Oltrepò pavese: vendemmia con le quotazioni di uve e vini più basse della storia
Anno 14 - N° 157
SETTEMBRE 2020
di Cyrano De Bergerac
CASTEGGIO Pinuccio Della Torre, un gentiluomo tra i tessuti Caro Pinuccio, vorrei iniziare così una lettera per il mio amico. Caro Pinuccio, quanta tristezza nel vedere abbassata la serranda del tuo...
varzi BRONI
pagine 38 e 39
“Fondo di sostegno alle imprese”, «Ci è spiaciuto del no della minoranza» Le problematiche legate al Covid-19 non hanno riguardato soltanto l’area socio-sanitaria, ma hanno creato disagi e, in alcuni casi, gravi perdite... pagina 47
RIVANAZZANO TERME Turisti? «Traffico di facce nuove», ma c’è anche chi non ne ha visti Paese di feste, eventi, turismo di passaggio e termale, nemmeno Rivanazzano è stata risparmiata dalla crisi economica dovuta all’epidemia di Covid... pagina 29
«Sono il sindaco “giusto” per Voghera»
Intervista ai 6 candidati
VARZI
“Che cos’è il Genio? Il Genio è fantasia, intuizione, decisione e velocità di esecuzione”
«La didattica in presenza sarà garantita in tutti i plessi» L’Istituto comprensivo “P. Ferrari” di Varzi conta 10 plessi (3 di scuola dell’infanzia, 4 di scuola primaria e 3 di scuola secondaria di primo grado)... pagine 32 e 33
di Antonio La Trippa
SANTA MARIA DELLA VERSA «Incremento del turismo proveniente dal milanese, ma anche di stranieri» A fine 2019 il sindaco di Santa Maria della Versa, Stefano Riccardi, ci aveva illustrato i progetti che l’amministrazione comunale... pagina 51
SILVANO PIETRA E PIZZALE AL VOTO Sfida a 3 alla carica di sindaco a Silvano Pietra. “Duello” a Pizzale. Danno forfait Luciano Calderini, attuale primo cittadino di Silvano Pietra e Sonia Grazioli sindaco in carica a Pizzale, nessuno dei due si ricandiderà. Le interviste ai nuovi protagonisti da pagina 22 a 25
La minoranza del Comune di Stradella, guidata dall’ex sindaco Piergiorgio Maggi, sta pungendo la nuova amministrazione targata Cantù, facendo segnalazioni anche sulle varie pagine facebook. Utilizzandole come spunto di discussione, abbiamo chiesto al primo cittadino di Stradella, Alessandro Cantù, delucidazioni...
Oltrepò: ieri, oggi e domani Dal Vangelo secondo Maffi Un nome storico non soltanto dell’enologia, ma un vero e proprio ambasciatore del territorio da tanti decenni. Direttore tecnico dell’azienda Montelio di Codevilla, posizione ricoperta fino al 2015, oggi si dedica a svolgere qualche consulenza, per lo più da amico, in alcune selezionate cantine dell’Oltrepò Pavese... pagine 20 e 21
INTERVISTA AL SINDACO DI STRADELLA
pagina 45
«Maggi aveva affermato che non avrebbe fornito collaborazione ma solo fatto opposizione, e così è»
Editore
ANTONIO LA TRIPPA
SETTEMBRE 2020
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“Che cos’è il Genio? Il Genio è fantasia, intuizione, decisione e velocità di esecuzione” Ricordate Amici Miei, la serie di film cult degli anni 70/80 in cui cinque amici (Mascetti, Melandri, Perotti, Sassaroli e Necchi) si divertivano a fare scherzi di ogni tipo? Un’opera magistrale, dove la goliardia si intreccia con le situazioni della vita e un’interpretazione disincantata della realtà. Un’opera, a dire il vero, che avrebbe molto da dire anche oggi, forse più di ieri. “Che cos’è il Genio? Il Genio è fantasia, intuizione, decisione e velocità di esecuzione”. Questa è la frase pronunciata da “il Perozzi” nel celeberrimo film “Amici Miei” in un’esilarante scena nella quale “il Necchi” spostava un bambino molto piccolo dal suo vasino da notte per utilizzarlo lui stesso, per fare i propri bisogni. All’arrivo della baby sitter “il Necchi” prontamente rimetteva il piccolo sopra il suo vasino da notte, suscitando l’incredulità della giovane e ignara governante alla vista della quantità sproporzionata di popò che il bambino aveva fatto. Strepito e incredulità anche dei genitori del piccolo, chiamati a osservare il contenuto del vasino, mentre i cinque “Amici miei” ridevano a crepapelle. La Caserma dei Carabinieri di Zavattarello, ha dimostrato una volta in più – se mai ce ne fosse stato bisogno – che caratteristiche ha e quale sia l’identità del Genio. Il Genio è Pierachille Lanfranchi, sindaco di Fortunago, il quale ancora una volta, con prontezza di riflessi e fantasia, ha immediatamente perorato la causa della Caserma dei Carabinieri di Zavattarello che rischia – causa inagibilità dell’edificio che la ospita – di essere spostata in altra sede ancora da individuare. Lanfranchi, sempre sul pezzo candida Fortunago – bellissimo borgo dell’Oltrepò Pavese di poco più di 350 abitanti – per ospitare la Stazione che ad oggi controlla i territori di Colli Verdi, Fortunago, Romagnese, Val di Nizza e Zavattarello. Con grande intuizione, ha immediatamente contattato – non Milano, non Pavia ma direttamente Roma, per proporre la candidatura di Fortunago come Comune che può ospitare la Stazione dei Carabinieri e con decisione ha inviato al Ministero della Difesa una missiva per dire sostanzialmente e prontamente: “Noi siamo qui”. Con la stessa velocità di esecuzione è andato oltre ed avrebbe individuato anche il sito, una villetta – che rimane solo da acquistare e ristrutturare – nel Comune di Fortunago. Al di là di ogni considerazione che ognuno può fare in base alle proprie convinzioni, Pierachille Lanfranchi è un Genio. Appena vede uno spiraglio per potersi proporre, per poter avere le giuste luci della ribalta e il palcoscenico che si me-
rita, come nel film “Amici Miei”, non si lascia sfuggire l’occasione, questo grazie anche al suo curriculum politico, da non confondere con il suo peregrinare, da un partito all’altro: noto come uomo della DC, si avvicina successivamente alla Margherita, per poi strizzare l’occhio a Forza Italia, per poi simpatizzare per il PD, per poi passare, ai giorni nostri ad appoggiare il leghista Giovanni Palli all’interno della Comunità Montana e infine ultimamente, ma certamente non per ultimo, grazie ad una rinnovata simpatia per il PD, ad allacciare, sembra, rapporti con il Ministro della Difesa Lorenzo Guerini che proprio del Pd è deputato, proprio per portare l’Arma a Fortunago, dicevamo… non confondiamo il suo essere eclettico con il “vado dove tira il vento”, sarebbe sminuire una delle caratteristiche del Genio. Attenzione poi, il Genio – e lo dico in termini elogiativi – ha con questa candidatura la possibilità e certamente ci avrà già pensato, di sistemare una “patata bollente” che si trova tra le mani, una “grana” cercata con nobili intenti ma che, alla luce degli eventi, sta naufragando: l’Auditorium di Fortunago. Non è infatti pensabile che il buon Pierachille non abbia cercato di trovare una soluzione – che per ora non c’è – per rendere sostenibile economicamente l’Auditorium, e rendere economicamente sostenibile l’Auditorium, senza ulteriore “ausilio” di soldi pubblici, dove la prima pietra fu posata nel 2009 e dopo solo 11 anni sembrerebbe ultimato, siamo al limite di missione impossibile, ma lui può e ancora una volta, in questa occasione, lo sta dimostrando: secondo i ben informati infatti, potrebbe non proporre una villetta da trasformare in caserma, ma addirittura potrebbe “consegnare” chiavi in mano, l’Auditorium come sede della Stazione dei Carabinieri. Chiaramente, viste le dimensioni dell’opera architettonica che ingentilisce Fortunago, non si parlerebbe più di una semplice caserma, ma ci potrebbe benissimo stare un Comando Provinciale o perché no, Regionale dell’Arma. Da più parti e da più sindaci arrivano sorrisi di circostanza sull’ultima azione ben pubblicizzata di Pierachille Lanfranchi, ma l’uomo non va sottovalutato – dico io – perché oltre ad avere una multi-processualità politica e sempre “pro domo sua” (le malelingue penseranno per la sua casa, io dico per il suo paese), grazie alla sua gattopardesca capacità di passare con nonchalance e grande signorilità da un partito all’altro, ora, con l’appoggio della sinistra potrebbe dare una bottarella a
Zavattarello (e al suo sindaco) che di sinistra non è, storicamente ed anche ultimamente , avendo sostenuto, come elettore della prima ora, il neo eletto presidente leghista della Comunità Montana e portare effettivamente la caserma a Fortunago. Sarebbe questo un colpo da Genio e poi chissenefrega se la caserma non sarebbe baricentrica rispetto al proprio bacino di competenza o sarebbe in linea d’aria a soli 6 Km da un’altra stazione – quella di Montalto Pavese – l’importante è entrare nei problemi e portare sul tavolo una soluzione. Sono altresì convinto che ci sia il 50% di possibilità sulla realizzazione di tale soluzione ed anche senza discussioni o fratture tra i vari partiti che il buon Lanfranchi ha ben frequentato (tutti). In questo momento dove molti guardano
i film di Cetto Laqualunque per vedere se la realtà politica supera la finzione cinematografica – e molte volte accade – consiglio di guardare il film “Amici Miei” per capire cos’è il Genio e come me, molti rivedranno il buon Lanfranchi, consiglio inoltre ai molti politici dell’Oltrepò di prendere esempio dallo spirito di iniziativa del sindaco di Fortunago, amato, anzi amatissimo nel suo Borgo, corteggiato da molti partiti, stimato da molti politici ma soprattutto indistruttibile e impermeabile grazie ad una schiacciante consenso popolare che ha sempre eletto lui come primo cittadino o chi per lui… Insomma, volenti o nolenti, ed i suoi avversari politici se ne facciano una ragione, il vero Genio è lui… cari “Amici miei”... come se fosse antani. di Antonio La Trippa
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LETTERE AL DIRETTORE
SETTEMBRE 2020
«Quando facevamo la salsa...» In ricordo di Natalina Guarna Gentile Direttore, affido alle pagine di questo giornale un ricordo speciale della mia cara amica Natalina, sperando che possa far sorridere, pensando a lei e alla sua vivacità, chiunque lo legga «Mi telefonava all’improvviso in un imprecisato giorno di agosto, quando da noi il caldo ti avvolge, il cielo è di un bianco patinato e a stento senti qualche refolo di aria bollente. “Ciao come stai? Guarda che la prossima settimana c’è la luna giusta per fare la salsa di pomodori. Ti aspetto sabato, andiamo con il furgone di tuo marito a prendere i pomodori, ho già chiamato il contadino, ci prepara 50 casse di prodotto maturo, naturalmente ad un ottimo prezzo. Organizzati e vieni. Ok?”. Ok capo! Rispondevo io dal telefono del mio ufficio, poiché dovevo tagliare corto. Del resto con lei cos’altro avrei potuto dire se non ok? Dopo aver convinto mio marito ad effettuare, di sabato, quel trasporto particolare, partivamo per la destinazione, una cascina dalle parti di Broni. Si tornava con il carico in strada Sambuetto, a Voghera, dove c’era la sua casa a ridosso della ferrovia, con un cortiletto interno che per l’occasione, veniva allestito a laboratorio per la produzione di passata di pomodori. Gigi, il marito di Natalina, ci accoglieva sempre con un gran sorriso ed un abbraccio, felice di vederci. Lui, con poche parole, ti metteva subito a tuo agio e lì ti sentivi davvero come a casa. Scaricate velocemente le 50 casse di pomodori, iniziava la sagra. Nel cortiletto c’erano un lavandino in cemento, due grandi fornelli a gas per la cottura con due enormi pentoloni e relativi cucchiaioni di legno e due tavoli con sopra disposti i vasetti Bormioli lavati ed asciugati perfettamente. Una scaletta ti conduceva all’orto dove al momento veniva raccolto il prezioso basilico che ci serviva per la salsa. Si iniziava lavando i pomodori, poi si tagliavano a metà avendo cura di togliere “l’anima” bianca nel mezzo e si versavano nei pentoloni, dove iniziava la cottura. Natalina rimestava continuamente controllando nel frattempo che noi altri facessimo il nostro lavoro con cura. Venivano ad aiutarci parenti e poi ancora parenti di parenti di parenti… amici, vicini di casa e avventori del bar che allora Natalina gestiva, ma anche chi, passando per la via e sapendo che eravamo all’opera, entrava per un saluto, per due chiacchere o
per prenotarsi per il pranzo. Nel frattempo i pomodori bollivano allegramente e quando lei, dopo un’occhiata alla pentola decideva che era giunto il momento, si montava un’enorme macchina di metallo rosso per fare la passata. Ovviamente tale macchina era stata comperata da Natalina nel salernitano, mentre raggiungeva la sua Calabria per le ferie estive. I pomodori venivano passati e ripassati nel passaverdure ed un liquido rosso veniva messo nuovamente sul gas a bollire, trascorso il tempo giusto si aggiungevano sale e basilico, scelto accuratamente per le foglie grandi e di un verde brillante. Fase finale imbottigliamento della salsa: i vasetti pieni di salsa bollente venivano avvolti in coperte di lana e messi nelle banestre (casse in plastica di colore rosso) dove restavano almeno 1 settimana per il processo di autosterilizzazione. La salsa veniva prodotta in grandi quantità, perché oltre a quella che serviva al consumo famigliare, veniva regalata, a sorelle e fratelli, al medico e anche ad un centro che accoglieva ragazzi problematici. All’ora di pranzo veniva allestita una grande tavolata, dove tutti quelli che avevano lavorato alla produzione della salsa, ma anche quelli che semplicemente si erano autoinvitati, si apprestavano a sedersi per mangiare una splendida “pastasciuttona” con la passata appena fatta. L’atmosfera era quella delle grandi feste: sul tavolo capeggiavano almeno due bottiglioni di vino, oggi si direbbe biologico, della Piana, e poi pagnotte di pane di grano duro, sempre fatte da lei, olive schiacciate sott’olio, peperoncini piccanti, salsicce e salami. Nel pomeriggio si riprendeva la produzione e venivano preparati vasi e vasi e vasi… di “oro rosso”. Verso l’ora di cena si tornava ognuno alle proprie case, stanchi ma contenti del lavoro fatto e della bella giornata passata in allegria. Grazie del tempo che ci hai regalato e grazie di esserci stata. Non dimenticherò mai né te né Gigi. Il tempo di fare la salsa è arrivato anche in questa “strana” estate, ma non sarà più la salsa di Natalina». Carla Balestrero - Voghera In ricordo di Natalina Guarna e Luigi Fiori, moglie e marito, 65 anni lei, 74 lui, morti ad aprile, ad una settimana di distanza, a causa del Covid.
LETTERE AL DIRETTORE
Questa pagina è a disposizione dei lettori per lettere, suggerimenti o per fornire il proprio contributo su argomenti riguardanti l’Oltrepò Scrivete una email a: direttore@ilperiodiconews.it Le lettere non devono superare le 3500 battute. Devono contenere nome, cognome, indirizzo e numero di telefono che ci permetteranno di riconoscere la veridicità del mittente. Le lettere con oltre 3500 battute non verranno pubblicate
Greenway, un percorso da favola che sta andando in malora Buongiorno direttore, io e mio marito percorriamo quasi tutti i giorni la Green Way che collega Voghera a Salice Terme e come noi, molte altre persone che passeggiano, vanno in bici oppure corrono. La bellezza di questo percorso è che si svolge per la maggio parte tra campi, boschi ed aree coltivate: quindi tutta natura. Ma, purtroppo, l’asfalto si sta degradando in modo preoccupante, ogni mese è sempre peggio, avanti di questo passo tra po-
chi mesi qualcuno dirà: “bisogna rifare la greenway”. Eppure basterebbe una corretta manutenzione. Faccio appello a chi di competenza affinché tutti i fruitori della Green way non debbano mettere a rischio la propria sicurezza praticando una sana attività sportiva. Grazie per lo spazio che riuscirete a dedicare a questo appello. Paola Negri - Voghera
La prepotenza di chi va in bici sui marciapiedi Gent.ma redazione, con la presente lettera desidero “urlare” a gran voce il mio sdegno nei confronti della maleducazione di molti di coloro i quali girano la città in sella alla loro bicicletta. I più numerosi non sono i gruppi di ciclisti professionisti o dilettanti, ma sono proprio i cittadini comuni, di ogni età origine etnica e genere, che scorrazzano per le vie di Voghera sui marciapiedi e sui passaggi pedonali, spesso in contromano, convinti di poterlo fare (chissà poi perché!); totalmente indifferenti delle norme del codice della strada vigenti, ma soprattutto incuranti del diritto di tutti i pedoni, spesso accompagnati da carrozzine o cani al guinzaglio, costretti a spostarsi per lasciar passare l’impedito/a ciclista di turno. Vorrei ricordare che, salvo poche vie predisposte e segnalate dall’apposita cartellonistica stradale, è vietato viaggiare in bicicletta sui marciapiedi di qualunque metratura, e sui passaggi pedonali, perché (come dice la definizione di questi ultimi) sono aree predisposte a uso esclusivo dei pedoni, ossia di individui che procedono a piedi: che camminano!
Sono proprio stanca di dover discutere con tutti, anche perché mi sembrerebbe corretto che polizia locale e forze dell’ordine intervenissero per scoraggiare questo comportamento sbagliato, che dilaga sempre più, nonostante vietato dalla legge. Tant’è che sono state create inutili piste ciclabili in alcune zone cittadine, senza in realtà supervisionarne l’uso e l’abuso. La mia delusione invece è grande, perché sembra una delle troppe cose poco importanti per l’amministrazione vogherese. Non allego immagini, che peraltro ho, reputando inutile farlo, perché chi legge e vive in questa città, sa bene di cosa parlo. Ma riporto una sola frase di risposta di uno di questi numerosi prepotenti, che pedalava tranquillo su un marciapiedi, a cui ho fatto notare la violazione: «Dillo al sindaco!» Beh, spero che il futuro sindaco, chiunque esso sarà eletto, abbia la cortesia di leggere e la professionalità di considerare la questione. Claudia Figini - Voghera
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CYRANO DE BERGERAC
SETTEMBRE 2020
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In Oltrepò Pavese è in corso la vendemmia con le quotazioni di uve e vini più basse della storia Qualche piccola buona notizia arriva da Milano mentre in Oltrepò Pavese è in corso la vendemmia con le quotazioni di uve e vini più basse della storia, un tema che interroga da vicino un mondo cooperativo che non riesce a dialogare e a stringere alleanze con prospettive a medio e lungo termine a tutela dei vitivinicoltori e per incrementare valori di mercato al lumicino. Non è solo colpa dei mediatori, ma anche di un sistema in cui ognuno guarda al proprio orticello anziché a una strategia generale che dovrebbe stare a cuore a tutti. L’evidenza è che l’Oltrepò dovrebbe produrre meno e immettere sul mercato solo ciò che il mercato è in grado di assorbire a prezzi che consentano, almeno, di coprire i costi di conduzione dei vigneti. La gara a volumi è perdente su un mercato come quello odierno. Servirebbero un abbassamento delle rese produttive, peraltro già approvato e mai attuato, e anche una zonazione scientifica in grado di accrescere la qualità media assoluta dei vini oltrepadani, per riposizionare i prodotti a denominazione in termini di percepito e di prezzo. In questo quadro d’incertezza, la Regione Lombardia ha approvato una delibera riguardante le disposizioni per il sostegno del sistema produttivo vinicolo di qualità e per gli operatori della ristorazione in seguito alle difficoltà causate dall’emergenza legata al Covid. Una misura straordinaria da 3 milioni di euro che consentirà di aiutare due settori che rappresentano due eccellenze per la Lombardia e che affrontano un periodo di difficoltà economica. Questo intervento consentirà anche di rafforzare l’alleanza tra ristoratori e produttori di vino di qualità del territorio. Procedura semplificata e risorse immediate per una misura che i due settori attendevano. «Con questo stanziamento mettiamo a disposizione dei ristoratori dei ticket da 250 euro che potranno spendere per acquistare vini di qualità nelle cantine lombarde. Intendiamo così anche creare rapporti territoriali virtuosi e collaborazioni tra produttori di vino e operatori per vedere anche in futuro sempre più vini Lombardi nelle carte dei ristoranti», ha dichiarato Fabio Rolfi, assessore regionale lombardo all’Agricoltura, Alimentazione e Sistemi Verdi. L’operazione sarà accompagnata anche da una campagna comunicativa che vedrà pubblicazioni sui siti istituzionali e soprattutto una vetrofania esposta nei ristoranti. «La Lombardia è una terra di vini eccezionali. Più del 90% del vino lombardo va nelle produzioni di qualità Doc, Docg e Igt. Dobbiamo trasformare la difficoltà economica in opportunità puntando sulle eccellenze e sulla comunicazione».
Il budget verrà suddiviso in: 12.000 voucher del valore di 250 euro ciascuno per l’acquisto di vino di qualità presso i produttori lombardi. I voucher potranno essere richiesti dagli operatori della ristorazione. I produttori di vino interessati dovranno semplicemente aderire a una manifestazione di interesse che sarà pubblicata da Unioncamere Lombardia entro il 18 settembre 2020. Gli operatori della ristorazione richiederanno i voucher sempre su un bando unioncamere scegliendo
tra le cantine che hanno aderito. I produttori di Vini di qualità in Lombardia potenzialmente interessati sono 700, mentre i Ristoratori in Lombardia sono circa 6.000 (previsti 2 voucher a ristoratore). «Un lavoro di squadra che ancora una volta è premiante perché va incontro alle richieste che provengono dalle categorie, da chi ogni giorno lavora e produce. – ha aggiunto Alessandro Mattinzoli, assessore regionale allo Sviluppo economico – In un momento così difficile
aiutare i settori in crisi e promuovere le nostre eccellenze è doveroso ancor più di prima. Un ringraziamento a Unioncamere Lombardia per la fattiva collaborazione. Siamo certi che anche questa misura rafforzerà il nostro sistema produttivo». In regione qualcosa si muove, anche se a livello locale c’è ancora molto da fare al di là delle parole. di Cyrano De Bergerac
VOGHERA AL VOTO
SETTEMBRE 2020
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17 liste a sostegno dei 6 caNdidati sindaci
Non è un caso che nel Codice dell’Informazione ci siano molti accenni al pluralismo ma non si faccia obbligo alcuno all’imparzialità. Bisogna diffidare in particolare da chi vuole far credere che esista un giornalismo imparziale: ciascuno è portatore di differenti esperienze, successi, sconfitte, educazione e le trasmette in ciò che svolge ogni giorno.
I Giornalisti lo mettono nel modo in cui svolgono la professione. Solo gli sciocchi ed i meno esperti sono convinti di essere imparziali. Mentre chi sa fare la Professione è consapevole di questo limite e lo risolve diventando plurale. Come è tradizione de “Il Periodico” anche in questa campagna elettorale, abbiamo deciso di porre le stesse domande ai candidati sindaci, senza nessun com-
mento o “descrizione” del contesto, proprio perché abbiamo ben chiaro che qualsiasi nostra aggiunta alle loro risposte sarebbe inopportuna. Abbiamo la convinzione che i cittadini sapranno scegliere nel segreto dell’urna in base alle loro convinzioni quale sarà il candidato che meglio li rappresenterà. “Il Periodico” oltre che in versione cartacea è anche on line con notizie giornaliere: anche in que-
sto caso abbiamo deciso di pubblicare solo e senza commento alcuno, i “nudi e crudi” comunicati stampa che i vari partiti e candidati ci inviano. Speriamo che questa scelta sia apprezzata dai nostri lettori. Non abbiamo la presunzione di essere imparziali, ma almeno speriamo di essere pluralisti. di Silvia Colombini
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VOGHERA: I CANDIDATI SINDACI
SETTEMBRE 2020
«Rappresento la Voghera che si vuole impegnare per cambiare e per rilanciare questa città» Intervista a Paola Garlaschelli, 54 anni, commercialista, è il candidato sindaco sostenuto da: “Voghera al Centro”, “Noi con Voghera per Garlaschelli sindaco”, “Giorgia Meloni Fratelli d’Italia”, “Forza Italia Berlusconi per Garlaschelli”, “Lega Lombarda Salvini Lombardia”. Garlaschelli come e in che circostanze è maturata la sua passione politica, tanto da trasformala in impegno per la città? «Sono nata e cresciuta a Voghera e ci ho sempre vissuto. Sono cresciuta e ho studiato in una città vivace, centro di attrazione per il suo territorio, piena di iniziative e di stimoli che, specie negli ultimi anni ha progressivamente perso queste sue caratteristiche e si è “spenta” sulle ceneri di quello che è stata. Il mio impegno nasce dall’appartenenza alla mia comunità, dalla volontà di contribuire al suo rilancio; ma nasce anche dalla riconoscenza per la città dove vivo con la mia famiglia, dove mi sono formata professionalmente e dove lavoro, per quello che Voghera mi ha offerto, umanamente e professionalmente. Ho ritenuto, pertanto, che fosse giunto per me il momento di restituire a Voghera quanto di buono mi ha dato, con serietà, concretezza, competenza e responsabilità, un bagaglio di valori che metterò al servizio dei cittadini vogheresi. L’impegno si è concretizzato grazie alla condivisione di questi intenti con persone che da sempre si dedicano alla città e al volontariato, persone competenti che hanno sottoscritto con me un impegno al cambiamento ed alla trasparenza, senza compromessi, per superare ogni logica di clientela e opacità nella gestione dell’amministrazione pubblica e delle società partecipate. Una squadra di giovani, con una forte e importante componente di donne “leader”, impegnata a portare innovazione e cambiamento. Una squadra supportata da tutti i partiti del centrodestra con un’identità politica omogenea e coerente, come nessun’altra a Voghera, che potrà contare sull’appoggio importante delle strutture dei partiti della coalizione per realizzare i propri programmi di cambiamento, potendo accedere ai massimi livelli decisionali nazionali ed averne il concreto supporto». Quali sono a suo giudizio ed in base a ciò che ha potuto toccare con mano durante la campagna elettorale, i temi principali su cui si giocherà “la partita”? «A mio parere la partita si giocherà, oltre che su temi specifici quali la sicurezza e lo sviluppo, sulla capacità di promuovere un cambiamento reale per la nostra città, oggi in uno stato di decadenza e abban-
ASM Voghera Spa, «Sarà garantito e manutenuto l’assetto proprietario in capo a Voghera ed ai Comuni del territorio, bloccando ogni iniziativa di vendita o cessione della società e/o di sue partecipate»
Paola Garlaschelli, candidato sindaco della coalizione di centro destra
dono inaccettabile, che appare veramente nel punto più basso della sua storia: Voghera è ferma, non attrae persone e imprese, non propone nulla ai giovani ed a chi cerca lavoro, non promuove la cultura nè lo sport. Per questo serve un cambiamento, non tanto nella conduzione della macchina comunale, quanto nella strategia politica, che dovrebbe guardare ad altri traguardi, di sviluppo e crescita, lavorando concretamente per migliorare la città e restituirle un ruolo di riferimento economico, culturale, sportivo e politico non solo per l’oltrepo; cambiamento che passa anche attraverso una nuova visione dell’amministrazione, che nel mio caso, se fosse, sarebbe affidata ad una donna per la prima volta nella storia di Voghera, un segnale forte di innovazione e rinnovamento, un modo diverso di affrontare i problemi della città e dei cittadini» Sei candidati sindaci e più di 300 potenziali consiglieri. Grandi coalizioni e alleanze. È “un bene o un male”? «Tante persone, in tutti gli schieramenti, stanno mettendosi in gioco per il futuro della città. Questo non può che essere un segnale positivo, a prescindere dall’ideale che ciascuno persegue e/o dall’appartenenza politica dei singoli. è un segnale che attesta un impegno forte per la propria comunità ed una disponibilità a rappresentare gli altri». Sicurezza e commercio, la partita si gioca principalmente qui. Partiamo dal “rendere Voghera una città più sicura”, slogan utilizzato da tutte le compagini politiche in corsa.
Quale voce all’interno del programma politico della sua coalizione, parla di sicurezza? «Tutte le coalizioni hanno fatto della sicurezza uno dei propri slogan, anche chi il problema ha contribuito a crearlo, noi intendiamo affrontarlo concretamente, prima di tutto dal punto di vista ideologico e poi con provvedimenti concreti a tutela dei cittadini, delle imprese e dei valori della città. L’argomento sicurezza è una delle principali leve che mi hanno indotto a mettermi in gioco, io abito nella zona di Piazza San Bovo e “tocco con mano” una situazione di degrado e violenza, non solo fisica, del tutto insostenibile, causata da scelte sbagliate, sia a livello locale che nazionale, a cui si deve porre fine. La sicurezza è una delle nostre priorità principali, ci adopereremo perché questo non solo non sia più un problema, ma perché la tranquillità e l’assenza di pericoli in città per anziani, donne, bambini e giovani diventi un punto di orgoglio per l’amministrazione ed i cittadini. Nel nostro programma se ne parla quando si considera la tutela degli anziani e delle donne, quando si parla di zone della città da recuperare (es. stazione e Piazza San Bovo), quando si parla di sicurezza del vicinato, quando si parla di sicurezza per le imprese e per i giovani, quando si parla di tecnologia della sicurezza e di potenziamento della polizia locale. Alcune liste della coalizione che rappresento hanno posto la sicurezza, anche prima di queste elezioni, come obiettivo principale della propria azione politica: anche questo dimostra che da parte nostra l’attenzione all’argomento è massima». Commercio: quali sono le azioni che intendete portare in campo per rendere più attrattiva Voghera ed in particolar modo il centro città? «Pensiamo sia necessario operare su due direttrici: - promuovere il marketing territoriale e le produzioni locali, con eventi, incontri ed iniziative che consentano ai produttori ed ai commercianti locali di proporre i propri prodotti ad una platea di acquirenti il più
ampia possibile - rilanciare la città come riferimento commerciale del territorio, con iniziative di valorizzazione e rivitalizzazione del centro e della periferia e con il rilancio del mercato come vetrina dei prodotti locali, per attirare le persone in città, non solo gli abitanti ma anche i turisti. Una città viva ed attrattiva, con le strade piene di gente è una città dove il commercio prospera, dove si creano posti di lavoro ed opportunità». Periferie: qui si concentra il maggior numero di elettori, elettori che spesso si sono sentiti “trascurati” dalla politica. Quali azioni intendete mettere in campo, concretamente, in favore delle zone periferiche? «Premetto che ritengo sbagliato parlare di “periferie” per una città con le caratteristiche e le dimensioni di Voghera, soprattutto quando a tale termine viene conferita un’accezione negativa. Voghera è formata da quartieri, alcuni più centrali, altri più periferici, nei quali la qualità della vita, la sicurezza e le opportunità per il commercio ed i giovani devono necessariamente essere le stesse. Vogliamo dedicare a tutti i quartieri della città tutta l’attenzione e l’impegno necessari affinché non sia percepita alcuna differenza tra l’uno e l’altro, adeguando, ove necessario, il livello di sicurezza, dei servizi e di vivibilità per portare tutti allo stesso livello di qualità della vita. L’estensione delle reti informatiche e dei servizi, la previsione di infrastrutture che consentano di lavorare da remoto e la maggiore attenzione alla pulizia ed alla sicurezza saranno gli strumenti che utilizzeremo per raggiungere questo risultato». ASM Voghera Spa e controllate: previsioni di cambiamenti e/o sviluppi in caso di una vittoria della sua coalizione? «ASM deve cambiare, non lo sosteniamo noi ma è evidente da quello che sta succedendo e dalle notizie che circolano; è in corso in questi ultimi tempi un significativo depauperamento della società, che è patrimonio di Voghera e dei vogheresi, un patrimonio costruito nel corso di decenni e fino a poco fa conservato e valorizzato.
VOGHERA: I CANDIDATI SINDACI Questo processo deve essere interrotto ed ASM Voghera deve tornare ad essere un motore di stimolo, innovazione e promozione della città, uno strumento per finanziare le casse comunali con i propri utili, aiutare l’imprenditoria, fornire servizi a prezzi competitivi, mantenere la città bella e pulita. Oggi così non è e per cambiare serve una gestione competente, trasparente e decisa a riportate la società ai valori che solo pochi anni fa la contraddistinguevano e ne facevano un esempio per le altre società pubbliche del territorio. Sarà garantito e manutenuto l’assetto proprietario in capo a Voghera ed ai Comuni del territorio, bloccando ogni iniziativa di vendita o cessione della società e/o di sue partecipate». Viabilità: grosso problema dell’Oltrepò pavese in generale e anche di Voghera. Per le strade di competenza comunale avete in previsione interventi urgenti e soprattutto definitivi? «Premessa una particolare attenzione alla manutenzione di strade e marciapiedi L’obiettivo che ci prefiggiamo non è tanto quello di adattare la rete stradale comunale al traffico esistente e/o potenziarla, quanto promuovere la mobilità intelligente e l’utilizzo dei mezzi pubblici. In questo modo, oltre a decongestionare le strade, si ridurrà l’inquinamento e si migliorerà la fruibilità e l’accessibilità urbana. Saranno promossi interventi mirati di snellimento del traffico». Una “patata bollente” che il nuovo sindaco dovrà affrontare è quella del biodigestore a Campoferro. Il no della politica è arrivato da tutti i fronti, ma nell’ipotetico caso in cui la Conferenza dei Servizi – che si dovrà pronunciare sulla validità dell’Iter - non trovasse nessun appiglio per invalidare il progetto, cosa farà? «Ci batteremo fino in fondo contro questo impianto, riteniamo che gli appigli per invalidarlo ci siano e che se il problema verrà affrontato con la dovuta competenza tecnica, cosa che finora non è avvenuta, verrà risolto in favore della città. Di sicuro, in caso di rilascio dell’autorizzazione da parte della Provincia, ricorreremo al TAR ed in tutte le sedi possibili. Ci aspettiamo che tutto il territorio, a prescindere dall’appartenenza, sia coeso in questa battaglia, che ciascuno contribuisca a com-
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«Tutte le coalizioni hanno fatto della sicurezza uno dei propri slogan, anche chi il problema ha contribuito a crearlo, noi intendiamo affrontarlo concretamente...» batterla e vincerla, specie chi siede nei banchi dell’amministrazione provinciale, cui spetta la decisione finale su questo iter». Teatro Sociale: a breve l’inaugurazione. I vogheresi si chiedono – a lei la risposta – come verrà gestito e finanziato. Saranno necessari – ed in tal caso avete già preventivato una spesa – interventi attingendo dalle casse comunali? «Come ho già detto e scritto, il teatro Sociale diventerà una delle leve del rilancio sociale e culturale di Voghera solo se si farà seguire, al completamento del suo recupero, lo sviluppo di un movimento partecipato dalla città e dal suo territorio che lo valorizzi. Promuovere questa azione è una delle priorità del nostro programma e anche su questo si basa la nostra proposta di cambiamento e rinnovamento. La sostenibilità economica dell’attività culturale che si svilupperà attorno al teatro Sociale dipenderà dal coinvolgimento e dalla partecipazione dei cittadini Vogheresi e del territorio, siamo fiduciosi in merito e pensiamo che Voghera saprà sostenere e valorizzare il suo teatro, così a lungo atteso». Un altro punto che accomuna i programmi elettorali di tutti i candidati è la ristrutturazione dell’ex Caserma della Cavalleria. Dato per scontato che “qualcosa” si farà essendo nei programmi elettorali, specificatamente come pensate di intervenire? «Il recupero e la riqualificazione dell’ex Caserma di Cavalleria e la sua rigenerazione urbana è uno degli strumenti che intendiamo proporre per rilanciare e cambiare Voghera. Intendiamo sfruttare questa “occasione” per dare alla città un volto nuovo, più attrattivo e vivibile, per creare spazi e servizi. Proponiamo un concorso di idee per definire un moderno
progetto di recupero, che vorremmo indirizzare alla riqualificazione di una parte del complesso per destinarlo ai servizi e, per l’altra parte, al recupero di volumi residenziali ed alla creazione di aree verdi, per creare una sorta di city-life Vogherese, che diventi il simbolo della rinascita della città, dove siano presenti spazi polifunzionali dedicati ai giovani ed alle associazioni, spazi commerciali e sale convegni». I programmi elettorali sono pubblici, i cittadini possono e dovrebbero leggerli per poi decidere cosa fare all’interno della cabina elettorale. Siete certi di poter rispettare tutti i punti in programma? «Abbiamo voluto proporre un programma basato sulla concretezza e fattibilità degli obiettivi che sono previsti. L’impegno che prendiamo fin d’ora è di realizzare tutto quanto è previsto, non possiamo garantire di riuscirci, specie perché il raggiungimento di alcuni obiettivi non dipenderà solo dal nostro impegno e dalla nostra volontà, ma anche in questo caso metteremo il massimo impegno per ottenere i risultati promessi, sollecitando risorse, autorizzazioni, pareri e quanto necessario per mantenere la promessa fatta alla città. Da questo punto di vista risulta determinante poter contare sull’appoggio a livello nazionale dei partiti che formano la coalizione che mi supporta per ottenere le necessarie risorse e gli indispensabili finanziamenti». Campagna elettorale dai toni accesi. A suo giudizio si è andati oltre quello che è “il normale” scontro politico? «Pur se la campagna ha toni accesi e, com’è tradizione a Voghera, ogni episodio viene enfatizzato e strumentalizzato, per ora a mio giudizio non si è trasceso rispetto al normale scontro politico. è pur vero che abbiamo rilevato episodi di
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intimidazione durante la formazione delle liste, che hanno indotto alcuni dei nostri potenziali candidati a rinunciare, e verifichiamo che alcuni organi di stampa sono stranamente restii a pubblicare i contributi di tutti i concorrenti, specie quando questi contributi sono relativi alla smentita di notizie non veritiere che una parte fa circolare. Questo non fa bene alla correttezza della competizione elettorale e potrebbe influenzarne il risultato. Premesso che non è nella mia natura impormi con la prepotenza e la campagna elettorale che sto conducendo è basata su principi di correttezza e rispetto verso gli altri, non posso che auspicare che il tono resti nel perimetro della correttezza, che si eviti di utilizzare la delazione quale strumento per affermarsi e che questi episodi restino tali fino alla fine della campagna elettorale». Cosa le fa pensare di essere il sindaco giusto per Voghera e perché non lo sono i suoi “avversari”? «Premesso che non ritengo corretto giudicare i miei avversari, il giudizio lo daranno i vogheresi con il loro voto, penso di essere il sindaco giusto per la mia città, perché rappresento la Voghera che si vuole impegnare per cambiare e per rilanciare questa città; perché sono in grado di reperire le risorse per farlo davvero; perché ritengo di poter contare su una squadra onesta e competente; perché sono donna ed è ora che una donna, finalmente, si faccia carico del futuro di questa città». Post elezioni: in caso di vittoria la sua squadra di governo è già definita o ci sono ancora in corso trattative su chi farà cosa? «Non abbiamo definito alcuna squadra di governo, nè sono in corso trattative con alcuno. Nel merito non posso che confermare l’importanza dei risultati delle elezioni per comprendere in quale misura i Vogheresi apprezzeranno le singole candidature e che il governo della città e delle società partecipate sarà affidato a persone competenti ed oneste, che opereranno con trasparenza nell’esclusivo interesse di Voghera e dei Vogheresi e svolgeranno il proprio ruolo con correttezza ed imparzialità». di Silvia Colombini
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«Ogni candidato potrebbe essere il sindaco “giusto” se animato da determinazione a migliorare le cose con buon senso» Intervista a Carmelo Pagnotta, 49 anni, docente di matematica e fisica, è il candidato sindaco della “Lista Civica Scuola, Cominciamo dalla Scuola per un Futuro Migliore”. Pagnotta come e in che circostanze è maturata la sua passione politica, tanto da trasformala in impegno per la città? «La mia professione mi coinvolge già nell’impegno per la comunità, sono docente, coordinatore di progetti didattici, tra i quali molti dedicati ai diversamente abili e responsabile di sede d’istituto scolastico. Queste attività mi mettono in contatto con i giovani e le famiglie, ma anche con le istituzioni, gli enti e la realtà lavorativa locale. Definire passione politica il mio impegno è eccessivo, diciamo che, venendo a conoscenza di molte problematiche della comunità tramite il lavoro, ho sentito l’esigenza di provare a fare qualcosa di più, soprattutto riguardo l’istruzione, essendo convinto che il progresso si genera partendo da una buona istruzione». Quali sono a suo giudizio ed in base a ciò che ha potuto toccare con mano durante la campagna elettorale, i temi principali su cui si giocherà “la partita”? «Penso che gli elettori siano attualmente molto sensibili a problematiche legate al lavoro, alla sicurezza, al senso di incertezza per il futuro e desiderino avere, in chi li rappresenta, persone veramente capaci di offrire risposte e soluzioni». Sei candidati sindaci e più di 300 potenziali consiglieri. Grandi coalizioni e alleanze. È “un bene o un male”? «Il frazionamento, probabilmente, aumentando il numero dei candidati, può favorire maggiori opportunità di elezione; non credo sia nè un bene né un male, forse una strategia e comunque lecita». Sicurezza e commercio, la partita si gioca principalmente qui. Partiamo dal “rendere Voghera una città più sicura”, slogan utilizzato da tutte le compagini politiche in corsa. Quale voce all’interno del programma politico della sua lista, parla di sicurezza? «La sicurezza del cittadino e la difesa della legalità appartengono al nostro programma come elementi irrinunciabili per la percezione del benessere e la vivibilità effettiva della città. E sono legate all’idea di scuola che promuoviamo, in cui la cultura della legalità deve richiedere il massimo sforzo. Auspichiamo un controllo più puntuale e severo del territorio e delle aree a rischio con tutte le risorse umane e tecnologiche necessarie». Commercio: quali sono le azioni che intendete portare in campo per rendere
«Non esistono cittadini di serie A e di serie B. Le periferie devono essere curate, pulite, sicure e possibilmente abbellite» Carmelo Pagnotta, candidato sindaco della lista civica “Scuola”
più attrattiva Voghera ed in particolar modo il centro città? «Si deve puntare sull’attrattività con interventi di qualità, di conseguenza la città deve saper offrire molto più di ciò che offre attualmente; corsi universitari, teatro, mostre di prestigio (abbiamo il Castello e Casa Gallini), eventi legati alla produzione locale (ad esempio enogastronomici), assetto urbano impeccabile, più verde nel centro storico, vetrine più belle, locali più originali». Periferie: qui si concentra il maggior numero di elettori, elettori che spesso si sono sentiti “trascurati” dalla politica. Quali azioni intendete mettere in campo, concretamente, in favore delle zone periferiche? «Le stesse che si attuano per gli altri quartieri, non esistono cittadini di serie A e di serie B. Le periferie devono essere curate, pulite, sicure e possibilmente abbellite». ASM Voghera spa e controllate: previsioni di cambiamenti e/o sviluppi in caso di una vittoria della sua lista? «Posso solo modestamente esprimere il mio pensiero sull’opportunità di orientarsi verso servizi sempre più rispettosi dell’ambiente e privi di spreco. Le aziende sono fatte da persone e sono le persone che orientano le scelte». Viabilità: grosso problema dell’Oltrepò pavese in generale e anche di Voghera. Per le strade di competenza comunale avete in previsione interventi urgenti e soprattutto definitivi? «La manutenzione stradale è stata molto trascurata e richiederebbe interventi non solo di rattoppo ma in molti casi di rifacimento completo del manto.
Fare un elenco sarebbe troppo lungo; personalmente sono per gli interventi definitivi, costano di più ma, a lungo termine, credo ci sia un risparmio, rispetto ai continui interventi superficiali». Una “patata bollente” che il nuovo sindaco dovrà affrontare è quella del biodigestore a Campoferro. Il no della politica è arrivato da tutti i fronti, ma nell’ipotetico caso in cui la Conferenza dei Servizi – che si dovrà pronunciare sulla validità dell’Iter - non trovasse nessun appiglio per invalidare il progetto, cosa farà? «In ogni caso sosterrò, per quanto posso, il parere negativo della cittadinanza e delle forze politiche coinvolte; è un problema collettivo che va affrontato insieme». Teatro Sociale: a breve l’inaugurazione. I vogheresi si chiedono – a lei la risposta – come verrà gestito e finanziato. Saranno necessari – ed in tal caso avete già preventivato una spesa – interventi attingendo dalle casse comunali? «Per non pesare massicciamente sulle casse comunali, ricordo che ci sono enti governativi che erogano fondi per i teatri e le attività teatrali, presentando progetti, come il FUS (Fondo Unico per lo Spettacolo) ed i finanziamenti europei per il teatro. C’è la possibilità di reperire sponsor locali (istituti di credito, aziende, ordini professionali); si può creare un’associazione “Amici del Teatro Sociale”, concedendo ai soci vantaggi. Infine si può utilizzare il crowdfunding». Un altro punto che accomuna i programmi elettorali di tutti i candidati è la ristrutturazione dell’ ex Caserma della Cavalleria.
Dato per scontato che “qualcosa” si farà essendo nei programmi elettorali, specificatamente come pensate di intervenire? «Data la posizione, il pregio dell’immobile e la struttura delle parti ancora da destinare, l’area sarebbe idonea ad ospitare un piccolo polo universitario pertinente ai bisogni locali con competenze specializzate, iniziando con un corso di Scienze e Tecnologie Agrarie. La presenza di studi universitari genererebbe attrattività, portando maggiori opportunità economiche e aumentando il valore del territorio, anche sotto l’aspetto immobiliare. Il reperimento dei fondi per tale progetto non sarebbe a fondo perduto perchè avrebbe una ricaduta significativa. Esistono opportunità per ottenere fondi per l’istruzione anche a livello europeo: ad esempio, L’FSE (Fondo Sociale Europeo) finanzia in tutta la UE iniziative volte a migliorare l’istruzione professionale e universitaria». I programmi elettorali sono pubblici, i cittadini possono e dovrebbero leggerli per poi decidere cosa fare all’interno della cabina elettorale. Siete certi di poter rispettare tutti i punti in programma? «Sono convinto che, quando c’è l’autentica volontà di perseguire degli obiettivi, la strada sarà lastricata di ostacoli ma ci si arriva. Non da soli, in sinergia con tutte le forze e le risorse in campo, e mettendo in gioco le competenze di tutti». Campagna elettorale dai toni accesi. A suo giudizio si è andati oltre quello che “il normale” scontro politico? «Credo che gli elettori, più che discussioni, si aspettino risposte e soluzioni ai problemi. Perciò, se diverbi ci sono stati, saranno i cittadini a valutarli». Cosa le fa pensare di essere il sindaco giusto per Voghera e perché non lo sono i suoi “avversari”? «Nulla di particolare mi fa pensare di essere un possibile sindaco giusto; è per me un primo passo per accostarmi all’iter di un impegno più organizzato verso la comunità, con umiltà e buona volontà. Ogni candidato potrebbe esserlo se animato da autentica determinazione a migliorare le cose con buon senso». Post elezioni: in caso di vittoria la sua squadra di governo è già definita o ci sono ancora in corso trattative su chi farà cosa? «Rispondere a questa domanda sarebbe pura presunzione; auspico solamente che chiunque coprirà un incarico sia competente e capace, è l’unica cosa che conta». di Silvia Colombini
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«Le dimostrazioni di consenso avute da parte dei cittadini, dimostrano la bontà del progetto» Intervista a Giuseppina (Giusy) Insalaco 54 anni, fisioterapista, è il candidato sindaco della lista “Cambiamo con Toti”. Insalaco come in che circostanze è maturata la sua passione politica, tanto da trasformarla in impegno per la città? «Il mio impegno politico è sempre stato più di partecipazione alle proposte degli altri che di tipo propositivo, ma quando mi è stato proposto di impegnarmi in prima persona, ho ritenuto fosse mio dovere cercare di realizzare i progetti che ritengo utili per la città. So bene che è più facile criticare e delegare, ma arrivano i momenti in cui bisogna mettersi in discussione ed io ho accettato di farlo, con tutto il mio entusiasmo e con il mio spirito libero, che nasce dal non aver mai dovuto scendere a compromessi. Lo dimostra il fatto che la lista “Cambiamo con Toti” corre da sola». Quali sono a suo giudizio ed in base a ciò che ha potuto toccare con mano durante la campagna elettorale, i temi principali su cui si giocherà la “partita”? «I temi principali su cui si svolgerà la competizione elettorale saranno: sicurezza, lavoro, solidarietà, salute, ambiente e ASM». Sei candidati sindaci e più di 300 potenziali consiglieri. Grandi coalizioni e alleanze. È “un bene o un male”? «Penso che se da un lato la possibilità di poter scegliere tra più candidati e consiglieri sia una cosa positiva, dall’altro lato credo che il formarsi di colazioni e alleanze potrebbe generare confusione per una parte importante degli elettori». Sicurezza e commercio, la partita si gioca principalmente qui. Partiamo dal “rendere Voghera una città più sicura”, slogan utilizzato da tutte le compagini politiche in corsa. Quale voce all’interno del programma politico della sua lista, parla di sicurezza? «Presidio costante degli spazi più critici (Stazione Ferroviaria, Piazza San Bovo, etc. Etc. etc); adeguamento organico Polizia locale con istituzione del terzo turno e dell’unità cinofila antidroga; potenziamento dell’illuminazione stradale e delle telecamere di sorveglianza, almeno 100 in tutta Voghera con presidio costante da affidare ad ASM, che dispone già di una sala di telecontrollo attiva h 24». Commercio: quali sono le azioni che intendete portare in campo per rendere più attrattiva Voghera ed in particolar modo il centro città? «Per aiutare il commercio della zona centrale bisogna che l’Amministrazione comunale faccia tutto il possibile per diminuire la tassazione, soprattutto in questa fase di stagnazione, e incentivare l’attra-
Recupero ex Caserma di Cavalleria, «Per comincire cercherò di creare un polo di servizi al cittadino, coinvolgendo anche ASM Voghera»
Giusy Insalaco, candidato sindaco della lista “Cambiamo con Toti”
zione per richiamare visitatori. Potranno avere un ruolo importante l’attività culturale che si svilupperà sull’asse Castello-Teatro e creare iniziative di respiro, per lo meno regionale, e che si ripetano ogni anno». Periferie: qui si concentra il maggior numero di elettori, elettori che spesso si sono sentiti “trascurati” dalla politica. Quali azioni intendete mettere in campo concretamente in favore delle zone periferiche? «Per le periferie bisognerà realizzare tutte le strutture che sono necessarie, con attenzione particolare ai servizi essenziali e al trasporto pubblico. Attraverso accordi con i commercianti dei quartieri, vorrei realizzare iniziative che possano favorire i negozi di vicinato in modo da fidelizzare il più possibile gli abitanti». ASM Voghera Spa e controllate: previsioni di cambiamenti e/o sviluppi in caso di vittoria della sua lista? «Lei mi chiede se, in caso di mia vittoria, intendo fare cambiamenti nell’Azienda municipalizzata. Credo che i cambiamenti o le conferme dipendano solo dai risultati conseguiti o dallo sviluppo in positivo degli indirizzi dati dall’Amministrazione comunale. Non amministrerò mai facendomi guidare dal giudizio di sintonia politica ma dall’efficienza, dalla trasparenza e dalla correttezza».
Viabilità: grosso problema dell’ Oltrepo’ pavese in generale e anche di Voghera. Per le strade di competenza comunale avete in previsione interventi urgenti e soprattutto definitivi? «Per la viabilità realizzeremo un pronto intervento che possa, in tempi ragionevoli, risolvere i vari problemi non programmabili. Ci faremo anche promotori del completamento della Tangenziale per favorire i flussi verso la Valle Staffora e per eliminare il più possibile il transito di mezzi pesanti attraverso Voghera». Una “patata bollente” che il nuovo sindaco dovrà affrontare è quella del biodigestore a Campoferro. Il no della politica è arrivato da tutti i fronti, ma nell’ipotetico caso in cui la conferenza dei servizi- che si dovrà pronunciare sulla validità dell’Iter - non trovasse un appiglio per invalidare il progetto, cosa farà? «Sul biodigestore, come anche tutti gli altri candidati sindaci hanno sottoscritto, sono decisamente contraria come sono contraria a tutte le attività che abbiano impatto negativo sulla salute e sull’ambiente. Pertanto in caso di approvazione da parte della Provincia, cercherò ogni possibile iniziativa coinvolgendo i cittadini al fine di interrompere la realizzazione dell’impianto». Teatro sociale: a breve l’inaugurazione. I vogheresi si chiedono- a lei la risposta- come verrà gestito e finanziato. Saranno necessari- ed in tal caso avete già preventivato una spesa- interventi attingendo dalle casse comunali? «Sul Teatro Sociale posso dire che non dipende da me la conclusione dei lavori ma è mia intenzione pensare all’attività del Teatro e se deve essere di qualità e con costi sostenibili, si potrà sviluppare in modo ottimale solo con accordi di partenariato con qualche importante teatro e con il contributo di soci sovventori privati». Un altro punto che accomuna i programmi elettorali di tutti i candidati è la ristrutturazione dell’ex Caserma di Cavalleria. Dando per scontato che qualcosa si farà essendo nei programmi
elettorali, specificatamente come pensate di intervenire? «La Caserma della Cavalleria è un problema che può essere affrontato solo con la diversificazione dell’utilizzo e con l’intervento dei privati poiché è impensabile che l’Amministrazione possa sostenere da sola i costi del recupero di tutta l’area. Per comincire cercherò di creare un polo di servizi al cittadino, coinvolgendo anche ASM Voghera». I programmi elettorali sono pubblici, i cittadini possono e dovrebbero leggerli per poi decidere cosa fare all’interno della cabina elettorale. Siete certi di poter rispettare tutti i punti in programma? «Noi l’abbiamo scritto per rispettarlo in toto. È evidente che in caso di vittoria dovrà essere fatta una valutazione complessiva delle risorse disponibili e un quadro normativo di riferimento in costante evoluzione». Campagna elettorale dai toni accesi. A suo giudizio si è andati oltre quello che è il normale scontro politico? «Fino ad oggi ritengo che lo scontro politico, se non per sporadici episodi, non sia andato oltre il limite». Cosa le fa pensare di essere il sindaco giusto per Voghera e perché non i suoi “avversari”? «Mi fanno pensare di essere il sindaco giusto per Voghera le dimostrazioni di consenso avute da parte dei cittadini, durante la campagna elettorale, il che dimostrano la bontà del progetto e la novità della Lista Cambiamo con Toti. Preferisco non parlare dei miei avversari». Post elezioni: in caso di vittoria la squadra di governo è già definita o ci sono ancora trattative su chi farà cosa? «Allo stato attuale preferiamo concentrarci sui nostri programmi da spiegare agli elettori, certi comunque, che all’interno del nostro gruppo esistano le competenze e la professionalità per costruire una buona squadra di governo». di Silvia Colombini
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«Sono un candidato libero che non deve rendere conto a nessun capo corrente o referente politico, ma solo ai cittadini» Intervista a Antonio Marfi, 46 anni, libero professionista, è il candidato sindaco della lista Movimento 5 Stelle il Blogdellestelle.it. Marfi come e in che circostanze è maturata la sua passione politica, tanto da trasformala in impegno per la città? «L’interesse per la politica è nato in famiglia confrontandomi con mio padre, uomo di grandi valori repubblicani e democratici, mentre mia madre mi ha trasmesso l’attenzione verso il prossimo. La loro educazione mi ha stimolato a svolgere per anni l’attività di volontariato. Successivamente ho voluto portare le esperienze del volontariato a servizio della politica cittadina e nel 2009 ho partecipato alla formazione della prima lista civica del Moviemtno5 Stelle a Voghera, ottenendo l’elezione in consiglio comunale». Quali sono a suo giudizio ed in base a ciò che ha potuto toccare con mano durante la campagna elettorale, i temi principali su cui si giocherà “la partita”? «Sviluppo economico della città e del territorio per affrontare con efficacia il problema del rilancio della città e del lavoro; Attenzione alle fasce deboli, soprattutto alle persone, agli anziani e alle famiglie colpite duramente dall’emergenza coronoravirus; giovani e futuro; sicurezza e lotta al degrado». Sei candidati sindaci e più di 300 potenziali consiglieri. Grandi coalizioni e alleanze. È “un bene o un male”? «La partecipazione politica è sempre un bene, ma non fatta in questo modo creando liste civiche all’ultimo minuto e senza un chiara progettualità. Nel 2015 le liste erano 16 ed hanno frammentato il consiglio comunale in tanti gruppi consiliari che sono stati una zavorra per l’azione politica dell’amministrazione. La scelta di andare da soli come Movimento 5 Stelle è una forte messaggio di chiarezza programmatica che nei prossimi anni sarà un bene per la città». Sicurezza e commercio, la partita si gioca principalmente qui. Partiamo dal “rendere Voghera una città più sicura”, slogan utilizzato da tutte le compagini politiche in corsa. Quale voce all’interno del programma politico della sua lista, parla di sicurezza? «Nel programma politico c’è un intero capitolo dedicato alla sicurezza cittadino. è fondamentale capire come avvengono i reati se si ha l’intenzione di stabilire quali azioni siano davvero efficaci. In questo modo risolveremo il problema della sicurezza in modo innovativo, cambiando prospettiva, popolando i luoghi con l’arredo urbano e controllando con la video sorveglianza.
Antonio Marfi, candidato sindaco Movimento 5 Stelle
Commercio, «Creazione del marchio “Mercato Storico di Voghera” per promuovere uno dei più antichi mercati della Lombardia» Mappare la città sulla base degli eventi criminali degli ultimi anni, tramite un coordinamento interforze cittadino e mantenerlo aggiornato con cadenza settimanale; aumentare le difficoltà per compiere il reato, ridurre i benefici attesi derivanti dal commettere il reato, migliorare le strategie di gestione, implementando tutte le innovazioni tecnologiche adottate nelle città intelligenti e inoltre migliorare il design urbano prevedendo importanti interventi riqualificazione urbanistica nelle aree degradate o maggiormente sensibili, come piazza San Bovo e la Stazione». Commercio: quali sono le azioni che intendete portare in campo per rendere più attrattiva Voghera ed in particolar modo il centro città? «I Commercianti e i cittadini conoscono bene le ragioni per cui i negozi chiudono e la vita sociale in città è morta e alle urne saranno pronti a cambiare radicalmente amministratori. Le soluzioni e i passi amministrativi sono chiari e concreti nel nostro programma: Rilanciare il Distretto unico del Commercio (DUC), utilizzando i fondi regionali destinati a questo programma non per incentivi a pioggia senza programmazione ma con una progettualità di rilancio complessivo del centro città ma anche delle periferie:
- creando una piazza virtuale per promuove le offerte dei commercianti e stimolare gli ascquisti dei cittadini; - sviluppando la filiera corta soprattutto per l’agroalimentare che è il volano per la ripresa dell’economia mondiale; - privilegiare i negozi di vicinato, in collaborazione con le associazioni di categoria; - una carta punti usufruibile nei negozi cittadini e non nei centri commerciali fatti costruire in maniera smodata causando la morte del commercio vogherese. Poi ci sarà da fare anche una valutazione sui canoni di affitto, che per alcune soluzioni, sono troppo alti e non permettono soprattutto ai giovani di poter avviare una loro attività; Creazione del marchio “Mercato Storico Voghera” per promuovere uno dei più antichi mercati della Lombardia e per tutelare e valorizzare quei banchi che da sempre promuovono qualità e prodotti tipici. Infine saranno istituiti dei concorsi creativi tra giovani architetti ed urbanisti al fine di creare un designer più accattivante». Periferie: qui si concentra il maggior numero di elettori, elettori che spesso si sono sentiti “trascurati” dalla politica. Quali azioni intendete mettere in campo, concretamente, in favore delle zone periferiche?
«Ogni 5 anni il tema delle periferie ritorna al centro della propaganda politica e poi per i successivi 5 anni non si fa nulla. Sono tanti i cittadini dei quartieri e della periferia che mi hanno contattato. Prevediamo maggiore cura del territorio, piste ciclabili, parchi gioco attrezzati e non degradati. Per i quartieri più periferici prevediamo maggiori collegamenti con i mezzi pubblici soprattutto per le scuole e per i giorni di mercato e maggiore sicurezza. Istituzione degli operatori sanitari di prossimità. Avviare una collaborazione con la scuola di musica e gli altri attori che operano nel mondo dell’arte, un programma specifico, in di eventi culturali, artistici nei quartieri, rivitalizzando aree depresse, valorizzando spazi pubblici ora poco utilizzati (esempio: anfiteatri nei parchi gioco di Pombio e San Vittore). Progetto Arte di prossimità, incentivare i negozi di vicinato e creare nuove aree destinate a piccoli mercati di quartiere». ASM Voghera spa e controllate: previsioni di cambiamenti e/o sviluppi in caso di una vittoria della sua lista? «Il Movimento 5 Stelle fonderà la propria azione amministrativa su tre pilastri essenziali: legalità, trasparenza, cittadino e questo varrà anche per ASM Spa. Questo sarà possibile grazie all’istituzione della figura del “cittadino controllore” nei consigli di amministrazione delle partecipate comunali, inoltre è necessaria una revisione totale dei metodi di nomina nei Consigli di Amministrazione per assicurare il prevalere di criteri di competenza e meritocrazia rispetto all’appartenenza e affiliazione ai partiti politici. Garantire la massima trasparenza delle nomine attraverso la costituzione di un comitato tecnico consultivo che valuti i curriculum dei candidati, privilegiando così la meritocrazia all’attuale metodo di scelta legato alle volontà dei partiti politici. ASM Spa deve diventare partner per lo sviluppo del territorio ed investire fortemente in innovazione considerando prioritarie le energie rinnovabili, le telecomunicazione e la ricerca scientifica e tecnologica. ASM Spa deve mettere al centro la tutela ambientale e deve dotarsi dei migliori sistemi informatici per rendere estremamente efficiente il servizio alle comunità locali. La Holding e le sue controllate sono un patrimonio della città e devono ritornare ad essere dei cittadini e non dei partiti politici. Saranno previsti importanti azioni per ristabilire il rapporto fiduciario tra gli utenti e l’ Azienda, compromesso dai noti ed eclatanti avvenimenti degli ultimi anni. Bisogna tutelare il capitale umano, professionale e patrimoniale di ASM con l’obiettivo di rendere l’Azienda compe-
VOGHERA: I CANDIDATI SINDACI titiva e forte negli ambiti strategici e per questo si prevede inoltre la ridefinizione degli indirizzi strategici di ASM Spa e una commissione speciale d’inchiesta al fine di verificare le cause di notevoli disservizi (caos bollette) e i criteri di assunzione di alcuni concorsi. Con noi ASM affronterà questa sfida, rendendo il territorio molto più attrattivo». Viabilità: grosso problema dell’Oltrepò pavese in generale e anche di Voghera. Per le strade di competenza comunale avete in previsione interventi urgenti e soprattutto definitivi? «Implementare il Piano Urbano della Mobilità Sostenibile (PUMS) quale Pianificazione Strategica per il raggiungimento dei risultati nel campo della mobilità sostenibile e per l’accesso ai relativi finanziamenti comunitari; attivare il costante e puntuale monitoraggio delle prestazioni delle infrastrutture viabilistiche e adottare le misure correttive necessarie anche attraverso uno studio del traffico urbano con il fine di intervenire con rapidità alla manutenzione delle strade e successivamente pianificare una programmazione puntuale delle opere da manutentare». Una “patata bollente” che il nuovo sindaco dovrà affrontare è quella del biodigestore a Campoferro. Il no della politica è arrivato da tutti i fronti, ma nell’ipotetico caso in cui la Conferenza dei Servizi – che si dovrà pronunciare sulla validità dell’Iter - non trovasse nessun appiglio per invalidare il progetto, cosa farà? «Proprio in questi giorni i candidati sindaco, su mia proposta, hanno sottoscritto un documento di chiara opposizione alla realizzazione del biodigestore, Un segnale preciso che deve arrivare ai destinatari, Provincia di Pavia e società proponente. Il 6 ottobre durante la conferenza dei servizi il NO deve essere l’unico risultato. Se cosi non dovesse accadere ci impegneremo ad opporci all’autorizzazione nelle sedi opportune. Inoltre bisogna sostenere il lavoro del nascente comitato cittadino». Teatro Sociale: a breve l’inaugurazione. I vogheresi si chiedono – a lei la risposta – come verrà gestito e finanziato. Saranno necessari – ed in tal caso avete già preventivato una spesa – interventi attingendo dalle casse comunali?
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ASM Voghera Spa, «Istituzione della figura del “cittadino controllore” nei consigli di amministrazione delle partecipate comunali e revisione totale dei metodi di nomina nei Consigli di Amministrazione...» «Il Teatro Sociale è un’opera per cui aspettiamo ci vengano consegnate le chiavi al più presto. Attendiamo però la fine delle opere per vedere se tutta la fase di progettazione e realizzazione andrà in porto senza problemi. Sarà indispensabile la creazione di una Fondazione Teatro Sociale, così come la ricerca dei partner istituzionali ed economici e la scelta di un Direttore artistico a cui affidare la programmazione degli spettacoli e su questo punto ci siamo già mossi per individuare la migliore figura artistica che sappia coniugare l’offerta migliore per far decollare questo gioiello cittadino. Economicamente il Teatro Sociale non potrà contare solamente sui proventi degli abbonamenti e dei biglietti venduti, con i quali potremmo pagare solo la direzione artistica e qualche maestranza, serviranno i fondi pubblici dei Ministeri, della Regione Lombardia, i contributi di altre Fondazioni filantropiche e i fondi comunitari». Un altro punto che accomuna i programmi elettorali di tutti i candidati è la ristrutturazione dell’ ex Caserma della Cavalleria. Dato per scontato che “qualcosa” si farà essendo nei programmi elettorali, specificatamente come pensate di intervenire? «Per la ex Caserma della Cavalleria abbiamo un progetto ambizioso che prevede diversi fasi di progettazione e realizzazione. Per prima cosa deve diventare il centro di aggregazione giovanile collegato alla biblioteca per la quale bisogna Modificare gli orari della biblioteca con nuove aperture domenicali e serali e in pausa pranzo (stimolando il servizio volontario o assunzioni part time di studenti univer-
sitari a basso reddito con pagamento della prestazione non in contanti ma attraverso il pagamento della retta universitaria), connessione internet banda larga e copertura wi-fi. Riqualificare locali inutilizzati della Caserma di Cavalleria per progettare e realizzare un bistrot letterario da far gestire a giovani imprenditori cittadini al fine animare gli spazi della Caserma e renderla nel tempo un centro culturale e di socializzazione; favorire l’imprenditoria freelance e giovanile attraverso sistemi di co-working, mettendo a disposizione spazi di lavoro (postazioni, sala riunioni, ecc.) con accesso internet wi-fi e creando luoghi di condivisione e di scambio del sapere e favorire lo smart working per i lavoratori pendolari e cittadini. La Fiera dell’Ascensione così come oggi organizzata appare superata. Essa dovrebbe innanzi tutto coinvolgere tutta la città e non essere relegata al solo piazzale interno della ex Caserma della Cavalleria. Per riacquistare valore dovrà essere ripensata con un taglio assolutamente innovativo. Gli espositori dovranno essere selezionati anche per qualità e caratteristiche dell’offerta. Progettarla per farla diventare Fiera dell’Oltrepò. I programmi elettorali sono pubblici, i cittadini possono e dovrebbero leggerli per poi decidere cosa fare all’interno della cabina elettorale. Siete certi di poter rispettare tutti i punti in programma? «Il programma del Movimento 5 Stelle di Voghera, si struttura a partire dalle prime idee nate nel 2010 quando per la prima volta a Voghera si presenta alle elezioni la lista civica a 5 stelle. Idee che hanno aper-
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to successivamente al progetto elettorale del 2015 e alla redazione di un programma ambizioso per rinnovare la città. Su queste radici si propone il progetto per Voghera 2020 che non guarda solo alle esigenze del momento, ma che disegna la città del domani». Campagna elettorale dai toni accesi. A suo giudizio si è andati oltre quello che “il normale” scontro politico? «L’approccio che abbiamo dato alla nostra campagna elettorale è stato diverso dagli altri schieramenti che per motivi chiari si stanno facendo una lotta che non fa bene alla politica e alla città .Vedo poche discussioni sui programmi e troppi colpi bassi. Il perché lo si deve chiedere agli avversari, noi ci impegniamo ad amministrare bene i prossimi 5 anni e parliamo di progetti e azioni concrete». Cosa le fa pensare di essere il sindaco giusto per Voghera e perché non lo sono i suoi “avversari”? «Sono il candidato più credibile perché non devo demonizzare i miei avversari per ottenere il consenso degli elettori come stanno facendo alcuni candidati sindaci. Ho esperienza amministrativa svolta come consigliere comunale, conosco il funzionamento della macchina amministrativa. Parlo di progetti concreti e di visione della città e del territorio. Sono un candidato libero che non deve rendere conto a nessun capo corrente o referente politico, ma solo ai cittadini e al gruppo di candidati che compone la lista elettorale». Post elezioni: in caso di vittoria la sua squadra di governo è già definita o ci sono ancora in corso trattative su chi farà cosa? «Chiaramente non ci sono trattative su chi farà cosa. Come gruppo abbiamo le idee chiare su come affidare gli assessorati e come selezionare gli amministratori degli enti partecipati. Competenza, onesta, trasparenza, disponibilità verso i cittadini, capacità di relazionarsi con i dipendenti pubblici e capacità di autonomia gestionale e decisionale. Alcuni ruoli sono già definiti e altri li stiamo definendo».
di Silvia Colombini
VOGHERA: I CANDIDATI SINDACI
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«Non abbiamo vincoli di partito e quindi scegliamo le persone migliori» Intervista a Pier Ezio Ghezzi, 70 anni, ex dirigente d’azienda ora in pensione, è il candidato sindaco sostenuto da: “Lista Civica Ghezzi Sindaco”, “Ghezzi Sindaco Quartieri di Voghera”, “Voghera + Libera Lista Civica”. Ghezzi come e in che circostanze è maturata la sua passione politica, tanto da trasformala in impegno per la città? «Fin da ragazzo, da quando mio padre mi portava a sentire i comizi in Piazza Del Duomo. Da lì in avanti non è mai venuta meno» Quali sono a suo giudizio ed in base a ciò che ha potuto toccare con mano durante la campagna elettorale, i temi principali su cui si giocherà “la partita”? «Post Covid: ruolo del Comune sulla salute dei vogheresi; lavoro: come farci aiutare da Regione Lombardia e Governo a proteggere i posti di lavoro; sicurezza e aree a rischio: piazza San Bovo, Stazione ferroviaria; attenzione ai quartieri, ora abbandonati e rilancio del centro storico». Sei candidati sindaci e più di 300 potenziali consiglieri. Grandi coalizioni e alleanze. È “un bene o un male”? «Entrambe le cose. Un bene perché si allarga la democrazia e la partecipazione. Un male perché provoca la dispersione eccessiva dei voti». Sicurezza e commercio, la partita si gioca principalmente qui. Partiamo dal “rendere Voghera una città più sicura”, slogan utilizzato da tutte le compagini politiche in corsa. Quale voce all’interno del programma politico della sua coalizione, parla di sicurezza? «La sicurezza non è partitica, non è né di destra né di sinistra: è un diritto fondamentale che va salvaguardato. Accordo di prevenzione e controllo con le Forze dell’Ordine e la prefettura; caserma unica, polizia urbana e polizia nazionale come nel Comune di Modena; telecamere di controllo; vietare la vendita di alcoolici ai negozi siti nei luoghi critici e farli rivivere con eventi». Commercio: quali sono le azioni che intendete portare in campo per rendere più attrattiva Voghera ed in particolar modo il centro città? «Il rilancio passa attraverso alcune azioni mirate: - creare una città degli eventi secondo un serio piano di marketing territoriale; - supporto e coinvolgimento dei commercianti ed artigiani; - apertura del Teatro Sociale e ristrutturazione della ex Caserma di Cavalleria; - piano integrato di cultura, sport e commercio; - programma di decoro urbano». Periferie: qui si concentra il maggior numero di elettori, elettori che spesso si sono sentiti “trascurati” dalla politica.
Periferie, «Istituire l’assessorato ai quartieri con rotazione annuale» Quali azioni intendete mettere in campo, concretamente, in favore delle zone periferiche? «In primis istituire l’assessorato ai quartieri con rotazione annuale: cosi ogni anno, ogni quartiere sceglierà il suo assessore e istituire i Comitati di Quartiere autogestiti. Da cinque anni lavoriamo nei quartieri e ascoltiamo la loro gente, per questo abbiamo definito per ogni quartiere un programma specifico sulle esigenze espresse dagli abitanti». ASM Voghera Spa e controllate: previsioni di cambiamenti e/o sviluppi in caso di una vittoria della sua coalizione? «ASM è stata saccheggiata dai partiti: assunzioni clientelari, bollette pazze, intrighi, denunce tra amministratori. Fuori la politica da ASM: basta far gestire l’azienda dai partiti. Solo manager competenti e assunzioni in base alle capacità e non alle amicizie». Viabilità: grosso problema dell’Oltrepò pavese in generale e anche di Voghera. Per le strade di competenza comunale avete in previsione interventi urgenti e soprattutto definitivi? «Conosciamo le strade critiche quartiere per quartiere. Alcune aspettano di essere asfaltate da oltre 10 anni, sono intransitabili. Sappiamo esattamente cosa non fare: non fare promesse e poi scomparire». Una “patata bollente” che il nuovo sindaco dovrà affrontare è quella del biodigestore a Campoferro. Il no della politica è arrivato da tutti i fronti, ma nell’ipotetico caso in cui la Conferenza dei Servizi – che si dovrà pronunciare sulla validità dell’Iter - non trovasse nessun appiglio per invalidare il progetto, cosa farà? «Agiremo su due fronti: quello legale sino al Consiglio di Stato, se necessario, e quello della mobilitazione della gente. Abbiamo vinto la “battaglia contro la Pirolisi”, vinceremo anche questa contro il biodigestore» Teatro Sociale: a breve l’inaugurazione. I vogheresi si chiedono – a lei la risposta – come verrà gestito e finanziato. Saranno necessari – ed in tal caso avete già preventivato una spesa – interventi attingendo dalle casse comunali? «Non sarà inaugurato a breve ma tra almeno un anno. Il costo di gestione è di 300mila euro annui.
Pier Ezio Ghezzi, candidato sindaco della coalizione di 3 liste civiche
«Fuori la politica da ASM. Solo manager competenti e assunzioni in base alle capacità e non alle amicizie» La sola vendita dei biglietti/abbonamenti non è sufficiente a coprire i costi. Tre le azioni da intraprendere: trovare sponsor “robusti”, allargare il bacino di utenza al territorio e non solo alla città, inserirsi in un network di teatri a livello regionale» Un altro punto che accomuna i programmi elettorali di tutti i candidati è la ristrutturazione dell’ex Caserma della Cavalleria. Dato per scontato che “qualcosa” si farà essendo nei programmi elettorali, specificatamente come pensate di intervenire? «Ristrutturazione per lotti: inimmaginabile pensare ad un intervento complessivo. Molte possibilità. Ne presento alcune impostate su tre direttrici: commercio, cultura e istruzione. Abbellimento dell’area, trasferimento dell’UNITRE, nuovi servizi della biblioteca, del museo naturalistico e del museo Beccari, progetto con l’università triennale di Agraria, inserimento di un hotel una volta rilanciato il centro storico». I programmi elettorali sono pubblici, i cittadini possono e dovrebbero leggerli per poi decidere cosa fare all’interno della cabina elettorale. Siete certi di poter rispettare tutti i punti in programma? «Il programma è la rappresentazione del modello di città che vuoi realizzare, senza programma navighi a vista. Devi poi scegliere le priorità e, insieme, una volta definiti gli indirizzi, trovare i finanziamenti,
che sono disponibili, ma devi competere con gli altri comuni italiani ed europei. Non so dirle ora se riusciremo, non dipende solo da noi. Ma faremo di tutto per cambiare Voghera». Campagna elettorale dai toni accesi. A suo giudizio si è andati oltre quello che “il normale” scontro politico? «Anche nel 2015 i toni erano accesi. La frantumazione politica produce forte competizione tra i partiti. Nel 2015 si vinse e si perse per 11 voti. È quindi chiaro che la ricerca del consenso è affannosa e a volte aggressiva». Cosa le fa pensare di essere il sindaco giusto per Voghera e perché non lo sono i suoi “avversari”? «La competenza dei candidati, la compagine che mi supporta costituita da persone della società civile e non iscritti ai partiti. Non abbiamo vincoli di partito e quindi scegliamo le persone migliori». Post elezioni: in caso di vittoria la sua squadra di governo è già definita o ci sono ancora in corso trattative su chi farà cosa? «Siamo molto diversi dagli altri. Non esistono trattative, ma solo la voglia di fare bene. Siamo tutti uguali. Nessuna concorrenza interna. Molti saranno giovani e nessuno proveniente dai partiti». di Silvia Colombini
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VOGHERA: I CANDIDATI SINDACI
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«Io sono il Sindaco dei Vogheresi e vivo in mezzo ai vogheresi» Intervista a Nicola Affronti, 39 anni, legale d’impresa, è il candidato sindaco sostenuto da: “PD Partito Democratico”, “Lista Civica Voghera per l’Oltrepò”, “Voghera libera e forte polo moderato”, “Affronti Libertas Unione di Centro”, Movimento Civico Vogherese MCV”, “Insieme per Voghera con Affronti Sindaco”. Affronti come e in che circostanze è maturata la sua passione politica, tanto da trasformala in impegno per la città? «Di tutto si può dire di me tranne che sia la prima volta che mi affaccio alla politica, visto che è una passione di famiglia. Con la candidatura a sindaco di Voghera, infatti, vado a completare un percorso iniziato ai tempi della scuola, quando ero rappresentante di Istituto al Liceo Galilei, poi per dieci anni sono stato consigliere di quartiere, dove si fa la vera politica e dal 2010 ad oggi sono stato Presidente del Consiglio Comunale, dove si impara davvero a conoscere il funzionamento della macchina comunale». Quali sono a suo giudizio ed in base a ciò che ha potuto toccare con mano durante la campagna elettorale, i temi principali su cui si giocherà “la partita”? «Ci sono tanti temi, che noi abbiamo inserito fin dall’inizio nel programma elettorale perché conosciamo molto bene la città. Penso alla Sicurezza, di cui mi occuperò personalmente, insieme al nuovo assessore, per risolvere i problemi che l’ex assessore Giuseppe Carbone non è stato in grado di risolvere. Penso al biodigestore di Campoferro, dove combatteremo a fianco dei Cittadini anche con un nuovo assessore che si opporrà in modo fermo e non dirà di sì al progetto come l’ex assessore Danilo Mietta. E penso alla salute ed al lavoro che necessitano di interventi immediati, predisposti da persone competenti. La nostra coalizione, invece, è composta
Nicola Affronti, candidato sindaco della coalizione di centro sinistra
Sicurezza, «Presidio h24 alla stazione ferroviaria e in piazza San Bovo, è fra i progetti che mi sono impegnato a realizzare nei primi 100 giorni del mandato» da persone competenti e di esperienza che saranno in grado di affrontare i problemi dal giorno dell’insediamento». Sei candidati sindaci e più di 300 potenziali consiglieri. Grandi coalizioni e alleanze. È “un bene o un male”? «La partecipazione massiccia in politica
è sempre un bene. Nella mia coalizione ci sono 6 liste che mi sostengono e 137 candidati consiglieri, con più di 60 donne. Questo non può che farmi grande piacere e darmi grande fiducia per la vittoria finale. E sono orgoglioso del fatto che sono 137 professionisti, che hanno avuto successo
nel proprio lavoro e che sono tutti pronti ad amministrare la Città». Sicurezza e commercio, la partita si gioca principalmente qui. Partiamo dal “rendere Voghera una città più sicura”, slogan utilizzato da tutte le compagini politiche in corsa. Quale voce all’interno del programma politico della sua coalizione, si parla di sicurezza? «Naturalmente c’è un intero capitolo nel programma elettorale che parla di sicurezza. Non solo, uno dei provvedimenti più importanti, ovvero l’istituzione di un presidio H24 alla stazione ferroviaria e in piazza San Bovo, è fra i progetti che mi sono impegnato a realizzare nei primi 100 giorni del mandato. Di una cosa sono certo nel campo della sicurezza: diversamente dalla candidata Garlaschelli io avrò un nuovo assessore, che collaborerà attivamente con me per rendere Voghera una città più sicura, anche attraverso l’installazione di 200 nuove telecamere». Commercio: quali sono le azioni che intendete portare in campo per rendere più attrattiva Voghera ed in particolar modo il centro città? «Le azioni che intraprenderemo non riguarderanno solo il centro città ma tutta la Città perché per me anche i quartieri sono al centro. Approveremo nuovamente il Fondo Covid con gli utili di ASM per aiutare le attività commerciali in difficoltà, presenteremo un progetto di Co-Working per venire incontro alle esigenze delle aziende che promuovo lo Smartworking e consentire così a tanti pendolari di rimanere a Voghera e parleremo con i proprietari dei negozi sfitti per cercare di calmierare gli affitti, soprattutto in via Emilia». Periferie: qui si concentra il maggior numero di elettori, elettori che spesso si sono sentiti “trascurati” dalla politica.
VOGHERA: I CANDIDATI SINDACI Quali azioni intendete mettere in campo, concretamente, in favore delle zone periferiche? «Se c’è qualcuno che non trascura le periferie quello sono proprio io. I quartieri devono essere considerati come il centro della Città e abitati non da residenti di serie B ma da cittadini vogheresi. Non solo in campagna elettorale, ma anche da Presidente del Consiglio ho sempre girato fra i quartieri, ascoltando le esigenze di tutti, che se diventerò sindaco, grazie ai rappresentanti di quartiere, arriveranno direttamente sul mio tavolo. Sono stato io poi a volere diversi anni fa l’istituzione del vigile di quartiere, perché io vivo nei quartieri, non come la candidata Garlaschelli, che sta facendo campagna elettorale seduta in via Emilia, attorniata da onorevoli e vip. Io sono il Sindaco dei Vogheresi e vivo in mezzo ai vogheresi». ASM Voghera Spa e controllate: previsioni di cambiamenti e/o sviluppi in caso di una vittoria della sua coalizione? «Mentre in tante città italiane le aziende multiutilities sono in perdita, la nostra ASM è tra le prime trenta aziende multiutilities in Italia e produce utili che vengono quasi interamente utilizzati dal Comune per realizzare opere a favore della collettività. Quindi nei nostri progetti ASM dovrà continuare la sua crescita dal punto di vista industriale e territoriale e da subito, dopo il cambiamento di governance voluto da noi, proseguiremo nella risoluzione del problema della fatturazione delle bollette, che ha creato molti disagi fra i clienti».
Commercio, «Parleremo con i proprietari dei negozi sfitti per cercare di calmierare gli affitti, soprattutto in via Emilia»
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Viabilità, «Per noi è prioritaria la realizzazione della tangenziale fra Voghera e Rivanazzano Terme» Viabilità: grosso problema dell’Oltrepò pavese in generale e anche di Voghera. Per le strade di competenza comunale avete in previsione interventi urgenti e soprattutto definitivi? «Per noi è prioritaria la realizzazione della tangenziale fra Voghera e Rivanazzano Terme, il completamento di rotatorie e asfaltature in diverse zone nella città, sia in centro che nei quartieri. E naturalmente, con il nuovo assessore ai Lavori Pubblici, anche una manutenzione ordinaria puntuale e veloce, quando i Cittadini chiedono degli interventi». Una “patata bollente” che il nuovo sindaco dovrà affrontare è quella del biodigestore a Campoferro. Il no della politica è arrivato da tutti i fronti, ma nell’ipotetico caso in cui la Conferenza dei Servizi – che si dovrà pronunciare sulla validità dell’Iter non trovasse nessun appiglio per invalidare il progetto, cosa farà? «Farò quello che, insieme ai Cittadini, ho fatto in tutti questi mesi, ovvero cercare di porre rimedio a quanto fatto dall’ex assessore Danilo Mietta, ora candidato nella lista di Forza Italia in appoggio alla Garlaschelli, per oppormi a questo sciagurato progetto, che porterebbe qualche posto di lavoro a fronte di un danno ambientale molto grave. Nel caso in cui l’Iter non si dovesse fermare ci rivolgeremo a tutte le sedi opportune e vinceremo questa battaglia, come abbiamo contribuito a fare con la pirolisi di Retorbido».
Teatro Sociale: a breve l’inaugurazione. I vogheresi si chiedono – a lei la risposta – come verrà gestito e finanziato. Saranno necessari – ed in tal caso avete già preventivato una spesa – interventi attingendo dalle casse comunali? «Siamo riusciti nell’impresa titanica di riaprire il teatro Sociale, chiuso nel 1986. E lo abbiamo fatto utilizzando solo una parte infinitesimale dei fondi comunali e riaprendo il salotto culturale della città grazie a fondazioni bancarie e società private. Questo è stato un risultato straordinario e, attraverso una fondazione, questo faremo anche per la gestione del teatro». Un altro punto che accomuna i programmi elettorali di tutti i candidati è la ristrutturazione dell’ ex Caserma della Cavalleria. Dato per scontato che “qualcosa” si farà essendo nei programmi elettorali, specificatamente come pensate di intervenire? «L’ex Caserma di Cavalleria è un altro grande immobile storico che necessita di ristrutturazione e lo faremo sia attraverso il bando “Attract”, sia attraverso l’Ufficio Bandi che aprirò in Comune e che avrà il compito di reperire fondi europei e regionali. L’obiettivo è quello di ristrutturare l’ex caserma per realizzare nuovi spazi a favore dei servizi cittadini». I programmi elettorali sono pubblici, i cittadini possono e dovrebbero leggerli per poi decidere cosa fare all’interno della cabina elettorale. Siete certi di poter rispettare tutti i punti in program-
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ma? «Bisogna essere sinceri con gli elettori, solitamente nel corso di un mandato si realizza l’80% del programma elettorale. Noi lo faremo e cercheremo di realizzarne una percentuale maggiore, tenendo conto del fatto che il nostro programma non è un libro dei sogni ma un documento interamente realizzabile». Campagna elettorale dai toni accesi. A suo giudizio si è andati oltre quello che è “il normale” scontro politico? «Perché nelle altre liste sono presenti tante persone che fanno politica con la p minuscola, che la considerano, come hanno detto, un “rudo”, però spesso ci hanno campato per anni. Io non ho tempo di occuparmi di questi scontri perché preferisco curare la comunicazione e far conoscere ai Cittadini il nostro programma elettorale e quello che faremo per la città quando saremo eletti». Cosa le fa pensare di essere il sindaco giusto per Voghera e perché non lo sono i suoi “avversari”? «Le ripeto il mio motto: dialogo, impegno e passione. Questi sono i valori che metterò nel mio ruolo di sindaco. In più sono l’unico che ha una grande esperienza amministrativa e che un minuto dopo la proclamazione degli eletti potrò da subito, insieme alla mia squadra, iniziare ad amministrare la città». Post elezioni: in caso di vittoria la sua squadra di governo è già definita o ci sono ancora in corso trattative su chi farà cosa? «Al momento siamo in campagna elettorale, di questo non abbiamo mai parlato, a differenza di altri che stanno già discutendo di poltrone. Se vinceremo, per noi sarà molto facile e veloce comporre la squadra di Governo. Non vorrei invece essere nei panni di alcuni miei colleghi candidati sindaci». di Silvia Colombini
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VOGHERA - IL PERSONAGGIO
SETTEMBRE 2020
Web, Covid e fake news, Massimo Polidoro: «Spirito critico e approccio scientifico sono la migliore difesa» Nato e cresciuto a Voghera, Massimo Polidoro, classe 1969, è un divulgatore scientifico, giornalista, scrittore, docente universitario di Psicologia all’Università di Padova, nonché segretario nazionale del CICAP. Il CICAP è il comitato italiano per il controllo delle affermazioni sulle pseudoscienze, ovvero un’associazione no-profit, alla cui fondazione ha contribuito Polidoro stesso, nata con l’intento di promuovere un pensiero critico e scientifico verso notizie, eventi e fenomeni con cui dobbiamo confrontarci ogni giorno, onde evitare disinformazione o, nel peggiore dei casi, ripercussioni spiacevoli sulla nostra vita. Massimo, ci racconti da cosa ha avuto origine il suo insolito percorso lavorativo. Com’è diventato un divulgatore? E perché tratta proprio argomenti quali il paranormale, le pseudoscienze, i misteri di ogni ambito? «Da ragazzo ero appassionato di ciò che è strano, atipico ed enigmatico, ed ho iniziato a leggere di tutto a riguardo, salvo poi rimanere sempre un po’ perplesso a causa del fatto che non si arrivasse mai a capire l’origine di determinati fenomeni. Mi è capitato poi tra le mani “Viaggio nel mondo del paranormale”, di Piero Angela; mi si è aperto un mondo, poiché trattava gli stessi argomenti ma con un approccio scientifico, cioè che prima di voler dare una spiegazione, va alla ricerca dei fatti. Questo libro mi ha dimostrato che alcuni eventi che sembrano accertati in realtà non lo sono, altri invece hanno alle spalle un’origine più semplice di quel che si pensi oppure più interessante di quella finto-paranormale. Per questa ragione scrissi una lettera a Piero Angela, in cui lo ringraziai e gli dissi che mi sarebbe piaciuto molto se fosse nato anche in Italia, come esisteva in America, un comitato che indagasse questi argomenti, smascherasse le bufale ma soprattutto informasse il pubblico sulla verità delle cose; ovviamente mi resi disponibile, se mai la mia idea fosse diventata realtà. Con mia sorpresa Angela mi rispose, ci incontrammo e mi fece una proposta meravigliosa, ossia di recarmi negli Stati Uniti a studiare insieme al più grande esperto e indagatore di misteri del mondo, James Randi. Non potei certamente rifiutare, perciò ancora diciottenne mi recai oltreoceano e trascorsi più di un anno al seguito delle sue indagini, coltivando esperienze che mi sarebbero poi servite per fondare il CICAP, nato da più di trent’anni. Da lì si è delineato il mio lavoro: sono diventato un divulgatore scientifico, che si occupa appunto di argomenti legati ad aspetti miste-
Massimo Polidoro con Piero Angela, con il quale ha studiato per oltre un anno negli Stati Uniti (foto di Roberta Baria)
riosi di diversi ambiti – scientifici, storici, antropologici...». Quanto è importante il ruolo dei divulgatori scientifici nella società? E quanto è importante, per voi, l’uso dei social? «Il lavoro del divulgatore è proprio quello di studiare una determinata materia e condividerla traducendola in un linguaggio accessibile a chiunque; oggi più che mai è importante perché ci troviamo in un momento storico che richiede di capire cosa succede nel mondo e di essere capaci di riconoscere la verità. Gli ambiti, però, sono così numerosi e spesso complessi che o si passano anni a studiare, oppure ci si affida a chi lo fa di mestiere. I social si sono rivelati uno strumento straordinario e fondamentale per il nostro lavoro. Aldilà di figure come, ad esempio, Piero Angela, che attraverso la televisione riescono a raggiungere milioni di persone ogni volta e informano un pubblico che, in linea di massima, non è presente sui social, oggi, volendo raggiungere le nuove generazioni è necessario effettuare una comunicazione che non è quella televisiva, poiché il web ha ritmi, tempi e approcci diversi. Io sono nato e cresciuto quando internet nemmeno c’era e sono sempre stato naturalmente portato ad avere un approccio più tradizionale, perciò ho dovuto imparare ad utilizzare la
Massimo Polidoro, divulgatore scientifico e segretario nazionale del CICAP, il comitato italiano per il controllo delle affermazioni sulle pseudoscienze maggior parte dei social network, ma il riscontro è stato positivo: la complicità che si crea intorno a chi segue un divulgatore dimostra che esiste un interesse molto alto da parte del pubblico (e dei ragazzi) di capire certi argomenti. Un altro vantaggio di questo tipo di comunicazione è il filo diretto che si crea tra noi e il pubblico: c’è la possibilità di fare domande e ricevere risposte in tempi brevissimi, talvolta anche immediatamente, ed è possibile avere chiarimenti o consigli di vario genere riguardo un argomento trattato. Ciò va ad avvicinare la community sia al divulgatore, sia alle tematiche trattate, grazie alla demolizione delle barriere comunicative». Internet è una risorsa utilissima, tuttavia è un terreno che brulica anche di fake news e complotti di ogni sorta. Ne
abbiamo avuto dimostrazione soprattutto nel periodo del lockdown, complice il panico dovuto a quella situazione completamente nuova. Lei come ha agito in merito? «Personalmente, in quei mesi, mi sono ritrovato ogni giorno coinvolto nelle discussioni che nascevano da teorie del complotto, interpretazioni totalmente campate per aria legate al virus e a ciò che potrebbe esserci dietro. Realizzavo quotidianamente video, interventi e interviste a riguardo, e ho ricevuto un’ottima risposta da parte del pubblico, che evidentemente aveva bisogno di chiarimenti riguardo informazioni trovate sul web o ricevute per messaggio da amici e parenti, che a loro volta hanno ricevuto da chissà chi». Come mai, quindi, ancora adesso non è esclusa la possibilità di essere raggirati? O è facile credere in delle falsità?
voghera - Il personaggio «All’inizio della propria attività il CICAP il campo più ricco di bufale e di pseudoscienza era quello dei maghi, dei ciarlatani, dell’occultismo, del paranormale. Con il passare dei decenni questo mondo ha perso credibilità e si è ridimensionato grazie anche al lavoro svolto incessantemente dal CICAP, tuttavia si è allargato parecchio il ramo delle credenze legate a figure in camice, che dicono cose che sembrano scientifiche, ma in realtà non sono medici e non hanno la benché minima competenza – ma per capirlo bisogna essere informati. Quindi è ancora possibile cadere vittime delle bufale perché è diventato più difficile individuarle; ma soprattutto tendiamo a fidarci di chi, parlando, asseconda le nostre idee o i nostri pregiudizi – insomma, dice quello che vogliamo sentirci dire. L’essere umano non è scettico per natura, e per questo motivo i truffatori fanno leva su bisogni e convinzioni diffusissime. In questo senso i primi nemici di noi stessi siamo proprio noi stessi». Il suo interesse per il mistero ha avuto terreno fertile nel nostro territorio? Oppure è stato arduo reperire notizie e informazioni, soprattutto agli inizi della sua carriera? «Ovviamente mi informavo soprattutto tramite i libri e nonostante riuscissi a trovarne alcuni soprattutto nelle bancarelle, compravo la maggior parte delle mie letture dall’estero. Questa difficoltà, per diversi motivi, riguardava tutta l’Italia, e
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«Ho condotto le mie prime indagini soprattutto in Oltrepò, ricordo di essermi occupato di un presunto avvistamento ufologico a Varzi» non esclusivamente l’Oltrepò, in cui in realtà l’approccio critico e scientifico attraverso cui mi ponevo nei confronti delle tematiche che mi interessavano ha sempre trovato un’accoglienza positiva. Da giovane avevo il supporto dei miei genitori e degli amici, con i quali spesso mi confrontavo. Con il passare degli anni, dopo la nascita del CICAP, sono diventato amico di Luigi Garlaschelli, ricercatore e docente all’Università di Pavia, e con lui mi incontravo di frequente proprio a Pavia sia per condurre esperimenti sia per discutere e approfondire argomenti. Nonostante io abbia ottenuto sempre più contatti anche al di fuori dell’Oltrepò, tutto sommato il nostro territorio si è dimostrato comunque molto aperto». I suoi viaggi l’hanno portata ad indagare sui personaggi più famosi del mondo – il conte Dracula, Robin Hood, Sherlock Holmes, il mostro di Lockness… Sebbene non sia terra natale di leggen-
de di portata internazionale, ha mai avuto l’occasione di indagare anche in Oltrepò? «Sì, certamente, ho condotto le mie prime indagini soprattutto in questa zona. Ricordo di essermi occupato di un presunto avvistamento ufologico a Varzi; mi sono recato sul posto per verificare quanto scritto sui giornali e poi scoprire che in realtà le cose stavano in tutt’altro modo. Ho visitato alcuni castelli che si dicevano stregati. Mi è capitato di incontrare molte persone, provenienti da diverse aree del territorio, che raccontavano di esperienze paranormali o di avere facoltà paranormali, e si recavano da me e Garlaschelli, quando il CICAP era già nato, quasi per farsi riconoscere “ufficialmente” queste capacità». L’Oltrepò vive molto anche di turismo. Soprattutto per quanto riguarda i “castelli con fantasma”, le leggende attorno a questi edifici sono consapevolmente tenute in vita per attirare l’attenzione
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delle persone. Fino a che punto, secondo lei, la favola o il mito possono spingersi prima di diventare dannosi? «Trasformare una storia di fantasmi in un business di per sé non è un male. Molti luoghi vivono di turismo, e fomentare una leggenda per promuoverlo è una mossa strategica di pubblicità come tante altre. Prendendo ad esempio i castelli dell’Oltrepò, talvolta può darsi che la curiosità suscitata dai misteri che riguardano alcuni di essi, permetta ai visitatori di scoprire anche il valore artistico e paesaggistico dell’edificio, che per qualcuno, magari, può non essere così intrigante, almeno in un primo momento. Parlando in generale, invece, le cose si fanno più delicate quando qualcuno, attorno a leggende di questo tipo, pretende di costruirci quasi una setta: tutti abbiamo in mente il presunto esperto che vuole radunare i propri fedeli perché dice di avere contatti con i fantasmi e fandonie simili. In questi casi le circostanze si fanno molto meno simpatiche perché non è raro che, per diversi motivi, episodi legati a questi tipi di sette finiscano nelle pagine di cronaca nera. Segnalare la possibilità di poter seguire online e gratuitamente, su tutte le piattaforme social, dal 25 settembre al 18 ottobre, il CICAP Fest: si tratta di circa 140 appuntamenti in tempo reale con i più grandi nomi della scienza e della divulgazione. di Cecilia Bardoni
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OLTREPò E VINO: IL PARERE
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Oltrepò: ieri, oggi e domani Dal Vangelo secondo Maffi Anche questo mese ospitiamo sulle nostre pagine uno dei protagonisti del mondo del vino oltrepadano. Stavolta abbiamo bussato alla porta di Mario Maffi: un nome storico non soltanto dell’enologia, ma un vero e proprio ambasciatore del territorio da tanti decenni. Storico direttore tecnico dell’azienda Montelio di Codevilla, posizione ricoperta fino al 2015, oggi si dedica a svolgere qualche consulenza, per lo più da amico, in alcune selezionate cantine dell’Oltrepò Pavese. È ben noto a tutti gli appassionati come, nei prodotti di queste aziende, si senta “la mano di Maffi”. Anche se sarebbe più appropriato parlare dell’olfatto di Maffi. Lui percepisce, infatti, un ampio ventaglio di “descrittori”. Ma percepisce molto bene anche le strategie che dovrebbero coinvolgere il nostro Oltrepò, bello e impossibile. Maffi, cosa sta facendo in questo periodo? «Qualche consulenza, in alcune realtà della zona.» Mi citi le principali. «Beh, le più significative potrebbero essere Quvestra e Borgo Santuletta. Quvestra ha un nome particolare: letto così è enigmatico. “Qu” sta per qualità, ma se allarghiamo alle prime quattro lettere ricorda “cuvée”, mentre “estra” ricorda per assonanza la Valle Versa. Si tratta di un’azienda storica, prima nota come “Gambero”. “Gamberus”, per i Longobardi, erano i terreni dati in conduzione. Un nome che quindi evoca tempi antichi...» A me ricorda i celebri gamberi che si pescavano nella Versa. Dicono fossero deliziosi. Potevano essere l’ennesima chicca del territorio, peccato siano estinti... «C’erano dappertutto, ormai si trovano solo in qualche fosso di Varzi. Da bambino quante volte, a Retorbido, andavamo a catturarli.» E poi? «E poi Borgo Santuletta, a metà strada fra Santa Giuletta e la frazione Castello. Anche questa è un’azienda storica e anche questa è una realtà piccola, che vuole fare solo vini di qualità. Un Riesling renano, uno spumante Metodo Classico, due rossi: un riserva e uno da proporre sul mercato più giovane. Per giovani, io intendo 2 anni e mezzo; l’uva che vendemmi a settembre e vendi come vino per Natale non rientra nella mia mentalità. Questo vale anche per il Riesling: a Quvestra siamo usciti a luglio con l’annata 2017. Il Renano prima di 18/24 mesi non può manifestare ancora quelle note minerali e idrocarburi che deve avere. Il disciplinare, purtroppo, consente per certi prodotti di vendemmiare a settembre e venderli per Natale.
Parliamo di disciplinari... «Meglio lasciar perdere!»
Mario Maffi, storico direttore tecnico dell’azienda Montelio di Codevilla
Eccezione fatta per malvasia e moscato dolci, ottieni dei vini buoni, piacevoli, ma non pronti.» Parliamo di disciplinari... «Meglio lasciar perdere! Purtroppo abbiamo più di 70 tipologie di DOC; in più anche tante IGT Provincia di Pavia. Si crea molta confusione.» Lei ormai da molti anni si occupa esclusivamente del lato tecnico del vino. Non la si sente parlare molto spesso di linee di indirizzo. Ma c’è stato un tempo in cui la sua voce era molto presente e anche ascoltata. «Tenga presente che sto affrontando la mia cinquantaduesima vendemmia come tecnico (prima era solo un obbligo famigliare). Detto questo, fino a due anni fa ero stato il più giovane consigliere del Consorzio Vini Doc, nato nel 1977. Fui inserito da subito un po’ d’ufficio, perché non c’era molto da scegliere nell’Oltrepò occidentale. Entrai nel Consorzio anche perché il Duca Denari era originario di Retorbido e quindi mi conosceva bene.» Che ricordo ha del Duca Denari? «Era un vero imprenditore. Una persona che sapeva parlare per un’ora senza sbagliare una virgola; si faceva una scaletta ma poi parlava a ruota libera. Al suo ricordo aggiungo quelli di altre persone per me importanti in quel periodo: il senatore Ernesto Vercesi, in quel periodo assessore regionale all’agricoltura.
Che, pur prendendo i voti a Cremona, era innamorato di questa terra, in particolare della sua Canneto, e quando poteva tornava qui a casa. L’unico che abbia conosciuto, fra i politici locali, che se diceva sarebbe stato presente ad un convegno, era sempre il primo a arrivare e l’ultimo ad andare via.» Come avvenne la sua “cooptazione” nel Consorzio? «Nel ‘77 il Duca Denari mi colse con benevolenza e simpatia, sia perché ero molto giovane ma, soprattutto, perché nella mia spontaneità giovanile dicevo pane al pane e vino al vino.» Non credo sia cambiato nel frattempo. «No, faccio ancora così! Grazie a lui, all’assessore Vercesi, al senatore Sclavi, a Carlo Boatti, al direttore dell’epoca, il bravo Edgardo Rovati e ad altri, possiamo dire che in quegli anni, tutti gli ‘80 e fino alla metà dei ‘90, il Consorzio è stato in un crescendo costante. Negli ultimi tempi, il Duca un giorno mi chiamò e mi disse: “Lei è una persona che ho sempre stimato. Deve fare una cosa: visto che è un tecnico, convochi tutti gli altri tecnici e pensate a come ridurre il numero di DOC”. Allora le DOC erano circa 60, quindi meno di oggi. Abbiamo organizzato l’incontro, cui ne sono seguiti altri. Dopo il quarto però abbiamo smesso, perché le DOC, anziché diminuire, sarebbero aumentate sensibilmente.»
In quegli anni iniziava il declino territoriale. «Dopo che il Duca Denari ha mollato è cominciato il declino. Non abbiamo più trovato un personaggio del suo carisma, capace di gestire con un sistema imprenditoriale vero e proprio il Consorzio. Con tutto il rispetto per gli altri che sono venuti dopo, che comunque ci hanno lavorato.» Non so se in tutto l’Oltrepò ci sia questa nostalgia. In fin dei conti, ognuno è andato un po’ per la sua strada. E nell’Oltrepò occidentale, in particolare, non so quanti sarebbero disposti a tornare indietro... «Questo discorso probabilmente vale per tutte le aziende private e non solo quelle occidentali: non c’è molta voglia fra di loro di “fare gruppo” nel vero senso della parola. Ci sono stati vari tentativi, per esempio il Distretto si è impegnato parecchio. Ci sarebbero volute scelte ancora più precise. Per almeno 15 volte abbiamo cercato di riunire quelle circa 20 aziende allora significative sul territorio, allora rilevanti, per provare a far capire l’importanza del gioco di squadra e la necessità di programmare un futuro innovativo e imprenditoriale.» Come? «Uno: cerchiamo anche all’interno del consorzio di autoregolamentarci per partecipare almeno alle fiere. Se noi prendiamo uno spazio a testa abbiamo dei costi altissimi; se invece ci mettiamo d’accordo e contrattiamo come un unico soggetto il discorso cambia. Due: non si può accettare che qualcuno sia riuscito a portare l’IGT da 140 a 220/230 quintali all’ettaro. In questo caso, qualcuno innamorato dell’Oltrepò aveva tentato per l’ennesima volta di riunire una ventina di aziende e creare un movimento, un “gruppo storico”, di contrapporre un regolamento diverso e darlo in pasto ai giornalisti, per far capire che c’era gente che non voleva stare a quei diktat. Non so: per timore, forse; non c’è stato niente da fare.» Questo negli anni ‘90. Poi? «L’ultimo tentativo c’è stato all’inizio del 2000. Con un gruppo di personaggi importanti dell’Oltrepò Pavese che ha creato il
OLTREPò E VINO: IL PARERE Club Pinot Nero in rosso. Aziende come Adorno, Montelio, Travaglino, Mazzolino, Frecciarossa, Anteo, Zonin e La Versa. Parliamo di gente che sarebbe anche stata disposta ad investire...» Finita quella stagione e quel thinkthank, però, ci sono stati altri abboccamenti fra i rappresentanti di alcune aziende prestigiose per superare lo schema che ancora resiste, e scontenta molti. Ancora sul finire dello scorso anno, per esempio. «La cosa su cui io ho sempre puntato e discusso, e che trovo veramente folle, è che tutt’oggi sia il privato di sua volontà a fare certe scelte. Il disciplinare, attuativo dal ‘70, è nato con persone non proprio del settore, ed è uguale per i 42 comuni dell’area DOC. Il terroir è il biglietto da visita di ogni areale vitivinicolo.» Una sua proposta? «Qualcosina si è fatto. La cosa da fare sarebbe una zonazione completa (è stata realizzata anni fa solo in parte, per il Pinot) e poi mettere dei picchetti ben precisi.» Nello scorso numero “Il Periodico” ha avuto il piacere di ospitare alcune dichiarazioni del suo collega Carlo Casavecchia. Che a un certo punto ha lanciato, scherzando – ma mica tanto – un’ipotesi: “Facciamo un gioco. Pensiamo di piazzare il Riesling a Montalto, il Pinot Nero in alta Valle Versa e la Bonarda nel Bronese e nelle zone basse. Si risolverebbero già molte problematiche”. Parliamo di fantascienza? «È giusto quello che ha detto Casavecchia: né più, né meno. Devo fare una considerazione, ahimé: i conferenti delle cantine sociali hanno in media la mia età se non di più. Per forza l’Oltrepò nel giro di una decina anni dovrà prendere delle decisioni. La zonazione diventerà un punto di riferimento importantissimo. L’Oltrepò è un territorio a macchia di leopardo. La zonazione permette di avere l’optimum per ogni tipologia di prodotto e quindi anche la possibilità di proporsi su un mercato ampio con vini più identificabili... poi ci può essere la nicchia, ma quello è un altro discorso. Per esempio, a Montalto ci sono piccole zone dove si fanno ottimi rossi, ma 80% del territorio è da bianchi. Un’altra cosa importante: devo dire che alcuni giovani, di loro volontà, hanno fatto delle scelte molto belle. Porto due esempi significativi: l’azienda Ca del Gé ha capito che i suoi terreni sono ottimi per dei bianchi deliziosi e per i rossi ha acquisito dei terreni a Cigognola. Anche i Calatroni: hanno ottimi terreni da uve bianche, e ipotizzano per i rossi importanti di valutare terreni a Canneto e Cigognola. Si tratta di coerenza.» Prima cosa da fare: ridurre il numero delle DOC. «La considerazione da fare è: quattro vitigni (Croatina, Pinot Nero, Barbera e Riesling) rappresentano l’84% della produzione di uva dell’Oltrepò Pavese. Perché insistere su troppe tipologie e non puntare su un massimo di otto/dieci vini simbolo? Ciò non toglie che uno produce con quello che ha a disposizione, ma l’Oltrepò deve identificarsi.
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«Dopo che il Duca Denari ha mollato è cominciato il declino» Abbiamo vicino un territorio che è un quinto del nostro: è bastato recuperare un vitigno autoctono che si chiama Timorasso e il territorio ha fatto il salto di qualità.» Non parliamone. L’anno scorso abbiamo intervistato Walter Massa nel nostro consueto, disgraziato tentativo di far arrivare nelle orecchie dei tanti opinionmaker in salsa bronese e casteggiana una voce fuori dal coro: quella del vicino con l’erba più verde ma anche, in questo caso, di un amante dell’Oltrepò. La sintesi di quanto i preziosi suggerimenti di Massa siano giunti in Oltrepò sta tutta in frasi del tipo: “Cust chi al vo’ parlà d’Oltrepò e al fà trì butili” (Questo vuol parlare di Oltrepò e fa 3 bottiglie). «“Cust chi” ha portato investimenti importanti nel suo territorio.» C’è qualcosa che lei farebbe dall’oggi al domani? Sa: siamo gente di campagna, ci aspettiamo tutto e subito. E pure spendendo poco. «Siccome nel mondo abbiamo ormai nazioni come ad esempio gli USA e il Giappone che da anni fanno scuola sulla tracciabilità dei prodotti, forse sarebbe bene, anche da parte nostra, prendere a modello queste realtà. Fare le campionature di alcuni prodotti nazionali presenti in certi discount o altre categorie simili e mandarle a San Michele all’Adige o a Bologna per fare le analisi e controllare se il prodotto corrisponde.» Il buon direttore Veronese – bisogna riconoscerlo – pur essendo l’ultimo arrivato non si è tirato indietro quando c’era da spiegare perché il Consorzio non ha voce in capitolo sui prezzi a scaffale. Il fatto è – e non possiamo ignorarlo – che... le colpe dei padri ricadono sempre sui figli. Ma cambiamo argomento: parliamo ora dei problemi derivanti dalla pandemia. Dell’invenduto stoccato a magazzino. Una bella grana. L’ennesima. «L’Oltrepadano medio è abbastanza rassegnato in questo momento. Questo è quanto percepisco io parlando con la gente. Chiaro che con la botta, e brutta, del Coronavirus, di stoccaggi ne avremo in giro tanti. E l’anno prossimo ancora, almeno, incideranno sui prezzi. Qualcuno è riuscito a cavarsela abbastanza facendo in via telematica pubblicità ai suoi clienti, organizzando spedizioni; altri facendo consegne a domicilio. La botta più grossa ha riguardato quelli che puntano sulla quantità; ci sono commercianti che esportano molto, prodotti di prezzo comunque dignitosi; ma quest’anno è stato disastroso.
Il Duca Denari, Mario Maffi e Edgardo Rovati
«Vini da discount? Bisognerebbe “fare le campionature di alcuni prodotti e mandarle a San Michele all’Adige o a Bologna per fare le analisi...» La ricaduta si vede sulle cantine sociali che comunque sono un po’ al servizio di questi commercianti. Ma anche sui privati.» Altrove si è fatta la scelta di destinare il vino alle distillerie, per produrre disinfettante. «Direi che anche le nostre aziende dovrebbero in questo momento, al più presto direi, attingere a quell’ipotesi, visto che di cantine piene ce ne sono. Per la distillazione non stanno a vedere l’aspetto organolettico, a meno che proprio ci siano delle anomalie devastanti. Considerando che, mi è giunta notizia, se metti una partita di vino sul mercato guadagni meno di quanto ti darebbe la distilleria.» Certo, se tutto l’invenduto dell’Oltrepò finisse su questo mercato, i prezzi finirebbero sottoterra... ma questo è un altro discorso. «Tenga presente che c’è chi fa vini che dopo cinque anni diventano migliori. Questi sono un caso che non fa testo in questo discorso. Tanta gente, invece, per Pasqua vuole avere la cantina vuota. Chi produce per vendere subito, vini da consumare giovani, dovrebbe osservare attentamente questa situazione di mercato per capire se vale la pena utilizzare questa situazione.» Cosa dice a quanti credono che l’Oltrepò non sia un territorio adatto ai vini da invecchiamento?
«Dico che probabilmente troppa gente non ha capito niente... In Oltrepò ci sono almeno 20 aziende che da anni, per non dire secoli, fanno vini da invecchiamento. Se vogliamo citarne qualcuna, come esempio, possiamo dire Maga Lino con il suo Barbacarlo, gli amici del Club Buttafuoco… mettiamoci dentro anche Verdi Paolo, Le Fracce e Montelio. Giusto per citare qualche esempio, ma ce ne sono molte altre. Ricordiamo che il territorio dell’Oltrepò Pavese è tipicamente a macchia di leopardo. La Valle Versa è una zona perfetta per la base spumante, per la gran parte; ma la sponda a sud ovest ha terreno abbastanza argilloso, fresco, e si presta benissimo ai rossi da invecchiamento.» Crede nei giovani? «In Oltrepò attualmente ci sono almeno 40 giovani che stanno lavorando molto bene. Per la maggior parte si tratta di aziende famigliari medio piccole, che si stanno proponendo sul mercato con prodotti che meritano una grande attenzione. Una categoria di piccoli produttori che vogliono dare una svolta significativa al territorio e che vanno assolutamente incentivati e presi ad esempio. Anche per i tanti altri giovani che si stanno affacciando o che potrebbero affacciarsi in questo settore.» di Pier Luigi Feltri
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PIZZALE: ELEZIONE DEL SINDACO: I CANDIDATI
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«Il mio “cavallo di battaglia”? La realizzazione di una pista ciclabile che collega il centro paese alla frazione di Porana» Sfida a due per la carica di sindaco nel Comune di Pizzale. Il 20 - 21 settembre gli elettori dovranno scegliere tra Gaetano De Angelis, candidato della lista “NOI PER PIZZALE” e Vincenzo Faiello appoggiato dalla lista “INSIEME PER L’ALTERNATIVA” . 12 domande - identiche - 12 risposte. Ai lettori idee ed opinioni.
Intervista a Gaetano De Angelis, 58 anni Brigadiere Capo dell’Arma dei Carabinieri, ora in pensione Pizzale conta poco più di 700 abitanti, gli elettori certamente la conoscono, ma se dovessi presentarsi in che modo lo farebbe? «Lo farei certamente con i miei metodi: cioè presentandomi in modo appropriato alle circostanze, facendo capire loro che sono una persona sempre disponibile, socievole, affabile, con la quale si può avere un dialogo, cercando di fare buona impressione e lasciando alla fine un buon ricordo». Due candidati per la carica di sindaco: cosa ne pensa del suo “avversario”? «Tengo a precisare che più della definizione di “avversario” lo definirei parte antagonista in causa. Naturalmente parliamo di sana competizione nella quale entrambi ci proponiamo per raggiungere un medesimo obiettivo, ma come sappiamo uno solo arriverà al traguardo. Ho sempre detto in queste ultime settimane che non avrei mai parlato del candidato sindaco della lista contrapposta alla mia perché non volevo dare modo a chicchessia di travisare le mie parole. Il mio rivale competitore, nell’ultimo quinquennio, ha svolto il ruolo di capogruppo di minoranza nell’attuale amministrazione in quanto nel 2015 si è presentato quale candidato sindaco, venendo “battuto” dall’attuale reggente in carica». Questa campagna elettorale è un “normale” scontro politico o a suo giudizio si è andati oltre? Com’è il clima ? «Da parte mia, questa campagna elettorale, è da ritenersi sotto tutti gli aspetti “normale” scontro politico, in quanto portata avanti con la massima serietà, correttezza e discrezione, senza mai uscire fuori dai canoni, come da consuetudine dello scrivente. A mio giudizio, al momento, non vi sono diatribe in corso. Per quanto mi riguarda, il clima elettorale non è da ritenersi acceso o arroventato poiché ognuno propone le proprie iniziative. Saranno i cittadini chiamati alle urne prossimamente a decidere chi dovrà ricoprire la carica di sindaco». Quali sono a suo giudizio, i temi che
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stanno più cuore agli abitanti di Pizzale e sui quali si giocherà “la partita”? «I temi che stanno più a cuore agli abitanti di Pizzale sono molteplici. Spesso le persone che incontro mi raccontano di lavori previsti e mai eseguiti in prossimità delle loro abitazioni, in particolare di sistemazione di marciapiedi, di ripristino di tombini non allineati alla sede stradale, di rifacimento di asfalti, della pulizia dei fossi, sistemazione del locale cimitero. Molti lamentano che vi sono persone non residenti in questo paese che gettano rifiuti nei nostri cassonetti, facendo gravare ulteriormente il costo per lo smaltimento. In sostanza tutti vorrebbero vedere le strade pulite e le manutenzioni ordinarie eseguite. Mi parlano inoltre di velocità sostenute da veicoli provenienti dalle aree extraurbane e diretti in centro paese, di conseguenza chiedono che vengano installati semafori, rotatorie o apparati sofisticati per rallentare i mezzi. Mi adopererò il più possibile per risolvere i problemi sopra menzionati, ricercando fondi per consentire l’esecuzione dei lavori». Tema sicurezza: Pizzale non è stato da meno, negli ultimi tempi, in tema di furti. Quali sono le iniziative concrete che intende mettere in campo per dare maggior tutela ai suoi concittadini? «La sicurezza è una priorità fondamentale per ogni paese. Le nostre iniziative, atte a contrastare i reati contro il patrimonio e contro la persona, sono quelle di potenziare ulteriormente i sistemi di videosorveglianza, prevedendo altresì l’installazione di software per il riconoscimento delle targhe in modo da individuare i veicoli con i quali i malviventi, dopo aver commesso illeciti e/o azioni predatorie, si dileguano. Altra risorsa indispensabile l’informazione: in particolare nei confronti di persone anziane che spesso vengono raggirate e truffate. Preciso che i cittadini di Pizzale, mediamente/annualmente subiscono un numero di reati da considerarsi non allarmante. Sarà mia cura avanzare ulteriori richieste di potenziamento dei servizi di controllo del territorio alle Forze di Polizia competenti affinché la loro presenza sia sempre più percepita e visibile». Qual è la sua posizione sul tema ambientale soprattutto in virtù del fatto che potrebbe sorgere a pochi passi da Pizzale un impianto a biogas? «L’inquinamento ambientale è uno dei problemi maggiormente sentiti nel nostro tempo. In questi ultimi anni assistiamo ad una sempre maggiore attenzione al tema della sostenibilità ambientale in tutti i settori. Per quanto mi riguarda sono favorevole alle innovazioni in merito alle fonti
Gaetano De Angelis
di energia alternativa e rinnovabile, ma contrario alla nascita di nuovi impianti di stoccaggio di materiali provenienti dalle industrie, agricoltura e altri siti. Io dico No all’impianto Biodigestore». Si è parlato spesso di Pizzale – come di altri Comuni dell’hinterland vogherese – di paesi dormitorio. Concorda su questa analisi e se sì come fare per invertire la tendenza? «Concordo in parte, su quanto affermato circa il paese dormitorio, in particolare nei periodi autunno/inverno. Nel territorio di Pizzale non vi sono ubicati ritrovi per giovani/giovanissimi ma solo due bar, di cui uno collocato nel centro del paese e l’altro nella frazione Porana. Entrambi gli esercizi pubblici osservano una chiusura serale anticipata che solitamente avviene tra le ore 20.30/21.00. Di conseguenza i “nostri ragazzi” tendono ad allontanarsi per cercare altri siti per trascorrere le serate; mentre durante il periodo estivo vengono organizzate dall’Associazione Proloco alcune manifestazioni che richiamano numerosi avventori anche provenienti dai comuni limitrofi, di conseguenza il paese in queste serate si rianima. L’inversione di tendenza sarebbe quella di investire risorse in strutture ricettive per consentire il ritrovo e la socializzazione anche nei periodi freddi. E comunque, a breve, in via F. Ferraris al nr.32 nascerà un centro polivalente che è in fase di completamento, grazie al lasciato di un proprietario terriero locale». Nei piccoli Comuni la presenza ed il sostegno alle associazioni di volontariato è spesso un punto di forza. Nel suo programma elettorale esiste una voce in cui si parla delle associazioni e su come sostenerle? «Confermo che nel mio programma elettorale si parla delle associazioni. Infatti nel nostro Comune è presente da molti anni l’associazione Auser. Essa, con volontari e propri mezzi, svolge compiti di valorizzazione delle persone e delle relazioni, ispirata a principi di equità socia-
le e di rispetto delle differenze, di tutela dei diritti, di sviluppo delle opportunità e dei beni comuni. Offre servizi di accompagnamento di persone anziane e fragili presso strutture sanitarie e luoghi di cura. L’associazione in questione, si sostiene grazie ai contributi volontari elargiti dagli iscritti e al contributo economico che riceve dallo stesso Comune». In entrambi i programmi elettorali si parla di una riqualificazione del vostro centro sportivo. Esattamente cosa intende - concretamente per riqualificazione del centro sportivo? «Per riqualificazione dell’area sportiva si intende rinnovare gli spazi esistenti, in quanto quelli attuali sono considerati vetusti. Il progetto di riqualificazione del centro sportivo individua tutti gli interventi necessari per soddisfare e garantire la fruibilità in tutta sicurezza dell’area adibita, favorendo altresì l’aggregazione dei giovani e lo sviluppo delle discipline sportive. Tale progetto prevede ad esempio il rifacimento del campo da calcetto, la pavimentazione di quello da basket, la ristrutturazione degli spogliatoi adeguandoli alle nuove normative». Questione Unione dei Comune: Pizzale nel 2015 è uscito dall’Unione con i Comuni di Cervesina e Pancarana, uscita che aveva suscitato polemiche e valsa al Comune di Pizzale un debito di 200 mila euro. Se venisse eletto sindaco qual è la sua posizione al riguardo? Ritenterà di entrare nell’Unione o la considera cosa inutile? «Conosco la vicenda a grandi linee ma non nei dettagli. A mio avviso l’Unione deve improntarsi sulla totale trasparenza e coerenza altrimenti non approvo alcuna unione solo per fare cassa». Il “cavallo di battaglia” del suo programma elettorale? «Uno dei “cavalli di battaglia” del mio programma è il progetto per la realizzazione di una pista ciclabile che collega il centro paese alla frazione di Porana. Tale progetto consentirebbe ai ciclisti di percorrere circa 3 chilometri in sicurezza per raggiungere la stazione ferroviaria di Pizzale-Lungavilla, anziché viaggiare sulla strada provinciale, trafficata da veicoli e mezzi pesanti che sfrecciano a velocità non commisurate». Perché a Pizzale dovrebbero votare lei e non il suo “avversario”? «Le persone dovrebbero votare lo scrivente perché hanno piena fiducia nel mio operato. Infatti, nel corso dei vari colloqui inerenti la mia campagna elettorale mi hanno espresso il loro consenso. Gli abitanti hanno avuto l’occasione di conoscermi in quanto per anni ho partecipato alle attività della Proloco e della protezio-
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«Il mio “cavallo di battaglia”? Trasparenza a 360 gradi con il coinvolgimento totale dei cittadini» Intervista a Vincenzo Faiello, 54 anni, Sottufficiale dell’Arma dei Carabinieri, ora in pensione Pizzale conta poco più di 700 abitanti, gli elettori certamente la conoscono, ma se dovessi presentarsi in che modo lo farebbe? «I cittadini di Pizzale sono persone serie e intelligenti. Negli ultimi 5 anni hanno assistito al degrado del paese e hanno potuto osservare come, giorno dopo giorno, Pizzale sia diventato un dormitorio. Inoltre non vi sono giustificazioni per alcuni dei problemi insorti nei trascorsi 5 anni di legislatura della Giunta Grazioli, come la mancata approvazione del PGT nel 2015, lasciando i cittadini senza strumento urbanistico per oltre 5 anni e continuando a prelevare dalle tasche dei contribuenti pizzalesi l’IMU per i possessori di terreni edificabili, che, di fatto, non potevano costruire. Poi non sono mancati i numerosi contenziosi aperti al TAR e Consiglio di Stato che hanno gravato sulle casse comunali, sperperando denaro, che poteva essere usato per ben altri scopi. Inoltre com’è stato precisato nell’articolo di stampa del 18 Agosto il Sindaco Sonia Grazioli, che fa capo alla lista Civica Assieme per Pizzale, é intenzionata a sua volta a proporre un gruppo che dia continuità all’amministrazione uscente. Pertanto i cittadini di Pizzale sapranno valutare e scegliere il proprio sindaco». Due candidati per la carica di sindaco: cosa ne pensa del suo “avversario”? «Conosco da tempo Gaetano De Angelis, in quanto abbiamo lavorato insieme. Non ero a conoscenza del suo interesse alla politica locale, poiché non ne ho mai avuto notizia e lo stesso non ne ha mai parlato. La vera sorpresa, è il nome di Pietro Garofoli, inserito nelle lista di Gaetano De Angelis..». Questa campagna elettorale è un “normale” scontro politico o a suo giudizio si è andati oltre? Com’è il clima ? «Non mi risulta che ci sia alcun scontro politico. Il nostro programma elettorale è chiaro e non ha bisogno di alcun commento, quello che viene evidenziato siamo in grado di garantirlo ai cittadini di Pizzale e a costo zero». Quali sono a suo giudizio, i temi che stanno più a cuore agli abitanti di Pizzale e sui quali si giocherà “la partita”? «Ho preso a cuore la salute dei miei concittadini proprio perché è il bene più prezioso che abbiamo, la notizia della nascita del biodigestore a Campoferro ha suscitato serie preoccupazioni tra la popolazione, tant’è che mi sono rivolto alla Giunta comunale e al sindaco uscente al fine di ottenete collaborazione per cercare di capire cosa stesse per nascere a Campofer-
Vincenzo Faiello
ro». Tema sicurezza: Pizzale non è stato da meno, negli ultimi tempi, in tema di furti. Quali sono le iniziative concrete che intende mettere in campo per dare maggior tutela ai suoi concittadini? «Come ampiamente precisato nel programma elettorale occorre una presenza più assidua delle forze dell’ordine che garantisca la sicurezza agli abitanti, sulle strade del centro e delle periferie. Si rende necessario ripristinare, aumentare e potenziare il sistema di videosorveglianza, e rafforzare la presenza della Polizia Locale con apposite convenzioni in forma consorziata tra Comuni». Qual è la sua posizione sul tema ambientale soprattutto in virtù del fatto che potrebbe sorgere a pochi passi da Pizzale un impianto a biogas? «La mia preoccupazione, su questo tema è stata ampiamente precisata con un Ordine Del Giorno portato in consiglio il 24 giugno scorso. In tale circostanza era stato chiesto alla Giunta comunale e al sindaco Sonia Grazioli di impegnarsi a chiedere: copia del contratto al biodigestore, di partecipare alle Conferenze dei Servizi e di predisporre eventuali osservazioni. Durante la discussione consiliare l’assessore Alberto Schiavi ha precisato che questo tipo di impianti spesso mascherano di “green” meri impianti di riciclo finalizzati ad attingere finanziamenti pubblici. Il sindaco Grazioli, a nome dell’amministrazione ha espresso preoccupazione per l’iniziativa, ma al contempo si dichiara contraria all’Ordine del Giorno da me presentato, che veniva quindi respinto da tutta la maggioranza. Con tale comportamento si percepisce che la salute dei cittadini di Pizzale non interessa al sindaco e alla Giunta uscente, pertanto, essendone la lista di De Angelis la continuazione, abbiamo motivo di essere preoccupati su questo tema.
La decisione della Provincia di Pavia è stata posticipata al 6 Ottobre dove si spera la Conferenza dei Servizi esprima parere negativo alla richiesta di Autorizzazione. Confidiamo sul lavoro fatto dagli altri comuni che si sono attivati per fare chiarezza sull’impianto in progetto a Campoferro». Si è parlato spesso di Pizzale – come di altri Comuni dell’hinterland vogherese, di paesi dormitorio. Concorda su questa analisi e se sì come fare per invertire la tendenza? «Purtroppo l’analisi è corretta e faremo di tutto per invertire il trend. Tra l’altro il nostro programma prevede delle iniziative per dare una svolta al paese poiché riteniamo che il nostro territorio debba essere accolto, vissuto, e non solo abitato». Nei piccoli Comuni la presenza ed il sostegno alle associazioni di volontariato è spesso un punto di forza. Nel suo programma elettorale esiste una voce in cui si parla delle associazioni e su come sostenerle? «Questo è un argomento molto importante per i cittadini specialmente per gli anziani, l’obiettivo è creare, supportare ed unire i gruppi di volontariato (auser, protezione civile...) che si impegnano ad aiutare le persone in difficoltà con attenzioni, come la consegna di spesa/farmaci a domicilio ed accompagnamento a visite mediche. Crediamo sia necessario supportare le organizzazioni esistenti ed aumentarne il raggio d’azione e competenze favorendo collaborazioni con le organizzazioni dei Comuni limitrofi. Il nostro programma prevede la fattibilità di eventi e manifestazioni il cui ricavato potrebbe sicuramente essere devoluto a queste associazioni senza incidere sulle casse comunali». In entrambi i programmi elettorali si parla di una riqualificazione del vostro centro sportivo. Esattamente cosa intende - concretamente per riqualificazione del centro sportivo? «Intanto tutto il centro sportivo è attualmente devastato ed è necessario intervenire per ripristinarlo. Tuttavia come precisato nel nostro programma, è nella nostra intenzione portarlo alla normalità. Riqualificarlo non sarà semplice visto che il sindaco uscente Sonia Grazioli, ha sottoscritto un contratto in data 20.08.2020, con una società calcistica, per la durata di
4 anni, a costo zero. Quando rientreremo nella disponibilità del centro sportivo, sarà nostra intenzione organizzare eventi e manifestazioni, in particolare crediamo sia importante l’opportunità di offrire ai nostri giovani attività sportive, come ad esempio una scuola calcio, sfruttando anche il Pala-Pelizza». Questione Unione dei Comune: Pizzale nel 2015 è uscito dall’Unione con i Comuni di Cervesina e Pancarana, uscita che aveva suscitato polemiche e valsa al Comune di Pizzale un debito di 200 mila euro. Se venisse eletto sindaco qual è la sua posizione al riguardo? Ritenterà di entrare nell’Unione o la considera cosa inutile? «Appena insediata nel giungo 2015, il sindaco Sonia Grazioli e i consiglieri Alberto Schiavi e Giuseppe Furuli, membri dell’Unione dei Comuni, nel corso del consiglio dell’Unione dei Comuni votarono sì per l’approvazione del bilancio, nonostante avessero intenzione di uscire dall’Unione stessa. Infatti il 30 giugno il sindaco Grazioli portò all’attenzione del consiglio comunale di Pizzale la recessione dall’Unione - tra l’altro esistente da circa 15 anni - In tale circostanza il gruppo di minoranza capeggiato dal sottoscritto si oppose duramente a tale scelta ritenendola illegittima in quanto mancava la motivazione per decidere il recesso, ma soprattutto non si conoscevano i costi che il Comune di Pizzale si sarebbe sobbarcato per tale scelta. Le preoccupazioni della minoranza risultarono fondate in quanto ad oggi è aperto un contezioso con l’Unione dei Comuni di oltre 200 mila euro, più le spese legali impegnate e con un ricorso in consiglio di stato ancora pendente. Tutto ciò è documentato, consultando l’albo pretorio del Comune e nello specifico la delibera nr. 12 del 30 giungo 2015. Oggi non penso ci possano essere le condizioni di rientrare a far parte dell’Unione dei Comuni visto che oramai Cervesina e Pancarana hanno creato una loro unione». Il “cavallo di battaglia” del suo programma elettorale? «Trasparenza a 360° gradi come previsto nel programma elettorale con il coinvolgimento totale dei cittadini». Perché a Pizzale dovrebbero votare lei e non il suo “avversario”? «In cinque anni di opposizione, ho sempre posto l’accento sugli argomenti di rilievo trattati, sottolineando i gravi errori commessi dalla maggioranza durate tutta la legislatura. Oggi mi sono ripresentato con un gruppo nuovo che porta freschezza ed entusiasmo per realizzare quello in cui crediamo». di Silvia Colombini
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SILVANO PIETRA - ELEZIONE DEL SINDACO: I CANDIDATI
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«Sono il sindaco giusto perché sono “Silvanese”, gli altri due candidati no» Saranno Paolo Mutti, attuale capogruppo di minoranza, sostenuto dalla lista “NOI PER SILVANO”, Stefano Pilato, vicesindaco in carica e candidato della lista “SILVANO FUTURA” e Pasquale Zollo alla guida della lista “MOVIMENTO LAVORATORI GIOVANI” e “nuovo” alla politica locale, a giocare la partita per l’elezione del nuovo sindaco di Silvano Pietra. Stesse domande per tutti i candidati. Le loro risposte Intervista a Paolo Mutti, 56 anni, ragioniere e libero professionista. Mutti, lei è attualmente capogruppo di minoranza, non “nuovo” quindi alla politica locale. Non ha bisogno di essere presentato ai suoi concittadini, ma rispetto alle passate elezioni di 5 anni fa c’è qualcosa di diverso che vorrebbe dire ai suoi potenziali elettori? «Come ho già anticipato ai miei concittadini nel presentare il nostro programma, sono silvanese e, oltre agli ultimi 5 anni passati come capogruppo di minoranza, nei tre precedenti mandati elettorali ho ricoperto l’incarico di assessore e quindi conosco perfettamente cosa significa amministrare Silvano e di cosa ha bisogno la nostra comunità».
Paolo Mutti
Tre candidati per la carica di sindaco: cosa ne pensa dei suoi “avversari”? «Non li conosco a sufficienza per esprimere un commento». Qual è “il cavallo di battaglia” del suo programma politico? «Risposte concrete ai bisogni dei silvanesi e tutela del territorio» Quali sono a suo giudizio, i temi che stanno più a cuore agli abitanti di Silvano Pietra e sui quali si giocherà “la partita”?
«Al nostro paese serve un’amministrazione che ascolti tutti i cittadini e si impegni a risolverne le relative problematiche. Ai silvanesi dobbiamo garantire di vivere in sicurezza sia all’interno delle proprie abitazioni sia lungo le strade e per questo il nostro programma prevede dei punti ben specifici sul tema». Tema sicurezza: Silvano Pietra non è stato da meno, negli ultimi tempi, in tema di furti. Quali sono le iniziative concrete che intende mettere in campo per dare maggior tutela ai suoi concittadini? «Per quanto riguarda la sicurezza stradale è nostra intenzione fare richiesta alla Provincia per la realizzazione di dossi per rallentare il traffico nelle vie principali, per contrastare furti e altri episodi simili è necessario il potenziamento della videosorveglianza nel centro abitato e un maggior controllo del territorio stipulando convenzioni con i comuni limitrofi che dispongono di servizi di Polizia Locale strutturati». Giovani e attività commerciali. Sia gli uni che gli altri sono “una pietra miliare”, i giovani se ne vanno e le attività commerciali chiudono. Avete in programma progetti che potrebbero invertire questa tendenza? «I giovani sono il futuro di Silvano e quindi dobbiamo coinvolgerli maggior-
mente nella vita amministrativa e sociale. Per questo abbiamo formato una squadra composta da molti giovani che si affacciano per la prima volta alla vita “politica” in modo di poterne recepire l’energia e l’entusiasmo. Per quanto riguarda le attività commerciali dei comuni piccoli come il nostro, soffrono della crisi economica e della presenza dei centri commerciali che ne soffocano l’esistenza. Il nostro impegno sarà quello di garantire servizi mirati e agevolazioni per favorire la continuità delle attività commerciali presenti nel territorio e consentire ai silvanesi di fruirne i relativi servizi». Silvano Pietra è un piccolo Comune di poco meno di 700 abitanti, pertanto la presenza ed il sostegno alle associazioni di volontariato è spesso un punto di forza. Nel suo programma elettorale esiste una voce in cui si parla delle associazioni e su come sostenerle? «Garantiremo collaborazione e sostegno alla parrocchia, alle associazioni e a tutti i progetti che possono favorire l’aggregazione nel paese. Perché lei è il sindaco “giusto” per Silvano? «Sono il sindaco giusto perché sono “Silvanese”, gli altri due candidati no». di Silvia Colombini
In base alla Legge 22 Febbraio 2000, n. 28 pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 43 del 22 febbraio 2000 sulle “Disposizioni per la parità di accesso ai mezzi di informazione durante le campagne elettorali e referendarie e per la comunicazione politica” Questo è lo spazio riservato al candidato sindaco Pasquale Zollo, che contattato, ha dichiarato di non voler rilasciare alcuna intervista
SILVANO PIETRA ELEZIONE DEL SINDACO: I CANDIDATI
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«Creare occasioni di socializzazione e di crescita, utilizzando gli immobili comunali» Intervista a Stefano Pilato, 53 anni, assistente tecnico per il Ministero per i Beni e le Attività Culturali e per il Turismo. Pilato lei è attualmente vicesindaco dell’attuale amministrazione, non “nuovo” quindi alla politica locale. Non ha bisogno di essere presentato ai suoi concittadini, ma rispetto alle passate elezioni di 5 anni fa c’è qualcosa di diverso che vorrebbe dire ai suoi potenziali elettori? «Sono consigliere dal 2015, vice sindaco dal settembre 2018 e sono silvanese dal 2008. La politica di un piccolo paese non è fatta di ribalte quotidiane ed è il sindaco il vero riferimento per i cittadini. Spero di aver lasciato buona memoria di me per il mio impegno nelle attività legate al mio ruolo. Crediamo di aver espresso con chiarezza le nostre idee nel programma presentato per queste elezioni e la campagna elettorale ci darà l’occasione di farci conoscere ancora meglio». Tre candidati per la carica di sindaco: cosa ne pensa dei suoi “avversari”? «Conosco solamente Paolo Mutti per la nostra frequentazione quinquennale in consiglio comunale, nei 5 anni passati all’opposizione ha avuto sempre un atteggiamento molto collaborativo. Quasi tutte le proposte avanzate dalla nostra maggioranza sono state approvate con il voto unanime del consiglio, in uno spirito di fattiva collaborazione tra maggioranza e opposizione». Qual è “il cavallo di battaglia” del suo programma politico? «Non abbiamo slogan o cavalli di battaglia. Abbiamo scritto un programma mol-
to articolato per farci conoscere meglio dai nostri concittadini, a cui chiediamo di darci fiducia per la qualità delle nostre idee e di vederle successivamente realizzate» Quali sono a suo giudizio, i temi che stanno più a cuore agli abitanti di Silvano Pietra e sui quali si giocherà “la partita”? «Credo l’emergenza sanitaria che stiamo vivendo da qualche mese sia entrata con prepotenza nelle nostre vite, l’incertezza del futuro sia un sentimento condiviso, che ha ricadute pesanti sui temi della salute prima di tutto, ma anche del lavoro e della scuola, per citare i principali, come del resto per tutti i cittadini italiani. Tra i temi più vicini a noi direi il traffico generato dai veicoli pesanti, incrementare la dotazione di servizi pubblici in tutti gli ambiti, proprio per cercare di attenuare il forte impatto che la pandemia sta agendo sulle nostre vite. Non cerchiamo di “sfruttare” le paure ma di trovare soluzioni con lucidità, serenità e ottimismo nel futuro». Tema sicurezza: Silvano Pietra non è stato da meno, negli ultimi tempi, in tema di furti. Quali sono le iniziative concrete che intende mettere in campo per dare maggior tutela ai suoi concittadini? «All’interno dell’Unione dei Comuni, potenziare il servizio di polizia locale e aumentare il numero delle telecamere di sorveglianza esistenti». Giovani e attività commerciali. Sia gli uni che gli altri sono “una pietra miliare”, i giovani se ne vanno e le attività commerciali chiudono.
Stefano Pilato
Avete in programma progetti che potrebbero invertire questa tendenza? «Il nostro programma si apre proprio con alcune proposte che mirano a creare occasioni di socializzazione e di crescita, per ogni fascia di età e utilizzando gli immobili comunali. Socialità, crescita e inclusione tra le diverse generazioni sono punti focali del nostro programma. Per le attività commerciali possiamo certamente pensare a manifestazioni di carattere locale che mirino a valorizzare il patrimonio culturale di Silvano Pietra, anche inserendoci in eventi di respiro nazionale ed europeo, come le giornate europee del patrimonio o altre occasioni di incontro sui temi ambientali e della mobilità sostenibile. Eventi che avranno un sicuro impatto positivo per le nostre attività commerciali».
Silvano Pietra è un piccolo comune di poco meno di 700 abitanti, pertanto la presenza ed il sostegno alle associazioni di volontariato è spesso un punto di forza. Nel suo programma elettorale esiste una voce in cui si parla delle associazioni e su come sostenerle? «Certamente il terzo settore è una risorsa fondante in comunità, nel nostro programma abbiamo dato un giusto rilievo al sostegno della nascente società sportiva di calcio silvanese, proseguendo l’azione della precedente amministrazione, e guardiamo con particolare attenzione al progetto di creazione di una squadra di giovani calciatrici. Non da ultimo, condividere e sostenere progetti di qualità insieme alle associazioni presenti sul territorio, potrebbe giocare un ruolo importante anche nella creazione di quei servizi richiamati in precedenza». Perché lei è il sindaco “giusto” per Silvano? «Perché in questo momento particolare credo sia necessaria una capacità di visione a lungo termine insieme alla determinazione necessaria nell’agire quotidiano. Non credo nell’uomo solo al comando, ma nel lavoro di squadra dove ruoli e responsabilità siano ben chiari. La mia storia personale, l’esperienza maturata durante la mia vita professionale e lavorativa, unita alla mia formazione culturale multidisciplinare, mi consente di presentarmi al giudizio degli elettori con fiducia». di Silvia Colombini
PICCOLI COMUNI E CAMMINI D’oLTREPò
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Un itinerario ad anello panoramico che collega Godiasco alla frazione Gomo Camminare fa bene, se poi lo si fa su sentieri in mezzo alla natura i benefici sono amplificati. Recenti ricerche dicono che fare trekking apporta vantaggi aggiuntivi rispetto all’attività fisica praticata tra le quattro mura di una palestra: ricadute positive su respirazione, cuore e sistema immunitario. L’escursionismo o trekking è un’attività fisica alla portata di tutti. Le lunghe camminate su sentieri in mezzo alla natura, dove l’aria è pulita, influiscono positivamente su tutto l’organismo, con benefici per corpo e mente. Il clima del mese di settembre poi, è l’ideale per godersi le giornate di sole in mezzo alla natura e rigenerarsi dopo una settimana di stress lavorativo. Continuiamo con le nostre proposte di percorsi per il trekking in Oltrepò con un sentiero che ci porta alla scoperta di piccoli borghi e paesaggi che si possono definire fuori dal tempo per le loro caratteristiche geologiche, l’anello di Gomo. L’itinerario inizia da Gomo, frazione del Comune di Godiasco Salice Terme, che si trova a circa 450 metri sul livello del mare su di un pianoro con bellissima vista sulla valle e pianura circostante. Qui si può visitare la chiesetta dedicata a San Carlo chiedendo le chiavi ai proprietari della casa accanto. Si parte prendendo la strada “bianca” che costeggia la chiesetta e che per un tratto corre sul crinale dal quale si può godere un amplissimo
L’Anello di Gomo, uno dei sentieri mappati dalla Comunità Montana dell’Oltrepò Pavese
panorama su Godiasco, Pozzol Groppo, Salice Terme, la pianura e nelle giornate di sereno persino le Alpi. Dopo circa 600 metri dalla partenza si apre un bivio e si prende sulla destra
per la strada sassosa in discesa. A 1,5 chilometri sulla sinistra si può osservare con attenzione un orrido di insospettabile profondità, l’orrido di Calizzano che testimonia la complessità degli av-
venimenti che hanno disegnato questo territorio. Si continua a scendere fino al bivio per prendere poi a sinistra sulla strada ora asfaltata per circa 300 mt. Si arriva alla provinciale e circa dopo soli 50 metri si percorre il sentiero, stretto ed in salita che porta al piccolo abitato di Buscofà. Dopo circa 400 metri di salita, un leggero pianoro illude che si sia al culmine. Invece si deve prendere il sentiero sulla destra, ancora in salita. Arrivati alla sommità del monte Terso, si può vedere un bellissimo bosco di castagni e sulla destra dei campi coltivati ed un esteso panorama. Si continua il percorso, ora in discesa, ora in salita,fino ad arrivare ad un costone di roccia puddinga su cui si può salire con attenzione per godere di un esteso panorama sulla valle Ardivestra, sul castello di Montesegale e sulla Rocca de’ Ghislanzoni. Ammirato il panorama, si continua fino ad arrivare all’oratorio di San Rocco del 1600 restaurato di recente. Lì una fontana e alcune panchine consentono il riposo e il ristoro con una merenda all’ombra. Si prende il sentiero sterrato (il vialetto alberato porta all’interno della frazione Poggio Alemanno, per poi ricongiungersi) che, in falsopiano e poi in discesa, ci riporterà all’abitato di Gomo. Il percorso di media difficoltà si snoda per 10 chilometri circa, tempo di percorrenza 2 ore e 30 minuti. di Gabriella Draghi
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Pareri discordanti su questa “strana” estate Turisti? «Traffico di facce nuove», ma c’è anche chi non ne ha visti Paese di feste, eventi, turismo di passaggio e termale, nemmeno Rivanazzano è stata risparmiata dalla crisi economica dovuta all’epidemia di Covid, che sembra però aver avuto due volti: da un lato, quello del lockdown, delle limitazioni e del fermo totale di alcune attività per tutta la stagione primaverile, d’altro, molti hanno preferito rimanere a casa o trovare un’alternativa alle più affollate località balneari; ecco allora che le case vacanze trascurate da anni sono state riaperte, incrementando così il turismo di zona. Almeno, questo è ciò che la logica suggerisce. Ma è stato davvero così? L’abbiamo chiesto ad alcuni commercianti di Rivanazzano. Dalle loro testimonianze, anche talvolta discordanti, nonostante i timori iniziali, le incertezze e, per alcuni, la chiusura obbligata durante il lockdown, è emersa una stagione estiva con un andamento tendenzialmente positivo, o comunque meno grave rispetto alle aspettative, registrando un picco di attività soprattutto a cavallo tra luglio e agosto. Purtroppo però, ci sono anche delle eccezioni. Estremamente critica è la situazione della Gelateria Albertini: «Non ho notato nessun aumento di turisti, la stagione estiva per me è stata un disastro», queste le parole della titolare Michela Antonelli. Più felice è stata l’esperienza di Debora Chiappetta della tabaccheria Gentilissimi: «Rispetto alla situazione che si prospettava questa primavera, l’andamento non è stato nemmeno dei peggiori. In tabaccheria la merce che vendiamo di più sono le sigarette, a cui i fumatori difficilmente rinunciano. Per acquistarle, poi, ci vuole un attimo. Non bisogna sostare dentro il locale come accade ad esempio per un bar o un ristorante, perciò non abbiamo risentito fortemente delle limitazioni. Per quanto riguarda i turisti, pur essendo il mio un negozio di passaggio, non ne ho proprio visti».
«Turisti, pur essendo il mio un negozio di passaggio, non ne ho proprio visti»
La Gelateria Albertini
Elisabetta Bevilacqua
Debora Chiappetta
Giancarlo Guidobono
Anche secondo il resoconto di Attilio Sartori, proprietario di Punto Pesca Sport, di volti nuovi ne sono passati ben pochi; eppure la sua attività non ha riscontrato difficoltà, anzi, come egli stesso prevedeva, i pochi spostamenti dei residenti ne hanno aumentato il lavoro: «La gente, volendo stare alla larga dai centri affollati, ha preferito isolarsi nella natura e stare vicino ai fiumi a pescare - soprattutto chi non l’ha mai fatto in vita propria o ricomincia dopo anni. Lo dimostra l’incremento delle licenze ammonta al 30%/40% in più». La scoperta o riscoperta di attività dimenticate è stata una nota positiva messa in luce anche da Giampaolo Monastero, titolare di Riva del Gusto: «Anche se la fetta più grossa se l’è comunque mangiata la grossa distribuzione, è bello che molti abbiano ritrovato il piacere di fare spesa nell’alimentari di paese, per non doversi allontanare troppo da casa». L’andamento dell’estate di Rivanazzano Terme è stato sicuramente compromesso anche dalla quasi totale assenza di feste. A tal proposito si esprime Elisabetta Bevilacqua, proprietaria della Panetteria Betty ma anche assessore al commercio: «è vero, la vita del paese più legata agli eventi è stata fortemente penalizzata, ma la collaborazione con la Pro Loco ha permesso che alcune di esse potessero comunque svolgersi in totale sicurezza. L’amministrazione si è inoltre impegnata a venire incontro alle attività del Comune
Attilio Sartori
Luca Bonazza.
Giampaolo Monastero,
Maurizio Villa
Bonazza: «Il problema più evidente è stata la pressochè totale perdita della clientela del mezzogiorno» rimuovendo la TOSAP e riadattando la TARI». In qualità di commerciante, poi, afferma di aver riscontrato «un traffico soprattutto di facce nuove, a dire la verità. Cosa che può essere positiva per il futuro: chi quest’anno ha sistemato la propria casa vacanze, con molta probabilità coglierà l’occasione per ritornarvi presto». L’esperienza di Bevilacqua è anomala rispetto alle esperienze degli altri imprenditori ascoltati, ma non isolata: la condivide anche Giancarlo Guidobono, proprietario dell’Edicola di Gian. «In una situazione così compromessa, Rivanazzano è rimasta viva. Gente anche solo di passaggio, da fuori, ce n’è stata, e ho notato un aumento di turisti soprattutto in concomitanza alla riapertura delle Terme». Lo smartworking, forma di lavoro necessaria e per alcuni settori divenuta procedura standard, è stato un altro elemento che ha minato alle entrate di alcune attività. A soffrirne è stato in particolare il Covo 28, proprietà di Luca Bonazza.
«Il problema più evidente è stata la pressochè totale perdita della clientela del mezzogiorno. Lavorando da casa, ovviamente nessuno ha più l’occasione di fermarsi a mangiare fuori in pausa pranzo, e tanto meno si prende la briga di uscire di proposito, ovviamente». Questa problematica è stata condivisa anche da Maurizio Villa, titolare del Café La Tour, il quale tuttavia si concentra soprattutto sull’incognita dei prossimi mesi: «Vedremo come evolverà la situazione tra non molto. L’autunno e soprattutto l’inverno costringerà la clientela a stare al chiuso, all’interno del locale. Faremo di tutto per garantire il massimo delle norme sanitarie, ma non è inverosimile che le limitazioni tornino ad essere stringenti. Di certo nessuno vuole ritrovarsi di nuovo in lockdown».
di Cecilia Bardoni
committente responsabile: pier Ezio ghezzi
GODIASCO SALICE TERME
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Chiusura discoteche, «Se un anello qualsiasi si spezza, ne risente la solidità di tutta la catena» Salice Terme, indiscussa capitale della movida oltrepadana, è sembrata ritornare, in queste serate estive ormai finite, alla normalità del pre-lockdown. Affermazione positiva fino a un certo punto, poiché implica sì un buon afflusso di persone, che effettivamente c’è stato, ma anche norme sanitarie spesso disattese da molti. Non sono mancate nemmeno lamentele riguardo ragazzini alle prese con atti vandalici o bivacchi a disturbo della pubblica tranquillità. Ciononostante, l’andamento della stagione si è dimostrato tendenzialmente positivo, ma ha subito una batosta con la chiusura delle discoteche - questa almeno è l’opinione comune di alcuni commercianti salicesi. Gli unici a non averne risentito fortemente sono stati Daniela Canepa e Fabio Dei, coniugi e titolari rispettivamente di Mezzo Food Case e Guado Restaurant. Le motivazioni risiedono nella clientela dei due locali: «Quando ho aperto pensavo che avrei avuto una clientela corrispondente proprio alla fascia di età da discotca, ma così non è stato: il target principale del mio locale comprende persone dai 30 ai 50 anni» - dichiara Canepa; simile situazione per Fabio Dei, che aggiunge però una riflessione: «La chiusura delle discoteche non ha influito in maniera pesante sul mio ristorante, in quanto ho una clientela storica. è stato un duro colpo in generale per il paese intero: da tempo abbiamo perso le Terme, chiudere anche le discoteche ha tarpato un po’ le ali a Salice, facendole perdere di fatto, visibilità e circolo di persone». Per entrambi i locali i tre mesi passati sono trascorsi abbastanza bene a livello di attività; in particolare per il Mezzo questa è stata la primissima stagione estiva dal giorno della sua inaugurazione, avvenuta proprio in giugno. Il commento di Canepa: «L’apertura recentissima non mi permette di avere termini di paragone, ma valutando le circostanze e il feedback ricevuto, mi è sembrato un periodo tendenzialmente positivo». Nonostante il prestigio di un’attività consolidata negli anni, la Sala dei Gelati, è uscita da questa stagione con un esito meno positivo, ma il direttore Umberto Nativi si dimostra speranzoso: «La stagione appena conclusa ha risentito della crisi Covid, il numero delle presenze si è notevolmente ridotto, dovuto anche alla diminuzione dei posti a sedere conseguenti alle restrizioni anticontagio, le presenze in orario serale sono diminuite in quanto a mio avviso l’orario di uscita si è ridotto. Nonostante tutto, speriamo di mantenere il lavoro conquistato negli anni e ci auguriamo ad un ritorno alla normalità». Tutti gli altri commercianti interpellati hanno invece dichiarato di aver subito,
Daniela Canepa
Fabio Dei
Umberto Nativi
Massimo Benedini
Alberto Bricchetti
Mara Bertelegni
in modo più o meno diretto e da diversi punti di vista, conseguenze anche molto negative per la manovra del governo, a partire da Massimo Benedini, proprietario dell’omonima tabaccheria, che testimonia: «I mesi estivi non sono andati per niente bene. La poca affluenza che c’era è stata ulteriorimente ridotta dalla chiusura delle discoteche». Alberto Bricchetti, titolare dell’ Irish Pub La Quercia e della pizzeria Io&Vale, sostiene che la non presenza di locali “da ballo” in paese, abbia avuto un grande impatto anche sul lato emotivo delle persone, perché «oltre ad aver tagliato una fetta dei nostri clienti, ha demoralizzato anche coloro che magari in discoteca non ci sarebbero mai andati. La notizia è stata presa come un campanello d’allarme e molti non si sono più sentiti al sicuro nemmeno al pub. Un motivo in più per temere l’arrivo dell’inverno: basti dire che molti, piuttosto che doversi sedere all’interno, rinunciavano a prendere posto nel locale o alla prenotazione. Questo problema è stato parzialmente compensato poichè sono stati posizionati molti più tavoli all’aperto del normale. a tal proposito Bricchetti ringrazia il Comune per aver messo a disposizione gli spazi e aver concesso questa possibilità. Quindi, complessivamente, la stagione «si è dimostrata decente - conclude Brichetti - nonostante abbia perso i giovanissimi al pub e gli over 60 in pizzeria, che si sono sentiti giustamente più vulnerabili». Il proprietario si è espresso anche in merito alle lamentele nei con-
fronti di alcuni bivacchi di ragazzini che hanno disturbato la quiete pubblica anche attaverso atti di vandalismo. «Non sono a conoscenza di episodi specifici, ma la mia impressione è che ci sia stato meno disordine degli altri anni. Per di più la supervisione e la presenza delle forze dell’ordine sono state praticamente costanti. Per quel che mi riguarda l’ambiente e la clientela sono sempre stati tranquilli». Mara Bertelegni, titolare di Officina e Frida (quest’ultimo aperto nel dicembre 2019), certamente due tra i locali più cult dell’estate salicese, racconta come è stato necessario snaturare - a suo malincuore - il modo di vivere dei due locali e di conseguenza anche di divertirsi per adeguarsi alle norme sanitarie: «La musica c’è, ma non si può ballare uno vicino all’altro, è stato tuttavia necessario per continuare a fornire un servizio che mantenesse alti sia i livelli di qualità che di sicurezza, nel limite del possibile abbiamo fatto di tutto per tutelare noi stessi e il cliente, il quale però si è spesso dimostrato poco responsabile: diverse volte ho dovuto discutere con qualcuno perché indossasse la mascherina o mantenesse la distanza minima». Bertelegni afferma, a tal proposito, che in questo scenario, inaspettatamente, sono stati i giovani, non sa se per paura o ragionevolezza, ad essere più rigorosi nel seguire le normative. In questo senso, vengono smentite anche le lamentele riguardo i problemi creati da alcuni ragazzini. Da parte sua non è stato riscontrato nulla di anomalo. «Rappresento quella categoria di divertimento che avrebbe potuto urtare
un po’ gli animi. Non ho vissuto bene il periodo Covid, ho visto molta gente stare male e al momento della riapertura sentivo un grosso peso sulla coscienza. Alla luce di ciò la cosa che più mi spaventa della stagione invernale sarà il rispetto delle norme sanitarie. Da parte nostra noi metteremo il massimo dell’impegno. Spero in un comportamento reciproco anche da parte della clientela». In merito alla chiusura delle discoteche, Bertelegni dichiara che questo evento non ha portato alcun beneficio ai suoi locali, come invece si sarebbe portati a pensare. è consapevole del fatto che sia il Frida che l’Officina vengano percepiti come un’alternativa alla discoteca, «difatti siamo stati molto fortunati a non essere stati coinvolti anche noi in questo tipo di restrizione, che comunque ha danneggiato l’intera Salice. La mancanza di questo tipo di attrattiva, di un luogo dove trascorrere il fine serata, ha indotto molte persone a non muoversi nemmeno da casa. Penso che la serata tipo di Salice preveda il passaggio in più locali, a cominciare - faccio degli esempi - dall’aperitivo al Mezzo, per poi cenare da Io&Vale o al Fra’ Diavolo, bere qualcosa all’Officina o al Frida o al Boccio, e poi concludere al Naki, al Banana piuttosto che in una delle tante discoteche che adesso sono chiuse. E se un anello qualsiasi si spezza, ne risente la solidità di tutta la catena. La chiave del successo di paesi come Salice è senza dubbio la collaborazione». di Cecilia Bardoni
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«La didattica in presenza sarà garantita in tutti i plessi»
L’Istituto comprensivo “P. Ferrari” di Varzi conta 10 plessi (3 di scuola dell’infanzia, 4 di scuola primaria e 3 di scuola secondaria di primo grado) dislocati nei comuni di Varzi (scuola dell’infanzia, primaria e secondaria di primo grado), Zavattarello (scuola dell’infanzia, primaria e secondaria di primo grado), Ponte Nizza (scuola primaria e secondaria di primo grado), Romagnese (scuola primaria) e Bagnaria (scuola dell’infanzia) nel complesso attualmente frequentati da circa 514 studenti. Abbiamo intervistato il Dirigente Scolastico Umberto Dallocchio per avere informazioni sulle problematiche di gestione della scuola in questo periodo caratterizzato da una serie di norme di sicurezza a causa della pandemia. Dallocchio, tanti plessi da gestire con distanze importanti e con esigenze diverse. Se era difficile prima, ora con l’introduzione delle nuove linee guida per contrastare la diffusione del Covid, presupponiamo che il suo lavoro, così come quello dei suoi collaboratori sia davvero impegnativo. È tutto “pronto” per la riapertura? «In effetti è stata un’estate impegnativa e vorrei ringraziare in particolare la DSGA Graziella Daglia e le mie collaboratrici Delfina Piazzardi e Federica Lazzati per l’impegno profuso nell’organizzazione scolastica. Se è tutto pronto gran merito va al loro lavoro. Inoltre molto Importante è stato il raccordo con i vari Comuni sedi dei plessi. Avendo un numero di alunni ridotto e sufficienti spazi a disposizione
negli edifici scolastici, abbiamo provveduto a coordinare con il servizio Scuolabus svolto dai Comuni lo scaglionamento delle classi in ingresso e uscita». Verrà garantita la didattica in presenza in tutti i plessi? «La didattica in presenza sarà garantita in tutti i plessi come previsto dalla circolare Ministeriale.L’esperienza della didattica a distanza ritornerà solo in particolari condizioni determinate da eventuali situazioni di contagio». Servizio mensa: diversi Comuni dell’Oltrepò hanno già annunciato che non sarà garantito il servizio per tutti i gradi di scuola. Per quanto riguarda il suo istituto ci sarà il servizio mensa? In tutti i Comuni? Come verrà gestito? «In base a quanto comunicato dai Comuni di Ponte Nizza, Romagnese, Varzi e Zavattarello, il servizio mensa sarà garantito, con modalità differenti da Comune a Comune, nel rispetto delle norme vigenti di prevenzione del contagio». Quanti alunni usufruiscono della mensa scolastica? «La mensa non è prevista per la Scuola Secondaria. Gli alunni della Scuola Primaria e della Scuola dell’Infanzia che usufruiscono del servizio sono circa il 65% degli iscritti». Oltre al discorso buoni pasto che vengono erogati dalle amministrazioni comunali, ci sono stati altri motivi di dialogo con la politica locale? Il dialogo con le amministrazioni comunali è sempre stato positivo in questa difficile fase?
Umberto Dallocchio, Dirigente Scolastico dell’Istituto Comprensivo “P. Ferrari” di Varzi
«A testimonianza dell’importante raccordo e coordinamento, si è tenuto, presso la Comunità Montana, un incontro con gli amministratori dei Comuni afferenti all’Istituto durante il quale sono state definite le modalità della riapertura e calendarizzati degli incontri informativi con i genitori che si sono tenuti, congiuntamente, a Zavattarello, Bagnaria, Varzi e Val di Nizza. In queste occasioni i sindaci hanno illustrato le modalità del servizio
trasporto Scuolabus e dell’erogazione del servizio mensa. Per quanto mi riguarda, ho cercato di sintetizzare per i genitori l’organizzazione che la Scuola si è data per la riapertura. Desidero ringraziare le Amministrazioni per la consueta e fattiva collaborazione». Servizio trasporti alunni: calcolando i piccoli paesi e le frazioni questo è un tema particolarmente importante per le famiglie dell’Alto Oltrepò.
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Assenteismo? «Il nostro personale è tutto in servizio, pronto e determinato a dare il meglio in vista del ritorno a scuola» Com’è ad oggi la situazione? «Al momento nessun Comune ha segnalato l’impossibilità di svolgere il servizio per le famiglie degli alunni che lo hanno richiesto. Certo la norma che parla di 100% di capienza in caso di tragitto entro i 15’ appare poco “applicabile” in un territorio come il nostro dove, ad esempio, ci sono alunni che dal Comune di Brallo di Pregola raggiungono Varzi per frequentare la scuola. Le Amministrazioni hanno saputo comunque organizzarsi per garantire il servizio a tutti non lasciando indietro nessuno». Quanti alunni in percentuale usufruiscono del trasporto alunni? «Non saprei rispondere con esattezza. Credo comunque circa il 40% degli iscritti». Servizio di pre e post scuola verrà comunque garantito in tutti i plessi? «Il servizio di accoglienza sarà garantito in linea con gli anni precedenti. Il post scuola rientrerà, per alcune zone, in un progetto della Regione Lombardia gestito dalla Cooperativa “La Sveglia” nell’ambito della Strategia Nazionale Aree Interne». Misure di sicurezza dettate dalle linee guida, quelle di cui si parla di più sono il distanziamento sociale e l’uso della mascherina. Come pensate di spiegarlo agli alunni e come far loro rispettare queste regole? «Ritengo che questo sia un passaggio non semplice ma necessario. Occorrerà convincere gli alunni che queste misure di prevenzione del contagio proteggono loro, i loro genitori e tutti i loro cari. Agli alunni dai 6 anni in su occorrerà illustrare il concetto di distanziamento in situazione statica e la necessità di utilizzo della mascherina in situazione dinamica e negli spazi comuni». I dispositivi, mascherine, gel disinfettante… verranno forniti dalla scuola agli studenti o dovranno portarseli da casa? «In base a quanto riportato del verbale del CTS del 30 agosto le mascherine saranno fornite alla Scuola che provvederà a distribuirle agli alunni. Dovranno essere utilizzate solo in ambito scolastico. Il Ministero ha finanziato le Scuole per l’acquisto di quanto necessario per l’igienizzazione e sanificazione». Avete dovuto chiedere “in prestito” locali o apportare dei cambiamenti strutturali nelle vostre sedi per il distanziamento sociale? «Non abbiamo chiesto nessun locale in prestito.
Abbiamo solo valorizzato alcuni spazi interni agli edifici per ottenere maggiore capienza per le aule». Si parla di questi banchi a rotelle. Apprezzati da alcuni, contestati da altri. Voi ne avete fatto richiesta? «Molto limitatamente. La finalità è di ottenere più spazio per poter garantire un distanziamento maggiore degli alunni nelle classi più numerose pur in presenza di aule già di per sé sufficientemente grandi. Credo sarebbe stato molto più utile parlare di didattica e di formazione nel periodo di emergenza anziché dei…. banchi a rotelle». Intervallo, uno dei momenti più amati dagli alunni, ma anche necessario per gli studenti. Come sarà l’intervallo ai tempi del post Covid? «Si programmeranno orari diversi o spazi diversi per l’intervallo delle varie classi. Anche in questo momento ci sarà attenzione al distanziamento». Altro momento di svago è sicuramente quello in cui si fa educazione fisica. Come sarà possibile fare sport? «Ritengo che le materie di educazione fisica ed educazione musicale siano le più penalizzate, didatticamente parlando, da questa situazione emergenziale. Gli alunni in palestra non indosseranno la mascherina ma dovranno mantenere un distanziamento di 2 metri. Quindi niente giochi di squadra in cui non sia possibile evitare il contatto fisico. Una materia quasi da… reinventare». Corpo docente e personale scolastico: quanti si sono sottoposti a test sierologico o a tampone che ricordiamo non è obbligatorio «A mio parere occorreva imporre l’obbligatorietà del test a tutto il personale. Ad oggi non sono in grado di dire quanti docenti si sono sottoposti volontariamente al tampone. Ho notizia solo di alcuni che cortesemente lo hanno comunicato o lo hanno richiesto all’ASST Pavia». Problema “assenteismo” che potrebbe riguardare coloro che, essendo in una fascia d’età considerata a rischio, potrebbero non rientrare al lavoro. La preoccupa questa prospettiva? «Non sono preoccupato perché il nostro personale è tutto in servizio, pronto e determinato a dare il meglio in vista del ritorno a scuola». Da dirigente “navigato” qual è il suo sentore? Oltre alla ripartenza, il decorso dell’anno scolastico come sarà?
«Un’avventura. Da affrontare con coraggio ed ottimismo e nella convinzione che il ritorno a scuola è assolutamente necessario per i nostri alunni». Un bilancio sulla didattica a distanza nei mesi di lockdown, eravate pronti? Quali le difficoltà maggiormente riscontrate? «Si è trattato di una didattica dell’emergenza. Nessuno allora poteva essere preparato più di tanto. Tutti hanno cercato di fare del loro meglio. Direi che la più grande difficoltà è stata il venir meno del “contatto” con gli alunni, della parte relazionale e ciò ha riguardato anche i nostri alunni. Ora è assolutamente necessario il ritorno alle lezioni in presenza. In ultimo, ma non certamente per importanza, nei plessi di Varzi e Zavattarello è stato introdotto in via sperimentale il Metodo Montessori, che tra le altre cose prevede una continua interazione tra gli studenti.
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Come pensa possano andare d’accordo questo principio fondamentale del metodo montessoriano con distanziamento sociale e mascherina? «Una “convivenza difficile”. Indubbiamente difficile ma… non impossibile. Le classi potranno utilizzare i materiali specifici, previa igienizzazione pre e post delle mani e sanificazione giornaliera dei materiali stessi. Il setting d’aula manterrà la caratteristica disposizione ad isole. Gli alunni indosseranno la mascherina ogni qualvolta non sarà possibile garantire il distanziamento e cercheremo di valorizzare tutti gli spazi “interni” e gli “esterni” in ambiente naturale. La didattica Montessori è alla base del nostro progetto formativo pluriennale dedicato ai nostri alunni». di Silvia Colombini
«In base a quanto comunicato dai Comuni di Ponte Nizza, Romagnese, Varzi e Zavattarello, il servizio mensa sarà garantito»
santa margherita STAFFORA
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Associazione Nova Cana, «In passato ci siamo presi cura dei figli di carcerati politici spagnoli sotto il regime di Franco» Dottore in sociologia Giovanni Prestini è l’attuale presidente del CE.L.I.T. -| Centro Lavoro Integrato nel Territorio. Celit è un centro di studi e ricerche, creato nel lontano 1973 proprio da Giovanni Prestini e da un gruppo di esperti in vari settori, che si occupa di sviluppo integrato del territorio. Ricerca applicata, progettazione di programmi di sviluppo, ricerca fondi italiani ed europei, consulenza per enti pubblici, imprese ed associazioni incluso finanziamento, gestione intervento e rendicontazione, sono queste le attività del Celit. Il Centro dialoga e lavora costantemente con la società reale, in cui immette, ogni giorno, attraverso progetti e interventi concreti, la speranza nel futuro. Dalla ricerca permanente sono nati, nel settore agricolo, la Cooperativa Agricola Casanova Staffora per l’allevamento di bovini da carne al pascolo, e l’azienda Il Biancospino per la produzione e vendita di carne bovina di qualità. Nell’area del sociale è nata l’associazione Famigliare Nova Cana, che progetta ed eroga servizi alla famiglia, ai giovani, alle scuole ed agli Enti locali. Presidente lei arrivò a Casanova Sinistra nel lontano 1968, ci racconta come è approdato in questo territorio? «Ricordo che quello fu per l’Italia un periodo di trasformazione. Studiavo a Trento e insieme ad alcuni compagni di corso scegliemmo di venire qui a Casanova Sinistra per sviluppare la nostra tesi di laurea. Arrivati qui abbiamo messo a punto aspetti sociologici del tipo: “che cosa è la libertà, cosa è la persona, la giustizia so-
ciale….”. Personalmente ho vissuto esperienze indimenticabili, straordinarie e mi dispiace che i nostri figli non possano vivere momenti di ricerca sociale così intensa». Quale fine si era posto di raggiungere tra queste aspre colline? «Il mio fine non era tanto analizzare la società ma capire che cosa si può fare. Sentire la gente e aiutare le persone a fare un percorso di costruzione della loro vita, delle loro aziende e imprese. Correva l’anno 1971quando insieme al marito della dottoressa Concetta Pugliese, oggi membro attivo del nostro staff - fondammo la prima cooperativa, nata dopo decine di assemblee con tutte le aziende agricole del territorio, in cui dicevo loro che non potevano compiere l’immane lavoro ognuno per conto proprio, ma era indispensabile unire le forze. è nata così la “Cooperativa Agricola Casanova Staffora”» Quali sono stati i risultati raggiunti? «Sempre negli anni settanta abbiamo creato il centro di lavoro integrato sul territorio e abbiamo fatto gruppi di consumo - per esempio quello che noi oggi chiamiamo consumo etico, noi lo avevamo approfondito cinquanta anni fa. Quando parliamo di agricoltura biologica, nel settanta, avevamo già tentato la biodinamica. Eravamo oltre, solo che economicamente questa nostra teoria non era supportata e le università non erano in grado di dare una mano». Agricoltura a parte, nell’area del sociale è nata l’Associazione Famigliare
Giovanni Prestini, nel 2005 con il Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi
Nova Cana, che progetta ed eroga servizi alla famiglia, ai giovani, alle scuole ed agli Enti locali.Ce ne parla? «Affrontiamo situazioni di ogni genere: assistiamo disabili, in passato ci siamo presi cura dei figli di carcerati politici spagnoli sotto il regime di Franco, per un anno abbiamo avuto gruppi cileni che ci hanno addirittura dipinto le case con scene stupende…. e tanto altro». Da pochi giorni si è concluso il Grest, come vi è stato possibile con una pandemia in corso? «Ogni anno con la dottoressa Concetta Pugliese e il signor Bruno Mantese organizziamo il corso. Quest’anno è stato un po’ difficile visto il Covid-19, ma non impossibile. Lo abbiamo fatto con il consenso della regione Lombardia e i complimenti di tutte le persone che sono venute, compreso il sindaco Gandolfi.
Si è svolto in sicurezza in uno spazio ampio e all’aperto, i genitori hanno collaborato nel rispetto delle norme vigenti Per quanto riguarda gli operatori, abbiamo impiegato anche una psicologa che ha parlato con i genitori per capire se i bimbi avevano avuto problemi durante il periodo difficile. Volontari della protezione civile hanno dedicato uno spazio per spiegare ai bimbi alcune nozioni semplici e fondamentali per riconoscere pericoli e chiedere soccorso Abbiamo impiegato educatori di ortoterapia, psicomotricità, teatro e arcieri, attività manuali e pratiche. È stato un lavoro di squadra eccezionale e speriamo di poterlo fare anche il prossimo anno». di Stefania Marchetti
comunità montana OLTREPò pavese
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Protezione Civile, «Istituita l’Antincendio Boschiva, pronti per quella Idrogeologica» Massimo Accoliti, originario di Como, si trasferisce in Oltrepò negli anni ’80 e già nel 1999 lo vediamo politicamente impegnato a Varzi. Dal 2009 ad oggi è consigliere di maggioranza a Zavattarello, dove attualmente vive, e dallo scorso anno, fa parte della Giunta esecutiva della Comunità Montana in qualità di Assessore con delega all’Ambiente, Territorio, Protezione Civile e Difesa del suolo. Accoliti, lei fa parte della Giunta esecutiva della Comunità Montana, oltre a lei, chi sono gli altri membri? «Fabio Riva (sindaco di Godiasco) Vicepresidente con delega a Turismo, Sport, Attività Produttive, Paolino Bertorelli (Sindaco di Menconico) Assessore con delega al Welfare, Trasporti e Servizi Sociali e Andrea Gandolfi (Sindaco di Santa Margherita di Staffora) Assessore con delega all’Agricoltura, Cultura, Sviluppo del Territorio». Di che cosa si occupa il suo assessorato? «I mio ssessorato è molto corposo: ambiente, territorio, protezione civile e difesa del suolo. Tutte voci importanti per il nostro territorio montano, a cui bisogna porre molta attenzione e importanza nel prossimo futuro. A mio parere è da qui che parte lo sviluppo di tutta la Comunità Montana, con la difesa del nostro territorio e del nostro ambiente collinare e montano». Concretamente quali sono le iniziative proposte per lo sviluppo e la tutela del nostro territorio? «A settembre 2019 ho presentato attraverso i nostri uffici competenti, il corso da Guardie Ecologiche Volontarie (GEV) che da ottobre ha avuto inizio nella sede della CMOP a Varzi. Un corso per formare figure importanti per l’ambiente e quindi per il territorio. Un corso che mancava ormai da tanti, troppi anni, e che insieme al Presidente ho voluto fortemente, perché i pochi GEV rimasti attivi, con impegno ammirevole e professionale, facevano ormai fatica a seguire tutto il territorio nei numerosi incarichi di sorveglianza e controllo. Il corso si è concluso in queste giornate e ora si attende la data degli esami da tenersi in Regione Lombardia. Vedere che, alla fine di questo percorso intenso e impegnativo (fatto di norme e di leggi da applicare in ambiente e territorio), si è arrivati al traguardo con circa 25 elementi ora pronti all’esame finale, è motivo di grande soddisfazione per me e per l’intera Comunità Montana. Si sta lavorando con Regione Lombardia, per nuovi progetti da poter portare avanti per lo sviluppo e il rilancio del territorio e per la difesa dell’ambiente».
Protezione Civile, ente importante per il territorio al quale lei è particolarmente legato e non solo per la delega in qualità di Assessore della Comunità Montana, ma per la lunga esperienza maturata come volontario all’interno del suo Comune di residenza. «Esattamente, la Protezione Civile è un Ente molto importante sia a livello comunitario che comunale, per la difesa e l’intervento, purtroppo, in casi di emergenza. Ho sempre creduto nell’importanza della Protezione Civile nella società attuale e specialmente per chi vive in un territorio come il nostro. Arrivo da anni di esperienza in Protezione Civile, nel mio Comune, Zavattarello, dove sono stato uno dei fondatori della nostra unità e della quale ancora oggi faccio parte come volontario. Arrivato in Comunità Montana, ho preso conoscenza della situazione e mi sono trovato subito di fronte a una specializzazione di Protezione Civile molto funzionale, la Antincendio boschivo - AIB - ente molto ben strutturato e competente grazie ai volontari operativi e ben coadiuvati dal personale di ufficio della CMOP. I loro continui interventi sia in caso operativo o di sorveglianza del territorio sono motivo di orgoglio per l’intera Comunità». Sta lavorando ad un altro progetto che concerne una specializzazione della Protezione civile, ce ne parla? «Riguarda la formazione - stavolta reale - di una Protezione Civile Idrogeologica, con funzione intercomunale a cui spero aderiscano tutti i Comuni della Comunità Montana con la formazione di alcuni volontari, e poi con la collaborazione dei vari nuclei già esistenti». Politicamente impegnato da quasi vent’anni e l’anno scorso approda in Comunità Montana. «Dopo le ultime amministrative del 2019, sono stato coinvolto da Giovanni Palli a un progetto di una nuova Comunità Montana e l’idea mi è sembrata subito molto buona, e per questo non ho esitato ad accettare il progetto ed esserne parte attiva. Ho trovato subito affinità con gli altri membri del gruppo di maggioranza, persone corrette e molto preparate, ed il bello di tutto è che lavorano insieme a noi della giunta esecutiva, insomma un gruppo attivo e unito nel vero senso della parola. Una nuova Comunità Montana che sta svolgendo il suo operato con una continua e pressante opera di sviluppo del territorio con vedute future anche nel settore del turismo, tenendo conto di tutte le necessità che i Comuni montani e i loro abitanti hanno, il tutto sotto la guida decisa e saggia del Presidente».
Massimo Accoliti, Assessore della Giunta esecutiva della Comunità Montana Oltrepò Pavese
«Concluso il corso da Guardie Ecologiche Volontarie, 25 elementi ora pronti all’esame finale» Lei è consigliere di maggioranza, da più di dieci anni, a Zavattarello. Sicuramente ha avuto modo, negli anni, di lavorare e di conoscere direttamente quali fossero le necessità dei comuni montani. Quali le criticità e i punti di forza? «Dopo 11 anni di vita amministrativa per il mio Comune, posso tirare qualche somma. Dall’inizio 2009 a ora sono state fatte tante cose, sono cambiati i tempi, ma nonostante il taglio quasi completo dei trasferimenti statali ai Comuni tutta la struttura sociale del paese è rimasta intatta. Abbiamo sviluppato un concetto di sviluppo a Zavattarello che volevamo passasse dall’impegno turistico per far conoscere il nostro paese e per poter portare più turisti possibili. Penso che ci siamo riusciti, con un nuovo programma di visite al Castello (completamente arredato) e avendo ormai migliaia di visite all’anno. Anche con le Giornate Medievali e il Concertone che dal 2010 porta artisti di fama ad esibirsi nel borgo.
Per lo sviluppo di un paese di collina questo è indispensabile e i fatti ci hanno dato ragione, anche se l’importante è fare il possibile e a volte di più, per le persone che vivono quotidianamente il paese. È fondamentale riuscire a far rimanere aperte tutte le attività private e pubbliche del territorio, perché solo così un paese vive. Qual è - turismo a parte - uno degli aspetti che la rendono più fiero da amministratore? «Un altro aspetto importante, per quanto mi riguarda, è la raccolta differenziata passata da un 5%, al nostro arrivo, fino ad un 30% attuale». Non recrimina nulla di questi anni di amministrazione? «Certo, in questi anni abbiamo anche commesso degli errori, ma come dice un noto detto popolare della nostra valle: “chi non mena non stravaca” - sbaglia chi fa, chi non fa non sbaglia di sicuro». di Laura Berri
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Pinuccio Della Torre, un gentiluomo tra i tessuti di Giuliano Cereghini
Caro Pinuccio, vorrei iniziare così una lettera per il mio amico. Caro Pinuccio, quanta tristezza nel vedere abbassata la serranda del tuo negozio in via Roma. “Tessuti Della Torre” sull’insegna e sulla tenda, ma la porta d’ingresso e la serranda che la protegge sono irrimediabilmente chiuse. Da tanti giorni ormai, troppi! Dopo centodue anni di aperture costanti e continuative, senza ferie o malattie, la vecchia serranda non apre più. Il mitico omino di ferro che ogni mattina, piovesse o nevicasse, l’afa sciogliesse i sorrisi o il freddo gelasse anche i sentimenti, Pinuccio Della Torre, dopo aver preso il caffè al piano superiore con mamma prima e il fratello poi, cascasse il mondo alle otto era in negozio, alzava la scricchiolante serranda e al primo cliente che sbirciava dalla porta a vetri, apriva sorridendo accogliendolo con la cordialità riservata agli animi nobili. Pinuccio era così: schivo, elegante in perenne giacca e cravatta anche con la canicola ferragostana, educato e rispettoso come pochi, sorridente e positivo sempre. Filippo Della Tore, per tutti Pinuccio, aveva ottantatre anni, settanta dei quali con la forbicina in mano a servir clienti, ad ascoltarli, a restar calmo anche se per scegliere uno scampolino, qualche signora dai modi subdoli ed affettati, gli smontava letteralmente il negozio. Sorrideva mentre riponeva le stoffe arrotolandole o piegandole con cura, dopo il passaggio dell’Attila in gonnella, sorrideva. Ti guardava con aria rassegnata e ti sorprendeva con “l’è al me masté!” (è la mia professione) Amico di tutti: parenti, clienti, amici storici o semplici conoscenti; amico con il cuore, con il suo sentire buono, con un sorriso sincero non vuote parole o blandizie ipocrite. Se n’è andato in silenzio com’era vissuto, la notte dell’11 Marzo di questo funesto 2020, rapito da una bestiaccia implacabile che ha colpito e terrorizzato il mondo intero. Pochi anni or sono, nel 2016, aveva ricevuto dalla Camera di Commercio di Pavia una targa per gli oltre cinquant’anni di attività svolta in un negozio che a quel tempo, stava per compiere i cento anni di vita. Nel 2018 il suo era diventato negozio Storico di Casteggio premiato dal Comune e dalla Camera di Commercio di Pavia per gli oltre 100 anni di attività. L’avventura del negozio di tessuti Della Torre, era iniziata tanti, tanti anni prima, un mercoledì. Il sei Novembre
1918, alle ore otto il sarto Filippo Della Torre, detto Filipë, il nonno di Pinuccio, apriva per la prima volta il negozio in via Roma a Casteggio. Era il sei Novembre 1918: due giorni prima era ufficialmente terminata la prima guerra mondiale. Il 4 Novembre 1918 alle ore 12, veniva pubblicato il Bollettino di Guerra n. 1268: “La guerra contro l’AustriaUngheria è finita. I resti di quello che fu uno dei più potenti eserciti del mondo, risalgono in disordine e senza speranze, le valli che avevano disceso con orgogliosa sicurezza”. Firmato Armando Vittorio Diaz, Capo di Stato Maggiore e Comandante Supremo del Regio Esercito. Il lunedì verso sera il messo comunale aveva affisso copia del bollettino alla bacheca comunale di via Roma e Filippo il sarto, con altri curiosi, lo aveva letto con attenzione. Si era ripromesso di aprire il suo negozio a fine guerra e il tempo era venuto. La guerra era finalmente finita e Filipë, il giorno di mercato successivo, mercoledì, avrebbe aperto il negozio già allestito e pronto per la futura attività. Aveva preparato da giorni i mantelli (tabar o farië) e le mantelline (fariulë o mantlën) di panno nero o grigio che aveva confezionato tempo prima in attesa del grande giorno. Un grande tavolo rotondo occupava il centro del negozio, su uno scaffale a quattro ripiani di legno addossato alla parete, erano poggiati in bella vista, mantelli e mantelline. Sulla parete di fronte due lastre di legno sorreggevano pochi rotoli panno o di velluto e qualche pacchetto quadrato di pesante fustagno per pantaloni o gilet dalla enorme tasca interna in cui venivano riposti grandi portafogli a fisarmonica spesso desolatamente vuoti. Tutta la merce era da uomo: il sarto Della Torre era specializzato ed esperto nel realizzo di tabarri su misura ma, all’occorrenza, sapeva eseguire altri lavoretti quali pantaloni e gilet da uomo. L’aria fresca di novembre pareva carezzargli il viso mentre rimirava dalla porta aperta del negozio, uomini cose ed animali che animavano lo storico mercato di Casteggio. Attendeva il primo cliente. Un conoscente di Montalto, si fermò sulla soglia, lo salutò e mentre con gli occhi indagava il nuovo negozio, chiese: “véndat i tabar?” Centodue anni or sono il primo cliente del negozio Della Torre, acquistava da Filipë un tabarro! Lüis, l’agricoltore di Montalto, era sceso a valle ai primi chiarori dell’alba, con una giovenca alla cavezza; alle otto già l’aveva venduta, aveva intascato il gruzzoletto deciso ad investirne una parte nell’acquisto di un
Filippo Della Torre, per tutti “Pinuccio”
Dopo 102 anni di aperture costanti e continuative, senza ferie o malattie, la vecchia serranda non apre più mantello per l’inverno. Sul far della sera risaliva la valle verso casa, avvolto nel pesante indumento che, di tanto in tanto, carezzava con il dorso della mano callosa. Sorrideva; aveva ben investito i danari ricavati dalla vendita della magra bestiola. Pensava a lei con nostalgia ma accarezzava volutamente il panno morbido del tabarro con gli occhi lucidi di felicità. Qualche ora prima, mentre il vecchio provava e riprovava mantelli e mantelline, la luce dei suoi occhi aveva convinto il sarto sulla giustezza della professione scelta e non sbagliava. La guerra avrebbe restituito soldati malvestiti, affamati e delusi da una vittoria che non aveva risolto i loro problemi anzi, ne aveva creati. Le calde mantelline di panno, in dotazione militare, erano state riconsegnate e rimpiante dai guerrieri delle trincee. Appena a casa, rinunciando anche all’indispensabile, correvano da Filipë per un tabarro o una mantellina. Parevano esorcizzare il freddo, la povertà le delusioni, con un caldo indumento
che li abbracciava senza nulla chiedere. Per la verità nonno Filippo “qualcosa” chiedeva, spesso a rate coincidenti con la vendita di frumento, fieno, uva o vino e persino uova del pollaio. Soldi, tanti soldi, nulla veniva perso, senza cambiali o notai: bastava la parola. Nonno Filipë si sposò ed ebbe due figli Giusto e Guido. Guido Della Torre, a sua volta, sposò Igina Ciavini da Mornico (Cavigèra per la precisione). Dalla lunga e felice unione nacquero due figli. Il 16 Febbraio 1937 al primo viene posto nome Filippo. Mamma Igina temendo però il ripetersi del soprannome di nonno Filipë, non lo chiamerà mai Filippo ma Pinuccio, vezzeggiativo impossibile da storpiare come da abitudine paesana d’allora. Per tutti Pinuccio Della Torre, il mercante di stoffe. La persona più buona, sorridente, gentile ed educata che chiunque possa incontrare. Torniamo ai figli di Filipë, Giusto e Guido, rispettivamente zio e padre di Pinuccio.
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Per oltre cinquant’anni con i vicini di casa, mai una parola più forte di un’altra, mai uno sguardo torvo, una sgarberia o un rimprovero. Mai una cattiveria o una maldicenza anzi, pronto ad apprezzare il frutto dei suoi comportamenti da signore. All’amata Lucia moglie e compagna di lavoro diceva: “sum bën furtunà a vegh di vsën insì” (siamo fortunati ad avere questi vicini). Siamo noi i fortunati Pinuccio, ovunque tu sia so che mi stai ascoltando, come hai sempre ascoltato tutti nella vita. Ovunque tu sia ringrazio te e il buon Dio d’avermi concesso il privilegio di conoscerti, di esserti stato vicino di casa, di aver goduto del tuo rispetto e della tua amicizia, di aver scambiato con te qualche battuta che alleggeriva il ritmo frenetico e folle di una vita che spesso ci riserva soluzioni tragiche come la tua.
La serranda abbassata di via Roma
Giusto, il primo dei fratelli, entrò nel negozio come sarto senza amare il mestiere: tentò di diversificare l’attività eseguendo vestiti da uomo, ma ebbe poca fortuna. Si narra di un suo amico che doveva sposarsi e che voleva un bel vestito, ben confezionato. Giusto rassicurò il malcapitato: prese le misure poggiando l’amico contro la parete e disegnando il contorno della figura con il gesso. Miracolosamente la giacca ne usci di misura o quasi, pendeva leggermente da un lato. I pantaloni presentavano due “piccoli” inconvenienti: erano molto lunghi e non chiudevano alla cintura. Giusto sorridendo, tranquillizzò lo sposo, realizzò un ampio risvolto non richiesto e con due robuste spille da balia chiuse quasi ermeticamente i pantaloni. Dopo quest’avventura sartoriale si convinse che la stoffa non faceva per lui. Con i soldi di famiglia acquistò la fornace sorta in periferia di Casteggio, iniziò un’attività nuova, fece un sacco di denari, spese il sacco di soldi di prima ed altro avuto delle banche, fallì dopo una vita di follie e, purtroppo, mori giovane in un incidente d’auto. Con lui finirono in fumo i risparmi familiari come ebbe a confidarmi Pinuccio senza una parola cattiva nel ricordo dello zio. Guido, il padre Guido, si occupò con passione del negozio: lo allargò acquisendo i locali adiacenti del sarto Casarini, lo abbellì, ampliò il campionario a disposizione dei clienti aggiungendo grandi quantità di stoffe e tessuti per uomo e donna, biancheria da corredo
per giovani spose o stagionate vedove in cerca di nuove avventure. Pinuccio mentre ancora frequentava le Medie prima e le Commerciali a Voghera poi, già lavorava in negozio innamorato di una professione che pareva nata per lui. Ampliò ulteriormente il negozio ed aggiunse tagli su tagli di stoffa per uomini, donne, giovani e bambini. Telerie, biancheria e tagli di stoffe pregiate, sino a divenire un punto di riferimento nel settore della Provincia di Pavia ed oltre. Mentre imperava la confezione ed i commercianti di stoffa di Voghera e Pavia chiudevano i rispettivi negozi, Pinuccio resisteva imperterrito in giacca e cravatta, con un radioso sorriso sulle labbra a supporto della qualità delle sue stoffe, con la pazienza di chi ha scelto di rapportarsi di continuo con le donne. Esseri superiori, regine delle case che governavano con autorità (ärsädur), decise nelle grandi scelte della vita ma perennemente in imbarazzo tra due tinte quasi simili, un rigato o un quadretto appena accennato, la qualità del materiale o il relativo costo. Tre svaghi innocenti che non intaccavano mai la canonica apertura del negozio: la caccia con il cane da ferma che praticava la domenica pomeriggio e nella mattinata di lunedì, la pesca per pochi mesi all’anno e qualche gita negli amati boschi alla ricerca di profumati boleti che esibiva con orgoglio al ritorno, oltre, s’intende, una cappatina al bar ogni sera che il buon Dio manda sulla terra.
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Ti starai impegnando a caccia o a pesca nei beati territori celesti, richiamerai con insistenza un cane che non ti vuole obbedire, commenterai sorridendo con Milanés, Geni e Bunë tuoi storici compagni d’avventure, senza mai perdere il tuo aplomb di signore vero. Se ti riesce, rivolgi il tuo sguardo in via Brodolini al 27 e 29, al tuo springer spaniel che ancora mugula non appena sente il rumore di una Panda. Rivolgi uno sguardo buono alla tua Lucia, a Paolo e Sabrina, ai tuoi vicini Giuliano e Teresa ed a tutti i tanti amici che ringraziano il Buon Dio d’averti conosciuto, di aver avuto il piacere di vederti e sentire la tua voce calma e gentile. Grazie amico, di esserci stato, grazie di essere ancora nei cuori e nella memoria di chi non può dimenticare un gentiluomo in giacca e cravatta.
Il 6 ovembre 1918, alle ore otto il sarto Filippo Della Torre, detto Filipë, il nonno di Pinuccio, apriva per la prima volta il negozio in via Roma a Casteggio
CORVINO SAN QUIRICO
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«Il quadro economico del Comune è tale che qualunque spesa, anche la più piccola, va ponderata» Da poco meno di un anno, il Comune di Corvino San Quirico ha una nuova amministrazione, il cui primo cittadino è Michele Lanati. Il sindaco afferma che il Comune si trova in una critica condizione finanziaria ereditata dalla precedente amministrazione, messa ancor più a dura prova dall’alluvione dello scorso ottobre e dall’epidemia di Coronavirus, che ha pesantemente colpito realtà grandi e piccole di tutta Italia. Nonostante ciò, l’amministrazione ha ben gestito la situazione della quarantena e, in questo momento di ripresa, ha fatto in modo di andare incontro alle esigenze dei cittadini, soprattutto quelli che si trovano in maggior difficoltà economica. A breve cominceranno i lavori di prevenzione per i dissesto idrogeologico, mentre termineranno quelli all’edificio scolastico prima dell’inizio delle lezioni. Il tutto con un occhio di riguardo all’efficientamento delle risorse comunali e all’utilizzo mirato dei contributi statali e regionali. Di seguito gli ultimi aggiornamenti dal sindaco. Lanati, al momento il Comune ha intenzione di effettuare diverse operazioni sul territorio. Quali sono? «Noi, come tutti i comuni, abbiamo ottenuto un contributo dalla Regione che ci consente di fare una serie di opere in base ai vincoli che l’indennizzo impone. Utilizzeremo i fondi per rifare una parte di marciapiedi che erano particolarmente ammalorati. Apporteremo una serie di misure preventive rispetto al dissesto idrogeologico, vale a dire effettueremo una pulizia dei fossi. Questi interventi possono essere non molto visibili ma sono fondamentali in circostanze simili all’alluvione dell’ottobre scorso; in più, le recenti bombe d’acqua sono state un ulteriore incentivo a metterci all’opera sotto questo punto di vista, tant’è che i lavori partiranno tra pochissimo tempo. Non è un intervento risolutivo in assoluto, ma il lavoro preventivo consente di ridurre eventuali danni. In seguito una parte ammalorata del cimitero verrà messa in sicurezza. Asfalteremo alcune strade comunali cercando di privilegiare quelle che presentano i maggiori danni, ulteriormente aggravate dai recenti fenomeni atmosferici. Effettueremo la ritinteggiatura delle strisce pedonali sulla via Emilia, che è di pertinenza provinciale ma, trovandosi in centro abitato, provvederemo noi a sistemare. è un lavoro che andava fatto da molti anni e ne va della sicurezza dei cittadini. Abbiamo intenzione di potenziare il servizio di videosorveglianza, in particolare ci terrei a mettere una telecamera nella parte alta del Comune, e migliorare il sistema attualmente presente. Quindi, sostanzialmente, effettueremo una serie di lavori sul territorio finalizzati alla messa in sicurezza e al miglioramento del Comune, che, eccezion fatta per la prevenzione al dissesto
idrogeologico, pensiamo di portare a termine nel 2021». Ci sono novità anche per quanto riguarda l’edificio scolastico? «Sì, anzitutto abbiamo effettuato l’acquisto di materiali che consentiranno lo svolgersi delle lezioni in maggiore sicurezza. Prima dell’inizio dell’anno scolastico termineranno i lavori di carattere strutturale, uno dei quali consiste nel potenziamento dell’intero impianto di illuminazione, necessario in particolare per la conversione del locale mensa in aula, a garanzia del distanziamento sociale. C’è da dire che erano già stati fatti interventi di recente: la riparazione del terrazzo, che presentava delle perdite, e la sostituzione dei vetri sopra le porte con dei vetri infrangibili, per maggiore sicurezza. In merito all’organizzazione, siamo in contatto e in ottimi rapporti con la dirigenza dell’Istituto Comprensivo di Casteggio, e ci atterremo alle direttive emanate dal governo». In che modo avete affrontato l’emergenza Covid? «Abbiamo istituito il COC (Centro Operativo Comunale) che si è occupato di gestire tutte le problematiche relative al Coronavirus (eccezion fatta per l’ambito prettamente sanitario). Il COC ha posto particolare attenzione alle persone sole ed in difficoltà, che avevano, tra le altre cose, bisogno di qualcuno che portasse loro a casa beni di prima necessità. Abbiamo aderito al COM (Centro Operativo Misto), che aveva come capofila Casteggio. Abbiamo creato un sistema per attivare una rete sinergica che mettesse in collaborazione le risorse di ogni comune: per esempio, noi abbiamo la Protezione Civile comunale, Casteggio ha la Croce Rossa. Abbiamo unito le forze per permettere agli enti che hanno aderito di lavorare in maniera sicura ed efficiente. Per fortuna a Corvino non abbiamo avuto focolai, e i pochi casi di positività erano totalmente slegati tra loro, indipendenti. Abbiamo lavorato soprattutto a livello preventivo per limitare il più possibile la diffusione, che infatti è stata contenuta. In concomitanza con l’emergenza Coronavirus il Comune si è anche occupato della distribuzione dei buoni spesa (per i beni di prima necessità) messi a disposizione dello Stato per le persone in difficoltà economica. Una distribuzione che peraltro non è terminata e proseguirà anche nei prossimi mesi. Ringrazio i cittadini per il comportamento molto responsabile durante l’emergenza sanitaria. Hanno capito la difficoltà del momento e hanno rispettato le limitazioni previste. Come tutti sappiamo, ad esempio è stato impossibile celebrare funerali in forma canonica, e nonostante il momento doloroso, tutte le famiglie purtroppo colpite da un lutto hanno dimostrato oltre che
Michele Lanati, sindaco di Corvino San Quirico
«Nessun aumento delle tasse, anzi un innalzamento ad 8mila euro della soglia di esenzione per l’addizionale comunale IRPEF» un grande senso di responsabilità anche una grande dignità nel seguire le disposizioni previste». È stato un periodo molto complicato per tutti, con ripercussioni economiche sia per gli enti pubblici che per i cittadini. «Esattamente; valuteremo i riflessi sulle entrate con il passare dei mesi. Questo Comune ha già dei problemi, perciò bisogna stare attenti. Banalmente, ad esempio, in condizioni di normalità mettiamo a disposizione il centro polifunzionale per feste private a cittadini residenti e non. Sempre per motivi di prevenzione, l’abbiamo chiuso prima ancora che fosse obbligatorio farlo, perciò non abbiamo avuto introiti in quei mesi. Nonostante ciò, ci siamo impegnati per prenderci cura in prima istanza delle persone, soprattutto alla luce delle conseguenze dell’epidemia, approvando il bilancio di previsione - che ha ottenuto il voto a favore anche da parte della minoranza, cosa che mi rende felice. Non prevede alcun aumento di tasse, prevede anzi un innalzamento ad ottomila euro della soglia di esenzione per l’addizionale comunale IRPEF. Io e tutta l’amministrazione ne andiamo molto fieri, perché siamo riusciti a dare una mano ai nostri cittadini e a garantire tutti i servizi senza mettere mano nelle loro tasche».
Come descriverebbe il lavoro dell’amministrazione, a poco più di un anno di distanza dal suo primo insediamento? «La situazione è quella di un’amministrazione molto attiva, che sta dando il 110% a livello di impegno, e che si è trovata una situazione davvero complicata da gestire: l’alluvione dell’ottobre scorso ha provocato danni per svariate migliaia di euro, dovuti soprattutto alla frana del Mazzolino; circa sei mesi dopo, è iniziata la pandemia. Il quadro economico del Comune è tale che qualunque spesa, anche la più piccola, va ponderata. Procede l’opera di risanamento del bilancio, che passa attraverso la riduzione delle spese di investimento e il taglio delle spese ritenute non necessarie, un contenimento complessivo dei costi e l’investimento mirato dei contributi statali o regionali. Non demordiamo, non facciamo grandi annunci ma privilegiamo i fatti; stiamo continuando ad impegnarci a risolvere in modo pratico tutto ciò che è possibile. Ripeto sempre che alcuni di questi interventi non sono palesi, non sono immediatamente visibili al cittadino, ma estremamente necessari per consentire al Comune di lavorare in maniera più fluida e veloce, e migliorare la qualità di vita di tutti». di Cecilia Bardoni
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STRADELLA
SETTEMBRE 2020
«Non voglio che la politica entri nella Protezione Civile» La Protezione Civile stradellina, attiva ormai da diversi anni sul territorio, è stata protagonista in periodo di lockdown per quanto riguarda gli aiuti alla popolazione oltrepadana. Abbiamo intervistato Gianpaolo Opizzi, coordinatore delle attività, ci siamo fatti raccontare come opera la Protezione Civile e abbiamo cercato di sapere qualcosa di più su un fatto avvenuto qualche settimana fa. Partiamo proprio da questo… Opizzi, l’ex sindaco, Piergiorgio Maggi, qualche tempo fa ha sollevato una polemica: sembrerebbe che, in seguito a pesanti piogge, la frazione di Torre Sacchetti avesse avuto necessità di interventi, per questo, Maggi aveva scritto un post sulla vostra pagina Facebook. Post che però sarebbe stato prontamente rimosso da qualcuno della vostra associazione. Questo ha innescato la polemica. Come sono andate le cose? «Mi è sembrato tutto molto strano, a dire la verità. Posso solo dire che io non ne so nulla, non c’entro con la questione, sono fatti privati dei diretti interessati… e la Protezione Civile non c’entra. Non mi oc-
cupo io delle pagine social e quindi non entro nel merito della cosa. Non voglio, oltretutto, che la politica entri nella Protezione Civile: è una delle prime cose che ho detto anni fa quando sono entrato a far parte di questo gruppo e la penso ancora così. Gli eventi eccezionali e quelli più semplici che prevedono il nostro intervento non hanno connotazione politica, noi aiutiamo e basta. Siamo a disposizione per aiutare chi ha bisogno, siano essi rossi, gialli, verdi o di qualsiasi altro colore». Da più di un anno è cambiata l’amministrazione comunale: come vi trovate a collaborare con la nuova Giunta? «Noi ci troviamo bene con questa Giunta, così come ci siamo trovati bene con quella precedente. La collaborazione è sempre stata massima e bellissima: noi ci muoviamo sempre su attivazione o del comune o della Provincia». I mesi appena trascorsi sono stati difficili: voi come vi siete mossi? «Il periodo è stato duro soprattutto per chi, purtroppo, ha subito questa pandemia da Covid. Noi abbiamo fatto, nel limite
Gianpaolo Opizzi davanti alla sede della Protezione Civile sita in zona San Zeno
del possibile, la nostra parte. Abbiamo aiutato nella distribuzione delle mascherine e della spesa a chi ne necessitava e poi abbiamo aiutato nei trasporti». Un aiuto concreto, insomma. «Certo. Come del resto tutti i miei volontari, anch’io sono felice di aiutare chi ha più bisogno. Dirlo è facile, riuscire a farlo è sempre un pochino più complicato… e da sempre proviamo molta soddisfazione nel realizzare al meglio il nostro lavoro». Lei da quanto tempo fa parte della Protezione Civile? «Da circa 12 anni…». Di situazioni più o meno difficili ne avrà viste in tutti questi anni… «Sì. Direi che quella più difficile è stata quella del nubifragio nel 2012, oltre naturalmente al periodo Covid di quest’anno. Poi fortunatamente a Stradella non ci sono state tante criticità: ci è invece capitato di andare a dare una mano alle Protezioni di paesi vicini. Anche in questo senso c’è collaborazione massima. In caso di necessità ci si aiuta, previa autorizzazione della Provincia: deve esserci l’attivazione da parte loro, altrimenti è inutile intervenire… perché si rischierebbe solo di intralciare. Per esempio, l’anno scorso volevamo andare ad aiutare la popolazione dell’Emilia Romagna, ma loro non avevano fatto alcuna richiesta di supporto ad altre Protezioni e quindi non siamo andati. Deve essere sempre tutto organizzato. E facendo così tutto funziona bene». Quanti membri conta attualmente la vostra Protezione? «Siamo in 25. Ma a metà mese partirà il nuovo corso base per inserire altre otto persone, quindi raggiungeremo un buon numero. La formazione durerà circa una settimana ed è il primo step. Poi ci saran-
no i corsi di primo soccorso e per poter usare il defibrillatore». Età media? «Diciamo che ci sono tanti pensionati. Ma nei nuovi che faranno adesso il corso base c’è qualche giovane sui 25 anni circa». Come funziona la vostra attività? Vi ritrovate periodicamente? «Al momento no… quando c’è la necessità ci sentiamo e decidiamo chi deve intervenire e cosa deve fare. Non c’è un appuntamento fisso. Abbiamo comunque la sede in zona San Zeno e il magazzino in via Civardi, dove ci sono tutti gli strumenti che ci servono in caso di necessità». Fate anche incontri nelle scuole? «Certo, li abbiamo sempre fatti, sia alle elementari, che alle medie, che all’istituto “Faravelli”. Spieghiamo cos’è la Protezione Civile, cosa facciamo e come interveniamo: alle superiori è capitato anche di fare una prova concreta di ricerca persone con la presenza delle unità cinofile». Tornando a Torre Sacchetti, secondo lei la situazione è così critica? «Ci è capitato in passato di fare degli interventi in quella zona. Ultimamente no, perché non ci hanno chiamato. Forse servirebbe un pochino più di attenzione da parte del Comune, perché se tutte le volte che piove succede un mezzo disastro, è il caso di intervenire e far fare dei lavori da una ditta incaricata e risolvere il problema». Altre grosse criticità che vanno segnalate? «Direi di no. Bisogna, a mio parere, però dare sempre un’occhiata particolare a strade e marciapiedi e ai tombini per evitare danni futuri». di Elisa Ajelli
STRADELLA
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«Maggi aveva affermato che non avrebbe fornito collaborazione ma solo fatto opposizione, e così è» La minoranza del Comune di Stradella, guidata dall’ex sindaco Piergiorgio Maggi, sta pungendo la nuova amministrazione targata Cantù, facendo segnalazioni anche sulle varie pagine facebook. Utilizzandole come spunto di discussione, abbiamo chiesto al primo cittadino di Stradella, Alessandro Cantù, delucidazioni in merito. Cantù ha risposto punto per punto ai problemi segnalati dal consigliere Maggi. Sindaco, iniziamo con la zona di San Zeno, dove c’è la ciclopedonale. Le sbarre che dovrebbero limitare la strada ed evitare il passaggio di macchine non sono funzionanti. Perchè? «Nella zona di San Zeno la barra è alzata perchè è stata rotta. Il comando di Polizia Locale che ha in capo la segnaletica ha predisposto la procedura per poterla riparare e poter ripristinare l’utilizzo delle sbarre come era precedentemente. Il problema, quindi, sarà risolto nel breve periodo». La minoranza, ma anche i residenti, ha inoltre fatto notare la presenza di mezzi pesanti nella zona Badia. Avete pensato a possibili soluzioni? «In effetti, per il traffico in zona via Ticino devo dire che ci sono stati casi in cui ca-
mion e autobus sono passati di lì. La causa è anche da imputare all’aumento del traffico dovuto allo svincolo chiuso dell’autostrada. Probabilmente chi conosce le strade o chi utilizza il classico navigatore di Google fa quel passaggio per raggiungere l’area industriale o la città di Pavia. Anche questa cosa è al vaglio della Polizia Locale, che sta facendo i controlli per cercare di impedire questi transiti, però la situazione si risolverà sicuramente quando il cavalcavia dell’autostrada sarà ripristinato in tutta la sua completa operatività». Bosco Negri - il polmone della città - i lavori si sono fermati o proseguono? «è stata completata interamente la prima parte di lavori. è poi andata deserta l’assegnazione del secondo lotto, che riguardava la parte di cartellonistica e di percorso. Abbiamo intenzione di ripresentare il bando ed entro l’anno, se qualcuno parteciperà, sarà operativo totalmente». La minoranza fa il suo e vi attacca spesso su molti argomenti: si tratta, secondo lei, di critiche costruttive e stimolanti? «Abbiamo visto che ci sono molte segnalazioni da parte loro, diciamo più sottoforma di critica che di segnalazioni vere e
proprie. Ma io voglio prenderle come tali, perchè sia che arrivino dalla minoranza che dai cittadini, le segnalazioni vengono vagliate tutte. Comunque il capogruppo di Torre Civica, Piergiorgio Maggi, in consiglio comunale aveva affermato che non avrebbe fornito collaborazione ma avrebbe solo fatto opposizione, quindi mi aspetto queste cose. Io spero sempre nell’opposizione costruttiva e cerco sempre una collaborazione. Dove possibile ovviamente». Quali altri lavori sono previsti in città prima della fine di questo anno? «Tanti lavori sono stati fatti, per esempio alle scuole, e tanti sono ancora in cantiere: attraversamenti pedonali, ripristino di dossi, sostituzioni di serramenti. Dobbiamo poi iniziare alcune opere rese possibili grazie a contributi statali ottenuti». Chiedere se avete in cantiere grandi cose, di questi tempi poi, è una domanda che non trova facile risposta. Quali azioni pensate di poter portare avanti concretamente per rendere migliore Stradella? «In programma tante piccole azioni quotidiane, come avevamo promesso nel nostro programma elettorale, per esempio abbia-
Alessandro Cantù mo restituito il bosco urbano tutto ripulito ai cittadini, abbiamo messo i cestini nuovi e posizionato i posaceneri, abbiamo riaperto finalmente il parco giochi per i bambini, abbiamo lo spazzino che gira per la città e pulisce. Tutte cose piccole - vero - che però sono importanti per dare un volto nuovo alla città. E continueremo così». di Elisa Ajelli
BRONI
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“Fondo di sostegno alle imprese”, «Ci è spiaciuto che la minoranza ha espresso voto contrario» Le problematiche legate al Covid-19 non hanno riguardato soltanto l’area socio-sanitaria, ma hanno creato disagi e, in alcuni casi, gravi perdite in termini di denaro da parte dei settori produttivi e in particolar modo del settore terziario. Abbiamo intervistato l’Assessore Estini di Broni così da spiegarci i provvedimenti attuati dal comune e dalla Regione, per arginare il danno economico subito da imprese e mediepiccole aziende, i settori più colpiti. Assessore Estini, sul sito del Comune di Broni, è stato pubblicato il Bando dei Distretti del Commercio. Ci può spiegare nel dettaglio in che cosa consiste questa iniziativa? «Si tratta di un bando per la concessione di contributi, a fondo perduto, alle micro, piccole e medie imprese (mpmi) attive nel commercio, nella ristorazione, nel settore terziario e nell’artigianato. Questa opportunità si inserisce nell’ambito del bando regionale “Distretti del commercio per la ricostruzione economica territoriale urbana”. Regione Lombardia e i vari Distretti del Commercio che hanno aderito si sono posti l’obiettivo di dare un concreto impulso alla ripartenza delle attività economiche presenti sul territorio. Il contributo ammonta a 100mila euro ed attiva interventi per il doppio della somma iniziale». Quali interventi potranno essere finanziati? «Potranno essere finanziati sia interventi in conto capitale (ad esempio opere edili, arredi, macchinari e attrezzature), sia voci di spesa corrente (materiali per la protezione dei lavoratori e la sanificazione degli spazi, costi di affitto, canoni per licenze informatiche). Il tutto per dare un concreto aiuto allo sviluppo delle attività commerciali cittadine, con le ricadute positive che ne derivano sulla qualità della vita dell’intera popolazione residente. Il contributo verrà concesso con procedura valutativa a graduatoria. A ciascun progetto sarà, quindi, attribuito un punteggio di merito. Le domande in possesso dei requisiti di ammissibilità saranno finanziate in ordine decrescente di punteggio, fino ad esaurimento della dotazione finanziaria. Ricordo che è possibile presentare la domanda entro le ore 12,00 di sabato 31 ottobre 2020». Quali sono le attività che possono fare richiesta di contributo? «Possono quindi fare richiesta di contributo le micro, piccole o medie imprese (MPMI) del commercio, della ristorazione, del terziario e dell’artigianato (singole, in partenariato o costituite in Rete di Imprese), localizzate all’interno del Distretto “Una Strada, Un Distretto: La
Nuovi contributi per medio e piccole imprese site nel Distretto della via Emilia, tra Broni e Casteggio
Via Emilia Tra Casteggio E Broni”, il cui perimetro coincide l’intero territorio dei Comuni di Albaredo Arnaboldi, Broni, Campospinoso, Casteggio, Cigognola, Corvino San Quirico, Redavalle, Robecco Pavese, Santa Giuletta, Stradella, Torricella Verzate». Quando è nato il “Distretto della Via Emilia”, e quali sono gli obiettivi che si è posto? «Il “Distretto della via Emilia” è stato costituito nel 2009 con l’obiettivo di valorizzare il territorio partendo da uno specifico presupposto: il commercio come efficace fattore di aggregazione e attivatore di dinamiche economiche, sociali e culturali. Un compito ancora più strategico se letto nel contesto attuale, specialmente per uno dei settori più colpiti dai provvedimenti assunti per arginare l’emergenza sanitaria». Assessore Estini, oltre a questo bando, durante il periodo di emergenza sanitaria, il Comune di Broni aveva istituito un “fondo di sostegno alle imprese”. Può fornici qualche informazione in merito alla cifra stanziata e ai contribuiti distribuiti? «Abbiamo stanziato circa 48mila euro da destinare alle attività della città, durante il difficile periodo del lockdown. Sono stati circa 100 gli esercenti che hanno richiesto i contributi del fondo. Il contributo è stato erogato con quattro differenti tipologie. La più alta di 500 euro è stata destinata a chi durante la “fase uno” si è trovato costretto a chiudere completamente e occupa locali in affitto; la più bassa, pari a 200 euro, a quelle aziende che hanno chiuso solo parzialmente e si trovano in immobili di proprietà. Nel mezzo i bonus da 400 e 300 euro assegnati sulla base delle medesime variabili, vale a dire proprietà dei locali e modalità di chiusura. I contributi sono già stati erogati, a tutti i beneficiari, nel mese di giugno. Si è trattato di un fondo fortemente voluto da tutta l’Amministrazione Comunale,
Maria Rosa Estini, assessore all’Istruzione, al Commercio e al Turismo
in quanto da anni esiste un forte rapporto di collaborazione tra gli esercizi commerciali e l’Amministrazione. Durante tutto il periodo di lockdown, i commercianti si sono distinti per l’impegno a favore della collettività, organizzando servizi di consegna per nulla scontati. Non nascondo il debito di riconoscenza nei loro confronti. Il fondo di sostegno alle imprese, come le altre iniziative organizzate durante il periodo d’emergenza sanitaria, aveva l’obiettivo di aiutare chi ha vissuto momenti di difficoltà, come i commercianti. Ci è spiaciuto riscontrare che i Consiglieri di minoranza, i quali in un primo momento avevano votato a favore della costituzione del fondo, hanno successivamente espresso un voto contrario alla variazione di bilancio necessaria ad aumentare il fondo di 5mila euro, a seguito di nuove richieste pervenute all’ente. Gli stessi Consiglieri hanno poi votato contro allo stanziamento necessario alla predisposizione delle attività correlate al Bando promosso da Regione Lombardia “Distretti del Commercio per la ricostruzione economica urbana”, di cui abbiamo parlato precedentemente». Oltre il Commercio, tra le sue deleghe risulta esserci quella ai “grandi eventi”. Il Comune di Broni, ha annullato sia la tradizionale fiera, sia la festa dell’Uva.
Può spiegarci le motivazioni di questa scelta e le prossime iniziative in programma? «Sono state entrambe decisioni sofferte, ma dovute e per certi versi obbligate. Purtroppo, il continuo aumento dei contagi di fine mese ci impone di mantenere una linea prudenziale, evitando iniziative nelle quali possano crearsi assembramenti. Per questo motivo abbiamo deciso di sospendere queste due storiche e tradizionali manifestazioni. Stessa sorte è toccata anche “Broni By Night”. Il tradizionale appuntamento del mercoledì sera che prevedeva negozi aperti, bancarelle, cibo, musica e intrattenimento per le vie del centro, è stato sospeso per via dell’emergenza sanitaria. In sostituzione del By Night è stata organizzata, ogni sabato sera, l’isola pedonale. Iniziativa che ha permesso ai bar e ristoranti della città, di allargare i propri posti a sedere nel tratto di Via Emilia compreso tra Piazza Italia e Via Roma. Inoltre, durante il fine settimana dedicato alla Festa dell’Uva, sono state organizzate tre iniziative presso i Giardini di Villa Nuova Italia, ovviamente nel rispetto delle disposizioni per il contenimento del Covid-19». di Silvia Colombini
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PINAROLO PO
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Scuola, «Costretti a fare delle differenze, disagio che speriamo sia solo momentaneo» L’emergenza sanitaria ha messo a dura prova l’organizzazione del servizio scolastico soprattutto nei piccoli paesi, dove le risorse sono meno e le problematiche diverse da quelle delle città. A Pinarolo Po l’amministrazione è riuscita applicando qualche taglio a garantire il trasporto, mentre per la mensa si è dovuto trovare soluzioni alternative. Ne abbiamo parlato con il sindaco Cinzia Gazzaniga. Sindaco, lei ha mandato una lettera alle famiglie prima che cominciasse la scuola. Ha chiesto loro collaborazione e comprensione. «Sì, perché sono consapevole che il rapporto fra scuola, famiglie ed ente locale sarà importante (per non dire fondamentale) per garantire ai nostri ragazzi sicurezza e serenità. Quelli passati sono stati mesi difficili per tutti, segnati da grande apprensione, da preoccupazione e, per alcuni, da dolore. Purtroppo il presente ci costringe ancora ad un’attenzione e una prudenza alla quale alcuni faticano ad abituarsi. Non è stato facile arrivare sin qua e non lo sarà proseguire, ma abbiamo una sfida da affrontare e dobbiamo affrontarla insieme» Nella lettera spiegava quali saranno le principali novità di questo strano anno scolastico. Cominciamo dai trasporti. «La buona notizia è che siamo riusciti a garantire il servizio. La cattiva notizia è che non potremo offrirlo a tutti come facevamo gli anni scorsi. Avendo un totale di 28 posti a disposizione sul pulmino abbiamo dovuto escludere i bambini che non risiedono nel territorio comunale (mi riferisco in particolare a quelli che abitano a Robecco e a Bressana) per evitare di superare la soglia dei 15 minuti stabilita dalla normativa:
per chi non lo sapesse, i mezzi scolastici possono viaggiare a pieno carico solo se la permanenza a bordo non supera il quarto d’ora, mentre per gli spostamenti più lunghi si deve rimanere al di sotto dell’80% della capienza. Anche nell’ambito del territorio comunale, inoltre, siamo stati costretti a fare delle differenze: abbiamo dovuto dare la priorità a chi vive più lontano dal centro, confidando che chi vive a pochi metri dalla scuola possa organizzarsi diversamente. Ci scusiamo ovviamente per il disagio speriamo sia solo momentaneo. Non so dire (perché il servizio è stato affidato ad Asm) se il pulmino farà un unico viaggio a pieno carico o due viaggi mantenendo una distanza maggiore tra i bambini, ma in ogni caso così facendo abbiamo la certezza di essere a norma» Come l’hanno presa i genitori? «Un po’ bene e un po’ male, come sempre succede quando si devono prendere decisioni per la comunità e non per i singoli. Abbiamo cercato di fare del nostro meglio e di accontentare più persone possibili, ma da amministratrice sono consapevole che il 100% della soddisfazione non la si raggiungerà mai» Più spinosa si è rivelata la questione mensa, che non garantirete a tutti. «No, la garantiremo solo alla scuola dell’infanzia, mentre non sarà disponibile alle elementari e alle medie. Il fatto è che il numero dei dipendenti e gli spazi a disposizione alla materna ci consentivano di attivarlo, mentre per i bambini più grandi era più complicato: la mensa è diventata un’aula per accogliere una classe molto numerosa, e per somministrare i pasti a tutti avremmo dovuto assumere tre dipendenti.
Cinzia Gazzaniga Sarebbe stata una spesa esorbitante che si sarebbe ripercossa sulle famiglie». Alla materna il costo dei buoni pasto è aumentato? «Purtroppo sì, perché le porzioni monouso costano di più. Non so ancora dire il prezzo esatto, ma basti sapere che ad oggi il costo che il Comune paga per un singolo buono è maggiore di quello che pagavano le famiglie gli scorsi anni. D’altronde non potevamo fare diversamente» Ma torniamo a chi la mensa non l’avrà. Come funzionerà all’ora di pranzo? «Alle famiglie abbiamo dato due scelte. Portare i bambini a casa per pranzo (per chi ne ha la possibilità, ovviamente) oppure fornire loro il pranzo al sacco, che sia un panino o qualcosa di più elaborato. La pausa pranzo a scuola si fa tre giorni a settimana, dunque lo sforzo ci è sembrato tutto sommato sostenibile. Certo dovranno mangiare in classe, una soluzione che non mi entusiasma ma che ho dovuto accettare»
Cioè? «Per quanto mi riguarda avrei sospeso il tempo pieno per quest’anno, e avrei terminato le lezioni ogni giorno a mezzogiorno e mezza. La direzione dell’istituto però non ha voluto causare un ulteriore disagio alle famiglie, così gli orari non sono stati modificati. Il personale scolastico farà del proprio meglio per pulire i banchi e per assicurare la disinfezione delle mani da parte dei bambini, e speriamo vivamente che questa situazione finisca presto» E il pasto da casa? Com’è stato accolto? «Anche in questo caso diciamo che alcuni sono stati più comprensivi di altri, si sono messi nei nostri panni e hanno capito che questo era il modo migliore di agire. Qualcuno non ha gradito l’idea di far mangiare ai bambini il panino tre volte a settimana, ma ci tengo a chiarire che, purché non vada scaldato, si può dare da mangiare ai propri figli quello che si vuole. Ci sono tante altre possibilità oltre al panino» Non sarà che ci preoccupiamo troppo di questioni che in questo momento dovrebbero passare in secondo piano? «Guardi, il nostro obiettivo primario in queste settimane è stato garantire la sicurezza di bambini. Certo, dove possibile abbiamo cercato di venire anche incontro alle esigenze delle famiglie, ma non ci siamo mai dimenticati di quale fosse l’esigenza primaria. Per questo ho chiesto alle mamme e ai papà di avere comprensione: nessuna scelta è stata fatta per dispetto o per creare problemi, e in quanto genitori dei bambini che cerchiamo di proteggere, mi aspetto che lo capiscano meglio di chiunque altro». di Serena Simula
SAN CIPRIANO PO
SETTEMBRE 2020
«Tre giri anzichè due, ma lo scuolabus è garantito» Sembrava che quest’anno non dovesse partire, lasciando in difficoltà una quarantina di famiglie. Invece, con molti sforzi e tanta pazienza da parte dell’amministrazione comunale, il servizio scuolabus di San Cipriano Po è stato finalmente attivato, garantendo ai bambini un viaggio sicuro a prova di decreto. Comune di poco meno di cinquecento abitanti, ha a disposizione un solo pulmino da 42 posti, e dovrà fare tre giri ogni giorno per portare gli studenti nei comuni di Portalbera e Stradella, dove si trovano le scuole più vicine. Una soluzione macchinosa ma funzionale, studiata dal sindaco Marco Paravella e dai suoi collaboratori per venire incontro alle esigenze dei genitori nel pieno rispetto delle normative. Sindaco, c’era il rischio concreto che il servizio non fosse garantito. «Sì, c’era fino a pochi giorni dall’inizio delle scuole, mentre attendevamo di avere delucidazioni sul modo in cui avremmo dovuto organizzare il trasporto. Fino a quando credevamo di dover utilizzare solo il 50% dei posti, infatti, non c’erano speranze di riuscire a trovare una soluzione: con le precedenti normative sarebbe-
ro potuti salire sullo scuolabus solo dieci bambini per volta, un numero che non ci avrebbe consentito di garantire il servizio. Avevamo anche chiesto ai privati, i quali avevano declinato per lo stesso motivo, senza contare le articolate procedure per la sanificazione dei mezzi di trasporto. Avevamo già avvisato le famiglie chiedendo loro di iniziare a pensare a modi alternativi per portare i bambini a scuola» Invece le regole si sono rivelate meno stringenti del previsto. «Fortunatamente sì. A chi organizza i trasporti sono state date due opzioni: occupare tutti i posti a disposizione ma limitare la permanenza dei bambini a bordo a 15 minuti oppure caricare meno dell’80% della capienza e non avere limiti di tempo. Abbiamo scelto la seconda opzione: vuol dire fare tre giri invece che due, ma almeno se si dovesse bucare una gomma o verificare qualche altro ritardo saremmo comunque in regola» Quanti bambini usufruiranno del servizio scuolabus? «Ventinove alunni delle elementari, nove dell’asilo e diciotto delle superiori, su per giù gli stessi numeri dell’anno scorso.
Marco Paravella Sono contento che le famiglie ci abbiano dimostrato la loro fiducia, decidendo di affidarci comunque i loro figli lungo il tragitto fino a scuola. Non solo, sono stati tutti molto comprensivi, e di questo li ringrazio: anche quando sembrava che non avremmo potuto attivare il servizio si sono dimostrati molto collaborativi. Hanno chiesto le motivazioni, ovviamente, ma tutti hanno capito la nostra situazione»
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Nessuna paura quindi? «No, o almeno non mi è stata espressa. Anzi, i genitori erano preoccupato che il servizio (che peraltro i comuni sono obbligati a fornire) non potesse essere garantito, e ci hanno chiesto giustamente di fare il massimo per renderlo disponibile. Dal canto nostro, oltre allo sforzo organizzativo, abbiamo previsto tutte le misure di sicurezza possibili: ovviamente i bambini indosseranno le mascherine (avremo cura di predisporne anche alcune di emergenza all’interno del mezzo, perché trattandosi di bambini potrebbero perderle, romperle o dimenticarle) e avranno a disposizione il gel per le mani, e disinfetteremo i sedili tra un viaggio e l’altro. Di notte, poi, procederemo alla sanificazione totale con un apparecchio apposta» Misurerete anche la febbre? «In teoria non sarebbe necessario, ma in pratica abbiamo deciso di farlo comunque. Non si tratta di sfiducia nei confronti delle famiglie ma semplicemente di un’ulteriore precauzione: magari lasceremo a casa qualche bambino con il raffreddore, ma saremo certi di non mettere a rischio la salute di nessuno. Purtroppo questa situazione ci obbliga ad agire più scrupolosamente di quanto avremmo mai immaginato, e in quanto istituzione non possiamo certo permetterci di peccare di negligenza. Chiediamo quindi alle famiglie di avere pazienza, e di considerare sempre che tutto ciò che faremo, lo faremo per la loro stessa salvaguardia». di Serena Simula
SANTA MARIA DELLA VERSA
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«Incremento del turismo proveniente dal milanese, ma anche gli stranieri non sono mancati» A fine 2019 il sindaco di Santa Maria della Versa, Stefano Riccardi, ci aveva illustrato i progetti che l’amministrazione comunale aveva programmato in questo 2020, lontano dall’immaginare che quello che stava per arrivare sarebbe stato un anno difficile, colpito da un’epidemia che avrebbe causato ripercussioni non solo sanitarie, ma anche economiche sull’intera vallata. Ad inizio lockdown avevamo anche riportato l’appello di alcuni commercianti di Santa Maria della Versa che si apprestavano a prendere gli iniziali provvedimenti indicati dai primi decreti emessi dal Governo Conte, esponendo le loro preoccupazioni dettate soprattutto dall’incertezza della situazione che si andava a delineare. Oggi, a distanza di diversi mesi, abbiamo rincontrato il sindaco, per fare il punto della situazione su diversi argomenti, soprattutto riguardo la riapertura delle scuole, gli interventi che il Comune ha attuato, o intende attuare, per agevolare i commercianti e su come incentivare la promozione del territorio comunale. Sindaco siamo a settembre e, come tutti gli anni, Santa Maria della Versa è attraversata da rimorchi d’uva diretti nelle varie cantine della zona. Sebbene a livello produttivo la vendemmia 2020 sia una delle migliori degli ultimi anni, le aziende hanno lamentato una grave carenza di manodopera regolare proveniente dall’estero. Allo stesso tempo, il problema della manodopera illegale e dei bivacchi abusivi che in passato creavano insofferenza al paese, ormai sembra essere solo un ricordo… «Fortunatamente si sono evitati i problemi di bivacco e assembramento che si verificavano negli anni precedenti. Con l’emergenza sanitaria in corso molta manovalanza ha preferito non venire in Italia, anche perché vige l’obbligo di tampone e quarantena per chi proviene da determinati Paesi a rischio. Questo sicuramente ha influito positivamente, evitando questi problemi noti, ma ha causato anche la mancanza di manodopera regolarmente assunta». Settembre è anche il mese della riapertura delle scuole. Quest’anno sarà tutto diverso: distanziamento sociale, divieto di assembramenti e il caso dei “banchi con le ruote” sono all’ordine del giorno. Come si è mossa l’amministrazione comunale in vista di questo nuovo, e anomalo, anno scolastico? «Il 14 settembre riaprono le scuole e noi abbiamo svolto diversi interventi per adattare le strutture alle nuove normative sanitarie vigenti. Per quanto riguarda le aule della scuola media, il problema ci ha solo
sfiorato, dato che solo una di queste non rispettava i parametri e per questo si è deciso di spostare una classe in aula mensa, mentre gli alunni pranzeranno nelle loro classi. Anche il servizio mensa ha subito delle variazioni: verranno somministrate dosi monoporzione preconfezionate. I lavori si sono svolti soprattutto nella parte esterna, per creare accessi differenziati e diversi camminamenti ed evitare assembramenti tra studenti di classi differenti. Riguardo l’asilo, invece, non abbiamo dovuto svolgere particolari interventi, limitandoci a dover predisporre tre differenti aree separate per la ricreazione. I tanto famosi “banchi con le ruote” non sono stati acquistati, ma abbiamo optato per banchi a forma pentagonale che, finita questa emergenza, verranno riqualificati nei laboratori. Fortunatamente gli istituti hanno avuto parecchi finanziamenti per poter intervenire in modo ottimale». Anche il servizio di trasporto alunni a mezzo pulmino dovrà subire delle variazioni? «È stato imposto un limite di occupanti pari all’80% della capienza, per ottenere una riduzione dei posti e un maggiore spazio tra gli alunni. Quindi per rispettare anche l’imposizione del metro di distanza la capienza massima sarebbe ridotta del 50%. Questo è un limite difficilmente attuabile, a meno che non si trasportino tanti alunni congiunti tra loro o appartenenti allo stesso nucleo famigliare, i quali non sono tenuti a mantenere queste distanze. Noi fortunatamente riusciamo a restare in questi parametri, anche perché le richieste per il servizio scuolabus, per questo anno scolastico, sono diminuite». Il 20 settembre è previsto il referendum costituzionale sul taglio dei parlamentari. A Santa Maria manterrete i seggi nelle scuole oppure verranno spostati presso un’altra sede? «Inizialmente avevamo pensato di spostare i seggi a Palazzo Pascoli, il centro polifunzionale che per anni, quando vi erano le scuole elementari, è stata la sede designata. Purtroppo, visti i tempi ristretti, è stato impossibile attuare il trasferimento. Questo è un peccato, perché causa la sospensione provvisoria delle lezioni solo pochissimi giorni dopo la riapertura, si sosterranno costi di sanificazione ulteriori che si sarebbero potuti evitare. Questo è un problema che colpisce la maggior parte dei comuni, non solo il nostro». Ad inizio lockdown avevamo intervistato alcuni commercianti di Santa Maria, i quali si auspicavano seri interventi da parte del governo e dell’amministrazione, con agevolazioni e riduzione di tasse e tributi.
Stefano Riccardi
A distanza di sei mesi, come ha reagito il commercio del suo paese? Quali agevolazioni e quali misure ha adottato, o intende adottare la sua amministrazione? «Durante il lockdown abbiamo distribuito i buoni alimentari a circa novanta famiglie e a tutti i commercianti che avevano dovuto chiudere la loro attività e che ne avevano presentato la domanda. Abbiamo utilizzato tutti i fondi che il governo aveva stanziato per il nostro comune, attingendo anche in minima parte alle casse comunali, per poter soddisfare tutte le domande correttamente pervenute. Verrà applicata una detrazione sulla tassa dei rifiuti per quelle attività che hanno subito la chiusura forzata, per quanto riguarda i mesi del lockdown». Parliamo di turismo: nelle precedenti estati Santa Maria della Versa era frequentata soprattutto da stranieri. Quest’anno, a causa dell’epidemia, si è rilevato un afflusso italiano? «Abbiamo nottato un incremento del turismo proveniente dal milanese, ma anche gli stranieri non sono mancati. Soddisfatti anche i B&B della vallata, sia per l’afflusso italiano che estero. Alcuni avevano anche stabilito il vincolo minimo di due giorni di pernottamento. Peccato che, non essendo possibile organizzare le manifestazioni, non si è potuta servire un’offerta completa al turista».
Senza le manifestazioni di quest’estate, la popolazione come ha reagito? «Questo ha inciso negativamente sul lavoro dei commercianti, soprattutto per quanto riguarda i ristoranti e i bar. Però ritengo che, nonostante tutto, questi ultimi abbiano comunque avuto un buon afflusso di clientela». Qualche mese fa avevate cercato di organizzare la seconda edizione di “Calici e Sapori”, poi annullata, in quanto in quel periodo iniziavano a risalire i contagi da Cavid-19. Ad oggi, ritiene sia stata una scelta giusta? «Ad inizio estate venivano divulgati dati incoraggianti, con una diminuzione sempre costante degli infetti, ma soprattutto delle vittime. Per questo motivo, ad inizio luglio, avevamo iniziato a delineare l’edizione 2020 di “Calici & Sapori”, evento che aveva riscosso parecchio successo nella sua prima edizione dello scorso anno. Le aspettative erano alte e per questo motivo intendevamo organizzare con ampia marginalità l’evento, per arrivare preparati a lunedì 10 agosto, la data indicata per questa edizione. Purtroppo, l’entusiasmo è stato subito smorzato, dato che a metà luglio, pochi giorni dopo aver annunciato l’evento, i contagi hanno iniziato a risalire. Per questo abbiamo deciso di rinviare il tutto al 2021, per non incorrere in inutili rischi e salvaguardare la salute della nostra popolazione. Altre amministrazioni hanno deciso di organizzare alcuni degli eventi inseriti nei loro calendari, sebbene con formule riviste e ridotte, ma noi abbiamo preferito fare un passo indietro…». Quindi anche per quest’autunno le manifestazioni verranno annullate? «Anche gli eventi di fine estate o autunnali, come la “Festa in vendemmia” sono stati annullati e rinviati al prossimo anno. Se ci saranno i presupposti si potrà magari organizzare qualcosa nel periodo natalizio, ma la situazione è ancora troppo incerta e non sappiamo cosa ci può aspettare nei primi mesi freddi». Come si sta muovendo l’amministrazione per riequilibrare in futuro questa mancanza di eventi e promozione territoriale? «Stiamo vagliando diverse idee e portando a termine alcuni progetti già avviati. Stiamo concludendo la realizzazione di un video istituzionale, finanziato dal Gal Oltrepò con capofila il Comune di Casteggio, che verrà dato a disposizione di tutte le attività comunali. Inoltre, stiamo valutando alcune proposte commerciali avute da alcune reti televisive». di Manuele Riccardi
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VAL VERSA
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«Dalla cucina di un piano interrato di Milano allla meraviglia di Sasseo, non c’è stata storia…» Cucinare, sappiamo tutti farlo, ne vale la nostra sopravvivenza: fare lo Chef è tutt’altra cosa. Nasce da una grande passione e forte creatività. Questa si sviluppa soprattutto da bambini o nella prima adolescenza. Chi di noi non ricorda una torta speciale preparata con l’aiuto della mamma o i primi ravioli confezionati in modo un po’ approssimativo? Ma come nasce realmente la passione per la cucina? Quale legame si crea tra cibo e territorio? Lo abbiamo chiesto allo Chef Silvano Vanzulli. Lasciatosi alle spalle, più di vent’anni fa, la caotica Milano per approdare alla cucina del Ristorante Sasseo di Santa Maria della Versa, Vanzulli da dodici anni è docente di tecnica pratica presso l’Istituto Santa Chiara di Stradella e titolare di “Cucinando - Imparando con gli chef”. Vanzulli, com’è iniziato il suo percorso? «Con la scuola alberghiera, o meglio, una volta detto a mio padre che volevo fare il cuoco, lui per farmi ‘capire’ le difficoltà che avrei trovato in una professione così impegnativa mi ha mandato da un nostro conoscente che aveva un ristorante sul lago di Como. Ho iniziato proprio dalle basi: e le posso assicurare che è stata dura. Dopo la scuola alberghiera, il mio primo impiego è stato presso uno storico albergo di Como e via così, attraverso tante esperienze». Cosa ne pensa dei suoi colleghi chef autodidatti? «Sul fatto che siano autodidatta non ho nessun problema, non condivido però certi atteggiamenti che hanno alcuni cuochi o chef con pochissimi anni di esperienza. Mi dà leggermente fastidio la presunzione, quel voler sapere tutto, non ascoltare e nemmeno accettare consigli. L’umiltà è una virtù». Qual è stato il suo maestro o il suo idolo a cui si ispira? «Ho girato parecchio, ho cambiato molti posti, questa è la strada per fare esperienza nel nostro lavoro e da ogni Chef con i quali ho collaborato ho appreso qualche cosa, ho avuto la fortuna di lavorare per la più importante catena di alberghi di lusso nel mondo e di conseguenza con Chef di assoluto valore, professionale ed umano. Hanno tutti un posto di rilievo nel mio cuore, sono legato ad ognuno di loro». Quando viaggia all’estero le capita di sperimentare poi i cibi che ha gustato? «Come non cerco all’estero i ristoranti di cucina italiana, in genere pessimi, allo stesso modo non cerco di replicare piatti ‘stranieri’ in Italia. Credo che ognuno abbia le sue tradizioni ed i suoi prodotti che si gustano al meglio nel luogo di origine». L’ingrediente più sopravvalutato e quello più sottovalutato?
«Più che ingrediente, quello che non capisco è come abbia fatto ad avere così successo in Italia il sushi. D’accordo gli ‘all you can eat’ a basso prezzo per raggiungere un’ampia fascia di utenza, senza contare il pericoloso discorso sulla qualità. Tutto questo però lo trovo veramente inspiegabile…». Come vede il suo ristorante ideale? «Un ristorante che offra ristorazione a 360°, che riesca a soddisfare un’ampia fascia di clienti. Con una cucina curata ed un’ottima qualità dei prodotti». Che ne pensa della cucina a Km 0? «È importante, soprattutto nelle nostre zone, mantengono vive zone rurali che altrimenti verrebbero abbandonate. Preservando la biodiversità dei prodotti, qualità che ha caratterizzato la nostra cucina e gastronomia». Parliamo ora di Oltrepò Pavese. Com’è iniziato il suo rapporto con il nostro territorio? «Per caso: come dicevo lavoravo per una grossa società alberghiera a Milano ma sentivo di avere la necessità di ‘cambiare aria’. Sia professionalmente che proprio come di luogo di vita. Ho risposto ad una richiesta di lavoro ed ho scoperto l’Oltrepò. Poi il primo posto visitato è stato proprio Sasseo, credo uno dei più bei ristoranti di tutto l’Oltrepò. Si figuri lo stupore: da una cucina in un piano interrato alla meraviglia di Sasseo. Non c’è stata storia…». Chef per 14 anni a Sasseo, per poi dedicarsi quasi completamente alla didattica… «Ho trascorso 14 anni bellissimi, ed infiniti ringraziamenti ai titolari che mi hanno sopportato e supportato per tutto quel tempo, poi la svolta. Una scelta dettata da nuove necessità, la ristorazione fino ad allora era stata la mia vita, mi sono dovuto un po’ reinventare per ricominciare una nuova esperienza che alla luce dei fatti mi sta dando moltissime soddisfazioni. L’ambiente scolastico, il rapporto con i ragazzi, il vederli crescere apprendendo una professione che se fatta seriamente darà a loro tantissime gioie». Nel 2018, insieme ad amici e collaboratori, ha dato vita al “Palio dell’Agnolotto”, un evento che ha riscosso un grande successo anche nell’edizione successiva. Com’è nata l’idea? «L’idea è nata dalla necessità di raccogliere fondi per il progetto di sviluppo rurale in Etiopia di “Chicco per Emdibir”, organizzato con la direzione tecnica di alcuni docenti della vicina Università Cattolica del Sacro Cuore di Piacenza. È una iniziativa in cui crediamo, perché non è assistenzialistica, ma punta ad una crescita delle famiglie in Emdibir e nei villaggi
Lo Chef Silvano Vanzulli, “inventore” del Palio dell’Agnolotto
Lo Chef: «Non capisco come abbia fatto ad avere così successo in Italia il sushi...» attorno. Cercando condivisione per chi vive lontano, ci pareva bello coniugare la voglia di far conoscere casa nostra, con le sue bellezze e la sua genuina ospitalità». Ci sarà un’edizione 2021? «Lo speriamo ma, come può immaginare, non ci sono ancora le condizioni per poter prevedere nulla. Quest’inverno abbiamo cercato di mantenere viva la manifestazione coinvolgendo i ristoranti che hanno partecipato al ’Palio’ promuovendo la donazione degli agnolotti che sarebbero stati utilizzati per la gara ad enti di sussistenza e RSA. La risposta è stata subito positiva e questo dimostra che abbiamo creato un gruppo attivo e collaborativo. Volevo esprimere un sentito ringraziamento ai ristoratori che hanno risposto con entusiasmo a questa iniziativa». Il Covid-9 è stata una sorta di “carta degli imprevisti” di questo 2020, ma anche un’occasione per riscoprire il nostro territorio, attraverso scampagnate, gite giornaliere, pic-nic e visite nelle cantine. Pensa che questa anomala situazione abbia dato vita ad un nuovo modo di fare enoturismo in Oltrepò? «Sembrerebbe che l’Oltrepò in questo periodo abbia avuto un successo clamoroso: i ristoranti in collina con spazi all’aperto hanno avuto affluenze che non vedevano da anni. È un’”occasione” da non lasciarci
sfuggire. La vicinanza delle grandi città ha portato tantissima gente nelle nostre zone e per questo dobbiamo essere bravi a creare delle sinergie e collaborazioni che aiutino la promozione del territorio. Arricchire le offerte, creare accoglienza ed eventi e sviluppare idee per dare più possibilità di divertimento e di svago ai turisti». Qual è la sua “ricetta” per sviluppare un progetto valido di enoturismo, che sappia coniugare vino e cibo locale? «Purtroppo, il territorio è sempre stato un po’ ‘slegato’. La collaborazione tra aziende vinicole e il mondo della ristorazione alcune volte è un po’ mancata: per questo forse è giunto il momento di allacciare e collegare in modo più stretto le due realtà». Quale consiglio si sente di dare ai giovani (o futuri) chef? «Nella ristorazione c’è tantissima richiesta di personale capace e, in un momento di crisi come quello che stiamo vivendo, non è banale. Bisogna però essere consapevoli che è un lavoro che porta a molti sacrifici: lavorare in cucina è impegnativo e pesante, ma è una professione che se viene fatta con passione, impegno, voglia e serietà, porta a tante soddisfazioni». di Manuele Riccardi
“Oltrepò drink twist”
SETTEMBRE
SANGRIA made in OLTREPO’! E SARETE FELICI COME IN SPAGNA ’82!
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Soprannominato “Tinto de Verano”… per noi SANGRIA COSTANZA! Di Emanuele Firpo
Decimo appuntamento legato al magico mondo della miscelazione, al quale abbiniamo la naturalezza e l’esclusività dei prodotti tipici firmati Oltrepò Pavese. La SANGRIA si prepara un giorno prima, non lo metto in dubbio, ma personalmente, di carattere, ho sempre fatto tutte le “mie cose” CONTROCORRENTE… pensare, sperimentare e poi proporre qualcosa di diverso, di originale, anzi, originalissimo. Così, come al solito per scherzo, chiacchierando, un cliente (accompagnato da una bellissima MORA, salicese, avvocato) appena rientrato da una vacanza in Spagna mi ha chiesto di improvvisare un drink che aveva bevuto durante le ferie, chiamandolo Tinto de Verano. Vi dico solo che per tutto il resto dell’estate, colui, bevve gratis per l’idea geniale che, ovviamente modificata dal genio del male che ho in testa, mi tramandò, solo per rivivere ancora per qualche momento il fascino della vacanza. Io non vado mai in vacanza ma dicono sia rilassante. Un brutto uccellino una volta mi disse che gli spagnoli preparano la sangria con il vino avanzato da giorni, un vino che non potrebbero servire al calice. Ma io non sono spagnolo e soprattutto NON VENDO VINO NEL MIO BAR. Ho un centinaio di drink in lista tra aperitivi, mojito, gin tonic, gin fizz, cocktail dove spadroneggia “il” tequila, la cachaca ed un bel numero di analcolici… pensate che ho anche clienti fissi di circa 10 anni… uno in particolare che mi mette più in difficoltà rispetto al tremendo di turno che se non hai il gin mare sbruffa. Sono soddisfatto della mia Drink List Recipe insomma… non mi serve vendere vino e ammetto che poco ci capisco, bevo solo Bonarda, Buttafuoco, Croatina e Riesling. Torniamo alla nostra SANGRIA COSTANZA… chiacchierando con il mio cliente, ormai famoso, mi sono ritrovato a mettere insieme, su sua indicazione, frutta fresca, vino ed un top di bibita gassata sul dolce. Lo ha assaggiato ed era buono, anzi, più buono di quello “trincato” al mare cugino.
Rivisitiamo
i COCKTAIL
d’autore con i prodotti del nostro TERRITORIO
Nelle giornate successive ho perfezionato la ricetta che, in verità, ad oggi, è sempre leggermente differente, come del resto lo è ogni sangria… il vino ha questo pregio/difetto di essere succube della stagionalità, le condizioni climatiche cambiano le proprietà organolettiche del prodotto finito. Se scrivo ca**ate ditelo, non mi offendo. Sono molte le storie riguardo le origini della sangria, una delle più accreditate la fa risalire al Settecento, quando marinai, i quali avevano l’obbligo di non assumere bevande alcoliche, trovarono l’escamotage di mascherare il vino con la frutta per farlo sembrare un succo di frutta. Un’altra versione, invece, tramanda che la sangria nacque come bevanda rinfrescante dei contadini spagnoli e portoghesi che la realizzavano con i prodotti della terra a loro disposizione, vino, pesche, mele e agrumi. Una cosa è certa: l’origine del nome deriva da “sangre“, la parola spagnola che indica il sangue, sia perché il colore rosso della sangria ricorda il colore del sangue, sia perché questa bevanda rappresenta il carattere focoso e passionale degli iberici.
Ma perché SANGRIA COSTANZA? Dovendo scegliere un vino rosso, “tinto”, ho optato per un succo d’uva prodotto dall’amica Costanza, titolare dell’omonimo agriturismo sito in Alta Collina a Godiasco Salice Terme. Lei sforna davvero tantissimi prodotti dalla sua terra, servirebbe un altro articolo solo per accennarli ma al momento ci serve il suo vino. La ricetta che vi svelo ci permette di realizzare una SANGRIA ESPRESSA, preparata al momento. Stappiamo una bottiglia di vino GATTO ROSSO Cascina Costanza e lasciamola respirare; in un bicchiere generoso mettiamo a macerare del succo di limone e dello zucchero di canna, mescoliamo ed aggiungiamo un bella fetta spessa di arancia e pestiamola solo dalla parte della polpa. Inseriamo della frutta di stagione, pesche, fragole, mele… io utilizzo anche la polpa di mezzo passion fruit che dona un buon rapporto tra sapore e acidità. Inserita la frutta colmiamo con ghiaccio, inseriamo il vino e, per ultimo una spruzzata di soda allo zenzero, il ginger beer che ormai si trova un po’ ovunque visto il ritorno del drink Moscow Mule…
Ecco la nostra SANGRIA COSTANZA che conquisterà con la sua dolcezza, con quel poco di aspro ma soprattutto con tutta l’allegria che un buon VINO DELL’OLTREPO’ PAVESE sa darci! Provatela anche con il vino GATTO BIANCO per un “Blanco de Verano”. Ottimo come aperitivo ed ideale per i pomeriggi in compagnia vista la bassissima gradazione alcolica. All’occorrenza potete aggiungere una lacrima di vodka bianca per un drink più marcato! Consuma sempre i drink a stomaco pieno e non far mancare, di tanto in tanto, un sorso di acqua fresca. DEGUSTARE UN COCKTAIL È UN PIACERE… SE TI PERDI CHE PIACERE È?! DRINK RESPONSIBLY
Emanuele Firpo Barman e collaboratore presso Io&Vale, consulente per aziende del settore turismo, appassionato di merceologia e fondatore della Scuola per Barman “Upper School” di Salice Terme, falegname per passione
Cheap but chic: PIATTI GOLOSI E D’IMMAGINE AL COSTO MASSINO DI 3 EURO
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Uva e avanzi della pasta da pane, la ricetta antica delle nostre campagne FOCACCIA CON L’UVA E RIDUZIONE DI BONARDA
di Gabriella Draghi Settembre non è solo il mese di inizio autunno, il mese durante il quale l’aria si fa più dolce, mite e l’atmosfera si fa un po’ nostalgica. Settembre è anche, e soprattutto, il periodo della vendemmia. Croatina, uva rara, barbera, pinot nero, riesling e moscato sono le varietà più coltivate nel nostro territorio per la produzione di vino ma, nelle campagne abitate dai contadini, troviamo anche dei pergolati di uva americana o altri vitigni dimenticati come l’aleatico i cui grappoli dolcissimi venivano messi sulle stuoie ad appassire per essere poi mangiati durante l’inverno. Ricostituente e depurativa l’uva, come spesso accade in natura, matura proprio nel periodo in cui il nostro corpo ha bisogno di ricaricarsi per affrontare la stagione invernale. Ricca di vitamine e sali minerali, all’uva viene riconosciuta da sempre un’azione disintossicante per fegato e pelle. Le sue attività benefiche sono ancora più efficaci se si mangia l’acino intero, compresi i semini: è proprio dai vinaccioli che si estrae un olio che agisce come un anticolesterolo
Ingredienti: 1 kg di uva nera 700 g di farina 50 g di lievito di birra sciolto in acqua tiepida 100 g di zucchero 1/2 bicchiere d’olio d’oliva acqua e sale per la riduzione di bonarda: mezzo bicchiere di vino bonarda 2 cucchiai di zucchero
naturale. E nella buccia si concentrano i polifenoli e il resveratrolo, quelli elementi che ci aiutano a mantenerci giovani e in forma. Mangiarla fresca e cruda è il top dal punto di vista nutrizionale. Ma non sottovalutiamo l’uva in cucina, sia cruda che cotta! Non solo il suo gusto, ma anche la sua consistenza fresca, croccante e sugosa, la rende ingrediente invidiabile in molte preparazioni. Questo mese vi propongo una ricetta semplice ed antica che veniva fatta nelle campagne con gli avanzi della pasta da pane: la focaccia con l’uva. La decoriamo poi con una riduzione di vino bonarda che la renderà elegante e gustosa anche come fine pasto.
Come si prepara Impastiamo sulla spianatoia la farina con il lievito di birra sciolto in acqua tiepida, lo zucchero, mezzo bicchiere di olio d’oliva, un cucchiaino di sale fino e acqua quanto basta ad ottenere un impasto morbido e liscio. Formiamo una palla e lasciamo l’impasto a lievitare per circa un’ora in una ciotola coperta con la pellicola. Dopo la lievitazione dividiamo il panetto a metà e lo spianiamo con il mattarello sulla carta da forno. Adagiamolo ora nella teglia lasciando i bordi leggermente rialzati. A questo punto laviamo e asciughiamo l’uva e ricopriamo la nostra base di pasta completamente con gli acini. Irroriamo con un filo d’olio e spargiamo
un po’ di zucchero su tutta la superficie. Spianiamo l’altra metà del panetto, lo mettiamo delicatamente sopra l’uva e chiudiamo bene i bordi con le dita. Spolverizziamo con lo zucchero e irroriamo con un filo d’olio. Lasciamo lievitare la nostra focaccia ancora per un’ora in forno solo con la luce accesa. Cuociamo poi in forno preriscaldato a 180° per un’ora . Prepariamo ora la riduzione di bonarda. Mettiamo il vino in un tegamino, aggiungiamo lo zucchero e facciamo cuocere a fuoco lento finché non otterremo uno sciroppo denso. Lasciamo intiepidire. Serviamo la focaccia decorata con la riduzione di vino bonarda. You Tube Channel & Facebook page “Cheap but chic”.
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spettacolo
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Teatro itinerante: un’Ape Porter tra i paesini dell’Oltrepò Quella degli artisti è stata una delle tantissime categorie lavorative che hanno sofferto le conseguenze del periodo di quarantena e immediatamente successivo. Per tentare di alleviare la pressione economica su coloro che vivono di recitazione e musica, Malva Bogliotti, presidentessa dell’associazione culturale Croma 2000 Libertas, ha ideato una tipologia di teatro itinerante decisamente peculiare. In che senso? La struttura teatrale si sposta nella sua interezza a bordo di un Ape Porter. Il progetto ha debuttato il 18 luglio scorso ed il suo nome è ApeTeatro – Spettacoli in movimento. In quali circostanze è nato ApeTeatro Spettacoli in movimento? «Il progetto nasce durante il lockdown, che mi ha permesso di fermarmi e osservare quello che stava succedendo alla realtà teatrale e lavorativa. In quel periodo “sospeso” ho rispolverato e rivisto un’idea che avevo accantonato ma che da un po’ di anni accarezzavo: quella di proporre degli spettacoli itineranti nei paesini dell’Oltrepò Pavese grazie ad una struttura mobile, che, inizialmente, avrebbe dovuto essere un’Ape 50 – piccolina, umile, che richiama la fine di una guerra e un periodo di rinascita; tuttavia per motivi pratici questo tipo di veicolo non si trovava, per cui ho optato per un’Ape Porter, che è comunque un mezzo agricolo, rustico, umile, usato in campagna, legatissimo al territorio e che non ha un grande impatto dal punto di vista ecologico. I principi ispiratori del nostro progetto sono la voglia di ripartire, di creare occasioni di lavoro per gli artisti, di dimostrare che l’atmosfera magica dello spettacolo si gode appieno solo dal vivo e di esaltare l’artigianalità, il “saper fare” italiano. Il vantaggio più grande dato dalle piccolissime dimensioni della struttura è che, ovunque la si posizioni, non diventa protagonista a discapito del panorama; al contrario rispetta la delicatezza del paesaggio oltrepadano». Per cui anche il panorama è un componente fondamentale della scenografia che viene allestita. «Esatto, ApeTeatro è un progetto culturale che nasce per promuovere le capacità dell’artista, ma anche un intero territorio. Il teatro che viene costruito a partire dal pianale del Porter, che viene ampliato e diventa un vero e proprio palcoscenico, richiama in tutto e per tutto quelli di tradizione barocca e presenta tutti i suoi elementi costitutivi. Lo chiamiamo teatro per consuetudine, ma è un vero e proprio politeama: è dotato di schermi e videoproiettore che consentono di vivere anche l’esperienza del cinema. Lo spettatore deve sentirsi esattamente
L’Ape Porter diventa palcoscenico del teatro itinerante
Il progetto ha debuttato il 18 luglio «Abbiamo sempre fatto il tutto esaurito, e dei 150/200 posti disponibili, circa l’80% erano prenotati da turisti» come all’interno dell’edificio teatro, ma in un ambiente vivo, che muta insieme con gli attori e il paesaggio che lo circonda. In alcune occasioni il fondale è stato montato, ma in molte altre no, in modo tale che il pubblico veda la natura attraverso il boccascena, esaltandone la bellezza. Talvolta, alla fine degli spettacoli, alcuni ristoratori hanno organizzato autonomamente dei piccoli rinfreschi, aperitivi o apericene, dove hanno servito prodotti locali, andando così a completare la promozione del territorio anche dal punto di vista gastronomico». Ape Teatro possiede una compagnia teatrale fissa? «No, funziona esattamente come un teatro vero e proprio. Io ho ideato il progetto e ne sono la direttrice artistica, ma l’associazione promuovente è Croma 2000 Libertas, di cui io sono presidente; è un’associazione di promozione sociale attiva
sul territorio da più di 20 anni attraverso progetti culturali. Di volta in volta, su questo piccolo palcoscenico salgono artisti con cui io collaboro da anni o che mi inviano proposte, ma non c’è una compagnia fissa». Che tipi di spettacoli avete proposto? «In questa edizione l’offerta è stata molto varia: dal cabaret, alla tematica del supporto del territorio con Francesco Mastandrea e Silvio Negroni, alle fiabe come “Pinocchio all’incontrario”, sempre con Mastandrea e un altro chitarrista, Roberto Parimbelli; ci sono stati anche spettacoli comico-poetici, che raccontano il territorio con storie di monaci e viandanti; abbiamo avuto anche la lirica, in “Rossini visto dal basso”, e due tributi ai Queen. Nella mia volontà questo piccolo palcoscenico è universale ed inclusivo, non ci sono generi preclusi o prediletti. L’unica discriminante è la qualità.
Le dimensioni del palco sono piuttosto vincolanti, per cui in futuro probabilmente saranno più frequenti performance come dialoghi o monologhi, ma quest’anno ho cercato di essere il più inclusiva possibile per fornire quante più opportunità di lavoro». Prima di dare inizio ad un’esibizione, in che modo vi organizzate? «Vogliamo che il pubblico possa assistere agli spettacoli in totale sicurezza. Sempre in virtù della tradizione barocca, ci posizioniamo nelle piazze – circondate da case – dei piccoli borghi dell’Oltrepò. Allestiamo quella che è la platea, con posti a sedere contingentati (per un massimo di 150/200) e distanziati secondo le norme sanitarie; in più, chi volesse, può assistere semplicemente affacciandosi dal balcone di casa propria, analogamente a come avveniva per i palchetti - garantendo così anche la sicurezza reciproca. Sono contenta anche di aver visto, fino ad ora, grande civiltà e rispetto da parte dei nostri spettatori in platea; tutti indossavano la mascherina correttamente, mantenevano il distanziamento e si igienizzavano le mani». Gli spettacoli, quindi, sono gratuiti? In questo senso, come retribuite gli artisti e sostenete le spese necessarie? «Contrariamente alla tradizione di Croma 2000, che ha sempre fatto pagare gli spettacoli (giustamente a parer mio), quest’anno, in via eccezionale, ho deciso di offrire gratuitamente l’esperienza teatrale.
spettacolo Penso che il dono, nelle circostanze in cui ci troviamo, sia un gesto importantissimo da fare, qualora sia possibile. Grazie al residuo di un fondo di un bando vinto con Fondazione Comunitaria della provincia di Pavia, siamo riusciti a sostenere le spese necessarie e a retribuire gli artisti. Ci è stato fornito un grande aiuto anche dai Comuni che, pur non avendo dato un contributo in denaro, ci hanno dotati di spazi e volontari e si sono sempre accertati che tutto avvenisse in sicurezza. Ape Teatro è un progetto potentissimo, si sta pubblicizzando da solo grazie soprattutto al passaparola. Da parte nostra noi abbiamo fatto pochissima promozione – e quasi tutta sul web, per rispetto della situazione che moltissime realtà stanno vivendo». Avete avuto anche turisti, fra il pubblico? «Abbiamo sempre fatto il tutto esaurito, e dei 150/200 posti disponibili, circa l’80% erano prenotati da turisti. Molti soggiornavano in Bed & Breakfast, agriturismi o affittavano case. Le parole più belle da sentire, cosa che è capitata spesso, sono state: “Non avevamo idea che l’Oltrepò Pavese fosse così bello, che ci fossero paesi tanto meravigliosi”. Lo stupore delle persone che hanno scoperto paesaggi mozzafiato a due passi da casa ci ha seguiti ad ogni spettacolo. Hanno riscoperto un modo di trascorrere le vacanze estive in maniera tranquilla, flemmatica, rilassata». L’Oltrepò è stato il punto di partenza; avete intenzione di spostarvi in altre parti d’Italia?
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«Sì, da settembre saremo in Veneto e cominceremo a presentare il nostro progetto a Villa Tiepolo, Padova. A proposito di spostamenti, da febbraio saremo anche nelle scuole, per garantire a bambini e ragazzi di conoscere un vero e proprio teatro senza doversi spostare e salvaguardando la sicurezza di tutti. Il vantaggio delle dimensioni ridotte è anche questo: poterci sistemare comodamente anche all’interno di una palestra o del cortile di una scuola». Qual è, secondo lei, il vostro maggiore punto di forza? «Probabilmente la particolarità e la poesia che la struttura stessa del nostro teatro porta con sé. La parola chiave è “stupore”. E poi l’umanità, l’umiltà di chi sale sul palcoscenico e di chi lavora all’organizzazione e all’allestimento. Il rapporto col pubblico è molto diretto, non ci sono filtri: le persone prendono in mano il telefono e con una chiamata parlano con la direzione artistica. Vogliamo trasmettere il senso di accoglienza che è tipico del nostro territorio». Desidera ringraziare qualcuno che ha contribuito in particolar modo al successo di ApeTeatro? «Vorrei ringraziare tantissimo coloro che ci hanno seguiti, in particolare il pubblico, che ci ha premiati moltissimo e grazie al quale il progetto può vivere anche col solo passaparola; ringrazio anche i giornalisti che hanno parlato di noi e delle iniziative come le nostre che, a differenza dei grandi teatri, diventano capillari sul territorio;
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L’ApeTeatro a Fortunago
«ApeTeatro è un progetto culturale che nasce per promuovere le capacità dell’artista, ma anche un intero territorio» la visibilità che fortunatamente abbiamo avuto e stiamo ancora avendo ha creato diverse occasioni di lavoro. Non meno importante è stato il ruolo delle istituzioni che ci hanno sostenuto. Infine la gratitudine va anche in larga misura agli artisti, che si sono adattati a lavorare
e a muoversi in uno spazio scenico così particolare, piccolo e, di conseguenza, difficile, senza però far calare mai la qualità delle loro performance». di Cecilia Bardoni
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MOTORI
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IL VOGHERESE GIACOMO SCATTOLON RE DELLA LANTERNA Tutto come da copione al 36° Rally della Lanterna – 4° Rally Val d’Aveto, dove il vogherese Giacomo Scattolon navigato da Simone Cuneo sulla Skoda Fabia R5, ha fatto man bassa dell’edizione 2020 della gara genovese valida per il Challenge Rally Zona 2 e per il Campionato Rally Liguria Primocanale Motori. I portacolori della Movisport, hanno dominato la classica ligure, vincendo tutte e sei le prove speciali in programma, senza lasciare nulla agli avversari. Giacomo Scattolon, brillante protagonista del Campionato Italiano Rally, abituato ai suoi alti ritmi e a quelli delle gare internazionali che lo hanno visto protagonista, non ha avuto problemi sulle prove speciali dell’Appennino, mostrando una netta superiorità. Al secondo posto un’altra Skoda Fabia R5, quella di Jacopo Araldo e Daniele Araspi targata Meteco Corse. Terzo posto all’altra Skoda Fabia dei varesini Andrea Spataro e Gabriele Falzone. Buon quarto posto per il pavese, ma ormai ligure d’adozione, Luigi
Giacomo Scattolon navigato da Simone Cuneo sulla Skoda Fabia R5 Giacobone con il comasco Macro Menchini, sulla Hyundai i20 R5, seguiti da Andrea Mezzogori e Roberta Baldini su Skoda Fabia R5. La classifica delle due ruote motrici è andata al sempre veloce Francesco
Aragno, in coppia con Andrea Segir su una Renault Clio Super 1.6 della New Racing For Genova; per il savonese anche la soddisfazione del decimo posto assoluto. Altri pavesi li troviamo al 16° posto asso-
luto in cui il vogherese Paolo Zanini, navigando Maurizio Rossi sulla Peugeot 207, si è imposto nella classe Super 2000. Al 23° posto assoluto e sesti di classe R2B, Fravio Brega e Moreno Toni con la Peugeot 208 VTI. Si è invece classificato al 29° posto assoluto e 11° di classe R5, il driver del Brallo Gianni Castelli con Mattia Domenichella sulla Skoda Fabia per i colori della Efferre Motorsport di Romagnese. 47° posto per un altro equipaggio della compagine di Romagnese, quello composto da Riccardo Chiapparoli e Alessandro Albertazzi che a bordo della Citroen Saxo VTS, hanno colto l’argento in classe A6. Concludiamo con il 54° posto assoluto e primi di classe RTB16 per Fabio Azzaretti e Claudia Spagnolo. Il Rally della Lanterna, accompagnato da una bella giornata di sole, si è confermato una gara dura, con 56 vetture al traguardo su 72 partite. di Piero Ventura
Campionato Italiano Rally Terra Storico
Sesto posto per Mombelli - Leoncini Nella gara in cui Mauro Sipsz, Monica Bregoli e la Lancia Stratos colgono la terza vittoria stagionale, gli oltrepadani Domenico Mombelli e Marco Leoncini con la Ford Escort RS MK1 by CVM per i colori di Paviarally, tornano dalla trasferta nella Repubblica del Titano con un sesto posto assoluto ed il 2° di categoria. Per i pavesi, è stato lo shakedown a stabilire il primo contatto tra l’equipaggio e la Ford, rimessa a nuovo da Marco Vecchi della CVM durante il lungo blocco collettivo, con un interessante aggiunta di potenza e il cambio 5 marce. Il percorso di prova di circa 2 km di sterrato sassoso e ghiaioso, caratteristica che ricalcherà anche le prove speciali in programma all’indomani, ha mostrato che la vettura è in grado di fornire buone sensazioni, il fondo è comunque molto scivoloso e la cosa inizia a preoccupare un pochino l’equipaggio pavese. Il sabato la gara entra nel vivo. I 55 chilometri di strade bianche affrontati dalle storiche, hanno messo a dura prova tutte le auto. Per prima la Stratos di Sipsz, che ha sofferto il fondo sconnesso e le prove rotte. I crono iniziali che avevano visto invece lo scatto al via di Bruno Pelliccioni, driver sanmarinese affiancato da Mirko Gabrielli sulla Ford Escort RS, che ha firmato i primi due scratch della gara e
ha lanciato la sfida al rivale del Due Ruote Motrici. Un duello che è andato avanti fino all’ultima speciale, con sorpasso in classifica di Sipsz dopo l’intervallo e contro soprasso di Pelliccioni con appena 1 decimo di vantaggio prima dell’ultimo tris di prove. I pavesi, sulla PS 1 impostano un buon ritmo, chiudono quinti a meno di un secondo da Muccioli con la Bmw. La seconda prova speciale si mostra più impegnativa. Mombelli-Leoncini chiudono con il 7° tempo che equivale all’analoga posizione nell’assoluta. La terza prova viene invece annullata, per soccorrere un commissario colto da malore. La quarta frazione cronometrata è la ripetizione della PS1. Per MombelliLeoncini e non solo loro, non è davvero entusiasmante, il fondo inizia ad avere solchi profondi e gli oltrepadani decidono di risparmiare la macchina. Infatti assieme alle vetture del rally storico e del moderno, c’era il Rally Cross Country, con 15 jeep attrezzate quasi con cingoli che hanno devastato il percorso molto più delle wrc che partivano davanti. Sulla PS 5 Mombelli-Leoncini partono alla grande, i primi 4 km li affrontano con un buon ritmo se non che, all’inizio di una discesa impegnativa, si rendono protagonisti di un “lungo” che fa appoggiare la
L’Equipaggio Mombelli - Leoncini Ford con le ruote anteriori dentro una cunetta in pendenza. Solo l’intervento della “compagnia della spinta” riesce a far riprendere la strada alla Ford dopo ben 3 minuti. Sulla PS 6 fanno segnare il 5° tempo e l’uscita di strada è ormai un ricordo. Altro ottimo tempo (il quinto) arriva sulla prova successiva che li porta a
recuperare il sesto posto nella generale. Sull’ultima prova, occorre montare i fari. La stanchezza la fa da padrona e Mombelli-Leoncini decidono di non rischiare e concentrarsi a difendere il 6 posto ormai consolidato che equivale al secondo posto di categoria. Quindi sono ancora Mauro Sipsz, Monica Bregoli e la Lancia Stratos a salire sulla vetta più alta del Campionato Italiano Rally Terra Storico 2020. La coppia leader del Due Ruote Motrici si regala il tris tricolore e dopo il successo nel Val d’Orcia e, venti giorni fa, nel Valtiberina si porta a casa anche la terza vittoria consecutiva nel 5° Historic San Marino Rally. Stavolta però il miglior tempo nella virtuale classifica assoluta di gara ha tutt’altro sapore, poiché questo San Marino è stata una vera prova di resistenza. Andrea Righi e Riccardo Biordi sono risultati i migliori per quanto riguarda il II raggruppamento a bordo di una Ford Escort. Dietro di loro nel “secondo”, Domenico Mombelli e Marco Leoncini su un’altra vettura dell’ovale blu, quindi completa il gruppo dei migliori delle storiche, Ennio Marafon, navigato da Alberto Marcon su Opel Corsa. di Piero Ventura
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SAN MARINO JUNIOR
RALLY VALTIBERINA
Brillano Mazzocchi - Gallotti
Bronzo per Nicelli
L’Equipaggio Mazzocchi - Gallotti (Fotomagnano)
Il piacentino Andrea Mazzocchi, navigato dalla rivazzanese Silvia Gallotti si è imposto nella classifica relativa al Campionato Italiano Junior nella gara sammarinese. Sulla Ford Fiesta di Motorsport Italia, Mazzocchi-Gallotti sono risultati primi in tutte e nove le prove in programma, concludendo con un vantaggio finale di 55” sul primo dei rivali, frutto di una gara d’attacco ma ben gestita dall’equipaggio. Andrea Mazzocchi e Silvia Gallotti sono partiti subito forte per cercare di prendere un margine che gli permettesse di vivere senza troppi patemi la seconda parte di gara. Sulla terra non è mai facile, ma questa volta è finalmente andato tutto per il verso giusto. In ottica campionato per il duo, quello ottenuto, è un risultato davvero importante giunto dopo il mezzo passo falso al Rally di Roma. Con questi ulteriori 15 punti, Mazzocchi e la Gallotti allungano in vetta al CIR Junior raggiungendo quota 38 punti, quattro in più rispetto al bravo Cogni, secondo. Terzo gradino del podio per l’equipaggio composto da Emanuele Rosso e Andrea Ferrari. La seconda gara del Campionato Italiano Rally Junior, è andata in scena sulle strade sterrate di San Marino. Per Andrea Mazzocchi e Silvia Gallotti, il successo in questa gara non é mai stato in discussione che, grazie a questo risultato, allunga in classifica sui diretti inseguitori.
CLASSIFICA CIR JUNIOR 2020 Mazzocchi 38 pt Cogni 34 pt Rosso 33 pt Vita 30 pt Bormolini 16 pt
Nonostante sia stato rallentato da qualche problema meccanico, Davide Nicelli ha colto il bronzo di categoria al Rally Valtiberina, prima prova del Campionato Italiano Rally terra. Il driver stradellino, affiancato da Alessandro Mattioda a bordo della Peugeot 208 R2 del team MM Motorsport, per i colori della modenese Maranello Corse, al debutto sulle strade bianche del Valtiberina, ha agguantato un ottimo terzo posto in una gara mostratasi subito impegnativa, complice il grande caldo che ha accompagnato i concorrenti per tutta la sua durata. è stata una gara caratterizzata da prove altamente tecniche, in cui il driver pavese ha saputo districarsi molto bene in particolare nella prima giornata della competizione in cui è riuscito a rimanere agganciato ai più esperti del settore terra. I buoni riscontri cronometrici sono stati ovviamente un ulteriore stimolo a fare bene. Nella seconda e decisiva giornata di
gara, Nicelli-Mattioda hanno provato ad attaccare abbiamo provato ad attaccare, a caccia della miglior posizione del podio, sfortunatamente nel corso della prima prova della giornata sulla vettura della casa del Leone c’è stato il cedimento di un ammortizzatore, il quale ha danneggiato i tubi dei freni negli ultimi 3 chilometri. Ma il momento nero per il pilota stradellino non finisce lì, infatti, nella seconda prova si è rotto ancora lo stesso ammortizzatore, precludendo al duo la possibilità di rimontare i primi. Con la vettura in condizioni meccaniche non perfette, Nicelli è partito nell’ultima prova dalla terza posizione incalzato da vicino dai diretti avversari intenzionati a scansarlo dal podio. Ma Nicelli si è mostrato un avversario duro e dando il meglio di se stesso ha salvato il terzo gradino del podio che ha difeso con i denti. di Piero Ventura
Dopo la terra di San Marino si tornerà a gareggiare su asfalto in occasione del Targa Florio, celeberrima corsa palermitana in programma a metà settembre. l 48° Rally di San Marino va in archivio con la splendida vittoria assoluta di Marquito Bulacia e Marcelo Der Ohannesian a bordo della Skoda Fabia R5. Il boliviano ha messo in scena una gara eccezionale, fatta di ottimi tempi uniti ad una grandissima intelligenza tattica. Proprio sull’ultima PS il giovane sudamericano è andato a vincere la prova, superando in un colpo solo sia Andreucci (poi squalificato) e Campedelli. Questa la classifica finale definitiva assoluta: 1.Bulacia 2.Campedelli 3.Ceccoli 4.Scandola 5.Costenaro 6.Novak 7.Marchioro 8.Romagna 9.Raitanen 10.Fanari. di Piero Ventura
Il driver stradellino, affiancato da Alessandro Mattioda a bordo della Peugeot 208 R2
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SESTO POSTO PER SCATTOLON, PARTITO MALE NICELLI Campionato Italiano Rally 43° Rally Il Ciocco e Valle del Serchio Difficoltà per Davide Nicelli Jr. che si deve accontentare dei punti dell’ottavo posto A contendersi questa gara sono stati due equipaggi in particolare. Da una parte Andrea Crugnola in coppia con Pietro Elia Ometto, sulla Citroen C3 R5 di FPF Sport, vincitori alla fine di questo 43° Rally Il Ciocco e Valle del Serchio. Dall’altra Giandomenico Basso e Lorenzo Granai, Volkswagen Polo R5, della scuderia New Loran che grazie al secondo posto, mantengono la vetta della classifica assoluta del Campionato Italiano Rally ACI Sport. Il varesino, nei fatti dominatore della gara toscana, ed il trevigiano non hanno avuto rivali sulle insidiose strade dell’alta Garfagnana in provincia di Lucca, prevalendo su tutti gli altri. Tra questi ad essersi particolarmente distinti sono stati Stefano Albertini e Danilo Fappani, Skoda Fabia R5, bravissimi fino alla prova tre ed in scia ai primi due e poi rallentato da una foratura. Il bresciano ha comunque conquistato il terzo posto e il punteggio massimo per il CIRA, il Campionato Italiano Rally Asfalto. Sotto al podio si sono quindi piazzati Alessandro Re e Marco Menchini, Volkswagen Polo R5, che hanno ottenuto il quarto assoluto proprio sull’ultima prova speciale sorpassando Marco Signor e Francesco Pezzoli, Volkswagen
Polo R5, e Giacomo Scattolon con alle note Giovanni Bernacchini, Skoda Fabia R5, bravi e costantemente veloci. Il driver vogherese, impegnato sia nel CIR che nel Campionato Asfalto, è stato autore di una prova maiuscola. Giunto alla gara toscana senza avere avuto modo di testare la vettura - la Skoda R5 by Specialcar - danneggiata nel corso di uno sfortunatissimo Rally Roma Capitale, in cui Scattolon aveva dimostrato di avere il passo giusto per puntare ad un secondo posto assoluto e primo “Asfalto”, era stato invece costretto alla resa da un principio d’incendio, pertanto, al Ciocco, si è dovuto accontentare di una messa a punto, “molto contenuta nel suo essere” effettuata nel corso dello sakedown. Partito con la solita grinta, ha portato a termine il primo giro di prove in quarta posizione assoluta preceduto da BassoGranai (VW Polo R5), Crugnola-Ometto (Citroen C3 R5) e Albertini-Fappiani (Skoda Fabia R5). All’assistenza, nuove regolazioni sulla vettura, gli hanno permesso di aumentare il ritmo abbassando i tempi su tutte le prove. Nonostante ciò, è stato rimontato da alcuni concorrenti che nel corso del primo giro sono stati meno
Giacomo Scattolon con alle note Giovanni Bernacchini, sulla Skoda Fabia R5
Giacomo Scattolon
Davide Nicelli
Davide Nicelli, navigato dal biellese Alessandro Mattioda sulla Peugeot 208 R2
veloci di lui. “Misteri della tecnica”, direbbe qualcuno. Il pavese ha comunque dimostrato che la stoffa non gli manca e ad attenderlo in campionato, ora ci sarà il Rally Targa Florio in programma a metà settembre. La gara toscana è stato teatro anche delle sfide per il titolo tricolore Due Ruote Motrici dove il pilota di casa Paolo Andreucci ed Anna Andreussi con la Peugeot 208 Rally 4 hanno dominato dall’inizio alla fine. Alle loro spalle si è combattuta una gara intensa e combattuta. Tra i principali interpreti sicuramente il giovane Christopher Lucchesi (Peugeot 208 R2B) e Daniele Campanaro con la Fiesta R2. Il primo è rimasto alle spalle di Andreucci per la gran parte della gara poi rallentato per una foratura nella fase pomeridiana, il secondo, campione uscente del R1 è stato sempre nelle posizioni di vertice, ma ha pagato un ritardo proprio all’ultimo C.O. Dunque ottiene il secondo assoluto il messinese Alessandro Casella con altra 208 R2B e punti importanti in
chiave classifica della serie tricolore. Terzo assoluto tra gli sfidanti del Due Ruote Motrici è Fabio Farina con Peugeot 208. Difficoltà nel trovare il giusto feeling sulle prove toscane per Davide Nicelli Jr. che si deve accontentare dei punti dell’ottavo posto che gli consentono di restare al comando della classifica di Campionato. Rally del Ciocco poco favorevole quindi per lo stradellino Davide Nicelli. Il giovane driver oltrepadano, navigato dal biellese Alessandro Mattioda sulla Peugeot 208 R2 del team MM Motorsport per i colori della Maranello Corse, è partito subito male girandosi sulla prima PS, perdendo secondi preziosi. Nicelli ha poi fatico per tutta la gara, non riuscendo a trovare le giuste condizioni su un percorso particolarmente scivoloso. Nonostante tutto, é riuscito ad essere secondo del trofeo Peugeot e quarto nel Campionato 2RM. di Piero Ventura
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SPORT
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“Riesling Road” e “Bonarda Road” alla scoperta dell’Oltrepò Orientale Un passato da meccanico per ciclisti professionisti, un presente e futuro che guarda di nuovo al mondo delle due ruote e nel mezzo un’attività imprenditoriale. Abbiamo chiesto a Mimmo Distasi di raccontarci la sua storia. Mimmo, partiamo dal passato più recente. Di che cosa si è occupato ultimamente? «Ho aperto tanti anni fa un’area di servizio con rifornimento carburante a Broni. Ma con il passare del tempo la voglia di tornare al mondo delle due ruote si è fatta risentire… io correvo in bici e facevo il meccanico in quel settore fino a che non sono nati i miei figli, poi avevo dovuto lasciare perché ero spesso in giro. Quel mondo però mi è rimasto dentro». Quindi cosa ha deciso di fare? «Tornare a fare quello che mi piace! è una scommessa in pratica. Quest’anno, quasi per gioco, ho deciso di far qualcosa per il mio Oltrepò, per far conoscere questo territorio e ho abbinato la mia passione per il ciclismo: l’arrivo delle e-bike, le biciclette elettriche mi è sembrato un giusto compromesso, perché si da la possibilità a tutti di salire e scendere per le nostre colline». Quali sono stati i primi passi? «Ho acquistato 25 biciclette e ho aperto una nuova postazione per il noleggio. Il lockdown sicuramente ha scombinato tutti i piani e quindi ho aspettato giugno per ripartire con questa attività. Ho organizzato qualche tour per il nostro territorio a chi me lo chiedeva, qualche weekend di gruppo e pian pianino è arrivata parecchia gente. Nonostante non abbia ancora una adeguata struttura, perché ho ancora anche l’attività del distributore e gestire due lavori non è semplice, cerco di barcamenarmi al meglio». Un primo riscontro? «Nonostante i tre mesi di fermo, direi buono, la soddisfazione più grossa è noleggiare le bici alle persone e vedere quanto apprezzano il territorio. Ho fatto molti noleggi anche a bronesi che magari non conoscono a pieno la nostra zona e così hanno visto le bellezze che ci sono qui intorno. Per me è un motivo d’orgoglio. E poi, oltre agli italiani, ci sono stati anche un bel po’ di stranieri e tutti hanno apprezzato». Secondo lei in che condizioni riversa il nostro territorio? Si “vende” bene? «Non è valorizzato nel modo giusto e forse non siamo ancora strutturati per esserlo. Ci sono zone meno belle delle nostre che però hanno strutture ricettive più all’avanguardia: questa magari è una nostra pecca, insieme alla mentalità che forse qui è un po’ indietro. Dobbiamo migliorare, sapendo che ci vuole tempo per farlo».
Mimmo Distasi, durante un’escursione in Val Versa con l’e-bike
Sta lavorando bene anche in questo mese di settembre? «Sì, nel weekend aspetto un gruppo di milanesi per il sabato, saranno in 23! E per la domenica ne avrò altri 14». Il massimo che può fare sono quindi 25 persone? «In realtà anche qualcuna in più se c’è richiesta. Fortunatamente ho conosciuto una persona che fa il mio stesso lavoro a Costavescovato, nel tortonese e ci aiutiamo a vicenda. Vogliamo poter accontentare tutti». Le richieste quindi sono sempre tante… «Sì, davvero. E sto lavorando bene anche con i b&b del territorio: ho deciso di intraprendere questa collaborazione e sta procedendo in modo positivo. Loro mi chiamano quando hanno qualche cliente che vuole noleggiare le e-bike e io gliele porto». I suoi tour come si svolgono? «Un ritrovo in una struttura della zona, che può essere una cantina o un agriturismo: si parte e si crea un tour, scelto anche in base alle caratteristiche tecniche delle persone che vengono. Non tutti, infatti, hanno magari le abilità per percorrere strade sterrate e in quel caso si sceglie qualcosa di diverso. La valutazione prima della partenza è fondamentale. Si fa poi un giro panoramico per le nostre colline: si può percorrere, ad esempio, la ‘Riesling Road’, che va da Mornico a Pietra de Giorgi, oppure la ‘Bonarda Road’ che arriva fino a Rovescala. Dopo cerchiamo un’azienda di eccellenza del territorio, dove poter fare una sosta e una degusta-
«Incentivi per le e-bike? Per le attività private non c’è nulla, esce solamente qualche bando per i Comuni o per la Comunità Montana» zione a seconda di dove ci troviamo. Ci inventiamo, insomma, qualcosa per far scoprire l’Oltrepò!». Il nostro territorio, quindi, piace… «Mi creda: decisamente sì! Tutte le volte ho riscontri molto positivi. E credo molto in questo mio progetto per rilanciare e far scoprire le nostre zone. Io poi do anche assistenza continua durante i tour. Non si sa mai: ci può essere qualche rottura o qualche problema e voglio poter risolvere il prima possibile il disagio del cliente». Ci sono incentivi per le e-bike? «Si dicono sempre tante parole, ma i fatti sono ben pochi. Per le attività private non c’è nulla, esce solamente qualche bando ogni tanto per i Comuni o per la Comunità Montana» Adesso siamo ancora nella bella stagione... ma con il freddo come farà?
«Ne approfitterò per vendere le bici che ho attualmente e fare un parco nuovo con e-bike ancora più innovative e all’avanguardia. E poi farò una piccola officina per riparazioni varie: lascerò il distributore per dedicarmi solo al mondo delle bici. è la mia scommessa, come dicevo prima: dopo 18 anni con l’attività del distributore, gli stimoli sono venuti a mancare e mi ci voleva qualcosa di nuovo: sono una persona che ha sempre bisogno di un po’ di adrenalina e questo nuovo progetto me la può dare. E poi voglio che questo territorio prenda davvero vita. Io sono nato qui, ho corso in bici per 40 anni qui e voglio che le potenzialità dell’Oltrepò vengano finalmente fuori». di Elisa Ajelli