Il Periodico News - GENNAIO 2019 N°150

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L’Oltrepò del vino ama viaggiare... con la rara capacità di trovarsi alla fine, comunque e sempre, al punto di partenza

Anno 14 - N° 150 GENNAIO 2020

20.000 copie in Oltrepò Pavese

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Poste Italiane Spa - Spedizione in abbonamento postale - 70% - LO/PV

Differenziata in Oltrepò: un solo paese virtuoso nella “classe degli asini” Se le percentuali di raccolta differenziata fossero voti scolastici, l’Oltrepò finirebbe dietro la lavagna con le orecchie da somaro... pagine 26 e 27

varzi rivanazzano TERME «Il mondiale di Enduro? A Rivanazzano grazie a qualche amministratore» «Rivanazzano Terme non sarebbe quella che è oggi se non fosse nata la Fiera d’aprile del 2003». Il consigliere comunale con delega...

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varzi Le saracinesche abbassate diventano opere d’arte Il centro storico di Varzi si prepara a diventare una pinacoteca a cielo aperto. Grazie ad una convenzione stipulata tra Comune e... pagina 35

casei gerola “Volontari Logistici”: braccio destro della protezione civile Abbiamo incontrato Giuseppe Faè, presidente del gruppo VO.LO.GE – Volontari Logistici Gestionali. L’associazione ha sede legale... pagine 38 e 39

corvino san quirico

“Risiko” di Palazzo pagine 12 e13

Terreni inquinati, «I risultati sono molto preoccupanti»

«Continua il piano di rientro per il risanamento del bilancio» Michele Lanati, sindaco di Corvino San Quirico a partire dalle scorse elezioni comunali, ci fornisce un aggiornamento rispetto a quanto... pagine 44 e 45

calvignano «Il palazzo comunale restaurato, un nostro motivo d’orgoglio» Nessuno potrà dire che l’amministrazione di Calvignano non tenga in dovuta considerazione il proprio patrimonio immobiliare... pagina 47

A Casteggio la coscienza ambientalista non manca di trovare seguaci. Fra questi, Stefano Poggi non è certo l’ultimo arrivato. Il capogruppo leghista già in passato aveva animato le battaglie contro i miasmi che atavicamente... pagina 41

il Periodico

Godiasco Salice Terme La minoranza: «è difficile opporsi al nulla»

codevilla

Da qualche tempo a questa parte a Godiasco Salice Terme, si fa un gran parlare di alcune scelte discutibili prese, o che doveva o che stava o che vorrebbe prendere l’amministrazione comunale. Naturalmente questo ha scatenato una ridda di voci, alcune veritiere, altre frutto del più classico “gossip” condito in salsa godiasco-salicese che mai è mancato in simili circostanze ogni qualvolta qualche “mal di pancia” ha alimentato le sorti del primo cittadino e della maggioranza. Verrebbe da definirlo un classico, se non fosse che questa volta c’è qualcosa di particolare che merita di essere discusso...

news

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è di Voghera il calzolaio dei VIP milanesi

Alcuni mesi or sono, frequentando la movida notturna oltrepadana, mi sono spesso imbattuto nel nome di questo giovane imprenditore, da altrettanti giovani citato ed ammirato, divenuto negli ultimi anni famoso a Milano, anche annoverando molte celebrities televisive e modaiole nel suo parco-clienti. Nome legato ad un’attività tanto particolare quanto... pagine 22 e 23

Editore



CYRANO DE BERGERAC

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L’Oltrepò del vino ama viaggiare... con la rara capacità di trovarsi alla fine, comunque e sempre, al punto di partenza Anno nuovo, vita nuova. L’Oltrepò del vino ama viaggiare, in senso fisico e figurato, con la rara capacità di trovarsi alla fine, comunque e sempre, al punto di partenza. I leader moderni si dividono: c’è chi ha salutato il 2020 sulle assolate spiagge delle Hawaii e chi in conferenza stampa, lanciato a bomba verso il sol dell’avvenire, annunciando di veleggiare verso traguardi così straordinari da far impallidire il defunto Duca Antonio Giuseppe Denari. Vi è poi il super imbottigliatore che ha salutato l’anno nuovo aggiudicandosi un maxi finanziamento per l’export su un progetto da 200mila euro, alla faccia di chi gli lascia pezze e vino, dai 30 ai 70 centesimi al litro, perché lui possa evidentemente fare il miracolo di mercato non solo in Italia ma anche nel mondo… la classe non è acqua?! Veniamo, invece, a ciò che conta di più di questo inizio anno: mentre si pensa già alle elezioni per il rinnovo cariche a Terre d’Oltrepò, si è tenuta nella sede di La Versa la conferenza stampa di presentazione dell’accordo commerciale tra la cooperativa Terre d’Oltrepò (unica proprietaria di La Versa che sta sollevando Cavit dal fardello del 30%) e il Gruppo Francoli. L’obiettivo è arrivare nel 2020 a 1 milione di bottiglie di Metodo Classico più altre 400 mila bottiglie dei vini firmati dall’enostar Riccardo Cotarella. Al bar di Santa Maria della Versa qualche lingua biforcuta ha subito commentato: «Praticamente nel 2020 ci saranno due soli, due vendemmie e i marziani arriveranno in Oltrepò… è scappata anche Cavit! Oggi l’Oltrepò produce 350 mila bottiglie di DOCG e pensandola in pochi mesi loro produrranno 1 milione di bottiglie entro il 2020… e le venderanno? A chi? A che prezzi? Faranno bene o faranno male agli altri produttori?». Al di là delle prese di posizione colorite da incredulità popolare, d’altra parte “anno bisesto anno funesto”, sono occorsi 3 anni, da gennaio 2017 a gennaio 2020, per mettere a fuoco un percorso per la storica cantina, fondata nel 1905 da Cesare Gustavo Faravelli e fallita nel luglio 2016. Gli artefici del rilancio nazionale e internazionale (isole comprese) saranno l’onnipresidente Andrea Giorgi, numero uno di Terre e La Versa per dirla come gli addetti stampa locali, il neo direttore commerciale, Massimo Sala, e il gruppo Francoli, che già è impegnato a distribuire tanti marchi vinicoli ma che con La Versa sente di poter fare grandi cose.

Commoventi le parole di Alessandro Francoli alla conferenza stampa: «Conosco molto bene La Versa, fin da quando era il marchio italiano d’eccellenza. Ero un giovane studente a Pavia, vedevo le bottiglie La Versa esposte ovunque e io mi sentivo un po’ come un bambino che sta dietro una vetrina di dolci e non può toccarli, in quanto la nostra era un’azienda molto più piccola. Questi spumanti si trovavano a gare di ciclismo, voli Alitalia, gran premi di Formula Uno… era veramente un sogno inarrivabile». Un vero colpo di fulmine, insomma, struggente da far pensare che non vorrà nemmeno le provvigioni. Toccanti anche le dichiarazioni del neo direttore commerciale di La Versa, Massimo Sala: «In questi 6 mesi,

in cui ho avuto l’onore di dirigere l’azienda, ho capito che noi avevamo bisogno di un’eccellenza che ci permettesse di far parlare sul territorio nazionale. Ritengo che la rete vendita del Gruppo Francoli sia la migliore in Italia ed è per questo che abbiamo deciso insieme di investire in questo progetto». Un grande abbraccio collettivo, un amore incontenibile, una libidine con i fiocchi e le bollicine. Ora i soci di Terre d’Oltrepò che per La Versa si sono indebitati attendono di vedere nel loro piccolo: bottiglie posizionate, bottiglie vendute, bottiglie riordinate, prezzi di posizionamento non da Prosecco e regolarità nell’incasso dei pagamenti. Ma a muoversi non è solo Giorgi Andrea. C’è anche un apparentemente defilato

Giorgi Fabiano a fare la sua parte: in attesa che il Consorzio Tutela Vini Oltrepò Pavese resetti il consiglio d’amministrazione e le regole di voto per dimostrare nei fatti di voler far contare Distretto & Friends, lui prepara il suo progetto per diventarne futuro presidente. Il suo testimonial e ormai collega Gerry Scotti è diventato commendatore, lui dev’essere almeno multi presidente. Non onnipresidente come Andrea Giorgi, ma chi merita deve giustamente avere il suo spazio e la sua poltronissima. Per raggiungere i traguardi di Andrea Giorgi avrà tempo ma ha dalla sua il fatto che è giovane… si farà… di Cyrano de Bergerac


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LA TRIPPA

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“Nus e cucal”, troppi politici dell’oltrepò sono di “cucal”

“Confunduma no i nus coi cucal” è uno storico detto pronunciato dai “vecchi” saggi oltrepadani e che in buona sostanza dice di fare attenzione nel confondere le “cose” positive, utili e concrete con quelle negative, inutili e “vuote” (senza senso). Il riferimento è a due prodotti del nostro Oltrepò, molto diversi tra loro: le noci, frutto conosciuto da tutti ed i “cucal”, che a differenza della ghianda che è il frutto delle quercia, i “cucal” invece sono una malformazione a carattere escrescente che si forma sulle foglie, sui rami, sul tronco e sulle radici delle querce, dovuta alla parassitosi di funghi, batteri, insetti o acari. I “cucal” potrebbero essere definite una sorta di “tumore”, che in italiano prende il nome di galla, conosciuta anche con il sostantivo cecidio. Hanno forma sferica, sono molto leggere , perché praticamente vuote. Una volta si diceva “l’è voda o le vod me una cucala” quando si indicava una persona particolarmente vuota e che faceva azioni senza costrutto fattivo. Ma cosa c’entra l’Oltrepò con questa differenza a carattere botanico? C’entra eccome se c’entra… Il 2020 è iniziato da poche settimane e la speranza di molti oltrepadani è che possa essere migliore del 2019, ma nel 2019, così come in molti degli anni precedenti, gli oltrepadani (molti ma non tutti) hanno confuso “i nus coi cucal”, vale a dire che hanno creduto che le false promesse di molti dirigenti e politici locali potessero diventare azioni, situazioni ed eventi reali e concreti. Così non è stato. Purtroppo molti dirigenti e politici oltrepadani sono di “cucal” che si fingono noci, promettono e non mantengono!

Promettono che creeranno posti di lavoro, promettono che rilanceranno il turismo, promettono che rimetteranno a posto le strade, promettono che faranno ponti, promettono che puliranno i fossi, promettono che i controlli sulla produzione di molti prodotti tipici dell’Oltrepò saranno più severi, promettono che porteranno i prodotti tipici locali ad essere conosciuti in ogni dove… La lista delle promesse è lunga, ma in buona sostanza promettono e confondono le promesse con le azioni concrete, confondono “i nus coi cucal”. Sarebbe ora che molti dirigenti e politici dell’Oltrepò la smettessero di fare enunciazioni e promesse corredate immediatamente da qualche selfie sui social, ma si occupassero solamente ed esclusivamente al raggiungimento del risultato promesso, e solamente quando il risultato è concreto e “certificato” dovrebbero portarlo a conoscenza della gente, in modo chiaro ed inequivocabile, solo quando e ripeto solo quando, il risultato da loro perseguito ed ottenuto è chiaro, certificato ed inequivocabile. In sostanza dovrebbero smetterla di “vendere” nus par “cucal”! I politici oltrepadani intervengono a ogni piè sospinto su ogni cosa, dicono la loro e fanno promesse e pazienza se queste affermazioni e promesse sono fatte da giovani o meno giovani politici alla loro prima esperienza, anche giovani che occupano posizioni che dovrebbero essere di grande responsabilità nello scenario politico comunale, provinciale, regionale e nazionale. Fa ridere quando i politici di lungo corso (quelli che lo fanno da tutta la vita, da 10 anni e più) vogliono dire la

loro e “vendere” soluzioni ai problemi più evidenti dell’Oltrepò. A titolo esemplificativo ma non esaustivo, sono pateticamente ridicoli quei politici di lungo, lunghissimo corso che esprimono opinioni e danno ricette sulle strade, sui ponti e sulle frane dell’Oltrepò. Io mi domando e domando loro: «Visto che eravate tutti al potere in questi ultimi 10, 20 o anche 30 anni… se la situazione è questa, Voi, che cavolo (per usare un eufemismo) avete fatto? Nessun senso di colpa?». Ecco, questi politici incarnano le vere “cucal”. Alla luce dei fatti e della situazione in cui versa l’Oltrepò, questi politici di lungo corso, con la ricetta pronta per ogni cosa, ed alla luce dei fatti le loro ricette….abbiamo visto a cosa hanno portato, imperterriti vanno avanti a

dare le loro “soluzioni”, che ripeto alla luce dei fatti, a 360° e politicamente trasversali, si sono rilevate sbagliate e basta guardarci attorno per capirlo! Ah già dimenticavo la colpa non è mai di questi “cucal” politici ma è sempre degli altri “cucal” politici… eh sì perché anche i “cucal” hanno colori diversi, ma sempre di “cucal” stiamo parlando… Negli ultimi tempi, proponendosi come futuri attori politici oltrepadani del 2020 si stanno affacciando diverse forme di “cucal”: sui social impazzano, intervengono su tutto, copiano le dichiarazioni dei loro “capetti” regionali e dei loro “capi” nazionali e modificandole leggermente le adattano a proposte per il territorio oltrepadano. Ecco questa gente, forse, è la forma più maligna, ed anche più idiota, di “cucal”,


LA TRIPPA che ricordiamo come scritto nell’incipit è una malattia della quercia e l’Oltrepò è una vecchia quercia ed a furia di “cucal” e di gente che le ha reciso i rami, la vecchia quercia dell’Oltrepò è in coma. L’Oltrepò non ha bisogno di progetti “cucal” come nuove superstrade, nuovi musei (o meglio “museetti”), nuovi interventi a pioggia un po’ ad ogni sindaco e/o Comune con improbabili piani di rilancio che a nulla sono serviti e che a nulla serviranno, l’Oltrepò ha bisogno di azioni concrete: in primo luogo sistemare le strade, almeno le principali e sistemarle in modo serio e duraturo. Per qualche anno, nel caso specifico, sarebbe meglio che il fondo delle strade, gli asfalti ed i fossi relativi, fossero fatti in base ai capitolati, per qualche anno sarebbe meglio che chi deve controllare che le opere siano eseguite secondo i capitolati, lo faccia e sul serio, con diligenza e senza “sorvolare” se l’asfalto invece di essere di 5 cm come prevede il capitolato, è solo di 4 e molte volte di 3 cm, perché continuando imperterriti a “sorvolare” su ogni cosa… la situazione è drammatica. Le strade che collegano l’Oltrepò a Pavia, capoluogo di provincia, oltre ad essere piene di buche ed oltre a dover passare su ponti pericolanti per attraversare il Po, sono piene di cartelli che ne limitano la velocità ad ogni piè sospinto. Dalla stazione di Voghera a quella di Pavia, 21 Km di strada, ci sono 59 limiti di velocità, 1 limite ogni 356m!!! anche in questo caso i cartelli che indicano i limiti sono i più disparati: alcuni 90km/h, alcuni

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70, altri 50, altri 40, altri ancora 30, poi, anche in questo caso ci sono una miriade di cartelli che indicano, buche, strettoie, lavori in corso, strada disconnessa, etc. etc. etc. Dalla stazione di Stradella a quella di Pavia i km di strada sono 22 Km e i limiti di velocità 61: 1 limite ogni 430m!!! In questo caso c’è pure l’optional, il ponte della Becca. Ponte che è teatro di sfida tra molti politici oltrepadani che si auto-incensano per i soldi che forse, forse, forse… dovrebbero arrivare per rimetterlo a posto? Per rifarlo? Fare un progetto?… Bohhh ognuno dice la sua ed ognuno vuole prendersi i meriti, per ora meriti del nulla. Si autoincensano per i soldi che dovrebbero arrivare grazie all’intervento del politico bianco o rosso, o giallo o verde o blu di turno… neri no, almeno dichiaratamente non ce ne sono più. La colpa di questo, secondo le nostre “cucal” politiche oltrepadane non è di nessuno o meglio, è degli altri… e delle varie leggi, leggine, capitoli di spesa e capitoli vari che effettivamente ci sono e che non permettono di intervenire per migliorare quello che è alla base di ogni paese che vuole sperare di avere un’economia che funzioni: la viabilità e le infrastrutture. Tutto vero: ci sono i capitoli di spesa, meno soldi per la provincia, meno per i comuni, meno per i vari enti pubblici o parapubblici che dovrebbero occuparsi della “cosa”, ma visto che questa è la più grossa emergenza che ha oggi l’Oltrepò, non sarebbe il caso e soprattutto non era

il caso negli anni scorsi, invece di applaudire i politici che mettevano queste leggi, leggine, capitoli di spesa e varie amenità, che i nostri politici, sindaci, assessori ed ammennicoli vari oltrepadani si fossero imposti con un’azione responsabile e avessero detto: «Non prevedete più soldi per progetti fantasiosi e noi non ve ne chiederemo più, dateci i soldi invece per qualcosa di utile e di immediatamente necessario: le strade e le infrastrutture». Invece no, ad ogni temporale, come negli anni ce ne sono stati migliaia, ed oggi li chiamano “bombe d’acqua” forse perché fa più scena, chiedono lo stato di calamità naturale…. il bello è che viene anche concesso e se ne vantano. Ti vanti di cosa? è 10,15 anni che sei amministratore e ti accorgi dopo un temporale che l’acqua va in ogni dove perché non hai fatto pulite i fossi….”ma va a ciapà di rat”! Rinunciare a finanziamenti per “stupidaggini” e chiedere che quei soldi venissero destinati a strade ed infrastrutture, questo sarebbe stato comportarsi con il buon senso di un buon padre di famiglia, invece no, i nostri “cucal” politici sono andati avanti imperterriti a chiedere finanziamenti ed a spendere (non ad investire) soldi per cose non immediatamente necessarie. Oggi allargano le braccia e nascondendosi dietro ai capitoli di spesa, ai tagli statali, regionali e provinciali, dicono: «Cosa dobbiamo fare? Non è colpa nostra». Invece sì, è proprio colpa vostra che pur vedendo che l’Oltrepò colava a picco siete andati avanti sorridendo e tagliando nastri

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inutili per opere che non erano urgentemente necessarie, vi siete nascosti dietro la frase “beh se non li davano a noi, li davano a qualcun altro” ed io vi dico che se questi erano i progetti dei politici che voi avete appoggiato e vi siete affannati a far votare, non dovevate farlo e visto che invece li avete sostenuti e garantito il voto, la colpa è anche Vostra. Ecco, l’Oltrepò in molte occasioni, forse troppe alla luce dei fatti, ha votato o si è fatto convincere a votare tante “cucal” politiche, che di fronte a queste affermazioni avranno sempre un Azzeccagarbugli di turno, politico o fans del politico che con 1000 scuse, disquisizioni e “leggine” varie li difenderà e dirà che la situazione non è esattamente così come la gente la percepisce e che non è così semplice da risolvere. Certo… lo so anch’io che non è semplice, ma la situazione è esattamente così e basta guardarsi intorno, in Oltrepò, per rendersene conto. Ed è esattamente così perché la stragrande maggioranza dei politici oltrepadani “ien di cucal” difesi in molti casi da Azzeccagarbugli “cucal” quanto loro. Mi auguro che nel 2020 i pochi politici oltrepadani non annoverati nella categoria “cucal”, con azioni concrete e logiche facciano arrivare i soldi in Oltrepò per strade e ponti, mi auguro altresì che nel 2020 i cittadini oltrepadani sappiano distinguere al momento del voto “i nus dai cucal”. di Antonio La Trippa


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POLITICA

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«PD e M5S pagheranno caro lo smacco del mancato finanziamento per i ponti» Vogherese, classe 1984. In città, il cognome era già certamente molto noto prima della sua nascita, avendo papà Walter e zio Remo, unitamente ai nonni paterni, gestito per oltre 20 anni, a partire dai ‘70, lo storico Bar Italia di Via Emilia. Poi, nel nuovo millennio, i genitori hanno per 13 anni ancora gestito la tabaccheria di Rondò Carducci. Dalla figura innegabilmente bella e charmante (anche la timbrica vocale è molto pastosa e gradevole), gentile e conviviale, sobria ed informalmente elegante nei look e modi comportamentali, di primo acchito può dare la sensazione di aver una personalità “convenzionale”, mi si passi il termine. Sensazione errata che viene immediatamente cancellata, a maggior ragione, nell’attimo in cui il discorso si sposta sul suo terreno di competenza: la Politica ed il Parlamento Italiano. Abbiamo incontrato l’On. Elena Lucchini. Vorrei partire proprio dagli inizi, direi... dalla formazione scolastica ed il percorso di studi «Con piacere: ho frequentato la scuola primaria nel quartiere di San Vittore, passando poi alla scuola media G. Pascoli ed al successivo diploma di perito agrario conseguito presso l’Istituto Tecnico Agrario Statale “Carlo Gallini”. Un percorso di studi tutto vogherese fino all’università. Mi sono quindi laureata in Scienze Biologiche e Biomediche all’Università degli Studi di Pavia dopo aver svolto un tirocinio presso l’Università di Aarhus, in Danimarca». Quando nasce, o si manifesta, la passione per la politica? Qual è stata l’ispirazione? «La passione prende il sopravvento nel periodo della scuola superiore, nella Lega Nord. Quando il Partito, s’intenda, era lontano anni luce dalle percentuali nazionali attuali. Poi, nel 2009, ho iniziato a collaborare con Matteo Salvini quando, al tempo, lui era consigliere comunale a Milano. Da allora è iniziato un percorso che mi ha portato oggi a ricoprire un ruolo molto importante al quale dedico, per svolgerlo al meglio, anima e cuore. Perché l’ispirazione della quale lei parla è stata proprio il pensiero, sin dalla giovanissima età, che per poter cambiare le cose bisognasse metterci la faccia e portare avanti i propri ideali». Deputata presso la Camera dal...? Con quali incarichi? «Parlamentare dal 13 marzo 2018. Capogruppo Lega della Commissione Ambiente, Territorio e Lavori pubblici. Sono inoltre Segretario Cittadino del mio Partito». Quali cose buone e quali negative riconosce al precedente Governo con il Movimento 5 Stelle? «14 mesi di governo non sono tanti ma

Elena Lucchini, parlamentare dal 13 marzo 2018. Capogruppo Lega della Commissione Ambiente, Territorio e Lavori pubblici

siamo comunque riusciti a fare tante cose buone. Come “Quota 100”, che ha restituito dignità a tanti anziani che si sono visti sfumare la possibilità di andare in pensione da un giorno con l’altro a causa della sciagurata “Riforma Fornero”, ed ancora i Decreti Sicurezza, che hanno permesso di bloccare l’immigrazione clandestina riducendo i morti in mare, la Flat Tax per le piccole Partite Iva, i finanziamenti a fondo perduto per i piccoli comuni per la manutenzione di strade e per la riqualificazione energetica (cosa che non si vedeva ormai da oltre 10 anni), la legittima difesa e il codice rosso per la tutela delle vittime della violenza domestica e di genere. È stato molto difficile governare con i NO del M5S, i temporeggiamenti, la loro voglia di assistenzialismo, la decrescita felice, l’ambientalismo estremo senza alcun raziocinio, che con il governo giallorosso ha partorito la tassa sulla plastica e sullo zucchero, due tasse sciagurate che stanno già avendo i loro effetti. Alcuni imprenditori infatti hanno già dichiarato di voler trasferire la loro attività all’estero: questo comporterà inevitabilmente ricadute occupazionali devastanti per il nostro Paese. La plastic tax, in particolare, ci vede ahimè interessati come territorio, visto e con-

siderato che il settore conta circa 3.000 lavoratori nella sola provincia di Pavia. E vi sono aziende importanti e strategiche, come la Piberplast di Voghera, che verranno colpite pesantemente da questa tassa. Su questioni importanti, quale l’ambiente, il Movimento 5 Stelle non ha mai affrontato seriamente il tema dell’economia circolare, ma ha preferito prendere decisioni estreme che noi avevamo impedito finché eravamo al governo insieme». Come vede questa nuova “piazza piena” delle Sardine? Potrebbero trasformarsi in “voto di protesta” un po’ come la Lega agli inizi? «Le sardine ad oggi non hanno espresso alcun programma se non la protesta contro Salvini e gli slogan della sinistra. Non assomigliano alla Lega degli inizi perché la Lega Nord era nata con un obiettivo molto chiaro e degli ideali che le hanno permesso di crearsi una base granitica, un forte consenso ed amministratori capaci. Credo che gli italiani, dopo aver votato nel 2018 il Movimento 5 Stelle facendogli ottenere un importante risultato, si siano stufati di “voti di protesta” senza contenuti, e lo hanno dimostrato alle scorse elezioni europee dimezzando i consensi dello stesso movimento che ha disatteso

programmi e promesse in nome delle poltrone, dimostrando una incoerenza senza precedenti». Alle prossime amministrative vogheresi correrete da soli? Avete già individuato il possibile candidato sindaco? Potreste accettare una coalizione con altri Partiti sostenendo un candidato non leghista? «Alle prossime amministrative vogheresi correremo con coloro che sposeranno il nostro programma, che sarà una proposta per i cittadini vogheresi, e non per una mera spartizione di poltrone. Credo che oggi sia ancora prematuro parlare del candidato sindaco, ma sia importante dar vita ad una coalizione composta da figure civiche di centrodestra con a traino la Lega che, grazie a Matteo Salvini, può contare sul forte dato nazionale e su un 44% ottenuto a Voghera alle ultime Europee. Proprio sulla componente civica sto lavorando da tempo, ed abbiamo coinvolto molti imprenditori, professionisti, rappresentanti dei commercianti e del mondo del volontariato. Ricordiamoci infine che in molti comuni ed in quasi tutte le regioni, compresa Regione Lombardia,la coalizione di centrodestra stravince ed amministra bene».


POLITICA Di cosa ha bisogno, a suo parere, Voghera per le sfide future? «Di un’amministrazione forte, un gruppo coeso che abbia come unico obiettivo il rilancio della città senza anteporre interessi personali al bene comune. C’è bisogno di uno shock positivo, un programma chiaro che venga proposto ai cittadini in campagna elettorale e venga poi trasformato in azioni concrete una volta eletti. Abbiamo la fortuna di essere ad un passo da Milano che viaggia a ritmi di crescita fortissimi e offre opportunità che noi dobbiamo sfruttare al meglio, consentendo a Voghera di essere il vero capoluogo e la porta d’ingresso dell’Oltrepò». Di cosa ha bisogno l’intero Oltrepò? «L’Oltrepò è una terra meravigliosa che ha storia, cultura, prodotti enogastronomici, patrimonio ambientale unico, che può offrire moltissimo ad amanti del turismo lento e non ha nulla da invidiare a nessuno. In questi anni purtroppo è mancata la capacità di fare davvero squadra, investire sul marketing territoriale e migliorare i punti deboli quali la mancanza di strutture ricettive. Oggi però, nel territorio montano e nella zona di Stradella, si è iniziato a fare rete ed a giocare di squadra per un vero rilancio, grazie allo storico ricambio generazionale conseguente alle elezioni dello scorso maggio. Se Voghera a maggio saprà finalmente rinnovarsi, intraprendendo anch’essa questa strada virtuosa, allora l’intero Oltrepò potrà finalmente ripartire ed eccellere».

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«Alle prossime elezioni a Voghera correremo con chi sposa il nostro programma, forti del 44% delle Europee» Qual è la sua visione delle problematiche interne ad Asm? «Asm Voghera Spa è un’entità di fondamentale importanza nel contesto del Comune di Voghera e andrà rigorosamente considerata nel proprio complesso, comprendendo altresì le controllate Asm Vendita e Servizi e Reti di Voghera. Non entro nel merito delle varie vicende che recentemente hanno occupato le pagine della stampa locale non avendone conoscenza diretta, ma apprezzo la gestione dettata dall’amministratore unico Daniele Bruno che ha sempre cercato di trovare soluzioni finalizzate al bene dell’azienda senza esasperare toni già di per se sufficientemente elevati. Sicuramente andranno fatte verifiche analitiche e dovranno

essere affrontate problematiche per eliminare eventuali punti di contrasto, senza pregiudizi soggettivi ma con l’unico scopo di raggiungere traguardi sempre più prestigiosi, coordinando e ottimizzando le varie azioni anche attraverso la nascita di nuovi progetti industriali e la strutturazione di interventi gestionali idonei a migliorare settori ove venissero accertate lacune». Ponti, strade, infrastrutture del territorio: tutto fermo. Cosa devono fare la Provincia e/o i Comuni per ricevere i soldi ed iniziare i lavori? «Si tratta solo di avere il governo giusto. L’anno scorso ad esempio, grazie al decreto dell’ex Ministro dell’interno Matteo Salvini, abbiamo aiutato circa 8.000 co-

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muni stanziando 400 milioni di euro per la messa in sicurezza di strade, scuole, edifici pubblici e patrimonio comunale. Altri 250 milioni di euro, sempre con decreto dell’ex Ministro Salvini, sono stati destinati alle province italiane per la manutenzione di strade e scuole. La provincia di Pavia, per la prima volta dopo tanto tempo, ha iniziato a contare qualcosa: tanto è vero che si è classificata al quarto posto nella graduatoria nazionale con ben 6,3 milioni di euro/anno per 14 anni, per un totale di 88 milioni di euro. Senza la Lega al governo, la nostra provincia è tornata a non contare nulla, esattamente come i 7 anni precedenti: esempio emblematico sono i 71 milioni di euro non destinati al nuovo Ponte della Becca che già erano stati concordati dal governo precedente e faticosamente recuperati dalla sottoscritta dal fondo di 250 milioni che avevo fatto stanziare per i ponti sul Po. Uno smacco per le migliaia di persone che ogni giorno attraversano quel ponte, ma del quale M5S in primis, per essersi rimangiati la parola, e PD pagheranno un conto salato alle prossime elezioni». Cosa si augura per il nuovo anno appena iniziato? «Mi auguro che si possa mettere la parola fine quanto prima a questo governo illegittimo per restituire agli italiani il diritto di voto ed eleggere democraticamente i loro rappresentati alla guida del Paese». di Lele Baiardi


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«A Voghera, Antonio Marfi sarà l’avversario da battere» Nato a Novi Ligure, classe 1988, da molti anni risiede a Voghera. Psicologo, educatore, giornalista, papà di due bambini, è dal 2018 Deputato della Repubblica Italiana tra i banchi del Movimento 5 Stelle, del quale Movimento è certamente la voce più autorevole, impegnata e presente sul territorio oltrepadano. Abbiamo incontrato l’Onorevole Cristian Romaniello. Ci parla in apertura delle sue esperienze, di vita e di studi, precedenti l’attuale importante esperienza politica e di Governo, non uno bensì due Governi? «Certamente, allora... ad oggi, oltre all’incarico temporaneo di Parlamentare della Repubblica, possiedo il titolo di Psicologo e di Giornalista, due lauree e un PhD in corso (in aspettativa, vista l’elezione al Parlamento). Ho frequentato l’ITIS, come Scuola Superiore, per il percorso da perito in elettronica e telecomunicazioni, continuando a coltivare alcune passioni come il teatro e la recitazione cine-televisiva, unitamente ad un lungo periodo di volontariato come autista e soccorritore per la Croce Rossa Italiana, a Voghera, dal 2008 (attualmente sono in riserva). Nel 2010 ho iniziato il corso di laurea in psicologia presso l’Università di Pavia e, durante gli studi universitari, ho lavorato come autore e speaker radiofonico di una trasmissione creata e diretta da me e dall’amica Luisella. Questi due percorsi hanno raggiunto il loro esito quasi in contemporanea: sono Dottore in Psicologia dal 2015 e Giornalista dal 2016. Sempre nel 2016 ho poi vinto il Concorso di Dottorato in Psicologia, Neuroscienze e Statistica medica presso il Department of Brain and Behavioral Sciences dell’Università di Pavia, iniziando il percorso di ricerca scientifica accademica. Nel 2018, è arrivata l’elezione al Parlamento Italiano». Quando nasce in lei la passione per la politica? Qual è stata l’ispirazione? «La prima ispirazione è partita dai comici: Daniele Luttazzi, con la sua satira impetuosa che esprimeva punti di riflessione sull’operato politico di Berlusconi e delle forze politiche italiane in generale, Roberto Benigni, il quale, a sua volta, si dedicava ad un’ampia e divertentissima satira, ed infine Beppe Grillo, del quale leggevo il blog e mi appassionavo a temi ambientali, di innovazione tecnologica, di nuove frontiere dell’energia, e molto altro di cui scriveva. Grazie a questi comici ho iniziato a pormi domande sempre più profonde, e dalla conoscenza che si ricava quando si trovano le risposte non si può più tornare indietro, e la politica diventa passione». Deputato presso la Camera dal...? In-

Cristian Romaniello, parlamentare della Repubblica dal marzo 2018, commissario agli Affari Esteri per la Camera dei Deputati

carichi parlamentari ed extra-parlamentari? «Gli incarichi che ho sono: parlamentare della Repubblica dal marzo 2018, commissario agli Affari Esteri per la Camera dei Deputati, membro del Comitato permanente sulla promozione del sistema-paese, membro del Comitato permanente sulla politica estera e le relazioni esterne dell’Unione Europea, Presidente dell’unione interparlamentare Italia-Svizzera. Sono stato delegato dalla Camera come parlamentare di maggioranza per rappresentare il nostro Paese all’ultima Assemblea Generale delle Nazioni Unite. A livello extra-parlamentare ho rinunciato ad ogni incarico tranne, ovviamente, quello di padre di famiglia. Insieme alla mia compagna, Sara, ho due bambini: Lorenzo e Sofia». Quali le cose buone e quali negative nel

governo con la Lega? Ed ora con il PD? «Al Governo con la Lega abbiamo approvato la Legge “spazzacorrotti”, nonostante alla Lega non piacesse, il Reddito di Cittadinanza e “Quota 100” che erano i primi punti del programma pentastellato alle elezioni 2018. Abbiamo inoltre costretto tutta Europa a porre attenzione sul fronte dei flussi migratori nel Mediterraneo. Abbiamo prodotto misure e incentivi per le piccole e medie imprese e imposto una grande attenzione per l’ambiente, anche quando i nostri partner dell’epoca erano determinati ad aprire inceneritori o trivellare i nostri mari. Queste misure, è positivo osservare che sono state tutte confermare o migliorate anche col cambio di Governo: sull’immigrazione, per esempio, abbiamo già ottenuto successi maggiori rispetto ai mesi precedenti, sia attraverso la riduzione degli sbarchi, sia

«Per la Lega, il nuovo Ponte della Becca, prodotto con le loro chiacchiere, è già costruito. Provate ad attraversarlo...» attraverso i rimpatri, grande fallimento della Lega. Con la Lega sono state negative alcune nostre reazioni alle loro continue provocazioni, cosa che ha prodotto una perdita di fiducia in noi. Col PD, ma anche con LEU, ci stiamo trovando bene. Abbiamo approvato una legge di bilancio in pochissimo tempo evitando l’aumento dell’IVA, aumentato l’importo dello sti-


POLITICA pendio netto in busta paga per circa 5 milioni di lavoratori, abolito il super ticket sanitario, esteso il bonus bebè, raddoppiato il bonus per gli asili nido e avviato la lotta all’evasione fiscale. Col PD non siamo spesso d’accordo sui rapporti con l’Unione Europea. Noi vogliamo superare alcuni dogmi e riformare il sistema perché sia al servizio dei cittadini. È un’esperienza che può continuare... Con l’auspicio di vedere l’approvazione della mia legge sulla prevenzione del suicidio, di cui è previsto l’incardinamento in commissione per Marzo 2020». Come vede questa nuova “piazza piena” delle Sardine? Ricordano un po’ i vostri inizi? «Ricordano i nostri inizi perché stanno riempiendo le piazze, però sono completamente diversi da noi e dai nostri primordi. Noi siamo nati da cinque punti principali: l’acqua pubblica, la tutela dell’ambiente, la mobilità sostenibile, lo sviluppo sostenibile e la connettività. Questo è il Movimento 5 Stelle, la visione del futuro, basata sul futuro che sta già arrivando. Le sardine nascono da alcune pretese: la sobrietà nei comportamenti politici, come quella di non essere in campagna elettorale permanente, un linguaggio meno aggressivo, l’astensione delle comunicazioni dei ministri su canali non istituzionali e il ripensamento dei decreti sicurezza. Ad ogni modo, tengo a sottolineare che, per quanto mi riguarda, chi cerca di elevare il livello del dibattito e chiede approfondimenti è un benemerito. Sul merito della visione del futuro del nostro Paese, meglio puntare su chi una vera visione ce l’ha». Il Movimento 5 Stelle è presente in tutto l’Oltrepò Pavese? Dove maggiormente? «Il Movimento 5 Stelle è presente in Oltrepò Pavese, anche se non ovunque è stata assunta la decisione di presentarsi alle elezioni amministrative. Voghera è sicuramente un centro importante: il gruppo locale è costituito da molte persone di valore, alte specializzazioni, abnegazione nell’impegno politico e voglia di cambiare la città. E Voghera è la porta dell’Oltrepo Pavese, pertanto c’è un’importante connessione con località e gruppi 5 stelle dell’Oltrepò». Alle prossime amministrative vogheresi

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correrete da soli? Se si, con quale candidato sindaco, se già ne è stato individuato uno? Cercherete un’alleanza con il PD, come a livello nazionale? «Alle prossime amministrative correremo con un programma innovativo e di alto rilievo, candidati di valore e col più forte candidato sindaco presente sulla scena politica locale. Ero presente alla riunione che ha individuato Antonio Marfi come candidato sindaco, il quale ha accettato l’incarico con riserva. Antonio è un professionista noto ed apprezzato a Voghera, collaboratore parlamentare da oltre un anno, ed è stato tra i primissimi consiglieri comunali d’Italia per il M5S. Ha rifiutato ogni altra candidatura, regionale, nazionale ed europea, perché desideroso di spendere la propria passione politica per la nostra città. Naturalmente carismatico, ho la consapevolezza che sia davvero l’avversario da battere. Le alleanze sono sempre un tema difficile da affrontare. Io, personalmente, non ho alcuna difficoltà a dichiarare di aver trovato convergenze programmatiche e sintonia con alcune liste che si presenteranno alle prossime amministrative. Tuttavia, debbo sottolineare quanto per noi sia importante essere fedeli alle regole vigenti. Ad oggi, lo statuto ci impedisce di fare alleanze pre-elettorali con partiti, quindi, anche col Partito Democratico». Di cosa ha bisogno, a suo parere, Voghera per le sfide future? «Voghera ha bisogno di un progetto di investimenti intelligente, che ne sfrutti le potenzialità. Per contesto logistico, può rappresentare il luogo adatto per creare spazi di business che richiedono una posizione strategica tra porti, aeroporti, infrastrutture strategiche, vicinanza con Milano, la capitale economica del Paese. Uno spazio d’investimento possibile riguarda la space economy, tema su cui sto lavorando personalmente e che porterebbe posti di lavoro, investimenti e un sistema di conoscenze e competenze che si integrerebbe con i nostri istituti tecnici industriali e professionali, ma anche con istituti scientifici e con l’Università. Ci sono, poi, altri mercati raggiungibili: dall’innovazione e le nuove tecnologie al turismo, dall’eco-sostenibilità al settore enogastronomico. Voghera ha bisogno di crescere e di-

«Nessun accordo pre elettorale con il PD, lo statuto del Movimento non lo consente»

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«ASM precipita per colpa dell’Amministrazione: sfruttata per fini politici, adesso rischia di perdere clienti» ventare un centro importante, la Porta dell’Oltrepò, capace di essere un punto di riferimento per il mercato vitivinicologastronomico e per la gestione dell’offerta turistica collinare. Ma per rendere giustizia a Voghera occorre andare in controtendenza rispetto alla gestione del commercio degli ultimi decenni. Io sogno una politica che copra di servizi il centro (dai servizi pubblici, all’illuminazione, alle offerte migliori per i commercianti, ad una viabilità che avvicini domanda e offerta culturale o di mercato, a coperture strategiche delle vie del centro, perché siano sempre comode e percorribili) e che destini un’area al bosco urbano, tema su cui battagliamo da 10 anni». Di cosa ha bisogno l’intero Oltrepò? «Anche tutto il resto dell’Oltrepo ha bisogno di una visione chiara e ben strutturata. Sicuramente l’Oltrepò, per trovare la grandezza che merita, quella grandezza che rende riconoscibile la parola “Langhe” o la parola “Franciacorta”, ha bisogno di fare sistema. E per farlo si può iniziare da una classe dirigente in grado di creare le condizioni per questa grandezza. Creare contrapposizioni improbabili basate su bugie, come fa la Lega, non fa bene». Qual è la sua visione delle problematiche interne ad Asm? «ASM è un patrimonio della città e di tanti comuni della Valle Staffora, ed è un patrimonio dei cittadini. Ad oggi molti servizi forniti da ASM e dalle società direttamente partecipate sono calati in qualità e la responsabilità è tutta dell’amministrazione comunale uscente e della dirigenza attuale, in quanto hanno strumentalizzato ASM a fini meramente politici e partitici senza pensare ai bisogni dei cittadini che chiedevano equità, serietà, competenza, trasparenza. Si corre il rischio di vedere nuovi attori - soprattutto nei servizi di erogazione di energia - fare una concorrenza spietata, e per ASM sarebbe una sconfitta pesante. Auspico che le prossime amministrazioni comunali facciano un cambio ai vertici, scegliendo amministratori competenti con un C.d.A. Esteso a figure esperte». Ponti, strade, infrastrutture del territorio: tutto fermo. Cosa devono fare la Provincia e/o i Comuni per ricevere i soldi ed iniziare i lavori? «Dall’inizio dei nostri Governi abbiamo mandato soldi agli enti locali. Prima ai piccoli comuni, poi alle province e infine a tutti i comuni. Abbiamo stanziato miliardi per il dissesto e creato fondi miliardari per le infrastrutture. Esse sono tutt’altro che

ferme, ma ci vorrebbero sforzi maggiori, non solo dallo Stato. Un esempio: il Ponte della Becca è fermo a causa dei ritardi di Regione Lombardia che non solo ha disatteso la promessa di rifarlo interamente (fatta in campagna elettorale 2018 per le Regionali), ma sta continuando a rimandare la consegna dello Studio di pre-fattibilità, che rappresenta l’1% dell’onere dell’opera. Gli amministratori locali ci ringraziano spesso per i contributi, che non saranno mai abbastanza a causa di errori dei governi passati, ma che danno loro ampio respiro. In questi giorni mi sono interessato alla questione del Ponte sull’Agogna e dei problemi legati ai tronchi che si accumulano con le piene. Di fatto, i lavori sono già programmati per Febbraio e ringrazio il gruppo M5S di Mezzana Bigli per aver preso a cuore il tema e avermi coinvolto. Gli enti locali, secondo me, dovrebbero anche rendere nota la loro contrarietà alle prese in giro di alcune forze politiche e lavorare con chi non ha la malattia del consenso a tutti i costi e tratta seriamente le questioni pubbliche. Per tornare al Ponte della Becca, sto ancora aspettando smentite al video che ho pubblicato le scorse settimane. In quel video ho risposto alle falsità che i leghisti stanno portando avanti da mesi. Per la Lega, il nuovo Ponte della Becca, prodotto con le loro chiacchiere, è già costruito. Provate ad attraversarlo. Non lo fate, vero? Certo che no, perché sapete che se tentaste di attraversare un ponte di chiacchiere finireste in un burrone. Allora riprendiamo il sano sospetto politico, facciamo domande, ascoltiamo i dibattiti ed interessiamoci a capire chi ci prende in giro. Smettiamo di dare fiducia a chi ci spinge in un burrone». Cosa si augura per il nuovo anno appena iniziato? «Spero che i giovani continuino ad impegnarsi nelle proprie città per farle cambiare e che magnifichino questo impegno, per il quale sono a disposizione di tutti. Per Voghera, desidero una nuova amministrazione, un nuovo sindaco che stia veramente tra i cittadini e che faccia proprie le loro necessità. Una figura competente ma con un grande sensibilità umana. Valori e caratteristiche che non mi pare state espresse dagli ultimi sindaci. Spero che per qualcuno arrivi il momento di collocarsi a riposo». di Lele Baiardi


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«La Lega? Io non cerco nessuno, sono venuti loro da me» Classe 1949, di estrazione Democristiana, ha iniziato la politica attiva nel 1997 nelle fila del CDU di Paolo Affronti. Di lì a breve il passaggio in Forza Italia, collaborando con Francesco Fiori quando quest’ultimo era Assessore Regionale all’Agricoltura. In quegli anni si divideva tra la passione per la politica, il lavoro all’Enel e l’attività sindacale. Nel 2000 diventa Segretario cittadino di Forza Italia. Da vent’anni in carica, di se stesso dice, dati alla mano, di essere il Segretario che non ha mai perso una tornata Amministrativa vogherese. Abbiamo incontrato Gianpiero Rocca. Dato il trend nazionale “in contrazione” di Forza Italia, di che salute gode il Partito a Voghera? «Il Partito in città è certo in ottima salute, direi! Infatti stiamo, a mio parere ma senza timore di smentita, portando avanti in ottima maniera l’amministrazione cittadina. è acclarato che comunque, in comuni come Voghera, al di là della tendenza dei partiti a livello nazionale, molto influisce la presenza significativa degli uomini sul territorio... Non è un’illusione, i fatti lo dimostrano. Siamo una forza e naturalmente, quando si tiene in mano un Partito, non è difficile raggiungere degli obiettivi se si seguono determinate regole. Non dogmi severissimi e fuori dal mondo... regole assolutamente normali». Ha una buona previsione per la primavera 2020? «Non le nego che la frattura del 2015 abbia “segnato” la Forza Italia cittadina, nel senso che con la spaccatura che c’è stata con il Dott. Torriani… anche se poi le cose sono andate come dovevano ed abbiamo vinto noi». L’ex Sindaco Torriani è, mi passi il termine, “rientrato” al vostro fianco? «Torriani è comunque sempre iscritto a Forza Italia: ci stiamo parlando... stiamo ragionando». Anche con il Dott. Delio Todeschini? «Lui ha fatto le sue scelte, mettiamola così. Nulla di personale, comunque...». E con la Lega? C’è una possibilità di ricucitura? «Con la Lega, posso dirle che… se incontro l’On. Lucchini ci salutiamo. Così come con altri esponenti di Partito. Io non ho rotture con nessuno». Lei li ha cercati? O vice versa? «No, io non cerco nessuno. Loro mi hanno cercato, qualche incontro c’è stato. Come dico “ai miei” nelle riunioni: “ragazzi, siamo una forza o non siamo una forza? Abbiamo alle spalle 20 anni di governo”. Si può sempre fare meglio, ma comunque abbiamo fatto delle buone cose. ASM compresa, che è a posto... perché se guardiamo le altre città vediamo solo disastri assoluti. Ad esempio Pavia, senza andare lontano. Noi abbiamo tutto».

Pavia ha problemi con l’energia? «Pavia non ha più nulla. Che cos’ha l’ASM di Pavia? Voghera ha tutto. Certo, non bisogna mettere in pericolo le società... Tutto sommato, questo a me sembra significhi governare bene. Io continuo a dire a chi è vicino a me che se abbiamo paura noi, gli altri che sono all’opposizione che cosa devono fare? Non è perché il trend nazionale subisce una variazione a noi sfavorevole che dobbiamo preoccuparci. Dobbiamo essere concentrati sulla realtà locale. Poi è normale tenere sotto controllo anche l’andamento nazionale. Ma stessa cosa deve fare anche chi è all’opposizione: sperano sul trend nazionale... e sulla città? Noi il supporto dalla città l’abbiamo, i nostri voti anche, di sicuro. Quando sarà il momento, si vedrà. Ed abbiamo una coalizione che io non rinnegherò mai!». Qualche tempo fa si vociferava anche di contatti, oltre che con la Lega, anche con il Centrosinistra... «Io parlo con tutti, anche perché molti sono amici al di là dell’appartenenza politica. Non mi affascina, comunque, l’idea di un compromesso storico». Cosa pensa invece del Centrosinistra diviso tra Partito e Lista Civica? «A differenza di qualche esponente del PD che vuole sempre mettere il becco nei fatti altrui, io vedo, osservo, e qui mi fermo; certo, non capisco questa divisione, poiché l’ho vissuta anch’io con Forza Italia, e significa portare entrambe le parti al minimo storico. Io ho buoni rapporti con tutti, anche con i 5 Stelle. Non ho mai avuto un alterco, ognuno fa la sua politica». Ha in mente un candidato sindaco? «Più di uno. Tutte persone di livello. Quando ci troveremo tutti insieme e gli altri partiti esprimeranno le loro esigenze, noi esprimeremo le nostre, a riguardo. Quando si dovrebbe votare? «A maggio. Quindi penso che il candidato sindaco verrà annunciato a marzo. Sto preparando una bella squadra di persone che sulla città hanno consenso, giovani e meno giovani, ma tutti attratti dalla politica!». Ci sono giovani ancora appassionati di politica? «Qualcuno, ma pochi. Un giovane deve studiare, se ha voglia, altrimenti deve andare a lavorare. Dopodiché può sfogare le sue passioni, che siano il calcio, la politica o altro. Ma un giovane che si avvicina alla politica senza averne davvero l’intenzione reale d’impegno non farà strada. La politica non è un lavoro, o meglio, non lo è in prima istanza. è come quando dicono “Mah... queste città, dove non c’è lavoro”... ma non è la politica che crea lavoro: la politica deve mettere una città in condizioni tali che il lavoro possa esserci, che le aziende possano svilupparsi». La criticità che riguarda la nostre strade?

Gianpiero Rocca, da 20 anni segretario cittadino di Forza Italia

«Le strade a Voghera non sono così brutte come è di comune opinione. La tangenziale che noi abbiamo voluto con tutte le nostre forze non ci è stata data: Il progetto c’è, è completato. Mi auguro un giorno di poterlo concretizzare. Questa che è attualmente in uso è della provincia, e continuo a sentire proclami che “la regione dà”, “il governo dà”, ma alla fine son bricioline... Insomma, di fondi non ne arrivano veramente. Noi non possiamo fare nulla a riguardo di questi 7 milioni di euro che servono a finire la tangenziale... se non sollecitare». Cosa bisogna fare per avere i soldi dallo stato o dalla regione? «C’è un progetto, ed il presidente Poma lo conosce bene. Quando sento parlare della Broni-Mortara... L’Oltrepò ha bisogno di altro! Servirebbe un altro ponte sul Po che vada a congiungersi con la tangenziale di Pavia. Tra Voghera e Pavia un collegamento diretto non c’è. La città avrebbe poi ancora bisogno di sfruttare la centrale energetica per quanto riguarda il vapore. Allora sì che si potrebbe completare, ottimizzare il piano di riscaldamento cittadino. Per ora ASM ne sta parlando con Gas de France, la società che ha la maggioranza della Centrale». Bollette pazze di ASM? «Per quanto riguarda ASM la situazione si sta normalizzando, anche per i vincitori del concorso». È intervenuto nella diatriba di esposti alla procura? «No, quelle cose non mi piacciono proprio. Ho cercato di farli andare d’accordo, che è la cosa essenziale. Io reputo il Dott. Bruno un buon amministratore, come anche il direttore, e come anche la presidentessa di Vendita e Servizi. Questa polemica in corso che non fa bene a nessuno». Pensa che una polemica di questo tipo possa far perdere clienti ad ASM? «Conosco bene ASM e la sua clientela, e dico che una cosa del genere non gioca certo a favore. Devo sottolinearle poi an-

che il fatto di aver portato l’Azienda fin qui, facendo i salti mortali e sempre ringraziando la cittadinanza, che è molto legata alla sua ditta... vede, è difficile resistere in questo settore quando si è piccoli così. Guardi solo Pavia, Vigevano... Noi siamo rimasti l’ultimo baluardo. C’è una concorrenza spaventosa. Ma un po’ come in tutti i settori». Carlo Barbieri, al termine del secondo mandato consecutivo come Primo Cittadino, non potrà più candidarsi a Sindaco: pensa che continuerà comunque l’esperienza politica? «Carlo Barbieri è in Consiglio Provinciale come Capogruppo: a differenza di tanti che cercano di allontanare le persone per poter avere la via libera, dopo 10 anni di esperienza da Sindaco, a mio parere è una risorsa... sta a lui dire come desidera farsi utilizzare». Se lui le dicesse “mi piacerebbe entrare in lista con Forza Italia” lei lo inserirebbe? «Certo, certo! Anzi! Sarebbe sicuramente il Capolista». Quanto si avverte la mancanza di Giovanni Alpeggiani? «Giovanni manca come amico, certo come politico… ma a me soprattutto come amico. In politica avevamo visioni un po’ diverse, litigavamo spesso, però ci confrontavamo anche molto. Gli dicevo sempre “Tu sei davvero uno degli ultimi socialisti”. Ha avuto spesso buone intuizioni, ma tra tutti abbiamo anche commesso errori... mi sto riferendo ora ad una situazione al di là della città». Se ci sarà l’unione del Centrodestra, Lega compresa, il candidato sindaco potrebbe essere di Forza Italia? «Le dirò... non necessariamente. Potrebbe essere un rappresentante “civico”, come un nome della Lega. Noi siamo aperti a tante soluzioni: sicuramente senza presentarci con “il cappello in mano”». di Lele Baiardi


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«Primarie di partito inutili, il candidato Pd è Ilaria Balduzzi» Il momento per il Pd vogherese è delicato. Dopo l’addio e la conseguente decisione di Pier Ezio Ghezzi di correre da solo le divisioni nel centrosinistra rischiano seriamente di compromettere la partita a tutto vantaggio del centrodestra. Il capogruppo in consiglio comunale Roberto Gallotti analizza la situazione. Gallotti come vi state muovendo sul fronte delle alleanze in vista delle elezioni? «Mi permetta di dire in premessa che non è solo il centrosinistra ad avere difficoltà: forse il centrodestra sa tenere le tensioni interne più nascoste, ma non si può negare che esistano forti contrasti anche al loro interno. Ne è testimonianza il caso Azzaretti, scoppiato in periodo elettorale con una motivazione che coinvolge uno dei partiti dell’alleanza teorica di centrodestra, la Lega. Parlando di noi alcuni passi si sono fatti, ci sono stati incontri con le forze dell’ampio perimetro del centrosinistra e del civismo con alterna fortuna per via dell’uscita di Ghezzi. Quando avremo finito questo giro di ascolto, che testimonia la volontà del Partito Democratico di riunire la più ampia coalizione possibile, dal mondo civico del centro democratico, ci riuniremo con questa coalizione e individueremo quello che saranno le idee innovative da mettere in campo per rompere definitivamente con il passato». Ste benedette primarie alla fine si faranno o no? «Credo che le primarie siano in generale un’ottima modalità per la ricerca del candidato sindaco, ma per quanto riguarda noi a questo punto le primarie di partito sono assolutamente inutili perché il PD ha una candidata sindaca unica in Ilaria Balduzzi. Per quanto riguarda le primarie di coalizione invece debbo rilevare che si stanno svolgendo in questi giorni riunioni a ritmo intenso alfine di chiudere al più presto questa partita nella speranza che la coalizione sia la più ampia possibile per avere più ampie possibilità di successo. In ogni caso bisogna agire in tempi brevi per ufficializzare la candidatura il più presto possibile dato che siamo già in ritardo rispetto alla tabella di marcia». Lo strappo di Ghezzi l’ha fatta arrabbiare? «Non mi permetto di giudicare i comportamenti degli altri, soprattutto se si tratta di una persona che stimo e con il quale sono legato da sincera amicizia da molti anni. Posso solo dire che se lo ha fatto avrà le Sue convinzioni che io ho osservato con il massimo rispetto. Posso solo dire che mi è dispiaciuto molto che abbia adottato questo comportamen-

Roberto Gallotti

to, ma ripeto lo rispetto e proprio per questo i rapporti sono rimasti buoni pur non mantenendo contatti frequenti come in precedenza». Quello con i Cinque Stelle vogheresi somiglia sempre di più al matrimonio che “non s’ha da fare”. A che punto sono le trattative con loro? «Penso che le trattative con il Movimento 5 stelle non siano andate a buon fine a causa delle loro dinamiche interne che impedivano di partecipare ad eventuali primarie. Comunque nulla vieta un’eventuale collaborazione stretta futura anche in riferimento alle elezioni regionali dell’Emilia Romagna, che come si sa rappresentano uno spartiacque per la politica italiana». Secondo lei qual è la strategia che vi offre maggiori possibilità di arrivare al ballottaggio? «Non credo che esistano strategie che possano portare alla possibilità di un ballottaggio, non ritengo che esistano particolari ricette.

«La coalizione? Ufficializzare al più presto la candidatura perché siamo già in ritardo»

Penso invece sia necessario fin da subito intervenire in tutte le zone o quartieri di Voghera con un porta a porta per un confronto con i cittadini che possa portare a nostra conoscenza i problemi delle famiglie e a loro i programmi del Pd per un deciso cambio di passo nella gestione della città, per tentare quel miglioramento che vent’anni di amministrazione di centrodestra non hanno saputo dare». Su quali temi darete battaglia nei prossimi mesi? «Tutti quei problemi dei cittadini di Voghera che molto spesso vengono colpevolmente dimenticati, soprattutto nei quartieri periferici dove l’Amministrazione è presente solamente in prossimità delle elezioni. Come Pd abbiamo presentato in questi giorni alcune interpellanze molto importanti su temi concreti: voglio citare quella che riguarda la pericolosità dell’incrocio tra via Negrotto Cambiaso e Strada Torrazza Coste che visto il nuovo incidente necessita di un intervento prima che ci scappi il morto, senza tralasciare quella che riguarda il trasferimento della Farmacia di Viale Repubblica al Parco Baratta, operazione di vertice che lascerebbe un vasto territorio senza un servizio, perché di servizio pubblico si tratta. è in preparazione inoltre un’ulteriore interpellanze sulla gestione delle case comunali a cura di Aler che evidentemente, stante gli esigui fondi posti a disposizione, è attualmente molto deficitaria». Lei ha svolto la sua attività lavorativa nella sanità e da sempre segue da vicino le vicende che riguardano l’ospedale. Quali sono le problematiche principali e qual è la situazione attuale del nosocomio di Voghera? «è giusto rilevare un miglioramento strutturale di vari servizi, penso ad esempio alla prossima apertura del nuovo Pronto Soccorso, ma ritengo anche che si debba ragionare su temi molto importanti per il loro funzionamento: da questo punto di vista il rilievo della carenza di personale medico ed infermieristico è cronico, tanto è vero che esistono sempre difficoltà nell’attribuire le ferie costringendo in determinati periodi alla parziale chiusura dei Reparti». Crede che con il nuovo Pronto soccorso si riuscirà a gestire meglio l’affluenza e rendere più veloce la gestione dei singoli casi? «In questo caso il dubbio riguarda il personale medico ed infermieristico che lo dovrà far funzionare senza essere sottoposto ad un’attività stressante come non dovrebbe essere per quegli operatori. La mancata realizzazione in Regione Lombardia dei Presst (Presidi Territoriali)

«L’accordo con i 5 Stelle non è andato a buon fine per le loro dinamiche interne, ma si vedrà»

comporta il ricorso massiccio agli ospedali, soprattutto appunto al pronto soccorso, anche per i codici bianchi, il che genera gravi problemi di gestione del sistema sanitario nel suo complesso». Come Pd avevate proposto qualche soluzione? «Ci sono questioni che come Pd avevamo sollevato tempo fa senza aver avuto riscontri positivi: parlo del parto indolore, dei lavori che erano stati promessi al Reparto di Psichiatria, che da anni soffre per una carenza strutturale vergognosa per la dignità delle persone che vi sono ricoverate. Un ultimo importante rilievo per quanto riguarda il prestigio dell’Ospedale: sono venuti a mancare due primari al Dipartimento Materno Infantile e ad Urologia e trattandosi di professionalità molto rilevanti per il valore dimostrato è auspicabile una loro sostituzione con personalità di spessore in grado di assicurare il prestigio necessario». di Christian Draghi

«Per arrivare

al ballottaggio bisogna andare a prendersi i voti porta a porta, ascoltando la gente»



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«Avrò problemi a discutere con chi ha ridotto così Forza Italia» Nome notissimo della politica cittadina e provinciale, classe 1945, fu candidato sindaco per il centro-destra a Voghera nel 1996, quando perse contro il candidato di centro-sinistra Carlo Scotti, ultima amministrazione a guida appunto centro-sinistra prima del ventennio Torriani-Barbieri. Nei successivi mesi vinse la tornata Provinciale, con Presidenza Beretta, dove ricoprì l’incarico di assessore alla Cultura ed alla Formazione Professionale, e, nel successivo lustro, quello di assessore all’Acqua ed all’Aria. Abbiamo incontrato Delio Todeschini. Todeschini lei è stato assessore anche nella giunta Barbieri, se non erro... «Sì, con il sindaco Barbieri sono stato assessore all’Urbanistica, quando tutti dicevano che avessi fatto il Parco Baratta... Ciò non era vero: il Parco Baratta era già stato approvato dalla giunta precedente, l’ultima giunta Torriani, che aveva dato come indirizzo urbanistico il compito di fare il piano di coordinamento, cosa che se io non avessi fatto mi avrebbero denunciato...». Ed ora torna in campo con una formazione nuova... «Non so se sia giusto definirlo un “ritorno in campo”. Io mi ero ritirato, e sono tornato ad interessarmi della politica vogherese solo perchè ho ricevuto un invito a dare il mio contributo per il rinnovamento. Non mi sono candidato, e non mi candido, sia chiaro: il mio tempo è passato. Metto a disposizione, per chi ha voglia di impegnarsi, la mia esperienza... trasmissibile, l’aiuto che posso dare. è così che quando Vittorio Pesato, responsabile della “Lista Toti” sul territorio, mi ha detto che avrebbe voluto creare qualcosa a Voghera ho detto sì: perché avverto sempre più vogheresi che han voglia di cambiare. Dato che sono convinto che il cambiamento in politica dovrebbe essere continuo, essendo nuovi stimoli fondamentali nello spingersi a creare qualcosa di moderno, di interessante, mai come ora credo che a Voghera ci sia questa necessità. Mi sono detto quindi disponibile a fare una lista che si collochi nell’ambito del centro-destra». Quali sono le “criticità” vogheresi dove la sua lista vorrebbe avanzare proposte significative? «Se dovessi fare la lista delle criticità di Voghera sarebbe una lista lunghissima. Mi hanno insegnato che quando hai 1000 problemi non li puoi affrontare tutti insieme: è necessario darsi delle priorità. Una di queste è, ad esempio, la sicurezza, tematica e criticità molto percepita in città. La gente percepisce insicurezza, in città, e vive male. Quindi bisogna cercare il modo di attenuare questa percezione, e credo si possa fare senza investimenti particolari. Seconda cosa, poi, altrettanto importante: il lavoro.

Certo, il lavoro non si crea con una legge: ma da sempre sono convinto che un’amministrazione comunale abbia a disposizione tutti gli strumenti per agevolare una ripartenza, e sono convinto possa farlo incentivando nuovi insediamenti. Se io voglio creare attrattiva, devo porre le basi per condizioni che facciano sì che questo accada. E magari, piuttosto, rinuncio a certi benefit che il Comune potrebbe avere... Bisogna anche saper rinunciare ad alcune cose, nell’immediato, che poi... “rientreranno”. L’importante, la cosa fondamentale, è che la gente riesca ad avere l’occasione del lavoro. Quello che è, a tutti gli effetti, un problema nazionale: se potessi, spenderei soldi non per dare un incentivo alla sopravvivenza, ma per creare posti di lavoro! La sopravvivenza è uguale alla dignità. Il problema di un uomo che è fuori dal mondo del lavoro diventa un problema di crisi di identità. Quindi la sicurezza, il lavoro, ed un’organizzazione della città che sappia rispondente alle richieste ed aspettative della gente. Forse sbaglio, però penso che Voghera non sia una città pulita: non per demerito dei servizi comunali, ma per... la trascuratezza, ancora, di una parte della popolazione. Io faccio ben volentieri la raccolta differenziata: non capisco perché ci sia gente che non mette, ancora oggi, i rifiuti nel posto giusto, lasciandoli a terra, ad esempio». Lei ha grande esperienza anche nel comparto energia, essendo anche stato Presidente di ASMT. Quindi ben conosce la “macchina” ASM… Che idea si è fatto di questa crisi interna? «So quello che leggo sui giornali, niente di più, ma la cosa comunque mi preoccupa. Non mi interessa chi ha ragione: trovo preoccupante, come amministratore e cittadino, che due rami di Società che dovrebbero collaborare siano andate a finire sui giornali con accuse reciproche abbastanza pesanti. Se fossi consigliere in Comune pretenderei risposte chiare. Io parto dal presupposto che quando certe accuse sono manifeste, non posso far finta di niente e pensare che il tempo allontani la memoria o spazzi la polvere sotto i tappeti... è una questione da risolvere. Chi ha ragione ha ragione, chi ha torto ha torto. Se non risolvo questa situazione, lascio sempre aleggiare nell’aria il sospetto... Non voglio dire “perseguiamo Tizio o Caio”: voglio solo dire “risolviamo il problema”. E se qualcuno ha sbagliato, si prenda la propria responsabilità, a prescindere da tutto». Come si chiamerà la sua nuova Lista? «Essendo stato invitato da Vittorio Pesato a formare una Lista in riferimento a Toti, si chiamerà “Cambiamo”». Non avrà quindi alcun dialogo elettorale con il Centro-sinistra..?

«Io mi colloco nell’ambito del centro-destra. Forza Italia è un partito “distrutto” a livello nazionale che però, a livello nostro, comunale, mantiene una forte presenza. Credo che la Lega avrà un risultato nel trend nazionale, anche se bisogna sempre tener conto che nelle comunali gioca sì un ruolo importante il Partito, ma molto importante è anche la scelta delle persone. E poi Fratelli D’Italia, che come la Lega seguirà il trend nazionale, e potrebbe avere un buon risultato». Giorgia Meloni è stata inserita da Forbes Italia, un mese fa, tra le 20 persone più influenti del nostro futuro nazionale… «Le dirò... l’On. Meloni può piacere o meno, ma bisogna certo riconoscerle una cosa: la coerenza totale. Se poi, solo per idee differenti da altre forze politiche debba essere accusata di essere fascista... Trovo, mi scusi, che sia diventata un po’ una moda questa cosa del “fascismo” diffuso.. io non sono delle sue idee, ma devo riconoscerle una coerenza ineccepibile in tutti questi anni, ed anche uno spiccato senso dell’Istituzione». A suo parere, Fratelli D’Italia e la Lega possono trovare un’intesa nelle prossime amministrative cittadine? «Questo non glielo so dire, anche perché non ho frequentazioni di Partito... per cui non conosco i movimenti. Provengo, e devo molto, a Forza Italia, anche se è pur vero che sono alcuni anni che non sono più iscritto perché, come dicevo all’inizio, non c’è mai stato un vero rinnovamento. Oggi, i nomi sono gli stessi di 20 anni fa. A me non piaceva essere chiamato nel direttivo per approvare “ufficialmente” ciò che era, in effetti, già stato approvato. Sarò ben felice di confrontarmi per il futuro, se Forza Italia vorrà. Unico neo: avrò problemi a discutere con quella parte di Partito, quelle persone che ritengo abbiano... “spinto” Forza Italia a Voghera ai livelli a cui è arrivata adesso. Non per una questione personale, ma solo di credibilità e riconoscimento». Lei è stato in Provincia per molti anni... Per quanto riguarda le infrastrutture oltrepadane: come si fa a chiedere e far arrivare i soldi da Roma per fare questi lavori? «Io sono fuori dalla Provincia da diverso tempo... Non saprei descriverle oggi l’iter burocratico, o strategico, per ottenere questi importantissimi fondi... Dal canto mio, allora, avevo già espresso le mie perplessità quando lo Stato aveva affidato alle Province la viabilità e le strade: i soldi finiscono, ma le strade vanno, andrebbero..., sempre tenute in ordine». A suo parere è quindi credibile che in questo momento la Provincia di Pavia non abbia i soldi in cassa per operare?

Delio Todeschini «Sì, ci credo. Le strade hanno bisogno di operazioni e manutenzione continua. Lei pensi a quanto dovrebbe spendere la Provincia per i ponti... Raggiungere Pavia, comunque, era un dramma già 15 anni fa! Una volta nominato assessore, ricordo di essere andato per strada provinciale solo i primi due giorni: dal terzo giorno, ho sempre percorso l’autostrada! E poi, sinceramente, allo stato attuale delle cose non capisco neppure più cosa... “sia” la Provincia! In teoria, era stata abolita per dare tutto alla Regione. Io che stavo in Provincia, ritenevo però, dati alla mano, che fosse molto più utile che la Provincia gestisse il territorio, piuttosto che la Regione... 15 giorni fa c’è stata la frana sopra a Varzi: quanto costa mettere in sicurezza una situazione del genere? La Provincia non avrà mai i soldi... Come quella, quante sono le situazioni di difficoltà? Quando mi capita di percorrere le strade dell’Olrepò, mi accorgo che sono tutte sconnesse per via delle frane e degli smottamenti. Bisognerà investire su di una seria programmazione, che si faccia qualcosa laddove possibile. Anche per la città, ad esempio la tangenziale... oggi si rischia la vita per via delle voragini del manto stradale! Non si deve tamponare, mettendo solamente un po’ di catrame… dopo due giorni ,la situazione è di nuovo al punto di prima». Altri argomenti sensibile di cui tratterete? «Ad esempio il mercato di Piazza Duomo. Sta deperendo sempre di più, è necessaria una riqualificazione. E bisognerà certamente creare sostegno ai negozi di vicinato, se non vogliamo perderli tutti uno dietro l’altro! Ed ancora la viabilità: bisogna che venga affidata a chi di dovere, a chi lo sa fare per studi ed esperienza!». di Lele Baiardi


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«Bisogna coinvolgere di più i giovani nelle iniziative culturali» Con i suoi 23 anni, Martina Fariseo è l’assessore più giovane nella storia del comune di Voghera. Montata in sella dopo il “siluramento” di Marina Azzaretti deciso dai vertici di Forza Italia, la studentessa iscritta al quinto anno di Giurisprudenza raccoglie una pesante eredità a pochi mesi dalla tornata elettorale: dovrà gestire le deleghe a cultura, commercio e scuola. Da sempre appassionata di politica, è stata vice coordinatore dei Giovani di Forza Italia e in università ricopre l’incarico di rappresentante degli studenti nel Consiglio di Dipartimento. è giovane, ma ha le idee chiare su cosa serva alla “sua” Voghera: «Coinvolgere di più i giovani nelle iniziative culturali, valorizzare l’archivio Cicala e organizzare concerti con artisti di livello internazionale». La prima iniziativa che porta la sua firma si chiama “Un Tè a Casa Gallini” e per la prima volta aprirà le porte della storica dimora ai vogheresi. Fariseo, andiamo per ordine. Entrare in giunta e sostituire Marina Azzaretti è una responsabilità molto importante. Non si è mai sentita a disagio nell’accettare questo incarico? «Ho maturato la decisione di accettarlo conscia della grande responsabilità connessa al ruolo, ma certa, allo stesso tempo, che un’esperienza simile possa costituire un grande arricchimento. In ogni caso sono abituata, se mi assumo un incarico, ad impegnarmi oltremodo per svolgerlo al meglio e conseguire i risultati prefissati». Che giudizio esprime sull’operato del suo predecessore? «Non posso che esprimere un giudizio positivo e ci tengo a precisare di essere estranea ad ogni polemica inerente le vicende che hanno portato al rimpasto di giunta». C’è qualcosa che si poteva fare meglio? «Credo che sarebbe stata opportuna una maggiore valorizzazione dell’Archivio fotografico Cicala, grande eccellenza della nostra città, per la quale il Comune negli anni passati ha investito molte risorse, e l’organizzazione di una serie di concerti con artisti di fama internazionale e, almeno una volta all’anno, una grande serata in Piazza Duomo di ballo liscio per la felicità soprattutto dei meno giovani, ma non solo, al fine di attirare a Voghera quante più persone possibili da tutta la provincia e renderla effettivamente, anche sotto questo profilo, capitale dell’Oltrepò Pavese». Una delle deleghe che ha ereditato è proprio quella alla cultura. Che impronta intende dare al “suo” assessorato? «Certamente desidero una cultura più accessibile ai giovani, che vorrei vede-

Per il dopo Azzaretti scelto l’assessore più giovane nella storia del Comune

Martina Fariseo, neo assessore alla Cultura ed al Commercdio

«Bisognava valorizzare meglio l’archivio fotografico Cicala e organizzare più concerti di livello internazionale» re più coinvolti nelle varie iniziative che vengono organizzate. Inoltre, intendo incentivare e valorizzare gli artisti locali per stimolare la più viva ed intensa partecipazione della cittadinanza ad eventi musicali, teatrali e culturali e sto lavorando per una sinergia tra le diverse associazioni per collaborare insieme e raggiungere risultati sempre più ambiziosi». “Un Tè a Casa Gallini”. Di cosa si tratta? «è un’iniziativa che consiste nell’apertura straordinaria della residenza storica, sede dell’assessorato alla Cultura, per quattro sabati da febbraio a maggio.

Durante questi pomeriggi sarà possibile fare una visita guidata dei locali e i ragazzi delle scuole saranno protagonisti avendo lo spazio di far sentire la propria voce con esibizioni musicali, teatrali e letterarie. Inoltre, un altro momento culturale importante sarà costituito da eventi in occasione del 250esimo anniversario dell’elevazione di Voghera da borgo a città. Il primo appuntamento è in agenda per il primo febbraio. Poi 7 marzo, 18 aprile e 9 maggio». Un’altra delle deleghe che ha “ereditato” riguarda il commercio. Come intende muoversi in questo ambito?

«Come uno dei primi atti del mio mandato ho trasmesso una lettera ai commercianti in quanto interessata a sentire le loro esigenze e problematiche e, proprio qualche settimana fa, li ho incontrati e insieme abbiamo deciso di sviluppare fin da subito una programmazione annuale precisa di eventi per valorizzare la nostra città». Conosce da vicino il mondo della scuola avendola frequentata fino a pochi anni fa. Che tipo di problematiche ha Voghera e in che modo il Comune può aiutare a superarle? «Anche per quanto riguarda le scuole ho già preso contatti con i dirigenti scolastici che ho avuto modo di incontrare, invitandoli ad informarmi costantemente sulle problematiche che potrebbero presentarsi. Personalmente ritengo che la problematica maggiore sia quella della necessità di maggiori spazi e di razionalizzazione dell’utilizzo degli stessi, che mi impegnerò a sottoporre agli organi competenti». Mancano pochissimi mesi alla scadenza del mandato. Crede comunque di avere il tempo necessario per lasciare in qualche modo il “segno”? «La cosa che più mi preme è di essere pienamente al servizio dei miei concittadini interpretandone bisogni e necessità. Se poi riuscirò anche a lasciare il segno, non potrò che essere felice e soddisfatta di aver fatto qualcosa di buono per la mia città». Intende continuare l’esperienza politica ricandidandosi alle prossime elezioni? «Si, è mia intenzione candidarmi alle prossime elezioni allo scopo di proseguire il percorso di servizio verso la città in cui sono nata, dove vivo e ho studiato». di Christian Draghi


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Sempre più minori sottratti alle famiglie e affidati al Comune: 40 casi nel 2019 Quando un minore viene allontanato dalla propria famiglia per disposizione di un giudice, se nessun parente può occuparsi di lui è il Comune di riferimento a prenderlo in affido, pagando le spese necessarie per il suo mantenimento presso una struttura. Casi di questo genere sono in aumento esponenziale a Voghera, dove dai 12 del 2018 si è arrivati ai 40 dello scorso anno. Numeri che preoccupano e che hanno portato il capitolo di spesa ad essere, con i circa 900mila euro l’anno, una delle voci più importanti del bilancio comunale a palazzo Gounela. L’assessore ai servizi sociali Simona Virgilio spiega il procedimento che porta alla presa in carico dei soggetti:«L’affidamento del minore è disposto con provvedimento del Giudice tutelare o del Tribunale per i minorenni nei casi di abbandono, trascuratezza, maltrattamenti o violenze». Il Comune di Voghera si occupa oggi di 40 minori. Dove vengono ospitati e in quali tipi di strutture? «Le strutture cui ci appoggiamo sono al momento sedici e di diverso tipo in base alle necessità della persona in affido. Si tratta comunque di comunità educative autorizzate, in base alla normativa regionale. Per il comune di Voghera la struttura di riferimento è Adolescere». Per quanto tempo l’ente si fa carico del minore affidatogli? «Fino al compimento del diciottesimo anno di età, oppure fino al termine disposto nel provvedimento di affidamento, in alcuni casi infatti viene disposto il prosieguo amministrativo fino al compimento dei 21 anni».

«Alla base della decisione del Giudice situazioni limite: genitori assenti, carcerati, drogati»

Simona Virgilio, assessore ai servizi sociali

Quanti sono i casi in cui il reinserimento di questi minori ha avuto “successo”? «Difficilmente si può parlare di “successo”, perché il rientro in famiglia non avviene nella maggioranza dei casi stante la gravità delle singole situazioni, che coinvolgono genitori decaduti dalla potestà genitoriale, irreperibili, detenuti, con gravi patologie psichiatriche, con gravi patologie di dipendenza da droghe o alcol». Una volta maggiorenni gli affidatari possono decidere di abbandonare le strutture di spontanea volontà? «Se sono soggetti a prosieguo amministrativo no, devono osservare le disposizioni del Giudice». Il Comune non si fa carico dei soli minori, aiuta anche i cittadini indigenti che non riescono a coprire le spese per affitto e bollette. Quanti sono i casi di questo tipo a Voghera e qual è la spesa sostenuta? «Nel 2019 il Comune ha erogato contributi per il pagamento di affitti e utenze a 322 nuclei familiari nel primo semestre e a 269 nel secondo per un totale di circa

La presa in carico fino al 18esimo anno di età: il Comune spende 900mila euro all’anno 193mila euro» I casi sono in aumento o in diminuzione? «Rispetto al 2018 sono sostanzialmente stabili». Riguardo gli alloggi comunali ci sono novità che riguardano nuove assegnazioni? Si era detto che 20 sarebbero stati assegnati entro la fine del 2019, il numero è stato rispettato? «Il Comune ha assegnato 23 alloggi nel 2019. A dicembre poi si è chiuso il primo avviso pubblico per l’assegnazione delle unità abitative destinate a servizi abitativi pubblici disponibili nell’ambito territoriale del Piano di Zona Voghera e Comunità

Montana Oltrepò Pavese. Quali sono le previsioni per il 2020? «Per la prima volta nel territorio dell’Ambito gli alloggi destinati a servizi abitativi pubblici verranno assegnati in base alla nuova normativa approvata da Regione Lombardia. Gli alloggi disponibili per l’assegnazione erano 9 (di cui 2 in automanutenzione) di proprietà di Aler PaviaLodi. Ai sensi della nuova normativa, dopo l’approvazione della graduatoria definitiva, verranno assegnati direttamente dall’Ente proprietario, quindi Aler». di Christian Draghi


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Commercianti: Natale tra luci e ombre all’insegna dei libri Il 2019 per il commercio vogherese non passerà alla storia come un anno da ricordare. Al netto delle feste e dell’inizio dei saldi, il bilancio per gli operatori non è di quelli che fanno stappare la bottiglia, dato che i numeri si confermano grosso modo quelli dell’anno precedente. Tuttavia, considerando che la crisi non accenna a mollare la presa, c’è chi preferisce guardare il bicchiere mezzo pieno. Se a Pavia gli acquisti natalizi hanno fatto registrare incoraggianti numeri di ripresa, il trend positivo non sembra aver riguardato Voghera: la capitale dell’Oltrepò mantiene uno standard piuttosto basso. A tenere è il settore delle calzature e dell’abbigliamento, con l’eccezione di un picco nelle vendite di libri, quest’anno tra i regali più gettonati. Ascom non ha ancora elaborato dati concreti, ma la presidente Cristina Palonta, titolare di un negozio di calzature in piazza Duomo, può effettuare una prima stima: «Gli incassi, miei e dei colleghi con cui ho avuto modo di confrontarmi, sono grosso modo simili a quelli dell’anno passato. Ci siamo salvati negli ultimi giorni con gli acquisti last minute. Per quanto riguarda i saldi, c’è stato un buon afflusso il primo sabato e la domenica, grazie al fatto che l’Epifania quest’anno cadeva il lunedì prolungando il weekend». Sui social c’è chi ha criticato il Comune per non aver organizzato iniziative che contribuissero a ravvivare il centro, ma ci hanno pensato i commercianti stessi autotassandosi. «Per la nostra amministrazione non è un momento felice, ma non vedo ragioni per sentirci abbandonati» spiega Palonta. Un po’ più pessimista è la visione del presidente di Acol Marco Pagani. La sua associazione, che conta circa 60 iscritti, ha al suo interno numerosi ambulanti. «L’anno non è stato brillante ma quello che preoccupa è che, nel complesso, il lavoro cala seppur di poco ogni anno. Goccia dopo goccia, per quanto lentamente accada, il bilancio è sempre in discesa, per cui ragionando a lungo termine c’è poco da sorridere». Riguardo la partecipazione del Comune il numero uno di Acol è serafico: «Ogni volta che si parla di manifestazioni ci viene sempre ripetuto che non ci sono soldi, quindi che cosa si può programmare?». Tra le problematiche che invece sarebbero risolvibili, Pagani individua quella dei parcheggi: «Da quando abbiamo perso piazza Castello per noi è stato un problema. Non ci sono posteggi gratuiti in centro e questo finisce per favorire i centri commerciali che offrono tutti i comfort in questo senso. Credo che con un piccolo sforzo il Comune potrebbe mettere il parcheggio gratuito, magari con disco

Cristina Palonta, presidente Ascom

Marco Pagani, presidente Acol

I commercianti con il bicchiere a metà: Affari in linea con l’anno precedente, boom in libreria»

Maria Teresa Figini, presidente “Voghera da Scoprire”

orario di un’ora, nelle aree di sosta vicine alla piazza nei giorni di mercato». Passando dalle associazioni che li rappresentano ai commercianti stessi, pessimista è anche Fabio Aquilini della Cartaria Vogherese. «Il Natale è storicamente sempre stato un periodo di lavoro intenso per il mio settore. Da anni però le forniture che richiedono i miei clienti sono in calo costante. Solo per fare un esempio, se negli anni novanta una panetteria di paese mi chiedeva 2 quintali di sacchetti di carta al mese, oggi me ne prende 50 chili. I primi ordini per il Natale mi arrivavano con largo anticipo, alcuni già a giugno. Quest’anno sono iniziati l’8 dicembre.

Per quello che ho potuto appurare, nel complesso il lavoro è calato mediamente del 15 se non del 20% quest’anno». Al Comune secondo Aquilini non andrebbero attribuite responsabilità: «Il problema serio è la concorrenza della grande distribuzione, la tassazione elevatissima che costringe i piccoli commercianti ad applicare prezzi più alti, che non possono competere né con quelli dei supermercati, né con quelli delle vendite online». Non tutti i settori hanno denunciato sofferenza. Per chi vende libri il Natale 2019 si è rivelato più positivo del solito. «Per tutte le attività commerciali il periodo natalizio è ovviamente molto importante, ma per il mondo del libro è davvero fondamentale» spiega Francesco Orsi della libreria Ubik. «Nel nostro caso specifico quest’anno gli incassi sono andati molto bene, addirittura meglio degli ultimi anni, quindi siamo estremamente soddisfatti». Che cosa hanno richiesto maggiormente i vogheresi?

«Alla Ubik di Voghera il libro più venduto è stato l’ultima fatica di Isabella Allende, “Lungo petalo di mare”, seguito a ruota dal vero caso editoriale dell’anno che ha dominato le vendite fin da quest’estate: “I leoni di Sicilia” di Stefania Auci. A chi ci chiedeva consiglio abbiamo proposto “Cambiare l’acqua ai fiori” di Valerie Perrin e la meravigliosa ristampa de “La promessa” di Durrenmatt, che sono andati bene anche loro». Riguardo al “mancato apporto” del Comune sul fronte manifestazioni, Orsi è lapidario: «Direi niente di nuovo sotto il sole. Francamente in tutti questi anni non ho ricordi di particolari iniziative comunali durante il periodo natalizio, né per quel che riguarda l’organizzazione di eventi né per eventuali interventi di “miglioramento estetico” della città in vista delle feste. Ormai siamo abituati così». C’è anche chi pur non avendo registrato picchi negli affari preferisce guardare il bicchiere mezzo pieno.


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è il caso di Fabio Tordi, con il suo negozio di abbigliamento in via Cavour. «Non c’è stato alcun boom, gli affari restano in linea con quelli dell’anno precedente. Nonostante la crisi continua e le difficoltà varie posso però dire che è andata bene. Noi piccoli commercianti cerchiamo di mettercela sempre tutta per inventarci cose nuove e offrire sempre maggiore qualità e servizi. Lavorare per costruire un rapporto di fiducia con il cliente è l’unico sistema per contrastare le grandi catene non specializzate e la vendita online». Chi ha avuto una parte attiva nell’organizzazione di eventi in occasione delle feste natalizie è la neonata associazione “Voghera da Scoprire”, cui aderiscono oltre 70 commercianti vogheresi. «L’associazione ha organizzato tre eventi che hanno animato le strade di Voghera nelle due domeniche prenatalizie» spiega il presidente Maria Teresa Figini. «La slitta di Babbo Natale che riceveva le lettere dei bambini, i clown truccabimbi grazie anche alla all’’Associazione Naso a Naso in collaborazione con “Il Sogno Antico” e, come ultimo evento, il sabato prima di Natale un’esibizione di artisti sui trampoli che hanno percorso le strade del centro con i costumi natalizi. In collaborazione con Spazio53, in Piazza Duomo è stata inoltre allestita a cura delle attività aderenti una postazione per le foto con sfondo natalizio.

Fabio Aquilini

Un altro appuntamento già previsto, con momenti musicali in vari angoli della città, è poi saltato causa pioggia ma sarà recuperato». Considerando che si trattava del primo esperimento e pertanto non ci fossero aspettative precise, l’associazione è soddisfatta della partecipazione ottenuta: «Abbiamo avuto ottimi riscontri e questo ci ha fatto un enorme piacere. La gente era nelle strade del centro per assistere agli eventi e soprattutto i bambini, veri protagonisti delle iniziative prenatalizie, erano davvero felici».

Francesco Orsi

Dire se queste iniziative abbiano avuto una reale ricaduta sugli affari è difficile per una associazione che non è strutturata per raccogliere numeri, anche se l’impressione è positiva. «La sensazione è che le iniziative messe in cantiere abbiano influito positivamente, anche se il nostro intento non è stato solo questo» spiega Figini: «Abbiamo innanzitutto voluto creare un’inversione di tendenza che vedeva inesorabilmente svuotarsi le strade di Voghera destinate allo shopping e al passeggio». di Christian Draghi

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Fabio Tordi

«Mancano parcheggi liberi in centro, mettano almeno il disco orario nei giorni di mercato»

«Mercatini e Notte bianca li faremo fuori Voghera» Il numero uno dell’associazione di ambulanti Apva, Rocco Del Conte, traccia un bilancio delle festività natalizie in salsa agrodolce. Da una parte è soddisfatto dell’andamento degli affari per i suoi associati, dall’altra non lesina la polemica, con Comune da una parte e alcuni commercianti “fissi” dall’altra. Al punto da annunciare che «il mercatino europeo e la Notte bianca di aprile li organizzeremo a Rivanazzano Terme». Del Conte, che cosa è successo? «è successo che qualche commerciante si è lamentato del fatto che per tre giorni una porzione della piazza Duomo è stata occupata dagli ambulanti in occasione dei mercatini di Natale, sostenendo che la presenza delle bancarelle toglieva posti auto e, di conseguenza, riduceva i potenziali clienti». Che cosa si sente di rispondere? «Che di macchine la piazza è piena tutto l’anno ma di gente nei negozi ne va poca comunque. In secondo luogo mi sembra assurdo che ci si lamenti se in centro ogni tanto si organizza qualche cosa. In ogni modo, chi preferisce le auto alle manifestazioni sarà accontentato, dato che è nostra intenzione levare il disturbo». Cioè?

«C’è chi in piazza Duomo preferisce le auto alle manifestazioni»

Rocco Del Conte,

«Dato che l’area dell’ex Caserma per ragioni igieniche non è adatta a ospitare eventi basati sul cibi e che se si fa in piazza Duomo si “rubano” posti auto, vorrà dire che il mercatino europeo e la Notte Bianca ad aprile li organizzeremo a Rivanazzano Terme, che già ha dato disponibilità. Loro si tengano le auto. La situazione

però a Voghera, me lo lasci dire, è ormai impossibile e non solo per via di questa situazione». Che cosa non va? «è impossibile organizzare qualsiasi cosa. Chiedere aiuto al Comune è inutile perché tanto la risposta è sempre la medesima, ovvero che non ci sono soldi. Inoltre quando ci vengono proposte iniziative da organizzare, lo si fa con tempi ristretti che non consentono certo una adeguata programmazione. Per il Carnevale abbiamo proposto di realizzare dei carri, come

d’altra parte si fa in moltissimi altri centri, giusto per fare qualcosa di diverso dal solito. La risposta del comandante dei vigili è stata che i carri qui non possono circolare. Che ci stiamo a fare noi?». Al di là di tutto come sono andati i mercatini di Natale? «Per noi bene, si è lavorato abbastanza. D’altra parte se non si sfrutta almeno l’occasione del Natale…». di Christian Draghi


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«La mia magia al servizio dei malati» Usare la “magia” come strumento terapeutico è la mission che Edoardo Gronda, 23enne commissario dell’Area Giovani del comitato vogherese della Croce Rossa, si è prefissato. Cresciuto con la passione per la prestidigitazione, arte che ha appreso e nella quale si applica fin da bambino, ha deciso di mettere la sua abilità al servizio dei più bisognosi. Per lui la magia diventa un dono: anche se per pochi minuti, consente allo spettatore di staccarsi dalla realtà e dalle preoccupazioni quotidiane. O dalla sofferenza, nel caso di persone malate. «Tra tutte le forme di intrattenimento proponibili nel contesto di un ospedale, è quella maggiormente capace di lasciare un ricordo forte, perché avvolta dal fascino del mistero» spiega. Edoardo, com’è nata la passione per i giochi di prestigio? «La passione per i giochi di prestigio e la magia è nata un pò in sordina, da bambino, quando mio padre mi mostrava qualche trucco, rimanendone affascinato. La fiamma però è nata dalla tv, assistendo ai numeri di personaggi italiani come Raul Cremona ed il Mago Forrest». è iscritto a una Federazione? «Al momento no, ma a breve mi iscriverò al Circolo Amici della Magia di Torino, uno dei circoli magici tra i più importanti in Italia, in modo da poter crescere sia a livello tecnico che teatrale». Ci si può improvvisare prestigiatori o lo si diventa seguendo un determinato percorso? «Secondo il mio punto di vista non ci si può improvvisare prestigiatori, nonostante ci sia comunque chi lo faccia, e pur senza rendersene conto danneggia quest’arte stu-penda, facendo una pessima pubblicità ai professionisti. Per imparare l’arte della prestidigitazione è necessario studiare ore ed ore sui libri e imparare questo mestiere affiancandosi a professionisti del settore. Purtroppo, al giorno d’oggi, spesso e volentieri alcune persone si improvvisano maghi, solo perché hanno seguito qualche tutorial su YouTube». Quali sono i suoi punti di riferimento? «I miei punti di riferimento sono sia “classici” che “moderni” in quanto il mio stile e` un mix di queste due fazioni. Tra i “classici” mi ispiro principalmente a Dai Vernon, tra i “moderni” mi piace molto lo stile di Daniel Madison». A quali eventi si esibisce? «Mi esibisco principalmente a matrimoni, compleanni, eventi aziendali e feste private, ma a breve inizierò a portare in scena i miei spettacoli anche a teatro, insieme al Magic Lab». Quando ha capito che sarebbe diventato un lavoro a tempo piano e da cosa è nata l’idea di legarlo al mondo del vo-

lontariato? «Al momento per me non è un lavoro a tempo pieno, in quanto ho intenzione, prima di ogni cosa, di portare a termine i miei studi. Nonostante ciò, nei weekend lavoro in un parco divertimenti a Milano, dove presento la magia principalmente ai bambini, nonostante i miei spettatori preferiti siano gli adulti. L’idea di legare la magia al volontariato è nata un po’ grazie all’incontro con il Magic Lab e un po` grazie alla Presidente del Comitato di Croce Rossa di Voghera Ondina Torti, la quale sapendo della mia passione mi ha chiesto di intrattenere i fruitori del centro per anziani gestito dalla Croce Rossa». Quali sono i benefici che i bambini e gli anziani possono avere a livello psicologico? «Sicuramente tra i benefici ci sono le emozioni di stupore e gioia che la magia può offrire. Nelle persone affette da malattie, qualunque esse siano, sicuramente la magia e` in grado di distogliere anche solo per un attimo il pensiero dalla malattia stessa, e magari il pensiero dell’essere costretti in un ambiente ospedaliero. La magia non è di certo una cura medica, però sono convinto che porti dei benefici e che funga un po’ da antidolorifico e antidepressivo». All’attivo ha una collaborazione con l’associazione Magic Lab, che tra l’altro opera con i pazienti in corsia. Ce ne vuole parlare? «Il Magic Lab è un’associazione che opera nel Milanese, principalmente con lo scopo di fornire ai prestigiatori “in erba” la possibilità di esibirsi di fronte ad un pubblico e di partecipare a Workshop per crescere professionalmente. Con loro ho avuto l’opportunità di andare a fare magia in corsia all’ospedale di San Donato Milanese. Devo dire che è veramente un piacere portare la magia in un ospedale, riuscire a strappare un sorriso a chi magari da sorridere ha poco o niente». Che consiglio darebbe a chi si vuole avvicinare a questa professione? «Il consiglio che darei è quello di studiare sui libri non solo le tecniche ma anche la cultura e la storia magica, frequentare un circolo di magia e se possibile seguire lezioni private da professionisti». Un prestigiatore famoso con cui le piacerebbe collaborare? «Rimanendo in Italia, mi piacerebbe collaborare con Raul Cremona e con il mentalista Antonio Argus, in quanto ultimamente mi sto avvicinando anche alla branca del mentalismo. Per quanto riguarda prestigiatori internazionali, mi piacerebbe poter collaborare con Daniel Madison e con Patrick Kun». Ha mai pensato di estendere la sua attività alle scuole primarie vogheresi,

A destra Edoardo Gronda, commissario dell’Area Giovani del comitato vogherese della Croce Rossa con Roberto Giobbi, scrittore di libri per prestigiatori

Edoardo Gronda “mago di corsia”: «Distraggo i pazienti dalla sofferenza» come atti-vità ludica di intrattenimento per i bambini? «Sinceramente non ci ho mai pensato, sicuramente potrebbe essere una buona idea quella di portare questa arte nelle scuole per poterla far apprezzare ai bambini, i quali magari non hanno la possibilità di poterla vedere frequentemente… oggi, in tv, la si vede poco e in altri casi, come con YouTube, loro non riescono a comprendere la differenza tra professionisti e non». Sono in programma eventi in cui è possibile assistere a questa magica arte? «Certo, il 16 febbraio ci sarà uno spettacolo al Teatro Cesare Volta di Pavia assieme al MagicLab, ma ci saranno anche

altri eventi che annuncerò man mano sulla mia pagina Instagram e Facebook». Per quanto riguarda il suo ruolo in Croce Rossa, quali sono i tuoi progetti nel tuo nuovo ruolo di Commissario? «Sono molte le attività che portiamo avanti, come i progetti di Sicurezza Stradale nelle scuole superiori per i neopatentati e tutti gli eventi dedicati ai bambini con attività di face painting e gonfiabile, ricordo inoltre che Croce Rossa non è solo ambulanza, ma è molto di più, si può essere volontari e partecipare a questi eventi senza dover necessariamente fare servizio di emergenza». di Federica Croce


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«A Salice Terme i marciapiedi sono pericolosi, urge porvi rimedio»

Gentile Direttore, spesso e oramai da anni mi reco a Salice Terme per una passeggiata, è un’abitudine che ho e che pratico anche nei mesi invernali. Lunedì 6 gennaio alle ore 15 circa, stavo tornando da una passeggiata nel parco e mentre mi dirigevo verso il parcheggio delle scuole per recuperare la mia autovettura e ritornare a casa, sono inciampata su un dislivello del marciapiede in via delle Terme, quasi di fronte all’Hotel Salus, cadendo sulle ginocchia, mano sinistra, fronte, naso e labbro superiore. Sono stata immediatamente soccorsa da una coppia gentilissima che mi ha sostenuto perché sanguinavo, li ringrazio così come ringrazio il gentilissimo ragazzo che mi ha accompagnato alla mia autovettura. Ho toccato con mano la sollecitudine e la gentilezza di

queste persone. Ciò che assolutamente non va è, invece, lo stato di abbandono di molti marciapiedi salicesi, pericolosissimi per buche e dislivelli, non sempre percepibili se si cammina velocemente. Da quando sono in pensione ritengo quasi mio dovere fare delle camminate, per cercare di mantenermi in forma e per non essere un peso per la mia famiglia e per i miei figli, vorrei, però avere il diritto di camminare in sicurezza. Si pensa giustamente alle piste ciclabili per i ciclisti, ma si dovrebbe anche pensare ai marciapiedi, a maggior ragione se si parla di una località termale, spesso frequentata da persone di una certa età, marciapiedi che adesso non degni di Salice Terme. Salice Terme i marciapiedi sono pericolosi, urge porvi rimedio. Anna Fugazza - Voghera

Limiti di velocità, «è complicato stabilire un limite corretto e ragionevole» Egregio Direttore, ogni giorno per lavoro mi reco a Pavia ed alla sera facendo il percorso inverso ritorno a casa a Voghera, spesso ci impiego oltre un’ora minuti, 60 minuti per fare 30 km… una media da bicicletta di 30km all’ora. Questo è dovuto agli assurdi limiti imposti. Nelle ore di traffico intenso, questi illogici limiti, uniti agli autovelox provocano incolonnamenti, prima del ponte del Po, che spesso si traducono addirittura in arresti del traffico, uno stress continuo soprattutto dopo una giornata di lavoro. Mio padre, mi dice che negli anni 70/80/90 i limiti erano di 90km/h e 50 nei tratti abitati, eppure allora le auto erano meno sicure di oggi, avevano spazi di frenata di gran lunga maggiori, ma poi, siamo davvero certi che a minor velocità corrisponda minor rischio? Ci sono studi che affermano esattamente il contrario, in Germania giusto per fare un

esempio eclatante, si è scoperto che nelle autostrade la maggior velocità implica maggior concentrazione e minori rischi, difatti le autostrade per la maggior parte della loro percorrenza sono senza limiti. Non so chi decida sulle nostre statali i limiti imposti, forse l’Anas o la prefettura, resta il fatto che spesso sono limiti che rasentano il ridicolo, è facile imporre un limite di 30 o 40 km/h, ma è molto più complicato stabilire un limite corretto e ragionevole, ovvero un limite che offra sicurezza ed allo stesso tempo tenga presente anche delle esigenze degli automobilisti. È intollerabile, frustrante e stressante impiegare oltre 60minuti per fare 30 km, qualcuno ponga rimedio, magari inserendo limiti ragionevoli che tengano conto della sicurezza, ma anche della salute mentale di chi guida. Marco Colombi - Voghera

LETTERE AL DIRETTORE Questa pagina è a disposizione dei lettori per lettere, suggerimenti o per fornire il proprio contributo su argomenti riguardanti l’Oltrepò Scrivete una email a: direttore@ilperiodiconews.it Le lettere non devono superare le 3000 battute. Devono contenere nome, cognome, indirizzo e numero di telefono che ci permetteranno di riconoscere la veridicità del mittente Le lettere con oltre 3000 battute non verranno pubblicate

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«Selfie a se stessi o ai piatti... anche a Natale»

Egregio Direttore, molti, in questi anni, sono stati i cambiamenti nelle abitudini di vivere il Natale. Il primo ingrediente che si apprezzava tanto a Natale era il ritrovarsi insieme, ed era l’ingrediente essenziale; si aspettava con l’acquolina in bocca il gustoso pranzo, cucinato con tanta abilità, pazienza e amore dalla mamma o dalla nonna. Si aspettava il tenero momento della poesia recitata dai più piccoli e non ultimo si aspettava di poter trascorrere parecchie ore in compagnia di tutta la famiglia, in un’atmosfera “magica”, diversa dal solito: allegra, malinconica, ricordando il passato, progettando il futuro, aggiornandosi su eventi o sulla salute di parenti e amici, a volte discutendo, magari animatamente, ma comunque ci si parlava. Oggi invece, anche durante il

pranzo di Natale, capita spesso che ognuno si isoli con in mano il cellulare, facendosi i fatti propri, scattando selfie a se stesso o ai piatti, per postarli in tempo reale sui social (guai non far sapere agli amici virtuali cosa si mangia, quando e con chi), inviando messaggi e video anche ad altri seduti alla stessa tavola. Davvero deprimente e preoccupante: si è perso il senso dello stare insieme e guardarsi negli occhi mentre appunto si parla, sia di leggerezze che di argomenti più seri. Purtroppo è un modo di fare sia dei ragazzi che di molti adulti. Un comportamento che denota innanzitutto mancanza di rispetto per i commensali, oltre a non saper più apprezzare il piacere della compagnia. Carlo Castagnola - Casteggio

«Ci vorrebbe una scuola per preparare le badanti» Alla c.a del Direttore, sono una sua assidua lettrice, mi sono trasferita da Milano a Broni nel lontano 2004 in quanto, rimasta vedova, mi sono trovata nella necessità di vivere vicino a mia figlia che risiede e lavora in città da oltre 10 anni. Come molte persone della mia età mi trovo sempre più nella necessità di un aiuto e di un supporto quotidiano per evitare di gravare sui figli. Sono così costretta a rivolgermi alle cosiddette badanti per le necessità primarie. Quello che vorrei evidenziare, pur essendomi valsa nella ricerca anche di più di una agenzia, che non esiste alcuna “scuola” o “corso” di formazione per queste persone. Pur presentate da agenzie che ne garantiscono l’affidabilità, la professionalità e quanto altro, talvolta non hanno nemmeno una discreta conoscen-

za della lingua italiana. Cosa estremamente grave nel caso ad esempio di somministrazione di farmaci o simili. Per quanto sopra esposto suggerisco la creazione di “punti di incontro” (di aggregazione, di formazione... qualsiasi nome gli si voglia dare) al fine di recepire conoscenze di base di cui spesso sono totalmente all’oscuro. Gran parte di queste persone provengono da una realtà non solo diversa, ma dove spesso svolgevano attività totalmente estranee. Catapultate in questa realtà acquistano conoscenze ed esperienza direttamente sul campo. Con disagi ed incomprensioni che ne derivano da ambedue le parti, le persone che hanno bisogno delle loro prestazioni e loro stesse. Angela Panigadi - Broni

«Da Stradella a Varzi, 61 km in un’ora e 50minuti. L’inadeguatezza delle strade tiene in ostaggio il turismo» Egregio Direttore, da sempre frequento l’alta Valle Staffora ed in particolare Varzi. Il 20 Dicembre per amore dei nipoti, mi sono recata a Varzi per comperare le buonissime paste della pasticceria della piazza principale. Da casa mia a Stradella a Varzi sono poco più di 61 Km, se all’andata, verso le ore 14, sono rimasto sorpreso dalla durata del viaggio di un’ora e 15minuti, peggio è stato il ritorno, quando ci ho impiegato un’ora e 50minuti. Lo stesso tempo che impiego, ma da Stradella a Santa Margherita Ligure. È stato constatare la causa di tale rallentamento, che mi ha colpito: limiti di velocità ad ogni piè sospinto, autovelox, strade, come

del resto in tutta la provincia, in stato pietoso. Com’è possibile che oggi ci si metta più tempo ad andare a Varzi rispetto a 20 anni orsono? Senza scagliare anatemi a destra e a manca, credo comunque che ci siano responsabilità storiche consolidate, degli amministratori comunali e provinciali ed anche della comunità montana. Si scrive molto delle lacune del Sud, ma mi pare, che anche noi dovremmo fare ammenda per questi problemi, visto che sono presenti in una zona che vuole fare turismo, ma probabilmente non è così perché l’inadeguatezza delle strade tiene in ostaggio il turismo. Sclavi Rosanna - Stradella


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«I più giovani stanno crescendo in una nuova realtà tecnologica» Vogherese, classe 1989. Dal 2017 risiede a Brescia, ma almeno una volta al mese torna nella cittadina natia, ove ancora abita la sua famiglia. Alla fine dello scorso anno, la rivista Forbes Italia, magazine di primaria importanza nei settori finanziari, tecnologici, informatici, con visioni a largo spettro sugli scenari futuri del Globo, lo ha indicato come uno tra i Fisici italiani che maggiormente questi futuri scenari influenzeranno, grazie alle sue abilità e capacità professionali. Abbiamo incontrato Michele Grossi. Grossi partiamo dalla sua vita vogherese? «Sì, volentieri. Sono nato a Voghera e ho frequentato le scuole della città: le elementari alla Leonardo da Vinci, le medie al Plana ed infine le superiori al liceo tecnologico Maserati. La passione per la fisica nasce da quando ero piccolo, affascinato dall’idea di poter studiare la struttura infinitesima delle cose e degli atomi: questo ha indirizzato la mia scelta per la specializzazione in fisica nucleare a Pavia, dove mi sono laureato nel 2014». Mi è sembrato di capire, dalle informazioni che ho raccolto su di lei, che il suo ambito professionale è più che all’avanguardia: si parla di una nuova generazione di computer quantistici, che lavorano a temperature bassissime, con risultati esponenzialmente superiori agli attuali conosciuti, nel settore finanziario ed in altri, che non ho ben compreso, perdoni i miei limiti “comuni”, ritengo... In parole comprensibili, se possibile, potrebbe spiegarci in cosa consiste esattamente la sua attività ed in quali aree professionali incide? «La mia attività in IBM è strettamente legata ad un progetto che ho iniziato nell’autunno 2017: si tratta di un dottorando di ricerca industriale in Fisica che vede la collaborazione tra l’azienda e l’Università di Pavia. Da un lato, il mio ruolo aziendale è quello di architetto di soluzioni IT dedicate alla progettazione di infrastrutture informatiche e algoritmi in ambito cloud ed intelligenza artificiale, per accelerare la trasformazione digitale delle aziende. Dall’altro lato, il tema di ricerca del mio dottorato è legato alla fisica delle particelle. L’obiettivo è quello di creare modelli di analisi dati attraverso algoritmi che sono in fase di sviluppo utilizzando computer quantistici per fornire risposte a problemi industriali». Quindi, più interessi e ruoli contemporanei? «La mia giornata tipo si divide equamente tra attività di ricerca e lavoro all’interno dell’ecosistema IBM, in particolare con le startup e le aziende innovative.

Michele Grossi, fisico nucleare

In questo momento collaboro con diversi Istituti di ricerca, tra cui IBM Research, Università di Pavia, CERN. La sinergia tra questi Centri di eccellenza ci porta ad esplorare nuovi scenari di ricerca di frontiera grazie alla collaborazione di diverse figure professionali, dal tecnico/ingegnere informatico, al matematico/fisico che lavorano e fanno ricerca in aziende di diversi settori, ad esempio farmaceutico, energetico e finanziario. L’obiettivo principale è quello di riuscire ad accelerare il trasferimento tecnologico da risultati accademici ad applicazioni pratiche».

Dato che tecnologia e futuro sono il suo pane quotidiano, in uno scenario mondiale ove sempre più si parla di arti, mestieri e professioni che andranno a scomparire, o quanto meno a radicalmente trasformarsi, quanto giudica vera, nel breve tempo, questa visione? «Io sono convinto che considerare l’evoluzione tecnologica come la possibile scomparsa di alcune professioni equivalga ad analizzare la situazione in maniera riduttiva ed a tratti sbagliata. Dobbiamo infatti valutare l’impatto tecnologico a 360 gradi: non cambiano solo le profes-

sioni ma cambiamo noi tutti. Noi stessi infatti, come consumatori, richiediamo un contributo tecnologico sempre maggiore nella nostra quotidianità (es. smartphone, pc, domotica, assistenti vocali, …). E mentre noi ci adattiamo a queste innovazioni modificando radicalmente molte nostre abitudini, i più piccoli crescono in questa nuova realtà. Ritengo quindi fondamentale e auspico una parallela rivoluzione educativa che parta dalle scuole e insegni non solo le basi dell’informatica, ma che crei una “consapevolezza tecnologica” nelle nuove generazioni. Infine, riguardo ai computer quantistici, posso dire che sono un argomento di ricerca ampio e affascinante. Nel prossimo futuro, per la maggior parte delle operazioni convenzionali, i processori classici saranno ancora l’opzione più efficiente ed economica. Tuttavia, in alcuni settori come la scienza dei materiali, o l’industria farmaceutica, o la finanza, un processore quantistico potrebbe davvero cambiare completamente - e per sempre - le regole del gioco, rendendo possibili progressi tecnologici di grande portata e difficili da prevedere a priori». Che ruolo giocherà la tecnologia sempre più “alla portata di tutti”, domotica compresa, ad esempio, nei prossimi anni, a suo parere? «La tecnologia deve essere alla portata di tutti ed essere strumento per lo sviluppo della società. Sono molti i settori dove il suo utilizzo (robotica, intelligenza artificiale, etc…) potrebbe aiutare ad ottimizzare processi e servizi di cui abbiamo sempre più bisogno. E se la tecnologia toccherà sempre più da vicino le nostre vite, sarà compito delle aziende che operano nel settore garantire la massima trasparenza degli algoritmi che regolano i vari dispositivi». Mi perdoni la “riduzione” del piano di dialogo dal Cern, dove Lei opera tra le altre sedi, a Hollywood... In “Ritorno al Futuro” si prevedevano le automobili volanti in questo decennio appena concluso, cosa non avvenuta almeno al momento. Ma Apple, l’anno scorso, ha dichiarato che nei primi anni potrebbe mettere in commercio la Apple Car che non richiede pilota, si guida da sé. è una possibilità di estrema innovazione vicina alla realtà, a suo parere? Potrebbe a breve verificarsi? «Non è assolutamente un’ipotesi remota. Apple fa parte di una lista di grandi aziende che stanno investendo molto in questo settore. Grandi colossi tecnologici hanno già progetti e prototipi funzionanti e IBM è tra questi (https://www.autobusweb. com/olli-guida-autonoma-ibm-watson-inprova-a-berlino/).


PERSONAGGI La guida completamente autonoma rappresenta un salto culturale molto importante e difficile da immaginare nel breve periodo per diversi motivi legati a normative e sicurezza ma è inutile nascondere che quasi tutte le automobili moderne sono dotate sempre più di sistemi intelligenti. Il dilemma uomo-macchina riemerge ogni volta che si affaccia una nuova tecnologia. Inutile dire che il futuro ci porterà a perfezionare sempre più le macchine, parleremo di intelligenza aumentata. Come comunità scientifica tecnologica abbiamo dunque il dovere di affrontare anche temi etici ogni qualvolta deleghiamo alle macchine decisioni che impattano sulla vita delle persone». Forbes, il bisettimanale americano di economia, finanza, tecnologia, etc., ritengo il più quotato Magazine del settore, l’ha inserita tra i 30enni più influenti dei prossimi anni a venire: è certamente un traguardo, oltretutto raggiunto in età così giovane, prestigiosissimo ma di grande “peso”! Questa, mi passi il termine, pubblicità mondiale potrebbe portarla a decidere, forse accettando un’offerta importante, di lasciare l’Italia? Quali sono le destinazioni più importanti nel suo settore d’attività dove, magari, Le piacerebbe risiedere e lavorare in futuro? «Sono molto contento di essere stato eletto da Forbes Italia in questa categoria: rappresenta sicuramente un importante stimolo a proseguire la mia attività di ricerca.

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«Non sono per la “fuga all’estero” a priori. Ritengo invece che la parola chiave per un giovane d’oggi sia “dinamicità”» Al momento lavoro a Milano, in questo ruolo di ricerca supportata e guidata dal mondo industriale e accademico. È un’attività che mi porta a viaggiare e a confrontarmi con colleghi di diverse parti del mondo. Sono diversi i paesi che stanno investendo in termini economici e di risorse sulle tecnologie quantistiche, tra questi il Canada, gli USA, il Giappone e in Europa al momento la Germania e in parte la Francia. IBM ha laboratori di ricerca in diversi paesi, la Svizzera e gli USA sono quelli più attivi nello specifico sul tema». Lei è nato a Voghera ed ha studiato, oltre che nella natia cittadina, in Università a Pavia. Anzi, forse ancora sta frequentando l’Ateneo pavese... Qual è la sua visione della realtà dei “Cervelli in fuga” dalla nazione? Professa l’allontanamento dal territorio italiano a giovani studenti che, magari, a sua volta ha avuto modo di conoscere in questi anni?

C’è una possibilità, come lei ha percorso, di “riuscire” anche rimanendo qui o ritiene essere il suo un caso “anomalo”? «È un tema molto delicato e personale. Spostarsi dal proprio Paese comporta scelte che spesso vanno oltre l’aspetto lavorativo. È evidente che ci sono realtà estere che valorizzano meglio alcuni profili e che garantiscono condizioni che a volte mancano qui in Italia. Non sono per la “fuga all’estero” a priori. Ritengo invece che la parola chiave per un giovane d’oggi sia “dinamicità”. Periodi di formazione all’estero, la conoscenza delle lingue, contatti con le aziende e con professori universitari di Centri di riferimento, sono infatti fondamentali nella propria carriera. A volta basta allontanarsi di pochi chilometri per affrontare lo stesso problema da un punto di vista differente. Io non reputo il mio caso anomalo, bensì frutto di un progetto nato da alcune difficoltà e con-

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traddizioni che ho incontrato nel mio percorso che mi hanno spinto a fare un passo avanti e ad andare oltre ridisegnando il mio percorso. La vicinanza e la collaborazione tra università e mondo industriale oggigiorno è fondamentale. Esse rappresentano realtà diverse che possono ottenere un reciproco vantaggio e fornire agli studenti, docenti e ricercatori un punto di vista più completo e concreto». Lei risiede ora a Brescia. Quante volte torna a Voghera e/o frequenta l’Oltrepò? Ha un qualche attaccamento sentimentale nei confronti del suo territorio d’origine? «Io torno a Voghera mediamente una volta al mese, la mia famiglia risiede a Voghera. Sono nato lì e quindi esiste un attaccamento dato da luoghi, amici e persone. Credo sia importante mantenere un rapporto con la zona d’origine un po’ come fosse una bussola, un punto di riferimento». Come vede e/o cosa consiglierebbe agli amministratori oltrepadani? «Io credo che il nostro territorio abbia delle caratteristiche uniche in termini di paesaggio, e di ricchezza enogastronomica. È evidente che la vitalità di un territorio sia legata al tessuto economico-industriale e alla presenza di lavoro. Forse la vicinanza a Milano, Pavia e alla Liguria potrebbe essere meglio sfruttata come punto di forza del territorio. Credo servano idee nuove e coraggio di mettersi in gioco per tenere viva la presenza sul territorio». di Lele Baiardi


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è di Voghera il calzolaio dei VIP milanesi Alcuni mesi or sono, frequentando la movida notturna oltrepadana, mi sono spesso imbattuto nel nome di questo giovane imprenditore, da altrettanti giovani citato ed ammirato, divenuto negli ultimi anni famoso a Milano, anche annoverando molte celebrities televisive e modaiole nel suo parco-clienti. Nome legato ad un’attività tanto particolare quanto assolutamente moderna e contemporanea che trova la sua massima espressione nel trattamento di un accessorio di moda oserei dire, per immagine e qualità, oggi assolutamente imprescindibile per le nuove generazioni: le Sneakers! Idolatrate, cacciate, in senso proprio di inseguite tramite ore di shopping per boutiques e/o sul web, ammirate, sognate e, talvolta, ossessivamente desiderate come un bene prezioso! Abbiamo incontrato Jacopo De Carli. Iniziamo a presentare l’uomo ed il suo percorso, anche studentesco, per arrivare al professionista odierno? «Con piacere... Dunque, sono nato a Voghera, Classe 1993, e da 3 anni sono residente, e lavoro, a Milano. Il mio percorso scolastico è stato un po’ burrascoso: ho frequentato per due anni, a Voghera, l’Istituto Tecnico Baratta, per geometri, “spinto” dai miei genitori che sognavano di vedermi architetto. Per problemi di salute, sono stato bocciato al secondo anno: ho quindi cambiato istituto, iscrivendomi all’istituto privato “Verga “ a Pavia, cercando di recuperare 2 anni in 1. Dopo 4 mesi di grandi risultati (sorride...), di mia spontanea volontà ho lasciato l’Istituto Verga, iscrivendomi alla Scuola Professionale “IPSIA-Calvi” di Sannazzaro De Burgondi. Sono stati ancora anni di grandi risultati (sottolineando l’ironia...), tra sospensioni e voti sotto la media: così, dopo la bellezza di 3 anni, fu lo stesso preside a consigliare mia madre di ritirarmi, visto che ero... abbastanza un “problema“. Non perché fossi violento, non si trattava di bullismo: diciamo che... mi piaceva dire il mio punto di vista e... fare un po’ come mi andava. A 18 anni suonati, in terza superiore, il mio percorso scolastico quindi terminò così, senza un pezzo di carta che mi potesse rappresentare». Veniamo alla nascita della passione professionale, gli inizi e lo “sbarco” in Milano... «La passione per le scarpe nacque da piccolo, forse per differenziarmi un pochino dai coetanei ed imitare “i grandi del paese“. Ho iniziato a farmi comprare scarpe griffate in giovane età e, man mano che crescevo, la scarpa rimaneva il pallino fisso nella composizione di ogni outfit. Dopo il “successo” scolastico, iniziai a lavorare in un’officina meccanica.

«A scuola non ero uno studente modello. A 18 anni, ancora in terza superiore, mi consigliarono di ritirarmi»

Jacopo De Carli, “il calzolaio” dei VIP

«Ho sempre avuto il pallino delle scarpe firmate. Le volevo per distinguermi dai coetanei»

La voglia era davvero scarsa. Forse per la poca predisposizione ad imparare quella professione. Un giorno lessi una notizia online che riportava che a Bergamo si tenevano dei corsi per diventare calzolaio: tornai a casa e chiesi a mia madre di poter partecipare. Nel giro di pochi mesi iniziai questo corso, che si teneva una volta la settimana: alle 17.00 finivo di lavorare a Pavia e mi dirigevo a Bergamo. Nel giro di 1 anno presi il primo attestato e fin da subito si notava una certa predisposizione a questa professione. Dopo 3 anni e mezzo di lavoro in officina, i miei ex-titolari decisero di lasciarmi a casa... giustamente. Da quel momento, anch’io decisi che avrei dovuto cambiare vita. Pochi mesi dopo trovai lavoro a Milano, da stagista, in uno dei migliori negozi d’Italia per la riparazione di scarpe ed accessori di lusso. Ed ancora poco dopo, mi ritrovai a vivere da solo a Milano e fare quello che mi piaceva: il calzolaio! Nei primi due, tre mesi cercai di apprendere il più possibile dai miei colleghi e, nei mesi immediatamente successivi, “aprii” un settore nuovo all’interno del laboratorio, quello dei restauri e dei lavori di dettaglio su scarpe e borse. Per gioco, alcuni amici mi lasciarono le loro scarpe da ginnastica da collezione, altresì dette sneakers, per provare a sistemarle. Una volta riconsegnate, i commenti mi stupirono! Tutti mi dissero di focalizzarmi su quel settore, dove nessuno si era mai addentrato: le sneakers da collezione! Allora, entrai nelle community italiane di collezionisti di sneakers e, per qualche mese, cercai di capire cosa... “mancasse”. Magicamente, il mio ruolo da restauratore poteva diventare una professione vera e propria.


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PERSONAGGI Di lì a breve diventai “quello che sistema i problemi“, “il calzolaio 2.0”, “lo sneakeraio“... e lasciai il mio posto di lavoro, come dipendente, per intraprendere il mio percorso personale, fondando il marchio “DCJ”, acronimo del mio nome». Che tipologie d’intervento opera sulle calzature? Quanto costa e che tempi di attesa/lavorazione ha il suo intervento? «Le operazioni che eseguo sulle calzature sono svariate, ma le più richieste sono quelle di restauro completo (pulizia, igienizzazione, lucidatura, ritocchi di vernice), di pulizie complete o di cambi-suola, il “sole swap“. dove viene cambiata la suola rovinata con la stessa suola rimuovendola da una scarpa nuova... I prezzi partono dai 30/40 euro ed in base ad ogni lavorazione variano, anche in virtù del valore della scarpa». Che ruolo gioca la tecnologia nel suo lavoro? Cosa si riesce a creare, a fare? «Sicuramente la tecnologia gioca un ruolo molto importante, sia nel creare sia nel “vendersi”. Il mio progetto è partito interamente tramite i Socials e così continua attualmente... quindi, la tecnologia ha giocato un ruolo molto importante: poi, a livello tecnico, ti aiuta a creare pezzi unici e sviluppare prodotti ed accessori con materiali innovativi addirittura in anticipo sui grandi brand». La sua tecnica di lavoro si può applicare solo alle calzature? Se possibile su altri capi, quali e per quali scopi? «Le tecniche che ho imparato nel tempo mi permettono di poter operare, oltre che sulle sneakers, anche su borse e scarpe classiche. Imparando a conoscere i vari materiali, con l’esperienza, oggi riesco a riparare al meglio ogni scarpa ed accessorio». La sua popolarità è velocemente cresciuta nell’ambito modaiolo milanese, facendo diventare clienti ed amici anche celebrities di altri mondi, non solo della moda. Ce ne vuole citare qualcuno?

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Le richieste più “pazze” dei VIP: «Rotelle da roller blade sotto scarpe d’alta moda o diamanti sulle sneakers» Ha ricevuto richieste professionali “bizzarre” da alcuni di questi? «La mia “popolarità” è nata un po’ per caso, girando i vari eventi milanesi e conoscendo tante persone. Le amicizie sono aumentate di livello ma, nonostante tutto, sono rimasto lo Jacopo di sempre. Le richieste più strane che ho ricevuto da persone famose? … Sicuramente delle rotelle da roller-blade sotto scarpe di alta moda, o diamanti veri su sneakers». Lei è nato a Voghera e la sua famiglia risiede a Casteggio: quante volte torna e/o frequenta l’Oltrepò? Ha un qualche attaccamento sentimentale nei confronti del suo territorio d’origine? «Fino all’età di 6 anni ho vissuto con i miei genitori a Casteggio. Dopo il loro divorzio, sono andato con mia madre a Sannazzaro de Burgondi, fino ai 23anni. In seguito mi sono appunto trasferito a Milano. Sicuramente queste zone le ho un po’ nel cuore: ho vissuto l’infanzia tra i campetti di calcio ed i giri in motorino, cosa oggi un po’... “rara“ a vedersi... Ultimamente sono molto presente a Casteggio, in attesa di novità lavorative ed apertura di un nuovo negozio a Milano. Sento la differenza con i ritmi milanesi, ma ammetto: un po’ di sano relax non guasta mai!».

Anche in Oltrepò tantissimi giovani acquistano sneakers prestigiose e costosissime. C’è molta partecipazione anche sui Social Networks a riguardo. Ho anche sentito di creazioni da collezione, di battiture d’asta... Le sneakers anche come investimento, come gli orologi “importanti”, quindi? «Negli ultimi 3 anni le sneakers sono diventate dei pezzi d’arte per molti ragazzi e collezionisti. Ormai I ragazzini non sognano più il motorino a 14 anni, ma la scarpa da 3.000 euro da poter indossare a scuola per mostrare agli amici che sono “ricchi”. Io tocco davvero molte scarpe dai valori folli... anche 20/25mila euro per un singolo paio, e noto che è paragonabile al mercato degli orologi e delle auto di lusso. Chi ha la possibilità di comprare scarpe molto rare ha certo oggi la possibilità di poterle rivendere, dopo mesi o anni, a prezzi davvero fuori dal comune!». Per la sua tipologia di professione, quale sarebbero i luoghi ove ritiene le sue abilità sarebbero maggiormente apprezzate e/o, forse, in quali realtà vorrebbe prossimamente trasferirsi? «Il Made in Italy è un marchio che all’estero funziona sempre.

Al momento vorrei fare molto bene in Italia, cercando di diventare sempre più conosciuto e formare un team di artigiani al mio fianco in modo da poter esaudire ogni richiesta. Sicuramente una meta che mi piacerebbe assaporare nel futuro è l’America, però rimaniamo con i piedi per terra, per il momento». Cosa si augura per il nuovo anno appena iniziato? «Per il 2020 spero di avere sempre la solita “fame” e la stessa costanza che mi hanno portato fino a qui. Ed in un momento per me come questo, di rinnovamento per il futuro della mia attività, di poter continuare, come in passato, a superare altrettanti ostacoli a testa alta!». di Lele Baiardi

«Metto le mani su scarpe da 25mila euro al paio»


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Cheap but chic: PIATTI GOLOSI E D’IMMAGINE AL COSTO MASSINO DI 3 EURO

ZUPPA DIETETICA CON La cipolla dorata di Voghera

di Gabriella Draghi Abbiamo festeggiato con brindisi, prelibatezze e abbuffate di ogni genere. Adesso è il momento di pensare alla linea e rientrare nei ranghi di un’alimentazione più equilibrata. Perdere un po’ di peso non è impossibile, è anche un atto doveroso nei confronti del nostro fisico il quale, dopo tanti stravizi, ha bisogno di un momento di riposo e di detox. La ricetta di questo mese è una zuppa che utilizza un prodotto del nostro territorio molto prezioso per la nostra salute: la cipolla dorata di Voghera. La cipolla, con tutte le sue varietà, è un ortaggio diffuso in tutto il mondo e da sempre presente nell’alimentazione dell’uomo. È una pianta erbacea bulbosa, della famiglia delle Liliacee, originaria delle zone asiatiche, usata fin dall’antichità dagli egiziani e successivamente da greci e romani. Questo alimento, oltre che ingrediente principale di moltissimi piatti culinari, possiede molte proprietà curative ed è di base un antibatterico naturale. La cipolla è ricca di vitamine (A, B1, B2, C, E), sali minerali come calcio, fosforo, magnesio, ferro e manganese, fonte di fermenti naturali utili per stimolare e favorire la digestione. Inoltre, contiene pochissime calorie e ha una forte azione diuretica, in grado di ripulire fegato e reni. Essendo un antibatterico naturale, la cipolla ha un’azione antisettica sul nostro organismo, utile per combattere contro germi, batteri ed infezioni; in particolare, depura e disintossica l’intestino, favorendo lo sviluppo della flora batterica. In particolare, la cipolla dorata di Voghera ha una forma a trottola leggermente schiacciata, con un diametro di circa 6 cm di media; il colore è giallo dorato intenso. Il profumo è molto intenso e il sapore è caratterizzato da una elevata sapidità. La coltivazione avviene nell’area vogherese e nei comuni immediatamente limitrofi. Si raccoglie in estate e si conserva per tutto l’inverno.

Per le sue caratteristiche di consistenza e gusto, è particolarmente adatta ad essere utilizzate nella preparazione di minestre e zuppe. E veniamo alla nostra ricetta, molto gustosa ed indicata anche ad una cena conviviale. Tra gli ingredienti troverete la mela, che ha un ruolo fondamentale in questa preparazione perché renderà la zuppa molto più digeribile! Come si prepara: Peliamo le cipolle e le affettiamo ad anelli sottili. Tagliamo la mela sbucciata a fettine sottilissime. In una casseruola mettiamo 5 cucchiai di olio extravergine ,uniamo le cipolle e la mela e facciamo rosolare a fuoco dolce per circa 20 minuti fino a quando non saranno appassite, senza prendere colore. A questo punto aggiungiamo la farina, mescoliamo bene e cuociamo ancora due mi-

nuti. Scaldiamo il brodo e lo versiamo gradualmente nel tegame con le cipolle, mettiamo il coperchio e lasciare cuocere dolcemente per un’ora. Ora saliamo e aggiungiamo una bella spolverata di pepe macinato al momento. Preriscaldiamo il forno a 180°C, inforniamo le fette di pane disposte su di una teglia e le rigiriamo una volta fino a farle dorare. Togliamo la teglia dal forno. Versiamo la zuppa abbondante nelle ciotoline di terracotta, appoggiamo sulla superficie di ogni zuppa una fetta di pane che cospargeremo con il formaggio grattugiato. Disponiamo le ciotoline sulla griglia del forno, accendiamo il grill e lasciamo dorare per qualche minuto. La nostra squisita zuppa è pronta! Buon appetito e buon 2020! You Tube Channel “Cheap but chic”. Facebook page “Tutte le tentazioni”

ZUPPA DI CIPOLLE DORATE DI VOGHERA Ingredienti per 4-6 persone:

1 kg di cipolle dorate di Voghera mezza mela delicius bianca 2 cucchiai di farina 00 due litri di brodo di carne o vegetale 6 fette di pane casereccio mezza tazza di parmigiano reggiano grattugiato grossolanamente olio extravergine d’oliva sale e pepe


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“Oltrepò drink twist”

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IL MOSCATO LIQUOROSO dell’OLTREPÒ PROTAGONISTA nel NEGRONI! di Emanuele Firpo

Quinto appuntamento legato al magico mondo della miscelazione, al quale abbiniamo la naturalezza dei prodotti tipici firmati Oltrepò Pavese. Posso scrivere con tranquillità che il NEGRONI è un po’ il “re arrogante” degli aperitivi nei bar dello stivale (e non solo), perché arrogante? Perché, si sa, che dopo due o tre Negroni… insomma, non si sa più niente (cit.). Però è buonissimo ed affermo, dopo quasi vent’anni passati dietro un bancone, che molti clienti che ho avuto l’onore di servire hanno attraversato un periodo “a Negroni”. Ho spesso sentito dire “belli i tempi del Negroni”. Cosa rende così amato questo cocktail che ha esattamente 101 anni? Oggi si costruisce così: un terzo di vermut rosso dolce, un terzo di bitter ed un terzo di gin. Cosa hanno in comune questi tre ingredienti? Che salvo casi sporadici non vengono mai consumati da soli. Dico sporadici perché può capitare di servire un vermut rosso con ghiaccio e arancia o un bitter shakerato (drink che pur non essendo codificato è richiesto ma sempre con l’aggiunta di un altro liquore, gin o whiskey irlandese come piace a me). Sta di fatto che insieme sono una BOMBA! Un esplosione di sapori, la dolcezza del vermut contrastata dal sapore decisamente amaro del bitter ed il profumo del gin, che inoltre, con la sua gradazione alcolica, irrobustisce non poco… e gli agrumi? Importante la fettina di arancia e la scorza di limone che, dopo averla “strizzata” per tirarne fuori gli oli essenziali, la si strofina sul bordo del bicchiere. Oggi, visto il grande assortimento di liquori nelle bottigliere dei bar si possono creare abbinamenti interessanti con vermut ricercati e gin prodotti in mezza Europa. Creiamo insieme il nostro NEGRONI con due piccole varianti che lo renderanno esclusivo e soprattutto FIRMATO OLTREPO’ PAVESE. Il vermut è un vino aromatizzato e, se si parla di vino, il nostro territorio può alzarsi in piedi e dire la sua!

Ho scelto il MOSCATO LIQUOROSO O.P., un vino dal colore giallo dorato o leggermente ambrato, un profumo aromatico e intenso ed un sapore dolce e vellutato. I vitigni che rientrano nella composizione sono il Moscato bianco min. 85% e la Malvasia aromatica max 15%. Sostituito il vermut andiamo a rimpiazzare la piacevole fettina di arancia con una bella fetta spessa di pompelmo rosa ed il gioco è fatto. Un po’ di storia sul “re arrogante” Negroni, perché svelare i misteri ci fa apprezzare di più la degustazione! Nasce nel 1919 al bar Casoni di Firenze creato dal conte Camillo Negroni, bevitore incallito, amante della bella vita e il suo fido barman, Fosco Scarselli. Un’altra fonte sostiene che il barman lavorasse invece al bar Giacosa. Tralasciamo questa confusione… quello che è sicuro è che il conte, forte bevitore, non gradisse l’acqua di soda aggiunta per diluire l’Americano, il drink maggiormente gettonato all’epoca. Suggerì quindi al barman Scarselli di aggiungere anche del gin, il distillato inglese che Camillo conosceva bene, dato i suoi frequenti spostamenti nella capitale d’oltremanica. La madre di Negroni era infatti inglese. Molto gustosa la vicenda che narra la nascita di questo cocktail. Si dice infatti che un giorno il conte si avvicinò al barman, gli sussurrò qualcosa all’orecchio, al che si mise immediatamente al lavoro. Al termine della miscelazione misteriosa e sottobanco disse: “Ecco il suo Americano signor conte”.

La scena si replicò più volte, il sussurro, la miscelazione al riparo da occhi indiscreti, il servizio, fino a che alcuni clienti intraprendenti chiesero al barman dal fare misterioso, cosa mai avesse richiesto il conte. Egli confessò che il conte gli aveva detto ogni volta “Mettici anche una buona dose di gin” . Nei giorni a seguire il drink prese ad essere molto venduto. Al contempo apprendiamo che la prima versione del drink continuava ad avere uno schizzo di soda, eliminata nelle successive codifiche. Il successo del drink fu immediato ed ancora oggi è forse il cocktail aperitivo più amato e venduto in Italia. Il cocktail vanta delle declinazioni, alcune delle quali hanno raggiunto una notorietà propria ed un livello di fama e richiesta pari, se non superiore all’originale. è il caso della variante Sbagliato che nasce in tempi recenti al Bar Basso di Milano e precisamente nel 1968. La leggenda narra che fu proprio generato da uno sbaglio del barista neo diplomato ed appena assunto che non ricordando la ricetta confuse, chissà come, la bottiglia del gin con quella dello spumante brut. Il bar, gestito ai tempi da Mirko Stocchetto continuò la tradizione con il figlio Maurizio servendo il cocktail che ormai ha valicato i confini regionali, diventando un vero must dell’aperitivo grazie alla gradazione alcolica più moderata del mitico ispiratore. Un’altra versione, figlia del successo della vodka in tempi recenti, è il Negrosky che prevede la sostituzione dello speziato gin con il distillato neutro di origine polacca. Ecco la ricetta del nostro NEGRONI al MOSCATO LIQUOROSO dell’OLTREPO’ PAVESE: In un tumbler basso colmo di ghiaccio versiamo 3 cl di Moscato Liquoroso, 3 cl di bitter (il più famoso è il Campari) e 3 cl di gin, inseriamo la fettona di pompelmo rosa e la scorza di limone, avendo cura di spruzzarne gli oli essenziali nella parte alta del drink e di strofinarla sul bordo del bicchiere. Si beve rigorosamente senza la cannuccia e la degustazione parte dal naso, sentirete tutti i profumi.

Oltrepò Pavese…

i COCKTAIL d’autore con i prodotti del nostro TERRITORIO Portate alla bocca il bicchiere ed il sapore mediterraneo della scorza di limone vi avvolgerà. Ora potete assaggiare. Buono vero? Sono sicuro che vi piace. La scelta del gin è importante, non fatevi prendere dalla moda utilizzando un gin artigianale troppo aromatizzato o comunque con botaniche che coprirebbero il sapore finale. Consiglio un gin inglese molto secco, il Tanqueray, che ha come caratteristica la completa assenza di agrumi. Cheers! Consuma sempre i drink a stomaco pieno e non far mancare, di tanto in tanto, un sorso di acqua fresca. DEGUSTARE UN COCKTAIL È UN PIACERE… SE TI PERDI CHE PIACERE È?! DRINK RESPONSIBLY

Emanuele Firpo Barman e collaboratore presso Io&Vale, consulente per aziende del settore turismo, appassionato di merceologia e fondatore della Scuola per Barman “Upper School” di Salice Terme.


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Differenziata in Oltrepò: un solo paese virtuoso nella “classe degli asini” Se le percentuali di raccolta differenziata fossero voti scolastici, l’Oltrepò finirebbe dietro la lavagna con le orecchie da somaro. Eppure, anche nella “classe degli asini” c’è chi si distingue e dà quel buon esempio che in pochi purtroppo seguono: è il comune di Codevilla, da maggio guidato dalla nuova amministrazione del sindaco Marco Dapiaggi. Proprio mentre l’ultimo rapporto di Legambiente evidenzia le difficoltà croniche della nostra Provincia a differenziare, Codevilla con il suo 79% si piazza al primo posto tra i comuni d’Oltrepò e al quinto a livello provinciale. Una posizione in graduatoria raggiunta con soli due anni di impegno, a dimostrazione che il “porta a porta” non è dopotutto quell’oggetto misterioso la cui comprensione e applicazione risulta più complessa di un algoritmo algebrico. Dapiaggi, Considerando che nel 2017 in questa classifica dei comuni virtuosi occupavate la 131esima posizione, può spiegarci come è stato possibile in soli due anni una simile ascesa? «I cittadini di Codevilla sono i soli cui ascrivere i meriti di questo ottimo risultato. è stato un percorso lungo, articolato e condiviso con la cittadinanza, che è da subito stata coinvolta attraverso numerosi incontri informativi dedicati. Abbiamo iniziato a fine aprile 2017, preparando i cittadini ad abbandonare la raccolta stradale della carta e della plastica per avviare il “porta a porta”. Già in quell’anno siamo riusciti ad arrivare a una percentuale del 37% di raccolta differenziata. Il grande volano, però, è stato il 2018, quando dal primo gennaio siamo passati al “porta a porta spinto” eliminando dal territorio comunale tutti i cassonetti ed estendendo la raccolta domiciliare anche alla frazione dell’ umido e a quella dell’indifferenziato. Grazie al meticoloso lavoro di formazione ed informazione fatto, dal primo mese, già a fine gennaio, abbiamo superato l’80% e per tutto l’anno siamo restati costanti su questa percentuale». Lei però è in carica dal maggio scorso. Questo merito è dell’amministrazione precedente oppure rivendica la sua parte? «La proposta di modificare il sistema di raccolta dei rifiuti risale ad una mia mozione presentata nel 2015 quando ancora sedevo nei banchi dalla minoranza, successivamente, nel 2016, sempre come minoranza abbiamo fatto richiesta di aderire alla “Strategia Rifiuti Zero”, la nostra insistenza e volontà di cercare di essere lungimiranti ci è stata riconosciuta anche dall’allora sindaco, Roberto Pastormerlo - con il quale, nel corso dello scorso mandato, nonostante fossimo su fronti oppo-

Asm Voghera, che è un buon partner, per trovare la migliore strategia possibile, cercando di copiare il meglio dalle altre municipalità che, in altre provincie, da anni hanno già adottato questa metodologia. L’augurio è di arrivarci nel 2021». Guardare in casa d’altri, si sa, è sempre spiacevole, però la gente potrebbe chiederselo: come mai secondo lei mentre da voi la differenziata è decollata in numerosi paesi vicini resta al palo? «La situazione è complessa e di difficile lettura. In generale si può dire che ciò che impedisce di raggiungere dei risultati apprezzabili è l’ostinazione con cui si continua a mantenere sui territori i cassonetti perché è il cassonetto grigio dell’indifferenziata che, statisticamente, impedisce l’incremento della raccolta differenziata». Come mai l’Oltrepò non riesce ad aprire un fronte unico ed unitario neppure su problematiche così sentite e concrete? «Scegliere di cambiare le abitudini è un lavoro complesso e soprattutto coraggioso. Noi a Codevilla abbiamo voluto fortemente farlo, consci che il ruolo dell’amministratore non sia quello di limitarsi alla normale routine mantenendo il consenso elettorale, ma di impegnarsi, studiare, guardarsi intorno copiando le cose buone che fanno altri per offrire ai cittadini che ci hanno scelti con il loro voto, strategie che guardano al futuro, magari impopolari, ma che offriranno loro, e ai loro figli, un futuro migliore. Le scelte di coraggio hanno bisogno di amministratori pragmatici ma lucidamente visionari». Marco Dapiaggi, neo sindaco di Codevilla

sti, ho stretto un rapporto di reciproca stima e collaborazione. Il voto favorevole alle nostre istanze, l’impegno profuso dai consiglieri di minoranza, Cristiani e Tamburelli che oggi sono i miei due assessori, e i preziosi consigli di alcuni amici di Rifiuti Zero ci ha permesso che si concretizzasse questo bel risultato per Codevilla». Come funziona esattamente il metodo di raccolta rifiuti in paese? «Abbiamo optato per il “porta a porta spinto”. La nostra scelta è caduta su quella che le evidenze tecniche, pratiche e scientifiche indicavano come il sistema impegnativo ma sicuramente più efficace e performante. Lunedì raccogliamo la plastica, martedì e venerdì l’umido, il giovedì l’indifferenziato e sabato la carta. Questo metodo permette di avere una verifica immediata della correttezza del conferimento e la qualità della raccolta differenziata è molto alta perché le “impurità” e gli errori

di conferimento sono meno frequenti della vetusta raccolta a cassonetto». Il nuovo metodo ha permesso di abbassare le tasse? «Proprio in virtù del fatto che i costi di smaltimento si sono ridotti, da quando è iniziato il porta a porta ogni unità familiare ha visto ridursi la Tari mediamente del 20%, ma come detto in precedenza il nostro obiettivo è arrivare alla tariffa puntuale, non solo per cercare, se possibile, di ridurre ulteriormente il tributo ma soprattutto per una questione ambientale riducendo il ricorso a inceneritori e discariche e nel contempo incentivare il riciclo per il recupero di materie prime seconde cosi necessarie per la nostra economia». Come funziona la tariffa puntuale e quando sarà introdotta? «è quel sistema dove chi più produce rifiuti, e quindi più inquina, più paga, di converso risparmia chi produce meno rifiuti. Al riguardo stiamo dialogando con

Raccolta rifiuti: il piccolo centro oltrepadano è passato in due anni dal 30 all’80%. «Merito dei cittadini»


CODEVILLA

Prima di diventare sindaco è stato un esponente di spicco del comitato “Rispettiamo e valorizziamo il territorio”, in prima linea nella lotta all’inceneritore di Retorbido. La sua si è presentata da subito come un’amministrazione a forte impronta ambientalista. Nel corso della prima seduta di consiglio comunale avete immediatamente sottoscritto la dichiarazione dello “Stato di emergenza climatico e ambientale”, può spiegarci il significato di questa iniziativa? «La nostra dichiarazione è stata coerente con il percorso che come minoranza avevamo portato avanti negli scorsi 5 anni. Siamo stati i terzi in Italia e dopo di noi tanti sono stati i Comuni che hanno adottato analogo provvedimento. Non si tratta solo dichiarazione di intenti, ma una vera e proprio programma che porremo in essere entro la scadenza del mandato elettorale». Quali saranno i risvolti pratici? «Alcune azioni, come l’efficientamento energetico del palazzo del Comune per cui abbiamo iniziato a sostituire i vecchi serramenti con infissi nuovi e ad alto coefficiente di risparmio, sono evidenti agli occhi di tutti, altre si percepiranno con il tempo come la sensibilizzazione della cittadinanza e dei nostri ragazzi a buone pratiche. La nostra casetta dell’acqua, eroga non meno di 600 litri di acqua al giorno, è un altra azione concreta che sosteniamo e che comporta non solo risparmi per i Codevillesi che pagano l’acqua solo 4 centesimi, ma soprattutto riduciamo l’impronta ambientale connessa alla produzione della plastica delle bottiglie ed al trasporto dagli stabilimenti di produzione ai luoghi di vendita/consumo. Altra iniziativa che stiamo promuovendo è l’incentivo ai neo genitori per l’acquisto dei pannolini lavabili. Presenteremo un nuovo regolamento per le eco-feste, per

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ridurre gli impatti ambientali delle sagre, al riguardo la nostra scuola dell’infanzia è già plastic-free, e stiamo organizzando incontri per promuovere le energie rinnovabili sfruttando le agevolazioni già disponibili. Stiamo pensando come piantumare il maggior numero di alberi lungo la Green Way, insomma le iniziative sono in continuo divenire e siamo attenti per dare una mano all’ambiente mentre miglioriamo Codevilla». C’è in corso anche un importante progetto di riqualificazione della Via Umberto I con la realizzazione di una piazza… «Codevilla ha atteso ben dodici anni la realizzazione di una piazza, infatti il nostro Comune, caso più unico che raro, non ha una vera piazza ma una piccola rotonda nei pressi del Palazzo del Comune con alcuni posti auto. Per anni dai precedenti amministratori sono stati sbandierati progetti fantasiosi ma nulla è mai stato fatto di concreto se non l’abbattimento di un vecchio edificio. Da quando siamo stati eletti, ci siamo subito impegnati e siamo particolarmente contenti di poterla finalmente realizzare. E’ stato un percorso articolato che ci ha visti impegnati per tutto l’autunno e che è culminato in un progetto architettonicamente condiviso con la Soprintendenza alle belle arti di Regione Lombardia». Come cambierà il volto del centro? «La sua peculiarità starà proprio nell’essere una piazza digradante verso il basso, per sfruttare la naturale pendenza del terreno. Non sarà molto grande, solo 400 mq., ma abbiamo scelto di allestirla e renderla fruibile per mercati e fiere, predisponendo allacciamenti elettrici ed idraulici. La scelta del materiale di costruzione è caduta sulla diorite, una pietra dura, resistente, molto simile al granito. Non abbiamo dimenticato di prevedere una zona verde, per rendere gradevole lo spazio.

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Differenziata al palo in troppi centri: «Cambiare abitudini è una scelta coraggiosa e impopolare per gli amministratori» Siamo convinti diverrà il cuore pulsante del paese, teatro di eventi culturali e sociali, luogo di incontro e convivialità. Decideremo a chi intitolarla ma abbiamo in-

tenzione di caratterizzarla rendendola un “posto speciale” non solo per Codevilla, ma per l’intero Oltrepò Pavese». di Christian Draghi

Oltrepò maglia nera in Provincia Quello di Codevilla è un esempio virtuoso che non ha fatto ancora proseliti in Oltrepò. Il rapporto di Legambiente riferito al 2018 fa emergere un quadro piuttosto desolante sulla raccolta differenziata in Provincia di Pavia. In un anno, dal 2017 al 2018, l’aumento è stato solo dello 0,5%. La media italiana è del 55% e lo standard fissato dall’Unione Europea è del 65%. Solo 54 centri della provincia su 188 ha raggiunto la soglia del 65%. Le eccellenze si trovano soprattutto nell’hinterland di Pavia e in Lomellina. L’Oltrepò è maglia nera: nessun paese a parte Codevilla è riuscito a raggiungere

la soglia. I dati più sconfortanti riguardano l’Oltrepò montano: Varzi nel 2018 ha avuto il 28% di differenziata, ma ci sono addirittura centri come Val di Nizza e Brallo che si aggirano intorno al 15%. Insomma si butta quasi tutto senza distinzione nei cassonetti dell’indifferenziata. Questo accade soprattutto per difficoltà tecniche e logistiche nel raggiungere ogni casa dei centri montano collinari per ritirare i rifiuti della differenziata porta a porta. Spostandosi verso la pianura, per quanto riguarda i centri principali sempre nel 2018 Broni ha attestato il 34% di differenziata mentre Stradella il 52%.



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«Il mondiale di Enduro? A Rivanazzano grazie anche a qualche amministratore» «Rivanazzano Terme non sarebbe quella che è oggi se non fosse nata la Fiera d’aprile del 2003». Il consigliere comunale con delega alle manifestazioni Elisa Randi analizza il processo di rinascita della piccola cittadina termale, una delle più “vive” in Oltrepò, e spiega come l’amministrazione si sta preparando ad accogliere la Sei Giorni di Enduro 2020, il campionato mondiale per moto che alla fine di agosto avrà proprio a Rivanazzano il suo quartier generale. Randi in che modo la vostra squadra si sta preparando ad accogliere questo evento ? «Collaborando in ogni modo, come stiamo facendo ormai da due anni (da prima che fosse stata presa ogni decisione sull’assegnazione). Nel momento in cui stileremo il calendario degli eventi terremo conto di questa manifestazione per offrire opportunità di divertimento a chi arriverà nel nostro paese». Il Comune ha avuto parte attiva nel portare qui la manifestazione? «Diciamo che se è arrivato qui è anche grazie all’intuizione e ai suggerimenti partiti da qualche componente del nostro motoclub e grazie all’aiuto di qualche amministratore comunale». Quali crede siano i benefici per Rivanazzano Terme nell’ospitare una gara così importante? «è una grossa opportunità, il nome del nostro paese è già arrivato ovunque. I benefici in termine di afflusso di persone saranno per tutto il territorio. Le manifestazioni motoristiche in genere portano vitalità e gente. In questo caso si tratta addirittura di un mondiale». Voi il pieno di gente lo fate però anche con le “ordinarie” manifestazioni. Tutti contenti a Rivanazzano Terme oppure avete ricevuto critiche o consigli per migliorarle da parte di qualche cittadino o commerciante? «Sono giornate di festa, soprattutto se aiutate dal bel tempo, abbiamo visto quest’anno alla festa d’autunno in una splendida giornata di sole, che portano un importante indotto alle attività e questo è sotto gli occhi di tutti. l’obbiettivo è di animare la città e tenere vive le numerose botteghe e il commercio. Certo questo non toglie che si possa sempre far meglio per cui siamo sempre aperti all’ascolto di proposte e suggerimenti», Tra le tante manifestazioni qual è o quali sono quelle che certamente riproporrete anche negli anni futuri? «Sicuramente riproporremo le manifestazioni storiche: fiera d’aprile, fiera d’autunno, infiorata, festa andalusa, festa del paese e la manifestazione che ineguagliabile lo è diventata al primo tentativo nel 2018: “La notte delle Streghe” nel borgo di Naz-

zano, ormai diventato uno dei principale eventi rivanazzanesi». “Funzionano” maggiormente a livello di pubblico gli eventi organizzati al Parco Brugnatelli o quelli in centro paese? «Ogni tipo di manifestazione richiama gente. Le serate danzanti estive trovano nel nostro parco un eccezionale ed unico punto di riferimento e in genere richiamano gente per più serate durante i weekend estivi. Nel caso delle fiere arriva in un giorno un alto numero di persone in paese con le positive conseguenze per il commercio. Tutti questi tipi di eventi sono utili ed importantissimi per il paese». Qualcuno ha mosso critiche inerenti al fatto che ci sia un eccessivo utilizzo di plastica durante le manifestazioni. Cosa si sente di rispondere, ha qualche novità in merito? «Credo che l’utilizzo che si fa della plastica a Rivanazzano Terme durante le feste sia nella norma ed uguale a quello che accade nelle altre località. La gestione del parco Brugnatelli, quindi della ristorazione nel corso delle serate estive viene solitamente affidata alla proloco o ad altre associazioni. La cosa che chiediamo loro è il rispetto delle leggi e per chi organizza manifestazioni gli adempimenti legislativi sono tanti. Non abbiamo mai avuto problemi in tal senso. Possiamo certamente solo ringraziare l’impegno di tutti i volontari che prestano il loro tempo e la loro fatica». Da qualche tempo avete coinvolto il borgo di Nazzano nella realizzazione dell’evento “La notte delle Streghe”. Pensa che possa essere location ideale anche per altri eventi? «Quando due anni fa abbiamo pensato di portare nel borgo questo evento, non tutti pensavano ad un così grande successo. Il prossimo 20 giugno ci sarà la terza edizione delle notte delle streghe. è stato sicuramente un brillante connubio tra una location unica ed un’idea di manifestazione che si e’ rivelata vincente, manifestazione che personalmente ho voluto ed in cui ho creduto fin dal primo momento, un’alchimia speciale che possiede il borgo di Nazzano. è nostra intenzione sicuramente inserire in questo splendido contesto altri eventi in futuro». A livello di manifestazioni e di attrattività Rivanazzano Terme ha superato oggettivamente e di gran lunga Salice Terme. Come si è arrivati a suo giudizio a questo risultato? «Rivanazzano Terme ha sempre avuto una storia diversa da Salice Terme, nè migliore nè peggiore, semplicemente diversa. Salice Terme (per altro comune di Rivanazzano per il 40%) mantiene una grande attrattività, legata principalmente al divertimento notturno.

Elisa Randi, consigliere comunale con delega a manifestazioni ed eventi

Lo stesso Parco di Salice, attualmente curato e mantenuto dal Comune di Godiasco, rimane un punto di riferimento per tutto il territorio. Attrattività che è di tipo diverso da quella propriamente rivanazzanese, ma che con questa si può integrare. Per quanto riguarda il percorso che ha portato Rivanazzano a crescere, voglio ricordare che la storia moderna delle manifestazioni in paese nasce nel 2003, con la creazione dell’associazione “Occasioni di festa”. Rivanazzano Terme non sarebbe oggi quella che è se nel 2003 non fosse stata ideata la fiera d’aprile. Manifestazione che negli anni ha raggiunto vertici di un’importanza sovraterritoriale. Non bisogna poi dimenticare il rilancio del Paese durante l’amministrazione Ferrari e le molte iniziative intraprese in quegli anni mettendo a disposizione delle associazioni che, come la proloco, hanno dato tantissimo al paese, una serie di strutture che hanno favorito la crescita degli eventi. La messa a nuovo del parco Brugnatelli e dei giardini Mezzacane, arricchito dal parco giochi, hanno creato allora le basi per i successi delle manifestazioni».

Rivanazzano è una città che “parla” anche andaluso grazie al gemellaggio con il comune di Los Palacios Y Villafranca (Sevilla - Spagna), per il quale lei condivide la delega con il vice sindaco Romano Ferrari. Che iniziative avete messo in atto nel 2019 per sostenerlo? «Negli ultimi anni abbiamo puntato molto sugli eventi legati alla festa andalusa, principalmente sul cibo e sugli spettacoli equestri. Al parco in quelle serate si sono esibiti dei grandi cavalieri. Certo abbiamo la fortuna di avere come concittadino il grande Maestro Roberto Bruno. Lo spettacolo che ci ha donato insieme agli altri non si vede da molte parti, né tutti i giorni». Una delle peculiarità del gemellaggio è certamente conoscere e far conoscere i propri prodotti. Le tipicità locali, come ad esempio i “malfatti”, hanno riscosso successo? C’è stato anche un seguito commerciale? «Nel nostro caso la lontananza non facilita scambi commerciali, soprattutto di prodotti deperibili. Puntiamo di più su scambi culturali». di Silvia Colombini


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GODIASCO SALICE TERME

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Il Don Gnocchi al servizio del territorio dal 1962: dà lavoro a 150 operatori e assiste 1800 pazienti l’anno Rilevato dalla Fondazione Don Gnocchi nel 1962, a soli sei anni dalla morte del suo fondatore, il centro “S. Maria delle Fonti” di Salice Terme da allora è sempre stato al servizio dei bisogni di salute della comunità locale, sapendo adattare le proprie attività alle esigenze delle persone più fragili: un tempo i bambini affetti da poliomielite, accolti e poi formati all’interno di una scuola speciale, oggi gli anziani e i disabili accolti e assistiti nelle varie strutture del Centro, insieme a pazienti di ogni età che necessitano di degenza riabilitativa o di riabilitazione generale e geriatrica. Il “Don Gnocchi” di Salice, dà lavoro a circa 150 operatori, e garantisce assistenza a un totale di oltre 1800 pazienti l’anno, tra ricoveri e attività ambulatoriale. Il responsabile del presidio dal 2014 è Marco Parizzi. Dottor Parizzi, l’utenza è prettamente locale o c’è chi viene da più lontano? «Gli utenti sono esclusivamente lombardi. L’accreditamento attuale non consente a pazienti fuori regione di beneficiare di prestazioni rese presso la nostra struttura, fatto salvo le prestazioni private. La prevalenza è per ospiti e pazienti dell’Oltrepò pavese con un numero di casi significativo del territorio del basso milanese». Il numero di posti letto a disposizione è sufficiente a soddisfare la richiesta oppure la lista d’attesa è lunghissima? «La domanda dei servizi socio-sanitari è purtroppo superiore all’offerta che le strutture come la nostra possono offrire e questo automaticamente genera liste di attesa che in alcuni casi mettono in difficoltà famiglie e caregiver». In quale settore i tempi sono più lunghi? «Le difficoltà maggiori sono presenti nell’area dell’età evolutiva: le liste d’attesa dei servizi di neuropsichiatria infantile su tutto il territorio lombardo sono significative, sia nelle strutture pubbliche che in quelle private. In un sistema sanitario pubblico necessariamente a risorse limitate, la Fondazione Don Gnocchi cerca pertanto di offrire risposte di qualità anche all’interno del mercato delle prestazioni private, con una presa in carico equivalente e a prezzi calmierati». C’è un settore in particolare per cui il Don Gnocchi di Salice è particolarmente richiesto o che comunque considerate il vostro fiore all’occhiello? «L’ambito che ormai da alcuni decenni caratterizza l’attività svolta dalla Fondazione a Salice Terme è quello della riabilitazione. I nostri interventi riabilitativi possono dirsi trasversali, essendo rivolti ad una popolazione che va dai minori agli anziani, e che trova risposte in ambito am-

Dalla riabilitazione alla Rsa: i numeri della struttura

Marco Parizzi, responsabile della Fondazione “Don Gnocchi” di Salice Terme bulatoriale (con interventi sulle patologie dell’età evolutiva, sulla scoliosi, l’osteoporosi, il pavimento pelvico, l’agopuntura e più in generale sugli ambiti fisiatrico e geriatrico), così come in regime di degenza o in ambito domiciliare (dove vengono trattate prevalentemente gravi patologie come la SLA, la sclerosi multipla, gli esiti di gravi eventi cerebrali o l’artrite reumatoide)». Ci sono in atto cooperazione con altre strutture del territorio? «L’impegno riabilitativo del Centro di Salice Terme è confermato anche dal costruttivo rapporto con l’Università di il Centro di Salice Terme è presente un Pavia che da ormai 15 anni ha identifica- gruppo numeroso di generosi cittadini del to i nostri reparti come sede di scuola di territorio che regala e presta qualche ora specialità di medicina fisica e riabilitativa, del proprio tempo a supporto degli ospiti facendo transitare i suoi studenti specia- e delle attività del Centro. lizzandi per un periodo di formazione sul Recenti collaborazioni con le scuole del campo. Inoltre sono attive convenzioni territorio sono tese a stimolare e svilupper la formazione ed il tutoraggio dei te- pare nei giovani il desiderio e la voglia di contribuire a realizzare il sogno del nostro rapisti della riabilitazione». Il “Don Gnocchi” è anche un centro di fondatore di “fare bene il bene”. solidarietà, pronto a raccogliere dona- Altra testimonianza forte di legame con il zioni o opere benefiche. Come giudica nostro fondatore è rappresentata dalla colla partecipazione del territorio sotto laborazione con il gruppo Alpini di Godiasco. Don Gnocchi, alpino tra gli alpini, questo punto di vista? «Da sempre il Centro di Salice Terme si ha lasciato nelle penne nere una traccia incolloca all’interno di un territorio vivace delebile ed ogni gruppo o sezione presencon il quale le collaborazioni e gli inter- te nei territori in cui la Fondazione opera venti di mutuo sostegno non sono mai coltiva questo proficuo legame collabomancati, sia a livello di associazionismo rando in vari modi alle attività e fornendo locale, sia di interventi di supporto indi- il proprio generoso supporto in occasione di eventi e manifestazioni». viduale. La Fondazione don Gnocchi promuove e di Christian Draghi incoraggia il volontariato e anche presso

Rsa da 41 posti letto, 80 persone al giorno negli ambulatori, 450 pazienti all’anno per la riabilitazione

Il Centro “Don Gnocchi” di Salice, al secolo S.Maria delle Fonti”, offre un’ampia tipologia di Unità di offerta e le principali prestazioni sono erogate in convenzione con il Servizio Sanitario Regionale. Il Centro è caratterizzato da una Residenza Sanitaria Assistenziale (RSA) di 41 posti letto in grado di accogliere ospiti anziani non autosufficienti e da una Residenza Sanitaria per Disabili (RSD) di 40 posti letto che accoglie soggetti affetti da disabilità, sia fisica che psichica, di età compresa fra i 18 e i 65 anni. A tutti gli ospiti viene garantita l’assistenza medica ed infermieristica 24 ore su 24. E’ inoltre presente un’Unità Complessa di riabilitazione che include una degenza riabilitativa di 65 posti letto, tra cui 30 di riabilitazione specialistica e 35 di riabilitazione generale e geriatrica (oggi denominata Cure Intermedie). Nei letti di specialistica sono accolti pazienti di tipo neurologico generalmente colpiti da patologie invalidanti tra cui ictus, sclerosi multipla, sclerosi laterale amiotrofica, sindromi parkinsoniane, oltre che pazienti di tipo ortopedico con disabilità dovute a evento acuto in ambito ortopedico, che comportano - di norma - non autosufficienza. Nei letti di Cure Intermedie sono accolti pazienti provenienti dall’ospedale, dal domicilio o da tutti gli altri nodi della rete dei servizi, di norma nella fase di stabilizzazione, a seguito di un episodio di acuzie o di riacutizzazione. Il paziente ricoverato nel reparto è una persona che richiede interventi specifici nella sfera sanitaria ed assistenziale, che non possono essere erogati a casa o in ospedale. L’Unità include anche un servizio di riabilitazione ambulatoriale e domiciliare, il primo dei quali differenziato per adulti e minori. In quest’ultimo caso il servizio di Neuropsichiatria Infantile offre prestazioni rivolte a minori. Sia le degenze riabilitative che le prestazioni ambulatoriali possono essere erogate in regime di convenzione o in attività privata. Al Centro sono ricoverati ogni anno in regime riabilitativo circa 400/450 pazienti, mentre l’attività ambulatoriale è rivolta a un’ottantina di persone al giorno, per un totale di oltre 20 mila prestazioni l’anno. Le degenze sono infine completate da una Comunità Alloggio per Disabili, un piccolo edificio autonomo che può accogliere sei ospiti parzialmente autonomi, ai quali è garantita una assistenza nelle 24 ore ed un percorso di integrazione con le attività animativo-educative della residenza per disabili.


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La minoranza: «è difficile opporsi al nulla» Da qualche tempo a questa parte a Godiasco Salice Terme, si fa un gran parlare di alcune scelte discutibili prese, o che doveva o che stava o che vorrebbe prendere l’amministrazione comunale. Naturalmente questo ha scatenato una ridda di voci, alcune veritiere, altre frutto del più classico “gossip” condito in salsa godiasco-salicese che mai è mancato in simili circostanze ogni qualvolta qualche “mal di pancia” ha alimentato le sorti del primo cittadino e della maggioranza. Verrebbe da definirlo un classico, se non fosse che questa volta c’è qualcosa di particolare che merita di essere discusso. Infatti il capogruppo di minoranza (Unità e Progresso in Comune) Luca Berogno, insieme ad altri due membri della minoranza, Martina Frattini e Damiano Deantoni, ha richiesto un consiglio comunale straordinario. Il quarto componente della minoranza, Alberto Bina, è al momento nel limbo, sospeso tra la minoranza e la la maggioranza e l’equidistanza... gli sviluppi futuri cidiranno, ma soprattutto diranno ai cittadini di Godiasco Salice Terme cosa farà. Berogno, avete richiesto un consiglio comunale straordinario «Si, è prevista da un articolo del Regolamento per il funzionamento del Consiglio Comunale. L’art.25 prevede, infatti, che se un quinto dei consiglieri chiede questa convocazione al sindaco indicando anche gli argomenti da trattare, il sindaco è tenuto a convocare il Consiglio entro 20 giorni dalla richiesta». Qual è il primo argomento proposto in questa richiesta di convocazione? «Il primo è il recente concorso tenuto per l’assunzione di due vigili urbani. Lo scopo, pur essendoci 45 candidati ammessi alle prove scritte, non è stato raggiunto. Abbiamo un solo candidato che ha superato le prove; e gli altri? Tutti inadeguati in così grande numero? La cittadinanza è perplessa. Noi abbiamo chiesto di istituire una commissione d’indagine, come prevede l’articolo 12 dello Statuto Comunale, su quanto è successo». Che cosa non vi quadra? «Intanto il concorso è stato svolto da tre funzionari interni del Comune, che costituivano la commissione la quale, come costi, ha avuto solo il tempo sottratto al lavoro e dedicato alle varie fasi del concorso stesso. La commissione ha adottato e scelto il sistema della correzione a cascata (ovvero la prova successiva viene valutata solo se nella precedente si consegue il punteggio da 21 a 30) che ha ridotto a 6 il numero delle seconde prove corrette e a 3 il numero dei candidati ammessi all’orale. La prima prova era a risposta chiusa (cro-

cette). In genere, per queste prove, si fa un pre-test per valutarne la validità, l’adeguatezza, l’efficienza e l’efficacia. Non si sa se la prova è stata “testata” con modelli similari. La seconda prova era “aperta”. Quali conoscenze, competenze e capacità si volevano riscontrare? Quali sarebbero stati gli indicatori e i descrittori della presenza delle abilità di cui sopra? Insomma, era stata elaborata una griglia di valutazione? Non si sa. La terza prova, orale, aveva a sua volta, al di là dell’indicazione degli ambiti, criteri e metodi di valutazione? Non si sa». Al di là dei risultati del concorso, cosa ne pensa della candidatura del figlio del vicesindaco Luisella Piedicorcia? «Non penso che ci siano motivi di illegittimità conclamati della candidatura, semmai motivi di opportunità». Cosa avrebbe dovuto fare secondo voi il vicesindaco per “legittimare” la candidatura del figlio? «Le dimissioni sarebbero state opportune ed eticamente corrette». Qualche maligno vi punzecchia dicendo che voi della minoranza non fate davvero “opposizione”… «L’opposizione è sempre legata a ciò che la maggioranza di un’amministrazione fa, e svolge una funzione di critica, anche di stimolo e costruttiva. Però se si fa poco o nulla è difficile opporsi al nulla. Abbiamo assistito al tramonto di Salice Terme e anche di Godiasco, dei suoi negozi e di molte attività, al fallimento dello stabilimento termale che ha messo in mezzo alla strada tanti lavoratori, tranne pochissimi fortunati che si sono o sono stati sistemati subito, e da parte dell’amministrazione non si è fatto e neppure detto nulla». Avete denunciato situazione di scarsa trasparenza anche in merito alla situazione relativa alle casse comunali: esiste a Godiasco un problema relativo alla mancanza di introiti dovuti a tasse non pagate?

Allarme morosità: «Oltre 1 milione di euro di tasse non pagate fino al 2018»

Il Comune di Godiasco Salice Terme

«Le dimissioni del vicesindaco sarebbero state opportune ed eticamente corrette» «Circa un anno fa, il gruppo di minoranza ”Unità e Progresso in Comune” chiese la convocazione del consiglio comunale in seduta segreta poprio perché le cifre di mancato pagamento e di morosità emersa in merito alla Tari e all’Imu durante la discussione del bilancio di previsione erano a dir poco allarmanti: Tari 435.035 euro e Imu 623.035 dal 2013 al 2017. Ora, dopo oltre 18 mesi da quella seduta, chiediamo l’aggiornamento sulla situazione anche perché, nel frattempo, si sono verificate alcune iniziative come il richiamo della Corte dei Conti della Regione Lombardia e le nuove misure di inasprimento nei confronti dei morosi contenute nella Legge bilancio dello Stato 2020 molto importanti e significative. Vogliamo sapere quali azioni saranno intraprese e i risultati raggiunti per far pagare le tasse ai cittadini morosi che non pagano da anni. L’evasione si è ridotta o è aumentata? I cittadini che non pagano danneggiano tutti noi che con sacrifici paghiamo regolarmente. Come intende affrontarle la nostra amministrazione? Non certo nel senso che ha indicato nel “Documento unico di programmazione semplificato 2019-2021” approvato dalla maggioranza in consiglio comunale che prevede un “recupero”, nelle tre annualità, di euro 26 mila, euro 10 mila, ed euro 10 mila per l’Imu e un recupero annuo di ben 5 mila euro per la

Tarsu-Tari». Un altro punto su cui chiedete lumi riguarda la bocciofila. Che cosa ne è della struttura? «è quello che vorremmo sapere. Sono ormai più di due anni che la struttura “Bocciofila Piero Fontana” di proprietà del comune di Godiasco è chiusa al pubblico. Soltanto un gruppetto di 5 – 6 appassionati, negli ultimi mesi, ed a proprie spese, si è preso l’impegno di mantenere i campigiochi agibili. è una struttura per cui le passate amministrazioni hanno speso notevoli somme, per cui vogliamo sapere che ne sarà adesso che il contratto per l’ultimazione dei lavori, già oggetto di proroga, è scaduto il 31 dicembre». Se doveste indicare qualche buona azione/attività di questa amministrazione? «Tema: alla finestra in un giorno di pioggia vedi. Svolgimento: Ombrelli, ombrelli, ombrelli, pardon: dossi, dossi, dossi. Miracolosamente alcuni, in luoghi strategici, sono quasi normali; altri sono a rischio gomme e balestre, pure a velocità ridotta…ma per fortuna ora, un semaforo giallo presso alcuni di essi, intermittente, aiuta a cogliere il pericolo imminente di sfasciare l’auto… mentre si attendono, inutilmente , i due vigili che non sono stati varati dal concorso appena concluso». di Silvia Colombini



VARZI

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Le saracinesche abbassate diventano opere d’arte Il centro storico di Varzi si prepara a diventare una pinacoteca a cielo aperto. Grazie ad una convenzione stipulata tra Comune e liceo artistico Volta di Pavia, gli studenti avranno l’opportunità di dipingere le oggi (troppo) numerose saracinesche delle attività chiuse dislocate lungo l’asse della cosiddetta “vasca” varzese. L’iniziativa è stata presa in seguito a un’idea della Consulta Turismo e Centro storico, creata dal sindaco Giovanni Palli per affrontare ad hoc il tema del rilancio della capitale della valle Staffora. «Si tratta – spiega il primo cittadino - di un organo composto non da politici ma da comuni cittadini, i quali hanno suggerito di prendere a modello quanto già si è verificato in diversi centri soprattutto del sud Italia, dove per ridare vita a zone “morte” per via delle difficoltà economiche che hanno portato alla chiusura di diverse attività, si è ricorso alla pittura». Le saracinesche abbassate sono un po’ come le persiane chiuse: abbandonate a se stesse, con il passare del tempo diventano l’effigie malinconica di un tempo andato che non accenna a ritornare. Fino ad ora, con le molte saracinesche abbassate ormai da anni, Varzi ricorda da vicino una bella donna che, lasciatasi alle spalle la gioventù, ha smesso di volersi bene e si è lasciata andare mostrando con impietosa rassegnazione le rughe. L’obiettivo di questo progetto è invertire la tendenza con un vero e proprio lifting. Palli, a Varzi quante sono le saracinesche a disposizione? «In tutto il paese se ne contano circa 70, quelle che almeno in questa fase iniziale prenderanno parte all’iniziativa sono una trentina, quasi tutte nel centro storico». Un numero importante se si tiene conto che dietro ciascuna c’è un’attività commerciale cessata. Che tipo di ritorno vi aspettate? «L’obiettivo è quello di rendere il centro storico attrattivo perché esteticamente più bello. La nostra intenzione è di trasformarlo in una sorta di pinacoteca-museo che parli di sé stesso ai visitatori, scatenando attraverso la peculiarità dei dipinti e dei pannelli che andremo a installare, una sorta di “caccia al selfie”, come è avvenuto in altre parti d’Italia dove addirittura realtà con maggiori possibilità economiche hanno coinvolto dei noti writers nella parte artistica». Quali soggetti verranno ritratti? «Metteremo a disposizione del liceo Volta una serie di fotografie d’epoca che ritraggono Varzi e il suo centro storico in un periodo florido della sua esistenza. Molte di esse arrivano dall’archivio di Fiorenzo Debattisti che gentilmente le ha messe a disposizione.

«30 saracinesche nel centro storico da valorizzare per attirare turisti» A queste immagini i ragazzi si ispireranno per creare una sorta di “ritorno al passato” visivo». Ci saranno soltanto le saracinesche dipinte o avete pensato ad altre peculiarità per valorizzare il centro? «Parallelamente c’è un altro progetto che prevede il posizionamento pannelli in forex con esposte foto di negozi storici e della piazza com’erano in altre epoche, sempre con l’intento di interessare e affascinare i potenziali turisti». Quali sono le tempistiche previste per l’attuazione di questi progetti? «La fase progettuale è già iniziata, l’intenzione è assolutamente quella di vedere il tutto attuato entro il mese di giugno, all’inizio cioè della stagione estiva, quella che deve rappresentare per il paese una svolta». Chi finanzierà il progetto? «Ci autotasseremo: il comune metterà a disposizione i materiali, vernici e spray necessari. Gli studenti la manodopera». L’iniziativa ha già incontrato il favore pressoché unanime di tutti i commercianti, che da tempo lottano nella speranza di riuscire a riconquistare al paese un giro turistico che possa dare una scossa agli affari. Una delle pochissime attività aperte ad avere ancora la saracinesca è il ristorante Caffè del Centro, nel cuore della Varzi medioevale. Intorno a lui, in via Di Dentro, sono ben sei le saracinesche chiuse. «L’iniziativa è molto carina, ho messo a disposizione la mia molto volentieri» dice il titolare Alessandro Deglialberti. «Ben vengano queste opportunità che possono invogliare il turista a farsi un giro nel centro rianimandolo un po’. L’iniziativa è ancora più meritevole visto che contribuisce anche ad abbellire il centro eliminando diverse brutture che lo svilivano». Ora le aspettative sono tutte rivolte verso la bella stagione, nella speranza che possa davvero rappresentare una svolta: «Il 2019, almeno per la mia attività, è stato leggermente migliore dell’anno precedente, anche se di turisti da fuori non è che ne arrivino ancora molti.

Una delle immagini che faranno da “modello” per gli studenti del Volta

L’iniziativa del Comune in collaborazione con il liceo Volta: gli studenti le dipingeranno ispirandosi a foto d’epoca

Giovanni Palli

Vedremo se, anche grazie a questa iniziativa, le cose cambieranno con l’estate». Soddisfatta è anche Laura Morelli, titolare del negozio di calzature di famiglia recentemente insignito dalla Regione del riconoscimento riservato alle attività storiche. «Ho messo volentieri a disposizione la porta di ferro che era l’ingresso dell’antica sede del negozio, quella di via Roma. Da tempo ci siamo trasferiti, ma

quella porta resta per noi un simbolo ed è bello che possa contribuire a valorizzare tutto il nostro centro che è davvero bellissimo. L’auspicio è che questo progetto crei curiosità in persone che possano poi diventare, da semplici visitatori, clienti dei vari negozi». di Christian Draghi


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SANTA MARGHERITA STAFFORA

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Il museo del salumiere, ultimo avamposto della tradizione artigianale In Valle Staffora, località Casanova di Destra, si trova uno dei pochissimi musei del salumiere presenti sul territorio nazionale. è nato sette anni fa per volontà di Angelo Dedomenici. Erede di una tradizione di norcineria artigiana, non sopportava l’idea che i vecchi attrezzi del mestiere potessero andare perduti: «Quando penso all’ artigiano che sostituisce un vecchio attrezzo con quello moderno e quello vecchio lo butta via mi prende la tristezza se facessi questo gesto mi sembrerebbe di mancare di rispetto a mio padre e a mio nonno e di non mostrare riconoscenza per tutto ciò che hanno fatto per me in passato» racconta. Crede che la cura di certi oggetti abbia anche un valore simbolico? «Personalmente non ho nulla in contrario alle tecnologie moderne e le produzioni industriali, ma mi dispiace che vada perduta un po’ della nostra tradizione che ci distingue in fin dei conti dagli altri produttori» I locali che ospitano il museo sono di sua proprietà? «Sì, li ho ereditati e mi ritengo fortunato per averli tenuti, così ho potuto realizzare il mio sogno nel cassetto di creare appunto un museo del salumiere. L’ho creato tutto a mie spese e senza l’aiuto di nessuno». Come si suddivide questo museo? «In tre parti: il primo locale è riservato ai poster, alle foto e ai vecchi documenti. Parla di un tempo in cui non esistevano bottoni da schiacciare e per fare una fattura non c’era nemmeno la penna biro bensì la penna col calamaio. Nel 1948 questa

«Piccoli negozi di montagna abbandonati a loro stessi. Stiamo organizzandoci tra di noi» era l’unica azienda in grado di fare una fattura dattilografata. Per i conti poi non c’era la calcolatrice si doveva fare tutto a mente. Il secondo locale è la bottega del salumiere stile anni ‘30, mentre nel terzo sono esposti i salumi e i vecchi attrezzi che servivano per la produzione a quel tempo». Qual è l’idea alla base di questa struttura? «Restituire il giusto valore alla nostra tradizione ai nostri prodotti in un mondo che guarda più alla quantità piuttosto che alla qualità». è una stilettata a chi produce salame oggi? «Siamo nel 2020, purtroppo siamo in una fase che vede prevalere l’industria sull’artigianato. Il mondo si è evoluto in ogni settore e anche il nostro, quindi la grande distribuzione reclama enormi quantità di salame e se non bastano animali di questa zona si prende la carne buona da altre zone

e si esegue la lavorazione industriale. Non ho nulla in contrario, ma non deve andare perduta la lavorazione artigianale». Di cui lei è anche un raffinato esponente. Quali sono i suoi “pezzi forti”? «Ho creato un tipo di salame cotto, il salame rosa, e posso vantare l’iscrizione al Guinness dei primati per il salame più grande del mondo del peso di 80kg». Al di là del museo, che celebra il passato, cosa si può fare per proteggere in qualche modo la tradizione di questa valle? «Sono state scritte lettere a tutti i sindaci della Valle Staffora affinché vengano sostenuti i piccoli esercizi». C’è stata qualche risposta? «Non abbiamo ricevuto alcun aiuto. Per esempio paghiamo 170euro all’anno (soldi che comunque pesano sul bilancio di un piccolo esercente) per i registratori di cassa ma non riceviamo nessun suggerimento per capire come regolarci sulle tasse». Se ne avesse il potere, cosa cambierebbe nell’immediato? «Vorrei vedere riconosciuti i lavori che hanno svolto tutti i contadini che ora pensionati nella nostra zona sono proprietari anche di alcuni boschi. Il pensionato svolge lavori molto utili come raccogliere la legna e prepararla per il riscaldamento. Questo significa attività e produzione che al tempo stesso salvaguarda il territorio, che se non ci fosse questa gente diventerebbe una foresta. Triste a dirsi, ma tutto questo grandissimo lavoro non viene riconosciuto da nessuno». I sindaci però ne sono a conoscenza.

Angelo Dedomenici

Nato da un’idea di Angelo Dedomenici «Un gesto di riconoscenza per i miei avi» cosa dicono in merito? «Mi hanno dato ragione, ma nessuno fa niente per sostenere questo lavoro immane e i pensionati non vivranno in eterno. Per questo stiamo cercando di creare un’associazione che, al bisogno, si possa organizzare e magari chiedere dei mutui e anche indirizzare i giovani verso la salvaguardia del territorio». di Stefania Marchetti


VALLE STAFFORA

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Ecco il “facilitatore”: accedere ai bandi sarà più semplice Quando si tratta di accedere ai bandi per finanziamenti pubblici, molto spesso la burocrazia è uno degli ostacoli principali a frapporsi tra chi cerca fondi e chi può erogarli. Non è la prima volta che l’Oltrepò lascia cadere nel vuoto delle opportunità di finanziamento per la semplice mancanza di “attitudine” a muoversi nel modo giusto. Per semplificare il rapporto tra le parti in causa, la Provincia di Pavia ha istituito la figura del “facilitatore”, una sorta di intermediario tra il soggetto fruitore e l’ente di riferimento. La prima occasione di vederlo all’opera sarà nell’ambito del progetto “Natura che vale”, che prevede la valorizzazione della biodiversità dell’Alto Oltrepò Pavese. L’accordo è stato realizzato nel quadro del progetto Life Gestire 2020 ed è stato firmato dalla Provincia di Pavia, dalla Comunità Montana dell’Oltrepò Pavese, dalla Fondazione Sviluppo dell’Oltrepò Pavese, da Ersaf e dai sindaci dei comuni di Brallo di Pregola, Menconico e Romagnese. Per la provincia di Pavia è stato assunto nel ruolo di “facilitatore” l’agronomo Filippo Pozzi di Borgo Priolo. Pozzi, in che cosa consiste esattamente questa figura? «Un facilitatore è un tecnico incaricato, nella fattispecie in questo ambito, a trovare i fondi necessari per far sì che si possano sviluppare dei progetti di carattere ambientale e fare in modo che i soggetti possibili fruitori di questi progetti con fondi erogati da enti pubblici, possano essere messi in contatto con la fonte finanziatrice, in buona sostanza una sorta di tramite tra Regione o Fondazioni, Banche o addirittura Comunità Europea e Comuni o cittadini privati». Quali sono le difficoltà più comuni cui si va incontro? «Spesso e volentieri i soggetti interessati a questi bandi non sono a conoscenza della loro pubblicazione o addirittura, pur essendone a conoscenza, non riescono a mobilitarsi per poterli ottenere. Quindi il mio ruolo, oltre a trovare questi finanziamenti, è quello di capire dove possono essere utilizzati al meglio. L’Ersaf (Ente Regionale per i Servizi Agricoli e Forestali) della regione Lombardia mi ha chiamato a far parte di un team di professionisti per le mie esperienze pregresse di tirocinio e tesi su un progetto di rete ecologica della Fondazione Cariplo». In che cosa consiste esattamente il progetto “Natura che vale”? «Il progetto “Natura che vale” intende far acquisire agli interessati bandi che riguardano la biodiversità. Attraverso il lavoro di tecnici qualificati in campo faunistico,

Un intermediario anti-burocrazia per aiutare i soggetti ad ottenere finanziamenti

ambientale, agronomico e tecnici territoriali come sono io, si possono identificare quali sono i potenziali soggetti che possono partecipare ai progetti di miglioramento ambientale come ad esempio la radicazione di specie vegetali esotiche». Con quale riscontro pratico per il territorio? «Ad esempio in Oltrepò abbiamo un bosco che è stato invaso da specie alloctone invasive che abbassano il livello di biodiversità. Questa situazione può essere migliorata con la radicazione di certe specie vegetali. Oppure ci sono bandi che permettono di migliorare il reticolo idrografico minore con opere di ingegneria naturalistica. Se pensiamo agli ultimi mesi in cui abbiamo avuto molte piogge e allagamenti per la mancanza di manutenzione dei fossi o piccoli bacini, questi bandi potrebbero essere una soluzione». Quali sono i vantaggi che dovrebbero spingere i soggetti a partecipare a questi bandi? «Innanzitutto questi bandi sono gratuiti e molto utili ai fruitori. Siamo poi noi a individuare il soggetto possibile fruitore e, se dimostra interesse, prepariamo il progetto gratuitamente e lo presentiamo per lui. Nel momento in cui il progetto viene accolto, la fase di realizzazione può essere poi affidata a noi oppure il soggetto interessato, comune o privato, può affidarlo a tecnici di sua fiducia». Per quanto riguarda l’Oltrepò, verso quali tematiche ambientali bisogna sensibilizzare le amministrazioni comunali? «Le amministrazioni comunali non devono pensare che questi progetti siano fini a se stessi. Mi spiego. Se si vuole migliorare dal punto di vista ambientale un’area, ci sono comunque dei benefici economici collaterali che non vanno trascurati. Se si migliora un’area dal punto di vista boschivo, si migliora tutto l’ecosistema con vantaggi anche per la popolazione.

Filippo Pozzi

Progetti per la biodiversità in Alto Oltrepò a rischio flop: «Nessuna richiesta per i bandi precedenti» Si possono riprogettare aree picnic per i turisti, si possono creare dei percorsi didattici ambientali. Con la conclusione dei lavori sul tracciato della Greenway Voghera Varzi, queste tematiche diventeranno interessanti». C’è qualche bando interessante che sta proponendo in questi giorni? «Mi sto ora mobilitando con vari comuni per un bando in scadenza il 14 febbraio per il miglioramento dei bacini idrografici minori, per le problematiche di allagamento che ci sono state recentemente». Non è la prima volta che si propongono finanziamenti per interventi a carattere ambientale. Com’era andata in precedenza? «Nell’edizione precedente, in provincia di Pavia non si è fatto nulla. Nessun bando è

stato richiesto ed è un peccato. Spero fortemente che si riesca ad effettuare qualcosa di positivo almeno nei prossimi tre anni perché il nostro territorio è vicinissimo a Milano e dovrebbe essere di richiamo turistico e anche avere a disposizione servizi di supporto alla grande città. Avremmo bisogno di diversi interventi migliorativi e ci si lamenta spesso di non avere i fondi, non approfittare di questi progetti è un peccato». Chi fosse interessato a qualcuno di questi bandi come può contattarvi? «Il sito è www.naturachevale.it e qui si trovane le mail dei facilitatori trasversali e territoriali attraverso le quali possiamo essere contattati». di Gabriella Draghi


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LUNGO IL PO

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“Volontari Logistici”: braccio destro della protezione civile Abbiamo incontrato Giuseppe Faè, presidente del gruppo VO.LO.GE – Volontari Logistici Gestionali. L’associazione ha sede legale a Cava Manara in via Monte Grappa, ma esistono gruppi locali, parti integranti dell’associazione, anche in Oltrepò Pavese. «Abbiamo cinque sedi operative dislocate sul territorio», ci ha spiegato il presidente; «i nuclei di Casei Gerola – Corana – Cornale e Bastida – Silvano, Gambolò, San Giorgio Lomellina, Pavia, Velezzo. Ce ne sarà presto un altro in Oltrepò.» Proprio a Casei, nello scorso novembre, i volontari hanno prestato un importante e tempestivo servizio in occasione della piena del Curone. Faè, che dal 2014 è stato insignito dell’onorificenza di Cavaliere al merito della Repubblica Italiana, ci ha raccontato l’impegno costante del sodalizio sul territorio dell’Oltrepò (e non solo). Come si è sviluppato il gruppo sui territori? «VO.LO.GE si è radicata sul territorio sviluppando un programma di convenzioni con le amministrazioni comunali per le quali garantisce il presidio sul territorio svolto da volontari reclutati sul territorio stesso, quindi conoscitori delle problematiche locali. Ovviamente, in caso di necessità, ogni nucleo conta sul supporto del personale degli altri nuclei.» E come è articolata l’organizzazione delle cellule locali? «Ogni nucleo ha una sede operativa, un mezzo di servizio ed un magazzino di attrezzature di primissimo intervento secondo le casistiche ed in base alle specializzazioni dell’associazione stessa.» Qualche esempio di specializzazione? «VO.LO.GE, come specializzazione primaria, ha la “logistica d’emergenza” seguita da “idrogeologico” e “cinofilia del soccorso”. Ogni specializzazione ovviamente richiede la dotazione di attrezzature specifiche, quali tende, tensostrutture, effetti letterecci, torri faro, tavoli e panche, impianti di illuminazione con generatori, generatori di aria calda, motopompe, turboneve e molto altro ancora. Attrezzature che i quasi cento volontari periodicamente controllano ed usano affinché tutto sia funzionante e pronto per eventuali emergenze. Il controllo e la manutenzione delle attrezzature costituisce momento formativo per i volontari, i quali, al di là della frequentazione del corso base ed altri specialistici, applicano la pratica quale miglior insegnamento. Oltre ai nuclei periferici, VO.LO.GE. ha anche delle sezioni operative di specializzazione, come quella del N.O.C. - Nucleo Operativo Cinofilo.»

Al centro Giuseppe Faè, presidente del gruppo VO.LO.GE

Parliamo di questo nucleo. «Il N.O.C. annovera quattro cani preparati e pronti per la ricerca in superficie di eventuali dispersi, tramite il criterio “mantrailing”, che consiste nell’annuso di un indumento personale, quindi rilevazione della traccia del percorso fino al ritrovamento della persona. Le unità cinofile sono abilitate e certificare da U.C.I.S.- Unione Cinofili Italiani del Soccorso, organo specialistico dell’E.N.C.I. Ente Nazionale Cinofilia Italiana, unico e massimo organo cinofilo riconosciuto dal Dipartimento Nazionale della Protezione Civile.» Quali sono i metodi con cui riuscite a finanziarvi e quindi a mantenere anche un così cospicuo numero di attrezzature? Ottenete fondi regionali? «Poche cose le abbiamo attinte da bando regionale e bando nazionale. Il resto mettendo mano al portafoglio, con autotassazione dei soci fondatori oppure grazie a servizi che svolgiamo, mettendo a disposizione parte delle attrezzature (come tensostrutture, tavoli, panche), a fronte di richiesta, per eventi organizzati da comuni, Pro Loco, società sportive; anche in altri comuni dell’Oltrepò, diversi da quelli dove siamo presenti direttamente. Chiaramente davanti a questo servizio chiediamo un minimo contributo; le minime risorse per continuare a vivere come as-

«A Casei un gruppo di 12 persone, ma 97 volontari sono pronti a convergere e dare una mano» sociazione, per pagare l’assicurazione dei nostri sette mezzi. Anche perché i bandi, che siano regionali o nazionali, a volte ti danno la possibilità di acquisire attrezzature, ma al massimo arrivano a pagarti il 75% della spesa. Quindi se tu acquisti un’attrezzatura che costa 10mila euro devi averne a disposizione altri 2500.» Quali sono le spese principali cui fate fronte con queste risorse? «La maggior parte delle risorse viene investita nelle divise e nei dispositivi di protezione individuale per i volontari. Il volontario ha sempre la priorità.» Quanti sono i volontari facenti capo complessivamente all’associazione? «Attualmente novantasette.» Quali sono le occasioni di incontro? «I vari nuclei hanno in programma almeno un paio di volte al mese una serata in sede.

Noi, come sede, organizziamo riunioni periodiche, oppure quando c’è la necessità di illustrare servizi o la gestione di determinate emergenze. Avendo nuclei sparpagliati sul territorio lasciamo una certa autonomia gestionale.» Lei, personalmente, ha una lunghissima esperienza come volontario in svariate situazioni di emergenza. «Ho partecipato alle operazioni di soccorso in sette terremoti. Sono stato in Kosovo... ho cominciato la mia attività di volontario nel 1976. Dal 2014 in poi, quando è nata questa associazione, abbiamo dovuto far fronte a varie emergenze: gelicidio, esondazioni dei fiumi, situazioni di dissesto idrogeologico, come ad esempio quelle dello scorso ottobre a Rivanazzano, Casteggio, Voghera, dove abbiamo lavorato per una settimana. E, pochi giorni dopo, la piena del Curone.»


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LUNGO IL PO Come ha preso vita VO.LO.GE.? «In precedenza ero presidente di un’altra associazione che faceva non solo attività di protezione civile, ma anche altre cose. Dopo di che, dal momento che in quella l’interesse per la protezione civile era venuto meno, con altre sei persone abbiamo deciso di fondare questa nuova realtà. Era il febbraio 2014. Dopo cinque anni potevamo già fare affidamento su quattro gruppi periferici e su più di settanta volontari.» Una crescita rapida. Ci sono progetti di espansione ulteriore? «Noi intendiamo diffondere una cultura di protezione civile, e siamo costantemente disponibili alla creazione di nuovi nuclei e a rispondere alle esigenze in questo senso dei comuni del nostro territorio. Tanto per fare un esempio: un comune di 3mila abitanti, se volesse costituire un gruppo comunale (e se riuscisse a trovare dieci persone disponibili), come uscita finanziaria nel primo anno dovrebbe mettere in conto almeno 25mila euro. Organizzarsi per i corsi, per il vestiario, per i mezzi di trasporto e per un minimo di attrezzatura. Ora, un comune spenderebbe quei soldi con il rischio che dopo un anno il gruppo magari abbia dei litigi interni e si sciolga. Il comune in questo caso si troverebbe 25mila euro di divise e attrezzature appesi al chiodo.» Quale la soluzione? «Un sindaco illuminato valuta di procedere in outsourcing. Mette in piedi una convenzione triennale con un’associazione già operativa, già dotata di attrezzature, alla quale versa una cifra a titolo di rimborso. Dopo di che, noi andiamo sul territorio, chiediamo una stanza dove mantenere una sede, e troviamo 5/6 persone per far partire il gruppo.» È successo così a Casei Gerola. «A Casei c’è un gruppo di 12 persone. In più, quando arriva una situazione di emergenza tutti e 97 i volontari sono pronti a convergere per dare una mano, se necessario. Quelle 12 persone sono le prime che intervengono, con attrezzature dell’associazione, ma i rinforzi vengono subito allertati. Tanto è vero che, durante l’ultima emergenza sul Curone, quando siamo arrivati a Casei abbiamo montato le paratie di protezione a monte e valle del Curone in un’ora, perché c’erano quasi trenta persone. Poi abbiamo presidiato la situazione tutta la notte, fino al rientro dell’allarme. Stesso discorso per Cornale.» Certo, non sarà facile reclutare volontari. Il mettersi a disposizione degli altri non sembra essere più fra i principali interessi degli italiani... «Non solo per noi... che per fortuna abbiamo anche 7/8 ragazzi giovani, fra cui un diciottenne, un ventenne anche fra i cinofili. L’impegno a volte può essere importante; i cinofili chiaramente sono i più stressati rispetto agli altri perché tutte le domeniche devono allenare i cani. Il problema nostro, ma di tutte le associazioni di volontariato, è quello di reclutare volontari. La gente non è più molto sensibile al mettersi a disposizione per fare qualcosa per gli altri. Noi siamo un’isola

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L’Unità Cinofila del gruppo VO.LO.GE – Volontari

«Abbiamo in programma un’esercitazione di due giorni a Casei, simulando un problema intercomunale. Prevederemo anche l’evacuazione di alcune persone» felice, con tante attività che riusciamo a realizzare... Ovvio che soprattutto in materia di Protezione Civile è necessario investire tempo, e certe volte anche denaro, perché non sono previsti rimborsi. Ma soprattutto tempo. Diciamo che non c’è precettazione o reperibilità, ma ci deve essere disponibilità, che è diverso.» Siete in rapporti costanti con la Protezione Civile provinciale? «Certo, noi siamo comunque inquadrati nell’ordinamento della Protezione Civile. Come tutte le altre organizzazioni del settore: siamo 86 in provincia di Pavia, fra gruppi comunali e associazioni; il coordinamento, per legge, è demandato alla provincia. Lavoriamo a stretto contatto con i dirigenti e i funzionari dell’ufficio Protezione Civile. Non ci si muove mai autonomi. La nostra autonomia è vincolata ai comuni con cui siamo coordinati. Se succede un’emergenza a Casei interveniamo noi; se il problema diventa troppo grosso e ingestibile arrivano anche i volontari di altre organizzazioni. Noi abbiamo la nostra colonna mobile, per cui siamo autonomi, per quanto riguarda attrezzature come autopompa, torre fare e tutto quello che può servire.» Organizzate anche i campi scuola... «Sì, una bella esperienza a contatto con i giovani. L’ultimo ai Piani del Lesima, con 60 ragazzi, è durato una settimana. A luglio 2020 si realizzerà la settima edizione.»

Parliamo più nel dettaglio del nucleo di Casei. «Il nucleo è stato costituito quattro anni fa con l’ex sindaco Stella. Leonardo (Tartara, ndr) ha ereditato questo accordo, e ha deciso di rinnovare la convenzione per i prossimi tre anni. È un sindaco molto attento al discorso della prevenzione e ai vari compiti della Protezione Civile. È riuscito a farsi finanziare le barriere anti-esondazione dal Magistrato del Po (ora AIPo). Noi abbiamo fatto un’esercitazione ai primi di ottobre per il posizionamento delle barriere anti-esondazione del Curone, a monte e a valle del ponte, all’ingresso di Casei...» Esercitazione che si è rivelata molto utile, dato che pochi giorni dopo l’esercitazione si è verificata l’emergenza vera e propria. In quali altre attività collaborate con il gruppo di Casei? «A Casei, al di là di questo evento emergenziale, ciò che ha fatto nascere il gruppo è quanto successo nel 2014 con la grande esondazione, quando già eravamo intervenuti a svuotare le cantine... ma soltanto il giorno dopo. Da lì si è capita l’esigenza di far crescere un presidio locale in grado di operare il prima possibile. Poi collaboriamo con la Polizia Locale per altre manifestazioni, vedi la festa medievale che organizzano in paese. Lo stesso facciamo in altri comuni, come a Cornale. Recentissimamente, il 6 gennaio, a Gerola hanno organizzato il tradizionale falò del fantoccio della befana.

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Siamo andati noi a fare il presidio, in accordo con i Vigili del Fuoco.» E in programma ci sono altre esercitazioni? «Abbiamo in programma un’esercitazione di due giorni a Casei, simulando un problema intercomunale. Prevederemo anche l’evacuazione di alcune persone, per testare i punti di raccolta. Avremmo dovuto già averla fatta, ma poi c’è stata la piena... è arrivata insomma l’emergenza vera e ci ha bloccati.» Vi occupate, me lo ha detto prima, anche di dissesto idrogeologico. Data la presenza sul territorio, conoscerete bene la situazione disastrosa del nostro territorio. «Assolutamente sì, diciamo che il nostro servizio, in “tempo di pace”, è anche quello di monitorare il reticolo minore, perché i problemi storicamente abbiamo visto che arrivano da lì, più che dai grossi fiumi. Il clima è cambiato, si verificano sempre più spesso le famose “bombe d’acqua” (anche se è improprio come termine), e quello che succede – a partire dalle invasioni di acqua e fango, o l’ingrossamento dei torrenti – è dovuto all’incuria uomo. Nel senso che se nei periodi di calma non si provvede a rimuovere i detriti, anche un semplice fossato si gonfia in un attimo. I fossi che servono allo scolo delle acque piovane non vengono mantenuti, non vengono periodicamente puliti, quindi è ovvio che al verificarsi di precipitazioni i fossi si riempiano in un attimo e che l’acqua vada dove non ha impedimenti.» Come si articola il vostro monitoraggio? «Noi arriviamo sul territorio e notiamo una situazione problematica, quindi facciamo le segnalazioni al sindaco all’AIPo. Il sindaco di Casei, grazie alla sua sensibilità, si è mosso prima lui con AIPo per curare la pulizia del Curone qualche chilometro a monte dell’abitato, appunto per evitare che in caso di piena detriti, ramaglie e altro si incastrassero sotto il ponte. La prevenzione viene fatta con la manutenzione quindi dei corsi d’acqua minori, ma anche del piccolo fossato. Ovvio poi che se si rilevano ammassamenti di materiale boschivo, in accordo con AIPo noi ci mettiamo a disposizione per la rimozione. Certo, preferiamo farlo all’asciutto, in estate, e non quando c’è la piena, con il rischio di andare a bagno...» di Pier Luigi Feltri

«Protezione civile? Un sindaco illuminato valuta di procedere in outsourcing»



CASTEGGIO

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Terreni inquinati, «I risultati delle analisi sono molto preoccupanti» A Casteggio la coscienza ambientalista non manca di trovare seguaci. Fra questi, Stefano Poggi non è certo l’ultimo arrivato. Il capogruppo leghista già in passato aveva animato le battaglie contro i miasmi che atavicamente involgono l’abitato casteggiano e i limitrofi; ma nell’ultimo Consiglio Comunale ha sollevato un nuovo problema. Una situazione di inquinamento che, per la verità, si protraeva già da qualche tempo. Nello scorso ottobre sono state rilevate due pozze di materiale oleoso in un campo nei pressi di Casteggio. Vuole raccontarci come e dove si è verificato il ritrovamento? «A seguito di una segnalazione di un privato cittadino, riguardante scure pozze comparse in un terreno agricolo a lato est della ex SS35 di proprietà di AB Mauri proprio all’altezza dello stabilimento, l’11 Ottobre ARPA ha provveduto ad un controllo. Si tratta di un terreno agricolo, incolto da tempo, nel quale sono state rilevate due pozze di liquido di colore nero: una di circa 20×40 metri, l’altra di circa 50×40 metri, ma non è stato possibile verificarne la profondità. Il liquido presente nelle due pozze è apparso il medesimo. Durante i campionamenti non è stato possibile individuare l’origine degli accumuli di liquido. AB Mauri ha segnalato agli enti competenti le pozze solo il giorno successivo ai prelievi di Arpa. Incredibile, considerato che non sono spuntate il giorno stesso. I cittadini sono più vigili di chi dovrebbe vigilare… Anche in questa occasione il Comune di Casteggio non si accorge di nulla e AB Mauri lo fa solo dopo l’intervento di ARPA.» Quali sono i risultati delle analisi? «I risultati delle analisi sono molto preoccupanti. Il rifiuto liquido analizzato oggetto di abbandono su suolo, contiene un’ingente quantità di idrossido di sodio (NaOH – soda caustica). Ovvero una sostanza chimica inorganica a base minerale, altamente corrosiva e tossica per l’ambiente. Trattasi di rifiuto pericoloso EER 06 02 04* – idrossido di sodio e potassio. Purtroppo non è finita qui!» Ovvero? «Le analisi chimiche attestano inoltre elevati valori di concentrazione dei parametri COD, calcio, fosforo totale, nichel e azoto totale. La concentrazione ingente di COD (10.900 mg/L) in particolare testimonia la notevole presenza di sostanze inquinanti organiche biodegradabili nel rifiuto liquido sversato illecitamente. A titolo di confronto si rammenta che il limite del COD oltre il quale è vietato lo scarico dei reflui nelle acque superficiali (fiumi, laghi,…) è di 160mg/L. Su questioni di questa portata e di interesse comune, l’Amministrazione Comunale e Provinciale hanno il dovere

Stefano Poggi, capogruppo leghista

«I cittadini sono più vigili di chi dovrebbe vigilare… il Comune di Casteggio non si accorge di nulla e AB Mauri lo fa solo dopo l’intervento di ARPA» morale di informare tempestivamente i consiglieri comunali e la cittadinanza. Non stiamo parlando di lievi difformità tra i parametri legali e i dati rilevati, ma di importanti danni ambientali.» A quale origine può essere riconducibile questo sversamento? «Ci sono pochi dubbi: il tipo di rifiuto analizzato, soprattutto per la parte organica, pare molto compatibile con i rifiuti relativi alla produzione dello stabilimento limitrofo. Non ci sono altri insediamenti industriali e sarebbe del tutto inverosimile pensare che centinaia di autocisterne abbiamo scaricato in quel terreno senza essere viste da nessuno!» La bonifica dell’area inquinata è stata completata? «La bonifica subisce continui ritardi che a detta dell’Amministrazione Comunale sono dovuti alle numerose piogge. Trovo comunque disarmante che non sia stata intimata la conclusione della bonifica entro una data specifica. Sono stati proprio i cittadini, memori dell’impegno profuso con il gruppo “Basta puzza”, a chiedermi informazioni in merito. Solo la mia richiesta

degli atti ha permesso di rendere pubblico un danno ambientale che nessuna amministrazione e nessuna altra forza politica ha avuto l’attenzione e la volontà di evidenziare. Ancora peggio: non hanno proprio voluto parlarne. Purtroppo ancora una volta una sorta di omertà locale non ha voluto informare i cittadini di quello che sta succedendo… Con un’interpellanza sono riuscito a portare il caso in Consiglio, ma le risposte sono state quelle di un’Amministrazione nel ruolo di spettatore inerte.» A proposito di AB Mauri: nello scorso giugno erano state annunciate importanti misure per il contenimento degli odori. Ci sono stati risultati? «I cittadini mi segnalano spesso situazioni in cui l’odore (di per sé considerato inquinante dalle nuove normative ambientali) è diffuso in varie zone del paese. Dopo 14 mesi dalla nuova autorizzazione allo scarico non ci sono ancora risultati tangibili in questo senso. D’altronde l’Amministrazione non spinge in questo senso: attende. Non sembra interessata a che gli interventi siano celeri o in

ritardo. Ho provveduto a chiedere le analisi dell’aria, ma dopo venti giorni il Comune non ha ancora risposto. Il monitoraggio dell’aria è fondamentale, e a Casteggio è necessario che sia combinato aggiungendo ai classici valori quelli degli scarichi industriali. La sezione locale della Lega lo chiede da circa 12 anni, ma finora siamo rimasti inascoltati.» Il sindaco Vigo ha annunciato, negli scorsi giorni, importanti investimenti (di concerto con Regione Lombardia) volti, fra l’altro, alla sistemazione delle sponde del torrente Coppa. Come commenta questa novità? Vigilerete sui prossimi lavori? «Nella classica abitudine italica, si è dovuto attendere il disastro per intervenire. Regione Lombardia ha cofinanziato in maniera importante questa azione, la quale permetterà interventi che attendiamo da troppo tempo. Territorio e ambiente non sono mai stati all’attenzione delle giunte “callegaresche”. Purtroppo anche nel lontano passato le scelte cementificatorie ci hanno regalato un’alta fragilità ambientale. E purtroppo il PGT del 2011 non ha segnato una svolta ma una continuazione: l’intera giunta attuale lo votò e molte aree (compresi il campo sportivo e il campo di Venco) vennero salvati dalle osservazioni di Lega e di singoli cittadini.» Fra gli obiettivi che l’amministrazione di Casteggio si è data per il 2020 ci sono quello di acquisire la piena disponibilità delle scuole di via Montebello e la revisione del Piano di Governo del Territorio. Quali sono quelli che vi ponete voi, invece, dai banchi dell’opposizione? «Nel Consiglio del 27 Dicembre ho portato in votazione una mozione che impegna il sindaco a ripristinare i vincoli del Campo di Venco e a fare in modo che i 99 anni di rispetto ripartano dall’approvazione della variante. La mozione è passata con i voti di Lega e Si Cambia, mentre la maggioranza si è astenuta. Assente la consigliera La Cognata. Per il resto le nostre posizione sono note: stop al consumo del territorio, stop a visioni alterate come quella che prevedeva nell’ultimo PGT un’espansione di Casteggio dai 6.300 fino a 10.500 abitanti che per ora è arrivata attorno a 6700, parecchi al di sotto dei picchi toccati negli anni ‘70. Le scuole al loro posto! Non davanti al cimitero in zona trafficata. Più spazio per movimento pedonale e cicli. Più verde per bambini anziani. Erba e alberi al posto di “Vele” e asfalto. Più che varianti, servirebbe un PGT mirato alla ristrutturazione, al rispetto ambientale e alla trasformazione turistica del paese … e sottolineo paese, considerato che non esistono servizi di una città, ma solo il nome!» di Pier Luigi Feltri


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C’ERA UNA VOLTA L’OLTREPò

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«Ecco Gianni, mio fratello era così: Rambo nell’aspetto e bambino nell’animo» Tra poche settimane, il 22 gennaio 2020, saranno quattro anni che il mio fratellone buono ci ha lasciati. Fratellone buono. Gianni era così un uomo buono. Buono con tutti, disponibile con chi avesse bisogno, generoso fino all’autolesionismo. Chiunque avesse un problema, chiunque lo cercasse trovava in Lui disponibilità e cortesia. Nasce a S. Eusebio il 21 gennaio 1949 da Emilio e Venturelli Maria. Coccolato e vezzeggiato dalla mamma e dalla sorella Gianfranca, difeso dal padre che ne vedeva l’erede, compagno di giochi e di marachelle del fratello Giuliano: anzi, per i più, erano sempre giochi e quelli del fratell sempre marachelle. Purtroppo era quasi sempre vero e, più avanti, scopriremo perché “quasi”. Chi non lo conosceva bene ricorda il sorriso buono che si intravedeva sotto due mustacchi imperiali. Bianchi ormai, sale e pepe come Lui diceva, ma imponenti e ben curati. Era un uomo buono o, come mi piace ricordare, era la bontà vestita da uomo. Tutti lo rammentano con tanta nostalgia e con il rimpianto vero che si deve ai grandi uomini. Si, grande uomo lo era davvero: con tutti e per tutti. Con quel ricciolo malandrino che spesso gli copriva la fronte e con quel sorriso i baffoni, ma soprattutto con il sorriso degli occhi. Gli occhi di un cerbiatto velati da una punta di tristezza, me sempre sinceri e luminosi come solo sanno essere gli occhi di un bambino. Ecco Gianni era così: Rambo nell’aspetto e bambino nell’animo. Era la dolcezza nel corpo e nelle mani di un gigante. Era ciò che più ho invidiato nella mia vita: un uomo buono. Continuo a scriverne al passato, ma spesso mi sembra impossibile che non ci sia più o, come diceva Lui vecchio alpino, che sia andato avanti. Penso e dico cose che lo coinvolgono dal vivo, non come un ricordo. Passando davanti al piccolo cimitero del paese saluto Lui e gli altri sfortunati amici di Mario e Domenico come ho fatto per tanti anni conversando come ai bei tempi quando le giornate di questa magra vita terrena, erano più lievi, più serene. Mi sembra impossibile che ci abbiano lasciato. Mi sembra impossibile che il mio fratellone buono non sia più a Sant’ Eusebio a sfalciare l’erba del giardino con il fedele Domenico preciso punto di riferimento dei suoi continui rimproveri agricoli o comportamentali! Ebbene questa buonissima persona, Gianni dico, ebbe a perpetrare in un lontano passato, una micidiale marachella, l’unica se ben ricordo, ma tremenda e foriera per me di ingiusti rimbrotti e prese in giro (il quasi). Il marrano poi ebbe a completare l’opera tacendo la mia innocenza e salvaguardando la sua immacolata immagine di Gianò bambino

buono. Ricordandolo con infinito amore e rimpianto voglio che quella storia che oggi mi fa sorridere, renda merito al fratello meno buono di Lui, più scapestrato e un po’ folle ma, in quell’ occasione dannatamente innocente. Ti voglio bene fratellone e ti perdono per una volta, ma non provarci più quando ci rivedremo nelle amate praterie celesti di caccia di Manitù. Mio fratello Gianni aveva allora sette splendidi anni, era grande e grosso, bianco e rosso come un bocciolo di rosa, ultimo di tre fratelli era il cocco di tutti : di papà perché dicevano che gli rassomigliava, di mamma perché molto buono, di mia sorella che avendo otto anni più di lui si sentiva un po’ mamma, di nonna che lo definiva il suo pacioccone. Unico in famiglia che non lo amava troppo ero io perché, di due anni maggiore, aveva di fatto preso il mio posto di primo ed unico maschio della nidiata: mi aveva rubato coccole, attenzioni, complimenti e vizzi nonostante le assolute prudenze dei miei familiari che avevano già sperimentato la mia aggressività quando Gianni contava dieci mesi ed io ventidue. Non riuscivo più a strappare la mia adorata tettarella di gomma al poveretto che, nel frattempo, armato di quattro dentini in posizione strategica, aveva imparato a resistere ai miei ripetuti tentativi di strappargli il ciuccio che mamma mi negava. Dopo una simile operazione infruttuosa, nonna mi aveva sorpreso ad avvicinare un seggiolino alla culla, a brandire una palettina in ferro “ bärnàs “ e pronunciare una frase minacciosa: mè al màsc. Inequivocabile. Nel tempo ero peggiorato sino a costringere babbo a mettermi in collegio a Pavia sia per cercare rimedio alla mia giovanile follia, sia per permettermi di frequentare scuole non altrimenti raggiungibili dal mio adorato paesino. Gianni è una delle persone più buone che sia dato incontrare: dico spesso di lui che non è un uomo buono, Lui è la bontà vestita da uomo. Allora era Gianô, con gli anni e’ diventato un omone, Ràmbo per gli amici, mantenendo però la caratteristica essenziale del suo carattere.

Gianni Cereghini

Giuliano Cereghini

L’unica volta che l’ha combinata davvero grossa nei miei confronti è stato il trattamento riservato a l’aniôn. - anitra maschio da riproduzione - Ricordo io avevo nove anni, lui sette, era d’estate, periodo che ispirava molto il mio spirito bizzarro: ne combinavo di tutti i colori coinvolgendo mio fratello ma sopportando da solo, come giusto, i rimproveri, le sgridate e spesso le legnate di mio padre che aveva imparato a non chiedersi e a non chiedermi più “ chi e stato?”. Già lo sapeva e si comportava di conseguenza. Pranzavamo, quando mamma, senza secondi fini, ebbe a segnalare che lo splendido maschio di anatra muta, scelto quale riproduttore per l’annata, non aveva il solito atteggiamento elegante, maestoso ed aggressivo: sembrava a suo dire, un po’ giù . Babbo girandosi di scatto verso di me, “o l’è malà o quaidö gà dàt una svaslà” o è malato o qualcuno l’ha picchiato? e continuò tranquillamente a mangiare. Mi sentii ferito nell’orgoglio non tanto e non solo perché ero innocente, ma soprattutto per non aver mai pensato di sistemare la mala bestia nel modo suggerito da mio padre per punirlo del fatto che, a volte, ci inseguiva beccando le nostre nude gambette. Spergiurai la mia innocenza, finsi d’essere tremendamente offeso, non convincendo papà e costringendo mamma a prendere le mie difese per pacificare gli animi. Ràmbo assisteva impassibile. Il giorno dopo mamma denunciò il peggioramento dell’orgoglioso animale che

ormai rifiutava il cibo e si aggirava ciondolante per il cortile non alimentandosi e non esercitando l’importante funzione per cui ero stato scelto. Papà non aveva cambiato idea: la colpa era sicuramente mia conosciuto, non solo a casa mia, come temibile randellatore di qualsiasi animale si aggirasse nel paese. Negai con tutte le mie forze arrivando persino a lacrime a cui solo mamma fece finta di credere. Ràmbo assisteva impassibile. Passarono diversi giorni e la musica era sempre la stessa: la bestiaccia stava male e la colpa era mia: ormai questa teoria era tacitamente condivisa da tutti e la cosa mi infastidiva sempre più. All’ennesima allusione di papà, smisi di mangiare, mi alzai di scatto e contrariamente alle abitudini, senza chiedere permesso ad alcuno, uscii di casa. Ràmbo assisteva impassibile. Cercai la mala bestia in cortile, non la vidi subito: improvvisamente la scorsi all’ombra della serenella e vicinissima alla piletta dell’acqua. Era magrissimo, incapace di reggersi sulle zampe e con la testa ciondoloni; di tanto in tanto beveva un sorso d’acqua dal contenitore, si muoveva appena, e tornava a sdraiarsi privo di forze e di volontà. Mi fece sincera compassione, mossi verso di lui che non reagì come suo solito, lo accarezzai quasi a dargli coraggio ed istintivamente, provai a scostare le penne del dorso ben sapendo dove i monelli come me colpivano senza ragione animali innocenti solo per riderne.


C’ERA UNA VOLTA L’OLTREPò Nulla trovai sul dorso ma improvvisamente, mentre esaminavo le ali della povera bestia, mi accorsi di un sospetto gonfiore nella parte posteriore dell’animale: esattamente sotto la coda . Occorre fare una breve premessa per i ....non addetti ai lavori: l’attrezzo riproduttore dell’anitra maschio è una specie di vermiciattolo elicoidale bianchissimo, tipo “girabarchè” - in italiano piccolo trapano a mano - L’atto cupolativo è lento e metodico e il fortunato animale, contrariamente a polli e conigli, non dimostra fretta nel nobile gesto arrivando addirittura ad aggirarsi per il cortile con la mobilia al vento per aerare e raffreddare il suo baldo strumento di piacere e di dovere irritando, con tale comportamento, il buon Ràmbo, come poi si seppe. L’accennato sospetto gonfiore finito sotto i miei polpastrelli altro non era che al girabarchè ad l’aniòn sapientemente annodato. Avete capito bene: qualcuno aveva fatto un nodo nello strumento di lavoro e di piacere della povera bestia! E non ero stato io! L’attrezzo bianchissimo in origine, dal nodo in avanti era violaceo tendente al nero mentre nella parte inferiore conservava il colore naturale. Afferrai l’animale e con un po’ d’impegno e con le mie abili dita, sfeci il nodo con non poca difficoltà. L’animale appena liberato dalla sadica tortura, parve rinascere: spiccò un balzo in avanti, si diede una salutare sgrullatina, si mise a correre in cerchio come impazzito e addirittura mi guardò con occhio diverso dal solito, o almeno così mi parve.

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La cascina di Sant’Eusebio dove Gianni è nato

Lasciai il pennuto godersi la magia del momento, rientrai in casa senza proferire inutili parole. Notai che, per la prima volta, Ràmbo mi guardava sottecchi senza misurare il suo occhio con il mio. Ebbi il dubbio che l’angioletto, il bambino buono, il cocco di mamma avesse qualcosa da nascondere ma non ne avevo la certezza. Attesi che babbo si avviasse al sonnellino pomeridiano, le donne fossero intente ai lavori di cucina, avvicinai Gianni ormai agitatissimo, lo presi per la camiciola e con aria cattiva gli dissi “ sàt fàt ä l’aniòn?” e lui di rimando “chè câ tl’hà

dìt?”. “Cosa hai fatto all’anitra maschio?” E lui “Chi te l’ha detto?” Avevo la certezza che era stato lui. Non dissi nulla a nessuno ma lascio alla più fervida immaginazione di chi legge, come e quante volte il povero Gianni ebbe a pagare a caro prezzo la sua ignavia e la sua insensibilità nei confronti di suo fratello. L’aniôn fu ancora oggetto di discussioni tutte improntate alla meraviglia per la repentina e totale guarigione della povera bestia, nessuno ne sapeva la ragione ma un’insolita occhiataccia di mio padre a Ràmbo, l’angioletto, mi convinse che

probabilmente aveva capito o, anche lui, aveva estorto la confessione. Naturalmente nessuno si degnò di chiedere scusa a me che, almeno in quell’occasione, non ero minimamente colpevole anzi, avrei meritato un encomio e un poco di riconoscenza per l’opera altamente umanitaria che avevo compiuto: almeno da l’aniôn! Invece la mala bestia ristabilita e ingrata, continuava a rincorrermi per mordicchiare le mie nude gambette, suscitando composti ululati di dolore e di rabbia. di Giuliano Cereghini


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CORVINO SAN QUIRICO

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«Continua il piano di rientro per risanamento del bilancio» Michele Lanati, sindaco di Corvino San Quirico a partire dalle scorse elezioni comunali, ci fornisce un aggiornamento rispetto a quanto detto nella precedente intervista, comparsa nel numero di agosto 2019, e un riassunto generale di questi primi sette mesi di mandato, molto prolifici dal punto di vista delle manovre eseguite. L’amministrazione mantiene in primo piano l’obiettivo risanamento del bilancio, sempre con un occhio vigile verso i bisogni della comunità che, come è accaduto in tutti i comuni dell’Oltrepò, è andata incontro a parecchi disagi a causa dell’alluvione di fine ottobre scorso. Il principale problema che il comune deve sostenere è di tipo economico. La difficoltà sussiste tutt’ora? «Continua ad essere in corso il piano di rientro che limiti gli investimenti e riduca le spese per portare a termine il risanamento del bilancio; abbiamo iniziato a saldare una serie di pendenze. Nel frattempo ci stiamo muovendo su un secondo fronte: l’efficientamento dell’ente. Il processo per seguire queste due strade consiste in diverse manovre, circoscritte al nostro comune e in collaborazione con i paesi limitrofi». Di che tipo di manovre si tratta? «Innanzitutto ho provveduto a rinnovare, per altri 10 anni, l’Unione dei Comuni con Oliva Gessi e Mornico Losana – cosa non scontata. Abbiamo cambiato segretario comunale, che ora è unico sia per noi, che per Oliva e Mornico, e quindi per l’Unione stessa: questo fattore permette di facilitare e velocizzare le comunicazioni. Abbiamo sostituito una serie di servizi, prima effettuati da personale esterno, con dei volontari. Precisamente, si occupano della sorveglianza della piazzola ecologica, ruolo in precedenza occupato dal cantoniere, che ora può svolgere le proprie mansioni anche nelle ore prima dedicate alla custodia della piazzola ecologica. Questi volontari garantiscono la stessa qualità del servizio, poiché hanno sostenuto un corso di formazione presso un incaricato della Broni-Stradella, ditta che si occupa del raccoglimento rifiuti. Provvederemo inoltre ad assumere un ragioniere in organico: nell’Unione dei Comuni, il servizio di ragioneria è offerto da un professionista unico per tutti i comuni che ne fanno parte; in aggiunta, le amministrazioni a sé ne prevedono uno proprio. Corvino, invece, mancava di un ragioniere - lacuna di base inspiegabile, ma ancor più inspiegabile per un comune che ha dei problemi economici. Non avendo margini per poter acquisire nuovo personale, ho dovuto a malincuore rinunciare a un dipendente che si è trasferito in un altro comune: assumeremo il futuro ragioniere

«Abbiamo dovuto rinunciare ad un dipendente per assumere un ragioniere»

Michele Lanati

tramite concorso (bandito dall’Unione dei Comuni) e le mansioni svolte dalla persona che è uscita verranno ridistribuite tra il personale, che comprenderà anche questa nuova figura professionale - presumibilmente a marzo, dopo il concorso, appunto. La rinuncia ad un dipendente è stata una scelta amara da prendere, ma necessaria, perché ci ha permesso di indirizzare le risorse risparmiate verso l’assunzione di una figura indispensabile per la buona gestione della contabilità; non potevamo farne a meno». L’ultima volta lei ha dichiarato che la scuola, il cimitero e, in generale, il verde pubblico, avessero bisogno di alcuni interventi. Siete riusciti a portarli a termine, nonostante la situazione economica sfavorevole? «Siamo riusciti ad attivare una serie di lavori che sono stati finanziati al cento per cento dallo Stato, grazie al Decreto Crescita, che ha fornito al nostro comune dei fondi con due categorie di destinazione possibili: efficientamento energetico e messa in sicurezza degli immobili comunali. Grazie a questi sussidi siamo intervenuti con piccoli lavori nella scuola primaria di Fumo: abbiamo rifatto completamente e sistemato un terrazzo che presentava delle infiltrazioni, abbiamo rifatto i canali, sostituiremo gli attuali vetri inseriti nella parte alta delle porte con

vetri infrangibili; abbiamo, in sostanza, rimodernizzato l’edificio per consolidarne la sicurezza (che già di base era garantita) grazie a materiali più nuovi e moderni. Abbiamo poi rimpiazzato le finestre del centro polifunzionale, che causavano un’ingente dispersione di calore e quindi spreco di energia per il riscaldamento; quelle nuove, di ultima generazione, ovviano a tale problema. Inoltre installeremo dei pannelli fotovoltaici sul tetto del municipio: ciò ci consentirà di autoprodurre energia e risparmiare migliaia di euro ogni anno, oltre ad essere una scelta ecologicamente vantaggiosa. Per quanto riguarda il cimitero andremo a sistemare la rampa d’accesso secondario e a mettere in sicurezza un’altra zona dello stesso. Sono tutti problemi che il Comune si trascina da parecchi anni e finalmente, grazie a questi fondi concessi dallo Stato, siamo riusciti a risolverli». L’alluvione, che ha raggiunto la massima intensità il 21 ottobre scorso, ma si è abbattuta sulla zona per molti giorni, ha causato enormi disagi a tutto l’Oltrepò. In che misura ne siete stati colpiti? Come siete intervenuti? «Abbiamo avuto il grosso problema di una frana alla frazione Mazzolino, per la cui messa in sicurezza ci siamo mossi all’istante con lavori piuttosto importanti; abbiamo anche attivato la somma urgen-

za e chiesto un contributo alla Regione Lombardia, che ci è stato fornito e ha coperto totalmente una spesa che andava assolutamente fatta, ma che il comune non avrebbe potuto sostenere. Sempre alla luce dell’emergenza atmosferica, abbiamo inviato anche la procedura di primo intervento all’ente regionale, a proposito del reintegro delle spese necessariamente sostenute per una massiccia ripulitura dei fossi, alla frazione Camarà e in via Strada Valle. In questo caso siamo ancora in attesa di un riscontro, ma è normale poiché il primo intervento richiede tempistiche più lunghe rispetto alla somma urgenza e copre costi più contenuti. Ci tengo in ogni caso a ringraziare Regione Lombardia per la prontezza nell’effettuare i rilievi, per la sensibilità dimostrata e per averci concesso questo contributo». Si era poi parlato di ripristino dei cassonetti per la raccolta differenziata: era previsto per l’inizio di questo nuovo anno. «I cassonetti per la raccolta dei rifiuti, oltre ad essere ripristinati, verranno anche ricollocati in punti strategici: quelli per l’indifferenziata saranno presenti in tutte le vie, quelli di carta e plastica, invece, saranno posizionati in zone di compromesso tra le esigenze dei cittadini e quelle della ditta di raccolta rifiuti, ovvero la BroniStradella, con cui ci stiamo accordando da molti mesi. La procedura è complicata, soprattutto per quanto riguarda l’individuazione di luoghi facilmente raggiungibili sia dalla popolazione che dagli operatori ecologici, ma tutte le valutazioni del caso stanno per terminare e nel più breve tempo possibile questi cassonetti verran-


CORVINO SAN QUIRICO no reintrodotti». Per quanto riguarda la questione sicurezza: ora anche la parte alta del comune è provvista di telecamere? «Non ancora; non avendo fondi propri da investire siamo in attesa di poter accedere a qualche bando che permetta quantomeno di cofinanziare la spesa». Le strade hanno subito mutamenti? «Un lavoro di totale rifacimento del manto stradale è estremamente oneroso e, ancora una volta, il comune non può permetterselo. Ma le continue piogge e l’alluvione hanno causato parecchi danni che non potevano essere ignorati. Siamo perciò intervenuti, con mezzi nostri, in modo da tamponare le situazioni più critiche per evitare disagi: prima a luglio, poi tra la fine di novembre e i primi di dicembre. In generale le strade di Corvino sono in buono stato, ma le condizioni atmosferiche avverse molte volte hanno vanificato gli interventi fatti o peggiorato la situazione in alcuni punti già lesi». Ci sono novità in ambito internet? è stato possibile incrementare la qualità della rete? La pagina Facebook dedicata al comune è all’attivo? «Riguardo il miglioramento della rete, siamo in attesa di accedere a dei bandi riservati ai piccoli comuni, cosa abbastanza difficile perché sono a numero chiuso. La pagina Facebook è in programma: una volta creata, vorrei che venisse aggiornata più o meno quotidianamente e che fosse un veicolo di notizie socialmente utili, quali ad esempio aggiornamenti ammini-

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«I cassonetti per la raccolta rifiuti in punti strategigi: l’indifferenziato in tutte le vie, carta e plastica dove necessario»

strativi o comunicazioni di lavori in corso in determinate zone. Tuttavia, seguire con cura e giornalmente una pagina Facebook non è cosa da poco, e per adesso non possiamo permetterci di investire in un social media manager che la diriga. Stiamo cercando di trovare un modo di tenerla attiva senza dover usare risorse che, al momento, preferiamo destinare a progetti di più immediata necessità. Qualora dovessimo trovare una soluzione che risponde ai nostri requisiti, la pagina sarà creata il prima possibile, in quanto ritengo sia un mezzo

per rimanere in contatto con i cittadini in modo estremamente veloce ed immediato». In generale, cosa ne pensa di questi primi sette mesi di mandato? «Sono molto soddisfatto di come stiamo lavorando e dell’aiuto economico ricevuto dallo Stato e da Regione Lombardia, che ci ha permesso di far fronte a determinati bisogni con tempestività; ovviamente, la Giunta si è impegnata a seguire da protagonista ogni operazione svolta. Siamo anche riusciti a collaborare con altri co-

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muni, non presenti nell’Unione: in particolare abbiamo avviato un dialogo con la preside dell’Istituto Comprensivo di Casteggio e abbiamo partecipato insieme ad una manifestazione tenutasi al centro polifunzionale di Corvino. Ogni intervento – e sono parecchi – è stato fatto in modo tale da poterne sentire i benefici anche fra molti anni. Vorrei rassicurare i cittadini su questo aspetto: ci vuole un po’ di tempo prima di poter raccogliere i frutti del nostro lavoro; la situazione che abbiamo ereditato è molto pesante e ci sono molti fronti su cui dobbiamo lavorare, ma ogni manovra compiuta, anche la meno percettibile, punta a incrementare l’efficienza del comune per risanarne il bilancio e migliorare la qualità di vita della popolazione. Ci tengo infine a ringraziare la squadra che ho a supporto, composta non solo dal Consiglio comunale ma anche dai tutti i volontari che si sono messi a disposizione del comune». *NOTA: approfittiamo di questo spazio per rettificare un dato riportato nella precedente intervista a Lanati (numero di agosto 2019): a causa di un errore di battitura, è stato scritto che il comune di Corvino San Quirico, nel periodo della ex amministrazione, ha chiuso tre conti con un disavanzo (ovvero in rosso) di euro 10’000 ciascuno; in realtà, come chiaramente specificato dal primo cittadino, il disavanzo è pari a euro 100’000 ciascuno. Ci scusiamo per l’inesattezza. di Cecilia Bardoni



CALVIGNANO

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«Il palazzo comunale restaurato, un nostro motivo d’orgoglio» Nessuno potrà dire che l’amministrazione di Calvignano non tenga in dovuta considerazione il proprio patrimonio immobiliare. L’intero 2019 è stato dedicato alla messa a nuovo dell’edificio comunale, opera che il sindaco Marco Casarini è lieto di poter finalmente presentare alla comunità, prima di dedicarsi, in questo 2020, al restauro della ex Canonica. Sindaco, che tipo di lavori sono stati eseguiti? «L’intero palazzo municipale è stato, infatti, oggetto di diversi interventi di manutenzione straordinaria e risanamento conservativo, tutti magistralmente progettati e diretti dal responsabile dell’ufficio tecnico, l’architetto Nicola Chiesa, a cui va il nostro più sentito ringraziamento per la maestria, il gusto e l’originalità delle soluzioni messe in atto». Come sono stati eseguiti gli interventi? «Per la manutenzione straordinaria della sede municipale sono stati eseguiti con tre finanziamenti, due dei quali di provenienza statale ed uno regionale. Grazie a questi fondi si è potuto dare risposta a molteplici necessità ed esigenze che, con il passare degli anni, erano ormai doverose, se non fondamentali. A livello tecnico, sono state svolte varie operazioni che consentiranno di ridurre drasticamente i consumi energetici, ottimizzando il rapporto esistente tra fabbisogno energetico (di luce e gas) e livello di emissioni. Nello specifico si è intervenuti su molteplici aspetti come la sostituzione di serramenti altamente dispersivi a vetro singolo con nuovi elementi a tripla battuta, la sostituzione delle porte di accesso con nuovi elementi coibentati, la realizzazione di controsoffittatura interna con isolamento termico per ridurre sia il volume riscaldato che le dispersioni termiche, il rinnovamento dell’impianto elettrico con elementi a LED a risparmio energetico e

rifacimento totale dell’impianto al piano terra con criteri come da normativa vigente, sia in merito alla rete elettrica che dati e l’ottimizzazione dell’impianto di riscaldamento grazie all’introduzione di elettrovalvole di zona ed alla contestuale eliminazione di una caldaia e della relativa utenza». Avete fatto lavori anche per la messa in sicurezza e la bonifica dell’edificio? «Certo, abbiamo proceduto con l’eliminazione della principale causa di umidità, mediante la realizzazione di una linea esterna che consente la raccolta delle acque meteoriche, provenienti per caduta dalla strada provinciale, grazie a nuovi pozzetti posti a monte della struttura, che raccolgono e canalizzano, senza dispersioni, le acque a valle dell’immobile stesso all’interno della fognatura esistente. «La conformazione dei pendii infatti, connessa alla circostanza che il piano stradale si trova ad una quota superiore rispetto all’edificio comunale, comportavano la circostanza che tutte le acque meteoriche provenienti dal cimitero, confluissero direttamente sotto all’immobile comunale tramite la cunetta “a verde” scavata nel terreno. Tale problema è stato risolto a monte della struttura, con la posa dei pozzetti di raccolta, e perfezionato con una cunetta alla francese con zoccolo di protezione in caso di eventi ingenti, per raccogliere anche le acque meteoriche che provengono dal piano stradale a valle del pozzetto sopracitato. Completano l’intervento, l’allontanamento, all’interno della stessa nuova linea di raccolta, dei pluviali in precedenza scaricanti anch’essi ai piedi della muratura, alimentando l’umidità delle fondazioni». Per quanto riguarda la sicurezza, invece? «Anche in questo caso abbiamo portato un miglioramento delle condizioni di si-

Marco Casarini

curezza contro eventuali infrazioni grazie alla sostituzione di tutte le porte di accesso, già precedentemente sopracitate, con elementi blindati di sicurezza, antisfondamento. Abbiamo infine apportato migliorie per quanto riguarda l’estetica sia interna che esterna. Restyling estetico volto a fornire al Palazzo Comunale quell’aspetto di giusta rappresentanza che merita». Per il suo Comune, può darci un bilancio dell’anno appena trascorso? «Grazie alla nostra determinazione ed al fondamentale apporto dei nostri collaboratori, il 2019 potrà essere sicuramente annoverato fra quelli che hanno visto realizzata una grande mole di lavori che hanno modificato il volto del nostro edificio comunale sia esternamente che internamente con un investimento di circa 140.000 euro. Lavori eseguiti celermente e bene con risultati estetici e funzionali notevoli che sono lì da vedere. A breve sarà inoltre completato il sistema di videosorveglianza sul territorio comunale che consentirà di migliorare la sicurezza fra la popolazione: risulteranno in-

fatti funzionanti una decina di telecamere che rappresentano un occhio importante per le forze dell’ordine per individuare le persone che commettono illeciti, fungendo anche da deterrente per i malintenzionati». Quali sono i programmi per Calvignano nel 2020? «Dobbiamo fare i conti con la scarsità di risorse finanziarie tipiche di un piccolo Comune collinare con poche entrate proprie e continua riduzione dei trasferimenti correnti dallo Stato. L’obiettivo di mediolungo periodo per la nostra amministrazione è quello di recuperare e valorizzare il fabbricato ex canonica. è infatti nostra intenzione creare un polo suggestivo ed unico per promuovere la cultura, la musica, l’arte e l’enogastronomia non solo locale. Occorrono risorse economiche importanti ed il nostro impegno sarà quello di reperirle nel più breve tempo possibile anche con forme di partenariato pubblicoprivato». di Elisa Ajelli


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CIGOGNOLA

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«L’accusa di non avere nuove soluzioni è completamente infondata» Nell’ultima intervista rilasciata a il Periodico News, Marco Fabio Musselli, ex primo cittadino di Cigognola, ha espresso forti dubbi nei confronti della nuova amministrazione, rappresentata dall’attuale sindaco Gianluca Orioli, che risponde alle accuse, sentite come un attacco nei confronti suoi e di tutta la giunta comunale, illustrando le scelte fatte e spiegando perché hanno riscontrato un aspro dissenso da parte della minoranza. Vi aspettavate che l’ex amministrazione mettesse in discussione il vostro operato? «Sì, perché è la linea di condotta che stanno mantenendo in tutte le occasioni di confronto. Dalla precedente intervista a Musselli, traspare soltanto il rancore per aver perso la guida del comune di Cigognola. Mi viene da dire che non abbiano ancora smaltito la delusione e l’arrabbiatura. L’accusa di aver cancellato in soli sei mesi cinque anni di buona amministrazione lascia il tempo che trova: se poi, addirittura, consideriamo che alcuni dei provvedimenti delle opere principali, con cui usciremo l’anno prossimo, sono frutto di programmazione fatta dalla precedente amministrazione, questo basta a dare alle affermazioni del precedente sindaco il peso che meritano». C’è stata un’affermazione dell’ex sindaco Musselli che ha suscitato particolare sgomento? «Più che sgomento, ha suscitato ilarità, sia tra i cittadini che tra noi amministratori. Mi spiego: il fatto che la scuola dell’infanzia di Cigognola abbia un accesso particolarmente infelice è sulla bocca di tutti, genitori dei bambini, insegnanti e operatori scolastici. Per questo motivo abbiamo deciso di usare il contributo, citato da Musselli nella sua intervista, per aprire un accesso sul retro del fabbricato, il che significa spostare il traffico dalle zone strettamente adiacenti la provinciale, a un’area più sicura. Arrivo al punto: ci aspettavamo il consenso generale, e così è stato, eccezion fatta per la precedente amministrazione, che ci ha perfino fatto una diffida a non realizzare l’opera. La cosa ridicola è che tale diffida ci è stata protocollata in comune appena due giorni dopo che, esattamente in prossimità della scuola, si è verificato un grave incidente; per fortuna non ha fatto vittime, ma solo perché è avvenuto in un momento in cui nessuno stava accedendo all’edificio o uscendo da esso. Non si capisce come mai, ma a quanto pare, per l’ex amministrazione, nemmeno questo avvenimento vale come prova della pericolosità dell’incrocio; tanto che, nella loro diffida, scrivono che il parcheggio non è necessario in quanto quell’accesso

Gianluca Orioli, neo sindaco di Cigognola

non è pericoloso e non vi è mai avvenuto alcun incidente. Ribadisco: ciò è stato messo nero su bianco 48 ore dopo il sinistro verificatosi. Io dai social mi tengo abbastanza lontano, poiché ritengo che non siano la giusta piazza dove tenere dibattiti di un determinato calibro; al contrario l’attuale minoranza è molto attiva online. Non appena hanno caricato il testo della diffida sulla loro pagina Facebook, sono naturalmente emerse delle critiche da parte di tutti quei genitori che avevano già segnalato da tempo e numerose volte la problematicità nell’accedere all’istituto. Dirò di più: numerosissimi sono stati i cittadini che mi hanno telefonato per chiedere che questi lavori venissero confermati; stessa cosa ha fatto la dirigente scolastica, molto allarmata dal sinistro che era avvenuto. Penso che questa sia una palese conferma del fatto che l’attuale minoranza critichi in maniera infondata, solo per metterci i bastoni fra le ruote; anche perché è composta da un sindaco che ha governato per 15 anni, un altro sindaco che ha governato per 5 anni, e un vicesindaco che è stato in carica per 20 anni e se la loro amministrazione non ha avuto soluzione di con-

tinuità, qualche domanda sarebbe il caso di farsela: forse il loro operato non è stato così esemplare come sostengono». Musselli ha dichiarato che la nuova amministrazione “potrebbe vivere di rendita per almeno due anni” grazie al lavoro svolto da quella che ora ricopre il ruolo di minoranza. «L’accusa di non avere nuove soluzioni è completamente infondata. Nel 2020 avvieremo un sacco di cantieri e di opere nuove. Io e la mia amministrazione ci impegniamo a partecipare a più bandi possibili per usufruire dei contributi pubblici, senza gravare sulle casse comunali. Viceversa l’ex amministrazione ci ha lasciato in eredità alcuni vecchi cantieri che devono ancora partire, tutti finanziati dal credito bancario comunale. Le faccio l’esempio dell’allungamento del polo civico, i cui lavori sono in fase di avviamento proprio in questi giorni: tale opera costerà alla comunità centomila euro e produrrà l’allungamento di questo edificio pubblico per aumentarne la capienza da 40 a 70 persone. Noi riteniamo che sia una manovra del tutto inutile; abbiamo espresso il nostro parere in tutte le occasioni possibili, ma non

abbiamo potuto interrompere il cantiere in quanto vincolato da delle penali a favore dell’impresa che si è aggiudicata i lavori. A noi non interessa speculare sull’edilizia e perciò riteniamo che sia uno spreco di risorse comunali; infatti cercheremo di effettuare tutti gli interventi futuri usufruendo dei fondi pubblici». Quindi su quali aspetti vi concentrerete o vi siete già concentrati? «Sono tre le prime opere che andremo a realizzare: in primis l’allungamento del polo civico appena nominato, in adiacenza al quale verrà realizzato un piccolo parcheggio; molto importante, come già ampiamente detto, è la realizzazione dell’area di sosta dietro la scuola; infine realizzeremo una rotonda sulla statale, in località Stefano, che coinvolge tre enti: la provincia di Pavia e i comuni di Cigognola e di Broni. Anche quest’ultimo intervento è stato al centro di uno scontro: a parole, il precedente sindaco si era impegnato con gli altri due enti dicendo che avrebbe partecipato fornendo una somma di cinquantamila euro, ma, nel momento in cui sono salito in carica, ho controllato e negli uffici non c’era traccia dell’ufficiale stanziamento di queste somme.


CIGOGNOLA Quindi ci siamo trovati a manifestare la nostra volontà di partecipare pur senza avere nulla di veramente riconosciuto in mano; grazie ad una trattativa con il comune di Broni, abbiamo ottenuto che il contributo fornito da Cigognola si riducesse da cinquanta a venticinquemila euro. In più abbiamo partecipato ad un bando molto importante per quella che è la natura del comune di Cigognola: il GAL ci permetterebbe di mappare e dotare di segnaletica tutte le colline di Cigognola (e degli altri comuni partecipanti) per facilitare l’accesso di e-bike, soggetti sportivi che si vogliono dedicare al trekking e ad altre attività all’aria aperta. Favorire la fruizione del territorio era uno dei nostri punti sulla lista elettorale. Ci auguriamo quindi che il bando vada a buon fine e che otterremo il finanziamento richiesto. Per quanto riguarda la promozione del territorio, segnalo che su Telepavia Milano è da poco passato un servizio organizzato da tutta la giunta per promuovere la nostra zona, le nostre colline, le attrattive, i punti di aggregazione, le principali cantine che hanno voluto aderire, gli esercizi pubblici, la vasca di Cigognola ed i ristoranti che esistono nel nostro territorio. Siccome questo programma televisivo ha una diffusione che può raggiungere anche i 40mila spettatori, riteniamo che sia stato un ottimo modo per valorizzare il nostro territorio – a costo zero, oltretutto». L’ex primo cittadino ha espresso il suo dissenso anche riguardo alla vostra scelta di non rinunciare agli emolumenti. «La loro battaglia, da questo punto di vista, è antistorica; tanto che in occasione di un evento organizzato da Poste Italiane – mi pare il 30 ottobre scorso – a Roma, nel quale sono stati invitati i sindaci dei comuni con popolazione inferiore ai tremila abitanti, sono intervenuti numerosi esponenti del governo in carica – il premier Conte e alcuni ministri. Tutti, dal primo all’ultimo, hanno ritenuto doveroso che le amministrazioni, soprattutto quelle dei paesi più piccoli, si vedano riconosciuto un indennizzo (sotto forma di rimborso spese o emolumenti) che venga sostenuto solo in parte dalle casse comunali, e quindi integrato a livello statale. Quindi il principio che sta passando – e mi sem-

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«Il nostro intento non è quello di accontentare le richieste un po’ sconsiderate della minoranza, ma di gestire il Comune» bra sacrosanto – è che chi si impegna a favore del proprio comune, rinunciando quindi a del tempo che potrebbe dedicare allo svago, alla famiglia o a qualunque altra cosa, vada gratificato – anche se in maniera poco più che simbolica, come avviene oggi – con un riconoscimento anche di tipo economico, allo stesso modo degli enti pubblici più strutturati e importanti. Perciò, la battaglia combattuta dalla minoranza su questo fronte è antistorica e totalmente strumentale». Infine, Musselli ha evidenziato il fatto che non siate riusciti ad eliminare l’addizione comunale IRPEF. «Nel nostro programma, è vero, avevamo promesso di intervenire riguardo l’IRPEF. La questione è legata a tutte le altre tasse e imposte comunali. Io stesso, in occasione dell’ultimo consiglio, ho affermato che sarebbe stato possibile ridurlo anche già del 20% nel 2019, con l’obiettivo di diminuirlo sempre in questa misura per i cinque anni in modo da arrivare a zero. Tuttavia, siccome il nostro intento non è quello di accontentare le richieste un po’ sconsiderate della minoranza, ma di gestire il comune, per motivi che esulano dalle responsabilità della nostra amministrazione – e anche di quella precedente, ad essere onesti – dobbiamo fronteggiare una duplice emergenza: l’aggravio dei costi di raccolta e smaltimento dei rifiuti attraverso la Broni-Stradella S.p.A. e la chiusura del centro commerciale che, sulla statale, insisteva sul territorio comunale; l’immobile in questione occupa una superficie di 40mila metri quadrati e incide in modo

oneroso sulla tariffa dei rifiuti del nostro comune. Quindi, al momento, preferiamo concentrarci sul monitoraggio dell’andamento di questa tariffa rifiuti per evitare eccessivi aggravi a carico della popolazione, anziché destinare risorse nell’immediato alla riduzione dell’addizionale comunale IRPEF. La TARI è oggetto di dibattito anche in molti altri comuni che collaborano con la Broni-Stradella S.p.A; quando avremo più chiaro il quadro della situazione sulla tassa rifiuti, potremo anche capire se riusciremo ad incidere sulle altre imposte locali, come vogliamo fare per non creare un ulteriore aggravio di costi sulla cittadinanza». Le elezioni vi hanno visti vincitori con un modesto scarto tra voi e la lista di Musselli. Siete comunque fieri del risultato? Vi aspettavate di più? «Noi ci riteniamo molto soddisfatti del risultato ottenuto poiché tutti i membri della giunta, a partire da me sindaco e tutti i consiglieri, ricoprono ruoli che mai avevano tenuto in un’amministrazione pubblica: eravamo quindi gli sfidanti più giovani e meno conosciuti rispetto ad un’ex amministrazione i cui membri avevano assunto cariche importanti per moltissimi anni di seguito. A nostro avviso la vittoria è stata un successo straordinario, poiché siamo riusciti ad inserirci in un contesto ormai particolarmente radicato. Non finiremo mai di ringraziare i cittadini che hanno dimostrato grande fiducia nei nostri confronti affidandoci la guida del comune».

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Quali fattori vi hanno più avvantaggiati, secondo lei? «Di sicuro ci ha favoriti soprattutto l’impegno che tutti abbiamo dimostrato nel voler dare una svolta all’amministrazione di Cigognola, la quale, a nostro avviso, negli ultimi anni, aveva patito un eccessivo allontanamento dalla comunità. Avevamo accolto lagnanze di più soggetti che percepivano l’eccessivo divario fra l’istituzione e le esigenze dei cittadini. Noi abbiamo tentato di intercettare quel malcontento mettendoci al loro servizio. Inoltre siamo subito intervenuti con un provvedimento a costo zero per dare dimostrazione di questa maggiore apertura nei confronti delle istanze provenienti dalla comunità, ovvero abbiamo modificato gli orari del comune: ora è aperto sei giorni su sette, con una fascia oraria ampliata, e il personale si è adattato a una turnazione che garantisce una maggiore apertura degli uffici comunali nei momenti del giorno secondo noi più fruibili per chi avesse necessità di accedere al municipio». Desidera comunicare un messaggio riassuntivo all’ex amministrazione? «Voglio ribadire quanto detto in occasione del nostro insediamento: noi siamo persone più che disponibili a valutare le istanze provenienti da tutte le teste che ragionano sul territorio di Cigognola, quindi, a maggior ragione, lo siamo nei confronti di coloro che, insieme a noi, dividono i posti nel consiglio comunale. Se loro si facessero un esame di coscienza, riconoscerebbero di non aver ricevuto un solo attacco da parte nostra; noi stiamo ben lontani dai social, che loro usano quotidianamente come mezzo di diatriba e per lanciare attacchi personali che non risparmiano né me, né la giunta, né l’amministrazione in generale. Se da parte loro ci sarà la volontà di lavorare di comune accordo sul territorio, troveranno le porte aperte; se invece vorranno continuare a chiudersi nella polemica e nel rancore, noi non potremo fare altro che prenderne atto e lavorare sodo per dar seguito alle promesse fatte ai nostri elettori».

di Cecilia Bardoni



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Natale magro per i piccoli commercianti Non è stato un Natale felice per i negozi di vicinato di Broni e Stradella. Il primo bilancio dell’Ascom, per quanto ancora spurio di numeri, delinea già con sufficiente certezza il trend negativo: «Le festività non hanno dato i risultati attesi dall’intero comparto del commercio» spiega il presidente dell’associazione Luigi Lombardi. «Purtroppo i grandi centri commerciali, gli outlet e il commercio elettronico hanno influenzato negativamente il piccolo commercio». L’Associazione commercianti da lui guidata abbraccia tutto il territorio orientale dell’area oltrepadana, partendo da Torrazza Coste sino all’ultimo comune prima di arrivare a Castel San Giovanni, compresa la parte collinare. I tre principali comuni oltrepadani sono Stradella, Broni e Casteggio. I soci sono circa 600, 400 nella sola area urbana di Broni e Stradella. Per nessuno di loro sarà un Natale da ricordare, con la speranza di risollevarsi grazie ai saldi. Lombardi, come mai secondo lei gli affari non sono andati come sperato? «I grandi centri commerciali, gli outlet e il commercio elettronico hanno influenzato negativamente il commercio di vicinato. I giovani hanno sempre più la tendenza a guardare al mercato elettronico e purtroppo questo è un segno negativo». Che cosa si può fare per reagire a questa crisi che appare ormai per certi versi incancrenita? «Occorre comunque prendere atto della situazione e allo stesso tempo mettersi in gioco cercando di adeguarsi ai tempi, seppure mantenendo la struttura del negozio di vicinato, lo stesso dovrà specializzarsi sempre più e costruire una vetrina virtuale entrando nel mondo dei social».

Ascom: «Broni e Stradella, affari sotto le aspettative»

Luigi Lombardi, presidente Ascom Oltrepò Orientale

E il periodo dei saldi come è cominciato? «Diciamo che sono partiti a rilento e auspichiamo un incremento nelle settimane successive». C’è però qualche settore che ha tenuto più di altri? «Pur senza grandi numeri, la prevalenza del mercato si spinge verso l’abbigliamento e le calzature». Ci sono state iniziative negli ultimi tempi in queste due realtà cittadine e chi le ha organizzate? «Per quanto riguarda la città di Stradella abbiamo collaborato con l’Amministrazione comunale alla manifestazione estiva del Caffè concerto, subito dopo, anche con una nostra Iniziativa dal titolo Cocktail di vino e musica, all’interno della manifestazione Vinuva.

Broni, Via Emila, la storica via dello Shopping

«Giovani più interessati all’elettronica» Nel periodo natalizio abbiamo curato l’organizzazione di Stelle di Natale, mercatino storico che si svolge annualmente il giorno 8 dicembre. Per la città di Broni, invece, abbiamo collaborato con l’Amministrazione Comunale all’organizzazione della manifestazione estiva Broni Blue night; successivamente, a settembre, con la Festa dell’Uva con il concorso vetrine ed infine, nel periodo natalizio, abbiamo curato l’organizzazione del Mercatino di Natale». I due comuni hanno quindi supportato le vostre iniziative… «Certo e posso dire che c’è una proficua

collaborazione con le Amministrazioni di tutti i comuni». Ci sono state aperture e chiusure a Stradella e Broni nell’anno 2019? E cosa è previsto per questo nuovo anno? «Per quanto riguarda le aperture e chiusure delle attività non siamo ancora in possesso delle statistiche e saranno disponibili presumibilmente intorno a fine mese». Altre città, come Pavia ad esempio, hanno però riscontrato dei numeri di vendita positivi e dei segnali di ripresa che, sotto le festività almeno, hanno fatto ben sperare. Crede che questa “onda” a rriverà anche in Oltrepò? «I primi risultati positivi arrivano dalle grandi città come Milano, quindi auspichiamo che nel corso del 2020 lo stesso possa accadere per il nostro territorio, grazie anche alle numerose iniziative organizzate in collaborazione con le Amministrazioni comunali». di Elisa Ajelli

I centri commerciali l’hanno fatta da padrone»

Stradella, Via XXVI Aprile cuore pulsante del commercio


inventare


STRADELLA

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«Treno sempre in ritardo, gli studenti perdono la prima ora» Stradella è l’unica città dell’Oltrepò orientale dalla quale partono treni e corriere per Piacenza, Pavia e Milano. È un centro di primaria importanza per i pendolari della zona, non solo per gli undicimila stradellini. Per questo motivo gli sforzi e gli investimenti richiesti sono maggiori rispetto ai comuni del circondario. Micol Galli, Pianificatore Territoriale a Piacenza, dal maggio scorso è consigliere delegato al pendolarismo e al trasporto del Comune di Stradella. Eletta tra le fila di Fratelli d’Italia, è anche stata nominata Presidente della Commissione Urbanistica. Micol, per lei questa è la prima esperienza come consigliere comunale? «Sì, sono stata eletta lo scorso maggio nella nuova amministrazione. Ci tengo a ringraziare il coordinatore Provinciale di Fratelli d’Italia Claudio Mangiarotti per l’occasione datami e il Sindaco Alessandro Cantù per avermi inserito nella sua squadra ed avermi affidato le deleghe al pendolarismo e al trasporto». Come mai ha deciso di accettare queste deleghe e di occuparsi di questo settore? «Questa delega mi è stata affidata dal Sindaco Cantù per la mia preparazione da Pianificatore Territoriale ma anche perché da diversi anni sono una pendolare: uso il treno tutti i giorni per andare a lavorare e quindi vivo l’esperienza sulla mia pelle ogni giorno, in tutte le sue problematiche. Già durante il periodo universitario aveva svolto diversi studi e progetti sul trasporto e sulla mobilità». Quali sono i principali disservizi di cui soffrono i “pendolari stradellini”? «La stazione di Stradella fa parte di due tratte molto congestionate: la Stradella/ Pavia/Milano e la Stradella/Piacenza. Sulla tratta diretta a Pavia ci sono disservizi continui, in varie fasce d’orario. Mentre sulla tratta diretta verso il piacentino le problematiche riguardano essenzialmente i treni del mattino frequentati dagli studenti diretti a Piacenza». Per esempio? «La stazione di Stradella raccoglie un enorme bacino scolastico essendo usufruita dagli studenti di tutti i paesi limitrofi. Ho avuto parecchie segnalazioni da loro soprattutto riguardante il treno delle 7:18, diretto Castel San Giovanni e a Piacenza, il quale è sempre pieno e in ritardo. Gli studenti hanno solo la possibilità di entrare con massimo di quindici minuti di ritardo, altrimenti sono costretti ad aspettare fuori dall’istituto. Questo genera la perdita dell’intera ora di lezione e la richiesta di giustificazione da parte del genitore». Come potete affrontare e risolvere questo problema?

Partita la richiesta per il 7:18 diretto a Piacenza: «Anticipatelo di 10 minuti»

«Insieme al Comune di Broni, e coinvolgendo anche i sindaci dei comuni limitrofi, siamo riusciti ad avere un incontro con il Prefetto di Pavia, al quale abbiamo fatto le nostre proposte, segnalando le problematiche e le criticità attuali. Una delle segnalazioni da noi fatta riguarda appunto il treno delle 7:18 per Piacenza, chiedendo che venga anticipato di almeno 10 minuti, in modo tale da poter permettere agli studenti di non perdere la prima ora in caso di ritardo della partenza. Abbiamo già problematiche che riguardano la mobilità sulle strade, con buche e ponti chiusi, quindi l’obbiettivo è potenziare e garantire un livello medio-alto di mobilità alternativa, ferro e gomma, senza che questo diventi uno stress a fine giornata». Cosa prevede la convenzione con tra comune e Ferrovie? «Tra Ferrovie e Comune di Stradella esiste una convenzione che scadrà a breve, nel 2021, e che andrà rinnovata. La pulizia dei locali è garantita e gestita dalla Broni Stradella Spa. Noi verifichiamo che questo venga fatto. Uno dei nostri obbiettivi è sicuramente inserire gli spazi della stazione di nostra competenza nell’ambito del “Progetto Reciprocità”, bando indetto da questa amministrazione riservato a coloro che, con determinati requisiti, svolgeranno attività socialmente utili con piccole manutenzioni e interventi migliorativi, mantenendo tutti i requisiti in materia di sicurezza previsti dalla legge». Avete previsto qualche lavoro straordinario riguardante la stazione ferroviaria? «La stazione di Stradella, di proprietà di FS, è in una posizione strategica di pri-

Micol Galli, consigliere delegato al pendolarismo e al trasporto del Comune di Stradella

maria importanza anche per comuni come Portalbera, Santa Maria della Versa e tutta la Valversa e viene utilizzata sia da studenti che da lavoratori. Esiste un progetto di riorganizzazione del piazzale al fine di migliorarne la fruibilità, il tutto senza alcun esproprio alle ferrovie. Sarà avviabile con il rinnovo della convenzione». Parlando di servizio ferroviario: nei giorni scorsi Regione Lombardia ha rinnovato la convenzione con Trenord per altri nove anni, senza alcun bando. Una notizia che ha subito fatto infuriare i pendolari, viste le numerose critiche e i parecchi disservizi degli ultimi anni. Qual è la sua opinione? «Ho ricevuto il Comunicato dei “Comitati Viaggiatori ferroviari della Lombardia”. Ad oggi Trenord non offre un servizio adeguato agli utenti, con pochi mezzi vecchi e obsoleti. Speriamo che tutto questo migliori e che posso garantire un servizio migliore in futuro». Torniamo alla sua delega. Com’è la situazione del pendolarismo stradale? Com’è il vostro rapporto con Autoguidovie? «Sin da quando ci siamo insediati abbiamo rilevato disservizi riguardanti non solo Stradella ma anche i paesi vicini collegati dalle tratte comuni. Le corse e le fermate devono essere garantite ed effettuate sem-

pre. Abbiamo chiesto chiarimenti alla società ed ora siamo in attesa di risposte». Quali sono le prossime problematiche che intende affrontare? «Sicuramente vorrei sistemare tutte le fermate della linea urbana di Stradella: abbiamo rilevato fermate non segnalate, prive di cartelli o di orari esposti. Ci sono anche problematiche da affrontare riguardanti lo stato delle pensiline e della segnaletica orizzontale che sono sicuramente da migliorare e prevedere. Per poter far si che la mobilità su gomma sia utilizzata maggiormente ci deve essere più chiarezza nell’offerta di tale servizio: esposizione degli orari e mappa delle linee devono esserci ovunque e facilmente reperibili». Lei è Presidente della Commissione Urbanistica. Di cosa vi state occupando attualmente? «La commissione si è riunita a novembre, in cui abbiamo discusso il riadattamento del regolamento edilizio urbano nel rispetto della nuova normativa regionale, la quale va a standardizzare tutti i regolamenti urbani con adattamenti relativi ad ogni specifica realtà. Riuniremo una nuova commissione per presentare il regolamento definitivo, il quale dovrebbe essere operativo già da metà anno». di Manuele Riccardi


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STRADELLA

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«Dal sindaco frasi da denuncia nei nostri confronti» «Quanto scritto dal sindaco Cantù nei nostri confronti sul giornalino del Comune è gravissimo e inaccettabile». Il capogruppo di minoranza di Alleanza Civica La Torre ed ex sindaco di Stradella Piergiorgio Maggi non ci sta e spiega le motivazioni che hanno portato all’abbandono dell’aula durante l’ultimo consiglio comunale. «Mettere addirittura per iscritto che la mia amministrazione praticava favoritismi e clientelismo è da denuncia penale, sarà difficile mantenere buoni rapporti per il prosieguo del mandato» attacca l’ex primo cittadino. Maggi, il 2019 si è chiuso in modo un po’ burrascoso. Cosa è successo nelle ultime settimane dell’anno scorso? «Era il 18 dicembre, giorno del consiglio comunale sul bilancio: un appuntamento molto importante, perché si tratta del documento più importante dell’anno, su cui tutti noi consiglieri di minoranza stavamo lavorando da tempo. Ci saremmo dovuti trovare un paio di ore prima del consiglio per ‘tirare le fila’. Quel giorno, però, nel pomeriggio è iniziata la distribuzione del giornalino del Comune, giornalino che funziona esattamente con le stesse modalità che usavamo noi, stesse procedure con il sindaco che è anche direttore responsabile e con lo spazio lasciato ai vari capigruppo. Il sindaco ha pensato bene, nel suo articolo di fondo, di dire delle cose, dal punto di vista umano ed amministrativo, che sono state gravi». Cioè? «Rivolgendosi alla parte che ha perso le elezioni ha usato parole pesanti. Invece di dire quanto sono stati bravi, furbi ed intelligenti a vincere, a presentare un programma migliore, ad essere stati più bravi di noi, ha avuto la brillante idea di insultarci! Già pensare certe cose non va bene, se si dicono ancora peggio…a scriverle sono tombali, soprattutto se appaiono su un giornale di cui si è direttore responsabile e che arriva in tutte le case dei cittadini di Stradella». Quali sono queste “cattiverie”? «Ci ha accusati di amministrare facendo favoritismi e clientelismo. Sul “favoritismo” siamo ai limiti del penale, sulla parte del clientelismo siamo in pieno penale invece. Di me penso che si possa dire tutto, tranne che sono una persona disonesta e la mia onorabilità è sacra. Ho una vita normale e dire che faccio del clientelismo è da denuncia». Si difenderà nelle sedi opportune? «Per il momento non procederò». Lei nell’ultimo consiglio comunale aveva abbandonato, insieme al suo gruppo, il dibattito dopo aver spiegato le sue ragioni. Ha più sentito il sindaco Cantù dopo quell’episodio?

«No, mai più sentito. Quel famoso giorno del consiglio ci siamo presentati comunque in sala consigliare per esporre quanto detto adesso al vostro giornale. Il sindaco ha farfugliato qualcosa in tono imbarazzato e ci ha detto “se vi ho offesi, vi chiedo scusa”. Ha messo il “se” davanti…probabilmente non si è nemmeno reso conto di quello che ha scritto. Comunque l’episodio non è stato sanato. Devono capire che la campagna elettorale, dove hanno promesso di tutto, è finita. Adesso devono pensare ad amministrare, visto oltretutto che non hanno più i mesi di bonus in cui si va avanti grazie a quello programmato dall’amministrazione precedente. Noi avevamo comunque programmato alcuni lavori con le risorse che avevamo…loro finora hanno fatto solo una innovazione, ossia cambiare il progetto di recupero del campo giochi dei giardini pubblici, che però è ancora fermo. Concludo questo discorso dicendo quello già spiegato in consiglio: che motivo c’era di insultarci e mettere in dubbio la nostra onorabilità?». Che spiegazione si è dato? «Non so. Hanno vinto le elezioni e possono fare tutti i programmi e progetti che vogliono…che bisogno c’è di offendere chi li ha preceduti? L’offesa è arrivata dal primo cittadino e, dal punto di vista umano, da adesso in poi sarà difficile per noi rapportarci con lui nei prossimi anni. Per carità, nella vita si può sbagliare, ma bisognerebbe provare a recuperare, invece qui c’è il nulla…di certo un episodio del genere lascia una grossa ferita. Noi non rinunciamo di certo a fare opposizione e a lavorare per la nostra città, però sarà ancora più difficile. In questi mesi abbiamo lavorato per il bene di Stradella, pur essendo seduti dall’altra parte: nei consigli comunali abbiamo a volte votato contro perché si trattava di cose per noi impraticabili, ma ricordiamo che in altri casi abbiamo votato a favore. Quindi, non siamo contro di loro per partito preso, quando propongono cose fattibili siamo d’accordo con loro. Sono normali rapporti tra maggioranza e minoranza, come succede ovunque. Anche per essere in opposizione bisogna lavorare ed essere preparati, bisogna leggere i documenti, proporre soluzioni alternative». Passando ad altro, è stato presentato nei giorni scorsi il calendario delle manifestazioni per l’anno 2020. Si sente di dire qualcosa? «Vedremo. La fiera di settembre è stata cancellata, dopo l’annullamento dell’anno scorso. è un peccato perché era una tradizione stradellina: forse verrà sostituita con un’altra manifestazione. Per i ragazzi non ci sarà più nulla, mi spiace.

Piergiorgio Maggi

«Ha scritto sul giornale del Comune che la mia amministrazione praticava “favoritismi” e “clientelismo”. Siamo nel penale» Il motivo è che, a loro dire, la festa andava contro i commercianti intorno alla piazza… a me sembrava l’esatto contrario, ma evidentemente a qualcuno non andava bene ed è stata tolta. Per il resto ci sono molte iniziative che facevamo anche noi a cui hanno cambiato il nome e dal bilancio ho visto che ci sono circa dieci mila euro in più per questo settore e quindi probabilmente verrà fatto qualcosa di diverso. Quando vedremo, potremo giudicare, prima no. L’importante è che venga fatto qualcosa per il bene di Stradella».

Voi come vi comporterete? «Ci impegneremo a fondo come sempre, anche per rendere più fruibili i vari documenti, le scelte e le cose che facciamo con la popolazione. Oltre ad avere quattro anni di tempo per preparare una nuova ‘classe’, delle figure rinnovate per amministrare la nostra città o comunque per contrastare o comunque andare in competizione con l’amministrazione uscente quando sarà il momento. E saremo sempre una lista civica». di Elisa Ajelli


CANNETO PAVESE

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«Il mio primo volo, a 17 anni, su un Cessna 172 presso l’aeroporto di Rivanazzano» Il sogno di molti bambini è quello di diventare, un giorno, pilota d’aerei. In pochi realizzano il loro sogno sino a diventare piloti di linea e ad ottenere addirittura le abilitazioni da istruttore. Uno di questi è il ventiquattrenne Vittorio Lupi di Canneto Pavese, che da circa tre anni pilota Boeing 737 della compagnia irlandese Rayanair sui cieli di mezza Europa. Vittorio, come si sei avvicinato a questo mondo? «Ho iniziato ad appassionarmi agli aerei e al volo attorno ai 10-12 anni, quando ho fatto i primi viaggi in aereo con i miei genitori. È stata una passione nata spontaneamente, in quanto non avevo nessuno in famiglia appassionato o impegnato in questo settore». I suoi genitori come hanno appreso la notizia della sua scelta? «Era da un po’ di tempo che ne parlavo in casa e sapevano che avevo questa idea nella testa. Un giorno, mentre ero in giro con mio papà, abbiamo deciso di informarci presso il centro di Rivanazzano Terme. Siamo tornati subito con i vari preventivi e tutte le informazioni necessarie. Ammetto che mia mamma era un po’ spaventata, ma si è convinta subito…». Quando è stato il suo primo approccio diretto con un velivolo? «Inizialmente ero intenzionato a prendere la licenza come pilota d’aereo privato. Ho effettuato il mio primo volo di ambientamento, a fine 2012, su un Cessna 172 presso l’aeroporto di Rivanazzano». Come è stato il suo percorso di specializzazione? «Da subito mi sono sentito a mio agio e anche l’istruttore aveva notato che ero portato per questa passione. Ho deciso di fare questa prima licenza da pilota privato, in quanto si trattava di un’abilitazione che mi sarebbe rimasta anche nel caso in cui avessi deciso di non proseguire in questa carriera: avevo solo 16 anni, quindi la scelta migliore era quella di fare un passo alla volta, consapevole che crescendo avrei potuto cambiare idea o interessi. Ho iniziato i corsi a Rivanazzano, divisi in parte teorica e parte pratica. In quel periodo frequentavo il Liceo Scientifico di Castel San Giovanni, quindi durante la settimana non potevo frequentare lezioni di volo: quelle teoriche le concentravo tutte al sabato e alla domenica, mentre quelle pratiche riuscivo a farle una o due volte a settimana, scuola e condizioni meteo permettendo». Quando ha raccontato del brevetto ai suoi amici e compagni di scuola, cosa le hanno detto? «I miei amici all’inizio non ci credevano.

« Quando si inizia questo percorso bisogna essere consapevoli che l’investimento che si va ad affrontare non è indifferente» A scuola non mi prendevano sul serio, soprattutto quando dicevo che nel fine settimana andavo a fare le ore di volo! (ride) Ma alla fine hai ottenuto il brevetto… Dopo aver affrontato una decina di esami, a gennaio 2014 ho ottenuto la licenza di pilota privato». È in questo momento che ha realizzato che poteva diventare la sua professione? «In quel momento ho capito che mi sarebbe interessato proseguire in questo campo, non solo per diletto ma soprattutto per lavoro. Ho iniziato ad informarmi sulle varie scuole di volo dove poter proseguire con gli studi. Nel settembre 2014 ho iniziato i corsi a Bergamo, sostenendo ulteriori quattordici esami in lingua inglese. Alla fine, è stato come affrontare un corso di laurea, sebbene in Italia non sia riconosciuto come tale. Dopo aver terminato gli esami mi sono trasferito per un mese e mezzo nel Texas, ad Arligton, dove ho proseguito con la parte pratica svolgendo un centinaio di ore di volo di riempimento. Questa è stata una bella esperienza, che mi è piaciuta molto, in cui ho trovato una mentalità completamente diversa da quella italiana. Per questo motivo ho deciso successivamente di tornare in Usa per prendere il brevetto da pilota commerciale e strumentale». E veniamo al 2016, anno in cui è diventato pilota di linea per Rayanair… «Nel febbraio 2016 sono tornato in Italia ed ho effettuato la conversione delle licenze europee a Forlì, con ulteriori ore di volo. Inoltre, nel luglio successivo, ho conseguito la licenza come istruttore di volo, anche se fino ad oggi non ho mai praticato, in quanto nell’agosto dello stesso anno ho fatto il colloquio con Rayanair. Fare l’istruttore sarebbe stato un po’ il mio “piano b” temporaneo, nel caso in cui non fossi diventato subito pilota di linea». Com’è stato il suo inserimento nella compagnia? «Una volta conclusi i corsi ed ottenute le licenze si inviano i curriculum alle varie compagnie aeree, le quali elaborano uno

Vittorio Lupi, 24 anni, da circa tre anni pilota Boeing 737

scanning del profilo per vedere se compatibile con le loro parametri. Passata questa selezione iniziale, sono andato a Dublino per il colloquio nella sede di Rayanair. Passato il colloquio ho effettuato da subito l’abilitazione specifica per i Boeing 737, in Inghilterra, e successivamente la parte relativa l’istruzione sull’aereo vero e proprio ad Atene, dove ho anche conosciuto la mia ragazza. Finite le abilitazioni sono stato assegnato con base definitiva a Madrid, dove sono tutt’ora da circa due anni e mezzo». All’epoca aveva ventun anni: sicuramente è stato tra i più giovani piloti di linea. Com’è stato e com’è il suo rapporto con i colleghi più anziani? «Una delle cose positive è che Rayanair è quella di essere una compagnia molto giovane, in cui si può fare carriera rapidamente, con belle opportunità di crescita professionale: ci sono anche comandanti giovani, di 35 anni. Quindi mi sono ambientato molto bene sin da subito e posso dire di non aver incontrato alcuna difficoltà a rapportarmi con il personale più anziano». Invece i passeggeri? Come reagivano vedendo la tua giovane età? «Alcuni passeggeri anziani hanno mostrato stupore, ma alla fine è tutta una questione di mentalità». Come ha affrontato i primi voli da pilota di linea? Si sentivi sotto pressione? «Certamente, perché arrivavo da due mesi e mezzo di simulatore, in cui sapevo che se avessi commesso un errore non sarebbe

successo nulla. Durante il simulatore hai al tuo fianco un istruttore che spiega ogni problematica e casistica. Quando ti ritrovi a dover far atterrare per la prima volta un aereo, con duecento persone a bordo… la differenza è enorme». Torniamo al suo percorso di specializzazione: quali sono state le principali difficoltà che ha dovuto affrontare? «È un mondo che non tutti conoscono, e questa è stata una difficoltà nei primi tempi: reperire informazioni sui corsi e su come iniziare non è stato facile. Anche la ricerca della scuola di volo adatta non è stata semplice, ho dovuto girare parecchio ed informarmi di persona presso ogni struttura. Quando si inizia questo percorso bisogna essere consapevoli che l’investimento che si va ad affrontare non è indifferente, sia a livello economico che di tempo. Per questo devo ringraziare i miei genitori che mi hanno supportato in questa mia scelta sin da subito». Concludendo, che prospettive hai per il tuo futuro in questo campo? «Al momento sono Senior First Officer, che sarebbe copilota. A me piacerebbe ritornare di base in Italia, a Bergamo o a Malpensa. A Bergamo c’è un grosso centro di addestramento dove mi piacerebbe avere l’opportunità di svolgere la funzione di istruttore al simulatore. Ma sarei interessato anche a fare il corso da comandante…». di Manuele Riccardi



MONTù BECCARIA

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Palestra e campo da calcio: Quaroni prepara il suo “lascito” è iniziato l’ultimo anno di mandato per il sindaco di Montù Beccaria Amedeo Quaroni. La sua amministrazione è impegnata in una lotta contro il tempo per portare a termine alcuni importanti progetti in corso d’opera. Salvo cambiamenti nelle leggi, l’attuale primo cittadino non si potrà infatti ricandidare. Quaroni, quali sono i lavori da completare? «Uno su tutti il nuovo campo da calcio per la squadra del paese e per tutti quelli che vorranno usufruirne, che andrà a completare il centro sportivo. E poi ancora la palestra delle scuole, che è stato uno degli interventi più massici e importanti che abbiamo voluto affrontare, che paghiamo totalmente noi come Comune e che sarà a disposizione di tutti i ragazzi che vengono anche dai comuni limitrofi (Bosnasco, Zenevredo e San Damiano) nella nostra scuola». Quanto sono costati? «I lavori alla palestra ci impegnano per circa 500 mila euro: un investimento importante e impegnativo, ma che è destinato alle scuole, ai giovani, al polmone vitale per il nostro paese». A Montù vengono sempre fatti eventi che portano tantissima gente in paese. Ne è la prova anche la riuscitissima ‘Borgo in festa’ che ha animato le vie del paese lo scorso 29 dicembre… «Di meriti me ne prendo pochi…l’unico che mi prendo è di aver cercato sempre la collaborazione fra cittadini e soprattutto fra le associazioni che sono presenti nel nostro paese e nel territorio. Da quando abbiamo ristrutturato il teatro nel 2013, è partita una collaborazione ancora più forte tra le associazioni: una sinergia che sicuramente c’era anche prima, ma che si è rafforzata con l’associazione del teatro che ha inglobato anche le altre. Una collaborazione positiva che è andata sempre più intensificandosi…da lì è nata la tradizionale manifestazione ‘BeviAMOntù’, che facciamo sempre nella prima settimana di giugno e altri eventi che prima non c’erano. Come quest’ultima del 29 dicembre, organizzata come sempre da tutte le associazioni, con contributo e patrocinio del Comune, che è riuscita davvero bene, in un periodo dell’anno che sembrava ormai concluso. Diciamo che abbiamo finito col botto!». Siete riusciti negli anni a creare manifestazioni che durassero nel tempo. Qual è il vostro segreto? «Negli ultimi anni, in effetti, abbiamo creato eventi importanti, penso ‘all’agosto montuese’ per esempio, con collaborazioni importanti tra veterani e giovanissimi. Siamo riusciti ad attirare un bel pubblico e si è creata una sorta di ‘pubblico scel-

Amedeo Quaroni, il suo è l’ultimo mandato da sindaco

to’, persone a cui piacciono questo tipo di eventi, lo stare insieme in compagnia e armonia. Siamo poi sempre molto attenti anche dal punto di vista della sicurezza e ogni anno seguiamo scrupolosamente tutte le varie normative in merito. Tutti gli anni è sempre più bello e diventa anche difficile migliorarsi! Adesso come adesso devo ammettere che sono apprezzate tante cose che facciamo, dalla cucina all’intrattenimento, dalle luci all’impiantistica per la musica: noi ci teniamo molto e curiamo tutti questi dettagli, a partire, naturalmente, dall’accoglienza. Ribadisco poi l’importanza della collaborazione anche tra gli ‘anziani’ e i più giovani». A proposito di giovani, lei ha due figli, Federica e Alessandro. Il suo secondogenito ha seguito le sue orme ed è adesso consigliere nell’amministrazione di Stradella. è contento di questa scelta? «Ho due figli molto determinati, Federica nello sport e Alessandro nel sociale. Lui fin da piccolo faceva domande ‘importanti’ già a 7/8 anni ed è sempre sembrato più maturo della sua età. è stato sempre disponibile con gli altri e ha questa predisposizione molto forte: il fatto che sia

Ultimo anno da sindaco all’insegna dei lavori pubblici: corsa contro il tempo per terminare le opere entrato in politica non mi stupisce, perché è sempre stato molto attivo, anche, come dicevo, nel campo del sociale visto che è stato addirittura presidente dell’oratorio di Stradella dopo aver seguito tutto l’iter. è una persona molto positiva che si è sempre fatto benvolere da tutti, come del resto l’altra mia figlia». Aspetti negativi? «Sicuramente la chiusura della banca, che però non è dipeso da noi. Un disservizio che abbiamo cercato di evitare, ma la tendenza è questa al giorno d’oggi. A nostro parere non è stato corretto ma non abbiamo potuto fare nulla contro questa loro politica aziendale…». C’è un progetto che ancora vorrebbe

veder realizzato prima di cedere il testimone? «Mi piacerebbe venire in possesso di una struttura che si trova in centro al paese, che ad oggi è in mano alla Agenzia delle confische. Stiamo lavorando da anni a questa cosa e stiamo collaborando anche con la Prefettura in questi ultimi tempi. Spero di trovare una soluzione per cercare di farla avere al Comune: è una struttura che ha ancora potenzialità enormi e vorremmo destinarla agli anziani, in un’ottica di aggregazione, farne un centro per i cittadini più in là con l’età». di Elisa Ajelli



SAN DAMIANO AL COLLE

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La lunga storia di Torre San Michele Possiamo tranquillamente pensare che chiunque sia transitato in località Braccio, provenendo dalla Strada Provinciale 186 in direzione San Damiano al Colle o Rovescala, non abbia potuto non notare quella piccola torretta merlata che dal poggiolo domina le vallate sottostanti. Qualcuno si sarà limitato ad ammirarne la particolarità, altri certamente si saranno domandati che ruolo abbia potuto avere in passato. Si tratta di Cascina San Michele, conosciuta dagli abitanti del luogo come Torre San Michele, situata a San Damiano al Colle in prossimità della località Casalunga. È uno di quei posti magari apparentemente sottovalutati, ma che da anni custodiscono numerose storie e leggende, alcune tramandate, altre dimenticate e forse anche romanzate. Una lunga storia, in parte raccolta in una pubblicazione scritta dal Dott. Flavio Fagnani e edita nel 2006 dalla famiglia Bisi per celebrare gli ottant’anni dell’omonima azienda agricola, che ne è l’attuale proprietaria. Si tratta di una piccola pubblicazione privata, ma contenente studi e testimonianze di importante rilevanza storica. Il nome San Michele deriva quasi certamente da una chiesa campestre dedicata all’arcangelo Michele che sorgeva proprio nei pressi dell’attuale cascina: di tale luogo sacro sono state rinvenute alcune tracce durante i lavori di restauro. Le prime testimonianze storiche compaiono invece in una deposizione del 15 novembre 1184, in cui Giovanni de Luzano, durante una controversia tra i comuni di Pavia e Piacenza, dichiarò che, per alcune annualità, delle collette del grano furono pagate anche da “cuidam rustico domini Guitelmi de Montedonnico qui manet prope sanctum Michaelem”, confermando l’appartenenza di Cascina San Michele al territorio pavese. In un atto del 1264 riguardante il censimento dei terreni appartenenti al territorio di Negrino (antico nome di San Damiano al Colle), venne citato un prato situato in luogo “Brayda desuper sanctum Michaelem”, che molto probabilmente indica la località Casalunga, situata a qualche centinaio di metri dalla cascina. A confermarne la precisa posizione esiste una cartina del XIV secolo, in cui furono mappate le principali chiese della zona: in una perfetta triangolazione tra le chiese di Rovescala, Mondonico e San Damiano compare quella di San Michele. In alcuni documenti di metà ‘400 si deduce che la chiesa di San Michele si trovava in pessime condizioni, tali da non poter nemmeno celebrarvi le sacre funzioni. Sui ruderi della chiesa venne eretta una

torre colombaria, probabilmente nei primi del ‘500, completata successivamente con l’aggiunta di una merlatura che le conferì un aspetto medievale. Nel 2002 durante alcuni lavori di restauro venne anche rinvenuto uno scheletro probabilmente risalente ad una sepoltura avvenuta nel periodo in cui la chiesa di San Michele era ancora in funzione. A metà dell’ottocento il governo monarchico decise di accorpare il comune di Mondonico (e quindi il territorio di San Michele) con quello di San Damiano al Colle, insieme a vari territori e frazioni dei vicini comuni di Rovescala. Per diversi anni il complesso è stato abitato da Mario, che si potrebbe definire un vero e proprio “eremita”, il quale per diversi anni è stato di fatto il custode della storia di questo luogo. Personaggio introverso ma dall’animo gentile, ha presidiato la torre per alcuni decenni, vivendo nell’attigua casa e raccontando numerose leggende, alcune ancora conosciute dagli abitanti di San Damiano al Colle. Disegnava, scolpiva il legno, raccontava storie di guerra e amava parlare spesso di Garibaldi: leggenda vuole che l’”eroe dei due mondi” abbia soggiornato qualche notte presso la cascina, ma di questo avvenimento non esiste alcuna traccia, se non un vecchio busto conservato per anni all’interno della torre. Dal 1980 gli storici immobili e i terreni circostanti sono di proprietà dell’Azienda Agricola Bisi, fondata nel 1926 a Villa Marone, che dal 1996 ha fatto di Cascina San Michele la sua sede aziendale, con l’inaugurazione di una moderna cantina. Abbiamo intervistato Claudio Bisi, socio contitolare insieme al cugino Emilio, dell’Azienda Agricola Bisi. Quando la famiglia Bisi è diventata proprietaria di Cascina San Michele? «I nostri genitori l’hanno acquistata nel 1980 e vi abbiamo trasferito la sede aziendale nel 1996, anno in cui abbiamo inaugurato la nuova cantina». Quando avete acquistato Cascina San Michele in che stato si trovava la torre e il complesso annesso? «Le vecchie strutture erano in situazione fatiscente. Purtroppo, l’abitazione, che era anche la parte più bella dell’edificio, è stata demolita per motivi di sicurezza, in quanto irrecuperabile». Che tipi di opere avete svolto? «Abbiamo ristrutturato tutte le parti rimanenti, ovvero la torre, la cascina e la stalla, delle quali sono stati rifatti i tetti e i muri esterni, utilizzando intonaci e materiali adatti». Svolgete attività di ricezione? «Al momento non facciamo ricezione

Claudio Bisi

intesa come agriturismo o bed and breakfast, anche perché la torre e vecchia la struttura annessa, al momento, non sono visitabili al pubblico». Presso Cascina San Michele organizzate eventi o giornate aperte al pubblico? «Organizziamo visite in cantina ed eventi per i nostri clienti ed appassionati del settore, specialmente durante i mesi di marzo e aprile, quando è possibile assaggiare e conoscere i nostri vini nuovi». Fate parte di qualche associazione? «Siamo associati al Distretto del Vino di Qualità dell’Oltrepò Pavese e alla FIVI, Federazione Italiana Vignaioli Indipendenti, ente nato con lo scopo di rappresentare la figura del Vignaiolo di fronte alle istituzioni. Facciamo inoltre parte degli Enocuriosi, associazione senza scopo di lucro con l’obiettivo di contribuire dignità alimentare ai prodotti alimentari italiani». Che tipologie di vini producete? «La nostra azienda è divisa su quattro val-

late, situate tre comuni: San Damiano al Colle, Rovescala e Montù Beccaria. Essendo l’azienda ubicata nella prima fascia collinare ha microclimi e terreni adatti per la produzione di vini rossi, principalmente Croatina e Barbera, ai quali abbiamo dedicato i vigneti più vocati. I vini bianchi li produciamo solo da alcuni terreni con esposizione a nord». Siete coinvolti in qualche progetto territoriale? «Essendo associati al Distretto del Vino di Qualità dell’Oltrepò Pavese abbiamo aderito al progetto “La Mossa Perfetta”, nata per valorizzare la Bonarda frizzante prodotta solo da aziende a filiera completa. Partecipiamo anche al progetto Vino, realizzato dalla Fondazione Lombardia per l’Ambiente e dalla cooperativa sociale Eliante nell’ambito del programma Oltrepò(Bio)diverso. Questo progetto si pone l’obiettivo di far convivere l’attività vitivinicola e la tutela della biodiversità nell’area dei vigneti dell’Oltrepò Pavese. A tal fine una rete di aziende dell’Oltrepò Pavese ha sottoscritto un protocollo volontario di gestione dei vigneti per sperimentare pratiche agricole orientate alla salvaguardia di alcune specie animali protette a livello comunitario e che ben rappresentano la grande biodiversità di questo territorio». Concludendo, pensate che un ipotetico Circuito dei Castelli e delle Dimore dell’Oltrepò possa essere interessante per sviluppare l’enoturismo o, in senso più ampio, il turismo vero e proprio? «Certamente sarebbe un’iniziativa interessante per incrementare il turismo nel nostro territorio».

Azienda Agricola Bisi

di Manuele Riccardi


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ARTE & CULTURA

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Scrittrice vogherese spopola su Amazon con il primo romanzo Patrizia De Pasquale (in arte Hagar Lane), 48 anni, siciliana d’origine e vogherese d’adozione, è una donna manager che ha abbandonato la carriera per reinventarsi scrittrice. Laureata in ingegneria elettronica, appagata dai successi nel campo del lavoro, ha deciso di misurarsi con una nuova sfida, quella di romanziere, dando alle stampe “Cavalier Hak”, sua prima fatica letteraria. Il libro, pubblicato lo scorso ottobre, ha riscosso subito successo al punto che Amazon lo ha messo al primo posto come novità più interessante per i ragazzi, e per diverse settimane si è posizionato al secondo posto nella classifica dei bestseller Amazon. In stile fantasy, porta il lettore a scoprire sempre più cosa ci accomuna al Medioevo e al Rinascimento. A livello di trama, “Cavalier Hak” è una storia suddivisa in due libri. Il rapporto metaforico con il presente è una sottotrama costante: l’epoca attuale, battezzata come Neoliberismo, viene non a caso definita anche “Nuovo Feudalesimo” e “Capitalesimo”, e le ragioni sono tante ed affondano proprio nel Medioevo. Parliamo del suo libro: “Cavalier Hak”. Come mai la scelta di questo titolo? «I motivi sono più d’uno. Il primo è che Cavalier Hak, come Don Chisciotte, è un personaggio così idealista e originale da meritare di dare anche il titolo al romanzo. Il secondo motivo nasce da una famosa scena presente nell’ottava stagione di Game of Thrones, la serie tv fantasy-medievale che ha spopolato in tutto il mondo. La scena è quella nella quale un gruppo di cavalieri decidono di buttare all’aria l’insensata tradizione che vietava alle donne di fregiarsi del titolo di “cavaliere” anche quando lo erano. Così, Jaime Lannister nomina cavaliere Lady Brienne, e io ho pensato che fosse arrivata l’ora ora che si vedesse sugli schermi una scena del genere, anche perché la verità storica è che un gran numero di donne hanno fatto le guerriere nel Medioevo, non solo Giovanna d’Arco. Ecco che Hak è una donna, un cavaliere, omosessuale, e nel Libro Secondo diventerà pure Re. Il terzo motivo è che “Hak” è l’anagramma di “Akh”: il nome di uno dei tre principi spirituali che compongono l’essere umano per gli antichi egizi. Il romanzo è pieno di segreti di questo tipo e di anagrammi. La “Cava degli Ori”, ad esempio, indica la Banca dello IOR, perché “ORI” è l’anagramma di “IOR”». Cosa le ha dato l’ispirazione per scrivere questo libro? «All’inizio, e più di ogni altra cosa, mi ha affascinato la grande sfida con me stessa. Ho deciso che la mia opera prima dovesse essere un fantasy-storico con ambienta-

Patrizia De Pasquale

zioni medievali e dell’epoca rinascimentale, a prova di qualsiasi storico. Gli 85 capitoli che compongono il libro presentano ognuno un’ambientazione diversa (difficile da crederlo, ma è così), e nell’eBook ho riportato in fondo al libro le fonti da me utilizzate per scrivere ogni capitolo, con tutti i link alle stesse. Credo sia la prima volta che qualcuno fa una cosa simile in un romanzo, ed io sono molto fiera di essere stata la prima a farlo». Il romanzo però ha anche una doppia lettura, metaforica. è corretto? «Volevo anche scrivere qualcosa che facesse comprendere cosa sta accadendo oggi nel mondo del lavoro, dove i lavoratori sono da più parti definiti “schiavi moderni”. Il Medioevo è un periodo storico perfetto per narrare il presente, poiché ciò a cui stiamo assistendo oggi nel mondo del lavoro, è esattamente ciò che è accaduto nella fase di transizione dall’Alto al Basso Medioevo, nel periodo del cosiddetto “incastellamento”. Non a caso la nostra epoca storica è detta “Neoliberismo”, ma anche “Nuovo Feudalesimo”». Il libro ha anche dei risvolti filosofici? «Secondo alcuni sì. Volevo trattare il tema del bene e del male, ma utilizzando il concetto di ombra junghiana e inconscio collettivo. Volevo scrivere un romanzo dove si trattasse il tema della parità di genere, dei diritti degli omosessuali, dell’importanza di vivere in uno Stato veramente laico, e volevo anche trattare il tema, de-

licato e attualissimo, della sovranità degli Stati. Ho capito che nel piccolo (aziende) come nel grande (nazioni) valeva il detto “corsi e ricorsi storici”, nel senso che, così come nel Medioevo abbiamo avuto un organismo religioso sovranazionale al di sopra degli Stati (la Chiesa Cattolica), analogamente oggi parliamo di un organismo finanziario sovranazionale che schiaccia i popoli con egual ferocia. Alcuni individuano nel MES tale organismo, altri nella BCE, altri ancora nel Bilderberg, e i più nella Comunità Europea». Da dove deriva il suo pseudonimo, Hagar Lane? «Scelsi questo pseudonimo oltre 13 anni fa, quando aprii il primo Hagar Blog, del quale ho portato con me il simbolo del cammello, divenuto il mio logo. Hagar è un nome biblico legato a una vicenda molto particolare che riguarda Abramo e Sara, ma anche i due figli di Abramo: Ismaele (avuto con Hagar) e Isacco (avuto con Sara). La storia di Hagar la si può leggere nel cap. 16 della Genesi o nel mio blog, dove ho inserito un post con audio, “La scelta del nome Hagar”, nel quale racconto quanto simbolicamente importante sia il personaggio di Hagar, persino oggi, al punto da sceglierlo come mio pseudonimo. Lane, invece, è semplicemente un cognome inglese, corto e musicalmente perfetto accanto al nome Hagar. Devo aggiungere che purtroppo è risaputo che nel mondo anglofono gli autori italiani

non siano molto ben visti. Ecco, ho considerato anche questo nella scelta del mio pseudonimo, giacché intendo concentrarmi soprattutto all’estero». Cosa rappresenta la copertina? «Prima di tutto è la spada di un cavaliere, non di un crociato, di cui la spada simboleggia l’anima. Da qui la decisione di metterla in copertina. Un’altra cosa molto importante è rappresentata dall’aura della spada, nel senso che la spada è avvolta dai classici colori usati per rappresentare le note dicotomie “Bene-Male”, “Fuoco-Ghiaccio”, “Caldo-Freddo”, “Luce-Buio”, “Conscio-Inconscio”. Ecco, la storia di Cavalier Hak è un continuo cercare la “via di mezzo” in tutte le cose, che indubbiamente è quella di massima saggezza, mostrando come le dicotomie, fuori e dentro di noi, siano alla base delle peggiori azione compiute da noi umani in ogni tempo». Come sono nati i personaggi? «In un’atmosfera di quasi totale isolamento dal mondo, i personaggi di Cavalier Hak sono sgorgati tutti dal mio inconscio, dove risiedono le trame dei romanzi che vogliono essere scritti, popolato da quei centomila personaggi di cui parla Pirandello in “Uno, nessuno e centomila”. La regola ferrea che mi sono data mentre scrivevo era: “No censura”. Ho accolto i personaggi che entravano in scena senza il minimo tentennamento, certa che qualsiasi cosa avessero detto e fatto, avrebbe avuto un senso nel corso della storia. E così è stato. Ho scoperto, cioè, i personaggi e la trama del libro mentre la scrivevo, e ho scoperto il finale della storia solo alla fine, come un qualsiasi lettore». Esiste un legame tra il libro e l’Oltrepò? «Dopo aver lasciato il lavoro ho scritto Cavalier Hak, ma poi l’ho chiuso in un cassetto per oltre due anni, perché volevo viaggiare un po’. Ho vissuto oltre un anno e mezzo fuori Italia, in Spagna prima e in Irlanda poi, e solo quando sono tornata e ho messo radici a Voghera ho aperto il cassetto e tirato fuori il mio romanzo. è qui che ho deciso di pubblicarlo». Quali sono gli autori dai quali prende ispirazione? «Io leggo di tutto. Posso leggere e scrivere ininterrottamente per giorni, ma raramente romanzi. Leggo saggi di storia, filosofia, politica e psicologia, amo le biografie, leggo libri di spiritualità, ma anche libri sulla fisica quantistica e tante favole. Leggo libri sulla simbologia, libri di poesie e qualche romanzo, certo. Ora sto leggendo delle graphic novel, ad esempio. Se devo dire il titolo del mio romanzo preferito, dico senz’altro “Non ti muovere” di Margaret Mazzantini. Ad ogni modo,


ARTE & CULTURA osservando il materiale di studio riportato in fondo al mio romanzo si capisce meglio cosa intendo dire perché, capitolo per capitolo, ho preso ispirazione dalle cose più diverse, che ho rigorosamente citato (documentari, libri, tesi, video, film, canzoni, immagini, conferenze, etc)». Ha sempre avuto sin da bambina la passione per la scrittura? «Decisamente sì. Da piccola scrivevo poesie. Amavo moltissimo scrivere, tant’è che all’esame di Stato per il diploma da perito elettrotecnico portai come prima materia Italiano e come seconda materia Sistemi. Fu una scelta insolita per uno studente dell’Industriale, ma in realtà erano le due materie che simboleggiavano ciò che avrei fatto nella vita: l’ingegnere e la scrittrice». è previsto un tour di presentazione nel territorio? «La presentazione del libro non rientra fra le mie priorità al momento, anche se non nascondo che mi piacerebbe molto farne alcune. Se dovesse capitare, con gioia le farò, ma al momento non dedico le mie giornate a cercare sedi e associazioni che mi ospitino per la presentazione del libro. Ieri ho fatto richiesta alla Libera Università delle Donne, ma è stata la prima e unica volta che l’ho fatto». Quanto è difficile emergere, secondo lei, per uno scrittore nato in provincia? «è difficile per uno scrittore di provincia come per uno scrittore della capitale, e ancor di più se stiamo parlando dell’Italia, fanalino di coda in Europa per numero di libri letti. Sono convinta che il mondo edi-

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Ingegnere elettronico e manager di successo, molla tutto per scrivere toriale subirà presto una rivoluzione in tal senso, anche perché Amazon sta forzando un cambio radicale nei rapporti “editore/ distributore-autore”, sia in termini economici che di diritti. Diciamo che nell’arte c’è da mettere sempre in conto la possibilità di divenire famosi post-mortem. Ritengo che uno scrittore debba, pertanto, occuparsi solo di scrivere dei bei romanzi e basta. Il tempo farà il suo corso e, al momento giusto, se ha scritto un capolavoro, qualcuno lo scoprirà di certo e lo porterà alla ribalta. Se l’autore è morto da cinquant’anni o da oltre un secolo… come dire, non è una cosa così importante in ambito artistico». Di che temi si occupa e che attività svolge, oltre a quella editoriale? «Essendo una scrittrice indipendente sono anche imprenditrice di me stessa, pertanto mi occupo a tempo pieno della mia attività editoriale: marketing, pubbliche relazioni, creare collaborazioni con piattaforme importanti legate al mondo dei libri, grafica (le copertine), tools (ne escono sempre di

nuovi da valutare), cura del mio blog (fatto da me), social (Quora), seguire attentamente le traduzioni (sto revisionando la traduzione in inglese e partecipando alla traduzione in spagnolo), etc. A ben vedere si può lavorare 24h al giorno sul proprio libro, perché non ci sono limiti». Ha mai partecipato a concorsi? «Non credo nei concorsi letterari italiani, nemmeno in quelli altisonanti, che infatti non sono ben accreditati all’estero». Che messaggio intende lanciare con questo romanzo? «Contiene svariati messaggi. Cavalier Hak parla di come ognuno di noi deve dare un senso alla propria vita, e che non c’è senso più grande che si possa dare del lottare per i propri ideali, costi quel che costi. Parla di come il detto “corsi e ricorsi storici” abbia un grande fondo di verità, perciò la conoscenza della storia aiuta davvero a comprendere il presente. Trasmette un principio meraviglioso che si chiama “Giustizia riparatrice”, e che la responsabilità deve ricadere sempre

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nei vertici e non in basso, sui lavoratori. Spiega come sia possibile creare una società nella quale le religioni convivono pacificamente, la meritocrazia trionfa su tutte le cose, non ci sono caste e privilegi di sorta, corruzione e persecuzioni, ignoranza e pregiudizi, se solo al vertice si mettono le persone migliori della società, e non le peggiori, come purtroppo ritengo che sempre più spesso facciamo. Parla dell’amore vero: fra due amanti, all’interno della famiglia, fra un re e il suo popolo, e il valore della cultura, che crea più cibo della terra stessa. Vuole insegnare che tutto ciò che vuoi cambiare fuori di te, devi cambiarlo dentro di te, perché quel brutto che vedi fuori è presente anche dentro di noi. Quando lo avremo riconosciuto e accettato amorevolmente come facente parte di noi, per magia sparirà, dentro di noi e poi attorno a noi, fuori di noi». Progetti futuri? «In questo 2020 usciranno le versioni inglese e spagnola di Cavalier Hak, pertanto dedicherò molto tempo a lanciare il mio romanzo all’estero. Altri progetti da realizzare nei prossimi 2 anni sono: scrivere la sceneggiatura americana di Cavalier Hak (2 film), tradurre il romanzo in portoghese brasiliano e aprire il mio canale YouTube, dedicato a Cavalier Hak, ovviamente. Fatto questo, Cavalier Hak potrà continuare ad andare avanti da solo, coi suoi piedi, e io potrò finalmente dedicarmi alla scrittura del mio secondo romanzo». di Federica Croce



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Musicista e manager: la carriera “multitasking” di Alessandro Favale Quando si dice “vivere di musica” si pensa subito a qualcuno che si guadagna da vivere salendo su un palco. La realtà, soprattutto oggi, è molto più complessa e la strada per sbarcare il lunario con la propria passione è tortuosa e spesso in salita. Alessandro Favale, 27 enne vogherese, ha trovato la sua “miscela” unendo l’attività di musicista live a quella manageriale che consiste sostanzialmente nel programmare e gestire le serate di altri. Dal luglio dello scorso anno ha una nuova band, i The Sica, che porta avanti insieme all’attività di booking manager presso un’agenzia che cura le date live di diverse note tribute e cover band. Alessandro, la strada che conduce a formare una band è piuttosto comune. In pochi invece intraprendono la carriera manageriale. Come è iniziato questo percorso? «Dopo la laurea triennale in lingue ho deciso di provare a sviluppare un po’ la mia inclinazione per la musica. Sono stato ammesso al master in Editoria e Produzione Musicale allo Iulm di Milano, probabilmente più utile a livello umano che accademico: alcuni dei docenti erano figure importanti all’interno dell’industria musicale (come Roberto Rossi della Sony, Iaia De Capitani della PFM, o Patrizio Visco), che ci hanno fatto toccare con mano le esigenze e le problematiche che si affrontano tutti i giorni quando si lavora con la musica». Questa esperienza l’ha portata all’estero. In che contesto era inserito e di cosa si occupava? «Durante il master dovevamo fare un tirocinio obbligatorio presso alcune strutture convenzionate con il corso. Una di queste era la RockPop Agency di Bratislava (Slovacchia), organizzatrice del Bratislava Jazz Days. Era il 2016 e ho trascorso là 3 mesi nell’organizzazione del festival partendo dall’ufficio dell’agenzia, ultimando i preparativi in base alle richieste tecnicologistiche dei vari artisti. Durante i 3 giorni della rassegna credo che il mio ruolo possa essere riassunto con il termine “steward”, nel senso che arrivavo la mattina all’arena e aiutavo l’allestimento dei camerini, del backstage e delle varie aree destinate agli spettatori. La sera, durante gli spettacoli, facevo la spola dai camerini al palco, accompagnando gli artisti». Quali differenze ha notato tra quell’ambiente e quello italiano? «La differenza evidente è stata sicuramente l’immediatezza con la quale il progetto e l’idea del festival sono stati sposati dagli enti locali (pubblici e privati), i quali sin da subito hanno aiutato nel realizzare la rassegna. Nonostante la Slovacchia possa essere percepita come un paese ancora un po’ “indietro” rispetto al resto d’Europa, ho trovato una nazione e una capitale più

«Voghera non è pronta ad assumersi il rischio di organizzare concerti di livello internazionale»

Alessandro Favale, 27 enne vogherese rispettosa verso la musica dal vivo e l’arte in generale. Anche e soprattutto per quanto riguarda l’atteggiamento prima, durante e dopo i concerti». Tornato in Italia ha collaborato con la Premiata Forneria Marconi, una delle band italiane di maggior successo all’estero. Com’è andata e cosa le ha lasciato quell’esperienza? «Ho lavorato per loro durante il tour estivo 2016. Tecnicamente il mio ruolo era quello dell’assistente di produzione: ero l’ultimo arrivato e in pratica seguivo la band durante le trasferte, dai viaggi in van (guidavo io) all’arrivo sul posto, alla cena, all’alloggio in hotel, alla vendita di magliette e gadget. Purtroppo i costi per il mio sostentamento durante il tour mondiale sarebbero stati troppo alti e non ho potuto prendervi parte, ma l’esperienza italiana è stata sufficiente per avere una panoramica del mondo del live a livelli medio-alti. Ho incontrato persone gentilissime e preparatissime, ma soprattutto musicisti e professionisti con un’integrità invidiabile». Oggi di cosa si occupa e con chi collabora? «Lavoro con agenzie con sede a Melegnano che si occupano principalmente di cover e tribute band. Gli eventi sono a diversi livelli, dalle feste della birra ai palazzetti europei. Un’altra agenzia con cui collaboro invece tratta cantautori e artisti originali a livello nazionale». Tra cui? «Potrei citare Angelo Branduardi, i New Trolls, Maurizio Solieri, Alberto Radius, Katia Ricciarelli». Chi le è rimasto impresso? «Branduardi ho avuto modo di vederlo un po’ più spesso, mi è capitato di parlare con lui di diverse cose e si è sempre rivelato una persona piacevole e brillante, intellettualmente molto moderna».

Perchè crede che a Voghera e in generale in Oltrepò sia difficile organizzare eventi musicali di grande livello come accade ad esempio nella vicina Tortona? «Da fuori quello che pare evidente è il diverso approccio da parte di chi organizza rispetto a chi propone musica live a Voghera. Tortona negli anni ha portato nomi veramente importanti a suonare in un festival a pagamento sempre più credibile di edizione in edizione, indice di una progettualità ricercata e di un’organizzazione consapevole sia dal punto di vista della proposta artistica, sia evidentemente per quanto riguarda la ricerca di fondi per il finanziamento dell’iniziativa. Purtroppo Voghera è ancora nell’ottica dello spettacolo a budget ridotto e a basso rischio per chi investe (spesso direttamente il Comune). La programmazione estiva attualmente predilige gruppi di ballo amatoriali o le orchestre in playback nella piazza principale a ingresso libero per strizzare l’occhio alle famiglie. Non conosco la situazione interna e le dinamiche che hanno spinto verso questo tipo di approccio ai live estivi ma, almeno per ora, pare che Voghera non sia pronta a prendersi il rischio di una rassegna musicale di spessore internazionale». Da agente, quali sono i generi musicali o le tipologie di spettacoli che è più facile piazzare oggi? «Ovviamente a livello locale le cover band e i tributi hanno un appeal maggiore, poiché sono spesso sinonimo di grande affluenza dovuta alla fama dell’artista di riferimento. Con amici e coetanei però abbiamo notato che la generazione universitaria ha sempre molta sete di nuova musica e l’ambiente indie è sempre florido di festival e situazioni interessanti».

Ci parli della sua nuova band, The Sica. Quando vi siete formati? «Nel luglio scorso e siamo io (chitarra), Andrea Civini (batteria), Giulio Oldrati (basso) e Alessandro Alù (voce), tutti amici di lunga data con altre esperienze alle spalle». Che musica fate? «Facciamo cover di musica italiana attuale e cosiddetta “indie”, ritoccando gli arrangiamenti quanto basta ad adattarli alla nostra formazione». The Sica è in realtà “De Sica”… Come è nato il nome? «Per caso molto tempo fa, come scherzo per ridere tra noi ammiccando al noto attore. Negli ultimi tempi però abbiamo visto che sono usciti progetti a livello nazionale come The Andrè (un artista che rilegge appunto in chiave De Andrè dei pezzi trap) o il trapper/rapper The Suprème. Diciamo che abbiamo rivalutato la nostra boutade alla luce del loro successo, ma ci tengo a specificare che siamo arrivati prima noi a questo gioco di parole!». Che giudizio esprime sulla scena musicale locale? «Reputo la scena vogherese molto stimolante, piena di talenti nascosti e di personalità forti. Abbiamo un parterre di musicisti veramente invidiabile e un altrettanto valido gruppo di autori. Ci sono, come in ogni ambito, voci discordanti e qualche episodio di invidia o gelosia, ma ho avuto la fortuna negli anni di incontrare belle persone, ben disposte alla condivisione». Eppure le difficoltà per la musica live sono ormai note. Come mai? «A livello locale il gestore medio non è più disposto a investire così tanto sullo spettacolo musicale visti i costi elevati e la burocrazia scoraggiante. Questo ha portato alla riduzione drastica degli spettacoli “full band” nei locali a favore degli acustici con un numero ridotto di musicisti. Le feste estive a livello locale invece sono ancora molto attive, fortunatamente, anch’esse con budget forse inferiori rispetto ad anni fa, ma c’è ancora la voglia da parte degli organizzatori di promuovere l’attività live delle band delle varie zone». di Christian Draghi


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Arriva da Voghera l’inno delle “Sardine” La prima “vera” esperienza nello ShowBiz fu la partecipazione al Talent Show “Amici” di Maria De Filippi nel 2011, allorquando Rudy Zerbi gli impedì l’ingresso alla fascia serale del programma, nell’ultima puntata del Day-time, adducendo dubbi sulla consistenza “in progress” del talento cantautorale. Nel corso degli anni successivi, arrivando ad oggi, il celebre ex-discografico parrebbe aver avuto clamorosamente torto... Vogherese, di origini pugliesi, da alcune settimane sta invadendo il Web, la carta stampata ed in generale i Media nazionali, Tv comprese, con una sua composizione... particolare! Abbiamo incontrato Gianluca Giagnorio, in arte MaLaVoglia. Dunque... al secolo Gianluca Giagnorio ma, in arte, MaLaVoglia: quando nasce questo attraente pseudonimo? «MaLaVoglia nasce nel 2017 con il primo... tentativo di accesso all’Accademia Sanremo. All’epoca eravamo una band. Eravamo in studio a registrare, a Garlasco, da Ron. Stavo cercando un nome appunto per noi, e nella sua libreria “spiccava” il romanzo “I Malavoglia”. Ed io esclamai: “Ho trovato il nome!... Malavoglia!”, ma inteso come “Ma La Voglia... di andare, di suonare ,di crederci sempre, di non mollare mai”. Un gioco di parole tra Giovanni Verga e il futuro». Come andò quell’esperienza all’Accademia Sanremo? «Fu un’esperienza molto bella! Arrivammo in fondo, una mosca bianca venuta dal nulla, ed arrivammo tra i finalisti con il brano “Allevati a terra”!». Aveva una Etichetta Discografica a supportarla ? «Sì, avevamo come Etichetta la “Rusty Records”. L’anno successivo, il 2018, riprovai sempre come MaLaVoglia, ma stavolta come solista, con il brano “Camoscio”, che parlava di questo ragazzo che aveva fatto il carcere, anni prima: il protagonista mi raccontò di questo periodo della sua vita durante un occasionale incontro a Roma. Un’esperienza vera, di vita vissuta, da cui ho preso lo spunto per scrivere la canzone. Vinsi Area Sanremo, arrivando all’audizione in Rai davanti alla Commissione di Claudio Baglioni, al Teatro delle Vittorie in Roma. Non sono poi riuscito ad arrivare al palco dell’Ariston, ma è stata un’esperienza oltremodo bellissima! Con me c’erano artisti come Mahmood , molto più “avanti” del sottoscritto nel percorso musicale e che veniva direttamente dalle Case Discografiche, dalle Majors, unico nella storia del Festival ad aver vinto Sanremo Giovani e la Kermesse dei Big nello stesso anno!». Ha avuto esperienze anche in altri Contest importanti, o Talent Show?

«Sì (sorride), li ho praticamente provati tutti... Festival di Castrocaro nel 2014/ 2015, dove sono arrivato in semifinale. Ho partecipato a “Obiettivo Castrocaro” condotto da Pupo su Rai 1, per due anni di fila semifinalista, e poi i vari tentativi a X-Factor, The Voice of Ialy... dove sono sempre arrivato alla fine delle sessioni dei provini». A cosa imputa questa, mi passi il termine, mancanza del “Rush” finale? al genere musicale? O ad altre motivazioni? «Probabilmente nei Talents si cerca qualcosa che si allinei ai tempi, magari di più attuale... Il mio repertorio musicale è un pochettino “vecchio”, cantautorale italiano, legga Ivan Graziani, Francesco De Gregori, Edoardo Bennato, Rino Gaetano... un po’ fuori da questi moderni schemi». La passione per la musica nasce in famiglia? «Sì! Tutta la mia famiglia ha a che fare con la musica. Mio fratello è un cantante, mio nonno un violinista, un mio cugino è Diplomato in Pianoforte all’Accademia Santa Cecilia di Roma... La musica è sempre stata, diciamo, presente nel DNA della famiglia Giagnorio». In tutti questi anni ha scritto moltissimi brani inediti: quanti? Ne conosce il numero? «Penso veramente di aver perso il conto... comunque tanti, qualcosa come più di 100! Che sono lì, nel cassetto, alcuni già prodotti, altri no, in attesa». Al momento, sul suo Canale YouTube, che si chiama “MaLaVoglia”, quali brani e video sono presenti? «Dunque... I video di CAMOSCIO, TERRA ROSSA, ALLEVATI A TERRA ed ora... anche l’ultimo brano, che ha fatto molto “parlare”, ha incuriosito: si chiama “6000 SIAMO UNA VOCE”. Ho poi un brano, “SEI BRAVO MA”, che sarà la prossima uscita ufficiale di “MaLaVoglia”, che nasce da tutte le esperienze di... porte chiuse in faccia. Tante. Però oggi credo che ogni porta chiusa sia servita per indirizzarsi da un’altra parte alla ricerca continua». Se è vero, dai detti popolari, che “Tutte le strade portano a Roma”, che “Chiusa una porta si apre un portone”... lei adesso sta andando verso... il mare, o l’oceano... a pesca di “Sardine”, questa realtà “di piazza” che forse diventerà un Movimento socio-politico. Lei è una “Sardina”? «Io politicamente non sono inquadrato: sono solo... un’artista. Sono nato nel 1985, e penso sia una caratteristica della nostra generazione quella di non essere inquadrati politicamente. Siamo un po’ una generazione “di mezzo”, di limbo... un po’ a metà tra i bellissimi anni ’90 e

Gianluca Giagnorio

questo futuro abbastanza incerto. Io preferisco fare musica, tendenzialmente, però, penso che chi fa politica dovrebbe parlare al popolo, mentre mi sembra che i politici pensino più ad occuparsi dei loro interessi personali». Ma se domattina la mettessero di fronte ad un’urna elettorale chiedendole di mettere una X, lei segnerebbe il centrodestra o il centro-sinistra, o altro... «Oggi forse... lascerei cadere la penna a terra e me ne andrei». 6000 SIAMO UNA VOCE in origine si intitolava FORMICHE e parlava di…. «Ho scritto questo brano partendo dall’idea del mondo musicale... molto chiuso. Mi sembrava veramente di essere una formica che andava contro i giganti! Ma questa è un po’ la fotografia della vita, dove a volte, quando hai un sogno, parti da molto indietro, come una formica, e devi avere la forza di spostare un peso pari a 100 volte il tuo. Il brano FORMICHE fondamentalmente raccontava di me, era autobiografico... come poteva essere il racconto di chi voleva veramente fare qualcosa e stava faticando per ottenere un risultato. Poi questa formichina, come Davide contro Golia, cambia nome, e ad un certo punto diventa 6000 SIAMO UNA VOCE... e diventa l’Inno Nazionale ufficiale di questa formazione non politica, o forse politica

la è, non saprei, di un movimento che si chiama SARDINE, fondato da questi 4 ragazzi, tra cui Mattia Santori, che hanno come mission quella di riportare il dialogo nella politica senza urla, senza slogan o con slogan molto più moderati, non violenti, non urlanti in televisione. Non si capisce bene se poi vogliono fare il braccio di questo governo, l’apparato igienico-sanitario come dice Grillo a seguire del Movimento 5 Stelle... ma non è questo quello che a MaLaVoglia interessa». Ha riscritto il testo della canzone nella... sua cameretta, con la chitarra? «Mi è venuto tutto facilmente. Ho dovuto cambiare un po’ le rime, ma solo il ritornello è stato totalmente cambiato per dare più aderenza a quello che le SARDINE stanno facendo nelle piazze». Una volta finito il testo nuovo cosa è successo? «Ho chiamato Marco Mori e Giordano Sangiorgi, i patron del MEI con i quali ero in contatto nei giorni precedenti perché avevo appena finito il” Premio Mia Martini”. Sangiorgi, molto vicino al movimento delle SARDINE, ha avuto un’ottima intuizione, che è stata quella di proporre il brano come Inno e vedere cosa succedeva. Abbiamo lanciato un sassolino dalla rupe che si è poi trasformato in valanga. L’abbiamo registrato con il cellulare. Io penso che in un certo periodo storico, quando succedono certe cose, un cantautore debba essere sensibile a ciò che accade intorno a sé. Questa cosa mi ha colpito ed ho avuto l’esigenza di scriverne». C’è questo grosso appuntamento di Piazza VIII Agosto, a Bologna, dove arriveranno SARDINE da tutta Italia e lei presenterà ufficialmente il suo Inno». «Sì, presenterò questo brano nato in maniera casuale che è un motivo per me di orgoglio, un riconoscimento a tutti questi anni di carriera musicale». E se, ad esempio Mattia Santori, le dovesse chiedere di entrare come “portavoce” del Movimento? «Io ho una visione moderata, gentile che non urta nessuno: se i politici sono preoccupati, penso che ci sia qualcosa che sta sfuggendo loro di mano». C’è qualcosa in particolare che si augura per il suo futuro? «Vorrei che il mio futuro non venisse legato solo a questo episodio. Io faccio musica, sono un cantautore e voglio vivere di quello. Il mio percorso è fare musica, e mi auguro che partendo da questa cosa io possa iniziare a percorrere questa strada di professionista. di Lele Baiardi


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Rally “4 Regioni”: addio, oppure no? Il silenzio fa si che le immagini del passato non suscitino desideri ma tristezza, una enorme sconsolata malinconia per qualcosa che non vedremo più. è questo ciò che stanno provando i numerosi appassionati innamorati del Rally 4 Regioni non avendo notizie di ciò che ne sarà in questo 2020 della gara che tanto amano. Per costoro é stato sconsolante apprendere che il “loro” rally, la manifestazione fiore all’occhiello dell’Aci Pavia dal 1971 al 1986, sia miseramente finita nel nulla dopo una non breve agonia. è stato estremamente triste non vedere quel nome mitico: “4 Regioni” scritto sul calendario agonistico nazionale 2020. Volente o no, questa é la sconsolante realtà che porta tutti a pensare ad un mesto e forse definitivo addio del “mito” pavese alla scena motoristica. Inutile nasconderlo, il canto del cigno di quella gara che un tempo tutti ci invidiavano era ormai nell’aria. è assurdo cercarne ora cause, errori e colpe, sarebbe troppo facile, occorreva darsi da fare quando la situazione lo richiedeva. Ognuno di noi, pur amareggiato possa essere, una cosa non deve mai dimenticare: “Chi non fa non sbaglia”. Tutto finito quindi? Forse no! C’è chi questo rally lo ama davvero molto, tanto da essere disposto a mettersi in gioco per far si che il 4 Regioni continui a vivere. Se da una parte é stata praticamente chiusa la porta in faccia a Aci Pavia e al suo Rally, dall’altra si é invece aperta una porticina da cui potrebbe uscirne linfa vitale per la manifestazione stessa. Ad aprire questa porticina é il Rally Club Oltrepò tramite il suo deus ex machina Stefano Maroni. Il presidente del Club di Casteggio, affiancato dal suo gruppo di lavoro in cui spiccano i nomi di Francesca Mazza, Marco Daglia e Pier Paolo Contardi, é fermamente intenzionato a prendersi cura della gara pavese. Certamente non sarà impresa facile, non c’é nulla di semplice nel concretizzare una simile ambizione, ma Stefano Maroni é convinto del fatto suo e nessuno lo distoglie dal

Da sx: Nicola Maruca, Pier Paolo Contardi e Stefano Maroni

perseguire l’obiettivo. Il presidente del glorioso Club nato alla fine del 1971 dalla volontà di un gruppo di appassionati vogheresi staccatisi dalla Pavia Corse, scuderia nata in seno all’Aci Provinciale, stabilì la sua sede dapprima presso l’autofficina Vistarini in Voghera, e poi, a Rivanazzano Terme. In breve, a difenderne i colori giunsero i migliori piloti del momento, non solo pavesi. La stella Rally Club Oltrepo brillò per parecchi anni, poi, come accadde per al-

tre scuderie di quegli anni, la sua luce si spense pur rimanendo sempre accesa nel cuore degli appassionati. Questo fino a due anni fa, quando Stefano Maroni con alcuni amici, tra cui appunto Pierpaolo Contardi responsabile dell’Info Point e della promorione del gruppo, decisero di dare nuova luce e nuova vita al Rally Club Oltrepò. Ora il “RCO” é una scuderia a tutti gli effetti con le carte in regola per prendere in mano le redini (previo necessario affiancamento) di una manifesta-

zione come il 4 Regioni e concretizzare l’obiettivo di ridare agli appassionati la loro gara di prestigio, contando anche sulla collaborazione degli altri gruppi presenti sul territorio e degli appassionai veri. Insomma, non tutto é perduto e le possibilità di rivedere in questo 2020 il 4 Regioni sulle strade oltrepadane sono realistiche più che mai. di Piero Ventura


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Tutte le sfumature del Rally 4 Regioni In questi giorni si parla molto di Rally 4 Regioni, del suo futuro, di cosa sarà di quella corsa che a cavallo gli anni ‘70 e ‘80 ha infiammato i cuori di decine di migliaia di appassionati. Pertanto, abbiamo deciso di ripercorrerne rapidamente la storia e tutti i tentativi profusi per mantenerne vivo il ricordo. Tutto ebbe inizio nel 1968 con l‘arrivo di Benedetto Pelliccioni (sammarinese di nascita ma trevigiano d’adozione) alla direzione l’ACI Pavia e con l’importante collaborazione di colui che lasciò in seguito una traccia indelebile nella storia del rallysmo nazionale, Siropietro Quaroni, grazie al quale, dal 1969 in poi, in provincia di Pavia si tornò a gareggiare in competizioni vere. In quel primo anno i due mandarono in scena il primo vero rally, denominato “Giro della Provincia” per il quale, Pelliccioni diede fondo a tutte le sue conoscenze e agli allora pochi partecipanti pavesi, si aggiunsero soprattutto piloti provenienti appunto dal nord-est. A vincere quell’edizione del Giro della Provincia fu il veneto Pietro Polese al volante della Renault Gordini R8 per i colori della Scuderia Piave Jolly Club. L’obiettivo da raggiungere per Pelliccioni, fu anche l’aggregazione di giovani appassionati per accompagnarli con un minimo di aiuto verso lo sport agonistico. Fu di quel periodo la nascita di una Scuderia cittadina affiliata all’Automobile Club provinciale: la Pavia Corse. A presiederla fu chiamato il Cavalier Giovanni Manzoli in stretta collaborazione con Giampiero Nascimbene, con Sergio Zini e con il presidente della Commissione sportiva Alessandro Redaelli. Il Giro della Provincia 1970 in programma per l’11 e 12 di aprile fu circondato da tanto entusiasmo, tanta concitazione per questa nuova avventura organizzativa dell’Aci Pavia. La gara fu onorata da oltre 140 adesioni, piloti giunti dal Veneto, dall’Emilia, dal Piemonte, dalla Liguria e ovviamente da ogni angolo della Lombardia. A Vincere fu ancora un veneto: Giuliano Altoé su Renault R8 Gordini per i colori della Piave Jolly Club. Sull’onda del successo delle due manifestazioni “Sprint” e del crescente entusiasmo generale che investì tutta la provincia di Pavia, nel 1971, Benedetto Pelliccioni, Siro Quaroni (quest’ultimo divenuto nel frattempo presidente della commissione sportiva) e il Concessionario Fiat di Stradella, Rinaldo Brambilla, armati di una buona dose di incoscienza, si lanciarono in quella che in molti definirono “la grande follia”, ovvero, l’organizzazione di un rally vero e proprio a carattere non solo nazionale, ma ben di più, che si sarebbe dovuto distinguere per la sua durezza e per la temerarietà dei suoi protagonisti.

2011: parata dei Campioni al via da Salice Terme

Nacque così il Rally Internazionale 4 Regioni, con una “prima” che grazie all’intercessione di Luigi Arrigoni (Concessionario Lancia Altauto di Pavia) ebbe al via fin da subito i piloti ufficiali Lancia e Fiat. In Federazione, ma anche da parte di altri organizzatori, furono visti un po’ come usurpatori del rallysmo, perché, gente nuova, giunta in campo internazionale, senza (secondo gli “genialoidi” di allora) avere alle spalle un’adeguata esperienza di anni di attività. Ebbene, misero in scena un rally di ben 1.656 chilometri ricavati tra i più impegnativi asfalti e sterrati dell’Appennino lombardo, emiliano, ligure e piemontese divisi in due tappe. La prima, di 873 e la seconda di 783 chilometri. A vincere furono Lampinen – Davenport Lancia Fulvia HF; davanti a Ballestrieri – Bernacchini Lancia Fulvia HF. Terzo posto per Barbasio – Sodano Lancia Fulvia HF, al quarto Trombotto – Enrico Fiat 124 Spider ed al quinto Ceccato – Eisendle Fiat 124 Sport. A quell’edizione ne seguirono altre 14, una più bella dell’altra in cui a firmare l’albo d’oro sono stati solo grandi nomi del rallysmo internazionale come: Paganelli-Russo Fiat 124 Sport (1972); Ballestrieri-Bernacchini Lancia Fulvia HF (1973); Munari-Mannucci Lancia Stratos (1974); Munari-Mannucci Lancia Stratos (1975); Darniche-Mahé Lancia Stratos (1976); Darniche-Mahé Lancia Stratos (1977); Carello-Perissinot Lancia Stratos (1978); Bettega-Perissinot Fiat 131 Abarth (1979); Beguin-Lenne Porsche 911 (1980); Andruet-Emanuelli

Ferrari 308 (1981); Lucky-Penariol Opel Ascona (1982); Biasion-Siviero Lancia Rally 037 (1983); Vudafieri-Pirollo Lancia Rally 037 (1984); Ormezzano-Mello Toyota Corolla (1986). Nell’arco degli anni, il rally 4 Regioni si presentò al pubblico attraverso differenti configurazioni. La prima di queste varianti risale ai tempi in cui il rally maggiore era ancora nel pieno del suo successo, era infatti il 1982, l’anno in cui, Siropietro Quaroni, decise di inserire le auto storiche in coda all’allora Rally moderno, impegnate in ciò che poteva essere una primordiale Regolarità Sport (specialità che ancora non esisteva), ma molto più “tirata”. L’idea, anche se abbastanza anomala per quei tempi, ebbe un rilevante successo. A Salice Terme, per dare vita a ciò che fu denominato: 1° Rally 4 Regioni per vetture storiche – Organizzato dall’Automobile Club Pavia dal 20 al 23 maggio 1982, giunsero auto di prestigio quali: la Ferrari 250 di Violati, la Ferrari 212 di Dubini, un’altra 250 di Maranello di Fachini, una Ferrari GTL di De Gaetano, la ASA 613 di Pisoni, la Fiat 1100 Spyder di Defilippi, una interessante Porsche Cabriolet, la Chevrolet Camaro di Rupolo le Osca GTS, MT4 e Zagato di Barbieri-Prandi, Tenconi e Pantaleoni, la Cisitalia 33 DF di Marchese, la vettura gemella di Anfossi e tante altre ancora. Fu una gara molto apprezzata dal pubblico, in particolare quello sistemato lungo il circuito di Cecima, prova in cui, a dispetto della formula regolaristica che contrasse-

gnò buona parte delle altre prove, le arzille “vecchiette” furono chiamate a dare il meglio di ciò che ancora nascondevano sotto il cofano e i “numeri” non mancarono. Su quel tratto, gremito all’inverosimile di pubblico di appassionati, tra le vetture che interpretarono nel modo migliore le insidie del percorso ci fu l’ingombrante Opel Kapitan dalle gomme stridenti di Ghezzi-Nicolini, la Osca di MT4 di Tenconi-Cenzato, la MG/A di Masnata-Ghezzi e la Lancia Appia di Ventura-Delmonte. Quel circuito fu invece estremamente gravoso per quelle vetture molto basse, come Ferrari e Maserati, le quali soffrirono parecchio i numerosi dislivelli del manto stradale, trovando così la strada di casa prima del previsto. Alla fine, la vittoria assoluta andò alla Fiat Coppa d’Oro di Montagna-Tartara. Il Rally 4 Regioni, attraverso differenti denominazioni, visse anche edizioni strutturate con tipologie puramente regolaristiche che riuscirono a mantenere vivo il blasone di un nome tanto importante. Una di queste fu il Rally 4 Regioni Anciennes. Nato nel 1984 da una stretta collaborazione tra Siropietro Quaroni presidente dell’Automobile Club Pavia, i vertici del Veteran Car Club Carducci, Tartari e Defilippi e l’innovatore Paolo Borghi, grande cultore dell’automobilismo storico, nonché pilota di provata bravura nel settore della velocità in salita per auto storiche, il quale, fin dalla sua prima edizione, seppe accendere l’interesse di tutti gli sportivi del “volante d’epoca” di Pavia e delle province vicine. Fu subito un successo.


MOTORI ALBO D’ORO: RALLY 4 REGIONI ANCIENNES Il Rally 4 Regioni Anciennes è diventato nel corso degli anni un appuntamento fisso e di prestigio per gli appassionati di gare di regolarità per auto storiche. Ecco l’Albo d’oro 1984: Giovanni De Filippi (Fiat Stanguellini Zagato); 1986: Giorgio Safranez (Frua 1100 Sport); 1987: Francesco Guasti, (Porsche 356 Carrera 2); 1988: Bruno Forese (Balilla Coppa d’Oro); 1989: Ugo Rancati (Alfa Romeo Giulietta Spider); 1990: Maurizio Donadoni (Abarth 1000); 1992: Gianfranco Panizza (Renault 750 Sport Barchetta); 1994: Enrico Francisi (Porsche Speedster); 1996: Bruno Ferrari (Abarth 750 Zagato); 1997: Angelo Mezzadri (Porsche 356); 1998: Fabio Salvinelli (Triumph TR3); 1999: Valerio Bocelli (Panhard 750); 2000: Gianmaria Aghem (Lancia Fulvia HF); 2001: Sergio Sisti (Healey Silverstone). Seguirono 10 anni di silenzio, poi, nel 2011, grazie a Parco Chiuso RC di Zavattarello e Rudy Dalpozzo, ecco che con il consenso di Aci Pavia il 4 Regioni tornò a far parlare di se in una versione storica di regolarità sport denominato Rally 4 Regioni Amarcord, fu un successo. In quel 2011 la vittoria arrise a Maurizio Senna su BMW 2002. L’anno Successivo, 2012, la manifestazione si tramutò in Rally storico, a vincere furono Musti-Biglieri con la Porsche 911, mentre nella “sport” il successo andò a Delfino-Gemme su Fiat 125S. A questi momenti di ritrovata gloria che ebbero in Sandro Munari, Amilcare Ballestrieri, Alcide Paganelli, Luciano Trombotto, Tony Carello, Bobo Cambiaghi, Miki Biasion, Lucki e tanti altri nomi famosi, oltre alle Signore dei Rally, dei preziosi testimonial, fecero seguito altri 3 anni di stop, poi, con l’arrivo di Marino Scabini alla presidenza dell’Aci provinciale ecco che il 4 Regioni torna in auge, sempre in versione storica. Nel rally la vittoria é andata nel 2015 a Biosa,S. -

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2016: i vincitori Canzian-Nobili

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Lancia Delta; Sport Internazionale 1° Schon-Giammarino (Porsche 911); Sport Nazionale 1° Politi-Scabini (Mini Cooper). Nel 2018 si ritenta l’esperimento con l’organizzatore francese, ma il rally non decolla, vincono nuovamente i Musti nell’internazionale, mentre nel nazionale il successo va a Ghezzi-Benenti (Porsche 911); nella Sport internazionale 1° Van Hecke-Sgubbi (A112 Abarth), mentre nella nazionale la vittoria é di Gemme-Bosio su Alfetta. Sfumato l’idillio con Loubet, nel 2019 il rally si presenta con una nuova veste, quella di gara riservata a vetture storiche e moderne, cambia anche la sede, dalla tradizionale Salice si va a Stradella, ma qualcosa non gira per il verso giusto, tempi morti, ritardi, interruzioni, le critiche sono tante. L’impressione generale é che il 4 Regioni sia giunto al “Canto del cigno” riferito all’ultima espressione degna di nota di una storia ormai in declino. Gli antichi credevano che il Cygnus olor (o cigno muto, poiché incapace di emettere suoni), appena prima di morire fosse in grado di cantare una struggente canzone, così é stato per il 4 Regioni in cui nello Storico s vincere sono Melli-Belfiore su Porsche, nella Sport Seneci-Ciatti (Opel Kadett GT/E) mentre nel moderno il successo é per Totò Riolo e Claudia Musti su Skoda Fabia R5. di Piero Ventura

2017: i vincitori Matteo e Claudia Musti

Mancuso,G. (Porsche 911 SC), mentre nella sport ad imporsi sono Mozzi,G. Biacca,S. (OPEL Kadett GT/E); nel 2016: Canzian-Nobili (Porsche 3.0), Sport: Rancati-Ercolani (Fiat 128 Coupe). Nel 2017

grazie all’abbinamento con Yves Loubet il 4 Regioni diviene internazionale, le classifiche alla fine sono 4: Rally Internazionale. 1° Matteo e Claudia Musti (Porsche 911); Rally Nazionale 1° Buscone-Maggi

1972: Munari-Mannucci al via da Pavia



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Monza rally show: Vince Crugnola Brega il migliore tra i pavesi La vittoria al rally show monzese é andata ad Andrea Crugnola su Volkswagen Polo, che ha dominato anche il Master’s Show finale. Il varesino ha vinto questa quarantesima edizione davanti alla Hyundai i20 di Dani Sordo staccato di 11.5 secondi. Sul terzo gradino del podio è salito l’equipaggio formato da Andrea Nucita-Mattia Nicastri su Hyundai i20 NG. Con il Monza Rally Show, un must per il circuito brianzolo, si é conclusa la stagione motoristica all’interno del tempio della velocità in cui, come abitudine non sono mancati i piloti e le scuderie oltrepadane ad iniziare da Massimo Brega e Paolo Zanini su Hyundai i20 R5 per i colori della Scuderia Piloti Oltrepo, il pavese del Brallo Michele Tagliani e la vogherese Claudia Musti su Skoda Fabia R5, l’equipaggio di Broni composto da Davide e Ilaria Maggi (Skoda Fabia R5) ed il vogherese Vittorio Belumè affiancato sulla Snoda Fabia R5 da Riccardo Filippini, presidente della Efferre Motorsport di Romagnese. Andrea Crugnola ha vinto per la prima volta il trofeo principale, riservato alle vetture R5. Daniel Sordo, Andreas Mikkelsen, Alessandro Re, Marco Bonanomi, Piero Longhi ed Andre Nucita sono stati i principali rivali di Crugnola. Nonostante l’assenza di Valentino Rossi, personaggio che sembrava vitale per il proseguimento dell’evento, non è mancata la solita atmosfera che si respira all’appuntamento rallistico brianzolo. Sicuramente giusta la scelta di preferire le R5 alle WRC.

10” che dal 39° posto assoluto lo ha fatto scivolare al 48° nella generale a 27”6 dal leader. Tagliani invece, pur partendo in ritardo, é stato il migliore tra i pavesi con un 36° tempo assoluto a 16”5 da Crugnola. Al 41° posto troviamo i fratelli Maggi a 19”, mentre Belumé ha chiuso al 53° posto a 34”7. La Volkswagen n° 6 del varesino conquistava la vittoria anche sui 20 chilometri della Roccolo 1, secondo stage ed ultima asperità di giornata in cui Brega é 27° a 29”6; Maggi 34° a 35”6; Tagliani 39° a 40”7e Belumé 51° a 1’18”4. La classifica del primo giorno vedeva Crugnola in vantaggio di 5.2 secondi su Nucita e 7.4 su Daniel Sordo, vincitore del Monza Rally Show nel 2010 e nel 2013. Gli oltrepadani sono invece: 37° Tagliani-Musti; 38° Brega-Zanini; 40° Maggi-Maggi; 50° Belumé-Filippini. Una graduatoria molto tirata e sopratutto incerta in vista delle due prove Grand Prix della seconda giornata di gara. Come spesso accade, il Monza Rally Show può cambiare radicalmente la sua classifica dopo le prove Grand Prix. Le due gare, previste sulla distanza dei 44 Km, giocano un ruolo chiave nell’evento perché molto lunghe e atipiche rispetto ad un rally normale. Dopo un giro dell’Anello alta velocità, le vetture escono dalla Parabolica Sud per immettersi nel tracciato moderno dove sono previsti sette lunghissimi giri. Tra le difficoltà che si incontrano in questa prova c’é anche il traffico che si

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Brega-Zanini (foto di Lavagnini)

en e Sordo, secondo in graduatoria con 5.5 secondi di ritardo. Per quanto riguarda i pavesi é ormai un ricordo lontano (2003) quando Massimo Brega e Mario Perduca con la Peugeot mettevano in fila tutti proprio nella Gran Prix.

Musti, al 38° Maggi-Maggi e al 46° Belumé-Filippini. Brega aumenta il ritmo nel finale, é 28° nella PS6 con Tagliani 37°, Maggi 39° e Belumè 50°. Brega-Zanini si ripetono sui 20 chilometri della PS7 dove sono 29° con Tagliani 41°, Maggi 42° e

Maggi-Maggi (foto di Lavagnini)

Tagliani-Musti (foto di Lavagnini)

Una decisione che ha livellato le prestazioni ed ha reso il Rally più imprevedibile che mai. Andrea Crugnola ha iniziato nel migliore dei modi il Monza Rally 2019, grazie anche ad una velocità di punta superiore rispetto alle Hyundai o alla Skoda, ha conquistato il successo nell’Autodromo 1, la prima speciale dell’evento, prova che ha visto una partenza in salita Per Brega e Tagliani. Il primo, oltre ad essersi girato, ha maturato anche una penalità di

crea con le diverse auto impegnate contemporaneamente in pista. Daniel Sordo, terzo prima della Gran Prix 1, approfittava dell’assenza di traffico per conquistare la speciale e secondi preziosi su Crugnola, quarto al termine della prima GP alle spalle di Nucita e Bonanomi, ma sempre leader della classifica generale. A distanza di poche ore, Andrea Crugnola ha preso un’importantissima rivincita durante la prova Parabolica, vincendo davanti a Bre-

Belumè-Filippini (foto di Lavagnini)

Quest’anno il driver di San Damiano al Colle si é dovuto accontentare di un pur lusinghiero 32° posto a 48”3 dal lider nella gP1 e del 38° a 58”6 nella GP2; Tagliani 34° a 50”7 nella GP1 e del 40° a 1’06”8 nella GP 2 preceduto da Maggi (1’04”1), mentre Belumé chiude al 49° posto la prima ed al 51° la seconnda. Nella classifica assoluta, a 3 prove dal termine troviamo al 31° posto Brega-Zanini, al 35° Bagliani-

Belumé 51°. Nulla cambia sull’ultima PS con Brega che si conferma il più veloce tra i pavesi. Alla fine guadagna un buon 27° posto assoluto nella classifica generale in cui Tagliani é 34°, Maggi 41° e Belumè che ha recuperato sino al 45° posto. La gara di Brega-Zanini é stata poi onorata dal 5° posto ottenuto nel Hyundai Trophy. di Piero Ventura


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Monza Rally Show Historic: vince Superti, Musti penalizzato dalla frizione, è quarto Nel Monza Rally Show Historic, il leader Lucio Da Zanche è stato costretto al ritiro per problemi al motore, mentre la sfortuna ha in parte tarpato le ali a Matteo Musti. La vittoria dunque è andata al duo Marco Superti e Giulia Paganoni su Porsche 911 (1:11’58.2, primi nel 2° raggruppamento), davanti a “Lucky” con Luigi Cazzaro su Lancia Delta (a 35.9 secondi di distacco, primi nel 4° raggruppamento periodo J2) e Enrico e Emma Melli con Porsche 911 RS. Messa così sembrerebbe che l’unico a pagare dazio in questa edizione del rally monzese per vetture storiche, sia stato il campione valtellinese, ma una buona dose di amaro in bocca se la sono portati a casa anche gli oltrepadani Matteo Musti e Fabio Fraschetta, portacolori della Scuderia Piloti Oltrepo in gara con la Porsche 911 Sc della vogherese Ova Corse. Per loro ad attenderli c’é stata una gara tutta in salita già dai primi metri in cui, sulla 6 cilindri di Stoccarda dei vogheresi, si é tranciato di netto il pedale della frizione e il minuto, ventotto secondi e otto decimi di ritardo pagati sulla prima PS hanno impedito loro di lottare per il successo. Diciassettesimi dopo il primo risconto cronometrico, sulla PS2, Musti stampava il secondo tempo assoluto alle spalle di Da Zanche, portandosi al nono posto nell’assoluta, mentre il secondo portacolori della SPO, Beniamino Lo Presti, anch’esso su di una Porsche di casa OVA Corse ma con alle note Fabrizio Sala, con il 7° tempo in prova si confermavano sesti nella generale. Nella Gran Prix, Musti-Fraschetta sferrano una nuova zampata, vincono la prova davanti a Di Benedetto (Bmw), Melli (Porsche) e Lucky (Lancia Delta) portandosi in quinta posizione assoluta a 1’20”8 dal leader. Il vogherese, con il secondo tempo sui 9 km della “Parabolica”, quarta prova in programma, riduce distacco dal vertice che si fissa in 1’18”8. Senza quella rottura del pedale frizione sulla PS1, a questo punto si sarebbe trovato al comando con 10” su Da Zanche, 12” su Superti e 22” su Lucky. Ma con i se e con i ma non si vincono le gare. Sulla GP2 Musti é buon quarto ma si allontana nuovamente dal vertice, cede 10” a Da Zanche, 5”7 a Di Benedetto, 2”7 a Superti, mentre ne mette 6”2 su Lucky. Anche sulla PS 6 il vogherese ripete il quarto posto e scivola a 1’27”4 dal leader Da Zanche (senza i guai avrebbe avuto ancora un margine di 1”4). Nella terza e ultima giornata di gara, Musti mette in mostra tutto il suo potenziale con un secondo (dietro Superti) ed un primo posto nelle due prove in programma. Finisce la gara monzese con un pregevole quarto posto assoluto a 1’29”4 (8 decimi in più del tempo perso per l’inconveniente avuto sulla PS1), mentre Lo Presti, é ottavo al termine di una prestazione lineare. Nel Master Show, Musti-Fraschetta si sono classificati al 2° posto nel secondo raggruppamento. di Piero Ventura

Musti-Fraschetta (foto di Lavagnini)

Lo Presti-Sala (foto di Lavagnini)

ADDIO A GIGI BIGATTI decano dell’automobilismo pavese Nel mondo del Motorsport le persone speciali le riconosci subito. Hanno le tasche piene di sogni e uno scintillio di stelle negli occhi. Gigi Bigatti era una di queste. Sì: “era”. Ci ha lasciato la notte tra il 2 e 3 gennaio. Fino alla viglia di Natale non ha mancato di adempiere ai suoi impegni sociali: pranzo con gli ufficiali di gara lombardi, cena con gli ufficiali di gara di Pavia Autosport e il 19 dicembre, festa degli auguri con il Panathlon Club Pavia, poi, la crisi che ce lo ha portato via e con lui, una grande e importante fetta di storia dell’automobilismo non solo pavese. Classe 1930, é cresciuto nell’azienda di trasporti con cavalli di suo padre e ancora non sapeva che ben presto ad appassionarlo sarebbero stati i “cavalli vapore”,gli HP dei motori e non i quadrupedi. La sua passione per i motori è nata cavalcando una piccola motocicletta Guzzi, il famoso Guzzino, 65 cc, 3 marce e dopo qualche anno, un argentato Mondialino, e dopo ancora, una MV Disco Volante e per finire, nel 1960, una Vespa GS. Motoristicamente ispirata al primo modello sportivo dello scooter Piaggio, la “Vespa 6 Giorni”, la GS (Gran Sport) è stata un tentativo di rendere lo scooter di Pontedera competitivo con le piccole motoleggere dell’epoca. Con questo scooter ha partecipato a molte gare con qualche risultato di rilievo. Interessante è stata la partecipazione ad una gara internazionale a squadre ad Arau in Svizzera in rappresentanza dell’Italia dove si sono difesi onorevolmente vincendo un piatto d’argento. La sua carriera da centauro é poi proseguita in sella alla MV con la quale ha ottenuto il primo posto nel Trofeo Aquila, mentre sulla Vespa GS invece si é classificato al primo posto nel Trofeo Nazionale Vespa Club di Chiari.

Gigi Bigatti, classe 1930 Nell’ottobre 1962 é stato eletto Presidente del Vespa Club Pavia e Segretario provinciale FIM (Federazione Italiana Motociclismo), incarichi che gli hanno permesso di dedicarsi all’organizzazione di numerose manifestazioni motociclistiche in diverse località italiane. Famoso fu il giro dell’Appennino Pavese con la partecipazione di numerose squadre e di tante Vespe GS provenienti da molte Regioni Italiane. Una gara copiata l’anno successivo dal Gruppo sportivo dei Vigili urbani di Pavia. Passato il periodo motociclistico, nel 1971 si apre improvvisamente la porta dell’Automobile Club Pavia con l’ingresso in Commissione Sportiva dell’Ente, Commissione della quale sarà poi nel 1987 nominato Presidente. Ciò gli permetterà di entrare a far parte di un ristretto gruppo impegnato a costruire la nascita di gare automobilistiche nella provincia di Pavia. è così che dopo alcune edizioni del Giro della Provincia, nasce dalle menti di Benedetto Pelliccioni e Siro Pietro Quaroni il Rally 4 Regioni, 15 edizioni del più bel rally d’Italia.

Questo fu il periodo più intenso della sua vita sportiva durante il quale ha avuto la possibilità di imparare tutto, dalla ricerca dei percorsi e la scelta delle prove speciali, alla stesura dei road book, e poi, alla Direzione della gara, di giorno e di notte senza dormire, scordandosi a volte di mangiare. Passando così da un servizio in un bivio, a dare una mano all’Organizzatore a diventare Direttore di gara internazionale nel 1980. A tutto ciò, sono seguiti altri importanti incarichi sportivi che gli hanno dato la possibilità di conoscere la parte più importante del mondo motoristico ed essere il componente più importante e responsabile di numerose gare in diversi settori e specialità di alto livello agonistico: 1987 – Commissario Nazionale CSAI; 1988 – Presidente della Commissione Sportiva; dal 1992 Delegato sportivo CSAI ACI Pavia; 2001 Componente Commissione collaudi percorso gare motoristiche; 2001 – Ispettore delle gare di Velocità su terra, Formula Challenge e Slalom; 2002 – Stella di bronzo CONI al merito sportivo; 2003 – Coordinatore Trofeo Lombardia Cup; 2010 – Istruttore CSAI per rilascio prima licenza conduttori CSAI; 2006 – Stella argento CONI al merito sportivo; 2012 – Componente Sottocommissione Nazione Off Road; 2018 – Stella d’oro CONI al merito sportivo e dal 2013 Delegato Fiduciario Sportivo ACI/sport in carica. Una vita sportiva veramente intensa e indimenticabile la sua dedicata con la dovuta passione e con il rispetto di tutte le persone coinvolte, piloti e ufficiali di gara e tutti gli operatori dei servizi. è stato un punto di riferimento per tutti i piloti e ufficiali di gara per oltre mezzo secolo di Motorsport nella nostra provincia e non solo. di Piero Ventura


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Nuovo corso per il Veteran Car Club Carducci di Casteggio

Non serve strappare le pagine della vita, basta saper voltar pagina e ricominciare, ti accorgerai che ci sono momenti in cui, semplicemente, realizzi di avere intorno delle persone per cui varrà sempre la pena di lavorare e di sorridere. è con questo slancio, con questa convinzione e con questa forza che il nuovo Consiglio del Vccc di Casteggio si é presentato ai soci sabato 7 dicembre presso l’imponente ed elegante Castello di Cervesina in occasione della conviviale di fine stagione, in cui si é proceduto anche alla premiazione del Campionato Sociale 2019. Dopo un periodo alquanto travagliato, in cui hanno preso piede alcuni “rumors” diffusi ad arte per lederne l’immagine, lo storico club ha finalmente intrapreso un nuovo corso all’insegna della voglia di fare. “Il Veteran Carl Club Carducci, gode di ottima salute sotto ogni punto di vista” ha tenuto a sottolineare, nel suo intervento di saluto, il neo presidente Andrea Guerrini, cancellando di fatto inutili e assurde dicerie, il quale ha poi anticipato ai presenti un programma di massima, molto appetitoso, in cui il Club si impegnerà in ottica nuova stagione. Guerrini, ha poi chiuso l’intervento presentando agli oltre 120 intervenuti, tra cui il presidente dell’Automobile Club di Pavia Marino Scabini, la squadra del cambiamento, rinnovata negli otto noni, e così composta: Presidente, come detto: Andrea Guerrini; Vice Presidente: Umberto Lamagni; Segretario: Giuseppe Sboarina; Commissario Tecnico Asi Auto: Cinzio Milanesi; Commissario Tecnico Asi Moto: Stefano Tona; Tesoriere: Carlo Verri; onsiglieri: Daniele Bruno, Stefano Spalla e Alberto Vistarini. La serata é poi proseguita con l’attesa premiazione del campionato sociale 2019 che ha visto imporsi nella classifica generale assoluta, con 53 punti, l’esperto Giampietro Guatelli in coppia con il giovanissimo Pietro Vistarini, i quali hanno preceduto di soli due punti l’altrettanto bravo Fa-

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Da sx: Oriano e Cecilia Crosignani, il presidente Guerrini, Pietro Vistarini, Giampietro Guatelli, Fabio Fronti e Roberto Ruggeri

bio Fronti il quale, durante la stagione, ha avuto l’ausilio di Roberto Ruggeri e di Pierluigi Ruggeri. Quest’ultimo si é reso protagonista di un pregevole gesto sportivo, lasciando all’amico e omonimo Roberto, abituale navigatore di Fronti, la coppa riservata al secondo. A completare il podio assoluto c’é il duo di Santa Maria della Versa composto dagli abilissimi Oriano e Cecilia Crosignani. Scorrendo la classifica troviamo in quarta posizione i lomellini Luigi Pegoraro e Beatrice Bianchini, quindi nell’ordine: Davide Curone e Michele Cristina; Luigi Cantarini; Fulvio Negrini e Federica Taschin; Maurizio Viola e Silvana Mussi; Carlo Verri e Lino Cecchet, mentre a completare la top ten, seguiti da altri 29 classificati, troviamo Stefano Ercolani e Tito Scabini. La classifica riservata ai Gentleman registra invece il successo di Maurizio Viola e Silvana Mussi i quali precedono nell’ordine: Michelangelo Bartolo e Chiara Zuc-

il presidente Guerrini, il vice Lamagni, Piero Ventura, il tesoriere Verri e il segretario Sboarina

chella; Claudio e Andrea Paghini; Edo Ghia e Marco Bellinzona, mentre completano la top five Gabriele Minuzzo e Rita Bernini. La cerimonia di premiazione si é poi conclusa con l’incoronamento

dei protagonisti della classifica riservata ai Top in cui la top five rispecchia quella della classifica assoluta. di Piero Ventura





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