Tornano a rombare i motori in Oltrepo! Al via il 1° Rally
Anno 10 - N° 109 Settembre 2016
Alberto Alberti
il Periodico
Speciale da pag. 62 a pag. 65
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ALTO OLTREPO SOLDI DISTRIBUITI CON LO "SPANDI CONCIME"...
L’Alto Oltrepo si sta spopolando. Questa situazione degenerativa sta andando avanti da molto tempo e intanto l'età media dei paesi dell'Alto Oltrepo è sempre più alta… Questo non fa ben sperare, ma è altrettanto vero che si registrano diversi casi di giovani che con coraggio e determinazione continuano l'attività intrapresa dai loro genitori o ne aprono di nuove. Dicevo coraggio e determinazione perché ci vuole davvero tanto coraggio ad investire soldi e tempo per aprire un'attività commerciale o imprenditoriale in un paese dell'Alto Oltrepo Servizio pag. 3
A TU PER TU CON LUIGI PANIGAZZI
"Tante sono state le personalità di rilievo. Li ricordo tutti e di tutti i tanti pregi. Ad esempio, Giovanni Azzaretti, Direttore Sanitario del Policlinico..." Servizio a pag. 7
Poste Italiane Spa - Spedizione in abbonamento postale - 70% - LO/PV
Oltrevini: Rossetti, Giorgi e i produttori
"D'accordo di spostare da Settembre a Maggio la rassegna"
Servizio a pag. 48 e 49
Godiasco Salice Terme
"La mia non è un'attività di vigilanza o ispettiva mi occupo della gestione ordinaria e non interverrò su contratti che si sono registrati negli anni precedenti".
"Voghera, Stazione di Voghera" Gli altoparlanti scandiscono il passare del tempo, si ripetono senza fretta nella canicola estiva che attanaglia la città. Lo snodo ferroviario della capitale dell'Oltrepò è uno degli emblemi del centro abitato e ormai da troppi anni è teatro, a Servizio pag. 13 detta di molti, di abbandono e degrado.
Casteggio e gli ambulanti: "E' cambiato il modo di lavorare, molte licenze sono finite in mano ai cinesi"
Il mercato di Casteggio rappresenta uno dei più antichi esempi di mercato ambulante: nacque nel 1532 come mercato del mercoledì e, successivamente si ampliò alla domenica... Servizio pag. 32 e 33
VARZI-BILANCIO DELLA STAGIONE ESTIVA: "Gli eventi vengono quasi sempre organizzati o in centro o nell’area fiera"
Servizio a pag. 26
Servizio a pagina 21
Rivanazzano Terme Croce di San Francesco: "L'idea è nata proprio da me..."
Servizio a pagina 20
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Commento di Antonio La Trippa L’Alto Oltrepo si sta spopolando. Questa situazione degenerativa sta andando avanti da molto tempo e intanto l'età media dei paesi dell'Alto Oltrepo è sempre più alta… Questo non fa ben sperare, ma è altrettanto vero che si registrano diversi casi di giovani che con coraggio e determinazione continuano l'attività intrapresa dai loro genitori o ne aprono di nuove. Dicevo coraggio e determinazione perché ci vuole davvero tanto coraggio ad investire soldi e tempo per aprire un'attività commerciale o imprenditoriale in un paese dell'Alto Oltrepo. Ci vuole coraggio perché semplicemente per arrivarci in Alto Oltrepo, intendo fisicamente con la macchina, con lo stato "comatoso" delle strade è un rischio, ci vuole coraggio perché sarebbe più semplice investire le proprie risorse in zone più facilmente accessibili, ci vuole coraggio perché per molti mesi dell’anno vivere in Alto Oltrepo, pace e tranquillità a parte… si rischia di essere tagliati fuori dal mondo. Ci vuole anche determinazione per perseguire un sogno o un progetto imprenditoriale e di questo va dato atto a quelle coraggiose e determinate persone che nonostante tutto non abbandonano l'Alto Oltrepo. Se l'Alto Oltrepo si sta spopolando sempre di più la colpa è per una parte dettata da una situazione generale, molte zone d’Italia con caratteristiche simili o analoghe all'Alto Oltrepo si stanno spopolando, ma è altrettanto vero che ci sono altre zone d'Italia che, con caratteristiche simili alla nostra al contrario vivono e prosperano. La differenza tra le zone che si spopolano e quelle che non si spopolano, l'ha fatta la strategia politica degli ultimi 20/25 anni. Quanto deciso dai politici 20/25 anni fa, ha portato a dei risultati diversi oggi e la colpa non è solo della politica romana o milanese se in Alto Oltrepo la situazione non è rosea. Probabilmente servirebbe una riflessione dei molti politici oltrepadani che hanno governato negli ultimi 20/25 anni per analizzare gli errori strategici di politica economica e turistica fatti in tutti questi anni. L'errore principale a mio giudizio fatto, ai tempi delle "vacche grasse", è stato quello di offrire un posto pubblico a molti, forse a troppi e d'impostare campagne elettorali per farsi rieleggere a suon di slogan e promesse: sono stati quelli gli anni di "una pensione non si nega a nessuno" o dell' indennità di accompagnamento a pioggia per un parente magari avanti con gli anni ma con ancora una salute invidiabile, per non parlare delle varie pensioni d’invalidità concesse con troppa facilità e un po' a tutti. Questa pioggia indiscriminata di soldi pubblici ha portato molti ad abbandonare la propria attività, molti ad abbandonare l'agricoltura: era più conveniente stare a casa e prendere la pensione e se poi oltre alla pensione arrivavano incentivi per l'agricoltura che di fatto invece che incentivare il lavoro, incentivavano l'abbandono de i campi, il quadro è completo. È di per sé incredibile ad esempio che nella zona di produzione di uno dei salami più rinomati d’Italia, il Salame di Varzi, non esista una filiera organizzata per l'allevamento e la macellazione dei suini, in altre zone d'Italia vocate alla produzione di salumi, ad esempio nella zona di Parma, fin dalla notte dei tempi, i politici locali oltre alla produzione del prosciutto di Parma o del salame di Felino, hanno cercato di incentivare la filiera che c'è alle spalle, vale a dire l'allevamento dei
suini e la macellazione degli stessi, con la conseguenza che anche il sistema agricolo è rimasto efficiente e redditizio. Tutto questo in Oltrepo non è stato fatto, si è preferito ad esempio anni orsono, incentivare il "luna park oltrepadano" degli agriturismi, dove tantissimi hanno usufruito di finanziamenti con condizioni economiche di assoluto favore per ristrutturare le loro case e le loro cascine, in molti casi gli organi che dovevano controllare hanno controllato se veramente di agriturismo si trattava ed in molti altri casi forse si è controllato solo sulla carta, ma come ben si sa con i fogli è facile far tornare i conti… In molti oggi dicono che tanti di questi presunti agriturismi non erano meritevoli e non avevano tutti i titoli per ricevere finanziamenti e se poi hanno continuato la loro attività, condizione necessaria per ricevere i finanziamenti o se al contrario hanno proseguito solo dal punto di vista teorico, questo nessuno è andato a verificarlo... In Oltrepo ci sono diversi ottimi agriturismi che lavorano secondo scienza e coscienza e secondo le norme che regolano l’attività degli agriturismi, ma è altrettanto vero che ce ne sono alcuni altri che di agriturismo han ben poco… per capire che hanno ben poco, basta vedere i menù che propongono dove le proposte culinarie legate al territorio vanno ricercate nelle pieghe di menù più adatti ad una località di mare. Ma forse il punto dove maggiormente si è sbagliato in Oltrepo è nella "distribuzione": quando arrivavano 10.000 euro, tanto per dire una cifra, venivano divisi più o meno equamente un pò a tutti i comuni, per non scontentare nessuno, ma non è vero che tutti i comuni dell'Alto Oltrepo hanno le stesse esigenze, le stesse potenzialità e la stessa vocazione turistica. Non si può paragonare la potenzialità turistica di un Comune come il Brallo con altri comuni dell'Alto Oltrepo, il Brallo, 20/25 anni fa era una località turistica con diversi alberghi, ristoranti e attività commerciali, negli ultimi anni invece ha perso quasi tutte le attività e solamente da quest’anno qualcuna è stata riaperta. L’errore politico ai tempi è stato quello di non favorire appunto il Brallo, che ripetiamo aveva certamente più potenzialità di tutti, tutto è rimasto come allora, le strade, i servizi, nessuno si è mosso affinchè venissero principalmente convogliate le risorse per promuovere
TERZA PAGINA
ALTO OLTREPO: SOLDI DISTRIBUITI CON LO "SPANDI CONCIME"...
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le attività del Brallo o che venissero principalmente convogliate risorse per organizzare al Brallo eventi e manifestazioni. Si è preferito spargere queste risorse, frazionandole, un po' su tutti i comuni e il risultato è che il Brallo che poteva essere la locomotiva turistica dell'Alto Oltrepo, ora è diventato un vagone da trascinare come molti altri comuni. Probabilmente per equilibri, per divergenze o per favoritismi politici e perché comunque ogni Sindaco di ogni comune vuole ricevere e gestire la sua fetta di torta, non era certamente facile spiegare che era meglio investire sulla locomotiva che avrebbe guidato e condotto gli altri vagoni. Ma non tutto è perduto… e si può, forse, ancora porre rimedio alla situazione anche se oggi è ancora più difficile, viste le ristrettezze delle casse pubbliche. Occorre un'inversione di strategia: non è certo ben augurante l’esempio dei sentieri della Comunità Montana, che sono stati fatti in numero enorme ed abnorme in tutti i comuni che la compongono, purtroppo anche in alcuni comuni che sono stati costretti ad inventarsi sentieri ed ad inventarsi una vocazione turistica che non hanno mai avuto, forse era meglio investire in molti meno sentieri, perfettamente tracciati, perfettamente attrezzati in meno località e soprattutto in località mirate, località con una reale vocazione turistica. I sentieri sono solo l’ultimo esempio di soldi distribuiti con lo "spandi concime". Se si vuole tentare di rilanciare l'Oltrepo bisogna scegliere uno, due o tre comuni che abbiamo delle potenzialità turistiche e in questi comuni investire tutte le risorse perché se parte il turismo in questi due/ tre comuni, riparte la loro economia e anche quella dei comuni confinanti, ma se invece arrivano 10.000 euro e si danno 500 euro a tutti, pertanto un tozzo di pane a tutti, a lungo andare tutti diventeranno sempre più gracili ed esili e lentamente ma inesorabilmente moriranno... i comuni intendo. Quando i nostri politici capiranno che dare i soldi a pioggia senza una strategia non serve a nulla, sarà troppo tardi... C'è anche da dire che i nostri politici sono espressione del nostro territorio, li abbiamo votati noi, pertanto i cittadini dell'Oltrepo e dell'Alto Oltrepo devono fare anche loro un "bel mea culpa".
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PRIMO PIANO
"Oggi la mia vita è più calma, forse, ma certamente serena"
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"1984 apre il Country Club una delle discoteche indimenticabili dell'Oltrepo" Di Lele Baiardi
Un'altra importante figura del mondo della notte, e non solo, oltrepadano è certamente Mauro Lambri, contitolare del Cafè Cervinia in Piazza Meardi a Voghera. Classe 1951, nato a Nesso (CO) ma da piccolo trasferitosi con la famiglia a Voghera, da 15 anni risiede in Pontenizza. E' diplomato geometra ed appassionato di volo, con brevetto di pilota acquisito nel 1983. Buongiorno Mauro. Ripercorriamo insieme la sua attività imprenditoriale nel mondo della notte. Le piace l'idea? "Certo! Buongiorno a lei, e grazie!". Da dove possiamo partire? "Dalla prima passione, cioè la chitarra. La musica è sempre stata al centro della mia vita. Dal 1965 al 1975, anni d'oro del pop e rock mondiale, ho suonato in tante band della zona, esibendomi addirittura al mitico Ariston. Ma nel 1969, insieme a mio cognato, decidiamo di fare un passo importante, sempre in ambito musicale: apriamo un locale. Individuo una struttura a Casei Gerola, alle porte di Voghera. Sarà il primo locale underground della zona! L'ispirazione del nome mi arriva da un singolo di Charlie Parker, 'Opus N. 1'!". Come parte quest'avventura? "In modo entusiasmante! Un Successo importante, che vede per 3 anni il locale sempre pieno e ben frequentato, in tutte le stagioni dell'anno". E dopo il terzo anno? "Dopo la terza annata, il mio istinto mi suggerisce di cambiare... Voglio altro, un posto diverso. Ma non è così facile. Infatti, dal 1972 al 1980 trascorro 8 anni in attesa del classico 'momento giusto'. Come detto prima, fino al 1975 continuo a suonare, ma alterno l'attività artistica con il lavoro di venditore d' automobili, anche qui in modo molto personale: importo Land Rover dall'Inghilterra, e talvolta qualche Taxi tipico e pittoresco per amanti del genere, collaborando con la concessionaria Avo-Ford". Fino appunto al 1980, anno in cui ritrova la motivazione per riaprire un'attività? "Si, esatto. Nasce il secondo locale, in un posto che per me è ancora magico, in località Rondinella, proprio prima del Penice! Lo chiamo 'RagTime', sempre in onore della musica, e mi ritrovo senza volerlo di nuovo pioniere di una tipologia di attività: nasce infatti, con il RagTime, la prima Disco-Beer, la prima birreria dove si balla! Improntato al Blues, infatti un grande bluesman italiano come Fabio Treves vi si esibirà in diverse occasioni, era una grande birreria con capienza di circa 300 persone, che ne contava però costantemente il doppio nel piazzale antistante, sia d'estate sia d'inverno!". Ed il RagTime lavorerà fino al... "Fino al 1983, anno in cui lo cederò. Nel frattempo avevo abbandonato le automobili, ma mia moglie aveva una ditta di famiglia che vendeva bevande, vini e liquori all'ingrosso, ed ero entrato in azienda con lei. Le due attività sommate erano per me un peso gravoso, a lungo andare...". E quindi rimane nell'azienda di famiglia? "Per poco (sorride...) !!! Nel 1984 succede molto nella mia vita, e tutto insieme... Individuo uno spazio molto accattivante in Voghera, in Piazza San Bovo angolo
Mauro Lambri Via Emilia, ove ora, da tanti anni, c'è un famoso ristorante cinese: ad inizio anno apro il Bar-Ristorante Impero, che in poco tempo diventa ben conosciuto e molto frequentato. Ma pochi mesi dopo l'apertura, mi viene proposto un salone delle feste della Soms di Verretto, tra Voghera e Lungavilla, che per molti anni si porterà in carico la leggenda metropolitana di essere una chiesa sconsacrata (sorride nuovamente...), che mi fa innamorare a prima vista! Ed il 26 Dicembre 1984 apre le porte quella che sarà una delle discoteche indimenticabili dell'Oltrepo: il 'County Club'!". Effettivamente uno dei locali più belli della nostra zona... "Assolutamente, lo affermo senza falsa modestia. 7 anni di grande successo ed una valanga di soddisfazioni e divertimento!". Ma arriva la canonica crisi del settimo anno... "Vede, io ritengo che mai come i locali vivano di un personale ciclo storico. Il County continuava a mietere successi, a tutti i livelli. Il nostro pubblico, gli amici, gli artisti ed i dipendenti erano sempre felici e desiderosi di frequentarlo... Ma io, come dire, ero già con la fantasia altrove...". E dov'era andato? "Avevo visto, passando in automobile, l'immobile chiuso da tempo che era stato la scuola elementare di Cappelletta di Borgo Priolo, sopra Casteggio. Non riuscivo a toglierlo dalla testa, lo vedevo già lavorare, vivere... lo vedevo già il mio nuovo locale!". Quindi si tuffa nell'avventura? "Era un'impresa importante, anche dal punto di vista finanziario. Ero molto indeciso, avevo affetto per il County ma amore per questa nuova idea. I due locali non potevano convivere, bisognava scegliere. E lo feci, un giorno, alla fine: nel 1991/92, in poche settimane, cedo le mie quote del County Club, faccio il contratto d'affitto della nuova struttura e comincio i lavori. Li faccio seguire da 2 professionisti straordinari, l' Architetto Mariella Zanelli ed il Geometra Maurizio Costa. Un giorno, parlando proprio con Maurizio, gli confido che vorrei dare ampio spazio al cabaret, e lui, ridendo, mi suggerisce il nome, in onore al grande attore, comico e performer torinese: era nato il Macarios!!! Ma stava per nascere anche qualcos'altro, ancor più importante, se possibile...". Di cosa parla? "Avevo iniziato i lavori da alcune settimane, ed un giorno si presenta al locale Ermenegildo, per tutti
'Gill', Galati, famosissimo imprenditore della zona. In due battute, mi dice che lui era originario di quel paese ed aveva studiato in quell'edificio, quindi gli sarebbe piaciuto, a livello proprio di onore e d'affetto, fare il locale con me! E così abbiamo fatto... Nel 1993 inauguriamo, e da lì in poi andremo ad ingrandirci di stagione in stagione, con, oltre al successo come discoteca, il cabaret che la fa da padrone! Ricordo sempre il programma di Gennaio 1994, che pubblicavamo su una dispensa stile giornalino mensile dal titolo 'Macarios News': nell'ordine si esibirono Enrico Bertolino, I Fichi d'India, Mister Forrest e Raul Cremona!!! E poi, negli anni, Luciana Littizzetto, Claudio Bisio, Giobbe Covatta, e tanti altri. Gli unici che non riuscii mai a far esibire, per un sostanziale problema di compensi, furono Aldo, Giovanni e Giacomo". Beh comunque, mi pare che il cartellone fosse ricchissimo... "Ritengo senza uguali in zona!". Proseguiamo. Il Macarios resterà aperto molti anni? "8 anni, fino al 2001. Nel frattempo, Gill aveva fatto entrare in società con me il nipote Luca, ancora oggi impegnato imprenditore del settore. Con Luca, nel 1996, ci inventammo la Rive Gauche a Varzi, discoteca estiva che fino al 2005 continuerà ad ospitare cabarettisti ed altri spettacoli. Nel contempo, acquistiamo un altro locale storico della zona, Il Fontanile di Redavalle, facciamo una vacanza a Miami, e decidiamo di copiare il Delano di Philippe Starck! Il Delano apriva il venerdì, la Rive Gauche il sabato sera". Una mole di lavoro enorme, Mauro... "Si, sono stati anni di lavoro incredibile! Il Delano, però, non l'ho mai sentito completamente mio, e sono rimasto solo un anno nella gestione. Poi, appunto nel 2001, lascio il Macarios, ed insieme all'amico Franco Santinoli rifacciamo il Club House in Salice Terme, che ho chiamato Korova dal nome del bar del film Arancia Meccanica... Nel frattempo, per non farmi mancare nulla, esattamente nell'estate 2003, apro l'Iguanà, un cocktail-bar sulla passeggiata di Salice Terme con l'amico ed oggi socio Francesco 'Francy' Rana, e nell'estate 2006, ancora, insieme a Giorgio Brichetti apriamo La Foresta di Pozzol Groppo... Ah, dimenticavo: nel 1997, con Luca Galati, ridiamo vita ad una tradizione che si era un pochino persa: il Carnevale di Varzi! Ci viene l'idea, da molti ritenuta azzardata, di collocare un teatro-tenda nella piazza centrale del paese, e per 6 anni abbiamo condotto la settimana del Carnevale, appunto, con il lunedì, il martedì sera e la tradizionale festa della Pentolaccia la domenica, arrivando a contare, la sera del lunedì, circa 3.000 maschere!". Quanta vita, quante aziende e quante iniziative... Ed oggi? "Oggi la mia vita è più calma, forse, ma certamente serena, e ne sono felice. Nel 2007, insieme al sopracitato Francy Rana ed all'amico Roberto 'Robino' Punturiero, già mio collaboratore al Macarios ed in altre tra le mie precedenti iniziative, abbiamo acquisito il Cafè Cervinia in Voghera, che ci sta dando davvero splendidi risultati. E, se posso, ne approfitto per comunicare che ci saranno novità per la prossima stagione invernale!". A disposizione! Grazie, Mauro, per questa piacevolissima chiacchierata. A presto.
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"Azzaretti e Abelli, si sono distinti per il radicamento sul territorio"
Di Pierre Maxim
Abbiamo incontrato l'ex consigliere regionale Vittorio Pesato durante il suo soggiorno vacanziero, discutendo di alcuni temi. Pesato, quest'estate l'A.N.P.I. ha fatto parlare molto di sè, prima per il ritiro della Medaglia al Valore alla Resistenza di un partigiano per la Strage di Schio, poi, da qualche giorno, per avere richiesto di rimuovere la cittadinanza onoraria della città di Volterra a Giorgio Albertazzi. L'A.N.P.I. che ruolo deve avere, secondo lei, oggi? "Il ritiro della medaglia ad uno stragista mi sembra un atto dovuto, chiedere di rimuovere la cittadinanza onoraria ad Albertazzi, riconosciuto da tutti come tra i più grandi attori di teatro e uomini di cultura, è un atto più tendente all'ignoranza che al buon senso. L'A.N.P.I. sembra più essere un partito politico con posizioni oltranziste. Spesso la si trova a fiancheggiare culturalmente i no-tav, i centri sociali e ad opporsi ad ogni forma di cambiamento. No al referendum, no ad ogni forma di modernizzazione infrastrutturale, e la cosa che più mi ha colpito è la contestazione alla brigata ebraica durante le ultime due manifestazioni del 25 aprile, dove spesso, in modo subdolo, emerge una contestazione ed una presa di distanza nei confronti dello stato di Israele. In ultimo non dimenticherò mai le parole spese sulla riforma del lavoro del Professor Biagi e sul professore stesso prima della sua morte. Posso comprendere un anziano, ma che oggi l'A.N.P.I. possa essere vista come il baluardo della democrazia, questo sinceramente no. Bisognerebbe lavorare al raggiungimento della pacificazione nazionale; sarebbe bello vedere sulle foibe, cavità carsiche ove furono sterminati 25.000 italiani, l'A.N.P.I. riconoscere il genocidio del comunista Tito che, con il silenzio omertoso di partigiani 'rossi' italiani infoibarono non i fascisti, ma gli italiani tutti. Uomini, donne, bambini, anziani, fascisti, socialisti, cattolici, atei, uccisi solo perché italiani. La nostalgia spesso è un brutto vizio per non cambiare. Penso che l'A.N.P.I. oggi dovrebbe evolversi e dare un contributo con parole, battaglie politiche e culturali innovative. Purtroppo segmenti minoritari dell'A.N.P.I. incendiano di odio ancora il dibattito politico a volte con un pericoloso revisionismo della storia attuale. Molti ne chiedono la chiusura: io non credo sia giusto chiudere nessuno, democrazia è libertà per il sottoscritto, ma con questa impostazione l' A.N.P.I. del nuovo millennio è' molto... targata Cartagine". L'Oltrepo sta vivendo un momento delicato sotto il profilo economico, soprattutto per quanto concerne il controverso tema del vino. Riuscirà questo importante territorio a riprendersi e tornare ai livelli che gli competono? "L'Oltrepo con 13.500 ettari di superficie vitivinicola coltivata, di cui 12-500 a Docg e 1.000 a Igt, è oggi il più grande serbatoio di uva d'Italia, terzo produttore di uve pinot dopo lo Champagne e la Borgogne. Un territorio che dovrebbe essere la capitale nazionale del vino, ed invece oggi si trova in grande crisi, anche se ci sono produttori ed imprenditori che stanno facendo grandi prodotti e stanno ottenendo riconoscimenti importanti in Italia e all'estero. Direi più che crisi evoluzione del comparto. Stiamo producendo il miglior metodo classico italiano e sui Rossi stiano tornado competitivi. Bisogna uniformare
PRIMO PIANO
"L'Oltrepo dovrebbe essere la capitale nazionale del vino"
SETTEMBRE 2016
Vittorio Pesato la comunicazione e cercare di essere tutti più uniti. ma pur sempre formazione e gavetta. Vedo i miei coeIn questo momento delicato non dobbiamo abban- tanei avere un'ambizione spesso troppo spropositata. donare i produttori di uva che sono un baluardo del Spesso ripeto loro 'ci vuole pazienza e competenza'. nostro territorio. I portatori di interesse devono dar Meno fotografie, meno slogan, meno apparizioni teleloro un indirizzo politico-culturale e comunicativo di visive, più territorio, più territorio. Quando hai concosa e come dovrà essere l'Oltrepo del futuro. Come sumato le scarpe perché hai camminato tanto tra la gente hai fatto più politica di quattro battute in TV. si dice...Oltrepo, eppur si muove!". Chi è stato, secondo lei, il miglior politico del terri- Chissà se lo capiranno anche loro...". Qual è lo stato di salute del Centro-Destra oggi a torio oltrepadano? "Non posso certo essere io a dare un'opinione su chi livello locale? sia stato il miglior politico, sia per la mia età sia per "Lo stesso di quello a livello nazionale. Un malato la mia esperienza, e sia per la storia che molti politici che rischia di cronicizzare. Ci sono gli elettori che oltrepadani hanno fatto. Io ho potuto conoscere Az- vogliono una casa politica di riferimento, ma i dirizaretti e Abelli, diversi nei modi e nel carattere. En- genti fanno di tutto per non dargliela. Sciogliere il trambi si sono distinti per il grande radicamento sul PDL fu un errore gravissimo. Si è dato vita ad un inditerritorio e per essere sempre stati con le suole delle vidualismo ed egoismo che non permette di riunire in scarpe tra le piazze e i marciapiedi e tra la gente dei modo repubblicano e non monarchico la grande area loro comuni più che su TV, social-network e salotti. vasta degli italiani di centrodestra che sono la magAhimè duro da ammettere, ma la Prima Repubblica gioranza. Speriamo che nei prossimi mesi prevalga il ha avuto, con tutti i difetti e le storture, una classe buon senso e si costruisca una casa comune, con sedi politica che metteva la gente ed il territorio al centro, sul territorio: la gente deve trovarti, con democrazia interna e con grande competenza dei problemi reali. altra generazione rispetto a noi. Anche se, pur non avendolo conosciuto per ovvie ra- Qui tutti si candidano senza sapere perché e per far gioni anagrafiche, mi ha sempre incuriosito la figura cosa. Vengono criticati i professionisti della politica, di Campagnoli. Ho sentito parlare molto di lui, come ma siamo invasi da "impiegati" della politica, con la persona vicinissima agli agricoltori, alla sua gente e differenza che un impiegato svolge un lavoro delicato soprattutto mi è stato descritto come un pragmatico, frutto di colloqui selettivi o di concorsi, mentre qui attento e presente. Andrebbero ristudiate molte cose, c'è gente che è stata sorteggiata per fare il deputato, io sono uno dei pochi quarant'enni che ha fatto anco- e se glielo fai presente ti risponde che è un suo diritra la scuola di partito, altra epoca, forse altra cultura to!!! Dobbiamo lavorare molto per ricostruire".
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SETTEMBRE 2016
PRIMO PIANO
"dall'ultima audizione in Senato vi confido che sono molto preoccupato"
Centinaio: "La nostra provincia... Come uno dei territori del mezzogiorno"
Gian Marco Centinaio di
Giacomo Braghieri
Capogruppo dei Senatori padani, impegnato nella campagna politica di opposizione al governo Renzi e nell'aggregazione del centrodestra a fianco del segretario Matteo Salvini. Centinaio volto del nuovo corso leghista, vive a Pavia con la sua famiglia. E' un leghista da sempre ed è un politico vero, di quelli che sa prendere posizione: un si è un si, un no è un no. Ha sviluppato esperienze di lavoro manageriali nel settore del turismo prima di darsi alla politica e questo non guasta. Lei il 24 maggio 2015 sul palco della prima manifestazione "no pirolisi" prese un impegno davanti a quattromila persone come si è mosso? "Il mio impegno è sotto gli occhi di tutti in quanto, quel giorno promisi di portare l'assessore Terzi in tempi brevi in Oltrepo. Il contatto continuo con l'assessore Terzi, con il Presidente Maroni ed il Comitato ha portato a tutti gli atti di Giunta regionale che tutti conosciamo. Inoltre una serie di interventi in aula ed interrogazioni parlamentari che hanno portato il problema Pirolisi all'attenzione nazionale. Nessun passo indietro rispetto a quanto promesso". Dalla sua posizione di Senatore della Repubblica ha sicuramente più informazioni di noi elettori, a che punto è la situazione? "Purtroppo ad oggi abbiamo delle notizie frammen-
tate anche noi. Da un lato c'è la Giunta regionale e la politica tutta contrari a questo progetto. Dall'altro ci sono i tecnici e, dall'ultima audizione in Senato vi confido che sono molto preoccupato". Comune, Provincia, Regione, parlamento europeo, parlamento italiano, è una carambola di competenze che confonde, ci chiarirebbe la catena di responsabilità? "Purtroppo la responsabilità iniziale sta in chi non ha previsto che in quel luogo non si doveva far costruire impianti di quel tipo. Stiamo assistendo allo scarico delle responsabilità da parte di tutti. Io dico solo che quell'impianto non si deve fare. Tutto il resto sono chiacchiere." È pensabile che il sindaco di un piccolo comune possa avere tanto potere? "Decisamente si. Il Sindaco è eletto dai cittadini per amministrare un territorio. Se lo fa bene fa il suo dovere. Se fa errori imperdonabili deve assumersi le responsabilità senza scaricarle su altri" Di una beretta calibro 9 un tecnico non può che dirne bene, dipende se in seguito andrà nelle mani giuste. Secondo lei perchè in questo caso la politica ha abdicato alla tecnocrazia? "Dobbiamo andare indietro nel tempo. Dopo mani pulite si decise che i tecnici erano più affidabili della politica. Questi sono i risultati. Un disastro". È intelligente un manager che dinanzi a tanta ostilità tira dritto? Sembra un lavoro da "sicari dell'economia"... "Un manager guarda profitti e risultati. Anche se, personalmente, non costruirei mai in un territorio che mi è ostile. La politica dovrebbe invece tutelare gli interessi dei cittadini. Tranne nei casi in cui anche certa politica sia interessata ai risultati del manager". A proposito di economia, come vede da esperto di turismo, lo sviluppo dell'Oltrepò? "Mi spiace ma, ad oggi, non lo vedo benissimo. Troppi personalismi, troppi interessi dei singoli che non vengono messi a sistema per vincere la sfida di un rilancio turistico. L' Oltrepo ha tutto: cultura, natura, enogastronomia ma il risultato non arriva. Anche qui
ci sono dei responsabili". Gli oppositori del governatore Maroni dicono che la regione Lombardia non ha un piano industriale dai tempi delle giunte Formigoni, è vero? "Io vedo un piano di sviluppo della nostra regione. Il piano arriva dai tempi di Formigoni? Domandiamo a questa gente come mai a livello nazionale l'ultimo piano industriale risale a più di un decennio fa. Non mi sembra che Renzi stia rilanciando l'economia italiana con un piano". Non avrebbe più senso costruire un tale impianto a ridosso del petrolchimico di Sannazzaro? "Sono dell'idea che questo impianto non si debba costruire nel nostro paese". Il gioco è noto, ho un sito da bonificare, bonificare costa, regalo il sito ad un altro inquinatore. Perchè secondo lei non è stata chiesta la bonifica del sito a carico dei proprietari da parte del comune di Retorbido o della Provincia? "Personalmente ho sempre sostenuto che il comune di Retorbido e la provincia, su questo tema, abbiano peccato di leggerezza per poi fare i paladini dell'ambiente a disastro avvenuto. Amministrare vuol dire anche ammettere di aver sbagliato". Cantine sociali storiche in dissesto, Terme di Salice in affanno, il Pavia calcio è fallita, la sanità è piena di debiti e di malfattori, le industrie chiudono i battenti ogni momento, cosa è successo alla nostra provincia? "La crisi economica fa piazza pulita dei più deboli e dei poco capaci. Mentre mette le ali a chi ha una marcia in più. Noi (tutti) abbiamo sbagliato e la nostra provincia può essere paragonata ad uno dei territori del mezzogiorno d'Italia". Quando ci viene a spiegare le ragioni del no dal referendum costituzionale? "Come coordinatore nazionale del comitato del no del centrodestra sto girando l'Italia per spiegare alla gente le ragioni del NO. Sulla nostra provincia stiamo organizzando un lavoro certosino e da settembre sarò in decine di eventi nei vari comuni della nostra provincia".
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"molti comandanti partigiani hanno usufruito del ruolo per far politica"
Di Lele Baiardi
Con grande emozione, vista l'amicizia che ha legato per decenni mio padre con il Dott. Panigazzi, ci siamo incontrati nella natia Poggio Ferrato, frazione di Val di Nizza, per una piacevole chiacchierata informale. Buongiorno "Gigino", come tutti da sempre la chiamano. Mi passi la confidenza. Volevo partire in questa nostra intervista con una domanda che riguarda un'Istituzione che lei certo ben conosce, avendo avuto parte attiva nel periodo della Resistenza Partigiana sul nostro territorio: l' A.N.P.I. Che ruolo deve avere, secondo lei, oggi? "Tutti i partiti dell'arco democratico sono stati raccolti nell'A.N.P.I., strumento politico che nei decenni ha tenuto vivo il significato dei nostri valori nazionali e delle nostre battaglie, sino a quando gli stessi partiti hanno iniziato a disinteressarsi dell'Associazione, rimanendo il solo Partito Comunista, che alla fine si è appropriato anche dell'impronta politica, a portare avanti il ricordo del Movimento della Resistenza. Il ruolo è sempre e comunque, anche oggi, importante e fondamentale per la nostra democrazia; l'invito a votare 'no' al referendum autunnale, che mi trova assolutamente d'accordo, anche per la mia esperienza di Senatore della Repubblica, è l'ennesima iniziativa a far si che il popolo non cada in un gravissimo errore!". Talvolta però, mi sembra, che la stessa prontezza di commento venga, come dire, un po' a mancare... "Vero anche questo. Però mai su temi d'interesse nazionale, sui temi più importanti. Certamente, per cose minori o presunte tali, l'alto senso di moralità dell'A.N.P.I. fa si che si preferisca mantenersi super partes. Devo anche aggiungere che, probabilmente, il tempo si è dimostrato buon dottore e molti errori e/o ingiustizie del passato sono stati in parte cancellati...". Rimanendo in tema, ritiene che l'appartenenza a formazioni partigiane abbia favorito in seguito carriere politiche? "Questa è una riflessione che ha radici profonde nel mondo politico, ed in effetti molti, soprattutto tra i comandanti partigiani, hanno effettivamente usufruito del ruolo per far politica. Teniamo comunque conto però che lo spirito resistenziale e democratico è stato degnamente rappresentato tra ex partigiani: non si può certo dimenticare, ad esempio, la grandezza e la statura umana del Presidente della Repubblica Sandro Pertini...". L'Oltrepo' nei decenni successivi, oltre a lei, è stato preziosa fucina di diversi rappresentanti importanti a livello politico, sia locali sia nazionali. Chi ricorda con piacere? "Tante sono state le personalità di rilievo. Li ricordo tutti e di tutti i tanti pregi. Ad esempio, Giovanni Azzaretti, Direttore Sanitario del Policlinico San Matteo in Pavia anche nel periodo della mia Presidenza dello stesso Ente, e poi entrambi, in due legislature successive, prima io ('83-'87) e poi lui, al Senato della Repubblica, con il quale tanti problemi nazionali e più particolarmente della nostra terra sono stati affrontati e risolti. Ed Ernesto Gardella, per due volte Sindaco di Voghera e Presidente dell'A.s.m., anche lui proveniente dalla Resistenza. Gardella fu il comandante della Brigata garibaldina Crespi, una delle prime ad entrare in Milano il 25 Aprile 1945. Era il famoso comandante
Luigi Panigazzi 'Jim'. Io invece ero responsabile stampa e propaganda della Divisione Aliotta, radicata sul territorio, agli ordini diretti del comandante generale delle Brigate garibaldine Dottor Italo Pietra, che risiedeva a Mulino del Conte a Pontenizza. Pietra fu poi direttore dei quotidiani Il Giorno ed il Messaggero di Roma. Ed ho avuto ancora un cordiale rapporto con il Dottor Giancarlo Abelli, politico determinato e decisionista. Oppure con Vitali, assessore provinciale e presidente di La Versa, ed attuale Presidente della Fondazione Cariplo. Con lui c'è da sempre un bel rapporto d'amicizia, anche se personalmente, negli ultimi anni, non mi sono molto interessato alle vicissitudini legate alla produzione vitivinicola oltrepadana. Insomma, tutti hanno davvero dato molto a questo territorio". Come vive la nostra vallata? Qual è il suo giudizio? "Purtroppo la situazione è critica. Ho assistito allo smembramento e spopolamento della Comunità Montana, anche per l'insuffi-
PRIMO PIANO
"Ho assistito allo smembramento e spopolamento della Comunità montana"
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cienza con la quale è stato affrontato il fondamentale progetto legato al turismo. L'Oltrepo e la Comunità Montana hanno il privilegio di possedere un ricco e grande patrimonio artistico, storico e culturale che può dare ancora nuovo impulso alla conoscenza e valorizzazione del nostro territorio. Mi auguro che in un futuro prossimo, gli amministratori procedano ad un risanamento, sotto il profilo socio-culturale, delle nostre terre, con grande attenzione alle sue meraviglie, rilanciando nuove iniziative tese a facilitare una maggior frequentazione turistica". Infine, forte di un'esperienza politica molto lunga, le chiedo un commento sull'attuale situazione nazionale "Avverto un'immensa incertezza, dal punto di vista economico come dal punto di vista politico e sociale, un periodo sospeso... Ed avverto quest'instabilità materiale e concettuale soprattutto per le nuove generazioni, i nostri giovani che si stanno preparando per affrontare un domani, al momento, senza indicazioni precise...".
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"i nostri clienti hanno continuato ad utilizzare la nostra struttura"
Di Lele Baiardi Ci siamo recati all'Hotel Rallye in Voghera per approfondire il concetto di ospitalità nei riguardi dei migranti, le loro abitudini, le problematiche, le convivenze culturali. Ci riceve Vittorio Porzio, membro della famiglia da sempre proprietaria della struttura. Buongiorno Vittorio e grazie per aver accettato la nostra richiesta. Tentiamo di capire una volta per tutte esattamente come funziona quest'ospitalità "particolare", mi passi il termine. Quando ha deciso di partecipare a quest'iniziativa nazionale e mettere a disposizione una parte dell'Azienda per questa finalità? "Un anno fa. Ci siamo riuniti in famiglia ed abbiamo discusso la cosa. L'Hotel Rallye è una struttura molto capiente, estesa come superficie e modulare, adatta a prestarsi a questa iniziativa. Gli spazi per i migranti ospitati non collimano necessariamente con gli spazi per i nostri clienti...". Qualche vostro storico cliente non ha apprezzato la presenza di questi ospiti? "Qualcuno, sinceramente, no. Ma parliamo di numeri che stanno sulle due mani. L'enorme maggioranza dei nostri clienti, in parte stranieri, ha continuato ad utilizzare come sempre la nostra struttura. Alcuni di loro anche presentandosi e conoscendo questi ragazzi". Quindi il tutto vive in un'atmosfera serena? "Completamente. Il lavoro canonico di Hotel e la struttura dedicata agli ospiti convivono perfettamente". Scendiamo nell'approfondimento. Una volta deciso di mettere a disposizione la struttura, come vi siete mossi? "Abbiamo contattato una cooperativa che ci ha guidati nell'iter burocratico, tra controlli alla struttura (prefettura, sicurezza, vigili del fuoco, etc.) fino al benestare e la successiva partecipazione ai bandi per l'ospitalità". Come arrivano all'Hotel Rallye i migranti? "Nel centro d'accoglienza vengono riconosciuti e vengono trascritte le generalità. Quindi vengono destinati nelle zone e nelle strutture disponibili. L'albergatore può scegliere se vuole ospitare solo uomini, solo donne o famiglie. La Prefettura può sempre comunque decidere di spostare alcuni in altra struttura, effettuando uno scambio. Normalmente dopo alcuni giorni dall'arrivo in albergo, vengono convocati dalla prefettura per un colloquio atto a formalizzare il tutto. A noi non è mai successo che qualcuno non venisse confermato, ma so che in altre strutture alcuni ragazzi non ritenuti idonei alla permanenza sono stati rimpatriati". Voi quanti ne ospitate? "Siamo partiti appunto un anno fa con 17 ed ora siamo a 53". Come instaurate il rapporto all'arrivo? "La prima cosa, ovviamente, è far perfettamente comprendere le regole. Gli spazi a loro disposizione, gli orari, l'ordine delle cose e la pulizia, che è importante. Gli orari dei pasti, ad esempio. Di legge noi dobbiamo garantire una stanza da bagno ogni 4 persone, ma non abbiamo mai superato le 3 persone, anche per dar dimostrazione a loro che il rispetto dev'essere reciproco, al fine di una buona convivenza. E poi importante è certamente il controllo. Ad esempio gli zaini: ogni tanto chiedo di poter
L'Hotel Rallye di Voghera controllare, in modo amichevole certamente, ma sempre nel nome delle regole. Così spesso ricordo a tutti, anche se non l'hanno mai fatto, che non si possono introdurre ospiti o visitatori, non residenti in struttura, in camera: si possono incontrare esterni alla struttura solamente negli spazi comuni e/o all'aperto. Ed il divieto per gli alcolici, anche se devo dire che praticamente non mi sono mai stati richiesti, tranne pochissime birre, che ho dovuto per legge negare". Che lingue parlano? Qualcuno parla italiano? "Pochissimi e pochissimo. Usiamo sempre francese o inglese. Abbiamo anche la fortuna che un rappresentante della cooperativa è un ragazzo senegalese, in Italia da 20 anni, che parla perfettamente queste 2 lingue ed anche i 2 dialetti africani principali. Così come 2 ospiti, entrambi con 3 lauree conseguite in terra natia". Tre lauree sono un percorso di studi davvero impegnativo, pesantissimo. Cosa li ha spinti ad affrontare quest'avventura davvero impervia? "Sono scappati dal loro Paese per repressione politica, o qualcosa di molto simile, dovuta proprio al loro bagaglio culturale. Ma non sono gli unici. Anche altri tra loro sono persone colte, e come le dicevo educate e dai bei modi. Diciamo che il range va dai 18 anni ai 34 o 35, e convivono in gruppo persone molto, chiamiamole, semplici ed altri appunto colti". Spesso si legge di polemiche che riguardano i costi di mantenimento di questi ragazzi: cosa ricevete per il lavoro ed il servizio che offrite, e cosa date loro? "Si, nel corso dei mesi
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Vittorio Porzio: "Siamo partiti un anno fa con 17 ed ora siamo a 53"
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anch'io ne ho lette di ogni a riguardo. Dunque: noi, come tutti gli albergatori italiani che offrono questo servizio, abbiamo concorso ad un bando annuale. La cifra che percepisco al momento è di € 30,00 giornaliere per ospite, garantendo cambio-biancheria settimanale e prodotti per l'igiene, wi-fi, che abbiamo dovuto potenziare in tutta la struttura, 3 pasti giornalieri (colazione tradizionale a buffet, pranzo e cena composto da primo e secondo piatto, contorno e frutta), 15,00 € di ricarica telefonica una-tantum appena arrivati in struttura, non se invece provengono da altra struttura su territorio nazionale in quanto già precedentemente ricevuto, 2,50 € al giorno, che noi paghiamo settimanalmente. I cellulari e le successive ricariche telefoniche sono invece a loro discrezione, noi non ne sappiano nulla e non siamo tenuti a prestar alcun servizio a riguardo". All'interno dei servizi di ristorazione, credo che il mese di ramadan rappresenti una prova professionale molto singolare... "Beh, direi assolutamente si! Quest'anno durante il mese di ramadan ho servito il primo pasto in notturna, puntando la sveglia alle 2.45 ogni notte, ed il secondo dopo il calar del sole. Durante il giorno, ovviamente, né acqua né cibo!". Concludendo, ha qualche aneddoto che vuole sottolineare? "Uno si, divertente! La squadra Rallye ha vinto tutti i tornei di calcio che questi ragazzi hanno disputato. Abbiamo giocato all'oratorio dei Padri Barnabiti, al quartiere Pombio ed a Godiasco, contro squadre sempre di migranti, vincendo tutto!".
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"Se hai un' attività appena fuori dal centro non vieni considerato"
"Tutto da rifare, il centro storico deve diventare un'isola pedonale" Di Lorenzo Cafarchio
"Chi fa l'oste deve far buon viso a tutti", il drammaturgo siciliano Giovanni Verga aveva le idee chiare sulla figura del taverniere. Sorriso stampato sulla bocca, cordialità e una pinta da servire al cliente che rasserena da tutti i mali. Dalle taverne dell'ottocento siamo passati ai bar degli anni duemila e per sincerarci della loro condizione, in città, abbiamo intervistato otto gestori di caffetterie. Ad ognuno di loro le domande poste sono state tre: 1) Affacciandosi dalla sua vetrina, sulla realtà oltrepadana, secondo lei qual è il più grande problema di Voghera? 2) Che rapporto ha con le istituzioni e le associazioni di categoria? 3) Se tornasse indietro si cimenterebbe nuovamente in questa impresa? Il primo barista da noi raggiunto è Antonello Asaro del Village People Cafè in via Turati. 1) "Piena di limiti. Limiti ovunque, dalla tassazione al fatto che in tanti non escono più di casa. Per questa zona di periferia non fanno nulla, anzi il rione invecchia sempre di più. C'è un sentimento diffuso di abbandono totale, i bar chiudono, il lavoro non c'è ed inoltre, quest'anno tra le tante cose, non sono stati in grado di fare la disinfestazione delle zanzare". 2) "Zero rapporti, sono capaci di farsi vedere solo durante le elezioni. I partiti organizzano buffet, in quel periodo, e quello che fanno è dare un tramezzino alle persone. Per non parlare del fatto che ora c'è il commissario. Usano questa dinamica come scusa per non fare niente. Ci sono cittadini di serie A, B e C noi siamo di Z". 3) "No, mai più. Ci sono solo problemi, la gente non esce e non spende, siamo al collasso. Anzi ne approfitto, il mio locale è in vendita e chi vuole si faccia avanti. Sono pronto a cambiare città".
Antonello Asaro In Corso XXVII Marzo c'è il Caffè Eden di Simona Santandrea. 1) "Non offre nulla. Si concentra tutto in Piazza Duomo e le periferie vengono tagliate, sistematicamente, fuori. Tutto è ristretto al centro, compresa l'Ascensione, discorso valido anche per i giovedì sera. Infatti ho tenuto chiuso durante le serate, perché da qui non passava nessuno".
Simona Santandrea
zio, durati un anno e mezzo, ho dovuto licenziare una ragazza che lavorava qui da me". 3) "Non rifarei una scelta imprenditoriale del genere, ci sono troppi vincoli per i cittadini. Basti vedere le macchine che transitano qui in centro, si respira solo del veleno e non si è mai presa in considerazione la volontà di realizzare un'isola pedonale. Tutto questo è un vero peccato, Voghera offre un tessuto sociale con un reddito interessante". Svicolati in via Mazzini si incontra il Route 66 Cafè di Paolo Bardoneschi. 1) "Tutto da rifare. Il centro storico deve diventare un'isola pedonale e la gente dovrebbe alzare il culo per far si che questa dinamica diventi realtà, come in tutti gli altri comuni. Quello che conta sono 80-90 metri di via Emilia e sotto i portici, il resto paga solo
2) "Si muovono a loro piacimento. Non coinvolgono tutti i locali, ma solamente il centro. Le istituzioni, come al solito, si palesano durante le elezioni per poi scomparire". 3) "No, assolutamente. Da sempre faccio la barista, ma ora come ora non ne vale più la pena". Maurizio D'Amico è il proprietario del Bar Ecole situato in via XX Settembre. 1) "A livello organizzativo. Tre serate d'estate non rendono la città viva. Quest'anno al Castello nulla è stato fatto, per non parlare della Fiera senza stand. In generale il trend è nullo, basti pensare che non si organizzano mai concerti in città. La gente esce di rado e viene tutt'altro che incentivata a farlo". 2) "Le sento lontane e non siamo iscritti a nessuna Paolo Bardoneschi associazione. Se hai un attività appena appena fuori dal centro non vieni considerato. Al Castello cosa ci tasse e multe". fanno? Nulla, perché usarlo così poco? A 100 metri, 2) Ci indica una frase sul bancone: "Se cerchi una in linea d'aria, dal Duomo mi sento in periferia. Inol- mano che ti aiuti nel momento del bisogno, la trotre, quest'anno, hanno deciso di vietare l'occupazio- vi alla fine del tuo braccio", Confucio. "La coesione ne di parte delle strade per eventi organizzati da noi non esiste tra chi fa lo stesso lavoro, anche quando esercenti". provi a proporre di realizzare avvenimenti insieme, 3) "In questo momento no, nonostante ci sia lavoro. trovi tante piccole stanze chiuse. Gli anni '80 sono Attività commerciali è meglio non averne, troppo alti un ricordo e la concorrenza non dovrebbe esistere. Il i costi di gestione". comune è assente e ci sono due associazioni per dieci In via Cavour, nomen omen, il Bar Cavour gestito da negozi. Ho detto tutto". Andrea Serini. 3) "Sono vogherese da tre generazioni e quindi ci 1) "Non darei la colpa alle amministrazioni comu- credo ancora. Alle amministrazioni riesco a dare ponali dei problemi di Voghera, ma alla mancanza di chissima fiducia, ma la gente mi fa sperare ancora. un programma commerciale a medio-lungo termine. Vado per la mia strada, ma mi chiedo come non si Programma che dovrebbe tenere conto del cambia- riesca a coordinarsi in maniera proficua". mento a cui vanno incontro le nostre città. La capitale dell'Oltrepò è priva di un'identità precisa, si vive nel passato, ancorati agli anni '60". 2) "L'età media del vogherese è tra le più alte d'Italia, dunque bisogna ripensare ai servizi da fornire ai cittadini. A partire dalla salute, ai trasporti, alla sicurezza per finire all'ospedale civile. In centro mancano i parcheggi, sopratutto durante i giorni di mercato, aspetto che crea problemi non indifferenti alla popolazione anziana. Per via dei lavori fatti alla pavimentazione davanti al mio eserciAndrea Serini Maurizio D'Amico
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Alessandro Chiesa
Andrea Carmignani serve aperitivi e cocktail al Duomo 67 in Piazza Duomo. 1) "Grossi problemi non ne vedo. Le vie centrali hanno avuto una bella ripresa e in Duomo troviamo sette locali, dalla gelateria alla pizzeria, che rendono prestigioso il municipio. Riscontro più gente in giro, ma ci vorrebbe una maggiore vigilanza alla sera. Rischi di trovare brutta gente che può rovinarti le serate". 2) "Non ho mai avuto grossi problemi. Piazza Duomo è bellissima e viene valorizzata, ci sono locali per tutte le età ed è distribuita bene. Ovvio che con più collaborazione si può andare, ancora, meglio". 3) "Sì, è da quando ho 17 anni che svolgo questo lavoro e lo sento mio. Ma i cittadini vogheresi non aiutano tanto. Mi è capitato di ricevere, alle 21:45, la visita dei vigili per farmi abbassare la musica durante gli eventi. Ci vuole più elasticità". Alessandro Chiesa ha aperto, da sette mesi, un locale in via Garibaldi dal nome P.Gari 1) "La pulizia delle strade. Hanno installato bidoni
porta sigarette fissi che non possono essere, in pratica, svuotati. Ho un dehor, all'esterno del locale, e passo gran parte della giornata a pulire escrementi e pipì. In base a quanto paghiamo di immondizia ci si aspetterebbe un servizio migliore". 2) "Noi siamo associati all'Ascom e sono molto presenti. Nella maggioranza dei casi, quando sorgono problematiche, non è mai colpa loro e il fatto che manchi una giunta comunale di sicuro non aiuta. Ho chiesto di chiudere un pezzo di strada per fare una serata di musica dal vivo, ma mi è stato negato. Un'altra volta ho chiesto del parcheggio supplementare. Mi sono adoperato per pagare il bollettino e con l'evento il venerdì sera, il venerdì mattina il permesso è stato revocato". 3) "Ho cercato di proporre qualcosa di nuovo in città e il riscontro c'è stato. Ma a dirla tutta non so se il prossimo locale lo aprirò in Italia. Qui tanto lavori, tanto ti chiedono, una cosa imbarazzante". Infine il Caffè Voghera, in via Amendola, del giova-
nissimo Francesco Esposito. 1) "I parcheggi, non ci sono parcheggi. Inoltre quando passa il servizio di pulizia della strada butta tutta la schifezza sul tavolo, mentre la gente fa colazione. Ma il vero problema è la sosta. Il cliente è svantaggiato da questa dinamica e rischia anche di essere multato". 2) "Mai visto e sentito nessuno. A parte le varie associazioni, che si adoperano per proporre prestiti e varie all'avvio di un'attività, nessuno si è presentato alla mia porta. Devo sottolineare che la zona è abbastanza tranquilla". 3) "Sì sicuramente. Avendo aperto da solo due mesi il riscontro non è ancora massimo, ma non mi posso lamentare. Anche se il mio sogno è quello di aprire un ristorante".
Francesco Esposito
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Andrea Carmignani
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"se ci fosse stato un generale interessato..."
"Non sono un torturatore, ma un carabiniere"
Marco Iachini
Di Lorenzo Cafarchio Le storie si intrecciano, ci parlano di destini diversi ritrovarsi allo stesso tavolo ad incrociare i propri sguardi. Questa storia inizia il 5 aprile 2009 quando l'argentino Luciano Isidro Diaz si para, a bordo del suo Mercedes ML, sulla traiettoria del vice-brigadiere Marco Iachini. Partiamo da quel pomeriggio di sette anni fa... "Avevamo un ordine di servizio per un posto di blocco in via Lomellina, sotto il cavalcavia che porta verso l'A21 Torino-Piacenza. Da via Tortona arriva a velocità spaventosa una Mercedes, esco dal cordolo per segnalare all'autista di fermarsi. L'auto perde aderenza e il guidatore sterza verso di me per investirmi". Vi mettete al suo inseguimento... "Partiamo e vediamo il conducente afferrare il biglietto per immettersi in autostrada. Prende in direzione Torino, ma la strada era imballata di macchine ed è costretto a rallentare, ma riesce a fuggire. Sette chilometri di rincorsa, lo abbiamo raggiunto a circa un chilometro dall'autogrill di Tortona". Cosa è successo in autostrada? "Luciano Isidro Diaz mi faceva segno con la mano di avvicinarmi. Un chiaro gesto di sfida. In quell'istanza ero io al volante e l'automobilista cercava di farmi andare fuori strada”. Poi... "Ad un certo punto taglia tutta la carreggiata dell'autostrada e si ferma nella corsia d'emergenza. Apre la portiera e scende, così faccio anch'io. Noto che tra le mani ha un pugnale. Il mio collega, Cirino Turco, arriva dall'altra parte e appena il fuggitivo lo vede si distrae. In quel momento riesco ad afferrargli la mano per prendergli il coltello e lui cade tra le due auto in sosta". Ha opposto resistenza all'arresto? "Non voleva lasciare il coltello. Mentre lo carichiamo in auto ci accorgiamo che è completamente ubriaco". Arrivate in caserma... "Ci dirigiamo verso la stazione dove era presente, in quel momento, il capitano Michele De Riggi. Quest'ultimo, appena giunti in caserma, mi chiede spiegazioni sull'accaduto, per capire di chi fosse la competenza territoriale in merito all'arresto. Il fatto è successo tra la nostra città e Tortona, con il fermo avvenuto in Piemonte". In questa circostanza, Diaz, sostiene di essere stato pestato... "Tutti dentro la caserma hanno visto la condizione dell'argentino. Nessuno lo ha malmenato. Alla stazione dei carabinieri si rifiuta di fare l'alcool-test e di farsi foto-segnalare. Abbiamo un problema con la serratura della camera di sicurezza e così lo conduciamo presso la caserma di Tortona, visto che l'indomani avrebbe dovuto subire, proprio lì, il proces-
so per direttissima. Se fosse arrivato in condizioni disperate anche il piantone tortonese se ne sarebbe accorto". Il giorno dopo? "Alle ore 12:00 siamo andati a Tortona per il processo. Alla mattina era stato foto-segnalato. Nelle foto si evincono delle ecchimosi in testa e gli occhi gonfi, dovuti all'impatto con l'asfalto durante il fermo. Un suo testimone dice che perdeva sangue dall'orecchio destro, ma come si vede nelle immagini non riporta nessun danno in quella zona". In aula? "Facciamo il processo e Diaz spiega quello che è avvenuto, ma non parla del pestaggio. Mi chiedo perché non ha riferito delle torture subite al suo avvocato? Patteggia tutti i reati e il legale chiede i termini di difesa per via dei precedenti dell'argentino. Nel 2007 ha accoltellato un dentista di Lecco". Dunque in questa circostanza Diaz non parla delle presunte violenze subite... "No, ma dopo tre giorni va al pronto soccorso e spiega di essere stato picchiato dai carabinieri in autostrada. Gli hanno dato 10 giorni di prognosi". A questo punto arriva la denuncia fatta dall'argentino... "Il 17 aprile, data in cui doveva sostenere il processo per direttissima, uscito dall'aula si reca dalla Guardia di Finanza e ci denuncia - assieme a Iachini vengono denunciati Massimo Bergozza, Umberto Cardillo, Nicola Sansipersico, Giuseppe Spoto e Cirino Turco - per averlo, secondo lui, aggredito fisicamente". Le indagini? "Viene aperto un fascicolo contro di noi. Per le indagini in autostrada se ne occupa la Procura di Tortona, per quelle in caserma la Procura di Voghera. Il procuratore Ardoino in Piemonte già dal febbraio del 2010 chiede l'archiviazione". A questo punto compare all'orizzonte l'avvocato Fabio Anselmo, quello del caso Cucchi, Aldrovandi e Uva... "Anselmo fa di tutto per far riaprire il caso. Dichiara che il suo assistito era sull'A7 in direzione Milano, mentre noi l'arresto lo abbiamo compiuto sull'A21, chiedendo i tabulati telefonici. Il procuratore Ardoino rimanda tutto a luglio 2010 per verificare i tabulati". Il caso diventa mediatico... "A giugno dello stesso anno esce su Repubblica un articolo in cui vengono travisati i fatti. Si parla del pestaggio subito dal sudamericano e Anselmo dichiara: 'Diaz è come Cucchi solo che non è morto'. Successivamente i Radicali presentano un'interrogazione parlamentare sulla vicenda". Viene chiesta nuovamente l'archiviazione per lei... "Ardoino sollecita per l'archiviazione del mio caso, ma il giudice respinge la richiesta. Il processo di Tortona è stato a senso unico, i carabinieri del luogo non sono stati presi in considerazione. Così a novembre 2011 vengo condannato a 2 anni e 3 mesi". La condanna? "Ruota tutta attorno alla perizia del dottor Zanzi che parla di lesioni gravissime per Diaz: timpani perforati e perdita della vista da un occhio. Ad aprile 2012 scopro su Youtube un video in cui l'argentino doma una puledra di due anni sfidando un cowboy americano. Cinque mesi dopo la perizia il soggetto si trova già a cavallo...". Lei fa appello a Torino... "La pena viene ridotta da 2 anni e 3 mesi a 1 anno e 6 mesi perché il procuratore si è accorto che ero sta-
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to condannato senza tenere conto del fatto che fossi incensurato". A Voghera intanto? "Faccio una premessa. In un video troviamo il sostituto procuratore Ilaria Perinu, che seguiva il mio caso, Fabio Anselmo e Ilaria Cucchi al Bar Teatro a Voghera che bevono un caffè assieme. Chissà chi avrà pagato". Il processo in città continua... "Torino da per assodato, nei miei confronti, il falso ideologico chiesto anche da Ilaria Perinu. Quest'ultima in aula non considera il girato in cui Diaz doma una cavalla e viene messa in dubbio la parola dei miei colleghi. Ricordo che per un pubblico ufficiale il falso ideologico è uno dei reati più gravi, ne vale della reputazione". Il Tribunale di Voghera chiude e ci si trasferisce a Pavia... "Stefano Scati, presidente del collegio penale del Tribunale di Pavia, mette subito le cose in chiaro e dice ad Anselmo che i 'processi qui siamo abituati a farli in aula e non sui giornali'". Le cose cambiano... "Scati è voluto andare a fondo. Ha sentito più testimoni e per fare chiarezza sulle lesioni ha messo a confronto i medici legali. L'unico non apparso in aula è stato il dottor Zanzi, quello della perizia che descriveva Diaz come un derelitto, per problemi familiari. I testimoni dell'argentino cadono ad uno ad uno. A Pavia veniamo tutti assolti perché il fatto non sussiste". La Procura generale di Milano chiede il ricorso... "Ci sono state due udienze, una a novembre 2015 l'altra lo scorso aprile, che prevedono la nostra assoluzione e il pagamento delle spese processuali ai danni del sudamericano. Stiamo aspettando la sentenza definitiva". Lei è sospeso dal servizio... "A seguito della mia condanna, divenuta definiva il 16 aprile 2015, aspettavo il provvedimento. Non mi era stata concessa la sospensione della pena così chiedo l'affidamento in prova presso i servizi sociali. In quel frangente la Lega Nord, nella figura di Gian Marco Centinaio ed Erica Stefani, realizza un'interrogazione parlamentare a mio favore chiedendo al Ministero dell'Interno risposta per iscritto in merito alla mia condizione giuridica. Il fascicolo nel capoluogo piemontese viene riesaminato dal sostituto procuratore. Quest'ultimo scopre gli sbagli che aveva commesso in precedenza". Cioè... "Il fascicolo, molto probabilmente, non lo aveva neanche letto perché si accorge degli errori commessi a Tortona e chiede un'istanza di revisione del processo. Arriva a dire che è anticostituzionale la sospensione dal mio incarico. Solo che non esiste da nessuna parte che un 'soggetto pericoloso' e condannato sia in funzione presso il nucleo operativo radio-mobile. Essendo il reato a me ascritto definitivo, devo scontare la pena. Dallo scorso febbraio sono sospeso per 1 anno e 6 mesi". La giustizia che diventa malagiustizia... "Certe cose non dovrebbero esistere, se un pubblico ufficiale si macchia di un reato gravissimo va perseguitato, ma non quando svolge le sue funzioni. Diaz non voleva consegnarmi il coltello, visto come si è comportato durante l'arresto. In Italia non abbiamo nessuna regola d'ingaggio, dove sta il limite allora? Forse avrei dovuto prendermi una coltellata per farmi credere". Dalla sua analisi si evince che l'uomo in divisa viene visto come un criminale... "Sì, proprio così. Chi ci accusa lo fa per un tornaconto personale. Quando usciamo dalla caserma siamo come liberi professionisti, non veniamo tutelati da nessuno. Magari se ci fosse stato un generale interessato alla mia storia sarebbe andato tutto diversamente".
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stazione di Voghera: "questo è sempre stato il rifugio della marmaglia"
Di Lorenzo Cafarchio
"Voghera, stazione di Voghera". Gli altoparlanti scandiscono il passare del tempo, si ripetono senza fretta nella canicola estiva che attanaglia la città. Lo snodo ferroviario della capitale dell'Oltrepò è uno degli emblemi del centro abitato e ormai da troppi anni è teatro, a detta di molti, di abbandono e degrado. L'ultimo episodio risale ad una notte di fine luglio, quando una ventina di prostitute hanno dato in escandescenza mettendo in atto vere e proprie scene da saloon. Una rissa coi fiocchi per il controllo del territorio, del resto basta transitare dopo le 22:00 nei pressi di Piazzale Marconi per vedere frotte di passeggiatrici affastellare i marciapiedi. Non sono più i tempi de La povera Rosetta messa in musica da Nanni Svampi, la globalizzazione - oramai da decenni - comanda anche il mestiere più antico del mondo. Tra bocche di rosa, di deandreana memoria, e sbandati la stazione di Voghera è davvero luogo di frontiera? Chi meglio degli esercenti locali possono raccontarci la realtà di un luogo immerso nel verde in cui i vogheresi, da molto tempo, hanno smesso di passare le loro giornate. Il primo a rispondere alla nostre domande è stato l'edicolante Enrico Contardi. Il suo gabbiotto si affaccia su via Matteotti dando le spalle all'autoporto. "Problemi? No, assolutamente. I clienti non si lamentano a parte quelli che vivono nei pressi della rotonda delle 'palle'. Capita che lì sotto si facciano schiamazzi e si sentano urla". Delle risse che succedono? "Non me ne accorgo neanche". Da questa angolatura sembra tutto sotto controllo... "Ho un bidone della carta e le prostitute lo usando come guardaroba. Guardi le dirò la verità, alcuni padri di famiglia vengono a prendere le figlie se arrivano dopo le 22:30 perché si fidano poco. Ma per un uomo non ci sono problemi". Qualche scena insolita? "Tra disperati ogni tanto si picchiano e non è inusuale vedere, italiani ed extracomunitari, con la birra in mano alle 7:00". Erica Achille titolare di un bar in Piazzale Marconi da circa tre anni, di gente ne vede passare in continuazione, ma tutto scorre tranquillo. "Da quando ho acquistato il bar non ho avuto nessun tipo di problema. Lavoro soprattutto coi pendolari, gente sana che non crea grattacapi. Qualche episodio spiacevole è successo, ma la Polfer è stata pronta ad intervenire". La questione principale per Erica è la selezione della clientela, "bisogna dare delle regole. Se vendo i bianchini ad 1,00 € riempio il bar di persone non gradite. Ma questo vale non solo in stazione, ma dappertutto. Trovo peggio Piazza San Bovo rispetto che qui". Il caffè rimane aperto fino alle 21 e sembra tamponare l'eventualità di incognite notturne. "Ci vuole collaborazione anche tra cittadini, se una questione non mi tocca direttamente devo comunque interessarmene per migliorare la situazione", Erica sostiene che creare una rete tra individui è la modalità migliore per evitare ogni problema. "Da come mi è stato descritto il luogo tanti anni fa era una zona tutt'altro che tranquilla questa. Ma ora non si percepisce nulla di strano. Sono venuta al locale anche a mezzanotte, ma niente, non vola una mosca". Il nostro giro prosegue, un'altra edicola, questa volta è Alessia Pennini a risponderci. "Quando arrivo alla
mattina trovo persone che dormono sulle panchine e un po' ovunque in stazione". Anche lei non ha mai avuto problemi, "anni fa era peggio. Tempo addietro ho subito anche un furto, ma ora non succede quasi niente". Dalle sue parole emerge il tema dell'abbandono. "C'è poca gente che gira, i servizi sono scadenti. Per esempio non funzionano le macchinette obliteratrici e manca un ufficio informazioni". Prima di andare via ci dice "tra l'altro i profughi che si aggirano qui intorno non sono invadenti". I treni sbuffano e i mendicanti si susseguono. Uno ci ferma e ci chiede 50 centesimi per andare a Pavia, sono giorni che è qui e la cera del suo viso ha conosciuto giorni migliori. Il contorno del parco ci parla di stranieri e qualche anziano, gli ultimi vogheresi rimasti a godersi quest'area verde. A piedi raggiungiamo un pub birreria nei pressi dell'ex Tribunale. Il titolare Luca Calvi: "Resto aperto fino a tardi, spesso anche dopo le 2:00, ma devo parlare bene della stazione. Le prostitute le vedo e capitano anche risse, ma nulla di trascendentale. L'unico problema è il Bar Sala Giochi qui affianco che raduna il peggio del peggio". I controlli sono scarsi? "Ogni tanto la ronda passa, ma non si fermano". Litigi? "Un paio al mese, ora che è estate poco o nulla, ma non mi sento di dire che qui ci sia degrado". La massima del proprietario del pub è questa: "Gli ubriachi lì trovi dappertutto, anche a Salice. Quello che manca è la volontà di riqualificare la stazione, se vogliono fare qualcosa io dò la mia disponibilità". In giro giovani non se ne vedono e di famiglie neanche l'ombra. Affianco ad una cabina del telefono, mosca bianca di questi anni, una statua dedicata all'eroe dei due mondi Giuseppe Garibaldi. Dall'altra parte sui finti salotti in cemento realizzati nel verde, barboni radunano i loro averi, mentre qualcuno consuma alcolici e fuma sigarette. L'ultima persona con
VOGHERA
"Se vendo i bianchini ad un euro riempio il bar di persone non gradite"
cui parliamo prima di andare via è Roldano Mossalani, decano dei tassisti vogheresi. Baffo e cappellino ci parla seduto sulla sua Mercedes con lo sportello aperto. "La linea del telefono funziona male, di notte c'è buio pesto e l'illuminazione è scarsissima. Non vediamo la faccia del cliente e il cliente non vede la nostra faccia". Il tassista è lavoro di vocazione, parola fluente e mani fisse sul volante. "Lavoriamo fino alle 2:00 e dopo le 23:00 vediamo di tutto. Marocchini, gente dell'est Europa e prostitute", il catalogo di tipologie umane da far impallidire Charles Bukowski. Problemi a livello personale? "No, perché sono uno accorto e sono in grado di difendermi. Quelli che si aggirano la notte in stazione è gente che non sanno nemmeno loro chi sono". Ma è sempre stato così? "Sono cinque o sei anni che la situazione è peggiorata anche se questo è sempre stato il rifugio della marmaglia". Polizia e carabinieri? "Ogni tanto passano. Qualche mese fa hanno rapinato, a bottigliate, due italiani che si erano accampati a qualche metro da dove parcheggiamo le nostre auto. Ho chiamato immediatamente le Forze dell'ordine e sono arrivate subito". Atti vandalici? "Quelli di continuo, ma sono anche italiani a farne. Da 30 anni faccio questo lavoro e mi domando dove andremo a finire?". "Voghera, stazione di Voghera", il sole sta crollando ed un'altra giornata è alle spalle, la notte sta per inghiottire i nostri passi. La stazione di Voghera non è il set del nuovo Trainspotting, ma un luogo abbandonato, dimenticato anche se il centro nevralgico della città dista poche centinaia di metri. Un mondo parallelo con il suo microclima, le facce scavate e le esistenze sospese. Del resto le periferie sono sempre in fondo alle agende della politica e dove i treni sfrecciano a tutta velocità non esiste eccezione.
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VOGHERA
"la cultura animalista ha ancora tanta strada da fare"
SETTEMBRE 2016
"Per chi sceglie di adottare un cane c'è un preciso percorso da seguire" di
Valentina Villani
Il canile E.N.P.A. di Voghera è considerato un canile d'élite e fiore all'occhiello della città. Gestito dall'associazione E.N.P.A da più di vent'anni, ospita 115 cani, 100 gatti, 5 conigli e un maiale. L'associazione, negli anni, ha lavorato molto per riuscire a realizzare una struttura completa come quella di cui vanta oggi, questo anche
grazie all'importante lavoro svolto dai volontari. "la nostra associazione gestisce il canile di Voghera ormai da più di vent'anni – racconta la presidente Maria Grazia Centelli - un tempo era un canile molto raffazzonato e piuttosto fatiscente, anche perché era stato realizzato con i pochi fondi a disposizione e le sole forze dei volontari. Nell'anno 2004, dopo tante lotte e grazie ad un lascito fatto in comune a favore degli animali, è stato finalmente costruito il nostro rifugio. La struttura dove operiamo è una struttura comunale in comodato d'uso che, grazie ai fondi dell'E.N.P.A., abbiamo reso più idonea al nostro lavoro, provvedendo ad allestirla di tutto ciò che mancava: per questo motivo ci consideriamo più partner che gestori. Nel 2014 poi abbiamo completato il rifugio, realizzando al suo interno anche il gattile. Il nostro non è solo un luogo dove teniamo gli animali in vista di un'adozione, portiamo avanti un discorso di cultura animalista, infatti, ogni affido, viene svolto seguendo un percorso ben preciso e delineato, perché un cane è non è un diritto ma un dovere”. Chi vuole adottare un animale con quale idea deve venire in canile? "C'è ancora molta gente che viene in canile con la convinzione di aver già fatto un'opera buona, pretendendo che quel cane, che ha già vissuto altre esperienze negative, gli debba una particolare riconoscenza solo perché verrà adottato, invece non è così. Ci vuole prima di tutto conoscenza, perché una delle cause principali degli abbandoni è proprio superficialità ed incapacità gestionale. Un cane è per sempre, è equiparabile a un figlio, è un componente della famiglia, invece troppo spesso ci troviamo di fronte a persone che ci scaricano i loro animali anche dopo dieci anni con le scuse più assurde". Ci sono regole precise che seguite prima di dare in adozione un cane? "Da circa due anni abbiamo cambiato tutto il sistema dell'affido, eravamo già su una strada che ci si avvicinava molto e, questo ulteriore cambiamento è stato per noi davvero importante. Per chi sceglie di adottare un cane c'è un preciso percorso da seguire: bisogna innanzitutto compilare un questionario di 40 domande, per noi fondamentale perché ci fornisce preventivamente una serie di informazioni che ci fanno capire le esigenze dell'adottante e, di conseguenza, ci dà la possibilità di capire quale sia il cane più adatto a loro". Gli adottanti come vedono questo vostro modo di lavorare? "Spesso abbiamo incontrato persone stupite da questo nostro modo di lavorare, ci siamo sentiti dire frasi del tipo 'sembra di andare ad adottare un bambino', certo, per noi è proprio così, crediamo che siano queste persone invece che debbano cambiare la loro mentalità. D'altro canto poi ce ne sono altre che inve-
Maria Grazia Centelli ce apprezzano questo nostro modo di lavorare". Cosa ci può dire riguardo le adozioni via internet? "Oggi va molto l'adozione dei cani via internet, queste cosiddette adozioni del cuore. Capisco perfettamente che in sud Italia o in alcuni paesi esteri la situazione sia davvero terribile e so bene che tutto questo viene fatto assolutamente in buona fede, ma bisogna sempre ragionare sulle decisioni prima di fare passi affrettati, perché troppo spesso non si fa il bene del cane. Ci sono moltissime persone che leggono storie strappalacrime nel web e, senza ragionare, adottano un animale che condurranno poi in canile dopo poco tempo, perché per una serie di fattori non sono in grado di gestire, vuoi per problemi comportamentali, di dimensione e simili". In molti dicono che non date i cani in adozione appositamente, lei come risponde a queste accuse? "E' vero, alcuni dicono che ci teniamo i cani perché altrimenti non prendiamo i contributi, ma questa cosa è assolutamente falsa e da sfatare. Anzi, vogliamo dire a queste persone che avremo tutta la convenienza ad avere meno ospiti in canile, dal momento che la convenzione comunale è forfettaria, di con-
seguenza, che ce ne siano 50 o 200 la cifra che ci danno è sempre la stessa". Un dato sugli abbandoni negli ultimi anni? "Negli ultimi periodi sono cambiate le modalità di abbandono, mentre prima lasciavano cani o gatti in mezzo ad una strada, oggi chi se ne vuole liberare viene direttamente in canile con bene o male sempre le stesse scuse, mi piacerebbe dire che gli abbandoni sono finiti ma purtroppo non è così, diciamo che la situazione è solo leggermente migliorata". La vostra associazione tra le altre cose punta molto sia a livello informativo che pratico sulla sterilizzazione. Ci puo' spiegare meglio? "E' fondamentale per evitare il randagismo e il conseguente aumento di animali che si troverebbero a vivere in una situazione di disagio. Portiamo avanti diverse campagne di informazione e inoltre operiamo su tutto il territorio, abbiamo volontari che fanno un lavoro enorme anche nelle zone di Casteggio, Broni e Stradella a livello di sterilizzazione di gatti. In media sterilizziamo circa 300 gatti l'anno che vengono poi immessi nelle colonie". Conclude la presidente “la cultura animalista ha ancora tanta strada da fare, nonostante negli anni la situazione sia nettamente migliorata e questo grazie anche alla sensibilizzazione, ma non basta: ci vogliono più coscienza e sensibilità, inoltre servirebbero leggi più severe, in realtà già ci sono ma purtroppo molto spesso non vengono applicate".
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"organizziamo eventi che si svolgono al Salone del Millenario"
di
Pierfilippo Saviotti
A Voghera e su tutto il territorio oltrepadano e non solo, c'è ancora chi si impegna per favorire una seria e ragionata circolazione di idee, dibattiti e confronti sui temi più stringenti dell’attualità e della cultura. È il caso del Circolo culturale "Beato Carlo d’Asburgo", associazione di stampo cattolico che, oltre ad organizzare eventi e conferenze sul territorio, è da anni attivo sul fronte dell’aiuto umanitario in Paesi colpiti da guerra e disperazione. Ne abbiamo parlato con Massimo Granata, membro del circolo. Quando è stato fondato il Circolo culturale Beato Carlo d’Asburgo? "Il circolo è nato nel 1978, come affiliazione del gruppo di Alleanza Cattolica. Nel 1992, in seguito a divergenze, io ed altre persone siamo usciti e insieme abbiamo fondato un circolo autonomo. In realtà, inizialmente abbiamo creato la rivista 'Appunti', la quale è stata diffusa in forma cartacea per circa dieci anni, in modo saltuario, quando il tempo e i mezzi a disposizione ce lo permettevano. Subito dopo la rivista abbiamo fondato il circolo 'Amici di Appunti', intitolato all’Imperatore Carlo I d’Asburgo. Nel 2004, successivamente alla beatificazione di quest’ultimo, il circolo ha preso il nome definitivo di Circolo culturale Beato Carlo d’Asburgo. Siamo un’associazione di ispirazione cattolica, senza una struttura gerarchica formale, siamo un gruppo di amici che si riunisce periodicamente per impegnarsi su vari fronti e per sviluppare la cultura sul nostro territorio". Quali sono i motivi che vi hanno spinto a dedicare il circolo alla personalità a cui è intitolato? "Innanzitutto perché, da cattolici, ci piaceva il personaggio in questione, il quale era sì un politico, ma in odore di santità. E poi perché era comunque una figura relativamente moderna. Occupandoci di attualità e cultura a tutto tondo, ci è sembrato il personaggio giusto a cui dedicare il nostro circolo". Avete una sede principale dove gestite il vostro lavoro? "Non abbiamo una sede vera e propria, abbiamo una stanza qui a Voghera la cui funzione principale è quella di magazzino dove raccogliamo il nostro materiale. Ogni mercoledì ci incontriamo a casa di qualcuno dei membri del circolo dove ci aggiorniamo e facciamo il punto della situazione". Però gestite e portate avanti un sito internet, giusto? "Sì, abbiamo un sito web che è www.appunti.ru, che in sostanza è la prosecuzione in via telematica della rivista cartacea di cui parlavo prima. Siamo online dal 2008 e pubblichiamo un articolo ogni tre o quattro giorni, in base alla visibilità che vogliamo dare all’argomento trattato. A 8 anni di distanza abbiamo in media dai 250 ai 300 contatti al giorno, con punte di 6-700". A chi e a che cosa è rivolto il vostro impegno? "Il nostro impegno è riservato a vari fronti, dalla diffusione della dottrina, alla promozione di iniziative ed eventi culturali, all’aiuto umanitario. In generale ci occupiamo di cultura a tutto tondo, sia politica che umanistica in generale. Solitamente organizziamo due o tre eventi all’anno che si svolgono quasi sempre al Salone del Millenario, in piazza Duomo a Voghera. E poi siamo attivi sul fronte degli aiuti umanitari, di volta in volta dove crediamo ci sia più bisogno".
I vostri aiuti umanitari, ad ora, a quali popolazioni sono stati rivolti? "Il nostro primo progetto è datato 1990, quando abbiamo organizzato un campo della durata di un mese in Libano. Abbiamo portato circa 50 persone e tre o quattro container di aiuti materiali che siamo riusciti a distribuire grazie all’aiuto di un’associazione libanese. Successivamente, durante tutta la guerra dell’ex Jugoslavia, siamo andati in Croazia, in parte facendo da ‘battistrada’, nel senso che siamo andati a vedere le zone dove serviva maggiore aiuto, in modo da facilitare l’intervento della Caritas per quanto concerne gli aiuti materiali, e in parte andando nelle zone più sensibili che, come spesso accade negli interventi umanitari, non erano assistite da nessuno. In generale ci siamo sempre mossi grazie all’appoggio della Chiesa e delle autorità locali, andare in certe zone allo sbaraglio è impossibile oltre che pericoloso". Questi aiuti da chi sono supportati? "Noi ci siamo sempre affidati all’aiuto delle parrocchie, specie le più ricche come quelle bergamasche, e della Caritas, anche se quest’ultima ultimamente è quasi esclusivamente impegnata sul territorio nazionale. Ulteriori fondi li abbiamo raccolti durante gli eventi e le conferenze da noi organizzate o supportate. Una volta era più facile trovare finanziamenti, anche perché c’erano istituzioni pubbliche, come ad esempio la Provincia, che ci aiutavano. Ultimamente questo non succede più. Un ulteriore problema di oggi è la difficoltà di far pervenire gli aiuti materiali sul posto. Ad esempio è un calvario far passare le risorse al confine tra Libano e Siria, così come per quanto riguarda il denaro, per cui dobbiamo affidarci a conti bancari libanesi gestiti da contatti sicuri tramite i quali, in un secondo momento, le associazioni siriane prelevano il denaro". Fronte siriano è la vostra ultima missione? "Sì, ultimamente ci stiamo occupando quasi esclusivamente della situazione in Siria. Per la prima volta, nel 2012, per nostro conto è andato l’Avvocato Villani, grazie ad una spedizione organizzata da una suora libanese che ora vive in Siria. In questo modo abbiamo cominciato a renderci conto di come fosse la situazione. Successivamente abbiamo fatto un giro per la parrocchie del nostro territorio, e più in generale del nord Italia, e abbiamo cominciato a chiedere fondi per la città siriana di Maaloula, che ha la particolarità di essere l’unico posto al mondo in cui si parla ancora l’aramaico antico e che era stata devastata dalla guerra. Quando è stata riconquistata dalle truppe governative, la gente voleva tornare nel proprio villaggio, il problema è che non era rimasto più nulla. Così abbiamo supportato l’iniziativa nazionale 'una pecora per Maaloula'. Abbiamo ac-
VOGHERA
"Abbiamo in programma di tornare in Siria per portare due nostri parroci"
SETTEMBRE 2016
Massimo Granata quistato 50 pecore e le abbiamo affidate ad alcuni pastori del posto. Ciò che è stato ricavato dalla vendita di latte, formaggio e lana è stato devoluto per aiutare le famiglie a reinsediarsi nella città, che in realtà è un paesino grosso quanto Casei Gerola. Nel settembre 2015 sono invece andato io personalmente, invitato ad un convegno organizzato da un’università di una regione periferica di Damasco, per fare il punto della situazione e ribaltare alcuni falsi luoghi comuni sulla Siria che erano pervenuti in occidente. Abbiamo avuto così la possibilità di conoscere lo status sociale di Damasco, che è sicuramente uno dei più interconfessionali del Medio Oriente". Avete in programma progetti o eventi nel breve periodo? "Abbiamo in programma di tornare in Siria alla fine di ottobre di quest’anno per portare due parroci nostri che hanno intenzione di creare alcuni gemellaggi con parrocchie siriane. Contemporaneamente contiamo di portare altre persone che in futuro possano raccogliere fondi per portare aiuti. Per quanto riguarda gli eventi, a settembre abbiamo in programma una conferenza sull’ideologia gender. È ancora un’idea alle fasi iniziali, posso solo dire che con tutta probabilità si terrà sempre al salone del Millenario".
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CERVESINA
"Confidiamo nella riapertura dell’ex Diaspa di Corana"
"Un amministratore deve mantenere uno status di positività" Di Pierfilippo Saviotti
Come quasi tutti i piccoli paesi oltrepadani, anche Cervesina soffre del brutto periodo di crisi. Abbiamo parlato con il Sindaco Daniele Taramaschi e con il Vicesindaco Daniela Sartori della situazione attuale, delle idee per rilanciarlo e dell'improvviso arrivo di 12 migranti da ospitare. Cervesina è storicamente un Comune legato all’industria, specialmente quella inerente la lavorazione dell’argilla che in questi anni ha dovuto fronteggiare grosse problematiche. Com'è la situazione attuale? "La situazione attuale è sicuramente più negativa rispetto agli anni passati. Le varie industrie di laterizi erano il fiore all’occhiello del nostro territorio e per decenni hanno rappresentato grande ricchezza e grande offerta di posti di lavoro. Purtroppo in questo ultimo periodo stanno risentendo della cosiddetta 'crisi del mattone'. Attualmente queste realtà stanno lottando per restare in piedi e, se possibile, tornare a ritagliarsi uno spazio importante nel mercato". In questi anni sono stati tanti gli esuberi sotto questo punto di vista? "Purtroppo ci sono state gravi fuoriuscite, credo che la forza lavoro si sia quasi dimezzata in questi ultimi anni. Però, da questo punto di vista, ci sono notizie positive. Confidiamo nella riapertura dell’ex Diaspa di Corana, e nel reintegro di molti nostri cittadini che un tempo lavoravano nell’azienda. Tutto ciò farebbe bene anche per una ripresa psicologica del territorio, che non elenca solo chiusure ma anche qualche riapertura importante". Alcune di queste difficoltà è possibile riuscire ad affrontarle meglio grazie all’Unione con il Comune di Pancarana? "Certamente sì. Attualmente c’è da dire che l’Unione è composta solo dal nostro Comune e da quello di Pancarana, dopo l’uscita di Pizzale. In effetti con quest’ultimo Comune dobbiamo ancora definire la loro partecipazione all’uscita dall’Unione, che abbiamo trovato indebitata fin dall’inizio; per questo stiamo cercando di sanarla il prima possibile. Abbiamo deciso di impegnarci su questo fronte perché crediamo che ci siano molti aspetti positivi, tra cui la snellezza nel prendere decisioni e poter usufruire di alcuni contributi, seppur modesti. Credo sia fondamentale anche per avere una miglior rappresentatività sul territorio". È rimasta qualche realtà importante per il vostro Comune? "Una realtà molto importante è sicuramente la casa di riposo, molto apprezzata dagli ospiti. A testimonianza di ciò c’è una fila d’attesa molto lunga che ci è pervenuta. Si tratta di una realtà strategica di proprietà del Comune ma gestita privatamente da una cooperativa la quale ha vinto un appalto che scadrà nel 2019. Già da ora stiamo lavorando per dare una continuità operativa alla struttura per il futuro, anche perché fornisce molti posti di lavoro ai nostri cittadini. Altre due realtà a noi molto care sono l’Autodromo 'Tazio Nuvolari' di proprietà dell’impresa del Signor Traversa, che sentiamo nostra nella misura in cui offre prestigio al paese e in qualche modo riesce a coinvolgere realtà economiche di Cervesina, e il Castello
di San Gaudenzio che riteniamo essere un valore per tuta la nostra comunità. Abbiamo ottimi rapporti con la famiglia Bergaglio con la quale cerchiamo sempre di dare e avere ottime collaborazioni". Quali sono i vostri rapporti con le istituzioni quale Provincia o Regione? "Direi che con le istituzioni che ha citato abbiamo rapporti assolutamente collaborativi. A livello regionale, partecipiamo, per quanto ci è possibile, a tutte le iniziative come i bandi per contributi in favore di scuola o sport. Devo dire che Regione Lombardia è da sempre molto presente anche per le realtà piccole come la nostra. Con la Provincia stiamo mandando avanti un progetto molto strategico per noi, ovvero quello riguardante le tre piste ciclabili: Greenway, VenTo che è un progetto del Politecnico di Milano e Via col Vento che dovrebbe collegare la Lomellina all’Oltrepò, poiché il nostro Comune è un punto d’incontro di questi percorsi. Sarebbe positivo riuscire a creare magari qualche punto di ritrovo dove i ciclisti possano essere ospitati. È un modo per valorizzare le bellezze del nostro territorio, di cui troppo spesso ci dimentichiamo". Avete in programma qualche iniziativa per favorire il rilancio del paese? "Prima di tutto devo dire che, a mio avviso, per rilanciare il proprio Comune, un amministratore deve mantenere uno status di positività. È inutile piangersi addosso e lamentarsi a prescindere, mai abbandonarsi alla negatività. Detto questo, quest’estate abbiamo rinnovato la volontà di creare un evento che desse visibilità al paese. Quest’anno abbiamo organizzato una tre giorni dedicata allo spettacolo. Nei primi due giorni si sono esibiti alcuni artisti di Cervesina, durante la terza serata c’è stato l’evento clou, ovvero il concerto di Drupi, il quale voleva esibirsi nella sua provincia e ha scelto proprio Cervesina. È stato molto complicato dal punto di vista economico e organizzativo, ma tutto ciò è stato ripagato dal grande successo che ha riscosso e dall’aiuto delle sponsorizzazioni. In piazza c’erano circa 1000 persone, con gente proveniente addirittura da Cuneo e Rapallo. Per noi è stato un motivo di grande orgoglio". Questi eventi hanno anche il fine di aggregare i ragazzi delle fasce d’età più giovani? "In realtà per favorire l’aggregazione giovanile, per quanto possibile, abbiamo avviato il rilancio dell’oratorio, vero centro di svago per i piccoli paesi come il nostro. Ci sta dando un grande aiuto don Cesare De Paoli, parroco di Lungavilla da poco nominato anche parroco di Cervesina, nonostante la sua limitata disponibilità di tempo. Quest’estate sono state organizzate tre settimane di una sorta di centro estivo, dove i bambini e i ragazzini si sono divertiti passando il tempo insieme. In generale per tutti questi eventi vorremmo il rilancio della Pro Loco e di associazioni simili. Ben inteso, vogliamo garantire l’assoluta autonomia delle singole associazioni, non rendendole ovviamente espressione dell’Amministrazione Comunale. Noi garantiamo il nostro supporto, magari non sempre a livello economico, ma in modi stabiliti di volta in volta. E poi, sempre parlando dei più giovani, siamo molto attivi sul fronte scuola, per cui però vorrei far intervenire Daniela Sartori, Vicesindaco nonché assessore all’Istruzione". Sartori, quali sono i progetti che state portando avanti per la vostra scuola comunale?
Daniela Sartori - Drupi - Daniele Taramaschi "Partiamo dal presupposto che per noi, la scuola, soprattutto nei piccoli comuni come il nostro, ha un valore importantissimo, anche a livello di coesione delle famiglie. È un servizio che diamo a loro, il disporre di una scuola primaria e di una materna o scuola d’infanzia. Grazie ad un finanziamento di 85.000 euro, di cui circa 80.000 a fondo perduto, ottenuto grazie al 'Decreto del Fare' del Governo Renzi, siamo riusciti ad apportare migliorie alla struttura scolastica, come il cappotto termico attorno a tutto l’edificio e il rifacimento dei bagni. L’anno scorso, sempre grazie a un finanziamento, abbiamo costruito le scale esterne di sicurezza. Dal canto nostro cerchiamo di mantenere la gratuità di alcuni servizi come il doposcuola, l’insegnante di motoria e il trasporto scolastico. Sono servizi secondo noi molto importanti per le famiglie. Puntiamo a essere un punto di riferimento a livello scolastico, anche per i Comuni adiacenti". Nonostante questo periodo di difficoltà, è stata chiesta al vostro Comune la disponibilità ad accogliere qualche migrante. Qual è la sua opinione Sartori? "In questo momento i 12 migranti, tutti di età compresa in media tra i 25 e i 35 anni, sono ospitati in una struttura di Cervesina affittata alla cooperativa che li gestisce. Noi stessi, almeno in questo periodo iniziale, siamo in contatto proprio con la cooperativa, che fa da tramite. Devo dire che il processo di integrazione sembra essere cominciato bene. I ragazzi escono dalla struttura, girano per il paese con le biciclette, spesso li abbiamo visti in piazza. Poi alcuni prendono regolarmente il pullman per raggiungere Voghera. In questi giorni ci è stato detto che è stato preso il terreno adiacente alla struttura che li ospita per fare un orto. In più si sta cercando di organizzare un corso di italiano, di cui si farà carico sempre la cooperativa. Devo dire che anche da parte dei nostri cittadini c’è stata la massimo collaborazione, ad ora la convivenza non sembra aver portato grossi problemi. Nostro compito è continuare a monitorare la situazione con grande attenzione". Taramaschi a tal proposito vuole aggiungere qualcosa? "Sì, in realtà due mesi fa circa sono arrivati 12 extracomunitari provenienti dal Bangladesh. Siamo però rimasti abbastanza sorpresi perché siamo stati avvisati del loro arrivo soltanto 2 giorni prima. Abbiamo avuto una corrispondenza con la Prefettura, la quale ci ha risposto che non dovrebbero più arrivare persone nel nostro Comune. Noi ovviamente abbiamo garantito di non fare di questa situazione un motivo di scontro, anzi. E devo dire che positiva è stata anche la risposta della popolazione, e questo ci ha fatto piacere".
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SETTEMBRE 2016
"a Retorbido si costruisce ancora e si affittano anche case"
Di Villani Valentina
Ormai da diverso tempo quando si parla della città di Retorbido la si collega solo all'impianto di Pirolisi, ma a Retorbido non c'è solo la pirolisi, infatti, negli ultimi periodi, l'amministrazione comunale, grazie ad un avanzo di bilancio, è riuscita a realizzare diversi interventi che aveva in animo da tempo ma che, a causa delle difficoltà economiche in cui versano oggigiorno i comuni, non era ancora riuscita a mettere in atto. "L'avanzo di bilancio dell'anno 2015, utilizzabile per lavori pubblici e manutenzione straordinaria di strade, ci è stato utile per realizzare opere a nostro avviso molto importanti per la cittadinanza – spiega il primo cittadino Isabella Cebrelli – siamo infatti riusciti a mettere in cantiere diversi lavori per una spesa totale di 60mila euro". Quali sono gli interventi già eseguiti? "Abbiamo asfaltato Via Guerra, Via Tripoli e la Via Staffora, inoltre si è provveduto alla creazione di un marciapiede adiacente al cimitero, alla pulitura dei tombini e taglio dell'erba, anche nella strada per Voghera di competenza provinciale". Quali invece ancora da eseguire? "Nel mese di ottobre si procederà all'asfaltatura di Via Verdi, alcuni tratti di Piazza Rimembranza, Via Voghera, Via Meardi, Via Don Bosco ed alla copertura di alcune buche sparse per le strade del paese. In tema di fognature siamo in contatto con i dirigenti dell'ASM di Voghera, i quali stanno redigendo un progetto per la modifica del tratto fognario, nelle zone dove le piogge provocano spesso allagamenti alle cantine. Progetto che successivamente verrà sottoposto a Pavia Acque per la sua relativa realizzazione. Le cose da fare sarebbero ancora tante, ma il vincolo di bilancio, cui purtroppo anche noi piccoli comuni siamo sottoposti, al momento non ci permette di fare di più". Qualche dato riguardo la popolazione retorbidese? "Negli ultimi periodi abbiamo riscontrato un aumento notevole della popolazione, negli anni passati poi c'è stato un boom esagerato, infatti siamo passati dai mille abitanti di quindici anni fa a milleseicento di oggi. Non abbiamo mai registrato picchi negativi, anzi, è sempre stato un susseguirsi di nuovi residenti". Retorbido ha sempre vantato una posizione strategica, forse è anche questo il motivo per cui diverse famiglie scelgono di trasferircisi. Per quanto riguarda il mercato immobiliare cosa ci può dire? "Nonostante questa spada di Damocle dell'impianto di pirolisi, a Retorbido si costruisce ancora e si affittano anche case, certo, non è più come qualche anno fa, tuttavia ancora oggi qualcosa si muove". Negli ultimi anni, complici crisi e grande distribuzione, all'interno delle piccole realtà collinari moltissime attività commerciali hanno chiuso i battenti: anche per Retorbido è stato così? "Fortunatamente no. Chiaramente se dobbiamo fare paragoni con vent'anni fa è ovvio che alcune attività hanno chiuso, ma negli ultimi tempi i negozi sono rimasti sempre gli stessi. Abbiamo attività che vendono beni di prima necessità e, come amministrazione, faremo tutto il possibile per aiutarli a restare sul posto". Episodi di microcriminalità? "Retorbido è una cittadina abbastanza tranquilla, nei
RETORBIDO
"Abbiamo messo in cantiere lavori per una spesa totale di 60mila euro"
Isabella Cebrelli
mesi passati c'è stato qualche furtarello, ma nulla di particolarmente eclatante. Abbiamo potenziato il sistema di videosorveglianza, attraverso sistemi avanzati in grado di rilevare il passaggio di auto rubate sul nostro territorio prive di assicurazione. Tali apparecchi di ultima generazione, sono stati collegati alla banca dati nazionale e sono in grado di trasmettere notizie nel giro di pochi minuti. Stiamo inoltre valutando di collegare questo sistema anche alle forze dell'ordine locali, in questi giorni pianificherò un incontro con il comandante per decidere appunto come procedere". Per quanto riguarda il sistema scolastico? Le iscrizioni sono in aumento o stazionarie? "Le iscrizioni sono stazionarie, ma le nostre aule sono comunque sempre piene. Abbiamo dotato la scuola materna di una palestrina multifunzionale richiestaci dalle maestre, affinché i bimbi possano giocare ed imparare le prime nozioni, inoltre abbiamo rifatto il pavimento della palestra, ormai obsoleto e pericoloso per svolgere attività sportive scolastiche. Il servizio di trasporto degli alunni della scuola materna ed elementare è rimasto totalmente a carico nostro, quindi gratuito per le famiglie, a cui diamo anche un contributo per le rette dei bambini residenti che frequentano l'asilo nido, senza aumentare le tasse". Pochi giorni fa si sono tenute le elezioni del nuovo presidente dell'Area Vasta. Secondo lei questa scelta adottata sarà positiva per l'Oltrepò? "Mi auguro che la provincia studiata come Area Vasta funzioni, questo sarà anche possibile se ci sarà collaborazione tra province e comuni". Cosa pensa di Poma come presidente? "Ho avuto modo di conoscere il neo presidente Poma diverso tempo fa, nutro nei suoi confronti un profon-
do rispetto e da lui ho sempre avuto massima collaborazione. Poma è una persona a mio avviso attenta a quelle che sono le esigenze del territorio, per cui credo che non ci saranno problemi nel comunicare e collaborare con questa nuova amministrazione". Entro i primi di ottobre avrà luogo la tanto attesa sentenza da parte dei tecnici di Regione Lombardia per l'impianto di pirolisi... "Credo sia inutile ripercorrere tutto l'iter che il comune, in collaborazione con il proprio legale ed il consulente, ha fatto in questi due lunghi, faticosi ed impegnativi anni. Vorrei solo ricordare che non abbiamo tralasciato nessun particolare, abbiamo parlato e dialogato con tutte le forze politiche e gli enti statali, raccogliendo 140 firme dei sindaci della provincia di Pavia e depositate in Regione, coinvolgendo l'amministrazione provinciale, da subito al nostro fianco in questa battaglia. Conclude Cebrelli: "siamo andati in commissione ambiente del Senato a Roma ed in commissione petizioni presso il parlamento europeo di Bruxelles. Abbiamo prodotto ed inviato alla Regione Lombardia centinaia e centinaia di documenti, dichiarando da subito la nostra piena e ferma contrarietà alla realizzazione dell'impianto. Abbiamo lavorato in sinergia con il comitato, che ringrazio pubblicamente per l'impegno, la professionalità e la competenza dimostrata. Più volte l'assessore regionale Claudia Terzi, insieme al presidente della Regione Roberto Maroni, hanno dichiarato la loro contrarietà all'impianto e credo che sia anche su queste dichiarazioni che noi dobbiamo fondare il nostro ottimismo e la speranza; è vero che la decisione spetta i tecnici, ma lo è ancor di più che la politica in queste occasioni deve intervenire a difesa del territorio e soprattutto per la tutela dei cittadini".
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"Inizialmente ero io a mettere la firma sui finanziamenti..."
Di Serena Simula
Dieci anni di fatiche, di sforzi, di soddisfazioni. Dieci anni al servizio degli altri, mettendo il proprio tempo e la propria professionalità a disposizione di chi è meno fortunato: ha compiuto quest'anno la sua prima decade l'associazione rivanazzanese "Croce di San Francesco", nata nel 2006 per volere della dottoressa Luisa Orezzi. Veterinaria di professione, ha radunato intorno a sè undici tra amici e colleghi con lo scopo di fare qualcosa di buono per il suo paese, e a dieci anni da quella data ha trasformato il suo sogno in una solida realtà con sede al numero 67 di piazza Cornaggia. Orezzi, com'è nata esattamente l'idea di mettere in piedi questa associazione? "L'idea è nata proprio da me, in effetti, e dal mio desiderio di essere utile al mio paese. Quella in cui viviamo è una realtà molto estesa in cui l'unica copertura fino al 2006 era quella fornita dalla Croce Rossa, che cominciava peraltro ad essere insufficiente. Così, insieme a un gruppo di conoscenti, abbiamo deciso di fondare una nostra associazione, chiamata appunto Croce di San Francesco". Come mai questo nome? "Innanzitutto perché San Francesco è il patrono d'Italia, ma anche per via del mio lavoro. Essendo una veterinaria non potevo che scegliere il nome del Santo che più di tutti ha amato gli animali. In quel periodo peraltro stavo portando a termine un percorso spirituale con i padri francescani e la scelta mi è parsa quasi obbligata". Chi fa parte dell'associazione? "Al suo interno c'è davvero ogni genere di persona. Non solo medici e infermieri ma anche semplici volontari e alcuni dipendenti, per un totale di una quarantina di persone. Sono uomini e donne di ogni provenienza, italiani e stranieri, che lavorano ogni giorno fianco a fianco per aiutare il prossimo, che scelgono di impegnare il loro tempo libero a favore degli altri. Spesso tutti i giorni, molte ore al giorno". Un bell'impegno... "Può dirlo forte, sì. Io personalmente faccio la volontaria tutti i giorni fino alle 14 e nei fine settimana, il resto del tempo sono nel mio ambulatorio veterinario. Come me, anche altri volontari sono quotidianamente al lavoro sui nostri mezzi e si sacrificano per portare avanti un progetto che condividiamo fino in fondo. Io vorrei che molta altra gente fosse sensibile in questo campo, e in particolare che lo fossero maggiormente proprio i rivanazzanesi. Se fossimo un po' meno egoisti come lo sono stata anche io e se pensassimo un po' di più al prossimo dedicandogli un piccolo spazio del nostro tempo forse alla fine ci sentiremmo anche più gratificati. In fin dei conti è vero che noi aiutiamo gli altri, ma è anche vero che gli altri possono aiutare noi". Che genere di servizi offrite? "Dal 1° aprile 2015 abbiamo una convenzione con Areu di 12 ore al giorno, diamo quindi un servizio in caso di emergenza 365 giorni l'anno dalle 8 del mattino alle 8 di sera. Poi facciamo trasporti secondari sia per le strutture convenzionate (come la 'Pia Famiglia' di Rivanazzano, la 'Fondazione Don Gnocchi', 'Villa Serena' e la 'Villa Esperia' di Salice Terme) che per qualunque privato ne faccia richiesta. Oltre a questo facciamo assistenza alle gare (abbiamo convenzioni attive con il motodromo di Castelletto di Branduzzo e con il Tazio Nuvolari di Cerve-
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"donazioni ne abbiamo ricevute veramente poche"
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Luisa Orezzi
sina, ma anche con il centro ippico 'Il Torrione' di Castelnuovo) e ovviamente organizziamo i corsi per insegnare alle persone ad utilizzare il defibrillatore e i corsi da 120 ore per formare il personale che sale in ambulanza". All'incirca quanti interventi fate? "Mediamente dai cinque agli otto al giorno, di più nel periodo estivo. Il nostro lavoro non è diverso da quello della croce Rossa, quindi ci capita di intervenire spesso sugli arresti cardiaci e sugli incidenti stradali. Ogni giorno facciamo del nostro meglio per salvare delle vite e fortunatamente non di rado riusciamo nel nostro intento, collaborando anche con l'elisoccorso e con le altre realtà del territorio". Lei è medico veterinario: c'è in programma di estendere i servizi della croce San Francesco anche agli animali? "Questo, per la verità, sarebbe un mio grande sogno ma per diventare realtà dovrebbe esistere una mutua per gli animali. Purtroppo, infatti, almeno per il momento ci risulterebbe impossibile offrire gratuitamente i servizi agli animali perchè i costi sarebbero molto alti e non potremmo permetterci di coprirli". Come sono andati questi primi dieci anni di Croce
di San Francesco? "Direi benissimo. Siamo arrivati al punto di ottenere una convenzione h 12 con l'azienda regionale di emergenza urgenza, abbiamo sette dipendenti e un parco macchine di cinque ambulanze e due mezzi per il trasporto disabili. Tutto fatto partendo da zero, solo con il nostro lavoro". Come vi finanziate? "Inizialmente ero io a mettere la firma sui finanziamenti, poi con il lavoro che si è creato man mano. Donazioni ne abbiamo ricevute veramente poche, la più significativa quella di una generosa signora che ci ha regalato un'intera ambulanza. Purtroppo, non potendo contare su un nome come quello della Croce Rossa, è molto più difficile per noi recuperare fondi attraverso le donazioni". Come si fa ad aiutarvi? "Se si vuole dare una mano in termini di volontariato, di posto ce n'è sempre. Così anche se si volesse donare qualcosa noi saremmo felici di accettarlo. Per contattarci basta chiamare lo 0383934046 oppure venirci direttamente a trovare in piazza Cornaggia 67".
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"La mia non è un'attività di vigilanza o ispettiva" di
Valentina Villani
E' il 13 Giugno 2016 quando l'amministrazione di Godiasco – Salice Terme viene commissariata e pochi giorni dopo giunge la nuova nomina: Sara Morrone sarà il commissario prefettizio designato a guidare il comune fino alle prossime elezioni. Nonostante siano passati solo poco più di due mesi, il neo commissario ha già preso piena coscienza della situazione economico e amministrativa del comune. Si è resa conto che le esigenze di Godiasco paese differiscono da quelle della frazione termale? "Nel corso della mia esperienza di commissario ho incontrato diverse volte situazioni analoghe a quella di Godiasco – Salice Terme e, per quanto mi riguarda, non esistono cittadini di serie a o di serie b, per questo motivo terremo conto dell'esigenza di tutti i residenti, anche in base a quelle che sono le caratteristiche del territorio, cercando di accontentare un po' tutti. Mi spiace sentir parlare di questa divisione tra cittadini, dal mio punto di vista credo che bisognerebbe sempre ragionare in termini di unità". Come crede di poter affrontare ed accontentare con le poche risorse disponibili le due diverse esigenze? "Faremo valutazioni di buonsenso e che garantiscano una parità di trattamento per tutti. Le esigenze vanno contemperate nella giusta maniera, questi cittadini devono sentirsi parte di un unico comune, di un unica entità". E’ recente l’ennesimo passaggio di proprietà delle Terme di Salice, fino a pochi anni fa di proprietà del comune. Quali sono i suoi rapporti con la nuova proprietà e quale contributo può dare il comune per aiutare le Terme ad uscire da questa empasse economica? "Ho avuto modo di incontrare e conoscere i proprietari e parlare con loro della situazione Terme. E' ovvio che il comune darà massima disponibilità in termini di iniziative per coinvolgere le Terme, resta chiaro che la gestione economica spetta esclusivamente alla società". Molti cittadini si pongono domande e nutrono dubbi su come il comune ha gestito la privatizzazione delle Terme. Nell'ambito dei suoi compiti, ritiene di dover fare "chiarezza" per verificare che tale gestione sia stata corretta e profittevole per il comune? "La mia non è un'attività di vigilanza o ispettiva, mi occupo della gestione ordinaria e non interverrò su contratti che si sono registrati negli anni precedenti". Il sindaco uscente Barbieri ha accusato l’amministrazione precedente, guidata da Anna Corbi, di aver lasciato in eredità un'anomalia all'interno del bilancio comunale, denunciando il fatto alla Corte dei Conti. Com'è realmente la situazione? "Questo fatto è stato risolto già prima del mio arrivo, è stato preso atto di questo debito fuori bilancio e si è agito secondo le normative: al mio ingresso in comune ho trovato la situazione già risolta. Non intendo entrare nei contrasti tra Barbieri e Corbi, dal momento che si tratta di questioni politiche non di mia pertinenza". Quali sono le prime impellenze del comune e i primi atti che andrete ad approvare? "Abbiamo notato fin da subito un problema importante legato al verde pubblico, dove siamo intervenuti
Sara Morrone in tempi rapidi sia su Salice Terme che a Godiasco. La manutenzione delle strade è sicuramente una manovra importante da attuare a breve sul territorio e, grazie a un piccolo avanzo dell'amministrazione precedente, appalteremo questi interventi. Il tutto è stato deliberato nelle settimane passate, ora restiamo in attesa dei tempi tecnici prima dell'attuazione, speriamo di riuscire a fare tutto prima dell'inverno". Avete una previsione di quando ci saranno già le nuove elezioni? In autunno o la prossima primavera? "Sicuramente in primavera. Quando questi scioglimenti avvengono dopo la fine di febbraio non sussistono i tempi tecnici per la convocazione dei comizi di conseguenza, dal momento che lo scioglimento è avvenuto nel mese di giugno, le elezioni avranno luogo nella tornata della prossima primavera". Durante i periodi di commissaria-
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"Terme, la gestione economica spetta esclusivamente alla società"
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mento molti cittadini si preoccupano che la normale attività del comune venga rallentata. Ci saranno dei tagli nei servizi o tutto procederà come prima? "Non ho trovato particolari situazioni di sofferenza all'interno del bilancio comunale e al momento non ci sono previsioni di tagli particolari. L'attività ordinaria proseguirà come di consueto, i cittadini possono star tranquilli, le cose procederanno come devono, nell'interesse di tutti". Il bilancio del comune è solido o crede che ci sarà necessità di tagli importanti? "Mi sono insediata a bilancio già approvato, come già accennato poco fa, abbiamo rilevato un avanzo di amministrazione che utilizzeremo per realizzare alcune opere all'interno del comune. Quello che sta attraversando il comune di Godiasco - Salice Terme è solo un blocco di tipo politico, dunque le attività ordinarie non saranno interrotte".
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La convenzione per il parco tra il Comune e le Terme...
di nilo combi
Il Parco delle Terme di Salice non è messo bene. In questi ultimi 4 o 5 anni, la situazione è ulteriormente peggiorata anche per le note difficoltà economiche delle Terme. Ma il parco è una grande risorsa per le Terme e per Salice, ma è anche un gravoso impegno economico mantenerlo più o meno dignitosamente. La situazione di molte piante, dicono gli esperti sia comatosa e pericolosa, persone da noi interpellate ci hanno confermato che per una seria manutenzione straordinaria del parco sono necessari circa 80-100 mila euro. La cura, la pulizia e la gestione ordinaria del parco hanno un costo che può variare dai 50 ai 100 euro all’anno. Dipende a che standard lo si vuole mantenere e chiaramente da chi si fanno effettuare i lavori. Quando nel Giugno 2013, l’amministrazione Corbi ha ceduto l’ultima quota delle Terme di Salice, in cambio ottenendo che il parco fosse di uso pubblico e che, per 30 anni, alcuni affitti di alcuni locali all'interno dello stesso, come ad esempio il dancing "La Buca" e la piscina "Lido", venissero pagati dagli affittuari-gestori non alle Terme di Salice ma al Comune di Godiasco. Sempre con atti notarili ci sono stati dei piccoli scambi di terreni e proprietà per regolarizzare e ottimizzare alcuni confini. Tutto fatto bene si direbbe... Mica tanto... invece si dice, perché in tutta questa serie di atti fatti nel Giugno 2013 non c'è chiaramente scritto chi deve fare esattamente quando e cosa affinchè il parco non cada nel degrado. Ma questo potrebbe non essere un problema, se contestualmente alla firma di questi atti notarili, fosse stato stipulato un contratto tra le parti, con un regolamento chiaro ed inequivocabile sull’uso del parco, sugli orari di apertura e chiusura, su quali automezzi possono entrare, su chi e da dove si può entrare con gli automezzi, su chi deve esattamente tagliare l’erba, quante volte e con quali standard, su chi deve potare le siepi e le piante, su chi deve pulire cosa ed esattamente quando, su chi deve mantenere efficiente l’illuminazione del parco, etc etc. Insomma un bel contratto che non lasciasse spazio a dubbi, immaginazioni e dispute. Un contratto-convenzione con penali economiche chiare se qualcuna delle due parti non avesse ottemperato a quanto stabilito. In questo contratto-accordo bisognava anche prevedere chi avrebbe dovuto controllare l’esecu-
zione corretta prevista per ogni lavoro e di ogni altro obbligo contrattuale. Bisognava anche indicare chi in caso di disputa dovesse decidere chi aveva ragione, e in modo inappellabile. Insomma tutta una serie di cose normali, normalissime, per chi stipula contratti-accordi, nulla di trascendentale… bastava farlo. Bastava stipulare un bel contratto che non lasciasse spazio a dubbi, immaginazioni e dispute, presenti e future. Chiaramente tale accordo sarebbe dovuto essere redatto e stipulato dalle due parti, Terme e Comune, contemporaneamente alla stipula degli atti notarili sopracitati. Ai tempi, sulle pagine di questo giornale in un editoriale, a proposito del parco venne scritto: "sarebbe interessante conoscere gli accordi, su chi fa esattamente cosa e quando, altrimenti per il parco sarà un disastro". Cosa puntualmente avvenuta! Chiaroveggenza? No… semplicemente chi aveva scritto quell’editoriale conosceva i soggetti in campo, e aveva intuito che per il parco sarebbe andata a "finir male". Vedendo com’è ora ridotto e dal numero di lettere di lamentele che riceviamo per denunciare la situazione odierna del polmone verde di Salice, abbiamo indagato su quel contratto di uso e manutenzione del parco, se fosse stato redatto e firmato dalle due parti, Terme e Comune, nel Giugno 2013, contemporaneamente agli altri atti notarili. La risposta è no! Abbiamo pensato che magari era stato redatto e firmato a Luglio, Agosto, Settembre, Ottobre, Novembre o Dicembre 2013... la risposta è no! Vabbè ci siamo detti l’avranno redatto e firmato a Gennaio, Febbraio, Marzo 2014... la risposta è no! Nell’Aprile 2014 ecco... ci siamo, c’è una delibera comunale a firma del Sindaco Anna Corbi per: "Approvazione regolamento per l’utilizzo del Parco di Salice Terme per la parte gravata da servitù perpetua di uso pubblico a favore del Comune di Godiasco Sa-
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"Campa cavallo che l'erba cresce... nel parco di Salice"
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lice Terme. Approvazione Convenzione tra la Società Terme di Salice S.p.A ed il Comune di Godiasco Salice Terme". Bene! Tutto a posto quindi! Non esattamente perché questo accordo, convenzione, contratto, chiamatelo come volete, non sarebbe mai stato firmato dalle Terme di Salice! Un imprenditore, uno "normale", non un "fenomeno" se si fosse trattato dei suoi soldi o di una sua proprietà probabilmente avrebbe redatto, discusso e firmato il documento contestualmente agli altri atti notarili, in questo caso c'è una delibera 10 mesi dopo, che non sarebbe neanche firmata da una delle due parti, quindi avrebbe validità "DOPPIO ZERO". Forse avranno pensato i componenti dell’Amministrazione Comunale di allora, intendo tutti i componenti, che vabbè... "siamo d’accordo con le Terme, firmarlo subito, tra due giorni, tra 10 mesi cosa cambia". Campa cavallo che l’erba cresce. Curioso anche il fatto che l'Amministrazione Comunale successiva a quella della Corbi, quella di Barbieri non sia stata in grado nel breve periodo che è stata in carica di far firmare alle Terme questa convezioneregolamento. Strano anche questo fatto... alla luce di come è ridotto il parco e del "palleggio" di responsabilità su di chi è la colpa. Non sappiamo se è nei compiti del Commissario che oggi governa il Comune di Godiasco – Salice Terme poter far firmare a qualcuno delle Terme questa convenzione. Ma se nel caso fosse nei suoi poteri, bisognerebbe dargli una bella riguardata, perché le parti oscure, le parti che lasciano spazio a dubbi, le parti che lasciano spazio a possibili discussioni tra le parti, le mancanze e le dimenticanze sono molte, anzi troppe. Ma su quest’analisi ritorneremo forse il mese prossimo… esprimendo le nostre considerazioni dopo aver sentito anche alcuni consulenti. È interessante comunque leggere o sentire certi sindaci o certi assessori che fanno riferimento a fatti ed avvenimenti storici per avvalorare le loro patetiche pseudo tesi. Invece di fare citazioni storiche e altrettanto storici voli pindarici dovrebbero studiare meglio Lorenzo il Magnifico, che a Firenze, tanti anni orsono ha dimostrato, per molti versi, di essere forse il primo, più illuminato e più grande SINDACO della storia italiana. Certi sindaci dovrebbero studiare e capire la storia, non solo impararla a memoria. Per ora teniamoci il parco in queste condizioni perché vedrete che le "scuse pronte" per questa situazione verranno certamente espresse da qualche POLITICOTTO (nel senso di politico-cotto) locale, intanto "campa cavallo che l’erba cresce"… nel parco di Salice... intendo!
Johnny Rosa Un ricatto si trasforma in una storia bellissima! Avevo avviato un locale nuovo in Voghera agli inizi dei '90, e, mi pare nei primi mesi del 1992, risolvo il problema della cambusa affidandola ad un ragazzo di nome Francesco, per tutti Francy, che si dimostra da subito estremamente attento e preciso, e davvero innamorato del lavoro! Di lì a poche settimane arriva il periodo estivo, ed il mio barman ufficiale mi avanza una richiesta inaccettabile: mi chiede un mese intero di ferie! Cerco di farlo ragionare, ma non ottengo nulla, probabilmente, anzi sicuramente, forte lui del fatto che fosse davvero bravo e quindi... insostituibile. Mi lascia intendere, in ultimo, che comunque io la pensassi, lui il suo mese di ferie se lo sarebbe preso! Ero arrabbiato in quei giorni, molto nervoso e continuavo a cercare una soluzione... Proprio in quelle serate di tensione, vedevo spesso Francy dietro il bancone osservare con attenzione la preparazione dei cocktails e dei drinks. Così, un mercoledì sera, gli chiesi a bruciapelo: "Te la sentiresti di fare il barman?". A lui si illuminarono gli occhi "Credo stia diventando la mia passione...". Come in un attimo di lucida follia, gli consegnai le chiavi del locale, aggiungendo "Hai questi 2 giorni per venire a provare i cocktails durante le ore di chiusura. Venerdì cominci!". Mancavano solo due giorni... Li trascorsi a dita incrociate, mentre comunicavo all'abilissimo barman che sarebbe andato in vacanza da subito, per il resto dei suoi giorni, e non sarebbe più tornato al locale! Il primo week-end di Francy nel nuovo ed impegnativo ruolo fu un successo, e da lì partì una bellissima amicizia, che perdura a tutt'oggi con reciproca riconoscenza. Dimenticavo… Francy è oggi contitolare di uno dei locali più chic in Città!
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MONTESEGALE
"turismo esperienzale" alla base del progetto Comunità ospitale
"Il visitatore diventa cittadino temporaneo di una comunità che fa rete per ospitare"
Marina Carbone di
Valentina villani
Montesegale, è un piccolo comune di circa 300 abitanti, il suo borgo è situato in una zona collinare e presenta diverse attrazioni importanti per il turismo come il meraviglioso ed imponente castello, le sue antiche chiese e i panorami mozzafiato che offre l'Oltrepò Pavese. Nell'anno 2009 aderisce all'associazione Borghi Autentici d'Italia e, cinque anni dopo, riceve la qualifica di Borgo Autentico Certificato, il primo in Italia. In questi anni l'amministrazione comunale di Montesegale ha messo in atto un'importante manovra di valorizzazione del territorio, attraverso diversi progetti, primo fra tutti quello della comunità ospitale, gestito
ed organizzato da Marina Carbone che, trasferitasi da Milano per seguire il marito, si è innamorata di Montesegale, tanto da definirlo "il suo luogo del cuore" e per il quale ha lavorato e sta tutt'oggi lavorando in maniera importante. Partiamo innanzitutto con una premessa, ci spieghi in poche parole cosa sono i BAI (Borghi Autentici d'Italia) "Si tratta di una rete di territori in cui le comunità giocano il ruolo di protagoniste, consapevoli di non potersi arrendere al declino e ai problemi che i nostri tempi ci chiamano ad affrontare e di avere risorse e opportunità per creare nuovo sviluppo. Ai BAI aderiscono piccoli e medi comuni, enti territoriali e organismi di sviluppo territoriale; essi sono impegnati in un percorso di miglioramento continuo della struttura urbana, dei servizi verso i cittadini, del contesto sociale, ambientale e culturale". Carbone, ci parli della Comunità Ospitale "Il progetto Comunità Ospitale è un progetto strategico che i BAI (Borghi Autentici d'Italia) stanno realizzando in molti comuni italiani, tra i quali vi è Montesegale. Si basa sull'idea di 'turismo esperienziale', dove il visitatore diventa cittadino temporaneo di una comunità che fa rete per ospitare, dove il concetto di comunità, aperte, solidali e consapevoli, è fondamentale". Rispetto agli anni passati come è cambiato il turismo in Oltrepò e in particolare a Montesegale? E' in aumento o in diminuzione? "L'interesse per il nostro paese è sensibilmente aumentato negli ultimi anni, anche a seguito dell'adesione al progetto di cui accennavo poco fa, il che ha spinto la comunità a individuare e mettere in luce le proprie vocazioni. Si tratta dunque di un turismo alla ricerca dell'esperienza enogastronomica, naturalistica e culturale. Montesegale si è riconosciuto come borgo di natura e cultura e offre questi suoi aspetti ai turisti, che sempre più di frequente vengono a visitarci. Abbiamo ospitato persino una coppia di giovani giapponesi. Questo modello, a mio avviso, potrebbe essere utile per lo sviluppo turistico di molte alte realtà oltrepadane". Quali sono a suo avviso le manovre da attuare per un'importante valorizzazione di Montesegale? "Al di là degli aspetti
più strettamente amministrativi e di governance, penso che la valorizzazione di un territorio parta dalla volontà e dalla mentalità degli abitanti. L'adesione ai BAI, per esempio, è nata dal confronto costante e diretto tra amministratori e cittadini. Perché senza la cooperazione e la consapevolezza della gente, qualsiasi delibera virtuosa non ha valore. Dunque è con la gente che bisogna lavorare: la comunità è la prima risorsa di sviluppo e di crescita". Comune e associazioni: una collaborazione importante, ce ne vuole parlare? "Borghi Autentici non vuole essere un'associazione che celebra qualcosa. L'autenticità dei soci membri non consiste infatti in particolari caratteristiche estetiche, ma presuppone invece un fare comune, come si diceva, un operare in rete per il miglioramento della qualità, della vita del luogo e di chi lo abita. I Borghi Autentici sono dell'avviso che il processo associativo debba essere affiancato da azioni di priorità strategica, in grado di valorizzare le ricchezze e le specificità dei territori, come potenziare l'innovazione ad esempio, riconoscere la centralità dell'agricoltura, la difesa del suolo e sicurezza del territorio, la valorizzazione delle energie rinnovabili e infine la promozione del turismo". Dal suo punto di vista il nostro territorio cosa dovrebbe fare per aumentare il flusso turistico? "Si tratta in primo luogo di attuare un cambiamento di atteggiamento mentale: occorre superare l'autolesionismo di una collettività delegante il proprio benessere a qualcuno o qualcosa che non sia essa stessa, nell'ambito di un corretto sviluppo delle relazioni sociali. Occorre evitare o superare le direttive della chiusura, dell'isolamento, della rivendicazione sterile. Una volta superato questo 'scoglio' culturale, le vie per lo sviluppo turistico possono essere molteplici, ciascuna realtà può trovare la propria sulla base delle sue caratteristiche e della sua storia". Cosa pensa della riforma delle autonomie locali? "Con la legge Delrio del 2014 è stata affrontata la riforma delle autonomie locali, che ha dato il via a un riordino dei poteri locali nell'intento del risparmio, della semplificazione e dell'efficienza. In questa direzione va la previsione di una messa a regime strutturale, organica e rispettosa delle specificità territoriali delle Unioni dei Comuni. Tale impostazione permette alla rete dei comuni di potersi riorganizzare, coniugando identità ed efficienza. In realtà, infatti, le comunità locali ritengono che l'annullamento completo dell'identità di un comune, anche molto piccolo come il nostro, sia inutile e anche controproducente. Questa riforma è il primo importante passo verso la modernizzazione degli Enti locali. Il comune di Montesegale ha costituito l’Unione dei comuni Lombarda Borghi e Valli d'Oltrepò insieme con i comuni di Borgo Priolo, Borgoratto Mormorolo e Rocca Susella. Questi quattro comuni, di fronte alla sfida delle continue modifiche legislative, che impongono vincoli di bilancio e tagli ai trasferimenti, e alle voci di paventati accorpamenti per legge dei piccoli comuni, hanno voluto scegliere di affrontare, invece che di subire, un processo di cambiamento che ormai è inarrestabile. L’intento è proprio quello di trasformare un obbligo di legge in un’opportunità, per fornire più efficienza ai servizi, ottenendo anche una riduzione dei costi e servizi migliori a favore dei cittadini”.
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"i rapporti con la minoranza inizialmente erano burrascosi"
di
Valentina Villani
Con la tornata elettorale di giugno, il già primo cittadino di Val di Nizza Franco Campetti riconferma la sua carica con un ampio consenso, infatti, il 70,31% dei votanti ha voluto che fosse ancora la lista “Insieme per Val di Nizza” a governare i prossimi cinque anni di amministrazione. “In questo particolare momento di crisi, il fatto di essere stato riconfermato significa che i miei elettori hanno riconosciuto il lavoro che con la mia equipe abbiamo portato avanti in questi ultimi 5 anni” – sottolinea Campetti. Così, tra iniziative e progetti, la lista “Insieme per Val di Nizza” procede per la sua strada, portando avanti ciò che già aveva iniziato durante lo scorso mandato e anche qualche piccola novità. “La prima iniziativa importante è stata sicuramente il grest estivo 'Estate Verde', che ha riscosso un ottimo successo registrando ben 105 bambini iscritti. 'Estate Verde' è un'iniziativa in cui crediamo tantissimo e che consente un'importante aggregazione dei nostri ragazzi, provenienti dal nostro comune, da quelli limitrofi ma anche da famiglie che si recano qui in villeggiatura nella seconda casa”. Ci sono altri progetti importanti cui avevate dato già il via con la passata amministrazione e che avete ripreso con la riconferma? "Il progetto più importante che era già in essere e che entro fine anno andremo a concludere, è quello della realizzazione della sala polivalente presso il centro sportivo del paese. Questo progetto ha preso vita grazie al bando dei 6000 campanili, cui abbiamo partecipato tempo fa, e consentirà al comune di Val di Nizza di avere a disposizione questa sala all'interno del contesto del nostro centro sportivo. Inoltre, sempre grazie a questo contributo statale (pari a 500mila euro), riusciremo anche in un'importante opera di potenziamento dei parcheggi, al fine di poter dare maggiori servizi ai nostri cittadini". Val di Nizza è una piccola realtà collinare di 642 abitanti. Negli ultimi anni come crede si sia mosso il popolamento della valle?
"La nostra cittadina è un comune di 30 km², con circa mille utenze e 630 residenze: sostanzialmente due terzi delle abitazioni sono abitate da non residenti e si configurano come seconde case che vengono aperte per un periodo che va da marzo a ottobre. Diciamo che il flusso registra ogni anno numeri sempre più importanti; nel periodo di ferragosto poi c'è stata una presenza significativa di vacanzieri". Restando nell'ambito del turismo, rispetto agli anni passati c'è quindi un miglioramento? "Dopo un calo considerevole avvenuto diversi anni fa, ci stiamo accorgendo che negli ultimi tempi c'è un ritorno delle famiglie che possiedono le seconde case, complice la crisi o chi lo sa, quel che è certo che i nostri territori dopo un lungo periodo di stand -by, oggi vengono finalmente riscoperti. Offriamo paesaggi collinari e ambienti naturali incontaminati, nella tranquillità di una zona scarsamente abitata, dove possiamo vantare anche la presenza di attrattive storico – culturali, come ad esempio il meraviglioso castello di Oramala. Abbiamo inoltre approvato il PLIS, i cui obiettivi primari sono la tutela ambientale, paesaggistica, storico-morfologica, ecologica e naturalistica dell’intero sistema, ai quali si associano prospettive di valorizzazione e di fruizione in chiave turistica e ricreativa. Attraverso questo progetto stiamo cercando di valorizzare una serie di iniziative, come la realizzazione di percorsi sentieristici locali e la manutenzione di quelli esistenti". A proposito di sentieri cosa ne pensa delle polemiche ad essi legate? "Per quanto ci riguarda abbiamo già provveduto a sistemare e migliorare la nostra rete sentieristica e, a differenza degli altri territori, problematiche non ne abbiamo evidenziate, anzi, i nostri sentieri sono molto apprezzati e frequentati". Sappiamo che negli anni passati i rapporti con la minoranza erano piuttosto tesi. Oggi è cambiato qualcosa? "Sostanzialmente la minoranza di oggi, fatta eccezione per qualche nuovo ingresso, è la stessa dei cinque
VAL DI NIZZA
"Negli ultimi tempi c'è un ritorno delle famiglie che possiedono le seconde case"
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Franco Campetti anni appena trascorsi. E' vero, i rapporti inizialmente erano piuttosto burrascosi, tuttavia negli ultimi tempi si sono leggermente appianati. L'inizio di questo nuovo cammino vogliamo che sia all'insegna della collaborazione reciproca: siamo un piccolo comune di poche anime e mi auguro che nel rispetto dei ruoli ci sia sinergia, almeno per quanto riguarda i temi principali, per fare in modo che possano consentirci di portare avanti problematiche esistenti senza troppe contrapposizioni". A Montacuto vivono ormai da tempo 17 profughi, com'è la situazione attuale? "In un agriturismo all'interno di una frazione isolata di Montacuto vivono 14 donne e 3 uomini. Nei mesi passati, in collaborazione con la Parrocchia di Sant'Albano, li abbiamo coinvolti nel coro della chiesa e, lo scorso 20 agosto, hanno fatto uno spettacolo musicale all'interno del parco vicino alla chiesa. Passata l'estate, insieme alla cooperativa che li gestisce, pianificheremo un programma al fine di tenerli impegnati con lavori socialmente utili". Come sono i rapporti cittadini – profughi? "Fino ad oggi non abbiamo rilevato segnali di particolare rilevanza da parte dei cittadini e anche gli ospiti sembrano piuttosto tranquilli. Questo è un problema reale e consolidato all'interno della nostra nazione, del quale ognuno di noi deve prendere atto e farsi carico, procedendo nel migliore dei modi".
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VARZI
"probabilmente le associazioni hanno ragione a lamentarsi..."
"Gli eventi vengono quasi sempre organizzati o in centro o nell’area fiera" di
Pierfilippo Saviotti
A Varzi è stata un'estate fatta di alti e bassi per quanto riguarda il turismo e i conseguenti benefici che possono trarne gli operatori economici del paese. Molto attivo è stato anche l'operato delle varie associazioni che si sono impegnate per organizzare feste e manifestazioni che possano indurre i cittadini del territorio a raggiungere i vicoli varzesi. Non sono però mancate le polemiche delle stesse associazioni, le quali lamentano una scarsa partecipazione da parte dei commercianti. Abbiamo parlato di questa situazione proprio con alcuni proprietari di attività commerciali del comune varzese, ponendo loro tre quesiti: 1)Si sta concludendo la stagione estiva, bilancio positivo o negativo? 2)A Varzi ci sono numerose associazioni attive nell’organizzazione di eventi e manifestazioni di successo. Il vostro lavoro, e il commercio varzese in generale, ne trae beneficio? 3)Cosa ne pensate del messaggio lanciato da qualcuna di queste associazioni, le quali si sono "lamentate" della scarsa partecipazione degli operatori economici varzesi agli eventi organizzati? La prima a "sfogarsi" è Rita Albera, titolare della storica pizzeria in Piazza della Fiera. 1)"Questa è stata una stagione negativa, e negli anni, più si va avanti e più è peggio. Quest’anno Giugno non l’abbiamo praticamente percepito perché è stato un mese caratterizzato dal brutto tempo. Durante i mesi di luglio e agosto abbiamo lavorato bene soltanto 10 o 15 giorni, negli altri giorni nulla di che". 2)"Le associazioni sono molto attive e cercano di fare il massimo per aiutare. Il problema è che c’è sempre meno gente in giro, quindi anche le associazioni non possono fare molto. La crisi si sta facendo ancora sentire, e la gente fa fatica". 3)"Le associazioni hanno ragione a lamentarsi, ma purtroppo anche noi non possiamo aiutarle più di tanto, poiché in questo periodo negativo facciamo anche noi parecchia fatica".
Serena Desimoni e Elisabetta Mancuso Serena Desimoni, è "nuova" nel settore, avendo aperto la propria attività lungo la Via Pietro Mazza qualche mese fa. 1)"Noi siamo aperti da solo 8 mesi, quindi non posso dire se questa stagione sia stata più positiva o negativa rispetto agli anni passati. Diciamo che, rispetto
alle nostre aspettative, siamo molto soddisfatti". 2)"Indubbiamente quando vengono organizzati eventi o manifestazioni la gente si muove, quindi ne beneficiamo anche noi. Anche confrontandoci con altri commercianti del paese, ci siamo resi conto che quest’estate c’è stato un maggior afflusso di villeggianti, quindi bene o male abbiamo lavorato tutti di più, e di questo siamo contenti. E tutto ciò è stato possibile anche grazie all’aiuto delle associazioni". 3)"Probabilmente le associazioni hanno ragione a lamentarsi, ma da questo punto di vista anche noi abbiamo qualcosa da dire. Spesso le manifestazioni sono state organizzate senza dare a noi commercianti il giusto preavviso. Più volte abbiamo scoperto l’esistenza di un evento il giorno stesso, e avendo altri impegni programmati, non siamo riuscite a tenere aperto il negozio. Probabilmente il tutto non è pubblicizzato a dovere. Ci è stato detto che questi eventi sono pubblicizzati online e sui social network, ma chi come noi non utilizza molto la rete, è tagliato fuori. Sarebbe auspicabile che anche le associazioni facessero un maggior lavoro di volantinaggio cartaceo".
Alessandra Scabini Alessandra Scabini dietro al bancone del suo bar, punto d'incontro dei giovani varzesi, non è aiutata dalla posizione della sua attività, decentrata rispetto alle vie principali. 1)"Nel complesso non è stata una stagione troppo positiva. Secondo me, rispetto agli altri anni, abbiamo lavorato meno, almeno qui a Varzi. Come sempre abbiamo lavorato di più nei giorni di mercato e il sabato sera grazie all’apertura della discoteca Rive Gauche. In generale però, poca gente". 2)"Dal mio punto di vista, il nostro locale è sempre un po’ tagliato fuori dalle manifestazioni organizzate dalle varie associazioni. Gli eventi vengono quasi sempre organizzati o in centro o nell’Area Fiera, e noi siamo spostati rispetto a quelle zone. In generale l’impegno delle associazioni è ripagato da feste belle e ben riuscite". 3)"Questo è un bel problema, e a Varzi purtroppo è così da sempre. È logico che noi commercianti, appena possiamo, diamo qualche aiuto, ma è anche vero che, essendoci diverse associazioni, tutte cercano aiuti ed è normale che in questo modo diminuisce la possibilità dei commercianti di fornire contributi troppo onerosi". Diversa la percezione di Lorenzo Tornari, titolare di un negozio di fiori e piante, attività che poco risente dell'afflusso turistico in quel di Varzi. 1)"Questa stagione è stata nel complesso positiva, abbiamo lavorato leggermente meglio rispetto all’anno
Lorenzo Tornari passato. Sia per quanto riguarda il maggior numero di matrimoni, sia per un piccolo incremento di turisti, anche se questo influisce poco sulla nostra attività". 2)"Le associazioni sono molto attive, ma l’organizzazione di eventi a noi non porta né benefici né svantaggi, innanzitutto per il tipo di attività che siamo, e poi per la nostra posizione: siamo l’ultima attività di Varzi per quanto riguarda la localizzazione geografica, molto lontani dal centro dove si svolgono gli eventi". 3)"Ho sentito anch’io questa polemica. Dal loro punto di vista possono aver ragione, ma, per quanto ci riguarda, noi non traiamo benefici da queste manifestazioni, di conseguenza non riusciamo ad essere di grande aiuto". La macelleria di Via Pietro Mazza attraverso il sorriso della titolare, Emanuela Spazian manifesta la propria soddisfazione lavorativa. 1)"È stata una stagione molto positiva per noi. I nostri clienti, e non solo di Varzi, ci hanno sempre dimostrato la loro fedeltà e noi, oltre a farci piacere, ne abbiamo giovato". 2)"Il nostro tipo di attività, purtroppo, non può trarre molti benefici dall’organizzazione di questi eventi. Credo che di ciò possano beneficiarne i ristoratori e gli operatori economici di questo genere. Noi direttamente siamo un po' fuori da queste logiche, anche se è vero che, indirettamente, forse qualche vantaggio lo abbiamo anche noi poiché riforniamo i ristoranti con la nostra carne". 3)"Forse hanno ragione, ben vengano le manifestazioni che organizzano, siamo tutti contenti se viene più gente e se gli eventi riescono bene. Però, non essendo toccati direttamente, ci viene difficile dare un aiuto concreto".
Emanuela Spazian
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VARZI
mento degli ultimi anni. La gente la crisi la sente ancora. Le persone escono, in giro si vedono, ma spendono poco, o comunque meno di anno in anno". 2)"Le associazioni si danno un gran da fare, ma sempre per questi problemi, anche loro più di tanto non possono fare". 3)"Dal loro punto di vista hanno ragione, ma anche noi soffriamo questo momento e ci risulta difficile aiutare concretamente". Riccardo Brignoli con la sua locanda nel centro storico, ritiene il lavoro delle associazioni indispensabile. 1)"È stata una stagione abbastanza positiva, anche se abbiamo lavorato bene soltanto nella seconda parte dei mesi estivi. A giugno e in parte a luglio il tempo ha complicato le cose, di gente ne è uscita poca". 2)"Le associazioni si danno un gran da fare. Io devo ringraziare in particolar modo l’associazione 'A Tutta Varzi', la quale si impegna molto. La festa medievale organizzata da loro ha avuto un gran successo ed è destinata a diventare la prima festa del paese. Sono arrivate migliaia di persone, e di questo ne hanno giovato tutti". 3)"Hanno assolutamente ragione a lamentarsi. Io, nel mio piccolo, ho sempre cercato di sponsorizzare le loro iniziative, contando che un evento come la festa medievale viene a costare circa 20.000 euro. Anche per questo sono contento di far parte dei loro ringraziamenti. In generale, altre attività aiutano poco o nulla; hanno benefici quando hanno centinaia di persone in coda per entrare nei locali, ma quando è il momento di ricambiare l’aiuto non si vede quasi nessuno".
Marta Quattrocchio
Riccardo Brignoli
Marta Quattrocchio con la sua tabaccheria nella Via principale, parla di una stagione negativa se paragonata allo scorso anno. 1)"Direi che c’è stato un grande afflusso di gente, soprattutto nel mese di agosto. Per quanto riguarda il mio settore, giugno e luglio sono stati mesi negativi. Per questo posso dire che, purtroppo, è stata una stagione più negativa rispetto all’anno scorso". 2)"Gli eventi organizzati dalle associazioni, alla mia attività portano vantaggi solo relativi, ma la trovo comunque un’ottima cosa. A Varzi viene tante gente, e questo fa bene al paese". 3)"Non ho sentito parlare di questa polemica, e non ho incontrato le associazioni, quindi su questo argomento sinceramente non saprei cosa dire". Complice un inizio estate all'insegna del brutto tempo, stagione lavorativa "corta" per Silvana Belli che gestisce una salumeria-gastronomia in Via Mazza. 1)"Diciamo che questa stagione estiva è stata più corta come periodo rispetto agli altri anni. Forse complice il fatto che giugno è stato un mese caratte-
rizzato da tempo non caldo e poco soleggiato. Posso dire che abbiamo lavorato bene solo 10 o 15 giorni nel mese di agosto". 2)"A dir la verità, secondo il mio parere, a Varzi si organizzano meno eventi di quando si dovrebbe e potrebbe. Dovremmo essere un paese come Bobbio, che organizza feste tutte le settimane, o quasi. Per la verità alcune feste sono ben riuscite, ma noi non ce ne siamo neanche accorti. Poi a causa del fatto che le feste vengono sempre organizzate in centro o nell’Area Fiera, ci taglia fuori. Forse bisognerebbe distribuire meglio l’organizzazione delle feste". 3)"Loro si lamentano ma, per il discorso che ho appena fatto, anche noi dovremmo lamentarci un po'. A Varzi è da sempre così, quando le feste vengono organizzate per tutte le strade del paese, lavorano tutti, ma la maggior parte viene organizzata in centro, e a lavorare sono in pochi". Tutta colpa della crisi per Carolina Cavanna, titolare di un bar gelateria nella via principale. 1)"È stata una stagione che ha seguito il rallenta-
BRALLO DI PREGOLA
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"stiamo approntando una zona protetta sul Trebbia"
SETTEMBRE 2016
"Un cinghiale abbattuto qui da noi, ne vale 6 di quelli delle squadre di bassa collina" di
Giacomo Braghieri
Intervista a Giovanna Cornarotti, classe '93, assessore al turismo e cultura al comune di Brallo di Pregola, cacciatrice. La incontriamo in occasione dell'apertura della stagione venatoria 2016-2017. Sebbene fin dai tempi antichi il regno delle selve e degli animali selvatici sia stato affidato ad una donna, Diana, le cacciatrici in Italia sono ancora poche a dispetto delle medaglie olimpiche conquistate dalle nostre atlete nelle specialità del tiro al volo con arco e fucile. Siamo sicuri che anche questo sarà un campo dove la presenza femminile, porterà miglioramenti e nuova linfa vitale. Come ha iniziato ad andare a caccia? "Sono pochi anni che la pratico, la passione mi è stata trasmessa in famiglia. Ho seguito in battuta mio nonno, mio padre e mio zio. Fin da piccola ho familiarizzato con i cani. È un ambiente che conosco da sempre". In Italia le donne che praticano l'attività venatoria sono meno del 5% del totale di cacciatori, qui in zona vi si conta sulle dita di una mano, che reazione hanno avuto i suoi genitori quando ha deciso di andare a caccia? "Mio padre mi ha regalato un suo fucile, la scusa era il risparmio, ma il gesto per me ha un grande significato". Che caccia pratica? "Vado a lepri, a volte a cesene e caccio il cinghiale in braccata. I 2/3 dei giorni di permesso li dedico a questo tipo di caccia, faccio parte della squadra A Brallo". Mangia quello che caccia? "Si, il cinghiale ha una carne ottima". Come lo si cucina? "In tanti modi: in salmì, in umido, al forno". La presenza degli ungulati influenza la cucina del posto? "Ormai la selvaggina è richiesta da chi frequenta queste zone. I piatti a base di carne di cinghiale sono in quasi tutti i menù dei nostri ristoranti". Che sviluppi immagina per la caccia nelle "terre alte"? "C'è un impoverimento della fauna cacciabile tradizionale come lepri, pernici, starne; ci sono tanti ungulati: cinghiali e caprioli. Su questi selvatici si può praticare la caccia di selezione che è un tipo di attività che ha molti appassionati. A parità di pressione venatoria, ci sono sempre più cinghialisti residenti fuori ATC che grazie alla loro passione scoprono i nostri luoghi. La caccia di selezione non ha un impatto significativo sulla fauna tipica dell'appennino". Come si prepara per l'apertura? "Non ci ho ancora pensato, penso che andrò con il mio ragazzo a lepri". Un tempo la battuta di caccia era un punto fermo dell'amicizia virile..... "Vero, nel mio caso è stato lui ad invitarmi, oggi si continua ad andare a caccia fra amici ma senza distinzione di genere". Che tipo di armi usa una donna? "Io ho iniziato con un calibro 12, dopo tre anni mia madre mi ha regalato un cal.20 e con questa arma mi trovo meglio. È più leggera e maneggevole. Dopo
quattro anni ho abbattuto il mio primo cinghiale". Un gran colpo con quel calibro... "Ho impiagato anni ad acquisire la freddezza necessaria per mirare al selvatico, per tempo era tale la scarica d'adrenalina che sentivo che una volta a tiro non lo guardavo attraverso l'ottica e lo padellavo. A dicembre 2015 ho abbattuto un'animale di quasi 100kg. Il cal. 20 non ha gittate di centinaia di metri, devi avvicinarti all'animale". I cacciatori sono galantuomini? "Si, sono sempre gentili, mi danno molti consigli e mi coinvolgono da pari nelle azioni di caccia. Nel dopo braccata ci si fa quattro chiacchere commentando la giornata e in genere mi diverto molto, non è mai capitato che sia stata messa a disagio". Caccia e turismo. "È un dato ormai assodato, la caccia fa in modo che molti appassionati frequentino il nostro appennino in autunno ed inverno. Tanti affittano case e vengono con le famiglie. La sostenibilità economica di molti esercizi in montagna è influenzata da questo movimento". A proposito di turismo, lei è da poco assessore, come si è mossa? "A dire il vero la giunta di cui faccio parte si è mossa da poco, a giugno ci sono state le elezioni, e ci siamo appena insediati. Per questa stagione, per altro ottima, non siamo riusciti a programmare nulla di nuovo. Nonostante ciò in zona hanno riaperto due attività ricettive e si è segnalato un incremento delle presenze turistiche." Avete risolto la questione dell'assenza di un bancomat? "La mancanza di un bancomat è un problema serio. Qui ci sono piccoli esercizi che non sempre hanno convenienza a dotarsi di sistemi di pagamento elettronico. Anche per i turisti stagionali diventa un problema detenere somme di denaro in casa. Per due volte è stata scassinata la macchina e ciò ha complicato la soluzione del problema. Ora sembra ci possa essere una possibilità con il Bancoposta". Quali sono i pilastri del turismo al Brallo? "Sicuramente il Centro Federale Tennis di Pregola, il Trebbia, la natura. Il centro di Pregola è la realtà turistica di maggior peso per l'economia del luogo, è anche una importante cassa di risonanza. Il turismo di passaggio è per la maggior parte composto da chi frequenta il fiume Trebbia. Poi ci sono gli amanti della montagna per varie ragioni: possibilità di escursioni in bike, a cavallo, a piedi; caccia, tranquillità ed ambiente naturale pregiato. Ci si può fermare poche ore per ristorarsi o settimane affittando appartamenti a prezzi vantaggiosi". AstroBrallo e il Circolo dei poeti catartici? "Sono associazioni che hanno organizzato iniziative importanti, hanno animato le serate in montagna co-
Giovanna Cornarotti niugando svago e cultura. L'associazione AstroBrallo ha permesso al comune di mettere a disposizione dei turisti il suo sistema Wi-Fi". Lei è assessore al comune di Brallo di Pregola, Andrea Gandolfi è sindaco del comune limitrofo di Santa Margherita Staffora, entrambi giovani ed entrambi cacciatori, vi impegnerete nella politica venatoria dell'ATC? "Posso rispondere solo per me; è vero che l'età media di chi pratica la caccia è alto, come è vero che dalle nostre parti ci sono sempre meno giovani cacciatori, ma io sono solo quattro anni che sono iscritta, ho ancora poca esperienza". La domanda precedente non l'ho fatta a caso, lei è giovane, cacciatrice, si occupa di turismo, è ancora un sogno la creazione di una zona protetta da Varzi all'Antola? "Zone di protezione per i selvatici qui esistono già, con Regione e Provincia stiamo approntando una zona protetta sul Trebbia. La zona parco può starci se non stravolge l'economia e la gestione del luogo". Ci spiega meglio? "Abbiamo parlato di caccia, sarà possibile continuare con le regole attuali? In questi posti tutti si scaldavano con la legna, ora che si sono spopolati sarà possibile tornare ad un prelievo ragionato? Sentieri, fossi, e molti campi sono invasi dal bosco perchè non si fa più manutenzione. Ecco, il parco dovrebbe dare certezze ai privati e non il sentore di ulteriore burocrazia". Ho dato un'occhiata agli abbattimenti delle squadre del Brallo, sono pochi rispetto ad altre squadre di cinghialisti della zona, è colpa del calibro 20? "Macchè! Si rende conto che da queste parti il cinghiale trova coperture e via di fuga impresidiabili? Ci sono zone che non riesci a chiudere neppure quando le squadre sono al completo, un cinghiale abbattuto da queste parti ne vale sei di quelli delle squadre di bassa collina". Si rende conto che oltre ai cultori del calibro 12 ora si tira contro le squadre della valle Staffora? Forse ho esagerato... (sorride) ma sui terreni di montagna è tutto più complicato".
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"Come tutto il territorio dell’oltrepo... ci raccontiamo poco"
di
Vittoria Pacci
Romagnese, in dialetto locale "Armagnes" o "Castè" è il tipico paese dell'alto oltrepo: l'imponente castello Dal Verme con la sua Torre che ospita oggi il Museo dell'arte rurale e degli strumenti agricoli, la Chiesa di San Lorenzo, le montagne attorno con le piccole frazioni arroccate. E' l'unico paese che ancora oggi mantiene viva la tradizione dei canti popolari e della "Galena Grisa", nome che nasce dalla strofa di apertura del canto rituale che il Sabato Santo accompagna i questuanti nelle vie del paese e delle frazioni. Incontriamo Ada Risi, al suo secondo mandato nella squadra del Sindaco Aurelio Bramanti, assessore alla sanità, servizi sociali e alla scuola. Lei è milanese, ma vive ormai da tempo in una piccola frazione del capoluogo, Ossio. Cosa l’ha spinta a questo cambio radicale? "Vivo tra Milano e Ossio, non un cambio radicale ma la necessità di vivere in un ambiente più piacevole e naturale". Lei è maestra d’arte in ambito psichiatrico, ci spieghi meglio…. "Il mio lavoro di maestra d’arte si è concluso nel dicembre scorso, ho tenuto per 25 anni dei laboratori riabilitativi rivolti a pazienti psicotici, un lavoro molto bello e appassionante". La sua scelta di "mettersi in politica" da che cosa e’ stata motivata? "Direi che occuparmi del territorio in cui in parte vivo, la stima per il Sindaco Bramanti e in generale dare una mano per realizzare alcune cose è stata la molla che mi ha fatto candidare la prima volta, il secondo mandato è stata invece una scelta di serietà, sentivo il bisogno di dare la possibilità ai cittadini di Romagnese di esprimersi sull’esperienza del primo mandato". Romagnese è classificato Comune Gioiello D’Italia. Cosa significa concretamente? "Significa aver viste riconosciute dal Ministero le potenzialità di questo territorio, la naturalità, la qualità della vita...". Il suo impegno politico nell’ambito del suo assessorato ai servizi sociali, alla sanità e alla scuola, in che cosa consiste concretamente? "Significa fare in modo che la scuola resti aperta per non far morire il paese ma anzi permettere nuovi arrivi di coppie con figli, significa occuparsi di tutte le problematiche riguardanti servizi e trasporti, significa collaborare con le altre strutture esistenti sul territorio per permetterne la fruizione...". Non si può non menzionare la Croce Azzurra di Romagnese da anni molto attiva sul territorio e dei volontari che ne fanno parte... "La Croce Azzurra di Romagnese svolge da anni un servizio estremamente importante per tutta l’alta valle, sia come 118 ma anche per tutti quei trasporti sanitari semplici che permettono ai nostri anziani di rivolgersi agli ospedali e ai centri di cura. Sono volontari bravi e attenti che hanno bisogno oltre al sostegno di tutti, anche di ampliare la rete di operatori". Oltre che assessore, lei è anche Presidente della pro loco, come riesce a conciliare le due cariche? "Preciso che la carica di Presidente pro loco mi è stata affidata per terminare il mandato e affrontare insieme al direttivo il periodo estivo. Sono contenta di aver partecipato a questa esperienza che mi ha
Ada Risi fatto toccare con mano le difficoltà che le pro loco incontrano nel loro operare e mi ha fatto apprezzare le capacità di questo gruppo". Il rapporto con gli operatori economici del paese com'è, c'è collaborazione? "Nella differenza di ruolo e di obbiettivi non sempre convergenti, direi che ai tavoli istituiti di programmazione si è collaborato in modo proficuo". Come tutti i paesi delle nostre colline, anche Romagnese ha risentito negli anni dello spopolamento. Com'è oggi la situazione? "Siamo in leggera ripresa abbiamo alcuni nuovi residenti, anche stranieri, ma abbiamo nuove attività aperte a Romagnese, uno studio dentistico, un nuovo negozio di parrucchiera e una erboristeria". Esistono nel territorio frazioni completamente spopolate? "Abbiamo alcune frazioni che in inverno arrivano ad avere uno o due abitanti ma sono la minoranza". Romagnese pur con delle pluriclassi è riuscito a "mantenere" la sua scuola. Ci sono novità in ambito scolastico inerenti a iscrizioni e progetti? "Siamo in risalita come numero di alunni andremo nei prossimi anni sui 12/13. Per anni si è parlato della "casa di riposo" che sarebbe dovuta sorgere a Romagnese, progetto imponente e mai concluso. Ci sono novità in merito?
ROMAGNESE
"Siamo in leggera ripresa, alcuni nuovi residenti e nuove attività aperte"
SETTEMBRE 2016
"La casa albergo è interessata da un progetto del quale spero si possa dare notizia al più presto, comunque la nostra amministrazione non ha mai smesso di lavorare al progetto". A Romagnese esiste una struttura fissa di copertura al campo da calcio, progetto inaugurato lo scorso anno e certamente un fiore all’occhiello per un piccolo comune. E’ stato un progetto voluto da chi e ben accolto da tutti? "La struttura coperta denominata Pala Brada rientra in un progetto di qualificazione dell’intera area che va dal campo giochi sino al vecchio campo giochi, comprende la piscina scoperta, l’area camper e la nuova struttura coperta dove oltre al calcetto è possibile giocare a tennis, pallavolo e basket. Il progetto è stato fortemente voluto dall’amministrazione per creare un centro attrattivo per il turismo e dare ai nostri residenti un’area di svago e sport. Naturalmente non tutto quello che si fa viene capito e alcune polemiche ci sono state, come è normale che sia in una dialettica democratica". Secondo lei il comune di Romagnese da un punto di vista turistico "si vende" bene o secondo lei andrebbero potenziati servizi o altro? "Come tutto il territorio dell’oltrepo ci raccontiamo poco e non sempre dimostriamo di apprezzare il patrimonio che abbiamo, ma molto si sta facendo". Progetti e "sogni nel cassetto" per il prossimo futuro per Romagnese? "Sono una persona pragmatica ai sogni preferisco il lavoro quotidiano svolto con i cittadini di Romagnese".
il Periodico
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il Periodico
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"non potrà mai essere una fiera con velleità nazionali"
Di Nilo Combi
Oltrevini non si fa a Settembre 2016 ma a Maggio 2017. Per la storica fiera del vino di Casteggio è dell'Oltrepò è un cambiamento notevole. Oltrevini è stato un grande successo, poi con il passare degli anni, formule espositive non sempre azzeccate ne hanno appannato l’immagine ed il successo. Come per l’altra storica fiera oltrepadana "La Sensia", abbiamo voluto chiedere allo stesso "Mister X" la sua opinione su come immaginerebbe Oltrevini 2017. Mister x di questo mese è proprietario di un'importante società italiana che gestisce e promuove fiere in Italia e collabora con alcune fiere europee. Abita e vive in Oltrepo pur non essendo oltrepadano. Scelta corretta spostare Oltrevini da Settembre a Maggio ? "A mio giudizio sì, e comunque vedo che quasi tutti i produttori oltrepadani hanno accolto con favore il cambio di data, ora penso che non abbiano più scuse per non partecipare. Chiaramente il Distretto Vino Oltrepo Pavese ed il Consorzio Tutela Vini Oltrepo Pavese dovranno fare la loro parte per incentivare i propri associati affinchè partecipino tutti” Oltrevini solo vino o anche altro? "Se dovessi organizzarla io, oltre ai produttori di vino inserirei anche i produttori di prodotti alimentari dell'Oltrepo Pavese. Ma solo quelli dell'Oltrepo: salame, formaggio etc, farei un regolamento molto restrittivo sui prodotti da esporre, certamente vieterei che un produttore esponga la porchetta o wurstel, o formaggi di altre zone o regioni, come purtroppo spesso avviene. Solo alimenti prodotti in Oltrepo". Non è "uscire dal tema" permettere che oltre ai vini ci siano anche altri prodotti? "Non ci sarebbero altri prodotti, ma si potrebbe creare un’area espositiva gourmet, dove si possano concentrare gli stand espositivi dei prodotti oltrepadani, coinvolgendo anche le varie associazioni, quelle del salame di Varzi, quelle del miele, funghi etc. Un’ area gourmet che voglia essere un Oltrepo in tavola". Solo prodotti tipici o anche altro? "Prodotti alimentari dell'Oltrepo, vedo e leggo che si inizia a produrre olio, zafferanno etc, non sono prodotti tipici, ma sono prodotti qui, quindi esponiamoli e promuoviamoli" Spazio ristorazione oppure no? "Certamente sì, con serate a tema, dove in ogni serata, uno chef diverso dell’Oltrep, prepara tre antipasti, tre primi, tre secondi e tre dolci. In quest’area ristorazione ci dovrebbe essere una lista vini, dove sono presenti tutti i vini scelti da ogni espositore, in base al menù della serata. Certamente non spenderei soldi per far intervenire chef che arrivano da fuori, per avere dei 'testimonial', che risultano fasulli e non coerenti con l'Oltrepo Pavese. Chef che vediamo in televisione, triti e ritriti e che pubblicizzano qualsiasi cosa, dalle patatine ai detersivi. Utilizziamo chef e ristoratori dell’Oltrepo, mettiamo in mostra le capacità culinarie". Altri prodotti che potrebbero essere esposti? "Solo vini e prodotti alimentari strettamente e rigorosamente dell'Oltrepo. Certamente nessuna esposizione di autovetture, trattori, merletti, pizzi, collanine..." Solo esposizione o anche vendita? "Anche vendita, ogni espositore, sia di vino che di prodotti alimentari, deve per regolamento avere un angolo all’interno del proprio stand, dove vendere
tutti i prodotti esposti ad un 'prezzo speciale fiera', deve essere chiaramente un prezzo promozionale per un momento promozionale, così come ci deve essere degustazione, ma sempre a pagamento, per evitare approfittatori, che fanno il giro di tutti gli stand e magari si ubriacano anche". Convegni, simposi, tavole rotonde...? "Nessuna, generalmente servono a poco, durante una fiera ancora meno, la fiera è un momento di promozione, non di discussione e confronto, del resto a questi convegni, simposi, etc ci vanno sempre i soliti 4 gatti politici e 4 funzionari di enti para pubblici". Spazi espositivi per enti o istituzioni? "Nessuno, premesso che in genere sono spazi espositivi di una tristezza assoluta, ma sono inutili in una fiera di questo tipo, ci sono già molti loro associati, produttori di vino e prodotti alimentari oltrepadani che espongono, cosa serve uno stand di un ente? A zero! A chi interessa? A nessuno! Non si rischia di declassare Oltrevini e trasformarlo in una mostra-mercato? "Premesso che una fiera è una manifestazione in cui si espongono al pubblico dei prodotti, al fine di poterli vendere e pubblicizzare. Quindi che ogni produttore-espositore possa vendere i suoi prodotti è nella normalità delle cose, inoltre se un espositore ha un ricavo economico che gli permette di alleggerire le spese della partecipazione alla fiera o meglio ancora di guadagnarci, è certamente una cosa che non fa male, e poi è un utile incentivo affinchè partecipi gli anni successivi". Con questo impostazione Oltrevini avrebbe mire e aspirazioni più limitate? "Siamo seri e concreti Oltevini non potrà mai essere una fiera con velleità nazionali, i momenti espositivi per il vino e per i prodotti alimentari, in Italia e nel mondo sono altri, con una storia, con un'area d’interesse, con un elenco espositori di ben altro spessore. A mio giudizio Oltrevini deve essere un momento di promozione e vendita per radicare i propri prodotti in un’area di 50-60 km, nelle province di Pavia, Alessandria, Piacenza e periferia di Milano Sud. Avere altre velleità, mi sembra azzardato e fuori luogo, bisogna guardare in faccia alla realtà e non fare voli di fantasia". Ingresso a pagamento o gratuito? "Assolutamente gratuito, già ci sono difficoltà nel far venire la gente, se poi la fai anche pagare... ne viene poca e sempre meno, poi ci sono pochi visitatori, gli espositori si lamentano e negli anni successivi ci saranno, come del resto è già successo sempre meno espositori". Quanto dovrebbe durare la fiera?
L'INTERVISTA X
"Oltrevini: ingresso assolutamente gratuito"
"5 giorni. Con il solo fine settimana, si perde una buona fetta di visitatori, quelli che durante il fine settimana vanno al mare o in montagna e Maggio, è il mese tipico per i primi weekend fuori dall’Oltrepo, e poi si perderebbero molti gestori di bar e ristoranti, che dovrebbero essere i migliori clienti degli espositori, perchè durante il fine settimana i ristoranti e gli esercizi pubblici lavorano di più rispetto i restanti giorni della settimana. Fiera dovrebbe iniziare il Mercoledì con orario dalle ore 18 alle ore 24, proseguire il Giovedì, il Venerdì ed il Sabato sempre dalle ore 18 alle ore 24. Domenica orario continuato dalle 10 alle 24". Momenti di musica, concerti... ? "Nessuno, i visitatori devono essere attratti dai prodotti esposti, e non essere distratti da altre cose, poi devono poter parlare con gli espositori, senza ulteriori rumori di sottofondo, già c’è il vocicchio di sottofondo che disturba". E i grandi "buyer" verrebbero ad un Oltrevini così concepito? "Perché secondo lei i grandi buyer del settore verrebbero ad Oltrevini con il numero di fiere a carattere nazionale ed internazionale che ci sono nel mondo? Siamo seri, il bacino di utenza di Oltrevini è interprovinciale e popolare". Quale potrebbe essere il numero di espositori raggiungibile e auspicabile? "110-120, con 90-100 produttori di vino e 10-20 produttori di prodotti alimentari". Ed il numero dei visitatori? "Se fortemente ed efficacemente pubblicizzato nell’area circoscritta che ho citato prima, 20-22 mila persone nell’arco dei 5 giorni, questo dovrebbe essere l’obiettivo per il primo anno". LA RUBRICA “MISTER X” È UN’INIZIATIVA EDITORIALE DI ALCUNI DEI PRINCIPALI GIORNALI ANGLOSASSONI, IN PARTICOLARE DEGLI STATI UNITI D’AMERICA, ED È STATA CONCEPITA DA QUESTI GIORNALI COME SPAZIO SUI PIÙ DIVERSI TEMI DELLA VITA SOCIO-ECONOMICO E POLITICA, INTERVISTANDO PERSONAGGI DI PRIMO PIANO DELLA VITA DEI RIPETTIVI PAESI O DELLE RISPETTIVE ZONE DI DIFFUSIONE DEI GIORNALI CHE LA PROPONGONO. L’INIZIATIVA EDITORIALE INTENDE DAR SPAZIO ALL’IDEA CHE I CONCETTI ESPRESSI SIANO PREPONDERANTI RISPETTO ALLA PERSONA CHE LI ESPRIME, CHIUNQUE ESSA SIA. IL PERIODICO NEWS HA RITENUTO DI RIPROPORRE ANCHE IN OLTREPÒ PAVESE QUESTA INIZIATIVA. LE PERSONE INTERVISTATE DAL NOSTRO GIORNALE VIVONO O SONO LEGATE ALL’OLTREPÒ PAVESE E RISPONDONO A DOMANDE SUI TEMI CHE LA NOSTRA REDAZIONE RITIENE D’ATTUALITÀ PER L’OLTREPÒ. LE PERSONE INTERVISTATE HANNO DATO L’ASSENSO ALLA COMUNICAZIONE DEL LORO NOME E COGNOME ALLE AUTORITÀ COMPETENTI IN CASO DI DENUNCE PER FRASI O CONCETTI ESPRESSI IN FORMA DIFFAMATORIA NELL'AMBITO DELL'INTERVISTA, ASSUMENDOSI QUINDI LA PATERNITA' DELLE PAROLE E DEI CONCETTI DA LORO ESPRESSI E DA NOI PUBBLICATI.
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"quando la nostra generazione si ritirerà, il mercato scomparirà"
"E' cambiato il modo di lavorare, molte licenze sono finite in mano ai cinesi" di
Valentina Villani
Il mercato di Casteggio rappresenta uno dei più antichi esempi di mercato ambulante: nacque nel 1532 come mercato del mercoledì e, successivamente si ampliò alla domenica. Considerato da sempre pilastro portante dell’economia locale casteggiana, negli ultimi periodi anch'esso ha incontrato qualche problema sul suo cammino, come del resto buona parte delle attività commerciali locali, a causa della crisi che imperversa sulla nostra nazione. Nonostante tutto Casteggio oggi registra ancora un numero importante di banchi storici che ci raccontano come è arrivato questo cambiamento. Ad ognuno abbiamo posto tre domande standard, sentiamo cosa ci hanno risposto 1. Casteggio ieri e oggi: com'è cambiato il mercato negli anni? 2. Quanto la crisi negli anni ha influito sul vostro lavoro? 3. Secondo lei quale sarà il futuro del mercato di Casteggio e del sistema mercatale più in generale? Stefano Cimò, da circa 50 anni in piazza a Casteggio vende salumi. 1. "Innanzitutto è cambiata la sua frequenza, il mercoledì si è nettamente dimezzato, sia per quanto riguarda i visitatori che per il numero dei banchi; per quanto riguarda la domenica invece la situazione è stazionaria, infatti registriamo più o meno sempre gli stessi numeri. Credo che una parte importante di questo cambiamento sia dipesa dall'arrivo di massa di cinesi e marocchini tra i banchi, che ha abbassato la qualità del mercato in generale, creando un disagio per tutti noi commercianti”. 2. "Diciamo che la crisi ha influito abbastanza, come del resto in buona parte delle attività commerciali italiane. Negli ultimi anni abbiamo perso il 25% circa, il lavoro è calato ma tuttavia non possiamo lamentarci, ci sono ancora molte persone che scelgono il mercato per i loro acquisti. Noi andiamo avanti per la nostra strada cercando di offrire il massimo che possiamo, la guerra ai grandi supermercati non si può fare per via dei costi, possiamo però offrire un prodotto di maggior qualità, e questo è quello che ci differenzia, è il nostro valore aggiunto". 3. "Oggi parlare di futuro è difficile, posso solo dire che mi auguro che la nostra attività vada sempre bene. Quel che è certo è che il mercato non potrà scomparire, poiché è un'istituzione che ha alle spalle più di quattrocento anni di storia, probabilmente cambierà ancora e si evolverà continuamente, come è cambiato dagli anni indietro sino ad oggi, ma non cesserà di esistere". Sabrina Verardo e Stefano Cucchi, sono titolari di un banco d'abbigliamento. 1. "Il mercato negli anni è stato completamente stravolto, il nostro banco è storico, infatti mia moglie ha iniziato a lavorare accanto a suo padre nel 1984 – racconta Cucchi. Se vogliamo fare un paragone con quei tempi, diciamo che il mercato a Casteggio, ma anche più in generale, è cambiato nella sua totalità. Nell'anno 1992 c'è stato un importante rifacimento dei piani commerciali per vari interessi economici, quest'azione ha modificato in toto quello che era il
Stefano Cimò commercio di allora, quando ancora i piccoli negozi di vicinato e mercati registravano numeri importanti nelle vendite. Negli anni 2000 diciamo che si galleggiava ancora, ma da lì in poi è stato un bagno di sangue. E' cambiato il modo di lavorare, moltissime licenze sono finite in mano ai cinesi, che hanno portato un calo della qualità, poi però in molti hanno abbandonato prediligendo bar, parrucchieri e centri estetici, lasciando il posto ai nord africani, i quali si sono inseriti in un mondo a loro sconosciuto e abbassando anch'essi in maniera notevole la qualità di tutto il mercato in generale". 2. "La crisi è stata devastante per tutti. Abbiamo sempre lavorato con il ceto medio e come ben sappiamo, oggi quella classe ha un potere d'acquisto limitato, di conseguenza anche noi abbiamo avuto un forte calo. Inoltre dalla grande distribuzione c'è un'offerta enorme e buona parte delle persone si dirige lì in cerca il risparmio. Noi però non ci arrendiamo e proseguiamo per la nostra strada con il coltello in mezzo ai denti". 3. "Difficile fare delle previsioni sul futuro, qui bisogna navigare a vista perché è tutto molto magmatico. Per quanto mi riguarda ogni giorno è una scommessa, non so dire come sarà il futuro".
Sabrina Verardo
Alessandro Ferrari, vende salumi e formaggi a partire dagli anni '60. 1. "La nostra è un'attività storica, infatti risale a fine anni '60 ed io porto avanti quello che un tempo era di mio zio e mio padre. Negli ultimi tempi il mercato ha subito diversi mutamenti, ormai ci sono moltissimi banchi di extracomunitari e, più che un mercato locale direi che somiglia ad mercato multietnico. Questo di positivo porta ben poco, perché c'è una notevole decadenza a causa della merce esposta: hanno tutti più o meno gli stessi prodotti di qualità scadente, l'assortimento dei banchi come un tempo non esiste più e piano piano stiamo scendendo sempre più verso il basso". 2. "La crisi ha influito moltissimo, le persone cercano di risparmiare il più possibile e oggi sono cambiate le modalità di fare la spesa. Gli acquisti vengono fatti giornalmente, in base alle disponibilità quotidiane". 3. "Purtroppo il futuro del mercato dipende dalla disponibilità che la gente ha e avrà da spendere, se ci sarà lavoro, girerà anche l'economia del mercato e della nazione più in generale. Purtroppo, stando alla situazione attuale diciamo che non sta andando molto bene, il cittadino medio ha sempre più costi fissi e, di conseguenza, sempre meno liquidità". Patrizia Casarini, punto di riferimento dell'intimo e dell'abbigliamento del mercato casteggiano. 1. "Il mercato di noi ambulanti un tempo era un lavoro tradizionale, molti di noi infatti hanno proseguito il lavoro che prima era di nonni e i nostri genitori. Oggi purtroppo non è più così, vuoi i problemi economici e le tasse sempre più alte, i proprietari dei banchi hanno cominciato a svendere le loro attività cedendole alle popolazioni cinesi, che hanno portato una concorrenza sleale ma che oggi, probabilmente perché hanno lavorato male, stanno scomparendo. Questo ulteriore cambiamento ha fatto spazio ai nord africani, con conseguenze disastrose, poiché il livello della qualità dei prodotti si è abbassato
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Patrizia Casarini in maniera considerevole. Banchi gestiti da connazionali seri non ne sono rimasti poi molti, inoltre sono diminuite la qualità e la serietà; una fetta della clientela si è diretta verso i centri commerciali, perché ovviamente ci sono prezzi vantaggiosi e molte comodità come orari e parcheggi. Per noi ambulanti oggi non è impossibile vivere, ma c'è da impegnarsi parecchio". 2. "La crisi sicuramente un po' ha influito, tuttavia più che di crisi economica parlerei di cambiamento di costumi e l'insorgenza di massa dei centri commerciali". 3. "Per il futuro non ho una visione molto ottimista del mercato. La mia attività si tramanda da generazioni, ma i tempi oggi sono cambiati: i giovani è evidente che non hanno interesse nel portare avanti un'attività come questa, inoltre se ne vedono pochi fare acquisti al mercato. Penso che nel momento in cui la nostra
Giuliana La Cognata generazione si ritirerà, il mercato scomparirà". Giuliana La Cognata, possiede un banco di frutta e verdura. 1. "Un tempo il mercato era molto più unito, oggi invece noto una dispersione importante. I cosiddetti banchi antichi, a causa della liberalizzazione delle licenze sono scomparsi, probabilmente perché chi aveva un'attività da anni, spaventato dai cambiamenti e dalla crisi, non ha più avuto il coraggio di proseguire. Questo ha causato il subentro dei banchi di persone provenienti da altri paesi, il che ha portato un importante calo della qualità". 2. "La crisi si sente anche nel nostro settore e le differenze da un tempo sono davvero evidenti. Chi prima acquistava cinque chili di frutta oggi ne prende due, è cambiato lo stile di vita delle persone, gli esuberi sono quasi del tutto scomparsi e gli acquisti sono più
mirati. Sappiamo tutti che oggi molte persone vivono momenti di difficoltà, quindi credo che un cambiamento anche nelle vendite sia scontato, anche se tuttavia il mercato resta sempre il luogo più frequentato. Il mercato non vuole essere solo un centro di vendita, ha tutto un suo scenario particolare: è un luogo colorato ed allegro, dove le persone non acquistano solamente ma chiacchierano, si fermano, passeggiano e vivono momenti di aggregazione sociale". 3. "Per il futuro sono ottimista e credo in un ritorno importante del mercato. La gente si reca da noi con la lista della spesa, per acquistare ciò di cui hanno realmente bisogno; mentre al supermercato si prende ciò che è in offerta, ma di cui spesso non ne necessita. Ci sarà sicuramente un ritorno alla spesa al mercato, con un conseguente miglioramento del nostro settore".
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"L'unica cosa che può richiamare gente al paese è il museo della bambola"
Loretta Ravazzoli di
Valentina Villani
Il Civico Museo della bambola e del giocattolo d'epoca "Quirino Cristiani" nasce a Santa Giuletta nell'anno 2005. In quel tempo l'amministrazione comunale avrebbe dovuto istituire una commissione che si occupasse del museo, tuttavia ciò non avvenne e, sino a tre anni fa, il museo restò chiuso, esisteva però una figura cui era stato dato incarico dal comune di aprirlo nel caso in cui qualcuno richiedesse di visitarlo. Con le elezioni del 2014, il neo sindaco Simona Dacarro insieme alla sua equipe, decide di istituire questa commissione, così, il Museo della Bambola e del Giocattolo riprende la sua attività attraverso la nomina della presidente Loretta Ravazzoli: "abbiamo dato il via al museo attraverso una mostra mercato che ripetiamo ormai da tre anni e, con il passare del tempo, stiamo registrando via via numeri sempre più importanti. Siamo molto soddisfatti del lavoro svolto fino ad oggi ed auspichiamo a migliorare sempre di più. Il mondo è pieno di appassionati di bambole, alle nostre mostre mercato sono arrivati collezionisti da tutta Italia e anche dall'estero che hanno trovato molto interessante questa nostra realtà, anche per la storia che ha alle spalle". Ravazzoli ci racconta brevemente questa storia? "Nel lontano 1929 come ben sappiamo ci fu una grande crisi economica. La 'Fata', fabbrica che operava nel milanese, era a rischio chiusura per fallimento. Fu in quel periodo che due cugini sangiuliettesi poco più che ventenni, che lavoravano all'interno della fabbrica, decisero di rilevare l'attività. Successivamente, nel 1933 portarono una piccola produzione di bambole a Santa Giuletta, il laboratorio allora era molto piccolo e disponeva di sole due macchine da cucire e sette operaie. Tre anni dopo la produzione andava via via migliorando ed i proprietari decisero quindi di trasferire tutta la fabbrica da Milano a Santa Giuletta. Da qui partì un'importante produzione di bambole artigianali in cartapesta, la 'Fata' andava alla grande, produceva e vendeva in quantità, inutile dire che portò tantissimo lavoro sia agli abitanti di Santa Giuletta che a quelli dei territori limitrofi, oltre che a un numero considerevole di donne: il primo passo di eman-
cipazione femminile sul territorio". Per quanti anni andò avanti la produzione? "Per diverso tempo. Negli anni '40 aprì un'altra fabbrica importante la 'Liala' e con essa ne sorsero di nuove: il costo maggiore per aprire fabbriche di questo tipo era quello del compressore per colorare i corpi, poi bastavano un paio di macchine da cucire e qualche stanza. Così, una volta trovato un finanziatore, il gioco era fatto. In quegli anni a Santa Giuletta c'erano una quindicina di fabbriche, ognuna specializzata per diverse componenti specifiche: chi produceva gli occhi, chi i capelli, chi le voci, chi le scatole". Come venivano realizzate queste bambole? "Inizialmente il materiale era la cartapesta e la lavorazione era fatta esclusivamente a mano. Le bambole venivano realizzate con materiali di primissima qualità, i capelli erano veri, gli occhi di vetro, gli abiti cuciti a mano, così come pizzi, merletti e le scarpette. D'inverno le bambole venivano fatte asciugare sopra il forno del panettiere adiacente alla fabbrica, mentre d'estate al sole in cortile. Santa Giuletta era conosciuto da tutti come il paese delle bambole ed il mondo di questa piccola realtà ruotava intorno alla loro fabbricazione. Successivamente i materiali utilizzati cambiarono, infatti non si utilizzava più la cartapesta ma il polistirolo, i capelli utilizzati erano sintetici e gli abiti venivano realizzati con i macchinari". Perché queste fabbriche scomparvero? "Arrivò un'industrializzazione massiccia: iniziarono a sorgere le multinazionali, i macchinari erano molto costosi, ci fu una grandissima concorrenza difficile da contrastare che Santa Giuletta non riuscì a vincere. Alla fine degli anni '60 le fabbriche erano quasi tutte chiuse o avevano cambiato produzione: le poche che andarono avanti ancora qualche anno furono quelle che optarono per la produzione di peluches. Così si abbassarono i prezzi e, di conseguenza, la produzione perse qualità, le bambole erano sempre più scadenti e questo ne conseguì una chiusura definitiva delle fabbriche". Secondo lei quali sono stati gli errori, se così possiamo chiamarli, che hanno portato Santa Giuletta da ciò che era a divenire un paese "dormiente"? "Probabilmente se ci fosse stata più oculatezza le fabbriche avrebbero resistito, puntando più alla qualità, magari tornando
SANTA GIULETTA
"Tutte le fabbriche esistenti in quegli anni portarono un gran popolamento"
alla bambola di cartapesta artigianale, ad una produzione limitata ma di maggior pregio. Diciamo che dagli anni '70 tutte queste aziende erano ormai sparite e con loro il paese si addormentò. L'unica fabbrica che restò sul territorio era la 'Filo', che produceva i capelli delle bambole, chiuse definitivamente nel 2009”. Com'era in quegli anni Santa Giuletta? "Per chi visse in quel periodo racconta di quegli anni come meravigliosi. A Santa Giuletta bazzicava moltissima gente, c'erano tanti lavoratori che giungevano anche da paesi limitrofi, la Via Emilia nel mezzogiorno era un movimento unico. La Fata, la Liala, la Vinal e tutte le altre fabbriche esistenti in quegli anni portarono un gran popolamento all'interno della cittadina, che purtroppo però scomparve insieme ad esse". "L'unica cosa che oggi può richiamare gente al paese è proprio questo museo – conclude Ravazzoli - gli appassionati di bambole esistono in tutto il mondo, le nostre mostre mercato in questi anni hanno portato molta gente a Santa Giuletta. Crediamo davvero molto in questa realtà e lavoreremo sodo per dare il valore che merita al museo della bambola e con esso alla nostra città. Vorremmo in particolar modo suscitare interesse nei giovani, che sono il nostro futuro, per fare in modo che portino avanti loro il nostro lavoro".
BRESSANA BOTTARONE
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"C'è un commercio scellerato, abusivismo e troppi lavorano in nero"
"Nei piccoli negozi ci si ferma a chiacchierare, ci si scambiano consigli" di
Valentina Villani
Il commercio italiano negli ultimi tempi sta attraversando grandi difficoltà, soprattutto nelle piccole realtà di paese, quei luoghi in cui un tempo tutta la cittadinanza si recava a fare la spesa, oggi stanno chiudendo in maniera considerevole. Le cause sono molteplici, potremo parlare di crisi economica, di cambiamento di mentalità o dell'avvento della grande distribuzione, ormai presente alle porte di ogni piccolo paese. Bressana Bottarone è una cittadina medio – piccola, infatti conta poco più di tremila abitanti ma, nonostante tutto, anche qui le difficoltà ci sono ed il cambiamento è evidente. I commercianti come vedono tutto questo? Abbiamo posto loro tre domande. 1.In che modo è cambiato il commercio a Bressana Bottarone da quando avete aperto ad oggi? 2.La grande distribuzione ormai è una realtà presente e ben radicata in tutti i territori, grandi o piccoli che siano. Quanto influisce sulle vostre vendite? 3.Ormai da tempo la crisi economica sta attanagliando la nostra nazione. Qual è la vostra ricetta per contrastarla? Simona Rebolini titolare di un negozio di frutta e verdura 1."La nostra attività è presente sul territorio bressanese da vent'anni e, rispetto a quei tempi è cambiato tutto. Innanzitutto è cambiata la mentalità delle persone, è cambiato il loro modo di fare la spesa. Oggi programmano molto gli acquisti, prestano più attenzione rispetto ad un tempo, facendo scelte più oculate dando priorità alle necessità giornaliere". 2."La grande distribuzione influisce parecchio sulle nostre vendite, è evidente come i supermercati abbiamo la possibilità di offrire prodotti a minor costo rispetto a noi piccoli esercenti e più comodità, come ad esempio orari e parcheggi. Se vogliamo fare dei paragoni è ovvio che la loro qualità è nettamente inferiore alla nostra ma, nonostante tutto, la gente li predilige e questa credo sia una cosa comune in tutti i paesi". 3."La nostra ricetta contro la crisi? Puntare sulla qualità e sui rapporti interpersonali. Il piccolo commerciante ha sempre avuto un ruolo nella vita delle persone, noi non vendiamo solo un prodotto, noi creiamo un rapporto con il cliente, quasi di amicizia."
Simona Rebolini
Nei piccoli negozi ci si ferma a chiacchierare, ci si scambiano consigli, ci si sfoga, il supermercato è impersonale sotto ogni aspetto. Diamo tutta la disponibilità possibile ai nostri clienti e questo credo sia un valore aggiunto con cui la grande distribuzione non può assolutamente concorrere".
Giancarlo Arpigiani Giancarlo Arpigiani possiede un'officina di autoriparazioni 1."Ho iniziato la mia attività nel lontano 1973 e in quei tempi la vita era totalmente diversa da oggi. Adesso sono in pensione e ogni tanto vengo qui da mio figlio che ha rilevato l'attività un po' per nostalgia un po' per passione. Un tempo noi piccolo esercenti vendevamo diverse tipologie di prodotti, nel nostro caso specifico motori a due ruote e biciclette. Oggi offriamo per lo più servizi di riparazione, perché la gente si rivolge altrove, cercando il prezzo più basso". 2."Con la grande distribuzione è impossibile competere, il suo avvento ha mandato in crisi tutte le piccole botteghe. Offrono prodotti a prezzi stracciati ma la qualità poi è quella che è. Per avere un buon prodotto è risaputo che bisogna spendere quel poco in più, ma le persone non possono più permetterselo e scelgono quindi questi grossi centri dove qualità è una parola sconosciuta. Mettono fuori biciclette a prezzi davvero assurdi, belle da vedere ma di poco pregio, ecco perché dopo aver acquistato merce di poco valore si rivolgono a noi per le riparazioni". 3."Forniamo garanzie e consulenza, per qualsiasi cosa i clienti sanno che si possono rivolgere a noi e questo è quello che le persone ancora oggi cercano, quello di cui hanno bisogno. Offriamo servizi che gli altri non offrono, puntiamo sulla qualità". Massimo Bonfoco titolare di una ferramenta 1."La nostra ferramenta ha un secolo di vita, la proprietà si tramanda di generazione in generazione, siamo nati inizialmente come drogheria poi passati a tenere articoli di ferramenta.
Non si possono fare paragoni perché oggi è cambiato davvero tutto. Il mondo è cambiato e con esso sono cambiate le persone, la loro mentalità e, di conseguenza il loro modo di acquistare: la gente oggi presta più attenzione a ciò che compra, forse questo è un fattore se vogliamo positivo, perché anche grazie a questo, c'è una maggiore attenzione rispetto a prima". 2."L'avvento della grande distribuzione credo abbia creato problemi a tutti i commercianti, questo è un fattore comune. Le vendite non sono più come un tempo, proprio a causa della grande concorrenza che si è creata intorno. Bisogna cercare di tenere prodotti un po' più qualificati, più mirati e offrire servizi perché oggi, se hai prodotti analoghi a quelli della grande distribuzione, non lavori". 3."Non esiste una ricetta contro la crisi, noi lavoriamo offrendo molti servizi, cercando di dare il massimo, i tempi sono quelli che sono e ognuno si ingegna come può". Alessandro Vicini fiorista dal 2002 1."Ho iniziato la mia attività nel 2002, il commercio è completamente cambiato, in peggio oserei dire. Sono cambiate innanzitutto le usanze, è cambiata la cultura delle gente e molto velocemente anche, stare al passo con tutto non è spesso così semplice. C'è da capire se questo cambiamento è dovuto alle nuove generazioni o più semplicemente è un discorso prettamente economico". 2."Per quanto mi riguarda la grande distribuzione tocca marginalmente le nostre vendite. Quello che incide è invece la concorrenza abusiva e non mi ri-
Massimo Bonfoco
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ferisco al tizio che ti vende la rosa per strada. C'è un commercio scellerato, molto abusivismo e tante, troppe persone che lavorano in nero. Oggi ci sono moltissimi wedding planner ad esempio, che offrono un servizio completo a 360 gradi, spesso reinventano in cose che non gli competono, diventando improvvisamente dei fioristi ad esempio". 3."Qualsiasi ricetta non servirebbe, bisogna lavorare, puntare sulla qualità, nell'attesa che la situazione con il tempo migliori". Daniela Landini dell'omonimo mobilificio 1."La nostra attività è nata nel 1947, oggi è tutto stravolto, la vita è cambiata, sono cambiate abitudini e le idee. Credo che una fetta di questo cambiamento sia
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1."Da venticinque anni ad oggi direi che abbiamo assistito a un cambiamento notevole, sotto ogni aspetto". 2."Diciamo che la grande distribuzione non ha influito molto, più che altro l'apertura di questo piccolo supermercato proprio fuori dal paese siamo andati un po' in crisi". 3."La nostra ricetta è continuare nella tradizione. Abbiamo di prima qualità e produciamo alcuni dei nostri prodotti ancora come una volta, senza usare conservanti o additivi. Un fattore positivo che notiamo è che la molta gente sta avendo un ritorno alla ricerca del prodotto di nicchia, al km0, al prodotto artigianale: e questa è la nostra forza".
Davide Gubernati
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Daniela Landini
37 dovuta anche alla crisi, oggi è davvero molto dura la sopravvivenza delle piccole attività di un piccolo paese". 2."La grande distribuzione ha influito parecchio, oggi in giro si trova di tutto e a qualsiasi prezzo, sicuramente mancano qualità e sicurezza nei prodotti. La gente non sa più cosa acquista, si guarda solo al risparmio". 3."La nostra ricetta è fare la differenza. Forniamo assistenza per qualsiasi cosa sia prima ma anche dopo la vendita e alle persone questo serve ma è ciò che manca alla grande distribuzione che, una volta consegnato il suo prodotto ha terminato il suo lavoro". Davide Gubernati titolare di una pasticceria 1."Sono sei anni che abbiamo aperto qui a Bressana, il commercio è statico, non si notano ne miglioramenti ne peggioramenti. Le persone sono cambiate, hanno cambiato il modo di vivere, oggi stanno attenti a tutto, prima ad esempio acquistavano il vassoio grande, oggi scelgono quello più piccolo e questo la dice lunga su come siano cambiate in maniera drastica le possibilità di ognuno". 2."La grande distribuzione influisce abbastanza, direi che ha messo nei guai tanti piccoli negozianti. Le persone oggi cercano la comodità, vanno in questi centri dove trovano tutto e non devono spostarsi da un negozio all'altro per acquistare i loro beni". 3."La qualità vince sempre e noi nel nostro piccolo cerchiamo di puntare su quello. E' dura, noi italiani non siamo tutelati e considerati solo quando è il momento di pagare le tasse: questo è davvero il fattore più preoccupante". Liana Bergonzi, salumiera
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schiscetta: "Noi crediamo che il motivo sia di tipo economico"
"Il Sindaco dal canto suo ci ha risposto con un secco no"
Davide Scagliotti di
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Valentina Villani
Da qualche tempo a Bressana Bottarone si sente parlare del "Comitato Schiscetta", istituito da alcuni genitori l'indomani della possibilità negatagli per i propri figli di poter portarsi il pasto da casa. Il pranzo portato da casa è una realtà esistente e ormai ben consolidata in diversi paesi, sia europei che italiani, di conseguenza questi genitori non accettano che si vieti loro il diritto di poter scegliere cosa sia meglio per i propri figli durante l'ora della pausa mensa. "La nostra richiesta di poter mandare a scuola i nostri figli con la schiscetta nasce sostanzialmente per due motivi strettamente legati tra loro" – c'informa Davide Scagliotti, presidente del comitato. "I nostri figli non mangiano volentieri alla mensa scolastica e, di conseguenza, oltre a non nutrirsi in maniera adeguata per il loro fabbisogno quotidiano, avanzano anche il cibo: uno spreco oltre che un danno economico per le nostre tasche, a maggior ragione in periodi di crisi come quelli in cui stiamo vivendo. Quindi abbiamo pensato: dal momento che c'è questa possibilità del pasto da casa perché non sfruttarla?". Quindi avete presentato richiesta? "Esatto. Abbiamo presentato una richiesta per 15 bambini della scuola primaria di Bressana Bottarone, che purtroppo però ci è stata negata. A tal pro-
posito abbiamo parlato con tutti gli amministratori comunali, sia di maggioranza che di opposizione. La minoranza ha subito accolto le nostre proposte, presentando anche un'interpellanza; mentre dall'amministrazione comunale le risposte sono state variegate: qualcuno è stato possibilista, qualcuno meno e qualcuno decisamente contrario. Il Sindaco dal canto suo ci ha risposto con un secco no. Per quanto riguarda la dirigenza scolastica abbiamo tentato più volte un colloquio, ma la preside non ha mai risposto alle nostre richieste e questo, a nostro modesto avviso, è un comportamento inaccettabile da parte di un pubblico ufficiale". Il Sindaco vi ha fornito motivazioni riguardo la sua negazione alla vostra proposta? "Sostiene che la schiscetta è diseducativa, inoltre creerebbe disuguaglianze tra i bambini". Voi che idea vi siete fatti? "Noi crediamo che il motivo sia invece di tipo economico, legato probabilmente alle clausole del contratto stipulato dall'amministrazione comunale con la ditta che fornisce ristorazione alla mensa scolastica. Il pranzo portato da casa è una realtà presente in diversi paesi italiani ed europei, il dirigente scolastico di Bressana è lo stesso di altri comuni limitrofi al nostro come Robecco, Verrua e Pinarolo Po, dove invece portarsi il pranzo da casa è permesso, anche per questo motivo non riusciamo a comprendere perché a noi venga negata questa possibilità". Così avete deciso di istituire il "Comitato Schiscetta" per portare avanti la vostra battaglia "Abbiamo deciso di istituire una raccolta firme. Così, nel giro di un week – end abbiamo raccolto180 consensi e, successivamente, istituito il nostro comitato". Cosa vi spinge a proseguire in questa direzione? "Quello del pasto portato da casa è un diritto sacrosanto per ogni bambino. In questi mesi abbiamo raccolto diverso materiale, a nostro avviso di importante rilevanza. Ad esempio esiste una sentenza arrivata il 20 giugno scorso dalla Corte di Appello di Torino, la quale recita che il poter portarsi il pasto da casa è un diritto
garantito, che deriva direttamente dalla costituzione (art.34). Visti i risvolti di questa sentenza, abbiamo nuovamente contattato la scuola, che però non ha risposto in via ufficiale ma solo attraverso i rappresentanti scolastici, comunicandoci che la loro decisione a riguardo è negativa, aggiungendo inoltre che siamo liberi di intraprendere tutte le azioni che riteniamo opportune. Inoltre il MIUR, all'interno di una circolare del 2014, dice che l'istruzione inferiore impartita per almeno 8 anni è obbligatoria e gratuita, di conseguenza, oltre ad essere gratuita, non è più solo impartita da semplici nozioni ma è un concetto ben più largo, dove il tempo mensa è parte integrante del tempo scuola. A questo punto, dal momento che l'istruzione dev'essere gratuita per costituzione e il tempo mensa è tempo dedicato all'istruzione, non possono obbligarci a comprare onerosamente il pasto per i nostri figli". Il Movimento 5 Stelle, riguardo la possibilità di portarsi la schiscetta da casa, ha indetto una raccolta firme e successivamente presentato una mozione in Regione Lombardia, mozione che è stata approvata. Nemmeno questo è servito a qualcosa? "Lo scorso 12 gennaio Regione Lombardia ha approvato questa mozione, invitando tutti gli istituti presenti sul territorio a prendere in considerazione questa eventualità. Purtroppo, nonostante ciò, ci hanno informato che la mozione invita ad esaminare questa possibilità, ma non è nulla di più che una mozione". Quali saranno i prossimi passi del comitato? "Abbiamo predisposto una diffida alla scuola dal far mangiare i nostri figli in locali diversi da quelli adibiti alla refezione scolastica, altrimenti verrebbe leso il diritto all'uguaglianza e all'istruzione, informando inoltre che, il 19 settembre li manderemo a scuola con la loro schiscetta, perché questo è un diritto costituzionalmente garantito. Sarà compito della dirigenza scolastica decidere come comportarsi, prendendosi tutte le responsabilità, sia civili che penali. Poter decidere come alimentare i nostri figli è un nostro diritto e noi combatteremo per questo".
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"il nostro bilancio è perfettamente in ordine"
di
Valentina Villani
L'indomani dall'uscita della nostra intervista alle tre consigliere di minoranza Cinzia Montagna, Denise Lanè e Grazia Gabba, riguardo l'amministrazione comunale di Pinarolo Po e pubblicata sul numero di agosto, siamo stati contattati dal primo cittadino, Cinzia Carmen Gazzaniga per replicare alle accuse lanciate dall'opposizione. "Innanzitutto ci terrei a fare una considerazione di carattere generale - precisa Gazzaniga - le nostre 'tre moschettiere' purtroppo non conoscono i meccanismi finanziari che stanno alla base di un bilancio comunale, di conseguenza spesso confondono le regole dei bilanci privati con quelli pubblici. In particolare, nel caso specifico, si limitano ad analizzare cifre riguardanti risorse di entrata ed interventi in uscita, senza verificare i capitoli che sono compresi all’interno di queste risorse ed interventi; così facendo provocano un'importante disinformazione, portando una confusione all'interno della cittadinanza. Confusione che potrebbe essere evitata, domandando semplicemente agli organi preposti come si struttura un bilancio, soprattutto tra interventi di uscita e risorse di entrata". Le consigliere di minoranza ritengono che il bilancio di Pinarolo Po non stia in piedi, affermando che "il consuntivo presenta differenze molto elevate tra ciò che era stato preventivato e ciò che è stato effettivamente accertato". Lei come replica?
"Vorrei innanzitutto rassicurare i cittadini che il nostro bilancio è perfettamente in ordine e che comunque non si deve confondere il preventivo (basato anche sulle simulazioni ministeriali pubblicate sul sito dell’IFEL) con il consuntivo accertato. Questo vale soprattutto per entrate come l’IMU, che derivano da un preciso piano finanziario e che, oltre al consuntivo, prevedono specifici accertamenti". Riguardo l'indebitamento dell'amministrazione pinarolese pari a 5 milioni e 500mila euro? "Quello che lo definiscono 'indebitamento' corrisponde a precisi investimenti, attuati nel corso dei decenni, che giustamente hanno consentito a questo comune di realizzare fognature, acquedotti e opere primarie, anche in periodi ben distanti dalle ultime amministrazioni, che hanno proseguito nell’impegno con la realizzazione e la manutenzione di altre opere pubbliche. Inoltre, è bene ricordare che sono diversi anni che non vengono accesi nuovi mutui, semplicemente ci siamo limitati a rinegoziarne alcuni, tenendo conto di offerte vantaggiose della Cassa Depositi e Prestiti e a chiedere l’anticipazione di liquidità, possibilità concessa dalla Cassa a tasso agevolato, proprio per far fronte alle difficoltà finanziarie in cui vivono quasi tutti i comuni italiani. Anche per queste ragioni abbiamo consapevolmente deciso di sforare il patto di stabilità 'mettendoci la faccia', al fine di poter far fronte a fornitori e ai tagli alle risorse". Il revisore dei conti però ha dato parere non favo-
PINAROLO PO
"O non capiscono oppure sono troppo offuscate dai loro pregiudizi"
Cinzia Carmen Gazzaniga revole al consuntivo 2015 e al previsionale 2016/ 2018 "La Corte dei Conti fino ad ora non ha mai ritenuto di chiedere chiarimenti riguardo i pareri del revisore dei conti che, pur rispettandoli, crediamo che probabilmente derivino da inesperienza e scarsa conoscenza dei meccanismi amministrativi". Gazzaniga conclude - mi si permetta una considerazione nei confronti della minoranza: probabilmente ha presente un altro scenario, dove si deve per forza oscurare la pellicola invece di guardare alle tante attività educative e sociali che il comune ha svolto in questo ultimo periodo e che evidentemente, per loro che non vivono il paese, sono ritenute inutili. Quello che invece non mi sento di accettare è l’affermazione, secondo cui la sottoscritta e l’amministrazione, non darebbero le adeguate risposte ai loro interrogativi. Qui i casi sono due: o non capiscono, oppure sono troppo offuscate dai loro pregiudizi".
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Dal 9 al 11 Settembre, il Comune di Broni in collaborazione con Regione Lombardia – Assessorato Agricoltura, Ersaf, Provincia di Pavia, Onav, Enoteca Regionale della Lombardia, Nuova Pro Loco, Ascom, produttori di vino locali e commercianti di Broni presentano la
"Festa dell’Uva 2016" Tre giorni di eventi dedicati alla celebrazione della vendemmia e del vino. L'iniziativa, patrocinata del Consiglio regionale di Regione Lombardia, si propone di esaltare le risorse economiche e culturali dell’Oltrepo Pavese. Il fulcro della manifestazione sarà nelle vie del centro cittadino e principalmente in Piazza Vittorio Veneto, animate da spettacoli, musica, appuntamenti enogastronomici e culturali il cui denominatore comune sarà il divertimento. "Le parole chiave della festa edizione 2016 sono essenzialmente 3: costo zero, valorizzazione delle associazioni e delle risorse artistiche locali e solidarietà – sottolinea il Sindaco di Broni Antonio Riviezzi - Quest’anno, visto il difficile contesto economico, abbiamo deciso di non toccare le risorse comunali, sempre più preziose, evitando di sottrarle a settori come le manutenzioni e il sociale, ma di utilizzare solamente le entrate che sono arrivate dai nostri generosi sponsor privati, a cui va un profondo e sentito ringraziamento, perchè senza di loro non sarebbe stato possibile organizzare tutto questo". "In secondo luogo, abbiamo puntato sulle associazioni locali per quanto riguarda l’aspetto organizzativo – continua il Sindaco – mentre per ciò che concerne l’intrattenimento, abbiamo voluto lasciare ampio spazio alle eccellenze artistiche locali, di cui Broni è fortunatamente ricca. Infine, visto il tremendo evento che ha sconvolto il Centro Italia, anche nei momenti di gioia come questo non si può non pensare a chi ha perso tutto – conclude Riviezzi – Per questo motivo, con la Protezione civile e le associazioni locali verranno raccolti dei fondi durante tutti i 3 giorni, che saranno interamente devoluti alle popolazioni terremotate; è una delle prime iniziative riguardo al terremoto che adotteremo". "La festa dell’Uva è da sempre uno degli eventi annuali più attesi e importanti per la nostra città – spiega l’Assessore al Commercio Mariarosa Estini – Quest’anno più che mai, la manifestazione punta a valorizzare le risorse tipiche del nostro territorio, rendendo protagonisti i principali produttori di vino della zona, i punti di ristoro e le attività commerciali. Queste ultime saranno coinvolte in particolare durante la ‘Notte Bianca’ e il ‘Concorso Vetrine’, organizzato in collaborazione con Ascom, che grande successo hanno riscosso durante le passate stagioni. Colgo l’occasione per ringraziare la Nuova Pro Loco, che si occuperà della ristorazione per tutti i 3 giorni della festa, le attività commerciali e i bar che con grande disponibilità ad organizzare la serata del sabato sera e tutte le associazioni culturali e di volontariato della nostra città". Per quanto riguarda il programma della manifestazione, a fianco dei tradizionali appuntamenti il programma presenterà alcune interessanti novità. "Nell’ottica di valorizzazione delle risorse culturali locali, quest’anno si esibiranno sul palco tanti artisti di Broni: dai Mema a Melody Castellari, dalla Compagnia Dialettale Bronese ad Oltredanza, ce n’è davvero per tutti i gusti – sottolinea l’Assessore con delega agli eventi Christian Troni – Naturalmente ci sarà spazio anche per lo sport con l’ormai tradizionale presentazione della squadra femminile Broni ‘93 che quest’anno giocherà nella massima serie: a concludere i tre giorni di festa l’orchestra di Dallabianca che farà ballare tutti, giovani e meno giovani. Tutto ciò sarà ovviamente arricchito da diversi tipi di intrattenimento per le vie cittadine e dalle tradizionali attività quali bancarelle e banchi di degustazione che punteranno a coinvolgere turisti e curiosi – conclude Christian Troni – Si può dire quindi che l’ingrediente principale della Festa dell'Uva 2016 sarà il divertimento per tutti, grandi e piccini".
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"rafforzare il legame tra Comuni limitrofi"
di
Vittoria Pacci
Al traguardo dei 100 giorni dal suo insediamento facciamo il punto della situazione con Antonio Riviezzi Riviezzi, si avvicina il traguardo dei 100 giorni dal suo insediamento. Quali sono le priorità su cui sta lavorando? "Come promesso in campagna elettorale, nell’arco dei 5 anni, oltre a portare a termine le opere progettate ed iniziate nei due mandati dall’amministrazione Paroni, abbiamo intenzione di dedicarci con grande attenzione alle manutenzioni. Compatibilmente con le risorse a disposizione, vogliamo sistemare le infrastrutture pubbliche ed aree verdi che necessitano di interventi di sistemazione, iniziando da quelli più urgenti". Da quali interventi avete intenzione di iniziare? "In questo mese partiremo con una serie di interventi di manutenzione dei marciapiedi e di asfaltatura in varie zone della città. Nonostante i tagli dello Stato alle entrate comunali e la scarsità di entrate derivanti dal mancato introito degli oneri di urbanizzazione dovuta alla crisi dell’edilizia, abbiamo stanziato 80.000 euro che, sommati ai 20.000 già spesi per le asfaltature realizzate nel mese di maggio, raggiungono la ragguardevole cifra di 100.000 euro interamente utilizzata per i lavori di sistemazione di strade e marciapiedi. Nelle scorse settimane, con l’Assessore ai lavori pubblici Christian Troni e i tecnici comunali abbiamo effettuato una serie di sopralluoghi in tutta la città, frazioni comprese, per valutare lo stato di asfaltatura delle strade e stilare una lista di quelle che necessitano di sistemazione. Gli interventi non si limiteranno a piccoli rattoppi, ma si procederà al rifacimento di estese porzioni del manto stradale, specialmente dove è più sconnesso o presenta buche e crepe; a completamento dei lavori, ove necessario, verrà sistemata anche la relativa segnaletica orizzontale" Quali saranno gli altri interventi manutentivi in programma? "Sistemate le strade, ci dedicheremo alle aree verdi della città e al decoro dei cimiteri. Per quanto riguarda i giardini pubblici e le aree verdi comunali, l’Assessore Bruno Comaschi effettuerà dei sopralluoghi periodici per verificare la loro situazione e pianificare gli interventi di manutenzione più urgenti, confidando nella collaborazione e nel senso civico di tutti i cittadini. Per quanto riguarda il cimitero, insieme all’Assessore ai lavori Pubblici stiamo verificando la situazione e il contratto in essere per vedere come apportare migliorie alla gestione del servizio modificando in Consiglio comunale il regolamento cimiteriale Inoltre, come già fatto per le strade, stiamo monitorando costantemente la situazione sia di quello centrale che di quello di Cassino per controllarne lo stato e stilare una lista interventi di manutenzione a cui metteremo mano una volta sistemato il regolamento. Anche per quanto la cura e il decoro della città, è mia intenzione adottare un modus operandi incentrato su un rapporto più stretto tra ente, territorio e cittadini. Periodicamente, i tecnici del Comune effettueranno dei controlli nei vari quartieri e nelle varie frazioni per riscontrare il contenuto delle segnalazioni giunte in Comune e contestualmente per verificare lo stato delle infrastrutture pubbliche ed individuare quelle
che necessitano di intervento. Sulla base di questa attività, verrà stilata una lista di attività da effettuare in ordine di priorità. A seconda dei fondi a disposizione, procederemo alla loro graduale sistemazione iniziando dagli interventi più urgenti. In ogni caso, anche alle segnalazioni riguardanti gli interventi meno prioritari che non potranno essere realizzati in tempi brevi per motivi di natura economica, verrà data risposta ai cittadini tenendoli aggiornati sui tempi della loro futura realizzazione". Quali le altre novità che riguardano la città? "Nei giorni scorsi sono partiti i lavori del secondo e terzo lotto della nuova scuola Paolo Baffi, che dovrebbero terminare in 650 giorni. Il nuovo plesso scolastico di via De Gasperi verrà completato con una nuova palestra con campo regolamentare di basket, che, al di fuori degli orari scolastici, sarà a disposizione delle società sportive di Broni; dieci nuove aule, una sala audiovisivi, una nuova biblioteca e tre laboratori, così da permettere il trasferimento nel nuovo polo di via De Gasperi anche degli alunni delle elementari di via Emilia, la cui struttura risale al 1880. Entrambi i lotti, che costeranno 3.967.818 milioni di euro, sono interamente finanziati con contributo del Ministero delle Infrastrutture. Si tratta di un’altra, importante tappa importante nel percorso di rilancio della città, perché rappresenta un investimento per le nuove giovani generazioni, che sono il nostro futuro e costituiscono uno dei beni più preziosi della nostra società. Una volta completate le nuove aule, infatti, anche i bambini del plesso di via Emilia potranno trasferirsi in aule moderne, sicure, antisismiche e costruite con materiali rispettosi dell’ambiente In secondo luogo, il polo di via De Gasperi rappresenterà un’opportunità per avvicinare i giovani allo sport e alla vita sana, in quanto la nuova palestra che sorgerà sarà a disposizione anche delle associazioni sportive della Città". A proposito di scuole, visto l’approssimarsi della partenza dell’anno scolastico, sono previsti altri interventi? "Riguardo alla nuova scuola elementare Paolo Baffi, entro l'inizio dell'anno scolastico saranno completati anche i piccoli lavori di manutenzione ordinaria richiesti dalla Dirigenza scolastica. Per quanto il plesso elementare di via Emilia, è in programma un importante intervento di manutenzione straordinaria del valore di circa 350.000 euro, interamente finanziato con fondi ministeriali". I rapporti con l'amministrazione comunale di Stradella sono stati in qualche caso "divergenti". Come sta procedendo il rapporto di "buon vicinato" con il suo collega stradellino Maggi e quali sono a suo giudizio concretamente le collaborazioni più urgenti possibili ed auspicabili tra le due amministrazioni comunali? "Al di là dei rapporti di buon vicinato, che sono sempre la base per una proficua sinergia tra enti pubblici in vari ambiti, credo che sia indispensabile rafforzare il legame tra Comuni confinanti. Come già accade per altri ambiti, come ad esempio i Piani di zona per quanto riguarda l’assistenza e il sociale, credo che in futuro sarà sempre più importante per gli enti comunali iniziare a ragionare su forme di collaborazione per l’erogazione di alcuni servizi di primaria importanza per i cittadini
BRONI
"Gli interventi non si limiteranno a piccoli rattoppi"
Antonio Riviezzi Per questo motivo, come riportato nel programma elettorale di Unione Civica, con le risorse statali sempre più risicate, occorre pensare ad una riorganizzazione di alcuni servizi fondamentali insieme con i comuni limitrofi, come ad esempio la Polizia locale, gli uffici finanziari e gli sportelli tecnici e per le attività produttive, così da garantire servizi più veloci, diminuire la burocrazia e rispondere maggiormente ai bisogni dei cittadini. A questo proposito, ho già iniziato a discuterne con alcuni Sindaci del circondario e ne parlerò in futuro anche con gli altri che non ho ancora sentito". Area vasta lei è d'accordo sulla suddivisione territoriale proposta e quali migliorie e-o modifiche apporterebbe? "Ad una prima analisi, la riorganizzazione delle Province attuata sembra quasi una riforma 'incompiuta', che ha lasciato l'ente provinciale con poche competenze e poche risorse per espletarle. Forse sarebbe stato meglio pensare ad altre soluzioni, magari ad una loro definitiva abolizione e ad una ripartizione delle loro competenze ad altri enti territoriali, quali Regioni e comuni, ma non sta a me giudicare. Detto questo, riguardo all’area vasta, essendoci appena state le elezioni, ci vuole tempo perché gli amministratori insediati possano iniziare a lavorare e soprattutto per giudicare se la suddivisione territoriale proposta sia congrua o meno. Auguro un grosso in bocca al lupo al Presidente Poma e a tutti i consiglieri eletti, sicuro che faranno un buon lavoro nell’interesse generale di tutto il territorio pavese, Oltrepo compreso". La sua campagna elettorale si è snodata tra la gente, al mercato, crede che sia stato questo il suo cavallo di battaglia vincente? "Io e i candidati di Unione Civica ci siamo dedicati con umiltà ed impegno ad incontrare tantissimi cittadini nei quartieri, nelle frazioni, al mercato, nei negozi, ovunque, per ascoltarne le richieste ed individuare insieme le soluzioni migliori. Abbiamo dedicato le nostre energie a condividere la nostra visione di governo della città basata sulla trasparenza, sul dialogo e sul confronto: sono orgoglioso che i cittadini di Broni abbiano scelto di essere protagonisti del presente e del futuro della nostra città e di partecipare, insieme a Unione Civica, alla realizzazione del nostro programma che sarà il più condivisibile possibile". Secondo lei la scelta di Maggi di correre da solo l’ ha agevolata nella vittoria? "Non sono un esperto di flussi elettorali, tuttavia credo che la lista del consigliere Ezio Maggi abbia preso voti che, se non si fosse presentato, sarebbero confluiti ad entrambi gli altri candidati. Quello che conta, alla fine, è che tutti cittadini di Broni possono contare sul fatto che io, i componenti della Giunta e i Consiglieri di Unione Civica non faremo mai mancare il nostro impegno nell’ascoltarli e nel rappresentarli con grande passione e disponibilità, indipendentemente dal fatto che ci abbiano sostenuto o meno".
il Periodico
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STRADELLA
Visponetti: "l'oltrepo sarà ben rappresentato"
"Credo che Stradella abbia fatto la sua parte" di
Valentina Villani
Maurizio Visponetti dal lontano 1975 è al servizio del territorio stradellino, infatti ha alle spalle un lungo percorso all'interno dell'amministrazione comunale. Dal 2011 riceve anche l'incarico di assessore provinciale che, proprio in questi giorni, con la nuova Area Vasta e le successive elezioni del nuovo presidente, ha appena terminato. Assessore, cosa pensa di queste elezioni per la nuova Area Vasta? "Innanzitutto questo nuovo ente è una svolta importante nella gestione dei problemi importanti del territorio, perché l'Area Vasta risponde direttamente al territorio e non più ai singoli consiglieri provinciali, per questo motivo possiamo dire che è un po' una rivoluzione. Indubbiamente dovrà rodarsi, ma credo che sia un'importante opportunità, da sfruttare al meglio". Emiliano Scolè, Piergiorgio Maggi e Paolo Gramigna sono gli eletti per il nostro territorio. Un suo commento? "Credo che l'Oltrepò sarà ben rappresentato da persone valide e competenti. Maggi sarà rappresentate e referente per l'Oltrepò orientale, anche se penso abbia l'esperienza necessaria per poter affrontare i problemi anche di altri territori".
E quella di Poma? "Ribadisco che sono contento di come siano andati i risultati, anche perché ha vinto una persona d'esperienza come Vittorio Poma, che ha cercato di fare una lista al di là degli schemi tradizionali di partito, ma mettendo insieme più realtà presenti nei vari territori, Lomellina, pavese e Oltrepò che non sono tutti omogenei, ma completamente diversi. Credo che questo sia un buon dato di partenza per poter collaborare con tutte le forze politiche, per una visione comune di rilancio della provincia di Pavia". Il suo mandato con la provincia è da poco terminato. Una sua considerazione personale riguardo questi anni di lavoro? "Sono stati anni indubbiamente difficili, il nostro insediamento nel 2011, è avvenuto in un momento drammatico per gli enti pubblici. Infatti, pochi mesi dopo, con il governo Berlusconi hanno iniziato ad arrivare provvedimenti di restrizione e trasformazione per le provincie. Inutile dire che abbiamo dovuto affrontare la mancanza di risorse in un momento particolare, un ridimensionamento importante del personale, che da circa 500 dipendenti è passato a 260 tra prepensionamenti e mobilità, dove abbiamo dovuto ragionare in modo nuovo sulla programmazione. redo però che questa fase stia finalmente terminata e, con l'Area Vasta, ci saranno nuove prospettive per intervenire in maniera più puntuale sulle esigenza del territorio”.
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Crede che sarebbe stato meglio abolire le province o ridimensionare le regioni? "Nell'abolire il soggetto provinciale non sono d'accordo, perché è un punto di mediazione tra Regione e comuni, vedevo invece di buon occhio il ridimensionamento delle regioni: perché fanno solo programmazione e non gestiscono nulla, solo la sanità. Pertanto un ente intermedio come provincia prima e Area Vasta adesso, credo che sia assolutamente fondamentale”. Un punto sulla situazione migranti a Stradella? "Credo che Stradella abbia fatto la sua parte. Non mi sono occupato personalmente della questione, tuttavia posso dire che non ci sono ne ci sono stati disagi particolari e buona parte di queste persone si sono ben integrate nel tessuto cittadino. Ciò che vedrei di buon occhio sarebbe un'integrazione completa, quindi anche da un punto di vista sociale ed economico, quindi lavorativo, magari in quei settori dove l'italiano oggi si rifiuta di operare, come la manovalanza pura ad esempio. Non vedo giusto lasciare queste persone per mesi inoperosi nell'attesa di un'autorizzazione". Lei è stato assessore provinciale alle infrastrutture e lavori pubblici e a Stradella detiene la delega al territorio e lavori pubblici. Alla luce di quanto avvenuto nelle zone colpite dal sisma, dove sotto accusa sono finiti i sindaci, com'è la situazione a Stradella e più in generale nella provincia? "Da alcuni anni a questa parte per gli edifici pubblici è obbligatoria la costruzione di strutture antisismiche, pertanto credo che i progettisti e i tecnici si siano adeguati a questa nuova norma. Per quanto riguarda i vecchi edifici, mano a mano che si procede con ristrutturazioni, credo che i tecnici abbiano avuto e avranno l'accortezza di operare in questo ambito, con un particolare riguardo alla sistemazione della staticità degli edifici con le norme attuali antisismiche”.
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"infopoint, E' evidente che c'è qualcosa che non funziona"
di
Valentina Villani
"Siamo quasi a metà legislatura e a Stradella non è successo praticamente nulla, c'è un evidente stato di calma generale, non si fanno interventi nè programmazioni importanti – racconta deluso Ettore Brandolini, consigliere di minoranza del comune stradellino, parlando di una giunta "agnostica e sottolineando che c'e una grossa necessità di fare di più, ma nessuno sembra rendersene conto. "L'unico atto diciamo importante, per il quale è stato convocato un consiglio comunale straordinario d'urgenza, è stato per approvare una fideiussione con la Broni – Stradella S.p.a., che doveva accendere dei finanziamenti per questioni legate alla cessione della rete gas, questo dimostra chiaramente di come l'ordinaria amministrazione faccia solo il minino indispensabile e oltre non si va". Brandolini tocca un po' tutti punti critici che a suo avviso andrebbero rivisti, in particolare il servizio di info pint, il Teatro comunale, la raccolta diffrenziata e i livelli di tassazione troppo alti per la cittadinanza. Perché dice che a Stradella c'è uno stato di calma generale? "C'è un evidente stato di difficoltà a livello organizzativo e soldi spesi male. L'info point ad esempio, apre ogni tanto a orari sfalsati, i contatti da loro segnalati sono circa 50 al mese e quest'anno al comune è costato 23mila euro: 15mila euro li finanzia il GAL e i restanti 8mila, il comune. E' evidente che c'è qualcosa che non funziona, bisognerebbe prima di tutto valutare se questo servizio è davvero utile o meno e nel caso, pensare se valorizzarlo. E' vero che ci sono sempre meno fondi rispetto agli anni passati, motivo per cui sono convinto che dovrebbero essere fatte scelte più oculate per il bene della cittadinanza. Altro caso analogo: il teatro". Cosa non va nel teatro di Stradella? "Il teatro di Stradella è eccezionale sotto ogni punto di vista, ma è un lusso enorme che oggi non ci possiamo permettere, inevitabilmente non restano più fondi per il resto. Hanno cercato un accordo con la Fondazione Fraschini, che oggi si occupa della gestione, e devo dire anche in maniera ottimale, però, stando ai bilanci presentati lo scorso anno e anche questo, non è stato riscontrato alcun risparmio. Come dicevo, grazie alla Fondazione c'è stato un significativo miglioramento da un punto di vista artistico, ma ci sono anche dei costi fissi piuttosto importanti e anche queste sono scelte che risalgono a dieci/ quindici anni fa e che ancora oggi si ripercuotono sul comune". Cosa pensa del bilancio? "Ci sono grossi vincoli di bilancio, che forse dipendono anche dalle passate amministrazioni che si sono susseguite negli anni, infatti, allo stato attuale è bloccato per la voce inerente il personale e per pagare i debiti pregressi: questa è la situazione in cui versa Stradella, che sarà simile a quella di altri comuni, ma qui ci sono diverse cose che non vengono fatte da tempo e questo è chiaramente un problema enorme". A cosa si riferisce quando parla di "cose che non vengono fatte da tempo"? "Mi riferisco ad esempio al rifacimento dell'illuminazione pubblica per cui oggi ci ritroviamo alla vigilia del terzo inverno ancora con una città praticamente semibuia, e chissà quando si farà. Si va avanti con interventi sporadici di tampona-
STRADELLA
"C'è un evidente stato di difficoltà a livello organizzativo e soldi spesi male"
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Ettore Brandolini mento, ma non c'è una seria programmazione e forse neanche ci potrà mai essere, perché sussiste proprio questa sostanziale incapacità e una volontà di incidere sempre e solo su determinate cose. Ci sono anche dei provvedimenti che potrebbero costare zero, ma non vengono presi nemmeno in considerazione”. Di che interventi parla? "Il servizio di vigilanza. A Broni è stata lanciata l'idea di una polizia sovra comunale, nel comune di Stradella abbiamo lo stesso numero di vigili, ma alla luce di una mia interpellanza il sindaco Maggi ha risposto che sono orientati ad assumere altri due vigili, uno nel 2017 ed uno nel 2018. Non sarebbe più razionale unire le forze, creando sinergie tali a migliorare il servizio senza il bisogno di assumerne altri due e senza costi aggiuntivi?". Per quanto riguarda le tasse? "Abbiamo un livello di tassazione media, che ci colloca nella fascia alta in provincia di Pavia. La tassa rifiuti quest'anno è leggermente diminuita, salvo il fatto che ci è stato appena annunciato che il prossimo anno potrebbe subire un ulteriore aumento. La raccolta differenziata è attiva in due quartieri: uno a nord della ferrovia, che funziona discretamente, e uno nella zona est della città che invece è completamente fallito. Pare stiano ripensando a come estenderla eventualmente a tutta la città, ma se il criterio della raccolta differenziata sarà per numero di abitanti avrà un costo non indifferente, mentre se fatta per peso i costi sarebbero minori: purtroppo il criterio per peso qui non sono in grado di applicarlo. Il risultato sarà che a Stradella la raccolta differenziata costerà di più. Non riescono ad interpretare quale siano gli effetti positivi o negativi della raccol-
ta, di conseguenza aumenteranno i costi in funzione del personale utilizzato". Cosa pensa del progetto per il torrente Versa? "Da tempo ormai si sta parlando di questo mega progetto per il torrente Versa, per il quale Regione Lombardia ha stanziato 500mila euro. L'amministrazione ha già fatto tantissime ipotesi di interventi, ma fondamentalmente non esiste un progetto, se non una cosa generica: anche questo è una dimostrazione che c'è qualcosa che non funziona all'interno di questo comune, non si va più in là della quotidianità. I problemi che c'erano nel 2014 sono sempre gli stessi e tali resteranno sino al 2019, quando scadrà il mandato di questa amministrazione. Ormai siamo arrivati ad un punto in cui sarebbe opportuno prendere delle decisioni, magari poco popolari e anche meno redditizie sul piano elettorale". Conclude il consigliere "per essere onesti la colpa non è in toto del sindaco Maggi, perché tante scelte, che oggi si ripercuotono oggi sull'amministrazione, sono state fatte nei dieci anni precedenti, quando ancora c'era la giunta Lombardi. Come quando è stata raddoppiata l'area logistica con la mega lottizzazione del 2009/2010 che avrebbe dovuto portare dei benefici al comune di Stradella in termini di nuova tangenziale. Siamo nel 2016 e manca ancora il progetto esecutivo, quindi onestamente quando potranno iniziare i lavori della tangenziale nord non lo sa nessuno. So solo che l'allora vice sindaco Visponetti, disse che i lavori si sarebbero conclusi a fine 2012: siamo a fine 2016 e non è stato fatto nulla, questo beneficio pubblico siamo ancora in attesa di vederlo, come siamo in attesa di vedere una programmazione seria ed efficiente".
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MONTESCANO
"la situazione del comune è florida, ma...
"A Montescano non c'è nulla che funziona"
Lorena Boldura
di
Valentina Villani
"A Montescano non c'è nulla che funziona e, ancor più grave è la mancanza di volontà per cambiare lo stato delle cose – poche parole ma decise quelle della consigliera di minoranza Lorena Boldura, che punta il dito con l'amministrazione Brega, lamentando diversi dissapori, in primis riguardo le ultime decisioni della maggioranza circa l'aumento della tassa sui rifiuti. "Hanno aumentato la tassazione sui rifiuti, per cosa poi non si sa, dal momento che i servizi scarseggiano. Noi chiaramente ci siamo opposti a questo, perché pensiamo che sia assurdo far ricadere ogni cosa sulla cittadinanza per far quadrare i bilanci. Il servizio di nettezza urbana non funziona, i cassonetti sono fatiscenti sporchi e maleodoranti, per questo motivo ho preso contatti con la Broni - Stradella S.p.a. che, dopo la nostra segnalazione, ha fatto un sopralluogo
effettuando successivamente la pulizia di tutti i cassonetti presenti in paese". Quali sono le altre problematiche che ha riscontrato cui accennava poco fa? "C'è stato un importante sbancamento di un intera collina adiacente alla Clinica Maugeri, dove è stato fatto un vero e proprio scempio. In questo podere vi era un'antica fonte, che oggi purtroppo non c'è più; inoltre, sono stati eliminati tutti gli alberi, con relativo spopolamento della fauna selvatica. A tal proposito so che è intervenuto il corpo forestale che ha rilevato alcune criticità e so per certo che sono state applicate sanzioni amministrative. Ma non è tutto, anche le strade presentano problematiche di un certo rilievo". A cosa si riferisce? "Due anni fa, all'inizio del nostro mandato, abbiamo approvato un regolamento di polizia rurale che l'amministrazione però non ha mai fatto rispettare. Le persone si recano sulle strade comunali e provinciali con cingolati senza pattini di protezione, creando un danno importante al manto stradale. Siamo in piena opera di rifacimento strade, grazie al contributo di un milione di euro, ricevuto con il bando dei 6000 campanili, di conseguenza sarebbe opportuno che venisse applicato questo regolamento con le relative sanzioni, altrimenti non ha senso sistemare le strade per lasciarle distruggere. Purtroppo le nostre segnalazioni non vengono mai prese in considerazione e spesso purtroppo accade ciò che non dovrebbe acca-
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dere, come ad esempio il terribile episodio avvenuto poco tempo fa, quando tre piante sono crollate sulla statale 201". Potrebbe spiegarci meglio di cosa si tratta? "Tempo fa, noi consiglieri di opposizione abbiamo evidenziato una situazione di pericolo sulla statale 201, dove vi erano degli alberi pericolanti e per la quale avevamo contattato la provincia, che aveva poi provveduto a rimuoverne uno, sostanzialmente ritenuto quello più pericoloso. Qualche settimana fa purtroppo è accaduto che sono caduti tre alberi di grosse dimensioni proprio sulla statale 201, ostruendo la carreggiata e creando uno stato di pericolosità per gli automobilisti. Perché quando abbiamo segnalato la cosa non siamo stati ascoltati? Ufficio tecnico e amministrazione, con l'assessore al territorio, erano stati avvisati più volte di questa grave situazione, ma non sono stati mai presi provvedimenti" Il parco giochi del paese pare non sia più molto frequentato, eppure qualche tempo fa è stato completamente rinnovato. Può spiegarci il motivo? "Il genitori non portano più i loro figli al parco a causa della quantità di escrementi di cani presenti. A tal proposito, abbiamo richiesto all'amministrazione di affiggere un cartello con un preciso regolamento fuori dal parchetto che, vorrei precisare, è stato realizzato per i bambini e, per il quale, sono stati spesi 10mila euro di soldi pubblici. Purtroppo oggi in questo parco la gente vi si reca con i loro cani, seminando ovunque escrementi senza raccoglierli. Inoltre, i catenacci all'ingresso sono stati distrutti dai vandali e non sono stati mai riparati. Vorremmo che questo paese funzioni, che l'amministrazione si decida a lavorare per il bene comune e che non si pensi solo a gravare sulle tasche dei cittadini. La Fondazione Maugeri paga una grossa cifra per i parcheggi, la situazione del comune è florida e le problematiche si potrebbero risolvere, se solo ci fosse la volontà di farlo".
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"La voglia di ricandidarmi non c'è più" di
Valentina Villani
“Da sempre sono nel mondo della politica, tuttavia oggi a malincuore ho deciso di abbandonarla in maniera definitiva e non ne voglio più sapere” – esordisce così un deluso Cesarino Vercesi, primo cittadino di San Damiano al Colle. "Sono deluso dal nostro Governo, dalle difficoltà che crea giornalmente a noi enti, ma anche al singolo cittadino, e dal sistema che si è venuto a creare che non approvo nella maniera più assoluta. Ho ancora 18 mesi di amministrazione comunale, in questi mesi mi dedicherò al mio paese come ho sempre fatto, ma alla politica darò un taglio importante: la voglia di ricandidarmi non c'è più". Che differenze trova tra la politica oggi a quella di un tempo? "Nella politica di una volta si parlava, si discuteva e si portavano avanti azioni mirate esclusivamente per il bene della cittadinanza e nel nome del partito per cui si operava. Oggi non si lavora più per un partito, oggi ognuno lavora per sé e in nome dei propri interessi e questo sinceramente non mi va". Quali sono le difficoltà che crea lo Stato agli enti di cui accennava poco fa? "Noi piccoli comuni abbiamo problemi enormi grazie alla legge Delrio ed al Governo Renzi: ci ritroviamo senza personale e senza la possibilità di assumere. A San Damiano mancano ben tre impiegati e il vigile si occupa di tutto, per questo motivo non ho la possibilità di farlo operare sulla strada. Inoltre, il ragioniere, che lavora per noi dieci ore a settimana, a fine otto-
bre andrà in pensione, di conseguenza ci ritroveremo ancora più in difficoltà. Il Governo deve darsi una mossa e decidere una volta per tutte di operare per il bene della nazione, andando avanti così i comuni rischiano l'estinzione e questo causerebbe gravi danni a tutta la comunità, perché l'ente comunale è fondamentale per un territorio. Oggigiorno andiamo avanti per inerzia e grazie all'aiuto di quelle poche anime che lavorano ancora per il nostro territorio, nel nostro caso la pro loco, composta da giovani anime che prestano i loro servizi per il bene del paese che mi sento di ringraziare doverosamente". Secondo lei perché si è arrivati a questo punto? "Leggi sbagliate e manovre sbagliate, esempio più lampante sono i tagli sulla spesa pubblica. Questa novità poi di eliminare le province per dare più potere alle regioni è assurda, credo sarebbe stato meglio invertire le azioni: tagliare le regioni e dare più potere alle province sui territori. Queste elezioni provinciali non sono servite a nulla, quello che serve è un cambiamento importante: i candidati sono tutti ricicli della vecchia politica locale, che oggi sono a destra, domani saranno a sinistra e viceversa. Quello che serve è una scossa importante, un cambiamento sostanziale: siamo stufi di certi nomi. L'Oltrepo ad esempio doveva avere nuove candidature, ma questo purtroppo non è stato fatto semplicemente per futili motivi". Avete progetti in cantiere per questi suoi ultimi 18 mesi di amministrazione?
Cesarino Vercesi
SAN DAMIANO AL COLLE
"le elezioni provinciali non sono servite a nulla"
"Con aggiudicazione del bando dei 6000 campanili abbiamo ricevuto un contributo di 652mila euro, grazie al quale sistemeremo tutte le strade comunali e metteremo il porfido in tutta la Via Castello e nel suo circondario. Entro un anno l'asilo locale, un tempo proprietà di una fondazione che navigava in cattive acque, diverrà comunale. Rifaremo le mura di cinta del cimitero della Frazione Mondonico, oggi vetuste ed obsolete, inoltre tra i desideri in animo c'è quello di riaprire la chiesa di Mondonico, la più vecchia di tutto il territorio, e ristrutturarla. Nonostante le difficoltà cerchiamo nel nostro piccolo di fare quello che possiamo, dal nostro insediamento siamo passati da un passivo di 100mila euro a un attivo di 88 mila nel giro di 3 anni, anche per questo motivo sono fiero di come ha lavorato la mia valida equipe, composta nella totalità da sole donne". Conclude Vercesi: "spero che chi verrà dopo di me porti avanti le ideologie della nostra amministrazione perché è il dovere di ogni istituzione grande o piccola che sia lavorare per il bene del proprio paese".
il Periodico
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SETTEMBRE 2016
MEZZANINO
"non sono contrario a coloro che producono da tanto tempo"
"Sono contrario all'attivazione di nuovi impianti nel Comune di Mezzanino"
Gianluigi Zoppetti di
Valentina Villani
Lo scorso numero di agosto abbiamo pubblicato un'intervista al primo cittadino Gianluigi Zoppetti dove, tra i vari argomenti, abbiamo parlato della centrale di oli esausti e del possibile rinnovo del suddetto impianto. Il sindaco Zoppetti ci ha poi contattati, richiedendo una rettifica all'intervista, e una replica riguardo il medesimo argomento, al suo consigliere di opposizione Achille Cester. Zoppetti veniamo al punto. Il consigliere di minoranza Achille Cester, nonostante puntualizzi la stima reciproca che vi lega, riguardo la centrale
ha asserito che da un paio di mesi a questa parte sembra che lei stia procedendo per conto suo senza interpellare nessuno, a differenza di prima, inoltre la sua impressione sia quella che "Zoppetti abbia avuto direttive dall'alto": lei come replica? "Sulla questione che ci possa essere qualcuno che mi guida nella mia azione politico amministrativa, una specie di mente grigia, un grande vecchio... vorrei far riflettere che basterebbe esaminare la composizione della mia maggioranza per notare che non è omogenea e quindi composta da elementi appartenenti a differenti schieramenti politici. È del tutto evidente che, in una tale situazione risulterebbe impossibile far passare in maggioranza decisioni calate dall'alto, ci vuole invece molta libertà d'azione per poter mantenere per tanto tempo così salda una maggioranza senza mai avere avuto grossi problemi e, ultimo ma non perché meno importante, un ottimo rapporto con la minoranza". Riguardo la questione chiusura impianto? "Sulla chiusura di un impianto in servizio normalmente autorizzato occorre tenere presente che la legislazione vigente prevede che il sindaco possa ricorrere all'emissione di un'ordinanza che, nel caso specifico, viene definita ordinanza contingente e urgente solo in presenza di un'emergenza, oppure quando non sia stato possibile eliminare le cause che possono portare ad un'emergenza con i mezzi ordinari. Tale ordinanza deve essere comunicata per tempo e deve contenere le motivazioni che hanno portato alla
sua emissione, deve avere una efficacia temporanea e inoltre non può essere reiterata più volte. In questo specifico caso è del tutto evidente che l'emissione di ordinanza che non abbia le caratteristiche prima descritte, se impugnata dalla controparte, qualora fosse invalidata dal TAR, farebbe ricadere tutte le spese legali e quelle relative alla chiusura dell'impianto sull'amministrazione comunale con un notevole danno erariale". La sua posizione nei confronti del rinnovo? "La mia posizione nei confronti del rinnovo è stata fraintesa, quindi per chiarezza ripeto ciò che ho detto e pubblicato: non sono contrario a coloro che producono da tanto tempo sul nostro territorio e che rispettano l'ambiente nel quale operano. Sono invece contrario e anzi, alla luce degli ultimi avvenimenti ritengo di poter affermare che tutto il consiglio comunale è contrario all'attivazione di nuovi impianti nel comune di Mezzanino, anche se a suo tempo autorizzati ma sino ad oggi mai realizzati, che non offrono una sicura garanzia del mantenimento ottimale dell'ambiente, sia rispetto lo scarico dei fumi nell'aria, allo scarico dell'acqua di risulta dalla depurazione, lo smaltimento dei fanghi provenienti da depurazione effettuata in sede e la salubrità delle acque sotterranee. Concludendo, vorrei poi rasserenare tutti i lettori che, tra il sottoscritto e la minoranza, nel caso specifico con il consigliere Achille Cester, i rapporti sono come sempre ottimi e continuano ad esserlo”.
il Periodico
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"POSSIAMO SOLO SPERARE CHE IL TEMPO REGGA"
di
Serena Simula
L'andamento climatico è stato buono, la vendemmia è ormai cominciata e i segnali fanno tutti ben sperare. Anche se con Madre Natura non si può mai dire l'ultima parola, pare che quest'anno in Oltrepo ci siano ottime probabilità di portare a casa un raccolto più che soddisfacente. A dirlo è l'enologo Mario Maffi, autorevole voce della vitivinicoltura oltrepadana, da oltre quarant'anni consulente per le più importanti aziende della zona. Lo abbiamo intervistato per parlare non solo di questa annata, ma anche della situazione attuale del nostro territorio dal punto di vista della produzione di vino. Maffi com'è andata quest'annata 2016 finora? "Direi bene, dal momento che per il secondo anno consecutivo l'andamento climatico è stato all'insegna del bel tempo e della poca piovosità. Per dare un dato significativo, nel 2014 cadde la cifra record di 1400 ml di pioggia, un numero a cui non arriviamo nemmeno sommando tutta l'acqua caduta nel 2015 e nel 2016. Questa è stata dunque un'annata asciutta e le viti hanno reagito in maniera ottimale quasi dappertutto". Non ha patito la siccità? "In qualche zona sì, dove i vitigni sono più giovani e l'apparato radicale non completamente sviluppato, in particolar modo nei terreni più sabbiosi sparsi a macchia di leopardo in tutto l'Oltrepo. I danni maggiori li ha fatti più che altro il mese di maggio, quando per un periodo la forte escursione termica ha causato un aborto fiorale in tante piante. In ogni caso, però, stiamo parlando di un danno che inciderà sul raccolto totale per un 10-15 %. Considerato che l'anno scorso abbiamo raccolto circa un milione di quintali d'uva, quest'anno dovremmo comunque attestarci intorno a una cifra considerevole". Quindi i produttori possono stare tranquilli? "Ogni produttore sa che fino alla fine della vendemmia, intorno alla prima settimana di ottobre, non si può mai stare tranquilli. Ricordo annate (il 75, il 77, ma anche le più recenti 2002 e 2003) in cui dopo una
buona raccolta delle uve a base spumantistica una settimana di piogge ininterrotte distrusse completamente il raccolto delle uve nere. Possiamo solo sperare che il tempo regga e osservare attentamente ogni piccolo segnale che ci arriva dalla natura". Per esempio? "Una parte importante del lavoro dell'enologo che oggi si tende sempre di più a sottovalutare è la sua conoscenza dei fenomeni naturali. Delle lune, ovviamente, ma anche di tutto il resto. Anni fa, per esempio, salvai un raccolto osservando la migrazione delle rondini. Le vidi partire prima del solito e capì che stava arrivando il maltempo. In tre giorni feci raccogliere tutte le uve mature mentre altre aziende videro marcire l'intero raccolto sulle piante, vittima di una pioggia ininterrotta". Quanto conta questo genere di cultura nel lavoro dell'enologo? "Dal mio punto di vista tantissimo. Sono convinto che uno dei motivi per cui l'Oltrepo fatica ad affermarsi e a crescere sia proprio per la perdita di cultura. E quando dico cultura non intendo solo le indispensabili conoscenze tecniche, ma anche quelle che derivano dalla saggezza popolare". Ci sono altri motivi per cui l'Oltrepo non riesce a occupare un posto rilevante sul mercato nazionale? "Ce ne sono molti altri, certo. Tanto per cominciare mancano tre o quattro grandi aziende in grado di trainare le altre. Quelle che abbiamo sono tutte troppo piccole o troppo giovani per farlo. Poi c'è la questione dell'enorme quantità di etichette prodotte: ogni piccola o piccolissima azienda oltrepadana ha sul suo listino una decina di etichette diverse, di ciascuna delle quali non può che produrre una limitata quantità con cui è impossibile puntare ai grandi mercati". Manca quindi anche una precisa progettualità. "Non solo, mancano proprio i veri imprenditori, gente capace di investire sulla sua azienda senza però guardare solo al suo orticello ma a tutto il territorio. Manca la comunicazione, manca tutta la parte com-
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"Mancano grandi aziende in grado di trainare le altre"
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Mario Maffi merciale, mancano anche (come dicevo prima) gli esperti del settore. Negli anni 70 a Casteggio, quando ho iniziato a lavorare, avevamo agronomi ed enotecnici (come Ballabio e Belloni ma anche come l'avvocato Bussolera e tutta un'altra serie di personaggi allora molto noti) conosciuti a livello mondiale. Da allora c'è stato un vero e proprio crollo culturale, almeno per quanto riguarda il settore del vino". Su cosa bisognerebbe puntare? "Senza dubbio, per cominciare, bisognerebbe ridurre la confusione del consumatore puntando sulle basi importanti che abbiamo a disposizione, vale a dire sulle qualità di uva che costituiscono la percentuale più alta della nostra produzione. Per intenderci, l'Oltrepo produce qualcosa come settanta vini Dop e Igp ma destina 4000 ettari alla coltivazione della croatina (bonarda), 3000 al pinot nero, 2000 al barbera, 1600 al riesling e 800 al moscato: in totale si tratta di 12400 ettari su 14000, ed è quindi su queste qualità che dobbiamo concentrarci maggiormente. Poi non guasterebbe lavorare un po' sull'ospitalità, tanto nelle cantine quanto nelle strutture ricettive e nei ristoranti. In Oltrepo manca anche la cucina locale, abbiamo ristoranti giapponesi e cinesi a iosa ma i posti in cui si mangia una buona cucina tradizionale si contano davvero sulle dita di una mano". E a qualità come siamo messi? "Ricordiamoci che siamo in collina e non in pianura, e se non avessimo dei vini di discreta qualità le nostre aziende non riuscirebbero nemmeno a sopravvivere. In generale in Oltrepo quasi tutta la produzione è di buon livello, ma se parliamo di eccellenza le percentuali si riducono. Se dovessi fare una stima, direi che un 25% della nostra produzione è di ottimo livello, il resto è vino di massa, prodotto per un mercato povero e per lo più locale".
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"lo spostamento non è a causa del momento di difficoltà..."
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"D'accordo di spostare da Settembre a Maggio la rassegna di Oltrevini" di
Valentina Villani
Proprio pochi giorni fa è giunta la notizia che la storica manifestazione Oltrevini non si terrà come di consueto nel mese di Settembre, in concomitanza con la festa patronale, ma slitterà a Maggio. La decisione è stata studiata attentamente dall'amministrazione comunale casteggiana, insieme ai neo organizzatori, in primis per andare incontro ai produttori, che proprio in quel mese sono alle prese con un'impegnativa vendemmia, ma anche per avere il tempo di studiare un nuovo format, che sia al passo con i tempi. Dopo il duro colpo che il mondo del vino oltrepadano ha subito nei mesi passati, questo passo azzardato servirà per dare una svolta decisiva al nostro territorio? I produttori sembrano essere favorevoli, abbiamo raccolto i loro pareri. Michele Rossetti, Presidente Consorzio Tutela Vini Oltrepo Pavese. "Oltrevini è una manifestazione storica, assolutamente importante per il nostro territorio, da conservare e continuare a rilanciare. Nacque quarantacinque anni fa, nella notte dei tempi, con una formula Michele Rossetti che allora, per una serie di ragioni, era molto efficiente e oserei dire perfetta: tant'è vero che ha sancito tutta una serie di grandi edizioni che si sono protratte nel tempo. Era un momento in cui il mercato del vino dava la possibilità di vendere anche ai privati in grande quantità durante questi eventi, non era quindi solo una manifestazione promozionale ma anche mercantile, di conseguenza le logiche di allora erano quelle di andare a cercare il bagno di folla, il numero maggiore possibile di visitatori, anche non necessariamente qualificati. Progressivamente però il mercato del vino è profondamente cambiato e, analogamente, il modo di acquistarlo, di conseguenza tutte le manifestazioni che mettono il vino al centro della propria attenzione si sono trasformate, andando alla ricerca di visitatori sempre più qualificati, oggi conosciuti con il nome di 'Wine Lovers'. Alla luce di questo cambiamento quindi anche il format della manifestazione deve cambiare, sono convinto che l'aver preso atto di questa situazione e l'aver avuto il coraggio di cambiarne in modo radicale l'impostazione non possa che essere il preludio di un successo della nuova Oltrevini. Come Consorzio ci metteremo a disposizione per contribuire in modo significativo alla realizzazione di questo nuovo format, mettendoci tutte le risorse di cui disponiamo.
Credo che lo spostamento a maggio sia stata una scelta ottimale, momento d'eccellenza per tutte le manifestazioni che presentano il vino per una serie di ragioni, vuoi perché ci sono i vini nuovi da presentare, vuoi perché le aziende hanno più tempo da dedicare alla promozione e i visitatori poi si muovono più volentieri in quel periodo. Continuare a programmare Oltrevini in un momento di fine estate, che coincide con la vendemmia, momento di grande tensione professionale all'interno delle aziende, abbia progressivamente messo un po' fuori campo la manifestazione, poiché questa formula costringeva in un certo senso i viticoltori a salti mortali per potervi partecipare. Mi rattrista molto ciò che la stampa ha riportato nei giorni passati, ho trovato davvero grave leggere che lo spostamento della manifestazione sia avvenuto a causa del momento di difficoltà per i fatti accaduti nei mesi passati e per una sorta di fallimento dell'edizione di quest'anno. Lo spostamento è stato studiato semplicemente per le difficoltà da parte delle aziende a parteciparvi durante il periodo vendemmiale, in un momento dove i vini non sono quelli nuovi, le aziende hanno testa, mani e braccia da un'altra parte e, di conseguenza fanno veramente fatica a partecipare e sostenere una manifestazione di questo tipo". Fabiano Giorgi, Presidente Distretto del Vino di Qualità. “Mi trovo molto d'accordo con la scelta che è stata adottata di spostare da Settembre a Maggio la rassegna di Oltrevini. Sia come azienda Giorgi, che come presidente del Distretto, già da tempo avevo consigliato questa strada agli organizzatori, un po' perché per noi Settembre è il periodo della vendemmia e inoltre rischia di essere sempre a cavallo con altre manifestazioni del territorio, dalle più piccole come Vinuva fino ad arrivare all'Autunno Pavese. Le aziende non possono permettersi di fare due/tre eventi nelle settimane focali della vendemmia, di Pinot Nero poi, che è il prodotto più importante per il territorio. Credo che l'organizzazione abbia adottato una scelta oculata, Oltrevini è una manifestazione più specifica per il vino, di conseguenza ha bisogno di un numero importante di aziende partecipanti per funzionare. Oggi l'Oltrepò sta vivendo un momento un po' particolare, c'è una disaffezione generica da parte delle aziende del territorio, i sacrifici si fanno se c'è entusiasmo, ma se la situazione non è delle più rosee, anche i sacrifici diventano impossibili da compiersi. Per una grande Oltrevini che dia un importante rilancio al territorio, ci vogliono più chiarezza e una nuova formula: che è quello a cui stiamo lavorando insieme a Consorzio e orgaFabiano Giorgi nizzazione".
Antonietta Baruffaldi dell'Azienda Agricola "Castello di Stefanago", nel Comune di Borgo Priolo "Credo che questo cambio di programmazione sia un fattore positivo, Settembre è sempre un mese critico per noi viticoltori. Sarebbe ideale anche cambiare formula alla manifestazione, perché ormai i tempi sono cambiati e bisogna stare al passo, abbandonando una volta per tutte quello che si faceva trent'anni fa. Partecipando a molte fiere ci siamo accorti di come anche queste siano cambiate, dall'allestimento più minimal, alla programmazione degli eventi al loro interno: sicuramente un cambiamento simile porterebbe anche un pubblico più qualificato e motivato".
Matteo Bertè Matteo Bertè titolare dell'Azienda "Bertè & Cordini", di Broni, azienda storica fondata 1895 da Francesco Montagna. "Non abbiamo mai partecipato ad Oltrevini appunto per il problema della vendemmia, sicuramente ci saranno aziende più strutturate della nostra che non hanno incontrato difficoltà nel doversi dividere tra manifestazione e vendemmia, purtroppo noi non siamo mai riusciti: per questo motivo credo che abbiano fatto bene a spostarla nel mese di maggio. Oltrevini negli ultimi tempi era diventata una fiera un po' troppo generale, dove il vino era si il protagonista, ma c'erano anche altri settori all'interno della stessa che la facevano apparire come le vecchie fiere in cui trovavi un po' di tutto. Spero che questo cambiamento avvenga quindi nella sua totalità, sopratutto nel format”. Laura Boatti rappresenta la storica cantina "Monsupello" di Torricella Verzate. "La fiera Oltrevini ormai da anni è sempre stata fatta nel mese di Settembre, uno dei motivi per cui noi, come tante altre aziende del resto, abbiaLaura Boatti mo sempre incontrato grandi difficoltà nel parteciparvi è proprio perché è sempre caduta nello stesso tempo della vendemmia, molto impegnativo per noi produttori. Probabilmente la scelta è stata fatta per questo motivo, ben venga quindi questo slittamento".
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Luca Bellani Luca Bellani dell'Azienda vitivinicola Cà di Frara, nel Comune di Mornico Losana "Credo che Oltrevini con l'ultimo anno sia arrivata al tramonto: aveva ormai perso quell'appeal che invece nei tempi indietro ha sempre avuto. Queste tipologie di fiere sono finite, non servono alle aziende come non servono al territorio, che oggi ha bisogno di altro, perché l'interlocutore pubblico è cambiato e, non avendo più la vendita che giustifica le spese, le aziende senza una visione globale di promozione territoriale non partecipano più. Probabilmente tante aziende negli anni passati si sono nascoste dietro la scusa della vendemmia, ma credo più che altro che questa non partecipazione di massa sia dovuta proprio alla tipologia di manifestazione che era diventata. C'è bisogno di altre manovre, di eventi che portino risultati commerciali, di guadagno, di vendita: oggi le fiere non sono più fiere mercato, servono per promozione. Bisogna cambiare completamente formula, ormai era da tempo che serviva questa svolta, quello che ci vuole ora è una rimodulazione tutta nuova, adottare un
Cristina Cerri Cristina Cerri titolare della tenuta Travaglino, sulle Colline di Calvignano. "Oltrevini è la manifestazione più importante dell'Oltrepo Pavese per il settore vitivinicolo, quindi sono convinta che debba continuare ad esistere, ma dovrà essere implementata sempre di più. Partecipare nel periodo di settembre metteva noi cantine in grande difficoltà per via della vendemmia, maggio è sicuramente un periodo più tranquillo per diversi aspetti, quindi questa nuova programmazione non potrà essere che un buon pro per tutto. Mi auguro che ciò che è stato fatto fino ad ora venga migliorato con una manifestazione più proficua e completa, che porti anche più vantaggio al territorio. Credo che l'ideale possa essere una sorta di festival del territorio, che riunisca tutte le eccellenze presen-
ti, per un nuovo importante rilancio: una cosa così forte non l'abbiamo mai creata, ma penso che sia giunto il tempo di iniziare a lavorarci". Paolo Verdi erede dell'Azienda Agricola Bruno Verdi di Canneto Pavese. "Ormai queste manifestazioni programmate a poca distanza l'una dall'altra hanno veramente poco senso, sia per il pubblico che per noi produttori, di conseguenza credo che abbiano fatto bene a spostarla. La vendemmia da sempre cade a Settembre, Otrevini ha sempre funzionato nonostante tutto: ricordo i tempi d'oro quando bisognava tenere fuori la gente perché non ci stava. Dal momento in cui invece qualcosa inizia a non andare per diversi fattori, bisogna rendersene conto e riflettere se sia giunto il caso di dare una svolta. Credo che nel corso degli anni si siano fatte diverse scelte sbagliate per questa Paolo Verdi manifestazione, cercando di farla crescere ottenendo invece l'effetto contrario. Questo cambio di programmazione è stata una decisione sicuramente saggia".
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sistema diverso, un binomio vino/cultura e concentrare le forze in un unico grande avvenimento, che spero sia questa nuova Oltrevini. In questo momento l'Oltrepo, dopo tutti questi scandali, è stato devastato e oggi più che mai ha bisogno di essere rivalutato: una fiera come la vecchia Oltrevini non lo può fare, serve un sistema organizzato ed efficiente".
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SPETTACOLO & CULTURA
il Periodico
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"sono 30 anni che creo ed arrangio musica"
"La passione non basta per far le cose per bene"
Marco Forni di
Lele Baiardi
Incontriamo un grande musicista vogherese, compositore, arrangiatore, programmatore elettronico, produttore. Insomma, un'eccellenza dell'Arte, come avremo modo di scoprire, al di là della nostra terra oltrepadana: Marco Forni Marco, so che la sua carriera professionale è gigantesca, e riassumerla è come far entrare una spiaggia in un secchiello, però... proviamoci! Con la musica è stato amore da subito? "Immediatamente! Mia mamma suonava ogni tanto qualcosa al pianoforte in casa quando ero piccolo, ed io ogni tanto riuscivo a ripetere qualche melodia. A 3 o 4 anni tentavo di suonare le canzoni che ascoltavo in Tv, ad esempio durante il Festival di Sanremo... Chiesi presto di poter andare a lezione di pianoforte per approfondire lo studio di questo strumento meraviglioso". Iniziando quindi dalla musica classica? "Certo. Ho avuto come Maestro un grande pianista, il M° Aldo Bertone, insegnante di Conservatorio, con il quale ho percorso un cammino di studio classico fondamentale alla mia formazione, anche se poi dall'adolescenza...". Cosa avviene? "A 14 anni ricevo in regalo dai miei genitori un organo elettrico, e li mi si apre davanti un mondo nuovo! Ricordo interi pomeriggi passati a sperimentare le possibilità, che allora mi parevano infinite, di questo strumento che rapisce e davvero trasforma la mia passione...". E' allora che comincia ad appassionarsi alla musica, chiamiamola, moderna? "Comincio a prestare più attenzione alla tecnologia ed all'elettronica, che presto diventa la mia seconda passione! Continuando però a studiare musica classica tutti i giorni, anche perchè era proprio una cosa mia, una compagna di gioco... Chiarisco meglio il concetto: io ripeto sempre a giovani e talvolta anche a colleghi che vivere di musica non significa sfruttare quest'Arte per diventare ricchi, belli e famosi. Vivere di musica vuol dire considerarla la compagna della vita: la tua giornata, il tuo pensiero, la tua crescita è musica. Se la musica, o qualsiasi arte, viene considerata a mò di trampolino per la fortuna e/o la fama, insomma business, il rapporto con lei perde di serenità, diventa un mero utilizzo che molto facilmente ti deluderà, ti farà star male...". Voglio punzecchiarla: lo dice ora che è un famoso e stimato professionista per tingere di poesia il
suo percorso o lo ha sempre pensato anche a quei tempi? "Le rispondo con un sorriso, perché capisco e legittimo la punzecchiatura, ma le assicuro che la mia filosofia è stata sempre questa. I miei inizi non sono stati di ricerca del brano di successo, della formazione/band che potesse avere uno spiraglio nel mondo discografico, etc. … Ho iniziato a suonare con altri amici in formazioni giovanili perchè non potevo fare a meno di suonare, era l'equivalente del campetto da calcio degli amici non musicisti! Avevamo 15 o 16 anni, usavamo l'Opus di Casei Gerola come sala prove quasi tutti i pomeriggi, provavamo una valanga di canzoni, tutte quelle che ci venivano in mente! Per me, però, il momento meno bello era quando bisognava provare una scaletta di brani per suonare a qualche festa, tipo negli oratori cittadini: non riuscivo proprio a digerire il fatto che l'ispirazione venisse inscatolata in un prodotto da 'far sentire'! Avrei voluto portare in palcoscenico la stessa atmosfera della sala prove, dove una regola precisa non c'era, dove il bello era semplicemente... suonare!". Un'atmosfera però impossibile da riproporre, ad esempio, al fianco dei famosissimi Artisti con i quali anni dopo si è ritrovato a collaborare... Come arriva ai grandi palcoscenici, anche internazionali? "Mamma mia, questa è una storia lunga da accorciare! Allora: dalla scoperta dell'organo elettrico adolescenziale, negli anni successivi, oltre alla passione musicale investo anche sulla crescita qualitativa della mia strumentazione. Ecco, questa scelta pionieristica dell'elettronica è certamente stata utile alla mia crescita: era l'inizio degli anni '80 e la musica diventava sempre più da ballare, tanto per intenderci. La mia conoscenza elettronica certamente favorisce anche l'ampliamento dei contatti professionali, e, oltre ad innumerevoli produzioni in studio come musicista di Jingles pubblicitari e sigle televisive, nel 1983 entro a far parte del gruppo di un grande amico e professionista: Bruno D'Andrea. Una sera del 1984 siamo in scena alla 'Bussola' di Viareggio del grande Bernardini (il locale che ha dato i natali a Mina, n.d.r.), ed ospiti in sala sono Luis Miguel ed Eros Ramazzotti, neo vincitore del Sanremo Giovani con il brano 'Terra Promessa'. Vengo contattato in serata ed alcuni mesi dopo chiamato a Milano da Piero Cassano, fondatore dei Matia Bazar e produttore di Eros, che mi propone un accordo per il tour live del 1985, anno in cui Ramazzotti presenta al Festival 'Una Storia Importante'. Accetto un contratto per 30 date estive, che diventeranno più di 100 fino a fine '85!". E da quella tournèe decolla una fase professionale importantissima... "Sì. Con Eros ho collaborato 11 anni, sino al 1996, diventando Direttore musicale dei suoi concerti e gestendo musicisti internazionali importantissimi, uno su tutti Phil Palmer, chitarrista e produttore inglese, con il quale ho realizzato e continuo a realizzare importanti produzioni...". E poi ancora? "E poi due parentesi con due Artisti a mio parere immensi, che mi hanno dato tanto: Ivano Fossati nel 1987 ed Enzo Jannacci nell'89. Poi dalla metà dei '90 la collaborazione con Renato Zero, un altro Artista incredibile! Con lui ho fatto 5 tour live, diversi lavori in studio tra arrangiamenti, programmazioni elettroniche e produzioni di brani disseminati nei vari
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Album, ed ancora, ultimo solo a livello cronologico, l'amico e nostro conterraneo Max Pezzali dal 2007 al 2009, tour durante il quale è stato registrato l'Album dal vivo “Max Live”...". Oltre a tutto ciò, in tutti questi anni ci sono state molte promozioni televisive a supporto dei prodotti discografici: lei partecipava anche a queste? "Innumerevoli ospitate in programmi televisivi, specialmente con Ramazzotti che è un'Artista internazionale! Non le saprei dire quante e dove, talmente tante sono state! Europa, Nord e Sud America, e poi ovviamente le promozioni televisive nazionali degli altri Artisti... Insomma, avevo sempre la valigia in mano". Parla al passato perchè ora è più casalingo? "L'ho detto in apertura d'intervista: io compongo, arrangio, produco in studio, insomma sono un musicista, prima di tutto. L'esperienza di tutti quei tour è stata certamente impagabile, ma se devo scegliere non ho dubbi: lo Studio tutta la vita! Pensi che sono più di 30 anni che creo ed arrangio musica nella stessa stanza di casa! E' il mio Eden! E qui, prima a cavallo dei tour e negli ultimi anni con molta più frequenza, continuo a lavorare a produzioni e progetti". Ad esempio? "In questa stanza, con Phil Palmer, ho composto la Colonna Sonora di '3 uomini e una gamba', e collaborato alla produzione ed arrangiamenti di molti Artisti italiani, tra i quali Gianni Morandi, Massimo Di Cataldo, Paola e Chiara, Paolo Meneguzzi, Ron, Ivana Spagna, Giorgio Faletti, Mariella Nava, Alex Baroni...". Un carnet di collaborazioni davvero straordinario! Al quale so che si aggiunge da alcuni anni anche il Talent Show principe... "Esatto. Proprio alcune tra le sopracitate produzioni vennero realizzate allo Studio Metropolis in Milano, di proprietà del grande Lucio Fabbri: lo studio di registrazione è il centro produttivo del programma X Factor. Ci siamo in quelle occasioni conosciuti e stimati reciprocamente, ed alla seconda edizione di X Factor, Roberto Rossi della Sony mi convocò per propormi di collaborare alla programmazione ed agli arrangiamenti dei brani dei concorrenti insieme a Fabbri. Direi una collaborazione molto produttiva, visto che questo sarà il nostro 9° anno insieme". Lei ha rapporti diretti quindi con i concorrenti? "No, i miei rapporti sono con i vocal coach o con i giudici. In rarissime occasioni ho preferito aver contatto diretto con qualche concorrente in virtù della difficoltà di realizzazione del brano prescelto dal giudice. Capita a volte di dover stravolgere completamente un brano, ad esempio 'The Final Countdown' degli Europe trasformato in un tango alla Astor Piazzolla per Chiara Galliazzo...". Dobbiamo concludere, Marco. Certamente le vanno enormi complimenti per essere riuscito a realizzare tutto il descritto, che risulta assolutamente Opera gigantesca e molto complessa e difficile! Cosa si augura Marco Forni per gli anni a venire? "Senza dubbio voglio incrementare e dar continuità alla mia ispirazione compositiva, voglio scrivere tanta musica! E mi piacerebbe riuscire a trasmettere a giovani assetati di musica le mie esperienze, la mia storia, i miei segreti, le abilità che ho raccolto nel mio decorso. Ho sempre pensato quanto mi sarebbe piaciuto poter aver avuto, ad esempio, il gigantesco Pino Calvi come Maestro e Mentore: tutto sarebbe stato meno difficile, certamente, e non sarei stato così solo, così dipendente esclusivamente da me stesso durante la mia crescita. Vorrei essere d'aiuto ad altri, anche per rendere più chiara l'etica della musica, il rispetto del palcoscenico, la serietà e la professionalità necessarie... la semplice passione non basta per far le cose per bene!". Un contatto? "www.marcoforni.com . Grazie di cuore".
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"All'inizio credevo mi fissassero perchè avevo qualcosa di strano..."
Francesca Bielli di
Vittoria Pacci
Un bel sorriso, sguardo intenso, gentilezza e cortesia. E poi... e poi... Quella voce... Che ti sembra di averla già sentita da qualche parte, che ti giunge come conosciuta e amica. Tutto questo e non solo è Francesca Bielli, "la ragazza della porta accanto" per chi è salicese e ben conosce lei e la sua famiglia, nota attrice e doppiatrice nel panorama italiano e non solo. Ci racconta del suo "meraviglioso" lavoro, fatto di tanta passione ma anche di tanto studio. Francesca Lei diventa nota al grande pubblico grazie al ruolo di Alice Gherardi interpretato, dal 1999 al 2003, nella soap opera di Canale 5 "Vivere". Si aspettava un così grande successo? "Assolutamente no! Il successo è arrivato talmente in fretta che ha travolto tutti noi della soap! Certo eravamo felicissimi ma non pensavamo di poter avere un riscontro così grande e positivo nel giro di brevissimo tempo". Quando ha percepito o ha avuto "avvisaglie" di essere diventata famosa? "Personalmente un pochino dopo aver capito che la soap funzionava e piaceva a tutti. La gente ci aspettava fuori dagli studi e ci riconosceva per strada, ma all'inizio io ero piuttosto confusa, addirittura a volte credevo che mi fissassero perché avevo qualcosa di strano! Poi ho iniziato a capire. Ma sinceramente l'abitudine non ce l'ho mai fatta...". Diventare un personaggio pubblico l'ha cambiata e ha modificato il suo modo di vivere nella quotidianità? "Non credo... Sicuramente non ha cambiato la mia quotidianità". Il telespettatore, spesso non si rende conto di tutto il lavoro che c'è dietro la registrazione di una soap opera. Ci racconta com'era una giornata tipo sul set? "Io posso parlare per il lavoro dell'attore, che è solo una piccola parte di una catena di montaggio e di un impegno enorme da parte di moltissime persone. Il primo appuntamento della giornata era col trucco e il parrucco, momento di relax! E per alcuni occasione per ripassare il copione. Dopo la vestizione qualcuno si vedeva coi colleghi per provare le parti insieme, poi si raggiungeva il set coi protagonisti della scena da girare e il regista, e si iniziava a provare e riprovare finché il regista dava l'ok per registrare. Una volta chiusa una scena si passava ad un'altra,
magari con cambio di costumi e trucco perché non giravamo in sequenza. E così via per tutto il giorno. In genere per portare a casa una scena, tra le prove e il girato, ci voleva una media di mezz'ora circa. Noi al giorno registravamo una puntata e mezzo. Andando in onda tutti i giorni dovevamo mantenere un buon ritmo". In "Vivere" ha avuto modo di lavorare con attori importanti quali Fiorenza Marchegiani nel ruolo di Letizia Visconti (sua madre) o Fabio Mazzari nel ruolo di Alfio Gherardi (suo padre). Attori di calibro che arrivano dal Teatro, cosa le hanno trasmesso ed insegnato? "Fiorenza è sicuramente la persona che più mi ha insegnato e che più mi è rimasta nel cuore. Lavorare con lei è stato un grandissimo privilegio per me, ho potuto respirare la sua professionalità, la sua naturalezza, la sua integrità e tutta l'energia che emanava. Se oggi sul lavoro sono una brava persona è perché ho voluto essere come lei". Chiusa l'esperienza della soap l'abbiamo vista in diversi spot pubblicitari. Una scelta voluta o obbligata? "È capitato. Anche quello fa parte del mestiere dell'attore. Aver smesso di fare spot invece è stata una scelta". La sua voce ha dato vita a tanti personaggi televisivi la sua è una dote naturale o dietro ci sono anni di duro lavoro e di studio? "Fa parte del mio bagaglio di studi. Fare il doppiatore è un mestiere che si deve imparare studiando, non è affatto una dote naturale. Poi c'è chi è più o meno portato ma non si può andare davanti ad un microfono a doppiare senza conoscere la dizione e senza saper recitare. Per fare doppiaggio non basta parlare dentro un microfono". Doppiare non è leggere un testo, è necessario entrare nel personaggio, provare simpatia ed empatia, come ci riesce? "Entrare nel personaggio è alla base dell'insegnamento dell'attore. Io ho iniziato a studiare recitazione a 12 anni, eppure se non mi piace il personaggio che interpreto faccio fatica a prestargli la voce". Il personaggio che ha doppiato ed a cui è più legata? "Non ne ho uno in particolare. Diciamo che prediligo i personaggi un po' più adulti e tendenzialmente psicopatici! Sono più complicati ma mi divertono molto. Però a quanto pare piaccio molto sulle ragazzine per bene sotto i 18 anni: Ci ho fatto una carriera senza volerlo". C'e stato una volta in cui ha detestato il suo lavoro? "No mai. L'ho sempre adorato. Sempre. Mi ha resa stanca, mi ha tolto tanto tempo, mi ha costretta a sacrificare molto, ma rifarei tutto. Anche quei personaggi che non
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"ho iniziato a studiare recitazione a 12 anni"
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mi stavano addosso come avrei voluto". Tantissimi personaggi dei cartoni animati hanno la sua voce, da Iris in "Pokémon Nero e Bianco a Pochakko in "Le avventure di Hello Kitty", i suoi figli ascoltando riconoscono la voce della mamma? "Che ridere...! Si loro mi riconoscono, a differenza dei miei genitori, di mio fratello e di mio marito!" Molti attori o persone di spettacolo ritornano sempre al primo amore che è il teatro. Questo vale anche per Lei? "Non mi sono ritrovata nella scelta del teatro. Volevo una famiglia. E stare in tournèe o non esserci la sera significava non poter mettere a letto i figli. Ho fatto altre scelte". Molti territori italiani hanno ospitato telefilm, serie televisive e soap opera , per esempio "Vivere" era ambientata sul Lago di Como. Per molte amministratori di questi territori, è stata una precisa strategia per promuovere e far conoscere il territorio. Non pensa che anche l'Oltrepo si possa proporre per essere scenario di set televisivi? "Penso che l'Oltrepo potrebbe certamente essere una buona location". Lei è Salicese, se dovesse proporre Salice come location di un set cinematografico, quale potrebbe essere la tipologia e la trama? "In un paese come Salice potrebbero ambientare un remake ritrattato di 'Benvenuti al sud'...". Se qualche amministratore pubblico dell'Oltrepo volesse proporre la propria località, lei che conosce il mondo televisivo, a chi si dovrebbe rivolgere? "Sinceramente non ne ho idea. Non è il mio campo. Anche se penso che sarebbe impossibile dato che la regione Lombardia fatica a stanziare fondi per lo spettacolo. Non per niente ormai il 99,9% del girato al nord si fa in Piemonte... A quanto pare lì è tutto molto più semplice".
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per gli appassionati della buona tavola
CUCINA
Cheap But Chic! Di Gabriella Draghi La rubrica per gli appassionati della Buona Tavola che amano piatti golosi, d'immagine ed al costo massimo di € 3,00!!!
Cipolla Ripiena con uova di quaglia Per il battesimo della Rubrica, ho deciso d'iniziare con un antipasto davvero speciale, semplice ma al contempo estremamente d'impatto visivo e delizioso al palato! La "Cipolla ripiena" proviene dalla stretta
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tradizione contadina delle nostre Terre oltrepadane, anche se, essendo proprio l'Oltrepo terra di confine tra quattro regioni, darne una provenienza certa è impresa alquanto ardua... Ma di certo, nella zona vogherese, è sempre stata presente. E' un piatto semplicissimo da preparare, bello da presentare e molto soddisfacente all'appetito!
di
"LA MUSICA NON è SOLO ESEGUIRE UNO SPARTITO"
"Un posto in cui ci si sente a proprio agio"
Laura Malacalza
Serena Simula
Più che una scuola di musica, un'esperienza musicale. Un luogo d'incontro e di socializzazione, uno spazio in cui imparare a creare qualcosa insieme e in cui crescere grazie al supporto di insegnanti che sono prima di tutto punti di riferimento. È tutto questo e anche di più la civica scuola di musica "G. Sacerdoti" di Voghera, gestita dalla Fondazione Adolescere nei locali di Via Foscolo. Il servizio, che la Fondazione eroga ormai da quasi dieci anni, ha come responsabile Laura Malacalza, che da sei anni si preoccupa di far crescere una realtà che considera la musica innanzitutto come un mezzo di miglioramento personale. Malacalza, la scuola di musica così come la intende Adolescere è un luogo decisamente particolare... "Assolutamente sì. La nostra realtà ha una filosofia ben precisa che non è solo quella di insegnare a i nostri allievi a suonare uno strumento. Per noi questo è più un mezzo che un fine". Cioè? "La musica non è solo saper eseguire uno spartito. La musica è anche sapersi relazionare con gli altri, è il piacere di suonare insieme, di creare insieme. È
un modo per stare con persone della propria età o per confrontarsi con altre generazioni, è un'occasione per scoprire il piacere della condivisione. I nostri docenti, oltre che per la competenza in campo musicale, sono scelti anche perché condividono il nostro modo di pensare. E sottolineo nostro perchè davvero ci credono quanto ci crede Adolescere". Tra poco si aprono le iscrizioni, novità? "Abbiamo tante idee da sviluppare nei prossimi mesi, e se l'impianto e l'offerta generale dei corsi rimarranno le stesse, abbiamo intenzione di aggiungere tanti altri incontri con musicisti importanti (come abbiamo fatto quest'anno con Andrea Braido e Gaetano Pellino), una serie di laboratori e diverse lezioni di approfondimento dedicate alle diverse culture musicali. Vogliamo insomma che questa scuola si apra il più possibile al pubblico, proponendo tante altre attività oltre ai soli corsi". Insomma, potenzierete quello che già c'è. "Esatto, in particolare rafforzeremo i progetti che più di tutti incarnano la nostra filosofia. Daremo impulso al laboratorio di musica jazz d'insieme, sosterremo le nostre rock band e la nostra piccola orchestra d'archi, faremo ciò in modo di consolidare quanto abbiamo creato in questi anni. Ecco, forse le cose nuove che vorremmo inserire sono dei momenti di ascolto musicale, di educazione musicale, di cultura musicale. Vorremmo aprire un po' la mente dei nostri allievi (ma anche quella di chi vorrà partecipare agli incontri) facendogli conoscere la musica a 360 gradi. Con i suoi tempi, il suo rigore e i suoi messaggi, la musica è sempre un'esperienza arricchente per chiunque". Lei è alla Civica da 6 anni, un bilancio? "Direi molto bene. Personalmente per me arrivare qui è stata una scoperta. Io non suono, vengo dall'ambi-
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Ingredienti per 2 persone
2 cipolle dorate di Voghera 2 uova di quaglia 3 cucchiai di latte 3 cucchiai di parmigiano reggiano grattugiato olioextravergine d’oliva sale e pepe sale grosso
Come si prepara
Dobbiamo coprire con il sale grosso il fondo di una piccola teglia da forno, adagiarvi le cipolle dorate senza sbucciarle, ricoprirle con il sale e cuocerle in forno caldo a 180°C per 45 minuti. Toglierle quindi dal forno, eliminare il sale e farle raffreddare. Poi tagliamo la calotta delle cipolle e, con un cucchiaio, le svuotiamo. Quindi, dobbiamo tritare la polpa estratta e rosolarla in una padella con un cucchiaio d’olio a fuoco lento, aggiungendo il latte fino a che diventi morbida.Allora frulliamo la polpa aggiungendo il parmigiano ed un pizzico di sale. Riempiremo ora l’involucro delle cipolle precedentemente svuotate con il composto ottenuto, e romperemo un uovo di quaglia su ogni cipolla.Per finire, condiamo con un filo d’olio e pepe macinato, mettiamo a cuocere le nostre cipolle ancora in forno caldo a 200°C per 3 minuti (questo serve per rassodare l’albume), ed il nostro antipasto contadino è pronto! Mi raccomando: servire in tavola ogni cipolla con la sua calottina! to educativo ed era innanzitutto questo il contributo che avrei potuto dare alla scuola. I docenti mi hanno accettato subito, hanno capito che avrei fornito delle competenze collaterali alle loro e si sono prestati a lavorare in squadra e a fondere i due aspetti. Hanno accettato le mie idee e hanno capito quanto sia importante per me saper rispondere non solo ai bisogni espressi, ma anche a quelli inespressi dei nostri allievi". Per esempio? "Come dicevo questo dev'essere un luogo di condivisione, un posto in cui ci si sente a proprio agio. Per far sì che questo accada, l'insegnante deve essere a disposizione dello studente, deve aiutarlo ad aprirsi, deve essere anche un amico. So bene che la nostra scuola costa più delle altre, ma mi piace pensare che offriamo anche qualcosa in più". Un'altra delle caratteristiche della Civica è che non si fanno saggi di fine anno. "No, infatti. Quelle che organizziamo al termine dei corsi sono vere e proprie serate nei locali, così da offrire ai nostri ragazzi la possibilità di confrontarsi anche con questo aspetto della musica, quello dell'esecuzione dal vivo. Senza mai obbligare nessuno, invitiamo spesso i ragazzi a partecipare a degli eventi al di fuori delle mura di Via Foscolo, anche se di tanto in tanto ci piace ospitare qualche concerto anche nel salone della scuola. I nostri gruppi e le nostre voci hanno suonato e cantato durante i Giovedì sotto le stelle, al Cowboys Guest Ranch e su altri palchi locali. Quello del live è un aspetto importante, soprattutto per chi vuole seriamente intraprendere la carriera di musicista". La scuola però non rilascia diplomi ufficiali. "No, noi direttamente non possiamo. Quello che possono fare i nostri docenti è però preparare agli esami gli studenti che si iscrivono al conservatorio come privatisti (e ne abbiamo qualcuno), oppure nell'ambito della chitarra elettrica sostenerli nei percorsi di preparazione al VGA e all'RGT". "Colgo l'occasione - conclude Laura Malacalaza - per invitare tutti quanti il 17 settembre all' open day che si terrà nella nostra sede di Via Foscolo al civico 13"
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wrc: adac Rallye Deutschland
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di
Piero Ventura
Grande soddisfazione per il rivanazzanese Fabio Berisonzi che alle note del pavese Pierluigi Sangermani sulla Mitsubishi Evo IX, ha portato a termine il Rallye Deutschland valevole per il campionato del Mondo (WRC). Un’esperienza fantastica, quella di un debutto mondiale, che va ad aggiungersi alle tante soddisfazioni che Berisonzi si è già tolto nella stagione agonistica in corso. Alla fine, la loro Mitsubishi Lancer Evo IX in gara con i colori della Efferre di Zavattarello, ha concluso in Rally di Germania in 58° posizione assoluta e settima di classe. La prima tappa è andata decisamente bene – raccontano i due - solo una piccola penalizzazione di 10 secondi per una partenza anticipata che ci ha visti chiudere al 54° posto assoluto. Anche il primo giro del secondo giorno di gara ci ha visto guadagnare una posizione di classe, passando dal settimo al sesto posto. Purtroppo sulla dodicesima frazione di gara, la Bosenberg, disputata in condizioni di fondo stradale sci-
volosissime, abbiamo commesso un errore uscendo di strada. Per nostra fortuna non abbiamo urtato alberi, ma l’operazione di risalita sul percorso ci ha fatto perdere oltre un minuto e mezzo e qualche posizione. Poi
Fabio Berisonzi
ERC2: Czech Barum Rally Zlìn
Scattolon-Zanini sul gradino più alto del podio di ERC2 di
Piero Ventura
Si è conclusa domenica 28 agosto la 46esima edizione del Czech Barum Rally Zlìn 2016, appuntamento inserito nel Campionato Europeo Rally. La vittoria assoluta è andata per la quinta volta al campione di casa, Jan Kopecky. ma ciò che è più importante per i colori oltrepadani è la vittoria in ERC2 dei vogheresi Giacomo Scattolon e Paolo Zanini che tornano dalla trasferta ceca con l’importante risultato di rilevanza continentale. La gara dei pavesi, presenti a bordo della Mitsubishi Lancer Evo IX, si è praticamente trasformata in un accanito duello con gli ungheresi Érdi Tibor jr. e Papp György sulla più recente Mitsubishi Lancer Evo X. Il ritmo imposto dall’equipaggio vogherese è stato però impossibile da sostenere per questi ultimi che nonostante una penalizzazione di
Paolo Zanini e Giacomo Scattolon 10” subita dagli italiani, dopo 4 prove pagavano già un trentina di secondi di ritardo nei loro confronti. Tra
trofeo enzo ferrari
Auto storiche: rievocata la Bobbio Penice di
Piero Ventura
Si è svolta domenica 28 agosto la rievocazione della Bobbio-Penice Trofeo Enzo Ferrari, storica manifestazione automobilistica nata nel 1929. L’appuntamento, promosso dal Club Piacentino Automotoveicoli d’Epoca (Cpae) riservata alle auto storiche è scattata da Bobbio alle 10.30, con un percorso che ha toccato il Passo del Penice (dove si sono svolte le prove cronometrate), Casamatti, Menconico, Brallo, Scaparina e Mezzano Scotti. Nel pomeriggio, a partire dalle 14.50, riflettori puntati sul Trofeo Città di
Bobbio, con piazza San Francesco a fare da cornice alle prova ad eliminazione. Quando nacque nel 1929, come gara di velocità in salita, la "Bobbio Penice" presentava un percorso, molto impegnativo, che si snodava lungo i caratteristici tornanti non asfaltati che partivano da Bobbio. La prima edizione, 9 giugno 1929, vinse il conte Luigi Visconti di Modrone su Bugatti precedendo Gino Cavanna sempre su Bugatti. L’edizione del 1930 venne vinta da Clemente Biondetti sempre su Bugatti, mentre nel 1931 a vincere fu Enzo Ferrari su Alfa Romeo 8C 2300. Fu quella la sua ultima gara disputata come pilota. Dopo una
sulla Panzerplatte a circa 6 chilometri dal traguardo siamo usciti di traiettoria ed il brecciolino ci ha portati fuori strada, stavolta in maniera definitiva. Fortunatamente era l'ultima prova di giornata e la penalizzazione è stata di poco più di 8 minuti e mezzo. Grazie ai meccanici siamo riusciti a portare la macchina nel parco chiuso alle 2 del mattino con il posteriore ancora danneggiato ma in grado di completare la gara. La terza tappa era solo da portare a termine e così è stato. L'obiettivo che ci eravamo prefissati dopo la prima tappa, guardando un po' il nostro passo-gara e quello dei nostri rivali, era di riuscire a terminare sesti di classe, obiettivo che si poteva raggiungere senza le due uscite. Resta comunque la soddisfazione di aver raggiunto, il traguardo finale a Trier in una gara dura e impegnativa, con il maltempo che ha reso difficili da interpretare le strade tedesche. Il Deutschland Rally è stato vinto Sebastien Ogier, il francese della Volkswagen ha preceduto i due piloti della Hyundai, Dani Sordo, secondo a 20"3, e Thierry Neuville, terzo a 20"4. In classifica generale Ogier aumenta il suo vantaggio sull'altra i20 di Mikkelsen, solo quarto davanti a Paddon.
MOTORI
Berisonzi al traguardo del Rally di Germania
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le grandi incognite di questo rally non c’erano solo le strade non asfaltate al meglio, che hanno costretto i piloti a dover fare i conti con crolli improvvisi di aderenza, ma anche i tratti forestali con fondo viscido. Al termine dei oltre700 chilometri del percorso con 15 prove speciali, che hanno chiesto il massimo ai piloti e alle loro auto, Scattolon-Zanini, sono saliti sul gradino più alto del podio di ERC2 con un vantaggio vertiginoso di oltre 13 minuti sui diretti avversari. Altro punto d’orgoglio per Giacomo Scattolon e Paolo Zanini (21esimi assoluti), è l’aver conquistato il titolo simbolico del migliore equipaggio italiano in gara, giunto nientemeno che davanti all’ex campione europeo Luca Rossetti. Come detto, la vittoria è andata al pilota ceco Jan Kopecký (Škoda Fabia R5) ha vinto la 46esima edizione del Barum Czech Rally Zlín, ottavo atto del campionato europeo. Il driver del Motorsport Škoda ha mantenuto in nervi d’acciaio, non lasciandosi logorare dal lungo duello al vertice che lo ha contrapposto al russo Alexey Lukyanuk (Ford Fiesta R5), resosi poi protagonista di un grave errore nel finale quando stava tentando di sorpassare Kopecký. Il secondo posto è così stato preso dal ceco Tomáš Kostka, mentre terzo è giunto Jan Černý (entrambi Škoda Fabia R5). pausa di una ventina d’anni nel 1952 ci fu la vittoria di Gianni Cavallini sul conte Otto Barattieri, nel 1953 di Giacomo Parietti su Fiat 500 sport, e nel 1954 di Camillo Luglio su Lancia Aurelia. Altra interruzione e nel 1961 la vittoria andò a Gianni Brichetti su Maserati 2000 sport nel 1962 sempre su Maserati 2000 sport vinse Claudio Corini. L’ultima edizione si disputò il 9 giugno 1963 ed il successo andò a Mario Casoni su Cooper Junior. Oggi la manifestazione è in veste regolaristica e chiama al via ogni anno numerosi appassionati cultori dell’automobilismo storico. Quest’anno la vittoria è andata a Pighi-Callegari con la Mini Cooper. il Veteran Car Club Carducci di Casteggio piazza due equipaggi nella top ten: PecoraroBianchini al 7° posto e Crosignani-Crosignani al 10° BOBBIO-PENICE 2016 - IL PODIO 1. G. Pighi (Ita) L. Callegari (Ita) Morris Mini Cooper S/Gmt B/B. 2. D. Malucelli (Ita) Fiat Duna 70/Ruote D'epoca B/B. 3. D. Garilli (Ita) R. Draghi (Ita) Alfa R. Giulia Spider/Gmt-Cvsp B/B.
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CAMPIONATO ITALIANO RALLY ASSOLUTO CIR
di
Piero Ventura
Un grande appuntamento, il 52° Rally del Friuli Venezia Giulia, una gara importante con tutti i migliori al via e tantissime le validità: Campionato Italiano Rally Assoluto CIR; F.I.A. CEZ (Central Europe Zone); Campionato Sloveno; Mitropa Rally Cup 2016, Campionato Regionale coeff. 2,5; Trofeo Renault Clio R3T TOP; Trofeo Renault Twingo R1; Trofeo Peugeot Competition 2016; Suzuki Rally Trophy; R2 Rally Cup; Campionato Triveneto e Campionato Friuli Venezia Giulia. Come vuole il regolamento della stagione 2016, anche l'appuntamento friulano è stato diviso in due tappe, la prima sulla distanza di sei prove speciali (la settima è stata effettuata in trasferimento a causa di un guasto tecnico riscontrato su una delle due ambulanze preposte alla sicurezza del rally), mentre domenica quattro "piesse" hanno acceso lo spettacolo proposto ad una buona presenza di pubblico, che ha assistito all'evento nonostante le temperature elevate registrate durante la giornata. E’ stato un evento che ha regalato un’altra grande soddisfazione all’automobilismo oltrepadano grazie al giovane talento di Broni, Riccardo Canzian, che in qualsiasi categoria esso approdi, subito fa notare la sua presenza di peso. E così è stato anche nella prestigiosa gara friulana in cui non si è lasciato sfuggire di mano lo scettro della vittoria. Come detto, la prova era valida anche per i due i Trofei Renault che hanno riacceso i motori in occasione del mitico rally del Nord-est: il Clio R3T Top e il Twingo R1. Nel primo ad uscire con l'assegno del primo posto in mano sono stati i portacolori della AMD Slovenija Auto, Aleks Humar e Jaka Cevc. I
Riccardo Canzian - Matteo Nobili due sloveni hanno preceduto l'equipaggio altrettanto agguerrito della Pistoia Corse, formato da Federico Gasperetti e Federico Ferrari, già protagonisti nella prima tappa in cui hanno occupato il gradino più alto del podio. Nuovamente terzi gli alfieri della DP Autosport Luca Panzani e Sara Baldacci. Il Trofeo Twingo R1 invece, continua a convincere attirando giovani talenti. Ne è la riprova la seconda vittoria consecutiva del nostro Riccardo Canzian portacolori del Winners Rally Team, perfettamente a proprio agio sugli asfalti friulani, dove il driver oltrepadano con al proprio fianco il conterraneo Matteo Nobili ha messo a segno la seconda vittoria consecutiva. Otto invece gli equipaggi del Suzuki Rally Trophy iscritti al Rally Friuli tra i quali la veneta Lisa Meggiarin con al fianco la rivanazzanese Silvia Gallotti Silvia in gara con i colori del Road Runner Team di Casteggio,
Ronde santo stefano d'aveto
Avara di podi per i concorrenti oltrepadani di
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Pur avendo affrontato una trasferta, tutto sommato positiva, per piloti e team oltrepadani, quella appena conclusa in terra ligure al Rally Ronde Val Daveto, è stata avara di podi. L’unico è giunto grazie all’equipaggio della Efferre Motorsport di Zavattarello composto da Jessica Bariani che ha letto le note a Emanuele Fanzini sulla Renault Clio Racing Start, i quali, oltre alla 47esima posizione assoluta hanno centrato il 1° posto di gruppo e classe. Sempre per la scuderia oltrepadana, c'era molta attesa per il debutto di Marco Stefanone con alle note Riccardo Filippini, sulla Renault Clio S1600 – Top Rally. Per i ragazzi di Zavattarello una gara d'apprendimento spesa alla ricerca del miglior feeling con la vettura "Abbiamo abbassando i nostri tempi di di prova in prova pertanto ci riteniamo soddisfatti – hanno detto i due - Si poteva migliorare, ma vettura e gara per noi erano nuove”. Un 15° posto assoluto finale ed il 5° di classe hanno comunque onorato il loro impegno. Al 21° posto e 6° della Super 1600 si sono collocati invece Mattia Giordano Barberis e Alessandro Zerbini con la Clio S1.6 nei colori del Road Runner Team di Casteggio. In 22° posizione troviamo un altro equipaggio Efferre Motorsport, quello composto da Alberto Biggi e Giulia Patrone (Renault Clio S1600 – VSport). Per loro un buon 7°
posto di classe Super 1600. Quarantesimo Posto per il pilota del Brallo Giovanni Castelli che navigato da Mattia Domenichella, hanno collocato la loro Clio Williams Gruppo A7 al quarto posto di classe. Gli oltrepadani Roberto Nespoli e Marco Cavanna con la Peugeot 106 hanno invece ottenuto il sesto posto di classe N2 ed il 58° assoluto. Alle loro spalle, con il 7° posto di classe ed il 60° assoluto si sono classificati Riccardo Chiapparoli e Sergio Rossi con la Saxo. Infine, poca fortuna per i portacolori della Scuderia Piloti Oltrepo, Paolo Rocchi e Roberto Campedelli, tolti dal podio virtuale da una foratura. “Eravamo terzi a 3 secondi e mezzo dal secondo – racconta Rocchi – poi, nel secondo passaggio abbiamo forato dopo appena 2 km di prova perdendo 8 minuti!! Ho provato a continuare, ma prima dello scollinamento sono stato costretto a fermarmi e cambiare la gomma!!! Abbiamo chiuso a 5° posto di classe R2B. Comunque gran bella prova!! Complimenti all'organizzazione e agli abitanti per la grande ospitalità!!! Un grazie alla Vieffe corse che come sempre ci ha fornito una super Peugeot 208. Costretti al ritiro invece Claudio Biglieri e Morena Cocco con la Peugeot 106 anch’essa nei colori della Scuderia Piloti Oltrepo. Sul podio assoluto tutto Ford sono saliti nell’ordine: Signor, Miele e Cobbe. Non è sempre facile replicare prestazioni cristalline come quelle delle ultime due edizioni. Marco
le quali hanno chiuso al quinto posto la gara vinta da Coppe-Polloni davanti a Martinelli-Gonnella. Un risultato positivo quello di Meggiarin-Gallotti che alla loro terza presenza sulle quattro gare del trofeo fin qui disputate, dimostra i progressi in cammino non facile intrapreso. Per Lisa e Silvia c’è stato anche il terzo gradino del podio nella speciale classifica femminile, vinta da Corinne Federighi e Jasmine Manfredi con la Honda Civic N3, davanti a Beatrice Calvi e Miriam Marchetti con la Peugeot 208. Appena giù dal podio, Debora Sartori e Giancarla Guzzi. Nella classifica assoluta invece, continua il momento magico di Giandomenico Basso e Lorenzo Granai, che a bordo della Ford Fiesta R5 BRC, si impongono dominando la gara in entrambe le tappe. Il sesto appuntamento della serie tricolore è stato un monologo del pilota trevigiano, bravo ad imporsi in sei prove speciali, ad iniziare dal prologo di Gemona del venerdì sera. Nel proseguo della prima tappa Basso e Granai sono poi maestri a piazzare l'allungo decisivo grazie alla vittoria nella prova di Masarolis e per due volte in quella Montenars. Le speciali vinte consentono a Basso di tenere a bada i diretti avversari e di conquistare i primi 7,5 punti in classifica generale. Basso tiene un ritmo alto anche nella giornata di domenica, imponendosi per ben due volte nella prova di Trivio-Prepotto. Gli altri due successi di giornata vanno al compagno di squadra Simone Campedelli che, navigato dall'esperto Danilo Fappani, fa la doppietta nella storica prova di Mersino. IL PODIO DEL 52° RALLY DEL FRIULI VENEZIA GIULIA - FINALE: 1. Basso-Granai (Ford Fiesta R5) in 1:40'14.8; 2. Andreucci-Andreussi (Peugeot 208 T16 R5) a 19; 3. Campedelli-Fappani (Ford Fiesta R5 GPL) a 23.5;
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Il bronese Riccardo Canzian domina in Friuli nella R1
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Signor e Patrick Bernardi invece hanno stupito tutti anche questa volta, conducendo l’ennesima gara perfetta. Per la coppia veneta della Sama Racing, su Ford Focus WRC, quattro vittorie su quattro prove speciali disputate, con tanto di doppio miglioramento del tempo record realizzato nel 2015. Il dominio di Signor non è mai stato in discussione, con i valori in campo che sono andati delineandosi già dalle prime battute di gara. Ritorno in val d’Aveto col sorriso anche per Simone Miele e Roberto Mometti, secondi con la Ford Fiesta WRC della Top Rally. Gara costante quella dei lombardi, che però non sono mai riusciti ad avvicinare Signor. Per Miele si tratta del secondo podio assoluto dopo quello dell’edizione 2014, che lo vide sempre secondo alle spalle di Signor. La terza posizione è invece andata a Luciano Cobbe e Fabio Turco, a bordo di una Ford Focus WRC della Meteco Corse, terza forza della gara per tutta la giornata e mai impensieriti dagli avversari per la conquista del podio. Ottima gara per Claudio Arzà e David Castiglioni, quarti con la Ford Fiesta R5 della BB Competition, che hanno chiuso davanti a Jacopo Araldo e Lorena Boero, su un’altra Fiesta R5 della Meteco Corse. Prestazione maiuscola per Mauro Miele e Luca Beltrame, capaci con la BMW M3 A8 della Top Rally di primeggiare tra le due ruote motrici e di chiudere in sesta posizione assoluta, proprio davanti ai vincitori della Super 1.6 Marco Corona ed Andrea Gorni (Renault Clio – La Superba). Ottava piazza per Paolo Vigo e Matteo Canobbio, su Renault Clio Super 1.6 della Lanterna Corse Rally Team, seguiti dai primi di A7 Michele Guastavino e Mirella Siri (Renault Clio Williams, Racing For Genova) e da Igor e Monica Raffo, che hanno chiuso la top ten con una Renault Clio Super 1.6 della Sport Management.
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Ecco tutti i 20 giudici allenatori dell'Oltrepo: ad ottobre le prime nomination di
Nicolò Tucci
Sono 20 i giudici allenatori che dal mese di Ottobre ci comunicheranno i loro nominati: un portiere, un difensore, un centrocampista, un attaccante. I mister ci hanno svelato anche chi sarà a capitanare la propria squadra e propio i capitani avranno un ruolo fondamentale nel nostro concorso, anche loro infatti tutti mesi dovranno comunicarci 3 allenatori che potranno essere poi votati sulla nostra pagina facebook. L'inizio del concorso si avvicina...Sentiamo come i mister dell'Oltrepo in questo inizio di stagione vedono come favorito. 1. Chi è il favorito per vincere la pachina blu? (miglior allenatore Oltrepo pavese) 2. Chi è il favorito per vincere la pallone blu? (miglior giocatore Oltrepo pavese) 3. Chi è il capitano della sua squadra?
1."Battere Tondo sarà dura per tutti" 2."Spero Bruscaglia" 3."Mattia Pellegrini rimarrà il nostro capitano"
1."Giacomotti allenatore del Varzi" 1."Bissacco è il favorito" 2."Penso Mattia Pellegrini" 2."Marco Farina" 3."Il nostro capitano è ancora Pazzi 3."Il capitano è Eros Rebolini" Marco"
1."Penso che vincerà chi avrà i migliori giocatori" 2."Guido Scano" 3."Luca Marcolin è il capitano"
1."Tino Rebecchi" 1."Il favorito è Bissacco" 1."Spero vinca mister Rebecchi" 2."Jinokaj, mio giocatore al Bastida" 2."Farina del Varzi" 2."Di sicuro vincerà una punta" 3."Il Capitano è rimasto Falvella" 3."Il nostro capitano è rimasto Nico- 3."Gandini Claudio" lò Tacconi"
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REGOLAMENTO
CONDIZIONI: La condizione necessaria per poter partecipare è che tutti i nominati e i giudici devono militare in squadre dell'Oltrepo pavese
- IL PERIODICO PALLONE BLU
VOTO DEI GIUDICI ALLENATORI Mensilmente gli allenatori indicheranno: 1 portiere, 1 difensore, 1 centrocampista e 1 attaccante assegnando loro un punteggio. Al primo nominato saranno assegnati 40 voti, al secondo 30 voti, al terzo 20 voti e al quarto 10 voti. VOTI PRESTAZIONI Ogni mese i nominati dagli allenatori riceveranno voti sulla base delle prestazioni di squadra e individuali. 1."Non saprei, chi vince è il migliore" 1."Penso Landini del Voghera" 1."Purtroppo non conosco molti 2."Credo Mattia Pellegrini" 2."Uno tra Pellegrini e Amaro del allenatori, non voglio sbilanciarmi" SQUADRA: ogni punto guadagnato in campionato dalla propria squadra varrà 10 voti. 3."Daniele Borioli è il nostro capiVoghera" 2."Un mio giocatore Magrassi" tano" 3."Daniele Picolla" 3."Magrassi sarà il nostro capitano" INDIVIDUALI: ogni giocatore potrà ricevere dei voti ad ogni gol fatto e in base al proprio ruolo corrisponderà un punteggio diverso: ogni gol segnato dal portiere corrisponderà a 250 voti, dal difensore a 120 voti, dal centrocampista 60 voti e dall’attaccante 30 voti. Se il portiere riuscirà a mantenere la porta inviolata avrà un bonus di 100 voti a partita. La vittoria del proprio campionato porta un bonus di 100 voti a tutti i giocatori della squadra. VOTI FACEBOOK dal 15 al 25 di ogni mese sarà possibile votare i nominati sulla pagina Facebook de "ILPERIODICONEWS" ogni mi piace corrisponde 1 voto, da quest’anno il tetto massimo di mi piace per ogni figurina è di 200 like, al raggiungimento del traguardo saranno aggiunti 20 voti bonus al giocatore. E' necessario affinché il voto sia convalidato mettere 1."Come miglior mister direi Giaco- 1."Il favorito è mister Giacomotti del 1."Il favorito è Landini" motti del Varzi" Varzi" 2."Credo che Pellegrini possa ricon- mi piace sulla nostra pagina www.facebook.com/ilperiodiconews 2."Elia Bariani... altrimenti Farina" 2."Giuseppe Averaimo" fermarsi" 3."Il capitano sarà Albertotti" 3."Federico Rossi" 3."Il capitano sarà Corti" - IL PERIODICO PANCHINA BLU VOTO DEI GIUDICI CAPITANI Mensilmente i capitani indicheranno 4 allenatori assegnando loro un punteggio. Al primo nominato saranno assegnati 40 voti, al secondo 30 voti, al terzo 20 voti e al quarto 10 voti. VOTI PRESTAZIONI Ogni mese gli allenatori nominati dai capitani riceveranno voti sulla base delle prestazioni di squadra: ogni punto guadagnato in campionato dalla propria squadra varrà 10 voti, ogni gol segnato varrà 10 voti e in caso di porta inviolata l’allenatore riceverà un bonus di 50 voti. In caso di vittoria del proprio campionato all’allenatore verrà assegnato un bonus di 100 voti . VOTI FACEBOOK 1."Penso di essere favorito insieme 1."Landini del Voghera" 1."Dico Carlo Bissacco" dal 15 al 25 di ogni mese sarà possibile votare i nominaa Landini" 2."Marco farina del Varzi" 2."Tiso del Broni è molto forte" ti sulla pagina Facebook de "ILPERIODICONEWS" 2."Amaro, Pellegrini o uno dei miei" 3."Il capitano sarà Andrea Novelli" 3."Alex Bianchini capitanerà la ogni mi piace corrisponde 1 voto. Quest’anno il tetto 3."Manini Giuseppe" nostra squadra" massimo di mi piace per ogni figurina è di 200 like, al raggiungimento del traguardo saranno aggiunti 20 voti bonus all’allenatore. E’ necessario affinché il voto sia convalidato mettere mi piace sulla nostra pagina www. 1."Massimo Picchi è un allenatore 1."Tondo puo' repliacre il successo 1."Landini allenatore del Voghera" 1."Albertini del Casteggio" facebook. che stimo molto" dell'anno scorso" 2."Eros Rebolini" 2."Simone Sorce del Broni" com/ilpe2."Direi uno dei miei: Dirito" 3."Il capitano del Casei sarà Anto3."Germano La Valle è il capitano" 2."Raineri Nicolò del Montebello" riodico3."Il nostro capitano è Gambone" 3."Il capitano è Daniele Bernardo" nio Musolino" news.
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CICLISMO: "AD OGGI ABBIAMO UNA QUARANTINA TRA BAMBINI E RAGAZZI"
di edoardo depaoli
Parliamo di ciclismo e lo facciamo con Massimo D'Amato, originario di Popoli nella Provincia di Pescara, appassionato di bicicletta fin da bambino, maestro di mountainbike di 2° livello e presidente della scuola di ciclismo " Il Branco" con la quale si impegna a trasmettere la passione per questo sport ai più piccoli, conseguendo tutti i corsi messi a disposizione dalla federazione ciclistica per avere i migliori strumenti tecnici pe r svolgere l'insegnamento di questa disciplina. D'Amato come è nata l'idea di fondare una scuola di ciclismo? "Nella provincia di Pavia non esistevano molte società ciclistiche e nella nostra zona, Stradella e dintorni, non ve ne erano affatto. Allora insieme con un carissimo amico Maurizio Delucchi (Attuale Presidente Comitato Provinciale F.C.I.), con cui condividevo la passione per la bici, nel 2009 abbiamo fondato la società costituita da bambini che per la maggior parte erano figli nostri e di amici che erano iscritti alla società ciclistica amatoriale di cui facevamo parte. L’anno successivo il Comune di Stradella ci ha messo a disposizione un’area esterna al Palazzetto dello Sport, dove abbiamo creato la nostra sede operativa e da allora si è iniziato a svolgere l’attività con una trentina di bambini di età compresa tra i 5 e i 12 anni per insegnare loro le tecniche di guida con la moutainbike". Cosa insegnate esattamente? "Tutti sanno cosa significa pedalare su una bici, ma in pochi sanno cosa significa riuscire ad affrontare discese ripidissime, salti, salite con elevate pendenze, curve paraboliche e altro ancora. Ai bambini viene insegnata la tecnica di guida della bici e tutte quelle abilità specifiche che servono per affrontare qualsiasi tipo di percorso su una mountainbike in tutta sicurezza". Quali sono gli obiettivi dell'associazione e quali i risultati ottenuti fino ad oggi? "I nostri obiettivi sono: preservare e potenziare le
Massimo D'Amato qualità neuromuscolari, favorire le esperienze ciclistiche polivalenti che stimolino l’aspetto ludico in età giovanile, aumentare le esperienze tecniche di conduzione del mezzo, ricercare ambienti più sicuri nel praticare ciclismo (pista, percorso fuoristrada). In ultimo ma non per importanza la multidisciplinarietà" Cosa intende per multidisciplinarietà? "E’ proprio l’ultimo punto, la multidisciplinarietà, il punto di forza della Scuola di Ciclismo il Branco: i ragazzi iniziano con la pratica della mountain bike, per poi passare a praticare la bici da strada e dai 13 anni anche la pista. Tutto questo ci ha portato ad avere successi in ambito provinciale, regionale e nazionale in tutte le discipline. E’ stato proprio di un mese fa, la partecipazione di un nostro ragazzo esordiente al campionato italiano su pista dove ha ottenuto un ottimo quarto posto". Lo sport non è solo movimento, ma anche e soprattutto un modo di vivere. Cosa cercate di trasmettere ai vostri ragazzi?
SPORT
"La nostra scuola è stata riconosciuta ufficialmente dalla federazione nel 2010"
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"Un’attività fisica svolta in gruppo crea amicizie, solidarietà tra compagni di squadra e senso di appartenenza, inoltre nei mesi tra Aprile e Settembre l' attività viene svolta quasi sempre all’aperto, la natura diventa parte integrante del nostro sport, pertanto si insegna a rispettarla e a capire quanto essa è fondamentale per la nostra vita. Gli obiettivi dell’attività sportiva giovanile devono essere rivolti essenzialmente al sostegno dello sviluppo psicofisico degli allievi e non ai risultati agonistici che avranno la loro importanza successivamente" Quanti associati ci sono ad oggi e come sono gestite le varie attività? "Ad oggi abbiamo una quarantina tra bambini e ragazzi, per ora la fascia di età dei nostri ragazzi è tra i 6 e 14 anni. Le attività vengono svolte tutto l'anno, da Gennaio a Dicembre. Nel periodo invernale l’attività viene svolta, due volte la settimana, in palestra e nell’aria esterna del palazzetto dello sport di Stradella, invece in tutto il resto dell’anno ci sono tre incontri settimanali di cui uno nel motodromo di Castelletto di Branduzzo, dove i ragazzi possono imparare la disciplina del ciclismo su strada in totale sicurezza. Ovviamente, i ragazzi, in tutte le loro attività sono seguiti da istruttori qualificati e riconosciuti dalla Federazione Ciclistica. La nostra scuola di ciclismo è stata riconosciuta ufficialmente dalla federazione nel 2010 e allora unica scuola in provincia di Pavia". Come riuscite a finanziare la scuola? Che tipo di aiuto ricevete da privati e istituzioni? "Il finanziamento delle nostre attività, avviene per la maggior parte dai privati. A tal proposito un grosso contributo c'è stato dato dalla Cantina Sociale di Broni, Sponsor principale della Scuola di Ciclismo. Il Comune di Stradella, come dicevo in precedenza, ci ha messo a disposizione le strutture sportive come il Palazzetto dello Sport".
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Signor direttore, ho ricevuto in questi giorni la bolletta dell'Enel. Dopo aver ascoltato tante trasmissioni alla tivù, in cui si ribadiva che le bollette erano state spostate a settembre per avere tempo di controllare alcune cose. Forse sono io a non aver capito bene, dato che ho 85 anni, ma la mia bolletta recita così: spesa energia, trasporto contatore, oneri di sistema euro 36,63. Totale, euro 40,29. Più 70 euro. In tutto euro 110,29 euro. Tolti circa 100 euro di tasse comunali, percepisco 700 euro di pensione al mese. Sono andata in pensione a sessant'anni come artigiana e questa cifra comprende sia la mia pensione che la reversibilità di mio marito. Ambedue abbiamo versato i contributi per circa quarant'anni ciascuno. Mi trattengono altri 50 euro al mese per errori non miei. Mi sono rivolta finora a una decina di patronati per avere chiarimenti, ma niente di fatto, e da qualcuno sono stata messa alla porta con ragioni tristi! Non voglio offendere nessuno e mi scuso. Ma mi sento scoraggiata e presa in giro dopo una vita laboriosa e onesta. Rita Ricotti - Stradella
Uno stipendio politico... Per i terremotati!
Egregio direttore, lancio un accorato appello ai politici, sindaci e assessori comunali dell'Oltrepò pavese: "Donare una propria mensilità ai terremotati!". Questa volta, mi sento in dovere, di lanciare un forte appello ai nostri politici locali, perché non donate una vostra mensilità politica, visto che tutti dicono che fanno politica per missione… e non per lavoro, avendo inoltre la stragrande maggioranza dei nostri politici locali altri redditi derivanti da altri lavori. Centinaia di morti, che ormai non si contano più. Giusto chiedere, al popolo sovrano, accorati appelli, tramite numeri verdi, Protezione civile, Croce rossa, soccorsi vari ecc. ecc. La sensibilità del popolo Italiano non ha uguali. Si organizzano pranzi, cene, feste benefiche, coll’intero incasso devoluto ai terremotati. Vedere quelle scene strazianti, di gente che ha perso tutto, la propria casa, i loro beni, gli affetti personali, che non ha più un tetto dove ripararsi, non sa più cosa fare e dove andare, sono immagini drammatiche, surreali, che non vorresti mai che accadessero, ma purtroppo ogni tanto la natura si scatena, peggio della guerra. È mai possibile che ai nostri politici oltrepadani in attività ma anche ai politici pensionati d’oro, non sia mai venuta in mente, la brillante idea, tutti insieme di donare una mensilità, "uno stipendio politico", a favore di quei poveri sfortunati, che non per propria volontà hanno perso tutto, e ribadisco, ogni bene! Grazie. Cesare Versiggia - Broni
Ho paura dei cani... E' una colpa? Gentile Direttore, leggo spesso di discussioni e polemiche sui cani. Una mia personalissima riflessione: oggigiorno se non baci il tuo cane, se non ci dormi insieme, se non dimostri amore incondizionato verso il migliore amico dell’uomo, sei una "brutta persona". Ho paura dei cani. E' una colpa? Non credevo, ci ho sempre convissuto… Ultimamente sta diventando un disagio, ammettere di avere paura di un cane o di non condividere certi atteggiamenti e certi rapporti tra umani e animali … bè … meglio non dirlo e tenerlo per sé, se non vuoi rischiare di essere etichettato. Eh si.. perché mai come adesso è di moda dire che "chi non ama gli animali non ama neanche gli umani". Ma per carità, credo che questa sia una delle più grosse idiozie che io abbia mai sentito. E non provare a dire a qualche sprovveduto padronci-
no che ha dimenticato il guinzaglio che esiste una legge secondo cui il guinzaglio è obbligatorio perchè bè in quel caso passi proprio oltre che per una brutta persona anche per cattiva e meschina e il fastidio, l’odio negli occhi di quel sbadato padroncino che se potesse ti mette sulla forca... la dicono lunga sul detto "chi non ama gli animali non ama neanche gli umani"! Liberi tutti di fare ciò che vogliono con il proprio animale ma libera io di avere paura e di non doverlo giustificare! Katia Scovenna - Voghera
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In ginocchio a 85 anni!
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I profughi e la solidarietà tra le macerie! Egregio Signor Direttore, in questi giorni stiamo assistendo ad una catena umana di aiuti per soccorrere i terremotati, ma, molti accusano che insieme a tutti quelli che scavano anche a mani nude fra le macerie per salvare vite umane non ci siano anche quelli che vengono chiamati "profughi". Io al contrario penso che a scavare fra le macerie ci debbano e possano andare solo coloro che sanno bene cosa e come fare. Penso che i vigili del fuoco
non abbiano bisogno di essere affiancati da volontari improvvisati. La solidarietà ha tante forme: al San Paolo di Savona, ad esempio, all'appello per la raccolta sangue avevano aderito molti migranti. In ogni caso, penso anche che le aree colpite da questa tragedia meritino d'essere risparmiate dalla tentazione di farne vetrina di posizioni ideologiche, a qualunque parte esse si ispirino. Claudio Gandini - Casteggio
La maleducazione di padroni di cani al Parco di Riva Gentile direttore, approfitto della Sua rubrica per tornare su un problema che, per la maleducazione di qualcuno, si ripresenta regolarmente. Il Comune di Rivanazzano ha creato, direi in modo egregio, un'area riservata ai cani al fine di consentire a chi non possiede animali, la fruizione del parco adiacente senza dover, come succede di frequente, trovarsi a tu per tu con cani anche di grossa taglia che circolano liberamente. L'altra mattina, ho fatto una passeggiata nel parco di Riva. All’interno dell’area riservata ai cani, si trovavano due persone con altrettanti cani. All'interno del parco, sparsi un po' ovunque, ho contato ben quattro cani che liberamente correvano per il prato o se ne stavano seduti sotto la panchina dove sedeva il padrone o la padrona. Sul prato centrale, amorevolmente seguito dalla padroncina, un cane di media taglia stava facendo i propri bisogni. A questo punto, mi sono sentito in dovere
di fare presente, alla gentile signorina, che forse non era il luogo adatto e che comunque, avrebbe dovuto togliere dal prato le deiezioni del suo cane. Non l’avessi mai fatto. Sono stato infamato di parole e la conclusione è stata: "Se vuoi il prato pulito, togli tu la m... del mio cane". Non ho risposto alla provocazione e me ne sono tornato a casa, deluso come sempre dalla maleducazione. Esistono delle regole, perché non farle rispettare? Per colpa di qualcuno, chi possiede un cane viene guardato male ogni volta che entra in un parco pubblico. Perché i vigili non intervengono? Potrebbero, se il caso lo richiede, sanzionare con salate contravvenzioni i trasgressori. Sa, Sig. Direttore, che soddisfazione prova una persona educata, civile e corretta quando vede che i "furbi" vengono puniti? Se potete, datecela questa soddisfazione. Grazie. Lettera firmata - Rivanazzano Terme
LETTERE AL DIRETTORE Questa pagina è a disposizione dei lettori per lettere, suggerimenti o per intervenire sulle questioni dibattute dal nostro giornale. Scrivete una email a: direttore@ilperiodiconews.it. Le lettere non devono superare le 2500 battute! Mi raccomando le 2500 battute e non 5 mila come spesso vengono recapitate in redazione. Devono contenere nome, cognome, indirizzo e numero di telefono che che ci permetteranno di riconoscere la veridicità del mittente.
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TORNANO A ROMBARE I MOTORI IN OLTREPO PAVESE
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Un Rally dedicato all'indimenticabile Alberto Alberti
Di solito i campioni, dopo la loro scomparsa, vengono ricordati in occasione dell'anniversario della loro morte. Dieci, venti, trent'anni dopo. Una consuetudine che non mi è mai piaciuta perché loro, i campioni, in realtà non muoiono per davvero. Sopravvivono nel cuore e nei ricordi di chi li ha amati, dei tifosi che continuano a raccontarne le imprese da leggenda come se fossero trascorsi pochi giorni. Se in Oltrepo dici Alberto Alberti viene un "groppo" in gola a molti, il campione che poteva essere per la nostra terra, il campione grande, grandissimo che non abbiamo mai avuto e che per ora non abbiamo. Il Nostro campione, il 1° Rally Alberto Alberti è un bel modo per celebrare "il campione dell'Oltrepo", non sappiamo se è il migliore, ma è un bel modo. Perché i campioni, come Alberto Alberti, non muoiono mai e purtroppo come "Lui" ne nascono pochi!
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l'alto oltrepo severo banco di prova per i piloti
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Le prove del Rally saranno impegnative e toste P.S. 1-4-7 Castellaro di km 7,350, orari prima vettura: 10.00 - 13.23 - 16.46 Storica ps riproposta dopo il succeso nel recente rally 4 regioni, il primo tratto in salita si alterna con tratti tecnici e alcuni tornanti nel sottobosco, dopo lo scollinamento la prova cambia ritmo alternando tratti veloci a ampie curve, il tutto tra i verdi boschi sopra Varzi. La partenza situata appena fuori l'abitato di Varzi permette un facile accesso al pubblico che può vedere il primo tratto nel sottobosco con diversi tornanti in salita mentre il fine prova situato all'inizio di Castellaro consete di vedere gli equipaggi nell'ultimo tratto misto veloce.
P.S. 2-5 Collegio di km 12,400, orari prima vettura: 10.50 14.13 Prova nuova e molto selettiva, l'inizio ps è situato lungo la statale del penice 400mt dopo il bivio di s.cristina. I primi 8 km di prova speciale si percorrono lungo la statale che porta al famoso bivio tre passi alternando tratti molto veloci e tecnici dove la traiettoria e il "fegato" dell'equipaggio saranno fondamentali. Arrivati al bivio tre passi si svolta con una spettacolare inversione sx, dove il pubblico potrà vedere un importante spettacolo degli equipaggi, inizia la discesa che porta verso romagnese alternata fino al bivio da allunghi e tornanti fino alla chicane di Casa Matti dove si effettuerà un toboga artificiale per far "respirare" gli equipaggi prima dell'ultimo tratto fino al fine prova posto pochi km prima dell abitato di romagnese,il fondo è completamente nuovo con un ottimo grip e con in suoi 13 km sarà di sicuro la prova che deciderà la gara.
P.S. 3-6 Pietra Gavina di km 7,500, orari prima vettura: 11.37 - 15.00 Prova speciale già vista in alcune edizioni, quest'anno si è voluta riproporre in senso opposto rispetto all'ultima edizione. Partenza poco dopo il campo sportivo di Zavattarello, dopo 500mt il primo punto molto spettacolare, un salto naturale con un passaggio sul ponte,dopo la strada in salita culla in un tratto molto veloce fino all'abitato di Valverde, dove gli equipaggi faranno un bivio sx a 90° per iniziare la scalata verso Pietragavina il tutto in asfalto con molto grip e curve tecniche e veloci fino alla famosa inversione della "madonnina" dove sicuramente molto pubblico aspettera gli equipaggi per assaporare qualche bel "traverso", il tratto permette di vedere anche diversi mt di ps. Dopo quest'ultima inversione si vola verso il fine prova posto a 700 mt prima dell'abitato di Pietragavina. - Brallo di Pregola: sede di verifiche sportive e tecniche, shakedown, segreteria e direzione gara. - Varzi: sede di riordino e parco assistenza
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un adrenalinico percorso di 62 km
In 8 ore si saprà chi è il re del 1° Rally Alberto Alberti
Sabato 24 Settembre dalle ore 16.00 alle ore 18.30 verrà disputato lo shakedown nel tratto di strada che da Casone porta a Pregola Il tracciato dove viene effettuato lo shakedown non fa parte del percorso di gara, la strada che è stata scelta per effettuarlo ha un tracciato simile a quello che i piloti incontreranno Domenica 25. I piloti durante lo shakedown, senza l'assillo del cronometro potranno testare le auto, come ad esempio il tipo d'assetto, le gomme e le modifiche varie che poi impiegheranno durante il rally. Negli ultimi anni lo shakedown nei rally del Campionato del Mondo, del Campionato Europeo ed anche in alcuni campionati nazionali, é servito anche come formula della qualifica, che in un certo senso dava un significato, ed un maggiore interesse, allo shakedown pre-gara, ora non è più così, soppiantato da un nuovo o vecchio sistema per stilare l'ordine di partenza del rally stesso.
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si corre a fine settembre il primo rally alberto alberti
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Nel ricordo del giovane pilota di Sala scomparso nel 1980
di
Piero Ventura
Sono trascorsi ormai 36 anni da quella calda e tragica notte d’estate, ma il tempo non è riuscito a cancellare, in chi c’era, il ricordo della dolcezza, della signorilità e della bravura di quel ragazzo per il quale l’avvenire sembrava riservargli esclusivamente momenti luminosi. Alla fine degli anni Settanta, in Italia, quando ormai il mito "Munari" aveva vissuto i suoi momenti più esaltanti, i piloti che andavano per la maggiore erano i vari Bettega, Pregliasco, Cerrato, Cambiaghi, "Tony", Vudafieri, "Lucky", Verini, Bacchelli, Presotto ecc. A misurarsi con i nostri campioni nelle prove titolate europee e mondiali di casa nostra venivano i più forti specialisti continentali come Darniche, Zanini, Beguin, Andruet, Coleman ecc.
Tutti piloti ufficiali al servigio di Case o scuderie d’alto rango. Emergere in simili circostanze era assai più arduo che non in altri momenti. E’ in questo contesto che appare sulla scena agonistica Alberto Alberti figlio di Giovanni, importante imprenditore e pilota affermato, più volte tricolore. Alberto è un giovane universitario educato, semplice e riservato, come vuole la tradizione della sua terra, l'alto Oltrepo dove, da Sala, una manciata di case aggrappate alla montagna nel cuore della Valle Staffora, la strada, ramificandosi, permette di raggiungere le vette più alte del Penice, del Brallo e del Giovà, strade mitiche che impongono rispetto a chi ama questo sport. Strade che alle cronache dell’automobilismo sportivo hanno fatto narrare epiche e inebrianti sfide tra grandi campioni del volante. Ereditata dal padre Giovanni la grande passione per le corse, Alberto, come il padre del resto, amava la pista dove assai bene si era comportato inizialmente in Formula Abarth. Poi con la Stratos alla Pasqua del pilota all’autodromo di Magione e al Giro automobilistico d’Italia, le cui prove appassionanti si svolgevano, in gran parte, nei più importanti autodromi nazionali
dove, nel 1979 si prese il lusso di mettersi alle spalle fior di campioni. La passione per i rally gli fu, per così dire, inculcata da parenti e amici. Li ritenevano meno pericolosi. Ed eccolo con la sorella Maddalena ed una privatissima Lancia Stratos al via del 4 Regioni del 1980. E’ l’apoteosi, il giovane Alberto Alberti, prima di un forzato ritiro, per lungo tempo tiene alle spalle i più qualificati piloti e team internazionali. Al suo passaggio l’entusiasmo sale alle stelle. E’ il nuovo idolo; l’astro nascente. Il suo volo meraviglioso verso la gloria, purtroppo, s'interruppe bruscamente poco più di un mese più tardi sulle strade del Rally Colline di Romagna. Qualcuno, dopo la sua scomparsa, lo definì: "Una meteora nel cielo dell’automobilismo italiano". Ora, più convinti che mai, diciamo: "Una cometa nel cielo dell’automobilismo" la cui coda, a distanza di 36 anni, brilla ancora con immutata intensità e grazie al lavoro svolto dagli amici, dal Comune del Brallo, dall’ Aci Pavia e dalla famiglia Alberti nasce il 1° Rally Alberto Alberti in programma i prossimi 24-25 settembre a Brallo di Pregola.
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