Caccia in Oltrepò Difficile immettere lepri autoctone: hanno poche difese immunitarie
Anno 9 - N° 98
Novembre 2015
il Periodico
di Giacomo Braghieri
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Torriani: "In Forza Italia non ci sono più riferimenti"
Godiasco: coro di no contro l'arrivo degli immigrati I commercianti in rivolta
di Nicoletta Pisanu
di Alessandro Disperati
Il disastro turismo... di Alessandro Disperati Vogliono rilanciare il turismo in Valle Staffora, ma c'è da mettersi le mani nei capelli. Già perchè prima di pensare alle strategie per cercare di portare i turisti in valle, conviene pensare a come sistemare le strade che dalla pianura portano in montagna. Già, perchè basta percorrere una delle qualsiasi strade provinciali che da Varzi salgono al Brallo, al Passo del Giovà o a Pian del Poggio per capire. Le strade sono ridotte a pezzi. Non bastano le frane che hanno in gran parte ridotto la carreggiata: a queste si aggiungono le numerosissime buche che potremmo tranquillamente chiamare... voragini. Ebbene: tra poco inizia la stagione invernale, gli spartineve e il sale per non fare ghiacciare le strade andranno ad aumentare considerevolmente la già precaria situazione. E chi vuole raggiungere queste loalità per andare a sciare? Non si riesce a capire per quale motivo Regione e Provincia investono sugli impianti di risalita e poi lasciano le strade in condizioni deplorevoli non andando in questo modo ad incentivare il
Vino: possibile un'intesa tra Consorzio e Distretto Il parroco di Salice Terme lascia: "Ho fatto tanto per il paese" Al via il primo concorso miglior Pro Loco e Associazione di Promozione dell'Oltrepò
Bertorelli: "Troppo rigido il disciplinare sul salame..." tursimo in Appennino. Perchè se da una parte si plaude alla rinascita della località sciistica di Pian del Poggio, dall'altra ci si mette le mani nei capelli per le strade che salgono tra questi monti che sono disastrate. Presidente Bosone:
non è forse il caso di intervenire se vogliamo incentivare davvero il turismo? Stanziare fondi per riaprire la seggiovia di Pian del Poggio non basta. Servono anche strade adeguate per raggiungere la località turistica.
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Commento di Antonio La Trippa Ormai in qualsiasi parte dell’Oltrepò Pavese è un allarme continuo, sono innumerevoli e purtroppo quotidiani gli episodi di truffe ad anziani e le denunce di furto e rapine. I nostri amministratori locali si giocano una grande fetta della loro popolarità politica su pochi temi uno dei principali è rappresentato dalla sicurezza dei cittadini. Da sempre la sicurezza è argomento sbandierato dalla parte politica più conservatrice, da quella parte politica che ha come slogan "legge ed ordine": negli ultimi anni i leghisti ed i movimenti di destra di tutt’Italia e quindi anche quelli dell’Oltrepò hanno come bandiera ideologica il tema della sicurezza associato a quello degli immigrati, che per questa parte politica sono i motivi e i problemi principali legati alla sicurezza. Anche i progressisti oltrepadani, la sinistra… se esiste ancora il termine politicamente parlando, si preoccupa ogni giorno di più della sicurezza. Uno dei principali compiti che un politico dell’Oltrepò dovrebbe avere in questi tempi è certamente quello di garantire la sicurezza dei cittadini e questo dovrebbe essere un imperativo! Nel 2015, nel terzo millennio la sicurezza personale è una delle preoccupazioni più diffuse. In Oltrepò è sufficiente parlare con la gente nelle strade e nei bar per capire che così non è facile vivere, quando ci si trova a cena con gli amici, la maggioranza di essi ha subito un furto o è stata vittima di una truffa. Alcuni sostengono che questi problemi ci sono sempre stati, affermando che si tratta di un falso problema, che prima non essendoci internet che amplificava ogni notizia, i furti c’erano ma di molti non si aveva notizia ed affermano che il mondo è più sicuro oggi di ieri. Per i sostenitori di queste tesi si tratta soltanto di percezioni individuali forse non suffragate dai fatti. Io non so se è così oppure no, sono certo che così non si può andare avanti: furti, rapine, borseggi e traffico di droga sono il pane quotidiano dei mezzi d’informazione dell’Oltrepò Pavese. Poco importa a noi oltrepadani se in tutt’Italia o in tutto il mondo esiste ed è in aumento il problema della sicurezza. Noi in primis e i politici locali che abbiamo votato, devono cercare di arginare questo problema. I figli non possono andare a lavorare con il patema d’animo che i loro genitori vengano truffati e derubati da falsi addetti al controllo dell’acqua, dell’energia elettrica etc, o peggio ancora come successo nei giorni scorsi a Zavattarello da truffatori travestiti da Carabinieri. Un padre ed una madre non possono andare al lavoro con la preoccupazione che la loro abitazione venga svaligiata, non possono essere tranquilli quando i figli vanno a scuola e se arrivano con il treno o i mezzi pubblici, all’uscita delle stazioni o nei giardini pubblici ci sono spacciatori che offrono droga. Certo, con l'incremento della crisi che in molte occasioni ha colpito l’Oltrepò è aumentato il bisogno di sicurezza, la gente già e’ quotidianamente travolta da innumerevoli problemi lavorativi, di tasse, di mancati pagamenti e di problemi fiscali e chi pù ne ha più ne metta, non accetta più di ritornare a casa e trovarsi svaligiata la casa, è la cosiddetta microcriminalità quella che oggi spaventa la gente dell’Oltrepò. Una sciocchezza, il termine "microcriminalità", perché si tratta di atti che determinano in chi ne è vittima violenti traumi, penose sofferenze e rabbia impotente. In alcuni nostri comuni, soprattutto i più grandi incomincia ad essere percepita l’impossibilità di circolare liberamente per strada, di parcheggiare la macchina, di entrare in un supermercato senza subire richieste di denaro, molestie o
aggressioni, questo la gente dell’Oltrepò fa sempre più fatica a tollerarlo. Ogni politico, ogni sindaco, ogni assessore dell’Oltrepò che voglia ben governare deve dunque impegnarsi a combattere la criminalità, a reprimerla e prima ancora a prevenirla…cosa non facile, certo, ma non mi sembra che ci si provi. Troppi politici locali , promettono in campagna elettorale più sicurezza, più telecamere, più vigili..più più… più…., poi alla resa dei conti, con varie scuse e motivazioni, la più usata la mancanza di soldi pubblici comunali, sul tema scurezza non si fa nulla e la situazione ogni giorno peggiora. Prevenire la criminalità significa contrastare il degrado urbano, significa coinvolgere le forze dell’ordine in una più attiva presenza e monitoraggio del territorio. I luoghi dove è difficile vivere normalmente sono noti a tutti, tutti sanno che parcheggiare davanti ad alcuni ospedali dell’Oltrepò vuol dire essere “attaccati” da questuanti e falsi parcheggiatori, le azioni concrete che vengano intraprese per arginare questo fenomeno sono vicino allo zero, ogni tanto, giorni, settimane o mesi, intervengono i vigili o le forze dell’ordine, dopo poche ore la situazione ritorna come prima. Davanti all’ingresso di numerosi supermercati e centri commerciali dell’Oltrepò stazionano ad ogni ora questuanti che con insistenza chiedono l’elemosina, molto spesso lo fanno con a pochi metri i “vigilantes” privati del supermercato o a pochi metri dal personale o dai dirigenti del centro commerciale che osservano impassibili e rassegnati. Tutti sanno che nei giardini posti di fronte ad alcune stazioni oltrepadane bivaccano gli spacciatori pronti ad offrire droga ai ragazzi che vanno a scuola. Non è difficile individuare quali soni i giardini, le piazze ed locali pubblici dell’Oltrepò dove sfaccendati dal dubbio aspetto bivaccano, molto spesso guardando torvo o con fare di sfida i passanti, soprattutto se sono donne o anziani. Forse sarò semplicistico, ma una presenza maggiore e continuativa delle forze dell’ordine in queste zone potrebbe essere un deterrente. “Rompere le palle” e costantemente, con controlli, richiesta di documenti e tutti gli altri mezzi, a dir il vero pochi, che le forze dell’ordine, ivi compresi i vigili urbani hanno a disposizione, questo, potrebbe essere un utile deterrente e potrebbe servire a qualche cosa. Anche queste persone che bivaccano nei luoghi sopracitati, non gradiscono, come ad ogni comune mortale, che gli si rompano le palle continuamente. In molti casi la risposta delle forze dell’ordine e dei politici è: “se andiamo a controllare in un posto questi si spostano in un altro”… è vero… e voi controllate anche l’altro.. prima o dopo si romperanno le palle anche loro e cambieranno zona, magari non tutti ma qualcuno si. Magari cambiando zona escono dall’Oltrepò… L’altra risposta che si riceve è purtroppo tragicamente vera e fotografa una triste realtà: le forze dell’ordine hanno pochi
TERZA PAGINA
OLTREPO: FURTI, RAPINE, TRUFFE… SAREBBE ORA DI INCOMINCIARE A “ROMPERE LE PALLE"
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strumenti per combattere questi tipo di criminalità, sono in pochi e con pochi mezzi, questo è vero, come è vero che per prevenire e reprimere la criminalità, occorre un sistema giudiziario più efficiente, rapido nell'individuazione degli autori dei reati, veloce nel giudizio, severo e fermo nell'irrogazione delle pene. Parlando con le forze dell’ordine, la triste e condivisibile ammissione che fanno è : “li arrestiamo dopo due ore sono ancora fuori!!”. Affermazione tristemente vera, contro la microcriminalità molti magistrati non usano lo stesso ardore e pugno di ferro che li vede protagonisti in processi giornalisticamente più importanti… Purtroppo, in tema di criminalità, come su altri temi, per esempio quello contiguo dell'immigrazione clandestina, sembra prevalere da parte di molti politici dell’Oltrepò un approccio retorico e stereotipato, troppo spesso "politicamente corretto" troppo spesso “farcito dalle solite inutili parole ed enunciazioni”. Questa continua incertezza sulla sicurezza, spinge molti verso il razzismo e l’intolleranza, in ogni paese dove dovrebbero arrivare o sono arrivati immigrati, sono molte e sempre più spesso le persone che dicono “non li vogliamo!” Non sono persuaso che gli immigrati siano il “problema” della non sicurezza, sono convinto che tanti italiani delinquono, sono convinto che tanti italiani siano i cervelli che gestiscono furti e rapine e soprattutto la parte ricettazione, frutto di queste azioni criminali . Sono convinto che tante “brave persone” italiane siano in combutta con la “manovalanza” proveniente dai paesi dell’est che magari, ed uso una formula dubitativa in mancanza di dati certi, compiono furti nelle abitazioni. Sono convinto che la maggioranza di coloro che si travestono da addetti dell’acqua o dell’energia elettrica o peggio ancora da Carabinieri, per truffare gli anziani o i più ingenui non sia uno straniero o un immigrato, se non altro per problemi di lingua che molto spesso non conoscono bene, conoscenza della lingua e colore della pelle che sono requisiti fondamentali per perpetrare questo tipo di azioni criminali. Tutti ne parlano in Oltrepò di sicurezza, troppi ne parlano e basta. Il problema è di difficile soluzione, ma avanti di questo passo, con forze dell’ordine sempre più demotivate e politici locali che vivono o che dovrebbero vivere il territorio, che spesso, promettono e parlano i poi si fermano lì non dando continuità concreta alle loro parole, in Oltrepò la sicurezza sarà sempre di più un miraggio. Forse e ripeto forse, bisognerebbe incominciare, così tanto per incominciare, “a rompere le palle” a tutti quelle persone che bivaccano e frequentano quei luoghi dell’Oltrepò noti a molti, noti certamente alle forze dell’ordine ed ai politici oltrepadani che ci dovrebbero governare, sforzandosi di garantirci la sicurezza. Forse non è la ricetta migliore “rompere le palle” a questa gente dal dubbio aspetto, dall’incerta attività lavorativa che bivacca nei soliti posti, ma potrebbe essere un inizio, potrebbe dar forza alla gente che vede l’intervento delle forze dell’ordine, potrebbe far scattare quella scintilla sociale di cooperazione che potrebbe migliorare il tema sicurezza. “Rompere le palle” produrrebbe certamente un’effetto, si sentirebbe sempre meno gente oltrepadana affermare “i pasan mai ed igh fan mai nient”… non passano mai e non gli fanno mai niente… il tutto riferito alle persone che dovrebbero attivare i meccanismi per garantire la sicurezza ed attivarsi per cercare di garantircela.
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ATTUALITA’
L'ASSESSORE PROVINCIALE ALL'ATTACCO DELLA REGIONE LOMBARDIA
Gramigna: "Nulla è cambiato in meglio per la sanità nell'Oltrepò pavese" di Alessandro
Disperati
Abbiamo incontrato l’Assessore Provinciale Paolo Gramigna, Consigliere Comunale di Bagnaria per parlare di alcuni dei temi di attualità riguardanti lo sviluppo dell’Oltrepo Pavese ed in particolare del territorio montano. Assessore Gramigna, in passato lei si è anche occupato dei temi della sanità in qualità di responsabile provinciale della sanità per il PD. Che giudizio da dell’attuale erogazione di servizi sanitari in Oltrepo Pavese? "Al di la dei giudizi morali per le vicende che ancora una volta hanno interessato i responsabili politici della sanità di Regione Lombardia, è impossibile dire che qualcosa sia cambiato in meglio. Non bastano gli investimenti in edilizia sanitaria per risolvere i problemi. Gli operatori sanitari, con grande sacrificio, competenza ed abnegazione continuano, per quello che possono, a limitare disagi generati dalla carenza di investimenti sul personale, tecnologie ed a modelli organizzativi ormai non più adeguati. L’unica nota positiva risulta essere l’attivazione della stroke unit presso l’ospedale di Voghera. Il merito di ciò non può che essere ricondotto al PD che ha iniziato una battaglia civile e politica, organizzando un partecipatissimo convegno dove esperti del settore hanno spiegato i rischi che si correvano per la carenza di una struttura di quel tipo e raccogliendo oltre un migliaio di firme di cittadini". Ma la situazione non è delle più rosee vero? "Per il resto, anche come Amministrazione provinciale nel mese di dicembre 2013 avevamo organizzato un Consiglio aperto invitando l’Assessore Regionale, i vertici degli Ospedali della nostra provincia ed i Sindaci dei Comuni dove questi ospedali sono presenti. Quel Consiglio provinciale si era concluso con il voto unanime delle forze politiche di maggioranza e minoranza per una mozione che chiedeva l’istituzione di un tavolo coordinato dall’ASL di Pavia per individuare un modello organizzativo nuovo, applicato sulla nostra provincia, che sarebbe dovuto essere preso come esempio pilota da tutta la regione. Ovviamente tutto ciò è stato disatteso". Ma ora il Consiglio Regionale ha votato la riforma sanitaria. Potranno cambiare le cose nel nostro territorio? "Non serviva cambiare la legge, serviva avere la volontà di cambiare le cose. In ogni caso la nuova legge regionale raggiunge un eccezionale livello di complessità, che debbono ancora essere puntualizzate attraverso regolamenti attuativi ad oggi non approvati". Quali sono i punti salienti? "Tra le cose più significative vengono istituite le ASST (aziende socio sanitarie territoriali) composte da due rami, uno sanitario ospedaliero, nel quale sono compresi gli ospedali che erogheranno cure di intensità media ed alta, ed uno socio sanitario, nel quale sono previsti, tra gli altri presidi sociali, anche i POT (presidi ospedalieri territoriali), ospedali che erogheranno cure di bassa intensità e prestazioni diagnostiche e di prevenzione, all’interno dei POT potranno anche essere erogate prestazioni dai Medici di base". E quale sarà il futuro degli ospedali in Oltrepò pavese? "Per capire quale sarà il futuro dei nostri ospeda-
Paolo Gramigna
li, compreso quello di Varzi, bisognerà aspettare di sapere come verrà qualificato in base alla legge regionale, se come ospedale afferente all’Azienda Ospedaliera, oppure come Presidio ospedaliero territoriale afferente all’area socio assistenziale. Certamente fosse stato il PD a dover decidere, lo avrebbe fatto in un altro modo, cioè ricercando l’integrazione tra ospedali, piuttosto che pensare alla trasformazione di alcuni in strutture di altro tipo".
Cambiando argomento, lei è anche rappresentante della provincia di Pavia al Gal Oltrepo. C’è qualche novità interessante per l’Oltrepò? "Si l’argomento è quanto mai attuale. Regione Lombardia ha pubblicato il bando per destinare le risorse della misura 16 del PSR, quelle appunto riservate alla gestione dei Gal. Per intenderci le stesse risorse utilizzate nel recente passato per finanziare il tratto di greenway Retorbido, Rivanazzano Terme, Salice Terme, la rete sentieristica della CMOP ed altro. Anche in questo caso è presente molta confusione, infatti da direttive regionali parrebbe che gli attuali Gal non potrebbero più candidarsi al bando ma se dovrebbero costituire altri. Al di la delle forme per le quali si sta cercando di trovare soluzioni tecniche, verranno a breve attivati degli incontri territoriali di animazione dove tutti gli interessati potranno fare proposte per costruire l’idea progettuale da candidare sul bando che scadrà il 15 di dicembre. Una grande opportunità per investimenti su progetti di sviluppo sostenibile!". Ma se pensiamo di investire sullo sviluppo sostenibile, l’impianto di Pirolisi di Retorbido? "Ovviamente un insediamento di quel tipo non è proprio coerente con un impegno economico degli enti locali verso lo sviluppo sostenibile. E’ un motivo aggiunto per il quale si deve ribadire con forza il proprio no. Come provincia di Pavia stiamo continuando a lavorare insieme ai comuni. Abbiamo fatto in modo che i consulenti dei comuni si coordinassero con il gruppo di lavoro tecnico che la provincia ha istituito, con l’obiettivo di mettere insieme tutte le competenze possibili. Uno strumento con il quale opporsi è certamente il nuovo piano rifiuti provinciale che abbiamo in mente di riuscire ad approvare a breve, con un consiglio provinciale che sarà convocato proprio a Retorbido".
L'interno dell'ospedale di Varzi
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SE NE PRODUCONO QUASI 400 TONNELLATE ALL'ANNO
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di
Nicoletta Pisanu
L'allarme dell'Organizzazione mondiale della sanità riguardo alle carni cancerogene, ha destato preoccupazione nei produttori e venditori di salame di Varzi. Il rischio, secondo le associazioni che si occupano della promozione del prodotto tipico oltrepadano, è un calo netto delle vendite, con conseguente crisi del settore e ripercussioni sulle attività lavorative locali, già in difficoltà per le congiunture geografiche ed economiche. Il presidente di Pegaso confraternita Varzese accademici del salame, Giorgio Perdoni, sta portando avanti una campagna di informazioni sulle qualità nutrizionali e sui metodi di lavorazione dell'insaccato oltrepadano, partecipando a incontri e promuovendo il prodotto tipico varzese anche fuori dai confini del territorio provinciale di Pavia. Qual è stata la vostra prima reazione alla notizia diramata dall'Oms? "La reazione è stata quella di pensare che non si possa mettere tutto nel calderone, fare di tutte le erbe un fascio. I nostri salami, che cerchiamo di far conoscere in giro, sono assolutamente senza conservanti. Sono composti da una materia prima di qualità, solo maiali allevati in valle Staffora da contadini. Si fa così da secoli. Siamo increduli, ci siamo subito detti che probabilmente non si è a conoscenza di tutte le particolarità delle piccole aziende che lavorano bene e le cui carni questi problemi di tossicità non dovrebbero averli". La genuinità del salame deriva dalla ricetta? "Il salame è prodotto con animali allevati sia in cattività che allo stato di semi brado, ma siamo comunque sicuri che siano nutriti con granoturco, avena e prodotti dei contadini, la materia prima quindi è sicura. Poi la carne per l'insaccato viene sezionata e macinata e per conservarla usiamo solo pepe e sale, si aggiunge aglio e un infuso di vino per aromatizzare. È presente anche un pizzico di salnitro, come sempre è stato messo anche dai nostri avi, serve da antibiotico, non è certo in dosi nocive". Ci possono essere ripercussioni sull'economia locale in seguito alle dichiarazioni dell'Oms? "Dichiarazioni del genere possono essere rischiose. Io sono proprietario di un ristorante e da quel giorno abbiamo dimezzato le portate di carne sulle tavole. La gente ci crede, il salame per fortuna non ha subito il calo, la nostra propaganda è molto intensa, ma sulle carni tradizionali come bistecche o spezzatino abbiamo registrato una diminuzione del 50% della
ATTUALITA’
Il Salame di Varzi messo in crisi dall'Oms? "Assolutamente no"
Girgio Perdoni
richiesta. Anche le aziende del territorio quindi possono risentirne. Nei locali come il nostro ci serviamo di animali della zona, acquistiamo la carne a Varzi. Questi contadini hanno sempre allevato gli animali con i foraggi della zona, anche al pascolo al Brallo e al Penice. La carne qui viene consumata fresca, non ci sono dubbi sulla loro qualità. Sono convinto che le carni italiane siano quasi tutte come le nostre". A quanto ammonta il giro d'affari legato al salame di Varzi? "Si producono quasi 380-400 tonnellate all'anno di
salame di Varzi, non una grande produzione ma è un business importante per l'Oltrepo. Ci sono circa venticinque aziende che lavorano e che fanno lavorare alcune centinaia di dipendenti". State lavorando a una campagna informativa sul prodotto? "Stiamo portando avanti una campagna di propaganda a favore del salame, facciamo incontri con altre associazioni. Ci riuniremo presto a Soriasco con altre associazioni venete di prodotti locali e parleremo anche di questo problema".
Zona di produzione: 15 comuni dell'Oltrepò pavese: Bagnaria, Brallo di Pregola, Cecima, Fortunago, Godiasco, Menconico, Montesegale, Ponte Nizza, Rocca Susella, Romagnese, Santa Margherita di Stàffora, Val di Nizza, Valverde, Varzi, Zavattarello, tutti facenti parte della Comunità montana. Per la preparazione del Salame di Varzi si usano solo alcuni tagli pregiati (coscia, spalla, lonza, coppa e filetto, oltre a guanciale e pancetta per il grasso), secondo le proporzioni stabilite dal disciplinare di produzione. Si procede ad una tritatura grossolana delle parti magre e grasse, che sono poi aromatizzate con sale marino, pepe nero intero, spezie, aglio e vino rosso. L'impasto viene inserito in budelli di maiale, precedentemente rinvenuti in acqua tiepida e lavati con acqua e aceto. Solo per il Salame di Varzi destinato a tranci o affettati confezionati è ammesso l'uso di budelli artificiali. I salami passano quindi alla stufatura (a 18-26°C) che dura da uno a quattro giorni a seconda delle dimensioni dell'insaccato. Si passa poi alla asciugatura, che dura circa una settimana, e che avviene in locali arieggiati, con umidità e temperatura controllate (temperatura massima 18-20°C). Segue infine la stagionatura, la cui durata dipende dal tipo e dalle dimensioni dell'insaccato: per esempio, il Salame di Varzi con budello cucito doppio, del peso da 1 a 2 kg e oltre, stagiona per almeno 90 giorni; i cacciatori più piccoli, di 100-200 grammi, stagionano per 22 giorni. La stagionatura avviene nelle antiche cantine di Varzi, ambiente naturale con un microclima unico (10-12 gradi con umidità del 95%). Durante questa fase ogni salame viene periodicamente spazzolato per rimuovere le muffe che si formano sulla superficie, per favorire la traspirazione del budello e per raggiungere la maturazione ottimale. Il sapore è gradevolmente aromatico, pieno e saporito.
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L'INTERVISTA X
NE PARLA UN MANAGER PUBBLICITARIO
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La casalinga di Voghera è una risorsa economica... non buttiamola via! di
Nilo Combi
Viene citata da tutti, giornalisti, politici, attori e gente comune, “la casalinga di Voghera” è famosa, da anni viene citata, è un punto di riferimento, un metro di paragone. Nelle settimane scorse si è scomodata una troupe televisiva di una delle maggiori reti nazionali, non è la prima volta che Tv, radio e giornali si occupano della “casalinga di Voghera”….mah Voghera sembra provare fastidio per la popolarità di questa sua famosa “CONCITTADINA”. A noi questo sembra un atteggiamento perlomeno opinabile, non fosse altro per i possibili benefici economici che Voghera e l’Oltrepò potrebbero trarre “sfruttando” la famosa “casalinga”. Il “Mister X” che abbiamo intervistato questo mese è un manager di una delle più grandi ed importanti società italiane di pubblicità. E’ oltrepadano, vive in Oltrepò, per lavoro si occupa di tante pubblicità che vediamo ogni giorno in televisione o sui giornali. A lui abbiamo posto alcune domande sulla “casalinga di Voghera” e sulle potenzialità commerciali di questa, a volte, bistrattata famosa figura. La “casalinga di Voghera” è dal punto di vista pubblicitario un fatto negativo o positivo per la città? “Certamente positivo, anche se molti vogheresi mal sopportano il connubio di Voghera con la sua “casalinga”, molto spesso sembra che dia fastidio, sembra che l’immagine semplice e saggia di questa “donna” sia vista con altezzoso disprezzo. Forse i vogheresi sarebbero più contenti se invece che della “casalinga” si parlasse della “manager di Voghera”, vorrebbero essere accostati ad una figura più istruita, più sofisticata, più chic, più trendy”. Perché il connubio “casalinga” e Voghera può portare benefici? “Prima di tutto perché è più famosa la “casalinga di Voghera” che Voghera, quindi la popolarità, che per raggiungerla costa molti soldi, basta vedere quanto spendono in pubblicità tutte le aziende del mondo, è già un valore che la Casalinga porta a Voghera. Voghera era denominata la città delle “3P”, peperoni, puttane e pazzi, ma questa nomea è sempre stata abbastanza circoscritta e limitata. Voghera ha avuto qualche illustre personaggio, da Arbasino a Valentino, ma non è mai riuscita ad identificarsi veramente con questi personaggi. Al contrario per casualità, per fortuna, che molto spesso è necessaria, ecco che Voghera e la sua “casalinga” diventano famosi. Questo è un beneficio, non è stato necessario investire un euro, per avere questa popolarità”. La “Casalinga di Voghera” non rischia di dare un’immagine distorta della città? “Dipende da come Voghera “accoglie”e “propone” la sua “casalinga”. Se l’accoglie con fastidio, sminuendone la figura, continuando a ripetere che le donne di Voghera, sono molto meglio della loro “casalinga” si fa certamente un danno d’immagine al “marchio” della “casalinga”. Se, come è successo ultimamente, di fronte all’arrivo di una troupe televisiva, le reazioni di molti, purtroppo anche qualche politico, è quella “parliamo di cose serie, delle aziende che chiudono o della pirolisi etc etc” è chiaro che si propone la “casalinga” come qualche cosa di basso livello, qualcosa di quart’ordine, qualcosa di cui Voghera farebbe a meno”. Quindi che fare per valorizzare “la casalinga di Voghera”? Prima di tutto, trasformarla in marchio, in un brand
per prendere posizione sul mercato. Oggi le città e i territori sono come aziende, alla ricerca di utili e di meccanismi che sviluppino lavoro per potere produrre un indotto positivo. Ritengo che il marchio “Casalinga di Voghera” possa portare benefici, lavoro e risorse economiche alla città, ma anche ad una buona parte dell’Oltrepò Pavese, soprattutto per il settore alimentare ed il turismo”. Come trasformare la Casalinga di Voghera in un marchio? “Se questo “tesoretto” di notorietà fosse di un’azienda privata, di una qualsiasi multinazionale, incaricherebbero una società di marketing per disegnare un logo, un brand per fare riconoscere il prodotto “casalinga di Voghera” al mercato ed ai clienti. In questo caso essendo la “casalinga” un “bene” pubblico, se io fossi un amministratore vogherese indirei un concorso di idee per la creazione del logo e dell'immagine grafica coordinata della casalinga di Voghera . La proposta progettuale dovrebbe contenere i modelli di utilizzo del nome e del logo, le soluzioni di immagine coordinata con lo scopo di rendere uniforme e facilmente identificabile la “Casalinga di Voghera”. Il concorso dovrebbe essere aperto a tutti, su scala perlomeno nazionale. Al progetto che risulterà vincitore potrebbe venir riconosciuto un premio in denaro ad esempio di 10.000 euro. Con questa iniziativa se ben supportata da un buon ufficio stampa la Casalinga di Voghera e Voghera otterrebbero già da subito ulteriore notorietà”. Quando c’è il marchio, che fare per sfruttarlo? “Prima di tutto identificandone il target. I grandi marchi hanno milioni di clienti, ma il target primario è molto più ristretto, ad esempio per McDonald’s sono le famiglie, per Nike gli atleti. Il target primario della “Casalinga di Voghera” a mio giudizio dovrebbero essere le famiglie ed ad esempio un modo efficace per far scattare un meccanismo positivo potrebbe essere la nostalgia ed il buon senso. L’uomo tende a “selezionare” i ricordi positivi delle esperienze passate, se nel modo di porsi sul mercato del marchio la casalinga di Voghera riesce a riprodurre condizioni e sensazioni positive l’effetto sarà dirompente”. Concretamente Lei cosa farebbe per far scattare questo meccanismo? “Le azioni principali devono essere tre: la prima creare una serie di eventi che valorizzino il modo di “esssere” della casalinga di Voghera. Una serie di forum, tavole rotonde sull’importante ruolo della casalinga nella vita giornaliera di una famiglia, sulle responsabilità della casalinga nel gestire il budget della famiglia, sui processi decisionali che una casalinga prende ogni giorni per gli acquisti familiari, sul ruolo della casalinga in cucina, su come e cosa e con quali criteri la casalinga cucina ogni giorno piatti per la propria famiglia. Organizzerei una serie di concorsi di cucina, che sono oggi tanto di moda e che fanno scattare tanti meccanismi d’acquisto. I 5 o 6 piatti della tradizione oltrepadana potrebbe essere un concorso diverso da tenersi annualmente, in questo modo ci sarebbero almeno 5 o 6 concorsi evento annuali, se a questi si aggiungono 4 o 5 forum, ogni mese a Voghera ci sarebbe gente che parla della casalinga. Chiaro che non devono essere manifestazioni locali, devono essere manifestazioni nazionali, bisogna che un’operazione di questo tipo venga gestita da un management qualificato con esperienza ed in grado di muoversi su scala nazionale”. La seconda azione quale dovrebbe essere? “Quella di legare il marchio la “casalinga di Voghera” ad alcuni prodotti del territorio, mi spiego meglio: in oltrepò ci sono tanti prodotti agrolimentari, più o meno
sfruttati e più o meno ben pubblicizzati, il salame ed il vino sono le punte dell’iceberg. Alcuni hanno marchi che ne attestano la qualità e la provenienza come ad esempio DOP, DOCG, IGP, BIO e chi più ne ha più ne metta. Il marchio della casalinga dovrebbe indicare quei prodotti che hanno il giusto compromesso qualitàprezzo, quei prodotti che ogni famiglia si può permettere ogni giorno, cibi e bevande che per come sono stati prodotti non sono dannosi per la salute, prodotti “di buon senso”, consigliati da una donna di buon senso…”La Casalinga di Voghera”. Potrebbero essere molte le aziende del territorio dell’oltrepò che potrebbero sfruttare questo marchio pagando una piccola royalties su ogni prodotto venduto. I ricavi frutto di queste royalties o percentuali, andrebbero costantemente investiti per fare azioni di marketing e per sempre di più pubblicizzare il marchio della casalinga”. La terza azione quale dovrebbe essere? “Coinvolgere il marchio “Casalinga di Voghera” in alcune mirate azioni a scopo sociale, favorendo il volontariato. Azioni sociali legate alla casalinga, ad esempio cucinare pasti in determinate giornate per chi un pasto non ha, pulire in determinate occasioni un edifico pubblico, penso ad esempio ad una scuola. Nel sociale le esigenze sono talmente tante che non sarebbe un problema trovare una serie di giornate dove la casalinga di Voghera può essere testimonial e parte attiva in azioni atte a fare del bene”. Chi potrebbe gestire il “programma la casalinga di Voghera”? “La scintilla per far partire l’operazione dovrebbe essere data dagli amministratori politici, poi si potrebbe ad esempio creata una fondazione come strumento veicolo. Ma le strade ed i modi per gestire al meglio un’operazione di questo tipo, che potrebbe portare turismo, lavoro e risorse economiche, sono molti. Prima bisogna riflettere se si ha voglia e se si hanno le capacità per sfruttare le grandi potenzialità della “Casalinga di Voghera”. LA RUBBRICA “MISTER X” E’ UN’IZIATIVA EDITORIALE DI ALCUNI DEI PRINCIPALI GIORNALI ANGLOSASSONI, IN PARTICOLARE DEGLI STATI UNITI D’AMERICA, ED E’ STATA CONCEPITA DA QUESTI GIORNALI COME SPAZIO SUI PIU’ DIVERSI TEMI DELLA VITA SOCIO-ECONOMICO E POLITICA, INTERVISTANDO PERSONAGGI DI PRIMO PIANO DELLA VITA DEI RISPETTIVI PAESI O DELLE RISPETTIVE ZONE DI DIFFUSSIONE DEI GIORNALI CHE LA PROPONGONO. L’INIZIATIVA EDITORIALE INTENDE DAR SPAZIO ALL’IDEA CHE I CONCETTI ESPRESSI SIANO PREPONDERANTI RISPETTO ALLA PERSONA CHE LI ESPRIME, CHIUNQUE ESSA SIA. IL PERIODICO NEWS HA RITENUTO DI RIPROPORRE ANCHE IN OLTREPO' PAVESE QUESTA INIZIATIVA. LE PERSONE INTERVISTE DAL NOSTRO GIORNALE VIVONO O SONO LEGATE ALL’OLTREPO' PAVESE E RISPONDONO A DOMANDE SUI TEMI CHE LA NOSTRA REDAZIONE RITIENE D’ATTUALITA’ PER L’OLTREPO'. LE PERSONE INTERVISTATE HANNO DATO L’ASSENSO ALLA COMUNICAZIONE DEL LORO NOME E COGNOME ALLE AUTORITA' COMPETENTI IN CASO DI DENUNCE PER FRASI O CONCETTI ESPRESSI IN FORMA DIFFAMATORIA NELL'AMBITO DELL'INTERVISTA, ASSUMENDOSI QUINDI LA PATERNITA' DELLE PAROLE E DEI CONCETTI DA LORO ESPRESSI E DA NOI PUBBLICATI
il Periodico
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PARLA AURELIO TORRIANI CANDIDATO SINDACO A VOGHERA
di
Nicoletta Pisanu
Il Tar ha accolto i ricorsi di Pier Ezio Ghezzi del Pd e dell'ex sindaco di Voghera Aurelio Torriani, che avevano presentato la richiesta di verifiche sui conteggi dei voti delle ultime elezioni. A novembre si terrà la seconda udienza, intanto Torriani siede in Comune come consigliere. Qual è la sua opinione sui primi mesi di amministrazione Barbieri? “I membri della giunta sono molto uniti e compatti, ma sinceramente non so quale collante li tenga insieme. Per la città non stanno facendo niente. La mia opinione è negativa. Voghera è in uno stato di progressivo declino, i servizi stanno andando male e mi sembra non ci sia nessun interesse da parte dell'amministrazione a dare un giro di vite. Non li vedo concentrati, insomma”. Cosa ne pensa delle deleghe affidate ai nuovi assessori? “Già nel primo consiglio comunale mi sono espresso al riguardo: mi sembrano deleghe assegnate per amicizia e per legami di famiglia, senza una precisa collocazione degli ambiti in base alle competenze”. Cosa si aspetta dal ricorso al Tar? “Non mi aspetto niente, io dico che le differenze di risultato tra tutti noi candidati sono state talmente piccole che era naturale che ognuno di noi facesse ricorso, con risultati simili oggettivamente ci possono essere errori di ogni genere. C'era poi un sentore di irregolarità sin dal primo giorno di campagna elettorale, difficile, le due giornate elettorali sono state traversate da voci di atteggiamenti non corretti. Era impossibile che la coalizione mia e di Ghezzi non facesse nulla. Chiunque avrebbe fatto ricorso. Barbieri dice che è inutile fare ricorso, ma anche lui l'avrebbe fatto. Il tribunale ha chiesto le tabelle di scrutinio e i verbali e se come pensiamo ci saranno difformità il passaggio successivo sia andare a vedere le schede”. Quali sono i rapporti della sua lista civica con il Pd?
Aurelio Torriani
“Io ho sempre avuto rapporti buoni con tutti. Conosco Ghezzi da tanti anni, ma io sono liberale e liberista, sia in politica che in economia, lui ha idee diverse, però si può benissimo collaborare per le cose che interessano alla città”. Cosa pensa della Lega Nord e in particolare della scissione durante le elezioni? “Io dico che gli esponenti importanti della Lega sono venuti a sostenere me, così come i candidati del Pd hanno sostenuto Ghezzi. A essersene andati sono i vari trasformisti, io li chiamo così, persone che hanno bisogno di tenere i piedi in due scarpe per mantenere i poteri. Mi chiedo per fare cosa poi, visto che
VOGHERA
"In Forza Italia non ci sono più riferimenti per questo non mi hanno candidato"
NOVEMBRE 2015
non è che stiano facendo gli interessi dei cittadini. Bisogna capire quale sia il loro interesse. Alcuni poi volevano cercare di mantenere la poltrona dove erano seduti e dalla quale non avevano già fatto nulla nei cinque anni precedenti. Chissà qual è la loro ambizione”. In caso di nuove elezioni pensa di avere ancora l'appoggio della Lega? “Potrebbe cambiare tutto, a livello nazionale. Penso che da tutte le parti ci sarà l'alleanza Fratelli d'Italia, Forza Italia e Lega Nord insieme alle liste civiche, perché i partiti non bastano più. Io sono iscritto da ventuno anni a Forza Italia, non ci sono più riferimenti, si nominano commissari e candidati, non si può più parlare di un partito con un dibattito interno. Però non sono mai uscito dal partito, nonostante a Voghera non mi abbiano candidato”. Su quali temi darà battaglia in Consiglio? “Io ho sempre detto che il pre e post scuola sono servizi fondamentali, altrimenti per i genitori lavoratori la situazione diventa difficile. Ritengo anche sia importante vedere l'andamento economico del bilancio comunale, visto che gli amministratori attuali hanno aumentato le tasse nonostante quanto avevano detto in campagna elettorale. Chiedo che l'assessore al Bilancio ci dica più spesso la situazione delle casse comunali, magari a cadenza bimestrale. Sarebbe interessante. Importante anche la lotta alla pirolisi, l'impianto sarebbe un vero macigno sul territorio, bisogna impegnarsi per evitarlo”. Cosa direbbe a Barbieri? “Sono a disposizione della mia città. Sicuramente lui ritiene migliori gli spunti dei suoi consiglieri rispetto alle mie idee, quindi si arrangi in qualche modo, ma vedo che la città è in declino e non ha avuto miglioramento. Vorrei che Asm diventasse più dinamica, che il sindaco riportasse sul territorio le aziende e creasse lavoro, invece siamo un po' nel torpore”.
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VOGHERA
PARLA IL CONSIGLIERE COMUNALE DI FORZA ITALIA
NOVEMBRE 2015
Taverna: "Dico basta alle spaccature all'interno del centrodestra" di
Nicoletta Pisanu
Federico Taverna, consigliere comunale per Forza Italia, ha sostenuto Carlo Barbieri alle ultime elezioni. In seguito alle accuse di incompatibilità rivolte dalla Maggioranza a Filippo Musti, che hanno portato alla sua uscita dal consiglio, la Lega ha accusato anche Taverna di essere incompatibile per il suo ruolo in AsmT. Come ha vissuto la campagna elettorale e come le sembra che sia stata condotta dalle diverse parti? “A essere sinceri non è stata una bella campagna elettorale, in molti non hanno capito le ragioni della spaccatura nel centrodestra, i nostri elettori chiedevano unità e mostravano giustamente allergia rispetto a certe spaccature alimentate forse più da questioni personali più che da ragioni squisitamente politiche. Pessimo poi il tentativo di gettare un'ombra sull'intera città pur di non ammettere la sconfitta. Personalmente mi ritengo molto soddisfatto, per la seconda volta sono stato rieletto in Consiglio con un buon numero di preferenze sopratutto in un momento in cui, con 400 candidati in corsa, era davvero difficile prenderne”. Quali motivi l'hanno spinto a sostenere ancora il candidato Barbieri? “Con Barbieri non sono mancati i momenti di frizione se non addirittura di aperta opposizione rispetto ad alcune tematiche come ad esempio il Pgt o altre scelte maturate nei cinque anni precedenti. Tuttavia non mi pare ci fossero motivi talmente negativi da opporsi ad una sua ricandidatura, Forza Italia ha fatto la scelta giusta, non ricandidare un sindaco uscente sarebbe stata anche un'ammissione implicita di fallimento e in questi cinque anni non possiamo dire assolutamente di avere fallito, Voghera è una città vivace”. Come affronterà il ruolo da consigliere nella nuo-
Federico Taverna
va amministrazione? “Il ruolo del consigliere di maggioranza può essere noioso o appassionante, dipende da quale prospettiva lo si interpreta e io di annoiarmi a palazzo Gounela non ne ho voglia, le persone che ci hanno votato hanno delle aspettative rispetto alle quali noi dobbiamo essere all'altezza di soddisfarle. Un buon consigliere deve soprattutto saper ascoltare ma soprattutto prendere delle decisioni”.
Nel 2012 aveva promosso il progetto "Fai curriculum", si concentrerà ancora sul problema del lavoro e soprattutto ritiene che l'emergenza ci sia ancora in città? “Il corso "Fai curriculum" è stato un successo e andrà certamente riproposto e articolato meglio, il problema lavoro esiste a Voghera così come in altri centri della Provincia e della Regione. Voghera dal punto di vista logistico ha una posizione invidiabile, certo è che un impianto come quello di Retorbido non aiuta il territorio a promuoversi sul turismo o sui prodotti agricoli, sono convinto si debba puntare di più sul commercio al dettaglio, il prodotto italiano è un prodotto di qualità proprio per la specificità e diversità dei territori in cui si produce”. Le accuse di incompatibilità: qual è stata la sua posizione nei confronti di Musti e, al contrario, cosa pensa delle accuse che le sono state rivolte e della decisione del consiglio comunale? “Non intendo tornare nuovamente su questo argomento, è da giugno che se ne parla e la cosa è stata discussa e votata in Consiglio comunale. Le accuse su una mia presunta incompatibilità sono inconsistenti, il consiglio comunale ha votato sapendo benissimo le differenze tra un caso e l'altro”. Qual è la sua opinione sui ricorsi al Tar da parte dell'opposizione? “I ricorsi al Tar sono legittimi e vedremo come si esprimerà il tribunale, ma dal punto di vista politico il PD che non riesce nemmeno ad arrivare in modo deciso al ballottaggio è un caso unico a livello nazionale che a mio parere certifica la mancanza di sintonia fra questo partito e i vogheresi. Al primo turno la mia coalizione ha distaccato tutti con una forte percentuale significativa che molto probabilmente ha dato troppa sicurezza il giorno del ballottaggio che comunque ci ha visto uscire nuovamente vincitori. Ricorsi o non ricorsi le strade del centrodestra dovranno tornare a convergere, ce lo chiedono gli elettori”.
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NOVEMBRE 2015
C'è CHI TEME CHE VENgA RIDICOLIZZATA LA CATEGORIA
di
Stefania Bertonazzi
Chi e’ la “Casalinga di Voghera”? Wikipedia: Espressione idiomatica del lessico giornalistico con cui si intende rappresentare uno stereotipo della fascia della popolazione italiana piccolo-borghese, dal basso livello di istruzione e che esercita un lavoro generalmente molto semplice o umile. Questo stereotipo è tuttavia “rispettabile” per il senso pratico di stampo tradizionale di cui è portatore. Seppur lusinghiero essere nell’elenco dell’enciclopedia on line più cliccata, “la casalinga di Voghera” è molto di più. E’ la rappresentazione di un solido buon senso oltrepadano, che ha contribuito a rendere conosciuta la città di Voghera, non solo la città delle tre P (Peperoni, pazzi e puttane), ma luogo della mitica “casalinga di Voghera”. Da Antonella Clerici che ha donato alla città una statua in vetroresina, a Jerry Scotti, fino al programma “Striscia la notizia”, tutti ne parlano e come si dice… l’importante è che se ne parli. Ma esiste ancora “la Casalinga di Voghera”? Certamente. Ne abbiamo incontrate 3 e alle tre abbiamo posto 3 semplici domande. Eccole: 1) La casalinga di Voghera ha contribuito a rendere Voghera “famosa”. Secondo Voi in senso positivo o negativo?; 2) Essere considerate casalinga di Voghera è una cosa che vi offende o vi fa onore?; 3) Se voi foste uno degli amministratori locali come fareste a rendere ancora “famosa” la casalinga di Voghera? Vediamo cosa ci hanno risposto le tre casalinghe interpellate.
1) “La statua donata del programma "Il Treno dei desideri" per ammissione della stessa conduttrice Antonella Clerici bruttina forse perché rappresenta solo il lato goffo e negativo dello stereotipo. Il fatto che sia stata nascosta pertanto non mi dispiace”. 2) “Essere casalinga di Voghera, se pensato ed interpretato nel giusto contesto, dà pregio ed onore. Non bisogna ridicolizzarla, né rendere la figura volgare o altro. Ricordiamoci che la casalinga è il pilastro di ogni famiglia, che sia di Voghera e o di qualunque altro luogo”. 3) “La rappresentazione della "Casalinga di Voghera" dovrebbe essere valorizzata evidenziandone il lato positivo legato a quei valori tradizionali e a quella saggezza popolare di cui è metafora. Mi piacerebbe diventasse un "marchio" di eccellenza con cui identificare e promuovere i molti prodotti della tradizione culinaria del nostro meraviglioso Oltrepò”.
sa che mi serva a fare “audience”. Attraverso le casalinghe si potrebbero creare momenti di aggregazione, momenti di informazione sulla sana alimentazione, ad esempio, un tema, soprattutto oggi, molto delicato”.
VOGHERA
"Essere considerate Casalinghe di Voghera ci riempie di orgoglio"
Paola Zanin presidente associazione “Casalinghe di Voghera”
Anna Antonelli
Graziella Traversa 1) “Dal mio punto di vista ha avuto entrambi gli effetti. Da un lato si è ridicolizzata la categoria, dall’altro ha contribuito a parlarne e si sa, quando si parla di qualcosa è perché, per quanto se ne dica, significa che l’argomento desta un certo interesse”. 2) “Mi lascia totalmente indifferente. Non mi sento né valorizzata né sminuita”. 3) “Proporrei di ripartire dalla vera natura di questa figura, di un ritorno al “vero” e non a un qualco-
1) “L'Associazione Casalinghe di Voghera ha contribuito a rendere famosa la città di Voghera in tutto il territorio nazionale, in quanto si vuole difendere e rivalutare l' immagine di una donna che vuole rivendicare il ruolo attivo nella famiglia e nella società”. 2) “Essere considerate casalinghe di Voghera ci riempie di orgoglio, al di là dell'ironia della quale siamo state oggetto, ma dopo l'attenzione dei mass media partecipando a importanti trasmissioni ci fa sentire importanti agli occhi della societa'”. 3) “Secondo noi siamo già abbastanza conosciute, in quanto la Rai, Mediaset, e le più grandi testate giornalistiche italiane si interessano alla vita dell' associazione, ed esempio anche associazioni come la Coldiretti ci invita a importanti eventi come ad Expo con la presenza della sottoscritta tra i giudici con lo chef stellato Davide Oldani nella giornata del falso Made in Italy e in rappresentanza di tutte le famiglie italiane. L'impegno dell'associazione è partecipare e collaborare ad eventi e manifestazioni nella città di Voghera e non solo, per rendere visibile la città”.
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VOGHERA
INTERVISTA ALL'ASSESSORE CON DELEGA AI MUSEI
Geremondia: "Voghera può ambire ad un turismo di tipo museale" di
Nicoletta Pisanu
Gianfranco Geremondia nella seconda amministrazione Barbieri ricopre il ruolo di assessore allo Sport. Tra le deleghe che gli sono state assegnate, anche quella ai Musei, per lui una novità. Recentemente, il Museo di scienze naturali ha ottenuto un finanziamento regionale per un progetto legato alle tipicità del territorio. Come affronterà questo incarico? “Onestamente non mi aspettavo questa delega, mi sto ambientando in questa nuova materia. Ho incominciato a prendere visione della situazione che c'è in città, partendo dai musei di scienze naturali e di storia. Ho la fortuna di avere un dipendente all'altezza della situazione, Simona Guioli, è lei che ha in mano tutta la situazione insieme al dirigente comunale. Io sono ragioniere sarei più adatto a litigare con i numeri, ma sono entusiasta. Ho anche le deleghe allo sport, al personale e alle farmacie, guido anche l'Osservatorio della salute. Sono solo tre mesi che seguo l'ambito museale, è un'esperienza nuova per me”. Quali sono i problemi dei musei cittadini? “I curatori mi hanno fatto alcune richieste, soprattutto riguardo alla sistemazione tecnica dei locali, perché stanno un po' stretti. Stiamo valutando nuovi spazi, perché vicino al museo di scienze naturali ci sono i locali dell'Associazione micologica, ci piacerebbe trovare spazi per loro altrove e recuperare quei
Gianfranco Geremondia
locali per il nostro museo. Per me questo è un mondo bellissimo ma tutto da scoprire”. I musei cittadini possono essere interessanti dal punto di vista turistico? “Io penso che Voghera possa ambire a un turismo di tipo museale. Il museo storico riscontra a livello re-
gionale e nazionale grande interesse. Basta pensare che l'auto dove il generale Dalla Chiesa è morto, è stata portata proprio a Voghera. Il museo di scienze naturali ha un'importanza notevole anch'esso, per i tanti reperti che contiene. Per quanto riguarda il museo storico vengono spesso organizzati eventi, vale davvero la pena visitarlo. Dal punto di vista turistico sono possibili molte iniziative. In città abbiamo anche il Museo delle ferrovie, che è stato da poco allestito nei locali dell'autoporto. L'ho visitato e mi sembra un progetto interessante, tratta la storia delle nostre ferrovie, è stato realizzato su iniziativa di un cittadino”. Avete recentemente ottenuto fondi regionali per un progetto sui prodotti locali enogastronomici, di cosa si tratta? “Il bando era impostato sui prodotti tipici, sulle radici del territorio, nasce per illustrare le caratteristiche del territorio, parlando dei prodotti locali. Abbiamo ricevuto 18mila euro. So che in precedenza sono stati ricevuti fondi per un bando Cariplo con Voghera capofila per un progetto di valorizzazione di tutto il territorio, legato alle mostre, io non ero ancora assessore, i Comuni avevano ricevuto circa 700mila euro”. Quali sono le urgenze legate ai musei a Voghera? “La prima cosa urgente è far conoscere quello che abbiamo, anche tutto ciò che attualmente non è esposto perché non abbiamo lo spazio sufficiente. Vogliamo quindi innanzitutto mettere a disposizione di tutti ciò che non riusciamo ancora a esporre. Questo richiederà un investimento sugli spazi”.
SCENDE IN CAMPO IL CANDIDATO DELL'ITALIA DEL RISPETTO
L'appello di Aquilini al sindaco Barbieri: "Ma il cimitero per gli animali si farà?" di Alessandro
Disperati
Abbiamo incontrato Fabio Aquilini, candidato sindaco alle ultime elezioni del movimento 'L'Italia del Rispetto'. Sono passati poco più di sei mesi dalle elezioni: come sta andando? "A partire da maggio 2013 ho iniziato il mio percorso politico mettendoci da subito la faccia sia da un punto di vista visivo sia nel coraggio di andare contro corrente. Non avendo mezzi economici ho dovuto utilizzare le varie testate locali che mi hanno dato la visibilita e ringrazio i cittadini che hanno partecipato alle numerose raccolte firme per le varie petizioni. Quindi ho cercato di essere il più vicino possibile alla realtà di Voghera". Le ha fatto alcune petizioni: a cosa sono servite? "Dalle petizioni ho avuto la possibilità di tracciare un programma elettorale semplice ma che fosse il più diretto a risolvere i disagi della gente. Ho toccato temi puramente pratici come ad esempio il disagio dei buoni pasto e temi sensibili come la realizzazione del cimitero degli animali che ha raccolto un consenso di 600 firme in due mesi di lavoro. Ma non ha solo coinvolto la città di Voghera ma anche i paesi limitrofi. Pertanto ho ritenuto che questo argomento potesse essere il nostro cavallo di battaglia per le elezioni". E invece?
"Arriviamo alle elezioni e il risultato è soddisfacente, proporzionato alle mie possibilità e visto il ballottaggio mi fa credere che anch'io posso essere determinante". La sua scelta è caduta su Barbieri... "Inizio la valutazione dei due candidati e vedo che Carlo Barbieri nel programma ha espresso la volontà di realizzare il cimitero degli animali, pertanto chiedo un dialogo che si è concluso con la dichiarazione di entrambi su una testata giornalistica dove io mi impegnavo di indirizzare i miei voti a lui e lui si impegnava a realizzare il cimitero degli animali entro il 31 dicembre 2015". E invece? "A tal punto mi sono sentito soddisfatto perchè ero riuscito a realizzare un'azione concreta per la città. Arriviamo ad oggi mese di novembre, a poco più di un mese dal 31 dicembre con in arrivo le festività di Natale: ad oggi non ho ancora avuto alcuna notizia e non ho visto nessun inizio lavori". E quindi? "Quindi inizio a preoccuparmi e non essendo in consiglio comunale non posso fare ne un'interpellanza ne un'interrogazione quindi chiedo al sindaco attraverso le colonne di questo giornale: 'E' già stata identificata l'area da destinare? E' già stata fatta una variante al Pgt? Il cimietro degli animali si intende realizzarlo e gestirlo come comune o indirizzarlo ad
Fabio Aquilini
un ente privato?". Concludendo? "Vorrei concludere comunicando al sindaco che la mia ansia è sostenuta da parte perchè credo che sarebbe una bella cosa e darebbe alla città un tocco di elevazione culturale e sociale dall'altra sensibile che ritengo che gli animali abbiano il soffio divino e meritano un posto in cielo e uno in terra come lo ha detto papa Francesco. E per ultino andrebbe a coronare due anni di sacrifici e duro lavoro".
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INTERVISTA ALL'ASSESSORE ALLA SICUREZZA E POLIZIA LOCALE
di
Nicoletta Pisanu
Giuseppe Carbone è assessore alla Sicurezza e alla Polizia locale, incarico che già ricopriva nella scorsa amministrazione Barbieri e che gli è stato rinnovato in seguito alle ultime elezioni. Ritiene che Voghera sia una città sicura? “I nostri controlli, come Polizia locale, sono sul territorio, in particolare la viabilità e i reati stradali. Basandomi anche sui dati della prefettura di Pavia, Voghera non è una delle città più a rischio sicurezza, ha problemi come tante altre ma anche meno, sappiamo che ci sono situazioni particolari ma con il supporto delle forze dell'ordine si sta facendo fronte ai problemi. Tanti i furti con destrezza, anche i truffatori che entrano negli appartamenti con escamotage carpiscono la buona fede delle persone, soprattutto gli anziani. Noi facciamo spesso prevenzione incontrando la cittadinanza e collaborando con il centro anziani, spiegando le tecniche dei malviventi. È un malcostume che c'è ovunque e anche da noi”. Come migliorare la situazione? “La prevenzione è fondamentale, bisogna avvisare le persone. Nel caso dei truffatori alla porta per esempio, è buona regola prima informarsi con le forze dell'ordine o Asm Voghera spa se ci sono dubbi. Siamo in allerta anche quando vediamo persone che chiedono contributi apparentemente per beneficenza in centro città, talvolta può capitare che vogliano carpire dati sensibili e notizie, informazioni utili che
poi li portano a colpire nelle abitazioni. Bisogna restare attenti e se si ha il sentore che qualcosa non va, meglio chiamare gli agenti di Polizia locale”. Il nuovo sistema di videosorveglianza è già attivo? “No. Asm sta progettando il nuovo piano della videosorveglianza, fino alla fine dell'anno concentriamo i nostri controlli sull'uso del nuovo sistema telematico della Polizia locale. Mancando l'obbligo di esporre il tagliando dell'assicurazione, tanti ne approfittano, la macchinetta che in diretta rivela le irregolarità torna quindi molto utile. Abbiamo intenzione di rinnovare il noleggio dell'apparecchio, inoltre a fine novembre presenteremo i dati delle infrazioni individuate grazie a questo sistema”. Sicurezza in strada: il riconoscimento del reato di omicidio stradale. “Lavorare contro le cattive condotte è fondamentale. Sul nostro territorio le strade sono sempre più trafficate, la velocità contribuisce per non parlare dell'alcol e di sostanze stupefacenti. I giovani dovrebbero essere quelli più attenti, con tutte le raccomandazioni, invece spesso non è così. Quando c'è uno stato di ebbrezza o di alterazione non ci si deve mettere alla guida. Sono molto a favore del reato di omicidio stradale. Non è una disgrazia, se si abusa di droga o alcol, bisogna ci sia una legge severa che faccia da deterrente, per non trasgredire”. Come aumentare il senso di sicurezza dei commercianti? “I negozi vanno messi in sicurezza. Tanti hanno
VOGHERA
Carbone: "In arrivo un nuovo piano per la videosorveglianza in città"
NOVEMBRE 2015
Giuseppe Carbone
messo le telecamere di sorveglianza, come nelle gioiellerie. Bisogna collaborare tra amministrazione, commercio e forze dell'ordine, creare deterrenti. Noi le telecamere le abbiamo messe in centro, in tutto in città sono una trentina, poste in piazza del Duomo, piazza Castello, al cimitero, nelle zone di maggior passaggio. Poi tutto il sistema verrà collegato insieme con i portali agli ingressi della città”. Quali sono oggi le zone calde di Voghera? “Le situazioni variano, ciclicamente. Al momento, la stazione ferroviaria e quella degli autobus, così come piazzale Marconi. Il problema maggiore è la povertà, che fa compiere crimini, spesso la possibilità di un lavoro sarebbe la soluzione alla delinquenza”.
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NOVEMBRE 2015
VOGHERA
LA DENUNCIA DI UN NOSTRO LETTORE
"Ecco come si presenta via Negrotto Cambiaso a Voghera..." di Alessandro
Disperati
Una lettera-denuncia da parte di un abitante di via Negrotto Cambiaso a Voghera. Una lettera inviata al sindaco di Voghera, Carlo Barbieri, per segnalare la situazione in cui versa un'area sita al civio 70. A presentarla è stato Giovanni Rossi in cui scrive: "Lo scrivente Giovanni Rossi, residente in via Negrotto Cambiaso, 70 a Voghera, segnala la seguente situazione relativamente al cortile adiacente alla propria abitazione di residenza. Ci è la presenza di una macchina (modello Alfa Romeo), abbandonata da tempo, probabilmente di proprietà di un signore deceduto. Nei cortili adiacenti vi sono depositati rottami vari, vecchi computer, gomme e residui di muratura". E la lettera di Giovanni Rossi continua: "Vi sono box contenenti materiale di cui non si conosce la provenienza e a parere dello scrivente esiste anche un pericolo d'incendio". A questa lettera ne ha fatto seguito un'altra in cui si denuncia Giovanni Rossi: "I portici di fianco alla mia abitazione sono stati adibiti a deposito di materiale plastico, gomme usate, materassi, legnami e residui di vernici e solventi trasformando detta area in una discarica abusiva di sostanze infiammabili, tossiche e nocive. Il padrone di casa dice di non poter fare nulla per far ripulire il cortile
Due immagini scattate da Giovanni Rossi
di tutto il materiale inquinante e le sostanze tossiche ivi presenti. Ci sono inoltre tre macchine da demolire che sono state abbandonate. All'ufficio igiene dell'Asl mi hanno detto di lasciar perdere. Ma io chiedo che questa area venga ripulita da tutti questi ammassi
di sporcizia per far tornare il cortile al suo decoro originale". Giovanni Rossi ha scritto anche al conduttore della trasmissione 5à colonna per segnalare il degrado di Voghera ed in particolare di via Negrotto Cambiaso
il Periodico
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SCENDE IN CAMPO IL VICE PRESIDENTE DI ASM
NOVEMBRE 2015
di Alessandro
Disperati
Situazione tesa in Asm? Problemi tra il direttivo di via Pozzoni e Palazzo Gounela? Abbiamo incontrato l'onorevole Paolo Affronti segretario UDC di Voghera e Vice presidente di ASM. Onorevole, cominciamo con un suo giudizio politico sullo stato di salute di questa maggioranza che amministra la città di Voghera... "Non mi pare in difficoltà questa maggioranza. C'è a volte tensione e nervosismo con l'opposizione di destra e di sinistra, ma non potrebbe essere diversamente". E dei ricorsi al Tar cosa ne pensa? "I vari ricorsi e l'atteso pronunciamento finale del Tar (quando arriverà) possono creare situazioni particolari con le aspettative da parte dell'opposizione. Qualcuno poi sembra aver perso la "testa"". La maggioranza come ha reagito a questi ricorsi? "La maggioranza reagisce bene ed amministra il presente con determinazione pur con tutte le difficoltà proprie degli enti locali costretti a fronteggiare situazioni difficili per far quadrare i conti. Occorre tener conto della richiesta di opere e servizi che reclamano i cittadini da una parte, dei tagli alla spesa pubblica del governo centrale dall'altra. Una cosa è certa: si fa prima a raccogliere firme e riempire fogli di carta, per documentare le richieste e le proteste dei cittadini che ad amministrare tra mille difficoltà. Non sono però le 300 firme che servono a risolvere i problemi, indubbiamente sono atti che oltre a documentare a volte la giusta protesta servono però certo a parti politiche organizzate nella raccolta, per farsi un po' di propaganda a basso costo. A tal proposito una battuta non può mancare: nel caso di Ghezzi e di Aquilini la carta non manca, raccolgono firme per le criticità del servizio pre e post scuola, vicino ad un magazzino della carta che oltre ad essere a portata di mano è vicino ad un plesso scolastico importante. Tornando al problema: la situazione del servizio pre e post scuola sta per essere risolto con l'impegno degli operatori che cercano di riorganizzare il servizio alla luce della insufficiente disponibilità di risorse". Come vice presidente dell'ASM cosa dice relativamente alle recenti notizie giornalistiche sul presunto dissidio tra Presidente, Consiglio di Amministrazione e Sindaco della città, che oggi detiene la maggioranza assoluta delle azioni? "In merito alle notizie di stampa diffuse sull'azienda servizi municipalizzati di Voghera relative al presunto dissidio tra presidente, consiglio di amministrazione e Sindaco della città di Voghera vorrei precisare per quanto mi riguarda, di non aver ricevuto alcuna ingerenza in merito a quanto riportato". Come si lavora in Asm? "In ASM si lavora in base agli indirizzi che il sindaco e la sua maggioranza di giunta predispongono e fanno approvare dal consiglio comunale che mi pare abbia espresso un voto quasi unanime anche nell'ultima occasione di qualche settimana fa. Le risultanze della delibera vengono poi portate all'assemblea di tutti i soci che esprimono il loro voto. Se qualcuno cerca di sollevare polveroni lo faccia pure ma non cerchi pretesti e mi rivolgo con certezza
Paolo Affronti
all'opposizione. Ghezzi e altri consiglieri comunali del suo partito si permettono di obiettare anche sulle mie competenze (per me parla il mio curriculum pubblicato sul sito di ASM). Ghezzi non si accorge che invece deve ancora studiare molto da pensionato sessantacinquenne non solo per fare l'apprendista sindaco ma per fare con le debite cognizioni il consigliere comunale, essendo all'inizio della sua esperienza". E a Torriani cosa vuol dire? "A Torriani per 10 anni causa principale dell'immobilismo di questa città (in un momento in cui il governo nazionale e regionale potevano offrire grandi potenzialità alla nostra Voghera), che si unisce a Ghezzi per portare avanti la mia incompatibilità e poi pretende da me risposte come vicepresidente dell'azienda ricordo di riflettere sul suo operato di tanti anni da sindaco. Rilegga quanto detto in quegli anni dai banchi dell'opposizione su tanti argomenti, a volte scabrosi, su cui si potrebbe ancora tanto discutere. Per Ghezzi (PD) e Torriani (candidato sindaco anche dell' estrema destra, della Lega e dei Fratelli d'Italia) oggi alleati a sottoscrivere qualsiasi cosa contro la giunta, la campagna elettorale continua". La situazione tra maggioranza e opposizione è tesa, come mai? "Non riescono a rassegnarsi ad un risultato elettorale che in ogni caso non modificheranno loro ma i giudici del Tar, quando sarà il momento, se ravviseranno numeri diversi. Questo clima creato da una opposizione che non si rassegna di aver perso, dopo aver paventato vittorie clamorose, non serve alla città e ad un'azienda (non inutile carrozzone come tante altre municipalizzate che esistono fuori da Voghera) fiore all'occhiello della città: produce utile, contribuisce a dare lavoro e a conseguire ri-
VOGHERA
Paolo Affronti: "Ghezzi e Torriani fanno solo della strumentalizzazione..."
sultati importanti per questa amministrazione". Quindi Asm a suo avviso ha lavorato bene? "Prima una precisazione in materia di acquisto e di appalti all'ASM: sono gli uffici che predispongono le procedure, salvo decisioni diverse del consiglio di amministrazione, quanto predisposto viene portato a conoscenza e deliberato dal consiglio di amministrazione. Il presidente Bariani e il consiglio di amministrazione di Asm ritengo abbiano lavorato bene. Va sottolineato però che c'è stato anche il pieno appoggio del sindaco Barbieri e della sua amministrazione, oltre naturalmente all'appoggio degli altri sindaci componenti l'assemblea in quanto titolari di azioni. Non ci sono quindi ne sindaci che clonano ne presidenti e consiglieri che non esprimono la propria opinione". Onorevole Affronti, Asm come sta andando? "Vorrei ricordare anche tanti buoni risultati raggiunti che hanno permesso all'azionista di maggioranza (il Comune di Voghera) di riportare notevoli risultati. Tra le più recenti, la gara per il trasporto rifiuti oltre € 600.000 di risparmio rispetto all'appalto precedente, che andrà a vantaggio dei cittadini grazie al contenimento delle tariffe". E per quanto riguarda lo sviluppo commerciale? "Per quanto concerne lo sviluppo commerciale vanno sottolineati la costituzione di un consorzio con gli industriali per l'acquisto di energia e la chiusura della vertenza con ACEA a proposito della società VEV che vedeva la nostra partecipazione al 50 per cento. Incasseremo presto circa sette milioni di euro. L'acquisizione della municipalizzata di Tortona è un risultato conosciuto: oggi si cerca di acquisire come socio anche il comune di Tortona". E per il futuro? "Nei prossimi giorni assumeremo anche la delibera di adesione ai programmi del GAL in tema di adesione al parterariato rispetto alle linee progettuali al piano di sviluppo locale Oltrepò pavese per quanto riguarda lo sviluppo di investimenti ed infrastrutture finalizzati alle energie rinnovabili e al risparmio energetico. Potremo così come ASM, tramite il GAL, accedere ai finanziamenti previsti". Ma tra Presidenza e ASM e Sindaco la polemica è chiusa? "A mio avviso non c'è mai stata. Un comunicato del presidente Bariani comunque chiarisce tutto. Penso che malgrado tante criticità stiamo lavorando bene e speriamo per questo di avere consenso e collaborazione da parte dei cittadiini specie per quanto riguarda l'obbiettivo della raccolta differenziata". Allora in questa fase ha influito il polverone politico? "Io dico che bisogna evitare di creare allarmismi e polveroni che rischiano di mettere in crisi un'azienda importante della città che ben funziona. A Ghezzi rispondo che se cerca di stanare me e l'UDC per abbattere una maggioranza si sbaglia anche perché le alternative alla giunta Barbieri non appaiono oggi credibili e politicamente affidabili proprio per i personaggi che li rappresentano e per i loro atteggiamenti strumentali e mi riferisco in particolare a Ghezzi e Torriani".
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Ferrari: "Per il 2017 realizzeremo la ciclabile in Viale Colombo"
di Alessandro
Disperati
Con delibera n.79 del 15 ottobre scorso la giunta comunale di Rivanazzano Terme ha adottato lo schema di programma triennale (2016/2018) ed elenco annuale 2016 dei lavori pubblici. E’ un programma che prevede opere importanti. Insieme al sindaco di Rivanazzano Terme, Romano Ferrari, cerchiamo di capire quali saranno gli interventi più importanti. Sindaco Ferrari, quali saranno le priorità? "Nel corso del 2016 sono previsti interventi su strade e parcheggi. Comprendono asfaltature di strade interne ed esterne al centro urbano con la realizzazione/rifacimento di marciapiedi esistenti. Inoltre è previsto il restauro e riqualificazione del sistema degli spazi pubblici storici". Altre opere in programma? "Per quanto riguarda i Cimiteri verranno messe in cantiere opere di manutenzione e ristrutturazione sia del Cimitero del capoluogo che di Nazzano". E per il 2017 cosa avete messo in cantiere? "Per il 2017 è prevista la realizzazione di un altro tratto di pista ciclabile su Viale Colombo mediante tombinatura del fosso di scolo lato sinistro in direzione di Salice Terme". Quanto inverstirete complessivamente? "Queste opere costeranno in totale 1.085.000 euro, in gran parte attesi da alienazioni di beni ricevuti dal demanio ed in minor quota da opere di urbanizzazione".
RIVANAZZANO TERME
INTERVISTA AL SINDACO DELLA LOCALITA' TERMALE
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tutto dipende dalla disponibilità finanziaria. Proprio per questo motivo abbiamo legato la realizzazione di queste opere alla vendita di beni comunali. Molti di questi beni ci sono stati messi dal Demanio. La procedura per arrivare all’alienazione è abbastanza complessa, ma i nostri uffici stanno lavorando a tutto spiano per accelerare l’iter burocratico. Inoltre a breve, al di fuori di quanto previsto dal programma triennale, potremmo avere la possibilità di fare alcuni interventi di potenziamento sulla pubblica illuminazione".
Romano Ferrari
Sindaco si tratta di grandi interventi... "Per l’anno 2016 abbiamo messo in previsione interventi importanti e che abbiamo ritenuto necessari e non procrastinabili per molto tempo. Chiaramente
Ma vediamo nel dettaglio quali sono le opere più importanti. Duecentocinquanta mila euro sono stati stanziati per l'asfaltatura di strade interne ed esterne compresa la realizzazione ed il rifacimento di alcuni marciapiedi. Per quanto riguarda il cimitero sono stati stanziati 200 mila euro per le opere di manutenzione e ristrutturazione sia del capoluogo che di Nazzano. Ammontano a 285 mila euro gli interventi di restauro e riqualificazione del sistema degli spazi pubblici storici. Sono 350 mila gli euro destinati invece per la realizzazione di una nuova pista ciclabile su Viale Colombo mediante tombinatura del fosso di scolo del lato sinistro in direzione di Salice Terme.
GODIASCO SALICE T.
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SI AVVICINA IL NATALE MA...
Troppi veleni a Godiasco e Salice Terme di
Nilo Combi
Si sta avvicinando Natale e bisognerebbe essere tutti più buoni. Raramente si è visto a Salice ed a Godiasco tra i nostri politicanti paesani un Natale più cattivo, o meglio più intriso di veleni, distillati con perfidia ben lontana dallo spirito della Festa in cui tutti dovrebbero essere più disponibili. Sarà il fatto che finisce un 2015 molto delicato dove dopo un anno di nuova amministrazione non è che la situazione, soprattutto a Salice Terme, sia migliorata rispetto a prima. Sarà perché la nuova amministrazione e la vecchia amministrazione continuano, imperterrite a guardare a ieri invece che al domani, passano più tempo a criticare quello che è stato fatto, la maggioranza, ed ha difendere il proprio precedente operato, la minoranza. Sarà per questo che di colpo sembra che le contese siano più forti ma soprattutto più vigliacche, si vigliacche, perché da mesi circolano volantini lettere anonime, pettegolezzi ed altre vigliaccate varie che a fasi alterne colpiscono sia gli uomini che le donne della maggioranza e della minoranza. Nessuno è risparmiato, dai ciotoli del pavè alle presunte beghe familiari. Facciamo le corna a queste lettere anonime! Di chi è la responsabilità? In Italia normalmente la responsabilità non è mai di nessuno, Godiasco Salice Terme è un paese dell’Italia quindi bisognerebbe dire che la responsabilità non è di nessuno. Invece dico che è di tutti! Signori miei SIAMO MESSI MALE. In questi mesi post elettorali, i nuovi progetti hanno rappresentato il 10% del dibattito politico paesano, per il 90% del tempo si è parlato del passato, di quello che di giusto e soprattutto di sbagliato è stato fatto dalla amministrazione precedente, che certamente ha commesso molti er-
rori, ma compito della nuova non è ritornare, continuamente ed insistentemente su come e perchè gli errori sono stati fatti, ma dare soluzioni per guardare avanti in modo migliore. Dubito fortemente che la strada giusta sia quella di dire “che non ci sono soldi nelle casse comunali”, perché allora quando una famiglia non ha soldi ed i bambini piangono, un padre cosa fa? Allarga le braccia e dice ai figli... oggi non si mangia? No un padre lotta, inventa, fa
qualsiasi cosa per trovare il pane per i propri figli e non perde tempo nel discutere del passato! Dubito molto che la strada giusta per risolvere i problemi di Godiasco Salice Terme sia quella di discutere sullo spessore del pavè messo nel centro di Salice e sono altrettanto scettico sulla continua corsa per trovare “la scusa buona” per togliere il pavè dal centro di Salice Terme. Sarebbe sufficiente per i nostri politici paesani andare in un qualsiasi bar e sentire cosa dice la gente… normale… "al pavè al ghe lasumal e matumlan a post” (il pavè c’è , lasciamolo e mettiamolo a posto). Sono molto dubbioso sulle discussioni se un membro della maggioranza ha messo fuori dalla sua bottega 4 sedie per i suoi clienti, non siamo in galleria a Milano, il problema oggi non sono le sedie ma avere i clienti. Rido quando si cerca di trovare l’inciucio, gli interessi privati in atti d’ufficio, cercando in tutti i modi di incolpare il figlio di Berogno, perché ha fatto una consulenza gratuita o pressochè gratuita. Rido nel constare la pochezza di chi ha provato ad incolpare Berogno padre, perché quello era l’obiettivo. Si sa Berogno, padre, non cadrebbe su una buccia di banana così piccola e così poco interessante. Rido quando con un’allegra o geniale pensata, si vogliono stanare gli evasori, proprietari delle seconde case salicesi. Strada difficilmente percorribile, bisognerebbe avere uomini e mezzi che forse neanche la CIA o il KGB di bolscevica memoria possiedono. Poi i ricorsi ed i controricorsi legali… strada impervia le seconde case. Del resto il primo cittadino di Rivanazzano, che mi sembra governi con ampio consenso popolare, ha affermato “Residenzie fittizie? Per noi non si tratta di una priorità”. Certamente una presa d’atto dettata dal buon senso. Ecco forse a Godiasco Salice Terme in molti membri della maggioranza e minoranza manca quel buon senso che spinge il “buon padre di famiglia” a guardare avanti.
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Don Valentino: "Non ho costruito solo l'oratorio, ho portato i giovani in chiesa"
di Alessandro e
Disperati Stefania Bertonazzi
Le comunità di Salice Godiasco e Rivanazzano si sono strette nei giorni scorsi attorno al loro parroco, monsignor Valentino Culacciati che, dopo 12 anni di servizio, ha deciso di lasciare per fare spazio a qualche prete più giovane. Don Valentino, oggi 81enne, era venuto a Salice 12 anni fa dopo una lunga attività (oltre 40 anni) a Novi Ligure. “Volevo riposare – sottolinea Don Valentino – invece ho trovato tanti lavori da completare e una popolazione desiderosa di collaborare. Mentre lascio questa parrocchia ringrazio tutti coloro che ho incontrato in questi anni che ci hanno permesso di contribuire sensibilmente al progresso e al decoro della parrocchia e del paese”. Abbiamo incontrato il monsignore per una lunga chiacchierata. Dodici anni da parroco a Salice Terme: quali sono stati i momenti più belli? "Quando sono arrivato a Salice avevo 70 anni. E tornare in Valle Staffora, non dimentichiamoci infatti che sono originario di Trebbiano, piccola frazione di Ponte Nizza, è stata davvero una grande soddisfazione. E la messa d'ingresso a Salice è stata un avvenimento da ricordare. Come non dimentico il compimento dei 50 anni di sacerdozio e la mia nomina a monsignore con la presenza del Vescovo. Ma anche la celebrazione di cresime, comunioni e matrimoni sono sempre momenti belli da ricordare". Quali sono stati i momenti difficili? "Momenti difficili non ce ne sono mai. A dire il vero quando sono arrivato a Salice Terme la chiesa si trovava in condizioni non belle: era in disordine, così come l'area attorno alla chiesa stessa e l'oratorio. Inoltre il mio predecessore, don Angelo, aveva acceso un mutuo di 125 mila euro per la sistemazione dell'oratorio che ho dovuto sobbarcarmi". Il rapporto con i salicesi com'è stato? "Sempre bello. Sono tornato a parlare la mia lingua, il dialetto dell'Oltrepò della mia valle. E per me già questa è stata una emozione. Sono stato per 40 anni nel novese e il dialetto è molto più simile alla parlata genovese che alla nostra e quindi per me era un problema. E poi ho avuto una gran bella accoglienza e il rapporto con i salicesi si è subito dimostrato collaborativo ed efficace. Voglio ribadire una cosa: sono venuto a Salice all'età di settanta anni per riposare. Ho trovato invece tanti lavori da completare
Monsignor Valentino Culacciati
ed una popolazione desiderosa di collaborare". I giovani e la chiesa: com'è stato il suo rapporto con giovani salicesi? "E' stato fin da subito molto intenso. Ho cercato subito di impostare una pastorale moderna, fondata sui gruppi di volontariato. Ed insieme abbiamo fondato vari gruppi: il gruppo dei catechisti, del decoro e servizio in chiesa, i gruppi per il canto rivolto ai giovani ma anche agli adulti. Abbiamo creato il grest estivo per i ragazzi. Basta pensare nel corso degli anni sono riuscito a coinvolgere molti giovani al punto che l'età media di chi frequentava la chiesa si è abbassata da70 a circa 40/50 anni e di questo ne sono veramente contento". E passiamo alla creazione dell'oratorio...
GODIASCO SALICE T.
DOPO 12 ANNI IL PARROCO DI SALICE TERME LASCIA LA CHIESA DEL CRISTO RE
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"Questo direi che è davvero un gioiellino. Ho impostato il lavoro di ristruttuazione basato sui crismi di una struttura moderna e giovanile. Realizzando anche un bar ed una sala multimediale. Oltre a questo abbiamo sistemato la piazza davanti alla chiesa realizzando un piccolo parco per i bambini". E l'amministrazione le è stata vicina? "Come attenzione pubblica, l'amministrazione comunale nell'anno 2010 ha intitolato la piazza al primo santo dei giovani, San Valentino, mio particolare patrono, perchè la parrocchia ha contribuito sensibilmente al progresso ed al decoro del paese". Spirito cristiano e direttive della Chiesa, chiare nell'aiutare il prossimo. Lei come parroco di Salice cosa ne pensa dell'arrivo dei profughi? "Siamo aperti all'accoglienza ma non basta: bisogna saperli integrare sul territorio altrimenti non facciamo il nostro dovere...". Al suo successore cosa si sente di dire e di consigliare? "Di continuare nella linea che ho intrapreso io per dodici anni. Una linea di 'pastorale d'insieme'. Continuare sui gruppi di volontari che collaborano con il parroco". Quale sarà il suo ruolo all'interno della parrocchia all'arrivo del nuovo parroco? “Non andrò via da Salice resterò in parrocchia ad aiutare il nuovo parroco perché un prete non va mai in pensione. Sarò il ‘nonno’ della parrocchia di Salice e sarò ben felice di aiutare chi mi succederà. Resterò qui finchè le mie forze me lo consentiranno”. Vuole ringraziare qualcuno? "Tutti quelli che in questi anni mi sono stati vicini e hanno collaborato al mio fianco: Bertoldi Rita, Bassi Angela (decoro e servizio), Brandolini Irma, Del Bo Laura (comunione chiesa e pensionati), Martinelli Carlo, Comerio Paola (canto orale e parrocchiale), Riva Fabio, Bina Aldo (consiglio economico parrocchiale) Guarnier Teresa, Mazza Marianna (assistenza religiosa case di cura), Bosio Paola, Bottone Anna (catechisti), Torti Renzo, Noto Salvatore (assistenza tecnica chiesa e oratorio), Guado Marilinda, Noto Veronica Vittoria (gruppo giovani oratorio), Grazioli Mauro, Manca Anna (chierichetti e canto giovani)".
LA LETTERA
"Grazie a Don Valentino" Carissimo Don Nella Sua lettera di commiato, ringraziava tutti quanti ha incontrato durante la Sua missione presso la nostra cara parrocchia di Salice Terme. Ci permetta caro monsignore di dissentire. Siamo noi a ringraziarLa per quanto ci ha dato. Io personalmente come parrocchiano e doverosamente come presidente dell’Associazione Ex Artigianelli Pavoniani. Non possiamo che esserLe grati di tutto cuore che in quella ben riuscita ristrutturazione del complesso oratoriale, abbia accordato la titolazione della biblioteca
con sala di lettura al nostro fondatore Beato Lodovico Pavoni. Ancora grazie Don, e ancora un favore, sempre una preghiera per tutti noi e per la canonizzazione di padre Pavoni. Riconoscenza, anche dalla Congregazione Pavoniana. Riconoscenti auguri per una serena meritata pausa “sempre in mezzo a noi”. E. Rigoli Parrocchiano e presidente onorario Ex Artigianelli Pavoniani
A nome della Congregazione Pavoniana mi unisco all’amico Rigoli per esprimere un cordiale ringraziamento per quanto ha fatto per onorare la memoria del nostro Fondatore, il beato Lodovico Pavoni. Anche a lui affidiamo i desideri del suo cuore. Il Signore esaudisca e benedica. Dev.mo in X.sto p. Giuseppe Rossi Assistente Pavoniano Associazione Ex Pavia
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PARLA IL PRESIDENTE DEL TEAM, NEL MIRINO LE ACCUSE DI BARBIERI
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Daglia: "Meritiamo delle scuse da parte del sindaco di Godiasco..."
di Alessandro
Disperati
Il Pedale Godiaschese è finito nel mirino dell'amministrazione comunale di Godiasco. Il Comune infatti intende togliergli la sede che era stata assegnata dal sindaco Anna Corbi (al posto di quella verrebbe offerta una nuova struttura) e nel contempo attacca il Pedale per aver utilizzato i fondi per la gara che doveva andare in scena durante la festa patronale e che è stata invece spostata ad alcune settimane dopo. E Gianni Daglia, presidente dell'Associazione ha deciso di intervenire per dire la sua dopo i numerosi attacchi arrivati dal comune. Daglia, cosa ne pensa di quanto affermato dal sindaco Gabriele Barbieri, in merito alla vostra associazione? "Abbiamo avuto modo di leggere la risposta del Sindaco Barbieri, all’interpellanza presentata dalla minoranza consigliare e non abbiamo potuto fare a meno di sentirci offesi per la puntuale e precisa accusa rivoltaci quando afferma che “Peccato che la gara ciclistica non è stata organizzata in occasione della festa del Santo Patrono ma in altra data. Così distraendo l’utilizzo del finanziamento dalla originaria e vincolante destinazione. Quid Juris? I cittadini non hanno il diritto di sapere certe cose?”. E voi cosa rispondete? "Si! I cittadini hanno tutti i diritti di sapere queste cose e la nostra Associazione vuole chiarire e nello stesso tempo non vuole essere usata per battaglie politiche sulla sua pelle". E allora? "Allora, carissima gente, carissimi cittadini, ecco come stanno le cose. La precedente amministrazione ci diede euro 3000 per organizzare una gara ciclistica in occasione della festa patronale, 7-8-9 giugno 2014. Tale gara, venne inserita agli inizi di febbraio 2014 nel calendario della Federazione, per il giorno sabato 7 giugno 2014. Successivamente il nostro ente di appartenenza ci comunicò che, vista la gara di campionato italiano, in programma per domenica 8 giugno 2014 a Voghera, avremmo corso il rischio di non avere partecipanti, o comunque averne pochissimi. In tal caso avremmo buttato via il contributo destinato alla manifestazione, facendo una pessima figura, sia noi che l’Amministrazione stessa". E quindi che cosa avete fatto? "Concordato di variare la data di svolgimento, avvertimmo subito l’amministrazione guidata da Anna Corbi e il Sindaco stesso, in quanto ancora in carica. Non ci venne sollevata alcuna obiezione anche perché in occasione della “festa patronale” non significa il giorno stesso della festa patronale ma, evidentemente, nell’area temporale e nell’ambito di tutte le iniziative in programma per l’occasione festiva". La gara quindi quando venne organizzata? "La gara si tenne regolarmente e con discreto successo il giorno sabato 5 luglio 2014. L’Associazione succesivamente rendicontò il danaro ricevuto, su espressa richiesta “verbale” del Sindaco Barbieri, ed è agli atti del Comune".
Il gruppo ciclistico del Pedale Godiaschese
Ma il sindaco nell'interpellanza sottolinea che voi avete utilizzato i soldi diversamente da quanto previsto e parla di 'distrazione'... Cosa volete dire al sindaco in merito a questo? "Allora ci si chiede: perché il Sindaco parla di distrazione? Distrazione significa usare il danaro dato per uno scopo diverso da quello per cui è stato destinato! Ma l’Associazione l’ha usato proprio per una gara ciclistica nel proprio Comune. Ci sembra di essere stati accusati ingiustamente e gravemente, senza fondato e motivato elemento di giudizio e crediamo di meritare anche delle scuse". La vostra associazione tra l'altro sta per spegnere 70 candeline... "Il Pedale Godiaschese, nel 2016 compirà 70 anni e molti concittadini ne hanno fatto e ne fanno parte. Un’associazione per vivere ha bisogno non solo di danaro, ma anche di un clima favorevole, positivo e collaborativo. Iniziando da una sede sociale, che non può essere un comodato in condominio con altri, per la necessaria riservatezza degli atti e sicurezza dei beni e delle persone. La Casa del Giovane, come ci è stata proposta, è nella disponibilità dell’ANSPI cioè di un’Associazione della Parrocchia e non del Comune; bisognerebbe trovare una sistemazione che ci dia in esclusiva uno spazio. Vedremo se e cosa ci sarà proposto; nella speranza che questa volta indirizzino eventuali comunicazioni al Legale rappresentate dell’Associazione e non ad altri, come nelle precedenti dal Sindaco, che annunciava lo sfratto per realizzare nella nostra Sede la biblioteca, o come più probabile che sia, un semplice magazzino provvisorio di libri. La biblioteca sarà sicuramente più importante di una Sede di un’Associazione Sportiva, ma anche lo sport è cultura".
Giordano Tambornini e l'allora segretario della Sc Pedale Godiaschese Elio Berogno
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GODIASCO SALICE T.
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PARLA IL CAPOGRUPPO DI MAGGIORANZA, DANIELE ROCHINI
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"Abbiamo trovato una situazione molto difficile e molti lavori sono da rifare..."
Daniele Rochini
di Alessandro
Disperati
L'uscita "allo scoperto" dell'ex vice sindaco Fabio Riva che ha sottolineato come l'amministrazione che sta attualmente governando il Comune di Godiasco Salcie Terme sia come "un disco rotto" non è passato inosservato. E così il capogruppo di maggioranza Daniele Rochini ha deciso di scendere in campo per controbattere alle accuse dell'ex vice sindaco. Rochini, cosa non le è piaciuto delle dichiarazioni di Fabio Riva? "Anzitutto (ma forse, lui non lo ha letto), il program-
ma elettorale della lista "Rinnovamento e Progresso" capeggiata dal Sindaco Gabriele Barbieri, che è bene ricordarlo ha vinto le elezioni del 2014 con la maggioranza dei voti dei cittadini, al primo punto indicò 'una attenta verifica delle risorse economiche a disposizione'". E quindi? "Non sto qui ad elencare il "risultato" di tale verifica, perchè il Sindaco Barbieri lo ha già ampiamente illustrato nelle varie risposte date in Consiglio Comunale ed attraverso la stampa, rispondendo anche al capogruppo di minoranza Corbi. Vorrei solo dire che "pensare a governare" senza risorse non è una cosa semplice". Avete trovato una situazione difficile? "Oltre a non poter realizzare i propri programmi, ci si aggiungono i lavori da rifare perchè eseguiti male dall'Amministrazione Corbi (pavimentazione di Viale delle Terme a Salice), i debiti fuori bilancio ed i mancati introiti di tasse (circa 1 milione di euro in 3 anni) non è questione di dischi rotti, ma materia che, speriamo, la Corte dei Conti regionale abbia a fare chiarezza nel piu breve tempo possibile. Perchè se è vero che gli amministratori non possono effettuare alcuna spesa è altrettanto vero che i loro ordini al personale (e non solo) le determinano". Riva vi attacca sui lavori relativi all'ampliamento del cimitero di Godiasco. Che dire? "Relativamente ai lavori per l'ampliamento del cimitero di Godiasco, mi sono permesso di verificare bene la questione, che non è esattamente come la vuole far
apparire Riva. Anzitutto le opere furono finanziate con i fondi derivati dalla vendita del 20% delle azioni delle Terme di Salice, il cosidetto tesoretto. Nei primi mesi del 2009 (sindaco Deantoni), venne a mancare il titolare della ditta esecutrice dei lavori, con successivi "passaggi" di proprietà. Questa situazione comportò inevitabili ritardi e provocò un contenzioso (dovuto è giusto dirlo dall'allora Direttore dei lavori e Responsabile dell'Ufficio Tecnico) che si è risolto tra il 2009 e il 2013, con una "condanna" del Comune di Godiasco a risarcire circa 59.000 euro complessivi di rimborsi ad ex dipendenti e ditte "minori". E che cosa accadde di conseguenza? "Ciò che però l'ex vice sindaco Riva si guarda ben dal dire è che, in contemporanea a questo contenzioso, l'Amministrazione Corbi ha incassato per vendita di cappelle e loculi (dal 2009 al 2014) ben euro 552.224,00. Quindi, se sottraiamo a questa somma, quanto dovuto per le varie sentenze, ci si trova con un saldo di circa 500.000 euro. Che, almeno per il momento, non so che fine abbiano fatto. Ma mi riprometto di verificarlo con precisione. Posso tranquillamente dire, come amministratore, che di problemi come questo, ne avrei voluti trovare anche io...". Durante l'ultimo consiglio comunale, e pochi giorni prima delle dichiarazioni di Fabio Riva, avete votato in consiglio alcune delibere che lo riguardano. Cosa risponde? "Il grande statista Giulio Andreotti diceva "a pensar male si fa peccato, ma, qualche volta ci si azzecca"!!!".
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E' un coro di 'no' sui migranti: "Li porteremo a casa di chi li vuole ospitare"
di Alessandro
Disperati
Immigrati in arrivo a Godiasco? Il rischio c'è ed è alto. Anche se un coro di 'no' si è levato da parte dell'amministrazione comunale di Godiasco Salice Terme che nei giorni scorsi, durante il consiglio comunale ha approvato un ordine del giorno, da inviare alla prefettura, in cui ribadisce la propria contrarietà a questa ipotesi. I migranti dovrebbero trovare posto proprio di fronte al comune di Godiasco, in una struttura, un tempo albergo, ormai fatiscente e abbandonata. Ma i proprietari sarebbero pronti a dare il via alle opere necessarie per ospitare queste persone. Abbiamo raccolto i pareri dei commercianti di Godiasco per capire se sono d'accordo o contrari all'arrivo dei rifugiati.
GODIASCO SALICE T.
PARLANO I COMMERCIANTI che non vogliono gli immigrati
Luca Repetto barista Favorevole o contrario all'arrivo degli immigrati a Godiasco? E perchè? "Lo stabile in cui verrebbero alloggiati versa in pessime condizioni, pertanto la sicurezza degli stessi migranti non sarebbe garantita. Questi "richiedenti asilo" scappano davvero dalle guerre o fanno parte del più del 90% degli attuali migranti in Italia riconosciuti dallo Stato come clandestini? Chi e come garantirà la loro e la nostra sicurezza? Come occuperanno il loro tempo in un paese così piccolo?" Perchè a Godiasco no e Salice si? E' stato gestito male l'arrivo dei primi migranti? "Io sono a favore ad accogliere chi ha veramente bisogno e chi scappa davvero dalla guerra. Indistintamente che sia Godiasco o Salice. Ma mi chiedo: come mai ci sono sempre e solo ragazzi e mai donne o bambini?".
Luca Repetto
Giancarlo Torlasco
Alberto Bertelegni titolare della pasticceria Pini Favorevole o contrario all'arrivo a Godiasco dei migranti? "Dipende che persone sono... se si comportano e si integrano bene nel nostro contesto, io sono favorevole... ma al primo casino che combinano li spedirei subito a casa loro...". Giancarlo Torlasco titolare dell'Hotel Italia L'Hotel Italia si trova proprio adiacente alla struttura che dovrebbe ospitare i migranti a Godiasco. Lei è favorevole o contrario all'arrivo di queste persone? "Non sono favorevole all'arrivo di immigrati nella struttura adiacente alla nostra, perché ritengo che sia un danno economico-lavorativo e di immagine". Per quale motivo? "La nostra attività è già stata danneggiata ancora prima del loro arrivo mettendo in cattiva luce il nome Hotel Italia attività da noi gestita da più di 20 anni. La struttura attigua non ha agibilità e non è conforme ad accogliere persone. Abbiamo trasferito l'hotel nel 2008 lasciando quella struttura e investendo in una nuova antisismica e conforme alle norme, per noi che svolgendo un'attività alberghiera e di ristorazione avrebbe impatto pessimo sulla clientela. In centro a Godiasco, zona già depressa porterebbero solo l'insorgere di problemi con i residenti in loco, l'immobi-
Alberto Bertelegni
Giovanni Bariani
le è adiacente a tutte le attività commerciali, vicino alle scuole elementare e medie, davanti al municipio e sulla strada statale che attraversa il paese. Non è assolutamente un luogo adatto ad ospitare migranti e dunque non ritengo corretto questo tipo di business a discapito di una comunità". Giancarlo Scalzo della Fattoria di Montalfeo Cosa ne pensa dell'arrivo dei migranti a Godiasco? "Assolutamente contrario al loro arrivo". Per quale motivo? "Per prima cosa rovinano l'immagine del paese. E comunque, se dovessero arrivare li porterò perosnalmente ogni mattina davanti a casa di chi intende portarli qui. Qui siamo già in rovina, se dobbiamo mantenere anche questa gente è la fine... E la cosa clamorosa è che per noi di aiuti non ce ne sono, invece per questa gente si...". Giovanni Bariani titolare dell'omonima panetteria Contrario all'arrivo degli immigrati?
Giancarlo Scalzo
"Certamente. Ho votato contrro l'arrivo dei migranti durante il consiglio comunale e lo ribadisco qui. Cosa potrebbero fare 35 persone in giro per Godiasco. Il paese è piccolo e da fare non c'è nulla quindi non vedo cosa potrebbero farci. Sedersi su di una panchina? Forse". A Salice ci sono... "Si infatti a quei 22 si aggiungerebbero questi 35 per un totale di 57 migranti. Sarebbe un record in un paese così piccolo avere così tanti immigrati". E sul locale che dovrebbe ospitarli cosa ci può dire? "Quel locale è assolutamente inadatto. Ci sono condizioni igienico sanitarie al limite anche in considerazione che da oltre dieci anni è abbandonato a se stesso. E dunque quel vecchio albergo non è assolutamente in regola con le norme vigenti e di lavori per la sua sistemazione non ne ho visti". Domenico Lo Giudice titiolare dell'edicola Favorevole o contrario all'arrivo degli immigrati a Godiasco? "Personalmente sono contrario".
GODIASCO SALICE T.
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LA PREOCCUPAZIONE DEL PD: PARLA IL SEGRETARIO STEFANO ALBERICI
Don Gnocchi: "Azienda e sindacati trovino una soluzione subito" di Alessandro
Disperati
Nei giorni scorsi, Monsignor Angelo Bazzari, ha comunicato la disdetta della Fondazione Don Gnocchi al Contratto Collettivo Nazionale. Tale contratto cesserà a tutti gli effetti di avere efficacia a partire dal 6 dicembre 2015. A giustificazione di ciò “un contesto nel quale le attuali previsioni contrattuali comporterebbero per la Fondazione l'onere di sopportare costi incompatibili con le odierne condizioni di mercato ed oltretutto molto più elevati rispetto a quelli sostenuti da altri Enti operanti nello stesso settore”. Queste le parole come da comunicato ufficiale. In sostanza la Fondazione Don Gnocchi disdice il Contratto per ridurre i costi del lavoro. In seguito all'accordo stipulato in data 11 novembre 2013 per fronteggiare la crisi finanziaria nella quale sembrava vertere la Fondazione, i lavoratori si sono impegnati a prestare e garantire orario aggiuntivo non retribuito e a rinunciare a due giorni di ferie annue. 80 ore all'anno a titolo gratuito. Dopo due anni sembra che i sacrifici dei lavoratori, che si sono impegnati a rispettare i termini dell'accordo, non siano stati abbastanza e per tutta risposta alla buona volontà dei dipendenti arriva come una doccia fredda la disdetta al Contratto nazionale del
Stefano Alberici
lavoro. La mobilitazione continua. E anche davanti ai cancelli del Centro Don Gnocchi di Salice Terme
sono comparse la bandiere dei sindacati che protestano. L’istituto di Salice, già centro Santa Maria alle Fonti, è entrato a far parte della Fondazione Don Gnocchi onlus nel 1962. E sulla questione interviene anche Stefano Alberici, segretario del circolo del Pd di Rivanazzano Terme, Retorbido, Godiasco e Salice Terme che chiede a gran voce che si faccia qualche cosa per evitare la paralisi. Come circolo Pd cosa vi sentite di dire? "Il Circolo PD di Rivanazzano Terme - Godiasco Salice Terme - Retorbido esprime forte preoccupazione per le possibili conseguenze della disdetta unilaterale da parte dell'Amministrazione della Fondazione Don Gnocchi del contratto aziendale. L'applicazione di una forma salariale penalizzante per i lavoratori della Fondazione rischia di mettere in pericolo una realtà territoriale importante come il presidio sanitario Don Gnocchi di Salice Terme, fino ad ora punto di attrazione e di eccellenza per le prestazioni sanitarie fornite". E cosa chiedete per cercare di sanare la situazione? "Chiediamo che si apra un tavolo tra azienda e sindacati per riconoscere una giusta retribuzione ad operatori altamente specializzati come quelli di Salice Terme, che con il loro lavoro stanno garantendo non solo prestazioni sanitarie, ma anche un indotto locale derivante da una attività che richiama utenza da tutto il territorio provinciale e non solo".
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INTERVISTA ALL'EX PRESIDENTE DEL CONSORZIO, LIVIO BERTORELLI
di Alessandro
Disperati
"Il salame di Varzi? Con quel disciplinare è chiaro che il prodotto non è più lo stesso...". Non ha dubbi Livio Bertorelli, che per anni è stato presidente del Consorzio Produttori del Salame di Varzi. Bertorelli, quanti anni è stato presidente del Consorzio del Salame di Varzi? "Circa una decina d'anni, dal 1994 al 2004". Secondo lei il salame di Varzi è ancora all’altezza della sua tradizione? Perchè in un recente sodaggio che abbiamo fatto sul sito www.ilperiodiconews.it hanno risposo oltre 12 mila persone ed è emerso che il 45 per cento non è più quel prodotto simbolo di un tempo. Lei cosa ne pensa? "La tradizione del salame, a mio modo di vedere, rimane. Perchè fa parte della cultura di questa terra, di questo territorio. C'è però un problema di base: ultimamente il salame non contempla più le caratteristiche di una volta, quelle peculiarità che lo hanno reso famoso nel mondo". E per quale motivo? "Questo è dovuto al disciplinare che esige particolari condizioni di igiene, di salvaguardia e tutela alimentare che spesso porta ad una lavorazione delle carni e del salame in modo diverso la passato e che quindi va contro la tipicità di quetso prodotto". In tanti che hanno votato al nostro sondaggio sostengono che il Salame di Varzi non è più quello di una volta... Per quale motivo secondo lei? "In primo luogo perché vengono a mancare le carni di una volta. E poi la lavorazione è cambiata rispetto al passato. Ci sono esigenze alimentari diverse che comportano a usare delle tecniche che non sono quelle tipiche della produzione". Bertorelli, ci può fare un esempio pratico di come sia cambiata negli anni la produzione del Salame di Varzi? "Certamente. Un tempo per far asciugare i salami prodotti in loco, venivano messi in un'apposita stanza dove con una stufa a legna lo si faceva asciugare. Oggi la richiesta del salame è notevolmente aumentata e anche il disciplinare non permette una soluzione di questo genere. Sarebbe impensabile far asciugare quintali di salme con una stufa a legna. E non ci sono neppure più le cantine di mille anni fa dove il salame stagionava pian piano. Tutto questo comporta inevitabilmente un cambiamento del sapore". E' solo una questione di cantine e stagionatura? "Certo che no. Vi faccio un altro esempio: se l'impasto per il salame lo mescoli a mano cambia il sapore rispetto ad un impasto preparato con una macchina. Perchè la macchina porta inevitabilmente una disidratazione della carne che non avviene invece mediante l'uso delle semplici mani". Dunque le nuove tecniche previste dal disciplinare hanno di fatto cambiato il prodotto finale? "Purtroppo queste nuove tecniche hanno fatto cambiare il sapore. Le catine e le stanze di stagionatura devono essere a norma contro la natura della nostra produzione". Per quanto riguarda il "Salame di Varzi" c’è un disciplinare che sancisce come deve essere prodotto il salame e indica esattamente le quantità degli ingredienti da inserire all’interno del salame: per quale motivo però da un produttore all’altro c’è diversità di prodotto?
VARZI
"Il disciplinare ha mutato il sistema di fare il salame che non è più quello di un tempo"
NOVEMBRE 2015
Livio Bertorelli
"La diversità è dovuta semplicemente dal sistema di stagionatura e dagli ambienti dove il salame 'matura'. Infatti ogni ambiente ha le sue caratteristiche: è un pò come nel vino dove da una cantina all'altra cambia la fermentazione e di conseguenza il prodotto". All’Expo a Milano, quest’anno dedicata al cibo, è mancata una vetrina dedicata al salame di Varzi: secondo lei è stata una pecca? "Sicuramente una grossa pecca. Quella era una vetrina importante per far risaltare il salame. Non voglio entrare nel merito e neppure fare delle polemiche di certo si è persa una grande occasione. Evidentemente ci saranno stati dei motivi per cui non è stato proposto il salame ad Expo, rimane comunque un peccato non essere stati presenti". In Valle Staffora, o meglio, nei quindici comuni dove si può produrre il salame di Varzi ci sono ancora produttori che seguono alla lettera il disciplinare che regola la produzione del salame Dop? "Sinceramente sono un pò fuori dai giochi e non so se tutti seguono alla lettera la produzione del salame. Di certo il disciplinare così come era stato proposto a Bruxellex era molto ristretto e rigido. A mio avviso
fin troppo...". Oggi cosa bisogna fare per rilanciare l’immagine del salame? "Il salame si è sempre autorilanciato da solo, con la qualità. Se si abbandona quella è destinato a precipitare e ci tengo a precisarlo a precipitare in fondo. Così è stato nella storia: con una salame di qualità si va ovunque e la richiesta è destina ad aumentare da sola. E con un'ottima qualità il salame si vende 'da solo' con c'è prezzo che possa fermare o influenzare il mercato perchè questo è sempre stato un prodotto di nicchia. Dunque il segreto è produrre un salame di grande qualità". A quanto viene venduto un buon 'Salame di Varzi' nei negozi? "Nei negozi il prezzo del salame può variare tra i 28 ed i 30 euro al chilo". Dop o Salame di Varzi semplice quale la differenza? "Per legge non può essere chiamato 'Salame di Varzi' un salame che non sia Dop. Quindi il problema non si presenta. Un salame prodotto fuori dal territorio prescritto dal disciplinare non si può chiamare 'Salame di Varzi'".
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NOVEMBRE 2015
VARZI
PARLA IL VICEPRESIDENTE DELLA COMUNITA' MONTANA, carlo ferrari
"Potenzieremo la raccolta differenziata dei rifiuti che farà risparmiare i cittadini"
Carlo Ferrari
di Alessandro
Disperati
"Una corretta gestione dei rifiuti rappresenta ormai uno degli aspetti più importanti e più problematici della società moderna". Non ha dubbi il vice presidente della Comunità montana dell'Oltrepò pavese con delega ai Servizi Sociali, Gestione Associata, Ambiente e Territorio, Carlo Ferrari. Parte proprio dall'ente montano una riorganizzazione del servizio di raccolta differenziata dei rifiuti nei 19 comuni appartenenti alla Comunità montana. Ferrari perchè avete deciso di riorganizzare il sistema di raccolta? "La complessità degli elementi che concorrono alla corretta gestione dei rifiuti impongono azioni integrate e coordinate fra di loro che coinvolgono tutti i soggetti pubblici e privati produttori degli stessi. Fra questi la necessità di una riorganizzazione dei servizi di raccolta e trasporto dei rifiuti, con particolare riferimento ai rifiuti urbani. Al di là, infatti, del rispetto di un obbligo (almeno il 65% di raccolta differenziata) emerge sempre più la necessità di perseguire livelli di qualità dei rifiuti raccolti in forma differenziata che consentano un effettivo avvio al recupero e valorizzazione degli stessi". Quali sono gli obiettivi che vi prefiggete di raggiungere con la riorganizzazione della raccolta dei rifiuti? "Con tale obiettivo la Comunità Montana Oltrepò Pavese ha avviato un percorso studiato ad hoc per il territorio montano-collinare finalizzato alla riorganizzazione del servizio di raccolta differenziata dei rifiuti urbani che coinvolge in prima persona ogni cittadino dei 19 Comuni. Si tratta di una nuova fase di gestione che comporta un'evoluzione di un processo di trasformazione, anche culturale, finalizzato ad acquisire progressivamente comportamenti corretti sia nei confronti della produzione dei rifiuti, sia di una corretta gestione volta ad assicurare in via prioritaria il riciclo, il recupero e la valorizzazione certa degli stessi sia di garantire standard omogenei di qualità nel servizio". Da dove si partirà? "Dall’introduzione della separazione secco umido, dall’incentivazione e diffusione del compostaggio
domestico (campagne di comunicazione, distribuzione compostiere ai cittadini, ecc.), da una diversa e più puntuale calendarizzazione delle raccolte dei rifiuti,
I 19 comuni dove verrà riorganizzato il servizio di raccolta differenziato dei rifiuti
dall’ottimizzazione del sistema dei Centri Comunali di Raccolta". Ma i centri di raccolta sono in grado di soddisfare le richieste dei 19 comuni? "Il sistema dei centri di raccolta (Rocca Susella, Varzi e Romagnese) è attualmente oggetto di intervento (circa 140.000,00 di investimenti) per il potenziamento dei sistemi di controllo (Rocca Susella) e la rifunzionalizzazione dei siti (Romagnese e Varzi) da parte della Comunità Montana Oltrepò Pavese". Intendete rivolgere un appello affinchè questo nuovo sistema possa funzionare? "È bene ricordare però che i veri protagonisti di questo cambiamento per la nostra comunità saranno tutti i cittadini, chiamati a dare dimostrazione di senso civico, di impegno e di rispetto delle regole. Lo sforzo richiesto sarà ampiamente compensato da una nuova migliore qualità della vita e da un ambiente migliore per tutti noi e per le generazioni future". Una corretta gestione dei rifiuti comporterà anche minori spese per la popolazione? "Per i prossimi anni il costo di smaltimento dei rifiuti dipenderà molto dal senso civico di tutti i cittadini, un aumento della raccolta differenziata porterà ad un contenimento dei costi per i comuni e di conseguenza ad un risparmio per gli stessi cittadini".
il Periodico
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intervista al Fiduciario Slow Food Oltrepò Pavese
NOVEMBRE 2015
di
Stefania Bertonazzi
Da una parte una normativa Europea che dovrebbe consentire l’aggiunta di latte in polvere nella produzione dei formaggi dall’altra la criminalizzazione della carne e degli insaccati, elementi che rappresentano un aspetto importantissimo della produzione di qualità in Italia e del nostro Oltrepò. Da ultimo, un’altra notizia eclatante, via libera da parte del parlamento di Strasburgo a insetti, vermi, larve, scorpioni, ragni, prodotti di colture cellulari e quanto altro, sulla tavola dei cittadini europei. Dove finirà il buon cibo prodotto dai contadini e proveniente dalla terra? Teresio Nardi, Fiduciario Slow Food Oltrepò Pavese commenta le decisioni comunitarie su Latte in polvere e Carne e insaccati. Latte crudo o latte in polvere… “Su ingiunzione della Comunità Europea dovremmo abrogare la legge che vieta l’uso del latte in polvere nella caseificazione, in quanto ciò andrebbe contro la libera concorrenza di mercato. Slow Food con Coldiretti ha reagito a questa presa di posizione della Comunità, lanciando una petizione che in pochissimo tempo ha raccolto 150.000 firme. Si è realizzato un vastissimo movimento che fa capire come ci sia una chiara percezione dell’alta qualità dei nostri formaggi e si teme che l’uso del latte in polvere la possa compromettere. Inoltre si teme che l’apertura al latte in polvere straniero potesse aggravare la crisi che il settore da anni va subendo. Sarebbe importante capire come mai l’Europa sia contro una legge nazionale più restrittiva di quella comunitaria; si tollerano le leggi dei paesi del nord Europa che vietano la produzione e l’importazione dei formaggi a latte crudo, anche questa è una disposizione che va contro la libera concorrenza. Comunque vada la vertenza, dovremmo almeno pretendere che, nel caso di utilizzo di latte in polvere, la presenza di questo ingrediente sia dichiarata in etichetta, e poi sarà il consumatore a far pesare la
Teresio Nardi
sua valutazione”. Allarme carni e insaccati. Dobbiamo davvero abbandonare la nostra storia e la nostra cultura? “L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha comunicato che esiste una correlazione tra il consumo di carne rossa (e ancor più di carne lavorata) e alcuni tipi di cancro; questo conferma quanto molti scienziati, medici ed epidemiologi sostengono da tempo. Ovviamente, ed è la stessa OMS a sottolinearlo, è la quantità a fare la differenza e quindi attenzione ad
VALLE STAFFORA
Nardi: "Mangiare carne di qualità non in modo eccessivo fa bene alla salute"
allarmismi esagerati che potrebbero compromettere il lavoro di tante persone. Molte organizzazioni nel mondo, tra cui Slow Food, da anni predicano che la diminuzione dei consumi di carne è una strada obbligata, non solo per la salute umana ma anche per quella delle risorse naturali che per la sua produzione vengono sovrautilizzate”. E le cause quali sono? “Produrre carne per una popolazione mondiale in continua crescita incentiva l’allevamento intensivo, con centinaia o migliaia di capi, a discapito del benessere animale, dell’ambiente e della qualità della carne che finisce sulle nostre tavole”. Ma in Italia com'è la situazione? “In Italia abbiamo carne e insaccati di qualità nonché controlli ben fatti sugli alimenti e non credo si debba smettere di mangiarli ma è necessario non esagerare nel consumo e diversificare le nostre diete, riscoprendo quelle proteine di origine vegetale che fanno parte della nostra storia e che possono facilmente sostituire quelle animali. Dobbiamo tornare ad occuparci in modo serio della spesa che facciamo scegliendo il cibo che portiamo in tavola, consapevoli del fatto che questa scelta incide sulla qualità della nostra vita e dell’ambiente in cui viviamo”. Ma allora mangiare o non mangiare carne? Quali sono i suoi consigli? “Consumare carne di qualità in modo non eccessivo fa bene alla nostra salute, fa bene all’ambiente e fa bene agli animali. Pertanto non allarmiamoci eccessivamente ma torniamo un po’ alle vecchie abitudini e con una buona dose di umiltà educhiamoci a mangiare meglio, facciamolo per noi ma più che altro per i nostri figli e per il pianeta in cui viviamo”.
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VALLE STAFFORA
PARLA L'EX SINDACO E PRESIDENTE DELLA COMUNITA' MONTANA OLTREPO
Tagliani: "Il sindaco del Brallo è stato sfiduciato dal suo gruppo, non da noi" di Alessandro
Disperati
Presidente della Comunità montana dell'Oltrepò pavese per cinque anni. Sindaco del Brallo di Pregola per dieci anni. Indicato dal primo cittadino Christos Chlapanids come l'autore della crisi che ha portato all'attuale commissario del piccolo comune dell'alta valle Staffora. Ma Bruno Tagliani non ci sta. Crisi al Brallo: l’ex sindaco accusa voi come fautori della caduta dell’amministrazione. Cosa risponde? "Dispiace che il Sindaco addebiti la responsabilità del commissariamento del Comune alla minoranza, la realtà dei fatti dice che è stato sfiduciato dalla sua maggioranza, noi abbiamo sempre mantenuto un atteggiamento responsabile e offerto la nostra collaborazione peraltro mai considerata. Quando abbiamo preso atto che il sindaco non aveva più i numeri per amministrare ci siamo comportati di conseguenza rispettando pienamente il mandato dei nostri elettori". Come giudica l’anno di amministrazione con a capo il sindaco Chlapanidas? "Credo che le dimissioni presentate dal vicesindaco e da altri due stretti collaboratori dopo poco più di un anno di attività amministrativa certifichino ampiamente l'insuccesso dell'amministrazione". Quale futuro per il Brallo? "Un futuro difficile come per tutti i paesi della nostra montagna segnata da un declino importante. Un motivo di speranza viene dalla consapevolezza che i nostri territori a differenza di quelli urbani possono ancora offrire molto in termini di benessere ambientale, enogastronomico, bellezze storiche e culturali. Un patrimonio importante capace di garantire una buona qualità della vita, un patrimonio sul quale investire per tornare ad essere attrattivi". In primavera ci saranno le elezioni: vi candiderete o rimarrete da parte? "Non ho idea di cosa faranno i miei colleghi di minoranza. Per quanto mi riguarda considero terminata la mia esperienza di amministratore". Cosa auspica per il Brallo? "Spero che il periodo che ci separa dalle elezioni della primavera prossima possa fare emergere nei miei concittadini ed in modo particolare nei giovani nuovi e importanti motivi di interesse per l'amministrazione del nostro Comune". Le frazioni sembrano più animate e vive del capoluogo: cosa fare per evitare che Brallo non decada definitivamente? "Nonostante tutto non bisogna dimenticare che il Brallo vanta il numero di posti letto più importante della nostra zona montana con alcune eccellenze come le strutture di Pregola e Prodongo. I numerosi ristoranti offrono ottima qualità a prezzi competitivi, a Pratolungo la sala da ballo propone serate tutti i fine settimana. Per contro la mancanza di ricettività alberghiera nel capoluogo contribuisce in modo importante a dare un'immagine negativa ai nostri visitatori". Lei è stato per cinque anni presidente della Comunità montana: il momento più bello? "I cinque anni trascorsi alla guida della Comunità Montana sono stati caratterizzati da un grande affiatamento e da grande solidarietà con tutti i colleghi amministratori degli altri Comuni. L'essere riusciti
Bruno Tagliani
a fare squadra ha permesso di raggiungere risultati importanti: la gestione associata dei servizi alla quale hanno aderito anche i Comuni non obbligati può significare il vero senso di sussidiarietà e soprattutto la gestione condivisa del Piano Integrato di Sviluppo Locale che ha visto la nostra Comunità unica della regione a realizzare tutti gli interventi finanziati nei tempi previsti". Qual è stato il momento più negativo dell'ente montano durante la sua presidenza? "Il momento più brutto è sicuramente legato alla decisione Statale di cancellare le Comunità Montane, decisione alla quale ha in parte rimediato la nostra Regione. Vero che negli anni molti territori sono stati classificati montani senza averne le caratteristiche ma cancellare d'ufficio una struttura creata per sostenere lo sviluppo delle aree montane lo considero un atto davvero poco ri-
spettoso per tutte le persone che nonostante le sempre maggiori difficoltà continuano ad abitare la montagna garantendo un equilibrio ambientale del quale beneficiano tutti". La Comunità Montana oggi dovrà fare da regia all’unione dei comuni: quali le difficoltà? "Nella passata legislatura tutti i Comuni della Comunità Montana hanno aderito alle Convenzioni per la gestione in forma associata delle funzioni comunali, adesso i nuovi amministratori hanno legittimamente scelto il percorso più impegnativo delle unioni dei Comuni. Un percorso importante che richiede sicuramente una regia territoriale che il mio amico presidente Gianfranco Alberti e i suoi collaboratori sapranno gestire nel migliore dei modi. Definire territorialmente gli ambiti ottimali per le unioni è una prerogativa fondamentale per la riuscita del progetto". Le unioni dei comuni che obiettivi avranno? "Il tema delle nuove unioni sarà motivo di dibattitto per i prossimi mesi perché cambierà radicalmente il ruolo e per certi aspetti la natura stessa dei nostri Comuni. Garantire maggiore efficienza nei servizi erogati operando quelle economie di scala in grado di comportare un risparmio economico, una bella sfida che coinvolgerà sia gli amministratori che i dipendenti dei comuni chiamati a dimostrare grande senso di responsabilità e solidarietà". Turismo e Valle Staffora: vede una via per il rilancio? "Purtroppo nessuno ha in tasca la ricetta magica. Credo che sia opportuno concentrarsi su tutto quello che il nostro territorio offre piuttosto che continuare a invocare quello che manca. Abbiamo potenzialità importanti e per certi aspetti peculiarità uniche serve un patto per mettere insieme tutti i territori dell'oltrepo, una grande coalizione capace di creare un vero sistema turistico in grado di valorizzare tutte le nostre strutture e sfruttare al meglio le grandi potenzialità che questa nostra meravigliosa terra sa offrire".
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INTERVISTA AL PRESIDENTE DELL'ATC 5, DOMENICO BUSCONE
di
Giacomo Braghieri
Intervista a Domenico Buscone, presidente dell'Ambito Territoriale di Caccia n° 5 - Oltrepò sud - della provincia di Pavia. Che cos'è un ATC? "È un ambito territoriale di caccia, nel nostro caso è un territorio agro-silvo-pastorale appenninico omogeneo che va da Godiasco a Ponte Organasco, passando per il passo del Brallo, dove è possibile cacciare. Gli ATC in provincia di Pavia sono 5, più uno denominato Z.P.S. (zona a protezione speciale) e sono normati dalla Legge Regionale 26/93. In sostanza ogni cacciatore residente nei comuni del territorio ha diritto a essere socio e l'ambito viene amministrato attraverso un comitato di gestione di venti componenti nominati secondo quando stabilito dalla legge sopra citata. L'organizzazione ha uno statuto e oltre a gestire l'attività venatoria secondo le normative dettate da Regione e Provincia, promuove iniziative venatorie, possibilmente in accordo con il mondo agricolo e con le organizzazioni ambientaliste". L'articolo 34 della legge 26/93 prevede un ruolo delle provincie nella gestione degli ambiti di caccia, è una funzione che verrà delegata alla Regione? "La Regione ha già in carico la gestione della pratica venatoria del territorio, in questo momento ha delegato le provincie, quando saranno abolite in modo definitivo quasi sicuramente la materia tornerà in carico esclusivo alla Regione". Che tipo di caccia pratica? "Caccio la lepre con l'ausilio dei segugi, sono un segugista. L'ATC 5 è un territorio particolarmente vocato a questo tipo di caccia da sempre, mentre la caccia agli ungulati è praticata da meno tempo. Tanto per intenderci quarant'anni fa quasi tutti i cacciatori avevano in cortile un cane da seguita. Oggi su circa 650 cacciatori residenti in ATC la metà pratica questo tipo di caccia". Il lancio di lepri ungheresi a gennaio è stato problematico per via di un focolaio di tularemia, non è pericoloso importare capi dall'estero? "Sono state liberate più di 800 lepri, quando ci sono state consegnate tre erano morte e solo in una carcassa è stato rinvenuto il batterio. Personalmente ritengo che il fattore stress da cattura sia causa di indebolimento per i capi. La selezione degli animali è fatta da una commissione di esperti dell'ATC, il mandato del comitato di gestione è di selezionare i capi migliori". Non è possibile ripopolare con selvaggina autoctona? "Negli anni passati abbiamo fatto diversi tentativi e vari esperimenti: recinti di ambientamento, lanci di leprotti, immissioni su territorio libero, purtroppo senza risultati apprezzabili. È probabile che gli animali allevati una volta immessi in natura siano facile preda di nocivi come le volpi; inoltre sembrano avere basse difese immunitarie perché si ammalano con più facilità. La produzione di lepri fino a poco tempo fa era molto diffusa nelle vicine provincie di Piacenza ed Alessandria ora sta subendo una notevole crisi, al punto che dopo aver ceduto per anni capi in eccedenza anche questi territori importano". Che cosa è accaduto? "Di preciso non si sa, sta di fatto che la lepre sta scomparendo in buona parte del nostro paese, fra le ipotesi ci sono i cambiamenti dei tipi di coltura agricola e l'uso di pesticidi". Riescono ad attecchire gli animali importati che sopravvivono alle volpi e ai cacciatori?
"Si, anche quest'anno abbiamo avuto un ottimo risultato. In primavera abbiamo potuto osservare leprotti generati da femmine lanciate in precedenza e dopo un mese di caccia abbiamo registrato il prelievo di molti animali lanciati a dicembre 2014". Parliamo di pernici, dicono siano anche loro sul punto di sparire e questa era una ATC vocata a tale caccia. "Le pernici rosse insieme alle lepri sono sempre stati i selvatici classici della caccia tradizionale della nostra zona. Purtroppo i numerosi sforzi fatti per ricreare dei ceppi autoctoni sono andati vani. Circa quattro anni fa abbiamo realizzato un progetto sperimentale congiuntamente alla Provincia di Pavia. Furono rilasciate pernici selezionate, prima in piccole voliere e poi lasciate libere in territorio protetto dalla caccia, questo per creare gruppi di animali che si potessero adattare all'ambiente in modo graduale e poi nidificare. Dopo un buon risultato iniziale siamo ritornati al punto di partenza. Sono convinto che siano due le cause della scomparsa: la presenza di un numero alto di corvidi che aggiunti alle volpi predano le nidiate e una forte pressione venatoria. Per quanto riguarda il discorso “penna” abbiamo immesso per questa stagione circa 4.000 pernici rosse e 2.000 fagiani". Cosa significa pressione venatoria? "Un tempo i cacciatori raggiungevano i luoghi di caccia a piedi ora ci arrivano in fuoristrada, hanno cani meglio addestrati e selezionati e poi vi è un buon numero di cacciatori non residenti che praticano in esclusiva la caccia alla penna. La caratteristica della pernice è di stare in brigata, e quando ne trovi una difficilmente si salvano i componenti". È stato fatto un monitoraggio di questa popolazione? "Si, al fine di predisporre dei piani di abbattimento adeguati di solito vengono censite tutte le specie cacciabili comprese quelle nocive". Prima d'intervistarla ho dato un occhiata al sito web dell'ATC 5, è fatto bene, riporta molte notizie utili, ad esempio si vede che nell'organigramma di gestione ci sono i rappresentanti di associazioni ambientaliste, che rapporti avete con loro? "Con il mondo ambientalista così come con il mondo dell'agricoltura, anch'esso rappresentato, abbiamo un buon rapporto con un confronto corretto e civile. Nel rispetto delle proprie posizioni tutti quanti ragioniamo su aspetti importanti per la conservazione della fauna selvatica e sugli ambienti ottimali alla sua sopravvivenza. Mi permetta di ricordare un caro amico che non c'è più, il dott. Dell'Aquila, che è stato rappresentante locale del WWF e segretario dell'ATC per anni. Da uomo intelligente pur conservando il proprio spirito di ambientalista sapeva essere un ottimo mediatore fra le varie componenti del comitato". Gli agricoltori si lamentano sempre di più dei danni provocati dai cinghiali. "È una questione molto delicata e di difficile soluzione. Nel tempo abbiamo adottato e finanziato diverse strategie per cercare di arginare il fenomeno, dai dissuasori sonori al finanziamento di coltivazioni (miglioramenti ambientali) a ridosso dei boschi per fare in modo che gli ungulati non si spostino verso i campi coltivati; fino al pagamento diretto dei danni provocati congiuntamente all'amministrazione provinciale. Certo rimborsare due file di patate è una cosa, coprire i costi dei danni provocati alle coltivazioni intensive in pianura è dal punto di vista economico insostenibile.Va detto che negli ultimi anni sia la provincia che l'ATC hanno messo in campo tutti gli strumenti neces-
VALLE STAFFORA
"Impossibile immettere lepri autoctone: hanno poche difese e si ammalano"
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sari e consentiti dalla legge per cercare di limitare gli spostamenti dei suidi andando anche a fare interventi di abbattimento in deroga su richiesta degli agricoltori". Restando agli ungulati, la caccia ai cervidi è una novità degli ultimi anni, come ha cambiato l'attività venatoria? "La caccia di selezione agli ungulati da qualche stagione a questa parte rappresenta la vera novità. Fino a qualche anno fa era inimmaginabile. Ora che il numero di caprioli è notevolmente aumentato molti cacciatori si sono attrezzati per la caccia di selezione. Attualmente ci sono più di 600 appassionati iscritti per tale attività e ad oggi sono stati abbattuti più di 400 animali idonei. Questo comporta un movimento di cacciatori nel nostro ambito da gennaio a novembre, sia per l'attività obbligatoria di censimento dei capi (minimo tre uscite) sia per la caccia vera e propria. Tenga conto che cambiano armi, munizioni e tipologia di cani rispetto alle cacce tradizionali. Un aspetto non ancora valutato a sufficenza è il fatto che tale attività richiama appassionati da ogni dove disposti ad affittare case e rimanere per lunghi periodi nei comuni dell'ATC 5". Sempre sul sito web si può prendere visione dei bilanci di gestione dell'ATC, sono resoconti chiari e comprensibili. "Noi siamo a tutti gli effetti un ente pubblico, gestiamo le quote di soci privati, non beneficiamo di altri contributi. Siamo tenuti a rendere accessibili al pubblico i dati di bilancio dopo che sono stati votati a maggioranza dall'assemblea dei soci". Sempre secondo il bilancio ci sono due stipendi... "Ogni ambito gestisce un budget che è dato dalle quote associative che versano i cacciatori ammessi alla pratica venatoria nel territorio. La voce di spesa maggiore è l'acquisto di selvaggina. L'ATC 5 ha una segreteria e un guardiacaccia, oltre ad avvalersi di un commercialista e di un revisore dei conti. Mi permetta di spendere una parola sull'indotto economico che i cacciatori creano al turismo e al commercio in valle Staffora; in molti casi è determinante per la sostenibilità economica e per il successo delle imprese di tali settori". L'ultima domanda è sulla caccia alla selvaggina migratoria, è un punto di attrito con il movimento ambientalista, qual è la sua posizione? "Sulla caccia alla selvaggina migratoria a mio avviso bisogna fare una distinzione fra quella con appostamento fisso dal capanno e quella vagante con il cane da punta alla beccaccia. Per quanto riguarda la prima va detto che non è caccia di tradizione locale, viene pratica da forestieri. La seconda da sempre ha molti estimatori fra i residenti. Come presidente rispetto tutte le componenti che formano il comitato quindi anche quelle ambientaliste. Mi lasci dire che i rappresentanti in seno al comitato sono persone squisite, con cui si riesce a dialogare e portare avanti diverse iniziative comuni nel rispetto reciproco delle parti".
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VALLE STAFFORA
NEI GIORNI SCORSI UN CANE è MORTO ALLA FRAZIONE DI LANGUZZANO
"Basta bocconi avvelenati": l'appello di una donna di Montesegale
Marina Carbone di
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Nicoletta Pisanu
Il cane di Marina Carbone, quarantatreenne residente a Languzzano, frazione di Montesegale, è stato ucciso da una sottiletta avvelenata. La donna, madre di due figli, ha sporto denuncia ai carabinieri e ha segnalato l'accaduto alle associazioni Lav Oltrepo Pavese e Enpa. Non è la prima volta che gli animali vengono uccisi a Languzzano, le associazioni hanno segnalato il decesso di numerosi gatti e altri cani, negli ultimi due anni. Cos'è successo quel giorno? "È stata uccisa la mia cagnolina Yorkshire, Penny. È successo a Languzzano, nei giorni scorsi. Mio marito
al mattino verso le 7,30 ha portato fuori la cagnolina, lei è sfuggita e ha fatto un giro tra le case nei cortili vicini a noi. Quando è uscita da un giardino, ha mostrato i primi sintomi dell'avvelenamento, vomito e diarrea, era domenica mattina e non ho trovato veterinari disponibili, così sono corsa in Croce Azzurra a Casteggio. Inizialmente pensavamo che si fosse ripresa, ma poi il veleno ha fatto aggravare le sue condizioni e Penny non si è salvata. Abbiamo fatto fare l'autopsia e ho sporto denuncia contro ignoti. Il nostro sindaco Carlo Ferrari si è dato da fare, abbiamo esposto avvisi dicendo di stare attenti e di non lasciare i cani slegati". Lei aveva avuto in precedenza problemi simili? "Si, il mio primo cane è morto nello stesso modo, era un Pincher, due anni fa, ci è morto tra le braccia. Ci sono morti anche due gatti. In quel caso ero stata colta di sorpresa, pensavo che il cagnolino avesse trovato per caso qualcosa a terra. Quando abbiamo trovato i cadaveri degli altri animali però, abbiamo iniziato a pensare ci fosse qualcuno dietro a queste morti". A Montesegale quindi era già capitato? "Oltre ai miei animali, altri dieci gatti di persone del paese sono stati uccisi. Parlando con i vicini, ho scoperto che in realtà sono stati trovati molti più cadaveri negli ultimi due anni, solo qui a Languzzano. Dall'autopsia di Penny è risultato che nella pancia aveva sottilette, aveva quindi ingerito una caramella al veleno, fatta apposta. Il responsabile potrebbe essere una persona esperta di cani, perché sa che at-
traverso il formaggio non si sente l'odore del veleno". Le associazioni come l'hanno aiutata? "Ho un rapporto stretto con la Lav Oltrepo Pavese, attraverso un attivista ho adottato una gatta, ci hanno molto aiutati, informata anche l'Enpa, diramato anche loro un comunicato. Attraverso il mio veterinario, mi è stato indicato un rifugio dove abbiamo preso un altro cane e lo teniamo strettissimo, siamo spaventati, teniamo i gatti in casi e loro chiaramente soffrono. Per i miei due bambini è stata traumatica la vicenda della morte di Penny". Si è rivolta alle forze dell'ordine e alle associazioni? "Ci siamo rivolti ai carabinieri, il nostro sindaco è in contatto costante con gli investigatori e in caso di novità ci farà sapere. A Languzzano siamo pochi residenti, cinque nuclei famigliari, in tutto il comune 282. Abbiamo subito voluto denunciare quanto ci è successo, non sono vicende che semplicemente si possono dimenticare e lasciar perdere". Cosa direbbe al responsabile dell'accaduto? "Gli direi sicuramente di smetterla, perché il dolore che provoca nelle persone è atroce, vedere un animale morire è straziante, per i bambini soprattutto. Dovrebbe capire che gli animali che uccide appartengono a qualcuno. Non so cosa muova questa persona, per quale motivo agisca così, ma trascina dietro di sè una scia di dolore di cui non si capisce il motivo. Evitiamo queste tragedie, ci sono già tante brutte situazioni di violenza al mondo".
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NE PARLIAMO CON RAFFAELE GIURIA
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di
Nicoletta Pisanu
La sezione dell'Oltrepo Pavese dell'associazione Lav - Lega anti vivisezione, sta affrontando due temi in queste settimane. Da una parte, la riapertura della stagione di caccia pone i soci nella situazione di difendere i diritti degli animali e di denunciare casi di bracconaggio, dall'altro pone interrogativi sulla sicurezza delle persone, poiché da settembre numerose segnalazioni alle forze dell'ordine sono state avanzate da residenti preoccupati per cacciatori troppo vicini alle abitazioni. Ma un'altra emergenza, da qualche mese, è stata denunciata dall'associazione: la presenza di bocconi avvelenati, non solo nei giardini, ma anche in aree espressamente destinate ai cani, come a Oliva Gessi, e persino, in estate, lungo la pista ciclopedonale vogherese Greenway. In diversi casi, gli animali che hanno ingerito le polpette tossiche sono morti o sono stati molto male. Si occupa quotidianamente di queste tematiche per Lav Oltrepo Pavese Raffaele Giuria, vogherese attivo nel volontariato animalista. Perché la necessità di un'associazione animalista in Oltrepo? "La necessità nasce prima di tutto da una volontà. La volontà è quella di fare tesoro dell’esperienza maturata nell’ambito della sede territoriale LAV di Pavia che fu, e che aveva una sede fisica a Vigevano, e ripartire dal piccolo, essendo all’inizio in pochi, senza avere la presunzione di coprire un’intera provincia e focalizzandosi su un territorio che le persone coinvolte conoscono meglio. La necessità sta ancora una volta in una volontà, quella di diffondere una cultura animalista e antispecista. La parola chiave è “diritti”, quelli violati, quelli che hanno, e quelli che dovrebbero avere gli animali non umani". Quante persone siete e quali sono i vostri obiettivi? "Siamo partiti in tre, nove mesi fa. Ci siamo fatti conoscere e ora contiamo circa una decina di volontari su cui possiamo contare, esclusi i simpatizzanti. E volontari lo siamo tutti, non retribuiti. La sigla LAV porta con sé la parola “vivisezione”, ma questo è solo uno dei tanti ambiti di competenza dell’Associazione: la caccia, la tutela della fauna selvatica, il contrasto ai circhi con animali, la diffusione di informazioni sulle condizioni degli animali negli allevamenti, una cultura alimentare a base vegetale, la tutela degli animali da compagnia sono tematiche che ci stanno molto a cuore". La caccia: recentemente residenti oltrepadani hanno segnalato l'avvicinamento di cacciatori alle loro abitazioni. State lavorando su questo problema? "La legge è molto chiara, sull’argomento. Le zone sono definite e così la distanza dalla quale è consentito sparare, rispetto ad abitazioni e strade, in direzione e distanza da esse. Non tutti sanno che queste comprendono anche il transito del cacciatore stesso con fucile carico e fuori custodia. L’invito che facciamo a gran voce è di segnalare ogni violazione a Corpo Forestale (1515), Carabinieri (112), Polizia Provinciale, Guardia di Finanza (117), Polizia di Stato (113) o Polizia Municipale. Stiamo, al momento, seguendo un caso riguardante un grave ferimento di un animale di proprietà ad opera di ignoti in una zona di caccia e un caso di possibile bracconaggio. Il 70% degli italiani è contrario alla caccia, da tempo chiediamo l’abolizione di questa pratica che per soddisfare la sete di morte di pochi mette ogni anno in pericolo la vita di animali, umani e non umani".
Raffaele Giuria
Come salvaguardare la sicurezza delle persone durante il periodo di caccia? "Questa domanda andrebbe rivolta alle istituzioni che consentono questa pratica, non a noi. Nelle ultime due stagioni la conta degli umani morti a causa della caccia, senza contare i ferimenti, è tra le 25 e le 30 unità, per stagione. La caccia è pericolosa anche se praticata “in termini di legge”. La legge consente il transito del cacciatore sui fondi di proprietà. Dato che questo è invece vietato in terreni agricoli privati con una recinzione di almeno un
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Lav e Lega anti vivisezione al lavoro contro i bracconieri in Oltrepò
metro e venti di altezza, invitiamo i cittadini a dotarsi di questa misura di sicurezza. E’ possibile richiedere di vietare la caccia su un terreno di proprietà inoltrando al presidente della Regione, almeno trenta giorni prima della pubblicazione del piano faunistico-venatorio, una richiesta motivata". Nelle scorse settimane sono stati segnalati bracconieri in alta Valle Staffora, nottetempo, una pratica illegale e rischiosa anche per le persone: come combattere il fenomeno? "Ogni metodo di caccia non autorizzata è definito bracconaggio. L’unico, e prezioso, strumento in mano ai cittadini è la denuncia. L’invito è di combattere omertà e pigrizia e denunciare, sempre. Siamo a disposizione di ogni persona che necessiti informazioni e chiarimenti in merito. Esistiamo anche per questo". Indagini sono in corso sulle numerose polpette avvelenate trovate in Oltrepo. Come vi state muovendo? "Reputiamo che il Comune di Montesegale, ultimo in ordine di tempo a essere colpito dal fenomeno, stia agendo bene, così come in generale le persone, proprietarie di animali, che hanno la sfortuna di vivere questa bruttissima esperienza. Da mesi seguiamo casi relativi ad avvelenamenti, dal caso della zona cinofila “Corvino-Oliva-Torricella”, che ha portato alla morte di un cane, alle precedenti segnalazioni sulla Greenway. Ci sono dei doveri, che sono di Istituti Zooprofilattici, Sindaco (anche solo in caso di sospetto avvelenamento) e Prefettura. Siamo fiduciosi, ma conosciamo casi in cui non tutte le misure dell’Ordinanza su bocconi e esche avvelenate vengono messe in atto. Ci accertiamo che l’Ordinanza segua il proprio percorso nel miglior modo possibile e cerchiamo sempre di dare forte impatto mediatico ai casi".
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MATTEO VAIRO DIRETTORE DEL CENTRO DI PRIMA ACCOGLIENZA IN MOLINE
di
Francesca Mazza
Matteo Vairo, operatore umanitario e Dottore in “Operazioni di Pace, gestione e mediazione dei conflitti”, laureatosi presso l’Università degli Studi di Firenze. "Immigrazione" parola molto attuale ma fenomeno biblico sostanzialmente nato in concomitanza con la comparsa dell’uomo. Italia, da terra di migranti a terra d’immigrazione, focalizzandoci sul locale, com’è la situazione in Frazione Moline di Zavattarello? Come è cominciato il vostro percorso? "Estremamente positiva. Intorno a metà maggio l’azienda LIA srl di Bergamo dopo aver formato una solida equipe di professionisti nel settore, ha ottenuto l’autorizzazione ad aprire un Centro di Prima Accoglienza. Centri come il nostro garantiscono appunto “prima accoglienza” allo straniero, rintracciato sul territorio nazionale, per il tempo necessario alla sua identificazione e all’accertamento sulla regolarità della sua permanenza in Italia. Attualmente nella struttura ospitiamo ragazzi provenienti sia dall’Africa che dall’Asia". Com’è nata la scelta che l'ha portato ad intraprendere gli studi umanitari? "Sarebbe troppo retorico dire “è un dono naturale”. Il mio vocabolario non è sufficientemente forbito per descrivere le emozioni che portano a tale scelta. Sin da piccolo sono sempre stato affascinato dallo scambio interculturale e sono cresciuto in un ambiente “multietnico”, ma se dovessi indicare un punto di svolta nella mia vita che mi ha “consacrato” alla causa umanitaria, sicuramente la individuerei nel momento in cui sono diventato volontario della Croce Rossa Italiana, lì mi si è aperto un mondo, quello dell’assistenza umanitaria e dell’attenzione, in particolar modo, nei confronti del fenomeno dell’immigrazione". Com’è stato l’impatto degli immigrati in una piccola realtà come Zavattarello? "Da operatore prima e da Direttore poi, ho osservato due fasi. Inizialmente la situazione era estremamente “elettrica", la popolazione era comprensibilmente diffidente ed anche i ragazzi erano spaesati in un contesto isolato come quello di Moline, ma col tempo, la situazione si è decisamente ammorbidita da ambo le parti, portandoci ad una situazione di graduale e costante convivenza pacifica". Qual è la politica dell’azienda in materia d'immigrazione? "L’azienda, che con orgoglio rappresento, ha una filosofia d’azione decisamente compatibile con la mia linea d’intervento su campo. Ha sempre prediletto il benessere psico-fisico degli ospiti cercando di non far mai mancare il supporto materiale di cui si ha bisogno per gestire al meglio la struttura. Senza considerare che mi ha messo a disposizione uno staff eccezionale". In che modo gestisce la "prima" integrazione, degli immigrati, in struttura? "Ho cercato di conciliare i miei ideali e le mie conoscenze con le reali possibilità sul campo. Sin dal loro arrivo, ai ragazzi viene spiegato che la loro prima integrazione sociale avviene all’interno della struttura concretizzandolo con la creazione di camere “miste”, sia etniche che religiose. Favoriamo il dialogo interculturale con momenti di aggregazione comune in cui cerchiamo di “limare” le differenze, e le fisiologiche diffidenze, non solo tra di loro ma anche nel rapporto
con gli operatori. Abbiamo instaurato un solido patto di fiducia con i ragazzi per cui l’ambiente, agli occhi degli esterni che visitano il campo, è estremamente familiare". Svolgete attività di studio ed avete progetti? "All’interno della struttura è presente un quotidiano servizio scolastico di base dove i ragazzi sono ”moralmente obbligati” a frequentarlo. Le lezioni sono tenute da un operatore formato in materia e coadiuvato dal mediatore culturale ai quali spesso si affiancano docenti volontari “arruolati” sul posto. Oltre alla formazione vengono proposti e richiesti laboratori artistici, cineforum e sport. E’ in fase di progettazione una “scuola di cittadinanza” d’intesa tra le istituzioni ed altre associazioni del territorio. Collaboriamo fattivamente con alcune Onlus locali e quando possibile presenziamo alle manifestazioni culturali sia a Zavattarello che nei Comuni limitrofi. E’ stato inoltre da poco firmato un protocollo d’intesa tra il Comune di Zavattarello e la Prefettura grazie al quale i ragazzi potranno essere impiegati come volontari in lavori socialmente utili “ricambiando” l’ospitalità".
VAL TIDONE
"Ospitiamo gli immigrati e cercheremo di formarli culturalmente"
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Matteo Vairo
Auspici? "I confini sono solo nelle menti degli uomini, quindi il mio augurio è che la popolazione locale, così generosa, ospitale per tradizione e capace di gesti d'altruismo e solidarietà disarmanti, possa “viverci” sempre di più porgendo semplicemente un orecchio a queste persone così affamate di integrazione e desiderose di raccontarsi, dopo che hanno affrontato l’inferno della persecuzione, del deserto e del Mediterraneo".
PRESENTE IL PREFETTO E NUMEROSI SINDACI
Premiati i partigiani a Varzi Una grande festa per l'Anpi di Alessandro
Disperati
Nei giorni scorsi, presso la sala Consiliare del Comune di Varzi, lo Stato Italiano ha ringraziato i partigiani che hanno combattuto per la libertà. E’ un’iniziativa nazionale che hanno costruito le organizzazioni partigiani, in particolare l’Anpi. Anche i circoli della nostra alta valle Staffora, Val di Nizza, Zavattarello, Varzi hanno “ricordato” a tutti i ragazzi di allora che godono ancora le bellezze della nostra terra. Naturalmente doveva essere una festa dello Stato Italiano e quindi le medaglie di ringraziamento sono state coniate a Roma ed il Prefetto, unitamente ai nostri Sindaci, le hanno affidate nelle mani dei Partigiani. La cornice dello Stato era particolarmente ricca poiché il Prefetto di Pavia, Erminia Cesari era affiancata dai Comandanti Provinciali dell’Arma dei Carabinieri, dei Vigili del Fuoco, della Guardia di Finanza, del Corpo Forestale dello Stato e da Questore. I Sindaci di, Varzi, Val di Nizza, Borgo Priolo, Zavattarello e Ruino hanno premiato, insieme al Prefetto, i partigiani attualmente residenti nel loro paese. Particolarmente emozionante è stata la presenza di Alfredo Pallini del Carmine, torturato dalle brigate nere, e di Arturo, Giacomo Bruni, l’autista del camion che ha portato i partigiani garibaldini di Zavattarello a custodire il duce ed i gerarchi che erano stati catturati dai partigiani comaschi mentre scappavano verso la Svizzera. L’incarico ricevuto da Longo del Comitato Nazionale di Liberazione è stato uno degli orgogli della nostra Terra partigiana. I partigiani di Varzi, Giovanni Azzaretti, Giacomo Gabusi, Bruno Giorgetti, Luigi Leonardi, Luigi Persani, Giovanni Zanardi,
Un momento della premiazione di Panigazzi Foto di Alessandro Pastorelli (Fotomania Varzi)
Silvano Pastori ci hanno ricordato la Liberazione di Varzi e la costituzione della repubblica partigiana in pieno periodo di guerra! Il sindaco di Val di Nizza, Franco Campetti, ha consegnato al prefetto il libro “Parlano Ancora” che ricorda i tanti “suoi” ragazzi che hanno scelto di combattere per la Libertà. Consegnata la medaglia a Ginetto Schiavi, “l’Eroe di Pecorara” ed al Senatore Gigino Panigazzi, che ancora oggi ospita nel castello di Oramala la partecipata festa “Aspettando la Liberazione”, la domenica precedente il 25 Aprile. Premiati Dino Bardone, che ha partecipato alla conquista della caserma di cavalleria di Voghera, nel 1944!, di Andreina Malaspina, garibaldina della Capettini, e di Emilio Rocca, garibaldino della Casotti. Erano presenti alla manifestazione anche i sindaci di Silvano Pietra e Voghera. Emozioni per il ricordo dei tanti partigiani che veramente hanno costruito, con modestia e coraggio, pagine di storia da conservare oggi in un brutto periodo per il nostro Paese.
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INTERVISTA AL SINDACO MARIA TERESA TORRETTA
Bressana: "C'è sintonia tra la gente e l'ammistrazione comunale" di Alessandro
Disperati
Maria Teresa Torretta è sindaca di Bressana Bottarone dal giugno 2014 e, certamente, un nuovo modo di intendere non solo il lavoro amministrativo, ma la compartecipazione alla vita della comunità si è andato affermando. Sindaca, lo slogan della vostra campagna elettorale del 2014 è stato “per fare rinascere il nostro paese” ed avete puntato molto sulla coesione sociale. Ad un anno e mezzo dal suo insediamento che bilancio può trarre in quest’ottica? “In così poco tempo possiamo addirittura parlare di un risultato al di sopra delle speranze, quasi inatteso. Sono molti i cittadini che si sono avvicinati all’Amministrazione, non solo per chiedere aiuto, ma per darne, per fare proposte, per essere utili. Devo dire che da parte nostra, dell’intera maggioranza consigliare ogni problematica ha avuto ascolto ed accoglienza”. Ci può fare qualche esempio di questo nuovo modo di governare? “In realtà lo definirei un nuovo modo di stare insieme, amministrazione e cittadini, tant’è che con piccoli interventi si è riusciti a creare un’armonia di intenti tra le persone – che spesso non erano in contatto tra loro – creando un senso di appartenenza, una comunità che non può che crescere. L’ultimo esempio in ordine di tempo è la seconda festa degli antichi sapori nello storico borgo di Argine che lo scorso 18 Ottobre, malgrado il maltempo, ha visto una grande partecipazione, con più di 200 cittadini al pranzo organizzato interamente dal gruppo dei commercianti. Questo gruppo è nato l’anno scorso ed è diventato non solo collaborazione, ma stimolo per l’Amministrazione, per rendere più vivibile Bressana. Talmente di stimolo che stanno pensando a come ovviare alle difficoltà economiche del comune che non potrà garantire (come fatto lo scorso anno) le luminarie natalizie, inventandosi progetti ed interventi alternativi che, nelle premesse, potrebbero essere addirittura più efficaci per rendere esplicito il senso del Natale insieme”. Stiamo parlando di commercianti, una parte – addirittura minima – della popolazione, ma il paese segue? “Le iniziative partite lo scorso anno con il “Bressana a Festa 2014” e proseguite sino ad ora, sono state un successo di partecipazione e di consensi a conferma della sintonia con l’intera comunità, tant’è che è già partita l’organizzazione anche del Capodanno con una collaborazione che va al di là dei commercianti, coinvolgendo la Pro loco e il comitato di sostegno alla scuola materna Indemini. Ma coesione sociale non è solo festa, divertimento, è anche attenzione alle diverse esigenze”. Ci può spiegare meglio? “Due esempi su tutti: la leva civica con la quale il Comune ha realizzato 18 micro postazioni lavorative per quei cittadini in difficoltà che, fino allo scorso anno chiedevano aiuti economici e che oggi – a fronte di un modesto contributo – svolgono lavori di pubblica utilità; così è stato possibile ampliare i tempi di apertura del centro raccolta rifiuti, garantire una costante pulizia degli spazi pubblici, portare aiuto ai cittadini ancora più bisognosi. E poi lo sportello immigrazione che da novembre è attivo due volte al
Maria Teresa Torretta
mese presso la biblioteca per una politica di integrazione fatta di ascolto e di rispetto della legalità”. A proposito di rifiuti e pulizia del territorio, dall’inizio di ottobre è partito il servizio di raccolta porta a porta dei rifiuti organici ed indifferenziati, anche in questo caso c’è quella coesione cui faceva riferimento? “In realtà, vista la novità, è proprio così, nel senso che la stragrande maggioranza della popolazione sta rispondendo positivamente, dando un personale impulso alla raccolta differenziata per raggiungere quegli obiettivi minimi che, oltre ad essere un impegno del nostro programma elettorale, è un preciso adempimento di legge”. Ma funziona tutto perfettamente? “Va detto: c’è una minoranza di cittadini che, non
forse abituati alla raccolta differenziata (attiva per carta e plastica da 25 anni nel nostro comune), fa fatica ad adeguarsi, ma confidiamo in un sostanziale e progressivo miglioramento, anche a seguito del potenziamento e della ricollocazione dei contenitori per carta e plastica realizzato proprio in questi giorni. C’è ancora qualche episodio di chiara maleducazione che il più delle volte viene segnalato dai cittadini e che non sarà più tollerato dall’amministrazione; cominceremo ad applicare le sanzioni previste dalla normativa in materia di abbandono dei rifiuti. Ma nel complesso siamo soddisfatti di come sta crescendo questo spirito comunitario di una popolazione che gradualmente sta appropriandosi dei propri spazi per una coesione sociale che non può che essere vantaggio per tutti”.
Uno degli eventi andato in scena a Bressana
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PARLA IL SINDACO DI CASEI GEROLA, EZIO STELLA
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di
Nicoletta Pisanu
Un anno fa, la pioggia incessante caduta sull'Oltrepo Pavese ha provocato smottamenti e allagamenti dalla pianura alle colline della Valle Ardivestra, danneggiando numerose strade provinciali e comunali, portando frazioni all'isolamento. I costi ingenti sostenuti dagli enti comunali sono stati in parte rimborsati dalla Regione nel corso di quest'anno. Tra i residenti però, è rimasto il timore di nuovi danni provocati dal maltempo autunnale. A Casei Gerola, il 14 e il 15 novembre il torrente Curone ha avuto una piena eccezionale e ha inondato il paese. Danni in particolare sono stati registrati in via Roma, via degli Spalti e via Mazzini, è stato necessario l'intervento della protezione civile e della Croce rossa, per giorni le idrovore e il personale hanno lavorato per liberare le abitazioni dal fango. Il sindaco Ezio Stella aveva partecipato alle operazioni di messa in sicurezza e pulizia delle strade. Sindaco partiamo dall'inizio, raccontiamo cos'è successo: quali sono le cause del disastro del novembre 2014? "Lo scorso anno abbiamo avuto due esondazioni del torrente Curone. Una il 13 ottobre e l'altra, la più grave, il 15 novembre. La causa principale è riconducibile alle forti precipitazioni di quei giorni sull'Appennino che hanno provocato non solo la piena del Curone ma anche degli altri corsi d'acqua della zona come il Limbione, lo Staffora e il Grue. Ricordo che la furia dell'acqua il 15 novembre ha danneggiato
gravemente il ponte sullo Staffora a Salice". Avevate già avuto un problema simile in passato? "Casei ha subito varie esondazioni del Curone. Le più recenti il 31 ottobre 1976 e il 23 settembre 1993. Dopo questa ultima esondazione furono fatti importanti lavori tra cui il rifacimento del ponte in via Mazzini, ora ad arcata unica per facilitare il deflusso dell'acqua". A quasi un anno di distanza, le persone le esprimono ancora preoccupazione? Ci sono ancora danni? "I fatti sono troppo recenti e quindi ancora vivi nella mente delle persone, che pertanto non hanno sicuramente superato quelle ore di ansia e paura anche se i danni alle abitazioni sono stati col tempo riparati". Quanto avete investito per i lavori di messa in sicurezza e quanto è costato sistemare il paese dopo l'ondata di fango? "L'impegno finanziario sostenuto dal Comune di Casei Gerola per superare le emergenze si aggira attorno ai 75mila euro, fondi che solo in parte saranno risarciti dalla Regione Lombardia che ha riconosciuto lo stato di calamità naturale solo per l'evento del 15 novembre e non per quello di ottobre". Quali lavori sono stati fatti? Quali ancora devono partire? "Dopo l'alluvione sono stati eseguiti sul Curone lavori di somma urgenza sotto la direzione dell'AIPO (Agenzia interregionale per il fiume Po). Per un importo di 200mila euro e hanno interessato il centro abitato di Casei. Altri lavori sono in corso e riguar-
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"Dopo il Curone serve la pulizia del Limbione per evitare nuove esondazioni"
Ezio Stella
dano la pulizia dell'alveo a partire dalla foce. Purtroppo nessun intervento è stato fatto finora sul rio Limbione, la cui competenza è dello STER". Come mai la regione non ha proceduto a sistemare il rio Limbione? "Solo da poco ha reperito i fondi necessari. Sono ora in corso le procedure per affidamento dei lavori". Avete ricevuto aiuto dopo l'inondazione dello scorso anno? Associazioni, comuni vicini, enti vi hanno sostenuti concretamente? "C'è stata una forte e generosa mobilitazione della cittadinanza in aiuto delle famiglie colpite dall'evento, solidarietà che si è anche concretizzata con una raccolta di fondi".
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IL CAPOGRUPPO DI MINORANZA ACHILLE CESTER A RUOTA LIBERA
di Alessandro
Disperati
Abbiamo incontrato Achille Cester, capogruppo di minoranza in seno al consiglio comunale di Mezzanino. Con lui abbiamo cercato di capire quali sono i problemi legati al territorio comunale e le problematiche da risolvere a partire dal potenziamento dell'impianto di oli esausti. Cester, come sono i rapporti con il sindaco? "Parlare di rapporti politici in una realtà piccola come Mezzanino dove tutti conoscono tutti è un pò forzato. Diciamo che i rapporti umani sono quelli tra persone civili, tra persone che hanno un interesse in comune. Non dimentichiamo che alcuni membri della nuova giunta sono i compagni di avventura della precedente legislatura". Cosa non funziona a Mezzanino? "Mezzanino in generale è un comune fortunato dove i sindaci sono spesso stati dei buoni padri di famiglia. Zoppetti non fa eccezione a questa tradizione pur venendo dalle file del vecchio e monolitico PCI che indottrinava i suoi dirigenti e li faceva marcare stretto da un funzionario politico nel caso deviassero dall' ortodossia". Quali sono i problemi di Mezzanino? "I problemi di Mezzanino sono quelli di tutti i comuni piccoli d'Italia, vasi di coccio imbrigliati da una burocrazia asfissiante e con oneri non commisurati alle dimensioni. Personalmente, ma senza che questo si riferisca a persone e fatti che mi sono vicini, ritengo assurdo che un segretario comunale guadagni il doppio di un preside ed il quadruplo di un insegnante. Segretari, revisori, ragionieri per controllare cosa una spesa bloccata a zero dal patto di stabilità incassi per servizi che vengono integralmente girati a municipalizzate senza controllo. Morto l' IRI si sono fatte le municipalizzate. Io sono tutto fuorché un nostalgico ma così è uno scempio!". Questione oli esausti alla frazione Tornello: come opposizione siete favorevoli o contrari? "L'impianto degli oli esausti è effettivamente un problema! Un piccolo comune come Mezzanino, come Retorbido è alla merce dei potentati economici. A Retorbido il consorzio pneumatici, a Mezzanino il consorzio oli. Gli attori mandati avanti poi sono sempre dei personaggi o pittoreschi o delle società dal nome altisonante ma quanto mai improbabili". E adesso che la ditta vuole ampliare l'impianto, cosa intendete fare? "Per mia sfortuna ormai da 30 anni assito al solito teatrino dove anche io ho partecipato tante volte di come convincere un povero sindaco di paese che in fondo c'è di peggio che uno scuolabus nuovo o un aiuto all'Auser ed un contributo al comune per le spese correnti che un pò di aria viziata che non ha mai fatto male a nessuno. A parte le metafore il deposito degli oli a due passi dal Po è stata senz'altro una scelta avventata in passato che non ha nessuna ragione d'essere portata avanti oggi che ci sono altre mille soluzioni. Il problema è lo stoccaggio attuale che non è chiaro di cosa sia e quanto sia che non si sa chi smaltirà né chi pagherà ma di questa inerzia il comune non ha colpa, né tantomeno Zoppetti che come un buon padre di famiglia ci mette tutta la sua diligenza...". Come opposizione quali soluzioni proponete? "Come opposizione abbiamo un peso specifico vici-
LUNGO IL PO
Mezzanino: "L'impianto degli oli esausti è un grosso problema per il comune"
Achille Cester
no a quello dei consiglieri della giunta ma fra tutti siamo vicini allo zero, limitati dalla capacità di spesa del comune e dalla burocratizzazione della politica che ti impone scelte dall'alto a cui devi semplicemente adeguarti". Quali consigli per un piccolo comune come Mezzanino? "Cosa consiglio? Piccoli comuni unitevi. Barbarossa adesso è il centralismo regionale e statale. Un comune di 20000 abitanti può qualcosa in più di uno di 5000 e molto meno di uno da 500000". Se fosse lei il sindaco, cosa farebbe? "Quando ho cominciato a fare l'amministratore nel 1984 il sindaco decideva l'urbanistica, spesso gestiva direttamente i servizi ai cittadini, spendeva su progetti condivisi localmente e poi cercava la copertura. Non dico fosse l'ottimo ma almeno ti sentivi vivo. Che altro dire? Se fossi stato il sindaco almeno avrei provato a rovesciare il carretto delle mele (come si dice in America) per vedere se qualche effetto lo sortivo e se le cose più urgenti per Mezzanino e per tutti i comuni del Po almeno si muovevano.
Ma si sa io ho un brutto carattere e non farò mai carriera in politica!".
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CASTEGGIO
Casteggio, l’assessore Vigo polemico con gli enti superiori
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«L’infopoint funziona poco? Per forza, manca il turismo» di Alessio Alfretti
Se un turista va a cercare informazioni di domenica, lo trova chiuso. Stiamo parlando dell’Infopoint di Casteggio, struttura che dovrebbe dispensare informazioni e consigli a chi voglia visitare l’Oltrepò Pavese. Si trova lungo l’asse viario principale, in un edificio ristrutturato. Ma nel giorno per antonomasia dedicato alle escursioni, non è aperto. Una apparente contraddizione, rispetto alla quale chiediamo lumi all’assessore casteggiano competente, Lorenzo Vigo. Assessore, è vero che di domenica l’Infopoint rimane chiuso? «Sì, chiude proprio nel week end. Ad oggi la struttura è aperta solo durante la settimana e non nel fine settimana. Stiamo cercando delle partnership per poter ampliare il servizio, ma non dimentichiamo che il problema è a monte». In che senso? «La questione non è cosa fa o meno l’Infopoint di Casteggio, che in verità lavora eccome, ma a cosa servono gli infopoint sul nostro territorio. Diciamo le cose come stanno: l’Oltrepò Pavese ancora non è riuscito a darsi una dimensione turistica, per cui anche le strutture che dovrebbero dispensare informazioni non hanno molta ragion d’essere. Ma tutte, non solo la nostra». Ci sta dicendo che la vostra struttura non serve a nulla? «L’Infopoint di Casteggio funziona e fornisce diversi servizi alla cittadinanza. Tuttavia il nostro, come tutti quelli che ci sono in Oltrepò, sconta il fatto che di vero turismo nella nostra zona ce n’è ben poco:
Lorenzo Vigo
non c’è ancora una coscienza turistica e non c’è un progetto turistico, si spendono soldi per realizzare opere e ristrutturare, ma non si investe in promozione del territorio». Ma allora cosa fa l’Infopoint casteggiano? «E’ prima di tutto un servizio per la cittadinanza, alla quale fornisce numerose informazioni, come gli orari degli sportelli (come dell’Asl o della stazio-
La sede dell'Infopoint
ne). Pensi che il mercoledì mattina, giorno di mercato, l’afflusso è sempre consistente». Sì, ma la promozione? «Noi facciamo da collegamento con le aziende del territorio, quindi ad esempio aziende che portano materiale informativo delle loro attività. Ma poi si danno anche indicazioni per guidare i visitatori. In particolare gli utenti chiedono informazioni sulle aziende vinicole, rispetto alle quali il nostro personale fornisce dettagli e indicazioni. Più in generale c’è un buon riscontro di attività, specie per quanto riguarda il tessuto economico locale, come aziende e bed & breakfast. Abbiamo anche il wi-fi, cui i visitatori possono connettersi per cercare informazioni sul web». Il tutto con quali costi? «Fondamentalmente pochi, perché si tratta solo delle utenze. Grazie a una convenzione il personale gestisce la struttura in cambio dell’uso come uffici privati dei locali al piano primo. Quindi non ci costa nulla. E non dimentichiamo che pagare persone che stiano nell’infopoint per ore sarebbe il costo maggiore. Per questo siamo cauti nell’estendere il servizio al week end». Nessuno vi dà una mano? «Anche gli enti superiori che si occupano di turismo dovrebbero preoccuparsene, ad esempio mettendoci a disposizione studenti nel week end. Ci dovrebbe essere un ente turistico che si occupa degli infopoint, ma torniamo al problema iniziale: in Oltrepò il turismo deve ancora decollare e ad ora non c’è una vera promozione del territorio. Ricordiamoci che un infopoint non crea turismo, ma fa da supporto al turismo: noi ci siamo fatti carico di sistemarlo e gestirlo, altri –come la Provincia di Pavia- dovrebbero creare i presupposti più generali perché sia utile».
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Opinioni contrastanti, per alcuni è comunque una debacle
di Alessio Alfretti
Negozi che chiudono, altri che aprono. Spesso tracciare un bilancio dello stato di salute dei negozi cittadini non è facile: oggi, più che in passato, il turnover è marcato e piuttosto veloce. Ma una cosa è certa: la recessione che da qualche anno ha colpito il Paese, unita alla pressione fiscale, non aiuta i commercianti. A Casteggio le opinioni sono più che mai contrastanti. L’opposizione ritiene che la linfa vitale cittadina sia esaurita e che di conseguenza anche le attività siano sempre più in crisi: a essere stigmatizzate sono ovviamente le scelte dell’Amministrazione, colpevole di indifferenza ai problemi, oppure di decisioni incaute. Dalla Maggioranza l’assessore alla partita, Lorenzo Vigo, sostiene che Casteggio resiste bene alla crisi generalizzata, con un substrato commerciale vivace. E a sentire i commercianti il quadro non è più chiaro: per alcuni che si dicono tutto sommato soddisfatti, altri non hanno dubbi: troppe tasse e poche vendite spesso condannano ad abbassare la saracinesca definitivamente in una città che offre poco alla potenziale clientela. Ad avere numeri certi su cui ragionare è l’Associazione dei commercianti (Ascom). Per questo abbiamo chiesto al segretario, Paolo Covre, di tracciare con noi un quadro della situazione casteggiana. Covre, come va il commercio di Casteggio? «Occorre fare una premessa. In generale si scontano da una parte la crisi economica e dall’altra quella generazionale. Oltre, infatti, ai maggiori problemi economici delle famiglie, dobbiamo anche considerare che le nuove generazioni sono meno propense a subentrare nelle attività commerciali, rendendo più difficile che quando i gestori anziani lasciano il lavoro qualcun altro ne prenda il posto». Ma a livello locale come sta andando? «Direi che a Casteggio c’è una tendenza in media con quanto accade nell’Oltrepò Orientale. Anzi, anche un po’ meglio. I dati degli anni passati sono infatti piuttosto buoni, in termini di rapporto fra attività chiuse e aperte». Cosa raccontano questi dati? «In particolare nel 2013 delineano un’ottima situazione, con 44 aperture e 30 chiusure. E’ andata un po’ peggio l’anno successivo, con 30 aperture e 33 chiusure, ma con ben 17 avvicendamenti». Cosa rende Casteggio una sorta di oasi felice? «Di certo il mercato bisettimanale fa da traino all’indotto del commercio in sede fissa. E’ un ottimo veicolo di attrattività, senza dubbio». Una risorsa da preservare? «Certo e il Comune lo sta facendo, anche con la nostra collaborazione. Ha fatto un investimento impegnativo realizzando un filmato pubblicitario e i contributi che gli ambulanti versano per l’energia elettrica vengono sempre investiti in piani pubblicitari. Oggi, specie con il web, si riesce a far conoscere molto bene le attività pubblicizzate. Una conferma è venuta dal successo della Notte Bianca a Casteggio, davvero frequentatissima: l’investimento in pubblicità ha portato tanti visitatori». C’è quindi un bel rapporto con il Comune di Casteggio? «In particolare con l’assessore competente, Loren-
CASTEGGIO
Covre: "Il commercio a Casteggio? Meno peggio che altrove"
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Paolo Covre
zo Vigo, abbiamo instaurato un ottimo rapporto di collaborazione che sta funzionando bene e speriamo che possa continuare nel tempo. Lo stesso possiamo dire dei rapporti con la locale Pro loco, con la quale lavoriamo d’intesa e senza problemi, tutti insieme, con reciproca fiducia». Una situazione che secondo alcuni commercianti non è così idilliaca. «Le statistiche tengono conto di aperture e chiusure, ma non di quanto tempo un negozio rimane attivo, quanto è radicato nel tessuto economico locale»
ci dice uno di loro. «Può essere che un negozio, che so, di pizza da asporto, apra e poi chiuda dopo sei mesi. Questo negozio in più è computato dalle statistiche, ma davvero porta ricchezza? Casi come questo ce ne sono a Casteggio: la verità è che la crisi si sente eccome e che tanti si arrabattano per tirare avanti, mentre altri ci provano e dopo magari nemmeno un anno si rendono conto che ci stanno rimettendo. E chiudono. Certo, al loro posto può arrivare qualcun altro, ma magari fa la stessa fine».
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I tre consiglieri d’opposizione motivati a vigilare sui problemi
Giulio Giovanetti e Franco Arnese di Alessio Alfretti
Le vele di Largo Colombo? Una spesa inutile. Parte da qui, ma va ben oltre, l’offensiva del gruppo di minoranza di Casteggio, composto da Giulio Giovanetti (candidato sindaco della lista “Insieme per Casteggio - Giovanetti sindaco”), Francesco Arnese (candidato primo cittadino di “Insieme per cambiare” ed Ettore Albani. «L’idea di mettere le cosiddette vele in Largo Colombo è a nostro avviso un grande errore» attacca quest’ultimo. Cosa non va in questa installazione? «A parte che dal punto di vista estetico il tutto è molto opinabile, è sulla funzionalità che abbiamo i dubbi più forti. Prima di tutto si è finito con il togliere preziosi posti auto, costringendo oltretutto gli automobilisti a mettere le vetture nella piazza attigua, più distante rispetto al centro e comunque spesso al limite della capienza. Poi altri problemi pratici davvero gravi. Non dimentichiamo che le vele, in caso di nevicate, debbono essere tolte, per non essere danneggiate, e poi rimesse col bel tempo. Un co-
Ettore Albani
sto, basso o alto che sia, che riteniamo ci si poteva risparmiare. Ma poi altri inconvenienti riguardano la piazza». Quali inconvenienti? «Da prima ancora che arrivassero le vele il vero problema era che le piastrelle della pavimentazione si staccano. Periodicamente il fondo ha qualche pezzo ammalorato. Lì sì che sarebbe stato necessario intervenire, magari anche nei confronti di chi realizzò il lavoro». Arnese, secondo lei questa amministrazione ha commesso molti errori? «Di certo ci sono molte scelte del sindaco che noi non condividiamo e rispetto alle quali non solo abbiamo preso le distanze, ma –ogniqualvolta ce ne sia stato il merito- abbiamo anche dato il via a un’indagine giudiziaria, denunciando quanto non ci sembrava corretto. Piaccia o meno al sindaco, è un preciso dovere della Opposizione consigliare vigilare sull’operato della Maggioranza e intervenire qualora si ravvisino scelte sulla cui liceità ci sono anche solo dubbi».
CASTEGGIO
Casteggio, la minoranza alla riscossa contro le vele di Largo Colombo
Quindi nessun ostracismo, ma senso di responsabilità? «Esattamente. Non possiamo certo stare a guardare quando vediamo –ad esempio- che la città rischia di avere debiti su debiti per le scuole davanti al cimitero, al momento edifici chiusi che non solo non rendono, ma ci costano. Oppure non possiamo non stigmatizzare operazioni come il riacquisto di Palazzo Battanoli». Giovanetti, lei ritiene che la strada che avete intrapreso sia quella giusta? «Vigilare con fermezza e correttezza sulla Maggioranza è senza dubbio un dovere imprescindibile. Semmai abbiamo l’impressione che questo impensierisca il sindaco, che non mi sembra abbia un atteggiamento costruttivo nei nostri confronti. Ma per noi i riscontri più importanti vengono dai cittadini». La gente apprezza ciò che state facendo? «Sì, ce ne accorgiamo ogni giorno e ci riempie di fiducia. Noi, a differenza del sindaco, ci muoviamo fra i cittadini, ascoltiamo ciò che hanno da dirci. E a loro volta i casteggiani dimostrano di seguire la nostra attività amministrativa e ci incoraggiano a proseguire su questa strada».
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BRONI
Il leghista Vittorio Braga stronca il governo di Broni
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«L’amministrazione Paroni? Troppo distante dai bisogni della gente» di Alessio Alfretti
Per lungo tempo amministratore a Broni, Vittorio Braga è ancora oggi tra la gente del suo paese. Ascolta i pareri, raccoglie le lamentele e vede qual è la situazione amministrativa. Che a suo avviso fa acqua da tutte le parti, o quasi. Braga, com’è la salute di Broni? «Broni è una situazione “ibrida” da tutti i punti di vista. L’amministrazione di Paroni ultimamente penso abbia perso l’orientamento “del governare bene”, se è vero come è vero che a quattro mesi dal fine mandato (Primavera 2016) il sindaco non ha di meglio che pensare ad una rampa costruita nel 1961, bene o male ormai poco importa, e andare a chiudere una strada ubicata a servizio di tante aziende di artigiani che hanno bisogno di lavorare. Il tutto, sostanzialmente, a causa di una apparente “ripicca” fra i due Comuni di Broni e Stradella». Una semplice questione di “campanilismi”? «In realtà non è proprio così, almeno a sentire le dichiarazioni del presidente della Provincia, Daniele Bosone. Sembra infatti che al posto della rampa dovesse nascere un’altra struttura commerciale, già magari progettata sulla carta». Quindi il suo è un giudizio nettamente negativo? «Di certo questa querelle non fa onore al nostro Comune, che avrebbe problemi più importanti cui
Vittorio Braga
pensare. Detto questo, non è che sia tutta negativa la legislatura di Paroni: ha mandato in porto diversi progetti, ma ora l’unica domanda che rimane sospesa è “chi arriverà dopo come troverà il bilancio?”. Una nuova amministrazione potrà agire, o dovrà
sottostare a problemi economici? I conti non tornano? «A mio avviso si prefigurano debiti sostanziali; quando metti in atto opere prefigurando introiti che ancora non sono arrivati, ci sono cifre teoriche, ma poi il rischio è ritrovarsi con un bilancio con il quale non si può più operare e che potrebbe essere un’amara sorpresa per chi verrà dopo Paroni». Altri problemi? «Uno è la sicurezza. Non ho mai condiviso, né prima né ora, l’idea di dare la residenza a chiunque la chieda, solo perché lo direbbe la legge. La legge la si può interpretare in diversi modi, legalmente: prima di concedere la residenza si può chiedere al richiedente se ha un lavoro, se una abitazione stabile e vera. Questo è uno scenario cui una amministrazione dovrebbe stare attenta: perché il giorno dopo aver ottenuto la residenza questi signori sono seduti in concreto sui gradini del Comune a chiedere aiuti economici. E di fatto vengono messi in difficoltà i residenti bronesi, che sono quelli che pagano le tasse». Insomma, un bilancio complessivo dell’amministrazione Paroni? «Direi che questa amministrazione qualche cosa ha fatto, ma è troppo distante dai problemi reali dei cittadini; gli amministratori non si confrontano con la gente e la città. I cittadini si trovano sempre di fronte al fatto compiuto. L’ultimo caso clamoroso è chiudere una strada, la Via San Cipriano, 24 ore dopo averlo comunicato».
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Il sindaco di Broni fa chiarezza sulle voci circolate
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Luigi Paroni di Alessio Alfretti
L’abbattimento della rampa autostradale della A21 tra i Comuni di Broni e Stradella ha fatto discutere a lungo. A perorare la causa dell’abbattimento è il comune di Broni, osteggiato dalla municipalità stradellina. Una querelle che dura da mesi e che - complice probabilmente la diatriba trascinata per tanto tempo - rischia ora di degenerare. La questione si è addirittura accesa di toni estremi ultimamente, quando è iniziata a girare la voce che al posto della rampa il Comune di Broni avesse intenzione di costruire un supermercato. Con tanto di
Piergiorgio Maggi
ipotetici nomi della catena che già sembrava avesse il progetto pronto per costruire. Insomma, non sarebbe solo una questione viabilistica, ma di interessi economici per uno dei due Comuni? Ipotesi allarmante, che però il sindaco di Broni, Luigi Paroni, nega a gran voce, senza nascondere una certa irritazione. Sindaco Paroni, è vero che al posto della rampa potrebbe nascere un supermercato? «Sono tutte balle. Ho già detto che non è vero e lo ribadisco. Fantasie inventate da chi vuole rimestare nel torbido e strumentalizzare la questione. Non esistono progetti di natura commerciale, anche perché l’area è di proprietà della Satap, l’azienda che
BRONI
«In arrivo un supermercato al posto della rampa? Sono tutte balle»
gestisce l’autostrada, e mi risulta che chi fa autostrade non faccia supermercati». Una questione sulla quale, peraltro, il collega di Stradella, Piergiorgio Maggi, nemmeno vuole commentare. Alla domanda sull’eventuale nascita di un supermercato, il sindaco di Stradella risponde con un secco “no comment”. Sindaco Maggi, ci dica almeno cosa pensa della situazione della rampa. «A me interessa che la rampa stia in piedi. Peraltro non si capisce perché una viabilità che funziona si debba compromettere per poi intasare una rotonda già problematica per il traffico. Ho chiesto all’amministrazione provinciale di rivedere la convenzione, modificandone il punto che tratta della questione (che dice che la rampa può essere tolta, fatte le debite prove sul traffico). Al momento non ho ancora avuto risposta; comunque in alcune interviste sembra che il presidente Bosone si sia espresso a sfavore dell’abbattimento della rampa, quindi sono fiducioso». Una vicenda che già aveva coinvolto autorità sovracomunali quando proprio Maggi aveva scritto al Prefetto di Pavia, Ermina Cesari, alla quale aveva chiesto di rivedere la decisione sull’abbattimento. Sindaco Maggi, sarebbe proprio così grave togliere la rampa? «Pochi giorni fa ero in zona e mi sono soffermato a osservare il traffico: quell’area è già congestionata adesso, con un consistente flusso veicolare. A mio avviso togliendo la rampa la situazione peggiorerebbe ulteriormente». Una tesi che sembra confermata indirettamente anche dalla Provincia di Pavia, che lo scorso anno aveva effettuato dei test sul traffico a svincolo chiuso, constatando che senza la rampa le code sarebbero davvero chilometriche.
La rampa che si dovrebbe abbattere
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PARLA DINO DI MICHELE DEL GRUPPO STRADELLINO DI FORZA ITALIA
di Alessio Alfretti
Come a livello nazionale, anche a livello locale la domanda è “Il Pdl, o Forza Italia, esiste ancora?”. Stradella è uno dei centri della nostra zona dove la carenza del movimento di Berlusconi si sente di più: nessun leader, iniziativa politica assente e mancanza di punti di riferimento. Dino Di Michele, da tempo elemento forzista stradellino, sta cercando di ridare vitalità al movimento. Di Michele, diciamo la verità, Forza Italia che fine ha fatto? «Il mio partito da molto tempo è in profonda crisi, soffre di carenza di leadership, di distacco con la base, i livelli istituzionali sono fra loro disarmonici e carenti nella comunicatività; basti pensare che la parlamentare eletta nel nostro collegio non l'abbiamo mai vista e sentita per conoscere le necessità della provincia, il consigliere regionale eletto è poi legittimamente per sua scelta passato da Pdl a Ncd, quindi le sezioni cittadine si sono sgretolate e affievolite nelle attività fino a scomparire in molti casi». E a Stradella, cosa succede? «Io a Stradella sono l'unico amministratore comunale - consigliere comunale iscritto al partito: non esiste più un segretario cittadino, essendo i precedenti segretario e vicesegretario Pdl passati ad Ncd; le campagne tesseramenti sono svanite, così come ogni indicazione partitica centrale verso i territori». Senza guida, che fine farete? «Purtroppo ci avviciniamo a un periodo elettoralmente importante (andranno al voto realtà medie e piccole come ad esempio Broni e altre), come le amministrative 2016 e non essendoci strutture di partito capillari e coordinate nel territorio provinciale si rischia di affondare ulteriormente». Lei cosa sta facendo per arginare la situazione? «Da tempo mi prodigo a tutti livelli per cercare di smuovere interesse verso i commissariamenti che portino a nuovi congressi per la ricostituzione par-
Dino Di Michele
tendo dalla gente, dalla base e dai problemi quotidiani e reali». Per ora nessun segnale di cambiamento quindi? «Qualcosa, non a Stradella, si muove. La notizia che vede protagonista l'amico Alessandro Cattaneo con la nomina nazionale a responsabile per la formazione, dei giovani e degli amministratori di questo partito, mi rende speranzoso che un cambiamento ci potrà essere, non ultimo la nomina del sindaco di Voghera
STRADELLA
«Il Pdl rischia di scomparire in Oltrepò Il partito è in una profonda crisi»
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Carlo Barbieri a commissario provinciale, facente funzione di coordinatore provinciale di Forza Italia, è ulteriore altro motivo di fiducia che si possa ricostruire un tessuto ad oggi smagliato, ma di forte fibra, radicato sul territorio attraverso molti sindaci, amministratori locali, simpatizzanti e militanti di buona volontà che in tutta la provincia hanno la disponibilità e la voglia di creare un nuovo futuro di libertà e amore verso questo territorio e la sua gente che tanto ha bisogno, per un rinnovamento culturale ed economico ad oggi svilito e sofferente». Lei sembra nostalgico del passato: occorre tornare alle radici? «Diciamo che c’è stato un tempo non molto lontano in cui elementi forti di questo partito hanno portato grandi opere, economia, stabilità nella politica e nei rapporti umani e sociali. Oggi siamo noi che dobbiamo prendere in mano con vigore e decisione le sorti del nostro futuro, è in mano a noi amministratori attuali e alle nuove generazioni il saper creare rapporti sinceri e onesti con le persone e tra le realtà, al fine di ridurre la distanza tra istituzioni politiche e persone, ridurre la disaffezione alla politica dovuta ai troppi scandali bipartisan, al malgoverno, alla generale condizione economica e particolare dei nostri territori. Il grande bacino di moderati "lontani dagli estremismi" che vogliono un futuro di benessere comune, deve essere nuovamente coinvolto partendo da noi amministratori locali, paese per paese, città per città, persona per persona: ognuno indistintamente deve sentirsi coinvolto in una rivoluzione del pensiero politico, senza arrendersi mai. Ed io mi impegnerò nuovamente come da sempre faccio a cercare soluzioni di incontro e mai di divisione, mettendo al centro l'individuo umano e i suoi bisogni con fiducia e speranza in un domani migliore».
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STRADELLA
Un'idea che circola da tempo, che piace all’opposizione
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Broni e Stradella, comune unico? Per i sindaci è una follia di Alessio Alfretti
Unire i Comuni di Broni e Stradella, è possibile? Secondo alcuni sarebbe quantomeno auspicabile. Tuttavia i sindaci dei due centri non ne vogliono sentir parlare. Al punto che alla domanda diretta Piergiorgio Maggi, primo cittadino di Stradella, si trincera dietro a un laconico “No comment”.
Anche Luigi Paroni non accoglie positivamente l’idea, ma ammette che una razionalizzazione delle risorse possa coinvolgere anche Broni e Stradella, assieme. Certo non in modo esclusivo. Sindaco Paroni, niente da fare: Broni e Stradella rimarranno due realtà separate? «Guardi, periodicamente qualcuno ripropone questa idea che per me proprio non ha alcun senso. Semmai dobbiamo pensare sempre più a unire le forze dei diversi Comuni per razionalizzare le risorse» Una unione, allora, sarebbe possibile? «Ha senso rivedere l’organizzazione dei Comuni dell’Oltrepò Pavese aggregando alcuni servizi locali, tra i principali. Questo permetterebbe di liberare delle risorse e nel contempo di aumentare i servizi ai cittadini. In altre parole, dovremmo riorganizzare i servizi in un’ottica di minori spese. E nel contempo dovremmo sfruttare al meglio le risorse umane dei rispettivi territori. Questa può essere la via del futuro, una scelta che coinvolgerebbe diversi Comuni». Una questione affrontata dal punto di vista amministrativo, che in realtà ha profonde radici storiche e culturali. Se è vero, infatti, che i due centri hanno origini separate e storie parallele che solo si sfiorano ma mai si intersecano, è altrettanto inoppugnabile che la vicinanza di Broni e Stradella pone spesso in discussione il loro esistere come
Ezio Maggi
Antonio Curedda
elementi separati. L’idea non dispiace affatto al giovane consigliere d’opposizione di Stradella, Antonio Curedda, che vede nell’ipotesi della fusione grandi potenzialità. Curedda, le piace l’idea di unire Broni e Stradella? «Sì, molto, anche se devo fare una premessa. Ultimamente questa ipotesi è stata rilanciata con insistenza da Identità Oltrepò, un movimento che non ritengo sia in grado di capire quali sono le reali esigenze del territorio: le sue idee razziste e la scarsa esperienza non ne fanno un interlocutore attendibile».
Ma in generale, cosa pensa dell’ipotesi di fusione? «Sarebbe un’ottima idea, una presa d’atto di una situazione che in pratica esiste già. Si supererebbe lo sbarramento dei 15mila abitanti creando una città, con regole elettorali che darebbero una migliore rappresentatività, un bilancio serio, più soldi. Metteremmo anche la parola fine ai siparietti ridicoli che hanno caratterizzato i rapporti fa i due sindaci nell’ultimo periodo e con queste dimensioni arriverebbero finanziamenti più consistenti, ci sarebbero migliori possibilità, così come una maggiore capacità di partecipare ai bandi. Credo sia l’unica strada che un gruppo politico responsabile dovrebbe percorrere». Ezio Maggi, capogruppo di una lista civica che ha sfidato Paroni alle ultime elezioni e attualmente consigliere di Minoranza a Broni, un po’ come il primo cittadino rifiuta l’idea che Broni e Stradella possano unirsi, ma vede di buon occhio la condivisione di risorse tra le realtà municipali. Maggi, cosa pensa dell’idea di unire Broni e Stradella? «Ma ci mancherebbe altro! Sarebbe una scelta impraticabile per tanti motivi. Tuttavia che i Comuni più piccoli possano unirsi a dei capofila sarebbe invece una strada da percorrere: le realtà più piccole sono in enorme difficoltà». Come potrebbe funzionare, secondo lei? «Io credo che i Comuni oltrepadani più grandi, come ad esempio Stradella, Broni, Casteggio e Voghera, potrebbero fare da capofila e ognuno potrebbe accorpare un po’ dei piccoli Comuni che gli sono vicini. Ad esempio Stradella potrebbe “assorbire” Portalbera, Arena Po e poi alcune piccole municipalità della Valle Versa. Allora sì che tutto ciò avrebbe un senso».
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PARLA IL PRIMO CITTADINO DI SANTA MARIA DELLA VERSA
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di
Francesca Mazza
Dissesto idrogeologico e amianto: il Sindaco di Santa Maria della Versa, Maurizio Ordali, interviene su temi molto importanti riguardanti il territorio comunale. La Cantina la Versa ha avuto una svolta con il nuovo Consiglio d'Amministrazione? "Non ho più parole, mi sembra che ad oggi "non sia ancora stato eletto" il nuovo Consiglio d'Amministrazione". In Val Versa come in tante altre zone, si ha il problema dello smaltimento dell'amianto, Lei come lo gestisce? "Sto invitando i cittadini a smaltire l'amianto spiegando loro i gravi problemi che possono riperquotersi sulla salute e per agevolarli è stata stipulata una convenzione attraverso una gara, con un’impresa del settore per l’applicazione di prezzi agevolati consultabili sul sito internet del Comune". State intervenendo allo smaltimento dell'amianto anche su strutture comunali? "Si, abbiamo appena terminato l'intervento al tetto dello spogliatoio del campo sportivo e proseguiremo con la rimessa comunale entro fine anno”. Altri progetti approvati per l'anno 2015-2016? "Abbiamo approvato un progetto da 118.000€, finanziato con mutuo, per la costruzione di 56 nuovi loculi nel Cimitero del capoluogo".
Maurizio Ordali
VAL VERSA
Il sindaco Ordali: "Sulla questione La Versa non ho più parole..."
Avete avuto problemi legati al dissesto idrogeologico? "E’ un problema generalizzato su tutto il territorio comunale come del resto in tutto il territorio dell’Oltrepo. In particolare ultimamente abbiamo ribadito alla Regione Lombardia la necessità di intervenire sul fosso di Ruinello, rinnovando la richiesta di finanziamento presentata più di un anno fa e sul fosso di Moglialunga che nel suo ultimo tratto scorre sotto al paese. Nella scorsa primavera sono terminati i lavori di regimentazione delle acque sul fosso del Rugolato per un importo di € 220.000,00". Per quanto riguarda la viabilità avete strade comunali e provinciali che risultano sconnesse? "Per quanto riguarda le strade comunali sono stati ultimati lavori di asfaltatura che riguardano parte del centro e di alcune frazioni finanziati da contributo ministeriale di € 680.000,00 (6000 campanili). Per quanto riguarda le strade provinciali in questi giorni abbiamo effettuato un sopralluogo su quelle che interessano il nostro territorio e a giorni provvederemo a segnalare al Presidente, all’Assesore e all’ufficio tecnico della Provincia la situazione particolarmente disagiata e dissestata in cui versano, creando pericolo per la regolare viabilità".
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INTERVISTA AL primo cittadino DI MONTALTO PAVESE
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di Alessandro
Disperati
"Una cabina di regia per arginare il fenomeno del dissesto idrogeologico in Oltrepò pavese. Le unioni dei comuni? Stiamo valutando diverse ipotesi per cercare di dar vita ad uno schema che sia all'altezza della situazione". Ha le idee molto chiare il sindaco di Montalto Pavese, Angelo Villani, che abbiamo incontrato nei giorni scorsi per un'intervista a 360 gradi. Sindaco, partiamo dal problema del dissesto idrogeologico: avete problemi all'interno del territorio comunale? "Sono state segnalate a Regione Lombardia diverse situazioni di dissesto idrogeologico, in particolare una zona nel versante nord che guarda Oliva Gessi e Mornico Losana per capirci. Un'altra in prossimità della frazione Molgheto e quella di Bosco Chiesa oggetto dell'assegnazione dei 50 mila euro". Come arginare il problema delle frane in Oltrepò? "Il territorio montaldese, come peraltro moltissimi territori dell'Oltrepo collinare, presenta parecchie situazioni di dissesto idrogeologico che, da un lato creano enormi problemi alla gestione agricola del suolo e dall'altro toccano direttamente la vivibilità del paese interessando aree abitative e strade. Sarebbe importante fare una valutazione globale ed evidenziare, non tanto in Regione ma a livello ancora più centrale, l'assoluta necessità di questo territorio ad essere sostenuto e salvaguardato. Siamo sicuramente meta ambita a livello ambientale e paesaggistico, bisogna però rendere gestibile un territorio che mostra problematiche che noi comuni e relative amministrazioni non possiamo affrontare da soli, specie in momenti come questi dove si demanda molto ai sindaci senza dare la possibilità finanziaria di intervento". Montalto fa parte della Comunità montana dell’Oltrepo: quali benefici comporta? "Per riallacciarmi a ciò che ho appena finito di esporre, anche la Comunità montana sta soffrendo questo momento di impasse. Sicuramente le risorse sono molto più modeste di un tempo e di conseguenza le progettualità montane ne sono state influenzate. Basti pensare che nell'ultimo bilancio non sono previste spese di investimento. Facendo parte della Comunità montana godiamo di quei benefici tipici delle zone montane che consistono in sgravi fiscali per chi ha delle attività ed esenzioni di un certo tipo come l'IMU sui terreni agricoli. Ritengo comunque che a parte i benefici che possono derivare dal far parte di quest'area, si debba ragionare in termini più globali e non necessariamente ed esclusivamente economici.Dobbiamo creare una sinergia tra comuni montani per rendere i nostri servizi più efficaci e razionali il tutto senza mai dimenticare di essere in una parte d'Oltrepo che deve emergere per la bellezza del paesaggio, la pulizia dell'ambiente e l'esclusività dei panorami e degli stili di vita". Unione dei Comuni: vi siete già attivati? "Ci siamo obbligatoriamente mossi perché per legge siamo tenuti o a gestire i servizi comunali tramite convenzione con altri comuni o a creare delle unioni di servizi. Quella che inizialmente pareva la strada più consona e cioè la convenzione di servizi ha però lasciato spazio a riflessioni sulla possibilità
Angelo Villani
di unioni di servizi in seno alla comunità stessa". A suo avviso servono queste unioni? Perché? E con chi intendete unirvi per abbattere i costi? "Non si è ancora arrivati a definire quali e quante saranno le unioni però sembrerebbe percorribile la strada che porta ad unioni di zone omogenee. Si può pensare di suddividere l'area della Comunità montana in alcune unioni fra comuni. È prematuro e intempestivo dire oggi come andranno a svilupparsi anche perché tutti noi sindaci dobbiamo discutere oculatamente la questione per fare la cosa giusta ma che sia giusta soprattutto per i nostri cittadini". Avete in cantiere nuove opere pubbliche per l’anno prossimo? "Per il prossimo anno abbiamo in agenda alcuni interventi da completare ed altri da iniziare ex novo. Proprio in questi mesi abbiamo eseguito lavori di pulizia e ricalibratura su alcuni fossi del reticolo idrico minore, più esattamente ci è stato finanziato dalla Provincia un lavoro sul fosso dei Cocchi che dalla frazione Finigeto scende nel torrente Scuropasso e dalla Regione un lavoro sul fosso Sarghello che dal Belvedere sfocia nel torrente Ghiaia. Sono iniziati, contestualmente, i lavori del progetto 6000 campanili che prevedono la sistemazione e asfaltatura di 6 strade di competenza comunale. Abbiamo portato a compimento i lavori delle strade Cimitero, Belvedere e Pizzotorto restano la strada Bosco Chiesa, Capricci e via Castello ( fino a palazzo Cri-
OLTREPO
Angelo Villani: "Il nostro territorio va sostenuto e salvaguardato"
stina) che verranno appunto terminate nel prossimo anno quando il clima ce lo permetterà". Novità eccellenti in cantiere? "Abbiamo in serbo anche la costituzione di 3 aree ecologiche finanziate dal distretto dell'attrattività che sono il prologo di una creazione di diverse aree su tutto il territorio comunale. Altro intervento previsto sarà quello relativo al cortile esterno di palazzo Cristina, intervento volto a mettere in sicurezza un muro pericolante e al tempo stesso a creare un'area suggestiva da utilizzare per manifestazioni all'aperto. A quest'ultimo proposito dobbiamo ringraziare la Fondazione Comunitaria per il contributo importante a questa realizzazione. Non ultimo, abbiamo in cantiere anche il ripristino di una zona ludico-sportiva in aggiunta ad un'area verde in località Ca' del Fosso". Ad un anno e mezzo dalla sua elezione a sindaco di Montalto si ritiene soddisfatto? "Per ritenersi soddisfatti dovremmo aver realizzato tutto o buona parte dei nostri propositi. In realtà abbiamo ancora parecchio lavoro da fare. In questi 17 mesi abbiamo, per un certo periodo, dovuto risolvere problematiche che abbiamo trovato al nostro insediamento. Pian piano siamo riusciti a dare maggiore operatività al nostro incarico e devo dire che ancora molti nostri obiettivi sono da raggiungere nel corso dei prossimi anni. Così abbiamo già preso in esame i problemi legati ai cimiteri, alla piazza ed al centro storico, alle case popolari, al centro sportivo ed alla sede municipale stessa. Sono contento del lavoro fino ad ora svolto e ringrazio vicesindaco, assessore e i miei consiglieri per la grande collaborazione prestata". C’è un progetto che le sta particolarmente a cuore e che vorrebbe realizzare a Montalto? "Avrei molti sogni nel cassetto, ma senza dubbio uno dei più suggestivi è il recupero totale di Palazzo Cristina, il più antico edificio storico di Montalto Pavese. È un Palazzo che merita l'attenzione della Sovrintendenza alle belle arti e di tutti coloro che amano le meraviglie storiche del nostro Oltrepò pavese. Vorrei avere un paese ancora più bello di quanto peraltro sia già e credo che partendo da Palazzo Cristina metteremmo già una bella pietra miliare sulla nostra strada". Quali sono i rapporti con le opposizioni? "Il rapporto con le minoranze (visto che sono due) credo che sia onesto e comunque buono. I ruoli in seno all'amministrazione sono chiaramente diversi. C'è chi è deputato a gestire e chi deve vigilare sull'operato. Chi opera deve essere comunque disponibile al dialogo, chi vigila deve essere comunque propositivo e critico, ma non a prescindere. Mi sembra che, al di là di punti di vista democraticamente diversi, ci sia un buon dialogo da ogni parte e che si abbia a cuore il bene del paese. Non ci sembra di avere preclusioni di alcun tipo nei confronti delle minoranze né penso ce ne siano nei nostri confronti. Restano punti di vista e pareri magari diversi ma che devono aiutare a crescere nell'amministrare un paese. Tutto è pienamente accettabile laddove non ci sia prevenzione o malafede".
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AGRICOLTOUR
INTERVISTA AL DIRETTORE PROVINCIALE DI CONFAGRICOLTURA
Nieto: "Ottima la qualità dell'uva ma ci sono problemi legati ai prezzi..." di Alessandro
Marchesi
Dopo l’estate e l’autunno è tempo di bilanci quindi abbiamo intervistato il direttore provinciale di Confagricoltura Luciano Nieto. Abbiamo focalizzato l’attenzione sui tempi più caldi di questo periodo ovvero i progetti di infrastrutture “dannose” al nostro territorio, alla fauna selvatica e la situazione socio- economica dell’ anno in corso. Concluse la stagione foraggera e la vendemmia che bilancio si sente di tracciare per l’ anno 2015? "Per quanto riguarda la zona collinare mi sento di dire che la qualità della nostra uva rappresenta sicuramente un grande punto d’arrivo. Anche quest’anno abbiamo concluso la vendemmia con buoni risultati nonostante i problemi che avevano caratterizzato i mesi scorsi. Tuttavia ci sono problemi evidenti di tipo strutturale nei prezzi ad esempio e a questo mi riferisco in modo particolare alle cantine sociali". A proposito di questo fatto, avete preferito rimanere al di fuori dalle vicende della Cantina Sociale di Broni o siete intervenuti attivamente? "Assolutamente non è stata nostra intenzione svolgere una parte da spettatori. Attualmente esistono due realtà distinte che sono il Consorzio Vini e il Distretto Vitivinicolo dell’Oltrepò quindi questa problematica va affrontata insieme a queste due realtà, per questo motivo abbiamo accettato l’invito del Consorzio e ci siamo messi al lavoro per risolvere il problema e tutelare i nostri associati. Al giorno d’oggi è facile dire di aver preso una posizione, magari uscendo anche sui giornali, ma è nostro compito dimostrare concretamente che noi lavoriamo nella giusta direzione". La costruzione dell’ autostrada Broni-Mortara e l’impianto di pirolisi di Retorbido non sono si-
Luciano Nieto
curamente due fattori positivi per l’ agricoltura oltrepadana. Cosa ne pensa a riguardo? "La mia idea è molto semplice poiché credo che l’agricoltura non può essere incompatibile con lo sviluppo e l’innovazione. Il problema però risiede nel fatto che il territorio ha espresso fin da subito il proprio disaccordo nella realizzazione di questi due progetti quindi la gente dovrebbe essere ascoltata maggiormente. Inoltre penso che dove non arrivi il buonsenso debbano arrivare le leggi perché abbiamo davvero bisogno di essere tutelati dalle istitu-
zioni". Un’altra problematica rilevante è la presenza di animali selvatici, in particolare i cinghiali, sull’Appennino. State facendo qualcosa in merito? "Sicuramente quello che occorre maggiormente è il controllo della fauna selvatica che danneggia il raccolto agricolo. Quello che ci tengo a sottolineare è il fatto che non si sia riusciti a passare da un sistema di caccia controllata a uno di caccia amministrata e quindi l’organizzazione di questo settore è praticamente fallita. La norma vigente ha messo in risalto l’inadeguatezza delle ATC ed è proprio qui dove occorrerebbe mettere ordine. Non possiamo permettere che la nostra campagna sia danneggiata a causa dell’inadempienza di chi si deve occupare del controllo della fauna". Le nostre aziende agricole, specialmente le più piccole, stanno attraversando un periodo di crisi globale e di sfiducia totale nelle istituzioni. Sentite di essere il punto di raccordo? "Francamente credo proprio di sì altrimenti non faremmo questo lavoro. Ciò che probabilmente allontana maggiormente la gente dalle istituzioni è la burocrazia. E’ nostro compito facilitare le cose in modo tale da non togliere tempo prezioso ai nostri imprenditori impegnati in campagna". Su quali fronti dovrebbe puntare l’Oltrepò per “sfondare” definitivamente in campo agroalimentare? "C’è bisogno davvero di tante cose, a mio avviso, perché la strada da fare è ancora lunga però dobbiamo andare avanti passo dopo passo e sono sicuro che otterremo risultati soddisfacenti. Ciò che ha la priorità probabilmente è il fatto che l’Oltrepò debba avere una propria identità per essere competitivo sul mercato nazionale. Solamente insieme si può andare avanti e non di certo remando ognuno verso la propria direzione. Ascoltando le nostre linee guida e unendo le forze in campo saremmo più forti".
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LE ORGANIZZA LO SPINO FIORITO con a capo elisa pianetta
di
Nicoletta Pisanu
Prima il libro di Angelo Vicini e Fabio Draghi, poi una nuova iniziativa per raccontare la storia dell'antica struttura sanitaria. L'ex ospedale psichiatrico di Voghera è meta di visite organizzate dall'associazione Spino Fiorito, di cui è responsabile Elisa Pianetta. Quali sono le finalità dell'associazione Spinofiorito? “Spinofiorito è un'associazione di promozione sociale nata nel 2008 con lo scopo di valorizzare il territorio dell'Oltrepò Pavese dal punto di vista storico, artistico e letterario. Abbiamo iniziato il nostro percorso presso il Castello di Oramala e dal 2012 ci occupiamo anche delle visite guidate all'ex Ospedale Psichiatrico di Voghera”. Come è nata l'idea di questi incontri guidati? “L'idea è nata grazie agli autori Angelo Vicini e Fabio Draghi che hanno scritto il libro “Oltre il cancello…Voghera”, ed abbiamo organizzato il primo percorso guidato con gli autori in occasione di un trekking urbano promosso dal Comune di Voghera assessorato alla cultura. Ogni anno a maggio e a ottobre grazie alla disponibilità dell'Azienda Ospedaliera organizziamo i percorsi guidati con l'autore Angelo Vicini ed è nostra intenzione continuare poiché abbiamo un forte riscontro di interesse positivo”. Quali sono gli obiettivi delle visite guidate all'ex ospedale psichiatrico di Voghera? “L'obiettivo delle visite è mostrare e raccontare a persone interessate la storia della psichiatria in Italia e di una struttura così importante non solo per la città di Voghera, ma per tutto il territorio. Partiamo da un'analisi architettonica e poi passiamo alla storia degli operatori e degli ospiti facendo emergere chiaramente le differenze tra la gestione della salute mentale prima e dopo gli anni '70 e concludiamo raccontando la situazione attuale. Quindi direi che gli obiettivi sono: continuare la ricerca di un periodo storico e di un tema molto importante per noi, non dimenticare (anche se ci troviamo di fornite a volte a situazioni di sofferenza e dolore) e far conoscere al pubblico questo pezzo di storia”. Come vengono organizzate le visite? “Probabilmente la parte più faticosa del nostro lavoro è la gestione dei turni delle visite. Per poter garantire alle persone di poter ascoltare e di osservare le varie parti della struttura in modo adeguato senza sovraffollamento abbiamo stabilito di organizzare le visite su prenotazione per creare gruppi di circa 25 persone in turni durante i week end di visita. L'ingresso è ad offerta libera non obbligatoria devoluta totalmente alla nostra associazione per poter offrire servizi di questo tipo al nostro pubblico. Quindi la gestione delle visite parte molto prima con lo studio e il lavoro di ricerca, la creazione dell'evento con l'Azienda ospedaliera, la comunicazione sulla carta stampata e sui social network a cui segue la gestione delle prenotazioni e infine durante i giorni di visita dobbiamo accogliere il pubblico e risolvere le varie richieste particolari...oltre a fare da guida insieme ad Angelo Vicini ovviamente con il supporto di Maurizio Ronchetti e Gabriella Gazzaniga dell'Azienda ospedaliera. Durante gli incontri, si visita il giardino che è davvero molto ampio, i corridoi di collegamento e alcune delle stanze, il corridoio semicircolare chiamato rotonda dei furiosi, la chiesa, i portici e l'ingresso dei sotterranei”. Avete avuto un buon riscontro?
Elisa Pianetta
“Come ho anticipato il riscontro è ottimo, supera le aspettative. Ci siamo accorti che nel tempo il pubblico è un po' cambiato, molto più attento alle problematiche legate alla salute mentale e a conoscere la storia di chi era ospite presso l'Ospedale psichiatrico. Abbiamo un pubblico locale che magari non ha mai varcato quel cancello pur conoscendo alcuni degli ospiti o avendo aneddoti legati a quel luogo che vuole approfondire la conoscenza della storia della propria città. C'è poi chi ha lavorato presso l'OP per pochi o molti anni, fonte preziosissima di racconti e impressioni. C'è anche un pubblico che proviene da varie parti d'Italia interessato alla struttura per la sua storia, abbiamo avuto persone che sono venute appositamente a Voghera dalla Svizzera, da Milano,
EVENTI
Ecco le visite guidate all'interno dell'ex manicomio di Voghera
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dall'Emilia Romagna e da altre regioni d'Italia”. Secondo lei la struttura dell'ex manicomio in cosa potrebbe essere trasformata? “Potrebbe sicuramente essere trasformata in una struttura per la città. Io me lo immagino come un luogo aperto dove possono convivere varie attività culturali e di socializzazione per i giovani e i non più giovani, immagino la creazione di un luogo di studio da cui far partire progetti di ricerca e di proposte culturali condivise. Dobbiamo ricordare che grazie ai cambiamenti voluti dal Dottor Goldwurm e altri medici l'ex Ospedale psichiatrico si è aperto alla città con concerti di Gaber e altri personaggi importanti, ecco mi immagino il recupero dello spazio per fare cultura. Forse è ancora lontano il momento in cui tutta la struttura sarà completamente sistemata, ma penso si possa partire da alcuni elementi e procedere a piccoli passi. Personalmente mi sta molto a cuore il destino dell'archivio storico”. Gli enti competenti fanno abbastanza per la sua valorizzazione? “So che l'Azienda Ospedaliera è consapevole dell'enorme valore dell'ex Ospedale psichiatrico ed è sensibile a nuovi progetti che hanno l'obiettivo di valorizzare la struttura. Penso che la soluzione sia una rete tra organismi competenti per trovare il canale che permetta un intervento efficace e penso si debba unire un insieme di enti pubblici e privati”. Quali sono le condizioni della struttura? “Le condizioni non sono ottimali ed è necessario un intervento a breve per poter garantire l'agibilità della struttura ed è proprio per questo che noi di Spinofiorito con Angelo Vicini vogliamo raccogliere un bacino di contatti interessati alle sorti dell'Ex Ospedale psichiatrico per poter portare avanti alcuni progetti che vorremmo proporre all'Azienda ospedaliera sia per digitalizzare l'archivio sia per la ristrutturazione delle parti che ne hanno maggiore bisogno. Chi volesse maggiori informazioni può scriverci a info@ spinofiorito.com”.
Le visiste all'ex ospedale psichiatrico di Voghera
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Gianenrico Gorini, per tutti un nome da dire tutto d'un fiato..."Kikkogorini". Gorini oltre ad essere stato lo storico "presidente" della Scuderia o meglio..."LA SCUDERIA" Alberto Alberti, è stato anche una di quelle persone che in Oltrepò hanno speso una parte della loro vita per una passione: i rally. E' fuori dubbio che la scuderia Alberto Alberti sia stata per oltre 20 anni il motore propulsivo del rallysmo oltrepadano. Sotto la guida di "Kikkogorini" l' Alberto Alberti ha raggiunto i vertici del rallysmo nazionale: sono stati aiutati moltissimi piloti che si sono distinti con le loro vittorie in tutta Italia e sono stati organizzati rally in Oltrepò Pavese che ancora oggi scaldano i cuori degli appassionati. A lui abbiamo voluto rivolgere qualche domanda per ripercorrere la bell'avventura della "SCUDERIA". Lei è stato per anni il Presidente della Scuderia Alberto Alberti, perchè avete deciso di intitolare la scuderia ad Alberti ? "Per ricordare un Grande Pilota, una sicura promessa del panorama rallistico ed una persona Fantastica". Quando è stata fondata la Scuderia e chi sono stati i fondatori? "La Scuderia è stata fondata e costituita a fine anno 1981, per poi essere presentata ufficilamente il 14 febbraio 1982, giorno di S. Valentino a dimotrazione dell'amore incondizionato per lo sport motoristico. I fondatori (tutti piloti e/o navigatori) in ordine alfabetico: Claudio Beltrami, Marco Carrera, Alberto Del Bo, Gianenrico Gorini, Gigi Pasotti, Angelo Quartiroli, Giuseppe Sguazzini (che é stato il primo Presidente), Francesco Tarzia". Qual era lo scopo della Scuderia alla sua fondazione? "Innanzitutto quello di creare un gruppo di veri appassionati ed una struttura che potesse accogliere tutti gli equipaggi almeno della provincia di Pavia. A quei tempi si correva abitualmente con i colori di scuderie lontane dal nostro territorio". Dalla sua fondazione la Scuderia si è ampliata ed evoluta, quali sono le difficoltà maggiori incontrate in questo processo di evoluzione? "Le difficoltà iniziali sono state sicuramente quelle gestionali dovute alla inesperienza, senza dimenticare quelle economiche. Lavorando tutti, si doveva rubare tempo sia al lavoro che alla famiglia per raggiungere le mete che ci eravamo preposte. Il punto fermo dal primo momento, era che non potevamo commettere errori o fallire, semplicemente perché dovevamo tenere alto il nome ed il ricordo di Alberto al quale andava il massimo rispetto". Molti sono i piloti ed i navigatori che hanno corso con i Colori dell'Alberto Alberti, le chiediamo due soli nomi, chi è stato a suo giudizio il pilota ed il navigatore più forte che hanno corso per la scuderia? "Impossibile dare questa risposta: tutti i piloti ed i navigatori che hanno fatto parte della scuderia Alberti sono stati forti vuoi per i risultati, vuoi per i mezzi a loro disposizione, vuoi per l'impegno che hanno profuso. I risultati incredibili ottenuti dai colori giallo/ aranci/rosso, sono stati innumerevoli a livello nazionale ed internazionale e si sono protratti per quasi trent'anni. In ogni caso, per una motivazione specifica citerei Gigi Galli: con lui abbiamo vinto tanto,
MOTORI
Gianenrico Gorini... per tutti "Kikko", racconta la magnifica avventura della Scuderia 'Alberto Alberti'
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Kikko Gorini
e soprattutto é stato l'ultimo Italiano a competere a livello ufficiale nel Campionato del Mondo Rally". Molti piloti e molti navigatori, molti con grande talento, chi è stato il pilota dell'Alberto Alberti che nonostante il talento non ha raggiunto i risultati che Lei pensava possibili ? "Riciterei Gigi Galli che forse per una serie di circostanze non ha potuto raggiungere un traguardo che a livello di talento e capacità sarebbe sicuramente stato alla sua portata; l'altro pilota è Marco Carrera, grande piede limitato purtroppo da questioni di budget. Sicuramente qualcun altro me ne vorrà per non essere stato citato, ma lo spazio a diposizione è tiranno. Servirebbe l'intero Periodico per menzionare tutti". La Scuderia ha organizzato molti rally, qual è di tutti i rally organizzati quello che le è rimasto più nel cuore? "Sicuramente il Beta Rally Oltrepo: a Salice Terme spettacolo in grande per diversi giorni, un rally in pieno centro città... prima dello spettacolo sulle prove speciali; un evento unico, rallisticamente parlando, soprattuto per quegli anni". Organizzando rally, impresa spesso difficoltosa, ci sono grandi soddisfazioni e grandi delusioni. Qua è stata la sua più grande delusione come organizzatore di rally? "Il momento in cui, immotivatamente, ci è stata tolta la validità del TRA (Trofeo Rally Asfalto): questo ha voluto significare a mio avviso l'intenzione di azzerare anni di grandissimo impegno. In aggiunta, la validità della nostra gara era stata riconosciuta ad un'altra che poi non è stata nemmeno disputata. Ahhh la politica...". Qual è stata la sua più grande soddisfazione come organizzatore di rally? "L'avere avuto la forza e la determinazione di continuare per tanti anni, nonostante alcune vicissitudini tristi ed indelebili nella nostra memoria che si sono dovute purtroppo affrontare. Solo un gruppo coeso come il nostro poteva resistere per tutto questo tempo e superare certi ostacoli. Indubbiamente, sono stati trent'anni ad alto livello, durante i quali la stella di Alberto ha potuto sempre brillare nel firmamento rallistico".
La Scuderia Alberto Alberti è stata "la scuderia" dell'Oltrepò Pavese, guardandosi indietro c'è una cosa che non rifarebbe? "Col senno di poi sarebbe facile rispondere. In ogni caso, visto che tutte le decisioni sono state sempre prese in modo unito e con grande ponderazione, direi che non ci sono recriminazioni di alcun genere". Al contrario c’è una cosa che non ha fatto e che invece a posteriori farebbe? "Stesso discorso di cui al punto precedente". Con il nuovo Presidente dell'ACI di Pavia, sembra che questo ente voglia nuovamente puntare alla rinascita dei rally in Oltrepò, ritiene che la strada intrapresa, Rally4Regioni Storico e Rallyday sia la strada corretta e perchè? "Finalmente, dopo troppi anni, si è tornati a sentire il rombo dei motori in Oltrepò. Sicuramente questo è di per sè un fatto più che positivo". A suo giudizio cosa bisognerebbe fare in Oltrepò per rilanciare i Rally? "In primis organizzare tutto con grande professionalità e con un ottimo livello, poi cercare di riportare nello sport motoristico la passione degli anni ruggenti. Purtroppo però, quest'ultima, è una problematica difficile e che interessa l'intero territorio nazionale". In questi ultimi anni, dove si è preso una "pausa di riflessione" ha continuato a seguire i rally ? "Come si potrebbe dimenticare il primo amore...". Non ha nostalgia del mondo rallystco? Non ha voglia di "rientrare"? E poi, la scuderia Alberto Alberti potrebbe rinascere e se si come e se no perche? "La voglia, dettata dalla passione pura, non potrà mai mancare. Il rientro è sempre un discorso difficile da affrontare e va valutato molto profondamente. Un grande cantautore, citava "passano gli anni, passano, crescono i bimbi, crescono...". Bisogna lasciare spazio agli altri, che sicuramente sanno cosa vogliono ed in che modo realizzarlo. I tempi, le esigenze e le situazioni sono probabilmente cambiate. Potrebbe essere difficile l'adeguamento all'attualità. Comunque, mai dire mai... In ogni caso nessuna paura, non è una minaccia. Anche se fosse un si, non sarebbe sicuramente domani!".
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SPORT
PARLA IL FANTASISTA DELLA RIVANAZZANESE
Purica: "Non ho colpito l'arbitro Oltrefootball? Spero di vincere..." di Alessandro
Disperati
Espulso per aver colpito un arbitro. Una squalifica lunga un anno. Ma Marian Iorrdache Purica non ci sta: "Con l'arbitro c'è stata una discussione. Io non l'ho colpito assolutamente". Il fantasista romeno in forza alla Rivanazzanese, che quest'anno milita in seconda categoria, si scagiona così. Tra l'altro Purica nel nostro concorso 'Oltrefooball, Pallone Blu' ha ottenuto quasi 200 mi piace che ovviamente equivalgono a voti, portandolo tra i primi posti della nostra classifica. Lo abbiamo incontrato per un'intervista a 360 gradi Lei è al centro di una grande polemica. Purica cosa è successo a Rivanazzano l'11 ottobre dopo la partita contro il Lungavilla? "Sicuramente un disguido con il Direttore di gara, pechè io non l'ho colpito nel fondo schiena ho avuto solo uno discussione. Nella confusione è stato colpito sicuramente da un pallone". Pensa che la squalifica sia meritata? "Assolutamente no, perché non ho commesso il fatto". Pensa che l'atteggiamento degli arbitri nelle categorie inferiori sia sbagliato? "Sicuramente sono in buona fede, però a volte comettono errori, a cui non si può riparare". In che modo? "No comment". Una squalifica lunga un anno: ma nel premio Oltrefootball Pallone blu, indetto dal nostro giornale, lei sta ottenendo un grande successo soprattutto su facebook: cosa ne pensa? "Tutti mi conoscono per la mia serietà verso tutti i giocatori dei Campionati e la mia professionalità. Anche perché da quando gioco non sono
Purica in azione (a sinistra)
mai stato espulso". Quest'anno in Oltrepò giocano giocatori del calibro di Pellegrini, Amaro, Guidi, Averaimo e tanti altri: lei pensa di competere alla vittoria del premio? "Ci spero. Però purtroppo questa squalifica complica molte cose". Lei ha giocato anche in Romania: in quale categoria? "In Romania ho giocato in serie A per 10 anni, disputando anche una partita contro la Juventus. In Italia ho giocato quattro anni con la Rivanazzanese". L'atteggiamento degli arbitri tra Romania e Italia è diverso?
"Più o meno è come in Italia, sbagliano anche loro". E i giocatori come sono in Romania? "Il livello dei giocatori è abbastanza buono". Secondo lei quali sono il milglior giocatore e il miglior allenatore dell'Oltrepò? "Il miglior allenatore è Davide Seveso mentre il miglior giocatore Christian Orestano". E quali sono a suo avviso il migliore allenatore e giocatore di oggi? "Sono tutti bravi sia gli allenatori che i giocatori. Se proprio sono obbligato a scelgiere il miglior allenatore del momento è Giorgio Carmignani mentre il miglior giocatore Gianluca Gianiorio".
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sport
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SPORT
E' STATO ELETTO NEI GIORNI SCORSI DURANTE IL DIRETTIVO
Motoclub Valle Straffora: Luca Pavan è il nuovo presidente
A fianco il nuovo direttivo del Moto Club Valle Staffora A destra un momento di una gara organizzato dal club di Rivanazzano
di Alessandro
Disperati
Nuovo presidente per il Motoclub Valle Staffora. Nei giorni scorsi infatti si è tenuta l’assemblea dei soci del Motoclub Valle Staffora con all’ordine del giorno le votazioni del nuovo Consiglio Direttivo. Alla riunione hanno partecipato un gran numero di soci che si sono dimostrati fedeli alla associazione trasmettendo entusiasmo e determinazione. L’esito della votazione è stata inequivocabile, la stramaggioranza ha deciso per il nuovo presidente, Luca Pavan, già membro del direttivo e attivo nell’attività quotidiana e straordinaria sin dalla fondazione del nostro Club. Il resto del direttivo è stato riconfermato: Vice presidente Andrea Mogni, segretario Francesco Gavio, direttore sportivo Massimo Bergamaschi, consigliere Omar Pometti, oltre ad aver aggiunto due nuovi consiglieri, Gianluca Damnotti e Francesco Cassino, che da molto tempo hanno mostrato di essere persone responsabili e adeguate a ricoprire tali cariche. Presidente Pavan soddisfatto? "Certamente. La riunione è stata oltremodo apprezzata da tutti, i giovani, gli anziani e genitori dei più piccoli sono stati la mera descrizione dello spirito di questo Motoclub, di quello che è stato realizzato nei primi 10 mesi di attività, della voglia di crescere e dei risultati che non aspettati ci hanno portato ad una affinità tra i membri, non meno il grande cuore e disponibilità di tutti nell’aiutare chi ha più bisogno di noi, della attività benefica e la grande passione insieme da la carica continua per lo sviluppo di un gruppo di sportivi che non vedono solo il domani vicino ma quel futuro che si augura sempre a chi si vuol bene". Ora si guarda al futuro con grande entusiasmo, vero? "Certamente. Il festeggiamento è stato piacevolissimo e siamo riusciti a riportare serenità, amici-
zia ed allegria che qualche individuo ha provato a spegnere ma senza esserci riuscito e ciò permetterà di proseguire piu forti e uniti che mai". Siete già all'opera vero? "Il fine settimana appena trascorso ne è palese riconferma, è stato tenuto il primo corso intensivo per piloti e amatori, diversi partecipanti che hanno oltremodo gradito l’iniziativa gratuita, si sono divertiti e hanno ricevuto nozioni importanti dall’istruttore, il neo campione italiano Luca Marcotulli, pilota ufficiale del Team Gas Gas che correrà la prossima stagione sotto le insegne del
Motoclub Valle Staffora, il contratto è stato firmato sabato proprio in queste ore". Quali saranno gli appuntamenti della stagione? "Nei prossimi giorni sarà preparato un elenco di attività, un calendario eventi e alcuni tesserati riceveranno incarichi specifici, in particolar modo alcune ragazze che dovranno supportare l’attività con l’apporto di esperienza e saggezza.Un ringraziamento speciale al nostro amico Raffaele Todaro punto di riferimento per il nostro Motoclub… Motori accesi per la prossima stagione 2016 fitta di appuntamenti su tutto il territorio italiano!!!".
Il neo presidente Luca Pavan e il pilota Luca Marcotulli
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INTERVISTA A VOLFANGO RIZZI
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SPORT
Un rivanazzanese 'importa' in Italia un nuovo sport: ecco lo 'scacchipugilato'
Alcune immagini dello scacchi pugilato Qui a fianco Volfango Rizzi
di Alessandro
Disperati
Si chiama "chessboxing" o "scacchipugilato". Ed è un nuovo sport che è approdato in Italia. Lo ha 'imporato' dalla Gran Bretagna il rivanazzanese Volfango Rizzi. Che abbiamo incontrato in questi giorni. Prima di tutto... chi è Volfango Rizzi? "Sono un uomo semplice a cui piace organizzare eventi per il divertimento e il tempo libero di altre persone. All'età di 12 anni organizzavo le mini-olimpiadi per i miei amici e vicini e, per loro, negli anni a venire, tornei di ping-pong. A 19 anni, con altri coetanei, ho fondato il Circolo Scacchistico Oltrepo di cui sono stato il suo primo presidente, circolo che esiste tuttora. Ora organizzo eventi di scacchi per ragazzi e di scacchipugilato e mi piace aiutare altre persone che organizzano". Quali sono le tue passioni? "Per passione mi dedico all'insegnamento degli scacchi a livello giovanile, particolarmente con le scuole. Per vivere insegno lingue straniere, altra passione. L'attività fisica che mi piace fare nel mio tempo libero è la bicicletta ma, oggigiorno, dedico quasi tutto il tempo a SPQeR e alla FISP, continuando la promozione degli sport che mi appassionano quali gli scacchi, il chessboxing e il rugby. Sono anche arbitro di rugby a XIII e di pugilato, oltre che di scacchipugilato, ma non ho molte occasioni di arbitrare visto che quando vado ad eventi pugilistici e rugbistici solitamente sono presente in veste di reporter per SPQeR". Scacchipugilato: di che cosa si tratta? "Lo scacchipugilato è uno sport che unisce due discipline di lotta per eccellenza: la prima internazionalmente riconosciuta come un eminente gioco di strategia e tattica e l’altra come una delle due principali arti marziali occidentali. Il connubio di queste due discipline ha dato come risultato lo scacchipugilato, che è quindi uno sport combinato la cui idea è ricercare l’atleta “simultaneamente più intelligente e più forte". E come funziona?
"In questo sport gli atleti si affrontano, normalmente, su una distanza di 11 riprese; si inizia con un round di scacchi (normalmente di 3 minuti) e si continua con uno di pugilato (di 3 minuti) e così via; si vince o per scacco matto o per KO (tempi e numero di riprese possono essere ridotti). Ovviamente, come negli scacchi, e anche nel pugilato, un atleta può decidere di abbandonare, sulla scacchiera o nei guantoni, in qualsiasi momento; in aggiunta vi é l’orologio di scacchi, con ciascun atleta che ha a disposizione 9 minuti per terminare la partita (o meno minuti per round se su un numero diverso dalle 11 riprese) e, pertanto, se il suo tempo termina tale chessboxer perderà l’incontro per il tempo". Come le è nata l'idea di proporre questo sport in Italia? "Ho saputo dell'esistenza del chessboxing attraverso un articolo pubblicato su un sito internazionale di notizie scacchistiche. Susseguentemente lessi altri articoli e feci delle ricerche su internet che mi portarono a vedere anche dei video riguardanti questo sport combinato. Mi appassionai e decisi di cambiare completamente la mia vita: vivevo in Gran Bretagna da quasi due decenni e decisi di lasciare il mio impiego d'insegnante per tornare in Italia e organizzare e diffondere il chessboxing nella penisola". In quanti hanno aderito a questa iniziativa? "La più grande opera è stata quella d'informazione, far sapere al pubblico dell'esistenza di questo sport. Rientrato in Italia abbiamo fondato una rivista, SPQeR, che sta per Scacchi, Pugilato, Qualcos'altro e Rugby che ha permesso di far conoscere al pubblico italiano, oltre agli scacchi, il rugby e il pugilato, anche il chessboxing. Attraverso i siti www.scacchipugilato.it e www.spqrnews.com ed i loro social networks siamo riusciti ad arrivare a diversi milioni di persone. Per quanto riguarda invece i numeri delle persone interessate, se consideri che all'inizio eravamo solo in quattro, Gianni Burli, Gianluca Sirci, Sergio Leveque ed io, posso dire che solo con gli iscritti FISP - la Federazione Italiana ScacchiPugilato che
abbiamo fondato a partire dal 2013 - abbiamo più che quintuplicato il numero, ma vi sono altre persone che girano attorno al mondo dello scacchipugilato italiano, che hanno magari fatto lezioni di scacchipugilato e che tuttora le frequentano che non sono iscritte alla nostra associazione ma che fanno comunque parte del movimento. E poi vi è un altra categoria di persone: coloro che, nel corso degli anni, sono venuti come spettatori a guardare gli eventi di scacchipugilato da noi organizzati". In Italia è riconosciuto questo sport? "La FISP è affiliata all'ASI, uno dei più grandi Enti di Promozione Sportiva riconosciuti dal CONI e, questo ente, ha aggiunto lo scacchipugilato alla lista degli sport che si possono praticare in ASI. Il presidente dell'ASI Nazionale, Claudio Barbaro, e il presidente regionale, Marco Contardi, erano entrambi presenti all' International Chessboxing Show che si è svolto il 24 ottobre e che ha visto la disputa di due titoli italiani e di un titolo mondiale. A livello mondiale noi siamo affiliati alla World Chess Boxing Organisation, la federazione mondiale di cui io sono anche il responsabile del territorio europeo. L'Italia è ora il paese che più "esporta" atleti nel mondo, nel senso che negli eventi internazionali, in posti come Londra, Berlino e Mosca, capita spesso di vedere sul ring un atleta FISP. In aggiunta, la nostra federazione è all'avanguardia su molti fronti: quello della formazione (la prima federazione a livello mondiale che ha fatto corsi per arbitri di scacchipugilato), quello dei regolamenti: con il migliore regolamento tecnico di scacchipugilato al mondo e, inoltre, l'invenzione del "chessboxing light" una versione appena testata lo scorso 24 ottobre. E proprio in tale occasione ci siamo distinti anche a livello organizzativo con un evento che può essere considerato tra i migliori e più importanti eventi di chessboxing della storia, non per niente sono venuti in Lombardia personalità da Inghilterra, Germania, Finlandia e Russia, come il Presidente della WCBO Iepe Rubing e l'organizzatore di eventi di chessboxing Tim Woolgar".
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DAI LETTORI
Voghera, muri ripuliti: ma i controlli? Gentile direttore, nel complimentarmi con i generosi volontari che molte volte, durante l'anno ripuliscono i muri lordati da ogni genere di scritte idiote e manifesti abusivi, mi sorge però spontaneamente una maliziosa domanda:
per quanto tempo quei muri rimarranno puliti? Un giorno, due giorni, azzardiamo addirittura tre? Senza un’ efficace e assidua opera di vigilanza in loco, tutta questa fatica sarà vana e i soliti imbecilli (perché altro non sono) provvederanno a vomitare la loro repressa frustrazione di falliti. Come dimostrano le pedate sui muri, in palese quanto becero spregio della fatica dei volontari e anche della nostra, un tempo bella città.
Necessitano controlli assidui e severe sanzioni. Voghera va presidiata giorno e notte. Avendo a che fare con una mandria di teppisti incivili, altro non rimane da fare. Questo dovrebbero fare le autorità competenti. Massimo Scanarotti - Voghera
Manifesti e cartelloni abusivi: ma la legge è uguale per tutti?
Buongiorno direttore, Molti dei cartelli pubblicitari lungo le strade dell'Oltrepò sono abusivi. E’ una constatazione triste e imbarazzante perché testimonia il livello impressionante di degrado del paesaggio, della coscienza civile e delle istituzioni. Basta percorrere la Bressana Salice, andare da Casteggio a Broni o percorrere una qualsiasi delle strade delle nostre vallate per vedere attaccati con del nastro adesivo a cartelli stradali, alberi e cancellate, cartelli che promuovono feste, concerti e serate. Dove c’è un cartello abusivo c’è qualcuno che l’ha installato, c’è un associazione molto spesso, oppure un privato che pubblicizza la sua manifestazione, sagra o serata danzante, c’è un Comune che fa finta di niente, c'è un sindaco ed assessori che per quieto vivere si voltano dall'altra parte, ci sono istituzioni, forze dell'ordine o vigili urbani che non controllano, che non sanzionano, che non rimuovono, ci sono cittadini assuefatti e omertosi che non protestano. Credo che in Oltrepò debbano rimanere soltanto i cartelli pubblicitari in regola, non è possibile vedere all'ingresso di ogni paese cartelli "appiccicati" fuori dagli spazi dedicati, non è possibile vedere striscioni che sono messi in bella mostra nella maggior parte delle rotonde dell'Oltrepò Pavese, non è possibile vedere lenzuola esposte anche per giuste cause, lungo le
Sicurezza a Stradella... La cittadinanza non si deve illudere con “spot elettorali”
“Il personale del Pronto Soccorso di Voghera non ha colpe, il problema sono i tagli alla sanità” Al di là delle critiche e lamentele di alcune persone per i tempi di attesa presso il Pronto Soccorso di Voghera, avendo avuto bisogno, di recente, ho constatato la gentilezza e la professionalità dei medici. Il problema è noto da tempo ed è da imputare ai tagli alla sanità, il personale operante non ha colpe, il resto sono solo speculazioni politiche. Per concludere, voglio ringraziare il personale sanitario del Pronto Soccorso. Maria Grazia Colombi Casteggio
strade comunali, provinciali statali. E' ora di riportare alla ribalta il tema della pubblicità stradale e condurre fino in fondo una battaglia che deturpa il paesaggio dell'Oltrepò, si può fare, è già così in buona parte d’Europa... Inoltre… molti non hanno neanche il buon gusto o il buon senso di togliere i cartelli abusivi una volta fi-
“Voghera le notizie di cronaca nera sono all’ordine del giorno a causa della totale mancanza di sicurezza” Mentre i nostri politici amministratori, lanciano
Com’è tristemente ben noto, Stradella non gode di
i loro proclami, esibizioni mediatiche, ricette su
buona salute per quanto riguarda la mancanza di sicu-
come combattere il crimine con le telecamere, lam-
rezza, la recrudescenza della criminalità, la presenza massiccia e continua di questuanti abusivi. Ad oggi i politici amministratori non sono minima-
padine al led, riunioni a tavolino, relazioni e altri palliativi, ogni giorno leggiamo notizie di rapine, spaccio e gesti vandalici. Purtroppo queste notizie di cronaca nera sono sempre all’ordine del giorno,
mente riusciti neanche a dare una parvenza di sicu-
tutto ciò è causa della pressoché totale mancanza di
rezza.
sicurezza, un dato preoccupante a cui fanno contor-
La verità e’ che quando non ci sono sufficienti ope-
no le risse con accoltellamenti, spaccio, venditori
ratori di polizia e i mezzi per poter combattere i reati, non si deve illudere la cittadinanza con “spot elettorali”. Questa è la cruda e triste realtà stradellina.
abusivi, e tanto altro ancora. Voghera è diventata una città del Far West, in continuo declino. Giorgio Vincenzi
Luisa Cazzola
nita la manifestazione... lasciandoli all'usura del tempo e rendendoli ancora più degradanti. Ma i Vigili, le Forze dell'Ordine, gli amministratori comunali che fanno… oltre a voltarsi dall'altra parte per far finta di non vedere? Marco Stringa Broni
Voghera
LETTERE AL DIRETTORE Questa pagina è a disposizione dei lettori per lettere, suggerimenti o per intervenire sulle questioni dibattute dal nostro giornale. Scrivete una email a: direttore@ilperiodiconews.it. Le lettere non devono superare le 2500 battute! Mi raccomando le 2500 battute e non 5 mila come spesso vengono recapitate in redazione. E devono contenere nome, cognome, indirizzo e numero di telefono che non saranno pubblicati sul giornale ma che ci permetteranno di riconoscere la veridicità del mittente.
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Speciale Vinoltrepo
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Maffi: "Annata eccezionale per il Barbera" Nel 2014 invece ha brillato il Pinot Nero Secondo l’enologo Mario Maffi, decano della viticoltura oltrepadana, la vendemmia di quest’anno ha portato una ventata di ottimismo, dopo una raccolta del 2014 che aveva invece deluso. Maffi, come è andata nel 2015? «L’ultima vendemmia è stata decisamente buona, anzi potremmo anche dire ottima. Il che ci voleva dopo il 2014. Si è trattato di un’annata più che positiva, anche se dal punto di vista produttivo occorre fare dei di-
stinguo». Ottima, ma non per tutti? «Effettivamente i terreni con componente argillosa non hanno sofferto la siccità, quindi la quantità era nella media, anzi per la Barbera, anche superiore. Mentre sui terreni sciolti, che soffrono di più la siccità, c’è stato un calo di produzione quantitativa pari anche al 25/30% in meno». Questo per la quantità. E la qualità? «Nel complesso la qualità c’è; abbiamo solo dovuto fare un po’ di attenzione sulle prime uve maturate con il gran caldo, che ha favorito modifiche dell’acidità e del pH che hanno richiesto alcuni interventi cor-
rettivi; ma cose normali, nulla di particolare: tanto è vero che si tratta di correzioni minime, ammesse anche dal biologico». Quindi potremo sperare in vini ottimi? «Per ¾ della produzione possiamo parlare di alta qualità; soprattutto per i rossi tradizionali».
Qui sotto riportiamo le tabelle con i dati ufficiali della vendemmia e dell'imbottigliamento relative all'anno 2014 che ci state gentilmente fornite dal Consorzio Tutela Vini Oltrepò Pavese.
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di Alessio Alfretti
Già all’inizio dell’agosto di quest’anno i commenti entusiastici sulla vendemmia che stava per iniziare si sprecavano. “Il millesimo 2015 è stimato da Assoenologi qualitativamente ottimo con molte punte di eccellente, in particolar modo per i vini ottenuti da uve a bacca rossa che saranno vendemmiate a fine settembre” scriveva il Gambero Rosso. “Le condizioni climatiche hanno creato i requisiti per una vendemmia ottima dal punto di vista qualitativo con una produzione stimata in aumento dal 5 al 10 per cento rispetto ai valori minimi dello scorso anno” commentava Coldiretti alla fine dello stesso mese. Tutte stime, influenzate da un andamento climatico che, se ha messo in ginocchio altre produzioni agricole per via della siccità, ha di certo dato una mano tra i filari per avere uve anzitutto di elevata qualità. Tuttavia tra i grandi proclami e i fatti concreti, non sempre tutto coincide alla perfezione. Per questo abbiamo chiesto a un enologo oltrepadano, Simone Fiori, di raccontarci ormai a vendemmia finita come sono andate le cose nella nostra zona. Fiori, è stata davvero una vendemmia da ricordare? «Sicuramente una buona annata, dal punto di vista sanitario delle uve direi ottima; ma alcune uve hanno risentito delle temperature molto alte». Non ottima, dunque? «Secondo me c’è stato troppo caldo: le piante hanno risentito un po’ dello stress climatico e anche idrico. E comunque se una pianta non è nelle condizioni di lavorare al meglio, anche il prodotto ne risente alla fine. Quindi non eccellente, ma senza dubbio buona». Come il caldo ha influito sulla qualità? «Le uve rosse hanno fatto riscontare un elevato quantitativo di zuccheri, il che porterà a dei vini molto alcolici, sicuramente. Quindi queste uve hanno risentito delle condizioni climatiche dell’an-
L'enologo Simone Fiori
no in modo meno marcato rispetto alle bianche». In che senso? «Diciamo, per semplificare, che le caratteristiche
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L’enologo Simone Fiori commenta la vendemmia: "Annata più che buona"
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indotte dal caldo sono più apprezzabili nei vini rossi che non in quelli bianchi. Questo perché il consumatore quando beve un vino bianco cerca nella maggior parte dei casi freschezza e profumi, mentre magari in un vino rosso va a cercare invece un po’ più di corpo e struttura, elementi che il caldo ha favorito». Quindi è sulle bianche che c’è qualche riserva in più? «Dal punto di vista sanitario le uve erano tutte ottime, ma per quanto riguarda profumi e acidità sulle uve bianche, qualche problema lo si è riscontrato. Con questo non voglio fare il bastian contrario: ben vengano queste annate, dove ci sono solo questi piccoli problemi e non lo scorso anno dove il problema era ben più grave». La quantità di produzione, come è andata? «Per quanto riguarda le produzioni, si è riscontrato un livello simile allo scorso anno, con qualche punto percentuale in meno. In particolare è stato il Riesling a risentire tanto di questo caldo, con una produzione in calo, stimabile in un 20% in meno». Mentre il Pinot Nero, simbolo dell’eccellenza oltrepadana? «La raccolta del Pinot nero per base spumante in Oltrepò è iniziata presto, attorno al 10 agosto, quindi con circa quindici giorni di anticipo rispetto allo scorso anno. Questo per salvare l’acidità, essenziale caratteristica per un buon spumante». Spostiamo l’attenzione sulla situazione generale: cosa pensa di questa fase vissuta dall’Oltrepò vitivinicolo? «Io sono ottimista, dato che il territorio dell'Oltrepò pavese ha grandi potenzialità, forse ancora parzialmente inespresse, ma che ci fanno ben sperare per il futuro. Mi auguro sempre che si dia più spazio ai giovani e che si riesca a trovare un po’ di unità territoriale».
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di Alessio Alfretti
Obiettivo export per il Consorzio Tutela Vini Oltrepò Pavese che ha elaborato un progetto articolato su Stati Uniti, Cina, Giappone e Svizzera ammesso a finanziamento da Regione Lombardia. Il piano da 800mila euro si propone di far conoscere capillarmente l'Oltrepò, primo terroir vitivinicolo di Lombardia (13500 ettari), i suoi marchi e le sue produzioni di punta ma anche di generare turismo di alta gamma sulle colline del Pinot nero, una piccola Toscana a quaranta minuti da Milano, la metropoli italiana più importante insieme a Roma. Chiediamo allora al direttore del Consorzio, Emanuele Bottiroli, ci spiegarci meglio in cosa consiste il piano. «Il piano si propone di promuovere e valorizzare al meglio il territorio e i suoi vini Doc, Docg e Igt. Il convincimento del nostro consiglio d’amministrazione si sostanzia nella necessità di mettere a sistema vini e zona di provenienza. Attraverso la promozione delle nostre etichette all’estero - ricorda Bottiroli puntiamo a far sì che i consumatori e gli operatori rimangano affascinati dai luoghi di origine dei prodotti che hanno degustato e che provino anche il desiderio di approfondire la conoscenza di un territorio verde, incontaminato e ricco di storia». Nel corso del 2016 l’Oltrepò punterà, oltre che sull’Italia e in particolare Milano, a creare valore all’estero: rapporto qualità/prezzo e la competitività dei produttori saranno due elementi di rilievo durante gli incontri ed i workshop pensati per attivare nuovi scenari di business. I gruppi destinatari delle azioni saranno i consumatori della fascia business, distributori, buyer, ristoratori, gli opinion leader e i giornalisti. Come articolerete questa opera di promozione? «Non saranno missioni improvvisate, forniremo alle aziende l’opportuna formazione preliminare. Un conto è mandare in Italia una foto, un’altra è riuscire a sviluppare contatti interessanti sapendo cosa cercano e cosa si aspettano i mercati di riferimento». Sempre nella prospettiva di accrescere la consapevolezza sulle mille qualità del suo terroir vitivinicolo con respiro nazionale ed internazionale, il Consorzio Tutela Vini Oltrepò Pavese parteciperà al 49° congresso nazionale dell’Associazione Italiana Sommelier, in agenda per 14 e 15 novembre all’interno della prestigiosa “Diamond Tower” di Milano. Il Consorzio creerà un banco d’assaggio con servizio a cura di sommelier e darà modo ai produttori di mettersi in evidenza con le loro migliori etichette. Direttore, si punta dunque a dare ulteriore lustro all’Oltrepò Pavese del vino? «I 13.500 ettari vitati dell’Oltrepò Pavese corrispondono alla superficie occupata da 18.900 campi da calcio della dimensione dello Stadio Olimpico. Oggi l'Oltrepò Pavese è il primo “terroir” vitivinicolo di Lombardia. E' quel lembo di terra collinoso a sud della Lombardia noto per essere il punto d’incontro di quattro regioni: Lombardia, Piemonte, Liguria ed Emilia Romagna. Tale peculiare caratteristica rende l’Oltrepò Pavese ricco di culture, lingue, tradizioni e cucine differenti, ma ben integrate tra loro». Quale vino può rappresentare il nostro territorio? «Il vino bandiera è il «Cruasé», marchio collettivo riservato ai soci che identifica le bollicine Oltrepò Pavese Metodo Classico DOCG rosé da uve Pinot nero; il vino della tradizione è il Bonarda, la cui pro-
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Il vino dell’Oltrepò nel mondo, grazie al Consorzio Tutela Vini
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Il direttore del consorio vini, Emanuele Bottiroli
duzione tocca i 20 milioni di bottiglie. Il bianco più caratteristico è il Riesling; il rosso più internazionale è il Pinot nero mentre quello dal nome più evocativo è il Buttafuoco. I focus del Consorzio Tutela Vini Oltrepò Pavese erano e restano due: tutti i colori del Pinot nero, con un accento sulla spumantistica Metodo Classico e Metodo Charmat; il Bonarda, un evergreen da bere in ogni momento dell’anno per creare calore e allegria, un prodotto che sorprende per piacevolezza e versatilità». Com'è suddivisa la produzione enologica dell'Oltrepò Pavese? La produzione enologica dell’Oltrepò Pavese a indicazione geografica è suddivisa in: 1 Docg (Oltrepò Pavese Metodo Classico); 7 Doc (Bonarda dell’Oltrepò Pavese, Buttafuoco dell’Oltrepò Pavese, Casteggio, Oltrepò Pavese, Oltrepò Pavese Pinot grigio, Pinot nero dell’Oltrepò Pavese e Sangue di Giuda dell’Oltrepò Pavese); 1 Igt (Provincia di Pavia). E quali sono i vitigni più rappresentativi? «Sulle colline oltrepadane i vitigni più rappresentativi sono: Croatina, Barbera, Pinot nero, Pinot grigio, Riesling e Moscato». Come si esplica l'attività del Consorzio? «La missione del Consorzio Tutela Vini Oltrepò Pavese è tutelare e promuovere una delle prime cinque storiche Denominazioni d’Italia per numero di ettari vitati. Quindi espli-
chiamo le attività di controllo che la legge ci assegna e, come già spiegato, facciamo molta promozione dell’immagine e dei prodotti. Il nostro impegno in ambito promozionale non è solo Ocm, ma anche tanti eventi, anche fuori dall’Italia. Ad esempio di recente siamo stati a Zurigo. L’evento, voluto dal Consorzio Tutela Vini Oltrepò Pavese per favorire il marketing internazionale, è stato a cura della prestigiosa ed autorevole rivista Vinum. La prevalenza di terreno collinare e la posizione a sud del fiume Po, lungo il 45° parallelo, creano in Oltrepò un ideale habitat per il Pinot noir, protagonista assoluto della degustazione di vini organizzata presso il noto ristorante zurighese Metropol, dove gli apprezzamenti sono stati davvero tanti».
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Ecco dove si producono i vini con Denominazione di Origine
Il distretto territoriale del vino interessa 43 Comuni dell'Oltrepò Pavese che costituiscono l'area di produzione a Denominazione di Origine (D.O.), sulla base dei rispettivi disciplinari e più precisamente Borgo Priolo, Borgoratto Mormorolo, Bosnasco, Broni, Calvignano, Canevino, Canneto Pavese, Castana, Casteggio, Cecima, Cigognola, Codevilla, Corvino San Quirico, Fortunago, Godiasco, Golferenzo, Lirio, Montalto Pavese, Montebello della Battaglia, Montecalvo Versiggia, Montescano, Montesegale, Montù Beccaria, Mornico Losana, Oliva Gessi, Pietra de' Giorgi, Ponte Nizza, Redavalle, Retorbido, Rivanazzano Terme, Rocca de' Giorgi, Rocca Susella, Rovescala, Ruino, San Damiano al Colle, Santa Giuletta, Santa Maria della Versa, Stradella, Torrazza Coste, Torricella Verzate, Volpara, Zenevredo. Denominazioni DOC e DOCG La produzione enologica dell’Oltrepò Pavese a indicazione geografica è suddivisa in: – 1 Docg (Oltrepò Pavese Metodo Classico); – 7 Doc (Bonarda dell’Oltrepò Pavese, Buttafuoco dell’Oltrepò Pavese, Casteggio, Oltrepò Pavese, Oltrepò Pavese Pinot grigio, Pinot nero dell’Oltrepò Pavese e Sangue di Giuda dell’Oltrepò Pavese); – 1 Igt (Provincia di Pavia).
Fonte: Coldiretti Pavia
Un bicchiere per ogni tipo di vino
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Oltrepò pavese, terra di vini. Tra Voghera, Casteggio, Broni e Stradella e più in su, verso la Val Versa, non c'è collina che non sia adibita a vigneto. E’ un’area, quella della provincia di Pavia che deve il suo nome alla peculiarità di trovarsi a sud del fiume Po, in pieno Appennino Settentrionale incuneato tra Emilia Romagna, Piemonte, Lombardia e Liguria. A cavallo del 45esimo parallelo gode di un clima particolarmente favorevole che permette una perfetta maturazione delle uve anche ad autunno inoltrato. Terreni argilloso-calcarei per i vitigni a bacca rossa, gessosi per quelli a bacca bianca e basi per lo spumante sulle colline più elevate. E' qui tra queste verdeggianti colline che prendono vita i vini più pregiati dell'Oltrepò che hanno permesso a questa area geografica di divenire famosa non solo in Italia ma anche all'estero. Oggigiorno, oltre alla quantità, in questa magnifica zona si lavora anche alla qualità e infatti in Oltrepò è facile trovare ottimi vini a prezzi accessibili. Una Docg, 7 Doc e 1 Igt Docg Oltrepò Pavese Metodo Classico; Doc Bonarda dell’Oltrepò Pavese, Buttafuoco dell’Oltrepò Pavese, Casteggio, Oltrepò Pavese, Oltrepò Pavese Pinot grigio, Pinot nero dell’Oltrepò Pavese e Sangue di Giuda dell’Oltrepò Pavese; Igt Provincia di Pavia La grande tradizione spumantistica, caratterizzata dall’utilizzo principalmente del Pinot Nero, di cui l’Oltrepò è il più grande produttore nazionale ha radici antiche, in quanto il primo Metodo Classicoprodotto in zona risale al 1872. Il Metodo Classico Oltrepò Pavese: Pinot Nero minimo 85%, Chardonnay, Pinot Grigio e Pinot Bianco La Docg prevede quattro tipologie: Oltrepò Pavese, Oltrepò Pavese Rosè, Oltrepò Pa-
vese Pinot Nero e Oltrepò Pavese Pinot Nero Rosè. Per quello che riguarda invece la Doc possiamo citare Bonarda e Barbera, tranquilli o frizzanti, che ci offrono bellissimi colori rubino, profumi intensi e fruttati con sentori di more, lamponi e fragole. Viniadatti ad abbinamenti con il noto salame di Varzi o altri piatti della tradizione come risotti, trippa oppure semplici preparazioni di carni rosse, piatti con i quali da’ ottimi risultati anche il Buttafuoco. Sempre parlando di vini rossi un vino morbido, caldo e dotato di buona persistenza è il Pinot Nero che qui inOltrepò si abbina perfettamente ad importanti
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Vini d'Oltrepò: ecco i Doc e i Docg Viaggio tra le bollicine pavesi
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piatti di carne rossa. A fine pasto un altro interessante prodotto locale è il Sangue di Giuda, un vino dolce da abbinare alla torta sbrisolona e alle crostate di frutta. I vini bianchi dell’Oltrepò sono vini con profumi fragranti di frutta e fiori con sentori minerali ed erbacei. Ad esempio Riesling, Sauvignon e Chardonnay vini che possono accompagnare piatti a base di pesce, molluschi o carni bianche. Da dessert infine, profumati, aromatici e dolci troviamo Malvasia eMoscato per accompagnare panettone, torta paradiso e colomba.
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Giorgi: "Il Distretto è partito da una divergenza con il Consorzio..." di Alessio Alfretti
Nato come “reazione” al Consorzio, il Distretto del Vino di Qualità brilla ormai di luce propria e si propone con una serie di iniziative pensate per promuovere i migliori vini oltrepadani. Con circa 80 aziende aderenti, si tratta di un soggetto rappresentativo e degno di adeguata considerazione. Il presidente Fabiano Giorgi non ha dubbi: «L’Oltrepò ha grandi potenzialità e nel settore del vino vanta prodotti di grande qualità. In questo momento in cui l’agroalimentare è un settore molto apprezzato dobbiamo saper cogliere l’occasione e valorizzarci come questa terra e i suoi prodotti meritano». Tutto questo si traduce in un’articolata attività di promozione e marketing, che inizia a dare ottimi frutti. Giorgi, quali sono gli obiettivi del Distretto? «Il Distretto si pone anzitutto l’obiettivo di qualificare, consolidare e contraddistinguere lo sviluppo socio-economico dell’area di produzione vitivinicola dell’Oltrepò Pavese, attraverso un approccio partecipato dai soggetti pubblici e privati del territorio, in linea con gli indirizzi regionali, nazionali e dell’Unione Europea». Ci spiega meglio come intendete rilanciare l’Oltrepò? «Noi vogliamo valorizzare non solo il settore vitivinicolo dell’Oltrepò Pavese, ma anche i settori economici contigui. Per fare questo occorre operare per la valorizzazione del binomio vino-territorio, coniugando il tema agroalimentare con quello turistico di qualità; dobbiamo integrare la valorizzazione delle risorse agro-alimentari con l’introduzione di obiettivi di salvaguardia dell’ambiente, della cultura e delle tradizioni locali; favorire lo sviluppo dei processi di integrazione aziendale e le reti d’imprese per ottimizzare l’uso delle risorse; coinvolgere nel proces-
Fabiano Giorgi
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so di valorizzazione del comparto agroalimentare tutte le risorse caratterizzanti il territorio che portino alla valorizzazione dei profili multifunzionali dell’agricoltura». Però per vendere il vino bisogna guardare oltre, cosa fate per il commercio? «Siamo impegnati su molteplici fronti, specie all’estero. Le nostre sono iniziative numerose, ma assolutamente di valore. Abbiamo già contatti proficui con diversi Paesi, tra cui gli Stati Uniti e il Canada. Il nostro scopo è operare per l’attivazione e il sostegno di iniziative a supporto della diffusione e promozione del vino e di altri prodotti tipici dell’Oltrepò Pavese sui mercati esteri. Intendiamo accrescere la diffusione di informazioni sul settore agroalimentare di altri Paesi europei. Per questo ci impegniamo a favorire la circolazione di informazioni circa la possibilità di scambio di buone prassi anche attraverso visite informative con imprese agroalimentari operanti in Paesi europei; infine, non dimentichiamo di acquisire e diffondere informazioni circa le agevolazioni esistenti per il settore agroalimentare». Una domanda d’obbligo, anche alla luce di quanto fate per la promozione: non siete in contrasto con il Consorzio? «Sicuramente noi siamo partiti da una divergenza oggettiva rispetto alle politiche del Consorzio, basata su solidi argomenti. Non a caso le 35 aziende uscite dal Consorzio sono entrate nel Distretto perché credono nel nostro progetto atto a valorizzare il vino di qualità oltrepadano. Secondo noi sino a ora non c’è stata una politica adeguata in questo senso e stiamo cercando di sopperire con tanto impegno e serietà. Ciò non implica che vogliamo scontrarci con il Consorzio: se dall’altra parte ci sarà la lungimiranza di accogliere le nostre richieste e di capire le ragioni dei tanti produttori che rappresentiamo, saremo ben lieti di riprendere il dialogo».
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di Alessio Alfretti
Consorzio e Distretto, un binomio tutto oltrepadano. Quasi una dicotomia, visto che il secondo di fatto è arrivato per cercare di correggere i difetti del primo, quindi almeno in parte per sovrapporsi ad esso. Una anomalia che è stata persino criticata dall’assessore regionale all’Agricoltura, Gianni Fava. Tuttavia quelli del Distretto, guidati da Fabiano Giorgi, hanno diverse rivendicazioni, più che legittime. Ma il Consorzio, che fa? In questa intervista al suo direttore, Emanuele Bottiroli, vediamo come l’organismo di rappresentanza dei produttori oltrepadani sta cercando di rispondere alle istanze messe sul tavolo dai colleghi distrettuali. Come sono ora i rapporti con i vertici del Distretto? «Il Consorzio Tutela Vini Oltrepò Pavese è “erga omnes”, riconoscimento ministeriale che obbliga a rappresentare soci e non soci a vario titolo impegnati in produzione, vinificazione e imbottigliamento della Denominazione, secondo regole stabilite a livello nazionale. Il Consorzio è la casa di tutti i produttori e, quindi, anche delle aziende che fanno parte del Distretto. La porta era e rimane aperta per costruire insieme, secondo la precisa volontà del nuovo CdA del Consorzio, un percorso unitario con la serenità che serve per vincere le grandi sfide». Quali sono a suo giudizio le differenze sostanziali di vedute tra il Consorzio ed il Distretto? «Il Distretto, di cui fanno parte molte aziende i cui titolari per molti anni sono stati dirigenti del Consorzio ai più alti livelli, rivendica una maggior centralità dei produttori di filiera. Una richiesta su cui si aprirà il confronto al tavolo del nuovo consiglio d’amministrazione del Consorzio, allargato a Camera di Commercio, associazioni di categoria e allo stesso Distretto. Le differenti vedute devono portare a una sintesi al tavolo del “parlamento del vino” che, per missione e statuto, non può che essere il Consorzio. Bisogna andare avanti uniti, trasformando le differenze in tante tessere di un mosaico che rappresenti un Oltrepò in cui deve tornare a brillare l’orgoglio di appartenenza». Pensa che in un prossimo futuro i membri del Distretto possano rientrare nel Consorzio? «Ritengo sia doveroso adoperarsi perché ciò avvenga nel più breve tempo possibile. Riformare la Denominazione e i disciplinari di produzione come ci accingiamo a fare, senza tutti gli attori al tavolo avrebbe meno senso e non darebbe valore alle istanze di tutti, in particolare a quelle degli scontenti che chiedono risposte. Queste risposte sono da ricercare rientrando in Consorzio e contribuendo al cammino di riforma. Detto questo non penso che dentro al Consorzio siano rimaste aziende di serie B e che nel Distretto vi siano tutte quelle di serie A: penso che la famiglia debba riunirsi, perché la litigiosità e i mille rivoli non faranno mai la forza di un territorio che da cinquant’anni è in cerca di valorizzazione». Sulla vicenda cantina di Broni il Consorzio ha scelto il basso profilo, ritiene che il Consorzio abbia svolto tutte le attività di controllo di sua competenza correttamente? «Nessun basso profilo. La cantina Terre d’Oltrepò è la cooperativa vitivinicola più grande di Lombardia: 900 soci, 43 milioni di euro di fatturato annuo, 400mila quintali d’uva pigiata l’ultima vendemmia, 4 milioni di bottiglie prodotte ogni anno e un business importante nel settore del vino sfuso. Questo
Emanuele Bottiroli
colosso, nato nel 2008 dalla fusione della Cantina sociale di Broni con quella di Casteggio che versava in una situazione debitoria, è finito al centro di un’indagine giudiziaria sulla quale sarà la magistratura a fare piena chiarezza, avendo tutti gli elementi, augurandosi che ciò avvenga in tempi brevi per non prolungare il danno reputazionale che tutti i produttori stanno subendo. Sul piano delle responsabilità è bene ricordare che il Consorzio ha l’incarico del piano di vigilanza di mercato, mentre a occuparsi dei controlli in vigna e in cantina, per legge, è un ente terzo che nulla ha a che vedere con il Consorzio, se non per l’affidamento dell’incarico ogni triennio. Consorzio ed ente di controllo hanno badato al loro compito, secondo quanto previsto dalla legge. Spetta invece proprio a ICQRF (Repressione Frodi), Guardia Forestale, Guardia di Finanza e altri organi dello Stato la responsabilità di accertare frodi e un certo tipo di reati. E così è stato, proprio per l’accuratezza del lavoro svolto dalle autorità preposte. Se il caso è scoppiato è perché nessuno può farla franca, come dimostrano i recenti fatti analoghi in altre blasonate zone di produzione italiane». Cosa può fare il Consorzio, concretamente e con quali strumenti, per prevenire altri episodi di frodi? «Il Consorzio ha chiesto alle autorità (ICQRF, Forestale e Regione Lombardia) maggiori controlli durante la campagna vendemmiale e sta avviando, per volontà del neo presidente Michele Rossetti e del CdA, una profonda revisione dei disciplinari, che consentirà anche di riflettere su tutto l’iter di certificazione in maniera ancor più restrittiva. In passato si è fatto tutto secondo regola, ma i casi nazionali alla ribalta delle cronache in diverse zone di produzione devono indurre i consorzi di tutela a innalzare le difese e a fare tutto ciò che è possibile per arginare fenomeni di potenziale concorrenza sleale». Il nostro giornale ha fatto un sondaggio on line dove hanno risposto in oltre 30.000, nella quasi totalità oltrepadani, il risultato è che il 70% dei votanti non si fida dei produttori dell'Oltrepò Pavese. Come è possibile far riacquistare la fiducia ai consumatori dell'Oltrepò? «Chi non si fida fa male e probabilmente le risposte che il vostro giornale ha raccolto scaturiscono anche dal “fenomeno Tafazzi” di cui l’Oltrepò è vittima. Nelle altre zone di produzione in cui sono scoppiati scandali, i produttori, nel pieno e doveroso rispetto
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Bottiroli: "Non spettava a noi controllare l'operato di Terre d'Oltrepò..."
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della magistratura, hanno rassicurato il mercato. Da noi il clima da “dagli all’untore” ha amplificato la crisi d’immagine che il territorio ha subito. I lusinghieri risultati delle degustazioni delle guide vini nazionali dimostrano che l’Oltrepò Pavese, primo terroir vitivinicolo di Lombardia con 13.500 ettari a vigneto, è terra di vini e spumanti di qualità di caratura nazionale». In Oltrepò molti, troppi locali pubblici offrono e servono vini che non sono oltrepadani, in altre zone d'Italia invece nella stragrande maggioranza dei locali pubblici vengono offerti e serviti vini della zona, non ritiene che sia necessario che i vini oltrepadani diventino leader in Oltrepò prima di cercare d'imporsi in altre zone d'Italia? «Il mercato è profondamente cambiato e, con varie sfaccettature, il “nemo propheta in patria” è un problema di tutte le zone di produzione. Si pensi ad esempio al fenomeno Prosecco, che domina le carte dei vini un po’ in tutta la Lombardia. Qui c’è anche un fatto di ricarichi sul canale HoReCa (hotel, ristoranti e catering), che ha risentito fortemente della crisi economica che interessa da anni l’Italia e, in particolare, la provincia. Se si vuol ricaricare di più si deve partire da un prodotto che costi di meno. E un Prosecco che rifermenta pochi mesi in autoclave è un prodotto diverso, anche a livello di prezzo, da un Oltrepò Pavese Metodo Classico che rifermenta in bottiglia per 18, 24 o 36 mesi e che nasce dal Pinot nero vendemmiato in collina, con gli annessi costi di gestione del vigneto. Bisogna affermarsi dove i winelover sanno riconoscere e possono pagare la qualità il giusto. Per questo è doveroso abbandonare il localismo per scommettere sulle grandi città e le grandi capitali del mondo, raccontando la nostra storia e la nostra identità. In provincia qualcosa potrà cambiare davvero solo quando si riuscirà a fare tendenza inducendo i clienti dei locali a chiedere vini e spumanti del territorio». La Versa, il marchio storico dell’Oltrepò, ora il management ed una grande fetta della proprietà è "in mano" ad un imprenditore bresciano, che sta cercando di portare entusiasmo. Ritiene positivo questa voglia di fare di Lanzanova? «Abele Lanzanova sta iniettando entusiasmo e lavora per ridare slancio al marchio più storico della cooperazione locale, su un territorio in cui la cooperazione rappresenta oltre il 65% del vinificato. La sua voglia di fare, di reclutare forze giovani, di creare sinergie e di riavviare la cantina sociale più d’immagine dell’Oltrepò è un dato indubbiamente positivo». Lanzanova era visto da molti con sospetto, e molti cercavano per La Versa una soluzione oltrepadana, soluzione che non è arrivata. A suo giudizio era meglio una soluzione oltrepadana oppure una soluzione extrapadana? «La cultura del sospetto non mi appartiene. Io sono abituato a misurare i progetti imprenditoriali non sulla base delle residenze degli imprenditori, quanto piuttosto sui risultati. In questo momento Lanzanova mostra di avere le idee chiare e un suo percorso da sviluppare. Misureremo i risultati tra qualche tempo. Detto questo, l’Oltrepò ha bisogno di nuovi imprenditori che credano nella Denominazione e non si deve chiudere ad apporti esterni, specie a quelli rispettosi del territorio e della sua tradizione».
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