Parma Testata: il mese Parma n. 207 - € 1,00
dicembre 2017 / gennaio 2018
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Salute e Benessere Benessere Leggere, una sana abitudine che fa bene alla mente
Salute Emergenze: l’elisoccorso ora anche di notte
Alimentazione Dai prodotti a Km 0 ai segreti del vino biologico
Tempo libero Mare e montagna, alcune mete da mettere in agenda
VACANZE OFFLINE viaggi in relax no Wi-Fi E0651217
INFORMASALUTE: Consigli per la prevenzione del Diabete. Antibiotici, come e quando usarli perchè siano efficaci.
Sommario Parma Testata: il mese Parma n. 207 - € 1,00
dicembre 2017 / gennaio 2018
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Salute e Benessere
Un giornale, e a breve anche una sezione salute sul quotidiano online ParmaReport.it, che vuole riservare attenzione al benessere, alla salute e al VACANZE OFFLINE tempo libero: ma anche viaggi in relax no Wi-Fi all’ambiente, all’alimentazione e alla cultura. Approfondimenti, servizi e curiosità che aiutano a conoscere quello che si deve fare per dissetare corpo e mente, ma anche per essere più attenti e sensibili a ciò che ci circonda. Parma Magazine, ogni due mesi accompagna i lettori in questo percorso, anche grazie all’aiuto di esperti e professionisti seri che da anni si impegnano per offrire servizi e creare progetti indispensabili a migliorare la qualità della vita della nostra città. Benessere
Leggere, una sana abitudine che fa bene alla mente
Salute
Emergenze: l’elisoccorso ora anche di notte
Alimentazione
Dai prodotti a Km 0 ai segreti del vino biologico
Tempo libero
Mare e montagna, alcune mete da mettere in agenda
E0651217
INFORMASALUTE: Consigli per la prevenzione del Diabete. Antibiotici, come e quando usarli perchè siano efficaci.
In Primo Piano
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Vacanze digital detox, staccare la spina per il completo relax
Salute
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Activage, l’innovazione entra nella casa degli anziani Diabete, prevenzione e cura con uno stile di vita sano Antibiotici, assumerli quando servono, come usarli bene per una cura efficace Elisoccorso anche nelle ore notturne Pediatria d’urgenza, quando ricorrere al pronto soccorso dei bambini Melanoma, il ruolo della tecnologia Quando fare l’esame del campo visivo computerizzato
Star bene con se stessi, quando rivolgersi ad uno psicologo Come risolvere la paura di volare. i consigli dello psicanalista Badante di condominio, un nuovo modo di assistere le famiglie
Alimentazione
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Frutti di stagione. Tutte le proprietà delle noci Emporio solidale, a Parma il market di eccellenza Cibi a km 0 con “Io MangioLocale” Il punto di vista. Correre ai ripari dopo le abbuffate natalizie
A Eia apre la Residenza S. Helia Ortopedia, le nuove sale operatorie
Celiachia. Quando sano fa rima con buono
Elettromiografia al Centro Cardinal Ferrari di Fontanellato
Vino biologico, cosa significa?
Diagnostica per immagini, alta precisione con la tecnologia Cone Beam
Tempo Libero
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Come risolvere il problema dell’alitosi
In montagna con il Cai, consigli per le passeggiate invernali
Il futuro è l’auto elettrica
Benessere
Natale, dai castelli alle vacanze al mare
Stop alla moda usa e getta con il Green Carpet di Livia Firth
La lettura fonte di benessere per i bambini (e non solo)
Il piacere dei giochi di una volta
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Teatropoli. Giancarlo Ilari: “Il teatro aiuta ad invecchiare bene”
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Testata: il mese Parma n. 207 - € 1,00
Aut. tribunale di Parma N.16 del 22.4.99 Editore Edicta p.s.c.r.l. via Torrente Termina, 3/b - PARMA N° iscrizione al ROC: 9980 Registrazione ISSN: 1592-6230
Redazione via Torrente Termina, 3/b PARMA
Tel. 0521251848 - Fax 0521907857 ilmesemagazine@gmail.com
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Direttore responsabile
Simone Simonazzi • simonazzi@edicta.net Progetto grafico e impaginazione
Davide Pescini • pescini@edicta.net
Coordinamento editoriale
Rosaria Frisina • salute@parmareport.it
Ufficio commerciale
Lina Carollo • carollo@edicta.net Collaboratori
Mattia Bottazzi, Sara Esposito, Carlotta Ferrari, Francesca Ferrari, Francesca Maestri, Giovanna Triolo.
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in Primo Piano
Vacanze digital detox, staccare dal cellulare e dai social media è possibile? GLI HOTEL INIZIANO A PROPORRE PACCHETTI CHE INCLUDONO IL DIGIUNO DALLA TECNOLOGIA PER VIVERE LE FERIE IN COMPLETO RELAX
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taccare completamente in vacanza scegliendo luoghi dove non essere distratti dagli squilli di cellulari e star bene con la propria famiglia, oggi sempre connessa tra tablet e smartphone, è possibile? Sicuramente una sfida per chi ama chattare, pubblicare post delle proprie vacanze, condividere esperienze legate al tempo libero. «Siamo sempre più connessi, in media passiamo quattro ore e mezza su internet. I social media sono sempre più presenti nella nostra vita quotidiana e a volte possono anche creare delle dipendenze - spiega Silvia Ombellini cofounder insieme a Simone Riccardi del sito Ecobnb www.ecobnb.it, portale nato a Parma con l’idea di cambiare il modo di viaggiare, per far emergere, mettendole in rete, le possibilità di turismo rispettoso dell’ambiente, dell’economia e delle comunità locali. «Staccare dal cellulare non è semplice – sottolinea Silvia
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- ma è una pratica salutare, forse proprio per questo sempre più persone sono alla ricerca del “digital detox”, soprattutto in vacanza». Esistono hotel che oggi offrono vacanze digiSimone Riccardi, Silvia Ombellini e Pietro Boraschi
Eremito, resort in un antico monastero in Umbria
tal detox? «Sì, una notizia interessante è che diversi hotel, soprattutto tra quelli che puntano sul benessere e sull’eco-sostenibilità, offrono ai loro ospiti un servizio di digital detox. Si va dai resort di lusso, come Eremito, un antico monastero immerso nel verde dell’Umbria che propone una vacanza disintossicante anche dal cellulare fino ai piccoli B&B che offrono un’esperienza a contatto con la natura, come il B&B Costalta a Compiano o il B&B Il Richiamo del Bosco, tra i boschi di Carrega». Perché la gente cerca sempre di più località poco affollate, immerse nella natura? «Sempre più persone sono alla ricerca di un contatto autentico con la natura, almeno in vacanza. La nostra vita urbana è sempre più caotica e sentiamo il bisogno di staccare la spina, di ritrovare il contatto con la terra, con i boschi e con gli elementi più semplici della natura che ci regalano effettivamente un grande benessere. Le esperienze a contatto con la natura sono molto apprezzate da chi viaggia con Ecobnb: dalla possibilità di partecipare ai lavori della fattoria, ai bagni di fieno, dalla raccolta delle olive alla produzione dei formaggi locali». Un consiglio a chi vorrebbe ma non riesce a staccare in vacanza... «Un’idea potrebbe essere quella di scegliere una destinazione che ti costringe a staccare la spina. Un esempio che abbiamo sperimentato
Casa sull’albero, B&B Il Richiamo del Bosco
in prima persona è il bellissimo parco naturale della Sila, in Calabria, dove si respira l’aria più pura d’Europa e i cellulari non prendono! In questo modo si è obbligati ad abbandonare
Diano Green, Diano San Pietro (Imperia)
per qualche giorno le email e i social, e a vivere davvero la vacanza!Un bellissimo esempio di turismo rurale, in una zona libera dal wi-fi». di Rosaria Frisina
Alcuni consigli di mete digital detox La piattaforma Ecobnb, che riunisce ospitalità eco-sostenibili in tutto il mondo, permette di filtrare la ricerca per trovare gli hotel che offrono un servizio “Digital Detox”. Alcuni consigli scelti per voi: Sardinna Antiga a Santa Lucia di Siniscola (Nuoro), dove le antiche capanne dei pastori sono state trasformate in un ecovillaggio, un rifugio dove è caldamente sconsigliato l’uso del cellulare per vivere in mezzo alla natura tra un vigneto biologico, un oliveto ed un orto bio; Diano Green a Diano San Pietro (Imperia), i libri e la musica
sostituiscono le televisioni, la piccola shala è ricavata dal vecchio pollaio per fare yoga; SassoErminia a Novafeltria (Rimini), dove potrai consegnare smartphone e tablet alla reception e chiedere la disattivazione del wi-fi e del televisore in camera, dove un telo di cotone, sotto il coprimaterasso, collegato con una presa alla messa a terra scaricherà l’energia elettrostatica accumulata nel corpo. E all’estero? Una tappa a l’Orri de Planès in Francia, una locanda alloggio a misura d’uomo in un villaggio a 1500 metri, un paradiso per gli escursionisti.
Sardinna Antiga a Santa Lucia di Siniscola
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E da Parma arriva l’idea della “Giornata mondiale offline” A LANCIARLA CARLA SOFFRITTI DI ELLA STUDIO, DAL SUO B&B IMMERSO NEL PARCO NATURALE BOSCHI DI CARREGA. IL PRIMO TEST L’ESTATE SCORSA, ECCO COME È ANDATA…
Carla Soffritti, B&B Il Richiamo del Bosco
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mmerso in mille ettari di bosco, le camere sono arredate in modo eco-sostenibile e creativo, recuperando i materiali e le tradizioni del luogo, la colazione è a base di prodotti biologici e a chilo-
metro zero, con tante proposte vegane. Carla Soffritti, proprietaria del B&B Il Richiamo del Bosco nel Parco Boschi di Carrega ha lanciato l’estate scorsa il “Digital Detox Day”. Una giornata intera offline, staccando
Generazione IPERCONNESSA Tra selfie e social gli adolescenti passano in media 7 ore al giorno con lo smartphone, ma c’è anche chi arriva a 13 ore. E il 71,5% lo utilizza anche durante l’orario scolastico. I dati sono stati raccolti dall’Osservatorio sulle tendenze e comportamenti degli adolescenti, presieduto da Maura Manca, psicoterapeuta e direttore di AdoleScienza.it, su un campione composto da circa 7.000 adolescenti tra i 13 ei 18 anni di 11 città campione in tutta Italia, dal Nord al Sud. Secondo l’indagine, questi adolescenti tengono a portata di mano il telefono quasi tutto il giorno e il 12%, oltre un ragazzo su 10, si sveglia durante la notte per leggere le notifiche e i messaggi.
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spine e Wi-Fi senza neanche uno sguardo a post e bacheche social, per prendere una pausa e disintossicarsi dalla tecnologia, anche solo per un giorno. «Digital Detox Day è stata una mia idea. Partita come founder di Ella Studio, che sembra un po’ un paradosso visto che ci occupiamo sempre di più di digital – spiega la Soffritti -. La dipendenza da device è un problema serio, tant’è che negli Stati Uniti vengono organizzati weekend di “disintossicazione collettiva” nella natura come i campi estivi per adulti in cui per tre giorni è proibito portare con sé il proprio smartphone. Va da sé che la dipendenza è cosa differente dall’uso ragionevole della tecnologia,
e di conseguenza non tutti arriviamo all’eccesso di controllare il telefono 200 volte al giorno, la media è di 46 volte al giorno». Come si è svolto il primo Digital Detox Day? «Siamo partiti dalla nostra rete, abbiamo chiesto a tutti gli hotel che seguiamo come ufficio stampa e digital pr, sono più di 60, dislocati su tutto il territorio nazionale, di dotarsi di una scatola, la Digital Detox Box, e chiedere ai propri ospiti, quasi duemila tra tutte le strutture, di riporvi il proprio dispositivo per qualche ora o anche per tutto il giorno». Perché questa proposta, un po’ provocatoria? «In un giorno di vacanza, invece di isolarsi navigando in rete, ci si concentra su se stessi, sui rapporti con le persone che si hanno intorno e sui panorami da ammirare, per una volta, non attraverso una lente. Un albergatore mi disse una frase emblematica: “Carla ci sono ospiti che rinuncerebbero all’acqua calda in camera, ma non al wifi”».
Gli hotel hanno aderito? «Il 90% dei nostri alberghi ha aderito. E molti ospiti hanno inserito il proprio smartphone nella Digital Detox Box». Era la prima volta che veniva lanciata un’iniziativa di questo genere? Verrà ripetuta? «Per una giornata intera credo di sì. Dopo questa prima esperienza, ora sto lavorando per istituire a livello mondiale una giornata di Digital Detox».
Quanto sono attrattive oggi le strutture ricettive che propongono digiuni digitali in vacanza? «Sono attrattive perché in realtà si ha voglia di depurarsi dalla tecnologia, dalla frenesia, dall’ossessione di stare iperconnesso sempre. Sarebbe utile ad esempio tra gli adolescenti. Difficile vedere un teenager senza telefonino in mano. Con questa iniziativa aiutiamo noi stessi e diamo una mano al prossimo». (rf)
Dal VAMPING alla LIKEMANIA L’iperconnessione ha generato una serie di comportamenti che incidono sulla qualità della vita delle persone, giovani e adulti. È nato un vero e proprio vocabolario che riassume alcune tendenze alla dipendenza. A partire dal ‘vamping’, termine con il quale si indica l’abitudine di trascorrere le ore notturne sui social media, tanto da rimanere svegli fino all’alba tra chat, post, notifiche di messaggi. La tendenza, invece che accomuna tutti i ragazzi è di tenere a portata di mano il telefono quasi tutto il giorno, notte compresa, nell’idea di non essere tagliati fuori, una vera e proria ansia sociale definita Fomo (fear of missing out). Si chiama likemania invece la dipendenza di like e follower, legata agli adolescenti in continua ricerca di approvazione. La nomofobia, da no-mobile-phone, è la nuova fobia legata all’eccessiva paura/terrore di rimanere senza telefono o senza connessione a internet.
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I giochi di una volta? Riscopri
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n semplice rametto poteva diventare una fionda con la quale lanciare palline di carta o sassolini, con un foglio costruivano una barchetta da inseguire mentre galleggiava lungo i bordi dei marciapiedi bagnati dalla pioggia. Un tempo, neanche tanto lontano dalla nostra era di i pad e giochi elettronici, i bambini si divertivano con poco, con quello che avevano a disposizione. Correvano all’aria aperta, giocavano a calcio o a nascondino per strada, si arrampicavano sugli alberi e talvolta si facevano anche male. «I giochi di oggi sono cambiati, è mutato il contesto sociologico – spiega Jessica Anelli, responsabile del Museo Ettore Guatelli di Ozzano Taro -. In passato i giochi si svolgevano in contesti rurali, utilizzando materiali di recupero e oggetti che i bambini riuscivano a trovare nei dintorni della propria abitazione trasformandoli in giochi con la fantasia. Si giocava a “far finta di...”, era tutto molto naturale. Nei giochi moderni non c’è più l’interazione. Quella dei nostri genitori e dei nostri nonni era una dinamica di gioco oggi difficile da ritrovare». C’è in realtà una riscoperta dei giochi poveri nei programmi educativi
di nidi e materne, si lavora con materiali di recupero e con la creatività... «Sì, è una modalità di educazione che impiega le materie prime umili richiamando i giochi di una volta, è stata introdotta solo recentemente nelle scuole d’infanzia italiane. C’è la necessità di rivalutare il concetto di manualità, di riuso, di riciclo e
VIENI A GIOCARE IN CORTILE? L’esperienza che ha stanato da casa 600 bambini! Sono stati oltre 600 i bambini coinvolti la primavera scorsa nel progetto Giochi di Cortile realizzato dalla Fondazione Sport Parma con il contributo di ACER e AUSL Parma. Sei incontri, gratuiti e aperti a tutti, in un grande progetto di movimento open air. I bambini, hanno riscoperto, guidati da istruttori UISP, i giochi di una volta, dal Mondo a Nascondino, da Ruba Bandiera a Strega Toccacolore o Strega Elettrica. Tutti i partecipanti hanno ricevuto in regalo un libretto con la descrizione dei giochi da riprovare anche a casa, realizzato con il contributo degli studenti delle scuole primarie: Martiri di Cefalonia di Parma, Ongaro di Fidenza e F. Corridoni di San Secondo Parmense che, dopo aver intervistato nonni e genitori, hanno descritto e illustrato alcuni dei giochi riproposti durante gli incontri. «L’idea da cui siamo partiti - afferma Arturo Balestrieri Presidente della Fondazione Sport Parma, che ha curato il coordinamento del progetto - è quella di riportare in strada i vecchi giochi di cortile in un’unione intergenerazionale dove i nonni propongono i giochi storici, oggi quasi dimenticati, che si facevano un tempo». Per ACER Parma è stata un’occasione per migliorare la convivenza all’interno dei propri condomini, proprio partendo
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dai più piccoli. «Un’occasione di socializzazione e anche di educazione civica - spiega Bruno Mambriani, Presidente di ACER Parma -.In collaborazione con IREN, infatti, durante il pomeriggio di gioco, i più piccoli hanno approfondito anche il tema della corretta gestione dei rifiuti e i comportamenti virtuosi da attuare in città». Staniamoli da casa! l’imperativo di questa iniziativa, che verrà ripetuta in futuro perché come dice Francesca Cravero, Vice Presidente ACER: «vogliamo strappare i più piccoli dalla dittatura del videogioco e della socializzazione solo virtuale e dimostrare, con i nostri pomeriggi di gioco che giocare dal vivo con altri bambini in carne ed ossa è molto più divertente che farlo davanti a uno schermo!».
rli per stimolare la fantasia dei piccoli LE NUOVE TECNOLOGIE PERMETTONO AI BAMBINI DI ESPLORARE SCENARI FANTASTICI STANDO COMODAMENTE SEDUTI SUL DIVANO, SEMPRE MENO PROVANO SENSAZIONI O VIVONO ESPERIENZE DIRETTE tutte quelle tecniche di creazione e di produzione di giochi che attribuiscono importanza all’ecosistema, a tutti quei materiali che al giorno d’oggi siamo soliti sottovalutare e che non consideriamo come strumenti che possono contribuire alla formazione e all’educazione dei bambini». Una volta a casa diventa però tutto più artefatto, qualche consiglio per i genitori dal Museo Guatelli? «I programmi delle scuole favoriscono la riscoperta di un approccio fisico al materiale sensoriale, è necessario che gli adulti diano continuità a questi insegnamenti considerando l’attività svolta in classe non solo come puramente ricreativa ma anche e soprattutto come educativa». Al primo piano del museo c’è la stanza dei giochi. Cosa contiene e come reagiscono i bambini quando la visitano? «È la stanza che affascina di più i bambini, un mondo tutto
da scoprire. Ettore Guatelli l’aveva concepita come una stanza dei divertimenti per restituire ai visitatori i giochi d’infanzia, come i nidi di uccelli. L’obiettivo di questa stanza è quello di sottolineare la dimensione immateriale del gioco, infatti è possibile trovare un bastoncino in fil di ferro, una sorta di manubrio: veniva tenuto tra le mani da un bambino seguito da altri in fila e, tutti insieme, ricreavano così un trenino o facevano finta di essere i ciclisti del tempo, dando sfogo alla loro fantasia». Il regalo “tanto umile quanto bello” che Guatelli penserebbe per Natale? «Il regalo ideale sarebbe costituito dalle statuine costruite dallo stesso Ettore, composte da ossa di buoi che Guatelli lavava in una pentola piena di acqua bollente per sgrassarle. Dopodiché disegnava e incideva su questo materiale con noci, castagne o altri oggetti che poteva trovare nella campagna circostante, componendo figure antropomorfe, come una ballerina contenuta nella collezione. Molto belli sono anche i mulini prodotti da Ettore, protagonisti di una piccola mostra alcuni anni fa che ha riscosso molto successo.» di Sara Esposito
Legambiente: i nostri laboratori puntano a far riscoprire la manualità «Crediamo sia fondamentale il verbo “fare” e, soprattutto, “provare a fare”. La mano come strumento del fare, del creare, dello scoprire. La mano che lavora. La mano che sviluppa quelle abilità che non si improvvisano ma che sono frutto di esercizi e prove». Bruno Marchio, presidente di Legambiente Parma sintetizza così l’obiettivo dei laboratori del L.E.D.A. centro di educazione ambientale che da oltre un decennio è attiva sui temi della sostenibilità. «Da più parti infatti si evidenzia che sta crescendo una generazione di bambini per la quale la natura è una estranea, a volte pericolosa. Sempre di più sentiamo parlare di bambini con disturbi dell’attenzione, incapacità a risolvere i problemi, mancanza di un pensiero critico, ansia – continua -. Ma quando ci soffermiamo a guardare i nostri bambini mentre giocano, ci rendiamo conto che a volte si divertono con passatempi semplici, e sorridendo ci viene da pensare quanto quei giochi siano “vecchi come il mondo”. Non c’è bambino che non apprezzi costruire da solo i propri giochi». «Il principio didattico è “non dire cosa fare ma come” in quanto l’interesse autentico del ragazzo è capire come si fa a fare. I nostri laboratori non sono i soliti momenti per rendere i ragazzi “liberi di essere abbandonati all’imitazione o alla nozione” ma luoghi di sperimentazione, convinti che le parole si dimenticano ma l’esperienza no».
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Il futuro è l’auto elettrica UN MERCATO ANCORA BLOCCATO, MA QUALCOSA SI STA MUOVENDO. DAL 2019 GLI EDIFICI NUOVI DOVRANNO PREVEDERE UNA COLONNINA DI RICARICA
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a nuova frontiera del mercato automobilistico potrebbe essere sempre di più rappresentata dalle auto elettriche. Questo tipo di automobile sfrutta l’energia chimica contenuta in un serbatoio energetico formato da una o più batterie ricaricabili. La diffusione dell’auto elettrica rappresenta un modo nuovo per salvare l’ambiente, in quanto le prestazioni altissime ma, allo stesso tempo, l’inquinamento pari allo zero, vanno ad unirsi per creare un modo per dare nuovo slancio al mercato delle auto e, fatto non meno importante, di inquinare meno. A tal proposito, molti costruttori stanno iniziando sempre di più a progettare auto elettriche, tra queste c’è Carebo che, in un mercato in via di definizione sta iniziando ad avere buoni risultati. «Riusciamo a vendere 6 o 7 macchine all’anno – ammette Francesco Pazzoni di Carebo Parma– ma sono tanti i freni che bloccano le vendite».
In pista con UNIPR RACING TEAM, quando le gare sono elettriche Sinonimo della crescita delle auto elettriche è anche il progetto universitario UNIPR Racing team, fortemente voluto dagli studenti, ma anche dai professori, che valutano questo progetto come un’esperienza formativa per poter mettere in pratica gli studi e le competenze acquisite durante gli anni. A spiegare come sia nata questa idea e gli ottimi risultati fino ad ora raggiunti, anche in terra straniera, è uno dei team manager, Andrea Ferrarini: «Abbiamo iniziato mossi dalla passione degli studenti, la costruzione di questa vettura è un lavoro riconosciuto in ambito professionale, tant’è che tre quarti del Team Mercedes di Formula1 erano studenti che hanno partecipato a questo progetto; inoltre case produttrici come FIAT, Ferrari e Dallara hanno proposto offerte lavorative ai partecipanti». La macchina è già stata rodata, e ha ricevuto piazzamenti importanti in estate: «A Varano siamo arrivati noni, il nostro miglior piazzamento mai raggiunto, poi abbiamo ricevuto il premio ‘most friendly team’ mentre in Repubblica Ceca siamo arrivati dodicesimi. Tuttavia, sempre a Most nella Formula SAE Czech, siamo stati la miglior squadra per via del compromesso tra prestazioni in pista e consumo». Ma perché i ragazzi dell’Università hanno scelto di passare proprio alle macchine elettriche? La spiegazione è semplice e guarda al futuro, al nuovo orizzonte dell’automobile: «È stata una scelta per rinnovare e che ha avuto un successo importante sia tra i professori sia tra gli studenti. L’approccio guarda al futuro, visto che la macchina elettrica sarà l’auto del futuro. Inoltre, è un modo intrigante per essere attivi e diretti oltre, verso quello che verrà».
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Parma
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Tra questi, ad esempio, il fatto che non ci siano contributi o agevolazioni sugli acquisti, cosa che invece avviene in paesi europei come Francia, Svezia o Danimarca, che spingono sempre di più per questo nuovo tipo di vetture non inquinanti. Ad aumentare la relativa poca vendita, per il momento, è anche il costo in sé, visto che le macchine elettriche costano in media 6/7.000 euro in più rispetto alle macchine a gas, altro tipo di veicolo poco inquinante. Tuttavia, viste anche le nuove misure previste e la volontà delle istituzioni, l’auto elettrica è destinata a diventare la macchina del futuro. Nel 2019, infatti, è prevista una legge dell’Unione Europea che obbligherà ogni edificio nuovo o in fase di costruzione a dotarsi di una colonnina di ricarica, cosa che dal 2023 si amplierà ad almeno il 10% dei parcheggi degli edifici. Le colonnine di ricarica è un altro fattore importante per il mercato poco diffuso a Parma dato che, per ora, i punti dove poter ricaricare la propria auto non sono
BICI E SALUTE
Mappa delle colonnine di ricarica in città
abbastanza per soddisfare le esigenze delle persone che, in un modo o in un altro, vorrebbero acquistare una macchina “green”. Ma questa, prima o poi, sarà tutta storia passata…ed esempi arrivano anche dalle grandi
aziende della nostra città come Barilla che rinnovando il parco auto aziendale presso la sede centrale di Pedrignano ha installato la più grande stazione italiana per la ricarica di auto elettriche. di Mattia Bottazzi
a cura di Fiab Parma Bicinsieme
Illuminare la bici per viaggiare in sicurezza, ecco come fare Un ciclista illuminato è un ciclista intelligente. Questo è il nome della campagna informativa che l’associazione FIAB-PARMA Bicinsieme in collaborazione con Infomobility ha organizzato lo scorso anno e anche quest’anno in città per invitare i troppi ciclisti che girano senza luci a rendersi “illuminati”. La maggior parte degli incidenti avviene perché i ciclisti non vengono visti. Le luci devono essere sempre accese quando c’è poca visibilità, nelle gallerie e da mezz’ora prima del tramonto a mezz’ora dopo l’alba. Il giubbino riflettente deve essere sempre indossato di notte nelle strade extraurbane e in galleria ma è meglio che il ciclista lo indossi anche in città. Durante la campagna i volontari dell’associazione realizzano amichevoli “posti di blocco” in varie strade della città. Vengono fermati circa 70 ciclisti per posto di blocco di cui circa il 70% non
è a posto con le luci. Quindi, oltre circa 600 ciclisti sensibilizzati. C’è chi si scorda di accenderle, chi non le ha proprio, chi afferma che le luci siano state rubate recentemente. Infine c’è chi ci ringrazia perchè da quando è stato fermato si
è messo a posto. Ai ciclisti senza luci è stato consegnato un opuscolo informativo sulle 7 AZIONI per farsi vedere o è stata regalata una lucina ricordando che la vita vale più dei 10 euro che costa per rendersi visibili in bici.
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Stop alla moda usa e getta con “Anche la moda eco è glam” INTERVISTA ALLA MOGLIE DI COLIN FIRTH OSPITE A FIDENZA VILLAGE: “IL MIO IMPEGNO È NATO QUANDO SONO ENTRATA IN UNA FABBRICA DI VESTITI DEL BANGLADESH”
«O
gni giorno ci vestiamo e se vogliamo guardare al futuro c’e’ un solo modo per farlo: etico e sostenibile. Stop alla moda usa e getta». A dirlo è Livia Firth, direttore creativo della società londinese Eco Age. Moglie del Premio Oscar Colin Firth, è stata ospite d’eccezione a Fidenza Village in occasione dell’inaugurazione di The Creative Spot Fashion, una boutique temporanea che fino a fine dicembre ospiterà le collezioni di alcuni dei più promettenti designer emergenti della moda etica ed ecosostenibile italiana e internazionale. Cos’è la moda ecosostenibile? «È l’unico modo di andare avanti in questo settore perché l’impatto ambientale dell’industria della moda è secon-
THE CREATIVE SPOT FASHION, la boutique eco. Ci sono anche gli abiti fatti con scarti di mela Vestiti ecosostenibili ideati da talentuosi stilisti emergenti finalisti ai Green Fashion Awards di Milano. Abiti da passerella che possono essere comprati nella boutique temporanea di Fidenza Village nel periodo natalizio. The Creative Spot Fashion darà l’opportunità agli ospiti di apprezzare, capi e accessori che rappresentano la perfetta fusione tra lo stile italiano e la creatività internazionale e che rivelano l’attenzione ai dettagli, la cura dei particolari e la passione per la sartorialità. Il tutto con una visione green, attenta alle persone e all’ambiente. Tessuti e materiali sono frutto di ricerca tecnologica ed etica e provengono dalla natura o dal riciclo, per un approccio che sia il più green possibile. Da ammirare la pelle fatta con scarti di mela.
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il Green Carpet di Livia Firth:
do soltanto all’industria estrattiva petroliera. L’inquinamento prodotto è altissimo specie nei paesi dove vengono realizzati i capi a basso prezzo per i paesi ricchi e dove l’impatto sociale è inaccettabile. La moda sostenibile cerca di cambiare questa filiera puntando a materie prime certificate, in fibre naturali o provenienti dal riciclo. L’industria della moda è uno dei più grandi utilizzatori di “schiavitù” al mondo e quindi, visto che ci vestiamo tutti i giorni, attraverso la moda e a quello che ci mettiamo, se vogliamo guardare al futuro c’è un solo modo di farlo ed è in maniera etica e sostenibile». Quanto spazio c’è in Italia per il “Green Carpet”? «Negli ultimi vent’anni ci hanno fatto il lavaggio del cervello attraverso il fast fashion. La moda è diventata usa e getta e quindi è molto più difficile rieducare il consumatore per esempio al modo in cui io sono cresciuta e cioè senza poter comprare le cose a poco perchè non esistevano e quindi dovevo mettere i soldi da parte. Compravamo in modo ponderato e quello che
acquistavamo ci durava nell’armadio per sempre, era sostenibile. Oggi affrontiamo lo shopping in maniera diversa perchè ci hanno venduto il sogno della democrazia della moda facendoci pensare che è un diritto per noi comprare le cose a così basso costo ma sicuramente questo modo non è democratico per le persone che producono i capi nei paesi in via di sviluppo che vengono trattati in maniera disumana». Quando è nato il suo impegno in questo campo? «Il mio impegno è nato quando sono entrata nel 2008 in una fabbrica del Bangladesh dove c’erano donne recluse a lavorare senza alcun diritto per pochi dollari. Mi sono detta che se io come donna stavo facendo questo ad altre donne era ora di cambiare immediatamente. Dobbiamo chiederci chi è che paga il costo di un abito venduto a 4 dollari e in molti iniziano a farlo. L’Italia è paladina di questo discorso, il Green Carpet ne è la dimostrazione e non avremmo potuto farlo da nessuna altra parte».
La moda ecosostenibile piace agli stilisti? O è sinonimo di rinunce e limiti alla creatività? «Piace. Una volta si pensava che la moda eco sostenibile fosse poco glam. Ora è dimostrato che non è più così. Basta vedere qui al “The creative spot fashion” le creazioni di giovani stilisti fatte con pelle alternativa ricavata da buccia di mela o ananas, tessuti realizzati con fibra di arance, reti da pesca recuperate in mare così come la plastica. Ci sono paillettes lavorate da conchiglie. Più che un limite alla creatività ne è l’esaltazione. I materiali oggi sono straordinari». Per l’utente finale, la moda eco ha un costo più alto? «Guardi, se uno dividesse il prezzo di un capo di qualità acquistato per le volte che se lo indossa capirebbe che in realtà quel costo è ben ammortizzato e non è affatto caro. Se compri una cosa a dieci euro la lavi cinque volte e la devi buttare. La moda sostenibile è in realtà un valore aggiunto. Sarebbe un bell’esercizio per il consumatore tenere un quadernetto dove annotare il costo dell’acquisto e quante volte in un anno viene indossato. Se parli con un contadino dell’Umbria o della Toscana ti dirà che è una follia comprare scarpe che costano poco perché ti fanno male ai piedi o dopo poco le devi buttare. Preferiscono un cappotto di buona qualità che faccia caldo e duri per sempre. Questo è un approccio eco sostenibile». Uno spazio per giovani stilisti emergenti al Fidenza Village, consigli green per il loro lavoro? «Non avrei potuto chiedere un partner migliore di Value Retail in occasione dei Green Carpet Fashion Awards. Il consiglio è continuare in un lavoro di creatività e ricerca. Il nostro obiettivo è coinvolgere i brand per cercare di migliorare verso la sostenibilità e lavorare sul cambiamento del consumatore».
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Activage, l’innovazione entra nelle case degli anziani “INTERNET DELLE COSE” PER INVECCHIARE IN SALUTE ED IN MODO ATTIVO e nove centri di sviluppo, uno dei quali è situato a Parma. In occasione della presentazione del progetto (vedi foto), la direttrice generale dell’Ausl di Parma, Elena Saccenti, ha spiegato che: «Activage apre il mondo assistenziale e clinico a un futuro in cui le tecnologie potenzieranno i servizi di assistenza a domicilio. Il progetto non vuole sostituirsi alle cure ma fornire agli operatori sanitari e ai medici delle informazioni in più che possano tradursi in un servizio migliore ai soggetti anziani». A Parma ci si
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internet delle cose (IoT), che permette agli oggetti di comunicare tra loro, sta per arrivare anche a casa di chi con la tecnologia ha meno a che fare: gli anziani. È quanto accadrà con il progetto europeo Activage che prevede l’applicazione delle tecnologie IoT negli ambienti di vita quotidiana degli over 65, con l’obiettivo di favorirne un invecchiamento attivo. Si vuole, cioè, permettere alle persone di condurre una vita attiva e autonoma anche in età avanzata. Activage coinvolge sette paesi europei
I partecipanti Il gruppo di anziani parmensi (100 partecipanti diretti e 100 come gruppo di controllo) è stato selezionato tra gli assistiti di una decina di medici di medicina generale provinciali, tra coloro che hanno subito un ictus con moderate conseguenze sulla salute. Lo studio realizzato dal progetto Activage rileva i principali bisogni nella persona che ha subito un ictus, e che per questo a domicilio deve mantenere un’attività motoria e una qualità di vita adeguate alla sua condizione, con l’obiettivo di prolungarne e sostenerne la vita indipendente nel proprio ambiente. Al tempo stesso, grazie ad Activage, sarà possibile rispondere alle reali esigenze dei caregivers, dei fornitori di servizi socio-assistenziali e del sistema sanitario.
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Il progetto Activage in Italia in cifre • 200 pazienti di Parma e provincia, di cui 100 come gruppo sperimentale e 100 come gruppo di controllo • Circa 300 caregiver (familiari o badanti) • Almeno 10 medici di medicina generale di Parma e provincia • 20 operatori sanitari di Parma e provincia • 20 operatori socio assistenziali di Parma e provincia • Decine di altri professionisti e operatori di tutti i partner coinvolti nel progetto in Emilia-Romagna • 1,73 milioni di euro il budget del progetto Activage per il DS Emilia-Romagna
concentrerà sui soggetti over 65 che hanno subito un ictus con conseguenze moderate sulla salute, con l’obiettivo di evitare o limitare una reospedalizzazione. Il progetto, che andrà avanti fino al 2020, sfrutterà l’applicazione dell’IoT nella vita quotidiana dei 100 pazienti del gruppo sperimentale. Saranno inseriti nelle abitazioni sensori di vario tipo che monitoreranno le loro abitudini: l’occupazione del letto, l’utilizzo del bagno, addirittura l’assunzione dei farmaci. I dati raccolti saranno poi analizzati e registrati nel Fascicolo sanitario elettronico dei singoli pazienti e nella rete SOLE accessibile dal medico curante: costituiranno così la base di specifiche strategie di intervento e cura. E la privacy? Stefano Nunziata, responsabile del progetto per Cup 2000, ha assicurato che «verranno utilizzate tecnologie non invasive, in modo da non dare fastidio ai pazienti e nel totale rispetto della legge sulla privacy». Cup 2000 si occupa di tecnologie dell’informazione e della comunicazione in ambito sanitario in Emilia-Romagna ed è tra i partner di Activage: gestirà la piattaforma del progetto e i dati prodotti dai sensori.
Le Fasi Sono tre le fasi principali del progetto. La prima consiste nel coinvolgimento di medici e pazienti in base ad un protocollo scientificamente validato e definito. Successivamente il progetto prevede l’utilizzo di sensori, dotati di tecnologia IoT, per monitorare i pazienti e i loro ambienti di vita domiciliare. Monitorando con sensori ambientali e personali i comportamenti quotidiani delle persone, è infatti possibile percepire eventuali cambiamenti e intervenire prontamente in caso di necessità. Con il consenso degli interessati e dei rispettivi caregivers, nelle abitazioni verranno installati sensori di presenza e movimento posizionati in determinati punti della casa (letto, poltrona, toilette,ecc). Saranno applicati anche sistemi di rilevazione del contatto magnetico per monitorare l’apertura/chiusura di una porta/finestra, l’utilizzo di dispensatori di farmaci e della bilancia. Infine, la terza fase prevede che tutti i dati raccolti dai sensori vengano trasmessi online, opportunamente elaborati, analizzati e registrati, e quindi restituiti attraverso il Fascicolo sanitario elettronico agli utenti/pazienti e ai loro caregivers, e nella scheda sanitaria individuale tramite la rete SOLE al medico curante per adottare o integrare strategie specifiche di intervento e di cura. Al progetto Activage, sia a livello europeo che in Italia, partecipano partner pubblici e privati che operano in diversi settori, dalla sanità all’informatica e domotica, dalla ricerca accademica alle telecomunicazioni.
Dopo 2 anni di monitoraggio e un anno di raccolta dei dati, si potranno stabilire i reali benefici dell’utilizzo di queste tecnologie in ambito assistenziale. Intanto, il prossimo
appuntamento sarà il 23 maggio 2018, quando tutti i partner europei di Activage si riuniranno a Parma per fare un primo punto sul progetto. di Carlotta Ferrari
Chi sono i partner italiani di Activage • Cup 2000, società ICT in ambito sanitario della Regione Emilia-Romagna • Azienda Usl di Parma • Università di Parma - Dipartimento di Ingegneria Elettronica • CNR - l’Istituto di scienza e tecnologie dell’informazione (ISTI) • Aurora Domus, cooperativa sociale di Parma • IBM Research • Wind Tre
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Diabete, prevenzione e cura con uno stile di vita sano I CONSIGLI: EVITARE L’OBESITÀ E SVOLGERE REGOLARE ATTIVITÀ FISICA, ASSUMERE FARMACI SOLO SE NECESSARI
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l diabete è una malattia cronica caratterizzata da alti livelli di glucosio (zucchero) nel sangue (iperglicemia). Ne esistono due tipi: il diabete di tipo 1 (o insulino dipendente), che colpisce in genere le persone giovani e il diabete di tipo 2, la forma più comune. SI PUÒ PREVENIRE? Il diabete di tipo 2 sì. Occorre evitare sovrappeso e obesità, con una dieta sana ed equilibrata e svolgere regolare attività fisica (es. passeggiare per 30 minuti al giorno, almeno 5 volte a settimana). QUALI SONO I SINTOMI? Sete e fame eccessive, perdita di peso, stanchezza, vista offuscata, aumento della frequenza e della quantità di urina, glicemia alta e presenza di zucchero e chetoni nelle urine. Nel diabete di tipo 2 i sintomi possono essere assenti, può capitare di accorgersi di essere diabetici solo dai valori alterati del sangue e delle urine.
Da sapere
A CHI RIVOLGERSI? Il primo riferimento è il medico di famiglia che, in caso di necessità, prescrive la visita dal diabetologo. COME SI CURA? Per gestire al meglio la malattia è importante seguire un’ alimentazione equilibrata e svolgere regolare attività
DIVENTARE DIABETICHE IN GRAVIDANZA Il diabete gestazionale è un diabete di tipo 2 che si sviluppa solo durante la gravidanza e di solito scompare dopo il parto. In Italia, colpisce 1 donna ogni 10 e se non correttamente affrontato può portare problemi sia alla mamma che al bimbo. Chi è più a rischio? Le donne obese o in sovrappeso, con più di 35 anni, che hanno già avuto la malattia in gravidanze precedenti, che hanno casi di diabete in famiglia, che hanno partorito un neonato con peso alla nascita maggiore di 4,5 kg, che provengono da: Asia meridiona-
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le, Caraibi e Medio Oriente. Quali sono le complicanze per la mamma e il suo bambino se il diabete non è controllato? Se il diabete non è controllato gli zuccheri in eccesso passano al bambino, che può aumentare di peso fino ad arrivare a pesare alla nascita oltre 4,5 kg. Questo può causare complicanze durante il parto e il ricorso al cesareo. Inoltre, il neonato può aver bisogno di maggiori controlli medici durante la degenza in ospedale. Le donne con diabete gestazionale sono
fisica. In caso di necessità, il medico di famiglia o il diabetologo prescrivono i farmaci ipoglicemizzanti orali e, in alcuni casi, l’insulina. QUALI CONTROLLI OCCORRE FARE? Il medico di famiglia e/o il diabetologo indicano quando e quali controlli effettuare. Si tratta di esami semplici, come il test della glicemia e di comuni esami del sangue. A questi si possono aggiungere anche periodiche visite specialistiche (es. oculistica e cardiologica).
soggette a più interventi programmati di monitoraggio e di controlli a termine di gravidanza. Cosa fare in caso di rischio? Se ricorrono le condizioni sopra descritte, è bene parlarne con il medico di famiglia, il ginecologo o l’ostetrica che potrà consigliare di fare la “curva da carico orale di glucosio”. Si tratta di un esame per misurare la glicemia prima di assumere una bevanda zuccherata poi, nuovamente, a distanza di un’ora e di due ore, tramite tre prelievi di sangue. L’analisi va fatta fra la 24esima e la 28esima settimana di gravidanza, ma può essere
UNA CORRETTA ALIMENTAZIONE È importante non saltare i pasti, evitare i cibi grassi e l’uso di zuccheri semplici (zucchero da cucina, miele). È meglio cuocere il cibo ai ferri, a vapore, a micro-onde, a bagnomaria, al forno, in assenza di grassi, sia animali che vegetali (questi ultimi sono comunque da preferire). L’olio può essere aggiunto crudo, dopo la cottura. IL PIEDE DIABETICO Chi ha il diabete può non accorgersi di piccoli graffi dovuti anche a semplice sfregamento del piede nella scarpa. Queste lesioni possono infettarsi e ulcerarsi. È bene quindi utilizzare scarpe comode, calze di cotone o lana non strette, lavarsi quotidianamente con acqua tiepida e sapone neutro, asciugandosi bene. È necessario controllare il piede in ogni sua parte, per verificare che non ci siano piccole ferite e, se presenti, rivolgersi tempestivamente al medico.
anticipata tra la 16esima e la 18esima in alcune condizioni. Alcuni consigli Ridurre il rischio di sviluppare il diabete gestazionale è possibile, seguendo uno stile di vita sano, con una corretta alimentazione e attività fisica regolare anche prima della gravidanza. Durante la gravidanza è fondamentale non aumentare troppo di peso. I controlli dopo il parto È bene fare controlli medici, perché le donne che hanno sofferto di questa malattia hanno più probabilità di sviluppare il diabete di tipo 2.
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Antibiotici, assumerli quando servono USARLI BENE PER UNA CURA EFFICACE E PER RIDURRE LA RESISTENZA DEI BATTERI Emilia-Romagna è emerso un’importante diminuzione nei consumi e nelle prescrizioni. Si tratta del calo di consumi più consistente da otto anni a questa parte: rispetto al 2009 gli an-
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on l’arrivo dell’inverno si riapre la questione degli antibiotici. Quando utilizzarli e quando no? Come assumerli? Sono domande che riaffiorano ogni anno e sulle quali non ci si sente mai molto preparati. È proprio per questo che, dal 2014, il Servizio sanitario regionale porta avanti la campagna “Antibiotici: è un peccato usarli male. Efficaci se necessari, dannosi se ne abusi” volta a sensibilizzare all’uso corretto di questi farmaci e a prevenire l’abuso soprattutto nei bambini. La campagna continuerà anche nel 2018 ma, dall’analisi dei dati del 2016, in
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tibiotici vengono utilizzati il 14,9% in meno, percentuale che arriva al 31% in meno nei bambini fino ai 6 anni. È diminuito anche l’uso di questi farmaci negli ospedali dell’Emilia-Romagna:
meno 7% rispetto al 2015. Un calo importante che indica che siamo sulla buona strada, ma che non può bastare, come sottolinea Sergio Venturi, assessore regionale alle Politiche per la salute: «Dobbiamo insistere, perché le resistenze batteriche agli antibiotici sono ancora elevate». Le troppe prescrizioni e l’abuso nell’utilizzo di questi farmaci hanno infatti favorito, negli ultimi anni, la diffusione di batteri più resistenti e quindi più difficili da contrastare. Il problema non è da poco e riguarda l’intera sanità pubblica, tant’è che la resistenza dei batteri agli antibiotici è stata indicata tra le emergenze dall’Organizzazione mondiale della sanità. Qual è quindi il comportamento giusto? Innanzitutto bisogna attenersi alle prescrizioni del medico e non assumerli in modo autonomo. Anche dosi e orari sono fattori importanti: non seguirli rende la cura meno efficace. Un altro aspetto fondamentale sono le abitudini igieniche alle quali bisogna prestare particolare attenzione, soprattutto in inverno: prima tra tutte lavarsi spesso le mani (vedi box). La campagna informativa regionale sull’uso corretto degli antibiotici può essere visualizzata sul portale Salute della Regione e prevede la diffusione di uno spot video nelle sale di attesa delle strutture sanitarie e sul web (salute.regione. emilia-romagna.it/antibiotici). La campagna proseguirà anche a gennaio e febbraio 2018 sul web e su autobus e pensiline delle fermate di Parma e di altre città dell’Emilia Romagna.
Antibiotico SÌ L’antibiotico va assunto solo se il medico lo prescrive. Per guarire ed evitare ricadute è necessario: 1. Rispettare esattamente le dosi e gli orari che il medico ha indicato; 2. Non interrompere la terapia anche se ci si sente meglio; 3. Se compaiono effetti indesiderati, parlarne con il proprio medico.
Antibiotico NO Molto spesso per curare le comuni infezioni delle vie respiratorie causate da virus (come raffreddore, influenza, mal di gola, bronchite acuta, etc.) gli antibiotici non sono necessari. Lasciamo che sia il medico a decidere se gli antibiotici servono oppure no. In caso di infezioni virali come raffreddore e influenza un ottimo rimedio consiste nel bere molti liquidi e stare a riposo.
Quando è meglio aspettare 2-3 giorni Quando il medico sospetta che l’antibiotico non serva può suggerire di attendere 2 o 3 giorni perché ritiene che la malattia possa guarire anche senza questi farmaci. Il medico dirà come alleviare i sintomi durante questi giorni d’attesa.
La resistenza all’antibiotico È un fenomeno naturale, causato dalle mutazioni genetiche che si verificano nei batteri. I batteri sensibili muoiono quando entrano in contatto con gli antibiotici, mentre quelli resistenti continuano a moltiplicarsi. La resistenza agli antibiotici è in costante aumento in tutto il mondo: con il tempo, si riducono gli antibiotici efficaci disponibili, anche a causa della diminuzione degli antibiotici messi in commercio. È una grave minaccia per la salute di tutti: ogni anno nell’Unione Europea muoiono circa 25000 persone per infezioni causate da batteri resistenti. La resistenza all’antibiotico si può contrastare con l’uso corretto e responsabile di questi farmaci.
Importante prevenire le infezioni La prevenzione delle infezioni nei bambini riduce l’uso di antibiotici e le resistenze dei germi. Una attenzione particolare della campagna è rivolta a promuovere l’igiene delle mani tra i bambini, con il messaggio “Battimani a chi si lava le mani”. L’invito per tutti i bambini e le bambine è di lavarsi le mani prima di mangiare, dopo essere andati in bagno e ogni volta che sono sporche: “Lavati le mani così ti ammalerai meno e avrai più tempo per giocare!”. Basta prendere alcune semplici abitudini: - bagnati le mani e insaponale - conta fino a 20 mentre strofini le mani risciacquale e asciugale bene. Una buona regola da rispettare e che fa bene anche ai grandi!
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Elisoccorso anche nelle ore notturne DUE LE ELISUPERFICI TESTATE NEL NOSTRO TERRITORIO, AL MAGGIORE DI PARMA E AL SANTA MARIA DI BORGOTARO
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lisoccorso anche nelle ore notturne per raggiungere più velocemente le persone che hanno bisogno di un soccorso tempestivo, soprattutto nelle aree di difficile accesso come quelle montane. Un servizio che rientra in un più ampio progetto della Regione Emilia-Romagna, presentato nei
mesi scorsi, e che prevede l’attivazione di 17 elisuperifci da Piacenza alla Romagna. Per quanto riguarda il territorio di Parma, le elisuperfici sono due: una all’ Ospedale Maggiore di Parma; l’altra all’ Ospedale Santa Maria di Borgotaro. «Dal 1° giugno 2017 l’Eliambulanza della Base di Elisoccorso di Bologna è at-
tiva H24. Il progetto, sperimentale, ha lo scopo di stendere il servizio di Elisoccorso anche nelle ore notturne» spiega Adriano Furlan, direttore della Centrale operativa 118 dell’Ospedale Maggiore. Come è organizzato il servizio di elisoccorso notturno? «Rispetto al servizio diurno, in cui il Comandante pilota decide di volta in volta dove atterrare in prossimità dell’evento, durante il servizio notturno l’Eliambulanza atterra su una delle elisuperfici di cui ha conoscenza in termini di caratteristiche e localizzazione strumentale. Queste Elisuperfici possono essere anche dei campi sportivi, illuminati a distanza durante le fasi di arrivo dell’aeromobile in prossimità dell’evento. Il numero di queste Elisuperfici occasionali andrà progressivamente aumentando nel tempo in modo da rendere la rete dei siti di atterraggio e decollo sempre più capillare e spendibile per l’utilizzo dell’Eliambu-
DAE RespondER, l’app che allerta i soccorsi in caso di infarto Un’ app salvavita in caso di infarto che allerta i soccorritori in possesso di defibrillatori semiautomatici. È DAE RespondER, un’applicazione gratuita, finanziata dalla Regione Emilia Romagna, la prima in Italia integrata con il 118 regionale, che consente a chiunque sia registrato (DAE First Responder) di essere allertato, nel caso in cui la Centrale Operativa 118 identifichi un sospetto arresto cardiaco nell’area per cui l’utente ha dato la disponibilità a intervenire. Come funziona: una persona è colta da malore e cade a terra, i presenti chiamano il 118. Sugli smartphone dei DAE First Responder registrati nel sistema arriva una notifica: la Centrale Operativa 118 ha registrato un probabile arresto cardiocircolatorio nelle loro vicinanze. I DAE First Responder aprono la App e visualizzano le
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informazioni di base, quali la propria distanza dall’evento e dal defibrillatore, confermano alla Centrale la propria disponibilità a intervenire premendo sul display “Posso intervenire” senza eseguire alcuna chiamata. Il sistema accetta la disponibilità e guida il DAE First Responder al recupero del DAE nelle vicinanze per portarlo sul luogo dell’evento dove, in contatto telefonico con l’operatore del 118, eseguirà le operazioni di soccorso. Un’app già testata con successo: a settembre a Bologna il sistema ha consentito di rianimare per tempo un anziano grazie al defibrillatore portato da un tassista allertato tramite l’applicazione. Infine, sempre mediante la App, è possibile effettuare una chiamata di emergenza al 118 inviando automaticamente le coordinate per una localizzazione più rapida. Defibrillare entro 3-5 minuti dall’inizio dell’arresto può consentire, infatti, la sopravvivenza del paziente nel 50-70% dei casi.
Borgotaro, l’Ospedale collegato con l’elisoccorso anche di notte Il servizio è operativo 24 ore su 24, 7 giorni su 7 L’Ospedale Santa Maria di Borgotaro dispone di un’elisuperficie operativa 24 ore su 24, 7 giorni su 7. L’autorizzazione di ENAC – Ente Nazionale per l’Aviazione Civile – rilasciata di recente riconosce, dopo aver eseguito appositi test, l’idoneità dell’elisuperficie della struttura dell’AUSL ad atterraggi e decolli anche nelle ore notturne. Si qualifica così ulteriormente il Servizio di emergenza/urgenza 118 a disposizione dei cittadini, soprattutto nelle zone più decentrate e di difficile accesso, come quelle montane. La Centrale Operativa 118 può infatti contare su un ulteriore mezzo per i trasferimenti dei pazienti tra Ospedali, anche di notte. A bordo dell’elicottero, oltre al pilota e al malato, viaggiano il medico anestesista-rianimatore e due infermieri.
Il 118 in dieci punti: 1. Il numero telefonico unico 118 (gratuito e attivo h24) riceve le chiamate di soccorso da parte dei cittadini ai quali verranno rivolte alcune domande per stabilire al meglio quanto sta accadendo, per individuare il luogo dell’incidente (località via, numero civico, indicazioni di riferimento per agevolare i mezzi di soccorso) e le condizioni della persona da soccorrere (cosciente, respira...ecc.). 2. In base a queste brevi ma indispensabili domande, gli infermieri del 118 attribuiscono un codice colore di gravità presunta (rosso, giallo, verde, bianco) e coordinano l’invio immediato del/dei mezzo/mezzi più appropriato all’intervento. 3. Il soccorso può essere svolto da un’ambulanza di base con volontari integrate al bisogno da un’ambulanza avanzata con l’infermiere e/o medico o da automediche fino ad arrivare all’impiego dell’elicottero (eliambulanza) nelle condizioni più critiche. 4. È importante rispondere a tutte le domande, poiché, se per il cittadino/utente possono sembrare una perdita di tempo, in realtà sono preziose per il più tempestivo e qualificato intervento di soccorso. 5. È indispensabile mantenere il più possibile la calma e lasciarsi guidare dalle domande, confermando alla fine il luogo preciso dell’evento. Per questo è necessario, prima di chiamare il 118, conoscere il luogo in cui ci si trova. Anche questo fa guadagnare tempo prezioso. 6. Pertanto è preferibile spendere qualche secondo in più al telefono che rischiare l’invio di un soccorso non adeguato o sul luogo sbagliato. 7. La quasi totalità delle interviste telefoniche effettuate a persone collaboranti si conclude prima di 60 secondi. 8. È importante non riagganciare fino a quando non lo dice l’operatore di CO 118. In alcuni casi è possibile che l’Operatore vi chieda di fare delle manovre sul paziente, comprese le indicazioni per fare la rianimazione cardio-polmonate (massaggio cardiaco esterno) che in molti casi ha permesso di salvare il cervello dei pazienti in arresto cardiaco prima dell’arrivo dei mezzi del 118. Queste indicazioni sono chiamate “istruzioni pre-arrivo”. 9. Il telefono utilizzato per la chiamata al 118 non deve essere impegnato fino all’arrivo dei soccorsi in quanto potrebbe essere necessario un nuovo contatto da parte della CO 118 per ulteriori informazioni 10. È opportuno rimanere sul luogo dell’evento, potrebbe essere necessario fornire altre informazioni e/o avvisare se la situazione cambia.
lanza notturna». Quando e come viene attivato? «L’attivazione dell’Eliambulanza notturna avviene attraverso la raccolta di dati clinici e organizzativi da parte della tre Centrali Operative 118 regionali, ricavati durante la fase di “intervista” del cittadino che chiama il numero “118”: un algoritmo predeterminato individua il luogo degli eventi in cui l’impiego dell’aeromobile notturno è più “competitivo” per l’ospedalizzazione mirata dei pazienti rispetto ai tradizionali mezzi “su gomma”. Ciò si traduce in un qualificato intervento di soccorso da parte dell’elevata expertise dell’equipaggio dell’Eliambulanza e la rapida ospedalizzazione verso l’ospedale in grado di dare le cure definitive ai pazienti più gravi». Quali province copre oltre Parma? «Il raggio d’azione dell’Eliambulanza notturna si estende a tutta la Regione Emilia Romagna». In generale, come Centrale Operativa 118, quale consiglio darebbe ai cittadini quando chiamano… «Noi diciamo sempre, nel dubbio, di non temere di fare una chiamata al 118. A volte è però sufficiente ricevere un consiglio telefonico, senza necessariamente portare il paziente in ospedale». di Rosaria Frisina
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Pediatria d’Urgenza, quando ricorrere al pronto soccorso dei bambini INFLUENZA, GASTROENTERITI, MALATTIE RESPIRATORIE. COME AFFRONTARE LE EMERGENZE DI BASE. ALCUNI CONSIGLI DEL DIRETTORE ICILIO DODI
Dottor Icilio Dodi, Direttore f.f. di Pediatria generale e d’urgenza dell’Ospedale dei Bambini “Pietro Barilla”
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genitori alle prime armi e con bambini molto piccoli la vedono come un’ancora di sicurezza, un punto di riferimento per le emergenze pediatriche, dai traumi alle malattie acute. È la Pediatria generale e d’urgenza che ha sede all’Ospedale dei Bambini Pietro Barilla (padiglione 12), guidata dal direttore f.f. Icilio Dodi. Anche se la tendenza a chiedere soccorso, per varie ragioni, è forse più frequente nei casi dei bambini rispetto agli adulti, in realtà all’Accettazione pediatrica occorrerebbe rivolgersi solo in caso di effettiva urgenza, ovvero nei casi di bambini e adolescenti che presentano un problema sanitario non risolvibile dal medico di famiglia o dal pediatra di libera scelta (nei giorni feriali) e dalla Guardia medica (alla notte e nei prefestivi). Ciò per evitare l’eccessivo affollamento degli ambulatori che può causare un ritardo nella presa in carico
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dei bambini che hanno effettivamente bisogno di cure in emergenza. Quali sono le principali emergenze pediatriche? «Gli accessi in urgenza che registriamo riguardano le più comuni patologie acute infantili: febbre, diarrea, flogosi della alte vie aeree, eventi traumatici domestici o legati allo sport od altra attività. Esiste anche una stagionalità di queste affezioni: nel periodo invernale ed alll’inizio della primavera osserviamo un numero maggiore di gastroenteriti acute. L’epidemia influenzale, invece, inizia poco prima di Natale per raggiungere il picco a gennaio e febbraio. In questo periodo sono prevalenti le patologie respiratorie: bronchioliti nei primi mesi di vita, faringo-tonsilliti, otiti, bronchiti nei bimbi più grandi. La maggior parte degli accessi è quindi legata alle patologie infettive virali diffusibili, riscontrabili tutto l’anno, e tipiche dei bambini
che frequentano nidi e materne». Consigli per i neogenitori? «La febbre mette sempre molto in allarme, ma non bisogna dimenticare che è un meccanismo di difesa. Il più delle volte si tratta di infezioni virali, ed è sufficiente che i genitori si attengano ai consigli dei pediatri somministrando antipiretici ed idratando il bambino. Nella maggior parte dei casi la febbre si risolve nell’arco di 24-48 ore. Il ricorso all’antibiotico non è di norma necessario nelle forme virali che solitamente si risolvono spontaneamente nell’arco di 48-72 ore». C’è una tendenza a ricorrere alla Pediatria d’urgenza? «C’è un trend in aumento degli accessi all’Accettazione pediatrica che rispecchia peraltro l’andamento nazionale. Registriamo un aumento degli accessi, soprattutto nelle ore notturne, nei prefestivi e nei festivi». Alcuni consigli utili da dare
per non precipitarsi al pronto soccorso? «Nel caso di patologia acuta febbrile è opportuno somministrare un antipiretico secondo le indicazioni fornite dal pediatra curante e valutare nell’arco delle successive 24-48 ore l’andamento della febbre e le condizioni generali del bambino. Nel caso di gastroenteriti acute, ad esempio, è fondamentale la reidratazione per via orale, che si esegue somministrando soluzioni-glucoelettrolitiche bilanciate a piccoli sorsi. Quindi, far bere lentamente, a piccoli sorsi o con il cucchiaino ad intervalli di qualche minuto, le soluzioni elettrolitiche che contengono un apporto equili-
brato di zuccheri e sali. Ne esistono in commercio numerose formulazioni. Se invece il bambino ha un vomito incoercibile e/o numerose scariche diarroiche, o si tratta di bambini nei primi due anni di vita o con patologie concomitanti è importante che il bambino venga valutato rapidamente. Per le patologie respiratorie più comuni, invece, la tosse non costituisce una patologia con carattere di urgenza a meno che non si accompagni a comparsa di difficoltà respiratoria o il bambino presenti una patologia cronica delle vie aeree». Per le patologie di base sarebbero utili corsi di formazione per i genitori?
«Esiste una rete di pediatri di famiglia, l’educazione sanitaria passa da li. Quindi, affidarsi ai loro consigli, non avere paura di fare tante domande al pediatra che è la figura di riferimento del bambino. Esistono presso i pediatri e qui in ospedale opuscoli informativi molto utili per l’emergenza di base. Per quanto riguarda i corsi, il centro di formazione Bios dell’ospedale organizza corsi di rianimazione cardio-polmonare pediatrici di base rivolti non solo al personale sanitario ma anche ai cosiddetti laici. Si tratta di corsi rivolti a tutti coloro che a vario titolo sono vicini al mondo dei bambini: maestre, educatrici, allenatori, volontari, genitori di bambini a rischio». Rilevate malattie pediatriche nuove o che erano scomparse? «Sono tornate alcune malattie che si ritenevano scomparse, abbiamo diagnosticato qualche caso di morbillo anche qui a Parma in linea con i dati nazionali. Rileviamo alcune patologie di importazione, legate anche alla nostra società globale e multiculturale. Tra le infezioni batteriche gravi, i casi di sepsi e di meningite non sono aumentati rispetto agli anni precedenti». Novità in vista per il 2018? «Grazie ad una donazione, il prossimo anno riusciremo a dotarci di una attrezzatura che ci consentirà manovre di assistenza pediatrica usando il protossido di azoto. Uno strumento molto utile, di facile utilizzo, sicuro, che garantisce per i bambini un miglior controllo del dolore e dello stress emozionale facilitando le manovre diagnostiche ed i prelievi ematici difficili». di Rosaria Frisina
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Melanoma, il ruolo della tecnologia UN CONTROLLO REGOLARE E ACCURATO È INDISPENSABILE PER INTERCETTARE NEI CHE POTREBBERO DIVENTARE PERICOLOSI. FONDAMENTALE LA DIAGNOSI PRECOCE CON METODICHE ALL’AVANGUARDIA COME LA MAPPATURA CON VIDEODERMATOSCOPIO
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a diagnosi precoce salva la vita. Non ci si stanca di ripeterlo. Il melanoma è un tumore in continuo aumento e colpisce soprattutto i giovani al di sotto dei 44 anni. Il 10% dei casi presenta familiarità ma il controllo di routine è opportuno: esistono, infatti, altri fattori di rischio significativi come il fototipo chiaro, il numero di nevi, la frequenza di episodi di scottature solari nell’infanzia come nell’adolescenza. Auto-controllo e visite dermatologiche sono importanti, ma le nuove tecnologie aiutano a prevenire in maniera più efficace. Negli ultimi anni la dermoscopia ha affinato le proprie tecniche attraverso metodiche non invasive. La “mappatura nevi”, ad esempio, che si effettua in ambulatorio con un’ispezione meticolosa della pelle: prima si valutano le lesioni pigmentate presenti per avere il “pattern dermatoscopico globale”, esaminandole una per una con un dermatoscopio manuale (mappatura manuale). Quindi, con l’ausilio del videodermatoscopio, si procede alla mappatura digitale, “in primis” delle lesioni più problematiche poi delle restanti. L’immagine del neo può venire ampliata e finemente “sgranata” per essere meglio valutata dallo specialista. È possibile eseguire l’esame con il videodermatoscopio presso il Poliambulatorio Dalla Rosa Prati. di Veronica Vescovi e Antonella Masotti, dermatologhe
Via Emilia Ovest, 12/A - 43126 Parma Tel. 0521.2981 - Fax. 0521.994204 info@dallarosaprati.it www.poliambulatoriodallarosaprati.it
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È importante ricordare che... • l’auto-osservazione (autoesame) è essenziale. Spesso è il vero punto di partenza di una diagnosi corretta e tempestiva. In molti casi è il paziente stesso o un famigliare a notare un cambiamento morfologico, cromatico o dimensionale in un nevo (avvenuto in tempi rapidi cioè nell’arco di 2-3 mesi); • i nevi sono considerati “a rischio” per: a) morfologia e distribuzione irregolare del pigmento; b) localizzazione corporea, ovvero quelli alle mani e ai piedi (nevi acrali); c) aumento dimensionale veloce, sia in superficie che in spessore: ad esempio, un neo piano che nell’arco di pochi mesi si ingrandisce in superficie (cioè si “allarga”) o diventa palpabile; • i soggetti più a rischio: a) un fototipo chiaro; b) con storia personale di ustioni solari importanti in infanzia e adolescenza; c) un soggetto che fa uso di lampade abbronzanti; d) i pazienti con storia personale e famigliare positiva per melanoma;
• è necessario allarmarsi quando un neo cambia nell’arco di pochi mesi morfologia e colore o quando si individuano più colori all’interno di uno stesso neo (policromia). Da non sottovalutare anche l’aumento dimensionale veloce (nell’arco di 2-3 mesi) e il sanguinamento spontaneo (non ascrivibile ad un evento traumatico) in un neo; • le lesioni pigmentate dovrebbero essere valutate ogni 12 mesi perché dal punto di vista della prevenzione un anno solare viene considerato come l’arco di tempo in cui se si dovesse verificare un cambiamento pericoloso in un neo, la diagnosi può essere precoce. In alcuni casi, se il dermatologo ne intravede la necessità, la frequenza di valutazione si accorcia a 6 o 3 mesi. È bene ricordare che le visite dermatologiche per la valutazione delle lesioni pigmentate vanno effettuate lontano dalle esposizioni solari, quindi su una cute non abbronzata: dopo elioesposizione un nevo in genere risulta fotoattivato quindi di difficile inquadramento diagnostico.
Esame del Campo Visivo Computerizzato, quando farlo SERVE NELLA DIAGNOSI E NEL CONTROLLO DI ALCUNE PATOLOGIE A CARICO DELLA RETINA E DEL NERVO OTTICO
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’esame del campo visivo computerizzato deve essere svolto da professionisti competenti e con le tecnologie più moderne. «Quando parliamo di campo visivo ci riferiamo alla porzione di spazio che percepiamo quando guardiamo un punto fisso afferma Alice Allodi laureata in Ortottica -, è un nuovo servizio molto utile che come Ottica abbiamo deciso di offrire ai nostri utenti».
Quale apparecchio medicale viene utilizzato nell’esame del campo visivo computerizzato? «Noi utilizziamo il campimetro Zeiss – Humphrey, lo riteniamo uno dei migliori strumenti in commercio: per la sua tecnologia è il più amato dai professionisti del settore».
Quando serve l’esame del campo visivo computerizzato? «Si tratta di un esame molto importante per il medico oculista nella diagnosi e nel controllo di alcune patologie a carico della retina e del nervo ottico. Il restringimento del campo visivo può essere provocato da patologie a livello oculare come un distacco di retina, dal glaucoma, miopia elevata, retinopatia diabetica, neurite ottica, retinite pigmentosa. Mentre a livello sistemico può essere causato da un ictus o aneurismi cerebrali, ischemie e tumori ipofisari. Inoltre è necessario per il rinnovo della patente di guida per soggetti affetti da determinate patologie, per
la valutazione dei componenti delle forze armate o nella medicina del lavoro per chi è impiegato in particolari settori».
Per info: Alice Allodi (Laureata in Ortottica ed Optometria) Riceve su appuntamento presso: Ottica Allodi Via Emilio Lepido 22 - Parma Tel. 0521 245095
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Ad Eia apre la Residenza S.Helia UNA STRUTTURA CHE ACCOGLIERÀ PERSONE ANZIANE E ADULTE CON PATOLOGIE GERIATRICHE
I nostri servizi • Assistenza Medica • Servizio Alberghiero • Operatori Socio-Sanitari • Assistenza Infermieristica • Servizio di Animazione • Fisioterapia
Comunita Alloggio “Residenza S. Helia”
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a Comunità Alloggio «Residenza S.Helia» è una struttura residenziale che accoglie persone anziane e/o adulte con patologie assimilabili a quelle geriatriche, che necessitano di una
• GESTIONE DI RESIDENZE PER ANZIANI • PRESTAZIONI INFERMIERISTICHE • ASSISTENZA DOMICILIARE • ASSISTENZA OSPEDALIERA • PRESTAZIONI FISIOTERAPICHE Reperibilità 24/24 tutti i giorni dell’anno Tel. 0521 988804 / 348 6504994 www.parmaassistenza91.it info@parmassistenza91.it
vita comunitaria e di reciproca solidarietà. Pur essendo pensata per la lunga degenza offre la possibilità di soggiorni temporanei e di sollievo in qualsiasi periodo dell’anno mettendo a disposizione sia camere singole che doppie, una sala da pranzo, un soggiorno relax, una sala TV e una zona per attività dotata di tutte le attrezzature per il tempo libero e l’animazione. Tutti gli ambienti sono dotati di moderni comfort abitativi e impiantistica attenta al risparmio energetico. La struttura inoltre è circondata da un ampio giardino esterno che offre nel periodo estivo giornate all’aperto per passeggiate e attività ricreative. La “Residenza S. Helia” si trova ad Eia, in Strada Eja 66 - 43126 Eia (PR), una frazione del comune di Parma comodissima alla città e ben servita dai mezzi pubblici.
Comunità Alloggio “Villa Cufra”
Casa di Riposo “Santa Lucia”
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Salute
Ortopedia, inaugurate le nuove sale operatorie CONCLUSI I LAVORI DI RIQUALIFICAZIONE DEL PADIGLIONE, L’ATTIVITÀ CHIRURGICA RIPRENDE A PIENO REGIME
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montate, rifatte, riqualificati i locali e istallate quattro nuove postazioni di ultimissima generazione. Sostituita la strumentazione e le luci scialitiche e introdotto un sistema di rilevamento dati e immagini in grado di monitorare costantemente i valori del paziente per fornire in tempo reale le indicazioni all’equipe chirurgica, con la possibilità di utilizzarli a fini clinici e didattici, ad esempio per un consulto online o una lezione all’università. Si sono conclusi i lavori di riqualificazione del Padiglione Ortopedia del Maggiore. «Operare nelle nuove sale
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dell’Ortopedia sembra di pilotare un aereo, con una consolle dalle più sofisticate apparecchiature che controllano in ogni momento l’attività del paziente- spiega Enrico Vaienti, il direttore della Clinica ortopedica dell’Azienda ospedaliero universitaria di Parma -. Con il rinnovamento delle sale operatorie l’intero padiglione ortopedia torna a nuova vita. Da novembre abbiamo ripreso le attività chirurgiche a pieno regime effettuando oltre 70 interventi a settimana tra attività programmata e d’urgenza, a questi poi dobbiamo aggiungere circa una ventina di interventi effettuati in
regime ambulatoriale, con un attività operatoria che arriva a circa un centinaio di operazioni alla settimana». I lavori per le opere di cantiere e per le tecnologie hanno impegnato risorse provenienti da fondi regionali, statali e aziendali per 2.100.000 euro, di questi 1.500.000 euro per la riqualificazione del Padiglione e 600.000 euro per le sale operatorie.
Elettromiografia, ora è possibile prenotarla al Centro Cardinal Ferrari IL POLIAMBULATORIO AUMENTA LE PRESTAZIONI SPECIALISTICHE. AL VIA ANCHE AI TRATTAMENTI CON TOSSINA BOTULINICA PER PATOLOGIE DIFFUSE COME IL CRAMPO DELLO SCRIVANO ED IL BLEFAROSPASMO
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umentano le prestazioni specialistiche neurologiche prenotabili al Centro Cardinal Ferrari anche dagli utenti esterni in regime ambulatoriale, nell’ottica di mettere a disposizione del territorio un servizio che si avvale della grande esperienza del Centro nel campo della riabilitazione delle gravi cerebrolesioni acquisite. Alle visite neurologiche già prenotabili su appuntamento con i medici della struttura, si aggiungono ora l’elettromiografia e nuovi utilizzi terapeutici con tossina botulinica che si associano ai trattamenti già effettuati dai medici del Centro Cardinal Ferrari nei percorsi riabilitativi. «L’elettromiografia – afferma il dott. Claudio Grassa neurologo consulente del Centro che esegue l’esame –, è un’indagine neurofisiologica per la diagnosi delle malattie dei nervi e dei muscoli. L’esecuzione avviene tramite l’elettromiografo e consiste nel collocare elettrodi sulla cute del paziente, per quanto riguarda il nervo, mentre si utilizza un ago nel caso del muscolo, ma è
Il Centro Cardinal Ferrari di Fontanellato
un esame non invasivo che può durare dai 20 ai 40 minuti ed il referto è immediato». Tunnel carpale, polineuropatie da diabete, radicolite e sofferenza del disco lombare, solo alcune delle patologie più comuni interessate dall’elettromiografia. Per quanto riguarda il trattamento con tossina botulinica, la novità riguarda l’ampliamento dei casi di utilizzo
in ambito neurologico. Alla spasticità secondaria a patologie neurologiche dell’adulto e del bambino, si aggiungono ora altre condizioni cliniche trattabili con tossina botulinica. Proprio per le proprietà specifiche di questa sostanza in grado di produrre rilassamento muscolare «ci si potrà rivolgere al
Poliambulatorio per vari disturbi molto comuni e diffusi – continua Grassa -, fra questi lo spasmo facciale, una contrazione spasmodica ed involontaria che interferisce sulla mimica del viso in modo intermittente; le forme di distonia, per citarne alcune fra le più comuni il torcicollo spasmodico o il crampo dello scrivano entrambe patologie legate ad atteggiamenti posturali innaturali tenuti per tempi prolungati; per il blefarospasmo, ovvero la difficoltà di apertura delle palpebre, un disturbo questo che viene a volte diagnosticato tardi ed invece andrebbe trattato per tempo – aggiunge -, disturbi per i quali la terapia botulinica è l’unica terapia efficace». La tossina viene somministrata per via intramuscolare, l’effetto ha una durata di tre mesi. «Occorre poi valutare a seconda dei casi se procedere con altre iniezioni – conclude il neurologo –, la terapia è personalizzata, ma il prolungamento non ha effetti collaterali e non provoca assuefazione». Per prenotare una visita chiamare al numero 0521 820211
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Salute
Diagnostica per immagini, alta precisione con la tecnologia Cone Beam
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iagnostica per immagini all’avanguardia grazie ad una tecnologia di ultima generazione. È la Cbct, la tomografia computerizzata dentale Cone Beam, in grado di fornire radiografie ad altissima definizione. Fra le poche in Italia a studiare bene anche le patologie del distretto dell’orecchio, dando informazioni dettagliate per lo svolgimento di delicati interventi chirurgici: con una singola scansione è possibile visualizzare chiaramente tutte le vie aeree, le strutture dell’orecchio, i seni nasali e le rocche petrose. Ad avere questa tecnologia a Parma è lo Studio del Dott. Pasta. «Il distretto interessato è quello maxillo-facciale e dentale – spiega il dott. Giuliosergio Pasta -. È applicata a varie patologie, complesse e non, si va dalle valutazioni implantologiche all’indagine dei seni paranasali, per diagnosticare neoformazioni o l’intensità di una sinusite, fino all’esame dell’orecchio medio. Senza escludere i bambini, la tecnologia può essere usata anche ad esempio per
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UN DISPOSITIVO ULTRA MODERNO CHE FORNISCE REFERTI DETTAGLIATI PER ODONTOIATRI, CHIRURGHI MAXILLO FACCIALI E OTORINOLARINGOIATRI i denti inclusi, considerando la minima quantità di radiazioni di questo dispositivo rispetto alle tradizionali Tac». Un vantaggio che si aggiunge ad un’altra non trascurabile novità: il paziente è comodamente seduto, non sdraiato come avveniva prima, a suo agio come se facesse una panoramica, senza correre rischi di claustrofobia. «L’acquisizione è velocissima, va dai 12 ai 20
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secondi, le radiazioni sono minime grazie alla tecnologia a cono, il fascio radiante è diretto solo alle zone di interesse – spiega il tecnico dello Studio competente ad eseguire l’esame, Fabrizio Petrolini -. Il risultato per il radiologo è un’immagine di elevata precisione, che consente, ad esempio nel caso dell’implantologia, di fornire un’anatomia perfetta della zona impiantare, fondamen-
tale per l’efficacia dell’intervento odontoiatrico». Come spiega l’esperto, la presenza di più telecamere rende la macchina estremamente versatile, le ricostruzioni delle immagini acquisite possono essere diverse a seconda delle esigenze ed essere sviluppate anche in 3d. «Abbiamo sempre creduto nella tecnologia, per questo ci siamo sempre tenuti aggiornati sulle novità – conclude il dott. Pasta-. In 40 anni, la diagnostica per immagini ha fatto passi da gigante passando dalle radiografie alle ecografie alla tac, la tecnologia ha consentito di superare esami invasivi per il paziente e permette oggi di ottenere referti di qualità fondamentali per l’attività dei medici e per la maggior sicurezza della diagnosi».
Come risolvere il problema dell’Alitosi UN DISTURBO MOLTO FREQUENTE E CON CAUSE DIVERSE CHE PER L’85% DEI CASI SONO COLLEGATE AL CAVO ORALE
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alitosi è un disturbo molto frequente nella popolazione mondiale, dalle forme più eclatanti e persistenti a quelle più leggere e transitorie. Può avere origini diverse: a volte è causato da malattie sistematiche (ernia iatale, diabete-mellito…), ma più frequentemente è causato dai batteri che si annidano nel cavo orale, perciò il dentista è il primo professionista a cui il paziente affetto da tale disturbo dovrebbe rivolgersi. I batteri proliferano nel cavo orale in presenza di tartaro, residui di cibo, gengive infiammate o ascessi; ma anche parlare a lungo, fumare o trovarsi in situazioni di stress riduce la salivazione, aumentando l’alitosi. La saliva diminuisce soprattutto la notte, per questo al mattino è ancora più facile avere un alito pesante. I batteri in bocca non si trovano però soltanto sui denti, bensì anche sulla lingua, che sulla sua superficie conta piccole pieghe, papille filiformi più o meno lunghe in cui si annidano i batteri stessi. Per questo è importante spazzolarla. Un’altra causa può risiedere nel naso (sinusiti o oc-
Ecco alcune regole per sbarazzarsene: • Eseguire periodiche sedute di igiene orale dal dentista. • Usare accuratamente spazzolino e filo interdentale. • Spazzolare sempre, insieme ai denti, la lingua, anche con appositi spazzolini. La lingua va spazzolata ogni volta che ci si lava i denti con particolari “scraper” o gratta-lingua per rimuovere la patina linguale su cui si trovano i batteri. In mancanza di questi si può utilizzare uno spazzolino di durezza consistente e dopo la pulizia usare il collutorio. • Usare sempre un collutorio a base di zinco (riduce del 95% l’alitosi, a differenza dei collutori normali). • Bere molta acqua per evitare di avere la bocca secca. La dose di acqua necessaria varia in base al livello dell’attività giornaliera e ai farmaci che si assumono. • Ridurre gli alimenti come aglio, cipolla, alcolici… che possono incentivare il problema.
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clusioni che ostacolano il deflusso del muco), in tonsille infette o in problemi a stomaco e fegato. Anche il cibo può influire temporaneamente sull’alitosi. Anche masticando chewingum l’alitosi non passa: favorire la salivazione infatti diminuisce tale difetto, ma per eliminarlo completamente è necessaria una visita dal dentista per risalire alla causa (batteri,gengive, carie) e per intervenire in modo corretto. È stato stimato che l’85% delle cause dell’alitosi, si può rintracciare nel cavo orale.
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La lettura fonte di be
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eggere ai bambini fa bene, ne favorisce lo sviluppo cognitivo e relazionale. Perciò anche Parma, già da diciassette anni, aderisce al progetto “Nati per Leggere”, un’iniziativa nazionale volta a promuovere la lettura ai bambini tra i sei mesi e i sei anni. In città, ad abbracciare il progetto è la Biblioteca di Alice, tra incontri di divulgazione rivolti a genitori e insegnanti e l’istituzione del servizio di Happy Book, che ogni anno coinvolge decine di scuole dell’infanzia e primarie. Di cosa si tratta? Un vero e proprio pulmino letterario che gira per le strade della città, portando la lettura in posti diversi. Dai centri per gli anziani alle scuole, dai centri di aggregazione giovanile alle parrocchie, coinvolgendo così
ASCOLTARE LE STORIE RACCONTATE DAI GENITORI AIUTA LA MENTE E MIGLIORA LE RELAZIONI CON GLI ADULTI persone di tutte le età. «Il bambino, fin dalla nascita, è e deve essere considerato un lettore e ha diritto a vedere riconosciuta e apprezzata questa sua competenza», spiegano Angelo Marastoni e Cristina Montali, bibliotecari della Biblioteca di Alice. E stando ai dati relativi agli ultimi anni, i bambini di Parma che, dopo essere stati soggetti alla promozione alla lettura, chiedono ai genitori di tornare in Biblioteca e richiedere il prestito di un libro non sono pochi. «La lettura, e la lettura ad alta voce in particolare, crea l’abitudine all’ascolto, aumenta i tempi di attenzione, accresce il desiderio di imparare a leggere – continuano. – È un’esperienza molto piacevole che rafforza il legame affettivo fra chi legge e chi ascolta. La pratica della lettura favorisce lo sviluppo cognitivo e relazionale e pone le basi per il futuro successo scolastico dei bambini. Le storie, inoltre, offrono spesso modalità indirette e metaforiche, utili per affrontare tematiche difficili». Ecco alcune letture consigliate per bambini da
La lettura riduce lo stress e rende felici: parola di scienza Trascorrere del tempo leggendo è un vero toccasana per la mente... e non si tratta di una convinzione degli amanti del libro. Trenta minuti di lettura, come dimostra una ricerca dell’Università del Sussex, riducono lo stress del 68%. Immergersi in un nuovo mondo, evadere dalla realtà, è ciò che porta l’uomo a rilassarsi. E pare che la lettura ci renda anche più empatici. A dirlo è la Emory University, che si concentra sui benefici della narrativa. Guardare il mondo attraverso gli occhi di un personaggio rafforza l’empatia e l’intelligenza emotiva del soggetto. E non è finita qui: leggere è motivo di felicità. Lo dimostra una ricerca condotta dall’Università di Roma Tre. Su una scala da 1 a 10, i lettori italiani, che prendano in mano il cartaceo o il digitale, registrano un indice di felicità pari a 7,44, in rapporto al 7,21 dei non lettori. E se lo dice anche la scienza non ci sono dubbi: la lettura fa bene a corpo e mente.
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nessere per i bambini (e non solo) 10 buoni motivi per leggere ai bambini… La voce dell’adulto è musica per il bambino, è magia, è emozione. I piccoli abituati all’ascolto della lettura sin dalla più tenera età acquisiranno capacità di linguaggio nettamente superiori a chi non andrà mai a letto accompagnato da una fiaba. Ecco dieci buoni motivi per cui leggere ai bambini, contribuendo così allo sviluppo delle loro capacità intellettive:
1. Al bambino piace stare in braccio e ascoltare la voce dell’adulto
2. Il tempo passato a leggere insieme è ricchezza per tutti e due
zero a cinque anni: “Il mio primo libro dei colori” (E. Carle), “Gli amici cuccioli da toccare” (J. Mercier), “Buon viaggio piccolino” (B.Alemagna), per la fascia di età 0-3 anni. “Tucano il tucano” (D. Mckee), “La casa nel bosco” (Y. Maruyama), “Cip e Croc” (A. Deacon) per i piccoli dai 3 ai 5 anni. di Giovanna Triolo
3. Le storie lette diventeranno un ricordo indelebile 4. Con la lettura il bambino si addormenterà più sereno 5. Ad ogni lettura si conoscerà un nuovo mondo 6. Al bambino piace sentire la stessa storia tante volte 7. Ogni illustrazione è una storia da raccontare 8. Leggere stimola la mente e l’attenzione 9. La lettura è una palestra per la memoria 10. Le storie stimolano la curiosità e arricchiscono la vita
Dalla biblioteca viaggiante al bookself partecipato, alcune originali esperienze cittadine Dal bookcrossing, pratica sempre più diffusa, ai bookbar, che uniscono il relax ai libri, fino ai laboratori/incontri delle biblioteche, le iniziative per promuovere la lettura non mancano in città. Sono diverse le esperienze interessanti che hanno preso piede a Parma distinguendosi anche per l’originalità delle idee. A partire dall’Happy Book, il pulmino letterario della “Biblioteca di Alice”, a I libri su due ruote de “La Sajetta”, che porta i libri in bicicletta e la lettura nei parchi, dalla biblioteca volontaria delle mamme di Bibliomondo, diventata vivace punto aggregativo in quartiere Montanara, alle iniziative solidali come quella recente di Biblio IN Lab, il progetto promosso dall’Associazione Maendeleo-Italia Onlus. Fino al 20 dicembre i volontari dell’associazione raccoglieranno libri usati, logori o obsoleti nei locali della Parrocchia di Maria Immacolata (Via Casa Bianca 35, Parma). I libri serviranno per creare un Bookshelfpartecipato e una serie di Laboratori Creativi nella Biblioteca Civica per scoprire o riscoprire che la lettura può essere non solo fonte di conoscenza, ma anche di divertimento, condivisione e inclusione.
LEGGERE DI PIÙ, ecco come fare La vita moderna è talmente frenetica che trovare il tempo per leggere sembra quasi impossibile. Se è vero da un lato, dall’altro esistono trucchi per non perdere (o acquisire) l’abitudine di leggere. Eccone alcuni da tenere in considerazione: • Portare il libro con sé, un’ottima compagnia quando si fa pausa caffè al bar, si è in coda alla posta o pendolare in treno. • Non sentirsi obbligati a finire un libro che non piace • Se si inizia un nuovo libro, leggere almeno le prime dieci pagine per entrare nella storia • Condividere la lettura con il partner, leggere insieme • Rendere la lettura una routine quotidiana, inserendo nel programma della giornata un momento dedicato solo al libro, al mattino con il caffè, la sera prima di dormire. • Approfittare delle vacanze per mettere in valigia il libro che non riuscite a finire • Scaricare sul telefono le letture più gradite in modo da averle sempre a portata di mano • Seguire blog, siti e rubriche che consigliano letture • Fare un giro in libreria e farsi consigliare dal libraio • Partecipare alle presentazioni dei libri
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Star bene con se stessi, quando rivolgersi ad uno psicologo?
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er quanto una figura importante per il benessere della persona, in Italia esiste ancora una certa reticenza a rivolgersi allo psicologo, quasi fosse sinonimo di debolezza. Eppure in una società così complessa come la nostra non è sempre facile capire come risolvere conflitti, paure, disagi psicologici senza ricorrere all’aiuto di un professionista. «Anche se il fenomeno è in evoluzione, fino a qualche anno fa era ancora ben presente lo stigma della pazzia, cioè le persone rifiutavano di pensare di avere bisogno dello psicologo perché “non sono pazzo” – spiega lo psicologo parmigiano Matteo Mossini -. Questo è però un preconcetto che abbiamo ereditato in qualche modo, legato più alla figura dello psichiatra che dello psicologo. Un luogo comune, perchè nemmeno andare dallo psichiatra significa essere pazzi». Qualcosa è cambiato, la gente si apre più facilmente all’idea di una seduta con lo psicologo? «Ora il fenomeno è in netto mutamento, lo si può misurare dal proliferare di motori di ricerca on line che si concentrano anche sul servizio di psicologia/psichiatria/psicoterapia. Basterebbe verificare i dati ma il numero degli accessi è in netto aumento, ed è positivo, non tanto per il
professionista ma per la salute delle persone in generale. Un grosso ostacolo è stato anche posto dalla situazione economica generale, per cui le persone sono diventate più reticenti ad investire nel benessere a lungo termine, preferendo, magari, il ricorso alla farmacologia, più immediato ma sintomatico e, generalmente, non risolutivo»,
COME SUPERARE LA PAURA DI VOLARE. I consigli dello psicoanalista Rubrica a cura di LIDAP PARMA ONLUS La paura di volare è più comune di quanto possa pensarsi. Ma quali sono le cause scatenanti? E come superarla? «La paura di volare – spiega il dott. Migone condirettore della rivista “Psicoterapia e Scienze Umane” – è spesso una fobia molto radicata, che limita gli spostamenti quindi i viaggi in paesi lontani. È paragonabile alla fobia di usare l’ascensore o di sporcarsi le mani toccando anche solo le maniglie delle porte». Cosa scatena la paura di volare? «Non abbiamo una teoria condivisa riguardo le cause. Alcuni, come i tera-
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peuti comportamentisti, dicono che è un semplice condizionamento, dopo aver preso paura la prima volta l’ansia viene rafforzata e non se ne va. Altri psicoanalisti danno invece un significato simbolico: un oggetto fobico può essere il simbolo di un’altra cosa, per cui, interpretando questo significato inconscio la fobia sparirebbe. In realtà, lo stesso Freud era cauto e diceva che, se l’interpretazione non funziona, può essere più utile esporre il paziente all’oggetto fobico, proprio come fanno i comportamentisti». Quali consigli per superarla? «Suggerirei di vedere se questa paura ha un significato simbolico, ma in ogni caso di avvicinarsi gradualmente alla situazione temuta con la tecnica dei “piccoli passi”. In teoria, se ogni passo è molto piccolo potremmo superarlo
quasi senza accorgercene, arrivando a fare la cosa che ci spaventava. Si inizia dunque ad avvicinarsi all’aeroporto per poi entrare nell’aeroporto, e così via. In altre parole, si otterrebbe un “decondizionamento”, ma questo dovrebbe avvenire sempre all’interno di un rapporto di fiducia col proprio terapeuta».
MOSSINI: «IL PRIMO SEGNALE È LA PRESA DI CONSAPEVOLEZZA CHE “QUALCOSA NON VA”, UNA SENSAZIONE NON BEN DEFINITA, MA SOGGETTIVAMENTE PERCEPITA COME UNO STATO NEGATIVO» Quando serve rivolgersi ad uno psicologo, ci sono dei campanelli di allarme? Come riconoscerli? «Il campo è talmente vasto che è difficile dare una risposta precisa, si va dal generale malessere a sindromi psicopatologiche vere e proprie, come ansia, depressione, attacchi di panico, dipendenze, disturbi dell’alimentazione... Diciamo che il primo segnale è la presa di consapevolezza da parte della persona che “qualcosa non va”, può essere qualcosa di molto specifico ma anche una sensazione non ben definita, ma soggettivamente percepita come uno stato negativo. La sensazione che ci sia qualcosa da migliorare, modificare o cambiare per-
Matteo Mossini, psicologo
ché la situazione presente è sentita come stancante, faticosa o frustrante, fino ad arrivare alla percezione che la propria vita sia gravemente limitata». Quali consigli darebbe per rilassare la mente? «L’elenco dei possibili rimedi per fronteggiare lo stress è talmente vasto che è difficile stabilire una “lista della spesa”. C’è chi trova giovamento nello sport, chi nella meditazione/ yoga, chi nei vari hobby, chi nei viaggi/ vacanze, L’elenco può essere pressoché infinito. Il denominatore comune è comunque la consapevolezza e la volontà di prendersi del tempo per se stessi facendo qualcosa che ci piace/ rilassa/diverte. Sembra scontato ma non lo è. Niente di tutto ciò può, comunque, sostituirsi alla psicoterapia, nel caso ce ne sia bisogno». Come si sceglie uno psicologo, cosa occorre verificare per affidarsi alle mani giuste? «Come qualsiasi altro professionista, in più essendo il rapporto di psicoterapia un rapporto umano, seppur asimmetrico, basato sulla parola, una persona deve avere la percezione di potersi fidare. Difficile intraprendere una psicoterapia con un professionista che non ci va a genio, per quanto preparato, occorre percepire un “feeling” in più. Ovviamente deve possedere i titoli necessari per operare quindi iscritto ai vari albi di categoria e abilitato alla psicoterapia. Occorre poi indirizzarsi verso il tipo di psicoterapia che più ci è congeniale, dalla psicoanalisi alla psicoterapia cognitivo-comportamentale fino alla psicoterapia sistemico-relazionale». (rf) matteomossini@virgilio.it cell 347/0561840
WELFARE LA BADANTE DI CONDOMINIO, un nuovo modo di assistere le famiglie È in arrivo una nuova figura per l’assistenza agli anziani: la badante di condominio. È uno dei risultati dello Sportello Territoriale Familiare Assistenti Familiari (STAFF), un progetto innovativo finanziato da Azienda Pedemontana Sociale, dall’Unione Appennino Parma Est e con un contributo della Fondazione Cariparna. L’iniziativa vuole coniugare la disponibilità di badanti con il bisogno di assistenza delle famiglie del territorio (a sette mesi dall’attivazione del servizio sono già 121 le assistenti iscritte e 82 le famiglie che hanno chiesto aiuto). Oltre ai corsi di formazione, gratuiti aperti a tutti, tra gli obiettivi dello sportello c’è anche quello di formare figure di badanti di condominio per venire incontro ai bisogni di nuclei familiari che vivono nello stesso palazzo e che abbiano esigenze parziali ma complementari. La prima badante a sperimentarsi in questo ruolo si chiama Laura Solinas ed entrerà in servizio nel complesso residenziale per anziani di Case Gombi a Sala Baganza. «Quello che farò è un servizio di portierato sociale, diverso dall’assistenza domiciliare - spiega Laura -. Sarò a disposizione per 6 ore a settimana, almeno inizialmente. I condomini mi potranno chiamare per vari servizi: per andare dal dottore, per trasportare una spesa pesante, per cambiare una lampadina…». Laura lavora già da due anni come Operatrice Socio-assistenziale ed è stata docente del corso organizzato da STAFF. «Ci sono tanti anziani autosufficienti che hanno comunque bisogno di un supporto - conclude-. La presenza di una badante di condominio è un valore aggiunto perché, risolvendo i piccoli problemi della quotidianità, permette di offrire un servizio utile a più persone». di Carlotta Ferrari
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Frutti di stagione, tutte le proprietà delle noci PERCHÈ FANNO BENE, COME MANGIARLE E CONSERVARLE. I CONSIGLI DEL NUTRIZIONISTA di noci corrispondono ad una comune porzione giornaliera (circa 200 Kcal). Quali sono le caratteristiche delle sostanze contenute dalle noci?Eccole in sintesi. 1) Abbassa il colesterolo LDL, “cattivo” Le noci si distinguono per l’elevato contenuto di acidi grassi polinsaturi, soprattutto acido linoleico (61%) e acido linolenico (14%). Quea noce è il frutto di una pianta, sto profilo lipidico è capace di ridurre signifiJuglans regia, di origine molto cativamente i rischi di contrarre aterosclerosi antica originaria dell’Asia. Esistono e malattie cardiovascolari, in quanto in grado diverse varietà di noci, ma in Italia la più diffusa di contrastare efficacemente gli innalzamenti è quella di Sorrento, coltivata in Campania, e la ematici di trigliceridi e colesterolo. Franquette, diffusa al centro-nord. Dal 2) Previene l’arteriosclerosi nei A cura del Dott. Gerardo Sequino punto di vista nutrizionale, circa 30 g vasi sanguigni biologa nutrizionista - SuperSalute
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Emporio solidale, a Parma il Market di eccellenza Emporio, il market solidale dove fanno spesa 1000 famiglie in difficoltà, in sette anni di attività è diventato il più grande in Italia, con oltre due milioni di euro di generi alimentari distribuiti ogni anno, più di 50 volontari tenaci e intraprendenti. Tutti i giorni, cento persone escono da lì con il carrello pieno di cibo. Cibo, dignità e sollievo. Gli scaffali si svuotano alla velocità della luce ma c’è sempre merce nuova a rimpiazzare la precedente, la maggior parte è donata da cittadini e aziende.Le porte aprono alle 9 di mattina. È l’ora in cui in via Traversante San Leonardo arrivano gli utenti più anziani, quelli che abitano poco distante. Arrivano a piedi, lui e lei insieme a spingere il carrello fra gli scaffali. Ci mettono dentro quel che serve per la giornata: un sacchetto di pane, l’insalata, il tonno… Recuperano così il rito quotidiano della spesa. Emporio ha permesso loro di
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ritrovare la piacevolezza della vita che è fatta anche delle piccole abitudini che la povertà si può portare via in un lampo. Le famiglie arrivano poco più tardi, molte sono mono genitoriali. Famiglie in frantumi per le quali Emporio rappresenta quel pezzo che non c’è più. Riempiono il carrello di rassicurazioni e speranza. Quando si è soli la strada appare ancor più in salita e un sostegno si fa ancor più urgente. I volontari si soffermano per qualche chiacchiera, chiedono dei figli, della scuola, si adoperano per procurare qualche ora di lavoro che arrotondi un bilancio familiare già magrissimo. Ogni bisogno ha la sua risposta e i volontari cercano di ritagliare quella giusta per ciascuno. Ci sono ad esempio le persone segnate dalla malattia, per loro serve un’attenzione speciale perché la povertà mina la capacità di resistere e di reagire. Ma a fronte di tante storie
drammatiche, la metà ha un lieto fine, o una lieta ripartenza. I volontari le chiamano le storie del “carrello felice”, quelle di chi saluta e lascia il posto a una nuova famiglia, grato dell’aiuto e della dignità ricevuta in dono sin dal primo giorno. Storie che permettono al market di essere ciò per cui è stato pensato, una zattera di salvataggio che traghetta verso una nuova terraferma. A cura di Forum Solidarietà
L’arteriosclerosi si può definire come un indurimento tissutale, a livello della parete delle arterie, che compare soprattutto con l‘avanzare dell’età. L’azione protettiva che contrasta la formazione dell’arteriosclerosi viene svolta da diverse molecole presenti nelle noci: dagli acidi grassi polinsaturi e da alcuni aminoacidi specifici. Infatti le noci sono ricche di argina, che viene trasformata dalle cellule in nitrossido, sostanza in grado di prevenire l’arteriosclerosi grazie alla sua azione vasodilatatrice. 3) Previene le patologie neurodegenerative Un consumo abituale di noci ha un effetto protettivo verso le patologie neurodegenerative e determina un miglioramento delle funzioni cognitive, specialmente nella popolazione anziana. L’effetto è, probabilmente, ottenuto dalla co-presenza di acidi grassi polinsaturi e sostanze antiossidanti, che riducono i processi infiammatori delle cellule del sistema nervoso. 4) Previene le malattie intestinali I notevoli contenuti in fibra (3,7-12,2g/100g) possono risultare utili sia nella prevenzione che nel trattamento di numerose alterazioni, quali: malattie intestinali, diabete, ipercolesterolemia, patologie cardiache coronariche, alcune tipologie di cancro.
molto forte, provocato da diverse famiglie di proteine. In questi casi è bene escludere le noci totalmente dalla dieta, controllando anche la lista degli ingredienti, poiché le reazioni possono essere da lievi a molto gravi. Capire la qualità delle noci: Le noci di buona qualità sono caratterizzate da una grande pezzatura, da un endocarpo sottile e da una colorazione chiara. Come conservarle: Le noci essiccate vanno conservate al riparo da calore e umidità, in un ambiente fresco e buio. Con le
dovute attenzioni i frutti in guscio possono essere conservati per più di tre mesi. I frutti sgusciati possono essere conservati in frigorifero, dove possono mantenersi sino ai sei mesi. Per il ridotto contenuto di acqua le noci possono anche essere congelate, senza subire particolari alterazioni. In ogni caso i contenitori per la conservazione dovrebbero essere in vetro o altri materiali che impediscano il passaggio di aria o odori, che possono essere assorbiti dai grassi del seme: meglio evitare buste in plastica o carta.
Cibi a km 0 con “Io MangioLocale” Prodotti biologici e a km 0, sostegno alle piccole realtà agricole, consapevolezza delle scelte di consumo e cura del territorio: sono queste le parole d’ordine di IoMangioLocale, un’associazione di Parma che dal 2014 crea rete tra consumatori e agricoltori per promuovere prodotti locali di qualità e sensibilizzare alla tutela dell’ambiente. È quanto spiega Laura Paduano, presidente dell’associazione e titolare insieme al marito dell’azienda bio Orti Santa Flora: «IoMangioLocale raccoglie oggi oltre 300 famiglie e circa 30 aziende agricole selezionate perché piccole, del territorio e vendono direttamente i propri prodotti. Sono aziende biologiche o che lavorano con metodo naturale. Con i produttori instauriamo un rapporto di conoscenza e fiducia tramite il dialogo e la visita a ogni azienda». I consumatori possono scegliere fra un’ampia rosa di prodotti e fare l’ordine tramite www.iomangiolocale.com, per poi
ricevere la spesa a casa (consegnata da La Sajetta) o ritirarla presso la sede dell’associazione. IoMangioLocale è impegnata inoltre nella sensibilizzazione: «Il nostro obiettivo è far comprendere che un’agricoltura contadina di prossimità e naturale fa del bene a noi e alla nostra terra». In quest’ottica IoMangioLocale organizza periodicamente delle gite, aperte a tutti, per promuovere un rapporto di conoscenza e di fiducia tra agricoltori e consumatori. Un’altra iniziativa sono le “Cene di stagione” per promuovere il seguire la stagionalità delle materie prime. E la situazione nella nostra città? «A Parma la sensibilità su questi temi sta crescendo. Esistono tante realtà che promuovono la produzione locale, ma non necessariamente i prodotti biologici. Bisogna quindi fare chiarezza e far sì che i consumatori si interessino non in modo superficiale a quello che acquistano». di Carlotta Ferrari
DA SAPERE... Allergia: Da tenere sempre presente, però, che circa il 2-3% della popolazione è allergico alle noci. Esse infatti hanno un potere allergenico
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Alimentazione IL PUNTO DI VISTA a cura di Paolo Conti
Correre ai ripari dopo le grandi abbuffate natalizie RIMETTERSI IN FORMA DOPO PRANZI E CENE DELLE VACANZE NON È POI COSÌ COMPLICATO. ECCO ALCUNI SEMPLICI CONSIGLI
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urante le feste natalizie è quasi impossibile trattenersi da dolci e grassi di ogni tipo. Ecco allora qualche consiglio da seguire dopo le festività, per correre al riparo e ridurre i danni delle grandi abbuffate. La colazione può essere fatta con yogurt, marmellata (meglio se senza zucchero aggiunto), cereali, fette biscottate, tè, tisane varie e caffè. Pasta, pane, patate e carboidrati in genere vanno ridotti a un solo pasto al giorno, possibilmente abbinati con verdure amare e o di stagione (radicchio, cicoria, carciofi, cavoli, broccoli, ecc.) che aiutano la digestione e disintossicano. Per l’atro pasto, che sia pranzo o cena, orientarsi su un piatto a base di pesce, carne bianca o legumi sempre abbinati a verdura di stagione. Le uova e i formaggi sarebbe bene mangiarli in
Dott. Paolo Conti biologo nutrizionista Cell. 328 6681488 www.dietaolistica.it
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un pasto a parte e massimo una, due volte alla settimana. Non dimenticare inoltre gli spuntini dove si potrà mangiare frutta fresca e/o secca. È molto importante rispettare gli spuntini ed è buona regola farli entro quattro ore dal pasto principale. Importante è anche una corretta idratazione. Bere circa 1,5 - 2 litri di acqua naturale al giorno, soprattutto lontano dai pasti. Passiamo ora a qualche consiglio più mirato alla depurazione post abbuffate da seguire almeno per una settimana (dove aperitivi e happy hour sono aboliti). Bere almeno due-tre bicchieri di acqua calda a digiuno aiuta il fegato a depurarsi e l’intestino a funzionare meglio, favorendo l’eliminazione delle scorie. Prima dei pasti principali assumere la cannella (in polvere o in capsule). Favorisce la digestione
e l’eliminazione dei gas intestinali e riduce anche l’assorbimento dei grassi, aiutando a contrastare i chili in eccesso e la ritenzione idrica. Fare uso di tisane depurative e disintossicanti, ad esempio il rooibos e lo zenzero ma sul mercato se ne trovano di tutti i gusti, almeno una tazza al giorno e anche di centrifugati di frutta e verdura da assumere a colazione o negli spuntini. Osservare un digiuno, per tutta la settimana, di circa 12 ore, ideale sarebbe terminare la cena verso le 18:00, 18:30 e fare colazione dopo le 6:00. In alternativa si può posticipare la cena verso le 20:00-21:00 ma comunque rispettare le 12 ore di digiuno. A tutto questo aggiungere una moderata attività fisica, l’importante è che sia costante nel tempo, ad esempio una passeggiata quotidiana di circa 20 minuti.
Quando sano fa rima con buono SI PUÒ MANGIARE BENE ANCHE SE SI HANNO PROBLEMI DI CELIACHIA O INTOLLERANZA ALIMENTARE. TRA GLI SCAFFALI DI MARKET GLIADINA FREE, ALLA SCOPERTA DI PRODOTTI NATURALI, IPOSODICI E SENZA GLUTINE
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hi ha detto che intolleranti e allergici devono mangiare male? A Parma ci sono punti vendita specializzati che offrono un’infinità di prodotti naturali che vengono spesso consumati, non solo da chi deve escludere glutine, lattosio o altri alimenti dalla dieta, ma anche da chi non ha problemi, semplicemente perché sono buoni. Dai tortelli di erbetta e di zucca, agli anolini gluten free. È il caso di Market Gliadina Free, il negozio che si trova nel quartiere Picasso, a pochi passi dalla piscina Aqualena in via Adriano Braglia 1/d. Ce n’è per tutti i gusti: alimenti secchi, freschi e surgelati senza glutine, iposodici, ipoglicemici (per un corretto controllo della glicemia), senza lievito, senza lattosio, senza uova, ipo e iperproteici. Il Market Gliadina Free non è solo un punto vendita: è una cooperativa onlus che offre una gamma di servizi che vanno da attività educative ad attività socio sanitarie, fornendo assistenza alle persone celiache e alle loro famiglie, anche attraverso il supporto psicologico per l’accettazione della patologia, dando indicazioni sulle procedure previste dal servizio sanitario a favore dei celiaci. Un servizio di valore sociale per un problema che interessa una fetta di
popolazione sempre più ampia, per questo è importante che esistano momenti di socializzazione, solidarietà e informazione che consentano ad intolleranti ed allergici di vivere meglio, con maggiore consapevolezza. Il Market Gliadina Free ha all’attivo l’organizzazione di tantissimi eventi per celiaci: dai menu per le feste di compleanno dei bambini, ai corsi di cucina e pasticceria pratici e creativi “Semplicemente senza glutine” in collaborazione con l’Associazione italiana celiachia, sezione di Parma, agli incontri con medici e professionisti del settore, come ad esempio il
progetto “Alimentazione a Colori”, l’incontro con Ilaria Bertinelli autrice del libro “Uno chef per Gaia” che contiene 130 ricette per diabetici celiaci e appassionati, oltre ad autografare i libri in vendita, ha preparato alcune ricette del libro da degustare. Un’occasione per ribadire che si può mangiare bene e divertirsi anche se si è costretti ad una dieta rigida per allergie o intolleranze alimentari. Per tutte le informazioni sulle iniziative, potete contattare il Market Gliadina Free tel. 0521 240554 oppure consultare il sito www.marketgliadinafree.com
Via Adriano Braglia 1/D - Parma (uscita tangenziale sud n. 18 “Strada Budellungo”) Tel. 0521 240554 www.marketgliadinafree.com Market Gliadina Free orari di apertura: 8.30 - 12.30 / 15.30 - 19.00 Chiuso sabato e martedì pomeriggio (il primo sabato di ogni mese aperto anche il pomeriggio)
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Alimentazione
Erboristeria professionale, erbe vere, erboristi veri
L’Orto dei Semplici era, in età medievale, il luogo in cui i monaci nei conventi coltivavano i semplici, ovvero le erbe medicinali, con cui successivamente venivano preparati gli erborati per le varie affezioni.
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B.go del Parmigianino 9/A - Tel/Fax 0521.230108 Strada della Repubblica 73/A - Tel/Fax 0521.236542 www.ortodeisemplici.it
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Cosa significa vino biologico? COME VIENE PRODOTTO E COME RICONOSCERNE LE QUALITÀ. INTERVISTA A MAURA GIGATTI, SOMMELIER PROFESSIONISTA AIS PARMA
«I
n un calice di vino biologico c’è il rispetto della natura e dell’uomo, la volontà di tornare a un rapporto diretto con la vigna». Maura Gigatti, sommelier professionista Ais Parma e titolare della Trattoria I Du Matt, non nasconde il suo interesse nel parlare di vini bio, un settore che ha trovato ampio successo in città e in Italia - e prima ancora in altre zone del mondo vocate alla viticultura -, ma di cui spesso si ha una conoscenza superficiale. «A volte chi è a favore del bio mostra un atteggiamento non obiettivo, non è detto che vini prodotti in questo modo siano perfetti, anzi possono benissimo presentare difetti – precisa Maura -, occorre avere il giusto approccio, cercando di capire
prima di tutto chi hai davanti, cioè chi è quel produttore e dove nasce il suo vino». Ma partiamo dall’inizio. Per essere certificato biologico un vino deve essere prodotto nel rispetto del Regolamento Ue 203/ 2012, attualmente in vigore, che prevede regole e restrizioni sia per la lavorazione della vigna sia per il processo enologico. «Oggi quando vediamo su una bottiglia di vino l’etichetta che identifica il biologico sappiamo che tutto il processo produttivo si è dovuto attenere a specifiche regole, cosa che non era così prima, quando la dicitura prevista era “vino ottenuto da uve biologiche”, escludendo di conseguenza il processo enologico». In particolare il disciplinare bio impone limiti precisi all’uso di sostanze
Maura Gigatti, sommelier professionista Ais Parma e titolare della Trattoria I Du Matt
chimiche, a favore di materie di origine vegetale. «Fra le sostanze che possono essere usate in cantina troviamo l’anidride solforosa, ma in quantità molto minori rispetto al metodo convenzionale». «Per quanto riguarda il trattamento in vigna sono ammessi come prodotti fertilizzanti e antiparassitari il verderame, il rame e lo zolfo, anche se l’utilizzo del rame ha alzato alcuni dubbi perché si tratta di un metallo che rimane nel terreno». I produttori che scelgono il bio sanno poi che non si può prescindere da alte competenze umane «perché ogni gesto ha conseguenze determinanti per la qualità del prodotto, in ogni sua fase – fa notare Maura -, le restrizioni all’uso della chimica richiedono qualifiche di alto livello che possono influire su costi maggiori per il vino bio». A questo occorre poi aggiungere i costi per le pratiche burocratiche di certificazione con ulteriori rincari sulle bottiglie: «Molti produttori non chiedono la certificazione, proprio per evitare prezzi eccessivi per il consumatore finale». E arriviamo all’assaggio del vino e alla sua valutazione. «Dopo il primo bicchiere ne vorresti un altro e un altro ancora? Bene, allora hai trovato un vino buono». Che sia bio o non bio, aggiungiamo noi.
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Tempo libero
In montagna con il CAI, alcune mete per escursioni sul nostro Appennino CONSIGLI UTILI PER LE PASSEGGIATE INVERNALI. GIOVANARDI: “CONTROLLARE SEMPRE IL METEO, LA DIFFICOLTÀ DEL PERCORSO IN BASE ALLE PROPRIE CAPACITÀ FISICHE E TECNICHE”
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el nostro territorio sono diverse le possibili mete dove poter praticare l’escursionismo sia nel periodo estivo che in quello invernale: l’inverno e il freddo non fermano infatti i più appassionati di questa attività, che si cimentano sempre in nuovi itinerari. «Bisogna informarsi bene se c’è neve o meno - spiega Gianluca Giovanardi presidente del CAI Parma (Club Alpino Italiano) -, è quindi di fondamentale importanza essere al corrente delle condizioni del terreno, occorre consultare il meteo, scegliere itinerari in base alle capacità fisiche e tecniche e studiare preventivamente itinerari alternativi di rientro». Si passa dalle passeggiate turistiche
Lago Santo, rifugio Mariotti
Capodanno nei castelli, tra iniziative per bambini, aperitivi di gala e cenoni Dare il benvenuto al 2018 festeggiando e alloggiando tra le antiche mura dei castelli del Ducato di Parma e Piacenza. Le proposte negli alloggi di charme sono varie per coppie e famiglie tra cenoni, feste e brindisi. Castelli che si trasformano in villaggi di Natale tra luci e balocchi, in rocche incantate per adulti e bambini con visite guidate a tema, in eleganti dimore per aperitivi e cene di gala con veglioni danzanti. In alcuni Castelli del Ducato di Parma e Piacenza si può anche dormire negli Alloggi tra Antiche Mura, ad esempio: nella Torre del Barbagianni nel Castello di Gropparello (PC), nel Castello di Scipione dei Marchesi Pallavicino (PR), nel Castello Malaspina di Gambaro a Ferriere (PC), nel Castello di Compiano (PR), nell’Antico Borgo di Tabiano Castello (PR), al Relais Fontevivo (PR) adiacente all’Abbazia Cistercense, nel Castello di Felino (PR). Elenco completo dei castelli con alloggi ed il programma degli eventi del periodo natalizio (iniziative fino alla Befana) su www.castellidelducato.it
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Lago Verde
senza difficoltà tecniche, sentieri di breve durata, alle escursioni più impegnative, che possono richiedere anche dispositivi di autoassicurazione come i moschettoni o una particolare imbragatura. «Nel periodo invernale le giornate sono molto più brevi rispetto ai periodi primaverili ed estivi e, di conseguenza, è consigliabile cominciare l’escursione di mattina, per non essere colti dal buio – spiega il presidente del Cai -. Tutti gli escursionisti devono utilizzare un abbigliamento ed un’attrezzatura appropriati al percorso e portare nello zaino l’occorrente per eventuali situazioni di emergenza. Devono fare attenzione a indicazioni e segnaletica, riportare a valle i rifiuti, rispettare la flora e la fauna ed infine evitare di uscire dal sentiero e di fare scorciatoie che potrebbero essere pericolose». Premesse doverose prima di segnalare alcune mete vicine per escursioni anche invernali. Il più adatto alle famiglie è quello che giunge ai Prati di Monte Tavola, di notevole interesse paesaggistico e panoramico, che richiede un’attrezzatura ordinaria da
escursionismo. Il percorso ha una durata complessiva di circa tre ore, è raggiungibile da Bosco di Corniglio e in modo più breve da Lagdei. Per i più esperti, si segnalano: il Lago Verde (ghiacciato d’inverno, nel comune di Monchio delle Corti, all’interno del Parco dei Cento Laghi, in particolare si consiglia l’escursione dal Lago Verde fino a Capanna Cagnin), il Monte Barigazzo (tra Bardi, Varsi e Valmozzola: la Cresta Facile del monte si percorre senza alcun problema, mentre la Cresta difficile è più impegnativa e assolutamente non adatta a chi soffre di vertigini) ed infine la Salita del Monte Marmagna, (con località di partenza Lagdei un itinerario sulle quattro vette più occidentali dell’alta Val Parma). «Nel periodo invernale, se c’è neve dura è necessario stare attenti a salire fino in cima. Magari è meglio fermarsi nella valletta sottostante al colle», conclude Giovanardi. Infine, il “Rifugio Mariotti” al Lago Santo come luogo in cui le famiglie potrebbero passare le feste e, in particolare, il Capodanno: un rifugio caldo e accogliente, nel cuore dell’Appennino emiliano, aperto da dicembre a maggio nei fine settimana e festivi, Natale e Pasqua. Info su www.caiparma.it di Francesca Maestri
Natale al mare, dal Tirreno all’Adriatico Natale al mare non significa solo spiagge calde tropicali, ma anche gustare il fascino dell’inverno sulle nostre coste. Senza allontanarsi troppo, viaggiando verso il tirreno, la Liguria offre scenari natalizi incantevoli. A Tellaro, si svolge il tradizionale e suggestivo Natale Subacqueo alla Marina di Tellaro. Il 24 dicembre di ogni anno verso mezzanotte, mare permettendo, un gruppo di subacquei emerge dalle acque antistanti il piccolo porticciolo del borgo. La stupenda scenografia sono gli scogli e i carruggi di Tellaro illuminati da migliaia di lumini in vasetti di vetro. Sempre restando in zona Cinque Terre, a Manarola imperdibile il più grande Presepe nel mondo! Con più di trecento figure a grandezza d’uomo, poste tra i vigneti e illuminate da migliaia di lampadine. Per chi preferisce spostarsi sulla riviera romagnola, da qualche anno ormai Riccione propone “la settimana bianca al mare” (fino a fine gennaio) trasformandosi in un grande Christmas Village. In viale Ceccarini, viene allestita una lunga pista di pattinaggio sul ghiaccio che fiancheggia i negozi aperti tutto il giorno allo shopping natalizio, tra stand di prodotti golosi, bancarelle di artigianato e attrazioni per i più piccoli come le giostre e la casetta di Babbo Natale.
Tellaro
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Tempo libero “TEATROPOLI, la città del teatro” a cura di Francesca Ferrari
Giancarlo Ilari: “Il Teatro aiuta ad invecchiare bene” UN GRANDE ATTORE, UN GRANDE UOMO. HA COMPIUTO 90 ANNI, DI CUI CIRCA 80 DEDICATI ALLA SCENA. «È UN GIOCO MERAVIGLIOSO QUELLO DELL’INTERPRETAZIONE, DELL’IMMEDESIMARSI IN UN’ALTRA REALTÀ, IN UN ALTRO CUORE, IN UN’ALTRA MENTE. E FARE FINTA CHE SIA TUTTO VERO».
«P
er 33 anni mi sono diviso tra la fabbrica e il teatro: lavoravo come disegnatore tecnico in una grande vetreria della nostra città e il fine settimana partivo per i grandi palcoscenici europei. Il teatro mi ha aiutato a vivere, ad invecchiare bene, mi è venuto in aiuto, mi ha dato suggerimenti. È un gioco meraviglioso quello dell’interpretazione, dell’immedesimarsi in un’altra realtà, in un altro cuore, in un’altra mente. E fare finta che sia tutto vero. Ecco, a 90 anni farei ancora teatro e vorrei avere a disposizione l’arma più importante per farlo, la memoria, che invece un po’ se ne sta andando. Vecchio in scena lo sono stato molte volte: ne “Il Canto del Cigno” di Anton Cechov, un piccolo capolavoro dove si respira l’essenza del teatro, il mestiere dell’attore, la sua solitudine, e poi ancora ne “Il Guardiano” di Pinter, o ne “L’ultimo nastro di Krapp” di Beckett. Come Krapp, oggi rivedo il mio passato. Non solo di teatro, ma di vita, tutta. Perché un attore non può e non deve vivere solo di teatro ma deve guardare anche fuori dalla scena, occuparsi della vita. Oggi mi piacerebbe fare e vedere un teatro più umano, che pur nel rispetto della tradizione attoriale, sia contemporaneo, sappia affrontare le nuove sfide che si affacciano al nostro quotidiano, possa portare in scena opere che trattino problemi della società, che parlino di
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noi, della nostra esistenza, senza retorica. Anche se qualcuno per fortuna cerca di percorrere questa via nella propria ricerca artistica, tanti sono gli argomenti che il teatro ancora non affronta come a mio parere dovrebbe: ci sono interi continenti, quali l’Africa o l’Asia, che stanno abitando l’Europa e il teatro non ne racconta. Eppure
sono cambiamenti epocali! Così pure il precariato, la disoccupazione, la giustizia. Insomma, non è più tempo per il teatro convenzionale. Vorrei un teatro più autentico, e anche degli autori più autentici. Abbiamo un bisogno di umanità fortissimo. Ricominciamo dal teatro?» www.teatropoli.it
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