Vendemmia & Vino: “In Oltrepò non c’è Robin Hood, c’è Robin Hood al contrario: si ruba ai poveri per dare ai ricchi”
Anno 14 15- N° 160 167
SETTEMBRE DICEMBRE 2020 2021
di Cyrano De Bergerac
Pagine 16 e 17 VOGHERA: NICOLA AFFRONTI
Pagine 8 e 9
RIVANAZZANO STRADELLA: Il TERME: gruppoINTERVISTA caritativoa Pane romano Quotidiano ferrari
Pagina Pagina 15 29
«Dopo 11 mesi di governo della «Una volta che si inizia è impossibile Garlaschelli, quello che possiamo dire smettere di dare il proprio aiuto» di aver visto è: il nulla cosmico» Giovanni palli
ISDE 2021: 70mila euro per i sentieri della Comunità Montana
godiasco salice terme VAL DI NIZZA
Pagine 10 e 11
il RICORDO DI “Gigino” PANIGAZZI il Signore di Oramala
«Sono il sindaco “giusto” per Broni» INTERVISTA AI 4 CANDIDATI
Sei Giorni di Enduro
Parte tecnico sportiva ottima, parte promozionale: è esattamente così che non si fa
di Antonio La Trippa
godiasco terme BRALLO DI salice PREGOLA
Pagina 17
Un solo candidato sindaco: Piergiacomo Giuliano Gualdana
Golferenzo, «Punto di riferimento dell’Oltrepò Pavese, non solo per i milanesi ma anche di molti stranieri»
Editore
ANTONIO LA TRIPPA
SETTEMBRE 2021
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Sei Giorni di Enduro, parte tecnico sportiva ottima, parte promozionale: è esattamente così che non si fa “La Sei Giorni Internazionale” di Enduro è stata certamente un grande evento. Lo è stato per validità sportiva a carattere internazionale. Lo è stato per numero di partecipanti. Lo è stato per l’ottima organizzazione tecnico – sportiva. Manifestazioni di questa tipologia possono piacere o non piacere, ma in Oltrepò c’è stata una maggioranza di persone favorevoli ed una minoranza contraria allo svolgimento della gara. Perché dico maggioranza e minoranza? Perché non essendoci stata un’oggettiva votazione ed una conta ufficiale dei favorevoli e dei contrari, l’unico metodo di paragone sono i likes ed i commenti pro e contro apparsi sui social; e qui c’è stata veramente una grande maggioranza di likes favorevoli alla Sei Giorni. Al di là delle posizioni talebane che emergono sempre in tutti gli schieramenti, e sono emerse in ambe le parti, dei favorevoli e dei contrari, di grossi problemi durante lo svolgimento della gara non se ne sono verificati. C’è stata la morte di un concorrente ma per cause naturali e non per incidente, qualche inconveniente per il traffico locale, ma niente di più di quanto succede durante una normalissima gara ciclistica per fare un paragone. La grande paura di diverse persone erano i danni che le moto potevano creare ai sentieri dell’Oltrepò e al greto dei torrenti: questa preoccupazione in molti casi è stata portata avanti in modo pacato, apartitico e ragionevole; in altri casi con isteriche motivazioni e convincimenti al limite della comicità. La realtà è che gli organizzatori, dopo aver ottenuto tutti i permessi secondo le leggi vigenti (diversamente la gara non si sarebbe disputata), hanno dato garanzie – ivi compresa una fidejussione bancaria – per il ripristino dei sentieri e delle zone interessate dal passaggio delle moto. Un lodevole ed inaspettato accordo, che esce dagli schemi: 60-70 mila euro ottenuti per la valorizzazione della rete sentieristica della Comunità Montana, lodevole sia da parte di chi l’ha richiesta, in questo caso la Comunità Montana dell’Oltrepò Pavese, sia da chi l’ha concessa, il Comitato Organizzatori. La fidejussone, per un importo prossimo ai 100mila euro, copre le opere di ripristino e manutenzione della viabilità agrosilvopastorale: pertanto là dove sono stati arrecati danni è, con ragionevole certezza, che verrà effettuato il ripristino. L’altra grande discussione intorno alla Sei Giorni era sul numero di spettatori previsti. Indubbiamente di stranieri se ne sono visti ed in una quantità che difficilmente si vede in Oltrepò; di altri appassionati, locali ed interregionali, ce ne sono stati abbastanza. Abbiamo fatto un test durante la gara e nel post gara con diversi commercianti dei paesi toccati dalla manifestazione, ed in ultima analisi la risposta è stata: «Gente sì, abbastanza, ma ne aspettavamo di più». Su quest’ultimo punto, senza tema di smentita
e essendoci stati dei testimoni a più riprese, dopo alcuni colloqui oltre due anni orsono con gli organizzatori, avevo espresso certezze sul fatto che la gara si sarebbe disputata e che dal punto di vista tecnico-sportivo non ci sarebbero stati problemi, ma avevo altresì affermato che dal punto di vista promozionale ci sarebbero state delle lacune e lacune grandi. Il perché è presto detto e non vale solo in questo caso specifico, ma vale in tutte le manifestazioni sportive quando l’organizzatore è un grande appassionato e, pur avendo un approccio professionale all’evento che sta organizzando, non ha un approccio professionistico. L’ISDE 2021 ne è stata l’esempio e la riprova. Si è pensato in maniera preponderante solo alla parte sportiva trascurando quella promozionale, tralasciando la parte che crea eventi collaterali, che porta più spettatori, quella che permette ad un territorio che ospita una manifestazione sportiva di poter usufruire di benefici non solo durante ma anche nel pre e post manifestazione a medio-lungo termine. L’entità che fa questo, e che in questo caso avrebbe dovuto fare questo, si chiama Promoter. Nella stragrande maggioranza di eventi sportivi, e a maggior ragione nelle discipline di successo del motorsport, il “promoter” è la figura, insieme all’organizzatore, di riferimento. Probabilmente anche in questo caso è stata prevista la figura del promoter (non posso pensare che la Federazione Internazionale di Motociclismo non abbia un promoter), ma, se c’è stato, il suo lavoro di promuovere la manifestazione al di fuori degli appassionati, di creare eventi collaterali, di indicare dove e come fare il parco assistenza e come pubblicizzare la manifestazione prima e durante lo svolgimento della stessa… ecco dicevo, il suo lavoro non lo ha fatto. Forse lo ha fatto con le Federazioni, con le case motociclistiche, con i giornalisti del settore , con gli appassionati; lo ha fatto con “l’interno” ,
ma non è stato fatto nulla con “l’esterno” del mondo enduro. E questo è un grave errore. Non diamo colpe agli amministratori pubblici ed alla politica: salvo rare eccezioni, hanno tenuto un atteggiamento di basso profilo, capibile e accettabile. Pur avendo la mia idea in proposito, non entro nel merito: non avranno voluto inimicarsi una parte dei loro elettori o avranno visto “pericoli” in questa manifestazione. Tant’è che solo alcuni hanno sposato la causa: gli altri... in silenzio ad osservare e abbozzare. Pertanto nessun Comune o ente pubblico ha veramente organizzato eventi collaterali. E quei pochissimi organizzati dagli enti pubblici non sono stati degni di nota. Eppure si potevano e si dovevano fare! L’arrivo del Giro d’Italia a Stradella è stato preceduto da eventi collaterali; e anche dopo, a tappa ultimata, ne sono stati fatti altri. Gli esempi non mancano anche vicino a noi. Bastava osservare, capire e copiare. Forse la realtà è che gli organizzatori han tenuto, per me sbagliando, un profilo molto basso affinchè le critiche delle varie associazioni e persone contrarie alla gara fossero limitate e si placassero. Il timore c’era, visti i toni dei contrari, tra i quali anche qualche fazione politica che poi, visto lo scarso seguito, ha preferito placare le rimostranze, antecedenti l’inizio della gara. Hanno valutato correttamente, dal punto di vista sportivo, il parco assistenza. E a loro supporto, e scusante, c’era anche il Covid e le relative “ballerine” normative: non certamente la questione tempo. Perché comunque, pur con il Covid, norme, regolamenti etc. etc. etc., ci sono stati due anni di tempo per studiare il dove e il come. Ecco: “dove” è stato fatto... è esattamente l’opposto di dove si dovrebbe fare! Di spazi in Oltrepò più centrali, rispetto al seppur comodo aeroporto di Rivanazzano Terme, ce ne sono. Gli esempi in passato non sono mancati: il centro di Salice Terme , le aree centrali
di Varzi, per citare alcuni esempi, ed altri spazi centrali ci sarebbero stati; e lo dico con cognizione di causa dopo essermi letto e fatto ben spiegare, da chi nel mondo enduro è “veramente” coinvolto a livello professionistico e non professionale o amatoriale, il cahier des charges FIM relativo all’ISDE. E dopo aver organizzato, o esser stato parte dell’organizzazione, di diversi eventi motorsport anche più importanti della Sei Giorni, almeno economicamente e come numero di persone coinvolte, in Italia ed extra Europa. Ma al di là di questo affermo che la location del parco-assistenza e servizi contigui era sbagliata. E dico questo dopo aver visitato il parco-assistenza ed aver visto lo spazio che è stato dedicato alla parte tecnico – sportiva, tralascio l’improbabile zona commerciale. Lì siamo caduti nel nefasto-ridicolo. Certo, organizzare un parco-assistenza all’interno di un paese è più complicato che organizzarlo in una zona decentrata come l’aeroporto. È più difficile avere i permessi dagli amministratori pubblici. La prima volta, però. La seconda, se si fa un buon lavoro, no! Anzi. Del resto, se il più famoso, e non dico il più bello sportivamente parlando, dico il più famoso circuito di Formula 1 è a Montecarlo, o se Singapore addirittura organizza la gara, ovviamente in centro città, di notte... se, rimanendo nel mondo del motorsport, uno dei più attrattivi rally al mondo è il Rally di Yprès, dove il parco assistenza è esattamente in centro città nella piazza della cattedrale... Di esempi ce ne sono altri, non tanti: ma quelli di maggior successo hanno il parco-assistenza in centro città. Non la partenza o l’arrivo, che hanno poco o quasi nullo appeal; ma il parco-assistenza, da “vivere” per la gente “normale” non necessariamente tifosa del motorsport. E per far vivere meglio le attività commerciali. Purtroppo, per esperienze vissute, tante, troppe volte... quando ti confronti con degli organizzatori tifosi, vorrebbero insegnare anche quello che non sanno. Brava gente, per carità: ma il risultato alla fine, a livello promozionale e marketing-turistico, li condanna. È avvenuto anche questa volta, come previsto. Alla fine cosa ci rimane di questa Sei Giorni? Una bottiglia in buona parte piena, che è la parte tecnico-sportiva, e in parte mezza vuota, che è la parte promozionalemarketing e turistica. Forse era quest’ultima la parte che interessava all’Oltrepò. Poi, organizzare non è mai facile. Le critiche ci saranno sempre. Ma sta nella modestia, nella permeabilità, imparare e ascoltare. E nell’avere coraggio ed essere innovativi il successo di una manifestazione, almeno al 90%. Non solo al 60%, che è comunque una sufficienza. di Antonio La Trippa
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LETTERE AL DIRETTORE
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«Il loro obiettivo è solo quello di «Una grande opera incompiuta, trovare la rissa. Vanno fermati!» pensata male e realizzata peggio» Alla cortese attenzione del Direttore, scrivo la presente lettera nella viva speranza che la legga chi di dovere, poiché sono certo che passerà poco tempo da oggi e non facendo nulla rischieremo di piangere qualcuno. Ormai è tempo che a Voghera esiste un gruppo di ragazzi, sono circa 8/10 in un’età compresa tra i 16 ed i 18 anni, ben strutturati fisicamente e certamente con l’attitudine di “fare andare le mani”. Questo gruppetto ormai è conosciutissimo dai giovani e giovanissimi della movida vogherese ma anche di quella salicese e mi diventa impossibile pensare che chi dovrebbe, non sa, in quanto più di una volta si è dovuti intervenire per placare gli animi in risse dagli stessi provocate. Il problema è che questi ragazzi vengono considerati adolescenti incappati in una zuffa e di conseguenza sottovalutati.
E se ancora oggi sono in giro con la stessa testa alta, è certamente perché non gli è ancora chiaro il messaggio che devono smetterla. Sono veri e propri provocatori: il loro obiettivo è solo quello di trovare la rissa e la loro forza è che sono in branco! Ho quasi 60 anni e non mi è difficile capire e pensare che prima o poi troveranno pane per i loro denti, al che mi chiedo “come andrà a finire?” Vanno fermati prima che sia troppo tardi! Capisco che il confine è molto labile e non si può condannare nessuno se non a fatto compiuto, ma altresì si potrebbe “bussare alle porte” dei genitori che magari non sanno, spiegando loro la situazione, al fine di sgranare il gruppo che ripeto avere in essere elementi minorenni. Franco Sala - Voghera
«La terra è “bassa” e i “signori” di Pavia o di Milano non lo sanno» Egregio Direttore, nelle settimane scorso ho letto il rapporto Coldiretti sui danni causati dai cinghiali. Ferma restando la mia massima solidarietà e vicinanza a tutti gli agricoltori che in questi anni vedono il proprio lavoro distrutto o seriamente compromesso, mi permetto di aggiungere il punto di vista del privato cittadino che “si ostina” a cercare di preservare il territorio, nel mio caso collinare, mantenendo i prati e coltivando per diletto qualche orto e qualche pianta da frutta. Sui prati, in particolare, l’azione dei cinghiali è devastante in quanto non solo non consente una normale fienagione ma innesca pericolosi fenomeni di erosione. Quello che però più sconcerta è la risposta dell’Ente Pubblico che in una pantomima tipica di molta Pubblica Amministrazione Italiana, alla stampa presenta roboanti proclami cui però non seguono reali azioni. Personalmente ho provato ad interpellare gli Enti e, mi perdoni ma sdrammatizzo, mi sono sentito come Asterix e Obelix quando, in un famoso cartone, si sono confrontati con la burocrazia;
nel loro caso romana nel mio pavese o lombarda. Potrei produrre mail che, se non ci fossero continui danni, sarebbero anche divertenti. La classica domanda è se il fondo è recintato: mi verrebbe da chiedere se questi hanno un’idea del lavoro che serve per recintare 10.000m collinari e in pendenza e del lavoro che serve per mantenere in efficienza i recinti. Vorrei spiegare che sono un privato e non un’azienda e che se mi propongono un rimborso per la frutta persa, rispondo che la frutta la regalo a parenti ed amici. Quello che mi aspetterei dallo Stato è che se c’è un danno provocato dalla sua inerzia (leggasi mancati abbattimenti) qualcuno intervenga per il ripristino del danno ovvero la sistemazione dei fondi non il “mancato guadagno” che per il privato non esiste. Ma forse, come dice il mio amico ottantenne che ha provato cosa vuol dire lavorare in campagna, la terra “è bassa” e i “signori” di Pavia o di Milano non lo sanno. Lettera Firmata - Ponte Nizza
Signor Direttore, ogni giorno e sempre più spesso, soprattutto sui social, ci sono post di denuncia sulla pista ciclabile Voghera-Varzi (chissà poi chiamarla greenway quando è un nastro di asfalto?). Pista che nel primo tratto, quello da Voghera a Salice, dimostra già tutti i segni della vecchia e purtroppo anche il tratto Salice Terme - Varzi, recentemente inaugurato, è già dopo pochi mesi in condizioni pietose. In molti punti cedimenti del manto stradale, erbacce ed alberi che impediscono in molti tratti la ragionevole circolazione e di garantire una maggiore sicurezza delle utenze deboli come i bambini ed i disabili visti i troppi restringimenti di carreggiata. Una pista che in punti è a tratti inesistente tanto è stretta ed in altri è pericolosa perché lambisce la strada statale Voghera - Varzi. I vari post sui social non fanno altro che ren-
der a tutti noto quello che molti di noi già sapevano, soprattutto per il secondo tratto, realizzato in fretta e furia e soprattutto male. Una grande opera incompiuta, finanziata con soldi pubblici, quindi di tutti noi, pensata male e realizzata peggio senza alcuna procedura comparativa nè per la progettazione, nè per l’esecuzione delle opere affidate ai vari Enti. Nessun piano per la gestione, che non significa solo manutenzione, ma che è soprattutto manutenzione. Consiglio ai vari politici, sindaci ed assessori locali di farsi qualche selfie in meno e di fare almeno tesoro dell’accaduto, di essere più attenti a come sono realizzati i lavori prima di tagliare sorridenti dei nastri inaugurali e non ci si nasconda più dietro l’icona ”Greenway”, perchè dietro quell’icona questo accade. Marco Piacentini – Casteggio
Un caso di “buona sanità” Gentile Direttrice, vorrei riportare un piccolo episodio che mi è accaduto e che ritengo abbia pieno diritto di essere inserito nei casi di «buona sanità». Qualche giorno fa mi sono recata presso l’Ospedale di Voghera per una visita chirurgica generale, per affrontare un problema che mi trascino da qualche tempo. Mi siedo sulla sedia indicatami e dopo lo scambio del buongiorno con il dottore, esordisco dicendo: «Se ha due minuti da regalarmi, le spiego il problema fin dalla sua origine...». Al che il giovane medico mi risponde: «Si-
gnora, si prenda tutto il tempo di cui ha bisogno per spiegarmi bene, in questo momento io sono a sua disposizione!». Quello che rende ancor più speciale il tutto è che si trattava di una visita con Servizio Sanitario Nazionale e non privata! Ecco: può sembrare una piccola cosa, ma secondo me non lo è affatto, anzi, direi che è la base da cui partire per poter parlare davvero di buona sanità. Lettera Firmata - Rivanazzano Terme
LETTERE AL DIRETTORE
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CYRANO DE BERGERAC
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Vendemmia & Vino: “In Oltrepò non c’è Robin Hood, c’è Robin Hood al contrario: si ruba ai poveri per dare ai ricchi” Mentre il Consorzio Tutela Vini Oltrepò Pavese racconta sempre che il problema del sistema territoriale è il troppo sfuso Igt salvo poi non fare nulla da anni per arginare il problema, i vitivinicoltori sono alle prese con la raccolta. La vendemmia in Lombardia è in ritardo di una settimana circa sul 2020 e sulle annate precedenti. Le gelate hanno prodotto danni e ritardi in Franciacorta e in Valtènesi, hanno avuto minore impatto in Oltrepò e non hanno interessato la Valtellina. A giugno, una forte grandinata ha colpito un’area estesa a nordest dell’Oltrepò Pavese, temporali di forte intensità più recenti hanno colpito Franciacorta e Bergamasca. Nella norma le ondate di calore che, comunque, hanno ritardato lievemente la maturazione dell’uva. Il periodo di maturazione dei grappoli, rispetto al 2020, ha un ritardo di una decina di giorni alle quote più pianeggianti; nella media invece le uve in quota. La vendemmia è cominciata intorno a Ferragosto per le basi spumanti in Franciacorta e Oltrepò Pavese, con una incremento dal 23 agosto. Lugana e Valtènesi hanno sofferto meno le avversità meteo rispetto alla sponda veronese del lago di Garda, ma anche in questo caso la vendemmia è in moderato calo rispetto alle annate precedenti. Si preannuncia eccellente la qualità, fatta eccezione per le zone colpite dalle grandinate. Per Oltrepò Pavese e Franciacorta, il decremento dovrebbe toccare addirittura il 25 percento rispetto allo scorso anno, Lugana e Valtènesi conterranno la riduzione al 10-15 per cento. Peccato che in Oltrepò Pavese a causa delle solite parole e delle promesse a vuoto della politica e del Consorzio Tutela Vini Oltrepò Pavese, i produttori non po-
tranno certo contare sul vendere a valore. Tolte le 25 aziende che sul territorio ce la stanno facendo, puntando sul marchio e su scelte fuori dal coro, gli altri sono rimasti al palo immersi fino al collo nella palude di scelte sbagliate. Se la ridono invece i grandi imbottigliatori, su tutti i titolari della Losito e Guarini che sono entrati nella top 100 dei grandi player nazionali. Entra in classifica alla posizione 56 per fatturato, con 34,6 milioni, la Losito e Guarini: leader nella commercializzazione della Bonarda dell’Oltrepò Pavese, ma vanta anche una collezione di vini pugliesi, terra d’origine della famiglia. Suoi i marchi Le Cascine, Lebollè, C’era una volta e
Guarini . Fondata nel 1910 da Domenico Losito, negli anni Sessanta i Losito si uniscono alla famiglia Guarini che ne guida tuttora la crescita: al comando ci sono oggi i fratelli Davide e Renato Guarini, a fianco della madre Luisa Losito. Fortuna che qualcuno riesce a trasformare in oro le uve e i vini che il sistema Oltrepò produce low cost. La frase più bella l’ho sentita in un bar di Canneto Pavese: “In Oltrepò non c’è Robin Hood, c’è Robin Hood al contrario: si ruba ai poveri per dare ai ricchi”. È una frase che andrebbe trasformata in uno striscione da affiggere davanti all’entrata del Consorzio Tutela Vini Oltrepò Pavese al Centro Riccagioia. Da tempo
immemore si sente parlare di valorizzare i vini per pagare meglio le uve di una zona che ha scritto pagine indelebili dell’enologia italiana. A cosa servono la Milano Wine Week o altri mille eventi passerella quando poi ad avere in mano il PIL del vino locale sono una cantina cooperativa e i suoi grandi clienti che ormai dettano prezzi e condizioni? A cosa servono le parole quando poi nelle carte dei vini lombarde e ancor più nazionali i produttori d’Oltrepò stabilmente presenti sono 5 in tutto? Meditate, gente. Meditate… di Cyrano de Bergerac
OLTREPò PAVESE
OLTREPò PAVESE
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ISDE 2021: 70mila euro per i sentieri della Comunità Montana Sport e turismo, un binomio spesso inscindibile sempre più forte in quasi tutto il mondo, che genera flussi economici, diretti e indiretti, non solo durante lo svolgimento dell’evento stesso, ma potenzialmente 365 giorni l’anno. La Sei Giorni Internazionale di Enduro - ISDE 2021, svoltasi in Oltrepò Pavese ha creato aspettative turistico-economiche, “vivaci dibattiti” e prese di posizione molte decise tra chi era pro e chi era contro la manifestazione ed altre più “cerchiobottiste”. Per comprendere se la manifestazione ha rispettato le attese, almeno della politica o perlomeno di una parte di essa, ne abbiamo parlato con il presidente della Comunità Montana Oltrepò Pavese nonché sindaco di Varzi, Giovanni Palli, che segue lo sport con passione e quando gli impegni professionali e politici lo permettono lo pratica. Palli si è conclusa la tanto attesa e discussa Sei Giorni di Enduro. Un commento a caldo sulla manifestazione? «Il Mondiale di Enduro ISDE 2021 che ha visto la nazionale italiana trionfare è stato sicuramente un momento importante ed ha rappresentato l’occasione per rilanciare alcune sfide rimaste per troppo tempo sottotraccia come quella della sostenibilità ambientale e del rispetto delle normative, ma anche della capacità oggettiva di alcune infrastrutture importanti dell’Oltrepò Pavese, come quella dell’Aeroporto di Rivanazzano (Paddock dell’ISDE 2021), di ospitare manifestazioni ed iniziative di respiro internazionale». Affluenza di pubblico: a suo giudizio in un numero secondo le attese o in numero inferiore? Questo dato divide oggi l’opinione pubblica… «Il balletto dei numeri non mi ha mai affezionato particolarmente e, come detto in apertura, credo che le sfide di questa manifestazione fossero certamente da ricercare nella costruzione di un lavoro articolato nel pieno rispetto delle disposizioni regionali in materia. Nonostante ciò, il flusso di appassionati e curiosi è stato costante nel corso di tutta la settimana». Come presidente della Comunità Montana ha certamente il “polso” sovracomunale delle opinioni dei ristoratori e dei commercianti della vallata. Sono soddisfatti del ritorno economico legato all’evento? «Le ricadute di una manifestazione internazionale devono essere analizzate sia sul breve periodo sia sul medio periodo, ad ogni modo il flusso di persone sul territorio ha dato un ritorno economico importante, come naturale, nelle aree nevralgiche della manifestazione e penso al sold out di Salice Terme, ma anche l’importante attività messa in campo da ristoratori e commercianti nei punti nevralgici della manifestazione. Un impegno che, non solo nei giorni di stretto svolgimento della manifestazione in Valle Staffora, ha portato frutti e ricono-
Giovanni Palli ed Elena Lucchini
scibilità delle peculiarità ed eccellenze del territorio». Il mondo della politica a parte il Comune di Pavia ed il Comune di Rivanazzano Terme nei suoi esponenti, ha tenuto un profilo basso, complice forse anche il periodo vacanziero ma pochissime sono state le apparizioni pubbliche dei politici oltrepadani. Scelta a suo giudizio tattica e d’immagine per non urtare la sensibilità di quella parte di elettori contrari all’enduro o un chiaro segnale che questo tipo di manifestazione che turismo lento non è, non è gradita in Oltrepò? «Le attività di promozione, anche territoriale, della manifestazione sportiva hanno avuto un’evoluzione molto repentina, dopo fasi incerte e con cambiamenti continui, soltanto nelle ultime settimane con un susseguirsi di eventi ed iniziative pubbliche. La necessità degli organizzatori di sviluppare le diverse attività promozionali in poco tempo, proprio a causa di una fase incerta nei mesi precedenti, ha reso difficile conciliare un’ampia e attiva partecipazione dei rappresentanti istituzionali, e forse più in generale della cittadinanza attiva, con un’organizzazione molto rapida e chirurgica. Sicuramente, d’altra parte, la congiuntura della manifestazione in piena estate nonché un procedimento autorizzatorio aperto fino a pochi giorni prima hanno sicuramente contribuito a prestare maggior attenzione alle cose concrete (lavori, tutela del territorio, ordine pubblico, coinvolgimento dei commercianti e ristoratori, etc.) piuttosto che alla necessità di “far presenza”». Grande dibattito sui social, alimentato da una cerchia ristretta ma molto attiva di persone, si è scatenato sui permessi accordati per il passaggio delle moto e sul ripristino dei sentieri e dei luoghi attraversati dalla gara. La manifestazione si è fatta, pertanto i permessi va da sè che siano stati ottenuti tutti. Per il ripri-
stino quali garanzie sono state richieste? «Il Mondiale di Enduro ISDE 2021 deve rappresentare l’occasione per rilanciare alcune questioni rimaste per troppo tempo sottotraccia come quella della sostenibilità ambientale e del rispetto delle normative. Proprio la realizzazione, certamente complessa e proceduralizzata, di una manifestazione di interesse internazionale deve essere l’occasione per avere il coraggio di aprire il vaso di pandora della pratica fuorilegge del transito di mezzi motorizzati sui sentieri ed in aree protette. La Comunità Montana dell’Oltrepò Pavese proprio per valorizzare la propria rete sentieristica da troppo tempo sotto attacco di pratiche fuori legge, e risanare la cartellonistica troppe volte danneggiata da inciviltà e atti vandalici, ha costruito un Memorandum d’intesa, coperto da garanzie economiche e legali, ove gli organizzatori di ISDE 2021 si impegnano a conferire un investimento economico (per un valore stimato tra 60mila ed i 70mila Euro) funzionale a valorizzare la rete sentieristica della Comunità Montana dell’Oltrepò Pavese sia attraverso opere di manutenzione straordinaria sia attraverso recupero ed aggiornamento dei cartelli sui sentieri. Un memorandum che, non interessa le opere di ripristino e manutenzione della viabilità agrosilvopastorale poiché già coperte da garanzia fideiussoria per un importo prossimo a 100mila Euro, rappresenta un importante punto di partenza ed una innovazione nel dialogo interistituzionale che ha trovato la disponibilità di Moto Club ed associazioni ambientaliste nella condivisione di criticità oggettive, priorità di intervento e prospettive di risoluzione. Ristabilire, con un primo memorandum, la nostra rete sentieristica specie nelle aree maggiormente esposte ad un uso improprio da parte di chi transita con mezzi motorizzati ci è sembrata la priorità numero 1. Siamo prossimi alla conclusione della priorità numero 2 ovvero l’approvazione del regolamento sperimentale per il transito di mezzi motorizzati a fini turistici che interessa un anello di circa 80KM, interamente ricompreso su viabilità ordinaria e viabilità agro-silvo-pastorale, che ha visto la validazione delle associazioni ambientaliste e Moto Club interessati nonché il coinvolgimento attivo delle amministrazioni comunali. L’iniziativa, ancorché sperimentale, permetterà di mettere a disposizione un percorso consigliato su viabilità esistente con alcune peculiarità come una tariffa per sviluppare le attività di manutenzione e ripristino ed il coinvolgimento delle strutture ricettive in prossimità nonché un monitoraggio degli accessi e delle ricadute ambientali. Un lavoro importante, chiaramente di matrice sperimentale, reso possibile dalla strenua e serrata collaborazione di tutte le parti coinvolte». È balzato agli occhi di tutti che gli organizzatori hanno dedicato la quasi totalità
delle loro energie ed attenzioni esclusivamente alla parte organizzativa e sportiva mentre poco o nulla si è fatto per pubblicizzare e promuovere l’evento nel territorio. Cosa si poteva o doveva fare di più o di diverso? «Il fattore tempo, certamente legato anche all’incertezza della pandemia ed alle molteplici complessità che un evento di tale tipologia porta con sè, è stato un fattore “mancante” per poter, se possibile, far di più e meglio in modo più ampio e coinvolgente. L’organizzazione, l’attività tecnica così come gli aspetti prettamente sportivi sono stati a mio avviso impeccabili, tanto da meritare il plauso da parte di atleti e federazioni, ma il fattore tempo ha influito fortemente sulle attività “centrali per essere veramente generative come promozione, coinvolgimento e partecipazione». I social e i media sono stati teatro di forti discussioni sul fatto che questo tipo di manifestazioni siano positive oppure no per l’immagine turistica dell’Oltrepò e sul fatto che possano portare visibilità e turismo nelle nostre valli, contrapponendole al turismo lento. Molti dicono che c’è posto per tutti, ma un indirizzo strategico e non “cerchiobottista” la politica oltrepadana nel prossimo futuro lo dovrà pur dare. «L’Oltrepò Pavese è un territorio da scoprire e naturalmente vocato ad un turismo lento e ad un’articolazione sostenibile, nei confronti della natura e dell’uomo, di tale offerta turistica. In questa direzione stiamo camminando sia in chiave strategica sia con le strutture ricettive che, talvolta accompagnate dalla Comunità Montana, stanno sviluppando dei processi di conversione o potenziamento dell’offerta turistica in chiave sportiva e/o slow. Altresì, la normativa regionale permette lo svolgimento, a determinate condizioni che ho brevemente citato nelle precedenti risposte, di manifestazioni sportive come è stata la International Six Days Enduro 2021. La nostra prospettiva di lavoro, naturalmente vocato a sviluppare un turismo lento nell’Appennino Lombardo, deve essere quella di costruire “ponti” e non ergere muri affrontando problemi annosi ed opportunità in modo proattivo e dialogante con tutti i soggetti interessati. Un approccio che è esattamente quello portando avanti nella costruzione di una sperimentazione di un percorso per le moto Enduro nel rispetto della normativa vigente e tutelando il nostro territorio». La Sei Giorni alla fine è stata una grande opportunità ben gestita o in parte sprecata? «Sicuramente l’ennesimo successo per l’Italia dello sport che in questo 2021 continua ad inanellare successi sia sotto il profilo sportivo che sotto il profilo organizzativo e tecnico».
di Silvia Colombini
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VOGHERA
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«Dopo 11 mesi di governo della Garlaschelli, quello che possiamo dire di aver visto è: il nulla cosmico» 12 mesi fa Voghera era in piena bagarre elettorale, ora a quasi 12 mesi dall’insediamnento di Paola Garlaschelli, è tempo di bilanci sull’operato della nuova amministrazione. Nicola Affronti, consigliere provinciale, capogruppo in Provincia di Pavia e capogruppo UDC in comune a Voghera, dopo aver sfidato l’hanno scorso, portandola al ballottaggio, Paola Garlaschelli, la candidata favorita, ha intrapreso con la sia compagine (Elisa Piombini, e Antonio Califano) una dura attività di opposizione. A quasi un anno dall’insediamento dell’amministrazione in città lei ha dichiarato di percepire un peggioramento della situazione sicurezza «La questione sicurezza dopo un anno di amministrazione non è migliorata, ma bensì peggiorata e testimonianza ne sono i gravi fatti accaduti in questi ultimi tempi. Il gruppo UDC (Nicola Affronti, Elisa Piombini, Antonio Califano) raccogliendo le istanze dei residenti ha già presentato interpellanze sul tema, interpellanze che come molte altre fatte, rimangono senza una risposta a causa della mancanza di argomentazioni da parte dell’attuale amministrazione. Questa amministrazione ha dimostrato chiaramente che sulla sicurezza al di là delle roboanti promesse elettorali, mancha totalmente di iniziativa e programmazione per fronteggiare la situazione. I cittadini vogheresi si sentono presi in giro e non tutelati da questa amministrazione, chi abita in zone come la stazione, piazza San Bovo ed in tante altre zone delle città ha visto peggiorata la situazione in questi mesi e si lamenta con noi perché la sindaca dopo aver promesso sicurezza, oggi ha una città molto meno sicura di un anno fa. Complimenti. Non dimentichiamo anche del fatto che non ha ancora nominato il nuovo Assessore alla sicurezza, tra le altre cose. Pazzesco no?» Si riferisce a qualche episodio nello specifico? «Ci sono gravi episodi nuovi, mai accaduti prima, come rotture frequenti dei vetri delle auto in sosta, risse o aggressioni avvenute di recente, alcune verificatesi proprio negli ultimi giorni, che denotano una carenza ben marcata nell’ambito della sicurezza. Non si è vista, al di là degli annunci, una vera e propria risoluzione a questi problemi: un’amministrazione inadeguata e inesistente. Attualmente non sono state messe in campo nuove idee rispetto al passato. Insomma, non ci sono grossi programmi sul tavolo nonostante le promesse avanzate dalla Lega in campagna elettorale in riferimento ad una tematica così cruciale».
Nicola Affronti
Quali sono le soluzioni, se possibili, messe dal suo gruppo consigliare sul tavolo del sindaco? «Come UDC chiediamo di indire subito il concorso per potenziare la Polizia Locale, dato che siamo gravemente sotto organico e il numero degli agenti non è sufficiente. C’è un grosso ritardo con l’iter procedurale in quanto dal febbraio 2020 la nostra amministrazione aveva previsto la possibilità di assumere nuovi agenti per andare a coprire le carenze di organico, cosa che l’attuale amministrazione non ha colto e portato a termine. Questa è la cosa che il Comune può subito fare per mettere in campo più agenti ed è ancora più prioritaria della scelta del comandante che può avvenire anche in un momento successivo. Quindi la proposta dell’UDC è più agenti e più mezzi. È vero che il Comune ha poche competenze sulla sicurezza, ma con la Polizia Locale si può fare molto. Mi auguro che ben presto dalle promesse si passi ai fatti. Non dimentichiamo che i cittadini hanno scelto questa amministrazione grazie ai proclami fatti in piazza Duomo da Matteo Salvini quando è venuto per ben 2 volte a Voghera in campagna elettorale contro di me e la mia coalizione». Dai tragici fatti che hanno coinvolto l’assessore Massimo Adriatici, ora agli arresti domiciliari, il sindaco ha promesso un ampio rimpasto di Giunta anche dopo i fatti successi in primavera, dove si è vista indagata un’altra assessore della sua Giunta. Cosa ne pensa in merito?
«Dopo 11 mesi di governo della sindaca Garlaschelli, quello che possiamo dire di aver visto è: il nulla cosmico. Anzi, forse una cosa si è vista, l’avidità delle poltrone. Pare che ci siano terribili liti nella maggioranza a solo 11 mesi dall’insediamento della nuova amministrazione. Questo deriva dal fatto che pare che questa sindaca di fatto non fa nulla senza che la vera testa pensante e ultima decision maker di ogni mossa, Elena Lucchini, le dica cosa fare. Questo comporta che se non trovano una quadra su rimpasto mini o maxi e si decidono ad iniziare ad amministrare la città dopo il nulla di questi 11 mesi, si andranno a schiantare. Ma il problema vero che si andranno a schiantare i cittadini e la città. Va ricordato infatti che questa è una giunta che in soli 11 mesi ha subito 2 gravi vicende giudiziarie che hanno costretto la sindaca ad arrivare al rimpasto, bloccato da oltre un mese e mezzo dalle liti interne alla maggioranza. Voghera non si merita questo, ma si merita un’amministrazione che governi la città e faccia finalmente qualcosa visto che in questi mesi gli unici lavori fatti sono quelli programmati dalla nostra precedente amministrazione (ad Esempio Consolidamento è messa in sicurezza Ponte Rosso). Loro invece hanno solo pensato a occupare militarmente ogni poltrona utile in tutte le società e Enti in cui il Comune nomina il CDA e gli organismi di vertice». Dal suo punto di vista tante promesse elettorali che in questi mesi non sono state mantenute?
«Dal programma elettorale mi risulta che nessuna promessa è stata mantenuta, abbiamo parlato della Sicurezza, ma potremmo parlare del fatto che le case Aler in campagna elettorale han visto sfilate di politici - ad esempio alle case popolari di San Vittore - dell’attuale maggioranza che accompagnati da funzionari Aler che promettevano di risolvere la situazione e fare migliorie, dopo la campagna elettorale le promesse sono svanite come anche le sfilate in queste zone». Quali altre criticità trova nell’amministrazione di questa città? Cosa dovrebbe migliorare da subito? «Sicuramente la pulizia, con la nostra amministrazione la città era pulita, oggi basta girare sia in centro sia nelle periferie ed i cittadini lamentano una Voghera che è molto più sporca rispetto alla nostra precedente amministrazione, dove ad esempio facevamo più lavaggi delle strade oltreché mettere in campo gli ispettori ambientali che andavano a redarguire e sanzionare chi abbandona i rifiuti. Ricordo che grazie alla nostra amministrazione siamo arrivati a percentuali altissime di raccolta differenziata (oltre il 70%). Parliamo anche del verde pubblico la cui cura, è sotto gli occhi di tutti, è stata pessima, nonostante le viole fatte piantare ad inizio stagione dalla sindaca che le aveva fatte mettere facendo togliere le begonie (che sarebbero sopravvissute e cresciute di più)». Nuovo svincolo della tangenziale per alleggerire il traffico pesante, voi lo avevate approvato ed ottenuto i finanziamenti della regione per la realizzazione oltre all’autorizzazione della provincia (allora proprietaria della tangenziale) per la realizzazione. Questa amministrazione ha deciso di non farlo, come mai? «Rimaniamo sorpresi dalla dichiarazione che aveva fatto la sindaca in merito, poiché lei era presente come componente del collegio sindacale di Asm Voghera SpA all’assemblea dei soci che approvò il cofinanziamento del progetto da parte di Asm per dare il via ai lavori. Non disse nulla in quella sede (come risulta a verbale), infatti nulla si poteva eccepire in quanto vi era il finanziamento approvato da Regione Lombardia, l’Autorizzazione alla realizzazione da parte della Provincia (ente all’epoca proprietario della tangenziale e dei terreni sui quali sarebbero stati costruiti gli svincoli di entrata e uscita della Tangenziale nei pressi del centro multiraccolta ASM) e si poteva partire con i lavori già l’autunno scorso, ma questa amministrazione appena insediata non ha dato seguito a quanto deciso dalla nostra amministrazione per togliere un grande problema ai residenti. credo che la sindaca potesse farsi spiegare
voghera la situazione dall’allora assessore ai LL PP ora suo presidente del consiglio, Daniele Salerno. Ci ha accusato anche di malafede, accusa che respingiamo al mittente e per questo chiediamo anche le scuse poiché faccio notare che ben 3 enti pubblici erano interessati ed avevano vagliato il progetto: il Comune interessato a risolvere il problema dei residenti, la Provincia all’epoca proprietaria della Tangenziale e dei terreni che aveva dato l’autorizzazione, la Regione che aveva approvato il finanziamento del progetto. Nel rammentare alla sindaca che le pubbliche amministrazioni parlano per atti, qui tutti gli atti (approvati con il preliminare e necessario avallo dei tecnici) ci sono. Ci pare infatti che viga nell’ordinamento il principio _Tempus Regit Actum_ e pertanto le autorizzazioni vengono rilasciate da chi in quel momento ha la competenza per farlo, nel caso di specie all’epoca dei fatti dalla Provincia di Pavia che aveva sottoscritto con il comune l’Accordo di Programma (Art. 34 D.LGS 267/2000 e S.M.I.) Provincia di Pavia Comune di Voghera per la realizzazione di: “Intervento di adeguamento e messa in sicurezza della viabilità di accesso sl centro multiraccolta” approvato con Decreto Presidenziale N° 170 del 03/09/2020 dal Presidente della Provincia . Questi i fatti, poi resto in attesa dal Comune della documentazione in merito fatta con la nuova amministrazione che ho richiesto con accesso agli atti via pec per vederci ancora più chiaro. Ora delle due
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l’una: o la sindaca chiede ad Anas (ora proprietaria della tangenziale) di sedersi ad un tavolo e cercare una soluzione oppure ha semplicemente trovato una strada per liberarsene, abbandonando al proprio destino i residenti che volevano una soluzione per risolvere il problema del continuo passaggio dei camion. La nostra volontà politica era di risolvere la situazione anche con l’aiuto del finanziamento regionale al progetto che avevamo ottenuto, la sua qual è? Arrendersi? Far finta di nulla e abbandonare i residenti? Continuare a cercare scuse con il torcicollo?». Recentemente ha destato dibattito la situazione in cui verserebbe l’ASP Pezzani. È certamente un tema su cui l’UDC vogherese ha spesso assunto posizioni molto decise, le confermate? «Non solo le confermiamo, ma le rilanciamo con forza. Attraverso l’azione dei nostri rappresentanti in seno al Cda dell’Asp, almeno sino al precedente mandato (tra cui l’attuale consigliere comunale UDC Antonio Califano) la nostra attenzione sull’Azienda è stata sempre costante e meticolosa. Purtroppo l’Ente, che con l’Amministrazione Garlaschelli ha avuto il non invidiabile “onore” di essere addirittura commissariato, paga lo scotto di scelte passate, ben inteso non nostre, indubbiamente poco lungimiranti. Pur nei nostri distinguo riteniamo poi che l’azione apicale del Direttore uscente, Dott. Cioffi, non sia stata affatto negativa, non dimentichiamo che in un anno complesso come il 2020, a
mandato del precedente cda ormai concluso, sia stato di fatto lasciato solo. Peccato sia stato silurato in modo così immeritato dall’attuale Amministrazione, con il placet della Sindaca, pare anche a causa di lotte intestine alla Lega, decisione che ha tra l’altro diviso l’attuale Consiglio di Amministrazione stesso». Passiamo ad una polemica recentemente sorta sui locali assegnati dal comune in comodato d’uso gratuito alle associazioni di Volontariato «Questa mossa ha dell’incredibile e di presa per i fondelli per chi mette a disposizione delle sue risorse, del suo tempo e delle sue energie per il bene comune. In un periodo di difficoltà come quello appena passato, dove le associazioni di Volontariato hanno dato il massimo ed hanno anche loro avuto un periodo difficile crediamo che sia ingeneroso gravarli di ulteriori spese a fronte dei servizi che gratuitamente fanno per la città e per i rapporti di collaborazione fattiva che hanno sempre avuto con il comune per questo come gruppo consiliare UDC (Consiglieri Nicola Affronti, Elisa Piombini, Antonio Califano) abbiamo presentato alla sindaca un’interpellanza per farla soprassedere da questa idea che porterebbe a poche migliaia di euro di risparmio per il comune, ma che darebbe un duro colpo a queste associazioni di volontariato che essendo no profit hanno pochissimi fondi a disposizione». Lei è anche consigliere e capogruppo in Provincia. Come sta vivendo questo ruolo che da quasi un anno ricopre e quali le
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cose che state portando avanti? «La Provincia di Pavia sta vivendo una rinascita e come amministrazione provinciale abbiamo inaugurato nei mesi scorsi il completamento della Greenway importante attrazione turistica per la zona, ma stiamo facendo altro. Stiamo portando in approvazione l’aggiornamento dello strumento urbanistico provinciale ovvero il Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale, nei mesi di giugno e luglio abbiamo organizzato incontri come provincia con tutti i sindaci proprio per coinvolgerli e raccogliere osservazioni prima di approvarlo definitivamente. Parliamo di Voghera, la Provincia anche qui ha investito tantissimo in questi ultimi mesi stanziando ingenti somme per mettere in sicurezza antisismica le scuole superiori della città intervenendo anche sugli edifici. L’ITIS Maserati grazie a questa Amministrazione Provinciale vedrà realizzata la tanto attesa palestra, poi ci sono tantissimi altri interventi ad esempio su Strade e Ponti di competenza provinciale. Insomma una provincia che non perde un solo minuto di tempo e appena ha i fondi li investe sul territorio per poter amministrare al meglio». A fine anno ci dovrebbero essere le elezioni provinciali, si ricandiderà? «Credo proprio di sì per continuare ad essere al servizio dei cittadini e degli amministratori della provincia e del territorio con serietà, impegno e passione, come ho sempre fatto». di Silvia Colombini
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in ricordo di luigi panigazzi
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“Gigino” il Signore di Oramala Venerdì 14 Maggio del 2021, un tempo uggioso che a poco, a poco si tramuta in pioggia, accompagna prima in chiesa e poi al cimitero il Senatore Panigazzi Luigi nell’ultimo tratto della sua lunga vita. Novantasei anni, vissuti bene. Figlio di un umile lavoratore della terra, papà Tilio, secondo di sette fratelli, studia con buon profitto quando eventi più grandi di lui, lo travolgono in un’avventura esaltante ma pericolosissima. In quegli anni infernali gli avvenimenti si susseguono con ritmi allucinanti ed al termine della guerra civile, dopo aver ultimato gli studi e lenito i ricordi tragici di quei mesi, Gigino, così lo chiamavano tutti, inizia una proficua attività di medico non dimenticando la sua vita di giovane partigiano perseguitato. La politica lo tenta: prima sindaco di Val di Nizza per due legislature, segretario della federazione provinciale del PSI pavese, presidente della Provincia di Pavia, presidente del San Matteo di Pavia ed infine senatore della Repubblica. Ma Gigino Panigazzi prima ancora che medico, per tantissimi anni in Silvano Pietra, era un abile politico oltrepadano, era un Uomo, un grande personaggio tra la gente, umile e disincantato come solo i grandi sanno essere. Suo figlio al funerale l’ha definito “papà, capitano di tutti”, modestamente aggiungo “amico di tutti”. Sandro l’ha salutato con un ciao rivolto alla bara che idealmente era l’abbraccio suo e di tutti noi che l’abbiamo conosciuto. Voglio ricordarlo così, voglio ricordare l’uomo che mi presentava a tutti come “al fiëu ad la me Maria”, che mi aveva offerto il suo magico Castello di Oramala, per la presentazione del mio libro “L’avventura del Salame”, senza pretendere neppure una lira di rimborso spese. Anni prima, su mia richiesta, aveva aperto le porte del Castello ad una scuola di Pavia per compiacere mia figlia. Il suo Castello, e di Sergio, come aggiungeva lui. Oramala, il suo vanto, il suo lascito ai posteri, la meraviglia di un Castello unico nel suo genere. Qualche sprovveduto traduceva la parola Ora Mala in “tempo cattivo o ora malefica”. Rimbeccava stizzito che il nome derivava da Aura Mol “luce dorata della collina” da un’antica lingua provenzale. Pochi anni or sono scese dall’ eremo di Pädäfrò, su invito del Sindaco Campetti, per degustare polenta e lepre e polenta e cinghiale da me cucinati nei locali del centro sportivo di Val di Nizza. (due piattini leggeri degustati a sera tarda da un vegliardo giovanotto di oltre novant’anni!). Chiacchierammo a lungo ripromettendo di ritrovarci sia per il piacere della compagnia sia per avere notizie dettagliate sui suoi trascorsi partigiani e sulle leggende
Luigi Panigazzi
che aleggiava sul Castello di Oramala e sulla notte di San Lorenzo. Rideva mentre mi congedava dicendo “ti aspetto a Poggio”. Non ci siamo più rivisti Gigino: prima la pandemia e poi la tua malattia ci hanno impedito un colloquio privato che avrebbe meglio precisato notizie a me in parte già note, ma che intendevo rendere al merito come la tua memoria impone. Non mi perdo d’animo: voglio ricordarti così, con le tue memorie, con un momento della tua vita e le tue leggende nelle quali sembravi credere veramente, sorridendo come sempre. 28 Settembre 1944, una calma giornata di un autunno tragico per l’Italia e per i suoi figli. La natura sembrava ignorare il dramma di giovani e anziani, esibendo l’arcobaleno dei colori dei boschi e dei vigneti tinti da calde pennellate di verde, giallo, rosso declinate in tutte le tonalità che solo questa magica stagione sa esibire. Quattro giovani scendevano in silenzio dal ripido sentiero che da Poggio Ferrato porta a Molino Cassano, evitando accuratamente lo stradone principale, ma battendo sentieri conosciuti ma celati alla vista dei curiosi. Risalirono il Nizza sino a Sant’Albano e camminando nei boschi,
giungono a Mandasco. Luigi Panigazzi, uno dei quattro giovani, guardò di lontano la casa dello zio “Gris”, ripensò con nostalgia agli anni della sua fanciullezza trascorsi nella piccola frazione di Val di Nizza, la tentazione di compiere una piccola deviazione per salutare parenti ed amici era forte ma, il dovere prima e i tre compagni di avventura poi, lo dissuasero dal compiere un’azione tanto rischiosa per la sua attuale condizione di braccato dalla Brigata Nera per connivenza con il nemico. Il giovane, diciannovenne da pochi mesi, dopo il famigerato otto Settembre che aveva portato allo sbando un’intera nazione, con un gesto che ne qualificava il suo nobile spirito di giovane italiano, aveva aiutato il padre Attilio a tendere una mano occultandoli al nemico, a quattro prigionieri fuggiti da un centro di raccolta in attesa di essere inviati in Germania. Qualche squallida lingua malefica in paese aveva pensato bene a rendere delazione dell’accadimento ed il giovane si trovò alla macchia con altri compaesani che non avevano risposto al bando militare o, comunque, agli imperativi dei tedeschi veri padroni del vapore italiano i cui capi avevano condotto alla rovina il paese.
I quattro partigiani, tali erano definiti dai più, avevano un appuntamento nelle prime ore del pomeriggio, in una radura adiacente la Chiesetta della Neve di Valverde, per compiere un’azione di cui non conoscevano il luogo, i termini o la pericolosità: sapevano di doverlo fare per loro stessi, per le loro famiglie e per il futuro dell’Italia. Celati dalla folta vegetazione, mangiavano con piacere pane e formaggio annaffiato da un paio di bicchieri di quello buono, di un vinello che in altre occasioni avrebbe creato allegria ma in quel tardo pomeriggio, solo il cielo azzurro, l’esplosione dei colori pastello dell’autunno e una leggera brezza di tramontana sembravano estranei alle ore tragiche che avvicinavano i giovani ad un’azione militare. A sera un comandante della Brigata Garibaldina Crespi convocò in uno spiazzo nei boschi adiacenti la piccola Chiesetta della Neve, una quindicina di giovani che erano giunti dalle più svariate direzioni. Distribuì armi migliori di quelle in dotazione, ragguagliò i giovani sull’ora, luogo del probabile scontro che l’indomani mattina si sarebbe tenuto contro forze nazi-fasciste che dovevano essere fermate o, alla peggio, rallentate il più possibile. Le ore passavano, le ultime ombre della sera allungavano le forme di uomini e piante suscitando apprensioni controllate nei giovani che attendevano l’ora fatidica. Verso mezzanotte venne distribuito un rancio freddo: pane e salame, qualche robiolina di formaggio vaccino, vino e qualche bottiglia di cordiale (una specie di alcool aromatizzato in uso presso l’esercito italiano, frutto di un recente assalto ad un furgone di viveri). Tre ore di sonno e partenza verso il fondo valle direzione Val Tidone. Per la precisione verso Casa Marchese, adiacente a Moline, piccole frazioni di Zavattarello. Da una piccola altura alle spalle delle case del paesino, si dominava l’incrocio di tre strade importanti: a destra iniziava il suo ripido inerpico la statale per Lagagnolo, Bivio Carmine, e scendendo, Stradella e Casteggio. Di fronte la strada che costeggiava il lago Trebecco e la Diga Molato collegando la Lombardia all’Emilia. A destra la statale che saliva a Zavattarello, Pietragavina e che scendeva a Varzi. Il compito del piccolo distaccamento partigiano era quello di fermare le truppe nazifasciste da qualunque strada provenissero e soprattutto, di impedire alle stesse di raggiungere Varzi prendendo alle spalle la forte concentrazione partigiana. Sdraiati a terra, immobili, confortati da qualche goccio di cordiale che bruciava la gola e i pensieri tristi, il piccolo distaccamento di “Gigino” questo era lo pseudonimo
in ricordo di luigi panigazzi partigiano di Luigi Panigazzi, scrutava lo stradone che scendeva dal Carmine di Ruino e la strada sterrata che costeggiava la grande Diga. Non si muoveva foglia. L’ordine era di presidiare il bivio strategico e gli ordini si eseguivano nonostante le ore che passavano facessero sorgere ombre scure su pensieri già tristi. Verso mezzogiorno una staffetta annunciò l’arrivo di rinforzi partigiani muniti di armi pesanti. Quasi contemporaneamente una piccola colonna di mezzi militari si intravvide scendere dal Carmine mentre dalla strada della diga due Camion militari avanzavano traballando. Giunti a poche centinaia di metri dall’incrocio delle strade, furono investiti da un sostenuto fuoco di sbarramento. Un camion carico di vettovaglie si rovesciò nella cunetta sinistra, dall’altro, fermo a bloccare la strada, scesero pochi uomini urlanti che sparavano all’impazzata protetti dai due mezzi. Dopo pochi minuti, la piccola colonna che scendeva la ripida strada a sinistra, comparve dopo l’ultimo tornante. Fu investita da un uragano di fuoco e dalle urla dei giovani partigiani. Iniziò una battaglia con l’uso di mitragliatrici leggere e mortai da campagna oltre che dai moschetti in dotazione alle due parti. Rabbiose raffiche intervallate da silenzi che spaventavano ancor più del rumore delle schioppettate. L’ordine era di resistere in attesa di rinforzi da Romagnese e da Varzi. Per tutto il giorno ad intervalli regolari, si sparò fermi sulle posizioni difensive guadagnate. Verso sera, un vecchio contadino di Moline, raggiunse i giovani digiuni dalla sera prima, portando loro pane bianco, pane nero, ciambelloni di segale, una pentola con due galline cotte e due bottiglioni di brodo. Descrivere il fiero pasto è impossibile: tutti con le mani sporche ti terra e di polvere da sparo, chi zuppettando entro piccoli contenitori di latta, chi bevendo direttamente il brodo dai bottiglioni, tutti afferrando con le mani cosce, ali e petti di gallina bollita, letteralmente sbranandoli e scambiandosi sguardi compiaciuti. Fu durante il fiero pasto che un commilitone notò del sangue sulla camicia di Gigino. Per la verità il giovane una mezzora pri-
ma, aveva sentito i morsi rabbiosi di una pallottola nella spalla ma, vuoi la concitazione del momento, vuoi l’adrenalina sparsa a volontà in quelle giovani membra, vuoi l’arrivo delle galline cotte, distrassero il giovane che pensava di essere stato attinto di striscio dalla pallottola nemica che udiva fischiare pericolosamente vicine da ore. Solo l’uso del braccio per cenare e il sangue che copiosamente macchiava la camicia, convinsero Luigi Panigazzi ad affidarsi alla “sanità”. Era un giovane infermiere che provvide a disinfettare con il cordiale, a fasciare la ferita e bloccare successivamente il braccio, temendo la rottura della spalla. Il ferito con altri due commilitoni fu arretrato al riparo di un pagliaio alle spalle della prima linea partigiana. Verso le ventidue del 28 Settembre, dopo aver verificato che i due camion lungo la strada che costeggiava la diga di Tidone avevano invertito la marcia e viaggiavano spediti verso Castel San Giovanni, che il distaccamento sulla statale per Bivio Carmine stava lentamente arretrando in attesa di rinforzi, giunse l’ordine di ripiegare in silenzio verso Valverde. Dei tre feriti, due non potevano camminare; furono improvvisate due barelle di fortuna ma una di queste non resse a lungo e si sfasciò nei pressi delle prime case di Valverde. Fu sostituita con una pesante carriola di legno, “requisita” ad un povero contadino. Gigino sofferente, non era ancora medico ma capì che se non sistemata in ospedale, la sua spalla avrebbe causato guai seri. Esclusi gli ospedali pavesi e oltrepadani presidiati da Brigata nera, Sichereit e tedeschi, si optò per Bobbio raggiunto con una vecchia moto Norton. Il viaggio sul sellino posteriore della rigida moto e su una strada sterrata piena di buchi, causò dolore intenso al giovane che, con una spalla ferita, rotta, medicata e bloccata con rigida fasciatura, dopo pochi giorni era di nuovo alla macchia nella sua valle Nizza. Nel frattempo, era iniziato un furioso rastrellamento nelle valli e sulle colline partigiane che devastò tutto l’Oltrepo Pavese non risparmiando la popolazione civile, donne, vecchi e bambini.
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Si distinsero nelle operazioni di saccheggio, stupro di donne inermi, nei pestaggi furiosi a vecchi contadini colpevoli di non sapere dove fossero annidati i ribelli, calci e sberle ai binbi che non capivano neppure le domande, i soldati calmucchi, noti con l’appellativo di “Mongoli”, della divisione Turchestan, inquadrati a forza nella nazista Wehrmacht. Furono momenti duri per i partigiani che rischiarono di essere annientati ma tennero duro ed infine, nella primavera successiva, liberarono l’Italia da un giogo assurdo e fratricida. Gigino per non farsi mancare nulla, rischiò ulteriormente la pelle sul finire di dicembre quando, scendendo a Poggio Ferrato per fare gli auguri di Buon Natale ai familiari, fu di nuovo denunciato e salvò la pelle saltando da un balcone sul retro della casa, beffando i militi che erano accorsi per arrestarlo. Il Castello di Oramala. Quanto tempo, quanta passione e quanti soldi. Quanto materiale raccolto: mobili, panche, tendaggi, vasellame ordinatamente riposto al pianterreno. Al primo piano candelabri, chiodi, ferro battuto e, ben in vista in una copia della Divina Commedia con sottolineato il passo del Purgatorio in cui il Sommo Poeta, parla dei Malaspina e del loro Castello. Salendo da una ripida e stretta scala si giunge in una grande sala con camino (la caminata) luogo ove Signori del tempo ricevevano ospiti, dove si tenevano sostanziosi banchetti allietati dalle musiche dei cantastorie provenzali. Salendo di nuovo la ripida scaletta si giunge in una sala, probabilmente la camera da letto e risalendo di nuovo, si raggiunge la sommità della torre dove, dall’ampio terrazzo, si dominano le valli vicine. Ora pare che in alcune serate invernali, nella sala della caminata, il fuoco venga acceso e dalla strada sottostante, si notino ombre furtive danzare al suono soffuso di liuti e clavicembali. Gigino garantiva di aver visto, dalla strada, i riflessi e di aver udito le musiche ma, a mia precisa domanda, di non aver mai verificato se fosse presente la bellissima Selvaggia Malaspina. La notte di San Lorenzo. Tanti anni or sono il Senatore mi raccontò un fatto accaduto sicuramente, diceva lui, ma non riporta-
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Suo figlio al funerale l’ha definito “papà, capitano di tutti” to negli annali storici. Un Signorotto del luogo si divertiva ad insidiare le giovin fanciulle che incontrava nelle sue scorribande in Oltrepò con il suo mitico cavallo nero. Molti mariti abbozzavano, nulla potendo contro le angherie del prepotente Signore ma, un erculeo mugnaio della val Ardivestra cui aveva insidiato la giovane moglie, decise di vendicarsi. Appurato il giorno degli incontri clandestini, sapendo che l’intrepido cavaliere avrebbe risalito la strada nei boschi che, dalla Val di Nizza porta a Casa Grossi e quindi in val Ardivestra, lo attese sul far della sera e con un sol colpo di mannaia staccò la testa del Signore e del cavallo nero. Era la notte di San Lorenzo di tanti, tanti anni fa. Le stelle cadenti che ancor oggi vediamo durante tutta la notte, altro non sono che gocce di sangue e lacrime del fedifrago gentiluomo decapitato. La promessa di ulteriori dettagli e il racconto di molte altre leggende, mi convinsero ad incontrare il Senatore e ad approfondire queste leggende. Purtroppo, il destino baro e crudele, non l’ha permesso. Grande uomo. Gigino per tutti. Per tutti una parola buona, un consiglio e un saluto sincero. Ti ricorderanno in tanti, a Poggio Ferrato, a Ca äd Giulô, a Silvano Pietra, a Pavia o a Roma. Dimenticheranno i titoli di studio o onorifici: nei ricordi della Tua gente sei e sarai sempre Gigino, l’amico sincero, il compagno, äl dutúr, l’amico o il collega, ma sempre Gigino. Ti sia lieve la terra amico mio. Ti sia lieve come lieve è stato il tuo tratto umano, il tuo rispetto per tutti, la tua traccia sulla terra. di Giuliano Cereghini
RIVANAZZANO TERME, GODIASCO SALICE TERME
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Six Days di Enduro, questo tanto decantato evento si è costruito la proverbiale fama di “occasione persa? E alla fine la Six Days di Enduro, della quale tanto si è scritto e parlato (il più delle volte a sproposito) negli ultimi mesi, si è regolarmente svolta sulle nostre colline. Sarebbe dunque questo il momento di trarre un bilancio della manifestazione. Non un bilancio sportivo, beninteso; anche se per dovere di cronaca dobbiamo riportare la vittoria azzurra e, perché no, complimentarci con gli artefici del successo. Quel che dobbiamo chiederci - e che dovrebbero chiedersi le amministrazioni che hanno sostenuto il progetto - è: cosa resta sul territorio dopo che la manifestazione si è conclusa? Ha portato ricchezza? Visibilità? Se sì, solo entro gli stretti confini temporali della manifestazione, oppure anche sul medio/lungo periodo? Raccogliendo qualche chiacchiera fra i bar della Valle Staffora e sbirciando i profili social dei più noti “leoni da tastiera” del varzese si denota una notevole difformità di vedute. Perfino il numero certo importante dei partecipanti è oggetti di opinione. L’unico punto fermo che sembra esserci nel comune sentire è che, al di là di ogni possibile esito nefasto sotto il profilo naturalistico, dal punto di vista turistico/commerciale questo tanto decantato evento si è costruito la proverbiale fama di “occasione persa”. Infatti, un evento di tale caratura, avrebbe potuto essere supportato da eventi collaterali, da un invito a visitare anche le bellezze della zona e non soltanto i luoghi fulcro della manifestazione. Pensiamo a quanto accaduto durante la recente tappa del Giro d’Italia a Stradella. Fuori dagli stretti confini dei luoghi simbolo del Mondiale sembrava di trovarsi in un periodo qualunque. Qualcuno avrà sì lavorato un po’ più del solito, ma la domanda che oggi un po’ tutti si pongono è: ne valeva davvero la pena? Abbiamo intervistato vari commercianti per capire quale fosse l’opinione generale e quali sono stati i punti di forza di questa manifestazione. Luca Bonazza, titolare del Covo28 Beestrò di Rivanazzano Terme, si dice soddisfatto dell’evento: «Ben vengano le manifestazioni, anche se in occasione della Sei Giorni abbiamo visto pochi visitatori, ci sono comunque stati diversi turisti stranieri che hanno pranzato o cenato presso di noi ma non in un numero tale da essere diverso rispetto ai soliti weekend, probabilmente il movimento maggiore si è visto in altri Comuni o sulle prove». Per dovere di cronaca, era forse lecito aspettarsi che Rivanazzano, vera e propria “porta” della Valle Staffora, ottenesse
Luca Bonazza
Alessandro Zanirato
Fabio Dei
qualche risultato in più rispetto ai comuni finesettimana estivi. Ma proseguiamo il nostro “giro” di consultazioni. Decisamente più “entusiasta” è il parere di Alessandro Zanirato della calzoleria Marcomini di Rivanazzano Terme, che oltre ad esercitare l’antica arte del calzolaio si è specializzato nel rivestimento di selle di moto: «Personalmente sono molto soddisfatto dell’evento che ha contribuito a far conoscere il nostro territorio, pensando a lungo termine e non solo al ritorno immediato credo che avremo benefici futuri a livello turistico ed economico». In effetti questa è la speranza di un po’ tutto il comparto; sarà interessante tornare ad approfondire questo tema fra qualche mese per verificare gli effetti a lungo termine. Spostandoci di qualche chilometro, a Salice Terme i commercianti si dicono soddisfatti, complice anche forse il fatto che Salice nel periodo estivo non “conta” problemi di affluenza. Per Fabio Dei, proprietario dello storico ristorante Guado, proprio per «l’offerta di locali e negozi variegata, per tutte le età e per tutte le tasche il nostro territorio è stato apprezzato anche se di certo con più strutture alberghiere a disposizione o con una maggiore capienza avremmo potuto ospitare più persone in maniera tale che i piloti e i loro team potessero restare a Salice per la notte invece di doversi spostare verso Milano». Questo è in effetti uno dei problemi atavici del nostro territorio e che forse avrebbe dovuto essere oggetto di una precisa e attenta valutazione programmatica. Il primo degli effetti positivi di una grande manifestazione su un territorio, infatti, è quello che si verifica sulle attività alber-
Liliana “Lilli” Malyavina
Alberto Bricchetti
ghiere. Che però in Oltrepò non sono certo in grado di ospitare numeri di questo tipo. Un po’ perché si tratta spesso e volentieri di strutture piccole; un po’ perché la crisi degli ultimi decenni ha portato a numerose e importanti chiusure. Liliana “Lilli” Malyavina titolare del Bar Lilli di via Marconi a Salice Terme ha risentito della posizione decentrata della sua attività, “lontana” dalla via principale e della movida del paese, con una riflessione in più: «Il mio bar come altre attività che non sono immediatamente visibili ad un visitatore avrebbe avuto un beneficio maggiore se ad esempio fossero stati proposti dei depliant illustrativi sul paese e su tutte le attività e i servizi offerti come avviene in molti paesi italiani ed esteri».
E qui torniamo a uno dei punti precedenti: la mancanza di una programmazione territoriale e di una valorizzazione più estesa. Iniziamo a pensare che si tratti davvero di un’occasione persa per il territorio... Alberto Bricchetti, proprietario del ristorante pizzeria “Io e Vale” e de “La Quercia - Irish Pub” si dice soddisfatto sia dell’iniziativa che della gestione: «Abbiamo visto molti visitatori anche se principalmente di giorno perché la sera i team si spostavano in base a dove soggiornavano, dipende anche dal giorno: essendo affiatati arrivavano in gruppo. Comunque tutto molto positivo per il territorio». di Riccardo Valle
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ponte nizza
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«I nostri ragazzi sono dotati di una sensibilità straordinaria verso l’estetico e la pace» L’autismo è un disturbo dello sviluppo neurobiologico che impedisce a chi ne è affetto di interagire in maniera adeguata con le persone e con l’ambiente. Il disturbo si manifesta con un’ampia gamma e livelli di gravità, infatti in questo senso è molto opportuno parlare di spettro. Questo concetto è molto importante poiché introduce dunque al suo interno un infinita configurazione di autismi. Permangono comunque delle tipicità, tutti coloro che ne sono affetti presentano tipiche difficoltà in tre aree, la cosiddetta “triade autistica”: alterazione e compromissione della qualità dell’interazione sociale, alterazione e compromissione della qualità della comunicazione, modelli di comportamento e interessi limitati, stereotipati e ripetitivi. I sintomi si manifestano precocemente, fin dall’infanzia e permangono per tutta la vita. Il soggetto autistico ha un modo di vedere le cose tutto suo, come se vivesse in un mondo diverso da chi lo circonda e questo comporta difficoltà più o meno gravi anche per la famiglia e la scuola È fondamentale capire e aiutare le famiglie di chi è affetto da questa disabilità che talvolta vengono indirizzate verso varie strutture sanitarie. Una di queste è Cascina Rossago, situata sulle colline di San Ponzo nel comune di Ponte Nizza, in Oltrepò Pavese, nata grazie alla volontà di dieci genitori con figli affetti da autismo, i quali hanno fondato un’associazione nel 1998 a livello regionale e, in quattro anni si sono prefissati di creare “Durante noi”, “Dopo di noi”, raggiungendo così nel maggio 2002 l’apertura di Cascina Rossago. Oggi la struttura può ospitare ventiquattro adulti con autismo in forme severe suddivisi in tre unità residenziali di otto posti ciascuna. A queste si aggiungono ambienti per attività di servizio, laboratori, uffici e fabbricati agricoli per un totale di circa mq 2.000 coperti, su un appezzamento di terreno di mq 140.000. Abbiamo incontrato l’attuale presidente, Carla Torselli e la dottoressa Stefania Uccelli, responsabile e direttore sanitario per sedici anni della medesima struttura nonché direttrice del laboratorio autismo dell’Università di Pavia. è stato difficile creare e portare avanti questa struttura? «Non è stato facile ma abbiamo capito che quello era il momento propizio in quanto all’epoca vigeva la legge Turco. Il ministro Livia Turco sensibilizzata dall’Anffas (Associazione Nazionale Famiglie di Persone con Disabilità Intellettiva e/o Relazionale) e constatando i grossi problemi per le strutture denominate “Dopo di noi”,
Carla Torselli, presidente della Fondazione Cascina Rossago RSD
aveva promosso una legge che consentiva a tutte le regioni di disporre somme consistenti per rispondere proficuamente alle necessità, così noi abbiamo potuto mettere in piedi questa struttura R.S.D, cioè Residenza Socio Sanitaria per Disabili Oltre ad un mutuo sostenuto dai genitori della fondazione abbiamo avuto contributi da privati cittadini e dalla Regione». Una struttura ubicata in campagna, circondata dalle colline che si ispira alle Community Farms, come ci siete arrivati? «Ci siamo resi conto che sarebbe stata la giusta soluzione e la più adatta per le persone con problemi di autismo. La campagna offre delle caratteristiche che rispondono alle esigenze di certe problematiche e i nostri ragazzi sono dotati di una sensibilità straordinaria verso l’estetico e la pace. Questo spazio è bellissimo, tranquillo e ordinato, quindi ricco di stimoli utilizzati per la riabilitazione. È noto che gli autistici richiedono una certa stabilità e la comunità crea il giusto contesto dove ognuno ha il proprio ruolo svolgendo un lavoro assegnatogli in base alle proprie capacità. L’integrazione in questa realtà viene pensata sull’individuo e gli “abitanti” di Cascina Rossago, sentono e vivono l’appartenenza perché viene restituita loro la dignità». A che età i ragazzi possono entrare nella vostra struttura? «Dopo i diciotto anni, a un età che consente loro un distacco graduale dalla famiglia di origine e per poter vivere da persone adulte con una propria identità e, per quanto possibile, un’autonomia conquistata nel giusto contesto».
Ci potete dire quali progressi sono stati raggiunti in campo medico - scientifico? Cosa prevedono per il futuro? «Dobbiamo tenere conto che si tratta di una diagnosi ampia e le percentuali che venivano date un tempo ora sono più alte. Quando si parla di autismo, parliamo di condizioni che possono avere eziologie molto diverse tra loro e anche i sintomi possono essere diversi da un caso all’altro. Gli studi sono davvero molti e se ne occupa il laboratorio Autismo di Pavia. Noi ci occupiamo di riabilitazione e organizzazione della comunità». È chiaro che ricevete molte richieste da parte dei genitori, ma quale è la loro più grande preoccupazione? «Le richieste sono davvero tante anche se, a causa del Covid 19, per un periodo non abbiamo potuto fare entrare nessuno dall’esterno e si è fermato un po’ tutto. La preoccupazione maggiore di questi genitori è quella di organizzarsi quanto prima possibile affinché i loro figli non siano soli nel momento in cui loro saranno troppo anziani per accudirli o non ci saranno più. Questa è un tipo di angoscia comune a tutti loro». Le strutture presenti sul territorio nazionale sono sufficienti per far fronte a tali esigenze? «Purtroppo le strutture dedicate all’autismo sono poche a fronte dei tanti casi e gravi che necessitano quanto prima del giusto appoggio e inserimento. Questa è una struttura in grado di ricevere persone con autismo grave, cioè con basso livello di funzionalità alle quali garantiamo una situazione di benessere e di recupero. Un problema non facile da gestire perché richiede una corresponsabilità e impegno con un personale adeguato, preparato per
la quantità di tempo da trascorrere quotidianamente all’interno della struttura». Quali risultati sono stati ottenuti a Cascina Rossago? «Grandi risultati con un miglioramento nella qualità della vita, tanto che, vengono svolte le più svariate attività, dall’agricoltura all’allevamento dell’Alpaca, dalla pittura al laboratorio di ceramica, dalla musica all’attività fisica. Prima della pandemia, i nostri ragazzi tenevano concerti nei vari teatri della provincia e i loro prodotti e creazioni erano venduti alle fiere o ai mercati. I nostri ragazzi dimostrano capacità straordinarie e non manca loro il senso dell’umorismo». In che senso l’ umorismo? Potete spiegarci meglio? «Le faccio un esempio: preparando della terra per la semina dentro a una cassetta, un ragazzo, guardando negli occhi l’operatrice mentre erano lì ad innaffiare, improvvisamente fa la faccetta furba, prende l’innaffiatore e invece di spruzzare la terra spruzza lei. Lei capisce e risponde, cominciando così a ridere e a giocare. Un’altra volta mentre giocavano a carte, scoprono due ragazzi che baravano e tutti scoppiano a ridere. Reazioni insolite negli autistici ma che dimostrano un benessere interiore raggiunto». Per concludere, quale pensiero vi accompagna riguardo al futuro? «Quello di avere sempre le risorse economiche dato i costi elevati, e risorse umane per continuare tutto questo, in quanto siamo lontani dalle città e reperire il personale non è sempre semplice. Speriamo di non perdere mai tutto ciò che è stato raggiunto garantendo ai nostri ospiti la stessa qualità di vita». di Stefania Marchetti
Cascina Rossago, situata sulle colline di San Ponzo nel comune di Ponte Nizza
val di nizza
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«Promuovere una lista come si suol dire farlocca non mi sembrava nè serio nè corretto nei confronti degli elettori» La Giunta uscente del Comune di Val di Nizza è in carica da oltre 20 anni e Franco Campetti è al suo terzo mandato da sindaco. Alle ultime elezioni del 2016 si era imposto con il 70,32% dei voti contro il 29,68% ottenuto da Claudio Culacciati. Alle prossime elezioni di ottobre Campetti non ha rivali, la sua lista “Insieme per Val di Nizza” è l’unica presente ed il motivo, come ci spiega il sindaco è che «in questa tornata elettorale abbiamo dialogato con tutti e alla fine è stata presentata una sola lista». Campetti lei è al suo terzo mandato come sindaco di Val di Nizza. è stata una scelta quest’ultima senza dubbi o ci ha dovuto riflettere e magari pensare di lasciare il timone a qualcun altro? «L’ultimo anno e mezzo del mio mandato è stato caratterizzato, purtroppo, dalla pandemia dovuta al COVID 19 ed alle numerose incombenze legate a questa problematica con la preoccupazione costante di tutelare i cittadini di Val di Nizza. Da una parte l’epidemia sanitaria, dall’altra, la volontà e la necessità di predisporre progetti utili alla partecipazione dei numerosi bandi che sono stati attivati per far ripartire l’economia. Avendo la possibilità di ripresentarmi e la fiducia incondizionata della maggioranza che mi ha supportato nel precedente mandato, ho accettato la candidatura senza dubbi con l’entusiasmo di proseguire il lavoro avviato». Unico candidato sindaco. Qualcuno potrebbe dirle che “Le piace vincere facile”, ma quali sono gli aspetti negativi (se ce ne sono) di non avere una minoranza all’interno di un’amministrazione comunale? «Per me si tratta del terzo mandato, in
Franco Campetti candidato sindaco della lista “Insieme per Val di Nizza”
precedenza ci siamo sempre contrapposti, a Val di Nizza nel 2011 si sono presentati 3 candidati a sindaco e nel 2016 vi erano 2 candidati a sindaco. Pertanto mi sono confrontato insieme ai miei consiglieri con l’elettorato in entrambe le competizioni. All’ultima tornata la mia lista “Insieme per Val di Nizza” ha ottenuto oltre il 70% dei consensi. In questa tornata elettorale abbiamo dialogato con tutti e alla fine è stata presentata una sola lista. Certo la minoranza stimola il sindaco e l’amministrazione tutta ad una maggior attenzione alle proposte consiliari. Debbo riconoscere all’attuale minoranza una correttezza nell’affrontare tutti i temi ed in particolare anche la collaborazione nel periodo di Pandemia. Personalmente avendo poi lavorato nella pubblica amministrazione per 36 anni spesso ragiono da Funzionario più che da politico e quindi mi considero avvantaggiato nella valutazione delle problematiche e sulle metodologie per la risoluzione». Teme per il non raggiungimento del quorum o non ha dubbi sul fatto che i suoi concittadini andranno alle urne numerosi?
«Sono fiducioso che gli elettori di Val di Nizza andranno alle urne, si tratta di elezioni locali e la scelta del sindaco è un valore che riscontro nei cittadini. D’altro canto promuovere una lista di appoggio o come si sul dire farlocca non mi sembrava nè serio nè corretto nei confronti degli elettori». Ci presenti la squadra che scenderà al suo fianco alle elezioni del 3 e 4 ottobre «Paolo Culacciati, attuale vicesindaco, rappresentante del Comune in Comunità Montana, sindaco nel decennio 2001/2011. Paolo Casarini, presidente dell’Associazione “Amici di Poggio Ferrato”, Andrea Castelli geometra, Giancarlo Cavanna , responsabile gestione gruppo sportivo “Alta Vallenizza”, Giampiero Ferrero, medico di Pronto Soccorso, Domenico Fronti, imprenditore e già consigliere comunale, Alessandro Gattone, consigliere comunale uscente, Simona Guioli, direttore del Museo Civico di Scienze Naturali di Voghera, Lorena Lazzaretti e Francesca Schiavi entrambe consiglieri comunali uscenti». Problema viabilità: Val di Nizza è attraversata da tre provinciali che sono in pessime condizioni. Problema irrisolvibile? «La viabilità provinciale presenta criticità in generale e anche sul comune di Val di Nizza si evidenziano, in particolare sulla strada di collegamento alla frazione di Monteacuto e che scende nella Val Ardivestra. Strada veramente al limite della transabilità e che ho evidenziato anche ultimamente in una lettera indirizzata al Presidente della Provincia. Non se la passa meglio la strada che da Casa Ponte porta a Oramala e quindi a Varzi, mentre la Sp n. 7 della Val di Nizza che porta a Zavattarello necessita di interventi di manutenzione ordinaria. Quest’anno la Provincia è intervenuta su un tratto nelle
frazioni di Casa Ponte e parte di Fontanino, ma alcuni tratti rimangono tutt’ora da asfaltare. Spero che con i fondi del PNR le strade provinciali che attraversano il nostro Comune possano essere inseriti nella progettazione per la riqualificazione della viabilità». Quali sono le iniziative concrete che intende mettere in atto “il giorno dopo” la sua elezione a Primo cittadino? «Il comune di Val di Nizza ha appena ricevuto comunicazione del finanziamento di un progetto per la messa in sicurezza del territorio per una somma di 980mila euro. Una delle priorità sarà pertanto quella di iniziare a lavorare alle procedure necessarie per portare a termine, nei tempi previsti, gli adempimenti obbligatori ai fini dell’erogazione del contributo». Il suo sogno nel cassetto per Val di Nizza? «Sogno un comune che disponga di una banda larga da offrire ai cittadini e ai numerosi villeggianti per permettere loro di svolgere tutte le attività quotidiane, come lavoro e studio, con più facilità. Altro sogno nel cassetto è quello di vedere Val di Nizza fornita di un sistema di illuminazione pubblica, tecnologicamente avanzato, che preveda l’utilizzo di lampade a basso consumo dotate di sensori e telecamere per rendere più sicuro il territorio, peraltro molto vasto, sfruttando la tecnologia che in gergo è definita “pali intelligenti”. Sono fiducioso che entrambe queste speranze possano diventare realtà in un paio d’anni».
di Silvia Colombini
BRALLO DI PREGOLA
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Un solo candidato sindaco per il Brallo Un po’ a sorpresa l’attuale sindaco del comune di Brallo di Pregola, Chris Chlapanidas, non si è ricandidato in vista della prossima tornata elettorale e così hanno fatto anche tutti i membri del suo sodalizio. A salire sullo scranno del primo cittadino si appresta dunque l’unico candidato in lizza, ossia l’attuale leader della minoranza consiliare, Piergiacomo Giuliano Gualdana. L’unico spauracchio potrebbe essere il quorum, che tuttavia in occasione di questa tornata elettorale è stato abbassato al 40% per i comuni al di sotto di 15mila abitanti. Gualdana dopo 5 anni di opposizione, oggi lei è l’unico candidato sindaco nel Comune di Brallo Di Pregola. La “piazza” del Brallo è sempre stata calda politicamente parlando, come mai a suo giudizio nessun altra lista a parte la sua si è presentata? «La piazza di Brallo è storicamente sempre stata luogo di dibattiti politici molto “vivi” non solo a livello locale ma anche a livello provinciale e regionale, devo dire che con rammarico ho appreso la notizia che l’amministrazione uscente non abbia presentato una propria candidatura. Penso che un eccessivo personalismo di alcuni componenti del gruppo di maggioranza, la scarsa o nulla condivisione dei progetti e dei programmi a breve e lungo termine al loro interno, insieme ad una gestione a dir poco miope del Comune abbiano decretato la fine di questo episodio di amministrazione del Comune di Brallo». Ci presenti la squadra che scenderà al suo fianco alle elezioni del 3 e 4 ottobre «Veniamo a noi...“Il Brallo che vorrei” nasce come un percorso aperto e condiviso per contrastare lo stato di ormai quasi abbandono sociale, economico, turistico e territoriale in cui versa il comune di Brallo. Io e il mio gruppo crediamo che energie e competenze finora silenziose debbano essere liberate per il miglioramento della drammatica situazione che stiamo vivendo, a mio avviso l’amministrazione locale può e deve fare la sua parte per promuovere percorsi di crescita sostenibile, dare risposte ai bisogni e garantire i servizi, facendo rete con le altre realtà del territorio. Il gruppo in questi anni è cresciuto e ha preso più consapevolezza di sé, si è in parte rinnovato e ora è composto da una nutrita schiera di persone che vanno ben oltre il numero dei candidati. Veniamo a loro... Il gruppo è molto eterogeneo per età, competenze e percorsi professionali al suo interno è scaturita la lista di candidati che si presenterà alle prossime elezioni».
Piergiacomo Giuliano Gualdana candidato sindaco della lista “Il Brallo che Vorrei”
«Sull’operato della precedente Giunta mi sento dire che ha amministrato in modo routinario e a volte anche un po’ miope, perdendo occasioni importanti di rilancio» Quali sono le 3 priorità che intende mettere in atto una volta eletto Primo cittadino? «Le esigenze del nostro Comune sono molteplici, ma le tre più immediate sono: gestione del tessuto sociale con particolare riguardo alle persone anziane o fragili la riqualificazione dell’assetto urbanistico del territorio, mantenimento e miglioramento dei servizi essenziali (medico, sicurezza, trasporti)». Lei fa parte dell’attuale minoranza, pertanto conosce le criticità del suo Comune. Quali sono quelle più imminenti da risolvere e in che modo? «Come per tutti i piccoli comuni la criticità principale è data dal progressivo spopolamento e la cronica mancanza di fondi per poter garantire quella che dovrebbe essere a mio parere la normalità in un comune dove l’età media dei residenti e di poco inferiore ai 70 anni, dove i servizi principali ed essenziali distano anche 20 km dal capoluogo». Quali sono invece gli aspetti positivi sui quali si concentrerà per apportare nel
caso migliorie? «Gli aspetti positivi sono dati da un territorio capace di attrarre e soddisfare le più svariate tipologie di turista, merito anche di investimenti fatti da alcuni privati che però rischiano di rimanere una cattedrale nel deserto se il pubblico non apporta linfa vitale al territorio circostante attraverso investimenti concreti nell’ambito della viabilità, nella divulgazione e promozione di eventi ludico - naturalistici che valorizzino le nostre risorse e facciano emergere le nostre potenzialità, nella cura e riqualificazione del territorio anche e soprattutto attraverso un’agricoltura integrata, sostenibile ed economicamente produttiva». Brallo e turismo: un connubio che ha dato tante gioie negli anni passati ma anche qualche dolore negli ultimi anni. Come e in che modo pensa di migliorare l’attrattività turistica del suo Comune? Quali iniziative sia a breve termine che a lungo termine? «Il turismo è stato per il Brallo degli anni ‘80 -’90 indubbiamente un volano economico di vitale importanza sia nella stagio-
ne estiva che invernale, complice un territorio coltivato e curato che lo rendeva un giardino “diffuso”, è mia intenzione cercare nel breve periodo di riportare i turisti al Brallo in occasione di eventi particolari ma ben distribuiti nell’arco dell’anno, nel contempo porre le basi per riportare nel medio periodo un’offerta di attrattive turistico - naturalistiche di livello per garantire un flusso turistico continuo ben consapevole che riportare almeno in parte il territorio allo splendore di quegli anni sarà un sfida importante ma imprescindibile». Turismo lento e turismo veloce, per molti in contrapposizione per altri il Brallo può essere un punto di riferimento per entrambi. Qual è la sua opinione in proposito e la sua strategia per far “convivere” entrambi i movimenti? «Non farei distinzione tra turismo lento o veloce parlerei di Turismo a 360 gradi, il Brallo è in grado di dare spazio ad entrambi con le dovute separazioni spazio temporali, è nostra intenzione creare una rete sentieristica curata e dedicata alle varie attività e una gestione attenta e puntuale di quest’ultima per garantire a tutti sicurezza, accoglienza e divertimento nel rispetto reciproco». Teme per il non raggiungimento del quorum, anche se oggi che le regole sono cambiate, sembra impossibile non raggiungerlo…. «Riguardo il quorum non nutro particolare preoccupazione proprio perché credo in questo progetto di rinnovamento dove io e il mio gruppo garantiamo un impegno e una presenza puntuale, costante e costruttiva per il prossimo quinquennio, che spero venga apprezzato e legittimato da un afflusso alla consultazione elettorale ben al di sopra del quorum». Come giudica l’operato della precedente amministrazione? «Sull’operato della precedente amministrazione non mi sento dire altro se non che abbia amministrato in modo routinario e a volte anche un po’ miope e distante dalle reali esigenze della popolazione e del territorio perdendo occasioni importanti di rilancio socio - economico del comune». Troverà un Comune “sano” al suo insediamento? «Mi auguro di trovare un comune sufficientemente “sano”, nonostante in più occasioni la gestione dell’attuale amministrazione sia stata nebulosa o volutamente preclusa al gruppo di minoranza di cui faccio parte». di Silvia Colombini
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Cheap but chic: PIATTI GOLOSI E D’IMMAGINE CON I PRODOTTI DELL’OLTREPò
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Peperone di Voghera, non più solo sott’aceto
di Gabriella Draghi Settembre, mese di vendemmia ma per il nostro territorio, mese culmine della raccolta del ritrovato “peperone di Voghera”. Ritrovato perché era praticamente svanito nel nulla durante il dopoguerra, nessuno lo coltivava più. In quel periodo lo si trovava soprattutto conservato sott’aceto in damigiana e, condito con un filo d’olio, veniva utilizzato come contorno per arrosti e bolliti. Nel 2005 si costituì un comitato scientifico con il preciso obiettivo di recuperare la coltivazione di questa tipologia di peperone e, grazie a un attento lavoro di ricerca e alla collaborazione fra enti didattici e accademici e i coltivatori della zona vogherese, è stato possibile ritrovare i semi della pianta originale. Nel 2008 in collaborazione con l’Istituto Tecnico Agrario Statale “Carlo Gallini” di Voghera che aveva dato inizio all’operazione di recupero ed alcuni produttori, nasce l’associazione PepeVo, viene redatto un disciplinare di coltivazione ed infine viene ottenuto il marchio De.Co. Il peperone di Voghera è stato infine pienamente recuperato così come lo si conosceva nei primi decenni del secolo. Quali sono le caratteristiche di questo prezioso prodotto? Il peperone di Voghera è riconoscibile dalla forma, che è molto regolare, e dal colore, un caratteristico verde chiaro che vira al giallo intenso con l’aumento della maturazione. Dolce e delicato, a volte leggermente piccante , questo peperone ha un’altissima digeribilità dovuta al fatto che la pellicina che ricopre la polpa poco acquosa è sottilissima. Inoltre è ricco
Risotto con il peperone di Voghera Ingredienti per 4 persone: 350 g di riso Carnaroli 3 peperoni di Voghera 1 scalogno 1 bicchiere di vino bianco brodo vegetale 1 noce di burro Un ciuffetto di prezzemolo parmigiano grattugiato olio extravergine di oliva sale e pepe che cucchiaio di parmigiano grattugiato , il pepe e mescoliamo energicamente per mantecare. Chiudiamo il tegame con un coperchio e lasciamo riposare per alcuni minuti prima di servire. Un piatto gustoso e molto digeribile! You Tube Channel & Facebook page “Cheap but chic”
di vitamina C,E, provitamina A, carotenoidi e capsicina che contribuiscono a contrastare l’invecchiamento e diverse patologie metaboliche, neurovegetative e tumorali. Può essere impiegato in diverse preparazioni di cucina come contorno ma diventare un piatto unico se cucinato ripieno. Io ve lo propongo come ingrediente principale del risotto perché, essendo molto delicato e dolce, lo rende anche molto cremoso. Come si preparano: Puliamo prima di tutto i peperoni, aven-
do cura di togliere bene i semini e le parti bianche che possono rivelarsi troppo piccanti. Tritiamo lo scalogno e lo mettiamo a soffriggere con qualche cucchiaio d’olio. Aggiungiamo i peperoni tagliati a listarelle e li facciamo dorare. Uniamo ora il riso mescolando continuamente. Sfumiamo con il vino bianco e quindi aggiungiamo il brodo vegetale caldo a poco a poco. Cuociamo per circa 20 minuti e poi aggiungiamo il prezzemolo tritato finemente. Spegniamo il fuoco, uniamo il burro, qual-
TORRICELLA VERZATE
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Torricella al voto, Delbò sfida Sensale Dopo cinque anni Giovanni Delbò rilancia la sfida a Marco Sensale. I due, infatti, alle elezioni ormai prossime si contenderanno nuovamente la poltrona di primo cittadino del comune di Torricella Verzate, comune di 823 abitanti della prima collina oltrepadana. In questa intervista tocchiamo con il candidato della lista “Torricella per tutti” i punti principali del programma elettorale e la visione della sua compagine circa il futuro del paese. Delbò ci presenti la squadra che scenderà al suo fianco alle elezioni del 3 e 4 ottobre «La lista dei consiglieri è composta da quattro donne e sei uomini, una squadra quasi completamente rinnovata rispetto alla precedente tornata elettorale. Nel gruppo sono presenti diverse competenze e sensibilità, amiche ed amici che hanno a cuore il nostro paese, pronti a dare fino in fondo il proprio contributo. In queste settimane ho avuto l’occasione di conoscere meglio ciascuno di loro, e devo dire, tutti si sono mostrati determinati a cambiare la guida di Torricella Verzate, divenuta negli anni lenta ed impacciata. Alcuni dei candidati sono in attività, altri a riposo. Abbiamo l’imprenditore edile e il geometra, l’insegnante e il Dottore in Legge, la casalinga e gli ex agenti di polizia, la cuoca, la giovane imprenditrice, l’ispettore R.F.I., tutti consapevoli dell’impegno necessario e intenzionati a fare bene». Capogruppo di minoranza e sindaco in carica: uno scontro politico come quello di 5 anni fa, dove la sua lista perse per 4 voti. Che pronostico dà a questa tornata elettorale? «Nel 2016 il risultato della sfida fu per noi esaltante, anche se falsato dalla presenza di una terza lista che pesava circa il 10% dei voti. Oggi alcune di quei componenti sono candidati con noi e altri collaborano esternamente al nostro progetto, insomma, quest’anno sarà una partita differente. Poi c’è stato l’impatto del Covid. Siamo stati tutti colpiti, direttamente o indirettamente, e questo fa riflettere su cosa è davvero importante. Certo le voci di paese ci fanno ben pensare, ma tendo a non fare pronostici perché la mia professione sanitaria mi porta sempre a valutare i fatti, più che le voci. L’unico pronostico sicuro è che alla fine della competizione abbraccerò il mio avversario, qualunque sia il risultato. Siamo un paese troppo piccolo per non rimanere tutti amici». Quali sono a suo giudizio ed in base a ciò che ha potuto toccare con mano
«Abbiamo
molti sogni, alcuni piccoli, altri grandiosi»
durante la campagna elettorale, i temi principali su cui si giocherà la partita? «In un piccolo paese come il nostro i temi della campagna elettorale sono da tempo i problemi irrisolti: la viabilità di via Roma e la relativa sicurezza pedonale; la gestione dei rifiuti, soprattutto il verde e gli ingombranti, l’integrità fisica dei cassonetti e il decoro delle postazioni ecologiche. C’è poi l’eterno tema del contenimento e regimazione delle acque piovane e la manutenzione dei fossi di competenza. Infine abbiamo tutto il capitolo dei servizi sociali e della sicurezza». Tre priorità della sua amministrazione che concretamente intende mettere in atto il giorno “dopo” in caso di una sua elezione a Primo cittadino «Oggi siamo qui perché questo Comune ha avuto per 10 anni un uomo solo al comando. Io la penso diversamente perché credo nel valore dell’ascolto, nel coraggio del cambiare opinione quando serve, nel sentirsi prima di tutto servitori della comunità, e non solo amministratori. La prima cosa che faremo sarà ascoltare i cittadini, convocare le realtà associative e quelle religiose per ascoltare le loro preoccupazioni e i loro progetti. La nostra lista vuole supportare al meglio le associazioni locali, lasciate sole, specie in questi due anni di emergenza sanitaria, nell’eroico compito di assistere le persone più fragili, in modo particolare gli anziani soli. La seconda priorità sarà certamente quella di riannodare il dialogo con i comuni limitrofi, un atto di conciliazione doveroso dopo lo strappo del 2015, causato dalla decisione di uscire dall’Unione dei Comuni. Il terzo passo concreto sarà l’incontro con le funzioni tecniche del Comune per verificare le condizioni finanziarie dell’Ente e le criticità del territorio, dai fossi di scolo al decoro dei bordi stradali. Inoltre, a dicembre avremo il pensionamento dell’unico collaboratore agente tecnico. Occorrerà quindi procedere celermente con la sua sostituzione per garantire al Comune la possibilità di effettuare la re-
Giovanni Delbò, candidato sindaco della lista “Torricella per Tutti”
golare manutenzione ordinaria». Cosa le fa pensare di essere il sindaco giusto per Torricella Verzate e perché non lo è il suo avversario? «Se sono il sindaco giusto, credo che i Torricellesi lo debbano verificare di persona. Anzi, colgo questa splendida occasione per invitare tutti gli elettori interessati al nostro progetto “Torricella per Tutti”, all’incontro che si terrà venerdì 1 ottobre alle ore 21:00 presso la sala del-
la Proloco. Le confesso che non mi piace fare paragoni, qui la questione non è se il sindaco ideale sia un tecnico di radiologia o un ex vigile, il punto è “che tipo di persona sarebbe utile ad un paese come il nostro?”. A sentire i cittadini che ci stanno sostenendo il problema è fondamentalmente la mancanza di ascolto delle necessità, oltre a un’iniziativa decisamente scarsa nella cura quotidiana del territorio e ad una generale mancanza di progettualità, sia sociale, che urbanistica, che culturale. Per fare bene il sindaco non basta ascoltare, occorre dare risposte concrete, non solo a parole. All’amico Sensale, da dieci anni, muovo sempre la stessa critica: l’incapacità politica di condividere le idee e di delegare i progetti, la mancanza di umiltà politica nell’accettare le proposte degli altri, inclusi i propri consiglieri e assessori. Da questa parte invece gli elettori troveranno un nuovo modo di fare le cose, la scelta del nome “Torricella per Tutti” vuole esprimere proprio l’amore e il rispetto che abbiamo per il nostro paese». Un sogno nel cassetto per il suo paese «Noi di “Torricella per Tutti” abbiamo molti sogni, alcuni piccoli, altri grandiosi. Ad esempio immaginiamo un paese capace di produrre bellezza e di produrre energia. Un paese in cui puoi andare a piedi, da una frazione l’altra senza rischiare la vita, un paese in cui la gente ha occasioni per conoscersi e aiutarsi, un posto in cui nessuno rimane da solo. Per il 3 e 4 ottobre l’appello è votare “Torricella per Tutti”, insieme per il cambiamento». di Silvia Colombini
Con la delibera dell’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni n. 265/21/CONS sono state pubblicate le Disposizioni di attuazione della disciplina in materia di comunicazione politica e di parità di accesso ai mezzi di informazione relative alle consultazioni per le prossime elezioni amministrative. La normativa di riferimento in materia di par condicio è contenuta nella legge 22 febbraio 2000, n. 28. Sulla di suddetta normativa è stata data la possibilità ai singoli candidati di presentare la loro squadra, esporre il proprio programma ed esprimere la propria opinione in vista delle prossime amministrative. Marco Sensale candidato sindaco della lista “Torricella Anch’io”, contattato dalla nostra redazione ha declinato l’invito, non rispondendo alla nostra intervista
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Gabriella Maga scende in campo: «Amo Broni, la mia famiglia e il cognome che porto» La lista “Grande Broni” ha definito Gabriella Maga, la propria aspirante alla carica di sindaco, un “candidato che unisce”. E, a monte dei punti programmatici, propone un ruolo centrale della moralità e del buon senso al servizio dei cittadini. biettivo principale della compagine è garantire “la sicurezza del paese”. Maga ci presenti la squadra che scenderà al suo fianco alle elezioni del 3 e 4 ottobre «La mia squadra è fatta di persone prese dalla società civile, che non hanno mai avuto in tasca tessere di partito e che amano Broni, vorrebbero vederla più viva e con maggiori opportunità di lavoro e per questo si sono messi in gioco al di là di logiche politiche che appartengono ai vecchi partiti che ben conosciamo». Quali sono le motivazioni che l’hanno spinta a metterci la faccia in prima persona? «Le stesse per le quali mettono la faccia i miei candidati consiglieri, io amo Broni, la mia famiglia e il cognome che porto, sono bronesi da generazioni ed è quindi facile pensare che il mio intento sia quello di migliorare Broni in tutto ciò che è migliorabile». Quali sono a suo giudizio ed in base a ciò che ha potuto toccare con mano durante la campagna elettorale, i temi principali su cui si giocherà “la partita”? «A Broni vanno affrontate davvero tante problematiche. Sto ascoltando la gente e partirò da lì. Le loro priorità diventeranno le mie». Campagna elettorale dai toni accesi. A suo giudizio si è andati oltre quello che è “il normale” scontro politico? «A me non interessano i toni che usano i miei competitor. A me interessa divulgare ciò che di buono ho in mente per Broni e per i bronesi». Sicurezza e commercio, la partita si gioca anche qui. Quale voce all’interno del programma politico della sua coalizione, parla di sicurezza? «Al punto 5 del mio programma si parla di sicurezza e di quanto sia fondamentale tutelare i nostri cittadini e i nostri giovani da furti, vandalismi e spaccio che purtoppo, nell’ultimo anno, sono cresciuti in modo esponenziale e incontrollato. Per quanto riguarda il commercio io investirò tutte le mie forze per fare in modo che si riprenda in modo serio .Tutte le azioni programmate dal mio gruppo verranno naturalmente esposte negli incontri previsti con i cittadini a partire dal 10 settembre e fino alla fine della campagna elettorale». Commercio: quali sono le azioni che intendete portare in campo per rendere più attrattiva Broni ed in particolar modo il centro città? «Intendo valorizzare innanzitutto i nego-
Gabriella Maga candidato sindaco della lista “Grande Broni” zianti e le piccole attività commerciali, incentivandoli e rendendoli quindi competitivi con la grande distribuzione, specialmente per chi cerca in un prodotto non solo il prezzo ma anche la qualità. Oltre a questo, propongo incentivi tramite forti tagli sulle tasse comunali per chi intende aprire una nuova attività commerciale o produttiva a Broni. Il centro deve essere in grado di cooperare, anche assieme alla nuova amministrazione comunale, per realizzare eventi che rendano Broni polo attrattivo anche per chi non abita a Broni». Periferie: spesso si sono sentite “trascurate” dalla politica. Quali azioni intendete mettere in campo, concretamente, in favore delle zone periferiche «Nessuno assolutamente andrà tralasciato: Casa Bernini, Casa dell’Olmo, Casa Novarini, Cascina Monache, Casottelli, Cassino Po, Colombaia dei Ratti, Colombarone, Colombera e Dossi. Verranno presi tutti i provvedimenti utili a risolvere le problematiche delle singole frazioni. In questi giorni mi recherò ad ascoltare il pensiero e le necessità dei residenti in quelle frazioni». Biodigestore sì biodigestore no. Qual è la vostra posizione e come intendete portare avanti la vostra idea «Non ci vedo chiaro. è già stato deciso dall’attuale Giunta che si farà. Io personalmente vorrei dare ai cittadini molte più garanzie in merito, più risposte. Siamo sicuri che verranno usati solo materiali green non inquinanti oppure si utilizzerebbe anche dell’altro materiale meno sano, inquinante e maleodorante? Sicuramente sarebbero necessari controlli annuali frequenti e non saltuari. Prima andrebbero chieste delle garanzie a tutela dei cittadini e dell’ambiente».
I programmi elettorali sono pubblici, i cittadini possono e dovrebbero leggerli per poi decidere cosa fare all’interno della cabina elettorale. Siete certi di po-
ter rispettare tutti i punti messi in programma? «Il nostro programma è effettivamente ciò che vorrei e vorremmo fare per Broni e per i bronesi. Sulla fattibilità non incidiamo solo noi, ma anche la buona o cattiva amministrazione ereditata dalle precedenti Giunte, in riferimento all’impiego e alla destinazione delle risorse». Cosa le fa pensare di essere il sindaco giusto per Broni e perché non lo sono i suoi “avversari”? «Non mi interessa spiegare perché i miei avversari non lo siano, mi interessa di più far capire ai miei concittadini che tutto ciò che vorrei fare per Broni parte dal cuore e dalle reali necessità della nostra comunità». Post elezioni: in caso di vittoria la sua squadra di governo è già definita o ci sono ancora in corso trattative su chi farà cosa?
«Per quanto riguarda la Giunta, non ho nomi predefiniti ma persone che di certo meriterebbero di farne parte». di Silvia Colombini
«Fondamentale tutelare i nostri cittadini e i nostri giovani da furti, vandalismi e spaccio che purtoppo, nell’ultimo anno, sono cresciuti in modo esponenziale e incontrollato»
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Mangiarotti presenta il suo programma: «Sono l’unico che rinuncia all’indennità di carica» Dopo diversi mesi di preparazione è finalmente giunto il momento anche per Massimo Mangiarotti di misurarsi con l’elettorato bronese. Mangiarotti ha dalla sua l’esperienza di chi ha ricoperto per molti anni incarichi direttivi al servizio del comune di Broni. Mangiarotti ci presenti la squadra che scenderà al suo fianco alle elezioni del 3 e 4 ottobre «I candidati consiglieri comunali sono: Marisa Bernini, Chiara Noemi Nucita, Antonella Maria Papalia, Michele Carlone, Carlo Marcozzi, Marco Montagna, Daniele Riccardi, Roberto Salvaneschi e Michele Torti». Quali sono le motivazioni che l’hanno spinta a metterci la faccia in prima persona? «La mia candidatura è funzionale a realizzare il programma de “L’Altra Broni”. Broni è ad un bivio irreversibile. È il momento di una scelta radicale. Non basta cambiare il pilota, bisogna imboccare un’altra strada. Occorrono la consapevolezza della meta e la conoscenza della mappa. In una parola serve la lungimiranza. “L’Altra Broni” è l’unica alternativa per Broni, è la vera civica senza partiti ed è fondata sulla partecipazione dei bronesi». Quali sono a suo giudizio ed in base a ciò che ha potuto toccare con mano durante la campagna elettorale, i temi principali su cui si giocherà “la partita”? «I temi principali per rilanciare Broni sono: la nuova scuola per l’infanzia; il Parco Pubblico del Benessere nell’area “ex fibronit”; l’abolizione del “porta a porta”; l’innovazione per una Broni attiva e dinamica e un’amministrazione partecipata». Campagna elettorale dai toni accesi. A suo giudizio si è andati oltre quello che è “il normale” scontro politico? «Qualche candidato ha scelto di mettere in primo piano l’effimero e le diatribe personali. Ai Bronesi non interessano le immagini e polemiche sui “social”. Vogliono conoscere i contenuti. Per questo “L’Altra Broni” ha scelto di essere refrattaria ai “social” e molto concreta, puntando sul programma, frutto di una lunga e attenta riflessione, rispetto al quale abbiamo avuto solo riscontri positivi». Sicurezza e commercio, la partita si gioca anche qui. Quale voce all’interno del programma politico della sua coalizione, parla di sicurezza? «Su questi temi strategici è d’obbligo la chiarezza. La criminalità, anche se microcriminalità, deve essere perseguita dalle forze dell’ordine preposte. Il Comune di Broni deve collaborare con tutti facendo prevenzione, utilizzando gli opportuni deterrenti, attivando interventi in autonomia e migliorando nei Bronesi la percezione della sicurezza. La sicurezza è trattata nel
«Ai Bronesi non interessano le immagini e le polemiche sui “social”. Vogliono conoscere i contenuti» punto del programma la città della partecipazione. Oltre all’implementazione dei servizi di polizia locale è previsto l’istituzione di un servizio per la sicurezza e il decoro della Broni pulita mirato alla prevenzione dei fenomeni di microcriminalità, degli episodi di bullismo, dei casi di deturpazione del patrimonio pubblico e di abbandono dei rifiuti. Sarà un servizio affidato ad una società privata che si svolgerà sia negli orari notturni sia nei giorni festivi e prefestivi». Commercio: quali sono le azioni che intendete portare in campo per rendere più attrattiva Broni ed in particolar modo il centro città? «Anche qui occorre fare chiarezza. Non possiamo pretendere di realizzare la Broni attrattiva se alle 21.00 riempiamo i marciapiedi del cento storico di sacchetti di rifiuti del “porta a porta”. Il commercio è considerato nel punto del programma la città della bellezza. Innanzitutto opereremo attraverso la creazione nel centro storico di un percorso commerciale attrattivo, rimuovendo la pavimentazione in asfalto per sostituirla con selciato in pietra, oltre all’attivazione di iniziative per il concreto rilancio commerciale e turistico di prossimità, sostenendo il commercio di vicinato e gli acquisti in sicurezza, abolendo la sosta a pagamento e introducendo la sosta commerciale». Periferie: spesso si sono sentite “trascurate” dalla politica. Quali azioni intendete mettere in campo, concretamente, in favore delle zone periferiche? «Le periferie sono al “centro” del nostro programma. Per prima cosa abbiamo scelto la frazione Cassino Po per la presentazione della lista (sabato 18 settembre 2021 ore 12) e non il centro storico come gli altri candidati che si ricordano dell’esistenza delle frazioni solo ogni cinque anni quando devono organizzare il tour elettorale. Noi vogliamo fare esattamente l’opposto. Nessuna sceneggiata per chiedere il voto, ma cinque anni di effettiva presenza quotidiana. Nella riorganizzazione dei servizi
Massimo Mangiarotti candidato sindaco della lista “L’Altra Broni”
erogati dal Comune di Broni intendiamo soddisfare le esigenze dei Bronesi che abitano nelle frazioni intervenendo a domicilio in base ai bisogni che gli stessi manifesteranno». Biodigestore sì biodigestore no. Qual è la vostra posizione e come intendete portare avanti la vostra idea «Anteposto che la questione “Biodigestore” è già stata decisa dagli organi competenti e il nuovo sindaco non avrà il potere di revocare tale decisione, preferiamo portare l’attenzione dei Bronesi su un’altra scelta molto più importante che è ancora nelle loro mani. Vale a dire cosa faremo della “ex fibronit”, laddove il sotto suolo è ancora intriso di amianto e il fotovoltaico incombe sui Bronesi. “L’Altra Broni” ha le idee molto chiare e intende realizzare il Parco Pubblico del Benessere. La nostra proposta sui temi ambientali indicata nel punto del programma la città del benessere è l’introduzione nel piano di governo del territorio del divieto di insediamento di qualsiasi e qualsivoglia attività produttiva insalubre e/o nociva per l’ambiente e/o per i Bronesi». I programmi elettorali sono pubblici, i cittadini possono e dovrebbero leggerli per poi decidere cosa fare all’interno della cabina elettorale. Siete certi di poter rispettare tutti i punti messi in programma? «Il programma definitivo de “L’Altra Broni” è articolato in cinque punti: bambini, benessere, bellezza, innovazione e partecipazione, con trentacinque nuovi progetti, tutti concreti e realizzabili. In larga parte ricalca il programma anticipato alle famiglie Bronesi fin dall’ottobre 2020. Invito tutti i Bronesi a leggerlo e confrontarlo con i programmi degli altri candidati. In questo modo capiranno che non siamo dei
parolai che si nascondono dietro concetti astrusi, ma proponiamo progetti importanti e verificabili. Nell’ottica della trasparenza chiunque, ogni giorno, potrà controllare se staremo realizzando il programma». Cosa le fa pensare di essere il sindaco giusto per Broni e perché non lo sono i suoi “avversari”? «Competenza, onestà, professionalità, serietà e trasparenza. Questo i Bronesi chiedono al loro sindaco. Ho rispetto degli “avversari” ma non ho timore di confrontarmi con chiunque intenda misurarsi su queste caratteristiche. Rispetto a tutti gli altri candidati mi sembra opportuno evidenziare una differenza. Sono l’unico candidato sindaco che ha dichiarato pubblicamente e ha inserito nel programma la rinuncia all’indennità di carica. Su questo fatto concreto sarebbe interessante conoscere la decisione degli altri candidati in modo che i Bronesi possano scegliere il sindaco giusto». Post elezioni: in caso di vittoria la sua squadra di governo è già definita o ci sono ancora in corso trattative su chi farà cosa? «Non abbiamo nessun partito da accontentare, nessun politico da sistemare e nessun debito da saldare. Pertanto non saremo coinvolti in alcun inciucio o trattativa. Chissà se gli altri candidati potranno sentirsi altrettanto liberi da vincoli dopo le elezioni. I Bronesi che riporranno la fiducia ne “L’Altra Broni” avranno scelto solo il bene di Broni. Il gruppo è formato da persone giuste, serie, motivate, propositive, competenti, trasparenti, senza fini personali e disposte al cambiamento nel segno della giusta prospettiva». di Silvia Colombini
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Riviezzi ci riprova: «In questi anni penso di aver maturato una significativa esperienza» Durante la prossima consultazione elettorale Antonio Riviezzi è l’uomo da battere. I Bronesi sono chiamati a giudicare con il loro voto l’operato suo e della sua amministrazione. Riviezzi ci presenti la squadra che scenderà al suo fianco alle elezioni del 3 e 4 ottobre. «Sono davvero orgoglioso della mia squadra. Siamo riusciti a trovare un punto di equilibrio tra prospettive variegate e complementari, sia sul piano anagrafico, sia su quello del background formativo e professionale. Hanno scelto di sostenermi persone che hanno già maturato esperienza nella pubblica amministrazione come Cristina Varesi, Mariarosa Estini, Christian Troni e Bruno Comaschi. Ma abbiamo anche voluto coinvolgere persone che possono dare un importante contributo alla città: Luca Campagnoli, 22 anni, studente di Medicina; Angelo Abbiadati, 64 anni, ex presidente di Acaop; Nicola De Bernardi, 40 anni, medico chirurgo presso l’Ospedale di Broni Stradella; Chiara Caraffini, 42 anni, assistente amministrativo presso Asst di Pavia; Giorgio Fusi, 50 anni, informatico e consulente presso una società multinazionale a Milano; Edoardo Depaoli, 28 anni, impegnato nell’area commerciale in un’agenzia del lavoro; Mara Scagni, 58 anni, insegnante di lettere; Chiara Colombi, 18 anni, studentessa». Quali sono le motivazioni che l’hanno spinta a metterci la faccia in prima persona e nuovamente? «L’amore per Broni e il fatto che moltissimi cittadini mi abbiano chiesto di dare continuità ai valori che, come amministrazione comunale, abbiamo espresso negli ultimi cinque anni: quelli dell’ascolto, della condivisione e del perseguimento, come unico interesse, del benessere della nostra comunità. Inoltre, vorrei continuare a lavorare per la città con l’obiettivo di proseguire alcuni importanti progetti, come la riqualificazione dell’area di Piazza Italia, la costruzione del nuovo Liceo e altri interventi per rendere Broni più attraente e vivibile». Quali sono a suo giudizio ed in base a ciò che ha potuto toccare con mano durante la campagna elettorale, i temi principali su cui si giocherà “la partita”? «Premetto che le logiche del consenso fine a sé stesso mi hanno sempre attratto poco, per cui non mi sono soffermato più di tanto a pensare a quali possano essere i temi “acchiappa voti”. Ho invece preferito raccogliere le aspirazioni della comunità dalla viva voce dei miei concittadini, oltre a fare tesoro dell’esperienza maturata in questi anni. Di certo l’obiettivo di liberare Broni dall’amianto entro il 2026, anche attraverso la ricerca di contributi da destinare ai privati per la rimozione delle coperture,
Antonio Riviezzi candidato sindaco della lista “Unione Civica”
occupa un posto di rilievo fra le priorità dei residenti. Questo è un tema centrale, ma non l’unico. C’è molto da fare per i nuclei familiari in difficoltà, i giovani, le attività produttive. Occorre una visione d’insieme per guidare la città al riscatto dalle conseguenze del Covid, tanto in ambito economico quanto in ambito sociale. Questi sono i temi decisivi, più per il futuro di Broni che per l’esito delle urne». Campagna elettorale dai toni accesi. A suo giudizio si è andati oltre quello che è “il normale” scontro politico? «Posso solo dire che da parte nostra non sono mai stati sferrati attacchi personali. Gli altri possono agire come meglio credono, tanto ad avere l’ultima parola saranno i bronesi». Sicurezza e commercio, la partita si gioca anche qui. Quale voce all’interno del programma politico della sua coalizione, parla di sicurezza? «È un tema che non può essere affrontato restringendo la lente al solo contesto municipale. Serve al contrario una prospettiva di territorio, perché molte problematiche di legalità e pubblica sicurezza sono condivise con i Comuni limitrofi. Lavoreremo per rafforzare la sinergia con le amministrazioni comunali della nostra zona, promuovendo il coordinamento delle azioni volte a una migliore politica di sicurezza. Prevediamo inoltre di intensificare i controlli potenziando a livello organico il Comando di Polizia Locale, tramite l’assunzione di nuovi agenti condivisi con altre amministrazioni locali. Fare rete è anche indispensabile per accedere ai bandi dedicati e avere più risorse da destinare alla
sicurezza. Allo stesso tempo manterremo uno stretto rapporto di collaborazione con la Prefettura e le Forze dell’Ordine, proprio per garantire una gestione territoriale della materia. In ambito cittadino, poi, andremo ad incrementare i presìdi di videosorveglianza, in particolare nelle frazioni, nelle aree periferiche e nelle zone più sensibili , oltre a installare nuove telecamere nei varchi d’accesso alla città e a potenziare le convenzioni con enti privati per la vigilanza notturna». Commercio: quali sono le azioni che intendete portare in campo per rendere più attrattiva Broni ed in particolar modo il centro città? «Proseguiremo l’impegno a favore delle attività di vicinato e verranno introdotti incentivi per l’apertura di nuovi negozi non ancora presenti nel centro cittadino. Intendiamo poi veicolare una partecipazione sempre più attiva ai bandi del Distretto del Commercio. Sicuramente riproporremo tutte le iniziative di aggregazione già sperimentate con successo in passato, proprio per invogliare le persone a vivere la città e a sostenere l’economia locale». Periferie: spesso si sono sentite “trascurate” dalla politica. Quali azioni intendete mettere in campo, concretamente, in favore delle zone periferiche? «Frazioni e periferie sono oggetto di diversi punti del nostro programma. Oltre alle azioni nell’ambito della sicurezza, prevediamo la ricostruzione della Consulta della frazioni per avere dai residenti un aggiornamento costante sulle problematiche che possono emergere nelle aree decentrate. E vogliamo realizzare alcuni interventi sulla viabilità, sia manutentivi, sia finalizzati a una maggiore sicurezza dei tratti stradali. Avremo particolare riguardo per la zona a nord della ferrovia e Via Ferrini». Biodigestore sì biodigestore no. Qual è la vostra posizione e come intendete portare avanti la vostra idea «Per prima cosa, desidero ricordare che l’iter di autorizzazione di questi impianti è in capo alla Provincia. Il ruolo del Comune è limitato a valutazioni sulla regolarità tecnica in relazione al PGT, oltre alla contrattazione delle opere di compensazione. Detto questo, sul biodigestore è stata fatta molta disinformazione, se non del vero e proprio terrorismo psicologico. Tanto per cominciare non si tratta di un impianto nuovo, ma di un’integrazione di un’attività già esistente che si occupa di risanamento di terreni contaminati da rifiuti, pericolosi e non. Questa azienda è presente a Broni in località Campo Viola dal 1999, anno in cui il sindaco non ero di certo io. E non è vero, come sostengono alcune fake news in circolazione, che brucerà rifiuti: è prevista la trasformazione in biogas di rifiuti organici, vale a dire la frazione umida
della raccolta differenziata. Un “sistema chiuso” in cui la fermentazione avviene in un ambiente sigillato. Tutti questi aspetti rendono il biodigestore in questione molto diverso dai progetti di impianti per la produzione di biometano presentati a Voghera, Casei Gerola e Arena Po, anche perché qui non si tratta di costruire ex novo, bensì di completare il ciclo di trattamento dei rifiuti in un’ottica di economia circolare. Tant’è che Legambiente su questo impianto ha espresso un parere positivo, così come l’Agenzia di Tutela della Salute di Pavia. Comunque, per maggiore sicurezza, sottoscriveremo un protocollo d’intesa con la stessa Legambiente per effettuare ulteriori controlli approfonditi, in aggiunta a quelli previste dalla normativa. Per concludere, penso poi che ogni parallelo con l’amianto sia deplorevole, al limite dello sciacallaggio. Due argomenti così distanti, come possono essere messi sullo stesso piano? È una mancanza di rispetto verso l’intelligenza delle persone, ma soprattutto nei confronti di chi ha perso i propri cari a causa del mesotelioma». I programmi elettorali sono pubblici, i cittadini possono e dovrebbero leggerli per poi decidere cosa fare all’interno della cabina elettorale. Siete certi di poter rispettare tutti i punti messi in programma? «Sì, perché non ci siamo fatti trascinare dal gusto della promessa e dai calcoli elettorali, ma abbiamo messo nero su bianco obiettivi concreti e raggiungibili per continuare a migliorare la nostra città». Cosa le fa pensare di essere il sindaco giusto per Broni e perché non lo sono i suoi “avversari”? «Amministrare un Comune oggi è molto complesso, soprattutto dopo l’emergenza Covid, e a Broni in modo particolare per la problematica legata all’amianto. In questi anni penso di aver maturato una significativa esperienza, che voglio mettere ancora al servizio della città. Poi a scegliere il sindaco giusto saranno i cittadini: vale per me e per gli altri candidati». Post elezioni: in caso di vittoria la sua squadra di governo è già definita o ci sono ancora in corso trattative su chi farà cosa? «Le deleghe verranno decise dopo le elezioni. In ogni caso tutti i componenti del gruppo saranno coinvolti nella gestione della città, mettendo a servizio della comunità le loro competenze professionali e le loro idee. E, come ho fatto negli anni precedenti, continuerò a coinvolgere tutte le persone al di fuori del consiglio comunale che vogliono lavorare per il bene della città». di Silvia Colombini
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Vinzoni tenta il grande salto: «Credo che a Broni sia arrivato il momento di cambiare» La consigliera Giusy Vinzoni si candida a svolgere il ruolo di sindaco del comune di Broni. Durante la passata legislatura sedeva nei banchi dell’opposizione, dai quali non si è certo risparmiata nelle critiche e nelle sollecitazioni verso l’amministrazione Riviezzi. Riuscirà a raggiungere il suo obiettivo? Vinzoni ci presenti la squadra che scenderà al suo fianco alle elezioni del 3 e 4 ottobre. «Devo premettere che sono orgogliosa della mia squadra, perché è composta da persone che hanno un Curriculum adatto a ricoprire ogni posto e perché sono tutte persone che lavorano. Questo non è un aspetto da sottovalutare, perchè consentirebbe al comune di Broni di risparmiare 80 mila euro in 5 anni. Soldi che non finirebbero più nelle tasche degli amministratori ma verrebbero impiegati per realizzare opere a favore dei Bronesi. Nella mia squadra che si occupa di giovani fa l’insegnante, chi si occupa di animali fa parte di associazioni animaliste, chi si occupa di sanità ha sempre fatto quello. L’attuale sindaco, invece, schiera in Giunta persone totalmente prive di curriculum che si occupano, fra le altre cose, di sport e lavori pubblici». Quali sono le motivazioni che l’hanno spinta a metterci la faccia in prima persona? «Le motivazioni sono tante. In primo luogo credo che a Broni sia arrivato il momento di cambiare un novero di amministratori che da troppi anni governa questa città. Una città che si è appiattita ed è diventata dormiente, proprio come chi se ne sta occupando. In secondo luogo ho deciso di scendere in campo e occuparmi di Broni anche per il futuro dei miei figli, che non possono vivere in un paese dove gli spacciatori regnano sovrani, dove non ci sono opportunità e dove il loro futuro, come quello degli altri giovani, è messo a repentaglio da progetti contro l’ambiente e la salute, come le logistiche ed il biodigestore». Quali sono a suo giudizio ed in base a ciò che ha potuto toccare con mano durante la campagna elettorale, i temi principali su cui si giocherà “la partita”? «I temi principali sono in primo luogo la sicurezza, perché la gente è stufa di vivere in un paese che è diventato il crocevia dello spaccio della droga, una sorta di succursale del boschetto di Rogoredo. Le periferie sono in mano a spacciatori armati, che impediscono ai residenti di vivere una vita normale. Per non parlare dei furti in città a danno di privati e commercianti. Poi c’è il tema della salute, col progetto del biodigestore al quale questa giunta non si è mai schierata ufficialmente contro. E poi ci sono tanti progetti che ci dividono radicalmente, come il palazzo di Piazza Italia che il sindaco vuole abbattere mentre io voglio ristrutturarlo per consegnare ai Bronesi circa 50 appartamenti a canone agevolato».
Campagna elettorale dai toni accesi. A suo giudizio si è andati oltre quello che è “il normale” scontro politico? «Se devo essere sincera non so cosa scrive il sindaco sui social, perché ormai da molto tempo sono stata bannata, come si dice in gergo. Non mi permette di confrontarmi con lui, oggi che parte della campagna elettorale si svolge proprio in rete. Per quanto mi riguarda io sto cercando di convincere i Bronesi con il mio programma elettorale, che non è un libro dei sogni ma una serie di progetti che sono realizzabili durante il mandato. E noto con piacere, anche parlando con la gente, che in molti stanno recependo le nostre proposte. Credo che a Broni sia arrivato davvero il momento di cambiare». Sicurezza e commercio, la partita si gioca anche qui. Quale voce all’interno del programma politico della sua coalizione, parla di sicurezza? «è una delle voci più corpose del programma, perché la città è completamente allo sbando. Oltre agli spacciatori, nel corso di questi anni ci sono stati centinaia di furti, con le telecamere installate dal comune che quasi sempre non erano funzionanti. Oltre ad avviare un rapporto quotidiano con le forze dell’ordine, nel campo della prevenzione, fra i miei progetti c’è anche quello di creare un’assicurazione comunale, che risarcisca in parte i cittadini che sono stati vittima di furti, scippi e raggiri». Commercio: quali sono le azioni che intendete portare in campo per rendere più attrattiva Broni ed in particolar modo il centro città? «Anche dal punto di vista del commercio Broni deve essere assolutamente rilanciata. Oltre a contrastare i furti, che sono diventati una piaga anche per i commercianti, proporremo degli incentivi fiscali e delle agevolazioni per la riapertura dei negozi sfitti, che sono tanti anche il centro città. Un altro progetto è quello di creare un Brand unico che unisca tutti i commercianti bronesi e che consenta loro di attirare clienti anche al di fuori del paese. Questo e tanto altro faremo per il rilancio del commercio cittadino». Periferie: spesso si sono sentite “trascurate” dalla politica. Quali azioni intendete mettere in campo, concretamente, in favore delle zone periferiche? «Nel nostro programma elettorale un capitolo recita “le periferie al centro”. Questo significa che è arrivato il momento di rendere le periferie parte integrante di tutta la città. Anzitutto debellando l’annoso problema dello spaccio di droga e poi con una serie di iniziative che portino i Bronesi anche nelle loro splendide periferie, al fianco di chi ci vive. Al contrario, oggi le periferie sono abbandonate a se stesse, sono terra di nessuno».
Giusy Vinzoni candidato sindaco della lista “Cambiamo Broni”
«Il mio mio programma elettorale non è un libro dei sogni ma una serie di progetti realizzabili durante il mandato» Biodigestore sì biodigestore no. Qual è la vostra posizione e come intendete portare avanti la vostra idea. «Tutti i Bronesi sanno cosa stiamo facendo e cosa faremo per opporci alla realizzazione di questo progetto. Al contrario, tutti i Bronesi sanno quale sia il silenzio complice di questa amministrazione che, se dovesse essere rieletta, garantirebbe la realizzazione di questo impianto. Noi stiamo invece continuando in solitaria la nostra battaglia, anche continuando la raccolta firme che avevo avviato in passato come consigliere di opposizione. Il nostro No a questo progetto è senza se e senza ma, a differenza dell’attuale sindaco». I programmi elettorali sono pubblici, i cittadini possono e dovrebbero leggerli per poi decidere cosa fare all’interno della cabina elettorale. Siete certi di poter rispettare tutti i punti messi in programma? «Come ho detto prima, siamo assolutamente sicuri di potercela fare nell’arco dei cinque anni di mandato. Nel programma elettorale non abbiamo inserito progetti faraonici, false promesse o interventi ir-
realizzabili. Tutto ciò che c’è scritto sarà fatto. Questo per evitare di fare la fine che sta facendo l’attuale giunta, che in campagna elettorale promette interventi che avrebbe dovuto realizzare cinque anni fa». Cosa le fa pensare di essere il sindaco giusto per Broni e perché non lo sono i suoi “avversari”? «Me lo fa pensare l’entusiasmo della squadra che mi circonda e gli attestati di stima dei bronesi che mi fermano per strada. è tutta gente che è stanca di questa amministrazione e che vuole per loro e per i loro figli una ventata di novità e una nuova giunta che non abbia come prima obiettivo il mantenimento dei posti di potere ma il bene e il futuro dei Bronesi». Post elezioni: in caso di vittoria la sua squadra di governo è già definita o ci sono ancora in corso trattative su chi farà cosa? «Al momento siamo tutti concentrati verso la vittoria. Quando saremo insediati sono sicura di nominare la miglior squadra per Broni». di Silvia Colombini
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«Ci daremo da fare per migliorare il nostro amato paese» L’attuale primo cittadino Marco Paravella non sarà della partita alle elezioni amministrative di ottobre. Lascia la candidatura al suo assessore uscente Marco Cassinelli (Vivi a San Cipriano), che si presenta con una lista composta da diverse riconferme. Cassinelli ci presenti la squadra che scenderà al suo fianco alle elezioni del 3 e 4 ottobre «La nostra squadra è formata da persone che, in parte hanno già lavorato insieme nei 5 anni precedenti e da nuovi inserimenti di persone giovani e motivate che non vedono l’ora di scendere in campo a favore della collettività. Tutti insieme ci daremo da fare per migliorare il nostro amato Paese». Quali sono le motivazioni che l’hanno spinta a metterci la faccia in prima persona e per la prima volta? «Le motivazioni sono varie. In primis gli anni precedenti passati da assessore comunale mi hanno aiutato a conoscere più a fondo il paese permettendomi di approfondire problematiche che da semplice cittadino avevo sempre sottovalutato e che invece ora viste più da vicino mi sono servite a crescere sia come amministratore che come persona, parlo ad esempio delle politiche sociali. In secondo luogo, ma di certo non meno importante, che mi ha fatto decidere di mettermi in gioco in prima persona è l’affetto che mi ha dimostrato la popolazione in questi 5 anni passati insieme e che ci terrei particolarmente a ricambiare con il mio assoluto impegno e la promessa di dedicare tutto me stesso a migliorare la vita del nostro piccolo comune».
Marco Cassinelli
Qual è il “cavallo di battaglia” del vostro programma elettorale? «Direi in due parole rendere San Cipriano Po un paese in cui è bello vivere, questo vuol dire in primo luogo aumentare i servizi. Grazie al completamento del nostro amato argine a difesa di tutto l’abitato, frazioni comprese, il terrore delle alluvioni è finalmente un brutto ricordo quindi ora possiamo dedicarci con tutte le nostre forze a migliorare e aumentare i servizi ai cittadini, nello specifico la creazione di un’area commerciale». San Cipriano Po è un piccolo comune. A suo giudizio la partita si giocherà sui programmi elettorali o sulle persone? «Penso che sarà la sinergia tra i due elementi a far vincere una delle due squadre, il programma è fondamentale ma lo sono anche le persone che compongono i due
schieramenti perché solo dal loro impegno e dalle loro capacità sia pratiche che intellettuali dipenderà la realizzazione in concreto delle proposte presentate». Qual è o quali sono le iniziative concrete che intende mettere in campo e quindi fattibili, “il giorno dopo” la sua eventuale elezione a primo cittadino? «Noi intendiamo concentrarci immediatamente su 2 punti fondamentali. Il primo la sicurezza del paese: il passaggio dei troppi mezzi pesanti e le elevate velocità dei veicoli in transito nel centro abitato sono un grosso problema da risolvere subito. Il secondo i servizi per i cittadini. Dopo molti anni di attività hanno chiuso sia il bar che il negozio di beni di prima necessità, quindi intendiamo dedicarci immediatamente al nostro progetto di creare un’area Bar-market. Vista l’occasione ci preme mandare un grosso ringraziamento alla nostra cara Sig.ra Carla Colombi, titolare del negozio di alimentari, che per tantissimi anni ha reso un servizio indispensabile con cordialità e professionalità alla nostra comunità». Il tema del Biodigestore che dovrebbe sorgere a Broni, interessa anche il comune di San Cipriano Po, essendo il sito situato nei pressi del confine comunale. Qual è la vostra posizione sul tema? «Come già fatto durante questo mandato è nostra intenzione avvalerci della competenza di quelle figure professionali che ci possano dare supporto sulla gestione di problematiche così delicate e impattanti sulla vita della nostra piccola comunità. Il benessere dei nostri cittadini per noi è e sempre sarà al primo posto».
Cosa ne pensano i residenti? «A mio parere non saranno molto felici di trovarsi una fabbrica già esistente che andrà ad ampliarsi e utilizzerà l’umido fermentato per fare il gas. Il problema potrà diventare di tipo odorigeno, quindi l’odore che deriva dalla fermentazione dell’umido e poi noi siamo il comune confinate più vicino e sarà da capire gli scarichi dove andranno a finire. Comunque, da San Cipriano ci passano in tutti i modi». Cosa chiedono e cosa si aspettano oggi i cittadini di San Cipriano Po dal loro futuro sindaco? «Penso che i cittadini di San Cipriano Po si aspettino da noi la massima serietà, cosa che alcuni di noi hanno già avuto modo di dimostrare nei 5 anni precedenti. Impegno e spirito di sacrificio saranno i nostri attributi al servizio dei cittadini e soprattutto presenza costante sul territorio». Cosa le fa pensare di essere il sindaco giusto per San Cipriano e perché non lo sono i suoi “avversari”? «Sarà la popolazione a giudicare se ho le carte in regola per adempiere a questo importante compito. Dal canto mio posso garantire massimo impegno e attenzione al cittadino. I miei “avversari” sono tutte persone che rispetto moltissimo, con molti di loro siamo amici dall’infanzia, ma dalla nostra abbiamo 5 anni di esperienza alle spalle che ci hanno permesso di capire quali sono gli spazi di manovra ottimali per ottenere i migliori risultati a favore dei nostri concittadini. di Manuele Riccardi
SAN CIPRIANO po
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«Il nostro progetto pensato per rispondere alle esigenze della collettività» Giovanni Maffoni consigliere di minoranza uscente, con la lista “Ricominciare Insieme”, sfiderà Cassinelli per la carica di Primo cittadino. Maffoni ci presenti la squadra che scenderà al suo fianco alle elezioni del 3 e 4 ottobre «Al mio fianco, alle prossime amministrative, avrò l’onore di portare un gruppo compatto formato in egual misura da donne e uomini che vivono quotidianamente la realtà del nostro paese, persone che si sono affermate e distinte nei loro ambiti professionali mettendosi in gioco in questa avventura elettorale mirando alla pianificazione di un progetto studiato appositamente per rispondere alle esigenze della collettività». Quali sono le motivazioni che l’hanno spinta a metterci la faccia in prima persona e per la prima volta? «Ho deciso di metterci la faccia per la prima volta per poter far passare da un lato un’idea di cambiamento, dì novità con sguardo aperto alle nuove generazioni e dall’altro perché ho il privilegio di avere una squadra motivata al rilancio del nostro paese ed alla sua valorizzazione, tendendo l’orecchio alla voce della nostra gente, mirando a ridagli il lustro che merita». Qual è il “cavallo di battaglia” del vostro programma elettorale? «Ci sono diversi obbiettivi importanti che vogliamo raggiungere, dal rilancio della vita sociale tramite l’apertura di un Centro Ludico Ricreativo a cui annettere servizi di prima necessità al momento mancanti, ma essenziali per rispondere alle esigenze della popolazione, ed ambiamo altresì alla realizzazione di un tratto stradale esterno all’abitato che sarà adibito al passaggio esclusivo dei mezzi pesanti, i quali verran-
Giovanni Maffoni
no indirizzati verso le strade di campagna, mirando principalmente alla tutela delle abitazioni dei residenti, all’eliminazione del disturbo causato dal passaggio di tali mezzi sui dissuasori di velocità e non meno al mantenimento dell’integrità strutturale del nostro manto stradale, in sintesi servizi essenziali, quiete e sivurezza pubblica». San Cipriano Po è un piccolo comune. A suo giudizio la partita si giocherà sui programmi elettorali o sulle persone? «San Cipriano Po è una piccola grande realtà da valorizzare e nel nostro contesto credo che abili persone, con un valido programma ben strutturato, possano ambire ad amministrare il nostro paese, quindi in definitiva credo che entrambi i lati della medaglia abbiano il medesimo valore». Qual è o quali sono le iniziative concrete che intende mettere in campo e quindi fattibili, “il giorno dopo” la sua eventuale elezione a primo cittadino? «Un’eventuale elezione a Primo Cittadino spronerebbe me e l’intera squadra a muoverci nell’immediato per le politiche sociali avendo già raggiunto un accordo
di massima per la gestione del già nominato Circolo Ludico Ricreativo, ci preme sottolineare che i servizi essenziali che andremo ad annettervi, un distributore automatico di Tabacchi e l’attivazione di un servizio per la vendita del pane fresco e di giornali, verranno in tutta onestà attivati solo nel caso in cui l’unico negozio storico del nostro paese cessi definitivamente la propria attività decidendo di non riaprire. Ci butteremo sulla realizzazione di opere strutturali quali pensiline scuolabus, un’area di sgambamento Cani ed un area griglia, avvieremo un progetto sportivo giovanile pianificato per fasce d‘età e coadiuvato da un’esperta del settore di nostra fiducia attiva da anni in questa disciplina. Svilupperemo delle convenzioni per rendere gratuito il trasporto sociale dei nostri anziani e delle persone affette da gravi patologie e per rilanciare, attraverso una collaborazione con la Parrocchia, l’Oratorio del nostro paese. Infine metteremo mano al Piano di Governo del nostro Territorio allo scopo di preservarne l’attitudine agricola, contrastando lo sviluppo di nuove grandi cementificazioni». Il tema del Biodigestore che dovrebbe sorgere a Broni, interessa anche il comune di San Cipriano Po, essendo il sito situato nei pressi del confine comunale. Qual è la vostra posizione sul tema? Cosa ne pensano i residenti? «Il tema del Biodigestore è di estrema attualità in quanto un numero considerevole di persone vive intorno all’area interessata, visto che l’impianto sorgerebbe nei pressi dei confini territoriali, risultando giustamente preoccupati da tale realizzazione. Come squadra non siamo convinti da questo tipo di attività, perché impianti come questi oltre a presentare un alto ri-
schio di esplosione potrebbero comportare l’emissione di odori nell’aria del tutto insopportabili da parte dei residenti e da recenti studi sembrerebbe inoltre che non sarebbero del tutto privi di emissioni nocive risultando quindi dannosi per la salute e l’ambiente ed oltre ad arrecare disturbo causato da rumori persistenti provenienti da tali lavorazioni andrebbero ad appesantire la viabilità in quanto porterebbero inevitabilmente all’aumento del transito dei mezzi pesanti adibiti a tale scopo. In sostanza noi ci schiereremo dalla parte dei residenti interfacciandoci, nel caso tale realizzazione venga alla luce, con gli enti e le autorità competenti allo scopo di avere certezze sulla non nocività di tali impianti nell’interesse della salute di tutti ed in particolar modo dei nostri concittadini». Cosa chiedono e cosa si aspettano oggi i cittadini di San Cipriano Po dal loro futuro sindaco? «Credo con fermezza che i cittadini di San Cipriano Po meritino di risiedere in un paese dove non vengano mai a mancare i servizi essenziali, dove vengano ascoltati nell’ottica di una comunità unita e dove le singole capacità individuali siano valorizzate e promosse per il bene di tutti». Cosa le fa pensare di essere il sindaco giusto per San Cipriano e perché non lo sono i suoi “avversari”? «Se sarò il Ssndaco giusto lo decideranno i cittadini, gli unici ad avere voce in capitolo in questa scelta, valutando il programma e quindi le idee di un gruppo nuovo ed unito che con lungimiranza guarderà al futuro per lanciare le basi delle prossime generazioni». di Manuele Riccardi
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PORTALBERA
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«In paese sono considerato un candidato sindaco con la giusta esperienza» Roberto Bonacina attuale capogruppo di maggioranza del Comune di Portalbera, si presenta alle prossime elezioni a capo di una lista civica “Insieme per Portalbera” in cui sono confluiti i quattro candidati di “Grande Nord” che, secondo le prime voci, avrebbero dovuto candidarsi con una lista autonoma. Bonacina ci presenti la squadra che scenderà al suo fianco alle elezioni del 3 e 4 ottobre «I nostri candidati e candidate sono il giusto mix per rappresentare Portalbera. L’età media è circa quarant’anni, con diversi trentenni ma anche persone in pensione. Abbiamo sia lavoratori dipendenti che liberi professionisti e imprenditori. Settori importanti come ad esempio l’innovazione tecnologica e la ristorazione. E abbiamo esordienti ma anche chi ha lavorato in comune più di trent’anni, e questo è molto utile per il lavoro di squadra e una garanzia per i cittadini che ci votano. Abbiamo un calciatore, e sappiamo quanto i temi dello sport e del benessere siano molto sentiti in paese. E abbiamo portalberesi tradizionali e nuovi portalberesi, perché oggigiorno la “portalberesità” è data dall’unione di queste due forze. Insomma: la nostra lista è una fotografia del paese di oggi in cui ogni elettore e ogni elettrice possono rispecchiarsi». Quali sono le motivazioni che l’hanno spinta a metterci la faccia, per la prima volta, in prima persona? «In realtà sono in comune da più di dieci anni e queste sono le mie terze elezioni. In paese sono considerato un candidato sindaco con la giusta esperienza. La mia famiglia da decenni ha una tradizione di impegno per Portalbera: con le nostre aziende, nella Pro Loco, e io nell’amministrazione comunale. È naturale per me proseguire lungo il percorso». Come mai da consigliere di maggioranza a fianco del sindaco uscente Bruni oggi si trova a “scontrarsi” con lui. Quali sono le motivazioni o le divergenze che l’hanno portata “dall’altra parte”? «Io e Bruni abbiamo due idee diverse di presente e futuro per Portalbera. Cinque anni fa ho accettato il suo invito a metterci insieme, ho pensato che dentro alla stessa maggioranza le mie proposte e i miei progetti sarebbero stati considerati e sviluppati. Giusto per fare qualche esempio: costruire rapporti efficaci con Regione Lombardia per avere i contributi, acquisire un capannone sfitto per farci dentro un museo, approfondire con la Broni-Stradella la questione dei rifiuti, aprire una pagina Facebook del comune per dialogare coi cittadini e tenerli informati. Queste mie proposte, come altre, sono cadute nel vuo-
Roberto Bonacina
«Io e Bruni abbiamo due idee diverse di presente e futuro per Portalbera. Tante mie proposte, cadute nel vuoto...» to. Sicuramente l’esperienza con Bruni è stata, dal punto di vista umano, positiva. Ma la realtà amministrativa è un’altra: lui per carattere non è portato a dare fiducia e delegare, in altre parole si finisce sempre per fare solo quel che vuole lui. Pierluigi è fatto così, e dal punto di vista personale posso anche capirlo, ognuno di noi è fatto a modo suo. Dal punto di vista di sindaco, non posso accettarlo. E non sono l’unico a pensarla così dentro all’amministrazione uscente. È per questo motivo che alcuni colleghi consiglieri uscenti non si sono ricandidati con lui. Ed è sempre per questo motivo che altri consiglieri uscenti si sono ricandidati con lui ma con aperte critiche. E per quanto riguarda me, ho voluto pensare fino all’ultimo momento che, nonostante tutto, si potesse amministrare insieme, ma mi sono dovuto ricredere, ho dovuto constatare che non è possibile. A lui ho detto che, se non se la sentiva di andare avanti, potevamo fare io il sindaco e lui il vicesindaco; oppure, se invece se
la sentiva ancora, potevamo fare lui il sindaco e io il vice. Collaborando avremmo dato a Portalbera un segnale importante di ricambio generazionale e, con la mia presenza, avremmo dato un impulso sulle tante cose che al paese servono e vanno fatte. Mi ha detto di no, che vuole proseguire con l’attuale Giunta. Allora con la mia candidatura do ai portalberesi la possibilità di scelta che lui non vuole dare». Qual è il “cavallo di battaglia” del vostro programma elettorale? «Abbiamo un programma ambizioso e realizzabile. Ruota attorno a sette elementicardine: i nostri anziani, vivere bene in paese, viabilità sostenibile, turismo-cultura-ambiente, lavoro, comune vicino al cittadino, associazionismo-vita di comunità. Per ognuno di questi elementi abbiamo sia punti realizzabili subito, sia punti di medio termine. Vogliamo dimostrare ai portalberesi sia che il paese può migliorare immediatamente, sia che siamo in grado di vedere lontano e programmare il
percorso per arrivarci». Portalbera è un piccolo comune. A suo giudizio la partita si giocherà sui programmi elettorali o sulle persone? «Su entrambe le cose. Dal punto di vista delle persone, i portalberesi hanno di fronte una scelta molto netta: l’ennesimo mandato di un sindaco lì da sempre, ultrasettantenne, oppure il quasi quarantenne che unisce la giusta esperienza e l’energia per realizzare le cose da fare. Dal punto di vista dei programmi, so che il nostro piace anche a Bruni. Se piace a un amministratore di lunga data come lui, noi non possiamo che esserne contenti. E per questo motivo confidiamo che piaccia anche alla maggioranza dei concittadini». Qual è o quali sono le iniziative concrete che intende mettere in campo e quindi fattibili, “il giorno dopo” la sua eventuale elezione a primo cittadino? «Vigile, comunicazione social, traffico pesante. Per quanto riguarda il vigile, aumentiamo le ore del vigile (che adesso sono pochissime) perché altrimenti non è possibile dare ai cittadini la sicurezza che chiedono. Per quanto riguarda la comunicazione tramite social network, creiamo la pagina Facebook del comune e il servizio di messaggi tramite WhatsApp: i cittadini hanno diritto a ricevere comunicazioni veloci e a fare segnalazioni veloci. Traffico pesante in centro: partiamo subito a dare le multe ai mezzi non autorizzati, così i camionisti di fuori smetteranno di passare dove non possono, prima che qualche anziano o qualche bambino fuori da scuola si facciano male». Cosa chiedono e cosa si aspettano oggi i cittadini di Portalbera dal loro futuro sindaco? «Si aspettano frasi schiette, un “sì” o “no” chiaro e motivato. Capire che il sindaco è dalla loro parte anche quando non può fare una cosa per loro, anche se vorrebbe farla. Vedere che si prende le sue responsabilità. Perché far credere di accontentare tutti alla fine è scontentare tutti». Cosa le fa pensare di essere il sindaco giusto per Portalbera e perché non lo sono i suoi “avversari”? «Ho salute, energia ed entusiasmo. Tante persone ritengono che io abbia anche le competenze necessarie derivate dagli studi e dall’esperienza. Sono nell’età in cui i figli, diventati adulti, ricevono dai genitori il testimone e il compito di costruire il presente e il futuro per tutti. È la vita, funziona così, lo sappiamo. Funziona così anche per i sindaci, e io mi sento pronto a guidare la nostra squadra ad amministrare Portalbera». di Manuele Riccardi
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«Ho pensato bene e lungamente se ricandidarmi, mi hanno spinto le persone del paese» Pierluigi Bruni, attuale primo cittadino, cerca la riconferma per un terzo mandato presentando una lista “Una nuova Portalbera”, all’insegna della continuità con la sua amministrazione precedente, volti conosciuti ma anche nuovi ingressi. Bruni ci presenti la squadra che scenderà al suo fianco alle elezioni del 3 e 4 ottobre «La squadra è costituita per metà dei componenti dalle stesse persone che erano nella precedente compagine elettorale. In particolare hanno dato la loro disponibilità ed impegno il vicesindaco e l’assessore uscenti, Mariangela Rovati e Piero Magnani, che si sono occupati la prima principalmente del sociale ed il secondo di urbanistica, sport e tempo libero. Entrambe persone di grande esperienza e che hanno dato un contributo fondamentale alla realizzazione di molteplici progetti. Cristina Covini, ingegnere con esperienza di progettazione e che svolge mansioni da tecnico comunale in altro Comune, Maurizio Gramegna che si dedica da sempre alla cultura in senso lato, dall’organizzazione dell’ormai famoso Concorso di Letteratura per ragazzi, alla pubblicazione libri di storia ed arte riguardanti il nostro paese e Mauro Pernice, con una vocazione allo sport ed organizzazione di eventi. I nuovi ingressi sono Claudio Valizia, medico di professione che porterà competenze nella sanità, Sara Scanarotti con competenze nella pubblica amministrazione, Lucia Bensi con interessi nel sociale, Manuel Cobianchi che potrà portare esperienze nell’ambito dello sport giovanile e Daniele Genta con una propensione all’operatività e gestione del territorio». Quali sono le motivazioni che l’hanno spinta a scendere in campo nuovamente in prima persona? Si dice che è stato “indeciso” sino all’ultimo. è così? «Non nascondo di averci pensato bene e lungamente prima di decidere la mia nuova candidatura a sindaco. La ragione principale risiede nello scrupolo che avevo ad affrontare un terzo mandato da sindaco. Fare il sindaco è impegnativo e richiede energie sempre maggiori. Mi hanno spinto le persone del paese che, numerosissime, mi sollecitavano a mettermi nuovamente a disposizione, ma principalmente mi ha convinto la squadra che ha costituito la nuova lista, una squadra di persone competenti e motivate come non si vedeva da tempo e che mi ha chiesto la disponibilità a mettere a disposizione l’esperienza che ho maturato in questi dieci anni per un nuovo progetto». Il suo avversario politico sarà Bonacina, che è stato al suo fianco in questi anni di amministrazione. Quali sono le motivazioni o le divergenze che oggi
Pierluigi Bruni
«Con Bonacina non c’è stato scontro politico, in un piccolo comune si tratta di fare funzionare le cose, Io credo si tratti più di un problema di ambizione» hanno portato a scontrarvi politicamente? «Nell’ambito di un piccolo Comune come Portalbera parlare di avversari già fa un po’ ridere, poi avversario politico sinceramente sembra fuori luogo. Bonacina era, come ha sottolineato nella domanda, al mio fianco negli ultimi anni di amministrazione, anche se era stato all’opposizione nella precedente tornata elettorale quando la lista della candidata sindaco Masnata, che lui supportava, aveva perso le elezioni. In realtà non c’è stato scontro politico, come detto in un piccolo comune si tratta di fare funzionare le cose, non di parlare di politica di partito. Io credo si tratti più di un problema di ambizione. Ma va bene così, ovviamente, ognuno è libero di fare le proprie scelte». Qual è il “cavallo di battaglia” el vostro programma elettorale?
«Sono parecchi i cavalli di battaglia e sono ben descritti nel programma elettorale. Un programma che, badi bene, non è un libro dei sogni, ma una lista di progetti ed intenzioni che hanno un robusto fondamento nella realtà e che siamo convinti potranno essere tutti realizzati. Per citare solo alcuni punti avremo una grande attenzione ai giovani, al loro coinvolgimento ed alla realizzazione di nuove opportunità per lo studio e lo svago; creazione di socialità per gli anziani; grande attenzione al recupero del centro storico ed all’urbanistica del paese; risorse e nuove attività per la scuola; realizzazione di opera per la tutela e salvaguardia del territorio; risorse dedicate, come sempre negli ultimi anni, al sociale ed al sostegno di chi si trova in difficoltà. Questo solo per citare alcuni punti». Portalbera è un piccolo comune.
A suo giudizio la partita si giocherà sui programmi elettorali o sulle persone? «Immagino che la popolazione terrà in considerazione entrambi gli aspetti. Io farei così. Sono importanti le idee, ma che siano concrete e fattibili, non le solite promesse elettorali che tutti capiscono non potranno mai essere realizzate. Così come fondamentali sono le competenze, l’esperienza e la formazione delle persone. Come detto, questa squadra è davvero di grande livello, e sarà capace di dimostrarlo nella concretezza del mandato elettorale». Qual è o quali sono le iniziative concrete che intende mettere in campo e quindi fattibili, “il giorno dopo” la sua eventuale elezione a primo cittadino? «Anche in questo caso ci sono più punti già pronti per essere realizzati. Dall’asfaltatura della provinciale che attraversa il paese a seguito degli accordi che abbiamo raggiunto dopo le opere per il rifacimento del sistema idrico, al posizionamento di un paio di colonnine per la ricarica delle auto elettriche, all’istituzione di forme di comunicazione “social” per l’informazione costante dei cittadini. Come vede non siamo contrari ai social, siamo contrari all’uso distorto che alcuni ne fanno, e noi saremo attenti a gestirli nelle modalità corrette». Cosa chiedono e cosa si aspettano oggi i cittadini di Portalbera dal loro futuro sindaco? «Questa è una domanda che dovrebbe fare ad ogni singolo cittadino. Noi crediamo che vi sia un’esigenza di sicurezza, di opportunità per i giovani, per gli anziani e per le famiglie sotto più punti di vista. Che vi sia una aspettativa per un miglioramento dell’urbanistica e per una maggiore attenzione ai temi dell’ecologia. Ovviamente è scontato, ma forse vale la pena ricordare, l’aspetto dell’assistenza sociale per la quale sentiamo un particolare dovere come amministratori». Cosa le fa pensare di essere il sindaco giusto per Portalbera e perché non lo sono i suoi “avversari”? «Mi lasci dire, con un pizzico di presunzione, di avere dimostrato, insieme alla squadra che con me ha amministrato in questi anni, una dedizione assoluta alle problematiche del Comune ed una capacità organizzativa e gestionale che ci ha permesso di realizzare tante opere che sono sotto gli occhi di tutti. Abbiamo ancora molto da fare, e confidiamo che ci verrà data la possibilità di completare ciò che in alcuni casi abbiamo iniziato ed in altri solo progettato». di Manuele Riccardi
STRADELLA
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«Una volta che si inizia è impossibile smettere di dare il proprio aiuto» Il gruppo caritativo Pane Quotidiano è associazione di volontariato fondata nell’anno duemila da Don Bruno Bottallo con sede a Stradella. Abbiamo chiesto a Marisa Guarnaschelli, che fa parte dei volontari, di parlarci del loro operato e della situazione di bisogno nel nostro territorio in quanto oltre a collaborare attivamente con il gruppo Pane Quotidiano assistono chi ne richiede l’aiuto anche nei comuni di Santa Maria della Versa, Broni, Rovescala e molti altri. Come è nata la vostra associazione e come vi siete avvicinati a questa realtà? «L’associazione è nata nell’anno duemila grazie alla volontà di Don Bruno Bottallo, inizialmente in forma contenuta e poi carpendo le necessità del territorio ci siamo ampliati, e con la sua eredità morale anche successivamente alla sua scomparsa la nostra opera di bene è continuata. Il nostro centro è suddiviso in due parti: nella prima, che condividiamo con la chiesa ortodossa adiacente, si trova il centro di ascolto che segue le direttive che arrivano dalla Caritas per quanto riguarda i documenti da presentare e come distribuire gli alimenti. Nella seconda area che viene gestita direttamente dalla parrocchia di Stradella abbiamo più libertà d’iniziativa in quanto basta organizzarsi tra noi volontari. Nella maggior parte ci siamo avvicinati essendo parrocchiani… una volta che si inizia è impossibile smettere o dare il proprio aiuto solo in alcuni giorni perché ci rendiamo conto di quanto siamo utili e riusciamo a migliorare la vita di molte persone. Ci fondiamo su valori cattolici
Il gruppo caritativo Pane Quotidiano
ma non mancano di certo volontari di altre confessioni: in particolare persone di fede mussulmana che da aiutati, una volta usciti dal momento del bisogno, sono diventati aiutanti». Che aiuti date e quali sono i parametri per accedervi? «Noi ascoltiamo le persone che si presentano a noi e richiediamo un certificato isee, nei casi in cui le persone non abbiano la cittadinanza interveniamo tramite vie traverse quali i comuni convenzionati per poter verificare la necessità, e successivamente tramite donazioni alimentari che provengono da supermercati che hanno accordi con l’associazione Caritas per donare prodotti freschi in via di scadenza mentre i prodotti a lunga conservazione
quali pasta, riso, olio ed inscatolati vengono donati da commercianti locali, abbiamo la fortuna di poter disporre di una cella frigorifera per la conservazione di yogurt, latte e frutta. Abbiamo sempre distribuito anche vestiti, lenzuola e coperte ma nel periodo pandemico per motivi igienici siamo stati costretti a sospendere la distribuzione. Recentemente le donazioni che accettiamo e che possiamo a nostra volta donare sono di abiti già lavati e stirati mentre i classici sacchi vengono inviati a Novi o Tortona per essere igenizatti e se in buono stato di conservazione rivenduti ad un modico prezzo per ricavare fondi. Inoltre doniamo buoni pasto per tutti i prodotti che non possiamo conservare o distribuire direttamente noi e ciò avviene
grazie alle donazioni dei parrocchiani e alle raccolte fondi organizzate dai club o associazioni. Il comune di Stradella durante le prime chiusure ci ha indicato nuclei famigliari che avevano necessità economiche per far fronte alle utenze, siamo intervenuti anche in questo caso per supportare chi ne aveva bisogno». Fornite anche altre tipologie di aiuto? «Certamente! Prima delle chiusure organizzavamo corsi di lingua per gli stranieri e abbiamo sempre cercato di collocare le persone che seguiamo in lavori di manodopera: ad esempio ogni anno a settembre proponiamo delle aziende che cercano personale per la raccolta dell’uva o altri lavori». Notate differenze o un incremento di necessità e di persone che richiedono aiuto rispetto a prima dei lockdown? «A dispetto di quanto si possa pensare sono diminuite le persone che si rivolgono a noi in quanto molti non hanno potuto spostarsi dai comuni vicini e in numero minore si sono presentati a ricercare lavoro. La fascia alla quale ci rivolgiamo non è mai cambiata: sono due gruppi dei quali il primo è formato da anziani anche coniugati, che è rimasto stabile nel tempo, invece il secondo, che negli anni è purtroppo cresciuto numericamente a livello generale, comprende famiglie formate da genitori giovani, spesso stranieri con più figli piccoli a carico. Sono persone che spesso lavorando di giorno in giorno hanno avuto grande necessità del nostro aiuto». di Riccardo Valle
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MONTù BECCARIA
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Elezioni del sindaco: dopo 16 anni “stop forzato” per Quaroni Sergio Imondi, pensionato, da due anni consigliere di minoranza presso il comune di San Damiano al Colle, in caso di sua elezione farà il sindaco a tempo pieno e «i cittadini non dovranno prendere appuntamento per potermi incontrare» ha dichiarato. Imondi ci presenti la squadra che scenderà al suo fianco alle elezioni del 3 e 4 ottobre. «La mia squadra è composta da Federica Torregiani, operatrice sociosanitaria; Mariella Magni, bibliotecaria; Paolo Guarnaschelli, farmacista; Giuseppe Fabbiano, operatore immobiliare; Enrico Sanvittore, educatore-formatore, naturopata scientifico; Michael Maini, impiegato; Cassella Marzio, operatore logistico; Silvio Afro Caleffi, brigadiere dei carabinieri in congedo; Vito Antonio Carbonara, volontario assistente anziani; Gabriele Marigo, artigiano. Una squadra composta da persone accuratamente scelte da me, partendo dal requisito essenziale della totale estraneità con l’attuale amministrazione o con quelle precedenti. Io sono attualmente consigliere comunale a San Damiano al Colle e, tra i nostri candidati consiglieri, solo una persona ha già vissuto un’esperienza amministrativa in passato come vicesindaco, ma in un altro comune. Ho voluto costruire appositamente una squadra di totale rottura con il passato, proprio per dare un segnale di discontinuità». Quali sono le motivazioni che l’hanno spinta a metterci la faccia, per la prima volta, in prima persona? «Il percorso che ha portato alla mia candidatura è iniziato oltre tre anni fa. Nel 2019 sono stato eletto in consiglio a San Damiano al Colle e, grazie al continuo coinvolgimento da parte del Sindaco, ho imparato molto in campo amministrativo, su come ci si confronta con i propri concittadini, apprezzando la sua totale abnegazione verso il comune e la sua comunità: è stato di grande insegnamento. Sono stati due anni di opposizione costruttiva. Fatta questa premessa, è già da diversi anni che desideravo presentare la mia candidatura a sindaco di Montù Beccaria, paese in cui vivo da ormai trentadue anni. Secondo la mia opinione, ci sono molte cose migliorabili». Qual è il “cavallo di battaglia” del vostro programma elettorale? «Non c’è un vero e proprio “cavallo di battaglia”, ma tanti progetti che pensiamo possano migliorare il nostro paese. Innanzitutto, la costruzione di una nuova piazza, molto ampia, in prossimità del viale principale. Inoltre, la rivalutazione del borgo antico, che dovrebbe essere il fiore all’occhiello del nostro comune e invece si trova completamente abbandonato a sé stesso: non sono io a dirlo, basta fare in giro all’interno di esso per vedere case diroccate e degrado. Una situazione difficile persino da spiegare. Altri progetti sono la costruzione di una casa per gli anziani, l’avviamento dell’enoteca e l’organizzazione di gruppi di volontariato. Infine, il nostro programma prevede l’apertura di alcuni ambulatori
La sfida di ottobre vedrà contrapporsi Sergio Imondi (Ritroviamo Montù) e Mary Albina Lardini (Nuova Montù)
Mary Albina Lardini Sergio Imondi in paese: abbiamo diversi anziani che, anche per una piccola visita, sono costretti a recarsi a Stradella o Voghera: il nostro obbiettivo è quello di creare questo nuovo servizio, a cui potranno accedere anche i cittadini dei comuni limitrofi». Montù è un piccolo comune. A suo giudizio la partita si giocherà sui programmi elettorali o sulle persone? «Presumo sulle persone. È ovvio che in questo parto “simbolicamente” svantaggiato, perché alcuni degli amministratori che si ricandideranno sono in carica da più di quindici anni. Però non penso che questo fattore possa influenzare sul risultato finale perché, parlando con la gente, si percepisce la voglia di cambiamento. Per questo motivo sono molto fiducioso». Qual è o quali sono le iniziative concrete che intende mettere in campo e quindi fattibili, “il giorno dopo” la sua eventuale elezione a primo cittadino? «Certamente l’apertura degli ambulatori: questo progetto è fattibile sin da subito, dato che siamo già in contatto con diversi specialisti interessati. In secondo luogo, la riorganizzazione del lavoro nel comune, la creazione di un nuovo parco giochi a sostituzione di quello attuale assolutamente obsoleto e il ripristino della piscina di Costa Montefedele». Cosa chiedono e cosa si aspettano oggi i Montuesi dal loro futuro sindaco? «I Montuesi si aspettano un sindaco sempre presente sul territorio e tra la sua gente. Nel caso dovessi essere eletto, io farò il sindaco a tempo pieno e i cittadini non dovranno prendere appuntamento per potermi incontrare, perché sapranno dove trovarmi. Io voglio conoscere e parlare con i miei concittadini: capisco che possa sembrare impegnativo, ma io voglio affrontarla in questo modo, senza dover delegare nessuno». Cosa le fa pensare di essere il sindaco giusto per Montù e perché non lo sono i suoi “avversari”? «Io propongo la mia candidatura sulla base di un concreto desiderio di essere il sindaco di Montù Beccaria, con la voglia di voler risollevare questo paese e di realizzare tutto ciò che fino ad ora non è stato fatto. Non mi interessa la politica, ma soltanto il bene del mio Comune». di Manuele Riccardi
Mary Albina Lardini, attuale vicesindaco di Montù rappresenta la continuità con la precedente amministrazione, è appoggiata infatti dall’uscente Quaroni nel ruolo di candidato consigliere. Lardini Ci presenti la squadra che scenderà al suo fianco alle elezioni del 3 e 4 ottobre «La mia squadra è composta da persone di alto profilo, sia per esperienza amministrativa, che culturale, impegnate in vari settori lavorativi che le arricchiscono di un composito e variegato bagaglio di conoscenze. Oltre all’esperienza dei veterani, non manca l’entusiasmo e l’esuberanza dei giovani che è da stimolo per cercare sempre nuove vie di miglioramento. Amedeo Quaroni, capolista, attuale sindaco, in carica dal 2006, il suo operato parla per lui. Possiede una conoscenza della cosa pubblica che pochi possono vantare. In tutti questi anni si è impegnato a fondo per migliorare la qualità della vita del nostro paese. Laura Dapiaggi, ha un amore smoderato per gli animali. In questi cinque anni si è preoccupata di trovare un rifugio per cani e gatti in difficoltà, Gianfranco Delmonte, è stato assessore dal 2004 al 2016, accumulando grande esperienza amministrativa, Barbara Pozzi, capogruppo consiliare e presidentessa del Complesso Bandistico Montuese, Ernestino Roveda, per noi montuesi Tino, il nostro consigliere anziano, gestisce in modo egregio la sua azienda agricola, Davide Cesare Vercesi, responsabile commerciale dell’area nord-ovest del Consorzio Terre Padane, Paolo Vercesi, è stato assessore comunale dal 2006 al 2011, imprenditore agricolo. Oltri a questi della “vecchia” guardia, i nuovi candidati sono: Jacopo Belcredi, il più giovane della squadra, tecnico informatico. La sua intenzione sarebbe di modernizzare e informatizzare la nostra amministrazione per avvicinarla al mondo dei giovani, Melania Fulceri, la quarta donna in lista. La quota rosa è rappresentata in toto. Avvocatessa con un curriculum vitae di tutto rispetto, Giuseppe Rizzeri consigliere della Pro Loco, ragazzo disponibile alle esigenze della comunità» Quali sono le motivazioni che l’hanno spinta a metterci la faccia, per la prima volta, in prima persona? «è da anni che mi interesso della cosa pubblica, svolgendo prima il ruolo di consigliere, poi di assessore, e infine di vicesindaco del comune di Montù Beccaria.
L’ho sempre fatto con passione, pensando al bene del paese. Oggi mi è stata proposta la candidatura alla carica di sindaca e l’ho accettata con un certa serenità anche perché sono sicura di avere alle spalle un gruppo fantastico, di persone capaci, che mi sostiene». Qual è il “cavallo di battaglia” del vostro programma elettorale? «Non ci sono “cavalli di battaglia” in modo particolare. Ci sono tanti progetti a cui stiamo lavorando ed altri che sono in cantiere. I temi fondamentali rimangono il sociale, la scuola, la cura del patrimonio pubblico, l’ambiente e su tutti la ricerca per migliorare la qualità della vita del nostro paese». Montù è un piccolo comune. A suo giudizio la partita si giocherà sui programmi elettorali o sulle persone? «La partita si giocherà su entrambe le cose. Il programma elettorale deve essere ricco di idee e di progetti, ma questi a loro volta, devono essere realizzabili e vicini alla realtà del paese. D’altro canto le qualità, l’esperienza, le capacità e la vicinanza alle persone e al territorio, da parte dei candidati, farà la differenza». Qual è o quali sono le iniziative concrete che intende mettere in campo e quindi fattibili, “il giorno dopo” la sua eventuale elezione a primo cittadino? «Nei primi cento giorni prevediamo di ultimare la nuova palestra scolastica e di consegnarla ai ragazzi. Inoltre partiranno i lavori di completamento del Centro Sportivo di Marcadello, con la realizzazione di un locale adibito a bar/cucina/sala ristoro, già finanziati con fondi del GAL per 200mila euro. Un’attenzione particolare sarà data al miglioramento del servizio di raccolta rifiuti, grazie anche alla nuova governance insediatasi, della società incaricata del servizio. Si procederà, inoltre, alla realizzazione del progetto e all’inizio lavori del ponte sul Versa in località Casa Bianca». Cosa chiedono e cosa si aspettano oggi i Montuesi dal loro futuro sindaco? «I Montuesi, come tutti i cittadini in generale, si aspettano di essere ascoltati e di ottenere soddisfazione alle loro legittime richieste, cercano il dialogo, la collaborazione e l’aiuto in caso di necessità, cose che non esiteremo a dare». Cosa le fa pensare di essere il sindaco giusto per Montù e perché non lo sono i suoi “avversari”? «Questo lo lasciamo decidere ai cittadini Montuesi, persone sagge ed attente, che sapranno valutare con obbiettività e discernimento. Ancora una volta sapranno distinguere le favole dalla realtà».
di Manuele Riccardi
ROVESCALA
SETTEMBRE 2021
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«Al mio fianco ci sono 10 persone giovani e dinamiche» Nicola Dellafiore, imprenditore edile e capogruppo degli alpini di Rovescala, definisce il proprio gruppo come a squadra del fare e non del dire. «Siamo e saremo sempre attivamente presenti sul territorio garantendo cinque anni di amministrazione senza intoppi essendo la nostra una squadra numerosa e volenterosa». Dellafiore ci presenti la squadra che scenderà al suo fianco alle elezioni del 3 e 4 ottobre «Al mio fianco ci sono dieci persone giovani e dinamiche lavorativamente impegnate in vari settori, la cui esperienza, unitamente al loro entusiasmo, costituirà un apporto fondamentale all’amministrazione del paese. Oltre che dal sottoscritto, la mia squadra è composta da Alessandra Palestri impiegata nel settore vitivinicolo; Amedeo Valle impiegato comunale; Antonella Pallaroni avvocato; Barbara Ferrara impiegata amministrativa; Davide Trazzi impiegato commerciale; Franco Achilli libero professionista; Luca Crubellati studente laureando in agraria; Nicoletta Albanesi impiegata studio notarile; Stefano Bianchi impiegato; Stefano Rossi imprenditore agricolo». Quali sono le motivazioni che l’hanno spinta a metterci la faccia, per la prima volta, in prima persona? «Ho sempre pensato che quando si ritiene che le “cose” non funzionino come dovrebbero, non sia sufficiente criticare ma sia necessario rimboccarsi le maniche e partecipare attivamente alla risoluzione dei problemi. È in quest’ottica che ho deciso di
Elezioni del sindaco: la sfida sarà tra Nicola Dellafiore (Chi Ama Rovescala) e Marco Scabiosi (Un futuro per Rovescala)
Nicola Dellafiore espormi in prima persona al fine di rilanciare il nostro Comune che ha tante potenzialità purtroppo non esaltate e in alcuni casi sottovalutate». Qual è il “cavallo di battaglia” del vostro programma elettorale? «Il nostro programma elettorale comprende più cavalli di battaglia che possono ricondursi all’obiettivo prioritario di valorizzazione del nostro paese mediante azioni volte al ripristino e al mantenimento di un adeguato livello di pulizia, ordine e decoro di tutti gli spazi pubblici, all’eliminazione degli incolti agricoli, al contrasto dello spopolamento mediante azioni mirate a rendere Rovescala un paese “appetibile” sia per chi vuole abitarci, lavorarci o semplicemente svagarsi, alla migliore organizzazione dei servizi comunali esistenti ed al ripristino dei servizi non più presenti, come ad esempio il Bancomat. Il nostro impegno sarà rivolto sia a Rovescala sia alle varie frazioni del Comune che spesso non sono
oggetto della dovuta attenzione. Un doveroso sostegno sarà fornito alle varie associazioni presenti sul territorio comunale, rappresentando esse “un fiore all’occhiello” per la nostra comunità» Rovescala è un piccolo comune. A suo giudizio la partita si giocherà sui programmi elettorali o sulle persone? «Ritengo che al di là dei programmi elettorali, l’elemento fondamentale sia rappresentato dalle persone che costituiscono la lista o meglio la squadra e che nel nostro caso sono persone che sono sempre state presenti e partecipi alla “vita” del paese». Qual è o quali sono le iniziative concrete che intende mettere in campo e quindi fattibili, “il giorno dopo” la sua eventuale elezione a primo cittadino? «La prima azione sarà a livello organizzativo mediante l’attribuzione chiara di ruoli e responsabilità fra coloro che insieme a me dovranno amministrare il nostro comune. Questo è un aspetto, secondo me, prioritario affinché i cittadini possano avere persone di riferimento per i vari aspetti di loro interesse, nonché per poter procedere con una programmazione chiara ed efficiente delle attività che dovremmo porre in atto.
Le prime iniziative concrete saranno comunque quelle di immediata fattibilità come, ad esempio, l’ordine e la pulizia degli spazi pubblici che attualmente risultano piuttosto trascurati, sia per quanto riguarda il paese, sia per quanto riguarda le frazioni». Cosa chiedono e cosa si aspettano oggi i Rovescalesi dal loro futuro sindaco? «Credo che la cosa principale che gli abitanti di Rovescala chiedano al futuro sindaco sia quella di essere presente in mezzo a loro e di impegnarsi per loro e con loro per restituire al nostro paese il valore che si merita». Cosa le fa pensare di essere il sindaco giusto per Rovescala e perché non lo sono i suoi “avversari”? «Semplicemente per tre motivi: noi siamo la squadra del fare e non del dire; noi siamo e saremo sempre attivamente presenti sul territorio; noi possiamo garantire cinque anni di amministrazione senza intoppi essendo la nostra una squadra numerosa e volenterosa che si è anche contraddistinta negli ultimi anni per il costante impegno nelle varie associazioni del paese».
di Manuele Riccardi
«Portare e presentare Rovescala oltre i propri confini» Marco Scabiosi, attuale sindaco di Rovescala cerca la riconferma, con una squadra quasi interamente rinnovata. Esperienza maturata e competenze amministrative sono tra le altre, le cose che intende offrire a Rovescala e non per ultima «una visione realistica di cosa comporta la gestione e la progettazione in ambito pubblico e quindi cosa c’è tra il dire e il fare…». Scabiosi ci presenti la squadra che scenderà al suo fianco alle elezioni del 3 e 4 ottobre «è una squadra che rispetto alla precedente è stata rinnovata per quasi la sua interezza. Un gruppo eterogeneo per professioni ed età, costituito da persone volenterose, trasparenti, entusiaste e convinte di impegnarsi per il proprio paese». Quali sono le motivazioni che l’hanno spinta a rimetterci la faccia? «Cinque anni di mandato – soprattutto in tempi Covid - possono non essere sufficienti per portare a termine idee e progetti. Da qui il desiderio di proseguire in prima persona, per ultimare i lavori in corso e per realizzarne di nuovi. Ovviamente non nego il senso di appartenenza ed attaccamento al paese che anno dopo anno sono cresciuti
Marco Scabiosi risultati non mancheranno di arrivare». Qual è il “cavallo di battaglia” del vostro programma elettorale? «Abbiamo tante idee, sia di immediata realizzazione sia di una certa rilevanza con difficoltà intrinseche di realizzazione, ma non voglio pensare ad un progetto in particolare come “cavallo di battaglia”. Vorrei che per il nuovo gruppo, come per quello in scadenza di mandato, siano prioritari aspetti quali l’ascolto, l’impegno ed il desiderio di comunicare il più possibile con i cittadi-
ni. Sono convinto che con questa visione i risultati non mancheranno di arrivare. Rovescala è un piccolo comune. A suo giudizio la partita si giocherà sui programmi elettorali o sulle persone? «Certo i programmi sono il biglietto da visita per ogni pretendente amministrazione, ne rappresentano le idee, le motivazioni. Voglio però pensare che le persone siano sempre messe in primo piano sia in un Comune piccolo che in una realtà più grande». Qual è o quali sono le iniziative concrete che intende mettere in campo e quindi fattibili, “il giorno dopo” la sua eventuale elezione a primo cittadino? «Con la speranza di vivere ormai la coda di questa pandemia che ci ha bloccati nelle diverse iniziative per due anni, vedo il mio gruppo impegnato da subito ad un rilancio del nostro territorio attraverso iniziative che possano non solo offrire Rovescala a chi arriva da fuori (percorsi pedonali o per mountain bike all’interno dei vigneti, percorsi enogastronomici nelle cantine che vorranno aderire, realizzazione di un’area di ricezione camper, eventi dedicati alla storia ed all’attività principale del nostro territorio) ma portare e presentare Rove-
scala oltre i propri confini (attraverso gemellaggi con altri Comuni, la partecipazione ad eventi)». Cosa chiedono e cosa si aspettano oggi i Rovescalesi dal loro futuro sindaco? «In questi cinque anni ho maturato la consapevolezza che le attese della popolazione possono essere sia di carattere personale in presenza di problemi privati, sia di carattere comunitario rispetto ai servizi ed alle prospettive di un paese che, come tutti i piccoli paesi, deve lottare per sopravvivere». Cosa le fa pensare di essere il sindaco giusto per Rovescala e perché non lo sono i suoi “avversari”? «Non mi sento di ricercare motivi che possano caratterizzare il mio “avversario” come non giusto per questo ruolo. Da parte mia posso offrire oltre alla passione per questo impegno, certamente l’esperienza maturata e con essa le competenze amministrative; non per ultima una visione realistica di cosa comporta la gestione e la progettazione in ambito pubblico e quindi cosa c’è tra il dire e il fare…».
di Manuele Riccardi
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GOLFERENZO
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«Punto di riferimento dell’Oltrepò Pavese, non solo per i milanesi ma anche di molti stranieri» Da quindici anni a questa parte, il piccolo borgo di Golferenzo sta vivendo una vera e propria rivoluzione: le vecchie abitazioni abbandonate e giardini dismessi hanno lasciato spazio a confortevoli case in sasso completamente restaurate circondate da cortili curati nei minimi dettagli. Un cambiamento merito della forte sintonia tra l’amministrazione locale, che ha avuto una visione lungimirante nella gestione del decoro urbano e nella promozione del territorio, e i privati. Quest’ultimi hanno creduto nei progetti e nelle attività promosse dal comune e dalle associazioni, investendo parecchio nel restauro degli immobili. Senza dubbio, a fare catalizzatore, gli annuali eventi “SaXbere” e “Convivium”, che hanno fatto da cassa di risonanza per il piccolo borgo. Dal 2011 le manifestazioni sono organizzate dall’”Associazione SaXbere” che, ironia della sorte, si trova a festeggiare il decennale della sua costituzione senza alcun evento. Infatti, in accordo con l’amministrazione comunale, l’associazione ha deciso di non rischiare, rimandando l’organizzazione delle manifestazioni ad un prossimo futuro. Un vero peccato, ma di fronte ad un’emergenza tutto è concesso. Questa battuta d’arresto, però, non sembra aver influito negativamente sullo sviluppo del borgo. Ne abbiamo parlato con il sindaco Claudio Scabini. Quella che si è conclusa è la seconda estate senza manifestazioni a Golferenzo. Ha prevalso la prudenza? «Purtroppo con lo stato di emergenza covid anche quest’anno si è scelto, discutendo con i sindaci dei paesi limitrofi, di rinunciare a malincuore alle manifestazioni vista la grande affluenza agli eventi organizzati negli anni passati nel centro storico, abbiamo ritenuto insieme all’associazione SaXbere, viste le normative degli ingressi contingentati e le numerose restrizioni di non organizzare manifestazioni». Questa assenza forzata di eventi ha avuto forti ripercussioni sulla villeggiatura estiva? «Per fortuna non ha avuto ripercussioni sulla villeggiatura. Anzi, abbiamo avuto un incremento molto significativo di turisti e villeggianti, merito anche delle varie attività ricettive presenti e attive nel territorio comunale. Anche lo smart working ha aiutato: vista la possibilità di lavorare a casa, molte seconde case sono diventate abitazioni principali». Questo dimostra che Golferenzo è diventato una vera e propria tappa obbligatoria per i milanesi che vengono a trascorrere i fine settimana in Oltrepò: secondo lei, qual è il segreto di questo borgo?
«Grazie agli investimenti dei privati, abbiamo aumentato l’attrattività del Borgo»
«Negli ultimi anni Golferenzo è diventato un punto di riferimento dell’Oltrepò Pavese, non solo per i milanesi ma anche di molti stranieri che vogliono conoscere questo territorio con i suoi prodotti tipici. Non ci sono segreti, solo amore per il paese ed il territorio. Golferenzo offre luoghi di notevole pregio ed interesse non solo storico ma anche dal punto di vista della ristorazione e dell’accoglienza. Arroccato sulla parte alta della collina si trova il Borgo di Golferenzo, dall’imponente struttura municipale ci si incammina nelle vie del centro storico dove possiamo notare l’armonia dei volumi costruiti, i sassi a vista utilizzati per la costruzione delle case e alcune peculiarità storiche di notevole pregio, recentemente oggetto di un attento recupero sia da parte di privati cittadini, sia da parte dell’Amministrazione Comunale. Notevoli sono gli scorci con valenza paesaggistica ed i luoghi panoramici che hanno portato il nostro paese ad essere una meta molto gettonata dai turisti in transito nell’ Oltrepò Pavese. Certamente, il merito è anche degli eventi “SaXbere” e “Convivium”, organizzati annualmente a partire dal 2010». I privati sembrano rispondere bene a questo nuovo “status” di località turistica, investendo nelle abitazioni ma anche in attività: nell’ultimo anno hanno aperto due enoteche e addirittura riaprirà la bottega del paese, chiusa da più di quarant’anni. Pensa che altri seguiranno questi esempi? «Stiamo vivendo una grande rinascita e riscoperta delle potenzialità che possono avere i piccoli borghi, mi auspico che sia da stimolo a chi vuole investire nel nostro territorio. Golferenzo è in una fase di crescita continua: infatti, a breve, aprirà la bottega, alla quale seguiranno la pizzeria e altre attività tuttora in cantiere». Zavattarello e Fortunago già da alcuni anni sono certificati tra i “Borghi più belli d’Italia”. Pensa che un giorno Golferenzo possa riuscire ad ottenere tale riconoscimento?
Claudio Scabini
«Abbiamo avuto un incremento molto significativo di turisti e villeggianti, merito anche delle varie attività ricettive presenti e attive nel territorio comunale» «Come amministratore, riuscire ad ottenere un tale riconoscimento sarebbe un grande risultato. Penso che oggi Golferenzo abbia le carte in regola per entrare a far parte dei “Borghi più belli d’Italia”. Abbiamo lavorato con attenzione sui particolari e, grazie agli investimenti dei privati, abbiamo aumentato l’attrattività del Borgo». Quali sono invece i progetti che l’amministrazione comunale intende portare avanti nei prossimi anni? «Nei prossimi mesi inizieranno diversi lavori già in cantiere da tempo: dall’ultimazione della pavimentazione e i marciapiedi che collegano il Centro storico con il Centro sportivo, cofinanziato dalla Provincia di Pavia, alla messa in sicurezza della sede
stradale anch’esso cofinanziato dal medesimo ente. Per l’anno venturo abbiamo in programma la riqualifica dell’area del centro sportivo, con la sostituzione dei giochi per bambini, la sistemazione del barettino adiacente e l’acquisto di E-bike. Stiamo lavorando anche per la messa in sicurezza del centro sportivo e la creazione di posti auto per agevolare il turismo». Concludendo, ci vedremo al “SaXbere” 2022? «Bisogna valutare l’evolversi della pandemia: mi auguro di rivederci anche prima del “SaXbere” 2022. Oggi con le varie attività ricettive siamo pronti ad ospitare anche eventi nei mesi più freddi. di Manuele Riccardi
OLTREPò PAVESE
SETTEMBRE 2021
Volontariato: Bykers in aiuto dei ragazzi vittime di abusi I B.A.CA. (Acronimo di Bykers Against Child Abuse) nascono negli Stati Uniti nel 1995 come onlus no-profit in cui gruppi di motociclisti, bykers, fanno volontariato offrendo supporto emotivo ed una rete di contatti ai bambini che sono stati vittima di abusi. L’Italia è il primo paese europeo in cui è nata la “versione nostrana” di questo progetto, abbiamo intervistato il gruppo di Pavia che opera e tiene incontri formativi sul tema anche in Oltrepò. Di cosa si occupa la vostra associazione e in che modo? «L’Associazione B.A.C.A. nasce in America nel 1995 ed arriva in Italia, primo paese d’Europa, nel 2010. Attualmente si trova in tutta Europa, America ed Australia. È una onlus che si occupa di minori vittime di abusi e maltrattamenti e lo fa collaborando con tutte le istituzioni, sia pubbliche che private, che si occupano di questi bambini quotidianamente, socialmente, terapeuticamente e legalmente (quindi collaborando con le scuole, gli operatori del settore, tribunali, etc. etc. etc) Come siete entrati in contatto con questa realtà e cosa vi motiva a livello personale? «Ognuno di noi ha avuto il proprio percorso che lo ha portato in questa associazione: chi attraverso il passaparola, chi presentato da persone già all’interno dell’associazione, chi attraverso il sito internet e chi conoscendoci ai raduni biker. Nonostante operiamo come onlus, quindi siamo nei canoni dell’associazione di volontariato, siamo di fatto una realtà molto particolare; si entra in B.A.C.A. solo se, dai 18 anni di età, si è un biker e si possiede una moto o si è passeggero della persona con cui si entra; la motivazione che spinge un biker ad intraprendere questo percorso (non semplice e non breve, fatto di formazione anche teorica, oltre che sul campo) è perché spinto principalmente dal desiderio di potersi mettere al servizio dei bimbi abusati cercando di aiutare le istituzioni nel creare un mondo in cui essi possano tornare ad avere una loro autostima, sorridere e a non avere più paura degli adulti o della vita stessa. Quindi, in sintesi, la motivazione che spinge un biker ad iniziare il suo percorso per prendere parte ai B.A.C.A. è il sapere di poter ridare il sorriso ed un prospettiva ad un bambino ferito facendolo sentire parte di una famiglia in cui onore, lealtà e rispetto sono gli ingredienti principali». Come e quali sono i rapporti con le Istituzioni e le Autorità locali? «I rapporti sono buoni, continuativi e produttivi. Attualmente nel territorio operiamo in collaborazione con le scuole, il servizio di Tutela Minori, il Comune di Voghera (con cui si è avuto un protocollo di intesa ufficiale approvato in Giunta un
I B.A.CA (Bykers Against Child Abuse)
anno fa), comuni limitrofi, altre Associazioni del territorio, il privato sociale nella zona di Pavia e un buon numero di professionisti privati che operano nel settore. Siamo inoltre conosciuti dalle forze dell’Ordine e da alcuni giudici del Tribunale Minorile». Come è arrivata B.A.C.A in Oltrepò? «Fra la metà e la fine del 2012, tramite il passaparola di persone che erano già all’interno dell’Associazione in altre aree e che hanno coinvolto amici residenti in questa zona, ci siamo avvicinati a questa realtà, allora molto poco conosciuta, e ci siamo informati su obiettivi e modalità fino ad arrivare a diventare ufficialmente operativi nel maggio del 2014». Quali i prossimi incontri in questa zona? «Il nostro lavoro si divide in due: dare supporto ai diretti interessati e fare raduni aperti al pubblico per far conoscere la nostra onlus. Ovviamente gli incontri con i minori sono tutelati, invece, per quanto riguarda gli eventi aperti al pubblico che organizziamo per farci conoscere e per raccogliere fondi (in quanto onlus, ci finanziamo con le offerte a banchetti di merchandise e donazioni) di cui facciamo ampia pubblicità. Purtroppo il periodo di pandemia, mentre non ci ha fermato negli interventi con le Istituzioni, ci ha bloccati nelle serate di beneficenza. Stiamo aspettando di comprendere come evolverà la situazione per poter ripartire anche con questi eventi aperti al pubblico . Abbiamo però due canali privilegiati di informazione e contatto: per chi fosse interessato a conoscere le nostre iniziative può visitare il nostro sito, mentre per chi ritenesse di aver bisogno di un nostro intervento, previo contatto con le Istituzioni, abbiamo anche una helpline attiva 24 ore su 24». di Riccardo Valle
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SPORT & CINEMA
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Cecilia Zandalasini dà la voce a Diana Turasi in Space Jam
Cecilia Zandalasini nasce nel 1996 a Broni ed è una cestista, attualmente gioca come ala destra del Virtus Bologna dopo aver vinto nel 2017, con i Minnesota Linx, il campionato della NBA femminile, diventando la più giovane sportiva a militare oltreoceano e ha anche fatto parte del club turco Fenerbache. In occasione della sua nuova esperienza nei panni di doppiatrice del film Space Jam 2 abbiamo deciso di intervistarla. Settima cestista italiana nella WNBA, la nuova firma con il Virtus Bologna e hai anche doppiato Diana Taurasi in Space Jam 2: come ti senti? «Sono molto contenta di essere tornata a giocare in Italia dopo tre anni all’estero. La firma per il Virtus Bologna è stata sicuramente la scelta migliore che potessi fare per me, non vedo l’ora di incominciare e ovviamente essendo a due ore di distanza in macchina da casa mia è un bel cambiamento che mi fa molto piacere: apprezzo davvero tanto il fatto di poter anche tornare più facilmente nella mia zona». Avresti mai detto di essere scelta come doppiatrice?
«Per quanto riguarda Space Jam è stata una esperienza molto divertente e non mi sarei mai immaginata che chiedessero la mia partecipazione per questo ruolo. Il personaggio di Diana Taurasi tra l’altro è quello di una giocatrice che stimo tantissimo…una delle più forti, quindi sono onorata di averle dato la mia voce per la versione italiana di questo film». Da piccola come ti aveva affascinato il film Space Jam? «Come a moltissime persone la prima parte di questa pellicola, uscita nel 1996, mi ha affascinato e per qualsiasi cestista è un cult. È un film con il quale ho dei bellissimi ricordi: è stata la prima volta in cui ho visto in vesti diverse Michael Jordan visto che si era già ritirato quando ero più grande, quindi è stato bello poterlo veder giocare anche se in veste di attore». Quando ti chiedono dove sei nata quale è la prima cosa che nomini? «Quando racconto a qualcuno di essere originaria di Broni lo descrivo sempre come un paesino della provincia di Pavia che però è la mia casa». Ora che per motivi di lavoro sei spesso
Cecilia Zandalasini nasce nel 1996 a Broni ed è una cestista, attualmente gioca come ala destra del Virtus Bologna
lontana da casa cosa ti piace fare quando torni? «Mi piace tornare qui in Oltrepò dopo aver vissuto un po’ di anni in una città come quella di Istanbul che è molto trafficata e caotica, vivere qui dove si è sempre all’aria
aperta, in mezzo alle colline e dove abbiamo un po’ di tutto è certamente un qualcosa che preferisco anche perché ci sono nata e cresciuta… fa parte di me». di Riccardo Valle
MOTORI
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Giacomo Scattolon si conferma tra i migliori 10 piloti del panorama rallistico tricolore Il pilota vogherese, che nonostante il passaggio avvenuto nel corso della stagione dalla Hyundai alla Volkswagen, a seguito del quale ha dovuto riadattare il suo stile di guida, dopo la gara di campionato a Brescia occupa il secondo posto nella Classifica di Campionato Italiano Rally Asfalto e l’ottavo in quello assoluto. A Brescia, sono stati Stefano Albertini e Danilo Fappani con la Skoda Fabia Evo 2, ad aggiudicati il 44° Rally 1000 Miglia, sesta prova del Campionato Italiano Rally Sparco. Albertini ha quindi vinto il rally di casa dimostrando ancora una volta di essere tra i migliori piloti nazionali del settore rally. Alle sue spalle hanno chiuso Andrea Crugnola e Pietro Ometto, Hyundai i20 N Rally 2, con un distacco di 5”3. Il varesino ha comunque confermato che la nuova arma messagli a disposizione da Hyundai, la i20 N Rally2, rappresenta sicuramente un passo in avanti al precedente modello. Sul terzo gradino del podio sono saliti invece Giandomenico Basso e Lorenzo Granai con la Skoda Fabia Rally2 Evo. Per l’ex campione europeo arrivato a Brescia con la chiara intenzione di allungare in testa alla classifica generale, si è invece trovato a dover condurre una vettura non certo all’altezza delle precedenti Fabia che gli erano state messe a disposizione. Bella comunque la rimonta finale che lo ha portato fino in terza posizione e a conquistare 12 punti che lo tengono ancora in vetta alla classifica provvisoria del tricolore. Superato proprio nell’ultima prova speciale da Basso, Fabio Andolfi ha chiuso al quarto posto in coppia con Stefano Savoia, su Skoda Fabia R5 Evo.
Quindi si sono classificati nell’ordine: Damiano De Tommaso con Giorgia Ascalone su Citroen C3 R5, Luca Pedersoli affiancato da Anna Tomasi su una VW Polo R5 e Giacomo Scattolon con Giovanni Bernacchini, sulla VW Polo R5 che oltre al 7° assoluto, è sestro tra gli iscritti al C.I.R e 4° nel Trofeo Asfalto. Una stagione fin qui positiva quella di Scattolon, anche se non sempre fortunata, in vogherese ha raccolto a tutt’oggi 2 quinti posti, un sesto, un nono ed un decimo posto assoluto nel Campionato Italiano Rally; un secondo, un terzo, un quarto, un sesto ed un nono posto nel campionato Italiano Rally Asfalto ai quali vanno sommate le due vittorie assolute ottenuto al Rally della Lanterna ed al Rally 4 Regioni non validi per la serie tricolore. Sempre a Brescia, i campioni Italiani Junior in carica, Andrea Mazzocchi e la rivanazzanese Silvia Gallotti hanno vissuto invece un weekend segnato da alcuni episodi sfortunati. Prima qualche problema di feeling con i freni gli hanno impedito di raggiungere la confidenza desiderata con la Skoda Fabia R5, ma il passo non è stato male tanto che al termine del primo giro di prove il piacentino era di poco fuori dalla top ten. Sulla PS5, la prima del secondo giro, Mazzocchi-Gallotti partiti molto forte con l’obiettivo di abbassare i parziali e scalare posizioni nella classifica assoluta, si sono resi protagonisti di una toccata all’anteriore sinistra che li ha costretti a fermarsi in prova per cambiare la ruota perdendo parecchi minuti. Hanno chiuso al 9° posto tra gli iscritti al C.I.R. e al 7° tra i protagonisti del Campionato Rally Asfalto. Nella corsa al titolo R1 successo dello stra-
L’Equipaggio Scattolon - Bernacchini (Foto di Lavagnini) dellino Davide Nicelli che vince con una gara di anticipo, il Clio Trophy Italia, con il costante supporto di Tiziano Pieri alle note sulla Clio Rally5. Per quanto riguarda la Suzuki Rally Cup dominio ancora una volta di Simone Goldoni ed Eric Macori inarrestabili con la sua Swift Sport Hybrid by EfferreMotorsport chiudendo davanti ad Igor Iani e Roberto Pellè, entrambi su versione ibrida. Classifica Finale Assoluta 44°Rally 1000 Miglia 1. Albertini-Fappani (Skoda Fabia Evo) in 1:00’25.0; 2. Crugnola-Ometto (Hyundai I20 N Rally 2) a 5.3; 3. Basso-Granai (Skoda Fabia) a 27.9; 4. Andolfi-Savoia (Skoda Fabia) a 29.7; 5. De Tommaso-
Ascalone (Citroen C3) a 49.6; 6. Pedersoli-Tomasi (Volkswagen Polo) a 52.3; 7. Scattolon-Bernacchini (Volkswagen Polo) a 41.2; 8. Mabellini-Lenzi (Skoda Fabia Evo) a 1’22.2; 9. Ciuffi-Gonella (Volkswagen Polo) a 1’27.0; 10. Dall’Era – Mometti (Volkswagen Polo) a 2’16.6. CIR SPARCO DOPO ROUND 6: Basso 88pt; Andolfi 74,50pt; Crugnola 65,50pt; Breen 57,50pt; Albertini 51pt; De Tommaso, Ciuffi, Scattolon, Michelini, Signor, Mazzocchi, Pollara, Profeta, Bottarelli CIR ASFALTO DOPO ROUND 5: Andolfi 80pt; Scattolon 61pt; Albertni 59pt; De Tommaso 58pt. di Piero Ventura
Poker di vittorie e titolo per Davide Nicelli è stato un weekend straordinario per Davide Nicelli e Tiziano Pieri impegnati con la Clio R1 nel Renault Clio Trophy Italia al Rally 1000 Miglia, prova valida per il Campionato Italiano Rally. Dominando la classe R1 dalla prima all’ultima prova, sempre davanti a tutte le altre Clio, Toyota, Ford e Suzuki ha permesso loro di aggiudicarsi la vittoria nel monomarca Renault ed essere con una gara d’anticipo i nuovi Campioni Renault Italia, grazie ad un poker di vittorie ottenute affrontando avversari costantemente velocissimi, perle di un trofeo ad alto livello con gare decise sui decimi e secondo. Con il 32° posto assoluto, 1° di Trofeo Renault e 1° nel CIR R1, anche nell’Italiano di categoria conquistano punti importanti che tengono ancora aperti i giochi per la vittoria finale.
«Dopo tanti sacrifici, impegno, passione e la volontà di non mollare mai, vinciamo il nostro primo titolo: il Clio Trophy Italia 2021 – ha detto Davide Nicelli – questo grazie alle vittorie al rally Targa Florio, Alba, Marca Trevigiana e 1000 Miglia che tradotte, danno come risultante un Campionato matematicamente vinto con una gara d’anticipo a riprova che abbiamo fatto bene, nonostante fosse il mio primo anno con il marchio Renault. Personalmente – aggiunge Nicelli – sono contento di ciò che abbiamo fatto fino ad oggi, mi sento di essere migliorato sotto ogni aspetto. Questo titolo è da mettere però nel cassetto perché deve essere solo l’inizio di un percorso e non la fine. Ora dobbiamo lavorare in vista dei prossimi impegni avendo ancora l’Italiano R1 da giocarci».
L’Equipaggio Nicelli - Pieri Di Nicelli è doveroso ricordare anche la vittoria di classe al Rally del Ciocco con la Renault Clio RSR Rally5, il 6° posto assoluto e primo di classe al 4 Regioni con
la Peugeot 208 Rally4, in fine, la Vittoria assoluta al Rally del Taro con la Skoda Fabia R5. di Piero Ventura
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motori
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Il vogherese Sordi sul podio del Rally Città di Torino Dopo tanta attesa, lo scorso 4 settembre la parola è passata finalmente alla strada, a quei pezzi di asfalto che disegnano le valli di Susa e di Lanzo nel torinese che anno dopo anno sono state capaci di aggiungere un capitolo nuovo nella storia del Rally Città di Torino. Le prove speciali di Monastero, Mezzenile e l’immancabile Col del Lys, diventato l’emblema indiscusso di questa competizione, sono state nuovamente il campo di gara in cui i contendenti si sono giocati la vittoria. Di scena rally moderno, storico e regolarità sport con oltre 170 auto al via hanno onorato l’evento promosso da Rt Motorevent valido per la Coppa Aci Sport di zona. Nel rally moderno, la scuderia di Romagnese EfferreMotorsport ha raccolto il buon 17° posto assoluto dei fratelli Tessa, al debutto in classe R5 con la Ford Fiesta. Nel Rally Storico invece, il successo è andato alla Porsche di Rimoldi-Consiglio davanti alla Ford Escort di Vicario-Bondesan e alla Porsche 911 nei colori del Team Bassano del vogherese Ermanno Sordi navigato dal singalese Harshana Ratnayake. L’imprenditore oltrepadano giunto ai rally solamente nel 2017, dimostra concreti progressi gara dopo gara e a Torino, oltre al terzo gradino del podio assoluto, si è assicurato il successo nel raggruppamento 4 e in class B-J1 oltre 1600, non ché il 2° posto tra gli over 60. Bella ma sfortunata la gara dei portacolori della Scuderia Piloti Oltrepo impegnati nella caccia al podio. Beniamino Lo Presti e Paolo Zanini in gara con la Porsche 911 by Ova Corse, usciti dalla prima prova con il 4° tempo assoluto, sciupavano la bella performance con un errore sulla PS2 che li faceva scivolare all’8° posto. I due non si sono persi d’animo e con il 6° tempo al Col di Lys ed il secondo nella ripetizione della ps di Monastero risalivano al 5° posto assoluto, ma l’imprevisto era ad attenderli dietro l’angolo e l’interruzione di un contatto elettrico poneva fine alla loro cavalcata. Sfortuna anche per Matteo Cassinelli e Lorenzo Paganin in gara con la Bmw 320i, i quali hanno sopperito con tanta bravura alla defferente cavalleria ospitata sotto il cofano della loro berlina di Monaco di Baviera da quella delle 6 cilindri di Stoccarda. Settimi nella PS1, quarti sulla PS2, sulla PS3 cede invece la frizione, escono dalla prova con l’ottavo tempo ma la loro gara termina li. Brillano invece tra le “piccoline” Daniele Ruggeri e Martina Marzi. In gara con la Fiat 127 Sport, l’equipaggio di Ruino regala il 17° posto assoluto e la vittoria di classe fino a 1150 alla Media Rally E Promotion lasciandosi alle spalle vetture sulla carta più performanti. I portacolori di EfferreMotorsport di Romagnese, Renato Paganini e Riccardo Filippini su Opel Ascona, agguantano invece il 23° posto assoluto e 3° di classe.
Sfortuna per Lo Presti e Cassinelli. Bene Ruggeri con la piccola Fiat 127
In coda al Rally storico si è disputata la seconda edizione della Regolarità Sport, gara bella, molto combattuta per tutta la sua durata da cui sono usciti vincitori i piemontesi Roberto Viganò e Pieraldo Giacobino, i quali hanno avuto la meglio su un buon
numero di veri professionisti del centesimo di secondo. In questa categoria, con i colori pavesi c’erano due equipaggi inediti entrambi in rappresentanza di Paviarally. Uno composto dal driver di Varzi Roberto Rossetta con alle note sulla Lancia Fulvia
Coupè 1.3 Alessandro Albertazzi, i quali hanno chiuso la gara con un buon sesto posto assoluto che gli è valso il secondo posto nella Divisione 4. L’altro formato da Domenico Gregorelli, per l’occasione navigato per la prima volta dal co-driver di Zavattarello Beppe Roveda, hanno invece mancato la top ten assoluta a seguito di un errore costatogli 300 penalità che non gli hanno però impedito di salire sul secondo gradino del podio della Divisione 8. di Piero Ventura
Brega e Biglieri sesti al Rally Vigneti Monferrini Al Rally dei Vigneti Monferrini, Massimo Brega e Claudio Biglieri sfiorano la top five nella gara piemontese. I portacolori della Scuderia Piloti Oltrepo presieduta da Giuseppe Fiori, a bordo della Hyundai i20 R5, hanno portato a termine la gara con un lusinghiero sesto posto assoluto in una gara impegnativa che ha visto al via numerosi specialisti della disciplina. Un rally, quello astigiano che ha visto salire in cattedra l’aostano Elwis Chentre navigato da Fulvio Florean sulla Skoda Fabia R5 del New Driver’s Team e preparata da D’Ambra, i quali hanno vinto tutte le otto prove speciali in programma, lasciando agli avversari solo la lotta per la seconda posizione. Seconda posizione per Jacopo Araldo e Daniele Araspi (Meteco Corse), su Skoda Fabia preparata da Balbosca ed autori di una bella lotta durata tutta la gara con gli svizzeri Olivier Burri e Cristophe Cler, alla fine terzi su Volkswagen Polo (Turismotor’s – Roger Tuning). La seconda posizione è stata occupata per quasi tutto il rally da Massimo Marasso e Luca Pieri, costretti però al ritiro sull’ultima prova speciale per uscita di strada.
L’Equipaggio Brega - Biglieri Quarto posto per Ezio Grasso e Luca Beltrame (Skoda Fabia), seguiti da Patrick Gagliasso e Dario Beltramo (Skoda Fabia). Come detto, in sesta posizione trovuiamo gli oltrepadani Massimo Brega e Claudio Biglieri su Hyundai i20 R5, i quali hanno preceduto Fabio Carosso e Roberto Aresca su VW Polo. Ottava Posizione per Luca Arione e Luca Culasso (Skoda Fabia), poi Stefano Dogliotti e Luca Vignolo, noni con un’altra vettura céca. A chiudere la top ten i primi classificati tra le due ruote motrici, Sergio Patetta e Alessandro Alocco, veloc-
cissimi con la loro Renault Clio Super 1.6 e bravi a tenere testa alle tante auto a quattro ruote motrici. Una nota di merito anche per altri due equipaggi dell’Oltrepò: Florenc Caushi e Ivan Lovagnini, che a bordo della Fiat 600 Abarth, per i colori della Efferre Motorsport, si sono classificati in 58° posizione assoluta nonchè quinti in classe A0 e Fabio Azzaretti con Claudia Spagnolo, giunti al 59° posto assoluto e secondi di classe a bordo della Mini Cooper RS 1.6. di Piero Ventura
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ACI Pavia ha premiato i “suoi” campioni Come ricorderete, a seguito dell’emergenza Covid, su tutto il territorio nazionale, da marzo 2020 erano stati sospesi gli eventi e le competizioni sportive di ogni ordine e disciplina, compreso il Pavia Rally Show in programma l’8 marzo, nonché tutte le manifestazioni organizzate di carattere sportivo. Inoltre, era stata disposta la chiusura degli impianti nei comprensori sciistici, ma anche di cinema, teatri, musei, discoteche, ristoranti ecc. Pertanto, anche la premiazione Aci è stata forzatamente soppressa. Con la diminuzione dei contagi, quest’anno si è potuto riprendere la tradizione, ripartendo da dove si era rimasti e Aci Pavia lo ha fatto alla grande recuperando il tempo obbligatoriamente perduto, con una cerimonia che ha lasciato molti scettici a bocca aperta e costretti a ricredersi dalle critiche gratuite profuse tempo addietro. è stata infatti la splendida location del Teatro Auditorium di Fortunago con i suoi marmi eleganti, scalinate con luci suggestive, lampadari a cascata, poltrone di velluto e un palcoscenico tanto grande da fare invidia ad arene più rinomate a ospitare la festa di premiazione dei Campioni Aci Pavia e Aci Sport Italia, distintisi nelle stagioni agonistiche 2019 e 2020. Tutto ciò a proseguimento degli eventi proposti per onorare il 50° anniversario del Rally 4 Regioni, gara rimasta scolpita negli annali dell’automobilismo. Auto che hanno scritto la storia dei rally come Lancia Fulvia Coupè, Fiat 124 Sport Spider, Fiat 131, Opel Kadett ecc, fontane illuminate e musica hanno fatto da cornice all’evento accogliendo gli invitati, poi recatisi all’interno dell’Auditorium, in cui, il primo cittadino di Fortunago Achille Lanfranchi faceva gli onori di casa alle autorità civili (tra cui figuravano tutti i sindaci delle località interessate dal transito del Rally 4 Regioni) e militari, oltre ai piloti e ai molti appassionati presenti. L’intervento di Marino Scabini, presidente dell’Automobile Club di Pavia, ha poi dato il via alla cerimonia di premiazione, non prima di aver lasciato la parola al Presidente della Provincia di Pavia, Vittorio Poma, all’ex senatore della Repubblica Roberto Mura e a Pietro Trivi, assessore allo Sport del Comune di Pavia, i quali hanno avuto parole di elogio per l’attività svolta dall’ente automobilistico provinciale, grazie all’arrivo alla presidenza dello stesso Marino Scabini. Le premiazioni sono iniziate con l’assegnazione del riconoscimento “Sportivo dell’anno” riservato a personaggi che hanno operato a favore della promozione, dell’immagine, dello sviluppo e della sicurezza dell’automobilismo sportivo pavese. Per il 2019 il premio è andato al sindaco di Casteggio Lorenzo Maria Vigo. Per il 2020 a Roberto Mura, mentre l’organizzatore dell’evento ha voluto premiare anche lo sportivo 2021, seppure la stagione non è ancora giunta al termine. All’unanimità, il riconoscimento è andato a Beniamino Lo Presti e a tutta la Milano Rally Show con Isabella
La festa di premiazione dei Campioni Aci Pavia e Aci Sport Italia (Diessephoto) Resta e Massimo De Stefano, per aver riproposto il Rally 4 Regioni dopo la pausa forzata del 2020. Ad uno ad uno, quindi, sono stati poi chiamati sul palco i protagonisti della stagione agonistica 2019, in cui il titolo assoluto di Campione Aci Pavia è stato conquistato dal giovane stradellino Davide Nicelli, il quale si è anche aggiudicato il titolo di campione Aci Pavia riservato ai Piloti rally Moderni. Ma vediamo la classifica finale: Campionato Aci Pavia 2019 - Rally Moderno Pilota: 1° Nicelli Davide, Rally Moderno Copilota: 1° Gallotti Silvia, 2° Musti Claudia, 3° Zanini Paolo e Spagnolo Claudia, Rally Storico Pilota: 1° Ruggeri Daniele, 2° Sordi Ermanno, 3° Mombelli Domenico; Rally Storico Copilota: 1° Marzi Martina, 2° Zanini Paolo, 3° Leoncini Marco; Regolarità Sport Pilota: 1° Rossetta Roberto, Regolarità Sport Copilota: 1° Degliantoni Alberto. Separata da un intervallo canoro, la serata è poi proseguita con alcuni riconoscimenti assegnati alla squadra sportiva operativa di Aci Pavia tra cui figurano: Giuseppe Fiori, Claudio Biglieri, Francesca Mazza, Alessandro Ghia, Morena Cocco, Martina Marzi, Daniele Ruggeri e tanti altri ancora. A sua volta, la squadra sportiva ha voluto premiare tramite il sindaco di Fortunago Achille Lanfranchi, papà della splendida location che ha ospitato l’evento, il presidente Scabini per la grande passione con cui opera nell’ambito sportivo. Si è poi passati alla premiazione dei campioni Aci Pavia 2020, in cui al vertice assoluto si è riconfermato Davide Nicelli. Passando alle classifiche di categoria troviamo: Pilota Rally Moderno: 1° Davide Nicelli, 2° Andrea Robone. Copilota Rally Moderno: 1° Silvia Gallotti, 2° Paolo Zanini, 3° Claudia Spagnolo; Pilota Rally Storico: 1° Domenico Mombelli, 2° Ermanno Sordi; Copilota Rally Storico: 1° Marco Leoncini; Pilota
Regolarità Sport: Rossetta Roberto; Copilota Regolarità Sport: Alberto Degliantoni; Pilota Rally Tout Terrain: 1° Tinaburri Alessandro; 2° Bosio Gianluca; Copilota Rally Tout Terrain: 1° Tinaburri Emiliano, 2° Mangiarotti Daniele; Velocità in Circuito: 1° Shibi Mei. Andrea Guerrini, presidente del Veteran Carc Club Carducci di Voghera, ha poi presentato il 4 Regioni Anciennes, gara di regolarità classica programmata per l’11 settembre, organizzata appunto dal VCCC in accordo con Aci Pavia, che cade in occasione dei 40 anni della fondazione del VCCC appunto. Altro momento molto interessante lo si è vissuto con la Premiazione dei Campioni Aci Sport Italia 2020 a cui sono stati assegnati titoli, coppe e trofei giunti direttamente dalla sede centrale romana di Aci Sport. Ad Albero Magnani è stata assegnata la coppa del vincitore del Campionato Regionale Lombardo di Kartig, categoria KZN. Ad Olindo Deserti è andata la vittoria nel Trofeo Prove a Media del Campionato Italiano Grandi Eventi. Danilo Piga è stato premiato quale vincitore del 4° Raggruppamento del Campionato Italiano Regolarità Autostoriche. Veniamo ora ai rally. Ad Andrea Salviotti e Susy Ghisoni è stata assegnata la coppa riservata ai vincitori della Coppa Rally Quinta Zona, classe RS 1.6 Plus. Nella Seconda Zona, la Coppa Rally over 55 è stata vinta da Maurizio Rossi e Paolo Zanini; Fabio Azzaretti e Claudia Spagnolo sono invece i vincitori della Coppa Rally seconda Zona classe RSTB 1.6; Andrea Robone e Roberto Fugazza sono primi nella classifica di Coppa Rally prima zona classe A0. Veniamo ora ai pezzi forti; vincitori del Trofeo Terra Rally Storici 2° Raggruppamento: Domenico Mombelli e Marco Leoncini; vincitore della Coppa Aci Sport nel Campionato Italiano Rally Terra Gruppo N 2RM, Marco Mangiarotti; vincitore assoluto della Coppa
Regina della serata Silvia Gallotti. Davide Nicelli raddoppia il titolo ACI
Silvia Gallotti e Davide Nicelli (Diessephoto) Rally seconda Zona, Giacomo Scattolon e regina della serata, premiata con lussuosa coppa e medaglia d’oro, Silvia Gallotti, vincitrice del Campionato Italiano Rally Junior, coadiuvando sulla Peugeot 208 R2B Andrea Mazzocchi. Sulle note dell’Inno di Mameli, è poi sceso il sipario su di un evento che ha riscontrato un notevole gradimento e che segna la ripartenza del motorsport nella nostra provincia. La serata si è poi conclusa con il classico taglio della torta il cui compito è stato assolto dalla campionessa Silvia Gallotti, quindi musica e buffet per tutti i partecipanti. di Piero Ventura
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storie di rally: Mario perduca racconta
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TERRA IN VISTA! Confesso che il titolo non è farina del mio sacco, ma introduceva l’articolo di presentazione del Trofeo Terra 1991 nel settimanale motoristico di riferimento. Mi era piaciuto subito, mi sembrava bene augurante, per cui lo riprendo e lo faccio mio. A inizio anno Giorgio (Buscone), con cui fino ad allora avevo disputato un solo rally completo più due altre speciali, mi propose di essere al suo fianco in questa competizione. Naturalmente la sua indole lo portò non a parlare di partecipazione, ma a uscire con questa boutade: “Proviamo a vincere il Trofeo Terra?”. Sul suo innato talento terraiolo non avevo dubbi dopo averlo visto in azione alcuni anni prima a Biella. Piuttosto nutrivo qualche perplessità sulla pianificazione del progetto e sulla reale consistenza del supporto economico. è sempre stato bravo nella caccia allo sponsor, ma di lì a garantire la copertura di un intero campionato ne passa. Affitto, gomme, iscrizioni, spese logistiche, ricognizioni e non vuoi mette in preventivo anche solo un passaggio in carrozzeria? La cifra a disposizione deve essere molto importante. Comincio a tampinarlo e dopo gli iniziali “i soldi ci sono per tutta la stagione”, “siamo in una botte di ferro” (subito pensi ad Attilio Regolo) alla fine mi rivela l’arcano. Il budget in realtà è sufficiente a coprire metà delle gare. Ma c’è un ma. Col nostro principale sponsor ha raggiunto un accordo. Mi preme sottolineare che si trattò di un accordo solamente verbale senza nessun contratto scritto, così, sulla parola, come si usava in altri tempi e che in effetti venne rispettato fino in fondo. Questi i termini: se a metà stagione fossimo stati nelle condizioni di poter vincere il trofeo, per cui primi o secondi in classifica, il munifico avrebbe provveduto a coprire i costi da lì fino all’ultima gara. Andava bene per tutti. Lo sponsor, che per comodità chiamerò Francesco, avrebbe avuto un ulteriore esborso solo in presenza di un ritorno d’immagine per lui importante, noi avevamo garantita la stagione se ne fossimo stati all’altezza. Ma saremmo stati tali? Da parte mia la voglia era tanta ma ero arrugginito dall’inattività e inoltre non avevo mai disputato un campionato con tutte le sue problematiche. Giorgio invece si era già cimentato in due edizioni del Trofeo Uno con risultati buoni ma non quelli cui ambiva. Forse un po’ di superficialità, di sicuro la pigrizia a martellare nelle ricognizioni gli avevano impedito di raggiungere i traguardi desiderati. Come sarebbe andata stavolta? Intanto partivamo con due grandi vantaggi. La vettura, una Delta 16v gruppo A della Stylcar di Paolo Sottosanti era molto competitiva. Il resto ce l’avrebbe messo di suo il pilota che per confermare la modestia della categoria affermò di sentirsi
L’Equipaggio Giorgio Buscone - Mario Perduca vincitori del Trofeo Terra del 1991
tra i primi cinque driver italiani sui fondi sterrati e, per caricare la pipa, aggiunse “se un giorno esco da casa nervoso perché ho discusso di prima mattina con mia moglie, poi si rompe un trattore e per completare l’opera il direttore della banca mi avvisa che l’assegno di un cliente è scoperto, ebbene quel giorno anche un certo Colin deve preoccuparsi”. Fin qui i pro, ma c’era un enorme contro con un nome ben preciso, Gianni Del Zoppo. Dopo aver corso con tante macchine diverse era diventato pilota ufficiale Peugeot Italia alla guida della 205 Turbo 16 e pilota della squadra Fiat nel mondiale sulla Uno. Al rally del Portogallo si era piazzato al terzo posto guadagnandosi la priorità FIA. In altre parole un mostro sacro, inavvicinabile. Ora sarebbe salito sulla gialla Delta gr.A 8v della scuderia Husky insieme al navigatore Andrea Nicoli. E ancora, aveva disputato molte gare con la Delta gruppo N. Per tutti il trofeo era già assegnato in partenza, per tutti tranne che per uno. Anche Luciano Chiaramello e Sergio Zaffiro, i patron della Meteco Core, la nostra scuderia, erano molto scettici sull’esito della stagione per cui ci avevano offerto un aiuto economico in base ai risultati, fiduciosi che quei pochi o tanti denari sarebbero rimasti nella loro borsa. Stranamente quella edizione, il cui nome esatto era Trofeo Nazionale Terra,
non prevedeva una classifica assoluta, ma due, una di gruppo A e una di gruppo N e, ahimé, nessun premio in denaro. Con la testa affollata da tutte queste incertezze, io, e da immotivate sicurezze, lui, ci presentiamo alla prima gara, la Coppa Liburna. Ricognizioni stranamente accurate e meticolose, test della vettura quasi inesistente in quanto riuscimmo a percorrere meno di dieci chilometri. Ma il responso fu “macchina buona, si può migliorare ma mi piace”. Vedendolo così carico mi rinfrancai. Con questo spirito positivo arriviamo alla prima ps la classica Santa Luce. Dopo aver indisposto il concorrente che ci partiva davanti chiedendogli senza troppi riguardi di spostarsi quando lo avremmo raggiunto in prova, timbriamo, ci avviciniamo allo start, gli ricordo come da copione la prima curva, e poi ai 30” Giorgio dà inizio al botta e risposta: “ma tu lo sai come mi sento in questo momento?”. 20” “no, come ti senti?”, “come quella volta là”. 10” Io rispondo: “ah, e quella volta là come ti sentivi?”, 5” Risposta serafica: “mi c….. sotto”. E via per la nuova avventura. A fine prova chiede subito chi sia il leader. Neanche a dirlo ha vinto Del Zoppo che ci rifila 27”, una vita, ma il nostro è il secondo miglior tempo. Come inizio potrebbe essere destabilizzante e invece serafico se ne esce (naturalmente in stretto dialetto)
così “se proprio vuoi saperlo, il campionato lo vinciamo noi”. Classico esempio di ego sconfinato e immotivato del pilota, penso tra di me, quasi da letteratura e dire che a colazione non avevo visto servire alcolici. Meglio non contraddirlo, non servirebbe a nulla. Sta guidando bene, ci divertiremo molto senza l’assillo del risultato. La seconda speciale conferma le mie impressioni, altri 14 secondi sul groppone, 41 dopo due prove, se continua così quando arriviamo i nostri (pseudo) rivali saranno già sotto la doccia. Ma intanto siamo secondi assoluti e tali restiamo fino al termine, guadagnandoci l’inserimento nel secondo elenco prioritari internazionali. Non contento dei suoi vaneggiamenti in macchina, sento che a una televisione locale dichiara “oggi ho preso in mano la vettura, nelle prossime gare vedremo di mettere in difficoltà il rivale”. Dentro di me penso: speriamo che dopo una bella dormita rinsavisca, anche se non ne sono molto convinto. Le strade in pianura della seconda gara, il rally di Adria e del Polesine, potrebbero essere l’ideale per un pur improbabile salto di qualità, ma arriva la mazzata. La Delta non sarà disponibile per quella gara. Per tamponare ci iscriviamo sempre in gruppo A con una Ford Sierra Cosworth che però ha l’allestimento del gruppo N. Facciamo tutto per bene ma lo spirito non è più lo
storie di rally: Mario perduca racconta stesso. In più c’è il fatto che Giorgio ha perso da circa un mese il padre. Il morale è ai minimi storici. La gara comincerà a tarda sera, per cui abbiamo tutta la giornata libera per rilassarci ed eliminare le negatività. E invece Giorgio si alza molto presto e mi avvisa “faccio un salto a casa per la messa trigesima di mio papà, pensa tu a tutto”. Avrebbe potuto restare a Voghera in quanto la macchina si rivela un disastro e dopo poche prove si ammutolisce lasciandoci in mezzo alla campagna. Intanto Del Zoppo, pur con qualche problema, se la sta giocando per la vittoria. Comunque vada, il distacco diventerà enorme. Non ci resta che andare a dormire. La mattina facendo colazione sentiamo alcuni ragazzi che parlano del rally e scattiamo quando uno di questi afferma che il numero 1, quello con la macchina gialla, è uscito di strada. Avuta conferma del fatto, facciamo colazione doppia. Come se questa gara non ci fosse stata, si riparte da Livorno. La prossima in calendario è il rally Conca d’oro che si svolge nelle colline di Corleone. Nel 1989 ha vinto un certo Tommy Mäkinen. Le cose si mettono subito bene per noi, Del Zoppo ha lo stesso problema nostro di Adria, per impegni della sua scuderia dovrà correre con una Delta gr.N. Non sarà sportivo ma la cosa non ci dispiace per niente, anzi ci stimola a impegnarci maggiormente. Proviamo fino alla nausea, anch’io comincio a pensare che potrebbe accadere qualcosa di bello ma preferiamo tenere un basso profilo. Un paio di giorni prima della gara ceniamo
con Gianni e Andrea con i quali condividiamo l’albergo. Passiamo in rassegna i vari pretendenti al successo. Ci sono molti gruppi N guidati da piloti agguerriti come Bertolini, Fabbri e Marchisio, e ancora, in questa gara la Mazda Italia ha iscritto per la prima volta due vetture per Dionisio e Munari. E poi quello che Del Zoppo indica come il più accreditato al successo, Antonio Stagno, pilota siciliano che aveva vinto il trofeo Uno Turbo nel 1989, qui a bordo di una Mitsubishi. Il pensiero che mi passa per la testa è lo stesso che sta incendiando Giorgio, lo sguardo che ci scambiamo ne è la conferma. “Ma noi siamo i figli di Ficiu?” A Livorno senza forzare siamo arrivati secondi, pur se a un anno luce, ma comunque abbiamo messo dietro tutti gli altri, qui abbiamo la macchina a nostro avviso migliore, perché non essere citati tra i possibili vincitori? Questo fatto contribuisce a caricare ancora di più la molla di entrambi, se mai ce ne fosse bisogno, comincio a vedere il tutto sotto un’altra luce, la mesta rassegnazione della notte di Adria è un lontano ricordo. La gara va ancora meglio di quanto sperassimo. Vinciamo una dopo l’altra le cinque prove del primo giro. A metà gara siamo in testa in tutta tranquillità, possiamo amministrare. Giorgio ha guidato come sa, in particolare nella prima speciale, Ponte Aranci, è stato superlativo, velocissimo e spettacolare. Puro godimento per gli spettatori e anche per il navigatore. Qualcuno ricorderà la famosa scena del film di Alfred Hitchcock “Intrigo Internazionale”, in cui compare in
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Giorgio Buscone: «Se proprio vuoi saperlo, il campionato lo vinciamo noi» Classico esempio di ego sconfinato e immotivato del pilota lontananza un aereo che vola a bassa quota verso il protagonista Cary Grant il quale dapprima non realizza il pericolo, poi cerca affannosamente di mettersi in salvo. Qualcosa di molto simile avvenne nel trasferimento tra la settima e l’ottava speciale. A causa della mancanza di un’ambulanza a inizio prova ci fu un considerevole ritardo per cui eravamo tutti incolonnati, fuori dalle macchine trasformate in forni, sotto un sole cocente senza un filo d’ombra, quando qualcuno fece notare la nuvoletta di polvere che avanzava velocemente aumentando sempre più di dimensione. All’interno della nuvoletta apparve alla fine uno strano tipo che con un po’ di apprensione intuimmo avesse proprio noi nel mirino per cui scendemmo dal muretto su cui eravamo seduti in attesa di capirne le intenzioni. Il tipo si diresse ansimando
verso Giorgio, gli buttò le braccia al collo e col poco fiato che gli restava esclamò “Buscone, ci stai facendo impazzire, si megghiu ri Manséll”. Neanche da dire che, nonostante avessimo tirato i remi in barca, vincemmo la prova successiva. E poi gli ultimi chilometri dell’ultima prova in cui cominciò a entrare in macchina una gran polvere, ma non era un problema della Delta, era il pilota che, abbassato il vetro, salutava gli spettatori. E poi il palco, la corona d’alloro, la mia bottiglia che non volle saperne di aprirsi, la felicità per la prima vittoria. E a ruota il primo elenco internazionali, ma soprattutto una sensazione crescente, il vento sta cambiando. di Mario Perduca