). In questa pagina dall'alto: "Concerto di maschere e marinai" (1921-22); Ritratto fotografico di Gino Severini accanto all'Autoritratto del 1913.

INFORMAZIONI FONDAZIONE MAGNANI ROCCA via Fondazione Magnani Rocca 4, Mamiano di Traversetolo (Parma). Dal 19 marzo al 3 luglio 2016. Orario: dal martedì al venerdì continuato 1018 (la biglietteria chiude alle 17) – sabato, domenica e festivi continuato 10-19 (la biglietteria chiude alle 18). Lunedì chiuso, aperto lunedì di Pasqua e lunedì 25 aprile. Ingresso: € 10,00 valido anche per le rac-

colte permanenti - € 5,00 per le scuole. Aperto tutti i festivi. Informazioni e prenotazioni gruppi: tel. 0521 848327 / 848148 info@magnanirocca.it - www.magnanirocca.it Il martedì ore 15.30 e la domenica ore 16, visita alla mostra con guida specializzata; non occorre prenotare, basta presentarsi alla biglietteria; costo € 13,00 (ingresso e guida). Ristorante tel. 0521 848135. Mostra e Catalogo a cura di Daniela Fonti e Stefano Roffi

Così scrisse nel 1954 il filosofo cattolico Jacques Maritain, in fervida corrispondenza epistolare con Severini dal 1923 al 1966: “Severini, conterraneo di Luca Signorelli e Santa Margherita da Cortona, aveva frequentato la scuola della miseria e aveva imparato a disegnare sotto i lampioni stradali di Roma. Arrivò a Parigi nel 1905 – e andò dritto a quel bar che divenne noto come “La Rotonde” – negli spasimi della sua piena giovinezza italiana e di un aggressivo, leale e fascinoso entusiasmo. Si stabilì a Montmartre dove incontrò Modigliani, Dufy, Utrillo, Braque, Picasso e Juan Gris. Per un certo periodo, attratto come era dalle bellezze delle macchine e del movimento (che si riflettono nella sua arte), pensò di abbandonare la pittura e diventare un aviatore. Nel 1910, quando il suo amico Boccioni decise di unirsi al neonato movimento futurista (a quel tempo i ‘manifesti’ erano in voga) e Marinetti si trasferì a Parigi per organizzare la sua crociata, Severini era uno dei pilastri del gruppo futurista – l’unico “parigino”, mentre gli altri, Boccioni, Carrà, Russolo e Balla, risiedevano in Italia. E Severini divenne ancor più parigino al momento di sposare la figlia del ‘Principe dei Poeti’: l’aveva incontrata insieme a Paul Fort alla Closerie des Lilas e stava per diventare la sua incomparabile compagna. Va detto che Severini alcune volte è stato trattato ingiustamente; in realtà fu un pioniere in molti campi dove certa gente oggi ritiene di avere fatto nuove scoperte e parecchio tempo addietro egli parlò dell’importanza che un ritorno all’ispirazione a Paolo Uccello e Masaccio avrebbe comportato per la pittura contemporanea”.

SPONSOR La mostra è realizzata grazie a: FONDAZIONE CARIPARMA, CARIPARMA CRÉDIT AGRICOLE. Media partners: Gazzetta di Parma, Kreativehouse. Sponsor tecnici: Angeli Cornici, AON SpA – Fine Arts, Jewellery & Private Solutions Specialty, XL Insurance Company SE Rappresentanza Generale per l’Italia, Butterfly Transport, Fattorie Canossa, Società per la Mobilità e il Trasporto Pubblico

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Cultura.e.Spettacoli

SPIETATEZZA, AMORI CANTATI E NON A TEATRO DI FRANCESCA COSTI

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ubblicato nel 1938, l’anno della scomparsa improvvisa del suo autore, in pieno regime nazista, Gioventù senza Dio è il primo romanzo di Horváth: un testo di straordinaria lucidità e chiaroveggenza, che illumina con spietatezza la società a lui contemporanea e, in modo inaspettato, la nostra. Oggi la storia del maestro e dei suoi giovani alunni ariani prende vita in un adattamento teatrale che dà il titolo al progetto omonimo realizzato da Fondazione Teatro Due e in scena dall’8 al 20 marzo. Si ride al Pezzani dall’8 al 13 con Mi è caduto uno scozzese nel piatto, la nuova commedia surreale e romantica di Ester Cantoni, mentre per gli amanti dei grandi classici del jazz, le signo-

AL DUE, FINO AL 20 MARZO, "GIOVENTÙ SENZA DIO" re del blues, la bossa nova e le canzoni d’autore francese al Teatro del Tempo il 18 e il 19 arriva un concerto, an-

che narrato, Pianista e cantante con Stefania Rava e Luca Savazzi. Un concerto-spettacolo che cambia ogni sera, cercando ogni volta le parole e le note giuste, in un repertorio vastissimo e imprevedibile.

DE GREGORI CANTA BOB DYLAN DI CARLOTTA FERRARI

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l 20 marzo, alle ore 21.00, l’appuntamento è con Francesco De Gregori al Teatro Regio. Il grande cantautore farà tappa a Parma con il suo “Amore e Furto Tour 2016” che, partito a Roma il 5 marzo, lo porterà in tutta Italia. Nel concerto l’artista, oltre ai grandi

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IL CANTAUTORE FA TAPPA A PARMA, IL 20 AL TEATRO REGIO CON "AMORE E FURTO" successi, presenterà il suo ultimo album “De Gregori canta Bob Dylan – Amore e Furto”. Questo progetto raccoglie undici canzoni di Bob Dylan, tradotte e interpretate da De Gregori che racconta: «Tradurre Dylan è stata una grande avventura, in tutti i sensi e credo che non avrei mai potuto nemmeno pensare ad un progetto del genere se non avessi amato da sempre il suo straordinario repertorio e il suo incredibile talento di musicista. Per questo motivo il mio disco ha questo titolo: "AMORE E FURTO", rubato a un disco di Dylan in cui lui stesso dichiarava esplicitamente le sue passioni musicali

e le influenze che aveva subito. Furto, quindi, ma soprattutto amore per un grandissimo artista e per alcune delle sue più belle canzoni, forse non le più conosciute qui in Italia». Le tracce del nuovo disco sono: “Un angioletto come te” (“Sweetheart like you”), “Servire qualcuno” (“Gotta serve somebody”), “Non dirle che non è così” (“If you see her, say hello”), “Via della Povertà” (“Desolation row”), “Come il giorno” (“I shall be released”), “Mondo politico” (“Political world”), “Non è buio ancora” (“Not dark yet”), “Acido seminterrato” (“Subterranean homesick blues”), “Una serie di sogni” (“Series of dreams”), “Tweedle Dum & Tweedle Dee” (“Tweedle Dee & Tweedle Dum”), “Dignità” (“Dignity”). Per informazioni: 0521-706214.


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LE FOTO DI CATERINA ORZI ALLA PALATINA A

COME ARTE DAL 5 AL 19 MARZO, "AMORI DALLA CENERE, CANTO DI DONNA". 36 IMMAGINI ABBINATE A TESTI POETICI

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opo essere stata ospitata alla Biblioteca della Camera dei Deputati, in occasione della Giornata Internazionale contro la Violenza sulle Donne, la mostra fotografica “Amori dalla Cenere. Canto di Donna” di Caterina Orzi arriva rinnovata alla Biblioteca Palatina di Parma dal 5 al 19 marzo 2016. L’esposizione presenta 36 immagini fotografiche accompagnate da testi poetici, a cura di Stefania Provinciali, critica

d’arte. Il progetto dell’allestimento è dell’arch.Tommaso Brighenti. L’idea innovativa risiede nella realizzazione di un diario catalogo in cui l’artista fotografa parmigiana Caterina Orzi vuole indurre alla riflessione su ciò che lede la dignità delle donne fornendo al letto-

IL RITORNO DEI FRATELLI COHEN

DI FIORELLA GUERRA re una risoluzione dopo esperienze di vita dolorose. Riscatto e rinascita, quindi: Caterina Orzi, da tempo impegnata su questi temi, offre attraverso le sue fotografie una possibilità per raccontare, con la rappresentazione di elementi naturali raccolti dalla quotidianità e posizionati sulla pelle, un percorso interiore che ogni donna può intraprendere per ritrovare un’armonia perduta. Dedicato a tutte le donne, il diario catalogo, composto da immagini e testi poetici inediti, vuole suggerire che la cultura e la poesia sono risolutive. Parte del ricavato delle vendite sarà devoluto all’Associazione no-profit O.N.L.U.S Centro Antiviolenza di Parma.

TUTTI AL CINEMA

DI FEDERICA DE MASI

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Ave Cesare Regia: Ethan Coen, Joel Coen Genere: Commedia Cast: Josh Brolin, George Clooney, Ralph Finnes, Scarlett Johansson Uscita: 10 marzo 2016

er i curiosi e gli amanti dei cinecomic marzo è il mese in cui Batman cambia volto (Ben Afflek) ma soprattutto torna al cinema in Batman V Superman: Dawn of Justice (23\03) dove l'uomo pipistrello si scontra con Superman e s'incontra con Wonder woman. I fan di Tom Hardy invece non potranno perdere Legend (3\03), in cui l'attore inglese si sdoppia per interpretare i gemelli Krays, storici criminali degli anni '60. Ma marzo segna anche il ritorno dei Fratelli Coen con Ave Cesare, una commedia nera ambientata nella luccicante Hollywood degli anni '50. Il protagonista è Eddie Mannix (Brolin), un fixer, ovvero colui che sui set deve risolvere i problemi che insorgono durante le riprese, scandali, polemiche o anche la temporanea scomparsa di Baird Whit-

BATMAN CAMBIA VOLTO, SI SCONTRA CON SUPERMAN E INCONTRA WONDER WOMAN; TOM HARDY SI SDOPPIA ED INTERPRETA I GEMELLI KRAYS; IN SALA ARRIVA "AVE CESARE" lock (Clooney), la star dei kolossal in costume d'epoca romana. L'ambientazione è scintillante, fra comparse, ciakkisti, star hollywoodiane, montatori e registi i Coen azzeccano tutti costruendo una struttura a puzzle alla Quarto potere che regala risate grasse e citazioni del vecchio cinema hollywoodiano.

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Incontri.in.libreria L'ingresso è libero fino a esaurimento dei posti disponibili. LA FELTRINELLI LIBRI E MUSICA Strada Farini, 17 - tel 0521 237492 - parma@lafeltrinelli.it 14 MARZO, ORE 18.00 QUALCOSA MANCA EPIKA EDIZIONI Nicola Maestri presenta il libro "Qualcosa manca" insieme a Diego Baruffini e Cesare Pastarini, a cura di Paola Scandolara. Qualcosa manca è la seconda opera di Nicola Maestri . Una storia di amicizia, coraggio, disagio che si apre sui quartieri popolari di Parma invasi di bambini che crescono mordendo la vita, facendo tesoro di un pallone o di un tramonto, o di un pesce che guizza attaccato alla lenza.

15 MARZO, ORE 18.00 UN LAVORO SU MISURA FRANCO ANGELI Daniela Adorni e Katia Balestrieri presentano il libro "Un lavoro su misura" con Maria Zirilli. Una guida per aiutare i giovani alla ricerca del loro primo lavoro. Le risposte ai loro interrogativi e i consigli offerti da un grande esperto di selezione. Quali sono e dove stanno i lavori realmente disponibili? Come ci si deve presentare alle selezioni? Come evitare ingenuità e brutte figure? Come valutare una proposta di lavoro?

18 MARZO, ORE 18.00 LA RABBIA E LA GIOIA DI INSEGNARE - IL CILIEGIO Davide Cabassa presenta "La rabbia e la gioia di insegnare“. Interviene Maria Cristina Bonati. Ogni volta che ci emozioniamo cantando una canzone, leggendo un libro o guardando un film, sentiamo che quel momento lo ricorderemo a lungo. Questo accade perché l'emozione provata ci consente di apprendere una cosa quasi senza accorgercene. Perché non avviene così a scuola?

21 MARZO, ORE 18.00 UNOMINI E ANIMALI GABRIELLI EDITORE Uomini e animali è un libro che indaga sul rapporto tra uomini e animali. Con Maurizio Corsini e Luciano Mazzoni. Interviene Elisa Lorenzani. Gli apporti di numerose discipline scientifiche hanno portato a comprendere in modo assai più congruo la ricchezza della vita animale, valorizzando la sua capacità di adattamento e di avvicinamento all'uomo.

22 MARZO, ORE 18.00 EQUIVOCI TRA ANIMALI ZANICHELLI EDIZIONI Il koala abbracciato all’albero è un tenero pigrone? E il delfino sorride? Osservando gli altri animali diamo per scontato che abbiano esperienze, percezioni, emozioni, pensieri come i nostri. Spesso però non ci azzecchiamo e le nostre intuizioni non corrispondono a quello che scoprono gli etologi e i neuroscienziati che studiano il comportamento animale.

31 MARZO, ORE 18.00 ARCHEOLOGIE JUNGHIANE TEMENOS Marco Gay presenta con Laura Ugolotti e Laura Briozzo il suo libro "Archeologie Junghiane". Nel 2010 è uscito il Libro Rosso di C. G. Jung, postumo, motivo di scandalo, profanazione della privacy del maestro, oggetto di culto, merce mediatica. L’autore attraversa i percorsi archeologici del Libro Rosso mettendo in evidenza i nessi che lo legano all’opera successiva di Jung.

LA NOTTE NON DORMO

12 MARZO METAL Ritorno al Titty Twister, tappa al McQueen con i Blindeath, al Tosco con i Game Over, all’Highlander con Shot up for Lemmy Kilmister. Finale con i Distruzione e i Raw Power.

POP UP TOUR Dai grandi successi degli anni '80 fino ai brani del nuovo disco, Pop-Up, Al vertice delle classifiche per settimane. Al Campus Industry il 17 marzo Luca Carboni in concerto.

CONTEST REGGAE AL MU Riddim International Reggae Contest, il 18 marzo dalle 22. La band vincitrice si esibirà all’Overjam, Seaplash, Positive River e Campovolo Reggae.

SCONTATI AL WOPA Tra realtà e finzione, senza allontanare la figura di Paolo Conte, prende forma “Studi interrotti”, il primo album di inediti da Gli Scontati, in concerto al Wopa il 18 marzo, ore 23.

SONORITA SOUL Ripercorrere strade battute dai più grandi artisti della storia del Soul e cercarne nuove in arrangiamenti e sonorità; The Soul Busters all’App Colombofili, il 25 marzo, ore 22.30.

ROCCO HUNT Sabato 2 aprile, dopo il successo ottenuto sul palco del 66° Festival di Sanremo con “WAKE UP”, Rocco Hunt annuncia il nuovo tour. Anteprima assoluta al Campus Industry

NANNINI AL REGIO Per la prima volta Gianna Nannini al Teatro Regio. Al ricco calendario di Hitstory Tour 2016, la nuova avventura live nei teatri, si aggiunge la data di Parma: 17 aprile

ARRIVA GREASE Il 19 e 20 aprile al Regio, GREASE, il musical dei record, con oltre 1.600.000 spettatori, torna a grande richiesta inaugurando un nuovo anno di successi.

DI ELEONORA BELLOMI SKIN IN CONSOLLE Una notte in cui si respirerà un'atmosfera unica. Un dj set di classe ed energia che vedrà protagonista la cantante degli Skunk Anansie. Il 25 marzo al Fuori Orario, ore 22.

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Ho un ictus? Le prime due ore sono determinanti L’associazione ALICe: intervenire tempestivamente a seguito di un attacco, può garantire il pieno recupero

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iguarda 2,4 cittadini ogni mille. Tante sono le persone che in un anno vengono colpite da un ictus, eppure si conosce ancora poco su quello che si deve fare per prevenire, ma soprattutto per intervenire tempestivamente ed evitare conseguenze negative. «L’importante è chiamare immediatamente il 118, perché in questo tipo di malattia ogni minuto è fondamentale. Se si interviene rapidamente si possono evitare conseguenze e danni permanenti», afferma Claudio Tonelli di ALICe. L’importante, insomma, è abbattere il pregiudizio che chi viene colpito da

un ictus sia “spacciato”. Il tempo è l’elemento determinante per limitare i danni e gettare le basi di un’eventuale guarigione. Invece l’ictus viene vissuto ancora come un tabù e chi ne viene colpito tende, fin da subito, a minimizzarne le conseguenze o a subirlo in modo fatalistico. Occorre invece imparare a riconoscerne i sintomi e a non averne paura. «I dati in nostro possesso dimo-

strano che tra chi viene colpito da ictus un 30% muore entro un mese, un altro 30% deve iniziare una lunga riabilitazione e inzia un percorso di riabilitazione, mentre il restante 30%40% resta invalido in modo permanente», conferma Claudio Tonelli. Per questo diventa importante organizzare una rete di servizi per aiutare le persone dopo il ricovero. «Ed è quello che cerchiamo di fare con ALICe – dichiara la dottoressa Licia Denti -. In realtà il momento per avvicinarsi ai pazienti non è quello in prossimità delle dimissioni o durante il ricovero, perché spesso chi si è ammalato deve elaborare la propria condizione. Il presidio deve avvenire successivamente, presso le Case della Salute, quando tornati a casa ci si resi conto di tutte le difficoltà da affrontare». Un

Cosa è A.L.I.Ce. Italia Onlus A.L.I.Ce. è l’acronimo di Associazione per la Lotta all’Ictus Cerebrale ed è una Federazione di Associazioni Regionali a cui aderiscono tutte le regioni italiane. È un’associazione di volontariato libera e non lucrativa, l’unica in Italia formata da persone colpite da ictus e loro familiari, neurologi e medici esperti nella diagnosi e nel trattamento dell’ictus, medici di famiglia, fisiatri, personale socio-sanitario addetto all’assistenza e alla riabilitazione e volontari. L’attività degli aderenti è basata sul volontariato e i finanziamenti derivano prevalentemente dalle donazioni e dai contributi di soci ed enti pubblici.

lavoro da fare insieme ai medici di base, dunque, e che deve poi confluire con le opportunità di socializzazione e di riabilitazione extra-ospedaliere. Per questo ALICe, insieme a Uisp e Fondazione Cassa di Risparmio, ha attivato dei corsi in città e in sette comuni della Provincia. «Il problema, ora, è trovare il modo di dare continuità a queste esperienze. Più sono promosse e diffuse e più trovano pazienti che ne usufruiscono, anche cronici, ma questo rischia di far diventare insostenibile il mantenimento del servizio e il suo potenziamento» commenta Luigi Comelli. ALICe non si ferma, oggi ha raggiunto 240 soci e per il 2016 si pone nuovi obiettivi. «Stiamo lavorando al progetto per care-giver, che in inglese significa persona che si prende cura. Si tratta di famigliari o parenti coinvolti da una situazione in cui si ammala qualcuno che è in casa con loro. – conclude Toninelli - Per loro manca ancora una regolamentazione legislativa. Eppure il numero aumenta sempre di più e si tratta di figure che, quando ci sono, aiutano enormemente il sistema sanitario». ALICe ha proposto due progetti alle aziende sanitarie locali, per educare al caregiver. (ss) il mese marzo 2016


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Salute&Benessere

Antibiotici, affinchè siano efficaci occorre usarli bene La Regione Emilia-Romagna in questo inizio anno ha rilanciato una campagna informativa, che non ha mai cessato la sua validità. Si tratta di quella che sensibilizza verso un uso corretto e appropriato degli antibiotici. Sono poche e semplici regole, che tutti possono adottare e che sono molto importanti per la salute generale, non solo per la propria.

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a un’analisi approfondita sull’impiego degli antibiotici effettuata da AIFA (Agenzia Italiana del Farmaco), condotta attraverso uno studio sistematico e dedicato, è emerso che l’Italia ha il più alto consumo di antibiotici in Europa, dopo Cipro e la Grecia. Questo non è un mero dato statistico, perchè ad esso ne segue un altro, strettamente collegato: l’Italia è infatti ai vertici anche nella statistica delle antibiotico-resistenze. Cio significa che, per alcune infezioni batteriche, non si ottiene una risposta in termini di guarigione con la terapia antibiotica. Come può accadere tutto questo? Accade quando una popolazione batterica, attraverso una mutazione genetica, sviluppa la capacità di rendere inefficace un antibiotico. Questo processo può essere amplificato e velocizzato da un non corretto uso di questi farmaci. Da qui l’esigenza di sensibilizzare la popolazione con una campagna del Servizio Sanitario Regionale. Come spiega la dottoressa Giovanna Negri, direttore del Servizio Farmaceutico della AUSL di Parma, «lo sviluppo dell’antibioticoresistenza in Italia e in tutti i Paesi europei, costituisce un problema di particolare rilievo per la tutela della salute dei cittadini. La resistenza rende vane le terapie farmacologiche e questo espone i cittadini al rischio di non disporre, in un futuro prossimo, di terapie efficaci contro le infezioni batteriche». «Due sono i comportamenti che vanno evitati, - spiega la dottoressa Negri - il primo è quello dell’abuso, il secondo è quello di un uso inappropriato. È quindi fondamentale che i cittadini siano informati e consapeil mese marzo 2016

voli sull’importanza del corretto impiego di questi medicinali. E il primo comportamento da adottare è quello di assumere antibiotici solo dietro prescrizione medica». Va abolito quindi il fai da te: gli antibiotici sono diversi gli uni dagli altri e ciascuno è indicato per specifici ceppi batterici. È il medico a decidere se e quando è effettivamente necessario un antibiotico: talvolta è utile attendere qualche giorno dalla comparsa dei sintomi per meglio comprendere il trattamento da intraprendere. Ad esempio, alcune patologie dell’apparato respiratorio possono risolversi anche senza l’assunzione di questi medicinali. «La sospensione precoce è un altro errore sottolinea la Negri - poichè uccide i batteri più deboli e seleziona quelli più forti». Non dobbiamo dimenticare che per avere

disponibile un nuovo antibiotico occorrono anni per la ricerca e per la sperimentazione. Come tutti i farmaci anche gli antibiotici possono produrre effetti collaterali. Una maggiore prudenza nell’impiego, determina anche una riduzione del rischio di incorrere in reazioni avverse. «Per concludere - aggiunge la dottoressa Giovanna Negri - vorrei porre l’attenzione su un aspetto, quello relativo all’uso errato di questi farmaci, altrettanto importante degli altri menzionati. Il sovrautilizzo improprio degli antibiotici, oltre a causare seri rischi alla salute, produce anche un eccesso di spesa per il Servizio Sanitario Nazionale. Il risultato indiretto può essere anche quello di ridurre i fondi a disposizione della ricerca, o più semplicemente per l’acquisto di farmaci innovativi».


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L’ERRATA ASSUNZIONE O L’ABUSO DI ANTIBIOTICI È PERICOLOSO PER LA SALUTE PERSONALE E COLLETTIVA QUANDO L’ANTIBIOTICO NON SERVE Molto spesso per curare le comuni infezioni delle vie respiratorie (come ad esempio raffreddore, influenza, mal di gola, bronchite acuta) gli antibiotici non sono necessari. Lasciamo che sia il medico a decidere se gli antibiotici servono oppure no. Il medico darà i consigli e la terapia più indicata per stare meglio.

QUANDO L’ANTIBIOTICO SERVE Il medico prescrive l’antibiotico quando ritiene che sia necessario per guarire. Per guarire e non avere ricadute vanno seguite alcune regole: > Rispettare esattamente le dosi e gli orari indicati dal medico. > Completare tutte le dosi anche se ci si sente un po’ meglio dopo le prime. > Contattare il medico se compaiono effetti indesiderati. > Non utilizzare mai antibiotici senza prima aver consultato il medico.

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ANTIBIOTICI E ALIMENTI I CONTROLLI DELL’AUSL Spesso il tema degli antibiotici viene associato all’alimentazione. Tante volte scattano allarmi sulla presenza o la traccia lasciata dall’assunzione dei farmaci anti infettivi. Questi allarmi spesso generano reazioni emotive scomposte e amplificate dalla potenza dei social network: il tema è delicato e il problema c’è, ma il Servizio Sanitario lo conosce bene e da molti anni lo affronta, con rigore e metodologia scientifica. Il dottor Luca Zarenghi, direttore del Servizio Igiene degli allevamenti e produzioni zootecniche, spiega il metodo e le azioni poste in essere nell’Ausl di Parma. «I farmaci antimicrobici sono largamente utilizzati nel settore degli allevamenti zootecnici intensivi per i quali rappresentano un ausilio indispensabile per garantire la salute e il benessere degli animali. L’utilizzo massivo degli antibiotici però può essere fonte di pericolo per l’uomo e per l’ambiente quando questi non siano utilizzati nel rispetto delle indicazioni rilasciate dal Ministero della Salute nell’ autorizzazione all’immissione in commercio. I potenziali pericoli per l’uomo sono correlati soprattutto alla presenza di residui di antibiotici nelle derrate alimentari, causati dal mancato rispetto dei tempi di sospensione prima della macellazione dell’animale. Il Servizio Veterinario dell’Azienda USL di Parma è impegnato nelle attività di controllo sull’utilizzo del farmaco presso gli allevamenti e presso gli impianti di macellazione. Gli allevamenti zootecnici presenti nella nostra provincia sono oltre 2.000, ogni anno almeno un terzo di questi viene ispezionato per la verifica della normativa sull’utilizzo del farmaco, normativa particolarmente rigida che prevede la registrazione di ogni trattamento farmacologico su registri ufficiali presenti in ogni allevamento. Negli impianti di macellazione del parmense vengono macellati ogni anno oltre 1 milione di suini e bovini, il Servizio Veterinario garantisce presso tali impianti le attività ispettive che includono il controllo dei residui di farmaci nelle carni degli animali macellati. Complessivamente i Veterinari e i Tecnici della AUSL di Parma effettuano circa 600 campioni all’anno presso i macelli e gli allevamenti per la ricerca di residui di farmaci o sostanze contaminati nelle carni o nel latte. La presenza di residui di farmaci, incluso gli antibiotici, oltre i limiti massimi di residuo comporta a carico degli allevatori responsabili l’adozione da parte del Servizio Veterinario AUSL di onerosi provvedimenti sanzionatori, da un minimo di 10.000 a un massimo di 60.000 euro».

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AVIS PORPORANO, un gruppo storico di volontari Nel 2015, 263 donazioni raccolte. Il 2016 si presenta un anno ricco di eventi all’insegna della solidarietà

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a sede fu inaugurata il 19 giugno 1988, costruita mattone per mattone da persone semplici e generose. È l’Avis di Porporano, un gruppo nato l’11 febbraio 1978, grazie ai fondatori: Ermes Mendogni, Gian Ernesto Gandini, Giuliano Diodati, Vittorio Gozzi, Renzo Scaccaglia, Lino Adorni, Leonida Marchi, Don Enore Azzali. Il cambiamento che più ha caratterizzato la crescita del Gruppo, risale alla fine del 2004 quando, con l’entrata in vigore del nuovo statuto dell’Avis Nazionale, iniziò il percorso di trasformazione

da Gruppo Avis Massimo Lori in Avis di Base Porporano e Mariano con piena autonomia, responsabilità giuridica e patrimoniale. «La nostra piccola Avis, nata da una sottile striscia rossa di sangue che nel tempo divenne un buon torrente, nel 2015 è

arrivata a 263 donazioni raccolte – spiega il presidente Giorgio Mendogni - Un grazie a tutti loro, ai componenti dell’attuale Consiglio e alla cittadinanza che ci permette, passo dopo passo, di mantenere ed ingrandire il nostro gruppo».

La camminata del 25 Aprile

PROGRAMMA ATTIVITÀ 2016

Nella giornata della Liberazione, si svolge la nostra CAMMINATA. Il 25 Aprile di ogni anno, dal 1978, l’Avis di Porporano e Mariano organizza una camminata non competitiva che si trasforma in una gara solamente per i bambini che frequentano le elementari. Si cammina o si corre (per i più allenati) per circa 10 km per le strade e le carraie di Porporano e Mariano, si ritira un pallone omaggio, ci si abbuffa al rinfresco e si partecipa alla lotteria, il tutto nel campo parrocchiale. Un appuntamento da non perdere, quest’anno sarà la 38^ edizione!

• 13 MARZO Pranzo e premiazioni donatori c/o Ristorante Ca’ Pina
 • 20 MAGGIO Festa e premiazione degli scolari della 5°Classe della Scuola C. Bozzani
 • 2 GIUGNO Raccolta offerte con torta fritta • GIUGNO 2016 Domenica con pranzo di pesce
 • 2 - 3 SETTEMBRE “PORPORANO IN FESTA” con Ass. Noi Oltre la Strada e ANSPI Oratorio di Porporano ASD
 • 25 SETTEMBRE Raccolta offerte con torta fritta

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OTTOBRE 2016 Gita sociale
 28 OTTOBRE Castagnata c/o la scuola elementare C. Bozzani
 30 OTTOBRE Messa di commemorazione Defunti AVIS c/o la Chiesa di San Pietro
 NOVEMBRE/DICEMBRE 2016 Gita ai Mercatini di Natale
 9 DICEMBRE Accensione albero di Natale 17 DIC: tombolata benefica nella Sala Teatro della scuola C. Bozzani DICEMBRE 2016 Distribuzione calendari e tesseramento soci sostenitori


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Quali i vantaggi dell’IDROCHINESITERAPIA La riabilitazione in acqua ottimizza le potenzialità motorie residue. Al Centro Cardinal Ferrari percorsi mirati per gli adulti ed i bambini

L’

idrochinesiterapia come reale possibilità di ottimizzare le potenzialità motorie residue dopo trauma cranico o grave cerebrolesione acquisita. Al Centro Cardinal Ferrari di Fontanellato è uno dei percorsi possibili grazie alla presenza di una piscina interna (nella foto sotto), di dimensioni contenute, ma sufficienti per consentire lo svolgimento di un’efficace riabilitazione in acqua per i pazienti con patologie complesse. «Nel progetto riabilitativo del paziente affetto da esiti di trauma cranico o ictus il trattamento in acqua ha una grande importanza ed è complementare a quello neuromotorio e neuropsicologico – spiega la neurologa Donatella Saviola del Centro Cardinal Ferrari, responsabile del Servizio di Terapia occupazionale –. L’esercizio in acqua garantisce al paziente un’esperienza di tipo globale, che può essere fonte di benessere. Coinvolge la sfera intellettiva, psicologica, sensoriale e motoria con modalità nuove, avvolgenti, che favoriscono l’ascolto

del proprio corpo, una migliore percezione dello schema corporeo e dell’equilibrio e facilitano il movimento». In particolare la riabilitazione in acqua è indicata per i pazienti che non possono sovraccaricare le articolazioni o che hanno difficoltà di controllo motorio, per i quali sono necessarie una deambulazione terapeutica e nuove stimolazioni. «Valore aggiunto della nostra piscina è l’acqua a 33-34 gradi, che con l’effetto miorilassante dato dal calore, provoca vasodilatazione e favorisce il rilasciamento del muscolo contratto, frequente nelle rachialgie e lombalgie, e la riduzione della spasticità di origine centrale, da trauma cranico o grave cerebrolesione – continua la Saviola -. L’idrochinesiterapia consente quindi di svolgere un trattamento neuromotorio che sarebbe stato più difficile e doloroso in palestra». Tra i vantaggi della riabilitazione in acqua c’è la facilitazione alla riorganizzazione funzionale delle abilità residue, con lo sviluppo di strategie individuali di adattamento alle limitazio-

ni imposte dalla patologia che a lungo andare permettono il recupero di strategie motorie utilizzabili anche nella vita reale. I vantaggi di immergersi in acqua ad una temperatura di 33-34 gradi sono molteplici: di natura cardiovascolare, per gli effetti sul sistema circolatorio, e osteoarticolare, per i benefici legati alla riduzione del peso corporeo in acqua e, quindi, delle sollecitazioni sulle articolazioni. Ne consegue un’attenuazione del dolore da carico e un incremento della capacità di movimento dell’articolazione, con riduzione dei processi di decalcificazione ossea da non uso. Aumentando il movimento migliora il reflusso venoso, con un’accelerazione del riassorbimento dei liquidi interstiziali e degli edemi. Anche cuore, polmoni e muscoli dell’addome traggono beneficio dalle stimolazioni della pressione idrostatica e del movimento. Importante è poi la rieducazione alla deambulazione nei pazienti emiparetici e tetraparetici che in acqua, risentendo meno della gravità, riescono a

Donatella Saviola - neurologa

stare in piedi e a sfruttare meglio i movimenti residui per un eventuale recupero dello schema del passo, con minor paura di cadere. La conseguenza è un incremento dell’autostima, che nella riabilitazione è strettamente collegata al tempo di recupero e ai progressi conseguiti. E c’è anche chi, attraverso un percorso di graduale adattamento, passa dalla riabilitazione in acqua all’avviamento al nuoto. La riabilitazione in acqua è ideale anche per i bambini e viene ben accettata perché coniuga l’aspetto riabilitativo con quello ludico. «Per alcuni di loro il piacere di stare nell’acqua è diventata anche occasione socializzante, grazie al progetto di avvio al nuoto del nostro Centro - conclude la Saviola - . L’ultimo testimone dei benefici dell’idrochinesiterapia è un nostro piccolo paziente con problemi comportamentali, che grazie al progetto di avvio ha potuto condividere con i compagni di classe l’esperienza del corso di nuoto organizzato dalla scuola. Le abilità acquisite e la confidenza con l’acqua in questo caso sono diventate fondamentali per l’inserimento sociale del bambino, che la mamma ha “sfruttato” anche in estate nelle piscine pubbliche». La piscina del CCF è aperta non solo ai degenti ma anche al pubblico (tel. 0521820211). il mese marzo 2016


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Salute&Benessere

Le relazioni educative, il rapporto genitori figli è in crisi? Dal 14 marzo, al via la rassegna di seminari di “Ma ci hai pensato?” Previsti anche tre film al D’Azeglio IL CALENDARIO DEI SEMINARI Auditorium dell’Università degli Studi di Parma, B.go Carissimi 10, ore 9.30 • SABATO 19 MARZO Elisabetta Musi, pedagogista Alberto Saracco, matematico • SABATO 16 APRILE Elisa Ceccarelli, magistrato in pensione Alberto Reggianini, pittore

A

partire dal 14 marzo tornano i seminari e i film della rassegna “Ma ci hai pensato?” che giunge alla II seconda edizione. Dopo le relazioni amorose, i dialoghi quest’anno affrontano il tema delle relazioni educative. L’iniziativa, che si compone di tre seminari e altrettante proiezioni di film, ha il Patrocinio del Comune di Parma ed è organizzata in collaborazione con Cinema D’Azeglio e Università degli studi di Parma. Ogni giorno tocchiamo con mano l’estrema difficoltà ad orientarci sul tema dei sentimenti e delle relazioni. La famiglia è in crisi come istituzione legale e sociale, risentendo tanto del grande mutamento nei rapporti uomodonna quanto della contestazione del principio d’autorità che ha rivoluzionato il legame genitori-figli, entrambi in cerca di nuovi equilibri. Come sostenere il rapporto di coppia e la funzione genitoriale nel crescere i figli? Come fare incontrare meglio ragazzi e adulti, genitori e insegnanti? La formula ripropone l’intreccio di vari punti di vista sull’argomento, nell’auspicio che la pluralità di competenze aiuti ad il mese marzo 2016

articolare la complessità delle questioni. Il punto di vista etico è inteso in un’accezione laica, concernente la ricerca del senso a partire da una posizione di responsabilità di sé e di ciò che si comprende. «Non si tratta di incontri destinati agli addetti ai lavori” ha sottolineato la dottoressa Sara Fallini - Psicologa Psicoterapeuta – tra gli organizzatori dell’iniziativa – ma di momenti di riflessioni aperti a tutta la cittadinanza. Un’ora e mezza sarà destinata alle relazioni degli specialisti e la successiva ora al dialogo aperto con la platea. I film invece saranno preceduti da una presentazione senza dibattito e diven-

• SABATO 7 MAGGIO Irene Ruggiero, psicanalista Riccardo Ceni, musicista

teranno spunti per i seminari». Il primo incontro il 19 marzo vedrà una pedagogista e un matematico dialogare sulla funzione educativa divenuta più difficile da incarnare nelle famiglie e sempre più delegata a insegnanti e istituzioni scolastiche privati di risorse e svalutati. Il 16 aprile, sarà la volta di un giudice e un artista che si confronteranno sul compito di educare come patto di continuità tra le generazioni, una trasmissione di identità che è un atto

IL CALENDARIO DELLE PROIEZIONI Cinema D’Azeglio, ore 21 • LUNEDÌ 14 MARZO Una volta nella vita • LUNEDÌ 11 APRILE Father & Son • LUNEDÌ 2 MAGGIO I nostri ragazzi Tutte le proiezioni sono a ingresso libero di responsabilità verso i nostri figli e il loro futuro. L’ultimo incontro, il 7 maggio, sarà dedicato a psicoanalisi e musica, un dialogo sulla possibilità di aiutare i ragazzi a fare esperienza e costruirne il senso, animati da un pensiero che mobiliti modi di vivere e agire in modo creativo, per un ben-essere che sia l’essere-bene di un’esistenza piena e appropriata.


Te n d e n z e

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ITALIAN BOOK CHALLENGE

QUANDO LEGGERE DIVENTA UNA SFIDA E IL LIBRO SI TRASFORMA IN OGGETTO DI TENDENZA Living

ARREDARE CON LE CANDELE

Colorate, profumate e multiformi: le candele stanno conquistando i cuori – e le case – di molti. Acquistate in negozio o fatte a mano, sono perfette per ogni ambiente, a seconda della funzione che si vuole loro attribuire.

Cult ura

Diari di bordo nasce nel settembre 2014, dall’idea di Antonello Saiz e Alice Pisu, per creare, a Parma, un punto di ritrovo diverso: una libreria indipendente con titoli della microeditoria di qualità. La neonata libreria aderisce a un’iniziativa nazionale formativa e divertente: l’Italian Book Challange, una vera e propria sfida a

Mode

Tecnologia

CUCITO, CHE PASSIONE

UNO SMARTPHONE IN VETRINA

Il cucito sta facendo milioni di seguaci in tutto il mondo, si moltiplicano i corsi, le community e i tutorial su internet. Una nuova moda che somiglia tanto a una vecchia tradizione. Chi l’ha detto che a cucire sono solo le nonne?

Il ristorante Barilla di Herald Square, il terzo dell’azienda a Manhattan, si è munito di una vetrina digitale e interattiva. I passanti, “sfogliandola” possonno leggere non solo menù e ricette, ma anche post e recensioni.

colpi di libri, che dal 25 febbraio fino al 3 dicembre animerà i lettori di tutt’Italia. «A coinvolgerci è stata Serena Cassini, della libreria Volante di Lecco – spiega Antonello –. Nel giro di poco più di un mese, da 35 librerie aderenti, siamo diventate ben 185: la notizia ha generato un vero e proprio effetto domino». Una scheda, 50 categorie, un timbro e un commento per ogni titolo acquistato: è questa la sfida che ciascun lettore sta portando avanti, con l’obiettivo di diventare prima vincitore locale e poi nazionale. Il 18 giugno, infatti, in occasione dell’iniziativa “Letti di Notte”, avverrà il primo spoglio parziale delle schede che decreterà il miglior lettore locale. Il 3 dicembre, invece, lo spoglio finale per decretare “iperlettore”, superlettore” e “megalettore”.

CAKE DESIGN

è subito mania

Le prime decorazioni dolciarie risalgono al XVII secolo, quando l’aristocrazia europea vide nelle torte un elemento decorativo per feste e banchetti. Le vere origini del cake design però, vengono fatte risalire al XIX secolo, quando i francesi iniziarono a introdurre le torte decorate come dessert alla fine del pasto. Dalla Francia, questa usanza si diffuse poi in tutta l’Europa, fino ad arrivare a oggi. Il cake design è ormai una vera e propria moda che

impazza sulle pagine internet, nei programmi televisivi e in coloratissimi manuali di cucina. Cucinare non è mai stato così divertente e lo hanno capito bene tutti coloro che su quest’arte hanno deciso di investire realizzando corsi e inaugurando negozi ad hoc. Pasta di zucchero, glassa e tanta fantasia sono le parole chiave di un’arte culinaria che sembra non voler più passare di moda e che conquista le simpatie di tutti, compresi i più piccini.

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Home&Design

Un’opera d’arte in soggiorno Pareti decorate come se fossero dipinti, tavole imbandite con la fantasia, bagni cromatici per rilassarsi

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mmaginate di avere le Ninfee di Monet in soggiorno, la Guernica di Picasso in studio, il Blue di Mirò in bagno. Immaginate di addormentarvi guardando la Notte stellata di Van Gogh e di svegliarvi con l’armonia della Primavera di Botticelli. No, il consiglio non è quello di svaligiare un museo, ma di accontentarvi di semplici riproduzioni adatte a decorare alcuni spazi della vostra casa. «È possibile riproporre su parete o su altro materiale l’immagine di un quadro famoso, di un dipinto, di un libro, addirittura di un tatuaggio – spiega Marco Botti, decoratore di interni –. Ad esempio, ho da poco ultimato Il Bacio di Klimt su una tavola di legno, messa poi a parete, usando rigorosamente colori

privi di solvente e, quindi, atossici. Ciascuna riproduzione viene naturalmente protetta con una pellicola trasparente che facilita anche la pulizia». L’obiettivo è rendere unici e personali gli spazi della propria casa, dare carattere a un ambiente con uno stile proprio. «Ho riprodotto anche un quadro antico giapponese, tratto da un libro, in una camera da letto» continua Botti. Naturalmente,

ci si può sbizzarrire con le dimensioni, così da ritrovarsi, ad esempio, con il viso della Gioconda ampio 3 metri. «Anche il bagno può essere personalizzato – continua Botti –, magari scegliendo un dipinto che dia la sensazione di freschezza e benessere». «Consiglio di dipingere le altre pareti con un colore che accompagni delicatamente il colore predominante della parete decorata – chiosa Botti –. Ma tutto, come sempre, dipende dal gusto personale». Anche la cucina può diventare fonte di divertimento per un decoratore di interni: «I tavoli si prestano perfettamente a essere decorati, senza per questo far perdere loro la propria funzionalità». Tutto ciò si realizza in massimo una settimana. I prezzi a partire da 300 euro.

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È ARRIVATO IL NUOVO NUMERO DE H o m e & D e s i g n LA CITTÀ DEI BIMBI:

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parliamo di alimentazione, sport, salute con il Comune di Parma, l’Ausl, realtà ed esperti del settore. E poi tanti laboratori ed eventi.

Città Bimbi

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MA LE SORPRESE NON FINISCONO QUI: La Città dei Bimbi, l’unico magazine gratuito presente da 4 anni a Parma dedicato ai bambini e alle famiglie, ad aprile lancia il sito BIMBI PARMA e la CARD.

B imbi Parma www.bimbiparma.it Bimbi

Card

Due strumenti realizzati in collaborazione con l’associazione Mamma Trovalavoro, per valorizzare i contenuti della testata, offrire aggiornamenti quotidiani, e garantire una stretta sinergia tra mondo delle famiglie e i servizi a loro rivolti.

Per informazioni: EDICTA • Via Torrente Termina, 3/b - Parma • Tel. 0521 251848 bimbiparma@edicta.net • Facebook: Città Dei Bimbi Edicta il mese marzo 2016


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Home&Design

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