Il Periodico News - OTTOBRE 2017 N°122

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Anno 11 - N° 122 OTTOBRE 2017

Valerio Vassallo Presidente di Meta Italia spiega l'azione di San Ponzo Animalismo, filosofia vegana e Oltrepò hanno incrociato burrascosamente le loro strade l'estate appena trascorsa in occasione della fiera della Vacca Varzese a San Ponzo. Da una parte gli animalisti della sezione alessandrina del Meta (Movimento Etico per la Tutela di Animali e Ambiente), dall’altra gli allevatori che si sono adoprati per il recupero di una...

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CASTEGGIO: "Per quanto mi riguarda, non darò mai il via alle ronde" Milena Guerci, imprenditrice agricola e dal 2009 Assessore comunale con deleghe all'agricoltura, ambiente ed ecologia e polizia locale, traccia un suo pensiero sulla questione sicurezza, tema molto scottante a Casteggio. Soprattutto in questo ultimo periodo, infatti, si sono verificati molti furti e i cittadini... Servizio pag. 27

ALCUNI SINDACI, ASSESSORI O PSEUDO-POLITICI DELL'OLTREPò SONO DEI "PUPI"… DEI PUPAZZI

"Durante un lungo viaggio in Sicilia, ho avuto modo di apprezzare particolarmente il teatro dei pupi. Mi piace tirare le fila, è un lavoro grazie al quale mi sono tolto parecchie soddisfazioni. Basti pensare ai politici locali che ho contribuito a creare. Sono soddisfatto così, non voglio cambiare". Questa è l'affermazione di Giovanni Alpeggiani, apparsa sulla Provincia Pavese, nell’ambito di un'intervista, alcuni giorni orsono. Molti di coloro che seguono la vita o la morte, dipende dalle opinioni personali, della politica oltrepadana e non solo, sono rimasti di primo acchito increduduli. Io no! Alpeggiani ha solo fotografato la realtà e detto una verità. Molti hanno gridato allo scandalo, molti hanno detto: "Ma cosa dice Alpeggiani?"... Servizio a pag.3

L'utopia del recupero del Manicomio di Voghera forse potrebbe diventare realtà Servizio a pag. 14

Estate conclusa. Per il commercio varzese bilancio ok ma con riserva

La stagione appena conclusa lascia qualche sorriso in più sulle bocche di molti commercianti varzesi. Si è lavorato di più e meglio dell'anno passato e questo è già di per sé un dato significativo se inserito nel contesto di una vallata che patisce da tempo... Servizio a pag. 23

Bressana Bottarone

"Sono i giovani che rendono vivo il nostro paese, ho il dovere di ascoltarli"

Servizio a pag. 25

"NOI MUSULMANI SIAMO MENO DEVOTI RISPETTO AL PASSATO" Ibrahim Ayadi è il giovane Presidente dell'Associazione Islamica di Voghera, con sede nel quartiere di Medassino. è in carica dal 2007. L'associazione, fondata nel 1998, è partita inizialmente come...

Servizio a pag. 10

Rivanazzano Terme

"Uno degli interventi più urgenti il nuovo parcheggio a Salice Terme" Servizio a pag. 22


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Commento di Antonio La Trippa

"Durante un lungo viaggio in Sicilia, ho avuto modo di apprezzare particolarmente il teatro dei pupi. Mi piace tirare le fila, è un lavoro grazie al quale mi sono tolto parecchie soddisfazioni. Basti pensare ai politici locali che ho contribuito a creare. Sono soddisfatto così, non voglio cambiare". Questa è l'affermazione di Giovanni Alpeggiani, apparsa sulla Provincia Pavese, nell’ambito di un'intervista, alcuni giorni orsono. Molti di coloro che seguono la vita o la morte, dipende dalle opinioni personali, della politica oltrepadana e non solo, sono rimasti di primo acchito increduduli. Io no! Alpeggiani ha solo fotografato la realtà e detto una verità. Molti hanno gridato allo scandalo, molti hanno detto: "Ma cosa dice Alpeggiani?". In molti hanno pensato che queste cose non si devono dire, anche se sono vere. Gli avversari politici con queste sue dichiarazioni ci sono andati a nozze, politicamente parlando. Ma chi è un "puparo" e chi sono i "pupi"? L'Opera dei Pupi è un tipo di teatro delle marionette, i cui protagonisti sono Carlo Magno e i suoi paladini. Le gesta di questi personaggi sono trattate attraverso la rielaborazione del materiale contenuto nei romanzi e nei poemi del ciclo carolingio, della storia dei Paladini di Francia e dell'Orlando furioso. Le marionette sono appunto dette pupi. L'opera è tipica della tradizione siciliana. Il puparo cura lo spettacolo, le sceneggiature, i pupi, e con un timbro di voce particolare riesce a dare suggestioni, ardore e pathos alle scene epiche rappresentate. I pupi sono mossi dal puparo con delle bacchette di legno, a differenza delle marionette che sono mosse dal marionettista attraverso dei fili e dei burattini che sono mossi dal burattinaio con le dita delle mani. In buona sostanza sono, sia i pupi, che le marionette, che i burattini... dei pupazzi, mossi da qualcuno. A dire il vero, a me che Alpeggiani abbia affermato di essere il puparo e che molti dei politici che fanno a lui riferimento siano dei pupi non mi sorprende. Molti li conosco e di quasi tutti ho avuto modo di sentire o leggere cosa dicono… come dar torto al medico del Brallo? Le parti avverse ad Alpeggiani e quindi contrarie politicamente parlando, a questi sindaci, assessori, amministratori e supporter vari piazzati qua e là, ha sottolineato a più riprese, con battute e ragionamenti tra il politico ed il canzonatorio, la qualifica che Alpeggiani ha dato ai "suoi" politici, puntando il dito accusatorio, con argomentazioni più o meno fondate e condivisibili, dipende da che prospettiva si guardano. Mi sento di dire in questo caso, come si diceva una volta: "Ognun ga da vardas in ca sua"(Ognuno deve guardare in casa propria). Perché i pupari ed i pupi non hanno colore: sono bianchi, rossi, neri, verdi, di destra, di centro e di sinistra, alti e bassi, i "pupari" ed i "pupi" sono esistiti, esistono e purtroppo o per fortuna, dipende da come la si pensa, esisteranno anche in futuro, in modo magnanimamente distribuito, in tutti i colori politici. La cosa che mi sorprende di più e che mi fa sorridere, perché purtroppo altro non si può fare, è che molti di questi sindaci, assessori e politici vari, che fanno riferimento ad Alpeggiani, quando è stato il momento di "scendere in campo" per varie elezioni alle quali hanno partecipato, hanno affermato che lo facevano perché volevano portare avanti le "loro" idee, i "loro" programmi, lo facevano perché avevano accumulato esperienza e conoscenza, lo facevano perché sapevano come e cosa fare nell'in-

teresse dei vari comuni, enti e carrozzoni pubblici simili, che si apprestavano a governare. Il buon Alpeggiani, a mio giudizio, giustamente, ha rimesso le cose al loro posto. Sono io il puparo! Sono io che vi ho portato a ricoprire la carica che oggi detenete, sono io che vi muovo! Ha fatto bene, perché come scritto in precedenti occasioni, l’uomo volenti o nolenti, simpatico o antipatico, è capace di fare politica, il suo modo di fare politica, può essere discutibile, può essere definito benevolmente o malevolmente in molti modi, ma visto il numero di sindaci, assessori e ammennicoli politici vari che ha piazzato in valle Staffora ed in molte parti dell'Oltrepo, è un modo che risultati alla mano è efficace. Purtroppo in molti comuni della Valle Staffora e dell'Oltrepo molti, certamente non tutti, altrimenti si offendono, sindaci, assessori e ammennicoli vari prima di mettersi in politica avevano della politica ed in alcuni casi non solo della politica, poche ma confuse idee. Alpeggiani per molti è stato colui che li ha portati ad avere una sedia, in alcuni casi, la fascia tricolore, in altri casi Alpeggiani è stato anche colui che gli ha dato, grazie alle cariche politiche ottenute, una soluzione lavorativa. Al di là delle boiate che, alcuni o molti di questi "pupi", dicono, come ad esempio che entrano in politica, o come va di moda dire adesso "scendono in campo", per appagare il loro spirito di servizio, in realtà a molti interessa più che altro lo stipendio che, grazie alla loro carica, percepiscono. Se così non fosse la cosa più semplice da fare è rinunciare allo stipendio, ma pochi, pochissimi, quasi nessuno lo fa. Perché? Perché quello stipendio fa comodo… Non tutti lo fanno solo per lo stipendio, qualcuno lo fa anche per farsi chiamare sindaco e gli piace farsi vedere per il paese o nelle occasioni importanti, il 4 Novembre, il Primo Maggio, la festa del paese, insomma occasioni così… con la fascia tricolore. Ma questi politici che oltre che per i soldi lo fanno anche per vanità, sono gli ultimi dei pupi, gli ultimi dei pupazzi, e forse anche il puparo li tratta come tali. Alpeggiani ha detto la verità. Una verità che era già stata ben compresa da molti, una verità negata dai "pupi", però… quando il "puparo" non era o non è presente, perché quando c'è lui solo sorrisi ed abbracci. Come dimenticare, le gioiose e festanti foto, postate sul web, diffuse in ogni modo ed in ogni dove, che celebravano la vittoria elettorale del "pupo" di turno, con abbracci, giustamente dovuti, al medico del Brallo. Come dimenticare, le frasi pre e post elettorali dove con servizievole riconoscenza, i vari "pupi", chiamando qualche altrettanto servizievole, giornalista amico, affinchè lo scrivesse, si prodigavano nel ringraziare per l'appoggio e la fiducia ricevuta il medico del Brallo. Ripeto Alpeggiani ha fatto bene nel dire quello che ha detto, interpretazioni alle sue parole non sono necessarie, ha detto una verità. Quella verità che se ammessa dai vari amministratori pubblici indicherebbe onestà intellettuale, etica e politica. Sarebbe sufficiente un: "Mi ha guidato e portato su questa sedia pubblica lui, Alpeggiani, e mi dice... pardon, mi consiglia su come meglio fare e procedere!". La realtà è che nessuno di questi "pupi" ha questo coraggio, ed è un peccato, perché l’ammissione dei propri limiti, intellettuali ed in questo caso con risvolti politici, è segno d’intelligenza, che molti, non tutti certamente, di questi "pupi" anche in questa occasione non hanno avuto. Forse la realtà è che alcuni di questi "pupi" in fondo al loro cuoricino, in fondo alla loro testolina pensano,

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credono di pensare, credono e vogliono credere, che il "puparo" quando faceva riferimento ai "pupi" non si riferiva a loro. Beata incosciente illusione! Pochi, viste le loro capacità intellettuali, hanno capito che sono solo dei pupi e questo è triste e soprattutto è preoccupante per i municipi e per le cariche politiche che amministrano. Perché se non hanno capito di essere dei pupi come possono capire come amministrare un paese, un ente, una società pubblica? Volenti o nolenti bisogna sperare che il buon Alpeggiani abbia vita politica lunga perché il "puparo" è certamente più valido di molti suoi "pupi" e se questi ultimi non fanno e non faranno boiate colossali, nei posti da loro amministrati, ho la ragionevole certezza che questo avvenga grazie agli ordini...pardon, i consigli, magari opinabili, che il medico del Brallo elargisce. Un proverbio dei nostri vecchi raccontava che un padre avesse detto al proprio figlio che intendeva sposarsi: "Spusla vaca, ma inteligenta. Perché se tla spus luca, ricordat che i luc i van mai in feri et tuca supurtala tut i dì" (Sposala di facili costumi ma intelligente, perché se la sposi tonta, ricordati che i tonti non vanno mai in ferie, e quindi ti tocca sopportarla tutti i giorni). È un proverbio dei vecchi dell'Oltrepò, estremamente colorito, nel quale, a scanso di equivoci, vale il concetto espresso, ma non i titoli usati. È per questo che dico lunga vita al medico del Brallo. Dico anche che non vorrei essere nei suoi panni perché a sopportare questa pletora di "pupi", presumo ci sia da farsi venire il latte alle ginocchia. Sarebbe stato semplice e forse sarebbe stato anche dignitoso, che uno o più di questi "pupi", al di là del sesso, ma comunque auspicabilmente "sferomunito", sentendosi qualificare in quel modo avesse reagito. Come prima cosa, una persona "sferomunita" sarebbe andata dal puparo e gli avrebbe "suonato il campanello" chiedendo conto dell'affermazione fatta, e poi vista che è stata fatta ad un giornale, una persona minimamente "sferomunita", avrebbe affermato sempre sugli organi di stampa che quanto detto dal "puparo" non era vero. Avrebbe dovuto avere un moto di orgoglio, dicendo "Io non sono un pupo!". Invece no… silenzio! Sarà mica la paura di perdere il posto, la sedia, il relativo stipendio ed in qualche caso quel minimo di vanità che il sindaco da paese di turno ha al mattino quando si specchia? Forse a pensar male… ci si azzecca. Infine una riflessione, al di là di ogni valutazione politica: ma questi "pupi", questi pupazzi, quando rientrano a casa la sera cosa dicono alle loro mogli, alle loro amanti, alle loro fidanzate per dimostrare di aver la "schiena diritta" ed essere minimamente "sferomuniti"? Visto che qualcuna delle loro mogli, amanti o fidanzate le conosco, glielo voglio chiedere, così tanto per farmi due risate...


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VOGHERA

DANIELA GALLONI CONSIGLIERE COMUNALE UDC

Ai raggi X: Oriolo ed il Pronto Soccorso dell'Ospedale Di Vittoria Pacci

Daniela Galloni è consigliere comunale eletta nelle liste dell'UDC unitamente a Nicola Affronti (presidente del consiglio) ed Elisa Piombini (capo gruppo), tutti compongono la delegazione centrista a palazzo Gounela unitamente ad Alida Battistella (assessore) e a Gianfranco Geremondia (assessore). Galloni è espressione del voto popolare del quartiere Oriolo di cui vuole rappresentare con particolare attenzione le istanze. Oriolo unitamente a Torremenapace pur essendo frazione ha le peculiarità di un piccolo comune dell'Oltrepò pianeggiante e le problematiche non sono molto diverse, a cominciare anche dalla minaccia di possibili esondazioni di taluni torrenti e corsi d'acqua che circondano l'abitato. Daniela Galloni però non dimentica nel quotidiano di essere una operatrice sanitaria (è capo sala all'ospedale di Voghera) e quindi alcune domande anche in questo settore non potevamo evitare di farle. Galloni quali sono i problemi della frazione Oriolo da lei sollecitati al fine di una possibile soluzione alla giunta Barbieri? "Premesso che gli elettori di Oriolo hanno avuto una grande considerazione per la mia persona e per il gruppo UDC, che io rappresento, decisivo per l'affermazione del sindaco Barbieri nelle varie fasi elettorali, devo dire che diversi sono i problemi posti all'attenzione che attendono risposte. Risposte che non mancherò di sollecitare alla ricerca di una soluzione possibile pur tenendo conto delle difficoltà di bilancio. Da sempre preoccupa la struttura del vecchio asilo Giudice, ormai inutilizzato da anni e con una struttura sempre più decadente; contiguo all'asilo è il suo parco, in passato un bellissimo giardino ed oggi impresentabile e anche habitat di una fauna poco gradita. Per quest'ultima parte chiederò un intervento manutentivo urgente. Lo stesso provvedimento chiederò per lo spazio adiacente alla scuola, oggi unico ritrovo di giovani ed anziani denominato 'la balera', oggi carente anche di punti luce. Le lampade che caratterizzano la nostra illuminazione sono tutte obsolete, forse sono esaurite e devono essere sostituite. Un punto luce servirebbe anche nel piazzale all'ingresso del cimitero anche per evitare strane e pericolose frequentazioni che preoccupano la sicurezza del vicino centro abitato". A proposito del cimitero ci dicono che ad Oriolo è anche difficile morire, lei che risposta ci dà? "AI Cimitero mancano i loculi ed oltre al dolore che provoca la scomparsa di una persona cara, la famiglia si deve far carico di cercare un loculo per la sepoltura. Questo problema si trascina da anni, nel piano triennale delle opere pubbliche abbiamo fatto inserire la costruzione di nuovi loculi ad Oriolo, auspichiamo che i lavori partano appena possibile. C'è comunque tutto il nostro impegno". La strada principale di Oriolo è diventata pericolosa, lei cosa risponde? "Il problema, non di poca rilevanza, è la velocità dei veicoli che percorrono la via Lombardia e la via Giudice, l'installazione di dossi sul manto stradale po-

Daniela Galloni

trebbero essere delle soluzioni per frenare coloro che sono incuranti del codice della strada". Produzione agricola e attività produttive ad Oriolo e Torremenapace godono di buona salute? "La vocazione agricola di Oriolo e Torre è sempre sentita. La patata o il peperone fanno parte delle nostre produzioni di qualità. Per quanto riguarda le attività produttive oltre alle varie associazioni di produttori con centri di selezione e distribuzione va segnalato il nostro fiore all'occhiello, l'azienda Barbieri successiva Pianetta che produce nel suo moderno stabilimento la mostarda di Voghera, un prodotto di nicchia presente nelle 'boutique' di prodotti alimentari di qualità sul territorio nazionale, grazie anche ad una azienda commerciale presente nella nostra zona che la distribuisce con grande attenzione nei centri qualificati... Per Torremenapace la realtà della Centrale oggi all'80% di Gas de France e al 20% di ASM Voghera è di grande rilevanza ed è importante nel mercato della produzione di energia". Non possiamo però esimerci dal parlare anche di sanità e dell'ospedale per cui vengono evidenziate una serie di criticità "Come operatore e come cittadino sono molto dispiaciuta e preoccupata quando in discussione è l'ospedale dove vivo tutti i giorni. Ore ed ore di attesa al pronto soccorso creano disagio agli utenti e ciò non deve succedere. Vorrei però fare un passo indietro e definire cos'è il servizio di Pronto Soccorso. è un servizio formato da medici e infermieri specialisti nel campo dell'emergenza-urgenza in grado quindi di far fronte ad ogni tipo di necessità. Quando un paziente si reca al PS viene accolto all'accettazione. E lì viene, in base alle informazioni fornite, inquadrata la situazione clinica. All'utente paziente viene assegnato un codice colore che indica la gravità della sua situazione e l'eventuale urgenza. I casi fortunatamente non definiti gravi hanno il codice bianco, hanno dalla loro la fortuna di non esse-

re pazienti critici ma nello stesso tempo hanno dalla loro la sfortuna di dover aspettare ore e ore al PS. è facile intuire il disagio e il malcontento di chi ha male e deve aspettare, ma bisogna rendersi conto che a volte alcune problematiche non sono prettamente inerenti da giustificare un accesso al Pronto Soccorso di un ospedale". Ma perché'succede questo? "Non è mia intenzione colpevolizzare gli utenti, ma forse manca una cultura sanitaria di base appropriata a volte legata anche all'incremento di migranti nella nostra città. L'assenza del permesso di soggiorno non preclude la possibilità di ricevere le cure e la struttura identificabile che le fornisce è il PS. Occorre poi non sottovalutare il fatto che molti utenti della vicina provincia di Alessandria che prima facevano riferimento all'ospedale di Tortona, oggi a causa del ridimensionamento preferiscono far riferimento alla struttura di Voghera. Vorrei elogiare la professionalità dei medici infermieri ed OSS che operano in questo servizio sottoposti a turni impegnativi, non solo per la complessità del lavoro, ma spesso anche per la carenza di organico, carenza di organico che oggi si rileva in tutte le UO dell'ospedale cittadino. La Direzione Generale dell'ASST cerca di fronteggiare la situazione con grande impegno e disponibilità. Inizieranno presto i lavori per il nuovo Dipartimento di Emergenza e avvisi di ricerca per personale medico ed infermieristico risultano avviati, ma le difficoltà e i ritardi per cause obiettive ci sono ed è inutile negarle. L'ammistrazione comunale cosa fa? "L'assessorato all'osservatorio sanità che abbiamo voluto fosse affidato al nostro Geremondia, si impegna in stretto collegamento con i sindacati e la direzione di presidio (il comune non può fare diversamente) a monitorare costantemente la situazione, intervenendo ove possibile con l'ASST in modo da favorire la risoluzione del disagio che vede coinvolta sia l'utenza che gli operatori".


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"tutelare la produzione agricola e ridurre le speculazioni edilizie"

Di Serena Simula Nel rimpasto di giunta c'è finito dentro di sua spontanea volontà, approfittando della ridefinizione dei ruoli in seguito all'esclusione di Fiocchi per chiedere al sindaco di tornare al suo vecchio assessorato. Per il geometra Danilo Mietta, infatti, la delega all'urbanistica lasciata a malincuore con l’arrivo del commissario non poteva essere sostituita da quella ai lavori pubblici, ed è stato ben contento di cederla a Daniele Salerno per tornare ad occuparsi del settore che aveva già seguito nei primi mesi del secondo governo Barbieri. Insieme alla delega all'urbanistica, Mietta ha ottenuto nuovamente gli incarichi relativi alla gestione del patrimonio, alla mobilità dolce e alla cosiddetta "smart city", tutti ambiti su cui ha le idee molto chiare. Assessore, i lavori pubblici proprio non le piacevano… "Non è che non mi piacessero i lavori pubblici, però nel 2015 avevo cominciato tutta una serie di azioni relative alle mie deleghe e francamente mi era spiaciuto doverle accantonare per occuparmi di un altro settore. Avevo avviato diversi progetti che avrei voluto sviluppare e quando c'è stata l'occasione di farlo l'ho colta, chiedendo a Barbieri di tornare a fare ciò per cui mi aveva scelto inizialmente". C'è qualche progetto in particolare a cui teneva? "Ce ne sono diversi per la verità e se ne avrò l’occasione nel corso dell'intervista vorrei poterli illustrare tutti, ma in particolare ero ansioso di riprendere in mano il Paesc, vale a dire il piano di contenimento delle emissioni di anidride carbonica. Si tratta di un piano d’azione che si propone di ridurre del 40% entro il 2030 l’inquinamento prodotto dal comune stesso (dai suoi edifici e dalle sue vetture, per intenderci) e che prevede anche la revisione del regolamento edilizio della città, con norme nuove e più severe relative all'aspetto ambientale. Oltre alle regole per comune e cittadini, il Paesc prevede anche tutta una serie di azioni volte alla sensibilizzazione delle persone sull’argomento, che prevedono (tanto per fare un esempio) anche l’installazione di cartelli che indichino i principali monumenti, i tempi di percorrenza a piedi e (perché no) le calorie consumate". A proposito di ambiente con la delega alla "mobilità dolce" le è arrivata in mano anche la patata bollente della tanto criticata velostazione, ancora chiusa nonostante il completamento della Greenway… "La questione della velostazione mi sta molto a cuore e sono contento di potermene occupare, ma devo anche precisare innanzitutto una cosa. La delega alla mobilità dolce (nel cui ambito rientra la velostazione) è una frazione di assessorato che va avanti con un dodicesimo di dirigente (nel senso che il dirigente ha altri undici incarichi oltre a questo), un quinto di posizione amministrativa e una frazione non meglio definita di dipendente a disposizione, ed è anche per questo motivo che la faccenda si è trascinata per tutto questo tempo. Premessa a parte, veniamo al problema: dalla provincia sono già arrivate le biciclette (4 a pedalata assistita e 16 normali), ma quel che è ancora da fare è progettare un serio servizio di bike sharing che colleghi Voghera a Rivanazzano e ai punti successivi,

Danilo Mietta

così che l’interconnessione treno-bicicletta progettata inizialmente funzioni per davvero. La difficoltà nell’attuare il progetto sta nel coordinare i diversi attori, vale a dire il comune, la provincia e Asm, la quale dovrà fare i conti anche con le disponibilità dei propri dipendenti a tenere aperto il sabato e la domenica, i giorni in cui è più facile che le persone sfruttino il servizio". Si parlava anche di collegare la nostra Greenway alla più importante "vento", la pista ciclabile che collega Torino e Venezia. "Assolutamente sì, ed è una cosa che va fatta, anche perché vento passa non lontano da Voghera, tra Cervesina e Corana. Il turismo in bicicletta è in continua crescita e noi dobbiamo dare la possibilità a chi lo pratica di venire in Oltrepò con una semplice deviazione rispetto alla strada principale". Lei ha anche la delega al patrimonio: quali saranno le prossime mosse su questo punto? "Tanto per cominciare approfitto dell’occasione per ricordare un risultato raggiunto da poco, e cioè il trasferimento imminente (la prossima primavera, ad aprile) dell’Agenzia delle Entrate nell’edificio dell’ex tribunale. Scopo del Patrimonio è quello di rendere proficue le proprietà del comune, e l’Agenzia delle Entrate pagherà un affitto che consentirà un’entrata fissa nelle casse comunali. Detto questo, ci sono altre due cose che mi premono: bandire l’asta per l’ex caserma Scalo in via dei Mille (l’asta partirà da 200 mila euro, e speriamo che nel giro di un paio di ribassi si riesca a vendere) e stabilire un piano di recupero per l’ex macello. In particolare, vorrei stilare un piano di recupero

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"Temo che la caserma della Cavalleria rimarrà così com'è"

d’iniziativa pubblica, presentando ai possibili acquirenti dei lotti che riusciremo a ricavare (tendenzialmente fra i tre e i cinque) un progetto già definito con una precisa sistemazione urbanistica dell’area. L’idea è che il comune tenga l’edificio dell’ex medicina veterinaria, che sorga una piazza laddove c’era la tettoia per gli animali e che il resto venga venduto ai privati". E se le dico Cavalleria cosa mi risponde? "Rispondo che per la Cavalleria il problema vero è che non c’è uno straccio di idea di riqualificazione che valga la pena sviluppare. Tante cose sono state dette negli anni, e lodevoli sono state le iniziative di portare l’area all’attenzione delle fiere internazionali ma finchè non arriva un privato con un’idea forte e il capitale per svilupparla, temo che la caserma rimarrà così com’è. Personalmente quando parlo di riqualificazione di un’area urbana non intendo costruire delle case, degli uffici o dei negozi. Intendo quello che Milano ha fatto in piazza Gae Aulenti, intendo gli edifici progettati dagli architetti famosi, intendo il bosco verticale, intendo iniziative davvero innovative e avvenieristiche che temo in tutta onestà che la Voghera attuale non abbia la forza di sostenere". Quindi tornando all’urbanistica il Parco Baratta non è riqualificazione. "No, attenzione, non facciamo confusione. Il Parco Baratta non ha mai preteso di essere un progetto di riqualificazione, è un’area commerciale nata su terreni in vendita ad uso commerciale da più di vent’anni. E anzi, aggiungo sull’argomento un’altra cosa: il prossimo passo dell’urbanistica sarà quello di stilare un piano regolatore cittadino (che verrà completato non appena regione e provincia consegneranno i loro, così che ci si possa adeguare) e non nascondo che tra le mie intenzioni ci sarebbe quella di introdurre delle norme sulla riduzione del consumo di suolo a vocazione agricola. Ciò ovviamente non varrebbe per tutti, ma solo per quei terreni agricoli che per la prima volta cambiano destinazione d’uso e vengono venduti come qualcos’altro. Ciò consentirebbe di tutelare la produzione agricola (che non si vedrebbe ridotta anno dopo anno la superficie coltivabile) e di ridurre le speculazioni edilizie. Ovviamente è ancora tutto da definire (come dicevo finchè le istituzioni a noi superiori non daranno delle direttive generali sarà difficile fare progetti troppo precisi) ma l’idea mi affascina e se dipendesse esclusivamente da me mi muoverei in quella direzione".


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"una città che merita una maggiore attenzione dagli addetti ai lavori"

"Voghera non riesce a sviluppare una politica di ampio respiro" Di Giacomo Lorenzo Botteri

Edoardo Alfassio Grimaldi, 40 anni vogherese, figlio d'arte, il papà è stato infatti uno dei leader storici del partito socialista vogherese, è stato il più votato della lista civica per Ghezzi sindaco, la lista più votata tra le tante civiche presenti all'ultima competizione elettorale. Com'è nata la sua esperienza nella lista Civica Ghezzi sindaco? "Da qualche tempo desideravo dare un contributo personale alla città dove sono nato ed ho sempre vissuto, pur lavorando a Milano; stimolato anche dal comprendere meglio i meccanismi che guidano la municipalità ed il funzionamento della macchina comunale". Nel 2014 ho conosciuto per il tramite di un amico comune Pier Ezio Ghezzi, che mi ha presentato il suo progetto. Ho aderito con entusiasmo a questa proposta, con l'idea appunto di provare a fare qualcosa di concreto per Voghera. Gradualmente si è creato un gruppo di persone disponibili e propositive ed insieme abbiamo vissuto mesi impegnativi ma ricchi di positività. Il primo risultato è stato quello che conosciamo; che peraltro ritengo si sia trattato, sul piano personale, di un arricchimento". Che cosa sta facendo oggi la Lista Civica? "Beh, dopo l'esperienza della campagna elettorale, durata da inizio 2015 a gennaio 2017, la Lista Civica Ghezzi sindaco è in Consiglio Comunale, all'opposizione, avendo preso 1747 voti. Qualcuno chiede che cosa abbiamo intenzione di fare e la risposta unanime è: continuare. Il progetto di lavorare concretamente per la città di Voghera prosegue; in questi anni abbiamo consolidato molti rapporti con i cittadini; in alcuni casi veniamo contattati per sollecitare problematiche locali e trovare soluzioni a svariate questioni. Il progetto iniziale prevedeva infatti di funzionare anche come sportello d'ascolto verso i vogheresi". Come riassume la sua esperienza come consigliere comunale? "Principalmente mi dedico allo studio e all'approfondimento di problematiche locali, delibere comunali, documentazione amministrativa, provvedimenti, incontri con i cittadini, etc. etc. Partecipo attivamente alle sedute ed alle commissioni consiliari; insieme ai colleghi dell'opposizione stiamo cercando, con interpellanze e interrogazioni mirate, di sollecitare costantemente la giunta e l'amministrazione su problematiche concrete, che possano interessare i cittadini. Il nostro ruolo in Consiglio, con i colleghi di minoranza del Partito Democratico Pier Ezio Ghezzi, Ilaria Balduzzi e Roberto Gallotti, è di critica costante e costruttiva all'attività della maggioranza. Cerchiamo di svolgere un ruolo di controllo, per quanto possibile, considerando anche i numeri del Consiglio Comunale". Come sono i rapporti con il Partito Democratico cittadino? "La Lista Civica e il PD sono due realtà distinte, di cui la prima è concentrata sul locale e sul concreto delle problematiche cittadine. Abbiamo collaborato per anni, come coalizione di centro sinistra a sostegno del candidato Pier Ezio Ghezzi e ci siamo pertanto conosciuti ed integrati. Pur mantenendo iden-

Edoardo Alfassio Grimaldi

tità distinte collaboriamo sia in alcuni progetti di carattere locale nei quartieri, sia nella sollecitazione critica all'Amministrazione comunale. Molte attività sono svolte in coordinamento. Come Capogruppo della Lista Civica, sono in costante contatto con il Capogruppo PD Pier Ezio Ghezzi e con il segretario cittadino Alessandra Bazardi". Lei è uno dei soci fondatori dell'associazione Voghera È. Di che cosa vi occupate? "è un gruppo sorto nell'estate-autunno del 2015, dopo la prima tornata di elezioni comunali a Voghera. Si tratta del sodalizio nato sulla scorta dell'esperienza della Lista Civica e che si ispira ai valori dell'Associazione Civile Giorgio Ambrosoli: raccogliamo proposte, suggerimenti, indicazioni che arrivano dalle persone e dalle altre associazioni, da girare appunto ai consiglieri comunali che adesso sono all'opposizione. Facciamo nostri i valori di onestà, legalità, rispetto delle leggi, trasparenza, cura del bene comune. L'associazione - che è presieduta dalla dottoressa Patrizia Longo, una donna moderna, attiva e propositiva - in 2 anni di vita ha saputo crearsi un proprio spazio operativo, una propria visibilità, andando a coagulare esperienze diverse da mettere a disposizione della comunità. Abbiamo 'fatto rete', cercando collaborazioni e creando relazioni tra gruppi di associazioni. Voghera È è particolarmente attiva in ambito culturale, dove soprattutto grazie ad Attilia Vicini e Maura Ghezzi, ha saputo in questi 2 anni organizzare almeno 60 eventi: spettacoli, mostre, conferenze, presentazioni di libri, ecc. Abbiamo stretto rapporti con molte realtà del territorio, musicali, teatrali. Sono inoltre stati organizzati convegni e momenti di incontro pubblico su tematiche importanti: ad esempio la sanità e la legalità. Con lo scopo di creare un percorso condiviso, per ora sul piano culturale, abbiamo intenzione di conoscere e farci conoscere attraverso gli eventi. Ormai veniamo contattati di frequente per organizzarli, anche nel 'Giardino delle Idee' di via Felice Cavallotti.

Ad oggi possiamo annoverare circa 120 iscritti, un sito internet, un gruppo facebook con circa 600 iscritti". Quale futuro e quali prospettive vede per l'associazione e la lista? "Stiamo lavorando anche sul piano politico, quindi vedo nel futuro un consolidamento anche di questo aspetto. Ci stiamo confrontando sulle principali tematiche nazionali, anche se siamo particolarmente sensibili alle situazioni locali. Servirà una strategia di comunicazione sui social, soprattutto quando si svilupperà ulteriormente il dibattito politico. Un dibattito continuo ed attivo potrebbe suscitare ancor maggiore interesse e aumentare il seguito. Ad oggi cerchiamo sempre di mantenerci sul pezzo, come si suol dire, anche alla luce dell'eventualità di un ritorno alle urne". E riguardo alle elezioni regionali dell'anno prossimo? "Personalmente ho frequenti contatti con altre realtà civiche lombarde. Si è creato un gruppo di persone provenienti da diverse città e realtà che si sta organizzando per operare e lavorare insieme. L'intenzione è portare avanti un progetto comune, attingendo dalle diverse ed eterogenee esperienze civiche lombarde. Un progetto che opportunamente articolato ed adeguato alla nostra realtà aiuti il rilancio e lo sviluppo di Voghera; una città che può migliorare e che merita una maggiore attenzione dagli addetti ai lavori". E i rapporti con le altre forze politiche? "Nei confronti delle altre forze politiche e degli uomini che le rappresentano vi è naturalmente massima attenzione e rispetto. Piaccia o no le sorti della città, il suo futuro, lo sviluppo, la vivibilità dipendono, oltre che da fattori esterni ineludibili (il fenomeno migratorio, l'economia generale del Paese, i livelli di delinquenza, eccetera) anche dalla qualità della politica locale e dal valore delle persone che amministrano ed operano le scelte". Come vede il livello della politica vogherese? "Voghera, guidata ormai da 18 anni da un'amministrazione di centrodestra, è una città di provincia e non una capitale e non riesce a sviluppare una politica di ampio respiro. Sono tuttavia presenti sul territorio sia politici esperti e capaci sia appassionati e competenti. Tutti risentono però del fatto che è palese e palpabile la sfiducia che oggi molti cittadini hanno nei confronti delle istituzioni, dei politici e della capacità della politica di risolvere i loro problemi. Questo clima generale finisce con lo scoraggiare in parte gli atteggiamenti propositivi e virtuosi a vantaggio di aspetti lassisti o peggio". Poche speranze nel futuro? "No. Al contrario. Con la ripresa dell'economia tornerà la speranza nel futuro e la fiducia necessaria ed anche a Voghera la politica riprenderà ad elaborare progetti e soluzioni condivise. Al di là della normale dialettica e degli scontri tra idee ed esigenze diverse, i politici torneranno a parlarsi e a trovare le necessarie sintesi".


7 il Periodico "medassino non è una repubblica indipendente, è sempre voghera"

Di Christian Draghi Gli abitanti di Medassino non dormono sonni tranquilli da ormai troppo tempo. Quando riescono a dimenticare le preoccupazioni per le oltre 6mila tonnellate di rifiuti "sospetti" stipati nei capannoni abbandonati della ex ditta Recology in via Lomellina, ecco che dalla finestra entrano puzze insopportabili che rendono l'aria irrespirabile. Dopo mesi di battaglie la soluzione al doppio problema sembra più vicina, ma qualcosa ancora non torna. Per sbloccare il caso Recology e procedere alla bonifica serve l'ok della magistratura, visto che la ditta fallita è sotto sequestro e pertanto intoccabile. Per eliminare le puzze ancora non si sa, visto che la loro provenienza resta da chiarire. Il Comune di Voghera le attribuisce a una partita di formaggio andata a male smaltita nel biodigestore di strada Folciona, ma se si considera l'annosità del problema ecco che l'enigma si ripropone. Luca Uttini negli ultimi giorni ha avuto il cellulare caldo. è il portavoce del Comitato che da lungo tempo si batte per migliorare la qualità della vita del quartiere e, complice l'imminente campagna elettorale per le Regionali, ha ricevuto più di una telefonata da politici interessati a risolvere il caso. Andiamo per ordine. Quello legato alla Recology è più delicato perché nei locali di via Lomellina è stoccata una potenziale bomba ecologica. è troppo fresco il ricordo dell'incendio alla Eredi Bertè di Mortara per non chiedersi cosa succederebbe a Voghera nel caso di un'analoga sciagura. Materassi o altro? Cosa si nasconde nella catasta di rifiuti mai rimossi a poca distanza dalle case? Sul caso – è bene ricordarlo aleggia l'ombra pesante, ancora al vaglio della magistratura, della criminalità organizzata. Uttini, possibile che nessuno sappia esattamente cosa sia stoccato in quel capannone? "Va detto che il caso Recology inizia tempo fa. I nostri timori sono iniziati quando ancora la ditta era in attività. Le polveri sollevate, il materiale stoccato e i mezzi utilizzati destavano sospetti. Purtroppo, i nostri timori sono diventati una triste realtà e quello che è successo dopo appartiene alla cronaca giudiziaria". Eppure il Comune si è esposto dicendo che i rifiuti non sono pericolosi… "L'ufficio ecologia del comune di Voghera ha garantito che all'interno non sono presenti materiali pericolosi ma le indagini in corso da parte delle autorità

Luca Uttini competenti non ci fanno dormire sonni tranquilli". Cosa non vi convince? "La famiglia Zonca, proprietaria dell’immobile, ha affittato il capannone a questa ditta che vi ha stoccato più del doppio del quantitativo autorizzato fino a far crollare le pareti dello stesso capannone. I controlli, come sempre accade nel nostro paese, non ci sono stati nè da parte della provincia di Pavia nè da parte del comune di Voghera. Gli uffici preposti del comune di Voghera hanno controllato quando ormai era troppo tardi ma sono riusciti a bloccare lo stoccaggio in un altro capannone situato in via prati nuovi. Resta il fatto che se i timori dei residenti fossero stati ascoltati nell'immediato non si sarebbe arrivati a questa situazione". Gli incontri istituzionali hanno portato a qualche risultato? Com'è la situazione ad oggi? "Gli incontri istituzionali hanno consentito che rimanessero accesi i riflettori sull'intera vicenda. Oggi la situazione è bloccata dal curatore fallimentare e la speranza di tutti è che si sblocchi per i rischi che tale situazione crea". Chi sono i politici che si sono interessati alla vicenda? "Il sindaco Carlo Barbieri è al nostro fianco per sbloccare la situazione. Da qualche settimana c'è l'impegno del presidente della Provincia di Pavia Vittorio Poma, dei suoi assessori Ruggero Invernizzi, Claudia Terzi ed Emiliano Scolè. Inoltre con un'interrogazione il consigliere regionale Vittorio Pesato si

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"Da 30 anni a Medassino conviviamo con odori sgradevoli"

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è esposto per evitare che Medassino subisca le conseguenze dell'incidente di Mortara (diossina nell'aria per giorni ndr)”. Che tempistiche si prospettano per una soluzione? "Il nostro obiettivo lo abbiamo raggiunto mantenendo sempre viva la notizia, Poma però ha auspicato uno sblocco della vicenda entro 15-20 giorni, interessando anche il Prefetto Visconti". Certo è che, senza il vostro interessamento, quel sito sarebbe probabilmente una grossa incognita ancora avvolta nel silenzio. Parliamo dell’altro caso che rende Medassino una meta immobiliare poco appetibile: la puzza. Da quanto tempo dovete farci i conti? "Da trenta anni a Medassino conviviamo con odori sgradevoli. Dalla Crown al Cavo Lagozzo ed oggi è il biodigestore, situato all'interno del depuratore cittadino, a creare problemi". Sicuri? L'assessore Battistella ha affermato che la colpa sarebbe di una partita avariata di formaggio e inizialmente non l'avete presa bene. Avete incontrato l'assessore e vi ha mostrato prove di quanto affermato? "L'assessore ha dimostrato le prove con una bolla di una partita di formaggio smaltita nel biodigestore ma non è possibile pensare che 10 mesi di miasmi siano da attribuire solo al formaggio. Le prove che ha fornito il Comune fanno risalire al biodigestore. Il presidente di Asm Daniele Bruno ha promesso l'istallazione di nasi elettronici per capire l'origine dei miasmi ma a noi residenti interessa vivere tranquillamente con le finestre aperte". Il sindaco in una recente intervista al nostro giornale ha affermato che, tra copertura del Cavo Lagozzo e opere per la fognatura, l'impegno pro Medassino di questa amministrazione è indiscutibile. Concordate? "Medassino non è una repubblica indipendente, è sempre Voghera. L'impegno dell'amministrazione per il Cavo Lagozzo è un investimento per l'intera città. Noi siamo l'ultimo anello della rete fognaria e subiamo da sempre i problemi maggiori. Viviamo in periferia e la verità è che a Medassino negli ultimi dieci anni ci sono stati insediamenti industriali senza controllo".


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ACOL E ASCOM RICUCIONO CON L’AMMINISTRAZIONE MA CHIEDONO AIUTO

Di Christian Draghi Si rasserena il clima tra commercianti e Amministrazione comunale di Voghera. Dopo un po' di tensione per le notizie che annunciavano nuovi insediamenti commerciali della grande distribuzione è arrivato l'incontro chiarificatore tra Ente e categoria, da cui sono emerse nuove proposte e richieste riguardanti il futuro del commercio del centro. Se è vero che la disponibilità del Comune "è un segnale importante", è altrettanto vero che serve qualche misura per provare a riequilibrare le sorti della lotta impari contro il Golia della grande distribuzione. Ne sono convinti sia il presidente di Acol Giancarlo Maconi che il segretario di Ascom Paolo Rainelli. I commercianti del centro hanno le idee chiare e hanno avanzato richieste precise sul fronte parcheggi, sicurezza, decoro urbano e utilizzo del centro storico. Dal numero uno di Acol arriva anche una propostaauspicio: il Comune faccia pressione sui proprietari dei (troppi) negozi sfitti affinché abbassino le pretese economiche e si impegni a ridurre le tasse per le nuove attività che dovessero aprire. Ma andiamo per ordine. Giancarlo Maconi (Acol), sullo scorso numero del nostro giornale una frase del sindaco in cui si chiedeva se i commercianti non dovessero domandarsi perché viene preferita la grande distribuzione aveva infastidito alcuni di voi. Avete chiarito? Come la vedete? "Dopo quella dichiarazione ho avuto un incontro con lui e poi c’è stata l’assemblea aperta con il confronto tra le parti. Credo che, al di là del fastidio iniziale, se interpretata come provocazione positiva, mirata a stimolare noi commercianti per fare meglio, ci possa stare e la vicenda sia chiarita. La buona volontà dell’amministrazione si è vista con l’incontro, anche se adesso bisogna passare dalla teoria alla pratica". Che cosa avete chiesto al Comune per venirvi incontro nella ardua lotta per la sopravvivenza contro i supermercati? "Parcheggi liberi il sabato in piazza Duomo, o per lo meno a disco orario. Stesso discorso sotto Natale o in occasione dei saldi. I primi 20 minuti di sosta gratuita, sempre, sulle strisce blu. Poi maggiore attenzione alla pulizia del centro, spesso vittima dello scarso senso civico di alcuni cittadini, e un impegno più concreto sul fronte della sicurezza. Ci sono in giro un po' troppi personaggi ‘border line’ che disincentivano le persone a muoversi liberamente, soprattutto piccoli e anziani. Auspichiamo più controlli delle forze dell’ordine. Se sono carenti di organico si potrebbe, perché no, stipulare anche degli accordi con vigilanza privata. Poi bisogna rivedere l’impiego del centro. Piazza Duomo dovrebbe essere utilizzata per manifestazioni ben precise, il suo utilizzo invece viene concesso in maniera un po’ troppo scriteriata, come nel caso delle selezioni per il nuovo Mac Donald, che hanno bloccato di fatto metà piazza per qualcosa che si poteva fare in spazi più consoni". Parcheggi gratis, vigilanza. Tutte operazioni costose, cosa vi ha detto il sindaco? "Per quanto riguarda i parcheggi valuterà la sostenibilità dell’iniziativa con Asm, che li gestisce. Preciso che noi commercianti siamo disponibili a fare la nostra parte anche economicamente se il ritorno

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poi c’è per tutti. Non siamo qui a chiedere e basta. In ogni modo ci riaggiorneremo a fine ottobre". Barbieri aveva auspicato di vedere il centro unito in una sorta di outlet, dove i negozi potessero creare azioni collettive, magari con sconti generalizzati. Voi cosa ne pensate? "Che la proposta nei termini in cui l’aveva fatta lui è tecnicamente inattuabile perché ogni commerciante ha costi e ricarichi diversi e non può applicare gli stessi sconti di altri. Soprattutto, non può applicare gli sconti che può permettersi la grande distribuzione che fa altri numeri d’acquisto. Se invece prendiamo la proposta come spinta a lavorare unitamente, è giusta ed è la direzione in cui si deve muoversi". Proviamo a invertire le parti. Faccia lei al sindaco una proposta per migliorare la situazione… "Potrei dirgli di sedersi a un tavolo con i proprietari dei molti negozi sfitti che ci sono in centro e fare

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"Negozi sfitti causa tasse e affitti troppo alti, il sindaco intervenga"

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pressione perché abbassino le richieste di affitto. Una media di 2.000 euro al mese per come è la situazione adesso sono un po' troppi. La metà sarebbe ragionevole e potrebbe incentivare aperture. Poi si potrebbero applicare sgravi fiscali, con tassi al minimo magari per i primi due anni di apertura. Poi per accedere più agevolmente a bandi e fondi bisognerebbe rivedere il Distretto del Commercio, che qui a Voghera esiste sotto il nome di ‘Distretto dell’Attrattività’ e non è la stessa cosa dal punto di vista burocratico. Un errore fatto ai tempi di Expo che però ci penalizza ancora adesso". Faccia autocritica. Qualche responsabilità nel declino del piccolo commercio dovrete pur averla anche voi… "Il grosso problema dei commercianti è sempre stato quello di essere disuniti e guardare al proprio orticello. Oggi servono idee nuove per restare al passo. Penso ad esempio all’Ecommerce, il commercio online, che può permettere a un negozio di Voghera di vendere i propri prodotti altrove. Bisogna allargare la propria clientela, i tempi sono cambiati e i mezzi a disposizione anche". Paolo Rainelli (Ascom) la vede in maniera simile. Introduce però un altro tema: quello della valorizzazione del centro storico. Soprattutto in occasione della Sensia. "è un problema che dibattiamo da anni, ma secondo noi serve una svolta. Bisogna fare in modo di coinvolgere maggiormente le vie del centro, che ad oggi non traggono benefici dalla Fiera dell’Ascensione che è decentrata e localizzata intorno al Polo dell’ex Caserma". Proprio l’ex Caserma è anche al centro di un grosso rimpianto. "A suo tempo si sarebbe dovuto pensare ad un utilizzo diverso di questa struttura, che sarebbe potuta diventare un polo attrattivo, non solo commerciale ma anche culturale. Con la sua posizione centrale avrebbe potuto fare da forte traino per tutto il centro cittadino".

commercianti: il Sindaco carlo barbieri precisa Dopo l’intervista rilasciataci il mese scorso e in relazione all’incontro svoltosi tra Comune e commercianti, il sindaco di Voghera Carlo Barbieri interviene con un comunicato per alcune precisazioni. "Quello che auspico – scrive il sindaco - è che le attività commerciali abbiano una politica unitaria, c’è stata una riunione in cui ci sono state delle richieste e ci siamo subito attivati per esaudirle. La nostra amministrazione premia l’intraprendenza degli imprenditori. In futuro bisogna lavorare per rendere il centro un piccolo outlet in cui tutti gli attori fanno la loro parte in determinate giornate per far diventare Voghera protagonista attraverso iniziative culinarie, sportive, concerti, parcheggi e navette gratuite sarebbe di grande spinta per il commercio". Riguardo alle richieste avanzate dai commercianti in assemblea Barbieri annuncia: "Istituiremo il parcheggio gratuito in piazza Duomo il sabato pomeriggio e stiamo preparando anche una serie di agevolazioni per i commercianti". Sul parcheggio gratis "C’è la volontà forte che la sperimentazione parta a

breve, ho dato mandato agli uffici di capire la sostenibilità e riguarderà il sabato pomeriggio e i primi giorni di saldi a gennaio, non solo in piazza Duomo ma anche in via Del Molino, via Gabetta e via Garibaldi. Dopo di che vedremo come è andata e valuteremo se continuare". Il sindaco annuncia poi altre novità per sostenere gli affari dei negozianti in centro storico per gli ultimi mesi dell’anno. "L’amministrazione ha intenzione di approvare per il 2018 una variazione del regolamento sulla imposta della pubblicità in cui i commercianti, che organizzano anche eventi singoli e hanno il patrocinio delle associazioni di categoria, potranno godere di agevolazioni. Per rendere più accogliente il centro stiamo anche discutendo con i vertici di Asm alcuni interventi di abbellimento della zona attorno a piazza Duomo. Ogni due mesi abbiamo in programma di fare incontri condivisi in cui confrontarci con i commercianti – conclude Barbieri - grande attenzione avrà l’organizzazione del Natale".


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"NOI MUSULMANI SIAMO MENO DEVOTI RISPETTO AL PASSATO"

"I musulmani devono denunciare ciò che è giusto alle autorità" Di Lele Baiardi

Ibrahim Ayadi è il giovane Presidente dell'Associazione Islamica di Voghera, con sede nel quartiere di Medassino. è in carica dal 2007. L'associazione, fondata nel 1998, è partita inizialmente come comunità marocchina, trasformandosi successivamente in islamica per via della presenza di altre etnie. L'Islam abbraccia tutti coloro che parlano la lingua araba, ma il "vostro" Islam è uguale a quello degli Emirati Arabi, dell'Omar e del Qatar? è una religione unica, o presenta dei tratti distintivi? "All'inizio eravamo solo marocchini, ed abbiamo creato un luogo di incontro e preghiera. Successivamente sono arrivate altre etnie, ad esempio di paesi come il Bangladesh, la Tunisia, etc.etc. così, nel 2007, è stata creata l'associazione islamica, riconosciuta e registrata anche nella consulta per i problemi sociali" . Com'è l'impatto sociale con la realtà del nostro territorio? "L'impatto sociale serve a creare un'associazione riconosciuta, al fine di essere trasparente agli occhi della legge, partecipando ai problemi sociali presenti in città. Ad esempio, per quanto riguarda l'integrazione e il volontariato, con la nostra associazione sosteniamo vari costi e spese di manutenzione. In occasione del Ramadan, e/o feste islamiche, ci ritroviamo nel piano interrato della chiesa di Pombio a fare le preghiere. La nostra comunità è serena, non ci sono, diciamo, isterismi, altrimenti non faremmo l'adorazione. Nonostante ci sia un numero così alto di partecipanti, 350 persone tra uomini e donne. Sono tutte persone già integrate, ma ci occupiamo anche di aiutare nuovi arrivati, fornendo informazioni relative ai corsi di italiano e di formazione professionale. Per noi è importante anche stimolare la conoscenza della lingua italiana, in quanto questo rappresenta un investimento per la società". A livello comunale, ha provato a discutere di quest'aspetto? "Sì, abbiamo favorito l'interscambio linguistico tra italiani e arabi, soprattutto nelle scuole primarie, e l'apprendimento della lingua italiana. Anche gli ita-

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liani vorrebbero imparare l'arabo, ma questo progetto non è ancora stato attuato per mancanza di fondi e per problemi a livello politico". Voi, in qualità di organizzazione, sareste d'accordo nella proposta di una legge IUS SOLI destinata ai bambini? "Sì, perché l'integrazione avverrà solamente quando ci sarà un rispetto reciproco tra diritti e doveri. Anche se in passato mia figlia ha ottenuto la cittadinanza italiana per passaggio diretto. Poi per il semplice motivo che è giusto che i bambini non debbano sentirsi diversi dai loro coetanei". Pensa che questa visione dell'integrazione possa essere migliorata? "Sì, posso portarle il mio esempio: a scuola ho studiato anche la religione cattolica, integrandola con quella islamica. Oggi però le cose sono un po' cambiate: l'istruzione ha grande importanza, ma, rispetto al passato, manca il modello familiare. Sarebbe bello poter integrare entrambe le religioni, pur seguendo un modello d'origine". Avviciniamoci di più all'Islam, il messaggio del Corano presenta un tono positivo, è un messaggio di speranza, di amore, di pace, di tutte le cose che fanno stare bene, oppure ha una forte valenza, chiamiamola, punitiva? "No, assolutamente. Il messaggio viene travisato perchè tutti i sistemi attuali sono crollati. I sistemi che ha inventato l'uomo sono andati distrutti, compreso il comunismo. Ad esempio il sistema islamico prevede la prescrizione di Zakat, che rappresenta

una specie di patrimoniale. Se tu hai 1000 euro oggi, per esempio, esattamente fra un anno, se non hai utilizzato questa somma, devi cederne una percentuale ad altri che sono in difficoltà. Si chiama Zakat, cioè purificazione. Anche quando è morto il Profeta, il califfo agiva cosi: era una forma di giustizia sociale, non un favore che dovevano fare i musulmani ricchi. Quindi come musulmano si hanno degli obblighi. è una forma di giustizia divina. Se dovessero applicarla gli stessi musulmani, non ci sarebbe la fame in Africa. Invece l'economia americana, ad esempio, fa i soldi con gli arabi. Il profeta disse che per noi non temeva la povertà, ma che con la vita mondana ci saremmo dimenticati l'uno dell'altro". E lei pensa che ciò stia accadendo? "Sì, per la vera giustizia islamica, i musulmani non verrebbero qui in Europa ma andrebbero in altri Paesi, come Emirati Arabi o Qatar. Non esiste una società islamica fondata sulla giustizia, almeno attualmente. Quando Omar possedeva la ricchezza dei musulmani, è arrivato colui che poi sarebbe diventato il califfo. Dio scrisse una legge che diceva: 'ho reso illecita l'oppressione mia sulla mia creazione'. Questo significa che nessuno può opprimere l'altro. Nel Corano ci sono delle regole, ad esempio: 'Allah non chiede un'anima se non alla sua portata': non può chiedere cose che vanno oltre la tua capacità, le persone vanno giudicate in base a ciò che sono e alle loro caratteristiche: conoscenza, esperienza, valori, capacità. Ergo, la diversità rappresenta una ricchezza, non un'umiliazione. I musulmani devono denunciare ciò che non è giusto alle autorità, successivamente devono cercare un dialogo con l'altro, cercando di consigliarlo nel modo giusto. Il profeta dice: ' verranno qua e entreranno nelle religioni come fossero delle frecce che trafiggono la carne, che usciranno senza essere macchiate di sangue'. Ciò significa che loro entreranno nella religione e usciranno senza aver compreso il significato dei versetti del Corano". E allora mi permetta una domanda molto diretta: l'Isis, che rimanda all'idea di terrorismo, quanto danneggia l'immagine della vostra società e della religione musulmana, e come viene considerato dalla vostra comunità? "A riguardo della sacralità della Vita, il Corano dice


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la moda, il laicismo e la modernizzazione. Di contro, oggi vi sono europei che vogliono conoscere la religione islamica, soprattutto come modus vivendi. Posso portarle l'esempio di una signora francese che, portando a scuola i bambini, ha assistito a una scena in cui i bambini musulmani baciavano la fronte dei genitori. Questo l'ha portata a riflettere e a comprendere gli usi e i costumi religiosi, così ha portato i figli a giocare con i bambini di questa famiglia". Mi ha detto che ultimamente ci sono stati alcuni casi di laicismo e di musulmani che non credono più in niente. Cosa intende? Può fare degli esempi? "Sì, posso portarle l'esempio del Parlamento marocchino, in cui il 20% dei componenti è comunista; oppure del consigliere del Re del Marocco, di origine ebrea...". Cosa significa Jihad? "Jihad significa sforzo. Esistono due tipi di jihad: grande e piccola. In passato il profeta diceva ai sudditi, quando veniva respinta un'aggressione: 'preparatevi alla Jihad'. La Jihad grande rappresenta la società in cui si vive, la famiglia, l'amore per il prossimo, la pazienza, la sopportazione alle critiche. La Jihad piccola, invece, simboleggia il combattimento. Quello che offre l'Islam è anche un'esperienza di vita. Ad esempio il Ramadan è una lezione, un'esperienza che ti insegna a conoscere te stesso; non una punizione, come generalmente si pensa. Abbiamo una differenza tra Islam e Cristianesimo. I cristiani adattano la religione a loro, mentre gli islamici sono loro stessi che si adattano alla religione. C'è un proverbio arabo che dice: 'qual è la differenza tra onesto e disonesto? L'onesto cambia il pensiero e lo accorda alla verità, mentre il disonesto cambia la verità, accordandola al pensiero'.

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La storia di Omar rappresenta un esempio molto bello: secondo il Califfo, combatteva l'Islam, ma al tempo stesso leggeva e comprendeva il Corano. Egli era il messaggero di Allah, si è sottomesso il Mercoledì e il Giovedì è diventato credente, dichiarando che non esistevano differenze tra Paradiso e Inferno, poichè la Fede abbracciava ogni cosa". In qualità di associazione, fate dei corsi riguardo a questi insegnamenti? "Sì, trattiamo un corso di teologia in lingua araba di Sabato, e abbiamo un interprete che si occupa della traduzione in Italiano". Come Presidente dell'associazione, insegna teologia? è presente un Imam? "Sì, abbiamo un Imam che però, al momento, è in Marocco. Un aspetto positivo è che L'Università del Marocco e quella di Siena hanno fatto un accordo finalizzato alla formazione di 15 Imam, che rappresentano coloro che dirigono la preghiera. Inoltre, aspetto non trascurabile, è che la trasmissione del sapere è aperta anche alla donna". Allora, una domanda mi giunge spontanea. Perchè il velo? "Il velo per una donna rappresenta la sottomissione al desiderio del marito di non dar adito pubblico ad apprezzamenti, e rimanda ad un senso di protezione familiare. Però l'Islam pretende che il velo vada indossato non solo per vezzo, ma in presenza di una profonda conoscenza della religione e di devozione verso Allah".

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'chiunque uccida un uomo, che non abbia ucciso a sua volta o che non abbia sparso la corruzione sulla terra, sarà come se avesse ucciso l'umanità intera. E chi ne abbia salvato uno, sarà come se avesse salvato tutta l'umanità'. Corano, Capitolo 5/versetto 32. L'Isis non ha niente a che fare con L'Islam, perchè il comportamento dei militanti rappresenta una causa|effetto del business. L'Isis è una religione costruita su interesse dei mercenari. Rappresenta uno sfruttamento della vera religione islamica, diventando uno strumento di motivazione alla guerra". Come finirà questa storia? "Il problema è che bisogna combatterli, c'è questo fine del 'Dio denaro'. Ad esempio, sembra che la Siria sia l'unico paese senza debito monetario, in Siria, alcune amministrazioni sono gratuite, vi sono delle caratteristiche che non dipendono dagli illuminati (la massoneria). Stanno accadendo delle cose molto strane, ad esempio mi sono sempre chiesto perchè gli USA scavalchino l'Europa quando è presente un dittatore, che poi verrà spodestato (Saddam Hussein ndr.). Gli ebrei hanno un versetto nel Corano che esprime la propria supremazia e temono la morte, per esempio possono darti anche i loro figli piuttosto che morire loro stessi, non combattono per la patria ma solo per il dio denaro". L'Islam non è solo un fattore religioso ma di civiltà, anche perchè il potere politico è legato al potere religioso. è corretto, affermare questo? "Adesso non c'è nessuno che rappresenti l'Islam nel modo giusto. Il governo non conosce la religione, il sapiente che conosce la religione non riesce a trasmetterla. Noi musulmani siamo meno devoti rispetto al passato. Adesso abbiamo un governo che cerca di prendere il potere con la forza. Ciò che sta accadendo è una metamorfosi: nei paesi arabi è presente

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Comitato croce rossa di Voghera: "la cosa ci tocca relativamente"

"Abbiamo una media di 70/80 servizi quotidiani"

Ondina Torti Di Giacomo Lorenzo Botteri L'arrivo in città di due nuove ambulanze della First Aid, società di Pesaro che ha vinto un bando pubblico dell'ASST di Pavia, sottolineato da alcuni post forse un poco fuori luogo su facebook , del tipo: "abbiamo preso possesso dell'ospedale di Voghera", ai quali si replicava con altrettanti post che da un lato attaccavano l'ASST Pavia e dall'altro prefiguravano scenari loschi per le Croci pavesi, ha suscitato polemiche e spesso disinformazione. Vediamo di fare il punto: l'ASST di Pavia, dopo riteniamo un'attenta valutazione dei costi, ha indetto un appalto per i servizi di trasporto infermi a proprio carico, stabilendo la base d'asta. Di che tipo di trasporti si tratta? Di tutti quei pazienti che già sono ricoverati in ospedale, ad esempio il bambino prematuro che deve essere trasportato a Pavia, oppure il traumatizzato che deve andare in rianimazione o in neurochirurgia a Pavia, l'ustionato che deve essere trasportato al centro grandi ustionati, l'intossicato che deve usufruire di una camera iperbarica, o sempre per capirci il paziente che da Varzi o Stradella deve essere trasferito a Voghera o Pavia per un esame. Orbene a detta gara la Croce Rossa di Voghera in accordo con le altri Croci della provincia, ha deciso di disertare la gara, ritenendo la base d'asta troppo bassa e non in grado di coprire i costi. La First Aid è una società privata strutturata in forma cooperativa, nata nel 2010, che ha circa 200 dipendenti e che opera nel settore già in diverse realtà del paese e non solo in Lombardia. è dotata come illustrato nella loro carta dei servizi, di diversi mezzi di soccorso tra ambulanze, centri mobili di rianimazione, autovetture per il trasporto dializzati (che effettua ad esempio per la città metropolitana di Milano), e di un velivolo

attrezzato per trasporti di lunga percorrenza. Il tutto nel rispetto dei protocolli previsti. Questa società, la cui sede legale è a Pesaro, ha invece deciso di partecipare effettuando un ribasso del 10% rispetto alla base d'asta, cosa che ha consentito all'ASST un risparmio di 139mila euro. Quindi come dice una nota pubblicità, "ha vinto facile", essendo l'unica partecipante. è comunque del tutto evidente che i servizi sopra esemplificati che si è aggiudicata la First Aid, comportano una contrazione dell'attività e quindi del fatturato delle Croci storiche presenti sul territorio, contrazione che potrebbe portare all'esubero di circa 20 dipendenti in tutta la provincia, di cui 2 a Voghera e/o Varzi. Il servizio di pronto intervento collegato al 118 rimane strutturato come prima. Quindi quando una chiamata arriva al 118 per una urgenza, sarà la centrale operativa ad inviare sul posto l'ambulanza libera disponibile esattamente come faceva prima. La cronaca di questi giorni ha poi aggiunto altra carne al fuoco delle polemiche con un episodio che ha visto due dipendenti della First Aid, protagonisti in negativo. I due dipendenti infatti hanno lasciato l'ambulanza con lampeggiante acceso in mezzo ad una strada per recarsi a giocare alle slot in una tabaccheria, dove hanno sostato a lungo tanto da indurre un anonimo cittadino a filmare il tutto postandolo poi su Facebook. Al di là dell'episodio, indifendibile, va dato atto che la First Aid ha immediatamente adottato provvedimenti disciplinari nei confronti dei due autisti. Rispetto alla gara sulla quale tante polemiche sono state sollevate in particolare a Mortara e Vigevano la First Aid replica seccamente con un comunicato stampa nel quale si afferma: "Le 25 croci pavesi se erano convinte delle ragioni che oggi sollevano con affanno, e con il palese scopo di creare allarme sociale, avevano la possibilità e la capacità di impugnare il bando di gara. Perchè non l'hanno fatto?" Si chiedono alla First Aid - "Probabilmente perchè erano convinte - prosegue il comunicato della First Aid - che la gara andasse deserta e quindi sospettiamo vi fosse un ordine di squadra per piegare l'ASST a rivedere le tariffe, mentre noi abbiamo consentito un risparmio alla collettività". Sull'argomento abbiamo sentito il parere di Ondina Torti, Presidente del Comitato CRI di Voghera. Presidente parliamo della gara d'appalto alla quale avete scelto di non partecipare "Noi comunque siamo tranquilli e la cosa ci tocca

relativamente. Anche perché questi servizi per il cosiddetto trasporto secondario influiscono per il 7-8% sul nostro fatturato, dando un'occhiata ai ricavi dello scorso bilancio. è importante, al contrario, sottolineare che comunque noi continuiamo con tutte le nostre attività". I servizi che voi garantite non si limitano al discorso ambulanze "Assolutamente no, noi garantiamo sette giorni su sette, 24 ore al giorno, servizi che vanno dall'emergenza/urgenza con il 118 ai trasporti di pazienti per dialisi, visite ed esami, dimissioni e trasporti programmati, ma anche un ambulatorio gestito dalle nostre infermiere in sede, in via Carlo Emanuele, aperto tutte le mattine feriali dalle 9 alle 10,30, oltre alla distribuzione di viveri per le famiglie bisognose del territorio e a tutta una serie di attività sociali e culturali che abbiamo attivato presso il nostro centro polifunzionale inaugurato di recente in via Maggioriano a Voghera, a poche decine di metri dal Pronto Soccorso". Quanti chilometri fanno all'anno i vostri mezzi? "Lo scorso anno con i nostri mezzi abbiamo percorso 500.000 chilometri, considerando la sede di Voghera ed il distaccamento C.R.I. di Varzi. Abbiamo una media di 70/80 servizi quotidiani svolti da una trentina di dipendenti e dai nostri 170 volontari, e non è certo il non aver partecipato ad una gara per aggiudicarsi il trasporto secondario programmato che ci crea particolari problemi. E non dimentichiamoci anche servizi importanti come il Telesoccorso, specie per le persone anziane e sole, oppure il servizio di Patronato garantito ogni Giovedì pomeriggio in collaborazione con Coldiretti ed aperto a tutta la cittadinanza. Mi piace ricordare anche la componente giovane della C.R.I., con l'impegno per la formazione nelle scuole e le attività sociali nelle residenze assistenziali, piuttosto che giochi e truccabimbi nelle piazze in occasione di particolari eventi" Qual è il vostro fiore all'occhiello? "Abbiamo collaboratori qualificati che tengono corsi base per aspiranti volontari, lezioni di primo soccorso, abilitazioni DAE e disostruzione pediatrica sia in sede che nelle aziende, oltre a corsi di aggiornamento periodici per i nostri volontari. Ecco, la formazione è il nostro fiore all’occhiello, questo ci garantisce professionalità e competenza e ci distingue da altre associazioni. Per questo andiamo avanti per la nostra strada, a testa alta, cercando di rispondere al meglio alle esigenze della popolazione in ogni momento". Ci auguriamo di aver fatto chiarezza su una vicenda partita male ed arricchitasi di episodi di cronaca. In tutto questa vicenda comunque ci pare di poter registrare un fatto positivo per la nostra zona, ovvero la presenza di due ambulanze in più.


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FRANCESCO SALA, VOGHERESE A LONDRA PER RICOMINCIARE DA CAPO

Di Christian Draghi

Lui è probabilmente uno di quelli che a sentire l'ex Ministro Poletti è meglio "non avere tra i piedi". Uno dei cosiddetti "giovani" che hanno abbandonato il loro paese in cerca di fortuna o di una vita migliore. Francesco Sala, classe 1982, vogherese doc, non è però il classico esempio di "cervello in fuga". Come molti, Francesco ha scelto di andarsene, ma a differenza di altri la sua non è stata una fuga legata all’ascesa professionale, ma alla ricerca di uno stile di vita più sostenibile e possibilmente sensato. Liceo Classico, laurea specialistica in storia dell’arte presa a Pavia e una specializzazione in economia e management dei beni culturali. Fa il giornalista anche lui: per oltre due anni conduce il Tg di TelePavia. Poi si sposta a Milano, lavora ad Artribune, la principale testata italiana di arte contemporanea, e allo stesso tempo è content manager per il sito di Sky Arte. Dal 2015, ultimo impiego in Italia, fa il Pr per una società che promuove campagne di comunicazione per Palazzo Reale a Milano, gli Uffizi a Firenze o le Gallerie dell'Accademia di Venezia. Poi - a seconda di come la si vuole vedere - il black out. O l'illuminazione. Nel novembre 2016 svolta, molla una vita professionale e un ambiente che sentiva stretti, fa tabula rasa e ricomincia da capo. Non in un posto a caso ma a Londra, una città cosmopolita in cui sei una goccia nel mare ma dove, allo stesso tempo, trovi tante di quelle opportunità che risulta difficile avere paura, persino del terrorismo. Francesco, cosa l'ha spinta a lasciare Voghera? Come è nata la decisione? "Ho lasciato Voghera per il milanese, a suo tempo, per motivi sia personali sia professionali, perché lavorando a Milano è stato ovviamente più comodo spostarmi nell'hinterland che non restare a Voghera. La scelta di lasciare l'Italia, invece, è arrivata letteralmente per sfinimento: trovo che sia un Paese depresso e quindi deprimente, sempre più nervoso e inacidito. Ero stanco dell’ambiente in cui lavoravo, quello dell’arte; ma forse più di tutto stanco in generale dell’atmosfera che respiravo, dell’immobilismo. Non ero soddisfatto delle prospettive di crescita che vedevo davanti a me: non è stato difficile convincersi a lasciare il lavoro che avevo, benché solido e a tempo indeterminato, per rimettersi in gioco". Di cosa si occupa a Londra? "Sono commis chef nel ristorante di un cinema, uno dei più antichi di Londra, parte di una catena tra le più importanti del Paese". C’è voluto molto per trovare lavoro? E per adattarsi? "A dieci giorni dall’arrivo, senza avere appoggi di nessun tipo, avevo permesso di lavoro, conto in banca, casa in affitto, numero di telefono. Il lavoro è arrivato tempo quindici giorni. Qui è tutto più facile e veloce. Mi viene da ridere per non piangere, se penso ai mesi spesi al telefono, ai viaggi agli uffici della compagnia del gas e agli storni delle bollette che ho dovuto spendere, in Italia, quando sono subentrato al precedente inquilino dell’appartamento dove abitavo. Qui ho sbrigato tutto online, senza problemi, nello spazio di cinque minuti". Professionalmente, però, il suo è forse più un "downgrade", non crede?

Francesco Sala

"Io guardo la questione da un punto di vista diverso: se un laureato con esperienza guadagna di più e ha una qualità della vita più alta a fare un lavoro non suo a Londra piuttosto che quello per cui si è formato in Italia… il downgrade forse non è personale, ma di un Paese che dopo aver fatto scappare i 'cervelli' comincia a diventare respingente per ogni tipo di professionalità. Ad ogni modo, il mio trasferimento ha aperto collaborazioni con testate italiane interessate a corrispondenze da qui: ad oggi firmo per La Stampa, Dove e Radio Monte Carlo. Rimango quindi, ancora, un giornalista". Esiste non dico di Voghera, ma quantomeno dell’Oltrepò Pavese una qualsiasi percezione da quelle parti? Un qualsiasi segno della sua esistenza, che so magari un prodotto tipico arrivato fino a lì… "Oltrepò, da queste parti, è un geroglifico: persino Milano è poco più che il nome associato a un aeroporto dove volare a basso costo per andare poi in Toscana o a Roma, gli unici posti insieme alla Sicilia che la maggioranza degli inglesi o altri stranieri con cui parlo ha visitato dell’Italia. Sono rimasto piuttosto colpito dal fatto di non aver trovato una persona che fosse a conoscenza di Expo: e non parlo del semplice uomo della strada, ma di studenti, artisti, videomaker, persino giornalisti. Gente, insomma, che dovrebbe essere curiosa per natura e mediamente piuttosto informata. È una piccola cosa, ma dà la misura su quanto poco venga considerata l’Italia a livello internazionale: basti pensare che ancora mi viene chiesto se Berlusconi sia o meno al governo; nessuno ha idea di chi sia Renzi, figuriamoci Gentiloni... il Movimento 5Stel-

VOGHERA

"Voghera vecchia e pallida, visto da qui l’Oltrepò è un geroglifico"

le è fenomeno assolutamente sconosciuto, mentre tutti hanno una posizione netta e una valutazione ponderata su Macron, Merkel e gli altri leader europei". Da buon italiano, qualcosa che le manca di qui ci deve pur essere però. O no? "Vivo qui da troppo poco tempo per avere una vera e propria nostalgia. Ci sono piccole cose che, però, effettivamente qui sono introvabili: il caffè ad esempio, non nel senso della bevanda, ma del piccolo rito della tazzina presa in piedi al bancone del bar (una tipologia di locale per noi così familiare e qui sconosciuta), scambiando due parole con il barista prima di scappare via. E poi, per quanto mi senta di sfatare il mito dell’Inghilterra come paese dove si mangia male – a Londra c’è la cucina di tutto il mondo, con ristoranti ottimi – una cosa che proprio non esiste è il salame fatto bene. Un buon Varzi o un cucito del Giarolo, qui, è un miraggio". è tornato a Voghera recentemente? Come l’ha trovata? "Quando sono stato a Voghera l’ultima volta l’ho trovata vecchia e pallida. Nel senso che, benché fosse inizio estate e quindi a scuole chiuse, ho visto pochissimi bambini e giovani in giro, ma davvero tanti anziani; idem per la percentuale di stranieri non europei, che pure so incidere tanto sul dibattito politico: la sproporzione rispetto alla vastità e al radicamento delle comunità africane, caraibiche e musulmane qui a Londra è inimmaginabile. Penso che, pur con tutti i limiti di una convivenza non sempre facilissima, la carica energetica di una città di fatto così accogliente come Londra, dove nessuno può sentirsi fuori posto, unita a un tasso di natalità positivo, porti sempre aria fresca, idee, innovazioni, ottimismo, slancio. Quello che mi sembra di poter dire manca in senso assoluto in Italia, e a maggior ragione in una città come Voghera". Non possiamo tralasciare il terrorismo. Londra è una delle città più colpite, si ha l'impressione che viva "sotto scacco". Com'è la situazione vista dall'interno? Si sente al sicuro? A Voghera fanno clamore gli "sbandati" di piazza San Bovo e un extracomunitario con il coltello in mano. Immagino che le cose lì siano un po' diverse… "La sera del 22 marzo, dopo l’attentato a Westminster, il cinema dove lavoro (siamo a mezz’ora di pullman dal Big Ben) ha fatto il tutto esaurito in quattro sale su cinque; e il bar ha servito ininterrottamente fino alle 2 del mattino. Mi sembra di poter dire che gli attentati non cambino di un millimetro le abitudini della città, dove la percezione della sicurezza è molto alta. Ho provato molto più disagio e senso di abbandono nel parcheggio della metropolitana di Gessate alle dieci di sera, o sul mitico regionale di mezzanotte e mezza da Milano a Voghera, di quanta non ne provi qui".


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-AR-CHI- PIACE

il dibattito del mese: Quel FOLLE e AFFASCINANTE degrado

L'utopia del recupero del Manicomio di Voghera forse potrebbe diventare realtà Di Rachele Sogno

L'incertezza di mettere questo articolo in "ar-chi-piace" o "ar-chi-nonpiace" non troverà mai fine con una giusta collocazione. Premetto che non mi trovo in accordo con alcune polemiche sorte durante i convegni per il riutilizzo del Manicomio. Non credo, a differenza di quello che molti pensano, che anche oggi nessuno voglia vedere il disagio sociale così come quando il Manicomio era confinato all'allora periferia della città di Voghera. Se così fosse la Fondazione Cariplo non avrebbe sponsorizzato il libro "Oltre il cancello… Voghera" (Primula Editore) di Fabio Draghi ed Angelo Vicini e il Comune, la Provincia, il Rotary e la Fondazione Adolescere non avrebbero contribuito alla realizzazione. Non avrebbe scritto nulla neanche l'attuale assessore Marina Azzaretti che invece ha composto una deliziosa prefazione al libro insieme al Dottor Sforzini, psichiatra, e a Leonardo Gallina, presidente Rotary club Voghera. Se nessuno volesse vedere, non ci sarebbero state 2.000 visite all'ex Manicomio tramite l'associazione Spino Fiorito, Spazio53 non avrebbe scattato foto meravigliose, la documentarista Novella Limite non avrebbe progettato un video straordinariamente emozionante, la fotografa Marcella Milani non avrebbe aperto la mostra fotografica "Mente captus", il libro sarebbe rimasto invenduto, non ci sarebbe stata la tesi di laurea dell'Ingegner Cristina Brambilla con un progetto di recupero e questo articolo non sarebbe stato scritto. Il lavoro di tutte le persone sopra citate è patrimonio così come lo è il Manicomio di Voghera e tutto ciò che accadde dentro quel luogo così misterioso ed incantato allo stesso tempo. Il "Babi" così come lo chiamavano a Voghera era una delle più grandi strutture ricettive italiane per malati di mente prima della Legge Basaglia. Il progetto del Manicomio subì diverse variazioni rispetto al progetto originale degli ingegneri Vincenzo Monti e Angelo Savoldi: questo accadde per contenere costi che stavano aumentando rispetto a ciò che era stato previsto inizialmente: ad un corpo centrale si univano due braccia che portavano agli 8 padiglioni, divisi per sesso e tipologia di diagnosi mentali. Al piano terreno erano situati laboratori e locali per mensa e ricreazione. Al primo piano i dormitori. I sotterranei avevano tutti i locali di servizio (cucine, lavanderia, dispense, etc. etc.) e il materiale lavorato veniva trasportato su binari appositi e, ai piani superiori, con montacarichi. L'unica parte con una geometria diversa e a solo su un piano era la cosiddetta "Rotonda dei furiosi" dove, in celle particolari, con muri stondati e prive di qualsiasi spigolo, erano tenuti i ricoverati ritenuti più agitati e pericolosi. Il nostro Manicomio oggi si presenta per gran parte inagibile e in totale degrado. Insieme al suo scheletro sembra destinato alla fine anche ciò che contiene: circa 17.000 cartelle cliniche dal 1876, anno di inaugurazione, equivalenti ad un patrimonio storico e scientifico inestimabile. Ammassati negli uffici, questi archivi si stanno sbriciolando e ammuffendo e metterci le mani anche con un'organizzazione di volontari per il recupero e la digitalizzazione, risulta impossibile a causa del blocco di accesso ai dati

imposto dalla Soprintendenza alle Belle Arti. A volte si pensa che chiamare un ente che tuteli gli edifici di alto valore architettonico possa generare un aiuto: no. In questo caso la chiamata è stata fatale. Tutto intoccabile. Fino a quando? Non si sa: potrebbe anche essere "mai". Allora ci si domanda anche cosa possa fare di così devastante un gruppo di volontari capaci sistemando un archivio che appartiene a noi tutti o ridando vita a un giardino che un tempo era meraviglioso grazie alla manutenzione amorevole dei ricoverati. Ci si domanda anche dove fossero le Belle Arti quando una parte del Manicomio fu ristrutturata per inserire all'interno gli uffici dell'ASL: rampe, cemento, insegne in pvc, linoleum, controsoffiti a pannelli, luce fredda, laminato, corrimani, plastica, stanze e stanzette. Nulla ricorda più ciò che era quella parte di struttura. Ci si domanda anche come, allora, la casa di cura Pezzani non sia stata realizzata in un'ulteriore parte del Manicomio seguendo lo stesso criterio nella ristrutturazione (cioè adibita ad una funzione sanitaria) al posto di costruire proprio accanto al bellissimo Manicomio moribondo un'orrida struttura nuova. Costi? Beh, pare che la Pezzani sia costata 10 e oltre milioni di Euro. Non proprio una misera cifra. Per questo motivo, a mente fredda, mi devo ricredere e non penso che il progetto di Cristina Brambilla che sognava e sogna la Casa della Salute nella ristrutturazione del Manicomio, sia una vera e propria utopia come dicono in molti. Già metà sarebbe stato realizzato se oltre agli uffici ASL ci fosse anche la Pezzani. Proviamo a staccarci da questa idea, cioè quella della Casa della Salute dell'Ingegner Brambilla, e a vedere nel Manicomio una sorta di luogo dedicato a ciò che può essere: emozione. Girando nella parte decadente e quindi ancora storica e affascinante, i sentimenti dominano su qualsiasi

altro interesse. Le storie dei ricoverati si intrecciano alle stanze che recano ancora i segni di quella vita così tanto segregata quanto autonoma dal resto del mondo e noi "fortunati" ci immergiamo in esse cercando di capire che cosa si provasse a vivere lì. L’edificio perfettamente simmetrico rispetto al corpo centrale è un susseguirsi di ballatoi esterni che affacciano su giardini all’italiana di cui si riesce ancora a scorgere la perfezione dell’epoca. Ormai l’intonaco dipinto a righe alternate color giallo ed aragosta è quasi scomparso facendone uscire i mattoni pieni. Le imposte a persiana verde acqua si stanno sgretolando perdendo colore e assumendo quello dell’abbandono: il grigio. Molte parti del tetto sono crollate e sappiamo quanto l’acqua e l’umido accelerino il processo di decadimento. Questo posto è meraviglioso, non solo per l’avanguardia architettonica e progettuale se si pensa al XIX° come secolo di realizzazione, ma per ciò che ci rappresenta: le vite che sono passate da qui nel bene e nel male di ciò che hanno sofferto o passato, devono essere per noi una fonte di lezione da cui trarre personali ed importanti deduzioni. Cancellare tutto ciò non servirà a nulla: tenerlo in vita è segno di rispetto verso l’uomo. Molte polemiche sono nate sul tema oggi ancora attuale del Manicomio di Voghera: lo hanno chiamato lager, sono stati usati termini di disprezzo per chi, secondo molti pareri errati, cercava di speculare sulle disgrazie altrui, sono stati nominati assassini i medici che non facevano altro che rispettare dentro a quell’edificio, ciò che era la normativa medica in quel lontano periodo, orrida e dolorosa che fosse. Si è pensato poco invece al fatto che spesso a mandare le persone dentro senza fondato motivo erano proprio i parenti più stretti dei ricoverati o solo un problema di balbuzie o un carattere poco fuori da ciò che era ritenuto "normale". La storia non è fatta solo di colori vivaci e progressi. La storia ha periodi bui e neri che ci hanno permesso di crescere e cambiare. Il manicomio di Voghera dovrà essere un luogo di pace, di comunità, di crescita, di sentimento e forti emozioni. Durante un convegno ho sentito parlare di "Museo della mente": un'idea meravigliosa. Perché non unire le storie delle menti del Manicomio a un museo, a mostre, a gallerie d’arte e luoghi di aggregazione culturale e artistica? Perché non creare con un semplice consolidamento e una messa in sicurezza un luogo aperto al pubblico, dove sia possibile trovare nel silenzio assoluto della fine del "viale della vergogna" quello di cui tutti dovremmo nutrirci: il sapere, la conoscenza e le infinite possibilità della nostra mente. Molte città stanno facendo ciò: basti pensare a Milano dove si utilizzano fabbriche dismesse e abbandonate per farne luogo di mostra. Uno spettacolo. Gli interessi comuni sono ormai la vera utopia del nostro paese. Non ovunque, per fortuna.


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Egregio signor Direttore, A parole tutti dichiarano di esagerare, ma nei fatti nessuno fa gesti concreti. Sono un ragazzo di campagna, ho sempre vissuto fino al matrimonio in cascina ad accudire il bestiame, a coltivare i campi ed a studiare. Cani e gatti vivevano tranquillamente nel cortile, giravano in stalla, ci seguivano nei campi, li tenevamo legati di giorno per evitare sorprese con coloro che entravano in corte, abbaiavano quando qualcuno entrava in cascina o quando percepivano qualcosa di strano e non gli veniva mai mancato acqua e cibo e tutto si svolgeva normalmente. È pure bello quando si vedono anziani che portano a passeggio il cane o persone che la mattina presto o il pomeriggio tardi al guinzaglio accompagnano i cani nei campi, sui cigli della strada perché hanno bisogno di uscire e nello stesso tempo fanno compagnia. Oggi tutto si è stravolto e stiamo andando contro natura; cani e gatti (soprattutto cani) tenuti come bambini, vestiti alla moda, caro, amore, tesoro, li chiamiamo con dolcezza, li portiamo a spasso, in automobile li ripariamo con telo antisole, mangiano con noi, in vacanza cerchiamo alberghi dove possano alloggiare ma

soprattutto dove possano mangiare nella stessa sala da pranzo in terra vicino al padrone, ogni settimana li portiamo a lavare in posti dedicati con toelettatura, i pasti rigorosamente controllati dove ormai non bastano più le sole crocchette ma cibi appositamente preparati a base di frutta, carne e fegato per mantenere la linea, al primo sintomo di raffreddore, di piccoli dolori o occhi che lacrimano si corre dal veterinario ; ho sentito perfino da testimonianze che qualcuno ha fatto fare trasfusioni di sangue e interventi operatori di altissimi costi senza prendere la decisione più naturale possibile consigliata in molti casi anche dallo stesso professionista. Neanche ai cani per ciechi, cani antidroga o cani salvapersone gli viene offerto un tale comportamento. Ma dove stiamo andando, cosa siamo diventati? Se percorriamo una strada e troviamo un cagnolino o un gattino ci fermiamo ad assisterli, e va benissimo, ma se incontriamo una persona che chiede aiuto ci comportiamo almeno allo stesso modo? Concludo dicendo che forse è una mia percezione ma mi piacerebbe vedere più attenzione verso l’uomo con i suoi bisogni, le sue difficoltà riservando più rispetto e so-

"Rovescala non si venderà per nessun motivo" Egregio direttore, Innanzitutto vorrei tranquillizzare i cittadini rassicurandoli sul fatto che Rovescala non si venderà per nessun motivo. Il debito fuori bilancio non è così drammatico come descritto dalla minoranza poiché si tratta di un problema formale e non sostanziale ed è una procedura prevista dalla legge nei casi in cui, per circostanze di urgenza occorre ordinare una spesa senza la preventiva autorizzazione contabile. Abbiamo peraltro già discusso e chiarito questa vicenda subito in sede consiliare e successivamente presso la sede del Municipio su richiesta specifica della minoranza. Circa l'ordinaria amministrazione ci preme dover ribadire che l'Amministrazione Comunale ha dovuto affrontare una serie di problemi "ordinari" di non semplice soluzione: campi sportivi, assicurazioni, sicurezza in generale, telecamere, trasporto alunni, pulizie. Tutto questo senza considerare le ovvie problematiche quotidiane. Con le ultime direttive statali sul controllo delle spese comunali (es. pareggio di bilancio e vari vincoli di finanza fino ad un anno fa non presenti) parlare di "ordinario" non è né semplice né banale. Abbiamo attivato una condizione di sicurezza per la viabilità, sia con la segnaletica orizzontale, sia con la pulizia del ciglio stradale e per agevolare la tenuta del decoro e la pulizia del paese abbiamo acquistato un soffiatore professionale attivandoci inoltre per il ripristino di attrezzature esistenti. è stato messo in sicurezza il muro adiacente la nostra Società e sistemata la linea scarichi acque pluviali. Abbiamo offerto attività didattiche gratuite agli alun-

ni delle scuole primaria e secondaria per tre settimane ripartite tra i mesi di luglio e agosto. Con Regione Lombardia abbiamo firmato un accordo per l’installazione a medio termine del sistema di ricezione a banda larga e aderito ad un bando gratuito che prevede spettacoli e intrattenimenti attraverso la Biblioteca Comunale che ha svolto un ruolo importante ed impegnativo nel corso di tutto l'anno. Abbiamo ottenuto l'apertura di un giorno in più dello sportello bancario sul nostro territorio. Ci teniamo a tranquillizzare ancora una volta i cittadini e anche la minoranza che altri lavori importanti sono già in cantiere e saranno gestiti con serietà e senza danni per il paese. Stiamo parlando della sistemazione dell'ingresso del cimitero. Attendiamo parere preventivo favorevole dalle Belle Arti ma abbiamo già definito la gestione dal punto di vista economico. Del recupero della parte seminterrata della Società (via Dante) al fine di sfruttare appieno l’intero edificio con iniziative sociali e culturali nonché della rivalutazione dell’intero impianto di illuminazione pubblica mirata ad un risparmio per il Comune. Stiamo parlando solo del primo anno in assoluto, di una Amministrazione non derivante da un mandato precedente. Abbiamo scelto di rispondere all’articolo della minoranza attraverso una lettera di informazione da cui si potesse, come spero, far emergere il lato positivo del lavoro svolto a Rovescala non nell’interesse dell’immagine dell’Amministrazione ma di quello del paese. Marco Scabiosi Sindaco di Rovescala

lidarietà di cui attualmente abbiamo molto bisogno. Perfino il Santo Padre ha ritenuto di intervenire alcuni giorni fa sul nostro comportamento eccessivo nei confronti di questi animali aggiungendo "a volte si prova compassione verso gli animali e si rimane indifferenti davanti alle sofferenze dei fratelli". Riusciamo a fare una profonda riflessione? Vi prego, facciamola tutti insieme. Franco Colombi Broni

DAI LETTORI

Broni: "Noi e gli animali, penso sia necessaria una riflessione"

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Voghera: "I social stanno diventando il luogo delle barbarie, dell'insulto e del dileggio" Caro Direttore, spesso navigando in internet e sui cosiddetti social di Voghera mi chiedo se davvero la cosiddetta rete sia un'opportunità di crescita della democrazia, della civiltà del confronto, dell'informazione e delle conoscenze o, se invece, non stia diventando il luogo delle barbarie, dell'insulto, del dileggio, della ricerca di una facile visibilità con un’inaudita violenza verbale. Prevale soprattutto lo scontro, chi la spara più grossa ottiene i "mi piace" e le "condivisioni", l'ignoranza viene elevata a conoscenza. Sembra quasi che nella piazza virtuale venga a diluirsi quel contratto di convivenza civile - fondato su leggi, regole e doveri - che ha neutralizzato l'hobbesiano "homo homini lupus": ognuno pensa di poter scrivere ciò che vuole, senza freni inibitori, accusando senza prove. Non basta. In rete tendono a formarsi comunità autoreferenziali e “ideologicamente protette” nelle quali si assolutizza la verità e si alimentano i fondamentalisti delle certezze, si ragiona sulla logica binario amico-nemico. Chi non è d'accordo viene di fatto espulso dalla comunità a suon di insulti ed offese. è un finto confronto, un finto dialogo. La tendenza più pericolosa è la demolizione delle competenze, dei saperi, delle conoscenze acquisite e riconosciute. In molti si sono ormai convinti che basti un clic su wikipedia per diventare conoscitori dei problemi e dispensatori di soluzioni. Il trionfo della cosiddetta orizzontalità, il trionfo della tuttologia. Chi tenta di opporsi viene travolto dagli insulti. E se annunci querele per difenderti e per non farti diffamare, gli insulti si moltiplicano. Mi sembra essere tornati indietro di secoli, altro che salto civiltà: questa piazza virtuale è sempre più simile a una vera e propria gogna. Giacomo Faravelli Voghera

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VALERIO VASSALLO PRESIDENTE DI META ITALIA SPIEGA L’AZIONE DI SAN PONZO

Di Christian Draghi Animalismo, filosofia vegana e Oltrepò hanno incrociato burrascosamente le loro strade l'estate appena trascorsa in occasione della fiera della Vacca Varzese a San Ponzo. Da una parte gli animalisti della sezione alessandrina del Meta (Movimento Etico per la Tutela di Animali e Ambiente), dall’altra gli allevatori che si sono adoprati per il recupero di una specie animale autoctona che stava sparendo. Tra di loro convinzioni e barriere molto più difficili da superare di qualsiasi recinzione o transenna. Il caso ha fatto scalpore, tanti gli insulti reciproci e anche qualche baruffa. Un blitz animalista a una manifestazione dedicata a una razza in via d’estinzione difficilmente poteva attirare simpatie, anche tra gli stessi – cosiddetti - amanti degli animali. E infatti la condanna per quell’azione è stata unilaterale. Nessuno però ha provato ad ascoltare le ragioni dell’altra parte, per quanto "difficili" non tanto da comprendere, quanto da accettare. Per capire le motivazioni di chi anima il Meta (Onlus nata nel 2014 con sede principale a Biella e animata da volontari) non basta fare un passo indietro rispetto ad alcune consuetudini, né cercare un compromesso tra il rispetto e l’amore per gli animali e la capacità di nutrirsene. Occorre rimettere totalmente in discussione non solo le proprie abitudini alimentari ma anche l’intero concetto di etica e coerenza cui siamo abituati. L’intransigenza quasi dogmatica che li contraddistingue gli vale la nomea di "estremisti" e attira poche simpatie in giro. Valerio Vassallo, che di Meta Italia è il presidente, lo sa bene. Ma tira dritto in quella che ritiene a tutti gli effetti una missione. Vassallo, partiamo dai fatti di San Ponzo. Perché avete scelto di manifestare contro una fiera di allevatori che mira al recupero di una razza quasi estinta? "Conosco le critiche che ci sono state rivolte. Occorre però partire dal fatto che il nostro concetto è etico: noi siamo contro l’utilizzo e lo sfruttamento degli animali come cibo e questo vale in ogni contesto. Agiamo sia contro gli allevamenti intensivi che in altre situazioni, come quella di San Ponzo, dove le vacche in questione vengono comunque cresciute per poi finire al macello. Dietro alla filosofia del salvare una razza in estinzione c’è uno sfruttamento economico dell’animale e questo non ci sta bene". In quel caso però avete tenuto un atteggiamento quantomeno aggressivo, non crede? "Nel portare avanti il nostro messaggio ci scontriamo quasi sempre con la chiusura mentale più completa di fronte alle nostre argomentazioni, che spesso sfocia nella provocazione. A San Ponzo c'è chi è andato in faccia ad una manifestante per deriderla sventolando una fetta di prosciutto che si è messo in bocca di fronte ai suoi occhi. Molti di noi sono persone con una sensibilità spiccata, un gesto simile urta. Da lì poi partono insulti e baruffe, noi non siamo gente che porge l’altra guancia, crediamo in questo ideale con grande forza e convinzione". Non crede che l'antipatia di molti nei vostri confronti derivi però proprio da un certo modo di porvi? "Sì, me ne rendo conto. Bisogna però comprendere

PRIMO PIANO

"La nostra missione è liberare gli animali dalla schiavitù imposta dall'uomo"

Valerio Vassallo

che per noi salvare gli animali da quella che è a tutti gli effetti una schiavitù è una missione. Siamo come soldati in quel momento e ci scontriamo contro una realtà in cui ci rendiamo conto che non c’è possibilità di comunicazione perché le persone non riconoscono pari valore alla vita animale e ritengono una cosa normale sfruttare gli animali come cibo". L'uomo però si nutre di animali praticamente da sempre… Perché per voi è sbagliato? "Innanzitutto bisogna partire dal presupposto che noi difendiamo la vita, in generale. Poi siamo nel XXI secolo, è comprovato che nutrirsi di carne o derivati animali non è necessario, possono essere tranquillamente sostituiti. Non è necessario e neanche salutare. Una volta ci si nutriva di quello che c’era. La carne era un lusso, la dieta specialmente per le fasce meno abbienti era a base di legumi, verdure, cereali. Oggi c’è un consumo scriteriato di carne e latticini che non ha nulla né di salutare né di etico. Gli animali sono utilizzati al pari di oggetti, forzati con ogni mezzo per produrre carne e latte con metodi che di naturale non hanno nulla. Molte persone neppure sanno che le mucche producono latte solo quando ingravidate, esattamente come tutti i mammiferi. Si pensa invece che siano dei serbatoi che si riempiono da soli la notte per essere munte la mattina". Non credete che il vostro messaggio etico pur condivisibile potrebbe passare meglio se non si avesse l’impressione che venga "imposto"? Sicuramente dare degli "assassini" agli allevatori e invitarli a vergognarsi non aiuta la comunicazione… "Lo riconosco, però di fatto per noi sono tecnicamente assassini, perché comunque uccidono. E non è vero che siamo sempre aggressivi. Dipende dalle situazioni. Lo siamo magari nei contesti come le manifestazioni, mentre quando ci invitano a parlare alle scuole utilizziamo logicamente un approccio opposto. Anche alle manifestazioni, quando possibile in partenza cerco sempre di parlare con la gente. A San Ponzo ho cercato di andare tra loro e spiegare

che in realtà quelle vacche che pensavano venissero ‘salvate’ erano comunque destinate al macello. Il loro sfruttamento avveniva per motivi economici. Lo abbiamo detto anche ai bambini, che rappresentano l’unica speranza per il futuro. Solo che a quel punto le persone hanno iniziato ad inveire contro di noi, ad insultarci, perché secondo loro logicamente ai bambini certe cose non andrebbero dette. Non dovrebbero cioè collegare la mucca tanto carina che accarezzano, legata a un palo, con la bistecca che troveranno nel piatto. A quel punto sono volate parole grosse al nostro indirizzo e noi abbiamo reagito". Cosa significa per voi essere "animalisti"? "Significa rispettare l'etologia della specie e volere che ogni animale sia libero e possa comportarsi secondo natura. Invece c'è troppa ipocrisia in giro, quasi tutti dicono di amare gli animali, però se ne nutrono oppure li umanizzano, altro fatto negativo, tenendoli con sé in contesti in cui sono sacrificati". Lei ha animali? "Non nel senso in cui tutti intendono la cosa. Io mi occupo di 2 cani al momento, ma non li ‘possiedo’. Me ne prendo cura in attesa che trovino adozione. Diciamo che mi occupo di molti tipi di animali, ma a rotazione, in base anche alle necessità dell’associazione, che molti ne salva durante le sue azioni. Non li colleziono come invece si fa solitamente". A Varzi il primo settembre si è tenuta, nel macello locale, la festa islamica del Sacrificio con lo sgozzamento di numerosi animali. In tanti si sono chiesti dove foste… "Eravamo già impegnati in un'azione, sempre contro lo sgozzamento rituale, a Lecco. Purtroppo non siamo abbastanza per poter essere ovunque, ma la nostra battaglia è attiva anche su questo fronte. Abbiamo già denunciato il fatto che non riteniamo ammissibile che, neppure per motivi religiosi di tutela di qualsivoglia minoranza, si possa derogare alla legge che impone quantomeno lo stordimento preventivo dell’animale prima della macellazione".


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raffineria di sannazzaro: "non so cosa fanno, non ho un controllo"

Ex Valdata: "Vorremmo che arrivasse un'attività tranquilla" Di Pier Luigi Feltri

Il Comune di Corana si è trovato, nel corso degli anni, a dover fare i conti con problemi di carattere ambientale. Non ultimo, quello determinato dalla raffineria di Sannazzaro De' Burgondi, che si trova a pochi chilometri dal piccolo centro della pianura vogherese, pur oltre il fiume Po. Il sindaco Vittorio Balduzzi, da anni al timone dell'amministrazione comunale, vigila come sempre sul suo territorio, grazie anche alle esperienze accumulate nel corso degli anni. Esperienze delle quali, con ogni probabilità, avrebbe fatto volentieri a meno… La raffineria di Sannazzaro, insieme ad altri siti produttivi o di trasformazione della zona, rappresenta ormai una preoccupazione per molti cittadini. In Lomellina si sono registrati ben sette grossi incendi negli ultimi nove mesi. Corana è il centro dell'Oltrepò più a rischio, per la vicinanza. La situazione è ancora sotto controllo? "Dopo questi episodi ci arrivano, tutti i giorni, i dati rilevati dalle centraline ubicate nel nostro territorio. La più vicina a noi è quella di Cornale. Li teniamo sotto controllo e per adesso non ci sono state criticità". È preoccupato per questi recenti eventi? "Preoccupato sicuramente, perché siamo a distanza di pochi chilometri. Io non ho modo di sapere cosa succede in quegli impianti, che materiali usano, cosa fanno. Non posso avere un controllo. E poi, per noi, il Po è come il confine di stato. È un altro mondo. Noi gravitiamo su Voghera, sull'Oltrepò, non ci sono dei grandi rapporti con la Lomellina. Non conosco personalmente il sindaco di Sannazzaro, ad esempio... Però ci rendiamo conto della presenza della raffineria, e sappiamo che può essere un pericolo: è capitato a volte che si sentisse fin qui l'odore di nafta proveniente da Sannazzaro, portato qui da un certo tipo di vento. Poche volte, ma è capitato". Come vi muovete, in caso di emergenza? "Quando è successo l'ultimo episodio di Sannazzaro nessuno ci ha detto niente, per quanto riguarda i canali ufficiali. Quindi, appena saputo, ho chiamato i colleghi sindaci e i Carabinieri per avere qualche informazione...". Ma a Corana ci sono stati particolari problemi dopo l'incendio alla raffineria? "Quella volta ci è andata bene perché il vento tirava dall'altra parte. Si vedeva, però, che sull'asfalto era caduto qualcosa di diverso, come fosse piovuto. Un qualcosa di strano, ma le analisi dell'aria poi hanno escluso ci fossero problemi". Pare che stia per essere rimossa la centralina di rilevamento posta a Voghera, una notizia passata un po' in sordina. Ne era a conoscenza? "L'ho appena saputo. Se i Comuni non lo sanno non possono attivarsi… come fanno a farsi promotori di una richiesta di mantenimento della centralina se non vengono avvisati? È vero che c'è un’altra centralina a Cornale, però tutto il territorio dovrebbe essere tenuto sotto controllo". Quali sono le preoccupazioni degli agricoltori di Corana?

Vittorio Balduzzi

"La preoccupazione c'è, noi non sappiamo, in ogni momento, cosa può esserci nell'atmosfera. Qui si coltivano anche orticole, si fanno coltivazione di eccellenza, patate, cipolla, e anche il peperone di Voghera… produzioni che devono essere preservate, evitando rischi inutili. Ci vogliono controlli". A Corana avete avuto anche il problema di recuperare le aree industriali dismesse; cosa che, a sua volta, presenta criticità ambientali… "Nel territorio comunale c'erano tre attività: la Prefabbricati Valdata, l'industria farmaceutica Diaspa, e la Italiana Pellet. Tutte e tre sono cessate: prima la Valdata, poi la Diaspa e per ultima l'Italiana Pellet. Un dramma per i nostri cittadini, tanti lavoravano in queste attività. Dopo varie vicissitudini l’industria chimica è ripartita, mentre l’Italiana Pellet è stata assorbita da altre società che si occupano dell’essicazione del foraggio, e quindi siamo tranquilli da un punto di vista ambientale". Resta ancora in sospeso la situazione dell'area Ex Valdata…

"Sì sono già svolte alcune aste per la vendita. La preoccupazione dell'Amministrazione è monitorare le criticità dell'area, che andrebbe sistemata. Spero arrivi presto un acquirente, che tenga in considerazione la posizione, che si trova a ridosso del paese. Vorremmo che arrivasse un'attività tranquilla". Prima che venisse presentato il progetto dell’inceneritore di pneumatici fuori uso a Retorbido, pare che emissari della stessa società fossero venuti a bussare alla sua porta, proprio per l'area Valdata. È così? "Sono venuti, ma non è nemmeno stato l'unico caso. Ne abbiamo avuti diversi nel corso degli anni. In genere, anche se magari non spetta neanche al Comune concedere certi tipi di autorizzazione, quando pensa a un progetto 'pericoloso' il proponente viene prima a parlarne con l'Amministrazione. È chiaro che non essendo pratico di tutti i possibili casi, in genere prima di tutto mi documento, mi riservo di sentire i miei collaboratori, e sempre qualche tecnico, qualche ingegnere… Incontro magari anche il proponente, e voglio sempre presente qual-


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"Saranno anche delle tecniche, ma hanno sbagliato persona. Ho risposto: lo sa che se io poto una pianta il ramo è un rifiuto? C'è rifiuto e rifiuto, e modo di usarlo. Un altro impianto del genere era stato proposto per la Italiana Pellet. Si parlava di fermentazione con gli scarti della grande distribuzione. Non sono inquinanti per quanto ne so, però puzzano; e poi c'era una parte di valorizzazione di materiale inorganico. La chiamavano 'valorizzazione'… ma si trattava di bruciare. Io lo chiamo con il suo nome: bruciare la plastica. Anche qui si trattava di pirolisi. Poi sei portato a essere diffidente, quando vedi tutti questi ingegneri, che si celano dietro termini di facciata". Ogni volta che arriva una proposta o una richiesta si inizia subito a tremare… "Siamo anche un po' prevenuti, lo dico sinceramente. C’è sempre la paura che chi arriva qui voglia fare un po' il furbo. Per questo cerco sempre qualche consulente per farmi illustrare un po' meglio le situazioni. Qualsiasi cosa che si instaura su un territorio ha un impatto. La valutazione da fare è fra i benefici e l’impatto. Non si può barattare qualche posto di lavoro con la salute della gente. La salute è di tutti, non solo di Corana, che è grande come un fazzoletto: dobbiamo ragionare in termini più larghi. Necessità di lavorare la gente ce l'ha, ma ci vogliono garanzie. L'esperienza in questo campo aiuta molto. Noi purtroppo abbiamo avuto tutti questi casi, per non parlare di quando c'era la cartiera. Per gli scarichi eravamo sempre in lotta". A parte il ruolo che si gioca caso per caso, avete adottato, per quanto di competenza del comune, particolari atti per scongiurare rischi ambientali?

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"Per quello che può avere a che fare con Sannazzaro, il controllo viene effettuato a livelli superiori al comune e ci arrivano i risultati delle analisi. Per quanto riguarda altre attività sul nostro territorio, dieci o dodici anni fa volevano fare un impianto di biogas proprio vicino al paese, simile a quello che è stato poi presentato nei pressi di Casteggio. Erano i cinque anni in cui non ero sindaco, fra un mandato e l'altro; ne avevamo discusso molto ed eravamo riusciti a far passare una delibera per salvare il centro abitato, per cui non possono esserci attività nel raggio di ottocento metri dalle abitazioni". Cosa mi dice a proposito del rapporto con gli altri enti locali? Per Retorbido si era mobilitata tutta la provincia, e non solo. "Avendo noi un gruppo unito che in queste cose ci crede, e parlo della salvaguardia della salute pubblica, bloccando le cose all’inizio non abbiamo avuto necessità di coinvolgere gli altri". Solo esperienze negative nella gestione delle aree dismesse, o anche qualcuna positiva? "La riapertura della ex Diaspa è stata una grossa soddisfazione, e anche noi gli abbiamo dato una grossa mano. Uno degli assessori era dipendente dell'azienda e quindi conosceva molto bene la situazione. In un periodo nel quale tutti chiudono, questa per fortuna è una delle poche realtà che ha riaperto".

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cuno del mio gruppo, un assessore o un consigliere. Nel caso dell'inceneritore, appena mi hanno spiegato cosa volevano fare sono stato subito in grado di capire di che cosa si trattava e che era il caso di non parlarne nemmeno". Era stato presentato un progetto vero e proprio? "No, non ci siamo nemmeno arrivati. Ho comunicato subito che valutati gli aspetti ambientali, sia tecnici, e tenuto conto che il luogo si trova nelle immediate vicinanze dell’abitato, delle probabili esalazioni derivanti dallo stoccaggio dei materiali e dei rifiuti nei capannoni, dell’incremento non sopportabile del transito di mezzi pesanti, e della tipologia in generale dell’impianto proposto, l'Amministrazione Comunale ha ritenuto la proposta di riconversione ad alto rischio ambientale e incompatibile con la sua localizzazione, e pertanto si è detta sfavorevole al riguardo. Il sindaco di Corana è goloso: se arriva qualcuno che vuole fare panettoni, cioccolati, torroni e caramelle, biscotti, gli diamo ben volentieri una mano. Per questa tipologia, invece, fintanto che ci sarò io con il mio gruppo, che non si presenti nessuno, perché non ci saranno trattative". Quali sono gli altri casi di cui parlava? "Per un'altra area erano venuti a proporci un impianto per valorizzare i fanghi industriali. L’istinto è stato quello di prenderli e lanciarli fuori di peso... ma non si può nemmeno essere maleducati. Sono arrivati qui in cinque ingegneri, e gli ho detto: spiegatemi nel dettaglio cosa volete fare. Ma ti raccontano solo una parte, poi dicono che c'è il segreto industriale… Uno di questi mi ha detto: ma lei, alla parola rifiuto, si spaventa?". Sono tecniche di comunicazione, per cercare di ammorbidirla…

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"ho deciso di ristrutturare e riaprire lo Sporting Club"

Roberto Santinoli: "Se dovessi aprire un nuovo locale lo chiamerò Ariston" di

Michele Massa

Un altro pezzo di storia oltrepadana sta ritornando: la discoteca Sporting Club di Rivanazzano Terme, riaprirà i battenti a fine ottobre o inizio novembre, e le luci e la musica intorno all'aeroporto di Rivanazzano Terme, che è attiguo al locale, si riaccenderanno proprio sul traguardo delle quasi cinquanta candeline. Il locale è di proprietà della famiglia Santinoli, la famiglia storicamente più importante nella gestione del divertimento oltrepadano. Roberto Santinoli, un nome noto il suo, tant'è che alcuni lo definiscono il "deus ex machina" delle serate oltrepadane, ha deciso di riaprire questo indimenticabile locale. A Roberto Santinoli si associano locali di successo come la Foresta, il Club House e lo Sporting. "I Santinoli", in società acquisiscono la gestione commerciale dello Sporting nell'anno 1981 e nel 1995 acquistano, con una quota della società immobiliare anche di Roberto Mangiacavalli, l'immobile. Santinoli tutto ha inizio nel 1981. Perché ha deciso di acquisire la gestione dello Sporting? "Io, mio fratello Franco, Lallo Rosa, Roberto Mangiacavalli e Giorgio La Barbera avevamo costituito una società ed avevamo iniziato la nostra attività alla Foresta, sempre nel 1981. È capitato, quello stesso anno, di acquistare la società che gestiva lo Sporting. Dopo il grande successo della Foresta, che era un locale estivo, abbiamo pensato che lo Sporting potesse dare continuità nella stagione invernale alla clientela della Foresta". Durante la sua prima avventura allo Sporting furono necessari interventi strutturali? Che cambiamenti furono apportati? "Il locale e la pista dell'aeroporto erano stati costruiti dall'ingegnere milanese Achille Soncini, che purtroppo è morto a seguito di un incidente in aereo, la sua grande passione. Il locale serviva ad accogliere gli amici che arrivavano in aeroporto, una struttura piacevole e con soluzioni in cemento armato resistenti e avanzate per l'epoca. Tornando alla nostra gestione, al pianterreno dello Sporting, esisteva anche una piccola discoteca che abbiamo deciso di ampliare chiudendo una parte del dehors esterno e aumentando la capienza fino a 1000 persone". Chi gestiva le serate? Chi era, se si può dire, il frontman del locale? "Lallo Rosa che già gestiva le serate alla Foresta ed era sicuramente l'emblema del locale. Bisogna anche ricordare l'importante lavoro svolto da Roberto Mangiacavalli e Giorgio La Barbera. Lo Sporting è andato avanti molti anni con grandi successi e con una clientela di ottimo livello, ad esempio Giacomo Coccola una sera a settimana lavorava da noi". Lei frequentava lo Sporting negli anni '70 e '80, cioè prima di diventarne il gestore? "Certamente, a dire il vero frequentavo più il ristorante rispetto alla discoteca, questo perché avevo i miei locali da seguire. Ricordo un piatto in particolare, il risotto, veramente ottimo, non proponevano un menù gourmet, ma era un buon ristorante. La piccola discoteca annessa al locale aveva una clien-

Roberto Santinoli

tela fatta di persone importanti, della Voghera bene ... che volevano passare qualche ora in compagnia". Bruno Gazzaniga è stato il gestore dello Sporting a cui è subentrato. "Bruno Gazzaniga era un mio amico, ha gestito il locale per tantissimi anni, ci si vedeva tutti i giorni frequentando lo stesso bar di Rivanazzano ed io ero un assiduo frequentatore del suo ristorante. Quando ha ceduto la gestione dello Sporting, però non l’ha ceduta a me...". Perchè secondo lei? "Mi sono sempre chiesto il perché, visto che ci conoscevamo da una vita, ma a me 'preferì Ratti. Ho scoperto in seguito il perché: non voleva vendermi 1000 bottiglie di vino, che erano nell’inventario del locale, quindi da pagare nel prezzo del locale, che sapeva essere non tanto buone... Noi siamo subentrati dopo tre, quattro mesi a Ratti". Cosa è successo dal 1981 ad oggi? "La prima gestione è durata dall'81 a circa metà degli anni '90, un periodo molto lungo, oltre 15 anni, ricco di successi, facevamo serate molto belle e divertenti, ricordo con piacere ad esempio la serate animate Giacomo Coccola, la sua serata ogni settimana era in quegli anni un appuntamento fisso per tanti giovani e non solo dell'Oltrepò e del tortonese. Poi dopo la metà degli anni '90, lentamente ma inesorabilmente la disco music si è esaurita, quindi lo Sporting ha dovuto cambiare 'pelle'. Verso la fine degli anni '90 abbiamo riaperto il locale con Marco e Alberto Brichetti, questo per un paio di stagioni: all’inizio decidendo di tenere aperta solo la parte ex ristorante, come lounge bar, poi vedendo che il locale era molto frequentato, abbiamo voluto provare a fare il salto di qualità spostandoci al piano inferiore, la zona discoteca. Abbiamo corso un rischio, ma per qualche anno si è rivelato un grandissimo successo. Nel 2004 mio figlio Leo e Bardo Raina hanno riaperto il lounge bar, con il nome LeoBardo, quello è stato il primo locale che ha gestito mio figlio, questo fino al 2008, dopo di che lo

Sporting è rimasto chiuso per qualche anno. In seguito si è fatto un tentativo riaprendo il ristorante, ma non ha funzionato". Cosa non ha funzionato? "Le posso solo dire che una sera, durante una cena organizzata dal Lions Club, dove io ero presente, fu servito un secondo di carne nello stesso piatto dove appena prima era stato servito un secondo di pesce... Lì ho preso la decisione di chiudere il ristorante". Lei ha 77 anni, la maggior parte dei quali passati a gestire con successo locali. Cosa spinge una persona che potrebbe godersi un po' di meritato riposo ad imbarcarsi in un'altra avventura in un settore così difficile? "All’inizio della mia vita lavorativa, avevo circa 20 anni e disprezzavo questo mondo tant'è che mi dedicai ad altre attività, peraltro con poco successo... Questo mi ha fatto ricredere e portato a seguire le orme di mio nonno e di mio papà, un'attività di famiglia la nostra che ha avuto inizio nel 1906, a Rivanazzano, nel locale San Francesco di Leone Santinoli. Pochi anni orsono ho ritrovato una cartolina del San Francesco, di quell'anno, a testimonianza dell'inizio dell'attività della mia famiglia nella gestione dei locali pubblici. Oggi ho un figlio che ha imparato molto bene il mio lavoro ed essendo ancora io in grado di consigliarlo ed essendo in buona salute continuo a divertirmi e a tenermi giovane. Soprattutto con il rifacimento dei locali ed è per questo che ho deciso di ristrutturare e riaprire lo Sporting Club". Difficile rispolverare le vecchie glorie, pensa con lo Sporting di riuscirci ? "Noi per lavoro lo abbiamo sempre fatto, ad esempio il venerdì del Club House: Leo ha avuto l'idea di fare questa serata ed ha funzionato. Dopo tanti anni che si era rivolto ai giovani ha deciso di provare a rivolgersi ad un pubblico diverso più adulto ed ha avuto successo, speriamo di avere questo successo anche allo Sporting".


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locale che ho gestito, si chiamava Astoria. Un sabato sera ero perplesso vedendo l'affluenza aumentare di molto, non mi sapevo spiegare la ragione. L'ho capito dopo, quando l’orchestra ha suonato a richiesta il 'degheio', canzone famosa in quegli anni come colonna sonora di sfide western. In quel momento sono partite 300 persone a picchiare tutti gli altri, erano milanesi che venivano nel locale che, a loro dire, erano stati maltrattati dai pavesi e avevano deciso di punirli. Fate voi... se è più facile ora o allora. Allora, non c'erano i buttafuori ed ero io ad occuparmi di sedare le scazzottate ed era difficile gestire le varie risse. I problemi ci sono sempre stati, non si sono acutizzati". Lei ha nuovamente chiamato i suoi locali con il nome storico, prima il Club House ora lo Sporting. Perché? "Perché anche i locali meritano rispetto e di essere chiamati e ricordati con il loro nome storico". L'Ariston potrà riaprire? "A 77 anni, non posso predire il mio futuro, ma se le forze mi sosterranno, e se dovessi mai aprire un nuovo locale lo chiamerò certamente Ariston".

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A che tipologia di clientela sarà rivolto? "Non sarà dedicato ai ragazzi giovanissimi, ma sarà un lounge bar con servizio cucina e musica che chiuderà verso le 2:00". Lo Sporting Club è composto da due piani, riaprirà tutto? "Solo la parte sopra, la parte storica ex ristorante ed ex lounge bar, la parte sotto avevamo iniziato qualche anno fa a ristrutturarla, ma poi ci siamo fermati, per ora riapriremo la parte superiore, in futuro però….". Quando aprirà e in quali sere della settimana? " L'inaugurazione dovrebbe essere a fine ottobre prima settimana di novembre, dipende dall’andamento dei lavori di ristrutturazione. Sarà aperto il venerdì e il sabato, e stiamo valutando anche la domenica. Vedremo se partire con tre serate o solo due, il locale sarà gestito da Mara dell'Officina di Salice, da Luca della Cà di Mat sempre di Salice e da mio figlio Leo". Lei ritiene che il nome Sporting abbia ancora il suo fascino? "Sicuramente avrà fascino per quei frequentatori che vent'anni fa frequentavano lo Sporting, un appuntamento fisso delle serate del divertimento". Lei si diverte ancora a frequentare locali? "Chi lo sa... Fino all'anno scorso sono sempre stato in piacevoli compagnie nei miei locali, ma ora li frequento poco, solo ogni tanto per dare un'occhiata e per dare suggerimenti".

21 Lei e la sua famiglia avete gestito tantissimi locali, dove ha lasciato il cuore? "Personalmente al Club House. Siamo partiti dall'Ariston, locale che senza tema di smentita, come luogo d'incontro e divertimento avrà 'combinato' almeno 10.000 matrimoni in Oltrepò. Le dico questo perché tantissime volte mi è capitato di chiedere a dei 60enni ed oltre, dove avesse conosciuto la moglie, e 3 casi su dieci la risposta è stata all’Ariston". La clientela negli anni è cambiata? "A mio giudizio la clientela non è mai cambiata più di tanto, io di generazioni ne ho già passate 4 o 5 e mi dicono ti ricordi i nostri tempi? Il divertimento è cambiato per quanto riguarda il tipo di musica, ma un locale resta un luogo dove intrattenere nuove conoscenze e un luogo dove trascorrere ore senza patemi, almeno nei miei locali. Bisogna essere assistiti anche dalla fortuna, è sufficiente un cretino che si comporta in modo sconsiderato, per rovinare una bella serata". La clientela dei locali notturni negli anni è diminuita o aumentata ? "Negli anni '80 e '90, al venerdì ed al sabato, in Oltrepò, c'erano in giro 10.000 persone che andavano in discoteca, quindi le discoteche erano più numerose, ora persone che una sera o due alla settimana vanno in discoteca, sono 2000, non c'è spazio per più di una discoteca, al massimo due". Per un gestore era più facile allora o adesso? "Io nel '60 avevo un locale a Pavia, il mio primo


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"Sicuramente Romano Ferrari sarebbe un candidato vincente"

"Uno degli interventi più urgenti il nuovo parcheggio a Salice Terme" di

Giacomo Lorenzo Botteri

I primi giorni di scuola sono importanti per ogni alunno, perchè se si impegna nello studio e si dimostra diligente, la maestra o i professori hanno di lui una buona impressione. I primi 100 giorni da sindaco di Marco Poggi sono come i primi giorni di un alunno e dobbiamo dire che la popolazione di Rivanazzano Terme è certamente ben impressionata dal lavoro da lui fin qui svolto. Certamente il suo compito è stato facilitato perchè ha potuto sfruttare il lavoro anche da lui svolto nelle precedenti ultime amministrazioni e grazie all'esperienza accumulata in questi anni come assessore, non sembra aver sbagliato un colpo. Ha dimostrato in buona sostanza per ora di essere un buon sindaco e di poter indossare la fascia tricolore senza aver bisogno della benedizione di altri. Certamente in questi primi 100 giorni si sarà avvalso dei consigli di tutti i suoi collaboratori, ma a quanto ci risulta le decisioni che gli competono le ha prese in completa autonomia. A Marco Poggi che ha corso da solo per la carica di Sindaco e che aveva come unico avversario il quorum del 50% abbiamo voluto chiedere dopo 100 giorni appunto, come va. Da quanto è in politica e perchè questa scelta? "Devo ammettere che sono entrato in politica per curiosità, volevo vedere e capire da vicino cosa si intende per 'fare politica'. Dopo il primo mandato ho deciso di ricandidarmi perchè ho capito che fare politica nel mio paese, era un modo per impegnarmi a farlo crescere per migliorare il benessere dei miei concittadini. Sono convinto che lavorando correttamente, nel rispetto delle regole e dei i cittadini, si può fare una politica sana. Quest’anno devo dire, arrivare a fare il sindaco di Rivanazzano Terme, è stata una grandissima soddisfazione". Come sono i primi mesi da Sindaco e… senza opposizione? "A Rivanazzano, alle elezioni comunali non è mai accaduto che si presentasse una sola lista elettorale, quest'anno invece è successo: dopo la sorpresa di essere i soli in corsa, c’è stata apprensione perchè per vincere bisognava raggiungere il quorum dei votanti e delle preferenze effettive. È vero, la minoranza non è presente in consiglio, ma, poichè voglio essere il sindaco di tutti, mi sento la responsabilità di dover rappresentare anche quella parte dei cittadini che non mi ha votato". Cosa ci racconta dei suoi primi 100 giorni da sindaco? Quali iniziative avete avviato? "Il mio mandato è iniziato con la nomina del Vice Sindaco Romano Ferrari, degli assessori e dei consiglieri che mi affiancheranno nella guida del comune per i prossimi cinque anni: durante il primo consiglio comunale, ho distribuito le deleghe agli assessori e gli incarichi specifici ai consiglieri, insieme, abbiamo votato e nominato come Presidente del Consiglio Francesco Di Giovanni. In questo modo, tutti lavoreranno per portare avanti i progetti che abbiamo presentato durante la campagna elettorale. Il nostro programma si basa sia su potenziamento e mantenimento di obiettivi già individuati e messi in atto negli ultimi dieci anni, sia su temi prioritari quali la tutela e la sicurezza delle famiglie, dei nostri anziani e dell’intera comunità,

Marco Poggi l’ambiente e il territorio, i lavori pubblici e l’urbanistica, l’agricoltura, il commercio, e la modernizzazione del comune. Hanno caratterizzato i miei primi cento giorni da sindaco e quelli della nuova amministrazione sicuramente la buona riuscita delle manifestazioni e gli eventi sportivi e culturali, organizzati dalle diverse associazioni di volontariato nell’ambito dell’estate rivanazzanese sono state un contributo importante per la promozione del turismo. Non sono mancati lavori di ordinaria manutenzione e cura del territorio. A fine agosto, è stata rifatta la segnaletica orizzontale, strisce pedonali e segnali di stop, in tutto il territorio comunale di Rivanazzano Terme per rendere più visibili le indicazioni stradali. All’inizio di settembre sono state poste a Rivanazzano Terme, nuove telecamere di controllo, così da poter aumentare la sorveglianza dei luoghi pubblici e garantire più sicurezza ai cittadini. Stiamo lavorando per mettere a punto il nuovo servizio di pedibus, che interessa in particolare agli alunni delle scuole elementari. Pedibus è un 'autobus che va a piedi', sul quale i bambini sono accompagnati da un autista e un controllore (due adulti) nel percorso da casa a scuola, un'iniziativa nata per promuovere la mobilità pedonale. Un'altra importante iniziativa che è stata attuata riguarda la possibilità per i residenti di poter ottenere certificati direttamente sul proprio computer senza recarsi agli sportelli municipali, grazie al fatto che la nuova amministrazione, ha aderito al progetto regionale 'Comuni in tempo'. Il primo provvedimento ufficiale che ha firmato, qual è stato? "I primi provvedimenti che ho firmato sono stati i decreti di nomina del Vice Sindaco Romano Ferrari, quelli degli assessori e dei componenti della Giunta. A metà luglio, a causa del clima che favoriva la siccità, ho firmato un’ ordinanza sull’emergenza idrica, per il risparmio idrico e la limitazione dell’utilizzo dell’acqua, così da eliminare inutili sprechi". Le priorità a breve ed i progetti a medio termine? "Sono tanti, come dicevo, i progetti che ci proponiamo di realizzare, ma la priorità riguarda in particola-

re il nuovo Piano di Governo del Territorio, che permetterà a chi risiede o ha proprietà sul territorio di apportare modifiche e variazioni al vecchio Piano, contattando l’ufficio tecnico e il potenziamento della raccolta rifiuti differenziata con la collaborazione di ASM Voghera". La realizzazione cui tiene di più? "In questo momento, uno degli interventi più urgenti e necessari ritengo possa essere la realizzazione del nuovo parcheggio a Salice Terme che si trova all’incrocio tra via Cesare Battisti e viale delle Terme. In collaborazione con il Comune di Godiasco Salice Terme, perchè il terreno si trova in parte sul territorio di Rivanazzano, stiamo cercando un accordo così da poter asfaltare questa area e renderla parcheggio attrezzato per le auto". Romano Ferrari si candida si o no alle prossime regionali? "Sicuramente Romano Ferrari sarebbe un candidato vincente, lo dico per l’amicizia che ci lega e per le sue doti politiche che ho avuto modo di conoscere ed apprezzare dal 2007 ad oggi. Se la scelta del candidato a rappresentare il nostro territorio, da parte di Forza Italia, cadesse su di lui, un esperto amministratore pubblico, avrebbe tutto il mio appoggio. Sono certo che sarebbe sostenuto anche dai voti dei Rivanazzanesi, che gli hanno dimostrato la loro fiducia nelle scorse elezioni comunali, con 715 preferenze. Quello che è certo, è che abbiamo bisogno di persone che vivono e operano a contatto con il territorio e che ci possano rappresentare in maniera concreta e seria. Un'altra possibile candidatura potrebbe essere quella di Carlo Barbieri, Sindaco di Voghera, un amico che stimo per la sua esperienza e professionalità, sempre disponibile al dialogo, e attento alle problematiche del nostro territorio. Poichè la scelta dell’uno esclude l’altro, ribadisco il mio appoggio ad entrambi". Favorevole o contrario alla fusione con Godiasco Salice Terme? "Si parla sempre più spesso, anche sulla stampa della necessità di fondere piccoli comuni, perchè questo porterebbe a nuove entità territoriali in cui verrebbe rinforzata l’economia e la politica di un’unica amministrazione che si troverebbe a governare una popolazione prossima alle 10.000 unità di residenti. Io sono favorevole alla fusione dei comuni di Rivanazzano Terme e di Godiasco Salice Terme, perchè questo porterebbe a risolvere tanti problemi logistici e di territorio a Salice Terme, che si trova divisa sui due comuni. Posso dire che in questo momento è in atto una proficua collaborazione tra le due amministrazioni". Tra cinque anni come vede RivanazzanoTerme? "In questo momento, non posso fare previsioni a lungo termine, ma posso dire che come amministrazione cercheremo di mantenere buoni rapporti con le associazioni che operano nel nostro paese per tenerlo “vivo” e “vivace”, cercheremo di realizzare tutti i punti del programma che abbiamo presentato, per contribuire alla crescita economica e culturale di Rivanazzano Terme".


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ESTATE CONCLUSA. PER IL COMMERCIO VARZESE BILANCIO OK MA CON RISERVA

di

Christian Draghi

La stagione appena conclusa lascia qualche sorriso in più sulle bocche di molti commercianti varzesi. Si è lavorato di più e meglio dell'anno passato e questo è già di per sé un dato significativo se inserito nel contesto di una vallata che patisce da tempo immemore un preoccupante calo dell’appeal turistico. Ad andare in profondità, facendosi un giro per il paese e ascoltando la voce di commercianti che finalmente parlano più volentieri che in passato, si capisce però che non è tutto oro quel che luccica. La mole di lavoro per molti è aumentata o quantomeno rimasta al pari dell’anno precedente, ma ad analizzare la situazione più attentamente si comprende che le ragioni di questo trend potrebbero non essere legate ad un reale aumento dell’attrattività del paese. A sentire gli operatori, la differenza potrebbe averla fatta il caldo straordinario che ha spinto più gente a cercare ristoro tra le colline. Per i bar notturni, invece, una bella spinta l’ha data la discoteca Rive Gauche, in grado di spostare ogni weekend masse di giovani che con ogni probabilità si sarebbero fermati a Salice Terme. Su una cosa tutti concordano: servono più manifestazioni ed eventi importanti. "Troppo pochi" quelli organizzati per un paese delle dimensioni di Varzi, che finisce col farsi bagnare il naso dai vicini – più piccoli ma più intraprendenti - come Zavattarello o Bosmenso. Su questo aspetto resta aperto il dibattito e quanto mai attuale l’ormai arcinoto paragone con la vicina, ma allo stesso tempo lontana Bobbio, una città che, a parità o quasi di valore storico-artistico, ha saputo vendersi in maniera decisamente più spigliata, garantendosi al di là dei picchi della stagione estiva un flusso turistico costante durante vari periodi dell’anno. In sostanza: quest’anno è andata, ma l’impressione è che per Varzi la strada verso una ripresa più concreta e stabile sia ancora lunga. Ne sono consapevoli i commercianti, che riconoscono alla loro stessa categoria difetti come la troppa chiusura, l’incapacità di fare gruppo, la cronica mancanza di unità d’intenti. Alessandra Scabini del Bar Ombra se ne rende conto. "A Bobbio i commercianti sono praticamente tutti nella Pro Loco, investono molto ma raccolgono anche molto. Qui siamo troppo poco uniti, non abbiamo una grande visione d’insieme. In secondo luogo mancano eventi. A parte la Festa Medioevale non ci sono manifestazioni che facciano la differenza. Paesi più piccoli di noi offrono più alternative. è strano a dirsi, ma in pratica ci sono più associazioni che eventi in questo paese". Il Bar Ombra è poi il centro della movida varzese. "Per noi è stato fondamentale avere la Rive Gauche aperta, che ci ha permesso di lavorare moltissimo nei fine settimana". Non sono mancate le polemiche e qualche problema con le forze dell’ordine. "Abbiamo avuto tante lamentele per il rumore, ma è inevitabile quando si lavora con ragazzi che si divertono. Inoltre il nostro bar si affaccia proprio sulla statale e spesso quando siamo pieni ci sono persone che sostano in piedi sulla strada, ma noi che possiamo farci? Ci vorrebbe un po' di tolleranza in più soprattutto considerato che queste serate saranno non più di 8 all'anno". Stefano Bucellini, del bar L'Angolo è soddisfatto di come sono andati gli affari. "I conti si fanno a fine anno, ma al momento credo di poter stimare un 7-8% in più rispetto al 2016. La stagione è partita più tardi, verso fine luglio, ma è stata positiva. Come si potreb-

Alessandra Scabini be migliorare? Sfruttando di più lo Staffora, che non sarà il Trebbia ma se si potesse valorizzarlo e utilizzarlo come risorsa turistica porterebbe sicuramente più indotto. In secondo luogo, ma il discorso è vecchio, la viabilità. L'intervento fatto a Bagnaria ha sicuramente aiutato un po', ma ancora non basta. Ci vuole un'ora per raggiun-

Stefano Bucellini

Riccardo Brignoli

Greta Coperchini

gere Varzi da Pavia, mentre da Piacenza a Bobbio bastano 25 minuti". Anche per Riccardo Brignoli, della Compagnia delle Merende, il segno è positivo. "Ho lavorato di più dell’anno scorso, soprattutto in agosto che ormai è rimasto l’unico mese davvero trainante. In generale però non ho visto poi così tanta gente, per lo meno nel centro storico". Per lui il gran caldo non è stato un elemento determinante, anzi. "Di giorno ci si muoveva poco con le temperature pazzesche che si sono raggiunte. Di questo clima hanno giovato forse più Penice, Brallo o località ad altitudini maggiori". Come rendere il paese più attrattivo? "Servirebbero sicuramente più eventi. Non occorre neppure inventarsi chissà che, basti pensare a cosa fanno i paesi limitrofi. A Zavattarello c'è un’ottima sinergia tra comune e Pro Loco che permette di organizzare ad esempio concerti importanti. A Bosmenso c'è 'La Notte' che muove migliaia di persone. Non vedo perchè realizzare un’iniziativa del genere anche qui, coinvolgendo il centro storico, non debba essere possibile. Certo uno dei problemi è che a Varzi c’è troppo scollamento tra chi dovrebbe mettersi insieme per realizzare certe iniziative". Greta Coperchini de Le Cicale, è una new entry tra i locali di piazza della Fiera. La loro prima estate si conclude con un bilancio positivo oltre le aspettative. "Non possiamo lamentarci, anche se il clima ci ha dato indubbiamente una grandissima mano. C’è stato parecchio movimento soprattutto alla sera. Non si è trattato solo di turismo mordi e fuggi, c’è chi si è fermato per un tempo più lungo sfruttando magari le seconde case. Cosa si potrebbe fare meglio? Sicuramente servirebbe qualche manifestazione in più tipo Varzi Medioevale". Rispetto a Bobbio, invece, "non bisogna avere complessi di inferiorità. Il nostro paese è bello quanto il loro, che sono quello sì aiutati e non poco dal Trebbia in estate. Però se pensiamo a manifestazioni come il nostro Carnevale, che batte sicuramente quello di Bobbio, dovremmo renderci conto che se vogliamo possiamo non essere da meno". Passando da chi con il commercio si guadagna da vivere a chi lavora per favorirlo, l'opinione di Fabio Bergamini, presidente di "A Tutta Varzi", l’associazione che si incarica dell’organizzazione della Festa

VARZI

"Meglio dell'anno scorso, ma la strada per il rilancio resta lunga"

Fabio Bergamini

Medioevale, è che il bilancio è sì in positivo, ma il dispendio di mezzi e forze è notevole. "Iniziamo a marzo a pianificare l’evento di fine luglio, a cui quest’anno abbiamo lavorato in 72 persone, tutti gli aderenti dell’associazione più amici, genitori, chiunque se la sentisse. Sia economicamente che fisicamente è uno sforzo che risulta difficile fare più di una volta all’anno". Cosa risponde quindi a tutti i commercianti che vorrebbero vedere molte più feste tipo quella medioevale? "Che al momento è un po' difficile riproporre un evento di quelle proporzioni più di una volta l’anno. Questo però non implica che non intendiamo potenziare l’aspetto eventi, realizzandone di più anche se magari non delle stesse dimensioni. Devo dire che una delle cose più positive di quest’anno è stato l’aumento della partecipazione soprattutto da parte dei varzesi. Credo che siamo nella direzione giusta". Cosa manca a Varzi per diventare come Bobbio? "Un po' più di organizzazione e capacità nel marketing. A Bobbio si organizzano molti eventi con la differenza che loro sono bravi a dare risonanza e a pubblicizzare anche quelli più piccoli".

"Ho scelto di vivere qui perché credo nelle potenzialità di questo posto". Questo è quanto rilasciato in una precedente intervista da Giorgio Pagani architetto milanese, varzese d'adozione, prematuramente scomparso. Sarebbe dovuta esserci anche la sua intervista in questa pagina dedicata a Varzi, purtroppo così non è stato. È doveroso ricordare, il presidente de La Nuova Pro Loco di Varzi che in questi anni si è distinto e prodigato affinché tutti potessero vedere e vivere Varzi con lo stesso entusiasmo che aveva spinto Giorgio a restare. Una grande perdita per Varzi.


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PRADELLE: LA FRAZIONE "ADDORMENTATA"

di Agata Alba

Pradelle è una località dell'alto Oltrepò Pavese nel territorio di Zavattarello a circa 760 metri sul livello del mare e come tante altre piccole frazioni di Zavattarello è collocata in un luogo panoramico e pittoresco. Paese dalla vocazione prettamente agricola, il tempo pare essersi fermato qui e chiudendo gli occhi si può facilmente immaginare come la vita si svolgesse in passato. Ad oggi la frazione nel periodo invernale è pressoché deserta ma si ripopola in estate grazie agli abitanti delle seconde case. Abbiamo incontrato, il signor Silvano Perelli, nato e cresciuto a Pradelle, il quale fa parte di quel gruppo di proprietari di seconde case che in estate ritornano e riportano linfa nella graziosa frazione "addormentata". Perelli come mai, a suo tempo, è andato via da Pradelle? "Nella frazione, intorno agli anni '70 erano rimaste circa cinque famiglie che poi si sono spostate per motivi lavorativi. Anche io verso i tredici anni mi sono trasferito insieme alla mia famiglia ma ho continuato a lavorare per un po' di tempo lì, poi verso i diciotto anni mi sono spostato a Pontecurone". Che ricordi ha della sua infanzia a Pradelle? "Io ero l'unico ragazzino della frazione ma spesso durante il giorno mi trovavo con i miei cuginetti che si erano da tempo trasferiti in un'altra frazione poco più in là, sopra Zavattarello, ma che venivano insieme ai genitori a Pradelle per curare i campi di proprietà della famiglia. Ogni giorno, per poter studiare dovevo percorrere cinque chilometri e recarmi nell'unica scuola più vicina, a Zavattarello ed in inverno, quando nevicava e non era possibile rientrare mi fermavo dai miei cugini che abitavano lì. A Pradelle, inoltre, non c'erano negozi e per fare la spesa ci si recava sempre a Zavattarello, di solito la domenica o il lunedì. Alla carne ed al pane, invece, si provvedeva a casa. Ricordo ancora il profumo del buonissimo pane che faceva mia madre, molto ap-

Silvano Perelli a Pradelle

prezzato anche dai vicini". Intorno agli anni settanta, le ultime famiglie residenti hanno definitivamente lasciato la frazione, qual è la storia della rinascita, anche se stagionale, di Pradelle? "Per alcuni anni la frazione è rimasta poco più che deserta, senza alcun residente e visitata solo da chi vi si recava per il lavoro nei campi. Intorno alla seconda metà degli anni settanta è poi diventata meta di alcune famiglie milanesi che vi trascorrevano le proprie vacanze estive, al fresco. Le stesse, insieme ad altri 'vecchi' abitanti di Pradelle, hanno acquistato e ristrutturato alcune case e cascine che giacevano in stato di abbandono riportando pian piano alla rinascita della frazione. Ad oggi tutto quello che è stato fatto per abbellire il posto è frutto del lavoro e dell'impegno degli abitanti delle seconde case". Cosa avete fatto? "Abbiamo per esempio restaurato la chiesetta grazie alle donazioni di alcuni proprietari ma anche di altre persone legate affettivamente alla frazione perché magari figli o nipoti di passati abitanti e che ancora ringraziamo per la loro disponibilità". Tra le donazioni inizialmente c'era anche una parte di terreno attorno alla chiesetta che successivamente però è stata venduta, come mai?

ZAVATTARELLO

"Tutto quello che è stato fatto è frutto del lavoro degli abitanti delle seconde case"

"Sì, avevamo anche recintato e ripulito la zona oggetto della donazione per renderla così fruibile oltre che agli adulti anche ai bambini per permettere loro di giocare al sicuro ma è stato poi venduto. Ingenuamente, forse, ci siamo fidati di un semplice accordo verbale ma avevamo fretta di adoperarci con passione a rendere ancora più bella la nostra frazione, ed è andata così...". Cosa avevate programmato per abbellire ancora di più il posto? "Avevamo programmato, in futuro, di arricchirlo con panchine e tavoli dove potersi fermare anche per consumare una merenda all'aria aperta ed alcuni giochi per i più piccoli". Ad oggi come è Pradelle? "Ad oggi, la frazione, come le dicevo, è abitata esclusivamente in estate. Ci ritroviamo ogni anno in una decina di famiglie circa. In passato organizzavamo anche tornei di scopa d'assi, con tanto di premiazione finale con coppe per i vincitori e cene a base di polenta. Oggi il momento di ritrovo principale è in occasione della festa della chiesetta, scandita dalla Santa Messa e da una festicciola con torte e panini, nello spirito della convivialità e dello stare insieme che da sempre ci contraddistingue". Conserva un bellissimo ricordo dei festeggiamenti che si svolgono a fine luglio o nella prima settimana di agosto, anche Erica Achille, i cui nonni erano di Pradelle e che tutt'oggi vive a Zavattarello. Erica, cosa ne pensa della frazione di Pradelle? “Pradelle è tenuta molto bene e mi rammarico del fatto che sia abitata solo in estate. In tutto il nostro territorio si avverte la necessità di creare i giusti presupposti per incentivare le persone a trasferirsi in questi luoghi: strade tenute meglio, costi degli affitti meno onerosi e maggiori servizi per i cittadini”.


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"Sono i giovani che rendono vivo il nostro paese, ho il dovere di ascoltarli"

Di Giacomo Lorenzo Botteri

Incontriamo Tatiana Rossi, battagliera consigliera comunale di Bressana Bottarone eletta nel 2014 con la giunta Torretta. Giovane donna, politicamente di centro sinistra, animata dal bisogno di restituire fiducia alla politica che ormai i giovani non seguono più o a cui guardano con diffidenza. Molto attenta alle necessità e ai bisogni delle nuove generazioni a lei infatti è stato affidato l’incarico alle politiche giovanili. Incarico portato avanti con impegno e serietà e dai riscontri positivi. Da quanto è in politica? "Sono alla prima esperienza come consigliera di maggioranza con delega alla Partecipazione attiva e Politiche giovanili. Ho sentito il bisogno di regalare il mio tempo, le mie idee e la passione ai ragazzi ormai sfiduciati dalla politica". Come nasce la passione per la politica che l’ha poi spinta a diventare consigliere? "Credo che innanzitutto sia importante ascoltare: dopo anni di richieste vane da parte dei ragazzi di Bressana, tra la fine del 2016 e l'inizio del 2017 sono state finalmente posizionate le prime attrezzature per lo Skate Park e per l’Area BMX presso il parco giochi di Via 5 Martiri. È stata realizzata inoltre un'area basket in via Pertini, recuperando un parcheggio inutilizzato da una decina di anni. Sono i giovani che vivono in primis il nostro paese e lo rendono vivo: io ho il dovere di ascoltarli e tentare di risolvere le loro problematiche". A Bressana si organizza una particolare "caccia", Caccia Zagar che coinvolge tutti i cittadini e li vede alla ricerca di finto denaro durante le ore diurne, durante le ore serali vige il coprifuoco. Il denaro trovato servirà alle squadre partecipanti per acquistare indizi così da poter scoprire, alla fine delle due settimane, chi si nasconde dietro al nome di Zagar.

Tatiana Rossi

Un Gioco avvincente giunto alla sua terza edizione che oltre a far divertire fa anche riflettere su tematiche problematiche e sempre attuali... "Tre edizioni di Caccia Zagar, particolare caccia al personaggio che coinvolge tutto il paese per due settimane 24 ore su 24, si sono potute realizzare grazie al Patrocinio del Comune, la Consulta dei Giovani e la Fondazione Exodus di Don Mazzi. Una decina di ragazzi della Fondazione infatti hanno collaborato con i ragazzi del nostro paese per la riuscita del gioco e proprio grazie a loro abbiamo poi organizzato una serata per colloquiare su argomenti quali il disagio giovanile derivato da droga e alcool". Molta attenzione quindi ai giovani. Quali sono stati i riscontri e la partecipazione? "I riscontri sono positivi. Molti i giovani bressanesi

BRESSANA BOTTARONE

"Anche la violenza sulle donne ha visto interventi specifici"

presenti all’evento, la nostra sala polivalente era colma! Nel 2016 abbiamo attivato sia il Servizio di Leva Civica Regionale – due posizioni - che il Servizio Civile Nazionale – tre posizioni: per quest’ultimo sono stati invitati tutti i giovani dai 18 ai 29 anni residenti nel comune e molti giovani bressanesi hanno dato la disponibilità ad operare presso gli uffici tecnico, sociale e culturale. Anche il 2017 ha visto tre posizioni aperte e nel 2018 ce ne saranno 4. Anche il 2017 e il 2018 vedranno ancora la partecipazione del comune all’attivazione del Servizio Civile". Il suo impegno è rivolto a tematiche importanti. Per quanto riguarda la violenza sulle donne? "Anche la violenza sulle donne ha visto interventi specifici: una panchina rossa, simbolo della lotta a questo fenomeno, è stata posizionata il 25 novembre nella giornata internazionale contro il femminicidio, all’interno del parco centrale di Piazza Marconi e in occasione del mese di marzo è stata ospitato un spettacolo collegato all’associazione Chiara, associazione di Voghera che accoglie e assiste le persone coinvolte sul tema. Per me queste sono state due esperienze molto importanti". Prossimo progetto a cui sta lavorando o ancora in fase di elaborazione? "Con l'assessore Giancarla Mangiarotti, che ha la delega alla Coesione Sociale stiamo attualmente lavorando per l’attivazione di corsi gratuiti, grazie alla Garanzia Giovani di Regione Lombardia e la Dote Unica Lavoro. Attualmente il nostro Comune sta organizzando il corso gratuito di assistente familiare, la cui partecipazione permetterà l'iscrizione nel registro pubblico degli assistenti familiari".


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CASTEGGIO

"la sicurezza qui non c'è, ogni giorno c'è un furto"

"Cittadini si sono trovati i ladri in cortile e in casa e hanno paura" Di Elisa Ajelli

Casteggio sta vivendo un momento molto particolare, da qualche mese a questa parte. Si sono verificati, infatti, molti furti e tentativi di furti che hanno spaventato tutta la cittadinanza. Cosa ne pensano i cittadini? Si sentono al sicuro? Cosa si potrebbe fare per risolvere la situazione? Gli intervistati sono stati concordi nel definire questo periodo molto difficile. Si sono definiti tutti molto impauriti, ansiosi e senza sensazione di protezione. Al di là delle varie proposte e soluzioni, che sono diverse da persona a persona, il fattore dominante che accomuna tutti è uno: la paura. Isabella Cerutti, avvocato "C’è un grave problema sulla sicurezza a Casteggio, a cui bisognerebbe far fronte con adeguate soluzioni. Io sento tantissime lamentele di cittadini che si sono trovati i ladri in cortile e in casa e hanno paura. C’è proprio la percezione di mancanza di sicurezza, in generale. Penso ai furti ma anche al fatto che non ci si fida più tanto ad andare in giro la sera da soli… Io ritengo che sia importante, innanzitutto, ripristinare e riattivare il comando della stazione dei carabinieri 24 ore su 24. Poi, per quanto riguardo l’ambito comunale, che vi sia un assessore con chiare competenze in ambito di sicurezza che possa portare seriamente e con preparazione le problematiche di Casteggio, ed eventualmente dei paesi limitrofi, al Comitato Provinciale Sicurezza e Controllo, presieduto dal Prefetto. E sarebbero poi loro ad aiutare e a dare soluzioni precise. Infine, stabilire un coordinamento della polizia municipale consorziato di più comuni limitrofi per pianificare in modo omogeneo la vigilanza, la sicurezza e il controllo del territorio dei comuni consorziati. Quello che penso che si possa momentaneamente fare è questo e credo che possa essere già un primo passo". Paolo Contardi, edicolante "La sicurezza qui non c’è, ogni giorno c’è un furto o tentativo di farlo. Ma la mia domanda è: in un comune dove il problema principale è litigare, che importanza ha la sicurezza? Zero direi. Hanno detto che è stato messo un vigilante per controllare le varie zone, ma è poco, troppo poco. C’era un gruppo di persone che si era messo d’accordo per vigilare la città, ma la proposta è stata subito bocciata…però poteva essere un deterrente per i ladri. Mi sarei sacrificato anche io qualche ora per andare in giro a controllare. Il risultato è che rubano tutti i giorni, a destra e a manca. E quando non trovano niente da rubare rovinano tutto. E poi bisognerebbe dare una regolata anche a tutti questi profughi che girano e che danno fastidio, soprattutto agli anziani. Una volta sono dovuto intervenire perché un signore è stato vittima di insulti perché non ha dato l’elemosina. Bisognerebbe fare un’ordinanza comunale e controllare anche queste cose". Stefano Poggi, Vice segretario di circoscrizione Lega Nord "Difficile credere che saltuari giri dei vigilantes possano migliorare la situazione della sicurezza. La

Isabella Cerutti

Paolo Contardi

maggioranza non è riuscita entro i tempi prestabiliti a varare in consiglio l'assestamento di bilancio per propria incapacità e comunque non risultano investimenti nell'ambito sicurezza. Il consigliere Seggio ha evidenziato che i soldi atti a finanziare la vigilanza per pochi mesi sono stati comunque sottratti alla Polizia municipale. L'incarico alla vigilanza prevede il passaggio nei pressi degli immobili comunali e presso utenti già convenzionati. L'assessore Guerci ha invitato i cittadini a sottoscrivere il servizio di vigilanza a prezzi agevolati, ma si dimentica una cosa: i cittadini pagano già tasse a livello nazionale e locale, hanno dovuto dotarsi autonomamente per il potenziamento dei sistemi di sicurezza delle loro abitazioni ed è compito delle istituzioni, amministrazione comunale compresa, proteggere il cittadino e non costringerlo ad altre spese che comunque si limitano alla sorveglianza e non alla difesa. L'amministrazione casteggiana è latitante e con i vigilantes cerca solo di far notare alla gente un minimo di presenza. Molti cittadini si stanno muovendo autonomamente e l'assessore anziché aiutarli nel coordinamento e formazione, come prevede la legge regionale, gli sta mettendo il bastone tra le ruote. È stato spiegato più volte tramite i media come sarebbe possibile agire ma l'assessore pare non capirlo, anzi adesso è pure supportata da vicesindaco allo sproloquio, insistendo su parole come ‘sceriffi’, ‘giustizia fai da te’, ‘improvvisatori’ eccetera. Nulla di tutto questo, ma non avendo argomenti continuano a storpiare e ridicolizzare le proposte altrui". Antonio Ghilardi, titolare di ditta individuale "Io sono amministratore di un gruppo su Whatsapp ‘vigilanza a Mairano’. Anche a Casteggio sto sentendo che ci sono problemi grossi e molto pesanti. Devo dire che siamo tutti allarmati, soprattutto fino a pochi giorni fa, perché di notte non si dorme per la continua presenza di rumori sospetti. Magari poi si tratta di animali che passano, ma la psicosi dei furti ha davvero spaventato tutti. Devo dire che forze dell’ordine, carabinieri e guardia di finanza, ci hanno protetto molto, la loro presenza c’è stata. C’è stata e c’è ancora molta paura, anche perché i ladri, a quanto sembra, tentavano anche più volte di rubare nella stessa abitazione… c’è chi ha avuto tre o quattro furti nel giro di pochi mesi. Abbiamo passato un’estate davvero pesante, con ansia. Il grup-

po Whatsapp che abbiamo fatto ci ha permesso e ci permette tuttora di aiutarci e anche di conoscersi, perché alcuni si sono trasferiti da poco. Abbiamo raggiunto un accordo con la popolazione di Mairano: quando si vede una macchina sospetta la si segnala, poi spetta naturalmente alle forze dell’ordine occuparsi della questione. Noi ronde non ne abbiamo mai fatte, abbiamo fatto però passeggiate come liberi cittadini restando un po’ più attenti a quello che succedeva intorno a noi…".

Stefano Poggi

Antonio Ghirlandi


27 il Periodico "ho pensato di dimettermi per non trovarmi più in situazioni così imbarazzanti"

di

Elisa Ajelli

Milena Guerci, imprenditrice agricola e dal 2009 Assessore comunale con deleghe all'agricoltura, ambiente ed ecologia e polizia locale, traccia un suo pensiero sulla questione sicurezza, tema molto scottante a Casteggio. Soprattutto in questo ultimo periodo, infatti, si sono verificati molti furti e i cittadini, preoccupati, si lamentano. Assessore, cosa ci può dire sul momento difficile della città per quanto riguarda i tanti, tantissimi furti che stanno avvenendo? "Dico subito una cosa, visto che se ne parla tanto. Per quanto mi riguarda, non darò mai il via alle ronde. Se poi il Sindaco si assumerà questa responsabilità è libero di fare come crede, ma non penso che lo farà mai perché è del mio stesso identico parere. Primo perché mettiamo a repentaglio la vita di chi vorrebbe fare queste ronde, perché non sanno a cosa possono andare incontro… pensiamo sempre che i ladri non hanno niente da perdere. Se non hanno niente da perdere con carabinieri e polizia, figuriamoci con i privati cittadini. Secondo, perché ci sono già in giro le forze dell’ordine e stanno facendo tutto quello che possono. Terzo, perché ci siamo dotati, per andare incontro all’impegno già forte delle forze dell’ordine, di una convenzione con una ditta di vigilanza privata, che tutte le notti, dalle 20 alle 6 del mattino aiuta nel controllo delle vie cittadine. Quindi quello delle ronde è un argomento che io ritengo assolutamente chiuso". La convenzione con la vigilanza quando è partita? "è stata fatta a partire dal 16 settembre e scadrà a gennaio… dopo di che vedremo quale sarà stato l’effetto deterrente o meno di questo progetto che va ad aiutare in parte le forze dell’ordine. Si tratta di persone che girano e controllano la presenza o meno di gente losca. Se ne trovano, sono loro ad avvertire immediatamente i carabinieri. Dopo gennaio vedremo i risultati e valuteremo se prendere altre strade o continuare con questa. Nel frattempo però ci stiamo già attivando con gli organi superiori per far presente questo problema, che sembra essere solo di Casteggio ma non è così. E io dico che più diamo enfasi a questa questione e peggio è". Lei è stata attaccata per la sua netta bocciatura della ronde. "Sono stata duramente attaccata. Mi è stato anche chiesto che cosa fanno i vigili… premesso che abbiamo 6 vigili e non 26, bisogna capire che hanno due mercati settimanali, il cui turno parte alle sei del mattino, per cui, per quanto riescano a turnarsi, fra riposi e ferie che hanno ancora del 2016, riescono, facendo enormi sforzi, a coprire i turni diurni. Loro si sono offerti di fare anche le notti… ma dopo una serie di turni sarebbero troppo stanchi e quindi tanto vale avere qualcuno che gira di notte. Da qui l'idea della vigilanza privata". è vero che avete destinato i soldi previsti per i fuochi d’artificio per la vigilanza? "Sì, poi i fuochi si sono fatti perché i giostrai e alcuni commercianti si sono adoperati per poterli fare lo stesso… ma i soldi inizialmente previsti per quelli li abbiamo investiti per cercare di dare più tranquillità alla cittadinanza". I cittadini però continuano ad aver paura…

Milena Guerci

"Io capisco che vivano nella paura e nell’incubo, ma il grosso problema dell’Italia in generale è il fatto che non c’è la certezza della pena. Questa gente anche se viene presa, se va bene passa una o due notti in guardina… e dopo torna ad essere libera. Se ci fosse la certezza della pena, prima di fare certe cose ci penserebbero sicuramente due volte. Negli altri stati dove le leggi sono applicate seriamente queste cose non accadono. Perché da noi succedono? Perché sanno che in un modo o nell’altro riescono sempre a farla franca. Guardiamo in faccia la realtà e non facciamo solo campagna elettorale, che fatta sulla pelle della gente mi fa letteralmente schifo. Se pensiamo noi a Casteggio di riuscire a combattere la criminalità in Italia abbiamo capito poco, molto poco… nella nostra Italia c’è pieno di situazioni così e anche peggiori. Chi dovrebbe pensare a queste cose? Lo Stato centrale e la magistratura. Noi di Casteggio cerchiamo di salvaguardare i nostri cittadini, e ci si deve ricordare che anche noi amministratori siamo cittadini casteggiani… non siamo esenti da furti perché amministriamo la città. Siamo tutti nelle stesse condizioni e stiamo cercando di fare il meglio per tutelarci tutti". Le lamentele sulla sicurezza sono veramente tante ogni giorno. "Certo… è chiarissimo che si lamentino tutti, specialmente chi è già stato toccato da furti o che teme di esserne vittima. A tutti quelli che si lamentano con me spiego quello che sto dicendo anche adesso:

CASTEGGIO

"Per quanto mi riguarda, non darò mai il via alle ronde"

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noi stiamo cercando di fare tutto il possibile, su Casteggio c’è una concentrazione di forze che è incredibile. Ma abbiamo mani e piedi legati". Assessore non possiamo non parlare dell'ultimo consiglio comunale, che è stato piuttosto agitato... "Io posso dire tranquillamente che è stato un consiglio comunale vergognoso, così come succede almeno da due anni a questa parte… in questi anni, infatti, ci sono stati più dei talk-show che dei consigli comunali. Reputo che le interpellanze, che giustamente vengono fatte, non devono essere ripetitive e non si può continuare a discutere delle stesse cose: ecco perché siamo arrivati al punto di chiedere al nostro segretario di modificare il regolamento comunale per far in modo di darci la possibilità di rispondere a discrezione nostra, o per iscritto o di fronte al pubblico, a seconda degli argomenti che vengono trattati". Questo perché? "Se un argomento in consiglio comunale è stato trito e ritrito è inutile che perdiamo delle serate a ripetere sempre le stesse cose. Invece per quelle interpellanze che saranno fatte per argomenti nuovi oppure anche per argomenti vecchi, purchè abbiano subito modifiche nel frattempo, allora si discuteranno sicuramente in consiglio comunale". Ma cosa è successo nello specifico nell’ultimo consiglio che avete fatto? "Dopo la nostra richiesta, i due consiglieri di minoranza Arnese e Giovanetti hanno chiesto la sospensione del consiglio comunale per fare la riunione dei capigruppo, perché secondo loro questa modifica di regolamento imbavaglia la democrazia. Nel frattempo, la consigliera La Cognata stava dicendo che si sarebbe astenuta dal voto e da lì è nata una discussione con il consigliere Seggio. Una discussione in cui sono poi volate parole grosse ed è intervenuta anche una persona del pubblico che ci ha apostrofati negativamente dandoci dei pagliacci che prendono in giro la cittadinanza. Noi ci facciamo un mazzo che gli altri non se lo immaginano neanche per poter portare avanti questo comune, senza soldi, senza nulla in tasca e rimettendoci noi del nostro… non abbiamo nessun tipo di rimborso. Ribadisco quindi che è stato un consiglio vergognoso. Io sinceramente nella notte successiva ho pensato di dimettermi per non trovarmi più in situazioni così imbarazzanti. Poi ci ho riflettuto e ho pensato che dare le dimissioni vorrebbe darla vinta a qualcuno e quindi non se ne parla neanche! In questa brutta situazione io non sono stata minimamente toccata, sono altri che hanno discusso… ma l’imbarazzo è stato davvero tanto".


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MINORANZA CONTRO LA GIUNTA: “VOGLIONO TAPPARCI LA BOCCA”

Arnese: "L'acquisto di Palazzo Battanoli finto affare di Callegari"

Di Christian Draghi "A Casteggio è in atto una sospensione della democrazia". L'attacco, duro, è del consigliere di minoranza Francesco Arnese dopo l’ennesima interruzione di un consiglio comunale. La terza di fila, dopo quelli del 3 e 24 agosto, vanificati dalla mancanza del numero legale fatto venir meno dalla maggioranza (che nella

prima occasione abbandonò l’aula, nella seconda non si presentò proprio a palazzo Carena). Lo scorso 28 settembre invece la sospensione è avvenuta causa rissa – solo sfiorata - tra il presidente del consiglio Andrea Tagliani ed un cittadino che ha apostrofato l’assemblea in maniera poco elegante. "Tra il pubblico qualcuno ha urlato che ‘Questi dovrebbero andare a casa a calci nel didietro’ – racconta Arnese - A quel punto Tagliani ha scavalcato il banco e si è diretto verso il cittadino invitandolo a provare a fare quanto diceva. Lo hanno dovuto bloccare i carabinieri. Un comportamento davvero poco edificante". Fatto sta che la seduta è stata interrotta e secondo Arnese sarebbe in atto una tattica ostruzionista per tappare la bocca alla minoranza, che avrebbe domande "scomode" cui chiedere risposta in pubblico. "L’ultimo tentativo in questa direzione - spiega l’ex carabiniere in pensione - è la modifica, che si sarebbe dovuta votare, degli articoli 24, 25 e 30 del regolamento del consiglio comunale. La maggioranza vuole limitare la discussione in aula delle interpellanze, stabilendo che queste devono essere presentate preventivamente in forma scritta al sindaco, che si riserva di rispondere entro trenta giorni. Dopodiché, e solo in caso di mancata risposta, il presidente del consiglio valuta se inserire l’argomento nell’ordine del giorno di una seduta. Per quanto riguarda le mozioni invece, si vuole bloccare la possibilità di discutere quelle su argomenti già in precedenza trattati, impedendoci così di trattare questioni importanti solo perché non di stretta attualità". Perché crede che la maggioranza voglia procedere in questo senso? "Ufficialmente diranno che è per snellire e rendere più focalizzato il dibattito. La nostra impressione è che sia un metodo antidemocratico per cucire la bocca all’opposizione. Sono tre consigli comunali che intendiamo chiedere conto di argomenti precisi e la maggioranza, nei primi due casi ha abbandonato l’aula oppure non si è proprio presentata. Ieri, se la seduta non fosse stata interrotta, avrebbero votato un regolamento per impedire di fatto la discussione pubblica di questi temi che sono, appunto, l’oggetto di interpellanze e mozioni. Una coincidenza davvero strana". Quali sarebbero questi temi "scomodi"? "Il primo riguarda un uso indebito di denaro pubblico da parte del sindaco Callegari nella vicenda del riacquisto di Palazzo Battanoli". Cosa sarebbe accaduto? "Quando il sindaco Callegari si è insediato nel 2009 ha riscontrato che la società cui la precedente amministrazione aveva ceduto il palazzo, operazione che doveva prevedere nel suo valore anche dei lavo-

Francesco Arnese

ri aggiuntivi al plesso scolastico di viale Montebello, non aveva eseguito quanto promesso. La cifra in ballo, come da lui stesso dichiarato a mezzo stampa, era di circa 400mila euro. A quel punto Callegari ha dichiarato di aver deciso di ricomprare palazzo Battanoli scorporando la cifra dall’operazione, dichiarando che, siccome la cessione era avvenuta per 750mila euro e il ‘riacquisto’ per 400mila aveva di fatto compiuto un affare per il Comune, facendo risparmiare 350mila euro". E secondo voi non è così? "La prima cosa da evidenziare è che il sindaco non può effettuare operazioni economicamente così consistenti senza alle spalle una delibera del consiglio comunale. Non può disporre come meglio crede del denaro pubblico senza l’avallo del consiglio ed è proprio qui che si determina l’uso indebito di denaro che abbiamo segnalato alla magistratura. In secondo luogo i conti di Callegari sembrano un gioco da illusionista. L’amministrazione aveva ceduto palazzo Battanoli per il valore di 750mila euro, che in questo modo entravano, seppure virtualmente, nelle casse del Comune. Quando Callegari ha riscontrato che la ditta non aveva eseguito i lavori pattuiti per 400mila euro, anziché riacquisire il palazzo avrebbe dovuto cercare di recuperare anche quei soldi a vantaggio delle casse comunali, andando così a scalare il debito enorme che abbiamo contratto. L’operazione Callegari ha invece peggiorato la situazione, perché oggi potevano esserci in cassa 1 milione e 100mila euro (i 750 mila della vendita più i 400mila 'recuperati') che invece, per via di un’operazione scriteriata e oltretutto irregolare, non ci

sono". Perché il Comune ha riacquisito Palazzo Battanoli secondo voi? "è quello che vorremmo sapere, visto che si tratta di una struttura vecchia e fatiscente, e che non ci sono soldi per recuperarla. Inoltre l’Amministrazione non ha mai dato una spiegazione di questa operazione, né ha mai detto cosa intende fare del palazzo, altro elemento che ci lascia attoniti". Avere quell'edificio può rappresentare un vantaggio per il Comune? "Non vedo come date le sue condizioni. L’unico ‘vantaggio’ è il parcheggio antistante – che, è bene ricordarlo, è privato e pertanto se finisse in mani di altri soggetti potrebbe essere chiuso o reso inutilizzabile, mentre ad oggi viene tranquillamente usato. Guarda caso poi, all’angolo con l’edificio c’è proprio lo studio medico del sindaco". Crede che il sindaco abbia rilevato Palazzo Battanoli per non perdere un parcheggio? "Questo non posso affermarlo, però non ci è ancora dato sapere il perché dell’operazione che, lo ricordo, non è stata ratificata dal consiglio e ha portato al Comune una perdita di denaro e non dei vantaggi come dice Callegari". L'altro tema che secondo voi la maggioranza vuole evitare? "La questione del depuratore e dell’inquinamento nel torrente Coppa. Il processo ha assolto Asm dalle responsabilità ma non ha chiarito le responsabilità di chi ha permesso alla ditta Ab Mauri (ex Casteggio Lieviti) di effettuare degli scarichi in deroga alle normative. Anche su questo fronte daremo battaglia in tutte le sedi possibili".


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"Teniamo saldamente divisa la Pro Loco dagli ambiti comunali"

Di Silvia Cipriano Calvignano è uno dei dieci borghi che rientra nel "Distretto commerciale dei borghi e dei castelli", che si estende in un'area territoriale di circa 117 Kmq; quest'area si snoda tra le Valli del Coppa e dello Schizzola e comprende i comuni di Borgo Priolo, Borgoratto Mormolo, Calvignano, Fortunago, Montalto Pavese, Montesegale, Mornico Losana, Oliva Gessi, Rocca de' Giorgi e Rocca Susella. Si tratta di comuni con caratteristiche e problematiche simili; l'obiettivo del Distretto è quello di organizzare un'offerta territoriale integrata di qualità, valorizzando commercio, turismo, agricoltura, prodotti locali, servizi etc,etc. Stefano Gramegna, Presidente della Pro Loco di Calvignano, è molto orgoglioso del suo piccolo comune e, soprattutto, fiero del lavoro svolto dalla Pro Loco. Stefano e il suo gruppo hanno deciso di "restare" e di far rinascere Calvignano attraverso feste ed eventi e, in particolare, facendo conoscere produttori e prodotti locali. Quando nasce la Pro Loco di Calvignano? "Nasce circa vent'anni fa... Io sono Presidente da 7 anni e quello che stiamo realizzando a piccoli passi mi riempie di orgoglio, tutto grazie al gruppo fantastico che si è creato. Alessandra, Maria, Alessandra, Francesca, Elisa, Tiziana, Marina, Giada, Chiara, Gianfranco, Andrea e Marco: senza di loro niente di tutto questo sarebbe possibile". Come è composto l'attuale direttivo e quali sono le finalità? "Attualmente il direttivo della Pro Loco di Calvignano è composta da me che sono il Presidente, Alessandra Maggi come Vice Presidente, Maria Nobile come Tesoriere e Giada Romano come Segretario. Le finalità principale ovviamente è la promozione e la valorizzazione del nostro territorio". Come riuscite a promuovere e valorizzare il territorio?

CALVIGNANO

Proloco: "Obiettivo fondamentale per noi divertirci tutti insieme"

La Pro Loco di Calvignano "Negli ultimi anni, le feste e gli eventi che abbiamo "Come Pro Loco, noi siamo un gruppo piccolo, ma organizzato hanno coinvolto i produttori e le attività giovane. Abbiamo una notevole forza lavoro volonlocali. Da qualche anno siamo tra i primi ad aver tario di ragazzi che ci aiutano volentieri durante le intrapreso un percorso che ci ha portati a valorizza- manifestazioni... si divertono, questo è lo scopo". re il territorio acquistando la prevalenza dei nostri Quali sono le difficoltà più grosse che dovete afprodotti da produttori locali: vini esclusivamente di frontare? aziende di Calvignano, birra del vicino birrificio di "I costi, la burocrazia... non è facile". Fortunago, e altro ancora". L'amministrazione comunale viene coinvolta nelQual è per voi l'evento più importante che orga- le vostre attività? nizzate? "No. Teniamo saldamente divisa la Pro Loco dagli "La festa principale di Calvignano è quella dedicata ambiti comunali. Cerchiamo di mantenere la Pro alla Madonna del Carmelo che organizziamo a metà Loco autonoma finché possiamo". luglio – quest'anno ha raggiunto la decima edizione Secondo lei, l'indotto di Calvignano è rappresen– e che riscuote sempre un grande successo, partico- tato solo dal vino o anche da altri prodotti? larmente sentita dagli abitanti di Calvignano. Sia- "Direi prevalentemente sul vino...". mo una piccola Pro Loco di un piccolo paese, che Negli ultimi anni, il numero di abitanti di Calvidurante questa festa diventa una grande realtà, con gnano è aumentato o diminuito? I giovani restano tantissimi ragazzi e ragazze, amici e amiche pronti o se ne vanno? a darci una mano sempre all’insegna di un obiettivo "Se non ricordo male il numero di abitanti si aggira fondamentale per noi: divertirci tutti insieme!" intorno ai 120 abitanti (comprese le seconde case)... I giovani di Calvignano puntano alla "rinascita" non essendoci attrattive e lavori particolari, è ovvio di questo piccolo comune? che i giovani non abbiano incentivi a restare".


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"C’è una grande collaborazione con la famiglia moratti"

Di Gabriella Draghji

Marco Ruggeri è stato sindaco di Cigognola dal 2004 al 2009. Il suo impegno politico è inizio nel 1995 e da allora si è sempre occupato di cultura. Oggi è il presidente dell’associazione "L’officina delle buone idee", associazione culturale nata su espressa richiesta dell'Amministrazione Comunale, eletta nel 2014, a Marco Ruggeri. Come nasce "L’officina delle buone idee"? "L’attuale sindaco e vicesindaco mi hanno chiesto di rendermi disponibile per la programmazione culturale del nostro comune ed essendomi sempre occupato di questo ho accettato ben volentieri. Abbiamo così costituito un paio di anni fa l’associazione 'L’officina delle buone idee' di cui sono presidente". L'Associazione cerca di toccare diversi ambiti culturali? "Cerchiamo di spaziare dai concerti, alle mostre, alle presentazioni di libri e quest’anno abbiamo organizzato una serie di letture sceniche con l’aiuto degli amici di Sidecar Studio, che scelgono e leggono testi interpretandoli per il pubblico. Siamo attivi tutto l’anno sfruttando nella stagione invernale il polo civico culturale di Valle Cima, mentre in estate ci trasferiamo in Piazza Castello a Cigognola. L’anno scorso abbiamo sperimentato la piazzola per gli elicotteri, in disuso, un nuovo spazio che si è rivelato essere molto suggestivo e adatto ad ospitare piccoli concerti". I Moratti, proprietari del Castello di Cigognola, in che modo collaborano con l’associazione? "C’è una grande collaborazione. Ad esempio tutti i 25 aprile aprono i cancelli del castello per permettere alle persone presenti alla cerimonia di commemorare l’anniversario della liberazione e di accedere al cortile interno dove avviene generalmente l’orazione ufficiale. Un altro esempio di collaborazione è stata quella in occasione della presentazione del libro sul comune di Cigognola 'All’ombra del castello', presentazione che si è tenuta all’interno del castello stesso e ha dato l’opportunità a molte

persone di visitarlo per la prima volta". Molte sono le manifestazioni che organizzate. Dal punto di vista economico potete fare affidamento su sponsor o il comune riesce a coprire le spese essendo manifestazioni gratuite per il pubblico? "Da un paio d’anni a questa parte facciamo affidamento esclusivamente sui fondi del comune. Non so quanto sia l’ammontare preciso del contributo, ma il nostro è un comune attento e non c’è un altro comune simile per dimensioni che eroga un contributo così importante per sostenere manifestazioni organizzate da un'associazione culturale". Alle tante manifestazioni si accompagna necessariamente un grande impegno da parte sua. "Effettivamente sì, ma il mio impegno è coadiuvato dagli undici membri dell’associazione. Da parte di tutti nei diversi ambiti c’è un apporto importante e questo, devo dire, è un po' il segreto della grande affluenza di pubblico alle nostre manifestazioni". Visto il successo e la sua precedente esperienza come sindaco, non le è capitato di pensare di ricandidarsi? "Assolutamente no. Per due ragioni, l’impegno mio nelle passate amministrazioni è stato per me importante e vissuto a tempo pieno e se mi impegnassi politicamente non potrei far parte de 'L’officina delle buone idee' che è un po' una mia creatura. Il lavoro con il comune è sinergico e molte idee arrivano direttamente dall’amministrazione che ha deciso di delegare completamente la gestione degli affari culturali alla nostra associazione". Un sogno nel cassetto? "Sarebbe quello di organizzare un convegno sul paesaggio, magari all’interno del castello e arricchire le vie del borgo con diverse installazioni, che possano durare nel tempo, per mostrare come il paesag-

CIGOGNOLA

"Facciamo affidamento esclusivamente sui fondi del comune"

Marco Ruggeri

gio possa cambiare grazie ad interventi artistici". Come pensa venga considerato il paesaggio dell’Oltrepò dagli stessi oltrepadani? Secondo lei è abbastanza valorizzato? "Da coloro che ci abitano non è valorizzato. A mio avviso sono ancora troppi gli agricoltori che lavorano il terreno pensando solo ad ottenere il massimo della produzione a discapito del paesaggio. La mentalità purtroppo è ancora chiusa e manca la collaborazione tra gli stessi agricoltori per conservare al meglio il nostro territorio. Le nuove generazioni invece hanno acquisito questo concetto e lavorano in modo più corretto". Potrebbero, a suo parere, intervenire le amministrazioni comunali per risolvere questo tipo di problematica? "C’è una bella esperienza che stiamo realizzando con i comuni di Broni, Canneto, Castale e Montescano. Tutti noi cinque comuni facciamo parte dell’ecomuseo del paesaggio della vite e del vino dell’Oltrepò orientale e partecipando a bandi si riesce ad avere qualche finanziamento per organizzare delle iniziative itineranti nei vari comuni".


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BRONI

"i nostri grissini dolci servivano per la degustazione del moscato"

"Siamo l'unico produttore in Oltrepò" Di Gabriella Draghi

Oltrepò Pavese, terra di confine, un cuneo di territorio inserito tra la Liguria, l'Emilia Romagna e il Piemonte. La cucina tradizionale ha sempre attinto per i suoi piatti alle ricette delle regioni limitrofe ma mantenendo la sua tipicità e proponendo varianti a volte uniche nel loro genere. è il caso dei grissini dolci tipici del comune di Broni e fiore all'occhiello della locale Pasticceria Indipendenza ubicata proprio sulla via Emilia, la via principale. Abbiamo intervistato la titolare, Laura Buzzetti. La Pasticceria Indipendenza è un locale storico, da quanto tempo opera nel comune di Broni? "Questo è un laboratorio artigianale centenario che è stato rilevato dai miei genitori dagli originari proprietari nel 1960 e io si può dire che sono nata qui perché mio papà e mia mamma lavoravano insieme. Poi negli anni ho portato avanti la tradizione di famiglia in questo locale che per noi è un'istituzione". Si occupa lei personalmente della produzione? "No, sin dai tempi dei miei genitori avevamo in laboratorio il pasticcere Gianni che lavora tutt’ora con noi con il figlio Riccardo che ha seguito le sue orme e che si occupa della produzione utilizzando ingredienti freschissimi di prima qualità e portando avanti la storia dei nostri dolci tradizionali quali la Torta Preferita, i brasadè e i grissini dolci che produciamo solo noi". I grissini dolci, come mai l'idea di una variante del

Laura Buzzetti grissino piemontese tradizionalmente salato? "Negli anni '60 il nostro pasticcere Gianni ha perfezionato la ricetta di questi grissini dolci che servivano inizialmente nelle degustazioni dei vini dell'Oltrepò. Ai vini secchi venivano abbinati i grissini salati e i nostri grissini dolci servivano per la degustazione del moscato, un vino dolce del nostro territorio. Sono stati molto apprezzati e abbiamo continuato la produzione di questo prodotto che è diventato una specialità della nostra pasticceria, l'unica che li produce in Oltrepò". Quali sono gli ingredienti? "I nostri grissini dolci sono ottenuti con farina, zucchero, lievito, burro, acqua e sale. Di consistenza croccante, hanno un sapore delicato, dolce e tipico dei prodotti da forno. Hanno un colore dorato e la loro lunghezza varia dai 30 ai 40 centimetri. La modalità produttiva prevede che, dopo aver amalgamato gli ingredienti, l’impasto sia lasciato riposare per 20 minuti e, successivamente, fatto passare su una macchina a rulli. Di qui, si procede con la messa in forma

e la tiratura a mano dei grissini. La cottura in forno dura circa 20 minuti. Si sposano bene come abbiamo detto con i vini dolci ma sono anche ideali per una merenda con marmellate e frutta di stagione". è un prodotto particolarmente richiesto, quanti ne producete alla settimana? "Vanno a ruba. Li produciamo tre volte alla settimana perché devono essere sempre fragranti, non saprei dirle di preciso, dipende dalle richieste ma penso intorno ai 20 chili. Noi siamo molto attenti alla scelta delle materie prime e il risultato premia i nostri sforzi. Vede, ai giorni nostri sono presenti pasticcerie che producono dolci bellissimi utilizzando semilavorati, coloranti e conservanti che danno risultati che colpiscono l’occhio ma che non accontentano il palato del cliente per il gusto uniformato e piatto. Mangiando i nostri dolci si ha un'esplosione di sapori e di consistenze in bocca di cui difficilmente ci si dimentica. Pensi che i nostri pasticceri producono la crema fresca tre volte al giorno perché tutto deve essere freschissimo e mai conservato in frigorifero per la vendita del giorno dopo, i sapori e le fragranze si perdono con la conservazione". Avete clienti solamente locali o anche di altre zone? "I nostri clienti vengono dall’Oltrepò pavese ma anche da Milano e da altre zone della Lombardia. Quando ci conoscono generalmente tornano in pasticceria non solo per le torte e i pasticcini ma anche per i prodotti tipici del territorio come i brasadè o i grissini". Per ottenere questi risultati le vostre giornate sono sempre molto piene, che tipo di requisiti richiede il vostro lavoro? "Innanzitutto grande professionalità dei pasticceri, molta passione e disponibilità perché si lavora sempre nei giorni di festa, anche a Natale e Pasqua, si inizia prestissimo al mattino e non si sa quando si finisce per soddisfare tutte le richieste e le esigenze dei clienti. Ma c'è grande soddisfazione quando si ottengono i risultati ed il riscontro che tuttora abbiamo".


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la convenzione con l'università dei sapori nel mirino della minoranza

Di Elisa Ajelli Lo scorso luglio, nella Cascina seicentesca di Cassino Po, il Sindaco di Broni Antonio Riviezzi e la Presidente dell’Università dei Sapori Anna Rita Fioroni, hanno sottoscritto formalmente la concessione per l’utilizzo di una porzione del complesso di proprietà comunale. La concessione è finalizzata alla gestione della struttura in relazione alle funzioni di integrazione con l'Enoteca Regionale per la creazione di un polo di formazione, promozione, valorizzazione, con lo scopo di promuovere le produzioni enologiche e agroalimentari lombarde. Vi sarà pertanto una prestigiosa scuola di cucina. Ma a Broni non mancano dubbi e perplessità sulla questione, sollevate dal gruppo di minoranza Broni in Testa. La consigliera Giusy Vinzoni, oltre a domandarsi quale è stata la spesa per arrivare alla fine di quest’opera, ci spiega cosa è successo nei mesi scorsi. Vinzoni quali sono le sue perplessità? "Noi avevamo chiesto di poter vedere la parte della struttura dedicata all’Università dei Sapori, eravamo andati un po' di tempo fa con l’architetto Merlini, ma era una giornata di pioggia e non si riusciva ad entrare. Quindi abbiamo chiesto di poter tornare a visionare il posto: vuoi perché era estate e ci è stato detto che non c’era gente disposta ad accompagnarci, vuoi perché stavano facendo dei lavori e non si poteva passare, fatto sta che stiamo ancora aspettando che il sindaco organizzi questa visita". Perchè questa "esigenza" di visitare il posto? "I consiglieri hanno come funzione anche quella di controllo e io in quanto tale ho il diritto di vedere una struttura anche in corso d’opera. Non mi interessa vederla finita… sicuramente sarà bellissima e messa a posto benissimo. Se io chiedo di visitare questo luogo il sindaco mi deve dare in un tempo breve, non pretendo subito, la possibilità di poterci andare". Cosa le ha risposto il sindaco? "Riviezzi ha detto che organizzerà, ma io ad oggi non ho ancora visto nulla e intanto i lavori nella struttura

Giusy Vinzoni

Luigi Catena

vanno avanti" "Le nostre perplessità" dichiara l’altro consigliere Luigi Catena "riguardano le spese che vengono fatte con soldi pubblici. Che siano poi in parte soldi di un contributo regionale o delle casse comunali, comunque sia sono soldi pubblici". Ci spieghi meglio il concetto... "A nostro avviso non è giusto che un comune, a parte la struttura in sé, addirittura compri tutte le attrezzature facendosene carico. Detto questo, nella convenzione che hanno stipulato con l’Università dei Sapori, che dura 9 anni, nei primi 6 questi non pagano un centesimo. Alla nostra domanda se si portavano qualcosa o se si faceva pagare loro qualcosa, quanto meno un canone d’affitto agevolato, ci è stato risposto che dal settimo anno in poi il costo d’affitto sarebbe di 120 mila euro all’anno. Sicuramente quello che la gente può chiedersi è: e se questi dopo 6 anni vanno via? A questo punto ci è stato detto che si tratta di una start-up e bisogna dargli una mano. Io non sono molto afferrato in queste cose ma non credo che questa sia una startup, visto che è conosciuta e rinomata… Lei la convenzione l'ha letta, cosa non le quadra? "Andremo a vedere se questa convenzione andrà bene ai più: perché in un qualsiasi contratto o convenzione, uno dei primissimi motivi di recesso è il mancato pagamento. Questo noi non l'abbiamo trovato nella

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"Questo a nostro avviso sarà un altro debito come il Carbonetti e l’Enoteca Regionale"

Cesare Ercole convenzione, così come non abbiamo trovato nel documento che cosa succede in caso di recesso anticipato. Ci hanno detto che ci sono delle penali da pagare, ma noi non le abbiamo viste. E infine, ma qui metto il condizionale, i corsi non sarebbero gratis, ma a pagamento...". Qual è secondo lei l'utilità di questa scuola per Broni? "Ce lo siamo chiesti anche noi! Se tu fai un investimento, devi produrre e portare a casa qualcosa. Qui cosa si porta a casa? Ci sentiamo dire che arriverà gente da tutto il mondo. Questo a nostro avviso sarà un altro debito, come il Carbonetti e come l’Enoteca Regionale. Avrei potuto forse capire di più questo investimento se la struttura fosse stata in mezzo a Broni, perché ci sarebbe potuto essere un indotto. Ma da dove è posizionata adesso, chi verrà in centro? Nessuno, non prendiamoci in giro". Anche il capogruppo Cesare Ercole ha qualche dichiarazione da fare in merito. "Sono rimasto allibito quando ho sentito la convenzione" dichiara "E questo mi ha indotto ad approfondire questo documento. Non ritengo che questa convenzione sia molto conveniente e utile per il comune di Broni e devo fare degli ulteriori passi legali per capire bene e verificare se c’è un danno erariale o meno per i cittadini bronesi".


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"una vera diminuzione degli abitanti, ben 60 solo nell'ultimo anno"

Di Elisabetta Gallarati Gianluigi Zoppetti è il sindaco del Comune di Mezzanino, uno dei paesi che ha sofferto maggiormente del decadimento del ponte della Becca, uno dei punti nevralgici che permettono alla popolazione dell'Oltrepò di recarsi al di là del fiume e di raggiungere le città di Pavia e Milano, luoghi di lavoro per la maggior parte degli abitanti del comune. Tra gli effetti di questa situazione un calo sensibile della popolazione, un dato allarmante per il sindaco Zoppetti, soprattutto se si pensa che negli anni passati Mezzanino era uno di quei paesi con un andamento costante della popolazione, certamente grazie alla sua posizione strategica. Zoppetti vi trovate a fare i conti con un altro problema, la diminuzione della popolazione… "I dati del comune, testimoniano che si è verificata una vera diminuzione degli abitanti, ben 60 solo nell’ultimo anno. Il ragionamento che si pongono gli abitanti che in passato si sono trasferiti qui per la vicinanza con il centro di Pavia e Milano è: 'Perché devo pagare un affitto qui a Mezzanino, se sulla strada per recarmi sul luogo di lavoro trovo il ponte chiuso e impiego un'ora di viaggio per utilizzare uno degli altri ponti che attraversano il Po? Tanto vale che mi trasferisco dall'atra parte del fiume!'. A giugno presso la quinta Commissione Regionale Ambiente, ho mostrato quali sono le difficoltà presenti nel nostro comune, non solo inerenti alla viabilità del ponte ma anche al piano economico: esiste un impoverimento di tutto l'Oltrepò". Il ponte sarà chiuso totalmente in un periodo che sarà precisato più avanti, tra fine ottobre e inizio novembre, questo si legge sulla bacheca del sito del Comune… "Il ponte crea disagio attraverso tutte le sue chiusure, spesso prolungate. Il nostro gruppo vuole un nuovo ponte. Pensiamo sia inutile spendere 2.500.000 euro per continui lavori di risanamento che non fanno altro che allungare un po' la vita a una struttura che ormai ha fatto il suo corso. Si creano solo ulteriori problemi attraverso tutti questi lavori che, sono sicuramente necessari, ma non sono una soluzione definitiva al problema: i negozi chiudono, gli alunni si iscrivono a scuole in comuni dall'altra parte del Po, ci sono mezzi pesanti che si incastrano nei pilot del passaggio, camion che non riescono a fare manovra per cambiare direzione e bloccano il traffico. Se questo inverno ci saranno piene il ponte quasi sicuramente verrà chiuso". Ponte a parte… come procede l’amministrazione ordinaria del comune? "Come comune cerchiamo di fare il massimo per valorizzare il nostro centro, nonostante le difficoltà di cui abbiamo parlato prima. Abbiamo iniziato a interessarci alla sostituzione dell'illuminazione da luce normale a led e alla videosorveglianza con tutor di riconoscimento delle targhe puntate agli ingressi del comune, i cui video verranno inviati alla posta in modo da riconoscere le macchine rubate, le macchine prive di revisione e quelle senza assicurazione. I video verranno inviati anche alle forze dell'ordine. Potremo in questo modo partecipare al bando e speriamo entro la primavera prossima di averli già realizzati. Questa è un'ottima cosa per la sicurezza

Gianluigi Zoppetti

del paese. Inoltre, in sostituzione delle telecamere vecchie installeremo delle nuove videocamere; ci saranno dei punti di raccolta differenziata, visto che uno dei problemi maggiori del nostro paese è proprio l'accumulo di immondizia di vario genere, anche da abitanti di Pavia o del Tornello, all’interno dei nostri punti di raccolta. Per quanto riguarda la viabilità, abbiamo realizzato un senso unico per un tratto dell’argine in ingresso dal ponte della Becca verso la frazione di Busca, proprio in prossimità di una curva pericolosa dove tempo fa ci sono stati anche incidenti pericolosi. Su questo indirizzo abbiamo intenzione di fare ulteriori dossi e maggiore segnaletica orizzontale. L’obiettivo è quello di migliorare le strade, sempre bilancio permettendo". Che scuole sono presenti a Mezzanino? "Noi abbiamo la scuola primaria e stiamo lottando, come tutti i paesi limitrofi, per mantenere stabile il numero degli alunni. Abbiamo fatto una convenzione con i comuni vicini, per raccogliere alcuni alunni con il pulmino e portarli nella nostra scuola: in tutto ne raccogliamo 12 e in totale ne abbiamo 42, mentre l’anno scorso ne avevamo 51". In che modo vi siete attivati per far fronte alla diminuizione degli alunni iscritti? "Il discorso è sempre lo stesso, vanno via le famiglie e anche nelle scuole ovviamente è registrata una diminuzione degli alunni. Noi cerchiamo attraverso diverse iniziative, di incentivare le persone ad usufruire dei nostri servizi: il nostro pre-scuola facilita la vita degli abitanti che lavorano a Pavia o Milano, che possono quindi comodamente portare i bambini a scuola alle 7.30; lasciamo la tariffa del buono

MEZZANINO

"Se verrò rieletto mi impegnerò per la costruzione di una palestra"

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mensa a 3,10 euro; vorremmo programmare un doposcuola anche se per ora il bilancio non ce lo permette. Spendiamo 60mila euro l'anno per mantenere la nostra scuola". Esiste una palestra o una struttura sportiva per i ragazzi? "Noi non abbiamo una palestra comunale e questo è uno dei problemi maggiori del paese. Il prossimo anno ci saranno le elezioni e come uno dei mie obiettivi presenterò la costruzione di una palestra, come tensostruttura o come capannone. Penso sia essenziale avere una struttura del genere per i ragazzi. Fino al 2013 i bambini giocavano a pallone in mezzo alla strada e io ho personalmente preso impegno con l’associazione sportiva che gestisce il campo da calcio di Mezzanino per permettere ai ragazzi di poter usufruire del campo nelle ore in cui non è impegnato dalle squadre di calcio. Se verrò rieletto mi impegnerò anche in questo progetto". Ultimi aggiornamenti sul ponte? "Non abbiamo alcuna certezza… Quando a luglio di quest’anno, in Regione Lombardia ci sono stati gli assestamenti di bilancio, i consiglieri di bilancio, Iolanda Nanni del M5S, Villani Giuseppe del PD e Vittorio Pesato di Forza Italia, hanno presentato delle mozioni tese ad avere il nuovo progetto del ponte, ma sono stati bocciate. Successivamente, due giorni dopo, è stata presentata la stessa proposta nell'ordine del giorno ed è stata accolta, ma il valore della proposta in ordine del giorno non è un emendamento, non abbiamo quindi nessuna certezza dello stanziamento dei fondi. Il problema è che la Regione non ha mai stanziato nessuna cifra per la costruzione del nuovo ponte e la responsabilità è senz’altro del ritardo delle forze politiche, da sempre. Il ponte ha 105 anni, e sicuramente doveva essere rifatto almeno 30 anni fa. Sarà anche stato un genio chi ha progettato il ponte nel 1905 ma il prospetto che aveva fatto il vecchio ingegnere si basava su mezzi pesanti al massimo qualche tonnellata, ora i mezzi di trasporto che passano sul ponte pesano fino a 400 quintali, è parecchio diverso. Attenderemo ancora un po' che venga rispettato l’ordine del giorno, in caso negativo faremo altre manifestazioni".


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"La lamentela è diventata un po' una moda..."

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Di Elisa Ajelli

Maurizio Visponetti, classe 1949, fa parte della politica stradellina dal lontano 1975. è stato dapprima consigliere, poi vice sindaco e anche sindaco della città per nove anni. Attualmente ricopre la carica di vice del sindaco Maggi e ha l'assessorato al territorio, assetto idrogeologico ed edilizia privata. Visponetti com'è cambiato il ruolo di sindaco in Oltrepò? "È cambiato tutto. Io ho fatto il sindaco dal 1995 al 2004, dopo di che è subentrato il rispetto del patto di stabilità che ha messo in grande difficoltà i comuni, perché si sono stravolte tante cose, non era più possibile accendere mutui per lunghi anni, con crisi da parte delle casse comunali. Gli investimenti hanno subito un drastico rallentamento e lo sviluppo delle città si è notevolmente abbassato. Questi sono i dati principali che posso dire di grande cambiamento". Adesso come vede la classe politica oltrepadana? "Io vengo da una vecchia scuola dove si formava la classe politica, c'erano i partiti che davano una grossa mano nella formazione delle persone che dopo dovevano amministrare e avere un percorso politico-amministrativo. C’erano dei personaggi carismatici di tutti i partiti. Mi vengono in mente Azzaretti, Abelli, Renzo Sclavi, Luigi Meriggi: personaggi che erano punti di riferimento, si guardava a loro per avere quelle coperture amministrative che adesso mancano. Adesso non c’è più una persona carismatica forte in Oltrepò che possa fare da riferimento per gli amministratori". Meglio allora che oggi quindi… "Decisamente sì, secondo me. Adesso siamo in una fase in cui non c’è preparazione politica, c'è il fai da te. Uno arriva ad amministrare senza avere le basi naturali, le minime nozioni amministrative e poi succedono anche dei disastri e dei problemi. Io credo che lo studio e la formazione amministrativa e politica sia fondamentale. Una volta c'era, adesso non c'è più e c'è purtroppo al suo posto, l'improvvi-

Maurizio Visponetti

sazione". I giovani che decidono di far politica, come li vede? "Non li vedo! Nel senso che ce ne sono pochissimi che si interessano di politica e quei pochi si perdono anche per strada. Una volta, io mi ricordo, nei bar di Stradella si parlava di calcio e di politica, adesso si parla di tutt’altro, la politica è vista quasi come un qualcosa di negativo, mentre bisogna sapere che vuol dire amministrare la cosa pubblica, cercare lo sviluppo della zona, del paese, della città. Credo che dobbiamo fare un esame di coscienza tutti per ripristinare quelle formazioni politiche e avvicinare i giovani alla classe politica, di qualsiasi partito ovviamente". Lei che è vice sindaco della città, dopo esserne stato primo cittadino per anni, come vede Stradella? C'è quel degrado che tanti o alcuni lamentano? "Ma no… non vedo questo degrado. Vedo dei problemi nelle piccole manutenzioni, che sono problemi fisiologici, costanti, dati anche dalla carenza di fondi. Per esempio, dobbiamo pensare che quando ho fatto io il sindaco c'erano dieci cantonieri, adesso ne

STRADELLA

"Non c’è preparazione politica, c’è il fai da te"

abbiamo due. Questo vuol dire che c’è una grossa difficoltà nel sistemare le piccole cose. Si è dovuto appaltare all’esterno alcuni interventi su verde e sulla pulizia, però con risorse limitate". Crede che Stradella sia ancora una città attrattiva? "Sì e da tutti i punti di vista: i giardini pubblici, seppur non rigogliosi come un tempo, sono sempre pieni di ragazzi che passano lì il loro tempo, e si tratta non solo di giovani stradellini ma anche dei paesi limitrofi… Alla sera c'è movimento e c'è una certa movida… c'è un richiamo, insomma. Dal punto di vista della pulizia delle strade, poi, penso che sia decorosa. Non c'è quel problema grosso che si vuol dipingere". Allora come mai i cittadini si lamentano così tanto a suo parere? "La lamentela è diventata un po' una moda, un'abitudine. Una volta uno segnalava un problema, adesso non lo segnala più ma si lamenta con tutto il mondo per quella questione. Credo che la lamentela sia data anche dall’uso dei tempi, dal costume che c'è adesso: in questo momento storico c’è molta più critica rispetto al passato, la gente guarda di più il classico 'pelo nell’uovo'. Una volta c’era di più l’interesse pubblico generale, adesso c’è di più quello particolare. Se uno aveva un buco e un po' d’erba davanti a casa una volta cosa faceva? Copriva il buco e strappava l’erba. Adesso no. Non dico che è giusto o sbagliato, ma sono proprio cambiati i tempi e si protesta anche per piccole cose".


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"vinuva per me è una figlia, così come oltrepiù è un figlio"

"La voglia di rimettermi in politica c'è, sono in fase di valutazione" Di Elisa Ajelli

Andrea Frustagli, imprenditore stradellino, è stato a lungo impegnato nella vita politica della sua città, ricoprendo il ruolo di assessore alle attività produttive dal 1995 al 2005. Girano voci che stia preparando il suo ritorno in politica. "La voglia di rimettermi in politica c'è, si tratta solamente di verificare determinati progetti e condividere idee con dei gruppi di persone che mi hanno chiesto di tornare a fare questo lavoro. Devono esserci programmi che siano condivisibili per tutti e dove ci siano gli elementi giusti per fare una squadra. Questo è molto importante. Sono tutte questioni che considererò da qui a fine anno… si tratta di valutare e vedere. Non c’è niente di sicuro, sono in questa fase di valutazione". Si tratta di valutazioni su più gruppi politici quindi? "Sì, con più gruppi, che sono all'opposizione dell’attuale amministrazione. Con persone caratteristiche del mondo politico di Stradella che mi hanno chiesto di tornare. Valuterò! Può essere che vada solo in lista o che mi candidi a sindaco come mi è stato chiesto… vedremo un po', per la squadra e per i progetti che ci saranno". Progetti di che tipo? "Vorrei condividere dei bei progetti per fare qualcosa per Stradella. Non per fare il sindaco o l’assessore o il consigliere, ma per il bene della mia città". Come mai è le tornata questa voglia di politica? "Ci sono tanti motivi… un po' perché vedo una mancanza di voglia di fare cose semplici per questa città, un po' perché ultimamente ho del tempo che potrei mettere a disposizione della politica, un po' per l’ambizione e la voglia che avevo quando ho iniziato tantissimi anni fa a fare l’assessore e che sono tornate…. Ci sono delle cose che si possono fare, fermo restando che so che ci vogliono soldi e che il quadro economico non è dei migliori. Quando facevo io l’assessore erano forse tempi diversi, c’erano più possibilità economiche, adesso so che in generale la situazione è difficile per mancanza di fondi".

Andrea Frustagli

Lei è stato uno degli ideatori della manifestazione Vinuva, tanti anni fa. Questa ultima edizione come le è sembrata? "Vinuva per me è una figlia, così come Oltrepiù, l’altra mia ideazione, è un figlio. Vinuva negli anni è sempre migliorata, ma quest’anno mi ha abbastanza deluso, soprattutto sul discorso spettacoli. Si potrebbe fare qualcosa di migliore. Mi dispiace che i bar non abbiano trovato un’intesa per rifare la serata cocktail e vini perché è sempre stato uno spettacolo molto valido. Per esempio, si potrebbero coinvolgere di più le scuole o altre cose. Quest’anno è stata un’edizione un po' 'tiepida' e poi ci si è messo anche di mezzo il brutto tempo. Se vogliamo addentrarci, poi, dico che il liscio bisognerebbe lasciarlo fare ad altri tipi di manifestazioni in collina... che fanno le sagre del liscio. Per me Vinuva non deve fare questo. Però devo anche ammettere che mi è piaciuto molto l’abbinamento uva e arte, perché è stato qualcosa di innovativo". Lei avrebbe delle nuove idee, concrete, da proporre? "Certo! Sono tutte nel cassetto. È presto per dirle e

non avrebbe senso parlarne adesso, non fanno parte di un programma elettorale, perché sarebbero migliorie e basta. Ho progetti, invece, che potrebbero essere presentati in un eventuale programma elettorale, quello sì, ma per il momento li tengo per me". Come vede Stradella? Di che cosa ha bisogno questa città secondo lei? "C’è bisogno di più attenzione, di più visibilità e controlli da parte di chi amministra. Io ultimamente sto segnalando al comune diverse defezioni. Come lo faccio io lo farà anche qualcun altro. Ci sono tanti modi per migliorare la città senza dover per forza andare nelle spese… però vedo che c’è scarsa partecipazione dell’amministrazione, a parte quando ci sono le inaugurazioni di qualcosa". Ultimo argomento importante e scottante: l’amianto. Lei è il titolare di una rinomata azienda stradellina per la rimozione di questo materiale... "Questo è un problema davvero molto grosso e non si può pensare che il comune da solo possa risolverlo, perché si tratta di una questione nazionale ed europea. Detto questo, però, ognuna delle amministrazioni può fare convenzioni e soprattutto sensibilizzazioni, come è successo per esempio a Santa Maria della Versa, dove il sindaco ha sensibilizzato personalmente la cittadinanza a cercare di smaltire l’amianto. Nessuno può obbligare i cittadini, ma già sensibilizzarli è una gran cosa, perché il sindaco ci mette in prima persona la faccia". I comuni quindi secondo lei possono fare poco? "Possono poco, ma qual poco vale tanto e deve essere fatto. I risultati ci sono, certo che se non sensibilizzi in una certa maniera è tutto vano. Non ci sono i soldi? Bene, cerchiamo di affrontare il problema in un altro modo. Io credo molto nella sensibilizzazione: il sindaco di un comune può non avere soldi, ma può avere la volontà. Io poi un altro metodo ce l’ho e l’ho utilizzato con qualche sindaco: i comuni emettono dei bandi che permettono di stipulare delle convenzioni con le ditte autorizzate allo smaltimento di amianto, chi vuole può aderire al bando che implica prezzi più bassi per chi intende usufruire del servizio. Ci sono quindi determinate cose che un sindaco può fare per agevolare la risoluzione del problema amianto anche non avendo soldi… questo è solo un esempio. Se si vogliono fare, le cose si possono fare".


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"L’anno scorso ci sono state 645 donazioni totali, Quest’anno vedremo..."

Di Elisa Ajelli

"Fatti del bene facendo del bene", è questo lo slogan dell'Avis di Stradella, una realtà che da quasi mezzo secolo opera nel territorio. Gianni Marconi è il nuovo Presidente di Avis Stradella e ci racconta come prosegue il cammino di questa importante associazione di donatori di sangue, che è nata nel lontano 1968 e che quindi l'anno prossimo festeggerà il 50° anniversario. "Ci sono ancora ben tre dei fondatori di questa associazione: Piero Civardi, che è anche stato presidente per diverso tempo, Mario Castelli e Augusto Goroni". Lei è Presidente da quando? "Sono in carica da febbraio di quest’anno, è il mio primo mandato, dopo i due di Daniela Pietra". I primi mesi da Presidente come sono stati? "Sono stati forse un po' più impegnativi di quello che pensavo quando sono stato eletto, nonostante e per fortuna abbia ancora l'appoggio della dottoressa Pietra. Gli impegni sono tanti: un po' la burocrazia e un po' il dover gestire diverse persone… abbiamo infatti anche il gruppo giovani, una realtà che facciamo fatica a mantenere, perché sono rimasti solo in 6 del gruppo originario. Dovremo cercare di implementare un po' questo gruppo con qualche giovane volenteroso che abbia voglia di darsi da fare". I giovani sono importanti... "Assolutamente! Loro fanno una parte dell'attività propagandistica, che abbiamo lasciato a loro per dargli autonomia. Per esempio organizzano la 'CamminAvis', una camminata non competitiva lungo il territorio comunale di Stradella, fatta per sensibilizzare la popolazione, e i giovani in particolare, sull’importanza della donazione di sangue. L’anno scorso la prima edizione era andata benissimo, quest’anno, invece, c’è stata una giornata di brutto tempo... purtroppo. I giovani, poi, organizzano le giornate di propaganda agli istituti stradellini Santa Chiara e Faravelli. E infine, anche quest’anno hanno organizzato una serata durante il Caffè Concerto, in cui hanno posizionato un gazebo e hanno cercato di far conoscere la nostra associazione". In quanti siete in Avis Stradella? "Attualmente il consiglio è composto da 7 persone. Abbiamo ridotto un po' l’organico, anche perché è difficile trovare persone che abbiano voglia di impegnarsi. Siamo io, la dottoressa Pietra, una tesoriera, una segretaria, un consigliere e un coordinatore del gruppo giovani e infine due persone che ci danno una mano in unità di raccolta. Mario Zibelli, Lella Fanzini e Gianni Carvani sono infine i nostri preziosi aiutanti". Oltre alle già citate, quali attività svolgete durante l'anno? "Per prima cosa mi viene in mente la nostra compagnia dialettale di Stradella, che organizza sempre spettacoli molto divertenti per beneficenza. Quest’anno poi abbiamo fatto una serata molto interessante sul tema dei vaccini, dove sono intervenuti medici del policlinico di Pavia: tutti gli anni facciamo almeno un incontro che riguardi la sanità e quest’anno abbiamo affrontato questo tema molto importante e d’attualità. In occasione dell’8 marzo facciamo la nostra propaganda portando gli auguri nei vari esercizi com-

STRADELLA

"Forse nei giovani c’è un po' di menefreghismo in queste cose"

Al centro Gianni Marconi con il gruppo Avis Stradella

merciali, mentre l’8 dicembre, durante i mercatini natalizi, abbiamo il nostro stand, in cui distribuiamo gratuitamente i calendari Avis. Tutte manifestazioni che dovrebbero servire a incrementare il numero di donatori, perchè purtroppo in provincia di Pavia non c’è autosufficienza". Quanti donatori ci sono nella vostra Avis? "All’inizio dell’anno eravamo in 355 donatori effettivi e 365 iscritti… alcuni non donano, ma danno comunque una grossa mano. All’inizio di giugno avevamo incrementato le donazioni di un 8%, rispetto allo scorso anno… però è un dato destinato a ridursi perché con questi caldi che ci sono stati nell’ultima estate l’affluenza nei mesi estivi è stata inferiore alle aspettative. L’anno scorso alla fine ci sono state 645 donazioni totali. Quest’anno vedremo...". Si fatica a trovare nuovi donatori? "In qualche manifestazione in cui facciamo campagna di propaganda riusciamo ad acquisire qualche nuovo donatore. Siamo molto contenti, anche perché vediamo che almeno serve partecipare a certi eventi e farci conoscere". Un appello che si sente di fare. "C’è tanto tanto bisogno di sangue. E c’è da pensare che la donazione di sangue è una delle forme di volontariato che comunque impegna meno una persona: si tratta di venire a donare una volta ogni tre mesi per gli uomini, una volta ogni sei per le donne in età fertile e ogni tre per le altre. Con un impegno minimo si riescono a salvare delle vite. E non dimentichiamo che ci si tutela anche dal punto di vista sanitario, perché si è controllati in quanto tutte le volte che si viene a donare vengono fatti gli esami di controllo. Si dovrebbe davvero riflettere sull’importanza della donazione" C’è un po' di riluttanza secondo lei? "Un po' direi di sì. Forse nei giovani c’è un po' di menefreghismo in queste cose. Tutti gli anni mandiamo ai neo diciottenni gli auguri con l’invito e con le

nostre indicazione per poter donare il sangue, andiamo a fare degli incontri nelle scuole… ma alla fine c’è poco riscontro. Quest’anno abbiamo avuto due diciottenni che si sono iscritti e lo reputo un successo, però è davvero un tema che non è sentito. Finchè non si ha l’amico che trascina in questa associazione o finchè non capita magari qualcosa per cui ci si sente coinvolti, è dura affacciarsi a questo mondo, è difficile arrivarci da soli. Noi facciamo il possibile per poter divulgare il nostro messaggio". Quest’anno però avete una grande novità: farete da sponsor alla squadra locale Apos. "Ho sempre creduto molto nella collaborazione con questa società, perché ha un bacino di giovani enorme e perché rappresenta per Stradella un modello fortissimo di aggregazione. La società Apos ha sempre trasmesso ai suoi giovani dei principi e dei valori sani. Abbiamo quindi deciso di sponsorizzarli, abbiamo dato un contributo e loro hanno messo il nostro logo sulle maglie. Stiamo aspettando che Don Cristiano ci organizzi degli incontri con i ragazzi e i loro genitori per far conoscere la nostra realtà". Diceva prima che l’anno prossimo festeggerete il cinquantesimo anniversario... “Faremo una bella festa, nella prima o seconda settimana di giugno, in concomitanza con la giornata mondiale del donatore. Premieremo i donatori, così come facciamo ogni anno, nel nostro Teatro Sociale stradellino e poi un pranzo tutti insieme".. L'amministrazione comunale stradellina vi supporta? "Moltissimo, anzi colgo l'occasione per ringraziare l’amministrazione comunale di Stradella, che ci supporta in tutte le manifestazioni e mette a disposizione per noi la Casa delle Associazioni, il personale medico e paramedico dell'unità di raccolta di Broni e naturalmente un ringraziamento particolare va a tutti i donatori".


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"dell'oltrepòVOGHERA ORMAI SONO SOLO UN TIFOSO..."

"La politica nell’amministrare Bosnasco non c'è mai stata" Di Pier Luigi Feltri

Bosnasco è uno di quei paesi dell'Oltrepò dove, nonostante i tempi di crisi, non si è mai smesso di fare investimenti. Il sindaco Flavio Vercesi, al timone dal 1991, deve decidere se ripresentarsi il prossimo anno. Alle ultime elezioni, nel 2013, erano presenti ben quattro liste, in un paese di settecento abitanti. Una concorrenza sbaragliata, tuttavia, dal candidato vincente, investito di una maggioranza bulgara: il 96,75%. E il prossimo anno potrebbe riaccadere… Il suo è uno di quei pochi comuni con meno di mille abitanti che, con le elezioni del 2013, è rimasta priva della giunta comunale, in seguito ai tagli voluti dall'allora governo Monti. Da quattro anni è lei, sindaco, ad assumere tutte le funzioni esecutive. Come giudica questa esperienza? "Anche se i nostri quattro consiglieri e, devo dire, anche la minoranza hanno sempre collaborato in modo positivo, è chiaro che con un vicesindaco e un altro assessore ci sarebbero più stimoli, e anche un sindaco sarebbe più stimolato. Ti senti a volte un po' troppo 'podestà', condividere le scelte con una giunta è più democratico. Devo però dire che tutte le delibere di giunta che ho fatto sono state sempre condivise da tutti i miei consiglieri. Comunque l’anno prossimo, con le elezioni, ci sarà un consiglio formato da dieci persone, quindi se ci sarà gente che ha voglia di impegnarsi per il comune ci sarà più spazio e sarà più positivo". Dopo tanti anni difficili per tutti i comuni, nei quali investire e programmare a lungo termine sembrava impossibile, anche Bosnasco è tornato ad assumere personale… "Avevamo quattro dipendenti che, con nostro dispiacere, ci hanno lasciati per limiti di età. Ne abbiamo assunti due, siamo contenti del lavoro che fanno e quindi devo dire che questo cambio, abbastanza radicale nella macchina del comune, non ha creato grossi problemi; tenendo conto anche del fatto che c’è sempre la disponibilità di chi è andato in pensione per aiutare o comunque insegnare qualcosa ai nuovi dipendenti. Voglio ringraziare tutti i nostri ex dipendenti per il lavoro che hanno fatto in tutti questi anni a Bosnasco, perché hanno dato buon servizio alla collettività. Erano veramente persone che vedevano il Comune come la loro casa e la loro famiglia". La sua amministrazione ha inaugurato anche una stagione di importanti lavori pubblici, come quelli che hanno coinvolto il Palazzo Comunale e il cimitero… "Sì, il primo è un lavoro terminato da poco. Un intervento da 300mila euro che ci ha permesso di consolidare la struttura; poi è stata sistemato il primo piano. Per quanto riguarda il cimitero, invece, siamo partiti da lontano, sempre prima con i lavori di consolidamento. Poi è stato rifatto il tetto, e adesso stiamo procedendo con i lavori di tinteggiatura degli esterni che finiranno in 15/20 giorni. A primavera sistemeremo anche gli interni. I progetti sono stati realizzati dal responsabile dell’ufficio tecnico, quindi internamente".

Flavio Vercesi

Non ultimo, il contributo che avete dato al ripristino del salone parrocchiale, che creerà un valore aggiunto per la comunità. Come è stato possibile questo intervento? "Io credo che una delle forze della nostra comunità, al di là dell’amministrazione comunale, sia proprio la sintesi che si è verificata con la Parrocchia e la Pro Loco. C’è stata una grande collaborazione nei vari progetti. Siamo stati uniti e li abbiamo portati avanti, quindi devo ringraziarli perché ci siamo sempre trovati, senza rotture e contrapposizioni, con grande voglia di lavorare uniti, e questi sono i risultati. La Canonica era abbandonata da circa trent’anni e nel giro di tre ha ripreso a vivere, grazie al contributo delle fondazioni Banca Del Monte, della Cassa di Risparmio, della Cei. C’è stato anche un nostro piccolo contributo e ovviamente quello dei parrocchiani". Cosa succederà la prossima primavera, quando si andrà a elezioni? "Non ho ancora pensato a cosa farò per la prossima legislatura. Prima di tutto non spetta a me decidere, ma devo confrontarmi con chi mi sta sostenendo. Poi sono anche tanti anni che sono in Comune, questo è il quinto mandato che sono in carica: sono in amministrazione dal 1991, anno in cui ho iniziato a fare il sindaco, con un 'interregno' da vicesindaco per 5 anni. Da qui a questa primavera vedremo cosa fare". Avrà pure una mezza idea… "È chiaro che questi anni di mandato mi hanno dato grosse soddisfazioni, e penso che tutto sommato il consenso avuto mi sia sempre stato da stimolo a fare bene. Dopo tanti anni l’amministrazione è insita dentro di me, nella mia vita, quindi se mi chiedessero di continuare e ricandidarmi non sarò quella persona

che dice di no per evitare qualche grattacapo. Assolutamente, l’impegno ce lo metterei come sempre, con lo stimolo che ho sempre avuto. Sono molto attaccato alla mia gente, alla mia comunità, e devo dire che ho sempre avuto delle belle risposte anche da parte loro". Quali sono gli anni della sua avventura come Primo Cittadino che ricorda con più soddisfazione? "Un po' tutti. Nei primi c’era più politica… Forse un po' anche per l’età, per l’entusiasmo, sono stati molto belli, ma non posso dire che quelli successivi siano stati anni difficili, in virtù del fatto che ho sempre sentito il sostegno della gente, quindi devo dire che complessivamente sono sempre stati e sono positivi". Oggi difficilmente la Politica, con la P maiuscola, si fa sentire nei piccoli centri periferici… "Io credo che oggi come oggi nei piccoli centri sia giusto che vengano votate persone che si impegnano nel comune al di là del loro credo politico. Io ho sempre fatto liste civiche, magari anche con persone che avevano idee diverse da me. La politica nell’amministrare Bosnasco non c'è mai stata, non ha mai influito nel modo di portare avanti il programma amministrativo del comune. Abbiamo sempre operato come persone a disposizione della loro comunità". Non percepisce la mancanza di un uomo forte per il nostro territorio che faccia un po' da megafono alle istanze del territorio? "I miei punti di riferimento finiscono con la vecchia DC, dopo di che devo dire che ci sono stati tanti esponenti, brave persone, che ho conosciuto e con le quali ho avuto occasione di collaborare anche bene, ma un esponente di riferimento non c’è stato. Non ho mai


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"Lo sviluppo dell’ITP (Industria Termoplastica Pavese), in particolare, ha portato risorse importanti. Un allargamento porta soldi e occupazione, come anche quello che ha coinvolto la Kimicar. Avere parte del territorio su una strada di passaggio è sicuramente positivo. Abbiamo inoltre approvato un PL definitivo che ci ha permesso di incassare qualche decina di migliaia di euro per una nuova area commerciale sulla ex Statale 10, ma non sappiamo ancora che tipo di struttura verrà fatto". Per le aziende, ma anche per la cittadinanza, sarà importante anche la posa dei cavi per la nuova rete internet ultraveloce, che avete deliberato la scorsa primavera e che verrà realizzata entro due anni. "Sicuramente si tratta di qualcosa di molto positivo per tutto il territorio, anche se non è dipeso solo da noi. A Bosnasco ne abbiamo bisogno, considerate le aziende che ci sono. Direi anzi che per noi è fondamentale". Di quali altri progetti ha bisogno la sua comunità per il prossimo futuro? "Sicuramente, se mi ricandiderò, ho in mente per il prossimo programma alcune cose in continuità con quanto fatto finora. Per esempio stiamo valutando di sostituire tutte le luci con impianti a led, e vorrei arrivare con un progetto prima della scadenza del mio mandato. Ma anche il fatto di mantenere quello che già abbiamo non è cosa da poco, soprattutto per un comune di 700 abitanti. È vero che abbiamo già speso parecchio, con gli investimenti di 150mila euro per il cimitero e di 300mila per il municipio. Ma abbiamo fatto un importante consolidamento antifrane di cui c’era bisogno, sono lavori importanti anche se non si vedono. Al far apparire a volte ho sempre cercato di preferire cose concrete, e sarà sempre così". Una parola per il suo segretario comunale, il dot-

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tor Mercadante, che negli ultimi mesi è stato accusato di aver "gonfiato" i rimborsi chilometrici per spostarsi fra i vari comuni dell’Oltrepò nei quali presta servizio. Il processo si svolgerà il prossimo 24 ottobre. "Circa un anno fa il precedente segretario ha vinto un concorso che gli ha dato occasione di servire comuni più importanti. Avevamo con lei un ottimo rapporto, è stata molto competente. Anche il dottor Mercadante si sta comportando con sincronia e molta professionalità e competenza, sicuramente ha tutta la mia fiducia". Lei è stato fino a pochissimo tempo fa al timone anche di un’altra realtà importante nel panorama del nostro territorio, la società calcistica OltrepòVoghera. Come commenta la stagione in corso? "Ormai sono solo un tifoso, anche se seguo da vicino ancora tutte le vicende perché sono molto legato alla dirigenza e allo sponsor principale. Devo dire che quello che sta succedendo quest’anno è proprio quello che va impostato in una società di calcio di quel livello: valorizzazione dei giovani e contenimento dei costi. Non ha più senso dare rimborsi di decine di migliaia di euro ai calciatori, come professionisti. È giusto dare più spazio ai giovani e al gruppo, perché il gruppo è sempre più importante di uno o due singoli che possono fare la differenza. Colgo l’occasione per un ringraziamento a Lino Gaffeo che quest’anno ci ha lasciati: un grande uomo di sport, di grande spessore umano, come del resto tanti altri che ci sono stati in questi anni".

BOSNASCO

chiesto niente, non ho cercato mai raccomandazioni. Quello che abbiamo fatto a Bosnasco lo abbiamo fatto con le nostre forze e con qualche finanziamento che abbiamo chiesto e in cui abbiamo creduto". Un vostro piccolo vanto: il centro sportivo. Come è rinato? "Con il bando che abbiamo emesso per darlo in gestione, abbiamo messo una società in condizione di avere 10 anni per investire. Abbiamo chiesto che fossero spesi dei soldi per farlo funzionare, piuttosto che chiedere un affitto. Quest’anno ha dato un impulso molto forte a tutta la comunità perché, parliamoci chiaro, in un paese di 700 abitanti il centro sportivo è fondamentale, perché è l’unico centro di aggregazione per giovani e meno giovani. Devo dire che sta funzionando molto bene, la piscina funziona benissimo, e così il campo polivalente e la sala da ballo, dove è venuta gente da tutte le parti della provincia. Mi sento di dire che il centro sportivo è il nostro fiore all’occhiello". E con gli altri servizi? Gli uffici postali, per molti suoi colleghi sindaci, hanno rappresentato e rappresentano un grosso problema… "Abbiamo un ufficio postale che funziona molto bene, ed è uno dei pochi ad essere aperto tutta la settimana. Nonostante i 700 abitanti il nostro è ancora un comune con molti servizi. Abbiamo una farmacia e tre negozi di alimentari: una panetteria, una macelleria, e un negozio di frutta e generi di qualità di tutti i territori nazionali, anche prodotti tipici di altre regioni. La qualità di vita a Bosnasco c’è. Abbiamo un bel campo giochi, dove chi vuole può portare i bambini. E poi la sala polivalente della ex scuola, che spesso diamo in uso anche per feste private, compleanni o battesimi". Abbiamo visto che gli investimenti non mancano. Ma da dove arrivano le risorse?

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MONTESCANO

"il comune è piccolo e ci teniamo a garantire un buon tenore di vita"

"Sono favorevole alla fusione tra i piccoli comuni" Di Silvia Cipriano

Montescano, piccolo comune dell'Oltrepo Pavese – che tutti conoscono principalmente per la presenza di un importante centro di cura e riabilitazione – mette in collegamento Stradella con la Valle Versa. L'attuale popolazione di Montescano è composta principalmente da anziani, ma ci sono stati anni in cui questo comune ha raggiunto anche i 600 abitanti. L'attuale Sindaco – Enrica Brega – in carica dal 2014 con Lista Civica – è orgogliosa del suo comune e ci tiene particolarmente a fornire tutti i servizi necessari e a soddisfare i bisogni dei suoi cittadini. Brega attualmente quanti abitanti conta Montescano? "Attualmente circa 400...". Da quanto tempo è in carica e da quanto si occupa delle attività di Montescano? "Sono sindaco dal 2014, ma il mio impegno per Montescano è attivo da molti anni... prima di essere sindaco, sono stata consigliere, poi assessore e successivamente Vice Sindaco... saranno almeno vent'anni che mi occupo del mio comune". La sua amministrazione sta riuscendo a realizzare l'operato che si era prefissata di compiere durante la campagna elettorale? "Sì, fondi economici permettendo, stiamo riuscendo a compiere quasi tutto". In questo contesto di crisi e di tagli ai comuni, Montescano riesce a fare investimenti? "Ovviamente i progetti che vorremmo realizzare sono molti, ma i fondi sono limitati. Dobbiamo fare scelte sensate e investire dove più necessario". Montescano è in unione con qualche altro comune o è autonomo? "Sì, noi siamo in Unione con i Comuni di Canneto Pavese e Castana. Tramite questa unione, fortuna-

tamente riusciamo a portare a termine qualche progetto in più... abbiamo più risorse disponibili e in questo modo possiamo garantire maggiori servizi assistenziali e scolastici ai cittadini". Favorevole alla fusione dei comuni? "Sì, io sono favorevole alle fusioni tra piccoli comuni... ovvio che non tutti la pensano così, ma nell'attuale contesto in cui le amministrazioni si trovano ad operare, bisogna cercare di ottenere maggiori risorse per poter offrire il meglio possibile ai propri cittadini". Brega a suo giudizio, quali sono le priorità da affrontare nel suo comune? "Nel mio comune la priorità è la sicurezza, infatti abbiamo installato recentemente un impianto di videosorveglianza nuovo. Fondamentale è per noi anche la sicurezza stradale... abbiamo le due provinciali che attraversano il comune, che spesso vengono scambiate per autostrade. Vorrei sistemare questo problema, perchè per i cittadini è una cosa seria. Per il resto Montescano non ha problemi particolari, si sta bene qui...". Montescano è importante per la presenza del Centro di Riabilitazione. Supportate questa attività, per esempio mettendo a disposizione alloggi/mezzi pubblici per le famiglie dei pazienti? "Come comune non abbiamo strutture ricettive legate alla clinica, ma ci sono molti privati che forniscono questi servizi. Abbiamo un buon rapporto con la Fondazione Maugeri, ma non forniamo servizi di supporto particolari". Anche a Montescano si assiste ad una migrazione della popolazione verso la città? "Montescano ha una popolazione prettamente com-

Enrica Brega

posta da anziani. Direi che il flusso migratorio è rimasto costante negli anni". Brega a Montescano c'è una nuova generazione che abbia voglia di far "rinascere" questo piccolo paese? "In particolare all'interno dell'amministrazione no, però è presente un'associazione – composta principalmente da giovani – che punta a valorizzare e tenere vive le tradizioni locali". Avete in programma progetti particolari? "Quello che mi interessa compiere durante il mio mandato, riguarda principalmente la sicurezza, la viabilità, maggiori controlli, pulizia rurale... il comune è piccolo e ci teniamo a garantire un buon tenore di vita. Per concludere, qual è la sua visione di Montescano nei prossimi dieci anni? "È una bella domanda... direi una Montescano che soddisfi le necessità e i bisogni dei propri cittadini. Puntiamo a renderlo una piccola 'perla'...".


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professione blogger: "L'Oltrepò ha 3 grandi vini su cui concentrarsi"

Di Giacomo Lorenzo Botteri La comunicazione del mondo del vino oggi è sempre più "social", complice la nascita di un numero crescente di blog e siti specializzati. Ma cosa deve avere un blog per differenziarsi con una proposta vincente? Ne parliamo con Francesca Fiocchi, oltrepadana, giornalista collaboratrice delle edizioni San Paolo e wine blogger. Oltrepadana doc, termine che non è usato impropriamente perché Francesca Fiocchi è nata, vive e da qualche anno anche lavora nel cuore dell'Oltrepò vitivinicolo, a Montescano, dove conduce una piccola azienda vinicola ereditata dal padre Francesco, già maestro vinaio della Valle Versa. Nel suo blog www. winestopandgo.com, la giornalista tratta il mondo del vino a partire dal viaggio, inteso in modo valoriale come scoperta di territori, tradizioni, persone, enogastronomia, ma anche musica e arte. Fiocchi in cosa consiste esattamente essere blogger? "Il termine blogger ė legato a influencer, una parola spesso abusata, e si riferisce a un tipo di comunicazione veloce, spesso indipendente dal punto di vista editoriale, che fa approfondimento su un determinato settore della società, cercando di influenzare una massa di persone, fidelizzandola, i cosiddetti followers. Chiara Ferragni nel settore del fashion ha fatto scuola, creando un impero, ed è oggi un punto di riferimento quanto a strategie comunicative e di marketing per chiunque si avvicini a questo settore". Come nasce il suo blog? "WineStopAndGo, il mio blog tematico, nasce un paio di anni fa da una grande passione per il vino dettata non solo dalla mia attivitå giornalistica e dall’aver fatto dei corsi ma anche da quella di produttrice. E quest’ultima credo sia la chiave di lettura, il valore aggiunto rispetto ad altri blog, ossia che nel mondo del vino io ci sono nata e ci lavoro, quindi lo vivo dall’interno a 360 gradi. Ho iniziato coinvolgendo varie personalità del settore e oggi WineStopAndGo ė uno spazio condiviso dove scambiare opinioni, confrontarsi con competenza di causa e voglia di dire cose costruttive, facendo circolare delle idee spero creative e curiose, anche legate ai miei viaggi intorno al mondo. A breve diventerà una testata giornalistica online, lo dico in anteprima a voi, dedicata al vino, ai liquori, alla musica e alla socialità del e nel vino". Un modo nuovo di comunicare il mondo enoico... "Sì, il vino ė prima di tutto convivialità, joie de vivre e la comunicazione deve far passare questo messaggio e non solo tecnicismi spesso non interessanti. Noi puntiamo anche su un fotografico di appeal, che oggi non può più essere considerato secondario. Il blog ė letto al 50 per cento tra Italia e Spagna, con cui sto attivando progetti di collaborazione nel settore turistico, e sta crescendo arricchendosi di eventi collaterali come Vino&Vinile, ideato dal mio nuovo collaboratore emiliano e architetto di professione Thomas Coccolini Haertl: si tratta di una serie di incontri itineranti in ristoranti di tutta Italia a tema vino e a numero chiuso di partecipanti, sommelier e semplici appassionati, con ascolto di vinile e un pizzico di sana goliardia. Ma dalla prossima primavera ci sarà anche una collaborazione con il settore turistico in una location

MONTESCANO

"Condivido quanto ha sempre sostenuto Maffi sull'importanza della zonazione"

Francesca Fiocchi con Joe Bastianich

italiana da sogno, dove protagonisti saranno vino e vogliamo e dove vogliamo. Il pinot nero, ad esempio, arte. E sto definendo i dettagli organizzativi del mio si esprime incredibilmente in certi territori e non così prossimo viaggio in Spagna, dove ė nato un interes- bene in altri. Ci vorrebbe più serietà su questo punto e sante progetto di diffusione della cultura iberica nel meno logica commerciale". mondo che mi vede collaborare con istituzioni e realtà Quali sono i vini, a suo giudizio che identificano produttive. Oggi posso dire di vivere tra l’Italia e la l'Oltrepò pavese? Spagna, calcolando che da inizio anno ci sono già sta- "L'Oltrepò ha tre grandi vini su cui concentrarsi: Butta nove volte, in media una al mese" tafuoco, Bonarda e Pinot nero. Il resto non lo identifiDa viaggiatrice lei ha una visione internazionale del ca. Un augurio è che cambi la mentalità e si passi da settore. Come vede l'Oltrepò Pavese dal di fuori? logiche agricole ad altre imprenditoriali di un certo "Diviso. Lasciando da parte tutto il triste discorso le- livello". gato alla cantina sociale di Broni e La Versa, che non ha certo fatto bene all’immagine del nostro territorio all’estero. Si figuri che ero in Spagna in visita per lavoro in una cantina andalusa e il proprietario, che aveva vissuto in Italia, mi ha spiazzata chiedendomi come noi oltrepadani stavamo vivendo lo strascico di questo contraccolpo. Oggi non ė più come una volta che ognuno si lava i panni sporchi a casa propria, il mondo è veloce, fa rete. Detto questo, ci sono aziende che lavorano con grande qualità e fanno bene a tutto il territorio ma manca ancora la capacità e la voglia di fare squadra, la maggior parte guarda il proprio orticello e non pensa in grande. Condivido quanto ha sempre sostenuto Mario Maffi sull’importanza della zonazione, perché non possiamo pensare di Francesca Fiocchi a Lanzarote. Le viti crescono in coni vulcanici piantare tutto quello che senza acqua ma solo con l'umidità della notte


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"Il morale di questa gente è a terra... bisogna essere ottimisti e positivi" Di Silvia Cipriano Santa Maria della Versa da sempre è il punto di riferimento della Valle Versa; si tratta di un territorio, che morfologicamente non ha nulla da invidiare ad altre località italiane, a forte vocazione turistica... non si tratta più solo di "milanesi della domenica", ma oggi sono molti gli stranieri che vengono per scoprire le colline dell'Oltrepò Pavese. L'estate 2017 ha segnato la presenza di belgi, olandesi, tedeschi, russi... situazione piacevolmente insolita per la zona, segno che qualcosa sta cambiando e che tutti devono reagire di fronte a questo. Nella Valle Versa stanno nascendo infatti molte strutture ricettive (agriturismi, b&b, case vacanze...) gestiti da giovani imprenditori che hanno voglia di far rinascere questo territorio. Elisa Abertini e Matteo Borin sono due giovani commercianti che, ormai da qualche anno, hanno deciso di investire risorse e passione nella loro attività. Questi due ragazzi, pur non essendo originari del posto, credono nei loro sforzi e credono nella rinascita di Santa Maria della Versa. In particolare, Elisa e Matteo – insieme all'Amministrazione, alla Pro Loco e ad altre attività commerciali – si sono fatti "promotori" per far sì che, questo Natale anche a Santa Maria della Versa vengano installate le luminarie, poiché – giustamente – anche in questo comune ci sono molti bambini e tutti hanno il diritto di vedere il loro paese illuminato a festa. Elisa e Matteo raccontateci del vostro farvi "promotori" per le luminarie natalizie di Santa Maria della Versa? "Matteo ed io siamo coinvolti nell'organizzazione delle luminarie natalizie, perchè l'anno scorso è stato in nostro primo Natale qui a Santa Maria e abbiamo trovato un paese spento e triste; abbiamo chiesto alla Pro Loco e al Comune se quest'anno si sarebbero impegnati con noi commercianti per mettere le luminarie. Volontariamente, Matteo ed io ci siamo messi in gioco in prima linea e abbiamo interpellato tutte le attività commerciali e le aziende, chiedendo loro se, insieme a noi, avrebbero voluto contribuire a regalare un clima natalizio ai cittadini e, in particolar modo, ai bambini di Santa Maria". Ormai sono quasi due anni che lavorate a Santa Maria. Che idea vi siete fatti?

Elisa Albertini e Matteo Borin

"Secondo Matteo ed io, Santa Maria è un paese molto bello, che accoglie tantissime piccole realtà imprenditoriali, purtroppo poco valorizzate. Oggi è difficile essere imprenditori e per questo la sfida è ancora più dura. Abbiamo percepito che il morale di questa gente è a terra... bisogna essere ottimisti e positivi, perchè ormai il peggio è passato. Bisogna pensare al futuro e ripartire tutti insieme!". Cosa manca, secondo voi, a Santa Maria della Versa? "Noi crediamo che, essendo Santa Maria della Versa la 'città del vino', probabilmente chi viene da fuori si aspetta di trovare maggiore attività legata a questo prodotto. Quest'anno era stata programmata la 'festa dell'uva', ma causa brutto tempo è stata annullata... tuttavia al di fuori di questa festa, non esistono altre attività finalizzate a promuovere un prodotto così fondamentale per il paese. Potrebbe essere interessante, per esempio, creare uno showroom permanente per far conoscere e pubblicizzare i prodotti e le strutture della zona... manca anche una semplice enoteca!". Quando arrivano i turisti, soprattutto stranieri, secondo voi cosa percepiscono? "I turisti che arrivano a Santa Maria trovano un pae-

SANTA MARIA DELLA VERSA

"un paese vivo attrae gente e gente chiama gente"

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se che offre loro poche attività commerciali... quelle rimaste sono attività semplici, ma da rivalorizzare. La cosa 'brutta' è vedere le tante vetrine vuote e le serrande abbassate... In questi anni molti negozianti hanno deciso di mollare e tanti altri stanno pensando di farlo". Avete una proposta per incentivare il turismo nella zona? "Sicuramente ci vorrebbe una campagna di marketing seria, che valga per tutto l'Oltrepo Pavese. Tutti ci dobbiamo impegnare per far rinascere il territorio, dai singoli commercianti, ai consorzi e associazioni, le amministrazioni... dovrebbe esserci più spirito di collaborazione". Basterebbe aprire nuove attività commerciali o secondo voi è più un problema legato al fatto che la popolazione sta invecchiando e le nuove generazioni, per vari motivi, abbandona il paese? "Probabilmente ci vorrebbero maggiori incentivi e agevolazioni per chi decide di avviare un'attività imprenditoriale legata al territorio, per evitare lo spopolamento e la fuga dei giovani... un paese vivo attrae gente e gente chiama gente!" Ci sembra di capire che il vostro è un vero e proprio "appello"... cosa volete comunicare? "Chiediamo a tutti i giovani che abbiano voglia di mettersi in gioco, di venire a Santa Maria e di aprire un'attività commerciale, una struttura ricettiva... qualsiasi cosa, pur di non far morire questo paese. Qui la gente c'è... noi ci abbiamo messo voglia e passione e crediamo in questo territorio". Come vi aspettate che cambi la situazione? "Sicuramente ci aspettiamo che la situazioni migliori...vediamo un futuro in cui il nostro territorio sia curato e valorizzato proprio come le colline della Franciacorta, per esempio, o quelle toscane, poiché, dal punto di vista morfologico, le nostre non hanno nulla da invidiare. Ci auguriamo che le varie amministrazioni e gli enti predisposti si attivino per far ripartire l'economia di questa zona e, soprattutto, aiutino a risollevare il morale degli abitanti. Sarebbe bello se Santa Maria facesse da traino... esattamente come già accaduto anni fa, quando La Versa ha reso l'Oltrepo Pavese una piccola 'perla' nazionale".


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OLTREPò

"L'oltrepò ha bisogno di amministratori credibili"

"La vicenda Pirolisi - Retorbido, qualcosa ha insegnato" Di Elisa Ajelli

Roberto Pisani, segretario di Identità Oltrepò, movimento autonomista nato nel 2007 a Torrazza Coste su iniziativa di un gruppo di amici che amano fortemente il territorio, si batte da tempo per la salvaguardia della zona. Pisani come ha incontrato Identità Oltrepò? "Uscivo da una militanza in Lombardia Autonoma, un partito nato dalla fusione fra il Fronte Indipendentista Lombardia e Lega Padana, dopo la fuoriuscita dalla Lega Nord. Ho conosciuto i fondatori di questo gruppo e mi sono innamorato subito del loro progetto. Ne sono diventato segretario politico nel 2015 dopo qualche anno di militanza". Movimento autonomista... Il prossimo 22 ottobre si svolgerà il referendum per l'autonomia della Lombardia. Qual è la vostra posizione? "Io dico sempre che il referendum per l'autonomia della Regione Lombardia è il nostro referendum, anche se siamo abbastanza critici sul quesito proposto agli elettori. Riteniamo che sarebbe stato meglio chiedere agli elettori di esprimere il proprio parere in modo più chiaro lasciando meno margine interpretativo alla futura amministrazione regionale". Cosa intende per "meno margine interpretativo"? "Il quesito proposto sulla scheda elettorale lascia troppo margine discrezionale al governatore della Lombardia e non lo vincola in nessun modo, dandogli solo mandato di trattare col governo centrale una maggiore autonomia senza specificarne né gli obblighi né i settori di competenza". Ma allora perché se siete così critici siete a favore di questo referendum? "Posso risponderle nella mia lingua? 'Putost che nient l'è mei putost'. Che questo sia il primo passo verso una forte autonomia della Regione Lombardia che faccia da traino per iniziare un percorso di indipendenza, sempre che i lombardi lo vogliano". E come l'Oltrepò potrà giovare di questo referendum, qualora l'esito fosse positivo? "La Regione Lombardia vanta nei confronti dello stato centrale un residuo fiscale di 54 miliardi di euro, circa un miliardo a settimana, a fronte di un bilancio di circa 23 miliardi l'anno. Può capire che con certe cifre anche la nostra terra potrà godere dei vantaggi di una maggiore disponibilità economica. Tutto ciò portereb-

Roberto Pisani be ad una più facile realizzazione di quelle opere di cui l'Oltrepò necessita, in primis di nuovi ponti e vie di collegamento, oltre alla manutenzione di strade, scuole ed infrastrutture. Ci sarebbero più fondi per la divulgazione della cultura e delle tradizioni di cui le valli dell'Oltrepò sono ricche, basti pensare alla tradizione dei pifferi della Valle Staffora e della fisarmonica di Stradella. Ci sarebbero a disposizione maggiori fondi per agevolare la promozione dei prodotti enogastronomici di cui il nostro territorio è ricco". Tutto questo nei sogni più rosei. Però diceva che il quesito non impegna in alcun modo la giunta regionale... "Vero. E qui entreranno il gioco tutti quei partiti e movimenti autonomisti ed indipendentisti, tra cui Identità Oltrepò, che seppur critici appoggiano il referendum. Toccherà a noi far sentire la nostra voce e pretendere maggior impegno autonomista, ma per far questo avremo bisogno di un forte consenso elettorale perché, purtroppo, in politica contano i numeri". Ecco, il consenso elettorale. Il prossimo anno ci saranno diverse consultazioni, Camera, Senato e Regione oltre al rinnovo del Consiglio Provinciale e a diverse amministrazioni Comunali. Come vi ponete? "L'Oltrepò ha bisogno di amministratori credibili e possibilmente non vincolati alle segreterie dei partiti. È impensabile, per esempio, pensare ad un territorio che non abbia nemmeno un candidato alla Camera dei Deputati come all'ultima tornata. La vicenda Pirolisi-

Retorbido qualcosa ha insegnato: mai più svendita del territorio a meri interessi speculativi, magari appoggiati da qualche politico senza scrupoli. L'Oltrepò ha detto no e continuerà a farlo. L'Oltrepò non si tocca. Per troppi anni è stato svenduto da una classe politica votata al clientelismo e al malaffare. È ora che si scelgano dei rappresentati che possano essere chiamati tali di un territorio che grida vendetta per gli stupri che ha subito in questi anni. Noi inizieremo a chiedere che tutti i candidati alla carica di Sindaco al rinnovo dei prossimi consigli comunali si impegnino a delegare un assessore o un consigliere ad occuparsi di Ambiente e Turismo, primo passo per la costituzione di una Consulta Oltrepadana dedicata a queste tematiche. E lo stesso faremo con l'amministrazione provinciale dopo il prossimo rinnovo dei consiglieri". Magari rappresentanti proprio di Identità Oltrepò? "Chissà…". Torniamo ai problemi viabilistici. L'Oltrepò ha un'urgente e ormai cronica necessità di ponti funzionanti, in primis il ponte della Becca. "Sì, e qui devo alzare una voce critica. È stato costituito un Comitato apolitico che sta lavorando molto bene tenendo alta l'attenzione sul problema, un po' come successo per il caso pirolisi, al quale noi abbiamo aderito. Purtroppo però ho notato che parallelamente alcuni esponenti politici locali, pur dichiarando la necessità di mantenere una trasversalità partitica, non perdono occasione per accusare una o l'altra parte di negligenza o trascuratezza del problema, arrivando addirittura ad organizzare assemblee pubbliche senza invitare la controparte politica. Beh credo che tutto questo sia deleterio per il raggiungimento dell'obiettivo. D'altronde la campagna elettorale è iniziata ormai da un po' di tempo". Come giudica quanto successo a Casteggio durante la seduta dell'ultimo Consiglio Comunale? "Credo che quello successo a Casteggio abbia superato i limiti della normale dialettica politica. Se a questo si somma il fatto che le due precedenti assemblee erano state rinviate per la mancanza del numero legale a causa anche di esponenti della maggioranza credo che la cosa più corretta da fare sia un passo indietro da parte di tutti i consiglieri e dello stesso Sindaco per agevolare il commissariamento e il rinnovo anzitempo del Consiglio Comunale, per permetterebbe alla città un governo che possa essere definito tale".


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"vorrei dare il via alla caccia per specie"

Di Giacomo Braghieri L'Ambito Territoriale di Caccia 5 ha eletto un nuovo Presidente ed un nuovo Direttivo. Gabriele Scabini è il nuovo Presidente dell'ambito coadiuvato da Pierluigi Saggi alla vice presidenza e da Domenico Buscone alla segreteria. Scabini, classe '67, è di Golferenzo ed è arrivato alla presidenza dopo aver ricoperto diversi incarichi nella politica locale ed in ATC. Allora, l'Onorevole Michela Vittoria Brambilla dice che siete tutti vecchi... "Io ho 50 anni, sono coetaneo dell'Onorevole. Ogni anno fanno il corso per prendere la licenza di caccia non meno di 70-80 giovani, quasi tutti seguono una tradizione di famiglia. La nostra passione richiede buone gambe e fiato, pertanto non è pensabile praticarla in vecchiaia anche se ci sono settantenni in gran forma". Come ha iniziato, anche per lei la caccia è una tradizione di famiglia? "Sì, sia io che mio fratello abbiamo seguito le orme di nostro padre e a diciotto anni abbiamo preso la licenza. Ora ne ho cinquanta e ho qualche decina di stagioni sulle spalle e nelle gambe". Ha dei cani? "Sì, ho un dachsbracke che porto in braccata al cinghiale". Secondo lei i cani stanno meglio in casa o in battuta di caccia? "Il cane quando è a caccia è nella sua espressione più vera. Correre in aperta campagna inseguendo l'usta dei selvatici fa parte della sua natura". Che tipo di caccia pratica? "Ho iniziato con la caccia alla lepre ed ora pratico quasi esclusivamente la caccia in braccata al cinghiale". Passiamo ai fatti, dopo più di un decennio l'ATC5 ha un nuovo Presidente, è stato un ricambio pacifico? "Sì, assolutamente, Domenico Buscone, che ringrazio per il lavoro svolto, ora collabora come segretario. Dopo anni di impegno ha scelto un ruolo meno pressante. Sul mio nome si è trovato un accordo ampio ed ho accettato l'incarico". È la prima volta che s'impegna in un ruolo pubblico? "No, sono stato per dieci anni consigliere comunale ed assessore nel comune di Golferenzo. Ai tempi era ancora uno dei comuni della Comunità Montana ed ho avuto modo di rappresentare il mio territorio in seno al consiglio dell'ente. In ATC5 sono stato indicato dal-

Gabriele Scabini

la Coldiretti e sono stato capodistretto per la caccia di selezione e capocaccia per la braccata al cinghiale". Si è dato obbiettivi per la sua Presidenza? "Sì vorrei dare il via alla caccia per specie". Ci spieghi meglio... "All'inizio di ogni stagione i cacciatori devono scegliere che tipo di selvatici cacciare, ungulati, penna, lepre. In questo modo non ci saranno più sovrapposizioni di interessi fra appassionati e sarà più chiaro l'impatto venatorio sulle specie cacciabili". Di recente, a Rivanazzano Terme, c'è stata un aggressione da parte degli animalisti a un gruppo di cacciatori, cosa ne pensa? "Penso che chi è in regola con la leggi vigenti abbia il diritto a non essere aggredito anche se quello che fa può non piacere. Non è pensabile che chi è in regola con la legge venga aggredito. È un fatto triste e spero che non si ripeta più". Cosa risponde a tutti coloro che si lamentano per spari effettuati molto vicino alle case, specialmente quelle in campagna? "Ci sono delle leggi che regolano l'attività venatoria vicino agli abitati. I cacciatori le conoscono, se le contravvengono è giusto che siano denunciati. Per quello che ne so sono casi rari ed isolati".

OLTREPò

"Il cane quando è a caccia è nella sua espressione più vera"

Lei proviene dal mondo dell'agricoltura, conosce bene i danni che provocano gli ungulati ai raccolti, cosa ne pensa? "Le ATC stanziano fondi sia per la difesa dei raccolti sia per i danni subiti dai selvatici. Da questa stagione la Regione Lombardia ha legiferato per permettere i prelievi sui cinghiali fuori dalla stagione venatoria ufficiale. Per il resto mi piace ricordare che anche la caccia ha risvolti economici e gastronomici importanti". Molti frutticultori si lamentano per le devastazioni provocate da gazze e corvidi, voi potreste fare qualcosa? "Ad oggi non è possibile cacciare queste specie". A proposito di economia, la carne di ungulato è diventato un piatto tipico dell'Oltrepò montano, è sicura? "Sì, i capi che vanno nel circuito commerciale della ristorazione vengono visitati per legge dal veterinario e in seconda battuta le carni vengono riviste nei centri di raccolta, in ATC5 ce ne sono due, e solo da questi centri viene commercializzata. Questo obbligo non c'è per il cacciatore che vuole consumare la carne degli animali abbattuti". Parliamo di politica, per decenni in Oltrepò il partito di riferimento del mondo dell'agricoltura e della caccia fu la DC, lei ha fatto in tempo a vederla... Secondo lei sarebbe stata pensabile un Onorevole Brambilla in quel partito? "No, anche se i tempi sono profondamente cambiati. Devo dire che il mondo della caccia sa essere molto compatto quando vota e in questo momento capisco lo smarrimento di molti di fronte alla possibilità di votare un partito che dice di essere l'erede della DC e lancia segnali ostili al nostro mondo". Sempre più spesso si trovano filmati sul web di cacciatori che si fanno riprendere con i capi abbattuti, cosa ne pensa? "Penso che bisogna rispettare l'animale abbattuto e sono contrario ad ogni tipo di spettacolarizzazione". Le nostre colline sono disseminate di centinaia di capanni per la caccia con il richiamo, è diventata una nostra tradizione venatoria? "In tutta l'ATC5 c'è un solo cacciatore residente che pratica questo tipo di caccia. Tutti gli altri sono cacciatori di altre provincie che noi siamo costretti ad ospitare. La caccia al capanno non è nelle nostre tradizioni".


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ARTE & CULTURA

"una tela nel cuore: Fabio Politi accanto a Marco Simoncelli"

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"Molti dei quadri che ho realizzato, a Santa Maria non li hanno mai visti" Di Silvia Cipriano

Giuseppina Martino – classe '58 – originaria del sud Italia; a nove mesi si è trasferita con i suoi genitori in Valle Versa. Cresciuta qui, ha messo radici a Santa Maria della Versa e ormai la considera la sua terra d'origine. È proprio in Valle Versa che trova le sue ispirazioni per dipingere... Come nasce la sua passione per la pittura? "Nasce già dalle elementari... ho sempre amato disegnare, colorare e poi è diventato dipingere". Quali motivazioni la spingono a dipingere? "Sono tante... vedere la natura, vedere un viso – sono appassionata di visi – saper cogliere le sfaccettature... parlando di natura, la natura è talmente bella, che nessuno mai riuscirà a rifinirla davvero com'è. Un viso, invece, ha tanti particolari. Mi prende questa 'voglia' di voler mettere sulla tela – e non sempre viene come vorrei!". Cosa rappresenta per lei la pittura? "Tantissimo! Oltre a vedere, si tratta di 'sentire'... è un modo per esternare le mie sensazioni. Cerco di rappresentare sulla tela ciò che vedo e sento. Per esempio, sono arrabbiata... inizio a dipingere. Alla fine mi dimentico tutto...". Quali soggetti rappresenta solitamente? "Volutamente tendo a rappresentare scene serene, non cupe, non tristi. Principalmente dipingo visi, però cerco di spaziare anche su paesaggi e su nature morte...". Quanto tempo dedica a questa sua passione? "Tanto... tutto quello che ho! Consideri che per un quadro mediamente piccolo, ci vuole circa un mese per realizzarlo. C'è un grande studio e un'intensa preparazione dietro alle mie opere". Dipinge a casa o all'aperto? "No, a casa. La mia sala è il mio studio... come vede qui c'è una bellissima luce naturale e il colore deve essere il più reale possibile. Mi ispiro molto all'iperrealismo. Solitamente fotografo una scena, un paesaggio, un viso e poi con calma, a casa, la studio e la dipingo". Nelle sue tele ha immortalato paesaggi dell'Oltrepo Pavese? "Sì, certamente... Donelasco, Soriasco, Castana, Canneto, Pometo, Canevino... Santa Maria è in programmazione. La mia terra è questa!" Lei dipinge anche su commissione? "Sì, molte persone vengono da me con una foto e mi chiedono un dipinto. Molti dei quadri che ho realizzato, a Santa Maria non li hanno mai visti... qualche anno fa mi è stato commissionato un quadro rappresentante Don Orione... so che si trova in una chiesa nel genovese". Giuseppina lei insegna all'UniTre (Università delle Tre età) di Stradella. Come vive quest'esperienza? "Ho iniziato in questa scuola come studentessa... dall'anno scorso sono passata dall'altra parte. Ho deciso di insegnare... i miei allievi sono persone di età compresa tra i 50 e i 70 anni, che scelgono questo corso per passione. Per lo svolgimento di queste lezioni, utilizziamo le aule del Santa Chiara. Si tratta di un'esperienza per me molto bella e soddisfacente...mi piace trasmettere il mio sapere agli altri".

Giuseppina Martino

Quali sono le sue opere di cui va più fiera? "Tre sono le tele che porto nel cuore: quella che rappresenta il campione di trial – Fabio Lenzi – commissionato da lui personalmente. L'altro è quella che rappresenta Fabio Politi (Moto Club Fabio Politi) accanto a Marco Simoncelli. L'ultimo è quello che immortala Marco Simoncelli, commissionato e regalato alla famiglia del pilota. Tutte opere per me molto significative!". Giuseppina come fa a farsi conoscere, a far conoscere le sue opere? "Sicuramente le mostre che faccio sono il mezzo migliore – l'ultima a Sarmato in provincia di Piacenza – ma anche la mia pagina Facebook mi supporta tantissimo". La sua famiglia che ruolo ha in questa sua passione? "Loro sono i miei primi critici. Sono fondamentali per me... mi spronano, mi incoraggiano e allo stesso tempo mi fanno notare eventuali errori. Ho iniziato da giovanissima, poi con i figli ho dovuto accantonare un pochino questa mia passione... ora che

i miei figli sono grandi, ci sono i nipoti, che mi ispirano tantissimo". Giuseppina sta lavorando a qualche nuovo progetto? "Sì, ci sono nuovi progetti, ma per il momento non posso parlarne".


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"studio mostarda": professione fumettisti

Poi mi era venuta in mente la strega della sirenetta di Andersen. Da lì è nato tanto altro, personaggi, ambienti, ed è nata la storia di 'Stirpe di pesce', che è diventato un contenitore per tutti gli argomenti di cui mi preme parlare. È uscito a metà settembre il secondo volume, che andrà presto in ristampa, e adesso sono in lavorazione con il terzo, che uscirà a marzo. In tutto saranno quattro volumi". Questa opera ha una forte impronta "ecologica". Che messag-

Di Pier Luigi Feltri La città di Voghera può annoverare, fra i suoi cittadini illustri, nomi importanti nel mondo del fumetto. Una mostra svoltasi presso la Sala Pagano, nel 2013, ne ha celebrato i tre campioni: Gian Giacomo Dalmasso, Franco Fossati e Alessandro Sisti, che nell'universo Disney (ma non solo) hanno scritto pagine importanti e imitatissime. La passione per il fumetto è, spesso, caratterizzata da un taglio individuale; ma, va notato, nella città iriense gli appassionati stanno sempre più uscendo allo scoperto, e facendo – cosa rara – rete. Laura Spianelli e Simone Delladio, la cui notorietà nell'ambiente va ben oltre i confini dell'Oltrepò, giocano un ruolo di primo piano nella diffusione di questa forma d'arte dei nostri tempi. Lei vogherese di nascita, lui acquisito; fanno coppia sia sul lavoro, sia nella vita. Alleati e consorti. Amantes amentes. Nel loro "Studio Mostarda", il cui nome rimanda ad uno dei prodotti più celebri della città, una finestra aperta sul mondo permette di osservare come la bellezza che ci circonda muti malamente, sia in declino, ma mostri ancora una voglia di emergere, di non arrendersi di fronte alla chiusura di un tribunale o alla minaccia di un nuovo inceneritore. Laura Spianelli e Simone Delladio, come vi presentereste a chi non vi conoscesse? Laura Spianelli: "Sono una fumettista e illustratrice, e lavoro in questo campo da più di quindici anni. Dopo aver frequentato 'l'Agraria' di Voghera, ho cambiato completamente ambito. In realtà, a metà della quinta superiore ero già iscritta alla Scuola del Fumetto di Milano. Ho iniziato a lavorare per piccole etichette, per poi passare a lavorare per nomi più grandi come la Gruner und Jahr - Mondadori (la casa che edita, fra l'altro, il brand Focus), Rizzoli, Star Comics; quindi, case editrici sia a livello nazionale che internazionale". Simone Delladio: "Io sono nato a Trento e ho studiato all'istituto d'arte Fortunato De Pero di Rovereto. Dovevo diventare un grafico pubblicitario, era quello che mi dicevano tutti, e invece sono arrivato anche io alla scuola del fumetto di Milano, dove ho conosciuto Laura, e ho seguito i corsi di fumetto realistico, illustrazione e sceneggiatura. Da piccolo mi chiedevano cosa volessi fare: rispondevo 'O il Capitan Harlock o il fumettista'. Quando abbiamo fondato lo studio, Laura già disegnava per grosse case, quindi all’inizio mi sono un po' accodato. Con lei ho imparato davvero cosa significa lavorare, anche con scadenze belle toste. Era finita l'era di Capitan Harlock…". Perché "Studio Mostarda"? Laura Spianelli: "Quando ci siamo messi insieme abbiamo deciso di fondare lo studio, e il nome era piaciuto molto a Simone… a me non piace la mostarda, ma ho pensato subito che fosse il nome perfetto! Pensavamo: deve essere qualcosa di bello, incisivo e… che va su tutto". Simone Delladio: "La prima cosa che ho scoperto qui a Voghera è stata proprio la mostarda di Leardi. Anzi, la prima cosa che abbiamo fatto insieme appena arrivati qua, dopo aver messo la macchina nel parcheggio, è stata andare da Leardi e prenderne un barattolo da due chili". Qual è il vostro rapporto con il territorio nel quale vivete e lavorate? È un terreno fertile per la vostra arte?

Laura Spianelli e Simone Delladio Laura Spianelli: "Secondo me sì. È cambiata tanto Voghera, per il fumetto. Inizialmente abbiamo lavorato a Torino, dove sono stata fino al 2014. Mi interessava l'idea di stare in una grande città, di cambiare aria per avere nuovi stimoli. Quando siamo tornati a Voghera ha aperto, più o meno nello stesso periodo, anche la fumetteria di Giacomo Viola, che è diventata un punto aggregativo; un po' quello, e anche il 'Caffè del fumetto', che organizziamo ogni mese, hanno fatto sì che si creasse un polo. Non è semplice riconoscersi fra appassionati di fumetto: molti sono defilati, ma la realtà è che qui in zona ce ne sono tantissimi". Cos'è il "Caffè del fumetto"? Laura Spianelli: "È un incontro mensile in cui si parla di vari argomenti, sempre inerenti al fumetto, che si tiene qui a Voghera. Ogni mese si approfondisce un argomento diverso: un autore, uno stile; sia dei giorni nostri, sia del passato. Invitiamo anche alcuni ospiti, sia sfruttando le connessioni via Skype, sia di persona. Per esempio, abbiamo avuto Laura Scarpa, che è la creatrice e direttrice del mensile 'Scuola di fumetto', e Moreno Burattini, il curatore di Zagor, una delle testate più importanti della Bonelli". Simone Delladio: "Per essere una realtà provinciale devo dire che si tratta veramente gente di spicco del settore. È come se a Stradella ci fosse una serata dedicata alla moda, e venissero come ospiti Dolce e Gabbana". Se doveste paragonare Voghera a un personaggio del mondo dei fumetti, chi scegliereste? Simone Delladio: "Per come l'ho vista io, è una città che si sta trasformando… mi ricorda un po' mister Magoo, perché è molto vecchia, molto chiusa, quasi bisbetica, però ha voglia di emergere. Voghera è forse troppo vicina a Pavia e Milano, che le rubano la visibilità, l'importanza; però ci sono un sacco di cose da valorizzare, come la caserma o il castello, che secondo me deve essere un centro di orgoglio. Culturalmente Voghera ha tutte le carte in regola per essere un centro importantissimo. Rivanazzano Terme, per esempio, ha una fortissima identità e tutto è curato, ogni singolo filo d’erba. Voghera invece sembra a volte che si lasci un po' andare, ma va valorizzata. Voghera è bella!". Laura, da qualche tempo sei al lavoro a tempo pieno con una storia tutta tua e di Simone… Laura Spianelli: "Per un periodo avevo abbandonato il fumetto per adulti, per poi ritornare all’esigenza di avere storie mie, di ritornare alla mia principale passione. Mi piace, mi diverto, mi sfogo. Avevo iniziato scrivendo una storia breve di streghe, mi interessava l'argomento delle donne escluse dalla società.

ARTE & CULTURA

"La prima cosa che ho scoperto a Voghera è stata proprio la mostarda di Leardi"

gio può dare al nostro Oltrepò tanto vessato da continui pericoli ambientali? Laura Spianelli: "Mi premeva raccontare quanto l'inquinamento e la sporcizia creino mutazioni non solo fisiche ma anche mentali, proprio nel nostro modo di comportarci. Se intorno a te trovi immondizia invece che bellezza, risulti cambiato. Non è solo una questione di salute. Nella storia si fa riferimento alla 'bocca di drago', alle ciminiere di una raffineria. Quel grande incendio a Sannazzaro, lo scorso anno, ha fatto diventare effettivamente 'Stirpe di Pesce' molto attuale qui da noi, perché magari normalmente a nessuno interessano questi temi, ma nel momento in cui tu vedi la nube davanti ai tuoi occhi, anche una persona che normalmente non è interessata all’ecologia la osserva, si chiude in casa e ha paura". Simone, sta per intraprendere una avventura importante: illustrerà uno dei titoli di punta della casa editrice Bonelli, regina del settore, nota per grandi titoli come Tex, Martin Mystere, Dylan Dog... "Sto iniziando a lavorare a Dampyr, un fumetto nato diciassette anni fa, creato da Colombo e Boselli. Fin da subito il personaggio era stato improntato su un'atmosfera horrorifica. È stato anche uno dei primi ad ambientare le storie in Italia, nel folklore italiano. Ad aprile ho mandato le prime prove, e nell'arco di due mesi avevo già una mia sceneggiatura per la serie regolare. Mi ritengo fortunatissimo". Cosa consigliereste a un giovane che volesse far diventare di questa passione un lavoro? Laura Spianelli: "Di uscire dal proprio guscio e confrontarsi con gli altri. Per esempio attraverso Indieversus, che è la prima community italiana di fumetto indipendente. Si organizzano giornalmente degli incontri live sul web in cui gli autori e le autrici possono parlare direttamente con il proprio pubblico e seduti da casa. La community dà la possibilità di confrontarsi con persone che sono nell’ambiente da più tempo; vedere come lavorano. Può essere visto come l’anticamera della scuola per un giovane che non ha mai fatto fumetto, oppure un modo per tenersi aggiornati per chi è già uscito da una scuola". Simone Delladio: "Bisogna informarsi bene sulle scuole, prima di sceglierne una. Vi sono alcune scuole con insegnanti orientati verso uno stile manga, piuttosto che realistico o umoristico… Ogni scuola ha un'impronta. Devi capire cosa vuoi fare tu e quale ambiente è migliore per te. Come quando fai un tatuaggio, la scelta del tatuatore è importante perchè ognuno ha uno stile diverso. Chiaramente, poi, il consiglio migliore è quello di disegnare. Disegnare, disegnare tanto".


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MUSICA

voghera: "dal 1990 semplicemente sacher quartet"

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"Dopo quel primo concerto non abbiamo mai più cambiato nessun membro" Di Serena Simula

Sono uno dei gruppi musicali vogheresi più longevi, e sono ancora uniti come il primo giorno in cui hanno cantato insieme, nell'ormai lontano 1990. Nel tempo, quella che era solo una collaborazione artistica si è trasformata in una solida amicizia, tanto che i "Sacher Quartet" si considerano ormai una grande famiglia. Il quartetto vocale formato da Alberto Favale, Giuliano Ferrari, Laura Marchesi e Alfredo Turicci, ha da poco festeggiato i suoi primi 27 anni di attività e per festeggiare l’occasione lo scrittore vogherese Angelo Vicini ha deciso di raccogliere i ricordi di questo percorso in un libro la cui uscita è prevista per l’inizio di dicembre. Abbiamo incontrato i Sacher per farci raccontare come sono stati questi anni insieme, e quali sono state le tappe più significative. Cominciamo dall’inizio. Come nascono i Sacher Quartet? "Nel 1990, nell’ambito della Chitarrorchestra Città di Voghera. Facevamo tutti parte della formazione diretta dall’inarrestabile Gianfranco Boffelli, e incontrandoci lì abbiamo cominciato a considerare l’idea di dare vita a un nostro progetto. La prima esibizione è stata il 6 aprile del 1990 al teatro dei Padri Barnabiti, proprio in occasione di un saggio della Chitarrorchestra. In quell’occasione e solo in quella occasione, del quartetto fece parte Cristina Orlandi, che venne poi subito sostituita da Alfredo. Dopo quel primo concerto non abbiamo mai più cambiato nessun membro, a differenza di tanti altri gruppi musicali anche più longevi di noi che però negli anni hanno operato continui cambiamenti". Che cosa cantavate inizialmente? "Intanto proponevamo un tipo di esibizione che all’epoca non si usava (almeno per quanto riguarda la nostra zona) che era l’armonizzazione a quattro voci. Con questa particolare tecnica abbiamo rivisitato brani di ogni genere, con una predilezione iniziale per artisti come i New Trolls o Simon & Garfunkel, ma eseguivamo anche pezzi dei Pooh, di Ron e via discorrendo. Siamo sempre stati fin dall’inizio un gruppo molto trasversale, abbiamo affrontato i repertori più diversi senza mai legarci a un solo genere, e questa particolarità ci distingue ancora oggi". A un certo punto, però, arriva il Quartetto Cetra, che è un po' il vostro marchio di fabbrica… "Il merito della scoperta va ad Alberto, che un giorno in tv vide i Cetra eseguire 'Però mi vuole bene', e rimase colpito dal modo in cui cantavano e recitavano prendendosi in giro tra loro. Così venne alle prove e ci propose quel pezzo, ed è inutile dire che ci mettemmo tutti a ridere. I Cetra erano lontanissimi dal nostro repertorio e dal nostro universo musicale, non ci saremmo mai aspettati di eseguire dei loro brani…". E invece? "Invece per accontentare Alberto abbiamo provato quel pezzo e ci siamo resi conto che le canzoni dei Cetra erano difficilissime, più difficili di quelle dei Manhattan Transfer di cui all’epoca eravamo grandi fan. Solo che i Cetra quei pezzi li cantavano qua-

I "Sacher Quartet"

rant’anni prima, e con una leggerezza che non lasciava nemmeno intuire la difficoltà delle armonie. Inoltre da sempre siamo stati affascinati dal teatro (ci siamo esibisti spesso al Teatro alle Grazie con Buzzi e Malacalza), e il loro modo di interpretare i brani ci dava la possibilità di sviluppare anche questo aspetto". In effetti il teatro ritorna più volte nella vostra esperienza insieme… "Assolutamente sì, torna più e più volte fino a quando qualche anno fa non abbiamo deciso di mettere in piedi uno spettacolo teatrale vero e proprio, scritto da Angelo Vicini e da Evelina Primo. Si chiama 'Anche noi siamo la storia - Storie di donne e di Resistenza' e racconta il ruolo avuto dalle donne nella Resistenza al nazifascismo in Oltrepo". C'è stato un momento di svolta in questi 27 anni insieme? "Un concerto del 2004 al Teatro Regio di Parma, dove abbiamo cantato insieme a un’orchestra di 60 elementi diretta dal maestro Giuliano Cavicchi. Se fino ad allora ci eravamo considerati solo degli onesti dilettanti, quella serata ci ha fatto capire che mettendoci tanto impegno, studiando e applicandoci, anche noi potevamo pensare di lavorare con i professionisti, e da allora lo abbiamo sempre fatto". Il ricordo più bello? "L'11 maggio 2010, al teatro Fraschini. Quella sera abbiamo preso parte allo spettacolo 'Terra in bocca', un progetto bellissimo che riproponeva dal vivo con i musicisti originali il concept album omonimo, inciso nel 1971 dai 'Giganti' e subito censurato. Il disco parlava di un omicidio di mafia, e all’epoca in cui uscì non se ne poteva parlare apertamente, per

cui furono pochissimi ad ascoltarlo. Ma era un lavoro bellissimo, in cui peraltro i cori avevano un ruolo molto importante. Interpretarlo di fianco ai musicisti che lo avevano inciso, di fianco a mostri sacri come Ellade Bandini, Ares Tavolazzi o Luigi Tempera è stata un’emozione indescrivibile". E veniamo al libro: come nasce l'idea di "Semplicemente Sacher"? "Da Angelo Vicini, da sempre nostro grande amico e sostenitore. Ce lo ha proposto qualche tempo fa, e all’inizio eravamo molto scettici, pensavamo che non importasse a nessuno un libro su di noi. Poi però ci ha fatto capire che più che per gli altri, quel libro sarebbe stato utile a noi: avrebbe raccolto ricordi che altrimenti si sarebbero persi, avrebbe fissato in maniera permanente le tappe del nostro percorso. Così ci siamo convinti a dirgli di sì, e abbiamo iniziato a tirare fuori dagli scatoloni tutto il materiale raccolto in tanti anni di attività e Angelo ci ha aiutato a riordinarlo per tematiche, rendendo il testo molto più scorrevole di come sarebbe stato seguendo l’ordine cronologico". Ci sarà anche un cd allegato... "Sì, un cd con tre brani in dialetto, un genere che per ora non avevamo mai affrontato direttamente ma che ci riporta un po’ alle nostre origini, ai tempi di Buzzi e Malacalza. Due dei brani sono pezzi conosciuti in città, mentre il terzo è un pezzo inedito firmato dallo stesso Vicini e da Marino Cerutti. Non diremo altro, ma se siete curiosi la presentazione sarà il 2 dicembre nella sala conferenze dell’ex manicomio, un luogo a cui tutti siamo molto legati".


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“Il nostro rock è un animalesco movimento delle viscere”

Di Christian Draghi

Che il tre sia il numero perfetto lo sostengono la scuola pitagorica e pure quella cinese, secondo cui addirittura rappresenterebbe la totalità cosmica: cielo, uomo e terra. Ma al tre sono stati attribuiti anche significati magici e simbolici da tutte le civiltà e in tutte le epoche. La musica non fa eccezione. Qui il numero perfetto ha trovato la sua forma più compiuta nel "power trio" rock. I Three Horns (i "tre corni", all’italiana) hanno abbracciato questa filosofia senza farne mistero. Formatisi nel 2015 ma con lunga esperienza musicale in altre formazioni alle spalle, Michele Romagnese (basso e voce), Simone Gabrieli (batteria) e Alessio Bertucci (chitarra e voce) hanno deciso di badare al sodo. Il loro approccio alla musica è rudimentale e diretto. Il dispiego di watt dagli amplificatori fa da poderoso sostegno al racconto di storie basate su immaginifici personaggi "estremi" presi in prestito alla settima arte. Il loro Ep di esordio, "Jackie", è un nuovo prodotto artistico di quell'Oltrepò che si conferma area sonnolenta ma dal terreno culturalmente fertile. I Three Horns sono uno dei migliori esempi della band underground oltrepadana "resistente". Alla noia, al nulla, all’emorragia di locali e situazioni culturali stimolanti in cui esibirsi. La loro è una storia fatta anche di concerti in bar improbabili, scantinati umidi, piazze, feste di ogni risma. Ovunque ci sia l’occasione di dire la propria, loro ci sono. Se consideriamo che hanno superato i 30 da un bel po’ e nel cassetto dei desideri hanno un tour all’estero, la voglia di insistere nella loro passione con umile caparbietà li rende ammirevoli e romanticamente testardi. Oltre che bravi, visto che il loro primo lavoro non può lasciare insoddisfatto un amante dell’heavy rock. Three Horns. Come avete scelto il nome e che significato ha per voi? "Cercavamo un nome che ci rappresentasse a pieno. Three rappresenta la triade ovvero la nostra ossatura musicale, in tre plasmiamo e creiamo i nostri brani. Horns, ovvero i corni, qualcosa di antico proveniente da un animale, ci sono forti richiami all'istinto, alla terra e al paganesimo. Il rock per noi è animalesco movimento delle viscere". Come spiegheresti a chi non lo conosce il tipo di musica che fate? "La nostra è musica è rock fatto a tutto volume, chitarra e basso che sparano note come mitragliatrici e batteria ad ordinare e tracciare i binari che conducono all'inferno!". A chi vi ispirate? "I nostri riferimenti vanno dal vecchio hard rock americano anni 70/80 alle sonorità del rock moderno nato negli anni novanta, potremmo parlarvi di un sacco di band a cui ci ispiriamo ma non lo facciamo per non confondervi le idee". Parliamo del vostro Ep, Jackie. Come è stato realizzato e dove? "è il primo album in studio, registrato al Casemate recording studio di Pontecurone. Marco Alberto Matti oltre aver eseguito e mixato i pezzi si è prodigato nel compito di gestire alcune parti compositive per facilitarne il lavoro. È stata una bellissima esperienza, siamo riusciti a filmare il tutto creando un documentario che potete trovare su YouTube, si

MUSICA

"Three Horns", l'underground targato Oltrepò che non si arrende mai

I Three Horns chiama 'There's no place to go'". Chi è Jackie? "Jackie è il personaggio improbabile ed integralista religioso che non riesce a tenere a bada le sue manie estremiste, profeta di una disperazione creata proprio dalla religione". Che temi affrontate nei vostri testi? "Le nostre canzoni raccontano storie di personaggi presi a prestito dal cinema. Alcuni potrebbero essere personaggi prestati ai film dei Cohen, come il transessuale Bunny Monroe in California o lo stesso relogiosissimo Jackie. Altre sono suggestioni che il cinema ci ha trasferito ispirandoci nel comporre il testo, come nel caso di Evil Dead. Abbiamo la fortuna di collaborare con un autore amico, che ci ha dato una mano nel rendere le storie cantate più avvincenti". Avete un'etichetta o vi autoproducete? "Ci autoproduciamo, per ora non abbiamo ancora trovato etichette pronte ad investire nel nostro lavoro". Come giudicate la scena musicale oltrepadana? Diteci prima un pregio… "Pregio è che in Oltrepò esiste una cultura ed una ricchezza musicale infinita, nel corso degli ultimi vent'anni sono nate e morte un sacco di band interessanti che hanno portato con sé un messaggio sicuramente significativo. Ci sono stati periodi, tipo a fine anni novanta che in questa zona si poteva davvero parlare di ‘scena’ di rock band, composta da un sacco di giovani e di realtà aggregative davvero ricche". Difetti? "Non siamo stati in grado di dare continuità alla nostra musica, questo è un problema ben più ampio, ma anche noi nel nostro piccolo non abbiamo curato il filo conduttore che tiene saldo il passaggio generazionale, quindi ora l'Oltrepò è composto da una bellissima costellazione di super rock band di... vecchi! I giovani nel nostro mondo non esistono più. Il rock probabilmente diventerà come il liscio per i nostri genitori? Chi lo sa!?". Quali sono i problemi principali che si incontrano nel voler suonare in questa zona? "I problemi sono tanti, la zona è pessima per le ini-

ziative culturali. Non solo per la musica. Live club veri e propri non ne esistono quasi più, i pochi che hanno provato hanno fallito nel loro intento. Oggi è necessario uscire dagli schemi, se fai una performance devi essere in grado di venderla in qualsiasi contesto tu vada, altrimenti sei già finito". Siete una band "nuova" ma individualmente molto attivi sulla scena da anni in altre formazioni come Nerds, Collateral Damage e Ziz. Qual è stato il vostro locale preferito e credete che oggi ci sia ancora qualche palcoscenico degno in zona? "Nella zona ci sono state tante realtà significative che hanno determinato la nostra formazione live, sia come ascoltatori che come performer sul palco. Sicuramente non possiamo che citarne alcuni: Thunder Road, Temple of the dog, Madly's pub, questi i tre fari in cui abbiamo ascoltato e suonato tanti live, ci piace spendere anche belle parole per nuove realtà quali l'arci Dazibao a Tortona che nell'ultimo anno e mezzo ha fatto un buon lavoro come live club". Che obiettivi vi siete posti? Avete un sogno nel cassetto? "Tanti obiettivi, fondamentali. Avere obiettivi ci tiene in vita e mantiene alta la nostra motivazione, per ora ci interessa suonare il più possibile, ci interessa comporre nuovi brani e ci interessa inciderli per averne una traccia. Per poi tornare in sala prove e riprendere da capo. Sogni nel cassetto? Suonare all'estero, anche se per ora rimane un sogno perché non siamo ancora riusciti ad organizzarci con i nostro lavori". Potete raccontarci un aneddoto legato alla vostra attività live che possa spiegare bene cosa è la musica per voi? "Quest'anno c'è capitato di suonare in un baretto di un piccolo Borgo nel piacentino, la gente è letteralmente impazzita ed empaticamente ci ha dato il giusto carburante per fare un Live superlativo, la loro attenzione il loro entusiasmo ci ha contagiato a tal punto che potevamo solo suonare come i Led Zeppelin! Ecco, queste congiunzioni astrali che ogni tanto accadono andando a suonare, dove tutto è perfetto e gira per il verso giusto, queste sono la musica".


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CUCINA

LA RUBRICA PER GLI APPASSIONATI DELLA BUONA TAVOLA

Cheap But Chic: piatti golosi e d'immagine al costo massimo di 3euro!

Gabriella Draghi

Di Gabriella Draghi Il pane ai cereali è un alimento gustoso e nutriente, estremamente salutare per il nostro organismo. Quando parliamo di cereali ci riferiamo a tutte le piante che fanno parte della famiglia delle graminacee, che producono frutti che poi verranno macinati al fine di ricavare farine. I cereali più utilizzati sono il frumento, il mais, l'orzo, il riso e la segale. A livello nutrizionale, i cereali rappresentano un'ottima fonte energetica essendo ricchi in carboidrati; sono anche una buona fonte di proteine, sali minerali, vitamine e fibre. Il pane ai cereali è un pane ricco di sapore e profumi e nella ricetta di questo mese viene arricchito con ingredienti che ne fanno un piatto unico. I panini gustosi si realizzano facilmente e sono un'ottima idea per un buffet o per una merenda tra amici. PANINI GUSTOSI Ingredienti per circa 30 panini: 300 g di farina 00 macinata a pietra 300 g di farina multicereali 50 g di olio extravergine d’oliva 35 g di lievito madre disidratato 10 g di sale 370 g d'acqua

50 g di olive denocciolate 50 g di caciotta dolce 50 g di prosciutto cotto a dadini 1 uovo semi di papavero Come si preparano: Mettiamo la farina 00 nell'impastatrice, aggiungiamo il sale e la farina multicereali. Uniamo il lievito madre, azioniamo il motore ed aggiungiamo l'acqua poco per volta. Uniamo poi l'olio ed impastiamo per alcuni minuti. Versiamo l'impasto in una ciotola unta con un po' d'olio, copriamo con la pellicola e mettiamo a lievitare per circa 2 ore nel forno spento, solo con accesa la luce, finché non raddoppia il volume. Tagliamo la caciotta a dadini. Quando l'impasto sarà

lievitato, ne prendiamo una quantità grande poco più di una noce, la schiacciamo nel palmo della mano e la riempiamo con un' oliva denocciolata, qualche dadino di prosciutto e un dadino di caciotta. Chiudiamo bene e formiamo una pallina che adageremo su di una teglia ricoperta da carta da forno. In questo modo prepariamo tutti i panini. Sbattiamo leggermente l'uovo e con un pennellino li spennelliamo e li cospargiamo poi con alcuni semi di papavero. Mettiamo i nostri panini a lievitare in forno spento per un’ora circa, fino a che non raddoppiano il volume. Togliamo la teglia dal forno, lo scaldiamo a 200°C e mettiamo a cuocere i panini gustosi per circa 10 minuti, fin quando saranno ben dorati.


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ZAVATTARELLO E la sua STORICa FARMACIa

di

Giacomo Braghieri

La farmacia in Italia negli ultimi 15 anni ha subito profonde riforme. Resta un presidio sanitario vitale per il sistema sanitario e per i piccoli comuni che sono il tessuto sociale del paese. In genere le riforme sono fatte per le esigenze delle città, è così per i taxi e per le farmacie. Resta il fatto che la sostenibilità economica e professionale di questi presidi è stata messa in crisi da liberisti della domenica che sembrano non aver capito come è la realtà sociale italiana. Siamo ad intervistare il Dottor Alberto Mai, farmacista in Zavattarello. Da quanto tempo è aperta la sua farmacia? "Da 62 anni, abbiamo aperto nel 1955, mia mamma, la Dottoressa Cesira Suffritti ha fondato la farmacia ed io e mia sorella siamo farmacisti". Come è cambiato il mestiere dal '90, anno della sua laurea, ad oggi? "Io ho iniziato a lavorare nel '90 come collaboratore di mia madre. Ho cercato di seguire il suo esempio anche nel lavoro: massima disponibilità verso i clienti, pazienza e presenza sul territorio intesa anche come reperibilità continua. Tutto sommato questo aspetto non è cambiato, e colgo l'occasione per ringraziare i miei collaboratori che hanno compreso e condiviso questa impostazione. Come per tutti i lavori c'è stata un'importante informatizzazione che non riguarda solo gli aspetti commerciali ma anche i rapporti con le strutture pubbliche adibite al controllo ed all'erogazione di servizi tramite il canale farmacia". Il rapporto fra il medico ed il farmacista... "Il rapporto con il medico di base, come farmacia rurale, è sempre stato di massima collaborazione, al di là dei rapporti personali basati anche sulla stima umana. Parlando al passato il Dottor Marenzi, la Dottoressa Fariseo e il Dottor Copelli sono stati un esempio di dedizione professionale. É molto importante lavorare insieme nelle urgenze, nei casi in cui un farmaco od un presidio medico possono aiutare a risolvere una situazione critica. Se fossi nello stato rifletterei su queste sinergie naturali". La farmacia dal punto di vista dell'attrazione turistica ha un ruolo?

"La farmacia a livello turistico è molto importante, non siamo il Trentino, chi soggiorna da noi molto spesso sono anziani che vengono per il fresco, la natura e per respirare aria salubre. Per questo tipo di turisti avere un servizio come la farmacia accessibile per tutta la settimana è importante". Chi ha genitori anziani vi chiede un controllo? "Capita che telefonino per chiederci la disponibilità dei farmaci, il controllo in senso stretto è diffuso e viene attuato da tutti gli esercizi commerciali". Ci spiega? "Le persone anziane e sole che vivono sulle nostre colline quando non le vedi per qualche tempo e non rispettano le loro abitudini consolidate mettono in allerta tutta la comunità. E questo lo può segnalare il bar, la panettieria e certo anche la farmacia". La professionalità del farmacista è riconosciuta nell'era di internet? "Sì, i nostri clienti sanno che non possiamo fare diagnosi e dare terapie ma quando hanno un problema di salute in genere siamo fra i primi ad essere consultati. Il nostro lavoro sta nell'indirizzare verso il medico i casi che non sembrano banali oppure aiutare nei casi più complessi, per esempio sulle terapie farmacolgiche o sui presidi prescritti. Molto spesso capita di spiegare le esenzioni che ha un malato di diritto". I giovani come approcciano la farmacia? "Loro sì che si affidano ad internet, ma continuano a confrontarsi con il farmacista. Con i giovani è importante inquadrare la problematica che ti sottopongono e nel caso convincerli a rivolgersi al medico se non al pronto soccorso. L'approccio alla farmacia nei giovani è naturale in quanto sono abituati fin dai primi anni di vita a frequentarci insieme ai genitori". Negli anni passati dietro il banco ha notato malattie che sono aumentate di incidenza? "Sicuramente sono aumentati i casi di neoplasie. Quello che noto, e ammiro, è che molti pazienti di mezza età, affrontano la malattia con grande consapevolezza e determinazione. Continuano a lavorare e a vivere normalmente. Merito dei progressi della medicina e dell'informazione".

SALUTE

"Mia mamma Cesira ha fondato la farmacia nel '55"

Alberto Mai I nostri animali sono sempre più curati, lo si vede anche in farmacia? "Certo, e devo dire che per noi è più complicato curare gli animali che gli esseri umani". Perchè? "Il rapporto con il medico veterinario è sicuramente meno frequente di quello con il medico di base. Visto che gli animali non hanno parola, la visita veterinaria è un momento fondamentale per capire l'origine di una patologia, anche di lieve entità". Lo Stato vi considera abbastanza? "In questi momenti non si può pretendere molto. Resto convinto che tutte le risorse a disposizione lo stato le dovrebbe impiegare per le urgenze. Nelle zone di montagna come la nostra a volte i soccorsi impiegano parecchio prima di arrivare e per chi viene colpito da un infarto piuttosto che da un ictus il fattore tempo è determinante". Cosa sarà la farmacia dei servizi? "A dire il vero è difficile immaginarlo. Per poter offrire più servizi serve comunque più spazio e più personale e non tutte le farmacie rurali possono permetterselo. Mancano comunque linee guida nazionali, rischiamo di parlare a vuoto". Lei vive qui, cosa accadrà con l'arrivo delle grandi catene farmaceutiche? "Ci potrebbero essere interessanti sinergie proprio per la farmacia dei servizi, ad esempio un elettrocardiografo potrebbe essere difficile da gestire per una piccola farmacia mentre in collaborazione con le grandi catene si potrebbero attuare questo ed altri tipi di servizi".


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RALLY COPPA VALTELLINA

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Giacomo Scattolon - Paolo Zanini di

Piero Ventura

I vogheresi Giacomo Scattolon e Paolo Zanini sfiorano il podio assoluto della sessantunesima edizione del Rally Coppa Valtellina andato in scena venerdì 22 e sabato 23 settembre. L’equipaggio portacolori del Road Runner Team di Casteggio su Skoda Fabia R5 é stato grande interprete nella gara in cui il tre volte campione europeo Luca Rossetti e Mirko Franzi sono risultati per la terza volta (seconda consecutiva) l’equipaggio vincitore del Rally Coppa Valtellina. Con l’affermazione sulle strade di casa, Rossetti ha conquistato l’International Rally Cup 2017 a bordo della Skoda Fabia R5. Il rally ha vissuto di molti colpi di scena. Innanzitutto l’ascesa ed il ritiro di Andrea Perego (Ford Fiesta Wrc), bravo insieme a Romano Belfiore nel portarsi al comando della gara ma altrettanto rapido nel chiamarsi fuori a seguito di un dritto che lo ha messo KO nella Ps5. Sorte più o meno analoga per Crugnola-

Ferrara (Ford Fiesta R5 HK) che partiti subito forte e autori di un successo parziale sulla prova d’apertura, hanno dovuto ritirarsi per un dritto che ha danneggiato il radiatore. Terzo ritirato eccellente è stato il piemontese Pinzano (con Zegna su Skoda R5) che era in lotta proprio con Scattolon-Zanini per la seconda piazza di classe ma che ha avuto un incidente nei pressi della fotocellula di fine Ps10. Da questo inconveniente ne hanno approfittato alla grande Giacomo Scattolon e Paolo Zanini che si sono fiondati su un meritatissimo quarto posto assoluto coinciso con "l’argento" di classe precedendo il duo sondriese composto dai temibilissimi Marco Gianesini e Sabrina Fay: alla seconda volta su Skoda R5 i due hanno pagato a caro prezzo un azzardo di gomme troppo tenere perdendo il contatto dalla lotta per la seconda piazza di R5. Dopo un buon Varisto, sesto su Fiesta R5 insieme a Miotti, settimo si è posizionato Luca Balbo con Lorena Boero che con un rush finale, su Peugeot 207 di Balbosca, ha vinto classe e titolo di S2000 nell’IRC approfittando anche dell’autoesclusione del rivale Zanon, out sull’ultima prova: i due erano in lotta sul filo dei decimi. Gli stessi decimi che separavano, ad una speciale dalla fine, Michele Rovatti e Marco Asnaghi: a prevalere è stato il driver toscano della SMD con la Catone alle note che ha anche vinto il Trofeo Clio R3 grazie ad un crescendo rossiniano di grande spessore. Si consola il comasco Asnaghi, secondo di classe a di stagione IRC: per lui e Maurizio Castelli il miglior parziale sulla Ps Mello ha permesso di vincere il Trofeo Costiera di Cech che consiste in un weekend enogastronomico per la "Mello in Cantina" dell’8 e 9 ottobre prossimi. Chiude la top ten il veterano di casa Stefano Moretti con Daniele Fomiatti, su Fiesta R5. Ottima, anche se dall’esito non fortunato, la gara degli oltrepadani

MOTORI

Quarto posto per Scattolon-Zanini. Ottima gara ma sfortunata per il "Tigo"

"Tigo" Salviotti Andrea "Tigo" Salviotti e Giorgio Invernizzi, sulla Peugeot 106 A6, impegnati nel Rally Coppa Valtellina Nazionale. Salviotti partito cauto (erano anni che non saliva sulla Peugeot 106 A6), portava a termine la prima tappa con un eccellente 27° posto assoluto e 2° di classe. Il giorno successivo, ripreso il feeling con la vettura, sale al 14° posto assoluto a pochi secondi dalla Top Ten. Ma in vista del traguardo, sulla vettura subentrano problemi meccanici che costringe l’equipaggio oltrepadano alla resa anticipata. "è un vero peccato – dice Saviotti - la gara stava andando benissimo e, soprattutto nella seconda tappa, i tempi arrivavano facilmente. Al Riordino finale abbiamo però sentito un rumore sospetto. La telemetria era perfetta ma per evitare guai peggiori abbiamo preferito fermarci. Peccato la gara è stata bella ci tenevo a fare un bel risultato, le strade sono belle. Voglio ringraziare la Scaccomatto per la vettura performante, il mio navigatore Giorgio Invernizzi e un ringraziamento speciale a Sergio Martinalli". Il ritiro di Salviotti-Invernizzi è avvenuto quando mancava solo una prova al termine della gara e occupavano il 14° posto assoluto, 1° di classe e 3° di gruppo A.

rally della riviera

La Efferre Motorsport di Romagnese nella Top Ten

di

Piero Ventura

Il Rally della Riviera si é chiuso con un ottimo risultato finale per i i portacolori della scuderia oltrepadana Efferre Motorsport, Pierluigi Sangermani e Lorenzo Paganin, i quali hanno portato la Mitsubishi Lancer Evo IX N4 al nono posto assoluto, secondo di Gruppo e primo di classe, ma il risultato finale poteva essere addirittura migliore. "Siamo soddisfatti di questa gara test in quanto la Mitsubishi pare aver risolto i problemi elettrici che ci hanno afflitto nelle gare precedenti – ha commentato Pier Sangermani - La gara è stata comunque difficile, ad inizio della terza prova speciale si è rotto il freno a mano, purtroppo abbiamo perso un po' di tempo e devo ringraziare il mio 'naviga', Lorenzo Paganin, che ha risolto, parzialmente, il problema prima d'arrivare in assistenza. Anche il meteo bizzarro ci ha creato difficoltà, abbiamo infatti usato le gomme stampo 7 intermedie, in assistenza abbiamo messo le gomme da pioggia ma purtroppo le previsioni che ci hanno riferito non erano

del tutto corrette e le ultime prove solamente umide ed addirittura asciutta l'ultima. Il lato positivo è stato il divertimento di guida con le gomme inadatte ma causa questa scelta pensiamo d'aver perso quantomeno una posizione". è stata una gara incerta fino agli ultimi metri e ricca di incertezze per le condizioni meteo che hanno messo in difficoltà i partecipanti fin dalle prime battute di gara per la scelta delle gomme. Risultato finale equilibrato con tre prove speciali vinte a testa: tre per il lombardo Vittalini, tre per l’emiliano D’Arcio ma è stato Vittalini ad avere la meglio grazie alla sua costanza e per non aver commesso errori. Il comasco, questa volta affiancato da Filippini e a bordo della sua Citroen DS3, ha sfruttato al meglio la sua vettura ed ha preceduto di stretta misura D’Arcio che si è dovuto così accontentare della piazza d’onore con alle note la Ramacciotti e la usuale Renault Clio Williams. Per D’Arcio questo risultato ha consolidato la sua leadership nel Trofeo Toscano Rallyday dopo le vittoria al Carnevale ed al Colline. Buona gara del lucchese Gaddini che con Carmignani

ha riprovato per la seconda volta la Clio S1600 e pur non essendo un cultore del bagnato si è difeso egregiamente cogliendo il terzo gradino del podio. Subito sotto il podio i fratelli varesini Maran, Vanni e Lorenzo che hanno dovuto togliere la ruggine e che hanno fatto un ottimo recupero precedendo i bresciani Rivaldi-Zambetti. Sesta piazza assoluta per Federighi che con Brugiati ritornava alle corse con laRenault Clio R3 dopo un anno di assenza. Ottima settima posizione assoluta e vittoria di gruppo N per i senesi Feti-Fabbri con la Renault Clio RS che hanno così recuperato preziosi punti nell’Open Rallyday. Ritornato in toscana, dopo il Golfo dei Poeti, il pavese Sangermini con la Mitsubishi Lancer Evo IX completamente rinnovata per l’occasione, ha colto, come detto, la nona piazza assoluta. Chiude i top ten Bindi e Vecoli con la Peugeot 106 Maxi. Alla fine hanno concluso la gara organizzata dalla Scuderia Balestrero con la preziosa collaborazione e patrocinio della Provincia di Massa Carrara oltre che dell’Automobil Club di Massa Carrara 43 dei 52 equipaggi che hanno preso il via.


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Veteran Car Club Carducci di Casteggio

Il Campionato Veteran alla stretta finale di

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Il Campionato VCCC 2017 si sta evolvendo con un duello finale tutto oltrepadano tra Oriano Crosignani con la figlia Cecilia e l'accoppia Ivan Zinco e Giampiero Ruggeri. Nel mese di settembre, il torneo riservato alle "nonnine" a quattro ruote indetto dal Veteran Car Club di Casteggio, ha vissuto due importanti appuntamenti: il Trofeo Montebello, disputato il 10 del mese e il Trofeo Sorelle Ramonda svoltosi il domenica 24. Entrambi gli eventi hanno goduto di un significativo successo. Ma andiamo per ordine: A Montebelllo della Battaglia, Ivan Zinco e Giampiero Ruggeri con la Fiat 128 del 1971 fanno l'en plein aggiudicandosi gara e prova ad eliminazione. Nella prima, si é assistito ad un confronto serratissimo in cui i primi tre equipaggi classificati sono giunti al traguardo racchiusi in appena 35 cendesimi di secondo. Infatti, Zinco-Ruggeri hanno preceduto GuatelliNegrini (Innocenti Mini Cooper – 1966) di 13 centesimi di secondo, mentre al terzo posto hanno chiuso Crosignani-Crosignani (A112 Abarth – 1974) a 35 centesimi dai vincitori. Appena fuori dal podio per 23 centesini Fabio Fronti e Roberto Ruggeri, anch’essi su A112 Abarth. Eccellente in quinto posto assoluto e primo tra i gentleman di Tamburelli-Adaglio con la piccola Fiat 500F datata 1965. Alle loro spalle, a completare la top ten sono giunti nell’ordine: CuroneCristina con la A112 Abarth del 1981, Viola-Mussi su A112 del 1980 (secondi tra i gentleman), Borgonovi (Porsche 914 del 1972), Verri-Ventura su Fiat 124 Sport Spider del 1971 e Pegoraro-Arlenghi si VW Golf GT del 1985. Tra i gentleman, detto del successo di Tanburelli e del secondo di Viola, sul terzo gradino del podio salgono Andrea Guerrini e Giuseppe Sboarina con la Fiat 1100 del 1953. Nella prova ad eliminazione, tenutasi su di un percorso ricavato nel centro di Montebello, Zinco si é ripetuto superando in finale Borgonovi. A Codevilla, le "nonnine" sono tornate a far sentire la loro "voce" domenica 24 settembre cimentandosi nell'edizione 2017 del "Trofeo Sorelle Ramonda". Sono stati una cinquantina gli equipaggi che, presentatisi al via a bordo di vetture dall’interessante passato storico, si sono sfidati in questa gara non soltanto ben organizzata e carica di agonismo, ma anche dal forte significato sociale: l'evento, infatti, aveva lo scopo di raccogliere fondi da destinare all'associazione "Luca.. per non perdersi nel tempo", che promuove la ricerca di cure alle malattie ematologiche in memoria di Luca Bassi, psicologo scomparso nel 2010 a soli 32 anni. "Il nostro Club è sempre stato molto sensibile al sociale - spiega An-

I vogheresi Tamburelli e Adaglio

Da sx: Ivan Zinco, Cecilia Crosignani, Pietro Guatelli Oriano Crosignani, Giampiero Ruggeri e Fulvio Negrini

tonio Borgonovi, presidente del sodalizio casteggiano Ruggeri (A112 Abarth), Verri-Ventura (Fiat 124 SS) organizzatore dell'evento – anche quest’anno la mae Perelli-Roveda (Lancia Fulvia HF). nifestazione ha visto l'adesione entusiasta del centro Nella generale uffuciosa di campionato che non tiecommerciale Sorelle Ramonda e di un numero signifine conto di eventuali scarti previsti dal regolamento cativo di partecipanti". troviamo in vetta Oriano e Cecilia Crosignani con Ben 18 le prove cronometrate in programma, a cui si é 85 punti davanti a Zinco-Ruggeri a quota 73 seguiti aggiunta una prova a media (che oltre a godere anche da: Pegoraro (55), Cantarini (54), Tamburelli e Fronti di una classifica a parte) é risultata determinante ai fini (47), Verri (33), Borgonovi e Marrale (31) e Cavandella classifica generale. Scenario di gara le tortuose na (29). La Classifica "Top" vede al comando Crosistrade dell’Oltrepo; una su tutte, quella del mitico tratgnani seguito da Zinco, Pegoraro, Cantarini, Fronti, to della prova speciale di Rocca Susella. Dopo il sucBorgonovi, Verri, Marrale, Cavanna e Giorgi. Nella cesso di due settimane prima a Montebello, anche in Graduatoria Gentleman invece, Tanburelli-Adaglio questo appuntamento, Zinco-Ruggeri hanno condotto con 143 punti conducono con ampio margine. La lotuna gara impeccabile fino alla disputa della prova a ta per la seconda piazza sembra essere una questione media che li vedeva entrare nel settore da leader, ma tra Guerrini-Sboarina (96 punti) e Lamagni-Lamagni che li ha visti poi uscire dalla stessa con una pesante (89 punti). Più staccati seguono nell’ordine: Viola (70 penalità, che ha di fatto aperto la strada del successo ai p.ti), Bellinzona (60 p.ti), Riccardi (55 p.ti), Madama vogheresi Ugo Rancati e Gianfranco Ercolani a bordo (46 p.ti), vaccari (36 p.ti), narduzzi (34 p.ti) e Ghia della piccola Fiat 850 Coupè. Il secondo posto finale (28 p.ti). Prossimo appuntamento, il 15 Ottobre con il é andato all’ Austin Mini di Gabrilalle staccato di 25 3° Trofeo Corvino San Quirico. centesimi di secondo, mentre Zinco-Ruggeri, per un solo centesimo di secondo, si sono dovuti accontentare della terza piazza. Passo falso invece per i Crosignani che non vanno oltre una pur onorevole nona posizione. Tornando alla classifica assoluta, in quarta posizione troviamo Aliverti-Maffi con l'affascinante Fiat 508C, quindi nell'ordine: Fronti-Ruggeri (A 112 Abarth), Cantarini (Mercedes SL 300), DonzelliGalano (Fiat 128), GuatelliNegrini (Innocenti Mini), Crosignani-Crosignani (A 112), Torti-Torti con la splendida Singer Le Mans, TamburelliAdaglio (Fiat 500F), CuroneCristina (Alfa Romeo Giulietta), Zelaschi-Carena (A112), Senna-Gnocchi (VW Golf GT) e altri 23 classificati. La prova a media invece, ha visto prevalere BorgonoviMezzadra (Porsche) davanti a Ugo Rancati e Gianfranco Ercolani Cantarini (Mercedes), Fronti-


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Il Presidenti Aci Scabini e i fratelli musti ospiti al panathlon

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Rally 4 Regioni: ieri e oggi

MOTORI

Claudia e Matteo Musti di

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Serata conviviale a tema rallystico quella proposta dal Panathlon International Club Pavia che si terrà il prossimo 12 ottobre presso in Campus Acquae di Pavia. Il titolo dell’incontro: "Rally 4 Regioni ieri e oggi", ospiti della serata, il presidente dell’Automobile Club Pavia, Marino Scabini e i vincitori dell’edizione 2017 del rally pavese, i vogheresi Matteo e Claudia Musti. Ma cos’é il Panathlon (dal greco pan che vuol dire tutto e athlon che significa sport) è un'associazione culturale in campo sportivo riconosciuta dal CIO. Oggi il Panathlon è presente in 30 paesi in 4 continenti. La rete conta più di 300 club in 11 distretti, la sede centrale é in Italia a Rapallo e il suo presidente è lo svizzero Pierre Zappelli. In diretta o attraverso i suoi club, il Panathlon International supporta chiunque lavora nel mondo dello

sport, promuove lo sport ispirato all'etica, alla solidarietà e al fair play e istituisce studi e ricerche su temi che riguardano lo sport e le sue relazioni con la società. Il motto latino del Panathlon é "ludis iungit" traducibile nell'ideale di "Uniti nello Sport e per lo Sport" spinge gli associati ad operare per affermare il concetto di etica sportiva. In conseguenza gli associati si distinguono per il rigore e l'etica con cui agiscono in tutela dell'ideale decubertiano da cui ha origine il concetto stesso di confronto sportivo. La grande passione e impegno posti da Aci Pavia nella persona del suo Presidente Marino Scabini e l’importante valore agonistico-sportivo che la famiglia Musti, da oltre quarant’anni riversa nell’automobilismo sportivo, in questi ultimi anni grazie particolarmente a Matteo Musti, sono elementi che hanno acceso l’attenzione del Club pavese, il quale li ono-

rerà dedicando appunto un’apposita conviviale. Aci Pavia, si é fatto promotore del Rally 4 Regioni dal 1971 al 1986. Per poi riprenderlo in veste storica nel 2011 e 12. Ancora una sosta, fino al 2015, quando, con tanta dedizione, impegno e sacrifici, il neo presidente Scabini ha rilanciato la manifestazione portandola quest’anno all’internazionalità. Matteo Musti, dal canto suo, debutta nei rally nel 1994, correndo il Rally Otrepo pavese su di una Peugeot 106. Nonostante il diluvio che si abbatte incessante per tutta la nottata di gara sui concorrenti, riesce a posizionarsi al primo posto di classe col vantaggio di oltre un minuto sul primo degli inseguitori; ma un improvviso banco di nebbia di breve durata, salito repentinamente sull’ultima prova, gli fa perdere tutto il vantaggio accumulato. Chiude così la sua prima gara piazzandosi al secondo posto. Quel rally dell’Oltrepò ha segnato l’inizio di una carriera automobilistica che prosegue tuttora in cui Matteo si aggiudica molte vittorie assolute ed altrettanti primi posti di classe, diventando un pilota tra i più esperti sulle moderne vetture World Rally Car, nonché nelle potenti Gruppi 4 tra le storiche. Nel 2012 si aggiudica il rally 4 Regioni davanti ad un campione del calibro di "Lucky" Battistolli con la Ferrari 308 GTB, oltre ad altre prove, alcune delle quali valide per il campionato italiano. A fine stagione, pur avendo effettuato solo qualche apparizione, é quinto nel campionato tricolore. Campionato che non si lascia sfuggire nel 2013, vinto con ampio margine. Da due stagioni a questa parte sul sedile di destra della sua vettura da gara, siede la sorella Claudia, brava e precisa nelle vesti di navigatrice. Con lei trionfa quest’anno al Rally 4 Regioni Classic International, un successo a cui hanno fatto seguire nel mese scorso, la vittoria al Rallye de Alpes du Mont Blanc.


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ami il FANTAcalcio? iscriviti sul nostro sito www.ilperiodiconews.it

Di Nicolò Tucci Lo scorso mese si sono aperte le iscrizioni per il "FantaPeriodico". Abbiamo già raggiunto 50 iscritti che si daranno battaglia per vincere mensilmente l'esclusiva polo targata "Il Periodico News" e "Willy Sport Casatisma". Al primo classificato un mega premio a sorpresa… per scoprirlo iscrivetevi e continuate a seguirci. L'iscrizione è gratuita, per chi non si fosse ancora iscritto rivediamo il regolamento consultabile su copia cartacea e sul sito: www.ilperiodiconews.it Condizione sine qua non è che i giocatori e gli allenatori scelti per la vostra formazione militino in squadre dell’Oltrepò pavese nelle seguenti categorie: Promozione, Prima, Seconda e Terza. QUALI GIOCATORI SI POSSONO SCEGLIERE? Semplice, quelli delle squadre dell’Oltrepò pavese. PROMOZIONE: Bastida, Casteggio, Varzi. PRIMA CATEGORIA: Bressana, Lungavilla, Apos Stradella, Voghera. SECONDA CATEGORIA: Broni, Castelletto, Montebello, Nizza, Portalberese, Rivanazzanese, Zavattarello. TERZA CATEGORIA: Casei, Real Casei, Retorbido, Hellas Torrazza, Salice Valle Staffora, Spartak Pinarolo. E L’ALLENATORE? La condizione necessaria è la medesima per i giocatori, devono allenare una squadra dell’Oltrepò. COME TROVO I GIOCATORI DELLE SQUADRE? Fino al 14 Ottobre sarà possobile iscriversi sul sito www.ilperiodiconews.it, dove troverete tutte le quotazioni dei giocatori dell’Oltrepò pavese. COME COMPONGO LA SQUADRA? Si scelgono 25 giocatori divisi per ruolo di cui: 3

portieri, 8 difensori, 8 centrocampisti e 6 attaccanti. I GIOCATORI COSTANO CREDITI? Ogni squadra ha a disposizione 500 crediti, si possono scegliere liberamente all'interno delle rose predette e ogni giocatore può essere selezionato da più "fantallenatori". LE FONTI UFFICIALI A CUI FARE RIFERIMENTO? Per stabilire i ruoli dei giocatori l'unica fonte ufficiale sono le rose pubblicate dal sul sito www.ilperiodiconews.it. QUANDO USCIRANNO LE CLASSIFICHE? Ogni mese sulla copia Cartacea de "Il Periodico News" reperibile in oltre 700 attività dei 77 comuni oltrepadani. SI POSSONO SCEGLIERE I MODULI? Sì, è possibile giocare con i seguenti moduli: 4-51, 4-4-2, 4-3-3, 3-5-2, 3-4-3. COME SI FA A CALCOLARE IL PUNTEGGIO? Ogni domenica si schierano 11 giocatori. Il giocatore che la domenica otterrà la vittoria sul campo otterrà di default 7 punti, chi pareggerà 6 e chi perderà 5. I modificatori: ogni gol vale 3 punti, ogni gol subito vale -1 (ovviamente non si può giocare senza portiere, se una squadra avesse fuori tutti e tre i portieri, per quella domenica le sarà assegnato d’ufficio voto 3 al portiere). Bonus allenatore: in caso di vittoria della squadra del mister scelto si avrà un bonus di +3, pareggio +1 sconfitta -1. LA CLASSIFICA ?

FANTAPERIODICO

FantaPeriodico: ogni mese in palio per i vincitori l'escluisiva polo

Si gioca tutti contro tutti. Ogni settimana sarà eseguita la classifica generale. COME FUNZIONANO LE SOSTITUZIONI? Oltre agli 11 titolari si possono presentare fino a 7 riserve. Ogni domenica saranno indicati come titolari: un portiere, due difensori, due centrocampisti, due attaccanti. Attenzione: le riserve subentreranno solo se qualcuno tra i titolari indicati non sarà presente in campo, seguendo l'ordine con cui sono stati elencati in precedenza e fino ad un massimo di 3 sostituzioni. Se più di 3 titolari non dovessero giocare le sostituzioni saranno comunque tre, secondo questo schema di preferenza obbligatorio: difensore-centrocampista-attaccante. Tradotto: se mancano un difensore e due centrocampisti e due attaccanti fra i titolari, per esempio, entreranno in sostituzione un difensore, un centrocampista e un attaccante). QUANDO INIZIA IL FANTAPERIODICO? Il 15 ottobre per dare a tutti il tempo di formare una rosa. Il tempo limite per formare la rosa scade alle 24 del 14 ottobre. POSSO AGGIUNGERMI A CAMPIONATO IN CORSO? Sì, partendo dal punteggio che al momento della tua iscrizione ha l’ultimo in classifica.


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SPORT

"Per la stagione prossima pensiamo di non far pagare l’ingresso"

"Il PalaOltrepò rappresenta il miglior palazzetto della provincia di Pavia"

Phoenix Iria Basket

Di Federica Croce Il Basket vogherese approda in Serie C con la Phoenix Iria Basket, la Società Vogherese che da quest’anno milita nel campionato FIP di Serie C silver. Il cuore pulsante della società sono il Presidente Pietro Guardamagna, il Direttore sportivo Giorgio De Rossi, l’amministratore Silvio Meardi, l’addetta alle relazioni tecniche Daniela Gagliardi, affiancati dall’attività organizzativa di Roberta Carta, Maria Rosa Rocchi, Lucia Raina, Edmondo Gagliardi e Giancarlo Rattini. De Rossi, com'è nata questa squadra, e da chi è stata fondata? "La società è stata fondata nel 2009 dalle famiglie Guardamagna, Meardi, Gagliardi e De Rossi, con la volontà di dar seguito alla passione sportiva dei figli, allora in età adolescenziale. Siamo nati con una squadra Under 17 nel 2009, alla quale, nell’anno successivo, abbiamo affiancato la nostra prima Squadra senior". Dove avete la sede? "La nostra sede amministrativa è a Voghera in Via Perugino, mentre il campo da gioco e allenamento è il PalaOltrepò". Chi sono gli allenatori? "Il primo allenatore della Squadra è il Signor Pivi, coadiuvato dal Signor Carandini.

Nicolò Meardi riveste il ruolo di preparatore atletico, mentre Renzo Merli è il nostro medico sociale". I giocatori sono tutti Oltrepadani? "Sì, i giocatori sono tutti del territorio dell'Oltrepò e della Provincia di Pavia, in un'area compresa tra l'Oltrepò e la lomellina". Com'è giocare al Palaoltrepò? "Giocare a Basket sul campo del PalaOltrepò è sicuramente gratificante: rappresenta il miglior palazzetto della provincia di Pavia, perchè dispone di un ottimo fondo, ampi spazi e un'ottima illuminazione. Il recente ampliamento consente di avere una cornice di pubblico fino alle 1800 unità. Per questo motivo, viene utilizzato anche dal Derthona Basket, che milita in serie A2. L’unica pecca del Palaoltrepò è la scarsa funzionalità degli spazi". Per la prima volta quest'anno militate nella categoria C Silver. Quanto costa affrontare questa categoria? "Giocare in Serie C Silver rappresenta un impegno economico notevolmente superiore rispetto alla serie D; salgono a dismisura i costi di tesseramento e di trasferta, poiché le gare di campionato si svolgono a parecchi km di distanza". Come vi sostenete? "Le nostre risorse economiche provengono dagli

sponsor, molti dei quali locali e spesso appassionati di Basket". Avete rapporti con l'amministrazione comunale? "Sì, certo. Voghera è una piccola cittadina e i suoi amministratori sono aperti al dialogo con le realtà sportive del territorio". Qual è la media degli spettatori che vi segue? "Nelle precedenti stagioni sportive non abbiamo mai fatto pagare un ingresso per vedere le nostre partite; durante le gare di campionato mediamente siamo sulle cento unità di spettatori. In occasione dei derby però abbiamo visto gli spalti molto più gremiti, fino a 500 persone". Vi aspettate che questi dati aumentino? "Per la stagione prossima pensiamo di non far pagare l’ingresso, e speriamo che il pubblico possa aumentare, data la categoria che esprime un Basket di buon livello". Infine, come vede proiettata in futuro questa disciplina, a livello locale? "Nonostante esistano innegabili difficoltà legate agli spazi della palestra, alle risorse economiche e al coinvolgimento del pubblico, sono presenti sul territorio pavese molte realtà che stanno lavorando seriamente a favore delle diffusione del Basket".

Giorgio De Rossi e Pietro Guardamagna


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REAL VAL VERSA: "Ci finanziamo con sponsor DELLA ZONA"

SPORT

"La nostra è una squadra nata esclusivamente per divertirsi"

ASD REAL VAL Versa di

Silvia Cipriano

È ricominciato il campionato in Oltrepò Pavese e "l'ASD REAL VAL Versa" ha presentato la sua nuova squadra che milita nella categoria Amatori. Aria di novità per la squadra di dilettanti della Valle Versa... da quest'anno il nuovo Presidente è Ornella Maini, il nuovo allenatore Alberto Genta (ex allenatore di FGC). Da sempre Flavio Brenzi come guarda linee e Davide Pastorelli che da cinque anni ricopre la carica Vice Presidente; Pastorelli come nasce ASD REAL VAL Versa? "La squadra nasce nel 2012. Eravamo un piccolo gruppo di ragazzi della Valle Versa e di comuni adiacenti, ovviamente amanti del calcio, tutti provenienti da altre esperienze... la nostra è una squadra nata esclusivamente per divertirsi; questo è il nostro obiettivo". Il vostro obiettivo è il divertimento, però avete avuto dei riconoscimenti... "Sì, in questi cinque anni abbiamo avuto grandi soddisfazioni, nel 2014 abbiamo vinto i playoff, nel 2015 il campionato e, inoltre, abbiamo giocato le fasi finali della Lombardia. In questi anni abbiamo raggiunto sempre buoni livelli". Avete presentato la nuova squadra. Da chi è composta? "Quest'anno abbiamo 8 nuovi acquisti, tutti provenienti da squadre dell'Oltrepò. Attualmente siamo in 23: due portieri, sette difensori, otto centrocampisti e sei attaccanti. Tuttavia, la vecchia guardia del primo anno, resiste... i dodici giocatori che hanno iniziato, ci sono ancora! Quest'anno la squadra è capitanata da Stefano Panizzari".

L'età media dei giocatori? "Mediamente hanno tutti tra i 28 e 30 anni". Pastorelli quali sono le vostre ambizioni per quest'anno? "Divertici sicuramente, ma allo stesso tempo ci auguriamo di ottenere buoni risultati e arrivare in buone posizioni". Siete attivi su Facebook... avete quasi mille follower. È un buon canale per farvi conoscere? "Sicuramente! Siamo molto orgogliosi di questa cosa e ci auguriamo di incrementare ulteriormente i follower, poiché ci permette di farci conoscere e magari di ottenere qualche sponsor in più" Come vi finanziate? "Ci finanziamo con sponsor offerti da attività commerciali della zona e, inoltre, i giocatori investono una piccola quota di partecipazione ad inizio campionato". Vi allenate nel Campo Sportivo di Santa Maria della Versa? "Sì, ci alleniamo due volte a settimana in questo campo sportivo e come squadra paghiamo una quota all'ASD Val Versa, poiché si occupano loro dell'intera gestione. Tuttavia, aiutiamo alla domenica nella preparazione del campo...". Qual è stato il miglior avversario che avete affrontato in questi anni? "A mio parere, il più leale e il più forte avversario è stato il Filighera. Ogni anno propone squadre molto preparate e competitive". Quale è stata la vostra partita indimenticabile? "Maggio 2014: non dimenticheremo mai la finale playoff provinciali che abbiamo vinto a Casteggio contro lo Spartak Pinarolo, con quattrocento spet-

tatori!". Visti i buoni risultati ottenuti in questi anni, avete mai pensato di salire di categoria? "Personalmente, a me sarebbe piaciuto, ma i ragazzi non ci tengono particolarmente, perchè l'impegno sarebbe maggiore e loro vogliono più che altro divertirsi".

Davide Pastorelli

Pastorelli, anche lei giocava nel Real Val Versa e ora ricopre il ruolo di Vice Presidente. Valuta qualche altra possibilità? "A dire il vero, mi piacerebbe un giorno fare il responsabile di un settore giovanile. Seguire i giovani potrebbe essere molto stimolante".


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