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supplemento al n. 2 - Febbraio 2011 de “il Segno”
n.
Roma e provincia
La MAPPA degli interessi criminali
Chi si spartisce il territorio criminale della Capitale e dell’intera regione? Quali interessi si nascondono dietro le organizzazioni malavitose che ormai si sono insediate in modo permanente anche nel Lazio? La relazione del Presidente della Corte d’Appello di Roma merita un’attenta analisi. In IV e V pagina
Canili lager
Un nuovo business
E’ stata presentata, dopo tre anni di lavoro, un’inchiesta dell’associazione animalista Aidaa che ha messo in luce i vasti interessi criminali della malavita organizzata nella gestione di canili lager, soprattutto nel Sud Italia. Un business che rende ogni anno circa 100 milioni di euro.
In VII pagina
il Segno
il Segno
RETE di GIORNALISTI e SCRITTORI ANTIMAFIE di ROMA e PROVINCIA
Castelli Romani
Affidato un nuovo bene sequestrato
In VII pagina
Operazione contro traffico internazionale di droga
In VI pagina
Stalking, pedofilia e reati domestici in aumento
Droga a News da San Basilio Mafiopoli
In VI pagina
In ultima pagina
In V pagina
Ritratti d’autore
Boris Giuliano, il commissario-sceriffo
In II e III pagina
Boris Giuliano, uno sceriffo contro la Mafia
Ritratti d’autore,
BORIS GIULIANO di Ettore Zanca Questa è una storia che inizia con una imprecisione sul nome. Il Commissario Boris Giuliano, ottimo poliziotto della Squadra Mobile, diventatone poi anche capo, non si chiamava Boris. Non di primo nome. Per tutti in famiglia era Giorgio. Per i giornalisti Boris era una pennellata nominativa che ben contornava l’intero quadro. Un uomo allegro ma duro, scrupoloso nel suo lavoro con due baffi e un viso da poliziotto americano. Soprannominato non a caso e senza alcuna ironia “lo sceriffo”. Questa è una storia che ricorda vagamente la battaglia delle Termopili.
I CORLEONESI FANNO PULIZIA TRA LE COSCHE
Tra gli anni sessanta e settanta la Mafia scatenava tutta la sua potenza di fuoco contro chiunque provasse a contrastarla. Era il periodo dei Corleonesi impegnati a fare pulizia dentro e fuori le cosche. A contrastare un esercito invisibile c’erano anche onesti portatori di divise delle forze dell’ordine. Persone che contrariamente a tanti ibridi conoscevano esattamente i confini tra il bene e il male e li difendevano. Boris era uno di questi. Nella gola che separava Palermo dalla sua invasione barbarico-mafiosa c’era anche lui. I giornalisti di cronaca nera che a quei tempi convivevano con gli orari della Squadra Mobile ricordano con una punta di tenerezza un furgoncino, simbolo della povertà dei mezzi con cui si contrastava il crimine. il Segno
Era uno dei pochi mezzi civetta usati per il pedinamento. C’era poco materiale ma tanto cervello. Boris era uno dei più brillanti. Il problema, più per la Mafia che per lui, era che tutto gli riusciva dannatamente facile. Sembrava che avesse le stimmate dell’intuizione, ma aveva anche una dote che alla lunga ne ha fatto il nemico numero uno di Cosa Nostra.
LA DOTE MIGLIORE DI GIULIANO ERA L’OSTINAZIONE
Non mollava mai. Per questo ancora adesso le vie che conducono al suo omicidio sono plurime, anche se motivate da unica mano. Indagava alacremente sulla scomparsa di Mauro De Mauro, giornalista de “l’Ora”, fu il primo a intuire le implicazioni scomode delle piste che seguiva. Una fra tutte quella che chiariva
“Fu tra i primi ad ascoltare il progenitore di tutti i pentiti di Mafia, Leonardo Vitale, considerato successivamente pazzo, ma in grado di snocciolare agli increduli inquirenti un quadro di Cosa Nostra che Buscetta anni dopo dovrà solo limitarsi a confermare”
definitivamente la morte di Enrico Mattei, i suoi mandanti e i motivi che portarono al sabotaggio del suo elicottero. Fu tra i primi ad ascoltare il progenitore di tutti i pentiti di Mafia, Leonardo Vitale, considerato successivamente pazzo, ma in grado di snocciolare agli increduli inquirenti un quadro di Cosa Nostra che Buscetta anni dopo dovrà solo limitarsi a confermare. Il meccanismo della sua eliminazione sembra scattare su un episodio, il ritrovamento di una valigia all’aeroporto contenente denaro a pagamento di una partita di droga. È uno degli elementi
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su cui Giuliano inizia a verificare tutti i rapporti tra Mafia e stupefacenti, collaborando con l’FBI allo smantellamento di una porzione importante dell’asse di traffico italoamericano.
“LA MAFIA GLI FECE PAGARE TUTTO”
Prima di quel 21 luglio 1979, giorno in cui come dice Daniele Billitteri sul suo libro dedicato al suo amico Commissario, Boris Giuliano “voleva pagare solo un caffè al bar Lux e la Mafia gli fece
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II
21 luglio 1979, l’attentato a Boris Giuliano
Ritratti d’autore,
BORIS GIULIANO
pagare tutto”, Boris lascia piccole gocce di episodi allegri. Come quando raccontava che in un paesino i Carabinieri stavano indagando su un omicidio e lui stava dando una mano. Il Maresciallo incaricato delle indagini aveva in mano un fucile forse usato per il delitto ma sentenziò: “questo fucile non spara da anni!”, Giuliano si accorse che nella stanza insieme all’oro c’era anche il sospetto, fermato e lasciato in disparte. Gli chiese solo: “sei stato tu?”, risposta “sì!” “e perché non l’hai detto?” , “nessuno me lo aveva chiesto”, “con che hai sparato?”, “con quello”. Stava indicando il fucile in mano al Maresciallo, quello che non sparava da anni. Lascia la sua malinconia nel vedere andare via tra il piombo amici e colleghi, dicendo “è il nostro mestiere, dobbiamo aspettarcelo”.
29 LUGLIO 1983, A PALERMO E’ UN GIORNO COME UN ALTRO
Lascia la sua immagine di uomo coraggioso ma non imprudente. Aveva paura, ma andava avanti anche se come canta Faletti in “signor tenente”: qui diventa sempre più dura quando ci tocca di fare i conti con il coraggio della paura. Quello che più colpisce è che se ne è andato come uno sceriffo a cavallo. Il suo più grande dramma era proprio quello di trovarsi a cavallo tra una Mafia rurale e una che metteva le mani su Palermo con tutti i mezzi. Ma questo non può spaventare uno sceriffo.
Una breve biografia
Il Commissario che fiutava una traccia e la seguiva fino in fondo Boris Giuliano è stato un investigatore della Polizia di Stato, in servizio alla Squadra Mobile di Palermo, dalla fine degli anni sessanta fino al suo omicidio avvenuto il 21 luglio 1979. Divenne anche capo della Squadra Mobile dopo la promozione ad altri incarichi di Bruno Contrada, suo ottimo amico e suo superiore. Nei vari procedimenti a suo carico, Contrada non volle mai che si facessero illazioni sul rapporto col Commissario Giuliano, è stato uno dei pochi argomenti su cui si è difeso con veemenza maggiore. Chi lo ha conosciuto parla di Boris come di un uomo brillante e allegro e con un intuito investigativo fuori dal comune. Lo steso che gli valse anche un tirocinio presso l’accademia FBI di Quantico. Fu ucciso da Leoluca Bagarella all’interno del bar Lux, mentre pagava un caffè. Sul suo omicidio si muovono alcuni moventi. Il primo porta alle sue indagini sulla scomparsa del Giornalista Mauro De Mauro. Si ipotizza che Giuliano o fosse vicino a scoprire l’effettiva sussistenza della tesi dell’attentato a Enrico Mattei, Presidente dell’ENI che osteggiava le compagnie petrolifere americane (tesi appunto battuta da De Mauro), oppure che avesse scoperto che De Mauro era in possesso di informazioni importanti sui legami tra Mafia e politica in particolare in merito al cosiddetto Golpe Bor-
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di ROMA e PROVINCIA
ghese. La seconda pista porta a una serie di connessioni che Giuliano aveva scoperto tra Leoluca Bagarella e Michele Sindona, mentre cercava di effettuare l’arresto del primo, nonché mentre collaborava insieme agli inquirenti statunitensi allo smantellamento di un traffico di droga. Durante i processi tuttavia ci furono alcune singolari tesi che misero in comune l’omicidio Giuliano con quello del Maresciallo dei Carabinieri
Basile, avvenuto qualche mese dopo. Secondo alcuni elementi emersi in procedimenti contingenti i due sarebbero stati uccisi per il fastidio che arrecavano alla Mafia rurale di Monreale sulla quale si trovavano a indagare. Le orme di Boris sono state seguite dal figlio Alessandro, valente capo della Squadra Mobile di Milano e autore dell’arresto del serial Killer Michele Profeta mentre era in servizio a Padova.
40 associazioni si riuniscono in rete per conbattere l’usura
Un coordinamento nel Lazio tra le varie associazioni e fondazioni che combattono ogni giorno il fenomeno dell’usura e del racket si è costituito recentemente nell’ambito di “Rete per la legalità” che riunisce oltre 40 associazioni a livello nazionale. “Alla rete si aderisce sulla base di un codice etico - ha spiegato Lino Busà, Presidente di Sos Impresa, costola di Confesercenti - che a sua volta si basa su tre principii: volontariato, gratuità e obbligo di denuncia”.
www.sosimpresa.it febbraio 2011 - n.
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III RETE di GIORNALISTI e SCRITTORI ANTIMAFIE
Il Commissario Boris Giuliano
IV
di Andrea Sebastianelli E’ sufficiente leggere alcuni titoli dei quotidiani del mese scorso per rendersi conto che l’emergenza criminale a Roma e nell’intera regione è un allarme più che motivato. “Così le mafie si dividono il territorio”, “La Mafia vuole gli alberghi. I cinesi griffe contraffatte”, “Gli appalti obiettivo del clan”, “Mafia, crescono le infiltrazioni nella Capitale”. Sono tutti titoli scaturiti dalla relazione del Presidente della Corte d’Appello di Roma, Giorgio Santacroce, che ha messo in evidenza un intero anno di lotta al crimine organizzato. Solo nell’ultimo anno sono stati avviati a Roma ben 354 provvedimenti per mafia, 356 misure cautelari e 377 richeste di rinvio a giudizio. Un provvedimento per ogni giorno dell’anno. Questi pochi dati dimostrano che le infiltrazioni nel tessuto socio-economico sono ormai stabili e quindi è necessario acquisire consapevolezza per frenare l’avanzare incontrastato dei nuovi boss. E allora è bene averla a mente la mappa della criminalità di Roma e provincia. In tutto il Lazio sono stati individuati dall’Osservatorio Tecnico Scientifico per la Sicurezza e la Legalità della Regione Lazio tra le 60 e le 70 cosche provenienti dalle altre regioni italiane. 25 legate alla ‘Ndrangheta, una ventina alla Camorra, 15 a Cosa Nostra, 2 vicine alla Sacra Corona Unita della puglia. Poi ci sono i gruppi criminali locali, a cominciare dal clan dei Casamonica.
Roma e provincia terra di conquista per i criminali
LE COSCHE CRIMINALI NELLA PROVINCIA DI ROMA
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SETTORI ECONOMICI SOTTO ATTACCO DELLA CRIMINALITA’
- Distribuzione di prodotti ortofrutticoli e mercato agroalimentare - Appalti grandi opere - Edilizia residenziale - Smaltimento dei rifiuti - Settore della ristorazione - Supermercati - Centri commerciali
Un intreccio fitto di relazioni e di spartizione del vasto territorio laziale, con precisi ambiti di interessi, usura, riciclaggio, estorsioni, droga e controllo degli appalti pubblici. A Roma a farla da padrone sono i Casamonica con diramazioni che arrivano a coinvolgere ex appartenenti della dissolta Banda della Magliana. Per alcuni quartieri è possibile parlare di veri e propri confini stabiliti tra i clan rivali. San Basilio (zona est di Roma) a comandare è la ‘ndrina dei Sergi-Marando; alla Borghesiana il clan Ierinò; a Flaminio Nord la vera padrona è la ‘Ndrangheta con le ‘ndrine Morabito, Bruzzaniti, Palamara, Speranza e Scriva. Nei quartieri a sud della Ca-
dati dell’Osservatorio per la Sicurezza e la Legalità della Regione Lazio
pitale, Tor Bella Monaca e Centocelle, è la Camorra (clan Moccia) a gestire le attività criminali con rapporti sempre più stretti con la ‘Ndrangheta (‘ndrine La Rosa e Nastasi), con Cosa Nostra (Turone e Miloni) e i Casamonica che, infatti hanno avuto il loro nucleo originario a Morena (Ciampino) per poi allargarsi ben presto in tutto l’Appio-Tuscolano compresa l’Anagnina fino ai Castelli. Il tutto insieme al clan degli Alvaro. Sul litorale laziale a contendersi soprattutto il mercato della droga sono alcuni esponenti dell’ex Banda della Magliana, il clan Fasciani, il clan Cuntrera-Capuana, il clan Triassi (legato a Cosa Nostra) e il clan Senese della Ca-
morra. In queste zone la criminalità è specializzata anche nell’acquisizione, tramite prestanome, di attività commerciali e di servizi pubblici. Nell’area fra Nettuno ed Anzio a operare sono principalmente gli uomini della ‘ndrina dei Gallace insieme ai clan Anastasio e Veneruso. Ad Aprilia sono le ‘ndrine Alvaro e Nirta-Strangio a dettare le regole, mentre nella zona dei Castelli Romani si segnalano infiltrazioni pericolose della ‘Ndrangheta con la ‘ndrina dei Molè, con il consolidamento dei Casamonica particolarmente dediti all’usura e al riciclaggio. Per quanto riguarda i settori economici di interesse criminale, al primo posto figurano
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RETE di GIORNALISTI e SCRITTORI ANTIMAFIE di ROMA e PROVINCIA
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‘Ndrangheta ‘Ndrina Gallace – ‘Ndrina Serpa – ‘Ndrina del Locale di Sibari – ‘Ndrina Morabito-BruzzanitiPalamara – ‘Ndrina Mollica – ‘Ndrina Alvaro – ‘Ndrina Mancuso – ‘Ndrina Longo-Versace – ‘Ndrina Gligora – ‘Ndrina Barbaro – ‘Ndrina PernaPranno – ‘Ndrina Piromalli – ‘Ndrina Mammoliti – ‘Ndrina Carelli-Tripodoro – ‘Ndrine del Locale di Marina di Gioiosa Ionica – ‘Ndrina Commisso – ‘Ndrina Franze – ‘Ndrina Marando Cosa Nostra Famiglia dei Barcellonesi – Famiglia dei CaruanaCuntrera-Vella-Corleonesi – Famiglia Santapaola – Famiglia Cammarata – Famiglia Madonia – Famiglia di Porta Nuova – Famiglia Priviteri – Famiglia di San Lorenzo – Famiglia Rinzivillo – Famiglia RimiBadalamenti – Famiglia Ribisi (Calafata-Farruggio) Camorra Clan Senese – Clan Stolder – Ex Clan Alfieri – Clan Moccia – Clan Cozzolino – Ex Clan Zaza – Clan Fabbrocino – Clan Anastasio – Clan Veneruso Altre formazioni siciliane Famiglia dei Cursoti Sacra Corona Unita Clan Tornese Altre organizzazioni Famiglia Virgutto ex appartenenti Banda della Magliana Famiglia Nicoletti Clan Casamonica - Clan Alvaro
Leggendo la relazione del Presidente della Corte d’Appello
Nel 2010 si è registrato un forte aumento nei reati che riguardano la persona
Tra le mura di casa Pedofilia
Sono in aumento i casi di violenza tra le mura domestiche. Le denunce sono passate da 733 a 794 con un incremento di oltre il 7,5%. Anche le denunce per sottrazione di minore sono cresciute, da 161 sono passate a 183. In questo caso l’incremento negativo è risultato essere del 12,2%. Il numero di procedimenti per violazione degli obblighi di assistenza familiare vede forse l’impennata più alta con 1.337 casi nel 2010 rispetto ai 1.332 dell’anno precedente.
Le denunce per pedofilia nel 2010 sono tragicamente aumentate. Infatti, dalle 327 notizie di reato del 2009, si è passati a quasi 400, con un incremento del 21%. Un dato davvero preoccupante e che merita un’attenzione continua. L’ipotesi di reato più diffusa è stata quella di “diffusione e divulgazione di materiale pedopornografico” con 198 procedimenti. Subito dopo vi è il reato di “detenzione di materiale pedopornografico”, che ha visto porre in atto 184 provvedimenti giudiziari.
Stalking
Il cosiddetto stalking, che colpisce principalmente le donne, è in forte aumento. A sei mesi dall’entrata in vigore della legge sono stati aperti 314 provvedimenti per delitti di tipo persecutorio. Sei mesi dopo i provvedimenti sono triplicati, ben 932. “A presentare le denunce -ha detto il Presidente della Corte d’Appello di Roma- sono soprattutto donne, non necessariamente legate da vincoli familiari o da relazioni affettive con il persecutore”.
Un territorio diviso in clan e famiglie criminali gli investimenti nelle attività commerciali e l’apertura di imprese individuali nel settore dei servizi (pulizie, catering, ecc.). L’altro grande business è rappresentato dalle società immobiliari che sono l’arma più efficace per entrare nel mercato degli immobili con il fine di riciclare il denaro sporco proveninete dalle attività illecite. A Roma è particolarmente estesa la rete di acquisizione di supermercati, ristoranti e negozi di abbigliamento, fino agli autosaloni. Poi c’è un altro settore in cui le mafie hanno dimostrato di eccellere, ed è il coinvolgimento di operatori finanziari nelle attività di riciclaggio. Anche nei diversi settori ogni clan criminale sembra avere una specificità. Nella distribu-
zione di prodotti ortofrutticoli e agroalimentari sono i Casalesi e i Tripodo a detenere il controllo; negli appalti e nelle grandi opere edili, oltre ai Casalesi, ci sono i Cuntrera-Caruana, i Rizzuto e i Santapaola; nello smaltimento illegale di rifiuti troviamo ancora i Casalesi; nel settore della ristorazione e del turismo si spartiscono la torta i Cuntrera-Caruana, i Triassi, i Fasciani, i Bardellino e altri clan della Camorra napoletana. Le mani sulla grande distribuzione (supermercati) sono state messe da tempo da diversi clan camorristici, oltre ai soliti Casalesi, e da alcuni ex esponenti della Banda della Magliana; mentre autosaloni e centri commerciali sembrano essere appannaggio della
famiglia Senese e di Nicoletti, ritenuto il cassiere della Banda romana dissolta. Un altro dato importante che ci permette di valutare la portata delle infiltrazioni criminali nell’intera regione, è quello relativo ai beni sequestrati. Fino al 2009 a Roma e provincia risultano 268 i beni sottoposti a sigilli (189 solo nella Capitale e il resto in diversi centri tra cui Ardea, Grottaferrata, Monterotondo, Marino e Velletri). A Latina e provincia i beni sequestrati sono stati 39; nel frusinate 25; a Viterbo 4. Nessun sequestro invece a Rieti e provincia. Infine c’è il grande “giro” dell’usura, forse il più importante settore commerciale per i criminali. I dati più recenti parlano di un
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aumento vertiginoso di società, commercianti e ora anche singole famiglie, che si rivolgono a quelli che una volta si chiamavano “strozzini” e che invece oggi nascondono una vera e propria organizzazione capillare con tanto di ruoli e incarichi (da colui che avvicina le potenziali prede grazie alla “collaborazione” di banchieri e commercialisti, fino agli addetti alla riscossione. Società a tutti gli effetti con all’apice gli esponenti del clan dei Casamonica. Negli ultimi anni le forze dell’ordine sono riuscite ad arginare l’estensione della criminalità, grazie anche all’opera di magistrati in grado di mettere insieme i tanti tasselli delle infiltrazioni. Andrea Sebastianelli
V
“Operazione Madera”, colpita organizzazione internazionale
Gli uomini della Guardia di Finanza hanno sgominato un vasto giro di droga
Si è conclusa all’alba dell’8 febbraio, dopo un anno e mezzo di serrate indagini, un’importante operazione antidroga condotta dai finanzieri del Comando Provinciale di Roma, nei confronti di un’agguerrita banda criminale transnazionale, dedita al traffico di cocaina. Le investigazioni, coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Roma - dott. C. L. - e sviluppate dai militari del Gruppo di Fiumicino, hanno tratto origine nell’estate del 2009, da un episodio criminoso represso all’interno dello scalo aeroportuale Leonardo da Vinci, nei confronti di un elemento dell’organizzazione che stava tentando di introdurre in Italia 22 kg di cocaina, occultati all’interno di oggetti di artigianato etnico, proveniente da Santo Domingo. Immediatamente, sono stati attivati i protocolli investigativi, con l’apporto di personale specializzato del Servizio Centrale Investigazione Criminalità Organizzata (S.C.I.C.O.), mediante l’effettuazione di intercettazioni tecniche ed in-
formatiche, analisi di tabulati telefonici, pedinamenti, appostamenti, che hanno consentito di delineare, attraverso un quadro probatorio chiaro e rigoroso, l’intero organigramma del clan e, soprattutto, di reprimere ogni tentativo di immissione nel territorio nazionale di ulteriori quantitativi di cocaina. Infatti, con il coordinamento della Direzione Centrale per i Servizi Antidroga (D.C.S.A.), sono stati più volte intrapresi opportuni contatti con vari organismi di polizia dell’Unione Europea, al fine di bloccare in quei Paesi carichi di sostanze stupefacenti destinati ai vertici romani della compagine malavitosa. In particolare, su attivazione dei finanzieri di Fiumicino, presso l’aeroporto di Barajas (Madrid) sono stati sequestrati ad opera della Policia Nacional 32 Kg di cocaina diretti a Roma, con l’arresto di 4 corrieri di nazionalità italiana provenienti da Santo Domingo. Altri 2 kg di cocaina sono stati sequestrati a Francoforte dalla Polizia tedesca, mentre 6 kg di droga nascosti all’interno di
pentole da cucina sono stati individuati presso lo scalo di Malpensa. In entrambi i casi sono stati tratti in arresto i corrieri. Sostenuto da ingentissime risorse finanziarie, il gruppo di narcotrafficanti romani aveva da ultimo concluso un nuovo accordo con i fornitori sudamericani, ma l’intero carico di cocaina (28 kg), che viaggiava tramite una spedizione DHL, è stato bloccato nei giorni scorsi presso l’aeroporto Simon Bolivar di Caracas, in Venezuela. I capi dell'organizzazione, Carmine Bongiorno di 47 anni e Paola Straneo di 40 anni, entrambi romani, unitamente ai loro sodali Paolo Burroni di 57 anni, residente ad Arezzo e Francesco Porcelli di 51 anni residente a Cerveteri (RM), tutti tratti in arresto, hanno ritenuto nel tempo che queste perdite derivassero dalla sfortuna o dagli inadeguati metodi di occultamento e hanno provato ad
Individuato spaccio di cocaina
L’intervento della Polizia nel quartiere di San Basilio
Non è stato facile per gli investigatori del Commissariato San Basilio, diretto dal dott. Adriano Lauro, riuscire a superare l’articolata organizzazione di “vedette e sentinelle” attuata dagli spacciatori delle “case occupate” della zona di via Gigliotti. Questa volta i poliziotti, all’interno di un’auto civetta, si sono confusi tra gli spacciatori in fila per acquistare lo stupefacente, fermi lungo la strada in prossimità del marciapiede. Gli investigatori hanno notato che era lo stesso S.M. 21enne
già conosciuto alla Polizia, che prendeva l’iniziativa contattando i tossicodipendenti. Lo spacciatore, dopo essersi avvicinato al “cliente” di turno per ricevere “l’ordine” ed il contestuale pagamento, estraeva dalle tasche la dose richiesta consegnandola al tossicodipendente. Grande è stata la sorpresa del pusher quando, avvicinatosi al veicolo del Commissariato di zona, anziché due tossicodipendenti si è trovato davanti due agenti della Polizia di Stato. Gettati a terra alcuni involucri contenenti polvere bianca,
S.M. ha cominciato a correre nel tentativo di scappare. Mentre un agente ha recuperato gli involucri, un altro ha rincorso e bloccato il pusher. Accompagnato e controllato presso gli uffici del Commissariato, nelle tasche dei suoi pantaloni i poliziotti hanno trovato e sottoposto a sequestro 1.400 euro, provento dell’illecita attività di spaccio. Esaminati presso il Gabinetto Interregionale di Polizia Scientifica, gli involucri sono risultati contenere cocaina, già pronti per essere immessi in commercio. Luigi Serafini
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inventarne di nuovi, incuranti che ogni passaggio venisse monitorato dagli investigatori. La Straneo è stata bloccata sotto casa, mentre attendeva un taxi che l’avrebbe accompagnata in aeroporto. Da lì si sarebbe imbarcata nuovamente per Santo Domingo, dove avrebbe dovuto concludere ancora una transazione per l’importazione di cocaina. Nella sua valigia c’era un’ingente somma di denaro in contanti. Le indagini bancarie e patrimoniali, effettuate parallelamente, hanno consentito di accertare un’enorme sproporzione tra gli scarsi redditi dichiarati ed i cospicui beni a disposizione dell’organizzazione; numerosi appartamenti nel centro di Roma, lussuose autovetture e moto di grossa cilindrata, oltre a denaro, orologi ed altri preziosi, per un valore totale di circa 4 milioni di euro, sono stati sequestrati e per essi è stata richiesta la confisca definitiva. Da sottolineare, inoltre, il profilo particolarmente pericoloso del clan criminale che avrebbe voluto attentare anche all’incolumità personale di un pregiudicato agli arresti domiciliari presso la sua abitazione nel centro di Roma. L’intervento degli investigatori ha consentito di evitare la consumazione del delitto. L’operazione di polizia ha complessivamente portato all’arresto, in territorio nazionale ed estero, di 12 elementi facenti parte del gruppo criminoso ed al sequestro di circa 90 kg di cocaina. Andrea Rasetti
Un’inchiesta durata 3 anni
Canili lager, nuovo business criminale
di Daniela Di Rosa E’ durata circa tre anni l’inchiesta portata avanti dall’Aidaa (l’Associazione italiana difesa animali d’affezione) che ha scopercgiato gli interessi criminali dietro il business degli animali da compagnia, principalmente cani ma non solo. I numeri portati alla luce sono raccapriccianti. In 82 mila canili lager sono tenuti oltre 35 mila cani a fronte di una capienza che non dovrebbe superare i 20 mila. Ogni anni i Comuni versano una cifra vicina ai 22 milioni di euro per la retta dei randagi ospitati in rifugi convenzionati. Di questa cifra, però, solo un terzo (circa 7 milioni di euro) vanno veramente per il ricovero degli animali. Il resto finisce illecitamente nelle tasche dei gestori in combutta con la criminalità. L’Aidaa conferma che soltanto nel Sud d’Italia esistono una novantina di canili privati gestiti direttamente o per conto
della malavita. Questi lager risultano essere dei veri e propri “centri di business clandestino” in cui spesso gli animali vengono utilizzati e preparati per le feroci lotte dietro cui si nasconde il grosso e ricco mercato delle scommesse. Gli introiti sono stati calcolati, solo in questo settore, in 100 milioni di euro ogni anno. Il primato dei rifugi lager, ovviamente, spetta al centro-sud: Campania, Puglia, Calabria e Sicilia ma anche il Lazio figura tra le regioni che si differenziano in negativo nella tutela degli animali. Le strutture sono quasi sempre inadeguate e, nella maggior parte dei casi, risultano dei veri e propri tuguri con gabbie strette pochi metri in cu devono convivere anche dieci o venti cani. E più cani si ammucchiano più aumentano le rette versate dalle amministrazioni comunali. Quindi nessuno ha interesse a far adottare gli animali ospitati. Dietro questi interessi c’è la criminalità vera, quella feroce che ha fatto (e fa)
strage di uomini: ‘Ndrangheta, Cosa Nostra, Camorra e Sacra Corona Unita. Nessuno vuole rinunciare a questo settore che dà entrate facili e richiede pochissimi investimenti. Poi ci sono anche i rifugi lager che operano a tutto vantaggio della vivisezione, vendendo i cani a società che operano sotto-legge, facendo ancora oggi sperimentazione sugli animali da compagnia. Tante situazioni tragiche stanno emergendo in tutta Italia anche grazie a “Striscia la notizia” che quasi ogni giorno scopre canili lager e maltrattamenti che di umano non hanno nulla.
E’ il secondo in pochi mesi nel territorio dei Castelli Romani
Un altro bene della malavita restituito al “bene comune”
di Andrea Rasetti Un altro immobile sequestrato ai criminali è stato restituito al “bene comune”. Questa volta è avvenuto a Rocca di Papa (Rm), cittadina dei Castelli Romani, in cui circa un anno fa (era il 24 marzo 2010) la Procura della Repubblica di Velletri sequestrò un intero edificio posto al confine tra il paese e la sua frazione verde del Vivaro, in via dei Principi. Si tratta di un complesso immobiliare costituito da diversi vani che adesso saranno trasformati in una casa di accoglienza dedicata alle donne sole e alle madri con figli minori. Un luogo che potrà donare loro una
nuova speranza di vita. Il Comune di Rocca di Papa, infatti, ha donato il bene all’Associazione Tuscolana Solidarietà il cui presidente è l’instancabile don Baldassare Pernice che da
anni si preooccupa di restituire dignità e valore agli emarginati, italiani ed axtracomunitari. Soltanto due mesi fa un altro “bene” criminale, posto sotto sequestro nella vicina Grotta-
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ferrata (il ristorante “La Bazzica”, foto a lato), era stato destinato a diventare un polo per la disabilità attraverso l’idea di un impresa sociale coordinata dalla comunità di Capodarco che da circa quarant’anni è impegnata in questo delicato settore. Sapere che da beni negativi nascono realtà positive è la vera conquista della nostra epoca, dove si riconosce l’uso sociale a disposizione dei più deboli. Per questo è fondamentale che i Comuni dimostrino attenzione verso ciò che avviene sui loro territori poichè, molto spesso, è proprio lì che si verificano quelle infiltrazioni criminali che sono una piaga più diffusa di quello che si possa pensare. Un plauso quindi all’amministrazione comunale di Rocca di Papa.
NEWS da 10 febbraio, Velletri
OPERAZIONE ANTIDROGA AI CASTELLI ROMANI
MAFIOPOLI
All'alba del 10 febbraio è scattata un'operazione antidroga dei Carabinieri della Compagnia di Velletri che ha portato all’esecuzione di 15 ordinanze di custodia cautelare in carcere nei confronti di soggetti che, in maniera continuativa ed organizzata, si erano resi responsabili di spaccio di stupefacenti nei luoghi della "movida" alle porte della Capitale. Le indagini, condotte durante tutto il 2010, hanno permesso di accertare che gli arrestati (tutti cittadini italiani), hanno gestito un consistente smercio di cocaina e hashish, rifornendo i frequentatori di pub e discoteche della zona dei Castelli Romani. Nel corso dell'operazione sono state centinaia le dosi di cocaina e hashish sequestrate dai Carabinieri. Numerose le perquisizioni effettuate. 13 febbraio, Roma
FERMATI CORRIERI DIRETTI IN SPAGNA CON 100 OVULI
Erano pronti per partire alla volta della Spagna con un carico di 100 ovuli contenenti hashish. Arrestati dalla Polizia di Stato quattro cittadini stranieri (uno Spagnolo e tre Ucraini) per detenzione ai fini di spaccio internazionale di sostanza stupefacente. Gli agenti del Commissariato Viminale, diretto dal dr. Carmine Belfiore, hanno notato il quartetto confabulare dapprima nei pressi di un’agenzia viaggi di via Solferino a Roma e poco dopo di
fronte ad un’altra situata all’interno della stazione. Insospettiti, gli agenti hanno effettuato immediatamente degli accertamenti. I tre cittadini ucraini avevano acquistato un biglietto aereo con destinazione Malaga nella prima agenzia mentre il cittadino spagnolo ne aveva acquistato uno per lo stesso giorno e per lo stesso volo nella seconda. Sempre più convinti che i quattro stessero per organizzare qualcosa di illecito, i poliziotti non li hanno persi di vista un solo istante. La svolta è giunta quando lo spagnolo e gli ucraini si sono separati per recarsi nei rispettivi alberghi situati nelle vie limitrofe della stazione ferroviaria, via Palestro e via Milazzo.
ARRESTATI TRE RAPINATORI IN FLAGRANZA
www.issuu.com/ilpiccolosegno
ilpiccolosegno@libero.it
“Nel Lazio operano clan dei Casalesi nel pontino mentre la ‘ndrangheta si occupa maggiormente di riciclo di denaro sporco nei grandi locali del centro della Capitale. Le cosche sono spesso in contatto con ciò che rimane della Banda della Magliana, senza dimenticare l’ingerenza di famiglie nomadi quali i Casamonica o i Di Silvio”. ALL’INTERNO
L’avvocato Finirà la antiSaviano Mafia? L’arresto di Michele Santonastaso, l’avvocato anti-Saviano, difensore del boss Francesco Bidognetti del clan dei Casalesi, dimostra che la mafia dei colletti bianchi è un pericolo sempre in agguato
Bianca La Rocca di SOS Impresa
“Il gioco è fatto”
Undici arresti e decine di perquisizioni a Roma per l’indagine denominata ‘Il gioco è fatto’, che ha svelato un sodalizio criminale dedito all’usura, al riciclaggio, all’estorsione e alla truffa
di Andrea Sebastianelli Lo scorso 21 settembre è stata la giornata contro l’usura promossa da SOS Impresa di Confesercenti, che ha messo in evidenza un giro di affari che raggiunge 20 miliardi di euro. E la regione Lazio figura tra i primi posti in questa drammatica e sconcertante classifica. In questo numero della nostra “Rete Antimafie” troverete quindi un approfondimento per comprendere la diffusione e la radicalità di quelli che un tempo venivano chiamati strozzini o cravattari e che spesso oggi fanno capo a gruppi criminali organizzati con strutture capillari ben distribuite nel vasto territorio laziale. Troverete anche la triste storia di un usurato che grazie alla sua tenacia, all’amore della propria famiglia, al supporto delle forze dell’ordine e di SOS Impresa, ha saputo denunciare gli aguzzini iniziando una nuova vita dopo aver subito minacce d’ogni tipo al limite della sopportazione umana. Un atto di coraggio prima di decidere di farla finita. Nel Lazio sono circa 28 mila i commercianti finiti in questa ragnatela da cui appare difficile potersi liberare. Ma rivolgendosi alla rete capillare messa in piedi da SOS Impresa, uscire dal tunnel dell’usura non è più impossibile. Buon approfondimento.
PADRE PUGLISI
Un recente dossier di Daniele Poto, dell’Associazione “Libera”, ha portato alla luce le strade che le organizzazionizioni criminali (‘Ndrangheta, Camorra, Cosa Nostra e Sacra Corona Unita), attraverso il calcio tentano di percorrere per riciclare denaro sporco, controllare il giro di scommesse clandestine, comprare partite e gestire persino i settori giovanili. Un caso su tutti, quello del Potenza Calcio, il cui presidente Giuseppe Postiglione, fu arrestato nel novembre del 2009. L’inchiesta della Procura scoperchiò una fitta rete di collegamenti tra la società e gli ambienti criminali NE LLE PAGINE IV e V
Giuseppe Postiglione
Altro colpo Paolo Borsellino Cent’anni Appalti nel mirino al clan di storia I PM della Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria hanno chieso le prime condanne per gli imputati della ‘Ndrangheta accusati di svolgere affari illeciti nel porto di Gioia Tauro. Ad accusarli le dichiarazioni di Cosimo Virgiglio che ai Castelli gestiva l’hotel Villa Vecchia.
Proseguono le azioni delle forze dell’ordine contro il clan dei Casamonica che controllano l’usura e i traffici di droga a Roma e provincia. I Carabinieri di Castel Gandolfo hanno arrestato tre esponenti dell’omonima famiglia rom, in seguito ad un blitz condotto in un’abitazione di Ciampino.
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RETE di GIORNALISTI e SCRITTORI ANTIMAFIE di ROMA e PROVINCIA
il Segno
il Segno
supplemento al n. 11 - Novembre 2010 de “il Segno”
n.
supplemento al n. 12 - Dicembre 2010 de “il Segno”
n.
Casamonicary sto Gli eredi della Magliana
Chi sono i Casamonica? Come hanno conquistato la Capitale? Quando iniziarono la loro scalata all’egemonia criminale della regione? Il clan, che oggi conta oltre 600 adepti, sembra ormai avere ramificazioni che ricordano quelle della famosa Banda della Magliana, di cui sono gli unici e veri eredi. In IV e V pagina
Il libro del mese
Grottaferrata L’ex ristorante diventa un bene comune
In VI pagina
Nasce la Rete per la legalità contro l’usura e il racket
In VI pagina
Roma e Lazio “riciclone” di... denaro sporco delle mafie Carceri che News da
Organizzare scoppiano Mafiopoli il coraggio Quella di Pino Masciari e della sua famiglia è una storia che non può essere dimenticata. Pino è un imprenditore calabrese che non cede al ricatto e ai soprusi della ‘Ndrangheta ma con tenacia e coraggio riesce a scardinare un sistema criminoso ritenuto prima di lui invincibile.
il Segno
Con 3,3 miliardi di euro ogni anno l’usuraimbavaglia un’intera regione
11 Le mafie nelpallone
RETE di GIORNALISTI e SCRITTORI ANTIMAFIE di ROMA e PROVINCIA
il Segno
SOTTOSCRIVI PER IL SEGNO Banca Credito Cooperativo Castelli Romani IBAN:IT11B0709239230000000103028
supplemento al n. 10 - Ottobre 2010 de “il Segno”
n.
il Segno
Stampato in proprio
Il Segno non usufruisce di alcun finanziamento pubblico, nè comunale, nè provinciale, nè regionale, nè statale, nè europeo.
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RETE di GIORNALISTI e SCRITTORI ANTIMAFIE di ROMA e PROVINCIA
il Segno
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I Carabinieri del Nucleo Radiomobile di Roma hanno arrestato un pregiudicato romeno di 20 anni con le accuse di frode informatica e installazione di apparecchiature atte ad intercettare comunicazioni informatiche. Il giovane clonatore è stato notato da un militare della Stazione Carabinieri Roma Monteverde Nuovo, nella sala bancomat di una banca di via della Magliana mentre stava armeggiando sullo sportello. I militari hanno potuto bloccare il giovane proprio mentre stava per installare le sofisticate apparecchiature che consentono di carpire i codici delle bande magnetiche delle carte e i relativi PIN. Per il 20enne romeno si sono aperte le porte del carcere di Regina Coeli. (A cura di Andrea Rasetti)
Un vasto piano antirapina predisposto dal Comando Gruppo Carabinieri di Ostia ha interessato tutta la provincia a nord della Capitale consentendo di acciuffare in flagranza di reato tre persone. Il dispositivo è stato incentrato sul controllo di quelli che erano ritenuti “obiettivi sensibili”, ovvero quelle attività commerciali che, statisticamente, sono maggiormente esposte alle rapine (supermercati, farmacie, gioiellerie, distributori di carburante ecc.) ed è stato attuato negli orari più a rischio, spesso coincidenti con l’orario di chiusura, quando in cassa vi è più denaro ed il buio favorisce i malviventi nel far perdere le tracce subito dopo i colpi. Il ser-
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RESPONSABILE Andrea Sebastianelli
9 febbraio, Roma
CARTE DI CREDITO CLONATE MANETTE A UN RUMENO
14 febbraio, Ostia
RETE di GIORNALISTI e SCRITTORI ANTIMAFIE di ROMA e PROVINCIA supplemento al n. 2 (febbraio 2011) del mensile indipendente
vizio ha visto il coinvolgimento di numerose pattuglie sia in uniforme che in borghese con compiti di presidio delle arterie più importanti e sorveglianza discreta degli obiettivi prescelti. Alla fine nella rete dei militari sono finiti in tre, per due rapine messe a segno ad Anguillara Sabazia e a Santa Marinella. Ad Anguillara Sabazia i Carabinieri della Compagnia di Bracciano hanno arrestato due romeni pregiudicati. A Santa Marinella (RM) invece, i Carabinieri della locale Stazione hanno arrestato un giovane del posto, 27enne, il quale, armato di taglierino, aveva costretto il titolare di una farmacia a consegnargli tutto l’incasso.
In VII pagina
Ritratti d’autore
Falcone, l’uomo che volava molto in alto
Hai perso qualche numero del Segno? Vuoi ritrovare un articolo della Rete? Da oggi puoi consultare tutti i numeri dei nostri mensili collegandoti al sito internet: www.issuu.com/ilpiccolosegno. Buona lettura! DI ROSA in VII pagina
In VII pagina
In VI pagina
La storia di Padre Pino Puglisi, ucciso dalla Mafia perchè le sue parole facevano più paura delle pallottole. ETTORE ZANCA in II e III pagina
In VI pagina
In VII pagina
In VII pagina
La vita e la storia del giudice Borsellino assassinato il 19 luglio 1992 nel cuore della sua Palermo. ETTORE ZANCA in II e III pagina
In VII pagina
In III pagina
In ultima pagina
In II e III pagina