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PIZZALE Pagina
L’idea di Andrea Astolfi: una birra dedicata a Voghera e al suo peperone
Andrea Astolfi del birrificio di Porana, piccola frazione del Comune di Pizzale, ha recentemente presentato ai consumatori e agli appassionati di birra la sua ultima invenzione: una birra dedicata a Voghera e al suo famoso peperone che da qualche anno, grazie all’Istituto Tecnico Agrario “Carlo Gallini” e all’associazione “PepeVo” viene di nuovo coltivato dagli agricoltori della zona. Un progetto condiviso e portato avanti con Moreno Baggini, già vicedirettore della Caritas diocesana di Tortona, molto noto a Voghera per l’impegno civico, infatti con il progetto degli Orti Sociali si occupa di riabilitazione di persone fragili attraverso il lavoro agricolo.
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Astolfi come è nato il suo birrificio?
«Sono sempre stato appassionato dalle birre, per questo sperimentavo in piccolo, provando a crearne nel mio garage per me e gli amici e nel 2015, quando l’azienda per la quale lavoravo ha vacillato, ho deciso di commissionare le mie ricette a produttori esterni. In un primo momento non ero io a preparare le mie birre e infatti non ero mai del tutto soddisfatto delle aziende con le quali collaboravo perché avevamo due modalità diverse di intendere il lavoro: le mie sono birre che richiedono una lavorazione complessa passo dopo passo e non tutti erano disposti a seguire le mie direttive. Per questo nel 2019 ho iniziato con i primi investimenti per diventare io stesso produttore e, a seguito dei permessi necessari arrivati nel febbraio 2019, sono riuscito a far partire la mia attività. Ora che oltre alle mie birre produco anche Beerfirm (ovvero birre per terzi) lascio, con un preventivo a seconda delle ricette, completa libertà ai birrai che si rivolgono a me per evitare loro la mia stessa esperienza».
da quando produce lei stesso le sue birre cosa è cambiato?
«è cambiato molto, appena partito mi sono dovuto fermare a causa del Covid e dato che tutti i locali erano chiusi, ho deciso di sperimentare per rendere uniche le mie birre: attualmente ne produco 14 tipologie, tutte realizzate in un anno, e avendo a disposizione un mio impianto, seppur piccolo, posso intervenire in qualsiasi momento, dalla cotta alla fermentazione. Sono tutte birre molto particolari in quanto in pochi fanno prodotti simili. Per chi non fosse del mestiere potrebbe non sapere che ci sono molti rischi a produrre birre con l’aggiunta di frutta o verdura… soprattutto nella fase di fermentazione si rischia di perdere tutto a causa di un batterio».
Come gestisce questi rischi?
«Ho un impianto che mi permette di pastorizzare frutta e verdura ma il rischio di veder contaminato e di perdere tutto rimane, seppur in minima parte. è una scelta che ho preso e voglio continuare in questa direzione. Un altro problema che riscontro
Andrea Astolfi, professione mastro birraio
è la quantità esigua rispetto a quella di partenza in quanto i vegetali assorbono molto liquido durante le trasfusioni ma una volta terminato il lavoro il risultato è ottimo!».
Che verdure unisce alle sue birre? e quali sono le particolarità che apporta il peperone di voghera?
«Produco birra con la zucca berrettina di Lungavilla, lampone, mirtilli, mele renette, fiori di sambuco-menta, fave di cacao- caffè e peperoncino, cannella e spezie natalizie… non mi faccio mancare nulla! Per quanto concerne il peperone di Voghera è un vegetale che cede molte delle proprie qualità organolettiche che lo contraddistinguono e che lo rendono unico nel suo genere: ha un sapore deciso e una leggera piccantezza, ed è proprio quello che sono riuscito a trasferire alla mia birra! Riuscendo a rendendola ottima come aperitivo. Si può dire che sia una bevanda leggera e profumata che si può abbinare a stuzzichini, uova sode, acciughe e tanto altro».
la vostra nuova birra vedrà la collaborazione degli Orti sociali. in che modo?
«Questa collaborazione mi ha ripagato tantissimo sia a livello lavorativo che personale. Tutto è incominciato quando ho contattato Moreno Baggini degli Orti Sociali, che ai tempi non conoscevo, raccontandogli di come volessi utilizzare il peperone vogherese, lui è uno dei pochi agricoltori che se ne occupa, per produrre una birra pensata per la mia città. Abbiamo iniziato una collaborazione armoniosa da cui è uscita una birra straordinaria…voglio continuare su questa linea e anche ingrandire la produzione, sono sicuro che verrà sempre più apprezzata».
«Quando la sindaca mi ha chiesto di candidarmi, a mezz’ora dalla chiamata avevo già accettato»
Riccardo Buscaglia, 23 anni, dal 2019 assessore comunale di Lungavilla. Un giovane studente di medicina dell’Università di Pavia interessato alla “cosa pubblica” fin dai tempi del liceo classico “fin da bambino ero interessato alle lotte per i diritti civili o altri temi di attualità e crescendo si è sempre più consolidata in me questa consapevolezza”. Grande la motivazione e forte la volontà di aiutare i propri concittadini, gli abbiamo chiesto quali siano i progetti realizzati in questi due anni.
dal 2019, nonostante la sua giovane età, è assessore al Bilancio e lavori pubblici nel Comune di lungavilla, si presenti ai nostri lettori
«Ho 23 anni e sono studente di medicina presso l’università di Pavia, a molti risulta “strano” che mi interessi anche di amministrazione, ma in realtà entrambi i miei “impegni” hanno in comune il volersi mettere in gioco per aiutare le persone. Anche senza avere un bacchetta magica cerco, per ogni esigenza, di offrire un punto di ascolto per le problematiche più disparate per poi trovare delle soluzioni. Nel 2019 mi sono candidato non appena mi è stata data questa possibilità anche se già in ambito liceale, al Galilei di Voghera, mi ero avvicinato alla politica. è una tendenza che ho sempre sentito in me… fin da bambino ero interessato a lotte per i diritti civili o altri temi di attualità e crescendo si è sempre più consolidata in me questa consapevolezza. Quando la sindaca mi ha chiesto di candidarmi nonostante non avessi particolari conoscenze amministrative gli insegnamenti impartiti dal Liceo Classico riguardo l’antica Grecia, la Polis e il buon governare, mi hanno dato la motivazione necessaria per iniziare: dopo fuori dall’ordinario, ho cercato di impegnarmi al massimo: sintetizzavo tramite pagine social i dpcm, le regole da seguire e riguardo le decisioni del sindaco, abbiamo introdotto una tessera che consentiva di monitorare gli accessi al supermercato locale onde evitare che continuasse ad essere usato come un “parco giochi” in maniera tale da non creare assembramenti. Infine siamo stati tra i primi comuni a creare e distribuire spese solidali ed una volta terminati i soldi, destinati ad esso, abbiamo aperto un fondo per raccoglierne altri ed aiutare chi ne aveva bisogno. Nel mentre non ho mai dimenticato gli interventi che più sento di voler realizzare».
nei prossimi anni quindi su cosa si vorrebbe concentrare, cosa le sta più a cuore?
«Per il futuro ho tante aspettative e voglio ricominciare, man mano che la situazione torna alla normalità, partendo dai progetti lasciati in sospeso. Da idee piccole, ad esempio i giardinetti destinati ai cani per dare uno spazio a loro e ai padroni, fino a progetti più impegnativi quali uno spazio di aggregazione polivalente sia per il periodo scolastico che per l’estate e tanti altri lavori destinati ad eliminare barriere architettoniche fino al miglioramento delle nostre fognature in collaborazione con Pavia Acque. L’ambito al quale tengo di più però rimane quello degli interventi riguardo la modernizzazione delle strutture, l’ecosostenibilità nonché l’utilizzo di finanziamenti per l’abbattimento delle barriere architettoniche e la rigenerazione urbana del paese».
Riccardo Buscaglia, assessore al Bilancio e Lavori Pubblici
mezz’ora dalla chiamata avevo già accettato. Nella mia campagna elettorale mi sono soffermato a lungo nel raccontare quanto volessi restituire alla mia città, infatti considero il mio carattere forgiato in positivo da Lungavilla».
nel suo ruolo di assessore quali progetti ha proposto e realizzato?
«Una volta eletto, con grande riscontro, mi sono sentito quasi messo alla prova in quanto in questi cinque anni dovrò dimostrare di non aver sprecato questa occasione, soprattutto per chi ha riconosciuto la mia motivazione pur senza esperienza. Ogni giorno cerco quindi di ripagare la fiducia di chi mi ha votato. I primi due anni sono stati molto particolari: le nomine si sono svolte a giugno e tra luglio e agosto non abbiamo realizzato moltissimo in quanto nei mesi estivi i bandi sono fermi. Da settembre quindi abbiamo scelto di portare a termine le iniziative che la precedente giunta aveva varato. Da subito ho cercato di portare all’interno dell’amministrazione la linfa della gioventù per far si che il comune fosse realmente vicino a tutti: per esempio portando sui social una informazione chiara e continua sul nostro operato e abbiamo creato le dirette dei consigli comunali, cosa che si è resa utile nei periodi in cui non potevamo accettare pubblico. Per quanto riguarda invece l’ambito in cui sono stato eletto ho cercato di incanalare tutti i contributi regionali, nazionali ed europei per il miglioramento delle strade, la realizzazione di aree pedonali e ciclabili (cosa alla quale tengo molto), mi sono speso per il miglioramento della mobilia, delle strutture e la creazione di nuovi laboratori nelle nostre scuole oltre che l’efficientamento energetico ovvero il migliorare gli impianti di luce e gas per inquinare e consumare meno».
Ci sono stati altri progetti che hanno avuto il suo supporto?
«Da gennaio 2020 con i vari lockdown ci siamo dovuti concentrare sul fronteggiare, a livello di amministrazione comunale, il Covid. Prima di esso ho collaborato alla realizzazione della giornata di Halloween che ha sempre attirato giovani visitatori da tutti i comuni limitrofi e per questo ho coinvolto varie associazioni nella realizzazione di questa festa. Siamo arrivati ad avere 200 bambini presenti (un grande numero per una cittadina) coinvolgendo le pizzerie locali, purtroppo con le limitazioni dovute al Covid-19 non è stato possibile ma il mio intento era quello di riportare in auge il famoso carnevale di Lungavilla che negli anni ‘90 vedeva anche trasmissioni su di esso. La situazione pandemica ci ha portato a doverci interessare a interventi
di Riccardo Valle
Si vendono alcolici ai minori, non solo a Salice Terme ma in tanti locali dell’Oltrepò
Quando ho letto questa lettera giunta in redazione sono rimasto colpito. Penso che oltre le leggi, ci sia un obbligo morale: la salute dei ragazzi prima di tutto. Avendo però esperienza di locali pubblici ed avendo amici e conoscenti che gestiscono bar, so che non è così semplice come a dirsi. Riporto la lettera arrivata in redazione a firma di una ragazzina quattordicenne: “Come ogni fine settimana ci ritroviamo, con il solito gruppo di amici, a Salice Terme. Quel sabato in particolare si festeggiava in un bar del paese il compleanno di uno del gruppo. Al tavolo tutti mi dicevano – anche se io non ho potuto verificarlo perché non ho bevuto – quanto fossero buoni i cocktail… Solo un piccolo problema: parliamo di cocktail alcolici serviti senza che nessuno controllasse che fossimo maggiorenni oppure no. E quasi nessuno lo era, me compresa, che pur avendo avuto la possibilità di bere ho deciso di non farlo. Mia scelta esattamente come quella di chi, minorenne decide di bere, esagerando ed ubriacandosi fino a perdere i sensi, vero, ma… nessun locale che si rispetti dovrebbe vendere alcolici a minorenni per arricchirsi. Tralasciando la questione morale, la sorella quindicenne di un’amica con cui ero si è sentita molto male dopo aver bevuto ogni sorta di shortino. è stata chiamata l’ambulanza e ha passato la notte in ospedale. Purtroppo scene di questo tipo sono all’ordine del giorno, non passa week end in cui non sento dire che Tizio, Caio, oppure l’amico o l’amica di Tizio o Caio sono finiti al Pronto Soccorso. In me rimane un gran spavento, ho visto gli effetti dell’alcol che, se somministrato a una ragazzina di 14 anni che magari pesa 45 kg , possono essere devastanti!”. Che dire… C’è da immaginare che l’attività di questo locale, del quale non conosciamo il nome, non avendolo specificato la ragazza che ci ha inviato la lettera firmata e che da noi contattata ha preferito non dirlo, continuerà anche nei prossimi week-end, durante i quali molti ragazzini dell’Oltrepò sono a casa da scuola e si radunano proprio a Salice Terme, anche se il fenomeno tocca molti esercizi pubblici dell’Oltrepò, anche quelli dei piccoli paesini. Perché è proprio questo il dato più preoccupante. Non stiamo parlando del bar di periferia ma di esercizi di primo livello, tra i più frequentati in Oltrepò che continuano imperterriti a somministrare alcolici a minorenni. Dunque le problematiche nella fattispecie sono tre: o non li distinguono, oppure hanno troppo lavoro per chiedere loro i documenti, oppure se ne fregano. La risposta più comune dei gestori è: «Non sono un pubblico ufficiale che può controllare i documenti di tutti i clienti. Servirebbero interventi educativi» oppure «Non è facile far rispettare la regola: se ad esemcommerciale (bar, pub, pizzeria, ristorante, ecc.) che somministra, in un luogo pubblico o aperto al pubblico, bevande alcooliche a un minore degli anni sedici, o a persona che appaia affetta da malattia di mente, o che si trovi in evidenti condizioni di deficienza psichica a causa di un’altra infermità. La stessa pena si applica a chi vende alcolici attraverso distributori automatici che non consentano la rilevazione dei dati anagrafici dell’utilizzatore mediante sistemi di lettura ottica dei documenti, a meno che non sia presente sul posto personale incaricato di effettuare il controllo dei suddetti dati. La condanna comporta altresì la sospensione dall’esercizio. Il codice penale, pertanto, punisce con l’arresto la vendita di alcolici a minori di sedici anni quando avviene in pubblico o in luogo aperto al pubblico (cioè in luogo ove chiunque può entrare, rispettando alcune condizioni: ad esempio, il cinema è un luogo aperto al pubblico perché, pagando il biglietto, tutti possono entrare). Lo stesso divieto vale per la vendita a coloro che, seppur maggiorenni, sono affetti da vizio di mente, cioè sono, in maniera evidente, incapaci di intendere e di volere. La norma riguarda solamente colui che vende le bevande, non l’assuntore: pertanto, il minorenne che compra alcolici non rischia niente. E per i minorenni che abbiano compiuto i sedici anni? Per la fascia non ricompresa nella norma sopra esposta (cioè tra i sedici e i diciotto anni) la legge italiana ha previsto una mera sanzione amministrativa, consistente nel pagamento di una pena pecuniaria da 250 a 1000 euro . Quindi, il quadro completo è questo: Vendita di alcolici a minori di sedici anni: arresto fino ad un anno; Vendita di alcolici ai minori di diciotto anni: sanzione pecuniaria da 250 a 1000 euro; Il minorenne non rischia alcuna pena. La condotta reiterata dell’esercente dell’attività commerciale può far incorrere nella sanzione amministrativa pecuniaria da 1.000 a 25.000 euro con la sospensione dell’attività per tre mesi. Il Ministero dello Sviluppo economico, con una risoluzione di qualche anno fa , ha definitivamente chiarito che la legge italiana non vieta soltanto la vendita, ma anche la somministrazione sul posto di bevande alcoliche. In altre parole, commette illecito non soltanto chi vende la bottiglia di vino o la lattina di birra al minorenne, ma anche chi somministra la bevanda direttamente, ad esempio spillandola dalla botte. Secondo la Corte di Cassazione, commette il reato di somministrazione di alcolici a minori chi fornisce queste bevande limitandosi a prendere atto della risposta del minore sul superamento dell’età consentita. In parole povere, il barista non deve limitarsi a chiedere l’età dell’avventore, dovendo invece verificare effettivamente i suoi dati anagrafici. A tal proposito, la Corte ha stabilito che il barista non solo può, ma deve tassativamente chiedere i documenti prima di servire alcol se i suoi clienti sono presumibilmente minorenni. Sempre la Suprema Corte ha ricordato che il fatto che nel bar vi siano cartelli indicanti il divieto di erogazione di bevande alcoliche a minori , non esonera da responsabilità il gestore che abbia comunque somministrato alcol ai minorenni. Questa è la situazione, minorenni che bevono, genitori che non controllano, ed è difficile giudicare un genitore, perché educare dei figli in modo “normale” è impresa ardua, gestori e baristi che per “qualche dollaro in più” servono alcool a chiunque, ma anche in questo caso, bisogna comprendere che dopo il lungo periodo di lockdown , i bar economicamente sono in ginocchio, e non certamente questa è una scusante, ma a volte la necessità economica serve a capire alcune azioni, e le forze dell’ordine, che controllano ma controllano evidentemente poco, e forse anche male, perché è ovvio che se in un bar si presentano con la macchina d’ordinanza, in divisa, il bar ha tutto il tempo di fermare la vendita di alcolici ai minori e dire che si sono ubriacati portandoli da casa. Forse varrebbe la pena di controllare questi bar con uomini in borghese per identificare i gestori ed i baristi che servono alcool ai minorenni. Per poi consegnarli alla legge, non chiedendo pene esemplari, che ritengo un’affermazione sciocca, c’è una legge, bella o brutta essa sia, applichiamo quella. Però controllare, identificare e consegnare chi trasgredisce alla legge, quello va fatto….altrimenti è tutto inutile, e si continua a parlare a vuoto senza nulla risolvere.
pio arriva alla cassa un diciassettenne che ordina due birre, e una è per l´amico che magari ha solo quindici anni, non possiamo farci niente». Al netto delle varie difficolta, scuse, colpe dei genitori, degli esercenti e delle forze dell’ordine etc. etc. etc. la situazione non sta migliorando, anzi. L’abuso di alcol nei giovanissimi è diventato un fenomeno sociale e i pubblici esercizi, essendo oggi i maggiori punti di aggregazione e di ritrovo, sono i luoghi dove si verifica principalmente il fenomeno. Forse il legislatore dovrebbe intervenire sulle normative vigenti aggiungendo la sanzione per il consumo da parte dei minori e introducendo sanzioni anche ai loro genitori se i figli ne abusano. La piaga è grande. Recenti statistiche evidenziano che nel nostro Paese circa il 40% degli adolescenti beve regolarmente vino, il 50% beve birra, il 22,4% beve liquori e il 13,3% (ma tale percentuale sale al 18% nel Sud Italia) afferma di essersi ubriacato almeno una volta. Il filo del ragionamento è questo: i protocolli d’intesa con Ministero, Prefetture e Comuni, gli accordi con le forze dell’ordine, le campagne di sensibilizzazione «non sono sufficienti». E in effetti i numeri parlano chiaro: in Italia i consumatori “a rischio” (cioè quelli che bevono dagli 11 ai 18 anni) sono quasi due milioni – oltre il 45% dei maschi, il 37% delle femmine –, e oltre il 20% delle intossicazioni da alcol che arrivano nei Pronto Soccorso riguardano ragazzini addirittura al di sotto dei 14 anni. Ecco perché occorre chiamare in causa le famiglie, i genitori: responsabilità in pieno, senza se e senza ma, che si traduce nella sanzione non solo dei gestori dei locali in cui si sorprendano minori che consumano alcolici. Oggi le leggi vigenti indicano che la pratica di vendere alcoli ai minorenni non solo è illecita, ma costituisce addirittura reato. La legge italiana, infatti, vieta la vendita di alcolici ai minorenni. Il codice penale punisce con l’arresto fino a un anno l’esercente di un’attività