1° Rally Aberto Alberti: Torna "il cannibale" e fa il vuoto... Michele Tagliani!
Anno 10 - N° 110 Ottobre 2016
il Periodico
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OLTREPO PAVESE... ECCELLENZE, BORGHI, TERROIR... MA PARLA COME MANGI!!!
Alcuni giorni orsono mi trovavo in un negozio di gastronomia oltrepadano per acquisti. Prima di me stava facendo l'ordinazione al gentilissimo addetto alle vendite, una bella signora che richiese: "Mi può tagliare due etti di eccellenza dell'antico borgo dell'alto Oltrepò? E desidererei anche una bottiglia di eccellenza del nostro terroir di uno dei borghi del medio Oltrepò". L’addetto alle vendite dalla faccia rugosa, che ad occhio e croce ne deve aver visti molti di clienti e sentite molte... Servizio a pagina 3
ALPEGGIANI: ASM VOGHERA "Barbieri ha l'arduo compito di rivincere TANTE TEORICHE un'elezione già DISCUSSIONI, LA REALTà è UNA SOLA, legittimamente C'è CHI VUOLE BINA vinta" E CHI NO Servizio a pagina 5
CALLEGARI:
"La Versa? Sono abbastanza diffidente verso le cooperative"
Servizio a pag. 31
RUINO ANTONIO MAGRI "Chiederemo che questo sindaco getti la spugna..." "Il sindaco Lodigiani ha tentato di far passare la vicenda come una persecuzione ...
Servizio a pag. 29
Servizio a pagina 9
Rosanna Gariboldi "Personalmente non vedo eredi politici di mio marito Giancarlo Abelli" "Personalmente, sperando fortemente di sbagliarmi, non vedo eredi. E me ne dispiace, profondamente. Vedo, come a livello nazionale più esteso, una serie di figure in transito tra vari incarichi, che però non riescono ad organizzare una gestione territoriale importante, cosa per la quale Giancarlo ha speso tutta la sua vita! ..." Servizio a pag. 39
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Commento di Antonio La Trippa Alcuni giorni orsono mi trovavo in un negozio di gastronomia oltrepadano per acquisti. Prima di me stava facendo l'ordinazione al gentilissimo addetto alle vendite una bella signora che richiese: "Mi può tagliare due etti di eccellenza dell'antico borgo dell'alto Oltrepò? E desidererei anche una bottiglia di eccellenza del nostro terroir di uno dei borghi del medio Oltrepò". L’addetto alle vendite dalla faccia rugosa, che ad occhio e croce ne deve aver visti molti di clienti e sentite molte di richieste strampalate, guardandomi con fare interrogativo mi chiese: "Sala dit la siura?" (Cosa ha detto la signora?) ed io che per diletto seguo e leggo le frasi e le teorie di molti nostri politici e di alcuni dirigenti che lavorano per il rilancio dell'Oltrepò gli risposi: Salam ad Vars e una butilia ad ven bon ad Santa Maria dla Versa” (Vorrebbe due etti di salame di Varzi e una bottiglia di buon vino di Santa Maria della Versa). Chiaramente questo è un modo scanzonato per affrontare un modo di comunicare che giorno dopo giorno, al limite dello stucchevole, impazza e prolifera nelle parole di molti politici e di molti addetti ai lavori oltrepadani. Non sono contrario a priori all'uso delle parole quali eccellenze, borgo e terroir, ma sono contrario all'abuso. In qualsiasi intervista, in qualsiasi simposio o in qualsiasi tavola rotonda o quadrata che sia, frequentata dai politici dell'Oltrepò o dai politici che vengono in Oltrepò per parlare di Oltrepò, la parola eccellenze verrà proferita 372 volte, la parola borgo 466 e se si parla di vino, la parola terroir 138. Tre parole di cui, tra i molti altri inglesismi e francesismi detti e scopiazzati qua e la... tanto per darsi un tono... che in questi convegni vengono a mio avviso… enunciate, si abusa e che nella maggior parte dei casi risultano inutili e molto spesso dannose. Una volta i nostri vecchi, che tanto sale in zucca avevano, dicevano a chi provava a parlare difficile, perché forbito è una cosa diversa, "Parla me cat mang" (parla come mangi) e sfido molti a mangiare due etti d’eccellenza accompagnato da un buon bicchiere d'eccellenza. Parlando di marketing, usare ed abusare di termini generici per indicare qualche cosa, termini che possono indicare tutto, ma soprattutto niente, è una sciocchezza. Le vere eccellenze in Oltrepò non sono molte dal punto di vista agroalimentare, al netto dei vari scandali che hanno coinvolto il mondo del vino, e delle varie discussioni su come produrre il salame di Varzi, resta il fatto che solo questi sono i due prodotti realmente eccellenti ed anche con enormi potenzialità inespresse. Allora dico io... invece di dire eccellenza diciamo vino dell'Oltrepò e diciamo salame di Varzi e continuiamo a ripetere questi vocaboli, nel modo più efficace possibile, così da imprimerli nella mente del consumatore. È anche vero che in Oltrepò esistono altri buoni prodotti che meritano attenzione, ma arrivare a chiamarli eccellenze ci vuole molta fantasia e accomunarli al salame di Varzi o al vino oltrepadano vorrebbe dire buttare tutto in un unico calderone con il risultato di ottenere un buon minestrone, ma non eccezionale. Discorso analogo merita la parola borgo: immaginatevi un signore che uscendo dall'autostarda e arrivando a Voghera chiede a un vogherese doc: "Per favore buon villico, mi può indicare l’antica via per raggiungere il borgo dell’alta collina dominata
dal castello?". La risposta è una sola: "Inda vola andà cal siur chi?". (Dove vuole andare questo signore?) Perché di paesi, come fino a pochi anni fa chiamavamo i nostri centri abitati dotati di castello, ce ne sono tanti e di paesini graziosi altrettanti, prima si chiamavano tutti con un nome… con il loro nome proprio ed uno sapeva identificarli subito e chiaramente. Ora no, sono tutti borghi... Qualcuno ha già ricevuto "il patentino" di antico borgo, di borgo bello o di borgo grazioso... altri cercano di ottenerlo, altri invece si autoproclamano tali. Premesso che il mercato turistico è sempre più scafato e sempre più attento alle bufale, pertanto quando qualche turista arriva in un nostro "borgo" e vede un castello molto spesso circondato da alcune case, più che antiche, anziane, ma soprattutto da una serie di belle villette progettate dai nostri geometri dell'Oltrepò negli anni '70 e '80 e qualcuna anche in seguito, molte con le loro belle tapparelle di plastica o alluminio… al turista sorge spontaneo chiedersi: "Borgo? Antico borgo? Ma de che?". Molti sindaci, non tutti per carità... hanno il vezzo, in molti casi l'ardire di chiamare il loro paese borgo forse perché ormai la parola sindaco non è che oggi qualifichi più di tanto, a dire il vero e questo è capibile, forse per elevarsi aspirano al ruolo “Bürgermeister”, borgomastro in italiano che è un titolo che nelle città del Reich tedesco e dell'Austria in sostanza corrisponde, giuridicamente, e a prescindere dalle differenze delle diverse legislazioni, a quello di sindaco in Italia. Questa voglia di teutonica Merkel che aleggia nell'anima e nella testa di molti dei nostri sindaci, non tutti ci mancherebbe…. può essere un aspirazione forse legittima, ma dovrebbero anche vestirsi in modo adeguato e "la muda bleu co la cravata mola parchè senò am da fastidi" (il vestito blu con la cravatta allentata altrimenti gli crea fastidio) non va bene, dovrebbero comprare il costume tipico dei borgomastri bavaresi il "laderhosen". In questo modo alcuni borgomastri oltrepadani avrebbero anche il costume adatto per presentarsi in pubblico in ogni dove ed in ogni occasione, magari anche ad una sagra che celebra un’eccellenza dell’Oltrepò, la "sagra dal salamè" (la sagra del salamino) e brindare con un bel boccale di eccellenza del nostro terroir... Anche in questo caso vale la stessa regola del vino e del salame di Varzi, ritorniamo a definire i nostri centri abitati con il loro nome: il nome con il quale tutti indicano il paese, senza titoli appiccicati in modo posticcio, che in molti casi oltrepadani, non in tutti…forse, coprono, ad una ragionevole analisi, di ridicolo il paese che tanti titoli pre e post nome non vuole attribuirsi o appiccicarsi. Perché è già difficile per uno che arriva da fuori memorizzare il nome di un paese se poi deve memorizzare anche antico borgo... borgo antico… borgo grazioso... borgo alto... borgo basso… diventa impossibile... Se poi per fare contento il sindaco e le sue teutoniche politiche e turistiche ambizioni lo vogliamo accontentare, consiglio agli abitanti dei nostri paesi quando incontrano il sopracitato, di salutarlo con un bel "Guten Morgen Herr Bürgermeister" ( Buon giorno Signor Borgomastro ) così anche il primo cittadino è contento e continua per la sua strada con il suo bel costumino bavarese il... "laderhosen" che non è un'eccellenza oltrepadana, ma che comunque dà un tono di "noblesse" al nostro borgomastro. Chiaramente tutto quanto soprascritto è portato all'eccesso anche
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in forma canzonatoria per sorridere e per cercare di sdrammatizzare una situazione agroalimentare turistica oltrepadana che in questo momento non brilla per efficienza e neanche per strategia commerciale e marketing futura. Certamente un primo passo per cercare di imporre l'Oltrepò sarebbe forse quello di ritornare a chiamare le cose con il loro nome e non usare parole scopiazzate qua e là o "patentini" ottenuti qua e là che indicano tutto, ma soprattutto non indicano niente. Dovrebbe far riflettere alcuni "nostrani borgomastri" ed alcuni nostrani specialisti di marketing, che la stragrande maggioranza delle Pro Loco e delle varie associazioni oltrepadane, che sono effettivamente il cuore pulsante delle manifestazioni che cercano ed attirano gente in Oltrepò, e non è un caso... evidentemente... difficilmente usano nomi astrusi ed "eccellenti" per pubblicizzare le loro manifestazioni. Questo è sintomatico, perché dimostra come le Pro Loco e le varie associazioni composte da gente concreta e che lavora gratis per amore e per promuovere il proprio paese, abbiano i piedi ben piantati per terra e con umile concretezza oltrepadana chiamino, dico io giustamente, le cose con il loro nome. Chiaramente il compito delle pro loco e delle varie associazioni non è dal punto di vista turistico strategico, ma è tattico, aspetto, comunque, altrettanto importante. Certamente un primo passo per cercare di promuovere l'Oltrepò, portando turisti e clienti, sarebbe forse quello di ritornare a chiamare le cose con il loro nome e non usare parole scopiazzate qua e là o "patentini" ottenuti qua e là che indicano tutto, ma soprattutto non indicano niente. Parlando di marketing, usare ed abusare di termini generici per indicare qualche cosa, termini che possono indicare tutto, ma soprattutto niente, è una sciocchezza. Non è marketing è il doping del marketing, ma non per migliorare il risultato, ma per drogare il risultato che si vuole ottenere, e così come succede nello sport, anche il mercato, i consumatori ed i clienti squalificano coloro che fanno marketing drogato, e li squalificano con il loro bel bagaglio di parole come eccellenze, borgo e terroir ed altre amenità simili. Pertanto smettiamola di cercar di eccellere nei nostri borghi con le eccellenze dei borghi del nostro terroir e promuoviamo veramente i prodotti tipici ed i paesi dell'Oltrepò con il loro nome corretto, come si sono sempre chiamati e come tutti li chiamano.
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"Non so come dire... Varzi per me è magica"
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"Ho in cantiere un locale estivo per il 2017, in zona Salice Terme..." Di Lele Baiardi
Classe 1968, dal 1993 Imprenditore di successo delle notti oltrepadane. Signore e Signori: Luca Galati. Partiamo dagli inizi, da prima del 1993, anno del suo battesimo come imprenditore dei locali da ballo... "Da ballo e non solo! Comunque, partiamo con ordine. Prima del 1993, ho lavorato nell'Azienda del mio conosciutissimo zio Ermenegildo Galati, per tutti Gil: la carrozzeria con la grande G che si trova davanti all'Ipermercato di Montebello, quello della grande I ". (sorride...) Con tutti gli spettacoli di cabarettisti di successo proposti nei suoi locali, la battuta non poteva che essere pronta... "Battute a parte, il cabaret è da sempre la mia enorme passione, davvero primaria! Pensi che a 15 o 16 anni, per le feste degli oratori della zona, avevo iniziato una, chiamiamola, collaborazione con l'amico ed artista Luca Bergamaschi (La Chitarrata, Lumax Show, da anni animatore di studio di Striscia La Notizia, n.d.r.), che ha poi proseguito professionalmente in quella direzione, per animare le feste di bambini e ragazzi! Creavamo sketch e scenette comiche, dimenticandoci regolarmente le battute preparate e finendo ad improvvisare... Anch'io avrei desiderato fortemente farne una professione. Si figuri che in 2 occasioni, credo, ho avuto anche la presunzione di sostituirmi al cabarettista che aveva bucato la serata al Macarios...". (ride di gusto...) Sarà sicuramente stato un successo... "Beh, diciamo una simpatica divagazione professionale...". Il Macarios è stato il suo esordio? "Sì! Sono da subito entrato in società con mio zio ed il mio storico socio, ma ancor molto di più storico sincero amico, Mauro Lambri, che ancor oggi ringrazio per avermi sopportato. Mi eccitava un'impresa dove, oltre al ballo e altri intrattenimenti, il cabaret rappresentasse una parte importante dell'attività!". Ricorda le difficoltà e/o facilità nell'approcciare un nuovo lavoro così diverso dal precedente? "Guardi, sinceramente ho realizzato dopo tutto il bello che eravamo riusciti a creare! Sono stati momenti fantastici ed irripetibili, anche perchè appunto mai provati prima... I mesi di strutturazione del locale sono stati massacranti a livello lavorativo ma unici dal punto di vista umano, anche perchè andavano a formarsi rapporti d'amicizia che son durati affettuosi e sinceri sino ad oggi e che certamente continueranno cosi! Anche nella follia degli scherzi che si intervallavano alle ore di stressante impegno! Ricordo una giornata caratterizzata da gavettoni che è terminata con il rientro di tutti alle nostre abitazioni coperti solo da salviette, i più fortunati, o teli, tanto eravamo fradici! Il Macarios era destinato probabilmente già dalla prima pietra a diventare il tempio del Cabaret della zona". Il Macarios dura fino al...? "Fino al 2000, anno in cui acquistiamo lo storico Fontanile in Redavalle e lo trasformiamo in Delano. Prima però, nel 1997, apriamo la Rive Gauche a Varzi, altra pietra miliare della mia carriera, che ancora oggi mi vede in società con Lambri... Da subito, nei primi anni abbiamo anche ridato vita al Carnevale
Luca Galati di Varzi, con l'idea del teatro-tenda e tante altre iniziative correlate, e dall'Estate 2016 sono anche ritornato a gestirlo, dopo più di 10 anni! Non so come dire... Varzi per me è magica. Vede, mi mancava proprio! Potrei dirle dopo che ci arrivi, non la lasceresti mai...". Quindi dal 1997 al 2000 il Macarios ha lavorato d'inverno e la Rive Gauche in estate? "Esatto. Poi cediamo il Macarios come le dicevo nel 2000 aprendo il Delano. Mauro Lambri ed io facciamo una vacanza a Miami, Florida e restiamo abbagliati dal Delano di Philippe Starck, uno tra i maggiori architetti della storia. Inutile dirle che da subito decidiamo che il Fontanile deve essere il Delano oltrepadano! A differenza del Macarios, però, il Delano lavora tutto l'anno: così nell'estate 2000 Lambri ed io ci dividiamo; io resto e Mauro va ad occuparsi della Rive Gauche. Ritornando comunque al Delano, realizziamo il locale acquistando arredi importanti per immagine e costo, ed il pubblico ci premia. Pensi che è stata una delle discoteche più fotografate, anche su riviste d'arredamento! Tra gli altri, la prestigiosa azienda Driade, dalla quale avevamo acquistato, ci ha contattati per realizzare molti scatti dei nostri interni! Sempre Momenti meravigliosi... "Una vicenda che invece mi ha mortificato quando l'ho scoperta, ma non potevo ahimè più far nulla, è stata quando un sabato sera Giorgio Armani, per me il più grande di sempre nel mondo, neo-proprietario della sua faraonica residenza in Broni, si è presentato all'ingresso senza riuscire a farsi né riconoscere né trovare un modo per annunciarsi, data l'infinita confusione, all'ingresso, di clienti in attesa... ed ha desistito, andandosene...". E come ha scoperto poi il disguido? "Da un'amica di Broni, la mattina della successiva domenica, alla quale Re Giorgio aveva rivelato il fallito tentativo di esser mio Ospite, e che Ospite, la sera prima...". In seguito, poi...? "Dunque... Il Delano diventa la mia prima volta da solo! Nel 2001 Mauro Lambri mi cede le sue quote e si dirige verso altre mete...". Quali?
"Non ricordo al momento...". (ride divertito...) Ed allora, da solo...? "Vado avanti per altri 3 anni, fino al 2004 quando la mia sempre fervida fantasia mi porta ad innamorarmi di un'altra idea. Ed a cedere il Delano...". Un altro locale? "Ovvio. Individuo una carrozzeria vicino all'Ipermercato di Montebello, che stava cessando l'attività, e vedo la mia prossima creazione: il Moma, nome scelto proprio in omaggio al Museo d'Arte Contemporanea di New York. Abile direttore è un giovane Robino Punturiero, oggi socio del Cervinia Cafè in Voghera. Ma non mi basta. Dopo altri 3 anni, nel 2007, riatto ed avvio all'attività un immobile rurale acquistato anni prima, con la precisa intenzione di crearne un Club-Boutique! Nasce così il Baito che, come il Moma al sabato, ogni inverno apre i battenti tutti i venerdì notte!". Come si differenziano i due locali? " Beh, il Moma è certamente il locale per un sabato sera super divertente. E' come l'Inter: perde da una sconosciuta squadra israeliana ed a breve vince nettamente contro la Juve... Il Moma e l'Inter li si ama, a priori!!! Il Baito, rustico rivisitato in chiave moderna, è una bomboniera polivalente ed elegante... vi si potrebbero addirittura organizzare feste e cerimonie!". Con queste due Opere si è fermato? "No. In ordine cronologico, l'ultimo locale è stato il Naki Beach di Salice Terme, che ho inaugurato nel 2011 e gestito per 5 stagioni. Ed è stato un localerecord! Pensi che, una volta in regola con le procedure legali, dall'inizio dei lavori all'inaugurazione sono trascorsi solamente 46 giorni!". Com'è riuscito a realizzarlo in tempi così stretti? "Le opere murarie erano molto limitate. Ho giocato con l'erba, la sabbia ed il legno, utilizzando le “cabine marittime” come frangi-vento per le fresche correnti d'aria estive provenienti dalle colline..".. Ci sono locali in zona che lei apprezza particolarmente? "Non essendo mai stato un amante delle discoteche gigantesche, le risponderei l'Alcatraz in Voghera ed il 400 in Milano... Si, questi due locali mi piacciono molto!". E locali che invece non le piacciono? "No, non ci sono locali che non mi piacciono. (sottolineato con tono di voce severo...). Ogni locale ha una propria identità, è frutto di gran lavoro, rappresenta comunque una storia. Mi viene ad esempio in mente un locale che a mio giudizio ha fatto cose strepitose, ha ospitato artisti pazzeschi ma alla fine ha avuto un successo inferiore alle aspettative: il Thunder Road! Secondo me, meritava molto di più". Quale ritiene essere il punto principale del successo della sua carriera imprenditoriale nel settore? "Senza dubbio la scelta dei collaboratori! Ho avuto grande fortuna, sempre, nel trovare ragazzi e ragazze entusiasti, sani, pro-attivi... è fondamentale condividere con loro scelte, entusiasmi, difficoltà...". Chi tra loro ricorda con particolare affetto? "Su tutti Francy Rana, attuale socio di Lambri al Cervinia di Voghera! Tecnicamente bravissimo sulla somministrazione, sul servizio, e, cosa importantissima, nel rapporto verbale ed umano con il cliente". Che progetti ci sono, se ne ha, per il prossimo futuro? "Glielo dico in gran segreto (ride ancora di gusto...) ho in cantiere un nuovissimo locale estivo per il 2017,
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Al SETTORE vitivinicolo oltrepadano serve un management
Di Michele Giostra
In questi ultimi anni, in particolar modo nell'ultimo, abbiamo assistito ad un lento ed inesorabile declino economico, strutturale e manageriale del comparto cantine sociali. Più precisamente La Versa e Bronis. Le motivazioni che hanno caratterizzato le difficoltà dellle due cantine sono sicuramente diverse. La prima oramai da anni senza una guida strategica e senza un vero management, ancora troppo ancorata ad uno statuto conttradittorio, una SPA che vota come una cooperativa, un controsenso in essere, si è accartocciata su se stessa. La seconda dopo le vicissitudini che hanno animato la stampa locale e nazionale, si trova oggi ad essere di fatto ancora l'unica cantina che ritira la maggior quantità di uva dei nostri produttori.Per quanto tempo ancora? Ebbene sì, il comparto soffre di un male che ha indebolito tutto il territorio della provincia di Pavia: il tutti contro tutti. Ogni qual volta si prova a mettere in piedi un progetto che unisca e che superi le divisioni, prevale spesso un individualismo autolesionista che impedisce l'ammodernamento e la competitività che oggi il mercato impone. Il nome Oltrepo' non ha ancora bucato nel mondo, meglio dire che questo nome lo conoscono veramente in pochi. Tutto perchè, rispetto ad altri territori, non c'è mai stata una strategia volta ad unificare la comunicazione ed unire tutti gli stakeholder dei 13 mila ettari di super-
ficie vitivinicola coltivata. I tempi del conte Denari sono lontani, la cui capacità riuscì a dare a LaVersa un ruolo di protagonismo puro in materia di spumanti e dei primi metodi classici. Per anni un'intera vallata ha vissuto di rendita grazie alle capacità istrioniche, comunicative e manageriali di un pioniere del nostro territorio che è diventato un vero e proprio "Profeta" del vino made in Oltrepo'. Dopo di lui sia pur con buone gestioni piano piano si è arrivati ad un lento ed inesorabile declino che ha relegato il vino made in LaVersa verso le serie minori delle bollicine, nonostante la bontà e la qualità del prodotto fin dalla sua coltivazione. Se negli anni passati i milanesi suonavano i campanelli dei viticoltori dell'Oltrepo' per avere una damigiana di vino da imbottigliare successivamente nella propria cantina oggi i milanesi e non solo possono trovare ovunque prodotti di alta qualità già imbottigliati che provengono dalle più svariate aree di Italia. Per anni si è fatta un po' di confusione tra nomi e denominazioni svariate. Sicuramente le oltre 20 doc, e circa 50 docg, o viceversa non hanno fatto chiarezza. Sì è pensato meglio più opzioni che poche. Forse in passato poteva essere una strategia appagante oggi in un mondo globlizzato o sei glocal o sei fuori. Se hai un'identità ben definita puoi essere riconosciuto, se tendi ad essere tutto rischi di essere nessuno. Nonostante tutto imprenditori e mercato stanno facendo la selezione: Bonarda, Buttafuoco,
Pinot Nero, Riesling, stanno tracciando un'identità di un territorio che ha una terra stupenda, un'ottima uva ma che molto spesso stenta a trovare unità. I nostri metodi classici sono un'eccellenza che in Italia hanno pochi rivali. Si sà le uve pinot vinificate in bianco su lieviti per 24 mesi o oltre hanno un sprint ed un gusto migliore rispetto ad altri metodi classici sia pur lodevoli ma non paragonabili ai nostri. Ci sono imprenditori e giovani produttori che stanno posizionando rossi, metodi classici, charmant, non solo sulle migliori carte dei vini di ristoranti, ma anche nei lounge bar per aperitivi di lustro. Non servono guerre tra vallate, non servono invidie tra chi cresce e chi stenta, non servono raccomandati, nominati o improvvisati. Servono manager. Persone che amano il proprio territorio o che provengono anche da altre esperienze di management, e che hanno a che fare con i conti, il marketing, la strategia comunicativa, i mercati, l'estero e che possano lavorare in pace senza statuti assurdi o guerre tra inesperti. In Oltrepo' ci sono già ottimi imprenditori, ci sono ancora importanti cantine, c'è spazio per crescere. Servono manager e quadri capaci di gestire il management. Per fare un grande team serve appartenenza, voglia di crescere, ambizione, coesione e a volte, se il fenomeno non lo trovi tra i filari, cercalo all'estero. Se c'è qualche imprenditore che si fa avanti per comprare o rilanciare aziende che possano crescere e portare posti di lavoro non sbraniamolo.
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Il comparto soffre di un male, il tutti contro tutti
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POCHI INTERESSATI AD ASM VOGHERA, MA MOLTI INTERESSATI AGLI INTERESSI DI ASM
ASM Voghera: c'è chi vuole Bina e chi no!
Di Nilo Combi
Da quando come un fulmine a ciel sereno, l'Ingegner Bina è andato a Roma e si è insediato come nuovo direttore generale di Ama, in ASM Voghera e società collegate, c'è un vuoto di potere. Bina era la figura di riferimento in ASM Voghera, e certamente aveva lavorato bene, i risultati sono li da vedere, "carta canta". Come tutti, sopratutto per coloro che arrivano ai vertici di una piramide professionale, Bina si è fatto molti amici ed ottenuto molti consensi, ma contemporaneamente si è fatto anche, e questo è normale in ogni attività che si eserciti, alcuni o tanti nemici. Essendo ASM una società partecipata, anche la politica dice e vuol dire la sua opinione perlomeno per le scelte strategiche, la politica vuole e deve dare i propri indirizzi. Tutto sembrava "filare liscio" perchè Bina oltre ad indubbie capacità professionali, aveva e ha anche indubbie capacità di "navigare" e confrontarsi con il mondo politico, sia esso azionista di ASM sia esso solo un mondo politico che fa azioni di lobbyng. Nulla di nuovo, nulla di fuori posto, tutto corretto e poi i risultati sono lì da vedere, perchè certamente la bottiglia di ASM, Bina l'ha lasciata mezza piena e questo è un grande merito. La sua poltrona, ora vacante fa gola a molti, molti hanno sperato e sperano. Il posto di direttore generale è ambito, gestisce appalti, assunzioni, scelte tattiche e strategiche. Il Commissario Pomponio ha deciso di indire un bando per dare l'incarico di Direttore Generale, senza aspettare le nuove elezioni che decreteranno se il nuovo sindaco di Voghera sarà Barbieri o Ghezzi, e qui una parte del mondo politico e non solo sentitosi tagliato fuori è entrato in rivolta. Le motivazioni della
rivolta sono molte e variegate quasi tutte teoricamente condivisibili, la sostanza in poche parole delle accuse che si fanno a Pomponio per annullare il bando sono: "a Gennaio verrà eletto il nuovo Sindaco, essendo il Comune di Voghera azionista di maggioranza sarebbe corretto che la stesura del bando e la scelta del nuovo Direttore Generale di ASM Voghera spettasse al nuovo sindaco democraticamente eletto", ed è una teoria che ci sta. Al contrario Pomponio dice: "Il Direttore Generale se ne è andato a Roma, ne dobbiamo eleggere uno nuovo, perchè un'azienda importante come ASM non può rimanere con questo vuoto di potere" ed anche questa è una teoria che ci sta. Ma forse il vero punto è un altro... C'è chi vuole fare il bando affinchè Bina possa ritornare a fare il direttore generale di ASM Voghera se le cose a Roma per lui avessero una durata temporale limitata e c'è chi non vuole più Bina a Voghera. I fautori delle due correnti di pensiero portano a supporto delle loro tesi argomentazioni "teoricamente" corrette, poi in "separata sede" il teoricamente corretto va a farsi benedire e le due correnti di pensiero fanno emergere i lori "concreti" obiettivi o interessi. I contrari a Bina, politici, colleghi, fornitori etc etc , ne dicono di tutti colori, su appalti, gestione, assunzioni, amicizie politiche etc etc, al contrario i favorevoli a Bina, ne dicono allo stesso modo di tutti i colori sugli aspiranti che vorrebbero prendere il suo posto come direttore generale. Il bando per la ricerca di un nuovo Direttore Generale è da molti e forse per alcuni aspetti, anche giustamente ritenuto un pochino "Taylor Made" come direbbero gli inglesi, un pochino troppo un abito su misura, per le competenze richieste, sembrereb-
be cucito addosso alla figura di Bina affinchè ritorni, terminata l'esperienza romana, ad essere scelto come Direttore Generale di ASM Voghera. Molti si chiedono se le caratteristiche richieste nel bando non siano proprio state redatte dallo stesso Bina prima di andare a Roma! Insomma sul tema e nomina nuovo direttore generale è guerra, alcuni partiti e esponenti politici vogheresi sono favorevoli a Bina, altri contrari. Capire chi ha ragione o torto è difficile e opinabile, il business ASM Voghera fa gola a molti, chi per ragioni politiche, chi per ragioni economiche, Bina e questo è capibile vorrebbe tenersi aperta la possibilità di ritornare a Voghera, mentre alcuni colleghi, alcuni politici ed alcuni fornitori o aspiranti fornitoti non vogliono il suo ritorno, Bina ha confermato che si mette a disposizione di ASM Voghera a titolo gratuito per un anno ed anzi che porterebbe a compimento gli incarichi ricevuti prima della sua dipartita verso i lidi romani, i detrattori affermano che lavorando per AMA Roma non può e non deve lavorare contemporaneamente per ASM Voghera. Il sospetto di molti è che la realtà potrebbe essere una sola, pochi sono "interessati" ad ASM Voghera, ma molti sono interessati agli "interessi" di ASM, chi per mantenere il proprio posto magari con accresciuto potere e chi per poter partecipare ad eventuali decisioni economiche e politiche future. Non siamo favorevoli ad una fazione ne siamo contrari ad un'altra, la soluzione sarebbe forse molto semplice, affidare la stesura di un nuovo bando ad tecnico esterno ed extraterritoriale slegato da queste beghe e nominare una commissione di valutazione apartitica e strettamente tecnica. Pensiamo che però questo non avverrà per motivazioni tutte "teoricamente" corrette. Praticamente il nuovo Direttore Generale chiunque esso sia gestirà "tanta roba" e l'appetito di molti potrebbe essere insaziabile. Speriamo che tutta questa gente non abbia appetito anche sui morti, di qualsiasi colore essi siano, bianchi, neri, gialli e... rossi... perchè tra le altre cose ASM Voghera gestisce anche il servizio trasporti ed onoranze funebri.
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PRIMO PIANO
parla il dirETTORE SOCIO SANITARIO DELL'ASST Armando Marco Gozzini
Voghera: "Il centro tossicodipendenze non chiude, oggi in cura più di 400" Di Vittoria Pacci
Armando Marco Gozzini è il direttore socio sanitario dell'ASST di Pavia. Ex Direttore medico del presidio ospedaliero Fatebenefratelli ed Oftalmico di Milano, già direttore generale dell'Ospedale di Gallarate e di Busto Arsizio. Laurea in medicina e chirurgia, diploma di specializzazione in terapia fisica e della riabilitazione e in medicina dello Sport, specializzazioni che lo hanno portato ad essere il me-
dico del Milan. Prima di entrare nel dettaglio della situazione socio sanitaria oltrepadana con il Dottor Gozzini, cerchiamo di fare un po' di chiarezza su quello che la riforma sanitaria Lombarda ci ha "consegnato". Scompaiono le Aziende Ospedaliere sostituite dalle ASST, Aziende Socio Sanitarie Territoriali che ricomprenderanno in un'unica realtà le attività ospedaliere e i servizi sanitari e sociosanitari territoriali, le ASL vengono rimpiazzate dalle Agenzie di Tutela della Salute, ATS che avranno prettamente una funzione di controllo. A parte il groviglio quasi da scioglilingua delle varie sigle, il risultato dovrebbe essere quello di "meno ospedali, più territorio". Il direttore ci rassicura che tutto quanto verrà mantenuto, tutti i servizi e tutte le strutture in essere, ma con delle migliorie, per stare al passo coi tempi. Gozzini lei è direttore socio sanitario dell’ASST, una nuova figura che affianca le più "tradizionali" di direttore sanitario e direttore amministrativo, sotto la guida del direttore generale Michele Brait. Di che cosa si occupa esattamente questa figura di direttore socio sanitario? "Questa figura si occupa dell’integrazione tra il mondo sanitario ospedaliero e il mondo sanitariosociale del territorio. Vuol dire che ci dobbiamo disabituare a ragionare per compartimenti stagni, dove abbiamo l'ospedale che si prende in carico il paziente, lo cura e lo dimette, e imparare a ragionare in modo orizzontale. Un paziente dimesso da una struttura ospedaliera è spesso un paziente che ha ancora e molto spesso costantemente bisogno di supporto e cure, in questa fase si mette in moto tutta una serie di servizi socio sanitari appunto, che vanno a formare una rete di cura e gestione del paziente, nel tempo e fuori dall’ambito ospedaliero". Dunque i pazienti con patologie croniche sono i soggetti a cui in primis è rivolto l’ambito socio sanitario di cui lei si occupa? "Sicuramente l’ambito cronico è una realtà molto pesante, pensi che in Lombardia su 10 milioni di persone il 30-35 % sono soggetti potenzialmente a rischio di patologie croniche, dal diabete, all'ipertensione, patologie che nel tempo portano a patologie ben più gravi, spesso invalidanti e molto costose. Frenare i cronici vuol dire frenare una macchina in corsa". In che modo, concretamente l’ASST pensa di attuare questo programma "virtuoso"? "La prima fase è quella di catalogare tutti i pazienti con patologie croniche, immetterle in un percorso orizzontale per tenerli sotto controllo affinchè siano monitorati per tutta la loro restante vita. Per monitorarli è necessario che si faccia rete tra i vari soggetti operanti: dai medici di base, ai medici specialisti, dagli assistenti sociali, ai gruppi di vo-
lontariato e associazioni che insieme comunicando si prendano cura del paziente. Non dimentichiamoci che all’interno di questo percorso orizzontale ci possono essere diverse sfumature, dalla fragilità economica, a quella psicologica, a quella sociale, per cui è indispensabile fare rete. Il risultato di queste rete è di dare delle risposte alle esigenze dei più fragili, fare da collegamento e da guida. Sono tre gli step: fare rete tra chi ti fa la visita, il manager della cura e chi trova gli spazi per le visite e gli esami". In Oltrepo esiste già questa rete di cui lei parla? "Tutti i servizi di cui ho parlato prima esistono e sono operativi, ciò che manca ora è il collegamento della presa in carico. Armando Marco Gozzini - in passato già medico del Milan Manca la conoscenza e la catalogazione del paziente, il cosa eri prima, cosa sei ora, esiste un servizio Psichiatrico di Diagnosi e Cura dove stai andando e dove andrai. Noi contiamo per (SPDC) sede in cui viene gestita, in regime di ricola metà del 2017 di completare e concludere per il vero volontario o obbligatorio, la fase acuta della Distretto dell'Oltrepo questo collegamento, questa patologia psichiatrica. piattaforma dove gestire il paziente”. Il servizio funziona come un pronto soccorso psichia"Meno ospedali più territorio". In sintesi questo è trico per l'assistenza in situazioni di urgenza-emerlo scopo della riforma della sanità Lombarda. In genza, superata la quale i pazienti sono indirizzati questo progetto, gli ospedali di Varzi e Broni che verso i servizi territoriali di base". sorti avranno? Questi servizi territoriali di cui parla quali sono "L’ospedale è il luogo per eccellenza degli acuti, in Oltrepo? certo è che in questa prospettiva ci saranno però pa- "Questi servizi vengono forniti dalle c.p.a., comunità rallelamente dei settori finalizzati a percorsi cronici. protette ad alta intensità assistenziale, per esempio Varzi ha già dei posti sub acuti pertanto una parte Villa Morini a Voghera e la Comunità di Mornico della struttura potrebbe diventare un Presidio Ospe- Losana, esempio di struttura finalizzata alla cura e daliero Territoriale, POT in gergo. alla riabilitazione di pazienti affetti da psicosi e gravi I POT sono piccoli ospedali destinati a divenire po- disturbi della personalità. liambulatori e sedi di ricoveri per cure intermedie Ed è una struttura libera, dove i pazienti si possono ed eventualmente sede di studi di medici di medicina muovere, uscire e lavorare. Esistono poi i c.p.s., cioè generale, assegnati. All’ospedale Arnaboldi di Bro- dei centri psicosociali come quello di Stradella che ni, stiamo già facendo delle razionalizzazioni, accen- prendono in carico situazioni meno gravi ma comuntrando e spostando gli spazi con logica, ad esempio que importanti". la fisioterapia verrà inserita nell'ospedale di Stradel- A Varzi il Favettini… la, mentre il consultorio che ora si trova in altro edi- "Esiste ancora come residenza protetta per soggetti ficio verrà spostato all'interno dell’ospedale. con gravi limitazioni dell'autonomia funzionale, non Broni potrebbe diventare un PREST, vale a dire un è più però di competenza dell'ASST ma viene gestito poliambulatorio dove il paziente viene preso in cari- da una Fondazione, la San Germano onlus di Varzi". co trovando cure di base e specialistiche. Al punto Carcere di Voghera quali sono le azioni socio saniunico di accesso sarà possibile ottenere tutte le ri- tarie attuate? sposte, compresa l’assistenza domiciliare integrata e "Gestiamo la parte sanitaria, medici psichiatri e diquella sociale". versi altri specialisti. Con il responsabile, il Dottor Parliamo ora delle altre realtà socio sanitarie Marino che coordina i progetti abbiamo attivato una presenti nel territorio oltrepadano. Partiamo dal serie di protocolli sanitari di igiene, di controlli farSERD di Voghera dove c'era qualche voce di pos- maci, prevenzione legionella ecc. ecc. sibile chiusura... Per il sociale abbiamo attuato dei protocolli opera"Il SERD è una realtà importante che opera nel ter- tivi contro il rischio suicidario. A livello di SERD i ritorio e un'eventuale chiusura non avrebbe senso a medici del carcere hanno attuato tutta una serie di Voghera e penso che oggi sia scongiurata. Ultimi dati protocolli per la segnalazione e la cura della tossialla mano aggiornati proprio a Settembre 2016 par- codipendenza". lano di 425 pazienti presi in carico nell’anno 2016 Qual è la vostra azione di medicina sociale nei circa 20 in più rispetto al 2015. Di questi circa 300 confronti degli extracomunitari? per uso dI eroina, cocaina, cannabis e nuove droghe, "Esiste un programma della prefettura di ‘recluta57 per abuso dI alcol, 8 per la dipendenza da gioco mento’ di persone a rischio di disagio psichico che d’azzardo”. devono essere affrontate da gruppi polispecialistici Servizi psichiatrici… dell’ASST. Verrà fatto un minimo di screenning gra"All'interno della struttura Ospedaliera di Voghera zie ai finanziamenti della Comunità europea".
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ciocca: "L'Oltrepò soffre di un deficit a livello infrastrutturale"
Di Giacomo Braghieri
Intervista all'Onorevole Angelo Ciocca, dopo due mandati in Regione Lombardia, lascia la presidenza della IV commissione "Attività Produttive e Occupazione" per il parlamento europeo. Cogliamo l’occasione per fargli qualche domanda sulla sua attività passata e futura senza dimenticare che insieme al Senatore Gianmarco Centinaio fa parte della "colonna pavese" del nuovo corso della Lega Nord. Ci riassume in breve la sua storia politica? "La mia esperienza amministrativa inizia nel 1996 come militante della Lega Nord. Il mio viaggio mi ha visto percorrere tutti i gradini della scala amministrativa, Nel 2001 sono stato nominato Assessore ai Lavori Pubblici e all’ Urbanistica presso il mio Comune, San Genesio ed Uniti; carica che ho ricoperto fino al 2010. Attualmente sono capogruppo della Lega Nord in consiglio comunale. Dal 2006 al 2010 ho ricoperto il ruolo di Assessore alle Attività Produttive e alla Formazione della Provincia di Pavia. Nel 2010, ottenendo 18.910 preferenze, sono stato il primo degli eletti in Lombardia tra i candidati del mio partito e, entrando in Consiglio Regionale, ho ricoperto l’incarico di Commissario della Commissione Attività Produttive, della Commissione Territorio e della Commissione Sanità. Nel 2013, nuovamente rieletto in Regione Lombardia, sono stato nominato Presidente della Commissione Attività Produttive Occupazione e Lavoro. Nel settembre di quest’anno ho lasciato i banchi del Consiglio Regionale e sono entrato in Parlamento Europeo come deputato". Lei è passato per il consiglio provinciale che le ha dato visibilità, ritiene possa fare altrettanto l’area vasta con i giovani che si affacciano alla politica fuori dai loro comuni? "Assolutamente no. L'area vasta è percepita dai cittadini, ma anche dagli amministratori stessi, come un qualcosa di nebuloso, poco chiaro e senza dei contorni precisi e riconoscibili. Questo nuovo Ente che viene definito 'Area vasta', non fa altro che creare un nuovo soggetto inutile in quanto svuotato di ogni risorsa e competenza. Questa operazione maldestra creerà ancora più confusione tra i vari Enti che non sapranno più attribuirsi le varie pertinenze col risultato che, lavori pubblici e servizi, rischieranno di impantanarsi in un limbo divenendo, di conseguenza, terra di nessuno. L’Area Vasta è uno strumento che toglie sovranità ai territori e trasferisce il potere a Roma. Definirei l'Area Vasta un pasticcio a firma modello Renzi". Un sindaco o un consigliere comunale eletti in una lista civica votano in area vasta per un esponente di partito non è tradire il mandato degli elettori? "Noi siamo sempre stati per l’elezione diretta dei rappresentanti. In questo modo si toglie la possibilità agli elettori di scegliere i propri candidati e questo non può che vederci contrari". Da presidente della commissione attività produttive e lavoro della regione Lombardia come ha visto l’Oltrepò? "L'Oltrepò è una zona eccezionale e che gode di grandi potenzialità. Regione Lombardia, cogliendo l’importanza di questi valori, ha deciso di stanziare risorse importanti a sostegno dell’eccellenze del territorio. E’ di questi giorni la notizia che, una volta risolte le questioni legali e burocratiche, sono in arrivo i 7 milioni di euro che Regione Lombardia ha stanziato per l’Oltrepò Pavese. Un contributo importante
Angelo Ciocca che vede anche riconosciuti i tanti sforzi fatti dalla Commissione da me presieduta in Regione Lombardia". I punti di forza del nostro territorio "Sicuramente l’ambiente, la bellezza del territorio e la ricchezza dell’offerta enogastronomica. Peculiarità capaci di attrarre visitatori dalle altre regioni italiane e dall’estero". Le debolezze "L'Oltrepò soffre di un deficit a livello infrastrutturale che incide negativamente sullo sviluppo economico del territorio. Opere non realizzate, come ad esempio l’autostrada Broni-Mortara, sono un’occasione mancata che avrebbe contribuito a connettere maggiormente l’Oltrepò con le altre importanti arterie viabilistiche favorendo maggiori occasioni e competitività. Questa carenza si lega a doppio filo con l’altro enorme problema dell'Oltrepò che riguarda lo spopolamento del territorio dovuto alla mancanza di opportunità per i giovani. Una misura che il governo dovrebbe mettere in campo è la Flat Tax, tassazione bassa per queste aree svantaggiate per evitare di perdere imprese e occupazione". Cosa ha fatto per questo territorio nei due mandati in regione? "Come ho detto prima, mi sono sempre battuto affinché l'Oltrepò ricevesse la giusta attenzione in Regione Lombardia; in particolare, sto lavorando duramente per risolvere la situazione della struttura termale di Salice Terme e in merito al bando delle aree interne che finanzierebbe lo sviluppo infrastrutturale del territorio. Inoltre sarebbe importante la l. 11 per aiutare la competitività delle imprese. La legge 11 è uno strumento usato in modo ottimale dall'azienda oltrepadana Brambati, che ha consentito l’aumento delle assunzioni". Parliamo di Voghera, la posizione della Lega sembra un rebus... "La Lega ha una posizione chiara che non può prescindere dal programma. Chi sposerà le nostre proposte amministrative avrà l’appoggio dei nostri militanti e sostenitori". Con il nuovo corso di Salvini la Lega ha messo in prima linea una generazione di quarantenni, poi ha spostato l'asse del partito a destra, la tranquilla
PRIMO PIANO
"Sto lavorando duramente per risolvere la situazione delle Terme di Salice"
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forza del nord non esiste più? "Esiste una forza che da risposte ai problemi concreti dei cittadini, una forza fatta di tante persone come me che ogni giorno si confrontano con i cittadini e con i loro problemi, ne di destra, ne di sinistra, ne sopra, ne sotto, ma con i lavoratori, famiglie, giovani, anziani, disabili, imprenditori, agricoli, artigiani, commercianti. Questa è l’unica forza che ha senso mettere in campo e la Lega, di questa, ne ha tanta. È da poco subentrato in consiglio europeo al compianto Buonanno, EU ed Oltrepò, come si muoverà per il nostro territorio in quella sede? "Come ho fatto in Regione Lombardia, porterò le istanze del territorio dell’Oltrepò anche a Bruxelles e Strasburgo, all’interno del Parlamento Europeo e, a dimostrazione di quanto abbia a cuore l’argomento, uno dei miei primi atti da deputato, è stato quello di rivolgere alla Commissione Europea un’interrogazione sul tema del rischio idrogeologico e dei dissesti che gravano sul nostro territorio. Chi prenderà il suo posto in regione? "In Consiglio Regionale è subentrata l’ultima dei non eletti, la mortarese Silvia Piani". Lavoro, viabilità e promozione del territorio oltrepadano possono trovare interlocutori a Strasburgo? "Assolutamente sì, soprattutto se si metterà in campo un’azione di lobby territoriale allo scopo di portare avanti le esigenze del territorio". I migranti accolti nelle nostre valli, quanto è businnes e quanto è necessità? "Purtroppo il fenomeno dell’immigrazione si è spesso rivelato un Business economico a favore delle cooperative che svendono il nostro territorio. Noi siamo profondamente contrari a questa mala gestione dei flussi migratori e di conseguenza a questo ‘mercato’ mascherato da accoglienza, soprattutto nel momento in cui l’arrivo dei clandestini coincide, come abbiamo detto, con lo spopolamento del territorio creando, in questo modo, un mix pericolosissimo". Fra il dovere morale di assistere chiunque abbia bisogno e la necessità di dare regole a un fenomeno di enorme portata storica e sociale quale l’immigrazione non conviene ragionare con i piedi per terra piuttosto che abbaiare alla luna? "Noi abbiamo il dovere morale di aiutare prima gli italiani. In un momento di profonda crisi come quello che viviamo oggi, dove non abbiamo le risorse necessarie per aiutare i nostri cittadini, non possiamo permetterci di accogliere tutti indiscriminatamente soprattutto quando, come dicono i dati, solo il 5% dei richiedenti nel 2015, aveva i requisiti per poter richiedere l’asilo politico". Cosa consiglia a un ventenne che desidera entrare in politica? "Consiglio prima di tutto di studiare e di imparare una professione, un mestiere, un lavoro. Non dipendere dalla politica a livello economico ti rende prima di tutto libero! Io non vivo di politica ma vivo la politica; e lo faccio ogni giorno con grande dedizione, passione e impegno perché mi rendo conto che la responsabilità diventa grande nel momento in cui ci si occupa del bene comune e ci si fa carico delle istanze dei cittadini, e per questo ci vuole molta serietà e rispetto".
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Pirolisi: "questi imprenditori con qualcuno avranno parlato?..."
Giovanni Alpeggiani
Di Lele Baiardi In un momento di gravi disagi ed incertezze sociali e lavorative della zona, abbiamo chiesto illustre parere ad uno tra gli esponenti politici di maggior esperienza anche extra-territoriale. Al rientro dalle ferie, abbiamo incontrato Giovanni Alpeggiani, già consigliere regionale lombardo dal 1990 al 1995 e membro del Comitato Regionale Controllo Enti Locali dal 1995 al 2000. Buongiorno Alpeggiani e grazie di aver accettato il nostro invito. Grazie a Voi, e buongiorno! Ha grande rilievo industriale e degli organi di stampa il caso Cameron, in queste settimane, che turba i sonni direi di tantissimi oltrepadani... "La Proprietà Cameron è statunitense. Basterebbe che rispondessi così per stigmatizzare il mio pensiero. Purtroppo, questa Unione Europea al momento sa esprimere solo assistenza, ma nessuna politica industriale. A livello intercontinentale non conta nulla se la paragoniamo alla Russia, ed appunto, agli Stati Uniti, potenze alle quali l'Europa è ovviamente al cospetto. In più, il governo nazionale ha un occhio più attento alle banche che ai disagi economici della Comunità. E quindi l'Industria con casa madre negli U.S.A. dispone delle proprie risorse in barba all'Europa, come stiamo vedendo. Certo, un intervento statale, governativo nazionale potrebbe bloccare la situazione, però... non avviene. E' chiaro che l'Italia in questi anni è stata una nazione colpita ripetutamente, preferendole un decentra-
mento industrial-lavorativo verso altre destinazioni con costi generali inferiori". Ci sono poi le problematiche amministrative dei Comuni di Voghera e Godiasco-Salice Terme "La partita a Voghera si giocherà in tempi brevi, parrebbe il prossimo gennaio 2017, tra i due candidati sindaci Barbieri e Ghezzi. A mio parere, Barbieri ha l'arduo compito di rivincere un'elezione già legittimamente vinta, e trovo ingiusto il commissariamento". Ci dia due buoni motivi per votare Barbieri "5 anni precedenti di buon governo ed il tema sicurezza in primo piano! Teniamo presente che anche in città c'è l'oggettivo rischio d'involuzione sociale e conseguenti problematiche legate appunto alla sicurezza!". L'obbiettivo sicurezza è anche un tema sentito dal centro-sinistra, mi pare... "E' un finto obbiettivo, vorrà dire. Il centro-sinistra non vuole limitare l'immigrazione e non si pone il conseguente problema del controllo sull'integrazione misurata, con buona pace delle cooperative che gestiscono il flusso migratorio. Nè tanto meno avverte la reale problematica di sicurezza...". Della politica del centro-sinistra lei non condivide nulla, mi sembra di capire "Esatto. Non condivido affatto la politica del centrosinistra. Siamo l'unico paese dell'universo dove, eliminati i socialisti per mano giudiziaria, l'area riformista è stata occupata innaturalmente dai comunisti! I post-comunisti si definiscono riformisti, con il risultato che, per poter governare, devono farsi traghettare dai democristiani, ieri Prodi, oggi Renzi. Posizione
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"Barbieri ha l'arduo compito di rivincere un'elezione già legittimamente vinta"
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quindi che, chiaramente, non gode di consenso autonomo! Tutti quelli che negli anni caldi di tangentopoli erano in prima linea a protestare contro la politica sporca, hanno dato ampia dimostrazione che erano solamente interessati all'avvicendamento delle poltrone. Senza senso d'appartenenza ma solamente senso d'opportunità, basta vedere quanti eletti cambiano ed hanno cambiato in questi anni casacca, si produce un risultato, anche alla luce di leggi elettorali che non responsabilizzano gli eletti, di 'politici' che vedono la Politica come mera opportunità lavorativa!". Spostandoci a sud di pochi chilometri, c'è un altro Comune commissariato. Anche Godiasco-Salice Terme è in stato di commissariamento, purtroppo. Per le prossime elezioni, la sua esperienza le fa individuare un candidato idoneo al ruolo di primo cittadino? "Nei piccoli comuni, più che la sfida concettuale politica di centro-destra e centro-sinistra conta la conoscenza delle problematiche e del territorio, certamente. Il Candidato ideale, a mio parere, è l'ex vicesindaco della giunta Corbi, il geometra Fabio Riva". Nel mentre, in un altro comune vicino, Retorbido, è in atto una corsa all'impedimento di un indesiderato insediamento industriale... "Ho da sempre sostenuto come l'impianto di pirolisi sia da evitare accuratamente, e sono convinto che non nascerà! Grande merito va al Comitato No Inceneritore e certamente alla sommossa pacifica ed intelligente della popolazione. Anche se mi son sempre chiesto: questi imprenditori, per individuare e scegliere successivamente la zona, con chi hanno parlato?! Di sicuro non avranno scelto in base a foto aeree, no?". Sarebbe oltremodo un durissimo colpo al sempre vivo tentativo di alimentare il turismo in Oltrepo? "Per alimentare il turismo temo servano strutture idonee, adeguate a questi anni, contemporanee. E la parte turistica dell'Oltrepo è rappresentata da pochi comuni della Comunità Montana: è ormai una flebile voce, in ricordo del risparmio e degli investimenti degli avi che ci hanno preceduto. Inutile guardare, a mio parere, ad esempio alla Toscana: lì si che c'è stata una straordinaria continuità generazionale, i toscani hanno saputo fare tra loro Sistema nel perpetrare il settore turistico nei decenni, sempre con successo. L'Oltrepo in questo è molto debole. La nostra grande opportunità persa è legata certamente al vino!". Perchè Alpeggiani, secondo lei, queste opportunità hanno segnato il passo? "E' una specie di... Assuefazione all'impoverimento generale, è il volo a bassa quota! Puoi cambiare le ali ad un calabrone? No! Le persone devono ritornare a pensare alla politica non come possibilità assistenzialistica e di conseguente cambiamento, di miglioramento; la politica deve solo destinare risorse, controllandone l'uso corretto e concreto, su progetti credibili. La ricchezza dei territori è nelle mani delle popolazioni che li abitano, che li vivono quotidianamente!" Procedendo invece di questo passo? "Potremo allinearci ai pacifisti e sperare in una bomba atomica... al Cioccolato!!!".
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paracadutismo: "gli sport estremi aiutano a migliorare la stima in se stessi"
"Uno degli scopi è avvicinare i giovani al paracadutismo e alla vita militare" Di Lorenzo Cafarchio
In via Emilia al 2° piano del civico numero 6, esattamente presso il Palazzo ex-Anagrafe, troviamo la sede vogherese e oltrepadana dell'ANPd'I (Associazione Nazionale Paracadutisti d'Italia). Al suo interno abbiamo incontrato Renato Bruschi, direttore tecnico della sezione, paracadutista militare e civile decorato, nel 2010, con la prestigiosa "The army achievement medal" dall'esercito americano per le sue azioni di combattimento al fianco delle forze militari a stelle e strisce in Afghanistan. Seduti nei loro locali, guardati a vista da fotografie di paracadutisti sulle pareti, dai labari e gagliardetti delle altre sezioni, ci siamo introdotti in un mondo che va a pescare in un arditismo lontano dai nostri tempi. Un mondo che richiama alla mente il sacrificio dei soldati italiani durante la battaglia El Alamein. Bruschi ci spieghi cos'è l'ANPd'I... "E' un'associazione d'arma che come tale ha due scopi principali. Quello di commemorare e ricordare i paracadutisti ex combattenti e quello di avvicinare i giovani al paracadutismo e alla vita militare". La sede di Voghera-Oltrepo pavese quando nasce? "Ha preso vita nel marzo del 1979, su iniziativa dell'allora capitano paracadutista Aldo Perinati e di alcuni ex parà militari in congedo. Perinati avvicinò un ex combattente della Folgore in servizio a Pavia, il maresciallo Sisto Bodriti, che divenne il primo presidente della sezione". Quali sono state le figure di rilievo passate da qui? "La sede è stata presieduta per quindici anni dal tenente paracadutista Rolando Giampaolo, figlio della medaglia d'argento al Valore Militare il Gen. C.d.a. Giampaolo, protagonista a Takrouna, in Tunisia, col grado di Tenente, di uno dei più fulgidi episodi della sfortunata, ma gloriosa, epopea della divisione Folgore in Africa settentrionale". Qual è il vostro rapporto con la città? "Organizziamo annualmente corsi di paracadutismo per gli allievi civili, coadiuvati dai nostri migliori rappresentanti. Nelle ultime stagioni abbiamo preparato manifestazioni aero-lancistiche durante la Sensia, nelle quale si sono lanciati, oltre al sottoscritto anche: Pierluigi Fabbiano, Giampiero Bruni, Gio-
Renato Bruschi vanni Bottazzi, Mario Cozzi e il compianto Flavio Trevisan". Coi giovani? "Parte della nostra programmazione è destinata a loro, in quanto conseguire il brevetto dà punteggio per i concorsi militari. Durante l'annata organizziamo due corsi, uno in autunno l'altro in primavera. Ogni classe è composta, indicativamente, dai cinque ai dieci partecipanti tra cui anche allievi appartenenti al gentil sesso". Emancipazione in volo... "Si, in ogni corso una o due partecipanti sono donne. Oltre a loro aderiscono anche molti appartenenti alle Forze dell'ordine. Quest'ultimi lo fanno soprattutto per una sfida a livello personale, più che per fare carriera". Ecco l'aspetto del mettersi in gioco, nel vostro campo, è fondamentale... "Anche gli psicologi dicono che gli sport estremi aiutano a migliorare la stima in se stessi. Il primo requisito per fare parte della nostra schiera è quella di essere in buona forma fisica e in perfetto equilibrio mentale. Chiunque può lanciarsi con il paracadute. Sono sempre più numerose le persone che si approcciano alle scuole di paracadutismo per praticare
questa disciplina. Tanti sono i giovani che rispondono presente alla nostra chiamata e successivamente, molti di loro, iniziano una carriera nella Forze armate". Il corso com'è strutturato? "Quando si presenta da noi l'aspirante parà, dopo la compilazione dei documenti iniziali, deve frequentare un corso d'addestramento presso la palestra di via Sturla a Voghera. Le lezioni sono sia teoriche che pratiche ed il corso ha la durata di un mese e mezzo, con due lezioni a settimana. Inoltre gli allievi vengono portati, un paio di volte, in aeroporto per osservare il comportamento, nella verifica del lancio, dei paracadutisti già brevettati. Poi si passa ai lanci che sono tre e vengono effettuati solitamente tutti durante la stessa giornata. Si ottiene così l'abilitazione al lancio sotto controllo militare". Altre attività? "La sezione è presente a tutte le manifestazioni in provincia di Pavia organizzate delle altre associazioni d'Arma. Non abbiamo alcun fine di lucro. Tutto quello che facciamo è portato avanti da volontari che lo fanno esclusivamente per passione. A chi fosse interessato comunichiamo che la nostra sede di via Emilia 6 è aperta tutti i martedì dalle ore 21 alle 22:30". Dove inizia e come si evolve la sua carriera? "Ho cominciato presso la scuola di sottufficiali a Viterbo nel 1977, dopodiché sono passato in servizio presso la Brigata paracadutista Folgore a Livorno. Successivamente mi sono spostato in altri reparti della Folgore, qui nel nord Italia. Sono istruttore militare e civile di paracadutismo con la qualifica di pilota tandem (per lanci in coppia, ndr). Inoltre sono direttore di lancio, cioè il responsabile dei lanci sull'aereo". Quante volte si è lanciato con il paracadute? "Circa 4800 volte, la prima a 20 anni". In questi mesi si è parlato molto della tuta alare... "Il vero rischio è quando si effettua il Base jumping, ossia quando ci si lancia da edifici o basi solide. Difficilmente lanciandosi da un aereo si verificano incidenti gravi. Nel Base jumping, che è disciplina ben diversa dal paracadutismo, si affrontano i propri limiti e quando questi vengono superati possono succedere delle disgrazie. Per non parlare del discorso delle sponsorizzazioni che spinge, innaturalmente, tutto più in là".
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"non dico di essere meglio ma quantomeno sono una novità"
Di Serena Simula Le ostilità sono di nuovo aperte. Anche se la campagna elettorale durerà ufficialmente solo quindici giorni, il clima all'interno della politica vogherese ha già cominciato a scaldarsi dopo l'annuncio risalente a qualche settimana fa che il ballottaggio tra Pier Ezio Ghezzi e Carlo Barbieri si terrà il prossimo gennaio, in data ancora da definirsi. In attesa di scoprire il giorno del duello, l'ingegnere milanese ha già caricato la pistola e si prepara a sparare a un avversario che definisce senza mezzi termini un "fallimento politico confermato anche dalla sconfitta alle ultime elezioni provinciali". Lo abbiamo intervistato per parlare non solo del prossimo confronto elettorale ma anche dei temi caldi della campagna che sta per riaprirsi e di come sia cambiata la città in quest'ultimo anno e mezzo. E così, a gennaio i vogheresi torneranno alle urne. Pare che alla fine avevate ragione voi... "Pare proprio di sì, e francamente sono molto lieto che la battaglia che abbiamo condotto per la legalità e la trasparenza si sia conclusa con la conferma di quanto abbiamo sostenuto fin dall'inizio. Se Barbieri non ricorrerà in Cassazione (cosa che durante il nostro ultimo incontro ha garantito che non farà per evitare di allungare ancora i tempi di attesa) a gennaio i vogheresi torneranno a votare ed esprimeranno nuovamente la loro preferenza. Non più tra Barbieri e Torriani (come era stato ingiustamente a giugno 2015) ma tra Barbieri e Ghezzi". Come funzionerà? "Funzionerà esattamente come se il primo ballottaggio non fosse mai esistito, come se il calendario fosse fermo ai risultati del primo turno, quello di maggio 2015. Ci saranno due settimane effettive di campagna elettorale prima della data delle votazioni in cui sarà consentito mettere manifesti e organizzare incontri e poi si procederà con il ballottaggio. E per come la vedo non sarà tanto una sfida tra due schieramenti quanto una sfida tra due diverse personalità". Cioè? "I vogheresi dovranno scegliere tra Carlo e me, tra un politico di professione con un trascorso fallimentare alle spalle e un professionista che ha girato il mondo ed è tornato a casa per mettersi a disposizione della sua città. Non dico di essere meglio ma quantomeno sono una novità". Non ci va troppo leggero... "Che Barbieri sia un fallimento (gli americani lo definirebbero un'anatra zoppa) non lo dico io ma i risultati. Alle ultime elezioni provinciali Forza Italia, di cui Barbieri è coordinatore provinciale, ha ottenuto solo due consiglieri, di cui nessuno oltrepadano. Se il centrodestra dovesse ripetere le elezioni, certamente non candiderebbe di nuovo un perdente come Barbieri. Lo stesso Rocca lo ha criticato più volte". Chi esce più danneggiato da quest'ultimo anno e mezzo? "Tra noi due? Sicuramente io, se non altro perchè Barbieri ha governato la città per mesi pur senza averne il diritto. Aggiungo che chi vincerà il ballottaggio avrà davanti solo tre anni di governo invece di cinque, un altro significativo svantaggio se dovessi vincere io. In ogni caso in quest'ultimo anno e mezzo non siamo rimasti con le mani in mano e sono certo che i vogheresi se ne siano accorti".
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Ghezzi: "Che Barbieri sia un fallimento non lo dico io ma i risultati"
OTTOBRE 2016
Pier Ezio Ghezzi Cosa avete fatto? "Abbiamo continuato a interessarci della città e dei suoi abitanti, abbiamo girato per i quartieri e abbiamo approfondito i problemi della città. Una città stanca di come è stata governata finora, che si allaga al primo temporale, in cui la raccolta differenziata non funziona e il pre e post scuola è stato gestito disastrosamente. Una città che continua a perdere posti di lavoro e che rischia l'installazione dell'impianto di pirolisi. E se non avessero visto il nostro impegno sul campo, i vogheresi avranno almeno notato l'impegno con cui abbiamo portato avanti la battaglia legale per garantire che fosse rispettata la loro volontà elettorale". Su cosa impronterete la prossima campagna? "Sui temi della sanità e della sicurezza (importanti come lo erano nel 2015), ma anche sulla lotta contro la pirolisi e sulla necessità per Voghera di fare rete con tutto l'Oltrepò.
Per crescere la città deve puntare ai fondi della comunità europea, da raggiungersi con una seria progettualità che deve essere estesa a tutto il territorio circostante".
L' INTERVISTA X
il Periodico
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OTTOBRE 2016
IL MISTER X DI QUESTO MESE NON RISPONDE, MA PONE DEI QUESITI...
Pirolisi, vino, Cameron e ASM. Tutto chiaro? Poniamoci delle domande... Di Nilo Combi
Il mister X di questo mese è un noto politico, o meglio un ex politico dell'Oltrepò, che dopo aver occupato alcune importanti cariche istituzionali sia a Milano che a Roma, ora ha preso le distanze dalla politica ed ora si dedica ad altre esperienze professionali. A lui, profondo conoscitore di tanti politici, imprenditori e di tante persone dell'Oltrepò abbiamo voluto chiedere le sue impressioni sui principali temi che in questo momento stanno interessando la nostra terra. Pirolisi, di cui si è tanto discusso, qual è la sua opinione in merito? "Sono convinto ed auspico che non venga realizzato l'impianto. Premesso questo, vorrei che i cittadini si ponessero alcune domande: tutta colpa della IET se si è creata questa situazione? Quando è stato prospettato il progetto prima di rispondere, chi di dovere, si è informato bene su cosa fosse? Qualcuno ha forse risposto, senza ben capire di cosa si trattasse, in linea di principio di sì? Forse qualcuno o più di uno, ha dato il suo assenso? Chi poteva nutrire interesse, forse anche dal punto di vista personale, nel dare il proprio assenso preventivo? Nessun politico ha mai ammesso una colpa o una disattenzione su questo caso, è mai possibile che nessuno abbia sbagliato? Questo impianto è la madre di tutti gli inquinamenti dell' Oltrepò o ci sono altri e clamorosi casi?". In che senso ci sono altri casi? "Ho visto grande e corretto fervore da parte della stragrande maggioranza della popolazione e di molti, non tutti, politici nell'opporsi giustamente a questo impianto. Ma forse vale la pena di domandarsi se in Oltrepo e zone limitrofe ci sono altre realtà che inquinano o deturpano. Ad esempio siamo sicuri che la raffineria di Sannazzaro sia così salutare e sicura? Siamo sicuri che i gas emessi dalla raffineria, pur forse o certamente a norma di legge, siano così salutari per le nostre vigne e le nostre coltivazioni? Perchè nessun comitato in Oltrepò è nato per monitorare e porsi questo problema? Forse perchè ci si fida delle leggi esistenti e dei tecnici che le devono far rispettare? Allora parimenti bisognerebbe fidarsi anche delle leggi esistenti e dei tecnici che daranno giudizio sulla IET. E poi, ad esempio a Casteggio non esiste nessuna industria che emette miasmi? I vari comitati che difendono giustamente il territorio non potrebbero tutti uniti fare una grande manifestazione popolare congiunta, non solo contro la IET, ma anche contro tutte le altre aziende che inquinano e deturpano la nostra terra? Capisco che questo sia difficile perchè vorrebbe dire anche far cessare attività che danno lavoro... Forse i nostri politici e gli opinion leader, dei vari comitati, ne fanno in alcuni casi questione di salute pubblica e forse in altri di posti di lavoro?". A proposito di posti di lavoro, come ben saprà, la Cameron di Voghera vuole licenziare ben 160 dipendenti... "Che ci sia una crisi dovuta al crollo del prezzo del petrolio, a livello mondiale, è noto a tutti. Questa crisi ha portato sicuramente a una diminuzione delle commesse alle imprese che si occupano di engineering o componentistica per il settore petrolifero. Bisogna però considerare che in Oltrepò esiste un'altra
grandissima realtà che opera nello stesso campo di Cameron, cioè Valvitalia, che però al momento non mi risulta avere problemi in questo senso. Quindi mi risulta difficile pensare che uno dei più grandi gruppi mondiali nel settore dell'impiantistica petrolifera come il gruppo che è proprietario di Cameron abbia risentito così fortemente di questo crollo di ordini per quanto riguarda lo stabilimento di Voghera. A pensar male molte volte si fa peccato, ma a volte ci si azzecca. Chiedo quindi: non è che nei momenti di 'vacche grasse', forse, in Cameron, sono state assunte più figure del dovuto? Qualche doppione inutile per lo stesso ruolo lavorativo? Non è che il gruppo proprietario di Cameron, sfruttando questa situazione di mercato, intenda disfarsi di quei dipendenti che in questi anni forse sono stati dei doppioni o a giudizio , opinabile, di quei dirigenti Cameron che non hanno lavorato con la dovuta intensità? Pensare che su 600 persone siano tutti lavoratori indefessi è utopistico, pensare che qualcuno lavori di più e che qualcuno lavori di meno è ragionevole, forse Cameron vuole dimettere proprio quei dipendenti che hanno dimostrato la minor intensità di lavoro. I colleghi più attivi si sono resi conto che forse questa situazione è stata creata da colleghi forse meno attivi? Posso sbagliarmi, magari tutti i dipendenti della Cameron di Voghera sono infaticabili e indefessi stakanovisti, ugualmente, se fossi un dipendente Cameron, mi porrei questa domanda." Restando a Voghera, come giudica la situazione
amministrativa, in particolar modo cosa ne pensa del commissario e di ASM? "Va detto che il commissario non è capitato a Voghera per sua volontà, ma è stato mandato per gestire l'ordinaria amministrazione della città. In effetti è quello che sta facendo, banale specificare la poca conoscenza del tessuto vogherese e sicuramente ha lo sguardo più rivolto alle carte dei conti che alla strategia da adottare. Su come è stata gestita la questione ASM Voghera, anche in questo caso, mi pongo qualche domanda... Capisco il desiderio del commissario di tagliare con la politica vogherese e nominare persone non 'vogheresamente' coinvolte e penso sia per questo che abbia nominato presidente e membri del consiglio d'amministrazione persone che arrivano da altre zone d'Italia. Mi chiedo se nell'Italia dei sospetti non era meglio verificare bene lo status dei prescelti, perchè in quest' Italia giustizialista e populista, se una persona, anche se valida, è inquisita o ha avuto un atto di garanzia o qualcosa di similare e viene nominata per un ente pubblico, subito scatta la gogna. Nel caso di alcune nomine sarei stato più attento a questo aspetto. Se nelle società pubbliche, come tristemente la cronaca italiana evidenzia tutti i giorni, il nocciolo del problema è la corruzione agli appalti, non era meglio nominare un direttore ufficio acquisti e appalti "forestiero" e che non avesse nessun rapporto d'amicizia o di parentela familliare o politica con eventuali passati, attuali o futuri fornitori di ASM? Certamente in ASM Voghera gli appalti sono tutti cristallini e non ho motivo di affermare il contrario, ma forse alla luce della corrente di pensiero 'trasparentista' che oggi impazza, più che un presidente che arriva da fuori avrei preso un responsabile ufficio acquisti e appalti sconosciuto e non del territorio, uno che sapeva fare il proprio lavoro ma senza vincoli di "vogheresità" al di là di ogni sospetto? La perdita del direttore generale Bina, persona competente e che aveva ben amministrato ASM Voghera, è indubbiamente grave. L'ingegner Bina ora ha un difficile compito a Roma, al quale auguro tutti i successi. ASM Voghera per le dimensioni e per l'importanza che riveste nel territorio non può rimanere senza direttore generale così allo stesso modo non può aspettare e qualcuno sperare che l'ingegner Bina ritorni, pertanto deve trovare un sostituto in tempi bre-
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13 sia una vena omertosa, potrebbe essere un ulteriore esempio anche la cantina Casteggio - Broni - Terre d'Oltrepò, di colpo e all'improvviso tutti si sono accorti che qualcosa non funzionava, tutti si sono accorti che gli utili per molti versi incredibili erano di dubbia provenienza, anche in Terre d'Oltrepò hanno trovato uno o alcuni, per meglio dire, capri espiatori, hanno trovato la madre di tutti i mali. Tutti i dirigenti, i dipendenti, i soci, i conferitori, i fornitori, insomma tutta questa gente non si è mai accorta di niente in tutti questi anni?Era necessario l'intervento di un procuratore della Repubblica di Pavia, magari astemio, che ha dovuto spiegare a centinai di persone coinvolte in Terre d'Oltrepò che qualcosa non funzionava? I vari enti, associazioni o istituzioni che si occupano di vini in Oltrepò non hanno mai avuto nessun sospetto? A nessuno è mai capitato di cenare con qualche socio o fornitore della cantina Terre d'Oltrepò e sentire il suo 'pissi bau bau' su cosa si vociferasse e su come stessero andando le cose in cantina?" Al posto di risposte abbiamo sentito da lei tante domande... "Per dare e per darmi delle risposte normalmente mi pongo delle domande. Porsi domande è quello che mi sembra manchi in grandi strati dei politici ed in molti strati dell'imprenditoria oltrepadana ed anche in alcuni strati della popolazione. Porsi domande critiche prima di tutto sul proprio operato e poi su quello altrui. C'è nella politica e nell'imprenditoria oltrepadana una sorta di 'nepotismo conveniente' in buona sostanza se in un determinato posto di comando e di responsabilità viene messa una persona che per amicizia, parentela o vicinanza politica può portare benefici a volte anche non leciti a qualcuno, questo qualcuno non dice 'è sbagliato, così non può funzionare in eterno', ma al contrario dice 'fin che va, lasciamola andare e speriamo vada avanti per tanto
LA RUBRICA “MISTER X” È UN’INIZIATIVA EDITORIALE DI ALCUNI DEI PRINCIPALI GIORNALI ANGLOSASSONI, IN PARTICOLARE DEGLI STATI UNITI D’AMERICA, ED È STATA CONCEPITA DA QUESTI GIORNALI COME SPAZIO SUI PIÙ DIVERSI TEMI DELLA VITA SOCIO-ECONOMICO E POLITICA, INTERVISTANDO PERSONAGGI DI PRIMO PIANO DELLA VITA DEI RIPETTIVI PAESI O DELLE RISPETTIVE ZONE DI DIFFUSIONE DEI GIORNALI CHE LA PROPONGONO. L’INIZIATIVA EDITORIALE INTENDE DAR SPAZIO ALL’IDEA CHE I CONCETTI ESPRESSI SIANO PREPONDERANTI RISPETTO ALLA PERSONA CHE LI ESPRIME, CHIUNQUE ESSA SIA. IL PERIODICO NEWS HA RITENUTO DI RIPROPORRE ANCHE IN OLTREPÒ PAVESE QUESTA INIZIATIVA. LE PERSONE INTERVISTATE DAL NOSTRO GIORNALE VIVONO O SONO LEGATE ALL’OLTREPÒ PAVESE E RISPONDONO A DOMANDE SUI TEMI CHE LA NOSTRA REDAZIONE RITIENE D’ATTUALITÀ PER L’OLTREPÒ. LE PERSONE INTERVISTATE HANNO DATO L’ASSENSO ALLA COMUNICAZIONE DEL LORO NOME E COGNOME ALLE AUTORITÀ COMPETENTI IN CASO DI DENUNCE PER FRASI O CONCETTI ESPRESSI IN FORMA DIFFAMATORIA NELL'AMBITO DELL'INTERVISTA, ASSUMENDOSI QUINDI LA PATERNITA' DELLE PAROLE E DEI CONCETTI DA LORO ESPRESSI E DA NOI PUBBLICATI.
L' INTERVISTA X
vissimi. Non è un vezzo, ma una necessità. Ho avuto modo di leggere le caratteristiche e le esperienze (il profilo e il curriculum) richieste a coloro che intendono partecipare alla corsa per diventare nuovo direttore generale. Chi l'ha redatto questo bando? Siamo certi che questo bando non sia stato redatto e/o cucito come un abito addosso a qualcuno? Magari un cavallo di ritorno?". Parlando di economia importante e decisiva in Oltrepò, potremmo parlare di vino e della vicenda legata alla cantina La Versa? "Sicuramente il vino e tutta la filiera produttiva ad esso legata è uno dei principali motori economici dell' Oltrepò, quasi certamente il principale motore economico. La triste vicenda La Versa ha origini antiche, molti ringrazieranno il cielo perché si è trovato il capro espiatorio di tutte le disgrazie e malefatte e questi è indicato come l’ultimo fantomatico azionista e amministratore delegato. Siamo sicuri sia l'unico colpevole o solo l'ultimo e più ininfluente dei colpevoli? Lanzanova ha trovato una cantina in fallimento e ha riconsegnato una cantina in fallimento, quindi non ha cambiato nulla, ma quelle persone che prima di lui avevano portato La Versa in fallimento le vogliamo incolpare o incolpiamo solo Lanzanova? Dove erano in tutti questi anni i vari soggetti del mondo agricolo, politico e istituzionale che oggi urlano al disastro e che salgono o vogliono salire sul carro dei soccorritori? Che La Versa andasse male lo sapevano anche i sassi, da anni, ma molti dei nuovi soccorritori oltrepadani si sono sempre forse limitati a parlarne al bar sottovoce, molti di questi ora parlando o addirittura gridando si vestono o meglio si travestono da paladini della salvezza di La Versa... qualche cosa non mi torna. Siamo sicuri alla luce di questo che siano questi gli uomini giusti?Osservando da fuori il mondo del vino oltrepadano mi sembra ci
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Johnny Rosa stato considerato tra i più belli, ma sorridente esprime la sua soddisfazione alla nostra partecipazione all'evento festaiolo: rimproverargli elegantemente che erano però stati "dimenticati" i posti a tavola per il sottoscritto e l'amico Popi è stato, direi, una gioco da enfanti! In un batter d'occhio, con buona consolazione del borbottante maitre, Popi ed io avevamo di fronte un luculliano banchetto, del quale ci siamo soddisfatti a piene... gote !!! E buon appetito a tutti!
Giancarlo Rosa "L'amico di sempre Popi" ed io decidiamo, alcuni decenni or sono, di trascorrere qualche giorno di svago in Costa Azzurra. Obbligatoria la fermata presso il Casinò, ove però, purtroppo sicuri di una fortuna benevola... perdiamo tutti i nostri pochi averi! Mancano due giorni al rientro e non abbiamo neppure la possibilità di ingerire un toast, una merenda! Ci ritroviamo per caso a passare di fronte ad uno dei locali più belli della Costa Azzurra dove il Commendator Borghi, proprietario della Ignis, ha organizzato il compleanno della figlia, sorella minore dell'amico Guido, primogenito che ben conosco, a differenza della festeggiata che non conosco per nulla. Saluto calorosamente Guido, che ahimè non c'invita ad entrare... Allora scorgo tra i tantissimi invitati il Commendator Giovanni, e mi precipito, trascinando l'incredulo Popi, a stringergli calorosamente la mano, richiedendo gradimento al regalo da noi effettuato alla figliola, regalo ovviamente mai neppur sognato! Il presidente Ignis non solo ci assicura del fatto che il regalo è
Andrea Rizzoli, Ljuba Rosa Rizzoli ed il Commendator Giovanni Borghi
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"lavorare con le associazioni cittadine per togliere il commercio dalla stasi"
Di Lele Baiardi
Il suo nome fa pensare immediatamente all'avvocatura, tale è la sua fama professionale, ma la sua vita è densa di molto altro. Classe 1942, vogherese. Abbiamo incontrato l'avvocato Giovanni Valmori. Valmori ci racconti di lei, dei suoi inizi... "Partendo proprio alla fonte, mi laureai in giurisprudenza all'Università di Pavia all'età di 22 anni. Ero un cosiddetto 'primino', avevo cioè iniziato le scuole elementari a 5 anni, anziché 6. Ciò fece sì che, necessitando di almeno 8 anni dalla Laurea per accedere alla Cassazione, a 30 anni fossi già cassazionista, il più giovane sul territorio". La sua fama nel mondo dell'avvocatura in tutto l'Oltrepo' in effetti la precede... "La ringrazio. In effetti, anche moltissimi professionisti hanno svolto praticantato presso il mio studio...". Ad esempio? "Tra i tanti, senza far torto a nessuno, i primi che mi sovvengono sono i Dott.ri Ercolani, Rossi, Odorisio... ed anche la Dott.ssa Garlaschelli, che poi ha intrapreso altra professione (magistrato, n.d.r.)". Tutti nomi noti e stimati. Ma di pari passo, inizia prestissimo anche il suo impegno politico e sociale... "Il mio ingresso nel mondo politico avvenne nel 1965 con la carica di vice-presidente di Asm, con il futuro sindaco Ernesto Gardella allora sulla poltrona più alta. Mantenni questo incarico per 5 anni, e per i successivi due sostituii Gardella alla Presidenza". Direi un ingresso in grande stile! "Effettivamente si! (sorride...). E poi ancora, per 15 anni sono stato consigliere comunale a Voghera, per 10 anni capogruppo DC sempre in consiglio comunale, e per 3 anni assessore nella giunta Bottiroli, con svariate deleghe, tra le quali cultura, agricoltura, personale e formazione professionale. Dopo il terremoto di Mani Pulite, con il sindaco Scotti, sono nuovamente stato consigliere, avendo fondato personalmente una lista civica che si chiamava Voghera 2000". Una vera e propria carriera parallela all'attività di avvocato! Tornando un attimo agli inizi, vista la sua esperienza in Asm, come considera la nomina a direttore generale di Ama-Roma, di alcune settimane fa, di Stefano Bina, da anni manager della stessa ASM? "Ho grande stima del Dottor Bina e ritengo meritatissimo il prestigioso incarico! E' davvero un manager abilissimo e molto preparato, anche se andrà a metter mano ad una situazione, come quella romana, a dir poco disastrosa! Certamente l'incarico durerà a lungo: bisogna attendere qualche tempo per assistere agli sviluppi...". Ed invece, ci esprima una sua opinione sull'attuale momento di commissariamento cittadino e ballottaggio nel futuro prossimo... "Credo che il commissariamento sia avvenuto per un vizio procedurale non imputabile a nessuna forza politica. Ritengo che Barbieri abbia tutte le carte in regola per tornare a fare il sindaco. Oltremodo, vedo una sinistra disunita, non coesa. Mi sembra proprio divisa al suo interno, ed è un'impressione diffusa anche tra colleghi, amici e conoscenti, non solo mia". Cosa l'ha favorevolmente colpita della scorsa amministrazione quinquennale di Carlo Barbieri?
VOGHERA
"Marina Azzaretti ha saputo vivacizzare il contesto cittadino"
Giovanni Valmori "Se posso permettermi, in primis l'attivismo del suo Assessore Marina Azzaretti, che con enorme impegno e dedizione ha saputo vivacizzare in mille e più modi il contesto cittadino culturale, commerciale e più generalmente sociale! E poi ancora gli impegni condotti dal sindaco in prima persona, non ultimo l'avviare la questione del Teatro Sociale ad un approdo, che spero si realizzi al più presto nel nuovo anno per arrivare al cappello dell'opera". Cosa consiglierebbe al prossimo sindaco? "Di prestare immediata attenzione alle problematiche strutturali, come l'assetto dei fondi stradali e l'impianto fognario, che sono opere che non danno immediata visibilità del lavoro svolto ma sono le fondamenta di una buona amministrazione! E certamente, a seguire, lavorare insieme alle associazioni cittadine e di categoria per togliere il commercio dalla stasi nella quale si è ridotto...". Quali sindaci ricorda lei per i meriti particolari? "Sono due i sindaci che secondo il mio parere sono stati davvero straordinari: il Professor Cristiani, negli anni '60, mio Maestro anche di vita, e negli anni '80 l'avversario politico ma amico nella vita Italo Betto. Di Italo si diceva avesse idee stravaganti, forse troppo all'avanguardia per l'epoca. In effetti, opere da lui volute come l'Autoporto ed il centro Natatorio, quest'ultima intitolata al primo sindaco di Voghera Dagradi, si sono rivelate alla distanza scelte straordinarie e magnifiche per la nostra città! Grandissima lungimiranza! Erano anni però molto diversi da oggi: la politica era solo scontro ideologico, mai personale, e non era una professione auto-referenziata, ma sempre al servizio della comunità...". Negli anni 90 lei ha avuto un incarico anche presso le Terme di Salice... "Sono stato amministratore, sotto la presidenza del Geometra Somensini. Ricordo una Salice Terme viva,
bella, pienissima di gente e grandi manifestazioni, con punta di diamante annuale il Concorso Ippico Nazionale di Salto ad Ostacoli!". Cosa si è poi verificato negli anni successivi? "Quando io ero amministratore, le Terme italiane, tutte, erano proprietà dello Stato. Gli incarichi erano nomine ministeriali. Ad un certo punto, lo Stato decide che la responsabilità degli istituti termali diventi comunale, ed in seguito, negli scorsi anni relativamente vicini, chiede ai comuni di privatizzare gli Stabilimenti. Così, alcuni anni or sono, il comune di Godiasco-Salice Terme ha ceduto le proprie quote a privati, famiglie importantissime come Iannuzzelli e Fabiani, che a loro volta hanno ceduto ad altri la proprietà delle Terme di Salice S.p.A., che ora hanno sede a Roma, sede della società proprietaria, ma purtroppo non godono di un buon periodo... anzi, direi proprio che ristagnano quasi in desolazione. Terme significa anche attività immobiliare, ovviamente: le terme sono proprietarie del parco, della piscina Lido, del mini-golf, della Buca, del Club House, del Caffè Bagni... Insomma, un pacchetto enorme e potenzialmente ricco...!". So che lei oltre a tutte queste mansioni, incarichi, professioni, in testa sempre l'avvocatura, trova anche il tempo di scrivere libri... "La mia grande passione! Ho iniziato negli anni '80 con il primo libro di poesie, poi ne sono stati pubblicati altri due, ed ai primi di Ottobre 2016 uscirà il 4°, 'Fra le Pieghe della Toga': la tematica è sì la vita giudiziaria, al 90% reale ed al 10% di fantasia, ma vista con occhio umoristico, a volte anche con aspetto sarcastico...". Invitiamo tutti allora all'acquisto della sua ultima fatica... "La ringrazio, ringraziando ovviamente i vostri lettori!".
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CORANA
la minoranza: "vogliamo essere ascoltati maggiormente"
"Se non fosse per la riapertura dell’ex Diaspa, regnerebbe l’immobilismo"
Michele Grandi
Di Pierfilippo Saviotti Tra riapertura dello stabilimento ex Diaspa e rapporti tra Amministrazione e opposizione, il Comune di Corana sta vivendo mesi importanti. Ne abbiamo parlato con Michele Grandi, capogruppo di minoranza della lista civica "Insieme per Corana e Ghiaie". Grandi, da mesi il Comune di Corana è al centro delle cronache per la riapertura dell’ex Diaspa. Anche voi dell’opposizione siete soddisfatti di questo? "Sicuramente sì. La riapertura dell’ex Diaspa è un’ottima notizia per due ragioni. Sia per i posti di lavoro che la nostra gente può finalmente ritrovare, sia per il fatto che la nuova società che gestirà l’impianto si è fatta carica dello smaltimento del materiale di stoccaggio. Questo fatto destava qualche preoccupazione, anche se l’Amministrazione non ci ha mai risposto a riguardo...". Che cosa intende? "Sulla presunta pericolosità, o comunque sulla presenza di materiale di stoccaggio all’interno dello stabilimento, abbiamo in questi anni chiesto più volte spiegazioni al sindaco e agli amministratori. A tutte le interrogazioni che abbiamo posto, ci è sempre stato risposto in modo evanescente di non preoccuparci poiché non c’era alcun tipo di problema. Non si è mai entrati nel merito della questione. Addirittura, noi
della minoranza, siamo stati additati come quelli che volevano intralciare le cose e creare problemi. Ci fa molto piacere che la cosa si sia risolta, ma se il Sindaco era al corrente del fatto che non ci fosse nulla di pericoloso, come poi per fortuna si è rivelato, non capisco perché non ci è stato detto subito". Più in generale, come giudica l’attuale situazione del paese e l’operato dell’attuale amministrazione? "Al momento, se non fosse per la riapertura dell’ex Diaspa, a Corana regnerebbe l’immobilismo più assoluto. Ma mi rendo conto che è una situazione comune a tutti i piccoli paesi del territorio, e all’Amministrazione diamo atto del fatto che in un periodo difficile come questo, non è facile prendere iniziative di qualsiasi tipo. Però, più che recentemente, credo che in passato non sia stata data la giusta attenzione ad alcune cose importanti". Che cosa crede che non sia stato fatto in passato? "In passato c’erano sicuramente maggiori disponibilità che potevano essere utilizzate per migliorare le condizioni del paese. Evidentemente le priorità sono state altre e oggi ne paghiamo le conseguenze...". Per esempio? "Per esempio si poteva migliorare l’urbanizzazione del Comune, anche per facilitare l’ingresso di più persone sul nostro territorio. Sarebbe stato importante attuare un miglioramento infrastrutturale per quanto riguarda strade e collegamenti. Per fare un esempio concreto, per raggiungere lo stabilimento ex Diaspa, i camion dovevano percorrere uno scomodo percorso tra le strade del paese. Era stato fatto un progetto per un collegamento migliore, ma non è mai stato realizzato". A proposito di collegamenti del paese, crede che i nuovi progetti di piste ciclabili possano portare Corana ad essere meta turistica per gente esterna? "Non credo. Per quanto riguarda la Greenway, non penso che Corana sia interessata direttamente. La pista ciclabile VenTo non so ancora se possa portare vantaggi al nostro paese da questo punto di vista. In
generale, ho l’impressione che Corana, come tutti i piccoli Comuni sulle sponde del Po, sia stata negli anni tagliata fuori e considerata periferia della Provincia dagli enti preposti come l’Amministrazione Provinciale e Regionale. Questo, secondo me, forse per il poco peso che hanno avuto i precedenti amministratori di Corana nelle dinamiche politiche locali. Penso che abbiamo fatto sentire poco la propria voce. Il territorio del fiume Po non offre molto, ma penso che sia stato valorizzato poco. Quando ero giovane io, mi ricordo che veniva parecchia gente, anche dal milanese. Da anni non accade più. Adesso paghiamo le conseguenze di un abbandono totale di queste zone dal punto di vista turistico".. In generale, come sono i vostri rapporti con l’Amministrazione? "I nostri rapporti con Sindaco e amministratori sono sicuramente volti al rispetto reciproco. Riteniamo però che la minoranza venga poco ascoltata. Tutte le proposte da noi fatte in questi anni sono state bocciate o non sono state prese in considerazione. Vogliamo essere ascoltati maggiormente, anche per rispetto di quei cittadini che ci hanno sostenuto alle elezioni e che quindi noi rappresentiamo. Sono una voce importante del paese". Se voi rappresentaste la maggioranza, quale sarebbe la prima idea che vorreste mettere in atto? "Crediamo che la cosa più urgente e importante da fare sia un impegno maggiore sul fronte delle politiche sociali, per agevolare le fasce meno abbienti. Crediamo sia importante destinare maggiori risorse per alleviare il disagio e le difficoltà sociali. Per la verità, non possiamo dire che l’attuale Amministrazione non si stia impegnando su questo fronte, anzi, capiamo le difficoltà. Noi però ci impegneremmo per abbassare le imposte locali e attuare maggiori agevolazioni fiscali per chi è in difficoltà. Abbiamo anche proposto ulteriori regolazioni da questo punto di vista, ma l’Amministrazione le ha bocciate, ritenendo sufficienti le misure da loro adottate".
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"quando le opere arrivarono nel 1995 il comune andò in crisi..."
Di Serena Simula Da anni se ne stanno chiuse in una stanza, disponibili solo per chi abbia la pazienza di prenotare una visita. Belle, preziose ma difficili da vedere, sono le opere che compongono la collezione di Maria Maddalena Rossi, parlamentare del PCI nata a Codevilla nel 1906 che alla sua scomparsa destinò proprio al paese natale un' importante collezione d'arte contemporanea, allestita grazie ai rapporti di mecenatismo che aveva instaurato con quelli che divennero poi i maggiori pittori italiani della seconda metà del Novecento. Chiusi in una sala del comune, si visitano oggi solo su appuntamento. A spiegarci il perchè è il capogruppo di maggioranza e direttore della biblioteca Pier Luigi Feltri. Direttore, cominciamo dall'inizio. Di cosa parliamo quando diciamo "Collezione Maria Maddalena Rossi"? "Parliamo di una quarantina di opere (per la precisione quarantacinque) che la parlamentare codevillese Maria Maddalena Rossi donò nel 1995 al comune di Codevilla. Donna eccezionale, nel 1946 fu eletta nell'Assemblea Costituente della Repubblica Italiana e si batté fino alla fine per la tutela dei diritti delle donne. Vera e propria Mecenate, si circondò di giovani artisti e della sua collezione fanno parte quadri e statue firmate da Renato Guttuso, Aligi Sassu, Gabriele Mucchi, Antonietta Raphaël e molti altri, nomi che si trovano nei più importanti musei italiani di arte contemporanea. Una collezione di grande valore che al momento si trova in una delle sale del comune di Codevilla". In una sala del Comune di Codevilla chiusa al pub-
blico? "Assolutamente no. La collezione non è aperta regolarmente, certo, ma è sempre disponibile per essere visitata su prenotazione. Basta chiamare in comune, chiedere del sindaco e prendere un appuntamento". Un sistema un po' scomodo... "Lo sappiamo perfettamente e sono anni che cerchiamo una soluzione più comoda. Vede, quando le opere arrivarono nel 1995 il comune andò in crisi. Nessuno sapeva dove metterle, avevano un valore commerciale altissimo, serviva un luogo sicuro in cui riporle che fosse allo stesso tempo una cornice adeguata alle visite. Ci sono voluti dieci anni per ristrutturare una stanza all'interno del palazzo comunale fornendola delle adeguate misure di sicurezza ma rimane aperta la questione del personale. Non abbiamo fisicamente nessun dipendente che possa occuparsi della sua apertura. Siamo un comune molto piccolo con risorse molto limitate e per il momento siamo riusciti ad aprire la collezione solo in particolari occasioni, durante feste o manifestazioni". Un po' pochino... "Anche di questo siamo consapevoli. Tra le soluzioni che stiamo vagliando c'è quella di servirci della leva civile, un sistema che stiamo utilizzando anche per i cantonieri e per piccoli lavori che si rendono necessari all'interno del comune e che prevedono una piccola retribuzione. Un'altra alternativa sarebbe infatti quella di basarsi sul volontariato, ma preferiremmo trovare un sistema più stabile. Si tratta di opere contemporanee, occorre qualcuno che sappia spiegarle al pubblico". Realizzare un opuscolo esplicativo o un'audioguida non sarebbe più semplice? "Probabilmente sì, e un catalogo delle opere già esiste.
Pier Luigi Feltri
Quello che v o r re m m o noi, però, è avere a disposizione una persona che non solo apra la sala, ma che sia anche in gra-
CODEVILLA
"Basta chiamare in Comune, chiedere del Sindaco e prendere un appuntamento..."
do di raccontarla ai visitatori. Una persona fisica, che accolga il pubblico. Come dicevo prima siamo un piccolo paese, ci piacerebbe offrire una certa ospitalità a chi viene a vedere cosa abbiamo da offrire". Qualcuno pensava che la pinacoteca sarebbe stata trasferita nel palazzo delle scuole elementari insieme alla biblioteca... "Sì, e in effetti doveva essere così. Solo a lavori fatti ci siamo resi conto che non aveva senso, almeno per ora. Non si tratta di un problema di spazi ma di persone, e trasferire di là la collezione non cambierebbe nulla. Senza contare che la biblioteca (su cui il comune e i volontari stanno spendendo molte energie) ha sempre maggior bisogno di spazio e toglierle una sala sarebbe un disagio. In mancanza di personale qualificato, quindi, l'amministrazione ha deciso di dare priorità alla biblioteca (un servizio che sta funzionando bene e che ci dà tante soddisfazioni) piuttosto che alla pinacoteca. Può sembrare una decisione antipatica, ma come dicevamo le risorse sono poche e occorre dosarle bene".
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"Oratorio di Salice per il catechismo, Rivanazzano per le attività ricreative"
Don Stefano Ferrari
Di Serena Simula In paese lo aspettavano da mesi. A Rivanazzano Terme e Salice Terme gli abitanti si chiedevano quando qualcuno sarebbe tornato a celebrare la Messa, ad aprire chiese ed oratori, a seguire insomma la vita spirituale della comunità. Per oltre un anno, infatti, i due paesi erano rimasti sprovvisti del loro parroco dopo il pensionamento di monsignor Lino Zucchi (Rivanazzano) e di Valentino Culacciati (Salice). A sostituirli per scelta del vescovo Vittorio Viola un unico parroco, il casteggiano Don Stefano Ferrari, che appena arrivato da Novi Ligure si è fatto subito benvolere da tutti. Don Stefano, ci racconti qualcosa di lei. "Per cominciare sono nato a Casteggio, ho 48 anni e sono prete da 15. Nel 2001 ho preso gli ordini al seminario di Tortona e da allora non mi sono mai allontanato dai confini della mia diocesi. Prima due anni nella vogherese Pombio, poi nove anni a Borgo Priolo, Fortunago, San Martino e Torre degli Alberi (tutte località nel cuore della Valle Coppa) e infine un ritorno in città con la parrocchia di San Nicolò a Novi Ligure". Per lei, quindi, questo è un ritorno a casa. "Direi di si, in un certo senso. Il paese mi ha accolto bene, la zona la conosco perfettamente, posso dire di sentirmi a casa". Saranno stati tutti ansiosi di conoscerla... "Sì, questo l'ho percepito chiaramente. Al mio arrivo ho trovato non solo tanti parrocchiani che sono venuti ad accogliermi, ma anche tutta una serie di collaboratori ansiosi di riprendere le attività. Si sono messi subito a disposizione e con il loro aiuto mi sto organizzando per riprendere al più presto ciò che è stato interrotto. Ho percepito un grande calore, sono rimasto piacevolmente colpito dal loro entusiasmo". Che ne è stato del campanilismo tra Rivanazzano e Salice? "Francamente io per ora l'ho percepito pochissimo. Mi avevano detto che avrei trovato un po' di rivalità ma di fatto non è stato così. Anzi, per dire la verità ho parrocchiani di Rivanazzano (dove dico messa di lunedì, mercoledì e venerdì) che vengono anche a Salice il martedì e il giovedì. Si vede che il bisogno della messa è maggiore del bisogno di averla a due passi da casa, e la cosa mi fa piacere anche perchè mano a mano che passeranno
gli anni, sarà sempre più frequente spostarsi per andare a messa". Cioè? "Quando mi ha assegnato la parrocchia di Rivanazzano e Salice, monsignor Viola è stato piuttosto chiaro. I preti sono sempre di meno e presto o tardi la Valle Staffora dovrà accontentarsi di due parroci, uno per Rivanazzano e la parte bassa della valle e uno per Varzi e i paesi più in alto. Lo spirito campanilistico, quindi, dovrà per forza di cose essere abbandonato". Come ha trovato le strutture? Ci sono lavori da fare? "Per quanto riguarda le due chiese principali di Salice e Rivanazzano direi che non ci sono grandi interventi in vista, se non qualche piccolo lavoro di manutenzione. L'unica chiesa che avrebbe bisogno di un intervento strutturale non di poco conto è quella di Nazzano: chiusa già da qualche anno, rischia il cedimento della volta a causa di certe crepe piuttosto profonde. Un peccato perchè si tratta di una chiesa non solo molto bella e molto antica, ma anche di un edifico che si nota a chilometri di distanza, dotato di una vista spettacolare sulla pianura". Rientra quindi nella lista delle cose da fare? "Al momento rientra più che altro nel libro dei sogni. Stiamo parlando di un intervento molto significativo in termini economici, che sono certo non possa essere affrontato in questo momento. Senza contare che adesso ci sono faccende più urgenti a cui pensare". Gli oratori, per esempio? "Esattamente. Per prima cosa mi sto preoccupando della ripresa delle attività contattando le persone e organizzando il lavoro. Abbiamo deciso di destinare l'oratorio di Salice Terme al catechismo e quello di Rivanazzano alle attività ricreative. Al momento sto ancora mettendo insieme il gruppo di lavoro e contattando le famiglie, spero di riuscire a far ripartire il catechismo nel giro di un mese". E per i sacramenti? Si svolgeranno in un'unica sede? "Questo è ancora da definire. Per quanto riguarda le prime comunioni sarei incline a farle ognuna nella propria chiesa, mentre per le cresime dovrò consultarmi con il vescovo e capire anche se i suoi impegni gli concedono di celebrare più di una cresima nella mia par-
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"presto o tardi la valle staffora dovrà accontentarsi di due parroci"
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rocchia". Che tipo di parroco è? A cosa dà priorità? "Questa è una domanda a cui francamente non saprei rispondere. Io cerco di fare tutto, di occuparmi sia della chiesa che dell'oratorio, delle opere di carità e del sostegno alle missioni, di tutte le iniziative che possono ruotare intorno alla vita della parrocchia e della comunità. Non saprei dire quindi quali siano le mie priorità nella gestione della parrocchia, saranno i fedeli a dirlo quando avranno avuto occasione di conoscermi meglio". Sta già progettando qualcosa per il periodo natalizio? "In tutta sincerità non ho ancora avuto il tempo per pensarci. Sono arrivato ad agosto e mi sono dedicato subito a conoscere la mia parrocchia e i suoi fedeli, mentre in questo periodo sono assorbito dall'organizzazione degli oratori. Ci penserò non appena sarà partito tutto". E le istituzioni? Le ha già incontrate? "Sì, certo. Per il primo periodo dovrò relazionarmi con un sindaco (quello di Rivanazzano) e un commissario (quello di Godiasco – Salice Terme) ma non credo che incontrerò grandi difficoltà. La prima impressione è stata ottima e sono certo che il rapporto continuerà nel migliore dei modi".
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"Che Rivanazzano Terme sia un paese cambiato e migliorato è evidente"
Salice Terme: "Rivalutare il parco... Ma a questo non possiamo pensarci noi" Di Vittoria Pacci
A Rivanazzano Terme, "Riva" per molti l'attuale amministrazione comunale sembra aver trovato una formula vincente, questo lo si vede e lo si percepisce, un grande merito deve essere certamente riconosciuto a Marco Poggi, assessore al turismo, sport, manifestazioni, rapporti con le associazioni e gemellaggio del Comune di Rivanazzano Terme. A lui abbiamo voluto rivolgere alcune domande su come è andata la stagione turistica "primaverile-estiva", alle nostre domande in molti casi ha risposto con franchezza ed in modo chiaro e semplice , in alcuni ha usato il "politichese" quel linguaggio un po’ vago, astratto e generico a cui ahimè ci siamo dovuti abituare. Certamente la "formula Riva" per amministrare un comune è una formula che funziona e non sarebbe male che anche altre amministrazioni dell'Oltrepò la usassero, perchè a Rivanazzano le varie associazioni collaborano tra di loro e l'amministrazione comunale, nel caso specifico Marco Poggi, fa da stimolo e da collante affinche a "Riva" ci siano spesso eventi o manifestazioni per attirare gente Poggi ci racconti come e perchè ha accettato il ruolo di Assessore al turismo ed allo sport... "Quando nel 2007 sono stato contattato dal Dottor Romano Ferrari per entrare a far parte della lista 'Patto per Riva', nella quale lui era candidato sindaco, ho subito accettato di far parte della sua squadra perchè mi ha proposto di realizzare con lui e con gli altri componenti, un programma che abbiamo deciso ed elaborato ascoltando le esigenze dei cittadini, i problemi e le necessità quotidiane delle persone che vivono nel nostro paese. In particolare ho accettato molto volentieri di occuparmi del turismo, dello sport, ma soprattutto dei rapporti tra l’amministrazione comunale e le associazioni di volontari che operano sul nostro territorio. Promuovere e valorizzare il turismo è importante per far conoscere il nostro paese e le sue tradizioni, altrettanto importante è dare visibilità alle associazioni che si adoperano per far conoscere lo sport e permettere ai giovani di praticarlo: lo sport ormai è diventato un fenomeno sociale risultando uno degli strumenti migliori per educare, formare, favorire l’integrazione dei nostri ragazzi. Da sempre sono convinto che come amministrazione, si debba puntare sul supporto delle associazioni visto che ci permettono di esprime le potenzialità enormi del nostro territorio". Rivanazzano Terme è un paese cambiato e migliorato. Come ha contribuito lei nel ruolo di Assessore a questa evoluzione? "Che Rivanazzano Terme sia cambiato e migliorato è evidente dall’ aumento progressivo dei turisti che arrivano ogni anno d’estate per conoscere la storia, la cultura del nostro paese e per partecipare agli eventi e alle manifestazioni che vengono organizzate dalle nostre associazioni. Credo che i fattori che hanno favorito il cambiamento del nostro paese siano rappresentati da una riqualificazione di luoghi e strutture, come il parco Brugnatelli, Il Teatro Comunale, la Biblioteca, i Giardini Mezzacane, e da nuovi servizi, come la Pista Ciclabile che attraverso l’aumento della ricettività turistica hanno permesso di rilanciare il turismo".
A proposito di Greenway, avete in programma strutture per aiutare il cicloturista? "La Greenway che congiunge Voghera con Salice Terme attraversando Retorbido, Codevilla e Rivanazzano Terme è un lungo tratto di strada asfaltata che attraversa la campagna e in parte costeggia il torrente Staffora, un tratto sicuro e gradevole per chi vuole concedersi passeggiate a piedi o in bicicletta. Il suo successo è evidente dall'alta frequentazione. Nei nostri giardini sono a disposizione delle biciclette elettriche per chi arriva nel nostro paese con la macchina e vuole percorrere un tratto della ciclabile. Nei prossimi mesi abbiamo in programma un incontro con una scuola di Mountain Bike perché si possano organizzare dei corsi per principianti e per chi ha già esperienza in questo sport". Quali sono le maggiori difficoltà riscontrate nello svolgere il ruolo di Assessore? "Sicuramente il periodo di crisi economica e di enormi difficoltà che stiamo attraversando, non ha agevolato chi come me ricopre il ruolo di Assessore. Le risorse che ho a disposizione per realizzare i progetti che mi sono proposto sono ogni anno sempre meno. Anche gli iter burocratici che complicano l’operato degli amministratori rende più difficile la messa in atto di quei cambiamenti che potrebbero migliorare le attività turistiche e sportive del nostro paese". Come pensa di arginare il turismo "mordi e fuggi" al quale Rivanazzano Terme è destinata da sempre? "Dati statistici nazionali, dimostrano che dal 2001 ad oggi, l’Italia, ha 'perso' 38 miliardi di entrate valutarie derivanti dal turismo internazionale, anche se gli arrivi sono aumentati del 50%, questi non si sono, però, tradotti in proporzionali incrementi di entrate a causa di una minore permanenza media e della conseguente riduzione della spesa pro capite reale: cioè le cosiddette vacanze mordi e fuggi, che significano 38 miliardi di entrate valutarie in meno negli ultimi 15 anni. Questo è sicuramente il risultato del fatto che il turismo risente della crisi economica che stiamo attraversando. Come per il resto dell’Italia, anche Rivanazzano Terme dovrebbe migliorare la sua offerta turistica, da un lato aumentando la ricezione alberghiera, dall’altro attraverso la promozione del nostro territorio che ha una straordinaria ricchezza di luoghi, arte e cultura per farci conoscere di più e meglio nel resto dell’Italia e all’estero e per far rimanere più a lungo i turisti nel nostro paese territorio. Una promozione in atto è rappresentata dal potenziamento dello stabilimento Termale da parte del Dottor Giorgio Matto. Dal 2012, è stata aggiunta un’area spa e fitness che offre ai turisti la possibilità di abbinare alle cure tra-
Marco Poggi dizionali trattamenti benessere. Inoltre è presente una zona caffetteria con ristorazione e un residence con appartamenti". Rivanazzano Terme in futuro dovrebbe secondo lei puntare più su un turismo d'elite o quello per tutte le tasche? "Rivanazzano Terme, è un paese che offre attrattive turistiche per tutte le tasche e per tutte le età, io credo sia questa la politica che dobbiamo sostenere". Quanto spende ogni anno il Comune per il turismo e per lo sport? "Ogni anno posso disporre di una quota del budget che il Comune ha a disposizione per il funzionamento generale e per l’organizzazione delle attività turistiche e sportive. Inoltre in particolare a tutte le nostre associazioni, che si occupano della organizzazione degli eventi e delle manifestazioni, vengono messe a disposizione le nostre strutture, il parco Brugnatelli, la Biblioteca e il Teatro. Le società sportive come volley e calcio hanno a disposizione rispettivamente la palestra comunale e il campo di calcio. Il Comune sostiene la manutenzione di tutte le strutture che mette a disposizione". In questi dieci anni si è visto peggiorare l'andamento turistico di Salice Terme. Cosa potrebbe fare il Comune di Rivanazzano Terme a livello turistico per invertire questa tendenza essendo una buona parte del territorio salicese sotto la vostra amministrazione? "Salice Terme è da sempre meta di turisti che la scelgono, per trovare tranquillità e relax nelle calde giornate estive, oppure dedicarsi alle cure termali, ma anche di persone che vogliono divertirsi nei numerosi locali che propongono musica e buona cucina. Anche Salice è interessata più da un turismo mordi e fuggi, forse per questo alcuni degli storici alberghi hanno dovuto chiudere, altri invece hanno cercato di cambiare la loro immagine per adattarsi alle esigenze del pubblico. Le strutture che operano nel territorio, sotto il comune di Rivanazzano sono di ottimo livello e incontrano
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cia di Pavia ed esiste fin dalla prima guerra mondiale, chiamato 'campo di fortuna'. Oggi è una struttura moderna tecnologica e in sicurezza e funziona per il traffico aereo turistico e sportivo. Le attività dell’aeroporto sono gestite dalla Società Cooperativa Sportiva Dilettantistica” L.M. Resta, che sicuramente potrebbe essere interessata ad utilizzarla anche per altre manifestazioni”. Nazzano è dal punto di vista storico e paesaggistico la "perla di Rivanazzano". Purtroppo le manifestazioni nell'antico borgo sono molto poche. Come pensa di valorizzare in futuro e con quale tipologia di manifestazione, Nazzano? "Nazzano è un piccolo borgo, arroccato sulla collina che domina Rivanazzano Terme, ci sono strutture come il castello e la villa San Pietro con il suo giardino all’italiana, che lo rendono un luogo esclusivo. Purtroppo quest’anno non è stato possibile tenere il concerto della notte di San Lorenzo, un appuntamento che si ripete ogni anno e gode della presenza di un pubblico numeroso, organizzato dall’ Associazione Occasioni di Festa per maltempo. L’8 agosto invece si è svolta la Cronoscalata, una manifestazione sportiva organizzata dall’Associazione 'Pedale Godiaschese' che ha visto la partecipazione di atleti dilettanti e di numerosi visitatori nel Borgo. Per alcuni anni sono stati organizzati eventi per celebrare Le giornate del Patrimonio, organizzati da Occasioni di Festa: giornate all’insegna di gusto e cultura, passeggiate naturalistiche, visite guidate, degustazioni e convegni su prodotti tipici del nostro territorio”.
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le richieste di tutte le fasce d’età. Un intervento che sarebbe necessario per arricchire Salice Terme, potrebbe essere quello di rivalutare il parco da sempre considerato il biglietto da visita per chi arriva a Salice Terme, ma a questo non possiamo pensarci noi". E' andata meglio la stagione 2015 o 2016? "Non ho riscontrato grandi differenze tra le due stagioni: questi due ultimi anni sono stati caratterizzati da estati calde che hanno fatto registrare un incremento delle presenze durante le manifestazioni che si svolgono nei mesi di giugno, luglio ed agosto nel parco Brugnatelli, dove sono protagoniste l’enogastronomia e la buona musica. Sicuramente una manifestazione che attira sempre nuovi visitatori a Rivanazzano Terme è la Festa Andalusa, con l’esibizione dei cavalli andalusi in uno spettacolo equestre dove danzano al suono della tipica musica spagnola guidati dall’ abilità dei cavalieri nei tradizionali costumi spagnoli. Anche lo spettacolo pirotecnico durante la serata del lunedì della festa patronale e il mercatino dell’antiquariato 'Le temps retrouvè' del martedì sera, richiamano nuovi e affezionati visitatori. Devo dire che comunque tutte le manifestazioni che avevamo quest’anno in calendario hanno registrato un alto numero di partecipanti. Cito a riguardo 'La Fiera d’Aprile', che è la prima delle nostre feste durante l’anno che porta a Rivanazzano Terme numerosi visitatori. Organizzata dall’ associazione Occasioni di Festa e giunta ormai alla XIV° edizione, rappresenta un momento di recupero e di valorizzazione della storica cultura contadina, delle tradizioni locali, da trasmettere ai più giovani e da divulgare tra coloro che frequentano la manifestazione. In questa occasione vengono aperti i cortili storici del paese. Non voglio essere ripetitivo, ma il successo dell’estate rivanazzanese è da attribuire a tutte le
21 associazioni che si dedicano all’organizzazione dei numerosi eventi e a tutti questi volontari va il mio ringraziamento e quello della amministrazione comunale". Alcuni cittadini si sono lamentati dell'alto volume della musica e protratta per troppo tempo durante alcuni eventi. La ritiene una protesta fondata o strumentale? "È vero, in questi anni abbiamo ricevuto qualche protesta da cittadini che si lamentano perchè durante le serate la musica è troppo alta o si protrae per troppo tempo. E’ anche vero che c’è un regolamento al quale sia i locali pubblici che le associazioni devono attenersi. E’ altrettanto vero però, che è durante queste serate estive di 'movida', che Rivanazzano Terme si riempie di gente, i bar e i locali sono affollati, così come il parco Brugnatelli e i Giardini Mezzacane. Questo porta certamente anche pubblicità al nostro paese". L'oratorio di Rivanazzano Terme è sempre stato centro di aggregazione, con l'arrivo del nuovo Parroco come pensate di interagire e quali progetti ha lei come Assessore, per l'oratorio? "Io penso che l’oratorio di Rivanazzano Terme ritornerà e continuerà ad essere un centro di aggregazione grazie alla presenza del nuovo giovane parroco. E’ sicuramente una realtà che va valorizzata, perché permette ai bambini e ai giovani di avere un luogo dove trovarsi d’estate, vista la presenza di un campo per il gioco del calcio e di un ottima struttura per la stagione invernale". Aeroporto di Rivanazzano, dopo anni di vicissitudini e di costi, ora è sotto utilizzato dal punto di vista aereoportuale e utilizzato essenzialmente alcune volte l’anno per manifestazioni motoristiche. Secondo lei potrebbe essere utilizzato anche per altre manifestazioni? Ha altri progetti in merito? “L’aeroporto che si trova sul territorio di Rivanazzano Terme, è conosciuto come aeroporto della provin-
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"la foto più idonea ... non di cavalli ma di altri quadrupedi"
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Barbieri-Parco di Salice: "Come si può essere più chiari???" Di Nilo Combi
"Per l’ennesima volta sento l’obbligo di tornare sull’argomento 'Parco di Salice', visto che i chiarimenti da me forniti in un precedente al 'Periodico' non sono bastati a dare un’informazione corretta alla cittadinanza, come purtroppo devo constatare dalla lettura dell'ultimo numero del giornale. In data 27 giugno 2013, con rogito notarile regolarmente registrato, la Società Terme di Salice, proprietaria del parco, ha costituito a favore del comune di Godiasco Salice Terme, servitù perpetua di uso pubblico. Tale atto non ha fatto altro che consacrare una situazione in essere da tempo immemorabile essendo stato, il parco, sempre messo a disposizione della collettività. Infatti il comportamento del proprietario del bene (Terme di Salice) che evidenzi in modo continuativo ed univoco la volontà di mettere l’area privata a disposizione di una comunità indeterminata di persone sostanzia la costituzione della servitù di uso pubblico". L'ex sindaco ritorna sull’argomento ripercorrendo l'excursus dell’atto notarile e perché e per come il Parco delle Terme è passato ad uso pubblico al comune. Atto notarile a noi ben noto e da noi ben valutato. Atto, stipulato dalla giunta che ha preceduto quella di Barbieri, che dovrebbe "consacrare" il Parco delle Terme. La realtà al di là degli intenti è un'altra: l'atto così com'è risulta essere monco e più che consacrare ha sconsacrato e dissacrato il Parco delle Terme, ma questo è sotto gli occhi di tutti basta fare un giro per il parco per vedere in che condizioni versa. Barbieri ci scrive inoltre: "Ribadisco che l'obbligo e gli oneri di mantenere ed assicurare l'uso pubblico fa capo alla società proprietaria e che nel medesimo atto notarile veniva testualmente e inequivocabilmente stabilito e sottoscritto dalle parti (lo ripeto) quanto segue: 'la società TERME DI SALICE S.P.A. provvederà alle spese di manutenzione ordinaria e straordinaria esclusivamente per le aree a parco di cui ai mappali 1505 sub 1 e 90 foglio 1 del Comune di Godiasco Salice Terme e di cui al mappale 549 foglio 30 del Comune di Rivanazzano Terme; resta invece a carico del COMUNE DI GODIASCO SALICE TERME la manutenzione ordinaria e straordinaria dei marciapiedi in lato ovest e sud del mappale 1505/2 foglio 1 del Comune di Godiasco Salice Terme, confinanti con viale Diviani (lato ovest) e via delle Terme (lato sud) rappresentati con tratteggio rosso nell'allegato elaborato, nonché dell'area di cui al foglio 1 mappale 1506 (marciapiede) del Comune di Godiasco Salice Terme. Il COMUNE DI GODIASCO SALICE TERME collaborerà per la pulizia e la raccolta del fogliame e quant'altro nei punti asfaltati pavimentati del parco, laddove i mezzi per la raccolta possano accedere e operare'. Come si può essere più chiari???". Evidentemente si può essere più chiari e questa esigenza la deve aver sentita anche la precedente amministrazione che ha stipulato l'atto notarile, infatti ha sentito la necessità di stipulare tra le Terme e il comune un ulteriore "contratto" tra le parti che stabilisce… tante altre cose. Questo ulteriore "contratto-convenzione" è forma-
lizzato con la delibera datata 16 aprile 2014 a firma dell'ex sindaco Anna Corbi, ed è evidente che quanto previsto nell’atto notarile non era stato ritenuto sufficiente nel determinare e regolare anche la corretta manutenzione del parco. Citiamo testualmente: "TERME DI SALICE S.P.A. provvederà alle spese di manutenzione ordinaria e straordinaria esclusivamente per le aree a parco di cui ai mappali…". Una frase del genere per chiunque abbia un minimo di sale in zucca vuol dire tutto e niente, ma esattamente cosa si intende per manutenzione ordinaria? Cosa si intende per manutenzione straordinaria? Per qualcuno la manutenzione ordinaria è tagliare i prati del parco una volta ogni due mesi, per qualcun'altro una volta ogni quindici giorni, per qualcun'altro ancora una volta l'anno oppure è ripristinare il ghiaietto dei vari viali e vialetti del parco una volta ogni cinque anni, dopo ogni stagione oppure mai e cosi per tutti gli aspetti di ordinaria manutenzione che un parco vasto e complesso come quello delle Terme di Salice necessita. I nostri vecchi, che avevano scarpe grosse e cervello fino, quando facevano un testamento indicavano chiaramente cosa in eredità spettasse a uno e all'altro figlio, così da evitare litigi futuri. I testamenti di una volta effettivamente erano redatti con "ordinario e straordinario" buonsenso, il buonsenso del buon padre di famiglia. Nel caso specifico essendo il "regolamento-contratto-convenzione" del-
la manutenzione del parco, troppo lungo e dettagliato da scrivere in un atto notarile, doveva essere redatto, ma soprattutto firmato da entrambe le parti, congiuntamente alla stipula dell’atto notarile. Quando si decide di farsi costruire una casa non ci si limita a dire all’impresa costruiscimi una casa di cinque stanze, ma si indica chiaramente come deve essere costruita, con quali materiali e con quali finiture, in molti casi viene indicato anche chi sono i tecnici delle parti che devono confrontarsi affinché quanto esattamente richiesto venga esattamente messo in pratica e fornito. Nel caso della manutenzione ordinaria e straordinaria prevista nell'atto notarile senza la stipula di un ulteriore "regolamento-contratto-convenzione" tra le parti, c'è invece solo un'ordinaria, ma soprattutto straordinaria superficialità, forse, se si fosse trattato di una proprietà privata, quasi certamente, non ci sarebbe stata. Perché molto spesso quando qualcuno vende, acquista o stipula contratti riguardanti una sua proprietà mette tutti i puntini sulle "i", invece quando, e la cronaca italiana ne è piena di esempi, si tratta di proprietà pubbliche tanti puntini sulle "i" vengono dimenticati nella penna. L’ex sindaco nella sua lettera prosegue quindi: "Nel prosieguo lo stesso contratto stabilisce che le parti si riservano di approvare un regolamento per l’utilizzo delle aree interessate dalla predetta servitù, contenente norme di salvaguardia e limitazioni di accesso in zone particolari.
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nario e generico quanto scritto nell'atto notarile, dice e ribadisce inutilmente perché scritto così è inutile, che: "la manutenzione straordinaria sarà concordata di volta in volta e che la manutenzione ordinaria ed il relativo programma annuale dovrà prevedere un articolazione e quantificazione d’interventi idonea a garantire una buona manutenzione ordinaria. Il quale notaio non ha fatto altro che mettere nero su bianco le volontà, ripeto volontà, delle parti che presumo ne conoscessero, prima di sottoscrivere l’atto, significato e conseguenze”. Certamente si sarebbero potuti già stabilire a priori molti e ciclici interventi di manutenzione straordinaria, non tutti, perché sappiamo che ci sono interventi causati da fatti imponderabili, ma la stragrande maggioranza degli interventi di manutenzione straordinari sono classificabili sia nei modi sia nei tempi. Bastava indicarli e regolamentarli in questa fantomatico "regolamento-accordo-contratto" mai firmato dalle Terme. Quindi, non essendo mai stato firmato ha valore pari a quello carta straccia. Altrattanto si doveva e poteva fare per la manutenzione ordinaria, facilmente classificabile da un esperto del settore nei modi e nei tempi, invece no... si dice che verrà stabilita di volta in volta, in buona sostanza quando capita, quando si ha tempo e una volta stabilità magari si festeggerà anche con un buon bicchiere di Barbera. In questo inutile e senza valore "regolamento-accordo-contratto", ci dovrebbe essere stato scritto anche quali erano le penali chiaramente previste se una delle parti non avesse ottemperato esattamente a quanto era di sua competenza. Purtroppo di esattamente e chiaramente indicato sul come fare la manutenzione ordinaria e straordinaria non è previsto nulla. Al contrario di ordinario c’è la tragica situazione del parco e di straordinario c’è che qualcuno non ha capi-
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to e non capisce gli errori commessi su questa vicenda dalle ultime e varie amministrazioni succedutesi nel comune di Godiasco- Salice Terme. Conclude la sua lettera l'ex sindaco: "In caso contrario la foto più idonea da inserire a pagina 23 del numero di settembre sarebbe stata quella non di cavalli ma di altri quadrupedi". Anche su questo gli dobbiamo dare ragione, effettivamente la foto da mettere non era quella di equini che pascolavano, ma di altri quadrupedi con le orecchie molto più lunghe, ma non volevamo offendere nessuno, soprattutto chi ha gestito la situazione Parco di Salice in questi anni. La realtà a nostro avviso è che l’atto notarile era corretto, ma non sufficiente, bisognava stipulare un chiaro e preciso "regolamento-accordocontratto" che stabilisse dettagliatamente ed inequivocabilmente chi, cosa e come si doveva e si poteva fare nel parco delle Terme di Salice. L'esigenza era chiara e recepita anche dall’amministrazione Corbi, esigenza certificata dalla delibera comunale del 16 Aprile 2014, a nostro giudizio, tardi, troppo tardi, tant'è che la controparte, le Terme di Salice non l'ha firmata. L’ex sindaco Corbi ha perso le elezioni, è arrivato un nuovo sindaco, Barbieri e neanche lui ha fatto firmare il pur molto malfatto, lacunoso e fumoso "regolamento-accordo-contratto". Il risultato è sotto gli occhi di tutti, un parco in condizioni pietose frutto di ritardi, competenze e valutazioni altrettanto pietose. Questo risultati alla mano, chi non è convinto faccia un giro nel parco e si convincerà.
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E’ proprio quest’ultimo passaggio che è stato interpretato in modo errato perché il 'regolamento' cui si fa riferimento nell’atto notarile si riferisce esclusivamente alla necessità di garantire l'ordine e la sicurezza all’interno delle aree in questione come ad esempio la fissazione di orari di accesso al pubblico, la gratuità o meno dell’accesso medesimo, la presenza della polizia locale, ecc. Non vi può essere un’interpretazione diversa da questa poiché, come prima evidenziato, i rispettivi obblighi ed oneri finanziari relativi alla manutenzione ordinaria e straordinaria (in parole povere taglio dell'erba e quant’altro ) sono già ben definiti nei passaggi precedenti del contratto. Pertanto a mio modesto parere il 'regolamento' e la 'convenzione' di cui tanto si parla sono stati deliberati sulla base di un equivoco di fondo e anche se sottoscritti sarebbero stati illegittimi non essendo idonei a stravolgere un contratto stipulato davanti ad un notaio". Dice giustamente Barbieri "a suo modesto parere", e su questo non lo contraddiciamo certamente, che le parti si sarebbero riservate di applicare un regolamento, peccato che questo regolamento sia stato ufficialmente redatto e protocollato dall’amministrazione Corbi, ma l'altra parte, le Terme, se non l'ha fatto in queste ultime ore, a distanza di 29 mesi manco l'ha… considerato… di striscio questo regolamento. Questo "regolamento-accordo-contratto" tra le parti non dice solo cosa si può fare e cosa non si può fare nel parco, forse Barbieri non l'ha letto bene… ma in mezzo a tanti articoli, alcuni scritti in modo corretto altri in modo nebuloso, c'è anche l’articolo 39 che parla appunto della manutenzione del parco stesso. All’ex sindaco questo articolo 39 deve essere, modestamente, sfuggito. Anche questo articolo oltre a ribadire in modo ordi-
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"MILANO LA CITTà CHE SOFFOCA LA NATURA"
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"Non ho la televisione, perchè credo sia invasiva" Di Valentina Villani
Felice Sarcinelli, nasce a Milano, da lui definita "la città che soffoca la natura". Per vent'anni ha lavorato come tecnico di laboratorio presso un'azienda farmaceutica ma, intossicato dalla vita quotidiana, quando ha avuto l'opportunità di incontrare la natura selvaggia della Sardegna inaugura l'inizio del suo nuovo cammino. Per andare incontro a questo suo richiamo si iscrive all'Università di Urbino dove, nel 1986, consegue il diploma di laurea di erborista e, successivamente, apre a Milano un'erboristeria artigianale e tradizionale. Ma Milano resta comunque "la città che soffoca la natura" e un'erborista ha bisogno invece di viverla questa natura. Ecco perché nell'anno 2000 Felice Sarcinelli decide di trasferire la sua vita sulle colline oltrepadane, a Val di Nizza. Oggi Felice vive disperso in mezzo al verde incontaminato della natura, fuori da quelle logiche di consumo che sono alla base della nostra società contemporanea. "Sto cercando di sperimentare una vita più vicina alla natura, non per idealismo ma per realismo – racconta. Seguo le stagioni con i loro frutti, mi alzo con la luce e mi addormento quando si fa scuro. Non ho la televisione perché credo sia invasiva, ascolto solo radio 3: sono convinto che nel silenzio e nella non distrazione il pensiero si elevi, diciamo che ritengo di aver intrapreso un percorso empirico filosofico, grazie anche alla conoscenza e allo studio della natura. Non frequento bar e nei supermercati o attività commerciali vado molto di rado. Lavoro di meno ma ho più tempo per me stesso, tempo che poi dedico alle mie passioni e ai miei viaggi". Per uno nato e cresciuto a Milano, un cambiamento come il suo è sicuramente una scelta importante. Cosa l'ha spinta a cambiare completamente vita? "Innanzitutto il mio desiderio era quello di fare l'erborista di campagna, il mio è stato sicuramente un cambiamento radicale, dal caos della città sono en-
trato in contatto con madre natura. Tuttavia più che una scelta credo che il mio sia un percorso di vita. La vita è fatta di sentieri e credo che spesso si debba anche intraprendere strade non conosciute, credo che nella non sicurezza si stia più attenti a cosa ci circonda, in quanto nulla è scontato e nuovo, di conseguenza si ha la possibilità di avere una visione più consapevole”. Per anni ha lavorato nel mondo della chimica per poi dedicarsi all'esatto opposto... "Quando si è dentro ad una storia ci sono tutta una serie di coinvolgimenti epocali, la mia è una generazione vissuta a cavallo dello sviluppo chimico farmaceutico. In quel tempo infatti, oltre all'industria metalmeccanica, la grande industria era quella chimico farmaceutica, di conseguenza in quegli anni c'era una grande richiesta da quei settori, per cui in quel periodo casualmente sono finito in quel settore, ma sarei potuto finire anche in quello metalmeccanico. Ho cambiato strada semplicemente perché credo che tutti cerchiamo in un modo o nell'altro di seguire il nostro sentire, cosa ci far star bene o male e ci adattiamo di conseguenza". Molta gente è scettica nei confronti dei rimedi naturali, secondo lei perché? "Credo che alla base ci sia una mancanza di conoscenza e soprattutto di educazione che porta poi le persone a dare risposte legate a pregiudizi. La consapevolezza fornisce strumenti e quindi opportunità, la diagnostica ci permette di andare in profondità dei nostri mali e, attraverso gli strumenti, possiamo decidere di curare ad esempio un raffreddore con propoli ed eucalipto, ma per un'infezione sappiamo di dover optare per gli antibiotici. Ogni cosa ha i suoi limiti, in questo caso bisognerebbe avere buoni punti di riferimento come un buon medico, che abbia la visione aperta delle cose, e un buon erborista, che dia buoni consigli sulle erbe da utilizzare. Un altro elemento importante per la salute è un'alimentazione corretta, basti pensare che il 60 - 70% delle patologie nell'essere umano, soprattutto in occidente, sono proprio causate dall'eccesso di cibo e dalla maleducazione
verso il cibo. Tuttavia, negli ultimi tempi Felice Sarcinelli pare che l'atteggiamento delle persone verso il cibo stia cambiando e questo penso sia un fattore assolutamente positivo. Ippocrate, il padre della medicina disse: fa che il cibo sia la tua medicina e che la tua medicina sia il tuo cibo". In cosa consiste esattamente il suo lavoro di erborista di campagna? "Mi dedico alla raccolta di piante officinali spontanee che successivamente lavoro e trasformo in prodotti finiti. Tutta la lavorazione dei miei prodotti si svolge in modo totalmente manuale con l'esclusione di ogni tipo di macchinario. Il mio lavoro è cadenzato dai ritmi della natura, con produzioni in piccole quantità annuali. Un tempo l'erborista era colui che procurava il materiale medicinale al farmacista. Con lo sviluppo della chimica farmaceutica questa figura è in estinzione, tuttavia ultimamente alcune persone stanno riscoprendo questa professione, che era quasi ormai del tutto scomparsa". Lei che ama così tanto la natura non crede che sia sempre più in pericolo a causa dell'ignoranza dell'uomo? "Purtroppo si. L'uomo sta distruggendo la natura e questo è un pericolo per l'umanità. A tal proposito vorrei citare un fatto che mi è accaduto personalmente qualche tempo fa. Nelle vicinanze di dove vivo c'era un bellissimo sentiero secolare lastricato di sassi enormi medioevali che percorrevo ormai da tempo. Dico c'era perché una mattina, sul mio cammino, ho incontrato un uomo con il suo cingolato che, volendo a tutti i costi attraversare quel sentiero per andare al paese vicino, ha distrutto tutto quanto. Quando ho domandato al tizio se si fosse reso conto di ciò che aveva fatto, la sua risposta incredibile è stata: tanto cadono dall'alto, se vuole poi gliele rimetto a posto. Ecco questo è un chiaro esempio di cosa causa l'ignoranza alla natura e, di conseguenza, a tutta l'umanità"
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Pronto soccorso: "Il 97% dei pazienti sono nella fascia d'età tra i 60 e i 110 anni"
Di Giacomo Braghieri
Intervista alla Dr.ssa Lucia Pacchiarini responsabile dei Pronto Soccorso del Presidio Oltrepò e quindi anche del Pronto Soccorso dell'Ospedale SS Annunziata di Varzi, punto di riferimento per tutto l'Alto Oltrepo.. Quanti interventi opera mediamente il pronto soccorso di Varzi? "Il Pronto Soccorso di Varzi ha avuto nell'anno 2015 4833 accessi in incremento rispetto ai 4621 del 2014". Quali sono le fasce di età più rappresentate negli accesi al PS dell' Ospedale di Varzi e le patologie più frequenti? "Il 97% dei pazienti che hanno avuto accesso al PS dell' Ospedale di Varzi sono nella fascia di età compresa tra i 60 e i 110 anni, il 42,3% tra gli 80 e i 90 anni, l'8,5% tra i 90 e i 110 anni. Il 25% degli accessi riguarda patologie traumatiche, il 75 % urgenze internistiche e chirurgiche, con una netta prevalenza delle prime sulle seconde, comprendenti emergenze cardiologiche quali lo scompenso cardiaco e l'edema polmonare acuto ad esempio, neurologiche quali l'ictus, neoplastiche, metaboliche quali il diabete". L'ospedale di Varzi ha un ruolo nell'emergenza cardiovascolare? "L' Ospedale di Varzi e in particolare il Pronto Soccorso non sono inseriti nella cossidetta Rete Stemi dell'infarto miocardico acuto per la mancanza di una UO di Cardiologia con Unità Coronarica (UTIC) e di
una sala di Emodinamica per la coronarografia d'urgenza. Generalmente il 118 non trasporta un paziente con un quadro chiaro di infarto al PS di Varzi, che tuttavia accoglie e assiste il paziente infartuato che si presenta autonomamente, al quale somministra le prime cure e per il quale predispone il pronto trasferimento assistito all'UTIC di Voghera o di Pavia" Questa estate abbiamo visto parecchi elicotteri ambulanza volare sulle nostre colline, com'è strutturato il sistema del pronto intervento in alto Oltrepo? "L' organizzazione della Emergenza-Urgenza nel territorio dell'Alto Oltrepo è di competenza dell'Area 118 della Regione Lombardia e del suo 'ramo operativo' ATT di Pavia, che interviene tramite la Sala Operativa Regionale Emergenza Urgenza (Soreu). A quest'ultima localizzata nella sede ATT di Pavia spetta il compito di rispondere alle chiamate di soccorso, comprese quelle che riguardano l'intervento di una Equipe di Elisoccorso nelle situazioni in cui il recupero di un paziente avvenga in zone difficili da raggiungere dai mezzi terrestri. Questo dovuto alle condizioni cliniche in cui l'elisoccorso sia più competitivo del mezzo di soccorso avanzato (con Medico a bordo) per un grave evento traumatico o per patologie tempo-dipendenti, la cui prognosi è legata all'inizio di una terapia specifica indifferibile". Si sa che una discreta percentuale degli accessi al pronto soccorso degli ospedali di città sono dovuti ad uso scorretto dei farmaci accade anche a Varzi?
VARZI
"Il 118 non trasporta un paziente con un infarto al Pronto Soccorso di Varzi..."
OTTOBRE 2016
"In effetti la scarsa compliance terapeutica è una condizione che accomuna città e campagna, spesso dovuta anche alla complessità delle terapie soprattutto negli anziani affetti da più patologie". Per un villeggiante l'ospedale ed il pronto soccorso sono visti come una sicurezza? "In particolare per la tipologia di turismo (anziani e bambini) presente in Oltrepo, l'Ospedale è visto assolutamente come una sicurezza, cosi come la presenza di una UO di Medicina Interna ottimamente organizzata e funzionante come quella diretta dal dott. Vittorio Perfetti". Quanto al caso, quanto alla genetica e quanto alle abitudini e agli stili di vita è attribuibile lo stato di salute di una persona? "Domanda da "un milione di dollari": tutte le componenti suddette agiscono e interagiscono in varia misura, vista l'età dei pazienti afferenti al PS di Varzi anche l'ambiente ha una notevole importanza su un buon invecchiamento".
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"L'urgenza è levare il business dall'accoglienza dei migranti"
di
Giacomo Braghieri
Incontriamo il sindaco di Zavattarello, Simone Tiglio, ai margini di un affollato incontro svoltosi nella sala consiliare messa a disposizione dalla sua amministrazione riguardante i temi della sicurezza dell' immigrazione e dei quesiti del prossimo referendum costituzionale. Sindaco il suo intervento nel dibattito è stato critico verso l'attuale politica sui migranti ci spiega? "L'urgenza è levare il business dall'accoglienza dei migranti, la situazione come è ora ha molte somiglianze con la tratta degli schiavi tra 600-800. Questo significa dare massima trasparenza alla gestione delle risorse attraverso il principio della sussidiarietà". Come si concretizza questa sua riflessione? "Se i migranti vengono posizionati sui territori dei comuni, a mio parere devono essere le amministrazioni locali a gestire le risorse per l'accoglienza mantenendo comunque buona parte delle normative vigenti. In questo modo il guadagno, invece di arricchire i privati come oggi avviene in modo legittimo, rimarebbe ai comuni, alle popolazioni che si prendono carico di una situazione di disagio. Queste risorse verrebbero usate a titolo compensativo per sviluppare ad esempio economia e turismo a vantaggio della popolazione locale." Si ribalterebbe la prospettiva rispetto ad ora, sarebbero i comuni a fare i bandi per l'accoglienza? "Non necessariamente, la prefettura potrebbe continuare come ora, è la gestione delle risorse economiche che dovrebbe passare ai comuni. La normativa ora lo permette solo nei casi in cui si hanno a disposizione appartamenti o strutture pubbliche". E quindi?
"È il comune che conosce il tessuto sociale in cui vengono inseriti i migranti, la possibilità e la qualità di locazione del territorio, le cooperative che lavorano alla loro assistenza. Non è questione da poco poter scegliere ad esempio solo le cooperative senza fini di lucro o i privati che hanno le locazioni adatte all'accoglienza. Ora si sono create situazioni dove pochi anziani si sono trovati in minoranza nel luogo dove hanno sempre vissuto. Vivono questa esperienza con un concreto diagio psicologico. Permettere ai comuni di operare scelte di questo tipo renderebbe il fenomeno migrazione una questione di civiltà e non di mera speculazione". Questa gestione a lungo andare potrebbe creare razzismo? "Sì, situazioni come quelle di oggi possono concorrere alla nascita di sentimenti razzisti". Lei è un giovane sindaco di un piccolo comune con esperienza e in Oltrepò ci sono altri suoi giovani colleghi nelle stesse condizioni. La riforma della Provincia non vi penalizza in termini di possibilità di carriera? In fondo in questi territori si è sempre votato per il candidato locale al di là dell'appartenenza politica. "Si sta tornando verso una politica notabilare di stampo ottocentesco, la maggior parte delle cariche sono gratuite mentre fare l'amministratore pubblico a mio parere è un lavoro nobile ed impegnativo, richiede tempo e risorse, merita un compenso adeguato al carico di lavoro che la funzione prevede. Ora solo chi ha una rendita da pensione o ad esempio da immobili può dedicarsi alla politica. Chi vive del proprio lavoro è penalizzato. Per come è stata fatta la riforma della provincia le piccole realtà son destinate a contare sempre meno". Ci spieghi
ZAVATTARELLO
"Tenteremo di sviluppare le filiere agroalimentari e il turismo rurale"
Simone Tiglio "Il voto ponderato comporta che il voto di un consigliere di un grande comune vale quanto quello di quasi quaranta amministratori di piccole realtà. Giocoforza per poter mandare un consigliere in Area Vasta si dovrebbero esprimere sullo stesso candidato i consiglieri di un numero così elevato di diverse amministrazioni da renderne vana la possibilità. In Italia ci sono più di ottomila comuni, la maggior parte dei quali sono piccoli. Tutti questi territori non avranno modo di vedersi rappresentati nelle aree vaste". In alto Oltrepò stanno arrivando parecchi finanziamenti avete già progetti su cui indirizzarli? "Il denaro che arriverà avrà come destinazione progetti sulla mobilità, la scuola e la sanità. Ci occuperemo di potenziare l'esistente e se possibile di svilupparne le possibilità di servizio. La mobilità non riguarda strade e dissesto idrogeologico. Parte di questi finanziamenti sono legati al PSL (Piano di Sviluppo Locale) e sono dedicati alle imprese agricole. Tenteremo di sviluppare le filiere agroalimentari, il turismo rurale focalizzandoci sul recupero dei villaggi in stato di abbandono, e la filiera energetica sostenibile come quella bosco legna. Sono alcune delle tematiche in discussione e progettazione".
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RUINO
"Nei primi anni '90 avevamo 7 ristoranti, adesso soltanto 2"
Il sindaco: "Non c'è unità tra i Comuni della Comunità Montana"
Sergio Lodigiani di
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Pierfilippo Saviotti
La mancata elezione del Vicesindaco del Comune di Ruino, Ilaria Bono, ha creato perplessità e malumori tra i Comuni della Comunità Montana. Come ci ha spiegato Sergio Lodigiani, primo cittadino del Comune oltrepadano, è mancata una fondamentale unità d’intenti, necessaria per tutte le attività che possano garantire serenità e stabilità a tutto il territorio. Sindaco Lodigiani, commentiamo la notizia della mancata elezione del Vicesindaco Ilaria Bono nelle elezioni per l’Area Vasta. Ci può spiegare come sono andate le cose? "Per l’elezione di Ilaria Bono al Consiglio Provinciale, nella Comunità Montana Oltrepo Pavese, c’erano accordi preventivi tra 15 Comuni che prevedevano la candidatura della Dottoressa Bono come unica per il centrodestra. Purtroppo questi patti non sono stati rispettati, e solo 7 Comuni hanno aderito alla sue elezione, votandola. Quindi non è stato raggiunto il numero di voti sufficiente per eleggerla". Si è fatto un’idea sul perché questi patti non sono stati rispettati? "Difficile dirlo. Probabilmente perché qualche Comune ha dei vincoli diversi rispetto al gruppo di cui le parlavo prima, quindi ha votato chi gli è stato im-
posto". Secondo lei è stata persa una grossa occasione di avere un rappresentante dell’Oltrepò nel Consiglio Provinciale? "Sicuramente sì. Ma il problema più grosso, secondo me, è stata la dimostrazione che non c’è unità tra i Comuni della Comunità Montana. Il rammarico più grande non è la mancata elezione in sé, ma la totale mancanza di unità tra le parti. Io sono fedele al motto 'l’unione fa la forza', e quando non si è uniti, succede questo. Ma non è un problema solo di queste elezioni, se non si cambia registro succederà anche in futuro". "L’unione fa la forza". Quindi ritiene utile e vantaggiosa l’unione con i Comuni di Valverde e Canevino? Come sono i vostri rapporti con i Comuni limitrofi? "I rapporti con i Comuni limitrofi si mantengono buoni, specialmente con Canevino e Valverde, che insieme a noi costituiscono l’Unione dei Comuni Lombardi del Tidone Pavese. Credo che l’Unione sia estremamente vantaggiosa, poiché consente di investire nuove risorse per i servizi del territorio. Tra l’altro la nostra Unione è stata creata in un periodo in cui questo non era obbligatorio e tutto ciò ha portato ottimi risultati dal punto di vista economico. Questi risultati ci hanno permesso di non aumentare la pressione fiscale a carico dei nostri cittadini. Credo inoltre che una formula destinata ad avere successo sarà la Fusione degli Enti, anche se non sarà facile attuarla, sia perché è necessario indire un referendum, sia perché è complicato superare alcune ideologie e convinzioni ormai consolidate". Investire nuove risorse è dunque fondamentale in un periodo difficile dal punto di vista economico. A questo proposito, qual è la situazione delle attività commerciali del suo Comune? "Nel nostro Comune ci sono ancora attività commerciali che riescono a resistere, nonostante facciano molta fatica, contando che Ruino ha soltanto 750 abitanti. Sicuramente, rispetto al passato, il numero di attività presenti sul territorio è notevolmente diminuito. Fino ad una ventina di anni fa, il Comune aveva
un gran numero di attività frazionali che garantivano una certa comodità agli abitanti. Adesso ne abbiamo molte meno, anche se la flessione più evidente riguarda il settore della ristorazione. Nei primi anni '90 avevamo 7 ristoranti, adesso soltanto 2. Per fortuna però, negli ultimi anni sono cresciute le realtà agrituristiche, le quali danno un grosso aiuto anche all’incremento del turismo sul nostro territorio". Quindi crede che il turismo sia un settore fondamentale per il suo Comune e per il territorio in generale? "Assolutamente sì, la questione turistica deve essere messa al centro dell’attività politica locale. Bisogna sfruttare le nostre potenzialità, quindi cercare di creare circuiti enogastronomici e di valorizzazione del territorio incontaminato che ci contraddistingue. Per farlo però occorre quell’unità di intenti tra i Comuni della Comunità Montana di cui parlavo prima. Prima di tutto bisognerebbe pensare ad una riqualificazione della rete stradale e delle infrastrutture". Capitolo sicurezza: il suo Comune è stato colpito da episodi negativi da questo punto di vista? "Per evitare queste situazioni spiacevoli, il Comune di Ruino ha investito in un impianto di videosorveglianza. Sicuramente non basta, ma almeno può essere un deterrente alla micro criminalità. Una possibile risposta, in un territorio così vasto e poco popolato, potrebbe essere il rafforzamento del personale delle Forze dell’Ordine, per garantire una maggiore e costante presenza sulle strade dei nostri paesi". Il suo Comune ha ricevuto richieste per ospitare migranti? "No, sul territorio comunale, al momento, non sono presenti migranti, accolti invece da Comuni a noi confinanti. Ritengo però che questa situazione sia molto delicata, e lo Stato debba impegnarsi a gestirla con più attenzione. Nelle frazioni con pochi abitanti, e quasi tutti anziani, inserire uno stanziamento di migranti delle medesime dimensioni non è, a mio avviso, una soluzione ottimale. Non è assolutamente questione di razzismo, ma soltanto di buon senso. Per avere integrazione servono condizioni differenti".
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"solo in questo bizzarro comune poteva accadere..."
di
Vittoria Pacci
Antonio Magri capogruppo di minoranza nel comune di Ruino, dopo sei anni si "toglie qualche sassolino dalle scarpe"... Magri veniamo subito al punto della questione, il Segretario Comunale di Ruino Umberto Fazia Mercadante… "Ho recentemente letto un articolo su un quotidiano locale, nel quale si parlava del segretario comunale Umberto Fazia Mercadante, indagato per truffa aggravata continuata in 11 comuni per rimborsi spese gonfiati. La cosa non mi ha affatto sorpreso visto che è esattamente dal 2010 che io insieme ad altri consiglieri comunali portiamo avanti questa battaglia". Torniamo allora al 2010, quando tutto ebbe inizio, ci spieghi. "Nel 2010 in qualità di consigliere comunale di Ruino ho, insieme ad altri consiglieri, documentalmente dimostrato in esposti dettagliatissimi la gestione spensierata di una 'rimborsopoli' al comune di Ruino ad opera del segretario comunale Umberto Fazia Mercadante che aveva una convenzione di segreteria con altri 7 piccoli comuni, con varie connivenze e che dal 2005 dichiarava rimborsi spese chilometrici inesatti e superiori alla reale percorrenza con un indebito introito pecuniario che in questi anni è ammontato pare a circa 100.000 euro. La cosa più stupefacente è che questa 'gestione' è continuata fino ad oggi a Ruino e in altri comuni interessati con un ininterrotto aggravio per le casse comunali". Avete seguito l’iter giudiziario facendo un esposto in procura, è esatto? "Sì, ma le nostre segnalazioni non hanno avuto l’effetto sperato, forse la prima scelta della Procura della Repubblica di Voghera di affidare le indagini, sui rimborsi chilometrici gonfiati e sulle assenze alle riunioni di Giunta, non a investigatori adeguati alla complessità della vicenda, ha avuto delle conseguenze facilmente intuibili, di fatto, il segretario comunale ha continuato il suo lavoro ed il suo ruolo fino ad oggi! Certo, non si trattava di una vicenda come lo 'scandalo dei petroli', ma la natura dei presunti illeciti, la loro finalizzazione a beneficio della politica locale e a personali interessi, configurano all’evidenza il pessimo esempio come una rimborsopoli avanti lettera, ma le denunce e gli esposti presentati alle varie Autorità, anche da altri consiglieri, non hanno trovato un approdo in giudizio". Una situazione "dormiente" che tuttavia dopo un recente esposto ha fatto si che la Procura della Repubblica di Pavia riaprisse il fascicolo... "Esatto, le indagini questa volta sono state affidate a ferrati investigatori per far luce sulla vicenda, rimasta soffocata da carenti e lacunose indagini investigative nei punti fondamentali con aspetti oscuri di retroscena mai chiariti dall’inchiesta e finita con una archiviazione, (perché non vi erano elementi idonei a sostenere l’accusa), che ha paradossalmente legittimato il segretario comunale a perseverare nei presunti illeciti che devastano, come ogni attività di degenerazione pubblica, l’immagine dell’Ente locale ed il tessuto sociale". Che tipo di ripercussioni ha avuto? "Richiesta di 318.000 euro per danno di immagine al segretario, fatta al sottoscritto tramite la Camera Arbitrale di Milano, tralascio poi i vari tentativi fatti dal sindaco e dal segretario con lo scopo di impedire ogni iniziativa di opposizione in merito alla vicenda e
la campagna di scherno contro il nostro rigore morale additato pubblicamente come una colpa. Non paghi per averla fatta franca, sono passati anche all’offensiva, nel tentativo di rimescolare le carte con denunce calunniose, prontamente archiviate, e con una campagna di stampa denigratoria nei nostri confronti presentandosi come vittime loro e noi i carnefici. Dalle pagine di giornali ricordo come il sindaco Lodigiani, con la sua verve comunicativa, con un durissimo affondo ci accusava di smargiassate propagandistiche, di complottismo e pontificava su chi avrebbe pagato il grave danno d’immagine fatto al segretario!!! E noi aggiungiamo: e il danno fatto ai cittadini? E cercando di dimostrare di essere stato politicamente corretto aggiungeva che i chilometri liquidati erano giusti, vorrà dire che presto lo spiegherà in tribunale se erano giusti oppure gonfiati e pagati profumatamente". Dalle sue parole si evince che il Sindaco Lodigiani ha mantenuto una posizione di difersa del Segretario comunale… "Il sindaco Lodigiani ha tentato di far passare la vicenda come una persecuzione contro il segretario, quando invece la questione era politicamente grave e lui il maggior responsabile". E i consiglieri di maggioranza? "Di fronte alle nostre richieste formali di licenziare il segretario Mercadante nessuno ha alzato un dito per chiedere spiegazioni, hanno fatto quadrato difendendo chi doveva essere invece cacciato, bene! Probabilmente chi di dovere ne terrà conto!". Alla luce di questo nuovo esposto, cosa farete voi ora a Ruino? "Ovviamente chiederemo al Consiglio comunale, la nostra richiesta è che questo sindaco, che si credeva di avere davanti un radioso futuro, getti la spugna per aver coperto e difeso per un decennio il segretario comunale pagandolo indebitamente con i soldi dei cittadini di Ruino, che lo hanno eletto, per ben tre volte. Solo in questo bizzarro comune poteva accadere! Un sindaco che ha dimostrato di aver squalificato il ruolo rivestito, non può avvalersi di uno stuolo di avvocati pagati con denari pubblici, questo bisogna evitarlo, noi chiederemo di andare alle urne e dare la parola ai cittadini, non si può attendere la sentenza della Cassazione che impiega una decina d’anni perché prima della responsabilità penale, c’è una responsabilità sociale e politica facilmente accertabile. E’ inquietante pensare che un segretario comunale per anni sia riuscito convincere di farsi pagare indebitamente rimborsi gonfiati da ben 11 comuni, sarà utile comprendere la gravità politica, morale e anche penale di questi 'convincimenti', dunque la rilevanza pubblica di questa triste vicenda e quale sia stato il loro tornacontismo, forse per marchingegni poco chiari? Per quale motivo un sindaco regala denaro pubblico ad un segretario che non gli spetta? Questo è ciò che un comune cittadino si chiede e pretende risposte chiare e immediate per comprendere chi truffava e chi no. Forse, finalmente avremo modo di sapere chi ha fatto il gravissimo danno di immagine e soprattutto defraudato il portafogli dei cittadini ignari che non hanno saputo distinguere chi erano le vittime e chi i torbidi giocolieri". Soluzioni? "Purtroppo, non esiste alcuna terapia risolutiva contro la corruzione, eliminarla del tutto è impresa impossibile. Ma questo non vuol dire che si debba subire. Questa inchiesta, che si è dimostrata rapida e severa nell’accertamento delle varie responsabilità
Antonio Magri
RUINO
"Chiederemo che questo sindaco getti la spugna..."
serve a ridare fiducia nei cittadini e quindi nelle istituzioni ed evitare che la cancrena del malaffare possa penetrare ed estendersi nei piccoli santuari della democrazia, forse un’occasione per liberare le piccole istituzioni locali da certi personaggi. E’ un insulto per tutti gli onesti cittadini! Mi auguro che il processo si possa articolare con lo scopo di colpire lo sfruttamento di risorse pubbliche a vantaggio di interessi personali recuperando il senso delle istituzioni da chi è preposto a rappresentarle. Poiché abbiamo in questi anni di mandato coltivato con senso comune il nostro impegno civile e politico con una tranquillità di spirito che proviene dalla convinzione del rispetto delle regole e di una competizione leale, chiediamo semplicemente che chi produce, che chi fa del male alla comunità, che risponda delle proprie azioni". Non solo Ruino, ma anche altri comuni sembrerebbero "toccati" da questa vicenda… "Sì, perchè il segretario comunale Umberto Fazia Mercadante era stato nominato Direttore Generale in diversi comuni in convenzione di segreteria, l’attribuzione della nomina in piccolissimi comuni con pochissimi dipendenti (Ruino, Valle Salimbene, Valverde, Romagnese e probabilmente altri) dimostrava a nostro avviso una grave trascuratezza nella cura dell’interesse pubblico da parte dei soggetti interessati con nocumento del principio di buona amministrazione e di sperpero delle risorse pubbliche. Come consiglieri comunali di opposizione nei rispettivi comuni di Ruino e Valle Salimbene ci siamo attivati. Voglio precisare che nel Consiglio comunale siedono alcune brave persone che auspico non assistano indifferenti a queste aggressioni, non reagire a certe ingiustizie compiute davanti ai nostri occhi potrebbe essere ritenuto in certi casi, e non a torto una forma di viltà, la lesione al bene pubblico è, a mio avviso, talmente plateale, scandalosa che nessun amministratore pubblico corretto e dotato di un minimo di onestà e di spirito di servizio non può non augurarsi l’intervento di chi ha il potere di occuparsi di queste devianze delle istituzioni e mettere fine anche a questa vicenda poco edificante. Da ultimo intendo ringraziare i due consiglieri di opposizione dei comuni di Romagnese e Valle Salimbene che nel 2010 hanno creduto condiviso e partecipato con atti significativi alla nostra iniziativa". Perché ha deciso, in questa fase delicata e ancora embrionale di rilasciare un’intervista? "L’obbligo di trasparenza nei confronti dei cittadini, richiedere che si forniscano giustificazioni adeguate e credibili, perseguendo esemplarmente i responsabili di comportamenti illeciti con la massima determinazione, è appunto tipico della responsabilità politica. E' preoccupante che anche piccoli comuni possano essere coinvolti in attività corruttive di spessore economico che disgustano i cittadini che giustamente si chiedono come sia possibile che chi ha responsabilità di governo si comporti in modo così poco decoroso! Non si può permettere di lasciare imperversare le molteplici conseguenze perniciose, non può passare il messaggio che certi comportamenti diventino accomodanti pratiche sociali diffuse, tollerate".
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"il depuratore? posso assicurare che funziona benissimo..."
di
Valentina Villani
Un'intenso dialogo con il primo cittadino Lorenzo Callegari che spazia dal mondo del vino oltrepdano ai nuovi progetti del Gal e, dulcis in fundo, al tanto chiacchierato Torrente Coppa. Dopo i fatti avvenuti gli scorsi mesi nel mondo del vino sembra che l'Oltrepò stia mettendo in moto una sorta di rinascita. Anche Consorzio e Distretto pare stiano convergendo verso progetti comuni e questo, se guardiamo al passato, può essere solo un buon segno. Lei cosa ne pensa? "Credo che tutto ciò che abbiamo fatto fino ad oggi lo abbiamo fatto seguendo un preciso senso logico, dettato da un indiscutibile volontà di far rinascere un territorio che fino ad oggi, per ovvi motivi, non è riuscito nel suo intento. In certo qual modo credo di essermi impegnato abbastanza al fine di riuscire a convergere in una direzione unica, cercando di eliminare i personalismi e di far collaborare gli enti, auspicando che meno ce ne sarebbero e meglio sarebbe. Oggi possiamo finalmente affermare che sono arrivati quei fondi tanto attesi e penso che siano un'opportunità irripetibile per il rilancio del nostro territorio. Speriamo che si riesca a spenderli bene e che verranno investiti in un'importante azione di rilancio, che siano di aiuto ai nostri produttori per lanciare quel turismo che purtroppo in Oltrepò manca da sempre. Perché quando in Oltrepò si parla di turismo si utilizza ancora un termine improprio, perché il turismo da noi e praticamente inesistente, siamo però fiduciosi su quel che si farà". In un ottica di rinnovamento del territorio, e per andare incontro ai produttori locali, la storica rassegna dei vini è stata spostata a maggio, pare con grandi novità, primo su tutti un nuovo format che sarà assolutamente in linea con i tempi. Quanto pensa che questo influirà sulla rassegna e sul territorio in generale? A suo parere questa scelta era davvero necessaria? "Tutto passa e tutto cambia. Rispetto a quando ero ragazzo io il mondo è cambiato e mi pare che oggi siamo lontani anni luce da quei tempi. Quando i padri fondatori della rassegna dei vini come Renzo Guaraschelli e collaboratori la inventarono, il format di allora era stato studiato in un'altra ottica, la rassegna era prima di tutto un'occasione di compravendita e, finita quell'epoca, abbiamo cercato di migliorarla negli anni con risultati alterni. Forse è giunto davvero il momento di ascoltare di più produttori ed agricoltori, seguendo le loro indicazioni: se preferiscono farla in primavera quindi ben venga. Per quanto riguarda la formula studieremo come fare per migliorarla, quel che è certo è che bisognerà rivolgersi a persone concrete che abbiano idee concrete e che non siano, come spesso capita, dei 'raccogliticci', perché altrimenti alla fine i risultati saranno sempre gli stessi. Cercheremo di dare al territorio una fiera che sia funzionale ai tempi e alle necessità di rilancio del territorio". Lei è stato uno dei primi a sottolineare l'inadeguatezza della cordata Lanzanova per l'acquisto di La Versa. Ora che le cose sono andate come abbiamo visto, forse qualcuno avrebbe dovuto ascoltarla, anziché fare spallucce pensando che potesse essere un affare? "Sinceramente non mi vanto nè mi deprimo, ma questo non ha importanza. La cosa importante è che ora
Lorenzo Callegari ci sia la visione per un futuro e che la gente capisca e collabori, il marchio La Versa è un marchio importante per il territorio, al di là del fatto che ormai è deprezzato. L'altra campagna cui ho cercato di aderire e che anzi di cui mi sono fatto promotore attraverso i media locali, è che il marchio rimanga sul territorio, perché se dovesse andare ancora in un'altra direzione perderemo non solo una tradizione, ma l'unico marchio di prestigio esistente sul territorio perché, non me ne vogliano gli altri, ma il marchio di prestigio resta sempre quello, ed è in funzione di questo che bisognerebbe unificarsi e proporre tra gli altri già presenti sul territorio un prodotto d'eccellenza che si possa fregiare di questo marchio". Quindi il suo parere è positivo riguardo la cooperativa degli ex soci La Versa formatasi recentemente per cercare di riacquisire La Versa? "Sono abbastanza diffidente verso le cooperative. Non credo che una cooperativa possa avere una forza tale ma se sarà meglio cosi per tutti. Quel che è certo è che preferirei un imprenditore, semplicemente perché è più segno di sicurezza. Abbiamo visto le cooperative territoriali che fine hanno fatto, per questo motivo non sono molto fiducioso per il semplice fatto che sono formate da tante persone e, tante persone equivalgono a tante teste, ma per decidere nel mondo commerciale di oggi ci vogliono poche teste ma pensanti". Per avere una spinta in avanti decisiva saranno determinanti per questo territorio i fondi che sono stati annunciati in arrivo da Regione Lombardia dei progetti europei di cui si è parlato lo scorso consiglio comunale. Nei giorni scorsi lei ha mostrato un po' di timori, crede che questi soldi arriveranno sul nostro territorio e qual è la sua idea di come portarli a sviluppo per l'Oltrepò di domani? "Che i soldi arrivino è ormai indiscusso, abbiamo lottato e discusso allo sfinimento per fare in modo di realizzare una realtà che funzioni. Siamo fiduciosi e faremo tutto quanto in nostro potere perché questi fondi vengano spesi al meglio. Il Gal, questa nuova srl che è stata fatta su volere della regione, per gestire questi 6 milioni e 300mila euro è stato nominato e, proprio in questi giorni, ci saranno le cariche ufficiali con un nuovo presidente. Questo è un altro passo importante, perché non si rivolgerà solo al mondo del vino, ma anche al mondo commerciale e imprenditoriale locale”.
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La Versa: "Sono abbastanza diffidente verso le cooperative"
All'interno dell'ultimo consiglio comunale il consigliere di minoranza Arnese ha presentato una mozione riguardo al Torrente Coppa e alle ultime dichiarazioni apprese dalla stampa locale, in cui si evince che questo è un problema importante che va avanti da ben quarant'anni... "Quelle presentate dal consigliere Arnese sono tutta una serie di inesattezze, dette da una persona che nemmeno sapeva di cosa stava parlando e che gridano soltanto vendetta. Non si può parlare per dar fiato alle trombe, credo che semplicemente per trovare qualcosa da dire bisognerebbe essere prima documentati. Casteggio Lieviti... "Ritengo che la situazione di Casteggio con l'AB Mauri abbia parecchi aspetti positivi, ma anche qualche aspetto negativo che bisognerà sicuramente migliorare. Per chi non lo sapesse il primo depuratore a Casteggio è stato costruito proprio con i soldi dell'allora Casteggio Lieviti e, successivamente, donato al comune. Nel tempo sono state fatte diverse migliorie, è stato realizzato un ampliamento importante che ha portato a 40mila abitanti equivalenti, dopodiché, per legge, è passato in mano ad un nuovo gestore, perché la legge prevedeva che il gestore fosse diverso dal comune". Il Comune che ruolo ha allora? "Vorrei precisare se le depurazioni delle acque sono passate ad altri gestori non è stato per nostra volontà che piaccia o no, non possiamo quindi decidere di riappropriarcene, perché non abbiamo scelto noi di cederlo. Esiste una legge che ha previsto tutto questo, e siccome siamo amministratori e non banditi, abbiamo dovuto attenerci alle regole. In ogni caso questa depurazione negli anni era migliorata, aveva solo dei problemi in funzione degli scarichi; il comune di Casteggio non ha mai più avuto voce in capitolo ma solo il compito di unire, con metodo e ricorrenza, i vari attori, per controllare la situazione". Possiamo quindi rassicurare i cittadini... "E' vero che c'è stato un momento in cui il depuratore interno non funzionava, e che ha creato quindi dei problemi ed i miasmi erano aumentati, ma con il nuovo impianto il nostro depuratore è stato sempre monitorato come tutti gli altri depuratori che esistono, per cui che noi siamo sotto sanzione è solo una bufala. I miasmi oggi sono decisamente migliorati, prova ne sono i dati che vengono costantemente forniti al comune per conoscenza. Inoltre, non più tardi di tre mesi fa, la Guardia di Finanza ha emesso una sanzione per inquinamento estetico dell'acqua ma non per inquinamento ambientale, ciò che è stato imputato quindi è solo il colore del torrente. L'ingegner Collivignarelli allo stato attuale sta lavorando per un ulteriore miglioramento da un punto di vista depurativo. Allo stesso tempo, in collaborazione con l'Università degli studi di Pavia, ci stiamo adoperando per cercare di migliorare anche la qualità estetica dell'acqua. Ora chi dice che non è stato fatto niente è in malafede e non è informato dei fatti, perché solamente questa e la realtà . Gli odori sono ormai per fortuna rari e noi continueremo a controllare e migliorare la questione degli odori. Per la colorazione dell'acqua e per tutto il resto il depuratore sito nel comune di Casteggio posso assicurare che funziona benissimo".
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Don Marco Daniele: "l'oratorio è diventato un punto di ritrovo"
"I miei figli mi raccontano di quanto si divertono, sono felici e spensierati..." di
Valentina Villani
Nel 1550 San Filippo Neri s'inventò un luogo di preghiera, ove coinvolse uomini comuni e uomini di cultura nella lettura della bibbia e nell’educazione dei ragazzi, a cui diede il nome di oratorio (dal termine latino orare, pregare). Seguendo la sua scia, una trentina di anni dopo, Don Giovanni Bosco ebbe l’idea di realizzare un luogo si di culto, ma che fosse unito a momenti di svago e divertimento, un ambiente di aggregazione educativo, con al suo interno attività di ogni genere, destinato ai giovani: così nacque il primo oratorio della storia moderna. In seguito, queste strutture si estesero a vista d’occhio, tanto che divennero il luogo di ritrovo principale della gioventù dell’epoca. Ma oggigiorno gli oratori che fine hanno fatto? I tempi sono cambiati, è vero, ma nonostante la crisi ed i mutamenti della società qualcuno che resiste ancora c'è; tuttavia gli oratori non sono più quelli di una volta. Per chi un tempo l’ha vissuto ricorderà bene il ritrovo di tutti i giovani, ma negli anni, andando avanti nel tempo, vuoi il progresso, vuoi le molteplici attività extrascolastiche esistenti, si è persa l’abitudine di frequentarli. L’oratorio ha formato intere generazioni di bambini e ragazzi che ancora oggi si sentono legati a questo ambiente e, tutto sommato, continua ad essere un luogo di crescita sociale culturale e religiosa. Oggi l’oratorio è visto come "area di parcheggio", nel senso che c'è attività ma saltuaria e spesso i ragazzi, una volta giunti alla cresima, scompaiono. Tuttavia all'interno della piccola realtà casteggiana il sistema oratoriale da qualche anno ha ripreso piede e pare funzioni alla grande: infatti l'oratorio di San Pietro di Casteggio è da molti considerato il fiore all'occhiello della città. Rinnovato sia da un punto di vista strutturale che organizzativo negli anni vanta una frequenza importante di bambini e ragazzi. "Quattro anni or sono il mio predecessore ha ristrutturato l'oratorio dando vita ad un vero e proprio restyling, ripristinando ambienti come il teatro, le sale per il catechismo e anche un piccolo bar – racconta Don Marco Daniele. Questo devo dire che ha aiutato moltissimo, perché nei tempi indietro l'oratorio di Casteggio poteva ormai definirsi chiuso, anche perché il parroco che c'era prima era molto anziano. Il restyling quindi ha sicuramente dato un primo input, naturalmente, una volta rinnovata la struttura si è lavorato molto sui ragazzi. Oggi in oratorio ci si ritrova per il catechismo ma non solo, infatti è diventato anche un punto di ritrovo, durante l'anno si lavora su diverse iniziative che aiutano a creare comunione, a fare squadra, ad aggregare. Il momento clou è rappresentato dal grest, quest'anno organizzato su quattro settimane e durante l'anno per i più piccoli si organizzano laboratori il sabato pomeriggio. L'8 dicembre facciamo i mercatini di Natale nella Piazza del Pistornile, la più caratteristica della cittadina, dove i nostri ragazzi vendono i lavoretti realizzati durante l'anno.I più grandi allestiscono spettacoli teatrali, quest'anno hanno realizzato il musical Grease che ha riscosso un grande successo, tanto che li hanno chiamati anche nei paesi limitrofi. Da tre anni ormai organizziamo anche il presepe vivente, dove si coinvolgono tutti: bambini ragazzi, genitori e anche nonni. Gli animatori sono giovani molto preparati, diciamo che nella proposta di tutto l'anno la cosa comincia a funzionare: ecco svelato il motivo di questo buon giro di presenze, fatto non solo da ragazzi ma
anche famiglie. Credo che il nostro punto di forza sia proprio quello il riuscire a coinvolgere un po' tutti". Bambini, genitori ed animatori sono senza ombra di dubbio le figure che vivono l'oratorio più da vicino, ecco quali sono i loro pensieri a riguardo Adua Comaschi - studentessa "Essere un'animatrice è bellissimo, ma anche una grossa responsabilità. Sono arrivata qui grazie ad una mia amica che mi invitò a provare quest'avventura che da Adua Comaschi subito mi entusiasmò moltissimo, tanto che ogni giorno mi sono sempre più legata a questa realtà, dove tra l'altro passo gran parte del mio tempo, diciamo che è un po' come una seconda casa. Sono animatrice da quando ha aperto l'oratorio, all'inizio era leggermente diverso, era in un certo senso meno organizzato. Qualcuno veniva ma i frequentanti erano piuttosto distaccati. Negli ultimi anni invece abbiamo riscontrato un'affluenza sempre maggiore alle feste che organizzavamo, come halloween ad esempio o il Natale. Con il passare del tempo ci siamo accorti che il numero dei frequentatori cresceva in maniera esponenziale, i bambini sono contenti di questo mondo e anche i loro genitori. Suddividiamo tutti in gruppetti ricreativi con cui successivamente svolgiamo attività di vario genere come il teatro o lavoretti: sta al bambino scegliere l'attività che più preferisce". Roberta Cignoli - mamma "Quella dell'oratorio di Casteggio dal mio punto di vista è u n ' o rg a nizzazione davvero ottima e un buon punto di riferimento per i Roberta Cignoli nostri ragazzi. I bambini si trovano bene e sono felici, tanto che non vogliono mai tornare a casa e poi altro fatto positivo è che vivono in un ambiente sano e protetto in mezzo a ragazzi giovani ed intraprendenti che hanno tanta voglia di fare. Anche le gite organizzate sono molto interessanti, il grest è molto attivo, ci sono inoltre attività coinvolgenti come il laboratorio teatrale. Quest'anno poi parlo da genitore attivo, perché da quest'estate ho avuto modo di dare il mio contributo ad alcune feste e devo dire che per me è stata assolutamente un'esperienza entusiasmante, a dir poco stupenda".
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Don Marco Daniele Sara Soldini - studentessa "Sono cresciuta in quest'oratorio, chiaramente quando l'ho vissuto da animata era bello ma non strutturato come oggi. Cinque anni or sono, il nuovo parroco decise di rinnovare Sara Soldini strutturalmente l'oratorio e, da quel momento in poi cambiò anche l'organizzazione. Abbiamo iniziato con il grest estivo, al principio era organizzato su due settimana, ma oggi addirittura siamo riusciti ad allargarlo ad un mese. Stesso discorso vale per le presenze, infatti siamo partiti con pochissimi bambini ed oggi ne registriamo circa un centinaio. Questa dell'oratorio è una bellissima realtà, un qualcosa che è difficile da trovare da queste parti. I bambini sono molto entusiasti e felici, tra di noi si è creato proprio un bel rapporto, danno davvero tante soddisfazioni. Il sabato organizziamo feste, facciamo fare loro tanti lavoretti, inoltre abbiamo aperto un laboratorio teatrale. Essere animatrice è una passione, vorrei portare avanti questo mio percorso anche in un futuro, ecco perché ho scelto di seguire la strada universitaria ad indirizzo psicologico, voglio affrontare studi che mi portino a stare in contatto con i bambini". Paola Marinoni - mamma "I miei figli frequentano l'oratorio per il grest, il catechismo e il sabato come attività libera. E' un oratorio molto vivo, le attività sono sempre seguite da animatori molto in gamba, molto uniti tra loro e in un certo senso riescono a trasmettere quello che è il vero senso di una vita comunitaria, i bambini a modo loro se ne accorgono e vanno voPaola Marinoni lentieri in questi ambienti perché trovano serenità. I miei figli mi raccontano di quanto si divertono, sono felici e spensierati, praticano diverse attività molto interessanti e al tempo stesso stimolanti, soprattutto costruttive per la loro formazione personale e culturale".
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563 voti incoronano valentina maccari
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"Perchè ho vinto Miss Oltrepo? Grazie alla mia spontaneità e al mio sorriso" Di Margherita Gatti
Dalla collaborazione tra "Il Periodico news" e "Stelle della Moda" nasce il concorso di Miss Oltrepò. Le ragazze più votate sono state premiate, sabato 10 Settembre presso il Naki Beach di Salice Terme. Il nostro sito www.ilperiodiconews.it ha registrato oltre 10.000 voti!!! Sono bastate 563 preferenze alla godiaschese Valentina Maccari per salire sul gradino più alto del podio. Seconda classificata Sonia Morongiu di Voghera con 547 voti ed il terzo posto, per pochissimi voti, spetta a Elena Pisani di Ruino. Valentina a lei la prima fascia del primo concorso di Miss Oltrepo, una bella bella soddisfazione... "Altrochè… E’ stata veramente una bella soddisfazione perché inaspettata. Non nascondo che fa molto piacere ed è gratificante aver ricevuto questo riconoscimento". Pensa che questo possa essere un trampolino di lancio nel modo delle passerelle o dello spettacolo? "Onestamente non lo so, perché non è la mia ambizione. Non ho nei miei progetti e nelle mie aspirazioni future quello di diventare modella o soubrette televisiva. Sicuramente però potrebbe dare molta visibilità a chi ha aspirazioni di questo tipo". E' stata una decisione tutta sua quella di partecipare a Miss Oltrepo o è stata incoraggiata da amici e parenti? "Mi sono ritrovata inconsciamente partecipe di questo concorso. Penso sia stata opera di Simona Merli, patron di Stelle della Moda, che mi ha sempre sostenuta ed incoraggiata e che ringrazio con grande affetto". Secondo lei perché ha vinto? "Penso sia grazie alla mia spontaneità e al mio sorriso, i miei ‘cavalli di battaglia’… E poi soprattutto perchè ho molte conoscenze e amicizie in questa zona". Quindi c'e' stata una vera e propria mobilitazione via etere...Ci racconti ... "Credo di sì, io ho comunicato la mia partecipazione
Valentina Maccari Miss Oltrepo 2016 al concorso a mia madre, al mio ragazzo ed ad alcune amiche. Penso sia partito tutto da loro. Non oso immaginare cosa hanno combinato..." Ritiene questa esperienza positiva da rifare oppure no? "L'esperienza è stata sicuramente positiva, ma non penso di rifarla…". Perché? "Come ho già detto fare la modella o la fotomodella non è una delle mie ambizioni, di conseguenza quest'anno mi sto concentrando sul mio futuro, quello reale...". Valentina Maccari si piace? "Se mi piaccio? Mmh sì, perchè dire di no!! Però alcune cose vorrei cambiarle, alcuni miei difetti". Un concorso di tutte donne… Com’è stato il rapporto con le altre aspiranti? "Con la maggior parte delle ragazze ho instaurato
un bel rapporto, soprattutto con quelle che come me hanno partecipato a questo concorso per ridere, scherzare e per fare conoscenze. Mentre non ho legato molto con quelle ragazze che, vedendo questo concorso come un trampolino, si atteggiavano in maniera diversa. Non è una critica la mia solo una diversità di intenzioni, come è giusto che sia". Lei è di Godiasco. Il suo futuro lo vede in Oltrepo? "Amo Godiasco, è il mio paese, mi piace, ho un forte legame con le persone del posto, ma come ogni paese ha pochi sbocchi professionali, per cui ahimè, non credo che il mio futuro sarà qui". Che cosa vuole fare Valentina Maccari da grande? "Tante idee e tanti progetti mi frullano per la testa, quest’ anno frequento l'ultimo anno del Liceo Linguistico e di conseguenza sto cercando di capire cosa sia meglio fare. La mia più grande ambizione sarebbe diventare fotografa, ma contemporaneamente non voglio abbandonare le lingue. Cercherò di portare avanti entrambe le cose, frequentando un'università linguistica e nello stesso tempo corsi professionali di fotografia".
Sonia Marongiu e Elena Pisani 2° e 3° classificata
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"Personalmente non vedo eredi politici di mio marito Giancarlo Abelli"
Di Lele Baiardi
Broni, 11.30 di un'assolata, gradevole mattina autunnale. Mi fermo al cancello di una splendida villa dove ho un importante appuntamento, fissato alcuni giorni prima tramite amicizie comuni, con una splendida signora che ho visto alcune volte in passato, sempre elegante, bella ed affascinante, una di quelle persone che non possono non risultare interessanti, ma con la quale non c'è mai stata diretta presentazione. Nelle rare precedenti volte, la cosa che più mi aveva colpito era questo mix di sorriso ma al contempo "sottile distanziamento dall'interlocutore", una sorta di vittoria sulla personale timidezza, forse... Ma mi sbagliavo. Il campanello riporta Gariboldi-Abelli. Il primo è il cognome della signora, il secondo del marito Giancarlo, defunto nel Gennaio 2016, l'esponente politico più potente del territorio, nell'ambiente politico italiano e per i lombardi "Il Faraone". Suono... "Rosanna?"… Il "Prego, venga!" in risposta è, come mi attendevo, nel contempo dolce e deciso... Ci accomodiamo nel meraviglioso salotto classico, iniziando la nostra conversazione davanti ad un ottimo caffè. Vorrei in modo molto amicale che lei mi parlasse di voi... "Oh mamma mia... (sorride dolcemente). Ci vorranno anni per dire tutto! Cercherò un modo per trasmettere i concetti in maniera esaustiva ma circoscritta... Vede, Giancarlo ed io ci siamo conosciuti nel 1974, al Policlinico San Matteo di Pavia, dove io lavoravo... Sono 41 anni di vita...". Che ruolo ricopriva lei? "facevo parte del comparto amministrativo" Dove è rimasta per quanti anni? "Fino alla metà degli anni '80, poco prima di sposare Giancarlo nel 1987". Ed ha poi lasciato il lavoro per seguire Abelli? "Sì, felicemente sì. Stare al fianco di un uomo come Giancarlo era un'esperienza meravigliosa, straordinaria, ma altrettanto pesante ed impegnativa, senza orari, con pochissimo tempo libero e tantissime cose da organizzare, controllare con attenta partecipazione". Ma diceva: l'incontro tra voi avviene nel 1971... "Sì. Da subito è stata affinità elettiva. Non un colpo di fulmine, perchè è una modalità che quasi sempre va a spegnersi di lì a breve o medio termine... La nostra affinità è durata appunto 41 anni, inflessibile, quotidiana, permanente: anche oggi, che son rimasta sola... la avverto attorno e dentro di me, in questa casa, nelle cose che faccio, nel modo di guardare e vedere il mondo...". E' stato un percorso di crescita ed affermazione integralmente condiviso? "Giancarlo per me è l'amore di una vita ed il mio Maestro di vita! Grazie a lui, ho imparato, come anche lui diceva, a leggere e vedere oltre la curva, a capire, talvolta intuire, e gestire molte di quelle prove che la vita ti serve ed attende da te una soluzione...". Come legge allora Rosanna Gariboldi questo momento storico socio-politico? "Tragico. Una vera debacle del buon gusto, della razionalità, delle capacità, delle aspettative. Nessuna selezione porta a nessuna professionalità. E nessuna meritocrazia porta al crollo sociale!
Rosanna Gariboldi In particolare ritengo sia un dramma proprio la qualità professionale, oggi". Anche l'Unione Europea nutre questa sua convinzione? "A maggior ragione, la U.E. riesce anche a nutrire le mie perplessità, oltre alle convinzioni! Ma scusi: quale unione abbiamo impostato?! Come si fa a definire un'integrazione di Stati, che sono sempre stati Sovrani in terra propria, tramite solo e solamente l'utilizzo di una stessa moneta? E la vita quotidiana? Per la vita dei cittadini, l'organizzazione del quotidiano non serve? Non sono state uniformate neppure le prese della luce, le spine elettriche! Gli europei per viaggiare per la loro Europa cosiddetta 'Unita', ancora dopo quasi due decenni devono munirsi di riduttori?! Non posso non essere perplessa sulla bontà delle decisioni prese!". Faccio un passo indietro e le chiedo di raccontarci il Dottor Abelli privato... "Volentieri. Se mi commuoverò, mi perdonerà. Giancarlo è stato un uomo di rigore e severità, anche verso se stesso". Mi scusi se la interrompo, ma nelle pochissime volte, forse tre, che l'ho incontrato, in contesti pubblici, ho percepito esattamente queste caratteristiche, però... mi è parso che talvolta un lato più permissivo, più umanamente "leggero" facesse breccia.. "Assolutamente! Stavo infatti per dirle che questo rigore e severità veniva applicate sempre e comunque, in qualsiasi situazione e qualsiasi fosse l'interlocutore, sulle cose, sugli argomenti che Giancarlo conosceva bene, con assoluto approfondimento! Di cose che non conosceva nel profondo, di 'sentito dire' o comunque vagamente conosciute, Giancarlo non parlava. E così ha insegnato a me! Dall'altra parte, essendo lui una persona non estroversa, amava circondarsi e gli piacevano tantissimo le persone esuberanti, come me (sorride...), che mostrassero lati artistici, di convivialità e spiccata simpatia.
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"Stare al fianco di un uomo come Giancarlo è stato meraviglioso"
Lui era conviviale e simpatico, ma sempre con il suo rigor vitae! E non parliamo del rigore negli incarichi, numerosi ed importantissimi, che ha ricoperto! ". Cosa intende? "Le faccio l'esempio delle tanto citate 'auto blu'. Tantissimi anni fa, un giorno che per uno spostamento lungo Giancarlo aveva richiesto l'auto con autista del Policlinico, mentre ancora si stava preparando, con l'auto sotto casa ed io pronta ed in ritardo sui miei appuntamenti, non professionali, gli chiesi la possibilità di usufruire di un trasporto confidenziale. Non le dico la reazione! Non solo me ne andai a piedi, ma mi riversò addosso tutta la serie di regole sull'utilizzo dei mezzi riservati allo svolgimento delle mansioni amministrativo-politiche pubbliche! Io ero giovane e non ancora così addentrata nelle regole del mondo politico: è una richiesta che non ho mai più inoltrato e che anzi, negli anni, è diventata anche per me regola fissa. Oppure quando, per la cena natalizia che ogni anno organizzavamo con i colleghi della Regione Lombardia alcuni giorni prima della Festività, assessori e/o il presidente Formigoni ci raggiungevano qui a casa con i loro autisti di servizio da impegni di lavoro in altre destinazioni: ogni volta Giancarlo stabiliva che fossero ospiti suoi, nei ristoranti della zona, rigorosamente pagando in proprio. A qualcuno che chiedeva il perchè, rispondeva che non era circostanza istituzionale". Mi indica un difetto di Abelli? "Sul piano privato, non le so rispondere... Non voglio dare la sensazione di Alice nel Paese delle Meraviglie, ma davvero, a parte sciocchezze del quotidiano casalingo, non saprei...". E sul piano professionale? "Beh, devo dire sinceramente che uno gliel'ho sempre riconosciuto. La sua esteriore severità globale, come dicevamo prima, era già di suo un possibile ostacolo alla necessaria diplomazia nel mondo politico. Giancarlo era oltremodo prudente, inoltre: non diffidente, mai, ma sempre prudente. Se oltre a ciò aggiungiamo le sue convinzione rocciose, perpetrate sempre e comunque qualsiasi fosse la situazione o la persona che aveva di fronte, capisce bene che ne risulta un quadro difficilmente spendibile a livello carrieristico! Si 'vendeva male' e glielo ricordavo sempre, suo malgrado! Voleva sempre essere se stesso...". Ultima domanda Rosanna: quale politico del territorio può raccogliere l'eredità di Giancarlo? "Personalmente, sperando fortemente di sbagliarmi, non vedo eredi. E me ne dispiace, profondamente. Vedo, come a livello nazionale più esteso, una serie di figure in transito tra vari incarichi, che però non riescono ad organizzare una gestione territoriale importante, cosa per la quale Giancarlo ha speso tutta la sua vita! La politica è un'attività pesante, difficile ed esclusiva: bisogna avere un progetto a lungo termine dall'inizio, per trascinare al successo la propria attività ed il territorio di appartenenza!" La ringrazio per la sua disponibilità... "Sono io che ringrazio lei! E dato che Giancarlo mi ripeteva spesso 'sarai la mia memoria storica', se le servissero altre informazioni non esiti a contattarmi. Sarà un piacere mantenere vivo il suo ricordo".
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"Il passato è chiuso e chi ha errato pagherà le proprie colpe"
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Terre d'Oltrepo... Il Titanic delle cantine che non è affondato Di Vittoria Pacci
Il Titanic è stato un transatlantico britannico, diventato famoso per la collisione con un iceberg nella notte tra il 14 ed il 15 aprile 1912 e il conseguente drammatico naufragio. L'evento suscitò un'enorme impressione sull'opinione pubblica e portò alla convocazione della prima conferenza sulla sicurezza della vita umana in mare. Terre d'Oltrepò nata dalla fusione tra la Cantina Sociale Intercomunale di Broni e la Cantina di Casteggio è la più importante realtà vitivinicola di tutto l'Oltrepò Pavese. L'iceberg che ha colpito il "transatlatico" Terre d’Oltrepo è stato lo scandalo del vino. A differenza del Titanic però Terre d'Oltrepo non è naufragata, dopo la collisione con l’iceberg, sul ponte di comando di Terre d'Oltrepo c'è stato un acceso confronto su di chi erano le colpe e su chi doveva essere il nuovo "ammiragliato della nave", è stato quindi eletto un nuovo ammiragliato che nell’ambito di una pur doverosa rinnovata strategia voleva condurre il transatlatico Terre d'Oltrepò in un porto sicuro senza molte rivoluzioni. Una parte dell'equipaggio non ha ritenuto questa strategia corretta e una nuova elezione, che ad inizio luglio 2016, ha eletto un nuovo ammiragliato: sul ponte di comando è salito come nuovo presidente Andrea Giorgi quarantanovenne, titolare di un'azienda agricola a Montecalvo Versiggia . A lui abbiamo rivolto alcune domande sullo stato di salute "del transatlantico" delle cantine oltrepadane. A domande precise ha risposto in modo molto "ecumenico" cercando di non creare ma anzi di superare le divisioni, tendendo a unire e a conciliare. In buona sostanza confermando quanto scritto sul sito web di Terre d'Oltrepò, che recita : "La professionalità e l’esperienza si fondono in questa nuova iniziativa e la rendono un’azienda a cui guardare per un futuro sempre più promettente; nasce inoltre con l’intenzione di dare un obiettivo concreto alla vitivinicoltura Oltrepadana. In pratica dalla vite alla commercializzazione garantiamo ai nostri consumatori la totale qualità e genuinità dei nostri prodotti”. Qual è stato il percorso e lo spirito che ha portato lei e la vostra lista ad impegnarvi per diventare gli uomini guida della cantina "Terre d’Oltrepo" di Broni-Casteggio? "Con l'aiuto delle associazioni, ma al tempo stesso senza nessuna ingerenza da parte loro si è riusciti a coagulare tutti i soci che ritenevano indispensabile un cambiamento dopo i gravi fatti emersi dalle indagini". Se lei potesse tornare indietro nella storia di "Terre d’Oltrepo" e cancellare l’errore più grande commesso, quale cancellerebbe? "Il passato è chiuso e chi ha errato pagherà le proprie colpe, noi dobbiamo unire, costruire e progettare il futuro". Dopo le elezioni di giugno quale considera il traguardo più grande ad oggi da voi raggiunto? "Aver riconquistato la fiducia dei soci che nonostante tutto stanno conferendo uve di grandissima qualità e in quantità". La crisi che ha colpito "Terre d’Oltrepo" come è stata da voi affrontata in questi ultimi mesi? "Infondendo fiducia nei dipendenti e confrontandoci
con i soci, infatti fin dai primi giorni dopo le elezioni ho incontrato decine e decine di soci vogliosi di conoscerci e parlare". Avete apportato delle modifiche sostanziali nel modo di fare il vino in "Terre d’Oltrepo"? "Abbiamo iniziato un progetto di filiera per certificare la qualità delle uve, contiamo di migliorarlo per il futuro raccogliendo consigli ed entusiasmo nei soci che sono felici di partecipare al progetto". Nel vostro programma era presente l’obiettivo di fare notevoli progressi qualitativi sia nella materia prima sia nel prodotto finito. Quali sono ad oggi i risultati raggiunti e gli obiettivi che "Terre d’Oltrepo" si pone nel prossimo futuro? "Abbiamo iniziato con un piano di controlli in campo e in cantina. Per il futuro intendiamo avvicinare i soci alla cantina per tutto, seguendoli per tutto l’anno aiutandoli, confrontandoci sulle scelte agronomiche ed incentivando economicamente la qualità". A quanto ammonta la produzione totale dell’azienda prevista per il 2016? "Difficile fare stime ma supereremo la produzione del 2015. Un ottimo risultato dopo un anno difficile e le voci che cercavano di allontanare ad arte i soci da Terre d'Oltrepo". A quanto ammonta la percentuale di vendite, attualmente, di "Terre d’Oltrepo" tra vino sfuso ed in bottiglia e qual è il Vostro obiettivo in termini percentuali per il futuro? "Come per la maggioranza delle aziende oltrepadane lo sfuso fa la parte del gigante, noi intendiamo iniziare un processo di bilanciamento tra sfuso di qualità e bottiglie". Invece per quanto riguarda l'ammontare della percentuale di vendite di "Terre d’Oltrepo" tra Italia ed estero e qual è il vostro obiettivo in termini percentuali per il futuro? "Da anni Terre d'Oltrepo è sul mercato estero statunitense con i propri partner commerciali ed in proprio, vorremmo affacciarsi sui nuovi mercati mondiali. In pochi mesi già due delegazioni di buyer cinesi hanno fatto visita alle nostre cantine, impegnandosi in nuovi rapporti commerciali". Qualità del prodotto e successo commerciale non sempre sono proporzionali, e "Terre d’Oltrepo" ne sa qualche cosa... Cosa è stato fatto e cosa sarà fatto concretamente dal punto di vista pubblicitario-marketing per cancellare "le nubi" che ne hanno offuscato il marchio al fine di non perdere fatturato? "Il vento del cambiamento ha spazzato il cielo dalle nubi ora stiamo creando il futuro lavorando sodo". Come è organizzata attualmente la struttura commerciale di "Terre d’Oltrepo" e quali cambiamenti o potenziamenti avete intenzione di apportare? "I cambiamenti sono e saranno radicali considerato il vuoto inspiegabile lasciato dal precedente Consiglio...". Com' è lo stato di salute delle vendite in Oltrepò Pavese di "Terre d’Oltrepo"? "Buono ma si può e si deve migliorare". "Terre d’Oltrepo" intende valorizzare anche l’aspetto del territorio dell’Oltrepo Pavese e concretamente in quale modo e con quali iniziative? "Certo che sì! Terre d’Oltrepo è animata da un nuovo spirito collaborativo che non esclude nessuno e cerca di coinvolgere tutti, anche se alcuni inspiegabilmente sono ostili a queste nostre nuove intenzioni".
Andrea Giorgi Che ruolo dovrebbero avere "Terre d’Oltrepo" oltre a quello di garantire un reddito ai propri soci e conferitori? "Il discorso è riduttivo non è che Terre d'Oltrepo è l’unica che deve avere un ruolo, tutti debbono assumersi le proprie responsabilità e sviluppare un nuovo spirito di collaborazione, certo l’immobilismo e le clientele sono dure a morire ma sono parte del passato...". "Terre d’Oltrepo" è stata accusata di avere una posizione dominante nell’ambito del Consorzio Tutela Vini Oltrepo Pavese, a suo giudizio nel passato su questo punto sono stati commessi degli errori? "Terre è da sempre accusata, ormai è un luogo comune per nascondere le colpe di altri. Noi ci assumiamo le nostre colpe a testa alta impegnandoci per il futuro". La vostra nuova dirigenza intende cambiare qualche cosa nel modo di rapportarsi con il Consorzio? "Il nuovo consorzio deve tutelare l’interesse di tutti i grandi e piccoli produttori. L’'Oltrepo dopo il terremoto deve tornare unito, non può fare altrimenti: unito su nuove basi per garantire un futuro alla nostra zona viticola. Per questo mi auspico il rientro in un consorzio con i giusti pesi e contrappesi di tutti i soggetti usciti lo scorso anno. Il Consorzio deve fare riforme importanti e per questo è indispensabile la partecipazione di tutte le aziende interessate". C'era il Consorzio, poi è nato il Distretto del Vino di Qualità dell'Oltrepò Pavese… A suo giudizio sono corrette le motivazioni e gli obiettivi che hanno spinto alcune cantine e produttori a fare questo scissione? "Il futuro è creare un luogo comune dove tornare a parlare e confrontarsi democraticamente". La Versa in crisi profonda, tutti sperano in una soluzione più indolore possibile, perché "Terre d'Oltrepo" che sta vivendo mesi di grande lavoro per uscire dalla crisi che lo scandalo del vino ha procurato è interessata ad acquisire La Versa? Non sarebbe un impegno troppo gravoso sia dal punto di vista economico che di risorse umane, risolvere contemporaneamente i problemi di "Terre d’Oltrepo" e quelli di La Versa ? "Come al solito si usa Terre d'Oltrepo per nascondere il reale problema dell’Oltrepo vitivinicolo. Noi crediamo che La Versa sia un patrimonio del territorio che va preservato, Terre farà la sua parte consapevole delle proprie potenzialità".
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"L'eliminazione delle province credo sia stato un errore"
di
Valentina Villani
Le elezioni provinciali si sono concluse ormai da un mese e Piergiorgio Maggi, già primo cittadino di Stradella, è stato eletto tra i consiglieri della nuova Area Vasta e successivamente nominato come referente responsabile per l'Oltrepo Orientale. "Premetto che se mancano le risorse si può fare ben poco e, allo stato attuale purtroppo sono molto limitate, se non inesistenti. E' fondamentale che la gente sappia che senza le risorse i problemi non si risolvono" sottolinea Maggi alla nostra richiesta di quali siano, a suo avviso, gli interventi più urgenti che il nuovo ente dovrebbe attuare sul territorio oltrepadano. Il neo consigliere prosegue poi illustrando e soffermandosi su tre punti, a suo avviso più critici, dove bisognerebbe operare in maniera piuttosto urgente: in primis le strade, la situazione vitivinicola oltrepadana, logistiche e sistema cooperativistico. "Mi piacerebbe risolvere il grande problema che da troppo tempo esiste in Oltrepo delle strade, infrastrutture e comunicazioni in genere. Altra cosa di fondamentale importanza sono i problemi legati alla situazione vitivinicola attuale, per questo motivo sono convinto che servirebbe prestare grande attenzione al discorso vitivinicolo oltrepadano, cercando di risolvere al meglio la situazione della Cantina La Versa, tutelando al massimo gli ex soci e magari creare una sorta di collaborazione tra le due cantine esistenti. Abbiamo un patrimonio prezioso, viviamo nel territorio dove si fanno le uve migliori d'Italia e non capisco perché dovremmo rinunciarvi, per questo motivo credo che sia fondamentale la tutela del marchio, del territorio e del buon nome dell'Oltrepo. Ultimo punto, ma non perché meno importante, le logistiche: è ora di prendere in mano la situazione, stanno succedendo troppi scompigli, a mio giudizio soprattutto perché esiste un sistema di cooperative che andrebbe profondamente approfondito e soprattutto andrebbero garantiti i diritti di tutti i lavoratori, rispettando prima di tutto i contratti nazionali esistenti". Piergiorgio Maggi crede che questo nuovo ente servirà? O forse sarebbe stato più opportuno dare più potere alla vecchia amministrazione provinciale e toglierne un poco alle regioni? "L'eliminazione delle province a mio giudizio credo sia stato un errore, sarebbe stato sicuramente più opportuno dare meno potere alle regioni. Invece si è ricorsi al populismo, si è pensato di risolvere tutti i problemi legati ai costi della politica eliminando le province. Il risultato? Non sono più province ma Area Vasta e hanno comunque sempre delle competenze. I comuni non possono essere lasciati soli, ci vuole un organismo intermedio che operi tra comune e regioni, anche a livello di coordinamento e di supporto". Passiamo ora a Stradella. Il consigliere di minoranza Ettore Brandolini lo scorso mese ha dichiarato al nostro giornale che "a Stradella non succede niente". Lei come commenta queste affermazioni? "Penso che la critica politico amministrativa debba esistere, ma solo se ben informati, per questo motivo credo che il consigliere Brandolini giri poco per Stradella. Che nella nostra cittadina non succeda niente non è assolutamente vero. Innanzitutto, dopo una decina d'anni, è stato potenziato il servizio di
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"Credo che il consigliere Brandolini giri poco per Stradella"
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videosorveglianza con un investimento di 100mila euro in telecamere, ma non è finita qui, perché il prossimo anno investiremo ancora nella frazioni. Abbiamo contratto e firmato mutui per 370mila euro per la sistemazione della strade e 140mila, per ristrutturare definitivamente l'ex asilo nido e trasformare tutto il Piergiorgio Maggi plesso in un'unica della cittadina”. scuola materna cittadina. Abbiamo rifatto tutta la segnaletica orizzontale, che Oggigiorno sappiamo che i comuni versano in diferano anni che non si rifaceva, inoltre stiamo acqui- ficoltà, ma se ci fossero i fondi, cosa servirebbe a stando due nuove macchine per i vigili. L'appalto per Stradella? il rifacimento dell'illuminazione pubblica è già stato "Potenziamenti e manutenzioni su strade, marciapieaggiudicato, purtroppo, per motivi di burocrazia, non di, scuole e strutture comunali, cura del verde pubblisiamo ancora riusciti a partire con i lavori, ma non co, degli impianti di irrigazione, dei giardini, e infine appena sistemati i vari incartamenti si partirà con il parchi comunali, per cui oggi purtroppo, facciamo solo una manutenzione all'anno, perché non abbiamo rifacimento a tappeto di tutta l'illuminazione a led. Abbiamo rafforzato i rapporti con le associazioni lo- abbastanza fondi. cali, la consulta del volontariato sta lavorando a pie- Attrezzare un'area per i cani, magari la realizzazione no ritmo, abbiamo supportato l'impatto di 126 immi- di due musei, uno delle moto e uno della fisarmonica, grati da un anno e due mesi, senza eccessivi problemi infine un nuovo palazzetto sport, non perché questo di ordine pubblico ne sociale. Non mi pare sia il caso non vada bene ma la realtà delle associazioni sportive che ci circonda è enorme e non tutte le società ridi dire che 'a Stradella non succede niente'". escono sempre ad utilizzarlo come vorrebbero perché Il progetto del Bosco Negri a che punto è? "Questo progetto, già presente nel nostro programma sono veramente tante". elettorale, partirà proprio in questi giorni. Interver- Torniamo all'intervista di Brandolini dove sottoliremo in un'area verde nel tratto da San Zeno fino al nea che se Stradella ha dei problemi, le colpe non Versa rimettendola a nuovo e rendendola quindi fru- sono tutte da attribuire alla giunta Maggi, ma a ibile a tutti quelli che vorranno fare passeggiate in chi ha governato prima di lei. Qual è la sua opiniouna zona tranquilla e immersa nel verde, sia a piedi ne riguardo a chi ha governato precedentemente la città di Stradella? che in bicicletta". Nei mesi passati c'è stata una grossa polemica le- "Stradella sono cinque legislature che è governata da gata al "Vista Red", il semaforo della Badia. In Torre Civica, dove negli anni si sono succeduti Lommolti dicono che sia stata una scelta amministrati- bardi, Visponetti e il sottoscritto Piergiorgio Maggi. Nel bene e nel male è sempre stata Torre Civica, va per "fare cassa". Lei come replica alle accuse? "Il Vista Red al semaforo della Badia è stata una scel- quando si è potuto sono state fatte scelte brillanti, poi ta in un certo senso obbligata, poiché il rosso non ve- con la mancanza di risorse si è arrivati anche a non niva mai rispettato. La gente deve abituarsi a rispet- scelte, semplicemente perché non si potevano fare. tare le leggi, queste decisioni obbligate sono dettate E' ovvio che in ogni amministrazione si ereditano siproprio dal fatto che non c'è una forma di rispetto tuazioni che è necessario portare avanti ma, nel mio caso ad esempio, sono ereditate da un 'gruppo di alla base. Le tempistiche del semaforo sono quelle di sempre, amici', di conseguenza le si portano avanti con spirichi riceve la sanzione è perché passa con il rosso; to di sacrificio e amicizia. un fatto singolare poi è che, a distanza di un anno, Torre Civica amministra Stradella da ben cinque le multe sono solo diminuite: dimostrazione chiara e legislature ed è stata scelta dai cittadini per cinque limpida che purtroppo, nonostante tutto, c'è sempre legislature perché è composta da un gruppo di amici, dove alla base esiste una comunità d'intenti, ma anchi non rispetta le regole. Le accuse del volere 'far cassa' sono assolutamente che l'amicizia tra persone: questo è il segreto. false, innanzitutto perché se volevo far cassa mettevo Siamo un gruppo unito, che non deve rendere conto il velok, che preciso, non metterò mai sul territorio a nessun partito, pur comprendendo una forte caratterizzazione partitica, dove i partiti possono dare cittadino. I soldi provenienti dalle sanzioni del Vista Red non utilissimi suggerimenti, ma poi chi decide è la lista. sanano il bilancio comunale ne se li mette in tasca Brandolini può aver ragione quando parla di deteril sindaco, per legge almeno la metà di questi va de- minate scelte che gravano su questa amministraziostinata alla sicurezza stradale, attraverso i quali il ne, ma sono cose assolutamente normali, possono comune finanzia opere nel campo della viabilità e portare beneficio e possono portare sacrificio, ma sicurezza. E' possibile che se la situazione non mi- sono sempre e comunque scelte fatte per il bene della gliora, faremo lo stesso in altre due zone semaforiche comunità".
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"UN LUSSO LE SALUMERIE? NON CREDO PROPRIO..."
Di Valentina Villani
I piccoli negozi di paese, un tempo numerosi, ubicati agli angoli delle vie, delle piazze o sotto casa purtroppo oggi sono quasi del tutto scomparsi, anche se tuttavia qualcuno che ancora sopravvive c'è, come le salumerie ad esempio, in particolar modo nella città di Stradella che, nonostante la forte crisi che ha colpito la nazione e l’avanzata crescita di supermercati e centri commerciali, sono ancora piuttosto numerose. Probabilmente le motivazioni sono da attribuirsi al fatto che nonostante tutto c'è ancora molta gente che cerca la qualità, puntando sul kilometro zero, cercando i cosiddetti prodotti tipici locali, quelli che oggigiorno vengono considerati alimenti di nicchia. Le salumerie dalla notte dei tempi sono sempre state considerate un lusso nel settore alimentare ma oggi possono considerarsi ancora tali? Com'è cambiato il modo di fare acquisti delle persone e come sopravvive oggi un piccolo negozio di paese? La vicinanza a supermercati e centri commerciali quanto influisce sulle vendite? Siamo andati a vedere più da vicino questa realtà, sentiamo cosa ci hanno risposto gli addetti ai lavori. La Salumeria Da Virginio vanta circa 70 anni di attività. Un'attività che si tramanda da padre in figlio, "mia nonna iniziò quella che oggi è l'attività di famiglia, poi subentrò mio padre ed oggi ci sono io" – spiega Mariangela Prati che, insieme al marito Claudio Rovati, gestisce la storica salumeria di famiglia. "Chi si rivolge a noi è perché cerca la qualità, produciamo i nostri salumi, quindi il prodotto è prima di tutto controllato e di pregio, le persone cercano ancora quello. Rispetto ai tempi passati l'incasso di oggi avviene solo grazie ai nostri prodotti, mentre per scatolame di vario genere, pasta, riso e simili le vendite sono crollate man mano che aprivano i supermercati nelle zone adiacenti, ma nonostante la loro vicinanza e le tasse in continuo aumento grazie ai nostri prodotti ci difendiamo ancora bene. Diciamo che se prima avevi un margine con cui vivere agiatamente, oggi si arriva appena a fine anno: le spese sono sempre in salita e non sono ammortizzabili, credo che le leggi non siano state studiate con una logica, sono stati fatti studi generalizzati ma non vanno bene per tutti. Ad esempio noi facciamo l'autocontrollo come un salumificio che produce 50 quintali alla settimana, contro il nostro solo quintale, sostanzialmente vogliono metterci in condizioni di avere un salumificio a norme CEE quando produciamo principalmente per noi stessi e questo non è giusto, perché le spese ci sono e si sentono. Un lusso le salumerie? Non credo, i prezzi sono gli stessi solo che la merce è di qualità maggiore. il guadagno è poco, il cliente c'è ancora e si lavora ma non rimane nulla a causa delle tasse”. Anche la salumeria Bruni è una bottega storica per il comune stradellino. Sul territorio dal 1927, viene rilevata 7 anni or sono dall'attuale titolare Roberto Fugazza "Il modo di far la spesa delle persone è cambiato completamente, in primis perché le famiglie sono cambiate e contestualmente è cambiato il loro modo di nutrirsi, di fare la spesa. La gente è alla continua ricerca di prodotti più raffinati e per questo sono disposti a spendere anche quel poco di più. In settimana la spesa la fanno preferibilmente i pensionati, le famiglie escono solo nel fine settimana, il venerdì, il sabato e la domenica: momento clou del lavoro.
Mariangela Prati e Claudio Rovati Noi piccoli negozi di paese sopravviviamo grazie alla qualità, perché chi cerca ancora prodotti di nicchia si reca nei piccoli negozi di paese, chi invece cerca qualcosa di più si dirige verso il supermercato che però non influisce sulle nostre vendite". Dei salumi e formaggi è l'attività che Paolo Lombardi ha ereditato dalla mamma che prima ancora, più precisamente intorno al 1933, ereditò da suo padre. "Vendo solo prodotti di alta qualità, sicuramente non hanno nulla a che vedere con quelli del supermercato, e questo è ciò che oggi chiede la gente. Negli anni è cambiato totalmente il modo di fare la spesa delle persone: un tempo si acquistavano gli alimenti giornalmente, oggi invece si tende più a fare la spesa in una volta sola, probabilmente in questo molti supermercati hanno fatto la loro parte, insegnando alla gente a fare la spesa acquistando tutto in una tornata unica. La gente oggi sta più attenta alla qualità, chiede e s'informa sui prodotti, in modo particolare i più giovani cercano garanzie su quello che acquistano e credo che questo sia anche giusto. I negozianti stanno sempre attenti a quello che offrono, si cerca di seguire un filo logico cercando di avere tutto di qualità. La sopravvivenza oggigiorno non è facile, anche a Stradella i problemi ci sono, come in altre città del resto, perché la crisi c'è e non guarda in faccia nessuno, certo, con la qualità hai una speranza in più di cavartela, io la combatto così, altri modi non ne conosco. Noi piccoli negozi abbiamo ancora quella professionalità che i supermercati non hanno e non potranno mai avere". La Gastronomia Salumeria Mazzocchi Roberto da 30 anni è attiva sul territorio stradellino. Caratterizzata
Paolo Valle
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"Negli anni '50 a Stradella c'erano 23 salumerie..."
da una gestione familiare che si è succeduta negli anni, da madre a figlia. "La crisi e le tasse ci sono, come non accorgersene, ma noi andiamo avanti puntando sulla qualità – afferma Roberto Dellagiovanna. Non temiamo la concorrenza dei supermercati perché offriamo un prodotto differente e forniamo anche servizi che da loro non trovi. Ad esempio ai nostri clienti se sono in difficoltà diamo la possibilità di pagare dopo, i nostri alimenti hanno una qualità elevata rispetto ai supermercati e poi da noi si può dialogare, scambiare due parole, che poi è quello che si è sempre fatto nei negozi dei piccoli centri
Roberto Dallagiovanna e che ci ha sempre contraddistinto. Qualità, prezzo e cortesia credo sia la ricetta giusta, oggigiorno un piccolo negozio di paese credo possa sopravvivere solo in questa direzione". La salumeria Valle Bruno ha più di 50 anni di attività di gestione familiare, nel tempo si sono succeduti nonni, bisnonni e genitori. Oggi è gestita dai due fratelli Paolo e Giuseppe Valle che portano avanti la tradizione di famiglia. "Il modo di fare la spesa delle persone è decisamente cambiato, la gente quando ha tempo si reca nei supermercati ad acquistare tutto ciò che gli serve, diciamo che guardano più la comodità, a discapito quindi della qualità; mentre, quando è di fretta viene nei piccoli negozi. Negli anni gestire un piccolo negozio di paese è diventato sempre più difficoltoso, perché le spese aumentano a vista d'occhio mentre l'impegno non cambia: i vecchi tempi ormai non ci sono più, ed è così per tutti. Noi lavoriamo puntando tutto sulla qualità, diamo un servizio migliore e abbiamo prezzi onesti. Siamo una bottega storica, facciamo ancora noi i salumi nel retro bottega come si faceva un tempo. Negli anni 50 a Stradella c'erano 23 salumerie e, la maggior parte di queste, aveva il suo laboratorio nel retro bottega, con la licenza per fare gli insaccati che è stata poi tramandata negli anni. Il supermercato non ci fa paura, è vero che rispetto a prima i piccoli negozi sono quasi spariti, a differenza dei supermercati invece che negli anni hanno avuto una crescita esponenziale, ma la nostra offerta è differente. Andare dal salumiere non è un lusso e credo non lo sia mai stato, penso che il lusso dipenda più da cosa si acquista, ma se si sta attenti si può mangiare bene ugualmente spendendo il giusto".
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'amici di teo': dopo i 18 anni le diagnosi dell'autismo scompaiono"
"L'autismo è ancora poco studiato"
Patrizia Tacconi di
Valentina Villani
L’autismo non è una malattia, per questo motivo prevede una diagnosi e non una cura. Sotto alcuni aspetti questa patologia è ancora poco nota, ecco perché ancora oggi è riconosciuta solo nella fascia infantile: infatti la diagnosi di autismo, una volta superata la maggiore età, pare scompaia, sfociando in un qualcosa di più generico come la schizofrenia ad esempio o una malattia mentale più generalizzata. Ma una persona affetta da autismo lo è quando è un bambino e lo sarà anche da adulto. Purtroppo, proprio a causa di questo problema legato alla mancanza di diagnosi in età adulta, esistono ancora pochissime strutture che accompagnano questi ragazzi sin dopo la maggiore età e le liste d'attesa per entrarvi sono infinite. Così, più passa il tempo e più i genitori di bambini e ragazzi autistici si domandano come sarà la vita dei loro figli e cosa succederà al loro futuro. A Stradella nell'anno 2014 prende vita l'associazione "Amici di Teo", nata appunto dall'esigenza di poter dare un futuro a questi ragazzi autistici, attraverso la realizzazione di un progetto che li accompagni in un vero e proprio percorso di vita. "A due anni e mezzo a mio figlio Matteo è stato diagnosticato l'autismo – racconta Patrizia Tacconi, mamma di Matteo e presidente dell'associazione. "Oggi Matteo ha 14 anni e frequenta un centro residenziale specializzato, dove ha fatto grandi passi avanti proprio grazie al lavoro dei professionisti da cui è seguito giornalmente. Purtroppo però, il prossimo anno Matteo compirà 15 anni e questa struttura,
come molte altre, non è predisposta per un percorso più ampio che accompagni questi ragazzi per tutta la loro vita. Così, dopo aver cercato invano una soluzione, abbiamo pensato che avremmo potuto creare noi un'associazione per risolvere il problema di Matteo e di tanti altri bambini e ragazzi che vivono lo stesso dramma . Il problema nasce dal fatto che dopo i 18 anni le diagnosi dell'autismo scompaiono, così, tutti gli sforzi educativi che vengono fatti per crescere i bambini autistici dall'età infantile all'adolescenza diventano vani". Qual è il motivo per cui non esistono centri specializzati per ragazzi affetti da autismo che vadano oltre la maggiore età? "Le cause, come dicevo poco fa, sono da attribuire al fatto che non esistono diagnosi di autismo che vadano oltre al compimento del 18esimo anno di età, di conseguenza anche i centri specializzati si occupano di questi ragazzi solo fino a 15 o 18 anni. Il problema del perché la diagnosi sia legata solo all'autismo infantile non lo so e nemmeno so spiegarmelo, perché credo che se una persona è autistica, la è tutta la vita”. Di autismo infatti si inizia a parlare solo intorno al 1940: per questo motivo si è partiti dai bambini e quindi dall'autismo infantile, ma questi bambini oggi stanno crescendo, o sono già cresciuti, e non c'è possibilità di dare loro un futuro che possa essere in linea con le loro esigenze. "La maggior parte degli autistici in età adulta vive a carico della famiglia, con tutte le limitazioni che ne conseguono, perché spesso le famiglie non hanno esperienza su come educarli nella crescita. Un'altra parte di essi vive sempre in casa con la famiglia ma a stretto contatto con gli educatori, ma tuttavia anche questa non è la strada giusta per crescerli in maniera adeguata”. Tacconi spieghiamo cos'è l'autismo "L'autismo è un disturbo dello sviluppo neurobiologico, una patologia della quale si inizia a parlare ma si sa ancora poco. I ragazzi autistici presentano caratteristiche comuni ma sono tutti uno diverso dall'altro. Si possono suddividere in autistici ad alto funzionamento e autistici a basso funzionamento. Una cosa certa è
che dall'autismo non si guarisce, una persona affetta da autismo la sarà per tutta la vita". Che differenze ci sono tra alto e basso funzionamento? "Gli autistici ad alto funzionamento o meglio conosciuti come asperger, sono molto intelligenti e, a differenza degli autistici a basso funzionamento parlano e comunicano, ma non riescono a vivere una vita definita normale, non riescono a stare insieme agli altri e ad avere una vita sociale, pur comprendendo la loro situazione. Mentre gli autistici a basso funzionamento, oltre all'autismo, hanno anche un ritardo mentale che complica ulteriormente la vita in comune. Anche loro non riescono ad avere una vita sociale, hanno difficoltà di comunicazione e relazione, inoltre hanno bisogno di avere una vita di routine o che comunque gli sia spiegato cosa cambierà o come cambierà". Ci racconti del vostro progetto "La nostra idea è simile a quella della comunità di Cascina Rossago sita nel comune di Ponte Nizza. Il nostro progetto vuole essere un progetto di vita, dove i ragazzi entrano in questo centro residenziale per trascorrervi poi tutta la loro vita, insieme a professionisti specializzati che li aiutano a crescere in questo loro percorso, dove possono socializzare tra di loro e manifestare le proprie competenze, impegnando le loro giornate in varie attività. Per poter dare vita al nostro progetto abbiamo bisogno di fondi, donazioni e finanziamenti, perché i nostri ragazzi hanno un costo non indifferente e le famiglie non possono sostenere cifre simili. In questi casi dovrebbe intervenire il pubblico, ma purtroppo dal 2005 Regione Lombardia ha chiuso ogni possibilità di accreditamento, di conseguenza dobbiamo trovare strade alternative, ma non ci arrenderemo"."Credo che ci sia modo e modo per vivere un handicap – conclude Tacconi - innanzitutto migliorando la qualità di vita di queste persone. Ciò che non è assolutamente accettabile è che il percorso già iniziato di un autistico venga interrotto, perché ciò che un autistico impara va coltivato giornalmente, altrimenti viene perso per sempre. Un grosso problema poi è che l'autismo è ancora poco studiato dalla medicina, basti pensare che nei corsi di laurea di psichiatria e neuropsichiatria non vi è nemmeno un esame riguardante l'autismo, ma lo si studia solo se viene intrapreso un percorso specifico. Questa mancanza di preparazione di base porta difficoltà ad avere diagnosi e, se non ci sono diagnosi, non ci sono diritti ne aiuti che invece spetterebbero a chi ha un figlio autistico".
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"Vogliamo che La Versa diventi la nostra attività produttiva, una bandiera" to di forza del nostro progetto è appunto la democrazia, per poter garantire un'innovazione e un rinnovamento di persone continuo. Proporremo una gestione trasparente, abbiamo coinvolto sindaci ed istituzioni, stiamo uscendo in modo limpido con quelle che sono le nostre idee. Non ho visto nessun'altra offerta per la cantina La Versa, si sa solo di fantomatiche cordate imprenditoriali ed offerte, ma nessun'altra spiegazione". Avete già avviato le adesioni alla cooperativa? "Si, ad oggi abbiamo fissato una quota di adesione tra i duemila e i quattromila euro per entrare in co-
Di Valentina Villani All'indomani del fallimento della cantina La Versa, azienda storica per l'Oltrepò Pavese, il territorio si interroga quale futuro aspetti i conferitori e il marchio dell’azienda. Finita malamente l'era Lanzanova è ora di ripartire e la parola d’ordine sembra essere "ricostruzione". Tra i primi che si sono attivati per evitare la scomparsa del nome La Versa o l’acquisizione dell’azienda da gruppi esterni, ci sono proprio i conferitori storici che hanno deciso di muovere dei passi decisivi per provare a rilanciare l’attività: "tutto nasce dalla situazione trovata dopo il fallimento, una situazione a rischio di grandi speculazioni ma anche ponte per grandi opportunità” spiega Massimo Maini portavoce della Cooperativa Viticoltori della Valle Versa. "Oggi è possibile rilevare un'azienda storica, che da generazioni rappresenta il territorio oltrepadano, ripulendola da tutti gli errori del passato. Oggi possiamo ricostruire da zero, restituendo all’Oltrepò un’azienda capace di produrre ricchezza sul territorio". Una cordata di coltivatori quindi, di coloro che vivono il territorio e che si avvicinano all’esperienza imprenditoriale carichi di buoni auspici: "l'idea di rilevare la cantina nasce da un gruppo di venti persone circa, da lì abbiamo allargato la proposta per creare una cooperativa che aggregasse tutti i conferitori. Abbiamo stimato la necessità di arrivare almeno a duecento soci con la possibilità di crescere, perche più siamo meglio è. L'altro obiettivo è quello di poter contare su 50mila quintali di uva conferita, una quantità con cui potremmo sostenere i costi di produzione, garantendo equilibrio e marginalità all’azienda". Quando nasce il vostro progetto di una cooperativa che potesse rilevare l’azienda? "E' venuta nell'istante in cui abbiam pensato di presentare l'istanza di fallimento. Il nostro gruppo inizialmente aveva proposto l'istanza di fallimento perchè avevamo capito che il manager che stava gestendo l'azienda in quel momento non aveva le capacità economico finanziarie che erano state promesse inizialmente. L'unico modo per cercare di uscire da questa empasse sembra paradossale ma era il fallimento: 22 milioni di debiti la cantina non sarebbe più stata in
Massimo Maini grado di pagarli. Il fallimento ovviamente non era la risoluzione del problema ma una medicazione per avere una cura reale. Così ci siamo radunati per capire cosa fare dopo. Da qui abbiamo cercato di togliere possibili freni allo sviluppo economico, quali i debiti, costi fissi che erano esorbitanti, lo statuto che era derivante da uno statuto arcaico mutuato da un altro comparto agricolo. Lo statuto è sempre stato un grosso vincolo nella pianificazione manageriale dell'azienda, quindi siccome lo statuto non si poteva modificare era chiaro che in qualche modo bisognava uscirne. Serviva una soluzione forte che portasse una via d'uscita". Da qui la scelta della costituzione in cooperativa? "Abbiamo scelto una cooperativa perchè con una spa c'era chi non avrebbe più potuto conferire uva possedendo comunque le azioni: paradossalmente un terzo dell'azienda decideva le strategie pur non essendo vitale, senza conferire prodotto e decidendo i destini dell'azienda in maniera impropria. Con la forma cooperativistica questo viene a cadere totalmente, portando la massima democrazia. Pun-
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"L'unico modo per uscire da questa empasse era il fallimento..."
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operativa. Il prezzo sarà definitivo quando avremo il numero finale dei soci. L’altra parte della quota sarà conferita sotto forma di decurtazione del prezzo delle uve conferite nell'arco di 10 anni". La Versa arriva però da una situazione economicamente drammatica. Come verranno gestiti i debiti? "I debiti che ha La Versa se li accollerà direttamente la curatela, che ha deciso di vendere in blocco l'azienda, quindi i debiti, anche se non integralmente, verranno quietanzati con quello che sarebbe il ricavo dell'attivo, essenzialmente dalla vendita in blocco dell'azienda in un'unica soluzione". Siamo quindi davanti ad un tentativo del territorio di non lasciare scappare La Versa? "Esatto. Non siamo una cordata di imprenditori che vuole acquisire l'azienda con un secondo fine, ma siamo un gruppo di agricoltori del territorio e vogliamo adoperarci affinchè La Versa diventi la nostra attività produttiva territoriale, una bandiera. Il nostro vuole essere un progetto sociale massivo: se non avrà queste caratteristiche il progetto non partirà, proprio perchè l'obiettivo primario è far acquisire la cantina La Versa da tutti gli agricoltori presenti sul territorio, vogliamo che la cantina sia il front end verso clienti finali di un territorio, gestito e spinto da un gruppo di agricoltori che rappresentano la filiera produttiva: questo è il vero obiettivo che sta alla base del nostro progetto. Recuperare il marchio di La Versa gioverebbe a tutto l'Oltrepò vitivinicolo e produttivo".
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'PICCOLO ALAN': "BELLE IDEE CHE SONO RIMASTE SULLA CARTA"
Valentina Villani "Piccolo Alan" è un'associazione o.n.l.u.s. sita ad Arena Po, nata nell'anno 2007 per volontà di Donatella Lo Noce e Alberto Sala, allo scopo di aiutare i bambini meno fortunati, vittime di maltrattamenti, abusi, violenze e abbandono familiare. Alan era il figlio di Donatella, morto di cancro a poco più di due anni, a lui è stata intitolata l'associazione, perché, come ci spiegano Donatella e Alberto "Alan è la fonte ispiratrice del nostro sogno, l'angelo che guida e sostiene il nostro impegno. Egli non ha potuto vivere un'infanzia serena a causa della malattia e nella sua breve vita ha provato tanta sofferenza e dolore", ed è proprio in suo nome che Donatella e Alberto hanno cercato, e cercano tutt'ora, di dare il loro contributo a chi è meno fortunato. Qualche anno dopo la nascita dell'associazione, più precisamente nel 2011, Donatella e Alberto decidono di allargare il loro aiuto aprendo una comunità familiare "Il rifugio di Alan". Donatella, ci racconti, com'è iniziata quest'avventura? "Dopo aver sofferto per la perdita di Alan, Alberto ed io, eravamo decisi più che mai a metterci in gioco per aiutare il nostro prossimo. Avevamo tanti progetti in animo, volevamo costruire una piccola struttura per farvi all'interno un centro antiviolenza che potesse ospitare i bambini vittime di abusi e maltrattamenti, in vista di un reinserimento nella società". Quindi quale fu il passo successivo? "Una volta individuato il luogo: un cascinale con un grande giardino, perché avevamo bisogno di una struttura idonea a contenere i nostri ospiti e che fosse in mezzo al verde, per dare loro modo di correre e svagarsi, ci siamo messi al lavoro. Così, una volta acquistato il cascinale, abbiamo iniziato a realizzarvi all'interno tutti i lavori necessari, abbiamo fatto tutto da soli con le nostre forze e, finalmente, nonostante le difficoltà, siamo riusciti ad avviare la nostra comunità". Una volta aperta ufficialmente la comunità cosa accadde? "Dopo esserci iscritti all'albo regionale abbiamo seguito tutte le procedure necessarie all'abilitazione, dopodiché, i servizi sociali avrebbero dovuto contattare la nostra struttura, per questo motivo siamo andati a presentarci. Abbiamo girato diversi comuni, nel milanese, nel pavese e anche nel piacentino, ci siamo presentati agli assessori alla partita, sindaci e servizi sociali, spiegando loro il perché del nostro centro e i nostri progetti. Avevamo tanti progetti in animo da realizzare, volevamo che la nostra fosse una comunità aperta e non chiusa, come accade invece di solito. Uno dei cardini del nostro progetto era che il bambino restasse in comunità non più di due anni, per i casi più gravi, e nel frattempo, lavorare anche con la famiglie per un eventuale reinserimento o in alcuni casi indirizzarlo ad una famiglia affidataria. Inoltre, tra i progetti c'era anche quello di creare un gruppo di famiglie affidatarie. Avevamo deciso di mantenere una retta bassa perché, consci della crisi in cui versa la nostra nazione, volevamo fare in modo di dare opportunità a tutti di poter inserire i bambini in comunità. Purtroppo tutte queste nostre belle idee sono rimaste
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"Mi chiedo come mai alcune comunità costose, hanno la fila alla porta..."
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Alberto Sala e Donatella Lo Noce sulla carta, non hanno avuto presa e le idee si sa, sono belle e utili ma se poi non ci sono i fondi per realizzarle rimangono solo sulla carta. Così, nel gennaio 2015, abbiamo chiuso la comunità: e questa è un po' la nostra storia”. Vi siete fatti un'idea del perché la comunità del Piccolo Alan non è riuscita a decollare? "Le istituzioni non ci hanno mai considerato, non siamo mai stati contattati se non una sola volta per ospitare un ragazzo, che abbiamo accolto per alcuni mesi. In qualità di educatore, e quindi lavorando nel settore da diverso tempo, mi sono sempre chiesta come mai alcune comunità costose, che non offrono servizi differenti o qualitativamente migliori dei nostri, hanno la fila alla porta. La mia conclusione è stata che probabilmente dietro esiste un meccanismo un po' distorto, dove assistenti e servizi sociali decidono in una maniera così autonoma, che alla fine rischia di essere fin troppo autonoma, spesso purtroppo con poca capacità di analisi e lungimiranza”. E con le altre associazioni perché non siete riusciti a fare rete? "Purtroppo il tessuto del volontariato è arido, probabilmente ci sono tante associazioni che lavorano bene al loro interno, ma non c'è l'idea di lavorare in rete, di lavorare insieme, manca questa volontà". Poco fa avete sottolineato che il vostro centro non avrebbe tenuto in affido i bambini per oltre due anni. Oggigiorno invece ci sono molte realtà che pensano di fare il bene dei bambini lasciandoli per diversi anni all'interno di comunità. Qual'è il vostro parere riguardo il loro modo di operare? "Questi bambini purtroppo molto spesso vengono istituzionalizzati, una volta messi in queste comunità ci si dimentica di loro fino a quando non raggiungono la maggiore età.
Questa a mio avviso è una violenza istituzionale, che non è poi diversa da quella assistita, perché il bambino soffre in ogni caso. Una comunità dovrebbe essere temporanea nell'attesa di un eventuale reinserimento, invece la maggior parte delle comunità oggigiorno tendono a tenere i bambini e i ragazzi al suo interno fino alla maggiore età e, una volta compiuto il 18esimo anno, li 'lasciano andare al loro destino". Nonostante il progetto della comunità sia sfumato, l'associazione è ancora in attività? "L'associazione Il Piccolo Alan è ancora in attività, operiamo dando una mano a chi vive situazioni difficili, come gli anziani emarginati ad esempio o le famiglie bisognose, raccogliendo per loro abiti pappe e pannolini. Siamo andati a portare il nostro aiuto anche agli extracomunitari sbarcati qui in Italia, insomma, nel nostro piccolo cerchiamo di dare una mano in quelle situazioni di emarginazione o bisogno, con azioni se vogliamo anche banali come fare la spesa o pagare le bollette, ma concrete. Veniamo contattati principalmente da privati, perché vedono il nostro sito o per un semplice passaparola, la nostra maggiore entrata è il 5X1000, non abbiamo altro se non la volontà di fare del bene al prossimo". Avete ancora progetti in cantiere per il futuro? "Alberto ha appena scritto un libro/testimonianza che s'intitola 'Un angelo senz'ali' i cui proventi saranno devoluti all'associazione. Si tratta di un libro che racconta la storia di un ragazzo perseguitato per tutta la sua breve vita a causa dell'omofobia. "Inoltre, sosteniamo progetti in Perù a favore dei bambini abbandonati; nel nostro futuro c'è ancora spazio per una comunità, perché è il nostro sogno e andremo avanti a lavorare assiduamente e con impegno fino a quando non riusciremo a realizzarlo".
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"il turista di oggi cerca il contatto con la natura e l'ambiente"
Di Valentina Villani Boom di vacanzieri in agriturismo nell'estate 2016. Questo è ciò che emerge dai dati riscontrati da Coldiretti attraverso la rete di Terranostra. Terranostra è un'associazione di Coldiretti finalizzata alla valorizzazione degli agriturismi, dell'ambiente e del territorio. Opera su tutto il territorio nazionale per promuovere, sostenere e diffondere il concetto di agriturismo e di valorizzazione degli ambienti rurali. Quelli dell'estate appena trascorsa sono dati sicuramente importanti che meritano una riflessione, perché dimostrano come le scelte di vita delle persone stiano subendo notevoli cambiamenti e con essi contestualmente cambiano anche le modalità di "fare" turismo. Ormai che il km0 sia una scelta che va sempre più in crescendo è un dato di fatto, e con esso tutto quello che ne concerne. "Alla luce dei dati aggiornati dell'estate appena trascorsa abbiamo evidenziato un notevole incremento di presenze negli agriturismi, infatti il turismo 'rurale' sta subendo un importante crescita - ci informa Alberto Lucotti, presidente dell’associazione Terranostra per la provincia di Pavia. Il mondo sta cambiando, infatti molta gente sceglie come meta la natura, il km0, le vacanze all'aria aperta. Cosa cerca oggi il turista dall'agriturismo? "Sicuramente è cambiata la modalità per le persone di fare le vacanze. Magari scelgono soggiorni più brevi, anche perché rispetto a qualche anno fa è cambiata la situazione economica. I vacanzieri cercano principalmente la vacanza all'aria aperta, cercano attività da svolgere in azienda come raccogliere la frutta, fare l'orto o vendemmiare. Inoltre, in questo periodo, dopo le fattorie didattiche a porte aperte, abbiamo avuto moltissime aziende che hanno registrato un flusso notevole di persone. Questa è un ulteriore conferma che il turista di oggi cerca il contatto con la natura e l'ambiente. Da un'indagine interna di Terranostra abbiamo potuto riscontare che ben il 74% dei turisti è alla ricerca del prodotto tipico locale, quindi a km0, di qualità, cucinato tradizionalmente con la possibilità quindi di poter assaggiarlo direttamente in azienda o eventualmente acquistarlo per portarlo a casa. I numeri sono un dato importante, stanno a significare che stiamo lavorando in una direzione direi più che ottimale". E le aziende come rispondono? "C’è una buona sinergia tra le aziende che prima forse mancava, una rete ben delineata di passaparola. Si denota inoltre un aumento considerevole di coltivatori che all’interno delle proprie aziende aprono agriturismi, soprattutto per quanto riguarda la fascia dei giovani e delle donne, portando una notevole spinta al settore con idee innovative". Cosa vuol dire essere un agriturismo oggi? "Essere un agriturismo vuole dire innanzitutto essere un'azienda agricola, quindi essere un imprenditore agricolo a 360 gradi e che non sia solo un hobby o un'attività secondaria. Essere un agriturismo vuol dire anche avere comunque una buona percentuale di prodotti per la maggiore di produzione interna e, qualora non ci fosse un determinato prodotto perché l'azienda non può produrlo, reperirlo da altre aziende agricole che sono comunque sul territorio oltrepadano, nella provincia o nelle regioni limitrofe. Essere un agriturismo vuol dire anche essere un'azienda multifunzionale, e questo si è reso possibile grazie anche alla legge di orientamento che ha permesso la
Alberto Lucotti multifunzionalità in azienda, dando possibilità di diversificare le attività. Sostanzialmente avere un agriturismo non vuol dire solo coltivare i campi, i vigneti o l'orto ma fare del turismo rurale, quindi parlare con i propri clienti, spiegare loro i prodotti, da dove arrivano, come vengono coltivati". Negli ultimi anni si sono visti fiorire diversi agriturismi ma molti di loro non lo sono, prova ne è il fatto che spesso all'interno dei menù troviamo prodotti che non corrispondono esattamente ad un discorso di auto produzione locale. Esistono controlli specifici? "Certo, e la cosa assolutamente fondamentale è garantire questi controlli andando a riconoscere quello che è un agriturismo vero da quello che non lo è. Esistono controlli a livello provinciale, controlli sistematici per regolamentare la qualifica di imprenditore agricolo, piuttosto che la connessione, la S.C.I.A., eccetera eccetera. Poi ci sono i controlli svolti dalla rete Coldiretti, attraverso la rete di Campagna Amica, atti a garantire che un agriturismo iscritto alla rete produca direttamente i suoi prodotti o che
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"Cucinare piatti tipici del territorio è la base per essere un agriturismo"
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comunque, come accennavo poco fa, li acquisti da aziende agricole italiane che operano sul territorio e, di conseguenza, facenti parte di un sistema che opera in regimi di qualità e questo credo sia già una garanzia. Quelli che hanno aperto negli anni solo per ottenere i contributi sicuramente oggi sono già più controllati, perché non è più come un tempo quando era tutto un po' 'allo sbaraglio'. Anche lo stesso cliente penso che abbia acquisito una consapevolezza in più, perché oggi è in grado di capire se l'agriturismo in cui si trova si può dire veritiero oppure no. Credo che sia essenziale osservare il contesto, la tipicità del menù, perché dev'essere assolutamente fondamentale cucinare piatti tipici del territorio: è la base per essere un agriturismo". Terranostra quindi è anche un valido strumento di selezione verso gli associati? "Terranostra rappresenta il territorio a 360 gradi e, di conseguenza, compie un’attenta selezione verso aziende che si associano: innanzitutto devono firmare la carta della qualità, avere un'ottima capacità di accoglienza non dimenticandosi mai che prima di tutto sono aziende agricole, quindi qualità, valorizzazione dei prodotti locali e sinergia all’interno del territorio”. Quanti associati conta Terranostra? "A livello regionale siamo 350 aziende e la nostra regione oggi è la terza per importanza come valore dell'agriturismo dopo la Toscana e il Veneto. A livello provinciale abbiamo 50 associati, abbiamo strutture che sono da tanti anni sul territorio ma anche di nuove che vogliono approcciarsi e far parte di associazioni come la nostra, perché in un certo senso è una garanzia di qualità. Cerchiamo di dare eccellenza ai nostri associati e questo credo che sia fondamentale".
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Cinghiali - "Gli animali ci sono sempre stati e gli incidenti capitano"
"Come cacciatore sono più propenso a difendere i redditi degli agricoltori..." Di Giacomo Braghieri
In tutto l'Oltrepò i danni degli ungulati ai coltivi sono sempre più devastanti. Molti sindaci tuonano su questo problema. Quando gli ungulati si nutrono nei vigneti di uve doc e docg i danni sono incalcolabili. Così come quando si riversano nei campi di mais. Non bastasse ciò sono sempre più frequenti gli incidenti stradali anche fatali provocati da questi selvatici. Il futuro della caccia dipende ormai dalla presenza degli ungulati nelle nostre colline. La caccia è una tradizio ne atavica e oggi genera un movimento di appassionati che per tutto l'anno si muovono nelle "terre alte" generando un reddito essenziale alle attività ricettive ancora presenti. Abbiamo rivolto le stesse domande ad un esperto cacciatore, Pierluigi Saggi, capocaccia della squadra cinghialisti "Guardamonte", e a Mauro Resca rappresentante di Legambiente, entrambi componenti dell' ATC 5 nella speranza si possa aprire un dibattito serio, scevro da estremismi, su questo problema. 1)Sul web si scatenano moltissime polemiche ogni volta che un cinghiale provoca incidenti stradali. Polemiche che sfociano in prese di posizioni nette e a volte estreme. Come è possibile anteporre la vita di un essere umano a quella di un animale? Pierluigi Saggi: "A mio modesto parere è un problema sociale. Da molti anni a questa parte i valori dei nostri genitori, i valori della civiltà contadina, dove gli animali erano di primaria importanza per la soppravvivenza, sono stati cancellati o dimenticati. Il risultato è il fiorire di posizioni estremiste scollegate da valori quali la solidarietà e i rapporti fraterni fra esseri umani. É cambiato il mondo, i ritmi della vita. Le persone hanno rapporti sempre più freddi e in certi casi astiosi. L'intolleranza verso il prossimo porta molti a rivolgersi con sentimenti di amore ed affetto verso gli animali, gli stessi sentimenti che un tempo si provavano per gli esseri umani. Questa distorsione è indice di malessere sociale". Mauro Resca: "Alle stupidaggini lette sul web penso che non valga la pena neppure di dare una risposta. Gli animali ci sono sempre stati e gli incidenti capitano, le polemiche si sa nascono quando accadono fatti gravi, purtroppo in questi casi penso non sia colpa di nessuno. Credo solo che quando una persona muore si debba avere rispetto e non polemizzare". Il problema del numero eccessivo di ungulati è cosa nota, come si è arrivati a questa situazione, è un problema di gestione? Pierluigi Saggi: "La presenza degli ungulati è in aumento non solo in Oltrepò ma in tutta Italia. Da noi l'abbandono dei terreni marginali, lo spopolamento delle valli hanno fatto aumentare il sottobosco e le zone incolte, luoghi ideali per il riparo ed il pascolo degli ungulati. L'abbattimento di questi selvatici è regolato in modo ferreo, il loro contenimento al di fuori di queste regole è impossibile anche perchè si va incontro ad ammende severe e salate".
Pierluigi Saggi Mauro Resca: "C'è sicuramente un problema di gestione che andrebbe affrontato. Lo scorso anno le squadre dei cinghialisti hanno ucciso 1300 cinghiali denunciati, ma il problema dei cinghiali non è svanito, anzi. Siamo al confine con altre regioni tra cui Emilia Romagna, Piemonte e Liguria e i cinghiali si spostano di continuo, i branchi fanno kilometri e kilometri in una sola notte e si riproducono, non è che se oggi ammazzi un numero di cinghiali domani puoi dire di aver arginato il problema perchè non è così. Ci soffermiamo a pensare a quanti incidenti sono avvenuti in Val di Nizza negli ultimi tempi a causa dei cinghiali ad esempio, ma non pensiamo che proprio su quel territorio esistono anche delle riserve private e questo è un altro problema...". Quale soluzione, se esiste, proponete? Pierluigi Saggi: "La presenza dei cinghiali in Oltrepò è diminuita tanto che ora non riusciamo mai a raggiungere la quota fissata dal piano di abbattimento proposta e concessa dalla ex Provincia di Pavia ora dall'ufficio Regionale preposto. Malgrado ciò le squadre di caccia al cinghiale avevano proposto di consentire la braccata tre giorni a settimana anzichè due come ora. La proposta non fu mai accolta dagli uffici tecnici provinciali. Per quanto riguarda i cervidi il numero è in aumento, specialmente dei caprioli. Ma anche per il loro contenimento ci sono regole molto contenitive sul numero di capi da abbattere per classi d'età e per sesso ed i piani di tiro vengono quasi sempre completati". Mauro Resca: "Sarebbe opportuno che tutte le realtà presenti sul territorio si mettano intorno a un tavolo per trovare la soluzione più adatta a risolvere questo grande problema, ma è difficile pensare di poter risolvere una cosa cosi grande. In primis sicuramente rifare il piano faunistico, come fanno del resto anche in altre regioni"
Cosa ne pensa delle ultime dichiarazioni al riguardo del Presidente Maroni? Pierluigi Saggi: "Aspettiamo le delibere regionali e i relativi decreti attuativi. Solo su questa base si può fare un ragionamento". Mauro Resca: "Credo che Maroni non si possa svegliare una mattina e decidere di risolvere il problema da un giorno all' altro tra l'altro senza interpellare nessuno se non la Coldiretti". Può l'ATC di cui voi fate parte trasformarsi in una sorta di "protezione civile" per risolvere il problema? Pierluigi Saggi: "Personalmente non so se l'ATC possa risolvere certi problemi. Mi risulta anzi che abbia sempre meno voce in capitolo sulle decisioni da prendere per il contenimento degli ungulati". Mauro Resca: "Assolutamente no" All’interno dell’ATC coesistono cacciatori, agricoltori ed ecologisti. Fuori c'è un ondata di estremismo animalista, la questione del contenimento della crescita esponenziale della presenza di ungulati in Oltrepò non rischia di gettare benzina sul fuoco? Pierluigi Saggi: "Sono sicuro che un contenimento serio di questi selvatici porterà a proteste animaliste. Come cacciatore sono più propenso a difendere i redditi degli agricoltori e nel contempo fare in modo che siano minimizzati gli attraversamenti stradali che possono provocare incidenti". Mauro Resca: "Secondo me no. Tutta questa polemica è nata a causa degli incidenti avvenuti negli ultimi periodi perchè fino a che non succedono fatti gravi il problema si argina e non ci pensa più nessuno".
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"I CINGHIALI SONO STATI introdotti furbescamente DAI Cacciatori..."
Di Valentina Villani
Il sovraffollamento dei cinghiali, che si stanno spostando in massa anche nelle zone abitate, portando attimi di grande panico tra gli abitanti sembrano essere diventati un problema di ordine pubblico. Dopo aver sentito i parerei di due esponenti in seno all'ATC 5 (Ambito territoriale di caccia Oltrepo Sud) sentiamo il parere di Jennifer Ravetta, portavoce di Lav Oltrepo. "In tutta Italia nel corso dei decenni, ed in particolare a partire dagli anni '70, il cinghiale è stato oggetto di estese immissioni, sia in aree dove la specie non era presente, sia dove esistevano già piccoli branchi di esemplari autoctoni, per far fronte alla sempre crescente “domanda” dei cacciatori – sottolinea Jennifer Ravetta, queste immissioni, prevalentemente incontrollate, avvenute nella maggioranza dei casi con l'introduzione di esemplari provenienti dall'est europeo, hanno fatto si che si creassero ibridazioni fra cinghiali di diverse razze, o fra cinghiali non nativi e suini al pascolo. Anche in Oltrepò possiamo dunque quasi certamente affermare che non esiste più il cinghiale autoctono, ma numerosi branchi di cinghiali alloctoni, che aumentano soprattutto a causa della forte pressione venatoria". A cosa pensa sia dovuto tutto questo sovraffollamento soprattutto nei centri abitati? "L'assenza di predatori naturali e l'altissima e costante pressione venatoria, hanno fatto in modo che i cinghiali, già di per sè molto prolifici, abbiano cambiato nel tempo anche il loro modo di muoversi e di riprodursi, causando di anno in anno l'evidente aumento di massa della loro popolazione. Gli studi condotti hanno dimostrato che le femmine possono arrivare ad avere fino a tre estri all'anno e che, all'interno delle cucciolate nascono molte più femmine rispetto ai maschi, queste femmine a loro volta saranno già fertili a pochi mesi di vita. Dal 2005 i cinghiali, e tutti gli ungulati, a seguito di nuove disposizioni normative, sono oggetto di caccia di selezione per 365 giorni all'anno. Questi animali hanno anche imparato a 'capire' quali sono per loro le zone più sicure e, fra queste, sicuramente ci sono i centri abitati, dove la caccia è ovviamente vietata. La caccia quindi contribuisce sia ad un maggiore movimento dei cinghiali sul territorio, sia a mantenere alto il numero dei cinghiali: quest'ultimo risulta essere evidentemente un interesse primario dei cacciatori, che non verrebbero più ingaggiati nel momento in cui i danni provocati dagli ungulati diminuissero". Sappiamo che i comuni al giorno d'oggi non possono fare nulla per questo problema ma, gli enti preposti al momento non hanno ancora dato disposizioni per cercare di risolvere questa situazione. Perché secondo lei? "In realtà i comuni non hanno mai avuto competenze specifiche riguardo la fauna selvatica e l'attività venatoria. La gestione in materia era affidata alla provincia ed ora, con il riordino amministrativo, alla Regione, che come ogni hanno ha emanato il proprio calendario faunistico-venatorio, comprensivo dei piani di abbattimento di migliaia di esemplari con la caccia di selezione. Ma affidare ai cacciatori la risoluzione del problema è di fatto un controsenso, in quanto appare evi-
dente che la caccia non abbia risolto fin'ora la situazione e non possa quindi essere considerata la soluzione. L'ente superiore che si occupa della gestione della fauna selvatica è l'ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e Ricerca Ambientale), al quale vengono richiesti pareri e soluzioni per limitare la presenza di fauna selvatica sul territorio. Ad esempio la provincia di Sondrio aveva richiesto all'ISPRA la possibilità di prevedere un massiccio piano di abbattimento di ungulati, indicati come la principale causa di incidenti stradali. L'ISPRA ha risposto affermando che l'abbattimento non porta alcun beneficio, in quanto è impensabile sterminare l'intera popolazione di ungulati che vivono in quelle aree, proponendo invece di valutare soluzioni alternative ed ecologiche". Quale potrebbe essere la soluzione della LAV a questo problema? "LAV non può agire sulla gestione degli animali selvatici ma, come accaduto con il comune di Casteggio, in un recente incontro fra volontari e funzionari comunali, può proporre soluzioni che già si sono dimostrate efficaci in analoghi contesti, studiando rimedi che non comportino l'uccisione degli animali ed anzi, preservino la circolazione veicolare, la protezione dei raccolti ed una sicura convivenza fra umani ed animali selvatici. Concretamente? "L'installazione di dissuasori olfattivi ed acustici, ad esempio, ma in particolare la creazione di recinzioni, anche elettrificate, simili a quelle utilizzate negli alpeggi, sono alcune delle soluzioni che LAV ha richiesto di valutare in questo caso al comune di Casteggio. Per la gestione del traffico veicolare invece, un esempio su tutti è il progetto “Life Strade” che, come riportato sul sito www.lifestrade.it, intende riportare l'attenzione sul problema della perdita di biodiversità, attraverso la messa in opera di misure che riducano l'effetto barriera di una infrastruttura stradale. In provincia di Belluno ad esempio, all'interno del parco delle dolomiti bellunesi, è stato adottato un progetto che trae spunto dal citato “Life Strade”, che ha previsto l'integrazione della segnaletica stradale che indica la presenza di fauna selvatica con l'installazione di apparecchiature luminose sugli stessi cartelli. I cartelli che indicano la presenza di fauna selvatica sulla carreggiata si attivano e lampeggiano quando gli animali attraversano la strada, avvisando i guidatori della loro presenza. Il problema degli incidenti stradali causati da collisioni con fauna selvatica è molto sentito anche in Oltrepò, ma occorre anche evidenziare che diversi altri fattori contribuiscono al fenomeno, principalmente la cattiva manutenzione delle strade, la forte velocità, l'assenza di controlli e dissuasori in collina, dove in prossimità delle estese zone boschive, è naturale incontrare, soprattutto in tarda serata e notte, ungulati e altri selvatici nei pressi delle strade".
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"Affidare ai cacciatori la risoluzione del problema è di fatto un controsenso"
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Cosa pensa LAV della proposta di legge presentata proprio pochi giorni fa da Coldiretti in Regione? “La caccia non può essere la soluzione ad un problema che deriva dalla caccia stessa. Una proposta come quella di Coldiretti non farebbe che acuire i problemi già esposti ed aumenterebbe in maniera esponenziale anche i rischi, sia per i cittadini che per gli animali domestici, che vengono lasciati liberi nelle nostre campagne. Gli agricoltori avrebbero infatti titolo ad impugnare armi in aree diverse da quelle in cui si pratica solitamente l'attività venatoria e quindi potenzialmente vicine ad abitazioni. Inoltre, la caccia al cinghiale viene ormai esercitata quasi esclusivamente con l'ausilio di cani da braccata, che circondano l'animale distraendolo ed attaccandolo mentre il cacciatore spara. L'affrontare in solitaria un verro di grandi dimensioni intercettato occasionalmente in un vigneto, esporrebbe anche l'agricoltore stesso ad altissimi rischi di essere attaccato e i dati dimostrano che sono in costante aumento gli incidenti venatori. Nella stagione 2015-2016 sono stati documentati ben centoundici casi di vittime umane, morte o ferite a causa della caccia. L'unico sistema veramente efficace è rappresentato dal blocco dell'attività venatoria, concentrandosi sul controllo della fertilità. Questo sistema, che al momento non esiste specificatamente per i cinghiali, ma esiste e funziona per altre specie ed è già praticato all'estero. Anziché favorire le doppiette, gli enti preposti dovrebbero investire risorse per l'unica soluzione efficace per la gestione della popolazione di ungulati in sovra numero, lavorando sui farmaci per la sterilizzazione della fauna selvatica". Ravetta conclude l'intervista citando le parole di Massimo Vitturi, responsabile settore animali selvatici per LAV: "Da qualche tempo si è scatenata una vera e propria campagna mediatica che sembra scaricare sui cinghiali ogni frustrazione umana. Questi animali, introdotti furbescamente e fraudolentemente nel nostro paese dai cacciatori, sono indicati quali responsabili di incalcolabili danni all’agricoltura, ma anche prima causa di incidenti stradali, in cui i cinghiali assumono il ruolo di 'assassini'. Un po' quello che accade quando un alpinista muore e quindi la montagna diventa assassina, oppure quando un automobilista si schianta contro un platano, per cui è la volta degli alberi a dover diventare assassini. In ogni caso la responsabilità è sempre dell'altro: della montagna, degli alberi, dei cinghiali, mai un approfondimento delle cause che hanno determinato l’incidente".
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confcooperative: "non è la logica del profitto che governa il sistema"
"Le cosiddette mele marce, capaci di penetrare sul nostro territorio..."
Mattia Affini
Di Valentina Villani La Confederazione Cooperative Italiane (Confcooperative) è la principale organizzazione di rappresentanza, assistenza e tutela delle imprese cooperative in Italia. In Oltrepò Pavese ci sono circa trenta cooperative che aderiscono alla confederazione, operanti in diversi settori tra cui quello cerealicolo e vitivinicolo, socio assistenziale e sanitario, inserimento lavorativo per soggetti svantaggiati, educativo, produzioni lavorative, editoria e cultura. Il Presidente Mattia Affini ci parla della realtà delle cooperative in Oltrepò. Affini, parlare di cooperative in Oltrepò Pavese genera subito una certa polemica, perché pare operino troppo spesso in modalità poco trasparenti. Voi cosa ne pensate? "Il mondo della vera cooperazione è tutt'altro e siamo pronti a sfidare chi sostiene il contrario. La dimensione cooperativa è estremamente variegata e, ci preme dirlo, per la maggior parte buona, sana e vitale, capace di far emergere le vere potenzialità di un territorio. Purtroppo, anche per la semplicità con cui è giuridicamente possibile costituire un'impresa cooperativa, in questa sfera riescono ad inserirsi le
cosiddette 'mele marce', molto spesso capaci di penetrare sul nostro territorio da fuori provincia e da fuori regione (tuttavia in certi casi anche appartenenti al territorio), con logiche e dinamiche estremamente discutibili, che non generano affatto valore aggiunto al nostro Oltrepò, ma che anzi, si approfittano di nobili scopi per stravolgere e snaturare l’intento cooperativo in modo disonesto, scorretto e talvolta illegale. In questi casi negativi il lavoratore è merce e non persona, il lucro è l'obiettivo primario da perseguire a tutti i costi, la partecipazione e la democraticità sono solo miraggi. Ecco, questo modo di intendere la cooperazione è il nostro principale nemico, contro cui ci battiamo quotidianamente a tutela delle nostre imprese, il cui modo di lavorare, seguendo i giusti canoni della correttezza, è certificato". Esistono controlli che verifichino il comportamento delle cooperative? "Certo, esistono diversi strumenti atti a verificare il comportamento delle cooperative, il principale è la Revisione di Vigilanza Cooperativa, svolta dal Ministero dello Sviluppo Economico" Effettuate controlli a tutti i vostri associati? "Nei confronti degli enti cooperativi associati, le revisioni cooperative sono effettuate da Confcooperative stessa, così come previsto dalla legge. Confcooperative sottopone a revisione il 100% delle cooperative associate, questo ci offre dunque la possibilità di poter dare voce e rappresentanza ad una parte della cooperazione che si distanzia non poco da quella illegale". Possiamo quindi immaginare che le cooperative di cui tanto si parla in Oltrepo non siano vostre associate... "Esatto, purtroppo, molte cooperative a noi non associate, negli ultimi anni sono riuscite a sfuggire per diversi motivi a tale tipologia di controllo, talvolta anche per la brevità che caratterizza la vita sociale di tali imprese. E questa è una stortura che rappresenta una vera piaga anche per noi". Come riconoscere una "falsa" cooperativa?
"Anche qui spie e indicatori sono molteplici e di diverso genere, tuttavia in questa sede ci preme dire che uno tra tutti è quello degli eccessivi ribassi nelle gare d'appalto. Purtroppo, la congiuntura economica sfavorevole costringe molti comuni ed enti locali ad elaborare bandi e capitolati che puntano solo ed esclusivamente al massimo ribasso, sacrificando la qualità del lavoro che spesso viene messa in campo da molte buone realtà imprenditoriali. Purtroppo è qui che si annida la negatività, in quanto molte cooperative cosiddette 'spurie', ovvero che non rispondono ad alcuna centrale cooperativa come la nostra, si sentono legittimate a tagliare su molte voci di costo pur di vincere gli appalti, tra cui purtroppo quelle inerenti al costo del lavoro, andando a non applicare integralmente quanto previsto dai contratti collettivi nazionali, spesso addirittura disconoscendo l'applicazione dei CCNL sottoscritti dalle parti sindacali maggiormente rappresentative. Quando le offerte presentano costi molto bassi, lì deve scattare quanto meno un campanello d’allarme per l’ente aggiudicante". Quali sono le caratteristiche che voi richiedete ad una cooperativa per poter essere vostra associata? "Liceità, trasparenza, correttezza e ponendo il rispetto del socio sempre al di sopra di tutto. La cooperativa non ha padroni ma è un insieme di soci, ove ogni socio conta uno, indipendentemente dalla quota sociale versata". Avete progetti in cantiere per l'Oltrepo? "Stiamo lavorando ad un progetto di sistema, ancora in fase di valutazione per fattibilità e sostenibilità, tra alcune nostre cooperative associate inerente all'integrazione, formazione ed inserimento lavorativo che coinvolgerà soggetti migranti che, se darà i risultati sperati, vorremmo estendere anche in Oltrepò Pavese. Inoltre, a breve ci piacerebbe sottoscrivere anche con le principali amministrazioni comunali oltrepadane il Protocollo di Legalità, contro la logica del massimo ribasso nelle gare d’appalto e a sostegno della corretta applicazione dei contratti di lavoro".
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la rubrica per gli appassionati della buona tavola
Di Gabriella Draghi E' arrivato l'Autunno, ed è d'obbligo parlare di zucca! Quella scelta per la mia ricetta è una versione tipica della pianura padana, un ortaggio storico e largamente coltivato: una zucca verdazzurra a forma di turbante, che vista di profilo, pare proprio un cappello da prete! Si tratta della "Zucca Berrettina di Lungavilla". Nel Pavese la chiamano anche "Capè da Previ", il berretto del prevosto. Ha un gigantesco picciolo, all'interno è soda e compatta, con grandi e grossi semi, e poco spazio vuoto. Il profumo è delicato. E' una zucca adatta a molte preparazioni dolci e salate. E’ un
prodotto De C.O. La Sagra della Zucca Berrettina si tiene tutti gli anni ad ottobre a Lungavilla, dove un’associazione di agricoltori in collaborazione con l’Ente Nazionale Sementi Elette di Tavazzano (Lodi) ha dato avvio ad una ricerca finalizzata al recupero dei tratti originari di questa varietà. Dolcetti di zucca al profumo d'oriente Ingredienti per 6 dolcetti Per la pasta frolla: 100 g di farina 50 g di burro 40 g di zucchero un pizzico di sale Per il ripieno: 250 gr. di zucca Berrettina sbucciata 70 g di zucchero 2 uova la buccia grattugiata di un limone mezzo cucchiaino di cannella in polvere zenzero grattugiato polvere di chiodi di garofano un pizzico di sale Come si prepara: "Tagliamo la zucca a pezzi e la lessiamo in una pentola d’acqua leggermente salata. La scoliamo, schiacciamo la polpa con la forchetta e la lasciamo raffreddare. In una ciotola mettiamo la farina, lo zucchero ed un
CUCINA
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Gabriella Draghi pizzico di sale. Aggiungiamo il burro tagliato a fettine ed impastiamo velocemente. Abbiamo così ottenuto la pasta frolla che stenderemo con il mattarello. Con uno stampino ricaviamo ora dei dischetti che sistemeremo nei pirottini di carta formando delle scodelline con i bordi rialzati. Cuociamo in forno per 10 minuti circa, a forno caldo a 160°. Aggiungiamo ora alla zucca raffreddata lo zucchero, le uova, la buccia del limone, la cannella, lo zenzero e la polvere di chiodi di garofano, e mescoliamo bene! Versiamo con un cucchiaio il composto ottenuto sulla superficie delle frolle , e rimettiamo a cuocere in forno per circa mezz’ora. Lasciamo raffreddare i nostri dolcetti e poi li togliamo dagli stampini e li mettiamo sul piatto di portata. E via! In tavola!
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"Non trovo la nostra città, Voghera, uno spazio limitante, anzi..."
Riccardo La Barbera di
Lorenzo Cafarchio
L'anima della beat generation, lo scrittore statunitense Jack Kerouac, in uno dei suoi consueti excursus, che lo proiettavano fuori dagli schemi della letteratura, un giorno parlando di musica disse: "Voglio essere considerato un poeta jazz che suona un lungo blues in una jam session d'una domenica pomeriggio". Magia, quando le corde dell'anima abbracciano la metafisica dell'esperienza di vita più profonda, ma non solo. Duke Ellington, uno dei padri fondatori della musica negroide per eccellenza, parlò del jazz come di quel "tipo d'uomo col quale non vorresti che tua figlia uscisse". Per andare ad accarezzare la realtà ultima di uno stile, musicale e non solo, che ha attraversato come un fendente tutto il novecento, abbiamo incontrato il pianista jazz vogherese, Riccardo La Barbera. Tra un cocktail e l'altro ci siamo seduti, metaforicamente, davanti al pianoforte per farci raccontare cosa vuol dire donare la propria vita all'arte. In principio, per lei, fu "I'm fool to want you" di Billie Holiday... "Già intorno ai 15-16 anni mi sono affacciato al Jazz e quello fu il primo richiamo. Le melodie struggenti e quella capacità di tornare indietro nel tempo mi hanno rapito. Ero affascinato dal fatto che questa sensazione la vivevo solo io, in solitaria. Inoltre in pochi vengono affascinati da queste musicalità. Poi il piano e quei viaggi in macchina con le cassette musicali che realizzavo. Musica sperimentale, classica e soul". L'ambito familiare l'ha influenzata molto... "Mi ha favorito, in particolar modo il groove, non indifferente, di mio padre. Avevo uno zio, prete, polistrumentista. Suonava il violino, il mandolino, la chitarra ed ha avuto modo di esibirsi con Mino Reitano. In casa, fin da bambino, ho potuto ammirare le opere di Koler Samos - pittore nato a Praga che visse per molti anni a Voghera, ndr - capaci di infondermi un'energia difficile da sentire, ma facile da provare. Un'energia sempre a portata di mano. Mio fratello suona la batteria ed entrambi siamo stati trasportati dalle note, qualcosa che non si è mai più staccato da noi". Da dove arriva l'ispirazione? "In particolare da artisti del calibro di Lennie Tristano, Thelonious Monk, la già citata Billie Holiday, Duke Ellington e Picasso. Sopratutto lo spagnolo mi ha sempre affascinato per via delle sue forme astratte, nelle quali serve guardarci dentro per capire che in quelle tre righe su tela, in realtà, si cela tutto il
mondo. Un uomo capace di rompere gli schemi. Sono sempre rimasto affascinato da chi è riuscito a bucare il tempo. Da chi provocando ha scosso il globo. Da quelle personalità capaci di non farsi schiacciare". Nel 2014 è uscito il suo primo libro "Lezioni di piano. I principi della teoria musicale e la pratica per iniziare a suonare". Come si concilia la musica con lo scrivere? "Fin da quando ero adolescente ho sentito un forte richiamo verso la scrittura. Essendo un accanito lettore ho voluto, ad un certo punto, mettere nero su bianco un manuale tecnico. Questa è stata un'esperienza isolante, durante la quale per due anni non ho fatto concerti. Nel volgere della stesura del volume sono diventato, oltreché scrittore, anche tipografo, impaginatore e ricercatore d'immagini. Il tutto con mezzi di fortuna. Ma la volontà di divulgare le mie idee è stata fortissima". Torniamo a Voghera. Per chi fa musica è uno spazio limitante? "Ci sono i famigerati due lati della medaglia. Dipende chi sei. Ho avuto modo di vivere sei anni a Roma e di viaggiare, ma in tutta onestà non trovo la nostra città uno spazio limitante. Anzi c'è poca dispersione e si crea una vera e propria famiglia intorno a te. Crescendo a livello lavorativo ed il fatto di conoscere nuove persone ti porta, naturalmente, fuori. Qui abbiamo avuto personaggi del calibro di Sergio Chiesa, turnista nel jazz ed allenatore di pugilato con Giovanni Parisi. Senza dimenticare Pino Calvi che ha lavorato in Rai, facendo il direttore d'orchestra durante gli anni '60-'70, periodo in cui suonare dal vivo era il pane quotidiano. Oppure il mio primo maestro Aldo Niccolai ed Umberto Petrin". Guardando al jazz non si può che guardare a Milano... "Ho avuto il piacere di suonare al Blue Note, il gotha, per due volte. La prima occasione appena aperto nel 2002, mi hanno visto suonare e successivamente si sono messi in contatto con me per farmi esibire nel locale. La seconda data ad inizio 2003. Ho suonato con due trii diversi. Questa esperienza mi ha portato ad essere più popolare nel mio mondo. La grande città, se esplorata nelle sue viscere, porta risultati e conoscenza". Roma invece? "Lì ho avuto modo di incontrare altri mondi, in particolare quello della danza. Continuando a sperimentare sono diventato uno dei maggiori esponenti del grammelot - l'emissione di suoni senza senso, ma simili a parole o discorsi reali allo scopo di ottenere un effetto comico o farsesco, fonte Wikipedia - arte in cui eccelleva Dario Fo e con cui si sfidavano i poeti nel '600. Ormai fa parte del mia performance". Facciamo un elenco delle personalità con le quali ha lavorato... "Nella mia carriera mi sono esibito con le classiche formazioni in duo od in trio jazz. In duo, pianoforte e contrabbasso, mentre in trio, pianoforte, contrabbasso e batteria. I musicisti con i quali ho collaborato maggiormente sono stati: Mattia Magatelli, Folco Fedele, Marco Piccirillo ed Emilio Berne'. Con Fabrizio Bosso, prima della sua ascesa, siamo riusciti a suonare insieme e si esibì, con la sua tromba, in una data anche a Voghera. A livello internazionale sono riuscito a lavorare con Alvin Curran, performer statunitense, che ho conosciuto durante un suo concerto. Per lui ho realizzato un video che è stato proiettato al Festival della Filosofia a Roma".
SPETTACOLO & CULTURA
"Già intorno ai 15-16 anni mi sono affacciato al Jazz"
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Oltre a suonare è diventato anche insegnate... "Tanti musicisti di eccelso valore non hanno la capacità di insegnare e rimangono ricordati solo per quello che suonano. Il contatto con gli studenti è fondamentale nel momento stesso in cui, anche tu, ti senti allievo. Questo vale dal bambino al vecchio. Lui ti deve riconoscere come un tramite da cui imparare. Si deve instaurare un rapporto tale da esserci una disposizione totale su entrambi i fronti. Continuerò ad insegnare, indipendentemente dal fatto che trovo soddisfazione, fino a quando risulterò un maestro fresco. Da quest'anno sarò alle scuole di musica di Casarile e Giovenzano. In quest'ultima mi concentrerò sul piano moderno e sulla musica d'insieme". Musica d'insieme? "Daremo disposizioni su come si suona in un gruppo. Il nostro compito sarà quello di dare consigli pratici e coordinare il lavoro di una band musicale. Un operazione d'organizzazione che in Italia si è praticata poco o nulla". Ha avuto modo di lavorare anche in televisione... "L'esperienza principale è stata quella del capodanno 2001 ad Andalo con il carrozzone di Zelig. Nel 1999 con i Fichi d'India lavorai allo spettacolo teatrale di Aldo, Giovanni e Giacomo, poi trasmesso via etere, Tel chi el telùn. In quel periodo suonavo con gli Hot Mama Soul Band, facevamo un tributo ai Blues Brothers e ad artisti come Etta James. Il gruppo era composto da due sax, tromba, basso, piano, batteria, chitarra, due voci, un Master of Ceremonies ed io che suonavo l'organo. Fummo recensiti da Basement e ci esibimmo al Porretta Soul Festival. Sempre nel 1999 sono stato ospite al programma di Pino Saulo 'Invenzioni a due voci'". Recentemente è stato protagonista di una puntata del programma "Battiti" su Radio Rai 3... "Il 29 maggio scorso abbiamo parlato della riattualizzazione del suono del pianoforte e della mia propensione, come sottolineato dal conduttore, a mischiare le carte in tavola. Ho portato in onda il grammelot, ormai mio marchio di fabbrica, con un suono selvaggio, gutturale. Riesco a realizzarlo cadendo quasi in trance in modo da far riecheggiare, all'esterno, quello che c'è dentro di me". In un'artista la crescita è tutto. Lei a che punto di maturazione è? "Mi sento solamente al 30% delle mie possibilità. L'Italia purtroppo è un po' così, diciamo addormentata, e non risponde alle mie esigenze. Ma se fosse per me suonerei tutti i giorni. Quello che mi manca sono le esperienze all'estero. Ho suonato in Francia e Svizzera, ma l'attenzione che si ha fuori dai confini nazionali per la musica è differente. Se sei un'artista bisogna girare, bisogna mettere in gioco la propria carnalità. Non si deve invece cadere nel tranello di appiattirsi, uniformandosi all'annacquamento delle città". Le ultime note dell'intervista ci portano davanti al concetto di libertà... "E' una nozione fondamentale. Ogni giorno mi metto in gioco, azzerando la mia età anagrafica, per continuare a mantenermi fresco e propenso verso quello che faccio. La libertà fa bene alla musica e a chi la riceve, abbattendo il calcare in cui troppe persone sono costrette, per inerzia, a vivere".
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broni: centro artistico culturale Contardo Barbieri
"50 anni di attività di divulgazione culturale" di
Valentina Villani
Il "Centro Artistico e Culturale Contardo Barbieri" si appresta a festeggiare il 50esimo anno della sua costituzione: un traguardo importante per un'associazione portata avanti negli anni da semplici ma validi volontari, accomunati dalla passione dell'arte in ogni sua forma. Il centro nasce nel lontano 1966 a Broni, quando un gruppo di appassionati di arte e cultura, Amedeo Braga, Dino Mariotti, Peppino Quadrelli e Mario Ricotti, decise di dargli vita battezzandolo "Amici dell'Arte". Successivamente, poco dopo la sua scomparsa, il centro fu intitolato in memoria del grande pittore bronese Contardo Barbieri, nativo della cittadina, un'artista che ha avuto un rilevo di grande importanza sia a livello nazionale che internazionale. "Contardo Barbieri è stato uno dei principali esponenti di quella cultura che si era formata intorno agli anni 20 in Italia – racconta il segretario del Circolo Culturale Giuseppe Stafforini. Barbieri fu uno dei più importanti e famosi maestri del ‘900 e, nonostante sia stato un'artista di mondo, è sempre rimasto molto attaccato al suo territorio, prova ne sono i principali temi ricorrenti nelle sue opere come la vendemmia, i campi ed il paesaggio collinare". Cinquant'anni di attività sono un periodo enorme per un circolo culturale...
"I fondatori del circolo sono stati comuni cittadini bronesi, che l'hanno costituito quasi in maniera spontanea infatti, inizialmente, il centro non aveva una vera e propria struttura organizzativa, ma è stata pianificata e realizzata solo successivamente. Il centro negli anni ha svolto sul territorio un'attività sistematica di divulgazione culturale, non solo attraverso mostre di pittura ma anche con dibattiti e incontri tra la gente, diciamo che è stato principalmente un centro di aggregazione". Come ha vissuto il circolo gli ultimi vent'anni? "Gli ultimi vent'anni sono stati quelli di maggior sviluppo, principalmente grazie a due figure che sono state fondamentali per il circolo: il segretario Tino Scovenna e il presidente Siro Brondoni. Con Brondoni il Contardo Barbieri ha avuto un respiro più ampio, ha ospitato pittori di primissimo piano, non solo locali, stabilendo un'importante canale di collegamento tra l'Oltrepò Pavese, Broni e il mondo culturale di Milano". Poi però sia Brondoni che Scovenna scomparvero a poca distanza l'uno dall'altro ... "Gli anni 2013 e 2014 sono stati terribili per il Contardo Barbieri, infatti, a distanza di poco tempo ci hanno lasciato il presidente Siro Brondoni e il segretario Scovenna e, con la loro scomparsa, il centro perse la sua attività per quasi un anno. Il dispiacere fu immenso, tanto che i soci, nei mesi successivi, lavorarono duramente per riportarlo in vita". Nell'anno 2015, rinnovati i vertici, il centro è
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pronto di nuovo a ripartire alla Giuseppe Stafforini presidenza di Ivana Colombi e così siamo giunti al 50esimo anno di vita... State già organizzando qualcosa per festeggiare questa importante ricorrenza? "Per festeggiare questi 50 anni il Contardo Barbieri si metterà in mostra, attraverso un evento emblematico e particolarmente impegnativo. Infatti, all'interno di una mostra collettiva, verranno riuniti tutti gli artisti che in questi anni sono stati presentati al pubblico del centro. Partendo ovviamente da colui che ha dato l'ispirazione al nome del circolo: Contardo Barbieri. Tra gli artisti spiccheranno nomi come Alfredo Mantica e Giuseppe Motti, quest'ultimo esponente in prima linea del realismo sociale, per poi passare ad esponenti di nuovi linguaggi della pittura del terzo millennio. Raccontare, sia pur brevemente, la storia del centro Contardo Barbieri, credo che evochi in tutti noi i ricordi e le emozioni che ci hanno accompagnato in questi anni, gli affetti, gli amici e le tante figure che hanno lasciato un’orma nella nostra anima – conclude Stafforini - Questo 50esimo è per tutti noi un traguardo molto importante, abbiamo lavorato con tutte le nostre forze per mantenere in vita il centro ed essere qui oggi a festeggiare i suoi cinquant'anni non può che riempirci il cuore di gioia ed orgoglio. Ringrazio tutti quelli che hanno contribuito a mantenere in vita il Contardo Barbieri e in modo particolare la presidente Ivana Colombi".
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4 oltrepadani al rally di roma capitale
di
Piero Ventura
Umberto Scandola e Guido D’Amore sono stati incoronati "re di Roma" al termine del 4° Rally della Capitale. Con la conquista di un primo e un secondo posto nelle due gare del Rally di Roma Capitale, la Coppia di ŠKODA Italia si rilancia nel Campionato Italiano Rally con una Fabia R5 pronta a giocarsi il titolo a un round dal termine della stagione. Come tutte le gare del Campionato italiano Rally 2016 anche l’appuntamento capitolino non è stato facile, ma con grande determinazione e una vettura che ha sempre garantito prestazioni eccellenti, è arrivata la quarta vittoria dell’anno. Nella gara romana erano presenti anche quattro rallysti oltrepadani: Daniele Mangiarotti e Silvia Gallotti, rispettivamente co-piloti di Giuseppe Testa e Andrea Mazzocchi, entrambi impegnati nel campionato italiano Junior, e l’equipaggio composto da Riccardo Canzian e Matteo Nobili impegnati nel Trofeo Twingo R1. Nello Junior, Marco Pollara e Giuseppe Princiotto su Peugeot 208 R2 curata dal Team Munaretto, hanno costretto i leader di campionato, Giuseppe Testa e Daniele Mangiarotti con la 208 ufficiale, ad accontentarsi del secondo gradino del podio, mentre Silvia Gallotti, alle note di Mazzocchi si è classificata al quarto posto finale. Ora per il tricolore, tutto è da giocare al Rally due Valli, a Verona nel week end del 16 ottobre. CLASSIFICA PILOTI CIR JUNIOR: Testa 82,25 pt; Pollara 72,25;
MOTORI
Riccardo Canzian balza in testa al Trofeo Twingo R1
Riccardo Canzian - Matteo Nobili Calvi 42,5; Bernardi 33; Mazzocchi 35,50. Anche il Trofeo Twingo R1, alla sua prima edizione, verrà deciso in occasione del 14° Rally Due Valli, a Verona, prova conclusiva della stagione. Se infatti alla vigilia Emanuele Rosso, affiancato da Maurizio Torlasco, si presentava al comando della classifica, durante il rally laziale ha dovuto lasciare strada al rimontante (in quanto è entrato nel campionato a giochi già iniziati) driver di Broni, , Riccardo Canzian, con Matteo Nobili al suo fianco, balzato così al comando della classifica assoluta con appena due lunghezze di vantaggio
sul rivale. A chiudere il podio Deborah Sartori che, navigata dalla esperta Giancarla Guzzi, estremamente soddisfatta dell’esperienza fatta e del risultato. Ma al di là dei risvolti sportivi di una gara molto combattuta fino alla fine, che ha visto il pilota Skoda avere la meglio sulla Peugeot di Andreucci e sulla Ford del leader Basso, la sesta tappa del Campionato Italiano è riuscita a portare un grande show nel cuore dell'Urbe. Decine di migliaia di persone hanno assistito nei tre giorni di gara alle prove spettacolo sotto il Colosseo Quadrato ed alle prove speciali sulle strade laziali.
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MOTORI
F2 ITALIAN TROPHY
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Vallelunga dolce-amara per Davide Nicelli di
Piero Ventura
Roma - E’ ripartito da Vallelunga la F2 Italian Trophy, con il sesto round stagionale. Sulla pista laziale sono state una ventina le monoposto al via per il tradizionale appuntamento inserito nel contenitore ACI Racing Weekend. Al round laziale hanno preso parte anche il driver oltrepadano Davide Nicelli, che in
terra laziale si è presentato nuovamente al volante della Dallara F308 F3 dell’Ombra Racing, griffata dal prestigioso 958 dello sponsor Santero e sul musetto un segno d’affetto per le popolazioni terremotate del Centro Italia. Il giovane driver di Santa Maria della Versa, nonostante fosse al debutto sul circuito intitolato a Piero Taruffi, ha dato prova fin dalle libere delle sue oramai note qualità di guida, segnando un eccellente terzo tempo, che lo faceva ben sperare per le qualifiche ufficiali in cui ha colto un buon quinto posto con conseguente partenza in terza fila nella Gara 1. Partito bene, è stato poi coinvolto al quarto giro in un contatto con un altro concorrente che lo ha costretto al ritiro, mentre l’atteso Andrea Fontana non ha concesso nulla, conquistando l’ottavo sigillo stagionale dopo la doppietta messa a segno ad inizio luglio a Hockenheim. Scattato dalla pole, il bellunese è riuscito a
contenere gli attacchi di Alessandro Bracalente, che ha tentato in ogni modo di mettere in discussione la leadership del rivale. Nemmeno l’entrata in pista della safety car, causa contatto tra Abdelhakim e Nicelli appunto, ha cambiato le carte in tavola, perché il veneto alla ripartenza ha mantenuto il comando delle corsa, correndo incontrastato verso la vittoria. Alle sue spalle Bracalente ha dovuto accontentarsi del secondo gradino del podio, precedendo un ritrovato Bernardo Pellegrini. Il forzato ritiro in Gara 1, ha condizionato anche la successiva Gara 2 a Davide Nicelli, da dove è dovuto scattare dall’ultima fila. Questo non ha però demoralizzato il pilota oltrepadano resosi protagonista di una spettacolare rimonta, che lo ha portato fino alla settima piazza, rimonta interrotta dalll’ingresso della safety car, che ha praticamente chiuso la gara con largo anticipo. A vincere è stato ancora Andrea Fontana, dietro di lui si è piazzato nuovamente Alessandro Bracalente che grazie al secondo posto tiene i giochi aperti fino alla prossima gara del Mugello, mentre terzo si è classificato Ferruccio Fontanella, che ha approfittato di un problema meccanico alla Dallara di Sergio Terrini per agganciare il podio. In quarta posizione uno straordinario Dino Rasero ha avuto la meglio su Renato Papaleo, mentre in sesta piazza Franco Cimarelli ha preceduto il rimontante Davide Nicelli ed Enrico Milani. Una trasferta dolce-amara quindi per Nicelli: dolce per il potenziale che il giovane pilota oltrepadano ha saputo esprimere; amaro, per il risultato che
Davide Nicelli non è arrivato. A Nicelli ora rimane l’opportunità di rifarsi al Mugello a metà Ottobre per l’ultima gara del Campionato F2 Italian Formula Trophy.
'trofeo sorelle ramonda-luca per non perdersi nel tempo'
Auto storiche: Ottima prestazione dei vogheresi Tamburelli e Adaglio
di
Piero Ventura
Codevilla - Alla seconda edizione del "Trofeo Sorelle Ramonda- Luca per non perdersi nel tempo", gara a scopo benefico riservata ad auto storiche, promossa dal Veteran Car Club Carducci di Casteggio, c’è stata l’ottima prestazione dei vogheresi Tamburelli-Adaglio i quali sono saliti sul secondo gradino del podio assoluto, mentre quello più alto è stato occupato dagli alessandrini Formento-Formento. Sul gradino più basso del podio salgono invece Crosignani-Crosignani dati tra i favoriti, così come l’equipaggio di Varzi composto da Marrale-Modenese i quali si sono collocati appena giù dal podio. Su di un percorso molto tecnico che includeva passaggi su prove affascinanti quali Nazzano e Rocca Susella, rese famose da rally importanti, solo 83 centesimi di secondo hanno separato Tamburelli-Adaglio, al volante della piccola NSU Prinz del 1971, da una possibile vittoria assoluta. Dai primi anni ’60 fino al 1973 la tedesca NSU, ora parte del gruppo Volkswagen, produsse nei suoi stabilimenti di Neckarsulm questa vetturetta a tre volumi, due porte e motore posteriore. Spinta da un rumorosissimo motore bicilindrico di 600 cc raffreddato ad aria, contraddistinta da una linea a saponetta, ebbe un notevole successo di vendite. Non meno apprezzate furono le sue versioni sportive: la 1000 e la 1200 TC, rese più aggressive da vistose grigliature e fanaleria posteriore a corpi separati! La Prinz aveva il
Adaglio-Tamburelli motore posteriore trasversale bicilindrico 4T avviato da un una dinamomotore. Con le Prinz si facevano anche i rally, le prestazioni erano ottime, era anche discretamente costosa per l’epoca. Nella nostra pro-
vincia, tra i primi a portarla in gara ci furono anche Filippo Musti e Spalla. Con la loro ottima performance, Tamburelli-Adaglio si sono aggiudicati la vittoria nella speciale classifica riservata ai Gentleman.
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Brallo di pregola - 1°Rally Alberto Alberti
di
Piero Ventura
Non c’era modo migliore per ricordare il pilota del Brallo a cui era dedicata al gara, con la vittoria di un altro "piede pesante" del Brallo, quel Michele Tagliani, sempre velocissimo, che per anni ha entusiasmato i tifosi pavesi, e continua a farlo anche se, in queste ultime stagioni, ha ridotto moltissimo la sua attività, ma non la capacità di vincere. Come "un cannibale", Tagliani, navigato da Enrico Risso sulla performante Ford Fiesta R5, si è aggiudicato tutte le 7 prove in programma, lasciando solo le briciole agli avversari. Sul secondo gradino del podio, in gara con la Clio R3C, sono saliti i "coniugi volanti": Michele Caldaralo, che non ha mai perso il vizio di vincere la classe e non solo, con alle note la brava Federica Tronconi. Completa il podio lo spettacolare varesino, Mauro Miele con Luca Beltrame sulla Bmw M3. Ai piedi del podio invece troviamo l’intramontabile vogherese Alessandro Ghezzi in coppia con Agostini Benenti sulla Ford Fiesta R5. Da sottolineare l’ottima prova fornita dagli oltrepadani Paolo Rocchi e Roberto Campedelli, settimi assoluti con la Peugeot 208 e vincitori con ampio margine della combattutissima classe R2B. Tra i ritiri eccellenti, vanno segnalati quelli di Massimo Brega e Claudio Biglieri, fermati subito da problemi al propulsore della Mitsubishi Evo X e quello di Jacopo Bariani, nipote di Alberto Alberti, il quale, con Riccardo Bisio sulla Clio Super 1600, dopo un ottimo avvio che li ha visti chiudere la prima PS con il 5° tempo assoluto e 1° di classe, si sono autoeliminati commettendo un errore sulla seconda prova in programma, quando stavano ulteriormente migliorando la loro prestazione. Sono state 56 le vetture al via di cui 9 storiche dove a vincere sono stati Roberto Ottolini e Luca Lucini con la Ford Sierra Cosworth, davanti a Beniamino Lo Presti e Camilla Sgorbati con la Porsche 911 Sc, quindi Maroni,S. - Camerini,G. (Opel Kadett Gsi), Braga,M. - Navati,S. (Fiat 128 Rally), Ziglioli,E. - Stradiotti,U. (Lancia Fulvia Hf) e Verri,G. - Verri,M. (Autobianchi A112 Abarth). Poca fortuna per Madama-Venturini con l’Opel Kadett
Tagliani - Risso GT/E, costretti al ritiro quando erano in terza posizione. Tornando alle vetture moderne, non va dimenticato il forfait di Matteo Musti, dovuto ad un serio problema familiare. La top Ten del 1° Rally Alberto Alberti vede quindi:1.Tagliani,M. - Risso,E. (Ford Fiesta) in 39'09.2; 2.Caldaralo,M. - Tronconi,F. (Renault Clio) a 1'41.4; 3.Miele,M. - Beltrame,L. (Bmw M3) a 1'42.8; 4.Ghezzi,A. - Benenti,A. (Ford Fiesta) a 2'16.2; 5.Grassano,P.P. - Camoirano,I. (Honda Civic Type R) a 3'20.5; 6.Tedeschi,R. - Filippini,R. (Renault Clio) a 3'45.3; 7.Rocchi,P. - Campedelli,R. (Peugeot 208) a 3'56.2; 8.Stefanone,M. - Pisati,D. (Renault Clio) a 3'57.0; 9.Zigliani,R. - Zigliani,L. (Peugeot 208) a 4'29.8; 10.Castelli,G. - Domenichella,M. (Renault Clio Williams) a 4'42.2. Lotta di classe: CLASSE SUPER 1600: Fermi i leader provvisori, Bariani e Ballerini, la vittoria è andata a Tedeschi - Filippini (Renault Clio) in 42'54.5; 2 davanti a Giordano Barber - Zerbini (id) di 6'59.9. CLASSE R5, successo di Tagliani - Risso (Ford Fiesta) in 39'09.2 davanti a Ghezzi- Benenti (id) di 2'16.2; CLASSE R3C, vittoria di Caldaralo,M. - Tronconi,F. (Renault Clio) In 40'50.6 con 2’15”6 su Stefanone - Pisati (id). CLASSE R2B, Paolo Rocchi e Roberto Campedelli imprendibili tant’è che alla fine mettono oltre mezzo minuto sui più diretti avversari e quasi un minuto sui pur bravi Crevani-Cadore: 1.Rocchi,P. - Campedelli,R. (Peu-
Brisighella - Trofeo Bandini
Verstappen da Stradella a Brisighella con i Nicelli
Guglielmo Nicelli - Max Verstappen - Davide Nicelli di
Piero Ventura
Bagno di folla per il fenomeno della Formula 1. Il giovanissimo pilota, Max Verstappen, entrato sui circuiti della formula 1 all’età di 17 anni, ha ricevuto a
Brisighella, il Trofeo Bandini, riconoscimento intitolato a Lorenzo Bandini, pilota di Fognano della Ferrari scomparso in un incidente durante un Gran Premio del 1967 e giunto quest’anno alla sua 23esima edizione. Verstappen, è giunto nel centro romagnolo in elicottero accompagnato dagli stradellini Guglielmo e Davide Nicelli, rispettivamente rallysta gentleman il primo e pilota di F2 il secondo, con loro anche il nostro fotografo Lorenzo Delucchi. Dopo aver fatto visita all’azienda vinicola di questi ultimi, il pilota, da quest’anno in forza alla Scuderia Red Bull, è già nella storia per essere il più giovane pilota a vincere un gran premio di Formula 1. Verstappen ha approfittato della disponibilità dei Nicelli per raggiungere Brisghella e ritirare l’ambito premio. Stessa accoglienza, l’azienda vinicola stradellina l’aveva riservata lo scorso anno un altro pilota Red Bull, Daniel Ricciardo.
geot 208) in 43'05.4; 2.Zigliani,R. Zigliani,L. (id) A 33.6; 3.Crevani,D. - "Kk" (id) A 53.6; 4.Fugazza,S. - Fugazza,R. (id) A 54.3; 5.Grossetti,A. - Tedeschi,R. (id) a 1'02.9; 6.Rebutti,A. - Aresca,R. (Suzuki Swift) a 1'15.0; 7.Mantoan,N. Paovani,M. (Suzuki Swift) a 2'35.5; 8.Luchina,D. - Maxenti,N. (Peugeot 208) a 4'07.4; CLASSE A 7 - Nessuno è riuscito a fermare la corsa di Grassano verso il successo, neppure l’intramontabile pilota di casa, Giovanni Castelli, costretto ad un onorevolissimo secondo gradino del podio. 1.Grassano,P.P. - Camoirano,I. (Honda Civic Type R) in 42'29.7; 2.Castelli,G. - Domenichella,M. (Renault Clio Williams) a 1'21.7; 3.Gatti,S. - Musti,C. (Renault Clio Williams) a 3'28.7; CLASSE A6 – Ottima prova di Alberti con il giovane Lovagnini che si aggiudicano la classe con una quarantina di secondi sul più immediato degli inseguitori: 1.Alberti,F. - Lovagnini,I. (Peugeot 106 Rallye) in 46'40.9; 2.Ronchetti,A. - Certa,A. (Rover 216) a 41.8; 3.Cotugno,M. Gardini,M. (Renault Clio) a 5'42.9; CLASSE A5 – Gara solitaria di Spinetta - Raggi (Peugeot 205 Rallye) in questa classe che portano a termine la gara in 50'36.2: CLASSE A0, vita facile per il velocissimo Mazzocchi che chiude davanti al vogherese Salviotti: 1.Mazzocchi,M. - Bracchi,E. (Fiat 600 Sporting) in 46'08.8; 2.Salviotti,A. - Pozzi,A. (Fiat 600 Sporting) 1'53.0; CLASSE N4 vittoria pavese con SangermaniLovati: 1.Sangermani,P. - Lovati,P. (Mitsubishi Lancer Evo Ix) n 44'19.8; 2.Saredi,P. - "Lady Tuning" (Subaru Impreza) a 1'14.7; CLASSE N3, soli all’arrivo, Zaccaron,M. - Bottini,L. (Clio Williams) in 46'20.6; CLASSE N2-Bel confronto in questa classe che chiude con al primo posto, Rossi,P. - Guagnini,R. (Peugeot 106) n 45'42.1; 2.Foppiani,V. - Guglielmetti,L. (Peugeot 106) a 54.1; 3.Nespoli,R. - Cavanna,M. (Peugeot 106) a 58.4; 4.Guglielmetti,T. - Maini,M. (Citroen Saxo) a 1'52.9; 5.Comando,S. - Camera,S. (Citroen Saxo) a 5'07.3; 6."Gaspare" - Lo Presti,G. (Peugeot 106 Rallye) a 6'30.2; CLASSE R1C NAZIONALE, soli al via e al traguardo Nobili,D. - Spadone,M. (Clio RS) in 47'15.0; RACING START 2000 BENZINA, anche qì gara solitaria per Granelli,M. - Lecca,G. (MG ZR 160) in 48'22.4.
MOTORI
Torna "il cannibale" e fa il vuoto... Michele Tagliani!
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rally coppa valtellina
"Tigo"primo di classe
di
Nicolò Tucci
Sondrio - Primo di classe del gruppo N1, così Andrea Salviotti, per tutti "Il Tigo", navigato da Alessandro Pozzi, dopo 8 prove impegnative riesce a portare la sua Rover MG sul gradino piu' alto del podio.
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Al via il concorso che premia i giocatori e gli allenatori migliori dell'Oltrepo
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Da quest'anno influiranno sul punteggio finale anche le prestazioni in Campionato
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SPORT
la carica dei 101: matteo traversa
"Sono salito per la prima volta su una moto a 7 anni" di
Pierfilippo Saviotti
È stata una stagione molto positiva per Matteo Traversa, giovane motociclista oltrepadano. Quest’anno è infatti riuscito a salire sul gradino più alto del podio sia nel Campionato Italiano Supermoto On Road, sia in quello Regionale che l’ha visto vincitore di tutte le gare. Abbiamo parlato con Matteo riguardo alle soddisfazioni avute quest’anno. Quando è nata la sua passione per le moto, e a che età è salito per la prima volta sulle due ruote? "La passione l’ho avuta fin da piccolissimo, anche perché mi è stata tramandata da mio padre, anche lui grande appassionato. Sono salito per la prima volta su una moto a 7 anni, quando ho cominciato a girare per i circuiti della zona, specialmente quello di Castelletto di Branduzzo. Ovviamente erano giri liberi per puro divertimento, a quell’età non ho mai fatto gare". La prima gara quindi, a che età l’ha corsa? "La prima gara l’ho fatta a 14 anni, nella disciplina del Supermotard. Inizialmente le gare erano di livello molto basso, giusto per prendere confidenza con le competizioni. Dopo un po' di tempo ho provato un’esperienza nuova, ovvero ho partecipato al Campionato Velocità Gp 125. La vera passione è però rimasta per il Motard, quindi sono tornato a questa disciplina. Nel 2009 ho partecipato al Trofeo Honda che ho concluso in terza posizione, l’anno successivo ho invece partecipato al Campionato Italiano con il team ufficiale Husqvarna, e ho concluso in quarta posizione. Da lì in poi ho partecipato a qualche gara solo saltuariamente. Dal 2013 fino a questa stagione sono stato invece fermo completamente". Qual è stato il motivo che l' ha convinta a ritornare in pista? "Nell’autunno 2015 ho ricevuto la chiamata di una squadra, l’Extreme Team, per fare un provino insieme ad altri piloti nel quale sono stato il più veloce, quindi sono stato preso. Inizialmente avrei dovuto partecipare soltanto a qualche gara del Campionato Italiano. Durante la prima gara di Viterbo, però, ho visto che riuscivo ad andare molto forte, ottenendo la Pole Position davanti a piloti molto forti come Max
Matteo Traversa Biaggi e altri. Così abbiamo deciso di partecipare a tutte le gare, pensando di riuscire ad essere competitivi". Scelta molto azzeccata, dato il risultato finale... "Direi proprio di sì, dato che alla fine sono riuscito a vincere. È stata una stagione molto dura, anche perché ho gareggiato contro piloti molto forti ed esperti, oltre al già citato Biaggi, erano presenti Davide Giugliano, che partecipa al Mondiale Superbike, e Paolo Salmaso". È stata una stagione molto positiva dunque, che l'ha vista sul gradino più alto del podio anche nel Campionato Regionale... "Sì, è stata un’altra grande soddisfazione, anche perché sono riuscito a vincere tutte le gare, tutte le manche e ho ottenuto tutte le pole position. Sono riuscito ad andare molto forte, e di questo sono stato felicissimo". Apriamo il capitolo dei costi relativi a questo sport, il quale è sicuramente uno dei più dispendiosi in termini economici. E' riuscito a trovare
l’aiuto degli sponsor? "Il motociclismo è uno sport sicuramente molto costoso. Oltre alle spese relative alla moto, che alla fine sono le meno impegnative, c'è da affrontare il finanziamento dei treni di gomme per ogni gara, delle trasferte, spesso lontane, e degli allenamenti. Quest’anno sono stato aiutato dalla mia squadra, l’Extream Team, che mi ha dato una grande mano per quanto riguarda la preparazione della moto, la fornitura di gomme e gli allenamenti. Un aiuto mi è arrivato anche dallo sponsor Vibram e dall’autosponsorizzazione dell’attività mia e di mio cugino Michele, il Side by Side Offroad Park. Per il futuro si spera nell’investimento di maggiori sponsor che mi aiutino a fronteggiare le spese". Quest’anno ha avuto anche un bel seguito di sostenitori, vero? "Si, quest’anno ho cambiato numero, sostituendo il mio 'storico' 21 con il 101, numero che in passato ha utilizzato uno dei miei piloti preferiti, Thierry Van Den Bosch. Da qui è nata l’idea, partorita da mio cugino Michele Orione, di creare lo slogan 'la carica del 101'. Questo motto ha avuto molto successo per le piste di tutta Italia, nelle quali venivo ricordato anche per questo. In generale devo dire che i miei amici e sostenitori mi hanno seguito con grande affetto. Alle gare sono sempre andato con mio padre e con un nostro amico. Quando non potevano partecipare direttamente, i miei amici mi hanno fatto sentire la loro vicinanza mandandomi messaggi prima, dopo e anche durante le giornate di gara, chiedendomi come stesse andando. Tutto questo mi ha fatto un enorme piacere" Per il futuro, hai qualche progetto in mente? "Per i prossimi anni sto ancora valutando. Ho ricevuto diverse proposte da squadre molto importanti. Devo dire che, in ogni caso, questa stagione mi sono trovato molto bene con la mia squadra, specialmente con il mio team manager, Leonardo Battaglia, quindi cercherò di mantenere la collaborazione con lui anche per i prossimi anni. Comunque stiamo aspettando la Fiera EICMA (la fiera internazionale del motociclo, ndr), che si terrà a Milano a Novembre, per decidere il da farsi. La mia idea è comunque di partecipare l’anno prossimo a tutte le gare del Campionato Mondiale On Road, in cui potrò confrontarmi con i migliori piloti provenienti dalla MotoGp e dalla Superbike".
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"erano i primi anni '50. fu un colpo di fulmine..."
di
Giacomo Braghieri
Intervista a Carlo Poggi, classe '38 giocatore, dirigente e presidente del Varzi calcio. Una passione lunga un' esistenza per lo sport e per il calcio in particolare. Siamo tutti allenatori della Nazionale, ma il calcio dilettantistico, fucina dei futuri campioni è radice di tutto il movimento che dai campi di provincia va fino ai templi del bel gioco di serie A; questa radice è nutrita della passione di veri uomini di sport, Carlo Poggi è uno di questi. Lui si definisce "malato di calcio", ancora oggi va al Marassi o allo Stadium di Torino con regolarità. Non possiamo dargli del lei per familiarità, e lo chiameremo Carlo come tutti i giocatori del Varzi da cinquanta anni a questa parte. Andiamo per ordine, come ti sei appassionato al calcio? "È stato grazie a mio zio, Vittorio Poggi, mi ha portato a vedere le partita della Vogherese contro la Pro Patria che ai tempi militavano in serie B, erano i primi anni '50. Fu un colpo di fulmine, da allora non ho mai smesso di seguirlo". Com'è nato il Varzi calcio? "È nato grazie a un pugno di pionieri: mio zio Vittorio, Fausto Calvi, Gigi Comolli, Puccio Giacobone. Allora misero in piedi una squadra di prima divisione, giocavano i nati dal '20 al '30 e dei migliori giocatori ricordo Giovanni Ravelli, Giorgio Pochintesta e Giovanni Lazzati". Per quanto tempo hai giocato? "Ho iniziato tardi, avevo diciannove anni, e mi sono ritirato a trentasette. Quando ho iniziato dalle nostre parti il calcio non era organizzato e nascevano e morivano formazioni continuamente. Pensa che il primo campo ci fu dato in concessione gratuita da Oreste Maretti con la clausola che se avessimo saltato un campionato se lo sarebbe ripreso. Così fu e ci costruì il cantiere per la lavorazione della ghiaia e dell'asfalto. Per questo motivo il primo campionato lo disputai nel Rivanazzano. Di Varzi eravamo io, mio fratello Giuseppe, Giovanni Tambussi, Luciano Fraschini Andrea Malaspina. L'anno dopo grazie a Giovanni Ravelli, primo presidente della mia era, medico di base a Varzi, e a Don Luigi Serra riottenemmo un campo e organizzammo una squadra". Dopo come sei passato dirigente? "É stato naturale, ho collaborato con bravissimi presidenti, Carlo Chiappano, Paolo Stafforini, Romualdo Orsi. Con quest'ultimo ho avuto una stretta collaborazione in quanto ci affidò la gestione tecnica con ampi gradi di fiducia e responsabilità. Con lui siamo arrivati in Eccellenza nella stagione 92-93. Io ho fatto il presidente dal '92 al 2006". Quando eri dirigente hai visto la nascita dei settori giovanili... "Si, iniziammo con gli allievi e poi col tempo riuscimmo a mettere insieme giovanissimi ed esordienti. I settori giovanili ci hanno dato grandi soddisfazioni, tutti gli anni una delle formazioni vinceva o arrivava in alta classifica nel suo girone. Ma i risultati non sono stati la cosa più importante". Non si va in campo per vincere? "Certo ci mancherebbe ma dai settori giovanili col tempo siamo riusciti a formare i tre quarti della prima squadra che ottenne il più brillante risultato del Varzi calcio di tutti i tempi, la promozione in Eccellenza. Era una formazione dove le classi' 66 '67 '68 '69 giocavano insieme fin dai tempi dei giovanissimi.
Carlo Poggi Anche uno dei più bei ricordi che ho del calcio è legato a una formazione di Juniores". Racconta... "Un anno non abbiamo fatto in tempo ad iscrivere la squadra nel campionato provinciale così in estremis ci hanno ospitato in quello piacentino. Ci diedero un campo a San Nicolò e noi ogni volta che giocavamo in casa ci facevamo una sessantina di chilometri. Partivamo presto, accompagnati da volontari e genitori perchè dovevamo preparare il campo prima dell'incontro. Era una sfacchinata per tutti eppure quei ragazzi vinsero il campionato. Ancora oggi quando ci penso provo soddisfazione e orgoglio". È difficile tenere in piedi dal punto di vista dei costi una società di calcio? "Oggi sicuramente si. Quando sono stato dirigente lo era meno, c'era più ricchezza e molte più piccole imprese di oggi. Il Varzi poi ha avuto diversi imprenditori e professionisti che non hanno mai fatto mancare il loro sostegno concreto, Stefano Villetti, Gil Galati lo stesso Aldo Orsi per citarne alcuni. Il gruppo dirigente di allora era composto di amici, organizzavamo feste, il torneo estivo in notturna, molti dei sostenitori finanziari erano nostri amici da sempre. Alla squadra, fra volontari e sostenitori non sono mai mancate le risorse. Con il settore giovanile avevamo un ricambio di giocatori a prezzo zero e fino a che si è potuto gestirne il cartellino si riusciva con la cessione a guadagnare qualche soldo. Pensa che con la vendita di Carlo Barbieri riuscimmo a guadagnare circa cinquanta milioni di lire, un record assoluto per una piccola società come la nostra". Calcio e politica? "Non c'è mai stato chiesto nulla anche se devo ricordare Giuseppe Tevini che quando fu sindaco di Varzi non ci ha mai fatto mancare il suo sostegno. A volte ci stupiva riuscendo a risolverci problemi senza che glielo avessimo chiesto. Con lui ottenemmo la gestione di tutti gli impianti sportivi adiacenti al Carlo Chiappano, la piscina e i campi da tennis; noi grazie alle gestione basata su tanti volontari riuscimmo a racimolare qualche soldo per la squadra". A proposito di Carlo Chiappano tu lo hai conosciuto bene... "Eravamo praticamente coetanei avevo un rapporto fraterno con lui. Lo seguii nelle sue prime corse. Ri-
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"Con il settore giovanile avevamo un ricambio di giocatori a prezzo zero"
cordo quando ancora giovanissimo vinse a Nervi la sua prima corsa importante. Poi divenne un ciclista professionista di valore, corse al Giro d'Italia e al Tour de France. Fu gregario di un campione come Gimondi, ma la seconda parte della sua carriera, quella come direttore sportivo fu ancora più importante. Nel mondo del ciclismo era molto stimato per le sue doti di talent scout e per la sua capacità di muoversi in quel mondo. Scoprì Baronchelli e Giuseppe Saronni e le squadre più importanti se lo contendevano quando per un tragico incidente ci lasciò a soli 41 anni". Hai conosciuto anche Giorgio Favari promessa del pugilato? "Si certo, ma per questioni anagrafiche non ci frequentavamo. Ricordo che ero un bambino quando andavo a Voghera ad assistere ai suoi incontri. Partiva un pulmann da Varzi di sostenitori. Era un grande incassatore ma la cosa che più ricordo era il calore dei vogheresi. Praticamente lo avevano adottato e lo sostenevano con grandissimo entusiasmo. Si diceva che lo avesse chiamato l'Ignis di Varese, una grande scuderia di pugili ma che avesse declinato l'offerta per rimanere vicino alla sua famiglia". Torniamo al calcio, hai visto da Rocco e Sacchi fino a Murinho quanto conta un allenatore? "Ad essere sincero penso che esista il modulo e da lì numerose combinazioni in base ai giocatori che disponi. Puoi chiamarli con nomi diversi: un tempo esistevano le ali ora si chiamano esterni ma la sostanza rimane che venti giocatori si giocano la palla come possono. L'allenatore è importante nello spogliatoio, deve saper motivare ed amalgamare i giocatori ma anche un grande come Trappattoni messo a Cagliari non ha potuto fare molto, anzi fu esonerato. Comunque ritengo che il migliore ora sia Carlo Ancelotti, un vero uomo di sport, ovunque vada viene tenuto in grande considerazione". In che ruolo hai giocato? "Ero un regista, ho sempre avuto il pallino per l'organizzazione". Qual è stato il più grande giocatore di tutti i tempi? "Per me è stato Valentino Mazzola, era il giocatore più completo dal punto di vista fisico e tecnico oltre ad avere un grande carisma ed intelligenza tattica". Cosa pensi del fenomeno hooligans? "È una vita che giro per gli stadi ma davvero poche volte ho assistito a risse. Certe cose te le vai a cercare e con lo sport non hanno nulla da spartire". Un aneddoto? "Ricordo la finale di Champions del 72/73 a Belgrado. Grazie a Stefano Villetti che aveva organizzato la trasferta, io ed altri amici di Varzi assistemmo alla partita di fianco all'avvocato Agnelli, purtroppo vinse l'Ajax e vedemmo Cruijff alzare la coppa". Il Varzi da quest'anno ha un nuovo presidente..... "Colgo l'occasione per fare i miei migliori auguri alla nuova dirigenza della squadra. Devono essere orgogliosi di gestire un piccolo club con una lunga storia".
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Illustre Direttore, Trovo sconcertante il fatto che si parte da un fatto di cronaca, pur gravissimo come solo una morte di una persona può essere, per farne l’occasione per strumentalizzare la situazione. Potrà anche essere vero il fatto che i cinghiali siano in aumento e possano creare danno alle coltivazioni, ma i danni che provocano all’ambiente e alle coltivazioni nonché il pericolo che creano agli altri esseri umani i cacciatori è ben più grave ed evidente. Al di là della consueta e inconsistente retorica che
dipinge i cacciatori come conoscitori e paladini dell’ambiente, la realtà è ben diversa. Faccio di seguito un breve e non esaustivo elenco delle pessime abitudini e spesso violazioni di legge che i cacciatori, o almeno molti di loro, compiono. Hanno la pessima abitudine di girare con il fucile in mano anche lungo le strade. Sparano in prossimità delle case. Circolano abitualmente nei terreni privati senza chiedere alcun permesso. Lasciano scorrazzare i propri cani nei terreni e intorno alle case altrui. Nei giorni di caccia con le detonazioni che si susseguono
"Tra un ginghiale morto ed un essere umano morto..." Egregio Direttore Vivo in Oltrepò da tanti anni e posso assicurare che la presenza dei cinghiali e di ungulati in genere è in aumento esponenziale. Lo dicono tutti i dati ufficiali. Lo dice anche il buonsenso: basta guardare quello che sono diventati i nostri campi, in particolare le vigne. Recinti elettrificati, reti, apparati che cercano, spesso senza esito, di limitare l'accesso ai campi coltivati. Per quanto riguarda la presenza di questi animali sulle strade le faccio questo esempio. Personalissimo ma che ritengo centrato. Vivo a Casteggio dal 1992, e per lavoro vado spesso in molti paesi dell’alto Oltrepo: nei primi anni gli attraversamenti di cinghiali e caprioli sulle strade di casa erano sporadici. Da un qualche anno a questa parte sono quotidiani.E non è un modo di dire: ci sono zone precise, aree di attraversamento, in cui sei sicuro al 99% che ci sarà passaggio.
Capisco che per quanto riguarda gli abbattimenti la discussione è vecchia come il cucco, ed io non sono un esperto di fauna ed ecosistemi, non ho la soluzione in tasca e non voglio avventurarmi, come fanno molti, sulle cause e le colpe. E' il modo migliore per parlare senza agire: posso solo dire che la situazione attuale non è sostenibile, e non è certo non facendo niente, oppure come fanno molti animalisti-fondamentalisti, negando l'evidenza, che si risolve la situazione. Qualche cosa deve essere fatto e subito, di danni, incidenti , problemi ed ora anche un morto c’è ne sono stati abbastanza. Io tra un cinghiale morto ed un essere umano morto, sceglierò sempre e comunque di uccidere il cinghiale o qualsiasi altro animale che può mettere in pericolo la vita di un uomo” Riccardo Mangiarotti Casteggio
Anche a Rivanazzano Terme qualcosa che non va c'è...
Gentile Direttore, vivo a Rivanazzano Terme da sempre. E’ il mio paese, la mia gente, lo amo e non lo cambierei con nessun paese al mondo, forse questa la forza di noi Rivanazzanesi Doc… Con rammarico e appoggiando la teoria che “tutto il mondo è paese”, noto l’inciviltà dei nostri ragazzi e quindi la nostra, di noi genitori/educatori. Avete mai provato a dare uno sguardo al campo da calcetto sito difronte alla palestra intorno alle 18.00, 18.30? Fateci caso: bottigliette di plastica vuote gettate a terra, sacchetti di patatine ovunque, ragazzi che tra una bestemmia e l’altra si fanno largo tra la rete rompendola … Nessun rispetto, nessuna cura… Qui l’amministrazione comunale nulla c’entra e se proprio vogliamo dare la colpa a qualcuno diamola a noi genitori che preferiamo stare seduti comodamente su una panchina a parlottare piuttosto che vigilare! Non credo che tutti quei ragazzini che affollano il
campetto da calcio siano un’orda di barbari incivili, credo che per la maggior parte dei casi a loro vengano insegnate le regole base della buona educazione e del rispetto per le cose altrui.. ma poi il “branco” rimuove in loro ogni regola di comportamento civile. Soluzione? Tempo fa fu addirittura messo, a mio avviso giustamente, un cartello nel quale si pregava di pagare la cifra simbolica di 1€ per accedere al campetto. Non ho notato la fila per pagare 1€…. Non ho soluzioni, se non vigilare e mi rivolgo a questi ragazzi, Rivanazzano è il vostro paese che vi dà una grande opportunità a livello di svago e tempo libero, perchè distruggere un luogo di divertimento e un luogo d’incontro e ricreazione, perché??? E a noi genitori… Vigiliamo e a voi gestori il pugno di ferro! Lettera Firmata Rivanazzano Terme
LETTERE AL DIRETTORE Questa pagina è a disposizione dei lettori per lettere, suggerimenti o per fornire il proprio contributo su argomenti riguardanti l'Oltrepo. Scrivete una email a: direttore@ilperiodiconews.it. Le lettere non devono superare le 2500 battute. Devono contenere nome, cognome, indirizzo e numero di telefono che ci permetteranno di riconoscere la veridicità del mittente. Le lettere con oltre 2500 battute non verranno pubblicate.
tutto il giorno ma più spesso nelle ore dell’alba e del tramonto disturbano la quiete, anche in prossimità dei centri abitati. Creano grave pericolo per le persone che magari in autunno girano nei boschi in cerca di funghi o semplicemente passeggiano. Mi fermo qui, anche se l'elenco potrebbe essere molto più lungo…. Francesca Canevari Voghera
DAI LETTORI
Allarme cinghiali: "I cacciatori sono il vero problema"
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Accattonaggio: "Si sono moltiplicati..."
Gentile Direttore, Sono un vogherese che quotidianamente si reca in centro per motivi di lavoro o per fare semplicemente spesa. Negli ultimi mesi mi sono imbattuto sempre più spesso in diversi soggetti che chiedono soldi Si sono moltiplicati e a volte sono davvero insistenti e fastidiosi. Si passa dalla richiesta di soldi per i più svariati motivi: dal dover mantenere una famiglia, allo sbarcare il lunario perchè senza lavoro all'offrirsi come manovalanza per portarti la borsa o riportare il carrello della spesa. Questi uomini bazzicano spesso la zona adiacente ad alcuni supermercati e nella zona dell’ospedale, ti fermano per strada o davanti ad una chiesa o addirittura quando sei seduto al bar a bere un caffè. Ho sentito trattare a male parole una ragazza che si rifiutava di dare loro soldi. Mi domando: non c'era un regolamento comunale in merito? Spero di non essere tacciato quale razzista perchè non mi ci sento e non credo di esserlo, ma non posso neppure devolvere il mio misero stipendio a forza di un euro o due a tutti coloro che mi fermano e me lo chiedono, perchè ormai la situazione sta diventando questa. Se poi a quelli aggiungo i soldi per parcheggiare la mattina mi conviene restare a letto, ci guadagno di più. Mauro Calvi Voghera
Storie di cani... Salvati
Signor Direttore, Loro ce l’hanno fatta! Loro si sono salvati! E meno male, aggiungo io, però mentre delle 290 persone morte non sappiamo assolutamente nulla e nessuno si prende la briga di pubblicare nomi ed età, giusto per dare dignità a queste morti, per farle più nostre, per sentirli più vicini, altresì sappiamo tutto dei cani salvati, dei cani rimasti senza padrone, dei cani senza casa. Sappiamo nomi, nomignoli, razze ed età. E abbiamo anche le foto. I quotidiani fanno a botte in questa sorta di dovere di cronaca pro-lobotomizzati. Addirittura sul maggior quotidiano nazionale (che non cito per pietà) la prima pagina di qualche settimana fa era tutta riservata al salvataggio dell’ennesimo cane, mentre ho dovuto sfogliare diversi quotidiani per sapere del salvataggio della bambina di 8 anni rimasta ore sotto le macerie! Si racconta ciò che la gente ama sentire e la gente ora ama gli animali piu’ degli esseri umani! Chiara Torti Stradella
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