Il Paese della Sera 9 - 2017

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Con la filantropia nel Dna DIANA BRACCO*

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a filantropia è da sempre nel DNA della nostra azienda, che proprio quest’anno festeggia 90 anni. Un “prendersi cura” che contribuisce a dare un’anima all’impresa, stretta attorno a valori forti e condivisi. Mio padre Fulvio Bracco è stato infatti un pioniere nel campo di quella che oggi si chiama responsabilità sociale d’impresa. Già nel Dopoguerra, varò ad esempio delle borse di studio intitolate a sua madre “Nina Salata” che sono un po’ le “antenate” dei nostri progetti per i giovani. Per questo come Bracco abbiamo sempre sviluppato iniziative filantropiche e io sono stata la prima presidente di Sodalitas, la fondazione che rappresenta un ponte tra le aziende e il mondo del non profit in Italia.

Il concetto di filantropia si è via via allontanato dal mero concetto di “beneficenza” individuale, fine a se stessa, e si è esteso all’idea di “buona cittadinanza” dell’impresa, un soggetto che sempre più si fa carico delle comunità in cui opera. Fare impresa, fare filantropia, sono diventate facce della stessa medaglia. Un modo per tenere fede ai propri valori familiari e per restituire al territorio parte di ciò che si è ricevuto. Ma come dobbiamo intendere la filantropia oggi? Basta girare nelle nostre città per sapere che la parola chiave è sempre più integrazione: giovani e mondo del lavoro, centro e periferie, stranieri e comunità. Mai come adesso abbiamo bisogno di gettare ponti che sappiano unire la nostra comunità nel segno del rispetto, della cultura e della tolleranza. Anche a questo scopo nel 2010 è nata la Fondazione Bracco. Scienza, cultura e sociale sono

i tre grandi ambiti di cui si occupa la Fondazione, combinando saperi, discipline, prospettive. All’interno di queste macroaree vengono realizzati progetti concreti ispirati ai valori che da sempre connotano il Gruppo Bracco, a iniziare dall’impegno nella ricerca e dall’attenzione verso la persona, con un focus particolare sul mondo femminile e quello giovanile, per il quale abbiamo creato già cinque anni fa il progetto “Diventerò”. Il progetto prevede borse di studio per i più meritevoli offrendo occasioni concrete e costruite sul talento del singolo. Un’iniziativa efficace che ha già coinvolto centinaia di ragazzi. È a tutto questo che penso quando dico che le aziende familiari hanno un’anima. Un’anima che trae linfa da solide radici e che vogliamo continuare a tramandare alle prossime generazioni. * Presidente Gruppo Bracco e Fondazione Bracco

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in Europa mangiamo 33,4 kg di pesce pro capite, in totale 7,5 milioni di tonnellate all’anno, ma di queste, solo 2,75 sono p

#editoriale

#INPRIMOPIANO

St. Lampedusa Manifest

Diventerò, quando il futuro è “semplice”gr

Luca Mattiucci

Gianluca Testa

S

Nuovi modelli d’impresa crescono. Più forte è il loro impatto sociale, maggiore è l’espansione e lo sviluppo. Non solo quello economico; a crescere sono anche le idee, le opportunità, l’innovazione. Una meccanica virtuosa e contagiosa che mette insieme il profit col non profit, le start-up e le benefit corporation. Tutti seguono la stessa rotta, a gonfie vele: quella che porta dritti all’innovazione sociale. Anche a questo serve la responsabilità sociale d’impresa. È capace d’incidere sui cambiamenti culturali coinvolgendo gli universi economici, tecnologici, artistici. Sì, guai a trascurare l’arte, vera culla per l’identità e la creatività dei territori. È in questo contesto – e con queste premesse – che la Fondazione Bracco ha mosso i primi passi. Quelle impronte si sono fatte sempre più grandi e i centimetri percorsi sono diventati metri e poi chilometri. Tutto ha inizio con il nobile (ed enorme) obiettivo di creare e diffondere le migliori espressioni di cultura, arte e scienza per migliorare la qualità della vita e la coesione sociale. I mezzi? Beh, ce li ha messi la Fondazione promuovendo e sostenendo progetti concreti e tangibili che hanno preso forma sia Italia sia in molti altri paesi del mondo.

iamo in maggio, e una nave salpa dalla costa di un continente dilaniato dalla guerra, dalla paura, dal terrore. A bordo ci sono 937 persone. Scappano. Il loro obiettivo è raggiungere un'isola lontana. Quasi tutti non hanno il permesso per quel viaggio, il loro unico passaporto è tenersi stretta la vita. Su quella costa arrivano in 936, un uomo muore nel viaggio della speranza. A scendere a terra però sono solo in 28, il paese-isola ne ha già accolti poco prima 2500 e non vede di buon occhio quei ruba-lavoro. I giornali ne parlano, ma la voce dei media è fioca perché le trombe della destra tuonano ovunque e aizzano all'odio. La nave riparte alla volta del continente poco distante. Ma nulla da fare, anche qui loro non sono i benvenuti. Dopo un mese la nave attracca in un porto di un altro Paese. L'opinione pubblica riesce a smuovere qualcosa: 288 vengono accolti dalla Gran Bretagna, 181 in OIanda, 214 in Belgio, 224 in Francia. Potrebbe essere la storia di una nave di migranti dei giorni nostri salpata dalla Libia, una storia a lieto fine se non fosse che tutto accade nel 1939, che quegli uomini sulla nave sono Ebrei, che l'isola che li respinge non è Malta ma Cuba, che il secondo Paese che li scaccia è la Florida, che attraccano infine ad Anversa. Sarebbe una favola se non fosse che nell'Europa nazista, nonostante l'accoglienza, a morire furono in 285. Quelli erano gli uomini della nave St. Louis che oggi rivivono grazie ad un account twitter creato da Russel Neiss. Il nome della pagina è St. Louis Manifest e si possono scorrere i nomi e i volti di chi perì in quell'infinito strazio. Sarebbe bello creare una pagina dedicata ai caduti nel Mediterraneo, ma qui le navi non hanno un nome, come i loro sfortunati passeggeri rimasti anche senza volto. «Se dimentichiamo la storia siamo condannati a ripetere gli errori», è un mantra per Niess. Se la Libia inizierà a contenere le partenze non sentiremo più al Tg quel fastidioso susseguirsi di numeri finiti in fondo al mare, ma state pur certi che quei naufraghi continueranno ad affogare ogni giorno in silenzio sulla terraferma. Loro sono gli uomini della St. Lampedusa e la storia li ha già dimenticati. @lucamattiucci

LE ORIGINI DI UN SOGNO È una storia recente ma con origini antiche, quella della famiglia Bracco. La Fondazione nasce infatti a Milano grazie soprattutto al patrimonio di valori maturati in quasi un secolo di attività dal Gruppo Bracco, multinazionale leader mondiale nella diagnostica per immagini fondato nel 1927 e che oggi ha un fatturato di oltre 1,3 miliardi di euro. La vita non è solo al centro della mission aziendale, ma ha un ruolo primario anche nelle azioni declinate nell’ambito della CSR. L’impatto è stato immediato e straordinario: non solo è nata una partnership con l’Accademia Teatro alla Scala, ma negli anni sono state sviluppate iniziative nel campo delle arti (dalla diagnostica delle opere d’arte al sostegno delle istituzioni musicali), della scienza (soprattutto biomedica, con particolare attenzione alla prevenzione) e del sociale (dalla

Nella foto in alto, particolare della cerimonia di premiazione del Progetto Diventerò. A sinistra il logo dell’iniziativa.

ragazzi candidati finora, sono 235 quelli ad aver usufruito di questa opportunità. La buona notizia? Sette su dieci hanno trovato occupazione. Non più “diventerò”, quindi. Ma “sono diventato”. È capitato anche al siciliano Marco Cannemi, vincitore del filantropia al sostegno diretto allo concorso “Welfare, che impresa!” e studio e all’inclusione). creatore – insieme al socio Fulvio Miraglia – della piattaforma web GUARDANDO AI GIOVANI Particolare attenzione è sempre stata SmartDONOR, nata per gestire l’attività dei donatori di sangue. riservata ai giovani. Proprio a loro è «Guardando indietro, a volte mi destinato il progetto “Diventerò”. I sorprendo. Mi chiedo: ma come dati sulla disoccupazione giovanile abbiamo fatto?» si domanda Marco. sono preoccupanti. Così, di fronte «Tra avere un’idea e realizzarla a un bisogno, ecco la risposta della c’è un abisso. Lavoro, rischi, fatica. Fondazione Bracco, che propone Ci vuole coraggio, incoscienza e percorsi di avvicinamento tra formazione e mondo del lavoro. Non l’aiuto di persone che credono in te e si tratta di un approccio teorico, ma di che ti aiutano a realizzare un sogno». Così è stato. vere e proprie borse di studio, premi di laurea e tirocini. Tra i migliaia di @gitesta

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pescate nei mari europei perché? il 93% degli stock ittici sono decimati e minacciati dalla pesca eccessiva. Fonte WWF

#VOLONTARIATo

razie ad aziende responsabili

Una storia di “ordinaria solidarietà” Giulia Polito

Un gesto silenzioso, anonimo, periodico e volontario che da 90 anni contribuisce a salvare vite e a migliorare la qualità del servizio sanitario nazionale. Sono 90 anni di “ordinaria solidarietà” che l’associazione Avis, la più grande di volontariato del sangue, sta celebrando con tappe diverse fatte di iniziative e momenti di incontro per continuare a crescere, a migliorarsi e a scrivere insieme percorsi nuovi. Tra queste, l’81ma Assemblea Generale, che si è svolta a Milano dal 19 al 21 maggio e che è stata accompagnata da spettacoli teatrali e pirotecnici, intrattenimento musicale e giochi per bambini. Un appuntamento che ha visto la partecipazione di oltre 1000 delegati in rappresentanza di 3400 sedi associative distribuite su tutto il territorio nazionale. Tra i momenti più significativi, la presentazione dei risultati del questionario “Testa o cuore” dedicato alle malattie sessualmente trasmissibili. E poi dibattiti e workshop dedicati alla

promozione e alla comunicazione del dono, un tema particolarmente sentito dall’associazione. Non a caso tra le iniziative pensate per i 90 anni c’è anche l’“alfabeto della solidarietà”, un video che ha accolto i delegati in arrivo alla Stazione Centrale del capoluogo lombardo in cui sono riuniti i volti dei volontari fotografati a margine del Forum Intergenerazionale di Ancona. Tutti loro insieme hanno dato forma ad un vero e proprio alfabeto con cui esprimere il senso del proprio impegno volontario attraverso brevi slogan di 36 caratteri. «Spesso siamo così coinvolti nel dare risposte concrete alle esigenze che ci si presentano da non avere il tempo di riflettere su quanto abbiamo fatto – ha commentato il presidente Vincenzo Saturni – La tre giorni di Milano è servita per dire grazie a tutti coloro che hanno scritto e stanno scrivendo la storia dell’associazione». Una storia che oggi celebra un traguardo importante senza smettere di guardare al futuro. @GiuliaPolito

#ALTRIMONDI

Nella movida romana vincono i sorrisi della “Trattoria de Gli Amici” Vittorio Scelzo

Quante volte sentiamo dire che in Italia i giovani non si sposano perché non trovano lavoro? Immaginate se poi a volersi sposare fosse una coppia di persone con disabilità e se lei, che chiameremo Fabiola, avesse vissuto la sua infanzia in un istituto perché i genitori non potevano proprio prendersi cura di lei. Allora, se finisse bene, si tratterebbe proprio di una favola. Ma alla “Trattoria de

Gli Amici” i sogni, spesso, diventano realtà. È un normale ristorante che si trova a Trastevere, il quartiere della movida romana. Gli Amici, così si chiamano le persone con disabilità della Comunità di Sant’Egidio, sono il cuore dell’iniziativa e, con il loro tratto umano simpatico, l’amore per il lavoro caratterizzano questa impresa che dà lavoro a chi, per tanti motivi, ha difficoltà a trovarlo. Perché, vincendo i pregiudizi, offrono al locale un’identità che lo rende attraente.

Nella Trattoria si mangia bene in un clima accogliente e ai muri sono esposti dipinti delle mostre d’arte che Sant’Egidio promuove proprio con opere di artisti con disabilità. Emerge così un mondo di sentimenti e pensieri altrimenti imprigionato da difficoltà espressive anche molto serie. Tra le 13 persone con disabilità della Trattoria c’è appunto Fabiola. Per lei l’impiego ha significato vedere riconosciuto il proprio valore di donna adulta in grado di contribuire con

il proprio lavoro al benessere della società e di creare una nuova famiglia. È il lieto fine di una favola, ma anche l’occasione per realizzare il suo sogno d’amore, di libertà e di dignità.

www.santegidio.org


#SCELTIPERVOI EMERGENZAFRICA #nonsenzadite Il premio per progetti anti-spreco Al via l’ottava edizione del “Premio Non sprecare” per progetti e pratiche anti-spreco e di consumo consapevole. Le candidature potranno essere inviate entro e non oltre il 15 ottobre 2017. L’iniziativa si rivolge a cinque categorie: Personaggio, Aziende, Istituzioni e Associazioni, Scuole e Giovani. Info su www.nonsprecare.it

Senza cibo. Senza acqua. Senza forza. MA NON SENZA DI TE.

Concorso a tutela del mare Nei mari di tutto il mondo navigano oltre 150 milioni di tonnellate di rifiuti plastici. Per questo, Wwf e Bulgari con Impact Hub Milano lanciano “Fellowship on Ocean Cleanup”, contest per startup impegnate nel recupero di rifiuti dal mare attraverso l’innovazione sociale. Info su www.wwf.it Il Comune più organico Per valorizzare la quantità e la qualità della raccolta dello scarto organico arriva il premio “Il Comune più organico”, del Consorzio Italiano Compostatori e la casa editrice “Il Verde Editoriale”. Si premieranno i Comuni più virtuosi nel miglioramento del proprio territorio. Info su www.ilverdeeditoriale.com L’equo e solidale in crescita IL commercio equo e solidale continua a crescere e “vale nel mondo vale 8 miliardi di euro, coinvolge circa un milione di lavoratori”. Sono i dati diffusi da Ermete Realacci, presidente della Commissione Ambiente della Camera. “Si basa su pochi ma ben saldi principi: prezzo più equo ai lavoratori, sostenibilità ambientale”.

@S.Cunningham/Oxfam

anno 2 numero 9|2017 (29 maggio - 11 giugno 2017) Quindicinale in distribuzione gratuita. | Questa pubblicazione non si avvale di contributi statali e favorisce l’inserimento lavorativo di giovani in condizioni di svantaggio economico | L’Editore si dichiara disponibile a regolare eventuali spettanze per quelle immagini di cui non sia stato possibile reperire la fonte | Direttore responsabile: Luca Mattiucci - mail@ilpaesedellasera.it - www.ilpaesedellasera.it | Edito da WSC - Via Fiume delle perle, 11 - 00144 Roma - www.whitestonecompany.org | Stampa Arti grafiche Boccia Spa - Via Tiberio Claudio Felice, 7- 84131 Salerno | Testata registrata presso il Tribunale di Roma n° 58 del 5 aprile 2016 Iscrizione ROC n° 26419

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Scopri tutte le notizie sociali su www.adnkronos.com/sostenibilita

#SOSTENIBILITÀ

“Green Jobs”, quando gli studenti creano startup innovative EMILIANO MOCCIA

Hanno inventato un’applicazione che permette di guadagnare monete virtuali camminando, da convertire in buoni o premi offerti dai punti vendita del territorio. Loro sono gli studenti del Liceo Paolo Carcano di Como, che con la loro idea innovativa “Step Ap” hanno vinto il premio Migliore Impresa Green Jobs. Per vincere, si sono dovuti

confrontare con altri studenti, con altre idee imprenditoriali tutte rigorosamente green. Per un intero anno scolastico, infatti, seguiti da esperti di sostenibilità ambientale, 1.200 ragazzi tra i 16 ed i 19 anni di 58 classi in trenta Licei della Lombardia, hanno pensato e progettato la loro startup diventando dei piccoli imprenditori e dando vita a 58 mini imprese fatte da ragazzi. Perché investire nell’educazione

imprenditoriale dei giovani rappresenta la risposta più efficace contro dispersione scolastica, disoccupazione giovanile e scoperta dei giovani talenti. Merito del progetto “Green Jobs” promosso da Fondazione Cariplo, in collaborazione con InVento Innovation Lab e Junior Achievement Italia, per sensibilizzare i ragazzi ad essere più intraprendenti, più responsabili, più

fiduciosi nel sostenere le loro idee d’impresa. Con la Fiera Green Job, svoltasi presso lo spazio MegaWatt Court a Milano, si è conclusa l’esperienza di Alternanza ScuolaLavoro giunta alla seconda edizione.

@emimoccia


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