Il Periodico News - GIUGNO 2017 N°118

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PIROLISI E VOGHERALAND:

Anno 11 - N° 118 GIUGNO 2017

DUE MODI Di AFFRONTARE UN PROBLEMA, UNO SERIO, L'ALTRO NO

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Codevilla: "La Brambati S.p.A si aggiudica l'asta, un nuovo centro sportivo da 37 mila metri quadrati"

"L’asta è stata vinta da un’azienda con sede a Codevilla, la Brambati S.p.A che conferma così la particolare attenzione al territorio che la ha sempre contraddistinta. Parliamo di un’azienda che dà lavoro a decine di persone e che è presente nei cinque continenti..." Servizio a pag. 15

Casteggio

Supermercato aperto sino alle ore 24 "Lati negativi non ne vedo a parte forse per i lavoratori"

"Mai visto un teatro che apre per metà ristrutturato e per metà no"

Servizio a pag. 5

Un supermercato aperto oltre il classico orario fino a qualche tempo fa era pura utopia. A rendere possibile invece le aperture notturne, o comunque oltre l'orario standard, sono state le liberalizzazioni introdotte dal governo... Servizio a pag. 33

Sentieri della Comunità Montana, una guida snobbata dalle amministrazioni "In Comunità Montana mi hanno detto che stavano facendo qualcosa per conto loro"

Servizio a pag. 55

Bastida Pancarana: corsa tutta al femminile per la poltrona di Sindaco

Rivanazzano Terme - Marco Poggi: meglio di Rocco Siffredi, se li è fatti tutti... politicamente parlando

A Rivanazzano Terme, comune con oltre 5.000 abitanti, con quasi 5.000 votanti, ci sarà una sola lista. Questo è il dato più eclatante e da sottolineare, frutto del lavoro politico svolto dall’ex Sindaco Ferrari, che di fatto, piaccia o non piaccia, ha, grazie al suo operato, annichilito le opposizioni... Servizio a pag. 17

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Commento di Antonio La Trippa In questo ultimo mese molti hanno discusso dell'ipotesi "Vogheraland" ed io mi domando, su quali basi? È stato presentato ufficialmente o c'è qualcosa di concreto e scritto sul progetto Vogheraland? NO È stata fatta una dichiarazione ufficiale o c'è qualcosa di concreto e scritto da parte di chi vorrebbe realizzare Vogheraland? NO È stata fatta una dichiarazione ufficiale o c'è qualcosa di concreto e scritto dove si vorrebbe realizzare Vogheraland? NO È stata fatta una dichiarazione ufficiale sui terreni comprati o opzionati per realizzare Vogheraland? NO È stata fatta una dichiarazione ufficiale da parte di qualcuno sui terreni venduti o opzionati per realizzare Vogheraland? NO È stata fatta una dichiarazione ufficiale da parte di qualcuno sul prezzo d’acquisto dei terreni venduti o opzionati per realizzare Vogheraland? NO È stata fatta una dichiarazione ufficiale o c’è qualcosa di concreto e scritto di quanto sarà grande Vogheraland? NO È stata fatta una dichiarazione ufficiale o c'è qualcosa di concreto e scritto di quante persone saranno impiegate a livello lavorativo in Vogheraland? NO È stata fatta una dichiarazione ufficiale o c’è qualcosa di concreto e scritto sulle modalità d’assunzione delle persone che saranno impiegate a livello lavorativo a Vogheraland? NO È stata fatta una dichiarazione ufficiale o c’è qualcosa di concreto e scritto sulla tipologia professionale delle persone che saranno impiegate a livello lavorativo a Vogheraland? NO È stata fatta una dichiarazione ufficiale o c'è qualcosa di concreto e scritto di quanti clienti sono ipotizzati annualmente a Vogheraland? NO È stata fatta una dichiarazione ufficiale o c’è qualcosa di concreto e scritto sul costo di Vogheraland? NO È stata fatta una dichiarazione ufficiale o c'è qualcosa di concreto e scritto per conoscere quale sarà il motivo tematico di Vogheraland? NO È stata fatta una dichiarazione ufficiale o c'è qualcosa di concreto e scritto per conoscere la stima della quantità d'acqua necessaria a Vogheraland? NO È stata fatta una dichiarazione ufficiale o c'è qualcosa

di concreto e scritto per conoscere la viabiltà prevista e necessaria a Vogheraland? NO È stata fatta una dichiarazione ufficiale o c'è qualcosa di concreto e scritto per conoscere nell’ambito delle leggi e normative vigenti come intenderebbero muoversi gli eventuali promotori di Vogheraland? NO È stata fatta una dichiarazione ufficiale o c'è qualcosa di concreto e scritto per conoscere l’eventuale nome del parco tematico, Vogheraland, Caioland, Tizioland, Vinoland, Salameland, Pancottoland, Testicololand? NO È stata fatta una dichiarazione ufficiale o c'è qualcosa di concreto e scritto nel quale si dice se l’investimento Vogheraland è interamente finanziato con denaro privato? NO È stata fatta una dichiarazione ufficiale o c'è qualcosa di concreto e scritto nel quale si dice se l’investimento Vogheraland necessità di investimenti pubblici? NO Si conosce il nome o gli azionisti della società eventualmente proponente del parco tematico? NO Su quali basi autorevoli esponenti delle istituzioni , pur ammettendo tutti, di non conoscere nulla a livello pratico e concreto del progetto si sono espressi per il SI? MISTERO Su quali basi autorevoli esponenti delle istituzioni , pur ammettendo tutti, di non conoscere nulla a livello pratico e concreto del progetto si sono espressi per il NO? MISTERO Su quali basi autorevoli esponenti delle istituzioni , pur ammettendo tutti, di non conoscere nulla a livello pratico e concreto del progetto si sono espressi per il forse per il però e per il ma…? MISTERO Su quali basi autorevoli esponenti delle istituzioni ed associazioni di categoria, pur ammettendo tutti, di non conoscere nulla a livello pratico e concreto del progetto si sono espressi per il forse per il no, per il sì, per il però e per il ma…? MISTERO Ci sono Sindaci che hanno affermato ufficialmente di aver parlato con emissari di una società che potrebbe essere interessata a realizzare un parco tematico? SI Questi sindaci quanto hanno dichiarato di conoscere concretamente e ufficialmente dell’ipotizzato parco tematico? PRESSOCHÈ NIENTE La realtà dei fatti è che forse un gruppo imprenditoriale potrebbe essere interessato a fare un grande investimento nella nostra zona, anche se forse la par-

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PIROLISI E VOGHERALAND: DUE MODI Di AFFRONTARE UN PROBLEMA, UNO SERIO, L'ALTRO NO

te d'Oltrepo e della provincia di Pavia interessata è minima. Conosco da un bel po' di tempo l’ipotizzato progetto, conosco a grandi linee l'ipotizzato progetto, conosco a grandi linee i nomi di qualcuno dei proponenti-emissari, conosco a grandi linee l’eventuale investimento previsto, non conosco i tempi, non so se verrà mai presentato, non so se verrà mai realizzato. Sono in grado con le informazioni in mio possesso di dare un giudizio sull’ipotizzato progetto? NO I Sindaci interpellati ne sanno più o meno quanto me? SI È evidente che molti sul nulla, chi per diletto, chi per presa di posizione, chi per visibilità, chi perché ha tempo libero, ha senza elementi concreti, chiari, definiti ed ufficiali, voluto "dir la sua" , qualcuno ha detto "no", qualcuno ha detto "sì", qualcuno ha detto "ma però". Al di là del caso specifico dire no a priori a qualcuno che vorrebbe investire i propri soldi, senza sapere, come quando e dove li vuole investire, in un mondo dove tutti cercano investitori è quanto meno anacronistico e potrebbe anche far decidere, a priori, di far scappare i possibili investitori, perché potrebbero pensare e forse lo stanno già pensando: "Non ho ancora detto una parola e già mi danno torto, sarà meglio cambiare aria, altre zone interessate ai miei soldi ce ne sono molte" (ad esempio e per non andare lontano, Tortona ha dato ufficialmente la sua disponibilità). L'Oltrepo o una sua parte, si è dimostrato serio quando dopo aver analizzato bene il progetto del prospettato impianto pirolisi ha detto no, ma il comitato del no ha preso la sua decisione dopo aver analizzato tecnicamente e compiutamente il progetto. I contrari alla pirolisi si sono dimostrate persone serie, perché hanno motivato tecnicamente e concretamente, a torto o ragione, non è questo il punto, il loro NO. Per Vogheraland o come diavolo si chiamerà, altre persone, un'altra parte dell’Oltrepò ha detto sì, no, forse, ma, però… senza avere in mano nulla per giudicare. Due situazioni diverse, due modi di affrontare il problema, due modi di giungere ad un'idea definita diversi, due modi di dire si o no diversi. Uno serio e l'altro no, entrambi in Oltrepo. Forse è il caso che i promotori del No pirolisi facciano un pochino di doposcuola a quelli del sì, del no e del ma di Vogheraland.


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VOGHERA

viabilità: "la sufficienza me la do, diciamo un 6"

"L'autoporto è fortemente sottoutilizzato, ci sono circa 300 posti auto disponibili" Di Giacomo Lorenzo Botteri

Con Giuseppe Carbone assessore alla sicurezza urbana e responsabile della Polizia Locale facciamo il punto sulla situazione viabilistica vogherese evidenziando quelle che sono le maggiori criticità. La situazione in città è variabile, passando dal caotico con traffico molto lento nelle ore di punta, in coincidenza con l'entrata e l'uscita dalle scuole ed in zona stazione con le partenza e gli arrivi dei pendolari, all'eccessivamente veloce specie nelle ore serali, lungo i tanti viali della città ed i tanti rettilinei che invitano forse a pigiare il piede sull'acceleratore. Emergono inoltre diverse problematiche legate alla sicurezza dei pedoni e alla scarsa attitudine degli automobilisti a fermarsi in prossimità delle strisce pedonali per consentire, come da codice della strada, l'attraversamento dei pedoni. Recentemente poi tiene banco a Voghera il problema dei parcheggi in zona stazione, problema emerso in occasione della chiusura da parte dell'Esselunga del proprio parcheggio al fine di consentire la sosta a pagamento e come leggerete dall'intervista è emerso un dato eclatante legato al sottoutilizzo dell'autoporto. Assessore se dovesse dare oggi un voto alla viabilità vogherese, che voto darebbe? "Ma preferirei farmi giudicare dagli altri, comunque la sufficienza me la do. Diciamo un sei ma con la volontà di arrivare all'otto". Qual è il prossimo intervento innovativo che verrà realizzato per la viabilità di Voghera? "Si prevede l'installazione di portali di controllo della Z.T.L. Un progetto che verrà realizzato in più fasi ma che interesserà tutti i varchi alla zona a traffico limitato". Quindi altre telecamere… "Sì e proseguirà altresì l'implementazione nel sistema di videosorveglianza con l'installazione di altre telecamere. Oltre ad incrementare l'illuminazione pubblica nelle zone più a rischio". Un tema caldo: i parcheggi per i pendolari che dopo la chiusura del parcheggio Esselunga in zona stazione sono diminuiti. L'autoporto rimane un punto di riferimento importante per tutti i pendolari, com'è oggi la situazione? Quanti posti liberi ci sono? "L'autoporto è fortemente sottoutilizzato. Ci sono circa 300 posti auto disponibili". Basterebbe allora incentivarne l'uso per risolvere tanti problemi, in fondo anche all'amministrazione converrebbe fatturare 600 abbonamenti a 20/25 euro piuttosto che solo 300 a 30 euro. Anche perchè i costi non aumentano in funzione dei posti auto occupati… "Concordo ed è quello che cercheremo di fare se riusciamo , anche rivedendo gli abbonamenti mensili". Piazza Meucci presenta una situazione di criticità con auto parcheggiate in tripla fila e negli spazi riservati ai diversamente abili. La sua idea di mettere la zona disco orario in Piazza Meucci, aggraverebbe la situazione? E i controlli… chi li farebbe? "Ma in realtà la richiesta del disco orario l'abbiamo ricevuta da alcuni amministratori di condominio della zona e dobbiamo ancora valutarla". Non avete mai pensato come amministrazione comunale di creare parcheggi riservati ai residenti come si usa in tante altre città?

Giuseppe Carbone "Ho diverse richieste in tal senso che riguardano diverse vie cittadine in cui si è creata una situazione di criticità. E' un'altra ipotesi che valuteremo". Altro Problema: "caos" all’uscita delle scuole. Scuolabus o sistemi alternativi all'uso dell’autovettura non ne esistono? Stesso discorso per la zona adiacente la stazione ferroviaria negli orari di punta… "Sono d’accordo, la situazione in certe fasce orarie è davvero caotica, anche qui stiamo facendo alcune riflessioni. La prima cosa che farò sarà comunque quella di favorire un deposito custodito di bicicletta presso il velodromo al fine di consentire ai pendolari di fare uso in totale sicurezza della propria bicicletta". Sulla circonvallazione esterna si arriva a code anche chilometriche dettate dal fatto che la direzione di marcia "diritta" coincide con la svolta a sinistra, mentre la corsia di destra rimane pressochè deserta per la svolta, per capirci, verso la città. Non è possibile creare ad esempio una doppia corsia di marcia? "Ha centrato il problema, ma mi dicono che il codice della strada non consente tale soluzione". Realizzazione tangenziale Voghera Sud: se ne parla dai tempi della Salerno – Reggio Calabria, solo che quella ora è in funzione mentre la tangenziale "di casa nostra", no. Perché? "Non ho aggiornamenti in proposito anche se rimane nel programma dell'amministrazione". Problema sicurezza: iniziamo parlando degli attraversamenti pedonali. Dobbiamo dare atto che l'amministrazione comunale ha creato degli attraversamenti pedonali più visibili e più protetti, oltre a questo quante contravvenzioni sono state elevate a chi non si ferma sulle strisce pedonali per dare la precedenza ai pedoni come indica il codice della strada? "Non saprei… ma credo nessuna". Non pensa sia necessario sensibilizzare gli automobilisti sull'argomento? "Effettivamente manca la cultura. Sensibilizzerò la polizia municipale sull'argomento, forse qualche multa

aiuterebbe ad educare". Restiamo in ambito sicurezza: la velocità. Nelle ore con meno traffico ed in particolare in quelle serali appare spesso eccessiva. Gli Autovelox "finti" posizionati agli ingressi della città oramai servono a poco e comunque il problema velocità lo si riscontra anche nelle vie interne, da Viale Repubblica a Corso Fratelli Rosselli, lungo la circonvallazione interna fino alla Via Verdi. Che interventi avete in mente? "E' pronto un progetto di controlli con autovelox ed etilometro che partirà entro l'estate e che proprio nelle ore serali vedrà l'utilizzo di due pattuglie e non più di una sola". Rotatorie per rendere più sicuri alcuni attraversamenti e più scorrevole il traffico. Avete in progetto la realizzazione di altre rotatorie? Si parlava ad esempio di un progetto tra Via Balladore e Via Piacenza e all’incrocio tra Via Furini e Viale Repubblica, quest'ultimo immette chi proviene dal quartiere Pombio sulla trafficata strada per Rivanazzano Terme... "La prima è un'ipotesi accantonata. Per quanto concerne l'uscita da via Furini su viale Repubblica, è pericolosissima. Stiamo pensando di invertire il senso di marcia con l'ingresso in via Furini e non l'uscita". Sempre a proposito di velocità a Voghera sono ancora in funzione alcuni semafori "rosso stop", ritenuti oramai inutili se non addirittura dannosi, e forse persino illegali. Quando pensa di rimuoverli o almeno spegnerli? "E' vero, avevamo avuto l'imput dalla Provincia di spegnerli. Ma per adesso riteniamo di lasciarli, un minimo di utilità possono averla". Un'ultima domanda. Perchè nelle aiuole davanti ad una nota palestra vogherese, la sera si parcheggiano le auto? In zona esistono tanti parcheggi e poi dentro le aiuole sembra eccessivo... "Ha perfettamente ragione. Dovremo ripristinare l'aiuola danneggiata e limitare la sosta. Sono problematiche che forse con il vigile di quartiere si potrebbero gestire meglio ma le risorse sono quelle che sono. Speriamo grazie alla tecnologia ed alle telecamere di togliere lavoro ai vigili per poterli impegnare maggiormente sul territorio". Ci congediamo dall'assessore augurandogli buon lavoro e rendendoci conto che per passare dal 6 che si è dato come voto, all'8 auspicato, ha bisogno di tanto impegno, di tanta fortuna ma anche della collaborazione dei cittadini. Lasciamo aperti due quesiti: uso della bicicletta per le vie cittadine, perchè non prendere esempio da città come Pavia o Parma? Perchè non organizzare in accordo con qualche associazione di volontariato, l'uscita da scuola a piedi come avviene in tante città? Ma giustamente un passo alla volta. Per adesso vediamo di accontentarci sperando che gli interventi annunciati, rendano il traffico più scorrevole e sicuro.


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"Mai visto un teatro che apre per metà ristrutturato e per metà no"

Di Silvia Colombini Sono passati poco più di cento giorni dall'insediamento di Carlo Barbieri a Palazzo Gounela, ma sembra un secolo. Un secolo per le polemiche, anche aspre, della campagna elettorale che si sono sciolte con l'arrivo della primavera. Sin dall'inizio della sua candidatura, Pier Ezio Ghezzi, aveva affermato che avrebbe fatto, in caso di sconfitta per la carica di Sindaco, un'opposizione vigile e puntuale sull'operato della giunta Barbieri. Con Ghezzi abbiamo voluto fare il punto su alcuni temi "vogheresi". La Fiera dell'Ascensione è la punta dell'iceberg delle manifestazioni e degli eventi vogheresi. Ognuno delle parti politiche ha la sua opinione e le sue proposte in merito. A suo giudizio la creazione di un ente fiera non potrebbe essere una soluzione più strutturata e definitiva? Non potrebbe inoltre essere l'ente anche una struttura utile per altre manifestazioni fieristiche? "La maggior parte degli enti fiera italiani sono in passivo, almeno lo erano sino al 2015, soprattutto quelli con patrimonio immobiliare. I Comuni di piccole medie-dimensioni hanno avviato da tempo procedure di alienazione. La Costituzione di un ente fiera cittadino presuppone l'identificazione di ben qualificate competenze a costo elevato. L'ente, se ha come missione la gestione e la promozione della città, parte con un obiettivo strategico sbagliato per 2 motivazioni: la prima è che è il territorio oltrepadano che va promosso, non la sola città di Voghera, la seconda è che l'Ente è uno degli strumenti, non lo strumento, e deve collocarsi al termine di una filiera che parte dalla pianificazione strategica (infrastrutture, traffico, ambiente,…) e dal piano di marketing del territorio". Se si creasse un ente fiera lei è favorevole ad un ente fiera privato avente come azionisti le associazioni di categoria vogheresi o auspicherebbe un ente fiera partecipato anche dal comune? "Non auspico la creazione di un ente. Ribadisco la posizione assunta nel programma del 2015: sono favorevole alla definizione del piano strategico territoriale, che vede un ente (Provincia?), Comuni ed istituzioni pubbliche e private, insieme alla Regione, definire le risorse e realizzarlo. Le città e le aree territoriali europee ed italiane che lo hanno realizzato (Torino/ Bologna/Langhe/Parma/…) ne hanno beneficiato". Sono passati poco più di 100 giorni dalla data del ballottaggio che ha sancito la vittoria di Barbieri. Facciamo il punto su alcuni dei temi più caldi della città: raccolta differenziata, isole ecologiche e tante soluzioni per un problema gravoso, quello di mantenere Voghera una città pulita. A suo giudizio è migliorata la situazione rispetto a Gennaio e i provvedimenti presi dalla giunta Barbieri vanno nella giusta direzione per migliorare il servizio? "I 100 giorni sono passati senza la presentazione del programma di legislatura. Non sappiamo quali progetti intendano concretizzare. Un ritardo ingiustificabile per il centro-destra che ha avuto la facilitazione della continuità politica e della conferma di tutti i componenti della Giunta. La città è sicuramente più pulita rispetto ai 2 mesi (dicembre e gennaio) della campagna elettorale. È stata la decisione più facile da prendere: ritorno ai cassonetti. A mente fredda ritengo che le condizioni in cui ASM avesse portato la città siano state decise a tavolino per utilizzarle in campagna elettorale. Troppe

disfunzioni e così rilevanti da non poter essere dovute all’incapacità. Il programma di Barbieri prevede lo 'zero rifiuti'. L'ennesima presa in giro dei vogheresi perché ottenerlo con i cassonetti è come sostenere di stare a galla con uno scafandro di piombo. A presto inizieremo a monitorare i risultati". Teatro Sociale: fortunatamente i lavori al Teatro Sociale dovrebbero partire in tempi brevi ed il primo step dovrebbe essere l'apertura con la capienza ridotta. Qual è il rischio a livello economico di aprire il Teatro Sociale con una capienza ridotta? E' un rischio che vale la pena di correre oppure no? "Il Teatro, ad oggi, ha sulla carta coperture economiche, per la riapertura solo a metà: 261 posti. Mai visto un teatro che apre per metà ristrutturato e per metà no. Il centro destra riesce a fare anche questo. Ma il problema vero è che i soldi li mettono per il 70% i vogheresi e per il 30% la Fondazione Cariplo (che ringraziamo), e non come dichiarato per mesi da Barbieri che i vogheresi non avrebbero speso una lira. Non solo la gestione ha un costo previsionale di 300.000€ l'anno, ma si intravedono, all’orizzonte, le condizioni di un buco senza fondo a danno dei cittadini". Parcheggi: come per la stragrande maggioranza delle città dove è presente Esselunga, anche a Voghera il parcheggio adiacente al supermercato è diventato a pagamento, scatenando una serie di polemiche in nome dell’emergenza parcheggi. A suo giudizio queste polemiche sono fondate oppure sono immotivate? "La fondatezza esiste. Si è ridotto lo spazio per i pendolari e condizioni di disagio per gli abitanti della zona con l'autoporto con molti posti disponibili (al coperto) e la velostazione ancora chiusa. Va ripensata per l'intera zona un'impostazione organica con l'obiettivo di armonizzare le esigenze degli abitanti. La capienza esiste. Aspettiamo le proposte. Noi stiamo raccogliendo le firme per far decidere il Comune". Qual è concretamente la soluzione per risolvere il problema parcheggi a Voghera sia per i pendolari che per i vogheresi? "Riempimento autoporto, armonizzazione con esigenze abitanti, richiesta a Trenitalia per utilizzo di aree per ulteriore parcheggio e apertura velostazione". Il Sindaco Barbieri sta tentando di vendere almeno una parte dell'ex Caserma della Cavalleria per il recupero della stessa. Se lei fosse stato eletto Sindaco quale sarebbe stata la strada che avrebbe seguito per recuperare la ex Caserma della Cavalleria? "Missione non facile, ora. Occasioni perse nel passato. La strada della Fiera di Cannes, cui il Comune ha partecipato, con la presentazione di un progetto del costo di 60 milioni di euro è un progetto non perseguibile. Solo fumo negli occhi ai vogheresi. Non solo, il piano regolatore con la definizione del Parco Baratta, ha escluso ogni possibilità di recupero della ex Caserma. La strada è quella della parcellizzazione degli interventi nel tempo". Vogheraland: ad oggi non è stato presentato da nessuno un progetto concreto, ma nonostante non ci sia nulla di concreto e di presentato, si sono scatenati innumerevoli dibattiti. Ammesso e non concesso che un progetto venga presentato, tutti questi dibattiti pro o contro e con vari paletti "teorici" a suo giudizio non rischiano di "far scappare" quegli imprenditori che forse volevano presentare re-

VOGHERA

"Barbieri ha vinto con lo 0,2% in più rispetto a me, i tempi stanno cambiando"

Pier Ezio Ghezzi almente e concretamente un progetto? "Sicuramente no. Chi ha queste capacità di investimento, se lo vuole realizzare, non si fa influenzare dai dibattiti sui social. Va sottolineato che:1)ad oggi non si hanno notizie dell’avanzamento della proposta; 2) le indicazioni rilasciate paiono un 'tantino esagerate': circa 20 milioni di presenze. Da prendere con le pinze; 3) La preferenza dell'insediamento, sarebbe da preferire su aree dismesse; 4) Voghera assisterà da spettatrice al rilascio delle concessioni che dipendono dalla Regione Piemonte; 5) Il progetto deve essere sottoposto a una Valutazione d'impatto ambientale molto rigorosa. Se la supera vi sono le condizioni per un cambio di passo per l’economia locale e per l'occupazione; 6) Noi stiamo con le 'orecchie diritte'". In Italia il M5S è accreditato in una soglia tra il 25% e il 30%. A Voghera il candidato pentastellato alle ultime elezioni comunali ha ottenuto circa l’8%. A suo giudizio perché questa grande differenza tra il trend nazionale ed il trend vogherese? "Le competizioni locali premiano le conoscenze personali e non solo il simbolo del partito. È ormai prassi che siano le Liste Civiche a sostituire i partiti tradizionali e la diminuzione della credibilità dei partiti le aiuta. M5S a Voghera soffre, come tutti, di questa sindrome che si alimenta, nella città, di un forte clientelismo. M5S aveva l'opportunità di appoggiarmi e di spezzare questa spirale, consentendo anche a se stesso condizioni per una miglior risultato. Ma sappiamo come è andata". In Italia Forza Italia negli ultimi anni ha avuto un calo vertiginoso, i sondaggi la indicano con una forchetta tra l’11% e il 13 %. A Voghera Forza Italia invece ha ottenuto un risultato diverso, con Barbieri che pur unito con Udc e NCd ha ottenuto il 34%. A suo giudizio perché questa grande differenza tra il trend nazionale ed il trend vogherese? "FI ha vinto con numerose liste civiche: strategia adeguata, con il clientelismo molto diffuso, con 15 anni di gestione continuativa del potere. Nonostante queste facilitazioni ha vinto per 11 voti contro Torriani e con lo 0,2% in più rispetto a me. I tempi stanno cambiando…". Lei non ha la sfera di cristallo, pertanto prevedere il futuro è molto difficile, soprattutto se questo futuro riguarda atre persone ed altri partiti, ma a suo giudizio Carlo Barbieri potrebbe lasciare anzi tempo l'incarico di Sindaco di Voghera per concorrere ad altre cariche a livello regionale o nazionale? "Se Barbieri preferisce se stesso alla città sì. Nel 2018 si aprono 2 finestre elettorali uniche: Regione e Parlamento. L'opportunità successiva è nel 2023 con la legislatura locale che termina nel 2020. Una data che non gli consentirebbe più la visibilità attuale. La valutazione è politica: può Forza Italia mettere a rischio Voghera appena riconquistata e rimandare i vogheresi al voto? A loro la risposta".


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6 GIUGNO 2017 il Periodico L'ACCADEMIA MUSICALE "ROSSINI" E I RAPPORTI BURRASCOSI CON L'AMMINISTRAZIONE

"Prima delle elezioni c’è stato un avvicinamento dalla Azzaretti"

Riccardo Rizzo

Di Pierluigi Feltri L'Accademia musicale "Gioachino Rossini" propone a Voghera iniziative culturali di alta qualità. Ma i rapporti con l'Amministrazione comunale sembrano essere piuttosto "burrascosi". Conosciamo questa realtà parlandone con il presidente, Riccardo Rizzo. Vogherese, 32 anni, come gli altri membri dell'Accademia non vive di musica (è chirurgo), ma mette a disposizione gran parte del suo tempo libero per puro spirito di volontariato. Come e quando è nata l'Accademia Rossini? "L'Accademia è nata nel gennaio del 2012, con una diaspora proveniente dalla banda di Voghera, al cui interno avevamo iniziato da un paio d’anni a organizzare dei corsi per i ragazzi. Per problemi interni, o forse per una mia personale intransigenza, abbiamo intrapreso strade diverse. Gli allievi hanno seguito la nostra proposta; abbiamo iniziato in pochi, ma piano piano ci siamo migliorati". Qual è il succo della vostra proposta? "Fondamentalmente abbiamo offerto a chi esce dalla terza media la possibilità di continuare gli studi musicali intrapresi nei tre anni precedenti. Chi ha apprezzato le lezioni scolastiche, quindi, a livello di hobby può portare avanti questa attività. Se poi uno vuole iscriversi al conservatorio, meglio ancora: i nostri insegnanti sono di alto livello, quindi possono prepararlo nel migliore dei modi. Così come possono preparare chi inizia a suonare uno strumento da zero". Da quanti elementi è composta l'Accademia? "Oggi abbiamo fra i 15 e i 18 ragazzi, da 13 a 19 anni. In realtà, quando facciamo i concerti siamo magari anche in 25. Da un lato, perché bisogna coprire le parti di alcuni strumenti che non abbiamo regolarmente in organico. Dall’altro, per far suonare i ragazzi a contatto con dei Maestri. Con questa formula abbiamo fatto un concerto in Piazza Duomo, a luglio dello scorso anno. Anzi, un concertone. Paradosso dei paradossi, è stato un evento voluto dal commissario Pomponio, che ci ha creduto e ci ha messo dei soldi. Ma per coprire le uscite, niente di più". Che spese richiede l'organizzazione di un concerto? "Noi e i nostri ragazzi non prendiamo assolutamente nulla, perché siamo soci di un’associazione. Come minimo, le parti per orchestra a fiati costano trecento euro per un concerto, in più ci sono quei sette o dieci musicisti che in amicizia vengono apposta da Milano, fanno una prova che dura due ore, poi tornano indietro per il un concerto… bisogna dargli un piccolo riconoscimento". Quali sono i vostri appuntamenti fissi? "Noi facciamo le prove tutte le settimane, il lunedì

sera. Poi abbiamo i saggi di fine anno, che vengono fatti al Circolo il Ritrovo, e i concerti occasionali che ci commissionano. Quest'anno, poi, abbiamo spinto su una stagione concertistica, che si è svolta nella chiesa di San Giuseppe". Perché una stagione concertistica a Voghera? "Ci è venuta l'idea di fare qualcosa che segnasse la differenza. Qualcosa di tangibile. Tanti, in città, fanno qualche cosa, ma ognuno per conto proprio. La Gavina fa il suo concerto, la banda fa il suo concerto, noi facciamo il nostro concerto… ma alla fine, concretamente, ognuno segue i propri eventi, e non ci si muove oltre. Tutte queste occasioni sono slegate. Volevamo creare una novità, qualcosa di continuo. E di qualità, cioè che fosse realizzata solo da professionisti. Così abbiamo proposto una serie di eventi la domenica pomeriggio; sono stati definiti 'pomeriggi musicali'. Un concerto ogni due domeniche, fino a maggio". Qual è stato il primo evento? "Il 'Concerto viennese' a Capodanno. La chiesa era gremita come il Duomo a Natale. Mai avremmo pensato… vuol dire che la gente risponde. Abbiamo avuto 160 paganti, con in concomitanza un altro concerto, gratuito, al Museo Beccari. Casualmente apparso una o due settimane prima…". E come avete continuato? "La seconda domenica abbiamo invitato un quartetto d’archi che ha proposto le 'otto stagioni', cioè le quattro di Vivaldi più le quattro di Piazzolla. Anche lì c’erano altre 110 persone, sempre in concomitanza con un concerto organizzato in concomitanza al Museo Beccari. Terzo pomeriggio: un quartetto di sax, con uno dei nostri insegnanti, Stefano Boverio, che insegna anche al Liceo musicale. Poi un concerto per tromba e organo, con Marco Cadario, di Milano: uno che in America suona ovunque, e vive di questa attività. Pubblico ancora in tripudio, ma questa volta composto da 50 persone. Anche perché, come al solito, c’era in concomitanza un’altra attività sempre al museo Beccari. Non è possibile che su dieci concerti abbiamo sempre avuto contro un evento gratuito, al museo o in Duomo…". Come si spiega questa lunga serie di eventi concomitanti? C’è una certa ostilità da parte di "qualcuno"? "Questa è una domanda interessante: non me lo so spiegare. Qualche cosa strana, però, abbiamo iniziato a notarla la scorsa estate. Quel concerto in piazza Duomo di cui ho parlato prima era stato, in realtà, un 'contentino'. All’inizio avevamo proposto al commissario, che era sensibile a queste cose, di fare un festival di una giornata, con tanti eventi musicali, con una masterclass, e con la partecipazione di tanti artisti di strada, i buskers. Ma questa cosa non si è voluta fare. Quando siamo partiti, tutti avevano detto di sì, entusiasti; poi, di colpo, qualcuno deve aver tirato le redini e i dirigenti con cui eravamo in contatto hanno cambiato idea. Avevamo già invitato chi doveva partecipare. Cosa dovevo dire loro, che avevamo scherzato? Così, per calmare un po' la vicenda, ci hanno chiesto di fare almeno un concerto, quel concerto in Piazza Duomo". E cosa è successo in questa occasione? "Abbiamo fatto le prove nel Giardino delle idee di VogheraÈ. C’era bisogno di fare delle prove all’aperto, e loro ci hanno offerto uno spazio, una platea, offrendosi di pagare anche i diritti SIAE. Loro, ovviamente,

si sono 'venduti' questa cosa in maniera entusiasta, e io non ho stoppato la cosa. Perché avrei dovuto? Noi siamo andati perché siamo stati invitati. Se ci avesse invitati qualcun altro, saremmo andati anche da qualcun altro. Noi siamo di base un’associazione apolitica e apartitica, come dice lo statuto. Cioè: non posso dire di sì o di no ad un invito per ragioni politiche". Siete stati criticati per questo evento? "Su Facebook, alcune persone vicine e VogheraÈ commentavano entusiaste: che giovani sani, bravi… vanno valorizzati, ma peccato che nessuno lo abbia fatto prima. Marina Azzaretti ha risposto che questo, da loro, è stato sempre fatto, e che noi eravamo stati ingenui a farci, in un certo senso, 'usare'. Io mi sono permesso di rispondere, in una maniera che a me è sembrata molto circoscritta all’ambito, e ho ringraziato che qualcuno paresse tenerci a un certo discorso di cultura. Il giorno dopo lei mi ha telefonato, sbraitando. E alla fine della telefonata mi ha detto: 'Saprò regolarmi'". Ci sono stati altri episodi degni di nota? "Prima delle elezioni c’è stato un avvicinamento dalla Azzaretti, una telefonata e poi un incontro. Ho spiegato che come associazione non avremmo sostenuto né l’una, né l’altra parte. La cultura non è di destra né di sinistra, come diceva Gaber. Ho ammesso che l’altra parte politica, probabilmente, ha un po' messo il cappello a questi concerti che stavamo facendo a San Giuseppe: in pratica hanno partecipato a tutti. Ma sono venuti pagando il biglietto. Ho aggiunto che mi avrebbe fatto piacere per l’ultimo concerto di gennaio, il sabato prima delle elezioni, avere sia Azzaretti e Barbieri, sia Ghezzi e Vicini, tutti e quattro in prima fila. Per far vedere che per quanto la campagna elettorale possa essere brutta e cattiva, su un tema come la cultura non ci sia un essere di parte. La cultura è di tutti. Ma neanche questo invito ha funzionato". Personalmente, sarebbe ancora disposto a collaborare con l’Amministrazione vogherese? "Certo che sì. Il mio concetto, forse molto americano della politica, è che nel momento in cui tu sei eletto presidente, sei anche il mio presidente. Da un lato io mi rapporto con te dal punto di vista ufficiale, nella massima correttezza. Dall’altro, però, mi aspetto tu ricordi che hai vinto per una manciata di voti e c’è una parte della città che non ti ha votato, ma di cui sei comunque sindaco o assessore. E devi rappresentare anche loro". E crede possibile che il Comune organizzi o sponsorizzi, in futuro, una stagione concertistica? "Se noi tre sconosciuti, una sera a cena, abbiamo pensato di provarci e siamo riusciti a buttare giù un palinsesto, partendo da zero euro, perché non lo può fare anche chi dovrebbe essere l’ambasciatore della cultura vogherese o comunque il detentore delle intenzioni culturali? L’abbiamo fatto noi, che non siamo nessuno. E senza inventare niente". Ma è sempre stato così difficile intrattenere rapporti ufficiali con l’Amministrazione comunale? "Due anni fa, se non altro, l'assessore Battistella ci aveva coinvolti: avevamo fatto un gran bel concerto per l'Ascensione. Con lei ci eravamo sempre trovati bene, ci aveva dato spazio, credibilità, visibilità. Avevo trovato una persona seria con cui interagire. Poi ne è stato quel che ne è stato. Per questa Ascensione non siamo stati coinvolti da nessuno".


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Teatro sociale: "BISOGNA FARE UNA RISTRUTTURAZIONE COMPLETA"

Di Pierluigi Feltri Durante la primavera del 2018 inizieranno i lavori di ristrutturazione del Teatro Sociale di Voghera. Dureranno un anno e mezzo; ma non è ancora chiaro come si presenterà la struttura al termine. Né è ancora stato definito con precisione come verrà gestito il teatro e da chi. Ne abbiamo parlato con una delle voci vogheresi più competenti in capitolo: Marco Vaccari, regista e attore, che attualmente dirige con successo il Teatro San Babila di Milano. Che importanza ha avuto, storicamente, il teatro per Voghera? "Ho organizzato la stagione in città per quattordici anni. I risultati ci sono sempre stati, l’affluenza è sempre stata ottima. I Vogheresi rispondono, se offri qualcosa di buono. Pian pianino le cose si possono costruire. Ci vuole pazienza, e soprattutto non bisognerebbe mai interrompere l’offerta. Altrimenti si riparte sempre da zero, o quasi. Noi conserviamo ancora un archivio di abbonati, un migliaio di nominativi, tra Voghera e Tortona. Ma anche gli archivi si possono ricostruire, con il tempo". Come vanno le cose, a livello nazionale, in questo settore? "Un tempo si andava a teatro perché c’era poco altro intrattenimento a disposizione, oltre appunto al teatro e al cinema. Adesso invece la gente è distratta da mille altre alternative. Qualsiasi oggetto fa spettacolo, dalla televisione al computer. Il teatro, che pure è la forma di intrattenimento più vecchia del mondo, è penalizzato dalla presenza di tante altre cose che non solo hanno più appeal, ma in molti casi sono anche più comode. Se te ne resti seduto in poltrona, la sera, davanti al computer o alla tv, non devi fare nessuna fatica: non devi metterti per strada, non devi indossare il cappotto e le scarpe... Oggi il teatro non è la prima scelta, mediamente. Questo vale anche per Voghera. Da qui vengono in tanti a Milano, a vedere i

nostri spettacoli, vengono con i pullman… ma ovviamente la distanza di Milano fa selezione". Ora che l’inizio dei lavori è all’orizzonte, occorre pensare anche agli aspetti organizzativi e di gestione. Da cosa bisogna ripartire? "Non bisognerebbe aspettare altri due anni prima di proporre qualcosa alla città, ma iniziare a mettere in campo delle proposte. Ci vorrebbe subito una stagione negli altri teatri cittadini, secondo me. Poi, quando sarà pronto il Sociale, questa scatola più carina, più comoda, tecnicamente fatta meglio, ci si trasferirà lì. Certo, la prima cosa necessaria, per iniziare, è la volontà". A chi dovrebbe essere affidata la gestione? "Ci vorrebbe qualcuno che sa far teatro: il teatro lo deve fare chi lo sa fare. E chi non lo sa fare, non lo deve fare. I teatri, in realtà, sono prima di tutto tecnica. Ci deve essere qualcuno che organizza, un professionista, che abbia a disposizione un organico di professionisti. Il teatro non è solo l’attore, il regista o il direttore artistico. Sono tecnici, macchinisti, anzi sono forse più importanti questi di tutto il resto. E bisogna saperli coordinare". Quanto costerà la gestione ordinaria del teatro alle casse comunali? Qualcuno dice che dovrebbe sostenersi soltanto grazie agli sponsor e alla biglietteria. "L'Amministrazione deve senz'altro metterci dei soldi. Quasi nessun teatro si regge solo con gli incassi in Italia. Per quanto riguarda la somma, tutto parte dalla ristrutturazione. Ci vuole uno studio ben fatto, per capire in maniera quasi perfetta quanto costerà il riscaldamento, quanto costeranno tutte le utenze… tutti i costi fissi, insomma. E poi bisogna mettere a disposizione quella cifra, almeno. Meglio se un po' di più, perché così magari il gestore si troverà meno in difficoltà. Ho visto teatri dati in gestione senza un soldo in dote, anzi, magari chiedendo una quota. Sono durati poco.

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"La gestione dovrebbe essere data a qualcuno che sa far teatro"

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Marco Vaccari È importante quindi poter fare i conti prima. Un giusto investimento permetterebbe di partire già con una macchina salda, con le risorse per poter fare un progetto artistico e organizzativo sulla città. E il gestore deve poter avere benefici dall’attività. Se otterrà molti benefici vorrà dire che la struttura sta funzionando bene, che il Comune sarà contento, e che tutti i cittadini saranno contenti". Quali sono i punti della ristrutturazione su cui prestare più attenzione? "Il Comune deve creare una scatola perfetta, prestare attenzione, prima di ritrovarsi delle sorprese. Girando vari teatri, in Italia, ne ho viste di cotte e di crude: dagli impianti di riscaldamento troppo rumorosi, alle fioriere di cemento piazzate sul palcoscenico. Cose pazzesche". Si è molto parlato del numero di posti che saranno disponibili in teatro. Il finanziamento concesso al Comune, secondo il progetto presentato dal Commissario lo scorso anno, consentirebbe di ottenerne 260. "Bisogna fare una ristrutturazione completa. Si possono fare cose buone anche con un teatro di 260 posti, però se c’è spazio per 400, bisogna fare i lavori completi. Non perché un numero limitato di posti rende impossibile realizzare un certo tipo di spettacoli; quello è un problema secondario. Bisogna fare il più possibile perché le potenzialità del teatro vanno sfruttate fino in fondo".


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"sono tornato per la mia famiglia, per mia mamma e mio fratello"

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"Nel mio bar non ho voluto televisore e carte da gioco, si viene qui per stare insieme"

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Di Serena Simula Una vita avventurosa in giro per il mondo, tra le grandi costruzioni e gli impianti petroliferi, per poi tornare in quella Voghera dove è nato e cresciuto, dietro il bancone di un bar. Claudio Carocci, meglio conosciuto come "Ciacio", è il proprietario del Biker's Bar di viale Repubblica, locale aperto insieme al fratello Maurizio poco più di un anno fa, dopo essersi definitivamente ritirato dal mondo del lavoro. Nonostante le mille esperienze fatte all'estero in oltre trent'anni di attività, Ciacio ha voluto far rientro in Oltrepo per stare vicino alla famiglia e per dar vita a un posto in cui poter stare insieme, bere bene e mangiare bene come faceva all'inizio degli anni '90, quando gestiva "L'Impero" di via XX settembre. Ciacio, cominciamo raccontando qualcosa di lei. Che lavoro faceva? "Il mio ruolo, dal 1981 al 1989 e poi ancora dal 1994 al 2014, era quello di responsabile della sicurezza all'interno dei cantieri delle grandi costruzioni e degli impianti petroliferi. Mentre all'inizio avevo un posto fisso per un'azienda, ma negli anni (complici Al Quaeda e l'Isis, la crisi del petrolio e la caccia a Saddam) sono diventato un free lance, lavoravo tramite agenzia e passavo un anno qui e un anno lì, a seconda di dove c'era necessità. Sono stato in Iran, in Iraq, in Qatar, in Nigeria, in Arabia Saudita, in Kazakistan, in Cina, in Pakistan e in molti altri posti. Ironia della sorte ho iniziato nel 1981 a Rumaila (60 chilometri a nord di Bassora, in Iraq) nell'impianto di perforazione petrolifera, e proprio lì ho concluso la mia carriera nel 2014". Aveva modo di girare o rimaneva sempre negli impianti o sui cantieri? "Il mio ruolo era abbastanza libero, potevo muovermi come volevo. Anzi, ero anche addetto a mantenere i rapporti con le popolazioni locali, incontravo i personaggi importanti del luogo, visitavo i villaggi e mi spostavo a visitare posti nuovi. Tutto solo con l'inglese imparato nei cantieri: a scuola avevo studiato solo il francese, ma ho dovuto imparare sul campo la lingua che mi ha consentito di girare il mondo senza problemi". Mai pensato di trasferirsi all'estero? "Molte volte, assolutamente. In particolare ero tentato dalla Costa Rica, l'unico stato al mondo a non

Claudio Carocci

possedere un esercito, che ha destinato tutte le spese militari alla tutela del proprio territorio. Ho letto moltissimo sulla Costa Rica e mi ero anche messo in contatto con un'azienda italiana che costruisce villaggi turistici lì per comprare una casetta da quelle parti. Non sono mai andato a vederle, però, e ancora oggi mi arrivano gli inviti". Come mai ha scelto di tornare? "Anche quando lavoravo all'estero, non stavo mai anni lontano da casa. Addirittura gli ultimi tempi facevo un mese fuori e uno qui, dunque non ho mai veramente abbandonato l'Italia. In ogni caso la verità è che sono tornato per la mia famiglia, per mia mamma e per mio fratello". E ha aperto un bar. "Sì, era l'unica altra esperienza lavorativa che avessi mai avuto, così ho deciso di sfruttarla. Per qualche anno, dal 1989 al 1993, infatti, con mio fratello avevamo il bar L'Impero, quello che oggi è il ristorante cinese La muraglia. Così come lo avevo creato allora, volevo rimettere in piedi un posto in cui la gente potesse stare insieme, mangiando bene e bevendo bene, per parlare senza troppe distrazioni. Ecco perchè al Biker's bar non ho voluto né televisore (anche perchè sono interista e di questi tempi non c'è molto da rallegrarsi a guardare le partire con la Juve che vince tutto) né carte da gioco, bisogna venire qui per stare in compagnia". E' cambiata molto Voghera da quando avevate "L'Impero"?

Johnny Rosa

Tutto vero quel che luccica...

Cara Signora, questa premessa la dedico a lei. Per chi non lo sapesse sono stato tacciato di raccontar balle... A che pro dovrei mettermi alla berlina? Non devo mica vendere nulla a nessuno! Ho le prove di ciò che dico. Non ho intenzione comunque di appesantire il momento goliardico che spero di regalare a coloro che si prendono la briga di leggere la rubrica. La mia non è vanità fuori luogo è esperienza di vita che oggi attribuisco a un mondo che decisamente non mi appartiene. A proposito, sono cresciuto a Pombio e mia mamma faceva l'operaia. Ho ricevuto un'educazione rigida, ad esempio mia mamma non tollerava che fa-

cessi brutte figure a tavola. La sorella di mio padre, molti di voi avranno già capito che sto parlando di mia zia, ma è bene chiarire tutto! Zia che dopo il matrimonio, aggiungerei fortunato, si è trasferita in Costa Azzurra. Da qui la serie di aneddoti che vi propongo. Dicevo di quanto fossi composto a tavola fin da ragazzino, qualità apprezzata dalla zia, soprattutto in occasione delle cene di rappresentanza. Cene di rappresentanza a cui partecipavo se i numeri mi erano favorevoli, mi spiego meglio. Sappiamo tutti che non si cena mai e sottolineo mai se i commensali sono tredici o diciassette! Nelle occasioni in cui la conta

"Dal punto di vista dei locali sì, è decisamente cambiata. Quando avevamo L'Impero c'erano tantissime compagnie in giro, per strada c'era sempre qualcuno e i bar erano strapieni. C'era proprio un'abitudine diversa a frequentare i bar, a stare in giro fino a tardi. Ricordo che alle due tiravamo giù la saracinesca ma a festa proseguiva fino alle quattro o alle cinque. Adesso non è più così". Cos'è cambiato? "E' molto meno viva, ci sono poche compagnie di amici in giro, e in generale si esce meno e si spende meno. E' evidente che la gente abbia meno soldi e sia più attenta a come li spende, senza contare che si è persa l'abitudine a passeggiare la sera in una città che adesso è sempre deserta. Con tutto ciò non voglio certo lamentarmi: io sto lavorando bene, ho recuperato tanti vecchi clienti dell'Impero e ne ho acquisiti di nuovi, e l'attività non sta andando male. Sono considerazioni generali, su ciò che vedevo allora e che vedo adesso" Come mai "Biker's bar"? "Ho una Harley, e varie volte ho girato gli Stati Uniti su due ruote, e volevo che questo bar fosse un punto di riferimento per gli appassionati della zona. La cosa non ha ancora preso piede anche perchè non sono mai stato affiliato a nessun gruppo, ma confido che prima o poi qualcuno comincerà a frequentarlo. Nel frattempo mantengo il murales all'interno con la veduta del deserto americano". non tornava cenavo in cucina da solo, povero ragazzo, ma che… nella solitudine mi era concesso tutto, ero pur sempre un ragazzino, potevo addirittura incrociare le posate, per restare in ambito "sfiga"! La zia però mossa a compassione mi foraggiava con paghette esorbitanti, circa un trecento euro al giorno, per sopperire alla mancanza di compagnia forse. Ben altre cifre si registravano a Pombio, se la borsa era favorevole, mi aggiravo sulle cinque mila lire di paghetta a settimana!! C'era di buono che a casa con mamma non cenavo mai solo.


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-AR-CHI- PIACE

ROMANTICI ANGOLI VOGHERESI

L'eccellente ristrutturazione di una vecchia "casa di ringhiera" adibita a Bed&Breakfast di

Rachele Sogno

Pensando un luogo dove poter ospitare amici venuti da fuori città, mi è venuto in mente il B&B "La Corte delle Rose", situato a Voghera in zona centrale, a due passi da Piazza Duomo: adiacente all'ameno parco Moschini, situato nell'angolo tra le vie Covini e Martinelli. Sono sempre passata in quella che in molti oggi chiamano la "Piazzetta delle arance" per la presenza di un negozio di agrumi e, ancora prima che quell'angolo venisse ristrutturato, immaginavo quanto sarebbe diventato incantevole quello scorcio con un intervento di recupero fatto con criterio e senza alcuna speculazione edilizia. Ricordo quell'edificio ancora bello seppur fatiscente: occhi esperti ne avrebbero colto ancora il fascino nonostante l'apparenza di forte abbandono. Stetti lontana da Voghera per un po' di tempo e, quando tornai, ritrovai quell'angolo con una nuova vita. Difficile trovare belle ristrutturazioni a Voghera: molte case, anche povere come era questa, sono state violentate da ristrutturazioni indegne che hanno cancellato ogni aspetto caratteristico della città vecchia. Chiamo il proprietario, il geometra Roberto Tarditi, impresario edile di Varzi e gli chiedo di raccontarmi la storia di questo suo progetto. Si rende subito disponibile. Ci sediamo al fresco nel cortile sotto il verde rampicante. Tarditi quando ha notato questo angolo di Voghera? "E' una mia deformazione professionale osservare e captare gli angoli e gli edifici con potenzialità anche estetiche. L'edificio era di proprietà di varzesi e quindi per me è stato facile venire a sapere dell'opportunità di poterlo acquistare". Come si presentava la struttura? "Era davvero in pessimo stato. Su due piani con le stesse caratteristiche di adesso, una tipologia di piccola casa di ringhiera". Cosa è riuscito a salvare delle vecchie finiture? "L'edificio risale alla seconda metà dell'Ottocento; ha subito poi qualche piccolo intervento, ma solo a livello superficiale. Era una casa umile, non aveva niente di prezioso o validamente storico da poter essere conservato con costi aggiuntivi. A parte la struttura, tutelata giustamente dalle disposizioni comunali riguardanti il centro storico, ho conservato il cornicione antico e la copertura in legno ristrutturandolo e recuperando quindi tutto il sottotetto, prima inutilizzato. Poco ha a che vedere con l'architettura, ma sa cosa sono riuscito a salvare anche se in origine erano due? La topia dell'ingresso: un tipo di vite che le case di questo tipo mettevano all'ingresso dei piani terra". Che materiali ha usato per il recupero? "L'edificio è stato ristrutturato con materiali più innovativi rispetto al passato ovviamente, a partire dal cappotto esterno che lo rende energeticamente in classe A. I balconi nel cortile erano in cemento e ho deciso di farli in pietra per dare un aspetto un po' più ricco. All'interno prevale il legno con pareti di colori tenui e naturali". Ha optato subito per una struttura ricettiva? "No, assolutamente. Ero in macchina con un amico, il quale discuteva al telefono su una sciocchezza da risolvere nel proprio Bed&Breakfast. Gli chiesi come funzionasse la gestione di una struttura simile e feci diverse domande su quel tipo di attività. Fu in quella

La "Corte delle Rose" prima e dopo la ristrutturazione circostanza che pensai di utilizzare la struttura che avevo ristrutturato, ma che all’epoca era inattiva". Vedo un altro gioiello nel cortile… una casa più "nobile". Mi dica di più. "Quella è la mia casa. La mia casa vogherese. Se la ricorda? Era un rudere. Rimetterla in piedi e dare un aspetto esteticamente gradevole è stata una vera e propria impresa. Questa proprietà però è stata acquistata in un secondo tempo". Anche quest'ultimo edificio, non ancora terminato, è in perfetta sintonia con quello accanto perché rappresenta la parte più "nobile" e residenziale del cortile. Qualcosa mi dice che le cose non siano finite qui. Il geometra Tarditi ha anche una vasta conoscenza storico-architettonica e lo ha dimostrato non solo nella no-

stra chiacchierata, ma anche nei lavori che mi ha mostrato. Voghera ha molte case lasciate a se stesse con grandi potenziali: appartengono a epoche diverse, ma la maggior parte di quelle disabitate per fortuna sono ancora intonse e rappresentano un bellissimo stimolo per chi ama il restauro conservativo. Non c'è che dire: ottima ristrutturazione. Il colore caramello caldo dei muri esterni in contrasto con le cornici chiare che contornano le finestre dagli infissi grigi, arricchiscono ulteriormente la costruzione, creando un connubio perfetto di colori e vivacità. Le ringhiere in ferro dei balconi in pietra creano leggerezza e romanticismo con fiori ed edera cadente. E' scomparso il grigiore, ma è stata mantenuta la storicità. Ogni angolo ha scorci verdi incantevoli. Voghera merita anche questo.

L'ingresso visto dal cortile

La casa padronale


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Gentile Direttore, Arriva l’estate e Voghera è più bella. La natura è in fiore e corona la città. Il problema della spazzatura se non risolto è certamente migliorato, si ripuliscono vie e piazze, più gente alla mattina frequenta la nostra città. Una nota stonata: molti muri, soprattutto nelle scuole scuole, sono sfregiati da scritte e scarabocchi. Invito gli assessori, il Provveditore agli studi

e i Presidi a mettere a punto un piano di intervento per ripulire e, soprattutto, mantenere pulite le nostre scuole non solo all’interno ma specialmente all'esterno. Chi lavora e studia deve entrare in ambienti accoglienti e non avere l’impressione di essere nel Bronx. Amo Voghera e chi la fa bella e onorata. Roberta Boatti - Voghera

I cani vanno tenuti al guinzaglio: è solo buona educazione Gentile Direttore, Premetto che sono un sostenitore della causa animalista, è da quanto sono bambino infatti, che nella mia famiglia sono presenti cani e gatti. Detto ciò, da circa due anni, ovvero da quando è nato mio figlio, mi sembra di vivere in un mondo parallelo... sono alla continua ricerca di spazi protetti in cui far camminare tranquillamente mio figlio senza avere il terrore di incontrare qualche cane lasciato serenamente libero dal proprio padrone di «pascolare» senza guinzaglio e naturalmente senza museruola. Io vivo a Rivanazzano, paese con innumerevoli scorci naturali da visitare e vivere, soprattutto la zona di Nazzano è un invito alle passeggiate ma da qualche tempo, ovvero da quando durante diverse camminate ho incontrato cani liberi, che precedevano i loro padroni, che mi venivano velocemente incontro ho deciso di cambiare meta, e dove andare se non in un

parco pubblico che ha la sua bella zona di gioco per i cani? Eccomi arrivato al Parco Brugnatelli… ma anche qui numerosi sono gli avventori (certamente non tutti) con i loro fedeli amici senza il guinzaglio. Bene che dire... andiamo a Salice Terme nel suo splendido parco, qui si trova l’apoteosi della noncuranza e del non rispetto delle leggi, cani che corrono liberi in ogni dove, cani che «galoppano» sotto lo sguardo divertito dei loro maleducati padroni … Ditemi voi, dove posso andare tranquillo con mio figlio? Dovrei chiedere alle amministrazioni Comunali di istituire delle zone recintate in cui poter giocare serenamente, oppure, visto com’è la situazione di fatto, proporre di utilizzare le zone attualmente destinate ai cani come spazio giochi protetto per i bambini? Lettera Firmata Salice Terme

Sono un ciclista da passeggio. Tutta la mia stima ai ciclisti, ma sono indisciplinati Signor Direttore, Non mi dilungo troppo e non vado nel dettaglio delle conseguenze perché data la sua esperienza le può trarre benissimo anche lei da solo. Poche righe per pregarla di fare un articolo sul suo giornale: il 90% dei ciclisti procede in gruppo ed appaiati, non rispetta gli stop, e soprattutto i semafori rossi, io abito a Varzi e si vedono cose inverosimili. Un esempio? Basta percorrere la strada che da Rivanazzano porta a Varzi, ci sono dei semafori e presumo delle telecame-

re, ma solo per automobilisti... la domenica mattina è un disastro, basta fermarsi in prossimità per rendersi conto di quanto i ciclisti che hanno tutta la mia stima per la loro passione, siano indisciplinati e pericolosi. Ne passano tantissimi anche a semaforo rosso, e se ti sbagli a suonare perché procedono appaiati, sono insulti a non finire, dopo tutto loro viaggiano in anonimato... Lettera firmata Varzi

Emergenza Buche!!!

DAI LETTORI

Scritte sui muri: cerchiamo di correre ai ripari

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Egregio Direttore, L'emergenza buche si attenuerebbe se ci fosse un maggiore controllo sulla qualità degli interventi. Strade dissestate ovunque. Buche sull’asfalto a pochi centimetri l’una dall’altra. L’emergenza buche in Oltrepò Pavese, ma non solo, ha raggiunto livelli preoccupanti poiché il problema causa, spesso, disagi per i pedoni, ciclisti, automobilisti e motociclisti. Le strade di tanti paesi dell'Oltrepò appaiono come una ‘groviera’: piene di buche. I disagi alla mobilità sono aumentati vertiginosamente. Oltre a costituire un grave pericolo per l'incolumità dei cittadini le buche creano un danno anche a livello economico sia direttamente che indirettamente. A causa del manto stradale disconnesso, infatti, ogni anno sono numerosi i cittadini costretti al cambio di uno o più pneumatici o di parti meccaniche dei mezzi. A pagare dazio non sono solo i cittadini ma anche tutti coloro che lavorano, come me, con l’auto, e lo stesso servizio di trasporto pubblico locale. Costi che incidono anche sui bilanci della pubblica amministrazione per contenziosi ed indennizzi. A completare il quadro oltre alla discutibile posa in opera del manto stradale e dei materiali utilizzati, le opere in corso da parte di società di costruzioni, che spaccano le strade per connettere i servizi, acqua, telefonia, fognatura etc. etc alle reti principali, ed in alcuni casi gli squarci vengono riparati alla "bene e meglio" con un pochino di catrame che dopo due giorni forma una cunetta, e questo succede quando va bene, perché in molti casi gli squarci vengono lasciati per mesi se non anni senza asfalto con la scusa che il terreno si deve assestare. Sono fermamente convinto che l’emergenza buche si attenuerebbe se ci fosse un maggiore controllo sulla qualità degli interventi, sulla programmazione dei lavori. Purtroppo la storia recente dell'Oltrepò parla di scelte in totale controtendenza rispetto a quanto auspico, con lavori effettuati in modo alquanto discutibile ed i sindaci o chi per loro non controllano e non intervengono. Paolo Gramegna - Stradella

Un ringraziamento dai bambini e dalle insegnanti della classe IV A di Rivanazzano

Egregio Direttore, i bambini della classe quarta "A" di Rivanazzano Terme e le insegnanti ringraziano l’amministrazione comunale e il Sindaco dott. Romano Ferrari per aver concesso agli alunni la possibilità di conoscere concretamente i locali municipali e le funzioni che vi si svolgono mediante una visita appositamente guidata. Nella mattina del Primo giugno gli scolari hanno potuto sperimentare, attraverso una simulazione abilmente guidata dal presidente del Consiglio, dott. Schiavi Luca (padre di un’alunna) una seduta consiliare con proposte, votazioni e interpellanze. Ciò ha permesso ai “piccoli residenti” di comprendere il

significato delle funzioni sociali e delle attività che vi si svolgono in contesto reale, motivando i bambini a partecipare alla vita del paese. A tutti gli alunni è stato donato un omaggio, molto gradito. L’esperienza è proseguita in classe colorando copia dello stemma del comune stesso. Questa uscita didattica, parte di un progetto di cittadinanza e legalità, ha contribuito a rafforzare un’educazione già iniziata nelle famiglie e continuata nel percorso formativo scolastico. Le Insegnanti Maurizia Assanelli e Emiliana Galante - Rivanazzano Terme

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BASTIDA PANCARANA

IL SINDACO USCENTE: "il bene si fa in silenzio, tutto il resto è palcosceniCO"

"Nel periodo elettorale, credo non sia buona cosa strumentalizzare l’indennità di Sindaco e amministratori" Di Silvia Colombini

Il Sindaco uscente Marina Bernini guiderà la Lista "Bastida 2022". Classe 1967, docente di Scuola Primaria è stata per due legislature, dal 2004 al 2012 Vicesindaco del Comune di Bastida Pancarana e dal 2012 Sindaco. "Ho formato una squadra giovane e competente", sottolinea Marina Bernini, traendo un bilancio positivo del mandato che va concludendosi per il lavoro svolto. Bernini nel caso di sua elezione qual è la prima cosa che intende mettere in cantiere, la cosa che subito concretamente realizzerà? "Sicuramente ci occuperemo del programma di assistenza sociale, istruzione, politiche giovanili e sicurezza". Qual è o quali sono le principali differenze tra il suo programma elettorale e quello del suo avversario? "Non intendo commentare o sottolineare differenze con il programma avversario. Insieme alla mia squadra ho elaborato un programma fattibile e concreto sul piano della progettualità istituzionale e politica, della protezione sociale, della modernità e della multiculturalità. Abbiamo pensato alla Bastida di domani, a cosa il paese dovrà ancora conquistare, senza perdere di vista i traguardi raggiunti negli ultimi anni. Proponiamo obiettivi realizzabili, senza parlare di rinuncia all’indennità alla ricerca di qualche voto aggiuntivo. Ho sempre percepito un'indennità ridotta utilizzata personalmente per opere di bene senza ritenere di darne notizia, se si intende fare del bene lo si fa e basta, senza strumentalizzare i fatti". Negli ultimi tempi si è parlato molto di fusioni tra Comuni. Lei è favorevole o contraria e perchè? "Il nostro è un programma di lavoro, di idee, di competenze, di innovazione, frutto di un processo arti-

Marina Bernini

colato e partecipato che guarda a un futuro che si realizzerà anche contando su comprensori più ampi, in collaborazione con altri Comuni e sul dialogo con Provincia e Regione, Enti che possono fornire le risorse adeguate per garantire gli interventi necessari per una migliore qualità di vita per tutti i cittadini". Tema sicurezza: la videosorveglianza è l'unica strada percorribile o esistono altre soluzioni che intende concretamente mettere in atto in caso di sua elezione? "Potenzieremo l'impianto di videosorveglianza sulle aree di accesso e zone strategiche del paese. Continueremo la collaborazione, attraverso la conferma della convenzione con la Polizia Locale dei paesi viciniori che in questi anni ha consentito un miglioramento del servizio". Viabilità: qual è o quali sono le iniziative che metterà in atto per rendere più sicura la viabilità? "La manutenzione delle strade comunali e il conseguente miglioramento della segnaletica. Interventi di moderazione della velocità veicolare del traffico, transitante sulle arterie principali del paese, mediante restringimenti fisici della carreggiata ove possibile e l’inserimento di marciapiedi laterali. L'elaborazione di studi di fattibilità per percorsi pedonali pro-

tetti". Raccolta differenziata: in che modo concretamente intende procedere per potenziarla o incrementarla? "Attraverso la conferma della convenzione con le aziende agricole del territorio per la corretta gestione dei contenitori vuoti provenienti appunto da attività agricola e una graduale introduzione del porta a porta inizialmente per plastica e carta". Quali sono le iniziative o i progetti che concretamente intende mettere in atto per potenziare ad esempio le aree destinate alle attività ricreative di bambini e ragazzi? "Abbiamo previsto il potenziamento dei giochi per bambini presso il Parco Comunale A. Pasotti, il potenziamento dell'attività ricreativa-sportiva, la costituzione di un gruppo di giovani che si occuperà di organizzare iniziative, eventi e progetti, in collaborazione con le realtà del territorio". Anziani: quali sono a suo giudizio le problematiche e le esigenze da affrontare e a cui dare risposta immediata? "L'area dei Servizi Sociali rappresenta una priorità, sicuramente potenzieremo il servizio di assistenza domiciliare anziani e disabili, per favorire la permanenza della persona nel proprio ambiente di vita ed evitare o quantomeno ritardare il più possibile il ricorso alle strutture residenziali". A Bastida Pancarana esistono diverse associazioni che organizzano eventi e manifestazioni tra cui la Proloco. In caso di sua elezione intende aiutare ed incentivare le attività legate alle associazioni ed al volontariato? In che modo? "La collaborazione con il mondo associativo locale è stato in questi anni fondamentale e lo sarà per il futuro. Continueremo ad aiutare e incentivare le attività legate alle associazioni e al volontariato. Nel nostro programma è prevista la creazione di un Tavolo delle Associazioni locali attraverso il quale l’Amministrazione Comunale intende porsi come strumento di dialogo e di interlocuzione, con e tra le Associazioni, per migliorare e ottimizzare le molteplici attività che queste svolgono nel nostro Comune. Non solo Pro Loco, ma anche A.S.Bastida, che sta ottenendo ottimi risultati, Auser e Protezione Civile, indispensabile l’attività di questo gruppo, in particolare, durante le piene del fiume Po. Nel programma abbiamo previsto il costante miglioramento e potenziamento della Protezione Civile e la collaborazione con AIPO, Agenzia Interregionale per il fiume Po, per il monitoraggio ambientale dell’area golenale e il supporto logistico". Stipendio Sindaco e amministratori comunali lo ritiene cosa giusta o rinuncerà al suo compenso? "Come ho già detto prima credo non sia buona cosa strumentalizzare l’indennità di Sindaco e amministratori comunali nel periodo elettorale, tra il rinunciare e devolvere per il sociale, attività giovani o casi particolari che si presentano di volta in volta non trovo differenza. Ricordiamoci che il bene si fa in silenzio, tutto il resto è palcoscenico".


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Il candidato sindaco: "I programmi, si sa, si assomigliano tutti".

Di Silvia Colombini

Renata Martinotti guiderà la Lista "Per il bene di Bastida" alle prossime elezioni comunali. Laurea in Medicina e Chirurgia con specialità in Anestesia e Rianimazione, ha rivestito il ruolo di Primario del servizio di anestesia e Rianimazione P.O. Oltrepo dal 1999 al 2014 ed è stata Direttore DEA Oltrepo dal 2000 al 2014. Professore a contratto presso l'università degli studi di Pavia in elementi di primo soccorso, è pensionata dall' Ottobre del 2014. La sua è la prima esperienza politica "sul campo" e come nella lettera da lei inviata a tutti i concittadini le motivazioni di questa scelta sono motivazioni "di cuore": "Bastida mi ha dato tanto, adesso è venuto il momento di ricambiare". Martinotti nel caso di sua elezione qual è la prima cosa che intende mettere in cantiere, la cosa che subito concretamente realizzerà? "Senza dubbio la sicurezza a cominciare dal controllo della viabilità con il posizionamento di dissuasori e la rimozione dei multavelox. Noi non intendiamo punire il cittadino, ma educarlo al rispetto della propria vita e quella altrui e la creazione di un fondo a scopo benefico assistenziali con la mia rinuncia all'indennità di Sindaco". Qual è o quali sono le principali differenze tra il suo programma elettorale e quello del suo avversario? "I programmi, si sa, si assomigliano tutti. A fare la differenza tra un programma e l'altro sono i valori che ciascun programma si porta dietro. Ne cito uno per tutti che mi riguarda: l'interesse esclusivo per la cura del benessere del paese e di chi ci vive, senza alcun ritorno di carattere personale . Già a partire dalla mia rinuncia all'indennità di sindaco". Negli ultimi tempi si è parlato molto di fusioni tra Comuni. Lei è favorevole o contraria e perchè? "Sono favorevole a convenzioni tra Comuni, anche perchè la legge è indirizzata in questo senso. Le associazioni tra Comuni consentono la messa in comune di molteplici funzioni consentendo un risparmio economico, servizi più efficienti e la possibilità di attingere a fondi stanziati ad hoc". Tema sicurezza: la videosorveglianza è l'unica strada percorribile o esistono altre soluzioni che intende concretamente mettere in atto in caso di sua elezione? "La videosorveglianza, a mio modo di vedere, da sola

Renata Martinotti non basta. Nel mio programma per il rafforzamento della sicurezza del territorio ritengo importante fare accordi con le polizie locali dei Comuni limitrofi". Viabilità: qual è o quali sono le iniziative che metterà in atto per rendere più sicura la viabilità? "Come presente nel mio programma i dissuasori e sostegno al progetto di eliminazione del passaggio a livello verso Castelletto di Branduzzo proposto e finanziato dalle Ferrovie dello Stato al fine di creare un sottovia in grado di velocizzare e armonizzare la viabilità verso la Strada Provinciale Milano Salice". Raccolta differenziata: in che modo concretamente intende procedere per potenziarla o incrementarla? "Bastida Pancarana è socia di ASM Voghera. In caso di mia elezione, la mia Amministrazione lavorerà per raggiungere l'obiettivo di percentuale di raccolta differenziata stabilita per legge. Si provvederà inoltre a richiedere la sostituzione dei cassonetti non più utilizzabili e l'aumento delle isole ecologiche, evitando di modificare le abitudini dei cittadini e soprattutto senza aggravio economico". Quali sono le iniziative o i progetti che concretamente intende mettere in atto per potenziare ad esempio le aree destinate alle attività ricreative di

BASTIDA PANCARANA

"Rinuncia completa all'indennità di Sindaco e sua devoluzione a scopi benefici socio-assistenziali"

bambini e ragazzi? "Innanzitutto la messa in sicurezza e la costante manutenzione del Parco A. Pasotti; per la scuola Primaria, in affiancamento al Piano dell'offerta Formativa Scolastica la realizzazione dell'Orto Didattico; per i ragazzi un maggior uso della Biblioteca con la connessione wi-fi, l'uso polivalente del salone SOMS ed una maggiore fruibilità del campetto di via Pelizza". Anziani: quali sono a suo giudizio le problematiche e le esigenze da affrontare e a cui dare risposta immediata? "A Bastida Pancarana abbiamo l'Auser che si occupa in modo attento e sollecito di alcune problematiche degli anziani (trasporto per visite mediche, ritiro di referti medici, accompagnamento presso centri diurni...) occorre quindi dare un contributo adeguato all'impegno di tale associazione; implementare l'ADI ( assistenza domiciliare integrata), adesione al Progetto Regionale per la presa in carico del cronico interfacciandosi con il Gestore di riferimento". A Bastida Pancarana esistono diverse associazioni che organizzano eventi e manifestazioni tra cui la Proloco. In caso di sua elezione intende aiutare ed incentivare le attività legate alle associazioni ed al volontariato? In che modo? "Per eventi e manifestazioni sicuramente la Proloco dovrà essere sostenuta: basti pensare alla fiera del Lunedì di Pasqua una delle più importanti di primavera, ricca di tradizioni con la caratteristica pesciolata e l' esposizione dei prodotti tipici del territorio; le feste sul Po; l'utilizzo del salone SOMNS per concerti e conferenze coinvolgendo tutta la popolazione, le realtà produttive del territorio e le istituzioni. La protezione civile è fondamentale per il nostro territorio. I volontari devono essere formati e continuamente aggiornati con corsi teorico-pratici. Di fondamentale importanza è l'integrazione con i volontari dei paesi limitrofi per essere di aiuto reciproco e mettere in comune le relative competenze". Stipendio Sindaco e amministratori comunali lo ritiene cosa giusta o rinuncerà al suo compenso? "Rispondo con il punto 1 e 2 del mio programma: rinuncia completa all'indennità di Sindaco e sua devoluzione a scopi benefici socio-assistenziali".


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15 il Periodico SORELLE RAMONDA: "IN PREVISIONE UN AMPLIAMENTO DEL CENTRO COMMERCIALE"

che ci ha concesso un’area in comodato gratuito, stiamo costruendo una casa dell’acqua. Questa struttura permetterà di acquistare una buona e sana acqua potabile a tutti i cittadini, a un prezzo molto contenuto: 4 centesimi al litro per i residenti e 5 per i non residenti.

Di Vittoria Pacci

A Codevilla sorgeranno presto un nuovo centro sportivo e una nuova piazza. Ne abbiamo parlato con il sindaco Roberto Pastormerlo, un primo cittadino "ambientalista". Sindaco, avete appena dato avvio a una delle operazioni più strategiche del suo mandato: un nuovo centro sportivo. "Il Comune di Codevilla è proprietario di due campi sportivi. Il primo, che si trova in località Fornace, è stato nell’ultimo anno la casa dell’ASD Voghera, che aveva inglobato la vecchia società Torrevillese. Il secondo, invece, era stato acquisito dal Comune in seguito ad un accordo con Sorelle Ramonda, poi non formalizzatosi, che prevedeva, appunto, la realizzazione di un nuovo centro sportivo. Venuto meno quell’accordo, abbiamo comunque ritenuto che fosse strategico mettere a disposizione della cittadinanza, e in particolare dei più giovani, un nuovo campo polivalente. Questo punto faceva, tra l’altro, parte del nostro programma elettorale. Date anche le risorse di bilancio disponibili, abbiamo pensato di coinvolgere un soggetto privato e di indire un’asta pubblica per l’alienazione di questo terreno, davvero enorme: parliamo di 37mila metri quadrati. Con questa asta, l’acquirente avrebbe dovuto impegnarsi a realizzare e quindi gestire un centro sportivo. L’asta è stata vinta da un’azienda con sede a Codevilla, la Brambati SPA, che conferma così la particolare attenzione al territorio che la ha sempre contraddistinta. Parliamo di un’azienda che dà lavoro a decine di persone e che è presente nei cinque continenti. Un vero fiore all’occhiello non soltanto per la provincia di Pavia". Cosa verrà realizzato di preciso? "È prematuro parlare di cosa la Brambati intenda costruire nell’area acquisita. Di certo sarà un centro sportivo di interesse non soltanto locale, che diventerà un luogo importante per tutto l’Oltrepo. Posso invece dire quale sarà la prima opera realizzata, i cui lavori partiranno entro la fine dell’anno: un campo polivalente a disposizione diretta dell’Amministrazione Comunale e quindi dei suoi cittadini. Il campo sarà ad utilizzo prevalente non esclusivo: significa che in convenzione verranno stabiliti gli orari di utilizzo da parte di bambini e ragazzi, tipicamente gli orari non scolastici, con maggiore spazio durante i mesi estivi. I dettagli verranno concordati quando stipuleremo la convenzione, entro poche settimane. Ma si tratta davvero di dettagli. La manutenzione ordinaria e straordinaria sarà in carico al soggetto privato, dunque senza ulteriori spese per il Comune". Quante risorse sono state incamerate dalla vendita, e come verranno utilizzate? "Questa operazione ci dà la possibilità di effettuare investimenti importanti. Prevediamo di completare il cimitero del capoluogo, con la realizzazione di nuovi loculi, la sistemazione del parcheggio e della parte prospiciente la strada comunale. Verranno rifatti gli intonaci esterni e la tinteggiatura del Palazzo Comunale. Poi asfalteremo alcuni tratti del centro abitato, acquisteremo nuove divise per la Protezione Civile,

Roberto Pastormerlo

verrà sistemata la strada per le Fonti di Garlazzolo, e rinnovata la dotazione multimediale della Biblioteca. Insomma, pensiamo davvero di toglierci tante soddisfazioni. Intendiamo, poi, commissionare un progetto per il recupero di un altro immobile comunale, quello dell’ex Società Operaia, dove potrebbe sorgere una sala polifunzionale che, oggi, a Codevilla manca. Si parla da decenni di dare nuova vita a questo immobile, ma fino a questo momento nessuno ci è mai riuscito: proveremo a fare il primo passo e poi a cercare finanziamenti. Infine, un altro tema che mi sta particolarmente a cuore: l’acquisto di 85 compostiere da fornire gratuitamente ai cittadini che ne hanno fatto richiesta. Anche in questo modo cerchiamo di implementare la raccolta differenziata". Codevilla ha da poco inaugurato la raccolta dei rifiuti "porta a porta". Come sta andando? "Siamo partiti il 24 aprile con la raccolta della carta ogni sabato e quella della plastica il lunedì, con la fattiva collaborazione di ASM Voghera, che ha seguito tutte le nostre richieste e indicazioni. Nei primi giorni gli incaricati di ASM sono stati accompagnati da alcuni operatori comunali, così da risolvere sul campo ogni eventuale criticità. Ci siamo dati come obiettivo, entro la fine di giugno, di eliminare tutti i cassonetti di carta e plastica presenti nelle vie del paese e delle frazioni. Devo dire che la cittadinanza ha risposto bene: piano piano sta aumentano il volume di rifiuti differenziati. Nel prossimo inverno pensiamo di inaugurare la raccolta porta a porta anche per i rifiuti indifferenziati e per l’umido, e quindi di eliminare totalmente i cassonetti. Dobbiamo e possiamo dirigerci il più possibile verso l’obiettivo rifiuti zero". Non le sembra un obiettivo quanto meno ambizioso? "Non è un obiettivo ambizioso: è un punto di arrivo necessario. In primo luogo, perché è nostro dovere preservare l’ambiente in cui viviamo e spetta ad ognuno di noi fare la propria parte. In secondo luogo, perché sono previste importanti sanzioni per i comuni che non raggiungeranno l’obiettivo del 50% di raccolta differenziata entro il 2020, e noi oggi ci troviamo molto sotto questa soglia. Infine, perché se si riducono i rifiuti prodotti, nel medio-lungo periodo si riduce anche la spesa per smaltirli, e quindi si possono abbassare le tasse da far pagare ai cittadini". Avete in programma altre strategie in merito? "In collaborazione con la cantina sociale Torrevilla,

CODEVILLA

La Brambati Spa si aggiudica l'asta: un nuovo centro sportivo da 37 mila metri quadrati

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Prevediamo, in questo modo, di ridurre anche i rifiuti plastici. Stiamo vagliando, inoltre, la possibilità di fornire gratuitamente un set di bottiglie di vetro ai cittadini, così da incentivare questo nuovo servizio, secondo uno spirito ecosostenibile". A proposito di ambiente, negli scorsi mesi si è molto parlato di un ampliamento della cava di Torrazza Coste, a poche centinaia di metri da Codevilla. Come si è svolta la vicenda? "La ditta Monier, che produce tegole a Castelletto di Branduzzo, desiderava ampliare il proprio sito estrattivo di Torrazza Coste, così da proseguire la sua attività per altri dieci anni. La cittadinanza e gli amministratori si sono opposti fermamente. Anche perché, bisogna dirlo, il territorio è stato parecchio sfruttato negli ultimi decenni, praticamente senza sosta, lasciando importanti ferite aperte. Non certo un bel biglietto da visita per le nostre colline. Inoltre, per l’ampliamento la ditta avrebbe dovuto acquistare nuovi terreni, ma tutti i proprietari delle aree interessate si sono detti contrari a cedere. Nonostante la situazione apparisse quindi, per varie ragioni, compromessa, la Regione a fine dicembre ha inserito nel Piano Cave provinciale l’insediamento di Torrazza Coste. La vicenda si è risolta grazie a un emendamento presentato dal consigliere regionale Giuseppe Villani, che è stato approvato a larga maggioranza dal Consiglio Regionale e ha stralciato la cava di Torrazza dal piano". Quali altre operazioni pensate di intraprendere nel prossimo periodo? "Un lavoro già avviato consiste nella riqualificazione della via Umberto I, quella che per i Codevillesi è semplicemente la 'piazza'. È stato abbattuto un vecchio palazzo che era stato acquistato appositamente dal Comune; questo ha permesso di eliminare un restringimento della strada, di cancellare un brutto fabbricato che occupava la via principale, e di dare una nuova visibilità al palazzo più bello e importante del paese, l’antica residenza dei marchesi Negrotto Cambiaso, che prima era nascosto e ora invece regala una migliore prospettiva al centro del paese. Inoltre abbiamo ripreso i contatti con Sorelle Ramonda, in previsione di un ampliamento del loro centro commerciale a Codevilla. Si tratta, comunque, di un’operazione che sta muovendo i primi passi. Prestiamo la massima attenzione a questo progetto che dovrebbe essere innovativo nel suo genere per quanto riguarda i temi del risparmio energetico e l’inserimento nel contesto paesaggistico. Verrà realizzata presto una variante al vigente Piano di Governo del Territorio, dopo di che sarà possibile conoscere più nel dettaglio le opportunità. Di certo un nuovo insediamento di queste dimensione significa anche che nasceranno decine di nuovi posti di lavoro".


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"senza l'aiuto di mia moglie e di mio fratello non riuscirei a sopravvivere"

"Il segreto del mio pane sta nel forno che ha 100 anni di vita" Di Giacomo Lorenzo Botteri

Antonio Le Caldare, Tonino come preferisce essere chiamato, gestisce da circa 30 anni la sua panetteria "Il Forno" a Rivanazzano Terme. Originario di Potenza vive in Oltrepo da 45 anni ed è aiutato nella sua attività dal fratello, dalla moglie e da mamma Rosa, addetta alla preparazione delle torte. I figli Beatrice ed Alberto studiano a Voghera ed all'Università di Pavia. Tonino da quanto tempo fa questo mestiere? "Sono oltre 25 anni a cui bisogna aggiungere quelli fatti da garzone, sempre qui. Ho iniziato che avevo 14 anni, aiutavo il proprietario e poi andavo in giro in bicicletta a consegnare il pane". La consegna a domicilio del pane e del latte, ricordi di un tempo... "In realtà noi la facciamo ancora ed è un servizio molto gradito specie dalle persone anziane che avrebbero difficoltà ad uscire di casa". Lei hai vinto anche dei premi... "Sì nel 2008 e nel 2009 ho vinto il premio panificatori". Qual è la sua specialità? "Il classico miccone dell'Oltrepo è senza dubbio il mio prodotto top ma ci difendiamo bene anche con vari tipi di ciambelle e con le crostate". Qual è il segreto del suo pane? "Senz'altro sta nel forno che ha 100 anni di vita, è fatto

di mattoni refrattari ed è alimentato sia a metano che a legna. Poi ovviamente privilegiamo ingredienti di qualità, le farine sono locali dei Molini di Voghera e Tortona. Il nostro pane è rigorosamente artigianale e lo affermo con grande orgoglio". I suoi orari di lavoro... "Inizio alle 3 e mezza di notte in laboratorio, poi in negozio fino a sera. In realtà nel pomeriggio mi faccio un sonnellino di un paio d'ore". Orario durissimo come ci si abitua? "L'orario è duro ma per fare il pane questo è, e per me è una grossa soddisfazione avere da oltre 30 anni una clientela che mi apprezza. Penso che andrò avanti qualche anno anche dopo la pensione perchè questa è la mia vita". In questi anni come è cambiato il commercio a Rivanazzano Terme ed in Oltrepo? "La crisi si è sentita ed ancora si sente. Tanti negozi hanno chiuso e probabilmente altri lo faranno. Noi resistiamo privilegiando la qualità del prodotto. E' la nostra forza". Vedo che usa il "noi". Quanto è importante la conduzione familiare nel suo successo? "Tantissimo, senza l'aiuto di mia moglie e di mio fratello non riuscirei a sopravvivere. Oggi è impensabile condurre un'attività come la mia, dovendo pagare stipendi a dipendenti o pagare affitti". I supermercati ed i centri commerciali hanno contribuito ad aggravare la situazione dei piccoli negozi? "Certamente sì, anche se, nel mio piccolo, offrendo pro-

Antonio Le Caldare dotti di qualità, forse ho patito meno il fenomeno". I suoi clienti sono solo i cittadini di Rivanazzano Terme o fa affidamento su una clientela più vasta? "Sicuramente i rivanazzanesi sono i miei migliori clienti e da 30 anni, ma devo dire che ho clienti che arrivano tutti i giorni anche da Salice e da Voghera. Nel fine settimana poi ho alcuni clienti abituali che arrivano da Milano e che passano dal mio forno per comprare il pane o le torte". Ci congediamo da Tonino, non prima di aver assaggiato una fetta di torta di mele fatta da mamma Rosa. Che dire.... da leccarsi i baffi..


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Marco Poggi: meglio di Rocco Siffredi, se li è fatti tutti... politicamente parlando Di Nilo Combi

Ci sono comuni in Oltrepo che pur avendo poco più di 100 abitanti, al momento delle elezioni, vedono scendere in campo due o più liste. In buona sostanza tra candidati e parenti tutto il paese è in lista. A Rivanazzano Terme, comune con oltre 5.000 abitanti, con quasi 5.000 votanti, ci sarà una sola lista. Questo è il dato più eclatante e da sottolineare, frutto del lavoro politico svolto dall’ex Sindaco Ferrari, che di fatto, piaccia o non piaccia, ha, grazie al suo operato, annichilito le opposizioni. Le quali hanno preferito, vista la scarsissima possibilità, nel caso avessero fatto una loro lista, di vincere, hanno pensato di allearsi e entrare nella lista Ferrari… Pardon… nella lista Poggi. Eh sì, perché è Marco Poggi il candidato Sindaco, un candidato che nei mesi scorsi avevamo chiamato, in senso elogiativo, Varenne, come esempio di cavallo di razza della lista Ferrari, un candidato che in questi anni è stato molto presente, in particolar modo presenziando in ogni manifestazione, lavorando e aiutando le varie associazioni che in questi anni hanno organizzato un numero considerevole di eventi a Rivanazzano. Marco Poggi ha dimostrato che è capace di lavorare in squadra, ma è anche capace di prendere decisioni autonome e di rapportarsi con vari soggetti rivanazzanesi, ed ha dimostrato di sapersi confrontare anche con i vari personaggi politici oltrepadani e perché no, anche dell’alta valle Staffora, personaggi che comunque la loro avranno certamente voluto dirla durante il casting su chi dovesse essere il candidato Sindaco. Poggi deve essere stato considerato un candidato valido e credibile, non solo dalla corrente centrista riconducibile a Forza Italia, della quale fa parte, ma anche dalle correnti di sinistra riconducibili al Pd e dalle correnti Leghiste, perché nella sua lista, per certi versi anomala, ma pressochè omnicomprensiva, ci sono un po' tutti i colori politici, azzurro, bianco verde e rosso. Nei mesi scorsi c’è stata l’ipotesi, credibile, di un’altra lista che potesse scendere in campo: una lista legata a imprenditori e professionisti rivanazzanesi che in politica non erano mai entrati, ma anche questa ipotesi è saltata. Saltata magari per il poco tempo che questi

gio non siano e sperano che non venga raggiunto il quorum, che venga il commissario per circa sette, otto mesi e quindi andare a nuove elezioni nella primavera del 2018: in questo caso i giochi per la carica di primo cittadino si riaprirebbero, come si riaprirebbero i giochi per altre liste. Illazioni? Dicerie? Mica tanto… dalle nostre certe informazioni, qualcuno, anche vicino a Poggi, mentre in pubblico dice andate a votare, in privato dice di non andare.

Marco Poggi

imprenditori-professionisti rivanazzanesi potevano dedicare alla politica avendo tutti impegni lavorativi importanti, ma a nostro giudizio è anche saltata, se non soprattutto, perché hanno valutato che contro Poggi le speranze di vincere erano minime. Ora l’unico avversario di Poggi è il quorum: deve ottenere il 50% più uno dei voti per essere eletto. Nell’ultima tornata elettorale la partecipazione è stata pari al 73,81%, pertanto Poggi ha un margine di sicurezza di oltre il 23%. Sarà anche vero che in Italia e anche a Rivanazzano il numero delle persone che vanno a votare è sempre meno, ma il giorno delle elezioni, dovrebbero, rispetto all’ultima volta, andare a votare almeno circa 800 rivanazzanesi in meno, un calo troppo alto, per essere ragionevolmente credibile, anche se uno scozzese famoso, tal James Bond, diceva "mai dire mai". Poggi, sa che ci potrebbe essere questo, pur remoto pericolo. Alcuni potrebbero dire “non vado a votare perché c’è una sola lista”, perché alcuni sono contrari all’ammucchiata elettorale multicolore rivanazzanese e quindi come forma di protesta potrebbero decidere di non recarsi alle urne nella speranza che il quorum non venga raggiunto. Si sussurra anche che alcuni alleati o compagni di viaggio di Poggi, in realtà, tanto alleati o compagni di viag-

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L'UNICO NEMICO CHE CORRE POGGI È IL QUORUM

Nel remotissimo caso che il quorum non venga raggiunto, c’è da presumere che anche il PD rivanazzanese potrebbe fare una riflessione sull’accorpamento con la lista Poggi stipulato in questa occasione. Ripetiamo, c’è la ragionevole certezza che il quorum venga raggiunto ma è altrettanto comprensibile come Marco Poggi segua con trepidante preoccupazione l’esito delle votazioni di domenica 11 Giugno.Il margine di sicurezza è ampio. A nostro giudizio, il vero nemico non saranno i pochi scontenti del lavoro svolto in questi anni dall’amministrazione comunale rivanazzanese, non saranno neanche gli scontenti del Pd , della Lega o di altre orientamenti politici che decideranno di non andare a votare, non saranno neanche i “franchi tiratori” apparentemente vicini a Poggi, probabilmente il vero nemico del candidato sindaco sarà il tempo… inteso come meteo. Se domenica 11 ci sarà bel tempo, e questa volta si vota solo la domenica, molti rivanazzanesi potrebbero decidere di fare gite fuori porta e di non avere il tempo di andare a votare, nella convinzione che “tanto ci vanno gli altri”. Il tanto ci vanno gli altri dipende dal numero di rivanazzanesi che decideranno di farsi una scampagnata invece di andare a votare. Questo è l’unico vero pericolo che corre Marco Poggi. Il quale dopo aver dimostrato di essere il Varenne, il vero cavallo di razza dell’ex sindaco Ferrari, ha, di fatto, disintegrato qualsiasi opposizione rivanazzanese dimostrando non di essere Varenne, ma di essere Rocco Siffredi. Anzi meglio, perché Rocco Siffredi se ne è fatte tante di belle donne per lavoro e per diletto, Marco Poggi se li è fatti tutti, politicamente parlando.


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Cambi di casacca, questa è la politica, però non c’è da vantarsi LISTA CORBI

di

Nilo Combi

In un'Italia dove molti Parlamentari cambiano partito e colore politico con la disinvoltura con la quale una persona comune si cambia la camicia, poco peso e poco senso dovrebbe avere il discutere dei cambiamenti di casacca nelle elezioni comunali di una piccola realtà come quella di Godiasco – Salice Terme. Su questo punto però è incentrata, non tanto la campagna elettorale di Anna Corbi o Fabio Riva, ma le discussioni tra i godiaschesi e i salicesi. Discussione ancor più accesa tra le storie di ordinaria umanità, alcune veramente tristi da vedersi, che riempiono le giornate dei vari supporters e fiancheggiatori, che con compiti diversi cercano di portare acqua, scusate voti, al mulino del loro candidato preferito. I programmi dei due candidati Sindaci sono entrambi ammirevoli: tante belle parole, a dir il vero per il 99% già lette in altri programmi elettorali da Firenze in giù e in su. Ho la ragionevole certezza che buona parte dei punti presenti sui programmi rimarranno solo scritti sulla carta, non per cattiva volontà di chi sarà eletto, ma perché le risorse economiche di un comune come Godiasco – Salice Terme sono sempre minori. I due programmi pur scritti in modo diverso

intendono grosso modo le stesse cose: le buche delle strade, il parco di Salice, il verde, il rilancio turistico, il proteggere l’economia locale, il tener pulito Godiasco – Salice Terme, il cambiare le lampadine quando si bruciano, l’ascoltare i suggerimenti e le lamentele di tutti, l’essere presenti ed aperti al dialogo sempre, ed altre cose così… Grosse differenze non ce ne sono. Forse le uniche differenze sono che la Corbi ha dichiarato che svolgerà il suo incarico a titolo gratuito e che vuole costruire un ponte pedonale sullo Staffora, mentre Riva che metterà a posto una frana e rifarà il concorso ippico. La vera differenza sta nella personalità politica dei due candidati sindaci, nel loro modo d’esprimersi e di farsi capire dalla gente. Entrambi hanno dei compagni d’avventura ed entrambi dicono di voler fare squadra, cosa più facile da enunciare che da fare, ammesso e non concesso che si voglia veramente fare squadra. Fare squadra non è semplice, molte volte non ci si riesce neanche nello sport, neanche pagando. Pertanto è ancora più difficile fare squadra se i componenti lo fanno gratis e in un piccolo paese, con un Sindaco dai poteri limitati, poteri che condividerà con altri e con loro la visibilità che ne deriva…Bhè dai è difficile! In questo momento è con-

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GODIASCO SALICE TERME

19 il Periodico La vera differenza sta nella personalità politica dei due candidati sindaci

suetudine dire che si farà squadra e che tutti avranno un posto al sole: eletti, trombati, ma con promessa di essere ripescati, fiancheggiatori ed affini vari ed eventuali, tutti nella speranza del "campa cavallo che l'erba cresce". Non c'è quindi da meravigliarsi se i pochi godiaschesi e salicesi, soprattutto i pochi salicesi, che seguono la campagna elettorale si interessano di più dell’amenità legata ai cambi di casacca che alle altre amenità che vengono dette in campagna elettorale. Visto che le accuse su questo punto, sono tante ed incrociate, visto che le accuse su questo punto sono reciproche e trasversali, così come le scuse, abbiamo preparato uno schemino con le varie partecipazioni dei candidati di questa tornata elettorale nel tempo e al fianco di chi. Ognuno, anche coloro che non si ricordano perché in altre faccende affaccendati, può in questo modo vedere chi è più "voltagabbana" e decidere chi votare. Abbiamo sentito in questi giorni politici da paese che con aria da statista filosofeggiavano e giustificavano i vari e reciproci cambiamenti di campo, di colore e posizione di alcuni, non di tutti i candidati, e lo giustificavano dicendo "questo è la politica!". Tutto vero, forse tutto concesso, però non c’è da vantarsi!


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"il lavoro duro batte il talento quando il talento non lavora duro"

di

Giacomo Braghieri

Il ciclismo in Oltrepò è particolarmente sentito grazie a figure importanti come Carlo Chiappano, un grande atleta, un padre e un marito scomparso prematuramente. Insieme alla moglie abbiamo ripercorso le tappe salienti della sua vita, le vittorie e le emozioni ancora vivide che inumidiscono gli occhi, ma che al contempo fanno sorridere la signora Carla Chiappano. Cosa significa essere la moglie di uno sportivo professionista? Dopo anni di veline e modelle forse non lo sappiamo più. Sappiamo invece che la tranquillità di una situazione sentimentale e famigliare e solida porta i grandi campioni a dare il meglio di se. "I francesi che si arrabbiano....." dicono "cherchez la femme" per indicare che dietro al successo di un uomo c'è probabilmente, anzi sicuramente una grande donna. Come vi siete conosciuti? "Ci siamo conosciuti nel 1964. Io sono originaria di Cignolo, una frazione di Santa Margherita Staffora, all’età di sedici anni sono venuta ad abitare a Varzi dove mia mamma, al tempo, gestiva la trattoria 'La Stella'. Carlo era solito venire a bere il caffè ed è stato così che ci siamo conosciuti, aveva cinque anni in più di me. Quattro anni dopo, nel 1968, ci siamo sposati". Nel 1967 e nel 1968 partecipò al Tour de France insieme a, rispettivamente, Gimondi e Bitossi come capitani. Conserva dei ricordi di quegli anni? "Ha partecipato a diversi Tour de France. Di questo periodo ricordo in particolar modo la fatica, ho alcune fotografie in cui quasi non lo si riconosce, era talmente tanta la fatica che dimostrava più anni di quelli che aveva realmente. Faceva rientro a casa stravolto". Fra una tappa e l'altra del giro o del tour, immagino che vi sentivate, cosa le raccontava della giornata? "Se andava bene mi raccontava tutto, se andava male no. Principalmente mi raccontava la fatica e le difficoltà che incontrava". Come vive un ciclista professionista? Seguiva una dieta particolare? "Per tutto il periodo che ha dedicato al mondo del ciclismo professionistico ha vissuto come un atleta, seguendo una dieta ben precisa, aggiungerei noiosa... mi sarebbe piaciuto preparare qualcosa di diverso ogni tanto (ride). Al mattino l’immancabile uovo sbattuto, seguivano minestrone o riso e carne ai ferri, mangiava moltissima verdura. Non andava mai a dormire tardi, alle 10.30 munito di mezzo litro di acqua naturale andava a letto, nonostante avessimo un bar in piazza a Varzi, ma lui era un atleta ed era questo il suo mestiere". Suo marito faceva riferimento ad altri atleti, non necessariamente legati al mondo del ciclismo? "Mio marito seguiva lo sport in generale. Ha dato l'anima al Varzi calcio ed è stato dirigente della squadra diverse volte. Era un patito dei Granata, seguiva anche la F1 con Gilles Villeneuve e Niki Lauda". Come sono stati gli inizi e come è diventato il professionista che poi è stato? "Io l'ho conosciuto che lui era già professionista, ha iniziato alla Pinerolo vicino a Torino, poi ha corso nel Pedale Godiaschese per poi passare al professio-

nismo con la Legnano, indossando successivamente le maglie della Sanson, della Salvarani, ancora della Sanson, della Molteni e della Scic". Aveva stretto amicizie con altri nomi importanti del ciclismo? "Certo, Gimondi che è stato anche nostro testimone di nozze, Boifava un grande amico di mio marito Carlo. Anche da dirigente sportivo ha stretto amicizie importanti con Zilioli, Dancelli, Motta, Zandegù, Basso e poi Saronni...". Come era il rapporto tra suo marito e Giuseppe Saronni? "Da direttore sportivo ha guidato nella Scic Paolini, Baronchelli e soprattutto Giuseppe Saronni, cresciuto con lui dal '77 fino a quel tragico giorno dell'82... Due mesi dopo Saronni si sarebbe laureato campione del mondo a Goodwood. Mio marito lo seguiva sempre, c’era un forte legame tra di loro erano come fratelli". Nel 1972 "appende la bicicletta al chiodo" ma rimane nell'ambiente con un altro ruolo. Come ha vissuto la fine dell'agonismo e l'inizio della carriera da Direttore Sportivo? "Nel momento in cui ha deciso di smettere è passato nello staff tecnico, per un anno con Giganti e poi è subentrato lui da solo. L’ha vissuto in modo naturale direi". Quali persone l'hanno colpita di più nel mondo del ciclismo di quegli anni? "Colnago, un grande produttore di bici, Boifava, Gimondi e Merckx che ha corso con mio marito, un grande atleta, ma anche una grande persona che ho potuto conoscere durante una kermesse serale che si era soliti fare a fine giro". Com'è la "carovana" del giro vista da dentro? "Paragonabile ad uno spettacolo che a me personalmente ricorda l’atmosfera del circo, unica nel suo genere". C'erano momenti di socialità fra famiglie di atleti? "Sì, si instauravano dei veri rapporti di amicizia. Colnago ogni 7 luglio, data in cui mio marito ci ha lasciati, mi telefona". I traguardi di cui "Carletto" andava più fiero? "Ha vinto una Tirreno-Adriatico, corsa a tappe, nel 1969 e nello stesso anno una tappa del Giro d’Italia a Campitello Matese e per un giorno aveva indossato la maglia rosa, proprio l’anno in cui aspettavo mia figlia Monica". Entrambi i vostri figli, Monica e Paolo, si occupano di sport in modo professionale ed agonistico che valori porta con se lo sport secondo lei? "Entrambi i miei figli hanno frequentato l’ISEF e hanno aperto insieme uno studio di pilates a Tortona da dieci anni. Hanno ereditato la passione per lo sport dal padre. Mio figlio Paolo ha preso qualcosa anche da me... fa un gelato buonissimo, il nostro gelato è opera sua". Nel mondo dello sport di alto livello si sa che se un atleta ha stabilità affettiva è maggiormente concentrato a far bene, cosa comporta amare un uomo tanto impegnato? "È stato impegnativo, ha richiesto sacrificio e rinunce, soprattutto per i nostri figli perché lui non c’era quasi mai. Ho comunque potuto contare sul sostegno della mia famiglia, dei miei suoceri in particolar modo". Secondo lei quali sono, oltre a quelle fornite da

VARZI

"Carletto" raccontato dalla moglie Carla: "Ha sempre vissuto come un atleta"

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madre natura, le qualità umane di un grande atleta? "Per il ciclismo servono volontà e determinazione e aver sempre in mente che il lavoro duro batte il talento quando il talento non lavora duro". Suo marito è motivo di orgoglio per Varzi, in che modo si mantiene vivo il ricordo? "Abbiamo organizzato insieme al comune una mostra per il trentesimo anniversario, sono state esposte le maglie, la bicicletta, al cinema Italia di Varzi. Tutti i professionisti con cui aveva corso hanno partecipato, insieme agli amici e ai tifosi varzesi che lo seguivano durante le corse che disputava. Anche il giornalista Beppe Conti, un grande amico di mio marito, è intervenuto. Pensi che Beppe Conti ha iniziato a lavorare per 'Tutto Sport' nel 1977 stesso anno in cui il Giro d’Italia faceva tappa a Varzi con partenza a Salice Terme. Una cosa impensabile oggi". Avete vissuto da protagonisti l'Italia del boom economico. Cosa manca oggi a Varzi, nello specifico, rispetto a quei tempi ? "Io dico che manca la cultura o filosofia che dir si voglia del lavoro, non si adattano più a fare nulla. Fino a qualche anno fa avevo la fila di giovani che finita la scuola mi chiedevano se potevano darmi una mano nel periodo estivo, ora nessuno".

Carlo Chiappano alla Tirreno Adriatico del 1969


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"Abbiamo stampato il primo libro per un nostro parente di Casteggio"

Di Gabriella Draghi

A Varzi, piccolo comune della Valle Staffora, abbiamo incontrato i fratelli Corrado e Luigi Guardamagna, titolari dell’omonima Casa Editrice che opera con successo da anni sul territorio dell’Oltrepò Pavese. Quando è iniziata la vostra attività? "Nel 1948 nostro padre iniziò a lavorare come garzone alla Tipografia De Grandi qui a Varzi e poi negli anni ’60 la rilevò e la spostò nel centro storico del paese creando così la Tipografia Guardamagna. Nel 1978 inizia la nostra collaborazione in azienda. Si lavorava ancora con i caratteri di legno e piombo e per fare una composizione ci voleva molta pazienza e tantissimo tempo. Erano però anni di grandi trasformazioni tecniche e dalla stampa tipografica passammo alla stampa litografica con lastre e pellicole arrivando quindi ad ottenere le prime immagini a colori . In quegli anni facevamo per lo più manifesti, materiale commerciale e pubblicitario e partecipazioni di nozze e battesimo". Quando avete stampato il primo libro? "Abbiamo stampato il primo libro per un nostro parente di Casteggio che ce lo aveva commissionato come bomboniera per le nozze della figlia. Si intitolava Il Pistornile di Casteggio. Poi le nostre prime pubblicazioni sono stati volumi legati al territorio come Lo scialle azzurro poesie di Gianluigi Sacco, Il ballo della fanciulla in fiamme, poesie di Oliviero Malaspina e Immagini di storia varzese, libro fotografico della Biblioteca comunale di Varzi ma non eravamo ancora editori". Come mai avete deciso di diventare la "F.lli Guardamagna Editori in Varzi"? "Ci chiesero di partecipare alla Fiera dei piccoli editori di Belgioioso Parole nel tempo e noi che avevamo stampato solo 4 libri decidemmo di partecipare. Pensi che avevamo uno stand con la scritta Edizioni Guardamagna con quattro cubi di plexiglass sui quali avevamo posizionato i nostri quattro volumi. Ci

fu molta attenzione per i nostri lavori e conoscemmo molte persone del settore. Ecco possiamo dire che la nostra avventura come editori sia partita proprio da Belgioioso. Iniziammo a stampare volumi per la Provincia di Pavia, per l’Università, per il Fondo Manoscritti Maria Corti. In quel periodo conoscemmo il Professor Angelo Stella, Ordinario di Storia della Lingua Italiana all’Università di Pavia e ora Presidente del Centro Nazionale Studi Manzoniani con il quale abbiamo iniziato a collaborare e al quale dobbiamo la nostra crescita come editori". Siete quindi partiti con quattro libri legati al territorio dell’Oltrepò Pavese e avete continuato a mantenere il vostro rapporto con questo territorio? "Sì, la nostra piccola casa editrice locale, quasi periferica ha inizialmente privilegiato volumi di memorie, storie e riflessioni sulla Resistenza nei nostri territori. In particolare abbiamo avuto l’onore di pubblicare i volumi di Ugo Scagni e di Clemente Ferrario che di quei giorni rimane il più sensibile e profondo interprete. Poi abbiamo edito tantissime altre pubblicazioni, dai romanzi ai libri di cucina ai trattati sull'arte in Oltrepò agli itinerari turistici sui sentieri della Via del Sale, arrivando ad avere in catalogo più di 600 volumi". Come riuscite a fare questi numeri rimanendo in

VARZI

Fratelli Guardamagna: "Siamo arrivati ad avere in catalogo più di 600 volumi"

un piccolo paese della Valle Staffora? "Guardi non abbiamo mai fatto pubblicità, i clienti da noi sono arrivati con il passaparola e la conoscenza delle nostre edizioni. Noi poi siamo artigiani, seguiamo lo scrittore passo dopo passo, siamo editori ma anche tipografi e quindi il libro viene interamente prodotto da noi a prezzi competitivi. Non riusciamo a fare la distribuzione delle nostre produzioni perché la cosa diventa troppo impegnativa e poi, lavorando con autori del territorio, riteniamo che l’interesse maggiore del lettore sia a livello locale. Abbiamo un sito Internet, siamo presenti con la vendita online e abbiamo attivato anche una pagina Facebook sulla quale si possono trovare le nostre ultime novità editoriali. Partecipiamo a tutte le Fiere del libro locali". In un mondo molto digitalizzato non avvertite una crisi del libro stampato? "Sì, c’è la concorrenza dell’e-book ma per esempio negli Stati Uniti c’è ora un ritorno al cartaceo perché secondo noi, il libro ha sempre un suo fascino, lo sfogliarne le pagine, odorarne il profumo dà sensazioni più forti di un prodotto digitale. Dobbiamo dire che anche noi abbiamo tratto vantaggio della tecnologia digitale e ora è molto più facile e veloce la fase di stampa ed è anche più veloce per noi fare delle ristampe e contenere i prezzi anche con basse tirature". Avete progetti futuri? "Abbiamo da poco introdotto la stampa digitale e la cosa che più ci piacerebbe fare in futuro è aprire un negozio F.lli Guardamagna Editori in Varzi in città con tutti i nostri volumi perché in questo modo il lettore potrebbe toccare con mano tutta la nostra produzione e scoprire aspetti del nostro territorio veramente interessanti".


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il fuori porta montano di voghera, dagli anni d'oro ad oggi

Di Giacomo Braghieri

La domanda è sempre la stessa ormai da un decennio, cosa fare per riportare Brallo di Pregola ai fasti di un tempo? Le soluzioni proposte dalla politica sono molte e a volte incredibilmente fantasiose. Nessuno che mediti sul successo imprenditoriale del Park Hotel Olimpia. La famiglia Alberti ha creato un centro sportivo di eccellenza nazionale e attorno a questo ha costruito i servizi di accoglienza e ristorazione. Cosi dopo decenni si è fatto a Prodongo. Cosa si aspetta a definire una volta per tutte la peculiarità ambientale della zona? Siamo tornati a chiederlo al sindaco dott. Christos Chlapanidas. Il Brallo è sempre stato il fuori porta montano di Voghera. In tante generazioni rimane un ricordo indelebile… Il Kursal, Il Giardinetto, i locali. Secondo lei qual è stato l'errore che ha cancellato tutto ciò che intere generazioni ancora oggi ricordano con entusiasmo? "Purtroppo è cambiato il modo di fare turismo e noi non siamo stati pronti ad accogliere la nuova tendenza". Il Brallo non ha nulla da invidiare a tante località montane. Un tempo c'erano diversi alberghi ora ne è rimasto uno solo. Qual è stato l’errore a suo giudizio che ha portato a questa situazione? "Per la verità ci sono due di interesse Regionale. Park Hotel Olimpia e Sport Hotel Prodongo. Per il resto non c'è stato ricambio generazionale. Inoltre la tassazione sempre crescente ha disincentivato l'imprenditoria locale che opera in un ambiente disagiato". Come Sindaco cosa ha intenzione di fare concretamente per cercare di "far tornare appetibile" il Brallo? "Promuovere il territorio: quello che ha reso glorioso il Brallo negli anni 60/70. Noi viviamo a contatto con la natura. Quindi il paesaggio, il clima, i sentieri. Vivere al aria aperta e respirare aria incontaminata". Di contro il Brallo vanta un centro Coni che registra il tutto esaurito e che ha fama regionale. Secondo Lei perhè quella "situazione" funziona ed il resto invece è scomparso? "Una scuola di tennis riconosciuta dalla federazione ha una resistenza all'usura ed ai cambiamenti molto più alta di un normale albergo o iniziativa privata". Al Brallo esistono molte seconde case proprio in virtù di quel turismo di cui parlavamo dei decenni scorsi. Nel periodo estivo si verifica un ripopola-

mento del Comune, vale a dire queste seconde case vengono sfruttate? "In parte sì. Quello che manca ancora è una completa riqualificazione dell'offerta anche per le case in affitto. Le esigenze di chi va in vacanza oggi sono molto diverse da quelle degli anni 60-70. Ai tempi bastava l'aria buona ed il poter camminare. Oggi sono indispensabili le comodità che si hanno a casa in città: TV, internet, lavatrice, lavastoviglie, il doppio servizio etc.". Lei conosce od usa Airbnb, il portale online che mette in contatto persone in cerca di un alloggio o di una camera per brevi periodi, con persone che dispongono di uno spazio extra da affittare, generalmente privati, e potrebbe essere una soluzione per il turismo del Brallo? "Potrebbe. Ma bisogna inventare qualcosa di nuovo non solo per il Brallo ma per tutto l'alto Oltrepo Pavese. Il turista non è soltanto colui che viene a riposarsi. Bisogna offrire un turismo "esperienziale". Aria buona, cibo buono, ma anche cultura, convegni, formazione che permettano di leggere la vacanza in maniera diversa. Per quanto riguarda la cultura non si tratta solo di dare della formazione ma anche semplicemente riscoprire la storia, le ricchezze floro-faunistiche delle nostre zone. Siamo seduti su un forziere pieno d'oro e non lo sappiamo utilizzare". Quante case potrebbero essere messe a disposizione, il Brallo conta molte seconde case? "Il censire le case disponibili per l'affitto (riqualificate) è stata anche un'idea uscita dai vari focus di aree interne. E' un'attività che andrà fatta se vogliamo uscire da questo stato di stagnazione". Tranne Alberti di grossi imprenditori nel settore turistico del luogo non ne esistono più, qual è la sua opinione in merito? "Non sono d'accordo con questa affermazione. Nel nostro comune abbiamo ben 2 spa, sono stati aperti due nuovi ristoranti e credo che l'imprenditoria che si era assopita negli anni scorsi stia tornado a popolare il Brallo. Va per questo aiutata e speriamo che con il progetto 'aree interne' si possa fornire un volano che favorisca gli sforzi di queste nuove realtà". State istituendo una piccola area protetta ce ne parla… "La riserva 'Le Torraie' è istituita ufficialmente da Febbraio di quest'anno. Lei dice piccola: si tratta di 588 Ettari! Come ho detto prima, abbiamo davanti agli occhi un tesoro e non ce ne rendiamo conto.

BRALLO DI PREGOLA

"Purtroppo è cambiato il modo di fare turismo e noi non siamo stati pronti"

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Christos Chlapanidas Nella riserva esistono per esempio 56 diverse varietà di farfalle quando in tutto il Regno Unito si arriva a contarne solo 52... Esistono varietà di fiori che sono presenti solo qui ed in Sardegna. Il cielo nelle notti di luna nuova è buio come in Namibia o New Mexico (i posti migliori del mondo per osservare le stelle). Una foto scattata dal nostro osservatorio è stata pubblicata dalla NASA sul sito apod.nasa.gov. Ma questi sono solo piccoli esempi. Vorremmo con la nostra amministrazione organizzare convegni e corsi di formazione per dare maggiore voce a quanto è ricco e sconosciuto il nostro territorio. La riserva è candidata dalla regione Lombardia a diventare SIC (Sito di Interesse Comunitario) e ciò consentirà di pubblicizzare ulteriormente il territorio ed avere anche dei finanziamenti per poterlo tutelare e conservare nello stato attuale. Questo non vuol dire, come molti hanno erroneamente interpretato, vincoli. Anzi il contrario. Molte varietà di fiori sono presenti proprio perchè l'uomo mantiene i prati ed evita che il bosco prenda il sopravvento. L'agricoltura forse più del turismo ha subito un tracollo che in questi anni sta stravolgendo il paesaggio. La riserva potrà rappresentare un aiuto anche per l'agricoltura". Perchè non pensare a un'area più vasta... Non ritiene che un parco vasto che vada dallo Staffora al Trebbia potrebbe portare grandi benefici in termini di turismo ed apprezzamento dell'edilizia residenziale? "Per ora è ancora presto. A specifica nostra domanda in Regione Lombardia non si prevede a breve di creare un parco inter-regionale. Sarebbe sicuramente auspicabile creare un territorio che si estenda anche nelle limitrofe province di Piacenza, Alessandria e Genova: flora e fauna non sanno che esistono i confini. Ci lavoreremo nei prossimi anni".


BORGORATTO MORMOROLO

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il sindaco fa un bilancio positivo dell'Unione dei comune

"Abbiamo richiesto lo stato di calamità naturale"

Fabio Molinari

Di Agata Alba Fabio Molinari, dopo cinque anni da consigliere comunale e venti di impegno nella locale proloco, dal marzo 2014 è il sindaco di Borgoratto Mormorolo. Ha messo d'accordo tutti ed è stato eletto con lista civica. Ad oggi riveste anche la carica di presidente dell'Unione di Comuni Lombarda Borghi e Valli d'Oltrepo, che riunisce i comuni di: Borgo Priolo, Montesegale, Rocca Susella ed appunto Borgoratto Mormorolo, progetto nel quale crede fermamente e i cui risultati, secondo lui, si vedranno già nel giro di un paio d'anni. Sindaco perché avete optato per "un'Unione di comuni"? "L'Unione nasce anche dalla necessità, per comuni piccoli come il nostro, di garantire quei servizi essenziali che altrimenti avrebbero rischiato drastiche riduzioni o di diventare a pagamento. Dal 2009 al 2013 abbiamo subito tagli e riduzioni ai trasferimenti statali per il 30% e alcuni servizi, come ad esempio lo scuolabus, hanno rischiato di diventare a pagamento ma grazie anche all'Unione che ci garantisce un certo tipo di contributi dallo stato e dalla regione, lo abbiamo mantenuto a titolo gratuito per tutti i ventidue bambini che ne beneficiano. Inoltre, entrando in Unione, abbiamo a disposizione un agente di polizia municipale che copre tutti e quattro i comuni, al quale, in futuro, vedremo di valutare la possibilità di affiancare qualcuno". Rifarebbe ancora questa scelta? "Sta procedendo in maniera un po' lenta ma il bilancio di questo anno di unione è più che positivo ed opterei nuovamente per questa soluzione".

La fusione vi avrebbe dato maggiori vantaggi? "Garantirebbe certo maggiori entrate statali, per noi amministratori cambierebbe poco ma tenuto conto del vincolo referendum e del fatto che la gente non è ancora pronta a questo passo, dopo essere partiti con le gestioni associate abbiamo optato per l'Unione così da ottimizzare le spese e garantire i servizi già erogati e magari migliorarli ed aumentarli. Personalmente grazie all'Unione riesco a risolvere più facilmente parecchi problemi". Borgoratto è attraversato dalla strada provinciale 203 che come tutte le strade della provincia di Pavia è un colabrodo, sono previsti interventi a breve? "In questi giorni partirà un intervento per trecento metri di asfalto, certo su 6,5 km di manto stradale non è la soluzione ideale ma se non altro i punti critici che abbiamo segnalato e sono stati poi ispezionati dai funzionari della provincia saranno oggetto degli interventi. Aspetteremo di capire in seguito la possibilità di effettuare altri interventi a breve". Che impatto hanno avuto sul transito turistico nella vostra zona le condizioni proibitive della viabilità? "Ovviamente negativo, puntiamo molto sul turismo domenicale e le condizioni delle strade non favoriscono sicuramente il passaggio di persone da queste parti. Le strade andrebbero salvaguardate a prescindere e soprattutto quelle turistiche. Capiamo le difficoltà della provincia ed abbiamo già partecipato a due assemblee dei sindaci nelle quali il presidente Vittorio Poma ha esposto quelle che sono le problematiche della provincia ma è ovvio che lo stato dovrà decidere quanto prima se mantenere le province con le deleghe che gli ha lasciato per strade, scuole, ponti etc. etc. ma fornendogli i fondi necessari". Quali le sono le attrattive del luogo? "Il nostro è un turismo che si basa sulla bellezza e la varietà del paesaggio naturalistico. Una volta all’anno organizziamo un'uscita guidata con un professore biologo dell'Università di Pavia a Costa Pelata, dove nel mese di maggio nascono delle particolari orchidee spontanee molto ricercate e presenti, da questa parte dell'Appennino, solo qui e a Menconico. Ne abbiamo fatto il nostro cavallo di battaglia e spero in futuro di poter fare qualcosa per preservarle. Per quanto riguarda l’enogastronomia abbiamo tre cantine che partecipano a Cantine Aperte, inoltre ci

sono anche due bed & breakfast". L’emergenza gelo ha colpito anche gli agricoltori del suo comune, quali azioni avete posto in essere a loro tutela? "Come comune ci siamo attivati, su sollecito degli stessi agricoltori, confrontandoci con la parte politica, con l'UTR di Pavia nella persona del Dottor Lombardi ed appoggiandoci anche a Terre d'Oltrepo per sensibilizzare e raccogliere dati e segnalazioni, in tutto 20 nel nostro comune, da inviare all'UTR di Pavia. Abbiamo così richiesto lo stato di calamità naturale anche se per questo tipo di problema la regione Lombardia non ne dava la possibilità, perché considerato fra gli eventi sostanzialmente assicurabili. Molti non erano assicurati, ma bisogna però analizzare il problema tenendo conto sia della franchigia fissata al 30% e la questione poco incentivante del l’indennizzo dei danni dell’alluvione del 2014 che in molti ancora non hanno ricevuto. Inoltre abbiamo spinto insieme con UTR di Pavia a non considerare questa ultima gelata un evento normale ed assicurabile bensì eccezionale". Perché dovrebbe essere considerato eccezionale? "Il danno non è stato univoco ed uniforme. Non tutte le zone sono state colpite dal vento freddo che ha causato le gelate ma, lo stesso, ha prodotto danni solo in quelle dove ha avuto la possibilità di incanalarsi e questo rappresenta un evento assolutamente imprevedibile. Però qualcosa si è mosso ed il ministro Martina pare abbia considerato questo evento del tutto eccezionale e lo Stato qualcosa darà. Adesso Stato e Regione dovranno parlare delle modalità di elargizione dei danni". Nel vostro territorio comunale è presente una struttura di accoglienza per immigrati, questa realtà ha prodotto qualche difficoltà? "In passato abbiamo avuto qualche problema con la Prefettura che all’inizio spingeva per farli entrare in una struttura che non era agibile ma poi risolti i problemi di agibi lità ho dato il mio assenso. Problemi non ne hanno mai creati e la cooperativa che gestisce la struttura devo dire che lavora bene, da quest’ultima abbiamo ricevuto una proposta di protocollo d’intesa che stiamo analizzando e valutando. Per quanto riguarda i rapporti con la popolazione, non sono idilliaci ma non abbiamo mai registrato alcuno scontro".


27 il Periodico "il primo anno vola via per avere o meno il diritto al permesso di soggiorno"

Di Agata Alba Il 20 giugno si celebra la Giornata Mondiale del Rifugiato, appuntamento annuale voluto dall'Assemblea Generale delle Nazioni Unite, che da oltre dieci anni ha come obiettivo la sensibilizzazione dell’opinione pubblica sulla condizione, spesso sconosciuta ai più, di questa particolare categoria di migranti. Quando si parla in generale di profughi, sentiamo spesso parlare di situazioni al limite ma dietro la disperazione di chi lascia la propria terra per fuggire da guerra, persecuzione e fame c’è sempre altro, anche di bello, che non può che accendere un lumicino di speranza o per lo meno fare un po' di chiarezza e qualche distinguo. Abbiamo sentito a riguardo, Claudia Napoleoni, direttrice centro di accoglienza Area Solidale Onlus. Il centro, appartenente al consorzio Area Solidale Onlus che da anni gestisce centri dove sono ospitati profughi sotto la protezione umanitaria, anche a Borgopriolo. Napoleoni chi sono queste persone e da dove vengono? "Il campo è prevalentemente composto da donne, alcune anche incinte, e bambini di età prescolare e scolare. In pochi frequentano le scuole durante il periodo di permanenza al centro altri sono nati dopo poco tempo dal loro arrivo. Ma abbiamo anche alcuni uomini. Le provenienze sono diverse: Nigeria, Costa d'Avorio, Senegal, Camerun, Mali, Ghana e Congo". Il fatto che abbiano provenienze, religioni e dialetti tanto diversi, ha creato qualche disagio riguardo la loro convivenza "quasi forzata"? "Diciamo che vanno tutti abbastanza d'accordo. Come per ogni cosa c'è il buono ed il meno tollerante, alcuni atteggiamenti sono comuni a quelli di qualsiasi altra persona al mondo e dipendono dal loro vissuto pregresso. Dei senegalesi, ad esempio, non posso che parlare bene: abbiamo due collaboratori fra gli ospiti di uno dei centri, che fanno parte dello staff con regolare contratto di lavoro e che si rendono molto utili, aiutandoci nelle faccende giornaliere e facendo spesso da tramite con gli altri ospiti che magari parlano solo il loro dialetto. Per quanto riguarda la religione, ad oggi, non è stata motivo di scontro o discussioni fra gli ospiti dei centri da noi gestiti, anzi, proprio l' occasione di feste e ricorrenze legate alla religione diventa un momento di condivisione per tutti". Come opera il centro? "Il nostro è un centro di prima accoglienza, dove di fatto dovrebbero rimanere pochi mesi ed essere poi trasferiti in strutture più idonee, soprattutto quando si parla di famiglie con bambini, ma ahimè non è così facile. Arrivano spesso con i soli abiti che indossano e che non sono mai quelli con i quali hanno iniziato il loro viaggio della speranza ma gli sono stati dati dopo essere sbarcati. Provvediamo alle visite sanitarie, a fornirgli altri cambi e generi di prima necessità, passiamo poi alla lunga trafila per i documenti partendo dal primo step, denominato C3 conducendoli in questura, dove gli vengono rilevate le impronte digitali e vengono scattate le foto segnaletiche anche ai neonati". Quali in media le tempistiche di permanenza? "Le tempistiche di permanenza sono soggettive e a secondo del comune dove si trova il centro. La cosa comune, comunque, è la burocrazia italiana, in alcu-

A sinistra Claudia Napoleoni ni dei nostri campi ci sono ragazzi arrivati a luglio 2016. Persone che provengono da alcuni paesi come l'Eritrea, l'Etiopia e la Somalia avrebbero diritto ad una corsia preferenziale, chiamata Relocation, che permette a queste persone di essere ricollocate in un altro paese dell'Europa ma anche in questo caso la burocrazia non fa grossi sconti. Diciamo che il primo anno vola via tra i primi passi per avere o meno il diritto al permesso di soggiorno. Noi in meno di un anno provvediamo a fargli avere i tesserini sanitari, iscriverli a scuola e a fargli avere il permesso di soggiorno temporaneo, in attesa della questura. Inoltre, grazie ai comuni, tutti hanno la residenza e la carta d'identità". E per quanto riguarda l'integrazione nel territorio? "Vivendo in campi spesso isolati e limitando il fatto che gli immigrati vadano in giro da soli, l'unico momento in cui hanno un contatto e un minimo di integrazione con il territorio è la scuola per imparare la lingua italiana. Noi come cooperativa organizziamo corsi interni, di cucito e cucina con attestati haccp, essendo il campo prevalentemente per donne, inoltre aiutiamo i ragazzi a preparare un curriculum e ribadendo loro spesso l'importanza di parlare italiano, li incoraggiamo a frequentare una scuola regolare ma i ragazzi hanno comunque grosse difficoltà ad integrarsi anche a causa dei pochi momenti di aggregazione con il mondo esterno aldilà della frequenza scolastica. Vorrebbero lavorare ma purtroppo trovano in questo grande difficoltà per il pregiudizio o perché ci sono persone che li sfruttano". Si dice che alcuni immigrati si dedichino all'accattonaggio o peggio, cosa fate per arginare questa pratica? "Noi non possiamo fare materialmente fare nulla. Ma se colti, da chi di dovere, a commettere reati come anche l'accattonaggio e/o la prostituzione sono soggetti a conseguenze. Dopo regolare processo, se ritenuti colpevoli possono subire pene come: la perdita della protezione, cioè vengono mandati via dal campo, il carcere o in casi eccezionali il rimpatrio". Quali sono le aspettative di questi ragazzi? "Come tutti, riguardano soprattutto l’indipendenza economica, un lavoro, una casa e una vita senza pericoli, le stesse aspettative che abbiamo noi giovani italiani e tutti i giovani del mondo. Alcuni di loro, una volta ottenuti i documenti, cosa che accade non prima di 1 anno, lasciano l'Italia e vanno in Francia, Germania o Olanda dove ritrovano i loro familiari che a loro volta hanno già fatto la stessa strada. Un'altra

BORGO PRIOLO

"Il nostro è un centro dove dovrebbero rimanere pochi mesi ma ahimè non è così"

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strada è rappresentata dal progetto, che si chiama Back To The Future, che garantisce di poter tornare nel loro paese d'origine, se in questo paese non ci sono più problemi, anche con l'aiuto della cooperativa. In sostanza, vengono aiutati e supportati ad essere reinseriti nel loro paese". Le loro storie? "Ognuno di loro ha dietro una storia ma alcune di queste colpiscono più di altre. I Bengalesi sono grandi lavoratori la cui umiltà dovrebbe essere da esempio, in molti casi sono persone con un livello d'istruzione molto alto che non si tirano indietro davanti anche ai lavori più modesti. Una delle giovani donne ospitata in uno dei centri in Oltrepo, è di origine Maliana ed è una persona molto corretta che non cerca scappatoie, conosceva già l'Italia e parla perfettamente la nostra lingua tanto che ai marinai della marina militare che l'hanno tratta in salvo dall’annegamento e che le parlavano in inglese lei diceva di essere loro sorella 'africana italiana'. Infatti da bambina per quattro anni aveva trascorso le estati in Liguria da una famiglia conosciuta in Mali presso il piccolo albergo del padre dove avevano alloggiato e questi sebbene avessero un figlio, essendosi da subito affezionati a lei e alla sua situazione, puntualmente, pagandogli il biglietto perché il padre non poteva certo permettersi quella spesa, la ospitavano da loro facendole trascorrere tutte le vacanze con loro che gestivano un piccolo bar sulla spiaggia". È rimasta poi in contatto con loro? "La ragazza si riferisce ancora a loro chiamandoli mamma e papà italiani e non dimentica con che affetto la trattavano e non manca di raccontare la sua storia a chi ha il piacere di conoscerla strappando a tratti un sorriso con aneddoti come quello del gelato, infatti, non avendone mai visto uno lo aveva conservato nel suo zainetto per consumarlo con calma ma era estate ed il risultato è stato appiccicosissimo. Alla morte del padre in Mali, però, la favola è finita e si è trovata, a non più di quindici anni, costretta ad un matrimonio combinato dallo zio con un cugino, anche lui non proprio felicissimo, e dopo poco, diventata madre, a perdere la bimba a causa di una infezione e non avendo più avuto in seguito altri figli a dover divorziare. Si trova in Italia perché in alcune zone dell’Africa le unioni tra appartenenti a religioni diverse non sono accettate e temendo per la propria vita, da mussulmana, con il sopraggiungere della guerra nel luogo dove si trovava con il proprio compagno di fede cristiana, sono dovuti scappare". Qual è il suo rapporto con gli altri ospiti? "Lei confrontandosi con gli altri ospiti afferma sempre che loro, come i giovani italiani, sono il futuro e rivolgendosi a coloro che si trovano qui per motivi economici e non scappano da grossi pericoli nel proprio paese, cerca di persuaderli a ritornarci per farlo crescere e a lottare per il cambiamento. Dice sempre di non volere la beneficenza bensì gli strumenti per farcela e citando involontariamente Confucio. Concludendo vorrei sottolineare che questi ragazzi non vogliono togliere nulla a nessuno, arrivati qui in Italia sanno che il lavoro scarseggia anche per noi ma resta comunque diritto per tutti, o almeno così dovrebbe essere, l’ozio è risaputo porta all’abbrutimento e nel peggiore dei casi è veicolo di illegalità".


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il sindaco uscente: "stare con i piedi per terra e capire le esigenze del paese"

Di Silvia Colombini

Andrea Gramegna, 42 anni imprenditore, guiderà la lista civica "Calvignano Giovane" alle prossime elezioni comunali dell'11 Giugno. Sindaco uscente eletto nel 2012 con quasi il 95% delle preferenze, fa politica da quasi un ventennio, prima come Consigliere Comunale e successivamente come Vice Sindaco ed Assessore nella Giunta, allora guidata da Marco Casarini. Nel caso di una sua elezione qual è la prima opera che metterà in cantiere, la cosa che subito e concretamente realizzerà? "Essendo io il Sindaco uscente, dopo anni di vere e proprie difficoltà dovute ad una situazione ereditata assolutamente disastrosa, ora soprattutto dopo l' Unione dei comuni con Fortunago abbiamo in cantiere molti lavori che coinvolgono il nostro cimitero, la viabilità e la sicurezza. La prima cosa che io e la mia squadra realizzeremo sarà sicuramente quella di sistemazione del cimitero con interventi di rafforzamento strutturale di consolidamento e di abbattimento delle barriere architettoniche". Qual è o quali sono le principali differenze tra il suo programma elettorale e quello del suo "avversario"? "Per quanto riguarda la seconda domanda non mi esprimo e lascio giudicare agli elettori. Io giudico solo il mio, lo ritengo un buon e concreto programma che si specchia benissimo in una realtà come Calvignano. I programmi sono tutti relativi uno può scrivere quello che vuole, è poi mantenerli l' impresa difficile, quindi a mio modo di vedere meglio stare con i piedi per terra, capire bene quali sono le esigenze del paese e dei suoi abitanti". Calvignano è un piccolissimo comune di 120 abitanti circa di cui un centinaio con diritto di voto. I candidati delle due liste sono venti per cui possiamo affermare che il 20% dei votanti ha deciso di candidarsi. Un dato eclatante se pensiamo che in altri comuni oltrepadani con numero di abitanti ben superiore a quello di Calvignano si è riusciti a "comporre" una sola lista. Secondo lei perché a Calvignano la partecipazione politica è così sentita e attiva? "Su questo argomento sono molto felice che il paese

partecipi attivamente. Calvignano è una bomboniera e va mantenuta tale con migliorie attinenti al paesaggio ed ai servizi principali ma senza attuare grossi stravolgimenti". Negli ultimi tempi si è parlato molto di fusione dei comuni. Visto che la proposta è stata lanciata dal Sindaco della vicina Casteggio, Calvignano è particolarmente interessato dall'argomento. Lei è favorevole o contrario? "Come già ho sottolineato in interviste precedenti, sono assolutamente contrario alla fusione dei comuni. Non per campanilismo o altri motivi futili bensì credo che l'identità di ogni paese sia sacra ed imprescindibile. Sono invece favorevole ad altre forme di associazione come le unioni, difatti ne abbiamo realizzata una con Fortunago che funziona molto bene dal primo gennaio 2016". Tema sicurezza: anche i piccoli centri oltrepadani non sono immuni da furti sempre più all’ordine del giorno. Lei e la sua squadra quali iniziative concrete avete in mente di mettere in atto per cercare di "combattere" la micro criminalità? "Per quanto riguarda il tema sicurezza abbiamo già ottenuto fondi come Unione dei comuni dal bando di regione Lombardia per la messa in posa di telecamere con rilevamento targhe anche in notturna in ogni punto strategico del paese. I lavori partiranno a giorni". Spopolamento dei piccoli centri e politiche per i giovani: a tal riguardo come intende muoversi per incentivare i giovani di Calvignano a restare? "Quello dello spopolamento purtroppo è una piaga che certo non riguarda solo Calvignano, e che Calvignano non può risolvere da solo. Le linee guida mie e della mia squadra sono quelle di trovarci e di confrontarci con i paesi confinanti per sviluppare buone idee per cercare di limitare questo problema". Presumiamo che la popolazione di Calvignano sia per la maggior parte composta da anziani. Quali sono le iniziative che intende portare avanti per far fronte e per gestire le problematiche legate al mondo degli anziani? "Per quanto riguarda la problematica degli anziani (grandissima ed importantissima risorsa che abbiamo) è già partita come Unione dei comuni la nascita di un servizio Auser, l'apertura di un dispensorio di medicinali nelle nostre strutture comunali ed in futuro

CALVIGNANO

"Oltre al Sindaco faccio anche da cantoniere e tutto questo gratis"

Andrea Gramegna anche di un ambulatorio medico in modo da offrire a tutti servizi indispensabili senza dover spostarsi molto". Gran parte dell'economia di Calvignano è legata al mondo vitivinicolo, mondo che ha subito negli ultimi tempi numerosi "scossoni" e non sempre positivi. Cosa si può fare secondo lei e cosa intende fare per aiutare questa parte economica del suo paese? "Risorsa importantissima per il nostro territorio è la produzione vitivinicola, a nostro modo di vedere l'unico modo per farla crescere è quello di creare manifestazioni ed eventi coinvolgendo le aziende presenti nel nostro comune che sono molte e molto prestigiose". A Calvignano esiste una Pro Loco attiva e propositiva. In caso di sua elezione intende aiutare ed incentivare le attività della Pro Loco? In che modo? "Io ed i mie candidati alla carica di consiglieri siamo già parte attiva della Pro Loco, io sono uno dei soci fondatori. Il nostro Comune non potrebbe prescindere dalle attività che essa svolge durante l' anno, quindi l'intenzione è quella di continuare a partecipare in modo attivo ed a sostenerla in tutte le sue attività". Stipendio Sindaco e amministratori comunali: lo ritiene cosa giusta o rinuncerà al compenso? "Io è dal 1993 che faccio parte con diversi ruoli dell’ amministrazione di Calvignano e non ho percepito nè uno stipendio nè un rimborso spese perché ho accettato di mia spontanea volontà di mettermi a disposizione del mio paese. Da quando sono stato eletto Sindaco cinque anni fa mi occupo, gratuitamente, di mantenere il verde di Calvignano e del nostro cimitero con taglio erba, pulizia fossi, etc….; oltre al Sindaco faccio anche da cantoniere e tutto questo gratis. Quindi è facilmente intuibile cosa penso sullo stipendio del Sindaco e dei suoi consiglieri...".

lista civica "Calvignano futura"

Marco Casarini: "Non rilascio dichiarazioni prima dell'esito dell' 11 Giugno" Di Silvia Colombini In base alla legge 28 del 2000 sulla Par Condicio questo è lo spazio dedicato al candidato Sindaco di Calvignano, Marco Casarini. Casarini contattato telefonicamente e via e-mail ha risposto di non voler rilasciare alcuna intervista a ‘Il Periodico News’ prima delle elezioni del prossimo 11 Giugno. Non ci resta che prendere atto della sua scelta e rispettarla.


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"Bollicine in Castello", un successo

Il galà del Metodo Classico al Castello di San Gaudenzio

E' andata in scena "Bollicine in Castello", gran galà della spumantistica nazionale giunto alla sua quarta edizione. La cornice esclusiva della manifestazione è stata ancora una volta quella del Castello di San Gaudenzio di Cervesina. Accanto al meglio della spumantistica Metodo Classico ha trovato posto l'esposizione e vendita di alcune produzioni gastronomiche di pregio. Madrina dell'evento è stata la sommelier pavese dell'AIS, Elisa Cremonesi, cui è stata affidata la selezione dei marchi coinvolti. I partners della quarta edizione, tutti davvero prestigiosi, sono stati molto apprezzati. La manifestazione si è aperta con una cena di gala da tutto esaurito nel curato ed elegante ristorante del Castello. Ai tavoli, insieme ai titolari delle aziende partecipanti, hanno preso posto opinion leader del settore per una cena-racconto dedicata all'eccellenza spumantistica italiana e alla grande tradizione vinicola dell'Oltrepò Pavese, tra storia e futuro. I banchi d'assaggio sono invece stati aperti al selezionato pubblico domenica. Al pubblico è stata proposta una verticale dedicata al "1870" dell'azienda Giorgi F.lli di Canneto Pavese e al "Nature" dell'azienda Monsupello di Torricella Verzate e un'altra sessione incentrata sul "Rosé Riserva" dell'azienda Ca' di Frara di Mornico Losana. Sotto la lente tutte le caratteristiche della spumantistica Pinot nero dell'Oltrepò Pavese in bianco e in rosa, passando per il racconto del progetto Cruasé (marchio collettivo dei soci del Consorzio Tutela Vini Oltrepò Pavese che identifica la pura espressione rosa del Pinot nero). Sempre nel corso della giornata di domenica, alle ore 16, è andato in scena un focus dedicato al turismo. Si è parlato di una rete da far crescere, di nuova impresa da attrarre, del vino e delle terme come di un fattore attrattivo per una comunicazione a sistema di un territorio unico. La giornata di lunedì è stata invece riservata agli operatori del settore hotel, ristoranti e catering. A "Bollicine in Castello" si è riflettuto anche sull'export delle bollicine, in particolare verso gli Stati Uniti dove per gli spumanti italiani si assiste a un vero e proprio "boom". Lo spumante segue il trend degli altri vini fermi, che in totale vedono l'Italia primo esportatore per valore negli Stati Uniti. Una classifica che conferma l'appeal delle etichette del Belpaese sulle tavole degli americani, dove spesso sono i nostri ristoratori, chef stellati o semplici cuochi, a fare da ambasciatori. L'evento Bollicine in Castello è servito anche per tornare a parlare dell'Oltrepò Pavese come grande terra vitivinicola italiana ed internazionale. L'Oltrepò Pavese è la patria della vitivinicoltura lombarda con 13.500 ettari di vigneti e una rete di 1700 aziende vitivinicole, perlopiù medio-piccole a conduzione familiare che producono il 62% del vino della Lombardia. Sotto il profilo geografico l'Oltrepò è la punta della regione Lombardia che, in provincia di Pavia, si protrae al di sotto del Po. In questo mare sconfinato di vigne trovano spazio diversi vitigni ma il principe incontrastato è il Pinot nero: coltivato su circa 3 mila ettari, marchia indelebilmente il territorio come il più grande bacino nazionale dedicato a questa varietà. Taluni ampelografi ipotizzano la presenza di genotipi ancestrali del Pinot nero sulle colline dell'Oltrepò già dall'epoca dei Romani. Citazioni più certe risalgono poi al 1500 ma è nella seconda metà

del 1800 che, a Rocca de' Giorgi, s'impianta, con successo, diversi ettari di cloni francesi. È l'inizio di un'avventura che coinvolgerà tutto il territorio, caratterizzandolo soprattutto per una fortissima vocazione spumantistica; nel 1912 il cartello pubblicitario 'Gran spumante Svic" (Società Vinicola Italiana di Casteggio) svetta accanto alla statua della Libertà di New York a commozione degli emigranti in arrivo. Seguono anni febbrili e numerosissimi riconoscimenti ottenuti da svariati marchi aziendali. Nel 1970 arriva la Doc 'Oltrepò Pavese' mentre nel 2007 nascono la Docg 'Oltrepò Pavese Metodo Classico' e nel 2010 la Doc 'Pinot nero dell'Oltrepò Pavese', quest'ultima dedicata al vino rosso fermo. Se traduciamo i vini in colori, quindi, le possibilità 'cromatiche' del Pinot nero in Oltrepò sono molteplici, e vanno dal bianco al rosso, ma l'espressione più originale è quella delle bollicine rosa; una storia recente che poggia su radici antiche! La nascita della Docg Oltrepò Pavese Metodo Classico porta ad una discussione che si concretizza con l'individuazione nella tipologia rosè del vero cavallo di battaglia. Un vino che è contemporaneamente emblema di un territorio, di un vitigno e di un metodo di spumantizzazione, il più nobile. La scelta 'in rosa' ha legato infatti una fortissima personalizzazione delle bollicine al valore della naturalità (la leggera spremitura del Pinot nero spontaneamente genera un mosto rosato), pertanto il Consorzio ha ritenuto di rafforzarla dotandola di un marchio immediatamente riconoscibile agli occhi del consumatore, 'Cruasé'. Cruasè, che deriva da 'cru' (selezione) e 'rosè', identifica il Metodo Classico rosato ottenuto in Oltrepò Pavese da uve Pinot nero ed è oggi il prodotto che distingue questo territorio nei confronti di tutte le altre aree spumantistiche italiane ed estere. Prodotto nelle tipologie 'Brut', 'Extrabrut' e 'Brut Nature' è ideale a tutto pasto, accompagna egregiamente 'finger food' o rappresenta, da solo, un originalissimo e seducente aperitivo. In Oltrepò il Pinot nero, già a partire dal 1865 ad opera di Carlo Gancia e di Conte Vistarino, viene spumantizzato nella versione 'bianca', la più diffusa tipologia dei Metodo Classico a livello mondiale. Ne esce un prodotto che, nel panorama delle bollicine, si distingue per il nerbo e l'austerità varietali, apprezzati dagli estimatori, più o meno intensamente ammorbiditi dagli apporti del lievito nei lunghi anni di permanenza sulle fecce (millesimati). Si deve alla Cantina La Versa, nata nel 1905, la capillare diffusione e valorizzazione del Metodo Classico dell'Oltrepò Pavese. Un'ipotesi originale è quella che i genotipi originari del Pinot nero fossero già coltivati in Oltrepò pavese dai Romani, che probabilmente lo portarono quindi nel Sud della Francia, dove furono selezionate le attuali varietà di Pinot nero. La diffusione come varietà da spumantizzazione si intensifica però in Oltrepò a fine dell'800, contemporaneamente all'affermarsi dello Champagne nel mondo. Ai primi del '900 gli spumanti oltrepadani erano già famosi anche negli States. A chi giungeva nel porto di New York dall'Italia nel 1912 si presentava un'immagine alquanto insolita: accanto alla Statua della Libertà, si trovava infatti il cartello pubblicitario del "Gran Spumante Svic", prodotto dalla Società Vi-

nicola di Casteggio (di cui Svic è l'acronimo). La Svic nasceva nel 1907, nella fase di fondazione delle Cantine Sociali dell'Oltrepò Pavese, e la sua direzione fu affidata fin dall'inizio all'enologo Pietro Riccadonna a cui dal 1909 gli venne affiancato Angelo Ballabio. Pietro Riccadonna dev'essere considerato come uno dei padri della spumantizzazione moderna, in particolare per quanto riguarda il Metodo Classico. Enologo, ma anche uomo di comunicazione, Riccadonna coniò lo slogan "Che cos'è la vita se non spumeggia il vino?" che accompagnò la promozione degli spumanti prodotti a Casteggio. Da una parte Riccadonna, dall'altra Ballabio (alla cui azienda, grazie soprattutto all'apprezzamento per lo spumante secco, Emanuele Filiberto, duca d'Aosta concesse nel 1931 il contrassegno di Provveditore della Real Casa con autorizzazione a fregiarsi delle insegne ducali) sono le figure storiche che testimoniano la storia dello Spumante Metodo Classico prodotto in Oltrepò Pavese. Insieme alla pionieristica avventura spumantistica di Conte Vistarino e Carlo Gancia un altro dato certo risale al 1870, quando l'ing. Domenico Mazza di Codevilla diede inizio alla produzione dello "Champagne" d'Oltrepò. Già allora la base per le cuvée era rappresentata da vino Pinot ottenuto da uve Pinot nero. Da allora altri produttori cominciarono a cimentarsi nella nobile vinificazione della lenta fermentazione in bottiglia. Nel 1930 la cantina sociale La Versa si organizzò per creare una moderna (per quei tempi) cantina di spumantizzazione. La tradizione è continuata fino ad oggi con il riconoscimento, nazionale e internazionale, dell'Oltrepò pavese quale territorio d'eccellenza per la produzione di spumante metodo classico da uve di Pino nero. In Oltrepò il Pinot nero (sia per le basi spumante che per i vini rossi) è passato dai circa 600 ettari coltivati intorno agli anni '60, ai circa 3000 attuali attuali. Il Pinot nero è presente un po' in tutto l'Oltrepò anche se è soprattutto coltivato in Valle Versa, Valle Scuropasso e alta Valle Coppa. La valorizzazione della vinificazione in rosso del Pinot nero, intrapresa da alcune aziende a partire dagli anni Cinquanta, determina, nel 2010, la nascita della Doc 'Pinot nero dell'Oltrepò Pavese', interamente dedicata a questo vino prodotto unicamente nella versione 'ferma'. È un percorso, quello del Pinot nero vinificato in rosso, che come gli enologi di tutto il mondo ben sanno, è irto di tensioni e, spesso, delusioni, ma foriero dei più mirabolanti successi quando tutti gli elementi della vocazionalità si esprimono. Una sfida difficile che permette all'Oltrepò di gareggiare con aree mondiali dove le bottiglie incarnano il mito stesso del vino.


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Evento esclusivo a Stradella

"Nature&Sushi", il Metodo Classico pas dosé dell'Oltrepo strizza l'occhio alle cucine etniche Il posizionamento e la promozione delle bollicine d'Oltrepò passa anche da un approccio moderno alle nuove cucine di tendenza. Al Garybaldi di Stradella è andata in scena la cena-racconto «Nature&Sushi». Nei calici il Top Zero dell'azienda Giorgi F.lli, il Nature di Monsupello e il Dosage Zero di Ballabio. Intruso lo Champagne Bollinger Special Cuvée, per un confronto internazionale che non ha visto sfigurare l'Oltrepò pur nella diversità storica dei terroir. Ai tavoli a dialogare i produttori, gli enologi delle aziende, giornalisti, esperti della comunicazione enogastronomica e la fotografa, specializzata in wine e food, Beatrice Buzzi. Si è celebrata così l'anima del Pinot nero Metodo Classico "nature" dell'Oltrepò Pavese (senza aggiunta di zuccheri) in abbinamento a un curato menù di crudità, ai tavoli di un ristorante che abbina la qualità del pesce del Mediterraneo a una presentazione dei piatti, curati

in dettaglio, in stile Giapponese. Il ristorante da 24 coperti, affiancato a quello che una volta era solo un wine bar, è nato ad opera dei due giovani titolari e fratelli, Caterina e Salvatore D'Urso. Le carte vincenti della proposta del Garybaldi sono la qualità e la freschezza delle materie prime, la cura e l'attenzione con cui lo chef, Fabio Pintabona, e il suo su chef, Giovanni Capponi, le rielaborano. Oltre a questo c'è l'attenzione al cliente del responsabile di sala, Federico Baraldi. Presente all'appuntamento anche il direttore del Consorzio Tutela Vini Oltrepò Pavese, Emanuele Bottiroli, che ha riassunto così il senso di un'emozionante serata: «La riscossa della nostra identità spumantistica non può che partire dai Metodo Classico nature che nascono dalle colline del Pinot nero italiano. Sono bollicine che hanno fatto la storia e che ora devono aiutarci a scrivere il futuro di questa terra per la loro eleganza a tutto pasto, in un

mondo in cui i veri intenditori sono stufi di fermarsi a stucchevoli espressioni di spumantini aromatici e morbidi al limite del fastidio. Dagli assaggi abbiamo riscontrato che con il pesce crudo, ad esempio, non c'è storia. I nostri spumanti Metodo Classico nature sono la scelta più azzeccata e l'Oltrepò si esprime con qualità, maturità e grande affinità stilistica tra i produttori».

MEETING AL CENTRO RICCAGIOIA

Testo unico della vite e del vino, il convegno Unione Italiana Vini e Consorzio di Tutela

Mondo del vino dell'Oltrepò a convegno giovedì 8 giugno alle ore 10 al Centro Riccagioia di Torrazza Coste. Titolo dell'appuntamento «Le novità del testo unico del vino e i vini dell'Oltrepò». Il forum tecnico d'approfondimento sul nuovo testo unico della vite e del vino è organizzato da Unione Italiana Vini in collaborazione con il Consorzio Tutela Vini Oltrepò Pavese e vedrà la partecipazione del direttore di ICQRF Lombardia, Marche ed Emilia Romagna (Repressione Frodi), Antonio Iaderosa. L'appuntamento è aperto a tutti gli interessati e indirizzato in particolare ai professionisti del settore punta ad approfondire le novità introdotte dalla nuova legge che mette a sistema in un unico testo tutta la normativa di riferimento in 90 articoli. Un'operazione di semplificazione che era attesa da anni e che consente di tagliare burocrazia, migliorare il sistema dei controlli, dare informazioni

più trasparenti ai consumatori. Il testo unico punta a a rafforzare la crescita di un settore che in Italia già oggi vale più di 14 miliardi di euro e con un export che supera i 5,5 miliardi. In particolare la legge si concentra su un'operazione concreta di semplificazione su produzione, commercializzazione, denominazioni di origine, indicazioni geografiche, menzioni tradizionali, etichettatura e presentazione, gestione, controlli e sistema sanzionatorio. n'unica legge di riferimento per il settore con un impianto chiaro che favorisce i produttori e gli operatori del settore e che porta a uno snellimento burocratico molto importante. Più certezza del diritto, meno contenziosi e un sistema di controlli migliore per la tutela di un settore chiave per l'agroalimentare italiano. Spazio all'innovazione con la possibilità di introdurre in etichetta sistemi di informazione al consumatore

che sfruttino le nuove tecnologie contribuendo ad aumentare la trasparenza. Tra le novità apportate dalla riforma è prevista una disposizione sulla salvaguardia dei vigneti eroici o storici al fine di promuovere interventi di ripristino recupero e salvaguardia di quei vigneti che insistono su aree soggette a rischio di dissesto idrogeologico o aventi particolare pregio paesaggistico. Importante innovazione anche nella tutela del prodotto contro la contraffazione. I controlli sulle imprese del settore vitivinicolo confluiscono nel registro unico dei controlli (RUCI), a prescindere se siano o no imprese agricole. Di tutto questo e molto altro si discuterà giovedì 8 giugno al Centro Riccagioia, in un momento in cui anche l'Oltrepò Pavese è al centro d'importanti riforme relative a disciplinari di produzione e regole di tracciabilità.

OltrepO Pavese ​Metodo ​Classico DOCG, L'ELEGANZA DEL PINOT NERO

Ideale all'aperitivo, magico a tutto pasto: il più nobile degli spumanti si degusta così

Lo spumante top di gamma dell'Oltrepò Pavese nasce da uve Pinot nero. Viene prodotto in quattro tipologie: Oltrepò Pavese metodo classico; Oltrepò Pavese metodo classico rosé; Oltrepò Pavese metodo classico Pinot nero; Oltrepò Pavese metodo classico Pinot nero rosé​ / Cruasé​; Caratteristiche organolettich​e: spuma: fine e persistente; colore: paglierino più o meno intenso; odore: bouquet fine, gentile, ampio; sapore: sapido, fresco e armonico. Pinot nero rosé​ spuma: fine e persistente;

colore: rosato più o meno intenso; odore: bouquet fine, gentile, ampio; sapore: sapido, di buona struttura e fresco. Abbinamenti: Bianco ​Ideale a tutto pasto. Accompagna molto bene i primi piatti a base di pesce e di verdure, pesce arrosto e alla griglia, così come preparazioni di carni bianche, e in particolare il millesimato, carni rosse, arrosto o saltate e, nel caso di millesimati particolarmente strutturati, anche preparazioni di carne molto elaborate e ricche. Non da ultimo​ nella versione "nature" (senza aggiunta di zuccheri/liqueur) è ideale con le crudità di pesce.

Rosé / Cruasé​ ​Ideale come aperitivo, accanto a sfiziosi finger food, ma anche ​un giusto accompagnamento per salumi, anche saporiti, primi piatti a base di carne e di funghi, ricche preparazioni di verdure, come la parmigiana, pesce arrosto, ricche e saporite zuppe di pesce e di verdure, così come secondi piatti di carne rossa.


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anche a casteggio supermercato aperto sino alle ore 24

Di Elisa Ajelli

Un supermercato aperto oltre il classico orario fino a qualche tempo fa era pura utopia. A rendere possibile invece le aperture notturne, o comunque oltre l'orario standard, sono state le liberalizzazioni introdotte dal governo pochi anni fa. Un business cercato soprattutto dalla catena di supermercati Carrefour, per far fronte alle mutate esigenze e ai ritmi della società contemporanea. Dopo il successo avvenuto nelle grandi metropoli italiane, anche piccole città hanno deciso di aderire a questo nuovo modello di fare la spesa. Non è stata da meno Casteggio, in cui il supermercato in questione ha iniziato nel giugno 2016 a prolungare l'apertura fino alla mezzanotte. Lorenzo Vigo, assessore al commercio del comune casteggiano, in merito a questa iniziativa dichiara: "Dopo le famose liberalizzazioni, le decisioni vengono prese direttamente dai commercianti o, come in questo caso, dalla catena di negozi. Quello che secondo me può rappresentare questa apertura prolungata è una comodità extra per chi non fa in tempo a fare la spesa prima. Non so che impatto possa aver avuto su Casteggio e immagino che i costi siano elevati per tenere aperto fino a mezzanotte. Tutto questo considerando un fatto su cui io sono molto sensibile, che è l’impiego dei lavoratori, i quali a volte si trovano in situazioni pesanti per reggere queste iniziative. Detto questo, si tratta di politiche aziendali e noi come comune non abbiamo né il diritto né il dovere di intervenire perché dopo il decreto del governo i commercianti possono fare come vogliono. Possono esserci anche scelte di un certo tipo, come succede già in altre città magari più grandi, ossia decidere di stare più aperti alla sera e magari tenere chiuso le prime ore del pomeriggio in giorni infrasettimanali, quando non c’è tanta gente in giro. Poi naturalmente ognuno deve valutare la questione in base alla propria attività e alla propria clientela.

Lorenzo Vigo

Antonio Cancellieri

Certo è che se lo fa uno solo va ad intercettare una clientela che ha una certa necessità e sicuramente può dare buoni frutti. Una riflessione in questo campo va comunque fatta secondo me, tenendo conto che alla base c’è il dare un vantaggio alla città: lo spirito con cui un negozio decide di tenere aperto oltre l’orario usuale e di mettersi al servizio dei clienti è sempre giusto". Nello stesso piazzale dove c'è il Carrefour ci sono anche un bar e una parafarmacia. I pareri dei titolari sono abbastanza simili. Antonio Cancellieri, titolare di Art Cafè, chiediamo quali sono secondo lui i lati positivi e negativi dell'apertura fino a tardi del supermercato. "Diciamo nessun lato positivo, in quanto noi chiudiamo alle venti e quindi non ci sono termini di paragone rispetto a prima. Se proprio devo trovare un punto negativo dico che alla mattina trovo il piazzale leggermente più sporco". Paola Imò è la titolare della parafarmacia Puntofarma "A noi non è cambiato niente perché il nostro negozio chiude alle otto di sera. Pensavo sinceramente che durante l’inverno il supermercato riducesse l’orario per tornare a quello più classico, ma visto che hanno mantenuto fino alla mezzanotte credo che voglia dire che l'esperimento ha funzionato. Adesso poi che arriva l'estate di sicuro la gente ne

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"Lati negativi non ne vedo a parte forse per i lavoratori"

Paola Imò approfitterà e ci andrà. A me capita di andarci quando chiudo la mia attività, prima non potevo e adesso sì: direi che quindi per me è una comodità. Lati negativi non ne vedo molti, a parte forse per Isabella Cerutti i lavoratori. Ma le liberalizzazioni hanno permesso a gente come me che ha un’attività fino a tardi di poter usufruire di certi servizi". Un altro personaggio noto a Casteggio, l'Avvocato Isabella Cerutti dichiara: "Potrebbe essere comodo per l’utenza, anche se non so fino a che punto venga sfruttato fino alla mezzanotte. Non ci sono mai andata, però il vantaggio della comodità non si discute. A mio parere, però, potrebbe essere pericoloso per chi ci lavora dentro. Dipende quanto personale hanno e se non ce n’è abbastanza potrebbe essere più facile per ladri e rapinatori poter mettere a segno dei colpi".


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"Abbiamo 22.000 metri quadrati di verde pubblico, un po' di ritardo ci può stare" Di Elisa Ajelli Il sindaco di Bressana Bottarone, Maria Teresa Torretta, eletta nel maggio 2014 nel partito di Lista Civica, traccia un quadro generale dei problemi sorti nel paese in questo ultimo periodo. Sindaca, per quanto riguarda la viabilità, è stato da poco attivato il famoso tutor presso il ponte di Bressana: sono già tangibili aspetti positivi e negativi? "Inizio con il dire che il tutor non è sul territorio di Bressana, ma su quello di Bastida. E' comunque provinciale, nel senso che l’installazione è stata prevista dalla Provincia. Prima di tutto, dico che su quel tratto di strada c'è da molti anni il limite dei cinquanta km orari, quindi tutor o non tutor se si vogliono rispettare le regole si doveva andare a quella velocità anche prima. Potrebbe servire quando la gente va a velocità altissime. Non so però sinceramente se si è risolto il problema o se invece si è peggiorato, in quanto adesso la gente ha paura di prendere la multa e va a trenta all’ora" Ci vorrebbe il buon senso e dovrebbe bastare anche solo un cartello di limite velocità come c’era prima per bloccare le persone sull’andare a velocità folli. Le manifestazioni, quindi, non servono a molto proprio perché la velocità andava rispettata anche prima: se invece si pensa che i cinquanta orari non siano adeguati e che servirebbe magari un settanta allora è un altro discorso". A Bressana non si può certo dire che manchino le telecamere: la situazione è migliorata in seguito a questi interventi? "Bisognerebbe metterne anche di più! Le nostre telecamere servono prevalentemente per monitorare la sicurezza delle entrate e delle uscite con i varchi, a protezione di qualche furto subito, di passaggi di qualche auto strana. Le multe invece si possono dare solo in presenza di personale umano come i vigili. Abbiamo avuto recentemente diversi casi in zona, come ad esempio la ragazzina scomparsa e poi ritro-

Maria Teresa Torretta vata l’anno scorso a Casteggio, in cui vigili e carabinieri sono venuti da noi a controllare i nostri varchi per vedere i vari passaggi avvenuti su certe strade. Le telecamere sono poi un deterrente per i piccoli spacci, anche se, per controllare davvero tutto servirebbero dei droni per osservare la situazione dall’alto". I costi per il comune sono elevati? "Sì, soprattutto perché è necessaria una manutenzione, che è una questione che la pubblica amministrazione fa fatica a concepire perché si pensa che basti acquistare una telecamera e intervenire solo in casi di emergenze o problemi. Io sto insistendo per la manutenzione perché è la cosa che alla fine costa meno". Dando un’occhiata sul social network Facebook, si sono notate diverse lamentele che riguardano il decoro del verde pubblico e la pulizia delle strade. Ne è a conoscenza? Addirittura esisterebbe un cartello che cita "Comune latitante per la cura

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facebook: "Comune latitante per la cura del verde e delle piante"

del verde e delle piante". Come risponde? "Ho visto le lamentele, il problema è che maggio e giugno sono i mesi peggiori per la crescita dell’erba. Abbiamo ventiduemila metri quadrati di verde pubblico e, a rotazione ogni quindici giorni, tocca ai due cimiteri e ai ventiduemila metri quadrati, quindi ogni tanto un po' di ritardo ci può stare. Diciamo che il servizio è quotidianamente impegnato, ma serve anche un po' di educazione da parte dei fruitori dei giardini. Sarebbe gradito un po' più di senso civico. Noi ce la mettiamo tutta per creare spazi verdi, anche per bimbi e ragazzi: per esempio, a scuola abbiamo rinnovato nei giardini tutti i giochi da zero a tre anni e dai tre ai dodici, in modo che possano uscire e fare l’intervallo all’aperto". Un problema sorto ultimamente è quello legato all’acqua che pare non essere potabile. "L’acqua viene controllata continuamente. Non è una questione di potabilità ma di presenza di ferro e manganese nei pozzi. I filtri devono essere monitorati e cambiati spesso e volentieri, ma può capitare che prima dell’ultimo cambio l'acqua sia un po' calcarea". La raccolta differenziata come procede? "Sta andando molto bene, siamo al 55% dopo un anno e mezzo di avvio". Nel suo paese esiste un Comitato di mamme molto attive e attente: come sono i rapporti con il comune? "In alcuni casi accettiamo le discussioni, in altri invece le richieste sono un po' troppo pretestuose. Ci sono alcune iniziative che per essere messe in piedi richiedono molto tempo per la pubblica amministrazione, a volte anche sei/sette mesi. Non è che ad ogni domanda si possa rispondere immediatamente. La mancanza di una risposta celere a volte è dovuta alla mancanza di fondi".


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"SIGNORI MIEI IL VINO LO FA LA TERRA NON LA CARTA"

"Io ho dato la vita all'Oltrepo, però è sempre stato amministrato male"

Di Gianni Alberti

Broni, via Mazzini 50, il portone è spalancato, appena varcata la soglia, intravedo, al centro del cortile, il signor Lino Maga, ci stava aspettando. Ci stringiamo la mano e ci invita a entrare nella storica enoteca di sua proprietà. Ci invita a sederci e sparisce per pochi secondi nel "retro bottega". Torna con due bicchieri e una bottiglia di Barbacarlo, possiamo iniziare. Esordisce: "Io ho dato la vita all’Oltrepo, però è sempre stato amministrato male. L’Oltrepò non è solo cooperative e associazioni, ha tante aziende agricole che portano avanti le produzioni locali. Aziende agricole sempre tenute in disparte. Non è colpa dell’Oltrepò se è stato amministrato male". Ci sono tanti piccoli produttori in Oltrepo. Perché non riescono a imporsi sul mercato? "Perché si adeguano al sistema. Il sistema va rispettato, ma bisogna tenersi da parte. L’unica cosa da evitare per dare la possibilità ai giovani è fare in modo di eliminare parametri e imposizioni. La crisi che c’è è solo una crisi di competenza. Non si può abbandonare la tradizione per portare avanti solo l’innovazione. Più le colline sono difficili più c’è qualità, i piccoli numeri danno la qualità. È inutile andare avanti con i grossi numeri. Una volta il coltivatore diretto poteva vendersi i suoi prodotti e diventare imprenditore ora le cose sono diverse: Oggi il contadino deve essere industriale. Come fa un contadino ad adeguarsi a tutte quelle normative? Sarebbero due cose da differenziare se si vuole dare spazio ai giovani". In Oltrepo da parte di qualche piccolo produttore, secondo lei, ci sono segnali di speranza? "Sì, sono tanti che hanno coraggio. Dal canto mio avevo fatto una associazione i vignaioli dell’Oltrepo nel ’79. Avevo curato lo statuto e il regolamento, un regolamento ritenuto troppo rigido e l’hanno fatta

Hisato e Lino Maga decadere. Quando adesso mi parlano di associazioni capisce che non posso fare squadra? Se faccio 35 quintali d’uva ad ettaro su colline a 65% di pendenza senza l’utilizzo di macchinari, non posso fare squadra con chi ne produce molti di più ad ettaro?". Il problema dell’Oltrepo, per cui, è che molti stanno cercando delle scorciatoie per vendere di più? "Ognuno faccia quel che vuole. Io penso ci voglia il 'credo'. Perché se tanti singoli avessero il 'credo' si potrebbe fare una associazione, ma manca questo spirito". Ci sono due associazioni in Oltrepo: il distretto e il consorzio. "Il Consorzio adesso si sta un po' modificando. Il punto base è: differenziare le categorie, dare spazio all’industria, dare spazio al commercio e rispettare i valori dell’agricoltura".

In Oltrepo c’era un marchio: Lo Spumante La Versa. "Vede, la faccenda spumanti in Oltrepo e insistere nel voler far concorrenza al Prosecco è uno sbaglio. La storia dell’Oltrepo è fatta di vitigni rossi e bacche rosse, bisogna quindi tenere in considerazione il prodotto. Quando ero giovane gli unici vitigni bianchi erano un po’ di moscato e malvasia. Nel 1948 il Conte Vistarino a Rocca de Giorgi ha importato i vitigni Pinot, Riesling e successivamente Chardonay. Si è scoperto che nelle alture dell’Oltrepo questi vitigni rendono bene. Ma che adesso l’Oltrepo faccia solo spumante non è giusto. L’Oltrepo è terra di grandi vini impari in Italia, vini profumati che gli altri non hanno. Però se si continua a buttare roba nel mucchio, raccogliere l’uva con le macchine e poi pretendere che siano i certificati a fare la qualità. Non è la carta che fa la qualità, ma il vino, la terra e il sudore dell’uomo in vigna. Se non slegano le mani ai contadini, dalla burocrazia, non si va più avanti". Esistono ancora i contadini di una volta? "Ce ne sono ancora pochi e li stanno distruggendo. C’è bisogno però di manodopera competente, scuole professionali, insegnare a potare… non ci si improvvisa vignaioli. Picchioni è un ragazzo che promette bene, così come Agnes di Rovescala. Il Bonarda è di Rovescala che adesso sia un vitigno estinto e che si usa la Croatina insomma è già un parametro sbagliato. Come fanno i sindaci a dimenticarsi di queste cose?". A questo punto i bicchieri sul tavolo diventano tre. Si siede con noi Hisato, importatore giapponese dei vini Maga, in Oltrepo alla ricerca di prodotti di qualità, di vino di qualità da proporre ai propri connazionali. Aggiunge Lino Maga: "Là fanno anche i fumetti per


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e allora mi ha portato un enologo. L’enologo mi ha chiesto se non prevedevo di uniformare il Barbacarlo tutti gli anni allo stesso modo e allora gli ho risposto come farebbe ad essere uguale tutti gli anni, mi rispose con il concentrato rettificato, dopo un po’ mi dice se non avevo mai pensato alla barrique. Allora gli ho raccontato la storia di mio nonno che quando sostituiva una botte vecchia con una nuova diceva ai suoi 8 figli di usarla solo con uva di scarto perché bisognava collaudarla perché altrimenti dava il gusto di legno, allora il vino che sapeva di legno era considerato un difetto… adesso non so! A quel punto Veronelli mi ha appoggiato una mano sulla spalla ridendo e mi ha detto di andare avanti come avevo sempre fatto. Di Veronelli ce n’era uno solo". Cantine Sociali? Qual è il suo giudizio a riguardo? "Sono soggetti che dovrebbero tener conto degli interessi dai conferenti, dei contadini, tenere i prezzi adeguati ai costi di produzione e tenere più in considerazione i produttori. Difendere veramente la dignità dei contadini insomma". Perché in Oltrepo si vende tanto vino in cisterna? "C’è il libero mercato e l’omologazione. E poi tutti i certificati danno qualità. I vini di qualità non si fanno attraverso i disciplinari". Le varie vicissitudini del vino oltrepadano degli ultimi anni senza nominarle non hanno fatto del bene all’immagine dell’Oltrepo. "Io non do torto a nessuno, se il sistema gli permette questo. Sbagliano quando tante volte omologando troppo a discapito di chi produce vino. È da cinquant’anni che portano avanti la commercializzazione, non si è mai pensato di portare avanti più seriamente la produzione ed il risultato è che le terre vengono dimenticate. Non siamo più padroni delle nostre terre, comandano gli altri. Come ti muovi devi far domanda e avere le autorizzazioni dettate da un sistema commerciale". Il marchio D.o.c. a suo giudizio dà un valore aggiunto al vino, oppure no? "Il marchio D.o.c io l’avevo richiesto nel '68, allora aveva un significato. Io ho preteso ed ottenuto che come sottozona dell’Oltrepo pavese si potessero sfruttare i nomi referenti le località, le fattorie e i comuni, nonché il marchio. Casteggio ha fatto la D.o.c Casteggio, però secondo la legge del '70 era Oltrepo pavese D.o.c Casteggio. Che la legge non la si sia mai recepita perché c’erano degli interessi precostituiti questa è una cosa diversa". Come vendere meglio il vino dell’Oltrepò? "Il vino non è una cosa politica, non è marketing. Adesso si sono inventati la faccenda delle Colline eroiche, per le vigne situate in zone ripide o scoscese, con pendenze in cui è difficile persino stare in piedi, ma Broni ha le colline più impervie d’Italia, alla pari della Valtellina e delle Cinque Terre. Non abbiamo nulla da invidiare ad altre zone. La realtà è un’altra. Che incentivi diamo ai giovani? Gli agricoltori sono umili non chiedono incentivi, ma chiederebbero rispetto. Io ho diciotto ettari e lavoro su otto, dieci mi sono diventati bosco e sono ancora intestati a vigneto e per questo devo pagare le tasse". A questo punto il figlio di Lino, Giovanni Maga, che ci aveva raggiunto un paio di domande fa, torna dalla cantina con del buon salame, immancabile compagno del bicchiere di rosso che ancora campeggia sul tavolo, accompagnato da fette di miccone bronese. Mi rivolgo di nuovo a Hisato. Hisato come ha scoperto Maga e il suo Barbacarlo? "Un mio conoscente mi ha fatto assaggiare Barbacalo ’89, mi ricordo benissimo, mi era piaciuto tantissimo. Ho deciso di venire qui a provarlo, era il 2004". Oltre al vino è stato affascinato anche dal modo di pensare, di produrre e di proporre vino di Lino Maga?

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"A volte la gente dice che dal cd, un supporto di plastica, non si capisce la passione di una musicista. Però secondo me la si può ritrovar, se questo musicista è bravo davvero può mettere passione anche nel cd. Allora anche dal vino, da quel liquido si può indovinare la passione, l’entusiasmo, l’emozione di un vignaiolo. Per me la sua presenza è stata una conferma dell’idea che mi ero fatto assaggiando il suo prodotto". Lino Maga sentendosi parte in causa: "Io non sono nessuno, sono rimasto contadino. Adesso in Italia ne han fatto razza estinta. L’anno scorso ho fatto la mia 79° vendemmia e quest’anno, se Dio vuole, faccio l’80°. Mi stanno dando troppa importanza, mi fa piacere. Il piacere più grande di un uomo è quando i nemici diventano

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insegnare ai giovani a bere il vino!". Hisato, lei cerca i piccoli produttori, perché non le grandi cantine? "Perché un grande vino si fa in vigna. Su un’etichetta troviamo quattro informazioni principali: il terroir, l’uva o le uve, l’annata e il nome del produttore. Ad esempio, se non c’è nessuna differenza tra un’annata e l’altra, che senso ha riportarla? Secondo me questi quattro elementi devono essere ben personalizzati". Il Barbacarlo in Giappone come si pone sul mercato? "È una domanda difficile. Io lo sto presentando come uno dei testimoni della grande cultura del vino Italiano". Lino Maga abbandona per un momento la veste di intervistato: "I produttori come fanno ad accedere alla Fiera di Verona? Devono pagare per partecipare somme ingenti, si ha bisogno di grossi numeri e avere i certificati: chimica, biologia, qualità certificata: doc, igt, docg, dop e chi ne ha più ne metta. Signori miei il vino lo fa la terra non la carta. Uno che deve adeguarsi a tutti questi parametri si trova costretto a non fare qualità". Rivolgendosi all’amico Hisato "Tu vai alla fiera?" e Hisato conferma quanto detto prima "Sono anni che non vado, la fiera non è il mio posto". (ride) Hisato perché non ha più visitato Vinitaly? "Ci sono talmente tanti produttori contemporaneamente che non posso dividermi. Per assaggiare il vino è meglio venire qua, per fare anche due chiacchiere, per imparare, per vedere". Signor Maga, in merito a quanto detto a proposito della Fiera di Verona, qual è stata la sua strategia per far conoscere il suo prodotto? "Sturare bottiglie, poi il consumatore decide. Qualche tempo fa io e mio figlio Giuseppe abbiamo fatto una degustazione con i clochard è stata una cosa interessantissima, non è una forma pubblicitaria è una forma umana. Loro di vino se ne intendono, sono abituati a riempire il bicchiere per le loro vicissitudini. I sommeliers hanno servito il Barbacarlo ai clochard. Hanno potuto bere un vino che il più delle volte non possono permettersi. Una volta sono tornato a casa a pigiare l’uva e c’era un clochard fuori dalla porta che ha detto che mi aveva aspettato a lungo e che voleva una delle bottiglie più vecchie che avevo. Gli ho risposto di non farmi perdere tempo perchè dovevo lavorare. Mi ha risposto che mi avrebbe dato quello che volevo. Allora sono andato in cantina ho preso dallo scaffale una bottiglia del '61 e gliel’ho data. Quando ha tirato fuori il borsellino, aveva 50 centesimi, gli ho detto non preoccuparti te la offro io". (ride) Restando in tema di degustazioni. Tanta gente beve ed apprezza il vino ma non hanno , bevendo il vino, le stesse sensazioni che enunciano molti sommelliers. Secondo lei tutto questo prodigarsi per descrivere il vino in 1000 modi ha un'utilità per elevare l’immagine del vino oltrepadano o è deleteria? "Molti quando assaggiono o presentano un vino dicono che sa di lampone, di mirtillo, di pepe nero, di frutti di bosco, è speziato, è vanigliato… ma non dicono mai una cosa …. che sa di uva. Giovanni Brera diceva: 'Quando un vino pulisce la lingua al fumatore è un vino centrato' e Veronelli: "Il vino deve essere problematico, bisogna dialogarci se poi ti da pensieri". Lei si serve dell’enologo? "Prima di imbottigliare passo dall’enologo, mi fa tutte le analisi affinchè io possa mettere in etichetta tutte le prescrizioni della burocrazia. In realtà, nel mio vino non c’è niente da controllare, la natura ce lo ha dato così e noi lo vendiamo così. Quando l’annata non è favorevole non imbottigliamo. Nel ’92 non abbiamo imbottigliato e Veronelli mi ha chiamato per sapere perché non avevo imbottigliato

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Giovanni Maga amici". Lei produce ottimo vino… "Il mio vino non mi soddisfa mai". Ha un ottima immagine… "Se lo dicono gli altri mi fa piacere". Nessuno tra quelli che si occupano di promuovere il vino oltrepadano è mai venuto da Lei a chiederle consiglio? "Tutti. Mi dicevano 'hai ragione, ma non posso dartela'. Io politico non sono, sono un uomo di terra. Il singolo oggi non conta più niente. Ci vuole poi il coraggio di essere onesti e non si può a chi vende vino in Oltrepo imporre il prezzo imposto. Se supera i 5€ non ha mercato è un mercato a senso unico". Una volta c’era la mostra del vino a Casteggio poi diventata Oltrevini. Da due anni non c’è più... "Ho partecipato per tanti anni, vendevo circa 500 bottiglie in confeziona singola, che andavano in 500 famiglie, che in quel modo conoscevano il mio vino , conoscevano l’Oltrepò. Con l’incasso mi pagavo le spese ed avanzavo anche qualche cosa, poi hanno iniziato a far pagare l’ingresso, a voler selezionare chi poteva entrare e tutto è andato a ramengo". L’incontro è finito, mangiamo ancora qualche fetta di salame con il miccone e ci concediamo l’ultimo bicchiere di vino. Salgo in macchina con la mia giovane collega, che soddisfatta del buon salame mangiato mi dice: "che buono quel vino sapeva proprio d’uva, mi ha ricordato il vino che mi facevano assaggiare quando ero piccolina". Usciamo da Broni, la mia collega è in silenzio e tutt’ad un tratto esclama: "Che personaggio Maga". Già un "personaggio", ho diversi anni in più della mia collega, e mi ricordo altri "personaggi" che in contesti e settori diversi ho conosciuto in Oltrepò. Faccio mentalmente un'amara riflessione: mancano questi "personaggi" all'Oltrepo Pavese. Certamente ci fossero più "personaggi" come Lino Maga in Oltrepo la situazione del vino oltrepadano sarebbe diversa. Sarebbe semplicemente migliore.


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"È LA NOSTRA MENTALITÀ CHE È COMPLETAMENTE DA RIVEDERE"

"Sono a disposizione a titolo gratuito per un progetto turistico legato al ciclismo" Di Gianni Alberti

Nella storia ciclistica di Emanuele Bombini c'è un giorno indimenticabile, il giorno in cui, ancora bambino, trovò i soldi per acquistare la prima bicicletta da corsa. Come? Andando in cerca di funghi in un bosco dell'Oltrepo, dalle parti di Stradella dove il ragazzo nato a San Ferdinando di Puglia il 2 luglio del '59 era emigrato in compagnia dei genitori, di una famiglia bisognosa di uscire da uno stato di povertà. Il portafogli che si offriva agli occhi di Emanuele conteneva 12.000 lire. Dodici come i suoi anni e con quelli nacque il Bombini corridore. Bombini ha lasciato nel mondo del ciclismo l'impronta della sua notevole intelligenza. Alfredo Martini lo voleva in nazionale con la qualifica di direttore sportivo in bicicletta. E direttore sportivo Emanuele è poi diventato guidando formazioni importanti e ottenendo con Berzin, Argentin, Colombo, Furlan e altri suoi amministrati successi di prima grandezza che vanno dalla MilanoSanremo al Giro d'Italia, dalla Liegi-Bastogne-Liegi alla Freccia Vallone e via dicendo. Un ammiraglio nei panni del "manager", anche, un tipo che ha trasmesso molto agli atleti perché molto aveva da insegnare.Poi Bombini è uscito di scena, si è appartato col carico

delle sue gioie e delle sue delusioni. Sì, le delusioni che in alcuni momenti lo hanno amareggiato. Cosi scriveva di Bombini Gino Sala sulla rivista Tuttobici nel 2002. Queste parole scritte nel 2002 potrebbero essere ancora oggi usate da noi, dopo aver incontrato Emanuele a Broni, la sua Broni, alcuni giorni orsono. Bombini e Broni, Bombini uno dei più grandi e famosi ciclisti che l’Oltrepo ha avuto, un personaggio che ha calcato le scene del ciclismo ai massimi livelli possibili, eppure le sue conoscenze, la sua esperienza e la sua professionalità, a nostro parere non sono state per nulla sfruttate per cercare di valorizzare Broni, ma sopratutto l’Oltrepò, nel mondo del ciclismo. Un mondo che è terreno fertile non solo per l’aspetto sportivo, ma anche a livello turistico. Durante l’appena concluso Giro d’Italia, Bombini è stato il testimonial della Regione Lombardia con il progetto In Bici. Un progetto voluto dalla regione per essere nel turismo legato al ciclismo la prima regione italiana che intende sfruttare il cicloturismo come un prodotto turistico. Bombini è il testimonial, ha collaborato alla realizzazione ed alla divulgazione di questo progetto, un progetto che ha a disposizione ingenti risorse economiche, eppure niente…o quasi niente, l'Oltrepo non sembra interessato. Oltre ad essere un'atleta di successo, un manager di successo e ad aver girato il mondo per attività sportive e imprenditoriali, è anche oltrepadano e vive a Broni "al Re di pais".

A suo giudizio sono le persone o i luoghi ad ostacolare il rilancio del turismo in Oltrepo? "Il problema certamente non sono i luoghi. Siamo graziati di un territorio magnifico, non secondo a tante località d’Italia. Se dovessi analizzare la situazione, dal mio punto di vista, è la nostra mentalità che è completamente da rivedere: è vero che non siamo una zona industrializzata e di grandi imprenditori e questo ci limita nell'approccio al business e al marketing, ma è altrettanto vero che abbiamo prodotti magnifici abbinati a luoghi magnifici. Entrerei nello specifico dicendo che l'Oltrepo necessità di una promozione decisa e ben sostenuta, soprattutto verso i nostri prodotti: vini, salumi, formaggi e tanti altri eccellenti prodotti oltrepadani". Tante aziende vinicole sono state partner pubblicitari di squadre di ciclismo. La Versa ai tempi aveva intrapreso un discorso di marketing in questo senso e anche le Terme di Salice. Lei ha buoni uffici ai massimi livelli del ciclismo. A suo giudizio perché nessuna cantina dell’Oltrepo, a differenza di tante cantine d’Italia, crede nel ciclismo come veicolo pubblicitario? "Farei una piccola premessa: il ciclismo oggi è rappresentato da una squadra 'Vini-Fantini' che è una ottima cantina dell'Abruzzo, come ricordo volentieri la 'Vini Ricordi' una grande cantina del Veneto. Dico ciò perché le dimensioni di queste cantine, che sono di medie dimensioni, hanno poche realtà comparabili


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un progetto molto interessante anche dal punto di vista economico essendo stati stanziati 60 milioni di euro per i prossimi tre anni". Quando si parla di turismo molto spesso si da sempre colpa alla politica e alle istituzioni in molti casi a ragion veduta, ma non in tutti. Parlando invece del ruolo degli imprenditori, in alcuni casi dovrebbero darsi da fare maggiormente? Nell’ambito del progetto sono previsti agevolazioni per gli imprenditori privati che ne vorrebbero far parte? "Assolutamente sì, una parte di questi fondi è destinato ai piccoli imprenditori agli albergatori e quindi con attenzione e interesse si può accedervi. Bisogna recepire il messaggio e credere in questo progetto. Noi siamo carenti sotto l'aspetto imprenditoriale. Il cicloturismo non va visto fine a se stesso come due ruote che girano. La mia esperienza me ne ha dato prova e certezza. Il cicloturismo è rivolto a una fascia di persone vastissima, abbraccia chi è attento a determinate tematiche green e direi anche a chi possiede una cultura medio-elevata, una fascia di potenziali turisti e utilizzatori consapevoli e con una buona disponibilità alla spesa. Potrebbe essere una grande opportunità per la valorizzazione dei nostri prodotti e dei nostri luoghi". I campioni non nascono ovunque e non vivono ovunque. Broni oltre ad essere il "Re di pais" ha due campioni di ciclismo, lei e Berzin. Evento fortunato, ma occasione sfruttata oppure no? "Evento fortunato perché io sono nato in Puglia, ma è dall’età di un anno che vivo qui e mi ritengo bronese. Sono legatissimo a questo territorio così come Berzin, che pur essendo russo, è ciclisticamente bronese. Sotto l’aspetto sportivo e ciclistico direi di no, non è stata una occasione sfruttata perché non c’è stata attenzione, volontà , strutture o anche semplice divulgazione o promozione magari coinvolgendo me e Berzin nei confronti dei giovani locali per farli avvicinare a questo sport, che resta una grande scuola di vita". Purtroppo gli anni passano per tutti e sindaci e amministratori si susseguono. In tutti questi anni Lei a Broni ne ha visti passare molti, ha mai avuto la una concreta e tangibile richiesta di una sua collaborazione da parte delle amministrazioni passate o presenti per sviluppare un progetto ciclismo a Broni legato a Lei o a Berzin o Lei e Berzin? "No, personalmente , non ho mai avuto questo piacere. Al contrario Stradella negli anni '90 a suo tempo è stata attenta. Ho collaborato e abbiamo organizzato tappe del giro d’Italia ed il criterium degli assi". Ritorniamo al discorso di prima la politica ha le sue colpe ma anche gli imprenditori. Lei da ciclista bronese è mai andato dalle istituzioni o dagli imprenditori di Broni? "Devo dire che io mi sono proposto, ad alcuni imprenditori. Ne ringrazio uno in particolare che ha aderito alle mie richieste, la cantina Torti di Montecalvo Versiggia, la quale mi ha fornito i suoi prodotti che ho portato con me e promosso per tutta la durata del Giro d'Italia. Cosi come l'azienda Montagna che mi ha sostenuto sempre nel Giro d’Italia. Per quanto riguarda Broni, recentemente in collaborazione con una associazione ciclistica avevamo lanciato l’idea di organizzare una gara ciclistica, ma ahime ho dovuto riscontrare una mancanza di sensibilità da parte del sindaco di Broni, atteggiamento diverso da parte del sindaco di Cigognola. Questa gara è stata

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organizzata a Cicognola ed è stata riservata ai giovani dilettanti, ed ha avuto caratteristiche particolari che volutamente abbiamo voluto dargli. Una occasione persa per Broni". Perché le istituzioni di Broni non sono sensibili alle proposte che Lei fa o che potrebbe fare o che potrebbe fare o ha fatto Berzin? Non interessa il ciclismo, può essere che entrambi risultiate antipatici, le vostre proposte sono fuori portata rispetto alle possibilità economiche? "Penso che ci siano tutte e tre le componenti. Probabilmente non siamo simpatici, ma è irrilevante, secondo punto forse il ciclismo non è sentito e conosciuto e la terza può essere altrettanto vera: fare ciclismo di un certo livello comporta certi costi. Berzin a Broni ha organizzato per alcuni anni una manifestazione per ciclisti professionisti. C'era a Broni un fiume di gente per quell’evento e probabilmente bisognava fare di tutto per mantenerlo nel tempo. È necessario essere capaci di quantificare i ritorni che si ottengono perché in queste occasioni la maggior parte del pubblico presente proviene da altre regioni o province e io in tutte queste persone vedo clienti per i nostri prodotti e per il nostro territorio". Lei ha vissuto di ciclismo ha guadagnato con il ciclismo poi ha fatto l’imprenditore in altri settori, ma il primo amore non si scorda mai. Da noi si dice che per niente non abbaiano neanche i cani, ma senza rimetterci i soldi, ma spendendo un pochino del suo tempo Lei sarebbe a disposizione di una qualsiasi entità pubblica per dare il suo contributo di idee e conoscenze per sviluppare in modo professionale un progetto ciclismo legato a Broni e perché no all'Oltrepo? "Direi che per me il ciclismo è stata la mia vita, non una parentesi. E lo è ancora. Mi ha permesso di fare altro, ma al di la del primo amore che non si scorda mai per me il ciclismo è amore eterno. Mi renderei certamente disponibile. Tutto ciò che non è un lavoro ma una passione la si fa gratuitamente. Sto pensando seriamente di concretizzare e realizzare un progetto legato al cicloturismo enogastonomico, avendo una struttura che potrebbe essere un punto di riferimento e da lì sviluppare attraverso amici che hanno cantine o agriturismo incrementare ed ampliare questo progetto, se funziona sarà più facile anche agli altri aderire e rendersi conto di quanto buono c’è. Detto tutto questo, ed essendo indubbio che per la bicicletta e per la mia terra nutro grande amore, sono assolutamente a disposizione per dare il mio contributo professionale, a titolo gratuito, per sviluppare un progetto turistico sportivo enogastronomico a Broni ed in Oltrepo".

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Emanuele Bombini con la figlia in Oltrepo, dove invece è maggiore il numero di cantine con dimensioni più ridotte... Ma la recente acquisizione di La Versa da parte della Cantina di Broni e Casteggio, potrebbe essere l'occasione per il ritorno del più famoso marchio spumantistico dell’Oltrepo nel ciclismo. Pur essendo vero che i nostri produttori hanno piccole dimensioni, potrebbero comunque, riunendosi con un unico marchio Oltrepo Pavese, promuovere il territorio o un vino specifico, così da essere in condizioni di pensare a una squadra professionistica attraverso la quale promuovere il territorio e ottenere grandi risultati". Sponsorizzare una squadra di ciclismo professionistica comporta un altissimo costo, ma i ciclisti in Oltrepo sono tantissimi e le due punte dell’iceberg del ciclismo oltrepadano sono Bombini e Berzin. Per rendere appetibile l’Oltrepo al movimento ciclistico si potrebbe partire anche con attività meno costose, organizzare gare di medio livello, cicloturistiche o lei ha altre proposte? "Direi che il discorso sponsorizzazione legato alla creazione di una squadra sarebbe la soluzione migliore per ottenere immediata ed alta visibilità. Però si potrebbero effettuare tutte una serie di attività anche senza avere una squadra professionistica. Ora se tutte queste attività le fai con una squadra professionistica si ha un certo ritorno e va da se anche costi maggiori, ma se non ci sono le risorse economiche per formare una squadra, avremmo comunque grandi possibilità in Oltrepò per sviluppare il ciclismo sia a livello sportivo che turistico. Pensando a Berzin che resta di nazionalità russa, ma è bronese d’adozione, si potrebbero pensare a soluzioni legate al cicloturismo o meglio cicloturismo-enogastronomico rivolto al ricco mercato della Russia. Così come potremmo pensare ad accattivarci tanti stranieri, non solo russi, appassionati di ciclismo". Chi dovrebbe concretamente avere la regia di un progetto cicloturistico-enogastronomico legato al nostro territorio? "Io al Giro d'Italia ero testimonial del 'Progetto in Lombardia in bici' promosso da Regione Lombardia e finanziato dalla regione a favore delle varie province. Dall’Oltrepo abbiamo avuto poca adesione, c’è stata poca attenzione nei riguardi di questo progetto a differenza di altre province che si sono dimostrate più attente. Io credo che spetterebbe alla camera di commercio di Pavia, alla Comunità Montana o i vari sindaci o assessori allo sport e al turismo dei vari comuni oltrepadani". Lei era il testimonial di questo importante progetto. Quante associazioni, istituzioni o personaggi politici dell’Oltrepo, che lei sappia, si sono interessati? "Per quanto ne sappia io ben pochi. Penso per una mancanza di informazioni o cultura verso questa iniziativa. Ciclisticamente la provincia di Pavia è seconda da sempre rispetto ad altre province. Eppure è

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"i migranti ospitati sono troppi, dovrebbero essere la metà"

Di Giacomo Lorenzo Botteri Il problema profughi sta assumendo sempre più carattere di emergenza. La situazione peraltro, nonostante gli sforzi del Governo e gli impegni, per ora rimasti sulla carta della Comunità Europea, è destinata ad aggravarsi ulteriormente in quanto la stagione estiva favorisce gli sbarchi sulle nostre coste che sono tante. Recentemente al Comune di Stradella, un Comune che tra i primi ha dato ospitalità ai profughi, vi è stata un po' di tensione con i migranti che hanno protestato rivendicando condizioni migliori. Facciamo il punto con il Sindaco di Stradella Piergiorgio Maggi. Sindaco nel suo Comune quando e come sono arrivati i profughi, ci delinei il quadro. "I migranti sono in carico al Ministero dell'Interno per il tramite delle Prefetture. La loro gestione è affidata dalle Prefetture tramite bandi di gara pubblici rivolti a Enti o Cooperative in possesso dei requisiti di legge così come precisati nel bando stesso. I Sindaci, fino all'accordo tra il Ministro Minniti e il Sindaco Pisapia di qualche giorno fa, non sono mai stati nè informati, nè coinvolti, se non a decisioni adottate e operative. Io sono stato informato nell'Agosto del 2015, quando i migranti erano già in arrivo e un soggetto privato aveva affittato il proprio capannone alla Croce Rossa per la creazione di un centro di temporaneo soggiorno (HUB) gestito dalla CRI stessa con la capienza di 120 migranti. Qualche giorno prima ero stato informato che sette ulteriori migranti erano ospitati presso un agriturismo, sempre in territorio cittadino". Quindi non ci sono Sindaci bravi o Sindaci cattivi, Sindaci buonisti o Sindaci con "gli attributi", la decisione è stata calata dall'alto... "I Sindaci sono Ufficiali di Governo e come tali devono rispettare leggi e decisioni che per il tramite della Prefettura arrivano dal Ministero dell'Interno. I migranti sono arrivati a Stradella così come a Mortara, a Voghera, e recentemente a Vigevano e a Broni, per parlare dei Comuni con più abitanti; oltre a circa altri 30 comuni, con minore popolazione. E molti dei Sindaci appartengono agli stessi schieramenti che governano la Regione Lombardia, ma non mi risulta che abbiano avuto la fortuna di avere 5 presidi di fronte al capannone, di cui uno non autorizzato, un corteo di protesta per le vie cittadine, un comizio sotto le finestre del comune tenuto da un assessore regionale, una interruzione di consiglio comunale, sempre grazie ai supporters dei citati schieramenti regionali. Questa è storia e non polemica, per dire che tutti noi Sindaci siamo sulla stessa barca, le decisioni passano sopra le nostre teste. Poi sul tema dell'accoglienza ognuno ne risponde alla propria coscienza e alla propria formazione culturale e civile. E' noto il mio pensiero, ma devo garantire che tutti i cittadini di Stradella, sottolineo tutti, siano tranquilli e non abbiano problemi a fronte di questa convivenza. Peraltro la protesta non è stata violenta o aggressiva e si è conclusa quando il vice-prefetto si è dichiarata disponibile ad incontrare una loro delegazione". Piergiorgio Maggi che mostra di avere molto a cuore il problema, rincara la dose. "E' abbastanza singolare che dopo che neppure il G7 di Taormina abbia trovato uno straccio di accordo

Piergiorgio Maggi

sui migranti, si chieda al Sindaco di Stradella di risolvere in un modo o nell'altro il problema". Torniamo ai numeri, a Stradella avete troppi profughi ? "Sì sono troppi rispetto alla popolazione. Quello che è certo è che non si può vivere una eterna emergenza che dura ormai da anni, che non si applichi una accoglienza diffusa in modo che ogni Comune abbia sul proprio territorio un numero di ospiti adeguato alla propria popolazione (e il rapporto per la Provincia di Pavia è di cinque migranti ogni mille abitanti e se così fosse Stradella dovrebbe avere meno della metà degli attuali ospiti) e che tutti i paesi dell'UE abbiano assegnate le quote previste, pena l'esclusione dall'UE stessa. E’ scandaloso che dei 5.000 minori non accompagnati registrati, ancora nessuno si sia potuto riassegnare agli altri stati europei e che dei circa 180.000 migranti arrivati nel 2016, solo l’11% sia stato ricollocato in altre nazioni". Il problema quindi varca i confini nazionali? "Certamente. L'UE deve aprire procedure di infrazione, non è possibile che solo Italia e Germania chiedano per risolvere il problema migranti con una politica di interventi preventivi che aiuti economicamente quelle nazioni africane che si impegnano a frenare il flusso delle loro migrazioni. Se l'Europa continuerà a gestire pessimamente il problema migranti è a rischio la sopravvivenza dell’Unione stessa". Ma torniamo alla recente protesta, perchè c'è stata? "Il motivo della recente protesta dei migranti davanti al Municipio non è ancora totalmente appurato, certamente sarebbe utile avere copia del rapporto della visita ispettiva tenuta due giorni prima dall'UNHCR (organismo ONU a tutela dei migranti stessi) unitamente alla Prefettura. Ho chiesto un incontro urgente con il Prefetto per chiarire tutti questi aspetti. In occasione della visita la delegazione ha cenato con i migranti definendo il cibo di buon livello e verificando la correttezza del pagamento del poket money giornaliero ai migranti di 2 euro e 50 centesimi". Forse con il caldo vivere in un capannone ha appesantito la situazione di disagio... "Sicuramente esiste un problema di tempi di permanenza troppo lunghi per un centro di temporaneo soggiorno, siamo a circa 11 mesi per i più 'anziani', sotto ad un capannone, sotto a delle tende. Esiste anche il problema per i tempi eccessivi dei colloqui

STRADELLA

"Non escludo che qualche influenza esterna possa aver istigato la protesta"

presso le apposite Commissioni che devono decidere se esistono i presupposti per restare o per essere respinti, si parla di tredici-quattordici mesi. Non esiste. E' possibile che la protesta sia il frutto di malintesi e di cattiva comunicazione, infatti durante l’incontro con il vice-prefetto è stata chiesta la presenza di mediatori culturali-traduttori, soprattutto di lingua francese e di intensificare i corsi di italiano. E' stato anche chiarito che i migranti stessi non dipendono dal Comune, ma dalla Prefettura e dalla CRI, Ente gestore del Centro di temporanea accoglienza e che quindi una protesta davanti al Municipio non ha alcun senso". Quindi il Comune in realtà non gestisce direttamente eppure è finito nel mirino della protesta, perchè secondo lei? "Non escludo che qualche influenza esterna possa aver istigato e provocato la protesta. Nei due anni di convivenza il sottoscritto si era molto speso, unitamente alla CRI e al Laboratorio Permanente per il dialogo interculturale, Associazione che ringrazio per il costante impegno a favore dell’integrazione, per risolvere qualsiasi problema che potesse incrinare la civile convivenza cittadina. Non nascondo che non tutti siano felici di questa convivenza, ma fino ad ora la situazione è in equilibrio e cosi deve stare. Esistono diritti e doveri per tutti, per gli ospiti e per i residenti". Torniamo al quadro della situazione, quanti sono e da dove provengono i migranti ? "Al momento presso il Centro sono presenti circa 120 migranti, mi era stata promessa una riduzione del numero degli ospiti, ma al momento nulla è accaduto. Ovviamente Stradella è esclusa da ogni possibile futura ulteriore assegnazione, esclusione evidenziata anche dai bandi di nuova emissione. La provenienza dei migranti è dal Centro Africa e dal sud est asiatico. All’interno del capannone è stata allestita una cucina in muratura, vi sono i servizi igienici e docce in containers direttamente allacciati alla fognatura, negli scorsi giorni la CRI ha provveduto a cambiare il container ammalorato, containers magazzino, vi sono gli uffici e il dormitorio degli addetti della CRI, vi è una tenda infermeria e farmacia, vi è uno spazio mensa attrezzato, oltre alle tende a sei posti del tipo di quelle usate per le emergenze di protezione civile, con lettini, materassi, lenzuola e coperte". Certamente i profughi ospitati in strutture alberghiere, vedi Salice Terme o Voghera, stanno meglio ed adesso arriva il caldo, anzi è già arrivato... "E’ ovvio che durante l’estate vi sia caldo, come in qualsiasi casa o appartamento senza il condizionamento, peraltro due ampie aperture laterali e una centrale assicurano il cambio dell’aria. Durante l’inverno vengono istallate stufe a pellet. La struttura ha in dotazioni lavatrici per gli indumenti, oltre ad avere schermo televisivo e WIFI". Il quadro disegnatoci dal Sindaco Maggi, che ringraziamo per la disponibilità, è indubbiamente molto dettagliato, preciso e certamente non di circostanza, anche se, circa le ragioni reali della protesta, lascia spazio ad ipotesi anche di strumentalizzazione politica e forse... la campagna elettorale, sta scaldando i motori.


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area logistica: "Stradella è stata oggetto di speculatori"

Di Elisa Ajelli Dino Di Michele, consigliere comunale dal 2004 di Forza Italia in gruppi consiliari di liste civiche, da 3 anni (ossia dalle ultime elezioni) è nel gruppo di Prima Stradella, frutto della lista nata dai consiglieri uscenti di Lega Nord - Fratelli d'Italia e da membri della realtà civile ed economica stradellina. E’ anche il facente funzioni di coordinatore di Forza Italia a Stradella e referente per l'Oltrepò orientale, nonchè membro del direttivo provinciale di Pavia coordinato da Carlo Barbieri. Di Michele come vede la città in questo momento? "Stradella è la città che amo e per la quale desidererei il meglio in ogni settore e sotto ogni aspetto. Invece sono molte le aree in cui si dovrebbe e potrebbe intervenire e vedo che non avviene con questa maggioranza. Abbiamo superato di poco la soglia di metà legislatura e sono innumerevoli le iniziative presentate all'Amministrazione da me e dai colleghi del gruppo sui temi più salienti e di interesse per il bene della città". Per esempio? "La battaglia in consiglio perché si coinvolgessero i comuni della Valle Versa e le istituzioni sovra comunali per mantenere la rampa che porta all'autostrada e all'asse Pavia - Milano contro il parere della precedente Amministrazione di Broni e ci siamo riusciti, tanto che il Sindaco ha annunciato in consiglio comunale che questo importante svincolo sarà a breve oggetto di adeguamento e manutenzione. Questo è un esempio positivo di collaborazione tra maggioranza e minoranza". Altre questioni che ha portato in Consiglio? "Io personalmente da anni ho posto alle amministrazioni (Lombardi prima e Maggi poi) il problema illuminazione cittadina correlata alla sicurezza e decoro urbano, cercando di aprire un dialogo costruttivo che ponesse all'attenzione le diverse problematiche ma al contempo facesse il bene dei cittadini, cercando così di portare risultati concreti e non mera opposizione senza portare soluzioni. Così facendo negli anni sono riuscito nei diversi ambiti a portare il mio contributo per migliorare e avvicinare situazioni di difficoltà alle istituzioni, a contribuire all'avvio di atti e lavori che certo non porteranno mai la mia firma, essendo all'opposizione, ma nel mio cosciente agire mi rende sereno di aver dato il mio fattivo contributo a migliorare le cose". L'asse di collaborazione maggioranza-minoranza sembra allora funzionare... "Sì, il lavoro che pazientemente e a volte in silenzio, ho fatto e facciamo noi dell'opposizione porta comunque a risultati e così, solo per citare qualche caso, posso dire che l'avvio imminente del piano illuminazione che ha avuto una gestazione lunga e travagliata può essere uno di questi frutti, come anche il nuovo regolamento cimiteriale da pochi giorni approvato che prevede in sè molte indicazioni di rispetto, civiltà e attenzione alla persona umana fino alla fine e oltre, a molte opere di manutenzione piccole e grandi, alla stesura di idee di bando e progetti nell'area dei servizi sociali per le fasce più deboli e molto altro. Ricordiamoci che sono tra i banchi di coloro che

Dino Di Michele

con i propri voti non possono concretizzare e realizzare nulla, ma se ci sono spazi di collaborazione vanno sempre utilizzati, per il bene del territorio e soprattutto dei cittadini. L’opposizione deve essere costruttiva". Pensa che l'attuale Amministrazione stia facendo bene? "La città è governata dal centrosinistra con un Sindaco e una giunta che a mio avviso hanno un passo sempre più lento e affaticato, sia nelle scelte che molto spesso sono le medesime idee riciclate da oltre vent'anni, sia nella incisività sugli atti quotidiani della macchina comunale. Questa amministrazione certamente non manca di esperienza che però essendo riscaldata e non rinnovata (se non in parte), porta con sé tutti i limiti di un affaticamento fisiologico a discapito dei cittadini che in larga parte subiscono indirettamente la mancanza di scelte o di scelte sbagliate". Parlando nel concreto, a cosa si riferisce? "Intendo la mancanza di attenzione alle piccole cose come il decoro e la cura del verde, delle strade e marciapiedi, del rinnovo delle strutture gioco nelle aree attrezzate per bambini che rappresentano il futuro, la percezione di insicurezza che si riscontra nel dialogare con le persone, dovuto ai continui furti nelle abitazioni e negozi cittadini che stanno subendo un periodo di crisi economica coniugata alla delinquenza, con il rischio di veder morire un tessuto sociale fondamentale per la vita e l'economia della nostra realtà". Di cosa ha bisogno la città secondo lei? "Stradella necessita di scelte importanti, che non sempre devono essere dispendiose, ma che portino ad un maggior presidio della città con alleggerimento di incarichi amministrativi da parte della polizia locale per far sì che gli agenti possano vivere il loro lavoro quotidiano in mezzo alla gente, dal centro alle periferie, unitamente alle forze dell'ordine, carabinieri e polizia, che già operano molto bene sul nostro territorio ma che a mio avviso dovrebbero essere messi nelle condizioni di poter pattugliare a piedi le vie in momenti particolari come i giorni di mercato e le sere di festa e caffè concerto, così da riacquistare la fiducia che tutti noi abbiamo nella divisa e recuperare una percezione di sicurezza. Queste azioni devono essere collegate ad un piano di ampliamento e dif-

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"Un Sindaco e una giunta che a mio avviso hanno un passo sempre più lento"

fusione di telecamere che siano poi visionate e al momento necessario utilizzate per la verifica, controllo e multa di atti delittuosi o di semplice inciviltà". Un’altra questione bollente per Stradella riguarda i migranti. "Per quanto concerne il centro dei richiedenti asilo, dobbiamo confrontarci con una realtà grande e molto complessa, per cui siamo obbligati a gestire, per quanto di competenza, scelte indipendenti dalla nostra volontà. In quest'ottica io ho innumerevoli volte sollecitato l'Amministrazione in modo che si ponesse fine a potenziali situazioni di pericolo: mi riferisco nello specifico ai ragazzi ospitati nel centro che, dovendosi muovere sulla Via Nazionale per raggiungere il centro città, creano pericolo per sé e per gli altri, vagando a gruppi sulla carreggiata, attraversando anche in periodi di scarsa visibilità senza gli opportuni giubbini rifrangenti, percorrendo strade e marciapiedi contromano in bicicletta. Con questo non voglio dare colpe a nessuno, ma solo dare consigli per evitare sciagure, con educazione civica e dialogo, perché sappiamo bene che la colpa è di coloro che, privati o istituzioni, mettono a disposizione per il proprio lucro ambienti e spazi talvolta non idonei. Conseguentemente si devono poi gestire le situazioni e le problematiche, come per esempio i vari migranti davanti ad ogni supermercato o negozio che chiedono elemosina e che il Sindaco ha tentato invano di frenare". C’è dunque sempre più preoccupazione? "E’ sempre crescente soprattutto per il futuro che ci aspetta vedendo che ogni giorno sbarcano migliaia di giovani, destinati ad essere strumento di molti che sulle loro spalle speculeranno, uniti all'incapacità e lentezza della burocrazia e all'ottusità dell'Europa". Sulla questione area logistica qual è il suo pensiero? "Il lavoro è una piaga che in questo momento attanaglia il paese, noi non siamo immuni e portiamo sul nostro territorio il peso di una vasta area logistica che non ha dato in alcun modo realizzazione alle aspettative che alcuni amministratori in passato avevano sbandierato e propagandato. A mio giudizio hanno solo portato un impoverimento e un declassamento delle condizioni generali di lavoro, oltre all'impatto ambientale e viabilistico non proprio positivo. Stradella è stata oggetto di speculatori che hanno saputo vendere il loro fumo gettandolo negli occhi di chi ha poi attuato scelte che non si sono tramutate in opportunità positive ma solo in oneri di urbanizzazione". Cosa serve secondo lei alla città? “Stradella deve comprendere che è necessario un cambiamento e non adeguarsi al solo fatto che sei mesi prima delle elezioni ci sia il solito fermento, le solite promesse, i soliti riti, cantieri e feste di piazza. Questa città deve ambire ad alzare l'asticella per creare nuove opportunità e nuove condizioni di vita, in un'ottica di rinnovamento. Io non ho una idea di città ma un sogno di città che spero di poter realizzare, se gli stradellini lo vorranno".


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"Non volevo ricandidarmi, ma su richiesta della cittadinanza lo farò"

"Si spera nell’anno futuro di poter fare una festa dell’uva, fra marzo e aprile"

Cesarino Vercesi

Di Elisabetta Gallarati Cesarino Vercesi Sindaco di San Damiano al Colle ci fa strada orgoglioso nel nuovo centro storico da poco rinnovato ed inaugurato. Il primo traguardo importante che spinge il Sindaco ad avere nuovi obbiettivi nell’ambito recupero e della valorizzazione del territorio. San Damiano al Colle ha un nuovo centro storico, da poco inaugurato. In che cosa consiste questo restilyng? "In primo luogo è stato rimosso tutto l'asfalto della strada del centro storico, per essere sostituito con una pavimentazione in masselli autobloccanti in calcestruzzo antichizzati, sono stati asfaltati 22000 mq di strade comunali, restaurati 2000 mq quadrati di asfalto adiacente al cimitero e sono stati puliti i fossi".

Il progetto "6000 campanili", a opera del Decreto del Fare, ha stanziato per il suo comune 622000 euro. Si tratta, quindi, di una vera e propria riqualificazione del vostro comune. In che modo si intende sfruttare, ora, a livello turistico, questa grande opportunità? "Bè, l’impatto visivo è molto forte ora: ad esempio è stata rifatta completamente la piazza, dalla passeggiata si gode di un ottimo panorama. Si spera quindi, nell’anno futuro di poter indire una festa dell’uva, fra marzo e aprile. Intendiamo organizzare feste e manifestazioni, in modo che ci sia una maggiore affluenza di persone, anche alla sera, nelle vie nuove del centro. Anche il nostro castello, risalente al '400, è un monumento ammirabile al visitatore. Il castello è attualmente di proprietà di due famiglie e non è visitabile, ma potrebbe in futuro magari diventarlo, chissà, con la gentile concessione degli attuali proprietari... Quali altri progetti e collaborazioni sono in atto con il vostro comune? "Per ora, l’amministrazione del GAL (Fondazione per lo Sviluppo dell’Oltrepò Pavese) è in bando per un progetto da 16000 euro. Per il resto il comune è da tempo che vuole impegnarsi nella ristrutturazione delle mura del cimitero di Monio. Le attività di riqualificazione che si sono svolte in un anno di amministrazione non sono poche, le dirò: sono stati rifatti i gradini del cimitero di Villa Marone; la sostituzione dell’illuminazione comunale con lampadine a LED ecologiche, un aumento delle telecamere di videosor-

veglianza a 8 (che intendiamo aumentare ancora in futuro). Infine un progetto molto interessante che vorrei segnalare è quello della nascita di un comitato, di cui sono il Presidente, per la riapertura della chiesa di Mondonico. Si tratta di una chiesa antica risalente, secondo gli atti, al 1884. Fanno parte del progetto anche il vice sindaco Riccardi Elena, Zoccola Elena, Bernini Filippo, Da Crema Monica, Del Monte Bruno, Molinaroli Anna, ovviamente Padre Simone e il parroco di Montù. È previsto uno stanziamento di 90000 euro per la riapertura della Chiesa". Si ricandiderà l’anno prossimo come sindaco? "Non volevo ricandidarmi, ma su richiesta della cittadinanza lo farò. I risultati che ho ottenuto non sono pochi e, a quanto pare, sono stati apprezzati dalla popolazione: abbiamo sistemato una considerevole frana a Casalunga; in due mesi è previsto il passaggio dell’asilo da privato a comunale (e a costo zero). Insomma, alcuni progetti saranno in atto a breve. Vorrei ringraziare alcune personalità che hanno partecipato al progetto "6000 campanili". In primo luogo l’architetto Roberta Reguzzi e il geometra Rebuffi Carlo; il vice sindaco Riccardi Elena, che ha collaborato all’opera gratuitamente; le personalità che hanno presenziato al taglio del nastro, Vittorio Pesato, Villani Giuseppe; la proloco di San Damiano. Infine vorrei ringraziare anche la famiglia Brandolini di San Damiano al Colle e Vercesi Alberto, presidente del GAL di Varzi".


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"io vedo un futuro dove si riesca a valorizzare ogni singola Doc"

Di Silvia Cipriano Il nome Buttafuoco deriva dal dialetto "al buta me al fogh", che significa letteralmente "scalda come il fuoco", poiché con il suoi 14 gradi si tratta di un vino decisamente corposo. Questo prodotto nasce in Oltrepò Pavese, precisamente tra la Valle Versa e Valle Scuropasso, comprendendo ben sette comuni (Canneto Pavese, Castana, Montescano, Cigognola, Pietra de' Giorgi, Broni e Stradella). Il marchio adottato è un ovale, rievocazione della botte tipica dell'Oltrepò Pavese, sostenuto dalla scritta Buttafuoco e dal quale si dipartono due nastri rossi rappresentativi dei due torrenti, il Versa e lo Scuropasso; all'interno la sagoma di un veliero sospinto da vele infuocate a ricordare che nella seconda metà del 1800, la Marina Imperiale austro-ungarica varò una nave dal nome "Buttafuoco". A Canneto Pavese (Frazione Vigalone) c'è la sede del Club del Buttafuoco Storico. L'organico di questo Club è composto da un Presidente (Giulio Fiamberti), da un Direttore (Armando Colombi) e da 14 soci. Colombi come nasce il Club del Buttafuoco Storico? "Il Club nasce nel 1996 come Associazione Volontaria di Produttori, al fine di valorizzare un vino e il suo territorio di origine e, soprattutto, per stabilire un disciplinare di produzione unico, salvaguardando così la tradizione locale. Attualmente è un Consorzio composto da 14 aziende. Il regolamento prevede che questo vino venga realizzato da una vigna sola". Molto semplicemente, cosa prevede il vostro regolamento? "L'azienda che vuole produrre Buttafuoco Storico dovrà iscrivere una vigna; abbiamo una commissione di agronomi che controllerà il vigneto e la presenza delle percentuali consigliate, oltre che la storicità del vigneto (una vigna che fa Buttafuoco, deve sempre aver fatto Buttafuoco). In particolare, il Buttafuoco Storico farà un affinamento in legno, minimo 12 mesi e andrà in commercio non prima di 3 anni dalla vendemmia, di cui almeno 6 mesi passati in vetro. Mi spiego meglio... la commissione agronomi controllerà il vigneto e darà l'idoneità. Fatto questo ogni azienda vinificherà a casa propria secondo tradizione aziendale. Successivamente (a febbraio) interverrà la commissione enologica che assaggerà tutti i vini destinati a diventare Buttafuoco Storico e controllerà la correttezza della prima fase di lavorazione. Dopo un anno questo vino verrà riassaggiato dalla commissione enologica, controllandone così l'andamento. Quando l'azienda deciderà di imbottigliare (dopo 2 anni e mezzo dalla vendemmia) la commissione enologica darà un punteggio alla cieca, che dovrà raggiungere una media di 80 centesimi, promuovendolo Buttafuoco Storico; a questo punto verrà messo nella bottiglia con il veliero e dopo sei mesi verrà rilasciato un bollino con un numero di serie, certificando così tutta la filiera del prodotto. In questo modo il Consorzio sa perfettamente com'era il prodotto in fase di pre-raccolta, dopo pochi mesi dalla vinificazione, dopo un anno e com'era prima di essere imbottigliato". Di quali attività vi occupate? "Come Consorzio ci occupiamo di tante cose. Prima di tutto ci occupiamo della verifica del prodotto in filiera, di promozione e valorizzazione del territorio di origi-

Armando Colombi ne, di promozione del marchio privato Buttafuoco Storico (marchio collettivo, ma di proprietà del Consorzio). Abbiamo un punto vendita di proprietà (la sede del Buttafuoco Storico), dove viene fatta la vendita al dettaglio, che rappresenta anche un punto di informazioni turistiche. Inoltre, in questa sede vengono fatti seminari, corsi, degustazioni ed altri eventi. Abbiamo un altro ramo d'azienda che è la vendita all'ingrosso, aiutando così le aziende consorziate a vendere i loro prodotti in Italia e, possibilmente all'estero. Infine, l'ultimo progetto è il vino consortile, dove ogni enologo (ogni anno diverso), in collaborazione con la nostra commissione, assaggia tutti i vini delle varie vigne, seleziona le percentuali e le assembla per creare un vino che sia il simbolo del territorio". All'estero quale percentuale di vendite avete? "Qui c'è un problema di quantità. Se parliamo di Buttafuoco storico, si parla di un numero di bottiglie molto limitato; il 90% di queste bottiglie viene assorbito dal mercato interno, quindi solo il 10% può essere destinato all'estero, questo perchè non c'è prodotto. Abbiamo selezionato delle nuove vigne, verificando la possibilità di ampliare la produzione. Per il momento c'è una buona richiesta dal Canada, dalla Cina e dal nord Europa". Qual è la composizione dell'uvaggio del Buttafuoco? "L'uvaggio è composto da 50% Croatina, 25% Barbera e restante da Ughetta e Uva Rara. Il risultato è un vino corposo e morbido, ma di grande personalità, in quanto esprime le caratteristiche della vigna e quindi della zona di origine". Qual è la caratteristica principale del Buttafuoco? "Direi l'espressione del territorio e della tradizione! In una bottiglia del nostro prodotto si può assaporare la vigna e il lavoro dell'uomo. È un vino con una forte carica emozionale". In Oltrepò Pavese esistono altre realtà come la vostra, che valorizzano un prodotto? "Ci sono molte realtà in Oltrepò che tentano di imitare il nostro Club (esempio la Val del Riesling, l'Associazione Produttori Rovescala, Oltrepò in fermento...); diciamo che i loro investimenti sicuramente sono stati notevoli, ma forse non sufficienti. Questo genere di attività sta in piedi grazie al volontariato dei soci, mentre il Club del Buttafuoco ha deciso di investire su una figura specializzata, sempre presente (il Direttore

CANNETO PAVESE

"Il Buttafuoco Storico azzera il marchio aziendale e valorizza quello collettivo"

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appunto), che può occuparsi a 360° dell'attività. Questo sicuramente fa la differenza". Qual è il vostro consumatore tipo? "Il nostro consumatore ha più di 25 anni; è un winelovers, un amante dei prodotti di nicchia e di qualità. Inoltre, il Buttafuoco ha un posizionamento di mercato medio-alto (20 € a bottiglia), per questo non è adatto per un consumo da tutti i giorni". In merito alla creazione di un'associazione di tutela del Buttafuoco, cosa mi puo dire? "Il 1 aprile 2017 è nata l'Associazione di Tutela del Buttafuoco, che attualmente ha sede presso il Municipio di Canneto Pavese e riunisce 40 aziende (agricoltori, vinificatori e imbottigliatori). Quest'associazione si è riunita e appena raggiungerà gli standard stabiliti dal Ministero, diventerà un Consorzio di Tutela, questo perchè il Buttafuoco ha necessità di avere un consorzio di riferimento. In questo modo avremo uno strumento importante riconosciuto dal Ministero per poter fare comunicazione ed esportare all'estero e, soprattutto, per valorizzare e promuovere il nostro prodotto". Secondo lei le aziende dell'Oltrepò Pavese perchè non riescono ad eccellere, per esempio, come quelle in Franciacorta? "Secondo me, il problema può essere legato al fatto che ci sono tante aziende con visioni commerciali differenti. Mi spiego meglio... le aziende produttrici di uva, vanno dall'hobbista al professionista; è ovvio che il loro lavoro sarà differente. In realtà, non è vero che in Oltrepò non si eccelle... i vini buoni li abbiamo; il problema forse sta nella comunicazione, che non è comune a tutte le aziende. C'è una crescita del marchio aziendale e non di quello collettivo; il Buttafuoco Storico fa un lavoro inverso... azzera il marchio aziendale e valorizza quello collettivo. Non è colpa delle aziende, probabilmente è un problema di strategie aziendali non più efficaci che ci trasciniamo dietro da anni...". Quali sono i progetti futuri del Club del Buttafuoco Storico? "Il nostro obiettivo primario è la coesione territoriale, finalizzata a fare sistema con i comuni, con gli operatori di filiera e con gli operatori di accoglienza (ristoranti, b&b...), in modo tale da creare un'area modello dove il turista possa venire e, dovunque, veda Buttafuoco (i comuni ci verranno dietro creando una cartellonistica ad hoc). Vogliamo creare un'immagine coesa! Inoltre, vogliamo creare un consolidamento dei marchi Buttafuoco Storico sul mercato interno e ridefinire il posizionamento di mercato, con eventuale penetrazione nel mercato estero". Cosa cambierebbe dell'attuale mondo vinicolo dell'Oltrepò Pavese? "Personalmente vedrei la nascita di un Consorzio di secondo grado, ovvero un consorzio che ne raggruppa altri; ogni singolo consorzio avrebbe un proprio consiglio di amministrazione e una propria strategia di mercato, inoltre, si occuperebbe indipendentemente della propria denominazione. Il Consorzio di secondo grado dovrebbe supportarli burocraticamente, soprattutto in fase di nascita. Un esempio già esistente è l'Ente Vini Bresciano... io vedo un futuro dove si riesca a valorizzare ogni singola Doc (Riesling, Sangue di Giuda, Pinot Nero...). Noi ci stiamo provando con il Buttafuoco!".


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"Diciamo che tutto ha risentito del fallimento della Cantina La Versa"

Di Silvia Cipriano L'Alta Val Versa, legata da sempre all'immagine della Cantina Sociale, torna a promuovere il suo territorio; ha voluto farlo istituendo un ente apposito, finalizzato a fornire tutte le informazioni necessarie al visitatore che, per varie ragioni, ha perso di vista le peculiarità di questo luogo. Beniamino Sbaraglini, uno dei volontari che gestisce l'Infopoint, è nato e cresciuto in questa valle; conosce perfettamente la zona e tutti i posti in cui vale la pena fare una tappa per assaggiare un buon calice di vino, piuttosto che gustare un piatto della tradizione locale, o molto semplicemente trascorrere una giornata alla scoperta di questa zona. Sbaraglini quando è stato istituito l'Infopoint? "L'idea di istituire un ente per la promozione del territorio locare era già stata considerata nella precedente amministrazione, ma si è concretizzata con quella attuale. L'infopoint è stato inaugurato il 30 maggio 2015, con la partecipazione di Angelo Ciocca (in quel periodo assessore regionale) e con la benedizione della copia del quadro raffigurante la Beata Vergine, da parte del Parroco di Santa Maria della Versa". Da chi è composto l'Infopoint? "L'infopoint è stato creato per unire i cinque comuni dell'Alta ValVersa, ovvero Santa Maria della Versa (dove ha sede), Golferenzo, Volpara, Montecalvo Versiggia e Canevino. Non c'è un organico; c'è un Presidente (Anna Zucconi) e una decina di volontari (tutti nati e cresciuti in questa valle), che si occupano della gestione". Quali sono le finalità di questo ente? "L'unica finalità è quella di promuovere lo sviluppo turistico locale; tramite la nostra pagina Facebook divulghiamo tutte le iniziative e gli eventi in programma in questi comuni. Inoltre, la sede è aperta al pubblico tutti i sabati mattina e le domeniche mattina (in occasione degli eventi sono previste aperture straor-

dinarie)". L'Infopoint di Santa Maria della Versa è un punto di riferimento di tutta la Val Versa. Secondo lei non avrebbe avuto più senso posizionarlo all'ingresso della Val Versa piuttosto che a Santa Maria della Versa? "Santa Maria della Versa è il simbolo dell'intera vallata nonchè il comune più grande". Al visitatore che arriva in Alta ValVersa cosa consigliate? "Consigliamo dove può andare a bere un buon calice di vino, dove assaggiare piatti della tradizione locale, dove alloggiare eventualmente e, se c'è qualche evento in corso, lo indirizziamo. Sono tante le cantine, gli agriturismi, i ristoranti, i B&B e le case vacanze che si sono offerte di partecipare alla nostra iniziativa di sviluppo del turismo locale. Ad esempio, l'anno scorso, alla manifestazione degli Autieri, abbiamo pattuito una convenzione con i ristoratori della zona e abbiamo indirizzato i partecipanti nei vari locali, in modo che tutti gli ospiti potessero ricevere il meglio e tutti i ristoratori potessero lavorare equamente". Rispetto a qualche anno fa, in questa zona gli eventi, la ricettività e le attività commerciali stanno "scomparendo". L'infopoint cosa fa per affrontare questo cambiamento? "Noi dell'Infopoint ce la stiamo mettendo tutta per promuovere la zona; con la pagina Facebook cerchiamo di coinvolgere il più possibile le persone. Non è facile; ci stiamo rendendo conto che può funzionare, soprattutto, ci stiamo rendendo conto che, durante le aperture nei week end, il visitatore cerca il contatto: non gli basta ricevere l'invito su Facebook, ma vuole parlare direttamente con noi. Vogliono un consiglio reale!". Secondo lei, come mai la zona ha smesso di attrarre visitatori? "Da sempre la Cantina La Versa ha svolto un ruolo fondamentale nella promozione dello sviluppo loca-

SANTA MARIA DELLA VERSA

INFOPOINT ALTA VAL VERSA: "UN PRESIDENTE E una decina di volontari"

Beniamino Sbaraglini le. Con il suo fallimento, molto è andato perduto. Il visitatore conosce in prima persona o per sentito dire la storia di questa azienda e, quando si ferma da noi, vuole sapere. Diciamo che tutto ha risentito di questo fallimento. Noi le strutture e la volontà di ripartire ce l'abbiamo, indipendentemente da La Versa". Collaborate con altri enti o associazioni? "Certo che sì. In primis con la Pro Loco di Santa Maria e con le amministrazioni degli altri comuni da cui è composto l'Infopoint. Inoltre, collaboriamo con la biblioteca comunale di Santa Maria della Versa. Noi abbiamo il compito di supportare tutti i loro eventi". Come finanziate la vostra attività? "Noi pubblicizziamo gratuitamente le attività, gli eventi e le manifestazioni. Non abbiamo sponsor. Nella nostra sede abbiamo un pc e un telefono che ci sono stati donati, la struttura e l'arredo sono proprietà del Comune di Santa Maria della Versa. L'infopoint offre semplicemente un servizio". Quali aspettative avete per il futuro? "Ovviamente, ci auguriamo di poter continuare ad offrire questo servizio. Sarebbe bello che ci fossero anche più volontari. Tuttavia, quello che ci interessa di più in questo momento è la possibilità di realizzare uno stradario e una brochure dell'Alta Val Versa, piuttosto che un sito internet ad hoc, in modo da poter essere sempre più visibili".


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"I nostri cani sono felici, tutti vaccinati e sterilizzati" Di Silvia Cipriano

Nel cuore dell'Oltrepo Pavese - precisamente a Rocca de' Giorgi - esiste un rifugio sicuro dove alcuni "Angeli" si prendono cura di cani in difficoltà, salvati da situazioni precarie o di pericolo; qui vengono curati e coccolati, donandogli una nuova vita piena di felicità, al fine di restituirgli quella dignità che qualche essere "inumano" gli ha portato via. La Rocca degli Angeli è un'associazione onlus nata nel 2012, dal desiderio di Maria Antonietta Dalla Valle (per tutti Antonella) e di suo marito Roberto Corna di aiutare concretamente cani e altri animali che versano in condizioni disagiate, ospitandoli presso il proprio rifugio, curandoli e incentivandone l'adozione. Lo scopo dell'Associazione è garantire a tutti i cani abbandonati e maltrattati, non solo la possibilità di un'adozione, ma anche il diritto ad una vita dignitosa. Antonella quanti soci e volontari conta la Rocca degli Angeli? "I soci ordinari sono circa una cinquantina, mentre i volontari - purtroppo - sono pochissimi; capita spesso che provino e, rendendosi conto delle difficoltà, la seconda volta non vengono più. La Rocca è dura... contrariamente alle altre realtà, strutturalmente questo rifugio è più complesso da gestire. Inoltre, noi abbiamo cani che provengono da maltrattamenti, da situazioni di sequestro, e non è semplice creare un rapporto con loro. Indipendentemente da tutto ciò, sono convinta che le persone che vengono qua, e alla prima difficoltà scappano, non siano seriamente motivate" Qual è la vostra missione? "Mio marito ed io fino a cinque anni fa facevamo una vita 'normale', avevamo il nostro lavoro, ma già eravamo volontari in un canile della zona. Inoltre, abitavamo in un centro abitato e in quel periodo avevo iniziato a portarmi a casa alcuni cani da accudire e, purtroppo, la situazione stava diventando insostenibile; così con mio marito abbiamo deciso di cercare un luogo più adatto ai cani e di dedicare le nostre vite interamente a loro. Rocca in quel momento ci è sembrato il luogo ideale per il nostro nuovo progetto.

Siamo arrivati qui con un centinaio di cani e all'inizio è stato davvero difficile. La nostra missione quindi è aiutare quei cani in difficoltà, compatibilmente con le nostre risorse, restituendogli la dignità che gli è stata portata via". Come vi mantenete? "Noi non abbiamo aiuti economici dal Comune o dalla Regione. Inoltre, ci tengo a precisare che qui scopo di lucro non ce n'è. Il principio fondamentale di Rocca non è 'chiedere la carità'; mio marito ed io abbiamo iniziato questo progetto con le nostre poche risorse e siamo abituati a fare quello che possiamo. Diciamo che per il momento non ci manca niente, perché ci diamo molto da fare...organizziamo piccole feste tra soci per raccogliere fondi, per poi utilizzarli per acquistare antiparassitari, pappe, vaccini ecc.. Le persone che conoscono la serietà della nostra associazione, quando abbiamo bisogno di qualcosa, non si tirano mai indietro, anzi sono sempre ben disposti ad aiutarci". Come fate a "scegliere" chi ha più bisogno? "Rocca all'inizio era nata per i 'vecchietti', ovvero per quei cani che difficilmente avrebbero trovato una nuova famiglia; poi però la vita ti mette davanti a delle scelte e se vedi che un altro cane ha più bisogno perché malato, ti prendi cura di lui... il 'vecchietto' magari riuscirà ad avere un'altra sistemazione. È brutto da dire, ma prendiamo i peggiori. Secondo alcuni può essere una scelta sbagliata, però come ho già detto prima - la nostra missione è quella di aiutare i cani in difficoltà, restituendogli una nuova dignità. Per noi è importante che questi animali abbiano una dignità, proprio come le persone. Qui hanno tutto per poter ricominciare. I nostri cani sono felici, tutti vaccinati e sterilizzati". Come fate, invece, a scegliere la nuova famiglia? "Chi prende un cane in adozione da noi deve avere la possibilità di poter stare anche in casa, deve diventare un membro della famiglia. Noi facciamo controlli prima, durante e dopo l'adozione (anche a sorpresa) e, se vediamo che il cane non viene trattato secondo le nostre condizioni, ce lo riportiamo al rifugio. Solo il primo anno abbiamo fatto più di 300 adozio-

Maria Antonietta Dalla Valle

ROCCA DE' GIORGI

70 "ospiti" e pochi volontari: la rocca degli angeli

ni. Il rifugio lo consideriamo come un passaggio; la finalità vorremmo fosse sempre l'adozione, ma devono andare a stare meglio questi cani, altrimenti rimangono qui". Attualmente quanti "ospiti" avete? "Circa una settantina... potremmo tranquillamente arrivare a 100, ma negli ultimi anni, con grandi sacrifici, abbiamo rifatto una parte del rifugio (a norma ASL) e quindi, per il momento, abbiamo ridotto il numero di ospiti per questioni pratiche". Come riuscite a farvi conoscere? "Principalmente tramite Facebook. Anche tramite il passaparola". Antonella cosa consiglierebbe a chi volesse adottare un cane? "Il cane deve essere un membro della famiglia, per cui deve avere le stesse opportunità. Se si va in ferie, bisogna portarlo con sé, in strutture adatte, e non abbandonarlo o lascialo a sconosciuti. Il cane bisogna volerlo, non è giusto prenderlo per poi, quando ci si stufa o ci si rende conto che non si è in grado di gestirlo, abbandonarlo. Qualora ci si rendesse conto di non riuscire a gestire un cane, piuttosto di abbandonarlo, ci sono associazioni serie, proprio come la Rocca, a cui chiedere consiglio!". Collaborate con qualche altra associazione? "Sì, collaboriamo principalmente con la LAV (Lega Anti Vivisezione) e con CercaPadrone, e altre associazioni". Avete mai pensato di coinvolgere qualche scuola o università per farvi aiutare? "Direttamente no, però tramite i veterinari ci è capitato di incontrare studenti di veterinaria e proporgli di venire a fare volontariato da noi, ma sembra quasi non si vogliano 'sporcare le mani'. Noi saremmo ben felici di accoglierli e di insegnargli quello che sappiamo, ma loro devono essere davvero motivati".


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il Ponte della Becca: simbolo di disagio della viabilità in Oltrepo

"Troppi hanno promesso soldi che non esistono" Di Silvia Cipriano

Il Ponte della Becca non è soltanto un simbolo storico che, attraversato dalla s.s. 617 Bronese, collega l'Oltrepo Pavese orientale con la città di Pavia, ma sta diventando l'ennesimo simbolo di un'opera pubblica che, ormai obsoleta, non riesce ad ottenere i fondi pubblici necessari per il suo rifacimento. I tecnici sostengono che costerebbe di più smantellarlo e costruirne uno nuovo, ma nessun progetto è ancora stato presentato. A febbraio, i Sindaci dei comuni interessati si sono riuniti in un corteo pacifico, al fine di "smuovere gli animi" delle cariche politiche più alte. Alla protesta hanno partecipato amministratori, rappresentanti di enti e associazioni e, soprattutto, i cittadini. Sono passati quattro mesi e ancora tutto tace... Dobbiamo insistere se vogliamo "riscrivere" il destino di questo ponte e, soprattutto, dei cittadini che ogni giorno lo attraversano per andare a lavorare, a studiare, a fare shopping, a curarsi ecc.. Abbiamo voluto ascoltare il parere di alcuni Sindaci dei comuni interessati, ponendogli domande in merito; hanno risposto con grande interesse e cortesia, poiché il Ponte della Becca per loro rappresenta una problematica di grande rilevanza e gli sforzi che stanno compiendo sono notevoli.

Claudio Segni

Pierangelo Lazzari

Come amministratori locali vi siete attivati con ogni mezzo per riaccendere l'attenzione sul Ponte della Becca, a vostro parere e concretamente i soldi per costruire un nuovo ponte arriveranno? Il Sindaco di Rea Po, Claudio Segni, dice: "Abbiamo fatto di tutto per mantenere alta l'attenzione! Qualche mese fa abbiamo partecipato con gli altri comuni della zona alle varie iniziative; al di là delle promesse fatte in quell'occasione, tuttavia non abbiamo visto quel grande interesse da parte della Regione e dello Stato. Possiamo capire il momento di carenza di fondi, però l'interesse sembra svanire sempre di più". Anche Pierangelo Lazzari e Stefano Lucato, rispettivamente Sindaco di Verrua Po e Sindaco di Casanova Lonati, sostengono la necessità di ricostruire il Ponte della Becca e quindi la necessità di istituire dei fondi. Più tecnica è la risposta del Sindaco di Campospinoso, Paolo Fasani, il quale ci ha detto che fino a quando l'opera non verrà inserita in un atto di programmazione regionale o nazionale, i soldi non ne arriveranno mai! La Regione Lombardia ha istituito da anni il "piano strategico della viabilità regionale"; dentro questo piano ci sono una sessantina di progetti, ma quello del Ponte della Becca non c'è. Quando arrivano i soldi allo Stato, questi fondi saranno destinati ai progetti inseriti nel piano strategico della viabilità regionale. Se questi soldi non arrivano, al di là delle proteste e delle manifestazioni, cosa potreste fare di eclatante e clamoroso per forzare la mano? Segni afferma che: "Oltre a quello che abbiamo fatto fino ad ora non saprei proprio cos'altro fare". Il disagio che stanno vivendo - che sta vivendo l'Oltrepò - è sotto gli occhi di tutti. Al di là delle

Stefano Lucato

buone intenzioni, la situazione non sembra essersi sbloccata. Allo stesso modo, Fasani dice: "Attirare l'attenzione va bene, però ci sono responsabilità più grandi che dipendono dalla Regione e dallo Stato. Noi come Sindaci riusciamo fare ben poco; unitamente alle altre forze politiche ed economiche possiamo continuare ad insistere e a farci sentire!". Lucato: "Noi ci attiviamo compatti con il gruppo promotore, presieduto dal Sindaco di Mezzanino". Per i suoi concittadini, qual è il problema più rilevante che devono affrontare legato al Ponte della Becca? Segni: "Devo dire che noi, rispetto a Mezzanino per esempio, utilizziamo come alternativa il ponte di Bressana. Tuttavia, quando il Ponte della Becca viene chiuso o diventa inagibile, la viabilità converge tutta verso Bressana. Non è accettabile una situazione del genere per fare 20 km". Lazzari: "Questo ponte deve essere rifatto, perchè non ha più una portata adatta alla viabilità attuale". Fasani: "Finché rimane così, diciamo che la situazione è abbastanza tollerabile... da circa un anno ha ripreso il servizio dei pullman di linea. Tuttavia non va dimenticato che, non potendo transitare nè i pullman turistici nè gli autocarri, questo rappresenta un grosso danno all'economia del territorio. Ormai sono pochi coloro che decidono di investire in un'attività da queste parti...". Lucato: "Il problema è il disagio continuo. I costi di trasporto per le aziende aumentano e i nuovi insediamenti sono sempre di meno. Il problema non è solo per chi deve raggiungere Pavia, ma anche per quelli che vorrebbero investire in attività nuove". Al Sindaco di Stradella Piergiorgio Maggi chiediamo se è positivo oppure scettico sull'arrivo dei fondi necessari alla ricostruzione del ponte: "Troppi hanno promesso soldi che non esistono. Sarebbe sufficiente che Regione Lombardia finanziasse il progetto esecutivo. Poi se come sembra la statale 617 Bronese passerà all'Anas, il discorso del nuovo ponte avrebbe discrete possibilità di concretizzarsi". Nel caso questo soldi non arrivassero Voi Sindaci cosa potreste fare? "Poco. Ma entro questa primavera si vota. Ognuno di noi all'interno dei partiti di riferimento saprà chi scegliere come esponente più adatto a risolver questo problema". Il Sindaco di Mezzanino Gianluigi Zoppetti è stato uno dei promotori del Gruppo di lavoro permanente "Nuovo Ponte della Becca" composto da sindaci,


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sta domanda. Le notizie che conosco sono quelle che ho appreso dai giornali della disponibilità da parte del Governo a sborsare metà della cifra necessaria alla realizzazione del nuovo ponte della Becca. L'altra metà doveva essere trovata dalla Regione Lombardia. So bene che nel Piano per la Lombardia non è stata prevista alcuna risorsa per il nuovo ponte così come ha confermato l'Assessore Regionale alle Infrastrutture e alla Mobilità in una risposta ad una interrogazione del consigliere regionale Villani prospettando una disponibilità massima di € 500.000 per un progetto di fattibilità. Occorre inoltre tenere presente che a breve Provincia di pavia, Regione Lombardia e ANAS procederanno per la istituzione della nuova Agenzia per la gestione delle ex strade statali come la SP 617 conseguentemente anche il ponte della Becca passerebbe così in gestione alla nuova Agenzia. Senza contare poi che siamo in un

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Ascom, Confindustria, Confagricoltori, Codiretti, Copagri, Associazioni no profit e Comitati cittadini e sin da subito ha espresso la necessità di far diventare il Ponte Becca un problema nazionale e non solo locale, con l'obbiettivo incalzare la parte politica pavese, informare i media e sensibilizzare l'opinione pubblica sulla necessità della realizzazione del nuovo Ponte della Becca. Sindaco ci sono delle novità in riferimento al Ponte della Becca o al momento tutto tace? "Al momento non abbiamo riscontro alla nostra richiesta di una audizione alla V Commissione Regionale...". Secondo il suo sentore questi soldi per un nuovo ponte arriveranno? "Non ho elementi per rispondere a que-

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Paolo Fasani

Piergiorgio Maggi

momento delicato della politica con la possibilità ventilata delle elezioni anticipate che rimanderebbero le decisioni a data da destinarsi". Vi siete dati come Gruppo di Lavoro "una scadenza" entro la quale esigere una risposta in merito? "Il Gruppo Di Lavoro si era dato un obiettivo che sarà fissato al momento dell'audizione in Commissione". I disagi legati al ponte della Becca sono molteplici, per gli abitanti del suo comune quali sono i problemi più gravosi che devono affrontare quotidianamente? "I disagi dei mezzaninesi sono da accumunare a quelli degli abitanti dei Comuni che gravitano attorno al Ponte della Becca. Fra poco inizieranno i lavori per la messa in sicurezza del ponte che dureranno per parecchio tempo con conseguenti notevoli

Gianluigi Zoppetti

disagi in ordine di tempo e di soldi impegnati per l'attraversamento del medesimo senza contare degli imprevisti dovuti ai tanti mezzi pesanti che arrivano in prossimità dei muretti che delimitano la sagoma degli automezzi e per invertire la marcia si inventano difficili manovre bloccando così la regolare circolazione. Allo stesso tempo anche i mezzi pesanti subiscono dei danni notevoli poichè continuamente costretti a delle deviazioni dovute alla chiusura del ponte. Bisogna inoltre aggiungere che data la vetustà della infrastruttura ultracentenaria c'è sempre la possibilità che il ponte possa essere chiuso totalmente alla circolazione o per piene del fiume o per problemi derivanti dalla infrastruttura stessa che costringerebbero i miei concittadini a delle pesanti e onerose deviazioni in ordine di tempo e di danaro per il ponte di Bressana Bottarone o per la Spessa".


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"Furbetti della tartufaia": aria di cambiamento?

"Siamo bravi cercatori ma non siamo stati altrettanto bravi nel tempo a pubblicizzarlo" Di Agata Alba Sanzioni più salate per chi trasgredisce e novità legislative: dal primo gennaio 2017, è entrata in vigore la nuova Normativa Fiscale (Legge 122 del 07 luglio 2016, Art. 29) - Ritenuta sui compensi corrisposti ai raccoglitori occasionali di tartufi. A breve, secondo il calendario approvato dalla regione Lombardia il prossimo 15 giugno, si riaprirà la libera raccolta

del tartufo nero estivo ma non è raro trovare tracce di incursioni fuori calendario da parte dei furbetti della tartufaia. Molteplici le criticità legate a questo tipo di passione, molto diffusa in Oltrepo, che per alcuni è strettamente collegata al ritorno economico spesso legato a doppio filo al commercio in nero, i controlli sul territorio, le sanzioni da comminare ai trasgressori, la protezione del prodotto spontaneo e non ultima la questione dell’origine. Abbiamo posto alcune domande per tentare chiarire meglio qualche punto al presidente e al vice presidente dell' A.R.T.O.P. – Associazione Ricercatori Tartufi Oltrepo Pavese. Invernizzi intanto da dove nasce questa vostra passione? "Dalla passione per la natura e i cani, sono poi un fervido sostenitore della libera ricerca che da valore a questa passione". Dello stesso parere anche il vice presidente, Antonio Moroni, appassionato cercatore di tartufi da decenni. Quel è la vostra posizione, intendo come associazione, contro chi trasgredisce i calendari? "Ci battiamo da sempre contro questa mentalità che ha radici antiche. Noi, come anche altre associazioni, sosteniamo il rispetto dei calendari anche a difesa del territorio e soprattutto del tartufo per il quale il riposo biologico è necessario. E’ giusto che ci sia la chiusura totale della raccolta dalla fine di Agosto al 14 Settembre per evitare la raccolta prematura dei fioroni, sia dei bianchi che dei neri, che sarebbe utile far decomporre in loco rispettando il ciclo biologico atto al proliferare delle nuove generazioni altrimenti compromessa. Tra l’altro il fiorone se non consumato nell’immediatezza va a male. Chi raccoglie fuori dai calendari compromette la passione sua e di tutti gli altri. Noi come associazione, sensibilizziamo gli associati al rispetto del calendario a beneficio di tutti e soprattutto di coloro che lo rispettano. Il bracconiere, purtroppo sebbene consapevole delle sanzioni, sbagliando, spesso anche solo per pochi euro rischia". Chi vigila ? "Guardie venatorie, guardia forestale e perfino i vigili secondo la legge in vigore in materia sarebbero abilitati al controllo. Ribadiamo comunque che per legge: la raccolta e consentita nell'arco delle ventiquattro ore giornaliere e solo nei periodi stabiliti dai calendari di raccolta; la stessa ricerca deve essere effettuata con l'ausilio del cane a ciò addestrato e che lo scavo con il vanghetto o la zappetta deve avvenire solo dopo il rinvenimento del tartufo da parte del cane, limitandosi al punto ove lo stesso lo abbia iniziato ed è obbligatorio riempire, con il terriccio asportato, le buche create dall'estrazione dei tartufi per non compromettere la sopravvivenza della tartufaia".

Dino Invernizzi

Antonio Moroni

Come Artop, promuovete eventi di sensibilizzazione e/o formazione per gli iscritti e non? "L’associazione, collabora con vari Enti (Regione Lombardia, Amministrazione Provinciale, Comuni, Comunità Montana) per promuovere la conoscenza e la divulgazione dei tartufi dell'Oltrepò, attraverso il proprio sito web http://www.artopoltrepo.it ed organizzando Fiere e Mostre sui tartufi; segue i propri associati che ne fanno richiesta nel percorso per il conseguimento del tesserino di idoneità rilasciato dalla Regione Lombardia, fornisce supporto didattico ed in passato ha già organizzato iniziative mirate all’aggiornamento micologico e normativo per le guardie forestali e le guardie ecologiche volontarie, avvalendosi anche di esperti. Inoltre, cerca di sensibilizzare gli eventuali acquirenti mettendoli in guardia sulla qualità del prodotto che fuori dal calendario risulta immaturo e raccolto a seguito di zappature che ne pregiudicano anche il sapore. Ci stiamo poi muovendo per cercare di raggiungere ed “educare” tutti i tartufai del territorio alla tutela ambientale e sulla fiscalità legate al prodotto". Moroni i territori "Vittadiniani" dell'Oltrepò Pavese sono storicamente avocati al Tuber magnatum pico o tartufo bianco pregiato, ma lo stesso viene venduto nella fiera mondiale ad Alba come tartufo autoctono. Non esiste, quindi, alcuna tracciabilità di questo prodotto? "Sì, purtroppo per ora è così ma in Parlamento sono in atto delle audizioni alla sezione agricoltura della camera nelle quali si disquisirà anche di questo sensibile passaggio ad opera della FNATI che è la Federazione Nazionale Associazioni Tartufai Italiani di cui anche noi siamo soci e che si pone come interlocutore con il Governo per tutte le questioni che riguardano sia la ricerca del tartufo sia le leggi che la disciplinano, producendo studi e proposte tese al mantenimento della libera ricerca in Italia nonché alle modifiche della Legge 752/85 (la normativa quadro che disciplina la materia)". Come mai secondo lei non esiste una denominazione di origine a tutela del "tartufo locale?" "Nella nostra zona sono presenti tutte le 9 varietà ammesse al commercio e consumo (legge 752/1985). Siamo bravi cercatori ma non siamo stati altrettanto bravi nel tempo a pubblicizzarlo a dovere malgrado nel nostro piccolo partecipiamo anche ad alcuni eventi mirati ma è ancora troppo poco. Confidiamo sempre nel buonsenso di chi valuterà in Parlamento".

Nella scorsa stagione si è letto su alcuni quotidiani di alcune presunte minacce più o meno velate, fra "tartufai rivali", qual è stata la posizione della vostra associazione. Tra tartufai c’è parecchio antagonismo? Moroni: "Il tartufaio è molto geloso dei posti dove è solito trovarli e malgrado la libera ricerca quando vede un altro che approfitta degli stessi posti, frutto magari di tante sue precedenti ricerche, si infastidisce. Come associazione cerchiamo quando capita di stemperare gli animi, facendo valere il criterio

della libera ricerca ma sempre nel rispetto del lavoro altrui". Invernizzi il tartufaio che vende il frutto della sua cerca non è soggetto all'obbligo di rilasciare ricevuta? "A partire dal primo gennaio 2017, è entrata in vigore la nuova Normativa Fiscale (Legge 122 del 07 luglio 2016, Art. 29) - Ritenuta sui compensi corrisposti ai raccoglitori occasionali di tartufi. Su questo argomento abbiamo ampliamente parlato anche durante l’ultima assemblea soci dove era presente un tributarista per chiarire bene gli aspetti fiscali". Esistono tartufaie coltivate e tartufaie controllate, che sono tartufaie naturali delimitate e curate da soggetti che non per forza coincidono con gli effettivi proprietari dei terreni, spesso demaniali, alle quali si può accedere dietro apposita richiesta e pagando una quota ai "gestori". Quali le ripercussioni sulla libera ricerca? Dino Invernizzi : "Esiste una certa spinta politica all’ approvazione di una legge entro la fine della legislatura. Tra le tante cose, estenda la possibilità di tartufaie controllate illimitate con l’assimilazione dell’attività di conduzione della tartufaia controllata o coltivata all'attività agricola ma un eccessivo sviluppo delle controllate va a scapito della libera ricerca, non ultimo, perché la filiera del bianco dipende dalla libera ricerca e dal suo rispetto". Mi diceva, però, che i rappresentanti di FNATI, insieme ad altre organizzazioni, si sono recati a Roma presso la Commissione Agricoltura, nell’ambito dell’esame del testo unificato sulla Proposta di Piano Nazionale Filiera del Tartufo. Quali modifiche al testo hanno proposto? "Il documento di sintesi che è stato redatto, raccoglie tutti i punti e le problematiche legate al mondo del tartufo tra cui, appunto, anche: la protezione di un prodotto spontaneo, ma hanno sottolineato che il documento, così come presentato, è inadeguato a risolvere i problemi del settore, rischiando addirittura di introdurne di nuovi. Le osservazioni hanno riguardato parecchi punti e fra questi, appunto, l’introduzione di un limite massimo ai riconoscimenti di tartufaie controllate in base alla superficie tartufigena comunale. Su questo punto però, noi siamo in disaccordo, perché c’è il rischio che si venga a creare una compartimentazione della raccolta a livello comunale/provinciale, con la perdita del principio di libera ricerca del tartufo oltre alla concentrazione delle tartufaie nelle mani di pochi proprietari".


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sentieri della comunità montana: una guida snobbata dalle amministrazioni

Di Pierluigi Feltri L'ex vice sindaco di Santa Margherita Staffora, Maria Antonietta Leva, si è recentemente sfogata per le condizioni in cui versano i sentieri nel territorio della Comunità Montana. Ha dichiarato di essersi smarrita per tre volte nei dintorni del Brallo e di aver dovuto rinunciare ad altrettante passeggiate con alcuni amici, poiché le segnalazioni sui sentieri sono incomplete, e non rendono possibile completare un percorso. Tutto questo è aggravato dal fatto che la Comunità Montana ha percepito un finanziamento milionario per la sistemazione della sentieristica, anche con la posa di nuove segnaletiche. Giorgio Macellari, editore e grande conoscitore del territorio, le ha risposto ironicamente che l'unico modo per non perdersi è fare uso di una guida. Come quella scritta da Gianni Portinari e pubblicata dalla sua casa editrice. Peccato sia stata totalmente snobbata tutte le istituzioni… Come le è venuta l’idea di pubblicare una guida ai sentieri dell’Oltrepò? "Siamo partiti dalla considerazione che mancava una pubblicazione sull’Oltrepo adatta a tutti gli appassionati di mountain bike, di camminate, o per coloro che vanno a cavallo. Allora abbiamo creato una rete di percorsi, grazie a Gianni Portinari che ha raccolto tutto il lavoro che aveva fatto in sei, sette anni: percorsi, fotografie, studi. Lui gira molto spesso con la sua mountain bike, e conosce veramente bene tutto il territorio. In questo modo è nato 'Oltre i sentieri'. Questa guida è stata accolta molto bene dagli appassionati, ed è diventata poi una collana. Parallelamente abbiamo sviluppato anche una cartina dell’Oltrepo molto particolareggiata". Come è stata accolta dalle istituzioni? "Quando abbiamo iniziato a progettare questa idea, sono andato, in ordine sparso, alla Comunità Montana, al Gal e all’Assessorato al turismo della Provincia. Sia ben chiaro: non sono andato a chiedere un finanziamento. Anche perché non avrebbero potuto concedermelo, anche volendo. I soldi si danno alle associazioni, non ai privati. Non sono andato a chiedere soldi: sono andato a dire, semplicemente: 'Guardate, io farò questa guida. Se la cosa vi interessa, magari potete darci una mano nel promuoverla. Volete metterci il vostro logo, come istituzione?' Naturalmente gratis, si intende. Ma la risposta è stata... nulla". Come è possibile? Cosa le hanno risposto di preciso? "In Comunità Montana mi hanno detto che stavano facendo qualcosa per conto loro. Ma non ho ancora visto niente. All’Assessorato provinciale al turismo mi hanno detto che anche loro stavano facendo le loro cose (era qualche tempo prima di Expo), e non erano interessati ad altro. Della serie: chi mi ama, mi segua. E io ho detto: va bene, grazie. Però poi, quando è uscita la guida, ho ricevuto una mail dalla segreteria dell’Assessorato. In questa mail mi si diceva che erano dispiaciuti per non aver saputo di questa idea. Peccato che io fossi andato da loro proprio per presentarla! Ho risposto, con educazione, che probabilmente non ero stato sufficientemente chiaro. Allora, molto gentilmente, sempre attraverso

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"In Comunità Montana mi hanno detto che stavano facendo qualcosa per conto loro"

Giorgio Macellari

la segreteria, abbiamo fissato un nuovo appuntamento. Erano curiosi di vedere la guida, ormai realizzata. Siamo andati a Pavia, io e Portinari, andiamo, ci siamo detti, tanto il lavoro ormai l’abbiamo fatto. Per cortesia istituzionale… Abbiamo ricevuto tanti elogi: 'Che bella! Adesso la mettiamo sul sito della Provincia, con tutti i collegamenti, i link'… Ebbene, ad oggi, ancora il nulla. Io capisco che un Assessorato al turismo debba, come dire, prendere in considerazione tutta la provincia… ma l'Oltrepo Pavese ne è una parte importante". Perché la politica non vede l’importanza di valorizzare la sentieristica, anche a fini turistici? "Sono convinto che non sia affatto facile fare l’amministratore. Non ho mai fatto il politico: mi sono sempre interessato come cittadino di politica, ma non ho mai ricoperto cariche pubbliche. Mi sembra, però, di capire che ci siano delle dinamiche a volta un po' strane, che talvolta prescindono anche dalle volontà dei singoli politici. Questo vale per tutti, voglio essere anche ecumenico. Però penso che un politico debba osare, pensare in grande sempre e comunque. Anche con zero risorse. Persino il sindaco di un piccolo paesino deve pensare in grande, che non significa ovviamente non fare i conti con quelle che sono le risorse. Se tu vuoi veramente fare politica con la 'P' maiuscola devi pensare in grande, non devi solo pensare ad asfaltare le strade, che vanno asfaltate (che poi, in Oltrepò, nemmeno quello), devi pensare a cercare di valorizzare il territorio, sempre e comunque". Cosa pensa della vicenda che ha coinvolto Maria Antonietta Leva, ex vicesindaco di Santa Margherita Staffora (ora consigliere)? "È il 'Supplizio di Tantalo'… nel senso che la Comunità Montana ha ricevuto dei finanziamenti per fare dei lavori in questo settore. Poi che li abbia fatti, o

che non li abbia fatti, non spetta a me giudicare. Ci sono degli organi di controllo e questi devono giudicare. Ma è chiaro che se tu hai a disposizione un territorio bellissimo, devi creare a tutti i livelli le infrastrutture perché i cittadini della zona e i turisti che vengono da fuori possano usufruirne, perché appunto uno rischia davvero di perdersi". Ma è possibile che in un’area svantaggiata come l’Oltrepo Montano debbano essere i privati a farsi carico della valorizzazione del territorio? Peraltro alcuni dei sentieri più frequentati sono stati “segnati” da un’associazione. Anche in questo caso senza l’intervento di alcun ente pubblico... Non faccio un discorso di giusto o sbagliato. Io, da piccolissimo imprenditore privato nel campo dell’editoria, faccio e progetto per come ritengo giusto, in funzione anche della valorizzazione del mio territorio. Perché il significato del mio lavoro sta anche in questo. Il problema vero è che qui in Oltrepò, e in genere in tutta la provincia di Pavia, certamente manca una regia a livello amministrativo". E la manutenzione ordinaria? "Molto spesso è chi va a camminare, o gli stessi biker, a fare della piccola manutenzione. Lo fanno sia per loro stessi, sia per gli altri. Magari liberano i sentieri dai rami che cadono dagli alberi, per esempio. Certo la manutenzione non è facile, ci vogliono delle risorse. Che però bisognerebbe razionalizzare". Qual è la ricetta per sistemare le cose? "Ci sono degli esempi di altre zone in Italia, senza andare quindi all’estero, dove le cose si fanno bene. Quello che penso, ed è quello che ho fatto personalmente nel mio settore, è che bisogna essere capaci di guardarsi un po' attorno, di girare in altre realtà, e di copiare le cose belle che fanno gli altri. Inserirle nel tuo contesto. Questo è quello che dovrebbero fare secondo me anche gli amministratori".


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LA RUBRICA PER GLI APPASSIONATI DELLA BUONA TAVOLA

Di Gabriella Draghi La strada si riempì di pomodori, mezzogiorno, estate ………….. il pomodoro, invade le cucine, entra per i pranzi, si siede riposato nelle credenze, …………….. Emana una luce propria, maestà benigna. ………… Pablo Neruda in questi versi, tratti dalla sua "Ode al pomodoro" ci dà una splendida immagine del pomodoro come protagonista sulle tavole dell’estate. Originario dell'America centro-meridionale, quando arrivò in Italia verso la metà del XVI secolo aveva un colore tendente al giallo, era più considerato una pianta ornamentale che una delizia culinaria e solo nella seconda metà del '700 si affermò come protagonista sulle tavole degli aristocratici nell’Italia centromeridionale. Con il passare degli anni furono realizzate le prime conserve e poi la fantasia degli Italiani ha valorizzato il prodotto rendendolo il principe della cucina mediterranea. Con le sue circa 4000 varietà, il pomodoro viene utilizzato in infinite preparazioni. Ricco di betacarotene, licopene e vitamina C e povero di calorie, è l'antiossidante per eccellenza e combatte i radicali liberi responsabili dell’invecchiamento delle cellule. Questo mese utilizziamo il pomodoro crudo in una semplice ricetta tipicamente estiva, di veloce preparazione ma molto ricca di sapore.

PPC TOWER Torretta di pomodori pane e cipolla Ingredienti per 4 persone: 2 pomodori di tipo San Marzano o Cuore di bue non troppo maturi 2 fette di pane integrale 1 cipollotto rosso alcune foglie di basilico sale poche gocce d’aceto bianco olio extravergine d’oliva Come si prepara: dopo averli lavati, dividiamo a metà i nostri pomodori, eliminiamo i semi, li tagliamo a dadini regolari e li mettiamo in una ciotola. Saliamo, uniamo qualche foglia di basilico spezzettata con le mani, qualche goccia d’aceto, un filo d’olio extravergine e mescoliamo. Mettiamo le fette di pane integrale ad abbrustolire leggermente in una padella antiaderente, le facciamo raffreddare e le tagliamo anche loro a tocchetti.

CUCINA

Cheap But Chic: piatti golosi e d'immagine al costo massimo di 3euro!

Gabriella Draghi Affettiamo il cipollotto a rondelle sottili. Ora uniamo i dadini di pane al pomodoro e mescoliamo delicatamente. Siamo pronti per creare la nostra torretta. Mettiamo un disco di metallo su un piatto da portata, adagiamo alcune cucchiaiate della nostra preparazione all’interno, premendola un poco alla sommità.


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la croce rossa stradellina a teatro con "moby dick"

Di Elisabetta Gallarati Recentemente presso il Teatro Sociale di Stradella, si è svolta l'opera teatrale "Moby Dick-La balena bianca", uno spettacolo di beneficenza, promosso dalla Croce Rossa di Stradella. L'Intervista si rivolge a Giuseppe Marino, psicologo di Stradella, che ha coordinato il progetto e scritto la sceneggiatura teatrale, ispirata al celebre romanzo "Moby Dick" (Herman Melville,1851) e che ha interpretato il ruolo del capitano Achab. Innanzitutto, da cosa è nata l’idea di un progetto teatrale in collaborazione con la croce rossa di Stradella? "L'idea di un progetto di teatro è nata per offrire una possibilità di crescita e parallelamente di svago ai ragazzi di Stradella e dintorni, un'occasione differente dalle opportunità canoniche che concede la zona. L'obiettivo era quello di creare un laboratorio esperienziale, per conoscere meglio se stessi e mettersi in relazione con gli altri. C'è molta formazione psicologica nel progetto e l'ossatura dell’attività si è basata soprattutto sull'educazione di quelle competenze trasversali (come ad esempio comunicazione, leadership, problem solving ecc..) che spesso vengono date per scontate e sono invece sempre più importanti all'interno di una società come la nostra. Il teatro si è rivelato un ottimo mezzo per intersecare divertimento e crescita personale, introspezione e dinamiche di gruppo". Quali altre associazioni (o compagnie teatrali) hanno collaborato alla realizzazione del progetto? "Croce Rossa Italiana ha supportato il progetto: gli obiettivi umanitari che persegue l'Associazione si riallacciano bene all’intento del teatro. Siamo stati anche aiutati da tanti colleghi e professionisti: in particolare tengo a ricordare la Compagnia Teatrale di Pavia 'Tra il Dito e la Luna', il loro entusiasmo e la loro passione hanno influenzato positivamente il nostro gruppo. E ancora, Francesca Cavicchioli, artista terapista laureatasi all'Accademia delle Belle Arti di Brera che ci ha proposto durante il percorso una splendida lezione di ricerca interiore tramite alcune tecniche ed esercizi creativi e stimolanti. Infine e prima di tutti, Domenico Pinardi, che ha realizzato i costumi e le scenografie e ha seguito interamente il percorso teatrale... è insomma da sempre, parte dell'equipaggio del Pequod". Quanto tempo è stato dedicato all'elaborazione dell'intero percorso teatrale e laboratoriale, che si nasconde, solitamente, dietro questo genere di Teatro? "Il progetto nasce nel Novembre 2016. Da lì fino a Gennaio abbiamo lavorato molto su noi stessi; come ho detto, l’intento principale dell’esperienza non era quella di portare in scena Moby Dick, ma di offrire ai ragazzi l’opportunità di uno spazio settimanale di crescita e confronto. Ho puntato molto sulla creazione di un clima coinvolgente e allo stesso tempo ricco di stimoli spendibili anche nella vita di tutti i giorni. La realizzazione effettiva della sceneggiatura ha richiesto più o meno 4 mesi, da Febbraio a Maggio, in cui comunque abbiamo sempre considerato primariamente l'aspetto ludico-didattico degli incontri".

SPETTACOLO

"L'idea è nata per offrire una possibilità di crescita e di svago ai ragazzi di Stradella"

Foto di M. Zambianchi e L. Salviati

La Rappresentazione di Moby Dick I ragazzi che ne fanno parte, avevano già avuto teatro, il pubblico sembrava coinvolto e anche colesperienze teatrali in passato? Fanno tutti parte pito dalla vostra interpretazione: vi potete considerare soddisfatti del vostro lavoro? del comitato di croce rossa di Stradella? "I ragazzi che hanno fatto parte del laboratorio di "Se al pubblico è piaciuto, siamo soddisfatti: la rapteatro sono giovani di Stradella e paesi limitrofi. Il presentazione a teatro aveva l'intento di trasportare gruppo è molto eterogeneo sia per età, che per sti- in scena quello stile di confronto e coinvolgimento le di vita. Non tutti, inoltre, sono volontari e fanno che ha caratterizzato l'intero progetto. Lo spettacolo parte del Comitato di Croce Rossa di Stradella; la era decisamente interattivo e l'esito positivo non era partecipazione al progetto era gratuita e aperta a così scontato. E invece sembra proprio che ci siamo riusciti! La morale è che quando un gruppo lavora chiunque fosse interessato. Questa formula ha arricchito in modo significativo bene, non solo raggiunge l'obiettivo, ma spesso lo gli incontri, permettendo di avere un gruppo di ra- supera di molto". gazzi molto diversi tra di loro. Impegnarsi sul con- Continuerete a recitare e a proporre nuovi spettafronto e sulla ricerca di metodi e strumenti comuni, coli a Stradella? relazionali e strategici, è stato molto interessante. "Proporremmo ancora un paio di volte la rappresenCredo che da questa esperienza portiamo a casa tut- tazione: il 22 Giugno saremo a San Donato Milaneti qualcosa di concreto e autentico. Per fare i nomi se. A Settembre probabilmente Moby Dick mostrerà dei partecipanti: Alessandro Goldin, Valerio Travini, per l’ultima volta la sua mascella deforme, la sua Patrick Averis, Andrea Fulgheri, Franco Panfili, An- fronte rugosa e la groppa crivellata di ramponi. Poi drea Genta, Mattia Grossi, Fabio Magrotti, Gerar- si inabisserà per sempre. do Innarella, Elisabetta Maria Sanguinetti, Jennifer Come qualsiasi libro, anche il romanzo di Moby Dick Guidolin, Giulia Aldeni, Marta Zambianchi, Federi- ha un inizio ed una fine. Credo che all'intero gruppo questo percorso lasci una particolare e nuova conca Tosca, Luca Salviati". Lei ha scritto la sceneggiatura teatrale, oltre ad sapevolezza e spero abbia contribuito alla crescita avere interpretato il ruolo del capitano Achab; personale di ogni singolo partecipante. Per il futuche cosa ci puoi dire di questo lavoro di adatta- ro? Non è detto che dalla libreria non faccia capomento teatrale di un'opera letteraria molto fa- lino un altro titolo da palcoscenico, ma attualmente mosa e amata, ma anche complessa: a cosa si è i ragazzi hanno ancora addosso il sapore della salsedine e soprattutto, la voglia di lavorare ancora su ispirato? "Moby Dick è un testo affascinante e molteplice. Ho se stessi". scelto di utilizzare per questo laboratorio il capolavoro di Melville perché credo si adatti a più chiavi di lettura e raggiunga le coscienze di molti. Provo a spiegarmi, in un'interpretazione semplice del testo, chiunque può cogliere la grinta e la risolutezza di un equipaggio che si lancia nella spietata caccia di un enorme mostro marino. In realtà, ci sono interpretazioni più profonde, in cui Moby Dick è il male che risiede dentro ognuno di noi; oppure l'idea che la balena bianca altro non sia che una delle tante sfaccettature che compongono l’uomo, una specie di alter ego da cui non ci si può scindere: pena è la morte dell’essere umano. La bellezza di questo racconto, a cui sono particolarmente affezionato, mi sembrava particolarmente vicina all'approfondimento del tema dell’introspezione individuale che ha accompagnati per l'intero laboratorio". Quali sono, infine, le considerazioni finali a questo Giuseppe Marino progetto? Lo spettacolo ha quasi gremito l'intero


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ARTE & CULTURA

DAL GUATEMALA A MORNICO LOSANA

"Vivo un vero rapporto di dipendenza dalla natura"

Elsie Wunderlich di

Gabriella Draghi

Elsie Wunderlich, pittrice e scultrice del Guatemala, vive e lavora nella capitale Città del Guatemala ma dal 2010 tutti gli anni trascorre alcune settimane a Mornico Losana in Oltrepo dove trova l'ispirazione per le sue opere dalla natura del nostro territorio. Abbiamo incontrato questa deliziosa bella signora dal sorriso radioso che infonde serenità per capire le ragioni del suo percorso artistico che parte da un paese caraibico e ad un certo punto approda tra le nostre splendide colline. Wunderlich, come mai nel 2010 ha deciso di visitare il nostro paese e in particolare Mornico Losana? "A Mornico Losana ho seguito dei corsi sulle tecniche di lavorazione del vetro perché all'epoca volevo fare una miscela tra bronzo e vetro per le mie sculture. Mi

avevano detto che in Italia si tenevano questi corsi e, cercando su internet, ho trovato che a Mornico Losana c'era un corso con le tecniche del maestro Narciso Quagliata. Mi sono iscritta, sono venuta in Italia, ho fatto il primo corso che mi affascinato moltissimo. A Mornico c'era il problema di dove alloggiare e mi hanno proposto una casetta in mezzo al bosco che per me è stata una scoperta. Mi sono trasferita lì per tutta la durata del corso e ho fatto amicizia con alcuni abitanti del posto che sono persone che mi hanno accolto con grande affetto". E quindi da allora tutti gli anni lei torna in questo piccolo paese dell’Oltrepò. Ha trovato qui l’ispirazione per i sui lavori? "Durante la mia vita d'artista, nella continua ricerca di nuovi paesaggi e di nuove prospettive della Natura, ho viaggiato in diversi paesi del mondo, dall'estremo Nord ai tropici e lungo le coste e da queste esperienze ho tratto ispirazioni diverse con una continua trasformazione ed evoluzione della mia espressione artistica. Posso dire senza alcun dubbio che Mornico Losana mi ha dato una meravigliosa e profonda nuova visione della mia arte, mi ha offerto con la sua ricchezza una costante ispirazione e i suoi panorami mi hanno procurato una grande quantità di emozioni. Attraverso la finestra della casa in cui ho soggiornato ho catturato l'intimità di queste visioni eteree… Pensando alle passeggiate quotidiane nel bosco, nei vigneti, sul sentiero romantico, sono rimasta impressionata dai colori che mi circondavano. Tutte le tona-

lità del giallo, arancione, rosso e le infinite sfumature del blu. Questi colori sono rimasti impressi nel mio cuore e nella mia anima al punto da creare una nuova produzione artistica nata in questo inimmaginabile borgo celestiale che è Mornico". Qual è il suo rapporto con la natura? "Io vivo un vero rapporto di dipendenza dalla natura. La natura è la mia salvezza, il mio luogo di rifugio. Quando creo l'opera cerco sempre un suggerimento nell’ambiente naturale. E' come se la natura mi parlasse e a quel punto io la devo solo ascoltare. Inizio a disegnare sulla carta tutto ciò che i sensi catturano. Poi torno in studio e rielaboro dati e sensazioni che fisso su tela con pastelli, olio o acrilico oppure trasformo tridimensionalmente in scultura con bronzo, resina e vetro". Ha fatto alcune mostre in Italia? "Sì, molte a Roma, Venezia, Pavia, Vigevano ma anche qui in Oltrepo nel Castello di Mornico e alla Certosa Cantù a Casteggio. Poi nel 2015 sono stata invitata alla Biennale di Venezia nel padiglione espositivo del mio paese per la scultura. Ora sono qui in questo periodo perché sono la Coordinatrice del Padiglione del Guatemala alla Biennale di Venezia che ha inaugurato il 12 maggio e proseguirà fino a novembre ed espongo tre mie sculture una delle quali si intitola 'abbraccio con la natura' che indica l'abbraccio fisico e spirituale con la natura". Che accoglienza hai trovato qui in Oltrepo? "Devo dire che ho trovato delle persone splendide che mi hanno dimostrato molto affetto, mi seguono nelle mostre pensi addirittura fino a Roma e Venezia e quindi torno molto volentieri a Mornico ogni anno e spero di trovare sempre nuove ispirazioni per le mie opere . Inoltre ho portato con i miei quadri un po’ di Oltrepò anche in Guatemala facendo conoscere anche la lo splendido paesaggio del vostro territorio.


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I Palinurus Elephas, gruppo indie pop rock di Varzi attivo dal 2012.

Di Christian Draghi Vengono dalle colline, dalla terra del salame, ma si identificano nell'aragosta, di cui hanno preso il nome scientifico per battezzare la loro band. I Palinurus Elephas sono varzesi doc che, proprio come l’aragosta, sperano di evolversi e abbandonare il loro guscio per crescere e girare l’Italia con la loro musica. Formatisi nel 2012, cresciuti in una cantina, hanno appena pubblicato il loro primo album, "Fame di Niente". Sono Fabio Bergamini (voce e chitarra), Andrea Matti (tastiere), Paolo Balzarini (basso) e Emanuele Dirotti (batteria). Della band, del disco e della scena musicale d’Oltrepò abbiamo parlato con Fabio Bergamini, voce e chitarra del quartetto. Fabio, raccontaci la vostra storia in poche righe… "I Palinurus Elephas sono un gruppo indie pop rock di Varzi attivo dal 2012. Come base abbiamo una cantina adibita a sala prove, umida, buia, più adatta alla stagionatura del salame che a comporre canzoni e, nonostante l’ambiente ostile, il 27 giugno 2014 abbiamo pubblicato il singolo 'Johnny Sigaro' che precede l’uscita dell’EP interamente autoprodotto 'Nostomania', pubblicato il 18 luglio 2014 in occasione del 'Meridiana Music Fest'.
 Il primo Ep contiene cinque tracce ed è stato registrato presso Free Studio Nazzano da Giacomo Lampugnani, suonato live in 40 date, permettendo al gruppo di aprire anche importanti band del panorama indipendente italiano. Il 18 aprile 2016 è poi uscito il primo videoclip per il singolo 'Adatta A Tutto' che ha chiuso il ciclo di 'Nostomania' e aperto le porte a nuove idee. Il presente è 'Fame Di Niente', nostro album d’esordio uscito il 5 aprile scorso". Che genere di musica suonate? Quali sono i vostri riferimenti? "E’ sempre difficile collocarsi in un genere musicale preciso, a maggior ragione quando come nel nostro caso i membri della band hanno anche influenze musicali diverse. Forse alternative rock è la definizione che più si addice al nostro genere. C’è un anima più legata al rock classico ispirata a gruppi come Nirvana, Metallica, Led Zeppelin, Pink Floyd, dall’altro lato un forte interesse verso il cantautorato, vedi De Andrè e De Gregori, e nuovi sviluppi del rock indi e alternative (Arctick Monkeys, Black Keys, Tame Impala, FASK, Ministri …)". Come si fa a uscire da una realtà piccola come Varzi? "Uscire da questa zona è presto diventata un esigenza. Per quanto vivere in collina e fuori dal caos della città offra dei vantaggi, gli sbocchi a livello musicale sono limitati per via dell’assenza dei locali. Per noi essenziali per poter sucire ‘dal guscio’ sono state le conoscenze dirette di gruppi coi quali abbiamo condiviso il palco". Dove vi esibite solitamente? "SpazioMusica di Pavia è sicuramente il locale al quale siamo più legati e nel quale abbiamo suonato più spesso. E’ su questo palco che abbiamo conosciuto altri gruppi che ci hanno poi permesso di uscire dalla provincia e di crescere a livello artistico. Tra questi non possiamo non citare i 'Giuradei'. Un altro locale per noi punto di riferimento è l’Irish Pub la Quercia di Salice Terme, dove a proposito suoneremo il 9 giugno". Palinurus Elephas... cosa simboleggia per voi questo nome che per chi viene dalla collina suona de-

MUSICA

"Abbiamo una cantina adibita a sala prove, più adatta alla stagionatura del salame"

I Palinurus Elephas cisamente… esotico? "Palinurus Elephas è il nome scientifico dell’aragosta mediterranea e in un certo senso ci sentiamo un po’ come lei: come l’aragosta non resiste tanto tempo al di fuori dell’acqua, noi non riusciamo allo stesso modo a privarci della nostra sala prove. Inoltre l’aragosta ha la possibilità di crescere, mutare cambiando il proprio guscio, pertanto possiamo imparare proprio da loro a rompere la nostra personale corazza per evolvere, migliorare e stare bene, anche se ciò comporta mettersi in gioco". Raccontaci come è nato questo album e di cosa parla. "Abbiamo registrato le 8 tracce che compongono ‘Fame di niente’ presso il Crono Sound Studio di Vimodrone sotto lo sguardo vigile di Simone Sproccati che ci ha seguito anche nella pre produzione. Il master è stato fatto in America, a Chicago, dal Carl Staff Mastering. Ad anticipare l’uscita dell’album i due singoli 'Testa Bassa' e 'Secondo Cervello'. 'Fame di niente' esprime la trasformazione di ciò che è superfluo e fine a se stesso in qualcosa di fondamentale di cui nutrirsi, fino ad essere l’unico sostentamento. I vizi che nascono come una momentanea fuga dalla realtà, evolvono in un bisogno morboso fino a divenire loro stessi la realtà". Come giudicate la scena musicale oltrepdana? In generale quali sono le problematiche più sentite a cui si va incontro facendo musica da queste parti?

"E’un periodo difficile per chi propone musica inedita, non c’è solo la crisi ma anche un mutamento nei gusti dell’ascoltatore, di conseguenza i locali che fanno musica dal vivo con regolarità si contano sulle dita di una mano. Nonostante ciò alcuni progetti musicali nostrani sono davvero interessanti e apprezzati sia a livello nazionale e internazionale". Qual è la vostra ambizione e quale il vostro sogno nel cassetto? "Le nostre principali ambizioni al momento sono quelle di poter suonare con una buona regolarità riuscendo a calcare anche qualche palco importate e di arrivare a girare l’Italia facendo la nostra musica".


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MALATTIE DELL'APPARATO RESPIRATORIO: PARLA LO SPECIALISTA

di

Giacomo Braghieri

Generalmente pensiamo di essere in contatto con il mondo attraverso la vista, l'udito od il tatto, poche volte si riflette sul fatto che esponiamo all'aria che respiriamo una superfice polmonare (alveolare) che va dai 100 ai 150 metri quadrati a riposo. Se è vero che siamo ciò che mangiamo è pur vero che siamo anche ciò che respiriamo solo che spesso non vediamo e non sentiamo quello che l'aria contiene: in alcuni casi veleni alla lunga mortali. Ne parliamo con il Dottor Pierluigi Colombi, medico chirurgo con specializzazioni in Tisiologia e Malattie dell'Apparato Respiratorio e Malattie Infettive. Vanta un'attività ospedaliera ultratrentennale in Medicina con responsabilità di Struttura semplice in Fisiopatologia Respiratoria e Ventilazione meccanica non invasiva. Colombi è profondamente legato al territorio, la sua famiglia è, infatti, originaria della frazione Carro di Varzi. Dopo la laurea e la specializzazione, Pierluigi Colombi ha iniziato la sua attività di medico proprio nell'ospedale di Varzi dove è entrato in servizio nel 1976. In Oltrepo, oltre al fumo di sigaretta, abbiamo avuto il dramma dell'amianto, potrebbe illustrarci in termini statistica medica cosa è accaduto e cosa ci dovremo aspettare nei prossimi anni? "Il fumo di sigaretta è un problema comune a tutti i paesi sviluppati e ancor più ai sottosviluppati, dove purtroppo il tabagismo è in aumento, mentre è in lieve diminuzione nei primi. I danni provocati dal fumo sono noti a tutti, ma non guasta ricordare i principali che sono il tumore del polmone e la BPCO (bronchite cronica ed enfisema polmonare che portano all'insufficienza respiratoria). L'uso dell'amianto nell'edilizia e non solo, la produzione dei materiali stessi in Oltrepo ha causato molti casi di mesotelioma pleurico dovuti all'inalazione delle fibre di asbesto. Si teme purtroppo che i casi di patologia da asbesto possano ancora aumentare poiché la patogenesi è molto lunga. Proprio il 31 maggio si è celebrata la giornata 'senza fumo' e dalle statistiche pubblicate risulta che il vizio del fumo è in diminuzione negli uomini, mentre si conferma un aumento nelle donne(che poi faranno più fatica a smettere)". È stato dimostrato che l'inquinamento dell'aria dovuto alla combustione di derivati del petrolio abbassa la qualità della salute nella popolazione esposta, sono differenti le patologie che insorgono nell'adulto e nei bambini?

"La mucosa respiratoria nella popolazione pediatrica è molto più sensibile per cui i danni da polveri sottili sono più frequenti e dannose nei bambini, con frequenti episodi bronchitici e maggior sensibilizzazione ai più diversi allergeni. Il che significa che negli anni futuri ci saranno più possibilità di diventare allergici con rischi pertanto di patologie respiratorie quali l'asma bronchiale e più avanti negli anni la BPCO". Ci spiega perchè la capacità di ventilazione è legata al funzionamento dell'apparato cardiocircolatorio? "Il sistema cuore-polmoni lavora in simbiosi per cui per ossigenare il sangue ci vuole una pompa efficiente. E' il cuore che pompa il sangue nei polmoni dove avviene lo scambio ossigeno/anidride carbonica, per cui se il cuore fa fatica anche l'ossigenazione ne risente". Come si mantiene efficiente l'apparato respiratorio? "Con un regime di vita salutare e cercando di respirare aria non inquinata. Evitare perciò fumo passivo e per quel che si può aree del territorio ad alta concentrazione industriale". È sensato fare jogging nelle ore di punta per il traffico? "Direi proprio di no". Portare i bambini a respirare "aria buona" nel fine settimana è utile? "Se non si può fare tutta la settimana, sfruttiamo almeno il week-end". Come ci si deve orientare con i farmaci da banco od automedicazione per curare una tosse? "I farmaci sono dei tipi più svariati. Di solito per i problemi più comuni funzionano. Diciamo che si fanno delle prove, però se compare escreato giallastro e/o febbre o febbricola non bisogna perdere tempo prezioso e rivolgersi al medico". Quando una tosse ci deve spingere ad una visita medica? "La tosse è un disturbo comune, può essere causata da vari fattori, ma comunque se persiste oltre una settimana è meglio approfondire dallo Specialista". Fra i suoi pazienti ci sono i soggetti asmatici, secondo la sua esperienza, quali sono gli errori più comuni in termini di prevenzione ed accesso ai farmaci che commettono? "Gli asmatici quando non hanno i sintomi della dispnea pensano di essere guariti e pertanto non assumono la terapia prescritta rischiando pericolose crisi. D'altro canto altri eccedono nelle somministrazioni andando incontro a tremori tachicardie, candidiasi orofaringee".

SALUTE

"Si teme che i casi di patologia da asbesto possano aumentare poiché la patogenesi è molto lunga"

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Oltre al raffreddore e all'influenza quali sono le malattie più comuni e/o pericolose che si trasmettono per via area? "Moltissime delle paPierluigi Colombi tologie ad eziologia virale si trasmettono per via aerea o con le goccioline della tosse, oltre appunto al raffreddore ed influenza (vedi i più comuni esantemi infantili). Non bisogna comunque dimenticare il meningococco che è però una malattia batterica". Oltre all'asbestosi, in Oltrepo ci sono evidenze epidemiologiche di altre malattie dell'apparato respiratorio legate al lavoro che si svolge? "La prima che mi viene in mente è il polmone del contadino o farmer's lung: è una malattia dovuta all'inalazione delle spore del fieno umido (da non confondersi con le allergie) che dà dispnea acuta e febbre molto elevata". Come Pneumologo si confronta sia con i vaccini, ad esempio quello per pertosse, sia con i farmaci omeopatici e naturali, alla luce delle polemiche e dei fatti tragici attuali ci dice cosa ne pensa? "Io penso che i vaccini sono stati una delle scoperte più rivoluzionarie della Medicina che hanno permesso l'eradicazione di malattie che facevano milioni di morti come il vaiolo e che permettono di prevenire patologie gravi e spesso scarsamente controllate dalla terapia medica". Esiste qualche patologia emergente in campo respiratorio? Sì, si calcola che nel 2020 le patologie respiratorie passeranno dal V° al IV° posto come causa di morte. Questo soprattutto a causa della BPCO(acronimo di broncopneumopatia cronica ostruttiva).Come già detto questa patologia è più nota coi nomi di bronchite cronica ed enfisema polmonare. La prima causa di ciò è il fumo di sigaretta. I primi sintomi che possono iniziare anche verso i 50-55 anni, sono subdoli e spesso sottovalutati. La diagnosi viene fatta dall'esame spirometrico(purtroppo sempre poco richiesto)".


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RALLY DEL TARO

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di

Piero Ventura

E' stato un week-end rallystico molto intenso quello svoltosi, tra il 20 e il 21 maggio scorsi sull’appennino parmense, con i rally Internazionale e rally Nazionale del Taro, che hanno raccolto 164 iscritti, un vero record, che ha scatenato un confronto sportivo di alto livello tra vecchi e nuovi protagonisti dell’International Rally Cup e dei Rally Nazionali. L’evento emiliano si è rivelato tosto e selettivo, con la pioggia intensa sulle tre prove speciali del sabato e una domenica scaldata da un bel sole per le sei prove conclusive, che non ha comunque ridotto il contenuto agonistico e i colpi di scena in gara. Al termine di tutto ciò, Luca Rossetti, impeccabile come sempre e Eleonora Mori, tanta, tantissima grinta sotto una apparenza dolce e gentile, hanno portato di nuovo in trionfo la Skoda Fabia R5 Dp Autosport, prendendo subito il comando delle operazioni per non lasciarlo più. Piazza d’onore per il varesino Andrea Crugnola, con Michele Ferrara alle note e la Ford Fiesta R5 D-Max tra le mani. Favorito dalle disavventure in cui è caduto il toscano "Ciava", navigato da Nicola Arena sulla Ford Fiesta WRC Tamauto, al terzo posto

si è issato Luca Pedersoli con la Citroen C4 WRC DMax, che ha diviso con Anna Tomasi. Eccellente la prova fornita dai vogheresi Giacomo Scattolon e Paolo Zanini con la Skoda Fabia R5. I portacolori del Road Runner Team di Casteggio si sono inseriti al sesto posto assoluto conquistando la terza piazza di gruppo R. Il giovane pilota vogherese ha dimostrato di apprendere in fretta i segreti della vettura Ceca andando a migliorare i tempi di prova in prova. Tra gli altri pavesi protagonisti del rally del Taro Internazionale, meritano menzione Mauro De Stefani navigato da Davide Pisati sulla Clio Super 1600, con la quale, oltre ad un pregevole 19° posto assoluto si sono aggiudicati la vittoria di classe. Onorevole anche la gara di Marco Melino e Gianni Maifredi giunti al 48° posto assoluto e 10° di R2b con la Peugeot 208. In fine, 44 equipaggi hanno dato vita al rally nazionale del Taro in cui andiamo a registrare il 21° posto assoluto degli oltrepadani Fabio Azzaretti e Claudia Spagnolo con la Citroen Saxo RS 1.6. RALLY INTERNAZIONALE DEL TARO – TOP TEN:1° Rossetti Luca/Mori Eleonora Promo Sport Racing Skoda Fabia R R5; 2° Crugnola Andrea / Fer-

MOTORI

I vogheresi Scattolon e Zanini sesti nella gara vinta da Luca Rossetti

Giacomo Scattolon rara Michele Ford Fiesta R R5 a 26,1; 3° Pedersoli Luca/Tomasi Anna Citroen C4 Wrc a 41,7; 4° Federici Fabio/Orsi Luca Lgm Rally Ford Fiesta Wrc a 1:22,0; 5° Re Alessandro/Ciucci Giacomo Etruria Ford Fiesta Wrc a 1:33,5; 6° Scattolon Giacomo/Zanini Paolo Road Runner Skoda Fabia R5 a 1:59,6; 7° Re Felice/Bariani Mara Ford Fiesta Wrc a 1:59,9; 8° Pinzano Corrado/Zegna Marco New Drivers Team Skoda Fabia R5 a 2:06,2; 9° Ambrosoli Luca/Viviani Corrado R.R.T. Ford Fiesta R5 a 4:21,1; 10° Rovatti Michele/Catone Valentina Dpd Group Renault Clio R3c a 4:50,1.

COPPA FERABOLI RITORNA DOPO 27 ANNI

Bene il vogherese Bevacqua 14° assoluto "Tigo" Salviotti di

Piero Ventura

E’ mancata dalla scena agonistica per 27 anni la Coppa Feraboli, gara che all’epoca infuocava gli animi dei rallysti, cosa che i promotori si attendevano facesse anche oggi, ma purtroppo le loto attese sono andate in parte deluse e questo è un fatto molto negativo che fa male a chi ama i rally e a chi lavora per promuoverli. Solo 31 le vetture che, rispondendo all’invito di ACI Cremona e ASD Autoconsult, si sono presentate all’appuntamento sul Cremona Circuit Angelo Bergamonti di San Martino del Lago. Tra le 28 auto moderne si sono imposti con autorevolezza Renzo Rigamonti ed Alice Cairoli, su Peugeot 306 A7. Per loro anche al soddisfazione di quattro migliori tempi nelle sei prove speciali disputate. Secondi assoluti i cremonesi Matteo Bodini e Silvia Pintarelli con la Renault Clio S1600. Mentre al termi-

ne di una bella rimonta, “Iceman” e Debora Malvermi (Mitsubishi Evo 9), salgono sul terzo gradino del podio (primi tra le vetture produzione). Costante e redditizia la gara del vogherese Giuseppe Bevacqua, navigato da Mauro Boeri sulla Mitsubishi Lancer Evo 9 by Essei rally Team, che chiudono con il 7° posto assoluto e secondi di classe, benché abbiano scontato la scarsa conoscenza della vettura. Parla pavese anche il 12° posto assoluto in cui i portacolri del Road Runner Team di Casteggio, Stefano Sangermani e Paolo Lovati, piazzano la loro Peugeot 208 ottenendo anche la vittoria di Gruppo R e di Classe 2B. Quattordicesimo posto assoluto e primo di classe RSTB per il driver di Salice Terme, Tigo Salviotti navigato sulla Mini Cooper S Efferre Motorsport da Giorgio Invernizzi. Sempre in questa classe, l’oltrepadano Paolo Maggi alle note di Compagnoni ha

Andrea"Tigo" Salviotti - Giorgio Invernizzi chiuso al 2° posto e 18° assoluto. Tra le storiche una gara ad eliminazione. Ma l’essersi presentati soli al traguardo nulla toglie al merito di Ernesto Ziglioli ed Ulisse Stradiotti, autori di una prestazione davvero convincente. Nelle prime fasi si erano messi in ottima luce Marco e Luciano Morandi, con una vettura gemella, traditi poco dopo metà corsa dal sistema di distribuzione. Subito fuori gara invece gli oltrepadani Persani-Mietta, finiti nella sabbia poche curve dopo la partenza.


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MOTORI

AUTO D'EPOCA: REPORTAGE X° GIRO NOTTURNO DELL’OLTREPO

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I vogheresi Rancati - Ercolani i più bravi, ma vince Fontanella di

Piero Ventura

Si è chiusa con successo la decima edizione del Giro Notturno dell'Oltrepo, manifestazione per auto storiche organizzata dal Veteran Car Club Carducci di Casteggio con il patrocinio dell'Automobile Club Pavia. In un weekend da festa del motore sono stati incoronati i re della regolarità che hanno saputo spaccare il centesimo di secondo nelle 57 prove cronometrate affrontate sul percorso di otre 310 km snodato tra monti, colline, vigneti e splendidi borghi e manieri medievali dell'Appennino pavese, piacentino e parmense. Nel computo finale, la palma dei più bravi nella classifica generale assoluta, è andata ai vogheresi Ugo Rancati e Gianfranco Ercolani (alias: "Gogo""Franco"), in gara con la piccola Fiat 850 coupé del 1966, ma trattandosi di un evento a parametri A.S.I., grazie al gioco dei coefficienti, a scrivere il proprio nome nell’albo d’oro della manifestazione sono i piacentini Gianmario Fontanella e Annamaria Covelli a bordo di una Ford Roadster del 1933. I due equipaggi, giunti al traguardo dopo due giorni di gara, rispettivamente con 228 penalità il primo e 235 il secondo, sono stati poi invertiti di posizione nella classifica finale ASI, dall’aggiunta di un coefficiente di 1,66 per Rancati e di 1,33 per Fontanella, che hanno dato un totale di 312,55 penalità per i piacentini, vincitori dell’evento in base alla classifica Asi (Auto moto club Storico Italiano) e 378,48 per i vogheresi, autori della migliore prestazione nella Generale assoluta. In terza posizione si sono classificati Boracco-Bossi (Porsche 911). L'edizione 2017, andata in scena il 27 e 28 maggio scorso, presentandosi in forma totalmente nuova, sia nei contenuti che nel percorso, ha interessato tre provincie: Pavia, Piacenza e Parma. La partenza della prima delle due tappe previste, come ormai da consolidata tradizione, è avvenuta al sabato mattina alle ore 11,00 dal Museo del Cavatappi di Montecalvo Versiggia per concludersi nella splendida cittadina termale di Salsomaggiore, dopo essersi immersa nella natura, boschi, vallate, passi appenninici, alcuni di memorabile storia rallystica come Romagnese, Costalta, Passo del Cerro, Morfasso, Prato Barbieri e Vernasca. A Salsomaggiore, nell’anello formato dai viali all’interno del centralissimo Parco Mazzini, un tempo denominato Parco Regina Margherita, un ampio spazio verde nel cuore della città termale realizzato nel 1913 su una area di circa 110.000 metri quadrati, i concorrenti hanno affrontato le ultime 4 prove cronometrate delle 36 previste nella prima giornata di gara che ha dato una classifica generale provvisoria con in vetta Boracco-Bossi Vams-Varese Automotostoriche su Porsche 911 del 1973 (131 penalità), davanti a "Gogo"- "Franco" Ruote Epoca Pavia (Fiat 850 Coupe' del 1966) e 149 penalità e Fontanella-Covelli (Gmt-Gentle Motors Team) su Ford del 1933 con 157 penalità. Per concorrenti, organizzatori, autorità e sponsor, la prima giornata si è poi conclusa con la cena di gala presso l’ex Grand Hotel des Thermes, oggi Palazzo dei Congressi, un importante edificio del 1898 imponente ed elegante, dal passato storico alberghiero di rilevante importanza, infatti, fu dato in

gestione nel 1901 a Cesare Ritz, famoso albergatore svizzero, creatore dello stile moderno dell’ospitalità di lusso, il quale lo acquistò nel 1910, insieme al barone Pfyffer. I più gaudenti, dopo la cena, si sono sbizzarriti facendo le ore piccole nei locali pubblici festeggiando la notte rosa che li ha accolti. Nella prima mattinata di domenica 28, dopo aver disputato altre 4 prove all’interno del Parco Mazzini, da Salsomaggiore, la splendida carovana ha ripreso la strada della seconda tappa con lo spettacolare passaggio attraverso la Rocca di Castell’Arquato, bellissimo borgo medioevale e città d'arte, strategicamente situato sulle prime alture della Val D’Arda, arroccato lungo la collina a dominare il passaggio. Si è trattato di una esclusiva e privilegiata passeggiata in auto lungo le strette vie dell’antico borgo che ha permesso di ammirare splendidi monumenti come, l'imponente Torrione Farnesiano, il Palazzo del Duca con l'omonima fontana e percorrendo la via chiamata "Solata", i concorrenti hanno apprezzato la maestosità della Rocca Viscontea, nella cui Piazza Monumentale sono rappresentati i tre poteri del medioevo: il potere religioso (la Collegiata), il potere militare (la Rocca), il potere politico (il Palazzo del Podestà). Lasciato Castell’Arquato e con esso la parte turistico culturale dell’evento, ecco che cronometri e pressostati tornano ad accentrare la massima attenzione e a dettare legge sono i manti stradali che attraversano Ponte dell’Oglio, il Castello di Rivalta, Agazzano, Pianello Val Tidone, Costa Cavalieri, Fortunago, Schizzola e miriadi di frazioni con rocche e abbazie che appaiono all’improvviso lungo il tracciato nelle loro bellezze circondate dall’alone di una storia secolare, fino all’arrivo posto alla Torrazzetta di Borgo Priolo in cui si è svolta la cerimonia di premiazione. Il X° Giro Notturno, ha rappresentato un taglio netto con il passato, proponendo un percorso bellissimo ed accattivante disegnato dalle abili mani di Andrea Guerrini e Giuseppe Sboarina con la parte tecnica curata dall'esperienza di Fulvio Negrini unitamente a molti altri appassionati collaboratori, uno su tutti, l’incontenibile Edo Ghia, coordinati dal presidente VCCC di Casteggio Antonio Borgonovi. Più di 80 gli iscritti, 57 dei quali hanno portato a termine la fatica, provati ma felici. Molte le auto di prestigio, da un'ampia gamma di Jaguar in varie versioni, alle Mg e Alfa Romeo, rilevante la Riley del 1930 e le tre Fiat 1100 rispettivamente del 1952, 1953 e 1958, Lancia Fulvia Coupe, Fiat 124 SS, Triunph, una splendida Osca, frutto della genialità dei fratelli vogheresi Maserati, la già citata Ford del 1933 di Fontanella, un buon numero di piccole Fiat 500 e 600, le scattanti A112 e Mini Cooper, la Volvo pv, l’ingombrante Fiat 125 S in versione Rally, la stupenda berlinetta Alpine Renault A110 e tante altre ancora fino alla Ferrari 308 di Malucelli. Di qualità anche gli apripista, con la muscolosa Lancia Delta Integrale di Faravelli, alla Subaru Impreza Sti dei rallysti Carrera-Sperandio e la piccola e vulcanica A112 Abarth di Contento-Sabadin. CLASSIFICA GENERALE ASSOLUTA UFFICIOSA 1° "Gogo" - "Franco" (Ita) Fiat 850 Coupe'/Ruote Epoca Pavia penalità 228; 2° Fontanella (Ita) - Covelli (Ita) Ford D/Gmt -/A p.235; 3° Boracco (Ita) - Bossi (Ita) Porsche/Vams -/M P. 246;

Gianfranco Ercolani

4° Malucelli (Ita)-Bernuzzi (Ita) Ferrari 308/Ruote Epoca Riviera -/M P. 287; 5° Cacioli (Ita) - Giammarino (Ita) A.112/Vams -/M p.342; 6° De Bellis (Ita) - Stella (Ita) Jaguar Xk/Ruote Epoca Pavia -/C p. 367; 7° Mazzalupi (Ita) - Mazzalupi (Ita) Mini Cooper/ Vams -/M P.405; 8° Colombo (Ita) - Amodeo (Ita) Mini Cooper/Classic C. Italia -/M P.494; 9° Cantarini (Ita) - Solenghi (Ita) Mg/Vcc Carducci Casteggio -/P p.523; 10° Crosignani (Ita) - Crosignani (Ita) Alfa Romeo/ Vcc Carducci -/P. 587.

I vogheresi 'Gogo'-'Franco' - Fiat 850 coupè


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CAMPIONATO VCCC 2017: Auto d’epoca

di

Piero Ventura

Il Giro Notturno dell’Oltrepo si è fregiato della validità (con punteggio doppio), di terza prova del Campionato VCCC 2017. Sono stati una trentina gli equipaggi interessati al campionato scesi in gara per affrontare le 57 prove cronometrate con l’obiettivo per primeggiare nella classifica di Club. La vittoria è andata a Cantarini-Solenghi con la Mg, bravi a realizzare due passaggi a “0” sulle prove 10 e 56 e una grande regolarità nelle successive prove previste dalla gara. I due della Mg, hanno avuto la meglio sui favoriti della vigilia Crosignani-Crosignani con l’Alfa Romeo Giulia spider, i quali, nonostante ben quattro passaggi a zero sulle prove 4, 10, 35 e 52, sono giunti staccati di 64 penalità. Buono il terzo posto di Cavanna-Curone, autori di due "0" sulle prove 19 e 41. Appena giù dal podio troviamo PegoraroSignorelli con la Golf, autori di ben tre passaggi a zero sulle prove 9, 39 e 54, ma una penalità di 300 punti, maturata su di un pressostato poco visibile, ne ha condizionato pesantemente il risultato finale. Ottimo il quinto posto di Tamburelli-Adaglio con la Fiat 500 F, se si considera che non fanno uso di strumentazioni elettroniche varie ma solo di un comunissimo cronometro manuale. Anche per loro, due ottimi passaggi a zero sulle prove n° 8 e 46. Un'altra piccola Fiat 500 la troviamo al sesto posto ed è quella di Riccardi-Uberti. Altri importanti passaggi a zero li hanno fatti segnare sulle prove 6 e 39, Verri-Ventura con la

MOTORI

Cantarini il migliore tra i portacolori del VCCC di Casteggio

Fiat 125 S in versione rally, per i quali, qualche errore di troppo non hanno consentito loro di chiudere con un piazzamento migliore al pur onorevole settimo posto assoluto. Un passaggio a zero sulla prova numero 9 e ottavo posto assoluto per Borgonovi-Soldan (Porsche 911), seguiti l 9° posto da Giorgi-Malaspina (Mg) e da BianchiZanotti con la Lancia Fulvia Coupè a completare la top ten. CLASSIFICA VCCC 1° Cantarini-Solenghi Mg p.523; 2°Crosignani-Crosignani Alfa Romeo P. 587; 3° Cavanna-Curone Fiat 600 P.622; 4° Pegoraro-Signorelli Vw Golf p.680; 5° Tamburelli-Adaglio Fiat 500f p.1.008; 6° Riccardi-Uberti Fiat 500l p.1.661; 7° Verri-Ventura Fiat 125 I favoriti Crosignani-Crosignani S p.1.802; 8°° Borgonovi-Soldan Porsche p. 1.830; 9° Giorgi-Malaspina Mg p.1.922; 10° (uno zero anche per loro sulla prova n°23) Fiat 600 Bianchi-Zanotti Lancia Fulvia Coupè p.2.011; 11° p.4.113; 20° Chiesa-Pellegrino Vw Maggiolino p. Lamagni-Lamagni Fiat 500f p. 2.095; 12° Bulgarini- 4.303; 21° Ghia-Marchetti Lancia Fulvia Cupe p. Arlenghi Lancia Fulvia Coupè p.2.293; 13° Berison- 4.642; 22° Minuzzo-Bernini Porsche 911 p. 5.060; zi-Barbieri Renault Alpine A110 p.2.422; 14° Guerri- 23° Rispoli-Longoni Alfa Romeo p. 5.396; 24° Sani-Sboarina Fiat 1100 (autori di uno zero sulla prova viotti-Saviotti Vw Golf p.5.678; 25° Cerutti Austin n°23) p.2972; 15° Bruni-Cristina A.112 p.3.484; 16° Healey p.5.711; 26° Santini-Gattoni Fiat 600 p.6.935; Cerutti- Saviotti (Ita) Fiat 124 SS p.3.742; 17° Ma- 27° Saviotti-Provasi Alfa Romeo p.8.515; 28° Alberdama Sturla-Boatti Fiat 1100 p.3.766; 18° Vaccari- toni-Rossini Porsche p. 10.156; 29° Lucianatelli-OlSmailovic Triumph p.3.820; 19° Barbieri-Marsiglia ga Ingol Fiat X 1/9 M p.10.602.


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Voghera: Associazione scherma cariplo piccolo teatro

SPORT

"Si consiglia di avvicinarsi alla disciplina all'età di 8/9 anni"

Al centro il maestro Domenico Papalia

di

Federica Croce

Abbiamo incontrato Domenico Papalia, maestro nazionale di Scherma e Responsabile del Distaccamento di Voghera dell'Associazione Scherma Cariplo Piccolo Teatro di Milano. Quando i bambini di Voghera e dintorni si sono iscritti al corso di scherma? "Il distaccamento della scuola di Scherma Cariplo Piccolo Teatro è stato istituito nel 2011, successivamente al trasferimento della vecchia sede situata in Via Sturla. All'inizio gli spazi erano limitati e gli iscritti erano pochi (il primo anno si è arrivati a una decina di allievi), successivamente sono aumentati, anche grazie all'aiuto della pubblicità e del passaparola". Quali sono le fasce d'età preferibili per approcciarsi a questa disciplina? "La scuola prevede la formazione di allievi di varie fasce d'età. Si parte con un corso junior propedeutico con frequenza plurisettimanale, riservato fino all'età di 14 anni. Accanto al corso junior, è previsto un corso Master per adulti, che può essere portato avanti sia a livello amatoriale che agonistico. Naturalmente, per un miglior rendimento in rapporto alle caratteristiche anatomiche dell'individuo, si consiglia di avvicinarsi alla disciplina all'età di 8/9 anni". A differenza del calcio, com'è il rapporto tra ge-

nitori e maestro, anche a livello di disciplina? "Si tenta di educare gli allievi con specifiche norme comportamentali. Ad esempio, il saluto di inizio e fine lezione rappresenta un codice comportamentale di cortesia insito nella figura dello schermidore. La Scherma è uno sport individuale e la maggioranza degli iscritti presenta tratti di personalità inclini all'indipendenza e all'autonomia. In particolare, è stata evidenziata una maggior incidenza negli allievi che presentano un ottimo rendimento scolastico e una buona condotta". Quanto costa a livello economico iniziare la disciplina della scherma? Inoltre, sono presenti incentivi da parte del comune? "E' presente una promozione per i nuovi iscritti, sia per il corso riservato ai bambini che per quello degli adulti. Vi è da tener conto di un costo abbastanza alto a livello di attrezzatura. E' prevista una prova gratuita; in seguito, chi decide di iscriversi al corso propedeutico, è tenuto a versare una quota di 100 euro per il periodo di settembre/dicembre. Successivamente è previsto il tesseramento, con il versamento di una quota annuale pari a 450 euro. Inizialmente viene fornita l'attrezzatura; successivamente l'acquisto del materiale sarà autonomo. Per quanto riguarda gli incentivi da parte del comune, nell'anno 2016 è stata versata una quota pari a 500 euro. Attualmente è stata inoltrata una richiesta al fine di incentivare l'acquisto delle at-

trezzature e migliorare la manutenzione della palestra". Qual è la motivazione che ha spinto i ragazzi a iscriversi al corso di scherma? "Ciò che spinge i giovani ad avvicinarsi a questo sport è il fascino insito nella disciplina, il senso della competizione (che può avvicinarsi all'idea di una partita a scacchi, in cui non si conoscono le mosse dell'avversario) e il confronto con l'altro, molto importante in fase di crescita". Come vede proiettata in futuro questa disciplina, sia a livello locale che nazionale? "Attualmente è un momento positivo per la scherma, per il fatto che l'Italia vanta il maggior numero di medaglie (130 a livello olimpico e Campionati). Al 2^ posto in classifica abbiamo la Francia, al 3^ posto la Russia. Ottimi risultati sono presenti anche a livello del polo territoriale di Milano e del distaccamento di Voghera. Tra i maggiori esponenti a livello agonistico è doveroso ricordare tre atleti arrivati ai Campionati italiani: Marco Fichera ( 2^ classificato), Alberta Santuccio ( 4^ classificata), Giulia Rizzi (7^ classificata)". Secondo un suo parere personale, chi può rappresentare un modello da seguire? "Penso che Enrico Garozzo e Marco Fichera, medaglie d'argento ai campionati olimpici, rappresentino un modello da seguire per via del carattere educato e alla mano che li contraddistingue".


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SPORT

OLTREPO: Asd Roller Dream Pavia

"A Stradella ci sono circa venticinque iscritti, si spera di allargare il giro" Di Elisa Ajelli

Il pattinaggio a rotelle appassiona sempre di più l'Oltrepo, grazie anche alla presenza di diverse sezioni sul territorio dell'associazione Asd Roller Dream Pavia. Il direttore sportivo e responsabile artistico, Paolo Ottazzi, ci spiega come è nata la società. "La Roller Dream è nata a Pavia nel 2002 e poi successivamente ci siamo allargati nell'Oltrepo. Dal 2004 siamo a Casteggio, da circa 6 anni a Stradella e da tre anche a Voghera. Siamo una società di pattinaggio prettamente artistico". Come sono strutturate le varie sezioni? "Abbiamo la sede legale al centro sportivo di Casteggio, dove c'è anche la maggior parte delle nostre attività. La settimana lì è sempre piena anche con il gruppo agonistico, così come a Voghera. A Stradella siamo costretti a tenere, per il momento, solo il gruppo dell'avviamento, a causa della carenza degli impianti. Adesso siamo alla palestra dell'istituto Faravelli e facciamo una lezione alla settimana. Dal prossimo anno, però, vista l'ottima collaborazione che dura da anni con il comune, riusciremo probabilmente ad allenarci al palazzetto dello sport. Questo è per noi un traguardo, perché potremo integrare i corsi, offrire di più ai vari atleti e alle loro famiglie. Senza dimenticare che al palazzetto c'è un pavimento più scorrevole quindi più idoneo al nostro sport, rispetto a quello più gommoso presente al Faravelli". Quali corsi ci sono alla Roller Dream? "Il corso iniziale si chiama avviamento ed è per bambini e ragazzi, sia maschi che femmine, dai quattro ai quattordici/sedici anni: qui gli atleti vengono divisi in base all’età ma soprattutto alle capacità; poi abbiamo il corso preagonismo dove i ragazzi iniziano a fare le prime gare, il gruppo agonismo vero e proprio e il gruppo spettacolo. Siamo affiliati con Fisr (Federazione Italiana Sport Rotellistici) e a Uisp (Unione Italiana Sport Per tutti). Facciamo tantissima attività di promozione, perché lo sport del pattinaggio è molto sentito in tutta Italia e vogliamo portare sempre più bambini e ragazzi a intraprendere questa attività sportiva. Nella sezione stradellina c'è lezione una volta alla settimana, con il gruppo avviamento. A Casteggio e Voghera sono due lezioni alla settimana, solitamente martedì e giovedì, per avviamento e preagonismo. Il gruppo agonismo, invece, necessita logicamente di più giorni e arriva ad allenarsi anche undici ore alla settimana". I bambini si allenano in gruppo di quindici al massimo e gli insegnanti sono due per lezione, sempre in pista per seguirli bene da vicino. I corsi normali finiscono a giugno, poi andiamo avanti anche d'estate perché ci sono i campionati italiani con l'agonismo che inizieranno a metà giugno a Bologna e poi ci sarà un'altra fase a Treviso (per quanto riguarda i corsi Uisp) e infine quelli federali nel mese di luglio". Le femmine saranno sicuramente numerose, ma ci sono anche maschi nei vostri corsi? "Sì, naturalmente la parte femminile è più ampia,

ma qualche ragazzo c'è, e meno male, così si possono fare coreografie a coppie". Ci sono molti iscritti? "In tutto l’Oltrepo ce ne sono un centinaio: quest’anno purtroppo su Voghera abbiamo avuto qualche problema perché

Paolo Ottazzi direttore sportivo e responsabile artistico della Roller Dream

hanno fatto dei lavori di ristrutturazione al palazzetto dello sport, in quanto la squadra di basket è passata di categoria e hanno dovuto aumentare i posti a sedere e quindi siamo stati fermi due mesi. E' stata un'annata un po' strana, ma contiamo di riprendere a pieno ritmo nella prossima stagione. A Stradella ci sono circa venticinque iscritti, non sono molti ma avendo la possibilità in futuro di avere più strutture si spera di allargare il giro". Dove vi esibite solitamente? "L'Oltrepò a inizio giugno è stato il centro del pattinaggio. Abbiamo iniziato con il saggio della nostra società a Stradella il primo giugno: il Roller Summer Festival, durante la manifestazione Primavera dello Sport dove ci sono state gare di gruppo e di singoli e dove abbiamo presentato i nostri campioni provinciali e regionali. Poi il due abbiamo avuto il campionato regionale Uisp a Casteggio e infine, il tre e quattro a Casteggio e a Voghera la manifestazione Stelle Sui Pattini dove si sono esibiti sia i bambini di quattro anni che gli adulti di cinquanta (abbiamo anche il corso adulti). Ci siamo inventati questa gara che vantava ben trecento iscritti che sono arrivati dalle società lombarde affiliate Uisp di Mantova, Bergamo,Milano… Siamo molto soddisfatti". Non è la prima volta che partecipate alla Primavera dello Sport vero? "Abbiamo sempre partecipato, ci teniamo molto e da novembre ci mettiamo in lista per partecipare alla manifestazione. Bisogna poi dire che è anche lo stesso comune che ci chiede di esibirci, perché sono molto interessati a questo sport che è in continuo sviluppo. La collaborazione e la disponibilità totale da parte del comune stradellino è importantissima. Devo ringraziare il Sindaco Maggi e il suo staff che ci hanno sempre dato una mano, anche per i premi che diamo ai nostri allievi durante il saggio, le medaglie, la cerimonia di premiazione". Che risultati avete ottenuto finora? "Quest'anno abbiamo avuto un campione regionale per la categoria Uisp e abbiamo avuto nei primi cinque posti almeno tre ragazze. Nei campionati federali siamo arrivati secondi come società dietro a Mortara, con una leggera differenza: Mortara aveva quaranta ragazzi, noi dodici… quindi questi numeri danno ancora più soddisfazione! Siamo an-

che campioni regionali Uisp per quanto concerne i gruppi spettacolo (da quattro fino a trenta elementi). Sono sicuro comunque che, sviluppando ulteriormente la nostra attività i risultati saranno sempre maggiori". Novità in vista? "Una cosa interessante c'è ed è che quest'anno collaboreremo con i vari centri estivi: non li organizzeremo direttamente noi ma a Casteggio, Broni e Stradella daremo gratuitamente l'attività di pattinaggio: per quanto riguarda Stradella e Broni negli oratori, mentre a Casteggio nel centro sportivo". Molto soddisfatta della società Roller Dream è anche Martina Mussi, ventitreenne allenatrice al terzo livello federale come tecnico sia artistico che danza. Come hai iniziato la tua carriera di pattinatrice? "Ho cominciato nel 2002, proprio in contemporanea alla nascita della Roller Dream. Ho visto crescere questa società, ho visto tante cose nuove negli anni, tante novità e il gruppo sempre in crescita". Quando hai deciso di fare il grande passo per allenare? "Mentre facevo ancora le gare, circa tre anni fa, ho iniziato anche i primi corsi per diventare allenatrice. Partendo dai bimbi più piccoli sono poi arrivata ad allenare anche nei corsi di preagonismo e agonismo. Le sedi principali dove lavoro sono Pavia e Casteggio". Un bilancio? "Ho tanti ragazzi da seguire e i risultati aumentano di anno in anno ed è questo l'importante. Fa veramente piacere che il proprio lavoro sia ripagato con l’impegno e le soddisfazioni".

Martina Mussi


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SPECIALE RALLY 4 REGIONI

Dal 5 Luglio all'8 Luglio torna il Rally 4 Regioni

Canzian-Nobili

Di Piero Ventura La gara pavese, tradizionale e importante appuntamento con la storia dei Rally, promossa dall’Automobile Club Pavia in stretta sintonia con la francese YL Historic Rally & Event, si presenterà in una veste nuova che tutti potranno ammirare dal 5 al 8 luglio prossimi. C’era un tempo un altro modo di affrontare i rally, proprio quando il percorso di gara era l’avversario più ostile e la passione fortissima. Non si correva solo per vincere, erano i tempi in cui, specialmente per i piloti gentleman, il portare a termine quella corsa permetteva loro di sentirsi appagati per tutto il resto della stagione. Erano tempi in cui i veri specialisti erano capaci di imprese memorabili, inimitabili, che facevano galvanizzare gli appassionati. Erano quelli

i tempi del Rally 4 Regioni, voluto fermamente nel 1971 dall’Automobile Club di Pavia grazie all’entusiasmo di Benedetto Pelliccioni e Siropietro Quaroni. Una gara che ha lasciato un’impronta indelebile nel mondo rallystico degli anni Settanta fino a metà degli anni Ottanta. Erano gli anni in cui salivano alla ribalta i grandi Campioni italiani, da Munari, a Ballestrieri, Paganelli, Barbasio, Trombotto, Carello, Cambiaghi, Bagna, Verini, Brai, Tony, Luky, Ormezzano, Bettega, Biasion, Pittoni, Cerrato, Pregliasco, Vudafieri, ecc. Anni di grandi navigatori dai nomi eclatanti quali: Mannucci, Bernacchini, Zanuccoli, Garzoglio, Perissinot, Sanfront, Rudy, Torriani, Scabini, Maiga, Sodano, Enrico, Berro, Penariol, Mannini, Guizzardi, Cresto, Reisoli e tanti altri ancora. Anni di forti stranieri quali Lampinen, Coleman, Zanini, Dariche, Andruet, Beguine, ecc. Anni delle mai dome amazzoni del controsterzo come Donatella Tominz, Enrica Vistarini, Serena Pittoni, Luisa Zumelli, Isabella Bignardi, Antonella Mandelli ecc, anni in cui Lancia, Fiat, Ferrari, Audi, Talbot Lotus, Talbot Sumbeam, Ford, Opel, Citoen, Wolksvagen, Alfa Romeo, Porsche, Renault Alpine, Saab, Daf, Triumph, Bmw, Wauxall, Toyota, Volvo e le piccole Mini Cooper, Simca, Nsu, Skoda, Innocenti, Peugeot, De Tomaso ecc si sfidavano in un campionato ben diverso dai quasi “monomarca” attuali. Erano anni di sport e fair play, anni indimenticabili per chi li ha vissuti, anni da rivivere per chi non c’era. Ed ecco che anche quest’anno, come accade ormai puntualmente da tre anni a questa parte, l’Automobile Club di Pavia, che sotto la gestione di Marino Scabini, ha ritrovato nuova linfa sportiva utile a rispolverare e far tornare grande il marchio famoso, quel simbolo romboidale con scritto: “Rally 4 Regioni”, per questo 2017, grazie ad un importante accordo stipulato con la transalpina YL Historic Rally & Event capitanata dal campione rally Yves Loubet, propone un evento denso di importanti novità. In sostanza saranno quattro gare in una Con il Rally 4 Regioni Historic Classic in coda al quale prenderanno il via i partecipanti al Retro-Cup VHRS, "sfida" organizzata di comune accordo tra gli organizzatori e il retro Race Magazine, nell’ambito della Regolarità Sport per vetture storiche (V.H.R.S) con l'obiettivo di costituire una sfida attraente. Con questi due eventi si vuole ritornare al passato attraverso

quattro giornate di prove speciali su fondo asfaltato, ma reso particolarmente impegnativo da dossi, dislivelli e fondo sconnesso per ben 820 chilometri di gara di cui 300 di prove cronometrate. Un’avventura entusiasmante dalla coinvolgente bellezza dunque, quella in programma dal 5 al 8 luglio con auto importanti e piloti attesi da tutta Europa. E’ questa la formula più interessante degli ultimi anni. Sempre più persone infatti vogliono avvicinarsi a questo tipo di esperienze. Mettersi alla prova, verificare i propri limiti, misurarsi con difficoltà e con situazioni lontane dall’ordinaria quotidianità dei rally attuali. Ma gli organizzatori non vogliono abbandonare del tutto la tradizionalità ed ecco che al fianco del più impegnativo Rally Historic Classic, c’è l’amatissimo Rally 4 Regioni Storico, valido per il TRZ con i suoi 2 giorni di gara (venerdì sera e sabato) di 276 chilometri (di cui 90 di Prove Speciali) ed in coda, come negli anni precedenti, la frequentatissima Regolarità Sport. Insomma, ce ne sarà per tutti i gusti. Dunque, la novità di quest’anno in casa Aci Pavia consiste in “Due rally storici in uno”. Infatti, per la prima volta assisteremo ad un rally storico al cui interno vivrà un secondo rally storico. Il programma dell’evento prevede, che Mercoledì 5 luglio, a Salice Terme si terranno le operazioni di verifiche tecnico-sportive al termine delle quali, i concorrenti raggiungeranno Pavia, dove alle ore 19,30 dalla centralissima Piazza Vittoria della città millenaria, vi sarà la cerimonia di partenza del Rally 4 Regioni Historic Classic. I concorrenti dopo aver disputato la prova spettacolo al moto-autodromo di Castelletto di Branduzzo, giungeranno al traguardo di tappa posto a Salice Terme. La gara riprenderà giovedì mattina alle 9,00 dalla cittadina termale, per affrontare le 6 prove in programma su tratti storici quali Penice. Pometo e Pecorara, tutte da ripetere due volte e intervallate tra il primo e secondo passaggio da un riordino a Bobbio, mentre l’arrivo della prima vettura a Salice Terme è previsto per le ore 17,30. Venerdì 7 luglio, sempre alle 09,00, da Salice Terme prenderà il via la terza tappa del Rally Historic Classic i cui, i concorrenti affronteranno 9 prove speciali simbolo del rallysmo pavese ovvero: Cecima, che per l’occasione riproporrà l’intero Circuito passato agli annali della storia del rallysmo, quindi Castellaro, Guardamonte e Pozzolgroppo. Due i riordini previsti, il primo a Varzi alle ed il secondo a Salice Terme. Qui il Rally entrerà nella sua massima spettacolarità. Da Salice, infatti, prenderà il via anche il Rally 4 Regioni Storico che alle 20,30, che si presenterà allo start della spettacolare Prova Speciale di Pozzolgroppo, unitamente al Rally 4 Regioni Historic Classic, pronto ad offrire uno spettacolo unico, dopo di che, la prima vettura raggiungerà il traguardo di tappa a Salice Terme. Sabato 8 luglio tutti assieme i partecipanti ai due rally per un gran finale impetuoso, i quali, muovendosi da Salice Terme affronteranno le ultime 8 prove speciali, tra cui la spettacolare Rocca Susella con i suoi 24 chilometri di tecnica pura, da ripetere due volte, la classica Oramala da percorrere tre volte così come i 7 chilometri della “Pozzolgroppo”. Due saranno i riordini previsti, entrambi al Centro Commerciali Iper di Montebello, proprio come avvenne nell’edizione del lontano 1979. Tutto questo fino all’emozione dell’arrivo finale nel mitico viale delle Terme con i fotografi, tv, autorità e lo spumante dell’Oltrepo per i vincitori, tutti felici di essere stati protagonisti di un evento di unicità assoluta.


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Da Rabat a Salice Terme, nel nome dei Rally di

Piero Ventura

L’Africa é continente ricco di storia... Rallystica, ma il Continente Nero si va via via spogliando dei suoi stupendi Rally. Il più grande è migrato in Sud America, altri soffrono, altri ancora arrivano in punta di piedi con identità incerte. Uno, quello la cui storia è stata abbastanza sofferta e forse oggi é più bella che mai, emerge prepotentemente riproponendo per intero lo spirito del grande evento sportivo dell’avventura: il Rally del Marocco storico o meglio ancora “Maroch Historic Rally”. E’ di questo rally la prima data importante che si legge sul calendario agonistico 2017 della YL Historic Rally & Event. E’ l’appuntamento con il Deserto, con i monti, con i guadi e le pietraie, un confronto diretto contro l’incertezza e contro gli elementi, il tutto racchiuso in scenari mozzafiato. È questa la grande differenza dell’avventura in Africa e l'Africa è maestra nel fornire questa tipologia di contesti. Gli equipaggi sono soli in mezzo al nulla, lo sono ancora, nonostante i mezzi di comunicazione, la sorveglianza aerea e satellitare, il tracking e le radio “balises”. Più di tutti, torna ad affiorare quell’ “effetto solitudine” che solo in questi deserti resta attuale nonostante il progresso tecnologico. È una sensazione, che molti ritengono ancestrale, introspettiva. Correre nel deserto africano è correre in paesaggi mozzafiato, prospettive lontane, orizzonti non interrotti dalla civiltà, il fascino della pista di terra e polvere, ma è anche e soprattutto quella sensazione straordinari di libertà. Il rally

del Marocco (da non confondere con il Rally Raid del Marocco), nacque nel lontano 1934, dopo tre edizioni tornò nel 1950 fino al 1955, quindi un secondo ritorno nel 1967 dopo 12 anni e avanti sino alla XXIII edizione del 1988. Dal 1971 al 1976 la gara fu valida per il campionato internazionale costruttori. Ecco i vincitori di quelle edizioni: 1971 Jean Deschazeaux Citroën SM; 1972 Simo Lampinen Lancia Fulvia HF Coupé 1.6; 1973 Francia Bernard Darniche Alpine-Renault A110 1800; 1975 Hannu Mikkola Peugeot 504; 1976 Jean-Pierre Nicolas Peugeot 504; nel 2011 ecco il terzo ritorno con il rally in versione storica in cui a imporsi in quella prima edizione fu De Mevius Porsche 911. Il Maroc Historic Rally ha vissuto quest’anno la sua settima stagione della rinascita con la vittoria di Bernard Barrile con la Talbot Lotus. Da Rabat a Casablanca da Agadir a Had Brachoua, da Laison a Ifrane, Bin El Ouidane, Rocher Chathedrale, a Tilou Guitte e Marrakech è stato un susseguirsi di spettacolari colpi di scena. Il Secondo appuntamento importante del Calendario YL Event si chiama Rally 4 Regioni, o meglio ancora Rally 4 Regioni Historic Classic, in cui, dalle piste Sahariane, dai monti dell’Atlante fino alla spiaggia dorata di Agadir, si passa all’asfalto dell’Oltrepo pavese, emiliano e piemontese, alla medievale Pavia, al verde di Salice Terme, a luoghi arroccati fra le colline, immersi nella vegetazione lussureggiante e dappertutto un senso frugale di giocondità. Dalle falde alle cime, i dorsi delle colline coltivati interamente a vigneto. L’ordine dei filari bene allineati, il verde quasi azzurrino dei pampini, il turgore dei grappoli quasi

giunti a maturazione e la quiete solare dell’aria. La possibilità di assaporare del buon cibo genuino e bere dell’ottimo vino in borghi medioevali che si sono conservati intatti nel corso del tempo e poi via fino al circuito di Cecima, alla vertiginosa Oramala, alla spettacolare Rocca

Marino Scabini al Rally del Marocco 2017 Susella fino alle secche inversioni della Pozzolgroppo, spinti da quell’amore irrefrenabile che si chiama: “Rally”.


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Loubet: "il Rambo al volante"

Di Piero Ventura Tutti gli appassionati rallysti italiani, di Yves Loubet ricordano il suo grande talento, il suo grande cuore, il suo grande temperamento agonistico e il fatto, che Yves Loubet, ha regalato loro un titolo europeo conquistato con la Lancia Delta Integrale nel 1989 con alle note Jean-Marc Andrie. Nato a Mostaganem nell’ ex dell'Algeria francese, Yves Loubet è conosciuto per essere uno dei maggiori specialisti di rally, mai domo, è sempre riuscito ad estrarre tutto e di più dalle vetture affidategli. E’ anche conosciuto come ottimo organizzazione e oltre ad essere un apprezzato opinionista e commentatore televisivo. Famosa la sua conoscenza di ogni angolo degli asfalti della Corsica. Quella del Tour de Corse e Yves Loubet la si può definire, la storia di una vita, una storia d'amore, anche se la vittoria in questo rally si è sempre negata a lui: il “Rambo del volante”. Yves inizia a correre a metà degli anni sessanta con la R8 Gordini. La sua attività rallystica inizia invece nel 1976 con una Opel Kadett disputando il rally di Var, in cui viene notato per il suo stile molto particolare e incisivo. La sua prima stagione completa nel mondo rallystico è però datata 1979, dove finì primo del gruppo 2 nel campio-

Rally Montecarlo 1988 Loubet- Bernard Vieu nato Francese (per chi non lo sapesse, è un campiona- do ufficiale, poi fino a 1995 come pilota privato)). Ha to tutt’ora tostissimo) e primo nel trofeo Opel Europa. partecipato anche alla 24 ore di Le Mans (1967-1989) Passa sotto i colori del Publimmo Racing, con alterne e 24 ore di Spa (1966-1988). Dal 1998 in poi partecifortune al volante di una Ford Escort e una Porsche pa a rally storici. Grande amico di Jean Claude An911, maturando esperienza partecipando a Rally come druet, (di cui in più occasioni ricordano quella famosa la Sanremo e 1000 laghi. Nel 1983, l’Alfa Romeo edizione del 1981, del 4 Regioni, vinta da Andruet al gli offre una guida per il Monte Carlo e Yves vince termine di una straordinaria rimonta su Pregliasco al il Gruppo A. Con l’Alfa firma il suo primo contrat- Circuito di Cecima, è ora è a capo del YL. Historic to. Nel 1986, al Tour de Core, piega il formidabile e Rally & Events nata nel 2016 con l’attenzione rivolta famoso Jean Ragnotti per 3 ° posto assoluto, vincen- allo sviluppo degli eventi già a calendario e la creado il gruppo e richiamando l'attenzione della Lancia, zione di nuovi appuntamenti. Infatti è proprio dello che gli offre un contratto da primo pilota. Yves siede scorso autunno la nascita del "rally storico della Saral volante della mitica Lancia Delta 4WD per cinque degna". Il suo successo è stato tale che Loubet lo ha anni. Diviene campione europeo nel 1989. Tra il 1977 rimesso in calendario per il prossimo mese di ottobre. e 1999 ha partecipato a 30 Rally validi per il WRC. La Nel frattempo, Yves Loubet ha cercato nuove strade, sua carriera agonistica lo ha visto per periodi maggiori nuove avventure, nuove realtà storiche da valorizzare al volante di R8 Gordini (1965-1967), Alpine (1967- e le ha trovate a Salice Terme, ed eccolo con Marino 1976) e marchi italiani (Ferrari, lancia, Alfa Romeo, Scabini e Aci Pavia a promuovere quest’anno un RalAbarth e Fiat, 1971-1984), Citroën (1985-1986, perio- ly 4 Regioni da antologia.


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SPECIALE RALLY 4 REGIONI

Per la quinta volta in 45 anni il Rally 4 Regioni "scatterà" da Piazza Della Vittoria di

Piero Ventura

Nella mente degli ideatori del rally 4 Regioni, oltre a proporre un prodotto sportivo d’alta qualità, vi era anche la volontà di far conoscere al mondo dei motori la bellezza della “città delle 100 torri”, ricca di storia, arte e cultura. Con il benestare dell’amministrazione comunale, ecco nascere quindi il progetto itinerante dei punti di partenza della manifestazione che sarebbero mutati di anno in anno tra le piazze storiche della città. L’anno del debutto (1971), la cerimonia di partenza della prima edizione del Rally 4 Regioni, avvenne nell’ampia piazza della città che i pavesi chiamano comunemente “Piazza del Papa”, ma che in effetti risponde al nome di Piazza Ghislieri e prese appunto il nome da San Pio V Ghislieri, battagliero pontefice della controriforma, che fece costruire l'omonimo collegio universitario alla fine del XVI secolo, su progetto dell'architetto Tibaldi. Piazza in cui campeggia una statua barocca che ricorda l'illustre pontefice (da lì, appunto, il nome semplificato e sbrigativo di “Piazza del Papa”). Ci fu un ottimo seguito di pubblico che dalla piazza, ben disposto sui lati delle vie, fece da cornice ai concorrenti sino alla periferia della città. Senza dubbio, l’anno più gaudente per gli organizzatori fu il 1972, quando ad accogliere i concorrenti al via fu Piazza della Vittoria, il salotto buono della città. Il pubblico di appassionati e curiosi accorse a frotte fino a sommergere i concorrenti che quasi scomparvero nell’estensione e nella storia di quella piazza dai risvolti medievali. Fu un tripudio. Piazza Grande, rinominata piazza della Vittoria nel primo dopoguerra, fu aperta dai Visconti alla fine del XIV secolo, ampliando l'area dell'antico foro romano, ingombrata da edifici riconducibili al medioevo; questo spazio rettangolare, incorniciato da poderosi nonché eleganti edifici porticati e delimitato sul lato meridionale dal broletto edificato nel XII secolo e dalla mole della cupola del Duomo, mantiene la funzione di spazio pubblico, sia come luogo di mercato (sotterraneo dal 1956) sia come luogo di incontro e di socializzazione. Contigua all’intersezione delle centralissime strada Nuova

cui si ha un’impressionante vista sull’abside del Duomo; sul fronte di piazza della Vittoria, restaurato nell’Ottocento, si distinguono sulla destra una parte duecentesca e sulla sinistra l’aggiunta rinascimentale dello scalone e del doppio ordine di loggette.

Il Rally 4 Regioni nel 1972 e corso Cavour, la ‘piazza Grande’ (com’è chiamata appunto dai pavesi per distinguerla dalla ‘piazza Piccola’ di fronte al Duomo) è il bel cuore della città, animato di giorno e di sera dal passeggio e dai locali sotto ai portici. Fino agli anni Sessanta ospitava un caratteristico mercato all’aperto, oggi stanziale e trasferito nei locali ricavati nel sottosuolo. Portici in gran parte originali e cortine tre-quattrocentesche (in parte nascoste da intonaci) la delimitano soprattutto a ovest (all’angolo con via Beccaria, casa dei Ferrari, con trifora); sul lato orientale la ex chiesa di S. Maria in Gualtieri (XI secolo con affreschi del XII, la più antica testimonianza di pittura romanica in città), è adibita a spazio culturale. A sud la chiude il Broletto, sede delle rappresentanze e dell’amministrazione cittadina dal 1164 al 1874, costituito da diversi corpi di fabbrica aggiunti e modificati nei secoli. La parte più antica si trova all’interno e ha la forma tradizionale dei broletti lombardi: un grande salone rettangolare al primo piano, oggi spazio espositivo, sorretto da portici aperti da

Altra piazza interessata dalla partenza del 4 Regioni fu Piazza Castello (antistante il Castello Visconteo) nel 1973, mentre l’anno successivo, i concorrenti presero il via dall’immenso cortile del Castello Visconteo caratterizzato dall'aereo loggiato. Dal 1975 al 1980, il Rally 4 Regioni trasferì il suo punto di partenza a Salice Terme, mentre dal 1979 al 1981, lo start venne dato dall’Iper di Montebello della Battaglia. Tornato a Salice Terme nel 1982 e 83, l’edizione del 1984 tornò in piazza della Vittoria adibita a parco Partenza, mentre il via della gara avvenne dal “Ponte Vecchio” (o ponte coperto) sul Ticino. Anche l’ultimo atto del glorioso Rally 4 Regioni, datato 1986, si consumò in piazza della Vittoria, in notturna, quasi a indicare i lunghi anni bui che ne avrebbero fatto seguito. Poco meno di trent’anni dopo (29 per la precisione), Marino Scabini e Aci Pavia hanno riportato il rally 4 Regioni in Piazza della Vittoria, era il 2015, sul palco di partenza, tutte le autorità civili e militari: Prefetto, Questore, Sindaco, Assessori, Forze dell’Ordine ecc, e in piazza tanto pubblico, tante famiglie, tanti genitori con i bambini felici di farsi fotografare accanto o addirittura a bordo delle variopinte vetture, questo grazie alla disponibilità dei concorrenti. Sono pochi gli sport che permettono questo contatto tra protagonisti e spettatori. Fu una grande festa che si ripeterà il prossimo 5 luglio alle 19, quando i partecipanti al Rally 4 Regioni Historic Classic, provenienti da tutta Europa, si allineeranno in Corso Cavour, prima di salire sul palco partenza posto nella piazza più famosa della città, per prendere il via ad una 4 giorni rallystica senza eguali.


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