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supplemento al n. 9 - Settembre 2010 de “il Segno”
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Sugli affari della ‘ndrangheta le rivelazioni del super-pentito
Inizierà il prossimo 30 settembre il processo contro i 16 esponenti della ‘ndrangheta finiti nell’inchiesta “Maestro” che il 22 dicembre del 2009 scoperchiò i vasti interessi della criminalità organizzata nelle attività di importexport nel porto di Gioia Tauro. Grande attesa per ciò che dirà Cosimo Virgiglio, l’imprenditore che ai Castelli Romani gestiva l’hotel di lusso “Villa Vecchia” a Monte Porzio Catone. Oltre a lui sul banco degli imputati ci sarà anche Angelo Boccardelli, ritenuto uomo di collegamento con le cosche calabresi
Il Clan dei La sfida Casamonica di Ardea Roma e provincia sono ormai il territorio del clan dei Casamonica che conta oltre 500 affiliati specializzati nel racket e nell’usura. Contro di loro le forse dell’ordine stanno vincendo molte battaglie ma come finirà questa guerra non è ancora chiaro.
In V pagina
Il Consiglio Comunale della cittadina laziale ha approvato una mozione che per la prima volta stabilisce regole chiare da parte delle istituzioni circa la costituzione di parte civile e la confisca dei beni alla criminalità organizzata. Un esempio che molte città dovrebbero seguire.
In VII pagina
Cosimo Virgiglio
Articolo in IV pagina
il Segno
il Segno
RETE di GIORNALISTI e SCRITTORI ANTIMAFIE di ROMA e PROVINCIA
Sicurezza e legalità devono impegnare la Regione Lazio
di Luisa Laurelli* Tra le Commissioni consiliari istituite di recente dal Consiglio Regionale, manca la Commissione Speciale Sicurezza e Lotta alla Criminalità, da me presieduta fino a pochi mesi fa, che ha prodotto un lavoro quasi sempre unitario divenuto importante punto di riferimento per l’intera comunità del Lazio. La Presidente Polverini si è resa conto che in questo settore è stato cancellato tutto quanto è stato fatto di buono dalle precedenti amministrazioni di centrodestra e di centrosinistra? A parte le deleghe all’Assessore alla sicurezza a cui spero nella recente manovra di bilancio siano stati almeno confermati i fondi dello scorso anno, oltre alla mancata istituzione della Commissione Consiliare, mancano le nomine degli esperti dell’Osservatorio Regionale sulla Sicurezza, quelle relative alla Agenzia Regionale sui Beni Confiscati alle Mafie istituita con legge regionale approContinua in VI
IL TRENO Il partito del cemento DEL RISVEGLIO Ospitiamo l’intervento del Comitato Antimafia di Latina che lancia l’allarme sul ruolo giocano nella nostra regione da società edili legate alla criminalità organizzata capaci di infiltrarsi nella politica locale per aggiudicarsi appalti milionari.
In VI pagina
ETTORE ZANCA in II e III pagina
Viaggio inaspettato sul “treno del risveglio”
di ETTORE ZANCA Sono molto impulsivo, come tutti i meridionali. In positivo denota generosità, in negativo mancanza di autocontrollo. Per questo lotto col mio temperamento continuamente. Dopo molti anni e in piena paternità, sto imparando a tollerare le grettezze quotidiane e le meschinità. Tuttavia nel vasto campionario di fenomeni che incontro, vorrei segnalare non senza urticarmi, la gente che ironizza o travisa sulle mie origini palermitane. Dopo accurati studi li ho distinti in tre categorie. Il buontempone, il finto colto e il peggiore di tutti. Il sociologo.
IL BUONTEMPONE, IL FINTO COLTO E IL SOCIOLOGO
Il primo tipo crede di essere spiritoso, prendendo in giro in maniera sguaiata il mio dialetto esclamando “minchia palemmo” a tutto spiano o domandandomi dove nascondo la lupara (magari l’avessi, a volte penso da pacifista!), il secondo invece appurate le mie origini esclama estasiato “ah Palermo, Sicilia Camilleri”, dopodiché mi inonda di termini improbabili appresi nei romanzi del sommo scrittore, per saggiare la sua preparazione. Il sociologo è la vera bestia. Perché è trasversale, difficilmente riconoscibile, ma è il peggiore, parte lodando la Sicilia e poi colpisce classificandoci irrimediabili mafiosi, spesso ama collocarsi nel centro-nord e parla dei suoi luoghi come di posti dove si lavora e si è onesti. È proprio il Segno
al sociologo che mi rivolgo, invitandolo a un rilassante viaggio sul treno del risveglio, un treno che non ferma alla stazione dei luoghi comuni, che parte dall’ombelico della Sicilia, un paesino che si chiama Villarosa, uno dei centri minerari ingialliti dallo zolfo, la prima fonte di ricchezza della criminalità organizzata in Sicilia.
IL TRENO DI VILLAROSA (ENNA)
Il treno è proprio lì, un museo creato da un uomo che ha raccolto la memoria delle prime zolfatare, narrando della sofferenza di chi restava e ci moriva o partiva per il nord per farsi apostrofare “terrone”. Da lì si parte, per capire quanto il cancro della criminalità abbia attecchito. Molti dei viaggiatori del treno del risveglio, pensano a un viaggio relativamente breve, pensavano di vedere solo Sicilia, Calabria, Puglia e Campania, terre per eccellenza pregne di criminalità che vi fa affari. Eppure il treno prosegue, il panorama cambia la locomotiva non si ferma. Varca i confini delle regioni dove è fin troppo scontato parlare di criminalità. Il sociologo diventerebbe viola a pensare che anche in Molise e Umbria si parla di forti contaminazioni mafiose negli appalti pubblici, di speculazione edilizia e di traffico di droga, allarmi sottovalutati, come del resto lo sono in Abruzzo,
crocevia di riciclaggi, appalti su cui mangiare, traffici di droga in un asse italo-albanese, adesso anche la tavola apparecchiata degli appalti post-terremoto, l’usura e le contaminazioni della politica. La stazione del Lazio per il treno è quasi tappa obbligata, per ricordare a tanti che forse certe organizzazioni nate sul territorio romano, non erano episodiche ma ben radicate. Tanto da potersi permettere di contrattare con la mafia e la camorra. Ma anche in urbanistica e appalti, c’è un alto tasso di criminalità. Facciamo tappa in Emilia, forse lo stupore diventa
RETE di GIORNALISTI e SCRITTORI ANTIMAFIE di ROMA e PROVINCIA
Il treno-museo di Villarosa
paura, abbiamo varcato di parecchi chilometri le stazioni dove è normale parlare di illegalità. Parecchie confische di immobili e di aziende con forte contaminazione mafiosa, la quarta regione d’Italia in ordine di importanza nei provvedimenti di questo tipo. Proseguiamo, lo sguardo del sociologo forse è meno sicuro, avverto fantasmi tra le sue pupille, ci avviciniamo al Veneto, ma proseguiamo molto lentamente, per richiamare alla memoria la famosa mala del Brenta, una organizzazione con forti canali di comunicazione criminale con le cosche del sud, ma nata e
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il Segno
II
Dal piccolo paese di Villarosa inizia il viaggio di Ettore per capire quanto il cancro della criminalità abbia attecchito in tutta Italia. Nessuno si senta escluso
continua dalla pagina precedente
cresciuta sul territorio, operante nel Veneto, utilizzava in gran parte il canale dello smercio di carni e degli autotrasporti. Definita per importanza la quinta mafia, divisa i mandamenti operanti ognuno in una città, Venezia compresa. Eccoci in Piemonte dove imperano usura, speculazione edilizia, appalti truccati, la criminalità opera in competizione con organizzazioni anche di etnia straniera. La Liguria è classificata persino dalla Dia, a forte contaminazione mafiosa, con omicidi e scommesse clandestine, la regione è fondamentale come crocevia di molti traffici illeciti, droga in primis. Impera anche la speculazione edilizia. Sanremo è una delle tappe, qui i giocatori d’azzardo perdendo spesso, finanziano direttamente le organizzazioni criminali, sempre come sostiene la Dia, molte aziende sono “contaminate”.
L’ITALIA S’E’ DESTA! VENETO
LOMBARDIA
PIEMONTE LIGURIA
EMILIA
LE COSCHE CRIMINALI NELLA PROVINCIA DI ROMA ‘Ndrangheta
‘Ndrina Gallace – ‘Ndrina Serpa – ‘Ndrina del Locale di Sibari – ‘Ndrina Morabito-Bruzzaniti-Palamara – ‘Ndrina Mollica – ‘Ndrina Alvaro – ‘Ndrina Mancuso – ‘Ndrina Longo-Versace – ‘Ndrina Gligora – ‘Ndrina Barbaro – ‘Ndrina Perna-Pranno – ‘Ndrina Piromalli – ‘Ndrina Mammoliti – ‘Ndrina Carelli-Tripodoro – ‘Ndrine del Locale di Marina di Gioiosa Ionica – ‘Ndrina Commisso – ‘Ndrina Franze – ‘Ndrina Marando
ABRUZZO
MOLISE
LAZIO
CAMPANIA
BASILICATA
Cosa Nostra
Famiglia dei Barcellonesi – Famiglia dei Caruana-Cuntrera-Vella-Corleonesi – Famiglia Santapaola – Famiglia Cammarata – Famiglia Madonia – Famiglia di Porta Nuova – Famiglia Priviteri – Famiglia di San Lorenzo – Famiglia Rinzivillo – Famiglia Rimi-Badalamenti – Famiglia Ribisi (Calafata-Farruggio)
Camorra
Clan Senese – Clan Stolder – Ex Clan Alfieri – Clan Moccia – Clan Cozzolino – Ex Clan Zaza – Clan Fabbrocino – Clan Anastasio – Clan Veneruso dati dell’Osservatorio per la Sicurezza e la Legalità della Regione Lazio
PUGLIA
CALABRIA Villarosa
SICILIA
PER DIRE NO ALL’USURA
Villarosa
In Lombardia la mafia non esiste, lo pensano in tanti, forse anche gli abitanti dei palazzi dell’hinterland, in gran parte costruiti da cosche mafiose, ma anche riciclaggio di denaro, droga e prostituzione. Col tempo il territorio è stato diviso tra varie organizzazioni criminali. Equamente ma non fraternamente. Il sociologo scende dal treno, va a casa sua. Adesso forse nella sua villetta con giardino, cane e box annessi, guarderà la villetta accanto, forse si chiederà chi ci abita, sentendo forte l’alito di qualcosa che pensava fosse assente nella sua bella pianura. Bella terra la Sicilia, calda e stranamente uguale alla Lombardia. Ma senza nebbia. Buon viaggio al prossimo frequentatore di stazioni di luoghi comuni. Ettore Zanca
Si terrà a Roma in piazza SS. Apostoli il prossimo 21 settembre la giornata contro l’usura promossa da “SOS IMPRESA” di Confcommercio. Si tratta di una iniziativa tesa a lanciare un grido d’allarme sulle varie forme di strozzinaggio che sono in forte aumento soprattutto a Roma e in Provincia. Titolo dell’iniziativa è infatti: “Fuori dal buio. Uscire dal silenzio”. Alla serata parteciperanno: MARCO VENTURI, Presidente Confesercenti, PIERO GRASSO, Procuratore Nazionale Antimafia NICOLA ZINGARETTI, Presidente Provincia di Roma GIOSUÈ MARINO, Commissario Nazionale Antiracket e Antiusura ALFREDO MANTOVANO, Sottosegretario Ministero dell’Interno
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di ROMA e PROVINCIA
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IV
di Andrea Sebastianelli Si terrà il prossimo 30 sett e m b r e l’udienza preliminare dell’operazione denominata “Maestro”, partita da un’inchiesta tesa a smascherare u n’ o r ga n i z z a z i o n e della ‘ndrangheta legata al clan Molè per controllare il traffico di merci provenienti dall’Asia nel porto di Gioia Tauro. La richiesta di giudizio immediato, formulata dal Pm antimafia Roberto Di Palma, è stata infatti accolta dal Gup Andrea Esposito e ora c’è grande attesa per il processo che potrebbe aprire una pagina nuova nei rapporti tra la più grande organizzazione criminale del mondo, la ‘ndrangheta, e la politica. Tra le sedici persone che il 30 settembre dovranno comparire in aula nella veste di imputati, vi è anche l'imprenditore Cosimo Virgiglio, arrestato alla fine di dicembre 2009 in occasione del sequestro dell’hotel di lusso di Monte Porzio Catone, “Villa Vecchia”, punto di riferimento della cosca calabrese per ripulire i proventi illeciti derivanti dalle attività portuali. E proprio le rivelazioni di Cosimo Virgiglio, oggi collaboratore di giustizia, sono risultate decisive ai fini delle indagini. Oltre all’imprenditore calabrese, ci sarà anche Rossella Speranza, moglie del defunto boss Rocco Molè, ucciso il 1 febbraio 2008 a Gioia Tauro nell’ambito dello scontro tra cosche per il controllo delle attività portuali. L'udienza preliminare è stata fissata per 16 persone, tra queste ci sarà anche quell’Angelo Boccardelli, 61 anni, di Segni (difeso dagli avvocati Pasquale Cardillo Cupo e Guglielmo Raso) che nella vi-
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Inizia il processo che potrebbe far luce sui rapporti fra ‘ndrangheta e politica Il teste chiave sarà Cosimo Virgiglio, l’imprenditore arrestato per la vicenda di “Villa Vecchia”, l’hotel di lusso di Monte Porzio Catone. Alla sbarra altri 15 imputati, tra cui Angelo Boccardelli
Cosimo Virgiglio
cenda di Villa Vecchia, secondo gli inquirenti, svolse un ruolo di contatto tra Cosimo Virgiglio e l’imprenditrice di Sabaudia costretta a lasciare in tutta fretta la gestione di “Villa Vecchia” con minacce e ritorsioni. Il Pm aveva presentato richiesta di giudizio immediato anche per l’altro personaggio finito nell’inchiesta “Maestro”, Giorgio Hugo Balestrieri (67 anni, di Rosignano Marittimo di Livorno, difeso dagli avvocati Fabrizio De Silvestri e Francesco Ciabattoni) anche lui ritenuto uomo di collegamento tra il Virgiglio e gli interessi economico-finanziari della ‘ndrangheta nell’area dei Castelli Romani. Cosimo Virgiglio è uno dei pochi pentiti legati alla ‘ndrangheta e per questo le sue dichiarazioni se confermeranno quanto già scritto nelle nume-
rose pagine dei verbali, faranno piena luce anche sui nomi dei politici in affari con l’organizzazione criminale calabrese. Fu proprio Virgiglio a riferire agli inquirenti che il boss Rocco Molè, attraverso la sua società, voleva entrare negli affari del porto e avrebbe fatto pressioni su alcuni politici amici per ottenere la nomina di un proprio uomo nella direzione dell’autorità portuale. Nomina poi sfumata. Insomma la ‘ndrangheta da sempre nel porto ha trovato terreno fertile per i suoi traffici, tanto più oggi in vista del nuovo piano infrastrutturale che dovrebbe arrivare a breve dopo l’approvazione del piano regolatore portuale e dei futuri investimenti. Le ‘ndrine sono pronte a fiondarsi sull’affare. Il processo potrebbe anche
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chiarire gli interessi territoriali della cosca dei Molè nell’area di Roma e provincia, ritenuta uno dei luoghi privilegiati per riciclare il denaro sporco proveniente dalle attività illecite esercitate nel Porto di Gioia Tauro. L’operazione "Maestro" venne condotta il 22 dicembre 2009 e portò in carcere 24 persone. Contemporaneamente finirono ai domiciliari l'ex direttore dell'ufficio doganale presso il Porto di Gioia Tauro, Adolfo Fracchetti, e il funzionario addetto al settore verifiche Antonio Morabito. Nel corso dell'operazione i Carabinieri sequestrarono immobili per un valore di circa 50 milioni di euro. Ora non resta che attendere se Cosimo Virgiglio confermerà o meno le sue rivelazioni.
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L’Hotel Villa Vecchia di Monte Porzio Catone
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i giornalisti antimafie hanno scritto...
Lo sbarco delle gang africane. La Procura: una minaccia
di Massimo Lugli Il vertice era tutto africano, la manovalanza italiana e slava. Una multinazionale della droga che importava eroina e cocaina in quantità industriali seguendo le nuove rotte del narcotraffico che passano per Tanzania, Kenya, Somalia, Gambia, Uganda. Ventisei gli arresti scattati all’alba con un blitz che ha impegnato 150 carabinieri solo nella capitale ma che si è propagato, come un’onda d’urto dirompente, anche a Napoli, Taranto, Cosenza, Latina, Palermo, Frosinone, Terni e Vibo Valentia. In manette è finita anche la rappresentante della comunità tanzaniana di Roma, una donna di 45 anni, Jumbe Ally Mohamed Zuhra Kirro, che gestiva un call center, finito sotto sequestro, nella zona della stazione Termini. E il procuratore aggiunto Giancarlo Capaldo lancia l’allarme su una nuova minaccia d’importazione: “La criminalità or-
ganizzata africana sta diventando sempre più aggressiva anche a Roma. Molte organizzazioni sono in grado di gestire rapporti, da pari a pari, con cosche di mafia e di camorra e la strategia operativa internazionale del narcotraffico sta cambiando velocemente. Molte partire della droga che partono dai paesi produttori - spiega il magistrato - oggi passano per l’Africa e proseguono verso l’Europa”. A Roma, gli uomini del capitano Gabriele De Pascalis, comandante della compagnia di San Pietro, avevano già arrestato, nell’ottobre del 2009, diciotto persone: un’indagine che è stata il prologo della grande retata di ieri mattina all’alba. Alcuni dei corrieri africani venivano intimiditi e ridotti letteralmente in schiavitù con riti magici e gris gris: vecchi incubi per una strategia assolutamente moderna. Sequestrate anche spade e pugnali, armi meno efficaci di quelle
da fuoco ma che hanno un fortissimo potere simbolico. Molti dei corrieri “ovulatori” reclutati dalla gang venivano invece dai paesi dell’Est e la Dda (Direzione Distrettuale Antimafia) sta indagando anche sulla morte di uno di loro, ucciso dall’eroina che gli aveva lacerato l’intestino dopo la rottura di un ovulo. Articolo tratto da “La Repubblica, ed. di Roma” del 10 settembre 2010 pag. XIII
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Sequestri contro il clan dei Casamonica, Roma e Provincia sono nelle loro mani Il sindaco del Comune di Ciampino ha disposto l'acquisizione al patrimonio comunale di un appezzamento di terreno di tremila metri quadrati e di sei appartamenti, sequestrati al clan Casamonica, per un valore commerciale di circa 500 mila euro. L'acquisizione è stata preparata in seguito alle indagini e alle verifiche - coordinate negli ultimi mesi dal comando dei Carabinieri di Castelgandolfo e svolte dalla Tenenza dei Carabinieri di Ciampino con la collaborazione della Polizia locale di Ciampino e dell'ufficio tecnico comunale – che hanno portato al sequestro dei beni, avvenuto nello scorso mese di maggio. L'intervento di Ciampino fa parte dell'azione di contrasto al clan da parte dei Carabinieri nel territorio della provincia di Roma, coordinata dal comando del gruppo dei Carabinieri di Frascati.
“Con l'ordinanza di oggi – afferma il sindaco di Ciampino, Walter Enrico Perandini – si porta a compimento un'altra brillante azione coordinata delle forze dell'ordine, alle quali vanno i miei complimenti, che ha permesso di sferrare un duro colpo alla criminalità. Ora valuteremo come poter utilizzare i beni, divenuti da oggi patrimonio della cittadinanza, che si vanno ad aggiungere a quelli sequestrati negli ultimi anni alla mafia come la villa di via Appia e quella di via delle Pantanelle”. Già all’inizio dello scorso mese di luglio i Carabinieri della Stazione Nuovo Salario avevano sequestrato ad un pluripregiudicato romano di 32 anni, legato alla nota famiglia dei Casamonica, conti correnti e diversi beni di lusso, tra cui autovetture dal marchio blasonato come Fer-
rari, Lamborghini, Porsche e Mercedes. Il provvedimento era scaturito da una serie di indagini condotte dai Carabinieri che avevano portato alla proposta di sorveglianza speciale con l'obbligo di soggiorno nel Comune di Roma e il contestuale sequestro dei beni. Gli elementi di prova raccolti dai militari e che hanno permesso di accertare il coinvolgimento del pregiudicato nei giri di usura ed estorsione del clan Casamonica, hanno consentito alla Direzione Distrettuale Antimafia di Roma di emettere il provvedimento. Anche a maggio venne condotta un’operazione simile in cui, nel corso di mirati accertamenti nel Comune di Ciampino, venne localizzato un altro terreno di proprietà di un appartenente al clan, sul quale erano in corso di ultimazione due abitazioni, in parte già rifinite, in area si-
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smica, in contrasto con i vincoli idrogeologici, archeologici e paesaggistici. L'abuso edilizio portò al sequestro dei due immobili e delle rispettive pertinenze, con l'apposizione dei sigilli, ed alla denuncia per realizzazione di opere edilizie abusive del proprietario. Ulteriori approfondimenti consentirono di accertare che l'intero terreno, di proprietà del denunciato, di circa 3.000 mq, era stato lottizzato abusivamente al fine di consentire nel tempo la realizzazione degli immobili rilevati. Sempre a maggio, a Vermicino, in via Tuscolana Vecchia, i Carabinieri fecero abbattere un manufatto, realizzato dai Casamonica su un terreno non di loro proprietà. Una presenza criminale quella dei Casamonica sempre più radicati a Roma e Provincia. Andrea Rasetti
A N T I M A F I E
Il partito del cemento e delle mafie sta divorando il Lazio
E’ un vero assalto al territorio, a quel poco ancora rimasto libero dopo la devastazione selvaggia degli anni precedenti. Dovunque si vada, in qualunque comune del Lazio, di destra come di sinistra, soprattutto in quelli rivieraschi, oltreché nella Capitale, non si fa altro che parlare di urbanistica e di piani regolatori. Come se l’edilizia, la sua espansione, fosse il toccasana ai mali del paese, alla sua economia malata, al malcostune, alla disoccupazione soprattutto giovanile, all’indebitamento delle famiglie, alla perdita di ogni speranza per il futuro. Si pensa solo a costruire, a costruire seconde e terze case, non abitazioni popolari (che sono quelle che, invece, servirebbero), per soddisfare gli appetiti del partito dei palazzinari, dei mafiosi e del calcestruzzo. Non si risparmia più niente di quel poco territorio rimasto ancora libero: dai centri storici, ai Parchi, alle periferie, alle spiagge.
Si scava nelle grotte per trasformarle in abitazioni, come in qualche isola, aggravando un equilibrio idrogeologico già pericolosamente compromesso. Si costruisce, come sulla provinciale Itri-Sperlonga, perfino sui siti storici e di grande valore naturalistico. Gli autori di tale scempio, come il personale ed il materiale impiegati, provengono per lo più dal casertano e dal napoletano. Qualche volta dalla ciociaria. Gente spesso “pulita”, ma talvolta anche dai nomi inquietanti. Senza parlare, poi, della “provenienza” dei capitali impiegati, spesso molto dubbia. E senza parlare, inoltre, delle connivenze, delle complicità con pezzi della politica e delle istituzioni locali e di professionisti compiacenti e senza scrupoli che di fronte al dio denaro vendono la loro anima e la loro etica professionale. Partito della monnezza e partito del calcestruzzo. Questi sono i due nuovi partiti del secolo con i quali ci troviamo a fare i conti quotidianamente.
Partiti nei quali i colori non contano ed ai quali si associano tutti - o quasi -, che non si preoccupano di disastri ecologici e dell’ambiente, della salute dei cittadini, e che pensano solo ai “piccioli”, ora e subito. Le nuove frontiere delle mafie nostrane, in particolare della camorra, in molti comuni del litorale laziale e non solo. Ecco perché da tempo stiamo insistendo sulla necessità di smetterla di parlare di storia delle mafie, di sociologia e quant’altro. Qui stanno divorando i nostri territori, stanno corrompendo il tessuto civile, morale e politico. Stanno inquinando, avvelenandol i, quelli culturale ed istituzionale, rendendo, peraltro, invivibile l’ambiente. in cui ognuno di noi vive. E’ necessario che tutti i nostri soci facciano un passo in avanti, un salto di qualità,
passando dalla fase della genericità e della lamentazione a quella della denuncia, chiara, specifica, nomi e cognomi, comune per comune. L’Associazione sta per questo e noi, proprio per fare questo, abbiamo difeso e difendiamo con i denti la nostra autonomia dai partiti e dalle istituzioni, non prendendo un euro né dagli uni né dagli altri. WWF e Legambiente fanno già dal canto loro un’opera lodevole. Il nostro ruolo è più specifico: trovare e denunciare le connessioni, caso per caso, fra speculatori e mafie. www.comitato-antimafia-lt.org
Sicurezza e legalità devono impegnare la Regione Lazio SEGUE DALLA PRIMA PAGINA
vata all’unanimità a settembre dell’anno scorso, nonché quelle dell’Osservatorio sui Reati di Natura Ambientale. Il Consiglio Regionale del Lazio circa due anni fa ha tenuto una solenne seduta sul tema delle presenze mafiose nel nostro territorio regionale votando un documento a stragrande maggioranza, in cui si prendevano degli impegni. La Polverini lo sa e che cosa sta facendo per rispettare quegli impegni? Bisogna sempre ricordarsi che nel Lazio è stato sciolto per presenze di mafia il Comune di Nettuno, si è arrivati ad un passo dallo scioglimento del Comune di Fondi ed è stato messo sotto osservazione il Comune di Ardea. Sono note le attività di contrasto pressoché quotidiano della magistratura e delle
forze dell’ordine così come era riconosciuto e ben presente il lavoro della Commissione in raccordo oltre che con le Istituzioni deputate, anche con le organizzazioni sindacali del settore e con l’associazionismo. La Regione Lazio ha un buon impianto legislativo del settore che va dalla legge sulla sicurezza a quella sull’usura, dall’istituzione dell’Agenzia per i Beni Confiscati alla legge sui diritti dei detenuti, da quella sulle polizie locali alla legge sui diritti degli immigrati. Sono già 15 giorni che ho scritto senza avere risposta alla Presidente Polverini per proporle di mandare avanti il progetto per realizzare l’ICAM di Roma già finanziato, dove poter ospitare 12 madri detenute con i loro bambini da zero a tre anni. E non mi si venga a dire che tutto ciò suc-
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di ROMA e PROVINCIA
* già consigliera regionale e Presidente della Commissione Speciale Sicurezza della Regione Lazio
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VI RETE di GIORNALISTI e SCRITTORI ANTIMAFIE
cede perché occorre tagliare le spese di organismi che non hanno alcun costo come la Commissione, o costi insignificanti come l’Osservatorio che da mesi non effettua il monitoraggio sulle presenze delle mafie nel Lazio. La nostra può continuare ad essere una delle Regioni che la massima attenzione ai temi della legalità e della sicurezza la pratica quotidianamente e non la predica solo in campagna elettorale. Così come mi pare sia successo con la nuova Amministrazione regionale. Mi piacerebbe essere smentita. Luisa Laurelli*
il libro del mese
Vita, lavoro e morte di cronisti ‘insabbiati’
Quello di Luciano Mirone (giornalista e scrittore siciliano) è un libro che vuole restituire una coscienza a chi forse l’ha perduta. Quella coscienza che viene colpita e sfregiata ogni qual volta avvengono omicidi di mafia. Il libro, “Gli insabbiati”, ha un sottotitolo illuminante: “Storie di giornalisti uccisi dalla mafia e sepolti dall’indifferenza”. Un vero e proprio atto d’accusa. Mirone racconta le vicende di 8 giornalisti che, con il loro lavoro di cronisti, sono andati incontro alla morte avendo deciso di raccontare verità scomode e quindi taciute. Ci narra le vicende personali e professionali di Cosimo Cristina (24 anni, reo di denunciare i rapporti tra la mafia e i cosiddetti “colletti bianchi” di Termini Imerese); Mauro De Mauro (rapito e ucciso per le sue inchieste sulla morte di Enrico Mattei e sui misteri del Golpe Borghese); Giovanni Spampinato (uno
dei primi giornalisti italiani ad interessarsi ai poteri deviati dentro lo Stato, assassinato nel 1972); Giuseppe Impastato (che da una radio privata denunciava le nefandezze di Tano Badalamenti, boss di Cinisi); Mario Francese (interessatosi dei colossali interessi nascosti dietro la ricostruzione del Belice dopo il terremoto del 1968 e assassinato da sicari di Riina); Giuseppe Fava (che per primo denunciò le collusioni tra mafia, politica, P2 e massoneria); Mauro Rostagno (che da una tv privata prendeva di mira mafiosi e politici corrotti); Beppe Alfano (che aveva scoperto gli scandali di un’associazione di assistenza su cui avevano messo le mani politici, faccendieri e mafiosi). Otto storie diverse, che insieme riescono a tracciare una linea chiara e unita su ciò che ha significato (e significa) in Italia fare semplicemente il mestiere di giornalista. Le loro storie
Dal Comune di Ardea un esempio da seguire per contrastare le mafie
Il Consiglio Comunale di Ardea (Rm) ha approvato una mozione che impegna l’amministrazione comunale a costiruirsi parte civile contro le organizzazioni criminali di stampo mafioso presenti da tempo sul proprio territorio. Non solo: gli eventuali risarcimenti saranno destinati a un apposito fondo a sostegno delle vittime del racket e dell’usura e a favore delle associazioni e strutture a cui verranno assegnati gli immobili confiscati. Quanto deciso dal Consiglio Comunale di Ardea dovrebbe essere preso da esempio da molti altri Co-
muni della provincia di Roma, dove le attività criminali sono diventate ormai una caratteristica. Non si tratta più di tentativi di infiltrarsi in zone diverse dalle regioni storiche della mafia, ma di attività ordinarie e quotidiane, ormai stanziali e ben note alle forze dell’ordine. “Per la prima volta -ha detto Elvio Di Cesare, segretario regionale dell’associazione contro le illegalità e le mafie Antonino Caponnetto- un’amministrazione ammette, con un atto ufficiale e adottato con l’assenza di tutti i gruppi politici, la presenza e le at-
“Ogni conquista lascia dietro di sè una scia di delitti. E la vendetta non si fa attendere” Mario Francese tività sul proprio territorio delle mafie, che noi abbiamo denunciato con forza molti anni fa. Tuttavia ha aggiunto Di Cesare- seppur contenti dell’approvazione di una
mozione di rilevante importanza, avremmo apprezzato qualche passetto in più: l’impegno cioè a individuare e neutralizzare eventuali responsabilità di singoli”. La mozione rappresenta comunque un primo strumento di prevenzione e contrasto al fenomeno diffuso dell’infiltrazione mafiosa sul territorio. Se tutte le amministrazioni pubbliche se ne dotassero sarebbe un bel passo in avanti.
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di DANIELA DI ROSA
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di ROMA e PROVINCIA
diventano però anche un atto d’accusa verso una categoria, quella dei giornalisti, che troppo spesso sembra facilmente corruttibile dal potere, sia esso politico, criminale o finanzario dimenticando il valore della verità e del rispetto della coscienza collettiva perchè “sono soprattutto le cose non dette quelle che veramente contano”. Il libro di 488 pagine (ed. Castelvecchi, € 19,50) presenta la prefazione di Rita Borsellino e una interessante nota dello stesso Mirone, scritta dieci anni dopo la prima edizione. Marcello Morrone
NEWS da
MAFIOPOLI
12 settembre, Frascati
PRESO IL LATITANTE CHE SFUGGI’ ALLA CATTURA
Dopo un anno di ricerche è stato tratto in arresto da parte dei Carabinieri del Nucleo investigativo di Frascati, un uomo (albanese di 24 anni, E.S.) che era riuscito a dileguarsi nel maggio del 2009 durante un’operazione tesa a sgominare un traffico internazionale di droga. L’uomo è stato rintracciato in Belgio e ha fatto rientro in Italia scortato dagli uomini della Interpol. A Fiumicino i Carabinieri lo hanno prelevato e condotto nel carcere di Rebibbia. Nell’operazione denominata “ Tatjana” vennero arrestate altre 11 persone. 9 settembre, Roma
PRESA LA BANDA CHE RAPINAVA LE PROSTITUTE
I Carabinieri del Nucleo Operativo della Compagnia di Frascati nella notte tra l’8 e il 9 settembre, in un blitz condotto sulla Prenestina, hanno arrestato una banda di malviventi composta da tre romeni. La banda, armata di taglierino, stava rapinando alcune prostitute. Le lucciole, tratte in salvo dagli uomini dell’Arma, sono state comunque multate in base all’Ordinanza del Comune di Roma mentre i tre arrestati saranno processati con rito direttissimo con l’accusa di tentata rapina aggravata. 28 agosto, Ostia
SIGILLI ALLO STABILIMENTO DEL BOSS FASCIANI
Sono stati posti i sigilli allo stabilimento balneare “Village” di proprietà del clan
Fasciani. Sotto sequestro spiaggia e discoteca. Il Gip presso il Tribunale di Roma, sulla scorta degli elementi raccolti dal Nucleo Operativo presso il Comando Provinciale dei Carabinieri, ha firmato il decreto di cessazione dell’attività sull’arenile. Il titolare della struttura è Carmine Fasciani, attualmente detenuto nel carcere di Secondigliano (Na) con l’accusa di associazione a delinquere finalizzata al traffico internazionale di sostanze stupefacenti. L’indagine, condotta dal febbraio del 2008 sotto il coordinamento della Divisione Distrettuale Antimafia presso la Procura di Roma, portò in carcere 36 persone: 31 italiani, 4 spagnoli e un bulgaro. 21 agosto, Piedimente
SIGILLI AD UN AUTOSALONE DI LUSSO
I Carabinieri della seconda sezione del Reparto Operativo Provinciale di Roma hanno posto sotto sequestro un concessionario “Auto style” di Piedimonte San Germano. La richiesta di sequestro preventivo, avanzata dall Dda di Roma, è stata accolta dal Tribunale di Frosinone. Tre anni fa lo stesso concessionario di automobili, che in precedenza aveva sede a Cassino, rimase protagonista di un misterioso incendio. 19 agosto, Frosinone
SI CHIUDE L’OPERAZIONE “SULEYMAN”
Si è chiusa con un’ultimo arresto l’operazione “Suleyman” che nell’ottobre del 2007 portò allo smantellamento di una
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RESPONSABILE Andrea Sebastianelli
La Guardia di Finanza di Frascati ha sequestrato a Roma (Rocca Cencia) un capannone in cui era occultata merce contraffatta che riproduceva loghi e stemmi araldici di Carabinieri, Guardia di Finanza, Marina Militare ed Aeronautica Militare. Un totale di oltre 500 pezzi destinati a molti esercizi commerciali dell’area dei Castelli Romani ed in particolare a Velletri. Nel capannone si realizzavano ex-novo falsi marchi utilizzando sofisticate apparecchiature meccaniche. (A cura di Andrea Rasetti)
Stampato in proprio
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il Segno “ Di antenne si muore Periodico mensile dell’Associazione Culturale Terre Sommerse Castelli
Anno IX, n. 7-8 - Luglio-Agosto 2010
”
Incominciando col gustare un po’ di libertà, si finisce per volerla tutta. Errico Malatesta (1853-1932)
“Esiste un nesso tra esposizione alle onde e tumori e leucemie”
Lo ha dimostrato una perizia richiesta dal Tribunale di Roma per chiarire le responsabilità di Radio Vaticana su 137 decessi
Quando i Parcheggio Parco politici sono Ascensore intolleranti trappola di Sergio Rasetti Ho avuto rapporti più o meno stretti e confidenziali con Sindaci e politici di ogni livello nelle prime due parti della
mia vita. Dopo aver imboccato allegramente la terza parte, quella che comincia a 60 anni, mi sono imbattuto in uno di questi politici molto preso dal suo ruolo che, come pochi altri, non tollera critiche e posizioni diverse dalle sue, e che, forse infastidito per le cose da me scritte su questo giornale, mi ha definito, in privato, con un “aggettivo forte”.
A pagina 7
Boschi ai privati
Patrimonio di tutti
A pagina 10
Quartiere Vigne
Proteste per la rotonda
Alle pagine 12 e 13
Via libera anche al secondo PUA
Il futuro del Vivaro è fatto di cemento A pagina 8
BAR GELATERIA PASTICCERIA KEBAB FAST-FOOD FRIGGITORIA e tanto altro....
Piazza Garibaldi, 21-22 Rocca di Papa (Rm) Tel. 06-94288299 e-mail: caffedelborgoepaninoteca@alice.it
il Segno
NO ALLA LEGGE BAVAGLIO
PICCOLO
supplemento al n. 9 (settembre 2010) del mensile indipendente
31 agosto, Roma
SEQUESTRATO CAPANNONE DI GRIFFE
PICCOLO
il Segno
RETE di GIORNALISTI e SCRITTORI ANTIMAFIE di ROMA e PROVINCIA
maxi organizzazione composta da ciociari e africani e che aveva come ruolo principale il traffico della cocaina dai paesi el Nord Europa fino in Italia, passando per Frosinone e Napoli. Si trattava di tre organizzazioni criminali, formate da extracomunitari che si erano uniti in una sorta di alleanza e che avevano come fine ultimo il traffico di sostanze stupefacenti. Sessanta complessivamente le persone arrestate e indagate dalla Procura della Repubblica della Direzione Antimafia di Napoli, per i reati di associazione finalizzata al traffico internazionale di stupefacenti, riciclaggio e favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. L’ultimo arrestato, bloccato nell’aeroporto di Fiumicino, era un cittadino el Togo proveniente da Lagos. L’uomo è anche accusato di ricettazione e falso documentale.
E’ partito l’assalto al Vivaro
Periodico mensile dell’Associazione Culturale Terre Sommerse Castelli
Anno IX, n. 6 - Giugno 2010
Comune di Rocca di Papa, votata l’edificazione di 1.200 metri cubi
Sebastianelli a pagina 7
Scuola, dopo Commercianti i tagli niente Parla Italia più classi Verdinelli
di Rita Gatta Recentemente a Rocca di Papa, come tutti sappiamo, sono state portate avanti iniziative politiche volte a migliorare la situazione scolastica: due nuovi edifici sono stati inaugurati il mese scorso, nella zona delle Vigne e ai Campi d’Annibale, con grande soddisfazione da parte di tutti. Purtroppo a queste lodevoli iniziative dell’Amministrazione Comunale non fa riscontro la politica scolastica nazionale. I tagli al personale docente e i provvedimenti tesi soprattutto al risparmio non rendono agevole una programmazione futura della scolarità cittadina.
Andrea Rasetti a pagina 8
Gestione boschi
Si continua a discutere
Picchioverde a pagina 11
Lettera al Sindaco
Paura e terrore per le alte fiamme
Incendiate 3 automobili in pieno centro
A pagina 9
à noCOvit LORE PER
Mobbing o PARRUCCHIERA fuori di testa che cosa?
CAPELLI CON SISTEMA BIOLOGICO IN GEL
Piega € 10,00 Taglio+Piega € 18,00 Colore+Piega € 28,00 orario continuato
Hai perso qualche numero del Segno? Vuoi ritrovare un articolo che avevi letto? Da oggi puoi consultare tutti i numeri del nostro mensile collegandoti al sito internet: www.issuu.com/ilpiccolosegno. Buona lettura! SEGUE A PAGINA 17
A pagina 17
SEGUE A PAGINA 13
Di Rosa a pagina 15
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