Anno 11 - N° 121 SETTEMBRE 2017
ASM VOGHERA: "Non credo che servano competenze enciclopediche neppure io ne avevo"
Delio Todeschini, "prof" prestato alla politica, è oggi presidente di Asm Tortona Spa, la ex municipalizzata da tre anni controllata dal comune di Voghera. Da sempre uomo di fiducia del centrodestra iriense, ex assessore di Forza Italia sia nella giunta Torriani... Servizio a pag. 6
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"Differenza tra Cervesina e Varzi? La nebbia, qui c'è più umidità"
Il Signor Franco Moroni, classe 1942, di Cervesina, è un'autorità in fatto di salami. E lo è a pieno titolo, grazie ad una patente conquistata in prima linea durante i lunghi anni nei quali è stato titolare di un negozio di generi alimentari a Cervesina, il paese dell'Oltrepò dove vive tuttora... Servizio pag. 14 e 15
Se fossi in Alpeggiani... Ecco, però, forse, sarei preoccupato
"I commercianti dovrebbero chiedersi perché vengono preferiti i supermercati" Servizio a pag. 4 e 5
E' vero, non sono solito usare francesismi e probabilmente i benpensanti delle famiglie dell'ipocrisia, si sentiranno disturbati. Per diletto e per piacere ho frequentate alcune feste e mercatini, organizzate da varie proloco e associazioni oltrepadane. Quasi tutte belle feste, tutte organizzate con impegno. Pressoché in tutte era presente il sindaco del paese o della cittadina, con amministratori e ammennicoli vari, in nessuna e dico per fortuna, sono stati blaterati discorsi ufficiali ed altre amenità simili, ma in quasi tutte il sindaco o chi per lui, faceva passerella accompagnato da qualche povero cortigiano locale ed in molti casi era il sindaco stesso che accompagnava, magari suo malgrado, il probabile o possibile, capobastone politico di turno. La cosa che mi ha colpito non è il fatto che molti primi cittadini, o ultimi cittadini... Servizio a pag.3
Codevilla: "Perché ci sono Rivanazzano Terme le buche nelle strade però Alberici: "Nessun disagio a sedere in consiglio comunale abbiamo sette dossi?" Servizio a pag. 16 e 17
DIRETTORE RESPONSABILE
Salvatore Seggio, consigliere di maggioranza della giunta Callegari e capogruppo di Forza Italia in consiglio comunale a Casteggio e Stefano Poggi, vice segretario di circoscrizione... Servizio a pag. 28
oltre
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CASTEGGIO: "Non aderire a questo progetto è un dovere morale di questa Amministrazione"
Silvia Colombini
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con Lega e Forza Italia"
Servizio a pag.21
Buscone: "Volevamo conquistare Varzi e farla diventare una frazione di Bosmenso" Servizio a pag.25
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Commento di Antonio La Trippa E' vero, non sono solito usare francesismi e probabilmente i benpensanti delle famiglie dell'ipocrisia, si sentiranno disturbati. Per diletto e per piacere ho frequentate alcune feste e mercatini, organizzate da varie proloco e associazioni oltrepadane. Quasi tutte belle feste, tutte organizzate con impegno. Pressoché in tutte era presente il sindaco del paese o della cittadina, con amministratori e ammennicoli vari, in nessuna e dico per fortuna, sono stati blaterati discorsi ufficiali ed altre amenità simili, ma in quasi tutte il sindaco o chi per lui, faceva passerella accompagnato da qualche povero cortigiano locale ed in molti casi era il sindaco stesso che accompagnava, magari suo malgrado, il probabile o possibile, capobastone politico di turno. La cosa che mi ha colpito non è il fatto che molti primi cittadini, o ultimi cittadini, dipende da come si guarda la situazione, fossero presenti, la cosa che mi ha colpito non è che avessero una piccola corte, non più di tre o quattro cortigiani questuanti, del resto, che seguivano l’impettito politico da paese, la cosa che più mi ha colpito non è che il politico da paese era orgoglioso di farsi vedere con il politico da città, la cosa che mi ha colpito erano le facce, non tutte certamente, ma molte erano "facce un po' così"... Facce sudaticce, perché l’inclemente calura estiva, accompagnata in alcuni, non tutti, ad abbondanti dosi di vino e purtroppo non tutto oltrepadano, aumentava la sudorazione, anche ascellare del politico paesano di turno. Qualcuno di questi nostri, sudaticci rappresentanti, in uno slancio d’incauto ottimismo, si era messo anche la cravatta, che non essendo abituato a portare, teneva rigorosamente slacciata, in modo da respirar meglio. In molti casi ho udito per alcuni minuti, il politico da paese, filosofeggiare su migranti, testate nucleari coreane, sulla politica europea ed altri problemi che affliggono la politica mondiale, e che sono di difficile soluzione per ben altri intelletti internazionali. Ma alla fine pressochè tutti, hanno parlato delle grandi opere realizzate durante il loro breve o più duraturo mandato nel loro paese, grandi opere che per il 95% dei casi in quasi tutti i paeselli consistono, almeno secondo la descrizione udita dai vari primi cittadini e assessori vari ed eventuali, in: rifacimento di 30 metri di marciapiede, riposizionamento o aumento dei cassonetti della nettezza urbana, riparazione provvisoria di 7 buche sulle strade, patrocinio con piccolo finanziamento in molti casi, più importante in altri, della festa del paese, ripristino con migliorie tecniche di 11 lampadine bruciate dei lampioni comunali, piantumazione di 9 metri quadrati con erba e fiori. Ne ho sentiti tanti, di discorsi a vuoto e mi sono divertito a sentire inconcludenti tiritere. In molti casi, in realtà quasi tutti, ho udito previsioni su chi saranno i candidati alle prossime elezioni per la camera, il senato e la regione, con la faccia rubizza, in alcuni casi, per avvalorare la loro tesi sul nome dei candidati, proferivano a mezza voce: "mla dii Giuan" (me lo ha detto Giovanni) al che alcuni, non capendo chi era "Giuan" chiedevano "Giuan chi?", la risposta era, con viso compiaciuto: "Al dutur dal Bralo – (rigorosamente detto in modo dialettale con una "L" sola),
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SE FOSSI IN ALPEGGIANI... ECCO, PERÒ, FORSE, SAREI PREOCCUPATO Alpegiani (rigorosamente proferito con tono ossequiante e dialettale con una "G" sola), proseguivano dicendo "a tse mi e lu suma amis ogni tant as vaduma e am disa" (il dottore del Brallo, Alpeggiani, sai, io e lui siamo amici, ogni tanto ci vediamo e mi dice). I nomi che facevano i primi cittadini e i politici da paese sono i soliti, alcuni in realtà vedranno la candidatura regionale o la candidatura per Roma, con il binocolo, lo si sa già ora, e saranno "sistemati" in qualche sgabello, che so… ad esempio al San Matteo di Pavia, o in qualche azienda municipalizzata, o in qualche ente dell'alto Oltrepò, insomma cose così... posti così... sgabelli così.
"scudieri politici", ed in questo non ci vedo nulla di male, fa il politico, cosa dovrebbe fare se non cercare di vincere le elezioni nel maggior numero di paesi possibili e in un territorio il più vasto possibile? Chi critica questo suo modus operandi, vive al di fuori della realtà. Ecco, però, forse, se fossi in Alpeggiani sarei preoccupato... è pur vero che astutamente e concretamente, così come fanno quasi tutti i politici navigati e di potere, ha attorno a sè due o tre per-
Oltre alle molte, non tutte, "facce un po' così", la cosa che mi ha colpito e mi ha fatto riflettere, è la figura e l'arduo compito di Alpeggiani, persona che non conosco bene, anzi quasi per niente, ma che dalle varie interviste che ho letto e dalle opinioni, di alcuni miei intelligenti amici, che lo conoscono bene, mi è sembrata e mi dicono scafata, furba ed intelligente. E questo al di là dell'opinione politica favorevole, contraria o diversa che ognuno ha. Non posso neanche pensare e credere che il Dottor Giovanni del Brallo si confidi o metta al corrente delle sue "segrete cose" i vari sindaci ed amministratori, quando e se li riceve o convoca. Alpeggiani in valle Staffora, valli attigue ed in determinate zone della pianura, ha "piazzato" molti suoi
sone che "scrivono" bene e sempre dei sindaci suoi scudieri, su alcune, non tutte, testate locali, e quindi cerca, anche in questo modo di far fare bella figura ai suoi sindaci ed amministratori, ma ho la ragionevole certezza che se non ci fosse lui, con buona pace dei suoi avversari politici, nell’indicare la via, nell’indicare le strategie, nell’indicare i nomi ed i ruoli, molti, quasi tutti i suoi scudieri, litigherebbero fra di loro e ben che vada, si prenderebbero a zuccate reciproche, perché non sanno dove sono e perché sono lì…. e sapete perché, perché molti, non tutti, ma molti sì... hanno delle "facce un po' così". Questo per chiamare le cose con il loro nome e non usare "francesismi", se poi oltre alla faccia, bevono anche… il lavoro di Alpeggiani diventa doppio.
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la proposta del sindaco: "rendere il centro un piccolo Outlet"
"I commercianti dovrebbero chiedersi perché vengono preferiti i supermercati" Di Christian Draghi Rientro dalle ferie tribolato per il sindaco di Voghera Carlo Barbieri che, ritornato alla scrivania di palazzo Gounela, si è trovato più di una grana da gestire. Su tutte un rimpasto di giunta che ha rischiato di diventare caso politico, con la telenovela delle dimissioni, date e poi ritirate, dal vice "defenestrato" Giuseppe Fiocchi. L'avvocato
varzese, in seguito ad un accordo interno alla maggioranza, è stato sostituito dal "sempreverde" Daniele Salerno. Resta ora da capire se, uscito dalla porta, rientrerà in gioco e se sì da quale finestra (Asmt?). Barbieri dovrà poi decidere del suo futuro politico: candidatura in Regione sì o no? In caso affermativo, come la prenderanno i suoi concittadini, dato che per avere la poltrona del Pirellone è necessario lasciare quella di Sindaco? Altra bega da considerare poi è il crescente malumore dei commercianti del centro, accresciuto dalla notizia che nuovi insediamenti sarebbero in aria di arrivare nel polo di Voghera Est. Ma andiamo per ordine. Sindaco, iniziamo dal rimpasto di giunta. Cosa è successo con Fiocchi? "Con Fiocchi c'erano stati degli accordi e aveva dato le sue dimissioni, poi le ha ritirate credo in un momento di debolezza. Non ci eravamo chiariti come avremmo dovuto, ma ora è tutto a posto". La scelta di sostituirlo è dovuta a sfiducia nel suo operato? Oppure a una ripicca nei confronti di Voghera Lombarda, che recentemente si era un po' messa di traverso? "Le ripicche in politica non si fanno. No, nel modo più assoluto. Si tratta di un normale avvicendamento che è parte dell'attività amministrativa. Fiocchi è stato vicesindaco per tre volte, mi pare che su qualcuno di cui non si ha fiducia non si investe in questo modo.
Al momento posso dire che Fiocchi resterà un fedele alleato della mia squadra di governo, con lui ci sono dei progetti di cui parleremo a breve". Perchè Daniele Salerno come nuovo vice? "è un uomo di esperienza, che conosce la macchina pubblica e ha già ricoperto ruoli importanti in amministrazione". Si vocifera che Marina Azzaretti non l’abbia presa bene: era stata la più votata alle scorse elezioni… "Marina Azzaretti ha già ruoli importanti e poi è raro che il vice sia un esponente della stessa lista del sindaco (in questo caso Forza Italia ndr)". Si dice che Salerno sia stato scelto come suo vice in vista di un suo impegno in Regione il prossimo anno, visto che se deciderà di candidarsi dovrà lasciare la poltrona di Palazzo Gounela. Che intenzioni ha? "Innanzitutto va detto che non spetta a me decidere di candidarmi. Io sono un uomo di partito e sarà il mio partito (Forza Italia ndr) a decidere casomai". Lasciare il Comune dopo aver lottato per riprenderselo dopo l'esperienza commissariale non sarebbe un tradimento del suo mandato elettorale? "L'unico tradimento potrebbe essere quello dello Stato nei miei confronti se decidessero di non concedermi di governare per 5 anni a decorrere dalla data della mia rielezione nel gennaio scorso. Se il consiglio di Stato cui ci siamo appellati mi permettesse di restare sindaco fino al 2022 di sicuro non penserei minimamente alla Regione". Mentre se l'impegno finisse nel 2019 o nel 2020… "In tal caso si vedrà. Non decido soltanto io e anche se andassi in Regione di fatto sarebbe il mio vice a portare avanti dei programmi già definiti per un periodo molto breve visto che si voterebbe pochi mesi dopo. Il territorio, mi permetto di fare notare, guadagnerebbe in caso di mia elezione e di successo del centrodestra, con un suo esponente nella maggioranza del consiglio regionale". Parliamo del rapporto con la Lega. Alleato, non
alleato, non si capisce bene... Intanto la battaglia sul "Modello Voghera" continua e Sartori pungola l'amministrazione perché lo adotti. Voi che intenzioni avete? "Diciamo che non esiste un ‘Modello Voghera’ ma una normativa nazionale che noi abbiamo interpretato in un certo modo che reputavamo corretto, sempre in favore del cittadino italiano. Poi dal 31 luglio, Regione Lombardia ha chiarito come deve essere interpretata questa legge e noi ci adegueremo. Con la Lega c'è un buon rapporto e sono riconoscente per l'aiuto dato alle scorse elezioni". Ghezzi vi ha attaccato duramente sul discorso delle spese per il superfluo parlando di grave buco di bilancio. La Corte dei Conti ha "rimproverato" a Voghera un ammanco di oltre 3 milioni di euro. Una cifra importante… "Le cose non stanno così. è una polemica montata da Ghezzi e dagli organi di stampa. La questione è tecnica e non politica. La cifra di cui si è parlato non riguarda spese per il superfluo, ma deriva dal calcolo fatto sui crediti che il Comune vanta in giro: si tratta dei soldi che ancora non abbiamo incassato per multe e tasse non pagate in giro. Come ogni Amministrazione fa quando deve redigere un bilancio, si calcolano certe cifre come già acquisite anche se in realtà devono ancora essere riscosse e si impegnano quegli introiti ‘teorici’ – avvalendosi degli anticipi di cassa che sono concessi al Comune - per pianificare investimenti. è una questione tecnica un po' complessa, ma non è nulla di insolito. Quello che la Corte dei Conti ci ha invitato a fare è recuperare effettivamente quei crediti. Non c'è nessun buco". Come pensate di intervenire? "Con azioni più aggressive nel recupero crediti nei confronti di chi ci è debitore". Commercianti e grande distribuzione. C'è più di un muso lungo tra gli esercenti del centro dopo la notizia che nuovi insediamenti arriveranno nel quartiere di Voghera Est. Acol ha protestato aper-
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del direttore generale e di fatto portò avanti l’azienda in un momento in cui si stava andando allo sbando. Nessuno lo criticò allora". Questione sicurezza. In campagna elettorale aveva parlato di investimenti per un milione di euro in questo settore. Conferma l’impegno? "Assolutamente. La cifra complessiva è quella e sarà investita gradualmente. Al momento abbiamo speso circa 200mila euro per i portali elettronici che controllano gli ingressi in città e a luglio abbiamo approvato con una variazione di bilancio investimenti per altri 100mila". Che cosa ci farete? "Credo nel potenziamento della tecnologia, che aiuta le forze dell'ordine a fare il loro mestiere. Individueremo insieme le zone più sensibili dove concentrare l'investimento". Parliamo di ludopatia. Voghera detiene il triste record del maggior numero di slot per abitante. Come pensate di contrastare il fenomeno? "Sulla ludopatia il nemico numero uno è lo Stato, che guadagna milioni dai giochi e si guarda bene dal limitarli. Ha rilasciato centinaia di migliaia di licenze per le macchinette, stampa milioni di gratta e vinci e consente il gioco online, anzi lo pubblicizza pure. L'Ente locale non ha molti mezzi. Possiamo limitare gli orari di utilizzo delle slot e stiamo valutando di farlo, anche se si rischia in questo modo di colpire pochi per poi salvarne altrettanto pochi, perché le vie per accedere al gioco sono moltissime. C'è la restrizione che impone la distanza dai luoghi sensibili come scuole e ospedali già attiva. Per il resto stiamo investendo nelle campagne informative per disincentivare il gioco. Ma con lo Stato schierato dall'altra parte, è una lotta impari". è sindaco di Voghera da ormai circa 6 anni, togliendo l’anno e mezzo di esperienza commissariale. Qual è la cosa più importante che sente di aver fatto per la città? "Direi sicuramente avere sbloccato la situazione intorno al Teatro Sociale, acquisendo i palchi dai privati che non volevano concederli e trovando i fondi per completare la ristrutturazione. Abbiamo riaperto il Castello Visconteo, con il nostro impegno siamo riusciti a salvare l'agenzia delle entrate e la camera di commercio e ora lotteremo per cercare di riavere il Tribunale". Le industrie però chiudono e il tessuto economico soffre… "Se lo si paragona a quello di trent’anni fa è logico che le cose siano diverse, ma vale per tutti. Se però guardiamo i dati della Camera di Commercio scopriamo che Voghera è la prima per numero di occupati nell’industria, davanti a Pavia e Vigevano, e mi pare che abbia ancora molte realtà solide che continuano a operare e investire sul territorio". Un suo insuccesso invece? "Direi più che altro una delusione. Avevo fissato nel 2013 uno spazio a Expo 2015 per la spesa di 300mila euro, a nome di Voghera, che avrebbe consentito all'Oltrepò Pavese di essere presente per 6 mesi con una giornata di protagonismo. C'era dietro un'operazione di marketing importantissima per far conoscere l’Oltrepò Pavese in tutto il mondo. Poi la Provincia con l'allora presidente Bosone prese in mano le redini del gioco e decise di non seguire il mio progetto. Invece di portare l'Oltrepò a Expo si cercò di portare qui la gente. Infatti non venne nessuno".
Carlo Barbieri
tamente per voce del suo presidente Maconi. Dopo il Mac Donald’s e gli altri centri commerciali al Parco Baratta sembra che la misura sia colma. Come mai invece di "spingere" il centro si continua a favorire la periferia? "Questione mal posta. Innanzitutto va detto che il piano regolatore che ha destinato una certa area a insediamenti commerciali risale al 2012, e nessuna modifica è stata fatta. All'interno di quell'area, chi vuole aprire un'attività sotto i 1.500 metri quadrati (più 1.000 di magazzino) può farlo e il Comune non ha nessuna possibilità di mettersi di traverso". Però la destinazione originaria ad area commerciale l'avete data voi… "Sì ma parliamoci chiaro. Se anche non la avessimo data noi i centri commerciali sarebbero sorti nei comuni limitrofi. L'Iper Montebello, additato spesso come prima causa del declino dei piccoli negozi, è sorto a Montebello e non a Voghera. Quello che non permettiamo di fare qui lo si fa altrove, come il mercatino di Forte dei Marmi che non abbiamo autorizzato a Voghera per non scontentare chi vende vestiti in centro. Risultato? Il mercatino si è fatto a Salice Terme. Qui serve una politica commerciale ampia e condivisa da tutti, il problema della grande distribuzione va affrontato in un altro modo. I commercianti, o i cittadini stessi dovrebbero chiedersi perché vengono preferiti i supermercati…". Forse perché c'è parcheggio davanti alla porta e i costi sono da discount? "I parcheggi ci sono anche a Voghera, ne abbiamo 600 gratuiti in Caserma e piazza del Duomo è aperta alle auto. Quando avevamo istituito gli abbonamenti 88 li avevano sottoscritti, le stesse persone che ci lavoravano, in questo modo non c'era ricambio e logicamente si toglievano spazi a possibili clienti. Presto sperimenteremo il sabato a parcheggio libero in centro, ma non la vedo come una soluzione che di per sé risolverà il problema".
Quindi secondo lei cosa si può fare per dare una mano al commercio del centro? "L'input dovrebbe partire dai commercianti stessi, che dovrebbero convergere e adottare una politica unitaria. Ad esempio, è una mia idea, rendendo il centro un piccolo Outlet, decidendo per esempio giornate fisse in cui tutti applicano, che so, un 30% di sconto. Allora sì il Comune su queste iniziative può intervenire a sostegno, dando piazza Duomo gratuita o a disco orario, mettendo a disposizione una navetta che dalla Caserma porta in centro, organizzando un evento. Serve intraprendenza e collaborazione". Può dare una risposta ai residenti di Medassino sul problema dei cattivi odori che appestano l’aria? La recente ispezione dei tecnici Asm ha per così dire "scagionato" il biodigestore che sembrava essere il primo indiziato. Gli odori però restano… "Su questo fronte il comune è sul pezzo. A breve Asm impiegherà dei nasi artificiali per captare la provenienza di questa puzza, che al momento non è chiara. Però vorrei dire una cosa: negli ultimi anni abbiamo investito oltre 5 milioni di euro nel quartiere di Medassino per la copertura totale del Cavo Lagozzo e per la sistemazione di alcune fognature che rappresentavano un problema. Tutte opere che saranno completate a breve. Per nessun'altra zona è stato fatto tanto. Se c'è un quartiere che non può lamentarsi sotto questo aspetto è proprio Medassino". Restiamo su Asm. La nomina di Piero Mognaschi a nuovo dg ha fatto discutere. Il Pd ha attaccato sostenendo che non abbia competenze specifiche nel settore energetico. "Asm Voghera ha sempre avuto dei direttori interni, è un’azienda territoriale e credo che abbia deciso di valorizzare una figura, come quella di Mognaschi, interna all’azienda da 25 anni. Non mi pare che l'esperienza con figure esterne, vedi il periodo commissariale, sia stata positiva, anzi. Tra l'altro in quella fase turbolenta Mognaschi fu vicario
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"Mognaschi Dovrà scegliersi i collaboratori giusti"
ASM:"Non credo che servano competenze enciclopediche neppure io ne avevo" Di Christian Draghi
Delio Todeschini, "prof" prestato alla politica, è oggi presidente di Asm Tortona Spa, la ex municipalizzata da tre anni controllata dal comune di Voghera. Da sempre uomo di fiducia del centrodestra iriense, ex assessore di Forza Italia sia nella giunta Torriani che nella prima di Barbieri, ex assessore provinciale e Presidente dell'Ato, è stato mandato nella vicina Tortona per ricucire i rapporti tra Asmt e Comune. A Todeschini, tortonese di nascita, era stato affidato il delicato compito di convincere l'ente pubblico a rientrare nella compagine societaria che partecipa alla gestione dell'azienda. Compito che ha portato a termine con successo, visto che attualmente il Comune detiene circa il 25% delle quote. Todeschini, a scapito delle polemiche che infiammarono alcuni mesi fa, rivendica con orgoglio di essere "il Presidente di una società che nell'ultimo anno ha operato bene, con 530mila euro di utili, 30mila in più rispetto all'anno precedente nonostante non si sia contato sugli introiti derivati da vendita di gas e energia elettrica, ceduti ad azienda esterna". In questa intervista a tutto tondo l'ex assessore vogherese va a ruota libera anche e soprattutto sulle vicende che riguardano il Comune di Voghera. Raccolta differenziata, biodigestore e miasmi, Carlo barbieri e il suo futuro. Si parte dal rimpasto della giunta iriense, portato a termine non senza polemiche. Si attendono possibili nomine nella società tortonese, che potrebbe essere utilizzata da Palazzo Gounela come valvola di sfogo per contenere il malcontento degli esclusi. In particolare, si era parlato di un possibile arrivo di Giuseppe Fiocchi, vicesindaco "silurato". Todeschini, può dirci qualcosa riguardo all'arrivo di qualche esponente della giunta vogherese? "Quello che so è quello che è stato scritto sui giornali. A me non è mai stato comunicato niente, per cui non posso esprimermi". Sul nuovo direttore generale di Asm Voghera però qualche parola può spenderla, dato che Piero Mognaschi è anche nel cda di Asmt. La sua nomina è stata fortemente criticata dal Pd… "Di Mognaschi posso dire che è una persona capace e competente". Si è detto però che non abbia competenze specifiche nel settore energetico, che dovrebbe essere quello strategico per le future manovre di Asm... "Personalmente non credo che servano delle competenze enciclopediche, neppure io ne avevo quando sono arrivato in Asmt. Mognaschi non ne avrà di specifiche in campo energetico ma ne ha altre, sicuramente conosce molto bene l'azienda essendo stato un interno per moltissimi anni. Dovrà scegliersi i collaboratori giusti". Quando si parla di Asm è impossibile non soffermarsi sulla raccolta differenziata. A Voghera il Commissario aveva forzato la mano sul porta a porta e c'erano stati disagi e polemiche. Barbieri, una volta rieletto, ha subito reintrodotto le isole ecologiche in centro. Che idea si è fatto della si-
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tuazione? "Avevo detto al commissario Pomponio che secondo me partire a spada tratta sarebbe stato un errore. Il problema principale cui si va incontro quando si introduce la differenziata porta a porta è prima informare e poi dare alla gente il tempo di abituarsi a una modalità nuova. è quello che stiamo facendo a Tortona, dove a breve partirà la raccolta col metodo Contarina, non senza però una campagna informativa adeguata nei modi e nelle tempistiche". Giusto quindi reintrodurre le isole ecologiche? "A mio modo di vedere Barbieri ha fatto bene. Il porta a porta intanto continua, però c'è l’alternativa dei cassonetti, in modo che chi si dimentica di mettere fuori la spazzatura può portarla lui stesso. Se si vogliono risultati poi bisogna investire con l’informazione nel mondo delle scuole: i più giovani sono i più facili da abituare che non i più anziani". Dai rifiuti all'odore che portano. Il biodigestore di Voghera era finito nel mirino degli abitanti di Medassino come primo indiziato dei miasmi che appestano l'aria. Un'ispezione di Asm lo ha però recentemente scagionato. Lei come si comporterebbe? "Credo che sia necessario accertare con sicurezza da dove arriva questa puzza. Chiaramente non basta fare un giro con le mani in tasca per capirlo. Occorre utilizzare delle tecnologie che esistono. Quando molti anni fa facevo l'assessore in Provincia ho avuto un'esperienza analoga e provammo di tutto, compresi i nasi elettronici. Per me è importante che intervenga un ente terzo, che potrebbe essere l'Arpa. Io credo nella serietà e competenza di Asm, ma capisco che per i cittadini di Medassino un ente che controlla se stesso è sempre ritenuto di parte". Non è più nella stanza dei bottoni, ma la politica
vogherese la conosce da vicino, così come Carlo Barbieri. Si parla di un suo abbandono del Comune in favore di un impegno in Regione. Lei come la vede? "Credo che potrebbe rivelarsi un autogol se questa eventuale scelta mettesse Voghera nelle condizioni di non essere governata politicamente come è avvenuto nel periodo di commissariamento. Nel momento in cui però Barbieri andasse in Regione e passasse la mano al proprio vice sarebbe importante che poi questo vice fosse anche il candidato sindaco alle elezioni future". Anni fa lei finì al centro delle polemiche perché accusato di avere redatto il progetto del Parco Baratta. Quale fu il suo ruolo nella realizzazione di questa opera tanto discussa? "Il parco Baratta fu deliberato dalla giunta Torriani. Io realizzai il piano di coordinamento, così come prevedeva lo Statuto. Si tratta di un documento burocratico che dovevo approntare, o sarei stato perseguibile per omissione di atti d'ufficio. Non ho fatto io il parco Baratta". Le piace però il progetto che si sta attuando, tra Mac Donald’s e centri commerciali? "Per come lo immaginavo io, doveva rappresentare l’unione tra i rioni di Pombio e San Vittore, che per dimensione, visti gli standard della Provincia di Pavia, potrebbero benissimo essere due piccoli comuni. Io speravo venissero realizzati più servizi che in quella zona mancano. Ad esempio avrei trasferito la Posta da Pombio a lì, e avrei portato una farmacia che ad oggi manca". Nessun rientro in politica in vista? "Ho 72 anni, basta così. A dire il vero non so neanche se porterò a termine questo mandato da presidente di Asmt".
7 il Periodico "Siamo un’opposizione votata dal 50% degli elettori"
SETTEMBRE 2017
Di Giacomo Lorenzo Botteri Il secondo mandato del Sindaco Carlo Barbieri esponente di Forza Italia a capo di una coalizione di centro destra, appare essere sempre più travagliato. Dopo il ricorso vinto da Ghezzi, il Commissariamento del Comune e le nuove elezioni, vinte per una manciata di voti, ora la città sta vivendo la telenovela del rimpasto. Fatto fuori l'avvocato Fiocchi, si parla ora di possibili rimpasti più ampi. Il tutto si sta probabilmente intrecciando con le imminenti elezioni regionali che vedranno nel centro destra, (ammesso che rivinca), pochi posti in Provincia a fronte di tanti aspiranti candidati. A Pier Ezio Ghezzi, uscito battuto per pochi voti, al ballottaggio di qualche mese fa, chiediamo di fare il punto sia sul rimpasto e sui primi mesi di governo del centro destra. Cosa sta succedendo all'Amministrazione comunale di Voghera e alla città a 6 mesi dalla nomina della giunta Barbieri? "Ne stanno succedendo di tutti i colori. La Corte dei Conti ha scoperto un buco di 3,5 milioni di euro nel bilancio del 2015 (anno delle elezioni), un buco sanato in parte dal Commissario nel 2016, ma così grosso che influirà nei prossimi tre anni sull’intera attività e sugli investimenti. A farne le spese i servizi sociali e i cittadini più bisognosi. Hanno consumato, in spese non necessarie, 7 miliardi delle vecchie lire in un solo anno. Si capisce ora l'aumento delle tasse di 1 milione di euro effettuato appena insediati a luglio 2015, e fortunatamente poi congelato dalla magistratura. Lo abbiamo sempre detto: una giunta irresponsabile che danneggia la città". La giunta Barbieri ha proceduto al rimpasto sostituendo il Vicesindaco Giuseppe Fiocchi con Daniele Salerno: quale significato assegna all'operazione? "Non è un rimpasto, ma un 'usa e getta' ai danni dell'alleato più fedele, la lista civica 'Voghera Lombarda' che, dopo aver consegnato la vittoria a Barbieri nel ballottaggio, è stata defenestrata perché non serve più. Non ci siamo stupiti. Il centro-destra si muove sempre così. Lo ha fatto nel 2012 con gli assessori Giuliano e Tura e nel 2015 con l'assessore Baggini. Quando gli alleati terminano il loro ruolo vengono cacciati. L'aspetto farsesco è che non riescono ad effettuare il cambio: è da un mese che Fiocchi li tiene in scacco. Incapaci anche di sostituirlo. Una comica politica, se non fosse per i danni che provoca alla città". Perché proprio Daniele Salerno in giunta? "Barbieri ha riassegnato, dopo le necessità elettorali, le poltrone ai rappresentati dei partiti storici che governano Voghera da 7 anni (FI, UDC, NCD), mettendo in un angolo le Liste Civiche. Così rientra Salerno, che rappresenta il Nuovo Centro Destra, anche con la delega di Vicesindaco. Pare ne benefici anche l'UDC che riceve le deleghe alle Politiche del Lavoro, che, però, ha sempre dichiarato la sua distinzione da questo tipo di pratiche. Verificheremo a breve parole e fatti di questo partito che sta con il centro-sinistra a Roma e con Forza Italia a Voghera". Alcuni rumors hanno riportato un forte fastidio da parte dell'Assessore Azzaretti per questa scelta... "Marina Azzaretti è stata la più votata di FI, Barbieri le aveva addirittura assegnato 3 deleghe nel
2015, e ora ha la delega sul Teatro Sociale. Qualche aspettativa, anche giustificabile, credo l'avesse. Non ho elementi al riguardo e comunque sono scelte tutte interne al centro-destra". Nell'ultimo Consiglio Comunale la giunta ha presentato il DUP (Documento Unico di Programmazione). Quale è la vostra posizione? "Il DUP di Barbieri è un documento vuoto, senza contenuti: è un documento contabile. Non sono state neanche presentate le Linee Programmatiche della Giunta. È la prima volta che succede nella storia del Consiglio Comunale. Il Sindaco si è rifiutato di proporre il suo programma elettorale, rimandandolo a novembre. I primi mesi di vita del centro-destra (fatta eccezione per il mantenimento della agenzia delle entrate in città) si sono caratterizzati per il taglio di 100.000€ ai Servizi Sociali e per il deficit di 70.00€ per la Festa dell’Ascensione. È un'Amministrazione che, non avendo mai predisposto un piano strategico di rilancio della città, gioca tutte le sue carte sull’effimero". Le risulta, che il Sindaco voglia assumere il suo portavoce? Ne avete discusso in Consiglio Comunale? "È proprio così. Dal mese di Settembre Barbieri non parlerà più direttamente con i giornalisti, lo farà un suo collaboratore, per dire le stesse cose che direbbe lui, e ci costerà in 3 anni 159.000€. Invece di un vigile in più che controlli i quartieri della periferia e le zone calde, si sprecano così i soldi". Quali prospettive intravede per Voghera? "La città non ha una linea-guida, un piano di riferimento da valutare. Navighiamo a vista, rimbalzando tra gli scogli. Il Programma di Legislatura, il primo atto da sottoporre ai cittadini, è lettera morta. Voghera, così amministrata non ha prospettive di crescita e di recupero. È sufficiente analizzare il Piano di Gestione del Territorio e l'andamento del Parco Baratta". Ci faccia capirei meglio... "Barbieri ha ipotizzato una città con 60.000 abitanti, quando ha ideato il Parco Baratta. Ad anni di distanza la città continua ad essere sotto i 40.000: un fallimento completo. Non solo, invece di pensare al recupero del centro storico, ha fatto il contrario: lo ha impoverito. Basta percorrere la Via Emilia e la Piazza del Duomo per sentirsi soli, praticamente in ogni ora del giorno. Pare una città abbandonata che si rivitalizza solo con gli eventi". A proposito di centro storico, ha suscitato discussione la scelta del Mc Donald’s di effettuare la selezione del personale come se fosse uno show "La sua domanda pone tre risposte. 1) Mc Donald’s offre lavoro, 20 assunzioni, anche se a basso salario. Ma sempre posti di lavoro sono e quindi saremo contenti per i neoassunti; 2) Il modello alimentare proposto è il contrario della nostra offerta basata sui prodotti locali e di qualità: un pugno in un occhio al paniere che contraddistingue l’Oltrepò. 3) Mc Donald’s si insedia nel Parco Baratta, alla periferia, in un'area destinata alla media distribuzione che sta soffocando la città a scapito del commercio al minuto". Ma la grande distribuzione è un fenomeno nazionale, praticamente inarrestabile "Non è vero. L'apertura dei supermercati si arresta se il Comune decide di farlo. Certo che non è pensabile un arresto totale. Mi riferisco, invece, a un Piano
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"Barbieri non parlerà più direttamente con i giornalisti, ci costerà € 159mila"
Pier Ezio Ghezzi Urbanistico che ne limita la diffusione a favore del commercio al minuto e di qualità. L'area destinata dal centro-destra all’insediamento selvaggio è enorme: 475.000 metri quadri. Così hanno trasformato la nostra bella città!". Passiamo al gruppo ASM, strategico per la città: cosa sta succedendo? "Non sono ancora state presentate le linee strategiche: distribuzione e vendita del gas e della energia elettrica rappresentano il cuore della missione aziendale. Ascolteremo i loro indirizzi. La gestione differenziata dei rifiuti è al palo e il raggiungimento del 65% è quasi un miraggio. Anche su questo versante siamo in attesa. Noi abbiamo presentato il nostro modello. La gestione non ottimale dei crediti inesigibili ha pesato sul bilancio per circa 350.000€ in meno di utili. Abbiamo ora in nostro possesso la documentazione e la stiamo verificando". Abbiamo registrato anche forti prese di posizione sul tema della salute: le farmacie "Vi sono 2 fatti gravi. Il primo riguarda l'apertura notturna delle farmacie: grazie a Barbieri ora Voghera non ha più la apertura notturna continuativa delle farmacie. Almeno 20 giorni in ogni mese gli abitanti devono percorrere anche 30Km per acquistare le medicine. Così oggi chi non ha l’automobile si arrangia e attende il giorno successivo per le urgenze! Il sindaco non ha mai partecipato alle riunioni con ATS (ex ASL) e Ordine dei Farmacisti e la città ha perso il servizio. Il secondo la Farmacia a San Vittore. La giunta, già nel 2012, ha dato indicazione sbagliata alla Regione Lombardia. La nuova farmacia si apre vicino al centro storico (davanti alla scuola agraria) e San Vittore resta senza. Un inganno per gli abitanti del quartiere". L'opposizione di Centro Sinistra, (PD e Lista civica) come intende muoversi? "Siamo un’opposizione votata dal 50% degli elettori, quindi molto rappresentativa. Ci stiamo muovendo nei quartieri, nelle zone della città dimenticate dal centro-destra il giorno dopo il voto. Voghera vive lì e non nelle segreterie politiche. Abbiamo definito un programma preciso di comunicazione da portare in mezzo alla gente e nei luoghi di aggregazione. Il consenso lo abbiamo ricevuto nel territorio e nel territorio stiamo". Dalle parole di Ghezzi possiamo intravedere che Voghera vivrà un autunno, politicamente parlando, molto caldo. Come richiamato anche da Ghezzi, gli schieramenti nazionali, anch'essi in evoluzione in vista delle politiche di un altro anno, potrebbero per il futuro incidere anche sul governo di Voghera. Il riferimento è a quelle formazioni centriste che appoggiano l'attuale governo nazionale a guida Pd e che a livello locale fanno quello che vogliono.
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ALLA RISCOPERTA DEL PEPERONE DI VOGHERA
"Partivano i vagoni dalla stazione verso la Svizzera ed altre nazioni" Di Gabriella Draghi
La coltivazione del peperone era molto diffusa nel territorio vogherese dagli anni '20 agli anni '40 e documenti ci attestano che la città era un centro agricolo di rilievo in quegli anni, tanto che nel 1939 venne inaugurato il mercato agricolo coperto che richiamava acquirenti da tutta Italia. Nel corso degli anni la coltivazione del "peperone bianco", così definito per il colore verde pallido, è andata scomparendo e solo dal 2008 un team di esperti con a capo l'agronomo Mario Zefelippo, docente all'Istituto Tecnico Agrario "Carlo Gallini" di Voghera, attraverso una ricerca e una valutazione di sementi, ha definito le caratteristiche tipiche del peperone di Voghera e redatto il disciplinare di produzione riportando sul mercato questo prodotto tipico della zona. Abbiamo incontrato il professor Mario Zefelippo per saperne di più in merito. Zefelippo, come mai ha deciso di reintrodurre la coltivazione del peperone di Voghera? "Ho un background di attenzione agli aspetti delle produzioni locali e devo dire che lo stimolo per l'attenzione al peperone di Voghera mi è venuta dal professor Megassini, della Coop Villa Meardi che ha attirato la mia attenzione sulla storia di questo prodotto che ha grandissime potenzialità di mercato. Inoltre, quando per la prima volta ho avuto l'occasione di degustarlo, mi son trovato di fronte a un prodotto con caratteristiche molto interessanti". Perché negli anni è stata abbandonata la coltivazione del peperone di Voghera? "Essenzialmente per due motivi. Il primo dovuto a problematiche fitosanitarie a causa di un proliferazione di specie fungine nei territori argillosi di coltivazione. Il secondo motivo è che l'orticoltura è stata abbandonata nel tempo, passando alla fine degli anni '60 all'industrializzazione, a un'agricoltura che doveva fare più numeri e fatturato, non si è potuta così rigenerare una nuova forma di orticoltura moderna. La coltivazione del peperone è stata travolta da questo mancato passaggio. I pochi orticoltori che hanno continuato nella produzione di peperoni hanno preferito altre varietà come quella piemontese che avevano la bacca più consistente e quindi rendevano
di più". Ha citato le caratteristiche del peperone di Voghera definendole interessanti, quali sono queste caratteristiche? "Bisogna degustarlo per accorgersi delle sue proprietà. è un prodotto molto digeribile rispetto agli altri tipi di peperone, non ci si ricorda di averlo mangiato come succede di solito. è molto dolce, profumato, ha un sapore delicato e a volte ha delle note un po' piccanti perché, essendo una varietà locale, è mancata nel tempo l'attenzione alla purezza varietale. Abbiamo notato che coltivandolo in certe modalità, la piccantezza si manifesta in modo molto marginale". Un tempo veniva per lo più conservato sott'aceto, intero nelle damigiane ma per le caratteristiche appena citate può essere impiegato in diverse preparazioni culinarie? "In realtà non è del tutto corretto perché questo peperone veniva utilizzato in diverse preparazioni, veniva addirittura esportato: partivano i vagoni dalla stazione ferroviaria verso la Svizzera ed altre nazioni. Negli anni '50 e '60 quando la coltivazione stava diminuendo, si tendeva a proporlo solo sott'aceto per la sua consistenza. Infatti, pur essendo un peperone più sottile e meno carnoso degli altri, è molto adatto alla conservazione sott'aceto". Nella sua scuola è partito un progetto con una sua classe proprio sul peperone di Voghera, vuole parlarcene? "Con l'azienda madrina La Boarezza di Rivanazzano Terme che coltiva il peperone in serra, abbiamo avviato un progetto di collaborazione in impresa simulata nel 2016. La classe coinvolta si è dimostrata molto interessata e si è attivata con studi e ricerche sul prodotto. Ha realizzato anche una serie di interviste ai consumatori e ristoratori per verificare il gradimento del peperone e quantificarne il consumo. Quest'anno abbiamo fatto una prova di coltivazione in campo a scuola con i ragazzi e con l'associazione PepeVo e devo dire che è stata un'esperienza positiva sotto tutti gli aspetti". Quando è nata l'associazione PepeVo? "Si è costituita nel 2009 ed è composta da produttori e sostenitori e porta avanti l'obiettivo di valorizzare e diffondere il peperone di Voghera. Abbiamo individuato una serie di linee di produzione e le stiamo provando per verificare la loro conformità per provare poi a fare una selezione conservatrice per uniformare
Mario Zefelippo il più possibile la varietà". Con l'Associazione è venuta poi l'idea di fare la prima Sagra del peperone di Voghera... "Sì, si terrà il 23 e il 24 di Settembre a Voghera. Sabato 23 abbiamo organizzato un convegno all’Istituto Gallini per parlare del recupero e del rilancio della varietà con la partecipazione degli esperti del settore e di Slow Food. Domenica 24 in piazza Duomo tutta la cittadinanza è invitata per l'intera giornata a conoscere la prelibatezza di questo prodotto attraverso una serie di degustazioni di piatti realizzati con il peperone di Voghera e ci sarà la possibilità di acquistarlo dai produttori locali. Siamo fiduciosi che questo prodotto con le sue caratteristiche possa dare lustro al nostro territorio e ci stiamo impegnando in tal senso". Avete elaborato una ricetta innovativa a base di peperone? "Devo dire che mia moglie è stata fondamentale perché grazie a lei abbiamo creato una ricetta molto particolare: peperoni di Voghera caramellati con gelato allo yogurt. Per i peperoni caramellati servono 500 g di peperoni e 100 g di zucchero. Si tagliano a quadratini i peperoni puliti, lavati ed asciugati e si cuociono con lo zucchero a fuoco lento per una ventina di minuti. Si lascia raffreddare . Si serve poi il gelato allo yogurt con un cucchiaio di peperoni caramellati. Una vera delizia".
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"Auser – Filo d’argento" da 22 anni attiva nel territorio
Di Serena Simula Assistenza agli anziani, centro d’ascolto, gestione di un parco giochi e persino organizzazione di una rassegna musicale: al centro Auser di Voghera le energie sembrano non mancare mai, e ogni giorno sono tantissime le attività che vengono portate avanti dai volontari coordinati dalla presidente Laura Legora. Eletta a novembre 2016, 49 anni, Laura è figlia di uno dei fondatori della sezione vogherese di "Auser – Filo d’argento" e come tale ha visto nascere e crescere negli anni la struttura di via Cignoli dove da oltre vent’anni ha sede una delle associazioni più impegnate della città. Legora cominciamo dall’inizio. Come nasce Auser Voghera? "L’Auser Filo d’argento di Voghera nasce 22 anni fa con lo scopo principale di fornire un sostegno agli anziani. A metterla in piedi furono mio padre con un gruppo di soci e amici, tutti o quasi in pensione ma tutti ancora desiderosi di rendersi utili per la comunità. Non essendo decollato come in altre parti d’Italia, però, l’Auser decise dopo poco di non limitarsi alla sua prima missione, ma di concentrarsi anche su altre attività. Fu così che dopo poco tempo i soci chiesero al comune di poter sistemare l’ex colonia elioterapica dove ancora oggi ha sede l’associazione. Il gruppo fece un lavoro immenso, ristrutturando e ripulendo non solo l’edificio in sé ma anche il giardino adiacente. Una volta rimessa in sesto la struttura, sono cominciate tantissime altre iniziative". Attualmente che cosa fate quindi all’Auser? "Un po' di tutto, davvero. Oltre ai servizi principali che riguardano il trasporto di anziani e disabili (che forniamo grazie alle nove vetture che abbiamo acquistato o ricevuto negli anni), è stato ricostituito da poco un centro d’ascolto a cui ci si può rivolgere per trovare un aiuto psicologico in caso di necessità. Tra le attività collaterali, però, non dobbiamo dimenticare la gestione del parco giochi per i bambini da maggio a settembre e la rassegna musicale jazz che sta riscuotendo un discreto successo e a breve l’avvio di una seconda rassegna dedicata ai gruppi della zona. E ancora ci sono le cene e le serate danzanti, la collaborazione con la Movisport che organizza iniziative dedicate ai bambini (dalle miniolimpiadi al centro estivo), i corsi di ginnastica e di pittura. Da poco abbiamo attivato anche una collaborazione con il Maserati che prevede che i ragazzi insegnino agli anziani più intraprendenti ad utilizzare le nuove tecnologie". Tutto da soli? "Sì, in effetti sì. A parte la sede e sporadici aiuti da parte del comune, facciamo tutto da soli, il grosso delle attività è gestito e finanziato dai nostri volontari, la cui opera è fornita gratuitamente. Da soli organizziamo i turni per i trasporti e il centro d’ascolto, da soli cuciniamo e stiliamo il calendario musicale, da soli curiamo la manutenzione del parco e della struttura. Auser è una realtà autosufficiente, i cui membri si impegnano tantissimo perché tutto continui a funzionare. E se non siamo capaci di fare qualcosa noi stessi, non abbiamo paura di cercare altrove: anzi, siamo aperti a sempre nuove collabo-
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"A parte la sede e sporadici aiuti da parte del comune, facciamo tutto da soli"
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Laura Legora
razioni, a stringere legami con chiunque sul territorio possa aiutarci ad arrivare dove non riusciamo ad arrivare da soli". Com’è il rapporto con l’amministrazione? "Negli anni, devo dire, è molto migliorato. Quest’ultima amministrazione, in particolare, si è sempre dimostrata molto disponibile nei nostri confronti, i suoi rappresentanti sono venuti spesso a trovarci e in generale quando abbiamo chiesto qualcosa si sono adoperati per venirci incontro. Non è sempre stato così, quindi è già un bel passo avanti, ma è nelle mie intenzioni di chiedere ancora qualche sforzo in più". Auser Voghera è nato vent’anni fa dall’iniziativa di alcuni pensionati: c’è stato un po' di ricambio generazionale nel corso del tempo? "Sì, fortunatamente c’è stato e continua ad esserci. I concerti, per esempio, sono stati proposti dai volontari più giovani, che si rendono conto di quanto sia necessario fare cose diverse per far avvicinare all’associazione persone nuove". Attività per bambini e attività per anziani: è un po' un filo rosso quello del dialogo tra le generazioni nel vostro operato.. "Lo è, e ci teniamo molto che continui ad esserlo. Se ci limitassimo alle persone anziane, se non cer-
cassimo di costruire punti di contatto tra le generazioni, il nostro lavoro sarebbe molto limitato ma soprattutto molto limitante. Invece è necessario che gli adulti mantengano il legame con chi è nato dopo di loro, che continuino a sentirsi utili e ben inseriti nella società. E uno dei modi migliori per farlo è proprio questo". Lei è Presidente dal novembre 2016, quindi da relativamente poco tempo. C'è qualche progetto che le sta particolarmente a cuore e che vorrebbe realizzare? "Ce ne sono tantissimi per la verità. Tra quelli a cui tengo di più c’è un esperimento che è stato già tentato in altri Auser e che riguarda ancora una volta il dialogo tra le generazioni. In pratica si tratterebbe di trovare dei ragazzi che si occupino di aiutare gli anziani portandogli la spesa, facendogli compagnia e via discorrendo. Certo ci sono tante problematiche che riguardano soprattutto i rapporti di fiducia ma il funzionamento di un progetto di questo genere mi darebbe grandissima soddisfazione. E poi c’è la questione della struttura: nei prossimi anni spero che possa essere utilizzata sempre più spesso, che diventi un luogo pieno di vita, un centro aperto dove incontrarsi e scambiarsi esperienze".
-AR-CHI-NON- PIACE
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voghera: NEANCHE PIÙ L'APPARENZA
Mentre proliferano le villette di periferia, il centro storico è nella più totale incuria Di Rachele Sogno
La foto di questo articolo sono state scattate in via Plana a Voghera il 12 Luglio e ad oggi, inizio Settembre, nulla è cambiato. Non è vero scusate: attorno al buco nel pavimento ci sono i birilli segnaletici. Sono colorati, carini e soprattutto utili. Non sia mai che qualcuno inciampi e si faccia del male: sarebbe un gran "casino" per il Comune. Meglio segnalare. Non importa poi se a Maggio sono crollati dallo stesso palazzo grandi blocchi di intonaco: non passava nessuno in quel momento ed è andata bene. è stata pulita la strada e l'apparenza è quella di prima. L'apparenza del degrado ovviamente. Un po' come scopare il pavimento e mettere la polvere e le briciole sotto il tappeto. I nostri occhi sono così abituati agli sfregi che ormai la maggior parte di noi, tutti sempre di fretta, non ci fa neanche più caso. Basta fare una camminata con calma in centro, alzare gli occhi e guardare in alto per vedere quanto sia desolante la situazione. Non si ha nessun rispetto della Storia e, di conseguenza, neanche del Popolo. Sarebbe troppo semplice ridurre tutto ciò alla sola "colpa comunale". I palazzi hanno dei proprietari. La manutenzione costa. I soldi scarseggiano. Le tassazioni sui redditi sono alte. I canoni di locazione aumentano, di conseguenza. La soprintendenza "rompe" sui vicoli e non fa altro: grande osservatrice e regina della burocrazia, spesso non distingue le cose importanti dalle scemenze. Come può un proprietario di un grande immobile accollarsi un costo di ristrutturazione se riesce a malapena a coprire la tassazione? Può anche essere che al fattore economico si sostituisca il vero e proprio menefreghismo. Posso sistemare, ma me ne frego. Intanto non abito a Voghera. Insomma, un cane che si morde la coda, un vicolo cieco. Se tutto succede in una cittadina come Voghera balza ancora più all'occhio: il centro storico è piccolo. Il Palazzo in questione è uno dei tanti: sotto al portico però ci sono un bar e un negozio, quindi il via vai di gente non è cosa da poco. Il palazzo rientra nelle costruzioni del Ventennio e ha caratteristiche di finiture che vanno dal marmo, a soffitti geometricamente decorati, a lanterne in ottone, colonne e sculture di richiamo imperiale. Gli interni godono di ricchezza e monumentalità con un fascino retrò ormai raro. Una bellezza nella nostra città che necessiterebbe di un restauro soprattutto a fronte di una necessità di messa in sicurezza. L'articolo costituzionale n. 42 recita: "la proprietà privata è riconosciuta e garantita dalla legge, che ne determina i modi di acquisto, di godimento e i limiti allo scopo di assicurarne la funzione sociale e di renderla accessibile a tutti", l'obbligo giuridico di attivarsi immediatamente per rimuovere la situazione di pericolo per la pubblica incolumità è già legge. Ci sono poi step successivi, spesso troppo interpretabili e confusi. Una cosa è certa: se la legge funzionasse e fosse messa in atto con fermezza e tempistiche brevi più ordine regnerebbe sovrano. Nel frattempo la città assiste
alla crescente fame di spazi a canoni accessibili per attività produttive, per l’aggregazione, per l'associazionismo e per tutte le funzioni necessarie per un rilancio cittadino, ma soprattutto per sottrarre al degrado e al consumo inutile di suolo tanti metri quadrati urbani, limitando una speculazione immobiliare non piu’ tollerabile. Ci si lamenta del centro storico deserto, del degrado e della sporcizia, dei bivacchi di senza tetto, ma allo stesso tempo nulla di attraente e visivamente piacevole ci porta a frequentarlo: se poi si pensa che proprio per ricevere fondi dallo Stato al loro mantenimento, molti palazzi sono adibiti a case rifugio per immigrati… beh, cosa può spingere un proprietario alla ristrutturazione e un cittadino a comprare casa vicino ad edifici che ad oggi ricordano più dei ghetti? Niente. Le villette in periferia diventano il sogno tranquillo delle famiglie: sono costruite in serie, sono più economiche, Palazzo storico con portici in via Plana hanno il giardinetto per i compagni pelosetti, sono comunque vicine a servizi di storia e la natura. Come sempre. ogni tipo. L'occupazione a macchia del suolo pubbli- I sindaci possono fare ordinanze attraverso le quaco prosegue nonostante esistano bellissimi spazi già li si cerca di costringere i proprietari ad intervenire esistenti e riutilizzabili. Il concetto del "bello" viene per la messa in sicurezza: fallite queste il Comune si mortificato quotidianamente per semplice disatten- accolla la messa in sicurezza a cui seguono ammenzione, per perverso calcolo od egoismi personali. de spesso mai pagate. Allora ci si domanda a fronte Il degrado, la fatiscenza e l'abbandono stanno appro- anche delle recenti discussioni sul degrado voghepriandosi indebitamente della bellezza a causa della rese: quale è la soluzione? Io dalle Istituzioni non negligenza degli uomini. A rimetterci sono la nostra ne vedo.
Dettaglio del pavimento
Dettaglio del muro dei portici
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Gentile Direttore, non amo le proteste eclatanti, vivo vicino a Piazza San Bovo, ho un bambino piccolo, non ho un giardino di proprietà, vorrei portare qualche volta il mio bimbo ai giardini di Piazza San Bovo o di Via Montebello, quelli vicino all'Esselunga, o di Via Carlo Marx, ma non mi è possibile! Perchè? Perché sono un mix di criminalità, sporco e degrado. Lo continuo a ripetere fino a consumarmi la voce, tutto è peggiorato rispetto a qualche un anno fa: le cose vanno di male in peggio, e non è una percezione. È aumentato il numero dei soggetti che delinquono, si è modificato il loro atteggiamento, gli episodi sono lievitati, per numero e drammaticità. Gli spacciatori sono sempre di più, in gruppo, con i cani, senza
dimenticare l’atteggiamento strafottente, non hanno timore di agganciarti. Non metto indubbio le segnalazioni arrivate ai vigili, ai carabinieri ed alla polizia, qualche volta passano e mentre ci sono loro, per lo stretto tempo necessario in cui ci sono..., molti dei "frequentatori-distruttori-disturbatori" si calmano, si dileguano, si nascondono. Le forze dell’ordine se ne vanno e in pochi minuti ritorna tutto come prima. Questi controlli itineranti non incidono nei comportamenti e nella quotidianità dei giardini pubblici, se centinaia di persone vivono male a causa del degrado, dello spaccio, del malcostume, della delinquenza, non basta dire "sono passati dieci volte". Vorrei che il sindaco, la giunta, attuasse quello che ci
Le Poste fanno di tutto meno che consegnare la posta
Gentile Direttore, mi piacerebbe conoscere per quale motivo le Poste Italiane offrono oggi tanti servizi tranne... recapitare la posta! Da tempo ho disdetto abbonamenti a riviste e settimanali che non arrivavano mai puntuali o non arrivavano affatto. Era un continuo telefonare alle redazioni che, gentilmente, mi rispedivano la rivista o mi comunicavano d’averlo fatto nei tempi previsti. Capisco perché molti si rivolgano ai corrieri privati ma resto basito di un servizio svolto con gravissimi ritardi anche quando si manda una raccomandata con ricevuta di ritorno (che torna dopo... settimane e sì che 6 euro di costo non mi sembrano pochi!) Giungono in ritardo i protesti, le bollette da pagare, gli avvisi
di visite mediche o esiti di controlli: le uniche... puntualissime lettere che si ricevono sono quelle... "verdi" relative alle multe da pagare. Mi piaceva spedire e ricevere cartoline, ma anche in questo caso trascorrono mesi prima di riceverle (quando avviene!) I miei sono problemi risibili a fronte di altri ritardi postali che causano gravi danni, ma mi chiedo come si possa continuare di questo passo. Segnalo infine che il "mio" postino è davvero bravo e solerte, gli addetti dell’Ufficio postale altrettanto. E allora dove e perché si interrompe la... catena dell’efficienza che richiediamo alle Poste? Gianni Campagnoli - Stradella
Egregio direttore, volevo condividere con voi una vicenda che mi ha rattristato parecchio e mi ha lasciato un sacco di perplessità. Il fatto risale a qualche giorno fa. Premetto che sono pensionata e non sono razzista, anche se il numero d’immigrati ed extracomunitari che sono entrati in Italia mi sembra enorme e fuori da ogni ragionevole buon senso. Mi siedo all'esterno di un bar vicino a piazza Vittorio Veneto, vicino al mio tavolino siede una bambina di 4-5 anni con sua mamma, signora che ho già visto e che non conosco. La bambina è di colore e vede altre due bambine, più o meno sue coetanee che stanno giocando a pochi metri. Capisco che la bambina chiede alla sua mamma di fare da intermediaria poiché vuole chieder loro di giocare con lei, ma si vergogna. Sento che la mamma le spiega su come dovrà arrangiarsi a breve alla scuola, che non ci sarà la mamma a farsi avanti per lei, che tutti i bambini giocano insieme, ecc. ecc. Fatto sta che la mamma e la sua bambina si avvicinano alle bambine e molto educatamente, la mamma chiede alle due bambine se la sua poteva giocare con loro.
La risposta è stata: "No, lei non può giocare con noi, non è italiana". La mamma , forse per sdrammatizzare, dice loro che non c’è nessun problema, che la sua bambina parla bene l’italiano nella speranza che cambiano idea. Invece nulla da fare, e dicono: "Tu però non sei italiana e comunque lei non può giocare con noi", e se ne vanno. Guardo la bimba che fissa la mamma, e le chiede: "Perché le bambine non vogliono giocare con me?" La mamma con gli occhi pieni di lacrime ha solamente saputo dirle che quelle bambine erano cattive quando in verità non lo erano. Purtroppo cattive sono le regole e le imposizioni che vengono messe in testa a questi poveri bambini dagli adulti. Sì perché fondamentalmente il loro no non poteva avere delle motivazioni. Alla loro età non puoi scegliere di discriminare perché hai dei tuoi ideali. Non hai la malizia, sì puoi avere simpatie o antipatie, ma è inconcepibile pensare che una bambina di cinque anni capisca che esiste il razzismo. Infinita tristezza per questi genitori che infondono odio e cattiveria. Lettera firmata - Broni
Broni: "No, lei non può giocare con noi, non è italiana"
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ha promesso in campagna elettorale, quello che ha inserito nel programma. Io e tante altre mamme vogliamo telecamere, controlli e soprattutto presidio. Sono anni che in questi tre giardini di Voghera esiste questo problema e nessuno fa nulla e se è stato fatto qualche cosa, forse, il risultato è sotto gli occhi di tutti. Un disastro, il degrado, la sporcizia, i bivacchi che creano senso di impotenza e mancanza di ogni minima e civile tutela. Cristina Invernizzi - Voghera
DAI LETTORI
Voghera - Giardini pubblici: Non basta dire "sono passati dieci volte"
SETTEMBRE 2017
La minoranza c'è a Torricella Verzate
Egregio signor Direttore, la Minoranza Consiliare di Torricella Verzate prende atto delle lamentele più volte espresse dal sig. Bardoni riguardo all'Amministrazione Sensale. A tal proposito, vuole però far presente allo stesso e a tutta la cittadinanza che l'opposizione non è affatto dormiente sui problemi del paese. Dal nostro insediamento abbiamo provveduto a segnalare i problemi di viabilità, sicurezza, igiene e altro all'Amministrazione. Per quanto riguarda la segnalazione riguardo fossi ed erbacce, il Sindaco è stato chiaro scrivendo su "La voce di Torricella": "Intensificare i controlli e punire i cittadini che non effettuano la manutenzione". Come giustamente ricordato dal sig. Bardoni, il Sindaco è divenuto tale con l'aiuto della terza lista (definita da lui di disturbo), e per solo 4 voti in più rispetto alla lista "Torricella per tutti" che noi rappresentiamo. Questi 4 voti danno diritto alla Maggioranza a 8 seggi contro 3 della Minoranza. Non siamo per legge ammessi a partecipare alla Giunta, e i nostri "no" in Consiglio Comunale lasciano il tempo che trovano. Già al primo Consiglio Comunale abbiamo sottolineato l'equilibrio di forze in campo, auspicando un governo di collaborazione. Purtroppo ad oggi non c'è mai stato un coinvolgimento del nostro gruppo sulle decisioni di Giunta o amministrative in genere. In caso di nostra elezione avremmo messo a disposizione della comunità la quasi totalità di stipendi e gettoni presenza e sicuramente ad oggi avremmo realizzato qualcosa di buono, ma queste sono scelte personali e per questo non possiamo muovere reclami a nessuno. Ringraziamo il sig. Bardoni per la sua presenza critica, e invitiamo lui e gli altri cittadini che avessero reclami o segnalazioni a farle ai componenti dell'opposizione, in modo da evidenziare criticità e proposte in modo ufficiale al Sindaco attraverso interrogazioni o interpellanze. Approfittiamo per fare un invito alla cittadinanza: partecipate numerosi ai Consigli Comunali, in modo da essere più vicini alla vita amministrativa del paese. Vedrete così che la minoranza non è affatto in letargo, ma presente, anche se con poca o quasi nulla voce in capitolo. Giovanni Delbò Capogruppo Minoranza consiliare Torricella Verzate
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IL PERSONAGGIO
"smetterò quando me lo dirà Franco Santinoli"
Tiziano: che sagoma! Di Vittoria Pacci
Nel 1979 Philips e Sony inventano il compact disc: è nato il CD, in quello stesso anno Tiziano Maurizio, per tutti "Tiziano", classe 1952, vogherese, inizia la sua carriera "dietro alla consolle". Per generazioni di ragazzi e ragazze, ha "messo" musica per le serate migliori. Ha iniziato in tempi in cui ci si divertiva semplicemente stando insieme e ballando. Ha visto nascere migliaia di amori, ha visto coppie che si sono conosciute ballando la sua musica, sposarsi e farsi una famiglia, ha assistito a storie d'amore "clandestine", il tutto accompagnato da un sorriso e senza mai un pettegolezzo. Oggi Tiziano "fa parte dell'arredamento" della Buca di Salice Terme, ogni sera parla, conforta, sorride a decine di clienti-amici. Spassose le sue discussioni su musica e calcio con Franco Santinoli, discussioni che sono iniziate 24 anni orsono e continuano tuttora, non sono mai d'accordo su nulla, ma al momento del dunque tra di loro basta uno sguardo d'intesa ed immediatamente viene cambiata tipologia di musica o la stessa viene abbassata per non creare fastidio. La stragrande maggioranza dei clienti della Buca, quando entra nel locale, guarda alla postazione del Dj, per vedere se c'è Tiziano, una rassicurante presenza. Con lui hanno mosso i primi passi di ballo in tantissimi e molti di questi si ritrovavano ancora oggi a ballare con la sua musica. È stato ed è un protagonista del suo tempo, un personaggio oltrepadano, uno degli ultimi testimoni di un fermento che per molti versi ormai è solo un ricordo… che "sagoma Tiziano".
Tiziano Maurizio
Quanti anni sono che fa il Dj? "Ho iniziato nel '79, al Tucano 185 una delle prime maxi discoteche della zona, sono quindi ben 38 anni di attività". Come è nata l'idea di fare il Dj? "In modo del tutto casuale: ho incontrato un amico di Voghera che mi disse che cercavano un Dj, io ero un gran appassionato di musica ed un collezionista di dischi, ma non ero mai salito su una consolle… Mi sono presentato al Tucano 185 e al Signor Giorgio Marini… gli sono piaciuto subito, semplicemente con una chiacchierata senza nessun tipo di prova".
La prima sera in consolle se la ricorda? "Altrochè era il primo Febbraio 1979 ed era l’inaugurazione del Tucano. Io e l’amico musicista Ezio "Gray" Cristiani, anche lui come me alle prime armi in questo lavoro, eravamo in consolle. L'avventura è durata sei anni per 5/6 sere alla settimana, altri tempi…". Il primo disco che "ha messo" al Tucano? "September degli Heart Wind & Fire, musica funky che nei primi anni '80 era molto diffusa". L'episodio che più la lega al Tucano? "L'arrivo di Vasco Rossi nel 1982 che fece 250 persone perché non era ancora Vasco Rossi, era quasi uno sconosciuto, mentre l'anno successivo ricordo che vennero a sentirlo 4500 persone… abbiamo dovuto svuotare il locale dalle sedie, poltrone e tavolini per poter far stare la gente, incredibile!". La serata che ha avuto più successo? "I Rockets un gruppo francese che facevano musica elettronica e lo stesso gruppo ha suonato sia il pomeriggio che la sera facendo 8000 mila persone, non solo per il tipo di musica che suonavano ma anche per la scenografia innovativa che misero sul palco, erano le prime volte in cui venivano utilizzati i laser".
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Tra i tanti personaggi ospiti al Tucano ci fu Ilona Staller in arte "Cicciolina", era l’epoca dove il nudo femminile in pubblico era inusuale. Cosa si ricorda di quella serata? "Di quella serata molta gente ne parla ancora oggi… Io rimasi molto colpito dallo spettacolo che fece Cicciolina, dentro ad un enorme bicchiere di plastica, semi nuda con un pitone che le strisciava sul corpo. Sulla stessa scia di spettacolo ricordo anche Le Lady Birds, era il 1982 ed era un complesso composto da 4 donne che si erano esibite in topless. Erano anni in cui era difficile vedere donne nude durante uno spettacolo in una discoteca". E dopo il Tucano… "Insieme a Ezio Gray e a Sergio Cristiani, suo fratello, abbiamo aperto un locale a Stradella nel seminterrato del Ristorante Liros. Tutti lo chiamavano il piccolo Tucano perché aveva un’architettura simile al Tucano 185 e anche la clientela era la stessa. L'avventura durò 7 anni". Nel 1994 ha iniziato l'avventura alla Buca di Salice Terme, 24 anni di lavoro ininterrotto. Com' è nata questa longeva collaborazione? "Sempre in modo casuale mi dissero che Franco Santinoli cercava un Dj e mi sono presentato, da lì per 24 anni sono stato sempre presente alla consolle, l'unica volta che ho disertato è stato un mese quest'anno per motivi di salute". Franco Santinoli dice che sono i locali che fanno i Dj e non i Dj che fanno i locali, cosa ne pensa? "Siccome l'allievo ( io) ha superato il maestro (che sarebbe lui)… musicalmente parlando… credo sia un po' risentito…". Scherzi a parte quanto è importante il Dj in una
attrazioni qual è stato lo spettacolo che l'ha colpita di più? "Certamente i Panda, un gruppo molto innovativo che vinse il Festivalbar nel '74, proponevano un liscio in chiave moderna". E il gruppo che ha riscosso maggior successo? "Di quelli che ho visto io il gruppo che ha avuto più successo è stata la band di Omar Codazzi, lo stesso Omar di Torrazza Coste che ha vinto insieme alla figlia Aurora il programma Tv Standing Ovation". Lei è un collezionista di dischi in vinile quanti ne ha e dove li tiene? "Nella mia casa di Vescovera, ho due stanze che ho chiamato la Mec Music dove li tengo: sono oltre 18mila dischi in vinile e oltre 5mila cd. Musica anni '80 e in prevalente rock e blues inoltre avrò un migliaio di libri che parlano di musica". La musica è la sua unica passione? "Avevo tre passioni: le donne, la musica e il calcio, le donne le ho abbandonate da un po'… il calcio l'ho un po' tralasciato, mi è rimasta la musica". Fare il Dj aiuta nella conquista dell'altro sesso? "Il Dj una volta era una figura molto considerata, era facile conoscere e frequentare belle donne, oggi il Dj, è una persona come le altre equiparato a tutti gli altri lavoratori della discoteca". Avere due stanze dedicate al proprio hobby non è una cosa "normale". Sua moglie cosa dice? "Ha accettato e non le sembra così strano, almeno non a casa mia, addirittura prima avevo tre stanze per i miei dischi, poi una mi è stata tolta per cederla ai miei cani… quindi… Mia moglie mi ha conosciuto così e non hai mai detto nulla". Come fa ad avere tutti questi dischi?
"Durante l'anno frequento le più importanti manifestazioni musicali, Ovegro a Milano 3 volte all'anno e a Torino due volte, poi vado ai mercatini… e compro, compro…". Nella sua collezione il disco più raro? "Diversi, ad esempio il primo 45 giri dei Nomadi intitolato 'Donna la prima donna' che è del '65, raro perché ne hanno vendute poche copie ed è pressoché introvabile, poi il disco che incise Gianni Morandi quando faceva il militare a Pavia dal titolo 'Ciao Pavia', infine mi viene in mente il primo 45 giri dei Camaleonti". Sarebbe disposto a vendere la sua collezione di dischi in vinile? "Mai, li porto alla tomba". Una collezione così importante un giorno o l'altro la dovrà lasciare. A chi la lascerebbe? "A qualche associazione vogherese perché spero trattino i miei dischi con il dovuto rispetto e non li mandino al macero e li sappiano valorizzare". 64 anni molti dei quali trascorsi dietro una consolle che oltre ad un lavoro è stato un divertimento. Quando smetterà? "Quando me lo dirà Franco Santinoli". Lei ritiene che l'ultimo locale dove farà il Dj sarà la Buca? "Certamente ormai è entrata nella mia vita ed è una bella e divertente abitudine". Lei ha conosciuti tutti i Dj dell'Oltrepò pavese. Qual è stato il Dj che più l’ha colpita? "A me piaceva Billo Maione di Voghera che ha caratterizzato le stagioni del County Club di Verretto". Qual è la differenza tra un Dj di lungo corso come lei e le nuove leve? "Oggi probabilmente lo fanno solo per passione, anche noi ai tempi lo facevamo per passione ma eravamo ben retribuiti, oggi la retribuzione è quasi nulla essendo tanti i Dj e poche le discoteche".
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discoteca? "Molto importante, perchè è necessario capire attraverso la cultura musicale i gusti della gente che frequentano quel locale, per farli divertire e per farli tornare". Com'è cambiata la clientela della Buca in questi anni? "Intanto in passato e questo fino a 4/5 anni fa iniziavamo il pomeriggio e mettevamo musica fino a notte fonda e si suonava prevalentemente liscio, oggi il pomeriggio musicale è del tutto scomparso, inoltre l’età media della clientela si è molto abbassata e non c'è più quella fascia d'età appassionata di ballo liscio. Il liscio ora è stato completamente rimpiazzato dalla musica latina". Alla Buca avrà visto più di 1000
Oltre 30 anni di attività le sarà capitato di fare una figuraccia? "Due volte e con i cd, con i dischi in vinile mai. è successo che per un problema tecnico saltasse il cd e così da una mazurka di colpo si è passato ad un walzer e la gente mi ha fischiato". 24 anni di convivenza con Franco Santinoli, molti matrimoni non durano così tanto. Qual è o qual è stato l’argomento di maggior discussione in questi anni? "Franco a volte al termine di un'esibizione di qualche ospite esprime qualche critica, critiche con le quali spesso io non sono d’accordo e lui mi dice: 'non mi dai mai ragione' e gli rispondo... e be' non ce l'hai mai". Devo dire però che Franco Santinoli ha un orecchio musicale notevole sente se il basso è stonato o se il tamburo della batteria non è accordato". Due grande famiglie di gestori con i quali ha lavorato i Marini ed i Santinoli. Pregi di entrambi nella gestione dei locali "Marini era un uomo deciso e determinato nelle sue idee e questa è stata la sua fortuna dove nella stragrande maggioranza dei casi le sue idee innovative e rischiose hanno pagato, la famiglia Santinoli, ed io ho rapporti principalmente con Franco, valuta scrupolosamente tutte le scelte ed è di assoluta serietà nel rispettare gli impegni assunti, i Santinoli sono dei veri imprenditori dell'intrattenimento".
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CERVESINA
"Non ci sono allevatori nella zona, Bisogna tornare ad allevare i maiali"
"Differenza tra Cervesina e Varzi? La nebbia, qui c'è più umidità" Di Pier Luigi Feltri
Il Signor Franco Moroni, classe 1942, di Cervesina, è un'autorità in fatto di salami. E lo è a pieno titolo, grazie ad una patente conquistata in prima linea durante i lunghi anni nei quali è stato titolare di un negozio di generi alimentari a Cervesina, il paese dell'Oltrepò dove vive tuttora. Tutti, in paese e non solo, ricordano con nostalgia i prodotti esposti sul suo banco: c'è chi dice che salami così, in giro, non se ne trovino più. Lo abbiamo incontrato per aggiungere un tassello, chissà se definitivo, ad una questione che, fra il serio e il faceto, si protrae da tempi antichi; ovvero, per dirla con parole d'Oltrepò, dal "milevotcentsufela". Si fanno salami buoni anche in pianura? A Varzi dicono di no. Eppure… Moroni come inizia la sua carriera da salumiere? "La mia famiglia aveva già allora un negozio, qui a Cervesina. Finite le scuole, nel 1958, mi hanno mandato a Voghera a imparare il mestiere nella bottega di Bonadeo Pietro, in via Don Minzoni, appena prima del mercato di frutta e verdura. Attività che poi fu rilevata dai fratelli Bertelegni". Chi è stato il suo maestro? "Un signore che era un artista. Una persona così non l'ho più trovata. Un maestro d'arte. Uno che andava anche a insegnare alla Galbani che, quando assumeva personale, aveva bisogno qualcuno per istruirlo. Si chiamava Cei. Rimasi da Bonadeo per quattro o cinque anni". E poi? "Poi sono tornato a casa per mettere in pratica quello che avevo imparato. Ma avevo diciotto anni, e i miei non si fidavano troppo, così mi misero di fianco un 'masulàr', cioè uno che andava in giro a fare i salami per gli altri. Ma non erano capaci, non lavoravano come avevo imparato. Per esempio, usavano solo le budella del maiale. Se tu gli facevi vedere un cucito, loro non sapevano cos'era. Certi particolari li ho anche appresi girando, nel corso degli anni, con diversi personaggi che facevano salumi, cercando di prendere il meglio di ognuno. Andavo ad aiutarli e magari imparavo qualcosa di utile alla mia attività". Che produzione avevate? "A casa ammazzavamo una ventina di maiali all'anno. Ma allora erano maialotti piccoli. Allora ammazzavi maiali di centosettanta chili. Oggi invece si macellano animali di tre quintali". Vede qualche cambiamento anche dal punto di vista del prodotto finito, nella salumeria di oggi? "È cambiata molto la mentalità: oggi c'è una categoria di persone che va alla ricerca della qualità. Quando regali un salame buono qualcuno non ti dico come lo guarda. Gli brillano gli occhi. E se gli chiedi 'Com'era?' Ti risponde che era poco… Anni fa chiesi a un Signore a cui avevo dato uno dei miei salami se era andato bene. Questo guardò la moglie e le si rivolse dicendo: 'Il salame… ma tu ti ricordi ancora il gusto? Sarà meglio che me ne dia un altro!'". Che differenze ci sono fra il Salame di Varzi DOP e i suoi salami, o comunque da quelli che si producono tradizionalmente qui, nel basso Oltrepò,
Franco Moroni ancora oggi? "La lavorazione è uguale. Bisogna togliere il grasso molle, tutta la nervatura. Per quanto riguarda la mia opinione, e il modo in cui ho sempre lavorato, bisogna mettere dentro tutto. Lonza, filetti, coppe e pancette. Tutto dentro il salame. Qualcuno non mette le pancette: io insisto nel dire che ci vogliono, perché tengono il salame morbido. Il grasso della pancetta è un grasso morbido, fino, che tiene il salame morbido nel tempo. Perché il salame fa la goccia?". Me lo dica lei... "Innanzitutto il grasso che si mette nel salame non è grasso ma è 'carne bianca'. Il grasso che si mette nei salami ha una certa consistenza: sembra proprio una carne bianca. Il salame fa la goccia perché con la maturazione il salame diventa duro, diventa piccolo e comprimendo il grasso lo spreme. Facendo la goccia ammorbidisce la parte magra. Altrimenti diventa secco come un legno. Se il salame diventa troppo duro, poi, può essere perché la carne era di bestie giovani, magari alimentati con farina lattea".
Cosa può mancare ad un salame prodotto a Cervesina rispetto a cugini più blasonati per marchio e provenienza? Che differenza c'è, per esempio, fra Cervesina e Varzi? "Differenza tra Cervesina e Varzi… beh, in fin dei conti è sempre nella Valle Staffora, Cervesina. L'unica differenza è la nebbia: qui c'è più umidità. E allora devi ingegnarti con un deumidificatore, con un po' di caldo… qui i salami sono da curare forse più che a Varzi. Ma è un po' come il vino. Se quando lo metti in bottiglia non è un granché, quando togli il tappo è ancora cattivo". Il Comune di Varzi e la Comunità Montana, in collaborazione con la Fondazione Le Vele, propone nei prossimi mesi un corso di norcineria per insegnare ai giovani come si fa il Salame di Varzi. Il salame sui banchi di scuola. Un modo un po' diverso da quello che ha vissuto lei, ma comunque utile per portare avanti la tradizione non crede? "Tutto può essere utile, perché fare il salame sembra facile, ma non lo è. Anche io ho fatto un corso di norcineria qualche anno fa, a Inverno e Monteleone, nel
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Qual è il segreto del salame perfetto? "Per un salame perfetto bisogna mettere tutto del maiale, non togliere niente. Tanto per iniziare, bisogna tirare via tutta nervatura, la pellicina che non serve, il grasso molle… è un lavoro da certosino, non bisogna avere fretta. Poi l’aggiunta del grasso non deve essere fatta a occhio. Bisogna pesare. Per quanto uno possa essere preciso o avere una grande esperienza, se si lavora a occhio può sempre succedere che scappi un chilo, un chilo e mezzo di grasso di troppo. A Voghera, dove ho imparato il mestiere, lo pesavano già negli anni '50. Non bisogna lasciare niente al caso". Ci dica uno dei suoi segreti: la macinatura. "Macino a 12 millimetri, con la macchina elettrica. Un centimetro e due, a grana grossa, per non spappolare la carne. Per una macinatura più piccola si dovrebbe avere una temperatura che di notte scende sotto lo zero. In quel caso, la mattina dopo ti trovi la carne bella fredda e non spappolata. Una volta tagliavano il grasso a mano, per non spappolarlo. Facevano le listarelle e poi i cubettini, tutto a mano". Parliamo dei maiali. Oggi, in quanto a razze, la fanno da padrone razze importate dall’estero. Cosa ricorda dei maiali di una volta? "Una volta erano maiali brutti, con la pancia per terra. Allora curavano il lardo, era tutta un’altra cosa. Le donne lo usavano in cucina. Adesso, che è venuto un po' meno questo interesse, invece il lardo è molto sottile. Prima parlavo della carne bianca, lo spiego meglio. Il lardo è composto da due grassi. Quella sopra è una parte molle che butti via, va bene per fare i ciccioli. La parte sotto è un grasso duro che ti dà proprio l’impressione di essere carne bianca. Io ho trovato in commercio del salame con dentro il grasso molle. Chi lo fa sostiene che così facendo il salame resta morbi-
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do tutto l’anno. Ma è un grasso che si sente in bocca, dà un sapore di unto che si attacca al palato". Ci dica la sua ricetta, quella che fa il suo salame diverso rispetto a qualunque altro. "Un giorno un tale mi ha chiesto: 'Come mai il tuo salame è dolce?' . Semplice, c'è dentro lo zucchero. Serve a togliere quel po' di sapore agro che deriva dal sale. Pochissimo, parliamo di due etti in un quintale di carne, però ci vuole. Serve anche lui. Quindi nel salame perfetto c'è dentro sale, zucchero, pepe, aglio e 20 grammi di sale nitrico per un quintale di carne". Pochino… "Però se le facessi vedere un salame tagliato da qualche giorno noterebbe che è uguale a quello che ho appena tagliato. Il salnitro non viene fuori, perché non c’è. A Voghera ne mettevamo mezzo etto, ma erano altri tempi. Allora portavi a casa il maiale da un privato, la paura del botulino non ti lasciava tranquillo. Adesso quelle in commercio sono bestie selezionate, controllate, più sane. Quando compri un maiale hai tutta la certificazione. Se dovessi fare un salame di cinghiale, invece, servirebbero più precauzioni". Da cosa si riconosce, a prima vista, un buon salame? "Prendere in mano una fetta e romperla, prima ancora di togliere la pelle: il salame buono si deve rompere, in mezzo. Non deve allungarsi, come un silicone. La fetta di salame deve rompersi. Se vai in un ristorante e ti danno una fetta che si allunga, vuol dire che è tutta farina. Quello non è un salame buono e lo sai prima ancora di metterlo in bocca".
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2013 (il corso del Centro di Referenza Nazionale per il Benessere Animale, situato presso l’Istituto Zooprofilattico Sperimentale della Lombardia ed Emilia Romagna, ndr). Una cosa importante che insegnano è non stressare la bestia. Una volta, prima dell'abbattimento, al momento di caricare l'autotreno con i maiali, usavano la corrente elettrica. Ma così la bestia si spaventa, si stressa e finisce che la carne non è più come dovrebbe essere. Comunque, per fare il salame bisogna andare a imparare da chi sa farlo". Cosa manca secondo lei a un prodotto di eccellenza del nostro territorio come il Salame di Varzi? "Non ci sono allevatori nella zona. Bisogna tornare ad allevare i maiali, certo non come una volta: una volta il maiale veniva trattato male, mangiava tutto quello che scartavi in casa. Gli davano anche le patate. Ora i maiali hanno un menu da ricchi". Qual è l'alimentazione ideale per un maiale da salumi? "L’alimentazione migliore è quella comune nelle zone dove ci sono caseifici: lì danno da mangiare ai maiali la polenta col siero di latte. Invece di dare del cibo asciutto, hanno un miscelatore dove mettono dentro tutti gli sfarinati ai quali aggiungono il siero di latte. La carne diventa lucida. I salumifici che fanno il prosciutto crudo vogliono questa carne. Il San Daniele per esempio. Quando si vede un prosciutto lucido probabilmente il maiale era stato alimentato così". Qual è il giusto invecchiamento per un salame? "Sette/otto mesi. Poi una volta raggiunto il grado desiderato, oggigiorno, si può mettere sottovuoto". Cosa pensa quando, al supermercato, vede salami, anche nostrani, prodotti anche solo un mese prima della messa in commercio? "Ci sono dentro polifosfati, aromi, cose che non ci sono in un vero salame nostrano come potevano essere i miei".
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CODEVILLA
"perché ci sono le buche nelle strade però abbiamo sette dossi?"
"È senz'altro positivo lo stanziamento di 5mila euro per le richieste dei cittadini" Di Pier Luigi Feltri
L'Amministrazione Comunale di Codevilla ha varato, durante l'ultimo Consiglio, due misure per stimolare il coinvolgimento attivo dei cittadini. Si tratta del "Question Time del cittadino" e del "Bilancio partecipativo". Il primo offre la possibilità a chi lo desidera di formulare a qualunque membro dell'Amministrazione Comunale domande e suggerimenti. Durante il Consiglio Comunale l’interrogato risponderà relativamente a quanto richiesto. Il cittadino potrà poi dichiararsi soddisfatto oppure non soddisfatto dalla risposta ricevuta. Il secondo strumento è addirittura già operativo: chi è interessato (cittadini o associazioni) potrà sottoporre, entro il prossimo 20 ottobre, idee e progetti che verranno poi vagliati dall’Amministrazione guidata da Roberto Pastormerlo. Per il 2017 sono stati stanziati a bilancio 5mila euro per la realizzazione di una o più proposte fra quelle che giungeranno in Municipio. Entrambe le misure sono state elaborate dal gruppo consiliare "Risposta Civica per Codevilla". Abbiamo chiesto ad alcuni cittadini di Codevilla le loro prime opinioni riguardo a questi due nuovi strumenti a loro disposizione. Massimo Scabini, Presidente della sezione Auser di Codevilla, ritiene che "entrambi possono essere strumenti utili". È possibile che l’associazione di cui fa parte, in futuro, provi ad utilizzare questo strumento, "anche se fino a che il Comune continuerà ad erogare il consueto contributo annuo non dovrebbero esserci problemi". I consiglieri comunali di Codevilla, infatti, da alcuni anni devolvono l’importo corrispondente ai loro gettoni di presenza a questa associazione. "Può succedere comunque che ci siano degli imprevisti, e quindi che si rendano necessarie spese non preventivate per le quali richiedere una mano ulteriore al Comune". Anche Patrizia Marchetti presta servizio come volontaria per l'Auser, ma è stata per molti anni assessore comunale, fra gli anni Novanta e i primi Duemila. "È senz'altro positivo lo stanziamento di questi 5mila euro per le richieste dei cittadini. Così il Comune può sapere più facilmente chi ha bisogno", dice Marchetti. L'importo messo a bilancio è adeguato? "Come inizio va benissimo, poi bisognerà vedere il numero di richieste e il loro tipo. Magari il prossimo anno si potrà aumentare". Come è cambiato in questi anni, rispetto al periodo nel quale lei si occupava direttamente del Comune, il coinvolgimento dei cittadini? "In meglio. Anche i bambini si interessano del Comune; iniziano a capire quello che crescendo vivranno più direttamente. Mi riferisco al Consiglio Comunale dei Ragazzi, che è nato l'anno scorso. Ma anche la ‘Casa dell’acqua’ che è stata inaugurata quest'estate, in qualche modo, ha coinvolto la cittadinanza. Vedo che ci va tanta gente, anche non di Codevilla". Abbiamo chiesto un'opinione anche al Sindaco dei Ragazzi, Anna Dapiaggi, portavoce dei cittadini
Massimo Scabini e Patrizia Marchetti
della Codevilla che verrà. Riguardo al "Question Time": "È una cosa molto importante, perché se uno non capisce qualcosa, la può chiedere. In questo modo le cose che riguardano il Comune vengono spiegate ancora meglio, e i cittadini possono partecipare attivamente all’Amministrazione". Anche i giovani potrebbero utilizzare questo strumento? "Certo, parlandone magari con i genitori. Può essere anche un modo per partecipare insieme, genitori e figli, alle attività del Comune". E sul bilancio partecipativo... "È importante che i cittadini possano dare dei consigli e sappiano che ci sono dei soldi per esaudire queste richieste. Ovviamente non quelle più assurde!". C'è già qualche idea? "Sì: un'area picnic vicino alla casetta dell'acqua, con dei tavoli, un'altalena e un po' di verde. E magari un'area di sosta per i camper". Gianni Bruno, Presidente della Pro Loco di Codevilla: "Li considero una sorta di ‘esercizio ginnico di democrazia’: costa un po' di fatica, ma fa vale-
re pienamente i diritti di un cittadino. Non siamo avvezzi a partecipare direttamente alla gestione della cosa pubblica, a metterci del nostro. C'è una sorta di ‘pigrizia’ della democrazia, una pigrizia strisciante, e questi meccanismi sono un'occasione, facendo una metafora, per fare un po' di palestra e riattivare l'organismo. Quindi, al di là della richiesta in sé, potrebbe rivelarsi una finalità inaspettata, che è quella di allenare le persone ad occuparsi di cose di cui non si occuperebbero altrimenti mai". La Pro Loco proporrà qualcosa per il Bilancio partecipativo? "Potremmo partecipare. Se l'obiettivo è mettere a disposizione della comunità un'opportunità in più, perché no. Ci troveremo con il Consiglio di amministrazione la prossima settimana e discuteremo anche di questo". Può essere anche un sistema per superare quei meccanismi clientelari che, se non specificamente a Codevilla, troppo spesso caratterizzano la Pubblica Amministrazione? "Sicuramente lo vedo come uno snellimento, perché va direttamente dal propositore all’organo che poi
Gianni Bruno
Anna Dapiaggi con Roberto Pastormerlo
decide di farlo, senza intermediari. Potrebbe essere una semplificazione dell’iter, poi occorrerà verificare se effettivamente sarà così. Certo con cifre piccole non si possono fare grosse cose, ma procedendo un passo alla volta i risultati poi si vedranno". Giangiuseppe Calloni, educatore finanziario e membro della Commissione di Gestione della Biblioteca comunale, vede positivamente l’avvicinamento fra Pubblica Amministrazione e cittadino. "Ho analizzato già il materiale e peraltro ho intenzione, molto fondata, di presentare una richiesta sia a livello di Question Time, sia di Bilancio partecipativo". Per il Question Time? "Per il Question Time vorrei sottoporre il tema dei ‘piccioni’ che sporcano le strade e i cortili. È un problema di carattere generale che coinvolge molte persone; sono stato sollecitato, in merito, anche dai miei vicini di casa. Sono a favore di una lotta
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se che la maggior parte delle volte non vengono mantenute, perché l’attività degli amministratori diventa un farsi la guerra fra loro. Il Question Time mi darà la possibilità di far notare queste mancanze". C'è già qualche domanda che sottoporrebbe all'Amministrazione? "Certamente: perché ci sono le buche nelle strade però abbiamo sette dossi?! Secondo me sarebbe più opportuno, prima di fare i dossi, sistemare almeno le strade principali". E riguardo al Bilancio partecipativo? "Mi informerò sui costi per l'asfaltatura delle strade, prima di tutto. Poi sulla pulizia dei marciapiedi, in particolare quello davanti al Municipio. Da quando è stato abbattuto lo stabile ex-macelleria, per far posto alla nuova piazza, la situazione con i piccioni è diventata insostenibile. Mi ero già informata, in passato: ci sono ditte specializzate che catturano i piccioni, li ingabbiano e li trasferiscono all’interno di un parco, dove vengono liberati".
Giuseppe calloni
Caterina Brazzola
di tipo integrato". Sul Bilancio partecipativo, invece? "Dal momento che una delle voci segnalate riguarda le strade, considerando che a Codevilla negli ultimi mesi c’è stato un 'florilegio' di dossi, ne chiederei uno anche per la via dove risiedo, via Vittorio Emanuele II, visto che ogni tanto ci sono persone che schiacciano un po' troppo l’acceleratore e questo causa qualche rischio, considerando che la strada ha un restringimento. Andranno sicuramente valutati gli spazi, la collocazione, ma penso che ci sia la possibilità". Opinione positiva anche da parte di Caterina Brazzola, titolare della Tenuta Montelio e, in passato, consigliere comunale. "Nei paesi come il nostro, che sono paesi piccoli, è bello che ci sia una vicinanza fra l'Amministrazione e il paese; cosa che nei posti grandi diventa decisamente più complicato. Con la buona disponibilità delle persone si possono ancora fare tante cose e avere anche una buona gestione del territorio. Questi due nuovi strumenti, quindi, possono essere un ottimo modo per coinvolgere le persone. Ci sono, poi, tante famiglie giovani che sicuramente hanno interesse a mantenere il paese vivo e pulito". Quindi può essere interessante anche per i nuovi residenti? "Sì, anche perché la macchina burocratica, che
comunque secondo me ci vuole, è sempre vista dall'utente come qualcosa di complesso, che fa desistere dai propri propositi. Il fatto di avere un interlocutore intermedio, che però ha la possibilità di valutare con attenzione le tue proposte, può avvicinare di più la persona alla gestione. Diversi anni fa avevamo introdotto uno sportello presso il quale i cittadini potevano interfacciarsi con proposte e richieste; era aperto il sabato mattina, ma non c'era stata grande partecipazione. Queste nuove proposte sono più partecipative; non si tratta semplicemente di esprimere un ‘ho bisogno’ ma anche un ‘mi piacerebbe’. Secondo me funzionerà molto con il passaparola". Alice Scabini, studentessa attiva nel volontariato e dell'associazionismo, esprime un punto di vista "generazionale". "Per me è una bellissima idea; il problema è che siamo un attimino… ‘antichi’, cioè non c'è tanto coinvolgimento, nel nostro Comune. Magari una persona di una certa età, come lo sono la maggioranza dei Codevillesi, giudica positivamente l’iniziativa ma poi difficilmente vi parteciperà attivamente. Una ventiquattrenne, come potrei essere per esempio io, si interesserà più facilmente, e personalmente penso proprio che lo farò. Ho notato, in questi anni nei quali mi sono affacciata al mondo da maggiorenne, che noi elettori votiamo sulla base di promes-
Alice Scabini
GODIASCO SALICE TERME
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ottimo inizio per la pulizia delle strade più visibili
Il sindaco è partito dalla spazzatura, non ci meravigliamo di
Michele Massa
Dopo circa 90 giorni dalla data delle elezioni che hanno visto la vittoria del geometra Riva, i salicesi ed anche i godiaschesi hanno potuto vedere ed in molti casi apprezzare i primi interventi positivi, sia nella capitale, Godiasco, sia nella frazione, Salice Terme. Il primo intervento del neo sindaco sono stati i rifiuti e non mi meraviglio di questo, perché il grado di pulizia di Godiasco ma soprattutto di Salice era giunto negli ultimi anni ai minimi termini ed il decoro delle due località era ormai diventato una chimera. Da buon geometra ascoltando anche gli astuti consigli di qualche “Umarél”, così sono chiamati soprattutto in Emilia Romagna i pensionati che osservano i lavori pubblici e che controllano vengano fatti a regola d’arte, ha iniziato ad intensificare ed ad ottimizzare la raccolta dei rifiuti urbani ed ha promesso che in tempi brevi, la sfilza dei cassonetti della spazzatura che "abbelliscono" l’ingresso e alcune vie
della località termale saranno riposizionati in zone, sperano tutti, meno visibili. Come sopra detto ha anche intensificato la pulizia di strade e marciapiedi, per la verità il lavoro è ancora fatto a metà, perché mentre nelle vie principali la frequenza e l’attenzione è certamente aumentata, non così si può dire per le via periferiche, che anch’esse sono abitate da cittadini, che magari hanno votato il buon geometra. Siamo seri… sono passati solo circa 90 giorni e in 90 giorni i miracoli non li fa nessuno, figuriamoci un neo sindaco. In molti potranno dire che mantenere un paese pulito è l'ABC di un buon amministratore, ma la realtà è diversa: molti amministratori anche a Godiasco Salice Terme non sono stati capaci di dare un minimo di decoro al paese. Riva su questo punto è partito bene… ed ha anche comunicato bene questa sua prima importante opera, lo ha comunicato in modo egregio grazie anche ad un eccellente addetto stampa ed anche grazie a qualche “Umarél” che nei blog locali diligentemente, ha comunicato ed enfatizzato la buona novella. Ora al neo Sindaco spetta il ben più arduo compito di ripulire l’altra parte di Salice Terme e di Godia-
sco, quella meno visibile ma altrettanto importante, soprattutto per chi ci abita. La soluzione non è facile e a Salice in particolar modo molti marciapiedi delle vie periferiche sono devastati dalle radice degli alberi che hanno sollevato il manto stesso. Tener pulito, in ordine e accessibili questi marciapiedi non sarà facile, ma siamo fiduciosi che alla luce delle sue competenze professionali, il neo Sindaco saprà risolvere anche questo problema. La stagione estiva e turistica sta terminando, il tempo per pensarci durante i mesi invernali, per risolvere il problema c'è... Trovata la soluzione, che siamo certi verrà comunicata con diligente prontezza dal suo addetto stampa, bisognerà anche trovare le risorse economiche perchè gli interventi da fare sono molteplici e presumiamo costosi. Questo per dire che nessuno si dovrà aspettare per la prossima primavera-estate che tutti i marciapiedi e le vie di Salice e Godiasco siano perfetti come un tavolo da biliardo e nessuno si dovrà aspettare che tutte e due le località in tutte le loro parti siano pulite, ma siamo certi che dopo la vetrina il neo Sindaco, armato di ramazza inizierà a pulire il retrobottega.
il Periodico
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"Autovelox? Intervento poco utile e rimango contrario anche all'uso dei velox mobili" di
Giacomo Lorenzo Botteri
Rivanazzano Terme dal punto di vista viabilistico è un punto caldo dell'Oltrepò, confluendo la statale del Penice, la Bressana Salice e la Provinciale da Tortona. La presenza di molti locali in zona inoltre porta a punte di traffico importanti anche durante le ore serali e notturne. Diversi cittadini hanno manifestato sul social il proprio disappunto e le proprie preoccupazioni, specie per l'elevata velocità. E così c'è chi dalle pagine facebook denuncia la situazione di Via Verdi suggerendo l'installazione di autovelox: "Adesso le auto sfrecciano a 100 Lm/h" C'è chi sostiene che in Via Marconi la situazione non sia molto diversa e chi porta ad esempio il rettilineo di Via Leonardo Da Vinci. C'è chi non vede invece di buon occhio i velox e suggerisce qualche telecamera in più e chi ricorda, a suffragio della situazione diventata per molti insostenibile, di essersi trovata la propria auto parcheggiata distrutta da un'auto che di notte l'ha "centrata". Tra il folto popolo di facebook abbiamo raccolto la testimonianza di Davide Pasotti nato e cresciuto a Rivanazzano Terme che sottolinea la situazione nella zona in cui vive. "Vivo a Rivanazzano in via Tortona da quando sono nato, qui la situazione è fuori controllo da diverso tempo. La maggior parte dei camion e delle auto che entrano in paese non rispettano i limiti e noi lo constatiamo tutti i giorni. Per un pedone è molto pericoloso attraversare la strada e per noi residenti uscire di casa è sempre più rischioso". La scorsa amministrazione, proprio sulle direttrici di maggior traffico in entrata aveva posizionato alcuni dossi, che per la verità, non hanno sortito alcun effetto, essendo gli stessi estremamente bassi e tali da non indurre a rallentare. Ciò è dovuto alla normativa che fissa le caratteristiche tecniche dei dossi a seconda del tipo di strada e per strade a scorrimento veloce su cui transitano anche mezzi di soccorso, i dossi debbono essere come quelli installati dal Comune. A Marco Largaiolli per dieci anni vice sindaco ed attuale assessore alla sicurezza ed ai servizi, esponente del centro destra rivanazzanese, chiediamo di tracciarci il quadro in tema di sicurezza stradale ed illustraci gli interventi fatti o in cantiere. "Il Comune di Rivanazzano Terme risulta essere un vero e proprio snodo dal punto di vista viabilistico. Posto all’ingresso della valle Staffora, risulta essere un luogo di transito e di passaggio per il traffico proveniente da Alessandria, da Pavia e da Milano. Gli interventi per rendere la viabilità più efficace e sicura a favore dei cittadini sono stati molteplici. Si è intervenuti con la messa in opera di attraversamenti pedonali rialzati dotati di segnaletica luminosa in alcune delle principali vie di accesso al Paese: in Via Verdi (SP 1), Via Marconi (SP 461), Viale Colombo (SP 1). Tali interventi risultano essere coerenti con il disciplinare tecnico imposto dall’Ente proprietario della strade in questione che è l'Amministrazione provinciale". Avete in previsioni interventi che possano miglio-
RIVANAZZANO TERME
"per noi residenti uscire di casa è sempre più rischioso"
Marco Largaiolli
rare i disagi legati alla viabilità? "L’impegno dell’Amministrazione Comunale è quello di arrivare a dotare di attraversamenti tutte le vie di accesso al paese. Nel frattempo un attraversamento pedonale rialzato con segnalazione luminosa è stato posto in Viale Europa". Qual è la sua posizione riguardo all'eventuale installazione di autovelox? "Rispondendo alle richiesta pervenute da alcuni cittadini di posizionare contenitori per il controllo di velocità a lato di alcune strade, è mia opinione che tale intervento sia poco utile in quanto tali attrezzature non hanno mai avuto l’omologazione, come segnaletica stradale, da parte del Ministero competente. Tale soluzione, a fronte di costi di acquisto estremamente elevati, non porta al risultato di controllare la velocità dei veicoli in transito, se non nei primissimi giorni che seguono al posizionamento dei box". A Rivanazzano ci sono tre impianti semaforici, avete programmato interventi specifichi per questi incroci, pensate all'eliminazione dei semafori con rotatorie? "Per quanto riguarda la manutenzione dei semafori esistenti sul territorio comunale, si segnala la manutenzione dell’impianto posto in Viale Europa con l’installazione di nuove lanterne semaforiche a led in sostituzione delle vecchie. In programma vi è l’adeguamento dei restanti impianti. Al momento non riteniamo di sostituire i semafori con rotatorie. Tra l'altro in viale Europa che è la direttrice verso Voghera sono previste altre due rotatorie legate all'approvazione di piani di lottizzazione". I residenti si lamentano soprattutto per il traffico veloce nelle ore serali e notturne. Cosa si può fare? "Al fine di far fronte al consistente afflusso di turisti, richiamati nel nostro Comune, soprattutto nei mesi estivi, da un ricco programma di manifestazioni, è stato implementato il servizio di controllo del territorio da parte degli agenti di Polizia Locale del
Comune di Rivanazzano Terme soprattutto nelle ore serali e nelle giornate festive. Ritengo che tale servizio, svolto in collaborazione con il personale del Comune di Godiasco Salice Terme, abbia ottenuto risultati decisamente soddisfacenti anche in considerazione del fatto che, purtroppo, l’organico della Polizia Locale risulta essere decisamente sottodimensionato in riferimento ad Comune a vocazione turistica come il nostro. Cercheremo anche in collaborazione con la locale caserma dei Carabinieri, di intensificare i controlli, sempre compatibilmente con le esigue forze disponibili. Io rimango contrario anche all'uso dei velox mobili. Hanno un effetto deterrente solo quando vi è la presenza delle forze dell'ordine, poi torna tutto come prima ed oggi, ricordo che la normativa, vieta velox 'nascosti' ma anzi impone che siano ben segnalati". La segnaletica: vi sono cartelli al limite della comprensione "Sì è vero e difatti abbiamo già programmato per i prossimi mesi il rifacimento della segnaletica, sia orizzontale che verticale".
Davide Pasotti
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"Nessun disagio a sedere in consiglio comunale con Lega e Forza Italia" di
Giacomo Lorenzo Botteri
Stefano Alberici, 54 anni, conosciuto negli ambiti sportivi come istruttore di ginnastica e gestore di alcuni centri sportivi e natatori, è il segretario del circolo PD di Rivanazzano Terme, Godiasco Salice Terme e Retorbido dal 2010. Candidato sindaco a Rivanazzano Terme per la lista di centro sinistra nel 2012 venne allora sconfitto. Da giugno di quest'anno è consigliere del comune di Rivanazzano Terme con delega al bilancio, pubblica istruzione, rapporti con le associazioni, politiche giovanili e mobilità sostenibile. Candidato nella lista unica presente alle elezioni guidata da Marco Poggi in continuità con l'amministrazione uscente. Ad Alberici non possiamo non chiedere come è nata questa larga coalizione. "Si è trattato di una lista civica sostenuta da Forza Italia, Partito Democratico e Lega. La partecipazione del Partito Democratico nasce da rapporti partecipativi e visioni comuni con la giunta Ferrari, attualmente vice sindaco, in merito alle scelte amministrative". E della collaborazione con la Lega, formazione politica agli antipodi rispetto al PD cosa ci può dire? "Sul piano politico siamo e saremo alternativi. Ad esempio il 22 ottobre la Lega di Maroni ha indetto un referendum per noi inutile e strumentale. Inutile perché è prevista dalla costituzione la possibilità, per le regioni, di chiedere maggior autonomia attraverso una contrattazione stato/regioni (come sta facendo l'Emilia Romagna ) e non con un referendum che di conseguenza è solo propaganda elettorale pagata dai cittadini, circa 50 milioni di euro. Quindi nessun disagio a sedere in consiglio comunale con Lega e Forza Italia perché sappiamo distinguere i due piani". Quali sono i vostri obiettivi? "Il nostro obiettivo a livello locale è quello di realiz-
Stefano Alberici
zare un programma condiviso. Sarei a disagio se non dovessimo realizzare, ad esempio, la raccolta differenziata o a garantire ai nostri concittadini standard qualitativi dei servizi e così via... Abbiamo, come amministratori, una responsabilità importante: dobbiamo lavorare per il futuro dei nostri comuni e quindi sapere che le scelte che facciamo oggi avranno ricadute per gli anni a venire. Le faccio un esempio: Rivanazzano e Godiasco devono saper lavorare insieme per il bene dei due comuni e di Salice Terme in particolare". Quindi lei è favorevole alla eventuale fusione dei due Comuni? "La scelta più corretta è quindi quella di avviare un tavolo per dare iniziale avvio alla gestione in unione di alcune funzioni comunali. A mio avviso si dovrà tendere all'unione completa dei servizi e del bilancio, un'unione che sia il preludio alla fusione. Dialogo che non deve prescindere anche dal coinvolgimento di Retorbido altro comune confinante. Dato non trascurabile avremmo a disposizione circa 500 mila euro all'anno per i prossimi dieci anni. Non vorrei dovessimo farlo quando sarà obbligatorio e prima o poi succederà con buona pace della Lega".
RIVANAZZANO TERME
"L'obbiettivo è utilizzare meno le auto, sto lavorando al piedibus"
Lei personalmnte all'interno della coalizione di cosa si occuperà? "Io personalmente, anche se tutte le decisioni sono collegiali, sto lavorando a due progetti: il Piedibus che spero di poter attivare con l'inizio dell'anno scolastico. Si tratta di un "autobus umano" formato da un autista e un controllore (nonni o genitori volontari) che 'trasportano' gli alunni a piedi, con ogni condizione meteo, tutti i giorni a e da scuola seguendo una linea e con orari prestabiliti. L'obbiettivo è utilizzare meno le auto, fare più movimento e socializzare con gli altri bambini. Sarà rivolto alla scuola primaria e sarà gratuito. I bambini dovranno però essere iscritti e dotati di giubbini ad alta visibilità che il Comune provvederà a fornire. Il secondo progetto è la realizzazione di una pista ciclabile che dal paese arrivi al cimitero e alla zona industriale. Sono stati attivati gli uffici e dopo le ferie contatteremo le industrie Bormioli e Valvitalia che sono certo ci aiuteranno nella realizzazione di questo progetto. In questa ottica stiamo lavorando per migliorare la vivibilità del paese anche attraverso un progetto educativo che coinvolge la scuola". Lei si occupa anche di scuola, quali progetti oltre al Piedibus sono già in cantiere? "Abbiamo parecchia carne al fuoco, ma preferirei parlarne quando avrò maggiori certezze, certamente stiamo lavorando per recuperare un miglior rapporto di collaborazione con il mondo scolastico e contiamo sul fatto di poter condividere con la dirigenza scolastica alcuni progetti". Al neo consigliere Alberici, auguriamo buon lavoro, con l'auspicio che i progetti che sta seguendo siano realizzabili in tempi stretti, ma d'altra parte è abbastanza evidente che Alberici voglia tenere in forma i rivanazzanesi... ed è una cosa che sa far bene visto il lavoro che fa...".
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PONTE NIZZA
"credevo che Sant’Alberto fosse un luogo amato dagli oltrepadani"
"Costituire un consorzio allargato alle province di Piacenza, Alessandria e Genova"
Rodolfo Lauri
Di Valentina Pacci Lauri Rodolfo classe 1954 originario di Chiavari, ha conosciuto l'Oltrepò nel lontano 1996 quando era responsabile qualità, salute, sicurezza e ambiente per una ditta oltrepadana. In quegli anni ebbe modo di conoscere ed apprezzare il territorio oltrepadano, lui che arrivava dal mare e al mare, in quel di Sestri Levante tornò nel 2005 per occuparsi della gestione insieme alla moglie di un albergo. Finita l'esperienza ligure dove oltre alla gestione dell'hotel si occupò insieme ad altri operatori turistici di fondare il consorzio turistico di Sestri Levante, nel 2015 decise di ritornare in Oltrepò e questa volta sotto un'altra veste, quella di ristoratore. Lauri perché proprio in Oltrepò lei che viene dal mare? "Memore di quel periodo in cui ho vissuto a Voghera, l'’Oltrepò sembrava a me e a mia moglie un posto dove c'era spazio per noi, una sorta di pagina bianca da riempire, da scrivere". Avete così aperto il vostro ristorante a Sant'Alberto di Butrio nel comune di Ponte Nizza, perché proprio a Sant'Alberto? "Ci fu segnalato da alcuni piccoli imprenditori locali, anzi ci fu caldamente consigliato sottolineando come quel posto ormai chiuso da diverso tempo avesse assoluta necessità di un rilancio che ne tirasse fuori tutte le potenzialità". Dopo due anni di attività ritiene di avere lo stesso entusiasmo? "Certamente le potenzialità ci sono, ma manca la volontà di condividerle per meglio sfruttarle. Ho l'impressione che in Oltrepò si organizzino eventi solo per se stessi, non aperti ad altri, senza alcuna finalità turistica ma solamente in funzione di una visibilità locale. Le faccio un esempio banale ma sintomatico: se organizzano un evento a pochi km da noi non vengono neppure a portarci una locandina per informarci e di conseguenza per informare i nostri clienti". Soluzione? "Cercare risorse allargandosi ad altre province con un consorzio trasversale allargato alle province di Piacenza, Alessandria e Genova". A tal proposito lei "ha lanciato" tramite Facebook l'idea di un consorzio delle 4 Province creando addirittura un logo… "Sì è così, ho lanciato l'idea che già da tempo avevo in testa e spero venga raccolta da almeno una decina di imprenditori volenterosi. Quando facevo l'albergatore a Sestri Levante fui tra gli otto commercianti che costituirono il Consorzio di Sestri Le-
vante ed ho quindi l'esperienza in merito, compresi gli errori ovvi che si commettono se si è alle prime armi. L'Oltrepò Pavese fa parte di un area detta le '4 Province' e quindi è impossibile fare turismo in Oltrepò senza considerare che esso s'incunea geograficamente tra altre due province fino a toccarne una quarta. Dal punto di vista storico, paesaggistico ed enogastronomico le 4 province presentano una certa omogeneità. Questo mi ha fatto nascere l'idea di un Consorzio delle Quattro Province che comprenda le valli Staffora, Trebbia, Curone e Borbera. Servono poche risorse e tanta buona volontà, il resto lo si potrà costruire insieme ai potenziali partners, che saranno innanzitutto i clienti e i fornitori". Non crede che in Oltrepò di consorzi, enti ed associazioni ce ne siano già fin troppi? "Quello che ho in mente io è il consorzio dei consorzi che dovrebbe assorbire tutti gli enti". Quando è arrivato in Oltrepò ha cercato ed individuato un ente o un'associazione alla quale iscriversi e con la quale collaborare? "Certo che l'ho cercata, in primis un'associazione di albergatori che però in Oltrepò non esiste e per il resto non ho individuato nessuna particolare associazione che dimostrasse di essere visibile, ho incontrato anche qualche personaggio legato alle diverse associazioni sul territorio ma nessun approccio lavorativo si è poi concluso". Per migliorare il suo business e alla luce delle carenze e delle potenzialità inespresse da lei lamentate si è attivato per contattare attività sinergiche per una fattiva collaborazione? "L’ho fatto con i fornitori di vino, salumi e formaggi e con un’associazione naturalistica che si occupa di mappare tutte le farfalle dell'Oltrepò, ma l'esperimento non ha funzionato. Ho contattato anche l'associazione sommelier per vedere di organizzare qualche presentazione, ma essere fuori mano è stato penalizzante, sono entrato in contatto con alcune associazioni di ciclisti e di trekking ma quello che si aspettavano da me era una sponsorizzazione, cioè avrei dovuto dare loro dei soldi a fondo perduto con la speranza in futuro di recuperarli… Non è quello che intendo per collaborazione sinergica, per me collaborazione vuol dire ad esempio mettere a disposizione la struttura, gli spazi necessari all'attività, in cambio di visibilità e quindi di clienti". A un fornitore di vino cosa chiederebbe per la promozione turistica? "Utilizzare il ristorante come vetrina in cambio di prezzi scontati, ovviamente fermo restando la qualità, questo incentiverebbe il ristoratore a spingere alcuni vini rispetto ad altri". L'Oltrepò ha due prodotti principe, il vino ed il salame. Nella sua esperienza professionale di imprenditore ligure qual era la percezione di questi due prodotti? "Il vino certamente è molto conosciuto a Sestri ed in molte parti della Liguria, lo si trova sia nei ristoranti ed anche nella grande distribuzione, il salame invece non è propriamente un alimento che si adatta ad una località di mare, è un po' più conosciuto nell'entroterra ligure ma non in modo significativo". Propone prodotti oltrepadani nel suo ristorante?
"Anche in cucina prosegue la mia filosofia delle 4 province, noi proponiamo una cucina legata all'Oltrepò con i ravioli di brasato ad esempio e che è comunque prioritaria, ma proponiamo anche piatti tipici della tradizione della Il logo ideato da R. Lauri cucina piacentina, genovese e piemontese. Vini rigorosamente Oltrepadani". Che tipo di clientela frequenta il suo ristorante? "è un cliente casuale che viene a Sant'Alberto per visitare l’Abazia e poi si ferma da noi, anche se spesso i visitatori vengono semplicemente da noi per curiosare, per ricordare i bei tempi passati. In certe occasioni sembra di essere il museo dei bei tempi passati e di non aver più ragione di esistere. Un'altra particolarità è che il cliente non ha l’abitudine di prenotare, arriva senza alcun preavviso con la prenotazione sarebbe più facile per noi sia gestire la cucina sia accontentarli anche con richieste particolari a cui siamo sempre ben disposti". Lei poco fa parlava di clienti che non prenotano, ma questo forse non è dovuto anche al fatto che molto spesso siete isolati con le linee telefoniche? "Questo è un altro tasto dolente, purtroppo capita e spesso, che ci troviamo completamente isolati con la linea telefonica fissa e con i telefoni muti. Ci sono giorni interi in cui rimaniamo completamente isolati, altri in cui la linea funziona in modo incostante, se a questo aggiungiamo che i cellulari non sempre hanno campo e che la linea Adsl si sgancia continuamente… capisce che diventa tutto ancora più complicato. Siamo stati a Ferragosto e a Capodanno senza copertura telefonica e questo è un danno non solo immediato ma anche a lungo termine. Non si può pensare nel 2017 di attirare clienti, chi per turismo e a maggior ragione chi per lavoro, senza poter fornire loro una linea telefonica ed internet". Si aspetta qualcosa dalla politica locale e non solo per promuovere Sant’Alberto? "Ad aspettare la politica non si va da nessuna parte, io personalmente ho ottimi rapporti con il Sindaco di Ponte Nizza, Pernigotti, ma devo anche dire di non aver mai chiesto niente di che… Non mi aspetto nulla dagli enti pubblici se non la cura delle infrastrutture che sono comunque deficitarie: le strade e l'arredo urbano ad esempio e sono convinto che non è la politica ma sono gli imprenditori che si devono far avanti senza essere succubi della politica". Tornasse indietro si butterebbe ancora in questa avventura? "No assolutamente, credevo che Sant'Alberto fosse un luogo amato dagli oltrepadani, che avessero ancora voglia di ritrovarsi e sedersi a tavola… Avrei probabilmente dovuto intuirlo già 20 anni fa quando abitavo a Voghera, allora io e mia moglie abbiamo girato tutto l’Oltrepò e tutti i ristoranti della zona, ma a Sant'Alberto di Butrio non ci eravamo mai andati… questo avrebbe dovuto accendermi la lampadina".
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la vacca varzese ha nel suo dna una dignità storica
di
Giacomo Braghieri
Partiamo dai fatti. Nel giro di un mese in Valle Staffora si sono verificate due manifestazioni di protesta a difesa dei diritti degli animali da parte di associazioni animaliste locali e nazionali. Entrambe le manifestazioni hanno richiesto l'intervento delle forze dell'ordine per sedarne l'animosità. La prima manifestazione si è svolta in una assolata domenica di agosto in quel di San Ponzo durante una fiera dedicata all'allevamento di salvaguardia della vacca di razza Varzese. Il secondo a distanza di circa un mese, a Varzi davanti al macello: il primo di settembre la comunità islamica tiene la festa del Sacrificio dove è prevista l'uccisione rituale di capre e pecore e il macello in questione è uno dei 200 autorizzati in Italia alla macellazione halal. Questo tipo di macellazione insieme a quella rituale ebraica kosher, prevedono la morte dell'animale per dissanguamento che viene ottenuto tecnicamente sgozzando l'animale con un solo taglio alla gola che recide carotide ed esofago. Ce n'è anche per i cattolici, ma a Pasqua, quando tradizionalmente si cucina l'agnello.Entrambe le manifestazioni animaliste di per se stesse non sono state violente ma è la prima volta che in Valle Staffora si riuniscono appartenenti di questo variegato mondo per urlare le loro opinioni ed è quindi il momento di cercare di leggere il fenomeno di protesta che comprende persone che genericamente amano gli animali fino agli haters che sul web scatenano le loro frustrazioni insultando e minacciando chi non la pensa come loro. Anzitutto bisogna cercare di fare chiarezza fra le mille sigle che compongono l'animalismo militante. Ci sono associazioni benemerite come l'ENPA o la locale "Mi fido di te" che svolgono un prezioso lavoro di sussidiarietà accudendo animali abbandonati da "bestie" umane evitando il fenomeno del randagismo e usano il web per cercare una nuova famiglia agli animali raccolti. Ci sono poi associazioni più di attacco che prevedono la disobbedienza civile alle leggi dello stato come la LAV e altre decine di sigle più o meno recenti e serie in genere strutturate giuridicamente come Onlus, ben presenti sul web, tutte intente a raccogliere donazioni dirette o attraverso il 5x1000. Naturalmente per il messaggio web usano cuccioli dai grandi occhi imploranti, non di rado facendoli "parlare" da umani se non definendoli "bambini". Umanizzare i nostri amici animali è un enorme errore etologico, oltre che una offesa al valore del loro profilo genetico che si è selezionato nei secoli. Paragonare gli allevamenti ai lager nazisti è invece una bestemmia civile tanto quanto paragonare fior di scienziati al nazista Mengele (non lo chiamiamo medico perchè di fatto non lo fu) e tanto per essere chiari, la vacca Varzese ha nel suo DNA una dignità storica che noi non abbiamo, è l'erede diretta dei bovini portati in Italia dai Longobardi. Chi si prefigge di diffondere cultura animalista queste cose dovrebbe saperle. Ma soprattutto dovrebbero tenere alla larga chi insulta chi la pensa diversamente ben nascosto dietro la tastiera di un pc. Nel caso della protesta alla sagra di San Ponzo, come ha ben spiegato il veterinario che era fra gli organizzatori, sono stati insultati studiosi ed allevatori che
VARZI
Umanizzare i nostri amici animali è un grosso errore
Animalisti alla festa di San Ponzo
con grandi sforzi, anche economici, contribuiscono a salvare una razza antichissima, fuori dal mercato ormai dagli anni 60, quando la civiltà contadina delle nostre valli è scomparsa e l'Italia è diventata un grande paese industriale. Quindi salvare questa razza significa salvare un pezzo della nostra storia e contribuire alla biodiversità. Un animalista dovrebbe essere quanto meno solidale. Ma c'è di più, per arrivare alla sagra tutti quanti avranno attraversato il ponte sullo Staffora. Un torrente che fino agli anni 80 era ricco di fauna ittica autoctona ed ora è praticamente morto. Non si è mai sentito nessuno di questi protestare eppure abbiamo perso un patrimonio animale che esisteva da quando esiste il torrente. Lo abbiamo sacrificato per i trenta denari che ha reso a pochi la vendita della ghiaia molto ricercata dal mercato edilizio. E il circolo vizioso per cui un comune permette di costruire sul greto del torrente e poi interviene sul torrente stesso per salvaguardare gli edifici costruiti sull'alveo non si è ancora spezzato e questo dovrebbe far riflettere chiama gli animali. Nel caso del macello di Varzi invece la questione è più complessa. Anzitutto abbiamo ancora il diritto di procurarci proteine animali, controllate dal punto di vista igenico-sanitario, secondo tradizioni consolidate e secolari? Obbligare gli islamici ad eseguire la macellazione in una struttura controllata è una conquista della sanità pubblica italiana ed è un bene dal punto di vista del benessere umano ed animale. La legge nazionale parla chiaro, qualsiasi macellazione deve avvenire nel massimo rispetto dell'animale, infliggendogli la minore sofferenza possibile. Ma parlano chiaro anche i precetti religiosi ebraici ed islamici sulla macellazione rituale: l'animale deve soffrire il meno possibile e per questo tutte le operazioni della macellazione sono ben definite. La lunghezza ed il filo della lama del coltello, il gesto del macellaio e la sua esperienza, la profondità del taglio, l'immediata perdita dei sensi dell'animale. Se uno di questi precetti non viene rispettato la carne non viene consumata e si ha una perdita economica. La scienza non ha registrato significative differenze di dolore fra i capi abbattuti previo stordimento e quelli senza. Chi decide quando un animale soffre, la nostra coscienza? Per rispetto nei loro confronti speriamo di no. Inoltre dal nostro punto di vista l'animalista che protesta per il sospetto di qualche decimo di secondo di sofferenza di un bovino o di un ovino tiene in considerazione il fatto che comunque islam ed ebraismo salvano di milioni di capi di sui-
ni, molluschi e di tutte le specie animali le cui carni sono proibite dal Corano e dal Talmud? Il paradosso è che mentre disturbavano un rituale religioso considerato senza prove troppo feroce, gli animalisti non si sono accorti e non sapevano che a poche centinaia di metri dal macello c'è un piccolo torrente in secca, dalla fonte alla foce. In quel torrente resisteva ai danni climatici e all'inquinamento l'ultima colonia di gamberi di acqua dolce della valle. Erano li da sempre e ora con ogni probabilità sono scomparsi. Siamo tutti un po' più poveri ma questo non conquista le pagine dei quotidiani ne le pagine web. L'amore ed il rispetto per gli animali è stato scritto nei testi sacri delle grandi religioni monoteiste decine di secoli prima che nascessero gli animalisti. Nell'iconografia cristiana a scaldare il figlio di Dio ci pensano un bue ed un asinello. Siamo sicuri che attacando questi rituali si ottenga l'effetto di diffondere più umanità e senso di responsabilità nella cura degli animali e non il contrario? Passiamo ora ad analizzare l'animalismo politico militante. Da quando Silvio Berlusconi si è presentato con dudù e dudina, ha salvato l'agnello a Pasqua e ha messo fra le prime file di FI l'Onorevole Michela Vittoria Brambilla anche i sassi dovrebbero sapere che c'è un forte interesse politico verso il voto animalista. Come capita spesso in politica, c'è una bella dose di cinismo nel carpire il voto di chi dice di amare gli animali. 103PERIODICO_03.pdf Può essere l'anziano che adora il suo animale da compagnia che lo fa sentire utile e meno solo, oppure il randa di periferia che ammazza di botte un taxista, un uomo che stava lavorando, reo di non avere visto il suo cane scappato in mezzo alla strada. Può essere anche quello di un incosciente che fa vivere una bestia di 50kg in un piccolo appartamento in città. Ecco non vorremo votare gli stessi politici degli ultimi due. E ci piacerebbe che Lav si impegnasse a svelare queste atrocità ed ipocrisie. I nvece sul sito dell'associazione campeggia la vittoria di Green Hill, dove un bliz dei militanti ha permesso la liberazione di migliaia di cani allevati per la sperimentazione scientifica in condizioni igeniche proibite dalla legge. Ma la vittoria di Green Hill con relativa condanna in appello dei responsabili dell'allevamento è una mezza vittoria o una mezza verità: chi doveva controllare che le condizioni igenico sanitarie in quell'allevamento fossero rispettate non è stato portato a processo e con ogni probabilità lavora ancora presso la pubblica amministrazione stipendiato dalle nostre tasse. La mamma dei mariuoli
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"Ci siamo imposti ogni anno di introdurre qualcosa di nuovo"
di
Vittoria Pacci
Chiamarsi Buscone vuol dire che arrivi da Bosmenso, piccola Frazione di Varzi, dove il 90% della popolazione ha quel cognome. Giorgio, Buscone appunto, è originario di Bosmenso, traferitosi poi negli anni '60 a Voghera, ha sempre frequentato il paese d'origine durante il periodo estivo, dove tuttora ha una seconda casa. È la storia di uno dei tanti paesini dell'alta valle Staffora che nel periodo estivo, merito delle seconde case conservate negli anni, si ripopolano e con grandi numeri: si passa dalle 30 "anime" del periodo invernale fino a sfiorare le 200 persone nel periodo estivo. A Giorgio Buscone, quando parla di Bosmenso si illuminano gli occhi, è un vero "bosmensino" o "bosmensese" dir si voglia, insieme ai tanti altri Buscone ed amici di Bosmenso e non, dà anima e corpo per promuovere ed animare una delle località più caratteristiche dell'Oltrepò Pavese. Buscone si sente più di Voghera o di Bosmenso? "Più di Bosmenso perché le mie origini sono lì e perché è un posto che per diversi motivi merita la voglia di ritornarci, in proporzione c’è più vita a Bosmenso che a Voghera, comprese quelle che noi di Bosmenso chiamiamo le frazioni, vale a dire la Chiesa e Casa Rampolla". Da alcuni anni Bosmenso è diventato durante l'estate meta fissa per l’Oltrepò e non solo, grazie ad una manifestazione "La Notte" di grande successo. Il tutto è nato come? "Abbiamo un precedente che è la Raviolata, una festa che viene svolta ormai da 15 anni, solamente quest’anno per motivi tecnici non si è svolta, ma visto le richieste dopo questo anno sabbatico, siamo pronti a ripeterla l’anno prossimo. La Raviolata come dicevo, ha avuto negli anni una risonanza notevole e da lì è nata l’idea di organizzare una notte bianca. Da alcuni anni portavo avanti questa idea con insistenza, per fortuna ho trovato l'appoggio di Roberta del ristorante Buscone, che mi ha spalleggiato, proponendo una festa di prova e 4 anni fa abbiamo allestito in una settimana la nostra prima notte bianca". Abituati al successo della Raviolata avevate un po' di timori nella buona riuscita della manifestazione e soprattutto che fosse all’altezza? "Certo che sì, la data stabilita era a 10 giorni dalla Raviolata e in più pensavamo che il mese d’Agosto non fosse adatto per questa manifestazione, invece il primo anno abbiamo fatto più di 1500 persone". In 4 anni siete passati da 1500 persone alle oltre 5 mila di quest’anno… un successo travolgente dovuto principalmente a cosa? "Innanzitutto il borgo diverso dagli altri borghi oltrepadani si presta particolarmente, l’atmosfera di musica e goliardia, quello spirito festaiolo che forse gli altri non riescono a raggiungere accompagnato da un’offerta diversificata e di qualità del cibo e delle bevande". Accogliere e dar da mangiare e da bere e far divertire 5 mila persone è un impegno notevole, in quante persone lavorano per la riuscita dell’evento? "Siamo circa 120 persone che collaborano e partecipano, di Bosmenso e non solo, alcuni vengono da altri paesi, paesi che possiamo definire ’concorrenti’, come ad esempio Varzi". Avete un'associazione preposta all’organizzazioni di questi eventi? "Sì, l’associazione si chiama Quelli di Bosmenso, il Presidente è Gabriele ‘Lele’ Poggi che è di Pietraga-
vina, e nel direttivo ci sono 7/8 persone". Per arrivare a Bosmenso c'è una sola strada, dover accogliere così tanta gente comporterà certamente dei problemi logistici. Come avete sopperito a questa difficoltà? "Abbiamo la fortuna di avere una vasta area parcheggio in Località Carro a due km da Bosmenso, per cui ci siamo attrezzati con delle navette che potessero accompagnare la gente in paese". L'offerta enogastronomica di quest’anno era veramente a 360° . Come si è evoluta negli anni la vostra proposta? "Siamo partiti con prodotti locali, dai ravioli preparati magistralmente dal nostro mitico cuoco, Carlo Gardella, alle schitte della Valle Staffora, dal pane e salame al Montebore, poi anno dopo anno abbiamo ampliato la scelta, ad esempio quest’anno è venuto un ristoratore a cucinarci la Paella, oppure quelli della Confraternita del risotto di San Nazzaro hanno cucinano il riso, abbiamo anche inserito l’anno scorso il pesce fritto grazie alla collaborazione con una proloco ligure ed è stato un successo enorme!!! Questo fermo restando che il nostro cavallo di battaglia sono e rimangono i ravioli". Siete partiti con dei prodotto prettamente locali ed avete ampliato l’offerta con prodotti di altre regioni e anche stranieri, perché? "Questo per diversificare e per ampliare la scelta. Ci siamo imposti ogni anno di introdurre qualcosa di nuovo e ogni anno pur continuando a proporre piatti e prodotti oltrepadani che rimangono sia chiaro il nostro punto di forza, abbiamo deciso di aggiungere piatti che potessero soddisfare a 360° i gusti della vasta clientela". L’Oltrepò è una delle zone con la più grande produzione di vino. Voi che vino usate? "Solo ed esclusivamente vino dell’Oltrepò, di diverse aziende scelte dalla nostra sommelier Roberta Buscone. Di questo siamo molto orgogliosi e la cosa che ci ha fatto particolarmente piacere è che siamo stati contattai da diverse aziende produttrici di vino che desiderano fornirci i loro prodotti a condizioni di favore, considerando sia La Raviolata che La Notte un'ottima vetrina per la promozione". Si narra che durante "La Notte" venga bevuta una quantità notevole di Sangria che prodotto oltrepadano non è… "Siamo sui 600 litri di sangria consumata, fatta rigorosamente con vino dell’Oltrepò più precisamente la croatina e direi che la sangria di Bosmenso non ha niente da invidiare a quella spagnola…". Solo vino e sangria o anche altro da bere? "Anche birra rigorosamente Oltrepadana, abbiamo infatti coinvolto tutti e tre i birrifici presenti in Oltrepò". Tutti contenti o qualche critica c'è stata? "Qualche errore è stato commesso e qualche critica c'è sempre, noi siamo dei dilettanti e non dei professionisti, pecchiamo a volte di inesperienza… a volte ci scambiamo i ruoli sperando che qualcuno faccia meglio. Quest’anno ad esempio abbiamo sottovalutato il numero delle persone che sarebbero arrivate e abbiamo avuto qualche inghippo con il servizio navetta". L'Oltrepò ed in particolare le vallate dell’Alto Oltrepò durante la bella stagione organizzano feste, ma poche con il successo di quella di Bosmenso. Non vi è mai stato chiesto di organizzare feste in altre paesi? "Sì ci è stato chiesto per esempio da Voghera e da qualche altra località della valle".
VARZI
"Volevamo conquistare Varzi e farla diventare una frazione di Bosmenso"
Giorgio Buscone Siete interessati ed è nei vostri programmi futuri andare ad organizzare eventi in altri paesi? "No, non possiamo permetterci di andare a casa d’altri ad organizzare, non ne avremmo il tempo, ognuno di noi ha il proprio lavoro, non siamo professionisti, siamo solo innamorati di Bosmenso". Costi e ricavi per organizzare una festa con cosi tanta gente… "Io non mi occupo della parte contabile ma sia per la qualità del cibo acquistato, sia per le numerose attrazioni come i gruppi musicali e gli artisti di strada e soprattutto perchè i prezzi di vendita dei nostri piatti sono popolari, il ricavo è poco più della spesa, ma il nostro scopo non è fare utili, ma vivacizzare e promuovere il nostro paese". La scelta delle attrazioni e degli artisti che animano "La Notte" da chi viene fatta e quanto tempo comporta? "Io ad esempio sono l’addetto a scovare gli artisti più particolari, frequentando altre feste e manifestazioni vedo un po' cosa c’è in giro e lo segnalo ad Ornella Buscone che se ne occupa in prima persona. La scelta dei vari artisti viene sempre e comunque fatta in comune accordo durante le nostre periodiche riunioni invernali". Bosmenso è una frazione di Varzi, c’è a Varzi una festa equiparabile a quella di Bosmenso? "Assolutamente no, anche se il carnevale di Varzi ultimamente sta rinverdendo gli antichi splendori grazie all’apporto attivo di tanti giovani varzesi". C'è rivalità tra Bosmenso e Varzi? "Sicuramente sì, tant’è che ad un edizione di un carnevale di qualche anno fa noi di Bosmenso, mascherati da Garibaldini, volevamo conquistare Varzi e farla diventare una frazione di Bosmenso. A parte questa sana goliardia… devo dire che c’è comunque collaborazione tra Bosmenso e Varzi, tant’è che alcuni varzesi ci aiutano nell’allestimento delle nostre feste". A Bosmenso si produce ottimo salame, a Varzi si vocifera che prossimamente si possa organizzare la fiera del salame. Voi di Bosmenso parteciperete in forza? "Sicuramente sì. Sarebbe un'ottima idea, a Bosmenso abbiamo alcuni produttori che certamente potrebbero partecipare e ritengo che possa diventare un evento unico come lo è diventata per Bosmenso La Notte". Avete in serbo altre novità pe l’anno prossimo solo per il periodo estivo o anche invernale? "Sì, ripeteremo e amplieremo il Presepe con le statue a grandezza naturale come quello Gubbio, per l’estate le ‘nostre’ due feste sono già calendarizzate, poi nel cilindro c'è sempre qualcosa pronto ad uscire…".
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"Ad oggi sono rimasto l'unico a fare realmente opposizione"
di
Silvia Colombini
Romagnese nominato Gioiello d'Italia nel 2012 è un piccolo comune di poco più di 680 abitanti, un di quei comuni dove tutto sembra essere nell'ordine delle cose, forse un po' "assopito" come del resto molti comuni dell'alta Val Tidone che si trovano a dover fare i conti con una popolazione che sempre più invecchia, con i giovani che se ne vanno, con i profughi, con le frane, con le strade dissestate, con l'acqua che manca… insomma è la fotografia di uno dei tanti piccoli comuni del nostro Oltrepò, nulla di più, nulla di meno. Anche la politica locale sembrerebbe essere nell'ordine delle cose: il Sindaco Aurelio Bramanti guida la sua squadra per il secondo mandato dopo aver vinto le ultime elezioni nel 2014, ma cosa singolare è che a Romagnese dei 3 consiglieri di minoranza eletti ad oggi sembrerebbe essercene solo uno. Il gruppo consiliare di minoranza "Cambiamo Romagnese" ha "perso" infatti un primo membro nell'Aprile di quest'anno, con le dimissioni di Sergio Burroni a cui nessuno aventi diritto ha deciso di subentrare, tutti hanno rinunciato, sono rimasti Sandro Rocchi e il capogruppo Donato Pilla, ma a quanto dichiara Sandro Rocchi: "Ad oggi sono rimasto l'unico a fare realmente e concretamente opposizione, il fatto di essere solo non mi spaventa anzi ha risvegliato in me quel senso civico e di coerenza che forse avevo un po' perso, io ci sono per tutti coloro che mi hanno votato e mi batterò per tutte le cose in cui credo e per tutte quelle cose che a mio giudizio non funzionano". Sandro Rocchi è un commerciante di 47 anni, padre di famiglia che per via del suo lavoro frequenta abitualmente le piazze con il suo ormai ventennale "banchetto" dei salumi e dei formaggi: "Io faccio i mercati, sono a contatto settimanalmente con la gente che mentre fa la spesa mi racconta, mi parla, mi esprime il proprio disagio ed il proprio malumore, basterebbe girare tra la gente e non solo in periodo elettorale per capire che a Romagnese ci sono tante cose che non vanno". Rocchi qual è la situazione delle casse comunali? "Sono molto amareggiato, la situazione è critica, il bilancio presenta un disavanzo di oltre 80 mila euro e sono seriamente preoccupato per l'alienazione degli immobili di proprietà comunale allocati in alcune frazioni di Romagnese". Di che immobili si tratta? "Sono degli edifici un tempo adibiti a scuole e si trovano nelle frazioni di Ossio, Casa Rocchi e Casa Ariore e sono tutti immobili in pessime condizioni. Mi chiedo come riuscirà il comune a venderli e soprattutto cosa potrà ricavarci visto la grave crisi del settore". Se non vendere degli immobili cosa avrebbe potuto fare l'amministrazione comunale per cercare di sanare i debiti? "Il primo guadagno è il risparmio, ad esempio si sarebbe potuto approfittare del pensionamento di un dipendente comunale per ridurre le spese fisse e durature, esternalizzando il servizio al fine di garantire sempre e comunque un servizio e avvalendosi della possibilità di valutare di anno in anno le necessità. Questa amministrazione invece ha pensato bene di procedere con un bando di concorso per assumere un altro dipendente e a tempo indeterminato per giunta, questa scelta andrà ovviamente ad ingessare i bilanci in futuro". Questa nuova assunzione che figura lavorativa è? "Operaio specializzato e autista di scuolabus, sareb-
be il terzo, a Romagnese esistono già due persone con il medesimo ruolo". Però mi permetta di dire che se un comune dà posti lavoro è sempre buona cosa…. "Sì ha detto bene posti di lavoro, non un impiego pubblico a tempo indeterminato che probabilmente a conti fatti è più il danno che il guadagno, anche perché se non si creano posti di lavoro per i giovani come pensano di tenere aperte le scuole? Ricordo ancora che uno dei cavalli di battaglia dell'Amministrazione Bramanti in campagna elettorale erano proprio i posti di lavoro 'promessi' alla Casa Albergo di Romagnese". La Casa Albergo di Romagnese rimane un po' un brutto ricordo del passato e di quello che poteva essere… com'è allo stato attuale la situazione? "La priorità sarà tesa a rendere operativa la Casa Albergo' diceva Bramanti dalle pagine di alcuni giornali locali, ma purtroppo l'attuale amministrazione non è stata in grado di finire l'opera e di metterla in funzione. Sono 8 anni che governano il paese promettendo ogni volta di finirla, ma credo che questo non avverrà mai. Mi chiedo almeno se siano in grado di tenerla curata in modo dignitoso permettendo alle persone che passano di lì ogni giorno e guardano quell'immensa struttura di sentire un po' meno male al cuore al pensiero di vedere quell'immenso spreco di denaro gettato al vento". Alcune cose però non si può negare che siano state fatte dall'Amministrazione, ad esempio la piscina comunale è stata riorganizzata... "Allora la piscina che certamente rappresenta un polo attrattivo per i villeggianti, quest'anno è stata aperta in ritardo a causa di una pompa rotta, l'amministrazione comunale sapeva benissimo del guasto ma è intervenuta in grave ritardo e questo ha comporto un mancato recupero delle spese. Non credo che da metà Luglio a metà Agosto, periodo in cui la piscina è rimasta aperta, siano stati recuperati i soldi spesi sia per l’intervento che per la gestione della stessa, sen-za parlare del pessimo servizio che hanno dato alla popolazione e ai turisti a causa di questi gravi ritardi nell'apertura". Avete anche un nuovo centro sportivo…. "Il centro sportivo Palabrada è un'altra cattedrale nel deserto, oltre ad essere una struttura che deturpa gravemente il contesto paesaggistico, graverà per parecchi anni sulle casse del comune. è un'opera che non viene utilizzata da nessuno anche a causa delle spese molto onerose chieste dal comune alla popolazione che vuole accedervi per qualche ora di spensierato divertimento, non sono stati organizzati eventi o altro che abbia permesso di recuperare qualche euro per far fronte al costo derivante dalla costruzione e dalla copertura della stessa". Quest'anno ha fatto tanto anche la siccità… "Non si può negare che quella di quest'anno sia stata un'annata eccezionale per le scarse precipitazioni, Romagnese è rimasto senz'acqua per mesi, questa è una cosa gravissima, non si può vivere alla giornata pensando che poi magari pioverà... non è stato fatto nulla per far fronte a questi eventi, rari ma possibili, si potevano ad esempio canalizzare le acque che non vengono raccolte e vanno così perse e le posso assicurare che ce ne sono moltissime, questo è un vero peccato… Pensi alla spesa che abbiamo dovuto affrontare con il trasporto dell'acqua con le autobotti, a causa delle gravi negligenze di questa amministrazione senza pensare che oltre a questo non viene
ROMAGNESE
"Casa Albergo, sono 8 anni che governano il paese promettendo ogni volta di finirla"
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Sandro Rocchi fatta alcuna manutenzione alla rete idrica dell'intero comune, le tubature sono vecchissime e ci sono molte perdite, pensi a quanto spreco. Non capisco se all'amministrazione queste cose non interessano oppure il loro orizzonte è limitato". Romagnese in estate è un paese molto attivo, organizza feste e sagre e attira sempre molti visitatori, di chi è il merito? "I veri gioielli del nostro comune sono le associazioni di volontariato: abbiamo una Proloco molto attiva e partecipe, formata da un gruppo di giovani appassionati ‘capitanati’ da Manuel Micunco che ce la mette davvero tutta per organizzare eventi e portare gente. La Croce Azzurra, vero fiore all'occhiello del paese e non solo, il cui Presidente Piergiovanni Matti con il suo gruppo prontamente risponde alle esigenze di un vasto territorio e l'ASD Calcio Romagnese che attraverso il carisma del suo Presidente, Daniele Achille e del suo vice, Sergio Pietranera, cercano di mantenere vivo il paese. Quest'anno sono stati organizzati tre memorial per ricordare tre nostri compaesani prematuramente scomparsi, Mario Crevani, Sergio Cammi e il Dottor Roberto Copelli e la cosa vergognosa è che nessuno dell'Amministrazione comunale si è presentato, non hanno onorato la memoria di queste persone che hanno fatto tanto per il nostro paese. Questo accade perché a mio giudizio questa Amministrazione non è in sintonia con la comunità: il Sindaco abita a Pizzocorno e i membri della giunta non sono di Romagnese". A Casa Matti una piccola Frazione di Romagnese fece scalpore l’arrivo ormai più di un anno fa di un alto numero di profughi. Com'è oggi la situazione? "Casa Matti conta meno di 20 abitanti e accoglie 30 profughi, se sono perfettamente integrati questo io non lo so, non credo abbiano creato particolari problemi, diversamente ne avremmo notizia, certo è che gli abitanti del luogo non sono particolarmente felici di questa convivenza 'forzata' che comunque ha portato gli abitanti ad un cambiamento delle loro abitudini". I rapporti con l'attuale Amministrazione sono definitivamente "ai ferri corti"? "Ultimamente sono stato accusato di essere una persona logorata dalla mancanza di potere, ma io non cerco il potere e vi assicuro che è molto più logorante vedere il proprio paese sprofondare per colpa di una cattiva amministrazione. Io faccio politica per passione e l'unica cosa che mi interessa è migliorare la qualità della vita delle persone con la speranza che un domani Romagnese possa veramente essere il Gioiello d'Italia e non solo sulla carta".
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CASTEGGIO
FORZA ITALIA E LEGA NORD CONTRO IL PROGETTO DI ACCOGLIENZA VOLONTARIA
"Non aderire a questo progetto è un dovere morale di questa Amministrazione" Di Elisa Ajelli
Salvatore Seggio, consigliere di maggioranza della giunta Callegari e capogruppo di Forza Italia in consiglio comunale a Casteggio e Stefano Poggi, vice segretario di circoscrizione della Lega Nord, confermano la sinergia nata tra le parti e affrontano contestualmente le dinamiche politico-amministrative del territorio, e di Casteggio in particolare, e fanno il punto sui temi sensibili che riguardano la situazione in città. è il consigliere Seggio a spiegare il motivo dell'intervista. "Abbiamo deciso questa volta di fare un'intervista condivisa, perché Forza Italia e Lega Nord in questo momento, come non accadeva da anni, stanno condividendo insieme la perplessità del progetto a cui il comune di Casteggio vuole aderire, un progetto che riguarda i rifugiati e richiedenti asilo. La Lega Nord non ha esponenti all'interno del consiglio comunale di Casteggio, ma fa comunque politica attiva sul territorio e si confrontano sempre con me dato che sono presente in consiglio e condividiamo insieme quello che secondo noi non è corretto". A cosa si riferisce nello specifico? "Poco tempo fa è venuto fuori il discorso che il comune ha deciso di aderire ad un progetto di accoglienza chiamato Sprar. Premesso che è un progetto di accoglienza volontaria da parte del comune, quindi una questione prettamente di responsabilità comunale e non nazionale, a differenza dei Cas (Centri di Accoglienza Straordinaria) che sono una modalità privata ordinaria di accoglienza e prevedono che le strutture siano individuate dalle Prefetture, in convenzione con cooperative, associazioni ed alberghi, e la permanenza dei soggetti dovrebbe essere limitata al tempo strettamente necessario al trasferimento del richiedente nelle strutture di seconda accoglienza. In questo caso, invece, il comune si dovrà far carico di fornire ai rifugiati alloggio, assistenza medica e legale, una persona che insegni la lingua, di cercare di inserirli all'interno del tessuto produttivo e di dargli eventualmente anche un lavoro. Noi non siamo razzisti nel modo più assoluto e non è che non siamo d'accordo sull'accogliere, non siamo d'accordo su questo tipo specifico di accoglienza!". Ci spiega il motivo? "Ritengo che non aderire a questo progetto Sprar sia anche un dovere morale che questa amministrazione
Salvatore Seggio dovrebbe considerare... Ci sono famiglie sul nostro territorio che devono affrontare importanti difficoltà economiche quotidianamente e che hanno un supporto limitato, o quasi nullo, da parte delle istituzioni causa le poche risorse messe a disposizione. A maggior ragione se questa amministrazione ha deciso di aderire al progetto senza il minimo coinvolgimento della cittadinanza stessa". Ha comunicato al Sindaco le sue perplessità? "Certo, più volte ho cercato un dialogo per confrontarci su questa tematica importante, ma alla fine, insieme al consigliere Giovanetti (che è un consigliere indipendente) è stata presentata una mozione in Consiglio Comunale per chiedere a lui e alla Giunta di ritirare il provvedimento deliberato ed informare i cittadini coinvolgendoli tramite un incontro popolare sulle intenzioni e la consistenza del progetto stesso". Nonostante sieda dalla parte della maggioranza in Consiglio Comunale, si è trovato spesso in disaccordo con la Giunta... "Io a dire la verità ho cercato sempre di sostenere quelle tematiche che non ritengo in linea con le esigenze dei cittadini. Per esempio se si vuole fare un supermercato al posto dell'unico campo sportivo che abbiamo, io mi sento in dovere di dissentire e ho raccolto 700 firme in una settimana per far sì che la cosa si bloccasse. Personalmente mi ritrovo in consiglio comunale solo grazie ai cittadini che mi hanno votato, io devo dar conto a loro e fare il loro bene". Anche Stefano Poggi, vice segretario di circoscrizione della Lega Nord, è molto chiaro nel suo pensiero che va contro il progetto Sprar.
"La giunta sempre più renziana invece che gestire programmi per immigrati e il loro indotto, sarebbe meglio si dedicasse a un'opposizione decisa alle scellerate politiche immigratorie del governo centrale di cui Casteggio sembra sempre più una dependance dichiara - "Mentre i sindaci targati Lega manifestano contro il protocollo per l'accoglienza diffusa (non sottoscritto dagli amministratori leghisti) e hanno disertato gli incontri con i prefetti pur di proteggere il territorio, l'amministrazione locale si conferma inconsistente sulla sicurezza e addirittura dannosa per i cittadini sul tema immigrazione. Mantenendo la tradizione per la quale cittadini, associazioni e rappresentanze politiche vengono escluse a priori, anche questa decisione è calata dall'alto da una giunta che nel programma amministrativo l'immigrazione non l'ha neanche citata! Che fosse ora di interessarsi dei casteggiani? Il bando provinciale del 2017 prevede una spesa di oltre 26 milioni di euro ai quali andranno aggiunte le spese per i minori e 60.000 euro per i trasporti. Mi sembra che già a livello provinciale si stia facendo troppo in questa direzione. Le intese assunte al Tavolo Regionale di coordinamento ipotizzano la ricezione di 5 migranti ogni 1.000 abitanti, quindi a Casteggio massimo 32/33. Sindaco pensa ai nostri! Ricordiamoci inoltre che i siriani, utilizzati demagogicamente dal PD, gli unici ad aver diritto all’accoglienza come profughi, nel 2016 in Italia sono meno di un migliaio, appena lo 0,6% delle domande di asilo. Sul totale delle richieste di asilo provenienti dalla svariate nazionalità solo il 5% ottiene il riconoscimento di rifugiato. Il resto ha un solo nome: invasione".
Stefano Poggi
il Periodico
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"L’ubicazione ha limiti evidenti"
Di Giacomo Lorenzo Botteri
Importanti gruppi hanno scelto la zona che va da Stradella a Castel San Giovanni per insediarvi la propria logistica. L'area di Bressana Bottarone sembra invece essere in sofferenza, ne parliamo con il sindaco Maria Teresa Torretta, 58 anni, donna molto battagliera e soprattutto molto preparata avendo per anni svolto l'attività di consulente per diverse amministrazioni comunali anche importanti, di origini milanesi ed esponente del Partito Democratico. Quale rapporto si è creato nel tempo tra territorio e logistiche nella sua zona? "L'insediamento di una prima logistica – o come veniva allora definita 'una vasca' di trasferimento – risale agli anni '70, poi per molti anni la struttura è rimasta chiusa a seguito della messa in liquidazione della società proprietaria. A metà degli anni novanta c'è stato l'interessamento della Log Service Europe per la struttura che godeva di un allacciamento alla ferrovia e, quindi, particolarmente interessante per le diverse possibilità di trasporto: purtroppo la situazione generale del trasporto merci ha visto un utilizzo molto residuale di tale possibilità. Negli anni la proprietà ha ampliato di molto la struttura fino alla crisi iniziata alcuni anni fa e che ha portato a vicende societarie e all'affitto di parte dei capannoni ad un nuovo gestore. Negli anni, pur con tutti i limiti legati all’utilizzo di cooperative etc,etc... la struttura ha assunto anche
personale locale, diventando, nel periodo di massima attività, il maggior polo occupazionale. è ovvio che la crisi subentrata, oltre ad avere avuto effetti sui livelli di occupazione, lascia grande preoccupazione per la presenza di manufatti in cemento inutilizzati e, alla lunga, il pericolo di scarse manutenzioni". A livello occupazionale la logistica quali massimi ha avuto? "Nei periodi migliori gli occupati superavano anche quota 100, oggi sono meno della metà". Differenze con le altre realtà quali Stradella, ad esempio, incide la collocazione geografica e la distanza ad esempio dall'autostrada del Sole, la A1? "Al di là dei casi di trasferimento di attività da Bressana al polo di Stradella, conseguenti alla citata situazione di crisi, è evidente che l'ubicazione del polo di Bressana risente della maggiore distanza da caselli autostradali e dalla presenza di strade con grande percorrenza – la ex SS 35 – o da viabilità minore non propriamente agevole a mezzi di trasporto di grandi dimensioni. Certo l'occasione perduta è stata la mancata utilizzazione del collegamento ferroviario, ma, come dicevo, questa è una conseguenza della più generale situazione nazionale del trasporto merci. Inoltre, il polo logistico di Stradella ha un suo progetto complessivo in una precisa area mentre sul nostro territorio gli insediamenti, compresi quelli previsti dal Piano di Governo del Territorio e non realizzati, sono più frammentati. Altra differenza è sicuramente legata
Maria Teresa Torretta
BRESSANA BOTTARONE
la crisi della logistica
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alla tipologia degli insediamenti: più deposito qui da noi e più just in time, con grandi catene di commercio elettronico in altre zone, ovvero l'evoluzione del sistema logistico". Esiste un futuro per le logistiche nel suo territorio? "Francamente preferiremmo vedere utilizzati i molti capannoni costruiti nel tempo e non delle nuove costruzioni oltre, eventualmente quelle previste da tempo, sia perché ciò significherebbe la ripresa di attività imprenditoriale, sia per le conseguenze occupazionali. Inoltre l'occupazione del territorio con questa tipologia di costruzione – capannoni per intenderci - rende particolarmente difficoltosa una riconversione, pertanto ciò che ci preoccupa maggiormente per il futuro, come già accennato prima, è il loro possibile abbandono. Occorre anche pensare pragmaticamente che la ripresa in toto delle attività già previste consentirebbe alle casse dell’Amministrazione comunale di recuperare un flusso in entrata che si è interrotto da tempo e che ci ha costretto ad aprire un contenzioso con la vecchia proprietà. Detto questo, mi ripeto, l’ubicazione ha limiti evidenti rispetto ad altre maggiormente appetibili e più fornite di servizi esterni".
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"Stiamo lavorando in grande sintonia con la parrocchia"
Di Pier Luigi Feltri Una delle priorità di ogni Sindaco è, o dovrebbe essere, la sicurezza dei propri concittadini. Un tema che sembra proprio stia molto a cuore a Pierangela Compagnoni, prima cittadina di Redavalle. Nonostante le mille difficoltà nelle quali versano i piccoli comuni, la sua Amministrazione cerca di interpretare al meglio le esigenze e i bisogni di una popolazione che vede nel Comune l'ente più vicino alle proprie necessità, e quindi più adatto a risolvere i problemi della vita di ogni giorno. Uno dei primi e più sentiti temi, un po' in tutto l’Oltrepò, è la sicurezza stradale. La Provincia di Pavia, guidata da Vittorio Poma, ha dato il via libera alla riasfaltatura di molte strade provinciali, per una spesa di circa un milione di euro in tutto l’Oltrepò. Nella seconda tranche rientra anche la provinciale Redavalle – Barbianello. "Così ci hanno detto, ma non sappiamo ancora quando inizieranno i lavori. Speriamo presto, perché quella per Barbianello è una strada disastrosa. Prima delle ferie ci avevano assicurato che, anche a tratti, si sarebbero rimesse le strade provinciali in condizioni adeguate". Quanto avete dovuto sollecitare questo intervento? "Io in diversi incontri avevo segnalato il problema. Comunque ci avevano assicurato che quasi tutte le strade della provincia sarebbero state riasfaltate, quindi non poteva che rientrare in programma anche la strada che va a Barbianello. Non penso si riuscirà a farla tutta, ma è già un primo miglioramento sistemare almeno i tratti più disastrati". Ci sono altre strade, sul territorio comunale, che necessitano di interventi? "Alle strade comunali, con qualche rattoppo qua e là, pensiamo noi con le risorse che abbiamo. Però non ci sono altre situazioni così critiche come quella della strada provinciale". La Provincia, o ex Provincia, dispone, come è noto, di risorse di bilancio estremamente limitate, e un piano di asfaltature come quello in corso, che pure non risolverà completamente il problema, è tremendamente infrequente. Ma allora, nella sua opinione, è giusto che questi enti rimangano in piedi così come sono, impoveriti e in qualche modo anche "desautorati"? "Io penso che comunque la Provincia sia l’ente più vicino per noi amministratori; senza la Provincia verrebbe meno un ente intermedio dove i comuni possono confrontarsi. Lasciamo la porta aperta ad una nuova vita per questi enti. Se mancasse, e ci si dovesse rapportare direttamente con l’ente superiore, cioè la regione, i tempi sarebbero senza dubbio più lunghi per qualunque intervento. Poi c'è la conoscenza diretta con gli amministratori, che sono venuti qui in Comune, quando ho chiesto il loro aiuto, per analizzare le problematiche che avevo bisogno di esporre loro, e si sono dimostrati molto disponibili". L'Amministrazione guidata da Vittorio Poma ha appena concluso il primo anno di mandato. Come lo giudica? "Positivamente. Quando ho avuto bisogno ho sempre trovato una porta aperta, sono sincera. Per quel
Pierangela Compagnoni
poco che competeva al mio comune, almeno. Mi auguro che le cose proseguano per il verso giusto, e che la Provincia continui ad esercitare quella funzione di raccordo con e fra i comuni che le è propria". Parliamo della quotidianità amministrativa di Redavalle. Da poche settimane è stato inserito nell'organico un nuovo dipendente. "Abbiamo assunto una nuova dipendente perché quella che prima svolgeva il ruolo oggetto della nostra ricerca ha chiesto e ottenuto il trasferimento presso il comune di Montù Beccaria, con il quale abbiamo fra l'altro stipulato una convenzione, in modo che nel lasso di tempo che ci separa dall’entrata in ruolo effettivo della nuova dipendente, la 'vecchia' impiegata possa venire a darci una mano, per due volte a settimana. Per la ricerca della nuova figura abbiamo pubblicato un avviso di mobilità volontaria, al quale ha risposto una dipendente della Regione Lombardia. Le sue mansioni riguarderanno l’ufficio tecnico e il commercio". Un'altra novità riguarda la composizione della giunta: è cambiato il vice sindaco... "L’ex vice sindaco, Gabriele Modena, aveva problemi di lavoro. Orari difficili, perché i suoi impegni lo portano via per buona parte della giornata. Vedendo che non riusciva a seguire le varie necessità come avrebbe voluto, è stato proprio lui a chiedermi di sostituirlo. L'assessore Anelli è diventato vice sindaco e Roberto Pisani, già consigliere, ha accettato la carica ed è entrato in giunta. Gabriele Modena, invece, rimane consigliere". Fra gli investimenti che avete promosso nelle ultime settimane c'è l’acquisto di un defibrillatore semiautomatico esterno "Si tratta del secondo per noi, perché il primo è già stato posizionato davanti al Comune circa due anni fa, grazie anche al contributo del Priore di Redavalle. Peraltro so che è stato utilizzato, prima dell'estate.
REDAVALLE
"Quella per Barbianello è una strada disastrosa, non penso si riuscirà a farla tutta"
Con l'apertura delle scuole andremo ad installare quindi il secondo defibrillatore, che verrà posizionato all’interno della palestra comunale. Lo abbiamo voluto per via delle scuole, che svolgono lì le ore di educazione fisica. Inoltre abbiamo una scuola di ballo e un’insegnante di danza che propone anche corsi di ginnastica per le signore di Redavalle. La palestra quindi è un luogo dove il defibrillatore trova una giusta collocazione. Ovviamente speriamo non si renda mai necessario utilizzarlo, ma intanto è a disposizione della popolazione". Quali altri interventi avete in programma? "Abbiamo rifatto la segnaletica orizzontale e verticale in comune, dopo molti anni. La prima è già terminata, ora si procederà con la sostituzione di alcuni cartelli. Entro fine ottobre andremo a posizionare una pensilina presso la fermata dell’autobus, che c’era negli anni passati ma era stata rimossa. Un intervento importante per chi viaggia ogni giorno per lavoro o per studio. Ad inizio estate, con il supporto della Protezione Civile provinciale, abbiamo proseguito con la pulizia del torrente Rile nella sua parte scoperta, dopo che con il contributo della Regione Lombardia si era, in precedenza, provveduto a mettere in sicurezza la parte tombinata, che era la parte più importante, visto che passa attraverso tutta Redavalle e alcuni anni fa si erano verificati episodi di allagamento. Con l'autunno ci troveremo ancora con la Protezione Civile per sistemare anche il tratto finale scoperto" E riguardo al controllo del territorio? "Abbiamo posizionato alcune telecamere all'esterno dell'edificio comunale, che coprono gran parte della strada principale. Un'altra è stata posizionata in prossimità delle scuole. C'erano stati, infatti, l’anno scorso alcuni atti vandalici. Per ora le telecamere sono quattro, ma stiamo ragionando anche per posizionarne altre nelle zone periferiche e presso gli incroci, proprio per dare una maggiore sicurezza ai nostri cittadini. È un'idea che vogliamo portare avanti. Abbiamo inoltre stipulato un accordo con la ditta dalla quale abbiamo acquistato le telecamere per la manutenzione delle stesse". Vi siete mossi anche per restaurare un monumento storico… "Stiamo portando avanti, insieme alla Parrocchia, il restauro di un 'pilastrino' che sorge nel luogo dove, un tempo, sorgeva la chiesa di Redavalle. È stato ottenuto per questo intervento un contributo della Fondazione Banca Del Monte di Lombardia. Se ne parlava da diversi anni: ci avevano provato molti dei parroci passati da Redavalle prima di don Francesco Favaretto. Ci siamo trovati con lui, abbiamo lanciato l'idea e alla fine è andata in porto. Stiamo lavorando in grande sintonia con la parrocchia e per la fine ottobre, primi di novembre dovrebbe essere tutto pronto".
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la vitivinicoltura è un profilo identitario
Oltrepò Pavese, culla storica della vite e del vino
La viticoltura nell'Oltrepò Pavese è antichissima e i primi documenti scritti risalgono a Plinio e a Strabone che nel 40 a.C., passando con una legione romana, scrisse "vino buono, popolo ospitale e botti in legno molto grandi". I 13.500 ettari vitati dell’Oltrepò Pavese corrispondono alla superficie occupata da 18.900 campi da calcio della dimensione dello Stadio Olimpico. Mettendo in fila i 54 milioni di piante di vite d’Oltrepò (a distanza di 1 metro come sono solitamente disposte nel filare) si potrebbe fare 1,3 volte il giro del mondo. La missione del Consorzio Tutela Vini Oltrepò Pavese è tutelare e promuovere una delle prime cinque storiche Denominazioni d’Italia per numero di ettari vitati: 13mila 500. Sulle colline oltrepadane i vitigni più rappresentativi sono: Croatina, Barbera, Pinot nero, Riesling e Moscato. Il vino bandiera è il "Cruasé", marchio collettivo riservato ai soci che identifica le bollicine Oltrepò Pavese Metodo Classico DOCG rosé da uve Pinot nero; il vino della tradizione è il Bonarda, la cui produzione tocca i 20 milioni di bottiglie. Il bianco più caratteristico è il Riesling; il rosso più internazionale è il Pinot nero. Il vino rosso dolce del territorio è il Sangue di Giuda. I focus del Consorzio Tutela Vini Oltrepò Pavese sono due: tutti i colori del Pinot nero, con un accento sulla spumantistica Metodo Classico e Metodo Martinotti; il Bonarda, un evergreen da bere in ogni momento dell’anno, un prodotto che sorprende per piacevolezza e versatilità. L’Oltrepò Pavese è davvero antica dimora della vite. Un’importante testimonianza arriva dal reperto di un tralcio di vite, risalente ai tempi preistorici, trovato nei pressi di Casteggio, un tempo Clastidium, che passò agli onori delle cronache per essere stata teatro di una delle tante battaglie tra Annibale il Cartaginese e l’esercito romano. Strabone, ai tempi dei Galli paleoliguri, addirittura attribuì all’Oltrepò Pavese l’invenzione della botte. Nei suoi testi fu descritta di dimensioni più grandi
delle case. Nei secoli successivi, s’incontrano poi altre testimonianze. Andrea Bacci, per esempio, nel XVI secolo, descrisse i vini di tale zone con il termine "eccellentissimi". L’Oltrepò Pavese vitivinicolo trova in senso moderno le sue radici nel secolo scorso, nel rinnovamento globale del mondo vinicolo italiano di quel periodo. è sufficiente ricordare che nel 1884 l’Oltrepò Pavese vantava ben 225 vitigni autoctoni. Oggi sono circa dodici quelli di maggior diffusione, seppur non mancano produttori che a salvaguardia della loro cultura aziendale hanno raccolto qualche testimonianza del passato, come Moradella o Uva della Cascina e altre varietà ancora. Il panorama vinicolo oltrepadano è ancora molto ricco, soprattutto per quanto concerne le tipologie di vino prodotte. La gamma dell’offerta è molto vasta, si va dal Bonarda dell'Oltrepò Pavese vivace, dal pregiato Buttafuoco al Pinot nero vinificato principalmente bianco o rosso. Quest’ultimo vitigno, poi, è anche il grande e incontrastato protagonista della
produzione di vino spumante prodotto con il Metodo Classico, grazie anche al lavoro intrapreso dell’allora ministro Agostino Depretis. Quest'ultimo fu colui che per primo intuì la potenzialità del Pinot nero impiantato in alta collina e diede il via alla sua introduzione in Oltrepò Pavese. Tale operazione incuriosì gli spumantisti piemontesi, che videro in questa terra un ricco e importante serbatoio per le loro aziende. In quel periodo, non furono solo i piemontesi a parlare di spumante, ma anche qualche produttore del territorio. Tra questi spicca il nome del Conte Carlo Giorgi di Vistarino e quello dell’ingegner Domenico Mazza di Codevilla, il quale arrivò persino a progettare e a produrre una bottiglia particolare per lo spumante, in grado di resistere alle alte pressioni. Ancor oggi è possibile vedere qualche raro esemplare etichettato con la scritta "Champagne dell’Oltrepò", risalente a quando ancora non esistevano leggi sulle denominazioni.
Il piano di vigilanza del Consorzio si articola in collaborazione con ICQRF
Controlli sui canali di vendita, l’importanza della collaborazione del consumatore A partire dal gennaio del 2013, il Consorzio Tutela Vini Oltrepò Pavese ha intrapreso, a tutela dei produttori e dei detentori delle denominazioni, l’attività di vigilanza di mercato, in strettissima collaborazione con l’ufficio territoriale di Milano dell’Ispettorato centrale delle tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari (Decreto MIPAAF 5 novembre 2012, pubblicato in G.U. n.27 del 19.11.2012, incarico “erga omnes” di autorizzazione a svolgere le funzioni di tutela, promozione, valorizzazione, informazione del consumatore e cura generale degli interessi relativi alle DO dell’Oltrepò Pavese). L’attività di vigilanza di mercato, consiste nella verifica che le produzioni tutelate rispondano ai requisiti previsti dai disciplinari di produzione. Tali attività di
verifica sono espletate nella fase della commercializzazione, che va dai punti vendita aziendali, ai punti vendita all’ingrosso, passando da enoteche, ristorazione, ecc.; la vigilanza riguarda anche i prodotti similari, commercializzati sul territorio dell’Unione Europea anche on line che, con false indicazioni sull’origine e sulle qualità specifiche dei prodotti medesimi, possano ingenerare confusione nei consumatori e recare danno alle produzioni DOP e IGP. L’attività si articola sia su un programma concordato annualmente con l’ufficio ICQRF di Milano e approvato dal Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali, sia sulle segnalazioni che vengono inviate dai consumatori ai nostri uffici, le quali devono essere il più tempestive possibile, affinché si possa procedere con l’accertamento e prendere i dovuti provvedi-
menti nel minor tempo possibile. Il direttore del Consorzio Tutela Vini Oltrepò Pavese, Emanuele Bottiroli, fa però appello al mondo consumatore affinché tutti possano diventare sentinelle sul territorio, vista la dimensione particolarmente estesa del posizionamento dei vini dell’Oltrepò: "Chiediamo a tutti i consumatori e agli amanti del vino di rivolgersi ai nostri uffici qualora a conoscenza di comportamenti fraudolenti, che possano compromettere la reputazione e il prestigio del territorio e dei vini a DO Oltrepò Pavese. Sul nostro sito Internet www.vinoltrepo.org ci sono tutti i recapiti per segnalare: Consorzio Tutela Vini Oltrepò Pavese, Via Riccagioia, 48 27050 Torrazza Coste (PV). Gli indirizzi email di riferimento sono: info@vinoltrepo.it / ufficio.tecnico@vinoltrepo.it. Per un contatto telefonico:0383 77028".
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Consorzio e Strada del Vino insieme per valorizzare il territorio
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OltreGusto, 16-17 settembre un weekend tra top chef e opinion leader
Una manifestazione per proporre l'Oltrepò Pavese che non ti aspetti. Dopo il debutto dello scorso anno torna Oltregusto, l'evento dedicato all'agroalimentare tipico del territorio organizzato dall'associazione Strada del Vino e dei Sapori dell'Oltrepò Pavese, per la regia di Patrizio Chiesa, all'Enoteca Regionale della Lombardia a Cassino Po di Broni. Il Consorzio Tutela Vini Oltrepò Pavese è tra i partner dell'appuntamento. La seconda edizione già annuncia un positivo segnale di crescita, con un palinsesto che diventa nazionale e si articola su due giornate: sabato 16 e domenica 17 settembre. L'anteprima sarà il
sabato alle ore 20 con "A Cena con l'Opera", una speciale serata di anteprima ospitata nella Corte dell’Enoteca Regionale Lombardia. In un'atmosfera di grande eleganza si assisterà ad un originale connubio tra due eccellenze italiane; la musica lirica e il cibo. Alle 20.45 i prodotti tipici dell'Oltrepò, della provincia di Pavia e della regione Lombardia saranno abbinati da Daniele Mascherini, talentuoso chef del "Bistrot dell’Enoteca Regionale" alle più celebri arie liriche scritte dai più famosi compositori italiani e interpretate da professionisti come Angiolina Sensale, dal 1995 organizzatrice del Festival Musicale Ultrapadum, il soprano Susie Georgiadis, il tenore Carlos Antonio De Lucia e la pianista Irina Kravchenko. La domenica, invece, la sede dell'Enoteca Regionale Lombardia sarà aperta al pubblico dalle 9.30 alle 19.30. Numerose le proposte che si susseguiranno nell'arco della giornata. "Sapori Oltrepò" – Sala delle Travi – primo piano. Due momenti di show cooking con due nomi di spicco della ristorazione milanese e nazionale. Al
mattino alle ore 11 Claudio Sadler cucinerà la "Zuppa pavese come la vedo io" . Nel pomeriggio alle 15.00 Fabrizio Ferrari presenterà il "Risotto ai porcini con polvere di Santoreggia e ristretto di Pinot nero". I piatti verranno serviti al pubblico in abbinamento a un vino del territorio. Poi "A Pranzo con l'Oltrepò", dalle 12.30 alle 14, quando il Bistrot dell’Enoteca Regionale proporrà un menù a base di materie prime delle filiere agricole del territorio abbinate ai vini e spumanti delle cantine. Quindi "Degusta Oltrepò" , alle ore 17 , in sala meeting, in collaborazione con Ais Pavia. Per l'intera giornata si potrà poi visitare la Mostra Agroalimentare nella Corte dell'Enoteca Regionale: i produttori esporranno in degustazione le tipicità del territorio, abbinate alle cantine per permettere al pubblico di apprezzare anche l’abbinamento cibo vino con la possibilità di acquistare i prodotti. Il pubblico potrà assaggiare i piatti preparati dagli chef durante gli show-cooking, degustare i vini e le delizie gastronomiche locali nonché acquistare. Per informazioni: www.oltregusto.org.
Crescita qualitativa e stilistica per il territorio
Merano Wine Festival, produttori dell'Oltrepò Pavese premiati al Concorso L'Oltrepò Pavese sarà in vetrina al prossimo Merano Wine Festival, dal 10 al 14 novembre. Il Merano WineFestival è il primo evento organizzato in Europa, che dal 1992 ha puntato in esclusiva sulla qualità selezionata in un ambiente elegante ed elitario. è stato il primo a realizzare un percorso sensoriale con un unico calice, ed il primo evento in assoluto denominato WineFestival. Il Merano WineFestival non è solo un evento; è un vero e proprio "think tank", un forum di scambio di opinioni tra produttori, opinion leader, professionisti del settore e consumatori: un benchmark dell’eccellenza enogastronomica. La visibilità e notorietà a livello mondiale del Merano WineFestival ed è un marchio di qualità. Un'azienda selezionata del Merano WineFestival fa parte del gotha dell’alta qualità. A celebrare la 26esima edizione, saranno cinque giornate piene di emozioni, contenuti, idee da scoprire e tanti amici: oltre 450 case vitivinicole, tra le migliori in Italia e nel mondo, quasi 200 artigiani del gusto, 15 chef di spicco. L'espressione del meglio che il nostro paese ha da offrire, selezionata tra i Merano Wine & Culinaria Award. Cooking Farm sarà il fulcro della nuovissima Chef Arena ove rinomati chef a livello nazionale, master chef, maestri di cucina e contadine altoatesine si confronteranno su ingredienti, lavorazione e realizzazione di piatti della tradizione. All'interno delle Masterclasses avranno luogo una varietà di degustazioni guidate di eccellenze enologiche nazionali ed internazionali con lo scopo di creare cultura e sapere, anche per il fine benefico di questa edizione. E ancora, il settore più in crescita degli ultimi anni, quello dei vini biologici, biodinamici, naturali, "orange" e PIWI (vitigni resistenti alle malattie), avrà
uno spazio dedicato proprio nella giornata di apertura. In conclusione, a festeggiare la chiusura del Merano WineFestival 2017 sarà una emozione senza confini: "Catwalk Champagne", la sfilata di ben oltre 250 champagne di 80 aziende francesi tra le più famose. Tutto questo è il 26esimo Merano WineFestival: unico, esclusivo, emozionante. Ecco l'elenco dei vini e delle aziende dell’Oltrepò Pavese che hanno ottenuto il bollino rosso al concorso Wine Hunter Award abbinato a una delle più celebri manifestazioni italiane dedicate ai grandi vini SANGUE DI GIUDA DELL'OLTREPO' PAVESE DOC 2016 PINOT NERO SPUMANTE EXTRA DRY VANZINI ORIONE PROVINCIA DI PAVIA IGT 2010 CASCINA GNOCCO PINOT NERO NERO PROVINCIA DI PAVIA IGT 2016 PASSO GAIO BONARDA DELL'OLTREPÒ PAVESE DOC 2016 CANTINE CAVALLOTTI BIANCO LA PIOTTA NATURE ROSÉ CA' DEL TAVA
MONSUPELLO PINOT NERO BRUT NATURE OLTREPO PAVESE METODO CLASSICO DOCG 2013 PINOT NERO DELL'OLTREPO PAVESE DOC 2014 PICCHI CLILELE BUTTAFUOCO DELL'OLTREPÒ PAVESE DOC 2013 GIORGI F.LLI DODICIDODICI OLTREPO PAVESE BARBERA DOC 2015 CASTELLO DI CIGOGNOLA OLIVA OLTREPO PAVESE RIESLING RISERVA DOC 2015 PINOT NERO ROSATO PROVINCIA DI PAVIA IGT 2016 PINOT GRIGIO SEL 20 ANNI OLTREPO PAVESE PINOT GRIGIO DOC 2015 IO ROSSO RISERVA PROVINCIA DI PAVIA IGT 2015 CA' DI FRARA OLTRENERO BRUT NATURE PINOT NERO OLTREPO' PAVESE METODO CLASSICO DOCG 2010 TENUTA IL BOSCO
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insulti sul web: "trovo giusto che la Giunta e il Sindaco si tutelino"
"Qualche perplessità riguarda le modalità di conferimento dell’incarico al legale" Di Elisa Ajelli
è di qualche settimana fa la notizia che Laura Boldrini, Presidente della Camera dei Deputati, ha deciso di denunciare chiunque la offenda o la minacci sui social network. Un argomento importante, che ha come obiettivo quello di educare le persone ad un uso responsabile e consapevole della rete. Anche il Sindaco di Broni ha da poco incaricato un legale per difendere il suo Comune da attacchi mediatici offensivi. "Vorrei sottolineare che non si tratta di un incarico ad personam per il Sindaco o per gli amministratori, ma riguarda tutto l'ente comunale e l'intera macchina amministrativa – spiega Antonio Riviezzi – Come c'è un legale per i procedimenti amministrativi e un giuslavorista per le questioni riguardanti i rapporti di lavoro, il Comune di Broni si doterà anche di un professionista che si occuperà di trattare eventuali casi in cui ci dovessero ravvisare comportamenti di terzi che ledano l'immagine dell'ente. Il nostro consulente non controllerà tutto a prescindere ma lo farà solo se sarà il Comune a segnalare comportamenti o azioni che l'ente riterrà lesive rispetto al proprio operato". Sul tema abbiamo raccolto le opinioni dei bronesi. Chiara Crivelli, impiegata: "Per quanto mi riguarda trovo giusto che la Giunta e il Sindaco si tutelino nei confronti di chi avanza offese o insulti, anche se c'è da dire che molte volte l'apparente menefreghismo per i reali bisogni dei cittadini da parte di chi comunque dovrebbe tutelarci ed ascoltarci come cittadini di un piccolo paese porta a 'perdere la pazienza' e quindi ad utilizzare a volte, magari termini un pò 'dialettali' per così dire... Io personalmente ho avuto a che fare con il Sindaco e con collaboratori e ho sempre trovato il tentativo almeno di risolvere i problemi esposti. Trovo a questo proposito molto interessante l'iniziativa avanzata dal Sindaco e Giunta di esporsi in prima persona in piazza a Broni una volta al mese proprio per ascoltare le problematiche dei cittadini e sicuramente diretto ad evitare di incappare proprio in
Antonio Riviezzi
Chiara Crivelli
Laura Cavanna
linguaggi offensivi...Diciamo che vis a vis una persona civile dovrebbe anche mantenere un tono civile di colloquio e di confronto che sui social è più facile perdere di vista solo magari per accaparrarsi un like in più... Poi ovviamente ci si rimette sempre al buon senso delle persone". Laura Cavanna, impiegata non condivide l'utilizzo dei social a fini politici. "Dal mio punto di vista può essere una decisione giusta perché non è certo sui social network che devono essere fatte le critiche. Facebook per me esiste per mettere foto carine, pubblicare cose leggere e pareri favorevoli. Certo è che se poi si arriva all’insulto, perseguibile o meno (perché poi bisogna vedere se è davvero fattibile penalmente), poi uno deve prendere le sue decisioni. Bisogna sempre essere responsabili di quello che si dice e si pubblica, nel rispetto di tutti… finchè è una satira va bene, se sono cose offensive allora no. Trovo però che Facebook non dovrebbe essere utilizzato per fini politici". Michele Carlone, studente impegnato politicamente in città, condivide la scelta di Riviezzi ma con un punto di domanda... la questione economica. "Ho seguito la vicenda di Broni su un noto social network e su vari quotidiani locali ed essendo stato candidato alle elezioni comunali lo scorso anno, sono sempre attento su ciò che riguarda la mia città. Per quanto riguarda questa vicenda, penso che sia giusto perseguire penalmente chi offende in modo pesante: ledere il decoro e l'onore di un individuo è infatti perseguibile penalmente. Le critiche possono, e anzi devono esserci: andrebbero però fatte in modo costruttivo e senza insultare, proponendo soluzioni diverse e motivando le scelte. Sono d'accordo con il Sindaco Riviezzi pur avendo idee politiche diverse. Offendere sui social network é equiparabile all'offesa a mezzo stampa e quindi é giusto punire i responsabili, ovviamente in presenza di prove certe e di offese di una certa gravità. C'è un altro discorso legato a questa vicenda però da sottolineare: siccome ogni professionista richiede un compenso, e quindi bisogna pagarlo, mi chiedo con quali risorse economiche verrà pagato! Giustamente con i soldi pubblici del comune, che verranno utilizzati per difendere le cariche pubbliche; su questo aspetto molti bronesi potrebbero non
essere d'accordo, in quanto in un momento difficile come questo, le risorse ai comuni ogni anno diminuiscono e magari le vorrebbero vedere destinate ad altri scopi". Il Geometra Lorenzo Callerio "Sulla pagina Facebook "Sei di Broni se...", si trovano numerose critiche gratuite e non costruttive che a volte diventano veri e propri insulti alla persona del Sindaco che rappresenta la comunità intera per cui sono offese ai bronesi… a tutti, non solo quelli che l'hanno votato. Una normale critica ci sta, ci mancherebbe, ma si stanno oltrepassando i limiti della decenza per cui plaudo alla nomina di un avvocato che rappresenti il Comune di Broni verso chi compie reati di diffamazione a mezzo internet. Per i costi si sa bene che vengono pagati da chi perde la causa quindi non vedo problemi di sorta. Sulle pagine di Facebook si tende ad esagerare perchè ci si sente immuni. Falso. Si è responsabili di ogni parola che si scrive, anche se si rimuove quanto scritto, in quanto basta uno screenshoot per avere una prova da mostrare. Se una persona argomenta in modo corretto, anche con forza, i propri argomenti, non ha e non dovrà mai temere nulla. Chi esagera per mero spirito di polemica politica o peggio, si faccia un esame di coscienza. Chi non è di destra è considerato 'buonista'. Forse i 'buonisti' si sono stufati di essere insultati". Elisa Bozzoli, Avvocato, chiarisce il concetto di censura, parola "tirata in ballo" da alcuni bronesi in merito al tema. "Mentre discorrevo con alcuni conoscenti a proposito dell’affidamento, da parte del Comune di Broni, di un incarico ad uno studio legale al fine di tutelare la propria immagine da potenziali lesioni alla reputazione dell’Ente, ho sentito qualcuno fare riferimento al concetto di 'censura'. Personalmente non trovo corretta tale associazione; al contrario credo che il Comune di Broni, attraverso questa decisione, intenda semplicemente mandare un segnale forte e chiaro che, a mio avviso, in linea di principio è del tutto condivisibile. Non viene messo in discussione il diritto di esporre con qualsiasi mezzo di comunicazione le proprie idee, anche di manifestare il proprio disappunto nei con-
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Michele Carlone
fronti di iniziative o di persone; ciò che rileva è che opinioni e critiche non travalichino il limite del rispetto altrui, che non sconfinino in offese generiche, personali e disancorate da quelle che sono le sane tensioni politiche tra rappresentanti (o anche solo simpatizzanti) di maggioranza e opposizione. In altre parole, non è compromessa la libertà di manifestare le proprie opinioni purché le stesse non abbiano carattere meramente denigratorio, né siano espressione di una invettiva personale; diversamente, è giusto che tutti sappiano che le proprie esternazioni pubbliche nei confronti dell’Ente comunale potranno essere valutate, quanto ai profili di eventuale rilevanza penale, da un giudice. Dunque, ben venga questa determinazione comunale che si pone in un'ottica di responsabilizzazione di tutti, cittadini e non, affinché si inverta una tendenza ahimè sempre più diffusa (amplificata anche dal massiccio utilizzo dei social network) a 'sparare a zero', per giunta pubblicamente, senza che prima vi sia stata una ponderazione volta a comprendere e valutare le conseguenze delle proprie affermazioni. L'unico aspetto che mi desta qualche perplessità, non solo come avvocato ma anche e soprattutto come cittadina, riguarda le modalità di conferimento dell’incarico al legale: infatti, al di là dell’ottima reputazione di cui lo studio assegnatario gode tra gli addetti ai lavori, lo stesso sembrerebbe essere stato scelto prescindendo dall'avvio di una procedura pubblica di gara (di cui sull'albo pretorio, salvo mio errore, non ho trovato traccia). Inoltre mi auguro che i componenti degli Organi comunali sappiano saggiamente distinguere, da un lato, tra gli attacchi personali indirizzati ai singoli e le espressioni denigratorie nei confronti del Comune inteso come ente giuridico e, dall’altro, che la determinazione di procedere nelle opportune sedi
Elisa Bozzoli
giudiziarie (con conseguente distrazione di risorse pubbliche, per far fronte ad un incremento dei costi necessari alla difesa tecnica) venga assunta solo quando la gravità delle offese ricevute abbia effettivamente assunto connotati di tale gravità e lesività, da essere meritevoli di tutela penale". Cesare Ercole esponenete di minoranza, fa il suo... e non è assolutamente d'accordo con la scelta di Riviezzi ed è già pronto con un'interpellanza. "Io resto allibito per questa decisione presa. Posso capire che non sia giusto a livello di social che si
Cesare Ercole
insulti una persona o la si maltratti dal punto di vista morale, ma resto sempre del parere che non sia necessario difendersi con un legale. Non ci si deve proteggere con gli avvocati del Comune, facendoli pagare alla collettività. Mi sembra una decisione alquanto strana: non so da che punto sia partita sinceramente, non so che episodi di oltraggio possano esserci stati per portare il Sindaco a una scelta simile. Magari nei prossimi consigli comunali il Sindaco, attraverso un’interpellanza, ci darà delle spiegazioni".
la giunta comunale direttamente tra le bancarelle
"Ascolto e condivisione" Di Elisa Ajelli
Il Sindaco bronese parla dell'iniziativa virtuosa che il Comune di Broni ha intrapreso: una domenica al mese la giunta comunale al completo si trasferirà dagli uffici di Palazzo Arienti direttamente tra le bancarelle del mercato di Piazza Vittorio Veneto per ascoltare i cittadini e confrontarsi su questioni riguardanti la città. "Al momento della nomina a Sindaco di Broni, avevo sottolineato come il mio operato amministrativo, così come quello della Giunta, dei Consiglieri e di tutta la squadra di Unione Civica, sarebbe stata basato su tre concetti fondamentali: ascolto, condivisione e grande attenzione per le esigenze dei cittadini e del territorio – spiega – Per questo motivo, ad un anno dal nostro insediamento, vogliamo continuare a puntare sul coinvolgimento diretto e sul
confronto continuo con i cittadini, stavolta andando noi da loro e non viceversa". Una domenica al mese, dunque, alla mattina in orario di mercato, Sindaco e Assessori saranno presenti con uno stand per incontrare i passanti. "Sarà un'occasione per confrontarsi, scambiare idee, consigli e suggerimenti e perché no, anche per un semplice saluto o un caffè". Gli appuntamenti previsti, da qui alla fine dell’anno, sono quattro: domenica 17 settembre, domenica 8 ottobre, domenica 12 novembre e domenica 10 dicembre. "è un’iniziativa che contribuirà a rafforzare il dialogo tra ente comunale e residenti, pensata per superare il formalismo degli appuntamenti in Comune e rendere più semplice la possibilità di confronto tra amministratori e cittadini , visto che al centro dell’azione politica ed amministrativa di Unione Civica c'è la costante ricerca delle soluzioni il più possibile condivise alle esigenze e alle richieste dei cittadini, delle categorie commerciali, sociali e produttive del mondo associazionistico – conclude Riviezzi – Tutti i cittadini che vorranno incontrarci ci troveranno disponibili".
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37 il Periodico azione democratica: "hanno tentato di colpirci da ogni prospettiva"
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Di Elisa Ajelli Luca Truddaiu, esponente stradellino di Azione Democratica, ha comunicato con un lungo post sul social network Facebook la decisione di sciogliere il gruppo. Truddaiu ci spieghi cosa è successo. "Partiamo dall’inizio: noi siamo nati poco più di due anni fa, fuori da ogni competizione elettorale, sia perché in quel momento non ce n'erano, sia perché siamo nati con un preciso intento che era quello di trasformare l'insofferenza dei cittadini in un'azione democratica, in nome di un controllo concreto e di un confronto concreto con l’attuale pubblica amministrazione". Il vostro intento qual era? "Era quello di porci come cittadini attivi e reattivi contro le ingiustizie e di muoverci solamente nel caso in cui numeri e competenze fossero dalla nostra parte, proprio per creare un'alternativa di governo all'altezza. Abbiamo avuto un'ottima esperienza di pubblica amministrazione perché ci siamo applicati in tutto e per tutto nella lettura delle carte e dei regolamenti di tutto ciò di cui un amministratore si occupa. Questo ci ha insegnato che la politica si può combattere! Dico questo un po' perché i risultati sono arrivati, e di questo siamo molto orgogliosi, e un po' perché le azioni che abbiamo intrapreso hanno mosso parecchio rumore e molte persone e ci hanno portato soddisfazioni". Cosa ha portato al vostro scioglimento? "Pian piano che il nostro progetto si ampliava e andava a toccare temi un po' più sofisticati e che in pochi trattavano, abbiamo iniziato a ricevere demonizzazioni e accuse di essere un'associazione politica pericolosa e squadrista. è assurdo tutto questo, perché noi nel direttivo avevamo persone di qualsiasi credo politico, di qualsiasi colore, non ci siamo mai posti limiti e sicuramente la cosa da cui volevamo più discostarci era l'etichetta politica. Un po' le pressioni, un po' la macchina della politica, della disonestà, della politica di poltrona, inganni vari e alcune omertà ci hanno portato a dire basta, a smettere prima di rischiare di cadere nel grottesco. Peccato perché ci stavamo opponendo in un modo forte. Eravamo arrivati ad un punto in cui avevamo una buona base, avevamo parecchie persone che giravamo intorno a noi ed eravamo riusciti ad aprire tre sedi, Stradella, Broni e Pavia, e abbiamo anche imparato che la politica negativa si muove in parecchie direzioni". Cosa intende con questa affermazione? "Che hanno tentato di colpirci da ogni prospettiva, sia interna che esterna, con falsi sorrisi e con tutti gli strumenti a disposizione per cercare di distruggere chi invece voleva costruire. Noi ci eravamo sempre detti di evitare l’inquadramento politico, perché se un'azione è di buon senso e porta un benessere collettivo è giusto perseguirla e non avevamo problemi ad appoggiare un’idea piuttosto che un’altra… Tutto ciò però che creava coesione, organizzazione, risultati costruiti e non risultati solo per pochi, dava parecchio fastidio e ha portato alla fine della nostra azione".
STRADELLA
"L'aver deciso di chiudere questa esperienza è certamente una sconfitta"
Ettore Brandolini
Luca Truddaiu
è una fine definitiva? "No,come ho scritto anche nel mio post su Facebook, per me personalmente è un inizio, così come lo sarà per le altre persone che lavoravano con me, con noi. Azione Democratica è finita a livello giuridico, ma può portarla avanti chiunque, è qualcosa che si muove dal cittadino". Prima ha parlato di "colpi" arrivati dall’interno... "C’era qualcuno che remava contro e abbiamo dovuto affrontare quindi anche questo tipo di problema… Certi elementi sono stati naturalmente arginati. Ed erano persone che sono entrate apposta nel nostro gruppo per distruggerci, era tutto programmato". Dai cittadini però avete avuto consensi… "Si, certo! Ma il fatto che facessimo qualcosa di concreto che ai cittadini poteva piacere ha dato fastidio. Parlando di Stradella, che è la mia città, posso dire che vive un periodo di inerzia totale amministrativa e politica, che è ferma, che non ci sono alternative e forse mai ci saranno. Probabilmente trovare di punto in bianco persone come noi capaci di esprimersi senza paura, di metterci la faccia, di denunciare fatti, di proporre iniziative ha creato avversione verso di noi". Quali sono state le reazioni che ha potuto vedere o sentire dopo la pubblicazione del post in cui annunciava la fine di Azione Democratica? "Stupore, incomprensione, amarezza. A tante persone piaceva questo nostro gruppo e piaceva soprattutto l’idea di avere un’alternativa per la città". Adesso che succede? "Io sicuramente non finirò qui, non so con chi andrò avanti e come lo farò, ma non smetterò con la politica perché è la mia passione. La mia personale azione democratica andrà avanti, perché questa esperienza mi ha insegnato che il mostro della malapolitica si può sconfiggere e non permetterò a nessuno di inquadrare e comandare i miei pensieri, i miei ideali, il mio fine". In merito allo scioglimento di Azione Democratica abbiamo raccolto le opinioni di alcuni esponenti politici della città ma mentre il Sindaco Piergiorgio Maggi e Antonio Curedda consigliere di minoranza
della lista "La Strada Nuova per Stradella" preferiscono non commentare la vicenda, Ettore Brandolini, capogruppo di minoranza di "Prima Stradella" sembra piuttosto sorpreso: "Non saprei cosa dire, so che si erano mossi su alcune problematiche, una in particolare, quella dell’area per lo sgambamento dei cani era stata poi oggetto di una mia interpellanza in consiglio comunale. C'era un certo tipo di rapporto, ho saputo anche io che hanno deciso di sciogliersi ma onestamente non ne conosco i motivi. Mi sembrava che fossero abbastanza presenti sul territorio anche con tematiche legate all’ambiente e all’amianto… Se hanno pensato di dare fastidio a qualcuno o che ci potessero essere persone non d’accordo con loro, direi che è abbastanza normale che non tutti siano d’accordo, ma ci sono sempre state le condizioni per esprimere ognuno il proprio pensiero e le proprie opinioni". Dino Di Michele, senza entrare nello specifico della vicenda dichiara: "Azione democratica come tutte le aggregazioni culturali e politiche che portano alla partecipazione democratica dei cittadini alla cosa pubblica è una risorsa positiva per il tessuto cittadino, per cui l'aver deciso da parte degli amministratori di chiudere questa esperienza è certamente una sconfitta e rende il confronto più povero. La chiusura di un'esperienza così vivace, se pur le opinioni possono non essere sempre condivise e comuni rende meno vivace un rinnovamento necessario a Stradella, un cambio generazionale e di passo in parte già iniziato ma che si definirà alle prossime elezioni."
Dino Di Michele
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"è il cliente a scegliere ogni parte dello strumento"
Di Elisabetta Gallarati
Stefano Oggero, 28 anni di Stradella, non lavora solamente presso il negozio di fisarmoniche di Stradella di Claudio Beltrami, ma mantiene anche la sua attività privata di liutaio che da sempre è una delle sue più grandi passioni. Stefano ci racconterà da dove e come è iniziata la coltivazione di questa arte e quali sono le modalità di produzione dei suoi strumenti musicali. Come è cominciata la Sua attività di liutaio, che tutt'oggi è parte integrante del suo lavoro "Il mio primo approccio con la liuteria fu nel 2009, quando vidi per la prima volta uno strumento fatto interamente a mano. Lo portò in classe il mio insegnante di basso che avevo allora. Lì, scattò qualcosa dentro di me, che mi fece venire la voglia di possedere uno strumento come quello: era un unico esemplare, fatto su misura e personalizzato per il mio maestro. Innanzitutto lo provai… e nel giro di un mese andai in questo laboratorio di liuteria dove volli che ne facessero uno anche per me. Entrato nel negozio scattò qualcosa… vedere quei macchinari, il legno… lo sentivo dentro di me. Vedere quello che il legno poteva diventare mi fece venire la voglia di cimentarmi in quel lavoro". Ha frequentato un qualche tipo di istituto tecnico specializzato in questa disciplina? "Scoprii che a Milano esisteva una scuola, la Civica Scuola di Liuteria; esistono diverse specializzazione in questo istituto: la sezione arco (strumenti suonati con l’archetto, come il violino, il violoncello) e la sezione di strumenti a pizzico (chitarra ad esempio). Io mi iscrissi nella sezione di strumenti a pizzico, per via della mia passione riguardo gli strumenti elettrici. Da qui, dopo un tirocinio di 6 mesi in un noto negozio di strumenti di Milano, 'Jacaranda', iniziò il mio percorso scolastico, dal 2009 al 2012, quando mi sono diplomato e ho cominciato ad allestire un piccolo laboratorio presso la mia abitazione e ho iniziato a pubblicizzarmi e a fare vere e proprie co-
struzioni e riparazioni di strumenti per privati". Che tipi di strumenti costruisce? "La mia tipologia di strumenti sono il basso o la chitarra elettrica, che sono esattamente quello per cui ho studiato. Ultimamente ho intrapreso anche un lavoro diverso con le fisarmoniche a Stradella e questo purtroppo non mi permette di poter costruire degli interi strumenti, ma solo di eseguire alcune riparazioni". Quante ore di lavoro sono necessarie per costruire uno strumento? "Quando si parla di liuteria, niente è scontato… è il cliente (professionista o dilettante) a scegliere ogni parte dello strumento. A partire dal suono, fino al legno (ebbene sì, ne esistono innumerevoli, che danno diversi effetti): si va a sentire la richiesta del cliente, dandogli anche piccoli consigli che potrebbero rispecchiare i suoi desideri. Avere uno strumento di liuteria non equivale a saper suonare meglio di altri, ma come funziona per le macchine, avere una buona macchina aiuta a vincere in una gara di corsa… Lo stesso vale per uno strumento musicale per quanto riguarda la performance del musicista. Per costruire uno strumento artigianale di liuteria si impiegano, all’incirca, 200 ore di lavoro di liuteria (a parte l’annessione di lavori più complessi). Solitamente la mia tipologia clientelare di riferimento è il privato, poiché è impossibile costruire uno strumento senza indicazioni specifiche". A che prezzo viene poi venduto solitamente? "Il prezzo slitta da 1.800 a 2.500 euro, a seconda del materiale e della manualità che è necessaria per realizzare uno strumento". Nonostante il lavoro al negozio di fisarmoniche riesci a far combaciare entrambe le due professioni? "La fisarmonica è un'altra strada che ho percorso parallelamente alla liuteria, perché appena finita la scuola ho iniziato non solo a lavorare nel mio laboratorio privato, ma la fisarmonica è subentrata quasi subito. Andai a lavorare presso il negozio di
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"Per costruire uno strumento artigianale si impiegano, circa 200 ore di lavoro"
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Stefano Oggero fisarmoniche di Beltrami Claudio, dove si vendevano anche qualche chitarra, qualche basso, ma dove c’è appunto questo laboratorio di fisarmoniche. Allora, incuriosito da questo nuovo strumento, ho iniziato a lavorare anche nel suo laboratorio. Non nego chiaramente che sia difficile riuscire a coniugare la mia passione per gli strumenti elettrici con quest’altro: sono entrambe attività che richiedono molto tempo, ma faccio del mio meglio per riuscire a fare tutto". Hai mai pensato di spostare la tua attività all'estero? "Sinceramente la mia attività all’estero non l’ho ancora pensata, ma tutt’ora per quanto riguarda la produzione di fisarmoniche presso il laboratorio Beltrami, il nostro mercato si incentra primariamente proprio nel mercato estero: si tratta di Europa, ma anche di America, è un mercato completamente internazionale. Penso che la riparazione all’estero di strumenti musicali possa essere il prossimo step della mia attività". Consiglierebbe questo lavoro a un giovane? "Questo non è un lavoro comune, per farlo devi avere sicuramente una grande passione per la musica, quindi se fosse un ragazzo che suona e che ama la musica gli direi sicuramente di sì!".
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"ottime collaborazioni con gli enti locali e le associazioni del territorio"
Di Elisa Ajelli Agnese Nadia Canevari, dirigente scolastico dal 2015 dell'Istituto Faravelli è alla sua prima esperienza come Preside. Con lei una panoramica generale sulla scuola che dirige e sul mondo giovanile. "Per adesso sono stati tre anni intensi, di grande lavoro. Le responsabilità sono tantissime, la scuola è sempre più complessa, però è una scuola vivace e ho trovato un terreno fertile e buono su cui lavorare. Nella scuola nessuno raggiunge risultati da solo, ci vuole la collaborazione di tutti". Il Faravelli ha due sedi, a Stradella e a Broni, ed è un istituto molto complesso perché sono presenti vari indirizzi: nella sede bronese c'è il liceo scientifico, mentre in quella stradellina ci sono i corsi tecnici e professionali. "A Stradella sono presenti diversi indirizzi tecnici, a partire da amministrazione finanza e marketing (che è la vecchia ragioneria), a costruzione ambiente e territori (ex geometri) e itis informatica. Poi ci sono i corsi professionali per operatori meccanici ed elettronici e manutenzione e assistenza tecnica. Nella sede di Broni, anche il liceo prevede due percorsi, quello più istituzionale-tradizionale e quello delle scienze applicate, dove in pratica non si fa il latino e c’è un potenziamento dell’informatica e delle scienze" Come vi state preparando per il prossimo anno scolastico? Ci sono molte iscrizioni? "Come iscrizioni ci siamo mantenuti sul livello dello scorso anno, riusciamo a partire con tutti i nostri corsi, anzi riusciamo ad avere due classi prime dell’itis informatica e due per il liceo delle scienze applicate". Il campo dell’informatica ha quindi prevalso anche nel vostro istituto? "Sicuramente la scuola ha investito tanto nell’innovazione tecnologica, abbiamo molti laboratori ben attrezzati in entrambe le sedi, e poi la tendenza al momento è davvero il mondo informatico. Ma devo dire che reggono bene anche tutti gli altri corsi". Il Faravelli è da sempre la scuola di riferimento per Stradella e le colline che la circondano... "Decisamente sì, è l’unico polo scolastico superiore di questa parte d’Oltrepo e quindi raccoglie un bacino d’utenza molto grande. Io cerco di portare avanti, con la collaborazione di docenti, personale e studenti, una scuola aperta e inclusiva. Abbiamo una buona percentuale di alunni stranieri, alunni con disabilità, altri con disturbi specifici dell’apprendimento… la realtà della scuola di oggi è molto variegata e noi dobbiamo essere in grado di intercettare i bisogni e dare risposte concrete". In che modo? "Da un lato intervenendo con un’offerta formativa che sia il più possibile ricca, coinvolgendo gli studenti anche in progetti extrascolastici, e dall’altro con metodologie inclusive che oggi sono abbastanza diffuse. Oltre all’offerta curricolare, poi, abbiamo quella formativa che riguarda tutta la sfera della progettualità e che arricchisce sicuramente la vita della scuola e fornisce agli studenti delle competenze importanti". Quali progetti avete in cantiere? "Ci tengo a sottolineare il progetto che riguarda la legalità, che è abbastanza forte nella nostra scuola e
Agnese Nadia Canevari
che vogliamo portare avanti. Abbiamo ottime collaborazioni in questo senso con gli enti locali e con le associazioni del territorio. Vogliamo proseguire con la prevenzione del gioco d’azzardo e dei comportamenti non corretti, con i progetti legati alla lotta contro la violenza sulle donne e con il filone legato alla lotta alla corruzione e criminalità organizzata". Vi siete già occupati in passato di queste importanti tematiche… "L’anno scorso abbiamo anche fatto la prima marcia della legalità e una conferenza al Teatro Sociale e quest’anno continueremo con un secondo appuntamento. I momenti per così dire pubblici sono solo il momento conclusivo di un lavoro lungo e importante che c’è dietro… e che va di pari passo con il lavoro prettamente scolastico". Altri programmi di rilievo? "L’altro progetto molto importante riguarda la realizzazione di un laboratorio territoriale per l’occupabilità: abbiamo partecipato ad un bando insieme ad altre scuole e noi siamo sede di uno dei laboratori (gli altri sono all’istituto Cardano e al Calvi), e ci occuperemo di tutto ciò che riguarda il monitoraggio ambientale e l’utilizzo dei droni. Si vogliono creare così delle competenze che possano poi essere utilizzate anche professionalmente. Infine, altri progetti importanti riguardano il potenziamento delle lingue, soprattutto dell’inglese. Continuiamo la tradizione di organizzare viaggi in Inghilterra, esperienze che sono di studio e lavoro e rientrano quindi anche nel settore alternanza scuola/
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"Siamo una scuola aperta con una buona percentuale di alunni stranieri"
lavoro". A proposito di alternanza scuola/ lavoro, sta funzionando bene? "E’ un punto su cui abbiamo lavorato davvero tanto! Devono essere fatte 400 ore di alternanza per i tecnici e i professionali e 200 per il liceo. Proprio per il liceo è stata una novità assoluta, in quanto comunque i tecnici avevano già un pochino di esperienza in questo senso. In questi anni abbiamo costruito numeri importanti, perché bisogna garantire che tutti gli studenti facciano questa esperienza: questo ha significato creare una rete di rapporti con le imprese del territorio e con gli enti locali. Tutti soggetti che collaborano con noi al fine di garantire a tutti i nostri alunni il periodo di alternanza". Come hanno reagito gli studenti negli anni al programma scuola/ lavoro? "Devo dire che abbiamo avuto un riscontro molto positivo sia da parte degli studenti che anche da parte degli enti ospitanti. Ricordiamoci poi che questa alternanza sarà anche oggetto d’esame di stato a partire dall’anno scolastico 2018/19. Da un lato, la scuola si è costruita un database di tutte queste aziende e dall’altra un portafoglio che accompagna la carriera scolastica di ogni studente. Io sono molto favorevole a questo tipo di esperienza e ci ha permesso anche di rafforzare il legame con le aziende del territorio. Per il liceo, come dicevo prima, si è trattato di una novità, a partire dal 2015… ed era importante per noi monitorare l’esperienza e avere un feedback rispetto alla positività o meno del percorso fatto". Un tema importante nelle scuole è sempre quello del bullismo... "Non possiamo nasconderci, il bullismo è purtroppo una realtà, quindi penso che sia compito della scuola tenere sotto controllo determinate situazioni e intervenire se necessario. E soprattutto penso che si debba fare sempre la prevenzione, ad esempio con i progetti di cui parlavo prima…". Nella sua scuola è stato fatto qualcosa di specifico contro il bullismo? "Sì, lo scorso anno scolastico abbiamo fatto anche incontri con i rappresentanti delle forze dell’ordine e mi sono resa conto che sono davvero molto importanti. Poi abbiamo lo sportello psicologico e cerchiamo di intervenire laddove riscontriamo ci siano problemi o situazioni conflittuali all’interno delle classi. La grossa insidia però, al giorno d’oggi, è l’utilizzo dei social network perché è difficile far comprendere il limite, anche della legalità. L’obiettivo che ci poniamo è l’uso consapevole: è una sfida che ci troviamo ad affrontare".
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MONTù BECCARIA
"poca aggressività sul mercato da parte di produttori di vere e proprie eccellenze"
"Prosecco? Meglio un metodo Martinotti delle nostre colline" Di Elisabetta Gallarati
Alfredo Bergonzi, 27 anni di Santa Maria della Versa, gestisce insieme ai genitori e alla sorella, un accogliente e tipico locale dell'Oltrepò Pavese. Bergonzi da quanti anni è presente la sua attività? "La nostra attività, si trova a Frazione Folla, sotto il comune di Montù Beccaria, dove siamo presenti dal 2012. La nostra è una trattoria tipica a conduzione familiare, con un 50/55 posti a sedere divisi su due piani. È proprio una classica trattoria dell'Oltrepò, con un menù molto semplice, ma con piatti interamente preparati e prodotti da noi". Lavorate sia a pranzo che a cena? Che genere di menù preparate? "Lavoriamo a pranzo tutti i giorni, non chiudiamo mai e il menù è a 10 euro e comprende primo, secondo, contorno, acqua e caffè. Alla sera siamo aperti sempre il sabato sera, mentre è su prenotazione l'apertura delle altre sere settimanali, con un menù più particolare, composto dalle nostre paste fresche, che prepariamo interamente noi, dalla pasta al ripieno, cercando di mantenere uno standard elevato e usando solo prodotti della zona (ad esempio la farina è solo del Mulino Bruciamonti di Santa Maria della Versa, la carne la acquisto solo nella macelleria Bersani sempre di Santa Maria della Versa). La carne per il ripieno viene realizzata a mezzaluna, senza usare frullatori, in modo da mantenere la stessa elevata qualità. Il nostro menù comunque è molto stagionale, in estate è probabile trovare dei sughi più freschi con pomodori di stagione, mentre in autunno è facile trovare piatti conditi con la zucca, ad esempio". Di che genere di vini disponete? Sono tutte aziende
Alfredo Bergonzi
dell’Oltrepò? "Come vini, nel nostro ristorante si trovano solo prodotti di aziende dell'Oltrepò, dove siamo fortunati di possedere un territorio che ci permette di avere sia basi spumante elevate, che uve rosse molto buone: io tendo ad avere dei rossi delle colline di San Damiano, Rovescala e Montù Beccaria; per i bianchi frizzanti mi sposto su Montecalvo Versiggia e Santa Maria della Versa; qualche riseling di Casteggio. In generale, ho solo vini dell’Oltrepò proprio per cercare di valorizzare il nome di un territorio che ha la fortuna di possedere un’altissima qualità vinicola, anche se magari meno conosciuta di altre zone".
Montù Beccaria
I clienti apprezzano la località dei vostri vini o vi capita che vi chiedano altro, ad esempio il "famoso" Prosecco? "I clienti che vengono da noi in genere si fanno guidare nella scelta del vino più adatto ed essendo il nostro territorio un labirinto di viti, sarebbe stupido non farlo. La richiesta di prosecco mi è stata fatta, ma era più una richiesta di chi ignora realmente cos'è un prosecco (un vino prodotto in Veneto e Friuli con almeno 85% di glera): il cliente associava il nome a un vino bianco spumante e una volta che gli ho spiegato l'errore ha preferito un metodo Martinotti delle nostre colline, trovandolo eccellente". è la sua prima esperienza nel campo della ristorazione? "Abbiamo avuto un’altra attività, sempre a Santa Maria della Versa, il bar Centrale: mia madre ha avuto in gestione il bar diversi anni, dopodiché abbiamo deciso di passare alla ristorazione". Come procede l’attività? Esiste un periodo più redditizio rispetto agli altri? "L'attività va davvero molto bene devo dire. Ci sono periodi naturalmente in cui si lavora molto di più in questa zona, che sono ad esempio le feste comandate, come Natale e Pasqua. Poi in primavera che è un periodo ricco di turisti qui in Oltrepò, spesso giungono nella nostra zona numerosi forestieri prettamente per acquistare vini nelle varie cantine d’Oltrepò, fermandosi quindi volentieri anche nel nostro ristorante per pranzare o cenare. Comunque direi che i periodi migliori siano sempre quelli delle feste natalizie e pasquali". Che tipo di clientela è la vostra? Si tratta di clienti abituali o esiste anche un flusso turistico nella vostra zona? "La nostra clientela si divide fra pranzo di lavoro, dove per l’80% si tratta di clientela fissa, il resto 20% si tratta di turisti, sempre parlando del sopra settimana. Cambia nel weekend dove c’è un apporto quasi totalitario di turisti o comunque di gente della nostra zona che viene sporadicamente nel nostro locale per passare la serata. Comunque sempre molti turisti che vengono in Oltrepò portati dalla fama del buon vino e che si fermano a pranzare qua da noi". Tra i suoi clienti lei ha molti turisti che vengono in Oltrepò per acquistare vino. Quali sono le critiche che questa tipologia di cliente muove all'Oltrepò? "Le critiche che vengono mosse verso la nostra Terra sono più che altro riferite alla scarsa pubblicità del territorio (sagre, eventi, ecc), alla mancanza di b&b e alla poca aggressività sul mercato da parte di produttori di vere e proprie eccellenze".
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LA MINORANZA: "sull'unico lavoro eseguito, hanno dovuto fare un fuori bilancio"
Di Silvia Cipriano Durante l'ultimo consiglio nel Comune di Rovescala, si è discusso di un riconosciuto "debito fuori bilancio lavori edificio comunale". L'intervento di Pierangelo Nicelli, capogruppo della minoranza, ha fatto sì che, i partecipanti al consiglio comunale comprendessero che questo debito ha rappresentato un fatto molto grave nella storia di Rovescala e che nessun'altra amministrazione precedente, ne ha mai usufruito. Nicelli spieghi meglio cosa è successo... "Secondo la minoranza, il problema è nato da un ritardo nella richiesta da parte del tecnico comunale, relativa a lavori che dovevano essere eseguiti con una certa urgenza al fine di scongiurare pericoli e correggere lavori che, seppur progettati in anni addietro, non sono mai stati eseguiti. Inoltre, in data 13 luglio 2017 è stata fatta richiesta di una variazione del progetto iniziale (su lavori iniziati e ultimati nel febbraio di questo stesso anno) con una spesa ulteriore, rispetto a quella già stabilita; se fosse stata comunicata in anticipo, sarebbe stata sufficiente una variazione di bilancio". Di quale edificio si tratta nello specifico? "Si tratta di un edificio comunale, ovvero un immobile dove si organizzano convegni, mostre e quant'altro". Quanto era stato stanziato per sanarlo? "Circa 4 mila euro. Durante l'esecuzione dei lavori
Rovescala
sono emerse delle problematiche che hanno fatto ammontare il costo finale a 14 mila euro. Il problema è che il tecnico comunale non ha convocato l'amministrazione per chiedere una variazione di bilancio, ma si è preso la responsabilità e ha dato il consenso per l'esecuzione dei lavori. Nicelli quindi, secondo lei, la responsabilità è del tecnico comunale o di tutta l'amministrazione? "Credo sia colpa di tutti, poiché si trattava di lavori ordinari da fare, ma che loro hanno voluto trasformare in 'straordinari'".
ROVESCALA
"Se dovessero capitare lavori molto più importanti, bisognerà vendere Rovescala"
Il Sindaco Scabiosi era a conoscenza di ciò che stava succedendo? "Non si sa. Ha detto di avere scoperto il tutto qualche giorno prima del consiglio". Il tecnico comunale come si è giustificato? "Il tecnico comunale non era presente. Noi ci siamo basati su questa sua richiesta fatta il 13 luglio...". Come valuta questa amministrazione? "Dopo un anno di amministrazione, questa giunta ha portato avanti solo l'ordinario, lasciando Rovescala con molte lacune (ad esempio la pulizia) e che, sull'unico lavoro di manutenzione eseguito, hanno dovuto fare un fuori bilancio! Non è un vanto avere un fuori bilancio". Come rappresentante della minoranza, pensa che questa amministrazione sarebbe in grado di accollarsi progetti più importanti? "Non oso pensare come farebbero, se dovessero capitare lavori molto più importanti... bisognerà vendere Rovescala!".
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"Io sono uno di quelli che avrebbe voluto eliminare una parte dei parcheggi" Di Silvia Cipriano Stefano Riccardi è un giovanissimo assessore del Comune di Santa Maria della Versa. Nominato durante le ultime elezioni comunali del 2014, Riccardi diviene Assessore all'Urbanistica, Territorio, Patrimonio e Sport per "Lista Civica per il Comune", che vede Maurizio Ordali come Sindaco. Quando ha preso questo incarico lei era molto giovane. Quali sono state le motivazioni che hanno spinto Stefano Riccardi a candidarsi nel 2014 con "Lista Civica per il Comune"? "La motivazione principale derivava dal mio interesse nel rappresentare e nel realizzare qualcosa di concreto per il mio paese; secondariamente, sono stato spinto dalla curiosità verso questa nuova esperienza, che mi avrebbe aperto le porte verso la conoscenza di pratiche e di attività in qualche modo legate alla mia attività imprenditoriale". L'attuale Amministrazione sta riuscendo a compiere l'operato che si era prefissata di realizzare durante la campagna elettorale? "Sì. Quello che abbiamo proposto durante la campagna elettorale è stato realizzato, in base al bilancio ovviamente. In più siamo riusciti ad acquistare dei nuovi terreni, abbiamo rifatto la Piazza Vittorio Emanuele II...". A proposito... perchè il rifacimento di questa Piazza ha causato così tante polemiche in quel di Santa Maria? "Avere un cantiere aperto in mezzo al paese per alcuni mesi, sicuramente non ha agevolato le attività commerciali. Il problema era più che altro legato alla volontà di alcuni rappresentanti di togliere definitivamente i parcheggi dalla piazza; per questo motivo si è deciso di mantenerne una piccola parte". Dopo lo spostamento del Monumento ai Caduti e il rifacimento della Piazza Vittorio Emanuele II, avete in programma altre opere simili? "Certamente. Innanzitutto, appena finirà la vendemmia, inizieremo con i lavori di ripristino del manto stradale (quello rimasto fuori dal vecchio appalto). Inoltre, come dicevo prima abbiamo acquistato dei nuovi terreni da adibire ad uso parcheggio, situato in una zona centrale del paese". Parlando di parcheggi, come mai gli abitanti di Santa Maria e, soprattutto, i commercianti vivono
Stefano Riccardi un costante disagio? Eppure il paese dispone di varie zone parcheggio facilmente raggiungibili... "Io sono uno di quelli che avrebbe voluto eliminare una parte dei parcheggi, per dare un centro più pedonale e un ritrovo per gli abitanti. Penso sia più che altro una comodità che le persone non vogliono perdere, ma gli altri parcheggi presenti non sono assolutamente scomodi. La Piazza Foro Boario, ad un minuto a piedi dalla via principale F. Crispi, offre circa una settantina di posti auto... eppure è quasi sempre vuota; viene utilizzata esclusivamente per il mercato del sabato mattina. Per quanto riguarda i commercianti, se ad esempio ci si ferma in panetteria a prendere il pane e si libera subito la strada, non rischia di prendere una multa". Il Campo Sportivo Comunale di Santa Maria della Versa è sempre stato un punto di riferimento per molte squadre della zona (e non solo). Con la vostra Amministrazione erano stati previsti interventi di riqualificazione/manutenzione? "Si, abbiamo tolto l'amianto e risistemato gli spogliatoi. Attualmente il Campo è in gestione al Real ValVersa. Per il momento non abbiamo in previsione altri lavori". Negli anni scorsi ci sono state polemiche riguardo al PalaSport, relativamente al fatto che non sia proprio stato realizzato "a basso impatto ambientale".
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palasport: "si poteva realizzare un'opera più funzionale"
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Nonostante queste polemiche, funziona bene? Viene sfruttato come ci si aspettava? Sono stati soldi spesi bene? "Partiamo dal presupposto che quest'opera non è stata realizzata dall'attuale Amministrazione. Tuttavia, posso dire che sta funzionando abbastanza, soprattutto durante l'inverno. A mio parere, credo che poteva essere studiata meglio la cosa, nel senso che magari si poteva realizzare un'opera più funzionale, visto che è adiacente alla Piscina Comunale... si potevano 'legare' le due attività. Tra pochi mesi scadrà l'appalto dell'attuale gestore e ovviamente ci auguriamo che questa attività non smetta di funzionare. Vorremmo evitare di avere una struttura inutilizzata!". A suo giudizio, quali sono le priorità da affrontare nel suo paese? "Domanda difficile... diciamo che ci sarebbero degli edifici comunali da poter sistemare e rendere agibili, ma difficilmente riusciremmo poi a riutilizzarli... le idee sono tante, ma i fondi sono pochi". Riccardi qual è la sua visione di Santa Maria Della Versa nei prossimi dieci anni? "Sono nato e cresciuto in questo paese e mi rattrista molto vederlo 'spegnersi' poco a poco. Santa Maria era il punto di ritrovo per tutti i ragazzi della mia età (e non solo) di tutti i comuni e frazioni circostanti. Disponiamo di un centro anziani, di molti bar, del Palazzo Pascoli, delle scuole, di una biblioteca comunale. Mi auguro che Santa Maria possa tornare ad essere un Comune di riferimento per tutti, ricco di attività commerciali, di iniziative locali e, soprattutto, un luogo di interesse turistico". Per concludere, Lei cosa ne pensa della Fusione dei Comuni proposta dal Sindaco Ordali nei mesi scorsi? "Penso sia un'occasione da valutare molto bene e, soprattutto, da non lasciarsi scappare. Si potrebbero avere fondi non indifferenti, che ci permetterebbero di compiere molte opere pubbliche. La difficoltà che stiamo riscontrando principalmente è legata al fatto di riuscire a mettere d'accordo gli altri Sindaci...".
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CUCINA
LA RUBRICA PER GLI APPASSIONATI DELLA BUONA TAVOLA
Cheap But Chic: piatti golosi e d'immagine al costo massimo di 3euro!
Gabriella Draghi
Di Gabriella Draghi Il peperone di Voghera ha una forma sostanzialmente cubica con costolatura tipica a quattro coste, di colore verde molto chiaro prima del viraggio e giallo o giallo-aranciato in fase avanzata di maturazione. La polpa è sottile, consistente, resistente al trasporto e alla conservazione. Il sapore è dolce e delicato grazie a un elevato contenuto di zuccheri e a una ridotta percentuale di acqua che lo rende molto digeribile. è inoltre ricco di vitamina C e antiossidanti. Generalmente veniva utilizzato nella zona per la conservazione sott'aceto ma anche per la realizzazione di piatti tipici come il risotto ai peperoni o la peperonata. La sua produzione negli anni è andata scemando ma recentemente è ripresa la coltivazione in alcune aziende agricole. Ho deciso di proporre nel mese di Settembre una ricetta innovativa a base di peperone di Voghera che è molto adatto per la delicatezza del sapore e per l'alta digeribilità. Un antipasto o un piatto adatto a un buffet per una merenda o un aperitivo. Cannoli alla crema di peperone di Voghera Ingredienti per 18 cannoli: 1 confezione di pasta sfoglia stesa 1 peperone di Voghera
100 gr. di robiola della Valle Staffora 1 uovo 1 cucchiaino di timo e origano tritati 1 cucchiaio d'olio extravergine d'oliva Sale Come si prepara: Per prima cosa prepariamo i cannoli di pasta sfoglia. Srotoliamo la pasta e tagliamo con una rotella delle strisce larghe 1 centimetro e mezzo. Avvolgiamo ogni striscia a chiocciola all'apposito cilindro per cannoli. Sbattiamo l'uovo con un pizzico di sale in una ciotolina con una forchetta e, utilizzando un pennellino per dolci, spennelliamo i cannoli e li adagiamo su di una teglia ricoperta con carta da forno. Cuociamo i nostri cannoli in forno caldo a 190° per 15 minuti. Estraiamo la teglia dal forno e facciamo raffreddare. Si possono preparare anche il giorno prima e conservare in una scatola di latta. Mettiamo il peperone intero, lavato e asciugato su di una teglia ricoperta da carta da forno e lo cuociamo in forno caldo a 250° per 30 minuti. Una volta ultimata la cottura, lo togliamo dal forno e, ancora caldo, lo chiudiamo in un sacchetto di plastica per
alimenti. Grazie a questa condizione, è infatti possibile spellarlo molto più agevolmente. Dopo circa 20 minuti, apriamo il sacchetto, prendiamo il peperone, lo apriamo, togliamo i semi e lo spelleremo molto facilmente. Mettiamo le falde di peperone nel frullatore, aggiungiamo un pizzico di sale e lo frulliamo. Amalgamiamo in una ciotola la robiola al frullato di peperone, aggiungiamo origano e timo tritati e mescoliamo bene. La crema di peperoni à pronta e non ci resta che riempire i nostri cannoli. Prendiamo un sacca poche con il beccuccio, lo riempiamo con la nostra crema e farciamo ogni cannolo. Serviamo su un piatto da portata.
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Gli Sharazad: voghera, portalbera, pavia
Gli Sharazad
Di Christian Draghi Si chiamano come la principessa de "Le mille e una notte" e promettono di raccontare molte storie. Gli Sharazad sono una nuova proposta musicale targata Oltrepò che andrà ad arricchire il già ricco parterre di band nate e cresciute su questo territorio che, se da una parte lamenta letargia culturale, dall'altra sforna idee e talenti in campo artistico con una frequenza fuori dal comune. Polistrumentisti, Stefano Ferrarese chitarra e voce (ma all'occorrenza anche basso e sintetizzatore), Simone Albertocchi alla batteria e alle percussioni, Federico Uluturk al basso (ma anche tastiera chitarra, synth e voci), Diego De Franco alla tastiera (nonché chitarra synth e voci) e Alessandro Moroni, anche lui a chitarra e sintetizzatore, sono tutti dislocati sull’asse Voghera-Portalbera-Pavia. Hanno dato vita ad un progetto poliedrico, che mischia i generi musicali come un barman shakera il cocktail. Blues, psichedelìa, cantautorato, tutto insieme in un bicchiere unico. In cantiere il primo disco tutto fatto in casa e la voglia di presentarsi a un pubblico il più ampio possibile. Di questo nuovo progetto abbiamo parlato con Stefano Ferrarese. Stefano, partiamo dal nome. Sharazad evoca echi orientaleggianti. Come mai avete scelto questo nome? "è il nome della principessa de 'Le Mille e una notte', che rimandava la sua uccisione lasciando ogni sera in sospeso una storia, e rimandandone il finale di volta in volta, in modo che, il sultano che la aveva sposata, solito uccidere le sue spose appunto al termine delle storie raccontategli, non avesse modo di giustiziarla. Allo stesso modo il nostro gruppo vorrebbe tenere in sospeso, ed appassionare gli ascoltatori". Quando vi siete formati? "Il progetto ha preso forma in un capannone della
provincia di Milano, durante i primi mesi del 2015, dove ci trovavamo a provare". Non è propriamente alla mano, visto che siete tutti della zona oltrepadana... "Vero, ma è stato un sacrificio per cui è valsa la pena: abbiamo tutti un altro lavoro e non era facile conciliare gli orari con una sala prove. Abbiamo trovato questo capannone nella zona industriale di Milano dove potevamo trovarci e suonare senza orari, anche tutta la notte volendo, e abbiamo preso la palla al balzo". Anche questa è passione… La vostra storia, come è iniziata? "Il gruppo era originariamente un trio composto da Alessandro, Diego e Federico, ai quali ci siamo aggiunti io e Simone, inizialmente per portare fuori dal vivo il materiale dei primi due EP che la band aveva già registrato. Inevitabilmente, viste le pregresse esperienze condivise tra tutti (nei Moira-Diesel Orchestra alcuni, nei Bosphore altri) e la visione univoca del fare musica, la formazione si è consolidata in quintetto e ha cominciato a comporre ed arrangiare a pieno regime ed a ritmi serrati, tanto che abbiamo iniziato l'impresa tanto desiderata di dar vita al primo LP". Che avete registrato dove? "A Pontecurone, al Casemate studio di Marco Matti, che ci ha supportati, sopportati ed aiutati a mettere su disco quello che siamo quando suoniamo dal vivo". Quando uscirà l'album? "Entro l'inverno". Può descriverci la vostra musica? "Se chiede il genere, non sappiamo dire esattamente che tipo di musica facciamo, anche se sicuramente siamo ben radicati nel Rock, per quanto poco ormai possa significare. Volendo dare un nome a ciò che facciamo, ora come ora sarebbe 'post qualcosa rock'. è un mix delle passioni di ognuno di noi, che
MUSICA
"La scena locale non è per nulla male, ci sono gruppi veramente forti"
spaziano dal blues allo shoegaze (sottogenere musicale dell'alternative rock, sviluppatosi nel Regno Unito alla fine degli anni ottanta ndr), dal post rock al punk, dalla psichedelica al cantautorato, dalla musica elettronica all'hard rock di stampo '60 e '70. Un bel casino insomma, ma si può dire che abbiamo trovato una maniera abbastanza funzionale di gestire tutte queste sfumature, e sicuramente ci lavoreremo ancora". Può anticiparci qualcosa di questo nuovo disco? "Sarà composto da brani che nell'insieme vogliono suscitare una sensazione di emotività dinamica in chi li ascolta, considerando che ogni pezzo ha una sua particolare realtà e personalità. I brani sono sia strumentali che cantati. Quelli cantati sono piuttosto intimi, introspettivi, a volte ermetici e parlano di situazioni che viviamo nella nostra quotidianità e riflettono la situazione sociale, culturale, politica, storica di questo momento, in tutti i suoi contro, e perché no, anche in qualche pro. Hanno testi in italiano, perché crediamo che sia giusto così, per farla breve. Detto ciò ,stiamo già lavorando alla promozione del disco, di cui non anticipiamo troppo, e possiamo assicurare che non vediamo l'ora di portare in giro valvole sintetizzatori e muri di watt!". Come giudica la scena musicale oltrepadana? "La scena locale non è per nulla male, ci sono gruppi veramente forti, interessanti ed originali. Per contro, personalmente, vedo una tendenza molto forte verso l'hard rock/metal, (generi che io adoro, non voglio essere frainteso) soprattutto da parte di alcuni locali. Il che non é di per sé un male, ma lo è il fatto che si tralascino un po' altre forme d'espressione". Che conseguenze ha questo? "Comporta una restrizione di pubblico, di dinamica, caratteristica molto cara a chi ascolta musica di ogni tipo. In sintesi, è tutto bello quando c'è del contenuto. Non limitiamoci quando invece avremmo veramente tanto di cui poter godere". Crede che riuscirete a farvi ascoltare in Oltrepò o dovrete cercare altri lidi? "Penso che riusciremo a far sentire il nostro materiale, appoggiandoci a quelle ormai poche realtà che sostengono la musica dal vivo, e che stanno supportando noi e gli altri gruppi della zona. Tanto per citarne alcune Spaziomusica a Pavia, il circolo Dazibao a Tortona, il Rock Valley Festival di Santa Maria con i suoi organizzatori, o band che aiutano altre band come Oh Lazarus, o Three Horns". Quali sono le difficoltà maggiori che si incontrano volendo suonare? "Sono le stesse da sempre credo. Quelle economiche, perché non è semplice lavorare e cercare di suonare seriamente allo stesso tempo specialmente in un periodo simile al nostro. Quelle culturali, visto che il nostro paese naviga in un torpore intellettuale veramente inquietante, e anche quelle personali, dato che non è mai semplice esprimere qualcosa di privato e lasciarlo a disposizione di altri".
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ARTE & CULTURA
tino montagna da oltre 30 anni coiffeur e artista di successo
"Metto spesso in relazione i colori del dipinto e le acconciature che realizzo" Di Federica Croce
Tino Montagna, classe 1939, originario di Redavalle ma residente a Voghera. Di professione coiffeur, lavora come artista nel tempo libero, attività che porta avanti da almeno 30 anni e gli ha permesso di ottenere riconoscimenti nell'ambito di vari concorsi italiani ed esteri. Recentemente ha presentato l'ultima mostra realizzata nella splendida cornice dell'Hotel Milano di Salice Terme. L'esposizione, dal titolo VioNOlenza, denuncia la violenza sulle donne, problema che va combattuto con determinazione a tutti i livelli: culturale, sociale e istituzionale. Montagna da quanti anni ha intrapreso l'attività di pittore, in affiancamento a quella principale di coiffeur? "Ho iniziato la mia carriera artistica a 15 anni, lavorando come grafico. Successivamente, ho inaugurato un periodo dedicato alla pittura, sperimentando varie tecniche come l'olio, la tempera, la monocromia, le lacerazioni. (1970/1975). A partire dagli anni '80, emergono i bassorilievi, dando vita alla tecnica della pittoscultura. Con il passare degli anni, arrivando fino a oggi, ho sempre cercato l'innovazione, utilizzando il basso, medio e alto rilievo". Ci racconti del suo inizio presso il suo paese natale, Redavalle, e del trasferimento dell'attività a Voghera, con l'apertura del salone. "Ho iniziato a lavorare a 15 anni a Redavalle, trasferendomi a Voghera all'età di 25 anni. All'inizio il salone si trovava nella vecchia sede in via Emilia. Successivamente, nel 1992, ci siamo trasferiti nella sede attuale in Via Bidone, 33". A 21 anni ha iniziato a frequentare l'accademia a Milano, diventandone maestro e vice direttore. Quali sono state le difficoltà che ha incontrato all'inizio? Ha avuto modo di pettinare personalità importanti? "Ho avuto poche difficoltà, in quanto partivo già da un percorso come allievo, che si è sviluppato in sequenza step by step. Ho lavorato a Milano e successivamente a Pavia, negli anni '59/60. Ho avuto occasione di pettinare, nel corso degli anni '90, donne famose come Emanuela Folliero, Brigitte Nielsen, Natasha Stefanenko, Gloria Anselmi". Lei ha partecipato a vari concorsi italiani, ottenendo vittorie sia individuali che a squadre, per poi concorrere ai campionati mondiali di Barcellona e Vienna. Che titoli ha vinto, e come si è qualificato? "Nel corso della mia carriera ho vinto ottenendo la vittoria a squadra ai Campionati Mondiali di Barcellona e Vienna, nel 1990. Per quanto riguarda i concorsi italiani, negli anni '80, ho vinto medaglie sia individuali che a squadra. Ho ottenuto primi posti sia per quanto riguarda le vittorie individuali che quelle di squadra". Pensa che per intraprendere la carriera di coiffeur sia necessario essere sempre aggiornati partecipando periodicamente a meeting e corsi di aggiornamento, dato che lei è stato il primo che ha frequentando corsi importanti in metropoli come Londra, Mosca, Chicago e Parigi? "Sì, penso sia importante rimanere sempre aggiornati
Tino Montagna riguardo alle tendenze estere, per prendere ispirazione e creare un mix con quelle italiane. A Chicago , in particolare, ho tenuto delle lezioni in qualità di docente. Ho avuto modo di riscontrare delle notevoli differenze stilistiche tra la Francia e L'Inghilterra; Londra, ad esempio, risente molto della cultura punk, mentre Parigi ha un animo più romantico. USA e Russia rimangono indietro con le novità, prendendo ispirazione dall'Italia. Per quanto riguarda il nostro Paese, penso che alcune tendenze eccentriche e stravaganti non abbiano avuto modo di imporsi, a causa della nostra matrice culturale". Nella sua lunga attività come coiffeur, ha avuto modo di ascoltare storie e sentire aneddoti di vario tipo da parte delle sue clienti. Le viene in mente un aneddoto particolare? "Posso raccontare un aneddoto risalente al periodo in cui lavoravo in un salone nel centro milanese. Sulle finestre del salone erano soliti transitare dei colombi. Questi erano diventati un metro di misura – una sorta di timer - , per calcolare i tempi di posa dell'arricciacapelli sulle clienti. Infatti, il momento in cui i colombi spiccavano il volo, segnava il termine del procedimento di acconciatura". Evidenzia un legame, anche interiore, tra la sua attività come hairstylist e l'hobby della pittura? "Sì, evidenzio un legame tra l'arte e la mia attività professionale, soprattutto per quanto riguarda alcuni quadri, rappresentanti figure di donna. In modo particolare metto spesso in relazione i colori del dipinto e le acconciature che realizzo. Colori pastello si adattano meglio a temi delicati, tinte forti si ricollegano a tematiche più importanti e incisive, ad esempio la denuncia della violenza femminile". Che legame ha con il territorio dell'Oltrepò, soprattutto per quanto riguarda le sue opere e le mostre a cui ha partecipato? "Il legame che lega le mie opere e il territorio dell'Oltrepò si può trovare, ad esempio, nella natura. Ho eseguito quadri che rappresentano campi di grano e camomilla.
Le mostre, nel corso della mia attività, sono state realizzate prevalentemente a Salice Terme e Voghera". Da cosa trae ispirazione per le sue tematiche? "I soggetti che ricerco traggono ispirazione da varie tematiche, ad esempio la denuncia della violenza sulla donna, oggetto dell'ultima mostra che ho allestito nell'anno 2017 a Salice Terme, presentata per la prima volta nel 2013. Altri temi che ho avuto modo di trattare si ricollegano all'attività principale di coiffeur: acconciature particolari realizzate nell'ambito di campionati esteri, tagli classici da concorso". L'ultima mostra che ha allestito a Salice Terme, "VioNOlenza", porta alla luce il tema della violenza di genere. Ha avuto un imput o un'esperienza che l'ha toccata, anche indirettamente, al punto da darle l'ispirazione per trattare questa tematica? "No, non ho avuto alcuna esperienza particolare che mi abbia spinto a trattare la tematica della violenza di genere, se non un ripetuto messaggio trasmesso quotidianamente dai media. In realtà l'intento era di portare alla luce qualcosa di innovativo: per questo ho pensato alla creazione di contenitori rappresentanti dipinti con all'interno una luce. Così ho avuto modo di creare delle particolari installazioni in ambito espositivo. Uno dei contenitori è esposto permanentemente all'interno dello Spazio Viola di Torrazza Coste". Lei, in alcune sue collezioni, utilizza una particolare tecnica chiamata pittoscultura: di cosa si tratta esattamente, e come viene eseguita? "Ho utilizzato la tecnica della pittoscultura nell'ambito di una mostra allestita nel 2013 a Salice Terme, sempre relativa al tema della violenza di genere. La pittoscultura si crea partendo da un basso-alto rilievo, costituito da materiali poveri, ad esempio salviette, stracci e tovaglioli, immersi in una miscela composta da gesso e colla. Dopodichè, questi materiali vengono lasciati ad asciugare e alla fine posti su una tavola. La tavola viene privilegiata rispetto alla tela perchè di materiale più rigido e, quindi, meno malleabile". Quali tecniche ha utilizzato, nel corso degli anni, nella realizzazione delle sue opere, e che importanza hanno i colori nella trattazione delle varie tematiche? "Nel corso della mia attività, ho sperimentato l'utilizzo di varie tecniche. Sono partito con la pittura ad olio, eseguito a spatola ( utilizzato nella realizzazione di temi floreali) . Successivamente sono passato ai ritratti, realizzati con pittura ad olio classico e pennello. Dopodichè ho iniziato ad aprirmi a nuovi metodi innovativi come la pittoscultura e i contenitori con le opere, contenenti una luce all'interno. Infine, le lacerazioni su tela e tavola. I colori sono messi in relazione alle tematiche trattate. Ad esempio, per quanto riguarda la violenza di genere, vengono utilizzati colori cupi, o forti come il rosso. Ha avuto occasione di esporre o vendere le sue opere a personalità importanti? "No, non ho mai avuto occasione e fortuna di vendere le mie opere a personalità importanti, anche se posso dire di essermi 'rifatto' con le mostre. Infatti, restando al di fuori del territorio dell'Oltrepò, ho avuto modo di esporre i miei quadri in tutta Italia in mostre importanti, partecipando a vari concorsi".
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Broni: "il mio parere su villa nuova italia è piuttosto negativo"
Di Elisabetta Gallarati
Roberta Mezzadra è una delle maggiori personalità rappresentative dell'arte dell'Oltrepò Pavese, critica e storica d'arte con una laurea in filosofia è nata a Broni dove tutt'ora risiede con il marito, l'artista Pietro Maga. "Il nostro territorio è molto interessante e potrebbe svilupparsi notevolmente dal punto di vista artistico – ci spiega Roberta Mezzadra - perché le radici ci sono. Il nostro territorio è stato terra di brigantaggio, sulla strada per Pavia, certo, ma maggiormente su quella per Milano, sotto la cui influenza si muoveva maggiormente il mecenatismo. A livello culturale l'Oltrepò è stato terra di passaggio, per i grandi artisti. Un Leonardo che andò a Milano, che andò a Vigevano, si tratta comunque di una terra di passaggio: gli artisti soggiornavano nella nostra zona, ma non operavano con grande enfasi proprio qui. Di questa cosa ne abbiamo risentito". Mezzadra com'è nato il suo lavoro come critica d'arte e di organizzatrice di mostre ed eventi? "La mia attività è iniziata insieme a mio marito con il quale ho fondato l'associazione artistica 'La Tavolozza', a Broni, a cavallo fra 2005-2006, e proprio qui a Broni e in Oltrepò abbiamo fatto nascere le prime mostre. Questa cosa poi si è allargata prima a tutta la Lombardia, per poi diventare un fenomeno nazionale, ma anche internazionale. Ad esempio in Gran Bretagna: nel giungo 2011 siamo stati invitati all’importante festival annuale dell’arte di Edenbridge, nello York Shire. Differentemente, a livello locale, se dovessi citare tutte le mostre che ho organizzato fino ad ora, penso di aver perso il conto…! Sono davvero moltissime! Solo a Villa Nuova Italia di Broni sono state innumerevoli e forse la mia preferita è stata la mostra sull'esoterismo che, proprio in questa location, nel 2008, ha ottenuto un ottimo riscontro: ho invitato una serie di artisti che presentavano sia la lettura delle carte dei tarocchi, ma anche tematiche appartenenti alla magia e all’esoterismo". Villa Nuova Italia è un importante edificio storico di Broni, prima utilizzato come struttura alberghiera e successivamente durante la seconda guerra mondiale occupato dalla Sichereit. Cosa ci può raccontare nella sua veste di critico d’arte di questo edificio? "Non starò qua a dilungarmi: purtroppo, il mio parere su Villa Nuova Italia è piuttosto negativo… direi addirittura di incuria totale". Quali sono le difficoltà che stanno dietro all'organizzazione di una mostra d'arte? "Per quanto concerne le difficoltà, queste sono sempre tante. Queste iniziative, per avere ampia diffusione, hanno bisogno, ovviamente, anche di una sponsorizzazione economica. Le amministrazioni comunali non possono finanziarle, quindi molte volte noi artisti ci siamo proprio autoprodotti. L'artista, ovviamente, deve investire su di sé in qualche modo e nel nostro caso aderiscono anche a un'associazione, tramite una quota minima associativa, che aiuta a contribuire a tutte le varie attività. A volte si trovano dei luoghi che ospitano gli artisti gratuitamente, altre volte invece bisogna affittarli e quindi la cosa si complica. Il problema economico, comunque, è sempre il maggiore, proprio la raccolta di fondi. Per il resto sì, l’idea parte da me, magari anche confrontandomi con altri artisti e così nasce il progetto sulla carta. Dico sulla carta perché quando noi ci presentiamo in
ARTE & CULTURA
"Lo scempio artistico più rilevante è il restauro del castello di Zavattarello"
location, castelli, comuni, luoghi comunque pubblici, tutte le idee devono essere, ovviamente, protocollate… si passa attraverso una serie di richieste in cui si deve spiegare accuratamente ciò che si vuole organizzare e a volte queste richieste vengono accettate… altre volte vengono invece respinte". In base alla sua esperienza, i nostri Sindaci o in generale chi amministra la "cosa pubblica" con i quali lei si è confrontata per allestire mostre sono Roberta Mezzadra ed il marito Pietro Maga preparati a questa tipologia di eventi? "Direi semplicemente per amore verso gli ideali di "Dal punto di vista delle amministrazioni, l'arte non bellezza assoluta, riguardo l'arte in generale e in parè mai stata la priorità dei nostri comuni. Ovviamen- ticolar modo nei riguardi dei beni culturali". te viviamo in un territorio in cui ci sono problemati- Ci racconti gli artisti dell'Oltrepò… che che devono per forza venir prima della tematica "L'arte in Oltrepò, esiste. Penso all'arte dei grandi dell'arte, assolutamente (frane, strade, etc). Io denun- del passato, a Contardo Barbieri ad esempio, che è cio però comunque una mancanza di attenzione verso uno degli esponenti dell'arte del '900 e che, nato a la cultura e l’arte, perché basterebbe proprio poco… Broni, andò all'Accademia a Carrara dove divenne Giusto un aiuto, per spingere ad emergere le varie insegnante, poi docente e poi finì propriamente per attività artistiche e culturali dell'Oltrepò. È difficile dirigerla. Mi viene in mente, fra i grandi 'chiaristi', rischiare su questo territorio, ma se non si rischia anche Luigi Fraschin; mi viene in mente poi anche non si educherà mai la popolazione a una concezione Alfredo Mati, che prese la cittadinanza a Broni, noartistica che vada oltre la coltivazione della vite e del nostante non fosse originario del nostro paese. vino (che comunque, sia chiaro, rimane importante), In Oltrepò c'è sempre stato questo respiro artistico, non c'è solo quello diciamo. Perché non partire dalla anche in epoca contemporanea. A volte magari si può valorizzazione delle bellezze e dai punti di forza della definirli artisti un po' sonnacchiosi, ma sono sempre nostra terra, per creare qualcosa di diverso e andare presenti. Non per essere di parte, ma mio marito, per oltre?". esempio, Pietro Maga: lui viene dal mondo di BreQual è a suo giudizio lo scempio più sintomatico ra lì si è diplomato nell'82 con grandi maestri come da un punto di vista artistico che esiste in Oltrepò? Renato Virolli, figlio del grande futurista, o il grande "A mio parere personale, lo scempio artistico più ri- Ferruso, in questo periodo sta abbracciando un gulevante è sicuramente il non felice restauro del castel- sto di stampo impressionista, facendo grandi lavori a lo di Zavattarello, ristrutturato negli interni senza un tecnica mista con colori molti forti e segno pregnancriterio conservativo, soprattutto per quanto riguar- te, quindi di gusto prettamente impressionistico. da il ripristino dei colori". Un allievo stradellino di mio marito, che è stato seAl contrario un buon esempio di conservazione ar- guito direttamente da lui, Angelo Fanoli, posso dire tistica in Oltrepò? sia molto interessante: è partito da un figurativo piut"Assolutamente il borgo di Varzi e il buon restauro tosto classico da cui adesso si sta distanziando con del castello". una tecnica e uno stile molto suoi". Lei ha collaborato con grandi personalità del Ci sono delle attività in fase di preparazione in mondo dell'arte, il primo fra tutti Vittorio Sgar- questo momento? bi… "Adesso sto preparando delle cose molto interessan"Io conosco molto bene Vittorio Sgarbi, con cui ho ti, che saranno pronte, se tutto va bene, nel 2018: avuto una prima esperienza politica alle elezioni am- l'obiettivo è creare una mostra presso il castello di ministrative di Pavia nel 2000. Ho lavorato poi con Vigevano, come una grande collettiva simile a quella il dottor Alberto Moioli, un giornalista della Brianza creata al Castello di Belgioioso. Un altro evento imche si occupa anche di arte, ad esempio. Di solito co- portante, a Pavia, in cui mi sto impegnando a livello munque sono personalità con cui collaboro per mia benefico con un team proveniente da Milano: vogliainiziativa, invitandole ai vari incontri artistici, dicia- mo organizzare degli eventi in una location di Pavia, mo come vernisage. un ristorante e bar e saranno tutti eventi (fra sfilate, Tramite lo storico dell’arte, il dottor Grasso, ho avu- mostre, conferenze) a favore del reparto oncologico to i primi contatti, invece, con Vittorio che è stato mio pediatrico dell'ospedale San Matteo di Pavia. In queospite alla mostra di maggio 2016 nel museo archeo- sto team rientra anche una mamma della nostra zona, logico del Castello Certosa Cantù di Casteggio: Vit- una modella dell'Oltrepò, il cui bambino è attualmentorio ha tenuto una presentazione del suo libro che te in cura per questo motivo… e si tratta quindi di un era in uscita in quel periodo, ovviamente, e poi ha argomento a me molto caro. Queste attività benefiche fatto visita alla mostra degli artisti che ho selezionato saranno anche a Ferrara prossimamente. Infine, a per quell' occasione. Sgarbi mi conosce, abbiamo un Bologna, all’interno della Galleria Farini del prestirapporto di stima reciproca e lui conosce la mia at- gioso palazzo nobiliare Fantuzzi, un palazzo del '500, tività, ma tutto quello che ho organizzato fino ad ora fra fine 2017 e inizio 2018, organizzerò una collettiva l’ho fatto da sola". artistica importante, in cui presenterò artisti e pittori Come mai la scelta di entrare in politica? dell'Oltrepò, che selezionerò personalmente".
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ARTE & CULTURA
"i Vercesi sono originari di questo paese"
"Nelle mie poesie c'è Montù e i suoi paesaggi, i rumori, i colori, i profumi, la vendemmia..." Di Silvia Cipriano Anna Vercesi ha iniziato la sua carriera lavorativa come insegnante elementare. Come tutti i suoi coetanei, Anna è stata abituata ad avere un quaderno dei pensieri, dove ogni giorno i bambini dovevano annotare un pensiero libero; un'ottima abitudine – sostiene Anna – per liberare la propria anima ed esercitare la
propria mente. Anna come nasce la sua passione per la scrittura? "La mia passione nasce da piccolissima... andavo a scuola dalle Orsoline; le suore davano molta importanza alle belle parole, per questo motivo avevo un quaderno dei pensieri giornalieri e lì annotavo frasi, illustrandole anche con disegni. Raccontavo tutto ciò che mi passava per la mente! Mi sono abituata a scrivere e per me è una cosa naturalissima, quasi vitale. Questo è un metodo che adotto anche con i miei bambini, perchè è importante stimolare le loro possibilità di comunicazione". Cosa rappresenta per lei la poesia? "La poesia per me è una voce che esce dal cuore e dall'anima, specialmente quando si ha qualcosa dentro che 'appesantisce' e spinge per uscire fuori, per esaltare le bellezze della vita". Quali sono i temi che tratta nelle sue poesie? "Principalmente tratto l'amore e il disamore, l'incanto e il disincanto, l'assenza e la presenza, il desiderio, l'abbandono... le cose lasciate, le cose perse e le cose ritrovate". Lei è originaria di Montù Beccaria, ci viene spes-
so? "Sì, mio padre era di Montù Beccaria e i Vercesi sono originari di questo paese. Io ho sempre abitato a Milano, però l'estate, fin da ragazzina, l'ho sempre trascorsa tra queste colline. I miei ricordi qui sono tantissimi e felici: mi ritengo montuese a tutti gli effetti". Nelle sue poesie ha mai raccontato di Montù Beccaria? "Certo... c'è Montù e i suoi paesaggi, quello che vedo dalla mia veranda, i rumori, i colori, i profumi, la vendemmia... ho scritto tante poesie dedicate a mio padre e una al nonno paterno; anche la nonna amava scrivere per coloro che non erano capaci". Quante poesie ha scritto? "Non ne ho idea. Ne ho scritte un'infinità. Ora sto cercando di metterle insieme e, infatti, ho già pubblicato tre libri. È un lavoro spesso faticoso, ma bellissimo, a volte catartico". Mi racconti della presentazione delle sue poesie, avvenuta lo scorso maggio nel Teatro Dardano di Montù Beccaria... "Mio padre prima di lasciarmi, mi ha detto che sarei riuscita a pubblicare le mie poesie e a presentarle in un Teatro... e così è stato! È accaduto lo scorso maggio nel Teatro Dardano di Montù Beccaria. È stata una domenica pomeriggio eccezionale per il mio paese... ci saranno state trecento persone. Le mie poesie sono state lette dai miei alunni, dalle maestre di Montù, dai miei più cari amici, da Don Saverio... tanti hanno partecipato a questa mia giornata. È stato davvero emozionante, elettrizzante... suggestivo". Anna lei è molto impegnata con la scuola e, soprattutto, con i bambini autistici. Come si relaziona con loro? "Ho dedicato la mia vita all'insegnamento e ai bambini. Da anni collaboro con ANGSA LOMBARDIA
Montù Beccaria
Anna Vercesi
Onlus (Associazione Nazionale Genitori Soggetti Autistici). Il mio impegno con loro è stimolante. La scrittura è un mezzo che mi permette di relazionarmi, ma con questi bambini straordinari occorre trovare la scintilla, che apra a loro il mondo delle parole. Non tutti utilizziamo lo stesso canale di comunicazione e, quello di questi bambini, è davvero speciale! La comunicazione può avere varie forme e deve essere stimolata". Lei ha sempre vissuto a Milano. Pensa di tornare a vivere a Montù in futuro? "Sì, sì. Sono legata a questo paese e vorrei terminare la mia vita qui. Questo è il mio posto! Mio padre si è raccomandato con noi figli di non dimenticare mai Montù, di non dimenticare le nostre origini, le nostre radici".
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antoninetti il decano dei medici veterinari nell'oltrepò montano
di
Giacomo Braghieri
Il Dottor Angelo Antoninetti nel 2015 rilasciandoci un'intervista aveva accennato con l'intelligenzae la moderazione tipica dei grandi professionisti ai cambiamenti nel rapporto uomo animale dagli anni '60 in poi. E la freschezza di ciò che ci ha raccontato è data dal fatto che oggi le questioni da lui affrontate sono all'ordine del giorno: la difesa della biodiversità e le distorsioni nel rapporto fra esseri umani ed animali. Una distorsione che si misura sul web a suon di insulti di chi si erge a difensore degli animali e molto spesso è solo un essere umano deluso ed avaro d'affetto verso i suoi simili. Il Dottor Antoninetti ci ha parlato con la libertà professionale tipica di chi, a riposo, non deve far conto con il mercato. Riproponiamo gli estratti di un intervista rilasciata al nostro giornale dal decano dei medici veterinari della provincia di Pavia che ha sempre svolto la sua professione nell'Oltrepò montano. Dopo gli anni '80 c'è stata un'enorme diffusione degli animali da compagnia: cani, gatti e altri piccoli animali. Un tempo l'amore e la cure verso le bestie aveva anche uno scopo economico, oggi è più legato alla sfera sentimentale, non vede distorsioni in questo nuovo atteggiamento? "Premesso che le terapie assistite dagli animali (pet therapy) sono riconosciute valide in ambito medico e psicologico, quello che non approvo è l'accanimento terapeutico verso questi nostri splendidi amici. Sono contrario a cure farmacologiche eccessive e ritengo che in diversi casi sia più determinante l'intervento del veterinario". Ci fa un esempio? "La dermatite da malassenzia colpisce spesso il condotto uditivo esterno dei cani con orecchie pendule, è un'infezione fungina opportunistica il più delle volte causata da corpi estranei di origine vegetale, se non si rimuovono questi frammenti non si arriva alla soluzione del problema. è un lavoro delicato che può fare solo il veterinario in ambulatorio".
Cosa pensa del prezzo elevato dei farmaci ad uso veterinario che spesso hanno equivalenti per uso umano con prezzi inferiori? "Vede io sono iscritto all'Ordine dei Medici Veterinari da 60 anni pur essendomi ritirato dalla professione da molto tempo, pensi che quando mi sono laureato eravamo in tutta Italia circa 4.000, ora siamo più di 36.000; non mi va di creare imbarazzi ai colleghi ancora in servizio, se vuole le dico come allevo il mio cane". Ci dica... "Al mio cane dò da mangiare una volta al giorno una razione di pane e carne trita cruda. La carne la faccio tritare per minimizzare la presenza di parassiti. Cambio spesso l'acqua, che non deve mai mancare e ha una cuccia calda d'inverno e fresca d'estate. Vive in giardino e viene in casa solo quando c'è il temporale; ha il microchip e un collega gli ha somministrato la vaccinazione di legge. Ora ha 11 anni è in piena salute e non ha mai fatto alcun tipo di vaccinazione ne mai gli ho messo antiparassitari. Ogni tanto lo tasto e se sento una zecca la tolgo a mano. I cani se vivono isolati difficilmente si ammalano e il cibo è la loro vera medicina. Ho trattato allo stesso modo la cagnetta che avevo prima di questo e si è spenta come una candela, senza sofferenze a 19 anni. Pensi che ci regalò una emozione fortissima quando ebbe una lattazione spontanea per nutrire un gattino abbandonato". Insomma fece meglio di molti esseri umani "Fu un evento sorprendente che mi fece riflettere sul senso di maternità degli animali, come mi fanno riflettere quelle persone che si prodigano per i loro animali spendendo tempo e denaro a volontà e poi non degnano di uno sguardo l'anziano solo vicino di casa o i bambini di una famiglia in difficoltà". Ci racconta come siete arrivati a dover salvare un bovino allevato sulle nostre montagne dalla notte dei tempi? "Negli anni '60 il trattore soppiantò i buoi e le razze bovine polivalenti. La razza Varzese lavorava, dava
IL MEDICO
"Quello che non approvo è l'accanimento terapeutico verso gli animali"
SETTEMBRE 2017
Angelo Antoninetti latte e vitelli, era adatta ad un economia che il boom industriale degli anni '60 aveva cancellato. L'abbondanza di opportunità di lavoro sicuro spinse molti giovani ad abbandonare l'allevamento di bestiame, il numero degli allevamenti si riduceva rapidamente e il mercato non premiava l'allevamento di tale razza. Iniziammo sotto la guida di Cesare Omodei-Salè, coordinati dal collega Cazzola del Brallo, a inseminare le fattrici con il seme di un toro di razza pura tenuto a dimora all'istituto Gallini di Voghera. Un perito agrario, Megassini, preparava i campioni e ce li spediva con il trenino. Ben presto ci accorgemmo che allevare la razza pura era impraticabile senza finanziamenti e riuscimmo ad ottenere seme di razza reggiana, molto simile alla varzese ma più imponente. Questo tipo d'incrocio dava soddisfazioni agli allevatori e per una decina d'anni la zootecnia in valle Staffora ne ebbe beneficio. Tutto finì quando si decise di proteggere la razza e si tornò al ceppo puro. Quando presi la condotta di Varzi, nel 1960, avevo 3500 fattrici di razza pura distribuite in 1244 allevamenti. Ora gli allevamenti nello stesso comprensorio non sono più di 10 e tengono fra tutti qualche unità di capi di Varzese".
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Rally delle Valli Vesimesi
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di
Piero Ventura
Una prima prova per prendere le misure. Poi il grande attacco. Marco Strata e Ylenia Garbero prendono il largo e conquistano il successo nella 25esima edizione del Rally delle Valli Vesimesi. Un successo semplice solo sulla carta, visto che gli avversari pretendenti al successo finale erano parecchi, ma non sono riusciti a mantenere il passo del genovese o si sono fermati anzi tempo. A cominciare da Marco Gianesini, "Fulvione" che partivano per primi fra le vetture moderne e hanno coricato sul fianco la loro Clio S1600 già nella prima prova di Creviolo; o ancora il pavese Massimo Brega, con Claudio Biglieri alle note, vittima di problemi meccanici alla sua Clio S1600. Poca fortuna anche per Pierluigi Sangermani e Lorenzo Paganin costretti al ritiro quando occupavano la nona posizione assoluta con la Mitsubishi Evo. Al secondo posto si sono classificati i toscani Federico Gasperetti-Federico Ferrari, già grandi protagonisti dell’edizione 2016 della gara quando hanno concluso terzi. I due pistoiesi hanno dimostrato una grandissima dote di Fair paly sulla quarta delle sei prove in programma quando, in piena lotta per il podio, si fermano a prestare il loro estintore a BeltramoSala, la cui Renault Clio R3 ha un principio di incendio, subito domato. Terzo gradino del podio per gli inossidabili Bobo Benazzo-Gianpaolo Francalanci, veloci, ma attenti con la Mitsubishi Lacer EVO IX, che tirano fuori gli artigli nell’ultima Madonna delle Neve, in cui staccano un tempo stellare e bruciano in classifica assoluta, per soli 2/10 gli increduli Ezio Grasso-Luca Beltrame, autori di una gara solida ed efficace con la Clio S1600, in cui si prendono la soddisfazione di siglare il miglior tempo nella speciale di apertura, ma non si guardano nel finale da un ritorno, seppur improbabile di del mai domo Bobo Benazzo. Ottimo il settimo posto assoluto del 21enne pilota di Stradella Davide Nicelli, affiancato dall’esperto astigiano Riccardo Imerito, che ha conquistato la vittoria di Classe R2B che ha rilevato la leadership da Manuel Demicheli, affiancato da Claudia Belerio, vittima di una foratura. "Siamo partiti con cautela perché volevamo capire come si comportava la macchina, non conoscendola – ha dichiarato Nicelli - poi dal secondo giro di prove abbiamo iniziato a spingere e siamo entrati in piena bagarre con gli altri di R2. Sulle ultime due prove ho cercato di dare tutto riuscendo a sopravanzare gli avversari di classe grazie a molta determinazione e un po' di fortuna facendo incappare in qualche errore i nostri avversari e portando a casa un 7° posto assoluto e primo di R2. Sono molto contento di essere riuscito a stare al passo con Manuel de Micheli che era il nostro riferimento, - continua - contentissimo di come si è comportata la macchina con un set up davvero eccezionale che mi ha permesso di poter guidare come piace a me, quindi i miei complimenti al Team Bianchi per la professionalità e il modo in cui mi hanno seguito, chapeau, un grazie al mio navigatore Riccardo Imerito sempre impeccabile e una figura essenziale per la mia crescita di vita e di pilota, grazie come sempre alla mia scuderia Road Runner Team e agli sponsor. Finalmente mi sento ritrovato con questa nuova Peugeot R2 che mi ha permesso di fare un buon risultato. Questo è solo l'inizio di una lunga strada, ho ancora tantissimo da imparare considerando la mia poca esperienza in campo
MOTORI
Ottimo il settimo posto assoluto del pilota di Stradella Davide Nicelli
Davide Nicelli rallystico. Voglio ringraziare anche tutti gli amici che erano a bordo strada a tifare: grandissimi!". Come sempre molto selettivo il Rally Valli Vesimesi, che ha visto salire sulla pedana di arrivo 36 equipaggi dei 54 equipaggi verificati. TOP TEN UFFICIALE DEFINITIVA: 1.Strata,M. - Garbero,Y. (Mitsubishi Lancer Evo Ix) in 29'55.1; 2.Gasperetti,F. - Ferrari,F. (Renault Clio R3t) a 4.2; 3.Benazzo,R. - Francalanci,G. (Mitsubishi Lancer
Evo Ix) a 21.9; 4.Grasso,E.M. - Beltrame,L. (Renault Clio S1600) a 22.1; 5.Franco,E. - Sacco,D. (Mitsubishi Lancer Evo Ix) a 53.1; 6.Garbero,M. - Bodrito,B. (Peugeot 106 Rallye) a 1'17.1; 7.Nicelli,D. - Imerito,R. (Peugeot 208 Vti) a 1'49.7; 8.Giribaldi,V. - Bo,A. (Renault Clio Williams) a 1'54.4; 9.Baravalle,D. Ghietti,E. (Peugeot 208 Vti) a 2'18.0; 10.Nebiolo,C. - Morosino,M. (Renault Clio Rs) a 2'31.0.
Campionato Europeo rally: Barum Czech Rally zlin
Missione compiuta per l'Equipaggio di Broni e Casatisma
di
Piero Ventura
L'equipaggio pavese portacolori dell'Aci Sport Team Europe ha centrato l'obiettivo prefisso alla vigilia della partecipazione alla gara dell'europeo, cogliendo la terza posizione di classe RC3 e soprattutto portando a termine la competizione molto impegnativa, facendo un'esperienza importantissima in una delle gare più difficili a livello continentale. Si è conclusa quindi nel migliore dei modi l'avventura di Riccardo Canzian di Broni e Matteo Nobili da Casatisma, a bordo della Toyota GT86 CS-R3 nel Barum Czech Rally Zlin, prova del Campionato Europeo Rally disputata con base nella città della Repubblica Ceca situata nella Moravia meridionale. I due piloti, in gara grazie al progetto messo a punto da Motorsport Italia, Acisport, Pirelli e Toyota hanno risposto con molta professionalità e concentrazione, raggiungendo l’obiettivo loro indicato, quello di fare esperienza e più chilometri possibili in una delle gare da sempre considerate tra le più ardue a livello continentale, a bordo di una vettura per loro completamente nuova. La qualità della loro prestazione è stata poi sottolineata dall’aver colto il terzo gradino del podio nella categoria RC3, alle spalle delle due Citroen DS3 R3T di Smekàl e di Falcon. "È stata sicuramente una gara positiva, ha affermato Riccardo Canzian al traguardo, che ci ha permesso di crescere e di fare una straordinaria esperienza. Siamo cresciuti anche nel feeling con la vettura, che ha risposto fra l’altro benissimo agli interventi che il team è riuscito a fare durante la gara. Siamo un po' meno soddisfatti per i
Riccardo Canzian tempi che potevano essere sicuramente migliori ma non abbiamo mai rischiato niente per cercare di abbassarli".
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auto storiche: 33esima edizione della Bobbio - penice
Tra gli equipaggi oltrepadani, la prova migliore è stata quella di Verri e Ventura di
Piero Ventura
Si è disputata domenica 27 agosto la 33esima edizione della BobbioPenice, Trofeo Enzo Ferrari, la tradizionale rievocazione della storica gara automobilistica che prese vita nel lontano 1929 e che quest’anno coincide con il 70° anniversario della nascita della Casa automobilistica Ferrari e il 50° del CPAE, Club piacentino automotoveicoli d'epoca. L'appuntamento, organizzato dal Cpae, dal Ferrari Club di Parma e l'Automobile Club d'Italia e promosso dalla Provincia di Piacenza e il Comune di Bobbio, ha richiamato nel borgo della Val Trebbia un nutrito numero di concorrenti a dimostrazione che il valore dell'evento è cresciuto nel tempo confermandosi oggi un importante appuntamento che ha richiamato anche un vasto pubblico di appassionati. In occasione dei 70 anni Ferrari, oltre alla classica gara per vetture storiche, è stato ripercorso il tragitto dell’ultima gara vinta da Enzo Ferrari nel 1931 al volante di Un’Alfa Romeo 2300. Come ogni anno, l'evento è riuscito a portare sul territorio presenze importanti, confermando che l'abbinamento tra motori e promozione del territorio è un ottimo biglietto da visita. La proposta di quest’anno si è articolata su due programmi separati: il raduno Ferrari e la consueta gara Bobbio - Penice che si é sviluppata dal Centro di Bobbio verso il Penice, Ceci e Mezzano Scotti con 11 prove cronometrate, mentre nel pomeriggio, con classifica a parte, si è tenuta la "Match race", prova a eliminazione uno contro uno, da sempre molto apprezzata dai partecipanti. Tre gli equipaggi oltrepadani presenti: CrosignaniCrosignani di Santa Maria della Versa, i vogheresi Viola-Mussi e il driver di Mezzanino, Verri con il pavese Ventura. La gara è stata vinta dai fratelli cre-
La Fiat 124 SS di Carlo Verri monesi Alessandro e Alberto Bardelli i quali, a bordo di una performante Autobianchi A112 Abarth, sono riusciti ad aggiudicarsi la competizione a cronometro sfuggita loro per un’inezia nella passata edizione. Tra gli equipaggi oltrepadani, la prova migliore è stata fornita da Carlo Verri e Piero Ventura con la Fiat 124 Sport Spider i quali agguantano la top ten con un buon nono posto assoluto, a 1”11 centesimi dai vincitori, dopo aver occupato posizioni di alta classifica: "La difficoltà più grande di questa gara è riuscire a trovare la giusta concentrazione e matenerla – ha detto Verri - Non si é trattato di prove altamente selettive e tecniche, pertanto la classifica è sempre molto corta con una decina di equipaggi racchiusi in meno di un secondo, tant’è, che l’equipaggio decimo classificato è staccato dai vincitori di soli 84 centesimi. Ogni piccola incertezza rischia di allontanarti definitivamente dalla posizione di vertice". Al 13° posto hanno chiuso la loro fatica Crosigna-
ni-Crosignani (Autobianchi Abarth A 112 58 Hp) a 1”36, mentre appena alle loro spalle, al 14° posto si collocano Viola-Mussi (Lancia Beta Coupé) a 1”46. Classifica finale Assoluta, top ten: 1. A. Bardelli A.Bardelli Autobianchi A112 Abarth con 34 penalità; 2. A. Malucelli - M. Bernuzzi Fiat 70 36p.; 3. G. Pighi - L. Callegari Morris Mini Cooper 51 p; 4. U. Bordi - E. Franzini Lancia Appia Zagato 64p; 5. C. Celadin - D. Bono Lanci Fulvia Montecarlo 72p; 6. G. Corbellini - S. Corbellini Alfa R. Giulia 1.6 77p; 7. L. Cantarini - M. Solenghi Sunbeam 92p; 8. M. Formento M. Formento Fiat 127 94p 9. C. Verri - P. Ventura Fiat 124 Sport spider 111 p; 10. P. Bordi ItaD. Siracusa Alfa R. Giulietta Sprint – 118. Oltre ai concorrenti del Trofeo Ferrari, Bobbio è stata invasa da una cinquantina di vetture del cavallino giunte nella piccola cittadina emiliana per onorare il 70 anniversario della fondazione della Ferrari Automobili.
auto storiche: prima edizione del RALLY DES ALPES DU MONT BLANC
I Musti dominano tutte e 6 le prove speciali di
SETTEMBRE 2017
Piero Ventura
Parla pavese la prima edizione del Rally des Alpes du Mont Blanc riservata alle vetture storiche in cui la vittoria è andata ai vogheresi Matteo e Claudia Musti, dominatori di tutte le sei prove speciali in programma, nonostante un problema al cavo della frizione della loro Porsche 911. I portacolori della Scuderia Piloti Oltrepo, pur pagando 50 secondi di penalità per sopperire in parte ad alcuni problemi tecnici, hanno chiuso con un margine sui secondi classificati di oltre 1 minuto e 40 secondi. Per l'equipaggio pavese, vincitore quest’anno del ben più impegnativo Rally 4 Regioni Classic, il prossimo impegno è fissato per il 19-20-21 al Rally di Como. Ottima la gara del rientrante valdostano Flavio Davisod affiancato dalla biellese Simona Mantovani che agguantano la seconda posizione con la più moderna
Lancia Delta 16V. Terza piazza per un equipaggio interamente valdostano formato da Stefano Marchetto e Paolo Herbet su Opel Ascona 1.9SR, distanziati di oltre tre minuti dai vincitori. Appena giù dal podio a più di quattro minuti, troviamo la Porsche 911 di Valle-Bertoglio. Top Ten assoluta: 1.Musti,M. - Musti,C. (PORSCHE 911 SC) in 59'37.5; 2.Davisod,F. - Mantovani,S. (LANCIA DELTA HF INT.) a 1'40.7; 3.Marchetto,S.g. - Herbet,P. (OPEL ASCONA A) a 3'18.7; 4.Valle,L. - Bertoglio,C. (PORSCHE 911 SC) a 4'21.1; 5.Ferron,D. - Crepaldi,S. (OPEL KADETT GTE) a 4'24.2; 6.Valente,E. - Bosco,P. (PORSCHE 930 TURBO) a 5'20.2; 7.Florio,L. - Basile,A. (PEUGEOT 205 GTI) a 5'31.5; 8.Persini,V. - Grosso,M. (PEUGEOT 205 GTI) a 6'21.6; 9.Azzari,C. - Soffritti,M. (FORD FIESTA 1.1X) a 14'44.3; Grassi,F. - Vacchi,F. (FIAT RITMO 75).
Matteo e Claudia Musti
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33° Rally della Lanterna – 1° Rally Val d’Aveto
di
Piero Ventura
Nel rally in cui c'è stata la netta affermazione di Alessandro Gino e Daniele Michi, che si sono aggiudicati con autorità il 33° Rally della Lanterna – 1° Rally Val d’Aveto a bordo di una Ford Fiesta WRC, con la quale, il driver piemontese rafforza così la leadership nella classifica della Coppa Italia Zona 1, infilando la seconda vittoria consecutiva dopo quella ottenuta nella gara di apertura di Alba, l’automobilismo oltrepadano non ha brillato eccessivamente. Infatti, alcuni problemi di troppo hanno tarpato le ali ai nostri piloti in possesso delle carte in regola per ben figurare come nel caso del vogherese Giuseppe Bevacqua navigato sulla Skoda Fabia R5 by Essei Rally Team dalla rivanazzanese Silvia Gallotti costretti al ritiro a due prove dal termine, quando occupavano l’ottava posizione assoluta e la terza di classe. Subito fermi invece Mattia Giordano Barberis e Alessandro Zerbini con la Peugeot 208 R2B. Altra nota negativa arriva dai portacolori della Efferre Motorsport di Romagnese, Riccardo Chiapparoli e Claudia Spagnolo, in gara con la Citroen Saxo N2, sulla quale si è rotta la campana del cambio che li ha costretti al ritiro. Per la squadra di Romagnese giungono però note positive grazie a Alberto Biggi e Marco Nari, con la Ford Fiesta R5-Erreffe, i quali concludo in 7° posto assoluto e 2° di classe ottenuti con una gara in crescendo. Sempre con i colori Efferre Motorsport, in 27esima posizione assoluta tro-
MOTORI
Guasto meccanico per Bevacqua e Chiapparoli, subito fermo Barberis
Riccardo Chiapparoli viamo Giovanni Castelli e Mattia Domenichella su Renault Clio Williams A7, impegnati a misurarsi in una classe d'appartenenza tra le più difficili e combattute con il podio deciso proprio sull'ultima prova speciale. Per i portacolori dell'alto Oltrepò c’è stato alla fine un buon 7° posto di categoria. Il sempreverde Giovanni Castelli, rimane pur sempre un importante punto di riferimento la cui esperienza è molto utile per la crescita della scuderia. Hanno invece mancato il podio di Classe R2B, Paolo Rocchi e Roberto Campedelli con la Peugeot 208 nei colori della Scuderia Piloti Oltrepo. Il quarto posto finale, è pur sempre un buon risultato
se si considera le poche gare che Rocchi riesce a ritagliarsi nel corso della stagione. Top ten assoluta: 1.Gino,A. - Michi,D. (FORD FIESTA RS) in 1:05'56.5; 2.Miele,M. - Beltrame,L. (FORD FIESTA) a 31.7; 3.Pettenuzzo,A. - Tirone,E. (FORD FOCUS) a 1'39.9; 4.Vallivero,P. - Cirillo,S. (CITROEN DS3) a 2'16.5; 5.Aragno,F. - Segir,A. (PEUGEOT 207) a 2'49.8; 6.Riccio,D. - Menchini,M. (FORD FIESTA) a 3'36.1; 7.Biggi,A. - Nari,M. (FORD FIESTA) a 4'07.9; 8.Gilardoni,K. - Bonato,C. (RENAULT CLIO) a 4'10.0; 9.Multari,A. - Brizzolara,R. (CITROEN SAXO) a 4'33.4; 10.Castagnoli,F. Minetti,S. (PEUGEOT 106) a 4'50.2.
1º Rallye des Alpes du Mont Blanc - Rally Auto Moderne Nazionale
Tagliani, il pilota del Brallo è argento sul Monte Bianco
di
Piero Ventura
Con sei vittorie nelle altrettante prove speciali in programma, Elvis Chentresi è aggiudicato la prima edizione del Rallye des Alpes du Mont Blanc, che si è svolto sabato 2 settembre con partenza e arrivo a Verres. Chentre, navigato da Igor d'Herin, ha dettato legge a bordo della Hyundai i20 R5. Alle spalle dell'equipaggio locale ottima la prestazione di Michele Tagliani, affiancato da Enrico Risso sulla Ford Fiesta R5. Il pilota del Brallo si è confermato veloce e spettacolare, molto bravo a non incappare nei tranelli che le accattivanti prove della bassa Valle d'Aosta proponevano. Alle spalle del driver pavese c’è stata grande bagarre per la terza piazza, con il torinese Patrick Gagliasso, affiancato dal giovane saluzzese Enrico Ghietti, che ha saputo rimontare il divario che lo aveva separato inizialmente da Fabrizio Denchasaz, con Michel Ussin che ha pagato la ruggine per i due anni di inattività. Gagliasso, che ritrovava la Škoda Fabia R5 con cui ha vinto in primavera il Rally del Tartufo, ha ancora una volta dimostrato una grande costanza di prestazioni, prendendosi la soddisfazione di chiudere per ben due volte con il secondo miglior tempo assoluto dietro il siderale Elvis Chentre. Denchasaz-Ussin, hanno saputo gestire nel migliore dei modi la loro Citroën DS3 R5. Gran bella battaglia per la quinta
piazza fra il langarolo di Santo Stefano Belbo Jacopo Araldo con Lorena Boero (Clio S1600) al suo fianco, che ha ribadito la sua grande predisposizione per le prove della Valle d’Aosta, come aveva già dimostrato nelle sue precedenti apparizioni nelle gare in Valle. Alle spalle del pilota Meteco ha chiuso il cuneese Michele Tassone con Luca Santi, che ha spinto a fondo la sua Clio R3T che usava per la seconda volta, terminando staccato di soli 13” da Araldo. Poca fortuna invece per gli oltrepadani Andrea Zucconi e Paolo Zanini con la Peugeot 207 Super 2000, costretti al ritiro a metà gara quando occupavano la diciottesima posizione assoluta e terza di classe. Una nota di merito va al "mito" dei rally valdostani Romildo Rean, ottavo con la sua Mitsubishi Lancer EVO affiancato da Corrado Fosson. Il settantenne pilota valdostano, lontano dai rally da ben cinque anni, ha dimostrato di che pasta è fatto staccando un ottimo quinto e sesto tempo assoluto nelle fasi centrali della gara, quando la ruggine per la lunga inattività è stata cancellata dalla sua voglia di correre. Classifica finale: 1.Chentre,E. - D'herin,I. (Hyundai I20 R5) in 53'05.7; 2.Tagliani,M. - Risso,E. (Ford Fiesta R5) a 1'15.4; 3.Gagliasso,P. - Ghietti,E. (Skoda Fabia R5) a 1'57.8; 4.Denchasaz,F. - Ussin,M. (Citroen Ds3 R5) a 2'42.7; 5.Araldo,J. - Boero,L. (Renault Clio S1600) a 3'40.6; 6.Tassone,M. - Santi,L. (Renault Clio R3t) a 3'53.1; 7.Vona,C. - Pisano,M. (Peugeot 207 S2000) a 4'15.1; 8.Rean,R. - Fosson,C.
(Mitsubishi L.Evo 9) a 4'19.9; 9.Cocco,R. - Deiana,S. (Peugeot 207 S2000) a 4'22.2; 10.Calvetti,F.M. - Mattioda,A. (Renault Clio R3c) a 4'38.2; 11.Nale,R. - Lattanzi,L. (Renault Clio R3c) a 4'53.5; 12.Guizzetti,F. - Chabloz,D. (Peugeot 208 Vti) a 5'01.7; 13.D'agostino,G. - D'agostino,S. (Ford Fiesta R5) a 5'12.9; 14.Goldoni,S. - Macori,E. (Peugeot 208 Vti) A 5'17.0; 15.Bordet,S. - Sommariva,E. (Citroen C2 Vts) a 5'39.2; 16.Porliod,M. - Zanni,G. (Peugeot 208 Vti) a 5'43.7; 17.Castagna,A. - Garella,F. (Peugeot 208 Vti) a 5'45.2; 18.Gonthier,J. - Varale,P. (Mitsubishi L.Evo 9) a 5'55.4; 19.Duclair,F. - Zoia,S. (Renault Clio Williams) a 5'58.6; 20.Depau,M. Grosso,N. (Renault Clio R3c) a 6'06.3 (seguono altri 49 classificati).
Michele Tagliani
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ami il calcio? iscriviti sul nostro sito www.ilperiodiconews.it
Di Nicolò Tucci Chi non ha mai sentito parlare di Fantacalcio? Il gioco più in voga tra gli sportivi appassionati e legati al campo da calcio. Consiste nella predisposizione e nella gestione di squadre non esistenti nella realtà, che tuttavia sono composte da calciatori reali, scelti tra coloro che partecipano al torneo a cui il gioco fa riferimento, ad esempio: Champions League, Serie A, Europei o Mondiali. La redazione de "Il Periodico News" ha pensato fosse giunto il momento di lanciare il "FantaPeriodico" che, a differenza del noto Fantacalcio, avrà come protagonisti i giocatori e gli allenatori delle squadre oltrepadane delle seguenti categorie: Promozione, Prima, Seconda e Terza categoria. Entriamo nel dettaglio spiegando le regole principali. Per partecipare è necessario iscriversi entro il 10 ottobre sul sito www.ilperiodiconews.it. L’iscrizione è completamente gratuita, in palio ricchissimi premi. Per meglio chiarire risponderemo a domande che potrebbero essere poste inerenti alle dinamiche specifiche del gioco. QUALI GIOCATORI SI POSSONO SCEGLIERE? Semplice, quelli delle squadre dell’Oltrepò pavese. PROMOZIONE: Bastida, Casteggio, Varzi. PRIMA CATEGORIA: Bressana, Lungavilla, Apos Stradella, Voghera. SECONDA CATEGORIA: Broni, Castelletto, Montebello, Nizza, Portalberese, Rivanazzanese, Zavattarello. TERZA CATEGORIA: Casei, Real Casei, Retorbido, Hellas Torrazza, Salice Valle Staffora, Spartak Pinarolo. E L’ALLENATORE? La condizione necessaria è la medesima per i giocatori, devono allenare una squadra dell’Oltrepò.
COME TROVO I GIOCATORI DELLE SQUADRE? Dal 15 settembre sul sito www.ilperiodiconews. it saranno inserite tutte le quotazioni dei giocatori dell’Oltrepò pavese. COME COMPONGO LA SQUADRA? Si scelgono 25 giocatori divisi per ruolo di cui: 3 portieri, 8 difensori, 8 centrocampisti e 6 attaccanti. I GIOCATORI COSTANO CREDITI? Ogni squadra ha a disposizione 500 crediti, si possono scegliere liberamente all'interno delle rose predette e ogni giocatore può essere selezionato da più "fantallenatori". LE FONTI UFFICIALI A CUI FARE RIFERIMENTO? Per stabilire i ruoli dei giocatori l'unica fonte ufficiale sono le rose pubblicate dal 25 settembre 2017 sul sito www.ilperiodiconews.it. QUANDO USCIRANNO LE CLASSIFICHE? Ogni mesesulla copia Cartacea de "Il Periodico News" reperibile in oltre 700 attività dei 77 comuni oltrepadani. SI POSSONO SCEGLIERE I MODULI? Sì, è possibile giocare con i seguenti moduli: 4-51, 4-4-2, 4-3-3, 3-5-2, 3-4-3. COME SI FA A CALCOLARE IL PUNTEGGIO? Ogni domenica si schierano 11 giocatori. Il giocatore che la domenica otterrà la vittoria sul campo otterrà di default 7 punti, chi pareggerà 6 e chi perderà 5. I modificatori: ogni gol vale 3 punti, ogni gol subito vale -1 (ovviamente non si può giocare senza portiere, se una squadra avesse fuori tutti e tre i portieri, per quella domenica le sarà assegnato d’ufficio voto 3 al portiere). Bonus allenatore: in caso di vittoria della squadra del mister scelto si avrà un bonus di +3, pareggio +1 sconfitta -1. LA CLASSIFICA ? Si gioca tutti contro tutti. Ogni settimana sarà ese-
FANTAPERIODICO
FantaPeriodico: il primo Fantacalcio dedicato alle squadre dell'Oltrepò
guita la classifica generale. COME FUNZIONANO LE SOSTITUZIONI? Oltre agli 11 titolari si possono presentare fino a 7 riserve. Ogni domenica saranno indicati come titolari: un portiere, due difensori, due centrocampisti, due attaccanti. Attenzione: le riserve subentreranno solo se qualcuno tra i titolari indicati non sarà presente in campo, seguendo l'ordine con cui sono stati elencati in precedenza e fino ad un massimo di 3 sostituzioni. Se più di 3 titolari non dovessero giocare le sostituzioni saranno comunque tre, secondo questo schema di preferenza obbligatorio: difensore-centrocampista-attaccante. Tradotto: se mancano un difensore e due centrocampisti e due attaccanti fra i titolari, per esempio, entreranno in sostituzione un difensore, un centrocampista e un attaccante). QUANDO INIZIA IL FANTAPERIODICO? Il 15 ottobre per dare a tutti il tempo di formare una rosa. Il tempo limite per formare la rosa scade alle 24 del 14 ottobre. POSSO AGGIUNGERMI A CAMPIONATO IN CORSO? Sì, partendo dal punteggio che al momento della tua iscrizione ha l’ultimo in classifica.
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SPORT
Cinquant’anni di appartenenza allo stesso sodalizio non è da tutti
"La peggior offesa nel mio caso è stato lo sputo"
Pasquale "Lino" Albertini
Di Nicolò Tucci La paranoia dei tifosi di calcio, per quel che concerne la natura dell'arbitraggio, viene alimentata da interminabili dibattiti televisivi in cui vengono scagliate accuse in tutte le direzioni per cui gli arbitri si trovano in una posizione impossibile. All'interno di questo quadro, ciascun tifoso ha la propria croce da portare, una particolare decisione, partita o arbitraggio che avrebbe influenzato un campionato o avrebbe "rubato" una partita decisiva. Innumerevoli decisioni hanno generato dibattiti incessanti e un rancore infinito, dando vita peraltro a facili leggende. In qualunque modo agiscano, il pubblico non crede nella neutralità ed onestà dell'arbitro, ma... senza l'arbitro non si giocherebbe neanche un minuto. A Salice Terme abita Pasquale "Lino" Albertini, marchigiano di Ascoli Piceno, 72 anni e 50 da... arbitro, ci è riuscito, raggiungendo questo invidiabile record come Arbitro Benemerito della sezione Italiana Arbitri di Voghera ed ora punta con decisione il successivo traguardo dei 60 anni di tessera. Salicese d'adozione, dove all'età di 14 anni frequentò la scuola alberghiera presso il Grand Hotel Terme per poi diventare 5 anni dopo direttore di sala. La sua carriera come arbitro inizia nel 1966 quando Lino abita a Casteggio. Titolare di un bar ristorante, fresco di concedo dal corpo dei Bersaglieri, fu convinto da un amico, già arbitro di calcio, che gli propose di entrare nella famiglia arbitrale. Albertini pur con qualche titubanza, accettò per pura curiosità. Dopo un breve corso ed un esame finale, divenne arbitro nel Gennaio del 1967, 50 anni fa. Ben presto quella iniziale curiosità per un mondo nuovo lo ha portato a conoscere città, luoghi, persone in ogni angolo d'Italia, da Trieste a Trapani. Albertini una carriera lunga 50 anni, la sua prima partita come arbitro? "Ho iniziato arbitrando la gara Silvano Pietra – Rivanazzanese per finire con Roma – Fiorentina come assistente arbitrale, quello che allora si chiamava guardalinee. Ho diretto circa 1000 gare, dalla categoria Esordienti fino alla serie A". Qualche aneddoto curioso che le è accaduto? "Molti devo dire… ricordo quando durante l'incontro tra la Portalberese e la Medese che militavano all’epoca in Promozione, fui colpito da ombrellate da parte dei tifosi locali che contestavano la mia direzione al termine della gara, colpendo anche la vettura che mi portava via dal campo… Finii anche sui giornali locali per quest'’episodio. Nella gara Savona – Prato, Serie C, invece mi tennero assediato negli spogliatoi per circa due ore, fino a quando non riuscii ad uscire su un veicolo della polizia con uno stratagemma del Dirigete di P.S. Sempre in Serie C, in Gioia Tauro – Messina, fu un mio assistente ad essere colpito con dei sassi, ma ricordo che la partita non fu interrotta e riuscii a portare a termine la gara".
Tra le gare da lei dirette quale ricorda con particolare piacere? "Ricordo con piacere e con orgoglio in Serie D i derby Venezia – Mestre, Legnano – Pro Patria, Savona – Imperia; in Serie C Salernitana – Bari, Foggia – Barletta, Paganese – Turris e Sanremese – Savona". Dopo una buona carriera come arbitro in Serie C, passa con il ruolo di guardalinee in Serie A… "Sì ero in terna fissa con l’arbitro internazionale Claudio Pieri di Genova e con lui ho diretto molte gare tra le quali Milan – Inter, Milan – Juventus, Roma – Fiorentina, Napoli – Inter. Gare molto impegnative, ma quella con più alto indice di difficoltà fu il derby Milan – Inter del Marzo 1985 a San Siro, davanti a 80 mila spettatori, gara terminata 2 a 2 in cui si fronteggiarono il forte attacco dell'Inter e l'organizzata difesa del Milan che attuava un’esasperata tattica del fuorigioco". Perchè ha deciso di appendere "il fischietto al chiodo"? "Ho appeso fischietto e bandierina al chiodo ma non ho abbandonato la vita arbitrale e sono diventato Presidente della sezione arbitri di Vigevano per 10 anni. Nel 1990 sono stato nominato arbitro benemerito e attualmente sono un associato della sezione arbitri di Voghera presieduta da Diego Nobile. È una sezione che conta circa 90 associati tra i quali Gianni Tagliani, osservatore alla CAN A. Claudio Puglisi, osservatore alla CAN B e Andrea Zaninetti, assistente arbitrale in Serie C, oltre ad un nutrito gruppo di giovani che dirigono gare a livello provinciale e regionale". Perché ha deciso di fare l'arbitro? "Per pura curiosità, ero curioso di provare uno sport diverso dal calcio, una volta si diceva un modo diverso di fare sport". Oggi cosa spinge un giovane a fare l'arbitro? "Generalmente sono quei ragazzi che non sono riusciti a sfondare nel calcio e allora provano a fare l’arbitro". Prima di poter arbitrare la prima partita quale percorso bisogna intraprendere? "è necessario seguire un corso che dura tre/quattro mesi per due sere alla settimana, corso durante il quale si insegna il regolamento del gioco calcio e anche le tattiche di gioco". Qual è l'età minima per fare il corso? "15 anni e possono farlo sia uomini che donne, a Voghera per esempio abbiamo 5 ragazze". Qual è la categoria da cui inizia un arbitro che ha appena concluso il corso e superato l'esame? "Ai miei tempi si partiva dagli Esordienti, poi la carenza di figure arbitrali ha posticipato di un gradino la categoria, ora si parte dai Giovanissimi, si prosegue poi con gli Allievi, i Campionati Juniores sia provinciali che regionali e poi la Terza Categoria che è l'impatto più duro". Un arbitro che arbitra squadre dilettanti pertanto fino alla Serie D percepisce un compenso? "No, ha un rimborso spese secondo le tabelle kilometriche ufficiali ed una piccola diaria". A che età e con quali step un arbitro normalmente può passare a una categoria superiore? "Diciamo che oggi la ‘scalata’ è più rapida, se l’arbitro si dimostra particolarmente bravo può fare un salto o anche due di categoria nell'arco dell'anno, ai miei tempi non era così, se le valutazioni degli osservatori erano positive si doveva arbitrare un anno intero in una categoria per poi passare l'anno dopo a quella successiva". Se lei dovesse dire ad un ragazzino di fare l’arbitro
come lo motiverebbe? "è uno sport che ti permette di avere un'ampia conoscenza di persone, luoghi, paesi, io ho avuto la fortuna di girare molto ad esempio, quindi senza dubbio oltre che alla passione per questo sport bisogna avere la voglia e la curiosità di spostarsi". Sono molti quelli che iniziano ma poi smettono? "Ce ne sono altrochè e la motivazione principale è il non riuscire a reggere la tensione per l’impatto con il pubblico e che il tifoso esercita, le offese che spesso arrivano agli arbitri sono una motivazione all’abbandono della professione". Da osservatore esterno è più facile arbitrare oggi o allora? "Oggi è molto più difficile a causa della velocità del gioco, a livello di serie A inoltre se ai miei tempi alcuni errori arbitrali passavano in secondo piano o non venivano proprio visti, oggi le nuove tecnologie non ti danno margine di errore". Qual è la peggior offesa che un arbitro può ricevere? "Nel mio caso lo sputo, ho avuto diversi casi da parte di tifosi che mi hanno sputato addosso… L’offesa a parole passa e spesso in campo non la percepisci nemmeno, ma lo sputo rimane". Questa passione/lavoro quanto tempo ha portato via alla sua attività professionale? "Contando che all'epoca avevo un importante bar in Piazza Ducale a Vigevano, bar che ho tenuto per 30 anni, questo ha voluto dire assumere una persona in più che il Sabato e la Domenica lavorasse al mio posto". Quanto è cambiato il modo di allenarsi di un arbitro? "è cambiata la quantità e l’intensità di allenamento, ai miei tempi bastava un allenamento alla settimana di un paio d’ore, oggi se parliamo a livello giovanili ci vogliono almeno un paio di allenamenti settimanali, più si sale di categoria più aumentano, chi arbitra a livello professionistico ha nel suo staff anche la figura del preparatore atletico". Un arbitro non ha per definizione una squadra del cuore. Lei è simpatizzante di qualche squadra? "Mia moglie è interista, quindi per battibeccare un po' in casa io simpatizzo per il Milan". Gli arbitri che lei ha conosciuto sono tifosi oppure no? "Tifosi lo siamo più o meno tutti, ma una volta in campo si vedono solo i due colori delle due squadre e si riesce ad essere assolutamente imparziali". Un ragazzo dell’Oltrepò a chi deve rivolgersi per iniziare a fare l'arbitro? "Alla sezione arbitri di Voghera in Via Garibaldi che è aperta tutti i lunedì ed i venerdì nelle ore serali”.
Lino Albertini: 1985- Derby Milan - Inter
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Beach Volley Oltrepò: "La fascia di età va dai 10 ai 50 anni"
Beach Volley Oltrepò
Di Federica Croce Samuele Fioretta, 34 anni, di professione fisioterapista e kinesiologo, è Maestro e selezionatore provinciale di Beach Volley. Ha iniziato a praticare questo sport a livello agonistico nel 1998, all'età di 21 anni. Nella sua attività, si avvale di validi collaboratori, tra cui Gianluca Becca (secondo maestro), Giulia Castelli e Valentina Pavione (maestre federali under 18) e Antony Major (socio). Ricordiamo altresì le Sorelle Lugano, motore del movimento nonchè parte della sponsorizzazione e l'ottima collaborazione con il Prof. Mensi del Liceo G.Peano di Tortona, che ha permesso di tenere delle lezioni all'interno dell'istituto, e con Roberto Garrone di Acqui Terme, guru nell'organizzazione di eventi e tornei. Quando è nata la scuola "Beach Volley Oltrepò" e a che pubblico si rivolge? "La scuola di beach volley ha posto le prime fondamenta nel 2015, in cui ho iniziato l'attività lavorando con regime di partita iva. Successivamente, nel a Febbraio 2017, c'è stata la vera e propria fondazione della scuola. Questa si apre a un vasto pubblico, con gruppi di agonisti giovani di medio/alto livello, che hanno anche partecipato ai campionati italiani assoluti. La fascia di età a cui il beach volley si rivolge è compresa in un raggio d'azione molto ampio che va dai 10 ai 50 anni, anche se molti iniziano intorno ai 30 anni. È prevista la propedeuticità per quanto riguarda l'agonismo. è uno sport destinato a tutti in quanto non prevede il contatto fisico e la presenza della sabbia attutisce varie problematiche anatomiche". Qual è la vostra base operativa? "La base operativa in cui svolgiamo le lezioni si trova nella sede del Golf Club Salice Terme". Il beach volley è uno sport stagionale: in che periodo siete operativi? "In realtà il beach volley è uno sport stagionale a livello della Provincia di Pavia, anche se in tutta Italia sono presenti centri coperti. Il periodo di lezione va da maggio a settembre, mentre le gare vengono portate avanti nella stagione
estiva". Come si sviluppa la lezione, sia a livello di contenuti che come frequenza? "Dobbiamo distinguere a seconda del livello, amatoriale o agonistico. Per quanto riguarda una lezione amatoriale, la durata si aggira intorno a un'ora e mezza. Partendo senza alcuna base, si giunge ad apprendere le prime tecniche nel giro di una stagione, anche se il livello ottimale viene solitamente raggiunto in un paio d'anni. La lezione inizia con un quarto d'ora di riscaldamento e ogni volta viene spiegata una tecnica. Sono previsti gruppi di 6/8 persone, solitamente misti. La frequenza va da una a tre volte a settimana. A livello agonistico, invece, i gruppi sono formati da due coppie e la frequenza va da due a tre volte a settimana, con allenamenti della durata di due ore". Quanto costa iniziare la disciplina? Sono previste prove gratuite? "Sì, è prevista una settimana aperta (open week) nel corso dell'anno, in cui è possibile partecipare a una lezione di prova. Il costo della lezione è di 15 euro e sono previsti dei pacchetti di lezioni con frequenza di 2/3 volte a settimana". In che modo vi finanziate? "Attualmente contiamo sulla presenza di vari sponsor, che hanno permesso l'avvio dell'attività e la realizzazione dell'area di gioco. In passato non erano previsti finanziamenti, in quanto ho iniziato l'attività lavorando con partita iva". Il beach volley ha una percentuale di iscritti a prevalenza maschile o femminile? "La percentuale di iscritti a livello amatoriale è ripartita in ugual modo, abbiamo presenza 50/50 in entrambi i sessi. A livello agonistico troviamo in prevalenza uomini, poichè il gioco femminile prevede una maggiore resistenza". è uno sport adatto ai bambini? Se sì, qual è l'età migliore per iniziare? "Sì, è uno sport adatto anche ai bambini. L'età migliore per iniziare si aggira intorno ai 7/8 anni per il fatto che il beach volley è uno sport che prevede intuito e questo porta a un rapido apprendimento delle basi. Inoltre essendo uno sport singolo, ma
SPORT
"é uno sport singolo, ma giocato in due favorisce la socializzazione"
giocato in due, favorisce la socializzazione. La componente aggregativa è notevole, in quanto viene associato all'interno di eventi di vario tipo, ad esempio il Beach Volley Marathon". Com'è il rapporto che si instaura tra maestro e allievi? "Il rapporto che si instaura tra maestro e allievi è al tempo stesso sia intimo che professionale. Essendo i gruppi formati da un massimo di otto giocatori, vi è l'opportunità di conoscere meglio il compagno o l'avversario. A livello agonistico, spesso accade di assumere un rapporto simbiotico, in quanto si condivide gran parte del tempo assieme per via delle trasferte". Le amministrazioni locali vi danno una mano? "Non abbiamo ancora preso in considerazione l'aspetto dei finanziamenti, poichè la scuola è stata inaugurata da poco. A partire dal 2018, chiederemo aiuto al Comune di Rivanazzano, che è molto attivo sul fronte degli eventi sportivi". Come vedi proiettata in futuro questa disciplina, sia a livello locale che nazionale? "La vedo proiettata molto bene a livello nazionale, perchè partiamo da buone basi e abbiamo molte strutture che ci permettono di portare avanti lo sport 365 giorni all'anno. A livello locale e provinciale, invece, è necessario più tempo, per via della recentissima inaugurazione della sede". Beach volley e volley: esiste una rivalità tra le due discipline, e che differenze ci sono? "Sì, esiste una rivalità tra le due discipline, perchè si pensa che il beach volley rubi posti al volley, nonostante siano entrambe sotto alla medesima federazione. Il beach volley, come la pallavolo, viene praticato tutto l'anno, con un target over 30 rispetto alla pallavolo. Il passaggio tra i due sport è più veloce partendo dalla pallavolo e passando al beach volley, perchè i giocatori in campo sono due e lo sport diventa così meno vincolante. La differenza tra le due discipline si lega al fatto che il beach volley, al contrario della pallavolo, prevede un gioco a due, la presenza della sabbia e una palla differente. Inoltre, rispetto alla pallavolo, prevede lezioni con frequenza a orari più versatili, che possono aprire il ventaglio a varie fasce d'età".
Samuele Fioretta
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SPORT
RIVANAZZANO TERME: passione mountain bike
"A breve ci sarà un percorso con ostacoli, passerelle e piccole gobbe"
L'ASD Team Ciclomania
Di Giacomo Lorenzo Botteri Rivanazzano Terme dove tutto funziona e dove il verde abbonda, poteva mancare una scuola di mountain bike? Certo che no, ci ha pensato Alessandro Barbieri presidente dell'ASD Team Ciclomania, società affiliata alla Federazione Ciclistica italiana e riconosciuta dal CONI. Alessandro da quanto tempo siete operativi? "La nostra scuola di MTB è attiva sul territorio da 3 anni ed è nata dalla mia passione e dalla voglia di far appassionare i ragazzi alla disciplina. La scuola si occupa di insegnare ai ragazzi dai 5 ai 18 anni, quelle che sono le tecniche di guida di base ed avanzate della mountain bike, grazie ai corsi sia tecnico/pratici che teorici tenuti dal maestro federale certificato
FCI, Ghigliani Luca". Se uno volesse contattarvi avete una sede operativa? "Da quest’anno abbiamo la sede logistico operativa in quel di Rivanazzano Terme davanti all’ingresso della piscina". Il calendario dei corsi... "Dopo la pausa estiva, l'attività ha ripreso a pieno ritmo Giovedì 7 Settembre con circa 30 ragazzi iscritti che hanno frequentato le lezioni che teniamo al lunedì e al venerdì dalle 18.30 alle 19.30 durante l'anno. Dove si svolgono i corsi? "A Rivanazzano, presso il 'campo scuola' è già attivo un piccolo percorso dove i ragazzi fanno pratica ed a breve, recintando una zona che sarà solo in uso alla
società, ci sarà un percorso con ostacoli, passerelle e piccole gobbe per affinare la capacità tecniche dei ragazzi". Quanto costa un corso e voi cosa fornite? "Per tutti quei ragazzi o ragazze (l’interesse per la MTB da parte del mondo femminile è in forte ascesa…) che volessero provare cosa si impara in un corso di MTB diamo la possibilità di fare una lezione gratuita, basta presentarsi sul luogo della lezione con la propria bicicletta ed il casco, obbligatorio per partecipare alla lezione, nella speranza che molti più ragazzi si avvicinino e si appassionino al mondo della mountain bike. Oltre al tesseramento alla Federazione, il cui costo varia a seconda dell’età, il nostro corso costa 40 euro al mese". Avete in cantiere percorsi, sentieri dove sviluppare l'attività? "Sì, stiamo studiando varie ipotesi che speriamo di poter rendere operative per l'anno prossimo. è evidente che da Rivanazzano verso la Valle Staffora vi sono infinite possibilità, che contribuirebbero peraltro alla valorizzazione del territorio". La green way la utilizzate? "Sì, ma solo per i più piccoli, essendo estremamente facile da percorrere, o per il riscaldamento. Speriamo vada in porto il progetto del suo prolungamento" Lasciamo Alessandro, super impegnato con le sue biciclette e che con le sue parole, qualora ce ne fosse bisogno, ci ha ancora una volta fatto comprendere le potenzialità anche turistiche del nostro territorio.
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stradella: nasce la prima squadra di basket femminile amatoriale
SPORT
"Abbiamo deciso di incontrarci a fare due tiri inizialmente solo come passatempo"
Apos Basket femminile di
Elisabetta Gallarati
Apos Basket Femminile è una squadra di basket a livello amatoriale nata proprio quest'anno, su iniziativa delle ragazze che ne fanno parte e con l'aiuto di Don Cristiano Orezzi di Apos Stradella. La formazione di una squadra sportiva non è una faccenda semplice come può sembrare e spesso è costellata da diverse difficoltà ed impedimenti e le ragazze della squadra vogliono spiegarci come è stato nel loro caso. Da chi è nata APOS basket? "Siamo un gruppo di ragazze con la passione per la pallacanestro. Siamo tutte ferme da qualche anno per svariati motivi: infortuni, mancanza di società sportiva, impegni di lavoro o di studio e abbiamo deciso di incontrarci a 'fare due tiri' inizialmente solo come passatempo; ci trovavamo al campetto comunale a Stradella per muoverci un po', poi abbiamo incontrato Don Cristiano Orezzi di Stradella che si è subito interessato e si è dimostrato favorevole all'idea di creare una squadra femminile di basket all'interno dell'Apos. è cosi nata questa squadra! Sempre l'anno scorso, è subentato anche un vero allenatore, Roberto Colombo, detto 'Chopper', un ex allenatore di basket e insegnante di ginnastica nelle scuole". Chi sono le giocatrici? "Le giocatrici sono tutte ragazze che hanno giocato o che hanno comunque sempre avuto la passione per il basket e siamo tutte dell'Oltrepò. Inizialmente eravamo piuttosto poche e non riuscivamo spesso a raggiungere nemmeno il numero di giocatrici necessario allo svolgimento di un allenamento serio, ma nel corso del tempo molte ragazze si sono aggiunte al nostro gruppo. Ora siamo una quindicina: Belen Kristina, Boscolo Ambra, Brambilla Carlotta, Cimiotti Lucrezia, Costa Valentina, Dapiaggi Valeria, Gallarati Elisabetta, Maga Ilaria, Maggi Martina, Poggi Martina, Sanguinetti Elisabetta, Scagni Martina, Zappalà Lucrezia, Zuppini Lucrezia". Chi sponsorizzerà la squadra? Sarà onere esclusivo di Apos? "Inizialmente Apos basket è stata sponsorizzata unicamente dall'Apos poi sono subentrati alcuni sponsor, ma insomma in una zona ricca di società sportive
di vario genere non è facile trovare sponsor ancora disponibili. Siamo appena nate come squadra e la gente non ci conosce, quindi è più difficile che un negozio o un'attività decida di donare a noi il denaro destinato come sponsor, piuttosto che alle solite squadre. Noi speriamo che col tempo questa cosa possa cambiare e in zona la gente sappia chi siamo. Le spese non sono poche: partendo dall'affitto delle palestre per gli allenamenti, alle divise, i palloni, ma anche la stessa iscrizione al campionato. Da sole sarebbero davvero troppi soldi e dobbiamo davvero ringraziare Don Cristiano, senza il quale non ce l'avremmo mai fatta!!". Come pensate che verrà accolta in generale la notizia della nascita di una squadra di pallacanestro femminile amatoriale? "Il basket femminile nell'Oltrepò è presente da molti anni. Le ragazze del Broni hanno giocato in campionati di alti livelli e dallo scorso anno sono arrivate alla massima serie giocando un campionato di A1. Non ci sono però mai state squadre femminili a livello amatoriale e credo che questa sia un'ottima iniziativa che offra l'opportunità di giocare a tutte quelle ragazze che hanno sempre avuto la passione per il basket senza però poter trovare un posto per farlo. Speriamo anche che aumenti il panorama di iniziative sportive nel nostro territorio in cui spesso, nonostante gli sforzi di società e sportivi, viene messo in disparte rispetto ad altro".
Affronterete un campionato quest'anno? Dove avrete la possibilità di allenarvi? "Quest' anno Aapos basket verrà iscritta al campionato Uisp di Regione Lombardia. Le ragazze si alleneranno nella palestra comunale di Santa Giuletta il lunedì e il venerdì dalle ore 20.30. E speriamo anche di riuscire a portare a casa qualche vittoria! Sempre però mantenendo lo spirito del divertimento e del gioco di squadra. Lunedì 11 riprenderenno gli allenamenti post ferie e vacanze". Come si svolgono gli allenamenti? "Gli allenamenti hanno una durata di 1 ora e mezza e si svolgono due sere alla settimana". Cosa pensate dell'attenzione che può attrarre questa iniziativa, che sembra essere aperta non solo a ex giocatrici, ma anche ad appassionate della disciplina sportiva? "Sicuramente è un'ottima iniziativa aperta a tutti appunto non solo alle ex giocatrici, ma anche a ragazze appassionate, dando quindi un'opportunità a tutte anche a chi non ha mai giocato. Pensiamo che sia certamente anche un modo di avvicinare le ragazze a una pratica sportiva che sia diversa da altre più banali e un po' noiose, come può essere la palestra ad esempio: cerchiamo di impegnarci ma anche di divertirci e non ci risulta per niente difficile! Anzi, noi siamo sempre alla ricerca di nuove aspiranti giocatrici, quindi per qualsiasi informazione contattateci".
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