Il Periodico News - DICEMBRE 2017 N°124

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Casteggio, Callegari rassicura: "Coppa inquinato? Si creano inutili allarmismi"

Anno 11 - N° 124 DICEMBRE 2017

Torrente Coppa inquinato sì o no? Secondo il sindaco di Casteggio Lorenzo Callegari "non c’è alcun rischio per la salute dei cittadini" e occorre "non suscitare inutili allarmismi, creando casi dove non ci sono". Sullo scorso numero del nostro giornale il Comitato Valle Coppa era tornato ad esprimere preoccupazione per le condizioni del corso d'acqua che in passato...

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"Mi prendo sempre le mie responsabilità. Se non si decide non si farà mai nulla"

"Barbieri vuole abbandonare Voghera per candidarsi alle elezioni regionali di marzo"

Servizio pag. 4 e 5

"Allevatori e contadini: assassini per gli animalisti, inquinatori per gli ambientalisti" Lino Verardo è il Presidente dell'associazione culturale "Terre della Montagnina" con sede a San Ponzo Semola nel Comune di Ponte Nizza e Gianni Repetto ne è l'animatore culturale. "Terre della Montagnina" nasce per unire e dare voce alle piccole e medie realtà agricole delle valli delle quattro provincie. Il mestiere del contadino e dell'allevatore sul nostro appennino dopo un lungo declino durato per oltre un trentennio sta tornando alla ribalta. I prodotti di terre incontaminate sono sempre più richiesti da un consumatore attento. Milano in fondo è a un'ora di auto. Ma c'è di più, sta tornando, per le sue peculiarità alimentari e casearie l'animale che ha segnato per secoli la vita degli abitanti delle terre alte, la vacca varzese nelle sue varianti liguri e piemontesi. Grazie ai "deliri" degli animalisti del Meta e allo scetticismo di un grosso allevatore di frisone della zona siamo riusciti a scoprire una realtà che ci riporta alle nostre radici con prospettive... Servizio pag. 28 e 29

Servizio pag. 6

"La nostra preoccupazione oggi è portare a casa gli stipendi arretrati dei dipendenti"

Servizio pag. 24 e 25

Casei Gerola "Ancora troppo forti i campanilismi locali"

Servizio pag. 16

Ristoranti dell'Oltrepò Pavese e Stelle Michelin Servizio pag. 15

"Studiare per lavorare in Zavattarello: "Una fusione Valle Staffora", l’Ipsia di porterebbe ad un risparmio dai 50 ai 70 mila euro" Varzi lancia la sfida "Cittadini dei cinque comuni siete a conoscenza L'Ipsia di Varzi guarda al futuro e si prepara a lanciare per il prossimo anno scolastico un paio di progetti che mirano ad avere una ricaduta occupazionale immediata sul territorio. L'obiettivo è portare lavoro in Valle Staffora, e per farServizio pag. 31 lo l’istituto intitolato...

che i vostri comuni possono ricevere dallo Stato e dalla Regione circa dieci milioni di euro in dieci anni e risparmiare almeno 50.000 € all’anno per ogni comune, per sempre?" Si apre così in modo chiaro e diretto il volantino Servizio pag. 34 e 35 che riguarda la proposta ...


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Commento di Antonio La Trippa

Non vorrei essere nei panni di un sindaco, di un assessore comunale, di un presidente della proloco o di una qualsiasi associazione, comunque nei panni di quella persona che in molte paesi e città dell'Oltrepò ha il compito "impossibile" di addobbare le vie del paese per le festività natalizie. Impossibile perché comunque gli addobbi vengano posizionati, di qualsiasi colore siano o di qualsiasi tipo siano, non vanno bene! Ci sarà sempre una parte della popolazione, in molti casi la maggioranza, che dirà: "Così non va bene, si… ma... però…". Le polemiche sugli addobbi natalizi, che in genere sono, con poca fantasia in Oltrepò, una striscia di lampadine con una stella cometa più o meno illuminata, sono il segno tangibile che sta arrivando il Natale. Quasi fosse una sorta di rituale tra il sacro e il profano, da anni, non c'è stato nessun Natale in Oltrepò in cui non si sia discusso su: come, quando, perché e quanto costa l'iniziativa di addobbare le vie del paese o della città. Gli addobbi natalizi a torto o a ragione vengono considerati non solo un minimo segno di festa, ma una sorta di indispensabile panacea alla crisi del commercio e alla crisi economica. Certamente una via o una piazza di un paese o di una cittadina, soprattutto le vie pedonali o quelle di quei paesi che hanno un centro storico, hanno un fascino maggiore se vengono addobbate con gusto nel periodo natalizio. Quanto poi questi addobbi siano incentivanti alla propensione d'acquisto per i clienti dei negozi dei nostri paesi è un fatto tutto da dimostrare. Non penso siano 4 o 44 lampadine colorate che fanno spendere più soldi agli oltrepadani. Perché una bella decorazione, per bella che sia, non riuscirà mai a trasformare e aumentare l'appeal di una attività commerciale che forse ha altri problemi di carattere imprenditoriale. Ci vorrebbe un libro per raccontare la storia, le vicissitudini, le polemiche e le diatribe degli addobbi e delle luminarie natalizie nei vari paesi dell'Oltrepò. Se si spende X + Y e si istallano molti addobbi e luminarie molti hanno detto, dicono e diranno "con quei soldi si potevano fare cose più utili". Se si spende solo X e si istallano pochi addobbi e luminarie molti hanno detto, dicono e diranno "che brutto, quante poche luminarie, non sembra neanche Natale. Potevano fare di più". Se non si spende nulla e non si istallano addobbi e luminarie molti hanno detto, dicono e diranno "con tutti i soldi di tasse che paghiamo, con tutti i soldi che buttano via, almeno 4 lampadine su un albero le potevano mettere". Anche la scelta degli addobbi ha pareri e opinioni diverse e contrastanti: se si istallano i classici fili di lampadine con la solita stella cometa illuminata, c'è chi dirà che sono poche, chi dirà che l’han messe davanti al negozio della moglie, della fidanza, dell'amante del sindaco o dell'assessore e non davanti al loro, se li mettono in una via e non in un'altra diranno che ci sono vie e quindi attività commerciali e cittadini di serie A e di serie B. C'è chi poi dice la classica frase "la lus la paguma nu, ien tut sold trai via" (la luce la paghiamo noi, sono tutti soldi buttati via!). C’è poi anche chi è particolarmente sensibile all'ambiente e dirà che le luminarie aumentano l'inquinamento luminoso, perché alterano

i livelli di luce naturalmente presenti nell'ambiente notturno ma se invece delle lampadine viene addobbato un albero di Natale cè chi dirà che è troppo piccolo, oppure troppo grosso, oppure che andava messo da un'altra parte, c'è chi dirà che ha poche decorazioni, se poi l'albero è di riporto, per cui utilizzato solo a scopo decorativo, c'è chi dirà che tagliare un albero per metterci su delle lampadine non è bello per l'ecosistema del pianeta etc. etc. etc. Se nelle vie cittadine viene messo sui marciapiedi il classico tappeto di moquette rossa natalizia, a parte le critiche perché chi la voleva di qua, chi di là, chi più su, chi più giù, molti diranno che se nevica viene coperto e non si vede, che se nevica chi è addetto alla pulizia del marciapiede non riesce a pulire bene, che se piove si fradicia subito e si sporca. Nel caso invece ci sia il sole che spacca i sassi anche a Natale, alcuni diranno oltre ai soldi buttati via per "metterlo giù" adesso bisognerà spendere anche dei soldi per smaltirlo in discarica. Altra diatriba classica tra comuni e associazioni è quella su chi deve pagare gli addobbi. C'è chi dice che li deve pagare l'amministrazione pubblica, c'è chi dice che l'amministrazione pubblica se ha dei soldi li deve spendere per rattoppare le strade o cose più importanti. Molte associazioni di categoria dicono che se ne fanno carico loro, altre ritengono giusto farsene carico solo una parte e chiedono al comune di intervenire per l’altra parte, il comune risponde che non ha i soldi. Le associazioni di categoria rispondono: "con tutte le tasse che paghiamo come mai non avete i soldi?". Qui inizia una diatriba che dura una decina di giorni andando a vedere quanto si è speso e chi li ha spesi dalla caduta di Mussolini in avanti per stabilire, o meglio per non stabilire, chi deve, quanto e come pagare. Ancor più suicida è la missione di quelle associazioni di volontariato come le varie proloco che dicono "visto che nessuno fa nulla, facciamo noi il giro dei commercianti e ci facciamo dare 50, 100 euro più o meno e con i soldi tirati su

TERZA PAGINA

IN OLTREPò ARRIVA IL NATALE MA…. "ANCA A NADAL VA BE MAI NIENT"

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mettiamo gli addobbi e le luminarie". Questo iter nella stragrande maggioranza dei casi ha una vita tre anni, a parte qualche rara eccezione. Il primo anno il volontario-suicida entra in tutti i negozi chiedendo i 50, 100 euro per le luminarie. Il 60% dei negozi gli dà i soldi, controvoglia ma glieli dà, il secondo anno il volontario-suicida rifà il giro e la percentuale di negozianti che danno i soldi diminuisce in modo drastico. Le motivazioni di questa diminuzione sono le più svariate: l'anno scorso vi ho dato i soldi, ma non avete messo le luminarie davanti al mio negozio, ma 10 metri più avanti guarda caso davanti al negozio della vostra amica o del vostro amico; l'anno scorso vi ho dato i soldi ma non ho incassato un euro di più per cui non serve a nulla; l'anno scorso ho dato i soldi e (il lui o lei) il volontario (suicida) quest'estate mi ha fregato la moglie, la fidanzata, l'amante e quindi quest'anno non glieli do più; l'anno scorso vi ho dato i soldi ma secondo me non li avete spesi tutti per le luminarie, ma li avete utilizzate per altri scopi… e via di questo passo. Si arriva al terzo anno dove il volontario-suicida incaricato della raccolta fondi, spazientito ed esausto delle critiche, prende una decisione "quest'anno basta, non ho voglia di discutere con metà paese per farmi dare 50 o 100 euro che non vengono neanche in tasca a me. Faccio l'alberello a casa mia e Buon Natale a tutti!". Gli addobbi e le luminarie natalizie sembrano essere in Oltrepò, ma anche in Italia un problema irrisolvibile. Anzi sentendo le più disparate opinioni sembra che il problema sia irrisolvibile a livello mondiale, evidentemente nessuno si domanda come fanno molti paesi, soprattutto del nord Europa, che sono notoriamente quelli con gli addobbi migliori, ogni anno e da anni, senza discussioni nell’istallare le luci e gli addobbi. O sono dei fenomeni loro o siamo dei pistola noi. Non propendo per nessuna delle due ipotesi, ma dico solo "anca a Nadal va be mai nient" (anche a Natale non va mai bene niente). Buon Natale a tutti, addobbati e illuminati, oppure no!


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Marina Azzaretti, un politico sempre in campo

"Sono operativa e mi prendo sempre le mie responsabilità" Di Alessandra Zonca

Durante ogni campagna elettorale i politici "ci mettono la faccia": volti di candidati sindaci ed aspiranti assessori e consiglieri invadono la città con manifesti e "santini”. Un' esposizione ossessiva di volti e figure che è più vicina al marketing che alla politica. Terminate le elezioni, chi non è stato eletto va all’opposizione e passa nell’oscurità mediatica, chi è stato eletto normalmente "mette la faccia" per le cose buone che è riuscito a fare, per le cose un pochino più controverse, opinabili e discutibili, in pochi hanno il coraggio di metterla apertamente. Anche a Voghera le modalità politiche-comportamentali post elezione sono più o meno uguali al resto d’Italia: le critiche all’amministrazione arrivano numerose, gli elogi un po’ meno, ma questo è normale, perché la gente, gli elettori, ovunque e non solo a Voghera, sono avari nel complimentarsi e generosi nel criticare. In questo "modus vivendi" l'assessore Marina Azzaretti, anche quando è criticata - e non raramente avendo diverse deleghe (Cultura, Progetto Teatro Sociale, Commercio, Suap, Fiere e mercati, Industria, Artigianato, Scuole e Università) - mette la propria faccia, eccome: rispondendo, battagliando, argomentando. Si espone in prima persona prendendosi le responsabilità di quello che le compete. La faccia è un distintivo e, per un politico, può risultare pericoloso, in quanto contribuisce ancora di più ad essere attore anziché comparsa: Marina Azzaretti interpreta il ruolo da protagonista, che piaccia o no la sceneggiatura. Questo è un pensiero condiviso dalla maggior parte dei vogheresi, a prescindere dal colore politico. Siamo in periodo prenatalizio e proprio a lei abbiamo voluto porre qualche domanda. Partiamo dagli eventi: c'è qualcosa in programma per il Natale vogherese da parte del Comune? "Il Comune come sempre si occuperà del sostegno e dell'affiancamento delle iniziative prese dalle diverse associazioni vogheresi. Il Comune non è un ente che organizza eventi. Ci saranno diversi concerti come quello della Polifonica Gavina, della Chitarra Orchestra, di Alia musica oltre anche ai concerti natalizi delle scuole che rientrano sempre nel panorama delle iniziative delle mie deleghe che sostengo con estremo piacere.

Per quanto riguarda le scuole insieme alla Croce Rossa abbiamo intrapreso un percorso condiviso con i dirigenti scolastici: alla Sala Pagano a metà dicembre faremo la mostra 'Disegna il tuo Natale' raccogliendo circa un centinaio di disegni selezionati tra le diverse scuole tra cui poi verranno scelti da una giuria i migliori e premiati appunto da Croce Rossa. Tutto ciò sarà anche accompagnato da momenti di intrattenimento per i bambini al di fuori della Sala Pagano con la carrozza di Babbo Natale per le letterine che porterà i bambini anche a fare un giretto alla scoperta della Voghera storica". Come verrà vestita Voghera per questo Natale? Il discorso delle luminarie ogni anno è fonte di polemica e quest'anno in particolar modo... "Quando ci sono i soldi va sempre tutto bene e si riescono a fare sempre tante belle cose. Sono una che osserva e proprio sui social ho notato un'idea di giochi di luci colorate proiettate sui monumenti di una città lombarda. Bellissimo. Certo. è giusto però che le persone sappiano quali costi prevede un impianto tale. Solo per il Municipio da un preventivo che ho richiesto, fare questo gioco di luci in movimento va da quindici a ventimila euro: statico poco meno. Abbiamo fatto fare anche un preventivo su proiezioni in 3D sui monumenti. I prezzi sono lievitati ulteriormente. Quindi non è facile fare grandi cose quando si ha una voce di capitolo di contributo che prevede soltanto, per motivi che non sto qui ad elencare per evitare di fare 'dietrologia', diciottomila euro: questa cifra era stata stanziata anche in base al non previsto diniego da parte delle associazione commercianti di dare un contributo per le luminarie (contributo che invece era stato dato lo scorso anno e anche due anni fa). In questo modo si avrebbe avuto una disponibilità economica maggiore e si sarebbe potuto fare qualcosa in più oltre alle luminarie e alla filo diffusione. La non disponibilità dalle associazioni per motivi loro comprensibilissimi ci è arrivata a Novembre; a quel punto è sorta la domanda 'allora chi si occupa delle luci?'. La risposta è stata ovvia: 'l'assessore Azzaretti'. Ho chiesto che i contributi venissero spostati in prestazione di servizio e ho chiesto di fare molto di più di quello per cui era stato preventivato dalla ditta incaricata per cercare di spalmare le luci nella città il più possibile. Ringrazio la ditta Seghieri infatti per aver inserito molte più luci pur mantenendo lo stesso costo: basti pensare che le luci nelle piazze e nelle rotonde

fanno parte di quelle aggiunte, così come quelle nelle strade di accesso e le scritte 'auguri'". Cosa intendeva dire con "avarizia da parte dei commercianti", frase riportata da alcuni organi di stampa e a lei attribuita? Lei ha sempre avuto ottimi rapporti e grande stima verso i commercianti vogheresi... "Ci terrei a fare una premessa prima. Una premessa che voglio fare da tempo. Non posso abbattere le strutture delle grande distribuzione che si trovano fuori Voghera. Questo deve essere chiaro. Come assessore al commercio posso sostenere le iniziative dei commercianti in ogni modo a me possibile, ma di più non posso fare. Non posso modificare un percorso che ormai è così in ogni città: Tortona, Pavia… etc. etc. Per carità non sto dicendo che sia giusto o sbagliato. Sto solo guardando la cosa in modo reale ed oggettivo. Quando ho saputo della non partecipazione dei commercianti alle luminarie ho fatto ai commercianti un forte e chiaro appello: 'allora fate delle iniziative autogestite'. Ci saranno le luci ugualmente, ma se insieme alle luci ci saranno anche vostre iniziative, le persone sicuramente saranno più attratte. Questo è stato il mio appello. 'Avarizia' non è un mio commento e ho gìà specificato bene la cosa a chi di dovere. Non ho mai parlato del lato economico dei commercianti. Mai. Il mio appello era forte, ma si limitava a esortare loro in questi momenti difficili a tirarsi su le maniche tutti insieme, ad organizzare qualcosa di speciale. Io ho un programma di iniziative che già ho sottoposto a loro, ma anche loro possono sottoporre a me nuove idee: basti pensare al successo delle loro iniziative al Castello, che ha visto il Comune come grande affiancatore e sostenitore". Parole pesanti anche da parte dell'opposizione... "C'è poco da dire: non sanno più a cosa attaccarsi. La perfida strumentalizzazione di certe cose ormai è a livelli alti. Non si parla più di corvi, ma di avvoltoi. Non c'è nulla di costruttivo mai nelle loro parole. Sanno benissimo come vanno e come funzionano le cose". Oltre alla polemica c'è anche chi dice che alla fine l'unica a "metterci sempre la faccia" in tutto quello che fa sia lei. Pensa sia vero? "Io non faccio altro che assumermi le mie responsabilità. Non ho bisogno di dire 'l’amministrazione comunale ha deciso che…'. Io rappresento e faccio parte di un'amministrazione comunale, ma delle mie decisioni mi prendo ogni responsabilità: anche perché, se non


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rispetto alle migliaia dello sport? Bisogna anche essere concreti e realisti. Quando il teatro comunale sarà pronto, sarà affiancato da una programmazione teatrale: l'attività teatrale sarà sostenuta del comune, potranno intervenire a sostegno privati, si accederà a bandi e si organizzeranno cose importanti. Il teatro sarà un teatro per la città, un teatro civico: potrà essere usato per convegnistica, per spettacoli di danza, per tutto quello che la città vorrà usarlo nei limiti del regolamento ovviamente". Crede di aver mantenuto sino a qui le promesse fatte in campagna elettorale? Cosa le ha impedito di non poterne mantenere alcune? "Dopo un anno è presto. Certo è che ci vuole più collaborazione se no non ce la fai. Arrivi fino ad un certo punto, ma oltre non riesci ad andare. Sembra che delle volte non si voglia vedere quali sono i limiti di un apparato burocratico amministrativo comunale: i limiti economici intendo. Cioè quando la coperta, essendo corta, non ti permette di fare di più. Solo con la collaborazione possiamo togliere Voghera da questo momento di crisi. Portiamo un esempio. Se dici 'costruiamo il Distretto del Commercio' devi avere a fianco persone disponibili: non solo attorno ad un tavolo. Il distretto del commercio era nato con un bando quindi finchè c’erano finanziamenti esterni esisteva. Poi bandi non ne hanno più fatti per il distretto per cui ogni attività andrebbe finanziata da ogni rappresentante associativo presente e tutti dovrebbero collaborare per cercare fondi a fronte di iniziative ed idee: costruire quindi un percorso. Avere la volontà di sedersi intorno a un tavolo e poi fare. Non si può pensare che sia il comune a fare il Distretto del Commercio e della Cultura. Deve essere operativo con una consensualità di intenti e di ricerca economica. Se no rimane un'entità sulla carta: cosa che io non sopporto". Rifarebbe il selfie con il cassonetto? "Assolutamente sì! Mi spiace non sia stato capito. Lasciamo perdere il mio ruolo politico un attimo. Io, da cittadina vogherese, stavo male. Ero entusiasta di rivedere i cassonetti con la raccolta differenziata ed è uscito l'essere umano che è in me. Non sono una maschera, non ne porto. Il percorso della differenziata poi dovrà certamente viaggiare ed andare oltre al pari delle normative. Certo. In quel momento ero felice di poter permettere al centro l'ordine e la pulizia che mancava da mesi. Tutto qui". Natale 2017: palco in Piazza Duomo. Evento: antivigilia di Natale. Gara di cucina di specialità tipiche dell'Oltrepò. Giuria: i cittadini vogheresi. Chi metterebbe sul palco a cucinare tra i politici locali, scegliendone uno del suo schieramento ed uno dell'opposizione? Cosa farebbe loro cucinare? "Balduzzi contro Piombini. Due donne. Farei cucinare la zuppa di ceci". Se dovesse fare gli auguri ad un politico dell'opposizione a chi li indirizzerebbe? "Li farei a Marco Sartori. Perché è un amico e voglio bene a lui e a sua moglie. L'amicizia viene prima della politica".

Marina Azzaretti

si decide, non si farà mai nulla. Le decisioni seppur condivise possono piacere o non piacere, andar bene o andare male. Questo mi sembra ovvio. Io ci sono. Io sono operativa. Devo raggiungere sempre un risultato, se no mi demotivo per prima. Se sono qui ad amministrare è perché voglio fare delle cose: se queste cose mi danno visibilità è una conseguenza: non faccio nulla per avere una visibilità mia. Se non promuovi delle iniziative, è come non farle. Siamo arrivati a un punto in cui, credetemi, se non pubblico una foto fatta durante un'iniziativa, mi chiamano per dirmi 'come mai non pubblichi le foto'. C'è un aspetto di piacevolezza, attesa e di aspettativa da parte di chi condivide con me iniziative e presentazioni. Io promuovo e lo faccio anche sui social con un uso anche fortunato". è facile condividere queste decisioni? "No. (Sorride). Non è facile soprattutto essere sostenuti. Quando le cose vanno bene fa piacere a tutti, quando ci sono difficoltà, ti senti spesso sola con il tuo elmetto e il tuo scudo in mezzo a tante teste". Dal momento che lei è stata anche imprenditrice prima che politico, se dovesse aprire un'attività a Voghera quale sarebbe e soprattutto dove? "Bella domanda. Valuterei tre possibilità. Un temporary shop che alterni mesi di monotematicità di prodotti (a Voghera non c'è). Un locale aggregativo tipo lo storico Malaspina di Tortona, ma poliedrico, con possibilità di iniziative di socializzazione diversificate. Un'agenzia di comunicazione, promozione ed organizzazione di eventi per il territorio". C'è anche chi dice che i soldi provenienti da Fonda-

zione Cariplo così di grande aiuto al comune, non sarebbero mai arrivati se non ci fosse "di mezzo" lei... Non è il caso di chiarire questi rumors una volta per tutte o perchè no togliersi magari anche qualche sassolino... "Penso di essermi impegnata in maniera importante anche in questo caso con passione e sacrificio per far sì che sogni nel cassetto potessero diventare realtà e negli ambiti in cui potevo cercare di mettere in campo le mie possibilità l'ho fatto". Sensia 2018: si sta già pensando e lavorando a qualcosa di nuovo? "La Sensia non è una mia delega. Mi sono dedicata col cuore per l'ultima edizione perché ho dato al sindaco mia piena disponibilità. Ho cercato di fare il possibile. Alla prossima penserà il sindaco Carlo Barbieri perchè la delega è sua: preferisco impegnarmi in ciò che riguarda le mie responsabilità, in particolare il restauro del Teatro Sociale. Sono convinta che l'apertura del Teatro entro il 2020 porterà un riscontro anche economico sulla città: darà lavoro, porterà gente ad assistere spettacoli. Ci vuole aggregazione, non solo nicchia: questo anche a fronte di programmazione teatrale. Prima il Comune tramite bando dava a disposizione centotrentamila euro circa che venivano dati tramite bando a Fama Fantasma o alla SOMS per una stagione teatrale fatta in teatri privati che rispettiamo in toto (ancora oggi sono da noi sfruttati per molte iniziative). Oggi mancano le risorse economiche. Ok. Vogliamo fare la stagione teatrale? Va bene. Sottraiamo i soldi allo sport e facciamo la stagione teatrale? Centinaia di persone


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6 DICEMBRE 2017 il Periodico "Dopo aver generato il buco nel 2015, lo fanno pagare ai cittadini nel 2018"

"Barbieri vuole abbandonare Voghera per candidarsi alle elezioni regionali di marzo" Di Giacomo Lorenzo Botteri

Oggi più di prima i consiglieri di minoranza hanno un ruolo rilevante nella funzionalità della macchina amministrativa, in quanto delegati a far sì che la maggioranza di governo rispetti la prassi e la normativa giuridica esistente. Questo per chiarire che la minoranza cerca di esercitare quel ruolo di controllo e di verifica dell'attività amministrativa, che spesso non è un ruolo positivo e nemmeno "simpatico", il più delle volte è fastidioso e frustrante. A fine gennaio 2017 c'è stato un testa a testa, ed alla fine Carlo Barbieri, dopo gli 11 mesi di commissariamento è tornato ad essere il sindaco di Voghera con il 50,69% dei voti, per Pier Ezio Ghezzi i voti il 49,31%. Barbieri ha vinto, Ghezzi ha perso, Barbieri governa, Ghezzi svolge il ruolo di minoranza. Entrambe le funzioni sono importanti e necessarie, a Pier Ezio Ghezzi abbiamo voluto porre alcune domande su come la minoranza giudica il lavoro fin qui svolto dalla maggioranza. Le aziende, a fine anno, fanno i bilanci e tirano le somme. Qual è il suo giudizio "sull'azienda Comune di Voghera" a un anno dal ballottaggio? "Se nel bilancio della giunta contassero le promesse elettorali il risultato sarebbe smagliante: vigile in ogni quartiere, sicurezza in piazza San Bovo, guardie armate sui treni e in stazione, almeno 20 case popolari assegnate (ne hanno garantite 100), velostazione aperta, tassa sui rifiuti diminuita, ristorante stellato nel castello, e così via. Invece il film proiettato sulla città è un altro: una presa in giro di un'intera città che lascia Voghera più povera". Ci faccia capire bene cosa non va in questo film: regista, attori, sceneggiatura … "A 10 mesi dall'insediamento della giunta non è ancora stato presentato il piano triennale delle opere lanciato in campagna elettorale, il cosiddetto DUP (Documento unico di Programmazione). Era il primo atto da compiere per una giunta che governa con lo stesso sindaco e con gli stessi assessori da 7 anni. Invece navighiamo a vista senza sapere quali opere e quali investimenti saranno realizzati: una barca in mare aperto senza una rotta e con il comandante Barbieri che vuole abbandonare il comando". Si spieghi meglio, cosa significa che "il comandante Barbieri che vuole abbandonare il comando"... "Sì, è proprio così. Barbieri vuole abbandonare Voghera per candidarsi alle elezioni regionali di marzo. Un 'tradimento' vero e proprio ad appena un anno dal suo insediamento. Invece di rispettare il patto con gli elettori vuole fare carriera politica, costringendo i vogheresi ad andare di nuovo a votare nel 2019. La città ha bisogno di essere guidata, non di un’altra tornata elettorale. Nell'ultimo consiglio comunale di fine mese di Novembre, lo scontro tra giunta e minoranza è stato duro sia sulle interpellanze che sui punti in discussione. Possibile che non si riesca mai a convergere sulle decisioni? "Le interpellanze riguardavano due punti: la richiesta di trasmettere in diretta, via radio o via televisione, le sedute del consiglio comunale e la situazione delle 6300 tonnellate di rifiuti stipate nei capannoni

Pier Ezio Ghezzi

di Medassino (Recology). Hanno risposto picche su entrambe. I cittadini continueranno a non ascoltare ì consigli comunali: ricordiamoci di quanto fosse seguita Radio Voghera. Su Recology dobbiamo andare in fiducia, perché il sindaco ha dichiarato che stanno lavorando, ma non può comunicare ai medassinesi cosa sta facendo". Anche sul disavanzo di bilancio avete espresso un voto negativo? "Questa vicenda va spiegata bene. Nel 2015, l’anno delle elezioni, il centro-destra ha prodotto un disavanzo di bilancio di 2,5 milioni di euro: in sostanza ha speso 2,5 milioni in più delle entrate previste. La giunta non lo ha mai comunicato, ma la Corte dei Conti li ha 'sgamati' costringendoli a ripianare. Dopo aver generato il buco nel 2015, lo fanno pagare ai cittadini a partire dal 2018. La conseguenza: meno servizi sociali, meno asili nido, meno manutenzione strade, meno investimenti. Una stangata di tre anni sulla città". La giunta sta anche vivendo negli ultimi mesi un periodo turbolento con i commercianti. Qual è la vostra posizione? "Sì, è vero. Il centro-destra è passato all'attacco dei commercianti. Barbieri ha sfoderato la spada, prima sostenendo che guadagnavano troppo e proponendo loro di applicare sconti di almeno il 30%, poi, sulle luminarie, li ha accusati di 'scarse vedute'. Barbieri ha tradito i negozianti approvando un piano regolatore che ha consentito 500.000 metri quadri di superficie per la media e grande distribuzione. I commercianti, nonostante la desertificazione del centro storico, alzano tutti i giorni la serranda per tenerlo vivo. La giunta, invece di attivare il Distretto del Commercio, il Piano di Marketing Territoriale, e di utilizzare i finanziamenti della Comunità Europea, ha concesso un'ulteriore licenza di 9000 metri quadri. Lo definirei un accanimento terapeutico contro gli esercenti. Mi auguro che ne traggano le conseguenze". Le farmacie, un'altra questione scottante per la città con la raccolta firme degli abitanti del quar-

tiere San Vittore e Strada Valle per il mancata apertura della farmacia e i turni di notte ridotti. "Due vicende analoghe per superficialità e disinteresse di come è stato gestito un bene primario come la salute. Prima sbagliano a dare indicazione sull’area di apertura così la farmacia apre in un altro quartiere: una beffa per 2000 abitanti cui era stata promessa, poi accettano che per 20 giorni al mese le farmacie siano chiuse di notte, costringendo la gente a fare anche 20 chilometri per acquistarli. Nel secondo caso siamo intervenuti rimettendo a posto le cose, nel primo non c'è più niente da fare". Sugli indirizzi di ASM Voghera che posizione avete? "Bella domanda. Anche qui stiamo aspettando che il sindaco porti in consiglio comunale le scelte del gruppo. Il 2018, sul fronte della energia, sarà un anno importante. Gara sulla distribuzione del gas nell’intero Oltrepò, preparazione del passaggio a mercato libero dei 20.000 clienti dell’energia elettrica. Il rischio è di perdere clienti e la gestione dei contatori. Gli amministratori ci diranno come si stanno preparando. Siamo curiosi". La battaglia sulla raccolta dei rifiuti è stata un cavallo di battaglia di Barbieri... "Per la verità siamo rimasti al palo. La raccolta differenziata è intorno al 35 % e l’obiettivo per il 2018 è di arrivare al 38%: la percentuale più bassa della Lombardia con il rischio di multe da far pagare ai cittadini. Senza idee, senza competenze, senza un piano serio di miglioramento Voghera resta la maglia nera del Nord Italia". Veniamo a voi: che bilancio fate della vostra attività in città "PD e Lista Civica non hanno mai mollato la presa. In Consiglio comunale facciamo opposizione seria e in città ci siamo presentati puntualmente nei quartieri a fare opera di contro informazione. A Gennaio partirà un'offensiva a tutto spiano: chiameremo i cittadini a partecipare alla vita dell’amministrazione comunale partendo dalle loro richieste. In questo programma stiamo già trovando molti alleati".


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arredo urbano: "migliorarlo per rendere più attrattiva la città"

Di Giacomo Lorenzo Botteri Daniele Salerno, di professione insegnante, ex rappresentante del Nuovo Centro Destra, ultimamente ha aderito al Movimento Idea del senatore Quagliariello. Negli ultimi due mandati amministrativi è stato assessore al bilancio. Dopo la vittoria di Carlo Barbieri nel 2015 non era stato confermato e non aveva ottenuto nessun incarico, a Settembre, dopo un "tiramolla" politico, è rientrato grazie al rimpasto di giunta dalla "porta principale" con il ruolo di Vicesindaco e Assessore ai Lavori Pubblici. Nel caso che il sindaco, Carlo Barbieri, decidesse di candidarsi e nel caso venisse eletto alle prossime elezioni regionali, sarà propri Salerno a governare Voghera fino all’autunno 2018 o alla primavera 2019. Salerno sono a buon punto i lavori della pista ciclopedonale in via Don Minzoni? Quando verranno terminati? "Sarà il regalo di Natale alla città e per chi ama spostarsi in modo sostenibile, una vera e propria autostrada per le due ruote che da Medassino porta alla stazione ferroviaria e poi, attraverso la Greenway, prosegue in Oltrepò. La realizzazione è stata possibile in partnership con la Regione Lombardia. è una pista ciclabile di nuova generazione che permetterà in tutta sicurezza di raggiungere in bicicletta, partendo da Medassino, la stazione, più velocemente rispetto all’uso dell’automobile, considerando anche il tempo necessario al parcheggio dei veicoli". I pendolari si lamentano per il parcheggio biciclette in stazione... "Per quanto riguarda invece il parcheggio delle biciclette, nell'area della stazione è già disponibile un’ampia struttura coperta, sulla quale è competente Asm, che però è scarsamente utilizzata. Occorrerà necessariamente rivalutarla e gestirla in un modo che possa andare incontro alle esigenze dei cittadini". Come intendete recuperare l'area lasciata libera dal Tribunale? "è stato chiuso l’accordo con l’Agenzia delle Entrate e i lavori per l’utilizzo dei locali sono iniziati, non escludiamo che altri soggetti pubblici chiederanno di poter essere ospitati in questa struttura di Voghera, con benefici per tutta l’area circostante. Si tratta di

Daniele Salerno un’opera importante perché permette il riutilizzo di una struttura lasciata, purtroppo, libera dal trasferimento a Pavia del Tribunale. Una scelta voluta dal governo, sbagliata, che Voghera ha subìto come tante altre città italiane. La soluzione che abbiamo trovato, con l’utilizzo della struttura da parte di altri uffici pubblici, è importante per tutta la realtà del centro storico". Il progetto di riqualificazione del Teatro Sociale è un'altra opera sul quale il Comune sta lavorando da tempo. "Si tratta di un impegno portato avanti e raggiunto in prima persona dal sindaco Carlo Barbieri e dalla collega assessore Marina Azzaretti. Il cantiere sta per partire ed entro breve il teatro a Voghera tornerà ad essere aperto. è un impegno di grande importanza per il tessuto culturale della città". Voghera è una città ricca di parchi e di viali, insomma il verde non manca. La recente novità è il progetto "Un bosco per la città" legato al verde pubblico di cosa si tratta? "Si tratta di un impegno preso in collaborazione con Regione Lombardia e l’associazione 'Un punto macrobiotico'. Abbiamo ottenuto la partecipazione estremamente attiva praticamente da parte di tutte le scuole, che hanno chiesto di essere coinvolte con i propri studenti. In sintesi andremo a piantumare alcune centinaia di alberi un po' in tutta la città, sia nelle aree comunali che in quelle scolastiche, re-

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"La pista ciclabile da Medassino alla stazione sarà il regalo di Natale alla città"

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alizzando un principio essenziale: far comprendere ai giovani studenti l’importanza di un ambiente pulito e verde". Cosa prevede il piano triennale delle opere pubbliche? "Il lungo periodo di commissariamento ha decisamente rallentato le opere pubbliche cittadine e per un biennio non sono stati compiuti rilevanti interventi di manutenzione stradale. Proprio per questo nel piano triennale abbiamo inserito un grosso investimento per la manutenzione ordinaria e straordinaria delle strade, che coinvolgerà tutte le aree di Voghera e che inizierà quando le condizioni climatiche lo permetteranno, cioè in primavera, per proseguire in estate". Attività sportive? "Nel campo dello sport abbiamo previsto la realizzazione di una tensostruttura destinata a migliorare gli spazi sportivi a Voghera e che sarà collocata a fianco del PalaOltrepò, rendendolo così maggiormente fruibile per gli allenamenti alle competizioni. In più consentirà di risolvere uno storico problema dell’istituto Maserati che è distante poche centinaia di metri dal palazzetto, ma non ha una palestra ed è obbligato a trasferire costantemente i propri studenti, in pullman, verso strutture periferiche nelle ore di educazione fisica". Arredo urbano: diciamo che la città non brilla in questo... "L’intenzione è di migliorarlo per rendere più attrattiva la città, anche in un’ottica di potenziare l’interesse verso il commercio. Non è facile perché le risorse economiche disponibili non sono molte, ma stiamo verificando tutte le strade percorribili". Il suo impegno nei rapporti con i cittadini? "Il rapporto coi cittadini è importante. Ci sono le mille richieste che arrivano quotidianamente da parte dei cittadini che hanno il diritto a una risposta veloce ed esaustiva. Per fortuna in Municipio ci sono ottimi collaboratori. Il lavoro è molto, l’obiettivo che ho dato è quello di stringere al massimo i tempi burocratici. Le difficoltà ci sono ma, con ottimismo, ogni giorno le superiamo per il bene della città".


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"noi commercianti ci siamo sempre spesi per la città"

"Quest'anno le luminarie sono state pagate dal Comune"

Roberta Mocchi

Cristina Barbieri

Di Federica Croce In riferimento alle ultime polemiche sorte tra commercianti e amministrazione comunale riguardo al tema "della morte" del commercio a Voghera e al pagamento delle luminarie natalizie, abbiamo posto il problema proprio all'attenzione dei commercianti, chiedendo il loro parere riguardo alle problematiche discusse all'ultima riunione ACOL a inizio Novembre. Abbiamo raccolto dichiarazioni da parte di alcuni negozi di abbigliamento e titolari di altre attività, per fare maggiore chiarezza sulla questione. In un clima di difficoltà economica e in particolar modo per il fatto che voi commercianti siete stati spesso "richiamati" sulle pagine dei giornali locali, negli ultimi tempi, sia dal sindaco Barbieri sia dall'assessore Marina Azzaretti, a voi la parola. Cosa ne pensate delle polemiche sorte ultimamente tra i commercianti e l'amministrazione comunale? Roberta Mocchi, Pull Love, Via Emilia 89 "Io credo che l'apertura dei vari centri commerciali e delle catene d'abbigliamento abbia peggiorato la situazione per i piccoli proprietari, molti negozi si lamentano perchè nel centro commerciale c'è il parcheggio gratuito, diventa tutto più comodo perchè c'è vicino il cinema, si può fare la spesa fino a tardi etc... Ultimamente mi hanno parlato di una nuova apertura a Voghera Est, quindi ci saranno altri centri. L'apertura della Upim è stata oggetto di polemica. I piccoli commercianti sentono la crisi, basti guardare i corrispettivi dell'anno scorso, si nota un calo degli incassi. Infine sentiamo la concorrenza dei cinesi, che offrono ogni tipo di prodotto, anche se di qualità inferiore rispetto al negozio". Cristina Barbieri, Mood by Cri, Via Emilia 148 "Ciò che mi ha spinto ad aprire l'attività in una cit-

Valeria Percivalle

Michela Pavesi

tà come Voghera, è un sogno che coltivo da tempo, avendo lavorato come sales assistant per 26 anni. Penso che Voghera sia una città un po' morta, ma la situazione migliorerebbe se ogni commerciante organizzasse qualcosa di carino, ad esempio io mi sono occupata di inaugurare il negozio proponendo un piccolo rinfresco. Sono dell'idea che dando un po' di professionalità e un qualcosa in più, a Voghera la gente giri. Personalmente non posso lamentarmi del fatto che non si lavori, perchè penso di offrire un prodotto di qualità a costi contenuti. Inoltre, rispetto ai centri commerciali, il negozio fornisce professionalità e servizio, e il rapporto tra sales assistant e cliente è diverso per una questione di divario generazionale: una ragazzina di 20 anni senza esperienza non fornirà mai un prodotto come una persona con anni di lavoro alle spalle". Valeria Percivalle, Vale GlamourVoghera, Via Grattoni 18 "Mi sento solo di dire che noi commercianti ci siamo sempre spesi per la città e siamo in prima linea anche dal punto di vista organizzativo e degli eventi. Il nostro volere è che la città torni a vivere, i clienti ci conoscono quindi non abbiamo bisogno di presentazioni". Michela Pavesi, Il Fiore, Piazza Duomo 73 "Le cose qui a Voghera stanno andando sicuramente meglio rispetto a Salice Terme, sono convinta che con le polemiche non si vada da nessuna parte e che se ci fosse maggiore collaborazione tra commercianti e amministrazione, magari si farebbe qualcosa di più costruttivo. Penso che l'apertura dei centri commerciali sia una causa di danno all'economia cittadina, e purtroppo portano l'attenzione della clientela lontano dalle vie vogheresi. Sarebbe importante mandare avanti un'attività ponendo l'attenzione sulla qualità del prodotto, piuttosto che sulla quantità della clien-

tela". Cosa ne pensate del tema luminarie, che ogni anno fa discutere la popolazione. Quest'anno sono state messe dal Comune... Roberta Mocchi, Pull Love, Via Emilia 89 "Riguardo al tema delle luminarie, posso dire la mia: ho lavorato parecchi anni in Via Garibaldi e ogni anno si pagava circa 80 euro per il servizio, e chi aderiva alla raccolta firme aveva una luminaria per il proprio negozio. In seguito questa tassa è sparita perchè alcuni commercianti erano d'accordo mentre altri no, però usufruivano comunque della luminaria del negozio accanto. In seguito alla riunione dell'ACOL è stato contattato il sindaco, e credo che il Comune ora paghi le luminarie per tutti. Successivamente c'è stata la lamentela riguardo al fatto che, non pagando più i commercianti e mettendo i soldi il Comune, le luminarie fossero peggiorate. Io penso che in fin dei conti, luminarie e apparecchi musicali siano comunque un incentivo per far crescere l'attrattiva commerciale nelle vie vogheresi". Cristina Barbieri, Mood by Cri, Via Emilia 148 "Noi commercianti abbiamo fatto la riunione e abbiamo detto che eravamo disponibili a mettere le luminarie. Il Comune ci ha risposto che ci avrebbero pensato loro e noi avremmo dovuto occuparci solo del negozio. Per cui sappiamo benissimo che le luminarie siano opera dell'amministrazione comunale e non dei commercianti". Valeria Percivalle, Vale GlamourVoghera, Via Grattoni 18 "Per quanto riguarda le luminarie, non voglio aggiungere parole perchè la gente ci conosce e sa benissimo quanto ci spendiamo per la città. Quest'anno sono state pagate dal Comune e la città è comunque illuminata. I commercianti erano disposti benissimo ad autotassarsi, ma per motivi organizzativi non c'è stata quest'esigenza". Michela Pavesi, Il Fiore, Piazza Duomo 73 "Per quanto riguarda le luminarie, so che quest'anno se ne è occupata l'amministrazione comunale. Purtroppo io non ho potuto partecipare alla riunione di inizio Novembre per esigenze lavorative, ma mi dispiace comunque che non sia stato posto l'impianto di filodiffusione come nel 2016. Essendo quest'anno le luminarie opera del Comune, noi commercianti non abbiamo contribuito alla spesa, ma ci siamo occupati solo di illuminare le vetrine del nostro negozio".


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caritas: "solo a voghera sono circa 300 le famiglie indigenti"

Di Serena Simula

Consulenze lavorative, emergenze abitative, microcredito, centro di accoglienza alla vita, consegna dei pacchi alimentari: si occupa di tutto questo e di molto altro la Caritas Diocesana di Tortona, istituzione che sul territorio oltrepadano può contare su ben quattro centri d'ascolto (Voghera, Casteggio, Broni e Stradella) e su diverse strutture adibite a dormitori e mense, ma anche sulla collaborazione di tanti gruppi parrocchiali e della Croce Rossa. A gestire tutto sul territorio di Voghera sono due ragazzi, Alessia Cacioccola (responsabile del Centro d'ascolto) e Ruggero Lauri (responsabile della Casa della carità), che lavorano ogni giorno fianco a fianco per migliorare le condizioni di vita degli indigenti della città. Cominciamo a spiegare di cosa si occupa concretamente Caritas e come lavora. "Dunque, Caritas è un'istituzione nazionale, suddivisa in sedi più piccole che fanno capo alle Diocesi. Quella di Tortona è una delle più grandi, perché si estende in Piemonte e Lombardia ma anche in un piccolo tratto di Liguria ed Emilia Romagna. Per agire concretamente qui, Caritas si appoggia a tre diverse realtà: l'associazione 'A.Vo.Ca.To', la cooperativa 'Agape' e la Fondazione 'San Martino Antiusura'. è grazie alla stretta collaborazione fra questi enti che possiamo offrire a chi viene da noi una così ampia gamma di servizi". Ecco, i servizi. Quali sono e come vi si accede? "Sono tantissimi, ma per usufruirne si parte sempre dagli uffici del centro d’ascolto, situato all’interno della Casa della carità, di fianco ai Barnabiti. Qui può venire chiunque volesse ricevere informazioni, e il nostro compito è quello di indirizzare le persone verso chi potrà aiutarle. Se cercano lavoro li mandiamo ai centri per l’impiego, se hanno bisogno assistenza per i documenti diamo loro le indicazioni per gli uffici preposti, se sono donne incinte o neomamme le invitiamo a contattare il Centro di Accoglienza alla Vita, se serve loro un tetto sopra la testa, un pasto o una doccia, li invitiamo a fare visita a uno dei nostri dormitori o (in certi casi particolari) diamo la possibilità di prendere in affitto uno dei nostri miniappartamenti. E ovviamente c'è poi tutto il discorso dei pacchi alimentari, che vengono distribuiti alle famiglie indigenti dai gruppi parrocchiali". A proposito di pacchi alimentari, c'è una convenzione con l'Iper di Montebello della Battaglia in corso. Qualche altro supermercato aderisce? "Sì, da gennaio 2016 c'è una convenzione con Iper che riguarda i prodotti freschi invenduti durante la giornata, vale a dire frutta e verdura, pane, prodotti da forno, pasta fresca. è un grande aiuto che Iper ci dà e che noi mettiamo sulle tavole delle nostre strutture. Anche la Coop collabora con uno dei nostri gruppi parrocchiali, e tanti contadini e persone 'normali' donano spesso cibo ai volontari, che poi provvedono in prima persona alla consegna. Per anni ci si è arrangiati come meglio si è riuscito, ma visto il gran numero di famiglie che sosteniamo vorremmo continuare sulla strada delle convenzioni per mettere in piedi qualcosa di più grande". Cioè? "Tra i nostri progetti c'è quello di creare un emporio

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"Per lo più si tratta di famiglie che prima della crisi se la cavavano egregiamente"

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Ruggero Lauri e Alessia Cacioccola

solidale, vale a dire un piccolo supermercato dove il bisognoso possa venire a ritirare ciò che gli serve, pagando in ore di volontariato. è una realtà che altrove esiste (ce ne sono una sessantina in Italia) e che funziona perché attiva l’indigente, perché gli permette di guadagnarsi ciò che riceve. Per farlo, però, serve innanzitutto uno spazio (il comune di Voghera ce ne ha offerto uno che però oltre a dover essere completamente ristrutturato, avrebbe anche bisogno di essere adattato alle esigenze di un emporio, che prevede una serie di attenzioni per la conservazione del cibo) e poi il denaro per realizzarlo. Ci siamo già mossi per ottenere delle borse lavoro da destinare ai dipendenti dell'emporio, ma c’è ancora molto lavoro da fare". Per aver cominciato a lavorar su un progetto così impegnativo vuol dire che sono tante le famiglie indigenti che si affidano a voi per i pacchi alimentari… "Solo a Voghera sono attualmente circa trecento. I dati precisi più aggiornati riguardano il 2016, quando contavamo 274 famiglie, 161 straniere e 113 italiane. Per lo più si tratta di famiglie che prima della crisi se la cavavano egregiamente con un solo stipendio, ma che magari hanno perso quell'unica fonte di reddito a un'età in cui è molto difficile trovare qualcos'altro. Oppure sono pensionati con la minima, alcuni dei quali si sono ritrovati a riprendere in casa i figli disoccupati". Affrontate però quotidianamente anche altre

problematiche sociali. "Sì, a noi si rivolgono per le problematiche più diverse, e come dicevo prima noi li indirizziamo a chi può aiutarli. L'indigenza non è data solo dalla mancanza di lavoro, ma anche dalle dipendenze (droga, alcool, gioco) o da qualche problema psicologico o psichiatrico. Sta a noi fornire la soluzione giusta per ogni caso". Torniamo ai progetti Caritas: c'è qualcos’altro a cui state lavorando? "Sì, assolutamente. In questo periodo si stanno svolgendo i lavori di ristrutturazione a Villa Ferrari, edificio che è stato donato qualche anno fa. All’interno verranno realizzati alcuni mini-appartamenti destinati ad ospitare una comunità mamma-bambino, che in questa zona manca completamente. L’idea è che possa diventare un rifugio tranquillo per mamme e figli in difficoltà, ma anche un luogo dove ricominciare: vorremmo costruire un laboratorio e destinare lo spazio esterno alla coltivazione, per dare modo alle donne ospiti di mettere in piedi un qualche tipo di attività". Tra poco arriva Natale: c'è qualcosa che i vogheresi possono fare per aiutarvi? "Abbiamo un buon numero di volontari, ma ovviamente qualche paio di braccia in più fa sempre comodo. E anche se sembra banale, le donazioni sono sempre ben accette: se qualcuno volesse fare anche un piccolo gesto in questo senso, noi saremmo felici di accoglierlo".


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ASSOCIAZIONE "AMICI DEL GEMELLAGGIO" PARLA IL PRESIDENTE BETTAGLIO

Di Vittoria Pacci Cleto Bettaglio è dal 1998 Presidente dell'associazione "Amici delle città gemellate". Già consigliere comunale della città di Voghera e Presidente dell'associazione "Artigiani Oltrepò Lombardo" è particolarmente attivo, con la moglie Patrizia, nel promuovere iniziative associative che coinvolgono le due città gemellate con Voghera: Manosque (Provenza) in Francia e Leinfelden (vicinanza con Stoccarda) in Germania. A lui abbiamo rivolto alcune domande, dopo il recente incontro bilaterale svoltosi nella città di Manosque. Incontro quest'ultimo giudicato molto positivo, dopo un periodo di modesta attività, sono state infatti poste le basi, tra due delegazioni rappresentative, per possibili sviluppi futuri. Cosa ha voluto significare rivitalizzare le motivazioni di un gemellaggio tra due città che da anni hanno stabilito contatti con scambio di esperienze, di vicinanza e di amicizia? "Come sempre succede ed in particolare mi riferisco ai rapporti con la città di Manosque i gemellaggi nascono con motivazioni ed a seguito di iniziative che vedono città che hanno interessi comuni ,confrontarsi sui problemi e porre le basi per scambi culturali, commerciali o per sviluppare attività turistica. Creano amicizie ed entusiasmo ma se non c'è assiduità di rapporto e quindi di frequentazione, si perde entusiasmo. Lo scopo dell'associazione è quello di mantenere vivo lo spirito iniziale e creare collaborazione costante tra le due città . Un’associazione la nostra che ha registrato nei periodi più felici oltre cento adesioni, oggi tra soci attivi e presenti siamo una trentina" Il gemellaggio con Manosque avviene in che anno e quali sono state le motivazioni che hanno portato a questo incontro tra le due città? "La firma del protocollo del gemellaggio risale al 1985 a siglarlo sono stati: Ernesto Gardella, sindaco di Voghera e lo storico "maire" della città francese Louis Raffalli, un medico a cui oggi è intitolato l'ospedale di Manosque. Il gemellaggio nasce da una iniziativa tra i Rotary delle due città che decidono di ricordare la presenza dello scrittore provenzale Jean Giuno nel nostro territorio. Viene organizzato un premio letterario che ad anni alterni vede la conclusione e la premiazione in una delle due città. Da allora scuole e fiere di Manosque e dell'Ascensione a Voghera hanno sempre visto la presenza delle due città". E con Leinfelden, la città tedesca gemellata con Voghera? "L'iniziativa è stata dell'assessore del tempo, la compianta Giovanna Bertelegni. Dopo un periodo iniziale positivo i rapporti con la cittadina tedesca alle porte di Stoccarda sono risultati più difficili. Difficoltà di lingua e distanza raddoppiata rispetto a Manosque (mille chilometri). Dal momento della sigla del gemellaggio però la buona birra del territorio di Leinfelden è stata presente alla fiera dell'Ascensione. Quest'anno, però i tedeschi sono stati assenti probabilmente per difficoltà sopravvenute e problemi di accoglienza. Cercheremo comunque di rinnovare per quanto possibile collaborazione ed incontri tra le rappresentanze italiane e tedesche delle due città"

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Delegazione a Manosque: "Un rinnovato entusiasmo per i progetti futuri"

Nicola Affronti, Bernard Jeanmet Peralta, Marco Salvadeo, Davide Romano, Alida Battistella

Ma ritorniamo ai rapporti con Manosque ed ai vari incontri registrati "Manosque città della Provenza di circa 35mila abitanti ricorda la sua vicinanza con Voghera in un giardino pubblico dedicato alla nostra città e a Voghera Manosque viene ricordata in modo analogo. Numerosi gli incontri e le manifestazioni che hanno visto la presenza nella città francese dei vari sindaci di Voghera che si sono succeduti nel tempo ricordo senz'altro fra gli altri: Ernesto Gardella, ,Maurizio Ferrari, Carlo Scotti, Giovanni Libardi, Paolo Affronti e Aurelio Torriani". Con la Provenza mi pare esistano anche motivi di vicinanza tra le comunità cattoliche? "È vero non si può dimenticare che in quel territorio non lontano da Manosque c'è anche il vicino borgo di Nojers legato da sempre alla comunità cattolica vogherese dalla figura di San Bovo, patrono della nostra città". Qualche iniziativa tra le città gemellate? "Tornei sportivi che hanno visto impegnati al centro Don Orione ragazzi delle tre città (pallavolo, nuoto, calcio, boxe) incontri tra scolaresche dei vari istituti, iniziative culturali (concerti) e confronti anche in materia enogastronomica". Veniamo ora all'ultimo incontro di queste ultime settimane a Manosque. Si è parlato di rilancio del gemellaggio a livello di nuovi scambi culturali, industriali, commerciali e turistici, oltre agli abituali incontri tra studenti delle due città di cosa si tratta? "Devo dire che la delegazione vogherese era molto qualificata, come quella francese. Abbiamo preparato ed organizzato l'incontro con il Presidente del consiglio comunale Nicola Affronti la presenza di rappresentanti delle categorie (industriali, artigiani, commercianti, operatori agricoli e turistici) oltre alla tradizionale presenza di rappresentanti degli istituti scolastici cittadini. Abbiamo preparato una serie di incontri e penso che i risultati potranno esserci in prospettiva. Da parte vogherese con Nicola Affronti di fatto capo delegazione, l'assessore ai gemellaggi Alida Battistella e Daniele Salerno Vice Sindaco ed il consigliere comunale Elisa Piombini. Presenti ed interlocutori di rilievo Marco Salvadeo (vice Presidente degli industriali), Marco Graziano (Presidente dell'associazione Artigiani Oltrepò), Alberto Lucotti

(Coldiretti e rappresentante degli agriturismi), rappresentanti delle associazione sportive, insegnanti, Salvatore Cicciò (del Museo del Ferroviere), associazione Carabinieri in Congedo con Carmine De Carlo ed altri rappresentanti. A titolo personale presente anche l'ex sindaco Onorevole Paolo Affronti che è intervenuto su problematiche relative all'organizzazione sanitaria. Naturalmente quasi al completo l’associazione Amici di Manosque particolarmente attiva ed apprezzata nelle parole dell'assessore della città francese Gilles Cartier". Era presente il sindaco di Manosque? "L'ingegnere Bernard Janmet Peralta ci ha ricevuto nel palazzo di città e ci ha dedicato grandi attenzione in una piacevole serata corredata anche da un buffet delle grandi occasioni. Scambi di saluti ed auguri per un concreto avvio di relazioni tra i rappresentanti delle categorie presenti. In particolare la delegazione vogherese che ha visitato anche lo stabilimento dell'Occitane ha intravisto possibilità di sbocco vicendevole con altre realtà industriali vogheresi nel settore dei manufatti in plastica. Non va dimenticata anche la parentesi religiosa nella monumentale chiesa di Saint Sauver ove il parroco ha particolarmente apprezzato la presenza della bandiera della città di Voghera. Per concludere posso dire che il rinnovato entusiasmo ha ricevuto molti apprezzamenti". Programmi futuri? "L'attenzione dell'associazione punterà a dare seguito alle iniziative intraprese a Manosque. Solleciteremo la disponibilità del sindaco Barbieri a dare senso anche al gemellaggio con Leinfelden".

Cleto Bettaglio


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CODACONS: "STIAMO CERCANDO UNA SEDE A VOGHERA"

Angelo Cardarella

Di Pier Luigi Feltri Quasi ogni giorno i media raccontano le battaglie del Codacons. Battaglie condotte nell'interesse dei cittadini, presi singolarmente o come collettività. Nato come "Coordinamento delle associazioni per la difesa dell'ambiente e la tutela dei diritti di utenti e consumatori", quindi come "associazione di associazioni", oggi è di fatto un'entità autonoma, con propri associati e con una propria organizzazione, articolata in varie sedi sparse sul territorio nazionale. Dietro questa organizzazione dal nome così noto alle masse ci sono quindi persone in carne ed ossa, pronte ad accogliere gli utenti e a farsi carico delle loro necessità. Sul territorio pavese queste persone rispondono ai nomi di Angelo Cardarella e Carlo Gasparro. Entrambi avvocati, si occupano delle sedi di Pavia e Vigevano, dalle quali coordinano anche le attività rivolte all'Oltrepò Pavese. Dove sperano, al più presto, di aprire una nuova sede. Che finalità si prefigge la vostra associazione? "La nostra Associazione ha come obiettivo quello di individuare sul territorio criticità, problemi, condotte illecite che riguardano i cittadini-consumatori. Tali situazioni possono riguardare tanto i singoli consumatori quanto gruppi anche ampi di cittadini legati dalla stessa problematica". In quali modi il Codacons tutela i cittadini con la sua attività ordinaria? "Abbiamo aperto ad oggi due sportelli del consumatore a Pavia e Vigevano e stiamo cercando una sede a Voghera per rendere più incisiva l'azione del Codacons sul territorio. La nostra attività consiste innanzitutto nell'ascolto delle problematiche dei nostri tesserati e in seguito nella consulenza e nella proposizione degli strumenti giuridici adatti al caso (diffide, esposti, azioni giudiziarie, etc. etc)". Con riferimento al territorio dell'Oltrepò Pavese, quali sono le criticità che vi è capitato di incontrare fino a questo momento? "Sicuramente la problematica principale riguarda l'inquinamento e la tutela della salute. In più

Carlo Gasparro

comunicati abbiamo denunciato la situazione del territorio che tende ad essere individuato come la 'pattumiera della Lombardia'. Di recente abbiamo diffidato il Comune di Voghera ad intervenire sulla scandalosa situazione dell'area ex Recology con le sue 6.300 tonnellate di rifiuti stoccati. In genere si rivolgono alla nostra associazione cittadini vessati dalle banche, dalle assicurazioni e da Equitalia. Una grande attenzione viene inoltre dedicata da anni alla salute. In particolare i sottoscritti conducono da anni una battaglia sui danni legati al tabagismo che ha condotto ad importanti vittorie come quella che ha riconosciuto un milione di euro agli eredi di una persona morta per tumore polmonare dovuto al protratto uso di tabacco. Il riconoscimento è avvenuto nella importantissima sentenza della Corte d’Appello di Milano n. 1432 del 2016". Da molti anni il nostro territorio, come del resto molti altri, vede un aumento costante di grandi superfici di vendita, a discapito degli esercizi di quartiere. Esempio eclatante è quello di Voghera, dove abbiamo assistito alla nascita di svariate aree commerciali (vedi Voghera Est e Parco Baratta) mentre il centro cittadino è sempre più deserto. Qual è la posizione dei consumatori in merito? "Come associazione di consumatori non possiamo che essere favorevoli a un ritorno del piccolo esercizio a conduzione familiare. Dobbiamo tuttavia interrogarci sul perché questi esercizi non ci sono più o vendono ad imprenditori stranieri (es. Cinesi). La pressione fiscale e la mancanza di incentivi a livello statale e locale soffoca la piccola imprenditoria". Il Codacons e le altre associazioni vengono consultate su questi temi, per esempio con inviti alle Conferenze dei Servizi che si tengono per le approvazioni di queste espansioni? "Ad oggi non ci risulta pervenuto alcun invito. Siamo tuttavia sempre disponibili ad un confronto che coinvolga tutte le parti e tutti gli interessi in gioco". Per quanto riguarda Voghera, avete dedicato una particolare attenzione a molti temi di interesse

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"In Oltrepò la problematica principale riguarda l'inquinamento"

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generale per la cittadinanza, come per esempio la situazione di Piazza San Bovo, percepito dalla popolazione come luogo poco sicuro. Quali sono le vostre proposte per migliorare questa e simili situazioni? "Il mese scorso abbiamo provveduto ad inviare al comune di Voghera una formale diffida sulla situazione di piazza San Bovo e ne abbiamo dato atto in un nostro comunicato del 12 ottobre. L'area di Piazza San Bovo va indubbiamente 'bonificata' disponendo controlli continui, diurni e notturni, coordinando l'intervento delle Forze dell'Ordine (a tal proposito non abbiamo più notizia del 'famoso' vigile di quartiere) e installando telecamere di sicurezza a presidio dell'area". La vostra difesa del cittadino si erge nei più vari ambiti. Non ultimo, la sicurezza stradale. Uno dei pericoli più sentiti dalla popolazione in questa stagione è determinato dall'attraversamento di animali selvatici sulle strade provinciali, dato che, in caso di collisioni, ormai da qualche anno è diventato impossibile ottenere un rimborso. Cosa consigliate ai cittadini in merito? "È assolutamente possibile chiedere i danni all'Ente gestore della strada coinvolta. Infatti se un animale selvatico attraversa la strada superando le recinzioni, l'automobilista che sia sbandato e abbia urtato contro il muro di contenimento o contro un’altra auto ha diritto a chiedere il risarcimento all’ente proprietario della strada (il comune, la provincia, la regione). Ciò vale anche se la rete attorno alla carreggiata è integra e non risulta danneggiata. A chiarire queste regole è stata la Cassazione, con la recente sentenza n. 11785/17". Negli ultimi anni avete seguito da vicino tutte le principali criticità dell'Oltrepò Pavese, non mancando di fare sentire la vostra voce. Quali problemi state seguendo più da vicino in questo periodo? "Oltre all’inquinamento stiamo concentrando la nostra attenzione sul proliferare delle cosiddette sale slot. Ricordiamo che solo nel 2016 gli abitanti della provincia di Pavia hanno bruciato ben il 5% del PIL nelle sale slot. Stiamo seguendo con attenzione il dibattito che si è sviluppato a Stradella e non solo. Sembra che i nostri Amministratori non abbiano ben compreso la portata e la gravità della ludopatia, a livello personale, familiare e sociale. Proponiamo incentivi fiscali a livello di imposte locali - come ad esempio la riduzione dell’aliquota Tari – per i locali no-slot, per quegli esercizi che rinunciano a facili guadagni sulla pelle delle persone". Come può un cittadino incontrare il Codacons? In quali momenti e in quale sede? "Abbiamo per ora una sede a Pavia e una a Vigevano dove riceviamo su appuntamento dal lunedì al venerdì nel pomeriggio. Per fruire della consulenza e dell'assistenza dell’Associazione basta tesserarsi in sede". A quando una sede del Codacons in Oltrepò? "Stiamo cercando una sede a Voghera. Abbiamo anche scritto al comune per chiedere la disponibilità di un piccolo spazio ma ad oggi non abbiamo avuto notizie. Ad ogni modo, non appena saremo operativi non mancheremo di darvene notizia".


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Conosciamo l’Istituto Agrario di Voghera, un’eccellenza

REDAZIONALE A PAGAMENTO

Il Gallini prepara tecnici qualificati Il "Gallini" è un Istituto Tecnico Agrario inserito nel settore "tecnologico" previsto dalla Riforma partita nel settembre 2010. La Riforma non ha cambiato le caratteristiche del "Gallini", ha mutato solo l’articolazione, il nome di alcune discipline, il totale delle ore di frequenza, uniformato per tutti gli istituti tecnici a 32 ore settimanali, 33 per le classi Seconde per l'introduzione di un’ora di Geografia. Sono presenti i seguenti indirizzi: Agraria, Agroalimentare ed Agroindustria e Chimica, Materiali e Biotecnologie. Il diploma di Istruzione Tecnica in Agraria, Agroalimentare e Agroindustria prepara tecnici qualificati per lo svolgimento di attività nei settori agronomici, agroindustriali, ambientali, territoriali, viticolo-enologici, vivaistici, zootecnici, economici, delle biotecnologie. I cinque anni del corso di studi sono strutturati in un biennio, prevalentemente culturale e formativo, e un triennio, di carattere più spiccatamente tecnico-scienti fico.

Dal terzo anno sono previste tre articolazioni: Produzioni e trasformazioni, Gestione dell’ambiente e del territorio, Viticoltura ed enologia. Dal prossimo anno scolastico sarà attivo anche il corso per Enotecnico. Gli studenti diplomati in Agraria, articolazione "Viticoltura ed enologia" potranno accedere al sesto anno, sempre presso l’Istituto, e conseguire la specializzazione di Enotecnico. Il diploma di Istruzione Tecnica in Chimica, Materiali e Biotecnologie punta a preparare tecnici qualificati per lo svolgimento di attività nei settori chimicoindustriale, tecnologico e biotecnologico, ambientale, sanitario e territoriale, di controllo della sicurezza. I cinque anni del corso di studi sono strutturati in un biennio, prevalentemente culturale formativo, e un triennio, di carattere più spiccatamente tecnico-scientifico che prevede, da questo anno scolastico due articolazioni: Biotecnologie ambientali e Biotecnologie sanitarie.

Entrambi gli indirizzi permettono, una volta conseguito il diploma, accesso a tutte le facoltà universitarie, sia di area scientifica sia umanistica, l'accesso a corsi post-diploma, l’inserimento diretto nel mondo del lavoro, con sbocchi occupazionali nel settore pubblico e privato: aziende, consorzi, industrie chimiche, agroalimentari e farmaceutiche, laboratori di analisi chimichebiologiche, amministrazioni pubbliche, istruzione pubblica e privata, tutela dell’ambiente e della sicurezza, esercizio della libera professione, costruzione e manutenzione del verde pubblico, allevamenti zootecnici, cantine private o sociali. Due gli Open Day già fissati dall’istituto vogherese: il primo si svolgerà sabato 18 novembre alle 14.30; il secondo è previsto per sabato 13 gennaio prossimo, sempre a partire dalle 14.30. Open Evening mercoledì 13 dicembre dalle ore 20.30 alle ore 22.30.


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RISTORANTI DELL'OLTREPò PAVESE E STELLE MICHELIN

Di Lele Baiardi

Oreste Corradi, classe 1952, piemontese della provincia di Novara, nella ristorazione da 51 anni. Ne aveva quattordici, di anni, quando iniziò sulle sponde del Lago Maggiore: "mio padre avrebbe voluto facessi l'avvocato. I miei cugini facevano l'uno il cuoco e l’altro il cameriere; quest'ultimo mi disse meraviglie del suo lavoro, e così…". Nel 1988 la Stella Michelin, traguardo importante e "mònito" a fare sempre meglio, a curare nei minimi dettagli ogni aspetto della sua "Locanda" a Pavia. Ha iniziato come cameriere ed in seguito si è appassionato di cucina? "Ho iniziato al bar e poi in sala. La cucina è una passione che ho sviluppato interessandomi ai piatti che servivo, e con il tempo ho cercato di farmi un'idea personale del settore. Ferme restando le mie tradizioni". Lei è originario del Piemonte, ha avuto esperienze importanti a Milano ed è poi arrivato a Pavia: quando ha aperto il suo ristorante? "Ho aperto a Pavia il 13 ottobre del 1982 con Claudio Sadler. Ho prima lavorato a Cortina, sul Lago Maggiore ed a Milano all’Hotel Principe di Savoia; poi ho fatto dieci anni al St. Andrew, che al tempo ritengo sia stato il ristorante più prestigioso d'Italia. La clientela gravitante su Milano allora era il massimo che si potesse avere. Ho avuto il piacere, ad esempio, di servire due Presidenti della Repubblica. Qualcosa ho imparato grazie ad alcuni personaggi che hanno fatto la storia, non tanto per quanto riguarda la qualità della cucina, pur sempre molto buona, ma che non aveva i livelli che si raggiungono oggi. Era ancora una cucina di estrazione, una trattoria portata ad ottimo livello, una buona ristorazione ma più semplice. Le penne al pomodoro, ad esempio, ed altri piatti, legati alla tradizione, portati alla massima espressione, piatti eseguiti con ingredienti di qualità. Per tre anni ho poi avuto un bar in zona Galliate; mia moglie era originaria della zona ed era incinta... ho portato quest'attività da zero a cento, per poi tornare al St. Andrew". Ad oggi, chi si occupa della cucina del suo ristorante? Immagino sia difficile individuare il personale adatto: su cosa base le sue scelte? "Adesso c'è mia moglie, che è il motore principale, poi abbiamo altri tre ragazzi molto bravi. Quando arrivavo a lavorare in un posto nuovo, nel giro di venti, trenta giorni normalmente venivo trasferito ad un ruolo più importante, perché probabilmente avevo quel qualcosa che altri non avevano. Ad esempio il modo di fare, di trattare il cliente. Ero giovane e forse meno nervoso! Per un giovane in prova, ad esempio in cucina, mi è sufficiente qualche ora: solo osservando come tiene il coltello in mano capisco la preparazione. Non mi fido però mai della prima impressione, ma... dopo una giornata intera di lavoro... capisco". Come si "costruisce" una Stella Michelin? "Io l'ho costruita senza saperlo... Me l'ha comunicato, il giorno che è uscita la Guida Michelin, il sig. Brovelli, importatore dei vini francesi in Italia: mi ha telefonato e mi ha detto: 'Oreste, complimenti ha preso la Stella Michelin!'. L'ho saputo così, al telefono! Per me è stato un fulmine a ciel sereno! Ti cambia il modo di pensare il lavoro in toto, perché ti mette sulle spalle più responsabilità ed ancor più voglia di fare". Tre cose che questi signori, in incognito mandati dalla Guida Michelin, hanno secondo lei trovato alla "Locanda Vecchia Pavia"?

"L'unica che mi sovviene è la qualità della cucina. Mia moglie non era in cucina, in quel periodo, cucina che seguivo io giorno e notte. Sadler non era più con me, dopo due anni e mezzo: nel 1982 è andato via... Io la stella l'ho ricevuta nel 1988. Avevo con me un ragazzo, che si chiamava Marmonti, ed altri due ragazzi, ai quali devo certamente molto! Ma ne parlo con malinconia, anzi: non le dico il seguito, perché purtroppo non è una cosa bella... Questi ragazzi non ci sono più, da anni...". Quanto è importante il servizio in sala? "Per la Stella Michelin non è poi così importante. Diventa importante quando si sale a Due, perché è il complemento della cucina, ed ancor più importante al raggiungimento della Terza Stella". La spettacolarizzazione del ruolo di Chef è positiva dal suo punto di vista? Ezio Santin, suo maestro, ha dichiarato non molti anni fa che vedeva persone in TV che sapevano chiudere, e non aprire, ristoranti che diventavano Star televisive, ma tra questi non vedeva nessun Chef... "Il mio pensiero è diverso: ci sono grandi chef, sicuramente bravi, che stanno perdendo il senso della cucina italiana che è la prima cucina al mondo e purtroppo vedo grandi chef che non fanno più della cucina tradizionale fatta bene, alleggerita, rivisitata. li vedo tutti influenzati da mode e culture più orientali, che non è una cosa cattiva… però. Mi dispiace perché la cucina italiana ha un ruolo fondamentale nel firmamento mondiale". Fossi un suo collega, un amico e in via confidenziale le chiedessi di svelarmi come fare per ottenere un riconoscimento come la Stella Michelin? "Non c'è una regola fissa. L'unica regola che conosco è impegnarsi e lavorare. Io lavoro dalle nove del mattino alle cinque del pomeriggio, e dalle sette a mezzanotte, sei giorni su sette. Avere voglia, studiare, leggere... bisogna ben capire, perché la cucina italiana non è così semplice. Certi piatti andrebbero alleggeriti esattamente come ha fatto la cucina francese, che si evolve. Ci sono tecniche che sono arrivate dalla Spagna, dall’estremo oriente, e da altre nazioni che hanno agevolato il fatto di fare una cucina italiana più leggera, più sana. Ad esempio l’utilizzo del Roner, per fare cotture lente a bassa temperatura, ha aiutato certi piatti italiani. È una piccola macchina a immersione che scalda l’acqua ad una temperatura controllata, per cui si cuociono alimenti sottovuoto che magari avrebbero bisogno di cuocere 12 ore. Il vantaggio è che cuocendo, innanzitutto con pochissimo condimento, a meno che non siano delle carni senza grasso, i poteri organolettici rimangono quasi inalterati ed il piatto è molto più sano, più buono; poi ha facilità di conservazione, essendo sottovuoto, e finita la cottura viene abbattuto e portato a zero gradi, e viene conservato. Bottura fa il bollito sottovuoto a bassa temperatura: cuoce 24 ore e la carne è rosa e buonissima. È uno strumento utilizzato da circa due terzi dei cuochi italiani, quelli stellati lo usano tutti". Lei non viene mai in Oltrepò? "Si, ogni tanto. A me piace l'Oltrepò, volevo anche comprare una casa nelle zone sopra Casteggio. Mi piace tantissimo la campagna, sono venuto via da Milano perché non sopportavo più la città. Me ne sono allontanato perché ho aperto il ristorante, avrei guadagnato di più se fossi rimasto in Città, certamente... però ripeto: mi piace la campagna, mi piace pescare, mi piace andare a funghi, andare in bicicletta o a piedi per belle passeggiate".

PRIMO PIANO

"L'Oltrepò pavese oggi ha un rapporto qualità prezzo elevatissimo"

Oreste Corradi Vista la posizione geografica, non pensa che la cucina oltrepadana possa essere definita di confine? "Non ha un'identità sua. Non hanno saputo scegliere bene, perché bastava scegliere, vista la vicinanza a Piacenza, i piacentini come esempio di cultura culinaria. Oppure i liguri, anche se sono più lontani... là il pesce, qui la carne... Lo stesso riguarda un po' i vini: in Piemonte ci sono stati dei grandi che hanno fatto scuola ad altri. L'Oltrepò pavese oggi, glielo dice un piemontese, ha un rapporto qualità prezzo elevatissimo per il mio modo di vedere: tenga presente che le mie prime pagine della carta dei vini, ho mille vini in carta, riguardano i bianchi, i rossi e gli spumanti dell’Oltrepò Pavese, e poi c’è tutto il resto dell’Italia e della Francia. Perché nonostante io sia piemontese, devo dar rispetto e risalto ai vini dell'Oltrepò, che lo meritano perché negli ultimi dieci, quindici anni hanno fatto dei passi molto in avanti, purtroppo non riuscendo ahimè a far sistema". A lei piace il salame di Varzi? "Sì, ho mangiato dei salami di Varzi buonissimi. Avevo un cliente che mi portava il salame di Varzi che faceva un suo amico ed era notevole. Io sono cresciuto con il salame che faceva mio nonno che però è un altro modo di intendere il maiale: mio nonno faceva il salame dla duia, lo faceva asciugare un mese in cantina e poi lo metteva sotto grasso. Era un prodotto che pur nella sua freschezza lo consumavi anche dopo un anno, con un'esplosione di sapori: tant’è vero che quando vado a trovare mia mamma mi prendo il salame d’asporto. Però è un salame diverso, diverso ancora quello che preparava mia suocera, una cuoca bravissima, con il peperoncino di sinise. Un giorno ho detto a mio nonno di provare a mettere nel suo salame dla duia un po di peperoncino, e così mio nonno, che mi voleva un bene dell’anima, mi ha accontentato. Ho mangiato un salame da perder la testa. Questa ad esempio potrebbe essere una tecnica diversa dalla tradizione a cui si può attingere... però se vai a dire ad un piemontese di mettere il peperoncino nel salame… ti risponderebbe che sei matto!". Se io fossi un manager con in carico un progetto di promozione dell'Oltrepò e le venissi a chiedere quali peculiarità si possono mettere sotto la lente d’ingrandimento, lei ne potrebbe individuare qualcuna? "I vini, i prodotti della terra, i tartufi, perché ce ne sono tanti, i bianchi, e sono buonissimi! E non sono mai stati pubblicizzati come dovevano !!! Puntare sui prodotti, dare veramente un grande risalto. Il Castelmagno, ad esempio, per me è un formaggio che vale un terzo di quello che viene pubblicizzato: ci sono i formaggi dell’Azienda Boscasso di Ruino che sono una cosa strepitosa, che valgono dieci volte certi caprini francesi! Questi sono prodotti che dovrebbero essere messi nell'Agenzia di Promozione Turistica, come fossero quadri d'Autore!".


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CASEI GEROLA

"ancora troppo forti i campanilismi locali"

"Le fusioni si potranno realizzare solo se imposte per legge" Di Giacomo Lorenzo Botteri

Ezio Stella, sindaco di Casei Gerola, comune di circa 2500 abitanti, nato dalla fusione tra il capoluogo e la frazione di Gerola, è da sempre considerato un uomo di sinistra, insegna matematica all'Ipsia di Sanazzaro ed è al suo quarto mandato da sindaco. L'ultima volta è stato eletto a capo di una lista civica, come spesso succede nei piccoli Comuni, questo nel 2014, è quindi tempo anche di bilanci. Sindaco la sua amministrazione è in carica ormai da oltre 3 anni, un bilancio delle cose fatte e da fare? "Sì l'attuale amministrazione comunale è in carica dalla primavera del 2014 e pertanto può essere tracciato un bilancio delle cose fatte finora. Cominciamo dai lavori pubblici. Ogni anno è stato predisposto e realizzato un piano per la manutenzione delle strade comunali con rifacimento anche della relativa segnaletica. Si è provveduto alla manutenzione straordinaria del porfido sulla via Mazzini, dove è stato anche realizzato un passaggio riservato ai pedoni. Sono stati realizzati 54 nuovi loculi ed è stato ristrutturato l'ingresso al Cimitero del capoluogo. Sono stati realizzati presso le scuole i lavori necessari per ottenere il rinnovo del certificato di prevenzione degli incendi. Importanti anche gli interventi in campo sociale: partecipiamo alla spesa per il pagamento delle rette di ricovero presso strutture per alcune persone, tra cui anche minori su decisione del Tribunale. Svolgiamo il servizio di assistenza domiciliare per le persone anziane e per i minori, organizziamo ogni anno il soggiorno climatico invernale per i cittadini pensionati e partecipiamo alla realizzazione del centro estivo per i ragazzi. In locali messi a disposizione dal Comune opera un centro ricreativo e una associazione che eroga servizi socio/sanitari. Forte è la collaborazione con la Fondazione Carena, che gestisce il servizio

di scuola materna e asilo nido, con le locali scuole, con le varie società sportive, culturali e ricreative che operano in paese". L'anno che verrà cosa porterà a Casei Gerola? "Nel 2018 ci sono altri due importanti traguardi da raggiungere. L'approvazione del nuovo piano di governo del territorio e la ristrutturazione della palestra comunale utilizzata anche dalle scuole". Voi siete storicamente un esempio di unione del territorio, penso a Casei ed a Gerola, lei cosa pensa della possibilità di unire più Comuni piccoli per ottimizzarne i servizi? "Sono convinto che i Comuni che non raggiungono almeno i 5.000 abitanti debbano fondersi. Solo in questo modo si potranno avere le risorse necessarie per continuare ad offrire ai cittadini i vari servizi che sono a capo dei Comuni. Sono però altrettanto convinto che le fusioni si potranno realizzare solo se imposte per legge perché sono ancora troppo forti i campanilismi locali". A proposito di campanilisti come finirà la vicenda legata al nome del casello autostradale? "Al momento non è più all'ordine del giorno...". Sulla vasta area dell'ex zuccherificio, ci sono novità? "No purtroppo, i proprietari dell'area ancora non hanno prospettato progetti da realizzare". Visto che siamo ormai in piena bagarre elettorale cosa pensa della candidatura di Giorgio Gori alla Presidenza della Regione? "La candidatura di Gori a Presidente della Regione Lombardia nasce all'interno del Partito Democratico

Ezio Stella e per ora non è uscita da questo recinto. Nessun confronto programmatico è stato iniziato con altre forze politiche e quindi rimane una candidatura strettamente di partito. Voglio poi osservare che Gori è stato eletto Sindaco di Bergamo nel 2014 e si era quindi impegnato a ricoprire questa carica almeno fino al 2019. Sono da sempre convinto che certi impegni con gli elettori vadano onorati fino al loro termine". A livello nazionale, visto che anche le politiche sono alle porte? "Personalmente spero che alle prossime elezioni ci sia una lista unitaria che possa rappresentare le istanze di tutti coloro che si riconoscono ancora nelle politiche della sinistra".


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Egregio signor Direttore, La notizia della morte di Daniele Gatti di anni 51 avvenuta in circostanze assurde e dovuta alla mancata manutenzione del defibrillatore (batteria scarica), ha avuto ampio spettro perchè avvenuta nel Comune del Brallo (forse il più virtuoso e attento al benessere dei suoi cittadini) e perchè la persona colpita era nota per essere un imprenditore attivo, una persona apprezzata, disponibile e meravigliosa. Ora mi sorge logica la domanda "se fossi stato io, comune turista che aveva deciso di farsi un buon pranzo in questa località amena e nel pomeriggio mi fossi sentito male avrei avuto la stessa rilevanza sui massmedia". La risposta è no! Al massimo mi avrebbero riservato un trafiletto spiegando che a seguito di un buon pranzo avrei avuto un arresto cardiaco e che in attesa dell'arrivo dell'elisoccorso ero deceduto. Il problema fondamentale non è l'elogio allo sfortunato malcapitato, il problema sta nel fatto del perchè è capitato! è ormai risaputo da tempo che l'Oltrepò Pavese sudovest non è più quello degli anni 70-80, dove grazie a politici di buona caratura, convogliavano risorse e mezzi, oggi è abbandonato, (in alcuni campi forse non del tutto, qualcuno ottiene ancora degli incentivi) ed in particolare sulla Sanità. L'ospedale di Varzi sorto negli 70-80 circa è stato per anni centro vitale della Valle Staffora, un baluardo posto a sicurezza della salute dei cittadini sparsi a decine di km di distanza. Oggi sopravvive e ogni tre per due si vocifera la sua chiusura. I me-

dici che prestano servizio sono pochi, il pronto soccorso non ha un cardialogo per refertare un ECG, lo deve richiedere al responsabile di Voghera o ad altra struttura. Molti reparti sono stati chiusi quando potrebbero essere usati in aiuto ad altri nosocomi oberati per interventi di routine. Mi auguro che prossimamente la maggioranza delle amministrazioni comunali, pensino a cose ben più importanti, invece di riunirsi per decidere di far pagare il tesserino dei funghi, sarebbe meglio pensassero alla riqualifica del territorio, al dissesto idrogeologico, alla creazione di bacini per ovviare alla siccità, allo sfruttamento delle bellezze naturali, alla accoglienza del turista creando

I pendolari in treno: la bolgia e i controlli che non ci sono Egregio signor Direttore, da anni lavoro a Milano, da anni prendo il treno che da Voghera mi porta al lavoro e da Milano a casa, non so quanti viaggi e quanti kilometri ho percorso in treno, una vita... Dato il mio quadro personale, sono a porre alla sua attenzione il motivo di questa mia lettera. Sempre più spesso i vagoni sono stracolmi, nel senso di quasi "colonizzati" da decine e decine di extracomunitari carichi di borsoni, ebbene mentre

"Essendosi persi importanti valori dell'animo umano, li si va a ricercare negli animali" Egregio signor Direttore, mi rifaccio alla lettera del signor Franco Colombi, pubblicata sul numero di ottobre 2017 de "Il Periodico" sotto il titolo "Noi e gli animali, penso sia necessaria una riflessione". Premesso che concordo con il signor Colombi sulla soverchia umanizzazione degli animali da compagnia, direi che ciò su cui dovremmo riflettere è il perché si è arrivati a questo punto. Purtroppo, da qualsiasi parte si prenda la questione, si arriva alla conclusione esulcerante che, essendosi persi importanti valori dell'animo umano, li si va a ricercare negli animali. Parlo di fedeltà, fiducia, gratitudine e amore. Gratuiti. In una società nella quale tutto si deve pagare, dove è facile cadere vittima di truffe e inganni, dove non c'è più capacità di ascolto e la solitudine diventa una ragnatela che ti avviluppa fino a soffocarti; in un mondo che vede imperare violenza, ipocrisia, avidità, egoismo e indifferenza; in un contesto dove gli onesti sono considerati stupidi, i sentimentali cretini e gli ingenui frutti da spremere, quale benedizione rappresentano gli animali da compagnia! Anime che amano, che non ti abbandonano nel momento del bisogno,

centri per benessere e salute e al rilancio dell'agricoltura, ecc. Ritornando al fatto in oggetto auspico che chi usufruisce delle prestazioni di questi defibrillatori o altri materiali di primo intervento, intervenga presso l'AREU affinchè venga trovata e provata la responsabilità di chi doveva e poteva salvaguardare la vita di una persona colta da arresto cardiaco. Piccolino Pietro Vigevano

DAI LETTORI

"L'Oltrepò Pavese sudovest non è più quello degli anni 70-80..."

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che ti donano affetto e ti dicono ti voglio bene semplicemente facendo le fusa o agitando la coda. Sono contro l'abbigliamento animale, l'accanimento terapeutico e le pappe speciali perché, a mio avviso, tutto questo è ancora una volta la proposta disumana di un'imprenditoria vorace, tesa a incrementare il proprio utile a danno di chi abbocca agli ami. Ma non trovo riprovevole chiamare "tesoro" il mio cane o "amore" il mio gatto. Fa bene a me, non fa male a loro e la risposta è una carezza di lingua o una strusciata di pelo. Per finire, sempre rifacendomi alla lettera pubblicata, aggiungo che, nel caso mi trovassi a dover soccorrere un uomo o un animale sul ciglio di una strada, lo farei per entrambi, ma con maggior fiducia nei confronti dell'animale, perché avrei la matematica certezza di non cadere in una trappola. Ringrazio il signor Colombi per il suo invito alla riflessione, invitandolo a mia volta a valutare e comprendere le ragioni che spingono tante persone a tenere il cane in casa, anziché fuori, a fare la guardia legato a una catena. Marta Raffinetti - Lungavilla

questa pletora di persone affolla le carrozze, i controllori non passano mai. Non oso immaginare l’esito di una seria e reale azione di controllo! Decine di contravvenzioni paralizzerebbero molto probabilmente il lavoro degli agenti procurando sicuramente loro innumerevoli accuse di discriminazione, xenofobia e razzismo. A questo punto una domanda mi sorge d’obbligo: non sono forse i cittadini che pagano regolarmente il biglietto e che sono costretti a viaggiare in piedi, stipati come animali, tra spintoni e poco gradevoli effluvi. Se a ciò si aggiungono i disagi per i quotidiani ritardi che di certo non agevolano la situazione diventa pesantemente insostenibile. La cosa che mi mi stupisce molto è l’atteggiamento lassista e indifferente che spinge la maggior parte di noi a subire passivamente una tale situazione, facendola rientrare nella più assoluta normalità. Fingere di non vedere e di non sapere, non può fare onore ed ingiusto rassegnarsi a vivere in un società che sembra ormai decisa a tutelare solo i diritti arrogati da tutti coloro che non si fanno carico dei propri doveri. Mi auguro sinceramente che la situazione cambi e migliori, che i controlli vengano effettuati, costantemente e diligentemente, anche per sfatare quanto scriveva il Manzoni: "Il coraggio, uno, se non ce l'ha, mica se lo può dare". Chiappini Stefano - Voghera

Richiesta di rettifica

Richiesta di rettifica ai sensi dell'Art. 8 Legge 47/1948. Errata corrige: in riferimento all’intervista al Signor Roberto Santinoli dal titolo "Se dovessi aprire un nuovo locale lo chiamerò Ariston", pubblicato sul Periodico News di Ottobre 2017, precisiamo che il titolo corretto è: "Se dovessi aprire un nuovo locale lo chiamerei Ariston".

LETTERE AL DIRETTORE Questa pagina è a disposizione dei lettori per lettere, suggerimenti o per fornire il proprio contributo su argomenti riguardanti l'Oltrepò Scrivete una email a: direttore@ilperiodiconews.it Le lettere non devono superare le 3000 battute. Devono contenere nome, cognome, indirizzo e numero di telefono che ci permetteranno di riconoscere la veridicità del mittente Le lettere con oltre 3000 battute non verranno pubblicate


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infettivologo di professione, "dottor circo" per passione

di

Vittoria Pacci

Giansisto Garavelli, 55 anni originario di Castelnuovo Scrivia è medico presso il servizio dipendenze patologiche (Serd) dell'ASST di Pavia. Ha studiato medicina a Pavia, specialità malattie infettive, ha lavorato nella Svizzera Italiana e nella Svizzera tedesca per poi approdare a Pavia e in Oltrepò. Per quattordici anni ha lavorato nelle carceri di Pavia, Vigevano e Voghera, nel periodo del boom dell'Hiv, "una palestra importante - come la definisce lui - Nella quotidianità è operativo a Voghera dove si occupa della parte clinica dei soggetti legati al mondo della dipendenza. "La dipendenza è un discorso importante che vede coinvolte diverse figure: queste figure coinvolte formano una rete, la rete del trapezista che salva e protegge gli equilibristi che sbagliano numero". Il paragone utilizzato dal Dottor Garavelli della rete del trapezista che salva e protegge non è a caso e ci rimanda subito al mondo del circo, un mondo che il "Dottor circo" come simpaticamente si può definire il Dottor Garavelli, conosce prima da grande appassionato poi da medico ed è l'unico medico in Italia che come volontario cura acrobati, domatori e contorsionisti. Prima di immergerci nel mondo colorato del circo è bene affrontare un tema delicato, la dipendenza che a Voghera registra, purtroppo numeri importanti... Quali sono le dipendenze più incidenti che ha riscontrato durante la sua attività al Serd di Voghera? "A oggi abbiamo ricoverato in tre anni, 125 persone della zona Oltrepò e Pavia. Le dipendenze con una maggior incisione sono sicuramente quelle da alcool: Voghera e l’Oltrepo in generale, è terra di vini e quindi la gente beve, pertanto il tasso di alcolisti è notevole. Altra dipendenza importante è quella legata agli stupefacenti e qui gioca a sfavore anche la posizione geografica e logistica di Voghera, un crocevia tra Milano, Torino e Genova. Tutto lo spaccio e il commercio della droga passa di qui. Siamo ormai diventati periferia estrema di Milano. Da non sottovalutare anche la dipendenza del gioco d'azzardo sulla quale la nostra azienda l'ASST ha un occhio di riguardo e progetti importanti". Lei prima accennava al discorso della rete del trapezista nell'ambito della cura delle dipendenze patologiche. Ci spieghi meglio "Il paziente con dipendenze deve essere aiutato con approcci diversi, medico, psicologico e sociale. Ormai le tossicodipendenze sono diventate poli-diagnosi, non possiamo pensare di dare solo del metadone o dell’antabuse, è necessario fare un discorso più complesso, di rete appunto, altrimenti si farebbe un bar del metadone ... Personalmente mi occupo della parte clinica e dei ricoveri, non dimentichiamo infatti che molto spesso i pazienti con dipendenze hanno da un punto di vista clinico, la droga immunodeprime, pertanto provoca tumori, infarti, ictus". Qual è l'età media dei vostri pazienti? "L’età media è di 50 anni". Si può uscire dal vortice della dipendenza? "Per definizione medica la dipendenza è una malattia cronica, è vero in parte, si può raggiungere in alcuni casi la guarigione e in altri casi si riesce ad ottenere una riduzione del danno. Abbiamo avuto pazienti giovani che ne sono usciti, si sono sposati e hanno avuto figli. Ci sono insuccessi, ma quando si verifica un successo è estremamente gratificante". Che cos'è per lei il circo?

"La mia valvola di sfogo, il mio non portarmi a casa il lavoro. Prima il circo mi aiutava a scaricare la tensione che accumulavo al lavoro, solo successivamente ho capito che potevo rendermi utile". Come nasce la sua passione per il Circo? "Nel 1966 Moira Orfei arriva a Castelnuovo Scrivia e allestisce un piccolo circo. Non arriva per caso ma per 'accontentare' la ditta Canobbio sempre di Castelnuovo Scrivia che all'epoca produceva tendoni proprio per il circo di Moira Orfei. Insieme a mio padre andai a quello spettacolo e da quel momento ho perso completamente la testa per il circo". Quando è stato il suo primo contatto diretto con il mondo circense? "Circa sette anni fa io e il mio compagno d’avventure, il geometra Matteo Maimone, sempre di Castelnuovo Scrivia e grande appassionato di circo, abbiamo conosciuto David Larible, clown di fama mondiale che ci ha presentato alla famiglia Casartelli, storica famiglia circense e da qui ha avuto inizio un'amicizia fraterna. Facendo il medico e bazzicando il circo gli atleti hanno iniziato a chiedermi qualche consiglio dal 'mi fa male la gamba, mi fa male la pancia, al mi fa male il braccio…'. I circensi sono molto uniti, fanno gruppo e così che è stato fatto il mio nome per un caso estremamente delicato, una situazione terribile un brutto carcinoma al seno ad un'artista a cui erano stati dati sei mesi di vita. Mi sono attivato affinchè la donna venisse operata a Pavia e devo dire che il lieto fine c'è stato perchè la paziente da due anni continua la sua lotta contro la malattia, ma è viva". A questo punto è diventato una figura di riferimento. "Attualmente ho trenta circensi in cura. Il loro lavoro li porta a spostarsi in continuazione e non hanno un vero e proprio medico di base a cui far riferimento e così per loro sono diventato io il medico a cui rivolgersi nonostante i loro continui spostamenti". Lei assiste i circensi a costo zero? "Assolutamente sì e lo faccio al di fuori delle mie ore di lavoro presso l'ASST. La mia azienda, che ha dimostrato interesse per questo mondo, sta stilando anche una convenzione con l'Ente Circhi". In questa sua attività ha coinvolto anche altre persone, ha costruito la famosa rete di cui ci parlava all'inizio dell'intervista... "Oltre a me, il geometra Matteo Maimone che si occupa dei contatti e di tutta la logistica relativa agli spostamenti degli operatori dei circhi e succede anche a volte che sia lui stesso ad andarli a prendere, il Dottor Giovanni Ferrari primario di medicina dell'Ospedale di Stradella il quale mi ha sempre dato la sua più totale disponibilità, ad esempio il Dottor Ferrari sta seguendo una giovane cavallerizza siciliana che vive in Tunisia e fa la spola con l'ospedale di Stradella per seguire le terapie. Non posso non citare Teresa Bonaventore, assistente sociale presso l'ASST e di origini circensi... pensi la casualità della vita.... che dedica il proprio tempo libero e a titolo gratuito alle cure dei circensi". Quali sono le patologie più frequenti degli atleti circensi? "Generalmente problemi ortopedici soprattutto per funamboli e contorsionisti oppure problematiche derivanti da traumi o cadute. Posso dirle che quando visito un atleta del circo non mi sono mai trovato davanti a patologie legate alle dipendenze o da alcol o da droga, questo perchè il circense fa una vita rigorosa e piena di sacrifici, per come l'ho vissuto e lo vivo

SALUTE

Voghera e Stradella punti di cura per i circensi: l'ASST firma la convenzione

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Giansisto Garavelli io posso affermare che il circo è forse l'unico ambiente sano del mondo dello spettacolo". Pazienti illustri? "Nando Orfei, una nota addestratrice di leoni, la presentatrice del circo di Montecarlo e poi 'zia Moira'. Soltanto io e pochi intimi abbiamo avuto il permesso di vederla senza trucco e senza la tipica acconciatura a turbante...". Molte critiche vengono rivolte al mondo del circo, soprattutto riguardo l'addestramento degli animali. Lei cosa ne pensa? "Gli animali devono essere trattati con rispetto, a chi compie maltrattamenti va tolto l’animale a prescindere dal fatto che sia un circense o no. Nel mondo del circo l’animale viene addestrato e non domato, con dolcezza, non c’è più il sistema del cerchio di fuoco e della frusta, inoltre un dato importante è che in media un animale in natura vive dodici anni, al circo anche diciotto". Lei ha ricevuto anche una laurea ad honorem che l'ha proclamata "medico archiatro circense", l'unica in italia... "Sì, l'anno scorso l’Ente Nazionale Circhi mi ha chiamato a Roma e con mia grande sorpresa mi hanno consegnato il diploma onorifico di Laurea circense. Le sorprese non sono finite qui, una volta tornato a casa mi reco all’ordine dei medici ad Alessandria e mi accorgo che il diploma consegnatomi dall’Ente Circhi era stato addirittura protocollato. Una titolo onorifico a tutti gli effetti". L'intervista sta per finire ma il Dottor Garavelli riceve una telefonata e nel suo volto appare un sorriso pieno di entusiasmo e di soddisfazione. Dagli uffici di Pavia comunicano la firma della convenzione tra ASST pavia e Ente NAzionale Circhi. "Con questo - dice - i nostri ospedali e le nostre strutture diventeranno centro di riferimento per progetti di cura che riguardano tutto il personale circense. In questo momento non posso che sottolineare la grande disponibilità di chi ha recepito subito l'importanza di questo atto,la grande disponibilità del direttore sociale Dottor Gozzini e dei direttori amministrativo Dottor Puorro e sanitario Dottor Reitano, ma soprattutto la grande apertura e disponibilità del Direttore generale ASST Dottor Brait che ha posto le basi affinché Voghera e Stradella diventino non solo punti di cura per tutti i circensi, ma l'ASST Pavia attraverso le sue strutture sarà pure punto di riferimento per progetti comuni con l'Ente Circhi, progetti che riguarderanno prevenzione e cura anche per alcolismo e patologie derivanti dalla ludopatia".


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20 DICEMBRE 2017 il Periodico "sede dell’universitàdel vino e della vite ... non voglio togliere i cartelli"

"Riccagioia poteva ospitare tranquillamente l'Enoteca Regionale" Di Pier Luigi Feltri

Sembra non trovare pace il destino del centro, ormai ex E.r.s.a.f., di Riccagioia, nel comune di Torrazza Coste. Il complesso, di origine cinquecentesca, era giunto in possesso del Pio Istituto Gallini in seguito ad un lascito della famiglia Annovazzi. È passato sotto le insegne del Civifruce prima, e dell'E.r.s.a.f. poi, diventando quindi di competenza regionale. Dispone di 50 ettari di terreno, di una cantina, di un laboratorio enologico, e di serre speciali dedicate alla sperimentazione in viticoltura. Ospita inoltre una grossa collezione di varietà viticole. Perché è diventato un problema? Il centro era gestito da una Società consortile, con capitale misto pubblico (60% delle azioni) e privato (40%). Dopo le prime crepe manifestatesi nella componente privata della compagine, nell'agosto del 2015 si è defilata dalla gestione del centro anche la parte pubblica, in capo ad E.r.s.a.f., a causa di un sopraggiunto vincolo legislativo, e la società è finita in liquidazione. Regione Lombardia ha deciso di assegnare il centro ad un nuovo gestore e a tal fine ha pubblicato un bando, al quale hanno risposto due società. Ma nessuna delle due offerte è stata reputata adeguata dalla commissione chiamata a valutarle. Ora, probabilmente,

si giungerà ad un nuovo bando, per il quale tuttavia passeranno altri mesi. L'Amministrazione comunale di Torrazza Coste ha osservato il susseguirsi degli eventi da una posizione privilegiata, cercando di esprimere le proprie istanze, tuttavia mantenendo un profilo lontano dagli strepitii che, invece, hanno caratterizzato altri interlocutori. E anche dopo le ultime evoluzioni mantiene una posizione equilibrata, aperta ad ogni possibile soluzione. Il Sindaco, Ermanno Pruzzi, non nasconde il suo sconforto, ma si dichiara fiducioso in un felice esito della querelle. Una vicenda, quella di Riccagioia, che sa di sconfitta per tutto l'Oltrepò. Cosa può dire al riguardo? "Quello che posso esprimere è sicuramente un forte rammarico per il fatto che la Regione abbia escluse le due cordate che hanno presentato domanda per riqualificare Riccagioia. Questa è un'ulteriore occasione persa, perché a mio avviso va a danneggiare tutto l'Oltrepò e non solo. Riccagioia doveva rappresentare un centro di eccellenza per il settore vitivinicolo, e in realtà le prospettive all’inizio c’erano tutte". Quali erano i punti di forza della struttura? "Voglio ricordare la presenza di un laboratorio all’avanguardia, per qualsiasi tipo di analisi. C’era una collaborazione con l’Università di Piacenza e con la Statale di Milano; si è tenuto a Riccagioia il terzo anno del Corso di Laurea in Viticultura ed Eno-

logia. Poi il salone per le conferenze, cucine attrezzate… È un centro pieno di risorse". E come è avvenuto lo stop? "Si è fermato un po' tutto quando l'Ersaf è uscito dal Consiglio di Amministrazione. C’è stata la messa in liquidazione del Centro e quindi sono state attivate tutte le procedute per poter costituire un qualcosa di nuovo". Attualmente cosa resta in funzione? "In questo momento ci sono ancora tre o quattro dipendenti della Regione, in attesa di vedere come si evolve la situazione. Alcuni uffici sono stati ceduti in affitto. Poi c’è sempre il Consorzio Tutela Vini dell'Oltrepò Pavese, diretto da Emanuele Bottiroli". Ma davvero non si poteva fare di più per valorizzare questa risorsa? Quale avrebbe potuto essere un futuro tangibile? "Posso dire che questo centro poteva ospitare tranquillamente l’Enoteca Regionale, che è stata realizzata a Cassino. Riccagioia è posizionata proprio in mezzo ai vigneti, quindi a mio avviso era la sede più titolata. Si sarebbe potuti entrare senza bisogno di lavori di particolare entità, perché la struttura è già funzionante sotto tutti i punti di vista. Poi è stata fatta un'altra scelta, e va bene così". Cosa ci si aspettava quando la nuova società di gestione di Riccagioia aveva visto la luce? "Probabilmente Riccagioia era partita con altri scopi, all’epoca in cui c’era come direttore Panont. Le prospettive erano molto buone, tant’è che noi, come


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frazioni… Non possiamo andare ad assorbire altre strade come quelle provinciali. Riusciamo a malapena a farci carico delle strade che già abbiamo. Anche se mi è stato proposto in passato". Altro tema largamente diffuso nei comuni dell'Oltrepò: l’illuminazione pubblica. Avete intenzione di cambiare qualcosa? "Nel 2018 andrà in porto anche la riqualificazione dell’illuminazione pubblica con delle nuove lampade led. Queste consentiranno un notevole risparmio innanzi tutto. Inoltre nell’ambito di questa operazione andremo a posizionare anche dieci telecamere sul territorio". Come sta andando la raccolta differenziata porta a porta? Siete stati fra i primi ad introdurla su alcune porzioni del territorio, già diversi anni fa. "Stiamo pensando di allargarlo anche alla frazione Pragate. Il primo obiettivo è sensibilizzare sempre di più tutti in nostri concittadini che il porta a porta deve essere portato avanti nell’interesse di tutti, tenendo presente che in futuro aggiungeremo a questo sistema anche la raccolta dell’indifferenziato. A mio avviso si deve fare gradatamente. Si dovrebbe avere anche un risparmio sulla bolletta. Noi in questi anni abbiamo avuto un risparmio di circa 10 euro, ma la prospettiva è di aumentare la percentuale di differenziata e quindi anche il risparmio". Di recente lei ha fortemente voluto che a Torrazza nascesse un gruppo corale, che portasse avanti un repertorio di musica popolare. È riuscito questo esperimento? "Ho sempre pensato che le tradizioni dei nostri paesi, dei nostri padri e dei nostri nonni, non devono essere disperse. Anche i canti popolari fanno parte della nostra storia. Qui a Torrazza abbiamo la fortuna di avere ottimi fisarmonicisti e chitarristi, e una serie di persone che cantano e sono bravi, con esperienze in vari cori… e allora perché non metterli insieme? Così si è formato questo gruppo, che si chiama 'Torrazza Folk'. Sono otto donne e otto uomini, coordinati da Sabrina Cattaneo. Tutti i giovedì fanno le prove, e sono disponibili per quando organizziamo qualche manifestazione. Il 10 dicembre, di domenica, abbiamo in programma un incontro con i cittadini in sala SOMS, anche per scambiarci gli auguri di natale. Loro ci saranno e allieteranno l’evento". Non è l’unico modo con cui avete valorizzato la cultura del vostro territorio… "La Commissione Scuola e Cultura si è impegnata, con la collaborazione dei cittadini (circa una settantina), per la realizzazione di un libro che è stato presentato il 26 novembre. Il titolo è 'Cooperazione e solidarietà dal xix secolo ai giorni nostri a Torrazza Coste'. In molti hanno collaborato portando racconti, fotografie… e leggendo questo libro si può conoscere in modo approfondito la storia del nostro comune, che parte con la fine del 1700 ed arriva ai giorni nostri. Noi comunque cerchiamo sempre di valorizzare sempre di più il territorio, facendo conoscere le nostre attività e i nostri prodotti. Abbiamo chi produce ottime carni e salumi, abbiamo un’azienda che produce formaggi di capra, sono tutte molto importanti. Stiamo valorizzando anche i nostri paesaggi, per cui abbiamo posizionato alcune segnaletiche. Qualche cosa che ci affascina sono gli Orridi di Sant’Antonino, ma non si possono dimenticare le nostre bellissime colline. Dobbiamo preservarle e valorizzarle".

Ermanno Pruzzi

comune, avevamo esposto dei cartelli con scritto 'Torrazza Coste sede dell’università del vino e della vite' all’ingresso del paese". Adesso bisognerà toglierli… "Non voglio togliere i cartelli. Mi auguro che agli inizi del prossimo anno si riesca a trovare una soluzione per far sì che Riccagioia ridiventi quel centro di eccellenza che era. Se si rimette in moto non è detto che non torni anche l'Università. Da un punto di vista didattico, ritengo che Riccagioia sia il massimo. Gli studenti escono dalle lezioni teoriche, e sono direttamente nel vigneto. Comunque, il lascito dalla famiglia Annovazzi prevedeva che Riccagioia doveva essere un centro legato al settore vitivinicolo. Poi se vogliono qualche altra cosa lo vedremo, ma l’indirizzo specifico deve rimanere quello". Cosa può dirci delle due cordate che avevano manifestato interesse all’acquisizione? "Una cordata era formata da una serie di società, con il coinvolgimento della Camera di Commercio. Dall'altra parte un Consorzio vitivinicolo piemontese-lombardo-veneto. Ho incontrato questa seconda cordata, che mi ha evidenziato alcune cose: io li ho ascoltati, c'era un interesse concreto. Delle due ha chiesto di incontrarmi solo questa seconda, ma entrambe certamente avevano intenzione di fare qualcosa di buono. Non riesco a capire perché nessuna è riuscita a raggiungere il punteggio richiesto nel bando…". Sul fronte strettamente amministrativo, cosa sta realizzando il Comune di Torrazza Coste in questo periodo? "Abbiamo programmato alcuni interventi e li stiamo portando a termine entro il 2017. Per quanto riguarda le strade, abbiamo asfaltato parte del territorio comunale e ripristinato alcuni movimenti di terra. Questo grazie anche a finanziamenti importanti dalla Regione: 250mila euro dalla Protezione civile di Simona Bordonali. In particolare siamo intervenuti sulla strada degli Amaretti, su quella per le frazioni Trebbio Sant’Antonino. Poi abbiamo concluso il marciapiede di via Emilia e abbiamo asfaltato un tratto di strada in località Mancapane. Un’altra cosa certa è l’avvio del procedimento per una variante al Piano di Governo del Territorio. La tutela, la valorizzazione, lo sviluppo armonico e compatibile del territorio comunale, sono principi ed elementi irrinunciabili, inderogabili, ed essenziali per assicurare e mantenere a Torrazza Coste un’alta qualità di vita". Sono previste aree di espansione?

"Direi di no. Le direttive regionali sono quelle di mantenere il territorio com’è . Qualche area edificabile può anche starci, ma dobbiamo cercare di mantenere il territorio com’è. 10/15 anni fa ci sono state tante costruzioni, tanto è vero che adesso siamo a 1700 abitanti, quando partivamo da 1500. La nostra popolazione rimarrà tale" Altri interventi in programma? "Abbiamo approvato il piano cimiteriale. È uno strumento di settore finalizzato ad organizzare e risolvere la molteplicità delle problematiche attinenti alla materia cimiteriale. L’amministrazione ha approvato questo piano per i cimiteri di Torrazza, Pragate e Sant’Antonino, prevedendo la realizzazione di 60 nuovi loculi nel cimitero del capoluogo" E per il 2018? "Si prevede di realizzare opere di manutenzione straordinaria per alcune vie del nostro comune, e in particolare delle frazioni. Tenendo presente la disponibilità di bilancio che abbiamo, la nostra intenzione è intervenire su tratti di via Castellaro, via Cadelazzi e via Nebbiolo. Per quanto riguarda la viabilità, l’intervento che andremo a fare a breve è un dissuasore di velocità in via Riccagioia, che obbligherà le vetture a rallentare garantendo sicurezza ai pedoni e ai bambini, in un punto critico dove è situato un parco giochi". In tutti i comuni dell'Oltrepò questi "dissuasori" o "dossi" stanno sorgendo in quantità industriale. Come mai a Torrazza ne avete in programma soltanto uno? "Avevamo pensato di prevederli anche in strade provinciali che attraversano il nostro territorio, per esempio la via principale di Torrazza, e via Schizzola che attraversa Pragate, anche su richiesta di molti cittadini. Tuttavia la Provincia può realizzare solo dissuasori che secondo noi sono di scarsa utilità, che non rallentano certamente la velocità perché troppo bassi. Soluzioni diverse come autovelox sono impraticabili perché queste strade non sono classificate come pericolose, ma non siamo d’accordo con questo e continueremo ad insistere perché si trovi il modo di rendere questi tratti più sicuri". Avete valutato se far passare alla gestione comunale questi tratti di strade provinciali, così da poter intervenire liberamente, come fatto, per esempio, dal comune di Bressana Bottarone? "Non ci penso proprio. Il nostro territorio di estende su 16 chilometri quadrati. Una parte consistente si trova in alta collina, dove abbiamo ben undici


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"Rivanazzano tiene alle proprie attività commerciali e a farle funzionare"

Di Lele Baiardi

Rivanazzano Terme è una tra le cittadine oltrepadane con il maggior numero di attività commerciali che hanno retto all'urto della crisi economica, grazie anche all'interesse dimostrato dai cittadini nel cercare di "far andar bene gli affari" rivanazzanesi. Abbiamo intervistato Luca Bonnie Bonazza che, insieme all'amico e socio Christian Sinigaglia, ha puntato sul numero 28…, civico di Piazza Cornaggia a Rivanazzano Terme. I due ragazzi, in prima linea come cuoco e barman, hanno aperto il loro locale a settembre dello scorso anno. Il nome Covo "… Ci è sembrato azzeccato …". Luca, Covo 28: perché? "Ventotto è il numero civico. Dopo molti tentativi, non riuscivamo a trovare un nome per il locale... e per caso Christian ha detto 'lo chiamiamo Covo? … Va bene!'. Ci è sembrato azzeccato. Esprime infatti l'idea di un luogo di ritrovo per amici". Quali sono state le sue esperienze lavorative prima del Covo? "Ho sempre lavorato in proprio, come imprenditore, tranne in un'occasione, quando ho lavorato come dipendente da Marino, storico bar in piazza Duomo a Voghera. Questa esperienza lavorativa a Voghera accomuna me e Christian: infatti, sono stato io ad aver presentato un giovanissimo Christian a Marino, a seguito della mia esperienza, ed il loro rapporto lavorativo è durato circa una quindicina d’anni! Come siete arrivati al Covo? Prima al numero 28 di Piazza Cornaggia c'era un altro locale. Perché la scelta di questa location? "Questo posto in particolare ha sempre esercitato un certo fascino su di me. Tutto nasce dall’idea che avevamo di poter aprire un locale in cui sia io sia Christian potessimo lavorare rispettivamente come cuoco e come barman. Abbiamo visto alcuni posti a Voghera, ma nulla che ci avesse entusiasmato. Poi abbiamo saputo che questa location a Rivanazzano era tornata ad essere disponibile a causa della chiusura della precedente gestione, e così... Abbiamo inaugurato il Covo a settembre dello scorso anno". Quindi la sua passione è la cucina. Come nasce? "È una cosa tutta mia, nel senso che in famiglia nessuno prima di me aveva manifestato una vera e propria passione per i fornelli. Mio padre è sempre più stato per la pizza, ma già in Villa Liberty, a Pontecurone, ho avuto modo di fare esperienza. Così ha avuto inizio la mia lunga gavetta: ho frequentato un corso di cucina, ma la maggior parte delle mie conoscenze le devo al lavoro sul campo. Come per Christian, diciamo che è stato il lavoro a prepararci, è stato la nostra palestra". Avendo entrambi molta esperienza sul campo avevate un idea chiara riguardo alla tipologia del locale che stavate per presentare al pubblico? "Avevamo una linea in mente... ci eravamo focalizzati su alcune proposte che a noi sembravano risultare più accattivanti, ma in corso d’opera sono state apportate modifiche. Inizialmente pensavamo più ad una prosciutteria, e non volevamo proporre panini caldi come l’hamburger, perché l’hamburger lo fanno tutti! Volevamo legare i salumi semplicemente alla micca nostrana, un must have del Covo, ma alla fine il menù ha visto il coinvolgimento di altri piatti, e quindi l’idea di base, cioè quella della prosciutte-

RIVANAZZANO TERME

"lo chiamiamo covo?... ci è sembrato azzeccato"

Christian Sinigaglia e Luca Bonnie Bonazza

ria, è finita col diventare uno dei servizi del locale. E alla fine... abbiamo inserito anche l’hamburger!” La micca l’acquistate a Rivanazzano? "No, a Retorbido. Qui fanno una micca eccezionale, ma non va bene per il nostro panino, perché è troppo 'pesante'. La micca classica pesa circa 6kg, quindi un panino avrebbe un costo troppo alto e non sarebbe in linea con il nostro credo. Prodotti di qualità ad un costo accessibile... Poi non si adatta alla forma del panino e si corre il rischio di doverne buttar via una parte". Voi avete un'ampia selezione di birre, ma essendo in Oltrepò non posso non chiedervi del vino? "La nostra è una selezione ampia suggeritaci da mastri birrai, in base al menù: abbiamo 5 birre alla spina, ed in più un vasto assortimento di birre in bottiglia. Per quanto riguarda il vino, abbiamo bottiglie provenienti da quasi tutta Italia. Da noi vanno i vini dell’Oltrepò, ma perché siamo noi a proporli. In genere la scelta del cliente ricade su vini che non sono del territorio". Funziona così anche per il salame? "Sì anche in questo caso, perché lo proponiamo". Lei e Christian non siete originari di Rivanazzano. Nella fase di realizzazione del vostro progetto qui a Rivanazzano come sono stati i rapporti con l’amministrazione? "No, io sono originario di Voghera e Christian di Salice. Ci siamo trasferiti per necessità lavorative sempre a Rivanazzano, e ad oggi

siamo soddisfatti della scelta. Ciò non significa che si stesse male a Voghera o a Salice. Con l’amministrazione non abbiamo avuto grossi problemi, qualche normale intoppo, però tutte cose risolvibili e risolte". Gli amministratori comunali sono vostri clienti? "Sì, più in generale Rivanazzano è un paese che ci tiene alle proprie attività commerciali, ci tiene a farle funzionare. La mattina il parcheggio si riempie di macchine, gente si ferma a bere un caffè, gente fa la spesa… a me sembra essere un paese ben organizzato". Buoni propositi per il futuro del vostro locale? "Ci piacerebbe animare un po' di più Piazza Cornaggia in occasione dei mercatini estivi, organizzati nel parco. Tavolini all’aperto, musica... così da ricordare un po' le passeggiate delle località marittime, lungo le spiagge".


GODIASCO SALICE TERME

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"NON HO MAI AVUTO RAPPORTI NONOSTANTE LE CONTINUe RICHIESTE"

"La nostra preoccupazione oggi è portare a casa gli stipendi arretrati dei dipendenti" di

Nilo Combi

C'è grande preoccupazione tra i dipendenti delle Terme di Salice, i lavoratori cominciano a temere per il loro futuro. In questi anni si sono sentite tante idee, più o meno presentate in maniera ufficiale, ma la realtà è che non ci sono denari, neanche per pagare i dipendenti. Tommaso Vitale è il segretario Filcams CGIL Pavia. Filcams è la categoria CGIL che segue commercio, vigilanza, farmacie, pulizie, turismo e in questa categoria rientra anche il contratto delle Terme. La stragrande maggioranza dei dipendenti delle Terme di Salice si è rivolta alla Filcams CGIL Pavia per cercare di farsi pagare gli stipendi arretrati, almeno quelli… e di capire quale sarà il futuro delle terme salicesi per cercare di salvare il posto di lavoro. A partire da quando è stato richiesto il vostro intervento da parte dei lavoratori delle Terme di Salice? "Abbiamo iniziato ad occuparci delle Terme dalla seconda metà del 2014. I lavoratori delle Terme di Salice si sono rivolti a noi perché esistevano già alcune problematiche legate al ritardo nel pagamento degli stipendi". Dal 2014 ad oggi la situazione è migliorata o è peggiorata? "La situazione diciamo che da quando si sono rivolti a noi è rimasta stabile. Si sono comunque accumulati i ritardi nei pagamenti degli stipendi e i dipendenti sono arrivati ad avere fino a sette mensilità arretrate. Le Terme di Salice occupavano, vado a memoria, una decina di persone circa come personale fisso, con le assunzioni stagionali si arrivava ad avere una cinquantina circa di addetti. Nel luglio del 2016 c’è stata la fusione delle società ed è stato fatto un affitto di ramo d’azienda da parte di Terme di Salice S.r.l. ad A.d. Terme di Salice che è la società che è subentrata nella gestione delle Terme, quella che ci risulta tutt’oggi ancora avente in capo le attività di Terme di Salice. In quell'occasione noi incontrammo i dirigenti delle due aziende e loro presero l’impegno di pagare gli stipendi pregressi, ovviamente, essendoci una cessione di ramo d’azienda, chi subentrava si accollava anche i debiti pregressi. Per un certo periodo A.d. Terme di Salice ha pagato regolarmente gli stipendi compresi alcuni arretrati, poi questa cosa si è interrotta". Le Terme sono chiuse, ma qualcuno continua a lavorare... "Ad oggi le Terme sono chiuse e i dipendenti che sono tornati con Terme di Salice s.r.l continuano a fare ordinaria amministrazione. Non sappiamo se riceveranno lo stipendio oppure no. Sono rimasti lì a lavorare in sei: sono passati da Terme di Salice ad A.d. Terme di Salice nel 2016, dal primo novembre 2017 hanno ricevuto la lettera in cui si diceva che A.d Terme di Salice recedeva dall’affitto di ramo d’azienda e loro tornavano in capo a Terme di Salice S.r.l. Tenga conto che 4 persone sono sempre rimaste a lavorare con Terme di Salice e non sono mai passate ad A.d. Terme di Salice. Adesso si sono aggiunte queste due persone che poi teoricamente dovrebbero essere licenziate nel momento in cui le Terme di Salice S.r.l. chiudono per poi dover essere riassunte…

Secondo voci di corridoio, l’impegno dell'azienda è riaprire nel mese di febbraio o marzo". Le riporto una domanda che a Salice si sono posti spesso: l'interlocutore è A.d. Terme di Salice o Terme di SaliceS.r.l.? "Tutte e due. Perché i dipendenti devono prendere un pezzo e un pezzo, di stipendi arretrati, sia da Terme di Salice S.r.l. sia da A.d. Terme di Salice". Dal Luglio 2016 avete più avuto modo di incontrare A.d Terme di Salice, amministratore unico Antonio Conti, o Terme di Salice S.r.l., amministratore unico Fabrizio Ruggeri? "Noi con l'organizzazione sindacale abbiamo sollecitato due volte con richiesta fatta tramite posta certificata pec, un incontro ad entrambe. Io ad oggi non ho ancora ricevuto nessuna risposta". Ad ogni piè sospinto e ad ogni dichiarazione pubblica si parla di una figura giuridica che di fatto non esiste, cioè del patron. Voi avete mai avuto rapporti con "il patron" Dionisi? "No. Io non ho mai avuto rapporti nonostante i continui solleciti e le richieste di incontro né con Dionisi, né con Ruggeri, né con Conti. L'unica occasione in cui conoscemmo Ruggeri e Conti è stata nel luglio del 2016 quando ci comunicarono che sarebbe stata fatta questa cessione di ramo d’azienda". Come si sono dimostrati i lavoratori in questa circostanza difficile? "I lavoratori hanno sempre dimostrato un grande senso di responsabilità continuando a lavorare nonostante le tante mensilità arretrate, di questo va dato atto a tutti i dipendenti. Se dovessero chiudere le Terme di Salice, vuoi perché falliscono, vuoi perché non riescono ad aprire, sarebbe un danno per tutto l'Oltrepò non solo per i dipendenti, per tutto l'indotto che le Terme portano. La cosa che sappiamo, ad oggi, è che è stato presentato da parte di Terme di Salice S.r.l. una richiesta di concordato preventivo nel mese di Ottobre. Come sa ci sono sessanta giorni di tempo, dal momento in cui si fa richiesta di concordato, per presentare un piano industriale di risanamento. Detto questo, nonostante la richiesta di incontro fatta, non abbiamo notizie".

Dal punto di vista legale quali sono le vostre armi? "Ci siamo rivolti all'ufficio vertenze che sta già predisponendo dei decreti ingiuntivi, per chiedere quanto dovuto ai lavoratori, da sottoporre al giudice, nel momento in cui il giudice li approva saranno poi mandati alle Terme di Salice S.r.l. piuttosto che ad A.d. Terme di Salice". Questo quanto tempo richiede? Si tratta di mesi o di anni? "Anni no, mesi. Come organizzazione sindacale per i lavoratori che si sono rivolti a noi ci stiamo muovendo tramite il nostro ufficio vertenze. Dipende sempre dal tribunale, ma nella provincia di Pavia i tempi sono ristretti. Poi dipende dall’azienda se risponde. Presumo che nel momento in cui arriva un decreto ingiuntivo debba rispondere". La politica locale vi ha supportato fino a questo momento? "A Godiasco è stato da poco eletto il nuovo sindaco, noi abbiamo avuto un incontro con la politica locale, il sindaco ci ha ricevuto e si è dichiarato molto disponibile ovviamente per la parte che gli compete. La disponibilità da parte del comune di Godiasco c’è stata. Noi avevamo fatto un'interpellanza ed eravamo stati ricevuti, io non c’ero ancora, in Regione Lombardia. Perché comunque è una cosa che interessa tutti. Stiamo cercando per quello che ci è possibile di riuscire a coinvolgere più soggetti, però se non riusciamo a parlare con gli interlocutori principali che ci dicano quali sono le loro reali intenzioni… Lei capisce che, se faccio richieste di incontro e non mi si risponde, faccio fatica!". Lei ne avrà già viste molte di questioni tra aziende e lavoratori. Trova che sia anomala questa mancanza di risposte da parte dell’azienda? È una cosa negativa per i lavoratori? "Purtroppo no, non è l’unica. Non lo trovo anomalo e non mi scandalizza. Mi preoccupa. Qualcuno lo fa, non tanti fortunatamente, ma ci è già capitato. Tendenzialmente le aziende l’incontro te lo danno poi non ti danno le risposte, ma l’incontro sì. Terme di Salice S.r.l ed A.d Terme di Salice non ci hanno proprio risposto. Penso sempre che se quanto meno non hai nulla di cui preoccuparti rispondi, almeno l’incontro lo fai. Loro erano partiti bene e gli impegni che avevano assunto con i dipendenti, non con noi, li stavano mantenendo poi non so cosa sia successo e hanno fermato il mantenimento di quegli impegni presi con i dipendenti. Oggi io non lo leggo come un bel segnale, poi mi auguro di sbagliarmi e che loro riprendano a mantenere gli impegni presi". Tutti i dipendenti si sono rivolti a voi? "Solo una parte, diciamo che più persone si sono rivolte a noi. Qualcuno si è rivolto a qualche altra organizzazione sindacale". Tutti i dipendenti si sono rivolti a una organizzazione sindacale? "Mi auguro di si". Le idee camminano con le gambe degli uomini, di idee ne abbiamo tante tutti, ma per metterle in


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mese dal quarto mese in poi. Novità introdotta nel 2015 al posto della mobilità che non esiste più. Sono previsti dei tetti: l’importo non può superare i 1300 euro mensili". Avete preso contatti con FederTerme? "No, ovviamente è interessata e preoccupata anche lei. Stiamo pensando di chiedere un incontro anche a loro tramite il nostro funzionario di riferimento nazionale, vediamo se riusciamo a coinvolgere anche loro, se ci possono dare qualche idea, qualche aiuto, magari hanno loro qualcuno di riferimento interessato all’acquisto delle Terme". Voi avete avuto accesso all’atto di vendita dove le Terme di Salice venivano cedute dal Gruppo Fabiani a questa nuova proprietà? "Non abbiamo visto l’atto. I debiti ammontano a svariati milioni di euro. A noi sarebbe piaciuto avere un incontro appunto per questo. Noi sappiamo che ci sono dei soldi bloccati per ricorsi che ha fatto qualche lavoratore. Ci sono anche dipendenti andati in pensione che non hanno chiesto il fallimento per non mettere in difficoltà chi lavora. I lavoratori stessi ci hanno sempre detto che se loro si rivolgono a noi e fanno richiesta di tutto quello che gli spetta è chiaro che bisogna fare istanza di fallimento perché i soldi sono tanti. Questo atteggiamento è lodevole". Voi credete nella potenzialità delle Terme o nella proprietà delle Terme di Salice? "Nella potenzialità, che è una cosa diversa...". La macchina è valida, la squadra è valida. È il pilota a non essere all'altezza? Le Terme riapriranno? È una faccenda "incasinata"... "Più che incasinata, non so… è fumosa. Secondo me gli attuali proprietari, questa è una mia sensazione,

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Tommaso Vitale

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pratica ci vogliono anche i soldi. In questo caso specifico i soldi sono mancati più volte, anche per i servizi essenziali come il gas. Nonostante questi preoccupanti segnali, la sua sensazione è che comunque i dipendenti delle Terme siano cautamente ottimisti sul loro futuro? "Adesso no, fino a qualche tempo fa le avrei detto di sì. I lavoratori sono andati avanti a lavorare nonostante non percepissero stipendio e perché l’azienda per un certo periodo ha mantenuto gli impegni che aveva preso, in quel momento c'era ottimismo. Adesso non traspare ottimismo. Se le Terme dovessero chiudere sarebbe un grave danno per l’Oltrepo e la provincia di Pavia. La soluzione potrebbe essere che ci fosse qualcuno di interessato, capiamo però che le spese e i debiti sono enormi...". Sono previsti degli ammortizzatori sociali per i dipendenti? "Se l'azienda chiude tu, lavoratore, non hai diritto alla cassa integrazione. La cassa integrazione la chiedi se hai un periodo di calo del lavoro, però se non chiudi e vai avanti puoi fare la cassa integrazione. Se loro chiudono non sono previsti ammortizzatori. Nel momento in cui l’azienda decide di licenziare i dipendenti hanno diritto alla NASpI che è l’indennità mensile di disoccupazione". Come viene calcolata? "Viene calcolata sulla contribuzione che tu, lavoratore, hai versato negli ultimi quattro anni e la durata è la metà del periodo per cui tu hai versato contributi negli ultimi quattro anni. Per cui se hai versato contributi per quattro anni hai diritto a due anni di NASpI. Per il 75% dello stipendio, calcolato sulla media degli ultimi quattro anni. Cifra che va a calare ogni

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hanno un'idea di che cosa vogliono fare, magari sbaglio. Se vogliono riaprire a Marzo qualche progetto lo devono pur avere... Mi auguro quanto meno se non danno risposte a noi, le diano all’amministrazione locale, visto che sono i più diretti interessanti al di là dei lavoratori che sono la questione primaria. Noi per quello che ci compete e per quello che potremo fare lo faremo, l’abbiamo messo in campo e continueremo a farlo. Il prossimo passaggio è contattare FederTerme e prendere contatto con il sindaco di Godiasco. Il tempo dirà... La nostra preoccupazione oggi è portare a casa i soldi, gli stipendi arretrati dei dipendenti e se possibile cercare di salvaguardare il loro posto di lavoro. Per quanto ci è possibile e ci compete". In conclusione: nonostante le richieste non avete avuto riscontro, A.d. Terme di Salice ha chiuso e tutto ripassa nelle mani di Terme di Salice S.r.l.? "Così ci risulta!".


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"il parco è a mio giudizio il motore trainante del turismo salicese"

"Ho avuto diverse proposte di acquisto: Villa Esperia per me non ha prezzo" di

Vittoria Pacci

Giuseppe Croce Bermondi, è diventato a Novembre salicese maggiorenne, è infatti dal 1999, diciotto anni fa, l'Amministratore Delegato ed il Direttore Generale della più importante realtà imprenditoriale di Godiasco-Salice Terme: la Casa di Cura Villa Esperia S.p.A. I suoi primi 18 anni sono anni di lavoro, e di successi: un imprenditore innovativo con capacità di gestire relazioni, di realizzare progetti con tenacia, di pensare fuori dagli schemi e di interrogarsi costantemente su cosa cambiare per migliorare e far progredire l'azienda che amministra. Giuseppe Croce Bermondi ha avuto ed ha la capacità di capire lucidamente i problemi e di definire una risposta strategica: cerca continuamente stimoli, idee, ispirazioni ed è sempre all’erta per riconoscere nuove opportunità, ha capacità organizzativa e riesce a sviluppare le potenzialità del proprio team di collaboratori. Troppi complimenti? Direi di no! I risultati sono lì da vedere, "Villa Esperia" è la punta di diamante a livello imprenditoriale di Salice Terme e non solo. Da quanto tempo è a Salice Terme come imprenditore? "Sono a Salice come imprenditore dal 1999, a Novembre ho festeggiato i 18 anni a Salice". Perché proprio Salice Terme? "Salice Terme la ricordo nei racconti di mio nonno, Alessandro Terzi metà lombardo di Bergamo e metà genovese, che negli anni '50 aveva avviato a Milano in Via Fontana un centro ambulatoriale polispecialistico. A metà degli anni '50 gli fu proposto di acquisire una struttura a Salice Terme, struttura guidata dal Dottor Sangiorgi medico termale che aveva creato un centro a metà tra il termale ed il pneumologico. Mio nonno rimase folgorato dalla Salice di quegli anni per l'eleganza e il prestigio che aveva allora il paese che ospitava tra le migliori famiglie d'Italia e di Europa, addirittura fu scelta come meta di soggiorno dai reali del Belgio. E così dal 1956 la mia famiglia è diventata salicese d'adozione partendo dalla struttura in Viale delle Terme". Il nome Villa Esperia è stato "inventato" da suo nonno? "Il nome Villa Esperia nasce a Salice Terme, compare già sulle cartoline storiche di Salice Terme, ancora prima di essere un casinò era un residence dove si affittavano appartamenti a chi necessitava di cure termali. è un nome che non ha 'inventato' la mia famiglia ma è il nome che la mia famiglia ha deciso di dare a tutte le strutture che negli anni ha acquisito sostituendo il nome originario del poliambulatorio milanese di mio nonno che si chiamava 'Curasma'. Ha trovato lei "forestiero" un territorio accogliente? "Assolutamente sì. È un territorio che un po' ricorda la 'mia' Liguria, ostile, dove troneggiano i campanilismi, ma che si dimostra estremamente accogliente se presenti dei progetti seri e vincenti. Se la gente del territorio capisce che sono fatti per loro ti aprono le porte in maniera eccezionale e che mai avrei immaginato. Nel momento in cui ho detto in modo concreto e diretto 'io vorrei investire qui e creare una struttura ospedaliera di eccellenza' hanno capito su-

Giuseppe Croce Bermondi

bito che voleva dire posti di lavoro e hanno capito che voleva dire indotto". La realizzazione della nuova Villa Esperia è avvenuta molto rapidamente, presumiamo quindi che anche la burocrazia sia stata dalla sua parte "La burocrazia ha funzionato in maniera incredibile ed ho avuto dalla pubblica amministrazione una collaborazione che in genere non ti spetti. In quegli anni le tre figure con cui mi interfacciavo e con cui ho anche istaurato un ottimo rapporto personale, grazie anche al fatto che avevo capito che da loro ero stato compreso, erano Elio Berogno, Maurizio Somensini e Fabio Riva, l'attuale sindaco. Con Somensini, allora vice sindaco del Comune di Godiasco e Presidente delle Terme di Salice, si era inizialmente ipotizzato di fare un ampliamento sul parcheggio adiacente Villa Esperia, in Piazza Pertini, in cambio io avrei costruito un parcheggio sotterraneo. Questo per dimostrarle la piena disponibilità delle istituzioni proprio perché avevano colto l'importanza del non lasciarci andare altrove. Perché disse di no a questo primo progetto? "Per una serie di motivi quel progetto originario non mi convinceva, l'idea di incorporare una struttura nuova ad una già esistenze non mi entusiasmava, avevo il timore di snaturarla inoltre avere un cantiere aperto durante l'attività avrebbe creato non pochi disagi. Per caso durante la mia ricerca per trovare un luogo idoneo alla costruzione della nuova Villa Esperia, mi sono avventurato nella parte alta di Salice, ricordo ancora… era un Sabato e ho trovato quello che per me era il luogo ideale. L'inizio fu scoraggiante tutti mi dicevano che nessuno dei proprietari di quei terreni avrebbe consentito alla vendita, già tempo prima c'era il progetto di un campo da golf ma non si era riuscito a trovare un accordo". E invece è andata bene "Ricordo il primo e forse il più ostico dei proprietari che incontrai, il Signor Schirru un signore di Montalfeo che quando capì che avremmo fatto un ospedale ha cambiato completamente idea spianandomi di fatto la strada per le successive acquisizioni. Ed eccoci qua che è il posto più bello che poteva esserci. È nata così la nuova Villa Esperia di cui lei ha seguito passo dopo passo la costruzione...

"Nel senso letterale del termine direi… Io non avevo nessuna esperienza in campo edilizio e devo dire che Fabio Riva nel suo ruolo di geometra mi ha dato una grossa mano, è stato grazie a lui che siamo arrivati all'architetto Bosi che poi ha di fatto progettato Villa Esperia con l'ausilio dell'Ingegnere Sala che si è occupato della parte impiantistica". La "storica" Villa Esperia, quella di Viale delle Terme …Ci sono progetti per rendere nuovamente operativa quella struttura? "Ovviamente vorremmo… stiamo facendo alcune verifiche e alcuni studi di fattibilità per cercare di capire come riportarla ad antichi splendori e rilanciarla. Non è così semplice come obiettivo ma come ho detto all'inaugurazione del Sorbo Rosso mi piacerebbe tra cinque anni ritrovarci per raccontare la rinascita della 'vecchia' Villa Esperia. È un sogno che non dipende soltanto da me ma bisogna anche capire quali sono le esigenze del territorio dal punto di vista socio sanitario, e per territorio non intendo soltanto l'Oltrepò. Ho avuto diverse proposte di acquisto negli anni ma non ho mai ascoltato, qualcuno dice che tutto ha un prezzo, no, Villa Esperia per me non ha prezzo". La "vecchia" Villa Esperia è stata anche la sede del casinò di Salice Terme e sulle vecchie cartoline appare molto spesso come simbolo di Salice Terme. Potrebbe tornare ad essere un simbolo di ciò che di bello c'è a Salice Terme? "Sicuramente se inserita in un progetto più ampio, quindi legato al turismo potrebbe diventare uno degli elementi di rilancio per il territorio, non l'unico però. Potrebbe essere parte di un disegno più ampio e gestito a livello territoriale, se poi dovessero cambiare le leggi che regolamentano i casinò, ben venga anche il casinò. Mi sembra tra l'altro, casinò a parte, che comunque l'attuale amministrazione con il sindaco Riva stia cercando di dare un impulso per cercare di provare a rilanciare Salice Terme, devo dire che Salice da sola fa poco, bisogna che ci sia una regia direi quasi regionale che punta su questo territorio, un progetto che va da Rivanazzano a Varzi al Brallo. Un esempio il progetto della green way: sicuramente prolungare la green way fino a Varzi come sembra che debba accadere, che è un qualcosa che abbiamo spinto anche noi in questi anni, è un elemento importante, un punto di partenza per comunicare alla gente che l'Oltrepò è un posto in cui la qualità della vita è alta". Possiamo affermare che voi la "vostra parte" per portare gente in Oltrepò l'avete fatta e la state facendo… "A Villa Esperia lavorano tante persone che hanno deciso di trasferirsi in Oltrepò da Pavia, da Milano o da Alessandria, abbiamo molti giovani dipendenti e collaboratori che si sono spostati dalla grande città, hanno comprato casa e grazie al posto fisso hanno potuto accedere a mutui bancari. Questo è già un dato estremamente importante e poi la nostra parte la facciamo anche grazie a tutto l'indotto che gira at-


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mai decennale di trovare soluzioni imprenditoriali per il rilancio termale? "In Primis mi auguro che questa crisi decennale delle Terme si interrompa alquanto prima, non sono aggiornato sugli ultimi sviluppi, ma spero che ci sia effettivamente un rilancio. Mi sembra che ci siano imprenditori impegnati per farlo e io faccio il tifo per loro e noi saremo ben contenti di fare la nostra parte e di creare eventualmente dei percorsi ambulatoriali condivisi". Cosa manca a Salice dal suo punto di vista imprenditoriale, per un rilancio turistico? "L'amministrazione comunale mi sembra che sia molto propositiva in merito, ne è stato un esempio la manifestazione dell' Agility dog di quest'estate, evento eccezionale che mi auguro venga replicato con l'auspicio che Salice possa così diventare la referente per questo tipo di evento. Torniamo sempre al Parco, a mio giudizio il motore trainante del turismo salicese". La sua più grande soddisfazione da salicese acquisito durante gli anni della gestione della nuova Villa Esperia? "La soddisfazione più grande è quella di poter guardare indietro e poter vedere tutto quello che abbiamo fatto e poter guardare in faccia ad uno ad uno tutti i collaboratori e dipendenti che, ognuno per la sua parte, ha fatto la differenza. Una soddisfazione in particolare quella raggiunta nel 2014 quando siamo stati identificati come struttura IAC, struttura di riabilitazione intensiva ad alta complessità. Quindi la struttura che ha i livelli di qualità maggiori, ed essere annoverati a livello regionale e quindi a livello nazionale tra queste strutture è stato per noi una grande soddisfazione. Siamo la struttura che ha il minutaggio, rapporto paziente dipendente, più alto di tutta la Lombardia, abbiamo standard molto elevati ma non ci accontentiamo ed alziamo sempre

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l'asticella. Abbiamo scelto di aprire un nuovo ospedale perché volevamo alzare il livello, una volta scelto l'ospedale abbiamo scelto di aumentare il numero del personale, ma a quel punto non bastava più e quindi abbiamo scelto di investire nella robotica. Investimenti importanti in termini economici che non ci ha ordinato nessuno ma finalizzati a dare al paziente il miglior servizio che gli si possa offrire e nel momento in cui la tecnologia sforna macchinari del genere non si può ignorarli.La robotica è il futuro, attenzione ciò non è paragonabile all'introduzione del telepass per risparmiare sui casellanti, anzi, noi non vogliamo risparmiare sui dipendenti. Vogliamo farli crescere, tenerli aggiornati e stimolarli. Le sue strutture Villa Esperia e Sorbo Rosso registrano sempre numeri molto positivi. Il segreto di questo suo grande successo? "Crederci e fare le cose con entusiasmo, progettando bene la strada che si vuole percorrere e soprattutto condividerla. Quando abbiamo costruito la nuova Villa Esperia abbiamo condiviso con tutto il personale le scelte fatte, ricordo quando venivo in cantiere con capi sala, fisioterapisti, medici, per condividere e da loro volevamo le idee. Sicuramente il fatto di essere così, noi ci definiamo magnetici, lo dobbiamo al personale, siamo magnetici anche per quanto riguarda la qualità del lavoro siamo magnetici perché il dipendente contento e soddisfatto del clima lavorativo, trasmette il suo entusiasmo anche ai pazienti e questo è sicuramente il nostro punto di forza".

GODIASCO SALICE TERME

torno ai pazienti della nostra struttura ospedaliera". I pazienti di Villa Esperia in che percentuale arrivano "da fuori"? Tanti, la maggior parte. Direi che sono quasi la maggioranza, il 50% dei pazienti viene da fuori regione. Questo perché noi siamo sicuramente bravi… ma anche perché ci troviamo in un punto geografico strategico: a pochi chilometri dal Piemonte e poco più in là Liguria e quindi che ci sia questa mobilità è normale" Il fatto di avere pazienti diciamo "esterni" provoca inevitabilmente un introito per Salice Terme, parenti o amici che soggiornano e/o pranzano nelle strutture ricettive salicesi… Cosa piace e cosa non piace a questa gente di Salice? "Per quello che ho percepito io a Salice ci sono alcune strutture ricettive di altissimo livello, altre avrebbero bisogno di crederci maggiormente, però quello che apprezzano, soprattutto chi si ferma per periodi lunghi, è il Parco. Il Parco piace sempre a tutti ed è quello su cui secondo me, dovrebbe ruotare tutta l'economia del paese, che siano appunto le Terme, le discoteche o i bar. I salicesi si lamentano spesso delle condizioni in cui versa il Parco perché gli vogliono bene e lo vorrebbero ancora più bello di quello che è e forse perchè si ricordano com'era… Del resto anche io ricordo com'era attrattivo e magnetico il parco anni orsono… C'è da fare però una considerazione: per chi viene da fuori il 'nostro' Parco appare bello, vedersi tanto verde e tanti alberi è già piacevole, in estate poi con la piscina e le varie attività diventa molto attrattivo. Lo 'straniero' molto spesso non è critico come lo siamo noi e questo deve convincerci che ce la possiamo fare". Il business della sua famiglia è stato ed è nel settore sanitario. Un'altra realtà importante a Salice sempre nel medesimo settore sono le Terme. Non ha mai pensato di collaborare o vista la crisi or-

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PONTE NIZZA

"quando abbiamo deciso di produrre formaggio siamo andati a chiedere ai vecchi contadini"

di

"Allevatori e contadini: assassini per gli animalisti, inquinatori per gli ambientalisti"

Giacomo Braghieri

Gianni Repetto e Lino Verardo

Lino Verardo è il Presidente dell'associazione culturale "Terre della Montagnina" con sede a San Ponzo Semola nel Comune di Ponte Nizza e Gianni Repetto ne è l'animatore culturale. "Terre della Montagnina" nasce per unire e dare voce alle piccole e medie realtà agricole delle valli delle quattro provincie. Il mestiere del contadino e dell'allevatore sul nostro appennino dopo un lungo declino durato per oltre un trentennio sta tornando alla ribalta. I prodotti di terre incontaminate sono sempre più richiesti da un consumatore attento. Milano in fondo è a un'ora di auto. Ma c'è di più, sta tornando, per le sue peculiarità alimentari e casearie l'animale che ha segnato per secoli la vita degli abitanti delle terre alte, la vacca varzese nelle sue varianti liguri e piemontesi. Grazie ai "deliri" degli animalisti del Meta e allo scetticismo di un grosso allevatore di frisone della zona siamo riusciti a scoprire una realtà che ci riporta alle nostre radici con prospettive economiche allettanti e ribadisce l'adagio contadino, "scarpe grosse e cervello fino". Un ligure come lei, che nell'immaginario di tutti noi dovrebbe essere un uomo di mare, come mai è diventato un contadino? "Io sono nato sull'Appennino da una famiglia contadina che coltivava la terra ed allevava vacche. Ricordo che mio nonno, in primavera, tornava da Dova con due o tre vacche 'montagnine' magre, tutte ossa, che poi noi mettevamo all'ingrasso e facevamo coprire. Erano vacche varzesi od ottonesi che dir si voglia. Erano i bovini che allevavamo nel nostro Appennino, animali piccoli, frugali, che venivano alimentati a fieno, senza bisogno di mangimi". Ha sempre allevato varzesi? "No, ho iniziato con le frisone, ho sempre prodotto latte. Il latte a un certo punto è andato a 26 centesimi al litro e le frisone, allevate con rispetto verso l'animale, producono non più di 30 litri di latte al giorno. Ma, per poter avere questa produzione, hanno bisogno di mangimi che per forza di cose uno deve comprare e così dal punto di vista economico si va in perdita". E allora che cosa ha fatto? "Negli anni novanta io e mia moglie siamo arrivati a un bivio: chiudere l'azienda o cercare di allevare animali che potevamo nutrire col fieno prodotto in azienda. Naturalmente non era possibile vendere il latte ai caseifici e ci siamo attrezzati per trasformarlo noi con un caseificio artigianale. Abbiamo scelto la razza varzese perché, fatti quattro calcoli, era la razza più economica da allevare con la migliore resa qualitativa del latte. Abbiamo anche diversificato l'allevamento e abbiamo aggiunto le capre, le pecore e il pollame". Che tipo di formaggio producete? "Produciamo un formaggio che è un misto di latte caprino, ovino e vaccino, con una prevalenza di latte

vaccino. È il formaggio che si produceva tradizionalmente nelle valli dell’Appennino delle quattro province". Quindi non ve lo siete inventati? "No, quando abbiamo deciso di produrre formaggio siamo andati a chiedere ai vecchi contadini che l’avevano sempre fatto e qui a San Ponzo abbiamo trovato una signora che ci ha detto che un tempo si tenevano vacche varzesi per il latte e i vitelli, capre per dare latte ai bambini e per i capretti e pecore per la lana e gli agnelli. Il formaggio veniva prodotto miscelando il latte di queste specie perché un tempo niente andava sprecato. Questa donna ci ha spiegato, secondo la sua esperienza, che il latte vaccino doveva essere il prevalente e che allora, per rispettare la regola, il latte ovino in più veniva dato ai vitelli. È per questo abbiamo introdotto ovini e caprini nel nostro allevamento". Ci sono percentuali da rispettare? "L'unica regola è che il latte vaccino deve essere in quantità prevalente". Negli anni novanta la razza varzese stava per estinguersi. Come siete riusciti a recuperarla? "La prima vacca la comprammo nel '94 a Rovereto nel comune di Cerignale, era una fattrice gravida. Poi altre due le comprai a Bosmenso su segnalazione del Dottor Marone, veterinario ASL (ora ATS, ndr). Erano destinate al macello, perché sembrava non riuscissero più a partorire. In realtà, grazie alle sue cure, riuscirono a concepire ancora e fortuna volle che i primi parti fossero tutti di femmine. A quel punto avevamo un nucleo sufficiente di varzesi e allora vendemmo le frisone. Come ligure conoscevo un gruppo di allevatori storici delle Capanne di Rezzoaglio che hanno mantenuto e selezionato per la produzione del latte l'unica vacca autoctona ligure, la 'cabannina'. Al di là del manto è simile per robustezza, dimensioni e frugalità alla varzese, e il latte delle due razze è simile per qualità. La prima l'ho comprata per spirito di appartenenza e l'ho regalata a mia moglie, era il regalo di fidanzamento. Quindi oggi abbiamo in azienda entrambe le razze". Con una simile quantità di animali come siete riusciti ad evitare la consanguineità? "Negli anni '80 ci fu un grosso finanziamento per la salvaguardia della razza varzese dall'estinzione, che non ebbe grande successo se non per il fatto che si riuscirono a far dei prelievi di seme poi conservati all'università Cattolica di Piacenza. Per fortuna, grazie all'analisi del dna, risultarono tori con buone differenze genetiche e in questo modo siamo riusciti ad evitare la consanguineità. Si presentò, però, un altro problema". E quale? "Sul mercato di Varzi i vitelli migliori venivano allevati ed addestrati per farne buoi ed essere venduti in coppie alle aziende della bassa pavese, quelli nella

media erano destinati al macello e quelli più brutti venivano scelti per farne tori. C'è stata, dunque, una selezione al contrario. Per quanto riguarda la vacca, invece, non c'è stata nessuna selezione sulla produzione del latte, come c’è stata, ad esempio, per la cabannina, con il risultato che la varzese non era costante nella produzione. C’erano vacche che producevano due o tre litri al giorno e altre che potevano arrivare a venti. La cabannina, invece, è costante e produce dieci-quindici litri di latte al giorno. Su questo abbiamo lavorato molto negli anni, grazie al supporto del Dottor Marone, e ora abbiamo varzesi che producono volumi di latte in modo costante". Il nome di questo veterinario è ricorrente nella storia della rinascita della razza varzese… "Guardi, il Dottor Maurizio Marone, oltre ad essere un ottimo professionista, è un grande appassionato di questa razza. E, soprattutto, è un interprete intelligente della burocrazia. Quando trovi uomini o donne di questo tipo, senti lo stato, con le sue giuste regole, vicino al cittadino e alla filiera di produzione. Le regole vanno rispettate e fatte rispettare a salvaguardia dei produttori onesti e capaci e dei consumatori e questo veterinario ci ha dimostrato che rigore e vicinanza non sono antitetici". Quanti sono gli allevatori di varzese qui in zona? "Tra chi ne ha due o tre e chi ne ha molte di più saremo una decina, con più di duecento fattrici". A chi vendete i vostri prodotti? "Formaggio, latte, uova e carni li vendiamo direttamente ai privati, quasi tutta gente che viene da fuori". Non è il primo che lo dice, non avere un mercato locale, sembra una costante per voi produttori di formaggi e carni in Valle Staffora. "È incredibile, ma è così. Neppure le istituzioni, le mense scolastiche, le case di riposo comunali ed altri enti si rivolgono a noi. Se avessimo un mercato locale, la nostra produzione non sarebbe sufficiente a soddisfare la domanda e si aprirebbero buone opportunità per nuovi giovani contadini". A proposito di giovani: l'Istituto agrario Gallini di Voghera è sempre più scelto come scuola secondaria. Che consigli si sente di dare a questi ragazzi e ragazze? "Il mondo dell'agricoltura è molto variegato e chi frequenta l'ottimo istituto Gallini, come ho fatto io ai miei tempi, non necessariamente lo fa perché ha in mente di fare il contadino. Per fare questo mestiere ci vuole una grande passione e una dedizione assoluta. Umanamente devi anche essere fortunato a trovare chi voglia vivere in questo modo per formare con te una famiglia. Io ho iniziato con una motofalciatrice e un mutuo in banca. A piccoli passi, io e mia moglie insieme abbiamo creato un'azienda. Ecco, se posso dare un consiglio è quello di muoversi con i piedi di piombo e fare piccoli passi, senza farsi abbagliare dall'ultimo modello di trattore o dalle dimensioni del capannone, se no si rischia di lavorare soltanto per i mutui che si sono sottoscritti. Infine, il lavoro del contadino è stare sui suoi campi e vicino ai suoi animali in modo costante, non esistono feste o ferie". Cosa risponde a chi insinua che allevate le varzesi per via dei contributi? "Ho iniziato ad allevare questa razza quando i contributi non esistevano. Tutta l'agricoltura europea è sovvenzionata, perché il valore del cibo che produciamo deve stare più basso rispetto al valore reale. Ci pensi: un litro di latte costa meno di una lattina di Coca Cola. In questo momento, grazie ai contri-


il Periodico buti, riusciamo ad essere competitivi sul prezzo della carne, del latte e del formaggio rispetto alla grande distribuzione fornendo una qualità altissima. E aspettiamo che i consumatori se ne rendano conto e che inizino a pensare al cibo come bene essenziale per la salute: poco e di ottima qualità". Lei è Presidente dell'associazione "Terre della Montagnina": che cosa ci può dire in proposito? "È un'associazione nata di recente per unire chi fa il nostro mestiere e fare in modo che i produttori di latte e bovini da carne di alta qualità, fuori dalle filiere industriali, possano avere, come un tempo, la giusta visibilità. L'associazione che mi onoro di presiedere ha in Gianni Repetto, insegnante e scrittore con esperienze passate in amministrazione di 'terre alte' appenniniche, il suo ispiratore culturale". Gianni Repetto è nato in una famiglia contadina ed è un intellettuale pratico "che conosce a fondo il nostro mondo" come suggerisce Livio Verardo. Gianni Repetto, cosa ci fa un filosofo fra i contadini? "Io sono nato a Lerma, un piccolo comune nelle colline dell'Alto Monferrato ovadese, in provincia di Alessandria. Sono figlio di viticoltori e frutticultori, mi sono laureato in Filosofia a Genova e ho insegnato nelle scuole medie in Lombardia, in Toscana e infine in Piemonte. Da quando sono tornato a vivere a Lerma, alla metà degli anni '90, mi sono impegnato nell'amministrazione locale e ho vissuto l'esperienza, per me fondamentale, di fare il presidente del Parco delle Capanne di Marcarolo dal 2001 al 2011. In quel ruolo ho avuto modo di toccare con mano i problemi dei contadini e degli allevatori dei territori dell'alto Appennino delle quattro province. Sono amico di Lino da lungo tempo e parlando con lui dei problemi dei pochi agricoltori rimasti sull‘Appennino abbiamo deciso di fondare un'associazione culturale e di promozione sociale per dare voce e rappresentanza a questi contadini". "Terre della Montagnina"quando nasce e da chi è composta? "L'associazione nasce all'inizio del 2017 e attualmente ha una quindicina soci sparsi nei territori delle quattro province. La maggior parte dei soci sono allevatori, non solo di varzese, ma ci sono anche frutticultori e produttori di ortaggi, di legumi, di cereali, di formaggi e di salumi. Noi siamo convinti che la piccola o media azienda appenninica moderna possa sopravvivere soltanto se si differenzia dalla produzione agricola industriale. Tutti gli anni, quest’anno è stata il 6 agosto, organizziamo a San Ponzo la fiera della vacca varzese o montagnina, l'animale che è al centro della nostra cultura agricola appenninica e che sta tornando sui nostri pascoli per la qualità del latte e della carne e per la sua capacità di vivere di solo pascolo e fieno. E nell'epoca che vede il 'Bio' sui prodotti della grande distribuzione questo tipo di animale storico fa la differenza". Ci spiega? "Non ha bisogno di mangimi per produrre latte ed il suo latte, per una questione genetica, ha una resa in formaggio superiore del 20% rispetto al latte di frisona. Se sta tornando nelle stalle non è per nostalgia tradizionalista, ma perché, fatti i calcoli sulle spese di mantenimento e gestione, si sta mostrando molto conveniente. È chiaro che, perché questa scelta renda, è necessario dotarsi di un proprio caseificio artigianale e organizzare tutta la filiera: coltivazione del foraggio, allevamento della vacca in condizioni assolute di benessere, produzione del formaggio e delle carni. Questo interessa soprattutto i gruppi di acquisto solidale che, al di là del bio, preferiscono comprare dove riescono a controllare di persona tutto il ciclo di produzione". Cosa altro si prefigge l'associazione? "Innanzitutto il ritorno a una produzione naturale in agricoltura, quello che noi definiamo semplicemente

29 il ritorno alla normalità, e di conseguenza ci prefiggiamo di sostenere chi produce cibo di alta qualità in terre incontaminate con ritmi e qualità non sostenibili dalla grande distribuzione. I nostri associati riescono a vendere i loro prodotti a un prezzo competitivo perché lo fanno direttamente, senza intermediari, e per far conoscere ulteriormente le loro produzioni cercheremo di organizzare eventi e punti vendita collettivi al fine di sensibilizzare i consumatori ad acquistare cibi provenienti da queste filiere garantite personalmente. Un altro grande scopo che ci prefiggiamo è quello di far conoscere questa realtà produttiva naturale ed ecosostenibile al mondo della scuola. Oggi i bambini e i ragazzi non hanno coscienza dell'economia del mondo in cui si sono formati i loro avi. Non ne conoscono più la lingua, il dialetto, e hanno perso il senso del rapporto uomo-animale pur vivendo in una zona agricola e pastorale. Rischiano di perdere completamente le loro radici. Noi abbiamo, dunque, il compito storico di impedire che avvenga questa cesura, perché il filo che ci lega al passato, una volta reciso, non si può più ripristinare. A questo fine chiederemo ai rappresentanti degli enti locali di farsi promotori presso le autorità scolastiche regionali e provinciali dell‘istituzione di corsi sull’agricoltura, l’allevamento e l’artigianato tradizionali nelle scuole medie inferiori e superiori con stage da svolgere presso le aziende che adottano questa filosofia di lavoro". Secondo lei il mondo contadino, dopo la scomparsa del partito di riferimento, la DC, è più solo? "La grande impresa agricola di pianura è alla mercè delle regole europee, della finanza e della grande distribuzione. Chi è sopravvissuto, ha dovuto adattarsi alle regole di questo mercato. Ciò ha significato aumentare la produzione per ettaro con l'aiuto della chimica, selezionare animali che danno la massima resa in latte e in carne con l'aiuto di farmaci e mangimi e allevare animali in batteria con tutto quello che comporta riguardo alla loro salute e benessere. Molti dei piccoli e medi produttori agricoli, invece, hanno scelto un’altra strada cercando di crearsi un mercato con i consumatori consapevoli Entrambi ormai non hanno più partiti di riferimento, sono più liberi da eventuali vincoli clientelari, ma non riescono a far valere le loro ragioni. La nostra associazione vuole essere un punto d’incontro per i contadini locali, dove vengono discussi i problemi e rivolte richieste alle amministrazioni pubbliche. Un'aggregazione dal basso senza appartenenze né padrini politici. E non solo questo". Che altro? "Cerchiamo di fare sussidiarietà, di aiutarci a vicenda scambiando forza lavoro e mezzi. Pensiamo a come risolvere il problema della parcellizzazione dei terreni. Come è possibile cintare un pascolo se una o due pertiche appartengono a persone che le hanno ereditate dal nonno e che non hanno intenzione di venderle? Sembra banale, ma le istituzioni non ci hanno mai pensato e per i nostri allevatori spesso è un problema. E come fa un giovane che decide di iniziare con due vacche a produrre formaggio se non ha un laboratorio attrezzato secondo le disposizioni dell’ASL di competenza? Laboratorio che richiede un investimento di decine di migliaia di Euro. Eppure la regione Liguria ha semplificato la normativa e le richieste sanitarie per le aziende familiari e tutto questo in piena regola con l’Europa. Perché non lo fanno anche altre regioni?". Durante la Fiera di San Ponzo siete stati contestati dagli animalisti. Che ne pensa? "Il presidio animalista che il 6 agosto di quest’anno ha cercato di condizionare con urla, slogan e insulti la Fiera della varzese organizzata dall’Associazione 'Terre della Montagnina' a San Ponzo l’ha fatto a prescindere da come era organizzata la fiera, senza minimamente preoccuparsi di conoscere le storie di lavoro di questi allevatori e contadini che non sbarcano il lunario in uffici evanescenti, ma lottano quo-

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tidianamente per la sopravvivenza delle loro aziende tra il disinteresse istituzionale che neppure riconosce la loro funzione di presidio del territorio. Allevatori e contadini che, al di là di qualche battibecco, non hanno risposto alle insistenti provocazioni, ma la cui pazienza ha pure un limite visto il fuoco incrociato che si riversa su di loro da diverse parti dell’opinione pubblica: assassini per gli animalisti, inquinatori per gli ambientalisti di città, evasori per impiegati ed operai che rinfacciano loro di pagare poche tasse e quote minime di contributi previdenziali. Ma se si continua a soffiare sul fuoco, la pentola bolle e prima o poi salterà il coperchio". Lei è stato Presidente di un parco: ci spiega come sono amministrate le zone parco al giorno d'oggi? "Oggi i parchi non sono più di moda e sono stati scaricati da tutte le forze politiche. Eppure, e gli incendi di quest’anno lo confermano, è più che mai necessaria una vigilanza sulle zone naturalmente più sensibili fatta di normative che garantiscano la tutela dell’ambiente senza dimenticare chi vive in quell’ambiente. Credo che molte zone del territorio italiano dovrebbero essere trasformate in Parchi, partendo da un presupposto che, in passato, spesso l’istituzione dei Parchi non ha tenuto in considerazione: le aree protette devono avere il consenso delle popolazioni locali che, tramite i loro rappresentanti, devono poter discutere le regole e non vedersele imporre dall’alto. Sono convinto che se il criterio di istituzione fosse più democratico si riuscirebbe a trovare un accordo che faccia prevalere il cosiddetto bene comune. Inoltre, in questo modo, si potrebbero sfatare quelle dicerie metropolitane (oggi si direbbe fake news) secondo le quali nei Parchi non si può fare niente. Si prenda il caso del taglio della legna: nei Parchi è assolutamente consentita, eppure il fantasma del divieto è sempre stato evocato dai nemici dei Parchi. Per quel che mi riguarda, all’epoca della mia presidenza a Marcarolo introducemmo delle norme forestali che consentivano ai piccoli proprietari locali di boschi di tagliare fino a due ettari con una semplice comunicazione al Parco; nel frattempo, nel territorio al di fuori del Parco era in vigore una legge regionale che richiedeva la presentazione di un piano agronomico per i tagli superiori al mezzo ettaro. Non vi dico quanti proprietari di boschi vennero in quel momento a chiedere di entrare nel Parco!". E il rapporto con i cacciatori? "Credo che sia indispensabile, quando si parla di Parchi, dialogare con tutti, anche con i cacciatori. Noi lo facemmo e riuscimmo a selezionare tramite un corso istituzionale un gruppo consistente di selecontrollori per l’abbattimento dei cinghiali all’interno del Parco. Una collaborazione che è stata proficua e ha consentito di contenerne la popolazione entro limiti compatibili con il territorio. Un’altra forma di dialogo con i cacciatori è l’istituzione di zone preparco, cioè l’affidamento della gestione venatoria della fascia di territorio che circonda il Parco ai cacciatori locali. È presente in molti parchi italiani e mi pare che sia stata proposta anche per l’istituendo parco della Val Borbera". A proposito di cinghiali: lei non crede che rappresentino un grave problema per l'agricoltura dell'Appennino? "Assolutamente sì. E credo che le istituzioni dovrebbero adoperarsi di più per il contenimento della specie entro limiti compatibili con l'agricoltura locale. Se poi si tratta di zone di pregio colturale, penso che si debba procedere addirittura all’eradicazione. Si tratta di una specie, come tutti sanno, introdotta abusivamente sui nostri territori, tra l’altro spesso con capi che hanno poco del cinghiale, ma sono da considerare piuttosto porcastri. E i nostri agricoltori, che già sopravvivono tra enormi difficoltà, non è giusto che debbano sopportare anche questo flagello".


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DAL PROSSIMO ANNO NUOVI CORSI PER OCCUPARE I RAGAZZI SUL TERRITORIO

di

Christian Draghi

L'Ipsia di Varzi guarda al futuro e si prepara a lanciare per il prossimo anno scolastico un paio di progetti che mirano ad avere una ricaduta occupazionale immediata sul territorio. L'obiettivo è portare lavoro in Valle Staffora, e per farlo l’istituto intitolato a Carlo Calvi sa che deve saper sfruttare le risorse a disposizione partendo dalla formazione dei ragazzi. è così che, agganciandosi al lungo treno del progetto Aree Interne è stato possibile istituire due nuovi corsi di studi che partiranno dall’anno scolastico 2018-2019. Per l’unica scuola superiore nel territorio dell’Oltrepò montano – ad oggi circa 80 studenti per cinque classi- è un risultato decisamente importante, di cui va fiero il dirigente scolastico Beatrice Tornari. Preside, di che tipo di corsi si tratta? "Il primo sarà di Servizi Socio Sanitari ed è rivolto ai ragazzi della scuola superiore, quindi tra i 14 e i 18 anni. Il secondo progetto riguarda dei corsi IFTS, ovvero di istrizuione e formazione tecnica superiore, rivolti a chi ha già conseguito il diploma con possibilità di effettuare degli stage in azienda". Andiamo per ordine. Con il nuovo corso di Servizi Sociosanitari all'Ipsia di Varzi si aggiungerà quindi una nuova classe? "Esattamente. Si tratta di una nuova proposta per la quale c’è stata richiesta, sia da parte delle strutture che operano sul territorio, sia da parte dell’utenza. Un corso rivolto più che altro al pubblico femminile, visto che quello attualmente esistente di manutenzione e assistenza tecnica è frequentato prevalentemente da maschi". Come mai è stato scelto proprio questo corso? "Abbiamo effettuato delle indagini presso le strutture della Valle, da Rivanazzano a Godiasco, passando per Varzi stessa e Zavattarello ed è emerso che in questo settore ci sono opportunità lavorative visto che è in crescita". Che tipo di qualifica si otterrà seguendo il vostro corso di studi? "Si potrà iniziare ad operare in ambito socio assistenziale appunto, con compiti vari di natura organizzativa. Per diventare Oss poi il passo potrebbe essere breve, mancando solo una piccola qualifica tecnica. Ma la possibilità di inserimento nel mondo del lavoro sarà immediata, considerando che in Alta Valle Staffora come detto le strutture di questo tipo

VARZI

"Studiare per lavorare in Valle Staffora", l’Ipsia lancia la sfida

Beatrice Tornari

sono ormai numerose e c’è richiesta". Case di riposo, case famiglia, centri di assistenza alla persona. è di questo che parliamo? "Esattamente. Sul piano lavorativo è quello che offre il territorio e se vogliamo che i ragazzi restino a vivere e lavorare in Valle Staffora dobbiamo dare loro gli strumenti per potersi occupare in loco, assecondando le richieste del mercato". Quante adesioni vi aspettate? "Direi una classe sicuramente per il primo anno, quindi diciamo una ventina di alunni". Da dove provengono attualmente gli studenti? "Un po' da tutta la vallata, da Rivanazzano in su. Siamo l’unico punto di riferimento in un territorio vastissimo". Il secondo progetto invece riguarda corsi post diploma, esatto? "Sì. Dall’anno prossimo, sempre nell'ambito del progetto Strategie Nazionali Aree Interne saranno attivi 3 corsi IFTS, anche in questo caso mirati a rispondere alle esigenze e alle opportunità lavorative che ci sono sul territorio. Uno riguarderà la promozione di prodotti e servizi turistici con attenzione alle risorse, alle opportunità e agli eventi. Un altro sarà in tecniche di monitoraggio e gestione di territorio e ambiente. Il terzo riguarderà tecniche di

progettazione e realizzazione di processi artigianali e di trasformazione agroalimentare sempre relativo a produzioni tipiche del territorio e della tradizione enogastronomica". Come saranno articolati? "Sono corsi post diploma da 900 ore ciascuno. Le prime 500 si svolgeranno nella sede di Varzi nel pomeriggio, mentre le restanti 400 ore saranno da svolgere in tirocini presso le aziende della zona". A Varzi convivono numerose comunità di cittadini stranieri. Romeni, albanesi, ucraini ad esempio. Molti di loro hanno avuto figli che ora frequentano la sua scuola. A livello di integrazione come siamo messi? "La situazione è assolutamente positiva, tutto funziona al meglio. Va però detto che questi ragazzi ormai sono già di seconda o terza generazione, quindi italiani a tutti gli effetti, molti di straniero hanno tutt’al più il cognome. Sono soddisfatta anche del fatto che siamo riusciti a coinvolgere anche alcuni dei ragazzi più giovani che sono rifugiati ospiti dell’hotel Corona. Qualcuno di loro ha seguito dei corsi e non ci sono mai stati problemi di alcun genere. Siamo esenti anche da fenomeni di bullismo, segno che l'Ipsia è un buon esempio di integrazione e crescita personale".


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VALLE STAFFORA

LEGAMBIENTE: "I LAVORI AL TORRENTE RISPETTINO GLI HABITAT"

"Bacini di accumulo? Lo Staffora non è Gardaland" di

Christian Draghi

"Gli interventi sull'alveo dello Staffora devono rispettare gli habitat naturali e l'idea di trasformare il torrente per sfruttarlo come risorsa energetica o parco divertimenti è ridicola e irrispettosa". La sezione vogherese di Legambiente interviene sul tema caldo dello Staffora. Parla degli imminenti lavori di manutenzione al greto e critica duramente il progetto dei bacini di accumulo realizzato dall’architetto Adriano Rosolen, che da anni giace nei cassetti della Regione e che alcuni vorrebbero vedere attuato per dare una "svolta" al destino del torrente. A parlare è il naturalista e membro del circolo Francesco Gatti. Presto ci saranno interventi di pulizia e disboscamento all'alveo dello Staffora. Come la vedete? "In passato abbiamo assistito a disboscamenti sulle sponde che evidentemente non erano funzionali alla messa in sicurezza dell'alveo ma piuttosto ad altro. Rimuovere ramaglie e tronchi in alveo o nelle zone di probabile inondazione può avere un senso, ma spianare il greto (distruggendo diversi habitat) trasformando il torrente in uno scivolo rettilineo in cui un'eventuale piena farebbe prendere velocità alle acque, beh questo no". Nei cassetti della Regione giace invece da tempo un progetto per la realizzazione di 24 bacini di accumulo lungo il corso dello Staffora. Cosa ne pensa se venisse realizzato? "Bisognerebbe in ogni caso ragionarci mettendo sul tavolo le varie competenze, esigenze, criticità, ma non dovrebbe mai mancare in questi casi la volontà di tenere conto anche degli aspetti naturalistici". Chi si oppone sostiene che un simile intervento potrebbe essere troppo invasivo. Concorda? Oppure credete che uno Staffora "nuovo" potrebbe giovare a tutti come sostenuto dall'architetto Rosolen? "Qual è lo Staffora 'nuovo'? Quello auspicato dall'architetto Rosolen è preoccupante, da una parte risorsa da sfruttare nonostante sia morente dall'altra parco giochi, come oramai tristemente e quasi universalmente vengono intesi gli ambienti naturali. Non si tratta di pensare allo Staffora come alla foresta Amazzonica ma per quello che è, un torrente appenninico con caratteristiche ecologiche e paesaggistiche di pregio proprio perchè (a tratti e quasi miracolosamente) è rimasto naturale. Come si vuole che sia un torrente? Un taboga libero da ogni erba, pianta, ghiaia privo di vita vegetale e animale da usare esclusivamente per produrre energia e come parco divertimenti per sport adrenalici? Credo che il concetto di corridoio ecologico sia un tantino differente... non si deve parlare di uno Staffora nuovo ma di una nuova mentalità di convivenza con il torrente: nel costruire (o meglio ancora nel non costruire più), nel non considerarlo un ribelle da incatenare e svilire per ricavarci qualche quattrino camuffando intenzioni di convenienza (per pochi) economica sotto la parola sicurezza che ai giorni nostri giustifica qualsiasi cosa". Non vedreste quindi di buon occhio l'utilizzo dell'acqua dello Staffora per la produzione di

Francesco Gatti

energia elettrica? "Appare un paradosso viste queste ultime annate siccitose. Lo Staffora è un rigagnolo e ciononostante si ha la pretesa di utilizzare le sue (pochissime) acque per produrre energia elettrica e per irrigare i campi? E con il rispetto del deflusso minimo vitale come la mettiamo? Esiste una legge che obbliga a garantirlo, la soluzione fino ad ora è stata semplicemente quella di infischiarsene, tutti chiudono uno o anzi due occhi e se il deflusso minimo non c'è... beh, pazienza... in barba alla legge". Che tipo di soluzione auspichereste per il bene dell'ecosistema? "Evitare appena possibile di intervenire sul torrente e ripensare invece alla qualità dell'antropizzazione... Rosolen dice che lo Staffora è antropizzato da 2000 anni, ma non considera che in 2000 anni gli effetti di questa antropizzazione sono cambiati notevolmente. Sarebbe il momento di rivedere il nostro modo di convivere con i fiumi e gli architetti dovrebbero pensare a realizzare ponti che sappiano far fronte e resistere senza danni a una piena. Una mezza pienuccia a momenti si è portato via il ponte di salice... sì è vero, ma di chi è la colpa? Dello Staffora? O di chi ha realizzato quel ponte di marzapane? Gli architetti ripensassero al nostro modo di costruire vicino a un fiume, a non invaderne le pertinenze salvo poi lamentarsi se il fiume saltuariamente se ne riappropria". Dal punto di vista naturalistico quali biodiversità si trovano nel torrente? "C’è ad esempio il gambero di fiume autoctono che è un presenza di rilevante interesse a livello europeo ed è solo uno dei tanti elementi di pregio, tra cui sicuramente la comunità di pesci in generale (con lasca e vairone in primis) e tutta la fauna e la flora che gravitano per varie ragioni attorno all'ecosistema staffora. Il corso del torrente ospita una ricca comunità di libellule, farfalle (quasi 100 specie!), uccelli (oltre le 100 specie!), rettili (con specie di importanza comunitaria) e anfibi. Faccio notare che quando si parla del greto del torrente si usano termini impropri come 'erbacce' o 'stato brado'.

Quelle che chiamate erbacce sono parte della base su cui poggia l'intero ecosistema. un giardiniere userebbe quel termine, ma il contesto in cui egli opera è un tantino diverso. Stato brado poi è più che fuori luogo, è una totale mancanza di onestà intellettuale. Lo Staffora non è la foresta Amazzonica ma meno ancora deve essere considerato come una sorta di parco dei divertimenti alla Gardaland". L'attuale situazione di incuria non reca quindi un danno dal punto di vista naturalistico? "Per prima cosa è il termine incuria che pone la questione in modo errato. Ribadisco che non si tratta di un giardino privato o di un parco giochi. piante schiantate, meandri, pozze di acqua ferma rappresentano o costituiscono in consociazione degli habitat indispensabili alla biodiversità in senso ampio. Questo è l'abc dell'ecologia, ma in Italia siamo fermi prima, all'asilo, e questi concetti sono assenti dal nostro bagaglio culturale. Questo complica le cose e rende facile per alcuni esprimere pareri e sentenze pur non sapendo nulla dell'argomento". Non crede che lo Staffora possa essere una base su cui far ripartire il turismo? E se sì in che modo? "Quando si parla di turismo si fa molta demagogia! L'architetto Rosolen parla di canoe ma chiunque abbia una minima frequentazione dello Staffora penso si faccia una grassa risata all'idea. Dobbiamo credere che la realizzazione di centraline trasformi un torrente al collasso idrico in un impetuoso corso d'acqua in cui fare rafting? Un progetto ecoturistico c'è già, da tempo, e si chiama green way. sarebbe bene completare quel progetto e permettere ai visitatori di muoversi in modo sostenibile in un vero ambiente naturale, non in una sorta di parco pubblico, potendo osservare fiori e animali, di paesaggi 'veri' e selvaggi... non è una parolaccia quest'ultima, tutt'altro. una speranza ecoturistica per il futuro deve essere sostenibile sotto tutti gli aspetti, il biowatching per esempio può essere una carta da giocare anche all'estero e la 'materia prima' necessaria per realizzare e vendere questo "prodotto" sono gli animali e le piante di cui sopra".


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la rubrica per gli appassionati della buona tavola

Di Gabriella Draghi Si avvicinano le feste, è tempo di regali e questo mese vi consiglio la ricetta di dolci che possono essere utilizzati anche per fare un gradito omaggio natalizio. La spesa è un pochino maggiore di tre euro ma otterrete un vassoio di 18 gustosissimi boeri. Mi sono chiesta quali fossero le origini di questo cioccolatino irresistibile. La storia dei cioccolatini boeri non è molto chiara. Sembra siano stati inventati durante i primi del Novecento da un pasticcere svizzero, Emil Gerbeaud che da Ginevra si trasferì a Budapest e aprì la sua

pasticceria, il Cafè Gerbeaud, tuttora esistente. Emil voleva esportare in Ungheria il raffinato gusto francese e inventò questi cioccolatini che nel resto del mondo sono conosciuti proprio come "Gerbeaud bonbon". Poi, come dall'Ungheria siano diventati una specialità del Nord Italia non è chiaro, né come mai abbiano assunto il nome di boeri... probabilmente perché il colore della carta che li racchiudeva, rosso fuoco, era lo stesso delle casacche dei soldati Boeri sudafricani. Vi propongo la mia particolare versione che ha incontrato il gusto di tutti i miei amici più esigenti. Un dolce Natale a tutti!!

CUCINA

Cheap But Chic: piatti golosi e d'immagine al costo massimo di 3euro!

DICEMBRE 2017

I BOERI DELLA GABRY Ingredienti: 260 g di cioccolato fondente 18 ciliegie sotto spirito denocciolate 50 ml di panna 50 ml di rum bianco zucchero a velo Come si preparano: scoliamo le ciliegie dallo spirito, le denoccioliamo con l'apposito attrezzo e le facciamo asciugare su di un foglio di carta assorbente. Sciogliamo 130 g di cioccolato a bagnomaria con la panna. Togliamo il tegame dal fuoco, incorporiamo il rum, mescolando bene e versiamo il composto ottenuto in una ciotola. Facciamo raffreddare e poi poniamo in frigorifero per 2 ore. Spolverizziamo il piano di lavoro con lo zucchero a velo e lavoriamo il composto tolto dalla ciotola formando dei rotoli di 2 centimetri di diametro. Tagliamo a pezzetti lunghi 3 centimetri e farciamo ognuno con una ciliegia, modellando in modo da dare la forma di boero. Disponiamo i boeri su di un vassoio ricoperto da carta da forno e facciamo raffreddare in congelatore per 2 ore. Sciogliamo ora il cioccolato rimasto a bagnomaria e, con l’aiuto di una forchettina da dolci, vi tuffiamo i boeri uno alla volta, mettendoli ad asciugare su di un foglio di carta da forno. Facciamo asciugare in frigorifero e poi disponiamo i nostri boeri nei pirottini di carta. Gabriella Draghi


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ZAVATTARELLO

"UNA FUSIONE PORTEREBBE AD UN RISPARMIO DAI 50 AI 70 MILA EURO"

"La nostra è un'iniziativa non contro i sindaci, è stato questo il grande malinteso" di

Silvia Colombini

"Cittadini dei cinque comuni siete a conoscenza che i vostri comuni possono ricevere dallo Stato e dalla Regione circa dieci milioni di euro in dieci anni e risparmiare almeno 50.000 € all’anno per ogni comune, per sempre?" Si apre così in modo chiaro e diretto il volantino che riguarda la proposta di fusione promossa dal Comitato Promotore che ha nel suo primo firmatario il Conte Camillo Dal Verme. Volantino che il comitato sta distribuendo alla popolazione dei cinque comuni che dovrebbero, e l'uso del condizionale è d'obbligo… essere interessati alla fusione. È forse la prima volta che in Oltrepò, dove tanto si parla di fusioni tra comuni, chiudendo il sipario sulle ormai "sorpassate" unioni, che un gruppo di cittadini fuori dalla politica con nessun incarico nelle varie amministrazioni comunali si fa portavoce di un tema che molto spesso o almeno fin qui è sempre stato lontano dagli interessi della gente ritenendola prerogativa della politica e nello specifico, decisione dei vari sindaci. Ma che cos'è esattamente il Comitato promotore, lo chiediamo a tre dei suoi componenti: Enrico Baldazzi, Tiziano Cai e Luigi Legramanti, i tre che forse, almeno sul piano della comunicazione sembrano essere i più agguerriti riguardo l'operazione fusione. Baldazzi quando e come nasce il Comitato Promotore? "Nel mese di Agosto di quest’anno io e un gruppo di amici ci siamo ritrovati per mettere sul tavolo delle idee con lo scopo primo di valorizzare il nostro paese e abbiamo ‘messo in piedi’ un comitato il cui manifesto era ‘Come vorresti il futuro del tuo paese’ con la consapevolezza che mancavano certe cose e che se ne potevano fare altre, avendo a disposizione più risorse, eravamo in 46. Contemporaneamente è arrivata notizia di certi contributi piuttosto importanti che si potevano ottenere aderendo ad una fusione con altri comuni. In questo modo il comitato che inizialmente era nato per Zavattarello si è esteso ad altri 4 Comuni: Canevino, Romagnese, Ruino e Valverde". Legramanti qual è la finalità del Comitato? "Informare i cittadini in modo chiaro su cosa sia una fusione e quali vantaggi porta. Il nostro primo passo con entusiasmo direi fanciullesco è stato quello di contattare i vari sindaci per proporre loro questa possibilità e invitandoli ad informare la ‘propria’ gente sulle opportunità che una fusione avrebbe portato. Ci sembrava così’assurdo che nessuno ne parlasse...". In cifre di che cosa stiamo parlando? "Una fusione porterebbe ad un risparmio gestionale all'anno per ogni comune pari a 50 mila euro per i comuni più grandi e a 70 mila per i comuni più piccoli. Si avrebbe un solo tecnico comunale, un solo revisore, un solo segretario comunale ed un unico bilancio. Lei lo sa che fare l’aggiornamento software comporta per ogni comune un costo annuo che varia dai 20 ai 25 mila euro? Questo costo verrebbe spalmato sui 5 comuni membri della fusione. Inoltre sono previsti dei contributi regionali e statali a chi decide di intraprendere questo percorso pari a 950 mila euro annui per 10 anni. Sono cifre enormi con le quali si potrebbero fare cose straordinarie". Quanti membri hanno aderito al Comitato Promotore?

Luigi Legramanti

Tiziano Cai

"Al momento abbiamo 3/4 persone per ogni comune interessato tranne per il Comune di Canevino. Per il Comune di Ruino i rappresentanti sono il Conte Camillo Dalverme e Tiziano Cai, Enrico Baldazzi, Luigi Legramanti e Luciano Perelli per il Comune di Zavattarello, Lucio Bramanti, Virginio Castagnetti, Ginetto Filippini e Manuel Achille per Romagnese, Ezio Caroni, Gabriella Casiraghi, Kristan Klein e Andrea Bozzola per Valverde". Il primo comune a cui avete avanzato la proposta di fusione è stato Romagnese che oggi conta circa 600 abitanti. Qual è stata la risposta dell'amministrazione Bramanti? "Romagnese a quanto abbiamo appreso ha deciso di aderire all'Unione con altri 4 comuni della Valle Staffora. Dopo un'iniziale difficoltà a metterci in contatto con l'amministrazione comunale, ci hanno risposto che il percorso della fusione con Zavattarello non sarebbe stato possibile per via di alcune divergenze con l’attuale amministrazione di Zavattarello, prima hanno ‘tirato in ballo’ il Sindaco Tiglio e poi alcuni consiglieri comunali…Certo è che come ci riferiscono alcuni membri del comitato promotore che vivono a Romagnese il clima che aleggia non è dei più sereni, c'è chi dice loro:‘Voi volete vendervi a Zavattarello?' Non capiamo questo odio atavico, basterebbe leggere e conoscere la storia per sapere che i comuni di Romagnese e Zavattarello sono sempre stati uniti per i fini comuni e basta pensare quante persone di Romagnese lavorano a Zavattarello o usufruiscono dei nostri servizi". Tiziano Cai, lei è membro del Comitato ed è di Ruino, Comune che conta poco più di 700 abitanti, cosa ha risposto il "suo" Sindaco? "Il sindaco Lodigiani ha risposto che Zavattarello ha la casa di riposo pertanto non può entrare nella fusione. Risposta spiazzante in quanto la casa di Riposo è un valore aggiunto e non un lato negativo, anzi se prendesse il via la fusione la casa di riposo diventerebbe un bene per tutti i 4 comuni con la possibilità di estendere i contributi, ora solo erogati ai cittadini di Zavattarello che usufruiscono del servizio, anche ai cittadini degli altri 4 comuni". Valverde sembrerebbe essere il comune più propenso a questa fusione con un ma… Baldazzi la posizione del Sindaco Andrini qual è oggi? "Il Comune di Valverde sembrerebbe il più aperto ed il più disponibile almeno sulla carta, con un'accezione: Valverde, Ruino e Canevino già in unione da diverso tempo si fonderebbero tra di loro e solo successivamente Zavattarello potrebbe entrare. Sul tema e per evitare una fusione che noi definiamo ‘monca’, abbiamo chiesto al Sindaco Andrini di indire una riunione

Enrico Baldazzi

pubblica per informare la popolazione e siamo certi che verrà fatto". Quando andate nei vari comuni a parlare alla gente avete riscontro oppure no? "Nonostante alcune assemblee siano state autorizzate o in ritardo o proprio la sera in cui è nevicato…. ci riteniamo soddisfatti, a Romagnese almeno 60 persone e anche a Ruino tutto sommato è andata bene. Sarebbe stato bello vedere in queste due assemblee pubbliche almeno uno dei due Sindaci presenziare ma per impegni pregressi né Bramanti né Lodigiani erano presenti". Quali sono le domande che la gente pone maggiormente in merito alla fusione? "Sono generalmente domande fatte di pancia e con il cuore che vanno in un’unica direzione e vanno al senso di territorialità e di appartenenza tipico dei piccoli comuni. Ci chiedono: 'non avremo più il nostro comune? Diventeremo una frazione? Cambierà il nome del paese?'. Non si cambierà nessun nome, rimarranno sempre i nomi dei comuni ma invece di chiamarci comune di… saremo località di… Verrà poi scelto tramite referendum popolare un nome condiviso che indichi la macro area dei 5 comuni. Le sedi municipali rimarranno dove sono e saranno dei municipi di zona e svolgeranno le pratiche più comuni come le carte d’identità, l’anagrafe, lo stato civile e le elezioni. Verrà poi deciso sempre tramite referendum popolare quale sarà la sede del municipio a cui faranno riferimento i 5 comuni". Secondo voi perché questa chiusura nei confronti di Zavattarello, forse paura che Zavattarello prevarichi gli altri comuni e diventi il capofila naturale di questa possibile fusione? "Direi che è una paura se di paura si tratta, infondata.. noi siamo capofila come Comitato Promotore e stop. Addirittura abbiamo fatto un passo indietro, abbiamo detto chiaramente che non ci interessa avere la sede municipale a Zavattarello, il referendum deciderà, ci siamo dimostrati aperti e non abbiamo imposto nessun dictat. Noi vogliamo solo e semplicemente informare". I più maligni vociferano che questo Comitato Promotore sarà in realtà una possibile lista per le prossime elezioni politiche e rivolgo a lei Baldazzi che Sindaco di Zavattarello lo è stato la domanda. Si candiderà a Sindaco alle prossime elezioni? "Enrico Baldazzi non si candiderà mai a fare il Sindaco tantomeno i suoi figli. Inoltre l’attuale Sindaco Simone Tiglio ha annunciato che non si ricandiderà alle prossime elezioni comunali, pertanto nessuna manovra politica né dell’attuale amministrazione né


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"ZAVATTARELLO NON VUOLE ANNETTERE NESSUNO"

"Gli amici di Romagnese diventeranno degli Highlanders" di

Silvia Colombini

Fusione, parola che ultimamente sta facendo perdere il sonno a molti Sindaci Oltrepadani. Simone Tiglio dovrebbe dormire sonni tranquilli, visto che ha dichiarato di non volersi più candidare alle prossime amministrative del 2018. Potrebbe portare a compimento il suo ultimo mandato da Sindaco nella normale routine, invece con un ragionamento per alcuni "lungimirante" cerca nello scatto finale di trovare comuni disposti a fondersi con Zavattrello. Tiglio qual è stata la prima mossa da Sindaco in merito alla prospettiva di fusione? "La prospettiva di fusione fra i comuni della Val Tidone pavese mi è divenuta familiare solo dopo l'esito proficuo del progetto di fusione portato avanti da Nibbiano, Pecorara e Pianello Val Tidone, che si trovano a pochi chilometri da noi, pur collocandosi in un'latra regione. Fino a quel momento vedevo come possibile solo l'unione di comuni, cioè una forma di aggregazione più debole della fusione, ma anche più accettabile da parte di amministratori e cittadini, specie in comunità come le nostre in cui il senso di appartenenza al proprio municipio è molto forte. Guardando all'esempio di Nibbiano, mi sono detto: ma perchè non possiamo seguire anche noi del versante pavese lo stesso percorso dei nostri vicini? Oltre agli incentivi economici, che consentirebbero di cambiare radicalmente, se ben spesi, le sorti dei nostri comuni, la fusione porterebbe con sé degli ingenti risparmi di risorse, economie di scala in tutti i settori, ed una maggiore importanza politica del nostro territorio a livello per lo meno provinciale. In più, facendo una breve analisi, come non considerare il fatto che i comuni della Val Tidone Pavese sono stati divisi, da un punto di vista amministrativo, solo negli ultimi due secoli, mentre per i precedenti venti sono stati una cosa sola, prima come terre colombaniane, e poi come domini della contea dei Dal Verme o dei Malaspina (per quanto riguarda Valverde)? A seguito di alcune conversazioni sorte durante l'estate, si è costituito spontaneamente un comitato di cittadini che ha portato e sta portando avanti l'idea della fusione come prospettiva di crescita per la nostra valle, e ultimamente mi risulta che questo comitato abbia fatto proseliti anche nei comuni limitrofi, ove ha organizzato o sta organizzando degli incontri. Per parte mia, ho cercato di coinvolgere le amministrazioni dei vari comuni interessati in un discorso comune, invitandoli ad una riunione che si è effettivamente svolta a Zavattarello, in sala consiliare, lo scorso 6 novembre. Successivamente, ho portato la questione all'attenzione del consiglio comunale, il quale ha approvato lo

scorso 30 novembre un ordine del giorno a favore della fusione fra tutti i comuni della Val Tidone Pavese e Canevino. Il percorso, per quanto riguarda Zavattarello, è stato tracciato". La risposta di Romagnese è stata negativa in quanto parrebbe avessero problemi con la sua amministrazione. Così si dice… Cosa ne pensa? "A me francamente non risulta che sussistano problemi personali o di altro tipo tra l'amministrazione di Zavattarello e quella di Romagnese. Il Sindaco Bramanti mi ha comunicato che la sua amministrazione non è favorevole per principio ad alcun tipo di fusione, ma solo ad un'unione fra comuni, che è una cosa diversa. Poi mi risulta che abbiano approvato in consiglio comunale l'adesione all'unione dei comuni montani, insieme con Brallo, Menconico e Santa Margherita di Staffora. è cronaca degli ultimi giorni che il Comune di Menconico ha rigettato la proposta di unione con Romagnese, ma penso che a breve i consigli comunali dei comuni interessati verranno riconvocati per dare vita a questa 'unione delle highlands' oltrepadane. Insomma gli amici di Romagnese diventeranno degli Highlanders. Del resto sempre il Sindaco Bramanti, nel corso della riunione del 6 novembre, aveva affermato che la sua amministrazione non era molto del parere di unirsi con Zavattarello, anche nella prospettiva di una semplice unione, per il timore di perdere alcuni servizi che ora invece hanno. Io posso dissentire da questa visione, ma non penso che non vogliano unirsi con noi per antipatia nei miei riguardi. Sarebbe una motivazione inconsistente e stupida. E non credo che gli amministratori di Romagnese siano degli stupidi. La loro è una scelta politica, e la storia dirà se avranno avuto ragione o torto, nel perseguirla". Come mai i sindaci di tutti i Comuni limitrofi hanno fatto muro per un'eventuale entrata di Zavattarello nella fusione? "Penso che il problema principale siano i tempi. Fino a sei mesi fa si parlava di unione, con Ruino, Valverde e Canevino, ma neppure in maniera proprio convinta. Questa accelerazione, avvenuta negli ultimi tre mesi, deve aver spiazzato gli amici Sindaci degli altri comuni. Poi c'è anche un'altra questione: Zavattarello è il comune più grande dell'area, per cui una proposta di fusione avanzata da Zavattarello potrebbe apparire agli occhi di qualcuno come una promessa di annessione. Io penso che ci voglia tempo per metabolizzare la questione, per capire che Zavattarello non vuole annettere nessuno, che dalla fusione trarrebbero vantaggio maggiore gli altri centri, che non c'è la volontà né di imporre il nome del nuovo comune, né la sede del municipio, né il sindaco. Insomma, i tempi non

consapevoli che quello delle fusioni è un percorso inevitabile. La nostra è un’iniziativa non contro i Sindaci o le amministrazioni, è stato questo il grande malinteso, ci hanno visto come degli oppositori, ma noi non siamo neanche in maggioranza figuriamoci in opposizione". Cosa farete ora? "Andremo avanti più battaglieri che mai perché pretendiamo se non altro che vengano indetti dei consigli aperti e pubblici affinchè la gente venga informata e resa libera di scegliere".

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ZAVATTARELLO

da parte mia, non siamo in campagna elettorale". Lo scenario che si è delineato è il seguente: Romagnese fuori, Canevino, Valverde e Ruino procedono con la fusione e Zavattarello? "Conti alla mano Canevino, Ruino e Valverde dalla fusione riceveranno comunque 5 milioni di euro in 10 anni, Zavattarello invece oltre a dover aspettare altri 5 anni per poter entrare in fusione con i 3 comuni sopracitati si troverà almeno per 5 anni senza un contributo. Questo proprio non riusciamo a capirlo e a digerirlo". Cai lei è di Ruino per cui tutto sommato o con Zavattarello o senza Zavattarello il suo Comune si fonderà con Canevino e Valverde. Soddisfatto? "No, una fusione non si fa così tanto per portare a

35 casa dei soldi assicurati per 10 anni, è vero, ma all’undicesimo? Bisogna pensare a questo undicesimo anno in cui i contributi non arriveranno e se facciamo fusioni troppo ristrette e con pochi comuni ci ritroveremo all’undicesimo anno con un pugno di mosche. La casa di riposo e il Castello di Zavattarello sono una risorsa per tutta l'asse ed io li immagino come il motore dello sviluppo. Non voglio aprire un fronte polemico con i sindaci, li conosco e sono anche amici ed io non faccio politica, ma cerchiamo di andare oltre i campanilismi e spieghiamo alla gente che magari campanilista lo è che devono pensare al loro comune tra 10 anni, comune che se non avrà un'autosufficienza economica sarà destinato a sparire. Siamo convinti della bontà della nostra iniziativa,

Simone Tiglio sono ancora maturi. Ma penso che con il contributo dei cittadini di buona volontà che stanno animando il comitato pro fusione, le cose possano lentamente cambiare, e possano sorgere delle istanze più strutturate anche negli altri comuni, che vadano nella direzione dell'unificazione politico-amministrativa della Val Tidone. La diffidenza e la paura, di solito, si vincono con la pazienza. E noi siamo pazienti". Avete mai pensato di unirvi o fondervi con altri comuni della zona, ad esempio Varzi? "No, perché non sarebbe una scelta coerente con la nostra storia, né con la nostra geografia. Penso che abbia senso mettere insieme ciò che è già di fatto unito da legami economici, storici, geografici, sociali, di vera e propria parentela. Non ha invece senso fare delle unioni spurie, con il solo intento di sfruttare qualche legge. La Val Tidone non è la Valle Staffora, quindi Zavattarello e Varzi non ha senso che si mettano insieme, costituendo un unico comune. Ha senso, a mio parere, creare dei bacini per valli, quindi Staffora da una parte, Tidone dall'altra, e tutti insieme nella comunità montanta". Quale sarà lo scenario che si prospetta al futuro Sindaco di Zavattarello, senza fusioni? "Io continuo a credere nell'ineludibilità della fusione, come risposta amministrativa più efficace alle sfide del tempo presente. Nel frattempo, dovremo percorrere una strada forse tortuosa, di graduale avvicinamento all'obiettivo. Abbiamo appena approvato una convenzione con i comuni di Valverde, Ruino e Canevino per lo svolgimento in forma associata di quattro funzioni comunali (polizia locale, protezione civile, servizi statistici e catasto). Il 2018 sarà l'anno dell'ingresso ufficiale di Zavattarello nell'Unione del Tidone Pavese, in base all'impegno assunto dai sindaci di Valverde e Ruino, oltre che dal sottoscritto, nell'ambito della strategia aree interne. Poi nel 2019 ci saranno le elezioni per il rinnovo dei Sindaci e dei consigli comunali. Valverde, Ruino e Canevino hanno deciso di fondersi entro il 2019. A quel punto penso che la fusione anche con Zavattarello possa diventare una prospettiva di concreta realizzazione. L'unico rammarico è di non essere stati in grado neppure stavolta l'opportunità storica che ci si è presentata di fronte. Ma dico a tutti quelli che hanno una visione del futuro della nostra valle: teniamo duro. Il nostro tempo arriverà presto. E noi saremo lì ad accoglierlo".


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MONTEBELLO DELLA BATTAGLIA

un comune "ricco" grazie agli insediamenti commerciali

"Tassazione tra le più basse e dove viceversa è alta l'attenzione al sociale" di

Giacomo Lorenzo Botteri

Andrea Mariani, 46 anni, è dal maggio 2014 a capo del comune di Montebello della Battaglia, nella vita fa il commercialista con studio a Casteggio. Mariani è stato eletto con "La lista civica aperta per Montebello" che è una lista di continuità con la precedente giunta del sindaco Marchetti, continuità attestata dalla totale riconferma della precedente

giunta. Sindaco se dovesse definire in modo sintetico il suo Comune? "Direi che è un Comune dove la tassazione credo sia tra le più basse e dove viceversa è alta l'attenzione al sociale". Siete un comune che possiamo definire ricco, grazie anche agli insediamenti commerciali sul vostro territorio? "Sì e per farle un esempio da noi la tassa sui passi carrabili è stata abolita, inoltre offriamo e vengo all'attenzione al sociale ed al mondo della scuola, un servizio di pre e post scuola e scuola bus con tariffe bassissime. Tantè che il nostro polo scolastico fa da attrazione per diversi comuni limitrofi. Grazie alla collaborazione con la Parrocchia ed in particolar modo mi sento di rivolgere per questo un sentito ringraziamentro al nuovo partroco Don Marco Porri, offriamo un servizio di materna ed asilo che in tanti ci invidiano". Oltre alla scuola diceva che l'amministrazione è molto attenta al sociale, che iniziative avete intrapreso? "Abbiamo aperto diurante il mio mandato uno sportello Imu e Tasi per facilitare i cittadini nell'espletamento delle pratiche ed uno sportello lavoro per favorire il lavoro ai nostri concittadini". Ed in campo cultutrale? "Pur essendo un piccolo comune, a gennaio per il secondo anno consecutivo, presso il salone della biblioteca, si terrà un Cineforum con tanti film d'autore". Veniamo alle opere pubbliche. Quale intervento recente ci vuole sottolineare? "Abbiamo fatto tante cose ed altre sono in proget-

Andrea Mariani

to. Ad esempio, io credo molto nella prevenzione, ed abbiamo pertanto effettuasto una manutenzione straordinaria di tutto il reticolo idrico. Se si ricorda, in occasione di precipitazioni piovose forti, sempre più frequenti con il nostro clima, si allagava la statale all'altezza di Genestrelllo che è una nostra frazione, così come pure vi erano problematiche nei due sottopassi della tangenziale. Bene con gli interventi effettuati contiamo di aver risolto il probledma". Verde pubblico ed arredo urbano, sono di solito il biglietto da visita dei comuni, qual è la vostra attenzione in questo senso? "Concordo e per questo per quanto concerne il verde pubblico abbiamo effettuato una manuternzione del patrimonio esistente con la potatura delle piante ed abbiamo in cantiere la piantumazione di nuove piante. Per quanto concerne l'arredo urbano abbiamo sostituito le vecchie panchine, rifatto tutta la segnaletica sia verticale che orrizontale e rifatto le targhe viarie. Nei prossimi mesi verranno anche rifatte tutte le targhe del Monumento parco Lanceri di Montebello lungo tutto il viale Rimembranze". Il 2018 cosa porterà? "L'amministrazione ha 3 grossi progetti in cantiere. Il primo riguarda la manutenzione ed l'ampliamento del cimitero urbano. Il secondo un rilancio ed un'ottimizzazione della raccolra rifiuti differenziata. Siamo ancora bassi al 40% e dobbiasmo raggiungere il limite peraltro richiestoci dalle Legge del 65%.

I prossimi interventi saranno la raccolta stradale del verde e dell'umido. Il terzo progetto infine riguarda la sicurezza ed è un progetto molto importante che abbiamo chiamato 'Città sicura'. Verranno installate in prossimità dei nostri semafori 4 telecamere di nuova generazione che saranno in grado oltre che di riprendere il traffico anche di segnalare in tempo reale se l'auto sia o meno in regola con bollo, assicurazione e revisione, o se si tratti di un'auto rubata. Partirà l'installazione dell'illuminazione a luci led che ritieniamo possa garantire oltre al risparmio energetico, anche maggior sicurezza e maggior illuminazione. Per ultimo, anche se la situazione delle nostre strade comunali, non è critica come da altre parti, verrà effettuata la manutenzione e la riasfaltatura dei tratti più critici". Passiamo ad una domanda che non riguarda direttamente un bene comunale, il Castello, cosa può dirci? "Il Castello è passato di mano recentemente. La nuova proprietà ha intenzione di valorizzarlo ed utilizzarlo per l'organizzazione di eventi, cosa che noi auspichiamo vivamente e daremo per quanto possibile la nostra collaborazione. Resta il fatto che la struttura per poter essere aperta a manifestazioni pubbliche, deve essere dal punto di vista della sicurezza a norma". Un'ultima domanda, ma la nuova struttura commerciale che doveva sorgere di fianco all'Iper nell'ex area Bellomi, che fine ha fatto? "Si è bloccato tutto in quanto durante i lavori di scavo sono state rinvenute alcune cisterne sotterranee che hanno dato luogo a perdite. Si è reso pertanto necessario effettuare lavori di bonifica dell'area, cosa che credo sia stata già ultimata e pertanto ritengo che con l'anno nuovo possano partire i lavori di costruzione dei due edifici destinata alla media distribuzione e che andranno a rendere ancora più attraente l'area commerciale del nostro comune". Montebello circa 1700 abitanti, dal quadro delineatoci dal sindaco, comune ricco, poche tasse, ben tenuta e con servizi efficienti, ci appare in pratica una sorta di cittadina svizzera in Oltrepò.


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IL SINDACO CALLEGARI RASSICURA: "LA SITUAZIONE è SOTTO CONTROLLO"

Di Christian Draghi

Torrente Coppa inquinato sì o no? Secondo il sindaco di Casteggio Lorenzo Callegari "non c’è alcun rischio per la salute dei cittadini" e occorre "non suscitare inutili allarmismi, creando casi dove non ci sono". Sullo scorso numero del nostro giornale il Comitato Valle Coppa era tornato ad esprimere preoccupazione per le condizioni del corso d'acqua che in passato era finito al centro di un’inchiesta giudiziaria per via degli scarichi fuori norma della ditta AbMauri (ex Casteggio Lieviti). Scarichi che, eccedendo di quando in quando il limite imposto dalle legge, rendevano di fatto invana l’azione del depuratore di Casteggio, gestito da Asm Voghera prima e Pavia Acque poi. Il processo aveva visto l'allora presidente di Asm Filippo Musti finire sul banco degli imputati ed essere assolto in quanto non gli si poteva ascrivere la responsabilità di avere inquinato. Così recitavano le motivazioni della sentenza: "Dall’istruttoria è emerso senza ombra di dubbio che Asm Voghera, in qualità di gestore, ha per anni periodicamente sollecitato il comune di Casteggio all'adozione di provvedimenti nei confronti della Casteggio Lieviti, unica responsabile dell’afflusso di acque inquinate al depuratore". L’assoluzione di Musti, arrivata la primavera scorsa, non ha però sciolto i dubbi riguardo la qualità dell’acqua del torrente, sulla quale era calato il silenzio che preoccupa i cittadini che animano il Comitato, che non più tardi di un paio di anni fa erano rimasti vittima di puzze nauseabonde e insopportabili. Sull’argomento interviene il sindaco di Casteggio. "La gente – dice Callegari - ha tutto il diritto di preoccuparsi, ma occorre puntualizzare alcune cose: un conto è farsi domande un conto generare allarmismo, che non giova ad alcuna parte. Anche a parlare di inquinamento bisogna fare attenzione". Cosa intende dire sindaco? "Intendo dire che la Ab Mauri è un’industria che opera nel settore alimentare, produce lieviti. Non ci sono mai state sostanze tossiche negli scarichi, anche quando si parlava di reflui che hanno ecceduto i limiti non si trattava di seri pericoli per la salute". Asm vi informava periodicamente degli sversamenti irregolari di AbMauri. Voi in che modo siete intervenuti? "Il Comune prendeva atto di sversamenti che erano sì superiori ai parametri, ma autorizzati da una deroga di cui l’azienda godeva. Noi potevamo segnalare agli

organi responsabili la situazione, cioè Pavia Acque, Ato e Provincia, ed è quanto abbiamo fatto, ma non era nostra competenza intervenire direttamente". La sentenza però ha imputato al Comune una sorta di "immobilismo"… "A noi la magistratura non ha rimproverato nulla. Personalmente credo che il Comune sia la parte che si è interessata di più a questa vicenda, anche oltre le nostre possibilità. L’ultimo tavolo di incontro su questo tema con le parti in causa l’ho convocato io e non qualcun altro". Quando? "La primavera scorsa". Di cosa si è parlato? "Dei nuovi investimenti per il potenziamento del depuratore che la AbMauri aveva messo in piano. In tutto la ditta ha investito quasi 5 milioni di euro in quella struttura. Il nuovo depuratore è entrato in funzione poco più di un anno fa e da allora la situazione è notevolmente migliorata". Veniamo alla situazione attuale. Ricevete sempre i dati dell'Arpa? "Ogni sei mesi". Cosa dicono della salute del torrente? "Che è migliorata, certi valori ogni tanto vengono ancora oltrepassati, ma in maniera molto ridotta rispetto al passato. Lo testimonia il fatto che le puzze non ci sono più". Il Comitato però ha messo in evidenza il colore e l’aspetto malsano dell’acqua. "Il colore bruno è dovuto al fatto che si lavorano zuccheri, è il colore naturale della melassa. Non sarà bello a vedersi ma non è nocivo. Va poi detto che il Coppa è un rigagnolo d’acqua che non scorre da mesi e mesi, questo il problema principale. Ha una portata talmente minima che non consente un ricambio d’acqua sufficiente. Se ce ne fosse un po’ di più nessuno si accorgerebbe di nulla". Ad AbMauri era stato concesso di scaricare in deroga alle normative di legge. Chi aveva concesso questa deroga? "Non il Comune. Gli organi preposti, che legiferano in materia. Regione Lombardia su tutti direi". Questa deroga esiste ancora? "A quanto mi risulta non dovrebbe più essere valida, in quanto serviva nel periodo di assestamento del depuratore". Chi ha oggi la responsabilità di vegliare sul funzionamento del depuratore e la regolarità degli

CASTEGGIO

"Coppa inquinato? Si creano inutili allarmismi"

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Lorenzo Callegari scarichi? "Pavia Acque, Ato e Provincia. Il Comune può tenere alta l'attenzione e sorvegliare, ma gli interventi poi spettano ad altri. Questa è una situazione che può creare impasse e rimpallo di responsabilità, me ne rendo conto. Fossimo stati noi i proprietari sarebbe tutto più semplice" Perché teme che questo problema sia in qualche modo ingigantito? "Perché la salute dei cittadini non è a rischio. Chi vuole gridare ‘al lupo al lupo!’ potrebbe farlo a Sannazzaro, che espone tutti a rischi ben più concreti. Noi siamo attenti alla salute dei cittadini ma dobbiamo anche guardare all’aspetto occupazionale. La Ab Mauri ha lamentato tariffe dell’acqua doppie nell’ultimo anno, questo nonostante abbiano ridotto la produzione, emungendo meno acqua e ‘inquinando’, diciamo così, sempre meno investendo molto nel nuovo depuratore. Esasperare la situazione potrebbe spingerli a dislocare la produzione altrove. Si perderebbero posti di lavori oggi come mai preziosi e Casteggio si troverebbe per le mani una maxi struttura abbandonata stile Santa Giuletta con la ex Vinal. Una situazione che da amministratore mi auguro di non vedere mai". Concorderà però che prima viene la salute… "Ovviamente. Ma come ho già detto qui non c’è a rischio la salute dei cittadini. Sannazzaro è un pericolo molto maggiore". Si sente di dire che l'acqua del Coppa non è inquinata? "Dico che non la berrei, ma se anche qualcuno la utilizzasse per irrigare l'orto potrebbe tutt'al più ritrovarsi con verdure giganti, perché si tratta di lieviti! La AbMauri, per quello che posso dire, ha investito moltissimo nel depuratore, e ha sicuramente l’interesse a scaricare nei parametri di legge per non incorrere in multe salatissime. So che i campionamenti vengono effettuati regolarmente. Il Comune continua a sorvegliare, ma posso garantire che, con tutti i riflettori che ha addosso, al momento non c’è ditta più controllata di questa".


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"sorveglianza di quartiere" salvatore seggio torna sul tema

Di Elisa Ajelli

Dopo le dichiarazioni del vicesindaco Lorenzo Vigo, apparse sul numero scorso del nostro giornale, il consigliere di maggioranza Salvatore Seggio ha qualche perplessità e parecchie dichiarazioni da rilasciare in merito alla vicenda furti, che in città sono diventati un grosso problema con la gente sempre più spaventata. Consigliere Seggio, cosa si sente di dire in merito a questa situazione? "La situazione furti a Casteggio è ormai al limite della sostenibilità. Un'ondata senza fine che sta travolgendo Casteggio con le numerose segnalazioni di potenziali tentativi di furto sul nostro territorio e i continui malumori manifestati da parte dei residenti circa un impegno superficiale da parte di questa amministrazione nel contrastare il fenomeno con carenza di idee chiare e azioni decise. È passato un anno da quando denunciai ripetutamente il problema al Sindaco Callegari che definì la mia sensazione pretestuosa e allarmista". Ad oggi come ritiene la questione? "Temo che questa amministrazione, oltre ad non avere idee e competenze sufficienti in materia di prevenzione per contrastare il fenomeno, non abbia avuto e non abbia anche adesso percezione sulla reale situazione che man mano si presenta sul territorio favorendo inconsciamente la radicalizzazione degli eventi. È impensabile sostenere di risolvere il problema implementando la video sorveglianza e prevedendo l’installazione di luci led nelle zone meno illuminate, perché sicuramente si tratta di buoni deterrenti ma non si può parlare certamente di contromisure risolutive. La vigilanza notturna tanto voluta da questa amministrazione temo non abbia portato i risultati sperati, di conseguenza si prospetta la necessità immediata di pensare ad altre contromisure. Ritengo che l’amministrazione Callegari abbia perso una grande occasione". A cosa si riferisce? "In particolare mi riferisco al fatto di non aver aperto un dialogo in quel momento di calma apparente dove si è registrato un lieve calo nelle azioni di furto,

all’unica vera proposta concreta, nonché contromisura adottata in molte realtà, presentata dal sottoscritto e dalla sezione Lega Nord". Può spiegare nel dettaglio di che cosa si tratta? "Certo, mi riferisco al progetto 'sorveglianza di quartiere' applicabile in ambito sicurezza urbana e che non può prescindere dalle direttive della Legge Regione Lombardia n°6 del 1° aprile 2015. La normativa traccia in modo chiaro ed inequivocabile le linee guida da seguire per creare una struttura nei limiti di legge da ritenersi idonea a limitare il sorgere ed il proliferare della microcriminalità. Purtroppo gli organi preposti alla gestione della sicurezza (Carabinieri e Polizia Locale) si trovano a dover contrastare situazioni alquanto difficoltose con un numero limitato di risorse sia umane che economiche pertanto si rende indispensabile l'unione delle forze fra le predette, gli Enti Locali ed i privati. Ogni progetto, o piano di studio, non potrà prescindere dalla citata normativa che andrà assunta quale riferimento primario e principale allo scopo di non cadere nell'equivoco delle ronde o delle iniziative private illegittime e del tutto inutili. L'analisi della legge n°6/2015 comporta l'inevitabile coinvolgimento della Polizia Locale in quanto ente titolato alla gestione ed al coordinamento di ogni iniziativa. A tal proposito, ed in via preliminare, si ritiene opportuno tracciare una linea che possa evidenziare le ipotesi operative ed il coinvolgimento di eventuali soggetti interessati". Pensa che possa essere realizzabile? "è evidente che si renderà necessario stilare un elenco dei cittadini disponibili che, previo accertamento di compatibilità da parte degli organi titolati, verrebbero a far parte di un'associazione riconosciuta da considerarsi funzionale ed ausiliaria alle Forze dell'Ordine senza aver alcuna facoltà di iniziativa e operatività diretta. I soggetti autorizzati farebbero parte così di un gruppo di supporto alle Forze dell'Ordine e potrebbero monitorare il territorio percorrendo tratti da concordarsi con la predetta e sotto il coordinamento della medesima. I gruppi non avrebbero alcuna facoltà di intervento ma sarebbero in stretto contatto con gli organi preposti avvisandoli in caso di

Salvatore Seggio

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"Il progetto non ha nulla a che vedere con ronde improvvisate"

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necessità mentre la costante turnazione e la percorrenza di tratti senza schemi fissi e con auto anonime, renderebbe meno prevedibile e anticipabile la stessa attività posta in essere dalle pattuglie della Polizia Locale e dai Carabinieri". Secondo lei potrebbe funzionare? "Sicuramente tale iniziativa non eliminerebbe la microcriminalità alla fonte, ma il fatto di non poter prevedere il numero dei passaggi e la tipologia dei mezzi autorizzati a segnalare eventuali irregolarità o anomalie, a differenza della facile visibilità e del numero limitato dei transiti dei mezzi di servizio, comporterebbe maggior rischio per i malintenzionati che, auspicabilmente, potrebbero scegliere altre aree urbane per l'esercizio della propria attività. Tale soluzione non è certamente l'unica nel contesto di un piano di sicurezza da considerarsi valido ed effettivamente incidente nella lotta alla microcriminalità. L'attività operativa 'sul campo' dovrebbe avere l'ausilio ed il supporto di società di difesa e controllo private peraltro già presenti nel territorio comunale". L'attuale amministrazione accetterà? "Il perfezionamento di un piano sicurezza valido ed efficace non può prescindere dal coinvolgimento della Polizia Locale al fine di garantirne la legittimità e l'operatività globale così come non può risultare estraneo all'interessamento ed alla condivisione con l'Ente Comunale, per cui si confida una volta per tutte la presenza e l'apertura ad un tavolo di lavoro da parte del Sindaco Callegari. In tal senso tengo a ribadire che il progetto non ha nulla a che vedere con ronde improvvisate e stigmatizzarlo è solo un alibi per non ascoltare e non affrontare il problema".


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LA CERTOSA CANTù A CASTEGGIO

Di Rachele Sogno

Realizzato a cavallo tra XVII e XVIII secolo come indica anche la data 1695 sulla grande cisterna di granito, il Palazzo Certosa di Casteggio era un possedimento certosino e aveva la funzione di centro direzionale di una importante azienda vitivinicola: nella seconda metà del Seicento, infatti, i Certosini si erano attestati in Oltrepò nella zona di Casteggio, con beni immobili e oltre mille pertiche di terreni (comprendente campi, prati, boschi e naturalmente molte vigne).

Si pensa a una Certosa e si immaginano marmi e pareti linde, severità di celle monacali per la meditazione e la preghiera, un rigore elegante o un accordo di fregi ornamentali. La Certosa Cantù di Casteggio, invece, è un'altra cosa. E in ciò consiste la sua originalità, perché questo complesso edilizio (che uno straordinario e intelligente restauro ha riportato nella sua forma originaria), nacque come luogo sì di preghiera, ma soprattutto di lavoro. Dopo la soppressione della Certosa e il successivo passaggio dei beni oltrepadani all'ospedale San Matteo di Pavia e quindi ad alcuni privati – Rivarola, poi Cavagna e infine Cantù - ancora alla fine dell'Ottocento l'insediamento conservava le caratteristiche connesse con la sua originaria destinazione: la grande cisterna centrale in granito, situata sotto il pozzo del chiostro e capace di contenere 10 ettolitri di vino, la tinaia con un lastricato per il passaggio dei carri con le navazze che entravano da una parte e uscivano dall’altra, il torchio a due letti, le cantine sotto il fabbricato civile. Gli edifici che compongono il complesso di proprietà comunale, in origine intonacato, sono costruiti con mattoni in cotto e pietre a vista, tipici materiali edilizi dell’Oltrepò collinare. Nel prospetto principale (a nord) l’aspetto della dimora nobile con belle incorniciature mistilinee alle finestre e un elegante portale con solide spalle modanate in granito e concio in chiave con incisa la data 1705 sotto il monogram-

-AR-CHI-PIACE

Un esempio di recupero perfetto pur cambiando destinazione d'uso ma CAR. Il corpo di fabbrica, che abbraccia la corte su tre lati, si articola in due parti differenziate dalla diversa funzione: a sinistra dell’ingresso si dispone del corpo residenziale, a destra le strutture connesse con le attività produttiva. All'interno dell’importante incorniciatura in marmi policromi sembra di riconoscere pezzi di reimpiego che si potrebbero ipotizzare provenienti dalla Certosa. Nella porzione abitativa si apre uno scalone con balaustrata a pilastrini che porta al primo piano, o Piano Nobile, in cui, una lunga galleria che disimpegna le camere si conclude con un piccolo oratorio con la Pala d’Altare settecentesca

recentemente è stato fatto un ulteriore intervento su progetto dell’architetto Gian Franco Dazzan: oggi il complesso edilizio comprende un Auditorium di vaste proporzioni, che spesso ospita manifestazioni di carattere culturale, il Civico Museo Archeologico di Casteggio e dell'Oltrepò Pavese, la Biblioteca "Pelizza Marangoni", il ristorante "Le Cave Cantù" in cui le ampie vetrate affacciano sulla corte dove sor-

raffigurante San Bruno, fondatore dell'Ordine Certosino, Sant'Antonio da Padova la Vergine col Bambino. Una piccola curiosità: la Pala è stata restaurata alcuni anni fa grazie al contributo della Giunta e del Consiglio Comunale di Casteggio, che hanno deciso di devolvere i propri emolumenti amministrativi al restauro dell’opera artistica. Il vasto androne immette nel Chiostro che si presenta come corte chiusa, dominata dal pozzo settecentesco con vera in granito e cupoletta protettiva in metallo conclusa da una sottile croce. Dal chiostro di impianto quadrato è possibile accedere al Giardino del Belvedere, immerso in un pregevole parco volto a sud, sulla Valle del torrente Rile. Restaurata la parte del Museo nel 1999,

seggiare un aperitivo, cenare nel tramonto, degustare distillati a fine pasto. Proprio su sito del ristorante "La Cave Cantù", perfetto esempio di commistione architettonica di storia e design contemporaneo, si legge questa frase di Oscar Niemeyer: "Alcune opere del passato oggi sono utilizzate in modo diverso, sono sopravvissute pur cambiando la loro funzione: ancora oggi le usiamo, le frequentiamo perché ciò che è rimasto non è l’utilità, ma la bellezza". Niente di più vero. Un centro polifunzionale al servizio della comunità, un centro culturale e un luogo di piacere: sono passati di qui diversi personaggi del nostro panorama culturale, fra cui Vittorio Sgarbi che ha apprezzato l'intervento fatto.


BRESSANA BOTTARONE

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"IL TORRENTE STA SOFFREDO DA PARECCHI ANNI"

"Non siamo stati ufficialmente informati sull'andamento dell'inchiesta" Di Christian Draghi

Il caso del torrente Coppa è uno "scaricabarile" che si trascina ormai da anni. La situazione ambientale oggi parla di un torrente di fatto "morto", forse non pericoloso per la salute di chi vi abita vicino, ma in ogni modo lontano da quelli che sono gli standard di un buono stato di salute ecologica. A intervenire sulla vicenda è il sindaco di Bressana Bottarone, Maria Teresa Torretta, uno dei comuni attraversati dal piccolo torrente cui gli scarichi della AbMauri (ex Casteggio Lieviti) hanno nel corso degli anni causato un notevole danno ambientale. Sindaco, qual è la situazione del Coppa attualmente, cosa dicono i dati? "Il torrente, dal punto di vista ecologico, sta soffrendo da parecchi anni ormai di una denaturalizzazione del suo corso. Questo comporta il fatto che qualsiasi soluzione intrapresa in quest’ultimo periodo potrà venir rilevata solo col passare del tempo e un monitoraggio continuo. Ad oggi le analisi indicano che la qualità ecologica è scarsa o cattiva almeno una volta ogni due e, pur tenendo conto delle situazioni climatiche, come la siccità di quest’anno che non fa che aumentare la concentrazione dei fattori inquinanti nella poca acqua, questo non fa sperare in una risoluzione vicina pur rilevando che dal punto di vista delle emissioni odorifere si è raggiunto un buon risultato negli ultimi tre anni". Di che tipo di inquinamento si tratta? "Tutte le sostanze risultanti più concentrate nelle acque di questo torrente hanno una natura simile e vengono definite macronutrienti. Il maggior inquinante del torrente è il fosforo: i suoi valori sono sempre oltre i limiti previsti e questo è la causa dell’eutrofizzazione delle acque ovvero di un inquinamento organico che provoca le cosiddette fioriture del fitoplancton che, abbassando il tasso di ossigeno, rendono l’ambiente inadatto per altre specie, come i pesci". Ci sono pericoli per la salute delle persone? Se qualcuno ad esempio utilizzasse l'acqua del torrente per irrigare?

Maria Teresa Torretta

"L’eventuale utilizzo di queste acque per irrigazioni sembrerebbe, secondo studi universitari, non destare preoccupazioni nella misura in cui vengono apportati al terreno quantità inferiori ai normali fabbisogni delle singole colture (altrimenti soddisfatti mediante concimazioni). è ovvio che qualsiasi alta concentrazione di concimanti è un danno all’ambiente e di conseguenza può, attraverso l’utilizzo delle colture, tornare all’uomo. Sicuramente, però, vi sono persone più informate di me e più tecniche per affrontare questa parte del problema". Al momento in cui gli sversamenti oggetto dell'inchiesta giudiziaria che coinvolse anche Asm avvenivano voi eravate informati della situazione? Che tipo di provvedimenti avete preso? "Come Comuni attraversati dal torrente ma non luogo fisico degli sversamenti non siamo stati ufficialmente informati sull’andamento dell’inchiesta giudiziaria. Lo sversamento di acque inquinanti è un reato ambientale e, come tale, viene perseguito dalla legge. Vi è da aggiungere che le sanzioni hanno un valore pecuniario variabile da 258,23 a 1.549,37euro a quota e che quel tipo di reato vale all’incirca 300 quote, forse troppo poco ancora, per smuovere, diciamo così, le acque". A chi spetta oggi vigilare sulla situazione? "Arpa, Provincia, ATO e Pavia Acque oltre al Comune di Casteggio sono i principali interlocutori e i

preposti al controllo e alla vigilanza della situazione. Certo che i comuni interessati e le associazioni ambientaliste della zona possono tenere gli occhi puntati sui controllori e a loro volta chiedere conto delle azioni fatte, come ad esempio la diminuzione dei limiti in deroga che dovrebbero aiutare la qualità dell’acqua depurata. Il Coppa ha l’obiettivo di qualità 2021, la Provincia ha ben presente che il non raggiungimento di questo obiettivo comporterà sanzioni pesanti, e quindi attraverso l’attuale revisione del Piano d’Ambito sta studiando tutte le migliorie possibili". Crede che ci sia un allarmismo eccessivo intorno a questo tema? "Ritengo che il sottacere, il nascondersi dietro un dito, non faccia bene a nessuno: il tema dell’inquinamento idrico, ma di qualsiasi tipo si tratti, dovrebbe stare a cuore a tutti. Viviamo in un unico mondo e utilizziamo, spesso fin troppo, le risorse naturali e sappiamo che ormai siamo al punto di non ritorno della capacità della Terra stessa di ripulirsi da ciò che noi gli buttiamo addosso. L’acqua è una risorsa unica ma inquiniamo le falde, i laghi e i mari con una leggerezza tale da credere che non esista un futuro: vediamo scandalizzati i programmi ambientali sulle plastiche nell’oceano ma poi storciamo il naso quando si deve fare lo sforzo per aumentare la raccolta differenziata… si potrebbe continuare così all’infinito". Che idea si è fatta di questa vicenda? "Che sia una vicenda che si trascina da tempo è chiaro a tutti: a Bressana ho trovato foto di assemblee pubbliche dei primi anni novanta su questo tema. Dall’inizio del mio mandato, periodicamente, si affronta questa questione a più livelli con richiesta di conferenze di servizi, analisi e confronti: alcuni passi avanti si sono fatti ma, appare ovvio, che non siano sufficienti, o che non rappresentino una soluzione veloce. Credo che fondamentalmente ogni anno passato a giocare allo scaribarile, a minimizzare il problema o ad annunciare soluzioni straordinarie, abbia impedito un serio approccio scientifico ma anche politico e industriale per trovare una conclusione definitiva al problema, sapendo, in ogni caso, che sul piatto ci sono tanti aspetti siano essi ambientali che occupazionali".


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l'ex sindaco paroni NUOVO PRESIDENTE DELL'ENOTECA REGIONALE

di

Pier Luigi Feltri

L'Enoteca Regionale di Cassino Po ha risposto ad una richiesta che, da decenni, proveniva dal territorio: la presenza di un punto di riferimento per i produttori vinicoli dell'Oltrepò, una vetrina in grado di mettere in mostra le eccellenze del territorio e fungere da volano per la crescita del settore. Abbiamo incontrato il Presidente Luigi Paroni, da pochi giorni reinsediatosi in questo incarico, che aveva già ricoperto durante il suo mandato come Sindaco di Broni, e quindi fin dalla fondazione della struttura. La realizzazione di questo centro era stato proprio uno dei fiori all’occhiello del suo mandato amministrativo. L'idea di un'Enoteca Regionale a Cassino Po nasce proprio negli anni in cui Lei è stato sindaco di Broni, ed ha prodotto una bella quanto rara collaborazione fra i vari livelli delle istituzioni. Può raccontare come ha preso vita questa idea? "Il progetto era da anni nei programmi di Regione Lombardia, che ha provveduto a ristrutturare l’ala della cascina oggi occupata dall'Enoteca e poi ha affidato l'immobile al Comune. Si è quindi provveduto alla selezione di un gestore privato". Lei torna ora in prima linea come Presidente, ruolo che aveva già ricoperto fin quando ha mantenuto la carica di sindaco. Quali saranno esattamente, ora, il suo ruolo, le sue funzioni? "Il Sindaco, quale rappresentante legale del Comune, è membro dell'Assemblea dei soci, cui competono gli atti fondamentali. Il sottoscritto è stato delegato dal Sindaco a far parte del Consiglio di Amministrazione, che mi ha eletto Presidente. Le funzioni sono eminentemente di indirizzo e di controllo in quanto l'ente non persegue fini di lucro e la gestione, come già detto, è affidata a soggetto privato". Come giudica il cammino fin qui svolto dall’Enoteca? È stato criticato il fatto che si sia mossa, finora, più come alfiere dell'Oltrepò, a discapito di altre produzioni proprie della nostra regione (l'85% delle etichette proverrebbe da cantine della zona)…

nicoli lombardi con un occhio particolare all'Oltrepò. È in cantiere e sarà attivato nei prossimi mesi". Chi saranno i suoi collaboratori in questa nuova sfida amministrativa? "Attualmente i soci dell'Enoteca sono il Comune di Broni, il Consorzio Vini Doc, il Distretto del Vino di Qualità, la Strada del Vino e dei Sapori dell'Oltrepò Pavese. Essi svol-

Luigi Paroni "È naturale che sia così perché ci troviamo in Oltrepò. Molte aziende del territorio hanno aderito volentieri da subito. I Consorzi delle altre zone hanno inviato una significativa quantità di bottiglie in esposizione. Gradualmente anche aziende di altri territori entrano a scaffale nell'Enoteca". Quali sono i punti sui quali intende porre maggiormente il suo impegno? Possiamo parlare di obiettivi a breve e a lungo termine per questa istituzione? "Si sta approntando un programma di iniziative per il 2018, ricco di eventi da organizzare all'interno dell'Enoteca e di iniziative esterne, volte a valorizzare i prodotti enologici lombardi. Il gestore in particolare dal canto suo continuerà ad operare per ampliare il numero di etichette a scaffale, soprattutto provenienti dalle altre zone vinicole lombarde". Nello scorso luglio è stata formalizzata una convenzione tra il Comune di Broni e l'Università dei Sapori di Perugia per l'apertura della Scuola di Cucina a Cassino Po. A quando il via? "Si stanno allestendo i laboratori ed organizzando le attività del progetto con l'intento di aprire le porte della scuola di alta formazione nella prossima primavera". Risulta in programma anche un "museo del vino multimediale". Cosa può dire al riguardo? "La Provincia di Pavia con il contributo della Fondazione comunitaria ha finanziato la realizzazione di un percorso multimediale che 'farà visitare' i territori vi-

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"Sono stato delegato dal Sindaco a far parte del Consiglio di Amministrazione"

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gono un prezioso ruolo attivo concorrendo all'attività di indirizzo, sia organizzando direttamente eventi in stretta collaborazione con il gestore. Partner importante è l’A.I.S. (Associazione Italiana Sommelier) con cui è stata stipulata una convenzione. Contiamo inoltre sempre sul sostegno dell'Assessorato Regionale all'Agricoltura". Il recupero del complesso di Cassino Po è stata certamente una delle scommesse vinte durante il suo mandato alla guida del Comune di Broni, e la sua giunta si è certamente dimostrata lungimirante. Come giudica il lavoro fin qui svolto dal suo successore, Antonio Riviezzi? "Il recupero del complesso di Cassino fa parte di un piano di sviluppo redatto nel 2007 e che aveva come orizzonte temporale qualche decennio. Il nuovo Sindaco prosegue nella sua realizzazione con determinazione ed efficacia, avvalendosi del lavoro di squadra di tutto il gruppo consiliare di maggioranza. Sono convinto che coglierà tutti gli obiettivi programmatici annunciati dopo la sua elezione". Uno dei primi atti firmati da Riviezzi è stata la candidatura delle Colline d’Oltrepò a Patrimonio Mondiale dell’Unesco, apposta insieme ad altri sindaci e personalità proprio nella cornice dell’Enoteca di Cassino. Qual è la sua opinione circa questa iniziativa? "È una iniziativa positiva che potrà portare l'Oltrepò alla ribalta internazionale, ma il percorso è assai lungo ed è difficile fare previsioni. Auguriamoci tutti che arrivi in porto".


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la minoranza "spara" sul teatro e sull'enoteca regionale

Di Elisa Ajelli

Dopo l'articolo uscito sullo scorso numero del nostro giornale, con le dichiarazioni del sindaco Antonio Riviezzi sul Teatro Carbonetti, il gruppo di minoranza "Broni in Testa", ha chiesto di poter replicare ad alcune affermazioni fatte dal primo cittadino. In particolare, il consigliere Gigi Catena ha presentato un'interpellanza sul teatro cittadino durante l'ultimo consiglio comunale di qualche giorno fa. Consigliere Catena, da cosa nasce l'interpellanza? "Ho presentato questa cosa in consiglio, prendendo spunto anche dal titolo del vostro articolo. Provocatoriamente ho chiesto a Riviezzi di spiegarmi come pensa di poter risparmiare 15 mila euro rispetto alla passata stagione… ma la sua risposta è stata solo demagogia. Ribadisco per l'ennesima volta che noi non siamo contro la cultura, ma alla famiglia che a fine mese non riesce a pagare la mensa scolastica, a chi non riesce a pagare i libri, a chi proprio non riesce ad arrivare a fine mese e che avrebbe bisogno di un aiuto, la cultura non penso che interessi molto. Per noi non è giusto che i cittadini di Broni si accollino, per la stagione 2016/2017, 150mila euro per pareggiare il bilancio del Teatro. Esattamente sto parlando di 147.493euro, che equivale al 16.7% in più rispetto alla stagione precedente, con tre spettacoli in meno in cartellone. Io poi non mi vanterei del fatto che sono quattro anni che il costo dei biglietti non aumenta". Cosa intende con questa affermazione? "Riviezzi ha detto che arrivano persone anche da città più o meno lontane, come Genova e Milano per vedere gli spettacoli, che tutti ne parlano bene, ha detto che porta beneficio al commercio, anche se io ho chiesto di spiegarmi a quale commercio si riferisce...Tutta questa gente che arriva da fuori sono persone che si possono permettere questo… e perché allora lo devono pagare in gran parte i cittadini di Broni? Aumenta il biglietto, caspita! Di tutti gli spettacoli fatti non ce n'è uno che si possa dire che abbia

avuto un attivo, l’80% degli spettacoli, con il ricavo della vendita dei biglietti, non riescono a pagare il costo stesso dello spettacolo. A questo ci devi aggiungere le spese vive di gestione. Un'altra cosa che a noi non sta per niente bene è la poca trasparenza: ci sono voci nel bilancio del teatro che sinceramente non capisco perché sono molto generiche e da quello che abbiamo intuito non c'è alcuna intenzione di cambiare sistema". Cosa vuol dire? "Ho chiesto di trovare soluzioni in modo che questi costi gravitino sempre meno sulla popolazione. Che il comune debba gestire in toto questo teatro e che alla fine dell’anno si trovi con 150 mila euro circa di costi per andare in pareggio io dico che il comune di Broni non se lo può permettere. Che sarebbe diventato un debito, io lo dico da anni! Anche se qualcun’altro ha sempre affermato il contrario. Ma i numeri parlano chiaro: nelle ultime tre stagioni, il comune ha messo sul piatto per ripianare i debiti 36.3978euro. Questi dati non sono chiacchiere del gruppo Broni in testa, sono dati e numeri che il comune mi ha fornito. Il teatro va bene, ma ci sono anche altre cose a cui far fronte. Ci chiediamo se questo è amministrare… noi pensiamo di no". Altri argomenti su cui lei e il suo gruppo volete fare dichiarazioni? "Di sicuro quello sull’Università dei sapori di Cassino… andremo a fondo anche su questo, perché secondo noi non è giusto che ci sia un altro debito e che il comune di Broni se lo sia accollato. Questa scuola ha avuto solo costi e basta. Altra cosa su cui non siamo d’accordo è la gestione dell’Enoteca regionale, in virtù anche e soprattutto di quello che il Sindaco Riviezzi ha concesso al consigliere Luigi Paroni". Può spiegare meglio? "In pratica Paroni è diventato presidente dell’Enoteca e per far questo si è dovuto cambiare lo statuto. Paroni aveva voluto prendersi una pausa dopo il suo secondo mandato come sindaco, lasciando la presidenza dell’Enoteca al suo successore Riviezzi.

BRONI

"Per fare di nuovo Paroni Presidente hanno dovuto cambiare lo statuto"

Gigi Catena L'articolo 8 dello Statuto dell’Enoteca Regionale prevede che, quando il Presidente dell’Enoteca di Cassino non può più rivestire, per qualsiasi causa, la carica di legale rappresentante deve lasciare al successore… cosa che è successa perché fino ad allora il Presidente doveva essere il legale rappresentante del comune. Quindi, decade la carica di sindaco e logicamente decade la carica di legale rappresentante dell’ente. Di conseguenza, Paroni, non essendo più stato eletto sindaco, non è più rappresentante legale dell’Enoteca e lo diventa automaticamente il nuovo sindaco. Per fare di nuovo Paroni Presidente hanno dovuto cambiare lo statuto. Mentre prima la condizione per essere presidente dell’Enoteca era essere legale rappresentante dell’ente partecipante all’Enoteca, come dall’articolo 8, cambiando lo Statuto il nuovo presidente non deve essere più il legale rappresentante di uno degli enti, ma deve essere una persona che è stata votata e voluta da tutti". In conclusione cosa si sente di dire? "Che siamo ancora in attesa di tante promesse fatte in campagna elettorale… ho letto in quei volantini che avevano distribuito in giro, e in cui avevano elencato quello da loro fatto finora, che avevano fatto convenzioni con ditte specializzate per lo smaltimento amianto per i privati…noi a tutt’oggi non sappiamo nulla! Questo non è possibile…".


PIETRA DE' GIORGI

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l'associazione auser , partito il progetto

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"Il servizio si svolge per i cittadini di Pietra de' Giorgi, Lirio e Rocca de' Giorgi"

Il Gruppo Auser di Pietra de' Giorgi

Di Silvia Cipriano Meno di mille abitanti risiedono nel Comune di Pietra dè Giorgi, comune interessato dal programma intersettoriale AttivAree di Fondazione Cariplo. In questo comune si punta al rilancio e al miglioramento della qualità della vita dei residenti. Lo scorso mese di Novembre è stata inaugurata la prima sede Auser, sita in un locale a pianterreno presso il Municipio di Pietra dè Giorgi, e l'automezzo, concesso in comodato d'uso gratuito dal Comune di Lirio. L'associazione è la prima nata nell'ambito del progetto Oltrepò BioDiverso, finanziato da Fondazione Cariplo. All'inaugurazione erano presenti il Sindaco Gianmaria Testori, il Vicesindaco del Comune di Lirio Sergio Cagnoni, Riccardo Fiamberti – Presidente della Fondazione per lo Sviluppo dell'Oltrepò Pavese,

Agostino Bergonzi – Presidente dell'Auser Provinciale, Fondazione Cariplo e tanti cittadini. Il Presidente di Auser di Pietra de' Giorgi – Ugo Milauro – ha illustrato i principali servizi che verranno offerti ai cittadini del territorio: servizio di accompagnamento con trasporto presso cliniche, ospedali e istituti di cura, unitamente alla consegna dei farmaci. I volontari forniranno anche un supporto per disbrigo di pratiche e il contrasto alla solitudine. "Questo proget-

to rappresenta una risorsa per il bene della comunità". – dice Milauro. Milauro ci spiega in cosa consiste il servizio? "Il servizio si svolge per i cittadini di Pietra dè Giorgi, Lirio e Rocca dè Giorgi. Principalmente si tratta di un servizio per il trasporto delle persone anziane presso gli ospedali della zona". È un servizio che vale solo per gli anziani? "Diciamo che vale per tutte quelle persone – anziani e giovani – che momentaneamente hanno gravi problemi di deambulazione. Tuttavia, si tratta anche di un servizio di accompagnamento per quelle persone che, per vari motivi, sono impossibilitate nel far la spesa o, semplicemente, che hanno bisogno di compagnia". Questo servizio è stato proposto o nasce da una richiesta dei cittadini?

"No, lo abbiamo proposto noi". Milauro, lei fa parte anche della giunta comunale? "Attualmente no. Negli anni scorsi ne ho fatto parte. Ho lasciato l'incarico ai più giovani...". Chi vuole godere di questo servizio cosa deve fare? "Il cittadino può fare una tessera, che ha un costo di 15 euro all'anno, e in questo modo potrà godere di tutti i servizi offerti. Inoltre, per il trasporto noi non chiediamo nulla, il cittadino volendo potrà fare un'offerta". Il cittadino come può contattarvi? "C'è un numero unico al quale possono contattarci. È un numero attivo dal lunedì al venerdì dalle 9-12. Il servizio può essere richiesto almeno un paio di giorni prima, in modo da poterci organizzare". Quante persone lavorano al progetto? "Attualmente siamo 9 volontari (autisti)". Il mezzo a disposizione per il trasporto è uno solo. Nel momento in cui sussistono più richieste come fate? "Cerchiamo di organizzarle in modo da poter soddisfare tutte le richieste". Avete già effettuato dei servizi? "Certamente... cercheremo di dare il massimo per questi tre comuni". Questo tipo di servizio è previsto in altri comuni dell'Oltrepò Pavese? "Per il momento no. Noi siamo i primi. Sicuramente è una tipologia di servizio che tutti i comuni dovrebbero attivare".


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la minoranza: "stradella è una città spenta"

Di Elisa Ajelli Il 21 novembre 2013 a Stradella è stato fondato un nuovo partito, La strada nuova. L'associazione Politico-Culturale stradellina di cui fanno parte, tra gli altri, i consiglieri comunali Antonio Curedda e Massimo Lacapra, è ufficialmente un partito di minoranza dalle ultime elezioni, avvenute nel maggio 2014. Antonio Curedda, in particolare, è stato anche assessore di Torre Civica nella precedente amministrazione. Come è iniziata la sua carriera politica? "Più che 'carriera' lo definirei un impegno di volontariato. Ho iniziato ad interessarmi alla politica nel 2005 attraverso le feste dell'Unità e vedendo che c’erano spazi per tutte le cose che mi interessano, ovvero musica, eventi, tecnologie. Senza nulla togliere ai lavori per il settore privato, lavorare per il bene comune è molto poco remunerato (spesso per nulla) ma può dare grandi soddisfazioni". Come reputa la sua esperienza politica fino ad ora? "Come la vita: 'a scale'. Battute a parte, ci sono state delle buone soddisfazioni ma anche cocenti delusioni, principalmente nel vedere che, al contrario di ciò che servirebbe, le persone che fanno passi avanti in questo settore sono i più conservatori, quelli che non rompono gli schemi, che non innovano, o che sono mariti o mogli o figli di qualcuno già affermato". Quali progetti ha presentato e proposto negli anni? "Non può che farmi piacere vedere che, anche in questa amministrazione che mi trova in opposizione, i progetti più importanti che vengono portati avanti fanno riferimento a precise scelte che ho compiuto io nel periodo 2009-2013, spesso lottando per affermare un pensiero innovativo tra le persone di mentalità più conservatrice che ho finora incontrato. Il progetto di rinnovo dell'illuminazione pubblica alle migliori condizioni sul mercato, nonostante i tempi biblici con cui sia stato attuato dalla nuova amministrazione, ha potuto realizzarsi solo perchè ho spinto, in controtendenza rispetto ai Comuni del nostro territorio, per il riscatto degli impianti da Enel Sole, con tutto quello che ha comportato, rispetto al più semplice rinnovo diretto con la stessa azienda che avrebbe però prodotto costi più alti e minori investimenti tecnologici e sopratutto non avrebbe riportato al Comune la proprietà degli impianti; la raccolta differenziata porta a porta prevista forse nel 2018, in incredibile ritardo, partirà perchè anche i più ostinati oppositori dell’idea da me spinta già nel 2011 con il progetto ‘le 4 R di Stradella’ hanno dovuto rendersi conto che si tratta dell’unico modo per aumentare qualità e quantità di raccolta differenziata, come richiesto dalle normative". Negli anni però aveva spaziato anche in altri campi… "Sì, come il progetto di riqualificazione energetica degli edifici pubblici che ha preso corpo quest’anno grazie ad una ESCO (Energy Saving Company) che si è interessata al comune di Stradella perchè dotato di un PAES (Piano d’Azione per l’Energia Sostenibile), un progetto che il Comune ha approvato tra i primi in Provincia di Pavia su proposta del mio assessorato e senza spese proprie grazie ad un finanziamento acquisito da Fondazione Cariplo. Così come il sistema di telecamere intelligenti, all'epoca non ritenuto necessario dalla maggioranza che non coglieva la differenza tra una telecamera analogica o digitale o tra un sistema per “vedere” che richiede sempre un operato-

re e uno automatico per 'leggere le targhe', è oggi una realtà anche grazie alle continue sollecitazioni che abbiamo continuato a porre in essere in questi anni. Dall'altra parte, è molto triste vedere che i gruppi di lavoro del Teatro e dell’Infopoint sono stati sfaldati, non si è continuato il percorso iniziato con il 'progetto cantiere' di creazione di nuove professionalità creative sul territorio e si è passati a gestioni esterne con decisamente minore impatto sulla città in termini di generale crescita culturale, anche se, per fortuna, si continua ad avere una stagione teatrale. Non è sufficiente. è inoltre incredibile pensare che questa amministrazione abbia potuto rinunciare ad alcuni servizi lasciando spazio non regolamentato ai privati (politiche giovanili, asilo nido) o raddoppiare inutilmente il costo dei parcheggi a pagamento senza che la maggioranza che la sostiene abbia neanche messo in discussione scelte così scellerate e che dimostrano grande incapacità". Secondo lei Stradella com'è? "Posso essere diretto? Spenta. è triste vedere che tutta l'energia che percepivo durante la campagna elettorale sembra dissolta, le persone si interessano poco della politica lontano dalle elezioni e lo dimostrano le scarse partecipazioni e visualizzazioni degli streaming del consiglio comunale: spesso le manifestazioni di incompetenza della maggioranza sono così evidenti che vorrei fossero viste da più persone, mi aspetterei in tal caso una protesta di piazza per chiedere le dimissioni di questo sindaco e di questa giunta inconsistente. Vedo un'assenza di programmazione, un inseguire i problemi giorno per giorno, un atteggiamento da remi in barca tipico di chi ha passato troppi anni a fare sempre le stesse cose, e non solo non si aspetta alcuna novità ma non è in grado nemmeno di concepirla non sapendo interpretare il dinamismo della società moderna". Di che cosa c'è bisogno in città? "Decisamente di nuove energie, in tutti i settori: gli eventi e le manifestazioni, per esempio, ormai assomigliano tutte al carnevale ma se in quel caso l’occasione è quella della città di fare festa 'con sè stessa', le altre manifestazioni dovrebbero avere prima di tutto uno scopo turistico che direi è terribilmente mancato. Ancora non si parla di un grande festival musicale europeo che ruoti intorno alla fisarmonica, cioè l’unica vera peculiarità mondiale di Stradella. Dobbiamo ricominciare ad imparare dagli eventi di qualità dei piccoli borghi: Golferenzo, Montecalvo ma anche Montebore e la Val Curone, che attirano centinaia di turisti da tutto il nord Europa intorno al buon vino e al buon cibo mentre a Stradella a Vinuva ci sono a malapena degli stradellini, i turisti non sono pervenuti". Progetti futuri? "La politica comunale più che un progetto è una vocazione, mi adopererò perchè, di nuovo, gli stradellini abbiano la possibilità di scegliere un’amministrazione migliore di quello attualmente in carica. La scelta sarà dei cittadini, sarò a posto con la mia coscienza sapendo di aver fatto tutto il possibile". Nell'ultimo consiglio comunale si è parlato, grazie a ordinanze e interpellanze della minoranza, di molti argomenti che vi stanno a cuore. Ci fa una panoramica su tutte le questioni? "è presto detto: la maggioranza ha respinto tutte le proposte che abbiamo presentato, spesso senza addurre alcuna argomentazione, con l’arroganza tipica di chi è al potere e pensa di non dover renderne con-

STRADELLA

"Attività improvvisate con sfrontato dilettantismo"

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Antonio Curedda to a nessuno trattando il Comune come casa propria". Sul tema "Educativa di strada" cosa può dire? "è una delle questioni molto serie che abbiamo posto: crediamo sia necessario un progetto che vada a lavorare sui giovani a rischio devianza sociale, che non rientrano nei progetti scolastici che l'amministrazione porta avanti. Avevamo rilevato questa necessità lo scorso anno, dopo l’evento tragico di questa estate dove un ragazzo è stato accoltellato e ucciso da un coetaneo, e dichiarazioni bipartisan di impegno, credevamo fosse finalmente arrivato il momento di intervenire. Invece no: la maggioranza ci ha addormentati con il solito riepilogo dei progetti scolastici legati alla prevenzione, che da anni si ripetono sempre uguali e senza parametri di misurazione reale sulla loro efficacia, e ha respinto la proposta". Per gli orari Videolottery invece? "Dopo Pavia nel 2014 anche Torino, Milano e tanti altri comuni del Nord Italia stanno riducendo gli orari di accensione delle Videolottery per arginare il dilagante fenomeno della ludopatia. I dati sulle giocate da poco rilasciati dai Monopoli di Stato sono allarmanti: più di 23 milioni di euro bruciati a Stradella comprendendo tutti i giochi, cifre paragonabili al bilancio del Comune sottratte ai consumi e all’economia locale, causando un generale impoverimento del territorio oltre che la rovina di alcune famiglie. Di nuovo, l'amministrazione non ha dato spiegazioni se non quella che ‘preferisce continuare con la prevenzione coi ragazzi delle scuole’, di cui non si conosce l'efficacia non essendo misurata". Parcheggi a pagamento... "Abbiamo chiesto che, dopo 2 anni dal quasi raddoppio della tariffa, almeno la ditta posasse i parcometri con i bancomat e iniziasse migliorie gestionali come gli sconti al parcheggio per i clienti dei negozi del centro. Hanno detto che entro fine anno i parcometri dovrebbero accettare il bancomat, non ne erano comunque sicuri, e la cosa è avvenuta solo perchè è un obbligo normativo, non perchè il Comune l'abbia chiesto e ottenuto dall’azienda gestore". Infine la raccolta differenziata... "In un ampio e circostanziato documento abbiamo ricostruito la storia dal primo tentativo di porta a porta nel 2012 osteggiato dal ‘gruppo Maggi', alle successive nostre sollecitazioni di innovazione in questo settore sempre ignorate fino ad arrivare al progetto, che era previsto per gennaio 2018 e poi posticipato a marzo. Questo progetto per noi ha tante falle: manca un piano di comunicazione, manca un piano finanziario, manca una programmazione sovra-comunale per dividere i costi dei nuovi mezzi coi comuni limitrofi. Il sindaco durante la discussione ha ammesso che si tratta di linee guida, e non di un progetto esecutivo come era stato definito fino a quel momento, e ha sciorinato qualche data di gazebi informativi che verranno posti in essere in dicembre. Inutile dire che queste attività sono improvvisate con sfrontato dilettantismo e siamo molto preoccupati per l'efficacia del progetto nei mesi e anni a venire, seriamente compromessa da questa modo di lavorare".


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leo club stradella: "SIAMO PASSATI DA 7 A 18 SOCI"

"Siamo un bel gruppo di persone socielvoli e simpatiche" Di Elisa Ajelli

Il Lions Clubs International è un'associazione umanitaria fondata nel 1917. Si compone di club i cui soci devono essere maggiorenni e godere di buona reputazione nella comunità di cui fanno parte e sono associati per invito. Il motto dell'associazione è "We serve", che in italiano significa "Noi serviamo". Il termine Lions nel nome dell’associazione deriva dal nome di una delle associazioni benefiche che nel 1917, insieme ad altre, diede vita all'attuale Associazione di Servizio. Successivamente fu coniato uno slogan utilizzando le iniziali "Liberty, Intelligence, Our Nation's Safety" (Libertà, intelligenza, sicurezza della nostra nazione). Il nome Lions non rappresenta solo fratellanza, amicizia, forza di carattere e propositi, ma soprattutto le lettere che compongono il nome annunciano al paese il vero significato dell'impegno verso la comunità. L'emblema è costituito da una lettera "L" d'oro inscritta in un'area circolare blu con due teste di leone, rivolte una a destra e un'altra a sinistra a simboleggiare la fierezza di quanto fatto in passato e la fiducia nel futuro. Sono presenti anche associazioni giovanili denominate Leo club. E proprio di questo gruppo giovani fa parte Alberto Pisani, ventenne stradellino, che è da luglio il nuovo presidente del Club Stradella Broni. Da quanto tempo esiste il gruppo giovani? "Da molto tempo… circa 50 anni, ma si è fermato per un certo periodo…e abbiamo rifondato il gruppo più o meno sette/otto anni fa. Attualmente sono il Presidente, ma i ruoli cambiano ogni anno". Quando ha iniziato a far parte di questo gruppo?

"Frequentavo la seconda liceo, è ormai tanto tempo!". Come mai questa scelta? "Semplicemente perché mio padre faceva già parte dei Lions, il gruppo dei soci più grandi, e di conseguenza, appena ho avuto l'età giusta, sono entrato nei Leo. Poi mi è piaciuto molto e ci sono sempre rimasto". Com'è essere il Presidente? "è una carica strana! Ci si sente un po' importanti… Questi primi mesi sono stati belli, posso dire che l’esperienza è senza dubbio positiva". A cosa vi dedicate? "Il nostro gruppo fa beneficenza. I Leo e i Lions sono presenti in tanti distretti in tutto il territorio nazionale e all’interno dei distretti ci sono i vari club, come per esempio il nostro, Stradella-Broni oppure Pavia o Vigevano. Ci sono i service a livello nazionale e quelli a livello distrettuale, che sono obbligatori per tutti i club e poi altri generi di service che sono decisi direttamente e indipendentemente dai vari club così come l'associazione a cui si decide di devolvere i ricavati, sono a scelta proprio dei club". Quest'anno a chi andrà la vostra beneficenza? "è stata una mia decisione, in accordo naturalmente con tutto il mio club, e devolveremo tutto all’associazione per la ricerca contro la leucemia". Organizzate molti eventi? "Abbiamo fatto una cena sociale proprio poche settimane fa, che tra l’altro è riuscita molto bene perché eravamo più di 80 persone, e poi faremo più avanti, verso fine febbraio o inizio marzo, una serata alla discoteca Club House di Salice Terme, un corso di fotografia con gara finale durante la cena di chiusura di fine stagione e un quizzettone". Durante questi service qual è il vostro ruolo? "Dipende da service a service. La cena fatta poco tempo fa, per esempio, riguardava la presentazione di due

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tipologie di spumantizzazione per i vini. Alberto Pisani Abbiamo quindi chiamato un sommelier che ha esposto le due tecniche e abbiamo fatto fare una gara a tutti i partecipanti. Durante la serata è stato proposto un menu enogastronomico di varie portate con prodotti tradizionali e una selezioni di vini, spiegati, appunto dal sommerlier. Al Club House faremo una festa in discoteca. Non c’è una vera e propria metodologia da seguire… dipende dal genere di service. L’aspetto più importante è sempre il risultato finale… e la beneficenza che possiamo così fare". Vi trovate periodicamente per riunioni? "Sì, una volta al mese e facciamo piccole riunioni in cui decidiamo cosa fare. Le decisioni sui service di solito sono a inizio anno, però possono saltar fuori altre questioni e magari integriamo il programma. La nostra sede ufficiale e legale è presso il Liros a Stradella, ma in realtà ci troviamo in diversi luoghi, dipende dalla disponibilità di tutti noi soci. Siamo abbastanza versatili in questo". Siete in tanti nel gruppo? "Siamo in 18 attualmente. Negli anni il numero è sempre aumentato. Quando abbiamo ricominciato anni fa eravamo in 7/8… quindi direi che stiamo andando bene". Come definirebbe il vostro gruppo? "Direi affiatato! Siamo un bel gruppo di persone socievoli e simpatiche… Il più piccolo ha sedici anni e il più grande trenta. Nonostante età diverse andiamo molto d’accordo e la disponibilità è molto ampia. Le idee che vengono fuori sono sempre positive, ognuno dice la sua e poi mettiamo insieme il tutto". Per Natale organizzate qualcosa? "Per il periodo natalizio c'è già la cena dei Lions. Noi naturalmente parteciperemo e cercheremo di far divertire i soci 'anziani'! Prepareremo qualche giochino…".


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LE DUE VOLONTARIE "SPECIALI" DELLA PROTEZIONE CIVILE: ATENA ED EMMA

Claudia Chiolini con Atena ed Emma

Di Silvia Cipriano

La comunità di Stradella può contare sull'appoggio di due volontarie "speciali" della Protezione Civile: Atena ed Emma, due labrador di, rispettivamente, 7 e 4 anni. Atena ed Emma insieme alla loro padrona Claudia Chiolini, si impegnano quotidianamente negli allenamenti richiesti per poter prestare servizio volontario presso la Protezione Civile e sono specializzate nella ricerca delle persone disperse in superficie. Claudia come sono arrivate Atena ed Emma nella sua vita? "Ho sempre avuto una grande passione per gli animali, in particolare per i cani. Il mio primo peluche è stato un cagnolone di pezza bianco e arancione che, dopo anni era talmente sgualcito e rovinato da essere irriconoscibile, mia mamma cercava in ogni modo di convincermi a buttarlo, ma io non me ne volevo separare. I miei genitori non mi hanno mai permesso di avere cane, in quanto lo ritenevano troppo impegnativo e, in particolare, temevano che fosse solo un capriccio e che poi non me ne sarei occupata. In realtà, poi a 12 anni ho adottato un gatto e mi sono presa cura di lui per tutta la sua vita. Tuttavia, il desiderio di avere una cane mi è rimasto, fino a sette anni fa quando, senza dire niente a nessuno, ho portato a casa Atena... un batuffolo di pelo nero morbidissimo. Tre anni dopo è arrivata Emma, figlia di Atena, che oggi ha 4 anni". Come nasce la sua passione per la cinofilia? "Posso affermare che la mia passione per la cinofilia è nata da bambina. Mio zio aveva una femmina di labrador, molto educata, a cui aveva insegnato tantissime attività ed era sempre piacevole passare del tempo in sua compagnia. Potevamo portarla ovunque che, in ogni situazione, lei era sempre a suo agio. Era parte integrante della famiglia. Da lì, mi sono promessa che, se avessi avuto un cane, avrebbe dovuto essere così: educato in modo da permettermi di 'viverlo' a 360 gradi. Quindi, quando è arrivata Atena ho contattato subito un addestratore. Qualche anno più tardi, mi sono avvicinata per caso al mondo della cinofilia da soccorso. L'ho sempre visto come qualcosa che potesse essere utile per aiutare il prossimo. Così, abbiamo partecipato a qualche lezione; Atena rispondeva bene agli esercizi che le si chiedeva di fare, le piaceva proprio.. e anche a me. Da lì abbiamo intrapreso inseparabilmente questo percorso". In cosa consiste il corso per Unità Cinofile? "Non è un vero e proprio corso. Ogni unità cinofila lavora in gruppo, composto a sua volta da altre unità cinofile, i cui conduttori a turno simulano di essere i dispersi. La fase iniziale è di formazione, finalizzata a capire se effettivamente il cane è predisposto a questa attività e se gli piace svolgerla. La cosa fondamentale

è che - ci tengo a precisare - per il cane tutto questo è un gioco! Successivamente, si passa alla fase di preparazione, finalizzata a sostenere le prove di abilitazione. Affinché un'unità cinofila sia operativa (quindi pronta ad affrontare una ricerca reale di una persona scomparsa) deve aver acquisito un brevetto, che attesti l'idoneità. Nel nostro caso, abbiamo ottenuto i brevetti per il conseguimento dell'operatività alla ricerca delle persone disperse in superficie rilasciati dall'ENCI (Ente Cinofilia Italiana). Una volta acquisito il brevetto, il lavoro non è finito... l'unità cinofila deve mantenersi in continuo allenamento. Inoltre, nelle prove di abilitazione sono richiesti anche degli esercizi di obbedienza, che il cane deve svolgere correttamente". Quanto tempo le richiede questa pratica? "Non poco! Gli allenamenti devono essere costanti, tutte le settimane. Sono sempre nei weekend. Durante la settimana, quando il lavoro me lo permette, ci alleniamo in obbedienza. Oltre agli allenamenti per le ricerche reali, ci prepariamo anche a partecipare a gare sportive di ricerca" In particolare, a quale ente si appoggia? "Facciamo parte del Gruppo Comunale di Protezione Civile Città di Stradella, con cui partecipiamo ad esercitazioni e ad eventuali interventi reali di ricerca di persone disperse. Mentre, per quanto riguarda gli allenamenti settimanali di obbedienza, ci appoggiamo a varie associazioni sportive". Qual è il motivo che l'ha spinta ad inserire Atena ed Emma nella Protezione Civile di Stradella? "Entrambe hanno una buona predisposizione a svolgere questa attività. Sono molto vivaci ed energiche... per loro è la cosa più divertente che possiamo fare insieme. Quando il cane trova il disperso durante un allenamento, viene premiato e a loro questo piace molto. Quindi, se può anche essere utile alla comunità, perché non metterle a disposizione...". In particolare, di cosa vi occupate? "In particolare, siamo abilitate alla ricerca delle persone disperse in superficie, che è lo scenario più comune nelle nostre zone, però abbiamo anche partecipato ad allenamenti di ricerca su macerie (crolli) e su valanga. In entrambi i casi, Emma e Atena hanno dimostrato di svolgere il loro compito egregiamente!". Cosa rappresentano Atena ed Emma per la comunità di Stradella? "Spero che possano rappresentare un sostegno alla comunità qualora ci fosse un'emergenza e mi auguro che il nostro costante lavoro sia apprezzato. Noi ci mettiamo impegno e dedizione, e facciamo tutto questo con grande passione! Fin dalle prime lezioni di soccorso, mi hanno sempre insegnato a immedesimarmi nei famigliari dei dispersi e quindi, come unità cinofile dobbiamo dare il massimo per ritrovare la persona scomparsa, nel minor tempo possibile. Anche se siamo solo volontari, l'impegno che ci accolliamo, da parte nostra viene preso con grande serietà, per cui, la nostra preparazione deve essere molto scrupolosa". Atena ed Emma hanno già compiuto salvataggi o, per il momento, hanno effettuato solo delle simulazioni? "Fino ad ora abbiamo partecipato ad una sola ricerca reale, per il resto, ci manteniamo in allenamento partecipando alle simulazioni organizzate dalla Protezione Civile". Lei si occupa solo di Atena ed Emma oppure ha altri amici animali? "Mi occupo in particolare di loro anche se, in realtà, a

STRADELLA

"Siamo abilitate alla ricerca delle persone disperse in superficie"

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casa abbiamo altri animali: gatti, conigli, criceti...un piccolo zoo! Emma e Atena però sono il mio 'impegno' quotidiano... amo trascorrere il mio tempo con loro". Cosa consiglierebbe a chi volesse intraprendere questo percorso con i propri amici animali? "Consiglierei di intraprendere questa attività con grande serietà, perché ci sono di mezzo vite umane e non ci si può permettere di cercarle con unità cinofile poco affidabili. È un impegno che non va sottovalutato...bisogna essere sicuri e convinti di quello che si va a fare. Alla base di tutto, ci deve essere una grande passione per il volontariato e lavoro con i cani. Non può essere presa sottogamba, è necessario esserne convinti e appassionati...darà grandi soddisfazioni, sia per quello che si riuscirà a fare con i propri cani, sia per l'aiuto verso chi avrà bisogno". Devono avere una predisposizione o delle caratteristiche particolari questi cani? "Sì, il cane da soccorso deve essere un cane energico e vivace, con una gran voglia di fare, senza paure, allo stesso tempo molto collaborativo. Inoltre, alla base di tutto, deve esserci un rapporto di reciproca fiducia tra il cane e il conduttore. Per il resto esistono razze con una maggior predisposizione perché selezionate al lavoro, ma in linea di massima può andar bene qualsiasi cane purché abbia determinate caratteristiche caratteriali e fisiche, che gli permettano di svolgere allenamenti di questo tipo". Come si è resa conto di questa predisposizione di Atena ed Emma? "Con Atena è stata una sorpresa: sette anni fa, quando sono andata a prenderla per portarla a casa, mai avrei immaginato che sarei arrivata a fare la volontaria. Volevo semplicemente un cane da famiglia, uno di quei cani da coccolare e con cui fare tutto insieme. Più passavo del tempo con lei, più mi rendevo conto che le passeggiate e i giochi insieme non le bastavano... aveva proprio bisogno di impegnare la testa. Abbiamo iniziato con esercizi di obbedience e lei si dimostrava sempre concentratissima; apprendeva facilmente e allo stesso tempo aveva sempre tante energie in corpo. Quindi ho deciso di provare ad intraprendere la strada del soccorso. Al primo allenamento il mio pensiero è stato 'non ce la faremo mai', invece, giorno dopo giorno, mi rendevo conto di quanto le piacesse e si divertisse, soprattutto di quanto ci divertissimo insieme. Invece, Emma è 'figlia d'arte'... suo papà svolgeva già attività di ricerca. Fin da cucciola si dimostrava molto intraprendente e vivace, con una grande passione per qualsiasi gioco. Lavorando con entrambe siamo arrivate a superare i brevetti per l'operatività e a vincere anche qualche gara". Atena ed Emma vivono con lei? "Certo! Sono parte integrante della mia famiglia. Loro dormono nella mia stanza e, ogni tanto, concedo loro di salire sul letto con me. Vivono in casa con me, le porto ovunque: prenoto le vacanze in base ad alberghi, spiagge e luoghi d'interesse, in cui loro siano ben accette. Ormai sono abituate a qualsiasi situazione, senza fare disastri. Tutti i giorni andiamo a fare delle passeggiate a piedi, nonostante la pioggia, il vento o la neve. Il tempo che passo in loro compagnia è sempre una gioia!".


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CAMPOSPINOSO

"fusioni? basta che siano fatte con intelligenza"

"Devono nascere come la conseguenza di una unitarietà di fatto" Di Elisa Ajelli

Campospinoso, paese di 1056 anime, è governato, per il terzo mandato consecutivo dal 2004, da Paolo Fasani, che ci spiega come vede il suo comune, tra difficoltà sempre maggiori nella pubblica amministrazione, i lavori che si sono fatti e che si faranno, i vantaggi dell’unione tra paesi, il tutto con uno sguardo alla vicenda del Ponte della Becca.

Campospinoso è un paese "facile" da gestire? "Di paesi facili da gestire non ce ne sono, perché ognuno, indipendentemente dalle dimensioni, ha i suoi problemi, che poi sono quelli classici dell'attuale situazione economica dello Stato. Più si va avanti e più è complicato e decisamente macchinoso gestire la pubblica amministrazione". Questo per le regole che arrivano dai "piani alti"? "Per le regole e per tutta una serie di adempimenti… Poi alla fine non è neanche una questione di regole, perché devono esserci e devono essere rispettate. Il problema è quando le regole sono di difficile interpretazione, nel senso che c’è un testo scritto che è molto vago, confusionario e non preciso ed esistono troppe interpretazioni diverse. Diventa quindi difficile lavorare così…". Nel suo paese ci sono criticità particolari o è un paese tranquillo? "Particolari no, ma diciamo che in alcuni settori, come la spesa sociale, che nei paesi medio-piccoli fino a qualche tempo fa non creava problemi, negli ultimi anni, con il discorso della crisi economica, la situazione è molto cambiata. La spesa sociale, per esempio, è notevolmente aumentata. Tutti gli anni aumenta, sotto tanti aspetti, non soltanto sotto il discorso delle famiglie in difficoltà con le bollette, ma anche per minori, disabili, istituti, case di riposo… Ai comuni da quest'anno spetta anche l’assistenza e il trasporto degli alunni disabili delle scuole superiori, che prima era di competenza della Provincia… c’è un piccolo contributo regionale, ma chiaramente non è sufficiente a coprire tutte le spese. Abbiamo anche per esempio due minori che necessitano dell’insegnante di sostegno… tutta una serie di spese che non sono poche e che alla lunga pesano sui bilanci dei comuni, che di conseguenza fanno sempre più fatica a fronteggiare certe situazioni". Dal punto di vista della sicurezza, com’è Campospinoso? "La nostra zona non ha picchi altissimi di criminalità… lo possono anche dire le forze dell’ordine… siamo una zona che, rispetto ad altre in provincia, è meno esposta a questi fattori. Ogni tanto capita qualche furto, ma è nell’ordine delle cose. è sempre capitato, ma siamo in un periodo storico differente dal passato: i mezzi di comunicazione sono molto diversi e appena succede qualcosa lo si sa subito. Attualmente non siamo in una situazione di grande allarme. Altre zone sicuramente sono messe peggio…". Voi siete in unione con il comune di Albaredo Arnaboldi... "Tutte le funzioni sono in unione con il comune di

Albaredo… quello che è rimasto ai singoli comuni è poco o niente: qualcosa di anagrafe, di stato civile… Invece, assistenza sociale, lavori pubblici, urbanistica, ambiente è tutto in unione. Questo ente è nato nel 2000, per cercare di creare sinergie, mettere insieme le forze e cercare, all’epoca, di avere qualche piccolo contributo". Come funziona questo ente? "I due comuni hanno mantenuto i propri organi previsti dalla legge, quindi ognuno ha il consiglio comunale, il segretario comunale, la giunta e il sindaco. Poi c'è l’Unione, che è un ente di secondo livello e di cui io sono Presidente. A questo ente, man mano che si va avanti, danno anche delle competenze che prima erano riservate solo ai sindaci. L'unione ha la propria assemblea, come se fosse un consiglio comunale, e ha la propria giunta con il presidente". Per una fusione vera e propria dei comuni lei sarebbe favorevole? "Sì, ci stiamo lavorando, nel senso che sono cose che devono avvenire gradualmente. Probabilmente la popolazione è già preparata anche a questo, perché ormai sono 17 anni che, per esempio, se una persona ha bisogno del servizio cimiteriale di Campospinoso sa che non deve recarsi qui ma ad Albaredo, perché là c’è il servizio per entrambi i posti. Così come chi ha bisogno del servizio tecnico non va ad Albaredo, ma viene da noi, perché qui c’è la sede dell’ufficio tecnico dei due comuni. Per tornare alla domanda, sicuramente questo sarà il cammino del futuro e non si può essere contrari a queste cose. Basta che siano fatte con estrema intelligenza". Cosa intende? "Abbiamo visto unioni molto strane, un comune qui e un comune là… o tra paesi che non avevano nulla 'in comune'! Lo stesso discorso va fatto con le fusioni: devono nascere come la conseguenza di una unitarietà di fatto. Non deve esserci unificazione giuridica e poi diventa di fatto… bensì il contrario. Una volta che, di fatto, nella vita quotidiana il cittadino sente e vive le esperienze e l’unione come una cosa naturale, la fusione a livello giuridico diventa poi automatica. Di solito si tende a fare l’aspetto giuridico e poi mettere insieme le cose, ma bisognerebbe invertire la rotta: bisognerebbe mettere insieme le

Paolo Fasani

cose e far sì che diventi qualcosa di culturale, superando anche il discorso dei campanilismi". In paese avete fatto lavori ultimamente, tipo la nuova rotatoria… "è una delle opere inserite nel programma amministrativo 2014-2019. Si tratta di una serie di lavori attuati per mettere in sicurezza, per quanto possibile, il traffico lungo la Provinciale 617. Gli interventi fatti da noi e dalla Provincia erano tutti in un ambito di accordi di programma a lungo periodo". Per il nuovo anno avete in programma altri lavori pubblici? "Sicuramente qualcosa si farà: saranno interventi di manutenzione e di messa in sicurezza, di ampliamenti. Tutto naturalmente nell'ottica di miglioramento complessivo della sicurezza stradale". Per l’ultima domanda, le chiedo il suo parere su un tema molto attuale: il ponte della Becca. Qual è il suo punto di vista? "La situazione la conosciamo tutti e non è certo una novità. Ho visto che la Regione ha stanziato altri due milioni di euro circa… questo però mi fa pensare che se la Regione continua a mandare soldi per far stare in piedi questo ponte, significa che non vuole spendere i soldi per fare quello nuovo. Questi sono interventi tampone che servono a tenerlo su. Sono estremamente felice, però, che siano arrivati dei fondi per iniziare lo studio di fattibilità. Condivido il pensiero del Presidente Vittorio Poma: è il primo passettino per andare avanti nella strada anche se, a mio parere, è ancora molto lunga".


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"possiamo dire di essere un paese tranquillo"

Pierluigi Bruni

Di Elisabetta Gallarati A Portalbera, nell’ultimo anno sono state effettuate molto migliorie ad opera del sindaco, Pierluigi Bruni. Da poco è stata ultimata la restaurazione della facciata della chiesa della Beata Vergine Assunta, che non è però l’unica opera pubblica che è stata attuata. Molto altro è in programma per l’anno nuovo e, oltre al resoconto del 2017, il sindaco ci illustra quali saranno i primi impegni del 2018. In generale, parlando del comune di Portalbera, che cosa è stato fatto nell'ultimo anno? "È stato realizzato un parcheggio, di fianco all’asilo nido, rifacendo anche i marciapiedi. In via Dei Gelsi abbiamo rifatto il suolo stradale e installato anche i dossi per cercare di ostacolare la velocità di chi non rispetta il limite consentito. Per lo stesso motivo sono state installate le colonnine di controllo della velocità, anche se purtroppo non sono sempre funzionanti, ma solo quando è presente il vigile". è presente un sistema di videosorveglianza nel vostro comune? "La videosorveglianza è presente ed è un argomento che abbiamo intenzione di riprendere e ampliare anche in futuro. Sono già in funzione alcune telecamere di video sorveglianza che sono state installate due anni fa: al quartiere di San Rocco ne sono presenti quattro e altrettante sono installate nella piazza. Per quanto riguarda invece il controllo delle targhe abbiamo due telecamere nei punti elencati prima. La mia idea è quella di aumentare la videosorveglianza più che altro ai due ingressi del paese, per controllare le targhe delle auto in entrata e in uscita dal centro, ma il discorso diventa complicato in quanto bisognerebbe installare un’antenna che permetta di trasmettere la visualizzazione delle immagini in comune". Portalbera possiede un impianto di illuminazione a led? "Già da un paio di anni abbiamo installato le luci al led, abbiamo completamente sostituito la vecchia illuminazione con le luci ecologiche. Sia gli impianti di illuminazione che quello di videosorveglianza sono

stati realizzati negli anni precedenti". Sono in programma altri lavori pubblici per l'anno nuovo? "Progetti futuri sono quelli del rinnovo dell’asfalto delle strade e dei marciapiedi; sono progetti in fase di affidamento quindi si presume che avverranno nel 2018: si tratta del rifacimento de suolo stradale delle vie interne del paese e dei marciapiedi. La gara di appalto si è già conclusa e ora sono progetti in fase di istruttoria. In fase di istruttoria si trova invece l’ampliamento dei loculi del cimitero, abbiamo già selezionato la ditta alla quale saranno affidati i lavori e si spera che i lavori inizieranno sempre nel 2018 ma non se ne ha ancora la certezza, diciamo che abbiamo passato la fase preliminare". Si è verificato un aumento del numero dei furti nell’ultimo anno? "Allora, non vorrei portare sfortuna, in quanto l'anno non sia ancora finito, ma devo dire che il resoconto sembra essere positivo. Possiamo dire di essere un paese tranquillo. Poco tempo fa ho incontrato i carabinieri di Stradella per affrontare, con la parte più anziana degli abitanti di Portalbera, l’argomento delle truffe che avvengono porta a porta. Oggi giorno i truffatori sono sempre più in aumento e si avvalgono di sempre più diverse tecniche di adescamento; quindi i carabinieri di Stradella si sono attivati per avviare campagne di informazione presso tutti i paesi limitrofi, compreso il nostro. Quello che io continuo a ripetere alla popolazione è che qualsiasi compagnia di gas, luce, telefonia, sono obbligati, prima di procedere alla pubblicizzazione porta a porta, di chiedere il permesso a me per poterlo fare. Quindi, un anziano che volesse verificare la veridicità della loro offerta e della loro presenza, potrebbe semplicemente chiamare me o la segreteria del comune, per verificarlo prima di aprire la porta. Diciamo che qualche furto è avvenuto anche nel 2017, ma non sono successe, fortunatamente, grandi cose". Si è verificato un aumento o una diminuzione della popolazione nell’ultimo anno? "Siamo stabili qui a Portalbera. Ci sono stati molti morti quest’anno, purtroppo ben 28… ma si spera sempre che il prossimo anno ci saranno più nascite che morti". Ci sono state o sono in programma opere di ristrutturazione degli stabili del centro che versano in condizioni pessime e che non sono un buon biglietto da visita... "Alcune opere di bonifica e di ristrutturazione sono avvenute nell’ultimo anno, come per quanto riguar-

PORTALBERA

"Il nostro servizio scolastico è migliore di quello di altri paesi più grandi di noi"

da un edificio al fianco della scuola elementare. Per le case del centro storico, speriamo che il rifacimento della facciata della chiesa sia stato un incentivo a voler rinnovare anche le case dei privati. Sia chiaro che abbiamo già da anni tolto gli oneri comunali per la ristrutturazione delle case del storico, ci teniamo a fare sapere questa cosa, che abbiamo deciso per incentivare i lavori di restauro. La facciata della chiesa è stata ultimata da poco, devo dire con grande apprezzamento della popolazione e anche la piazza comunale è stata rinnovata in modo di rinnovare totalmente il centro". Parlando di fusione e unione fra comuni? Cosa ne pensate qui a Portalbera? "Se si parla di fusione, personalmente vedo la cosa piuttosto lontano. Se si parlasse di fusione, si parlerebbe di dover rinunciare ad alcuni posti di lavoro, di dover licenziare qualcuno… la cosa per noi adesso non è contemplabile. Per quanto riguarda l’unione fra più comuni, noi collaboriamo da tempo con altri centri limitrofi, come ad esempio condividere la nostra scuola con San Cipriano Po; dividere la segreteria con Arena Po, Gerenzago e Inverno Monteleone; dividere l’ufficio tecnico con San Cipriano Po. Qualcosa si cerca sempre di fare a questo proposito, perché non sarebbe possibile altrimenti mantenere gli uffici economicamente. Pensare a una fusione non mi sembra una cosa possibile ora come ora, sia a livello logistico che a livello di posti di lavoro; se fossimo un paese più piccolo, senza servizi, forse sì, ma non è il nostro caso: abbiamo l’asilo nido, la scuola materna, la scuola elementare, il doposcuola, la parrocchia, il centro sportivo. Il sindaco di San Zenone tempo fa aveva avanzato la proposta di unire San Cipriano, Arena Po, Spessa Po, San Zenone e Portalbera: l’idea era quella di unire i comuni e chiamarli 'Le Rive del Po' ed effettivamente i problemi che ci riguardano sono tutti gli stessi…ma parlare di fusione ora come ora non è possibile. Magari in futuro le prossime generazioni riusciranno a vedere in maniera diversa le cose!". Come funzionano le scuole? Si è verificata una diminuzione o un aumento degli iscritti? "Ormai abbiamo una frequenza stabile di circa sedici bambini in un’unica sezione. La scuola materna è stata costretta ad operare la lista d’attesa per via della grande richiesta di iscrizioni: il nostro servizio di scuola nido e materna è di gran lunga migliore e più scrupoloso di quello di altri paesi più grandi di noi, ci teniamo particolarmente all’attenzione e ai dettagli che vengono dedicati ai bambini grazie all’ambiente più piccolo del nostro asilo. Inoltre nella nostra scuola è presente un sevizio dopo scuola molto valido, che lavora sulle tre giornate libere dai pomeriggi scolastici, in modo da permettere ai genitori che lavorano di lasciare i bambini in buone mani senza dover pagare per forza una babysitter, che sicuramente costerebbe di più in quanto noi riusciamo a tenere il prezzo del doposcuola stabile a 100 euro all’anno. Non è facile permettere questi servizi e al giorno d’oggi si fa sempre più fatica trovare i fondi necessari, ma per ora riusciamo ancora a far quadrare i conti per dare queste opportunità alla popolazione".


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I produttori del territorio si confermano al top in Italia

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Oltrepò Pavese in passerella, i premi di Gambero Rosso e Ais ViniPlus

L'Oltrepò Pavese cresce in qualità assoluta e percepita, un ottimo segnale che induce a regalare vini e spumanti del territorio in vista delle prossime festività. Lo confermano i Tre Bicchieri 2018 Gambero Rosso: nel 2017 erano state 7 le eccellenze, nel 2018 diventano 8. Cresce anche la media in guida del territorio e il trend dei Due Bicchieri Rossi, ovvero i vini con punteggi molto vicini a quelli da primato segnalati con il massimo riconoscimento. È l'anno della consacrazione del Metodo Classico e del Pinot nero in rosso. I 3000 ettari di Pinot nero, che rendono l'Oltrepò Pavese patria italiana di questa uva straordinaria, vengono messi a frutto molto bene dai produttori. Ecco i Tre Bicchieri 2018 Oltrepò Pavese: Brut Rosé - Monsupello; Extra Brut Farfalla - Ballabio; Brut Pinot Nero 'More ’13 - Castello di Cigognola; Top Zero - F.lli Giorgi; Dosage Zero Vergomberra ’12 - Bruno Verdi; Pinot Nero Brut M. Cl. Cuvée della Casa - Francesco Montagna - Bertè & Cordini; Pinot Nero Rosé M. Cl. NorEma ’13 Calatroni; Pinot Nero Arfena’15 - Andrea Picchioni. La conferma della crescita qualitativa e stilistica del territorio arriva anche dalla guida ViniPlus 2018 di Ais Lombardia, presentata a Milano. Sono 124 i vini premiati con le quattro Rose Camune, dei quali 50 si aggiudicano i riconoscimenti speciali attribuiti con le Rose Oro. Ogni cantina ha potuto sottoporre al giudizio dei Degustatori lombardi un numero massimo di 4 campioni: in totale sono stati circa 900 i campioni valutati attraverso le degustazioni alla cieca e secondo la metodologia AIS. Nelle 560 pagine della versione cartacea sono 233 le cantine recensite provenienti da tutte le zone vitivinicole della regione, una fotografia ampia ed esaustiva della produzione regionale. Rosa d’Oro, massimo riconoscimento in

guida, per Bonarda dell’Oltrepò Pavese Gaggiarone Vigne Vecchie 2015 - Alziati Annibale; Oltrepò Pavese Rosso Cavariola Riserva 2013 - Bruno Verdi; Oltrepò Pavese Barbera Dodicidodici 2015 - Castello di Cigognola; Buttafuoco dell’Oltrepò Pavese Storico Vigna Pregana 2012 - Francesco Quaquarini; Loghetto 2016 - Fratelli Agnes; Pinot nero dell’Oltrepò Pavese Giorgio Odero 2014 - Frecciarossa; Oltrepò

Pavese Metodo Classico Pinot nero brut 1870 2013 Giorgi; Oltrepò Pavese Riesling Vigna Martina 2016 - Isimbarda; Pinot nero Metodo Classico pas dosé Nature - Monsupello; Rosso d’Asia 2013 - Picchioni Andrea; Oltrepò Pavese Metodo Classico Pinot nero brut Cruasé Oltrenero - Tenuta Il Bosco; Bohemi Riserva 2011 - Tenuta Le Fracce; Pinot nero dell’Oltrepò Pavese Noir 2014 - Tenuta Mazzolino.

"C'è un nuovo Oltrepò da far conoscere ai winelovers"

Consorzio al Merano Wine Festival e a Golosaria Milano L’Oltrepò Pavese archivia con successo la partecipazione a Golosaria Milano, divenuta una lieta consuetudine negli ultimi anni, e al Merano Wine Festival, per la prima volta in assoluto in veste consortile. Il Consorzio Tutela Vini Oltrepò Pavese prosegue così lungo il cammino teso al riposizionamento del territorio nel percepito e nel canale Horeca. Il presidente del Consorzio Tutela Vini Oltrepò Pavese, Michele Rossetti, spiega: “Ci siamo dati un metodo nuovo, perché la pubblicità non serve a nulla senza prima aver capito con l’aiuto degli esperti di marketing, degli opinion leader e degli esperti della ristorazione quali sono le scelte stilistiche che premiano, in Italia e nel mondo, e che devono diventare l’identità delle nostre produzioni”. Il direttore del Consorzio, Emanuele Bottiroli, ricorda: “La sfida del Consorzio Tutela Vini Oltrepò Pavese è proprio quella di riposizionare le sue migliori produzioni vitivinicole agli occhi dei giovani e degli appassionati. Per farlo abbiamo anche bisogno di rafforzare i rapporti e le pubbliche relazioni con ristoratori, enotecari, giornalisti del settore e opinion leader. Basta con il sentirsi incompresi, bisogna raccontarsi. Siamo andati al Merano Wine Festival e a Golosaria Milano proprio per

sdoganare una terra che non deve chiudere il proprio mercato in poche province italiane, ma abbracciare gli appassionati in Italia e nel mondo. Oggi si beve meno ma si beve meglio. Noi siamo una terra di grandi vini, le colline del Pinot nero, la culla nazionale della spumantistica Metodo Classico. I nostri produttori hanno

un talento da far assaggiare, scoprire e valorizzare. Sono molte le piccole cantine rivelazione negli ultimi anni, che si stanno affiancando agli storici marchi del territorio. Le nostre denominazioni, grazie alle nostre famiglie del vino, hanno bella stoffa e le virtù per farsi notare”.


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"Se la base d'asta dovesse scendere un pensierino si potrebbe fare"

"Per il turista che viene da queste parti, è la prima struttura che incontra" Di Silvia Cipriano

Negli ultimi mesi si è divulgata la notizia di un Bando di Cessione del punto vendita (Wine Point) e dell'intero complesso della Cantina La Versa di Montescano... si parla di 620mila euro come base d'asta e ci sarà tempo fino al 30 gennaio 2018. A tale proposito abbiamo voluto cogliere le opinioni del Sindaco di Montescano – Enrica Brega – e del Direttore del Club del Buttafuoco storico – Armando Colombi. Brega è vera la notizia di questo bando? "Sì è vera. Con il fallimento, La Versa è stata divisa in due lotti: la Cantina Sociale di Santa Maria della Versa e la Cantina Sociale di Montescano. Terre d'Oltrepo si è aggiudicata le attività della Cantina Sociale di Santa Maria della Versa e quindi, anche il Wine Point che c'era qui a Montescano – per l'appunto è stata recenetemente inaugurata la nuova sede del Wine Point, presso la Cantina Sociale di Santa Maria della Versa, che ha così riaperto la sua attività. A Montescano rimangono solo gli immobili, ancora del fallimento, per il momento non aggiudicati a nessuno... entro il gennaio 2018 dovremmo sapere il destino di questa struttura". Colombi, in relazione al Bando di Cessione del complesso immobiliare dell'ex Cantina Sociale di Montescano, secondo lei, c'è del potenziale da poter sfruttare in questa struttura? "Sicuramente c'è del potenziale, perchè questa struttura si trova al centro della parte iniziale della Valle Versa, quindi per il turista che viene da queste parti, è la prima struttura che incontra. Avendo un'ampia metratura e un'ottima posizione, potrebbe essere facilmente trasformata in tante cose...". Cosa si potrebbe realizzare in questo complesso? "Ad esempio, un'azienda che si trova in collina e che

Enrica Brega

ha problematiche di spazio logistico e di movimentazione delle merci, potrebbe comprare l'immobile per stare più 'comoda' e muoversi meglio. In realtà, tale complesso potrebbe prestarsi ad investimenti più importanti, per esempio una struttura alberghiera, un ristorante con il wine bar e la sua cantina in stile anglosassone, dove poter vivere un'esperienza enoturistica. A mio parere, il problema maggiore è trovare l'investitore che abbia voglia di puntare su questa struttura ed investire milioni di euro". Quale potrebbe essere la difficoltà maggiore nel riavviare questa struttura? "La superficie è molto grande; una parte era già stata recuperata e sistemata, mentre l'altra è completamente da sistemare. La problematica maggiore, a mio parere, non è rappresentata solo dagli investimenti strutturali che si dovrebbero affrontare, quanto piuttosto dalla richiesta della base d'asta. Se andiamo a vedere quanti immobili ci sono all'asta nella zona, magari è possibile trovare altro ad un prezzo inferiore... dipende dal tipo d'investitore.

Armando Colombi

Un investitore 'forestiero' dovrà fare un piano economico dettagliato e, quindi un'analisi dettagliata. A me l'immobile piace molto e ci vedo dentro tante belle opportunità, però è l'operazione economica che mi convince poco". Si parla di 620mila euro come base d'asta. Colombi come Club del Buttafuoco Storico avete intenzione di fare un'offerta? "Al momento direi di no. Se la base d'asta dovesse scendere un pensierino si potrebbe fare... noi sicuramente abbiamo bisogno di spazio e sono certo che nei prossimi anni la situazione in tutto l'Oltrepò migliorerà, ma al momento l'acquisto di quest'immobile richiede troppi soldi, sapendo che poi bisognerà investirne moltissimi per ricavarne qualcosa di appetibile". La Cantina di Montescano, così come quella di Santa Maria della Versa, sono state il "simbolo" delle colline dell'Oltrepò Pavese. Secondo lei, è giusto rinascano o non c'è molta speranza? "La Versa è già rinata! Nei prossimi anni sono convinto che tornerà a riprendersi il suo spazio; tornerà a far conoscere la nostra valle nel mondo e questo sicuramente porterà nuovi investitori, magari interessati ad investire nel complesso della Cantina Sociale di Montescano. La Cantina di Montescano non esiste più da anni, ma quello che è La Versa (come marchio) sta rinascendo e, il fatto di aver riaperto il Wine Point a Santa Maria della Versa la ritengo un'ottima scelta, che porterà un buon indotto a tutte le attività della zona" Colombi, prima parlava di ripresa per tutto l'Oltrepo... cosa intende? "Sono convinto che questa zona, in particolar modo Broni, nei prossimi anni vedrà una crescita notevole nei valori immobiliari. È iniziato il recupero e la bonifica dell'area Fibronit; presto arriveranno altri investimenti strutturali. Di questa crescita beneficerà tutta la zona di produzione del Buttafuoco (Broni, Stradella, Canneto, Montescano, Castana, Pietra dè Giorgi e Cigognola) e nel giro di qualche anno la situazione cambierà. L'immagine dell'Oltrepo Pavese cambierà e questo cambiamento già lo si può vedere nella richiesta dei prodotti: i Buttafuoco, ad esempio, sono cresciuti come numero di etichette e come valore medio a scaffale. L'indotto della zona del Buttafuoco sta ripartendo. Sono molto ottimista sul futuro della mia valle!".


57 il Periodico "i produttori adesso fanno molta fatica ad imporre i loro vini"

Di Lele Baiardi Franco Casella, proprietario della Locanda dei Beccaria a Montù Beccaria, in attività da diciannove anni, dal 28 ottobre del 1998. Sessantotto anni e una storia da raccontare legata alla enogastronomia nazionale ed al territorio. Non c'era un ristorante prima di voi, la struttura è partita con lei e sua moglie Luisa? "Si, è partita con noi. Anche la cantina è partita più o meno contemporaneamente. Questa struttura è stata la prima cantina sociale di tutto l’Oltrepò Pavese, inaugurata la prima volta nel 1902, poi completamente abbandonata nel 1959. Per fortuna avevano tenuto i tetti e quindi con un lavoro di restauro, che è durato tre anni, sono riusciti a recuperare tutti i locali. Si sviluppa su tre piani, al primo c’è una bellissima distilleria di grappa, al piano intermedio la cantina dove si produce vino, e all’ultimo piano porticato il ristorante. Sia la cantina che la grapperia sono stati inaugurati più o meno nello stesso periodo, dopo quaranta anni di inattività e abbandono". Location suggestiva e storica. "Questo edificio è appoggiato alla collina, se lo si osserva da fondo valle quasi non ti rendi conto che dietro c’è la collina. È stata la prima cantina sociale dell'Oltrepò grazie all' Onorevole Montemartini, un personaggio talmente carismatico da riuscire a mettere d’accordo quasi duecento teste di contadini di una volta, che sono come quelli di oggi. Li ha convinti che grazie alla cantina sociale sarebbero riusciti a sfuggire ai diktat commerciali dei mercanti di vino! Allora era un atto rivoluzionario! Da lì è partita la cantina sociale di Montù Beccaria, in seguito trasferita in altra sede. Qui era rimasto libera la struttura, ed è stata quindi acquistata dal notaio Tonalini di Stradella e da Riccardo Ottina, direttore enologo della cantina sociale di Santa Maria della Versa. Hanno fatto una società, recuperato i locali e hanno iniziato un’attività privatamente. Nel 1998, non era più una cantina sociale, bensì privata". Come è arrivato a gestire l’ultimo piano della ex cantina sociale di Montù? "Ci è stato affidato il ristorante in base a non so che cosa! Io cucinavo, Luisa cucinava, ma in casa... La cosa che avevamo un pochino in più, rispetto ad altri, è che scrivevamo di cucina su alcune riviste. Io ho collaborato con gli editoriali dell’Espresso, con la guida dell’Espresso ed ho scritto anche un paio di libretti, di nessuna importanza... Eravamo in un giro di ristorazione importantissima: probabilmente qualcuno ha pensato che le mie frequentazioni potessero essere utili... e poi girava voce che cucinassimo bene. Però cucinare bene a casa è un conto, la ristorazione è tutt’altra cosa". Vi siete applicati molto bene. "I primi tempi sono stati difficili. Abbiamo dovuto affidarci ad altri perché tecnicamente non eravamo preparati a una cosa di questo genere. Poi, poco alla volta, abbiamo applicato la buona cucina ai parametri della ristorazione, che non sempre coincidono! Anno dopo anno è andata avanti la cosa e non ci siamo mai nè pentiti né stancati. Ricordo il direttore dell’Espresso, un mio carissimo amico, quando gli ho comunicato questa decisione e gli ho detto che non potevo più collaborare né con la guida né con l’Espresso, perché non mi sembrava serio gestire un ristorante e poi andare a fare anche il critico e fare le pulci agli altri: mi ha fatto gli auguri dicendomi che avvocati, dottori

Franco Casella e la moglie vogliono fare il colpo della vita aprendo un ristorante e poi dopo sei mesi chiudono! L'altro direttore che era subentrato mi ha detto che aveva intenzione di darmi la responsabilità di tutta la Lombardia e di tutto il Piemonte. Venendo a mancare quindi un tassello piuttosto importante per la Guida, mi ha detto 'ci penso io a rovinarti!'. La recensione più brutta di tutta la Guida dell’Espresso era la mia. Il che però mi ha consentito l’anno dopo, lui era stato mandato via perché non aveva raggiunto i risultati promessi, di vincere il premio Villa Bucci come ristorante italiano che proprio sulla Guida aveva guadagnato più punti! Mi aveva massacrato dandomi dodici ventesimi: quando sono tornati i giudici a provare la nostra cucina, l'anno successivo, mi sono stati dati due punti e mezzo in più! Allora le guide contavano tanto". Adesso non contano più? "No, adesso in una situazione come la nostra, un conto è la guida Michelin per i ristoranti di altissimo livello, ma l’unica cosa che conta veramente per gli altri ristoranti è il web, ad esempio il famigerato Tripadvisor! Ti posso dire che noi non abbiamo mai fatto niente per attirare simpatie nè tanto meno antipatie, però ci sono addirittura società che ti vendono dieci, venti, trenta recensioni positive... in pratica, un reato!". Il Salame di Varzi rientra nel suo menù? "Me lo faccio fare da un contadino dall’altra parte della valle. È un salame tipo Varzi, ma lo fanno qui. Tiene i maiali e li cura: con la dieta appropriata, devono aver visto due ferragosti, devono essere abbattuti almeno a 260-280 kg, perché il maiale deve essere grasso. Il salume buono non è quello che chiede la massaia 'bello magro': sarà bello magro, ma non è 'bello buono'! La stessa cosa per la carne. La nostra filosofia è quella di usare materia prima buona: non è una cosa eroica ricercare la materia prima buona; bisogna avere un po' di passione. La cucina di un ristorante funzione come una cantina: tu puoi fare un pessimo vino da una grande uva, ma non farai mai un buon vino da un'uva cattiva...". La sua clientela è in larga parte della zona? "Ni, nel senso che la maggior parte dei miei clienti sono pavesi, vogheresi, piacentini, tanti milanesi soprattutto nel weekend e un po' di ospiti vengono da Stradella, Broni, dalla zona. Se però dovessi contare solo sulla Valle Versa non sopravvivrei". Quindi il turismo funziona in questa parte dell’Oltrepò? "No, funziona in parte il turismo eno-gastronomico. Perché il fine settimana si fa la gita mirata al pranzo ed alla cena... ma per il turista non c’è molto altro da offrire. Hanno provato a fare una guida della zona, tra l’altro fatta anche bene, ma non è pubblicizzata e quindi non la si conosce. C’è anche da dire che una volta fatto vedere l’oceano di vigne non resta molto". In che percentuale le vengono chiesti vini oltrepadani? "Si, li chiedono, più a me che ad altri ristoratori, perché essendo un ristorante sopra una cantina, anche

MONTù BECCARIA

"Avevano in mano una Ferrari, ma non erano in grado di guidarla"

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se la cantina non è di mia gestione, in qualche modo mi sento vincolato ad avere questi come vini della casa. Ho al momento 400 vini in carta, avendoli ridotti dai circa 700 di prima: la mia passione smodata per il vino mi aveva portato a fare una cantina spettacolare, ma 'la cantina mangia la cucina' è un detto della ristorazione. È vero, l’ho toccato con mano. Ho ancora comunque una bella carta dei vini. I vini dell’Oltrpò occupano circa il 70% della sala, in una serata normale su dieci bottiglie sette sono targate Oltrepò. La metà sono della cantina qui, perché vengono e sanno che c’è la cantina. Poi alcuni conoscono altri produttori dell'Oltrepo e chiedono espressamente quello. Rimane un 30 per cento che beve Toscana, Austria, Francia. Vent’anni fa il vino era un alimento, i nostri vecchi se lo portavano per andare in campagna. Oggi il vino ha contorni ben diversi, è sempre un alimento per carità, ma deve essere un piacere, quasi uno sfizio. Chi beve oggi è più competente e disposto a spendere il giusto ed è esigente, per cui il vino mediocre che purtroppo gira ancora in Oltrepò, ed anche in altre regioni, ma forse in Oltrepò in percentuale maggiore… a voi la sentenza! La dimostrazione è che se tu esci dall’Oltrepò, non ritrovi le bottiglie dei suoi vini nella carta di un ristorante". Perché siamo arrivati a questo punto? "Probabilmente hanno dormito i produttori, riposato sugli allori, han pensato che la cuccagna durasse più di quel che in effetti è durata. Per cui si sono svegliati tardi, e adesso fanno molta fatica ad imporre i loro vini... Quelli che lavorano bene ci sono, perché ci sono dei vini che potrebbero stare sulle carte dei migliori ristoranti. Credimi sia nei bianchi, non parliamo di bollicine, sia nei rossi, ci sono degli esempi eccellenti. È una resistenza più psicologica da parte dei ristoratori a non tenere bottiglie dell’Oltrepò". Se lei fossi un produttore cercherebbe appoggio in una società di management? "Probabilmente sì, al giorno d’oggi la rete commerciale è indispensabile. Per farlo conoscere, per distribuirlo. Per arrivare nei punti giusti che funzionano come casse di risonanza. Se non lo fai rimani indietro. Il mondo va in quella direzione, mica solo nelle vigna. Che ti piaccia o no, se vuoi fare l’eroe cavoli tuoi! I più giovani sanno che non basta più. Ad esempio Andrea Picchioni, che produce eccellenti vini con ottime recensioni in Italia ed all’estero, lavora volentieri in cantina, ma è più fuori a conoscere ed a farsi conoscere! Non puoi aspettare che siano gli altri a scoprire il grande produttore, non è più quel tempo. Se rimani ancorato ai metodi di una volta fatalmente sei tagliato fuori". C’è un segreto o una chiave del successo per il rilancio turistico di questa zona? O una speranza? "Non sono abbastanza esperto per darle un giudizio... speranza no. Io ho cominciato a parlare dei vini dell’Oltrepò e di questi aspetti turistici forse 40 anni fa. Mi ero reso conto di essere un Don Chisciotte. In riunioni con produttori, con il consorzio dei vini doc, con i ristoratori. Ero votato al martirio. Nessuna categoria prendeva minimamente in considerazione di fare qualcosa insieme erano più impegnati a litigare tra loro come comari. Se va bene così, Io arrivato a 70 anni ho dato. Ricordo quando un direttore del consorzio mi ha detto 'lei è un cretino' e io ho risposto 'guardi detto da lei è un complimento'. Se l’era presa probabilmente perché ho detto a questa gente che si avevano in mano una Ferrari, ma non erano in grado di guidarla!”


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SAN DAMIANO AL COLLE

"rispettare la natura dell'animale e non pretendere di cambiarla"

"Un cane non sarà mai un bambino ma sarà uno splendido compagno di vita"

Federica Morelli

Di Elisabetta Gallarati Federica Morelli è una giovane ragazza di 26 anni che ha aperto da qualche anno un centro di addestramento cani a San Damiano al Colle che si chiama "Il cane utile". La sua attività si pone come mezzo di supporto ai padroni di cani meno socievoli e gestibili di altri, aiutandoli, attraverso un certo percorso, a creare un rapporto più semplice e a insegnare alle persone a farsi ubbidire e ascoltare dai loro amici a quattro zampe. Morelli come si è avvicinata alla sua attività? "Sono nata e cresciuta a Torino e pratico questa attività ormai da anni e devo dire, con successo. Ho aiutato numerose persone, nel rapporto con il loro cane, ad affrontare i problemi che spesso li portano a un atteggiamento aggressivo: il fulcro di tutto, in realtà, è la comunicazione". Di che tipo di addestramento si tratta e che genere di cani arrivano al suo centro? "Come si può notare dal mio sito online www.federicamorelli.it, da me giunge qualsiasi tipo di cane, di qualsiasi taglia ed età. A volte le persone, vedendo l'effetto del mio addestramento sui loro animali, mi dicono che sembra quasi che io parli con i cani, ma non è assolutamente così. Ho studiato davvero tanto e lo continuo a fare ogni giorno, per il resto conta anche certamente il feeling che riesco a creare con i cani. Le persone tendono a parlare molto bene del mio lavoro, anche se posso risultare, a volte, una persona molto

diretta e schietta, perché cerco di essere sincera con loro fin dall’inizio, senza illuderli con tante aspettative che potrebbero non venire soddisfatte. Tecnicamente, l'addestramento classico parte tutto dall'uso del guinzaglio: in un certo modo, questo strumento diventa un canale utile per la comunicazione con il cane. La verità è che se provo ad addestrare un cane con un bocconcino sotto al naso falliró sempre, perché il giorno che smetterò di usarlo il cane smetterà di darmi retta oppure troverà uno stimolo più interessante come un altro cane o un gruppo di bambini che giocano a calcio per esempio, e non tornerà al richiamo nonostante io abbia in mano un biscotto! Ecco perché al mio centro non si rimpinza il cane con biscotti e crocchette ma si insegna quella che davvero sarà la sua educazione, nel totale rispetto dell’animale e aumentando così la relazione con il suo proprietario. L'addestramento rende il cane libero!". Lei non è dell'Oltrepò, ma di Torino, come mai ha deciso di aprire il suo centro proprio a San Damiano al Colle? "Io da Torino sono finita qui perché ho trovato una struttura meravigliosa che potesse accogliere me e i miei cani e che mi permettesse di lavorare al 100% tutto l’anno visto che ho un capannone di 500 mq tutto pavimentato antitrauma, perché la salute dei cani è importantissima e l’impatto delle zampe su un terreno che attutisce è come mettere un paio di scarpe comode a chi deve fare sport!". Si occupa più che altro di addestramento di cani per privati o ad esempio anche per le attività di soccorso? "Principalmente lavoro con i cani dei privati, a insegnare al cane ad andare al guinzaglio, ad ascoltare il padrone e nella gestione quotidiana dell'animale; l’addestramento di cani da soccorso è un'attività che non pratico più, mi capita ancora di allenare magari alcune unità cinofile per quanto riguarda le operazioni di obbedienza sportiva". Cosa ne pensa delle razze di cani definite "più pericolose" come il pittbull o il rottweiler, pensa sia pericoloso per le persone tenere questa tipologia di

animali senza un adeguato addestramento? "Per quanto riguarda le razze dette 'pericolose' potrei parlarne per ore. In realtà si tratta delle doti naturali del cane che ne fanno di esso un esemplare difficile o meno da gestire. Certo che più i cani sono difficili, forti di carattere e di corporatura, più è ovvio che le persone si trovino in difficoltà a gestirli. I problemi principali derivano proprio dal non voler accettare il cane come 'cane', ma pretendere che assuma comportamenti umani! Ciò è sbagliatissimo. Io amo tantissimo i cani, ma credetemi che non c’è dubbio che io possa attribuire al mio cane un comportamento umano". Quali sono i "danni" derivanti dalla cosidetta umanizzazione del cane attraverso la sua vicinanza con l’uomo? "Spesso la nostra visione antropomorfa ci porta a viziarlo incredibilmente e il cane essendo un animale con una sua natura, con un suo istinto, è portato a non capire e a usare spesso la bocca verso di noi o verso terzi; con questo non dico assolutamente che sia giusto che morda, ma un cane spesso diventa aggressivo perché è stato mal gestito e ha frainteso che per ottenere qualcosa si debba mordere. Alcune scuole di comportamento inducono i cani a mettere in atto questi comportamenti, senza volerlo, proprio perché bandiscono il fatto che gli si pratichi un controllo, senza insegnare al cane che ci sono cose che non si possono fare; altri ancora ricorrono anche agli psicofarmaci che nel mio centro sono assolutamente banditi!. A me personalmente piace aiutare le persone che hanno questi cani più impegnativi di altri, a capire come mai sono diventati così e a risolvere questo tipo di problemi dal principio. A volte il cane diventa un surrogato di un bambino, credetemi non c’è niente di peggio che si potrebbe fargli, perchè significherebbe non rispettare la sua natura e pretendere di cambiarla. Un cane non sarà mai un bambino ma sarà un nostro splendido compagno di vita che se capito ascoltato ed educato ci farà compagnia durante i momenti più belli! Consiglio a tutti di vivere il proprio cane a 360° come faccio io. La vostra vita cambierà sensibilmente in meglio!".


59 il Periodico piazza vittorio emanuele ad uso esclusivamente pedonale

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Patrik Disperati

Di Silvia Cipriano A Santa Maria della Versa sono recentemente iniziati i lavori per la costruzione di un nuovo parcheggio, che sorgerà in una zona centralissima del paese. Quest'opera dovrebbe contribuire a rendere la Piazza Vittorio Emanuele II – piazza rifatta la scorsa primavera – ad uso esclusivamente pedonale, poiché l'obiettivo dell'attuale Amministrazione è quello di realizzare un vero e proprio "centro storico" nel cuore del paese. Di questa scelta non tutti sembrano esserne felici, soprattutto i commercianti, che si sentono in qualche modo penalizzati. A tale proposito abbiamo voluto sentire il parere di un commerciante – Patrik Disperati - che non sembra essere particolarmente d'accordo su alcune scelte dell'Amministrazione. Disperati, lei è un commerciante di Santa Maria della Versa. Da qualche tempo è stata rifatta la piazza principale del paese su cui si affacciano la maggior parte delle attività commerciali, limitando così l’area parcheggi. Come vede questa decisione? "Da commerciante, tale decisione mi sembra che non agevoli affatto il commercio nel nostro comune; già con la prima riduzione dei posti auto, in occasione del rifacimento della piazza, è diminuito notevolmente il passaggio delle persone. I clienti sono costretti a parcheggiare la macchina lontano dai negozi e a camminare con i sacchetti pesanti... in questo modo sono incentivati ad andare nei grandi supermercati, dove potranno accede facilmente e parcheggiare comodamente". Spesso si dice che gli abitanti di Santa Maria della Versa siano "pigri", poiché tendono a parcheggiare lungo la Via Francesco Crispi (dove si trovano i negozi), nonostante dispongano di cinque parcheggi gratuiti (di cui due con disco orario). Secondo lei, è necessaria la realizzazione di un altro parcheggio? "La risposta è nella sua domanda… mi viene da dire - appunto - ci sono già cinque parcheggi, occorreva farne un sesto? Mi sembra non ci fosse questa necessità - non lo dico in tono polemico - di realizzare un altro parcheggio, svuotando ulteriormente il centro. Capita a volte che, gli abitanti di Santa Maria mettano l'auto in sosta davanti ai negozi (giusto il tempo di ritirare la spesa) e per questo si ritrovino multe". Da poco sono iniziati i lavori per questa nuova re-

alizzazione che, probabilmente, contribuirà a rende Piazza V. Emanuele II ad uso esclusivamente pedonale. Lei cosa ne pensa? "Come dicevo prima Santa Maria, secondo me, non ha bisogno dell’ennesimo parcheggio e la piazza potrebbe essere riservata totalmente ai pedoni, per esempio, la domenica o durante i giorni festivi. Rendere la piazza ad uso pedonale per tutta la settimana contribuirebbe ad avere una bella piazza vuota e un centro storico senza vita. Noi commercianti abbiamo bisogno di avere il passaggio delle persone!". Disperati, questi soldi utilizzati per la realizzazione del nuovo parcheggio, secondo lei potevano essere spesi per qualcos'altro? "A mio parere, a Santa Maria manca un'area o una struttura per le manifestazioni e le feste, come hanno quasi tutti i comuni della valle (anche quelli più piccoli del nostro). Questa, per esempio, poteva essere un'opera utile per i cittadini e per i turisti...". Come commerciante di Santa Maria della Versa, si sente penalizzato da alcune scelte dell’amministrazione comunale? "Sì, molto. Come commerciante, sento la reale mancanza di dialogo tra i commercianti e l'amministrazione comunale; forse dovremmo concentrare i nostri sforzi per costruire un rapporto con l'obiettivo comune di non fare 'morire' questo paese. Inoltre, come giovane commerciante comprendo la mancanza di entusiasmo di alcuni colleghi, che ormai non vogliono più dialogare e non si sentono considerati. Il commercio a Santa Maria garantisce i servizi minimi per la comunità e se nessuno ci aiuta a sopravvivere alle mille difficoltà, avremo sempre meno voglia di lottare!". Al termine di questo 2017 altre attività storiche di Santa Maria della Versa chiuderanno… lei sta portando avanti l’attività di famiglia. Come vive

SANTA MARIA DELLA VERSA

"Decisione che non agevola affatto il commercio"

questo scenario? "Ho deciso - insieme a mia moglie - di rilevare l’attività che era stata di mio padre e mia madre. Abbiamo intrapreso questa strada con grinta e determinazione, provando tutti i giorni a crederci. Noi siamo giovani e stiamo investendo le nostre energie in questa attività che, oltre ad essere un punto di riferimento in paese, è anche un valore affettivo dove ho trascorso molti anni della mia giovinezza. Quando chiudono i negozi e non vengono rimpiazzati da altri, non è mai una cosa positiva per gli imprenditori, ma neppure per il comune (che diminuisce le proprie entrate), per la gente (che non ha i servizi essenziali) e tanto meno per il turismo (che si ritrova in un paese fantasma)". Secondo lei, cosa si potrebbe fare per riattivare il questo piccolo paese? "Questo paese dovrebbe tornare a vivere di turismo. Lo chiediamo tutti da troppo tempo! Abbiamo un paesaggio bellissimo e una cultura enogastronomica invidiabile, ma che occorre valorizzare di più. Abbiamo molte grandi città (non eccessivamente distanti) e potremmo essere meta di molti turisti nel week end. Noi commercianti siamo aperti anche alla domenica, per garantire un servizio a chi viene da fuori, ma occorrono degli sforzi comuni e su più fronti. Tenere aperti i negozi con il paese vuoto non serve a nessuno". Consiglierebbe ad un "estraneo" di venire a vivere o ad intraprendere un’attività commerciale a Santa Maria della Versa? "Mi auguro che il mio comune ritorni a vivere di turismo ed altre iniziative. Vedo molti giovani che, come me, hanno avviato negli ultimi anni delle attività sul territorio e c’è ancora molto spazio per tanti altri, che vorranno farlo. Abbiamo bisogno del coraggio e dell'entusiasmo dei giovani, della loro voglia di rinnovamento e di riscatto, quindi, mi rivolgo a tutti i giovani di questa valle e non: venite, portate idee ed energie nuove!". Cosa ama del suo paese? Qual è l'elemento che lo rende "speciale"? "Del mio paese amo la buona cucina e il vino (ovviamente), il paesaggio - che molti ci invidiano - e, soprattutto, lo stile di vita semplice".

L'area dove sorgerà il nuovo parcheggio


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chiusura servizio guardia medica

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Luisa Bruni

Di Silvia Cipriano Ormai da tempo, nei TG e sui giornali stiamo sentendo parlare di "chiusura del Servizio di Guardia Medica". Tutto "normale"... finché non ci tocca in prima persona! Questa è l'ennesima beffa di un Governo che punta al rinnovamento e alla rinascita, ma che invece tende a retrocedere e a rendere tutto sempre più difficile. Come molte altre località italiane, anche Santa Maria della Versa sta lottando da mesi contro la chiusura del Servizio di Guardia Medica, ma che ad oggi non è ancora riuscita ad ottenere la sospensione di questa decisione. Luisa Bruni, farmacista di Santa Maria della Versa, unitamente ad altri commerciati della zona si sta impegnando nella raccolta firme per impedire che questo servizio - fino ad oggi fornito con successo - smetta di funzionare definitivamente. Cosa sta succedendo a Santa Maria della Versa, per quanto riguarda la possibile chiusura del Servizio di Guardia Medica? "A fronte di voci che circolano da alcuni mesi sulla possibile chiusura del Servizio di Guardia Medica, il sindaco - Maurizio Ordali - ha scritto una lettera ai responsabili provinciali, ricevendo una risposta interlocutoria. A seguito di questa risposta, i sindaci dell'Alta Val Versa hanno scritto una seconda lettera spiegando la reale necessità di mantenere attivo tale servizio. In questa seconda risposta, i responsabili provinciali hanno dichiarato che la chiusura della Guardia Medica è in programmazione.

Per questo motivo abbiamo attivato una raccolta firme!". Cosa accadrebbe qualora dovesse chiudere definitivamente? "Penso che, allontanando da Santa Maria della Versa il punto di partenza del servizio, gli interventi potrebbero in alcuni casi essere meno tempestivi e rischiosi, soprattutto per coloro che abitano nelle frazioni e nei paesi limitrofi". Secondo Lei, cosa si potrebbe fare per evitarlo? "Probabilmente, ciò che era possibile fare è già stato fatto dai nostri sindaci, con le lettere inviate ai responsabili provinciali, e dalla popolazione con la raccolta firme". Gli abitanti di Santa Maria della Versa e dei paesi limitrofi, dunque a chi dovrebbero affidarsi nelle ore notturne e nelle festività? "Il posto più vicino diventerebbe il Pronto Soccorso della struttura ospedaliera di Stradella. In questo modo non si sovraccaricherebbero le strutture ospedaliere e il 118, magari per casi "banali"? "Può essere che il Pronto Soccorso di Stradella sarebbe gravato di ulteriori accessi. Il cittadino, specialmente nelle ore notturne, nel dubbio di un intervento non tempestivo, dovrebbe valutare di recarsi direttamente lì". Questa decisione non tocca soltanto gli abitanti della zona, ma anche i turisti e i tanti stranieri che, durante la vendemmia, sono ospiti di questo paese?

SANTA MARIA DELLA VERSA

"Sarebbe un grave disservizio per i cittadini dell'Alta Val Versa"

"A mio parere, questo è realmente un servizio aggiunto non solo per gli abitanti della zona, ma anche per i turisti e per tutti gli stranieri che, durante la vendemmia, soggiornano nelle varie località. Da farmacista ho avuto modo di constatare che, tutte queste persone hanno sempre bisogno di un appoggio medico e molto spesso non hanno il mezzo per recarsi fisicamente a Stradella. Allo stesso modo i turisti, qualora avessero necessità di un servizio medico, dovendosi recare altrove, non avrebbero sicuramente un buon ricordo della cosa! In varie occasioni, ho consigliato personalmente a questa gente di recarsi alla nostra Guardia Medica e sono tornati complimentandosi per l'eccellente servizio fornito". Lei come farmacista del paese, insieme ad altre attività commerciali, si sta impegnando nella raccolta firme per evitare l'interruzione del servizio. Quante firme avete raccolto fino ad oggi? "Fino ad oggi abbiamo raccolto 1350 firme, che sono state spedite dal sindaco di Santa Maria della Versa - a nome di tutti i suoi colleghi dell'Alta Val Versa al Direttore Generale dell'ATS, al Capo Servizio della Medicina Territoriale, all'Assessore Regionale di competenza e ai Consiglieri Regionali Villani e Pesato. Fortunatamente in questi giorni stiamo accogliendo altre sottoscrizioni..". Attraverso la sua professione, ha modo di sentire il parere degli abitanti. Cosa pensa la maggior parte della gente? "Credo che la partecipazione alla raccolta firme, che sta andando al di là di ogni previsione, parli da sola... ci teniamo davvero a salvaguardare questo servizio. È davvero importante". La chiusura della Guardia Medica, secondo lei, è l'ennesimo esempio di un piccolo paese destinato a scomparire? "Certamente! Sarebbe un grave disservizio per i cittadini dell'Alta Val Versa... si tratta di un territorio ampio e, in alcuni casi, con località difficilmente raggiungibili. Inoltre, si tratta di un servizio aggiunto importante per i turisti che, specialmente in estate, alloggiano nelle varie strutture ricettive e altrettanto importante per i proprietari di seconde case che, nei fine settimana, soggiornano nelle colline dell'Oltrepò Pavese".


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autieri oltrepò pavese

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Di Silvia Cipriano

Il 1 gennaio 2008 è stata istituita ufficialmente la Sezione Autieri dell'Oltrepò Pavese, inizialmente con sede a Barbianello e dal 2015 con sede a Santa Maria della Versa. Da allora, l'impegno di questi militari e dei soci sul territorio è stato notevole e apprezzato dalla gente. Abbiamo incontrato alcuni soci: parla per loro il consigliere Dante Crosignani che, unitamente agli altri membri della sezione, si sta impegnando tanto per la realizzazione di numerose iniziative e manifestazioni per la comunità di Santa Maria della Versa...e non solo. Crosignani ci può spiegare chi sono gli Autieri? "Autieri sono tutti coloro che hanno svolto il servizio militare presso reparti o enti del Corpo Automobilistico – ora Arma dei Trasporti e Materiali dell'Esercito Italiano – caratterizzati dalle mostrine con le fiamme nere in campo azzurro. Gli Autieri in congedo di ogni ordine e grado si riconoscono nell'A.N.A.I. (Associazione Italiana Autieri d'Italia) presenti su tutto il territorio nazionale e, in particolare, nella regione Lombardia. Nella provincia di Pavia siamo presenti noi, come Sezione Oltrepò Pavese con giurisdizione a Pavia e nel pavese, la Sezione di Vigevano e il Gruppo di Mede in Lomellina". Come mai avete scelto Santa Maria della Versa per la vostra sede? "In realtà, la nostra prima sede è stata a Barbianello dove, grazie alla collaborazione dell'amministrazione comunale, abbiamo realizzato un Monumento in un'area che è stata dedicata agli Autieri d'Italia. Fortunatamente il numero dei soci continuava a crescere e così è emersa la necessità di trovare una sede più grande... grazie alla sensibilità di Don Bruno Scanarotti (Parroco di Santa Maria della Versa), che ci ha concesso in comodato d'uso la struttura che anticamente era il campo da tennis parrocchiale, abbiamo inaugurato nel settembre 2015 la nostra nuova sede a Santa Maria della Versa. Un doveroso ringraziamento va ai soci, che hanno lavorato duramente per riportare allo splendore un'area ormai degradata, e a tutti quelli che abitualmente si adoperano per la buona riuscita delle intense attività associative". Come vi trovate in questo paese? "Ci troviamo molto bene: ci siamo adoperati fin da subito per le necessità della comunità, collaborando con l'amministrazione comunale, con le associazioni locali e con le scuole. Tali collaborazioni, ad esempio, hanno permesso di realizzare lo scorso anno un Raduno Interregionale A.N.AI. e il 1° Raduno Provinciale Assoarma, che ha visto confluire a Santa Maria

della Versa più di mille persone! Quest'anno, invece, abbiamo organizzato nel mese di maggio una manifestazione che ha visto – al mattino – la benedizione di un Sacrario dedicato ai Caduti di tutte le guerre nel Cimitero Comunale, e l'inaugurazione – nel pomeriggio – del 'Parco Autieri d'Italia Caduti in guerra e nelle missioni di pace' adiacente alla nostra sede che, grazie al sindaco Maurizio Ordali e dell'amministrazione comunale, abbiamo riqualificato e reso accessibile alla popolazione. Ricordiamo che il Sacrario – fortemente voluto dall'attuale giunta – si sta arricchendo di testimonianze di guerra donate da famiglie e associazioni: rinnoviamo l'appello a contattarci a chiunque fosse interessato a donare materiale!". Crosignani cosa fanno nello specifico gli Autieri dell'Oltrepò Pavese? "Facciamo quello che è stabilito dal nostro statuto, ossia organizzare e presenziare a manifestazioni di carattere patriottico e rievocativo nel ricordo dei Caduti in guerra e in pace, ma ci adoperiamo anche per 'soccorrere e salvare i bisognosi', come recita la nostra Preghiera". Ci può fare qualche esempio di soccorso che avete effettuato? "Certamente... all'indomani del sisma lombardoemiliano del 2012, abbiamo costituito un nucleo di supporto logistico alla Colonna Mobile di Protezione Civile A.N.A.I. ed alcuni volontari si sono inseriti nel gruppo A.N.A.I. di Protezione Civile di San Bassano (CR), contribuendo in quell'occasione a raccogliere cibo e materiale per le esigenze dei terremotati ospiti nel campo di San Giacomo delle Segnate (MN) e, successivamente, raccogliendo fondi per la comunità di San Giovanni del Dosso (MN). Altro esempio, nel 2013 con l'alluvione in Sardegna, abbiamo raccolto fondi per gli amici del 'Circolo Sardo Logudoro' di Pavia, aderendo ad un progetto della F.A.S.I. (Federazione Associazioni Sarde in Italia). Recentemente, abbiamo raccolto fondi e materiale per i terremotati di Avendita (PG), dove la Colonna Mobile A.N.A.I. ha allestito un campo adibito a mensa, nel quale alcuni dei nostri soci hanno prestato servizio di volontariato per alcuni mesi. Inoltre, unitamente alla comunità parrocchiale, siamo riusciti ad aiutare una giovane coppia di Seggiole (MC), che ha perso tutto nell'ultimo sisma del centro Italia, per l'acquisto e la posa di un tunnel per deposito foraggi. Come potete vedere, il nostro impegno verso gli altri non ha confini! Ci tengo, inoltre, a far presente il forte legame con le Forze Armate: siamo sovente presenti nelle cerimonie a carattere militare presso le caserme di tutta Italia". Con le scuole invece cosa fate?

SANTA MARIA DELLA VERSA

"La sospensione del servizio di leva ha penalizzato le nostre associazioni"

Dante Crosignani "In particolare ci appoggiamo ad un bellissimo progetto approvato dal MIUR (Ministero dell'Istruzione, Università e Ricerca) relativamente alla sicurezza stradale, che coinvolge le scuole primarie; oltre a questo, ci sono una miriade di altri progetti legati alla salvaguardia dell'ambiente e alla natura". Attualmente quanti soci/volontari siete in Oltrepò Pavese? "Come Sezione Oltrepò siamo circa una settantina...". Quali sono i progetti per il prossimo anno? "Innanzitutto ci tengo a ricordare che in occasione delle festività natalizie, siamo stati al 'Mercatino di Natale', di Domenica 3 dicembre presso la Piazza V. Emanuele II a Santa Maria della Versa, con uno stand per promuovere la nostra associazione. In questa occasione abbiamo raccolto eventuali suggerimenti da parte della popolazione e ci piacerebbe reclutare giovani leve! Per quanto riguarda il prossimo anno, nel mese di maggio vorremmo organizzare presso la nostra sede, in collaborazione con il nucleo A.N.A.I. di Protezione Civile di San Bassano (CR) e con la Protezione Civile di Santa Maria della Versa, un week end dedicato esclusivamente ai bambini e ai ragazzi, per sensibilizzarli sulle regole del 'vivere insieme', sul rispetto del prossimo e della natura, prevedendo diverse attività di educazione civica, che si concluderanno con racconto delle proprie esperienze intorno al fuoco e una notte in tenda tutti insieme". Nei vostri progetti futuri, c'è il desiderio di reclutare giovani leve. Secondo lei, il servizio di leva dovrebbe tornare obbligatorio? Cosa pensa a riguardo? "Indubbiamente la sospensione del servizio di leva ha penalizzato pesantemente le nostre associazioni; riteniamo comunque necessario il ripristino di un servizio militare adeguato agli attuali scenari socio politici ed economici per formare generazioni più consapevoli e rispettose del vivere civile".


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VOLPARA

"il moscato sta andando molto bene sia a livello di uve che di vendite"

"Era una vecchia chiesa sconsacrata, un rudere, ora è Il Tempio del Moscato"

Matteo Bossi

Di Elisa Ajelli Matteo Bossi, sindaco di Volpara dal 2009, è in Comune dal lontano 1999, dapprima come consigliere e poi come primo cittadino, di cui è al secondo mandato. Sindaco, iniziamo dal fatto che Volpara è molto famosa per la chiesa sconsacrata che è diventata un locale e luogo di ritrovo chiamato "Il tempio del Moscato". Il comune ha preso in gestione questo posto? "Sì, il comune ha preso in gestione la chiesa sconsacrata nel 1999… era una vecchia chiesa e l'abbiamo ristrutturata. Era un rudere, non c'era più neanche il tetto ed era tutto distrutto… con un bosco cresciuto intorno e dentro. C'erano solo i muri". Come mai avete fatto la scelta di prendere in gestione e ristrutturare completamente questa chiesa? "L’idea principale è stata quella di sistemare un po' quell’area dismessa che ormai era diventata un bosco. Già con le amministrazioni precedenti, dove io partecipavo solo in qualità di consigliere, si era pensato di fare dei lavori e alla fine ce l’abbiamo fatta". Come investimento è stato molto oneroso? "Diciamo di sì! Però ci è stata data una grossa mano dalla Fondazione Cariplo per la sistemazione di tutta l’area".

Quanto sono durati i lavori? "In tutto ci sono voluti circa tre anni, per pulizia dell’area e risistemazione della chiesa… Dal 1999 al 2002 quando poi abbiamo fatto l’inaugurazione". Negli anni "Il tempio del Moscato" ha sempre lavorato? "Sì, è sempre funzionato molto bene. Da circa 6 anni poi, sempre in quell’area, abbiamo costruito un anfiteatro, in cui facciamo ogni genere di manifestazioni". Del tipo? "Ogni genere: dall’operetta alla compagnia dialettale ad altri tipi… cerchiamo di accontentare tutti i generi. Abbiamo cominciato nel giugno 2011, facendo prima qualche spettacolo ogni tanto. Adesso invece, durante naturalmente il periodo estivo perché si trova all’aperto, facciamo eventi tutte le settimane, o venerdì o sabato o domenica". Il riscontro del pubblico è buono? "Molto. Adesso sta proprio prendendo piede, ma non nego che i primi anni è stata dura. Ci sono stati momenti a volte deludenti, anche perché non c’era la giusta pubblicità in giro e non tutti sapevano che facevamo certi spettacoli. Bisognava forse imbroccare la strada giusta e i generi da proporre… adesso posso dire che ci siamo riusciti". Volpara è conosciuta come terra del moscato. Ci sono molti produttori? "Produttori a livello di uve direi più o meno tutti. Siamo ancora molto legati alla terra, nonostante le vicende che ci sono state con le varie Cantine dell’Oltrepò. Produttori invece a livello di vinificatori ce ne sono tre in paese. C’è anche l’Associazione Volpara che si occupa di portare avanti il discorso Moscato". Questa Associazione esiste da molto tempo? "Più o meno da quando abbiamo realizzato il tempio… sono nate più o meno insieme, anche se poi il Tempio ha preso una strada diversa". Il moscato è valorizzato nel modo giusto secondo lei? "Ritengo di sì. Adesso ci sono anche risultati a livel-

lo nazionale. Fino a qualche anno fa il moscato era una nicchia, ma negli ultimi anni, anche grazie ai mercati esteri che si sono innamorati del nostro vino, sta andando molto bene. Sia a livello di uve che di vendite". Parlando invece di Volpara paese, ci sono pochi abitanti vero? "Sì, siamo circa 130". In un momento in cui si parla di possibili fusioni tra i comuni, ha mai pensato a una simile eventualità per il suo paese? "Sì e devo dire che ne abbiamo anche parlato con i comuni adiacenti. Noi, con Montecalvo Versiggia e Golferenzo siamo in unione dal 1999, quindi da tantissimo tempo. Abbiamo poi iniziato un discorso, ma per il momento molto ampio, anche con Santa Maria della Versa. Ci siamo trovati con i sindaci per vedere di ragionare sul discorso fusione… noi saremmo favorevoli, perché siamo un comune molto piccolo. Dispiacerebbe sicuramente se dovesse un giorno non esserci più il comune di Volpara, ma se riuscissimo a trovare una giusta soluzione di fusione non la vedo una cosa così sbagliata, anzi. Noi a livello di servizi in generale ci appoggiamo già a Santa Maria, anche solo per commissioni banali, come andare a prendere il pane o il giornale, andare in banca o in posta… Volpara è rimasto solo un piccolo centro abitato e basta". è soddisfatto del suo operato come sindaco? "Tutte le ‘magagne’ nei paesi piccoli sono del sindaco! In comuni più grandi il primo cittadino riesce sicuramente a delegare gli assessori per tante cose, ma qui no. Siamo in tre, io, il vicesindaco e l’assessore, che comunque mi danno una gran mano. Sono soddisfatto dei miei anni da sindaco, anche se i primi anni sono stati migliori: abbiamo fatto l’anfiteatro, abbiamo finito alcuni lavori… Poi da Roma hanno iniziato a tagliare i finanziamenti e bisogna cercare di spendere il meno possibile perché, non arrivando quasi più nulla come trasferimenti statali, è sempre più difficile andare avanti".


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GODIASCO: GIULIO GARAVANA RACCONTA I DUE ANNI DE "LA PARROCCHIA"

Di Christian Draghi

Dal Delta del Mississipi a quello del Po la distanza può essere breve, se a far da ponte è la passione. Si può addirittura arrivare sulle rive dello Staffora se il cuore lo permette. è così che la "Parrocchia del Blues", associazione culturale no profit, ha portato tra le colline dell’Oltrepò una musica tutt'altro che tradizionale da queste parti ma che, per chi la ama, somiglia a una vera e propria religione. Di cui l'architetto salicese Giulio Garavana si è fatto negli ultimi anni "reverendo". Nata un po' per gioco nel novembre del 2015, l’associazione in due anni esatti ha organizzato quasi 40 concerti creandosi un nome rispettato da appassionati e addetti ai lavori. Tanto che oggi suonare per la "Parrocchia" è una meta ambita da molti musicisti non solo locali perché icona di qualità, accoglienza e cultura. In una parola: prestigio. Garavana come le è venuta l'idea di creare "La Parrocchia del Blues"? "Tutto nasce dal mio amore per il blues e dalla voglia di condividerlo con altri appassionati e di farlo conoscere ed apprezzare a chi lo frequenta poco e distrattamente. Avendo maturato un'esperienza organizzativa e acquisito una serie di contatti nel mondo musicale come direttore artistico del Gavazzana Blues, carica che ho ricoperto per alcuni anni, ho pensato di creare anche nel nostro Oltrepò una situazione similare: un luogo dove ogni mese si potessero tenere uno o più concerti, che diventasse un appuntamento per chi ama la musica di qualità fatta col cuore, perché ascoltare la musica dal vivo è un’emozione che nessuna registrazione può dare". Il nome "Parrocchia" deriva dal fatto che le prime esibizioni si sono svolte all’interno di una chiesa sconsacrata di Godiasco, giusto? "Esatto, la Parrocchia del Blues prende il nome dalla location. Conoscevo la chiesa di Santa Reparata e San Siro e sapendola chiusa al culto ma perfettamente ristrutturata e in disponibilità del comune ho proposto di utilizzarla come uno spazio atipico per la musica dal vivo al caro amico ed ex sindaco di Godiasco, Gabriele Barbieri, prematuramente defunto. Mi ha immediatamente appoggiato, mi è stata data la disponibilità e il comune si è fatto carico delle spese elettriche e di riscaldamento". Una location quantomeno inusuale. Pregi e difetti? "Il pregio è sicuramente il grande fascino del luogo stesso. I difetti sono l'acustica, che è stato difficile bilanciare (un grosso grazie va al fonico Andrea Saidu), e il fatto che il riscaldamento non sia sufficiente per i mesi più freddi, tanto che in inverno solitamente organizziamo altrove". A quali altri locali vi appoggiate? "Innanzitutto c’è il Teatro Cagnoni, sempre a Godiasco, dove ci spostiamo nel periodo invernale ma che ora, in sinergia con la nuova amministrazione, diventerà durante tutto l’anno l’alternativa alla Parrocchia per i concerti tenuti da band particolarmente numerose, per quelli veramente elettrici e per altre iniziative culturali che vorrei sviluppare. Inoltre abbiamo già utilizzato e speriamo di continuare a farlo altre location: la sala Narciso delle Terme di Salice e il Cinema Teatro di Rivanazzano, concessoci con il patrocinio del Comune". Come contattate gli artisti e in che modo vengono selezionati?

MUSICA

"Reverendo del Blues grazie ai Mandolin Brothers"

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Giulio Garavana "Inizialmente ho fatto ricorso alle mie conoscenze, ma devo dire che la Parrocchia del Blues ormai è conosciuta non solo nella nostra zona ma in tutta Italia, ed è sinonimo di entusiasmo, di affidabilità e di amicizia. Chi viene da noi si trova bene e a suo agio già prima dell’esibizione, gustando i manicaretti preparati da Bianca Maria Orezzi, ottima vivandiera e gentile padrona di casa, e se ne va soddisfatto per come viene gestita la serata e per l’immancabile successo dei concerti, sancito sempre da un pubblico attento, partecipe e plaudente. Questo ha creato un passa parola fra i musicisti e ci ha permesso di fare esibire anche artisti stranieri di passaggio per l’Italia, che della nostra piccola zona sapevano ben poco, o niente del tutto". Come finanziate le vostre attività? I concerti hanno un biglietto di ingresso? "I concerti sono a offerta libera e non abbiamo altri finanziamenti. Devo ringraziare qualche amico della Parrocchia che quando può ci dà con discrezione un aiuto economico, sapendo che gli euro sono pochi e le spese molte. Perché queste ultime non aumentino c’è anche l’aiuto fattivo di Massimo Luviè che si occupa di tutta la parte grafica, di Livia Cornaggia, la segretaria della Parrocchia che tiene i rapporti con le istituzioni e i social, di Luciano Gazzaniga, fotografo delle serate e del Micio Gattone, disponibile tuttofare: collaboratori che danno una mano senza nulla pretendere. Ci tengo anche a ricordare Enzo Castellari e Federica Liberali che con me hanno dato inizio a questa avventura. Grazie a tutte queste persone la Parrocchia continua la sua attività ricca di nuove idee e iniziative, nulla guadagnando e riuscendo a non perderci troppo". Qual è il futuro de "La Parrocchia"? Intendete diventare "diocesi"? Ci sveli qualche anteprima… "Di idee ne abbiamo molte, realizzarle è più complesso, soprattutto per via delle limitate possibilità economiche. Ci piacerebbe che la Parrocchia del Blues potesse diventare un luogo di aggregazione per i musicisti della zona e non solo, aprendola anche alla didattica. Di sicuro continueremo con un programma di concerti variegato e interessante. L’11 dicembre avremo la Fabio Marza Band con ospite Alex "Kid" Galeazzo, chitarrista della Treves Blues Band, e il 15 gennaio la Maxwell Street Combo, un vero supergruppo di musicisti specializzati in Chicago Blues.

Non anticipo altro ma abbiamo già contatti con artisti e gruppi veramente notevoli e non mancheranno delle vere sorprese". Si definisce (o la definiscono) il Reverendo del Blues. Un'onorificenza impegnativa considerando la sacralità che questo genere musicale ha per molti. Ci spiega come è nata la sua passione per questo tipo di musica? "Credo che il merito vada attribuito ai Mandolin Brothers. Ho conosciuto la band dalla nascita diventando amico dei fondatori, anzi abbiamo anche collaborato in un video per una delle prime televisioni private della zona. Vedere il loro entusiasmo, la loro dedizione, ascoltare la loro musica mi ha portato sulle rive del Blues". Blues ma non solo. Quali altri generi avete esplorato o intendete esplorare in futuro? Che requisiti deve avere un artista per essere parrocchiabile? "è molto semplice, per essere parrocchiabile un artista deve esserlo dentro, non solo a parole e nell'immagine. Deve amare quello che fa e fino ad ora, ne sono orgoglioso, è quello che è accaduto. Quelli che hanno calcato il nostro palco hanno dato tutto e di più, non risparmiandosi, suonando con gioia e trascinando nella gioia il pubblico con una musica di alta qualità tecnica ed emotiva. Per quanto riguarda i generi, non ho preclusioni, infatti abbiamo avuto Vincenzo Zitello con le sue arpe celtiche, Roberto Diana, un virtuoso della chitarra in bilico fra l'ambient e la musica classica e che proprio in Parrocchia ha registrato parte del suo ultimo CD, lo swing di Anita Camarella e Davide Facchini, il manouche dei Double Scotch, Jimmy Regazzon col suo primo disco solista e Chiara Giacobbe con il suo ultimo lavoro, sofisticato e cantautoriale". Qual è il vostro tipo di pubblico? Quanto è numeroso? "Abbiamo una media di un centinaio di persone per concerto. Una buona parte sono dei veri fedeli che ci seguono dall'inizio, il che significa che abbiamo ben lavorato non deludendoli mai. Oggi siamo più conosciuti e una buona parte del pubblico arriva anche da notevoli distanze, dal milanese e dall'alessandrino, perfino dalla Liguria e dal piacentino. Inoltre, ed è motivo di ulteriore orgoglio, spesso abbiamo fra il pubblico musicisti che vengono ad ascoltare colleghi ed amici, dimostrando quanto la musica fatta con passione leghi gli animi e sia esente da invidie”.


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LIFE STYLE

"oltreroom" la prima escape room di voghera

"Ci sono voluti 6 mesi per allestire il set di Via Garibaldi"

Gabriele Tambussi

Di Serena Simula Da qualche anno sono comparse anche in Italia, dapprima timidamente e poi sempre di più, a meno a mano che la formula è diventata familiare tra il pubblico della penisola. Da qualche mese, le Escape Rooms hanno preso piede anche nella nostra provincia (ce n’è una a Pavia e una a San Martino) e da pochissimo sono approdate anche a Voghera. Allestita in un negozio di via Garibaldi (si accede dal civico 25), "Oltreroom" è nata dall’iniziativa di tre amici che nel tempo libero hanno ricreato per i giocatori alcune stanze del manicomio di Voghera così come dovevano apparire nel 1937, anno in cui è ambientata la storia del "Paziente della stanza 5". Per farci raccontare come è nata la prima Escape Room vogherese abbiamo intervistato Gabriele Tambussi, che ne è stato ideatore insieme ad Alessandro Tomasi e Alessandro Scapolan. Cominciamo da principio. Che cos'è un'Escape Room? "È un gioco, fondamentalmente. Un gioco che si può fare da soli ma che risulta più divertente se lo si fa in gruppo, e che richiede ai partecipanti di seguire una

serie di indizi che, se ben interpretati, consentono di uscire dalle stanze in cui si svolge l'Escape. Non ci sono limiti d’età e non ci vogliono particolari abilità: è un gioco adatto a chiunque". Il set di Oltreroom è l'ex manicomio di Voghera... "Sì, nell'anno 1937. Ci piaceva l'idea di raccontare con la nostra Escape Room una storia che fosse legata al territorio, e così dopo varie visite all'ex manicomio abbiamo deciso che quella era l’ambientazione giusta. Abbiamo montato pannelli e pannelli di cartongesso, poi abbiamo cercato nei mercatini, dagli antiquari e nelle nostre cantine oggetti dell’epoca, mentre altri li abbiamo modificati da noi perché si adattassero al resto della scenografia. Ci sono voluti sei mesi per allestire il set, ma il risultato è curato nei minimi particolari". Quanto alla storia? C'è un fondo di verità o è del tutto inventata? "A parte ciò che riguarda l’ambientazione (vale a dire le tecniche mediche utilizzate e le informazioni che riguardano il funzionamento del manicomio) il resto è tutto inventato. Il paziente della stanza 5 e la sua fuga sono frutto della nostra immaginazione, così come lo sono i giochi che bisogna fare per riuscire a portare a termine il percorso". Non avete preso spunto da altre Escape Room? "Ne abbiamo fatta qualcuna insieme per capirne bene i meccanismi, ma nient’altro, anche perché sarebbe stato controproducente. Il pubblico delle Escape Rooms non è vastissimo (almeno per ora) ma è molto fedele, quindi è facile che chi ha provato l’Escape a Pavia o a San Martino poi venga anche da noi. Riproporre un gioco uguale o simile non avrebbe quindi senso: le persone si annoierebbero. E poi, quando abbiamo deciso di intraprendere questa avventura, lo abbiamo fatto con il proposito (mantenuto) di realiz-

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zare qualcosa di assolutamente artigianale e unico, qualcosa che fosse al 100% nostro. Quindi copiare era fuori discussione". Come sta andando? "In realtà meglio del previsto. Da settembre abbiamo avuto un flusso ininterrotto di visitatori, sono venuti in tantissimi anche durante la settimana, superando di gran lunga le nostre aspettative. D’altronde, il punto di forza dell’Escape Room sta proprio in questo, nel fatto che si rivolge a chiunque, dal ragazzo cresciuto a pane e videogame che ci ritrova dentro gli ingredienti del gioco di ruolo fino alle persone mature, a cui ricorda la vecchia caccia al tesoro. E in più, va bene non solo per i singoli o per le coppie, ma anche per i gruppi di amici o per i colleghi di lavoro: è un ottimo esperimento di team building, perché stimola la cooperazione tra i partecipanti". E quando escono? Come sono le recensioni? "Finora ottime, non c’è ancora capitato nessuno che si sia annoiato, anzi si dichiarano sempre tutti entusiasti. L’esperimento sta andando così bene che stiamo già pensando alla prossima Escape Room". Ce ne sarà un’altra? "Sicuramente. La vita delle Escape Rooms, dicono gli esperti, dura non più di un anno, per il semplice motivo che i suoi fruitori non possono tornare una seconda volta, sarebbe come andare al cinema a rivedere lo stesso film. Così bisogna cambiare storie e ambientazioni, proporre dopo un po' qualcosa di diverso. Noi vorremmo continuare a sfruttare il legame con il territorio, scegliendo qualcosa che si ricolleghi a Voghera e all'Oltrepò". Tipo? "Siamo ancora nel campo delle ipotesi, al momento ci affascina l’idea di ambientare una storia al Teatro Sociale (magari ricostruendo le quinte invece che il palco e la sala) ma ci sono anche altre possibilità. In ogni caso, per costruire il primo set ci sono voluti sei mesi e noi vorremmo evitare di tener chiuso per così tanto tempo, quindi è probabile che la location cambierà, e che decidiamo di spostarci in qualche altro punto della città".


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la pittrice stradellina le cui opere sono esposte al metropolitan

Di Silvia Cipriano

Al Teatro Sociale di Stradella, è stata inaugurata lo scorso mese la mostra "Dalla terra all'acqua" di Maurizia Quadrelli bronese e Clara Luminoso di Milano ma originaria dell'Oltrepò. Si tratta di due pittrici che rappresentano la natura con due visioni differenti; Quadrelli mostra un tratto realistico, mentre Luminoso mostra un tratto più astratto, usando l'acqua come elemento principale in ogni opera. Ad aprire la mostra, l'affermata scrittrice di Montù Beccaria - Anna Vercesi - ha letto una poesia dedicata a queste due pittrici e a Miriam Prato, organizzatrice della mostra e a sua volta nota pittrice stradellina, che sta guadagnando fama e notorietà ben oltre i confini nazionali. Chi è Miriam Prato? "Miriam nasce, vive (salvo alcuni periodi fuori zona) e svolge la sua attività di Artista a Stradella. Ho svolto per parecchi anni un lavoro di restauratrice di opere antiche su carta (incisioni), soprattutto in quello che era il recupero delle antiche coloriture. Da qui il mio strettissimo rapporto con il colore ed è il colore, oggi, a caratterizzare le mie opere dipinte". Avendo un passato da restauratrice, come si è evoluta questa pratica nelle sue opere? "Secondo me, non si può restaurare un'opera antica senza conoscerne a fondo la storia, soprattutto del suo incisore. È questa passione che si divideva fra studio e lavoro che ha fatto maturare l'idea di diffondere, attraverso un recupero ed una rivisitazione moderna, quella branca dell'arte conosciuta solo da collezionisti e conoscitori della materia. Dopo un lungo la-

voro di rivisitazione in bianco e nero dell'immagine, ho riportato la stessa sulla tela, in formati diversi e attraverso i colori (acrilici e smalti) di volta in volta dipinti su tele diverse, divulgando ad un pubblico più vasto, in chiave moderna, un prodotto altrimenti sconosciuto". Quali soggetti rappresenta solitamente? "I maestri da me rivisitati sono autori di epoca solitamente Medievale e Rinascimentale, se devo ricordare l'opera da cui sono partita per sviluppare questo progetto, cito senz'altro l'incisione di Albrecht Durer 'S. Antonio che legge sotto le mura di Norimberga'. Quindi immagini sacre e figure diverse da Schongauer, Bracelli, Juste de Juste, Weiditz, Callot". Nelle sue opere ha mai rappresentato paesaggi dell'Oltrepò Pavese? "Non potrei rivisitare paesaggi attuali di nessun genere, perché l'idea nasce appunto dalla divulgazione di antiche incisioni. Ho rivisitato invece paesaggi di tutto il mondo di epoca medievale recuperati da antichi testi come 'Le Cronache di Norimberga' e 'Civitates Orbis Terrarum' per citarne alcuni". Quali sono le sue opere di cui va più fiera? "Ma, quasi inspiegabilmente, il Rhinoceronte di Durer ha avuto e continua ad avere un successo incredibile. Rivisitato in forme e coloriture diverse ha affascinato acquirenti di tutto il mondo. Attualmente è copertina del nuovo romanzo di Paolo Rovati intitolato 'Il Rino - Un caso intricato, Maresciallo Scotti!'. Dove sono esposte? "Le mie opere sono per lo più in collezioni private. Espongo in mostre personali e collettive in diverse

"un giallo curioso, coinvolgente, commovente"

Da Voghera all'Oceano Atlantico il libro di Valerio Gasio Di Serena Simula Se siete di Voghera, probabilmente la notizia che Valerio Gasio ha scritto un libro vi è già arrivata. Volto noto a tanti anche per il suo lavoro come ispettore Asl, aveva già dato alle stampa un paio di libri dedicati alla sua città, ma da poco ha pubblicato il suo primo vero romanzo, intitolato "Monhegan Island" . Chiamato così in onore della piccola isola dell'Oceano Atlantico, nel Golfo del Maine, dove è ambientata la narrazione, il libro prende spunto dal termine di un romanzo di Stephen King ma poi prosegue su una linea del tutto indipendente. Valerio, questo è il suo primo romanzo. Cosa l'ha avvicinata alla scrittura? "è il mio primo romanzo, sì, ma non il mio primo libro. Negli scorsi anni avevo già scritto tre testi che sono essenzialmente tributi alla mia città: i primi due riguardano la vita nei bar del passato, quando quegli esercizi pubblici erano il fulcro della vita sociale della città, mentre il terzo, edito lo scorso anno, è invece una raccolta di curiosità legate all’arte e al folklore di Voghera, reperite tramite ricerche all’archivio storico del comune ma anche nei racconti che mi sono stati fatti nel corso degli anni da parte di tantissime persone che ho conosciuto. Questo per dire che l’avvicinamento alla scrittura non è stato improvviso: fin da piccolo mi è sempre piaciuto scri-

vere, poi nel corso degli anni la passione è rimasta e cresciuta. Ho scritto diversi racconti brevi che mi sono serviti come palestra". Parliamo quindi del libro: è un giallo? Se dovesse descriverlo con tre aggettivi quali userebbe? "Per quanto riguarda il genere, lo definirei senz’altro un giallo con sfumature noir ed una punta di esoterico, cosa che mi piace sempre mettere nei miei scritti per dar loro un po' di imprevedibilità e di mistero. Per quanto riguarda gli aggettivi lo definirei curioso, coinvolgente, commovente. Commovente perchè, nonostante la storia sia a volte anche dura e spaventosa, ci sono situazioni che toccano la sensibilità del lettore. Sembra strano ma è così". Monhegan è un'isola dell'Oceano Atlantico, nel Golfo del Maine: perchè ha scelto questa ambientazione? "La storia prende spunto dalla fine di un libro di Stephen King, probabilmente il primo che ho letto di quell’autore. La storia, assolutamente allucinante, terminava con una città che veniva distrutta da un personaggio maligno e con un poliziotto locale che non riusciva a fermare tutto quell’orrore. Io ho immaginato che quell’uomo, sconvolto da ciò a cui è stato costretto ad assistere, si sia andato a rifugiare, quasi in eremitaggio, su un’isola del Maine. Mi piaceva l’idea che l’isola esistesse davvero e ho fatto tante ricerche fino a trovare quella che penso sia la

ARTE & CULTURA

A lei è dedicata una parete nel Foyer del Teatro Sociale

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Miriam Prato località italiane ma anche Londra, Berlino e Bratislava. Alcune opere sono permanenti presso il Metropolitan di New York presso il Dipartimento di Stampe e Disegni" Ci racconti di "Arte in Teatro"? "A proposito di 'Arte in Teatro' sono orgogliosa di essere giunta a curare la terza edizione. Da molti anni desideravo che le sale del Ridotto del Teatro Sociale di Stradella ospitassero le opere di artisti vari (per lo più sono mie conoscenze acquisite durante le mie esposizioni). Sono artisti da me selezionati, magari senza un nome affermato, ma meritevoli di nuovo pubblico, altri invece con esperienze già consolidate. Le eleganti sale del Ridotto, che attualmente è anche sede dell'Accademia della Musica diretta da Livio Bollani, 'rivivono' finalmente attraverso la musica, l'Arte, la Poesia. A maggio ospiteranno una interessante esposizione di sculture a firma Domenico Reali, allievo di Giacomo Manzù per concessione degli eredi". Che rapporto ha con il suo territorio di origine, ovvero Stradella? "Il rapporto con la mia città è splendido e mi sento onorata di affermare di essere una dei due artisti a cui è dedicata una parete nel Foyer del Teatro Sociale. Quattro opere di grande formato che rappresentano altrettante Maschere dal titolo "I balli di Sfessania" da Jacques Callot" più adatta. Ho scritto diverse e-mail alla biblioteca del paesino sull’isola e mi hanno risposto molto gentilmente, dandomi tantissime informazioni utili per il mio lavoro. In Maine, oltretutto, ci sono stato e l’ho girato in lungo ed in largo: è un posto veramente molto affascinante e ho cercato di descrivere i paesaggi in modo che il lettore possa immergersi in quei luoghi come si ci fosse fisicamente". Chi sono i protagonisti? "Ci sono uno sceriffo locale, che convive con il segreto di quanto avvenuto anni prima al papà poliziotto, quattro amici di lunga data, e Clarice, arrivata in quell’angolo di Paradiso per cercare il marito scomparso senza dare notizie. Le indagini vengono rese quasi impossibili da un’eccezionale tempesta, che li separa fisicamente e psicologicamente dal resto del mondo, lasciandoli in balìa di persone senza scrupoli, disposte a tutto pur di realizzare un’opera che potrebbe distruggere la bellezza dura e selvaggia del posto. Le cose, però, non sempre sono quelle che sembrano, ed un cupo mistero avvolge tutto e tutti". Prima di pubblicarlo lo ha fatto leggere ad amici e parenti: le recensioni come sono state? "Sì, l’ho fatto leggere a dieci 'tester' di varia estrazione culturale. Si andava da chi è un esperto lettore a chi non legge mai gialli fino a professionisti della scrittura, un letterato, una giornalista tv e uno scrittore. Mi sono state fatte critiche costruttive ma la cosa che mi ha spinto a continuare è che a tutti la storia è piaciuta. La cosa divertente è che è stata la storia a venire da me, l’ho sognata un paio di anni fa, e si è lasciata sviluppare senza alcuno sforzo". Pensa di continuare a scrivere? "Spero di sì. Ho già in mente una storia, un po’ folle, che riguarda sette personaggi morti precocemente e per questo diventati miti: a unirli, oltre alla tragica fine, anche un mistero tutto da scoprire".


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MONZA RALLY SHOW

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Piero Ventura

Al Monza Rally Show 2017 Valentino Rossi agguanta la sesta vittoria, questa volta colta in maniera rocambolesca dopo quella penalità di 10 secondi (alquanto ridicola per l’entità dell’infrazione) inflittagli perché la sua Fiesta é stata trovata sottopeso di sette chilogrammi. Favoritismi che a lungo andare stancano un po' tutti. Avversari compresi costretti a ruoli di comparse. Dal 1984 ad oggi, le penalità inflitte alle vetture sottopeso sono state di ben diversa portata. In Formula 1, ad esempio, quell’anno la Tyrrell metteva del piombo a fine gara perché le vetture erano sottopeso. Quando la Fia lo scoprì squalificò il team dal campionato mondiale. Da quegli anni in poi, le squalifica per i pesi irregolari si sono susseguite a bizzeffe sia in pista che nei rally, non ultima, tra le più clamorose, quella che quest’anno ha colpito il campione in carica della Formula E, Sébastien Buemi, il quale è stato escluso dalla classifica dal primo dei due e Prix di Montréal in virtù del fatto che la sua monoposto è stata trovata sottopeso. Tornando al Monza Raly Show, a due prove dalla fine, la gara sembrava nelle mani del brianzolo Marco Bonanomi, perfetto fino a quel momento, disastroso però nel finale dove ha fatto spegnere la propria Citroen DS due volte. Un Monza Rally Show 2017 ricco di cambi al vertice e colpi di scena, ma che alla fine ha incoronato Valentino Rossi diventato così il più vincente con sei successi (superando Dindo Capello, fermo a quota 5. Dietro di lui si piazza la coppia Mikkelsen-Neuville, seguita da Marco Bonanomi, mentre Antonio Cairoli (anch'esso penalizzato per lo stesso motivo del "dottore") conclude con il quarto piazzamento assoluto. Gli equipaggi oltrepadani hanno fatto ciò che rientra nelle loro possibilità. Il migliore é stato quello composto da Michele Tagliani e Claudia Musti con

Filippo Natino e Matteo Musti la Ford Fiesta R5 che coglie il 36° posto assoluto ed il 18° nell’affollatissima classe R5 che ha visto 46 vetture al via. Sempre in questa classe troviamo al 23° posto Davide e Ilaria Maggi con la Hiunday i20, mentre al 44° posto si classificano Vittorio Belumé e Riccardo Filippini (Ford Fiesta R5). Al 52° posto assoluto si collocano Massimo Brega e Claudio Biglieri con la Fiat 124 Abarth Rally i quali ottengono il 5° posto in una classe, la RGT, in cui a contendersi il successo vi erano 8 equipaggi. Chi ha brillato più di tutti, ma non aiutato dalla dea bendata é stato Matteo Musti tra le storiche dove a vincere è stata la Lancia 037 di Marco Bianchini e Daiana Darderi. Dopo un venerdì dove Totò Riolo ha fatto la voce grossa, il sammarinese ha preso il comando nella prima prova di sabato senza più lasciare la vetta. Matteo Musti, il suo più diretto inseguitore, ha dovuto alzare bandiera bianca sulla penultima speciale quando il motore della sua Porsche si è ammutolito improvvisamente. Il secondo posto è stato quindi

RICORDO DI UN AMICO SPECIALE

MOTORI

Nelle auto storiche non aiutati della Dea bendata Matteo Musti e Filippo Natino

ereditato da Lucio Da Zanche (Porsche 911 RS) che ha chiuso a 17,9″ dal vincitore. Terzo posto invece per la Subaru Legacy di Riolo. Fermo Musti, navigato sulla Porsche 911 RS da Filippo Natino, i colori della Scuderia Oltrepo sono stati difesi degnamente Da Beniamino Lo Presti e Fabrizio Sala, giunti secondi nel Raggruppamento 3 e al 12° posto nella classifica assoluta con la Porsche 911 SC. Ermanno Sordi e Matteo Nobili, su Porsche 911 SC hanno portato a termine la loro fatica in diciannovesima posizione e settima di raggruppamento. "è seccante ritirarsi alla penultima prova dopo una gara di vertice – ha detto a fine gara Matteo Musti – il motore si è ammutolito improvvisamente... si é rotta la cinghia della pompa dell'iniezione. Così, ho dovuto dire addio secondo posto assoluto, e al Master show. Mi rimane un po' di soddisfazione pensando che fino al momento del ritiro sono stato il migliore delle Porsche in gara". Come consuetudine, il Monza rally é stato seguito dal Master’s Show con cui Mikkelsen/Neuville hanno escluso Rossi dalla finale e per i colori pavesi, Beniamino Lo Presti ha fatto onore ai colori della Scuderia Piloti Oltrepo tra le storiche. Ecco le classifiche: WRC: 1.Mikkelsen/Neuville 2.Bonanomi; Classe R5: 1.Crugnola 2.Andreucci; Classe RGT: 1.Nucita 2.Mabellini; Classe Super 2000: 1.Pinzano 2.Roncoroni; Classe R4: 1.Gabbiani 2.Meda; Classe R3C: 1.Marchetti Alessandro 2.Marchetti Sergio; Storiche 2.raggruppamento: 1.Da Zanche 2.Rizzuto ; Storiche 3.raggruppamento: 1.Superti 2.Lo Presti; Storiche 4.Raggruppamento J1: 1.Bianchi 2.Melli; Storiche 4.Raggruppamento J2: 1.Riolo 2.Lucky.

RALLY 4 REGIONI STORCO

"Starei a parlarne per ore, ma Si torna alle origini fermiamoci qui..."

di

Piero Ventura

Purtroppo pensiamo sempre di essere noi a scegliere. Ma forse in realtà non scegliamo proprio niente. Probabilmente tutto è stato già deciso dall’inizio e noi facciamo solo finta di scegliere. Il libero arbitrio non è altro che un’illusione. Siamo tutti soggetti al destino. La storia è quella bellissima ma breve di un grande maestro di vita e di sport, innamorato perdutamente della sua donna e della sua terra, dove il passo del tempo è ancora dettato dalla saggezza dei contadini, in cui, Vito Antonio Contento ha ritagliato il suo angolo di autentico incanto. E amici fidati, amatissimi. Un arcipelago di vite che diventerà il suo "gruppo di famiglia". Rievocare quella rete sottile e intricata di ricordi non è semplicissimo, so solamente che le tracce di quell’amicizia sono e saranno sempre presenti. Memorabilia combinate ad arte con altri ricordi di una vita ricca di incontri, giochi, buonumore e passioni. Buono, allegro e generoso. Antonio non faceva

di

Vito Antonio Contento qualcosa per accattivarsi l'amicizia di qualcuno, o di conquistarne la fiducia. Lui faceva qualcosa perché sentiva di farla e basta. Questo era Vito Antonio. Starei a parlarne per ore, ma fermiamoci qui.

Piero Ventura

Il Rally 4 Regioni torna alle origini, questa é la prima novità che riguarda il calendario dell’automobilismo pavese per il 2018. La gara, organizzata dall'Automobile Club di Pavia, disputata lo scorso anno in un torrido mese di Luglio, torna ad occupare una data a lei più consona che la riporta indietro nel tempo, cioè negli anni in cui il rally pavese si disputava nel mese di Maggio e sarà proprio a Maggio 2018 dal 10 al 12, che il Rally 4 Regioni Storico tornerà a far rombare i motori. La seconda novità in vista dell’imminente nuova stagione é rivolta alle vetture moderne, infatti, la cittadina di Stradella tornerà ad essere al centro di un evento rallystico. A promuoverlo sarà la Scuderia Piloti Oltrepò con a capo il suo presidente Giuseppe Fiori, che in collaborazione con l'Automobile Club di Pavia manderanno in scena un Rally Day. La gara, la cui denominazione sarà appunto: "Rally day Valleversa" si disputerà il 10 Giugno 2018.


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MOTORI

RALLY STORICI

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La Road Runner Team di Casteggio a podio nella "Grande Corsa" di

Piero Ventura

Nel giorno in cui a Chieri, con il rally "La Grande Corsa" si é vissuto l’appassionante incontro con la storia rallystica, dove Tony Carello, Maurizio Verini e Jean Pierre Nicolas hanno dato spettacolo in vesti d’aprista, mentre in gara, Delecour, Lucky e Montini hanno dovuto alzare troppo presto bandiera bianca, personaggi del mondo rallystico di ieri e di oggi, tra cui lo stesso Lucky, Fabrizia Pons, Alcide Paganelli, Miky Martinelli, Rudy Dalpozzo, Francesca Pasetti (Lady Fulvia), Giorgio Vergnano, Alessandro Ancona e molti altri ancora hanno animato il piccolo gazebo dell’assistenza Paviarally, degustando ottimi vini e salumi dell'Oltrepò, dando vita a simpatici siparietti tipici dei rally degli anni ruggenti. Venendo alla parte agonistica che particolarmente ci riguarda, si é assistito all’ottima performance fornita da Daniele Ruggeri e Martina Marzi che li ha visti imporsi nella classe fino a 1150 cc a bordo della piccola e scattante Fiat 127 Sport Gruppo 2 in gara con i colori del Road Runner Team di Casteggio. L’equipaggio di Ruino, ha ottenuto altresì il 20° posto assoluto nella competizione in cui a portare a casa l’ambito trofeo messo in

palio dagli "Amici di Nino", è stato il driver siciliano Domenico Guagliardo navigato da Marina Frasson sulla Porsche 911 SCRS. Anche Paviarally Autostoriche, da parte sua, ha conosciuto il podio nella "Sport". Infatti, al termine di una gara molto ben disegnata, veloce e impegnativa, il driver di Mezzanino Carlo Verri con alle note Piero Ventura sulla Fiat 125 S Gruppo 2 del 1970, é salito sul gradino più alto del podio nella Divisione 4, mentre, sempre nella medesima divisione, RoDaniele Ruggeri e Martina Marzi con la Fiat 127 Sport dolfo Carrera e Daniele Sperandio si sono collocati al terzo posto con la Fiat 124 viarally Club Autostoriche é stato assegnato il terzo SS Abarth Gruppo 3 del 1971. Nella Divisione 5, c’é posto. In effetti il reale piazzamento sarebbe stato il stata la piazza d’onore dell’Autobianchi A112 Abarth posto d’onore, ma un errore commesso nella compidi Domenico Gregorelli e Francesco Castellazzi. Non lazione, in cui hanno tenuto conto delle 1140 penalità é invece riuscito ad agguantare il podio della folta Di- di Minotti da aggiungere a quelle di Verri, anziché visione 8, Germano Minotti che sull’Opel Mata GT/E delle 565 di Gregorelli, meglio piazzato in classifica. del 1982, ha portato in un positivo debutto Fabiana Ma a questo disguido la compagine pavese non ha Zago, i due si sono dovuti accontentare di un comun- dato importanza perché Paviarally ha vissuto un fine que onorevole quarto posto. Altro podio per i colori settimana di sport secondo lo spirito goliardico di un pavesi arriva dalla classifica scuderie, in cui alla Pa- tempo che la distingue e di cui va fiera.

CAMPIONATO AUTO STORICHE

Va a Ivan Zinco e a Pierluigi Ruggeri su Fiat 128 il Campionato VCCC

di

Piero Ventura

Con la cerimonia di premiazione in cui il presidente del VCCC Antonio Borgonovi ha assolto il compito di fare gli onori di casa, si é conclusa nella suggestiva cornice fornita dal Castello di San Gaudenzio, l’edizione 2017 del campionato riservato alle auto storiche indetto dal Veteran Car Club Carducci di Casteggio, a cui hanno aderito ben 56 equipaggi. L’interessante contesa, sviluppata nel culto dell’automobile del tempo che fu, basata su sette riuscitissimi eventi curati nell’organizzazione in modo impeccabile da Andrea Guerrini, Giuseppe Sboarina e Fulvio Negrini, i quali hanno potuto contare sul prezioso aiuto di Edo Ghia e di altri soci collaboratori, ha richiamato sulle strade dell’Oltrepò anche concorrenti giunti dalla Liguria e dall’Emilia. Alla fine la vittoria è andata all’equipaggio oltrepadano composto da Ivan Zinco e Pierluigi Ruggeri su Fiat 128 i quali hanno superato sul fatidico "filo di lana" i campioni uscenti Oriano e Cecilia Crosignani sulla gloriosa "scorpioncina" A112 Abarth 58Hp. Per il terzo gradino del podio Cantarini (il quale ha preferito disputare buona parte del campionato senza navigatore) al volante della bellissima MG del 1966, ha avuto la meglio su Fabio Fronti e Roberto Ruggeri (A112 Abarth). Quinto posto per gli straordinari vogheresi Tamburelli-Adaglio con la Fiat 500 F del 1965 i quali hanno sbaragliato il campo nella classifica Gentleman, vinta con ampio margine. A interrompere nella top ten assoluta un predominio tutto oltrepadano, c’é al sesto

fianco si sono avvicendati Negrini e Ventura. Nona posizione per Guatelli-Negrini su Mini Cooper, mentre chiudono la top ten assoluta Marrale-Torrisi su A112. Nella categoria Top, ad imporsi sono sempre Zinco-Ruggeri su Crosignani-Crosignani ed al terzo posto, grazie ai coefficienti, si classificano Fronti-Ruggeri su Cantarini. Nella categoria Gentleman Tamburelli-Adaglio su Fiat 500 vincono davanti a Guerrini-Sboarina su Fiat 1100 103 e Lamagni-Lamagni su Fiat 500. Le classifiche sono state redatte con l’utilizzo dei coefficienti che permettono di valutare meglio la prestazione in Cecilia Crosignani, Zinco, Cantarini, Ruggeri e Oriano Crosignani funzione del numero di partecipanti e di prove e il coefficiente che premia le auto più posto il lomellino Luigi Pegoraro il quale, nel corso vecchie nelle due categorie: Top (strumenti professiodella stagione, ha alternato al suo fianco: Bianchini, nali, compresi telefonini e tablet); Gentleman (solo Arlenghi e Signorelli. Settima piazza per Borgonovicronometri manuali). La stagione iniziata a Codevilla Mezzadra presentatisi in gara nel corso della stagiocon "Accendiamo i motori" e proseguita nella "basne con più modelli di vetture passando dalla Porsche sa Padana", ha visto l’acuto del "10° Giro Notturno 914, alla 911, fino alla bellissima MG J2 degli anni dell'Oltrepò" con Salsomaggiore ad ospitare i parteciTrenta. panti. "Sulle strade dei Vini" a Borgoratto, il tradizioAll'ottavo posto nella graduatoria assoluta troviamo nale "Trofeo Montebello" spostato in settembre per Carlo Verri. Anche il driver di Mezzanino, nel corso evitare la pioggia, il "Trofeo Ramonda – Luca per non delle sette prove di campionato si é alternato al volante della Fiat 124 Sport Spider, della Fiat 125 S in perdersi nel tempo" e per finire "Corvino Storico" con versione rally e della Fiat 595 Abarth, mentre al suo un percorso spettacolare in una giornata magnifica.


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auto d'epoca: "aspettando la neve"

di

Piero Ventura

Con la disputa del tradizionale appuntamento "Aspettando la neve" é sceso ufficialmente il sipario sull’attività organizzativa 2017 del Veteran Car Club Carducci di Casteggio, che nel corso dell’annata ha mandato in scena un numero considerevole di impegni riservati alle vetture d’epoca. La manifestazione, scattata da Casteggio, ha vissuto il momento cruciale sul tracciato della pista 7 Laghi di Castelletto di Branduzzo, in cui i concorrenti hanno affrontata 13 prove cronometrate dalle quali é uscita la classifica finale. Il confronto con le lancette del cronometro ha assegnato la vittoria a Roberto Tanburelli e Federico Adaglio con la piccola Fiat 500 del 1965. A completare il podio assoluto sono giunti nell’ordine: Ga-

rilli-Gianfusti su Alfa Romeo GT Junior del 1973 e Zinco-Ruggeri con la Fiat 128 del 1971. Nelle classi: Classe 2: 1° Fontana-Scozzesi (Fiat 1100 del 1957), 2° Giorgi-Malaspina (MG/A del 1957); Classe 4: 1° Tamburelli-Adaglio (Fiat 500 del 1965); Classe 5: 1° Zinco-Ruggeri (Fiat 128 ) 1971, 2° Ventura-Carena (Lancia Fulvia Coupè) 1969, 3° Guaita-Guaita (Lancia Fulvia Coupe) 1971, 4° Cantarini (MG B GT) 1966, 5° Ghia (Alfa Romeo GT Junior) 1970; Classe 6: 1° Garilli-Gianfusti (Alfa Romeo GT Junior) 1973), 2° Crosignani-Crosignati (A 112 Abarth) 1975, 3° Verri-Negrini (Fiat 500) 1972, 4° LamagniLamagni (Fiat 500) 1976, 5° Borgonovi-Mezzadra (Porsche 914) 1972; Classe 7: 1° Bruni-Curone (A 112 Abarth) 1981; Classe 8: 1° Pegoraro-Bianchini (VW Golf Gti - 1986), 2° Bisi-Cattivelli (Lancia Del-

MOTORI

Ultimo appuntamento del Veteran Car Club Carducci di Casteggio

ta – 1995), 3° Zenesini-Maffeis (Fiat 124 Pininfarina – 1983), 4° MinottiZago (Opel Manta GT/E – 1982), 5° Milanesi (Autobianchi A112 – 1982). La seciale classifica riservata ai gentleman é andata al ligure Aldo Biselli (Alfa Romeo) in quale, in pista, é stato coadiuvato da Fulvio Negrini. I partecipati dell’edizione 2017 di "Aspettando la neve" hanno però trovato la nebbia che ha condizionato parecchio l’evento, tanto da indurre gli organizzatori a ridurre il percorso di trasferimento che dalla pista 7 Laghi, avrebbe poi portato i concorrenti all’arrivo serale a Pavia al termine di un interessante tragitto lungo gli argini del Ticino.

settima edizione del "challenge del lupo" a castelletto di branduzzo

Pochi i piloti oltrepadani in gara sulla pista di casa di

Alberto Bruciamonti

Piero Ventura

è il lariano Pasquale Bentivoglio a vincere, al volante di una Formula Tatuus, la settima edizione del "Challenge del Lupo", organizzato dalla Scuderia piacentina Invicta e tenutosi sull’impianto permanente di Castelletto di Branduzzo, competizione valida per il Campionato Italiano Formula Challenge. Per il pilota lombardo, la vittoria é giunta a coronamento di una gara dominata sin dalle prime battute. Pochi i piloti pavesi in gara sulla pista di casa, infatti solamente in sei hanno iscritto il proprio nome tra i 96 partecipanti e precisamente: Bruciamonti, Canzian, Persani, Salviotti, Sangermani e Valmori di cui cinque di loro hanno raggiunto la finale dei reciproci raggruppamenti d’appartenenza. Non ce l’ha fatta Tigo Salviotti con la piccola Fiat Seicento ad emergere in una categoria con cilindra-

ta più alta. Venendo al risultato conclusivo, troviamo al 33° posto assoluto e terzo di raggruppamento “2”, Stefano Sangermani in gara con la Citroen Saxo (Road Runner Team) autore di una prova convincente sino dalle batterie che lo ha portato sul podio di classe. Al 35° posto assoluto si é collocato Alberto Bruciamonti, molto spettacolare nella guida della sua Ford Sierra Cosworth con la quale ha raggiunto il gradino più basso del podio riservato del raggruppamento “9”. Sempre in questa categoria, Claudio Persani con la Peugeot 205 ha chiuso al quarto posto e 36° assoluto. Sfortunato Riccardo Canzian, che dopo aver vinto la batteria é stato costretto al ritiro in finale dove ha percorso solamente 2 giri di pista. Infine, al 41° posto della graduatoria generale, troviamo Lorenzo Valmori (Citroen Saxo – Pro Rally) che entra nella top five del raggruppamento "3".

SPECIAL RALLY CIRCUIT DI MONZA

Tra gli Equipaggi oltrepadani il piazzamento migliore è di Tagliani-Musti

di

Piero Ventura

Non è stata certo generosa di risultati per gli equipaggi oltrepadani la gara andata in scena lo scorso 12 novembre all’autodromo Nazionale di Monza con ben 131 equipaggi nell'elenco iscritti, di cui buona parte impegnati in gara test in vista del Monza Rally Show. In una domenica che ha alternato nebbia, pioggia e schiarite, condizioni che certo non hanno aiutato i concorrenti, chiamati a decisioni non facili per la scelta delle gomme, a primeggiare sono stati Cesare Brusa e Mario Cerutti, su Ford Fiesta Wrc che hanno tenuto la testa della competizione dall'inizio alla fine. Disputata sulla base di quattro prove speciali, Brusa-Cerutti, hanno ribattuto colpo su colpo gli attacchi dei secondi classificati Simone Miele-Silvia

Spinetta (Ford Fiesta Wrc) giunti a 5”9. Terza piazza, a 22''9, per la Ford Focus di Marco Paccagnella e Maurizio Vitali. Venendo ai nostri equipaggi, il piazzamento migliore é stato ottenuto da Michele Tagliani e Claudia Musti con la Ford Fiesta R5 (Turismotor’s), giunti al 20° posto assoluto e al 7° di una classe affollatissima che ha visto ben 21 concorrenti al via. Sempre nella stessa classe, Vittorio Belumè e Riccardo Filippini, anch’essi a bordo di una Ford Fiesta R5 con i colori della Efferre Motorsport di Romagnese, hanno chiuso al 15° posto di classe e 40° assoluto. Qualche errore di troppo e una vettura, la Mini Cooper S, bisognosa di ulteriore sviluppo, hanno relegato Tigo Salviotti e Lele Corollo (Efferre Motorsport) all’ottantanovesimo posto assoluto e quinto di classe PSTB6. Centoduesimi nella generale

e quindicesimi nella Classe R2B è stato il risultato di Lorenzo Martinotti e Roberto Fugazza. Costretti al ritiro invece Andrea Zucconi e Paolo Zanini con la Peugeot 207 S.2000 (Eurospeed).

Michele Tagliani e Claudia Musti


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FANTAPERIODICO

IL FANTAPERIODICO ENTRA NEL VIVO

Tia F.C. scavalca Viking Broni Team ed ora guida la classifica Di Nicolò Tucci

Abbiamo una nuova capolista: la Tia F.C. guidata da Mattia Tondo che sorpassa la Viking Broni Team "allenata" da Niccolò Milanesi. Resta saldo al terzo posto Stefano d'Errico fantallenatore della CEDSD, degno di nota la squadra Oltre Real di Andre Cigagna che passa dai bassi fondi della classifica al settimo posto. Classifica molto corta, tutti sono ancora in gioco ed è per questo motivo che abbiamo intervistato i tre che per un soffio non sono saliti sul podio, ma che comuque aggiudicano un posto nella top ten. Ricordiamo che fino al 31 dicembre è possibile iscriversi sul nostro sito www.ilperiodiconews. it. Le nuove squadre iscritte entreranno in gioco con il punteggio medio fra tutti i fantallenatori. Valerio Travini I Parpajon (573Pt), 21 anni di Campospinoso Perché hai deciso di iscriverti al Fantaperiodico? "Ho deciso di iscrivermi al Fantaperiodico perché sono appassionato di fantacalcio (lo faccio da 6 anni con gli amici) e ho voluto provare a mettermi in gioco in questa bella iniziativa pur non essendo un grande conoscitore dei campionati dilettantistici locali". Qual'è il giocatore della tua squadra a cui sei più affezionato? "Difficile dire a chi sono più affezionato, scelgo Meraldi perché è l'unico che conosco di persona". In base a quale criterio hai scelto giocatori? "Ho scelto i giocatori puntando ad avere quattro attaccanti che mi garantissero un buon numero di reti in campionato, mentre per i difensori e i centrocampisti ho cercato più che altro di prendere titolari di squadre forti come il Varzi, per avere diversi sette in caso di vittoria". Che cosa ti senti di dire agli altri fantallenatori? "Agli altri fantallenatori dico di divertirsi e di osare anche un po' nelle scelte, in fondo è un gioco ed è bello perché imprevedibile". Che cosa ti senti di dire ai tuoi fantagiocatori? "Ai miei giocatori dico di continuare così, magari con qualche gol in più, ma sono comunque soddi-

sfatto della mia squadra e delle mie scelte poiché conosco poco i campionati locali e non credevo certo di arrivare così in alto in classifica!". Chiara Caniatti Fantaforanza (571 pt), 35anni di Ponte Nizza Chiara sei l'unica ragazza nella top 10, come ci si sente? "Molto contenta...vuol dire che ho scelto i giocatori giusti e mi stanno ripagando". Perché hai deciso di iscriverti al Fantaperiodico? "Ho deciso di iscrivermi perché sono appassionata di calcio, mi è sembrata un’iniziativa molto carina e divertente e poi ci sono altre due mie amiche Serena Bazoni e Sonia Catenacci che hanno una loro squadra. Per ora la fortuna ha premiato me vedremo alla fine". Qual è il giocatore della tua squadra a cui sei più

Valerio Travini

"Ai miei giocatori dico di continuare a farmi vincere… soprattutto a quelli del Varzi di cui sono tifosa". Manuel Cobianchi D.A. Mara Villa (570 pt), 29 anni di Portalbera Perché hai deciso di iscriverti al Fantaperiodico? "Sono appassionato di Fantacalcio e l’idea di farne uno delle nostre categorie l’ho trovata molto carina". Qual è il giocatore della tua squadra a cui sei più affezionato?

Chiara Caniatti

affezionata? "Il giocatore a cui sono più affezionata è Cantiello a cui mi lega anche una bella amicizia, ma anche Carotenuto sono convinta che mi darà grandi soddisfazioni". Che cosa ti senti di dire agli altri fantallenatori? "Mi sento di dire che sono curiosa di vedere come andrà a finire e spero di avere la fortuna di continuare così". Che cosa ti senti di dire ai tuoi fantagiocatori?

Manuel Cobianchi

"Ovviamente a tutti i miei compagni di squadra". Uno dei tuoi migliori Fantagiocatori sei tu! Cosa ne pensi? "Sto facendo una stagione bellissima sia a livello individuale che di squadra. Siamo secondi in classifica e ho già fatto 14 gol". Che cosa ti senti di dire agli altri fantallenatori ai tuoi fantagiocatori? "Un in bocca al lupo sia a giocatori e fantallenatori".


il Periodico

CHIESA CRISTIANA EVANGELICA DI PIETRAGAVINA L’ultimo numero di questo Periodico, conteneva l’intervista a Massimo Guidi, presidente della Pro Loco di Pietragavina. Ad una domanda postagli dall’intervistatrice sulle ragioni che lo avevano trattenuto nel suo paese di nascita, a differenza dei molti che se ne erano andati, la risposta era stata: "uno dei motivi è stato la mia appartenenza alla chiesa evangelica". L’autrice dell'intervista era sembrata sorpresa da questa affermazione poichè, pur abitando nel comune di Zavattarello, non aveva mai sentito parlare di questa comunità. Dal suo stupore, nasce l'idea di scrivere questo articolo per spiegare, in breve chi siamo. Dirò subito che la nostra piccola realtà appartiene al movimento delle chiese evangeliche. Per capire più da vicino di cosa si sta parlando o meglio su quali basi dottrinali essa poggi, aggiungerò che si tratta di un movimento che prende le mosse dalla Riforma Protestante, di cui quest'anno tanto si sente parlare, perché ricorre il cinquecentesimo anniversario di quelle 95 tesi che, come vuole la tradizione, Martin Lutero affisse il 31 ottobre 1517 sul portale della cattedrale di Wittemberg in Sassonia. Questa riforma si fonda su 5 solo ed esclude quindi, al fine della salvezza dell'uomo, il valore di qualunque opera meritoria: solo la scrittura (Bibbia) senza le dottrine della tradizione solo la grazia (senza meriti umani) solo la fede (senza le opere) solo Gesù (senza altri mediatori) solo a Dio la gloria

Locale di culto Ma chi era Lutero? Era un frate agostiniano, priore del convento agostiniano di Wittemberg; nel 1512 conseguiva la laurea in teologia e veniva incaricato della "lectura in Biblia" all’università di questa città e dell’insegnamento dell’esegesi biblica. La bolla emanata da papa Leone X il 4 maggio 1515 per la raccolta di denaro necessario per il proseguimento della costruzione della basilica di S. Pietro, precedentemente avviata da papa Giulio II, prevedeva anche una indulgenza plenaria a quanti avessero dato offerte in denaro per la fabbrica dell' importante basilica; questi elementi erano con ogni evidenza sufficienti, perché insorgesse un conflitto fra le idee che Lutero andava via via maturando attraverso uno studio rigoroso delle Scritture e la posizione della chiesa cattolica. Nel 1517 i domenicani, sotto la supervisione di Giovanni Tetzel, iniziarono in Germania la predicazione di questa indulgenza, che annunziava in nome del papa: una remissione delle pene temporali a quanti si fossero confessati e avessero dato una

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REDAZIONALE A PAGAMENTO

"IN NESSUN ALTRO E' LA SALVEZZA; PERCHE' NON VI E'SOTTO IL CIELO NESSUN ALTRO NOME CHE SIA STATO DATO AGLI UOMINI, PER MEZZO DEL QUALE NOI DOBBIAMO ESSERE SALVATI" GESù CRISTO IL SIGNORE!!! ATTI DEGLI APOSTOLI 2/12 offerta, l'assoluzione da qualsiasi peccato, anche da quelli la cui assoluzione era riservata normalmente al vescovo o al papa, e una indulgenza plenaria per le anime in purgatorio; famosa a questo riguardo è rimasta la frase di Tetzel: "quando una moneta tintinna nella cassa, l'anima dal purgatorio al paradiso passa". Queste poche informazioni sono per spiegare come Lutero arrivò a elaborare le 95 tesi. Queste tesi ebbero in Germania una diffusione enorme, anche perché Gutemberg, che da poco tempo aveva inventato la stampa, accolse favorevolmente quanto Lutero in esse affermava. La risposta di Roma non si fece attendere: condannò 41 tesi come eretiche e promulgò una bolla per minacciare di scomunica Lutero, se non avesse ritrattato entro 60 giorni; la bolla iniziava con le parole del Salmo 74/22 "Exurge, domine…". Lutero non ritrattò e il 3 gennaio 1521 la Curia romana emanò la bolla "Decet Romanum pontificem", con cui Lutero veniva colpito dalla scomunica ed erano minacciate di interdetto le città che lo avessero ospitato. La rottura fra il riformatore e la Curia era compiuta e tutta la Germania era in grande agitazione. Consapevole di quello che stava accadendo, Carlo V, imperatore del Sacro Romano impero, convocò una Dieta imperiale dei principi tedeschi, a Worms, il 6 gennaio 1521. Lutero ormai scomunicato da Roma, doveva presentarsi per ritrattare. Ma Egli, alla presenza dei principi tedeschi e dell’imperatore affermò che "se non fosse stato convinto da testimonianze della Scrittura o da ragioni evidenti", non avrebbe potuto farlo. Infatti – aggiungeva: "non credo né all’infallibilità papale né a quella dei concili, poiché è chiaro che si sono più volte sbagliati e contraddetti. Sono stato convinto da argomenti biblici che ho riportato e la mia coscienza è vincolata dalla Parola di Dio. Non posso e non voglio revocare nulla, perché è pericoloso e ingiusto agire contro la propria coscienza. Che Dio mi aiuti. Amen". Lutero partì da Worms il 26 aprile; durante il viaggio di ritorno fu “rapito” da emissari del principe elettore di Sassonia Federico il Saggio suo simpatizzante, che lo ospitò nel castello della Wartburg. Durante il soggiorno in questo castello, partendo dallo studio approfondito della lettera ai Romani, Lutero elaborò quello che diventerà il pilastro centrale della Riforma protestante: la formulazione del concetto di grazia, mediante la sola fede in Gesù Cristo come unico mediatore, senza il bagaglio di opere meritorie e intercessori vari. La Riforma protestante si propagò rapidamente in Germania, nei paesi scandinavi, in Olanda, Svizzera, Francia, Inghilterra, meno in Italia e in Spagna, anche a seguito della Controriforma cattolica, promossa dal Concilio di Trento (1545-1563). Darò ora alcune notizie relative alla chiesa di Pietragavina. Anche in questo caso dovrò fare un po' di storia. Nell’anno 1855 Cavour, nell’intenzione di stringere rapporti più stretti con la Francia di Napoleone III e con l’Inghilterra, inviava in Crimea un contingente dell’esercito piemontese, che si coprì di gloria nella famosa battaglia della Cernaia, battendo l’esercito russo. Faceva parte di questo contingente anche il bersagliere pietragavinese Guidi Mauro che, in seguito al suo arruolamento, ebbe contatti con missionari inglesi al seguito appunto delle forze inglesi, che gli donarono un Nuovo Testamento in italiano. Al suo rientro in Italia, prima in famiglia poi con gli amici, cominciò a leggerlo e a porsi delle domande. Iniziava così il

PER INFORMAZIONI GIUSEPPE GUIDI 0383 576033 SACCHI MAURIZIO 3355312648 E -MAIL guidi.giuseppe@virgilio.it

distacco della sua famiglia dalla chiesa cattolica, seguito in breve tempo da quello di altre famiglie, che formarono il primo nucleo della futura chiesa evangelica di Pietragavina. Questo nucleo originario teneva le sue le sue riunioni in case private. La rottura con la chiesa cattolica però non fu purtroppo indolore e gli evangelici diventarono oggetto di veri e propri atti di violenza, come lancio di sassi alle porte delle case e ai vetri delle finestre e di azioni di disturbo durante lo svolgimento di funerali, per impedire la predicazione della Parola di Dio. Nel settembre del 1905 i coniugi Honeywell e miss Ruth Maddicott, inglesi, missionari evangelici in Italia, saputo della presenza di evangelici a Pietragavina, vi si recarono e, vista la necessità di un locale di culto, comprarono una casa, che sarà la sede del nostro locale di culto fino al 1994, quando verrà inaugurata la nuova sede. Attualmente e più nello specifico la chiesa di Pietragavina fa parte del movimento delle Chiese Evangeliche dei Fratelli, che conta circa 400 chiese sparse in tutta l’Italia. Il movimento si è costituito in Ente Morale con Regio Decreto datato 22 Febbraio 1891 ed ha la sua sede legale in Firenze. Questo ente è titolare dei locali di culto di questo movimento ed è responsabile di fronte alla legge per tutti gli adempimenti burocratici, anche se le singole chiese non fanno parte di una struttura centralizzata e, pur mantenen- Gruppo della Chiesa Evangelica do un'unità di anno 1952 intenti, conservano una loro autonomia. La chiesa di Pietragavina conta 20, 25 membri stanziali, che raddoppiano durante il periodo estivo, un piccolo numero, però percentualmente significativo, se si considera che tutto il paese ha una popolazione di circa 120 persone. La comunità si riunisce tutte le domeniche, alle ore 10, per il culto, che si tiene in un locale sito nel centro della frazione, una abitazione normale, dove si prega, si canta, si studia la parola di Dio col contributo di tutti, perché non esiste un clero istituzionalizzato; si occupano dell'insegnamento della Parola e coordinano gli incontri due "conduttori" responsabili, chiamati anziani, non per età. Una volta al mese, dopo l'incontro si consuma il pranzo in comune. Un paio di volte all’ anno si tengono convegni di due o tre giorni, che prevedono la partecipazione di fratelli di altre chiese, che portano un ciclo di studi. Pur essendo un gruppo compatto, accomunato dalla stessa fede in Gesù e dal desidero di vivere seguendo il suo esempio e il suo insegnamento, siamo tuttavia al tempo stesso aperti verso chiunque volesse sapere meglio chi siamo e soprattutto in chi abbiamo riposto la nostra fiducia e quindi invitiamo chi fosse alla ricerca di risposte per la sua vita a venirci a trovare. Saremo felici di accogliervi. Giuseppe Guidi – Anziano responsabile dell'assemblea guidi.giuseppe@virgilio.it

I NOSTRI INCONTRI TUTTE LE DOMENICHE ORE 10 CULTO OGNI MARTEDI SERA 0RE 20,30 STUDIO BIBLICO NELLE CASE


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"per la prima volta parteciperemo al campionato italiano"

di

Elisabetta Gallarati

Ormai da 4 anni, la piscina comunale di Broni ha subito delle profonde modifiche strutturali che hanno trasformato la vecchi vasca estiva in una piscina coperta agibile tutto l'anno. Ora nella piscina sono presenti numerosi corsi di nuoto e viene frequentata assiduamente non solo dalla popolazione bronese, ma anche da persone provenienti dalle cittadine limitrofe. Giorgio Gatti, amministratore dell'Aquaplanet, società che gestisce lo stabile, ci illustra quali sono le caratteristiche della struttura e le sue attività. Quanti corsi di nuoto esistono alla piscina di Broni? "Nella piscina di Broni sono presenti 5 vasche: una dedicata alla scuola nuoto per i bambini con profondità di 1 m, una dedicata al fitness con una profondità di 2 m, una vasca di lunghezza di 25 m dedicata al nuoto e una vasca che inizialmente era adibita ai corsi per i sub ma poi è stata modificata per essere destinata a delle attività diverse come quelle per le donne in gravidanza. L’Aquaplanet, che è una società sportiva dilettantistica, ha a disposizione una vasta gamma di attività: la scuola di nuoto, l’agonistica e la scuola di fitness in acqua". Chi si occupa della gestione dei corsi di nuoto?Quanti allenatori sono presenti? "All'interno del piano vasca lavorano circa 13 persone, fra allenatori e assistenti ai bagnanti e in numero variabile a seconda del periodo dell'anno". Per diventare allenatori di nuoto è necessario un patentino? "Tutti gli allenatori devono possedere un brevetto, quindi o seguono dei corsi presso la scuola federale di nuoto o comunque presso un’altra associazione che può effettuare questi corsi. Ci sono poi gli assistenti di vasca, ma anche questi devono avere un brevetto che li certifichi, vista anche la responsabilità penale degli assistenti alla vasca". Come viene gestita la scuola di nuoto, quante categorie sono presenti? "Il nuoto è una parte importante della nostra attività: a seconda delle capacità e dell’età dei ragazzi si decide in quale gruppo collocarli e insieme agli allenatori seguono un percorso mirato in base alle loro esigenze. Non seguiamo i dettami dati dalla federazione italiana e abbiamo 3 fasce di età: bambini, ragazzi e adulti che a loro volta si suddividono in diversi livelli. Un discorso a parte si fa invece per i ragazzi dai 13/14 anni e per la scuola di nuoto adulti che si divide in principianti, intermedi e avanzati. Anche quest’ultimi possono partecipare a gare, se interessati e di un livello sufficiente". Si è verificata, nell’ultimo anno, una diminuzione delle iscrizioni, a causa del carovita degli ultimi anni? "Sicuramente negli ultimi anni qualcosa è avvenuto, magari nelle famiglie è più facile che si vada avanti a portare il figlio ai corsi di nuoto e che si rinunci ai propri ingressi. È ovvio che la crisi delle famiglie italiane si sia ripercossa in qualche modo anche su di noi come in tutte le altre attività, ma in generale le iscrizioni non si diminuite di molto". Avete partecipato a competizioni agonistiche nell’ultimo anno? Se sì di che genere? "Davide Polani si occupa della parte agonistica

SPORT

Piscina di Broni: "Il punto debole è che manca una vasca completamente all'aperto"

DICEMBRE 2017

Davide Polani e Simone Meriggi al Trofeo Città di Voghera

delle squadre di nuoto. Partecipiamo al campionato federale FIN: alla fase provinciale partecipano tutti gli agonisti, mentre a partire da quella regionale si accede in base a tempi limite; i più grandi riescono ad accedere anche a quella nazionale, ossia il campionato italiano, al quale quest’anno parteciperemo con un nostro atleta per la prima volta che è già riuscito a rispettare i tempi limite e che a giugno ha vinto i campionato regionali FIN". Quali altre attività vengono affrontate, oltre al nuoto, all’interno della struttura di Broni? "Per le attività che non riguardano il nuoto, ce ne sono diverse. Abbiamo la classica acquagym; il fitness che si esegue sui tapis roulant acquatici che sono una cosa abbastanza nuova; per quello che solitamente fuori dall’acqua viene chiamato spinning, in acqua lo chiamiamo idrobike e avviene su delle cyclette che vengono inserite nell’acqua e sulle quali l’insegnante fa eseguire alcuni esercizi". Si parla molto della piscina di Broni in occasione del periodo invernale, mentre ne si sente meno parlare in quello estivo: registrate un effettivo calo degli ingressi in estate? E nel caso avvenga, credete che la copertura della piscina avvenuta anni fa, sia stata un punto a favore della struttura, oppure che sarebbe potuta venire progettata in maniera differente? "La piscina di Broni è soprattutto una piscina invernale, dove si eseguono corsi nel periodo invernale. In effetti il punto debole di questo impianto consiste nella mancanza di una vasca completamente all’aperto; è ovvio che le persone preferiscano una piscina completamente scoperta al caldo del periodo estivo. Molte altre piscine coperte hanno al

fianco della struttura coperta, la vasca all’aperto. Io non c’ero ancora quando sono state prese le decisioni riguardo alla progettazione al rinnovo della struttura 4 anni fa; forse col senno di poi se fossero stati seguiti consigli diversi, interpellando persone che conoscono quali sono le esigenze di una struttura del genere, le cose sarebbero avvenute in maniera diversa. È ovvio che la visione di un ingegnere o di un geometra non sia la stessa di quelle di un esperto del settore del nuoto. Non è comunque detto che una struttura diversa non possa essere costruita di fianco a quella attuale, sarebbero investimenti ingenti ma è un progetto che comunque si potrebbe attuare in futuro". Esiste un tipo di convenzione con il Comune di Broni e nel caso, di che genere? Ricevete un aiuto a livello organizzativo economico da questo? "Il comune non c’entra niente con la nostra gestione, noi facciamo parte di Broni Stradella spa, che fino ad ora ci ha supportato nella gestione dello stabile". Esistono delle problematiche che riguardano la gestione della piscina di Broni? "Noi siamo ormai da qualche tempo alle prese con un problema che riguarda l’illuminazione del parcheggio all’esterno della struttura. Il parcheggio è condiviso con un altro impianto sportivo di Broni e non è di nostra proprietà, ma è ovviamente utilizzato dagli avventori della piscina; sono presenti dei lampioni ma non vengono accessi e non sono funzionanti e questo causa, soprattutto nel periodo invernale, un grave problema di sicurezza e di agibilità. Abbiamo discusso con il comune e con l’altra struttura sportiva di questo problema già da tempo e speriamo che si arrivi presto a una soluzione".


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SPORT

GRUPPO ARCIERI DLF VOGHERA e il suo campione mauro nespoli

"I ragazzi non fanno più attività motoria alla scuola materna ed elementare" di

Federica Croce

Lia Scupelli, 58 anni, è la nuova Presidente del "Gruppo Arcieri DLF Voghera". Di professione impiegata, da un anno si è avvicinata alla pratica dello sport, gareggiando in Categoria Master. Nella gestione della Scuola si avvale della Maestra Tamara Nespoli, sorella di Mauro, vincitore della Medaglia D'Oro nella gara a squadre alle Olimpiadi di Londra 2012 e Medaglia d'Oro a Squadre nella Coppa del Mondo 2017. Mauro, 30 anni, oltre a portare avanti l'attività atletica, sta completando gli studi alla Laurea Magistrale del Corso in Scienze Motorie all'Università di Pavia, con distaccamento a Voghera. Scupelli, quando è nata la società "Gruppo Arcieri DLF Voghera" e a che pubblico si rivolge? "La società è nata nel 1976. Ufficialmente affiliata alla federazione, inizialmente si chiamava Arcieri Iriensi. 'Gruppo Arcieri DLF Voghera' è presente da almeno una ventina d'anni, da quando ci siamo spostati al dopolavoro ferroviario. Prima si tirava in caserma; in seguito, quando è stato costruito il campo al DLF, la società ha acquisito la nuova denominazione ed è diventata parte integrante del gruppo del DLF. Si rivolge a un pubblico che comprende bambini a partire dagli 8/9 anni, uomini e donne e disabili. Non c'è un vero e proprio limite massimo di età, perchè gli archi hanno la possibilità di essere regolati in termini di potenza, e quindi adattarsi alle caratteristiche fisiche". Qual è la vostra base operativa? "La base operativa durante la stagione estiva è al DLF di Voghera in Via Arcalini 4, mentre la stagione invernale si svolge nelle palestre comunali di Via Aldo Moro". Come sono divisi i corsi? "I corsi sono divisi in due categorie: minorenni e maggiorenni; i minorenni si allenano 3 volte alla settimana nel pomeriggio, mentre gli adulti si allenano alla sera, con la stessa frequenza degli under 18". Chi sono gli allenatori? "L'allenatrice di riferimento è Tamara Nespoli, Mauro svolge il ruolo di collaboratore esterno, quando il tempo lo permette". Come si sviluppa la lezione? "La lezione inizia con un riscaldamento che prevede sia mobilizzazione, sia attivazione, quindi una sorta di breve potenziamento soprattutto a carattere propriocettivo e coordinativo; dopodichè si passa alla lezione vera e propria. A seconda del livello dell'arciere, possiamo avere simulazioni con gli elastici (nel caso di un neofita), al tiro con il proprio attrezzo (per quanto riguarda un arciere che ha appena concluso il corso) e esercitazioni con vari livelli di difficoltà in termini di equilibrio, mira, potenza e peso dell'arco (per quanto riguarda l'agonista). Chi si vuole approcciare alle gare, fondamentalmente non tira più solamente le frecce, ma ha un lavoro più completo, che si basa sulle indicazioni che hanno appreso Mauro Nespoli e sua sorella Tamara al corso di Laurea in Scienze Motorie". Quanto costa iniziare la disciplina? "è prevista una prova gratuita, prendendo contatto

con l'istruttore di riferimento si può venire a praticare una lezione. Organizziamo due open day due volte all'anno: uno all'inizio della stagione estiva, l'altro alle porte dell'inverno. Inoltre abbiamo altre occasioni organizzate da vari partners, ad esempio da Decathlon Voghera e altre realtà locali. Il corso costa 150 euro e prevede dieci lezioni della durata di un'ora ciascuna. L'attrezzatura viene fornita dalla società. All'interno del pacchetto del corso è inclusa anche un'assicurazione e l'affiliazione alla federazione, proprio per una questione burocratica e amministrativa. Sono corsi in gran parte individuali, o in piccoli gruppi di max 3/4 persone". Il tiro con l'arco ha una percentuale di iscritti a prevalenza maschile o femminile? "A livello Nazionale sicuramente maschile, perchè vi è la falsa idea che il tiro con l'arco sia uno sport per uomini, per via della durezza dell'arco. In realtà gli archi possono essere adattati ai singoli arcieri e per essere performanti a lunghe distanze devono avere una loro potenza, alla quale si arriva in maniera progressiva. Qui a Voghera le percentuali non rispecchiano perfettamente quelle Nazionali, ma in generale c'è un leggero sbilanciamento verso il gruppo Maschile, soprattutto per quanto riguarda gli adulti, mentre i ragazzi sono abbastanza bilanciati". è uno sport adatto anche ai bambini? "Sì, è uno sport adatto anche ai più piccoli, nonostante l'aspetto dell'asimmetria. Non bisogna assolutamente preoccuparsi o farsi spaventare perchè gli allenamenti sono strutturati proprio per cercare di ovviare a questa problematica legata all'asimmetria dell'attrezzo. Si può cominciare a partire dai nove anni; ovviamente, prima si comincia, più alta è la possibilità di ottenere dei risultati. Credo comunque sia fondamentale che un bambino in età scolare, che frequenta ogni tipo di sport, possa cambiare un domani senza correre il rischio di trovarsi con dei deficit motori importanti. Per questo l'attività legata ai bambini è differenziata, permettedo al giovane allievo di portare con se' un bagaglio motorio che gli permetta di adattarsi alle nuove realtà". Tra i bambini gli sport più in auge sono il calcio, il basket e la pallavolo; un bambino che si avvicina alla pratica del tiro con l'arco, in che modo lo compie, e perchè? "Di solito chi viene a provare a tirare con l'arco è perchè ha avuto già occasione di avvicinarsi alla disciplina, in circostanze come il villaggio vacanze o il centro estivo. Noi del gruppo arcieri DLF cerchiamo di far conoscere lo sport, collaborando con i vari istituti scolastici di Voghera e dintorni. Diciamo che è difficile che un bambino venga a lezione con l'idea precisa di voler seguire questo sport e arrivare alle Olimpiadi. La maggioranza vengono, provano, trovano un ambiente gradevole e si appassionano in maniera graduale". Com'è il rapporto che si instaura tra maestro e allievi? "Tendenzialmente Tamara ha un approccio molto confidenziale, essendo il tiro con l'arco uno sport con delle particolarità, che sottopone a stress psicologico. Ovviamente i ragazzi devono imparare ad ascoltare l'istruttore, la cui abilità è quella di riuscire ad adat-

Lia Scupelli tare le proprie conoscenze e competenze a qualunque bambino o ragazzo dovesse presentarsi a lezione". Qual è la motivazione che porta a iscriversi al corso? "Il tiro con l'arco è uno sport individuale che richiede, come prima motivazione, quella di mettersi in gioco contro se' stesso. A qualsiasi livello, se non hai la predisposizione a metterti in discussione e a volerti dedicare a uno sport statico, che richiede concentrazione, non è lo sport che fa per te. Un altro aspetto importante è la precisione, che migliora con l'allenamento. A differenza di altri sport, nel tiro con l'arco sei costretto a rimanere tante ore sul campo per ottenere grossi risultati, ponendo un livello di attenzion molto alta al fine di ottenere la precisione richiesta. Questa non è una cosa che nasce da sola, ma dipende da un giusto equilibrio tra fattori condizionali (ad esempio se non hai sufficiente forza per gestire l'arco e mantenere la postura, non puoi essere preciso) e componente mentale". Quali sono i vantaggi che si hanno sul benessere fisico e psicologico? "Dal punto di vista fisico, l'allenamento è multilaterale, andando così a compensare eventuali asimmetrie. Dal punto di vista neuromuscolare, il tiro con l'arco porta a mantenere un grande controllo posturale, ad avere percezione dell'orientamento del corpo nello spazio e ad acquisire la capacità di mantenere il focus attentivo su lunghi periodi e indirizzarlo al comando. Soprattutto per quanto riguarda i bambini, vi è una buona correlazione tra lo sport e la capacità di concentrazione e attenzione nello studio". Come vede proiettata in futuro questa disciplina? "A livello Nazionale, in questo momento stiamo attraversando un periodo di transizione. Nel giro di cinque anni la squadra è stata svecchiata molto, c'è stato un ricambio in termini di atleti importanti soprattutto nel settore femminile. Essendo uno sport che richiede forza e esperienza, bisogna trovare il giusto equilibrio tra gli atleti esperti e le nuove leve. A livello locale stiamo lavorando molto bene. L'anno post-olimpico è stato un anno di grande visibilità, che ha portato all'iscrizione di tantissimi nuovi corsisti. Dal punto di vista organizzativo stiamo collaborando con vari istituti. A breve dovrebbe ripartire la collaborazione con Scienze Motorie. In un rapporto efficace tra atleta e istruttore è fondamentale avere laureati abilitati all'assistenza sul campo, al fine di realizzare una migliore performance".


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pio Mauro sta collaborando con il Liceo Sportivo Galileo Galilei, con L'Università di Pavia, L'istituto Agrario Gallini e La Scuola Elementare Dante Alighieri. Le Scuole Elementari e Medie di S.Giuletta e Torrazza Coste hanno da anni ormai avviato un programma di tiro con l'arco. La presenza nelle scuole è fondamentale non tanto per formare nuovi arcieri, ma per far conoscere alla città la presenza di questa realtà". Passiamo a te, Mauro: a quanti anni hai iniziato la disciplina? "Ho iniziato a tirare con l'arco nell'Agosto del 1997, all'eta di nove anni e mezzo, per puro caso. Ero in montagna in vacanza ad Aprica e ho organizzato i Campionati Italiani Underfield di tiro in salita e in discesa all'interno dei boschi. Dietro all'albergo in cui alloggiavo era stato allestito il campo prova per le partenze e quindi ho avuto la possibilità di vedere il campionato italiano e di provare a tirare con l'arco. Mi è piaciuto molto, e quando sono tornato a casa, parlando mio padre con un collega, sono venuto a sapere che a Voghera c'era una società di tiro con l'arco e così mi sono avvicinato al DLF". Quali sono le maggiori difficoltà? "Sicuramente dal punto di vista fisico è necessaria grande resistenza, perchè le frecce da tirare sono tante e l'arco ha un suo peso e una sua durezza. La mira si può allenare, è fondamentale una buona dose di coordinazione e di equilibrio". Che caratteristiche fisiche e psicologiche richiede questo sport? "Forza, equlibrio, coordinazione, capacità di concentrazione e discriminazione distrettuale. Essendo il tiro con l'arco uno sport asimmetrico, il nostro cervello deve essere in grado di controllare contemporaneamente muscoli in regime di contrazione differente nelle varie fasi. Importante è anche la concentrazione". Qual è il tuo primo ricordo olimpico? "Le dimensioni della mensa nel villaggio olimpico di Pechino. In chiave olimpica è affascinante che venga creato uno spazio dove tutti possano trovarsi contemporaneamente a qualsiasi ora in un momento di convivialità, quest'idea di integrazione tra i popoli". Che differenze ci sono state tra Pechino, Londra e Rio? Quale Olimpiade ti ha lasciato di più a livello emozionale? "Pechino è stata la prima Olimpiade, in cui ho vinto la Medaglia D'Argento, e l'ho vissuta con grande emozione. Per non farmi travolgere dall'impatto emotivo l'ho però vissuta in parte, nel senso che quando ero in campo ero estremamente chiuso, quindi l'ho vissuta bene dal punto di vista del risultato, ma male sotto l'aspetto emozionale. Londra è stata decisamente più serena e preparata con maggiore consapevolezza, anche per il fatto che era la seconda Olimpiade a cui partecipavo. Rio De Janeiro è stata interessante e ha lasciato molto sotto vari aspetti. è stata la prima Olimpiade nella gara individuale e la peggiore delle tre per quanto riguarda la gara a squadre". A quali prossime gare, italiane e estere, parteciperai? "La prossima gara italiana sarà il nostro trofeo Vogherese il 16 e 17 Dicembre. Il 17 garaggerò insieme a Michele Frangilli, David Pasqualucci, Marco Galiazzo e alle ragazze che hanno vinto il Campionato del Mondo Junior in Argentina quest'anno. Sono stati invitati Matteo Fissore, Marcella Tonioli, Federico Pagnoni ( vincitore della medaglia di bronzo a Città Del

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Messico). Successivamente andrò ad Alassio a fine Gennaio e sono in attesa di sapere dalla Federazione se sarò convocato ai Campionati del Mondo Indoor che si svolgeranno a metà Febbraio Negli Stati Uniti. Al momento ho i minimi di qualificazione, spetterà poi alla Federazione decidere quale sarà la miglior squadra in ottica mondiale". Si è tanto parlato di calcio e dell'Italia che non giocherà ai Mondiali. Dal calcio si è poi discusso di altri sport e di come non riusciamo più a "confezionare" campioni. Anche tu hai questa percezione? "Campioni ne escono, ma sono cambiate le discipline nelle quali vinciamo rispetto al passato. Sicuramente stiamo faticando a livello calcistico e nell'atletica leggera. Per contro, sta andando molto bene la Nazionale di Pallavolo, lo stesso tiro con l'arco, la Scherma porta risultati da sempre... io penso che il risultato mancato dalla Nazionale di calcio abbia posto i riflettori su una problematica che però esiste da molto, ma fino a oggi non aveva visibilità o faceva comodo non vederla: i ragazzi non fanno attività motoria alla scuola materna e elementare, sono scomparse le realtà locali alternative quali gli oratori, anche stando più tempo davanti alla tv. A scuola non ci sono più insegnanti di Educazione Fisica e questo ha penalizzato le società sportive di ore extra di attività che i ragazzi facevano, i bambini non vanno più a giocare in aree come i parchi giochi perchè il clima sociale attuale è cambiato, c'è maggiore diffidenza e grande paura". Quanto è importante avere come portabandiera un campione come Nespoli? "Sicuramente quando in Nazionale un atleta ottiene risultati importanti, ha la possibilità di farsi notare e diventa trascinatore del movimento. A differenza di altri sportivi che riescono a rimanere costantemente sulla cresta dell'onda per il fatto che vincono, io non sono ancora riuscito ad ottenere questo tipo di stabilità al vertice, quindi l'obiettivo di vincere è sicuramente più alto". Tu sei molto legato a Voghera e ai giovani. Cosa consiglieresti loro di fare per inseguire le proprie ambizioni sportive, o più in generale, i propri sogni? "L'unico consiglio che gli posso dare è di continuare a sognare e fare di tutto per inseguire i propri obbiettivi. Anche se siamo una realtà provinciale, ad oggi con la globalizzazione le possibilità di uscire da questo contesto sono infinite, grazie a Internet e ai social network".

SPORT

Mauro Nespoli Come vi siete qualificati negli ultimi campionati Nazionali? "A livello Nazionale Mauro ha vinto sia il Campionato di Classe che quello Assoluto. Attualmente è il N.2 della Ranking List italiana per quanto riguarda la stagione Indoor, e quindi il prossimo campionato a venire. Come c'è stato un ricambio a livello Nazionale, anche a livello locale abbiamo cambiato atleti, quindi stiamo cercando di riformare la Squadra Senior Maschile e a portare a crescere le Squadre giovanili". Come si riconosce un talento? Ci sono allievi nella scuola che potrebbero emergere? "Riconoscere un talento, in uno sport come il tiro con l'arco, non è semplice. Bisogna trovare il giusto equilibrio tra un arciere e un arciere che sia un atleta, e che quindi abbia percezione del proprio corpo, riconoscendo i corretti allineamenti e la forza sufficiente per sostenere allenamenti intensivi. A livello mentale, un talento deve avere spirito di sacrificio e determinazione, perchè il tiro con l'arco è uno sport che richiede tantissime ore di allenamento, e sono sicuramente più le gare in cui si perde che quelle in cui si vince. Il vantaggio, per contro, sta nel fatto che gareggiando contro te stesso, in ogni gara puoi trovare lo stimolo per batterti e migliorare il record. Nella nostra scuola ci sono ragazzi che hanno la giusta predisposizione dal punto di vista mentale, vedremo col tempo come andrà". Avete rapporti con l'amministrazione comunale? "Sì, siamo in ottimi rapporti. Ricordiamo la festa organizzata la settimana scorsa in occasione dei Campionati del Mondo, in cui ci hanno supportato come Assessorato allo Sport, per quanto riguarda l'organizzazione dei quattro eventi di quest'anno: due gare Indoor, il trofeo Pinocchio in fase Regionale e i Giochi della Gioventù allo stadio comunale Parisi, e la fase Provinciale dei Campionati studenteschi. Sicuramente dopo anni di attività in sordina da parte nostra, quest'anno abbiamo deciso di lanciarci in questa nuova avventura e così il Comune ha risposto positivamente". Esistono altre associazioni simili in Oltrepò, con le quali collaborate? "Sì. A Montesegale si sono insediati gli Arcieri Ardivestra, una società che è nata 17 anni fa e con la quale siamo in strettissimo rapporto di collaborazione sia per quanto riguarda gli atleti, sia per gli istruttori e le strutture. Abbiamo due Società con sede a Pavia: gli Arcieri Minerva e il Cus. Infine, in Lomellina abbiamo 3 realtà: gli Arcieri Telemachos a Cilavegna, quelli dell'Olmo a Robbio e Torre del Bramante a Vigevano. Siamo in costante rapporto come scambio di partecipazione alle gare: il 19 di Novembre ci sono stati i Campionati Provinciali, ai quali abbiamo partecipato con buoni risultati". In che modo vi finanziate? "La fonte principale di finanziamento è rappresentata dalle tessere di affiliazione dei Soci. Il Comune ci supporta in maniera adeguata; siamo purtroppo alla costante ricerca di fondi e partners per non limitarci solo all'attività che stiamo portando avanti. Ad esem-

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