Il Periodico News - GENNAIO 2017 N°113

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Godiasco Salice Terme

Anno 11 - N° 113 Gennaio 2017

Elezioni comunali 2017: Berogno e Somensini non sembrano avere il nome giusto Siamo nel 2017 e quello che preoccupa molti abitanti di Godiasco Salice Terme è il 17, numero ...

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Servizio da pag. 22

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CERVESINA - IL SINDACO "Abbiamo aperto un contenzioso con il comune di Pizzale" Dal primo gennaio 2016 l'Unione dei Comuni Cervesina, Pancarana e Pizzale, con l'uscita di quest'ultimo, è stata ufficialmente ridotta a due e ribattezzata Micropolis... Servizio a pagina 15

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13 DOMANDE A BARBIERI E GHEZZI PER VEDERE SE VOGHERA FARA' 13 RIVANAZZANO TERME chi sarà il successore di Ferrari? ci potrebbe essere una sorpresa

A Rivanazzano Terme, salvo cambiamenti della legge elettorale, al momento alquanto improbabili, che permetterebbero al sindaco Ferrari di ricandidarsi, si stanno decidendo quali saranno le liste e soprattutto i candidati sindaci della prossima tornata elettorale. Chiaramente se ... Servizio a pag. 20

Barbieri contro Ghezzi, Ghezzi contro Barbieri: polemiche, discussioni, alleanze e staff politici di entrambe le parti che si stanno impegnando per portare il loro candidato alla vittoria.Abbiamo voluto sottoporre ai due protagonisti del ballottaggio... Servizio a pagina 4-5-6-7

Santa Margherita Staffora

Casteggio - Arnese

Stravincere le elezioni con la squadra di governo più giovane della Provincia (30 anni l'età media), insediarsi in amministrazione con voglia di fare ed energie da spendere ma ritrovarsi il bilancio con un buco di oltre 500mila euro è un colpo che abbatterebbe un elefante... Servizio a pagina 26

Casteggio da qualche tempo è coperta da un mistero, infatti sono in molti a domandarsi cosa si celi dietro l'acquisto della nuova struttura realizzata nella piazza di Largo Colombo che, dopo anni di polemiche per Servizio a pagina 30 l'installazione ...

Gandolfi: "Evitare il crack con un buco di bilancio di 527mila euro è stata un'impresa"

Quattro giorni di spettacolo al Rally 4 Regioni 2017: un evento d'altri tempi

Un evento d'altri tempi, la notizia è di quelle che fanno il botto dando adito a incredulità e contemporaneamente fanno il giro... Servizio a pag. 53

"L'installazione di questo chiosco è solo un capriccio del nostro primo cittadino"

Varzi - La Nuova Pro Loco "Il Paese non risponde, il gruppo potrebbe sciogliersi"

Due anni di attività e molta delusione. La Nuova Pro Loco di Varzi, associazione formatasi... Servizio a pag. 25


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Commento di Antonio La Trippa

Anno nuovo vita nuova… Speriamo! In un momento di indubbia difficoltà dell'Italia e quindi anche dell'Oltrepo, dove la mancanza di soldi, la pochezza politica e la difficoltà sociale del mercato sono sempre più evidenti, anche il bilancio oltrepadano del 2016 non si può dire positivo per la nostra terra. Nel 2017 l'Oltrepo pone molte speranze, alcune ragionevoli altre a prima vista, stante la situazione oggettiva, irragionevoli. Se saranno ragionevoli o irragionevoli le speranze dell'Oltrepo, lo sapremo solo il 31 dicembre 2017, ma essendo la speranza l'ultima a morire, tutti noi oltrepadani ci apprestiamo ad affrontare quest'anno con fiducia e tutti nel fondo del nostro cuore vogliamo che queste speranze non siano solo illusioni. Parlando di speranza val la pena di parlare di una delle più importanti "fette" dell'economia del nostro territorio, il vino. Tutti si aspettano che il "volemose bene" scoppiato tra il Consorzio ed il Distretto porti nel 2017 ad una effettiva promozione dei vini oltrepadani, affinché conquistino sempre più quote di mercato in Oltrepo, in Italia e anche fuori dai confini nazionali. A dire il vero sarebbe importante che il vino acquistasse credibilità e quote di mercato in Oltrepo perché è da qui, dall'Oltrepo, il cuore pulsante del vino, che bisogna ripartire, non tanto per incrementare la qualità che sembra essere, al netto degli scandali scoppiati, un percorso avviato, anzi molto ben avviato e perseguito, da un sempre maggior numero di produttori, ma bisogna ripartire ed investire sull'orgoglio che oggi manca nella stragrande maggioranza dei bar, ristoranti e locali pubblici oltrepadani che non offrono e non propongono "in primis" i vini dell’Oltrepo. Se i vari manager o presunti tali invece di "impallare" le pagine facebook con loro foto con in mano una bottiglia, in cene o presentazioni autoreferenziali, anziché produttive, capissero che finchè gli esercenti dei locali pubblici dell'Oltrepo non avranno l'orgoglio e non diventerà automatico per loro proporre i nostri vini, nulla cambierà per il nostro vino ed il futuro non sarà radioso. Sino a quando a molti di questi manager o dirigenti, non tutti per fortuna, ma molti dei quali ripetiamo essere presunti tali, forse interessa più una foto in un bel ristorante di un hotel, o in un ristorante di Milano, Venezia o Zurigo anziché il fatto che i bar ed i locali pubblici di Voghera, Broni, Casteggio, Stradella etc. etc. pongano in bella vista le bottiglie del nostro Oltrepo, riteniamo che non si andrà da nessuna parte. Non è difficile da capire: qualsiasi azienda sa che prima bisogna esser forti in casa propria. In questo caso il sospetto è che forse per questi manager-promoter o presunti tali sia più divertente, soprattutto se fatto non a spese proprie, effettuare viaggi o cene turistico - ricreative in giro per l'Italia o per l'Europa piuttosto che partire da quello che dovrebbe essere lo zoccolo duro, promuovere efficacemente e veramente il vino dell'Oltrepo in Oltrepo. Fino ad ora così non è stato, gli scandali iniziati nel 2015 si sono trascinati per tutto il 2016, ci sono stati anche episodi dolosi: vigne bruciate, attrezzature rubate, valvole di scarico dei serbatoi del vino aperte al fine di far fuoriuscire nettare dell'Oltrepo e farlo

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VINO OLTREPADANO: TANTI EPISODI DOLOSI NEL 2016, MA QUALCHE DUBBIO SEMBRA SORGERE...

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defluire alle fogne, episodi inqualificabili, sporadici, ma certamente preoccupanti. Su questi episodi le autorità competenti stanno investigando, sia per cercare i colpevoli che li avrebbero perpetrati, sia anche, essendo sorto in alcuni casi qualche dubbio, per verificare se tutti gli episodi sono dolosi. A noi il dubbio non è mai sorto, reputiamo infatti siano tutti episodi dolosi, ma per dovere di cronaca confermiamo che i tempi e i modi di qualche, non di tutti, atti dolosi, qualche dubbio lo abbiano fatto sorgere sia alle assicurazioni interessate al risarcimento del danno, sia sembrerebbe, alle autorità competenti, non completamente convinte dalla dinamica di certi fatti. Siamo stati contattati da alcuni dei vignaioli oltrepadani che su alcuni atti dolosi, a dire il vero su uno

mente per molti di questi oscuri e per alcuni versi inspiegabili atti vandalici riteniamo si celi l'invidia o forse la ritorsione per mancati affari andati in porto. Senza prove concrete e attendendo che l'eventuale iter investigativo delle autorità competenti faccia il suo corso, nulla al momento si può dire con certezza, certo è che questi dubbi, su alcuni episodi, ripetiamo non su tutti, sembrano sempre più proliferare. Sarà vero? Non sarà vero? Noi onestamente speriamo di no, perché siamo un organo di stampa oltrepadano, letto e distribuito in 20.000 copie in Oltrepo e vogliamo e desideriamo che il nostro territorio sia sempre

in particolare, hanno sorriso e storto il naso, un noto produttore di vini oltrepadani senza sbilanciarsi ha risposto alle nostre domande con una domanda: "Ma ti cradat ca drumuma tut a l'umid?" (ma tu credi che dormiamo tutti all'umido?) alludendo ad un episodio che potrebbe non essere poi così tanto doloso. Premesso che ci sono stati diversi episodi banditeschi legati al mondo del vino oltrepadano, probabilmente non tutti sono stati denunciati, perché in alcuni i danni sarebbero stati minimi, nell'ambito degli episodi dolosi denunciati alle autorità competenti, vista la credibilità assoluta di chi li ha subiti, gli stessi a nostro parere, non possono essere messi in dubbio, ma non tutti i vignaioli oltrepadani sono convinti di questo, alcuni sostengono che dietro ad un specifico episodio doloso ci siano "potenti" del vino locali, tra questi potrebbe esserci anche qualche intermediario nella vendita del vino che potrebbe essere coinvolto, in oscure, al momento, trame vino – economico – assicurative, per sopperire o "mettere una pezza" a mancati guadagni legati alla vendita del vino tra l'Italia e qualche cliente di un paese straniero. Certa-

migliore e sempre più prospero, brindando a questi successi con il nostro buon vino, ma per dovere di cronaca e senza paura dobbiamo, perché nascondere la polvere sotto al tappeto non serve a nessuno, riferire di queste voci che ci arrivano da alcuni vignaioli e addetti ai lavoro oltrepadani. Per il 2017 a coloro che producono, che promuovono e che soprattutto vendono il vino dell'Oltrepo auguriamo un anno ricco di successi che siamo certi arriveranno, sempre più copiosi, a patto di investire ogni giorno affinché il vino dell'Oltrepo sia orgoglio dell'Oltrepo e affinché in ogni locale pubblico dell'Oltrepo venga proposto in primis il nostro vino, si parte da qui, nulla di nuovo e nulla di strano, è marketing territoriale elementare. Ci auguriamo anche che il 2017 non porti al mondo viti-vinicolo oltrepadano altri scandali, altri episodi dolosi, altre azioni delinquenziali ed al contrario, porti i nostri vini ad essere motivo d'orgoglio in Oltrepo e che le vendite del vino partendo dalla roccaforte commerciale oltrepadana aumentino sempre di più espandendosi a macchia d'olio in zone italiane e straniere sempre più vaste.


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una campagna elettorale lunga ed estenuante

13 Domande a Barbieri e Ghezzi per vedere se Voghera farà 13 Di Silvia Colombini

Barbieri contro Ghezzi, Ghezzi contro Barbieri: polemiche, discussioni, alleanze e staff politici di entrambe le parti che si stanno impegnando per portare il loro candidato alla vittoria. Abbiamo voluto sottoporre ai due protagonisti del ballottaggio vogherese di fine Gennaio, 13 domande uguali, sui temi più caldi che interessano Voghera. Abbiamo anche voluto porre alcune domande "meno impegnative" su cosa pensa Barbieri di Ghezzi e viceversa. Ci hanno risposto entrambi con gentilezza e disponibilità. Noi non vogliamo far nessun commento alle esaurienti ed esaustive risposte fornite dai due candidati sindaci, il giudizio come sempre lo darà il campo... Scusate l'urna... Tema sicurezza: le "ricette" possono essere molte, più telecamere, le ronde, i controlli di vicinato, ad esempio. Premesso che un'ottimizzazione ed una maggior collaborazione con le forze di sicurezza disponibili sarebbe auspicabile, qual è la sua "ricetta" per arginare e limitare a Voghera questo problema? Barbieri: "Un milione di euro sarà investito nel grande progetto “Voghera Sicura”. 60 telecamere ad alta definizione da collocarsi nei punti critici della città monitorate 24 ore su 24 sia dalle forze dell’ordine che da una centrale privata, 15 telecamere, alcune già in funzione in tutti gli accessi di Voghera che attraverso la targa dei veicoli monitorano tutti gli ingressi e le uscite dalla città, il potenziamento dell’illuminazione nelle zone più pericolose e nei punti della città che hanno necessità, sono i punti cardine di questo imponente progetto che sarà realizzato in collaborazione con ASM Voghera. “Voghera Sicura” e l’inserimento di un maggior numero di vigili di quartiere insieme ad un forte collegamento con tutte le forze dell’ordine, che già esiste, è quello che è necessario fare per difendere al meglio i cittadini di Voghera. E’ evidente che a questo progetto si deve affiancare una seria lotta all’immigrazione e una pena severa per chi commette reati". Ghezzi: "La nostra ricetta ha elementi portanti:1) Il primo passo fondamentale è già stato fatto: grazie alla collaborazione dei deputati del PD siamo riusciti a mantenere a Voghera la caserma dei carabinieri. 2)Integrare la polizia locale e quella nazionale (modello Modena), per consentire un maggior presidio del territorio. Le due polizie lavorano su molte attività in comune dando una grande efficacia alla azione preventiva. 3) Vigile di quartiere: annunciato e mai effettivamente messo in pratica da Barbieri. 4) Videosorveglianza agli ingressi in città e nelle zone a rischio 5) Rivitalizzazione delle zone cittadine a rischio integrandole nel tessuto sociale". La concentrazione di centri commerciali a Voghera e nei paesi limitrofi è molto alta. I negozi a Voghera stanno pagando questa situazione. Se verrà eletto quali saranno le iniziative che la vostra amministrazione metterà in atto per rivitalizzare ed aiutare il commercio di Voghera?

Barbieri: "Fare in modo che Voghera diventi come un outlet credo sia un progetto vincente. Per fare questo ci sono cose che devono fatte dal comune e altre che devono essere fatte attraverso la collaborazione tra commercianti. Il Comune deve investire molte risorse nelle infrastrutture, (parcheggi, castello, teatro, luoghi di incontro) per attirare persone dall’esterno; fare un nuovo regolamento comunale che sia moderno e adeguato ai tempi e cioè che consenta la possibilità di ridurre le imposte comunali alle piccole attività commerciali e poca burocrazia; efficiente ed efficace collaborazione tra commercianti e comune in modo che vengano realizzate manifestazioni di grande richiamo in contemporanea a interessanti proposte commerciali fatte dal maggior numero di attività commerciali insieme". Ghezzi: "Sì, è proprio così. Un danno molto elevato è stato prodotto negli ultimi 5 anni verso il commercio di prossimità: concessi circa 5.000 metri quadri di licenze di media-distribuzione. Il rilancio del commercio passa dal rilancio della città, con un piano di marketing territoriale serio che include Voghera e tutto l'Oltrepò, partendo dal rilancio del marchio Oltrepò, dalle eccellenze enogastronomiche e culturali del territorio. Vi sono poi strumenti che in molte province italiane funzionano: Distretti del Commercio che ricevono fondi ad hoc dalla regione. L'integrazione tra progetti culturali e sviluppo commerciale, con una forte collaborazione tra assessorati alla cultura e al Commercio. Il Comune ha possibilità di fornire aiuto anche sul fronte dei costi: energia elettrica e gas, disponibilità e costo dei parcheggi ad esempio. Il commercio si rilancia dando visibilità al territorio al di fuori dei suoi confini, come molti imprenditori fanno in modo autonomo. Resta comunque fondamentale unire gli intenti

e coordinarsi tra istituzioni: le iniziative dei singoli Comuni vanno difese ma i progetti territoriali hanno molta più possibilità di essere finanziati". Molte aziende hanno chiuso "i battenti" ed altre hanno ridotto l'organico. E' altrettanto vero che Voghera si trova al centro di una situazione logistica favorevole, vicino alle grandi aree industriali lombarde e piemontesi e con facile accesso alla rete autostradale, condizioni oggi essenziali per attirare nuove industrie e nuove attività imprenditoriali. Se vincesse il ballottaggio quali saranno concretamente le iniziative e le misure che metterà in atto per attirare nuove attività industriali ed imprenditoriali in città? Barbieri: "Innanzi tutto è indispensabile che il Comune abbia un rapporto di grande collaborazione, come è stato fatto nel passato dalle mie amministrazioni, con le attività industriali esistenti e le affianchi concretamente. Cercare poi di favorire l’ampliamento di attività esistenti e l’insediamento di nuove realtà attraverso sgravi fiscali e sostegni significativi. Il Comune deve anche garantire la permanenza di alcuni servizi come è avvenuto negli anni scorsi per la camera di commercio dove il comune si è fatto carico dello sportello camerale". Ghezzi: "Esistono modelli di attrattività di successo, come quello di Bergamo, che Confindustria di Pavia apprezza molto. Il sindaco della città, Gori, è venuto a presentarlo a Voghera. Io lo condivido: facilitazioni burocratiche, diminuzione dei costi di urbanizzazione, semplificazione delle autorizzazioni. Sono condizioni necessarie, oggi, per attrarre industrie. Ma il nostro territorio necessità di una politica di richiamo per le piccole e medie industrie, per l'artigianato evoluto che lavora sull'ambiente e sul turismo. Manca un piano di marketing per l'Oltrepò,


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rito del contenuto, come ho avuto più volte modo di evidenziare, sarebbe stato meglio aspettare per consentire alla nuova Amministrazione di redigere il bando. Asm al suo interno ha valide professionalità, che possono sopperire alla mancanza di un direttore generale". Ghezzi:"Il primo bando mi pareva ben costruito con la richiesta di competenze adeguate al ruolo. Il secondo bando prevede che la selezione sia effettuata da una società di 'cacciatori di teste' che sottopone al Consiglio di Amministrazione i candidati più adeguati. Entrambi i metodi sono efficaci se il reclutamento viene svolto senza trucchi atti a favorire candidati raccomandati dalla politica. Barbieri ha speso in 5 anni 750.000€ per un direttore generale che non aveva le competenze adeguate e che è stato riposto dall'incarico. Se sarò eletto vigilerò molto attentamente sulla scelta". La raccolta differenziata alla luce dei risultati, è certamente stata proposta o imposta in modo drastico e non c'è stato un passaggio "più dolce" dalle isole ecologiche e dai cassonetti alla differenziata porta a porta, tempi, metodi e regole che non sono stati recepiti in modo ottimale dalla popolazione vogherese. Un ritorno alle isole ecologiche ed ai cassonetti sarebbe un ritorno al passato, ma alla luce dei fatti la ritiene l'unica soluzione possibile? Potrebbe essere una soluzione definitiva oppure nei suoi tre anni di mandato, se vincerà, cercherà di portare in modo graduale la raccolta differenziata dalle isole ecologiche alla raccolta porta a porta? Se sì in che modo? Barbieri: "Per essere chiari: la prima decisione che prenderò nel caso dovessi vincere le elezioni del 29 gennaio 2017 sarà quella di riportare i cassonetti dove sono stati eliminati, riaprire l’isola ecologica

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interrata di via Cavour e ripristinare quanto si stava facendo con la mia amministrazione. La raccolta porta a porta eliminando le isole ecologiche è stata una scelta folle che oltre a costare al cittadino migliaia di euro e ad aver fatto fare brutta figura ad asm, che è stata vittima di questa scelta, a fatto si che a Voghera ci siano rifiuti in tutte le strade. Il fatto che commercianti, amministratori condominiali e cittadini del centro storico e non solo siano venuti a portarmi oltre mille firme raccolte per il ripristino delle isole ecologiche la dice lunga sui gravi errori che sono stati commessi nell'attuare la raccolta differenziata. Sarebbe stato sufficiente proseguire la strada che avevo intrapreso io, che consiste in una raccolta differenziata realizzata sia col metodo porta a porta sia con il supporto delle isole ecologiche per avere un metodo accettabile". Ghezzi: "Barbieri è riuscito a far fallire anche la differenziata: ha sperimentato per 3 anni il metodo che, una volta confermato, ha dimostrato di non funzionare. Voghera è l'unica città in Italia dove il progetto è fallito! Ora non vi è alternativa al ritorno ai cassonetti per ridare decoro alla città, ma le prospettive, per evitare ai vogheresi multe salate prima del 2020, sono le isole ecologiche sorvegliate. Ora è un disastro e dobbiamo ripartire daccapo. Noi faremo così". Segue a pag. 6 e 7

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perchè è il contesto territoriale e non solo quello cittadino che cambia le cose". ASM Voghera è un'importante realtà per il comune, è un fiore all'occhiello e una fonte di ricavi. Se lei risultasse vincitore e fosse il nuovo Sindaco vedrebbe per il futuro di ASM una vendita a qualche soggetto terzo, oppure l'apertura a far entrare capitale azionario da altre realtà industriali, oppure pensa che l'assetto azionario di ASM sia soddisfacente così e quindi "non va toccato"? Barbieri: "A differenza del mio avversario, che ha accettato la candidatura a sindaco proprio in previsione di una potenziale vendita di Asm, io ritengo invece che debba rimanere un patrimonio della città e del territorio. Non solo. Ritengo, come ho fatto negli anni scorsi, che Asm debba continuare ad espandersi ed a investire, come è accaduto con l'acquisizione di Asmt Tortona così da essere una azienda sempre più solida per garantire efficienti servizi ai Comuni soci e quindi ai cittadini ed essere un importante bacino di posti di lavoro". Ghezzi: "ASM rappresenta un valore per la città. La sua azione di traino economico va salvaguardata. ASM ha possibilità di sviluppo ulteriore in Oltrepò e la sua espansione nel tortonese lo dimostra. Il mondo delle aziende locali rappresenta, per i Comuni, un serbatoio economico fondamentale. Gli utili si trasformano in servizi sociali e in aiuti alle famiglie bisognose. ASM va difesa con una gestione efficiente e attenta ai bisogni della città". Secondo lei il bando preparato e approvato da Pomponio per la ricerca del nuovo Direttore generale di ASM Voghera, figura chiave nell'operatività della società, è un bando corretto? Tutti i requisiti elencati sono congrui e necessari? Barbieri: "Sinceramente, senza entrare nel me-

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sicurezza, lavoro, asm, rifiuti, tanti problemi da risolvere

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Il vogherese "qualunque" perchè non dovrebbe votare per "l'altro"?

Continua da pag. 5 Torriani, la Lega Nord ed il Movimento 5 Stelle hanno un grande bagaglio di voti, per vincere questi voti potrebbero essere determinanti. E' pronto ad una collaborazione durante il ballottaggio e soprattutto in caso venisse eletto, è pronto ad una collaborazione con Torriani, la Lega nord ed il Movimento 5 Stelle durante il suo mandato? Se sì su quali basi, se no perché? Barbieri: "Il punto di partenza è la coalizione che ha vinto le elezioni nel 2015. Il nostro programma elettorale, che è stato rivisto e attualizzato, contiene molti progetti, a partire dalla sicurezza e dal lavoro, per arrivare alla lotta all’immigrazione ed alla sanità che sono di buon senso oltre che tipici della Lega Nord e dei partiti di centro destra. Chiunque condividerà il nostro programma elettorale potrà quindi far parte della coalizione. Da parte nostra, non ci sarà nessun calciomercato o distribuzione delle poltrone, ma solo una condivisione di progetti e programmi". Ghezzi: "Abbiamo lanciato il patto per la città chiedendo a tutte le forze dell'arco costituzionale di allearsi con noi per garantire la legalità nella città, dopo gli arresti della n’drangheta e i ricorsi presentati in Procura sulle presunte irregolarità del voto del 2015. Le liste che si sono opposte a Barbieri hanno fatto del “buon governo” e della trasparenza i loro cavalli di battaglia, che sono anche i nostri. Dobbiamo guardare al futuro della città e valorizzare le competenze e i progetti da qualsiasi parte vengano, se servono a Voghera. Su questa base l’appello ad unire le forze migliori resta un nostro obiettivo. ll ballottaggio è un confronto tra persone e la loro credibilità. I partiti restano sullo sfondo". Dopo un anno e mezzo di commissariamento, di incontri, di discussioni, di confronto, lei ha già in mente la sua squadra? Con il ballottaggio i vogheresi sceglieranno chi è l'allenatore, il Sindaco, ma molti sceglieranno anche in funzione di chi saranno i giocatori, o meglio gli assessori che il Sindaco nominerà, dichiarare ora chi saranno gli assessori potrebbe essere un atto di trasparenza nei confronti di chi voterà e un atto di fiducia nei confronti dei propri collaboratori politici. Lei ha già in testa la sua squadra e quali saranno più specificatamente gli assessori? Può ora indicarli? Se sì perché. Se no perché? Barbieri: "Di certo posso dire una cosa. Gli assessori della futura giunta saranno interni alla mia coalizione. A differenza di Ghezzi che deve cercare competenze esterne al Partito Democratico perché carente di persone capaci interne, vedi Presidenza ASM e Assessorato ai servizi sociali che ha già dichiarato essere destinati a Bariani e Baggini, nella mia coalizione ci sono le professionalità adatte a ricoprire qualsiasi ruolo assessorile". Ghezzi: "Alcune indicazioni le abbiamo già date: Moreno Baggini ai servizi sociali resta un gran bel riferimento. In generale penso ad una giunta aperta alla società civile e alle categorie, composta di persone di esperienza e di potenzialità. Una pattuglia nuova, che viva Voghera con entusiasmo in centro

e nelle periferie. Un gruppo di persone che abbiano il bene della città come obiettivo e che siano a stretto contatto con la gente". Le finanze e le risorse di ogni comune italiano sono sempre più esigue, anche quelle del comune di Voghera. Tagli o ottimizzazioni ad alcune voci di bilancio sono indispensabili. Sarebbe anacronistico affermare il contrario. Nel caso di una sua vittoria qual è il taglio o l'ottimizzazione principale che intende fare rispetto alla situazione attuale? Barbieri: "La più autorevole prova di come è stato gestito il denaro pubblico del comune di Voghera l’ha data il Commissario Prefettizio in questi mesi non trovando nessuna criticità alle decisioni che sono state prese durante la mia amministrazione. Infatti dal 2010 e cioè da quando sono stato eletto la prima volta sono riuscito a tenere in ordine i conti del Comune e a dimezzare i debiti dell'ente. Oggi il Comune di Voghera grazie ad una amministrazione seria ha i conti in ordine e può guardare al futuro con grande serenità prevedendo anche importanti investimenti pubblici. La mia strategia principale sarà quella già seguita e cioè quella di garantire i servizi anche ricorrendo alla partnership con privati e fondazioni, che possono finanziare importanti progetti, come la realizzazione del Teatro Sociale, del Castello, strade, parchi ed altri importanti investimenti. Tutto questo garantendo sempre gli interventi sociali a favore di anziani, bambini e diversamente abili e l'organizzazione di eventi e manifestazioni". Ghezzi: "Le risorse economiche esistono. Ad esempio il comune di Pavia ha ricevuto 10 milioni di

Carlo Barbieri

Pier Ezio Ghezzi

euro per la ristrutturazione dell'Arsenale. Centinaia di città ottengono finanziamenti dalla Comunità europea, anche piccoli paesi come Fortunago e Volpedo hanno ottenuto finanziamenti ingenti. Il territori della Comunità Montana di Varzi avranno a disposizione molti milioni di euro nei prossimi 5 anni. Voghera deve farlo e con noi lo farà. Solo Barbieri, senza progetti, è rimasto all'asciutto".


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ai servizi sociali, che si era impegnato a mantenere in giunta, il servizio di pre-post scuola che aveva cancellato, la sanità dimenticata". Al di là delle differenze e della competizione politica pensiamo che tra lei ed il suo avversario politico ci sia comunque rispetto politico ed anche personale. Non è mai facile in questa fase di ballottaggio chiedere qual è il maggior pregio del proprio avversario politico, ma le facciamo ugualmente la domanda: qual è l'aspetto del "suo antagonista"che più ammira? Barbieri: "Il rispetto politico da parte mia c'è sicuramente, visto che io parlo di programmi e di esigenze della città e dei cittadini da risolvere. Da parte di Ghezzi direi assolutamente di no, visto tutto il fango che sta cercando di buttare addosso a me e alla mia squadra. Cosa ammiro di Ghezzi? Sicuramente la Porsche, è una macchina che mi è sempre piaciuta". Ghezzi: "La sua determinazione a rimanere in sella ad ogni costo, (ma non i metodi che utilizza)". Si metta nei panni del "vogherese qualunque", secondo lei perché non dovrebbe votare per "l'altro"? Barbieri: "Un cittadino vogherese perchè dovrebbe votare un candidato di Milano che è venuto qui per vendere Asm?". Ghezzi: "Perché non ha fatto nulla per la città. Se facciamo un confronto tra il 2010 e il 2016 vediamo che le cose importanti sono peggiorate: sanità, servizi ai bisognosi, lavoro… solo promesse ripetute e non mantenute".

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Certamente lei conosce il programma elettorale proposto dal suo "avversario" politico. Qual è la più grossa differenza che lei vede tra il suo programma e quello proposto dal suo avversario? Barbieri: "Differenze direi che ce ne sono tantissime. Due su tutte: il mio avversario è pronto ad aprire le porte della città a migranti e immigrati, io ritengo che la priorità vada data invece ai vogheresi, agli italiani ed ai cittadini stranieri che lavorano e sono radicati nella nostra città e come seconda la modalità di gestione dei rifiuti Ghezzi è per una raccolta porta a porta come quella che si sta facendo ora io per una raccolta differenziata con i cassonetti". Ghezzi: "La realizzazione dei progetti. In 6 anni non hanno realizzato praticamente nulla di ciò che avevano scritto. Oggi Barbieri chiede il voto per portare a termine iniziative che in 6 anni non è riuscito nemmeno ad iniziare. Strade dissestate, città allagata, quartieri dimenticati, parchi abbandonati, illuminazione pubblica da sostituire, progetti sulla sicurezza solo sulla carta. L’attenzione della giunta Barbieri è stata solo verso gli appalti e basta. Barbieri rappresenta il fallimento dello sviluppo della città" E stata una campagna elettorale lunga, a volte estenuante, a volte aspra e a volte si è forse trasceso, esulando dal politico ed entrando nel personale. Cosa le ha dato più fastidio in questa campagna elettorale detto dal suo avversario politico? Barbieri: "Non sono solito parlare degli altri e come faccio nella vita di tutti i giorni anche in questo anno pre elettorale ho sempre citato il mio avversario politico solo su questioni che riguardano scelte amministrative di gestione della città di Voghera. Ghezzi ha impostato tutta la campagna elettorale su questioni personali del suo avversario, o denigran-

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do persone fisiche che sono in squadra con me, peraltro tutto questo senza guardare a casa sua dove di problemi ce ne sono parecchi, ma non mi sono mai permesso di evidenziarli e continuerò a farlo. Ghezzi diversamente. Ritengo che il tema principale delle campagne elettorali debbano riguardare il metodo attraverso il quale la politica vuole risolvere i problemi dei cittadini e questo è quello che ho fatto e continuerò a fare. Ognuno ha le sue strategie". Ghezzi: "Le menzogne che ha raccontato agli elettori: le tasse che ha aumentato dopo aver promesso il contrario, la sua incriminazione per corruzione che ha nascosto e di cui abbiamo saputo dai giornali, il siluramento di Moreno Baggini, suo assessore


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entrambi i candidati sindaco contano sul voto femminile

Nove domande per vedere chi supererà la prova del nove Di Lele Baiardi Le donne, il voto femminile nel ballottaggio che deciderà il prossimo sindaco di Voghera avranno un ruolo come al solito cruciale. I rispettivi staff politici dei due candidati godono di un supporto importante da parte dell'elettorato femminile. Due donne in questa lunga ed estenuante campagna elettorale hanno portato avanti e

diffuso le idee ed i programmi di ognuno dei due candidati: Marina Azzaretti per Carlo Barbieri, Attilia Vicini per Pier Ezio Ghezzi. Abbiamo posto 9 domande ad entrambe per far si che gli elettori e le elettrici vogheresi si facciano la loro idea, per vedere chi dei due candidati supererà la prova del 9. La concentrazione di centri commerciali a Voghera e nei paesi limitrofi, è molto alta. I negozi al minuto della nostra zona stanno pagando questa situazione, secondo Lei? Quali sono le iniziative che lei propone per rivitalizzare ed aiutare il commercio di Voghera e dei suoi operatori? Azzaretti: "Credo fortemente nelle potenzialità operative di un rigenerato Distretto del Commercio e della Cultura, che veda ad un tavolo, insieme, lavorare rappresentati di tutte le Categorie e gli Enti interessati, con il sostegno dell'Amministrazione Comunale. Lavorare per ideare e programmare insieme e per progettare e accedere a finanziamenti. Oggi sta emergendo una nuova classe di imprenditori del commercio giovani e con tanta voglia di fare. Anche a loro va dato più spazio. Non possiamo più pensare a iniziative random. Dobbiamo fare "concorrenza" ai centri commerciali operando insieme con strategie condivise come un vero e proprio 'centro commerciale e culturale cittadino a maglie larghe', open air. Come era già inserito nel nostro programma elettorale, intendevo ed intenderei organizzare calendari di eventi, accompagnati da migliorie esteticamente accattivanti, ben strutturati e promossi e soprattutto sinergici. Avevo già studiato ad esempio iniziative culturali per le strade della città, nei monumenti ma anche nei locali, accompagnate in contemporanea da iniziative commerciali. Intenderei lavorare per individuare ed offrire nuove opportunità di formazione professionale nel campo dei mestieri caratterizzanti il nostro specifico storico e per dare maggior sostegno a nuove aperture, risolvendo anche le criticità che hanno determinato l'esistenza di troppe vetrine spente. La chiave di volta a cui ambisco è una programmazione coordinata e condivisa, con obiettivi definiti a breve, medio e lungo termine, attuata in sinergia con un organo che veda la partecipazione attiva, come ho detto, di rappresentati dei settori interessati, ma svincolato dalle maglie rigide della burocrazia amministrativa, che deve invece agevolare di più e snellire le procedure. Credo anche fortemente che la lottizzazione della ex Caserma di Cavalleria, come inserito nel nostro programma, con l'assegnazione di spazi ridotti a destinazione commerciale o di servizi, possa concretamente dare una nuova possibilità". Vicini:"Premetto che non sono un politico, ma un tecnico dell'istruzione e della cultura prestato alla politica locale. Non ho tessere di partito e mi sono

Marina Azzaretti candidata nella lista civica Ghezzi con l'intento di mettere al servizio della città la mia lunga esperienza di insegnante e operatrice culturale. Risponderò, quindi, alle domande come semplice cittadina. Negli ultimi anni l'amministrazione cittadina ha privilegiato la nascita di supermercati a scapito del commercio di prossimità. Il nostro programma prevede la sospensione di nuove licenze alla media e grande distribuzione per rivitalizzare il piccolo commercio in un’ ottica non solo cittadina , ma di territorio, attingendo a fondi europei, coordinando commercio, turismo e attività culturali, rilanciando insieme agli altri comuni il marchio Oltrepo , diminuendo i costi di energia elettrica e gas per i negozi". La produzione di spettacoli di piazza, le iniziative fieristiche, le varie tipologie di mercati e mercatini, la realizzazione di stagioni teatrali, musicali, etc. ritiene possano essere, ancora e/o certamente mai come in questo momento storico, fonte di attrattiva promozionale per la nostra cittadinanza? Cosa migliorerebbe e/o cambierebbe in confronto agli anni scorsi? Azzaretti: "Ribadisco la mia volontà di lavorare per costruire condizioni di maggior concertazione e partecipazione. Dobbiamo crescere, offrire sempre qualcosa di nuovo, valorizzando in maniera sinergica le nostre eccellenze e le nostre valenze storico artistiche, enogastronomiche, naturalistiche ed umane, ma per fare questo dobbiamo programmare in maniera più incisiva e continuativa. Oggi più che mai servono risorse per realizzare percorsi innovativi, risorse che possono essere recuperate solo lavorando alla realizzazione di progetti significativi, come ho sempre fatto, in grado di accedere ai fondi messi a disposizione con i bandi regionali, dello stato, europei e delle fondazioni. Per il 2016 avevo messo in cantiere un fitto programma di appuntamenti distribuito in tutti i quartieri della città. Da questa proposta già presentato alle associazioni di categoria vorrei ripartire".

Vicini: "Certamente queste iniziative hanno favorito e potranno favorire il commercio, credo però che vadano per un verso ampliate, per l'altro specializzate. Voghera e l’Oltrepo devono diventare attrattivi anche per un pubblico esterno, il turismo va potenziato promuovendo le tipicità della zona. Perché un turista dovrebbe venire a Voghera? Ad esempio per ammirare al castello gli affreschi del Bramantino, o per dare l'avvio a un percorso medievale dei castelli e dei luoghi del sacro in Oltrepo. Alle visite si potrebbero associare mercati di prodotti tipici, di artigianato locale, fiere degli antichi mestieri, rassegne di musica e teatro che superino l’ambito puramente locale: Voghera ha urgente bisogno di aprirsi e sprovincializzarsi, pur senza perdere, anzi valorizzando, le proprie radici". A Voghera le aziende sono in crisi o hanno ridotto la loro attività. Sempre più aziende anche a Voghera sono gestite da donne. Le donne nel mondo imprenditoriale e manageriale stanno acquisendo sempre maggiore importanza. Quali sono le iniziative e le misure che lei propone per incentivare l’imprenditorialità femminile? Azzaretti: "Nel recente passato ho notato una nuova ventata di intraprendenza femminile nella nostra città, diverse nuove attività soprattutto nel settore del commercio sono state aperte e gestite da donne. Credo nella necessità anche in questa macro area di una maggior partecipazione e concertazione. Realizzerei un tavolo di lavoro che partendo dalle pari opportunità insieme al commercio e alle associazioni costruisca un percorso di crescita, censendo e raccogliendo le istanze e valutando le azioni utili, quali ritengo fortemente essere percorsi educativi di tipo culturale nelle scuole e attivazione di iniziative volte a facilitare la conciliazione casa lavoro. Dobbiamo poi favorire il confronto e la possibilità di incontro tra donne che hanno fatto impresa e donne che vorrebbero farlo tramite piattaforme multimediali e incontri coordinati". Vicini: "Come insegnante apprezzo ogni giorno la grinta e lo spirito imprenditoriale delle ragazze, anche negli ambiti tradizionalmente maschili di cui si occupa la mia scuola: agricoltura e chimica. Esistono fondi regionali e fondi europei cui le donne possono attingere per avviare start up 'in rosa': bisogna farli conoscere e promuoverne l'accesso. Stiamo pensando per la primavera a un convegno sull’imprenditorialità femminile nel nostro territorio e a una fiera di arte e artigianato in rosa". Le donne vogheresi sono anche casalinghe, la raccolta differenziata è certamente un tema sentito da chi si occupa della famiglia e della casa. Qual è la sua ricetta per raggiungere l’obbiettivo della raccolta differenziata senza penalizzare la casalinga di Voghera? Azzaretti: "Con la rimozione commissariale, fortemente richiesta dalla sinistra, d'imperio dei cassonetti, Voghera si è trasformata in una pattumiera a cielo aperto. Tutti, donne comprese e specialmente fasce deboli o con problematiche devono poter differenziare ma smaltire i rifiuti con libero arbitrio in base alle proprie esigenze. La ricetta è ritornare al programma di Carlo Barbieri e nostro. Il ritorno ai cassonetti differenziati eliminerà i disagi attuali ripristinando condizioni di decoro, e sarà la prima cosa che faremmo noi il 30 gennaio. Realizzeremmo poi una incisiva nuova campagna educativa


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usato i social, anche come amministratrice, per condividere, per valorizzare iniziative e per dire la mia. Anche in questo devo dare atto che la sinistra da qualche anno ha iniziato a copiarmi in maniera disarmante. Molto assidui anche se leggermente sfasati diacronicamente. Per il resto è democrazia. Ognuno è libero di scrivere e di leggere o non leggere. I termini e le condizioni sono quelli dettati dai gestori del social. Sta nella volontà di comunicazione del singolo o del gruppo. I programmi politici vanno illustrati alla città nelle sedi opportune. O con post specifici ad essi dedicati. Non credo che un social sia il terreno migliore dove possa avere luogo un confronto politico efficace. Possono essere un canale in più, ma da non prendere troppo sul serio". Vicini: "Credo di sì. Il confronto dovrebbe sempre avvenire sui programmi, le critiche devono essere accompagnate da proposte alternative. Per quel che mi riguarda la mia attività sui social è finalizzata soprattutto alla promozione degli eventi di Vogheraè, di cui sono responsabile culturale. Sono invadente anche perché le iniziative sono davvero tante (5 solo in questo mese di gennaio) in genere proposte dai cittadini, che vedono in noi un punto di riferimento culturale del tutto indipendente dalla collocazione politica" Ogni uomo ed ogni donna ha un sogno nel cassetto. Qual è il suo sogno nel cassetto per Voghera che vorrebbe fosse realizzato? Azzaretti: "L'apertura del Teatro Sociale, volano certo di rilancio per la nostra città. Mio padre diceva sempre che .. Se si riaccenderanno le luci del Sociale si riaccenderanno i riflettori sulla nostra città... Darà lavoro innanzitutto e produrrà lavoro indotto. E sarà di richiamo e valorizzerà la nostra città. E poi un altro obiettivo che vedo prioritario certamente lavorare per una città più partecipata". Vicini: "Come madre e come insegnante non posso che sognare una città che ponga i giovani al centro. E' urgente creare spazi in cui i giovani possano incontrarsi, fare musica, teatro, arte e organizzare una rassegna strutturata di musica e teatro delle scuole dell’Oltrepò. Anche il percorso di alternanza scuola-lavoro può diventare una risorsa per l’amministrazione comunale. Penso a una città in cui gli studenti di agraria si occupino di verde pubblico, quelli dei corsi turistici svolgano visite guidate negli edifici storici, i liceali collaborino con biblioteca, archivio, musei:la città dei bambini e dei ragazzi è la città di tutti". Lei ha già, mi passi il termine, "in tasca" il ruolo che ricoprirà all'interno della sua squadra? Azzaretti: "Sono sicura che con Barbieri insieme alla nostra squadra e ai nostri concittadini potrò fare molto per la città che amo. Mi scusi ma "ruolo" è una parola che non mi piace. La mia era, è e resta la promessa e la coerenza di un un impegno". Vicini: "Assolutamente no, e sinceramente lo ritengo secondario. Per quel che riguarda le mie competenze, ritengo fondamentale che istruzione, cultura e musei tornino ad essere affidati a una sola persona competente ed efficiente, per permettere un’ organizzazione razionale e integrata delle attività. Il centro sinistra ha un’ottima e affiatata squadra di esperti in questo settore e, chiunque sia l’assessore, in caso di vittoria la gestione sarà collegiale, nell’ ambito di una consulta che coinvolga tutte le scuole e le associazioni culturali di Voghera e dell’Oltrepo’ nella progettazione di un percorso di rivitalizzazione e rinascita all’insegna della partecipazione".

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di sensibilizzazione e di accompagnamento per dare gli strumenti concettuali ai cittadini per effettuare la raccolta differenziata nel modo migliore. Certa che dopo il trauma di questo periodo di sola porta a porta in pochi si sottrarranno. Il porta a porta, come era e rimane nel nostro programma, andrà fatto ma limitatamente e limitato a settori che possano implementare la percentuale riducendo però davvero i costi per il cittadino". Vicini: "La raccolta differenziata porta a porta è partita a Voghera in modo disorganizzato e irrazionale, con disagi per i cittadini e degrado del decoro urbano. Non dimentichiamo, però, che in precedenza Voghera era il fanalino di coda in Lombardia per la raccolta differenziata, quindi sì alle isole ecologiche, ma con efficaci sistemi di controllo tramite tessere per accedere ai cassonetti, come avviene in moltissime città italiane. E’ indispensabile, inoltre, un percorso educativo che parta dai bambini, nelle scuole, e si estenda ai quartieri e ai luoghi di lavoro. Se l'educazione ambientale diventerà permanente, il problema dei rifiuti sarà condiviso dalla famiglia e non sarà più problema esclusivo delle casalinghe". Molte delle scuole vogheresi sono eccellenti, lo testimonia il fatto che molti bambini e ragazzi dei paesi limitrofi "emigrano" a Voghera. Cosa propone concretamente per migliorare ed incrementare i servizi delle scuole vogheresi per favorire le mamme che lavorano? Azzaretti:"Alle scuole cittadine, da assessore alla scuola, ho sempre prestato la massima attenzione. Capisco che il problema principale per le donne che lavorano sono gli orari del pre e post scuola. Bisogna di concerto coi dirigenti, cui spetta la gestione di ogni attività scolastica, e in rispetto della loro autonomia, ottimizzare questo servizio, come ritengo importante condividere, affiancare e sostenere ogni progettualità didattica innovativa e volta a far incontrare gli studenti con la realtà cittadina, portandoli ad una coscienza civica più attiva e a sentire maggiormente lo spirito di appartenenza alla nostra comunità. Dando loro la possibilità di costruire progetti, alla loro portata, che li facciano sentire coinvolti e che trovino concreta attuazione per migliorare la qualità della vita della nostra città". Vicini: "Le scuole possono e devono diventare luoghi di aggregazione sociale, soprattutto nei quartieri periferici. L'amministrazione comunale può integrare l'offerta formativa con l' intervento di personale specializzato e di volontari adeguatamente preparati per ampliare in modo costruttivo il tempo di permanenza a scuola di bambini e adolescenti". Genitori che lavorano, figli lasciati per motivi contingenti o comodità ai nonni. Molte famiglie però non possono contare su questo aiuto. Cosa può fare l'amministrazione comunale per colmare quel "buco" temporale di tempo libero che intercorre tra la scuola e la famiglia? Azzaretti: "Sarà utile sempre di concerto coi i dirigenti lavorare, come detto, sull'ottimizzazione dei servizi di pre e post scuola, costruendo poi nuove sinergie con le diverse realtà cittadine attive nei settori dell'educazione dei giovani, dalla scuola allo sport, dall'ambiente alla formazione all'educazione civica al volontariato". Vicini: "Esistono fondi ministeriali per arricchire la offerta formativa pomeridiana offrendo attività sportive, musicali, teatrali, ma anche i Comuni possono realizzare sinergie efficaci a sostegno delle famiglie". Se lei andasse a cena con il candidato sindaco opposto al suo schieramento, qual è la prima cosa che gli chiederebbe di fare per Voghera nel caso fosse lui a vincere il ballottaggio? Azzaretti: "Beh certamente gli chiederei, se ce l'ha come dicono, di venirmi a prendere in porsche e di

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Attilia Vicini farmi fare un giro per la città.. e già in auto gli chiederei, con a cuore le decine di dipendenti, di non vendere la nostra ASM". Vicini:"Gli chiederei di affrontare i numerosi problemi concreti lasciati irrisolti nei sei anni precedenti: manutenzione delle strade, adeguamento della rete fognaria per smettere di guardare con paura alle piogge autunnali da anni accompagnate da gravi allagamenti. Un altro grave problema da affrontare facendo pressione sugli organi competenti è quello dell'ospedale, in carenza cronica di personale e di strutture adeguate. Credo che Voghera sia una città molto trascurata e piena di problemi ignorati o affrontati in modo superficiale e senza una visione di lungo respiro: mi servirebbe una cena di almeno dieci portate per esporli tutti, ma la linea di entrambi ne risentirebbe!". Azzaretti e Vicini sono la quota rosa di punta dei rispettivi candidati sindaci. Al di là delle differenze e della competizione politica, qual è un pregio che riconosce alla sua "avversaria"? Azzaretti: "Non la conosco personalmente ma certo la caparbietà e poi l'impegno nella emulazione. Noto una assiduità nel cercare di riformulare ogni iniziativa culturale o di altro genere da me messa in atto come tutta la loro opposizione per ogni azione del nostro programma. Io credo che sia più funzionale lavorare su progetti innovativi, così almeno mi piace lavorare". Vicini: "L'impegno per rivitalizzare la città, la riapertura al pubblico di spazi cittadini prestigiosi come il castello Visconteo. E' stata invece sporadica la collaborazione con le scuole e le associazioni culturali per giungere a una programmazione condivisa di contenuti e percorsi". Azzaretti e Vicini siete entrambe molto attive sui social. Non ritiene che a volte, forse troppe volte sui sociali e nei blog si ecceda nei modi, nella forma e nella "partigianeria", dimenticandosi della sostanza dei programmi della proposta politica? Se sì perché, se no perché? Azzaretti: "I social sono utili per interagire, al di là dei lati negativi, sono un nuovo strumento, senza filtri, di comunicazione. Per comunicare il proprio pensiero o i propri stati emozionali o iniziative a cui si vuole dare diffusione . Io, che vengo professionalmente dal mondo della comunicazione, ho da sempre


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ANNO IMPEGNATIVO PER L'ELEVATO NUMERO DI TRUFFE E RAGGIRI ai danni dei vogheresi

"Diffidare di chi propone offerte che sembrano affari e dei call center" Di Christian Draghi

E' stato un 2016 ricco di impegni per lo sportello vogherese di Federconsumatori. Viene da dire purtroppo, visto che l'abbondanza di lavoro per l'associazione (che sul pavese conta 1.000 iscritti in più ogni anno) deriva dall'elevato numero di truffe e raggiri che i cittadini denunciano e per le quali necessitano di assistenza. Le ultime magagne arrivano soprattutto da telefonia e fornitori di energia. "Le maggiori compagnie telefoniche e i rivenditori di energia appaltano a società esterne il compito di procacciare nuovi clienti. Dov'è l’inghippo? Queste compagnie agiscono senza scrupoli, poco importa con quali metodologie, l’importante è concludere contratti e incassare le percentuali”. A parlare è Franco Arnese, ex maresciallo dei carabinieri in pensione che si occupa, il lunedì e il sabato, dello sportello di via XX Settembre. E' lui a ricevere le persone in difficoltà, a consigliarle e indirizzarle, a prendersi cura e infine risolvere le loro beghe con questa o quella compagnia. Arnese, lo sportello di Federconsumatori a Voghera è sempre affollato. Non si può dire che sia un buon segno quando così tante persone vi chiedono aiuto. Cosa succede con i gestori telefonici e le compagnie di luce e gas? "Le varie società, anche quelle che si presuppone serie e molto conosciute, si avvalgono di altre società procacciatrici di contratti, che agiscono in modo ben poco pulito pur di accaparrarsi una nuova utenza. Adottano metodi e strategie che richiedono un’ingegnosità quasi diabolica pur di mettere nel sacco il consumatore, che si ritrova con contratti che non aveva richiesto oppure con un servizio che differisce da quello per cui aveva deciso di pagare". Può fornire qualche esempio di quel che succede? "Se parliamo di telefonia mi viene in mente il caso di una coppia di cittadini che vengono contattati a casa da un call center e ai quali viene fatta un'offerta molto vantaggiosa. Il contratto vocale viene registrato dal marito ma a un certo punto l'operatore del call center chiede di poter parlare anche con la moglie, dicendo di dover chiedere delucidazioni e avanzando nuove proposte. Il marito per cortesia passa la mo-

glie all'operatore, che riesce a farsi dare anche i dati della donna. Il risultato è che a questa famiglia sono stati attivati due contratti identici, con due diverse intestazioni. Altro caso tipico riguarda l’attivazione della linea adsl per internet". Che tipo di situazioni vi si sono presentate? "La più comune è quella di chi chiede l’attivazione della linea telefonica e dell’adsl, ma che poi si ritrova solo con un telefono perché o la linea adsl non è servita nella sua zona (capita soprattutto a chi vive in zone collinari o un po' isolate) oppure non viene mai effettivamente attivata”. Non si può imputare ai cittadini almeno un po' di ingenuità in alcuni casi? "Non credo, perché queste persone agiscono in maniera subdola e con grande abilità. Spesso fanno offerte che sembrano dei veri affari, ma poi quando si tratta di procedere alla registrazione del contratto vocale leggono in tutta fretta un contratto assai poco chiaro a cui l’utente deve rispondere ‘sì’. Molto spesso quanto promesso nella telefonata poi non trova riscontro nel contratto, ma il cittadino è in buona fede e si fida, dall’altra parte c’è chi se ne approfitta". Nel caso invece delle forniture di gas ed energia elettrica qual è il "trucco" più comune? "Da quando è stato liberalizzato il mercato si sono moltiplicate le compagnie che offrono forniture a prezzi più bassi delle società proprietarie della rete di distribuzione. Quello che il cittadino non sa è che la società di libero mercato deve però a sua volta acquistare l’energia dalla società distributrice, che la venderà al prezzo fisso di mercato. A quel punto però la società esterna dovrà effettuare un rincaro per ottenere il suo guadagno dalla vendita al cliente finale: e se è vero che nessuno può vendere a un prezzo più basso di quello a cui ha comprato, va da sé che quelli che sembrano ‘affari’ sono in realtà delle bufale!". Sta dicendo che il libero mercato in realtà è una "sola"? “In pratica sì: i cittadini che si servono di società esterne e che si rivolgono a noi ricevono per un certo periodo di tempo bollette più leggere e credono di stare risparmiando: in realtà quelle bollette fanno riferimento a consumi stimati e non a letture vere e proprie del contatore. Infatti dopo molti mesi o addirittura anni ricevono dei conguagli che sono delle mazzate (si parla anche di diverse migliaia di euro). Ed è allora che arrivano da noi”.

Franco Arnese A quel punto come procedete? “Il cittadino deve aderire all’associazione attraverso una tessera del costo di 50 euro e che gli permette di avere la nostra assistenza, consulto legale gratuito e con tariffe agevolate in caso la controversia si prolunghi. Nei casi più semplici si procede con una richiesta di prima conciliazione e, se non riceviamo risposta entro 40 giorni, si invia un ulteriore modulo che in molti casi mette il consumatore al riparo da ulteriori beghe. Il problema è però che i tempi spesso sono molto lunghi perché, detto fuori dai denti, le grandi compagnie se ne sbattono, e sanno che il cittadino ha una forte diffidenza nel seguire le procedure penali”. In sostanza, contano sul fatto che per evitare grane ulteriori si paghi e stop? "Esatto, soprattutto quando si tratta di cifre piccole, magari tra i 50 e i 100 euro, il consumatore paga anche qualora lo ritenga ingiusto. E c’è un ulteriore dato significativo: in diversi casi di truffe, chi si ritrova con un contratto fasullo alla fine per una ragione o per l’altra (spesso perché sembra dopotutto la soluzione più semplice) resta con la compagnia che glielo ha appioppato! Il che certo non incentiva le compagnie a cambiare modus operandi". Che cosa consiglia ai cittadini per evitare di incorrere in truffe e raggiri? "Di diffidare di chi propone offerte che sembrano degli affari. Di informarsi, scegliersi i fornitori di servizi e a livello generale di non fidarsi dei call center".


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peppino e nani comaschi dalle sale cinematografiche al milleluci

Lele Baiardi

Chi non conosce in Oltrepo il "Milleluci" di Zavattarello? Se qualcuno c'è, è certamente un caso isolato! E' una bella storia, fatta di rapporti umani, familiari, densa di musica e balli, che parte dal 1974, o anche prima... Ne parliamo con il titolare Mauro Comaschi. E' effettivamente il 1974 l'anno di partenza? "S', del Milleluci si, nel mese di Luglio per l'esattezza, ma c'è tutta una storia prima, che parte dai primissimi anni '60 con le sale cinematografiche di Zavattarello e Romagnese. Motore dell'iniziativa fu mio zio Peppino, che di lavoro faceva il macellaio, coadiuvato da mio padre, suo fratello, Nani. Tutte le sere si trasmetteva una pellicola, prima a Zavattarello e la sera dopo a Romagnese. E tutti i giorni si scendeva a Voghera per prendere la pellicola nuova". Mi scusi, suo zio e suo padre erano all'anagrafe Giuseppe e....? "No! (ride...), all'anagrafe Peppino e Nani, proprio da battesimo! Sono nomi antichi, che ormai, forse, non si usano più". Allora, Peppino e Nani s'inventano, mi passi il termine, le sale cinematografiche dei due paesi. Bella intuizione, e gran servizio alla comunità! "Si, certo... ma erano, anche loro, figli d'arte! Il mio bisnonno, addirittura, già suonava la chitarra, e trasmise a mio nonno, Pierino Comaschi, la grande passione per la musica! Mio nonno diventò poli-strumentisa: suonava tutti gli strumenti a corda, chitarra, violino, viulòn, mandolino... era famosissimo in zona, partecipante a diverse formazioni musicali grazie appunto alla sua duttilità strumentistica, e soprannominato 'El Sonadù'!". Una famiglia che ha sempre "respirato" musica... "Esatto. Infatti, non contenti delle sole sale cinematografiche, hanno sempre organizzato serate di ballo, con quella antica, che io vagamente ricordo, modalità della corda". Ce la spiega? "In pratica, nell'aia, nel prato, insomma, nel luogo dove si decideva di ballare, veniva piantato un paletto con una corda, che tramite altri paletti veniva disegnata a cerchio, e quella diventava la pista da ballo. Capocorda stava una persona per fare entrare le coppie nel cerchio, ed a fine-corda stava un'altra persona per farle pagare quando terminavano le danze!". Fino al …? "Fino al 1967, anno in cui mio zio Peppino prende in gestione la Stella Alpina, un famosissimo allora locale da ballo estivo! E per 7 anni, tutte le estati, dà vita ad una rassegna di nomi davvero inimmaginabili, al giorno d'oggi... dai Nomadi a Gaber, per darle un'idea". Quindi, si comincia a parlare d'imprenditoria dello spettacolo... "Beh, direi di si... Anche mio zio ed il nome della mia famiglia cominciano ad allargare il territorio di notorietà, sia verso Voghera, sia verso Piacenza". Per arrivare al 1974, anno in cui si decide di ….? "Di costruire un locale nostro. Acquistato l'appezzamento l'anno precedente, si cominciano i lavori e prende forma il Milleluci". Che è subito...? "No! Che parte nel Luglio 1974, ma è un locale quasi interamente al chiuso! Quindi, la novità del locale nuovo si spegne prestissimo, e la Stella Alpina, locale completamente all'aperto, preso in gestione da altre persone, ci porta via tutta la prima estate! Ovviamente,

tutto da Balestra. Volevo trovare un d.j. che mi sostituisse... Chiedendo un po' in giro, mi si presenta un ragazzo di Milano che veniva al Milleluci tutti i week-end perché fidanzato con una ragazza di Nibbiano: era Maurizio Popi, che negli anni sarebbe diventato famoso, addirittura raggiungendo collaborazioni con Radio Deejay! E che ancora oggi rimane il mio resident al Milleluci !!!

Mauro e Federico Comaschi ci rifacciamo nella stagione autunno/inverno, aprendo il sabato sera, la domenica pomeriggio e la domenica sera". Quindi le cose cominciano ad andar bene... "Nel periodo invernale sì, ma per l'estate... Nell'estate del 1975, al Carmine di Ruino, inaugura l'Oriental, un locale spartano a tutti gli effetti ma, come posso dire... di fascino! Nessuno in zona lo chiama Oriental: tutti dicono 'andiamo al Carmine'... Anche loro fecero grandi ospiti: Lucio Dalla, Francesco De Gregori, ed al Carmine, in consolle c'era un D.J. bravissimo: Carlo Balestra, lo storico responsabile della Siae stradellina! Le dico questo perchè in quell'estate, dalla fine di Aprile, mio zio Peppino mi mette in consolle al Milleluci! Io non avevo ancora 15 anni, non si riusciva così facilmente come oggi a recuperare musica, dischi, e poi... non avevo nessuna esperienza, diciamocelo! Allora, un carissimo amico di Valverde, Giuseppe Della Giovanna, andava al Carmine ad ascoltare Balestra e mi riportava i titoli dei brani nuovi che lui faceva ballare! Insomma, un delirio...". Suonano come ricordi molto divertenti, comunque... "Ah beh, sì, certamente... erano anni di una bellezza unica! Anche se molto... convulsi...". Procediamo... "Alla fine dell'estate 1975 affronto mio zio su una tematica fondamentale per il Milleluci: bisognava cambiare l'impianto audio! Avevamo un vecchio valvolare, senza pre-ascolto, forse un acquisto fatto da mio zio Peppino dall'amico Roberto Santinoli, se non ricordo male... insomma, dopo aver visionato alcuni impianti ed aver a lungo discusso, mio zio mi regala un impianto molto costoso, ma che mi rendeva orgogliosissimo perchè identico a quello che Carlo Balestra usava al Carmine!". Ed ora...? "Agli effetti dei risultati non sarebbe cambiato molto, ma nel 1975 mio zio ingaggia Carlo Balestra al Milleluci! E nell'estate 1976 il Carmine non apre il sabato sera così noi decolliamo! Sempre pieni A fine 1978 Balestra lascia la consolle e mio zio ci rimette me, ma non mi piaceva fare il d.j., anche se ormai avevo imparato

PRIMO PIANO

"Mio zio Peppino mi mise in consolle al Milleluci! Io non avevo ancora 15 anni"

Seppi però anni dopo che Balestra lasciò dopo aver saputo che mio zio Peppino stava cercando di vendere il Milleluci... era effettivamente molto stanco, avevamo molto lottato in quel decennio per portare a casa il risultato. Io non sapevo che mio zio volesse cedere l'attività, ma comunque ciò non avvenne grazie all'inserimento nell'organizzazione di un amico, e grande personaggio...". Parliamo di? "Serafino Fracchioni, che nell'Aprile 1981, il 1° Aprile 1981, insieme ad un suo socio entra nella gestione del locale. Alla fine del 1982 il socio lascia, ed allora subentro io al fianco di Serafino, per la prima volta smettendo le vesti di d.j. che avevo vestito in tutti questi anni...". E mi sembra che il sodalizio abbia funzionato bene... "Sì, come dire il contrario... Serafino è la persona più divertente del mondo, ma noi eravamo gli opposti. Per esempio, io grande amante della musica, lui non se ne è mai molto interessato". Ma la vostra attività è durata molto! "Fino al 1995! Devo dirle che, a parte diverbi musicali, ho sempre riconosciuto a Serafino grande personalità, abilità e carisma! Un front-man perfetto !". Ed a proposito dell'altro locale, il Carisma? "Già...nel 1985, pensi, facendo un giro in moto con la mia fidanzata verso Pecorara, vedo che la Mesa Verde, così si chiamava, è in vendita. Quel locale mi era sempre piaciuto. Allora, al rientro, vado da zio Peppino esternando il mio desiderio di acquisizione. Come sempre, Peppino borbotta, pare non interessato... ed alla fine compriamo il locale, o meglio, facciamo una nuova società con i gestori di allora, noi ovviamente in maggioranza, ed insieme sempre a Serafino diamo vita ad un dei locali estivi più belli e di successo della zona, che durerà fino al 2012, anno in cui lo chiudo ed entro in società alla Rive Gauche di Varzi". Quindi, in quegli anni il Milleluci apriva d'inverno ed il Carisma d'estate? "Esatto. Stessa cosa di oggi, con la Rive estiva... Alla Rive Gauche, oltretutto, ho dato la possibilità a mio figlio Federico, con me nella foto, di cimentarsi come d.j. e devo dire, con risultati inaspettati e molto soddisfacenti... anche se ritengo non molto apprezzato dai miei soci". Sta continuando la tradizione della Famiglia Comaschi? "Certo! Ed oltre al Milleluci ed alla Rive Gauche, insieme a mio cugino Fabrizio Monfasani abbiamo rilevato 6 anni fa la Pizzeria Piscina di Zavattarello, dove Fabrizio è il vero e proprio gestore impegnato quotidianamente e dove stiamo avendo un bellissimo riscontro di pubblico e gradimento!". Che dire, sempre in piena attività...! Progetti futuri ne ha ancora? "Eccome, mai fermarsi! Qualcosa in pentola bolle sempre... lo scopriremo solo vivendo!".


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Gentile Direttore, sono un oltrepadano che come tanti vive a Milano e che spesso nel week end torna in oltrepo per la classica e intramontabile "gita fuori porta". Questo fino al mese scorso... Dopodichè credo cambierò meta per trascorrere un tranquillo fine settimana all'insegna del buon mangiare e della natura. Parto da Milano e imposto il mio navigatore, destinazione Pietra de' Giorgi, ma poichè volevo far vedere ai miei figli le colline sopra Casteggio e la zona di Montalto, Calvignano e limitrofi dove da bambino andavo a trovare

una vecchia zia, passo da Casteggio e mi avventuro tra le colline. A parte le curve e le salite, ma fin lì ci mancherebbe, è una legge della natura, è tutto il resto che proprio non va! La segnaletica inesistente, guard rail protettivi inesistenti..... C'era la nebbia e credetemi che ad un certo punto tra la vegetazione dirompente e tutte le mancanze sopra citate non riuscivo più a capire da quale parte della strada fossi! Pazienza... mi sono anche preso del rimbambito milanese da mia moglie che ha origini più montane delle mie e zitto ho continuato seguendo le indicazioni del navigatore.

"Sono contrario alle aperture nei giorni festa di supermercati e negozi" Gentile Direttore, Invettiva contro i miei concittadini che non resistono nemmeno un giorno di festa senza comprare. Siete forse solo macchine programmate per abboccare al commercio? Non sapete impiegare diversamente il vostro tempo, che vi sfugge dalle mani, se non intenti a chissà quali acquisti? Cessate, ora di entrare nei negozi nei giorni di festa. State sgretolando la comunità in cui vivete, dove nessuno potrà più condividere il proprio riposo con altri. Boicottate questa scadente abitudine all'autocompiacimento con un fermo rifiuto: altrove si fa, e il fatturato si concentra nei giorni feriali, senza perdite economiche e con miglior qualità della vita! Si tratta solo di scegliere tempi diversi! Tornate a santificare le feste; e chi è ateo, le sanifichi, con un igienico digiuno dal commercio. Organizzate i vostri acquisti da disobbedienti! Comprate il necessario solo quando è necessario, concedete requie ai lavora-

tori, schiavi di negozi il cui fatturato festivo sempre più induce all'apertura intensiva e prolungata. Ma i colpevoli siete voi! Possibile che entriate in ogni negozio che vedete aperto a qualsiasi ora? Possibile che abbiate davvero bisogno di tutto ciò che vi affannate a comprare la domenica, il giorno di Natale, di Pasqua, il primo di Maggio? Non potreste concentrare le vostre compere in orari e in giorni che non ledano la dignità dei lavoratori che vi servono? Riempite invece il tempo nella ricerca del vostro personale miglioramento: state con chi amate o soli, fatevi domande su voi stessi e sull'universo che vi circonda, fate visita a un amico o un parente lontani, passeggiate nella natura, leggete libri, respirate, ridete, rilassatevi, parlate con gli altri e ascoltateli, elevate i vostri pensieri per l'amor del cielo! Fate dunque prima le cose di vero valore, oppure, siate liberi di condurre la miserevole vita che credete di meritare. Lettera firmata Varzi

"Raccolta Differenziata: un inferno per i Vogheresi?" Gentile Direttore, Probabilmente non un inferno vero e proprio ma sicuramente un progetto importante ed impegnativo per i cittadini che non ha trovato adeguato riscontro in una strategia credibile e convinta messa in atto da ASM su evidente indicazione della Giunta Comunale con scarsi risultati ma soprattutto pesanti disagi ai cittadini coinvolti in particolare del Centro Storico. La R.D. "porta a porta" era inserita nelle linee strategiche rivolte ad ASM, votate all’unanimità, dal Consiglio Comunale in data 1.12.2011 e si è trascinata per lunghi anni con il pretesto di costi di raccolta troppo alti, nonostante che in un dossier, scaricabile dal sito della Regione Lombardia, emergesse un altro dato cioè mediamente 69,31 Euro con il "porta a porta" e 74,45 Euro con i cassonetti. Perché avevamo sostenuto il "porta a porta"? Perché, come conferma Regione Lombardia, la raccolta domiciliare permette di raggiungere livelli più elevati di raccolta differenziata, grazie ad una maggiore responsabilizzazione dell’utente e alla maggiore comodità che si ha nel conferire le frazioni in modo separato. Ma riteniamo altrettanto evidente la

necessità di apportare i necessari correttivi ed aggiustamenti che una iniziale sperimentazione avrebbe suggerito: purtroppo non si è mai saputo quali fossero i risultati della sperimentazione iniziata nel 2013 in centro storico e quindi se il sistema funzionava oppure no. Sappiamo solo un cosa e cioè che di fronte a normative nazionali e regionali che impongono il raggiungimento di certi obiettivi Voghera è tristemente fanalino di coda nella R.D. Gli ultimi dati ufficiali relativi al 2015 danno un dato nazionale del 47,5%, la Regione Lombardia al 58,7%, la Provincia di Pavia al 39,7% e Voghera al 32%.Questi dati preoccupanti per Voghera significano che esistono grosse perplessità sul raggiungimento degli obiettivi regionali che potrebbero portare all’irrogazione di sanzioni a carico del Comune che poi ovviamente toccheranno negativamente le tasche dei cittadini. Incrociamo le dita e siamo però convinti che esistano tempi sufficienti per onorare l’impegno del raggiungimento degli obiettivi regionali a patto si rivedano con puntualità ed impegno le modalità, le strategie lente, confuse ed inadeguate poste in essere dall'Amministrazione Barbieri da cui sono derivate le situazioni

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DAI LETTORI

Gita fuori porta in Oltrepo l'unico mezzo è l'elicottero

Abbandonata la nebbia, il cielo azzurre delle colline, un buon pranzo ci hanno rincuorati del piccolo inghippo mattutino. Destinazione Pietra De' Giorgi. A un certo punto mi ritrovo in una piccola strada sterrata, mi è parso strano, ma era una strada data dal navigatore e mi sono fidato piu' di lui che del mio istinto. Strada è un eufemismo... Buche piu' somiglianti a voragini, l'asfalto forse un tempo glorioso si era completamente sgretolato lasciando sulla strada dei dislivelli importanti... Aiuto!!! Cosa faccio? Niente perchè ad un certo punto l'auto ha urtanto un dosso sulla strada cosi' alto che per ripartire ho "fuso" la frizione...Tra l'odore di bruciato e il terrore dei miei figli sono ripartito, direzione senza più ritorno, Milano. Filippo Marchesi Milano

"SONO SCHIFATO DAL SERVIZIO POSTALE" Gentile Direttore, Sono letteralmente "schifato" del nostro Servizio postale, il perché? Perchè il giorno 14 ottobre u.s. ho spedito dei notiziari tramite il servizio "Postatarget", le prime consegne sono state effettuate dopo oltre un mese, alcune sono in corso in questi giorni mentre altre non sono mai state consegnate e temo non lo saranno mai. Il giorno 5 dicembre ho inviato alcune lettere a Stradella e in provincia, poche sono state recapitate in tempi ragionevoli, mentre altre (come una indirizzata a me stesso) ad oggi non sono ancora giunte a destinazione. Sono abbonato ad una rivista settimanale e l'ultima copia che ho ricevuto è quella del 15 novembre. La cosa che più mi meraviglia è il fatto che da parte di Poste Italiane non si faccia assolutamente nulla per risolvere il problema per colmare le lacune di questo enorme disservizio. Ogni tanto leggo solo qualche timido accenno da parte delle organizzazioni sindacali. Con tutta la disoccupazione giovanile che abbiamo è mai possibile che non si possa, in qualche modo, risolvere questo grave problema? Ricordo con nostalgia gli anni in cui la posta veniva consegnata due volte al giorno (i portalettere uscivano mattina e pomeriggio) ora si dice che viene recapitata a giorni alterni, ma sarebbe più corretto dire "a mesi alterni". Sperando che il nuovo anno ci porti anche un miglioramento del servizio postale porgo a lei e a tutti i lettori cari auguri di Buone Feste. Pier Giorgio Gramegna Stradella negative degli ultimi tempi. "Porta a porta", sistema misto, isole ecologiche sarà necessario rivedere con chiarezza le strategie tenendo conto delle risorse e delle varie realtà di utenza ma soprattutto sarà necessario cambiare atteggiamento con una maggiore convinzione e determinazione nel sostenere quei progetti che si riterranno più adeguati alla nostra Città. Impegno e determinazione quando servono, non impegni demagogici come quello dell’ex Sindaco che cerca consensi con il sostegno (chissà magari anche ispiratore?) di una raccolta di firme per il ritorno dei cassonetti in Centro Storico che contraddice i suoi stessi programmi ed hanno come obiettivo unico e principale quello di mettere in atto propaganda elettorale. Roberto Gallotti - Voghera

LETTERE AL DIRETTORE Questa pagina è a disposizione dei lettori per lettere, suggerimenti o per fornire il proprio contributo su argomenti riguardanti l'Oltrepo. Scrivete una email a: direttore@ilperiodiconews.it. Le lettere non devono superare le 2500 battute. Devono contenere nome, cognome, indirizzo e numero di telefono che ci permetteranno di riconoscere la veridicità del mittente. Le lettere con oltre 2500 battute non verranno pubblicate.


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"Abbiamo aperto un contenzioso con il comune di Pizzale"

Di Valentina Villani

Dal primo gennaio 2016 l'Unione dei Comuni Cervesina, Pancarana e Pizzale, con l'uscita di quest'ultimo, è stata ufficialmente ridotta a due e ribattezzata Micropolis. La decisione assunta dall'amministrazione Grazioli di uscire da gruppo formatosi nell'anno 2014, non ha portato particolari disagi ai due comuni rimasti che, a quanto pare, hanno saputo riorganizzarsi in maniera eccellente. Infatti, Daniele Taramaschi, primo cittadino di Cervesina ci informa che l'anno appena trascorso si è concluso positivamente e che, l'unione con Pancarana è stata un'esperienza assolutamente produttiva. Resta ancora da chiarire quando sarà saldato il debito contratto da Pizzale, per il quale Micropolis, dopo i diversi moniti, ha deciso di aprire un contenzioso: "Abbiamo aperto un contenzioso con il comune di Pizzale, al quale abbiamo chiesto conto della parte debitoria di sua competenza, che ammonta a oltre 200mila euro e, per la quale, verosimilmente dovremo agire per vie legali, non avendo trovato disponibilità alcuna da parte dell'amministrazione Grazioli" – spiega Taramaschi. Questo debito che il comune di Pizzale ha contratto con l'Unione dei Comuni a quando risale? "All'atto del nostro insediamento nell'anno 2014, all'interno dell'unione ci siamo trovati un debito verso altri creditori di circa 600mila euro. Tra i nostri accordi dunque, c'era quello di ripianare questo buco. Per questa ragione, anche il comune di Pizzale, essendone compartecipe al 30%, ha l'obbligo di condividere quello che noi stiamo già facendo. Siamo stati molto corretti nei loro confronti, per quanto ci riguarda riteniamo che ci debbano esattamente il 30% di quella che era la fotografia debitoria al 31/12/2015, ovvero dal giorno in cui loro sono usciti dall'unione". Quali sono state le prime azioni intraprese con la nuova Micropolis? "La prima azione più importante che abbiamo intrapreso è stata quella di conferire tutti i dipendenti all'unione, questo ha comportato anche un'elasticità importan-

te nell'utilizzo delle loro funzioni all'interno del contesto unionale. E' stato sicuramente un anno produttivo quello appena trascorso, infatti abbiamo portato avanti alcuni progetti, tra i più importanti quello legato alla sicurezza. Infatti, stiamo accedendo ad un bando di Regione Lombardia, al fine di riuscire ad ottenere un finanziamento per un'operazione importante di implementazione delle telecamere di videosorveglianza". Sempre restando in ambito sicurezza, si vocifera della possibilità di attivare una convenzione con i vicini comuni di Lungavilla e Casatisma per formare un corpo dei vigili più "sostanzioso", ce lo conferma? "Al momento siamo ancora in fase di valutazione, tuttavia potrebbe esserci la possibilità di attivare una convenzione con questi due comuni, per avere tre vigili in comune. Lo scopo sarà quello di avere un controllo più capillare all'interno del territorio, proprio grazie a questo scambio di sinergie". L'istruzione scolastica è fondamentale per il futuro dei nostri ragazzi. Cervesina negli ultimi tempi ha avuto un aumento di iscritti, sicuramente è un segnale positivo. Come pensate di procedere in futuro? "Negli ultimi tempi il nostro istituto scolastico ha avuto un aumento notevole di iscritti provenienti dai paesi limitrofi, questo è sicuramente per noi motivo di grande orgoglio e un traguardo importante per la nostra comunità, poiché è una chiara dimostrazione che il nostro istituto funziona in maniera ottimale. Proseguiremo per questa strada, investire su giovani e famiglie è uno dei nostri obiettivi primari. L'anno appena trascorso abbiamo partecipato ad un bando statale, che ci ha permesso di ottenere un importante finanziamento di 85mila euro, grazie al quale abbiamo avuto la possibilità di effettuare alcuni lavori alla scuola primaria". Come primo cittadino secondo lei esistono particolari criticità all'interno del vostro comune che andrebbero risolte? "Le problematiche di Cervesina non sono diverse da quelle dei territori limitrofi, niente di particolarmente eccezionale da segnalare dunque. Esiste un problema di

Johnny Rosa

Un altro Capodanno... inaspettato... Metà Dicembre 2016. Prenotazioni per il Capodanno in Trattoria aperte. Chiamano amici, piccole tavolate, famiglie, insomma, tutto pare funzionar bene... Verso il 20 del mese, un lunedì pomeriggio di chiusura e relax familiare, ricevo una telefonata da un distinto e gentile signore, dall'accento marcatamente campano, che mi chiede se la trattoria è molto distante da Pavia: rispondo gentilmente di no, di sì, di forse, dipende... è circa a 30 minuti di automobile... Detto fatto, prenota un tavolo per sei persone, chiedendomi alcune disponibilità di referenze di costosi vini: alcuni li ho in cantina, sempre abbastanza fornita, altri me li devo procurare, ma senza alcun problema. Verso il termine della telefonata, mi chiede, sempre gentilmente, se potesse essere un problema aggiungere qualche ospite al tavolo in corso d'opera, nei giorni successivi... Rispondo, visualizzando la sala "a mente" che qualcuno lo si può aggiungere... e ci salutiamo. Il giorno dopo richiama, sempre con grande cortesia, prenotando un tavolo per dieci persone, e richiedendo le modalità per inviare l'anticipo economico, da lui

stesso determinato nel 50% ! Per deontologia rispondo che noi richiediamo normalmente un anticipo del 30%... ma non mi lascia neppur proseguire! Ridendo mi informa di essere d'origine campana ma cittadino svizzero da parecchio, e che la loro modalità, sua e dei suoi famosi ospiti, è comunque quella prima enunciata! Famosi ospiti?! Mi permetto di chiedere informazioni... L'ospite sarebbe un D.j. che suonerà la notte del 31 Dicembre, ma, complice l'accento del mio interlocutore, complice il disturbo sulla linea telefonica appena intervenuto, complice la mia naturale riservatezza e timore di risultare invadente, concludo la telefonata senza aver memorizzato alcun nome né destinazione professionale dell'Ospite... Capodanno, ore 21.00. Si apre la porta ed entrano parecchie persone, insieme, tutte alte, belle, eleganti... ! "Lallo?", dice dirigendosi verso di me il mio elegantissimo amico telefonico... "Perdonami, siamo in quindici, non dieci... è un problema?". In un batter d'occhio faccio approntare il tavolo con i numeri adeguati, ed accompagno tutti i commensali ai loro posti, dando disposizione al

Daniele Taramaschi

CERVESINA

"Castello e circuito indotto importante per tutto il paese"

sicurezza a livello di velocità, per cui stiamo già valutando di adottare alcuni interventi. Come la realizzazione di dossi di rallentamento sulla via d'ingresso, ad esempio, dove esiste una forte criticità di velocità media segnalataci più volte dai residenti". Come si sono ambientati i dodici profughi collocati nella vostra cittadina dalla prefettura? "Dopo il momento iniziale che ha creato un po' di sorprese, soprattutto tra gli abitanti, devo dire che sono stati accettati positivamente da tutta la comunità e non hanno mai creato alcun problema. Certo, in un primo momento gli abitanti si sono trovati un po' diciamo spaventati, e questo è più che lecito ma, tutto sommato, posso affermare che nessuno ha mai mosso critiche particolari". Come sono i rapporti tra maggioranza e opposizione? "La situazione direi che è positiva. I rapporti sono tutt'altro che tesi, esiste profondo rispetto e, questo è senz'altro importante. Il paese è piccolo e spaccarsi sarebbe una manovra inutile, senza alcun significato". Le eccellenze di Cervesina sono sicuramente il rinomato Castello di San Gaudenzio e il circuito Tazio Nuvolari. Da un punto di vista turistico sono produttivi? "Il Castello di San Gaudenzio è senza ombra di dubbio il nostro punto di riferimento importante, così come lo è il circuito Tazio Nuvolari, che sta allargando sempre di più i confini e riscuotendo successi, anche a livello internazionale e questo per noi non può che essere motivo d'orgoglio. C'è una bella sinergia tra queste due realtà, ogni anno portano alla cittadina un buon numero di visitatori con conseguente indotto importante per tutto il paese". personale di... eh niente... da lì il delirio. Il bellissimo ragazzo, con bellissima moglie e bellissimo figlio al seguito, che mi era appena stato presentato, con nome francese ma origini libanesi e residenza svizzera a Basilea, Antoine, è uno dei primi tre d.j. produttori al mondo!!! Vi lascio immaginare i clienti giovani, meno giovani, ed... il mio personale!!! Foto, autografi, "trenino" di capodanno… Una compagnia meravigliosa di quindici persone amabili, gentili, di classe, di enorme simpatia ed empatia verso il prossimo... Insomma, una serata indimenticabile!!! A tal proposito devo anche aggiungere che hanno finito, offrendoli anche a chiunque in sala, tutte le bottiglie pregiatissime richieste, non hanno accettato un centesimo di sconto e mal volentieri la bottiglia finale da noi offerta (mi sembrava il minimo...), ed elargito numeri e biglietti da visita per risentirci a breve ed organizzare una rimpatriata in trattoria!!! Davvero un altro Capodanno inimmaginabile!!!


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"IL CURONE è ANCORA UN PERICOLO E I PROGETTI RISOLUTIVI SONO FERMI"

Di Christian draghi

Acqua e amianto, doppio spauracchio per il Comune di Casei Gerola. Da una parte c’è il torrente Curone, con gli importanti progetti per una decisiva messa in sicurezza dell’alveo ancora nel cassetto. Dall’altra il caso dell’ex cava vicino al cimitero della frazione Gerola, con i cittadini allarmati dopo l’autorizzazione a riempirla con materiale di scarto proveniente dai cantieri dell’alta velocità. Il timore, in questo caso, è che si possa trattare di amianto. Il primo cittadino Ezio Stella non nasconde la preoccupazione nel caso di nuove piene e annuncia delle contromisure per quanto riguarda la ex cava. Sindaco, partiamo dal Curone. Com’è la situazione a oggi? Non erano in programma interventi importanti per prevenire nuove esondazioni come quelle del 2014? "Dopo le piene di due anni fa l'Aipo, ente a cui compete la manutenzione del corso d'acqua, ha eseguito una serie di lavori classificati di somma urgenza. Si è intervenuti sugli argini eliminando alcune criticità e si è provveduto alla pulizia dell'alveo. Altri lavori però sono stati programmati ma non hanno avuto per ora adeguata copertura finanziaria". In altre parole se il Curone esondasse di nuovo la situazione che si presenterebbe potrebbe essere la medesima di due anni fa? "E' sicuramente una preoccupazione per noi, perché non riteniamo che il nostro centro abitato sia stato ancora messo in sicurezza rispetto ai livelli raggiunti nelle ultime disastrose piene". L'acqua sembra non essere il solo problema. Il 2016 si è chiuso comunque all'insegna di un nuovo "spettro", quello dell'amianto. Il 17 dicembre c'è stato un incontro pubblico dal titolo significativo: «Terzo valico il grande bluff. Amianto in arrivo a Casei Gerola?». Ci spiega brevemente in cosa consiste questo allarme e se lo ritiene fondato? "Nel marzo 2015 l'ufficio tecnico comunale ha rilasciato autorizzazione a riempire con terra e roccia da scavo una ex cava situata nei pressi del Cimitero della Frazione Gerola. Il riempimento e' propedeutico al futuro utilizzo dell'area che nel Piano di Governo del Territorio e' classificata come area produttiva. Inizialmente sono state portate terre e rocce da scavo provenienti da un cantiere di Valenza Po. A fine novembre 2016 è invece iniziato il conferimento di materiale proveniente dai cantieri piemontesi dell'alta velocità ferroviaria. Questo ha destato molta preoccupazione negli abitanti soprattutto di Gerola e Cornale. I timori manifestati erano che le terre e le rocce conferite non fossero della tipologia autorizzata". Ha richiesto delle verifiche o preso provvedimenti in merito? "Per fare chiarezza su questo aspetto ho richiesto ad Arpa di fare le analisi necessarie e nel frattempo ho disposto con ordinanza sindacale la sospensione dei conferimenti in cava. I provvedimenti successivi saranno presi dall'Amministrazione Comunale quando saranno conosciuti gli esiti degli approfondimenti effettuati da Arpa". Tiriamo una riga sul 2016 e proviamo a fare un bilancio. I tagli dei finanziamenti statali vi rendono di anno in anno la vita più difficile. Avete dovuto alzare le tasse? "Abbiamo dovuto contare soprattutto su risorse pro-

Ezio Stella prie e abbiamo operato in una situazione economica sicuramente non facile. Però abbiamo fatto la scelta di non applicare anche per quest'anno l'addizionale IRPEF e per il secondo anno consecutivo abbiamo diminuito la tassa rifiuti". Che tipo di lavori siete riusciti a mettere in atto per il paese? "Anche quest'anno abbiamo messo in atto il piano annuale di manutenzione delle strade comunali spendendo circa 80.000 euro. Sono iniziati i lavori per l'ampliamento del Cimitero di Casei dove saranno realizzati 54 nuovi loculi con una spesa di 75 mila euro, finanziata con un mutuo erogato dalla Cassa Depositi e Prestiti. Sono stati eseguiti lavori presso il presso il plesso scolastico di Casei per ottenere il rinnovo del certificato di prevenzione degli incendi. In questo caso la spesa si aggira attorno ai 15 mila euro. E' stato realizzato un passaggio pedonale sulla via Mazzini nel tratto Chiesa-Farmacia con l'acquisto di dissuasori con una spesa di 3.965 euro. Sono stati confermati i finanziamenti comunali per quanto riguarda i progetti didattici educativi proposti dalle locali scuole così come tutti gli interventi in campo socio assistenziale. Infine siamo riusciti ad affidare in gestione il centro sportivo comunale che era chiuso da più di un anno". Torniamo sul tema della famosa centrale a biomasse che avrebbe dovuto prendere il posto (quantomeno come sito produttivo) dello zuccherificio chiuso nel lontano 2006. Un impianto di cui si parla ormai da anni...ma appunto, si parla e basta. Il dubbio che si trattasse di una bufala è ormai

CASEI GEROLA

"La costruzione della centrale non è mai effettivamente iniziata..."

forte… "Va però ricordato che il rilascio dell’autorizzazione per creare l’impianto, da parte della Provincia, era stato preceduto dalla firma di un accordo di filiera tra il soggetto proponente la centrale e alcune associazioni agricole, un accordo che aveva lo scopo di assicurare le biomasse vegetali necessarie al funzionamento dell'impianto". Si parlava di bruciare sorgo e in una quantità notevole. Tanto che lo si sarebbe dovuto piantare e raccogliere solamente per poi bruciarlo... Può dirci fuori dai denti qual è la sua opinione sulla faccenda? "Dopo oltre 4 anni dall'autorizzazione la costruzione della centrale non è mai effettivamente iniziata e i tempi ormai sono molto stretti visto che il termine per la sua messa in funzione è stato fissato, mediante provvedimento di proroga emanato dall'Amministrazione Provinciale, a dicembre 2018. Siamo piuttosto scettici. Ritengo che l'Amministrazione Provinciale, titolare del procedimento autorizzativo, debba fare in tempi brevi una verifica per capire se vi è ancora l'intenzione da parte dei proponenti a realizzare l'impianto che ricordo dovrebbe occupare circa 30 persone". 30 persone tra cui alcuni dei 47 ex dipendenti dell’ex zuccherificio. Alcuni di loro sono ancora inoccupati? "Purtroppo sì, all’incirca una ventina". Rimane anche il problema del futuro utilizzo dell'area in cui sorgeva lo zuccherificio, visto che la realizzazione della centrale se anche avvenisse sarebbe prevista in un'area limitrofa… come mai? "Non sono andati a buon fine gli accordi tra le parti coinvolte. L'area ex zuccherificio misura 400 mila metri quadri e ha mantenuto una destinazione urbanistica produttiva. La bonifica era stata intrapresa e portata a termine nei tempi previsti, con la certificazione degli interventi effettuata dall’Amministrazione Provinciale nel 2012". Di chi è la proprietà? Non ci sono progetti per il suo utilizzo? "La proprietà è di una società con sede a Segrate e fino ad ora non ha presentato alcun piano. L'auspicio della Amministrazione Comunale è che la proprietà dell'area trovi al più presto una soluzione per il suo utilizzo sottraendola in tal modo allo stato di degrado ed abbandono in cui versa attualmente".


RIVANAZZANO TERME

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"stiamo cercando una nuova sede a rivanazzano terme"

"E' l'assenza di facilities che penalizza la nostra zona... Hotel inadeguati..." Di Lele Baiardi

Un'eccellenza del marketing e della distribuzione di Prodotti e Servizi per la cura dei capelli che, diffondendosi in tutta Italia ed intrecciandosi a tanti paesi europei, sottobraccio agli U.S.A., con sede distaccata in Milano, da sempre ha il suo cuore pulsante in Oltrepo, prima in Voghera ed ora in Rivanazzano Terme. Parliamo di ADI S.r.l. con i due soci fondatori, ed amici, Manuela Porrati Giacomotti ed Andrea Guizzardi. Dove e come crescono, professionalmente ed umanamente, i titolari e come nasce l'idea di questo business? "Io sono vogherese purosangue, Andrea nasce a Modena ma vive gli anni di studio ed università a Novara, e poi ci conosciamo come colleghi nell'azienda vogherese, sempre dello stesso settore, dove insieme abbiamo lavorato, l'azienda dell'amico Ezio Garavani". Quindi, una conoscenza tra voi molto... rodata, passatemi il termine... "Sì. Per entrambi, il lavoro che ci ha fatto conoscere è stata la terza occupazione post-laurea, quindi circa 18 anni fa. Considerando che i due lavori precedenti sono stati brevi e di passaggio". Quando e come nasce ADI? "ADI S.r.l., nella quale siamo soci al 50%, nasce 14 anni fa, nel 2002, per distribuire un prodotto, acquisito dall'azienda nella quale precedentemente lavoravamo ma che, a nostro giudizio, andava come dire...lavorato meglio, per poter raggiungere risultati altisonanti, quali quel prodotto poteva raggiungere, aveva infatti tutte le carte in regola per poter fare". Stiamo parlando di...? "Altherna, azienda mondiale della cosmesi del capello, ma che al di là del prodotto rappresentava una nuova filosofia di approccio e vita nel settore! Manuela ed io avevamo la sensazione che poteva diventare un grande successo! Infatti, ancora oggi, la nostra azienda si chiama Altherna Distribution Italy, oggi abbreviata in ADI, anche se nel corso di questi 14 anni abbiamo acquisito in distribuzione altri 12 marchi". Davvero un successo professionale iperbolico! "No beh, non esageri…! (Andrea e Manuela sorridono...) Certamente una soddisfazione enorme per entrambi". Andiamo per ordine: nel 2002 quindi, lasciando la precedente azienda, aprite ADI con sede...? "A Voghera, in via Maragliano". Con quanti dipendenti avete iniziato? "Noi due... Noi due per i primi 8 anni! E' stata una scalata faticosa, certamente, ma molto entusiasmante! Abbiamo cominciato con qualche agente, nei territori dove riuscivamo a trovare qualcuno a nostro parere valido, gestendoci tutto il lavoro d'ufficio da soli, senza malattie e ferie". E poi...?! "Poi, circa 6 anni fa, il self-made cominciava a diventare difficile quindi abbiamo cominciato ad assumere, per arrivare ai 15 dipendenti odierni, tutti

della zona". E quanti agenti? "Una quarantina, disseminati in tutta Italia, a servire più di 2500 saloni di parrucchieri/e ed anche professionisti di nicchia, Spa, etc.etc.". Come si possono definire i prodotti che proponete? "Certamente di lusso! La media dei nostri shampoo, per darle un'idea, è attorno ai 40,00 €, ma abbiamo anche, ad esempio, uno shampoo della ditta Oribe, a base di caviale, da 156,00 €". Che tipologia di promozione utilizzate? "Siamo da anni presenti, a livello pubblicitario, sulle massime testate nazionali, da Vogue in giù! E stampiamo in proprio un nostro maxi-tabloid, ADIcted, che distribuiamo in svariate occasioni fieristiche, oltre che ai nostri clienti, con cadenza semestrale". Partecipate a manifestazioni d'interesse internazionale? "Assolutamente! Organizziamo la partecipazione anche di tanti nostri clienti, ai quali chiediamo ovviamente adesione... Ma creiamo anche in casa eventi di studio e specializzazioni". All'interno della vostra Sede? "No ahimè, per problemi di spazi. Abbiamo però inaugurato, 3 anni fa circa, un nostro spazio a Milano, zona Via Tortona, che si chiama Studio C8: è un'accademia e spazio polifunzionale ove organizziamo stage per i nostri clienti sotto la guida di famosi stilisti italiani, europei ed americani. Nel 2016 ve ne sono transitati circa 2.000". Non riuscendo a ricavare in Oltrepo una sede con

la stessa destinazione d'uso? "Purtroppo, ahimè, è l'assenza di facilities che penalizza la nostra zona... Hotel inadeguati, assenza, che so, di taxi, ad esempio... Le faccio l'esempio della nostra sede attuale, perché 5 anni fa ci siamo trasferiti in Rivanazzano Terme, vicino all'aeroporto: non abbiamo connessione telefonica! Abbiamo dovuto a nostre spese posizionare un'antenna che ci permetta di essere in contatto con il resto del mondo. Non abbiamo i cassonetti per la raccolta dei rifiuti, dovendoceli portare nei sacchetti in auto fino al primo posto di deposito". Le Istituzioni ed amministrazioni locali non sono mai venute a bussare alla vostra porta, né voi alle loro porte? "Mai visti! Si figuri che nella prima sede a Voghera avevamo richiesto un parcheggio carico/scarico davanti alla nostra porta: il risultato è stato, dopo anni, che son stati fatti parcheggi per noi ancor più penalizzanti! Ma non ci arrendiamo siamo entusiasti e fiduciosi nel futuro!" Quali sono i progetti futuri? "Cambio sede, ancora: stiamo cercando una sede nuova, sempre qui in Rivanazzano Terme, da comperare, comunque perché crediamo che questo bellissimo territorio vada valorizzato e non abbandonato". E per lei, Andrea? "Manuela ed io vogliamo, per il futuro prossimo, oltre alla nuova sede, migliorare la qualità di vitaprofessione all'interno dell'azienda, renderla più bella, moderna ed efficiente, e regalare anche ai nostri dipendenti una nuova filosofia di vita-lavoro".

Manuela Porrati e Andrea Guizzardi


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Candidatura regionale: "Il futuro non è mai prevedibile... soprattutto in politica" Di Lele Baiardi

Una delle prime iniziative assunte poco dopo essere stato eletto, per il primo dei due mandati, in qualità di Sindaco del paese, è stato cambiare il nome allo stesso: da Rivanazzano in Rivanazzano Terme. Ad alcuni era sembrato solo un vezzo, un tentativo di marketing, una personale scommessa e/o una disfida in guanti bianchi all'adiacente Salice Terme; in realtà, questo nominale cambiamento ha segnato, come primo, un radicale cambiamento, in termini di grande crescita e qualità della vita, che ancora oggi non accenna a diminuire! Abbiamo incontrato, vicino al termine del secondo mandato, il Sindaco Romano Ferrari. Lei è sindaco di Rivanazzano Terme da quanti anni? "Ormai da quasi dieci anni, dal 28 maggio 2007 ad oggi". Sempre con la stessa squadra/assessori al suo fianco? "Sempre con lo stesso gruppo di maggioranza - Patto per Riva. Il numero degli assessori e dei consiglieri si è ridotto con il secondo mandato per effetto di una norma legislativa. In sostanza il gruppo è sempre lo stesso. Anche chi è entrato in giunta a partire dal 2012, come nel caso di Di Giovanni, aveva sin dall'inizio partecipato alla costruzione ed ai successi di questo gruppo". Nel corso di questi mandati, ha assunto altri incarichi sul territorio? "Sono stato nel Consiglio di Amministrazione del Gal Alto Oltrepo e poi nel Consiglio di Indirizzo della Fondazione Gal, che ha preso il posto del Gal Alto Oltrepo. Quindi ormai da anni sono Presidente dell'ambito dei piani di zona di Voghera, che raggruppa 23 comuni". Quando scadrà il suo mandato, durante il 2017? "La data verrà stabilita dal Governo; si voterà tra la metà di Marzo e la metà di Giugno". Ha già individuato il suo successore? "Visto che credo sia difficile che esca una legge che prevede il terzo mandato anche per i comuni sopra i tremila abitanti, nonostante le ripetute richieste in tal senso del Sindaco di Verona Tosi, insieme agli altri componenti del gruppo stiamo lavorando per essere ancora più forti e per appunto individuare il nome del prossimo Sindaco". Che caratteristiche dovrà avere il prossimo Sindaco del paese? "La capacità di mettersi al servizio di Rivanazzano

Terme e di favorire le migliori espressioni delle tante risorse che questo paese ha". C'è in cantiere attualmente qualcosa d'importante per Rivanazzano che vuole lasciare in eredità al suo successore? "Sicuramente, se riusciamo ad alienare alcuni beni concessi dal demanio, il mio successore potrebbe trovarsi un discreto gruzzoletto da investire nel paese. Non cifre astronomiche, ma comunque, con i tempi che corrono, una buona risorsa, almeno in parte svincolata dai lacci del patto di stabilità". Anche gli abitanti dei paesi limitrofi riconoscono il Wellfare di Rivanazzano Terme, spesso indicato come paese-modello del territorio: qual è o qual è stato il segreto per raggiungere questa, mi conceda il termine, perfezione? "Certo non posso nascondermi che spesso riceviamo complimenti. Sono a conoscenza del fatto che il merito delle cose fatte andrebbe spesso girato ad altre persone. Ad esempio, la Pro Loco, associazioni come Occasioni di festa e tante altre associazioni hanno dato vita in questi anni ad iniziative che hanno portato in alto il nome del nostro paese. Non posso non pensare poi al nostro ufficio tecnico, e a qualche operaio sempre disponibile in caso di necessità, ai nostri impiegati che si sono messi a disposizione per permettere ai nostri concittadini di poter scegliere il medico presso il comune... Devo e voglio ringraziare anche tutti gli altri dipendenti del comune. Problemi irrisolti sicuramente ce ne sono, ogni cosa è sempre migliorabile ed in evoluzione. Personalmente mi sono sempre però rifatto ad un motto latino che mi hanno inculcato fin dall'inizio della mia professione medica: primum non nocere, cioè per prima cosa… non far danno!!! Questo e' stato molto importante in un paese come il nostro dalle tante risorse, che avevano ed hanno solo bisogno di potersi esprimere e di essere aiutate in questo". Siamo certi che la minaccia pirolisi sia archiviata? Quanto è stato importante il suo contributo/intervento nella questione? "La regione si è espressa. Ora la palla passa al Tribunale. Certamente riteniamo che le motivazioni che hanno portato al diniego della pratica siano validissime e pertanto siamo fiduciosi. Ci abbiamo creduto tutti anche in momenti che sembravano bui. Credo che il merito più grande sia da dare alla massa di gente che si è mobilitata". Vuole spiegare ai meno attenti cos'è l'Area Vasta? "E' la vecchia Provincia. In altre zone corrisponde alla

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"stiamo lavorando per individuare il nome del prossimo sindaco"

Romano Ferrari fusione di vecchie provincie. Da noi, territorialmente e' rimasta uguale. Funzionalmente ha ceduto alcuni settori: alcune funzioni, come ad esempio l'agricoltura, sono passate agli uffici territoriali della Regione". Gal e Comunità Montana godono di buona salute? Ci sono investimenti sostenibili per il comune che lei guida da effettuare in comune accordo? "Sicuramente le sinergie possono solo favorire lo sviluppo del nostro territorio. Un esempio è stata l'ottima azione sinergica del Gal con Regione, Provincia e Comuni che ha portato a realizzare quel gioiello che è la Greenway. Per quanto riguarda la comunità montana, Rivanazzano Terme non vi appartiene, ma certamente siamo disponibili alla massima collaborazione". Vuole enunciare un problema che affligge, a suo parere, in particolar modo il territorio Oltrepadano? "Il nostro territorio vive tutt'oggi delle sue bellezze e delle sue peculiarità. I suoi prodotti eno-gastronomici sono ricercati e di pregio. In Oltrepo ci sono tanti imprenditori validi: diamo spazio alle loro idee e alle loro iniziative, supportiamoli in ogni modo. Superiamo le divisioni di campanile!". Cosa si aspetta dal futuro? Magari... la candidatura regionale? "Il futuro non è mai prevedibile, soprattutto in politica... Certamente il nostro territorio dovrà esprimere qualcuno che lo rappresenti in maniera forte. Il nome, chiunque sia, dovrà avere il consenso e la fiducia della gente. Solo così torneremo a contare qualcosa. Per ora, il mio obiettivo prioritario è comunque quello di chiudere bene questa esperienza da sindaco e collaborare con il mio gruppo nel modo migliore perché il lavoro che abbiamo fatto non termini e possa proseguire. Lo devo, ai miei concittadini ed al mio gruppo!".


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chi sarà il successore di Ferrari? ci potrebbe essere una sorpresa

Da una cena pre natalizia spunta, forse un nuovo candidato Sindaco Di Nilo Combi

A Rivanazzano Terme, salvo cambiamenti della legge elettorale, al momento alquanto improbabili, che permetterebbero al sindaco Ferrari di ricandidarsi, si stanno decidendo quali saranno le liste e soprattutto i candidati sindaci della prossima tornata elettorale. Chiaramente se cambiasse la legge elettorale e Ferrari potesse ancora ricandidarsi, il favorito d'obbligo con ampio margine sarebbe proprio l'attuale sindaco. Le speranze che la legge elettorale venga cambiata sono ridotte visti soprattutto i tempi a disposizione dei legislatori. Quindi in queste settimane si stanno decidendo i candidati a succedere a Ferrari. All'interno dell'attuale coalizione che governa Rivanazzano due sono i nomi che i bookmakers danno in lotta per la poltrona di primo cittadino: Marco Poggi, assessore al turismo, sport, manifestazioni, rapporti con le associazioni e gemellaggio e Marco Largaiolli, vicesindaco e assessore alla sanità, polizia locale e politiche sociali. Entrambi alle ultime valutazioni hanno ottenuto un ottimo consenso elettorale entrambi hanno lavorato bene, Ferrari da politico navigato e da "primus inter pares" al momento non ha espresso preferenza "ufficiale" per nessuno dei due. Si accavallano le voci, si dice che il favorito sarebbe Largaiolli perché godrebbe di un ampio appoggio della parte cattolica rivanazzanese, altri danno per favorito Poggi che avrebbe sia l'appoggio di molti giovani sia l'appoggio, non secondario, del dottore del Brallo... Giovanni Alpeggiani, il quale è sempre stato

molto vicino alle "cose" rivanazzanesi. Chi sarà il successore di Ferrari nell'ambito dell'attuale maggioranza al momento non sembra ancora deciso. Quello che è certo è che l'accordo trasversale tra il PD rivanazzanese e la giunta Ferrari sia in atto, testimonianza ne è che all'inaugurazione della nuova sede del PD era presente sia il "generale"… pardon il sindaco Ferrari, sia i suoi due "colonnelli", Poggi e Largaiolli. L'accordo con il PD sembrerebbe essere che tre esponenti pidiessini faranno parte della prossima lista capitanata dal successore di Ferrari, chiunque esso sia. Sembra certa inoltre una seconda lista proposta dall'attuale minoranza capitanata dal duo Graziella Zelaschi, Marco Bertelegni, i quali sembrerebbe stiano approntando una lista per contrastare chi proporrà l'attuale maggioranza. Rivanazzano è un paese dove la maggioranza delle cose sembra andar bene e la maggioranza dei cittadini non si lamenta, è altrettanto vero che qualche voce critica su determinate situazioni c'è, come ad esempio quella di Salvatore Casanova, l'immobiliarista che sia sui social sia nella pubblica piazza non risparmia critiche su problemi o situazioni specifiche all'attuale amministrazione. Casanova si candiderà? Riuscirà a costruirsi una lista? Chi vivrà vedrà e i rivanazzanesi seguono con occhio interessato questa eventuale sua candidatura. Ci potrebbe essere un colpo di scena che fino a qualche giorno fa nessuno si aspettava, una terza o quarta lista di area leghista pentastellata, perché non a tutti è piaciuto questo "apparentamento" tra la sezione PD rivanazzanese e l'attuale maggioranza per le prossime elezioni. Proprio per farsi gli auguri di Natale in un noto risto-

rante dell'Oltrepo si sarebbero riunite una decina di cittadini rivanazzanesi alcuni dei quali riconducibili più o meno alla Lega e ai Cinque Stelle che avrebbero deciso in gran segreto, tra una fetta di salame e una lasagna con i funghi, di valutare l'opportunità di presentare una lista con un candidato sindaco, un importante imprenditore rivanazzanese, supportato sia da una parte dell'elettorato leghista sia dall'elettorato pentastellato, partito quest'ultimo che anche a Rivanazzano sta acquisendo sempre maggior peso e simpatizzanti. La decisione definitiva non è ancora stata presa, da noi interpellato l'imprenditore rivanazzanese, non ha smentito ed a nostra precisa domanda: Farete la lista? Sarà lei il candidato sindaco? la risposta è stata un sorriso, a dire il vero ammiccante, ma nel contempo ci ha chiesto di non fare il suo nome nè quello dei suoi supporter e possibili compagni di lista. Certo è che se si presentasse questa lista con nomi che ci sono stati fatti, la stragrande maggioranza dei quali attuali estranei, fino ad oggi, alla politica rivanazzanese, sarebbe certamente una lista e un candidato sindaco con ottime possibilità di contrastare efficacemente la lista che rappresenterà l'attuale maggioranza e che designerà il successore di Ferrari. Sembrava tutto scontato a Rivanazzano, sembrava che il successore di Ferrari nominato dallo stesso sindaco, o da chi per lui, potesse vincere facilmente le prossime elezioni, ma come sempre nella vita e come in politica c'è sempre un ma… Su questa nuova lista trasversale ma anche con simpatie leghiste e pentastellate dovesse presentare questo imprenditore come candidato sindaco sarebbe certamente una variante forte per mettere in bilico un risultato elettorale che sembrava certo, ma che ora potrebbe ritornare in discussione.


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L'OLTREPO VISTO DAI BAMBINI DELLA CLASSE 5° DI GODIASCO SALICE TERME

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Di Andrea Pagani Prattis

Da questo mese Il Periodico News ha deciso di render nota l'opinione dei nostri bambini con domande mirate e specifiche, voce sincera e disarmante troppe volte inascoltata di una realtà che invece pensa, agisce e ci giudica sempre. Gireremo a turno molte scuole elementari della zona per un'opinione sempre più attenta del nostro territorio da un altro punto di vista… diciamo parafrasando il grande Lucio Dalla nella canzone "L'anno che verrà" questa rubrica può esser considerata "L’Oltrepò che verrà" cioè un punto di vista diretto e disinteressato che non può che far riflettere i nostri lettori che comunque diverte per la sincerità degli stessi interessati. Filo diretto come argomento comune sarà il tanto sottovalutato dialetto fonte di cultura popolare del nostro passato e realtà da recuperare. Come debutto abbiamo voluto intervistare la classe 5° di Godiasco, appartenente al circolo comprensivo di Rivanazzano Terme, noto per innovazioni e servizi tant'è che dal prossimo anno e solo per la scuola di Rivanazzano Terme verranno inserite alcune importanti novità come il corso di Spagnolo e il progetto sperimentale "A scuola senza zaino" progetto pilota pensato per una prima elementare. Ci teniamo a sottolineare come i bambini abbiano preso con entusiasmo questa iniziativa rispondendo in modo maturo e rispettoso… Ci auguriamo che questa nuova iniziativa sia apprezzata e valorizzata nel tempo e nel modo giusto affinchè muova pensieri e coscienze di noi adulti facendoci riflettere e strappando anche qualche sorriso, il che non guasta. Margherita Contu di Godiasco Salice Terme "Mi piace molto, c’è tutto ciò di cui ho bisogno: la scuola, il supermercato, il parco giochi e soprattutto la cosa che amo di più il fiume, lo Staffora anche se in alcuni punti l’acqua è algosa… è sempre bello". "Metterei assolutamente una biblioteca, grande e spaziosa e poi farei istallare delle telecamere per le strade e nel parco giochi, per essere più tranquilla". "Forse è un po' piccola se proprio vogliamo trovare un difetto, però è bella, non la cambierei, inoltre ciò che la rende ancora più bella sono le cose che facciamo, il corso di ceramica soprattutto". "E’ molto bella e dotata di tutti gli attrezzi per le nostre attività". “In alcuni giorni non è per niente buono quello che ci servono, però solo in alcuni giorni, in altri invece devo dire che si mangia bene". "Sì al parco Montale". "Io resto a Godiasco, anche perché la bidella è la mia nonna!!". Elena Fronti di Godiasco Salice Terme "Mi piace anche se una cosa che non va c’è: cambierei i giochi del parco e li sostituirei con altri più nuovi e moderni". "Organizzerei delle passeggiate tra le colline e delle giornate ecologiche, ad esempio raccogliere i rifiuti e ripulire i nostri boschi". "Mi piacerebbe avere uno spazio più grande". "E’ troppo piccola anche se carina". "Mangiamo bene, soprattutto quando c'è la pizza!!". "A volte, soprattutto nella bella stagione ci ritroviamo al parco". "In famiglia non abbiamo ancora deciso se restare a Godiasco o andare in altre scuole... Vedremo...". "Il dialetto me lo ha insegnato mia nonna, che spesso mi dice: Sedat ben su la cadrega, mangia e tas. Siediti bene sulla sedia, mangia e taci".

Christian Nobile di Montesegale "Montesegale è un bel paese, ma un po' troppo tranquillo, vorrei ci fossero più attrazioni come un nuovo parco giochi, un'area pic-nik, supermercati, biblioteche... Vorrei ci fosse più vita, feste, animazione...". "Se fossi il Sindaco sistemerei le strade, ci sono troppe buche e farei qualcosa per migliorare la sicurezza". " In questa scuola ci sono dei termosifoni che non funzionano e alcune finestre fanno passare l'acqua, ecco cambierei queste cose". "La palestra è molto moderna, è nuova". "La pizza è il piatto che preferisco del menu scolastico". "A volte al parco oppure a caso in paese". "Io resterò a Godiasco, mi trovo bene e non è troppo lontana da Montesegale, inoltre credo non abbia nulla da invidiare ad altre scuole più grandi". " I miei nonni a volte mi parlano in dialetto e in genere quando li faccio arrabbiare, per esempio fora da ca' mia! Oppure l'è no al to post, e ancora ve chi, perchè se at ciap...." Lara Shahaj di Godiasco Salice Terme "Mi piace vivere, qui. Non cambierei nulla". "Farei sorvegliare il parco e vorrei che ogni weekend venissero organizzati spettacoli e che nelle piazzette del paese ci fossero i giochi di una volta". "La scuola ha tutto, non manca nulla" "Non mi fermo quasi mai a mensa se non il giorno in cui viene servita la pizza". "Il punto di ritrovo per noi bambini è il parco Montale". "Credo e spero di restare a Godiasco, mi piace stare qui". "Vena chi e sedat su la cadrega a taca mi" Luca Moschetti Pusterla di Montesegale "Montesegale è un gran paese, non c'è smog e inqui-

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"Se fossi il Sindaco sistemerei le strade, ci sono troppe buche"

namento e poi c'e tanta natura. Quello che manca è una stradina che porta nei boschi per poter organizzare dei pic nic e fare contenti noi bambini". "Se fossi il Sindaco farei in modo che aprissero un ristorante ed un supermercato e poi nel perido delle feste farei mettere un po' di addobbi natalizi e luci". "Nella scuola mnca il riscaldamento, fa freddo...". "La palestra è molto bella e in mensa si mangia benissimo.... Soprattutto l'hamburger è squisito" "Nel periodo invernale ci ritroviamo all'oratorio che è davvero molto bello". "Io resterò a Godiasco perchè ci danno pochi compiti e perchè ho un bel gruppo di amici che non voglio lasciare". " Qualche frase la conosco, tipo vena chi cagnias..." Matilde Bruschi di Godiasco Salice Terme "Paesino piccolo e tranquillo per cui a me piace". "Ciò che manca è una biblioteca, nuovi giochi per il parco giochi e qualcuno che possa organizzarev feste per noi bambini". "Alla mia scuola io aggiungerei delle classi, siamo in troppo pochi, ma purtroppo non ci sono abbastanza bambini per fare classi in più" "La palestra è confortevole e bella anche se piccola" "La mensa è abbasdtanza buona soprattutto quando si mangia la pizza". "I punti dove ci troviamo noi bambini sono il parco, il campo sportivo e l'oratorio". "Io certamente resterò a Godiasco, qui ho tutti i miei comopagni e amici e non voglio lasciarli". "E' mio zio che mi parla a volte in dialetto, ad esempio mi dice spesso: va ciapà di rat!!!".".

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elezioni comunali 2017: il 17 porta "sfiga"

Berogno e Somensini non sembrano avere il nome giusto Di Nilo Combi

Siamo nel 2017 e quello che preoccupa molti abitanti di Godiasco Salice Terme è il 17, numero scaramantico che normalmente per chi crede in queste cose, porta "sfiga". Per molti cittadini godiaschesi e salicesi sentendo le voci attuali, la sfiga potrebbe essere il prossimo sindaco, perché molti dei nomi che circolano attualmente non sembrano entusiasmare o avere il consenso dei salice-godiaschesi. Il perché, come sempre, va ricercato nella mente degli elettori i quali sulla pubblica piazza, nei bar, negli esercizi pubblici o anche nelle cene conviviali tra Natale e Capodanno, mentre parlavano, a dire il vero per pochissimo tempo perché l’argomento sembra interessare poco se non ai soliti pochi noti… dei probabili o dei possibili futuri candidati sindaci, alla fine come succo del discorso dicevano "purtrop ghe nsun daltar cal vo matas in lista", (purtroppo non c’è nessun altro che si vuole mettere in lista). In base a quello che si sente dalla gente o in base a quello che si sente in alcune cene tra imprenditori o "vips" salicesi – godiaschesi, durante le cene pre e post natalizie, a pochi, anzi pochissimi, piacciono gli attuali autocandidati sindaci, o perché cavalli di ritorno o perché pseudo-cavalli nuovi, ma che puro sangue non sembrano ai più, anzi sembrano più dei ronzini. Maurizio Somensini che alla politica salice-godiaschese ha dedicato tanto tempo e tanta passione, effettivamente sembra voglia disinteressarsene sempre di più, forse perché non è d’accordo sul fatto che ci siano due candidati sindaci di Salice Terme, Fabio Riva e Anna Corbi, forse perché ritiene, forse giustamente, che presentare due candidati salicesi alla fine dividerà il voto di Salice Terme a scapito dei candidati di Godiasco, Salice Terme non va dimenticato che rappresenta come numero la massa votante più importante del comune. Forse il vicesindaco storico di Godiasco Salice Terme sarebbe anche lui favorevole a questo punto a un terzo e nuovo candidato, unico a Salice Terme, al fine di presentare una sola lista. Elio Berogno come al solito, da politico navigato, naviga sott'acqua, ma anche lui si trova in netta difficoltà perché di persone credibili da appoggiare come candidato sindaco non sembra trovarne, chi si propone o si è proposto per avere il suo appoggio, si dice che all'ex sindaco paiano persone non più di tanto presentabili. Circolava il nome dell'attuale sindaco di Montesegale e direttore della casa di riposo "Varni Agnetti", Carlo Ferrari il quale a più riprese e a più persone ha confermato che non avrebbe nessuna intenzione di candidarsi sindaco a Godiasco Salice Terme, anche se la sua sarebbe una candidatura sufficientemente forte e ragionevolmente vincente. Stante questo diniego la domanda che nei due paesi, che compongono, purtroppo o per fortuna, un unico comune, è la solita: Berogno appoggerà qualcuno? E questo qualcuno con un colpo dell'ultima ora sarà un candidato vincente? Ci sarebbe stata anche una lista capitana dall'ex sin-

Elio Berogno

Maurizio Somensini

daco Angelo De Antoni, ai tempi eletto nell'ambito della lista promossa da Berogno, del quale fu proprio successore, ma De Antoni a Salice Terme è ricordato soprattutto per le scelte da lui fatte sulle Terme di Salice. Scelte che hanno portato alla vendita e per molti alla svendita delle terme stesse a gruppi che si sono presentati come molto credibili e che in realtà tanto credibili non erano, basti pensare alla Camuzzi poi miseramente fallita. De Antoni che in questi anni si è occupato della sua attività professionale non sarebbe inoltre propenso a occuparsi di nuovo di politica dopo le polemiche e le accuse apparse all'epoca sugli organi di stampa riguardo le Terme di Salice, nei quali veniva accusato di aver avuto vantaggi per le proprie aziende dalla vendita delle Terme stesse.

Accuse che volenti o nolenti sono ricordate ancora oggi, da molti abitanti della località termale, accuse che ai tempi non hanno avuto seguito, come molte altri fatti legati alla vendita e per molti alla svendita delle Terme di Salice. La realtà oggi è che Somensini parrebbe volere un terzo candidato unico, forte e credibile, ma tutti i nomi spendibili e credibili non avrebbero nessuna intenzione di mettersi in lista. Anche Berogno è nella stessa situazione e anche lui il nome non lo ha ancora trovato. Ai salicesi e godiaschesi, anche a quelli che non sono particolarmente scaramantici sta sempre di più sorgendo un dubbio, che nel 2017 chiunque vincerà continuerà a portare sfiga a questo paese, per colpa forse e non solo del numero 17.


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"stiamo valutando di istallare telecamere di video sorveglianza"

Di Valentina Villani Dopo mesi di battaglie e di trame politiche, il complicato intreccio per la presidenza del nuovo Gal, l'ente che dovrebbe avere il compito di gestire i sostanzioso contributo (circa 20 milioni di euro), che Regione Lombardia ha destinato al territori oltrepadani, sembra non risolversi. Fitte reti politiche trasversali per colore e appartenenza, politici di vecchia data, nominati e nominanti, associazioni di categoria, tecnici e tecnocrati: ci sono finiti in mezzo tutti in questo minestrone, che rischia oggi di portare ad un risultato che per l'Oltrepò potrebbe essere drammatico. Ma dalla regione l'assessore Gianni Fava ha parlato chiaro e, quale uomo pragmatico e coerente, ha messo in guardia tutti gli attori: o un presidente condiviso o niente soldi. A scatenare la bagarre è stata la necessità di "indebolire" lo storico e incontrastato dominio della Valle Staffora sul Gal e sulla gestione di quei fondi che, fanno gola a molti sul territorio, così da arrivare a rotture estreme e forse irrecuperabili. "Con questa impasse si è perso già parecchio tempo – sottolinea Celestino Pernigotti, primo cittadino di Ponte Nizza - basti pensare che gli altri Gal sono tutti abbastanza avanti rispetto a noi. Sicuramente un'altra fumata nera come quelle passate potrebbe compromettere seriamente l’arrivo dei fondi dalla Regione perché, detto in tutta franchezza, non so quanto ancora l'assessore Fava potrà o vorrà attendere i nostri comodi". Diciamo che questa bagarre che si è andata a creare potrebbe essere paragonata a quelle importanti liti che avvengono in famiglia. Celestino Pernigotti cosa pensa di tutto questo? "Penso che litigare non faccia bene al nostro territorio. Ora più che mai bisogna accelerare, voltare pagina una volta per tutte, facendosi scivolare addosso antipatie e abbandonare battaglie inutili che fanno solo male al territorio. Dobbiamo lavorare nell'interesse cittadini e dobbiamo farlo bene". Cosa pensa delle dimissioni di Tagliani? "L'impasse cui accennavo poco fa, ha generato le dimissioni del rappresentante della Comunità Montana, Bruno Tagliani, in seno al Gal srl e anche al consiglio di indirizzo della fondazione. Tagliani, durante le passate elezioni, non ha ritenuto di manifestare le intenzioni di indirizzo indicategli dell'ente che rappresentava, votando quindi contro queste indicazioni. Dopodiché ha rassegnato le dimissioni. Penso che questo sia un fatto anomalo, che non si è mai verificato da nessuna parte. E che forse, le dimissioni, andavano date prima della dichiarazione di voto". Allora è ufficiale? Tra qualche giorno dicono dovrebbe esserci la svolta decisiva "In questi giorni dovrebbe esserci la svolta decisiva. Ci auguriamo che tutto vada per il meglio e che venga finalmente eletto il nuovo presidente del Gal srl, che andrà a gestire i consistenti fondi destinati a questo territorio. Di recente poi c'è stata un'evoluzione della situazione, con un allineamento tra i comuni della comunità montana e del resto dell'Oltrepò, sulla nomina del nuovo Presidente". Lorenzo Callegari, primo cittadino di Casteggio, ha dichiarato che l'egemonia della Valle Staffora

PONTE NIZZA

"Tagliani, le dimissioni andavano date prima della dichiarazione di voto"

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Celestino Pernigotti

all'interno del Gal è finita. Lei cosa pensa riguardo queste affermazioni? "Credo che ci sia stato un leggero fraintendimento. In ogni caso, a tempo debito già risposi a Callegari, se per caso si era dimenticato che Alberto Vercesi, Presidente della fondazione, è di Canneto Pavese e che, di conseguenza, con la Valle Staffora centra ben poco". Cosa pensa della Comunità Montana di oggi rispetto a quello che era un tempo? "Non credo di poter fare paragoni, perché prima non ne facevo parte, di conseguenza non posso giudicare. Quel che è certo è che la giunta attuale, oggi si trova a rapportarsi con fondi che sono di gran lunga inferiori rispetto a quelli di cui si poteva disporre in passato. Per questa ragione, credo sia molto più difficile esprimersi, così come ricevere consensi positivi da parte della cittadinanza. Spesso anche i cittadini sono molto critici nei confronti di noi amministratori, purtroppo non capiscono, e forse non possono capire, che anche noi non riusciamo ad arrivare sempre dove vorremmo". Parliamo ora del suo comune. I furti sono sempre più in aumento, in modo particolare in Oltrepò Pavese. Tutti ricorderanno la sua dichiarazione, molto forte, fatta lo scorso anno in cui diceva che è giusto sparare ai ladri. Oggi com'è la situazione all'interno del suo comune? Avete in programma progetti o interventi per una maggior sicurezza sul territorio? "Passato il periodo diciamo clou, quando quasi ogni giorno abbiamo assistito a furti di una certa importanza, possiamo dire che oggi la situazione è leggermente migliorata. Questo sicuramente grazie anche

al lavoro delle forze dell'ordine, che hanno operato in maniera eccellente. Allo stato attuale stiamo valutando con l'Unione dei Comuni, di installare sei/ otto telecamere di videosorveglianza, nei punti più strategici dei comuni di Ponte Nizza e Cecima”. A proposito dell'Unione dei Comuni. Come procedono i rapporti? "L'Unione stretta con Cecima è già attiva e opera a pieno regime, infatti, abbiamo già unito tutte le funzioni. Inoltre, quest'unione ci ha permesso di ricevere circa 80mila euro di contributi, attraverso i quali potremo finalmente attuare interventi importanti su entrambi i territori". Pensa che in futuro quest'unione potrebbe divenire una fusione? Magari a tre tra Ponte Nizza, Cecima e Bagnaria? "Forse come mentalità non siamo ancora pronti per una fusione, magari gradualmente ci si arriverà. In ogni caso, in un futuro non troppo lontano sarà il destino di noi piccoli comuni, e credo sia anche giusto perché non è logico mantenere in vita apparati burocratici, che sono solo spese e nient'altro". Nella vicina Bagnaria recentemente sono stati installati deterrenti per limitare la velocità nei punti più critici. Nel suo territorio esiste lo stesso problema? E' vostra intenzione attivare dei dissuasori di velocità? "Il problema della velocità esiste anche a Ponte Nizza ed è piuttosto importante. Allo stato attuale abbiamo chiesto un preventivo per l’installazione di questi dissuasori anche all'interno del nostro comune. L’idea sarebbe quella di installare quattro postazioni: sulla provinciale 7 per Val di Nizza, sull'ex statale 461 del Penice, nel centro abitato di Ponte Nizza e infine a Molino del Conte".


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VARZI

"frutta e verdura appena colti, questo ci rende competitivi"

"I finanziamenti doverebbero arrivare solo alle aziende attive..." Di Giacomo Braghieri

Davide Zanlungo classe '71 agricoltore e commerciante dell'alto Oltrepò. Zanlungo gestisce da più di 20 anni un'azienda agricola, siamo a chiedergli come ha resistito alla crisi, come è cambiata la domanda di prodotti della terra in tutto questo tempo, quali sono le difficoltà della gestione di una partita iva in una zona che non ha brand agricoli. Zanlungo quando ha iniziato? "Ho inziato a 19 anni dopo essermi diplomato in agraria.Vengo da una famiglia contadina e ho ereditato la passione per la terra in famiglia. Da quasi un decennio ho iniziato a vendere i miei prodotti direttamente sui mercati e in azienda". Ha iniziato facendo un analisi del mercato o per caso? "Ho sfruttato la possibilità che la Coldiretti, tramite l'iniziativa Campagna Amica, offre agli agricoltori di poter vendere i propri prodotti sui mercati della Città Metropolitana di Milano. Dopo anni di vendita diretta mi sono costruito una clientela". Qual è il suo mercato di riferimento? "L'area di Milano per la vendita a km 0 e la zona di Varzi per la vendita in azienda". Che tipo di produzione agricola fa? "Frutta e verdura. Mele, pere, fragole, patate sono le produzioni più importanti anche per ragioni storiche del luogo e dell'azienda. Coltiviamo anche altri tipi di alberi da frutta e verdure per cui il territorio è vocato quindi ciliegi, albicocchi, peschi e noccioli. Come trattamenti seguiamo il disciplinare della lotta integrata che è un buon compromesso ecologico fra la coltivazione bio e quella tradizionale". Perchè ha scelto di commercializzare i suoi prodotti direttamente? "A un certo punto i ricavi dalla vendita ai grossisti erano diventati minimi. La Coldiretti ha offerto ai produttori dei punti vendita, è cresciuto l'acquisto consapevole e io come altri abbiamo sfruttato l'occasione". Dopo generazioni che hanno trovato posti al "caldo" nella pubblica amministrazione, alla sua non è rimasto che aprire una partita iva o espatriare. Sappiamo quanto pesa espatriare ma quanto pesa in italia la partita iva? "La partita iva agricola è diversa da quella tradizionale, abbiamo un regime fiscale agevolato dovuto all'iva sui prodotti che è al 4%. Detto questo ci sono delle distorsioni nel soppesare chi ne apre una". Ci spieghi "Ho avuto accesso, insieme ad altre quaranta partite iva agricole, a finanziamenti come start up; oggi dopo anni siamo rimasti meno di cinque. I finanziamenti doverebbero arrivare alle aziende attive, solo in questo modo si moltiplica il valore del finanziamento". Quanto spende per versare le tasse e per la burocrazia? "Per la dichiarazione dei redditi di un impresa a regime ordinario pago l'associazione quasi cinquecento euro, la burocrazia è per me un muro insormontabile. Ho un'azienda da venticinque anni e ogni

Davide Zanlungo

volta che devo fare una domanda di finanziamento o partecipare a un piccolo appalto devo ricominciare tutto da capo. Per anni ho compilato diligentemente le domande, ora lo trovo troppo complicato, firma digitale, pec, per contributi o appalti di poco conto". Quante ore lavora di media al giorno? "Dieci, tredici di media, apriamo anche la domenica". Malattia pagata, cassa integrazione, le pesa non avere questi benefit? "La mia è una scelta di vita, quello che pesa è che dopo un duro lavoro, dopo aver creato un indotto notevole ti rimane veramente poco. Se penso alla pensione mi metto il cuore in pace, il calcolo della mia pensione è di circa settecento euro lordi. Praticamente nulla. Anche il Tfr non è fra i benefit". Ci spiega come funziona il suo mercato? "All'inizio eravamo produttori di frutta, mele e pere soprattutto. Poi i clienti hanno iniziato a chiederci verdure. Ora con la vendita a km 0 ho l'occasione di spiegare al cliente come lavoro. Chi acquista da noi tiene conto della bontà e della freschezza del prodotto più che al prezzo. Noi consegnamo sul mercato di Milano frutta e verdura appena colti e questo ci rende competitivi. Vendiamo frutta e verdura di stagione con prezzi inferiori rispetto alla grande distribuzione". La tassa più odiosa che deve pagare? "Per fortuna non l'ho pagata, era l'IMU sui terreni agricoli". Ha creato un'impresa, quindi lavoro e valore eco-

nomico, si sente valorizzato dallo stato? "Per noi lo stato sono le amministrazioni territoriali, quello che chiediamo è che ci venga riconosciuto un lavoro sul territorio volto alla conservazione delle risorse agroforestali. Tenere a posto i campi e i boschi previene i danni al territorio come le frane, gli allegamenti e la scomparsa delle risorse idriche". Un tempo c'erano grandi fiere dedicate alla frutta ora sono ridotte al lumicino. "La festa della frutta di Varzi era una vetrina per tutte le aziende del territorio. Ora che si sono ridotte forse non è più pensabile tornare a quei fasti. Bisognerebbe lavorare di più sui vari mercatini in modo che siano caratterizzati dall'offerta di cibo e artigianato locali. Bagnaria è un buon esempio sia dal punto di vista fieristico che per i mercatini". Il Piano di Sviluppo Rurale della Regione Lombardia ha soddisfatto le sue necessità? "No, per forza di cose il piano regionale favorisce le grandi aziende della pianura. Noi guardiamo ai piani della Comunità Montana". Regione Lombardia e Comunità Montana fanno qualcosa per il contenimento dei selvatici nocivi? "Qualcosa fa l'ATC ma rimane il fatto che i cinghiali, i caprioli e le gazze riescono a dimezzare i raccolti su terreni e coltivazioni già di per sè a bassa resa". Cosa spera per il lavoro dei suoi figli? "Spero che possano continuare questo mestiere, che si appassionino al lavoro dei loro avi, al momento è presto per pensarci ma per come stanno le cose oggi è un futuro non prevedibile".


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"Ho pensato di essere io il problema e sono pronto a farmi da parte"

Di Christian Draghi

Due anni di attività e molta delusione. La Nuova Pro Loco di Varzi, associazione formatasi all'inizio del 2015, stila un bilancio dopo due anni di attività. Tanti gli sforzi profusi dal gruppo di volontari guidati dall'architetto Giorgio Pagani, diverse manifestazioni importanti organizzate e un paese che sembra non essere in grado di scrollarsi di dosso un provincialismo fatto di piccoli campanilismi. Varzi stenta a decollare e le iniziative – lamenta la Pro Loco - non generano le adesioni sperate. Al punto che la sopravvivenza della piccola associazione nei mesi a venire sembrerebbe tutt’altro che scontata. E' questo il quadro che emerge dall'incontro con il presidente, professionista milanese che da tre anni ha deciso di vivere con la famiglia in quella che dovrebbe essere la capitale della Valle Staffora. Pagani, iniziamo da quello che non va. Che cosa esattamente non è andato come speravate? "Diciamo che il problema principale per noi è rappresentato dalla chiusura, proprio a livello di mentalità, con cui abbiamo dovuto fare i conti in questa esperienza. Abbiamo cercato di dare lustro al paese e alle sue attività commerciali, cercando di creare eventi che avessero richiamo e portassero più gente possibile a Varzi. Siamo ripartiti dal nulla, ricostruendo la Pro Loco sulle macerie di quella precedente. Siamo veramente in pochi, cinque persone, e dobbiamo occuparci di tutto. Organizzare eventi è una mole di lavoro notevole per persone che non lo fanno a tempo pieno e che non sono remunerate. La nostra speranza era trovare una collaborazione e una disponibilità maggiori soprattutto da parte di chi poi dovrebbe in primis beneficiare della maggiore affluenza di persone in paese". Parla dei commercianti? "Commercianti e ristoratori in particolar modo. Quasi nessuno è interessato a sponsorizzare eventi, se organizziamo delle cene c'è chi storce il naso perché magari gli si porta via clientela, ma se chiediamo a chi cucina di partecipare come catering l'appello cade nel vuoto. Se organizziamo nei weekend non va bene perché ‘nei weekend si lavora già’. Per portare Miss Italia lo scorso agosto è servito un grande sforzo economico, ma praticamente non abbiamo avuto supporto dai commercianti, come se le cosa non interessasse nonostante ci sembrasse una vetrina importante per promuovere il paese a livello nazionale. Non

riusciamo neppure a capire se per chi ci sta intorno quello che facciamo vada bene o meno. Non pretendiamo certo di essere perfetti o sempre nel giusto, ma almeno che ci sia confronto e partecipazione". Crede che il suo non essere varzese "doc" la penalizzi? "Io sono di Milano ma ora vivo qui e ho scelto di vivere qui perché credo nelle potenzialità di questo posto. Insieme a me però nel gruppo della Pro Loco ci sono quattro persone varzesi. In ogni modo mi sembrerebbe un modo molto ristretto di vedere le cose". Eppure questo scetticismo o scarso interesse dovrà pur avere una ragione… "C'è anche chi ci snobba o rema contro perché ci vede come espressione della maggioranza… Noi collaboriamo con questa amministrazione perché è l'amministrazione in carica e ci sostiene, non solo a livello economico, come però collaboreremmo con chiunque fosse propositivo. Ho anche pensato di essere io il problema, in tal caso sono pronto a farmi da parte domani purché qualcuno prenda il mio posto, perché quando ci metto la faccia poi non è mio costume arrendermi". Quest'anno avete organizzato una decina di eventi, dalla fiera del primo maggio al mercatino sotto le Stelle, passando per il carnevale, le selezioni di Miss Italia a livello regionale, un concerto in piazza, lo spettacolo del comico di Zelig Flavio Oreglio. Sono andati così male? "Non è che siano andati male di per sé, è che non siamo riusciti a suscitare l'entusiasmo che speravamo. Il mio auspicio inizialmente era quello di creare per Varzi un evento o una situazione importante che perdurasse nel tempo e non solo un evento isolato che si risolve in se stesso. Avevamo proposto all'amministrazione l'istituzione di un mercato domenicale permanente all'ex mercato coperto (che richiederebbe comunque lavori di adeguamento, che potrebbero magari essere finanziati ricercando grosse sponsorizzazioni) con espositori scelti, ma il discorso poi non è mai stato approfondito. Oppure sarebbe sicuramente una mossa importante riuscire a istituire una Fiera del Salame. E' piuttosto singolare che Varzi, che ne è la capitale assoluta, non abbia un evento importante dedicato a questo prodotto. Qualcosa in grande stile, che possa durare tre giorni e dare una vetrina alla produzione locale". Come mai non si riesce a fare secondo lei?

VARZI

Giorgio Pagani: "Il Paese non risponde, il gruppo potrebbe sciogliersi"

GENNAIO 2017

Giorgio Pagani "Secondo me è un problema di mentalità. Posso fare alcuni esempi. Questa estate quando abbiamo organizzato il concerto dei Barracuda in piazza del municipio abbiamo chiesto ai piccoli salumifici della zona di partecipare, offrendo loro un banchetto e uno spazio per presentare e vendere il loro prodotto, ma non ci sono state adesioni: qualcuno ci ha detto che aveva altro da fare, che non riusciva, che doveva alzarsi presto la mattina dopo… tanto che abbiamo dovuto rivolgerci al Carrefour Market per ottenere dei partecipanti. La manifestazione ‘Varzi e Colori’ la primavera scorsa è stata addirittura annullata per mancanza di adesioni. Sembra non ci si renda conto che a questo territorio non è rimasto altro che il turismo per sopravvivere, ma non vediamo interesse a collaborare né una visione generale. Si resta chiusi nella propria piccola dimensione, che siano le case o le singole attività commerciali". Come ottenete le risorse per andare avanti? "In parte dal Comune, in parte dalle percentuali sul plateatico e poi dagli eventi legati al cibo. Ma per poter andare avanti a organizzare eventi importanti servono sponsorizzazioni e più collaborazione da parte di tutti". Cosa avete in programma per il futuro? "L’evento più vicino sarebbe il carnevale, ma adesso dobbiamo radunarci e fare il nostro bilancio personale. Siamo già in pochi e piuttosto delusi. Perdessimo anche uno solo dei nostri elementi diventerebbe davvero critica". Quindi la Nuova Pro Loco potrebbe anche sciogliersi? "Purtroppo al momento è una delle possibilità".


SANTA MARGHERITA STAFFORA

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GENNAIO 2017

"le strade sono messe male, quelle provinciali sono messe peggio"

"Evitare il crack con un buco di bilancio di 527mila euro è stata un'impresa" Di Christian Draghi

Stravincere le elezioni con la squadra di governo più giovane della Provincia (30 anni l'età media), insediarsi in amministrazione con voglia di fare ed energie da spendere ma ritrovarsi il bilancio con un buco di oltre 500mila euro è un colpo che abbatterebbe un elefante. Se ci si mette che il Comune in questione è Santa Margherita Staffora, quindi non propriamente un territorio ricco e agiato, viene da pensare che in molti, al posto di Andrea Gandolfi, in qualità di sindaco neoeletto e neofita della politica avrebbero gettato la spugna e consegnato i libri contabili in Procura. Correva l'anno 2015 e il primo cittadino, dopo aver informato la popolazione attraverso un'assemblea pubblica, intraprese un'altra strada. Oggi, a meno di due anni distanza, Santa Margherita non solo è ancora in piedi, ma ha in qualche modo risanato – o meglio regolarizzato – i suoi conti. Gandolfi, come avete gestito il "buco"? Per diverso tempo vi siete chiusi nel fortino e di quello che accadeva dalle vostre parti in merito si è saputo poco, quanto meno a mezzo stampa… "C'erano 527mila euro di fatture non pagate, ingiunzioni, solleciti, mutui aperti del 2007 e 2008. Il grosso del debito poi erano le forniture di energia elettrica e gas. Non ci aspettavamo certo un rosso di tali proporzioni. Sono stati momenti duri, bisognava mettere ordine e fare molte valutazioni. Decidere se continuare o meno mi è costato diverse notti insonni, poi non ho voluto arrendermi. Ci avevo messo la faccia e tanta gente ci aveva dato fiducia. Il comune rischiava il dissesto". Cosa sarebbe successo se aveste portato i libri in tribunale? "Il Comune sarebbe stato commissariato, sarebbero stati tagliati tutti i servizi e alzate le tasse al massimo consentito delle aliquote fino a che il debito non fosse stato ripianato. Per i cittadini sarebbe stato pesan-

Andrea Gandolfi tissimo". Invece come avete agito? "Abbiamo incontrato il Prefetto per informarlo della situazione, dopodiché ci siamo armati di pazienza e abbiamo studiato e proposto una serie di piani di rientro ai nostri creditori. Una soluzione approvata dalla Corte dei Conti che prevede l’accantonamento di 50mila euro all’anno per la durata di 8 anni". Avete tagliato dei servizi o aumentato le tasse? "Non abbiamo tagliato alcun servizio per i cittadini, e tenendo conto che questo comune di beni da vendere per fare cassa non ne aveva più, abbiamo effettuato praticamente tutti i tagli possibili alle spese. Ogni dipendente ad esempio, me compreso, pulisce il proprio ufficio. Per quanto riguarda le tasse solo Tasi è salita al 2 per mille, il resto è rimasto invariato". L’attività del Comune dunque non è bloccata a causa dei debiti?

"Limitata dalle scarse risorse sì, ma bloccata no. In pratica avendo evitato il dissesto grazie ai piani di rientro stipulati possiamo dire di essere un Comune sano. Quest'anno a bilancio abbiamo anche avuto un piccolo avanzo di 15mila euro che la prossima primavera impegneremo nella riparazione – per quanto possibile – delle strade". Parliamo di questo. La situazione delle strade dell'Alto Oltrepò è quasi tragica. Il suo Comune è uno dei più disagiati da questo punto di vista. "Sì le strade sono messe male. Quelle provinciali, come la 48 e la 90, che collegano a Cegni e Negruzzo e a Casale Staffora, sono messe peggio delle comunali perché la gestione della provincia negli ultimi anni le ha dimenticate. Sulle comunali qualche intervento in più è stato fatto, anche grazie ai contributi della Comunità Montana". Il presidente dell'Area Vasta (l'organo che ha sostituito la Provincia) Poma ha annunciato un restyling delle strade. Avete parlato della situazione in Alto Oltrepò? "Sì ma il Presidente ne era già a conoscenza. Arriveranno dei finanziamenti nei prossimi mesi, anche se più di tanto non è possibile fare". Insomma, di interventi risolutivi per il problema della viabilità non se ne vedono all’orizzonte… "La provincia da sola non ha le risorse per poterli mettere in atto, lo Stato anziché finanziare chiede denaro… quindi se non cambia qualcosa a Roma poco può cambiare qui". Avete dei progetti che potete mettere in cantiere per il paese? "La nostra situazione economica non permette altro che del piccolo cabotaggio. Siamo già contenti di non essere andati gambe all’aria e di aver mantenuto servizi come la scuola elementare, che ospita 11 bambini. Ecco, mi sto adoperando per portare qualcuno che gli insegni il dialetto locale, un patrimonio che rischia di andare perduto con la prossima generazione visto che ormai i giovani non lo parlano più".


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alla "prova del cuoco" una giovane oltrepadana

di

Vittoria Pacci

Federica Panigazzi è una giovane e bella ragazza di 22 anni che da una piccola frazione, Calghera, del comune di Valverde è arrivata negli studi televisivi di un noto programma culinario capitanato da almeno un decennio da Antonella Clerici. Diplomata al liceo sociopsico pedagogico e non trovando lavoro nel settore si cimenta nei più svariati lavoretti, barista, cameriera e baby sitter e nel tempo libero è riuscita a sviluppare il suo interesse per la cucina e la pasticceria che è diventata una vera passione. Qual è iter che l'ha portata a partecipare al programma televisivo "La Prova del Cuoco"? "Guardando sempre il programma. Ho contattato la redazione per iscrivermi ai casting e questa estate mi hanno chiamata per un provino a Milano e dopo mesi sono stata contattata". E' una gara di cucina, com'è andata? "Allora sono 5 gare tra due concorrenti ognuno cucina con uno chef diverso ogni giorno, spesa a sorpresa, due piatti da inventare e cucinare in 20minuti ed ogni giorno puoi vincere un premio in denaro. Io ho vinto una sola gara, quindi direi che ho perso... ma ho portato a casa 300€. Va bene direi". La cucina è la sua grande passione, da chi le è stata trasmessa? "La passione per la cucina mi è stata trasmessa da mia nonna paterna, nonna Vittorina che mi coinvolgeva sempre nelle sue ricette sin da piccola".

Pensa di poter trasformare quella che per ora è una passione in un lavoro? "Ho la passione per la cucina in generale e soprattutto per la pasticceria, il mio sogno è quello di frequentare un'accademia per diventare professionista e trasformare la mia passione nel mio lavoro. Solo studianto e perfezionandosi le passioni non finiscono in aria fritta". Vede il suo futuro in Oltrepo o crede di essere una dei tanti giovani che dovrà migrare all'estero per cercare fortuna? "Sono molto legata a questi luoghi e alla mia famiglia e spero di riuscire a rimanere qui per dimostrare che la soluzione non è andarsene ma provare a valorizzare il proprio territorio". Spesso nei ristoranti oltrepadani degustiamo piatti che di oltrepadano hanno ben poco, se lei fosse un ristoratore locale farebbe la stessa scelta o valorizzeresti i prodotti oltrepadani? "Se fossi un ristoratore vorrei valorizzare i prodotti tipici, come le carni, i salumi e le paste ripiene, ma in un modo innovativo che susciti curiosità". Ci racconti la sua settimana a "La Prova del Cuoco" "È stata un'esperienza che consiglio, unica e sicuramente rara da vivere, soprattutto per una ragazza di un piccolo paese come me. Ho avuto il piacere di conoscere tanti professionisti e di affiancarne cinque durante le gare che ho disputato e sono contenta di aver parlato in televisione del nostro bellissimo ter-

VALVERDE

"L'unico prodotto conosciuto a Roma è il salame di Varzi"

GENNAIO 2017

Francesca Panigazzi ritorio". A Roma e gli chef che ha affiancato conoscevano l'Oltrepo ed i suoi prodotti? "Ho avuto l'impressione che il nostro territorio purtroppo non sia così tanto conosciuto e sono stata felice di poterne parlare. L'unico prodotto conosciuto quasi da tutti è il salame di Varzi. Per il resto il vuoto...". Uno dei cardini di questo programma televisivo è fare la spesa per un menu a costi molto ridotti, crede sia una cosa reale o sia solamente una finzione televisiva? "La spesa che ogni giorno dovevamo trattare a sorpresa era davvero a basso costo e gli chef riuscivano a creare comunque grandi piatti, con un po' di impegno e fantasia è fattibile". Dove aprirebbe un ristorante o una pasticceria in Oltrepo? "Sarebbe bello poter lavorare in una pasticceria per iniziare ad imparare il mestiere che tanto mi affascina, o riuscire a frequentare una buona accademia di pasticceria per professionalizzarmi e poter aprire un giorno un' attività nel mio territorio e anche se di questi tempi soprattutto in questi piccoli paesi risulta difficile lo trovo un bellissimo obiettivo da pormi!"


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VALVERDE

"centro sportivo da 500 mila euro, è LA NOSTRA SCOMMESSA"

"Crediamo fermamente su tre realtà, parco, ostello e centro sportivo" Di Christian Draghi

Nel comune di Valverde non esiste più nemmeno un negozietto di alimentari. Due ristoranti storici sono chiusi, uno solo resiste. L'età media è elevata e il 25% della popolazione è ultraottantenne. La valle è verde ma il quadro grigio. Che il 2017 possa essere l’anno del rilancio per il piccolo comune montano? L'amministrazione guidata

dal sindaco Gianni Andrini ci crede e ha lanciato nei mesi scorsi progetti importanti e onerosi. I pilastri su cui far ripartire l'economia di un territorio particolarmente disagiato saranno – così ci si augura - il Parco del Castello di Verde, l'Ostello parrocchiale e il nuovo centro sportivo polifunzionale, per la realizzazione del quale sono stati investiti 500mila euro. Il vero ago della bilancia sarà però la creazione, in sinergia con altri 15 comuni del territorio montano, di progetti convincenti per gestire la pioggia di milioni (si dice più di 20) che dovrebbe arrivare sull'Oltrepò montano dal progetto Aree Interne e che dovranno essere investiti su servizi e welfare. Sindaco Andrini, come mai un comune che conta circa 300 abitanti su una superficie di 14 km quadrati e che non ha nemmeno più un solo negozio aperto investe 500mila euro nel centro sportivo? "E' la nostra scommessa. Non si può pensare di risolvere la situazione aspettando che riaprano i locali o che qualche piccola impresa si insedi. Bisogna sfruttare quello che si ha puntando su progetti che creino opportunità. Il centro sportivo è una struttura che stiamo rimettendo a nuovo, sarò pronta in primavera e non sarà soltanto un centro sportivo ma una struttura polivalente". In che modo potrà creare sviluppo? "Potrà creare posti di lavoro, perché innanzitutto servirà qualcuno che la gestisca e l'altro elemento fondamentale è che sarà attrezzata dal punto di vista informatico. Ci sarà un salone da 100 metri quadrati che potrà ospitare convegni, workshop, stage, attività

Gianni Andrini multiculturali di ogni genere. Un luogo moderno di studio e ricerca". D'accordo, ma da sola non può rappresentare il rilancio di un paese… "Infatti la scommessa è farla interagire con altre due realtà fondamentali per Valverde: il parco del Castello e l'ostello parrocchiale. Il Parco ha compiuto 15 anni, è un'area di interesse archeologico grazie alle rovine del castello, ma soprattutto rappresenta una grande ricchezza dal punto di vista naturalistico visto che permette il mantenimento di numerose biodiversità. All'interno si trova il Giardino delle Farfalle, che custodisce più di 50 tipi di lepidotteri diversi, tra cui uno in via di estinzione. Anche la flora custodisce piante di specie molto rare ed è proprio puntando su questa biodiversità che intendiamo fare del parco una riserva naturale e un Sito di interesse Comunitario. E’ già una meta turistica che andrà potenziata ed esiste una convenzione con l'Università di Pavia che ci permetterà di ospitare, una volta che il centro sportivo sarà pronto, studenti

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per stage e tirocini. Questo oltre che attrarre turisti ai quali sarà possibile offrire una accoglienza a basso costo grazie all’ostello". L'ostello è già funzionante? "Sì, è stato anch'esso ristrutturato da poco, conta 28 posti letto e un ampio salone con cucina industriale. Una struttura moderna e accogliente che è già meta di soggiorni estivi di varie associazioni e scolaresche lombarde. Il nostro compito come Amministrazione è creare opportunità e crediamo fermamente che puntando su tre realtà come parco, ostello e centro sportivo si possa incentivare il tanto atteso sviluppo. Non possiamo che far leva su quello che c’è, quindi sulla bellezza del territorio, per attrarre persone da fuori". Difficile però senza una rete stradale adeguata… "Quello delle strade è un grosso problema, ma non è il solo. Serve una vera e propria strategia che cambi totalmente la vivibilità del territorio, come la banda ultra larga per internet, qui siamo fermi al medioevo, basta fare una curva e il telefono non prende più. Senza banda larga la trasmissione dei dati è ferma. Pensi anche solo a chi esegue un esame medico e deve attendere l’analisi degli esiti. Con la banda larga questo potrebbe avvenire in tempo quasi reale e lo stesso vale per diversi altri ambiti. L'Oltrepò deve adeguarsi e tecnologizzarsi per essere attrattivo, o la tendenza allo spopolamento non si potrà mai invertire. Da questo punto di vista la prossima grande e imperdibile occasione sarà il progetto nazionale sulle Aree Interne". Di cosa si tratta? "Di un piano per fermare l'emorragia dello spopolamento che, in concorrenza con la mancanza di infrastrutture e servizi, sta lentamente condannando la Valle Staffora alla desertificazione. Un progetto per il salvataggio delle aree svantaggiate tra le quali noi ricadiamo, con finanziamenti nazionali e regionali di oltre 20 milioni di euro che saranno messi a disposizione dei soggetti in grado di produrre progetti a lungo termine per lo sviluppo del territorio. Dalla scuola alla sanità, passando per le infrastrutture. Un'occasione che l’Oltrepò non può permettersi di perdere".


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"questo progetto potrebbe permetterci di diventare un modello"

Di Gustavo Ferrara

Vi è un grande edificio in Oltrepo il cui profilo è sicuramente noto ai curiosi che, scorrendo la tangenziale Voghera-Casteggio, volgono ogni tanto lo sguardo verso le colline. Questa struttura è il castello di Montebello, e trattasi di un luogo carico di storia: costruito nel quattrocento per volontà della potente famiglia Beccaria, feudataria del paese e di altre località nei dintorni, con la sua alta torre segnò sin d'allora il profilo del paese, tanto che, giusto per citare un esempio, lo si può vedere nei dipinti raffiguranti la battaglia di Montebello del 1859. Nel frattempo erano cambiati i proprietari, e così fino a non molto tempo fa veniva chiamato "castello Premoli", dal nome della famiglia che nel frattempo ne era diventata proprietaria. Oggi il castello è diventato nuovamente "Beccaria", per volontà dell'attuale proprietario Davide Parisi, che decide di acquistare il castello nel 2013 con la forte volontà di restaurare e valorizzare l’edificio attraverso un progetto molto specifico. Davide Parisi milanese d'origine ma trapiantato in Oltrepo da più di quindici. Parisi cosa l'ha spinta ad acquistare il Castello di Montebello? "Mi dispiaceva vedere un immobile di grande valore in centro storico in stato di abbandono. Io, che sono un sognatore, non ho resistito e mi sono lanciato in questa grande sfida: l'amore per questa terra mi ha portato a prendere una decisione che ai più può apparire avventata, ma ritengo che il mio progetto abbia grandi potenzialità". Lei non è oltrepadano, ma da tempo vive in Oltrepo ed investe in Oltrepo, come si dice dalle nostre parti "fa girare l’economia". Cosa l'ha portata qui e soprattutto è una scelta che rifarebbe? "La storia comincia tempo fa, quando svolgevo la funzione di carabiniere ausiliario sul monte Amiata. Lì il mio comandante di stazione mi trasmise un grande amore per la natura, che il particolare paesaggio della Toscana, fatto di colline e montagne, non poteva che incoraggiare. Tornato a Milano, questa passione è rimasta, e così rimase la volontà di vivere in un luogo che fosse il più vicino possibile ma che equiparasse la bellezza naturalistica della Toscana, e l'Oltrepò fu la scelta perfetta: dal punto di vista naturalistico infatti non ha nulla da invidiare alla famosa regione del centro italia. Di questa scelta sono molto orgoglioso e sicuramente la rifarei". Cos'ha in più e invece cosa manca all'Oltrepò per essere alla stregua di altri territori che per bellezza paesaggistica sono simili, vedi la Toscana o simili per potenzialità produttive, vedi il Piemonte? "Ho l'impressione che questo sia un territorio dove tutti fino ad oggi hanno pensato a se stessi, manca quindi lo spirito di squadra. Manca, sempre secondo la mia opinione, la voglia di unirsi per fare grandi cose. E da questo grande problema ritengo che derivi l'attuale arretratezza del nostro territorio rispetto alle realtà sopracitate. Questo mancato sviluppo non è però necessariamente un problema, anzi, può essere una grande potenzialità, un'opportunità per creare valore aggiunto e quindi lavoro e sviluppo". Torniamo al suo progetto attuale. Quali sono secondo lei le potenzialità del castello di Montebello? "Per cominciare, voglio sottolineare che il castello ha un'ottima posizione: si trova in collina, ma è fa-

Davide Parisi cilmente raggiungibile dalla via Emilia e dall'autostrada. Poi, la struttura, pur in stato di abbandono, è di dimensioni notevoli e una volta restaurata può diventare una delle vetrine dell'Oltrepo pavese, ed è proprio qui che s'inserisce il mio progetto". Tra i suoi progetti un museo, mostre, sale per la vendita di vini e prodotti oltrepadani... Ha già in testa come sarà strutturato? "Una volta concluso il restauro, il visitatore che entrerà nel castello avrà la percezione di essere entrato in un luogo magico, carico di storia. Questa sensazione le sarà data dalla visita del museo di Montebello, un luogo progettato come spazio multimediale in cui scoprire la storia in maniera innovativa. Questo museo, che verrà collocato in parte sotto il colonnato e in parte in giardino, avrà la funzione di introdurre il visitatore al castello, in quanto passaggio obbligato dopo la reception. Appena oltre il museo, nell'interno del castello, comincerà l'itinerario personale: andando a sinistra ci saranno delle sale dedicate alla promozione dei prodotti dell'Oltrepò pavese, e proseguendo si arriverà in una grande sala per la vendita di vini selezionati delle cantine oltrepadane, e infine una grande sala per le degustazioni; a destra, nelle stanze più belle del castello (quelle con i soffitti affrescati) ci saranno delle sale polifunzionali, che potranno essere utilizzate, ad esempio, per allestire delle mostre o come showroom". E siamo solo al piano terra... Per il primo e secondo piano del castello che uso ha pensato? "Al primo piano invece ci saranno sale per eventi privati (matrimoni, feste, ecc.), e sempre nello stesso piano vorrei predisporre uno spazio da destinare a luogo di formazione, come ad esempio una scuola d'alta cucina, o una scuola d'arte. Al secondo piano vi saranno dei mini-alloggi per accogliere eventuali visitatori del territorio". La torre? "E' la parte più importante, che nella mia idea dovrebbe essere il luogo per stanze esclusive, di alto li-

vello, suddivise nel seguente modo: una camera nel secondo piano e un altra nel terzo; il quarto piano, il soppalco e la terrazza della torre costituiranno invece una suite di grande prestigio, dove le persone potranno godere di una vista spettacolare che spazia dalle meravigliose colline dell'Oltrepò alla pianura

MONTEBELLO DELLA BATTAGLIA

Servono 5 milioni di euro per il restauro del castello Beccaria

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padana, con vista su Pavia nei giorni limpidi" Come pensa di realizzare questo ambizioso progetto? "Ribadisco che questo progetto, per me, è una grande sfida, e come ben sappiamo, nella vita le sfide si possono vincere o perdere. Per vincere ho bisogno del sostegno degli oltrepadani, ma soprattutto ho bisogno dell'aiuto di imprenditori con grandi valori umani, che vogliano lasciare un’impronta indelebile del loro passaggio, facendo un investimento lungimirante. Dal punto di vista meramente economico ritengo che questo territorio sia ideale per creare valore aggiunto, e sono certo che investire qui sia una grande opportunità. Mi spiego meglio: essendo che noi siamo indietro di 15 anni, dovremmo cogliere al balzo l'occasione di modernizzare l'impianto economico del territorio con questo progetto innovativo, che potrebbe permetterci di diventare un modello". Allo stato attuale il castello è totalmente inagibile oppure si può utilizzarlo, e se sì, ha pensato in che modo? "Allo stato attuale il castello non è agibile, salvo una parte del giardino che abbiamo messo in sicurezza: in quello spazio si è svolto l'evento Letture di Dante, ed è stato un grande successo, considerando anche che il castello non era aperto al pubblico da circa mezzo secolo. Ovviamente non ci fermiamo qui, ma entro sei mesi dovremmo rendere agibili una parte del giardino, il colonnato esterno e le due sale affrescate al piano terra. Abbiamo in piano una serie di eventi appena gli spazi saranno pronti". Imprenditori e/o istituzioni oltrepadane che la sostengono? "Al momento mi sostiene l’amministrazione del Comune di Montebello ... ". La domanda è d'obbligo: se non riuscirà a trovare i 5 milioni necessari per il restauro del castello, ha un piano B? "Se non sarò riuscito a trasmettere la mia passione a nessuno, procederò con le mie forze, come ho fatto fino ad oggi". Se invece andrà tutto come deve andare e riceverà i fondi necessari, una volta restaurato sarà necessario mettere in moto tutta una serie di sinergie a livello commerciale. Farà tutto da solo? "Attualmente sono già in contatto con varie persone che, a livello per ora volontario, cercano di aiutarmi a portare avanti questo progetto. Chiaramente una volta che il meccanismo comincerà a funzionare ci sarà bisogno di collaboratori e spero che il territorio risponda".


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CASTEGGIO

"esiste una denuncia in procura presentata dalla Guardia di Finanza"

"L'installazione di questo chiosco è solo un capriccio del nostro primo cittadino" Di Valentina Villani

Casteggio da qualche tempo è coperta da un mistero, infatti sono in molti a domandarsi cosa si celi dietro l'acquisto della nuova struttura realizzata nella piazza di Largo Colombo che, dopo anni di polemiche per l'installazione delle tanto discusse vele della discordia, oggi torna a far parlare di sé. L'amministrazione Callegari, su delibera di giunta, ha deciso di installare un piccolo chiosco all'interno della suddetta piazza: scelta fortemente criticata dall'opposizione, in primis perché la proposta non è stata presentata in sede di consiglio e, in secondo luogo, per le modalità che i molti definiscono ignote con cui è avvenuto l'acquisto del gazebo in questione. "Regione Lombardia ha finanziato 52mila euro al comune, perché fossero attuate migliorie all’interno della cittadina – spiega il consigliere di minoranza Francesco Arnese. Tuttavia, la giunta Callegari, ha preferito spendere questi soldi per l'acquisto di questa struttura, da loro definita chiosco, che è stata posizionata all’interno della piazza di Largo Colombo. E' all'occhio di tutti come la nostra nazione stia vivendo momenti di grande crisi, per questa ragione credo che l'interesse dei cittadini era che quei soldi fossero usati in altra maniera, sicuramente per la realizzazione di opere più utili alla cittadinanza, piuttosto che un chiosco destinato alla vendita di merende. Inoltre, l'acquisto di questo gazebo si è svolto in maniera anomala, per questa ragione gli uomini delle Fiamme Gialle sono impegnati in indagini di un certo spessore”. Possiamo sapere qualcosa di più circa le indagini di cui parla? "Le indagini al momento sono coperte da segreto istruttorio, per questo motivo ulteriori dettagli non sono dati sapere. Posso solo accennare che esiste una denuncia in procura, presentata dalla Guardia di Fi-

Franco Arnese nanza, per un presunto illecito". Così, alla vecchia denuncia legata a questa piazza oggi se ne va ad aggiungere una nuova? "Largo Colombo è una piazza che sarebbe dovuta essere destinata in parte ad uso mercatale e in parte adibita a parcheggio. A suo tempo fu eseguito il cambio di destinazione d’uso ma, nonostante ciò, la sua trasformazione di oggi non ha nulla a che vedere con il progetto iniziale. Trasformazione tra l’altro avvenuta attraverso una semplice delibera di giunta e contravvenendo a ogni norma, per questo motivo da tempo esiste una denuncia a carico dell’amministrazione comunale". Un chiosco dedicato alla distribuzione di viveri e bevande per i frequentatori di quest’area: sarà

quindi questa la sua destinazione d'uso? "Innanzitutto vorrei precisare che l’installazione di questo chiosco non è stata richiesta nè voluta da nessuno, purtroppo si tratta come sempre solo di un capriccio del nostro primo cittadino. Questo gazebo è stato acquistato ancor prima di sapere quale sarebbe stato il suo utilizzo, ora pare sia stato indetto un bando di appalto per l’affidamento ad un gestore privato che, a sua volta, dovrà destinarlo alla vendita di panini e bevande. Allo stato attuale solo una persona ha presentato un’offerta. Purtroppo risulta chiaro ed evidente che gli interessi legati all’acquisto di questa nuova struttura sono altri, ma la verità verrà fuori a tempo debito". Questa piazza è ormai troppo tempo che fa parlare di sé, infatti, circa tre anni fa, vi fu installata la famosa tensostruttura a forma di vele che, a suo tempo, suscitò non poche polemiche, legate alle spese eccessive che ha comportato e che, a quanto pare, ancora oggi comporta "Ancora oggi le vele, nonostante l’elevato costo iniziale per l’acquisto e l’installazione, comportano una spesa non indifferente per la cittadinanza. Essendo che hanno poca resistenza alle intemperie, nel periodo invernale vengono tolte e successivamente rimesse con l’arrivo della nuova stagione. Più nello specifico ogni anno vengono spesi 2500 euro per smontarle e altrettanti 2500 per rimontarle, ovviamente tutto a carico dei cittadini, per un totale di 5mila euro annui".


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"l'industria ha ormai da tempo abbandonato il nostro territorio"

Di Valentina Villani Casteggio è da sempre rinomata piazza agricola, le colline sinuose con i suoi vigneti e le colture rurali hanno fatto che si per diversi anni l’agricoltura fosse l’elemento trainante dell’economia locale. Così, nonostante l’avvento della piccola industria e del commercio locale, oggi l’agricoltura è ancora a tutti gli effetti la principale fonte di reddito di buona parte delle famiglie casteggiane, come ci spiega l’assessore all’agricoltura Milena Guerci. “L'agricoltura è ancora il motore trainante dell'economia locale casteggiana, l'industria ha ormai da tempo abbandonato il nostro territorio in maniera quasi totale e, ciò che è rimasto a noi casteggiani è quello che negli anni ha fatto la storia delle nostre terre, ovvero l'agricoltura. Purtroppo la crisi nazionale e gli ultimi scandali hanno portato non poche difficoltà a tutti gli operatori del settore, motivo per cui le aziende di Casteggio e, più in generale quelle site nel territorio oltrepadano, vanno avanti ma a fatica". Crede che il grande motore che un tempo mise in movimento l'indotto locale oggi sia in fase di rallentamento? "E’ evidente che l'economia legata all'agricoltura oggi sia piuttosto rallentata, perché è chiaro che se l'agricoltore ha a disposizione una certa quantità di reddito riesce anche a investire e, di conseguenza, produrre in maniera ottimale, generando ricchezza per tutto il territorio. Ma nel momento in cui si trova in ristrettezze economiche è ovvio che tutto il volano si ferma, procurando un effetto domino su quello che sono poi tutte le altre attività locali". Negli anni Casteggio è stata la città con il più alto numero di depositi bancari per quanto riguarda il settore agricolo. C'è chi dice addirittura che sia entrata anche nella top ten dei paesi più ricchi dell’Oltrepò Pavese. Oggi è ancora così? "Purtroppo oggi non è più così. Il reddito annuo di un agricoltore oggi non è sufficiente a coprire tutte le spese, che sono sempre più in aumento. Questo ha ge-

nerato una difficoltà importante, per questa ragione si sono trovati obbligati ad attingere dai risparmi che avevano accantonato". Quindi possiamo dire che l’economia casteggiana ha subito una forte contrazione? "Credo che per quanto riguarda i piccoli produttori possessori di cantine, che hanno quindi la possibilità di vinificare in maniera indipendente si possa parlare di stabilità. Più che altro credo che una leggera contrazione l'abbiano subita i conferitori delle varie cantine sociali. I prezzi delle uve sono in caduta libera, mentre le spese per il mantenimento e la conduzione delle vigne sono in forte aumento, sia per quel che riguarda la manodopera sia per costi di concimi vari e fitofarmaci". Crede che lo scandalo legato a Terre d’Oltrepò abbia in un certo senso penalizzato tutto il mondo del vino oltrepadano? "Sicuramente uno scandalo importante come quello cui abbiamo assistito ha penalizzato tutti, casteggiani compresi. Tra i numerosi disagi che ha portato sul territorio, quello più rilevante è sicuramente una diffidenza sostanziale da parte degli utenti verso il nostro brand". Negli anni passati abbiamo assistito a un importante abbandono delle terre da parte dei nostri agricoltori, che hanno preferito dedicarsi ad altre attività meno impegnative e sicuramente più redditizie. Tuttavia oggi si denota un ritorno importante alle coltivazioni, soprattutto da parte dei giovani "Sono molti i giovani agricoltori che si stanno approcciando al mondo della viticoltura e, questo, non può che essere di buon auspicio per il nostro territorio. C’è un ritorno alla campagna anche con colture alternative al vino, coltivazioni di zafferano e nocciolo oggi sono affiancati alle attività vinicole tradizionali. Ovviamente la strada sarà lunga e tortuosa, perché questo non è un mestiere semplice e sicuramente ci vorrà del tempo prima che riescano a emergere sul mercato, ma noto in loro molto entusiasmo, che tra i giovani è assolutamente fondamentale. Per questo

CASTEGGIO

"L'agricoltura è ancora il motore trainante dell'economia locale casteggiana"

Milena Guerci motivo sono convinta che con il tempo riusciranno ad ottenere i risultati che meritano". Tra gli argomenti più chiacchierati del momento spicca sicuramente lo slittamento della storica rassegna dei vini casteggiana a "data da destinarsi". Oggi quella data è stata finalmente definita? "Quella di posticipare della rassegna è stata una decisione presa all’unanimità tra tutti gli attori del territorio direttamente interessati. Le motivazioni sono state ampiamente dettagliate a tempo debito e, la scelta adottata è stata sicuramente ottimale, in primis per i produttori. Da anni ormai Oltrevini veniva organizzata in un periodo in cui le nostre aziende, che sono per la maggior parte a conduzione familiare, non potevano reggere anche se per pochi giorni un carico pesante come la vendemmia in concomitanza con una manifestazione importante come la rassegna casteggiana. Per questo motivo si è deciso di posticiparla alla prossima primavera. Al momento non è ancora stata definita una data precisa, tuttavia posso anticipare che proprio in queste settimane terremo un incontro con tutte le anime del vino presenti sul territorio, quindi Consorzio Tutela Vini Oltrepò, Distretto del Vino di Qualità e Strada del Vino e dei Sapori, per prendere accordi definitivi circa l’organizzazione dell’evento. Come anticipato si parlava del mese di maggio, è chiaro che prima di ufficializzare il tutto dovremmo valutare attentamente ogni cosa".


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"Montalto è un paese per vecchi, sostanzialmente studiato per i vecchi" Di Valentina Villani "La minoranza di Montalto è sostanzialmente abbandonata a se stessa" – esordisce così il consigliere d'opposizione Daniele Manini quando gli domandiamo cosa non funzioni nella suo comune. In che senso abbandonata a se stessa consigliere? "In prima linea sicuramente ci sono i servizi, totalmente inesistenti, come il sistema scolastico ad esempio. Non c'è nessuna politica che possa assurgere a termine di politica per famiglie o per bambini. L'asilo si paga, la mensa si paga, il bus si paga. I rientri a scuola sono solo due, tutti gli altri giorni le famiglie hanno difficoltà nel collocare i figli quando sono al lavoro, senza contare che non c'è nessun tipo di servizio che possa dare una dimensione all'attività di formazione ai bambini. In molti, infatti, sono stati costretti a spostarsi altrove. Servirebbe nel modo più assoluto un servizio scolastico efficiente, che sia di sostegno alle famiglie, ma al momento non esiste. Senza contare che c'è ancora una classe mista, retaggio del periodo post bellico, quando era importante che la gente sapesse firmare, ma adesso non è più così". Parlando di altri servizi? La raccolta differenziata ad esempio "A Montalto non esiste ancora un sistema di raccolta differenziata e non c'è una previsione di quando potrà partire. Considerato che siamo un paese di agricoltori, proposi all'amministrazione comunale di poter attivare un servizio di bio compost da effettuare a casa, in modo da poter sfruttare la sostanza organica prodotta al fine di spanderla nei terreni. In questo modo la cittadina avrebbe una sostanziale riduzione dei costi dell'immondizia, e anche le frequenze di arrivo dei camion sul territorio sarebbero ridotte". Immagino che la sua proposta sia andata in fumo... "La mia proposta non è di possibile attuazione perché dietro ci sono logiche legate a necessità anche extra comunali. Non è possibile andare al confronto o al dialogo, si accetta quello che sono le situazioni pregresse, anche perché bisognerebbe assumersi delle responsabilità". Da come parla mi pare di capire che i rapporti tra maggioranza e opposizione siano burrascosi "La maggioranza non ci lascia spazi. Non ascoltano le proposte e anche per attività istituzionali, si guardano bene dall'informare noi consiglieri d'opposizione. Non si riesce ad avere un delibera ne altri documenti via mail, dobbiamo ancora recarci in comune a richiedere il cartaceo". Si è fatto un'idea del perché l’amministrazione vi pone tutti questi ostacoli? "Purtroppo sono ancora impastati di vecchie logiche politiche, vedono ancora nell'opposizione il nemico. Pensare che in una piccola realtà come Montalto Pavese, ci siano una maggioranza e un'opposizione è pura follia. Sono stato eletto per amministrare la mia cittadina, esattamente come sono stati eletti loro. Parlare di maggioranza e opposizione è una velleità vetero politica, si dovrebbe lavorare insieme per il bene della comunità, ma purtroppo questo non è possibile". Quale sarebbe la sua proposta?

MONTALTO PAVESE

"La minoranza di Montalto è abbandonata a se stessa"

Daniele Manini

"In primis evitare di ragionare in termini vetero politici tra maggioranza e opposizione, con risultati di mera raccolta di consenso politico a fine elettoralistico: già questo sarebbe una grande rivoluzione culturale. Dovrebbero coinvolgere tutte le altre parti come possibili attori per la risoluzione di problemi, cominciare a vedere l'amministrazione non come luogo di una parte, ma come un luogo in cui tutti i cittadini e, soprattutto il loro rappresentanti, possano avere una parte attiva. Invece mi si chiede di non disturbare. Ogni tanto accolgono qualche mio piccolo input, ma non lo sanno gestire". Negli ultimi anni Montalto ha perso molti residenti. Secondo lei perché? "Negli ultimi vent'anni siamo passati da 1200 abitanti a circa 700, questo significa perdita di opportunità e un aumento dei costi per i servizi, che vanno a gravare su una popolazione inferiore, di conseguenza, se aumentano la gente se ne va altrove. Bisogna invertire il circuito aumento dei costi/ abbandono, cominciare a dare servizi in funzione di qualcosa e, per farlo, bisogna investire. Sono anni che non si mette in atto una politica seria,

per favorire l’arrivo di nuove famiglie nei piccoli centri. Montalto è un paese per vecchi, sostanzialmente studiato per i vecchi e non esiste nessuna politica di accoglienza". Montalto è terra di vigneti, terra di Riesling. All'interno del suo programma elettorale si parlava della possibilità di iscrivere il vostro prodotto al registro De.Co "Abbiamo un patrimonio di vigneti che non viene assolutamente valorizzato, all’interno del mio programma c’era una proposta per iscrivere il nostro Riesling al registro De.Co. Successivamente il sindaco disse che si sarebbe fatto carico di svilupparla, tra l'altro tutti i produttori di vino si sono detti interessati ma, allo stato attuale, non è mai stato fatto nulla. Non c'è una visione di sistema, quest'amministrazione non ha assolutamente idea di cosa significhi marketing e, se non hanno idea di cosa significhi, come pensano di poter mettere in atto una politica di sviluppo del territorio? Bisognerebbe costruire un tema che possa rilanciare il nome di Montalto e dei suoi vini, ma se le cose procedono in questa direzione, dubito che si attivi qualcosa di proficuo per la nostra povera terra".


BRESSANA BOTTARONE

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"Quella dei dossi è stata una scelta assolutamente consapevole"

"Cascina Bella: la questione non è così semplice"

Maria Teresa Torretta

di

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Valentina Villani

La minoranza tuona e il Sindaco risponde. Nel mirino dei consiglieri bressanesi Droschi, Ciardiello e Guardamagna i dossi artificiali, da loro definiti un'opera inutile, oltre che dispendiosa e penalizzante per i commercianti. Un Unione dei Comuni che non funziona e, infine, l'annoso problema mai risolto legato alla struttura, destinata all’allevamento di maiali, in 11mila metri quadrati di amianto. "Quella dei dossi è stata una scelta assolutamente consapevole – precisa Maria Teresa Torretta - adottata in primis per assicurare una maggiore sicurezza ai nostri cittadini, infatti, sono in molti ad apprezzare quest’ opera e, anzi, a chiederci di realizzarne di nuovi in altri punti del paese". Nati principalmente come attraversamenti pedonali, "i dossi della discordia" sono stati realizzati appositamente in cemento, spiega il primo cittadino "per evitare che a qualcuno possa balenare l'idea di toglierli frequentemente, come spesso capita. Sono stati posizionati nei punti più critici, in particolar modo vicino alle scuole e sono una comodità per la cittadinanza, perché garantiscono una sicurezza pedonale, basti alla velocità con cui spesso passano le automobili in paese". La minoranza sostiene che, un'amministrazione dotata di buon senso avrebbe utilizzato i dossi

già in possesso del comune, che a suo tempo furono tolti dalla frazione di Bottarone, prestando innanzitutto una particolare attenzione al risparmio, poiché attualmente si trovano abbandonati e inutilizzati all'interno del magazzino del comune. Cosa risponde lei a queste affermazioni? "I dossi cui i consiglieri di minoranza accennavano nell'intervista a voi rilasciata lo scorso mese, sono dossi particolari che hanno l'obbligo per legge di essere posizionati ognuno ad una distanza di ottanta/ cento metri al massimo. Questo avrebbe significato dover riempire la strada di dossi e, i sette di cui parlavano, non sarebbero sicuramente bastati. Tra l'altro vorrei precisare che non sono abbandonati nè tanto meno inutilizzati, ma si trovano già posizionati su altre strade". Passiamo all’Unione dei Comuni. Un flop? "Innanzitutto vorrei precisare che non si tratta di Unione dei Comuni, bensì di una convenzione, stipulata anni fa per ragioni di mutuo soccorso tra i comuni di Bressana, Cigognola, Mezzanino e Bastida, in quanto all'epoca vigeva l'obbligo di associarsi con altri comuni. E’ vero, ammetto che questa convenzione non abbia funzionato in maniera ottimale, nonostante ci avessimo provato, in primis perché forse non è mai esistita una progettualità comune, per questo motivo il tentare di pianificare idee insieme è stato piuttosto difficoltoso". Cosa intendete fare ora con questa convenzione? Avete intenzione di proseguire, cercando magari di stabilizzarla? "Abbiamo già previsto alcuni incontri a inizio anno dove valuteremo come muoverci. L'idea è quella di mettere insieme un gruppo di comuni, magari aggiungendone anche di nuovi, al fine di lavorare in sinergia per una buona riuscita di progetti futuri". Quella di Cascina Bella è una problematica che si protrae da diversi anni, sollevata non solo dalla minoranza, ma anche dal comitato formatosi dai cittadini residenti in quella zona. Perché ad oggi non si sono ancora trovate alternative, atte a risolvere in maniera definitiva questo grande disagio? "Gli abitanti di Cascina Bella sono abbastanza di-

stanti dalla struttura, a separarli il lungo pioppeto presente sulla strada e poi la questione non è così semplice. In ogni caso, i titolari dell'allevamento stanno proseguendo un iter piuttosto lungo e complesso, la paesistica è già stata fatta e, a breve, dovrebbero fornirci tutte le informazioni circa l’indice di degrado da noi richiesto. Una volta ottenuto, valuteremo il da farsi per poter attuare una manovra definitiva di rimozione dell’amianto da tutta la struttura". Alcuni genitori hanno segnalato una pericolosità importante lungo la nuova pista ciclabile, in quanto molto preoccupati dell’incolumità dei figli. Ne è a conoscenza? "La pista ciclabile da poco terminata si trova lungo una strada sopra alzata, di conseguenza, ovviamente, è presente una discesa. Per il momento è stata inerbita e, prossimamente, verranno piantati piccoli arbusti in prossimità degli alberi già presenti lungo la strada, per un'ulteriore manovra di protezione verso chi la percorre. Una volta piantati questi arbusti, si eliminerà definitivamente il problema". Aldilà di questa problematica, cosa pensano i suoi cittadini della nuova ciclabile? "La pista è frequentatissima, non solo dai residenti ma anche dagli abitanti dei comuni vicini. Per questo motivo, tra i nostri progetti in cantiere c'è quello di proseguire questo percorso, infatti, nei prossimi mesi, cercheremo di reperire finanziamenti, al fine di aggiungervi nuovi tratti". Avete altri progetti in cantiere per l’anno appena iniziato? "I progetti importanti previsti per quest'anno sono sostanzialmente tre. In primis c'è la volontà di pianificare una nuova progettazione dell'Istituto Scolastico, poiché necessita di nuovi spazi e la struttura di oggi è concettualmente vecchia. Inoltre, insieme all'istituto universitario che si occupa di sismologia, stiamo valutando i costi per alcuni interventi che vorremmo attuare. A breve avrà luogo il bando di finanziamento al quale parteciperemo, allo scopo di realizzare una nuova illuminazione pubblica a led in tutto il paese. Dulcis in fundo, la ristrutturazione del cimitero, attraverso il project financing".


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"li chiamiamo i benefattori, l'ingegner albani e il dottor marchetti"

di

Vittoria Pacci

Verrua Po, oggi "paesone" dellOltrepo pavese ma che in passato si trovava sulla sponda destra del fiume Po, fiume che ha segnato la nascita, la storia e l'economia dell'intera comunità. Colpiscono le lunghe distese di terreni sconfinati, le cascine che ergono maestose e di qua e di là i segni di un fiume che non sempre fu amico: si vedono ancora le sopraelevazioni di terreni che probabilmente furono le sponde del Po che nel corso degli anni, a causa di numerose piene mutò il proprio percorso e ancora zone sabbiose e ghiaiose, piane che corrispondono al letto del "vecchio fiume" che doveva giungere presumibilmente fino a Pinarolo Po. Il terreno dove sorgeva la comunità era di proprietà della famiglia Beccaria che ad inizio '800 la cedette al Conte Opizzoni di Milano, il quale passava qui l'estate con la famiglia in villeggiatura. E' nel lontano '800 che risale la storia di una delle famiglie più facoltose del paese, i Doglia. Incontriamo l'ultima discendente, Anna che insieme alla sorella Paola sono la memoria storica di questa grande famiglia. Ci colpisce la sua semplicità e umiltà non solo nel suo modo di essere e porsi ma anche nei ricorsi della sua famiglia, non vuole che la si appelli come una "grande famiglia", era semplicemente la sua famiglia. Signora Doglia, torniamo indietro di due secoli, i suoi avi chi erano? "La famiglia Doglia ha origini Milanesi, era una famiglia molto facoltosa, di ingegneri ed avvocati, il nonno di mio nonno, Goffredo morì a Venezia mangiando ostriche… Questo per dirle e per farle capire quali agi e privilegi aveva allora la mia famiglia. Proprio per questo motivo fu scelta dal Conte Opizzoni di Milano come famiglia degna di fiducia ed il mio capostipite o almeno il primo di cui si hanno cenni storci, fu scelto dal Conte come agente per i terreni a Verrua po". Ha origini nobili? "No, anche se in famiglia un po' di nobiltà c'è… Il mio trisnonno Luigi sposò Donna Teresa della famiglia Malaspina, che è sepolta nella cappella della mia famiglia al cimitero di Verrua Po, ma come si sa il titolo non era trasmissibile da una donna". Allora essere ricchi voleva dire avere tanta terra. La proprietà della sua famiglia era molto consistente... "La mia famiglia aveva circa 2000 pertiche di terra con 5/6 cascine dove i “fittavoli” lavoravano pagando un affitto, alla morte del mio Bisnonno Roberto la terra fu divisa in parti uguali tra mio nonno Guido e la sorella Augusta e a mia madre che era figlia unica andarono 1000 pertiche di terra, divise ora equamente tra me e mia sorella Paola". Una volta insediati a Verrua Po, la sua famiglia si è "fatta notare" anche per altri caratteristiche... "Oltre ad essere proprietari terrieri la maggior parte dei miei avi aveva una grande passione per la politica, sono stati cinque i sindaci di Verrua Po appartenenti alla mia famiglia, l'ultimo nel 1923 è stato Roberto il mio bisnonno. Anche mio nonno Guido era un grande oratore politico, e questo gli costò la vita, infatti durante un comizio fu assalito da un avversario politico che gli lanciò una bottiglia ferendolo a morte". Parliamo di sua madre, Donna Alfonsa, in paese ci raccontano che quando passava gli uomini del

Anna Doglia paese si toglievano il cappello e le facevano l'inchino…. "Spesso ci sono delle leggende nei paesi, può essere ma credo lo facessero per galanteria nei confronti di una donna e non perchè era una Doglia. Mia madre era una donna molto semplice che si è adeguata all'ambiente in cui viveva anche se aveva studiato in un famoso collegio svizzero il Rosey dove c'erano anche le sorelle del Re. Era una donna molto istruita e che aveva avuto tanti privilegi, non solo l'istruzione ma aveva anche viaggiato molto, pensi che insieme a mia nonna e alla mia bisnonna avevano già all'epoca un'auto con l'autista ed avevano viaggiato per tutta l’Europa, ma ripeto era una donna semplice e a modo, ricordo per esempio che per stimolare l'appetito di mia sorella Paola invitava a pranzo alcuni bambini del paese perchè sosteneva che in compagnia, mia sorella mangiasse di più". Lei vive in uno splendido palazzo "Sì è una villa liberty di 24 locali per 750 metri quadrati. Ha tutte le caratteristiche tipiche dell'epoca: piano terra come zona servizi, il forno a legna, le cucine e le stanze per il personale. Al primo piano ci sono diversi salotti e studi e al secondo piano le camere da letto. E' considerata patrimonio storico per cui per qualsiasi lavoro di manutenzione o altro devo chiedere il nulla osta alle belle arti, persino per ridipingere le persiane ho dovuto eseguire tutto un iter particolare fatto di svariate richieste e permessi. Certamente all'epoca è stata una casa molto affascinante e signorile, oggi è una casa molto impegnativa...". Nel corso degli anni e con due guerre al seguito, l'economia cambia e cambia anche il valore della terra... "Altrochè... già nel dopoguerra si avevano avvisaglie che avere della terra non era più uno status poi così di privilegio, gli affitti rendevano veramente poco così con la morte di mia mamma del '74 io e mio marito abbiamo preso una decisione che certamente ha cambiato la nostra vita. All'epoca vivevamo a Gela in Sicilia dove lui ingegnere era lì per lavoro, e lì de-

VERRUA PO

"Chiamarsi Doglia salvò la vita di mia madre nel '44"

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cidemmo che il nostro futuro era a Verrua Po, complice anche il fatto che mio marito pur essendo un ingegnere veniva da una famiglia di agricoltori, conosceva e apprezzava quel mondo. Così liquidammo i "fittavoli" e mio marito iniziò a occuparsi delle nostre terre avvalendosi di terzisti". Oggi sono i suoi figli a "mandare avanti" la terra "Oggi la situazione si è ancora una volta stravolta e avvalersi di terzisti sarebbe assolutamente impossibile, così i miei figli conducono loro personalmente le terre, hanno acquistato tutta l'attrezzatura necessaria e hanno dato vita ad un'azienda agricola dove lavorano e intendo che lavorano fisicamente senza avvalersi di nessun aiuto". Aneddoti curiosi che riguardo la sua famiglia credo ne abbia un'infinità, uno che ricorda in particolar modo? "Ricordo che nel periodo della guerra mia madre e mia nonna Elisa, nascosero in una scatola di latta tutti i loro gioielli per evitare che i tedeschi glieli sequestrassero. Misero la scatola in una buca ricavata nel pavimento e la ricoprirono con mobili e cose vecchie. Nessuno le aveva viste e nessuno sapeva o forse essendo due donne si erano confidate con qualche uomo, fatto sta che finita la guerra quando andarono a recuperare la scatola di latta, quella c'era, ma al suo interno solo carta, avevano portato via tutto. C'erano gioielli oggi impensabili da acquistare, come una spilla a forma di viola completamente ricoperta di zaffiri...". Chiamarsi Doglia cosa vuol dire? "Ora è un cognome come un altro, alla mia epoca ho avuto diversi privilegi, è innegabile, ma ancora di più li hanno avuti i miei avi. L'unica cosa che posso dire è che chiamarsi Doglia salvò la vita di mia madre Alfonsa. Nel '44 a seguito dell’uccisione di un soldato tedesco, come consuetudine si procedette alla decimazione, morto un tedesco dovranno morire dieci italiani e mia madre fu presa casualmente in questo gruppo di povere dieci anime e portata a Bressana Bottarone per essere fucilata. Grazie alle conoscenze della mia famiglia mia madre fu risparmiata e al suo posto, purtroppo, venne fucilata un'altra persona che aveva avuto l'immensa sfortuna di non chiamarsi Doglia". Durante la nostra piacevole chiacchierata, lei più volte ha rimarcato che a Verrua Po non c'erano solo i Doglia, ma tante persone e famiglie degne di nota "Sì, ci tengo molto a ricordare chi ha dato tanto per questo paese sia a livello economico come la famiglia Calvi, grandi costruttori, sia chi ha contribuito al lustro del nostro paese. A Verrua Po li chiamiamo i benefattori, che con la loro generosità hanno reso possibili molteplici opere, sono l'ingegnere Albani Emilio e il Dottor Marchetti Edmondo e non dimentichiamo la famiglia Casale che ha portato la musica in tutto il mondo".


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"L'ambulatorio mesotelioma è sicuramente il risultato più importante"

Di Valentina Villani

Ormai è ufficiale: la rinascita del nuovo ospedale bronese sta per divenire realtà. La riconversione in una nuova struttura organizzativa denominata PreSST (Presidio Socio Sanitario Territoriale) è stata ufficializzata da dirigenza ospedaliera insieme a organi politici e, a breve, cittadini e limitrofi potranno godere di una struttura assolutamente innovativa, dove saranno erogate prestazioni sanitarie e socio sanitarie ambulatoriali, con tempi decisamente più rapidi rispetto ad un presidio ospedaliero tradizionale. Una razionalizzazione importante quella dell'Arnaboldi, studiata ad hoc, grazie anche ad una sinergia importante tra tutti i protagonisti, quindi dirigenza ospedaliera e amministrazione comunale, al fine di poter realizzare un servizio ottimale per la comunità e rispondente a esigenze e finalità funzionali. Definita dal primo cittadino Antonio Riviezzi come "formula vincente", perché tutti gli attori hanno capito le esigenze altrui. "Come amministrazione abbiamo capito quali erano le necessità di ottimizzazione dei costi dell'ASST – ci spiega – e loro, di conseguenza, hanno capito quelle che erano le nostre esigenze, ovvero la necessità di conservare alcuni servizi utili al territorio e implementarne di nuovi. Ed è proprio grazie a questo passaggio, che siamo riusciti a trovare un accordo utile per entrambe le parti". Ma la strada non è stata semplice, si, perché sono all'incirca tre anni, più precisamente dal 2013, che tutti gli addetti ai lavori s'incontrano, studiano e valutano attentamente ogni possibile soluzione, perché la posta in gioco è alta e, la tutela della salute del cittadino viene prima di ogni cosa. Ma partiamo dal principio, dal 2013 per la precisione: sindaco, ci illustri in sintesi il percorso compiuto in questi anni. "Tutto ha inizio nell'anno 2013, quando come amministrazione ci siamo accorti che l’Arnaboldi era prossimo a un ridimensionamento importante, drastico oserei dire. Nel frattempo, sempre in quel periodo, si è formato anche un comitato spontaneo, che nel tempo ha collaborato a stretto contatto con l’amministrazione, con un fine comune, ovvero quello di poter conservare l'ospedale Arnaboldi o eventualmente riconvertirlo in un presidio ospedaliero". Da lì, quali sono stati i primi passi? "Innanzitutto, come consiglio comunale, abbiamo approvato un ordine del giorno in cui chiedevamo ad azienda ospedaliera e a Regione Lombardia di mantenere il presidio ospedaliero all’interno dell’ospedale con determinati servizi. Successivamente abbiamo avanzato anche alcune proposte, anche per andare incontro all’azienda ospedaliera, che manifestava esigenze di ottimizzazione delle risorse. Abbiamo prospettato di spostare i vari consultori, sparsi sul territorio, all’interno dell’ospedale, in modo da agevolare l’utente creando un unico punto di riferimento e che al tempo stesso permettesse all’ex azienda ospedaliera, oggi ASST, di risparmiare i costi di altri ambulatori presenti sul territorio. La nostra proposta è stata poi condivisa da diversi

comuni limitrofi, che hanno recepito questa nostra delibera, perché l'Arnaboldi non è solo un punto di riferimento per la città di Broni, ma di tutto il territorio". E poi la trattativa con ASST "Dopodiché abbiamo cominciato una proficua trattativa con l'allora azienda ospedaliera, trovando un valido interlocutore nella persona del direttore generale ASST Michele Brait. Da lì, abbiamo cominciato a collaborare insieme, al fine di trovare una giusta collocazione a una struttura datata e con diversi problemi strutturali in alcune aree. E, dopo un'attenta analisi, la decisione di convertirlo in un PreSST" Come sarà strutturato questo PreSST? "Sarà una struttura all’interno della quale saranno presenti ambulatori specialistici, alcune associazioni di volontariato, operanti in ambito socio-sanitario, tra cui l’Avis, con il centro prelievi Oltrepò. Inoltre, saranno trasferiti tutti i consultori. In un futuro si prospetta anche al trasferimento del CPS (Centro Psico Sociale), attualmente ubicato a Stradella". Ultimo, ma non per importanza, l'ambulatorio per i malati di mesotelioma "L’ambulatorio mesotelioma e malattie asbesto – correlate è sicuramente il risultato più importante per la nostra comunità. All'interno di un territorio drasticamente segnato da questa problematica, credo che un ambulatorio specifico cui fare riferimento sia un servizio indispensabile e, se vogliamo, anche un po' dovuto alla cittadinanza". Come commenta l'esito di questo progetto? "Esprimo un’immensa soddisfazione, per il percorso che si è fatto e per il risultato a cui si è arrivati.

BRONI

"Non avrebbe avuto alcun senso chiudere il punto nascite dell'ospedale"

In modo particolare per l’imminente apertura dello sportello a sostegno dei malati di mesotelioma, non solo come Sindaco di Broni ma anche in qualità di Presidente neo eletto del Consiglio di Rappresentanza dei Sindaci in seno all'Ats". Ci parli della sua nuova nomina di Presidente del Consiglio di Rappresentanza dei Sindaci in seno all'Ats "Sono indubbiamente contento di questa nuova esperienza, ovviamente sarò a completa disposizione per dare il mio contributo a chi ne avrà bisogno. Lavorerò per il territorio e in sinergia con tutti gli amministratori locali e dirigenti Ats, con i quali abbiamo già avuto modo di confrontarci sulle varie necessità del territorio a livello provinciale e già ipotizzato alcune priorità sulle quali lavoreremo in questo 2017". La chiusura del punto nascite dell'ospedale di Stradella è un "pericolo" ormai definitivamente scongiurato? "Direi proprio di sì e per fortuna essendo un punto di riferimento fondamentale per l'Oltrepo orientale, inoltre è vero che esiste un decreto ministeriale che sancisce la chiusura dei punti nascite con meno di 500 parti annui, ma è anche vero che a Stradella siamo intorno ai 470 parti, quindi non avrebbe avuto alcun senso chiuderlo. Certamente se la chiusura non si fosse definitivamente scongiurata noi sindaci ed io in primis come Presidente del Consiglio di rappresentanza dei sindaci in seno all'Ats avremmo lottato con tutti gli strumenti in nostro potere".

Antono Riviezzi


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STRADELLA

"a Stradella razionalizzazione è diventata chiusura dei servizi"

"Il fiore all'occhiello della giunta Maggi è la chiusura dell'asilo nido comunale"

Antonio Curedda

Di Christian Draghi "Questa amministrazione ha confuso realtà e fantasia, non rispettando alcun punto del programma di governo e allontanando la città dal palazzo". La minoranza di Stradella va all'attacco della giunta Maggi e lo fa per bocca del consigliere ed ex candidato sindaco Antonio Curedda, che nel frattempo presiede "La Strada Nuova per Stradella", l'associazione politica che mira a costruire una nuova lista civica per le prossime elezioni comunali. Curedda, quali sarebbero gli impegni che l'Amministrazione non ha mantenuto? "Basta scorrere il programma di Torre Civica per rendersene conto. Aree cani: erano previste nei primi 100 giorni, invece di realizzarle nelle aree verdi esistenti, sono stati collocati cartelli con 'vietato l'accesso ai cani', divieto che non viene naturalmente rispettato (sarebbe illogico farlo). Sull'illuminazione comunale, invece di riqualificare i centri luminosi come si era detto si sono installati dei led di non note caratteristiche tecniche. Si doveva intervenire entro i primi cento giorni e invece dopo tre anni ancora nulla. L'assessorato al lavoro, su cui tanto si era puntato in campagna elettorale, è finito in una bolla di sapone: gestione affidata ad un volontario esterno, dato che l'assessore delegato non aveva alcuna competenza specifica in materia, e tutto quello che si è visto è un convegno (svoltosi in orario lavorativo, peraltro). Vogliamo parlar poi degli espropri per la tangenziale Gronda Nord? Un processo di cui non siamo a conoscenza, ma la tangenziale resta una chimera. Il fiore all'occhiello sono però i servizi alla persona: dopo aver preso l'impegno di mantenere e anzi incentivare tutti i servizi, la Giunta decide di chiudere asilo nido comunale e centro di aggregazione giovanile senza nemmeno sperimentare gestioni alternative dei servizi". Non si era parlato però di razionalizzare i servizi per far fronte alle esigenze della spending review? "Certo, ma a Stradella razionalizzazione è diventata chiusura dei servizi. E' un grande dispiacere vedere un Sindaco che invece di spingere con orgoglio e moltiplicare l'offerta pubblica di servizi, predilige quelli offerti dai privati. Proprio perché siamo in tempi di ristrettezze agli amministratori pubblici sono richieste doti creative e la capacità di innovare e modificare i servizi, in controtendenza con tempi di vacche grasse che hanno permesso gestioni più accomodanti".. In cosa voi potreste fare meglio?

"Qui il discorso si farebbe veramente lungo. Diciamo che il nostro approccio al governo è totalmente diverso. Faccio alcuni esempi: sui parcheggi a pagamento non avremmo mai proceduto ad un quasi raddoppio della tariffa, chiesta dal gestore, senza avere dallo stesso alcun miglioramento nella gestione del servizio. Avremmo puntato di più sulla cultura, come ho fatto negli anni trascorsi da Assessore con il programma StradellaCULT, proponendo iniziative culturali alternative al Teatro, la cui comunicazione è sempre più lontana dal pubblico giovane. Poi, dato che la legge lo consente, avremmo cercato di favorire l'apertura di una quarta farmacia, con possibilità di gestione comunale o privata. Si aumenterebbe l'offerta di servizi e si porterebbero nuove entrate, ma non si vuole andare in questa direzione. C'è poi la questione della raccolta rifiuti, che non avremmo affidato di nuovo a Broni Stradella S.p.a. senza gara. Avremmo promosso una gara proprio per mettere più soggetti in competizione ed essere certi di avere il miglior servizio al miglior prezzo". Su quest’ultimo punto, come procede la raccolta differenziata in città? "E’ un servizio fermo agli anni '80. La percentuale è al 30%, al minimo in provincia di Pavia che a sua volta è al minimo in italia (la legge chiede minimo il 65%). Non si è mai fatta una gara, anche stavolta sono riusciti a fare un affidamento diretto con

complessi approfondimenti normativi senza quindi comparare altre aziende attraverso un capitolato ma solo con una scheda informativa che confrontava solo i costi invece dei parametri di qualità del servizio o la percentuale di raccolta differenziata. Il porta a porta poi è svolto in maniera costosa e fallimentare, sarebbe una catastrofe se esteso in questo modo al resto della città". Parliamo dell’ospedale. Correva voce che il reparto di ostetricia potesse chiudere. Com'è la situazione oggi? "Ho appreso anche io dalla stampa questa situazione, vedendo che il punto nascite a Stradella produce poco meno di 500 nascite all'anno, cioè il minimo per il mantenimento del presidio. Al di là dell'indicazione normativa, mi sembra poco realistico che Voghera possa di colpo accettare 450 gravidanze in più all'anno. Ad ogni modo non ci sono possibilità dirette di intervento che il Comune può attuare sulla gestione degli ospedali". Lei sta già lavorando in vista delle prossime elezioni comunali. Che tipo di proposta intendete elaborare con l'associazione "La Strada Nuova per Stradella"? "Sarà una lista civica, aperta, multiculturale e politicamente eterogenea. Oltre che ai cittadini che ci hanno già sostenuto ci rivolgeremo a quella maggioranza dell'elettorato moderato cattolico che ha votato in passato sia partiti di destra che di sinistra".

Il miccone De.Co di Stradella

Di Valentina Villani Il 16 luglio 2012, la commissione De.Co (Denominazione Comunale d'Origine) ha ritenuto che il rinomato Miccone, avesse tutte le caratteristiche per l'iscrizione al registro De.Co – i marchi registrati De.Co nascono a garanzia in seguito alla legge nº 142 dell'8 giugno 1990, che ha consentito ai Comuni la facoltà di disciplinare, nell'ambito dei principi sul decentramento amministrativo, in materia di valorizzazione delle attività agroalimentari tradizionali. Il disciplinare di produzione del Miccone, cui sono riportate le caratteristiche del prodotto, la sua storia, gli ingredienti, le metodologie di produzione e conservazione,

nonché le norme di utilizzo del marchio De.Co, recita che: la denominazione e logo, che costituiscono il marchio di identificazione del prodotto in questione, sono di proprietà del comune di Stradella. E’ vietato dunque qualunque uso generico del marchio che possa far supporre che altri prodotti siano oggetto di tutela da parte del marchio De.Co. Dunque con la conferma ufficiale pervenutaci dall’amministrazione comunale di Stradella, in seguito al nostro report realizzato il mese scorso tra i panificatori bronesi e stradellini, ecco svelato il mistero dell’appartenenza del Miccone più famoso della provincia.


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"vinuva non è stata inventata da frustagli"

Piergiorgio Maggi

Di Valentina Villani Andrea Frustagli, ex assessore del comune stradellino, lo scorso mese ci ha rilasciato una lunga intervista in cui sparava a zero contro l'operato dell'attuale amministrazione. I toni usati dall'ex assessore non sono piaciuti al primo cittadino Piergiorgio Maggi che, precisa di non voler avanzare polemiche sterili ma solo chiarire alcuni punti, dal suo punto di vista poco corretti. "Non ho intenzione alcuna di dare adito a polemiche inutili, tuttavia mi trovo molto amareggiato dai toni usati da Andrea Frustagli nei confronti dell'attuale amministrazione comunale e riferimenti personali che non ho molto gradito. Per questa ragione, mi sento in dovere di fare alcune precisazioni, prima di chiudere definitivamente tutte queste questioni, aggiungerei inutili per il territorio". Maggi, da dove partiamo? "Innanzitutto vorrei chiarire che ho ottimi rapporti con il consigliere di minoranza Ettore Brandolini, che è un amico e conosco da una vita, resta ovvio che come consigliere di minoranza è giusto che svolga il suo lavoro come ritiene opportuno. E’ chiaro che le opinioni sono differenti, tuttavia penso ci sia stato un fraintendimento nelle mie affermazioni all’interno delle passate interviste. Molto semplicemente, ho affermato che, dal mio punto di vista, Stradella è una città viva, nonostante lui dichiari il contrario". Mentre con l'ex assessore Frustagli? "Con Frustagli avevo ottimi rapporti e mi piacerebbe averli ancora. Purtroppo, lo scorso anno abbiamo avuto uno scambio di opinioni, dopo che l'ex assessore ha lanciato critiche al nostro operato attraverso i social. E’ ovvio che, dato che erava-

mo amici, avrei gradito che queste dichiarazioni le avesse fatte prima a me, così, lo scambio di opinioni è sfociato in un diverbio e, da quel momento in poi, fine delle trasmissioni. In ogni caso, se Frustagli avesse desiderio di venire in comune per parlare di come amministrare Stradella io sono qua, sono disponibile con tutti, posso essere disponibile al dialogo e al confronto anche con lui". Cosa pensa di quello che ha dichiarato Frustagli circa il vostro metodo di amministrare la città? "Penso che in dodici anni il mondo sia cambiato e Frustagli non è più assessore dal 2004. Quella era sicuramente un'epoca d'oro per le amministrazioni, purtroppo oggi non è più così. Penso che lui ragioni ancora come quando era amministratore, ignorando che nel frattempo abbiamo assistito ad un’importante crisi economica, patto di stabilità e pareggio di bilancio. E’ cambiata l’impostazione di bilancio, le risorse si sono azzerate, insomma, è successo di tutto e non solo a Stradella, ma in tutta l’Italia. Ragionare adesso con le risorse di allora oggi non lo si può più fare, bisogna farlo con quelle attuali, con i vincoli attuali e, di conseguenza, attuare scelte consapevoli in linea con le disponibilità". Perchè la scelta di eliminare Oltrepiù dalle manifestazioni stradelline? "Oltrepiù non si è più fatta semplicemente perché era una manifestazione che non aveva più ragione di esistere, ormai aveva perso quell'appeal che aveva inizialmente, ma soprattutto c'erano problemi di costi non più gestibili". E poi si parlava di Vinuva... "Vinuva non è stata inventata da Frustagli. L’anno precedente la prima edizione di Vinuva, tra Montù

STRADELLA

"Non è vero che giro poco per Stradella conosco la mia città e la giro"

Beccaria e Stradella, fu organizzata dalla Pro Loco di allora una manifestazione che parlava di vino e di uva, da lì partì l'idea di Vinuva. Da un'iniziativa dell'amministrazione Visponetti, organizzata collegialmente da tutti i componenti dell'amministrazione di allora, certo, Frustagli in quei tempi aveva quella delega, ma c'era anche una maggioranza che gli ha consentito di poter attuare determinate azioni. Quando si opera all’interno di un'amministrazione comunale, non si può pensare di essere autoreferenziali. Tutti noi siamo ex di qualche cosa e ce ne dobbiamo fare una ragione, perché la vita cambia e le cose si modificano. Quello che può aver realizzato Frustagli, che non contesto nella maniera più assoluta, lo ha realizzato insieme all'amministrazione di cui faceva parte". Ci sono altri argomenti su cui vorrebbe fare precisazioni? "Non è vero che giro poco per Stradella, conosco la mia città e la giro, in auto o a piedi poco importa, certo è che quando esco non metto fuori i manifesti per avvisare che il Sindaco sta circolando per la città. Inoltre, durante la seconda parte della legislatura, terrò diversi incontri con la cittadinanza come in campagna elettorale. Chiaramente non sono stati organizzati prima perché non avrebbe senso. Nel momento in cui avremo un preciso piano delle opere, si terranno anche questi incontri, al momento sono in stand by per diversi motivi, in primis economici". Riguardo il discorso dei vigili che non sono abbastanza presenti sul territorio? "Stradella è un comune di 12mila abitanti, i vigili sono otto e le loro incombenze molteplici. Spesso magari si vedono poco in giro, ma non perché non stanno lavorando, anzi, sono persone molto valide che fanno di tutto e di più, certo, forse sono pochi per un territorio esteso come il nostro, ma al momento le risorse ci permettono questo. Tuttavia vorrei informare che, all’interno del nostro piano occupazionale, abbiamo previsto un nuovo vigile per quest'anno e uno per il prossimo, perché l'organico necessita di essere ampliato". Chiosa il primo cittadino: “Frustagli ha dichiarato che l’attuale amministrazione non ha creato un ricambio generazionale. In primis penso che l’età per un amministratore conti poco e niente e poi non è semplice attirare giovani in determinate attività al giorno d’oggi. Negli anni abbiamo lavorato anche per cercare di portare giovani leve all’interno dell’amministrazione, perché siamo convinti che debbano essere coinvolti e preparati, perché nessuno nasce imparato. Purtroppo non ci siamo riusciti, se non in qualche rara occasione. Abbiamo invece ottenuto un grande successo con le donne, infatti, la nostra rappresentanza femminile è molto alta, in giunta, in consiglio, tra la dirigenza e anche il segretario comunale è donna. Personalmente sono soddisfatto del rapporto lavorativo con le quote rosa, sono molto professionali e danno il massimo nello svolgimento delle loro funzioni”.


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274 mila euro per la riqualifica di "bosco negri"

Di Valentina Villani

Il nuovo anno si apre con una buona notizia per famiglie, sportivi e amanti della natura stradellini, infatti, il progetto esecutivo per l'avvio dei lavori di recupero e valorizzazione dell'area sita tra Cà San Zeno e Cà San Giacomo, conosciuta come "Bosco Negri", è stato finalmente approvato ed ora si attende solo la partenza dei lavori – come ci informa l'assessore ai lavori pubblici ed ecologia Agostino Mazzocchi – "prossimamente saremo in fase di appalto" – precisa. I Fondi Aree Verdi, finanziamenti accantonati dal comune stradellino negli anni, finalizzati alla realizzazione di interventi per lo sviluppo territoriale e di salvaguardia e valorizzazione del sistema rurale, paesistico e ambientale, ammontano a 247mila euro. Ma in cosa consiste questo progetto tanto chiacchierato? L'assessore Mazzocchi ci spiega nel dettaglio tutti i retroscena della tanto attesa e voluta rinascita di quest’area tutta al naturale. "Gli interventi previsti per il Bosco Negri interesseranno aree in parte comunali e in parte aree di proprietà privata, grazie ad un accordo pluriennale stipulato con i proprietari – spiega. Con questo progetto andremo a riqualificare sia le aree boscate, sia quelle umide, i paesaggi agricoli ed infine attueremo un importante potenziamento di fauna locale, riducendo le specie non autoctone". I fondi di cui disponete per mettere in atto questo importante progetto ammontano a 247mila euro: una cifra notevole in tempi di crisi. Si dice siano stati accantonati dall'amministrazione negli anni, può spiegarci in che modo? "Questi fondi che andremo ad utilizzare per mettere in atto il progetto in questione, consistono nell'accanto-

namento della maggiorazione del 5% del contributo sugli interventi di nuova costruzione, che sottraggono superfici attualmente destinate all'agricoltura". All'interno del bosco quali interventi verranno effettuati nello specifico? "Innanzitutto sarà ricostituito un nuovo bosco autoctono, dove verranno trapiantate piante, arbusti e siepi. Realizzeremo uno stagno e un'area umida, inoltre verranno attuati interventi sulle sponde del Versa, al fine di favorire la rinaturalizzazione. Dulcis in fundo, allestiremo tutta l'area con sentieri, passerelle e piattaforme in legno, punti di osservazione, padiglioni lignei e cartellonistica". Negli ultimi tempi dalla sua cittadina giungono parecchie lamentele circa la gestione della raccolta differenziata porta a porta. Quali sono i progetti futuri? Avete intenzione di integrare nelle zone in cui oggi ancora non esiste e, nel frattempo, sistemare i disagi presenti dove invece è già avviata? "E’ nostra intenzione puntare su una raccolta porta a porta estesa a tutto il territorio comunale. A tal proposito tutta l'amministrazione, insieme al professor Vittorio Vaccari, incaricato della Broni Stradella Spa, allo stato attuale è impegnata nello studio e valutazione del progetto in questione". Sono due anni circa che il porta a porta è stato avviato nelle zone di San Zeno e Badia, tuttavia si vocifera che il sistema attuato non è funzionale come invece dovrebbe. Vi siete fatti un'idea del perché? "Vivo in una delle due zone in cui la raccolta porta a porta ha già preso piede, nell'area Badia per essere precisi, quartiere di sole case indipendenti e, in questi due anni, ho vissuto in prima persona l'esperienza del porta a porta, che posso affermare sia stata assolu-

ASCOM STRADELLA: "siamo ottimisti"

"Chi propone particolarità ha una possibilità in più" Di Valentina Villani

Tante chiusure ma anche nuovi subentri e qualche nuova apertura – è quanto emerge dai dati ufficiali delle statistiche di ASCOM per quanto riguarda la città di Stradella e più in generale dell'Oltrepò Orientale. La situazione non appare dunque tragica, ma piuttosto stabile rispetto agli anni precedenti. Le chiusure e i subentri diciamo che sono quasi in linea, mentre per quanto riguarda le nuove aperture sono ancora pochi quelli che superano l'anno di attività e il problema è da ricercare in una sostanziale carenza di professionalità, come ci informa il segretario ASCOM Paolo Covre. Può spiegarci meglio a cosa si riferisce quando parla di carenza di professionalità? "Negli ultimi anni la crisi ha fatto in modo che in molti si trovassero senza un'occupazione. Così, c'è stato chi, inconsciamente, ha pensato di risolvere la sua situazione investendo in un'attività commerciale. Il problema è che sono stati in molti a ritrovarsi senza un minimo di esperienza e con un’attività commerciale da gestire, di conseguenza, venendo a mancare questa professionalità di cui parlavo prima, che un commerciante deve assolutamente avere, questi negozianti si sono trovati davanti difficoltà non indifferenti e, l'unica soluzione possibile è stata abbassare la chiusura".

Come sono andate le vendite sotto Natale nella città stradellina? "Allo stato attuale non abbiamo ancora dati ufficiali alla mano del periodo natalizio appena trascorso, tuttavia, per quanto abbiamo potuto apprendere da alcuni negozianti, pare che la situazione non sia stata sufficientemente positiva. Sicuramente i saldi porteranno qualche notizia positiva in città, o almeno si spera". Se escludiamo la crisi nazionale, dal vostro punto di vista ci sono altri elementi che hanno influito negativamente sul piccolo commercio locale? "Sicuramente l'avvento dei molteplici centri commerciali ha influito negativamente sulle piccole attività commerciali di paese. Basta guarda la Via Emilia per rendersi contro che ormai è diventata tutta un unico centro commerciale. Questo ha portato un grande danno al commercio locale, spesso con conseguente chiusura di alcuni piccoli esercenti, più che altro generici, il discorso cambia invece se parliamo di negozi specializzati. Chi propone particolarità ha sicuramente una possibilità in più di sopravvivenza, soprattutto nel settore alimentare artigianale. In Oltrepò sono ancora in molti a ricercare il prodotto a km0 e artigianale, diciamo che tutto sommato questo è ancora un settore che fino ad oggi si è difeso bene e di conseguenza, ha avvertito meno la crisi".

STRADELLA

Raccolta porta a porta: "Al momento non abbiamo ancora una data precisa"

Agostino Mazzocchi tamente positiva. Credo che le difficoltà del porta a porta siano maggiori dove sorgono i condomini. Per questo motivo in questi mesi sarà essenziale studiare bene i sistemi di raccolta, soprattutto all'interno del centro storico, perché lì sorgono sia case che condomini e non vi sono spazi di proprietà. Altro aspetto fondamentale per un corretto porta a porta esteso a tutta la cittadinanza, sarà la totale eliminazione di tutti i bidoni presenti sul territorio comunale". Avete già una previsione sulla partenza della raccolta porta a porta? "Al momento non abbiamo ancora una data precisa, tuttavia credo che più che una data ciò che è assolutamente importante, prima di partire con il porta a porta, sia una campagna informativa a tappeto tra tutta la cittadinanza e magari anche all'interno degli istituti scolastici. Quello del porta a porta è un mondo nuovo per tutti e i cittadini non devono trovarsi spiazzati per alcun motivo. Se vogliamo che questo sistema funzioni, la collaborazione di tutta la città sarà assolutamente fondamentale". Per quanto riguarda i mercati? Funzionano ancora come una volta? "Le linee dei mercati settimanali, sia in territorio stradellino che più in generale in Oltrepò, sono ancora abbastanza frequentati, inoltre, portano anche un certo gettito alle attività di vicinato". Alcuni negozianti dicono che il commercio locale a Stradella sta morendo. Lei cosa ne pensa? "Stradella è un comune che da un punto di vista commerciale funziona ancora, è chiaro che le vendite rispetto a un tempo sono diminuite e quello che era l’introito economico di una volta, oggi non esiste più. Questo chiaramente tra gli esercenti ha portato un certo malumore e anche un po’ di preoccupazione, ma è un sintomo assolutamente comune di utti i commercianti, delle piccole e grandi realtà". Parlando invece delle manifestazioni organizzate nell’anno appena concluso. Come sono andate? "Insieme a pro loco e amministrazione comunale, anche quest’anno siamo riusciti a costruire manifestazioni di qualità, che hanno attirato molta gente in paese. Questo è assolutamente importante per dare una mano al commercio cittadino, è chiaro che per far arrivare gente bisogna creare iniziative che possano in qualche modo incuriosire l’utenza. Sicuramente andremo avanti in questa direzione, collaborando in sinergia anche in futuro". Come vedete il futuro delle piccole realtà? "Siamo ottimisti. Sicuramente questo non è un buon momento per trovare un lavoro o iniziare un’attività, tuttavia credo che speranza e positività non debbano mai mancare. Una maggior collaborazione tra tutte le anime che operano in ambito locale, in futuro sarà determinante e assolutamente fondamentale per far decollare il nostro territorio".


SAN CIPRIANO PO

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GENNAIO 2017

"Produciamo circa 68 quintali di latte al giorno"

"Abbiamo resistito alla crisi, anche gli italiani ci chiedono lavoro" Di Christian Draghi

Una fabbrica del latte, tra le più grandi in Provincia di Pavia, si trova alle porte di Arena Po. A mandarla avanti, nonostante il periodo di grande crisi, sono due fratelli di origine indiana, Tarsem e Prem Singh. Classe '74 il primo, classe '71 il secondo, si sono trasferiti in Italia dal Punjab, regione a nord della penisola indiana, oltre 20 anni fa. Anche nel loro paese erano agricoltori, ma in Italia hanno trovato fortuna diventando l'esempio vivente che anche qui da noi, checché se ne dica, è possibile ritagliarsi un ruolo da "self made men", anche se con molta fatica e parecchio olio di gomito, soprattutto se si opera in un comparto in cui negli ultimi anni la crisi ha colpito davvero duro. Nella sola provincia di Pavia circa una cinquantina di aziende zootecniche hanno chiuso i battenti, a fronte del 25% degli allevamenti bovini che hanno cessato l’attività. Alla fattoria di Arena Po, una volta entrati dal cancello senza insegne si percorre uno sterrato fangoso che costeggia diversi grandi capannoni dove riposano e si affacciano alle mangiatoie vacche e vitellini. C'è un trattore sempre acceso che si muove tra i campi, tra una stalla e l'altra. A venirci incontro e il più giovane dei due fratelli Singh, Tarsem. Gambali gialli, lunga barba e un copricapo colorato.

Tarsem Singh Singh, di vacche ce ne sono davvero parecchie, quanti esemplari avete? "In tutto sono 500, ma quelle destinate alla mungitura sono 240". Qui è tutto vostro? "Le vacche sono nostre, ma noi siamo in affitto". In quanti siete a mandare avanti l'azienda? "Siamo in tre. Io, mio fratello e il capo della mungitura Singh Satnam. Pochi ma buoni, c'è da lavorare parecchio ma così è". Quanto latte riuscite a produrre? Come funziona la mungitura? "Produciamo circa 68 quintali di latte al giorno, con due turni di mungitura ogni dodici ore. Il primo inizia tra le due e mezza e le tre del mattino e va avanti fino alle cinque e mezza-sei. Il secondo alla stessa ora ma nel pomeriggio. Il locale mungitura, che ormai è tecnologizzato e quindi permette di collegare le mucche a degli appositi macchinari, ospita due file da venti vacche ciascuna, che si scambiano posto all’incirca ogni venti minuti". Qual è il prezzo di vendita corrente? Rifornite una azienda in particolare o ne avete diverse? "Al momento il prezzo è

di 35 centesimi al litro, ed è già un miglioramento rispetto a quando abbiamo iniziato qui due anni fa e lo si vendeva a 31… quasi insostenibile. Per la distribuzione abbiamo un contratto di fornitura in esclusiva con un'azienda di Piacenza". Siete solo in tre, non avete pensato ad assumere del personale per darvi una mano? "Non è possibile al momento. Il prezzo del latte dovrebbe salire almeno a 40 centesimi al litro per ricavare il margine necessario. Quando vendevamo a 31 centesimi i costi di mantenimento dell’azienda erano diventati davvero difficili da sostenere, abbiamo dovuto tener duro". Si lavora la notte ma anche il pomeriggio. Poi le stalle da pulire, gli animali da nutrire, forche, badili e trattori…Un lavoro molto duro, orari scomodi, niente weekend di festa. Il fatto che la gran parte del comparto lattifero lombardo sia mandata avanti da indiani la dice lunga sul fatto che si tratti di un lavoro che ben pochi italiani sono disposti a fare… "Fino a qualche anno fa era così, ma adesso devo dire che le cose sono cambiate e, immagino sia per la crisi, riceviamo diverse richieste di lavoro anche da italiani". Come mai avete scelto l’Italia e l'Oltrepò in particolare? "Beh, quando non c’è lavoro al proprio paese si va a cercarlo altrove. Qui avevamo dei contatti. Per molti anni abbiamo lavorato come dipendenti di un'azienda di Cremona con 900 vacche, dove siamo diventati capo mungitori. Poi nel 2013 abbiamo deciso di aprire la nostra di azienda, sempre in provincia di Cremona. Avevamo 120 vacche e non c'era spazio sufficiente, così nel 2015 abbiamo trovato qui ad Arena Po e ci siamo trasferiti". Avete figli? "Sì, due io e tre mio fratello". Dal punto di vista dell’integrazione, come vi trovate qui in Oltrepò? "Bene, sia noi che i nostri figli mai abbiamo avuto difficoltà. Credo che se tu non causi problemi e se non te ne vengono causati va tutto bene".


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GENNAIO 2017

"sono nata e cresciuta in oltrepo a contatto con natura e animali"

Ilaria Ricci con la mamma Rita

Di Valentina Villani Cordini Rita by Ilaria Ricci è il nuovo brand targato Oltrepò Pavese, specializzato nella produzione di borse artigianali ed ecosostenibili. Una scommessa tutta italiana quella della giovane stilista Ricci che, insieme alla mamma, ha deciso di mettersi in gioco in un particolare momento di crisi per l'artigianato italiano, realizzando una linea di borse assolutamente all'avanguardia che, in soli pochi anni di attività, ha già riscosso un importante successo sia in Italia che all'estero. Una storia tutta Made in Italy dunque quella di Ilaria Ricci che, nonostante la giovane età, ha deciso di lanciarsi in quest'avventura che ebbe inizio circa tre anni fa, più precisamente nel 2013, durante un periodo particolare della vita della giovane stilista, come ci racconta davanti ad un caffè in una cittadina non poco lontano dalla sua casa di Volpara. "Quando con mia mamma decisi di realizzare la nostra attività, stavo attraversando un periodo particolare della mia vita – spiega. Quel giorno prese vita una passione che mi porto dietro fin da quando ero bambina, perché, già allora, realizzavo abiti e borse per le mie bambole con scampoli di stoffa. Credo che in un certo senso questa passione sia stata mia mamma a trasmettermela, infatti, per diversi anni, ha lavorato come figurinista in una sartoria di alta moda e, successivamente, nel settore maglieria".

Ilaria e Rita, una volta avviata l’attività, iniziano a proporre il loro prodotto on line, realizzando un sito dedicato, perché ormai si sa, è questa la nuova frontiera e, proprio grazie al web, vengono notate da un team che opera nel settore della moda. "Nel dicembre del 2015 veniamo contattate da questo team che si occupa principalmente di moda, alla costante ricerca di prodotti di tendenza che, notato il nostro sito web, ci ha proposto questa collaborazione, offrendoci la possibilità di inserire la nostra collezione all'interno dello Showroom Studio Finorossi, in Via Montenapoleone a Milano. Una location dedicata esclusivamente agli addetti del settore, infatti, non è prevista la vendita diretta al pubblico". Solitamente un brand di moda nasce con le spalle coperte, ma voi siete partite come pioniere indipendenti, senza supporto alcuno "Un anno prima di avviare la nostra attività abbiamo studiato a lungo perché, nonostante l'esperienza di mia mamma, quello delle borse era un mondo a noi sconosciuto. Siamo partite basandoci solo sulle nostre forze, in un modo totalmente diverso da come partono gli operanti nel nostro settore ma, nonostante le difficoltà, posso ritenermi soddisfatta perché tutto ciò mi ha permesso di crescere come persona e accrescere la mia esperienza professionale". Le sue creazioni, oltre ad essere artigianali al 100%, rispettano anche ambiente e natura, infatti, sono realizzate con materiali ecosostenibili. C’è un particolare motivo per cui ha deciso di adottare

VOLPARA

"I materiali da noi utilizzati provengono esclusivamente da aziende italiane"

questa linea? "Sono nata e cresciuta in Oltrepò, a contatto ogni giorno con natura e animali. Per questo motivo ho deciso che la mia azienda doveva essere rispettosa della natura e sostenibile al 100%. Non lavoriamo alcun materiale di origine animale, le nostre creazioni sono realizzate a basso impatto ambientale, esclusivamente con tessuti, filati ed ecopelle". Il Made in Italy è sempre stato una certezza in fatto di qualità, tuttavia risulta evidente come negli ultimi anni l'artigianato locale sia stato spazzato via dalla grande industria che esporta e importa prodotti a prezzi decisamente stracciati. Tutte le tue creazioni però sono realizzate esclusivamente a mano, immagino non sia semplice operare con i tanti competitor esistenti al giorno d’oggi "E’ tutt’altro che semplice, ma questa è la nostra filosofia e, nonostante la strada sia lunga e tortuosa, andiamo avanti a testa alta. Le nostre borse non vengono prodotte attraverso un processo industriale ma sono artigianali al 100%. Ci scontriamo ogni giorno con grandi realtà che producono all’estero a costi irrisori, rispetto all’Italia dove realizzare una borsa ha sicuramente costi molto elevati. I materiali da noi utilizzati provengono esclusivamente da aziende italiane che operano sempre nel ramo dell'artigianato, per la realizzazione delle nostre borse ci avvaliamo principalmente di due artigiani uno locale, a Castana e uno in Toscana, a Firenze. Anche i manici sono creati a mano da artigiani siti nel parmense". Come nasce una borsa di Ilaria Ricci? "Il nostro processo se vogliamo è un po' inverso rispetto agli standard, infatti, prima di mettere su carta le nostre idee scegliamo i materiali. Sarà poi il materiale scelto a darci l’idea del bozzetto che andremo a disegnare". Il suo Made in Italy in pochi anni ha avuto modo di farsi conoscere ad apprezzare anche all'estero, in particolar modo in Arabia Saudita e in Germania. Vuole parlarci di quest'esperienza? "Attraverso una piattaforma italiana di shop on line dedicata al mercato arabo, abbiamo avuto la possibilità di farci conoscere sul territorio. Le nostre creazioni sono piaciute al pubblico, tanto che, in poco tempo, hanno preso il volo verso l'Arabia Saudita. In Germania esponiamo le nostre creazioni all’interno di un Concept Store dedicato al benessere che, oltre ai servizi offerti, propone la vendita di accessori particolari, soprattutto Made in Italy che è sempre e comunque un marchio ancora molto ricercato". Qual è il suo più grande sogno nel cassetto? "Spero che il tempo e l'esperienza mi aiutino a crescere in ambito professionale. Non ho particolari ambizioni a livello economico, ciò che mi piacerebbe fare è formare un'azienda che abbia un valore sociale e personale, non un'azienda a tutti gli effetti, piuttosto una grande famiglia. Vorrei creare qualcosa di eticamente corretto, nel rispetto dell’ambiente e delle persone, poiché odio qualsiasi forma di sfruttamento. Vorrei creare un'azienda che possa valorizzare la mia terra che amo moltissimo, che mi dia la possibilità di portare il nome dell'Oltrepò Pavese nel mondo e lavoro alle persone a livello locale".


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OLTREPO PAVESE

"tanti tartufai forestieri nelle zone vocate al tartufo bianco"

"Da noi in Oltrepo esistono tutte le varietà di tartufo nero e bianche" Di Giacomo Braghieri

Intervistiamo uno dei tanti cercatori di tartufo dell'Oltrepò. I tartufai si sa non amano apparire e noi comprendiamo i motivi. Sicurezza per i cani di grande pregio e difesa dall'eterno tassatore italiano. Per questo abbiamo accolto la richiesta d'indicare solo le sole iniziali dell'intervistato. Il tartufo in Oltrepò si aggiunge al salame, al vino, alla cacciagione come prodotto della gastronomia tipica. La richiesta di questo prodotto sui mercati internazionali è in crescita e questo fa si che i prezzi si mantengano buoni. Molti raccoglitori lo fanno per hobby, alcuni grazie al prezioso tubero hanno alleggerito gli effetti della crisi economica ancora in corso inventandosi una piccola attività commerciale. Partiamo dall'Italia, quali sono le zone vocate per la raccolta del tartufo? "Sicuramente tutto l'arco appenninico dal Piemonte al Molise, con due regioni di grande rilevanza come il Piemonte e l'Abruzzo. Alba è famosa per il tartufo bianco mentre in Abruzzo si trova il nero pregiato". L'Oltrepo è un buon posto per la raccolta dei tartufi? "Sicuramente sì, da noi esistono tutte le varietà di tartufo nero e bianco presenti in Italia. È una zona molto ricca ed estesa che con il tempo sta mostrando purtroppo un impoverimento delle tartufaie". Di questo impoverimento non è il solo a parlarne, che succede? "Alcune tartufaie sono molto sfruttate, troppi cercatori 'ci lavorano sopra'. Un altro problema è l'apertura della stagione di raccolta a giugno. La raccolta è regolarizzata secondo i periodi di maturazione delle variatà di tartufo. Il risultato è che da giugno ad aprile è permessa la ricerca. Un tempo prima di luglio non si andava a tartufi e questo permetteva la loro maturazione e la conseguente maggiore diffusione di ife e miceli. E poi i fioroni che si trovano a giugno hanno solo valore industriale e non tradizionale". Che significa valore industriale? "Il tartufo nero viene trasformato in olio e in prodotti aromatizzati destinati alla grande distribuzione". Fino a che altitudine si trovano? "Il nero fino a 1200mslm, il bianco fino a 700mslm, quest'ultimo lo si trova anche in pianura". Quali sono le stagioni della raccolta dei tuberi più preziosi? "Per quanto riguarda il tartufo nero il più prezioso è il Melanosporum che da noi si raccoglie da novembre a febbraio. Il magnatum invece è il bianco più ricercato e matura da settembre a dicembre". Quali sono le piante tartufigene più comuni da noi? "Nelle terre alte rovere, roverella nocciolo e carpino, nell'Oltrepò basso sicuramente il tiglio che ha la capacità di micorizzarsi con qualsiasi varietà di tartufo bianco o nero". Esistono in Oltrepò coltivazioni di piante tartufigene? "Si, e grazie a queste coltivazione non si sente l'impoverimento delle tartufaie naturali. Il problema è che io trovo tartufi sotto piante di cinquant'anni mentre le piante coltivate hanno un ciclo di vita inferiore.

Inoltre la micorizzazione standardizzata va contro la biodiversità che attualmente ancora resiste e dà pregio alla zona". Cosa è per lei il cane? "Il cane per me è anzitutto una passione, tutti i cani potrebbero raccogliere tartufi, alcune razze sono più adatte, a tutti va insegnato fin da cuccioli a individuareli e raccoglierli, io cerco di lasciarli divertire mentre cercano. Il cane per me è un amico". Si dice che vengano stressati per renderli più efficenti... "In alcuni casi l'approccio al cane è incalzante e può sembrare duro, sono comunque cani che vengono trattati con ogni riguardo. Detto questo lo ritengo un atteggiamento poco conveniente. Se il cane si diverte a raccogliere lavora di più, gli pesa meno. Se non è in giornata comunque lo tratti non ottieni molto". Che razze si usano? "Un tempo erano tutti meticci, ora si usano i cani da caccia. Il cane da tartufi per eccellenza è il lagotto romagnolo. Il cane di razza ti assicura una buona continuità di attitudine". La differenza nel rapporto con il cane fra il tartufaio e il cacciatore qual è secondo lei? "Noi dipendiamo totalmente dal cane, per il cacciatore è un ausiliario". A proposito di caccia, la presenza dei cinghiali vi danneggia? "Le tartufaie vocate al nero vengono regolarmente visitate dai cinghiali, il miglior raccoglitore di tartufi è da sempre il maiale". Che linguaggio usa con il cane? "Gli parlo in dialetto, i miei amici ridono quando mi sentono. È un dialetto misto vogherese - varzese". Nel nord italia quando si pensa al tartufo si pensa ad Alba, noi siamo conosciuti? "Alba è una vetrina internazionale che attira compratori da tutto il mondo, il tartufo bianco è un prodotto di nicchia, fa parte del cibo di lusso come il caviale o i grandi vini. Il nero invece ha il suo mercato più conosciuto all'estero in Umbria. Il nero si presta alla produzione di olio e prodotti alimentari aromatizzati

che hanno grandi mercati nel mondo, in quella regione ci sono molte aziende di trasformazione". È una leggenda il fatto che noi vendiamo i tartufi ad Alba? "No, è vero ed è normale. Alba è un grande mercato con prezzi convenienti per i raccoglitori. Dal mio punto di vista potremmo fornire tutto il mercato dell'Oltrepò di tartufo bianco, creando una peculiarità nell'offerta gastronomica dei nostri posti ma credo siano ancora troppe le difficoltà commerciali da superare". Esistono associazioni di raccoglitori? "Si, a Casteggio è nata e ha sede l'A.R.T.O.P. (Associazione Ricercatori Tartufi Oltrepò Pavese) che lavora molto bene". Ci sono fiere del tartufo in Oltrepò? "La fiera di Casteggio è quella più importante, ci sono varie sagre, quella di Menconico è diversi anni che funziona ed è collocata in uno scenario splendido. San Sebastiano Curone non è Oltrepò ma da anni ha una fiera importante, con una grande offerta e gradimento di pubblico, la val Curone per la vicinanza ci coinvolge". Come è regolata la raccolta? "In Lombardia vige la legge nazionale e tutti coloro che sono in possesso di tesserino valido possono raccogliere i tartufi. Il tesserino lo rilascia la regione tramite uffici preposti dopo un corso ed un esame sulla biologia e la legislazione vigente per la raccolta. Ha validità di 5 anni su tutto il territorio italiano e ogni anno deve essere vidimato. In altre regioni si arriva a pagare il tesserino annuale fino a 200€". Questo comporta una maggiore presenza di tartufai "forestieri"? "Nelle zone vocate al bianco sicuramente sì". Domanda di rito: alla fine quanto riesce a guadagnare? "Qualche migliaia di euro...". A chi vende i suoi tartufi? "Ristoranti della bassa pavese e di Milano e provincia"


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"addirittura voghera non ha fatto nulla"

Di Christian Draghi

L'incidente alla raffineria di Sannazzaro ha riacceso i riflettori sull'inquinamento atmosferico nel territorio oltrepadano. Nei giorni successivi all'incendio l'Arpa, l'agenzia per la protezione ambientale, aveva comunicato che i valori riscontrati nei primi rilevamenti rientravano nella norma o che comunque non indicavano grossi rischi. Un certo scetticismo serpeggiava però nell'aria. I residui incombusti trovati a Sannazzaro in seguito all'incendio erano stati poi classificati come pericolosi, mentre pochi giorni prima di Natale il comune di Mezzana Bigli in una nota diffusa in seguito alle analisi eseguite su tali campioni invitava per precauzione a evitare di consumare gli ortaggi coltivati negli orti comunali. Negli ultimi mesi gli incidenti agli impianti industriali d’Oltrepò sono stati tre (due alla raffineria e uno alla Piberplast di Voghera lo scorso settembre). Possibile che non abbiano lasciato tracce rilevanti e che non ci sia alcun pericolo per la salute dei cittadini? Il primo intervento che pubblichiamo è della sezione vogherese di Legambiente. A parlare è la presidente Chiara De Paoli. "Su Sannazzaro purtroppo la volontà dell'azienda Eni di dare rassicurazioni ai cittadini in merito agli effetti dell'esplosione (come peraltro era avvenuto nel caso dei precedenti incidenti) ha portato a una disinformazione sui dati reali". Non credete quindi alle rassicurazioni della prima ora? "Dire che non ci sono conseguenze sulla salute, sull'aria, sui terreni o sulle acque senza avere dati

rilevati o comunque parziali, come accaduto subito dopo l’incendio, è un errore che denota superficialità, o forse volontà di chiudere la faccenda rapidamente, non so, ma che in questi casi diventa più dannosa del fatto stesso". Come si dovrebbe agire secondo voi? "Bisogna avere il coraggio di prendere tempo e di mettere in atto tutte le precauzioni dettate da un piano di emergenza, ammesso che ce ne sia uno. E visto come si sono mossi i Comuni in ordine sparso dopo l'incidente dubito esista: addirittura Voghera che ha una distanza in linea d'aria cortissima non ha fatto nulla. Intanto a distanza di quasi un mese arrivano i dati (poco rassicuranti) delle analisi sui frammenti trovati a Sannazzaro e la preoccupazione è alle stelle visto che qualcuno invita la gente a non mangiare ortaggi". Focalizziamoci su Voghera. Cosa potete dirci dei dati riguardanti la qualità dell'aria? "I dati sull'inquinamento atmosferico a Voghera vengono rilevati dall'unica centralina dell'Arpa collocata in Via Pozzoni. Negli ultimi 15 giorni si dichiara un valore medio di PM10 (l'inquinante peggiore) di 26 mg a fronte del limite indicato che è 50, ma se si analizzano i dati giornalieri dal 13 Dicembre ad oggi si può vedere che ci sono state alcune giornate di superamento (il 17 e 18 rispettivamente a 52 e 54) mentre per tutti gli altri giorni i valori si attestano attorno al 30". Non sembrerebbe una situazione allarmante… "No ma sicuramente va monitorata, ed è questo il vero problema della città. Siamo in assenza di infor-

OLTREPO PAVESE

"Ci sono diverse soluzioni per limitare l'inquinamento atmosferico"

Chiara De Paoli mazioni, (i dati che abbiamo indicato derivano semplicemente dal sito internet dell'ARPA-Lombardia) e di conseguenza di regole che, non solo dovrebbero essere rispettate nei casi di emergenza o, nella peggiore delle ipotesi di pericolosità, ma si tratta di provvedimenti che dovrebbero essere messi in calendario in momenti di non emergenza per prevenire l'innalzamento dei livelli di inquinamento". Che tipo di provvedimenti auspicate? "Ci sono ormai molte città dove vengono applicate soluzioni diverse per limitare il più possibile l'aumento dell'inquinamento atmosferico: traffico limitato per alcune tipologie di mezzi ed in alcune zone, zone chiuse totalmente al traffico, etc.etc. a Voghera nello specifico non si sa neppure quali soluzioni l'Amministrazione intende intraprendere e questa situazione ormai perdura da anni".

"quando ero assessore si era cercato di prendere provvedimenti"

"Un grosso problema sono i trasporti, quasi tutti su strada" Di Christian Draghi

Sull' inquinamento atmosferico nel territorio d’Oltrepò abbiamo sentito il parere di un medico. Il vogherese Giancarlo Gabba è specialista in tisiologia e malattie dell’apparato respiratorio. Con lui abbiamo parlato del post-incendio in raffineria e della situazione in città, soffermandoci in particolar modo sulla qualità dell’aria che respiriamo e sulle ricadute per la nostra salute. Partiamo dall'attualità Dottor Gabba, lei ritiene verosimile che un incidente come quello alla raffineria di Sannazzaro possa non portare particolari conseguenze per la salute? "Non posso contestare che i rilevamenti dell’Arpa non siano veritieri, però leggerei la situazione in modo diverso. Data l'elevata concentrazione di industrie in un territorio così ristretto possiamo sicuramente dire di essere una delle zone più inquinate del paese. Già da sola la presenza della raffineria più grande d'Europa costituirebbe una presenza più che sufficiente per il territorio d’Oltrepò. Invece ci sono altri stabilimenti, e a questo bisogna aggiungere il regolare traffico veicolare che, è bene ricordarlo, è la prima fonte di inquinamento e causa col tempo di problemi respiratori". Gli incidenti come quelli verificatisi negli ultimi

Giancarlo Gabba mesi quindi hanno effettivamente peggiorato la situazione? "Beh, sicuramente non l’hanno migliorata. I fumi sprigionati dagli incendi sono molto dannosi. Ad esempio quando brucia materiale plastico gli idrocarburi insaturi che si liberano nell’aria sono pericolosi agenti cancerogeni. Il mio discorso però non si sofferma solo su questi ultimi incidenti, è più generico. Bisogna ricordare che le correnti possono aver portato i fumi altrove, ma con le piogge le sostanze

poi ricadono sui terreni e minano le colture. Il clima nella nostra area è già cambiato nel corso degli anni. Gli inverni sono meno freddi e molto più umidi di un tempo, segno che c’è un surriscaldamento dell’aria". Dal punto di vista medico ha notato dei segnali di peggioramento nella salute dei suoi pazienti? "Posso dire che sono sicuramente aumentati negli ultimi anni i casi di Bpco, bronchite cronica ed enfisemi polmonari, sicuramente a causa dell’inquinamento e non solo per il fumo di sigaretta. A livello tumorale posso dire che si riscontra un aumento dell’incidenza dei casi che riguardano l'apparato digerente. In molti casi dipende da quello che mangiamo". Lei era stato assessore anni fa nella giunta Torriani. Avevate affrontato il problema dell’inquinamento in città? "Quando ero assessore all’inizio degli anni 2000 si era cercato di prendere dei provvedimenti, con delle giornate di blocco dei veicoli. Fermare le auto per un solo giorno però non serviva, anche perché i veicoli fermi quando vengono rimessi in moto sprigionano ancora più sostanze inquinanti perché le hanno accumulate nel serbatoio. Un grosso problema sono i trasporti, quasi tutti su strada. Basta guardarsi intorno e contare il numero di camion che solcano le strade d’Oltrepò per rendersi conto di quanto inquinamento possa esserci".


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CUCINA

LA RUBRICA PER GLI APPASSIONATI DELLA BUONA TAVOLA

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Cheap But Chic: piatti golosi e d'immagine al costo massimo di 3euro!

Gabriella Draghi

Di Gabriella Draghi La Fagiolana Bianca è un fagiolo rampicante, diffuso da secoli in Val Borbera e Valle Staffora. Assomiglia al fagiolo di Spagna, ma ha una sua personalità: la buccia tenera che non si stacca in cottura a fiamma molto bassa e la piacevole consistenza cremosa che la rendono ideale per varie preparazioni, dalle insalate alle zuppe ed alla trippa. Un tempo le massaie dell'Alta Valle Staffora preparavano il brodo di fagiolane per la colazione della famiglia. Ci sono due tipi di fagiolana: la poco nota ma finissima "quarantina", più piccola, a buccia molto sottile, bianco candida, e la tardiva, grande, color avorio, a buccia un tantino più spessa. Vengono raccolte quando il baccello è secco e si conservano essiccate per l’inverno. Si cucinano con ammollo di almeno 12 ore. La ricetta di questo mese è di facile esecuzione e molto ricca di sapore. VELLUTATA DI FAGIOLANE ALLE ERBE AROMATICHE Ingredienti per 4 persone: 200 g di fagiolane lessate 1 carota 1 costa di sedano 1 spicchio d’aglio 1 cucchiaio di erbe aromatiche( rosmarino, salvia,

maggiorana e timo) tritate a piacere 5 cucchiai di olio extravergine d’oliva 2 cucchiai di lenticchie cotte 1 peperoncino rosso brodo vegetale sale e pepe Come si prepara: Tritiamo finemente la carota e il sedano e li facciamo soffriggere a fuoco dolce in una casseruola con l’olio, l’aglio ed il peperoncino. Eliminiamo l’aglio ed unia-

mo le fagiolane lessate. Insaporiamo con il sale , il pepe e le erbe aromatiche e lasciamo rosolare il tutto per circa due minuti. Uniamo poi il brodo fino a ricoprirle e cuociamo per 10 minuti a fiamma bassissima. Togliamo il peperoncino. Frulliamo con il mixer fino ad ottenere un composto molto cremoso, aggiungendo altro brodo se necessario. Versiamo la nostra vellutata di fagiolane nelle terrine di coccio e guarniamo con qualche


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LA RUBRICA PER GLI APPASSIONATI DI STORIA OLTREPADANA

Di Gustavo Ferrara

Per quanto il corso del Po sia stato allontanato dal paese in tempi recenti, la storia di Arena rimane indissolubilmente legata al Grande fiume, a cominciare dalle sue origini. Il paese sorse attorno al X secolo sulla riva destra del Po, che a quei tempi con le sue acque lambiva direttamente l'abitato, facendone un nodo strategico per il controllo dei traffici fluviali, un tempo molto floridi; da Arena inoltre si poteva controllare il punto in cui il Po più si avvicina all'Appennino, nella cosiddetta "Stretta di Stradella". Nel 1164 l'Imperatore Federico I, detto il Barbarossa concede al Comune di Pavia il dominio sulla località di Arena. In seguito a questo passaggio, che collocava il paese ai confini tra due Città rivali (Pavia e Piacenza) il luogo si trasformò in teatro di scontro nelle continue guerre che si susseguirono ne i secoli XIII e XIV, e venne ripetutamente occupato dai piacentini. Il paese rimase comunque soggetto al Comune di Pavia nei secoli seguenti, e nell'estimo pavese del 1250 è indicato tra le terre appartenenti all'Oltrepò. Sempre attorno alla metà del secolo il Comune di Arena risultava ancora libero da signorie laiche o ecclesiastiche, e gli abitanti si reggevano secondo le proprie istituzioni. Tra il 1250 e il 1270 però il Comune di Arena cede a Ferrario Cane, quale pegno per un prestito, la giurisdizione sull’intero territorio con la facoltà di nominare il podestà, e nel 1271, morto Ferrario, assumono gli stessi diritti Giacomo da Portalbera e Riccardo Sacchetti, che nel 1288 sono definiti castellani e signori di Arena. Nel 1290 il Comune di Arena vende a Manfredo Beccaria la facoltà di riscattare i diritti già detti, creando il precedente che porterà in seguito al dominio della famiglia sul luogo. Questo dominio si afferma e consolida con due diplomi imperiali: il primo, del 1328, concede ai Beccaria i beni appartenenti ai Portalbera; il secondo, del 1355, conferma i diritti signorili sul castello e la corte di Arena, oltre alle rive del fiume Po e il confinante paese di Bosnasco, il tutto elevato al rango di feudo nobile e imperiale. Nel 1359 i Visconti s'impadroniscono di Pavia e del suo distretto, che in seguito diventerà contea, ma nel 1367 i Beccaria di Arena si ribellano, e il fallimento di questa rivolta determina verosimilmente la perdi-

UN PO' DI STORIA... DELL'OLTREPO

Arena Po, un paese medievale sulle rive del Grande fiume

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re in un successivo intervento la chiesa di San Giorgio, pregevolissimo monumento di stile romanico che ebbe nel Medioevo il rango di pieve. La storia del castello di Arena si confonde con quella dell'abitato. Secondo M. Merlo il fortilizio dovrebbe risalire «all'epoca delle crociate», mentre lo stesso autore cita vari assedi avvenuti nei secoli XIII e XI, nei quali i piacentini tentano senza Facciata est del castello, con la chiesa di S. Giorgio sullo sfondo successo di occupare il fortilizio. ta della signoria su Arena. A prova di ciò, rileviamo Rimasto dunque nell'ambito del distretto pavese, dal che nel 1383 Arena è sede di un podestà di nomina XIV secolo si susseguono vari proprietari: i Beccaria viscontea. (XIV s.), i Sanseverino (XV s.), i Maggi (XVI s.), gli Il 14 marzo 1441 Arena torna ad essere infeudata, e Speciani (XVII s.), e i Mandelli (XVIII s.). stavolta a beneficiarne è Antonio Sanseverino, inve- Lungo tutti questi secoli il castello fu teatro di vari stito da Filippo Maria Visconti. Con Francesco Sforza eventi bellici: oltre ai già citati assedi piacentini, invece il paese torna sotto diretto controllo dei signori ricordiamo il più importante, avvenuto nel 1655 di Milano, come si desume dalle nomine di podestà nell'ambito della guerra franco-spagnola (un "appeneffettuate tra il 1451 e il 1498. dice" della guerra dei trent'anni), dove il castello di Nell'ambito del dominio spagnolo sullo Stato di Mi- Arena, dapprima occupato dal duca di Modena allealano (1535-1714), il 2 ottobre 1538 il feudo di Are- to dei francesi, venne preso d'assalto e conquistato da na viene acquistato da Maggi Castellano, mentre dal truppe spagnole e pavesi. L'anno seguente il gover1602 al 1700 il feudo appartiene alla famiglia Specia- natore di Milano decise di abbattere parzialmente il ni, per passare poi ai Mandelli. maniero affinché non servisse da rifugio per i nemici, Nel 1743 l'Oltrepò passa sotto il dominio dei Savoia, lasciando in piedi solo la parte orientale. che includono il Comune di Arena nell'appena costi- A seguito di questo fatto il castello rimane abbandotuita provincia di Voghera, sotto cui rimane nei de- nato, ed in progressivo degrado. Nel 1917 viene tracenni seguenti. Secondo una tradizione riportata dal sformato in una sede di produzione di soda e detersiGoggi il paese in quell'epoca, essendo terra di confine vi, mentre nel 1970 è occupato da un mobilificio. Il (oltre il Po vi erano i domini austriaci), era luogo di recupero del fortilizio comincia nel 1999 quando l'atfiorente contrabbando, del quale vivevano addirittura tuale proprietario Angelo Roveda decide di restaurarsessanta famiglie. lo: i lavori durarono circa 15 anni, e in quel trascorso Dopo una parentesi francese (1802-1814) l'Oltrepò vennero abbattuti i magazzini all'interno e recupetorna ai Savoia, che ricostituiscono la provincia di rata l'antica struttura, che oggi è aperta al pubblico Voghera. A seguito dell'annessione della Lombardia in occasione di mostre ed eventi. Oggi, il castello si austriaca ai domini sabaudi (1859) questa provincia presenta in buono stato, anche se integro solo nella diventa circondario della neonata provincia di Pavia, sezione orientale, risparmiata dagli spagnoli nel Seie da allora Arena cento. In questo blocco a base scarpata, comprendenfa parte dell'Ol- te anche una torre mozzata nell'angolo sudest, degna di nota è la facciata est, che conserva quattro finestre trepò pavese. Ad Arena vi sono medievali (le finestre quadrangolari al secondo piano svariate testimo- sono invece più recenti). La copertura è costituita da nianze del pas- un terrazzo in cemento, frutto di un rifacimento effetsato medievale, tuato nel 1967. tutte da scoprire. All'interno gli ambienti sono altrettanto interessanti: In questo testo, il piano terra è coperto da robuste volte a botte con per questioni di cinque archi di rinforzo, mentre il primo piano è cospazio, sarà trat- perto da belle volte a crociera costolonate, di gusto tato soltanto il gotico. In alcuni punti si scorgono tracce di affreschi. castello, testimo- Del resto del fortilizio si conservano solo alcune fonne e protagonista damenta, mentre è possibile che altri resti siano indi eventi bellici globati nelle abitazioni all'incrocio tra via Beccaria che si protrassero e via al Po. per un lungo periodo, come vedremo in seguito. Resta in particolare da analizza-

Facciata della chiesa di San Giorgio Martire

Bibliografia Cengarle, Feudi e feudatari del duca Filippo Maria Visconti. Repertorio, 2007; Fagnani, Origine e sviluppi della signoria dei Beccaria su Arena Po, in "Bollettino della Società pavese di Storia patria", 1990; Ferrara, Per una storia amministrativa del 'contado' pavese nei secc. XIV-XV (tesi di laurea in Storia d'Europa), 2015; Goggi, Storia dei Comuni e delle parrocchie della diocesi di Tortona, Terza ed. aggiornata, 1973; Maragliano, Tra torri cimeli e campanili del vogherese, 1980; Merlo, Castelli Rocche Case-forti Torri della provincia di Pavia, vol. II, 1971; Santoro, Gli uffici del dominio sforzesco (1450-1500), 1948; Settia, Il distretto pavese nell’età comunale: la creazione di un territorio, in Storia di Pavia, 3/I, 1992.


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per la serie "a volte ritornano": i dream weaver storica metal band

"La scena musicale oltrepadana, malaticcia è dir poco" di

Vittoria Pacci

Per la serie "a volte ritornano". Le reunion di gruppi musicali sono ormai un trend degli ultimi anni e non toccano solo ai grandi nomi della scena internazionale. Succede anche in Oltrepò, dove già alcuni mesi fa si era riformata per un concerto d'eccezione la storica metal band "Dream Weaver". Il 30 dicembre è invece toccato agli Helter Skelter, Beatles Tribute Band vogherese che non si vedeva più in giro da 8 anni e che era stata molto attiva tra il 2006 e il 2008, mettendo in fila concerti non solo in Oltrepò ma anche in svariati locali del nord Italia. Ad animarla erano Christian Draghi (voce e chitarra), Marco Reggiani (voce e basso), Enrico Rovino (voce e chitarra), Antonio Buccino (voce e batteria) e Andrea Cremaschi (tastiera). Due anni di fuoco e poi il silenzio, lungo 8 anni. Fino allo scorso 30 dicembre, quando siete tornati sul palco dell'Irish Pub di Salice Terme. Cosa vi ha spinto a riunirvi? "Beh, i soldi ovviamente! Le reunion sono molto remunerative… ah! ah! Ovviamente è uno scherzo… Diciamo che è semplicemente capitato. L’estate scorsa è stata organizzata una Beatles Night in un locale della zona, c’erano diversi ospiti e anche a noi era stato chiesto se avessimo voluto partecipare… lo abbiamo fatto e ci è piaciuto, diciamo che si è riaccesa la fiammella. Forse un colpo di nostalgia romantica, da gente che inizia a non essere più tanto giovane!" Perchè scusate, quanti anni avete? "Tutti insieme ne facciamo 188, ma in dettaglio non lo diciamo!". Torniamo indietro di 8 anni. Era il dicembre del 2008. Vi esibite per l’ultima volta, poi cosa succede? Perché la band si scioglie? "Avevamo partecipato al Lennon Memorial Day di quell’anno, era l’8 dicembre. Poi… diciamo che semplicemente, per una serie di motivi, la benzina era finita. Intendiamo l’energia che tiene unita la band e la spinge ad andare avanti. Eravamo stati attivi per solo tre anni, ma erano stati tre anni intensi e avevamo raggiunto il massimo di quello che potevamo fare musicalmente. Interpretavamo le canzoni dei Beatles ed eravamo partiti da She Loves You per arrivare a fare I Am the Walrus. Poi ormai avevamo suonato praticamente in tutti i locali in cui potevamo suonare essendo un tributo un po' anomalo e sui generis. Per fare il salto di qualità ci voleva altro e non ci interessava". Cosa intendete? Che tipo di tributo eravate o siete? "I Beatles sono il gruppo musicale più conosciuto e feticizzato della storia. Un vero e proprio tributo non bada solo a riprodurre filologicamente i brani musicali, ma fa anche molta attenzione all’immagine: servono copie degli strumenti e degli amplificatori originali, dei vestiti di scena, parrucche… nel caso dei Beatles poi c’è chi imita perfino le smorfie degli originali, o i discorsi tra un brano e l’altro che si sentivano nei live dell’epoca! Noi suonavamo i Beatles per passione nei confronti della loro musica, non ci interessava il resto. Infatti ci definivamo più

I Dream Weaver

che altro Beatles coverband. Inoltre suonavamo un repertorio che prevedeva pochi classiconi e tanti lati B, tanto rock ‘n roll… Insomma, commercialmente non eravamo il massimo! Per cui i locali che volevano un tributo vero e proprio si rivolgevano ad altri e alla lunga questa cosa ci ha penalizzato, ma poco male, parrucche e costumi non li avremmo usati, ci divertivamo così". Avete continuato a fare musica in questi 8 anni? "Beh, quasi tutti, sì. Antonio e Andrea la insegnano. Enrico ha continuato a suonare nei Bomber, una rock band piuttosto conosciuta nella zona. Christian suona e canta nei Doctor Cyclops, una heavy rock band che ha avuto fortuna anche all’estero. Marco…beh, lui ha tolto la ruggine da poco in effetti!". Adesso che vi siete riunti avete progetti per il futuro? Tornerete ad esibirvi regolarmente? "Sinceramente non crediamo, quantomeno non come accadeva 8 anni fa: innanzitutto non ci sono più i locali che c’erano allora e l’interesse per la musica dal vivo qui è ai minimi termini. Se faremo

qualcosa potrebbe essere in una forma più leggera, acustica e adattabile a più situazioni. Ci potrebbero essere progetti legati alle scuole, concerti-didattici dove oltre a suonare la musica dei Beatles si spiega anche ai ragazzi l’importanza che ha avuto. Situazioni diverse e magari più stimolanti, ecco". Come avete ritrovato la scena musicale oltrepadana dopo 8 anni? "Malaticcia è dire poco. Ai tempi (e già si iniziava a sentire il declino) si suonava ancora dappertutto: non solo nei live club, ma anche nei bar, pizzerie, ristoranti, hall degli alberghi, pub, su un rimorchio a una festa in piazza, una volta abbiamo suonato persino in banca. Solo a Voghera fino al 2007/2008 esistevano almeno quattro location per concerti. Oggi mi pare che ne rimanga una sola e faccia anche fatica. Non c’è più interesse generale per il live di una band, di conseguenza i cachet si abbassano quando non si azzerano. E’ triste per chi promuove musica propria, per un tributo o coverband non ha proprio senso".


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"L'assenza-presenza più importante del mio passato e del mio futuro..." di

Lele Baiardi

Tutti i mesi incontriamo una o un artista, presentandone le peculiarità e tentando di scavare nei loro curricula per meglio conoscerli. Per questo primo numero dell'anno nuovo, ho pensato di parlare dell'artista che ho meglio conosciuto in vita mia: logicamente, Lidia Mingrone. Sono stato molto dibattuto sulla forma, ed alla fine ho scelto... il mio specchio. Buongiorno Gabriele da dove partiamo? "Dunque... beh, la descrizione del nostro incontro è già stata pubblicata sul Ricordo che ho dedicato a Lidia, insieme a Sabrina Salerno ed Ivan Cattaneo, nel numero di Agosto 2016 del Periodico... ma non voglio parlare di noi, voglio parlare di lei". Ma quell'incontro è stata, come dire... la scintilla che ha acceso l'incendio! "Esatto, infatti lo cito solamente per questo motivo... Da quell'inverno del 1981, quando ci siamo conosciuti, abbiamo iniziato regolarmente ad incontrarci, provare canzoni piano & voce, proporci ai più svariati locali... insomma, abbiamo iniziato a muovere i primi passi di quella che per entrambi sarebbe diventata la principale occupazione per circa un decennio, più per lei che per me...". Andiamo per ordine, allora. Come si evolve il vostro inizio? "Cantavamo in molti locali, sparsi per il nord Italia, per tante sere al mese". Quante sere? "Tante davvero... sino al nostro record, che abbiamo sempre citato nel corso degli anni, di 333 serate a cavallo tra il 1984 e il 1985 sembra un numero della cabala...". Ogni sera un concerto? "No, sono compresi anche i lavori in studio di registrazione. Abbiamo solo cantato nei vari locali solamente fino all'autunno del 1984. Scrivevamo allora molti brani nostri, che periodicamente presentavamo alle varie case discografiche. Ed eravamo animali notturni scatenati! Quindi, senza dilungarci... una notte, dopo una performance in un locale alle porte di Milano, decidiamo di terminare la notte al famoso Plastic, e conosciamo un ragazzo, Nino Di Iorio, che faceva il tecnico del suono al Bach Studio, uno degli studi di registrazione più prestigiosi a livello nazionale! Gli consegniamo la cassetta di provini dei nostri brani, ed il Di Iorio ci promette di farla ascoltare al maestro Pinuccio Pirazzoli, chitarrista di Adriano Celentano nei ragazzi della via Gluck ed apprezzato e famoso arrangiatore dello studio. Da lì a qualche giorno arriva la convocazione al Bach Studio, la conoscenza, che sarebbe poi diventata una bellissima amicizia con Pinuccio, e... inizia una nuova avventura!". Collaborazioni importanti? "Molto! Pirazzoli ci inserisce tra i coristi dello studio, o meglio, inserisce Lidia ed io al seguito". In effetti tu eri pianista... "Canticchiavo all'epoca... di certo, la differenza vocale tra me e Lidia era abissale! Lei aveva un timbro bellissimo, una pasta vocale piena di armonici che la rendevano ancor più vocalmente affascinante e completa, un'intonazione precisa… a me quell'esperienza è servita per molto migliorare... non che sia mai diventato un cantante, come dire... al suo livello, ma certamente mi sentivo più sicuro, anche con le cuffie in testa, sensazione non facile da gestire".

Lidia Mingrone Ed incidevate cosa? "Abbiamo fatto una valanga di jingles pubblicitari e molte collaborazioni ai cori con diversi artisti e/o programmi televisivi, ricordo album di Fred Bongusto, Toto Cutugno, Loretta Goggi, trasmissioni Rai e Mediaset, Ivan Graziani, Alberto Fortis... proprio questi ultimi due, Graziani nella primavera del 1986 e Fortis nell'inverno di quell'anno, vollero Lidia, il primo come corista del tour teatrale, il secondo per la promozione televisiva". Anni davvero densi di impegni... "Si, certamente molto pesanti, anche se, come si evince, io e Lidia eravamo divisi in quei frangenti dai tour ai quali lei partecipava, ma continuavamo a cantare nei locali nelle serate libere dai suoi concerti o dai lavori al Bach Studio... Sempre nel 1986, nell'estate, Lidia partecipò al tour di Ivan Cattaneo, sia come corista sia come voce, insieme alla band, per aprire i concerti: aveva circa una mezzora tutta sua di performance". Arriviamo al 1987... "L'anno più importante. A marzo, una sera che stavamo registrando non ricordo cosa al Bach, Pirazzoli ci convoca in ufficio, annunciandoci che Adriano Celentano aveva firmato un contratto per due concerti live all'Olympinski in Mosca, il Palazzetto dello Sport della Capitale sovietica, nei primi dieci giorni di Luglio. Adriano in U.R.S.S. era il numero uno in assoluto, senza rivali... Pinuccio ci disse che servivano tre coppie di coristi, uomo e donna, e che una coppia saremmo stati noi!". Emozionante... "Per me sì, non avevo mai fatto tour, per Lidia... direi di no, non le piaceva neppure il repertorio del molleggiato...! Però, partimmo". E come andò? "Fu un successo, ovviamente! Mentre eravamo a Mosca, Maurizio Salvadori, uno dei manager e produttori discografici e concertistici più importanti d'Italia, ci raggiunse, o meglio raggiunse Celentano, per la firma del contratto come presentatore dell'edizione di quell'anno del super-show del sabato sera di Rai Uno, Fantastico. Quindi, al ritorno da Mosca, per tutto il mese di Agosto, registrammo l'album di Adriano che uscì in contemporanea al programma, ma poi...". Ma poi?

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"lidia ha sempre scritto benissimo con una naturalezza disarmante"

"Salvadori aveva notato Lidia, mentre eravamo a Mosca, e ne parlò con Gianpiero Menzione, produttore e manager di una giovanissima ragazza di Sanremo che cantava dance da circa due anni... Menzione voleva darle un look da vera professionista ed aveva pensato all'organizzazione di un tour per le discoteche. Convocò Lidia a Genova, discussero la proposta e cominciarono a lavorare inseime. Stiamo parlando di Sabrina Salerno, la quale, in quegli ultimi mesi dell' 87 incise Boys, che uscì nel febbraio 1988, diventando primo posto nelle classifiche di 160 paesi nel mondo! Lidia partecipò come tastierista, flautista e corista a ben 250 concerti con Sabrina in tutto il mondo!!! Parliamo del biennio 1988/89". Dopo cosa successe? "Dall'inverno '89, Lidia iniziò ad avere una sorta di... stanchezza nei confronti di quel mondo così... roboante. E successe poi una cosa bellissima, che direi accellerò, forse giustamente, il distacco: la gravidanza e la nascita, nel Gennaio 1991, di sua figlia, Rebecca. All'inizio del 1990, Lidia si era trasferita a Washington, U.S.A., per studiare musica e durante quella permanenza in terra americana scrisse alcuni brani, molto belli, molto intimistici, molto... jazz/ pop. Quando rientrò in Italia, ne parlò con un grande amico e meraviglioso musicista, Amedeo Bianchi, tra i migliori saxofonisti italiani, che decise di produrle un Album, Sitting in the Sun, che uscì nell'autunno del 1991. Quello, credo, fu l'ultimo atto della Lidia impegnata discograficamente,ed in senso più generale, coinvolta nel music business". Cosa scelse, allora? "Gestì diversi locali della zona, dove ovviamente si suonava e cantava, ma dedicò molto più tempo a se stessa ed a Rebecca. Riprese gli studi universitari di Psicologia, a Padova, per poi specializzarsi come psicoterapeuta alla metà circa, degli anni 2000. Non lasciò ovviamente mai completamente il palcoscenico, limitandosi però, in gran parte, a locali geograficamente non troppo distanti da Voghera. Ma sviluppò un'altra passione, da sempre insita in lei..." Quale? "La scrittura. Lidia ha sempre scritto benissimo, con una naturalezza davvero, a volte, disarmante. Iniziò a pubblicare alcune poesie, in questi ultimi anni, ed a partecipare ad alcuni concorsi con svariati racconti, per arrivare, nell'autunno del 2015, a firmare un contratto editoriale con la Giovane Holden Editore, una splendida realtà editoriale toscana, che nel Novembre 2016, ahimè postumo, ha pubblicato il suo primo romanzo autobiografico, L'altra parte della Luna, opera prima di altre che seguiranno nei prossimi anni". Romanzo che è quindi già in vendita? "Certo! Lo si trova in tutte le librerie della penisola, ed anche online su alcuni siti come Ibs, Libreria Universitaria, Amazon... anche come E-book scaricabile". Ci vuoi lasciare un ultimo "pensiero" di chiusura? "Ne ho una valanga... posso sintetizzare, parodiando il titolo del suo romanzo, con L'altra parte di me... la parte più grande, bella, divertente, serena della mia vita... l'assenza-presenza più importante del mio passato e del mio futuro... Il mio 50%, o forse più".


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"Approcciarsi alle tematiche con un linguaggio di tutti i giorni" di

Lele Baiardi

L'invasione dei social networks sul web ha decisamente cambiato le abitudini di vita del mondo, così come hanno fatto molte altre piattaforme, sempre online, come ad esempio l'e-commerce, lo streaming televisivo e cinematografico. Certamente, all'interno di tutta questa gigantesca rivoluzione, involuzione, evoluzione, intendetela come preferite, non poteva rimanere esente da cambiamenti il linguaggio! Proprio anche le modalità che il nuovo linguaggio richiede per essere attivo, interattivo, funzionale, utile. Ne abbiamo parlato con un imprenditore vogherese, classe 1962, di mamma vogherese e papà ungherese, che negli ultimi 3 anni si è dedicato, oltre alla propria attività primaria, all'avviamento di una pagina facebook di conversazione, incontro, scontro politicosociale: Renato Faller. Partiamo dalla sua attività imprenditoriale: cosa fa? "Sono titolare di una ditta che produce e distribuisce biglietti d'auguri". Idea molto singolare, particolare... "Mi rendo conto che possa sembrare una cosa… definiamola semplice... ma le assicuro che non la è! S'immagini solamente la moltitudine appunto di biglietti e cartoline d'auguri, per ogni occasione, disseminati in tutte le edicole, cartolerie, bar, tabaccherie, supermarket, grande distribuzione... E' un bacino gigantesco nel quale tuffarsi e cercare di nuotare ed arrivare al traguardo! C'è molta concorrenza, e richiede molto impegno! Ho uffici a Voghera, ovviamente la sede, e poi nel Lazio, in Campania, in Sicilia, etc.etc.". E riesce a trovare il tempo anche per discutere di politica su Facebook? "Assolutamente si! La tecnologia in questo aiuta tantissimo: posso comunicare tramite pc, tablet, smartphone... In realtà, vede, il bello vero di questa innovazione che è Internet è la possibilità di essere in contatto in tempo reale con il resto del mondo, senza nessuna barriera hardware! Ormai, davvero, anche i telefonini fanno tutto. Pensi solo a quanti software, app scaricabili per smartphones, esistono sul mercato a sostegno della domotica casalinga, con possibilità a distanza di controllare tramite telecamere la propria abitazione! Ce ne sono di ogni tipo, integrate nel pacchetto fornite dalle aziende installatrici ! Cosa vuole che sia scrivere su una pagina Facebook! Un gioco da ragazzi...". Veniamo all'attività sui Socials: come si chiama la sua pagina? "La Zanzara di Voghera. Ho voluto dare questo nome, che mi è parso da subito sufficientemente simpatico ed ironico, proprio per far capire che è un mini-blog, chiamiamolo così, dove si accettano, a parer mio si devono fare, battute, risate, satiricon sulla conduzione politico-amministrativa della nostra cittadina, o anche delle zone limitrofe, se del caso... Certamente si trattano temi anche molto seri con grande serietà, insomma... chi lo desidera, può confrontarsi con altri iscritti su temi che stanno a cuore alla comunità, e/o proponendo anche temi diversi nelle modalità che preferisce". Non teme che la battuta, la satira su temi della collettività rischino di ridurre la discussione ad un mero divertimento come passatempo poco costruttivo?

"Sinceramente, non ho mai verificato un accadimento del genere. Ho visto, e talvolta subito, acre contraddizioni anche verbalmente violente in risposta a post divertenti, magari un tantino irrispettosi, ma mai offensivi (tranne una volta, e la mia pagina è stata off-line per circa un mese su segnalazione alla piattaforma...), ma anche tra le risate e le battute ho sempre incontrato iscritti desiderosi di esprimere le loro opinioni". Ci sono precise direttive/imposizioni di privacy? "Imposizioni no, ovviamente finché si sta nel rispetto della decenza e del decoro verbale, con qualche libertà poetica... Ma comunque, non mi è mai capitato di bannare nessuno per questo motivo. Un altro aspetto de La Zanzara è che non esiste un piacimento da parte di qualsivoglia iscritto/amministratore della pagina: non si esclude nessuno; bisogna sempre e comunque, in caso di deriva del dialogo, ripristinare toni non violenti". Quanti iscritti ha? Vi conoscete tutti personalmente? "Gli iscritti sono 850 o poco più, alcuni di personale conoscenza, altri no. Spesso ricevo messaggi privati che richiedono la possibilità di far aderire questo o quell'amico in virtù della tematica di una o più discussioni e, come le dicevo, non essendoci limiti, volentieri acconsento all'ingresso di nuove penne che vanno a confrontarsi con il resto degli iscritti". Cosa l'ha spinta a buttarsi in questa avventura? Ha il desiderio di entrare in politica, aspira ad un ruolo amministrativo in futuro? "Assolutamente no! Non c'entra nulla la politica né tanto meno eventuali ruoli! L'incipit è stato il desiderio di rendere più semplice, diretto e simpatico il dialogo su temi appunto politici ed amministrativi. E approcciarsi alle tematiche con un linguaggio di tutti i giorni, senza tecnicismi, semplificando i concetti per rendere i commenti il più esteso possibile ad ogni livello culturale. Ritengo che il periodo storico richiami da sé un approccio mediatico semplificato a tematiche che per loro natura possono risultare ostiche, se non talvolta incomprensibili. Un caratteristica della pagina è proprio la volontà, tramite linguaggio popolare, anche di esporre concetti altrimenti riservati a tecnici e professionisti del settore!". La Zanzara ha un colore politico? "Certamente tende a destra, ma anche questo è solo un particolare... Io ed alcuni amici iscritti siamo tutti di destra, mentre altri

COSTUME & SOCIETA'

"la zanzara di voghera certamente tende a destra"

amici iscritti sono di sinistra, altri ancora simpatizzanti di altre formazioni e/o assolutamente indipendenti. Taluni, anche, contro tutto e tutti! Ma continuiamo a confrontarci, seriamente ed ironicamente, anche su valutazioni d'espressione delle nostre parti politiche d'appartenenza, spesso auto-ironizzando concetti espressi proprio dalle nostre radici, ma che se sono inascoltabili, tali rimangono.... quindi, giustamente sbeffeggiati!". C'è una controparte che lei conosce e che apprezza? "Sempre su Facebook seguo la pagina di un amico, persona che reputo molto seria ed intelligente, con la quale ho un confronto sempre libero e costruttivo: Matteo Para, con la sua pagina Politica@Voghera. Entrambi utilizziamo una libera gestione, sempre in termini di decenza di linguaggio, a nostro parere molto positiva. Certamente talvolta inevitabilmente il piano di concetto è diverso se non opposto, ma il confronto sempre costruttivo. Cosa che su altre pagine non è...". Ce ne vuole citare alcune tra queste ultime? "No grazie, non le ritengo neppure degne di nota...". Cosa vede nel futuro de La Zanzara? "La trasformazione in un vero blog, sullo stile dei grandi e delle personalità influenti del web, mi perdoni il volo altissimo! Mi piacerebbe molto riuscire a portare La Zanzara ad un livello superiore, e ci sto lavorando con grande impeto e convinzione. Spero, nel medio termine, di poter effettuare il salto e dare anche alla nostra realtà territoriale un vero Blog di rappresentanza popolare con tutti i crismi".

Renato Faller


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MOTORI

"stagione ricca di emozioni, rabbia, gioia, tristezza e divertimento"

Claudia Musti, figlia di... sorella di... racconta il suo 2016

Claudia,Filippo e Matteo Musti di

Piero Ventura

Se la bellezza è un dono di natura, la bravura invece la si costruisce. Questa è una piccola riflessione che calza a pennello parlando di Claudia Musti, giovane studentessa vogherese al terzo anno di scienze politiche e delle relazioni internazionali all'università di Pavia. In ordine di tempo, Claudia rappresenta "the last arrival" in campo automobilistico della dinastia Musti. Figlia d’arte, infatti papà Filippo è stato un valido e vincente pilota rallystico da metà anni '70 fino ai primi anni '90, in cui ha corso al volante di NSU TT, Fiat 124 Abarth, Fiat 131 Abarth, Bmw M3, Lancia Rally 037, Lancia Delta e Porsche; la compianta zia "Tota", brillante protagonista delle gincane dei primi anni '70 prima e di alcuni rally poi, ed in fine il fratello Matteo, driver di indubbio spessore con molte vittorie all'attivo in campo rallystico e il prestigioso titolo di Campione Italiano assoluto 2013 Rally Auto Storiche in bacheca, hanno fatto conoscere il nome Musti dentro e fuori i confini provinciali dell’automobilismo che conta. Attorniata da una simile cornice, Claudia, non ha potuto esimersi dal compito di proseguire il cammino di famiglia su quegli stessi nastri di strada che hanno visto primeggiare chi l'ha preceduta tramandandogli questa passione indomabile. Dopo tanti piloti, ecco ora

giungere in casa Musti un navigatore, o meglio, una navigatrice, a chiudere il cerchio. Ha debuttato a fine stagione 2014 al Rally di Monza leggendo le note al fratello Matteo sulla Porsche 911 RS. Quella del 2016, è stata invece una stagione in cui ha mancato in modo rocambolesco l'appuntamento con quella che poteva essere la sua prima vittoria assoluta, ormai ampiamente a portata di mano. E' accaduto al Rally 4 Regioni, quando nettamente al comando, con il fratello Matteo, finivano fuori strada già in vista del traguardo. Non sono serviti i danni e qualche acciacco a fermarla, Claudia non si è demotivata e con il suo classico sorriso sulle labbra e quella giusta ironia che accompagna chi sa sdrammatizzare, ridendo magari di se stessi, ha tracciato per noi il bilancio della passata stagione: "Il 2016 è stato per me un anno di crescita sia dal punto di vista sportivo sia da quello personale. Ho imparato, ad esempio, che è meglio evitare dare note al pilota mentre l'auto si ribalta onde evitare di morsicarsi la lingua (il riferimento ironico all'uscita di strada patita al Rally 4 Regioni è più che palese), che quando la sfortuna si accanisce non c'è rimedio, ma anche che se ci si circonda di belle persone ci sarà sempre qualcuno pronto ad aiutarti nei momenti di difficoltà", Andiamo per ordine, cominciamo dal principio: "Ho inaugurato la stagione vincendo la classe al Motors Rally Show di Pavia a fianco del pilota locale Simone Gatti, con il quale è nata una bellissima amicizia. A maggio ho preso parte al Rally Nazionale del Taro con il giovanissimo cremonese Filippo Persico, ottenendo il terzo posto di classe. È stata una gara che mi ha permesso di iniziare a conoscere il mondo delle corse fuori dai circuiti e che mi ha preparata alle sfide successive, poiché fino ad allora non avevo mai affrontato un Rally su strada. Nello stesso mese, ho affiancato mio fratello Matteo al Rally Storico Campagnolo. Dopo una lunga preparazione, la tensione e l'emozione di partire in mezzo ai grandi nomi di questo sport, la gara si è conclusa amaramente alla fine

della prima prova speciale, a causa di un guasto alla vettura che ci ha costretti al ritiro" – anche in questo frangente, Claudia non fa mancare la sua divertente ironia – "Il ricordo più divertente di questa esperienza è stato quando dopo aver chiesto a mio fratello come me l'ero cavata, lui mi ha risposto molto bene... però la prossima volta non strillare nell'interfono come una gallina spennacchiata!. A giugno abbiamo deciso di riprovare e, con il numero 1 sulla fiancata della Porsche, abbiamo dominato fino all'ultima prova il Rally 4 Regioni, nonostante la frizione dell'auto avesse deciso di non collaborare. Come dicevo prima, ci sono momenti in cui la sfortuna si accanisce e così, a tre chilometri dalla fine della gara, siamo usciti di strada. Probabilmente, se avessi vinto la gara, non avrei avuto così tanta visibilità come ne ho avuta essendo la navigatrice coinvolta nell’incidente". Come hai reagito all'accaduto? "La mia filosofia in questo caso è stata non farsi prendere dalla paura e risalire in auto il prima possibile. Così, insieme a Simone Gatti, abbiamo partecipato al Rally Alberto Alberti concludendo con un terzo posto di classe. A novembre ho preso parte al Pavia Rally Circuit insieme al bravissimo Beniamino Lo Presti. La gara si è conclusa con un primo posto assoluto nella categoria Auto Storiche e un pilota molto soddisfatto per i complimenti da parte del Direttore di Gara. Ho terminato la stagione al via dello Special Rally Circuit by Vedovati Corse – Storico sempre a fianco di Lo Presti, ma questa volta un'uscita di strada ci ha impedito di arrivare al traguardo. In conclusione, posso affermare che quella datata 2016, è stata una stagione sportiva ricca di emozioni alternate, quali rabbia e gioia, tristezza e divertimento. Ma io, che sono un'inguaribile ottimista, sono convinta senza ombra di dubbio che quest'anno sarà pieno di soddisfazioni e traguardi anche se per il momento non ho ancora programmi precisi".

ancora una volta Michele Tagliani il miglior piazzato deI PILOTI OLTREPADANI

A Monza la fortuna non ha aiutato i piloti dell'Oltrepo

di

Piero Ventura

Monza – La stagione 2016 è andata in archivio con l’immagine di un tifo alle stelle da parte di un pubblico foltissimo e caloroso per Valentino Rossi al “Monster Energy Monza Rally Show “che vince per la quinta volta il "Rally di pista” ed eguaglia il record di Dindo Capello. Alle sue spalle il rallysta spagnolo Dani Sordo. Terzo il “pistard” Marco Bonanomi. Tra i Vip, in gara anche tra le storiche il vicepresidente di Regione Lombardia Fabrizio Sala, in coppia con Beniamino Lo Presti sulla Porsche 911 SC con i colori della Scuderia Piloti Oltrepo. Tirando le somme, aldilà dell’indubbia bravura dei contendenti, si può dire che fortuna ha dato un piccolo aiuto a Valentino facendo un altrettanto piccolo sgambetto a Sordo, ma questo nelle corse ci sta. Veniamo ora ai piloti dell’Oltrepo. Dobbiamo anzitutto sottolineare che la fortuna non è stata dalla loro parte, troppo lungo sarebbe elencare i contrattempi di ognuno, pertanto rifacciamoci a quanto dice le classifica che vede ancora una volta in Michele Tagliani in miglior piazzato del lotto. Navigato da Lisa Bollito sulla Ford Fiesta R5, il medico

pavese ha chiuso con un onorevolissimo 25° posto assoluto che gli è valso la decima posizione nella classe più nutrita della manifestazione con ben 38 partenti, dove a vincere sono stati1. Andreucci,P. - Andreussi,A. (Peugeot 208 T16) In 1:34'18.1 davanti a Rossetti,L. - Franzi,M. (Skoda Fabia) giunti a 15.9. Al 20° posto di classe e 44° assoluto chiudono Massimo Brega e Claudio Biglieri con la Hyundai i20, alle loro spalle, sia nella classifica assoluta che in quella di classe, staccati di 2”, Daniele Mangiarotti, alle note di Giuseppe Testa, collocano la loro Peugeot 208 T16. Al 50° posto e 6° di Classe Super 2000, si colloca Davide Nicelli con Berutti sulla Peugeot 207, mentre un 52° posto, molto tribolato, invece per i vice campioni continentali ERC2, Giacomo Scattolon e Paolo Zanini, che mettono la loro Ford Fiesta in 25esima posizione in classe R5. Per quanto riguarda la gara delle vetture storiche, vittoria sicura e mai in discussione della coppia Bianchini-Darderi (Lancia Rally 037), > davanti a Da Zanche-Vezzoli (Porsche 911RSR) e a Nori-Biasion (Porsche 3000). Autori di una gara regolare che li ha visti risalire dal 10° al 7° posto assoluto

e secondo di Raggruppamento 3, sono stati, l’ex campione italiano rally auto storiche Matteo Musti con alle note Natino sulla Porsche 911 Sc, mentre Beniamino Lo Presti, con Sala, su di un’altra Porsche hanno chiuso al 12° posto assoluto e 5° nel terzo Raggruppamento. Buona ma sfortunata la prova di Alessandro Ghezzi e Agostino Benenti con l’interessante Mazda Savanna, costretti al ritiro quando occupavano il decimo posto assoluto. > Chiuse le ostilità rallystiche, l’attenzione si è quindi concentrata sul rettilineo del traguardo dove, davanti a una tribuna centrale in overbooking, è andato in scena l’attesissimo e spettacolare Masters’ > Show che ha regalato ai numerosissimi spettatori accorsi sul tracciato brianzolo un finale col “botto”. Dani Sordo, infatti, ha bruciato il motore della sua Hyundai i20 WRC 2016 dopo due dei tre giri previsti > per il tradizionale Master Show. Il pilota spagnolo è stato quindi costretto a cedere la vittoria a Valentino Rossi dopo due passaggi spettacolari in cui avevo fatto la differenza sul centauro. Tra le RGT l’ex pilota di Formula 1 Alex Caffi ha avuto la meglio di Orlando Redolfi, mentre Andrea Nori e Bettina Biasion (figlia del grande Miki), aiutati da un problema che ha condizionato gli avversari, hanno avuto ragione di Matteo Musti, per per l’occasione in coppia con Fabrizio Sala, imponendosi tra le auto storiche.


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un ritorno al passato con quattro giornate di prove speciali

di

Piero Ventura

Un evento d'altri tempi, la notizia è di quelle che fanno il botto dando adito a incredulità e contemporaneamente fanno il giro dei social in pochissimi secondi; finalmente anche in provincia di Pavia (e in quelle limitrofe) arriva un rally storico simile al "Giru de Corsica Historic", al "Rally del Marocco" e al "Sardaigne Historic Rally". Dalla geniale mente di Yves Loubet (ex pilota Lancia, oggi a capo del YL. Historic Rally & Events) entusiasmato dai racconti del suo amico JeanClaude Andruet, vincitore del 4 Regioni 1981 al termine di una straordinaria rimonta su Pregliasco al Circuito di Cecima, e dall'ottimo lavoro portato avanti dal Presidente Aci Pavia, Marino Scabini, ecco che nasce una nuova creatura: il 4 Regioni Historic Rally Classic International. L'attenzione che la YL. Historic Rally & Events ha posto sul 4 Regioni non è casuale, infatti la gara pavese è internazionalmente conosciuta per un feeling particolare che la lega agli albori del rallysmo moderno, prova di riserva del mondiale 1976, perenne teatro di sfide interminabili, è sempre stata seguita da un pubblico immenso e competente, generoso e pronto ad applaudire le imprese dei vari Lampinen, Munari, Ballestrieri, Paganelli, Darniche, Beghin, Carello, Bettega, Andruet, Biasion etc. La sua storica durezza, le interminabili ronde e l’inimitabile Circuito di Cecima fanno parte della più bella favola che i solisti del controsterzo abbiano saputo scrivere sulle strade che si snodano tra le alture appenniniche le quali abbracciano gli angoli più belli delle colline di Lombardia, Liguria, Emilia e Piemonte. Con il Rally 4 Regioni 2017, per il quale negli anni ruggenti si fermava l’intero Oltrepo e tutte le zone limitrofi con scuole e posti di lavori disertati per poter assistere

ai passaggi di Munari, Paganelli, Ballestrieri, Verini, Cambiaghi e altri ancora… Si vuole ritornare al passato con quattro giornate di prove speciali su fondo asfaltato e impegnativo, 820 chilometri di gara di cui 300 di prove cronometrate. Un'avventura entusiasmante tra motori e piloti, organizzatori e appassionati. Di giorno e di notte, alla luce del sole e delle fotocellule, per "vivere" la coinvolgente bellezza dell’edizione 2017 del Rally 4 Regioni in programma dal 5 al 8 luglio. "Il nostro sarà un rally per tutti, per i professionisti e per gli appassionati – dice Marino Scabini – è la formula più interessante degli ultimi anni. Sempre più persone infatti vogliono avvicinarsi a questo tipo di esperienze. Mettersi alla prova, verificare i propri limiti, misurarsi con difficoltà e con situazioni lontane dall’ordinaria quotidianità dei rally attuali. Ma abbiamo pensato anche a chi non vuole allontanarsi troppo dalla tradizionalità di questi ultimi tempi, ed ecco che al fianco del più impegnativo Rally Internazionale, c'è il classico Rally 4 Regioni Storico con i suoi 2 giorni di gara (venerdì sera e sabato) di 252 chilometri (di cui 97 di Prove Speciali), insomma, ce né per tutti i gusti". Dunque, la novità di quest'anno in casa Aci Pavia consiste in "Due rally storici in uno". Infatti, per la prima volta assisteremo ad un rally storico al cui interno vivrà un secondo rally storico. Entrambe le manifestazioni, sia quella a carattere internazionale di 4 giorni, che quella nazionale di due giorni, saranno aperte alla Categoria Regolarità Sport. Il programma prevede, dopo le verifiche tecnico-sportive a Salice Terme nella giornata di Mercoledi 5 luglio, il via del Rally internazionale dalla centralissima Piazza Vittoria a Pavia alle ore 19.30, per concludersi a Salce Terme alle ore 21.00, dopo aver disputato la prova spettacolo. La gara riprenderà giovedì mattina alle 9.00 da Salice, per affrontare le 6 prove in programma su tratti storici quali: Penice e Pometo, prima di sconfinare in Emilia per la prova di Pecorara, tutte da ripetere due volte e intervallate, tra il primo e secondo passaggio, da un riordino a Bobbio alle 12.23, mentre l’arrivo della prima vettura a Salice Terme è previsto per le ore 17.35. Venerdì 7 luglio, alle ore 09.00, mentre a Salice Terme si

MOTORI

Quattro giorni di spettacolo al Rally 4 Regioni 2017: un evento d'altri tempi

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I vincitori 2016 Canzian-Nobili

darà inizio alle verifiche tecnico-sportive degli equipaggi iscritti al Rally 4 Regioni Storico Nazionale, sempre dal centro termale prenderà il via la terza tappa del Rally Internazionale i cui concorrenti affronteranno 9 prove speciali che interesseranno le località di Cecima, che per l'occasione riproporrà l’intero Circuito passato agli annali della storia del rallysmo, quindi Castellaro, Guardamonte, che sconfina in Piemonte, e Pozzolgroppo. Due i riordini previsti, il primo a Varzi alle 14.43 ed il secondo a Salice Terme alle 18.00. Qui il Rally entrerà nella sua massima spettacolarità. Da Salice, infatti, scatterà nel contempo anche il Rally 4 Regioni Storico che alle ore 19.00, si presenterà allo start della P.S. di Pozzolgroppo unitamente al rally internazionale pronto ad offrire uno spettacolo unico, dopo di che, la prima vettura raggiungerà il traguardo di tappa a Salice Terme alle 19.20. Tutti assieme per il gran finale sabato 8 luglio con partenza da Salice Terme alle ore 09.00 per affrontare le ultime 8 prove speciali, tra cui la spettacolare Rocca Susella con i suoi 24 chilometri di tecnica pura, da ripetere due volte, la classica Oramala da percorrere tre volte così come i 7 chilometri della "Pozzolgroppo". Due saranno i riordini previsti, entrambi a Salice Terme, vero fulcro vitale di tutta la manifestazione; il primo alle ore 11.37 ed il secondo alle 15.54. Tutto questo fino all'emozione finale dell’arrivo all’ombra del viale delle Terme con i fotografi, le tv, le autorità, le interviste, lo spumante dell'Oltrepo, la gioia dei vincitori e la delusione degli sconfitti, ma tutti con la consapevolezza di essere stati protagonisti di un evento d'altri tempi.


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SPORT

BOXE VOGHERA: "LA PALESTRA HA SEMPRE TENUTO ALTO IL NOME DELLA CITTÀ"

"Le donne sono cattive ed hanno uno spirito che noi uomini non possediamo" Di Lorenzo Cafarchio

"Di tutti gli sport, l'unico che ami veramente è la boxe. Certo, è uno sport che a poco a poco va scomparendo. Ma mi auguro che, nei giorni che mi restano da vivere, ci sia sempre da qualche parte un'arena cui poter andare". Lo scrittore statunitense Jack London, prima di diventare l'autore di Zanna Bianca e de Il richiamo della foresta, ha speso la sua vita tra mille lavori. Dallo strillone al cacciatore di foche, passando per il cercatore d'oro fino ad arrivare al boxeur. La nobile arte ha attirato nella sua rete milioni di uomini, affascinati dalla rappresentazione plastica della vita sul quadrato. Tu dentro e tutti gli altri fuori. La preparazione ed il sudore per superare i problemi, il resto contorno che svanisce. Quando si parla di pugilato, in Italia, una delle città che riecheggia nelle discussioni è Voghera. Il nome del centro abitato che si affaccia sul quarantacinquesimo parallelo riporta alla memoria di Giovanni Parisi, una delle otto medaglie olimpiche conquistate in riva allo Staffora. In un umido pomeriggio di dicembre abbiamo varcato la soglia della Boxe Voghera per incontrare il presidente dell'associazione Francesco Ceniccola ed il maestro Livio Lucarno. Dal ricordo di Flash, alle centinaia di fotografie sul muro della sala d'allenamento per arrivare ai combattenti di domani. Abbiamo percorso 61 anni di pugilato tra le vie vogheresi. Ceniccola, l'ingresso nella struttura è affiancato da un'imponente statua raffigurante Parisi... "Chi viene qui lo fa perché questa risulta essere stata la palestra di Giovanni. Il fiore all'occhiello della boxe tricolore. Ma la tradizione continua. Abbiamo ottenuto buoni risultati a livello agonistico, grazie alla struttura concessaci. Nella massa riusciamo sempre a trovare pugili validi. Ai campionati italiani senior di Montoro abbiamo messo in luce Dumitru Popovici, pesi massimi, e Luca Giordano, pesi leggeri, entrambi classificatisi al terzo posto". Un combattente che sta facendo strada è Jonathan Kobe Kogasso... "E' arrivato ai campionati italiani senza passare dai regionali per mancanza di avversari. Ha perso contro Fiori, guanto d'oro in carica, ma ha subito un vero e proprio furto. Durante l'incontro non si sono visti gli 80 match di differenza tra i due. Il pubblico ha applaudito il pugile vogherese e contestato il giudizio arbitrale. Vittorio Lai, vice-presidente della FPI - Federazione Pugilistica Italiana - gli ha garantito un posto in nazionale. Stiamo aspettando che venga naturalizzato". Altri pugili promettenti? "Emanuele Di Dio, giovanissimo di 14 anni ancora schoolboy, poi Carlo Zivkovic, secondo lo scorso anno ai campionati junior italiani. Ma ancora il campione italiano junior Giovanni Canton, appena diciassettenne, a cui va aggiunto Alessio Meloni, campione regionale bloccato ai nazionali da un'influenza". Come si riesce a mantenere in vita una dinastia che dura da più di 60 anni? "Tutti gli anni nascono buoni atleti. La palestra inaugurata, nel 1955, da Peppino Vaccari - la struttura è a lui dedicata - ha sempre tenuto alto il nome della città. Da otto anni a questa parte sono subentra-

Livio Lucarno e Francesco Ceniccola to come presidente dell'associazione e per me è un onore rappresentare questa società. L'orgoglio più grande è quello di aver dato una sede adeguata alla Boxe Voghera". Il percorso per arrivare al centro natatorio Dagradi è stato lungo... "Un'esperienza travagliata. La struttura è di proprietà dell'Asm e i costi iniziali non potevano essere coperti da noi. La giunta Barbieri ci ha permesso di trovare un accordo e da quando siamo qui organizziamo, circa, sei riunioni pugilistiche all'anno. I nostri concittadini hanno riscoperto la boxe". L'esplosione di discipline come MMA ha offuscato il cielo del pugilato... "Sono sport di moda. Le arti marziali miste funzionano molto perché sono una disciplina violenta, mentre la boxe è un'arte nobile in cui ci sono precise regole da rispettare. Quando sali sul ring non partecipi ad una zuffa, ma devi seguire criteri e norme. Chi guarda il pugilato non ama MMA e viceversa. In comune queste discipline hanno solo due uomini che combattono". Ci descriva chi entra in palestra. "Sopratutto over 40, donne e bambini. Chi si avvicina ai guantoni scopre un mondo che forma il carattere e lo disciplina". Il sesso debole ha scoperto il quadrato... "Il gentil sesso è affascinato dal pugilato soprattutto per l'allenamento che permette di ottenere un ottimo fisico. I bambini, invece, scoprono la sana competitività, quelli obesi dimagriscono e i timidi affrontano le loro paure. Su ring le differenze sociali non esistono, si appianano e questo piace". Avete pensato di entrare nelle scuole? "Vogliamo farlo, ma dipende dai presidi. Alcuni sono propensi altri spaventati". Qui si è allenato, tra gli altri, Giacobbe Fragomeni... "Scappava da problemi di droga, con il pugilato è ri-

uscito a costruirsi un futuro. Parisi lo portò in città per dargli una base e farlo ripartire. Ogni tanto viene ad allenarsi da noi". Se parliamo di Voghera dobbiamo tornare al 25 settembre 1992 ed all'incontro, valevole per il campionato mondiale dei pesi leggeri, tra Giovanni ed Altamirano... "Parisi soffrì durante le prime riprese e poi mise k.o. l'avversario all'ottavo round. Ma l'apice resterà Seul '88. Nonostante tutte queste belle cose la città non è stata riconoscente con lui. Questo tipo di sport non interessava e Giovanni si è spesso trovato davanti ad un muro di gomma. I suoi titoli, per ottenere una nuova palestra, non hanno aiutato. Ci sono voluti troppi anni per tirarci fuori dalla stalla della Cavalleria". La situazione ora? "Migliorata. Non c'è più soltanto il calcio ed il ciclismo, continuiamo a fare manifestazione e ci mettiamo tutta la nostra passione". Gli allenatori? "Livio Lucarno è in palestra da oltre 40 anni, poi Antonio Naccarato che è stato campione militare dei superleggeri ed Alessandro Buratto. Quest'ultimo ha disputato tre incontri tra i professionisti, ma ora fa solo il tecnico. C'è anche Marco Maspero, istruttore di Scienze Motorie, allenatore dei bambini". La diatriba con Francesco Acatullo? "Parliamo di un bravo ragazzo, ma inaffidabile. E' stato un po' a Caivano, un po' a Milano ed un po' a Pavia. Sta cercando la sua strada nel professionismo, ma sopratutto una sede fissa". Il futuro di cosa vi parla? "Abbiamo 150 tesserati ed il nostro intento è quello di portare alla ribalta i giovani. Vedo molto entusiasmo ed il materiale umano esiste ed è florido. I risultati un po' alla volta arriveranno". Ceniccola ci saluta ed entriamo nel cuore pulsante della palestra. Il maestro Livio Lucarno ci accoglie stringendoci la mano, mentre i ragazzi alla chetichel-


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la musica vero? "Le canzoni le mettono i ragazzi, per me la radio potrebbe anche rimanere in silenzio". Torniamo tra le corde, c'è qualcuno che ha la stoffa per emergere? "Due, tre ragazzi rendono bene. Kogasso è tra i più bravi in Italia, se non fosse stato per l'arbitro donna agli italiani avrebbe vinto contro Fiori. Una serie, ingiusta, di richiami per trattenute. Combatte tra i massimi ed ha un peso forma di 85kg. Ci sono boxeur più pesanti di lui, ma la sua caratteristica è la velocità. Dopo soli 23 incontri è arrivato terzo ai campionati nazionali, un ottimo risultato. Assimila bene e mi ascolta". Qual è il vostro ingrediente segreto? "Puntiamo sulla tecnica, gli altri spesso sul picchiare. Troppa violenza preclude la carriera dei pugili e difficilmente vengono fuori. Un nostro picchiatore è Giordano di Casteggio, aspettiamo che si riprenda da una frattura allo zigomo e sarà pronto per tornare a combattere". Come vede le donne sgambettare tra i sacchi? "Le vedo coi dovuti modi, una ragazza ha fatto le visite mediche, Clarissa Pallavicini, decideremo il da farsi. Simona Lucarno è stata campionessa italiana, nel 2008-09, nei peso gallo. E' un po' strano, ma sono molto cattive ed hanno uno spirito che noi uomini non possediamo". Parlando con il vostro presidente abbiamo toccato l'argomento MMA... "Non ha portato via nulla, gli operatori del pugilato in Italia sono sempre quelli. Parliamo di uno sport che ti mette meno in pericolo, molti sono ex pugili stranieri. Gli incontri sembrano film d'azione e fanno leva, per esempio, sul blocco a terra che nella boxe non esiste. Parliamo di scenografie per attirare il pubblico".

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Una tappa obbligatoria riguarda Parisi... "Applicava la tecnica, oltre a doti naturali come il pugno secco, tutte e due le mani ed il colpo d'occhio. Kogasso mi ricorda Giovanni, perché mi sta a sentire. Il futuro dipende solo ed esclusivamente dal soggetto. Da giovane Parisi si agitava, ma col tempo ha imparato a gestire la tensione. Il suo risultato più grande resterà per sempre l'oro alle Olimpiadi, per via di tutti i retroscena. Dalla rottura del metacarpo della mano sinistra a Bologna, nel novembre '87, durante i nazionali, in cui solo con il destro fece contare l'avversario. Ed il fatto che dovette scendere fino a 57kg per essere convocato in azzurro nei pesi piuma dove mancava un pugile, mentre nei leggeri competeva già Campanella. E' rimasto legato indissolubilmente alla palestra, si è sempre allenato da noi tranne che per un breve periodo a Perugia seguendo lo sponsor". Come preparava gli incontri? "Tre mesi di allenamento per ogni match. Giovedì mattina e domenica pomeriggio di riposo. Pensava molto ai ragazzi che si esercitavano qui e facevamo venire da fuori tre, quattro pugili per allenarlo. Duran da Ferrara o Casamonica da Roma, per esempio". Fino a quando si siederà all'angolo? "Ho 74 anni, al primo intoppo smetto". Una risata si dipinge sul suo volto. Quanti incontri ha seguito? "1600, ma ho segnato solo quelli da dilettante, da professionista non ho tenuto il conto".

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la entrano negli spogliatoi. Ci sediamo a bordo ring. L'allenamento inizia. Ci sono giovanissimi, ragazze ed un uomo sulla quarantina intento a scaldarsi. A guardarci, dal muro, la storia del pugilato a Voghera. Alla nostra sinistra i nomi dei campioni italiani vogheresi. Da Parisi a Naccarato, passando per Gigliotti, Bellettato, Canton, Ciresi ed il volto femminile della Lucarno. Il tecnico si posiziona accanto a noi. Una vita trascorsa a Voghera... "Sono sempre stato qui, legato a questo ambiente. Ho anche disputato tre incontri. Peso mosca 52kg. Picchiavo parecchio, poi a 18 anni ho preso un'altra strada, ma nel 1968 sono tornato per affiancare l'allenatore di allora Raina. Dopo 10 anni da secondo il maestro mi disse: 'Io vado ora tocca a te'". 50 anni, un'eternità... "Ci sono dei nonni che mi portano i nipoti. Fare pugilato è difficile, la gente lo ha mitizzato più di quello che è realmente. Ci sono persone portate altre no, qui non discriminiamo nessuno. Chi vuole combattere sale sul quadrato". Rispetto a prima è più facile o più difficile avvicinare i giovani? "Le persone hanno in testa i film di Stallone, non abbiamo mai rotto il naso a nessuno (ride, ndr). Risulta faticoso trovare ragazzi che tutti i giorni si allenino con dedizione". I pugili? "Tanti iniziano per fare movimento. Quest'anno abbiamo mandato sul ring 13 combattenti, lo scorso anno 16. Ci siamo classificati sessantaquattresimi nelle graduatoria nazionale, un buon risultato vista la concorrenza del meridione e di Milano. Per tanti incrociare i guanti è il raggiungimento di un traguardo. Facciamo sfidare uno bravo con uno che ha appena iniziato, questa è la prassi della boxe". In sottofondo sento musica rap, non la sceglie lei

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EX BANDIERA DEL VOGHERA, ORA TECNICO DI SUCCESSO

Sannino: "Questa terra rimarrà per sempre nel mio cuore" Di Lorenzo Cafarchio

"E' tutto scritto". L'ineluttabile destino ha un piano per ognuno di noi. A Salerno doveva andare così, mi auguro che il futuro mi riservi qualcosa di bellissimo, come l'Inghilterra, ma ho imparato a convivere e trarre beneficio dai momenti meno belli". Dall'altra parte della cornetta Giuseppe Sannino, detto Beppe, è intento a ripercorre la sua epopea vogherese da giocatore ad allenatore, senza dimenticare gli anni di lavoro al nosocomio psichiatrico locale. La chiave di lettura è la provincia, lui nato ad Ottaviano, sulle pendici del Vesuvio, è emigrato a Torino da infante per seguire la famiglia. Un uomo lontano dalle luci delle passerelle, capace di costruirsi un percorso che lo ha condotto alle porte del calcio che conta, cominciando a camminare tra via Emilia e Piazza Duomo. Poi Pavia, Monza, Stradella, Como, Biella, Bolzano, Meda, San Giovanni Valdarno, Varese, Cosenza, Lecco, Pergocrema, nuovamente Varese, Siena, Palermo, Chievo, Watford, Catania, Carpi e Salerno. Una carriera che ha conosciuto l'apice della gloria a Varese - doppia promozione dalla C2 alla B e la A sfiorata ai playoff contro il Padova - e con l'irriverente Siena spinto sino alla semifinale di Coppa Italia. Un saliscendi di emozioni, in cui gli istanti da portare nel cuore "sono quelli delle sconfitte perché hanno sempre qualcosa da insegnarti". Sannino, facciamo un salto all'indietro lungo 37 anni. Se le dico 1979 cosa mi risponde... "Giocavo in serie C con il Trento, mi chiamarono a Voghera quando militava nella vecchia Interregionale, ora serie D. Mi volle l'allora direttore sportivo Facchin. Arrivai in città e gli obiettivi erano importanti, ma la squadra fu completamente rifondata. L'unico a rimanere il centravanti Lucchetti. Il primo anno le aspettative erano alte ci comportammo bene, ma non benissimo. Voghera si prestava ad accogliere giocatori di valore, sotto la guida di Imperiale prima, di Lavezzari poi". Un gruppo giovane... "Non riuscimmo subito nella scalata, ma il secondo anno ottenemmo la vittoria del campionato e la promozione in serie C. Per non parlare della terza stagione, in cui lottammo contro Carrarese, Pro Patria, Novara, Fanfulla e Legnano per la promozione in C1. Terminammo il campionato in sesta posizione. Annate importanti in cui mi sono fatto conoscere". Basta entra in un bar, ancora oggi, e recitare il trio Sannino-Lucchetti-Colloca per mettere tutti sull'attenti... "Una squadra notevole, con giocatori notevoli. Lucchetti e Colloca erano compagni favolosi, riuscivano a sfruttare il mio lavoro che partiva da un ruolo più defilato rispetto al loro. Ma è doveroso ricordare calciatori come Seveso, il capitano Broglia o il portiere Rama. C'erano anche ragazzi dell'Oltrepò tra i quali Della Vecchia. Quella compagine era diventata una famiglia, condividevamo ogni istante insieme. Ci divertivamo e facevamo allenamento anche nei giorni in cui non dovevamo farlo". I tifosi l'hanno sempre amata... "Con me è stato amore ed odio. Il pro ed il contro dei sostenitori. Ricordo di quando tornai a Voghera ed uno striscione recitava 'Beppe O'Rey Voghera ti ama'.

Giuseppe Sannino Quando dai tanto per una società devi essere accolto nel modo migliore possibile". Qualcuno ricorda ancora il suo passaggio al Pavia... "Dopo Voghera mi trasferì al Fanfulla, squadra con la quale vincemmo il campionato e la Coppa Italia. Passati due anni a Lodi fui acquistato dal Pavia che era stato promosso in C1. Entrai in un contesto collaudato e si aprirono pochissimi spazi per il sottoscritto. Giocai solo in Coppa Italia e andai via". La stagione 1985-1986 segnò il suo ritorno al Comunale... "Dopo Spezia, un anno bellissimo. Fui premiato come miglior calciatore in un contesto molto particolare, la città in quegli anni mi ha sempre sostenuto. Poi sono andato a Vigevano e l'ultimo anno ad Entella dove chiusi con il calcio giocato da capitano". Si aprirono, per lei, le porte dell'ospedale psichiatrico vogherese... "Giocai ancora a Broni e a Rivanazzano, ma la mia vita erano diventate le sette ore, dalle 6 alle 13, presso l'ente ospedaliero". Il soprannome O'Rey da dove arriva? "Dalla gente. Giocavamo un calcio molto bello, in quel contesto facevo il tornante di fascia destra. Oscar Massei - il tecnico argentino della Vogherese, ndr - cambiò il mio modo di fare calcio. Avevo la fantasia del numero 10, da allenatore ho tirato fuori la cattiveria e la grinta che ha sorpreso chi mi conosceva da giocatore". Il punto più alto con indosso il rossonero? "Il primo anno fu difficile. Non riuscimmo a centrare la promozione e sia io che Tonali finimmo nell'occhio del ciclone. Volevo andare via, ma Facchin fece di tutto per farmi restare. La stagione più bella in serie C. Il primo derby vinto a Pavia, 1-0, e quello del ritorno conquistato per 3-2. Ci sono ancora le foto. 5.000 persone sotto la neve. Lo ricordo come se fosse ora. La rete della vittoria la fece siglare il sottoscritto. Mentre tutti parlavano battei subito una punizione su cui Colloca si avventò in tuffo di testa. Quello era il sale del calcio che ora non c'è più". Emozioni uniche... "Sono convinto che se fossi rimasto, rinforzando di poco la rosa, saremmo saliti in C1". Cosa vuol dire per lei Voghera? "Mio figlio è nato qui. Ho vissuto 27 anni a Voghera, inserendomi nel tessuto sociale, la città e la provincia hanno adottato Sannino. Quando giro per le vie del centro incontro i ragazzi di allora e parliamo dei fasti

di quella Vogherese. Altri non ci sono più. Ma questa terra rimarrà per sempre nel mio cuore". La provincia, come solo in Italia è capace di fare, ha scritto storie memorabili come la sua... "Mi reputo un uomo della provincia. Non pensavo di poter arrivare in serie A, ma ci sono riuscito. Per me non esiste differenza tra allenare i bambini o i professionisti del massimo campionato. La voglia di fare è uguale. Sono una persone del popolo, schietta e anche se ho dovuto ingoiare tanti rospi sono consapevole di cosa voglia dire timbrare un cartellino. Stare in mezzo alla gente ed il rispetto sono elementi imprescindibili". Tempo fa disse: "Preferisco parlare delle sconfitte piuttosto che delle vittorie"... "Ho avuto momenti belli e momenti meno belli, come tutti. Una persona capace a perdere può arrivare ad obiettivi importanti. Chi è ha la forza di piangere sa sorridere e gestire al meglio ogni tipo di situazione, anche quando hai qualche soldo in più". Stagione 1996-97, si sedette sulla panchina dell'Oltrepò, in quel di Stradella... "Ricordo tutto. Prima ancora, grazie alla presidentessa Donati, allenai gli juniores a Voghera. Dopo 12 mesi gli allievi. Fui il primo ad introdurre il ritiro al campo di San Ponzo. Venni descritto come un matto. Vinsi il campionato e poi tutti attuarono il ritiro. Successivamente allievi nazionali a Pavia, poi Monza ed infine Stradella. Mi chiamarono per il campionato di Eccellenza. Il presidente era Fagioli, dovevamo fare un torneo tranquillo, eppure dopo 5-6 giornate eravamo primi". Arrivarono le sue dimissioni... "Giocammo a Sant'Angelo, contro la squadra che doveva vincere il campionato e perdemmo. Il d.s. Lanfranchi mi disse 'bisogna giocare a uomo' così mi licenziai. L'Oltrepò perse 10 partite di fila, ma alla fine riuscì a salvarsi. Mi chiamò il Como e successivamente iniziò la mia vera carriera da allenatore con la Biellese". Torniamo al presente, il post Salernitana le dice già qualcosa? "Posso lavorare solo fuori dall'Italia. La vetrina cui guardo maggiormente è l'estero, non conta la categoria. Nella mia testa ho un obiettivo importante, quello di gestire una squadra con un presidente che si fidi totalmente di me. Il calcio di prima non c'è più, basta una sconfitta per avere problemi. Tra i dilettanti i soldi sono pochi, tra i professionisti si cambiano le carte in tavola. L'ideale morale è quello della Juventus, contesto dal quale non esce mai una polemica". L'assenza di morale nella società si è riversata sul calcio... "Risulta fondamentale portare avanti certi valori. Come per esempio nell'Entella Chiavari. Ci vogliono formazioni modello, dove i genitori non litighino vedendo i figli e che venga rispettata l'etica. Chi gestisce il calcio in maniera sana sono i Pozzo che ho avuto modo di conoscere al Watford". L'ultimo rigore dell'intervista. Segue ancora le sorti del calcio a Voghera? "Sono convinto che bisogna sostenere, sempre e comunque, la squadra della propria città. In un momento storico come questo, l'unione di due paesi lontani come Voghera e Stradella è stato fatto per le ingenti difficoltà economiche in cui versa la nazione. Non biasimo né l'OltreVoghe, né l'Asd Voghera e la sua voglia di campanilismo".


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"all'olimpic center non esiste rivalità e gelosia"

Di Lele Baiardi

Stradella è certamente famosa per le fisarmoniche, eccellenza italiana insuperabile a livello mondiale, per essere circondata da meravigliose colline dominate da pregiati vigneti, da affascinanti strutture ricettive dall'ottimo livello culinario, e molti pregi ancora. Ma non tutti sanno che a Stradella, da anni, esiste una cultura sportiva in continua ascesa e di grande risonanza nazionale: l'Olimpic Center asd, fucina di piccole campionesse della ginnastica artistica. Ne abbiamo parlato con il Presidente della Società, noto imprenditore della zona, Daniele Filipponi. Presidente. Da che anno ricopre questo incarico? "Sono orgogliosamente Presidente di questa società dal 2008". Un'avventura in continua evoluzione, se non sbaglio... "Assolutamente! Un bellissimo team in continuo ampliamento. Pensi che nel 2008 avevamo circa 40 allieve iscritte, mentre oggi superiamo abbondantemente le 100 iscrizioni! E spero e credo continueremo ad incrementare". Che età hanno le vostre iscritte? "Si parte dall'età minima di 4 anni per arrivare ai 18 anni". Raggruppate in quante categorie? "Le categorie presenti sono cinque: promesse, allieve, juniores, seniores e duo, seguite dalle nostre tre istruttrici, altamente qualificate con alle spalle quattro corsi federali brillantemente superati a livello nazionale". Come vengono suddivisi i corsi? "I nostri corsi vanno dal lunedì al sabato. Per il corso base sono due ore settimanali di allenamento più altre due ore settimanali di preparazione saggi. Tre ore per il corso promozionale settimanale più tre ore

extra in caso di necessità, e cinque ore settimanali per il corso agonistico più altre cinque ore extra settimanali per preparazione gare". Veniamo alle gare: è un calendario impegnativo? "Direi di sì. Le nostre gare si svolgono da Gennaio a Maggio. La prima di quest'anno sarà a Varese il 22 e 23 gennaio". Quindi sono previste diverse trasferte fuori-sede, anche? "Sono circa quindici trasferte annuali, ma tutte in Lombardia. Piazzandoci nelle posizioni alte della classifica regionale, abbiamo diritto a partecipare alla finale dei campionati italiani a Maggio". Quante squadre partecipano al campionato? "L'anno scorso, in totale, sono state 47!". E la finale è sempre in trasferta? "No, l'anno agonistico 2016 ha visto la sua finale a Stradella. L'anno prima eravamo andati in trasferta a Civitavecchia". Quindi, mi scusi la materialità, ma è anche obbligato a prestare attenzione alla gestione economica... Quanto costa mantenere questa società? "Devo dirle che siamo bravi, me lo conceda, ed anche fortunati. Bravi perché riusciamo ad auto-finanziare la nostra struttura con le rette d'iscrizione delle allieve, più un contributo in sponsorizzazione che annualmente ci viene riconosciuto dalla BroniStradella Gas spa, che sempre ringraziamo sentitamente. L'impegno economico è certamente importante. Pensi che tutte le attrezzature che abbiamo in palestra sono di nostra proprietà! Per darle un'idea: un materassino può costare dai 400 ai 1.800 euro! Abbiamo oltretutto ricevuto i complimenti da parte del Presidente nazionale CRITERIUM C.S.A., in occasione della finale del Dicembre scorso, proprio per la qualità delle nostre attrezzature". Diceva, bravi e fortunati, fortunati perchè?

L'Olimpic Center con il Presidente Daniele Filipponi

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"Siamo fortunati, i genitori delle nostre allieve sono quanto noi entusiasti"

"E fortunati perché i genitori delle nostre allieve sono quanto noi entusiasti dell'iniziativa e mai si risparmiano nel lavoro al nostro fianco!". Un prezioso aiuto in cooperazione, quindi? "Davvero un grandioso aiuto! Abbiamo genitori che non si risparmiano nelle trasferte, mettendo a disposizioni i propri mezzi di trasporto anche ad altre famiglie. Genitori con mezzi di lavoro che si mettono a disposizione a seconda delle esigenze di rimozione/ trasporto delle attrezzature. Abbiamo anche a disposizione una completa attrezzatura medica donata da un genitore che di professione fa, ovviamente, il medico... Cosa possiamo pretendere di più?". Si potrebbe pretendere qualcosa dalle Istituzioni, forse? Il Comune vi sorregge? "Certo! Anzi, dobbiamo davvero ringraziare il Comune di Stradella, che ci ha dato in gestione la palestra della scuola media! Senza questa struttura sarebbe stato davvero impervio il cammino della nostra società! Oserei dire impossibile...". Cosa chiedete all'anno nuovo ed in generale al futuro? "Ci auguriamo per il futuro che i successi aumentino, soprattutto per le nostre bimbe e ragazze che sono persone fantastiche! Ci auguriamo di continuare su questa strada, tracciata in questi anni, di grande armonia, collaborazione e serenità! Vede, all'Olimpic Center non esiste rivalità, gelosia: ci si aiuta a vicenda, si inseguono insieme obbiettivi comuni, anche se la performance sportiva poi di ogni atleta è individuale, regna un grande senso d'amicizia, di vera famiglia. Cosa che ci rende oltremodo orgogliosi di esserci impegnati in quest'iniziativa".


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"il moto club è nato a seguito della scomparsa del caro amico fabio"

Diego Cavelzani

Di Pierfilippo Saviotti Il territorio oltrepadano offre luoghi ideali agli amanti delle due ruote, specialmente per quanto riguarda le discipline off-road dell’enduro o del motocross. Uscire in moto è già divertente di per sé, farlo in compagnia di amici lo è molto di più. Se poi aggiungiamo il fatto che, questa compagnia, intende ricordare un amico appassionato scomparso prematuramente, ci sono tutti gli ingredienti per fondare un Moto Club a lui intitolato, per fare di questa passione un’esperienza condivisa. È quanto successo a Santa Maria della Versa, piccolo paese delle colline dell’Oltrepò, dove Diego Cavelzani, i suoi amici e i familiari dell’amico Fabio Politi hanno deciso di unire le loro passioni e dare vita al Moto Club del paese. Ne abbiamo parlato proprio con Diego, Presidente del Moto Club Fabio Politi. Cavelzani, il vostro Moto Club nasce in ricordo dell’amico Fabio Politi, come si può leggere anche nel vostro sito internet. Ci racconti come e quando siete nati. "Il Moto Club è nato nel 2012 a seguito della scomparsa del nostro caro amico Fabio, grande appassionato di moto e nostro grandissimo compagno di avventure, sia motociclistiche che non. Purtroppo Fabio è venuto a mancare prematuramente a causa di un male che si è rivelato incurabile. Per questo motivo i suoi amici più cari e la sua famiglia hanno pensato di aggregarsi per condividere la grande passione che ci univa e fondare un Moto Club in suo ricordo". Quanti tesserati avete ad oggi? "Al momento siamo una ventina di tesserati FMI (Federazione Motociclistica Italiana, ndr) e una dozzina di associati non FMI in quanto soci sostenitori, ovvero simpatizzanti che non vanno in moto ma sostengono il nostro progetto. Siamo in pochi, ci dividiamo gli incarichi e ci aiutiamo a vicenda nell’organizzazione di giri o gare. Siamo attivi da pochi anni, ma pian piano stiamo crescendo grazie all’entusiasmo che caratterizza l’animo di ogni associato e che accompagna ogni nostra iniziativa".

I vostri associati sono tutti di Santa Maria della Versa, luogo dove voi siete nati e avete sede? "No, abbiamo anche qualche associato esterno. Alcuni tesserati provengono da paesi vicini, altri da luoghi un po' più lontani. Per esempio, c’è qualche mio collega di diversa provenienza a cui è piaciuta la nostra idea e che non ha mai avuto la possibilità di partecipare attivamente nelle dinamiche di un Moto Club. Abitano distante da noi, ma il fatto di essere un Moto Club a portata di persona normale li ha convinti a tesserarsi senza obblighi di partecipazione assidua". I vostri tesserati praticano questo sport solo per passione, o esiste qualcuno che corre da professionista? "Siamo tutti tesserati a livello amatoriale per la passione che abbiamo per le due ruote, tranne un associato che l’anno scorso ha cominciato a partecipare a gare più impegnative e quest’anno vorrebbe provare a fare la licenza agonistica, necessaria per gareggiare a livello professionistico. È un bell’impegno, ma siamo orgogliosi di questa possibilità". Il vostro Moto Club è riservato esclusivamente agli appassionati dell’enduro, o anche per i motociclisti da strada? "Siamo formati da due gruppi principali, uno dei quali composto da persone amanti del fuoristrada, sia delle due che delle quattro ruote. Infatti abbiamo deciso di inglobare anche i quad perché sono mezzi che vanno molto nei nostri paesi di campagna. L’altro gruppo è formato da associati che hanno moto sia stradali che da enduro, o chi, come il sottoscritto, possiede solo quella stradale. Per questo organizziamo spesso giri o uscite solamente su strada. Non dimentichiamo che i territori oltrepadani sono adatti non solo al fuoristrada, ma grazie a una fitta rete stradale che si snoda per molti chilometri, offre molte opportunità anche agli 'stradisti', permettendo a chiunque di trovare il suo percorso ideale e diventando una tra le mete preferite per i classici giri della domenica. La cosa bella è che i due gruppi si aiutano vicendevolmente nell'organizzazione dei rispettivi giri". L'Oltrepò è un territorio particolarmente adatto per chi ama le ruote tassellate, ma al di là di quello che la natura offre, esistono percorsi o strutture ricettive per praticare questo sport? "L'Oltrepò Pavese offre splendidi paesaggi e da decenni è meta ambita da tutti gli enduristi. Anche grazie alla sua straordinaria cultura enogastronomica e ai paesaggi affascinanti è un vero e proprio punto di ritrovo per gli appassionati. Oltre a ciò, negli ultimi anni sono nate alcune piste e strutture adatte a questo sport, dove gli appassionati possono andare ad allenarsi. Nella nostra zona ci sono anche diverse piste private di persone che, avendo dei terreni incolti e inutilizzati, hanno deciso di renderli disponibili agli appassionati delle due ruote, soprattutto per far divertire i ragazzi e i più piccoli. Inoltre, in tutte le piste dell'Oltrepò, ogni anno vengono organizzate quattro o cinque gare ufficiali FMI". Quali sono le attività che come Moto Club portate avanti? "Abbiamo un evento che organizziamo ogni anno il 6 gennaio che si chiama MotoBefana. Si tratta di una manifestazione adatta a tutti gli appassionati delle due ruote che organizziamo in collaborazione

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"Siamo in pochi, ci dividiamo gli incarichi e ci aiutiamo a vicenda"

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con la Biblioteca comunale di Santa Maria della Versa, che ci aiuta molto per l'organizzazione e la gestione dell’evento. È un modo per aggregare gli appassionati delle due ruote, ma anche tutta la cittadinanza. Quest'anno probabilmente riusciremo a organizzare un altro moto incontro, ma è tutto ancora in fase decisionale. E poi siamo molto attivi per ciò che riguarda i ragazzi e i bambini. Ogni anno cerchiamo di migliorarci e di ampliare la nostra offerta. Generalmente tutti gli eventi li organizziamo grazie alla collaborazione della Pro Loco di Santa Maria della Versa che ci dà un grosso aiuto per la logistica delle manifestazioni". Ha accennato al vostro impegno per i ragazzi. Per i più piccoli, quali sono in particolare le attività che organizzate? Esiste una sorta di scuola per imparare ad andare in moto? "Un'attività che organizziamo ogni anno è il minicross per i bambini. L'FMI, in collaborazione con i vari Moto Club, mette a disposizione una struttura federale in cui sono presenti istruttori qualificati che portano mezzi adatti a bambini dai 7 ai 14 anni e insegnano loro i primi approcci alla motocicletta. Noi come Moto Club abbiamo sempre partecipato perché abbiamo la fortuna di stare in campagna e avere un terreno particolarmente adatto a questa attività. Finora abbiamo sempre avuto un discreto riscontro di partecipazioni, anche e soprattutto da fuori, per esempio dal milanese. Ci tengo a sottolineare che si tratta di eventi in totale sicurezza, i bambini vengono dotati di tutta l’attrezzatura necessaria, in più guidano moto fatte apposta per spegnersi con un telecomando nelle mani degli istruttori, in caso di bisogno. Di solito da noi si svolge tra Aprile e Maggio". Come sono i rapporti tra la Federazione e i vari Moto Club, in particolare il vostro? "I rapporti con la Federazione sono sempre molto buoni. La Federazione mette a disposizione tutta una serie di agevolazioni per tutti i tesserati sia a livello di scontistica su abbigliamento tecnico e accessori, sia a livello di gare e manifestazioni. Inoltre mettono a disposizione tutta la loro competenza ed esperienza per le scuole che insegnano ai bambini ad andare in moto". L’enduro è uno sport particolarmente costoso? Tra moto, abbigliamento e attrezzatura quanto può costare, in media, un'uscita in fuori strada? "In generale l’enduro, come tutti gli sport a due e quattro ruote, è più costoso rispetto alla media. Ma, come in tutte le cose, dipende dal livello con cui si approccia lo sport, e della qualità dei mezzi e delle attrezzature che si utilizzano. I prezzi sono variabili sia per quanto riguarda le moto, le quali costano comunque qualche migliaia di euro, anche se in questo settore esiste un mercato dell'usato florido e interessante, sia per quanto riguarda l'abbigliamento e l'attrezzatura. Anche per questo esistono diverse fasce di prezzo, anche se mi sembra che negli ultimi anni i costi si siano abbassati sensibilmente. Rimaniamo comunque nell'ordine di qualche centinaia di euro. Bisogna in ogni caso guardare la realtà, in moto è facile cadere, per questo è sempre meglio avere un'attrezzatura di qualità che ci permetta di essere sempre in sicurezza. Questo è il modo migliore per divertirsi".


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