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COLLI VERDI Pagina
A tre anni dalla fusione, il sindaco: «Ritengo che i benefici superino di gran lunga le criticità»
Il 1° gennaio 2019 è stato istituito il comune di Colli Verdi mediante la fusione dei comuni di Canevino, Ruino e Valverde. Semplificazione amministrativa e contributi straordinari statali erogati per dieci anni successivi alla costituzione del comune nato da fusione, nonché il raggiungimento di un buon livello di welfare, sono tra i vantaggi e gli obbiettivi della fusione. A tre anni dalla sua costituzione, parliamo con il sindaco di Colli Verdi, Sergio Lodigiani, per capire se la fusione è stata una scelta lungimirante.
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sindaco, a 3 anni dalla nascita del Comune di Colli verdi, ritiene che la fusione abbia portato solo benefici?
«Sarebbe sciocco parlare solo di benefici, difficoltà ce ne sono state e ce ne saranno ancora. Il progetto di riunire tre Comuni, piccoli ma con caratteristiche e peculiarità diverse, è stata una grande scommessa, in cui ho sempre fortemente creduto, ma non mi sono mai illuso che non ci sarebbero state difficoltà legate soprattutto al “campanilismo” che caratterizza le nostre realtà. Tuttavia ritengo che i benefici superino di gran lunga le criticità».
C’è un rovescio della medaglia, vale a dire, aspetti negativi legati alla fusione?
«L’aspetto negativo che ci viene spesso contestato da una parte della popolazione è la chiusura dei precedenti Comuni di Canevino, ma soprattutto di Valverde. La nostra attenzione resta sempre alta sui bisogni di tutta la popolazione, ma gli uffici periferici hanno subìto una inevitabile riduzione dei tempi di apertura al pubblico nelle sedi decentrate. Tuttavia abbiamo istituito i Municipi per supportare e segnalare all’Amministrazione i bisogni locali delle singole realtà che compongono il nuovo Comune. I nostri Responsabili, inoltre, si rendono disponibili ad incontrare gli utenti anche nelle sedi decentrate per il disbrigo delle pratiche relative al proprio ufficio».
i comuni nati da fusione riceveranno fondi per i primi dieci anni “di vita”. Quanti soldi pubblici riceverà il comune di Colli verdi dal 2019 al 2029?
«La normativa in vigore prevede che la contribuzione statale venga attribuita in dieci annualità con una percentuale calcolata su una base fissa. Nei primi 2 anni abbiamo ricevuto l’intera somma pari a 385mila euro».
i contributi sino ad ora arrivati e quelli che arriveranno che destinazione d’uso hanno? siete vincolati o in base alle esigenze del Comune, la giunta può deci-
dere di spenderli come meglio crede? «Ci sono contributi che possono finanziare spese correnti e altri che finanziano investimenti, acquisiti anche indirettamente. Ad esempio: alcuni contributi ministeriali o regionali hanno una “corsia preferenziale” per i Comuni fusi, ovvero la fusione dà diritto ad un punteggio maggiore rispetto alla domanda presentata dal singolo Comune o da un Ente in forma associata. Il contributo Fusione è di natura corrente e senza vincolo di destinazione. La sua utilizzazione per eseguire opere pubbliche è possibile dall’anno successivo quando i risparmi gestionali si trasformano in avanzo di amministrazione».
un effetto della fusione che “preoccupava” soprattutto i Comuni “spogliati” della propria sede municipale era la perdita di identità nonché il timore di una sorta di campanilismo. Oggi lei crede che Canevino e valverde vivano di questa paura?
«Come ho già detto, purtroppo questa paura esiste e sta a noi, in qualità di Amministratori, dimostrare quotidianamente che i confini si possono superare. Credo sia normale che ci siano state resistenze al progetto di fusione per paura di una perdita di identità, ma le tradizioni e il legame con il territorio vive in noi e si tramanda alle future generazioni. Non si è attuato un annullamento, ma un’integrazione che già da anni si stava consolidando con l’Unione dei Comuni, Ente sovracomunale composto dai tre Comuni poi oggetto di fusione. L’Amministrazione Comunale sta realizzando opere pubbliche in tutte le Frazioni Comunali, senza privilegiare alcun territorio».
la sede municipale si trova a pometo nell’ex Comune di ruino, dove lei, sindaco e la sua squadra vi trovate fisicamente. Come riesce a conoscere e capire le esigenze o i bisogni di chi vive a Canevino o valverde? Come ha dovuto in questo senso modificare il suo ruolo di sindaco?
«Il mio modo di “essere sindaco” non è poi così mutato. Sono sempre stato presente tra la gente, ascolto quotidianamente i loro bisogni. Il territorio di Colli Verdi non è così ampio da non conoscere la gente di Canevino o di Valverde. Per fortuna le nostre realtà erano fortemente note anche prima della fusione. Inoltre l’Unione dei Comuni costituita nel 2009 ha insegnato ai Sindaci dei tre Comuni l’esistenza di un “Noi” ovvero di un progetto d’insieme che ha agevolato i meccanismi della fusione».
Con il processo di fusione al di là dei contributi, che male non fanno, la macchina burocratica si è davvero snellita? in che modo?
«Diciamo che per alcuni uffici ha snellito gli adempimenti, che prima si facevano per i tre Comuni e per L’Unione di Comuni; il personale ha avuto modo di specializzarsi ulteriormente, focalizzandosi puntualmente sui propri servizi e quindi rispondendo meglio alle esigenze dell’utenza».
I servizi sono più efficienti e meglio coordinati?
«Certamente gli Uffici sono più efficienti la costituzione di una unica Banca Dati
Sergio Lodigiani per i Demografici, i Tributi, e per l’Ufficio Tecnico ha snellito gli adempimenti che erano triplicati o addirittura quadruplicati. Di contro la maggiore disponibilità finanziaria fa sì che si adottino un maggior numero di atti amministrativi e anche i lavori pubblici sono aumentati con il coinvolgimento di tutte le strutture presenti».
tra i luoghi di interesse turistico e culturale nel suo Comune vi sono il Castello di torre degli alberi e il Castello di verde. sono previste opere per renderli attrattivi?
«Colli Verdi conta sul proprio territorio 3 castelli. Il Castello di Torre degli Alberi e quello di Montuberchielli sono di proprietà privata. Il Castello di Verde, di proprietà Comunale insieme all’annesso parco, è sicuramente un luogo interessante ad attrattivo, che va giustamente valorizzato. è in corso un intervento di messa in sicurezza e recupero funzionale del Castello di Verde, finalizzato anche all’accessibilità e fruibilità dell’area storica con particolare attenzione a popolazione fragile. L’emergenza sanitaria ha penalizzato il nostro territorio, come tutto il resto del mondo. Come la precedente Amministrazione, stiamo portando avanti la manutenzione e i progetti di sviluppo realizzati in convenzione con ERSAF per mantenere il PLIS (Parco Locale di Interesse Sovracomunale) sempre pulito ed efficiente».
ristoranti, agriturismi, aziende agricole e vitivinicole sono il cuore pulsante dell’economia locale. il Covid avrà messo a dura prova tutte queste attività. Come sono state “aiutate”?
«Purtroppo tutti abbiamo risentito di questo isolamento forzato, anche moralmente; le attività hanno avuto anche una penalizzazione economica, alcune molto più di altre. Come Amministrazione abbiamo provveduto nei mesi scorsi a ripartire ad alcune Imprese i fondi pervenuti dallo Stato, sia sotto forma di integrazione per il mancato reddito da chiusura COVID che per spese di investimento, integrandoli, ove possibile, con risorse provenienti dal nostro bilancio e cercando di raggiungere una platea ampia. Abbiamo anche deliberato percentuali di esenzione dalla TARI per le utenze non domestiche, nell’anno 2020 pari al 25% dell’intera tariffa (andando quindi oltre quanto previsto dalla normativa statale) e nell’anno 2021 prevedendo riduzioni dal 30% al 85% dell’intera tariffa, a seconda del periodo di chiusura obbligatoria. Inoltre abbiamo previsto di emettere gli avvisi di pagamento alla fine del mese di novembre, dopo un periodo di ripresa parziale delle attività».
tre anni fa il tema fusione era senza dubbio un tema caldo, anche la vicina Zavattarello all’epoca sembrava voler intraprendere la strada della fusione. Oggi se ne parla molto meno, anzi non se ne parla proprio. perché secondo lei? Cosa è cambiato?
«Questa è una domanda alla quale dovrebbe rispondere l’Amministrazione del Comune di Zavattarello. Dal nostro punto di vista la fusione è un processo complesso, che presuppone la volontà di tracciare un nuovo percorso insieme, non esistono assolutismi o prevaricazioni, ma la volontà di intraprendere un cammino comune. Anche l’aspetto economico è allettante, questo è indubbio, ma se la motivazione è solo quella non si va da nessuna parte. è come un matrimonio che si basa solo sull’interesse economico. Ciò che più conta in una fusione è una comune identità di pensiero che, come già ribadito, crea il pensiero del “noi” inteso come l’insieme di un’unica Comunità».
OTTOBRE 2021
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Viviamo un’epoca nella quale appare sempre più sfumato il senso della comunità, così fondamentale per la sussistenza delle generazioni che ci hanno preceduti. è dunque importante che la memoria delle tradizioni e del vissuto popolare, già tramandati a parole o rimasti troppo a lungo chiusi negli armadi dei più disparati archivi, venga codificato, interpretato, raccontato. Questo il senso di “Saluti dalle frazioni di Voghera” (Primula Editore, 128 pp.), un volume dato alle stampe da Fabio Draghi, storico locale fra i più apprezzati e autore di numerose pubblicazioni sul passato dei nostri luoghi e delle nostre genti. Di notevole interesse, oltre alla storia delle quattro frazioni iriensi (Campoferro, Medassino, Oriolo, Torremenapace), è l’apparato fotografico raccolto dal ricercatore. Nella pubblicazione è possibile apprezzare sia le riproduzioni di cartoline d’epoca, sia immagini fornite delle famiglie dei paesi in questione - finora inedite. Un lavoro di ricerca storica, insomma, ma anche uno spaccato della vita popolare di queste località.
Campoferro, medassino, Oriolo, torremenapace rappresentano parte integrante del tessuto vogherese, ma allo stesso tempo sono località dotate di una loro ben delineata identità. sotto tutti i punti di vista: storico, sociologico, topografico. Con questo lavoro lei, in qualche modo, racconta le peculiarità intrinseche di luoghi che tutti noi dovremmo imparare a conoscere meglio e ad apprezzare. vuole spiegarci meglio l’approccio che l’ha portata a pubblicarlo? Quali motivazioni l’hanno spinta ad approfondire queste tematiche?
«Queste quattro frazioni, le uniche previste dallo Statuto comunale, sono sempre state considerate una mera estensione periferica di Voghera. In realtà sono entità vere e proprie, hanno una propria autonomia territoriale. Non sono quartieri, ma paesi: non a caso ognuna di loro ha una propria parrocchia, le cui radici affondano nei secoli passati. Oggi forse il senso di appartenenza si è un pochino perso nelle nuove generazioni, ma lo spirito di comunità è comunque rimasto tramandato dagli anziani. In passato la vita frazionale si svolgeva in una piccola cerchia con rapporti umani più genuini rispetto a quelli della città. Era giusto che qualcuno raccontasse la storia di Campoferro, Medassino, Oriolo e Torremenapace. Finora erano state solamente accennate in altre pubblicazioni. La conservazione della memoria anche di questi luoghi sta alla base del mio lavoro.»
in quali sezioni è articolato questo volume?
«Il libro è articolato in quattro capitoli, ognuno dedicato ad ogni singola frazione, in rigoroso ordine alfabetico. La storia dei luoghi, dalle origini ai nostri giorni, apre ogni singola sezione. In questa parte sono inserite immagini tratte dalle cartoline d’epoca. Al termine di ogni capitolo un portfolio raccoglie altre fotografie frazionali: processioni, manifestazioni, feste dei coscritti, foto di classe, cerimonie religiose e civili, momenti famigliari, di cascine, attività produttive, ecc… Oltre ad una mia introduzione che contestualizza il lavoro, il saggio riporta una prefazione della dottoressa Stocchi, direttrice dell’Archivio Storico Civico.»
Ci anticipi una storia o un aneddoto fra quelli che la colpiscono di più, fra quelli riportati nel volume...
«Preferisco lasciare il piacere della lettura agli appassionati di storia locale o a chi vorrà approfondire la conoscenza di questi luoghi, leggendo il saggio. Nessun alone di mistero, intendiamoci, ma penso che solo l’apparato iconografico a corredo del lavoro ne renda piacevole la visione.»
la sua è una spiegazione comprensibile. Ci racconti allora come si è svolta, concretamente, la ricerca che ha portato a questa pubblicazione. è stato complesso andare a individuare tutte le fonti e le immagini utilizzate?
«Sono partito dalla lettura dei testi che accennano alle frazioni di Voghera, da quelli di Alessandro Maragliano a quelli di Fabrizio Bernini, passando per quelli di Falciola, Marchini, De Angelis Cappabianca, ecc… Alla ricerca di notizie ho poi sfogliato il maggior settimanale locale, il Giornale di Voghera, dagli anni Venti a fine Novecento. L’Archivio storico civico e gli archivi parrocchiali sono la fonte primaria per una ricerca di questo tipo. Voglio precisare che non ho la presunzione di aver fatto un testo esaustivo e completo, ma il mio lavoro spero possa servire da spunto e da base per nuove e future ricerche storiche.»
dove è possibile reperire il volume? sono previste presentazioni in pubblico?
«L’editore sta pianificando alcune presentazioni prima nelle singole frazioni, successivamente presso la Biblioteca civica Ricottiana in città. Il libro è già in distribuzione nelle librerie ed edicole della città.»
lei ha modo, per inclinazione personale ma anche per ragioni professionali, di vivere molto intensamente il territorio vogherese. secondo la sua opinione, come si rapportano oggi questi luoghi della periferia nei confronti del nucleo cittadino? ancora oggi essi possono mantenere una sorta di “indipendenza” e soprattutto di attrattività nei confronti di nuovi abitanti?
«In questi ultimi anni la vita nei singoli paesi e i loro rapporti con la città di Vo-
Fabio Draghi, storico locale e autore di numerose pubblicazioni sul passato dei nostri luoghi e delle nostre genti
ghera sono mutati, sia in termini di convivenza civica, sia di sviluppo economico e sociale. Si pensi solo a Medassino, l’unica delle quattro frazioni che ormai è stata assorbita dal tessuto urbano nell’espansione ovest di Voghera. Queste entità territoriali sono un bene comune da valorizzare per le differenze che ne caratterizzano l’unicità. Esprimono e sviluppano esigenze e aspirazioni diverse dalla città di Voghera. Identità e adesione sono beni comuni immateriali, oggi fragili, nei territori di frazione. Proprio per questo penso che occorra definire un processo partecipativo per non perdere definitivamente il senso di essere campoferrini, medassinesi, oriolesi e... della “Tur”(rende meglio in dialetto).»
sappiamo che lei è un autore molto prolifico. Ha già qualche altro lavoro in cantiere per i prossimi mesi?
«Sono uno storico appassionato e da alcuni anni mi piace fare ricerca sul territorio per valorizzare il patrimonio storico e artistico. Al momento tra i tanti progetti in itinere stiamo concludendo un lavoro sulla Caserma di cavalleria di Voghera con il professor Chierico di Pavia.»
altri hanno preso parte alla realizzazione di questo libro?
«Sì, l’opera è realizzata anche in collaborazione con l’associazioneSpazio 53 Visual Imaging e il fotografo Guido Colla. Tuttavia senza la disponibilità di privati cittadini, che hanno messo a disposizione le loro fotografie, il volumetto non sarebbe stato realizzato. A tutti loro va il mio personale ringraziamento.»