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Pétain, il governo di Vichy e l’appello di de Gaulle

VICHY (1 LUGLIO 1940)

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Come anticipato, il primo luglio il governo Pétain si installa a Vichy, una capitale che ha sovranità sull’impero coloniale, sulla flotta, su un esercito di 100.000 uomini e sull’area della Francia che non è stata occupata dalla Germania (che mantiene per il momento truppe d’occupazione nel nordovest del paese). Il governo del maresciallo è la prosecuzione legale e legittima del governo di Bordeaux, ed è dunque riconosciuto da tutti gli stati del mondo, inclusi Urss e Stati Uniti, al punto che Pétain intrattiene una personale, cordiale relazione con William Leahy , l’ambasciatore statunitense. Eppure, quel primo luglio 1940 finisce una guerra e ne comincia un’altra.

IL MASSACRO DI MERSE EL-KEBIR

CAMBIANO GLI EROI

I francesi accolgono con sollievo la notizia dell’armistizio coi tedeschi, ma col tempo de Gaulle da traditore si trasforma in un eroe

Pétain, l’“eroe di Verdun” del 1916, che minaccia le dimissioni nel caso in cui la richiesta di armistizio ai tedeschi sia ulteriormente ritardata.

La terza bomba esplode quando Reynaud dice al generale Maxime Weygand – comandante in capo dell’esercito – che mentre il governo avrebbe lasciato la Francia, l’esercito e lui stesso, Weygand, si sarebbero arresi ai tedeschi. Indignato, il generale dice al primo ministro che i politici hanno cominciato la guerra e che dipende da loro finirla, piuttosto che cercare un capro espiatorio. Il giorno dopo, 16 giugno, il maresciallo Pétain rassegna le dimissioni da vice premier e dal Consiglio dei Ministri. Nel frattempo la carestia è una fosca minaccia per dieci milioni di profughi in fuga dall’invasione tedesca (un movimento di popolazione che passerà alla storia come “l’Esodo”). Questa folla è furente e si teme possa insorgere e proclamare una Comune di Bordeaux: la gente ha un solo desiderio, che la guerra finisca al più presto possibile. Uno scioccato presidente Albert Lebrun implora il maresciallo Pétain di non abbandonare il governo e questi ritira le dimissioni.

Alla riunione di gabinetto Reynaud ripropone la sua idea: l’esercito deve arrendersi, il governo deve ritirarsi nelle colonie nordafricane per proseguire la lotta. La proposta è tuttavia inaccettabile per il generale Weygand, per la maggioranza degli ufficiali dell’esercito, per l’ammiraglio Darlan e per il maresciallo Pétain, i quali tutti considerano la guerra persa e pensano che sia il momento di arrendersi anziché quello di addossare la responsabilità della sconfitta alle forze armate. In particolare, Pétain e Weygand cercano di porre fine al conflitto il prima possibile per salvare vite che sarebbero altrimenti inutilmente sacrificate. Questo è anche lo stato d’animo di molti francesi quando, causando grida di rabbia, il ministro Mandel accusa sarcasticamente di codardia chiunque voglia mettere fine al conflitto (“Il Consiglio è diviso in due sezioni: da una parte i coraggiosi, dall’altra i codardi”).

Così, entro la fine di quel 16 giugno, Reynaud è rimpiazzato alla guida del governo da Pétain, nominato primo ministro dal presidente Lebrun.

IL GENERALE DE GAULLE

(17-18 GIUGNO)

Il giorno seguente il generale de Gaulle abbandona clandestinamente Bordeaux in aereo. Accompagnato da Sir Edward Spears incontra il premier britannico Winston Churchill a Downing Street, dove proclama la sua volontà di continuare la lotta attraverso un per ora inesistente Comitato Nazionale. Il primo ministro si congratula col generale e gli dice che la Bbc è a sua disposizione. Tuttavia, appena de Gaulle esce Churchill si gira aggressivamente verso Spears e dice: “Perché mi ha portato qui questo generale sconosciuto? Che cosa me ne faccio? Perché non mi ha portato qualcuno come Mandel, per esempio?”.

Intanto Pétain annuncia pubblicamente che vuole un armistizio con la Germania: “È con il cuore spezzato che oggi vi dico che i combattimenti devono cessare”.

La notizia è accolta in Francia con sollievo: folle di profughi si radunano intorno ai palazzi governativi di Bordeaux per acclamare l’anziano maresciallo. Spinta da un miscuglio di dolore e gratitudine, la gente piange in pubblico. Dopo il discorso di Pétain la guerra non è finita ma i combattimenti cessano. La rabbia della popolazione non si scatena contro i tedeschi ma contro i politici, che temono il linciaggio. Per esempio, quando lascia Bordeaux, l’ex premier Reynaud è riconosciuto e insultato dalla folla, mentre Mandel è addirittura arrestato (è accusato senza prove di stare fomentando un putsch).

Il giorno dopo, 18 giugno, de Gaulle lancia il suo famoso appello radio dalle stazioni della Bbc, un discorso descritto dagli storici come l’atto di fondazione della Resistenza francese. Eppure solo poche persone sentono questo appello, ritenuto talmente poco importante che la Bbc non ne conserva nemmeno la registrazione. Certamente il radiomessaggio non suscita l’entusiasmo che oggi gli è attribuito: sul continente esso è commentato sarcasticamente tra i pochi soldati e profughi che lo hanno sentito. Al contrario, le parole di Pétain (“Ma la mia vita conta poco. Faccio dono alla Francia della mia persona”) risuonano ancora in molti cuori francesi.

1297

Il 3 luglio la Gran Bretagna si impadronisce con la forza (ma quasi senza spargimento di sangue) di circa 200 navi da guerra francesi che dal momento dell’armistizio si trovano nei porti britannici o ad Alessandria. Ma il grosso della flotta della Francia è ancorato nel porto algerino di Mers el-Kébir, che è senza nessun preavviso attaccato dagli inglesi, aggressione che provoca la morte di 1297 marinai francesi e il ferimento di altri 351. Due giorni dopo, visto il persistere degli attacchi britannici, Vichy rompe le relazioni diplomatiche con Londra. A questo punto il governo del maresciallo Pétain è spinto verso l’Asse Roma-Berlino, mentre la guerra mai dichiarata di Londra contro Vichy proseguirà negli anni successivi con attacchi alle forze coloniali francesi a Dakar (settembre 1940), in Siria e Libano (giugno-luglio 1941) e Madagascar (maggionovembre 1942), fino ad arrivare alla vera e propria invasione anglo-americana del Marocco e dell’Algeria (novembre 1942).

MARINAI FRANCESI

MORTI A MERSE EL-KEBIR

In quel momento il sentimento popolare è questo: il maresciallo è l’eroe, l’uomo che limita il disastro della sconfitta, e de Gaulle è il traditore, il mercenario degli inglesi, il responsabile della guerra civile. Ma la storia sarà scritta diversamente: oggi quello ad essere considerato un traditore è Pétain, mentre quello che è considerato un eroe è de Gaulle. E perché Pétain è considerato un traditore? Innanzitutto per aver firmato l’armistizio del 22 giugno con la Germania.

In questo modo Winston Churchill ha preso due piccioni con una fava. Ha sconfitto l’ultima flotta europea che potesse fargli ombra (la flotta tedesca era già stata eliminata nel 1918 e da allora non si è mai più ripresa) in nome della crociata per la democrazia. Indubbiamente la Gran Bretagna combatteva per quei valori (parlamento, divisione dei poteri, diritti naturali come la vita e la proprietà) che sono oggi la base comune di tutta l’Europa. Ma combatteva anche per i suoi interessi di grande potenza coloniale e navale.

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