Antimafie di Roma e Provincia N. 13 - gennaio 2011

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Il delitto di Umbertino porta lontano

Usura, estorsioni e riciclaggio

Le indagini avviate dopo il delitto di Umberto Morzilli, avvenuto a Roma il 28 febbraio 2008, hanno portato a smascherare una organizzazione criminale dedita all’usura, al riciclaggio, alle estorsioni e alla truffa. A capo del gruppo c’era un imprenditore di origine siciliana, che a Grottaferrata aveva avviato un ristorante In IV e V pagina

Per non dimenticare

Mostra su Chinnici

La “Fondazione Rocco Chinnici” sta portando nei paesi del Belice una mostra itinerante dedicata alla vita e alle idee del magistrato anti-mafia ucciso da un’autobomba a Palermo il 29 luglio 1983. Il primo delitto di Mafia che inaugurò la stagione delle stragi.

In VII pagina

il Segno

il Segno

RETE di GIORNALISTI e SCRITTORI ANTIMAFIE di ROMA e PROVINCIA

supplemento al n. 1 - Gennaio 2011 de “il Segno”

Bruxelles Una legge sulla confisca ai beni mafiosi In III pagina

Gherardo Colombo a Frascati con la “sua” giustizia In VII pagina

L’assassinio di Umberto Morzilli del 28 febbraio 2008

N. Verde News da anti-usura Mafiopoli

In VII pagina

In ultima pagina

Operazione “White Wolf” contro il clan della droga

In VI pagina

Newco Mafia/1 la nuova mafia

La Mafia del 2010, Reale o Corallo?

In II e III pagina


Di che specie è la Mafiadel2010?CorallooReale? NEWCO MAFIA/1

come cambiano le mafie

di Ettore Zanca Esistono due serpenti dai colori e forma molto simili. Differiscono per le sfumature e per un particolare letale. Il serpente Reale è innocuo, ma ha i colori e la forma del serpente Corallo, velenoso. Il primo si mostra indisturbato, quasi cosciente che assomigliando al secondo nessun predatore lo azzannerebbe, il Corallo viaggia sottotraccia e aggredisce senza remore e di sorpresa.

LA BIOLOGIA PER CAPIRE LA NUOVA MAFIA

La biologia sembra prestare elementi utili allo studio della nuova mafia. Infatti sembra che a Palermo si sia sviluppata una sorta di “mafia Reale”. Più attenta al controllo del territorio e al mantenimento della posizione. Nel processo d’appello in corso a Palermo contro il clan dei Lo Piccolo, eredi palermitani del boss Provenzano, hanno deposto quattro collaboratori di giustizia, Manuel Pasta, gestore dei proventi destinati alla cosca, molto vicino ai Lo Piccolo; Salvatore Giordano, reggente del mandamento Zen che si è pentito senza essere ancora nel mirino degli inquirenti; Marcello Trapani, avvocato e intermediario del clan; e infine Antonino Nuccio, che gestiva di fatto tutta la logistica delle estorsioni. Le loro dichiarazioni sono ormai cosa nota già dal primo grado, ma il loro approfondimento lascia intravedere una struttura criminale più votata all’aspetto gestioil Segno

nale e meno al rituale. Da quanto emerge la mafia dei primi anni 2000, cerca manodopera e affida incarichi prima ancora che curarsi di “combinare”, ossia affiliare. Rimane in primo piano la cura dei proventi fondamentali per sopravvivere, da mantenere con intimidazioni, ma anche tollerando atteggiamenti di dissociazione dei commercianti che non pagano il pizzo.

IL PIZZO E’ UNA PIAGA CHE SI ESPANDE

Sembra esserci un ridimensionamento, dettato anche dall’atteggiamento più ribelle nel territorio, come la nascita del comitato Addiopizzo. Le estorsioni e il pizzo si allargherebbero anche ai commercianti al dettaglio, venendo incontro alle disponibilità economiche del “tassato”. È come se ci fosse un momento

“La DIA nella relazione più recente conferma la tesi dei collaboratori di giustizia, che affermano una netta lontananza dal periodo corleonese e le trattative con servizi segreti deviati, ma lancia l’allarme in merito a cosche maggiormente predisposte a una potenza di fuoco incontrollata”

di stasi. Forse proprio qui sta il problema che scinde nettamente le opinioni dei politici da quelle dei tecnici, che stanno “sul pezzo” come la DIA. Mentre gli ambienti politici considerano l’argomento mafia quasi risolto, parlando di cosche in agonia, ribadendo i successi, indubbiamente ottenuti, ma da chi si fa il mazzo per anni interi per catturare i latitanti, la DIA non è convinta. Se guardassimo meno telegiornali e leggessimo più relazioni semestrali dell’organo antimafia d’indagine, avremmo un quadro meno confortante. La DIA nella relazione più re-

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cente conferma la tesi dei collaboratori di giustizia, che affermano una netta lontananza dal periodo corleonese e le trattative con servizi segreti deviati, ma lancia l’allarme in merito a cosche maggiormente predisposte a una potenza di fuoco incontrollata, o difficile da gestire. In particolare viene posta l’attenzione sulle molte domande che ancora non trovano risposta sull’omicidio Fragalà, difficile da tipizzare. Non se ne capisce l’impronta, come il morso di un serpente che non si capisce che tipo sia. Non che la situazione sia da definire del tutto pacifica. La

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II

La prima mafia in “stile americano” in una foto del gruppo “Al Capone Blues Band”


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risorsa fondamentale della mafia, oltre al pizzo, rimane il traffico degli stupefacenti. Come confermato anche dai collaboratori di giustizia che hanno recentemente deposto. Allo Zen, quartiere ormai noto di Palermo, si usavano come magazzini addirittura le palestre destinate alla collettività.

OGGI GLI STESSI COLLABORATORI SI DEFINISCONO “MAFIOSI”

Più che per quanto detto in sede di Corte d’Assise dai quattro collaboratori, elementi da ribadire già forniti in primo grado, le deposizioni si sono distinte per i particolari, per quelle sfumature che appunto distinguono un tipo di fenomeno. Ad esempio non si notava remora nell’usare da parte loro le parole “mafia” o “mafioso”, vocaboli che fino a poco tempo fa erano considerati più di uso alla popolazione che ai veri e propri appartenenti a Cosa Nostra. Oppure risalta anche il fatto che le responsabilità di gestione dei vari mandamenti venivano affidate anche a persone non ancora iniziate col rito della “punciuta”, impensabile nella mafia di Riina e Provenzano. Si accenna anche a collegamenti col mondo del calcio e delle scommesse, argomenti non ancora del tutto chiari, alla luce di accenni a contatti esterni che non coinvolgono comunque il Palermo Calcio nei rapporti illeciti. Rimane fuori un cesto di dilemmi, molte domande, sembra che non ci siano fari sufficienti a illuminare i gangli, i collegamenti tra il territorio e il livello più elevato, a cominciare dagli appalti, fino a finire a contatti più impensabili, almeno a occhio nudo. Nel film dell’evoluzione della criminalità, c’è il timore che sia sfuggito il fotogramma subliminale, quello che persuade a non farsi troppe domande su quello che viaggia sottotraccia. Ciò che collega a un livello più alto, un livello che potrebbe venire dimenticato o sotterrato. Come un serpente Corallo scambiato per qualcosa di meno cruento. Rimane insomma una domanda: Mafia Reale, o Mafia Corallo?

Notizie da Bruxelles

Entro il 2011 una legge europeasullaconfiscadeibeni «Mi aspetto di presentare entro il 2011, una proposta per rafforzare il quadro legale europeo per la confisca dei beni criminali». Con queste parole la Commissaria europea per la Giustizia, Cecilia Malmstrom, ha annunciato l’intenzione della Ue di preparare una direttiva per coordinare a livello europeo il meccanismo di sequestro dei beni mafiosi. La commissaria lo ha annunciato in un videomessaggio presentato durante la conferenza sulla lotta alla criminalità organizzata e alla corruzione organizzata al Parlamento europeo da Flare (Freedom Legality And Rights in Europe, emanazione internazionale dell’associazione Libera di Don Ciotti). «La criminalità organizzata è intollerabile in una Unione europea costruita sul rispetto dei diritti umani e della legge – ha detto Malmstrom – Il crimine non deve essere un affare redditizio. Per questo per la Ue è una priorità sviluppare una politica moderna ed efficace per la confisca e recupero dei patrimoni criminali». Rispondendo indirettamente alle richieste in tal senso arrivate dallo stesso Don Ciotti e dai tanti relatori della conferenza, la commissaria ha osservato che «la confisca colpisce i gruppi criminali: si sa che i malviventi preferiscono passare anni in galera piuttosto che perdere i loro soldi». «Finora –

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di ROMA e PROVINCIA

proteggere l’economia legale e che comprenderà una serie di iniziative per combattere la corruzione e le frodi contro gli interessi finanziari dell’Unione». Inoltre la Ue ha intenzione di far sì che entro il 2014 tutti gli stati membri si siano dotati di autorità centralizzate per la gestione dei beni criminali confiscati e recuperati, attualmente presenti in 20 dei paesi della Ue. Ilaria Signoriello

Ostia e litorale romano

Diminuiscono i reati nel 2010 è -17%

Diminuiscono i reati nel territorio di Ostia e dintorni, sul litorale romano. Riguardo al fenomeno della criminalità predatoria, i reati sono passati dai 1.227 del 2009 ai 1.026 del 2010, 201 in meno, pari al -17%, mentre l’attività di prevenzione ha portato a un notevole abbattimento del tasso dei furti, passati da 890 a 597 (-33%). Secondo i dati, i furti in abitazione sono diminuiti passando da 125 a 96 In calo anche quelli di auto, passati da 243 a 184 e quelli presso gli esercizi commerciali da 57 a 44.

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III RETE di GIORNALISTI e SCRITTORI ANTIMAFIE

ha aggiunto nel videomessaggio – le confische sono state modeste. Basti pensare che nel Regno Unito nel 2009 sono stati sequestrati beni per 185 milioni di euro, ma secondo studi del governo britannico i proventi criminali nel 2006 ammontavano a 18 miliardi di euro». Secondo la commissaria, la direttiva che vedrà la luce il prossimo anno «farà parte di una iniziativa più ambiziosa, diretta a


IV

di Andrea Sebastianelli Usura, riciclaggio di denaro, estorsioni e truffe. Questo l’intreccio criminale emerso in seguito all’operazione “Il gioco è fatto”, scattata nella Capitale la notte del 22 settembre scorso dopo due anni di indagini condotte dalla Squadra Mobile coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia della Procura di Roma. Un risultato rilevante che ha portato allo scoperto un vero e proprio giro di affari con il coinvolgimento di ex esponenti dalla Banda della Magliana, della Camorra e del clan dei Casamonica. Un sodalizio costruito intorno a figure chiave. Secondo le indagini della Squadra Mobile di Vittorio Rizzi e della sezione Criminalità Organizzata di Luca Armeni, la testa pensante del gruppo era un ristoratore di Grottaferrata, Francesco Mario Dimino, titolare del noto locale «Sapori di Sicilia». Il resto dell’organizzazione era formata da altri insospettabili professionisti: Simone Scorcelletti (pierre romano), Stefano Loconte (assicuratore), Massimo Alessandro (assicuratore), Gabriele Carbone (assicuratore), Armando Rinolfi (gioielliere) Fabrizio Testaguzza (commercialista) e Ernesto Rampini (avvocato penalista). Il gruppo si chiudeva con Guerino Casamonica, che svolgeva la funzione di recupero crediti. Le manette sono scattate per 11 persone, mentre le indagini hanno riguardato altri 23 sospettati.

R E T E

A N T I M A F I E

Usura, estorsioni e riciclaggio

Con l’omicidio Morzilli del 2008 il “gioco è fatto”

Sopra: alcuni componenti della Banda della Magliana e, in alto, il capo De Pedis A lato: l’omicidio di Morzilli del 2008 in un servizio del TG5 del 29 febbraio

Ma come si è arrivati all’operazione “Il gioco è fatto”? Le indagini furono avviate nel 2008, dopo l’omicidio di Umberto Morzilli, freddato a Roma nel quartiere popolare di Centocelle. Ripercorriamo le tappe principali di quella vicenda, su cui le indagini sono ancora aperte e potrebbero far emergere nuovi particolari sulle infiltrazioni criminali a Roma e provincia.

L’OMICIDIO MORZILLI E’ il 28 febbraio. Siamo a Roma, in piazza delle Camelie, incrocio con via Tor de Schiavi. Morzilli, 51 anni, poco dopo le 11 del mattino, mentre sulla sua mercedes percorre la rotatoria, viene avvicinato da una moto di grossa cilindrata con due uo-

mini a bordo. Da una pistola partono quattro colpi che lo uccidono all’istante. “Una vera e propria esecuzione della malavita” dichiarano gli investigatori. L’assassinato, conosciuto con il soprannome di “Umbertino”, è noto per diversi precedenti. Il Nucleo Speciale di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza comincia a interessarsi a lui nel 2002, quando Morzilli si trova a ricoprire il ruolo di liquidatore di una società, la “Toro 91”, che aveva affari anche nei Castelli Romani, e a Rocca di Papa in particolare. CHI ERA “UMBERTINO” Il nome di Umberto Morzilli figura più volte in inchieste sulla malavita della Capitale e in quelle che hanno riguardato

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gli intrecci economici fra la criminalità, le speculazioni edilizie e il mondo della finanza. Da sempre legato -secondo gli inquirenti-, alla Banda della Magliana e in particolare ad Enrico Nicoletti (definito dal giudice Lupacchini, la “banca” della banda), figura tra le persone indagate nel maggio 2007 nella vicenda del crack del finanziere Danilo Coppola. Quando, nel luglio 2007, Morzilli finisce nel registro degli indagati ha già alle spalle una condanna a tre anni di reclusione per tentata estorsione nell’ambito di un’inchiesta che coinvolge anche i figli di Enrico Nicoletti, Tony e Massimo, arrestati insieme a lui nel maggio 2003. In quell’occasione Morzilli e gli altri vengono accusati di


V

“Il gioco è fatto” in dettaglio

Ecco chi è Francesco Mario Dimino

Volevano vendere anche la sede della questura di Roma, la palazzina di via San Vitale per 900 mila euro, e per questo avevano già incassato una caparra di 50 mila euro. Questa è solo l’ultima delle tante truffe messe a segno dalla banda composta da 11 persone arrestate dalla Squadra Mobile di Roma. I criminali avevano messo a segno truffe a commercianti, professionisti, impiegati e ad esponenti del mondo dello spettacolo e delle forze dell’ordine. Oltre a proporre l’acquisto di immobili, venivano proposte anche assunzioni, millantando amicizie politiche. In modo fittizio avevano venduto anche l’appartamento del giocatore della Roma Cafù, la casa dell’ex presidente della Lazio Cragnotti, fino alla palazzina della Coin di via Cola di Rienzo. Il gruppo però intascava solo le caparre. Per le operazioni potevano contare su una serie di amicizie e complici come avvocati, commercialisti, agenti immobiliari e assicuratori. Alle vittime venivano dati gli appuntamenti spesso nella sede del tribunale civile di Roma poiché vantavano amicizie negli ambienti legali. Ma il gruppo prestava anche il denaro a

tassi usurai e per ricevere il pagamento delle rate utilizzavano anche personaggi di spicco dell’ex Banda della Magliana e della malavita romana, tra cui alcuni esponenti dei Casamonica. Il gruppo era capeggiato da Francesco Mario Dimino. Ma chi è questo personaggio di origine siciliana, proprietario del ristorante di Grottaferrata “Sapori di Sicilia”, accusato di essere al vertice di una rete criminale che operava su tutto il territorio romano compiendo affari illegali grazie a usura, riciclaggio di denaro, estorsioni e truffe? Francesco Maria Dimino, 45 anni, è un imprenditore romano nato a Sciacca, in cui poco tempo fa è stato anche presidente della locale squadra di calcio che militava nel campinato di Promozione. Una gestione durata poco più di due mesi, per evitare il fallimento restituì il sodalizio ai vecchi proprietari, promettendo però di “portare un giorno il calcio saccense nelle categorie professionistiche”. Ma le cronache giudiziarie si occuparono di lui già sei anni fa. Nel 2005, infatti, fu coinvolto in un’altra maxi-inchiesta su mafia, usura e riciclaggio. Il suo nome venne associato

a Enrico Nicoletti, ritenuto il “cassiere” della Banda della Magliana, e ai figli di quest’ultimo, Antonio e Massimo. Anche in questo caso l’inchiesta partì a causa della compravendita, ritenuta sospetta, di un bar-tavola calda collocato a ridosso di piazza Euclide a Roma, e il cui titolare con minacce e intimidazioni fu costretto a vendere l’immobile e la licenza per 100 mila euro, contro un valore di mercato stimato allora in 500 mila euro. Gli interessi di allora della banda sembrano gli stessi di quelli emersi oggi con l’operazione “il gioco è fatto”. Si sa, i lupi perdono il pelo ma non il vizio. (A.S.)

Dall’omicidio Morzilli all’operazione “Il gioco è fatto” estorsione e riciclaggio. I Carabinieri, all’epoca dei fatti, li accusano di aver chiesto una tangente di 200 mila euro ad un commerciante e di aver fatto esplodere un ordigno all’interno di un negozio della vittima dell’estorsione. Gli inquirenti della Procura di Roma, invece, nel 2007 accertano che Morzilli tra il 1999 e il 2001 ha rapporti di affari con Danilo Coppola in relazione all’acquisto, da parte dell’immobiliarista, di due alberghi, tra cui il famoso “Daniel’s”.

L’INCHIESTA SI SPOSTA AI CASTELLI ROMANI L’inchiesta avviata dalla Procura di Roma porta ai Castelli Romani, precisamente a Rocca di Papa. Come detto, Morzilli il 12 dicembre del 2002 viene nominato liquidatore della “Toro 91”. Attraverso il

provvedimento del Giudice per le Indagini Preliminari (che porterà agli arresti di Coppola), sappiamo che “due settimane più tardi, il 26 dicembre 2002, la “Toro 91” cede a un’altra società, la “SPI.CA.”, un terreno situato a Rocca di Papa, esattamente in via delle Barozze, al prezzo di 350 mila euro più iva”. Quindi, l’operazione speculativa partita dalla “Toro 91” con l’acquisto del terreno di Rocca di Papa, prosegue. “Il 27 novembre del 2003- si legge nell’ordine di custodia cautelare- la “SPI.CA.” a sua volta vende l’immobile realizzato sul terreno di Rocca di Papa, alla “Cantieri del Sud” (intestata per il 98 per cento a una fiduciaria, ma riferibile a Coppola; il restante 2 per cento, nel 2004, finisce a Luigi Marotta, un salernitano con precedenti

poco rassicuranti) al prezzo di cinque milioni e mezzo di euro più iva”. Un guadagno netto di oltre cinque milioni di euro. Ed è lo stesso Gip a far notare come sia la “Cantieri del Sud” che la “SPI.CA.” sono “società riferibili al Gruppo Coppola”. Intrecci fitti che attirano l’attenzione dei finanzieri proprio su Umberto Morzilli, uno strano imprenditore, titolare di un’officina, proprietario di una Ferrari e di una barca. Tra i documenti sequestrati dalla Guardia di Finanza vi sono anche le prove dell’acquisto di un altro terreno, questa volta in Umbria, a Torgiano, sempre in nome e per conto della società “Toro 91”. Gli inquirenti puntano sulla vendetta o sul regolamento di conti per spiegare la morte di “Umbertino”. Per questo le piste battute furono subito

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Andrea Sebastianelli

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il traffico di droga, il riciclaggio e le estorsioni, e dopo due anni le indagini, con l’operazione “Il gioco è fatto”, hanno effettivamente scoperchiando una ragnatela di insospettabili professionisti a servizio di un’organizzazione criminale diffusa. Le due vicende, quella di Morzilli a Rocca di Papa e l’arresto del ristoratore di Grottaferrata (senza tener conto dell’imprenditore della ‘Ndrangheta Cosimo Virgiglio che dimorava a Monte Porzio Catone), dimostrano come ormai i Castelli Romani siano uno dei territori più amati dalle organizzazioni criminali per collocare le basi dei loro interessi criminali e per svolgervi anche i loro loschi affari, a cominciare dal riciclaggio di denaro sporco.

R E T E


Operazione “White Wolf”, colpo al clan della droga

I Carabinieri del Nucleo Operativo della Compagnia Roma EUR hanno individuato ad Amsterdam uno dei soggetti sfuggiti alla cattura nel luglio 2009 nell'ambito dell'operazione "White Wolf". L'uomo, un pregiudicato bosniaco di 50 anni, si era rifugiato nella Capitale Olandese, dove le locali forze dell'ordine lo hanno fermato in esecuzione del mandato di arresto europeo emesso nei suoi confronti. Il 50enne, dopo l'estradizione, è stato preso in consegna dai Carabinieri all'aeroporto di

Fiumicino, ove è giunto sotto scorta, per poi essere associato al carcere di Regina Coeli. L'indagine "White Wolf" portò, nel mese di luglio 2009, all'esecuzione di 48 ordinanze di custodia cautelare nei confronti dei componenti di un gruppo criminale, formato per lo più da soggetti di etnia Rom, dedito al traffico internazionale di cocaina. Nel periodo interessato dalle indagini, coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Roma, fu documentata l'av-

venuta introduzione nel territorio Nazionale di 60 chilogrammi di cocaina proveniente da Spagna e Olanda. Il quantitativo medio annuo della droga introdotta in Italia si aggirava intorno ai 150 chilogrammi, con un volume d'affari per la banda stimato in circa 13 milioni di euro. La droga entrava nel territorio Nazionale grazie ad autovetture di grossa cilin-

Sgominata la band transnazionale

L’indagine è stata condotta dalla Squadra Mobile di Roma L’Italia come ponte per il trasferimento dei clandestini dalle Regioni dell’Afghanistan ai Paesi del centro e nord Europa, operato dietro pagamento di ingenti somme di denaro versato dai congiunti dei migranti unitamente alle somme occorrenti ai costi del trasferimento e mantenimento degli stessi. Per i trasferimenti delle somme in denaro pattuite per l’ingresso illegale utilizzato il sistema “hawala”, che consente l’anonimato dei soggetti “hawalard”coinvolti nei vari transiti di denaro. E’ quanto emerso da un’indagine congiunta delle Squadra Mobile delle Questure di Roma e Bolzano e della Digos della Questura di Frosinone, coordinata dal Servizio Centrale Operativo e coordinata dai Sostituti Procuratori della Direzione distrettuale antimafia presso la Procura di Roma Leonardo Frisani e Francesco Polino, conclusasi con l’emissione di 48 ordinanze di custodia cautelare in carcere

emesse a firma del G.i.p. Maria Bonaventura. All’Ufficio immigrazione della Questura di Roma è stato invece affidato il supporto sul fronte della trattazione dei clandestini e dei riscontri ulteriori di specifica competenza necessari alle indagini. L’organizzazione criminale, composta da soggetti, prevalentemente di origine afgana, con base operativa anche a Roma, era affiliata ad un più esteso gruppo criminale transnazionale origi-

nariamente di origina curda e finalizzata al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina ed al procacciamento e/o alla falsificazione di documenti validi per l’espatrio, con ramificazioni in diversi Stati tra cui l’Afghanistan, Pakistan, Iran, Grecia, Turchia, Francia, Svezia, Norvegia e Regno Unito. I dettagli dell’operazione sono stati illustrati nel corso di una conferenza stampa che si è tenuta il 12 gennaio presso la Procura della Repubblica di Roma.

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drata munite di appositi doppi fondi: in un caso per il trasporto della "polvere bianca" fu utilizzata anche una lussuosa Ferrari, successivamente sequestrata dai Carabinieri. Il capo dell'organizzazione, attualmente detenuto, curava personalmente i contatti con i narcotrafficanti in Olanda e Spagna, dove spesso andava per trattare l'acquisto di grosse partite di sostanza stupefacente. Le telefonate intercettate tra gli associati erano nei dialetti rom, sinto e caldaras, lingue per le quali non risultava iscritto alcun interprete ufficiale. La traduzione fu resa possibile grazie all'impiego di una persona delle stesse origini, nominata interprete dall'A.G. con generalità di copertura per tutelarne l'incolumità. Da notare, infine, che l'organizzazione era solita muoversi con particolare efferatezza, determinazione e capillare controllo del territorio, entrando in aperto contrasto, per la spartizione del mercato, con i componenti di un'altra famiglia Rom. In una circostanza, gli appartenenti ai due gruppi criminali diedero vita ad un inseguimento lungo le strade di Rotterdam (Olanda), armi in pugno per tentare l'uno di sottrarre all'altro con la forza la partita di droga appena acquistata. Andrea Rasetti


n° antiusura: 800.86.28.61

Un numero verde contro l’usura

Incontro-dibattito a Frascati il prossimo 1 febbraio, 20.30

Gherardo Colombo, “quale giustizia?”

La giustizia è uno dei temi al centro del dibattito politico attuale: alcuni ritengono che sia necessaria una riforma del sistema giudiziario; altri, invece, preferiscono difendere la Costituzione, ritenuta una delle migliori del mondo, ma spesso Un numero verde contro l’usura a sonon ancora attuata. Gherardo Colombo, stegno di famiglie e imprese. A pregià magistrato di “Mani pulite”, rappresentarlo lo scorso 11 gennaio presso la senta una delle figure più autorevoli sede della Regione Lazio la Presidente nella storia del diritto italiano e presenRenata Polverini e l’Assessore alla Siterà il suo libro “Sulle regole” a Frascati curezza, Giuseppe Cangemi. il prossimo martedì 1 febbraio. L’inizia“Con il numero verde regionale tiva, promossa dall’associazione cultu800.86.28.61, e una e-mail dedicata, La Presidente della Regione rale “Alternativ@mente”, e dal titolo antiusura@regione.lazio.it, si vuole forLazio, Renata Polverini “Quale giustizia?”, si terrà presso le Scunire supporto informativo e aiuto ai citderie Aldobrandini (Piazza Marconi) tadini del Lazio che vivono situazioni euro nel prossimo biennio nella lotta alle ore 20.30. Dopo l’intervento del di disagio economico o che sono po- all’usura e oggi presentiamo due dott. Colombo, seguirà un dibattito metenziali vittime del reato d’usura”. azioni concrete - ha spiegato la Presi- diato da Enrico Del Vescovo. Operatori specializzati risponderanno dente Polverini -. Nel Lazio le province a partire dal 17 gennaio dal lunedì al di Latina e Frosinone sono le più colvenerdì, dalle 9 alle 18, esclusi i giorni pite dal fenomeno, ma anche a Roma festivi. L’iniziativa sarà sostenuta da bisogna tenere alta l'attenzione. La una forte campagna di comunicazione campagna verrà realizzata anche gra- alle Questure e le Prefetture. Da qui a e sensibilizzazione che nella prima zie al recupero di risorse che non erano qualche mese avremo un prospetto più parte dell’anno sarà rivolta alle im- state impegnate dalla precedente am- chiaro di quella che è la situazione del prese con lo slogan ‘Chiuso per usura’ e ministrazione e rischiavano di andare fenomeno dell'usura nella Regione e nella seconda alle famiglie con il mes- perse”. quelle che sono le richieste dei cittadini saggio ‘L’usura divora’. L'assessore Cangemi ha sottolineato che rimangono vittime del fenomeno”. “La Regione investirà 11 milioni di che “i dati raccolti verranno inoltrati Andrea Rasetti

In memoria di Rocco Chinnici, un magistrato in direzione ostinata e contraria

In occasione del 27mo anniversario dell’omicidio di Rocco Chinnici (che inaugurò la stagione delle stragi di mafia) la Fondazione che porta il nome del magistrato palermitano sta promuovendo nel Belice (ma speriamo che presto raggiunga anche altre parti d’Italia) una mostra itinerante per non dimenticare. Nell’attentato del 29 luglio 1983 un’autobomba piazzata in via Pipitone Federico a Palermo, oltre a Chinnici causò anche la morte di due carabinieri della scorta e del portiere dello stabile dove abitava il Consigliere Istruttore del Tribunale di Palermo. La “Mostra alla memoria” è stata pensata come un vero e proprio percorso temporale in

di DANIELA DI ROSA

cui, come in una macchina del tempo, si riesce ad avvertire il clima di quegli anni e lo spessore morale di un magistrato come Rocco Chinnici, deciso a non abbassare lo sguardo e la coscienza di magistrato di fronte

alla mafia. I pensieri di Chinnici accompagnano i visitatori che riescono così a seguire le tappe della sua vita, guidati anche dalle testimonianze di colleghi e familiari. Verrebbe da dire che questa mostra descrive nel modo migliore una domanda ricorrente: “come si diventa eroi?”. Alla fine ci si accorge che eroi si diventa non per volontà ma semplicemente perché i valori che si hanno non si è disposti a svenderli per niente e per nessuno. Sono dei macigni, delle rocce che resistono a tutto e a ogni spinta contraria. Vengono in mente le parole di un album di De Andrè, “In direzione ostinata e contraria”. Ecco, Rocco Chinnici è stato ostinato nel perseguire l’organizzazione criminale più forte del mondo, ed è stato contrario quando la politica rallentava la sua azione anti-mafia. Rocco Chinnici

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deve essere d’esempio soprattutto per i giovani, verso i quali Chinnici nutriva una grande speranza. Scriveva il magistrato: «La mia fiducia è nelle nuove generazioni. Nel fatto che i giovani, credenti, non credenti, della sinistra, democratici, di nessuna militanza politica, si ribellano, respingono il potere della mafia. Questa è la grande speranza che sta germogliando».


NEWS da 10 gennaio, Roma

ARRESTATI A ROMA BONNIE E CLYDE

MAFIOPOLI

Da tempo gli investigatori della Squadra Mobile della Capitale, diretta dal dott. Vittorio Rizzi, erano sulle tracce di R.C. e C.V., lui 50enne e lei di 10 anni più giovane. I due, entrambi romani pregiudicati, sono ritenuti responsabili di una serie di rapine ai danni di banche di Roma e Tivoli, avvenute tutte nel corso del 2010. Le indagini hanno avuto inizio nel mese di settembre dello scorso anno, a seguito della rapina avvenuta ai danni della Cassa di Risparmio di Firenze di via Paisiello, nel quartiere Pinciano. La coppia è stata individuata e fermata in un bar di via Augusto Terenzi, nel quartiere Tuscolano. All’interno dell’appartamento abitato dai malviventi, gli agenti hanno recuperato parte della refurtiva dell’ultima rapina e sequestrato documenti falsi che servivano a favorire la loro latitanza. I due, sono stati arrestati in esecuzione delle ordinanze di custodia cautelare ed accompagnati presso il carcere di Rebibbia. 12 gennaio, Roma

“OPERAZIONE REPLAY” CONTRO IL RICICLAGGIO

Erano specialisti nella contraffazione di documenti e nel riciclaggio di veicoli ma, all’alba del 12 gennaio, gli agenti della Polizia Stradale di Roma, dopo mesi di indagine, hanno messo fine alle loro attività illecite, eseguendo le ordinanze di custodia cautelare in carcere, disposte dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Roma per i reati di riciclag-

gio, ricettazione e falso. Nel 2009, nell’ambito delle attività di controllo del territorio, gli agenti delle Stradale hanno sequestrato dei veicoli riciclati da cui poi ha avuto inizio tutta l’attività di indagine, intercettazione e pedinamenti che ha portato ad individuare i responsabili: A.V. nato a Teramo nel 1967, L.G. di Roma nato nel 1969, M.L. nata a Roma nel 1965, M.O.M. nato a Roma nel 1961, P.R. nato a Roma nel 1969 e C.W. nato a Roma nel 1972 ed al sequestro di 27 veicoli di media ed alta gamma di provenienza furtiva. A carico dei responsabili, che sono stati trasferiti al carcere di Rebibbia e di Regina Coeli, sono state effettuate anche delle perquisizioni che hanno consentito il sequestro di veicoli rubati, di documenti falsi, di software atti alla falsificazione documentale e di software atti all’alterazione di parti elettroniche di veicoli.

I militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Roma hanno portato a termine un’intensa attività d’indagine che ha permesso la scoperta di un vasto e complesso sistema di frode ai danni dello Stato. L’attività trae spunto da una segnalazione dell’INPS di Civitavecchia inerente all’elevato numero di richieste di iscrizione alla gestione separata del medesimo ente da parte di cittadini romeni che dichiaravano di svolgere attività di lavoro autonomo, nella maggior parte dei casi come podologi. Le investigazioni hanno condotto ad individuare una donna di origine romena che, attraverso la falsificazione di atti pubblici e certificazioni amministrative, ha consentito a numerosi suoi connazionali di soggiornare sul territorio italiano accedendo a quelle prestazioni sociali, come l'assistenza sanitaria, garantite esclusivamente a soggetti residenti. 150 sono i cittadini romeni coinvolti i quali, a fronte del pagamento di 400 euro, ottenevano dalla donna la documentazione inerente all’apertura di una partita iva e l’iscrizione alla gestione separata INPS. (A cura di Andrea Rasetti)

I Carabinieri del Nucleo Operativo di Frascati hanno arrestato un italiano 29enne, rinvenendo presso la propria abitazione alcune dosi di cocaina e hashish. Nei giorni precedenti i militari avevano eseguito alcuni servizi di osservazione, notando uno strano movimento di giovani nei pressi di un piccolo supermercato. Successivamente hanno fatto scattare il blitz: il gestore del supermercato è stato fermato e accompagnato presso il proprio domicilio dove è stata eseguita la perquisizione. I militari hanno rinvenuto e sequestrato diverse

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“Nel Lazio operano clan dei Casalesi nel pontino mentre la ‘ndrangheta si occupa maggiormente di riciclo di denaro sporco nei grandi locali del centro della Capitale. Le cosche sono spesso in contatto con ciò che rimane della Banda della Magliana, senza dimenticare l’ingerenza di famiglie nomadi quali i Casamonica o i Di Silvio”. ALL’INTERNO

L’avvocato Finirà la antiSaviano Mafia? L’arresto di Michele Santonastaso, l’avvocato anti-Saviano, difensore del boss Francesco Bidognetti del clan dei Casalesi, dimostra che la mafia dei colletti bianchi è un pericolo sempre in agguato

Bianca La Rocca di SOS Impresa

“Il gioco è fatto”

Undici arresti e decine di perquisizioni a Roma per l’indagine denominata ‘Il gioco è fatto’, che ha svelato un sodalizio criminale dedito all’usura, al riciclaggio, all’estorsione e alla truffa

di Andrea Sebastianelli Lo scorso 21 settembre è stata la giornata contro l’usura promossa da SOS Impresa di Confesercenti, che ha messo in evidenza un giro di affari che raggiunge 20 miliardi di euro. E la regione Lazio figura tra i primi posti in questa drammatica e sconcertante classifica. In questo numero della nostra “Rete Antimafie” troverete quindi un approfondimento per comprendere la diffusione e la radicalità di quelli che un tempo venivano chiamati strozzini o cravattari e che spesso oggi fanno capo a gruppi criminali organizzati con strutture capillari ben distribuite nel vasto territorio laziale. Troverete anche la triste storia di un usurato che grazie alla sua tenacia, all’amore della propria famiglia, al supporto delle forze dell’ordine e di SOS Impresa, ha saputo denunciare gli aguzzini iniziando una nuova vita dopo aver subito minacce d’ogni tipo al limite della sopportazione umana. Un atto di coraggio prima di decidere di farla finita. Nel Lazio sono circa 28 mila i commercianti finiti in questa ragnatela da cui appare difficile potersi liberare. Ma rivolgendosi alla rete capillare messa in piedi da SOS Impresa, uscire dal tunnel dell’usura non è più impossibile. Buon approfondimento.

PADRE PUGLISI

Un recente dossier di Daniele Poto, dell’Associazione “Libera”, ha portato alla luce le strade che le organizzazionizioni criminali (‘Ndrangheta, Camorra, Cosa Nostra e Sacra Corona Unita), attraverso il calcio tentano di percorrere per riciclare denaro sporco, controllare il giro di scommesse clandestine, comprare partite e gestire persino i settori giovanili. Un caso su tutti, quello del Potenza Calcio, il cui presidente Giuseppe Postiglione, fu arrestato nel novembre del 2009. L’inchiesta della Procura scoperchiò una fitta rete di collegamenti tra la società e gli ambienti criminali NE LLE PAGINE IV e V

Giuseppe Postiglione

Altro colpo Paolo Borsellino Cent’anni Appalti nel mirino al clan di storia I PM della Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria hanno chieso le prime condanne per gli imputati della ‘Ndrangheta accusati di svolgere affari illeciti nel porto di Gioia Tauro. Ad accusarli le dichiarazioni di Cosimo Virgiglio che ai Castelli gestiva l’hotel Villa Vecchia.

Proseguono le azioni delle forze dell’ordine contro il clan dei Casamonica che controllano l’usura e i traffici di droga a Roma e provincia. I Carabinieri di Castel Gandolfo hanno arrestato tre esponenti dell’omonima famiglia rom, in seguito ad un blitz condotto in un’abitazione di Ciampino.

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RETE di GIORNALISTI e SCRITTORI ANTIMAFIE di ROMA e PROVINCIA

il Segno

il Segno

supplemento al n. 11 - Novembre 2010 de “il Segno”

n.

supplemento al n. 12 - Dicembre 2010 de “il Segno”

n.

Casamonicary sto Gli eredi della Magliana

Chi sono i Casamonica? Come hanno conquistato la Capitale? Quando iniziarono la loro scalata all’egemonia criminale della regione? Il clan, che oggi conta oltre 600 adepti, sembra ormai avere ramificazioni che ricordano quelle della famosa Banda della Magliana, di cui sono gli unici e veri eredi. In IV e V pagina

Il libro del mese

Grottaferrata L’ex ristorante diventa un bene comune

In VI pagina

Nasce la Rete per la legalità contro l’usura e il racket

In VI pagina

Roma e Lazio “riciclone” di... denaro sporco delle mafie Carceri che News da

Organizzare scoppiano Mafiopoli il coraggio Quella di Pino Masciari e della sua famiglia è una storia che non può essere dimenticata. Pino è un imprenditore calabrese che non cede al ricatto e ai soprusi della ‘Ndrangheta ma con tenacia e coraggio riesce a scardinare un sistema criminoso ritenuto prima di lui invincibile.

il Segno

Con 3,3 miliardi di euro ogni anno l’usuraimbavaglia un’intera regione

11 Le mafie nelpallone

RETE di GIORNALISTI e SCRITTORI ANTIMAFIE di ROMA e PROVINCIA

il Segno

SOTTOSCRIVI PER IL SEGNO Banca Credito Cooperativo Castelli Romani IBAN:IT11B0709239230000000103028

supplemento al n. 10 - Ottobre 2010 de “il Segno”

n.

il Segno

Stampato in proprio

Il Segno non usufruisce di alcun finanziamento pubblico, nè comunale, nè provinciale, nè regionale, nè statale, nè europeo.

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RETE di GIORNALISTI e SCRITTORI ANTIMAFIE di ROMA e PROVINCIA

il Segno

il Segno

FUGGE ALL’ESTERO IL BOSS DELLA ‘NDRANGHETA

MANETTE AL PUSHER 29ENNE INSOSPETTABILE

Manoscritti e foto anche se non pubbliil Segno cati non si restituiscono. Il contenuto organo dell’associazione culturale degli articoli, dei servizi, le foto ed i “Terre Sommerse Castelli” loghi, rispecchia esclusivamente il Registrazione Tribunale di pensiero degli artefici e non vincola Velletri n. 5/02 del 19/02/2002 mai in nessun modo il Segno, la direzione e la proprietà. Le inserzioni sono DIREZIONE riservate ai soli associati e simpatizVia dei Monti, 24 - Rocca di Papa zanti ed hanno carattere divulgativopromozionale nel loro stesso ambito. DIRETTORE

RESPONSABILE Andrea Sebastianelli

13 gennaio, Roma

12 gennaio, Frascati

RETE di GIORNALISTI e SCRITTORI ANTIMAFIE di ROMA e PROVINCIA supplemento al n. 1 (gennaio 2011) del mensile indipendente

dosi di cocaina e di hashish, sostanze da taglio, materiale vario per il confezionamento e bilancini di precisione. Il giovane 29enne, insospettabile incensurato, è stato arrestato e sarà processato con rito direttissimo, dovrà rispondere di detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti.

In VII pagina

Ritratti d’autore

Falcone, l’uomo che volava molto in alto

Hai perso qualche numero del Segno? Vuoi ritrovare un articolo della Rete? Da oggi puoi consultare tutti i numeri dei nostri mensili collegandoti al sito internet: www.issuu.com/ilpiccolosegno. Buona lettura! DI ROSA in VII pagina

In VII pagina

In VI pagina

La storia di Padre Pino Puglisi, ucciso dalla Mafia perchè le sue parole facevano più paura delle pallottole. ETTORE ZANCA in II e III pagina

In VI pagina

In VII pagina

In VII pagina

La vita e la storia del giudice Borsellino assassinato il 19 luglio 1992 nel cuore della sua Palermo. ETTORE ZANCA in II e III pagina

In VII pagina

In III pagina

In ultima pagina

In II e III pagina


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