Anno 11 - N° 114 Febbraio 2017
Oltrepo Pavese IN ARRIVO UNA PIOGGIA DI MILIONI DI EURO… MA LE STRADE SONO IN UNO STATO COMATOSO...
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Godiasco Salice Terme
Qualcuno sta facendo con la fascia di Sindaco le prove davanti allo specchio
Tradizionalmente dal mese di novembre al mese di marzo a Godiasco Salice Terme succede ben poco. Il periodo storicamente "caldo" è quello che riguarda i mesi tra aprile e ... Servizio a pag. 19
Zavattarello
Ristoratore Sindaco, Sindaco Ristoratore
Simone Tiglio, 32 anni, dottore di ricerca presso l'Università di Pavia e da sette anni sindaco del comune di Zavattarello. La sua vocazione per la politica lo ha portato a diventare primo cittadino e recentemente la sua passione per la cucina lo ha spinto ad indossare i panni di ristoratore... Servizio a pag. 24
BARBIERI - ASM:
"E' inutile andare a cercare professionalità in giro quando si hanno in casa" Carlo Barbieri ha vinto. Carlo Barbieri è il nuovo sindaco di Voghera e di tutti i vogherese, il lavoro che lo attende è tanto e non sarà semplice mantenere tutto quanto previsto nel programma elettorale e sarebbe stato ugualmente difficile se l'eletto fosse risultato essere Pier Ezio Ghezzi. Non sarà semplice perché la situazione dell'Italia ... Servizio a pag. 5
RIVANAZZANO TERME alberici: "non
abbiamo vinto le elezioni, DOVREMO RINUNCIARE DI PIù"
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Montalto Pavese: il Sindaco replica alla minoranza
Varzi - Zanardi: "Siamo la capitale del salame e non ci sono allevamenti di maiali..."
Varzi è davvero un paese chiuso che non risponde alle iniziative? Le accuse lanciate dal presidente della Pro Loco Giorgio Pagani sullo scorso numero del nostro giornale trovano una prima replica nelle parole dell'assessore al commercio ...
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I servizi sono carenti, in modo particolare quello scolastico e, per i bambini, c'è poco e niente; inoltre, anche la raccolta differenziata e le strategie di marketing sono totalmente inesistenti. Iniziava così la nostra intervista a Daniele Manini... Servizio a pag. 31
Pizzale il Sindaco: "Faiello porta avanti una battaglia personale da quando è stato eletto"
Incompetenza, malafede, insolvenza. Il sindaco di Pizzale Sonia Grazioli è finito sotto il tiro incrociato del capogruppo di minoranza... Servizio a pag. 13
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Commento di Antonio La Trippa
Il 2017 ha portato buone notizie all'Oltrepò pavese. Sono in arrivo i soldi! Tra progetto Leader, Fondazione Cariplo, Regione etc. etc. etc. in questi anni, incominciando da quest'anno, sono in arrivo per vari enti e comuni oltre 30milioni di euro, per ora. Tutto l'Oltrepò ne è lieto, tutto l’Oltrepò spera ne arrivino altri. I soldi arrivati serviranno per i progetti più disparati, per arginare lo spopolamento, per piani di marketing territorale, per la promozione e lo sviluppo turistico, per completare la green way... etc. etc. etc. Tutto bello, tutto bellissimo, tutto verrà messo in pratica, e speriamo messo in pratica bene. Alcuni esempi di investimenti affidati alla strategia dei politici oltrepadani fanno ben sperare, molti altri assolutamente no. Un esempio potrebbe essere il progetto dei sentieri della Comunità Montana, progetto concepito male, malissimo, e realizzato peggio, tutti sperano che progetti approssimativi e realizzati in modo dilettantesco come quello dei sentieri non vengano più… neanche pensati. Tutti sperano che questa pioggia di milioni non venga gestita con, purtroppo, il troppo spesso usato sistema dell’equa spartizione tra i vari comuni, tra le varie entità politiche e tra i vari centri d’interesse. Tutti sperano che i progetti vengano concepiti e realizzati da professionisti del settore di competenza e non da qualche politico che nella vita ha avuto esperienze professionali, se le ha avute, completamente diverse dai progetti in questione. Tutti sperano che i vari progetti siano realizzati dalle ditte più qualificate e che faranno l’offerta migliore, non dalle solite ditte “amiche” che sulla carta , magari faranno anche l’offerta migliore, ma poi nei fatti realizzeranno, male, molto male i progetti. Insomma tutti sperano…in un mondo migliore…in un Oltrepò migliore… in progetti migliori, realizzati in modo migliore. Tutti sperano… Ma si può realizzare qualsiasi bellissimo progetto, contro lo spopolamento, per il turismo, per incentivare nuove aziende e chi più ne ha più ne metta, ma tutti i progetti devono essere fruibili e raggiungibili , facilmente, dai chi interessato. In Oltrepò non è così e sembra che non sarà così per un po’ di tempo. Perchè uno dei problemi più urgenti e gravi è la situazione della rete stradale oltrepadana, in continuo peggioramento dove ogni giorno gli automobilisti devono fare i conti con strade-colabrodo che mettono a repentaglio la sicurezza delle persone e dei veicoli. Non c'è bisogno di percorrere strade di località dell’alto Oltrepò per accorgersi del problema, poiché buche e voragini sono diventate ormai una consuetudine anche nella rete viaria della parte pianeggiante oltrepana ed in molti casi anche il centro urbano di molti comuni è in stato pietoso. Frane, buche, smottamenti che con le piogge fanno diventare ancora più insidioso percorrere le nostre strade, poiché l'acqua ricopre le buche e diventa ancora più difficile evitarle. I sindaci , i politici dell’aria vasta, i politici regionali, dicono che soldi non c’è ne sono…per le strade. Forse è questo il punto, forse prima bisognerebbe mettere a posto le strade, poi una volta resa sicura e fruibile la rete stradale oltrepadana pensare al resto. La risposta è certamente che i soldi arrivati e che arriveranno erano destinati altre finalità, che non potevano essere
TERZA PAGINA
IN ARRIVO UNA PIOGGIA DI MILIONI DI EURO… MA LE STRADE SONO IN UNO STATO COMATOSO
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destinati alle strade. Tutto vero, forse, ma …..sarebbe opportuno che prima di costruire una casa si costruisca la strada per arrivarci, altrimenti la casa sarà anche bella da vedere, da lontano, ma se nessuno può arrivarci, nessuno ci abiterà, sarà una casa spopolata che è quello che è successo e sta succedendo in Oltrepò. Gli interventi per aumentare la sicurezza dei veicoli in Oltrepo latitano e le priorità di molte amministrazioni locali sembrano essere altre, i velok e gli autovelox,
addirittura alcuni comuni oltrepadani costretti a vietare la circolazione su alcune arterie perché non in grado di garantirne la sicurezza o con carreggiate chiuse o a circolazione limitata per buche, frane e deformazioni del manto. Oggi, forse in Oltrepò è necessario in primis, prima di pensare a sogni di marketing turistico, mette-
la regolamentazione di soste e parcheggi a pagamento, installazione di semafori che in modo repentino scattano dal verde al rosso e che permettono di "appioppare multe" ai poveri automobilisti oltrepadani. La vera priorità, che la gente "sente" e vuole e di avere strade in buono stato, in uno stato almeno decente, con la messa in opera di guardrail per aumentare la sicurezza e l'adeguamento della segnaletica stradale troppo spesso fatiscente o imbrattata da slogan o frasi di carattere volgare, tralasciando quelle segnaletiche in dialetto locale, che qualche amministratore, ha ben pensato di installare….con i soldi pubblici. I mancati investimenti in opere stradali di questi anni hanno provocato una situazione diffusa di dissesto stradale di cui oggi paghiamo le conseguenze, con
re in atto un piano straordinario di salvaguardia delle strade esistenti. L’Oltrepò non ha bisogno di sogni faraonici e non ha le risorse e forse non ha neanche bisogno di grandi piani marketing e chimere simili, ma è prioritario rimettere in sesto e in sicurezza la rete stradale esistente, prima che questa collassi. Speriamo che i nostri “illuminati” politici oltrepadani, tra una tavola rotonda, un tavolino quadrato, un comodino rettangolare, un simposio, un convegno e l’innumerevole serie di incontri e riunioni per discutere di “qualcosa” , trovino il tempo, non solo a parole, di incominciare a risolvere il problema strade. Gli oltrepadani ne sarebbero grati, ed in futuro ne saranno grate anche tutte quelle persone che vorranno visitare l' Oltrepò
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VOGHERA
"Lo aspetto al varco sul servizio delle onoranze funebri"
Teatro:"Indispensabile la sua messa in rete con i circuiti provinciali e regionali" Di Lele Baiardi
I vogheresi hanno scelto il loro Sindaco, ripetendo il turno di ballottaggio delle amministrative 2015. Come tutti gli oltrepadani sapranno, è stato rieletto il Sindaco uscente Carlo Barbieri. Ma quali le sensazioni dell'opposizione? Lo abbiamo chiesto a Pier Ezio Ghezzi, candidato sindaco del centrosinistra. Ghezzi un commento sul ballottaggio, sulla infuocata e lunghissima campagna elettorale e la sua lettura del risultato finale? "La campagna elettorale è stata tesa, come da copione. Barbieri ha insistito sui temi dell'immigrazione, della sicurezza e dei rifiuti; io sui temi dei quartieri, della sicurezza e della sanità e, più in generale, del cambiamento. Il risultato registra la vittoria del centro-destra al fotofinish! Barbieri ha il supporto di metà degli elettori, sufficiente per insediarsi in Comune, insufficiente per governarlo con tranquillità. Ha i numeri in consiglio comunale, ma verso la città dovrà misurarsi con l'opposizione...". Come si porrà nei confronti di questa maggioranza da lei molto contestata? "Come nello scorso consiglio comunale. Deciso nell'analisi delle proposte della maggioranza e portavoce dei bisogni della città!". C'è qualcuno tra gli avversari che lei stima ed apprezza? "Tra 3 anni sarò in grado di risponderle". Come considera il periodo di commissariamento ed il comportamento di Pomponio? Ha in qualche modo danneggiato la città? Ha agito bene? "Il Commissariamento ha avuto due fasi: positivo nella prima, dove ha messo velocemente mano ai progetti mai realizzati dal centro-destra. Negativo nell'ultimo periodo, quando ha deciso di partire con la raccolta differenziata. Il Commissario si è fidato di chi lo ha consigliato e della ASM, senza approfondirne le com-
Pier Ezio Ghezzi petenze. Gli avevo chiesto di fermarsi, ma ha proseguito con le conseguenze che abbiamo visto". La notizia dell'approvazione del progetto ad opera di Fondazione Cariplo, i fondi di Caprotti ed il ripristino del Teatro Sociale: è effettivamente una priorità per la città e le zone limitrofe? "Sì, la è per la cultura! Il teatro deve diventare un progetto cittadino che raccoglie intorno a sé scuole ed associazioni, e che si lega alle associazioni territoriali. Deve fare scuola teatrale ed animarsi, giorno e sera. L'attenzione sarà sui costi di gestione: non devono soffocare il bilancio del Comune. Ritengo indispensabile la sua 'messa in rete' con i circuiti provinciali e regionali. Può pensare ad un accordo con la maggioranza in carica per alcuni temi cari ai vogheresi? "Sì se vi sono le condizioni e le proposte sono condivisibili. Non vi sono condizioni negative aprioristiche. Se lavorano per la città, noi ci saremo". La condizione del ripristino delle isole per i rifiuti:
è d'accordo? "Sì, sono d'accordo. Il modello è quello della isole ecologiche: cassonetti ad ingresso controllato e, dove necessario, con le telecamere di controllo". In forma più allargata, come giudica il futuro di ASM e in che tempi si riuscirà ad avere un nuovo Direttore Generale? "Il futuro è di consolidamento del fatturato e di espansione nel tortonese. Due sono le criticità: la prima riguarda la distribuzione del gas, che è soggetta a gara. ASM deve trovare un partner finanziario strategico, altrimenti perde il servizio. La seconda criticità é la società di vendita del gas, essendo molto debole e soggetta ad attacchi di concorrenti". Esiste l'effettiva possibilità di una cessione di ASM ad altro soggetto? "L'unico ad averla voluta è stato Barbieri con la richiesta di cessione di ASM Vendita & Servizi. La mia proposta di studio di azionariato diffuso per ASM, da lui giudicata a Gennaio irrealizzabile, era da lui voluta nel maggio del 2015. Lo aspetto al varco sul servizio delle onoranze funebri". Nei prossimi tre anni lavorerà al fianco del suo elettorato per ampliare il consenso in vista delle Elezioni del 2020? In che modo agirà? "Proseguirò nella politica delle alleanze, svilupperò la presenza nei 'corpi intermedi' della società vogherese e continuerò ad esser presente nei quartieri". Cosa vede nel futuro del commercio cittadino, di possibili nuovi insediamenti industriali nella zona ed in generale nell'economia oltrepadana? "Il commercio si sviluppa se aumenta l'attrattiva della città. Gli strumenti sono: l'attivazione del Distretto del Commercio, il coordinamento tra cultura e commercio e lo sviluppo di politiche del turismo. Va da sé che se il centro-destra continuerà a rendere possibile il rilascio delle licenze alla media e grande distribuzione, il commercio di prossimità morirà".
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"La priorità assoluta è quella dei rifiuti"
Carlo Barbieri
Di Vittoria Pacci Carlo Barbieri ha vinto. Carlo Barbieri è il nuovo sindaco di Voghera e di tutti i vogherese, il lavoro che lo attende è tanto e non sarà semplice mantenere tutto quanto previsto nel programma elettorale e sarebbe stato ugualmente difficile se l'eletto fosse risultato essere Pier Ezio Ghezzi. Non sarà semplice perché la situazione dell'Italia non è rosea, e questo si ripercuote sulle finanze e sulle disponibilità e possibilità di tutti i comuni italiani e quindi anche di Voghera. Illusioni, i vogheresi se ne fanno poche ma le speranze sono molte. A Carlo Barbieri abbiamo posto alcune domande, e pur in giorni che pensiamo convulsi e super impegnati, ha trovato il tempo per rispondere. Priorità da affrontare nei primi 100 giorni del suo incarico da Sindaco. "La priorità assoluta, se non vogliamo chiamarla emergenza, è quella dei rifiuti in centro storico. Un problema di cui ho iniziato ad occuparmi lunedi 30 gennaio alle ore 8,00. E' necessario rivedere completamente il metodo della raccolta differenziata e ripristinare quello che stavamo facendo noi fino al commissariamento del Comune. Mi riferisco ad una raccolta differenziata che comtempla sia l'utilizzo delle isole ecologiche, sia il metodo di raccolta porta a porta. Credo che così facendo si possa raggiungere la percentuale stabilita dalla legge, senza creare troppi disagi a cittadini e famiglie e soprattutto cercando di diminuire, e non di aumentare come è stato fatto, la tassa sui rifiuti. Inoltre mi occuperò anche di sicurezza, portando avanti il progetto che avevamo avviato, di lavoro (con il ripristino dello sportello), di pre e post scuola e, dopo la bella notizia dei giorni scorsi, anche dell'avvio dei lavori di ristruttuarazione del teatro Sociale" La sua squadra sarà la stessa di quella precedente al commissariamento? "Nel corso del primo anno di mandato, prima del commissariamento, la Giunta che avevo nominato stava lavorando bene. L'impalcatura, pertanto,
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ASM: "E' inutile andare a cercare professionalità in giro quando si hanno in casa"
rimarrà sempre quella. Potranno esserci alcuni cambiamenti, una diversa distribuzione delle deleghe, ma la quasi totalità della squadra precedente rimarrà immutata con lo stesso obiettivo: lavorare per Voghera". Confronto con le forze politiche che l'hanno sostenuta ha portato cambiamenti nella formazione della giunta o in linea di massima c'è una certa continuità con la passata? "Il confronto con le forze politiche che mi hanno sostenuto c'è sicuramente anche se, per quanto riguarda le compagini di centro destra, il loro apporto, seppur fondamentale per la vittoria, non è stato in forma di apparentamento ma di appoggio esterno. Diverso è il discorso con i partiti e con le liste civiche a me collegate che mi avevano già sostenuto nella precedente elezione. Loro rappresentano la continuità con il passato". Qual è la "mossa" decisiva che le ha consegnato la vittoria? "Credo che ce ne siano molte ma se devo sceglierne una direi che tutta la giunta regionale lombarda, scesa a Voghera a sostenermi, abbia dato un segnale molto importante di quanto Voghera, amministrata da una coalizione di centro destra, possa contare per la nostra regione. Oggi, con i continui tagli del governo centrale, la gran parte dei finanziamenti per la realizzazione di opere arriva proprio da Regione Lombardia. Per questo motivo giocare un ruolo politico forte in ambito regionale è decisivo per il futuro della nostra Città". Qual è invece la "mossa" che ha fatto perdere Ghezzi? "Credo che l'errore più grande che abbia commesso, al di la dei continui attacchi personali nei miei confronti, sia stato quello di attuare una sorta di calciomercato nel periodo elettorale. Non mi riferisco tanto a Di Pierro e Aquilini, che comunque hanno due liste, ma al voler annoverare tra le proprie fila gente come Torriani, Bariani e Baggini. I primi due, in particolar modo, hanno vissuto una vita nel centro destra e si sono spostati solo per avere una poltrona. Oltre ad aver portato poco consenso elettorale, hanno fatto capire ai cittadini che Voghera e i vogheresi, per loro, passano in secondo piano rispetto alle ambizioni e interessi personali". ASM: si fanno ipotesi e si vociferano nomi sul nuovo direttivo che sarà Lei a decidere in qualità di Primo cittadino. Lei è orientato ad una scelta che dia continuità all'assetto dirigenziale, scegliendo chi ha già avuto già esperienza in ASM oppure la sua sarà una scelta di distacco dal passato? "Come ho ripetuto più volte Asm è una grande Azienda che ha al suo interno delle grandi professionalità in grado di attuare gli indirizzi forniti dal Comune di Voghera e di contribuire alla crescita dell'Azienda sotto il profilo industriale ed economico. E' inutile andare a cercare professionalità in giro quando si hanno in casa. Bisogna valorizzare Asm e chi quotidianamente ci lavora e la conosce bene".
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AFFRONTI CON BARBIERI PER CONTINUARE A GOVERNARE LA CITTà
VOGHERA
"L'importanza del progetto 'Vieni a Vivere a Voghera' per rilanciare la città"
La manifestazione elettorale dell'UDC con l'Onorevole Buttiglione
Di Vittoria Pacci In casa UDC,un gruppo di giovani, gli attivisti,i rappresentanti di lista ed il direttivo al gran completo festeggiano la riconferma di Carlo Barbieri a Sindaco della città. Dopo aver atteso e organizzato ,come di consueto la raccolta dati nella sede di via Papa Giovanni. C'è stata grande attesa per i risultati che giungevano dagli ultimi seggi, ma a dare certezze di vittoria è stato il seggio della frazione Oriolo con oltre cento voti di differenza tra Barbieri e Ghezzi. Ad Oriolo come in altri seggi ove l'UDC raccoglie consensi è apparso evidente l'apporto del partito al risultato elettorale. Dopo gli ultimi conteggi il gruppo UDC al gran completo si è ricongiunto agli altri della coalizione ,in piazza Duomo nella sede del Comitato elettorale per festeggiare tutti assieme con entusiasmo Carlo Barbieri. All'Onorevole Paolo Affronti riferimento dell'elettorato di centro e segretario dell'UDC vogherese che ha contribuito con il suo partito al successo del Sindaco, rivolgiamo alcune domande. Il contributo dell'UDC e le richieste per l'appoggio alla coalizione? "Siamo stati determinanti per il successo della coalizione già nel 2015 e ci siamo riconfermati come la seconda forza presente in Consiglio Comunale .Abbiamo ottenuto da Barbieri e dalle altre forze di maggioranza riconoscimenti ed abbiamo lavorato con impegno contribuendo a sviluppare progetti concreti per la città nella prima fase di questa amministrazione. C'è stato il triste periodo del commissariamento, non certo voluto da Barbieri e dalla sua squadra, con corsi e ricorsi. Abbiamo creduto da subito nella candidatura Barbieri e abbiamo chiesto che le forze vincenti nel primo turno fossero riconfermate senza nessun apparentamento per questa ultima edizione del ballottaggio". Quale è stata la risposta di Barbieri? "Barbieri ha accettato concordando solo eventuali appoggi esterni, in alcuni casi, a nostro avviso più enunciati che effettivi, comunque lo scarto di oltre 200 voti contro gli 11 del ballottaggio con Torriani conferma che ogni apporto ha fatto bene alla coalizione originaria per ottenere la vittoria".
Da sempre Lei parla per Voghera di formula politica con riferimento al Partito Popolare Europeo (per l'Italia Forza Italia, UDC e NCD), una formula che pare avere un rilancio,ma questo vale anche a livello locale? "La presenza del l'Onorevole Buttiglione in una sala del centro natatorio gremita di persone per la manifestazione elettorale organizzata dall'UDC ha voluto rappresentare la validità politica di questa coalizione ed i riferimenti europei innegabili dopo il successo di Tajani (Forza Italia)quale Presidente del Parlamento europeo. Formula politica che risulta rilanciata dopo il risultato di Strasburgo ottenuto occorre dirlo anche ad uomini della Lega che hanno sostenuto la candidatura di Tajani". L'appoggio esterno della Lega come è stato da Voi considerato? "Favorevolmente, non poteva essere diversamente considerato che trattasi di una elezione amministrativa e per governare questa città tutte le forze presenti in consiglio comunale dovranno collaborare perché la città' non perda opportunità. Noi avevamo chiesto a Barbieri di non cercare accordi o appoggi con i personaggi che avevano accusato e contestato la coalizione per presunti brogli al risultato del primo turno e poi cercavano apparentamenti con Barbieri per il ballottaggio". Per la composizione della Giunta cosa pensa? "Noi chiediamo la conferma degli assetti già esistenti in termini di presenza politica dell'UDC. Non abbiamo particolari ‘pruriti’. Se c'è qualcuno che pensa di provocarci in proposito si sbaglia. Quando si vince bisogna pensare anche alla presenza politica. E' chiaro che vogliamo parlare di programmi e di chi è chiamato a realizzarli". Nel dettaglio? "Avevamo un Presidente del consiglio, tra l'altro il più votato in termini di preferenze ,due assessori oltre ad una rappresentanza qualificata in tutte le aziende partecipate. Penso e non mi pare ci sia opposizione da parte di qualcuno della maggioranza rispetto al quadro già delineato per l’ UDC". Parliamo delle priorità e del programma quali sono i punti che porterete avanti? "I punti sono quelli per buona parte già annuncia-
ti dal Sindaco e sono per buona parte, quelli già in agenda prima del commissariamento. Al primo punto l'emergenza rifiuti che si poteva evitare ed il ripristino delle isole ecologiche che in parte è già avvenuto con una rapidità imprevedibile. Attenzione massima all'occupazione e ripristino dello sportello lavoro chiuso dal Commissario. C'è poi il problema dei richiedenti asilo e la loro presenza in città in termini numerici. Riteniamo come città di aver già dato. La Prefettura ci deve risposte sul numero delle presenze attuali. Ci sarà ancora la delega all'osservatorio sanità, anche attraverso questo canale collaboreremo con la Direzione Generale dell'ASST con le forze sindacali e con gli operatori sanitari per non allentare l'attenzione sul nostro ospedale. Massimo impegno per ii problemi dello sport, del sociale con particolare attenzione alle famiglie vogheresi del Teatro Sociale e di altri argomenti sul tappeto penso ne abbia parlato il Sindaco, mentre noi non tralasciamo l'importanza del progetto vieni a vivere a Voghera per rilanciare la città e l‘Oltrepo con le potenzialità di qualità della vita e al tempo stesso rilanciare il mercato immobiliare oggi in crisi". A suo giudizio qual è stato l’errore che ha commesso Ghezzi e che gli è costato la sconfitta? "Non c’è dubbio che il risultato di Ghezzi è stato superiore alle aspettative, ma è certo che ha intercettato voti del centro destra più per dispetto a Barbieri e alla sua maggioranza che per reale convinzione. Inoltre è emerso che il programma esposto da Ghezzi è stato contradditorio in più punti, basti pensare al tema raccolta differenziata portato avanti in consiglio comunale in maniera esasperata per poi arrivare a dire che si può tornare indietro con le isole ecologiche. Contraddizioni queste che non pagano". E' stata corretta la strada intrapresa dal Commissario Pomponio nel decidere di affidarsi ad una società esterna per ricercare la figura più idonea alla dirigenza di ASM? "A nostro avviso il Commissario doveva tener conto della scadenza del 29 gennaio in modo tale che un’amministrazione democraticamente eletta potesse formulare la propria posizione, confrontandosi il sindaco (il Comune di Voghera detiene il 99% di ASM) con gli altri componenti dell’assemblea".
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VOGHERA, PATRIA DEL GIOCO D'AZZARDO, COME LAS VEGAS
"In città c'è una macchinetta mangia soldi ogni 93 abitanti" Di Lorenzo Cafarchio
Voghera come Las Vegas. Le luci, le passerelle, i sorrisi beffardi di Sin City non trovano spazio nel crocevia tra Milano e Genova, eppure le due città si sfiorano. La capitale dell'Oltrepò è invasa da slot machine. Si sprecano fiumi di danaro per inseguire un sogno, quello dell'effimera ricchezza. La crisi economica, il tramonto delle speranze, una landa desolata in termini di lavoro. Questo lo scenario tra le vie cittadine, mentre all'orizzonte si staglia un contraltare fatto di macchinette mangiasoldi. Apparecchi pronti a stritolare i vogheresi, abbracciandoli fino a farli soffocare. Il vizio, subdolo e difficilmente riconoscibile, si annida in ogni angolo. La nostra prima tappa, all'interno di questo scenario, ci conduce in via Emilia. Entriamo nel locale Vino e Libri gestito da Alessio Lisandria. Il titolare ha scelto di tuffarsi tra le pagine degli scrittori locali, soffermandosi a ponderare sulla vita con un calice di rosso tra le mani. Lo troviamo mentre serve caffè al bancone. Lisandria, perché ha scelto di non installare slot nella sua attività? "Ho rilevato il bar nel marzo 2016 e già il vecchio proprietario non ne aveva. Ho deciso di costruire un locale sulla falsariga di un esercizio che ho trovato a Berlino. Non sono d'accordo con il gioco d'azzardo, per me è impensabile posizionare quelle macchinette qui dentro". Ha avuto contatti con associazioni che si occupano di questa problematica oppure con l'amministrazione locale? "Nessun incontro. La mia è rimasta una scelta individuale, questo atteggiamento deve partire dal comune o dai cittadini. Qui si viene per leggere, non trasmettiamo neanche le partite di calcio". Con i suoi colleghi parlate di questa tematica? "Non abbiamo nessun tipo di rapporto. Esiste una concorrenza spietata che non porta al dialogo. Le slot sono una gran porcata, qualcuno si lamenta del vino, ma esso ha un potere socializzante. Il gioco d'azzardo no". Le hanno mai proposto di installarle? "No, mai. Capitano spesso clienti che vengono a prendere il caffè e giocano con i gratta e vinci. Il meccanismo è lo stesso, un loop continuo incentivato dalle liberalizzazioni. Purtroppo a Voghera da una parte ci sono le slot e dall'altra il Teatro chiuso. Sono due eventi complementari". Ci congediamo. L'Istituto Maserati è presieduto da Filippo Dezza. Entriamo nell'edificio per incontrarlo. Lo scorso anno ha iniziato un progetto, rivolto alle classi quarte, a braccetto con l'associazione Libera. Dezza come mai ha deciso di rivolgersi al sodalizio contro le mafie? "E' arrivata una proposta ed abbiamo accettato. Voghera è uno snodo importante da questo punto di vista. Sono convinto che qualunque azione contro la devianza debba partire dalla scuola, lo facciamo per i ragazzi. Tra Baratta e Maserati ci sono 1280 studenti e nessuno è caduto nelle grinfie di questa dipendenza". Il prospetto in cosa consiste? "Abbiamo coinvolto quattro classi quarte del Baratta ed il medesimo numero al Maserati. In totale 160 scolari. Sono stati fatti, appositi, incontri per far capire agli studenti cos'è, realmente, il gioco d'azzardo. Poi
Alessio Lisandria
Filippo Dezza
ogni classe è stata divisa in gruppi. Ad ogni gruppo è stato assegnato un pezzo della città in modo da realizzare un censimento sulle macchinette. Si sono rivolti solo a luoghi pubblici, non alle sale slot. Quest'anno ci sarà un nuovo incontro per fare il punto della situazione". La reazione degli alunni? "Gli studenti hanno recepito l'iniziativa positivamente, anche perché abbiamo coinvolto le classi alte visto il tema trattato. Siamo l'unica scuola, in provincia, ad aver fatto un lavoro del genere. Di questa problematica tutti ne sono a conoscenza, ma nessuno ne parla. Ci vorrebbe lo stesso interesse che c'è contro il fumo". Dezza non è il solo dirigente scolastico che abbiamo incontrato. Enzo Garofoli è il direttore del Enaip di Voghera. Nel 2015, all'interno del progetto "Quando un gioco non è più un gioco", i suoi scolari hanno realizzato un video dal titolo "No Slot", con il contributo del regista Giorgio Magarò. Garofoli quanto è importante sensibilizzare i più giovani? "Sono bersagli di un meccanismo contorto, queste iniziative servono a metterli davanti alla realtà. Non voglio insistere su dei concetti banali, ma dietro tutto questo si cela la malavita organizzata. Comunque, un video non basta". Secondo lei quali sono le insidie maggiori? "Il gioco d'azzardo non istituzionalizzato. Ci sono realtà di periferia, come piccoli bar, dove i pericoli non sono evidenti, dove c'è poca visibilità sulla tematica. Oppure internet. Luoghi non deputati al gioco che lo diventano". Continuate ad usare il girato? "Il video è stato usato e lo utilizzeremo ancora. Una proposta interessante per i ragazzi. Abbiamo coinvolto, tra gli altri, un alunno disabile. Quello che ci preoccupa, maggiormente, è il piccolo reato. Situazioni che i giovani non ritengono tale, a differenza del reato palese, ma che li conduce nel vizio. Uno di questi aspetti è la ludopatia". Le istruzioni latitano... "Il problema esiste ed è rilevante a prescindere del colore politico del consiglio comunale. A 15-16 anni i giovani pensano di sapere tutto, ma sono ragazzini facilmente manipolabili. Il comune deve intervenire, al di là della matrice politica. Bisogna far diventare la cittadinanza conscia dei rischi". Simone Feder è il promotore del Movimento No Slot.
"A Voghera c'è una macchinetta mangiasoldi ogni 93 abitanti". I numeri sono il suo mestiere, servono per entrare nel vivo della questione. I numeri non mentono, rendono i grattacapi entità ben definite. Feder quanto danaro viene gettato, ogni anno in città, nelle slot? "79 milioni di euro. Questo quanto viene buttato annualmente a Voghera. Ogni macchinetta incassa 96.491€. Parliamo di 423 apparecchi installati all'interno del centro abitato. La spesa pro-capite, partiamo dall'infante per arrivare all'anziano, è di 2.005€ all'anno. I territori vanno bonificati". Da dove deve partire la risposta contro questo fenomeno? "La risposta deve arrivare dal basso, dalla gente. I dati Eurispes parlano del 38,7% della popolazione con un problema inerente al gioco d'azzardo. In Oltrepò troviamo figli che ci portano i genitori per dire basta a questa piaga. Bisogna entrare nelle scuole, fare la giusta prevenzione. Dopo anni e anni di incuria si arriva a livelli come quello di Voghera. La città deve guardare a Pavia. Le macchinette funzionano 8 ore al giorno e c'è una vigilanza stringente". Le leggi ci sono... "La Lombardia è una regione no slot. C'è una legge regionale in vigore dall'ottobre 2013, questo permette di confinare e ridurre il problema. Nel capoluogo di provincia la spesa è diminuita fortemente, grazie alla volontà del comune pavese. Le attività commerciali devono sollecitare le associazioni di categoria". Nessuno sembra volersi muovere... "La coscienza fa spostare tutto. Il nostro sodalizio è nato da un incontro. L'azzardo depaupera i territori. Basta pensare che ogni anno investiamo in gioco il 4,4% del PIL, contro il 4,1% che usiamo per l'istruzione. Tutto questo influisce sulla vita delle persone. Quando entriamo in tabaccheria per comprare l'abbonamento dell'autobus veniamo circondati da slot e gratta e vinci. Un'assurdità". Voghera di cosa necessita? "Di uno sguardo approfondito. Un sindaco può, per chi ne necessità, eseguire un T.S.O., ma non muoversi contro il gioco d'azzardo? Bisogna osservare Pavia, Milano e Bergamo. Comuni che hanno lottato e vinto grazie al TAR. La spesa sanitaria aumenterà sempre di più, se non corriamo al riparo". Chi ci guadagna? "Dall'esercente allo Stato. Un barista, intervistato recentemente, ha dichiarato di incassare il 6% sul gioca-
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VOGHERA
Enzo Garofoli to delle slot. Ogni macchinetta gli frutta 40€ al giorno. Al governo fa comodo. Nel 2016 le casse della nazione hanno visto entrare 10 miliardi di euro. La tassazione deve essere modificata ed inasprita". Infine ci siamo interessati dell'aspetto psicologico. Gabriele Zanardi, tra le sue tante attività, lavora presso gli sportelli d'ascolto di alcune scuole vogheresi. In qualità di psicologo ci siamo fatti raccontare cosa succede quando si gioca. Zanardi, ci porti nella mente di uno scommettitore... "Gli studi psicologici ci parlano di tre diversi modi di stimolazione da parte dell'ambiente circostante. Partiamo dalla struttura del piacere, arcaica che si rifà al sesso e all'alimentazione. La seconda è la corteccia prefrontale che inibisce i comportamenti sbagliati. Infine l'insula, la bilancia. Quest'ultima effettua le valutazioni di costi e benefici. Dobbiamo stimare la vulnerabilità dei soggetti, per questo motivo non tutti sono
Simone Feder dipendenti da slot". Un ritratto del giocatore è possibile farlo? "Parliamo di tardo adolescenti maschi e della popolazione che ha più di 54 anni. Le donne si concentrano maggiormente sui gratta e vinci e sulle sale bingo. Chiunque può diventare soggetto patologico, ognuno di noi può attraversare un momento di depressione buttandosi nel gioco. L'effetto rischio-vincita genera eccitazione e diventa un anestetico". Nel senso? "I pazienti ci raccontano di entrare in una sorta di sospensione del tempo. Il DSM-5 - Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali - ha inserito il gioco d'azzardo nel novero delle alterazioni psichiche". Un altro problema è il gioco on-line... "Se domani venissero ritirate tutte le macchinette mangiasoldi, una fetta importante dei giocatori si rivolgerebbe ad internet. Alcuni siti regalano 500€ di bonus all'iscrizione. Il fenomeno non deve essere banalizza-
Gabriele Zanardi to". I più giovani sono quelli maggiormente in pericolo... "Un'indagine siciliana, riguardante 3600 studenti, ha evidenziato che il 14% degli alunni ha problemi patologici con il gioco d'azzardo, mentre il 10% è a rischio. Non c'è un'uniformità, manca una regia nazionale che delinei le problematiche. Bisogna che tutti i servizi facciano rete condividendo i dati". Come riesce ad intervenire? "Non considero mai chi ascolto, ma quanti ho guarito. In tanti arrivano quando hanno già il sedere a terra, per questo bisogna creare una cultura sociale. I danni sono molti, per esempio alcuni giocatori credono di poter controllare la macchina. A Voghera con una slot ogni 93 abitanti ci troviamo davanti ad un'epidemia. C'è un potenziale giocatore ogni 93 cittadini. Ma dobbiamo lavorare sui dati scientifici, altrimenti costruiamo solo fandonie".
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"La struttura non beneficia di alcun contributo da parte dei Comuni"
"Vengono seguiti minori con disabilità cognitiva, relazionale, neuromotoria" Di Christian Draghi
La grande struttura di Villa Meardi, lungo la strada che collega Voghera con Retorbido, ospita dall’ottobre del 2011 le attività del Centro Onlus "Paolo VI", all'avanguardia nella cura e nell'assistenza alle disabilità neuropsichiatriche infantili e adolescenziali. La struttura sanitaria occupa i locali a destra dell’entrata, destinati alla degenza diurna e residenziale, mentre i locali al primo piano situati nell’ala sinistra del fabbricato sono destinati all’attività ambulatoriale. Fino al 2014 Villa Meardi ospitava anche un residence e un ristorante, chiusi per via della crisi, che ad oggi non hanno ancora riaperto. La struttura medica invece, che fa capo alla sede centrale di Casalnoceto e che svolge le medesime attività, lavora a pieno regime. Gianluigi De Agostini, specialista in neuropsichiatria infantile, ne è il direttore medico responsabile. Dottor De Agostini, che tipo di attività vengono svolte e quanto personale è impiegato? "Vengono svolte attività terapeutico riabilitative a valenza sanitaria come psicoterapia, logopedia, fisioterapia, psicomotricità, terapia psicoeducativa e attività educative come terapia ambientale, attività occupazionali, laboratori creativi, interventi sulle autonomie personali di base ed avanzate, autonomia sociale, attività ricreative e sportive. Attualmente operano a Villa Meardi circa 40 persone, sia dipendenti che libero professionisti. Ci sono diverse figure professionali: educatori, operatori socio-sanitari (oss), infermieri, psicologi, terapisti, assistente sociale e medici neuropsichiatri infantili". Quant'è l'utenza e come si fa ad accedere al servizio? "L'utenza è rappresentata da bambini e adolescenti suddivisi per moduli residenziali di 7 o 5 posti, omogenei per età e tipologia di intervento. Gli ospiti, sia residenziali che diurni, presentano problematiche relative a disturbi dello spettro autistico, disturbi del
Villa Meardi
comportamento, ritardo cognitivo, disturbi neurologici con deficit delle funzioni motorie e comunicative. Per ogni tipologia di diagnosi si attiva un progetto individualizzato di intervento multidisciplinare finalizzato ad ottenere il maggior grado possibile di miglioramento funzionale e relazionale. Gli utenti accedono al Servizio tramite invio da parte della UONPIA (Unità Operativa di Neuropsichiatria dell’Infanzia e Adolescenza) del territorio di Voghera e Pavia, oppure di altre UONPIA della Lombardia". Che tipo di disabilità sono curate? I pazienti sono di tutte le età o si tratta di bambini/ragazzi? "Vengono seguiti minori con disabilità cognitiva, relazionale, neuromotoria, comunicativa. L’età degli ospiti varia dai 3 anni ai 18 anni come limite massimo". Che tipo di cure e trattamenti vengono offerti? Si tratta di un ricovero permanente o di una struttura diurna? "La degenza degli ospiti può essere di tipo residen-
ziale, con permanenza notturna ed eventuale rientro in famiglia nel fine settimana, oppure di tipo diurno, con permanenza dalle ore 9,00 alle ore 17,00, dal lunedì al venerdì; dalle 9 alle 12,30 il sabato. Gli ospiti possono beneficiare sia di cure mediche, che psicologiche e riabilitative specifiche. L’offerta terapeutica è caratterizzata da: visite medico specialistiche, psicofarmaco terapia, colloqui psicologici individuali, psicoterapia, counseling ai genitori, fisioterapia, logopedia, neuro psicomotricità, terapia psicoeducativa, laboratorio di attività occupazionali, terapia ambientale, interventi sulle abilità di autonomia di base ed avanzata". Villa Meardi è una realtà che insiste sul territorio vogherese. Con quali altre realtà è in comunicazione/sinergia? "La struttura di Villa Meardi opera in sinergia con la UONPIA del territorio e collabora costantemente con le varie istituzioni scolastiche presenti nella zona". Il Comune vi sostiene in qualche modo o la struttura si autofinanzia? "La struttura non beneficia di alcun contributo da parte dei Comuni; le rette di degenza sono a carico delle Asl di residenza degli assistiti che pagano i servizi di cui fruiscono gli ospiti". Si tratta di una realtà unica in questa zona o ne esistono altre? "Nella zona esiste una struttura similare, l'Istituto Don Gnocchi di Salice Terme".
Johnny Rosa
Alla faccia dei Talent-shows... Non sono un appassionato di Tv generalista. Guardo i film, i telegiornali ed alcune trasmissioni che mi interessano, ma... mi rendo conto sempre più che al giorno d'oggi sono probabilmente i Talent-shows a far maggior audience, una novità degli anni 2000. Un antesignano del genere fu probabilmente il PomoFiore, trasmissione in onda su Antenna 3 Lombardia a cavallo tra i '70 e gli '80 dove si premiavano o affossavano le performances dei Volti Nuovi con lancio di fiori o pomodori in plastica leggera. Presi spunto da questo programma per organizzare alcune pre-serate, che iniziavano alle 21.00, allo Sporting Club di Rivanazzano nell'autunno del 1981. Ed una sera arrivò un ragazzino molto particolare, dai folti e lunghissimi capelli neri, ad esibirsi: si fece
prestare la tastiera da un altro concorrente e, piano e voce, presentò un brano di un artista americano, credo Billy Joel. Tutto il locale si bloccò all'ascolto, esplodendo in un fragoroso applauso finale! Al termine dell'esibizione, lo invitai a dissetarsi al bar, e lui mi disse che aveva appena iniziato a provare, da alcune settimane, un concerto in duo con un'amica dalla voce meravigliosa: gli chiesi di tenermi aggiornato, ovviamente interessato a farli esibire. Il ragazzino dai lunghi capelli neri era Lele Baiardi, e l'amica dalla voce meravigliosa era Lidia Mingrone. Nacque da quella sera una bella amicizia, che ha attraversato tutti questi decenni restando intatta e, se possibile, migliorando nel tempo. Dimenticavo... An-
che la collaborazione artistica proseguì con il vento in poppa! Alcuni anni dopo, nel Giugno 1985, organizzai un loro concerto alla Foresta, un vero Recital con tanto di pianoforte a coda: era un martedì sera, con biglietto d'ingresso a 10.000 Lire. Superammo i 2.500 spettatori! Alla faccia dei Talent-shows...
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Gentile Direttore, La mattina del 1 Febbraio sono andato da un tabaccaio per acquistare dei francobolli di 0,95 euro cad. Il tabaccaio mi dice: «Allora del tipo B». Io non comprendo e chiedo spiegazione. Gentilmente il tabaccaio m’informa che ora sui francobolli non è più esposto il prezzo ma una lettera corrispondente a esso pertanto il francobollo da 0,95 euro è di tipo B. Al-
tre lettere corrispondono ad altri prezzi. Incredibile complicazione per l’utente che trova cambiato un sistema semplice e rapido di acquisizione del prezzo dei francobolli per un altro certamente un po’ più complesso. A ogni piè sospinto si parla di semplificazione ed invece, ogni tanto, «l’ufficio complicazione cose semplici» ci mette lo zampino. Penso che il nuovo sistema sia utile alle Poste per facilitare la
I Sindaci dell’Oltrepò diano una mensilità ai terremotati Gentile Direttore, I Sindaci dell’Oltrepò diano una mensilità del loro stipendio ai terremotati del Centro Italia. Inoltre la prossima manifestazione canora del Festival di San Remo, annulliamola. Il Centro Italia non ha smesso di tremare e fare vittime innocenti, inoltre vuoi la malasorte, è stata sommersa da circa due metri di neve, per non parlare del «Resort», albergo spazzato via da una grossa valanga, alcune persone recuperate vive, grazie al grandissimo lavoro di Protezione civile, Vigili del fuoco, Guardia di Finanza, Unità cinofile e molti volontari, con la speranza, sempre di ritrovare ancora qualche vita umana ancora in vita. Voglio parlare fuori dai «denti», dalla prima devastante scossa, che ha messo ko il Centro Italia, la Tv e i media, continuano a trasmettere, far vedere scene strazianti, raccapric-
cianti, che ti feriscono nel profondo del cuore. Il Popolo sovrano ha già fatto troppo, inoltre, continua a donare denaro, tramite i numeri verdi che vengono trasmessi. Vedo la cosa non appropriata che le alte autorità dello Stato che ci rappresenta, gli addetti ai lavori, etc. si rechino sul posto e con una stretta di mano porgono le condoglianze ai familiari dei defunti e poi tutto finisca li, solite chiacchere e promesse di rito, ma con questo non si risolve nulla. Perché i sindaci dell’Oltrepò non danno il buon esempio con gesto importante quanto eclatante, potrebbero donare una mensilità del loro stipendio ai terremotati Sarebbe un gesto encomiabile, verso tutti e una bella dimostrazione di generosità, verso il mondo intero. Clara Gandolfi - Voghera
Cani e gatti sono importanti ma non tanto quanto l’uomo Gentile Direttore, Forse inconsciamente, non meno che sotto la spinta mediatica, stiamo considerando e valutando la presenza e l’utilità di cani e gatti in modo assai superiore a quanto gli animali citati lo siano. La comunità civile ha l’obbligo immanente di costruire un rapporto corretto tra le persone onde favorire lo sviluppo morale, civile, legale, finanziario, democratico che consenta ad ogni cittadino di contribuire alla migliore convivenza tra le persone. Mi pare invece che le preoccupazioni e gli apprezzamenti correnti verso cani e gatti abbiano superato il limite della decenza: la società civile deve preoccuparsi molto prima e molto di più degli aspetti morali, amorevoli, caritativi, espressivi, educativi riguardanti le persone. La natura umana sta attraversando una fase di decadimento culturale per la mancanza dei valori fondamentali di rispetto. Riconosco il contributo di affetto, di compagnia che cani e gatti possono dare alla solitudine di persone anziane, persone sole, per la cura di persone ammalate, ma non possiamo porre sullo stesso piano la convivenza tra gli uomini con quella per gli animali. Non credo assolutamente che dagli animali abbiamo da imparare e prendere esempio: il mondo sarà migliore quando l'uomo diverrà migliore nella sua anima e nei suoi atteggiamenti verso il suo simile. Andiamoci piano con le virtù, sono elementi dell’anima e dell’uomo: amore, intelligenza, affettuosità, non esageriamo con gli apprezzamenti,
ci stiamo mettendo sullo stesso piano dell'animale. Quando poi sollecitiamo la comunità a provvedere a tutte le necessità materiali di cani e gatti mi sembra assolutamente eccessivo: per quale motivo la comunità deve preoccuparsi delle necessità materiali (vitto e alloggio in tanti casi ed ora anche il cimitero) e relativa spesa e trascurare invece le esigenze vitali di tante persone indigenti magari con bambini? L’amore (è proprio amore o sfruttamento dell’animale per soddisfare la nostra necessità di amare) per il proprio cane o gatto è un fatto personale ed in tale ambito deve essere tenuto senza coinvolgere la società civile e le associazioni e ancor meno addossare ad esse obblighi di sostentamento, cura, vigilanza, assistenza, assolutamente non necessari ed indispensabili per un corretto vivere civile. Mi rimane difficile capire che cosa spinge tanti uomini e donne giovani ad accompagnare per strada il proprio cane di mattina presto, di sera tardi, durante il giorno, per ore, dandomi la visione orrenda di un animale che trascina una persona. La società ha bisogno di persone che nelle loro possibilità materiali, temporali e non di meno culturali si dedichino al prossimo, al volontariato, all’aiuto dei poveri, alla ricerca dei valori morali e civili. La ringrazio se vorrà pubblicare la mia riflessione. Elvira Marinelli Casteggio
lettura meccanizzata del francobollo o altro. Comunque, come di solito, si carica l’utente per proprio tornaconto senza pensare alle persone anziane e non solo, che si trovano spaesate con il nuovo sistema. Non si poteva allora salvare capra e cavoli apponendo su un lato dei francobolli la lettera corrispondente al prezzo e il prezzo stesso dal lato opposto? Troppo semplice? Allora non se ne fa nulla. Carlo Vinciguerra – Broni
DAI LETTORI
Poste, spaesato dal nuovo sistema di affrancatura
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Strade dissestate provocate dall’inerzia dei politici dell’Oltrepò Gentile Direttore, Amministrazioni allo sbando inseguono le emergenze dopo averle provocate con la propria inerzia da anni. La sufficienza, il menefreghismo e l’incompetenza con le quali è stata amministrato l’Oltrepo è sotto gli occhi di tutti i cittadini, operatori economici e ….dulcis in fundo i POLITICI! Strade dissestate, voragini nella pavimentazione e conseguente rischio per l’incolumità fisica di chi ha la disavventura di percorrere molte strade oltrepadane. Cartelli stradali fatiscenti o imbrattati da numerosi raid vandalici che avvengono all’ordine del giorno ….molte rotonde lasciate al completo stato di abbandono e sporcizia… il verde che costeggia le strade completamente trascurato e incolto… Tutto questo è vergognoso! Cittadini, ricordate bene i nomi e i cognomi e soprattutto le facce dei politici che si sono occupati e si stanno occupando delle nostre strade, perché tra non molto le rivedrete nuovamente fuori le vostre case, come nulla fosse. Abbiate buona memoria e ricordate come hanno ridotto il nostro Oltrepò Paolo Salvadeo - Voghera
Poste…sembra di parlare con i morti Gentile Direttore, Caro direttore, in questi giorni, leggo quotidianamente lettere riferite al disservizio di Poste Italiane, leggo anche che sono intervenuti alcuni sindaci dell’Oltrepò per tentare di sbrogliare la situazione, ma credo che sia tutto inutile in quanto, personalmente, ho inviato ben 10 raccomandate (PEC) all’indirizzo «reclamiretail@postecert.it», per avere informazioni sui miei pacchi che «giacciono» (proprio come i morti), presso Poste Italiane a Milano dal 3 gennaio 2017; nessunissima risposta, sembra di parlare, appunto, con i morti. Cosa dire... Marco Calvi Stradella
LETTERE AL DIRETTORE Questa pagina è a disposizione dei lettori per lettere, suggerimenti o per fornire il proprio contributo su argomenti riguardanti l'Oltrepo. Scrivete una email a: direttore@ilperiodiconews.it. Le lettere non devono superare le 2500 battute. Devono contenere nome, cognome, indirizzo e numero di telefono che ci permetteranno di riconoscere la veridicità del mittente. Le lettere con oltre 2500 battute non verranno pubblicate.
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PRIMO PIANO
"francy" rana: "ci sono settimane che sperimento 15 cocktails"
"Fare il Barman è una passione travestita da lavoro" Di Lele Baiardi
E' uno tra i Barman più conosciuti e certamente apprezzati in Oltrepo Pavese, dalla lunga ed importante carriera, oggi contitolare del bellissimo Cervinia Cafè in Voghera. Signore e Signori: Francesco “Francy” Rana! Diamo di lei qualche cenno biografico... "Classe '69, nato a Milano, ove ho vissuto i miei primi 6 anni, poi a Vigevano e poi, a 17 anni, a Voghera. Frequentavo l'Istituto I.T.I.S. in città, ma non mi piaceva. Così abbandono al 3° anno e ritorno a Vigevano per completare la Scuola di Arti Grafiche. La mia famiglia aveva avviato un'attività di confezionamento di abiti da lavoro appena fuori Voghera, ma io proprio non riuscivo a stringere nuove amicizie in zona, così spesso, in pullman, passavo i miei pomeriggi a Vigevano con gli amici di sempre... fino a quando...". Fino a quando? "Comincio a conoscere ragazzi e ragazze vogheresi, e vivere un pochino di più la città... ed è la mia fortuna! Un giorno dell'autunno 1991, due cari amici, Mario e Matteo Pernetti, sapendo che stavo cercando un lavoretto che mi desse un po' d'indipendenza economica, mi propongono di provare in cambusa, e lava-bicchieri, nel nuovo locale di colui che sarebbe poi diventato un amico carissimo e mentore professionale! Il locale era il Rick's in Via Cernaia, ed il Titolare era Giancarlo alias Lallo Rosa". Al Rick's avviene la folgorazione? "Fu davvero cos ! Dal primo giorno ho capito che questo era quello che mi piaceva veramente fare ! E mi accorgevo, di settimana in settimana, che stavo entrando sempre più nella mentalità del “vivere la notte”, diciamo così... Davo il massimo, ricevendo spesso complimenti per precisione e velocità di servizio. Ma non mi bastava... Io volevo imparare a servire cocktails ai clienti, e tutto quanto sta attorno a questo servizio! Così, a fondo bancone, cercavo di carpire movenze e segreti del nostro Barman, che era davvero bravo! Lallo se ne accorse, ed un giorno successe l'inaspettato". Cioè? "Mi convocò in separata sede, chiedendomi se mi potesse piacere l'idea di imparare qualche cocktail e lavorare al banco... Non poteva farmi più felice! Solo qualche minuto dopo mi comunicò che però aveva discusso fortemente con il Barman e che avevamo circa 3 giorni per battezzare il mio nuovo ruolo! Panico! Mi fece una copia delle chiavi del locale, ed io, con lui e senza di lui, passai 3 giorni a far pratica, dormendo pochissimo! Arrivai alla mia prima serata esausto, ma al contempo concentratissimo, e.... il risultato fu più che buono!". Dopo questo battesimo flash, cosa accadde nella sua vita? "Continuai a studiare in proprio fino al termine di quella Stagione invernale, mancavano davvero poche settimane, e Lallo a fine estate mi fece il regalo della vita, mi iscrisse al Corso A.I.B.E.S del celebre SuperBarman Fabio Firmo, che ha formato tanti colleghi in zona". Quindi da quell'inverno successivo la sua passione divenne vera occupazione...
Francesco Rana
"Certo! Purtroppo il Rick's ebbe vita breve, e chiuse durante quel secondo inverno 1992 per problemi esterni alla gestione, dettati dalla posizione centrale, in città, dell'attività che aveva strepitoso successo ma, evidentemente, disturbava... Ed io venni contattato da un altro imprenditore, che conoscevo da cliente dei suoi locali, attuale mio socio al Cervinia Cafè, Mauro Lambri. Mauro mi propose di fare qualche servizio al suo County Club in Verretto, cosa che, oltre a farmi immenso piacere all'epoca, senza dubbio mi spalancò le porte professionali ! Ad onor del vero, un'altra cosa la devo al Lallo: l'esperienza allargata. Al Rick's non lavorai solo al banco, ma Lallo mi insegnò anche la gestione degli acquisti ed in generale dell'attività ricreativa tutta, insegnamenti che mi servirono allora e continuano a rivelarsi util". Perchè sottolinea questo aspetto? "Perchè l'anno dopo, esattamente il 23 Dicembre 1993, Mauro Lambri e Luca Galati aprirono il Macarios, uno dei locali storici oltrepadani, e mi proposero, proprio in virtù di questa mia preparazione, di assumere il ruolo di Capo-barman e responsabileacquisti". Sale allora "di grado", possiamo dire? "Esattamente! Da quell'anno, non abbandono più Mauro, grazie al quale ho l'opportunità di lavorare alla Rive Gauche in Varzi, alla Foresta in Pozzol Groppo, al Golf & Country in Salice terme, e sempre a Salice al Club House e poi al Korova, prima di atterrare sull'ultima iniziativa in ordine cronologico, e dal 1993 siamo arrivati al 2005, che è quella che più mi è rimasta nel cuore...". Ce la confessi... "L'Iguanà, nella piazzetta di lato al Caffè Bagni, in Salice Terme. Un Chiringuito sul marciapiede, solo estivo ovviamente, senza arredo, circondato da una folla di ragazzi che bevevano e si divertivano in ma-
niera sana, entusiasta, bellissima! Quelle sono state davvero estati indimenticabil". Arrivando poi al... "All'Ottobre 2007, quando, con Mauro Lambri, sempre, e Robino Punturiero inauguriamo il Cervinia Cafè a Voghera! E siamo ancora qui!". E direi con grande successo! "Beh, la crisi si sente ovunque, anche e forse parecchio nel nostro settore, ma il Cervinia rimane sempre una realtà vincente, con parecchi sforzi e grande attenzione...". Si sente professionalmente arrivato con quest'ultima Azienda, il Cervinia intendo? "Mi sento aziendalmente più completo, più interessato, e certamente più stabile e tranquillo nel mio quotidiano. A livello professio-
nale come Barman, sarei folle a terminare la ricerca! Vede, questa è una di quelle passioni che si travestono da lavoro... in me, ogni giorno, anche solo vedendo un prodotto alimentare, ad esempio, si crea una visualizzazione di abbinamento e/o di inserimento tra gli ingredienti di un drink! Molto spesso faccio la spesa senza lista, perché ho già chiaramente in mente cosa voglio, per la mia Azienda e per i miei Clienti. Le dò un dato: ci sono settimane che sperimento 15 cocktails o abbinamenti diversi, per poi sceglierne uno, talvolta due! Anche fondere esperienze culinarie, o di pasticceria con i cocktails è una cosa che mi intriga tantissimo! Questa è una passione senza fine...". Cosa consiglierebbe ad un ragazzo che vuole avvicinarsi a questa passione professionale? "Direi certamente di partire con i canoni classici : prima di tutto una scuola importante, A.I.B.E.S. In primis, dove si insegna anche la deontologia di questo mondo, indispensabile per affrontare una qualsivoglia carriera! Produrre e servire una consumazione ad un cliente è talvolta assolutamente un fatto culturale! La cultura di questo settore è enorme, e bisogna farla propria, step by step, per diventare prima di tutto credibili nel modo di porsi al pubblico! Vedo sul web alcuni canali e/o blog che spiegano come fare semplici cocktails... va benissimo, se fai una festa in spiaggia con amici, punto! Se fai di questa passione la tua vita professionale, non puoi mai fermarti, e la tua cultura del settore di pari passo con te deve essere sempre nutrita, mai semplicistica. Ed ancora, una volta entrato nella professionalità, sperimentare tanto, non stancarsi mai". Ci vuole lasciare con un aneddoto o una frase a Lei gradita? "Vorrei concludere con quello che da anni è il mio incipit lavorativo quotidiano, ed il mio motto... qualsiasi cosa fai, pensa se fossi tu il tuo miglior cliente".
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UNIONE DEI COMUNI: "Noi intendiamo pagare i nostri debiti"
Di Christian Draghi Incompetenza, malafede, insolvenza. Il sindaco di Pizzale Sonia Grazioli è finito sotto il tiro incrociato del capogruppo di minoranza Vincenzo Faiello e del sindaco di Cervesina Daniele Taramaschi, che sui numeri scorsi del nostro giornale avevano rivolto all’amministrazione accuse molto pesanti. La Grazioli non ci sta e replica a Faiello e Taramaschi. Sulla questione Laterizi annuncia un'assemblea pubblica, a Faiello rinfaccia disinformazione e voglia di fare ostruzionismo, mentre sulla vicenda legata al debito con l'Unione dei Comuni su cui Taramaschi si era espresso offre un punto di vista decisamente diverso. Sindaco Grazioli, partiamo dalle ultime parole in ordine di tempo, cioè quelle del sindaco di Cervesina, che ha annunciato azione legale nei vostri confronti per ottenere i 200mila euro che sarebbero la quota di debito a vostro carico legata all'Unione dei Comuni da cui siete usciti alla fine del 2015. E' vero che non intendete farvi carico della vostra parte? "Noi intendiamo pagare i nostri debiti, non un euro in più né uno in meno. Il problema è che non ci risulta affatto che la parte debitoria a nostro carico ammonti a 200mila euro come affermato da Taramaschi. Abbiamo chiesto le prove che dimostrano la veridicità di quella cifra, ma non hanno presentato niente. Noi riteniamo sia decisamente inferiore e preciso a questo proposito che in realtà il contenzioso è stato aperto proprio dal comune di Pizzale con un ricorso al Tar, contrariamente a quanto detto dal sindaco di Cervesina". Tutto nasce dalla vostra uscita dall'Unione di Comuni in cui vi trovavate insieme a Cervesina e Pancarana. Può spiegarci le ragioni di tale scelta? "La decisione di uscire dall'Unione di Comuni è stata presa proprio per la mal gestione riscontrata da parte della stessa, che ha portato ad avere diversi debiti verso altri creditori… Ovviamente la scelta di uscire è stata ponderata molto attentamente valutando anche quelli che erano i debiti del comune di Pizzale. Che non ammontano di certo alle cifre che abbiamo letto nelle precedenti interviste, di questo siamo convinti e intendiamo far luce su questa vicenda al più presto". Come mai però siete usciti da un'Unione e siete entrati in un'altra, Agorà, che stava per sciogliersi? "Riguardo a questo posso dire che ritengo che Agorà sia stata una delle poche vere Unioni di Comuni in Lombardia e posso dire che la decisione ovviamente venne presa non sapendo che purtroppo poi la stessa si sarebbe sciolta". Passiamo alle accuse rivolte da Vincenzo Faiello della minoranza consiliare. Sulla questione della diatriba con l’industria Laterizi Pastore può fare chiarezza? Qual è la situazione oggi? "Stiamo adempiendo agli obblighi imposti dalla sentenza stessa e non appena avremo notizie più sicure faremo un’assemblea pubblica per mettere al corrente tutta la cittadinanza". E’ vero come affermato da Faiello che le spese legali a carico del comune di Pizzale ad oggi sfiorano i 20 milioni di euro? "Quella è solo una delle tante inesattezze dette dal capogruppo di minoranza. Nemmeno il comune di Roma credo spenda queste cifre".
Sonia Grazioli
Siete stati accusati, in sostanza, di essere incompetenti… Quali sarebbero le altre inesattezze dette dal capogruppo di minoranza? "Faiello porta avanti una battaglia personale da quando è stato eletto. Pur di far credere ai cittadini che la mia amministrazione è incompetente travisa la realtà dei fatti, come quando afferma che io avrei firmato un documento da autorità delegata dirigenziale, che invece era stato firmato dall'allora sindaco Sabina Rossi. E' lui che non sa nulla di amministrazione visto che non è certo il suo il modo corretto di fare politica in un piccolo paese. Bisognerebbe usare buon senso, praticità e cuore pensando al bene della propria comunità. Invece l'atteggiamento di Faiello, meramente ostruzionistico, sta gravando immotivatamente sull'attività amministrativa e degli uffici sia dal punto di vista organizzativo che economico". Un'altra accusa rivoltavi riguarda il PGT, Piano di Governo del Territorio, indispensabile strumento per la regolamentazione urbanistica del paese. Come mai il comune di Pizzale lo attende da due anni? "Purtroppo appena eletti ci siamo trovati a dover af-
PIZZALE
"Faiello porta avanti una battaglia personale da quando è stato eletto"
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frontare diversi problemi, oltre alle problematiche legate alla sentenza Pastore. Tra queste il fatto che il Pgt approvato dal commissario (prima dell'elezione di Sonia Grazioli Pizzale era comune commissariato ndr) ad acta regionale aveva un vizio di illegittimità, in quanto approvato senza la Vas, ovvero la Valutazione Ambientale Strategica. Ci siamo subito attivati con Regione Lombardia per risolvere questo problema non causato da noi e siamo ancora in attesa delle risposte di cui abbiamo bisogno per risolverlo. Abbiamo dato tutta la nostra disponibilità e chiesto anche un incontro con l’assessore regionale competente, per il bene dei nostri cittadini che purtroppo per questo problema stanno patendo diversi disagi e anche per il comune stesso, perché con il Pgt bloccato non può ricevere oneri con conseguente blocco dell’attività amministrativa".
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L'OLTREPO VISTO DAI BAMBINI DELLA CLASSE 5° DI RETORBIDO
"Per me chi ha impedito la Pirolisi è un Super Eroe" Di Andrea Pagani Pratis
Per la rubrica "L’Oltrepò che verrà" questo mese siamo andati ad intervistare la classe quinta della scuola primaria di Retorbido, una chiacchierata sempre molto piacevole ed "illuminante" con i bambini che ci parlano della loro percezione del territorio in cui vivono e della scuola che frequentano. La scuola sta già affrontando un interessante progetto legato alla territorialità, con lo scrittore Guido Conti, che consiste nella produzione di testi, favole e racconti con protagonisti animali del territorio e figure "leggendarie" del paese. Tasteremo anche il polso dei bambini circa l'argomento pirolisi. Retorbido, cosa apprezzi e cosa invece manca al paese in cui vivi? Marco Picolla: "Certamente il parco giochi è il luogo che più amo, manca una bella piscina per l'estate". Sara Lentini: "Io apprezzo la biblioteca perchè sono un'amante dei libri e anche per me manca la piscina". Rares Mihailescu: "Di Retorbido mi piace tutto, volendo proprio trovare un difetto vorrei ci fossero più giochi nel parco". Francesco Furegato: "Io vivo a Codevilla, qui vicino, di Codevilla mi piace la pista ciclabile, ciò che invece manca è la scuola elementare". Greta Attardi: "Amo la nostra biblioteca perchè lì posso andare a fare i compiti e prendere in prestito i libri. Di Retorbido mi piace il fatto che ci siano due pizzerie dove posso andare anche a piedi". Lara Poggi: "Io penso che Retorbido abbia molti pregi prima di tutto è in campagna quindi è poco inquinato e ha molte coltivazioni di cose buone. Mancano invece un po' di negozi e le scuole medie". Chiara Gualco: "Di Retorbido apprezzo la natura, le colline... Una cosa che manca è l'aeroporto, perchè io ho la passione per gli aerei e da grande voglio guidarne uno". Denisa Tapirlan: "Amo le colline, l'aria pulita e in più in questo paesino io mi sento libera di dire qualsiasi cosa ne abbia voglia. Una cosa che secondo me manca è uno studio pediatrico e un ospedale, visto che voglio diventare dottoressa". Jennifer Simonas: "Belle le nostre colline adatte per fare delle lunghe passeggiate. A Retorbido secondo me dovrebbe esserci uno studio veterinario". Giorgia Vigliotti: "Apprezzo la parrocchia". Anna Dapiaggi: "Mi piace molto la greenway, il teatro, la biblioteca, la scuola, la cantina Adorno... Secondo me non ha nessun difetto, immersa tra le colline ricoperte di vigneti con una spettacolare vista sulla pianura e nelle giornate di sole si può vedere anche il Monte Bianco e il Monte Rosa". Luca Bonafiglia: "Ciò che più apprezzo sono le belle stradine di campagna, le piazze con le statue grandissime e ben solide, la Chiesa con i grandi dipinti sui muri e tutte le persone a cui voglio bene. La cosa brutta sono il campetto da calcio e da basket che non sono messi molto bene". Retorbido ha portato avanti una grande battaglia per impedire l'impianto Pirolisi. Che idea ti sei
Jennifer Simonas: "Sono semplicemente molto, molto, molto felice che non venga fatto l'impianto". Giorgia Vigliotti: "Nella confusione, ho creduto che avessero dato l'ok per farlo, per fortuna invece non è così". Anna Dapiaggi: "Le persone che hanno portato avanti la battaglia contro l'inceneritore, dovrebbero essere molto fiere di se stesse e io sono orgogliosa di loro che hanno difeso con tutto il cuore il territorio dove Marco Picolla Sara Lentini sono cresciuti. Sono molto felice che abbiano vinto, anche se non bisogna mai dare nulla per scontato...". Luca Bonafiglia: "Portare avanti la nostra battaglia, combattere contro l'impianto è servito e ne è valso la pena fare tutti questi sforzi perchè i campi, i prati e l'intero paesino non potevano essere distrutti per un marchingegno creato dall'uomo, ". Le colline di Retorbido sono un terreno fertile per molti prodotti agricoloalimentare. Ne conosci qualcuno e quale ti piace Rares Mihailescu Francesco Furegato di più? fatto? Marco Picolla: "Il salame". Marco Picolla: "Sono molto felice che l'impianto Sara Lentini: "Il salame che è tra i miei alimenti non venga fatto e questo grazie soprattutto alle pro- preferiti". teste dei cittadini". Rares Mihailescu: "Mi piace molto il vino, il salaSara Lentini: "Io sono contraria all'inceneritore, me e il pane". all'inizio della vicenda avevo una gran paura che Francesco Furegato: "A me piace il vino di Retorsi facesse...". bido". Rares Mihailescu: "Felicità che non venga fatto e il Greta Attardi: "L'uva, il vino, le castagne. Quello merito va alle proteste dei cittadini". che preferisco è l'uva". Francesco Furegato: "L'impianto per me voleva Lara Poggi: "Conosco tanti prodotti agricoli di qui, dire tanto smog e tante malattie. Per fortuna non si il mio preferito è il vino Adorno". farà". Chiara Gualco: "Nelle colline si coltiva l'uva che Greta Attardi: "Penso che sia stata una grande for- viene usata per fare il vino di marca Adorno". tuna non aver fatto l'inceneritore, diversamente si Denisa Tapirlan: "Le colline offrono molti prodotsarebbero ammalate molte persone"". ti, frutta, verdura e il vino che è molto apprezzato Lara Poggi: "All'inizio credevo che la pirolisi era in casa mia e poi mio papà lavora per il Marchese stata tenuta nascosta per troppo tempo e che non Adorno...Adoro poi l'odore del mosto che ha un proci sarebbe stato modo per sconfiggerla, ma quando fumo delizioso". ho saputo che invece era stata sconfitta, ho provato Jennifer Simonas: "Le castagne". un'enorme gioia, inoltre penso che nel posto dove Giorgia Vigliotti: "Le mele, l'uva e il salame". prima c'era la Valdata si potrebbe fare una bella pi- Anna Dapiaggi: "A Retorbido ci sono i vigneti che scina". producono un ottimo vino, il salame, i frutteti di Chiara Gualco: "Per me chi ha impedito, con una mandorli, i peschi, i meli, i peri, i ciliegi". grande battaglia, la pirolisi, è un Super Eroe". Luca Bonafiglia: "I prodotti coltivati sono il vino, Denisa Tapirlan: "Sono molto contenta che non si l'erba medica e il grano. Il mio preferito è il salacostruisca l'impianto perchè so quanto danno po- me". trebbe causare, infatti ho sempre partecipato a tutte Se tu fossi il Sindaco che cosa proporresti per il le manifestazioni insieme alla mia famiglia. Questo tuo paese? impianto non solo causa danni a noi di Retorbido Marco Picolla: "Farei costruire una piscina". ma a tutte le zone vicine". Sara Lentini: "Per il mio paese proporrei un'enor-
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pubblicare alla fine un libro. Questo è molto bello per me. Le maestre sono simpatiche e facciamo molte iniziative. Difetti: a mensa non si mangia molto bene, la palestra è troppo piccola e il giardino pieno di rifiuti". Luca Bonafiglia: "Tra i pregi le aule, ben riscaldate e strutturate, tra le cose brutte la mensa". Siete arrivati all’ultimo anno della scuola primaria. A Retorbido non c'è la scuola secondaria di primo grado. Avete già deciso dove andare l'anno prossimo? Marco Picolla: "Io andrò a Rivanazzano Terme per comodità". Sara Lentini: "A Rivanazzano Terme perchè ci sono andate le mie sorelle maggiori e si sono trovate bene". Rares Mihailescu: "Andrò a Rivanazzano Terme". Francesco Furegato: "Vorrei andare alla scuola di Torrazza Coste, ma so che ci sono tante richieste, quindi se non mi accettano andrò a Voghera". Greta Attardi: "Io andrò a Rivanazzano Terme perchè lì ci sono tutte le mie amiche e anche perchè le mamme possono aiutarsi a vicenda per il trasporto". Lara Poggi: "Andrò a Voghera alla scuola Plana perchè è una buona scuola molto ben attrezzata". Chiara Gualco: "A Rivanazzano Terme perchè so che dal prossimo anno ci saranno nuovi progetti bellissimi". Denisa Tapirlan: "Rivanazzano Terme perchè è più comodo per noi di Retorbido e perchè conosco professoresse molto brave e preparate". Jennifer Simonas: "Ho deciso per Rivanazzano Terme perchè secondo me non ci sono molti bulli, spero e anche perchè i professori non sono severi". Giorgia Vigliotti: "Vorrei andare a Rivanazzano perchè è vicina e poi perchè la mia mamma ha studiato lì". Anna Dapiaggi: "Andrò alla scuola Plana di Voghera perchè durante l'open day mi ha fatto una buona impressione". Luca Bonafiglia: "Io andrò alla scuola Plana di Voghera, primo perchè farò la musicale e c'è solo lì e poi per fare nuove conoscenze". Prova di dialetto. Conoscete parole o frasi nel dialetto locale? Marco Picolla: "Asnò e rat". Sara Lentini: "Non ne conosco". Rares Mihailescu: "xxxxxxxx". Francesco Furegato: "Va a ciapà di rat". Greta Attardi: "Non conosco il dialetto di questa zona, ma conosco il siciliano che mi ha insegnato mio papà". Lara Poggi: "Quello che so me l'hanno insegnato i miei nonni. Va a cà oppure ciapa la cadrega". Chiara Gualco: "Sta citu... me lo dice mio padre". Denisa Tapirlan: "In casa mio padre parla molto il dialetto, lo capisco e lo riconosco, ma non so come si scrive". Jennifer Simonas: "Non lo conosco". Giorgia Vigliotti: "Proprio non so cosa rispondere". Anna Dapiaggi: "Va a plà i pum fanulon! Vai a pelare le mele fannullone! E' una delle tante frasi che mia nonna dice a mio nonno". Luca Bonafiglia: "Me ciam Luca e a go des an".
Greta Attardi
Lara Poggi
Chiara Gualco
Denisa Tapirlan
Jennifer Simonas
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calcio e quello da tennis e di costruire una piscina". Luca Bonafiglia: "Campi da basket e da calcio, poi ristrutturerei la Chiesa e incentiverei l'agricoltura con più campi da coltivare". Pregi e difetti della tua scuola? Marco Picolla: "Abbiamo un bel parco giochi. Non mi piace la mensa". Sara Lentini: "Apprezzo la tecnologia, per esempio abbiamo in classe la lim. Il difetto più grande la mensa". Rares Mihailescu: "Arrivo Luca Bonafiglia Anna Dapiaggi da Godiasco e sono qui da poco e devo dire che qui mi me piscina". sembra tutto fantastico". Rares Mihailescu: "Se fossi il Sindaco farei alle- Francesco Furegato: "A me piace quando facciamo stire nella scuola un'aula con tutti i videogiochi, in educazione motoria. Non mi piace la mensa". modo da poterci giocare durante l'intervallo". Greta Attardi: "Pregi pochi purtroppo. Difetti: la Francesco Furegato: "Farei costruire uno skate- mensa e la scarsa tecnologia". park per i ragazzi che amano andare sullo skatebo- Lara Poggi: "La mia scuola ha tanti pregi: è piccoard come me". la, quindi in classe siamo pochi e questo a me piace. Greta Attardi: "Una grande piscina". Essere però così piccola è a volte anche un difetto Lara Poggi: "Proporrei una piscina". perche ha poche attrezzature". Chiara Gualco: "Al paese manca un parco diverti- Chiara Gualco: "La prima cosa che non va è la menti come quello di Gardaland o stile Acquafan". mensa e la tanta confusione". Denisa Tapirlan: "Io alzerei lo stipendio alle per- Denisa Tapirlan: "Mi piace molto il parco giochi sone che ne hanno più bisogno...E se fosse possibile che abbiamo in cortile e mi piacerebbe che tutte le a tutte...". classi avessero la lavagna interattiva". Jennifer Simonas: "Mi impegnerei per mantenere Jennifer Simonas: "Difetti non ne vedo. Mi piace pulito il paese con attenzione all'inquinamento". così com'è". Giorgia Vigliotti: "Vorrei progettare e costruire un Giorgia Vigliotti: "Abbiamo una bella sala dedicabel parco naturale". ta alla lavagna interattiva". Anna Dapiaggi: "Visto che sono stata eletta Sinda- Anna Dapiaggi: "La nostra scuola ci permette di co di Codevilla...Propongo di sistemare il campo da fare un progetto di scrittura con Guido Conti e di
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una serra di 28.000 metri quadri nella quale si coltiva lo zafferano
Salvaneschi: "Si nota nei ragazzi un vero interesse per il lavoro agricolo" Di Gabriella Draghi
Lo zafferano (Crocus Sativus) è una delle piante più leggendarie della storia dell'umanità. Originaria dell'Anatolia e dell'Asia minore, ha visto nei secoli una diffusione smisurata grazie agli Arabi che la esportarono in India, in Cina e in Europa attraverso la Penisola Iberica. Giunse così in Italia dove si diffusero produzioni locali in Abruzzo, Toscana, Umbria e Sardegna. Era conosciuto soprattutto per le sue proprietà farmacologiche, tintorie e cosmetiche. Nell'antico Egitto si narra che venisse usato come cosmetico da Cleopatra per rendere dorata la sua pelle e fosse utilizzato anche per imbalsamare i Faraoni perché si riteneva avesse poteri soprannaturali. Nella Grecia antica, era facile trovarlo come ornamento nei grandi banchetti perché, si credeva, potesse prevenire gli effetti dell'abuso del vino e i Romani, invece, lo consideravano talmente afrodisiaco che ne facevano uso quotidianamente sotto forma d'infuso. Molto usato in cucina per il profumo intenso ed il caratteristico sapore, lo zafferano viene prodotto nell' ultimo decennio anche in molte parti dell'Italia settentrionale e nel comune di Rivanazzano Terme dall'azienda agricola biologica "Cascina Boarezza" che da due anni ha iniziato la coltivazione dei preziosi bulbi in serra. Ne parliamo con il socio amministratore Giuseppe Salvaneschi. Salvaneschi come è nata l’azienda Cascina Boarezza? "L'azienda faceva parte dell'azienda agricola La Marchesina. Una prima parte venne acquistata nel 1989 da un professionista milanese di origini vogheresi legato al nostro territorio che, negli anni, ha acquisito tre cascine con relativi terreni per complessivi 100 ettari. L'azienda, da 10 anni biologica, produce cereali e leguminose e 5 anni fa ha realizzato una serra fotovoltaica con una superficie di 28.000 metri quadri nella quale, dopo alcuni anni di sperimentazioni, abbiamo pensato di coltivare lo zafferano".
Perché proprio lo zafferano? "Abbiamo ragionato prima di tutto in termini di tempi di coltura, avevamo bisogno di una coltivazione che non andasse a sottrarre tempo alle altre produzioni durante il periodo estivo e abbiamo scelto lo zafferano come prodotto di nicchia da coltivare in serra e che potesse dare un valore aggiunto all'azienda. Ho frequentato un corso per la coltivazione nell’astigiano e siamo partiti con la messa a dimora di circa 2000 bulbi nel mese di agosto arrivando ai primi di ottobre a raccogliere i primi fiori". Qual è il vantaggio della coltivazione in serra? "Il grosso vantaggio della coltivazione in serra è che noi possiamo effettuare tutte le operazioni necessarie alla coltura e con qualsiasi tempo atmosferico. Le dirò di più, abbiamo creato un impianto di irrigazione a goccia e possiamo innaffiare secondo le necessità. Inoltre, altra cosa importante, abbiamo richiesto all'azienda che produce teli pacciamanti un telo biodegradabile con i fori per le piantine e in questo modo, ricoprendo il terreno di coltivazione, abbiamo eliminato il problema delle piante infestanti". Lo zafferano è una delle spezie più care, i pistilli al consumatore costano intorno ai 30 euro al grammo e possono arrivare fino a 80 euro al grammo in base alla qualità e al confezionamento e per questo motivo viene definito anche "oro rosso". Il costo elevato dipende dai costi di produzione? "Certo, tutte le varie fasi della coltivazione tranne l’irrigazione, vengono eseguite a mano e con molta cura. In ottobre e fino a metà novembre, nel periodo della raccolta sono necessarie cinque persone che alle sei del mattino raccolgono molto delicatamente i fiori con i cestini di vimini perché il fiore dello zafferano va raccolto prima che si schiuda per evitare ai pistilli contaminazioni esterne. Subito dopo, in laboratorio, i fragilissimi pistilli vengono staccati manualmente con grande abilità e attenzione. Inizia poi la fase di essicazione che dura circa due ore in una macchina apposita. In questo modo l'aroma e il sapore risultano integri e i pistilli possono essere confezionati in vasetti di vetro sigillati". Avete un punto vendita in azienda? "Al momento no, ma confezioniamo e vendiamo consegnando direttamente su ordinazione. Un punto vendita è tra i nostri progetti futuri". La serra copre una vasta superficie di terreno tutta coltivata a zafferano? "No, solo una parte perché ho riservato altre porzioni di terreno per la produzione di alcune varietà antiche come il peperone di Voghera, il pomodoro delizia di Tortona che inizierò a coltivare quest'anno e la fragolina profumata di Tortona. Siamo molto interessati a riportare in produzione le varietà antiche spesso dimenticate, prodotti di nicchia che hanno caratteristiche particolari e sono molto richiesti per le loro proprietà gastronomiche. Per tutte queste produzioni, soprattutto nel periodo estivo, ho bisogno di manodopera e devo dire che ho trovato giovani della zona interessati a mettersi in gioco e ad imparare a coltivare in modo moderno". In questo periodo c'è quindi secondo lei un nuovo interesse da parte dei giovani
Giuseppe Salvaneschi all'agricoltura? "Direi proprio di sì. Noi abbiamo avviato l'anno scorso un progetto di collaborazione con l'Istituto Agrario Gallini di Voghera per la coltivazione del peperone di Voghera e si nota nei ragazzi che vedono mettere in pratica le nozioni che hanno appreso a scuola un vero interesse per il lavoro agricolo. La professione dell'agricoltore è molto cambiata negli anni e al giorno d'oggi la formazione scolastica è molto importante perché anche in agricoltura bisogna essere imprenditori, saper gestire l'azienda con competenza, sfruttare al meglio quello che la tecnologia mette a disposizione per produrre al massimo livello con il minor danno per l'ambiente. Il giovane imprenditore agricolo deve avere secondo me una mente molto aperta, deve essere pronto a sperimentare e soprattutto deve imparare a fare sistema, a cooperare per ottenere risultati sempre migliori anche dal punto di vista economico". La vostra azienda biologica è all'avanguardia e sempre pronta a sperimentare, avete nuovi progetti per il futuro? "Abbiamo intenzione di arrivare a trasformare i nostri prodotti creando una piccola filiera. A questo scopo abbiamo appena acquisito un laboratorio di trasformazione alimentare e grazie alla professionalità e esperienza della titolare, in procinto di lasciare il lavoro per raggiunti limiti d’età, stiamo provando a elaborare nuove ricette per la conservazione dei nostri prodotti. Inoltre, non dimenticando la produzione cerealicola della nostra azienda, vorremmo arrivare alla produzione di farine biologiche". Richiesta di rettifica ai sensi dell’art. 8 Legge 47/1948 Errata corrige: si correggono, a riguardo dell'Articolo facente loro riferimento sul numero scorso, Gennaio 2017, i nomi della Sig.ra Emanuela Porrati, anziché "Manuela", ed Alterna, anziché "Altherna", come erroneamente precedentemente riportati.
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Quando la deriva politica rovina una rappresentazione teatrale di bambini Di Nilo Combi Benito Mussolini nel 1928 all'insediamento della commissione sui libri di testo scolastici impartiva questa direttiva: "La scuola italiana in tutti i suoi gradi e i suoi insegnamenti si ispiri alle idealità del Fascismo, educhi la gioventù italiana a comprendere il Fascismo, a nobilitarsi nel Fascismo e a vivere nel clima storico creato dalla Rivoluzione Fascista". In molti, quasi tutti, hanno sperato che dopo la caduta del fascismo queste deliranti parole non venissero mai più associate all’ambito scolastico. L'inculcare idee politiche direttamente o indirettamente ai bambini è una violazione della loro libertà di scelta. Ricordo che con ideologia politica non facciamo riferimento solo al fascismo, ma a tutti i presupposti teorici dei partiti che siano di destra, centro o sinistra. La scuola deve fornire gli strumenti agli studenti affinché in autonomia sviluppino un pensiero. Giustamente il 27 gennaio in Italia e ancor più nelle scuole, viene celebrato il Giorno della Memoria, a ricordo della Shoah. Per non dimenticare i milioni di ebrei e non solo loro, che il nazismo ha sterminato. Una giornata che dovrebbe far capire ai giovani e ricordare a tutti noi quanto siano pericolose e umanamente inconcepibili le derive totalitarie di qualunque colore esso siano. Il 27 gennaio si è tenuta al teatro comunale di Rivanazzano Terme una rappresentazione teatrale che ha visto come protagonisti i bambini di una classe elementare della scuola di Rivanazzano Terme, proprio in occasione della giornata della Memoria. Iniziativa giusta, corretta e sacrosanta che la direzione della scuola ha avuto. Presumo che tutti i bambini si siano preparati con impegno a questa serata che li doveva vedere attori principali sul palco per ricordare, soprattutto agli adulti, i disastri che sono stati perpetrati nella storia, per colpa delle ideologie votate alla violenza dei regimi totalitari, disastri che purtroppo in alcune parti del mondo continuano ancora oggi. I bambini dovevano essere gli attori principali, tutti a fine serata, uscendo, avrebbero dovuto ricordare l'emozione e l'innocenza dei bambini nel leggere le terribili atrocità dell’olocausto. Purtroppo a fine spettacolo il chiacchiericcio non era per quelli che avrebbero dovuto essere i protagonisti, posso dire di aver assistito ad una rappresentazione teatrale che pur con un colore diverso mi ha ricordato la frase sopracitata enunciata da Benito Mussolini. Un risvolto inaspettato. I bambini hanno occupato la scena del teatro per circa il 50% del tempo della rappresentazione ed hanno letto e raccontato quanto da loro imparato nelle settimane precedenti, hanno letto brani tratti da testimonianze, ad esempio, il diario di Anne Frank. Il tutto in un clima sentito e questo sentimento era ancor di più sottolineato trattandosi di bambini che ricordavano una delle più grandi atrocità dell'umanità. Hanno dato il loro contributo alla rappresentazione gli Alpini, che come corpo militare hanno tanto pagato le sciagurate avventure guerrafondaie di Mussolini e del fascismo. Gli Alpini hanno cantato alcune loro canzoni, che fanno parte della loro tradizione e che quasi tutti conosciamo, in modo impeccabile e sentito, ogni canzone è stata preceduta da una brevissima spiegazione sul contenuto della canzone stessa, ripeto il tutto in modo accorto. In seguito si è esibito un gruppo, composto da ragazzi che hanno cantato anche coinvolgendo i bambini, e fin qui nulla di male. È quanto letto prima delle canzoni e le parole di alcune canzoni che ha
stonato. Appena saliti sul palco, dopo alcuni minuti di vicissitudini tecniche, perché i microfoni non funzionavano, probabilmente un ultimo tentativo di qualche essere superiore per impedire quanto da li a pochi secondi sarebbe successo. Ebbene purtroppo quando i microfoni hanno ripreso a funzionare è stata letta una lettera che di apolitico e apartitico nulla aveva. Grazie a Dio questa letterina è stata letta tra gli sbadigli dei bambini essendosi fatta una certa ora. Scelta questa, che una larga parte della sala, a giudicare dal brusio, ha giudicato perlomeno fuori luogo. Il fuori luogo non è legato al colore politico nero, bianco, giallo, rosso, verde o blu che appartiene a questo gruppo, il fuori luogo a mio giudizio è legato al fatto che far entrare la politica in una scuola elementare, davanti a dei bambini di nove anni, è sempre molto pericoloso. Fare l’insegnante è un lavoro molto difficile, è una missione, gli insegnanti sono sempre di più ogni giorno messi sotto accusa da genitori iperprotettivi nei confronti dei loro figli. Gli insegnanti hanno un compito molto difficile quando devono parlare di quanto succede nel mondo, quando devono parlare di cos’è la democrazia e la tolleranza, compito che diventa ancor più difficile quando parlando di queste cose si rischia di scivolare nella politica. Insegnanti perfetti non esistono, ogni insegnante ha le sue idee e il suo modo di porsi, ma l’insegnante termina il suo impegno professionale nel momento stesso in cui cade nella deriva faziosa, faziosità ripeto di qualunque colore essa sia. Non so se quella sera nella sala del teatro di Rivanazzano Terme fossero presenti dirigenti scolastici o autorità politiche locali, se erano presen-
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troppo spesso si commette l'errore di sottovalutare i bambini
ti mi auguro abbiano preso provvedimenti affinché certe derive che vogliono inculcare ideologie, qualsiasi ideologia, non avvengano più. Se non erano presenti hanno perso un’occasione per vedere come non si fa per ricordare una e purtroppo non la sola, delle grandi tragedie della storia dell’umanità. Troppo spesso si commette l'errore di sottovalutare i bambini, ma loro soprattutto a quest’età sono come spugne, apprendono, immagazzinano informazioni, riferiscono e chiedono se qualcosa non è chiaro e spesso controbattono in virtù di quella coscienza di se e delle proprie idee che si sta formando… che questo piaccia oppure no. Forse sarebbe il caso che in una rappresentazione di bambini venisse in futuro dato spazio solo ai bambini, in fondo quando fanno una rappresentazione, sono loro gli attori principali, lasciamo anche che siano gli unici a salire sul palco, sarebbe una festa, istruttiva, per loro e per tutti… e saranno loro stessi crescendo che sceglieranno quale colore, nell'ambito dell'arcobaleno dei colori politici, quale scegliere… senza che nessuno provi ad inculcare loro un colore.
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alberici: "non abbiamo vinto le elezioni, DOVREMO RINUNCIARE DI PIù"
"Non ne ho mai fatto una questione di nomi" Di Vittoria Pacci
Le elezioni nel comune di Rivanazzano Terme sono ormai vicine, è ora di "tastare" dai diretti interessati, per chi ha voglia al momento di "dichiararsi" quali sono gli scenari che si sono o si stanno delineando. Stefano Alberici è uno di quelli che non ha nessun problema a "metterci la faccia" e a parlare liberamente della coalizione che appoggerà il candidato alla poltrona di Sindaco. Alberici avete da poco inaugurato la nuova sede del partito democratico che lei ha a definito "luogo d’incontro di tutte le realtà politiche e sociali del territorio". "Sì, abbiamo trovato finalmente un'ubicazione più consona rispetto a quella precedente che si trovava a Salice. Ora siamo a Rivanazzano, come giusto che sia, in Via Silvio Pellico. La sede è riservata a tutti gli iscritti, al momento 35 e aperta a tutti gli elettori che si riconoscono nell’aerea democratica. Ciò non toglie che possa diventare luogo di discussione aperto a tutti su temi e problematiche d’interesse comune". Pur essendo lei di area democratica e “contro” la lista di Romano Ferrari alle passate elezioni, i rapporti con la maggioranza sono sempre stati buoni. Il suo giudizio sull’ amministrazione Ferrari è quindi positivo?
"Devo dire che ho sempre avuto buoni rapporti con l’amministrazione ed il mio giudizio sul loro operato è sostanzialmente positivo, quello che va dato atto al Sindaco è di averci sempre coinvolto in tematiche trasversali e di interesse comune, come la battaglia contro la Pirolisi. E’ ovvio poi che abbiamo due visioni della politica opposte ma siamo l’esempio di come si possa collaborare per il bene del proprio paese anche se di colore diverso". Si vocifera di un accordo tra la sua lista e quella di Ferrari. E' vero? "Certo che è vero. E' un accordo di tipo politico, trasparente e ne confermo senza nessun tipo di problema l’ufficialità. Ci siamo trovati e abbiamo condiviso una serie di idee e progetti , stiamo lavorando sul programma e sulla condivisione di chi sarà il candidato Sindaco". Domanda d’obbligo: chi sarà il candidato Sindaco? "Al momento non abbiamo nessun nome, posso dirle che sarà una figura condivisa". Quale sarà l'apporto in termini di persone nella giunta in caso di vittoria? "Ognuno rinuncerà a qualcosa e/o a qualcuno, noi ovviamente non abbiamo vinto le passate elezioni quindi dovremo rinunciare di più mi passi l’espressione, comunque saranno due i rappresentanti della mia lista, io ed una donna". Ferrari a chi rinuncerà? "Non ne ho mai fatto una questione di nomi, nulla di personale con nessuno della giunta, deciderà lui. Si torna a 12 consiglieri invece di 7 quindi ci sarà spa-
zio per tutti…". Frange di malumori per questa unione? "Nessuno, è stata una celta condivisa, assolutamente lo dico con estrema serenità. Abbiamo tutti capito e concordato che era una scelta pensata e logicamente corretta, sarebbe stato per noi impossibile vincere se ci fossimo presentati “da soli”, testimonianza le passate elezioni". Altre liste all'orizzonte "Auspico e credo che l'attuale minoranza Zelaschi, Bertelegni o qualcuno vicino al Dottor Fabbri si riuniranno per proporre al paese una loro lista, mi sembra doveroso, anche se l’azione di minoranza non è mai stata particolarmente propositiva ma piuttosto limitante per la maggioranza stessa". Quale sarebbe il suo ruolo all’interno della giunta? "Io sono già stato assessore durante la giunta Barbieri con delega allo sport e questo è senza dubbio il mio ambito di competenza maggiore, credo che potrei apportare in questo ambito un discreto contributo". Le cose che più le stanno a cuore e che proporrà nella campagna elettorale? "Come PD e come programma della nostra lista auspichiamo ad un’unione dei comuni, solo lavorando insieme si possono affrontare progetti consistenti, quindi sicuramente ci muoveremo in tal senso, massima collaborazione con tutti i comuni limitrofi da Retorbido a Godiasco , poi la raccolta differenziata, Rivanazzano potrebbe fare da capofila ad un progetto condiviso. Progetti con le scuole per migliorare il senso civico e rilanciare la rete già esistente tra le varie Associazioni di volontariato". Lei prima ha citato Godiasco. Tra poco ci saranno le elezioni, la collaborazione con il comune di Godiasco sarà con chiunque prenda le redini del comune? "Chiunque purchè non sia uomo della sfera 'Berognana'".
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Qualcuno ha deciso che vuole o vorrebbe fare il sindaco
Di Nilo Combi
Tradizionalmente dal mese di novembre al mese di marzo a Godiasco Salice Terme succede ben poco. Il periodo storicamente "caldo" è quello che riguarda i mesi tra aprile e ottobre, i mesi della stagione turistica, durante i quali fatti, persone e occasioni di discussione si moltiplicano. Purtroppo per Godiasco Salice Terme, soprattutto per Salice Terme anche i mesi della stagione turistica, vista la crisi delle Terme e la crisi alberghiera, non è che le cronache siano zeppe di novità… Tuttavia in questi mesi "morti", in questi mesi invernali si è più parlato del tempo, dei morti, del sale sulle strade e in qualche caso di politica, in particolare su chi sarà il prossimo sindaco. Come già scritto, le persone più autorevoli che avrebbero il consenso della stragrande maggioranza della popolazione non hanno nessuna intenzione di candidarsi per lo sgabello di sindaco. Ma il sindaco in ogni comune ci "vuole" ed anche a Salice Godiasco qualche volenteroso cittadino "vuole" farlo e sta già facendo le prove, in gran segreto a casa propria, con una fascia tricolore comprata su internet per vedere come gli sta. Nulla di male, anzi, qualcuno il sindaco lo dovrà pur fare, i nomi che circolano sono i soliti due o tre, salvo sorprese dell’ultima ora, tra questi c'è chi ha dichiarato ufficialmente di concorrere per l'agognato sgabello, come l'ex vicesindaco, dell’amministrazione Corbi, Fabio Riva, geometra salicese con ufficio e attività nell’ex ridente località termale. All'ultima tornata elettorale che ha visto vincere la lista Barbieri contro la lista Corbi, Fabio Riva non ha partecipato per motivi famigliari. Avendolo ribadito più volte di non aver partecipato per motivi famigliari ci sentiamo di contraddire i tanti che pensano che il buon geometra locale non avesse partecipato all’ultima tornata elettorale in base a un astutissimo disegno politico. Già parlar di politica tra Godiasco Salice Terme è un impresa titanica, visto che si parla di un piccolo paese, pertanto, si potrebbe parlare di politica paesana, figuriamoci parlare di pianificazioni e astutissimi disegni politici. Non si conosce ancora il programma elettorale
dell'autoctono geometra, probabilmente il programma elettorale verrà formulato nei tempi e nei modi previsti, sentendo anche consigli, pareri, ordini che qualcuno vocifera giungere da qualche ras politico dell’alta vallata. Il geometra Riva è già stato eletto in due occasioni: la prima volta con il sindaco Deantoni, periodo caratterizzato dalla svendita delle Terme di Salice s.p.a e la seconda volta con la sindaca Corbi, caratterizzato da realizzazioni di opere fortemente contestate, una su tutte il pavé nel centro della località termale, e la definitiva…. vendita... delle ultime quote delle terme salicesi. Certamente Riva avrà fatto le sue valutazioni e i suoi conti, certamente avrà valutato il fatto che verrà accusato dalle fazioni avverse di conflitto di interessi, essendo un geometra locale che svolge la propria attività nel comune di Godiasco Salice Terme, certamente starà valutando chi accetterà di far parte della sua lista, e non sono moltissimi i nomi che vorrebbero fare parte delle liste elettorali, ma qualcuno c'è. Potrebbero appoggiare Riva i tre ex compagni dell'avventura politico comunale, Daniele Rochini, Luca Meisina e Marco Bruggi, in lista con Barbieri e che hanno, con le loro dimissioni, fatto decadere lo stesso ex sindaco. Durante i giorni e le settimane, successive al ribaltone che ha causato la caduta dallo sgabello del sindaco Barbieri, i tre erano stati tacciati dalla parte avversa di essere dei traditori, tesi smentita con forza dagli stessi. Proprio questa diatriba tra il reputarli traditori o meno, secondo alcuni li starebbe facendo riflettere sul fatto di entrare nella lista di Riva. I tre sopracitati a sentir quanto dice l'elettorato, perlomeno una parte di esso, hanno, nonostante il breve mandato, la-
GODIASCO
Qualcuno sta facendo con la fascia di Sindaco le prove davanti allo specchio
vorato bene e questa buona reputazione potrebbe essere cancellata partecipando alla lista Riva perché certamente la parte politica avversa avrebbe gioco facile nell’affermare che è vero che erano traditori o bene che vada dei volta gabbana. Farsi tacciare, a volte anche infondatamente , dalla gente, di essere traditore o voltagabbana, non piace a nessuno. Anche Giancarlo Scalzo, che gestisce un attività ortofrutticola, "vorrebbe" fare la sua lista e "vorrebbe" fare il sindaco, ha affermato infatti che si sta muovendo e si sta confrontando con alcune persone per riuscire nell’intento di presentare una sua lista. Una lista che come enunciato da Scalzo, dovrebbe dare una "svolta" a Godiasco Salice Terme. I cittadini salice-godiaschesi sono tutti in trepidante attesa di conoscere il programma elettorale della lista Scalzo per vedere dove "svoltare". Dovrebbe essere della partita politica anche Giovanni Bariani, consigliere uscente della giunta Barbieri, che gestisce un panificio, il quale avrebbe già quasi pronta la lista, ma sarebbe in dubbio se mettersi in prima persona come candidato sindaco… o candidare come possibile sindaco un’altra persona. Proprio da questa lista potrebbe esserci un candidato sindaco che potrebbe mettere d’accordo tutti… Elio Berogno permettendo e "benedicendo" il candidato stesso. Lo sgabello di sindaco è libero, qualcuno che ci si vuole sedere c'è, adesso non ci resta che attendere, forse altri pretendenti si faranno avanti, ad oggi i "papabili" sono questi, qualcuno dei candidati o possibili candidati, lontano da occhi indiscreti e anche dagli occhi dei propri famigliari, per non scatenare una contagiosa ilarità, continuano le prove con la fascia tricolore, comprata su internet, davanti allo specchio del proprio bagno domestico…per vedere che effetto che fa".
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"la ricettività in questa zona è rimasta parecchio indietro"
Di Christian Draghi
Varzi è davvero un paese chiuso che non risponde alle iniziative? Le accuse lanciate dal presidente della Pro Loco Giorgio Pagani sullo scorso numero del nostro giornale trovano una prima replica nelle parole dell'assessore al commercio e al turismo Giulio Zanardi, che se da una parte invita a considerare il bicchiere mezzo pieno, dall'altra evidenzia come la Valle Staffora non brilli per iniziativa imprenditoriale. Zanardi, in sostanza Pagani avrebbe ragione a metà. Qual è la sua posizione riguardo alle accuse lanciate dalla Pro Loco? "Con Pagani c'è una collaborazione proficua da due anni a questa parte. Dice delle cose oggettivamente giuste da una parte, mentre dall’altra ragiona un po’ di pancia e a volte si sfoga. Lo capisco perché in effetti a volte non c’è la risposta attesa alle iniziative, ma bisogna comprendere che non ci sono neppure le risorse economiche di 30 anni fa. Bisogna capire e andare incontro alle esigenze di tutti. E’ vero che a volte basterebbe un piccolo segnale, un piccolo contributo per far capire che tutti sono presenti e partecipi". Si riferisce ai commercianti e al fatto che secondo Pagani non contribuiscono economicamente alla fase organizzativa? "In questo caso sì, ma ripeto, ognuno ha il diritto di dare in base alle proprie possibilità". E l'amministrazione invece? Supporta gli eventi? "In questi due anni abbiamo fatto uno sforzo economico a favore di tutte le associazioni che è difficile da ritrovare in passato e credo che sia difficile smentirmi su questo. Abbiamo la coscienza a posto". Quindi per lei le critiche di Pagani non sono fondate… "Per quanto riguarda la partecipazione agli eventi no. La Pro Loco probabilmente vorrebbe averne di più per aumentare gli introiti e in questo modo poter alzare il tiro delle manifestazioni ed è comprensibile. Come amministratore il mio interesse è diverso: l’importante è portare gente a Varzi e per quello siamo più che soddisfatti. Ci sono diverse associazioni attive in paese, la Pro Loco che non c’era più si è riformata. Per me il bilancio è più che positivo poi ognuno può vederla come crede". Lei è anche assessore al turismo. A Varzi che dovrebbe vivere di quello, dato che non è rimasto altro, non esiste neppure un info point. Una lacuna abbastanza grave, non crede? " E’ vero, però in questo caso una critica mi sento di farla io: la ricettività in questa zona è rimasta parecchio indietro. Basta recarsi in altre zone d’Italia per notare una cura e un amore per l'Appennino che qui non c'è. Le colpe non possono essere solo amministrative, ma anche imprenditoriali. Siamo la capitale del salame e non ci sono allevamenti di maiali o pecore, in Valle Staffora non ci sono nemmeno i pascoli. In Val Curone ce ne sono quattro. Vado spesso sulle colline del reggiano, che non sono più belle delle nostre. Eppure là c'è voglia di fare, ci sono allevamenti e caseifici. Io credo che oggi produrre salame a Varzi possa essere un lavoro, così come avere un allevamento in montagna possa essere un lavoro. Certo sono lavori ‘scomodi’, non esistono sabati e domeniche, la sveglia è impietosa, però di che vivere lo si potrebbe ti-
VARZI
Zanardi: "Siamo la capitale del salame e non ci sono allevamenti di maiali..."
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Giulio Zanardi
rare fuori. A patto di puntare all’eccellenza, perché oggi solo producendo qualità si può avere successo". Lei parla di allevamenti, ma a Varzi che è la capitale del salame non c’è neppure una festa o una fiera seria dedicata al prodotto… "Credo che questa riflessione sia da girare in primis al Consorzio del Salame di Varzi. Se non sono loro a farsi promotori di una iniziativa simile chi altri? Come Comune possiamo collaborare ed aiutare, ma non ci si può aspettare che sia l’amministrazione a provvedere a tutto". Quindi il problema del territorio è la mancanza di iniziativa? "Diciamo che secondo me si è troppo rinunciatari". L’amministrazione non ha responsabilità in questo? "Forse il limite politico, che però va indietro di moltissimi anni e amministrazioni, è stato quello di non riuscire a mostrare alla gente che fare qualcosa qui è possibile". Parliamo del Carnevale, che per un certo periodo è sembrato essere addirittura in dubbio. Alla fine si farà come da consuetudine? "Sì, si farà. Le date previste sono domenica 26 per la sfilata dei carri e lunedì 27 per la classica serata. Sabato 4 marzo ci sarà poi l’evento conclusivo. La manifestazione sarà ospitata dalla Rive Gauche perché i locali del Cinema Italia sono stati venduti a
dei privati che realizzeranno una palestra e un centro fisioterapico". Questa però non sembra una gran notizia per il paese, che perde un luogo di aggregazione che poteva ospitare degli eventi. Non crede che sotto questo aspetto Varzi sia molto carente? "Sono d’accordo. Penso che l’impegno dell’amministrazione nei prossimi anni dovrebbe essere quello di risolvere questa situazione per dare finalmente al paese un centro polifunzionale che possa ospitare eventi di vario genere". Non avete pensato di ritirarlo voi il Cinema Italia? "Il Comune non ha risorse economiche sufficienti. E comunque siamo già in possesso di una struttura che, se sistemata a dovere, potrebbe benissimo assolvere a questa funzione". Parla del mercato coperto? "Esatto. Il sindaco e l’amministrazione sanno già che da tempo questa è una mia proposta concreta: trovare le risorse, magari accendendo un piccolo mutuo se i conti lo permettono, e finanziare finalmente la sistemazione della parte posteriore della struttura, quella per intenderci che guarda verso il fondo valle. E’ una sala già costruita e non servono interventi pazzeschi: una cucina, un pavimento lavabile, l’insonorizzazione acustica, alcune forniture. E’ un’opera che ad oggi, dopo aver perso il Cinema, diventa più che mai necessaria".
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IL NEO ELETTO PRESIDENTE DELL'ASSOCIAZIONE "A TUTTA VARZI"
"Negli eventi che organizziamo noi devo dire che la partecipazione c'è" Di Christian Draghi
Fabio Bergamini, classe 1991, è il nuovo presidente dell'associazione "A Tutta Varzi". Trenta iscritti, tutti varzesi, età media 25 anni, dal 2011 organizzano eventi importanti per il paese. Il loro fiore all'occhiello è la festa medioevale che nel cuore di ogni estate da tre edizioni a questa parte porta nella capitale della Valle
Staffora colpita dalla crisi e dalla mancanza di turismo migliaia di persone. La loro attività è una risposta positiva a una fase storica che vede Varzi, come un po' tutta la Valle, in forte declino. Sullo scorso numero del nostro giornale il presidente della pro Loco cittadina Giorgio Pagani era stato piuttosto duro nei confronti del paese stesso e dei commercianti, accusati di non rispondere con la partecipazione attesa alle iniziative che si organizzano. Bergamini, è vero che il paese non partecipa quando si organizza qualcosa? "Se devo parlare degli eventi che organizziamo noi devo dire che la partecipazione c’è sempre e da parte di molti. Ci si aiuta in fase organizzativa e ci si dà una mano, non solo gli iscritti prendono parte all’allestimento degli eventi, e noto che nel periodo della festa c’è un aiuto da parte di tutti. Anche l’apporto del pubblico è buono. Direi che la nostra associazione è in crescita sotto questo punto di vista". E i commercianti? "Devo dire che anche loro ci aiutano solitamente, finanziando con delle sponsorizzazioni e non credo gli si possa chiedere di più. Anche perché quando il paese vive e penso a manifestazioni come la festa medioevale o la festa dei coscrittoni, anche loro hanno dei vantaggi importanti". Com'è il rapporto con la Pro Loco? Come valutate le loro iniziative?
Fabio Bergamini "Il rapporto è buono e di collaborazione. Ci si dà una mano, come con tutte le altre associazioni. Le loro iniziative sono importanti per il paese e anche complesse e dispendiose da organizzare, soprattutto tenendo conto del fatto che sono molto pochi rispetto a noi e hanno una mole di lavoro superiore. Posso dire che hanno lavorato bene e meno male che ci sono. Riguardo alla polemica non so cosa dire, io vedo il bicchiere mezzo pieno". Da giovane varzese quale credi che sia il problema principale del paese? "Credo che il problema principale riguardi la mancanza di lavoro. Io sto qui perché faccio il marmista nella ditta di famiglia, ma la maggior parte dei miei amici studia a Pavia o lavora altrove. Questo logicamente svuota il paese, ma non soltanto Varzi, è un discorso generale che riguarda tutta la Valle". Anche in estate però la situazione non migliora troppo… "Per quello serve organizzare più eventi possibili, perché più se ne fanno meglio è per il paese". "A tutta Varzi" ha iniziato dal nulla ed ha crea-
to un evento come la festa medioevale che, anno dopo anno, sta diventando un cult. A dimostrazione che volere, molto spesso, è potere. Come mai però nella capitale del salame crudo non esiste un evento come la Festa del salame? "In effetti è piuttosto singolare. Ma bisognerebbe chiedersi a chi spetta organizzarla. I produttori in questo caso dovrebbero mettersi d'accordo in primis". Quali eventi avete in programma per quest'anno? "Al momento ne abbiamo quattro sicuri in programma, anche se non nascondo che ci piacerebbe poterne organizzare di più. Si inizierà dalla Via dei Vini il primo maggio in cui inviteremo diversi produttori della zona. Ci saranno degli stand, molto probabilmente in piazza del Municipio, dove si potranno degustare vini locali. Il 10 giugno poi ci sarà la settima edizione del torneo di calcetto memorial Albertazzi e Malaspina che ha sempre riscosso un buon successo. La Festa medioevale, arrivata alla quarta edizione, si terrà il 29 e 30 luglio. L’ultimo appuntamento è in programma per il 14 ottobre con la festa dei cosiddetti ‘coscrittoni’, che sarà rivolta a tutte le fasce di età comprese tra i 18 e i 40 anni. Sarebbe bello poi riuscire a riproporre la rassegna musicale Meridiana Festival, di cui avevamo organizzato nel 2014 e nel 2015 due edizioni portando gruppi musicali di diversi generi anche da fuori zona". Come finanziate le vostre attività? "Abbiamo i tesseramenti, poi chiediamo sponsorizzazioni e anche il Comune ci è spesso venuto incontro a livello economico. Poi essendo una no profit utilizziamo tutti gli utili che derivano dagli eventi per finanziare le manifestazioni successive". Il Carnevale alla fine ci sarà. Parteciperete quest’anno? "Sì, ma come associazione prenderemo parte alla sfilata con un carro nostro, l’organizzazione generale dell'evento è affidato alla Pro Loco".
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"Il cartello 'Quest’uomo regala' nacque per imitare gli emiri di Dubai"
Di Christian Draghi
"Quest'uomo regala". Negli ultimi quindici anni sono davvero pochi quelli che non si sono mai imbattuti in un cartellone dove compare questo motto sopra il volto serioso di un uomo. Il suo nome, scritto in tricolore, verde bianco e rosso, è "Ivo del Brallo" e se è vero che lo scopo di una campagna pubblicitaria è quello di attirare l’attenzione e far parlare in qualche modo di sé, bisogna dire che quello ideato da Ivo Tordi per reclamizzare il suo negozio è con molta probabilità lo slogan più azzeccato nella storia del marketing oltrepadano. La sua avventura, e quella di uno dei negozi più longevi del territorio, è iniziata nel lontano 1977 al Brallo di Pregola. All'epoca Tordi era un ragazzo 22enne figlio di un noto commerciante, Siro del Brallo, che aveva deciso di seguire le orme del padre nonostante lui lo vedesse meglio come impiegato di banca. Partiamo da lì, Tordi. Come mai suo papà l’avrebbe preferita in banca? "Perché ero piuttosto timido e non parlavo. Aiutavo in negozio ma non ero sufficientemente loquace per questo lavoro secondo mio padre. In effetti all’epoca aveva ragione, ci ho messo del tempo a sbloccarmi. Ma non mi sono mai sentito portato per lavori d’ufficio". Il suo primo negozio se lo ricorda? "Certo. Era il 1977 e avevo una specie da garage adibito a negozio che mio padre mi aveva messo a disposizione in una casa verde lungo la strada per Bralello. Ho iniziato un’estate così, vendendo giocattoli che un amico mi aveva dato in conto vendita. Poi mi sono allargato all’abbigliamento sportivo, allo sci e alla pellicceria, ma sempre in conto vendita perché ho avuto la fortuna di conoscere molti fornitori che già servivano mio padre". E il marchio Ivo del Brallo quando è nato? "Pochi anni dopo ebbi la fortuna di venire a conoscenza del fatto che il pilota Andrea De Adamich stava per chiudere alcuni negozi che aveva aperto nel milanese e i cui magazzini erano pieni di merce di una nota marca che produceva capi di vestiario. Riuscii ad ottenerla pagando un prezzo stracciato al curatore fallimentare. Migliaia di capi di alta qualità con cui ho riempito il mio negozio. Si sparse la voce che li avevo a prezzi super scontati e tanta gente, soprattutto da Genova, arrivò da me, che ero diventato così 'Ivo del Brallo'. Avevo aperto il mio primo negozio anche a Voghera, ma ormai il nome era quello. Successivamente, dato che stavo andando bene, mi trasferii accanto a mio padre e a quel punto la strada si era fatta ancora più in discesa". Com'era il Brallo all'epoca? "Beh, girava molta più gente di oggi, senza dubbio. C’erano due discoteche, molto più turismo". Oggi come lo vede? "Devo dire che una piccola ripresa c'è stata, soprattutto questa estate, anche se siamo lontani dai numeri di una volta che però non credo si potranno ripetere". Come mai secondo lei? "Beh, abbiamo un grosso problema che sono le strade. E’ vero che all’epoca non è che ce ne fossero altre, ma non erano nello stato in cui sono oggi. C’è poco da fare, se non si fa qualcosa per le infrastrut-
ture chi viene una volta poi non torna più". Oggi lei ha un punto vendita di successo a Cervinia, però al Brallo non ha mai rinunciato. Come mai? "Il Brallo è il mio territorio, c’è un legame fortissimo. E poi io nell'Oltrepò continuo a credere perché sono un ottimista". Parliamo dello slogan per cui tutti la riconoscono: "Quest’uomo regala" è ormai nell’immaginario collettivo. Come è nato? "Circa quindici anni fa mi trovavo a Dubai e avevo notato che era tappezzata ovunque di cartelloni pubblicitari dell’emiro, così mi sono detto: perché non lo faccio anch’io? Sono tornato a casa, sono andato in una tipografia di Voghera e abbiamo preparato il cartellone con la mia foto. Poi serviva una frase ad effetto e allora mi è uscita ‘quest’uomo regala’. Tutto qui. Ha avuto fortuna e la uso da allora. Tanti pensano che sia stata fatta da un’agenzia proprio per il successo avuto, ma in realtà è nata in modo piuttosto casuale. Diciamo che ho avuto anche lì fortuna e ispirazione". Fortuna e ispirazione. Certo in un periodo di grossa crisi per il piccolo commercio è dura che possano bastare. Lei è uno dei negozianti più longevi in questo territorio. Qual è il segreto per durare? "Il titolo della mia autobiografia sarebbe 'vivere la vita'. Bisogna sempre pensare che domani può essere meglio anche nei momenti più difficili. Poi
BRALLO DI PREGOLA
IVO DEL BRALLO 40 ANNI DI SUCCESSO SENZA ABBANDONARE L’OLTREPO
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bisogna trattare sempre bene il cliente, perché è lui che ti permette di guadagnare e quindi di durare. Poi bisogna essere super preparati su quello che si vende ed essere sempre aggiornati, girando molto e guardandosi sempre attorno. Infine, anche se molti non ci crederanno, non credo bisogni dare troppa importanza ai soldi. Molti possono dire 'facile per te, tu lavori e guadagni'. Però se non avessi soddisfatto tutte le condizioni precedenti non ci sarei mai riuscito". E il segreto per "regalare"? "Ho sempre cercato di rifornirmi direttamente nelle fabbriche, si riescono ad avere degli sconti non indifferenti. Poi ho avuto fortuna di avere ottimi rapporti con moltissimi fornitori". Per il Brallo invece ha progetti futuri? "Il nostro punto vendita resta, anche se ormai puntiamo più su Cervinia e sul mercato online che rappresenta il futuro soprattutto nello sci. Il mio sogno sarebbe aprire al Brallo, nei locali dell’ex negozio di mio padre, a cui sarebbe dedicato il più grande museo dello sci italiano. Considerando tutti i piani avremmo circa 500 metri quadrati a disposizione per ospitare sci e attrezzatura collegata dal '900 ad oggi. Immagino già un’inaugurazione in grande stile con i nomi più importanti dello sci italiano, da Gustav Thoeni ad Alberto Tomba".
Ivo del Brallo
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ZAVATTARELLO
"sono un uomo che cucina ma non un cuoco"
Ristoratore Sindaco, Sindaco Ristoratore Di Vittoria Pacci
Simone Tiglio, 32 anni, dottore di ricerca presso l'Università di Pavia e da sette anni sindaco del comune di Zavattarello. La sua vocazione per la politica lo ha portato a diventare primo cittadino e recentemente la sua passione per la cucina lo ha spinto ad indossare i panni di ristoratore. In quale momento e da cosa le è nata la passione della ristorazione e della cucina? "Fin da tenera età: la ristorazione è un’attività che ho respirato indirettamente nell’ambito famigliare da sempre, perché mia zia ha gestito per diversi anni un albergo dove mia nonna faceva la cuoca; la mia bisnonna da parte di padre ha lavorato per diversi anni nella cucina dei conti Dal Verme di Torre degli Alberi, e quelle per la cucina e l’intrattenimento sono sempre state passioni di famiglia, specie nelle generazioni passate. La vita poi mi ha portato a percorrere altre strade, tra cui quella della politica, l’altra mia grande passione". Ristoratore e anche cuoco? "Sono un uomo che cucina, ma non un cuoco". Qual è la differenza? "Un cuoco ha la capacità tecnica di creare un piatto, ma anche di trasformarlo e soprattutto di dispensarlo a una quantità variabile di persone, mentre un non cuoco difficilmente possiede le capacità tecniche per gestire, privo della necessaria professionalità, un punto di somministrazione come un ristorante. Questo anche se esprime la stessa passione, lo stesso amore per gli alimenti e per l'essere umano, che solitamente animano i veri cuochi. Un cuoco vive in una dimensione di appartenenza alla cucina, che invece un gestore di ristorante vive soltanto parzialmente. Chi gestisce deve aver sott'occhio tutto. La differenza tra un'attività professionale e un’attività imprenditoriale. È confortante che in un paese si apra una nuova attività, significa che un paese funziona. È confortante che il primo cittadino di un paese investa in un’attività che funziona, Zavattarello sta vivendo un ottimo momento dal punto di vista turistico e quindi enogastronomico? "Zavattarello ha delle grandi potenzialità, dal punto di vista turistico, legate non solo alla presenza di un monumento unico nel suo genere in tutta la provincia di Pavia, ma anche alla conformazione particolare della località e delle sue frazioni, che insieme tratteggiano un paesaggio a mio giudizio tra i più simili a quelli dell’Italia centrale, non che Toscana. Tutto ciò che è stato fatto, specie negli ultimi anni, in termini di marketing, eventi, servizi e infrastrutture, ha certamente contribuito a valorizzare le potenzialità del paese e ad incrementarne l’attrattività sotto il profilo turistico. Gli sforzi dell’amministrazione comunale, dei commercianti e delle molte associazioni presenti sul territorio, hanno condotto a un incremento quanti e quali delle occasisoni di turismo e quindi delle presenze turistiche nel nostro paese. Un solo dato: nel 2009 i visitatori paganti del castello si attesta-
Simone Tiglio
vano intorno alle 2700 persone , nel 2016 hanno superato per il secondo anno consecutivo le 6500 persone". Oggi sembra tutto bello, in base al lavoro svolto in questi ultimi anni, ma è altrettanto vero che ha vissuto tanti anni fa momenti di gloria turistica quando molti dei nostri territori erano mete turistiche, poi c’è stato il calo, è la dura legge del mercato. A suo giudizio qual è stato l’errore che ha portato all’affievolirsi del flusso turistico? "A mio parere la principale causa del declino turistico delle nostre valli, di Zavattarello in particolare è stata l’incapacità di analizzare l’evolversi dei bisogni e della domanda del mercato e di adeguarvisi attraverso investimenti mirati sia nel campo delle infrastrutture che delle strutture ricettive. in più c’è stata la tendenza a sedersi e non andare oltre alle trite e ritrite manifestazioni che fino agli anni 90 erano garanzia di successo, afflussi oceanici di persone". Qualsiasi imprenditore illuminato è ben contento quando la località in cui opera si aprono attività uguali alla sua perché significa che c’è mercato e la concorrenza è vista come un’opportunità e
uno stimolo, non da sindaco, ma da imprenditore si augura che si aprono altri ristoranti, alberghi, bar a Zavattarello? "Condividendo in toto la filosofia del suo ragionamento direi di si, senza dubbio. Se Zavattarello, che già ha visto nel corso degli ultimi anni l’avvio di nuove attività commerciali tutte animate da giovani locali, fosse invaso da decine di nuovi imprenditori che intravedono in esso un’opportunità di crescita per le proprie attività economiche, avrei risolto come sindaco il problema dello spopolamento del mio comune, mentre come imprenditore potrei contare su un bacino di clienti tendenzialmente sempre più ampio". Lei vede il suo futuro più come sindaco o come imprenditore della ristorazione? "Io penso che non si possano porre come alternative queste due attività poiché ciò implicherebbe considerare quella di sindaco come una professione al pari del ristoratore e non ritengo che questo sia il caso. Anche se ho cercato di interpretare il ruolo di sindaco nella maniera più seria e intensa possibile, fare sindaco di un paese è e rimane un’attività di volontariato che non sostituisce, ma eventualmen-
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venzione che esista anche per la parte di Oltrepo in cui si colloca Zavattarello una domanda inespressa di turismo. Fino a non molti anni fa il complesso che ho preso in gestione ospitava stagionalmente diverse decine di villeggianti; poi, piano piano, la clientela storica è andata ad esaurirsi e non è stata sostituita da nuovi fruitori. Penso che ciò dipenda dal fatto che l’offerta di servizi del paese in generale e dell’albergo in particolare non sia stata adeguatamente qualificata e ciò abbia prodotto il declino dell’attività. Non smetterò mai di ringraziare la proprietà che ha sposato fin dall’inizio l’idea di rimettere in moto l’hotel ed ha accettato di farsi carico delle spese di ristrutturazione di tutto il complesso (per ora ancora all’inizio) al fine di renderla una struttura ricettiva, se non di lusso, perlomeno all'altezza delle esigenze di un turista dell'oggi". Uno dei problemi dell'alto Oltrepo, e Zavattarello ne è esente, è lo spopolamento, la causa principe dello spopolamento è la mancanza di lavoro per i giovani. Da imprenditore, ma con un occhio civico da primo cittadino, nella sua attività quante persone lavorano e di dove sono? "Nell'attività lavorano attualmente quattro persone oltre a me e ai miei famigliari, più qualcuno saltuariamente sulla base delle necessità: ho scelto di comporre uno staff composto esclusivamente da giovani e residenti nella zona di Zavattarello, in pratica ho offerto posti di lavoro a quattro giova-
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ni di valore che altrimenti sarebbero stati sottoccupati e non avrebbero potuto esprimere la professionalità per cui hanno studiato, o certamente non a due passi da casa. È stata una scommessa che però con l'impegno che ci stanno mettendo tutti penso di poter vincere". Qual è il suo sogno nel cassetto come imprenditore della ristorazione? "Sinceramente vorrei che il mio ristorante che è anche bar, pizzeria e albergo diventasse un punto di aggregazione e un modello da copiare in tutto l’alto Oltrepo. Un luogo in cui ci si senta come a casa propria e si respiri quella famigliarità unita all’eccellenza dell’offerta che in molte strutture del nostro territorio spesso non si sono registrate". Qual è il suo sogno nel cassetto come sindaco? "Il mio sogno nel cassetto come sindaco è di potermi svegliare una mattina tra qualche tempo e vedere un Oltrepò animato da nuova vita e paesi che tornano a ripopolarsi. Un territorio che offra occasioni di lavoro e di vita a persone di varia provenienza, che sappiano apprezzarne il valore unico e di integrarsi nelle nostre comunità , rispettandole e diventandone gli interpreti futuri".
ZAVATTARELLO
te può integrare una attività lavorativa , qualunque essa sia. La mia idea è che arriva un momento in cui ciascuno deve fare delle scelte per la propria vita e anche dei passi indietro se necessario. Giunto a metà del secondo mandato da sindaco posso tracciare un primo bilancio della mia attività al servizio del comune di Zavattarello e senza alcuna remora dichiarare che se qualcuno vorrà portare avanti il lavoro che ho fatto insieme alla mia squadra di amministratori negli ultimi anni con lo stesso entusiasmo e gli stessi risultati che abbiamo conseguito noi è il momento di farsi avanti, se invece non ci fossero energie nuove, o non fossero animate dalle stesse intenzioni che hanno alimentato il lavoro della mia squadra di amministratori, aiuteremo a crescere una nuova generazione di amministratori che sappiano fare il bene del paese. E’ chiaro che io non potrò rimanere sindaco a vita ed altrettanto non potranno rimanere a vita i miei consiglieri, ma ci sono ancora tante cose da fare ed insieme valuteremo come e con chi realizzarle". Qualcuno però vuole anche dormire, anzi è auspicabile che si fermi qualche giorno a Zavattarello per incrementare l'economia, ma è indubbiamente più facile "far lavorare" un ristorante che un hotel. In un Oltrepò dove molti hotel chiudono, cosa l'ha spinta ad offrire alla clientela anche la possibilità alberghiera? "Mi ha spinto in questa direzione, la profonda con-
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salame di varzi. "forse non ha ancora il giusto riconoscimento"
Di Valentina Villani
Damiano Dorati, giovane talento oltrepadano nel campo della ristorazione, cuoco e non solo, imprenditore di successo a Casteggio. Cucina è passione si sa… Il suo amore per la cucina da dove nasce? "Ho iniziato ad appassionarmi di cucina molto giovane, ispirato dalle persone che in famiglia si tramandavano ricordi e ricette. La nonna in particolare, custode di saperi antichi come di semplici merende a base di “schite” e salumi, è stata una figura fondamentale". Quando ha concretizzato l’idea che la passione poteva trasformarsi in un vero e proprio lavoro? "È stata una scelta naturale. Ho seguito la mia inclinazione, una vocazione che sentivo da sempre." Il mestiere di cuoco è il risultato spesso di una lunga gavetta, partendo dai “bassifondi” delle cucine. Com'è stata e quanto è durata la sua gavetta? "Innanzitutto ho completato gli studi superiori, frequentando un Istituto Professionale a Genova. Poi ho iniziato a lavorare sul campo, dalle mansioni più semplici a quelle sempre più complesse e di responsabilità. Un lungo cammino durato 17 anni, una preparazione umana e professionale per me davvero formativa". Qual è stato il suo maestro e mentore e che cosa di quello che le è stato insegnato le è risultato più utile quando ha iniziato a camminare da solo? "Sicuramente Ivan Musoni, con il quale ho lavorato a lungo. La sua professionalità è stato un modello per me, sia nella gestione della cucina sia nel rapporto umano che aveva con i clienti". Fare il cuoco è già di per sé un lavoro estremamente duro, fare il cuoco-ristoratore-imprenditore non è esattamente la stessa cosa…Perchè ha deciso di passare da cuoco a cuoco-ristoratoreimprenditore? "Sono giovane, ho la fortuna di condividere la passione per la cucina e l’accoglienza con mia moglie Maria. Abbiamo sentito che era il momento giusto per creare e proporre la nostra idea di cucina e di ristorazione. La soddisfazione più grande per un cuoco è poter aprire un locale proprio e vederlo crescere ogni giorno". Una grandissima fetta di mercato vorrebbe mangiar bene spendendo 25/30 euro, bevande incluse. E’ possibile a suo giudizio offrire alta ristorazione e prodotti di qualità mantenendo prezzi molto contenuti? "Il mio impegno, all’Hosteria La Cave Cantù, è la selezione di prodotti di alta qualità, stagionalità e freschezza. Quest’anno abbiamo anche iniziato la coltivazione di un orto. Posso dire che per me la qualità è una caratteristica imprescindibile del fare cucina". Con i piatti tipici della cucina della tradizione oltrepadana è possibile fare alta ristorazione? In che modo? "Certo! Abbiamo un patrimonio enogastronomico molto ricco e vario e attraverso creatività e aggiornamento costante sulle tecniche di cucina lo si può valorizzare". Se lei dovesse eleggere il piatto simbolo dell’oltrepo quale eleggerebbe?
"Il risotto. Nel menu all’Hosteria La Cave Cantù non manca mai e ogni stagione me ne ispira uno nuovo". In Oltrepo ci sono tanti agriturismi. Quali sono secondo lei i loro punti di forza e le loro debolezze? Come potrebbero migliorare la loro offerta? "Credo che l’agriturismo sia una realtà tipica di ogni territorio collinare nel quale l’agricoltura abbia un ruolo prevalente. Occorre quindi puntare sulla peculiarità e qualità dei prodotti e sulla buona accoglienza". La ristorazione oltrepadana sta ampliato sempre di più l'offerta, non solo con piatti tipici ma piatti di altre regioni italiane ed internazionali. A suo giudizio questa è una strada corretta? "Le contaminazioni, in ogni ambito e anche in quello della cucina, sono segno di apertura e vitalità. Spesso la nostra cucina guarda non solo ad altre regioni ma anche ad altri continenti e alle loro tradizioni. Ogni viaggio si traduce in un’idea da applicare in cucina". Cosa manca alla cucina oltrepadana affinchè diventi riconoscibile e riconosciuta e quindi i suoi piatti possano essere esportai e diffusi in altre regioni d’Italia? "Credo che la cucina del nostro territorio sia apprezzata. Da noi per esempio arrivano gourmet da ogni dove, attirati dalla cucina ma anche dalla bellezza del paesaggio e dal patrimonio vitivinicolo". Il prodotto principe dell’Oltrepo è il salame di Varzi. Secondo lei che è originario dell'Alto Oltrepo quali sono i punti di forza e le debolezze del salame di Varzi? "La forza è data dalla Dop e dalla qualità del prodotto. Forse non ha ancora il giusto riconoscimento a livello nazionale, ma è un risultato che può arriva-
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"La soddisfazione più grande per un cuoco è poter aprire un locale proprio"
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re. Un riscontro noi lo abbiamo quando lo proponiamo anche a clienti di fuori che lo apprezzano sempre". L'Oltrepo pavese è uno dei principali territori di produzione vitivinicola. Sempre un maggior numero di cantine si sta impegnando per produrre vini di alta qualità e di alta gamma. A suo giudizio qual è un vino bianco ed un vino rosso che potrebbe posizionarsi nell’alta ristorazione nazionale ed internazionale? "Proprio perché originario di questo territorio, citare solo due vini mi sarebbe impossibile. Amo la cultura vinicola dell’Oltrepò, fa parte di me e del mio essere cuoco, e apprezzo gli sforzi in atto per accrescerne qualità e prestigio". Da cuoco qual e stata la più grande soddisfazione personale che ha avuto? "Personalmente essere chiamato quest’anno dal Gambero Rosso per registrare una puntata di Parola di chef. il programma dedicato a giovani talenti della cucina d’autore italiana, è stata una grande soddisfazione. Del resto le soddisfazioni del cuoco arrivano ogni giorno, soprattutto quando i clienti percepiscono il complesso lavoro che c’è dietro a ogni piatto proposto. Per noi il loro apprezzamento è di grande incoraggiamento". Da cuoco-ristoratore-imprenditore invece? "Avviare la Hosteria La Cave Cantù e lavorarci ogni giorno insieme alla donna che amo, mia moglie Maria".
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Fabio Lodigiani: "Cerco sempre di acquistare da coltivatori locali" di
Valentina Villani
Quello del panificatore è un mestiere molto antico. Infatti, le prime testimonianze scritte, raccontano che già l'homo erectus preparava il pane macinando i cereali tra due pietre e, una volta impastato con acqua, lo cuoceva su pietre roventi. In seguito, intorno al 3500 a.c., gli Egizi, già eccellenti agricoltori e cuochi, ben presto scoprirono come impiegare i prodotti delle loro terre e, oltre alla trasformazione del grano, individuarono come attuare il processo di fermentazione, lasciando l'impasto all'aria aperta e, cotto l'indomani, il pane, considerato come fonte di ricchezza, era pronto per finire sulle tavole. Successivamente, con il passare degli anni, questo antico mestiere subì diverse evoluzioni ed oggi, purtroppo, anche e soprattutto a causa dell'avvento della grande industria e distribuzione, i veri panificatori sono rimasti ancora pochi. Nelle nostre terre, rispetto alle più grandi realtà cittadine, diciamo che non ci possiamo lamentare, perché il prestinè è un mestiere ancora in voga, tuttavia sono in molti ad aver adottato metodi più innovativi e, in un certo senso, comodi , perché se la domanda ogni giorno aumenta per restare al passo è necessario produrre più velocemente. Fabio Lodigiani invece è un caso a parte, la sua è una passione prima che una professione, infatti, dopo aver intrapreso studi legati al settore della panificazione, ha lavorato diversi anni per un team internazionale operante nel settore di prodotti da forno come tecnologo della panificazione. Tuttavia, stufo delle pressioni causate dal suo lavoro trentennale e dalla vita in cui non si riconosceva più, perché come racconta, si è sempre sentito più panettiere tecnologo, abbandona il lavoro di una vita per dedicarsi a 360 gradi al mondo del pane e nel vero senso della parola. Infatti, Lodigiani, è si un panificatore ma la sua professione ha un valore aggiunto: è un ricercatore di grani antichi che acquista e macina in maniera diretta, proprio come si faceva una volta. "Sono un pioniere in controtendenza – dice – i punti cardine della mia professione si basano su salute e territorio. Credo fortemente nei valori salutistici, sono convinto che alimentarsi bene sia sinonimo di stare bene. Al giorno d'oggi, purtroppo, non è ancora chiaro cosa sia positivo o negativo per il nostro organismo ma, quel che è certo, è che i derivati industriali non sono proprio ottimali per un corpo in salute, ecco
Fabio Lodigiani perché il mio lavoro è fondato principalmente sulla lavorazione manuale, come una volta, sulla ricerca del prodotto di qualità, puntando in modo particolare sul km0 e la territorialità, anche se, tuttavia, questo non mi è sempre possibile purtroppo, ma ci sto lavorando". Cosa significa ci sto lavorando? Ha progetti particolari in cantiere legati al territorio? "Quello della territorialità per me è un discorso molto importante. Infatti, cerco sempre di acquistare da coltivatori locali, perché autocertifico le materie prime grazie a un’informazione diretta tra me e il coltivatore. Se vogliamo, più che un progetto è un sogno nel cassetto quello di rifornirmi solo da contadini locali, biologici certificati ma, come dicevo, ci sto lavorando, tuttavia non nego che potrebbe realizzarsi a breve, se dovesse andare bene, già con la fine di questo anno". Prima diceva che si rifornisce per la maggiore da coltivatori locali, dove esattamente? "Robecco Pavese, Corana, Castelletto di Branduzzo e al mulino di Voghera. Nella maggior parte dei casi acquisto il grano, tassativamente integrale, che macino direttamente". Lei è un grande estimatore di grani antichi. Su quali tipologie cadono le sue scelte per la realizzazione dei suoi prodotti? "Per i miei prodotti scelgo sempre grani antichi e integrali, come il senatore cappelli, ad esempio, il grano di Saragolla, il Khorasan (meglio conosciuto
TORRICELLA VERZATE
PROFESSIONE PANIFICATORE: "scelgo sempre grani antichi"
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come kamut) e il farro". Lei che è un grande esperto, può raccontarci qualche aneddoto su questi grani? "Sono tutti grani molto antichi. Il senatore cappelli è un grano duro, in passato molto conosciuto, apprezzato e utilizzato ma, nell’epoca post bellica scomparve. Si tratta di un prodotto poco sensibile ai fertilizzanti e, in quei tempi, in Italia, le fabbriche di armi furono convertite a fabbriche di fertilizzanti: ecco perché il senatore cappelli scomparve, lasciando posto a grani più facili da trattare. Il più datato è sicuramente il farro, infatti, già nell’epoca romana era conosciuto e considerato il più pregiato. È un grano che non ha mai subito incroci e la sua macinatura avviene attraverso un procedimento particolare, e anche quella che preferisco: la macinatura a Martelli". Di cosa si tratta? "La macinatura a martelli dal mio punto di vista è la migliore. E’ considerato un metodo grossolano ed è anche il più difficoltoso ma, da un punto di vista salutistico, è il più ottimale. Per il buon funzionamento del nostro organismo è fondamentale che il grano che assumiamo sia integrale, perché è il nostro intestino che lo richiede e, questa macinatura, è l’unica che mantiene il chicco il più integro possibile". Sta lavorando a qualche altro progetto di cui può già accennarci qualcosa? "Un altro progetto in cantiere a cui sto lavorando è legato al lievito. Diciamo pure un'evoluzione del lievito madre, più precisamente una via di mezzo tra lievito di birra e lievito madre. L’utilizzo del lievito di birra è molto più semplice, ma quello madre è più salutare, anche se di lavorazione molto più difficile; per questa ragione, oggi, per un panificatore è impossibile utilizzare il lievito madre. Quello che sto creando è una sorta di incrocio tra lievito madre lievito di birra, anzi diciamo pure che esiste già, ma ancora in via di perfezionamento".
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"Non è assolutamente vero che Montalto è un paese abbandonato a se stesso" Di Valentina Villani I servizi sono carenti, in modo particolare quello scolastico e, per i bambini, c'è poco e niente; inoltre, anche la raccolta differenziata e le strategie di marketing sono totalmente inesistenti. Iniziava così la nostra intervista a Daniele Manini, consigliere d'opposizione del Comune di Montalto Pavese, uscita all'interno dello scorso numero di gennaio. Ma il primo cittadino Villani non ci sta e chiede replica. La raccolta differenziata è un discorso complesso, ci spiega, per cui si sta studiando da tempo un importante progetto che interesserà tutta la cittadina montaltese, come illustra lo stesso sindaco nelle righe che seguono. "Innanzitutto tengo in modo particolare a correggere qualche inesattezza che ha asserito il nostro consigliere di minoranza Manini nell'intervista passata– precisa Villani. "Quello della raccolta differenziata, ad esempio è un discorso molto complesso e particolare. E' già qualche tempo che la nostra amministrazione sta portando avanti un progetto importante legato alla raccolta differenziata. E' chiaro che in piccole realtà come la nostra non è così semplice far partire una differenziata a 360 gradi, ecco perché ci siamo focalizzati più su un discorso di aree ecologiche attrezzate, in alternativa a quelle che erano le zone principali di smaltimento rifiuti". Dove è stata realizzata quest'area smaltimento? "La zona cui mi riferisco è collocata all’interno dell’area sottostante la chiesa, dove abbiamo deciso di allestire tutta quella che è, e sarà perché il progetto prosegue, un'area ecologica attrezzata. Allo stato attuale sono presenti bidoni per la raccolta di plastica e carta e, piano piano, completeremo, potenziando con tutte le altre tipologie di raccolta rifiuti. Oltre che funzionale, perché anche l’occhio vuole al sua parte, quest’area è molto piacevole anche da un punto di vista estetico, perché tutto intorno è stata realizzata una struttura in legno. Ma preciso, non sarà l’unica zona di raccolta, infatti, è nostra idea installare altre aree ecologiche come quella già esistente all’interno del paese, in maniera graduale e in base ovviamente alle risorse a disposizione". Quindi avete già previsto di allargare anche ad altre zone? "Il progetto come accennavo poco fa prosegue, siamo partiti da quest'area ma allargheremo ad altre zone. La decisione di concentrare la prima attrezzata di raccolta differenziata nell’area sottostante la chiesa è stata studiata attentamente. Innanzitutto perché è molto ampia, ma anche meno invadente, poiché si trova appena fuori dal centro abitato". L'idea di dotare la cittadina di bidoni compost, come accennava Manini, perché è stata scartata? "Quello che la minoranza non capisce è che per approcciare una raccolta differenziata corretta, è essenziale che la mentalità delle persone sia predisposta e questo non è così semplice. Il discorso del compost non è possibile proporlo solo alla cittadinanza, è un'operazione che avrebbe senso se partisse da tutto il territorio, altrimenti si corre il rischio di compiere sforzi inutili a costi esagerati. Una raccolta attraverso il compostaggio richiede un impiego da parte della cittadinanza non indifferente e, metterlo in pratica, posso assicurare che non è poi così semplice. Certo che se tutto il territorio decidesse di seguire questa linea, saremo senz'altro i primi a proporci, tuttavia svolta così in maniera indipendente
Angelo Villani non avrebbe alcun senso". Passiamo ora alle scuole "A Montalto Pavese abbiamo due istituti scolastici: la scuola dell'infanzia e quella primaria, e ne siamo davvero molto orgogliosi. Avere due tipologie di scuole, in piccole realtà collinari come le nostre non è cosa comune. Lo spopolamento invece lo è, e si verifica in ogni paese di media/alta collina: tutte le piccole realtà, nessuno escluso, si trovano in difficoltà oggi come oggi, per cui credo che certe generalizzazioni siano totalmente fuori luogo. Più che classi miste parlerei di pluriclassi, è vero, siamo così strutturati, ma forse Manini non sa che è davvero impensabile che in un paese piccolo come il nostro si possa fare diversamente. Le classi prima, seconda e terza sono insieme e, in tutto, abbiamo ventinove bambini, se dovessimo dividerli non avrebbe senso, la soluzione purtroppo è una sola: o pluriclassi o niente scuola". Com'è strutturato quindi il vostro sistema scolastico? "Il nostro sistema scolastico è ben strutturato, gli insegnanti sono molto preparati e l’istruzione non si paga, come in tutte le altre realtà del resto. La mensa è a pagamento, ma l’amministrazione comunale compartecipa alla spesa, inoltre i nostri bambini posso godere di pasti ottimi e casalinghi, in quanto abbiamo attivato una convenzione con un ristorante della zona che funge come mensa scolastica. Per i più piccoli non abbiamo potuto mettere in atto lo stesso sistema, in quanto risulta troppo pericoloso farli uscire dall’istituto. Stiamo facendo salti mortali per garantire questi tipi di servizi, purtroppo anche noi amministrazioni comunali non ce la passiamo bene, ma cerchiamo comunque di fare quello che possiamo per offrire servizi, dal nostro punto di vista fondamentali, alla cittadinanza. Inoltre, partecipiamo alla spesa di trasporto pubblico per i bambini delle scuole medie". Esistono altre attività, magari extra scolastiche, per i giovani? "Da tempo stiamo portando avanti diverse iniziative culturali ed educative per i ragazzi. Attraverso l'organizzazione bibliotecaria sono ben due anni e più che vengono pianificate diverse attività, come i labo-
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Il sindaco replica alla minoranza: "o pluriclassi o niente scuola"
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ratori ad esempio, o la visione di film; ma si organizzano anche feste come a Natale, carnevale e per altre ricorrenze. Il consigliere Manini dice che non ci sono attività per i bambini nel panorama sociale di Montalto e che sono abbandonati se stessi, ma non è assolutamente così, ma lui non può saperlo, perché nonostante sia componente del consiglio della biblioteca, si è presentato solo alla prima riunione tre anni fa". Sindaco, ma Montalto è o non è un paese abbandonato a se stesso? "Non è assolutamente vero che Montalto è un paese abbandonato a se stesso e noi amministratori non siamo ciechi, certo, sarebbe bello fornire tutti i servizi senza far pesare i costi sulla cittadinanza, ma purtroppo non è possibile e cerchiamo di arrangiarci come meglio possiamo. Stiamo sistemando le strade, in alcune zone siamo già intervenuti, manca ancora qualcosina, come la strada fornace ad esempio, forse la più critica da un punto di vista viabilistico, ma stiamo già valutando come muoverci. Nei prossimi mesi è nostra intenzione rivedere tutta la segnaletica. Inoltre abbiamo un progetto importante in cantiere". Può già accennarci qualcosa? "Grazie ad un importante finanziamento della Fondazione Comunitaria inizieremo ad attuare interventi di manutenzione all’interno di Palazzo Santa Cristina. Palazzo Santa Cristina è il più antico palazzo di Montalto, donato al comune anni e anni fa, cui teniamo in modo particolare. Gli interventi previsti, per il momento interesseranno l’esterno, quindi sistemazione portici e giardino. E’ chiaro che tutta la struttura andrebbe costantemente mantenuta, ma esiste sempre il triste discorso di finanze limitate all’interno delle amministrazioni comunali: purtroppo non si può arrivare dappertutto. Il progetto, in ogni caso proseguirà e verrà allargato ma in maniera graduale". Chiudiamo l'intervista parlando dell’iscrizione del Riesling nel registro De.Co "Quello dell’inserimento del nostro Riesling all’interno del registro De.Co è un discorso che è già stato trattato ampiamente. A tal proposito mi sto già informando sull'argomento di questione, il problema però è che esistono situazioni che andrebbero discusse e trattate a mente fredda, siamo comunque interessati e ripeto la cosa non è poi così automatica, ci vuole del tempo. Potrà anche essere vero che i viticoltori sono d'accordo all’iscrizione nel registro, tuttavia non è facile mettere loro tutti d’accordo". Per che motivo non è facile mettere tutti i viticoltori d’accordo? "Le leggi sulla De.Co parlano chiaro: l’iscrizione è prevista solo per prodotti tradizionali e territoriali. Il renano, ad esempio, è un ottimo prodotto, forse anche più pregiato dell'italico, ma non è tradizionale, di conseguenza non può entrare a far parte del registro De.Co e non tutti i viticoltori hanno le stesse tipologie di prodotti. Già questo direi che è un problema non da poco".
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l'assessore al Welfare e Pari Opportunità
Di Vittoria Pacci
Cristina Varesi, classe 1966, bronese di nascita e per il terzo mandato assessore al Welfare e Pari Opportunità e nella legislatura Riviezzi ricopre anche il ruolo di Vice Sindaco. Componente dell'Assemblea Nazionale e membro dell'Assemblea e della Direzione Provinciale del Partito Democratico ha la passione politica nel sangue. "Faccio politica per passione ormai da molti anni, amministrare oggi è una missione, ma per fortuna ho un lavoro con il quale vivo". Insieme a lei altre quattro donne siedono nel consiglio comunale bronese, motivo d'orgoglio per l'assessore Varesi che dichiara: "In questi anni le donne hanno svolto un ruolo chiave nella società raggiungendo traguardi e risultati in ogni campo, le Istituzioni hanno aiutato questo percorso e grazie alle modifiche di Legge oggi in Consiglio Comunale siedono con me altre 4 donne. Il percorso è ancora lungo ma grazie anche a ruoli chiave che occupano le donne a tutti i livelli auspico ancora traguardi significativi". Varesi il suo è un assessorato molto impegnativo, specchio del malessere e delle necessità delle persone. Il lavoro e il sociale. Qual è la fotografia di disagio e povertà nel suo comune? "Io ricopro deleghe pesanti in un contesto economico e sociale come quello attuale dove le necessità e le povertà aumentano e le risorse diminuiscono, a Broni come nel resto d'Italia. Il mio assessorato è molto attento a monitorare i bisogni reali, ad oggi il problema più drammatico è la perdita della casa, ognuno dovrebbe essere garantito in tal senso, ma purtroppo non è così, le nuove povertà che dobbiamo affrontare oggi sono le famiglie che si ritrovano a lottare con problemi economici difficili per la perdita del lavoro". A volte l'italiano si sente messo da parte o in secondo piano di fronte alle necessità degli extra comunitari. Lei da politico avverte nel sistema questa disparità e a Broni c'è questa sensazione? "Nessuno deve essere messo da parte qualsiasi nazionalità abbia, ci sono dei diritti che le Istituzioni debbono ad ogni grado garantire. In questi anni di impegno amministrativo ho lavorato a 360° gradi a favore della parità in tutte le sue forme, sui temi della conciliazione per un sostegno vero e concreto nei confronti delle donne e della famiglia in genere, collaborando con le amministrazioni e tutto il mondo del volontariato e del terzo settore. Creando una rete di amministratrici che hanno sempre partecipato attivamente alle progettualità aldilà del colore politico. Siamo donne e uomini del fare". Non solo perchè il suo ruolo lo richiede, ma anche il fatto di essere donna l'ha sensibilizzata ulteriormente nelle problematiche rosa della citta? "Certamente, la donna che lavora ha tutte le incombenze (figli, casa, rete familiare / genitori), deve riuscire a conciliare ogni cosa trovando anche del tempo per se, in questi anni di mandato ho presentato e visti finanziati progetti sulla conciliazione, mettendo in campo azioni che hanno aiutato le donne/madri con servizi per i loro piccoli (baby sitter, centri ricreativi, ect..)". Violenza sulle donne un altro tema a lei caro "L'impegno per il contrasto alla violenza sulle donne è immutato dal mio primo giorno di mandato. Ancora molti casi si presentano, ma siamo preparati ad affrontarli grazie alla rete costituita da: Istituzioni,
Cristina Varesi Aziende Ospedaliere, Forze dell’Ordine, Prefetture e Centri Antiviolenza. Il mio assessorato collabora ormai da anni con le Associazioni di riferimento per dare un sostegno alle vittime attraverso azioni progettuali e collaborazioni, l’educare alla non violenza è il nostro lavoro quotidiano. Da anni con le colleghe amministratrici lavoriamo insieme in sinergia senza distinzione o appartenenza politica perché i risultati si raggiungono con la passione e l’impegno che ci contraddistingue". L'assegnazione dei 22 alloggi previsti nel quartiere "la Francia" è un progetto concluso e andato a buon fine? Ci sono evoluzioni nell'ambito delle assegnazioni degli alloggi a canone sociale? "Il quartiere La Fracia – Housing Sociale è uno dei tanti progetti della nostra amministrazione, gli alloggi di cui 14 già occupati ed altri 8 disponibili a breve, hanno permesso di poter assegnare unità abitative a persone in difficoltà (madri sole con figli, anziani, disabili...) in un contesto confortevole e dotato di luoghi di incontro e di socialità". Quali sono le politiche che il comune intende portare avanti contro "la fuga" dei giovani in cerca di lavoro? "I nostri giovani sono una risorsa, nelle scorse settimane ho partecipato all’iniziativa del Liceo di Broni che ha premiato le eccellenze, i nostri ragazzi sono il futuro del Paese e mi auguro che le politiche governative diano loro la possibilità di restare a lavorare per noi e per lo sviluppo futuro". Quanto ha speso il comune di Broni nel 2016 per il welfare e le politiche sociali? Qual è il budget messo a disposizione per il 2017? "Nel Bilancio comunale il 19% è lo stanziamento per il sociale, sempre mantenuto anche in questi anni di difficoltà dovute anche ai trasferimenti ridotti. Attraverso poi finanziamenti da bandi regionali cerchiamo le risorse aggiuntive". L'ultimo bando vi è valso un contributo dalla Regione di circa 25mila euro a cosa serviranno? "Esatto, è stato approvato con decreto n. 14082 del
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"Nel Bilancio comunale il 19% è lo stanziamento per il sociale"
29.12 2016 ed ammesso da Regione Lombardia alla seconda fase progettuale con il riconoscimento di un contributo pari a circa € 25.000,00. Il progetto è denominato: OLTREPÒ... GIUSTO IN TEMPO! e insieme ai Comuni partners storici (Stradella, Prima Collina ed Arena Po), lavoreremo sulle azioni atte a migliorare l’accessibilità dei cittadini ai servizi, sia attraverso una mobilità sostenibile, sia attraverso un'armonizzazione degli orari degli uffici per gli utenti, verranno coinvolti i vari attori sociali e del terzo settore oltre alle Istituzioni. Il progetto vuole creare una situazione ed un contesto di vita nel quale saranno le città ad adattarsi ai cittadini ed ai loro tempi e non viceversa". "Lo sport va a cercare la paura per dominarla, la fatica per trionfarne, la difficoltà per vincerla". Così Pierre de Coubertin definiva lo sport. Quanto è importante lo sport come strumento educativo? "Fondamentale, tant’è che lo scorso mese siamo stati all'Auditorium di Regione Lombardia invitati dagli assessorati al Welfare e allo Sport per presentare il nostro progetto IN GENERE NOI (non) PARTIAMO PARI finanziato sul bando regionale 'Progettare la Parità in Lombardia'. Broni è capofila in partenariato con i Comuni di Stradella, Canneto Pavese, Castana e Montescano, oltre alle Associazioni sportive del territorio (Calcio Broni, APOS Stradella, Tennis Stradella, Running Oltrepo, Basket Femminile Broni A1). Le azioni progettuali saranno rivolte ai ragazzi che svolgono discipline sportive, perché attraverso lo sport si possa imparare il rispetto la non violenza e perché tutti abbiamo le stesse possibilità senza differenze né di genere né di razza, lo faremo attraverso professori di scienze motorie, coach e anche con la presenza dei genitori. Con me in Regione hanno presenziato le giocatrici di Basket Arianna Zampieri (capitana) e Alice Richter, ad oggi le atlete donne che militano nella categoria di Basket A1. A differenza degli uomini, non sono considerate professionisti e non hanno tutele (maternità), per cui tanto ancora dobbiamo lavorare sul tema e lo faremo senza sosta tutte/i insieme". Fiore all'occhiello del suo assessorato? "Il servizio MIO TAXI è il fiore all’occhiello del 'mio lavoro' ed è un progetto di servizio di trasporto e accompagnamento a chiamata. 18 Comuni in convenzione (Broni capofila), oltre 2500 viaggi all'anno con più di 1500 persone trasportate, per l'80% donne, età media 75 anni. Svolto attraverso le Auser di Broni e Stradella che oltre a trasportare chi ne fa richiesta verso ospedali, case di cura, supermercati, fanno un servizio di vero e proprio accompagnamento protetto".
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GRAMEGNA SRL: GLI "INVENTORI" DELLA VANGATRICE
Claudio Gramegna
Di Edoardo Depaoli Claudio Gramegna è alla seconda generazione della storica azienda di famiglia fondata nel 1960 da suo padre Angelo, con i fratelli Nando e Valdo Gramegna, i quali idearono la cosiddetta "vangatrice", una vera e propria rivoluzione nel mondo agricolo oltrepadano degli anni '60 e che è valsa alla ditta Gramegna prestigiosi riconoscimenti dalla Camera di Commercio e dalle fiere di settore che premiano le innovazioni. L'azienda risiede ancora oggi nel territorio oltrepadano a Broni, sede dello stabilimento e della produzione, dando lavoro a circa trenta persone, continuando a produrre macchine agricole di alta qualità con una "orgogliosa" continuità con il passato ma con laggiunta di perfezionamento e innovazione. Gramegna tutto ebbe inizio dalla "vangatrice". Di chi è stata l'idea e come è venuta? "E’ stato il frutto di osservazione ed intuizione da parte di mio padre e dei miei zii. Negli anni '60 mio padre con la sua famiglia risiedeva in Val Versa, baricentro della produzione vinicola dell'oltrepo pavese: immense distese di viti e i contadini che durante il periodo invernale trascorrevano lunghe settimane a vangarle. I fondatori, simulando il movimento che manualmente veniva compiuto dagli agricoltori, ideando così il primo congegno meccanico per vangare la terra che venne in seguito chiamato vangatrice, alleviando la fatica ai contadini". Quando entrò ufficialmente in commercio la vangatrice? "Le prime versioni furono da applicare ai motocoltivatori. Nel 1965 la prima vangatrice venne presentata ufficialmente alla 67esima fiera agricola di Verona ottenendo il riconoscimento di macchina innovativa. L'intuizione che tale macchina sarebbe stata di grande utilità diede loro l'incentivo ad intraprendere l'attività nel settore delle costruzioni meccaniche". Il prodotto è stato da subito ben accolto o inizialmente c’era scetticismo tra gli acquirenti? "Il mercato chiedeva un attrezzo che potesse alleviare la fatica degli agricoltori che come accennato in precedenza effettuavano la vangatura di vigneti e campi manualmente, quindi la necessità di una macchina
che potesse compiere questa operazione era sentita. Naturalmente gli inizi non sono stati semplici perché con poca esperienza e mezzi a disposizione è stato necessario superare molti ostacoli, ma con passione perseveranza e determinazione i fratelli Gramegna sono riusciti ‘imporsi’ grazie anche all’affidabilità delle loro macchine". Dagli anni '60 ad oggi il modo di "fare agricoltura" è cambiato, macchine sempre più sofisticate si sono imposte sul mercato. La Gramegna Srl come è riuscita a resistere alla concorrenza? "Non abbiamo mai smesso di mettere a punto migliorie, non ci siamo fossilizzati, ma da allora abbiamo realizzato numerosi brevetti con un costante lavoro di perfezionamento e miglioramento della vangatrice. Questo si traduce, oggi, in una grande esperienza ed una vasta gamma di vangatrici che consente di offrire sia agli hobbisti che alle grandi aziende un prodotto di elevato standard tecnico in grado di ottenere risultati spesso sorprendenti. Inoltre possiamo contare sull'alta professionalità dei nostri operatori che garantiscano l'elevato standard qualitativo oggi sempre più richiesto dai mercati nazionali ma soprattutto internazionali". Da Santa Maria della Versa a Broni. Scelta logistica immaginiamo… "Direi di sì, nel corso degli anni e con l'avvio delle esportazioni l’azienda è cresciuta e dalla originaria sede di Santa Maria della Versa l’azienda è stata trasferita a Broni sempre ai piedi delle colline dell’Oltrepò ma decisamente più favorevole dal punto di vista logistico per lo scambio di merci e a soli 60 km da Milano. Non solo però la logistica ma anche per problemi di spazio, attualmente infatti la ditta occupa una superficie di circa 10.000 mq di cui la metà coperta". Quali sono gli altri prodotti dell'azienda? "Alla gamma delle vangatrici che è stata sempre più ampliata, se ne contano oggi 70 versioni, negli anni si sono aggiunte altre macchine per la lavorazione interceppo in vigneti e frutteti, dalle zappatrici automatiche, ai trinciasarmenti, dagli erpici rotanti alle trinciatrici polivalenti. Inoltre dal 2005 per iniziativa della ‘seconda generazione’ è stata avviata una seconda azienda operante nel settore dei ricambi agricoli after market operante in una nuova struttura di 700 mq coperti e con 5 addetti". Il 75% dei vostri prodotti viene immesso nel mercato estero " Esatto, la nostra organizzazione di vendita si basa su una consolidata rete di concessionari italiani ed esteri che consente alla Gramegna di operare in una posizione di leadership sul mercato delle vangatrici, con una quota export che arriva al 75% della produzione. Il mercato della Gra-
BRONI
"Internazionalizzazione e innovazione sono le chiavi di successo"
megna srl è sempre stato caratterizzato da una buona percentuale di export già a partire dai primi anni '70. Io appartengo alla seconda generazione e opero da circa un decennio nell’azienda che ha mantenuto le caratteristiche di azienda familiare, con una giusta continuità con il passato ma con spiccata tendenza alla internazionalizzazione che probabilmente è destinata a salire". Quanto è importante il commercio con l'estero e quali sono le difficoltà che un'azienda dell'Oltrepo può trovare nel commerciare all'estero? "L’export, o per usare un termine più in voga negli ultimi tempi la internazionalizzazione è una delle chiavi di successo, in questi anni possiamo definirla di sostentamento delle aziende, insieme alla innovazione. Le difficoltà di affrontare i mercati esteri soprattutto per quelli extra UE sono di natura logistica e di conoscenza dei mercati. La appartenenza alla associazione nazionale dei costruttori di macchine agricole in questi casi ci è di supporto per affrontare i mercati più lontani attraverso la partecipazione a fiere di settore, ma importante è anche la collaborazione tra colleghi costruttori di macchine agricole con i quali ci scambiamo informazioni e dealer nelle varie parti del mondo. Progetti in cantiere? "Stiamo studiando e sperimentando macchine che consentano agli utilizzatori, che nel corso degli anni sono diventati sempre più competenti e professionali, di effettuare le lavorazioni con minor impego di tempo, questo rendendo le macchine più prestazionali ma anche riducendo gli interventi di manutenzione facendo riscorso a materiali innovativi che le moderne tecnologie mettono a diposizione, collaborando anche con Università e centri di ricerca. Molto importante per noi è l'apporto dei giovani, tant'è che accogliamo sempre con molto entusiasmo i ragazzi, gli studenti che ci scelgono per i loro stage formativi".
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"lo spritz si beve con il pinot nero metodo charmat"
"Il prodotto più venduto è il Prosecco seguito dal Franciacorta" di
Valentina Villani
Le infinite distese di filari d'uva che si propagano in lungo e in largo per le nostre vallate ci parlano di storia, di tradizione e di eccellenze. Eccellenze nate grazie alla passione e l’impegno costante dei nostri viticoltori che, nonostante tutte le stelle del mondo gli remino contro, cercano con ogni mezzo a disposizione di portare in alto il
buon nome delle loro terre. Certo, le sventurate vicende sopraggiunte negli ultimi tempi hanno influito negativamente su tutto il lavoro che si era fatto e, ad averne la peggio, è stato come sempre il buon nome dell’Oltrepò. Parlare di vino in una terra che è vino non dovrebbe essere poi così difficile, anche se, tuttavia, purtroppo oggi non è ancora così. I viticoltori stanno facendo molto per farsi conoscere, per informare, per raccontare chi siamo e, tra luci e ombre, pare inizi ad intravedersi qualcosa, ma a quanto pare non è ancora abbastanza: i competitor oltre regione sono molto forti in fatto di marketing e noi non lo siamo ancora, o non lo siamo mai stati forse. In questo ampio progetto comunicativo non solo gli attori del vino dovrebbero impegnarsi ma tutto il territorio a 360 gradi, quindi addetti ai lavori ma anche gente comune: dobbiamo informarci e a nostra volta fare cultura, portarla nel mondo, raccontare chi siamo. All'estero, fuori regione e anche in Oltrepò: perché anche qui la comunicazione è ancora carente. Prova ne è l’inchiesta da noi svolta tra i bar stradellini, dove si evince che nella maggior parte dei locali è ancora il Prosecco a farla da padrone, mentre il vino oltrepadano per alcuni è argomento ancora sconosciuto. Lasciamo la parola agli intervistati, sentiamo cosa ci hanno risposto. Federico Urso e Agnese Bullari Caffè del Teatro Il vino più venduto al caffè del Teatro è il Prosecco, seguito dal Franciacorta ma forse più per moda che per altro: questo è quanto emerge dalle parole dei due baristi Federico Urso e Agnese Bullari che, tra le poche righe che seguono ci raccontano com'è percepito dalla clientela il vino oltrepadano. "Il prodotto più venduto e ricercato è sicuramente il Prosecco, seguito dal Franciacorta, anche se, tuttavia, ultimamente, il vino oltrepadano è piuttosto richiesto. Da addetti ai lavori vi siete fatti un’idea del perché in Oltrepò il prodotto più veduto e ricercato ancora oggi sia il Prosecco? "Crediamo si tratti più di un discorso di moda che altro. Tutti conoscono il Prosecco e spesso quando chiedono da bere generalizzano". Le richieste della clientela variano a seconda delle fasce d'età ad esempio? "Generalmente i giovani iniziano a bere vino dopo i 20 o più, ma non hanno una cultura, quindi diciamo nemmeno pretese particolari. Invece, dai trent'anni in su cercano soprattutto vini oltre regione: personalmente non crediamo si tratti di un discorso di non fiducia verso il vino oltrepadano, bensì è più probabile che conoscendolo e apprezzandolo già, vogliano semplicemente sperimentare nuovi prodotti". Quante le etichette Oltrepò sono presenti nella vostra carte dei vini? "Abbiamo diverse tipologie di vino oltrepadano, quindi bianchi rossi, fermi e frizzanti e bollicine. Di-
Federico Urso e Agnese Bullari ciamo a rotazione almeno cinque per tipologia. Sicuramente a livello locale i rossi sono più richiesti, preferiti invece i bianchi da fuori regione". Matteo Boffini American Bar Golden Black "Il Prosecco la fa sempre da padrone", così anche al Golden Black, dalle parole del barista Matteo Boffini, scopriamo che il vino più ricercato resta sempre il Prosecco. Ma, nonostante quest'ultimo sia il più richiesto, il km0 è comunque sempre molto bevuto e ricercato, piazzandosi però al terzo posto in classifica, dopo il conosciutissimo friulano e i rinomati vini trentini. Secondo lei perché la maggior parte dei clienti cerca prodotti fuori regione anziché prediligere il vino locale? "Perché gente si ricorda quei nomi, li hanno in testa: credo sia più un discorso di bombardamento mediatico che altro. Quando entrano e non hanno voglia di pensare troppo a cosa bere dicono fammi un Prosecco. I ragazzi iniziano a bere vino dai 25 anni in su e la nostra clientela è principalmente giovane; diciamo che il vino imparano a conoscerlo con il tempo, ecco perché, a meno che non siano intenditori, la tendenza è quella di scegliere i prodotti più conosciuti. Poi è chiaro che dipende sempre dal cliente, come dicevo poco fa, se è un estimatore di vini sicuramente cercherà un prodotto più ricercato e magari meno commerciale". Indicativamente quante sono le proposte firmate Oltrepò al Golden Black? "Abbiamo sempre almeno cinque/sei tipologie per etichette, tra bianchi e rossi, fermi o frizzanti e bollicine. A rotazione cerchiamo di inserirne sempre di nuove, in modo da far conoscere i vari brand territoriali ai nostri clienti". Davide Del Gobbo Ti.dà American Bar Al Ti.dà il prodotto più bevuto è il Pinot Nero, ci spiega Davide Del Gobbo, seguito da Bonarda e Riesling. Ma fino a qualche anno fa non era così: "negli ultimi tempi sembra che l’aria sta cambiando, se prima mi chiedevano per la maggiore vini trentini, veneti o siciliani, oggi noto con immenso piacere che la clientela sta prendendo un’altra direzione". Perché secondo lei? Cosa pensa sia accaduto? "Credo che l'informazione aiuti, poi anche noi baristi cerchiamo di indirizzare la clientela verso i prodotti della nostra terra, soprattutto quando i ragazzi sono giovani e non conoscono ancora bene il mondo del
Matteo Boffini vino". Crede che le strategie di marketing e comunicazione a livello territoriale stiano funzionando? "Qualcosa si sta muovendo anche se, tuttavia, il cammino è ancora lungo, diciamo che si potrebbe fare di più. Anche le stesse cantine dovrebbero mettere in atto progetti in sinergia, perché una buona collaborazione tra le parti è fondamentale per far funzionare le cose". Quindi più Pinot Nero che Prosecco al Ti.dà? "Certamente. Anche nella preparazione dello Spritz, la ricetta originale parla di Prosecco, ma siamo in Oltrepò, quindi qui lo Spritz si beve con il Pinot Nero metodo Charmat". Salvatore D'Urso Garybaldi American Bar Anche al Garybaldi il prodotto più ricercato che va per la maggiore è comunque sempre il Prosecco, seguito da Franciacorta e Oltrepò, che è apprezzato, richiesto e conosciuto ma non come i famosissimi fuori regione. Perché? Domandiamo a Salvatore D’Urso. "Penso si tratti in parte di una questione di gusti e in parte di una scarsa conoscenza del prodotto locale. Ricordo poi che il Prosecco non è solo in Oltrepò ad essere il più richiesto, esistono statistiche che parlano chiaro: questo è un fenomeno a livello nazionale, una moda se vogliamo. Il Prosecco è un prodotto facile e ha dietro le spalle un’azione comunicativa molto forte. Oggi va così, se guardiamo indietro negli anni la gente beveva solo Berlucchi, oggi Prosecco, domani chi lo sa. Quel che è certo è che la comunicazione fa
Salvatore D’Urso
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37 tanto, in Oltrepò Pavese è migliorata moltissimo negli anni, anche se, tuttavia, penso non sia ancora sufficiente". Perché dice così? "Negli anni l'Oltrepò ha fatto passi da gigante a livello di comunicazione, ma non è ancora abbastanza. C’è poca educazione dal mondo del vino e la gente chiede ciò che sente più nominare. Cecano il Prosecco di default, come se fosse un nome come un altro, senza sapere nemmeno quale sia la distinzione tra Metodo Classico e Prosecco. Credo sia questo che dovrebbe fare il territorio, spiegare alle gente come bere e cosa bere. Noi che stiamo dietro al bancone cerchiamo di fare un po’ di sana informazione al cliente, ma non basta comunque, quello che servirebbe è una vera e propria strategia di marketing che parta da tutti gli attori del mondo del vino oltrepadano, perché il nostro prodotto è davvero ottimo, solo bisognerebbe riuscire a presentarlo meglio". Al Garybaldi quante sono le etichette oltrepadane sulla carta? "Prevalentemente nella nostra carta dei vini abbiamo diverse proposte di Metodo Classico. Per quanto riguarda i rossi e bianchi, almeno 5 per tipologia". Marco Venditti Caffè Concordia "Le richieste della clientela sono varie, in molti cercano prodotti anche fuori regione e la tendenza è quella di chiedere nomi più conosciuti, come il Prosecco ad esempio: purtroppo è così che funziona” – spiega il titolare Marco Venditti. "Noi cerchiamo sempre di proporre vini locali: è così che abbiamo educato i nostri clienti ed è quello che suggeriamo sempre di fare anche ai colleghi. L’informazione è fondamentale, perché è quella che poi porta le persone a compiere delle scelte". Ci sono fasce d'età che prediligono alcuni vini rispetto ad altri? "I più giovani tendono a seguire le mode del momento, mentre i più informati scelgono in modo più consapevole, puntando più sulla qualità". Prima diceva che la comunicazione è fondamentale. Dal suo punto di vista com’è svolta a livello locale? "Negli anni l'Oltrepò ha fatto grandi passi in tema di informazione, tuttavia credo ci sia ancora molto su cui lavorare. La qualità non manca, abbiamo prodotti eccellenti e nulla da invidiare ad altri territori, dobbiamo solo farci conoscere di più. Forse anche i trascorsi tormentati non hanno aiutato, ma i produttori che sanno lavorare bene ci sono, prova ne sono anche i diversi premi ottenuti dalle varie cantine locali". Quante sono le proposte firmate Oltrepò all’interno del vostro locale? "Abbiamo almeno 5/6 prodotti per tipologia e qualcuno in più di Metodo Classico, che è in assoluto una chicca del nostro territorio". Christian Tonelli Alternative Cafè Il prodotto locale è di casa all'Alternative Cafè, come ci spiega il titolare Christian Tonelli, anche se molta gente ancora oggi non sa quale sia la differenza tra Prosecco e Pinot Nero. "Ancora oggi le persone non conoscono la differenza tra Pinot e Prosecco: sono due uvaggi completamente differenti, il Pinot è un’uva di grande importanza, sia in allevamento, in vigna che in termini di vinificazione. Il Prosecco non è un prodotto di bassa qualità, tuttavia ha un’importanza differente, è un vitigno molto meno pregiato, anche se a livello di marketing sono stati bravi e sono ancora fortissimi, forse impossibili da battere a livello commer-
Christian Tonelli ciale”. Come vede l’informazione a livello locale? “In Oltrepò ultimamente l’informazione sta migliorando ma non è ancora abbastanza, c’è da lavorare molto in termini di mercato e dicendo questo non mi riferisco solo ai produttori di vino, fare informazione rientra anche tra i compiti di noi baristi, perché non dobbiamo limitarci a versare il vino nel bicchiere, se la gente è poco informata la colpa è anche di chi
Marco Venditti sta aldilà del bancone. Noi cerchiamo di indirizzarli, di fare informazione e posso affermare con orgoglio che i nostri clienti tendenzialmente scelgono di bere il prodotto locale". Quali le tipologie più richieste? "Senza ombra di dubbio gli Spumanti, quindi Rosè, Metodo Charmat e Classico Pinot Nero, che in fatto di qualità la fa da padrone su altre regioni, ovviamente non dico ciò per parlare male dei competitor, ma sicuramente abbiamo prodotti da non invidiare a nessuno. Ecco perché i clienti chiedono quello, chia-
Davide Del Gobbo
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La Storia della tranvia d'Oltrepò dimenticata
Di Christian Draghi E' esistito un tempo in cui il trasporto su rotaia in Oltrepò era il mezzo più veloce ed economico, e il fischio del treno era un suono familiare anche tra le colline. Se quasi tutti però conoscono la vecchia ferrovia Voghera-Varzi, in pochi ricordano la tranvia elettrica che collegava Stradella a Santa Maria della Versa. Chiusa nell'ormai lontano 1956, per 25 anni aveva trasportato persone e merci da un capo all’altro della valle, prima di arrendersi alle leggi dell’economia che dirottarono i destini del trasporto dalla rotaia alla strada. La storia della sua nascita affonda le radici alla fine del XIX secolo, quando le fiorenti produzioni vinicole della Valle Versa iniziavano a sentire la necessità di un collegamento ferroviario che permettesse l'invio celere dei prodotti. Nel 1914, dopo anni di discussioni, fu approvato il progetto di una tranvia a trazione elettrica che avrebbe collegato Santa Maria della Versa al centro della valle, alla città di Stradella dotata di una stazione ferroviaria posta sulle linee Alessandria-Piacenza e Pavia-Stradella e collegata a Voghera tramite una tranvia a vapore. Lo scoppio della prima guerra mondiale interruppe lo svolgimento dell'iter, ma al termine delle ostilità le comunità interessate rilanciarono il progetto, costituendo nel 1925 la Società
Anonima Tranvia Elettrica Stradella-Santa Maria della Versa (SATE), che ottenne nel 1926 la concessione della linea, da essa gestita per tutta la sua esistenza. I lavori di costruzione e posa iniziarono immediatamente e proseguirono per quattro anni, impiegando anche manodopera e materiali locali, ad esempio per la costruzione delle massicciate ottenute da pietre delle colline. La linea fu inaugurata il 18 ottobre del 1929. L'obiettivo generale – e bisogna dire che questa visione strategica sembra mancare negli amministratori del territorio in epoca contemporanea – era favorire in primo luogo lo sviluppo dell’economia della valle. Il fine primario della tranvia era quello del trasporto delle merci, più rapido e più sicuro rispetto ai tradizionali carri. Vini, prodotti dell’orto e della campagna ma anche le pietre scavate fra le rocce collinari venivano trasportate alle stazioni tramite carrelli del tutto simili a quelli di miniera. Si aggiungeva poi il trasporto di persone, in movimento per i più vari motivi fra le due "capitali" della Valle. Prima di tutto la tranvia è stato un punto di riferimento per bambini e ragazzi che la utilizzavano per recarsi a scuola. Si estendeva per una lunghezza di poco superiore ai 13 km. Partendo dalla stazione di Santa Maria della Versa, che fu realizzata appositamente e che si trovava dove oggi c'è la cantina sociale, percorreva 12 fermate, restando per alcune di esse parallele alla strada, in altri casi in-
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Quando da Santa Maria della Versa a Stradella si andava in tram…
vece inoltrandosi nell'entroterra. Partendo proprio da Santa Maria si arrivava a Begoglio, poi a Ponte Casale, Loglio e da lì a Molinazzo. A quel punto dalla strada ci si inoltrava nell’entroterra, si usciva poi di fronte a Chiesa Pozzolo e si batteva la strada tra Roncole e Vigalone. Da lì si scendeva a Beria e San Giacomo fino ad arrivare a Stradella Mercato, la prima delle tre fermate stradelline. La seconda era allo scalo merci e la terza ed ultima alla stazione ferroviaria, dove si poteva raggiungere il raccordo con Alessandria e Pavia. In tutto un viaggio di quasi un’ora, certo non poco se si tiene conto dei soli 13km della percorrenza, ma con una diffusione che era decisamente capillare. E' ben evidente ancor oggi la struttura dell’antica stazione, ora trasformata in un bar, in Piazza Trieste, a Stradella, all'imbocco della strada per Santa Maria. Le merci che arrivavano allo scalo erano pietre provenienti dalla Valle Versa, in zona Versiggia, dove esisteva una cava. Venivano caricate su un binario morto sul quale i convogli venivano collocati in prossimità della stazione di Begoglio. Da lì arrivavano in cementifera. Le stazioni in muratura che furono realizzate apposta erano 4, una di esse, quella di Roncole, esiste ancora ed è stata acquistata da un privato che ne ha fatto un bar. Le altre erano delle fermate caratterizzate da una pensilina rialzata di circa 3 metri per 5, prive di copertura in caso di intemperie. Il trasporto era molto utile non solo per le merci ma anche, come detto, per gli studenti. Nei ricordi di chi l’ha vissuta e utilizzata riecheggia ancora la "cagnara" dei ragazzi nei vagoncini con i sedili in legno. Dal punto di vista della sicurezza i crismi da rispettare non erano certo quelli odierni: sempre nei ricordi di chi la utilizzava resta vivo il distacco dei vagoni che talvolta si verificava. Se nessuno si trovava nella carrozza ed era in grado di tirare il freno a mano presente all’interno, la carrozza stessa continuava la sua corsa fino a quando i cunei appositamente installati lungo la rotaia ne provocavano la discesa e il conseguente stallo lungo la via Emilia. Non furono però ragioni di sicurezza a causare la fine della tranvia. Dopo la seconda guerra mondiale le aziende vinicole della zona cominciarono ad orientarsi verso il trasporto su gomma, ritenuto più flessibile ed economico. Lo scarso traffico passeggeri della linea, di interesse strettamente locale, non poteva giustificarne il mantenimento ed essa venne pertanto chiusa nell'estate 1956. Da allora sopravvive nella memoria di chi l'ha vissuta e nel (poco) materiale fotografico e video a disposizione.
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"In comuni piccoli l'opposizione non porta mai nulla di concreto"
Di Valentina Villani
e comunicazione, per portare gente da fuori. Purtroppo non disponiamo chissà di quali strutture storiche per poter offrire visite turistiche, per questo motivo dobbiamo puntare sui nostri prodotti”. Cosa pensa che manchi a Santa Maria della Versa? “Quello che manca alla nostra cittadina è una mentalità giovane che inizi ad operare oggi in vista del futuro. I nostri giovani dovrebbe-
Nel comune di Santa Maria della Versa, all'interno
dell'amministrazione comunale esiste una situazione che potremo definire anomala rispetto ciò che si verifica normalmente nelle realtà amministrative. Infatti, incredibile ma vero, i rapporti di collaborazione tra maggioranza ed opposizione sono ottimali e si lavora in sinergia con un fine comune: quello di operare per offrire servizi utili alla cittadinanza. Sono quasi tre anni che il consigliere Anna Zucconi siede dietro i banchi della minoranza, per lei è la prima esperienza in ambito amministrativo, si trova bene, sia per via della sua carica sia con l’amministrazione Ordali, ed è proprio lei a raccontarci di questi ottimi rapporti collaborativi tra le parti. "I rapporti con l’attuale amministrazione sono molti buoni - spiega - si collabora sinergicamente per una buona riuscita di progetti legati al buon andamento della nostra cittadina". Quello che mi presenta oggi Zucconi per le mie orecchie è un fatto un po' anomalo. Diciamo che forse non mi è mai capitato di parlare con una minoranza che mi dica "con la maggioranza scorre buon sangue". “Con ciò che ho affermato poco fa, adesso non è che voglio dire che sono sempre d'accordo su tutta la linea che in questi anni ha adottato l'amministrazione comunale. Quando si sono presentati fatti su cui non mi sono trovata d'accordo l'ho fatto presente, tuttavia posso dire che mi sento ascoltata dalla mia maggioranza, condivido molte loro idee e progettualità e, al tempo stesso, cerco di dare il mio apporto come posso. Credo che in comuni piccoli come i nostri l’opposizione non porti mai nulla di concreto e che si dovrebbe operare nella medesima direzione. Anche con l’altro gruppo di minoranza non ho mai avuto sentore di scontri, c'è una buona sinergia tra tutti ed è quello di cui necessitano i nostri cittadini". La sua collaborazione con l’amministrazione Ordali possiamo dire sia una cooperazione svolta a 360 gradi perché lei è anche coordinatore della Protezione Civile e la nomina è giunta proprio dallo stesso sindaco "Con la passata amministrazione ero già vice coordinatore della Protezione Civile e, con l’avvento di
Anna Zucconi
questa nuova amministrazione, essendo anche consigliere di minoranza sono stata coinvolta in maniera più attiva in tutte queste situazioni: diciamo che questa mia posizione mi ha anche un po’ aiutato. Mi sono stati affidati incarichi importanti, come quello accennato poco fa ad esempio, o quello di responsabile info point, che solitamente vengono dati a persone di fiducia”. Cosa pensa della situazione difficoltosa in cui versano i commercianti di Santa Maria della Versa? "Credo che l’avvento dei supermercati e grossi centri alle porte delle nostre piccole realtà abbiano portato non poche difficoltà a molti negozi di vicinato. C’è chi nei mesi passati accusò l’amministrazione per il discorso dei parcheggi, ma la causa non è sicuramente quella. Siamo noi, amministratori per primi e cittadini, che dobbiamo acquistare nel nostro comune per portare indotto a tutta la cittadinanza. Come anche partecipare attivamente a eventi e manifestazioni, per avvicinarsi alla realtà locale. L'amministratore, dal suo canto, deve fornire dei servizi, magari offrire più strutture, ma il resto sta alla comunità. Anche le cantine dovrebbero pianificare un discorso di maggiore pubblicità
SANTA MARIA DELLA VERSA
"siamo noi che dobbiamo acquistare nel nostro comune"
ro portare avanti progetti e idee insieme a persone più mature, allo scopo di realizzare insieme un programma condiviso che poi porteranno avanti da soli, proseguendo sulla linea di ciò che si è costruito insieme. Servirebbe una comunità più attiva”. Pensa che quanto accaduto alla Cantina La Versa possa aver influito negativamente sul paese? “Quello che mi sembra di percepire è che quando La Versa era La Versa la città era più motivata, c’era più spirito e voglia di fare. La Versa è sempre stata un lustro e un vanto per tutti noi, me compresa. Ho viaggiato molto nella mia vita e ovunque andassi, quando dicevo che venivo da Santa Maria della Versa erano in molti a conoscere il mio paese per via della rinomata cantina e, per me, questo è sempre stato motivo di grande orgoglio”. Come vede la sua cittadina oggi? “Sono nata e cresciuta a Santa Maria, ho sempre amato e amo tutt’oggi la mia piccola città. Quando sono libera da impegni lavorativi la giro, mi piace molto camminare, anche fuori dal centro. Mi rammarica molto vedere troppa inciviltà, c’è molta sporcizia in giro, gli operatori passano ma c'è tanta maleducazione e questo non è positivo per una comunità”. Mancano due anni e un po’ alle prossime amministrative. Pensa che si ricandiderà? “Non lo so, in realtà non ci ho ancora pensato, anche se non credo. Per amministrare un comune oggi bisogna avere tempo da dedicarvi e con una vita lavorativa impegnativa risulta difficile. Ripeto, non se ne ancora parlato, ma ci penseremo a tempo debito, per il momento sono felice sia per il mio ruolo di consigliere sia per i risultati ottenuti alle passate elezioni”.
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"risollevare le sorti del paese significa fare feste E merende?"
"Abbiamo lasciato un residuo di cassa di circa 235mila euro" Di Valentina Villani
Mario Baldenchini, già assessore dell'ex amministrazione Portinari, subentra nel consiglio comunale di Rovescala l'indomani le dimissioni della consigliera di minoranza Giovanna Bergonzi. L'attuale consiglio di minoranza non ha gradito alcune affermazioni del neo sindaco Marco Scabiosi e replica, dettagliando ampiamente le motivazioni per cui a loro dire non sono propriamente corrette. "Scabiosi dice che in eredità dalla nostra amministrazione si sono trovati con risorse limitate e che, per questa ragione, riusciranno a garantire solo i servizi di base, lavorando più che altro in ambito sociale. Questa affermazione è assolutamente falsa – contesta Baldenchini - poiché abbiamo lasciato un residuo di cassa di circa 235mila euro e un avanzo disponibile di 90mila, tutto questo, tengo a precisare, malgrado i consistenti tagli ai trasferimenti statali. Ma non è tutto, in questi cinque anni, la nostra amministrazione è riuscita a concludere diverse opere di notevole importanza per tutta la cittadinanza e di questo siamo molto orgogliosi perché, preciso, non abbiamo contratto mutui di alcun tipo e tutto quello svolto in questi anni è stato possibile solo grazie alle nostre forze e in parte attraverso bandi di finanziamento. C'è stato un impegno pari a circa 100mila euro di opere: sinceramente non capisco cosa si possa pretendere di più". Vuole illustrarci qualcuna delle opere di cui accennava poco fa? "Abbiamo realizzato importanti interventi all’edifico scolastico, come i pannelli fotovoltaici sul tetto, ad esempio, e tamponato la parete ove è situata la porta di accesso alle aule, per una minore disper-
Mario Baldenchini
sione energetica. Abbiamo provveduto all’installazione della rete internet nelle scuole e acquistato computer per la biblioteca. Per quanto riguarda il cimitero, abbiamo rifatto gli intonaci esterni, riparato e sistemato tutti i cancelli dell’edificio e portato a termine il compimento della passerella di accesso agevolato dal parcheggio cimiteriale. Per un servizio di sorveglianza più efficiente, sono state collocate le telecamere nei punti critici della città. Diverse asfaltature e sistemazione di strade e moltissime altre opere che non potrei elencare in una sola intervista". L'estate appena passata c'è stata una forte polemica legata al grest "La nostra amministrazione, essendo in scadenza
ai primi di giugno, non ha voluto vincolare fondi a bilancio destinati al grest, perché sarebbe stata facoltà dei nuovi arrivati decidere che tipo di iniziativa dedicare ai bambini. Per il reperimento della copertura finanziaria sarebbe stata sufficiente una manovra di normale amministrazione, ovvero una variazione di bilancio (come invece hanno fatto per i contributi alle associazioni), ma in questo caso hanno trovato solo scuse, come quella di aver dovuto spendere 5mila euro per il centro polisportivo. Ma il tetto massimo consentito per il pagamento delle utenze ammonta a 2mila e 500 euro annui, come si evince dall’estratto della convenzione e qui qualcosa non torna". Prima ha accennato che però per i contributi alle associazioni hanno apportato variazioni di bilancio, vuole spiegarci meglio? "Quando hanno voluto hanno apportato variazioni di bilancio abbondantemente, per esempio hanno dato 1500euro in più alle associazioni, però per il grest hanno ritenuto superfluo fare una variazione. Ora bisogna capire se per risollevare le sorti del paese significa fare delle feste, merende e aperitivi o progettare qualcosa di più concreto, che nel loro programma non esiste. Dicono di voler investire nel sociale e che credono fortemente nelle attività da destinare ai bambini, ma nutro seri dubbi…. Nel loro programma elettorale dicevano di voler puntare sui giovani e gli anziani ma, fino ad ora, non hanno fatto niente, se non organizzare un cena di Natale per gli over 85 ma, gli under 85, non sono stati contemplati" Ci auguriamo che, oltre alla normale amministrazione, questo nuovo gruppo possa realizzare almeno altrettante opere e anche migliori, viste le necessità del paese – conclude Baldenchini. Comunque l'impronta di questa nuova amministrazione sarà percepibile già dalle iniziative che si potranno leggere nel nuovo bilancio di previsione 2017, prossimo alla valutazione consiliare e, sicuramente oggetto di accurata osservazione da parte della minoranza".
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"Lino Maga è un signore del vino, un uomo controcorrente"
"Creare un mercato ad un'etichetta di vino è un'impresa ardua" Di Giacomo Braghieri
Intervista a Marco Bertelegni, classe '76, enologo dell'azienda agricola Monsupello. L'azienda per cui lavora insieme ad altre di uguale valore, durante la tempesta di scandali e malversazioni che da anni flagella la gestione delle cantine sociali dell'Oltrepò, hanno tenuto la barra dritta continuando a produrre e commercializzare con passione gli ottimi vini di questa terra. Bertelegni dopo studi seri ed approfonditi passa ancora gran parte del suo tempo fra i filari ed in cantina per curare con passione tutta la filiera che porta alla produzione del vino di qualità, gli facciamo domande 360° sui vini ed i problemi dell'Oltrepò. L'annata 2016 come è stata? "È stata ottima, sia dal punto di vista produttivo che commerciale". Ci spieghi "La stagione è iniziata con un buon germogliamento primaverile che ha portato ad un buon sviluppo vegetativo della pianta; fine maggio ed inizio giugno sono stati molto piovosi ed hanno dato qualche problema a livello fitosanitario e creato qualche colatura fiorale. Luglio ed agosto non sono stati eccessivamente caldi, il che ha portato ad una buona maturazione delle uve, con una resa leggermente superiore al 2015 e con un buon equilibrio di acidità e zuccheri dei mosti bianchi e delle basi spumante. Grazie ad un settembre eccezionalmente caldo è stata raggiunta una maturazione ottimale anche delle uve rosse, che hanno avuto buona gradazione alcolica e un' ottima maturazione fenolica, apportando buoni colori e profumi ai mosti". Ha parlato di vini bianchi e rossi di che vini parla? "Parlo di vitigni che giudico pilastri fondamentali del nostro territorio, quali il Pinot Nero, prevalentemente vinificatoto col metodo classico, ed il Riesling, per quel che riguarda i bianchi; Croatina e Barbera per i rossi. La Bonarda che noi produciamo è fatta con il 100% di uva Croatina e ritengo che la Barbera, se gestita bene in vigneto, possa dare un grandissimo vino, anche frizzante". Dal punto di vista commerciale? "Come azienda siamo in crescita, e vedo con soddisfazione che anche l’Oltrepò delle piccole aziende che fanno bottiglie di qualità è in crescita. Chi ha puntato sulle produzioni d’eccellenza sta avendo soddisfazioni". Abbiamo visto sui social network e sulla stampa una grande presenza di produttori oltrepadani al Vinitaly è significativo? "Sì, l'appuntamento di Verona è la nostra vetrina internazionale. È un evento conosciuto nel mondo e cade in primavera quando i vini della nuova annata sono pronti ad essere commercializzati. Resta però il fatto che negli anni l'atmosfera si è fatta confusa e quasi dispersiva, per l'affluenza di un pubblico troppo numeroso e spesso poco selezionato. Personalmente preferisco eventi più mirati al mondo dei produttori e agli addetti ai lavori, come il Merano Wine Festival, dove le aziende espongono in seguito ad un’accurata selezione fatta da una giuria di esperti che valutano i vini presentati; anche il pubblico
Marco Bertelegni
risulta essere molto più selezionato, privilegiando gli operatori del settore. Quest'anno il nostro spumante Nature è stato premiato con la medaglia di platino, tra i primi 25 vini del Merano Wine Festival. È un premio che va all'azienda per cui lavoro, ma allo stesso tempo premia un territorio storico ad altissima vocazione viticola, di cui spesso se ne parla solo male". Un po' di numeri, il comparto del vino in Oltrepò, numero di addetti, indotto, fatturato indici di crescita "I numeri precisi non li conosco, è un'economia legata a più di 13.500 ettari. Comprende agricoltori, produttori, e addetti alla commercializzazione. Penso sia la prima economia dell'Oltrepò come fatturato, indotto e numero di persone impiegate. E' un'economia che andrebbe maggiormente tutelata ed aiutata per aumentarne la redditività". Rimaniamo sull'attualità, vouchers si o no nel suo comparto? "In azienda in genere usiamo contratti a tempo determinato, i buoni lavoro sono sicuramente utili nei momenti di maggiore intensità di lavoro, personalmente vedrei bene delle cooperative specializzate a fornire manodopera qualificata come esistono in Franciacorta, Piemonte e Veneto. Come sono strutturate le aziende vitivinicole in
Oltrepò? "Il mondo dei produttori del vino è costituito essenzialmente da tre tipologie di impresa. Ci sono le imprese agricole individuali, che sono per la gran parte semplici conferitori di uve alle cantine sociali, e rappresentano la realtà più diffusa del nostro territorio. Ci sono aziende più o meno grandi con marchi conosciuti, alcuni anche storici e di tradizione nobiliare, che hanno una produzione e una commercializzazione propria del vino prodotto con brand più o meno forti. Infine ci sono le aziende emergenti, spesso rappresentate da giovani imprenditori, che tentano la produzione e la commercializzazione in proprio, cercando di fare breccia in un mercato già pieno di referenze, dove spesso per entrare si deve fare una guerra di prezzi al ribasso; forse queste sono quelle realtà che affrontano le difficoltà maggiori e che devono essere maggiormente sostenute finanziariamente; devono puntare fin da subito ad un’alta qualità per cercare di fare la differenza e dare un valore aggiunto al proprio prodotto. Creare un mercato ad un'etichetta di vino è un'impresa ardua. Si rischia di riempire i magazzini con prodotti invenduti e di conseguenza essere costretti a vendere ottimo vino a basso costo. I problemi delle cantine, al di là dei fatti di cronaca, secondo lei come sono nati?
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dei diritti, difendendo il proprio operato di artigiano ed artefice del Barbacarlo, un vino storico del quale in Oltrepò è l’unico produttore - a tal proposito consiglio di leggere il libro 'Maga Lino il Signor Barbacarlo' dell’amico Valerio Bergamini- Il Barbacarlo è un vino rosso e corposo ottenuto da Barbera e Croatina di vecchi vigneti vinificate nel modo più semplice e tradizionale possibile. Come tutti i grandi vini ogni annata è diversa da un’altra, è stato aprezzato da un esperto come Luigi Veronelli e Gianni Brera ne era innamorato. È un vino da intenditori che non ha nulla da invidiare ai grandi rossi piemontesi. Quando Lino Maga iniziava la sua strada con il Barbacarlo in Oltrepò c'era il boom del pinot nero vinificato col metodo classico di La Versa. Guardate ora che fine a fatto La Versa… Detto questo bisogna guardare al futuro ed ora si sente la mancanza di giovani brillanti e determinati come sono stati lui, Carlo Boatti, il Duca Denari. Pare di capire che quando si parla di barbacarlo, di malvasia secca di buttafuoco o di cortese si parla di cenerentole. "Si parla di ottimi vini territoriali e di vitigni con grandi potenzialità ma con produzioni limitate. Il grosso della coltivazioni viticole dell'Oltrepò è fatto da Pinot Nero, Riesling, Bonarda e Barbera e personalmente penso si debba puntare su questi vitigni. Tutte le grandi zone di produzione del vino in Italia e all'estero puntano su uno o due vitigni. Noi, per grande vocazione viticola del territorio, abbiamo impiantato un numero enorme di vitigni che commercialmente parlando hanno creato una gran confusione". Parliamo di cantine, come dovrebbero funzionare? "Devono imporre la qualità delle uve conferite come nel modello del Trentino Alto Adige e avere un occhio attento al marketing e al mercato della bottiglia. Il Prosecco, che è un fenomeno dell'enologia italiana, deve il suo successo mondiale al marketing, partendo da un’uva prima d’oggi insignificante e di altissima resa. In tutto il mondo un vino bianco con le bollicine viene chiamato prosecco quando non è champagne. Il successo dell’Oltrepò Pavese dovrebbe partire da una maggiore unione territoriale, dalla consapevolezza di tutti che è giunto il momento di fare squadra per guardare il futuro ed affrontarlo con forza e determinazione. Cantine private, cantine sociali, Consorzio, Distretto, Associazioni di categoria devono puntare all’unico
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obbiettivo vero che è la valorizzazione qualitativa dei vini, collaborando come mai han fatto fino ad oggi; lasciando da parte strumentalizzazioni e prese di posizione personali. Il passato ormai è storia, non lo si può mutare. È ora di cambiare rotta, tramutiamo la crisi sistemica in occasione per cambiare. Questo è il momento per far emergere nuovi talenti visionari e leali che possano dare maggior valore al nostro lavoro. Ci dobbiamo credere tutti con onestà intellettuale" In che senso? "Nel senso che si possono riformare i disciplinari di produzione fin che si vuole ma non saranno mai efficaci se noi stessi non ci imponiamo di rispettarli e di lavorare con coscienza. Se cerchiamo sempre una soluzione all' italiana per fare più prodotto, per svendere al prezzo più basso, non andremo da nessuna parte. Inoltre le aziende devono essere aiutate a diversificare l’offerta nell'accoglienza del turismo enogastronomico che è un volano per tutta l'economia ed è marketing territoriale che da ottimi risultati non solo per il vino". Finiamo con un gioco, facciamo finta di andare a cena e lei accosta un vino ad ogni portata, partiamo dall'aperitivo: "Bollicine, qui giochiamo in casa, un pinot nero metodo classico". Antipasti "Da noi si intende salumi quindi si va sulla bonarda o se si vuole sperimentare un pinot vinificato rosè". Passiamo ai primi, ad esempio un risotto con i funghi "Qui va bene la bonarda o un pinot nero vinificato in rosso". Per secondo bolliti o cacciagione "Ci vogliono rossi corposi quindi il buttafuoco storico, il rosso Oltrepò. Ma anche una barbera frizzante se si affronta un piatto ricco di grassi, come il cotechino o il ragò". Siamo ai dolci "Un moscato o un sangue di Giuda". E l'ammazza caffè? "Grappa di moscato oppure un pinot nero chinato abbinato a scaglie di cioccolato".
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"Prima di tutto i problemi dell'Oltrepò sono nati dal fatto di esserci accomodati per troppo tempo nella vendita di vino sfuso sul mercato di Milano, quando in altre zone di produzione si parlava già di commercializzazioni all’estero e di vini da bottiglia con marchi riconoscibili per i consumatori. Secondo la mia personale visione i problemi nascono quando il prezzo medio di un quintale di uva passa da centomila lire a 50 euro, con le spese che nel frattempo sono raddoppiate. Questo fatto ha determinato, specie per chi conferisce nelle cantine sociali, una forzatura all’aumento della produzione di uva per ettaro di vite a scapito della qualità, il tutto per avere un reddito di sopravvivenza. Purtroppo il vino prodotto da queste uve perde di valore e si innesca una spirale al ribasso che porta col tempo ad escogitare trucchi e frodi per 'galleggiare'. Anche la politica ci ha messo del suo contribuendo a mantenere lo status quo senza prendere posizioni che andassero contro questo meccanismo. Si sa che è più facile ottenere i voti di chi è in stato di necessità e sopravvive grazie ai finanziamenti. Negli anni anche la burocrazia ha contribuito ad impoverire le nostre imprese". In che senso? "Produrre e commercializzare uva e vino comporta una serie di adempimenti che oltre ad essere onerosi economicamente, fanno perdere un sacco di ore di lavoro. Le pratiche burocratiche che servono a salvaguardare il consumatore e i produttori onesti sono doverose ma non sono riuscite a bloccare frodi sui prodotti e sulla gestione delle cantine, insomma una burocrazia inefficace oltre che di grande impatto economico". Come si esce da questa situazione? "Con una programmazione seria di medio periodo che unisca gli sforzi di tutta la filiera: viticoltori, produttori e addetti al marketing. Non c'è bisogno d'inventarsi nulla di nuovo si riparte da vini ormai storici come la bonarda e il pinot nero vinificato col metodo classico puntando sulla qualità. Il Duca Denari oltre ad essere stato un genio del marketing aveva uno staff che curava la qualità delle uve conferite e di conseguenza la qualità del prodotto. Meno uva per ettaro di vigneto ma pagata meglio. Questo comporta anche l'abbandono di certi vitigni ormai inflazionati dal mercato". Il genio di Lino Maga "Lino Maga è un signore del vino. È un uomo che è andato controcorrente e ha combattuto per ottenere
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associazione ricercatori tartufi oltrepo, oltre 200 gli iscritti
"Proponiamo una franchigia di 7mila euro al di sotto della quale non si viene tassati" Di Giacomo Braghieri
Intervista ad Antonio Moroni vicepresidente di A.R.T.O.P., una delle associazioni di raccoglitori di tartufi più grandi d'Italia che ha sede a Casteggio. Antonio Moroni oltre ad essere un appassionato cercatore di tartufi è sindaco di Casatisma al quarto mandato ed amministratore con un esperienza di oltre 35 anni. Moroni cos'è A.R.T.O.P.?
"È un associazione apolitica senza fini di lucro, nata nel 1984, che ha nel suo statuto la difesa della libera ricerca dei tartufi, dell'ambiente naturale in cui crescono e di diffondere le norme della corretta raccolta. Spesso si è posta come interlocutore presso le istituzioni suggerendo al legislatore le istanze irrinunciabili per poter continuare la tradizionale raccolta libera. Ad oggi contiamo su più di 200 iscritti ed invitiamo i tartufai dell'Oltrepò ad aderire perchè in questo momento la libertà di raccolta è messa a rischio". Che cosa sta accadendo? "C'è una legge europea in fase di recepimento nazionale che trasformerà il tartufo in prodotto agricolo. Se ciò accadesse noi non potremmo più cercare liberamente i tartufi che sarebbero di proprietà dei padroni del fondo". Ma in parte non è già così? "Oggi è così solo per le tartufaie controllate e per quelle coltivate. Nel primo caso consorzi di cercatori chiudono zone naturali di pregio con il permesso della regione di appartenenza e fanno pagare un tesserino per accedere. Nel secondo caso si tratta di coltivazioni di piante micorizzate e come tutte le coltivazioni appartengono a chi le ha impiantate. Si tratta comunque di piccole realtà". Quali sono leggi che regolano la raccolta? "C'è una legge quadro nazionale, la 752/85 e poi per noi lombardi c'è la legge regionale 31/2008. La Regione Lombardia ogni anno emana il calendario per la raccolta dei diversi tipi di tartufo. Come associazione siamo riusciti a posticipare di quindici giorni l'apertura della raccolta del tartufo bianco nella nostra zona in modo che i fioroni non vengano toccati. A livello nazionale è invece F.N.A.T.I. (Federazione Nazionale Associazioni Tartufai Italiani) a farsi carico delle esigenze dei tartufai di tutta Italia". Parliamo di tartufi, quali sono i tartufi di pregio che si raccolgono in Oltrepò? "Sostanzialmente due, il bianco pregiato (Tuber Magnatum, Pico 1788) e il nero pregiato (Tuber Melanosporum, Vittadini 1831). Il bianco lo si trova fino a circa 400mslm, il nero sopra. Noi in pianura siamo tutti raccoglitori di bianco". Quali sono gli alberi dove micorizza il tartufo bianco? "Il tartufo bianco a differenza del nero non è possibile coltivarlo. Lo si trova sotto i tigli, i salici, i pioppi le quercie". A proposito di boschi, lei che li frequenta da decenni come li trova? "Sempre peggio, sono in stato di abbandono. Nessuno toglie le piante secche che cadono e marciscono formando il substrato per la crescita degli arbusti e questi ultimi impoveriscono il terreno a scapito dei tartufi. L'incuria dei boschi è stata la leva che ha fatto
Antonio Moroni nascere le zone di raccolta controllate". Dove si commercializza il tartufo da noi? "Il mercato più grande è a Casteggio, il mercoledì e la domenica i tartufai vendono ciò che raccolgono ai vari commercianti che frequentano il mercato. Molti di questi commercianti rivendono i nostri tartufi sul mercato di Alba che è il più grande mercato di tartufo bianco in Italia". Parliamo di tasse, una questione spinosa... "Il tartufo è considerato come la cacciagione o il pescato. Noi stiamo dialogando con F.N.A.T.I. per mettere in campo una proposta che consenta la tracciabilità del prodotto e al tempo stesso metta in regola il commercio dei raccoglitori". Ci spieghi "Proponiamo una franchigia di circa 7000€ annui al di sotto della quale non si viene tassati. A fronte di questo il cercatore di tartufi emette una bolla dove indica il luogo e la data di raccolta oltre alle caratteristiche del tartufo venduto. In questo modo garantiremmo la tracciabilità del prodotto e saremmo in ordine dal punto di vista fiscale. La franchigia è stata calcolata sulla media delle spese che un tartufaio deve sostenere ogni anno per il mantenimento dei cani, per le ore impiegate nella cerca, per le spese per i mezzi di trasporto, per il pagamento dei tesserini annuali per accedere alle zone di raccolta controllate". All'estero ci sono mercati simili? "Il tartufo nero pregiato si trova anche in Francia il bianco invece lo si trova solo in Italia e la nostra è una delle zone migliori anche se non si dovrebbe dire...". Eppure su Alibaba si vendono tartufi cinesi a quintali... "Lasciamo perdere i tartufi cinesi che sono differenti dai nostri non hanno lo stesso profumo... quando sono tartufi...". Come quando sono tartufi? "Vede con il bismetiltiometano, un aroma di derivazione chimica, si riesce a far profumare di tartufo qualsiasi alimento. Il fatto è che quell'alimento risul-
ta indigesto non essendo aromatizzato in modo naturale. I tartufi si comprano direttamente dal cercatore o dai commercianti di fiducia". Voi organizzate in tardo autunno la fiera del tartufo a Casteggio "Si all'interno di una manifestazione più ampia che comprende il miele ed altri prodotti tipici. Facciamo anche una piccola dimostrazione di cerca e raccolta con i cani. Oltre a Casteggio da qualche anno siamo presenti all'Autunno Pavese". Lei come lo mangia il tartufo bianco? "Io lo preferisco sulla bresaola, con scaglie di grana e un filo d'olio e lo accompagno con un buon bicchiere di bonarda". Passiamo ai cani è vero che se ben addestrati tutte le razze sono valide e quindi si potrebbe andare a tartufi con un cane lupo? "Si è vero ma gestire nel sottobosco un animale di taglia grossa è complicato. Si va sempre su razze o su meticci di taglia media o piccola. Io ho lavorato negli anni con i griffoni tedeschi e varie tipologie di spagnel, attualmento uso i cocker che sono robusti, instancabili e molto intelligenti". A proposito che rapporta ha con i suoi cani li sforza nella cerca o li fa giocare? "Fra tartufai si dice scherzando che a volte l'amore per il cane e quello per la moglie si bilanciano. I cani devono giocare quando cercano i tartufi. Per loro la ricerca deve essere divertimento. E dico di più: è una diceria senza valore il fatto che li si debba tenere a digiuno il giorno prima di portarli sulle tartufaie. I cani vanno nutriti bene come tutti gli altri giorni perchè hanno bisogno di energie quando lavorano. E poi stando a contatto con loro, portandoli spesso a cercare, s'impara il loro linguaggio fatto di sguardi, ferme, giri particolari. Pensi che da come scavano e da come si eccitano quando individuano un tartufo si può capire grosso modo le dimensioni del tubero". Il tartufo bianco e quello nero si cercano allo stesso modo? "No, il nero fa tartufaie ben delineate e riconoscibili a vista d'occhio da un esperto. Il bianco invece non fa tartufaie e la cerca è differente. Pensi che solo cani eccezzionali riescono bene sia nella cerca del bianco che in quella del nero. Normalmente i cani sono specializzati nella raccolta di una sola specie, essendo la cerca completamente diversa". Ho visto che il tartufo nero pregiato è stato classificato per la prima volta da Carlo Vittadini, medico laureato all'Università di Pavia vissuto nell'800. "Carlo Vittadini è stato un grande micologo e ha frequentato l'Oltrepò per i suoi studi e le sue classificazioni. Grazie alla sua opera possiamo dire che il tartufo da noi c'è sempre stato e che siamo quindi uno dei grandi territori tartufigeni Italiani". Infine volevo farle i complimenti per la vostra presenza sul web "Grazie, il sito è opera del nostro Presidente Dino Invernizzi".
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"le condizioni in cui ci troviamo sono disastrose"
Di Valentina Villani
E la posta in Oltrepò ancora non approda. Sono mesi ormai che sentiamo parlare dei disagi in cui versano diverse cittadine oltrepadane a causa della corrispondenza che arriva "puntualmente" in ritardo, e la situazione pare sia sempre stazionaria. Le conseguenze, come di consueto, ricadono sui poveri cittadini malcapitati che, oltre a non avere colpe, si trovano costretti a pagare more sulle bollette ricevute in differita e, nei casi peggiori, l’interruzione delle utenze. La radice del problema è da ricercare nella sede centrale, a Peschiera Borromeo, dove esiste un blocco importante, che sta rischiando di portare al collasso tutto il sistema. In questi mesi sono stati diversi i reclami e le segnalazioni da parte degli amministratori locali dei diversi comuni, ma non solo, infatti, anche il consigliere regionale Giuseppe Villani è intervenuto sul problema, chiedendo a Poste Italiane di rivedere il piano di consegna inoltre, proprio pochi giorni fa, ci è giunta la notizia che anche l'onorevole piddina Chiara Scuvera ha presentato un'interrogazione per chiedere di risolvere questo enorme problema che sta colpendo non solo la nostra provincia, ma molti altri territori italiani. A Pinarolo Po è stata sottoscritta una petizione, al momento si sono superate le duecento adesioni ma la raccolta prosegue, come ci informa Cinzia Carmen Gazzaniga, primo cittadino di Pinarolo Po che abbiamo contattato per avere un quadro generale della situazione, insieme ai sindaci di Mezzanino, Rea e Verrua Po. Cinzia Carmen Gazzaniga Sindaco di Pinarolo Po "Dire che le condizioni in cui ci troviamo sono disastrose è un eufemismo – spiega Gazzaniga – ogni giorno purtroppo è sempre peggio, la situazione è ormai diventata insostenibile. Sono molti i comuni oltrepadani ad essere coinvolti in questa vicenda, ma non solo, il problema è anche a livello provinciale e addirittura nazionale. E in questa situazione siamo tutti direttamente coinvolti, nessuno escluso, perché tutti siamo cittadini e, di conseguenza, tutti toccati da questo disagio che non accenna a migliorare. Giornalmente riceviamo
migliori. Il sindaco Lazzari ci informa che sono diverse le lettere scritte da lui, in qualità di primo cittadino, alla sede centrale per reclamare i disservizi. "Sono due mesi e più che viviamo in queste condizioni di disagio. Per questa ragione abbiamo inviato diverse missive, per fare presente la situazione in cui versa il nostro comune – spiega. La risposta è giunta rassicurandoci, anche se,
Pierangelo Lazzari
segnalazioni di ritardi importanti nella consegna di bollette, atti giudiziari, prenotazioni di esami, visite mediche e prestazioni a carattere socio – sanitario in genere.
tuttavia ad oggi non abbiamo riscontrato passi positivi, anzi, i disagi sembrano aumentare". Claudio Segni Rea Po Paese che vai disagio che trovi, e così anche nella vicina Rea è toccata la stessa sorte dei paesi limitrofi: "Dicembre è stato a dir poco drammatico per il discorso consegne – dice Segni. Anche nei mesi precedenti la situazione comunque non era delle migliori e oggi non ci sono miglioramenti: le bollette arrivano sempre in ritardo, per giunta già scadute e, i cittadini, sono costretti a saldare anche la mora dovuta al ritardo del pagamento. Abbiamo inviato più volte reclami in forma scritta e orale, ma non è servito a nulla; ecco perché ci uniremo a Pinarolo Po, sottoscrivendo la petizione già lanciata dal comune, perché non è possibile che anziché un servizio la cittadinanza abbia un disagio. Sappiamo bene che non è una situazione risolvibile nell’immediatezza e che nessuno ha la bacchetta magica, ma ci aspettiamo almeno un miglioramento graduale, che porti piano piano ad una stabilità". Gianluigi Zoppetti Mezzanino Concludiamo la nostra inchiesta con Mezzanino, che sembra essere l’unica realtà che inizia ad intravedere segnali positivi. "Nei mesi passati ho fatto diverse rimostranze, ho inviato una nota circa la situazione ad Anci (Associazione Nazionale Comuni Italiani) e al Ministero – spiega il sindaco Zoppetti. Un responsabile regionale del servizio postale ci ha risposto ed oggi, tutto sommato, posso dire che la situazione sembra sia leggermente migliorata. Ci auguriamo prosegua così".
Claudio Segni
Cinzia Carmen Gazzaniga
Per questo motivo abbiamo lanciato una petizione per trasmettere un segnale forte; al momento le firme raccolte sono più di duecento, ma andremo avanti e oltre, se opportuno, fino a quando la situazione non si sarà risolta positivamente. Gli anziani poi sono i più colpiti da tutta questa vicenda, non sono abituati e non capiscono, così si spaventano e noi abbiamo il sacrosanto diritto di tutelarli. Concludendo, vorrei informare i cittadini, sia residenti a Pinarolo ma anche nei comuni limitrofi, che possono firmare la petizione passando in municipio nelle ore di apertura". Pierangelo Lazzari Verrua Po Anche a Verrua Po la situazione posta non è delle
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"Ad oggi non abbiamo riscontrato passi positivi, i disagi sembrano aumentare"
Gianluigi Zoppetti
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CUCINA
LA RUBRICA PER GLI APPASSIONATI DELLA BUONA TAVOLA
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Cheap But Chic: piatti golosi e d'immagine al costo massimo di 3euro! 1 cucchiaio di parmigiano grattugiato per condire: 1 cucchiaio di burro sale e pepe
Gabriella Draghi
Di Gabriella Draghi 14 febbraio San Valentino. Siete pronti per la serata degli innamorati? Se avete deciso di organizzare una cenetta romantica a lume di candela con la vostra dolce metà, eccovi un'idea per un primo piatto economico, semplice e di sicuro effetto: Cuori di San Valentino con molana e noci. Alcuni di voi si chiederanno che cos'è la "molana". E’ un formaggio tipico dell’area montana del nostro territorio, l’Oltrepo Pavese. Il nome "molana" deriva dalla tenerezza della sua pasta molle anche se abbastanza compatta come quella dei formaggi a breve stagionatura. Ottenuto con il latte vaccino munto alla sera e alla mattina e con l'aggiunta di fermenti lattici e di sale, ha un sapore dolce e delicato. Io l'ho utilizzato abbinato alle noci per il ripieno dei nostri cuori. Cuori di San Valentino con molana e noci Ingredienti per 2 persone per la pasta : 100 g di farina 00 25 g di semola di grano duro 1 uovo 25 g di purea di barbabietola rossa cotta per il ripieno: 100 g di molana della Valle Staffora 4 noci 1 cucchiaio di latte
Come si preparano: per prima cosa dobbiamo preparare il ripieno: schiacciamo la molana con una forchetta, aggiungiamo un cucchiaio di latte e uno di parmigiano e mantechiamo bene unendo i gherigli di noce sbriciolati. Ora dedichiamoci alla pasta. Versiamo le due farine sulla spianatoia, mettiamo al centro l’uovo ed uniamo la purea di barbabietola rossa. Impastiamo fino ad ottenere un impasto omogeneo di un bel colore vivace. Ricaviamo dalla pasta una
sfoglia molto sottile usando o il mattarello oppure la comodissima macchina per sfoglia. Ritagliamo dalla pasta i nostri cuori con una formina per biscotti, mettiamo al centro di ogni cuore un cucchiaino di ripieno e copriamo con un altro cuore sigillando bene prima con le mani e poi con una forchetta. Cuociamo ora i nostri cuori ripieni in acqua bollente salata per pochissimi minuti. Scoliamoli con una schiumarola e versiamoli delicatamente in una padella dove avremo precedentemente sciolto il burro per condirli e renderli lucidi. Disponiamo i cuori di San Valentino al centro di un piatto piano e decoriamo con qualche pezzetto di noce tritata.
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la rubrica per gli appassionati di storia oltrepadana
Di Gustavo Ferrara
Nel Comune di Borgo Priolo, presso il confine con il territorio di Fortunago, si trova una struttura fortificata che s'impone sulle colline circostanti grazie alla mole della sua torre, antica circa un millennio: si tratta del castello di Stefanago, che secondo una tradizione popolare sarebbe sorto in tre notti, per misterioso e diabolico incantesimo. Sempre secondo questa tradizione nel castello e nelle valli circostanti si sentirebbero durante la notte le urla, i lamenti, i colpi di spada e le grida delle furibonde battaglie tra i signori di Stefanago e quelli del vicino paese di Nebbiolo. A parte queste coloriti e accattivanti racconti, oggi Stefanago è il centro di una tranquilla frazione che, cosa piuttosto particolare, è composta quasi esclusivamente dal suddetto fortilizio e non dispone di una chiesa. Quest'ultima si trova nella vicina località Santa Cristina, il cui nome deriva dal santo cui è dedicato l'edificio ecclesiastico. L'attuale territorio di Stefanago dovette essere abitato in età preromana da tribù celtiche, che lasciarono il segno nella toponomastica locale. Infatti, seguendo il parere di molti autori, la presenza del suffisso -ago (latino -acus) sarebbe da ascrivere alla lingua parlata da queste popolazioni. Questo suffisso è presente anche nelle vicine Fortunago e Gravanago, località tutte, come Stefanago, le cui prime attestazioni risalgono al Medioevo. In tutti e tre i casi si può ipotizzare, come in altre località medievali, che nella lingua locale si siano conservate alcune tracce della parlata prelatina fino ai tempi in cui questi insediamenti nacquero. Dunque, come detto prima, le vicende di Stefanago cominciano nel periodo medievale e più precisamente attorno l'anno mille, quando abbiamo le prime notizie dell'esistenza del castello, la cui storia si confonde con quella dell'abitato: pare che questo nel 1029 appartenesse al territorio piacentino, mentre nel 1219 venne concesso dall'imperatore Federico II al Comune di Pavia, nella cui sfera d'influenza gravitò durante tutto il resto del Medioevo. A prova di ciò, rileviamo che nell'estimo pavese del 1250 il luogo di Stephanagum è indicato tra le terre appartenenti all'Oltrepò pavese. L'appartenenza al distretto cittadino non implica però necessariamente un dominio diretto della città sul Ticino, specie in luoghi di così difficile accesso: nel 1317 l'abitato e il castello di Stefanago sono una signoria della famiglia Corti, mentre dal XV secolo
il paese è parte della podesteria, e poi del feudo, di Fortunago, cui resta legato sino alla fine dell'Ancién Régime. Le località legate a questo feudo, ovvero Fortunago, Stefanago, Gravanago, Rocca Susella, Montepicco, Montebelletto, Zebedo e il territorio della pieve di S. Zaccaria sono citate in un documento del prima metà del XV secolo come appartenenti alla circoscrizione fiscale detta "squadra di Pancarana". Nel Quattrocento nel feudo si succedono vari signori: il condottiero Francesco Bussone, detto il Carmagnola (1417-1428), Paolo Seratico (dal 1432), i Dal Verme (dal 1436) e Gerolamo Riario (dal 1486). Dalla fine del secolo il feudo è della famiglia Botta, che lo tiene fino al 1548, quando viene venduto da Bergonzo Botta ai Malaspina di Oramala, cui rimane fino al 1770. Nel 1797, con l'abolizione del feudalesimo, il feudo viene soppresso, e da allora i signori mantengono la sola proprietà del castello, che attualmente appartiene alla famiglia Baruffaldi. Stefanago nel Medioevo era un Comune dotato di statuti propri, emanati nel 1317 per volontà dei già citati Corti. Questi sono i più antichi statuti medievali del distretto di Pavia a noi pervenuti. Per tutto il resto del Medioevo e dell'età moderna questa situazione amministrativa rimase immutata, ma nella prima metà dell'Ottocento il Comune di Stefanago venne soppresso e unito a Staghiglione, diventando definitivamente una frazione. Quest'ultimo Comune venne a sua volta unito a Torre del Monte nel 1928,
UN PO' DI STORIA... DELL'OLTREPO
Stefanago, un castello a dominio delle valli Schizzola e Coppa
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nell'ambito della creazione del Comune di Borgo Priolo. Esso torreggia sopra un poggio piramidale; luogo difficile a pigliarsi e domina sopra gli altri. Meravigliano tutti i guardanti come siasi colà potuto ammucchiare tanti sassi. La prepotenza (e forse la necessità) dei feudatari e le fatiche degli schiavi grondanti di sudore operarono in quei tempi oscuri quell'opera imponente. Il maestoso castello era recinto di densi baluardi, di propugnacoli e di guerresche difese, d'ogni parte ben serrato. Introduciamo la descrizione del castello di Stefanago con queste eloquenti parole dello scrittore ottocentesco Defendente Sacchi, che però non manca di mostrare i suoi pregiudizi verso il Medioevo. Il fortilizio ha una planimetria assimilabile ad una L, nella quale si inserisce un'alta torre, databile forse ai secoli XI-XII, che costituisce la caratteristica architettonica dominante del complesso. Questa torre, cui si accede tramite un portale d'ingresso con arco a tutto sesto, è costruita in pietra, salvo la parte superiore, costituita da mattoni, segno di un rifacimento o un restauro successivo. Il resto dell'edificio è in mattoni su basamento in pietra e le finestre, archiacute, sono in cotto. La parte orientale dell'edificio non presenta più caratteristiche medievali, a causa di rifacimenti posteriori, che ne hanno alterato l'aspetto. Dall'alto della torre si dominano le valli Schizzola e Coppa, e la vista spazia fino alle pendici del monte Penice e del Gerola, verso l'estremità meridionale del territorio pavese. Bibliografia Cavagna Sangiuliani, Gli Statuti di Stefanago del 1317, in L'agro vogherese: memorie sparse di Storia patria, IV, 1891; Cengarle, Feudi e feudatari del duca Filippo Maria Visconti. Repertorio, 2007; Ferrara, Per una storia amministrativa del 'contado' pavese nei secc. XIV-XV (tesi di laurea in Storia d'Europa), 2015; Goggi, Storia dei Comuni e delle parrocchie della diocesi di Tortona, Terza ed. aggiornata, 1973; Legè, In valle dell'Ardivestra. Il Castello di Montesegale, Pieve di S. Zaccaria e feudo di Fortunago: voci del passato, 1930; Le istituzioni storiche del territorio lombardo, XIV-XIX secolo: Pavia (progetto Civita), 2000; Maragliano, Tra torri cimeli e campanili del vogherese, 1980; Merlo, Castelli Rocche Case-forti Torri della provincia di Pavia, vol. II, 1971; Olivieri, Dizionario di toponomastica lombarda, 1931; Savy, Costituzione e formazione dello "Stato vermesco", in Poteri signorili e feudali nelle campagne dell’Italia settentrionale fra Tre e Quattrocento: fondamenti di legittimità e forme di esercizio, 2005; Settia, Il distretto pavese nell’età comunale: la creazione di un territorio, in Storia di Pavia, 3/I, 1992.
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MUSICA
Jimmy Ragazzon, icona vogherese del rock underground
"In Oltrepò mancano i locali per fare musica e cultura, non i talenti" di
Christian Draghi
Jimmy, al secolo Alessandro Ragazzon è uno di quei personaggi che, come si dice in Oltrepò, "conoscono anche i sassi". Cantante e leader dei Mandolin’ Brothers, nota roots rock band attiva da ormai quasi 40 anni, alla fine dell’anno scorso ha pubblicato il suo primo disco da solista. In questa intervista si racconta, parlando di sé, del suo lavoro e della scena musicale oltrepadana. Jimmy, per chi non la conoscesse, può inventarsi un’autobiografia musicale super concentrata? "Sono nato a Voghera nel lontano 1957 e suono per passione dal 1979 con il mio fratello di musica Paolo Canevari, con il quale ho fondato i Mandolin Brothers. Abbiamo pubblicato 5 album e ne stiamo iniziando un sesto, anche se siamo solo ai primi abbozzi. Ho anche pubblicato un cd con il mio vecchio amico Maurizio 'Gnola' Glielmo, intitolato “Blues, Ballads & Songs. Tra i ricordi più belli di tutti questi anni, ci sono sicuramente la partecipazione all’International Blues Challenge a Memphis, TE, nel 2010. Suonare al New Daisy Theater e, per due serate consecutive al BB King Club, è stato davvero esaltante. I Sun Studios, lo Stax Museum, Beale Street con le sue luci al neon e tutti i suoi locali sono, per un musicista, un sogno realizzato. Oppure realizzare un album ad Austin, TX, con musicisti-amici del calibro di Cindy Cashdollar, Merel Bregante ed altri, ci ha davvero reso molto orgogliosi. La collaborazione con Jono Manson, persona straordinaria e professionista ineccepibile, poi ci ha insegnato molto. L’ incontro con Richard Lindgren, l’album Malmostoso inciso insieme ed una amicizia spontanea e sincera, fatta di musica, poesia, Guinness e vecchie storie di blues e di vita vissuta. Ed infine questa nuova avventura acustica con i Rebels ed il mio primo lavoro solista, che mi stimola parecchio". Dopo 37 anni di onorata carriera musicale come frontman dei MB, realizza un disco solista. Come mai soltanto oggi? E’ un’esigenza nata improvvisamente o coltivava il desiderio da tempo? "Ci pensavo da un po' di tempo e, visti gli impegni di vario tipo del resto dei MB nello scorso anno, ho deciso finalmente di farlo, sfruttando l’opportunità offertami dalla Ultra Sound Records, di Stefano Bertolotti. Avevo un po di canzoni in mente che ho proposto inizialmente a Marco Rovino e poi ad altri musicisti della scena country e bluegrass italiana, con i quali avevo già un rapporto di stima ed amicizia. Una volta abbozzati gli arrangiamenti ed iniziate le registrazioni, tutto è filato liscio, tra una cena, una prova, un pomeriggio in studio ecc. senza fretta e con molta rilassatezza". Parliamo della scena musicale oltrepadana. Lei la vive da quasi 40 anni. In che modo è cambiata rispetto al passato? Qual è il suo stato di salute oggi? "La scena musicale oltrepadana è sempre stata e continua ad essere molto viva, nel senso che ci sono tanti giovani musicisti, nuove e vecchie band, artisti molto importanti anche a livello europeo e mondiale. Il problema è sempre quello degli spazi dove suonare dal vivo, la mancanza di luoghi di aggregazione che vanno sempre più riducendosi e l’assenza di iniziativa e
lungimiranza da parte di chi dovrebbe stimolare l’interesse verso l’arte, la musica e la cultura in genere. Si preferisce proporre e riproporre le solite desolanti, squallide idee pensando solo alla cassa, alle demenziali mode del momento o all’immediato tornaconto, senza alcun tipo di approfondimento, di curiosità e di interesse verso quello che non sia il mainstream. La monnezza ripresa da radio e tv e riadattata in versione discount…che tristezza". Qual è il migliore locale che l’ Oltrepo abbia avuto? "Sono particolarmente legato allo Spazio Musica di Pavia, ai suoi fondatori Daniela e Bruno ed agli amici che lo gestiscono attualmente. Da 30 anni propongono musica live di qualità, malgrado le mode, le tendenze e l’indubbio scadimento qualitativo generale delle proposte culturali. E’ il locale in cui ho suonato, imparato ed ascoltato moltissima buona musica ed ha un posto speciale nel mio cuore". Torniamo al suo disco, interamente acustico. Una dimensione che si sposa al disco intimista. Come mai questa scelta dopo anni di rock elettrico? "Volevo fare un album totalmente acustico da molto tempo, che contenesse alcune canzoni nate per essere suonate in quel modo, senza troppe elucubrazioni ed arrangiate in modo scarno ma spontaneo. Sono contento del risultato finale". Dove è stato registrato e quando? "Nel corso del 2016, nello studio della Ultrasound Records a Belgioioso e al Raw Wine Studio di Buffalora, entrambi in zona. Il mixaggio e la masterizzazione sono invece stati realizzati dall’amico e songwriter Jono Manson, nel suo Kitchen Sink Studio, di Santa Fe, New Mexico, USA". Parliamo del genere. Da dove arriva la fonte di ispirazione, quali sono i suoi modelli? Se qualcuno volesse avvicinarsi al genere, consigli 3 dischi fondamentali. "Le mie fonti di ispirazione sono da sempre il blues, in particolare quello rurale, Bob Dylan, Stones, Little Feat, Tom Waits e molti, molti altri. Per i 3 dischi, oggi direi: The Freewheelin’ di Bob Dylan, The Best Of Mississippi John Hurt e Blackjack David di Dave Alvin, uno dei fondatori dei grandissimi Blasters". Il disco è interamente in inglese. Chi segue la vostra scena musicale sa o non chiede perché. Altre volte però, l’ascoltatore profano si chiede "perché degli italiani non cantano in italiano?". Può spiegare loro il perché di questa scelta? "E’ solo la mia opinione, ma penso che la lingua inglese sia molto più adatta alla musica rock, nel suo più ampio complesso, rispetto all’italiano. Il suono delle parole è fondamentale per far “suonare” una canzone e penso che la lingua anglosassone sia perfetta per questo genere musicale. D’altronde il rock è nato tra gli USA ed il Regno Unito dal blues, dal country, dal jazz e dal soul, tutte espressioni culturali che provengono da quei lidi. Inoltre, nel mio parlato, ho una r piuttosto marcata e, cantando in inglese riesco a mascherarla un poco… Comunque ho sempre pensato i miei testi in inglese e non credo che saprei fare diversamente". Quali temi ha affrontato nel disco? C’è molto di autobiografico? "Ci sono certamente diversi elementi autobiografici, aspetti positivi e negativi della mia vita, ricordi, esperienze vissute. Ma in alcuni brani come in Dirty Dark Hands e Evening Rain, ho voluto parlare di problemi
Jimmy Ragazzon sociali che da troppo tempo, nell’indifferenza e spesso nel fastidio generale, affliggono la nostra società ed ai quali andrebbe posto rimedio subito. Non credo sia ammissibile che oggi, nel 2017, milioni di persone patiscano ancora la fame, la sete, le malattie, le guerre e la più nera povertà. Quando poi, a rischio della loro stessa vita cercano una pericolosa e minima via di salvezza, vengono lasciati al loro destino, trattati come spazzatura o additati come “invasori”. Oppure che ci siano sempre più senzatetto, gente che dorme in bidonville, androni, stazioni ferroviarie o sopra una grata di sfogo, giusto per sentire un poco di calore. Queste e molte altre cose mi fanno ribrezzo e penso sia giusto parlarne anche attraverso le canzoni e cercare di sensibilizzare chi ascolta. Purtroppo la musica non può cambiare il mondo, anche se molti grandi artisti hanno provato quantomeno a renderlo un posto migliore, ma di certo può contribuire ad esporre certi problemi ad una più amplia platea". Quando ha scritto i pezzi del disco? "I brani sono nati piano piano, nel corso degli ultimi anni, già con una connotazione più in-timistica, se vogliamo, e sono stati arrangiati e registrati con la collaborazione di alcuni amici musicisti come Luca Bartolini, Paolo Ercoli e Rino Garzia, incontrati ai loro concerti, oppure Marco Rovino, Joe Barreca e Riccardo Maccabruni che suonano da anni con me nei MB. O ancora con con Maurizio Gnola, un amico con il quale collaboro da parecchio tempo, Roberto Diana, talentuoso ed eclettico chitarrista - compositore e Chiara Giacobbe, virtuosa violinista. Senza di loro e di Isha, Franco Rivoira e del grande Jono Manson, non esisterebbe SongBag". Dove è possibile trovarlo in vendita oltre che ai concerti? "Si trova in tutti i negozi di dischi, magari su ordinazione, on line su Amazon, iTunes, Apple Music, IBS ecc. oppure nel sito della mia casa discografica, cioè ultrasoundrecords.eu. Per tutte le info su concerti e attività rimando alla pagina facebook che porta il mio nome o al sito web mandolibrothersband.com".
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"La nonna mi faceva sempre ascoltare musica e belle voci"
di
Lele Baiardi
Bella, sensuale, simpatica, dolce, coinvolgente... e dopo tutto ciò, segni particolari: una meravigliosa voce! Ed anche una bravissima cuoca! Questo mese abbiamo incontrato una tra le cantanti oltrepadane più apprezzate e seguite: Mary Montesano Seppur giovane, una carriera costellata di grandissime collaborazioni... Ma partiamo dall'infanzia. Come nasce questa smisurata passione per il canto e la musica? "Dalla mia famiglia. Mio nonno paterno era clarinettista della banda del suo paese alle porte di Crotone ed insegnava clarinetto. La nonna mi faceva sempre ascoltare musica e belle voci, e ricordo, forse a 5 anni, che il primo brano che cantai fu 'Profumi e Balocchi... Mamma, mormora la bambina'. Mio papà è tastierista e fisarmonicista, e negli anni della gioventù ha sempre partecipato a feste di piazza". Insomma, è nel DNA di famiglia, diciamo... "Sì, certamente! La musica e le canzoni mi accompagnano da sempre. Io sono nata in Calabria e, per motivi di lavoro di papà, durante l'infanzia mi sono prima trasferita a Legnano, dove ancora oggi ho diversi parenti, e poi, a 9 anni, siamo arrivati a Voghera, dove durante le superiori ho conosciuto una ragazza che sarebbe diventata la mia compagna di viaggio agli esordi della mia attività: Vera Quarleri. Entrambe eravamo iscritte all'Accademia musicale, che aveva sede presso l'Istituto Don Orione, e la nostra fantastica insegnante, e cantante, Carola Caruso, un giorno ci invita a provare qualche brano insieme...". Di che anni stiamo parlando? "Dunque... gli anni dell'Accademia furono 19972002... ma già dal primo anno, con Vera ed un amico caro e bravissimo musicista, oggi produttore di successo, Alessandro Porcella, fondiamo la prima formazione The Emotions, in trio". Quindi iniziate a cantare nei locali della zona? "Sì! Ricordo come fosse ora che il nostro prima locale fu, a Sannazzaro dè Burgondi, quello che poi sarebbe diventato il Dollaro, ma che all'epoca era solo locale di musica da vivo. Da lì, partimmo con diversi altri locali in Oltrepo". Fino a... "Fino al 2000, quando un giorno un signore della zona, che non ho mai capito chi fosse, parla di Vera e me con Alberto Radius, indimenticabile chitarrista e produttore, perché Franco Battiato stava cercando due coriste per un periodo di promozione televisiva del suo Album Ferro Battuto, però... in play-back, cosa che ci infastidiva leggermente, con tutto quello che stavamo studiando! Ma, una volta fatte queste poche apparizioni TV invernali, tra le quali ricordo la prima fu a Quelli che il calcio di Fazio, il manager di Battiato ci chiese se, dalla primavera, volevamo partire in Tour live nazionale con il Maestro". Immagino facilmente la risposta... "Beh... salti di gioia! Furono tre anni meravigliosi, nei quali Vera ed io facemmo tre Tour italiani consecutivi al fianco dei migliori musicisti nazionali, registrammo due Album con Battiato ed uno con il suo migliore amico, il poeta e filoso Manlio Sgalambro, partecipammo in alcune scene del film scritto, prodotto e diretto da Battiato Perduto Amor, stringendo amicizie allargate con altri Artisti, quali ricordo Alice e la compianta Giuni Russo... Insomma, anni da
Mary Montesano incorniciare!". Che furono seguiti da? "Nel 2004, terminata questa bellissima collaborazione da un mese forse, parto con una band per l'Egitto, esibendomi per tre mesi, dal martedì alla domenica, presso lo Sheraton Al Jazeera al Cairo". Senza sosta... "Fu una palestra davvero incredibile, durissima ma ricca di spunti, contenuti e gavetta vera!". Che le servì negli anni a venire... "Certamente mi insegnò a non ripetere! Ma mi mise anche la voglia d'investire su me stessa! Così, appena rientrata, contattate altre due amiche, Barbara Comi e Sara Pacitto, per una produzione in trio femminile che chiamai Oro Nero. Il management vicino alla Caselli ci affidò un brano Fuoco e Cenere, che qualche anno dopo fu cantato a Sanremo da non ricordo chi, forse con titolo diverso, ma... ahimè il prodotto non decollò...". Allora cambiò il prodotto? "No! Lavorai su quello, cercando strade diverse... e tutte le strade, si sa, portano a Roma". A Roma? "Tramite un caro amico di Novi Ligure, amico di Gigi D'Alessio, arrivai a Roma in studio a proporre Oro Nero e la canzone alla star partenopea... che non prestò molta attenzione alla canzone...". Ma a cosa? "Ma fu piacevolmente colpito dall'idea, dalla presenza e vocalità delle Oro Nero! E fece una controproposta: cantare con lui un brano del nuovo Album e partecipare come Ospiti nei concerti più importanti della successiva Tourneè nazionale". E così fu... "Certo! Registrammo il brano 'nome, cognome, indirizzo e cellulare' e partimmo in tour con Gigi!". Di che anno stiamo parlando ora? "Era il 2006". Procediamo... "Nel 2007 continuo a cantare nei vari Clubs, e, cercando comunque sempre un palcoscenico più ampio, ho la brillante intuizione di inviare un po' di materiale, accumulato in quegli anni, e di curricula a diverse strutture importanti, tra cui Agenzie artistiche e TV". E riceve buoni feedbacks?
MUSICA
Da Battiato a Mediaset, passando per D'Alessio e Tiziano Ferro
"Direi di si! Nel 2008 affronto il mio primo programma televisivo, il Canta & Vinci di Amadeus su Mediaset. Ero la Voce della band, e voceguida dei concorrenti, ed alle tastiere, e voce maschile del gruppo, si era unito a noi un giovane emergente Checco Zalone... Il programma venne registrato a Roma, mentre subito dopo ne iniziai un altro, Saturday Night Live a Milano... Praticamente mi impegnò tutto l'anno... Pensi, per ironia della sorte, che mentre facevo il Saturday Night Live la casa di produzione Magnolia, produttrice di X Factor, mi contattò in virtù del fatto che avevano visto il promo-video di Fuoco e Cenere delle Oro Nero! Mio malgrado, dovetti farmi sostituire, per motivi contrattuali, da un'altra cantante... ma poco importa. Comunque, dal 2008 ho sempre collaborato con le reti R.T.I./Mediaset per sigle e produzioni!". A volte le semine danno raccolti contemporanei... "Per fortuna non fu così l'anno successivo". Cosa accadde? "Accadde che nel 2006 avevo partecipato ad un casting organizzato da un'agenzia per il previsto Tour di Eros Ramazzotti di quell'anno. Ed ahimè non venni scelta... Ma la stessa agenzia, nel 2009, mi ricontattò, stavolta senza necessità di casting, per...Tiziano Ferro! E' un'Artista tra i miei preferiti... e non credevo alle mie orecchie! Neppure quando mi dissero che in realtà avevo due settimane di tempo per studiarmi il repertorio, e poi sarebbe partito il Tour, italiano e mondiale!!! Facemmo da Aprile a Luglio tutta la Penisola, poi a Settembre/Ottobre partimmo dalla Romania per terminare in Canada e U.S.A., ed il concerto di Capodanno 2009/2010 lo facemmo in Piazza a Salerno! Ed a Maggio 2010 affrontammo il Tour spagnolo!". Non si fermava mai? "Non potevo! Pensi che mentre ero in Romania con Ferro, mi contattò Mediaset per entrare nella Lova Band di Barbara D'Urso per Domenica 5, e dovetti con grande dispiacere declinare... Fortunatamente, mi ricontattarono a Dicembre, ed essendo libera fino appunto a Maggio, accettai! Rimasi fino al 2012, quando con l'amico e grandissimo cantautore Alberto Fortis facemmo un anno di promozione, anche TV, del suo nuovo Album, e concerti in tutta Italia. Poi, l'anno successivo, entrai nel Cast di Io Canto condotto da Gerry Scotti". Un ritmo di lavoro davvero serrato e stressante... "Per fortuna, nei successivi due anni, un po' per volontà un po' per situazione oggettiva, ho rallentato. Sono anche riuscita a trovare il tempo di sposarmi. Oltre a cantare nelle serate dei Clubs, l'anno scorso ho partecipato, come voce della band di supporto, alla fase finale del Talent The Voice of Italy a Roma". E per il 2017 e gli anni a venire? Qualcosa bolle in pentola? "Il fuoco è sempre acceso ed il coperchio pronto a volar via... Ho qualche idea da realizzare e qualche proposta da verificare, proprio in queste settimane... La terrò informata".
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lorenzo monegato artista itinerante di casteggio
di
Valentina Villani
Un giovane ragazzo casteggiano che, preso da una grande passione che lo accompagna fin da quando era bambino decide di inseguire i suoi sogni, quei sogni che ognuno di noi ha dentro ma che, purtroppo, vuoi per mancanza di coraggio, vuoi per sfortuna, non tutti sempre riescono a realizzare. E invece questa volta qualcuno ce l'ha fatta, certo, il cammino sarà ancora lungo, o forse per un artista non finirà mai, ma i fatti parlano chiaro, così come le sue mostre ed esposizioni che viaggiano alla velocità del suono in giro per il mondo. Miami, Los Angeles, Innsbruck, Parigi, Monaco, Roma, Lugano e New York: non male se consideriamo che la sua prima ha avuto luogo solo circa tre anni fa. Lui si chiama Lorenzo Monegato, classe 1974 ed è un artista autodidatta, un talento naturale se vogliamo, perché non ha mai frequentato scuole particolari o accademie d’arte, "non ho mai frequentato accademie o scuole d’arte e credo sia stato proprio questo che mi abbia portato ad accrescere maggiormente il mio talento" – racconta. Quando nasce questa sua passione? "La passione per la pittura nasce dalla prima elementare, quando la maestra rimase stupita per come avevo realizzato in maniera accurata il disegno della mia casa. In quel momento mi fece notare il mio naturale talento per il disegno. Ho iniziato a realizzare i miei primi lavori con acrilico e cartoncino i primi anni delle scuole medie e, da circa quattro anni, la svolta definitiva con la lavorazione su olio su tela, affinando le sfumature". La sua grande passione però, ad un tratto, cambia "faccia", trasformandosi in una vera e propria professione a tutti gli effetti. Quando e come accade? "La mia passione si è unita alla professione di artista quando sono rimasto senza lavoro, più precisamente nel gennaio del 2014. Lì ho iniziato a dedicarmi a tempo pieno alla pittura, lavorando con oli su tela, e nel settembre di quello stesso anno, sono stato selezionato per esporre le mie opere alla Biennale di Chianciano Terme. Quell'esposizione consacrò ufficialmente il mio ingresso nell’ambiente artistico e, allo stesso tempo, fu per me il prologo di un percorso evolutivo in continua crescita". La sua arte è definita cubo/futuristica, ma anche pop se vogliamo, per via dei colori energici ed intensi con cui realizzi le sue opere. Quali sono i temi che preferisce ritrarre? "Le mie opere non seguono un preciso schema di rappresentazione pittorica, dipingo figurativi futuristici in ambienti metropolitani, nature morte, paesaggi contemporanei e urbanizzazioni prospettiche: il tutto con un'ampia tavolozza di accese cromie. Ultimamente amo ritrarre nudi assorti in uno stato riflessivo, all'interno di ambienti irreali. Possiamo dire quindi che le mie opere trattano principalmente figurazioni umane!". Come nasce un quadro "Monegato"? "Un mio quadro nasce da un'idea quando, in un preciso momento, assorto nei miei pensieri, catturo un'immagine che, in seguito, sento fortemente di voler trasferire su tela. In questo passaggio imprimo quei sentimenti e quelle emozioni che la passione per la pittura mi trasmette". Sappiamo che le sue opere hanno fatto il giro del globo. Vuole raccontarci qualcosa di quest’avventura? "Ho esposto in tutto il mondo. Importanti sono state le
esposizioni a Miami, a Los Angeles e al Carrousel de Louvre di Parigi. Poi le prestigiose mostre personali a New York, Lugano e Roma. In Italia ho esposto alle più importanti fiere d’arte internazionali. Attualmente a Milano realizzo mostre personali e diverse fiere mercato in Italia. Una mia opera è stata battuta dalla casa d’aste Sotheby’s Lugano". Cosa ama più del suo lavoro? "Guardare le persone quando si soffermano ad osservare una mia opera, chiedendomi il significato e i sentimenti che ho provato nel realizzarla. Quello per me è un momento in cui posso orgogliosamente raccontare me stesso e la mia arte. Altre emozioni le vivo quando espongo a fiere d’arte e mi trovo in un certo senso al centro dell’attenzione, dove ho la possibilità di mettermi a confronto con altri artisti, condividendo idee, esperienze e sogni nel cassetto". Sogni nel cassetto: immagino lei ne abbia… "Tanti sogni… gradirei con molto entusiasmo un invito ad esporre al Moma di New York e una critica televisiva davanti ad una mia opera da Vittorio Sgarbi, su rete nazionale". In futuro pensa di ritirarsi a Casteggio o ormai si sente a tutti gli effetti cittadino del mondo? "Più che cittadino del mondo sono stato un'artista itinerante, per le molteplici esposizioni in tutto il mondo. Attualmente mi concentro solo con esposizioni in Italia. A Casteggio ho vissuto la mia infanzia, l'adolescenza e la maturità con la mia famiglia, ma le esigenze lavorative mi hanno fatto trasferire da un anno a Milano. A breve mi sposterò a Peschiera Borromeo,
ARTE
"Una mia opera è stata battuta dalla casa d’aste Sotheby’s"
Lorenzo Monegato ma Casteggio rimarrà sempre nel mio cuore". Casteggio e l'Oltrepò in genere, sono stati per lei luoghi di ispirazione? "Il territorio oltrepadano mi ha ispirato per i colori della sua campagna, così accesi e vividi, che ho sempre usato per le opere e l'atmosfera così tranquilla e silenziosa delle sue campagne mi ha permesso di esprimermi al meglio. In particolare Casteggio, nel 2014 mi rese onore con il premio Talento d'oro, dando una spinta stimolante sulla mia crescita artistica". Lei che è uomo di mondo, in questo "mondo" ha potuto ritrovare qualcosa di Oltrepò? "Nel mondo è difficile ritrovare altrove le bellezze del nostro paese e l'Oltrepò è una zona unica per le sue terre ricche di vigneti, per la sua agricoltura e le sue tradizioni. Nella Volterra ho ritrovato un territorio come l'Oltrepò, ma se guardiamo nel mondo, posso affermare che l'Oltrepò e tutta l'Italia sono luoghi unici, con i nostri tesori e la nostra ricca cultura artistica di tradizione centenaria".
corbellini: "fare satira è colpire senza offendere"
Trai suoi quadri più famosi La Rotonda Quadrata di Broni di
Edoardo Depaoli
Un pomeriggio uggioso e una stanza piena di quadri, sono queste le caratteristiche di questa chiacchierata con Augusto Corbellini, o come viene chiamato da tutti "Il Maestro". Il noto pittore ci racconta così Broni, tramite i suoi famosi quadri satirici su gioie e dolori della città, "una critica bonaria" come la definisce lui "senza partito né colore, salvo quelli usati nel disegno". La passione della pittura da quando l'accompagna? "Da tutta la vita che io ricordi. Alle elementari mi ricordo che, invece di seguire le lezioni, disegnavo battaglie medievali, con castelli, guerrieri e frecce". Molti dei suoi famosi quadri raffigurano personaggi popolari caratteristici di Broni, come mai questa scelta? "Sono sempre stato vicino alle persone popolari, perché li ritengo più belli da raffigurare e soprattutto perché sono persone vere, rispetto alle 'persone importanti' che a volte, anzi spesso, si danno molte arie ma alla fine contano meno della gente popolare". Cosa vuol dire per lei fare satira? "La satira è uno strumento che serve per dire la verità in modo ironico, da che mondo è mondo la satira è sempre esistita e ha sempre avuto questa funzione: colpire senza offendere". Quali sono i quadri che più porta nel cuore? "Tutti indistintamente. Rifarei tutti i quadri che ho fat-
to, anche quelli sbagliati, perché dagli errori si può solo imparare". Da dove viene il soprannome "Maestro"? "Non mi ricordo chi e quando me l’hanno dato. Ormai sono anni che mi chiamano così e ci ho fatto l'abitudine". Una serie di suoi quadri famosi raffigura la cosiddetta "rotonda quadrata", quando è nata l'idea? "Inizialmente, quando stavano costruendo la rotatoria di Piazza Garibaldi, sentivo varie discussioni a riguardo ma non avevo mai preso in considerazione di raffigurarla. Un giorno però la rotonda iniziò a rompersi allora decisi di dipingerla per poi fare svariati quadri a riguardo". Lei che ha dipinto Broni per molti anni e che ancora la dipinge, ci dica la sua idea riguardo questa cittadina? "Io mi sono trasferito a Broni all’età di 13 anni, sono Stradellino di nascita ma la mia casa è Broni anche se non rifiuto le mie origini Stradelline. L'argomento che mi preme di più è sicuramente la bonifica dell’ex area Fibronit. Penso che sia la cosa più importante per Broni in questo momento". Cosa significa per lei dipingere? "Le rispondo con una sola frase, è tutto il mio mondo".
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LA SCUDERIA PILOTI OLTREPO PREMIA I SUOI AFFILIATI
di
Piero Ventura
Mornico Losana – Nell'annuale convivio di inizio stagione a base di tipicità oltrepadane, la Scuderia Piloti Oltrepo con il suo presidente Giuseppe Fiori in vesti di cerimoniere, ha consegnato alcuni riconoscimenti ai propri affiliati che maggiormente si sono messi in evidenza nella passata stagione agonistica 2016. Molti gli ospiti intervenuti, tra cui c'è stata la gradita presenza del Presidente dell'automobile Club Pavia, Marino Scabini attorniato dai suoi più stretti collaboratori: Francesca Mazza, Enrico Morlacchi, Tito Scabini, Paolo Scialino e altri ancora. Concreta anche la partecipazione dei rappresentanti le associazioni amiche, alle quali, la SPO ha voluto consegnare un presente. Tra gli applausi sono sfilati: il Road Runner Team di Casteggio rappresentato dal vice campione europeo rally in carica, Giacomo Scattolon; Parco Chiuso Rally Club di Ruino con Emanuele Marini, Scuderia Pro Rally 2001 di San Sebastiano Curone con il presidente Giorgio Zelaschi e Efferre Motorsport di Zavattarello con Riccardo Filippini. Molta attenzione e curiosità ha destato l'intervento del presidente Aci Scabini il quale dopo una panoramica sul programma agonistico messo a calendario 2017 dall'Aci provinciale, la cui stagione si aprirà con ciò che sta diventando la "Pasqua del pilota", ovvero, un piacevole appuntamento con il Motor Rally Show a Castelletto di Branduzzo in programma appunto la Domenica e il lunedì di Pasqua, per proseguire poi con la grande novità di quest'anno l'International Rally 4 Regioni Classic ed il 4 Regioni Storico. Due rally storici in uno messi in scena dall’Autoclub pavese in collaborazione con la francese YL. Historic Rally & Events a cui fa capo l’ex pilota Lancia Ybes Loubet. Il primo con i suoi 820 chilometri di lunghezza di cui più di 300 di Prove Speciali ed il secondo che rispecchia come distanza quella della passata edizione (con circa 100 km di PS), ma con grandi novità nel percorso. I due rally vivranno in comune tutta la seconda lunghissima tappa offrendo uno spettacolo non comune. Altra novità in casa Aci, ha detto Scabini, è il Rally di Milano, che verrà promosso dall’ente pavese in collaborazione con un gruppo promotore a cui fa parte il driver Beniamino Lo Presti. L'intervento del Presidente SPO, Fiori, si è invece rivolto ad un breve e soddisfacente resoconto della stagione 2016: "E' stata un'annata molto impegnativa – ha detto il presidente Giuseppe Fiori - che ci ha visti impegnati nell’assolvere un compito importante in appoggio a buona parte delle iniziative sportive proposte da Aci Pavia, al promuovere con successo l’ennesimo Corso per Navigatori, il quale richiede molta applicazione da parte di tutti noi. Un Corso che grazie alle capacità dei nostri uomini sforna tutti gli anni ottimi elementi da lanciare nel mondo rallystico. Senza dimenticare poi il supporto ai nostri piloti in gara". La serata è poi proseguita con la consegna dei riconoscimenti. Coadiuvato da Camilla Sgorbati, i primi ad essere chiamati ad essere chiamati dal presidente Fiori, sono stati i ragazzi fuoriusciti dal Corso per Navigatori che hanno poi debuttato nel coso della stagione agonistica 2016. Nutrita la pattuglia rosa a iniziare da Morena Cocco, da sempre personaggio molto attivo all’interno della scuderia a Deborah Sartori, protagonista, però in veste di pilota, del Trofeo Renault R1 e ancora: Cassandra Cigagna e Susy Ghisoni, quindi Fabio Albertazzi e Davide Grossi. Una testimonianza
Giuseppe Fiori e Filippo Musti
di stima è stata conferita a Riccardo Canzian, protagonista di prestazioni di alto spessore sia tra le vetture storiche, culminate con il successo al Rally 4 Regioni, sia tra le vetture moderne in cui si è imposto nel Trofeo R1 in seno al Campionato Italiano Rally. E’ stata poi la volta dei conosciutissimi piloti Matteo Musti, Massimo Brega, Alessandro Ghezzi, Beniamino Lo Presti, Simone Gatti, Claudio Persani, Paolo Rocchi, Massimo Calatroni, Giorgio Verri, Andrea "Tigo" Salviotti (assente giustificato), Riccardo Chiapparoli, i debuttanti Roberto Scarabelli e Gianpaolo Cagnoni e non ultimo, il mitico Filippo Musti,
MOTORI
Il Presidente Giuseppe Fiori: "E' stata un'annata molto impegnativa"
il quale è stato protagonista di un divertente siparietto con il presidente Fiori con cui ha diviso lunghi anni di attività sportiva a bordo della stessa vettura. Ognuno di loro portando con se un piccolo o grande bagaglio di risultati utili a dare onore a questa scuderia portata avanti con grande entusiasmo. Tra i navigatori, la parte del leone l'ha recitata Matteo Nobili, vincitore al fianco di Riccardo Canzian sia del Rally 4 Regioni storico, sia del Trofeo R1, quindi lo stesso Giuseppe Fiori, il prezioso Claudio Biglieri, poi, Agostino Benenti, Roberto Campedelli, Ferruccio De Macceis, Marco Verri, Enrico Giorgi, Claudia Musti, Martina Rampuzzi, Cristina Pastorelli e Federico Maga. Per la regolarità invece, riconoscimenti sono stati assegnati a Stefano e Luca Albera ed Emanuele Riccardi. La serata, trascorsa in grande allegria, si è conclusa con un grande in bocca al lupo per tutti e l’appuntamento al prossimo anno per raccontarsi reciprocamente gioie e dolori di una stagione che si presenta altamente competitiva e altrettanto impegnativa.
RALLY NEWS
Il Rally 4 Regioni avrà validità per la RETRO CUP 2017 di
Piero Ventura
E' notizia attuale: il Rally 4 Regioni avrà validità per la RETRO-CUP 2017 con il massimo coefficiente. Ma cos'è la VHRS RETRO-CUP? Si tratta di uno challenge, organizzato dalla rivista francese per auto d’epoca Retrò Course, rivolto alla regolarità Sport Rally per auto storiche (V.H.R.S). Alla fine dell'anno, da un sistema di punti cumulativi, ne deriverà la classifica finale in cui ai migliori verranno riconosciuti premi d’onore e dotazioni varie. Non sono previsti premi in denaro. Una volta effettuata l’iscrizione al RETRO - VHRS CUP challenge, i concorrenti hanno l’obbligo di rispettare il regolamento per tutta la durata del campionato. I concorrenti devono considerare che si iscrivono ad una serie cosiddetta di "dilettanti", organizzata principalmente per il piacere di ciascuno e in uno spirito chiamato "gentlemen drivers". Ogni partecipante il VHRS RETRO-CUP si impegna ad apporre sulla propria macchina, per tutta la durata dell'evento, la pubblicità dell’organizzazione. L'assenza di questa comporterà l'invalidità del punteggio acquisito nella classifica RETRO CUP VHRS. L’iscrizione al VHRS di RETRO-CUP avviene esclusivamente sul sito: www.retro-course.com > Retro Cup &gt. L'importo dell’iscrizione per la stagione 2017 è fissato a €50 a persona. È possibile, durante la stagione competere nelle categorie di piloti e copiloti. In questo caso, per segnare punti nella VHRS RETRO-CUP, è necessario iscriversi in entrambe le categorie.È anche possibile durante la stagione com-
petere in categorie di diverse medie assegnate. In questo caso, basta una sola iscrizione (pilota o copilota). Ma i punti segnati in ciascuna delle categorie non possono essere cumulati. La possibilità di segnare punti è valida all'atto dell’iscrizione. Non è possibile segnare punti con effetto retroattivo. L'organizzatore della VHRS CUP retrò si riserva il diritto di escludere qualsiasi dalla gara un concorrente il cui comportamento non sia discorso o potrebbe danneggiare l’immagine della VHRS RETRO-CUP. In questo caso, il concorrente escluso perderebbe il beneficio dei punti segnati alla fine e non può in ogni caso beneficiare di un indennizzo. Sono ammesse a partecipare alla VHRS RETRO-CUP a testimonianza della natura veramente 'storica' delle automobili, le vetture costruite fino al 31.12.1986. Le medie scelte per le prove di regolarità, saranno stabilite di volta in volta dall'organizzatore dell'evento. Sono previste tre tipi di media. Alta, Intermedia e Bassa. La media più bassa non può essere scelta dai concorrenti iscritti con un'auto costruita prima del 31.12.1965 fino a 2000 cm 3, o una macchina costruita prima 31/12/1971 a 1300 cm 3. Ecco il calendario 2017: 8-9 avril Rallye de l’Anguison Coef. 1; 29-30 avril Rallye du Dauphiné Coef. 2; 12-14 mai Rallye Dijon Côte d’Or Coef. 1; 19-21 mai Rallye de la Vallée du Cher Coef. 1; 9-10 juin Rallye Ecureuil Drôme Provençale Coef. 2; 6-8 juillet Rally 4 Regioni (I) Coef. 2; 25-27 août Rallye Autun Sud Morvan Coef. 1; 29-30 sept. Rallye du Pays de Seyssel Coef. 2; 20-21 octobre Rallye l’Epine-AvantPays Savoyard Coef. 2.
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stradella: "una zona in cui i rally sono sempre stati di casa"
Agostino Benenti un sogno concretizzato di
Piero Ventura
Stradellino, 36 anni, ingegnere meccanico nel settore ferroviario, Agostino Benenti è da sempre attratto dai rally nei quali approda però solamente nel 2011 in veste di co-pilota, dopo aver privilegiato nella scala delle priorità, la laurea in ingegneria, appunto e il lavoro. Posato, riflessivo, con l'hobby della fotografia, non ha mai smesso di sognare di sedere nell'abitacolo di una vettura da rally. Sogno che si realizza nel mese di luglio del 2011. "Abitando a Stradella, una zona in cui i rally sono sempre stati di casa, ho iniziato a seguirli sino dalla più tenera età, sperando di poter salire un giorno su uno di quei bolidi potenti e spettacolari – racconta Benenti – L'opportunità si presentò nell'estate del 2011 in occasione del Rally di Cremona, quando mi trovai a leggere le note al comasco Mandelli sulla Seat Arosa. Non era certamente la vettura potente che sognavo, ma già il fatto di partecipare ad un rally era più che appagante". Il sogno di Agostino si realizza però appena un mese più tardi, quando sale su di una potente Super 2000, l'Abarth Grande Punto by Bernini Rally condotta da Alessandro Ghezzi con la quale sfiorano la top ten assoluta al Rallyteam 971. Con Ghezzi, Agostino Benenti crea un connubio affiatato e salvo una estempo-
Agostino Benenti ranea uscita con Marco Stefanone e la Peugeot 106 al Rally Race del 2013, Ghezzi al volante e Benenti sul sedile di destra vanno a formare un equipaggio a tutt'oggi indissolubile. Le capacità "dell’evergreen" Alessandro Ghezzi ed il ruolo di copilota ben assolto da Agostino Benenti. Il copilota, o in gergo il navigatore, non è un personaggio qualunque, ma è un personaggio vero che ha compiti importanti quanto il suo compagno. Mentre il pilota ha il compito di guidare, e di guidare veloce, il copilota ha un'infinità di cose da fare, per cui la gara, la vittoria o la sconfitta non dipendono esclusi-
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vamente da una sola persona, bensì da un equipaggio i cui compiti sono perlomeno al 50%. Il navigatore è indispensabile al pilota e se fa bene il suo lavoro infonde fiducia e tranquillità al suo compagno, il quale, libero da qualsiasi preoccupazione, chiamiamola burocratica, potrà concentrarsi sulla guida e rendere di più di quel conduttore che ha al suo fianco un compagno insicuro che gli dà pochissimo affidamento. Nella stagione 2014 il miglior risultato l’equipaggio oltrepadano lo ottiene al Rally Alta Val Tidone in cui colloca la Mitsubishi Lancer al quarto posto assoluto primo di Gruppo N e primo di Classe N4. Sempre nel 2014, c’è anche il debutto con la Fiesta R5 che l’equipaggio porta al 9° posto assoluto. L’anno successivo, tra le varie gare, c’è anche la partecipazione al Rally 4 Regioni storico con la Porsche. E' una gara estenuante disputata con un caldo infernale e per GhezziBenenti, dopo essersi espressi a buon livello, c’è l’anticipato ritiro. La gara di casa non va meglio nel 2016 in cui, sempre con la Porsche, sono costretti al ritiro quando occupavano la terza posizione assoluta. Tra le altre cose interessanti, nel corso del 2016, c'è stato anche il debutto con l’interessante e potete Mazda RX7 portata in gara tra le storiche al Monza Rally Show. Per il 2017 Benenti conferma alcune partecipazioni ai rally moderni, sempre al fianco di Alessandro Ghezzi su di una attuale R5, mentre non si faranno mancare la partecipazione all'attesissimo Rally 4 Regioni storico. Il Sogno di correre su auto potenti, Agostino lo ha realizzato e oggi lo tiene vivo più che mai.
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CAMPIONATO ITALIANO RALLY 2017
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di
Piero Ventura
Quella di Riccardo Canzian è una salita verso i vertici agonistici sempre più ricca di soddisfazioni. Aveva appena terminato di festeggiare la conquista del Trofeo Twingo R1 disputatosi all'interno del Campionato Italiano Rally 2016 che subito è voluto salire sulla Renault Clio RS R3T by Gima Autosport per prendere conoscenza con la vettura che lo asseconderà negli appuntamenti di Campionato Italiano Rally 2017. L’approccio con la francesina avvenuto in occasione del rally della Lanterna, in cui l’8° posto assoluto ed il 2° di classe occupati quando ancora tutti i più forti protagonisti erano in gara e prima di un forzato stop, è stato alquanto significativo per il driver oltrepadano. Supportato da un piccolo pool di sostenitori tra cui figurano, Fincoma e LDI cuscinetti a cui fanno capo la famiglia Maggi di Stradella, la Cofran utensili di San Cipriano e l'agenzia Axa, anch'essa di Stradella, Canzian s’appresta quindi ad affrontare una nuova avventura di vertice. Tutto questo anche grazie a Renault e Gima Autosport che vedono nel pilota di Broni un elemento di indubbio talento. Approdato al mondo rallystico nel 2013, appena uscito da un corso promosso dalla SPO, Canzian ha debuttato al Castelletto Rally Days con al fianco, su di una Peugeot 106 Rallye un’altra debuttante, Martina Rampuzzi, anch’essa uscita dal Corso Navigatori promosso dalla Scuderia Piloti Oltrepo. Alla fine saranno diciassettesimi assoluti e primi di classe FN2. Un inizio migliore non poteva esserci. Sempre con Martina e la Peugeot è nuovamente primo di classe al successivo Rally del Giarolo e terzo al Val Tidone. Un impatto con i rally più che soddisfacente dunque che lo vedrà sempre più impegnato ad alti livelli nelle stagioni successive. Nel 2016, Canzian parte con l’intenzione di dare la
Riccardo Canzian con il papà Alberto
caccia al tricolore rally auto storiche. Nel primo appuntamento stagionale, l’Historic Rally delle Vallate Aretine con l'Opel Kadett GT/E e Giuseppe Fiori alle note conquista la vittoria di classe, il 2 posto nella Michelin Historic Rally Cup, il 3° di Raggruppamento ed il 9° assoluto. Nel successivo Rally di Sanremo storico, valido oltre che per il tricolore anche per il Campionato Europeo, sempre con l’Opel Kadett nei colori Winners Rally Team e Domenico Verbicara alle note ottiene il 9° posto assoluto nell’Europeo, il 6° nell’Italiano, il primo nella C3 ed il primo nella classe 2000/ Gr4. Le cose sembrano girare per il verso giusto ma alla Targa Florio ecco che il motore Opel va in fumo. Il danno è grave e Canzian è costretto a presentarsi
MOTORI
Broni: Riccardo Canzian a caccia del tricolore R3T
all’appuntamento successivo, il rally Campagnolo, con un’unità motrice non all'altezza della precedente. Con Davide Pisati alle note e tanti problemi in gara Canzian non va oltre il 43° posto assoluto. Giunge il momento della gara di casa, il Rally 4 Regioni. Canzian lascia l’Opel Kadett in garage presentandosi al via al volante di una splendida Porsche made in Balletti e Matteo Nobili alle note. Dopo la sfortuna che lo privò di un meritato successo l’anno rima, ora la fortuna gli da una piccola mano e Per Canzian-Nobili è il trionfo. Ha chiuso il conto con il 4 Regioni e decide di tralasciare gli impegni con le storiche per dedicarsi al Trofeo R1, una scelta che si dimostrerà vincente. Ora il pilota di Broni, attorniato dai tecnici Gima, dagli amici di sempre e da papà Alberto, suo primo tifoso, che ha appeso il casco al chiodo per lasciare appunto spazio in famiglia al figlio, Riccardo s'appresta ad iniziare una nuova avventura nel Tricolore Rally che inizierà il prossimo 16 marzo. Ecco il calendario: 16-19/03 40° Rally del Ciocco 2RM/TRA/RGT/R1 asfalto; 2/04 64° Rallye Sanremo JUN/2RM/TRA/RGT/R1 asfalto; 20-23/04 101° Targa Florio JUN/2RM/TRA/RGT/R1 asfalto; 14/05 24° Rally Adriatico JUN/2RM/RGT/R1 terra; 4/06 50° Rally del Salento 1.5 2RM/TRA/RGT/R1 asfalto; 15-16/07 45° Rally San Marino JUN/2RM/R1 terra; 16-17/09 Rally di Roma Capitale JUN/2RM/TRA/ RGT/R1 asfalto; 13-15/10 35° Rally Due Valli 1.5 JUN/2RM/TRA/RGT/R1 asfalto.
SANTA MARIA DELLA vERSA: NEI SUOI SOGNI CI SONO I RALLY
Isa Soncin campionessa regionale 2016 Mini-enduro di
Piero Ventura
Il suo nome è Isabella (Isa) Soncin, voherese, classe 2005,e residente a Santa Maria della Versa dove frequenta la 1 media. E’ figlia di Fabrizio Soncin, conosciutissimo ex rallysta, categoria in cui ha svolto il ruolo sia i navigatore che di pilota e di Vilma Dos Santos. Da sempre attratta dai motori, Isa è follemente innamorata dell'enduro e dei rally, seguiti fin da piccolissima con la mamma a tifare per papà. Nei suoi sogni ci sono i Rally automobilisti che spera fermamente di poter disputare un giorno, ma per il momento tutta la sua attenzione è rivolta al Mini-enduro in cui si è laureata campionessa regionale 2016. Tutto inizia quando Isa ha appena compiuto 7 anni e prova per gioco la motoretta di un amico. E' subito grande amore con la due ruote. Si intestardisce al punto tale che convince i genitori affinché gliene acquistano una. Si diverte un mondo nel girare nell’ampio spazio dinnanzi a casa impratichendosi sempre più, tanto da divenire una piccola funambula della guida su due ruote a motore. All’età di 9 anni le sue esigenze aumentano, vuole
qualcosa di più impegnativo, cambia moto e a casa arriva una KTM 65. E’ il mezzo ideale per iniziare a partecipare a qualche garetta non tanto impegnativa. Primo atto da compiere è l’iscrizione ad un club. Cosa c’è di meglio che calza a pennello per l’occasione se non il Moto club Vallestaffora al quale aderisce e inizia a prendere confidenza con le PS. La ragazza promette bene e l’anno successivo (2016 ) sempre per i colori del Moto club Vallestaffora, entra a far parte del Lady Enduro Project, capitanato dalla pluricampionessa Anna Sappino, una squadra corse femminile di enduro, una realtà unica in Italia, nata tra ragazze che si sono conosciute sui tracciati di allenamento e sui campi di gara. L’obiettivo è quello di dare maggior forza e visibilità alla categoria Lady a livello nazionale per arrivare, attraverso corsi ed allenamenti mirati, ad avere sempre più atlete in grado di gareggiare e competere ad alto livello. Partecipa a tutto il campionato regionale mini enduro piazzandosi al primo posto nella classifica femminile del campionato lombardo e seconda nel prestigioso Trofeo Mario Ferrero. Con il supporto di Nenė e a Oyc quest’anno, Isa Soncin,
Isabella Socin
sempre con le Lady enduro project, ma per i colori del Motoclub Val Luretta , ripeterà il campionato regionale, inoltre parteciperà al campionato italiano della specialità che prenderà avvio 29 Aprile in Puglia. Grintosa e determinata, è lo spauracchio di tutti i maschietti che la guardano con apparente con indifferenza, ma sotto sotto, hanno timore perché sanno che la precisione di Isa in Prova Speciale può regalare loro cattive sorprese per la gioia della sorellina Camilla, sua prima tifosa, nonché di mamma e papà.
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PANCHINA E PALLONE BLU
IL PERIODICO PANCHINA E PALLONE BLU ENTRA NEL VIVO
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Gandini: "Pellegrini il favorito" Tondo - bis: "Lascio decidere agli altri" Di Nicolò Tucci
La prima battaglia è finita, ma la guerra si deve ancora decidere. Matteo Landini è stato esonerato, Carmignani se ne è andato e Tondo ne approfitta, è lui il nuovo leader della classifica per vincere la Panchina blu. Riuscirà a restare in testa fino alla fine del campionato? Pagano e Baiardi sono alle calcagna e contano su due corazzate come Bastida e Lungavilla per recuperare terreno. Ai posteri l’ardua sentenza. Avvincete anche la lotta per aggiudicarsi il Pallone Blu, tre Top Player distano l’uno dall’altro per una manciata di voti: Gandini, Pellegrini e Bruscaglia. Attenzione a Bruno Ferrari che accorcia le distanze e a Paolo Barbieri che nell’ultimo mese ha totalizzato più di 500 voti.
IL PERIODICO PANCHINA BLU Fabio Tondo Allenatore Portalberese I suoi maggiori concorrenti in questo momento del concorso sono Pagano e Baiardi. Quali sono i loro pregi e i loro difetti? "Baiardi è un allenatore molto preparato lavora molto sotto il piano tattico e gestisce bene le sue squadre facendole rendere al meglio . L’unico difetto, se così possiamo chiamarlo, Baiardi è quello di avermi rubato il posto sulla panchina del Casteggio. Naturalmente sto scherzando. Per quanto riguarda Pagano credo che con la sua esperienza calcistica sappia il fatto suo. Difetti? a volte parla a sproposito, anche se credo che sia un atteggiamento voluto per stuzzicare l’avversario". Qual è il suo allenatore preferito dell’Oltrepo Pavese? Quello che si meriterebbe di vincere La Panchina Blu? "Per quanto mi riguarda, per serietà e per il modo di lavorare nei campi da calcio, il mio preferito è Giacomotti. Oltre a lui direi Balestra che allena la juniores nazionale dell'Oltrepo Voghera. Ne sentiremo parlare".
Invece parlando di giocatori? Qual è il suo giocatore preferito dell’Oltrepo Pavese, quello che a suo giudizio meriterebbe di vincere Il Pallone Blu? "In Oltrepo ci sono molti giocatori forti, e di conseguenza ho molti giocatori preferiti. Per non nominarne uno che ho allenato, nomino Gandini e Pellegrini, credo che Lungavilla e Voghera non ne possano fare a meno". L'anno scorso ha vinto La Panchina Blu pensa di meritarsi di nuovo la vittoria? "Ufficialmente sono ancora il detentore del titolo. Negli anni alle diverse società ed ai tesserati ho sempre cercato di far arrivare la mia passione e la mia conoscenza calcistica, ottenendo anche ottimi risultati sul campo e non a parole. Non so se merito la vittoria di nuovo. Lascio decidere ai capitani, ai risultati in campo e alle tante persone che mi votano su Facebook". Landini , che attualmente occupa il secondo posto, non potrà più essere nominato dal momento che non è più allenatore del Voghera. Pensa che avrebbe avuto qualche possibilità di vincere La Panchina Blu? "Landini per un regolamento assurdo quest'anno non potrà più allenare. I giocatori possono cambiare tre squadre l'anno gli allenatori no. Comunque certo che era uno dei candidati a vincere ed a prescindere dal concorso mi spiace per la persona, mi spiace che non possa allenare per questa stagione". Alessandro Pagano Allenatore Bastida I suoi maggiori concorrenti in questo momento del concorso sono Tondo e Baiardi. Quali sono i loro pregi e i loro difetti? "Tondo e un ragazzo di compagnia un giocherellone, come allenatore lo conosco poco un difetto è permaloso ha rosicato lo scorso anno alla premiazione quando scherzando dissi che era uno scandalo che io ero dietro a lui. Baiardi e un ragazzo giovane che sta facendo molto bene a Lungavilla lo conosco poco ma gente vicina a lui me ne parla bene". Qual è il suo allenatore preferito dell’Oltrepo Pavese? Quello che si meriterebbe di vincere La
Panchina Blu? "Giacomotti è stato un mio allenatore, l‘ho affiancato a Voghera come secondo. Davvero molto preparato, a mio avviso è sprecato per la promozione". Invece parlando di giocatori? Qual è il suo giocatore preferito dell’Oltrepo Pavese, quello che a suo giudizio meriterebbe di vincere Il Pallone Blu? "Non posso fare un nome, altrimenti c'è gente che si offende". L'anno scorso ha vinto la Panchina Blu Tondo. Pensa che la vittoria sia stata meritata? "Non penso che Tondo meriti di vincere ancora. Sbagliare è umano, ma perseverare diabolico". Landini , che attualmente occupa il secondo posto, non potrà più essere nominato dal momento che non è più allenatore del Voghera. Pensa che avrebbe avuto qualche possibilità di vincere La Panchina Blu? "Sì, penso che avrebbe potuto vincere. Sicuramente troverà una squadra che gli consentirà il rilancio, gli faccio un grande in bocca al lupo". Gianluca Baiardi Allenatore Lungavilla I suoi maggiori concorrenti in questo momento del concorso sono Tondo e Pagano. Quali sono i loro pregi e i loro difetti? "Personalmente non conosco mister Pagano quindi dire pregi e difetti mi risulta difficile, anche se penso che sia molto preparato visto i risultati che ha ottenuto come allenatore e da giocatore. Tondo lo conosco, ero a Casteggio quando allenava la prima squadra, devo dire che è una bravissima persona, che riesce a tirare fuori il meglio dalle sue squadre". Qual è il suo allenatore preferito dell’Oltrepo Pavese? Quello che si meriterebbe di vincere La Panchina Blu? "Il mio allenatore preferito senza dubbio è Tino Rebecchi anche se in questo momento è senza squadra, penso che possa insegnare qualcosa a tanti mister". Invece parlando di giocatori? Qual è il suo giocatore preferito dell’Oltrepo Pavese, quello che a suo giudizio meriterebbe di vincere Il Pallone Blu?
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"Dico Claudio Gandini, un mio giocatore, che oltre ad essere fortissimo per la seconda categoria, è un ragazzo fantastico che ha sempre una parola di conforto per tutti". L'anno scorso ha vinto la Panchina Blu Tondo. Pensa che la vittoria sia stata meritata? "L'anno scorso mi ha chiamato il Lungavilla a fine gennaio e sinceramente non conoscevo il concorso, se ha vinto mister Tondo vuol dire che qualcuno lo ha votato, quindi bravo lui". Landini , che attualmente occupa il secondo posto, non potrà più essere nominato dal momento che non è più allenatore del Voghera. Pensa che avrebbe avuto qualche possibilità di vincere La Panchina Blu? "Landini lo conosco, abbiamo giocato insieme , bravissimo ragazzo e tecnico molto preparato mi spiace per quello che gli è successo" IL PERIODICO PALLONE BLU Claudio Gandini Centrocampista Lungavilla I suoi maggiori concorrenti in questo momento del concorso sono Pellegrini e Bruscaglia. Quali sono i loro pregi e i loro difetti? "Bruscaglia non lo conosco,ma gioca nella squadra del mio paese e tutti ne parlano benissimo quindi credo sia molto bravo. Su Pellegrini non ho parole, è fortissimo il più forte di tutti e poi è una persona meravigliosa". Qual è il suo allenatore preferito dell’Oltrepo Pavese? Quello che si meriterebbe di vincere La Panchina Blu? "Ho due allenatori nel cuore, uno è sicuramente il mio mister Baiardi un grande allenatore, molto preparato e persona eccezionale in tutto. L'altro è il mio maestro Tino Rebecchi, anche se non allena più è un Top Player.". Invece parlando di giocatori? Qual è il suo giocatore preferito dell’Oltrepo Pavese, quello che a suo giudizio meriterebbe di vincere Il Pallone Blu? “Senza ombra di dubbio Pellegrini, troppo forte.” L'anno scorso ha vinto il Pallone Blu Pellegrini. Pensa che la vittoria sia stata meritata? "La vittoria di Pellegrini è stata strameritata". Per il Lungavilla è un ottimo momento, quali sono i vostri reali obbiettivi? "I nostri obiettivi sono salire in prima categoria costruendo un gruppo di giocatori e amici. Per me conta solo il gruppo non il singolo giocatore”". Quale squadra dell'Oltrepo l'ha più sorpresa nel girone d'andata della seconda categoria?
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"Secondo me la Rivanazzanese, una squadra molto tosta. È sempre difficile vincere contro di loro, non mollano mai.” Invece la squadra che più l’ha delusa della seconda categoria? "La squadra che mi ha più deluso è il Castelletto. Pensavo andasse molto meglio, anche perché ha giocatori validi come Vitali, Bobbiesi e Di Pinto” Mattia Pellegrini Attaccante Voghera I suoi maggiori concorrenti in questo momento del concorso sono Gandini e Bruscaglia. Quali sono i loro pregi e i loro difetti? “Sono due grandi giocatori e, almeno da parte mia, anche due grandi amici. I loro pregi sono visibili a tutti, nonostante siano due centrocampisti hanno un fiuto del gol incredibile ed i numeri parlano per loro. Gandini sta guidando il Lungavilla verso un'annata molto positiva e Brusscaglia sta facendo lo stesso con il suo Bastida. Un difetto che un po’ ci accomuna, meno per il secondo, è l'età” Qual è il suo allenatore preferito dell’Oltrepo Pavese? Quello che si meriterebbe di vincere La Panchina Blu? “Ce ne sono tanti bravi chi per un motivo chi per un altro, su tutti ritengo che, per livello di esperienza in vari campionati e modo di gestire una squadra, Giacomotti sia uno dei migliori.” Invece parlando di giocatori? Qual è il suo giocatore preferito dell’Oltrepo Pavese, quello che a suo giudizio meriterebbe di vincere Il Pallone Blu? “Anche in questo caso di bravi giocatori ce ne sono tanti,togliendo i due in lotta per il concorso, dico che uno dei miei preferiti è Fabio Re, un mio compagno di squadra, per lui la prima categoria è solo di passaggio se continua a fare quello che sta facendo sia in partita che in allenamento.” L'anno scorso ha vinto La Panchina Blu pensa di meritarsi di nuovo la vittoria? “Mi farebbe piacere ovviamente. Però come ho già detto alle fine della scorsa edizione, non farò "campagna elettorale" quest'anno altrimenti diventa un lavoro.” Visto il momento di instabilità del Voghera, quali sono i vostri obbiettivi? “L'obbiettivo della Voghe rimane quello di vincere. A mio avviso, non provarci, finché la matematica non ci condanna, con questa squadra, mi sembra da pazzi.” Seveso ha preso il posto di Landini, pensa che possa darvi una mano a raggiungere gli obbiettivi prefissati?
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“A me dispiace molto per l'esonero di mister Landini, la colpa è soprattutto nostra ed a farne le spese è stato lui. Detto questo, la società ha dato un segnale forte ingaggiando un allenatore come Seveso, che tutto l'Oltrepo conosce per i suoi metodi "barcelloniani". Se noi giocatori ci mettiamo a disposizione dell'allenatore, credo che lui ci darà una grossa mano a raggiungere quello che ci siamo prefissati ad agosto.” Giovanni Buscaglia Centrocampista Bastida I suoi maggiori concorrenti in questo momento del concorso sono Gandini e Pellegrini. Quali sono i loro pregi e i loro difetti? “Gandini non lo conosco, non abbiamo mai giocato insieme, perciò non saprei rispondere. Con il “Pelle” ho giocato alla Novese, i suoi pregi sono: la tecnica, il gran tiro e la prestanza fisica. Il suo difetto la moderata velocità data la stazza.” Qual è il suo allenatore preferito dell’Oltrepo Pavese? Quello che si meriterebbe di vincere La Panchina Blu? “Il mio allenatore preferito in Oltrepò Pavese, anche se adesso é in standby, é Mauri Alghisi. Con lui abbiamo fatto una grande stagione all'ODB, a novembre ci davano per spacciati spacciati, ma grazie a lui siamo risaliti fino a raggiungere i play off.” Invece parlando di giocatori? Qual è il suo giocatore preferito dell’Oltrepo Pavese? “Il mio giocatore preferito in Oltrepó Pavese é Riki Coccu, sempre esemplare in tutto, mai una parola fuori posto, sempre sorridente, corre, segna e dà sempre l'anima in tutte le partite, senza mai montarsi la testa.” L'anno scorso ha vinto il Pallone Blu Pellegrini. Pensa che la vittoria sia stata meritata? “Sì ,penso sia meritata. Faceva sempre gol.” Nonostante stia vivendo un grande momento con il Bastida non è molto votato dagli allenatori dell'Oltrepo, secondo lei perchè? “Non so perché. Ognuno ha i suoi pupilli” Il Bastida ha allestito una grande squadra, ora pero si trova in ritardo nei confronti del Robbio e del Voghera, quali sono gli obiettivi della sua squadra? “Siamo in ritardo anche se mancano ancora 12 partite e nel calcio non si può mai dire. Purtroppo per una serie di infortuni e impegni lavorativi di ogni genere non siamo mai stati al completo per nessuna partita della stagione e forse questo ci ha un po' penalizzato. I reali obiettivi del Bastida sono i play off, ma Pagano ha sempre qualcosa in serbo”.
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mototravellers: giro del mondo a tappe per aiutare chi ha bisogno
Di Pierfilippo Saviotti La passione per le moto da una parte. Quella per i viaggi dall’altra. Sono due interessi che non è per niente difficile coniugare. E così ha fatto Matteo Salvaneschi, appassionato oltrepadano che in poco più di cinque anni ha compiuto un vero e proprio giro del mondo a tappe. Ma non è finita qui. Oltre al divertimento, l’impegno solidale. E così è nata l’idea di portare aiuti umanitari in tutti i luoghi toccati con le due ruote. Aiuti concreti, in Paesi con situazioni molto difficili e molto differenti dalla quotidianità che siamo abituati a vivere. E il tutto nato quasi per caso, grazie a un incontro con Roberto, che fin dall’inizio è così diventato fedele compagno di viaggio di Matteo. Salvaneschi, com’è nata l’idea di Moto travellers? "Tutto è partito nell’estate del 2010. Io mi trovavo in Turchia per un viaggio in moto in solitaria. Qui ho incontrato Roberto di Frassineto, anche lui in viaggio con alcuni amici. All’epoca non ci conoscevamo, l’incontro è stato casuale. Lui è di Arezzo, anche se da anni vive in Canada con la sua famiglia. Così abbiamo girato assieme per un paio di giorni, poi ci siamo salutati e ognuno ha percorso il proprio itinerario. Alla fine dell’estate mi è arrivata la sua proposta di fare un viaggio insieme in Mongolia. Da lì è nato tutto. La cosa bella è stata anche la nostra amicizia che, al contrario di come spesso succede, davanti alla difficoltà incontrate si è consolidata giorno per giorno, alimentata dalla filosofia di viaggio che entrambi abbiamo condiviso". Inizialmente l’idea era solo quella di un viaggio di piacere? "All’inizio sì, volevamo condividere la nostra passione per le moto e per i viaggi, andando alla scoperta di posti nuovi. Abbiamo cominciato così la pianificazione ‘a distanza’. Vivendo in Paesi molto distanti, ci è voluto un po’ di tempo e qualche difficoltà, ma alla fine è andato tutto per il meglio. È stata una preparazione attenta e precisa, anche se abbiamo lasciato molto al fato. Ci siamo lasciati trasportare dagli incontri e dalle situazioni che ci capitavano quotidianamente, per questo sono state molte le variazioni in corso al nostro progetto iniziale. E poi, durante le pratiche organizzative, abbiamo pensato che avremmo potuto incontrare situazioni difficili e completamente differenti dalla nostra quotidianità, e che quindi ci sarebbe piaciuto intervenire per dare una mano. Da qui l’idea di coniugare il viaggio all’azione umanitaria". E per questo avete dato vita anche al sito internet? "Esatto. Per questo è nato mototravellers.com, sito web che racconta i nostri viaggi e le nostre azioni nei Paesi che visitiamo. Il sito è inoltre ricco di video e foto delle nostre avventure. E poi ci sono i resoconti delle donazioni, nonché la possibilità di donare dei fondi per i nostri progetti futuri". Arrivati in Mongolia, cosa avete fatto? "Per questo primo viaggio ci siamo presi il nostro mese di ferie. In Mongolia abbiamo aiutato il progetto locale 'Kindergarden 58' a Ulaanbaatar, meglio conosciuta come Ulan Bator, tramite l’Ai. Bi. (Amici dei Bambini, ndr), che abbiamo appoggiato direttamente. Grazie anche al nostro contributo, abbiamo partecipato alla ristrutturazione dei tetti di due strutture che ospitano bambini e ragazzi di tutte le età". E l’idea per i viaggi successivi, come vi è venuta? "Ci è venuta proprio al termine del viaggio in Mon-
SPORT
"Abbiamo avuto a che fare con persone straordinarie che ci hanno aiutati"
Matteo Salvaneschi golia. Si è infatti posto il problema delle moto, ovvero se e come riportarle in Italia. Allora abbiamo pensato di lasciarle sul posto, o di spedirle in luoghi dove avremmo poi potuto organizzare un altro viaggio. Da qui è nata l’idea di un giro del mondo a tappe. Appoggiandoci ai vari Paesi, l’unico vincolo a cui abbiamo dovuto fare attenzione è stato il tempo a disposizione. Secondo le diverse regole dei vari Continenti, abbiamo potuto lasciare le moto per tre, sei o nove mesi. Da questo abbiamo pianificato le tappe successive". E queste tappe, quali sono state? "Il secondo viaggio è stato in Bolivia, fatto in due tappe diverse. Siamo partiti dal Canada, dove avevamo precedentemente spedito le moto, e ci siamo diretti a sud passando dagli Stati Uniti al Centro America, attraversando zone come il Messico, Nicaragua e il Guatemala. Anche qui abbiamo sostenuto l’Ai. Bi. in un progetto a La Paz, città dove ha sede il Governo. Terzo viaggio, anche questo in due tappe, è stato in Africa. La prima parte dal Sud Africa alla Tanzania, la seconda dalla Tanzania all’Etiopia. In questo caso i problemi su cui intervenire erano maggiori, quindi, appoggiando l’associazione “Tumaini Children’s Foundation”, dove “tumaini” in lingua swahili significa “speranza”, abbiamo aiutato la zona al confine con il Kenya, sotto la regione del Kilimangiaro. In questo caso si tratta di un’associazione privata, meno ‘forte’ delle altre, ma organizzata da due donne che si impegnano molto su questo fronte". In concreto, quali sono gli aiuti che avete portato? "Anche in Bolivia abbiamo contribuito al rifacimento di tetti di strutture adatte a bambini e ragazzi. In più abbiamo contribuito alle cure dentali di alcuni bambini con problemi ai denti e alla bocca. In Africa abbiamo cercato di intervenire il più possibile, accontentando sia la parte didattica, per quanto concerne libri, quaderni e materiale scolastico, sia la parte di sussistenza, soprattutto legata al cibo. Gli aiuti concreti sono stati maggiormente in denaro. Comunque siamo sempre andati sul posto apposta per seguire da vicino ciò che veniva fatto, e per vedere di persona i risultati". I fondi come li avete ottenuti? "I fondi li abbiamo recuperati noi privatamente tra Italia e Canada, dove vive Roberto, sia per mezzo di conoscenze sia personali che professionali, sia grazie a serate organizzate con le proiezioni dei filmati girati da noi. E questo anche grazie all’appoggio di
Pro Loco e feste di paese. Abbiamo visto che la partecipazione aumentava con la creazione di magliette o gadget da dare in cambio delle donazioni. Alla fine, in totale, abbiamo raccolto circa 21mila dollari che abbiamo cercato di distribuire in modo quasi uniforme per i tre viaggi". Un vero e proprio giro del mondo a tappe. Ma sono alti i costi per intraprendere un’esperienza simile? "Diciamo che i costi più onerosi derivano dal trasporto delle moto e dagli spostamenti in aereo per tornare in Italia e raggiungere i luoghi di partenza. Per il resto abbiamo sempre viaggiato in luoghi il cui costo della vita è molto basso. E poi noi abbiamo fatto di tutto per ottimizzare le spese, a cominciare dal dormire in tenda. È comunque un’esperienza unica anche perché ci siamo sempre fermati in posti bellissimi nei quali piantare una tenda è stato sicuramente più emozionante rispetto a passare la notte in una struttura". Come sono stati invece i contatti con le popolazioni locali? "Direi che abbiamo avuto rapporti ottimi con la gente del posto. Noi siamo partiti proprio con l’intento di conoscere la gente e i luoghi che avremmo frequentato. E poi, cosa più importante, abbiamo viaggiato sempre con il rispetto nei confronti delle situazioni che abbiamo incontrato. E questo rispetto è sempre stato contraccambiato. Abbiamo avuto a che fare con persone straordinarie che ci hanno aiutati, ospitati e addirittura ci hanno dato una mano a recuperare ad esempio la benzina, operazione spesso non semplice, soprattutto in certi villaggi in cui siamo capitati casualmente dopo aver perso la rotta principale del nostro tragitto. Ovviamente bisogna sempre tenere gli occhi aperti per evitare spiacevoli situazioni, nel nostro caso abbiamo avuto solo esperienze positive da questo punto di vista. Abbiamo ricevuto tanto da persone davvero povere, e questa è la cosa che ci ha colpito maggiormente". Per il futuro, avete in progetto qualche altra avventura? "Qualche idea c’è. Innanzitutto vorremmo fare qualcosa in Italia, appoggiandoci a qualche associazione locale, anche per chiudere simbolicamente il nostro giro. E poi abbiamo in mente qualcosa anche nelle zone tra Pakistan, India e Indonesia, ma non voglio dire nulla perché sono ancora soltanto idee. Abbiamo un po’ di progetti, valuteremo più avanti quali attuare".
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"L’Oltrepo è un’isola felice se paragonata ad altre zone d'italia"
"Il mio sogno? Una gara del campionato mondiale o una 6 giorni in Oltrepo" Di Vittoria Pacci
Francesco Buscone classe 1994, studente di ingegneria meccanica presso l’Università degli studi di Pavia ed endurista oltrepadano, appassionato e capace partecipa a diversi campionati regionali e al campionato italiano. Non poteva essere altrimenti infatti la sua famiglia è particolarmente legata al mondo dei motori, suo padre Giorgio è stato uno dei piloti di rally più vincenti dell'Oltrepo Pavese, ma anche suo fratello gemello Paolo e suo fratello maggiore Riccardo coltivano la sua stessa passione...l'enduro! Quando è nata la passione per l’enduro? "Ho sempre avuto la passione per i motori, ma da bambino preferivo il calcio. Con l’adolescenza e il primo motorino ho sentito passare la voglia di giocare a calcio per lasciare spazio alle moto e in particolar modo all’enduro". Perché la specialità enduro? "A dire la verità all’inizio mi piaceva più il motocross, ma mio papà aveva qualche riserva in merito troppo pericoloso. Così ho iniziato ad avvicinarmi all’enduro anche perché la nostra zona presenta ottime caratteristiche che bene si adattano a questo sport". Qual è stato il tuo primo moto club? "Il primo è stato il moto club di Ponte dell’Olio, nel 2015 sono passato al moto club di Varzi dove sono rimasto per 2 anni. Attualmente corro per il moto club di Pavia". Che ricordo conservi del moto club di Varzi? "Ho ricordi sia belli sia meno piacevoli. Ho stretto amicizie, conosciuto persone valide, ma anche alcune meno valide. Un bel moto club con uno spirito forse troppo amatoriale". Perchè sei passato a Pavia? "Mi rendevo conto che avevo bisogno di stimoli nuovi e di aiuti tecnico-sportivi per accrescere le mie performance e crescere come pilota". Quante persone praticano l’enduro, più o meno, in Oltrepo? "Circa un migliaio, contando chi lo fa in modo agonistico e chi lo fa per divertimento". Qual è la più grossa difficoltà che ha un endurista in Oltrepo ? "L’Oltrepo è un’isola felice se paragonata ad altre zone d’Italia. A livello nazionale l’enduro non è particolarmente benvisto è diffusa l’idea che sia uno sport irrispettoso, distruttivo per i luoghi dove si svolgono le gare. Infatti, in Italia, le valli bergamasche sono la patria dell’enduro e c’è un alta concentrazione di appassionati, ma, per colpa dell’idea sbagliata che si ha dell’enduro, sono veramente poche le gare organizzate". Quante gare di enduro si organizzano in Oltrepo in un anno? "Mediamente 5 gare all’anno. Abbiamo visto gare importanti in Oltrepò come gli Assoluti italiani, vedremo una tappa del campionato italiano a Varzi e del campionato italiano major a Rivanazzano Terme". Quanto costa praticare l'enduro a livello amatoriale? "Il costo si aggira intorno ai 2.000 euro annui, senza moto, contando anche l’acquisto della moto direi intorno agli 8.000 euro".
Invece per un stagione agonistica a livello nazionale? "Per disputare il campionato italiano 10, 12mila euro circa, esclusa la moto, se comprendiamo l’acquisto della moto, ed in genere bisogna cambiarla ogni due anni, parliamo di circa 20mila euro all'anno". Parlando di un altro tipo di costo, quanto tempo è necessario dedicare per disputare il campionato italiano? "Per disputare il campionato italiano sono necessari 15 giorni, le gare sono 5, si parte il venerdì e si torna la domenica. Poi ci sono gli allenamenti che normalmente occupano un paio di giorni alla settimana che chiaramente tutti, per motivi lavorativi o di studio come nel mio caso, concentrano nel weekend". Cosa manca all’Oltrepo per raggiungere il top in questo sport? "Il campanilismo è probabilmente il problema più grande non essendoci comunione di intenti tra i vari moto club oltrepadani". Il moto club Pavia organizza gare in Oltrepo? "Sì, ed ha le risorse e le capacità tecniche per organizzare gare di alto livello. Sarebbe di grande auspicio una maggior collaborazione tra questo moto club e i moto club dell’Oltrepo pavese. Sono convinto che se ci fosse questa collaborazioni si potrebbe organizzare qui il mondiale". Quanti enduristi dell’Oltrepo gareggiano al campionato italiano? "Circa una decina, ed è un buon numero, certamente nella media nazionale, però alla luce del fatto che l’Oltrepò è un isola felice questo numero potrebbe crescere". I giovani appassionati di enduro sono in aumento o sono diminuiti rispetto agli scorsi anni? "La mia sensazione è che il numero sia in leggera diminuzione, e purtroppo questo penalizzerà negli anni futuri la crescita di talenti oltrepadani. Il campionissimo può nascere ovunque, ma il campione o colui che svolge a livello agonistico qualsiasi disciplina sportiva esce da un’ampia base numerica". E facile trovare sponsor/partner pubblicitari o è difficile per un endurista? "È difficile, sicuramente la crisi economica non aiuta. Inoltre le gare organizzate sono poche e ad eccezione del campionato italiano non hanno una buona copertura televisiva. Per quanto riguarda il campionato italiano il discorso è diverso. C’è un promoter che sta migliorando sempre di più la copertura televisiva pertanto i partner pubblicitari dei piloti, anche i miei, hanno una buona visibilità". I luoghi dove si svolgono le gare di enduro aiutano a divulgare questa specialità?
"Non in particolar modo perché è vero che l’essenza dell’enduro è la mulattiera, ma è altrettanto vero che se si organizzasse gare in location facilmente accessibili e già frequentate dalla gente la diffusione di questo sport accrescerebbe. La via indicata da Red Bull con il loro campionato extreme, con gli opportuni accorgimenti regolamentari, se inserita nell’ambito di una gara più tradizionale, potrebbe accrescere il numero di spettatori e appassionati". Le manifestazioni di enduro in Oltrepo sono ben pubblicizzate? "Certamente tra gli appassionati sì, per il pubblico molto poco. Sarebbero opportune campagne pubblicitarie più efficaci per le gare organizzate in Oltrepo, gare che non hanno nulla da invidiare ad altre". Da endurista oltrepadano qual è il tuo sogno nel cassetto? "Il mio sogno è che venga organizzata in Oltrepo una gara del campionato mondiale o una 6 giorni, che è una gara a trofeo che ogni anno viene organizzata per le squadre nazionali ed anche per i più importanti moto club, ad esempio la squadra per la quale corro io, il moto club Pavia, ha vinto il trofeo mondiale per club per la 6 giorni in Argentina nel 2014. E come già detto l’Oltrepo ha tutte le carte in regola affinchè questo un giorno accada". Come pilota qual è il tuo sogno nel cassetto? "Partecipare a una 6 giorni con una squadra composta da me e dai miei due fratelli".
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MOUNTAIN BIKE OLTREPO QUANDO L'ESCURSIONISMO SI FA IN BICICLETTA
Di Lorenzo Cafarchio "Il miracolo del ciclismo fa tornare la città terra d'avventura o, perlomeno, di viaggio". L'etnologo ed antropologo francese Marc Augé ci guida alle pendici della fatica. La bicicletta è compagna inseparabile di chi cerca, con le proprie membra, di andare oltre. Una fatica secolare, capace di accompagnare l'individuo alle porte della natura. Per questo motivo abbiamo raggiunto, nel giorno del suo 44esimo compleanno, Massimiliano Nobile ideatore del Mountain Bike Oltrepò. Il progetto propone ai fruitori, inforcati i pedali, di scorrazzare per il territorio vogherese ed abbracciare le terre che si affacciano sulle quattro province nella loro interezza. La primavera non è poi così lontana ed una nuova stagione di escursioni ci chiama. Nobile, da dove nasce la sua idea? "Dalla mia passione, sono un grande appassionato di bici in generale. Lo scorso anno ho seguito un corso per diventare guida e visto che i nostri territori non hanno nulla da invidiare alla Toscana, per esempio, voglio portare i turisti in giro per l'Oltrepò. Sono riuscito a creare itinerari ed ho contattato tour operator, hotel, b&b e strutture esistenti a cui proporre il mio prospetto. Dal Parco del Ticino all'Alta Valle Staffora ci sono un comprensorio di terre pronte ad essere sottoposte, ai cicloturisti e non solo, per escursioni in mountain bike". "Non si può descrivere la passione, la si può solo vivere". Questa frase di Enzo Ferrari campeggia sul suo sito... "Qualcosa che ti trascina, che deve essere trasmessa, sinonimo di libertà. In Oltrepò lo vedo bene un tedesco o uno straniero beneficiare dei paesaggi in bici. Cosa che in Liguria si fa già. La passione fa muovere tutto, soprattutto in questo periodo di scarsa economia". Il lavoro lo ha fatto tutto da solo? "Sono partito dallo studio cartografico della zona. Poi ho provato i percorsi nelle ore libere, questo è un aspetto fondamentale per sottoporre agli altri gli
itinerari. Itinerari divisi in base alle capacità fisiche delle persone. Questo progetto è iniziato da quando sono guida. Voglio portare quello che in altre parti d'Italia esiste, ma qui è poco conosciuto". A chi si rivolge? "Dai bambini agli esperti. Ci sono percorsi di 3-4 chilometri, nel bosco, nei vigneti o sulle carrarecce idonei ai più piccoli. Ma possiamo arrivare ad escursioni di 50-60 chilometri, sul Monte Alpe o sul Monte Lesima, con dislivelli da Dolomiti. Questa è una regione poco battuta, le salite le abbiamo anche noi". Si è interfacciato con le amministrazioni locali? "Ho partecipato ad alcuni convegni. Uno di questi tenuto dalla Fondazione Cariplo, che si è impegnata nella realizzazione della Greenway. Nel progetto iniziale doveva arrivare sino a Varzi, ma siamo ancora in attesa. Un collegamento da Pavia all'Alta Valle Staffora, via bicicletta, porterebbe vantaggi a tutti. A volte ci si scontra contro le amministrazioni che non credono nei prospetti o non hanno denaro. Il percorso della vecchia ferrovia Voghera-Varzi sarebbe perfetto, si creerebbe una bretella di collegamento dando un servizio alla comunità". Un muro di gomma... "Lo scorso anno ho più parlato che pedalato, bisogna far credere alle persone nella validità dei propri progetti". Sul suo sito - www.bikeoltrepo.it - parla di "assaporare l'enogastronomia"... "La volontà è quella di abbinare alla bicicletta un pacchetto che vada a toccare, anche, gli aspetti culinari di questo luogo. Dal salame di Varzi alle cantine. Durante le escursioni sulle due ruote l'intento è quello di fermarsi e portare i turisti ad acquistare le bontà dell'Oltrepò. In questo modo ci guadagnano tutti. Sono affiancato da Gianni Maccagni un tour operator, della Promofast di Voghera, che crede nel luogo". Le escursioni? "Si parte da un soggiorno al Park Hotel Olimpia situato al Brallo di Pregola. Ci sono tre pacchetti, in base alla lunghezza. Short stay. Mid Stay. Long Stay. Vengono proposti sia in Italia che all'estero e quelli
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"Da Pavia all'Alta Valle Staffora, via bicicletta, porterebbe vantaggi a tutti"
Massimiliano Nobile più lunghi sono pensati, a maggior ragione, per gli stranieri. Ho preferito concentrarmi su una struttura perché crede, fermamente, nell'idea evitando di disperdere energie. Guardo al modello di Finale Ligure, qui manca l'input". I percorsi come sono stati scelti? "Sono il presidente di una squadra amatoriale di mountain bike, con i compagni ho perlustrato la zona. Ho scelto tre livelli di difficoltà, per accontentare ogni esigenza, da facile a difficile. Sono itinerari che fanno bene alla vista e alle gambe". La fornitura del materiale? "Procuriamo noi bici e prodotti di sicurezza agli utenti che non ne sono provvisti. Lavoriamo in sinergia con Ciclomania di Voghera. Forniremo sia biciclette muscolari che quelle con la pedalata assistita - provviste di motore elettrico, ndr - capaci di aiutare i neofiti in percorsi impegnativi". In zona le competizioni sono poche... "Ho partecipato a gare in tutta Italia, da quelle endurance alla 24 ore di Finale Ligure. I progetti partono sempre dal singolo, avere un territorio come il nostro aiuta, ma manca l'iniziativa. Ho l'appoggio della federazione, ma come sempre mancano i fondi. Inoltre diventa difficile reperire i tracciati dei percorsi su un portale fruibile a tutti. Bisogna guardare al lavoro fatto da Tortona, sarei ben lieto di trovare altre persone e continuare in questa direzione".
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