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Lazzari: «La nostra ambizione è far sì che i nostri figli scelgano di restare»

Pierangelo Lazzari, direttore di ufficio postale e attuale sindaco uscente, cercherà di riottenere la fiducia dei suoi cittadini per poter amministrare il comune nei prossimi cinque anni. Alla guida della lista civica “Insieme per Verrua”, pone al centro della sua campagna elettorale progetti legati soprattutto alla sicurezza del paese e delle strade, all’assistenza alle persone fragili e alle tematiche agricole, principale attività economica del paese.

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lazzari ci presenti la squadra che scenderà al suo fianco alle elezioni del 3 e 4 ottobre

«La squadra “Insieme per Verrua” che si presenta alle elezioni è costituita sia da candidati con un’esperienza amministrativa alle spalle, sia da volti nuovi e giovani, tutti accomunati dalla stessa passione: il bene comune. Le nostre proposte sono il frutto dell’esperienza acquisita in questi cinque anni e del continuo confronto con i Verruesi: un progetto che abbiamo redatto insieme, nato proprio dall’ascolto dei Cittadini e dai loro bisogni. I candidati con un’esperienza già acquisita: Belliero Marco, Calvi Maurizio, Casale Gianluca, Gamba Marco; i volti nuovi: Salomone Mario e Ponzone Alberto; e i giovani: Donnetta Alessandro, Montis Claudia, Piontini Veronica, Kaur Ramanpreet (meglio conosciuta come Jenny)».

Quali sono le motivazioni che l’hanno spinta a rimetterci la faccia nuovamente?

«Ho riflettuto molto e a lungo prima di decidere la mia nuova candidatura a sindaco, non lo nascondo. Amministrare la cosa pubblica impegnandosi come sindaco richiede tempo, studio, conoscenza, visione, programmazione e forza costanti. Molte persone mi hanno spronato a dare nuovamente la disponibilità, ma, soprattutto, mi ha convinto la squadra che costituisce questa nuova lista, una squadra di persone valide e motivate, che mi hanno chiesto di mettere a disposizione l’esperienza maturata in questi cinque per portare a termine i progetti in corso e per realizzare/concretizzare proposte che tengano primariamente conto delle esigenze e dei bisogni dei cittadini che abitano il nostro paese».

il suo avversario politico sarà Boiocchi, che è stato al suo fianco in questi anni di amministrazione. Quali sono le motivazioni o le divergenze che oggi hanno portato a scontrarvi politicamente?

«Questa è una domanda da porre al mio antagonista. I candidati miei avversari sono tutte persone che rispetto moltissimo, ma “dalla nostra” abbiamo cinque anni di esperienza alle spalle che ci hanno permesso di affinare la capacità di ascolto, di entrare nelle problematiche locali, di trovare modalità di risposta, nonché risposte il più possibile vicine alle reali esigenze, di pensare ogni azione e ogni decisione con il solo obiettivo del bene di tutta la comunità».

Qual è il “cavallo di battaglia” del vostro programma elettorale?

«Nel nostro programma sono contenuti diversi punti. Direi che tutti potrebbero essere “cavalli di battaglia”, dall’asfaltatura e segnaletica delle strade all’assunzione di un vigile, dall’installazione di nuovi punti luce alla costruzione di nuovi loculi e poi la ristrutturazione del Cimitero, così come

Pierangelo Lazzari il rafforzamento della sicurezza stradale, l’assistenza alle persone fragili, il monitoraggio e la pulizia periodica dei canali, l’attenzione alle tematiche legate al mondo degli agricoltori, il potenziamento del sistema di videosorveglianza ai varchi. La nostra ambizione è far sì che i nostri figli scelgano di restare».

Quali sono le iniziative concrete che intende mettere in atto “il giorno dopo” in caso di una sua elezione a primo cittadino?

«Il giorno dopo prenderà il via la pianificazione di tutti i progetti del nostro programma. Intendiamo lavorare da subito affinché tutti i Verruesi si sentano parte di una comunità che non dimentica le esigenze di nessuno rispondendo ai meno giovani, che chiedono tranquillità e sicurezza, e ai più giovani, che hanno diritto a vivere in un paese che offra loro svago e opportunità per sviluppare le proprie aspirazioni, senza dimenticare il sostegno alle attività produttive e il rispetto per l’ambiente».

verrua po è un piccolo comune. a suo giudizio la partita si giocherà sui programmi elettorali o sulle persone?

«I Cittadini di Verrua hanno avuto la possibilità di verificare nei cinque anni passati le “cose” che sono state fatte. Sono in grado di valutare sia i programmi che le persone».

Cosa chiedono e cosa si aspettano oggi gli abitanti di verrua dal loro futuro sindaco?

«Il Sindaco di un piccolo paese deve essere un amministratore in senso stretto e molto concreto. Una persona che sa e vuole ascoltare le persone e risolvere i problemi. Deve ricercare un contatto continuo con le persone per parlare di cose concrete ed è quello che farò, insieme alla squadra: sono pronto al confronto, al contributo di idee e,come nel passato, agirò con trasparenza in tutti gli atti amministrativi, sarò sempre presente e a disposizione dei Cittadini».

Cosa le fa pensare di essere il sindaco giusto per verrua e perché non lo è il suo “avversario”?

«In questa campagna elettorale ho proposto il nostro programma, con la consapevolezza di ciò che è stato prospettato, forte anche dell’esperienza dei cinque anni trascorsi. “Insieme per Verrua” porterà avanti tutti i progetti in modo concreto».

di Manuele Riccardi

Santa Maria della Versa, Mariuccia Casella “diversamente giovane”

di Giuliano Cereghini

La cassetta delle lettere aperta distrattamente: pubblicità, solite utenze e, una strana lettera quadrata con l’indirizzo riportato in bella grafia. L’apro con noncuranza e leggo: “Egregio dott. Giuliano, chi le scrive è una persona che ha compiuto 92 anni, da tempo volevo dirle che io leggo sempre Il Periodico ed i suoi racconti che mi portano indietro negli anni, mi fanno rivivere e ricordare un passato semplice, povero ma sereno. Oggi leggendo il racconto dell’Alpino mi sono commossa tanto, e malgrado il cambiamento della nostra società, ancora ci sono persone che sanno amare il prossimo”. Sospendo la lettura incredulo. La lettera proviene da Santa Maria Della Versa, è firmata Mariuccia e non riporta mittente. Novantadue anni? Mi sembra impossibile pensare a una signora così lucida e con un italiano così colto e retto da una scrittura chiara, ordinata e precisa come solo chi ha frequentato scuole che prevedevano e premiavano la bella calligrafia. “Io sono nata qui ed ho imparato ad amare la mia terra, l’Oltrepò non lo cambierei con altri posti, peccato che un angolo così bello d’Italia non sia valorizzato”. Rifletto un attimo sospendendo la lettura: questa signora anziana sulla carta ma estremamente giovane nel cuore e nei pensieri, dovrebbe tenere conferenze ai giovani sulla semplicità, sull’amore per la propria terra e sulla commozione di fronte ad un gesto d’amore, quale è stata la serenata con la fisarmonica dell’Alpino Stefano alla moglie ricoverata in ospedale in tempo di Covid. “Dott. Giuliano la prego di scusare il modo un po’ sbilenco di scrivere e continui a far conoscere il mondo di quando le persone aiutavano chi era in difficoltà. Di nuovo le chiedo di scusarmi se mi sono permessa, ma quando vedrà l’Alpino gli dica che il suo amore e la sua bontà, mi hanno fatto piangere. Distinti saluti. Mariuccia” Termino la lettura commosso a mia volta dalle parole semplici, profonde e vere della signora Mariuccia, ripromettendomi di rintracciarne l’indirizzo per rispondere al suo nobile scritto. Telefono ad un amico di Santa Maria della Versa, il geometra Antonio Ghelfi, signore di nome e di fatto che, dopo aver riflettuto pochi attimi, mi dice ridendo, che conosce bene la signora. Prima ancora che mi detti l’indirizzo, gli chiedo di poterla incontrarla per consegnarle a mano la lettera di risposta che ho già preparato. Un pomeriggio di una splendida giornata di un settembre che sembra alleata a chi raccoglie i grappoli turgidi delle uve d’Oltrepò, accompagnato dal geometra Ghelfi, raggiungo in via Begoglio, una grande casa a due piani in periferia della cittadina famosa nel mondo per lo spumante e la grappa. Sulla porta appare una donnina minuta, leggera e ordinata con un sorriso che accoglie. Ci invita in casa, offre il caffè che rimandiamo a dopo la chiacchierata.

mi parli della sua famiglia signora mariuccia.

Piccolina, minuta con i capelli bianchi ben raccolti, mi guarda con due occhietti furbi e mobili che mal si adeguano a quella calma. Con una voce piana e ben impostata inizia: «Sono cresciuta in una famiglia numerosa. Mamma Giuseppina è morta giovanissima, aveva 33 anni, lasciando vedovo papà Ugo Casella, elettricista, con tre figli, me, Lucia ed Ettore che ad 89 anni ancora lavora come elettricista. Una famiglia di artigiani, ma papà era anche dipendente della Edison».

dalla sua lettera mi pare di capire che lei rimpiange quei tempi, magari grami, ma ricchi di un’umanità oggi difficile da riscontrare.

«Rimpiango quel mondo povero ma buono, vero. Sono cresciuta con una nonna e una zia sarta. Dopo tre anni di scuola di avviamento a Broni, ho cominciato a lavorare come sarta e, ancor oggi, qualcuno frequenta la mia casa per piccoli lavoretti che mi diverto a fare: chi ha bisogno una cerniera, una fodera o un risvoltino ancora viene e dalla sarta Mariuccia. Avevo im-

Mariuccia Casella, 92 anni parato dalla zia con la quale ho lavorato in una bottega per oltre sessant’anni dopo aver frequentato una scuola di taglio a Voghera».

nel leggere la sua lettera avevo pensato più ad una maestra in pensione che ad una sarta, mi spighi come riesce a non sbagliare i congiuntivi tanto ostici a giovani studenti e non...

«Quando andavo a scuola ero molto brava in italiano, prendevo otto o nove nei temi. Dopo il matrimonio con Benito Ghelfi insegnante, ho continuato a lavorare e a leggere moltissimo, passione che tento con scarsi risultati, di trasmettere alla mia adorata unica nipote. Per anni mio marito è stato presidente dei Coltivatori Diretti e, fidandosi di me, in qualche occasione mi inviava a Pavia in vece sua. Chiaramente in corriera; andavo, sbrigavo il mio ufficio e tornavo».

Cosa le manca di quel mondo?

«Mi manca il cameratismo, l’affetto tra le persone e quell’impulso a dare una mano a chi ha bisogno. Come le dicevo eseguo gratuitamente piccoli interventi sartoriali per il piacere di aiutare, per un grazie o un sorriso».

lei ha vissuto periodi veramente tragici della storia d’italia, cosa ricorda di quegli anni?

«Anni veramente tragici, ho dovuto interrompere gli studi con tanto dispiacere, mi consolavo leggendo, leggendo molto. Giovani sbandati, pericoli, cattiverie. A volte in casa arrivavano uomini terrorizzati, con mia zia li consolavamo, passavamo ore e ore con loro. A volte mi consegnavano messaggi da recapitare ad altri e, per tale ragione, ritengo di essere stata anche staffetta partigiana».

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