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Jazz’on Parma Orchestra
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In occasione della giornata mondiale del Jazz del 30 aprile, Jazz’On Parma Orchestra si racconta per far conoscere e apprezzare un genere musicale iconico. A parlarne è Beppe di Benedetto, specializzato in trombone, nonché direttore artistico di questa realtà cittadina.
Le va di raccontarci brevemente la storia del Jazz? Com’è arrivato in Italia?
«Il Jazz nasce negli Stati Uniti intorno alla fine dell’800, attraverso il fenomeno del sincretismo culturale. Nonostante lo schiavismo dell’epoca, gli uomini di colore diedero vita ad un nuovo patrimonio, accogliendo le bellezze della vita e trasformandole in musica. Ad inizio ‘900 vari popoli migrati in America, tra cui irlandesi, creoli, unirono le proprie culture musicali istituendo ciò che oggi conosciamo come Jazz. La nascita di questo genere si deve anche a motivi politici: le leggi Jim Crow, create per mantenere la segregazione razziale, contribuirono alla formazione di veri e propri ghetti, dove il Jazz era sinonimo di libertà. Dopo la Grande Guerra, arrivarono in Europa i primi dischi, frutto di mix musicali: primo tra tutti quello dell’italiano Nick La Rocca. Dagli anni ’40 del ‘900, sorsero scuole intese come stilemi, che caratterizzano ancora oggi ambienti culturali come quello di Jazz’On Parma Orchestra». Beppe spiega come questo genere musicale si possa interpretare sia da solisti che in gruppo: «Lo strumento che si presta meglio a concerti da solista è sicuramente il pianoforte. Anche un duo, composto da un piano e uno strumento a fiato, riscuote successo. Esistono, ancora, trii o quartetti, ma non tutti sanno che un gruppo Jazz può arrivare fino a 17 componenti. In questo caso, l’organico è formato da quattro trombe, quattro tromboni, cinque sassofoni, un basso, una batteria, un pianoforte e una chitarra». Jazz’On Parma Orchestra nasce giuridicamente alla fine del 2018, ed è frutto di alcuni esperimenti dal punto di vista didattico e divulgativo. «La nostra orchestra si compone di 17 elementi, ma raggiungere il numero esatto non è stato affatto semplice. Dopo i primi debutti al Circolo Zerbini, a gennaio 2020 abbiamo aperto la sede ufficiale. Il gruppo accoglie professionisti, i più forti del territorio, ma dona opportunità anche a giovani talentuosi. – continua il direttore – Oltre alla band principale, ci occupiamo di formazione strumentale. Abbiamo due ulteriori gruppi da 17 musicisti ciascuno, in questo caso dilettanti e intermedi. Tra i docenti possiamo ricordare Emiliano Vernizzi, sassofonista di Ligabue, o Michele Bianchi, che ha lavorato al fianco di Mina e Mario Biondi».
Che feedback avete dal vostro pubblico?
«La nostra platea, ad oggi, è circoscritta ad un pubblico adulto. Ciò dipende, tuttavia, da cosa suoniamo. Per i giovani abbiamo delle iniziative in mente per avvicinarli a questo genere musicale. Durante gli incontri con i piccoli appassionati parliamo anche di complessità della musica e di temi che questa suggerisce. Primo tra tutti, la multiculturalità del Jazz». Beppe ci lascia con un progetto imminente e davvero ambizioso: «A fine aprile registreremo il primo disco di Jazz’On Parma Orchestra; tutto questo è stato possibile grazie ad una campagna crowdfounding. Il nostro desiderio è anche quello di diventare la prima orchestra stabile di Jazz in Italia. È un patrimonio culturale che dobbiamo preservare, una tradizione da portare avanti». Nuova musica significa nuova ricchezza da donare alla cittadinanza e al turismo: andare alla ricerca di generi preziosi come il Jazz non fa altro che rafforzare la cultura sotto molteplici aspetti. Ecco perché conoscere Jazz’On Parma Orchestra! di Chiara Carolina Conte