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Segno
...quello che gli altri non scrivono...
In tempo di crisi far conoscere la propria attività può essere una soluzione
Una poltrona per 4 candidati quindicinale indipendente
Anno XV, n. 5 - 1/31 maggio 2016
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I roccheggiani sono chiamati a scegliere il sindaco della città ilpiccolosegno@libero.it
ALL’INTERNO L’INSERTO SPECIALE CON TUTTE LE LISTE
Ortacia papers
Rete4 processa Rocca Farmacia ma i primi abusivi sono loro
Tempo di elezioni 547mila €
di Gianfranco Botti Il comune non è un’identità astratta, ma è l’insieme di norme che regolano la vita della comunità e coincide con la comunità stessa. Il comune è: regole, amministratori e cittadini. Quando intorno all’amministrazione non c’è partecipazione popolare, al meglio potranno aversi dei progetti parziali, ma un progetto migliorativo complessivo sarà impossibile impostarlo senza il concorso allargato dei cittadini. Ciascuno individualmente, e tutti i cittadini complessivamente, sembriamo condannati al ruolo di spettatori e destinati a mantenere quel ruolo per un futuro insostenibilmente lungo.
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L’asta si terrà il 21 giugno
Di Rosa a pagina 10
Inaugurato il multipiano Piazza Valeriano Gatta
Sebastianelli a pagina 5
Politica e coerenza Il club dei rancorosi A pagina 7
A pagina 9
Mancini a pagina 8
A Rocca la scuola da chef A pagina 16
Via Roma nel degrado Centro Storico
Tabellione a pagina 15
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Segno
organo quindicinale dell’associazione culturale “Editoriale il Segno” C.F. 92028150586 P.IVA 12706861007 Registrazione Tribunale di Velletri n. 5/02 del 19/02/2002
DIREZIONE Via dei Monti, 24 - Rocca di Papa DIRETTORE RESPONSABILE Andrea Sebastianelli
ilpiccolosegno@libero.it
REDAZIONE Bruna Benelli, Federico De Angelis, Daniela Di Rosa, Mauro Giovanelli, Anna Giovanetti, Camilla Lombardozzi, Giovanni Mancini, Noga (Gabriele Novelli), Marco Rapo, Annarita Rossi, Vincenzo Rufini, Maria Pia Santangeli, Luigi Serafini, Sandro Tabellione, Francesca Torino ILLUSTRAZIONI Franco Carfagna, Ermanno Gatta
Stampa: Arti Grafiche Roma
IL SEGNO NON USUFRUISCE DI ALCUN FINANZIAMENTO PUBBLICO SOTTOSCRIVI PER IL SEGNO:
Banca di Credito Cooperativo dei Castelli Romani IBAN: IT-12-Q-07092-39230000000110977
ATTUALITÀ
il Segno - maggio 2016
Solo il 3% dei ragazzi hatrovato un vero lavoro L’Isfol mette a nudo il progetto “Garanzia Giovani”
di Francesca Torino Secondo i dati diffusi recentemente dall’ente pubblico del Ministero del Lavoro, Isfol (Istituto per lo sviluppo della formazione professionale dei lavoratori), Garanzia Giovani, a due anni dalla sua introduzione nel nostro Paese, si è rivelato un vero flop. Moltissimi i giovani che dal 2014 a oggi si sono iscritti, circa un milione (il totale dei disoccupati in Italia si aggira intorno ai due milioni), ma soltanto il 3% di questi ha effettivamente trovato un lavoro. Garanzia Giovani è un progetto europeo nato con lo scopo di facilitare l’inserimento dei ragazzi nel mondo del lavoro in un momento storico come questo di grande difficoltà sociale ed economica. Quello che offre agli iscritti è una formazione professionale, un periodo di tirocinio o di servizio civile e sostegno nella realizzazione di progetti imprenditoriali. Tutto finanziato dall’Unione Europea. Ma che cosa sta andando storto in questo progetto, che sembrava dover quanto meno arginare il problema della disoccupazione giovanile? Innanzitutto, come detto, sono stati veramente pochi coloro che effettivamente hanno trovato un lavoro (appena il 3%); di quel milione di giovani, più
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Giovani alla ricerca di lavoro
di 600 mila sono stati contattati per fare un colloquio, di questi un terzo ha avuto la possibilità di fare dei tirocini, altri – invece – hanno seguito corsi di formazione o hanno svolto il servizio civile. Insomma, il rapporto dell’Isfol non lascia tanto spazio alla immaginazione, i numeri parlano da soli. C’è da sottolineare, inoltre, che le aziende che decidono di inserire nel proprio organico del personale, lo fanno proponendo inizialmente dei tirocini (che poi rimarranno tali), con tutti i “benefici” che questo comporta (rapporti di lavoro non vincolati da contratto, salario minimo retribuito grazie a Garanzia Giovani). Il problema è proprio questo: avere dei dipendenti che non costano nulla ma che lavorano esattamente come quelli che hanno un contratto nazionale. Un’altra grave problematica si riscontra proprio nel tipo di proposte lavorative che, oltre
a ricercare figure professionali (quali commesso, barista, badante, cameriere, muratore), richiedono esperienza pregressa nel settore. Fattore quest’ultimo che mal si approccia con l’intento di Garanzia Giovani di inserimento dei ragazzi nell’ambito lavorativo. In più, sono tanti i giovani che non sono stati retribuiti per il lavoro svolto oppure hanno percepito la loro retribuzione in ritardo. Insomma, senza dubbio questo è un provvedimento che va rivisto e ripensato sotto un’altra ottica: quella dell’emergenza lavorativa e non del profitto che può portare alle aziende o imprese, ai centri per l’impiego o ai numerosi corsi di formazione. C’è bisogno di una politica diversa che abbia prospettive diverse e che sappia affrontare la questione avendo sempre chiaro l’obiettivo: risollevare l’economia ripensando al lavoro al futuro dei più giovani.
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ATTUALITÀ
il Segno - maggio 2016
L’esempio di un uomo radicale nel Paese dell’ipocrisia politica Si è spento dopo una lunga malattia il leader radicale Marco Pannella
di Mauro Giovanelli Non ho mai condiviso la locuzione “I morti sono tutti uguali”, anzi mi ha sempre particolarmente disturbato, infastidito poiché pregna di tutte le ipocrisie dei rimasti vivi i quali si arrogano il diritto di spogliare il defunto della sua personalità, appiattirlo, ovvero superare finanche la natura che già gli fa assumere posizione orizzontale provvedendo, per sovrapprezzo, ad annullare pure ciò che egli è stato e voluto essere. Una carogna che trapassa vuole rimanere la carogna che è stato, così il benpensante, l’illuminato, il moralista... invece gli tocca subire il torto di diventare, nel ricordo, qualcos’altro che li accomuna, unifica ai nuovi compagni di chi sa quale misterioso viaggio. Poi ci sono dissimili esempi di persone che salgono sull’autobus infernale per sfidare il mistero ultimo, e dipende da ciò che lasciano nell’animo di coloro che restano alla fermata in attesa del prossimo carico, o il successivo, ovvero i diversi
Marco Pannella
gradi di quella inevitabile sensazione di “mancanza”, chiunque essi siano stati, che assale durante l’attesa. Sto scrivendo queste poche righe in quanto ho appena saputo che è morto Marco Pannella e la notizia mi ha fatto passare in un balzo da ciò che ero l’attimo prima a quel che sono adesso ovvero monco di qualcosa che è andata via con lui. Il primo pensiero mi ha ricondotto ai
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suoi estenuanti digiuni, scioperi della fame e della sete, le nuvole delle innumerevoli sigarette che ha bruciato nell’affrontare con caparbietà gli ideali più veri pertanto assurdi nel contesto sociale tanto sordo alle sofferenze del prossimo quanto generoso nello spendere vane e scontate parole nel commemorare chi ha “tolto il disturbo”. Caro amico, aspettati nei prossimi giorni una valanga di discorsi celebrativi che nulla avranno a che fare con il tuo essere stato ma, come ben sai, è un obbligo che i timorosi e ipocriti demandati a tale incombenza, gli uomini di potere, devono e possono onorare solo in questo modo. Porta pazienza, passerà in fretta. Da parte mia avverto l’esigenza di dirti: “Ciao Marco, sei un personaggio così diverso e affrancato dalla mediocrità che mi sento deprivato di un ottimo compagno, anche un po’ folle, come del resto sono io. Ultimamente eri perfetto con il codino. Che aggiungere? Nulla! Buon viaggio, mi faccio una canna in tuo onore. Mi mancherai ma questa è la vita e... la morte”.
IL VIAGGIO
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Dopo l’Albania di Hoxa avanza la nuova Europa Alla scoperta di un Paese europeo di cui si sa poco
di Marco Rapo Per molti Italiani, l’Albania è associata ancora ai fotogrammi dei barconi stracolmi, trabordanti di migranti disperati. I media per anni sono rimasti anch’essi su quelle immagini, fermi allo sbarco della “Vlora” al porto di Bari nella torrida estate del 1991. Uno stereotipo da cancellare subito. Un cambiamento di rotta soprattutto geopolitico che il Paese si è lasciato alle spalle, soprattutto il triste isolamento dittatoriale dell’epoca Enver Hoxa. Il nuovo governo di Edi Rama, insediatosi nel settembre 2013, ha avuto la forza e il carattere di far cambiare rotta a questo splendido Paese. L’attuale primo ministro, già sindaco di Tirana, ha cambiato prima il volto della capitale, poi quello dell’intero Paese. Strade e infrastrutture fanno dell’Albania un Paese con uno sviluppo impressionante. Oggi sono quasi 19mila gli Italiani che vi-
vono permanentemente in Albania e questo è davvero un’inversione di tendenza, visto che fino a diversi anni fa erano gli albanesi a fare la coda per i permessi di lavoro e di soggiorno, oggi sembra essere l’esatto contrario al di là dell’Adriatico. Strade perfette sia nei centri cittadini che in periferia, servizi al cittadino, raccolta differenziata impeccabile con una pulizia delle strade mai vista prima! Questa è la prima cosa che balza agli occhi visitando Tirana. Premetto che l’Al-
bania non è il paradiso, ci sono cose da migliorare, ma il Paese delle aquile è sulla giusta strada! Questa è la nuova Albania, la “mamma” per molte persone che pur essendo nate in Italia hanno origini albanesi nei cognomi e nelle radici. Ma cosa fa di questo popolo un grande popolo? Beh, ci sono tanti pregi, forse sarò di parte, ma chiunque sia stato in Albania o a contatto con questa gente ha notato la grande ospitalità e il grande senso di appartenenza. Poi purtroppo c’è gente che non guarda tutto ciò e fa di tutta l’erba un fascio. Politici vestiti di “verde” etichettano questa gente e non solo come delinquenti cercando di creare quella sorta di fobìa dello straniero che lo rende così un male assoluto per l’Italia. Quei poli-
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tici ovviamente vedono solo ciò che vogliono vedere e far vedere, solo così si accaparreranno ingenui consensi. Ma oggi non voglio parlare di politica, forse perché ne sono nauseato o forse perché semplicemente l’Albania non merita questi brutti accostamenti. Un Italiano un giorno, pedalando in bicicletta, fu chiamato da un amico che gli propose: “Gianni, ti hanno offerto la panchina della nazionale Albanese cosa fai?”, lui rispose: “Fammici pensare!” e continuò a pedalare. Il giorno dopo accettò l’incarico! L’uomo in questione è Gianni De Biasi, l’attuale CT della nazionale, che in una recente intervista ha dichiarato: “Non conoscevo l’Albania, ma mi ha subito rapito il cuore! La gente, i paesaggi, tutto è diverso da come mi immaginavo” e alla domanda: “Ma tu come ti senti?”, la risposta è stata netta e decisa: “Albanese”. Questo sta a significare che per conoscere una Paese, una storia, bisogna entrarci dentro e non limitarsi a sbirciare da fuori. Oggi spero con queste poche righe di aver smosso la curiosità di qualcuno che magari dopo aver letto il Segno cercherà su Internet video e filmati di questo splendido Paese! #ShqiperiaIme
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Nel 1961 a Rocca di Papa la popolazione residente si componeva di 7.588 persone.
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notizie, informazione, attualità
Rete 4 processa un intero paese ma leloroantenne sono abusive Il Comitato Pro-Case è intervenuto sulla vicenda delle acquisizioni abusive
di Andrea Sebastianelli Dopo aver assistito al processo contro Rocca di Papa, organizzato all’interno della trasmissione di Rete4 “Dalla vostra parte” mi è venuto un solo pensiero: “perché nessuno del comitato ha detto a questi signori, dal conduttore Del Debbio al governatore della Liguria Toti (ex direttore di Italia1), che le prime opere abusive a Rocca di Papa sono state realizzate per impiantare i loro tralicci sulla vetta di monte Cavo?”. Hanno preso dei dati e li hanno interpretati come hanno voluto, semplicemente per fare scalpore, visto che parlare di 3.800 case abusive a Rocca di Papa è stata una colossale bugia. Questi numeri, mi ha poi spiegato Alessio Iadecola, presidente del Comitato ProCase (costituito dopo l’avvio delle procedure di acquisizione da parte della Procura di Velletri), li avevano presi da un articolo del Segno scritto dal sottoscritto. Mi è parso subito strano perché 3.800 case abusive è un’enormità e allora ho capito l’errore: in una delle inchieste
pubblicate abbiamo diffuso i dati delle domande in sanatoria presentate al Comune dal 2004 a oggi per un totale di 3.400. Tremilaquattrocento domande di sanatoria non vuoldire che ci sono 3.400 case abusive. All’interno di questo dato ci sono richieste in sanatoria per la realizzazione di tettoie, balconi, porte, finestre, per aver realizzato un garage o per aver alzato un sottotetto. Caro Del Debbio, la verità l’ha stabilita il Tribunale Amministrativo Regionale del Lazio (con la sentenza del 13 novembre 2014) e il Consiglio di Stato (con l’ordinanza dell’8 ottobre 2015) che hanno stabilito che i vostri ripetitori di monte Cavo sono abusivi. Tanto per rinfrescarvi la memoria, ecco che cosa hanno scritto i giudici del TAR un anno e mezzo fa: “L’area ove insistono le strutture della ricorrente (cioè di RTI - Reti Televisive Italiane: Canale5, Italia1 e Rete4) è assoggettata a un vincolo di “inedificabilità assoluta” imposto dallo strumento urbanistico (P.R.G.) cui si aggiungono altri espressi vincoli paesistico-ambientali, storico-monumentali, idrogeo-
Un momento della trasmissione
“Rocca di Papa capitale dell’abusivismo”... ma i numeri non sono quelli Unaveri strada allagata
logici e forestali, ed è altresì ricompresa nel perimetro del Parco Regionale dei Castelli Romani”. Altroché Rocca di Papa “capitale dell’abusivismo”! Quando si dicono delle scemenze, come ha fatto Rete4, è opportuno chiedere semplicemente scusa. Resta da capire perché il presidente del Comitato Pro-Case di Rocca di Papa si sia prestato a mettere in scena questa mistificazione davanti a qualche milione di italiani, senza spiattellare in faccia alle telecamere le due sentenze che accusano
da una perdita d’acqua proprio le televisioni di Berlusconi di aver installato tralicci e apparati di trasmissione senza alcuna autorizzazione. Ancora una volta si è preferito fare politica anziché spiegare e dire le cose come stanno di fronte ad accuse infondate. Ed è un peccato, perché l’occasione poteva essere sfruttata per far conoscere agli italiani gli scempi commessi dalle multinazionali dell’informazione per far entrare in ogni casa il loro segnale e, con esso, incassare miliardi di introiti pubblcitari. Tutto alle spalle dei roccheggiani.
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6 È sempre stato fin troppo facile attribuire agli amministratori le carenze di un comune. A ben osservare, la forza democratica di un paese non dipende solo dalla capacità e dall’integrità della sua classe politica, ma anche dalla cultura delle sue famiglie e dall’energia dei suoi cittadini. Una società migliore, più giusta, prima che sulle leggi si costruisce sulla cultura. Allora, che responsabilità per chi amministra trascurare la cultura. Che non è come la gramigna, è come un’orchidea, va coltivata. La comunità che complessivamente nega l’esistenza di fasce intellettuali si mette malignamente in mano alla sottoclasse indefinita che l’amministra. Quando una comunità paesana sbaglia, bisognerebbe eleggerne un’altra. Ci si deve capacitare che in tanto la politica può ospitare tanti furbi e furbastri, in tanto può rappresentare un ambito di elezione per un così gran numero di traffici e di magagne, in quanto, e solo in quanto, ha come sponda, come interlocutrice permanente, una società moralmente opaca e a dignità civica scarsa come la nostra. Quanti inciuci quando al posto dei bravi stanno i traffichini. Nel settore pubblico la critica è necessaria. Senza controllo, senza sdegno per il malfatto, si genera la diffusione dell’illecito, si aumenta l’arroganza in chi gestisce. Quando l’opposizione comunale non fa il suo dovere di controllo e di contestazione agli atti amministrativi fasulli, per la maggioranza diventa un comodo materasso sul quale si addormenta ogni speranza di buon governo. Delle cose rubate, una delle più brucianti è la fiducia. Mentre i furti di soldi, di gioielli, di argenteria, di solito riguardano il privato, i ladri di fiducia fanno un
ROCCA DI PAPA
Tempo di elezioni Segue dalla prima pagina
danno sociale enorme. Tolgono la voglia di partecipare, uccidono la speranza. Con un quadro amministrativo sfasciato, i bravi e gli onesti, mossi solo dal civico impegno di servire degnamente il proprio paese, troveranno altre fondate motivazioni per restarne fuori, non scendere in campo, lasciarlo libero ai rampazzatori. Come si può definire quello che sullo scenario politico-amministrativo da anni sta succedendo da noi? Non tanto: una democrazia senza popolo, perché in effetti la gente vota e osserva. Per me può definirsi: un’amministrazione popolare PASSIVA. La gente, infatti, dopo aver votato seguita ad osservare, mormora, ma niente di veramente concreto fa per interrompere e cambiare l’andazzo. Come se i casi dell’amministrazione non fossero soprattutto casi suoi. Ricorrenti mormorii di disapprovazione, emessi a voce bassa fra persone fidate, sembrano essere l’unica, penosamente inadeguata alternativa alla supina accettazione di questo stato di
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cose. Non può essere che la politica sia il mestiere di impedire alla gente di occuparsi di ciò che la riguarda. Un perfetto pubblico amministratore oltre che onesto dovrebbe essere avvocato, ingegnere, architetto, economista, medico, sociologo, intellettuale, operaio. E ciò tutto insieme. Più che disperdersi nel tentativo impraticabile di improvvisare tutte queste competenze in se stesso, per un pubblico amministratore che volesse risultare all’altezza sarebbe buona mossa utilizzare volta per volta, chi queste competenze si ritrova, secondo la bisogna. Ma la questione della competenza da noi non è stata mai presa in considerazione, mai è stata criterio per ottenere riconoscimento, neanche ai giorni nostri. Anzi, la nostra storia racconta come chi si ritrovasse qualificato abbia trovato sempre contrapposizione forte. Il prof. Feliciano Cavaldesi nel 1946 durò sindaco 4 mesi. Il dottor Giuseppe Lupardini, funzionario del ministero degli Esteri e che, come tale, rappre-
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sentò l’Italia all’estero, nel 195660 non toccò palla, scavalcato da Carlo Brandani e da Carlo Ticconi. Il dottor Tito Basili nel 1965 fu sindaco solo per 10 mesi. All’architetto Baldo De Rossi toccarono due mesi nel 1971. L’avvocato Ciampa nel 1990-91 ne fece 18. Il dottor Ugo Tamburrini nel 1992-93 portò la fascia per 12 mesi. Queste rimembranze non vogliono disturbare nessuno e nessuna. Vogliono solamente evidenziare una tendenza storica confermatissima qui da noi. Che tanta negatività ci ha procurato. Se non altro perché diversi che avrebbero potuto contribuire per qualificazione, sapendo quali contrasti l’avrebbero aspettati, si sono guardati bene dall’accostarsi alle elezioni. È scontato: meno l’assessore capisce, più la burocrazia comanda. L’autorità non è delegata dagli uomini, ma procurata dai valori. Il consenso popolare, sapendo tutti come da sempre possa raccattarsi bussando da frati cercanti porta per porta, strada per strada, è INDIZIO di legittimità, non il fondamento. Nel dibattito sulla legittimità del potere non conta che essa abbia origine dal voto o da interessi organizzati. Legittimo è quel potere che ESEGUE il mandato che le necessità vitali ed etiche di un paese gli conferiscono. Tali necessità è meglio affrontarle con chi ha titolo più che con chi ha rimediato preferenze. Certe preferenze sarebbero da penalizzare come uno sgambetto a pallone. Quelle intascate, oltre che con il porta a porta, col clientelismo e con la tolleranza agli abusi. I candidati si interessano agli elettori come le pulci ai cani. Le promesse elettorali impegnano solo chi le riceve. Il candidato che ti promette di meno ti deluderà di meno. Gianfranco Botti
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Politica, coerenza e opportunismo quando il potere acceca i candidati A proposito delle elezioni per il nuovo sindaco che si terranno il 5 giugno
di Daniela Di Rosa di Daniela Di Rosa Sono una persona che può piacere o meno, ma che da sempre dice ciò che pensa. Se un politico mi interessa e vedo che affronta da solo la salita divento il suo pigmalione, lo appoggio apertamente e spassionatamente, non perdo tempo in “giochetti” fatti di convenienze e opportunità, poltrone, segreterie, addetti stampa, portavoce, consiglieri, lavori (qualificati o no, stabili o precari) non mi interessavano prima figuriamoci alla mia età. Altrimenti non si spiega perché in quasi 20 anni ho sostenuto candidati lasciati poco dopo la loro vittoria, e proprio quando potevano diventarmi “utili”, e l’ho fatto senza giustificarmi o crearmi alibi, e non c’era all’orizzonte un’altra opportunità, un altro politico o partito ad aspettarmi, anzi avendone contro uno in più. Sono talmente esasperante con questa mia “attitudine”, che spesso è risultata nociva a chi mi è vicino. La coerenza portata all’eccesso è sì una bella cosa ma difficile da sopportare per chi ti vive accanto. Per esempio, conosco molte persone che da anni criticano aspramente l’amministrazione però poi li vedi tranquilli presenziare alle mostre di pittura dei loro quadri, o delle opere delle loro mogli o figlie, a rap-
presentazioni teatrali di parenti, a presentazioni dei propri libri, fregiarsi del titolo “Patrocinato dal com u n e ” , gongolare in foto con il sindaco o con un amministratore, a parole li “odiano” ma nei fatti quando gli fa comodo si servono di loro. La coerenza la vogliono negli altri, mai in loro stessi! Non ho mai subito il fascino del potere o del denaro, perciò non ho mai posseduto né l’uno, né l’altro. Ho solo un difetto (ne ho altri ma non li rivelo): così come mi faccio carico in fretta di un piccolo “eroe” solitario, altrettanto in fretta lo abbandono appena scopro che l’ “eroe” è di cartapesta ed è circondato da soldati armati di propaganda. Da quattro mesi ho abbandonato il consigliere di minoranza Crestini, stavolta ho anticipato i tempi, non ho aspettato un’ipotetica vittoria (errare è umano, perseverare è diabolico). Ora, senza ricapitolare tutta la storia, mi chiedo e vi chiedo: è legittimo per tutti cambiare idea, tranne che per me? Sulle pagine Facebook del consigliere e dei suoi gruppi si è scatenata una guerra contro
l a mia persona e il Segno, insulti, menzogne, “articoli” infamanti su ipotetiche minacce, candidature, ecc. In poche ore sui loro profili sono diventata, in ordine sparso: venduta al Pd, perché strizzerei l’occhio alla loro candidata sindaco Sciamplicotti; venduta al diavolo (l’anima), e ho risposto che l’anima al diavolo la può vendere solo chi ci crede, e io non credo! Vipera (questo poverino preferiva stare in una gabbia con 100 leoni, piuttosto che con me). Ora vi spiego ciò che non ho trovato normale, al punto da allontanarmi in fretta: a muovere la “rabbia popolare” è stata la Brandani, cerimoniera di Boccia fino a dicembre 2012. Finito l’incarico, dopo un’interrogazione di Crestini, si riscopre oggi antibocciana e crestiniana di ferro. È normale che siano Enzo De Angelis e Alberto Querini a fare gli spot contro Boccia? E
solo dopo che non gli è stata rinnovata la gestione del teatro civico? La pretendevano a vita? È normale che Eleuteri e Petrolati si dichiarano rigorosamente di sinistra ma fanno campagna elettorale con accanto il simbolo “Territorio e Partecipazione” (Fratelli d’Italia della Meloni)? No, non è normale, tutto questo non è politica, è rabbia, è rivalsa, desiderio di ricoprire di nuovo incarichi persi. Io, in tutto questo, che c’entravo?
***** Anche in queste elezioni c’è un oggetto tanto bello quanto inutile, il programma elettorale dei partiti. C’è chi lo sbandiera come fosse la bibbia, chi ricicla quello degli anni precedenti, tanto suppergiù sono tutti uguali, pieni di enfasi e cose da fare per migliorare il paese. C’è chi giura: “Il mio è più bello, più forbito, più raffinato e ricercato”. Suvvia, sono fogli dove un candidato e i suoi uomini scrivono i loro sogni, ora trovatemi un programma che non sia un sogno! di destra, centro o sinistra. Nessuno direbbe: “So’ Cettolaqualunque, me ne fotto del paese e dei paesani e mi farò i cazzi miei”? No, chiunque, scriverà l’esatto contrario... perciò i programmi mi interessano solo a grandi linee, perché poi è facile disattenderli, e avviene quasi sempre, tanto le colpe sono sempre degli altri.
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È stato inaugurato il multipiano il centro storico ora può ripartire ROCCA DI PAPA
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di Giovanni Mancini È bastato solo l’annuncio dell’apertura del parcheggio multipiano del Carpino (piazza Valeriano Gatta) per scatenare la bagarre politica. Un’apertura attesa da un paio d’anni per l’opera pubblica più importante degli ultimi vent’anni. Un’opera criticata, anche dalle pagine di questo giornale, non tanto per la realizzazione del parcheggio in se, cosa su cui si è sempre stati d’accordo, ma per il tipo di struttura progettata: un palazzone di cinque piani nel centro storico. Comunque sia, il 19 maggio il sindaco di Rocca di Papa ha inaugurato il parcheggio (7.400 metri quadrati, 140 posti auto e 35 box) alla presenza di Massimo Vernetti, presidente della
società che ha materialmente realizzato l’opera. Dopo l’inaugurazione non sono mancate le polemiche visto che, all’interno del parcheggio, è stata annunciata l’apertura di un Carrefour, peraltro già prevista in sede di ideazione, basta andarsi a rileggere le dichiarazioni di Boccia di qualche anno fa. C’è chi ha gridato allo scandalo poiché il supermercato danneggerebbe le attività già esistenti nel centro storico. Altri hanno sottolineato che da molti anni il centro storico sta vivendo una fuga in massa dei commercianti, e il Carrefour non c’era. I problemi, insomma, vengono da lontano. Siamo invece certi che ora quest’opera vada sfruttata al massimo per rilanciare il
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Il parcheggio di piazza Valeriano Gatta
centro storico. Si potrebbe, per esempio, lanciare la festa delle fraschette che, partendo proprio da piazza Valeriano Gatta, potrebbe ridare valore alle cantine presenti lungo via della
Cava fino a piazza Garibaldi. Ricreando un percorso che, attraversando il cuore del centro storico, possa essere in grado di rilanciarne il potenziale turistico. Noi siamo fiduciosi.
Come una romana di nascita e roccheggiana d’adozione vive le elezioni in un paese
«Qui tocchi con mano ilrapportoconlepersone»
di Cristiana Zarneri Sono romana ma, quasi sette anni fa, decisi di venire a vivere a Rocca di Papa. Volevo fare ed ho fatto la fuga dalla città. Perchè questa premessa? Perchè mi balza agli occhi la grande differenza che c’è tra votare in una grande città e votare in un paese dove, bene o male, ci si può conoscere mediamente tutti. Ecco che l’idea di voto cambia, cambia perchè il voto deve, in un paese, essere più ragionato. Mi spiego meglio; non scevra da ideologie politiche ben precise, nella grande città il simbolo è sempre stato il punto di riferimento, così
La sede del municipio
per tutti, di tutte le fazioni. Ma, ed ecco la questio, nel paese spesso non puoi ragio-
nare così! Soprattutto se conosci da vicino i candidati a sindaco e se, all’indomani dell’uscita delle liste, ti ritrovi nomi “belli” anche in fazioni opposte alla tua. Qui serve davvero un voto ragionato (non solo con la mente perchè anche il cuore ragiona). Qui puoi dire: “Oibò, guarda che brava persona, competente, entusiasta, con voglia di migliorare”, come puoi pensare anche il contrario. Qui vedi e tocchi con mano chi ti ha sempre cercato o solo salutato, sempre, dico sempre, non solo sotto campagna elettorale. Chi ti chiede come stai, poi, anche sapendo che non avranno il tuo voto beh, quelli sono i migliori.
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PONZIANI DI IERI E DI OGGI Ma torniamo a Carlo Ponzo e agli anni in cui una nuova classe dirigente cominciava a radicarsi sul territorio. Scorrendo un elenco di cittadini che si impegnarono a stilare il suo programma politico in occasione delle elezioni comunali del 2002, appare confermato che la sfida di questi giorni è soprattutto un “fare i conti con i fantasmi del passato”: chi per rabbia, chi per delusione, chi per rancori mai sopiti, chi per una specie di vendetta postuma, chi per una rivalsa personale. Insomma, gli ex Ponziani, dopo quasi vent’anni, stanno fortemente condizionando le elezioni del 2016. Nell’elenco figurano per esempio ex assessori del primo mandato amministrativo di Ponzo, assessori oggi schierati su fronti contrapposti: Bruno Petrolati e Vincenzo Eleuteri, assessori rispettivamente all’ambiente e all’urbanistica fino al 2002, oggi sostengono la candidatura di Emanuele Crestini (Insieme per Rocca) pur avendo votato, alle elezioni del 2011, la giunta Boccia;
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altri politici di spicco come Pasquale Boccia (vicesindaco e assessore ai servizi sociali in tutta l’era Ponzo), Roberto Sellati (assessore ai lavori pubblici) e Maurizio De Santis (che sostituì all’ambiente proprio Petrolati) oggi stanno dalla parte di Silvia Sciamplicotti, candidata a sindaco del Partito democratico; altri ancora, come Piero Fondi, che fu assessore al bilancio del primo Ponzo, oggi invece hanno dato vita a una lista di sinistra (Sel + Rifondazione) che vede candidato a sindaco Gennaro Spigola. Come vedete ce n’è per tutti i gusti,
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di Andrea Sebastianelli Dopo 18 anni sembra sia arrivato il momento di regolare i conti con il passato. All’insegna di questa sfida si sta giocando la partita delle elezioni amministrative del 5 giugno, da cui uscirà il sindaco che governerà Rocca di Papa fino al 2021. Si tratta di un vero e proprio scontro finale tra alcuni esponenti politici di spicco che, dal 1997 al 2005, quando il primo cittadino roccheggiano divenne consigliere regionale, sostennero Carlo Umberto Ponzo fin dalla sua prima elezione (1997). Ma fu soprattutto nel 2002, in occasione del suo secondo mandato, che Ponzo venne circondato da un numero crescente di politici e cittadini, gran parte dei quali pronti a salire sul carro del vincitore perché, come insegna Ennio Flaiano, “gli italiani sono sempre pronti a correre in soccorso dei vincitori”. E i roccheggiani non sono da meno.
ROCCA DI PAPA
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senza dimenticare quel Mauro Fei, assessore dimissionario dell’attuale giunta Boccia, e già assessore ai tempi di Ponzo, che ancora non sappiamo da che parte si schiererà: qualcuno vocifera che alla fine appoggerà Crestini per fare lo sgambetto alla collega di partito, rea di averlo battuto alle primarie. Fatto stà che anche lui, tra rancore e rabbia, giocherà la sua partita personale. Già da questo primo elenco di nomi che, nel bene e nel male, hanno fatto la storia recente di Rocca di Papa, si comprende che gli ex Ponziani saranno determinanti nell’elezione del nuovo sindaco.
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Ma proseguiamo con l’elenco. Sotto l’egida di Carlo Ponzo si sono formati altri importanti esponenti politici di Rocca di Papa, a cominciare dall’attuale vicesindaco e assessore al bilancio, Maurizio Querini, e dall’assessore ai servizi sociali Valentina Trinca. Entrambi sono schierati con Silvia Sciamplicotti. Con Crestini stanno invece altri due esponenti dell’era Ponzo: Anna Brandani ed Enzo De Angelis. La prima, in verità, più che Ponziana la possiamo definire un’ex Bocciana di ferro, avendo ricoperto dal 2006 fino al 2011 il ruolo di presidente del consiglio comunale di Rocca di Papa (in quota Pd) e, per tutto il 2012, il ruolo di cerimoniera (sì, proprio così) del sindaco Boccia, salvo poi, dopo essere stata messa alla porta dalla maggioranza, passare con Insieme per Rocca. Stessa strada seguita da Enzo De Angelis, già delegato da Ponzo nel mandato 19972002 a seguite l’iter progettuale per la realizzazione del teatro civico di via San Sebastiano, del quale è stato anche direttore artistico nonché presidente del consiglio di amministrazione dell’associazione che lo ha gestito fino a pochi anni fa. Anche per lui, sceso in campo a favore di Crestini, non mancano i motivi della rivalsa. Un altro politico dell’epoca, Aldo Morana (ex segretario dei Democratici di sinistra ed ex assessore alla XI Comunità Montana del Lazio in quota prima-giunta-Boccia), oggi cerca la rivalsa con la sinistra di Spigola. L’impressione che se ne ricava da tutto questo è che la comunità roccheggiana, “ostaggio” degli ex Ponziani, appare divisa come non mai visto che molti politici in campo sembrano seguire istinti personali più che l’interesse generale. Quindi, chiunque dovesse vincere le prossime elezioni dovrà fare i conti con questa guerra tra guelfi e ghibellini, e se non riuscirà a reprimere vendette e rancori il rischio è che assisteremo a ulteriori cinque anni di scontri all’ultimo colpo.
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Via libera al bando per la farmacia L’asta si terrà il prossimo 21 giugno La licenza della farmacia comunale dei Campi valutata 547mila euro
La farmacia di via Vecchia di Velletri
di Daniela Di Rosa Il tecnico incaricato di redigere la valutazione della licenza della farmacia comunale di via Vecchia di Velletri ai Campi d’Annibale ha ultimato il suo lavoro. La sua stima, basata su una serie di dati e su precise valutazioni tecniche, ha portato alla cifra di 547mila euro. Sarà dunque questa la base d’asta del bando europeo che
vedrà il suo momento decisivo il prossimo 21 giugno (cioè due giorni dopo l’eventuale turno di ballottaggio) quando presso la sede municipale di corso Costituente si terrà l’asta pubblica con il metodo dell’offerta segreta. Nel bando, pubblicato lo scorso 19 aprile, si precisa che “si procederà ad aggiudicazione anche qualora venga presentata una sola offerta”. La farmacia, che è situata nel quartiere più popoloso di
Rocca di Papa (circa 5mila abitanti), si trova oggi all’interno di locali privati il cui costo d’affitto è di 800 euro mensili per un totale di 9.600 euro all’anno. “L’aggiudicatario -si legge ancora nell’avviso comunale- al fine di mantenere la continuità del servizio, sarà tenuto a subentrare, almeno temporaneamente, nel contratto di locazione”. Questo significa che il vincitore del bando (sempre che vi siano dei partecipanti) potrà trasferire la sede della farmacia “compatibilmente con la pianta organica delle farmacie”. Quindi, la farmacia potrà sì essere spostata in altro luogo ma sempre nell’ambito del quartiere dei Campi d’Annibale. Ricordiamo che nel consiglio comunale del 29 febbraio scorso, il consiglio comunale ha preso atto dell’avvenuta risoluzione anticipata per mutuo consenso della convenzione stipulata con la Società ASP di Ciampino, in base alla quale le
era stata affidata la gestione con proprio personale. Chi acquisterà la licenza, dunque, non dovrà farsi carico di alcun dipendente. “La stipula dell’atto pubblico di cessione -si legge ancora nell’avviso comunale- dovrà avvenire entro 180 giorni dalla presentazione dell’offerta, e alla stipula del suddetto atto l’aggiudicatario dovrà versare o aver versato il saldo”. Con quest’operazione continua la cessione delle proprietà comunali decisa dalla giunta Boccia nel consiglio comunale dell’11 luglio 2011. Stessa sorte era toccata pochi anni fa alla farmacia del centro storico di Rocca di Papa situata nei pressi di piazza Garibaldi e poi trasferita dagli aggiudicatari nella nuova sede di via Roma, a pochi passi dalla piazza principale del paese. Successivamente sarà la volta di altre proprietà pubbliche, a cominciare dall’ex scuola di via del Vallone.
Segno
Al voto
il
SPECIALE ELEZIONI
TUTTE LE LISTE
INSERTO SPECIALE
il
Segno
Registrazione Tribunale di Velletri n. 5/02 del 19/02/2002
DIREZIONE
Via dei Monti, 24 Rocca di Papa
DIRETTORE RESPONSABILE Andrea Sebastianelli
Maggio 2016
Domenica 5 giugno al voto 13mila cittadini - Si vota dalle 7 alle 23
Quattro candidati a sindaco e 203 aspiranti Consiglieri Comunali
CENTROSINISTRA per Silvia Sciamplicotti
LISTA CIVICA per Emanuele Crestini
CENTRODESTRA per Massimo Grasso
SINISTRA per Gennaro Spigola
Alla conquista del Palazzo municipale
di Andrea Sebastianelli Quattro candidati per la poltrona di sindaco. Addirittura un candidato al consiglio comunale ogni 84 cittadini roccheggiani. Sono questi i numeri di una competizione elettorale che, al di là di come andrà a finire, un risultato l’ha già ottenuto: il rinnovo della classe dirigente che ha dominato negli ultimi vent’anni. Un rinnovamento che interessa tutte le forze politiche, a esclusione del centrodestra che ha rimesso in campo tutti i suoi uomini di lunga militanza politica. Cominciamo dall’unica donna candidata: Silvia Sciamplicotti. Le liste che la sostengono sono tre e, a parte la presenza del sindaco uscente (definito un atto dovuto),
hanno praticamente fatto piazza pulita di tutto il vecchiume precedente. Tra i consiglieri comunali uscenti è stato ricandidato solo Giorgio Serafini. Neanche i giovani consiglieri alla loro prima esperienza (Luca Santangeli e Linda Boccanera) sono stati riconfermati. La Sciamplicotti è stata dunque di parola: se avesse vinto le primarie contro Mauro Fei avrebbe rinnovato il Partito democratico dalla testa ai piedi. Detto, fatto: in lista non ci saranno né Barbante, né Sellati, né Querini, né Ferazzoli, né De Santis. E nemmeno Mauro Fei che, a distanza di due mesi, non ha ancora digerito la sconfitta, e che oggi appare come il principale avversario politico della stessa Sciamplicotti, visto che i suoi fedelissimi sembra
proprio che abbiano deciso di non sostenerla. Tra le candidature a sostegno della Sciamplicotti spicca quella dell’ex comandante della Stazione dei Carabinieri di Rocca di Papa, Ottavio Atripaldi, che sicuramente potrà dare il suo contributo nel rimettere insieme una comunità cittadina completamente disgregata tra rancori, voglia di riscatto, vendette trasversali e rivincite mai sopite. I voti di Fei, dunque, potrebbero andare proprio all’avversario principale del centrosinistra, cioè a quell’Emanuele Crestini che ha messo in piedi una macchina trasversale alla destra e alla sinistra, seppure al suo interno non mancano chiari elementi politici. SEGUE IN IV PAGINA
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TUTTE LE LISTE
Candidata a Sindaco
Silvia Sciamplicotti*
Candidati Consiglieri
Candidati Consiglieri
Pasquale (1) BOCCIA
Ottavio ATRIPALDI
Riccardo BLASI
Luisa CARBONE
Natascia BLASI
Candidati Consiglieri
Rodica BUZDUGAN
Massimiliano Massimo
Roberta CARNEVALI
Claudia ELEUTERI
Alessandro FIANDRA
Simone DEL NERO
Lorena GATTA
Tania FONDI
Bruno (1) FONDI Francesco GATTA
Luigi MONTINARO Daniele OLIVIERI
Franco CARFAGNA
Massimo (2) LITTA
Aurora DE LUCA
Luigi CROCE
Giorgia PETROLATI
Eleonora GIANCARLI
Thereh (detta Linda) GHAREHBAGHI
Domenico QUARESIMA
Anna MALATESTA
Fulvio NICOLETTI
Matilde SALVISCHIANI
Stefano Maria MECONI
RAMAZZINI dellaVega
Elisa PUCCI
Mauro RETICO
Valentina (3) SELLATI
Sabina GIURATO Daniele MANCINI
Doina Florentina PAGNEJER
Giorgio (4) SERAFINI
Lorenzo PETRONGARI
Emanuela TRINCA
Adriano TRINCA
Federico TISBI
Candidati Consiglieri
Gabriele BRUNETTI
Andrea CROCE
Cristian FAZI
Candidati Consiglieri
Ida ACCIARI
Viola FEI
Marzia MANCINI
Emanuele Crestini*
Tommaso BOTTAZZI
Adriano BOTTI
Angela DE AMICIS
Candidato a Sindaco
Mario (5) CASCIOTTI
Emanuela BIANCHINI
Angelo FONDI
Candidati Consiglieri
il Segno SPECIALE - Maggio 2016
Marta CASAROLI
Ulderico GIOVANETTI Katiuscia MAZZANTI Palma PRETE
Veronica
Igor SPINELLI
NOTE: * Assessore uscente all’Urbanistica. 1) Sindaco uscente. 2) Candidato consigliere con “L’Ulivo per Rocca di Papa” alle elezioni del 2002 (candidato sindaco Ponzo). 3) È stata segretaria del Partito democratico. 4) È stato consigliere comunale nelle due ultime legislature 20062011 e 2011-2016. 5) È stato consigliere comunale nel 1997-2002 e candidato consigliere alle elezioni del 2002 e del 2006.
Maria Vera BUONOMO Emanuele CALCAGNI Flaminia DANTINI
Anna Maria FONDI
Emanuela BOTTI
Marco ACCIARI
Vincenzo CAPUTO
Candidati Consiglieri
Carmelo BOTTONI
Lorenzo CASCIOTTI
Mariangela (4) CALCAGNI CHIALASTRI CIMINI Veronica CIMINO
Federico FIORESE
Sonja CHIAVERINI
Diana DEL NERO
Laura FICO
Tiziana EMILI
Veronica Paolo GIANNONE GATTA
Massimo ONESTI
Lorenzo ROMEI
Maria Cristina SIMONETTI
Mario SANTORO
Franco TESTA
Beatrice SERAFINI
Alessio GENTILINI Donatella GIOVANETTI Elisa LEONI
Luca DI SEGLIO Anna FONDI Laura FONDI
Sergio Gianfranco
GATTA Luca GATTA
Danilo GIOVANAZZI
Cristian Annarita PARMEGGIANI RUFINI
Alberto LITTA
Francesco Francesco (2) TARTAGLIONE SERAFINI
Arcangelo ) RAUCCIO
Alessio ) SEVERA
Paola TRINCA
Emanuela TESAURI
Gianni TROISI
Gian Luca (3) ZITELLI
Fabrizio QUERINI
Beatrice SANTIROSI
Mariaelena (5) LABANCA Veronica MORELLI Paolo TRINCA
NOTE: * Consigliere comunale nel 2011-2016 (lista per E.Fondi sindaco). 1) È stato candidato consigliere nel 2006 (candidato sindaco Enrico Fondi) e nel 2011 (candidato sindaco Maurizio De Santis). 2) È stato candidato consigliere alle elezioni del 2011 (candidato sindaco Maurizio De Santis). 3) È stato consigliere comunale nel 2002-2006 con la lista “L’Ulivo per Rocca di Papa” (sindaco Ponzo). 4) È segretaria cittadina di “Fratelli d’Italia”; è stata candidata consigliere nel 2011 con “La Destra” (candidato sindaco A. Fondi). 5) È stata candidata consigliere per i 5 stelle alle elezioni del 2015 di Albano Laziale; è responsabile comunicazione di “Terra Nostra per Giorgia Meloni”.
TUTTE LE LISTE
il Segno SPECIALE - Maggio 2016
Candidato a Sindaco
Massimo Grasso
Candidati Consiglieri
Candidati Consiglieri
Candidati Consiglieri
Gennaro Spigola*
Candidati Consiglieri
Alvaro (1) FONDI
Danilo (6) ROMEI
Dario MESSINA
Armando (3) SERAFINI
Consuelo BATTISTI
Francesco Paolo Paolo GATTA CASCIOTTI
Davide (5) PALOZZI
Andrea BRUNETTI
Angelica MASSERA
Donatella CASCIOTTI
Mario (2) GATTA
Luca (4) MAROTTI Francesca PIRINO
Tamara BARTOLINI
Roberto (8) FONDI
Candidati Consiglieri
Enrico (9) FONDI
Daniela BRIZI
Alba ALUNNO
Mirella (maestra) ADIUTORI
Marco (7) BELLINA
Milena BRANDANI
Grazia BOCCANERA
Noemi FARROTTI
Patrizia BRUNETTI
Paola Sonia PIZZICANNELLA OLIVIERO
Stefano GABRIELLI Francesco CUOMO
Marco CALCAGNI Oreste BOTTI
Michele SERAFINI
Mauro DEL NERO Davide DI FILIPPO
Michela BRUNETTI
Claudia DEL NERO
Marisa COLAGROSSI
Helga TEMPERA
Ilaria Alessandra D’ALESSANDRO FERMETTI
Diego MERENDA
Roberto MIDDEI
POMPILI
AMODEO
Daniela MATTEI
Biagio (5) RAVO
Gianfranco DONATO
Enrico Massimo ) MASCAMBRONI PONZO
Marcello (5) CARACCI
Roberto (5) TRINCA
Karima LUCHERINI
Guido VERDECCHIA Bruno BRUNETTI Davide SCACCO
Francesco CORSI
Martina D’ANDREA Lara PATASSINI
Enrico BOTTI
Zadi SELLATI
Franco RUGGERI Paolo
Romano QUERINI
Giuseppa (Pina) Sergio SELLATI ANDREANGELI Elisabetta GENTILINI
Candidato a Sindaco
Sandro PESCIARELLI
Franco ANGELELLI
Marzia CARONI
Adriana DI GIOVANNI
Enrico VALERI Daniele GATTA
Tommaso
Giuseppe (7) CARNEVALI Maria Grazia PASTORE
Eleonora MARIANI
Stefano (1) GALLI
Giovanni RUSSO
Antonia BETTI
Maurizio DE LUCA
Fiorella DE SANTIS
Loredana
BROCANELLI
Pio PIZZICANNELLA Patrizia ONESTI
Roberto PULEO
NOTE: 1) Segretario de “La Destra”; è stato candidato sindaco nel 2011. 2) È stato candidato consigliere negli anni 1997, 2002 e 2011. 3) È stato candidato consigliere nel 2011. 4) Segretario di “Noi con Salvini”. 5) È stato candidato consigliere negli anni 2006 e 2011. 6) È stato consigliere comunale nel 2011-2016. 7) È stato candidato consigliere nel 2006. 8) Attivista del Movimento 5 Stelle Rocca di Papa. 9) È stato sindaco dal 1980 al 1982, dal 1985 al 1990 e dal 1993 al 1997; è stato consigliere comunale nelle legislature 2006-2011 e 2011-2016.
Cecilia DEL MEGLIO
Simona DI PALMA Ezio FIORE
Massimo MARCIANO Maura PASTORE
Antonio SBORDONI Barbara TAMANTI
Giovanni ZANZONICO
NOTE: * Sindacalista della CGIL. 1) Segretario di “Sinistra, Ecologia e Libertà” di Rocca di Papa.
III
IV
SPECIALE ELEZIONI
Segue da pagina I
All’assalto del Palazzo municipale
È il caso della lista civica, “Territorio e partecipazione”, legata a Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni. L’intento di Crestini è chiaro: prendere i voti di tanti, anche a sinistra, ma far eleggere in consiglio solo i suoi fedelissimi. Perché se così non fosse dovrebbe poi passare il suo tempo a tenere insieme le anime più diverse che lo sostengono. Una faticaccia anche per un equilibrista come lui. Come dicevo, la coalizione più conservatrice appare quella del centrodestra, con candidato a sindaco l’avvocato Massimo Grasso, sostenuto da ben cinque liste. Tutti i big cittadini di Forza Italia, Ncd, La Destra, Noi con Salvini, ecc. figurano tra i candidati al consiglio comunale, a cominciare da tutti i consiglieri comunali uscenti (Enrico Fondi, Mario Gatta, Danilo Romei) e dai segretari dei vari partiti. La loro strategia è chiara: essendo l’avvocato Grasso poco noto devono essere loro i “portatori di voti” a differenza di Silvia Sciamplicotti ed Emanuele Crestini che sono il traino principale delle loro coalizioni. Chiude l’elenco delle candidature a sindaco Gennario Spigola, espressione di quella sinistra che si ostina a non farsi risucchiare dal Partito democratico. Spigola è persona di principii difficilmente negoziabili ma potrebbe giocarsi un ruolo decisivo nell’eventuale turno di
ballottaggio, sempre che qualcuno il 5 giugno non riuscirà a superare al primo turno la soglia del 50% dei voti. L’impressione che si ricava leggendo nomi di candidati e peso delle forze in campo è che effettivamente il ballottaggio potrebbe davvero non essere necessario. I numeri ci sono tutti per eleggere al primo turno il nuovo sindaco che governerà Rocca di Papa fino al 2021. Il problema, però, resta la governabilità di una cittadina di 17mila abitanti preda di divisioni difficilmente sanabili che la rendono scomoda dal punto di vista amministrativo. Gli ultimi cinque anni hanno dimostrato che senza un dialogo con l’opposizione sui temi principali che interessano il paese, la maggioranza di governo resta incagliata su se stessa concludendo ben poco. Di una cosa, comunque, siamo certi: la forte richiesta di rinnovamento della classe politica, che soprattutto dalle pagine di questo giornale è stata portata avanti, ha avuto la sua risposta: il rinnovamento, piaccia o no, è già cominciato ma non è detto che sappia superare la prova più difficile: quella del governo cittadino. Sarebbe poi un segno di rispetto verso gli elettori se i quattro candidati annunciassero prima del voto la squadra con cui intenderanno governare. Ma questo appare davvero un sogno irrealizzabile! Andrea Sebastianelli
I primi cittadini nella storia SINDACO
Rif. politico
Emilio GUIDI
PCI
Carlo BRANDANI
DC
Cavaldesi/Casciotti/Lucatelli
Nestore VITALI Carlo TICCONI
UNITI PER ROCCA DI PAPA Sindaco Pasquale BOCCIA Consiglieri Roberto BARBANTE Marika Silvia SCIAMPLICOTTI Maurizio QUERINI Valentina TRINCA Mauro FEI Roberto SELLATI Luigi FERAZZOLI Simone PIZZICONI Monia LUCATELLI (a cui è subentrata Linda BOCCANERA) Giorgio SERAFINI Luca SANTANGELI
PCI
8/11/1952 - 5/6/1952
DC
Giuseppe MARTELLI
DC
Lino SANTANGELI
DC DC
1950 -1952
6/6/1956 - 27/4/1959
28/4/1959 - 27/11/1960
28/11/1960 - 25/12/1964
26/12/1964 - 18/10/1965 19/10/1965 - 26/6/1967 27/6/1967 - 11/3/1969
Nestore VITALI
PCI
12/3/1969 - 27/1/1971
Stelvio CARDUCCI
Comm. Pref.
25/3/1971 - 10/8/1971
Baldo DE ROSSI Vitali NESTORE
Alberico BRUNETTI
PSI
PCI PCI
29/1/1975 - 19/8/1980
Enrico FONDI
PSI
Giuseppe MARTELLI
Gianfranco BRUNETTI Enrico FONDI
Pasquale CIAMPA
11/8/1971 - 26/7/1973
27/7/1973 - 13/1/1974
Comm. Pref.
Gianfranco BRUNETTI
28/1/1971 - 24/3/1971
DC
Ugo SAULINO
DC
PCI PSI DC
14/1/1974 - 28/1/1975 20/8/1980 - 5/12/1982 6/12/1982 - 21/8/1983 22/8/1983 - 29/9/1985 30/9/1985 - 3/7/1990 4/7/1990 - 15/1/1992
Gaetano BORRELLI
Comm. Pref.
Salvatore DI COSTE
Comm. Pref. 20/7/1993 - 21/11/1993
Ugo TAMBURRINI Enrico FONDI
PRI PSI
Carlo Umberto PONZO L’ULIVO Carlo Umberto PONZO L’ULIVO
Pasquale BOCCIA (p.t.) L’ULIVO Pasquale BOCCIA Pasquale BOCCIA
MINORANZA PDL - UDC - FLI Consiglieri Enrico FONDI Mario GATTA Danilo ROMEI Emanuele CRESTINI
1945 -1949
PCI
Tito BASILI
Periodo
/
Nestore VITALI
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Il Consiglio Comunale uscente di Rocca di Papa eletto nel 2011 MAGGIORANZA
il Segno SPECIALE - Maggio 2016
ROCCA FUTURA Consigliere Maurizio DE SANTIS (poi passato in maggioranza)
PD PD
16/1/1992 - 12/8/1992 13/8/1992 - 19/7/1993
22/11/1993 - 18/11/1997 19/11/1997 - 27/5/2002 28/5/2002 - 16/5/2005 17/5/2005 - 27/5/2006 28/5/2006 - 16/5/2011 17/5/2011 - 5/6/2016 dal 5/6/2016
I numeri delle due precedenti elezioni ELEZIONI 16 MAGGIO 2011
Elettori: 12.242 Votanti: 8.929 (72,93%) Schede bianche: 35 (0,39%) Schede nulle: 206 (2,30%) Schede contestate: 3
ELEZIONI 28 MAGGIO 2006
Elettori: 11.097 Votanti: 8.204 (73,92%) Schede bianche: 50 (0,60%) Schede nulle: 113 (1,37%) Schede contestate: 0
ROCCA DI PAPA Continua il nostro viaggio nei luoghi simbolo della città il Segno - maggio 2016
Il degrado di Via Roma L’asfalto dell’ex strada panoramica ridotto a un colabrodo di Sandro Tabellione Nata come strada panoramica, Via Roma oggi (malgrado il restyling di qualche anno fa), sembra sempre più un’arteria secondaria dove degrado e noncuranza la fanno da padroni. In più punti della lunga strada si notano i segni di questo abbandono (a cominciare dall’asfalto), segno che l’arredo urbano stà vivendo una fase piuttosto critica. “Vedete quell’inferriata rotta?” ci dice uno dei residenti, “un incidente stradale avvenuto oltre un anno e mezzo fa l’ha praticamente divelta ed è rimasta così senza che qualcuno si preoccupasse del pericolo che può arrecare, soprattutto ai bambini”. Infatti, osservando il punto indicato si nota che al di sotto del marciapiede vi è una scarpata ripida senza più argini di sicurezza. Senza neanche una striscia rossa e bianca, in attesa che l’inferriata venga riparata. Altro problema è rappresentato dall’acqua piovana che spesso forma diversi pantani diventati un’ossessione per gli automobilisti ma soprattutto per i passanti, timorosi di ricevere un bagno poco rassicurante. Lungo il percorso si notano varie feritoie per la raccolta delle acque piovane, quasi tutte intasate e quindi impossibilitate a incanalare acqua, terra e residui di varia origine. Un altro passante ci dice che durante la costruzione delle ul-
time abitazioni, i calcinacci sono stati abbandonati al di sotto del fosso. Affacciandosi è difficile verificare l’informazione essendo la vegetazione in pieno rigoglìo. Comunque, sarebbe il caso di effettuare un sopralluogo multando gli eventuali trasgressori. Infine, una signora ci ferma mettendo in evidenza un’altra questione, i cosiddetti “ricordini” dei cani: “I padroni gli fanno fare i bisogni lì... e non parlo solo di quelli che stanno nella vegetazione che circonda la strada, ma anche di quelli che stanno sul marciapiede. Chi fa footing come spesso
II Festa del Sacro Cuore
Il Prossimo 3 giugno il quartiere dei Campi d’Annibale ospiterà per il secondo anno consecutivo la “Festa del Sacro Cuore”. Il programma è ricco di avvenimenti a cominciare dalla messa che don Massimiliano Pajè terrà alle ore 18,00. Al termine della funzione, verso le 18,40, partirà la processione religiosa che attraverserà le strade principali del quartiere. Poi, alle 20,00, si terrà la grande cena a cui si potrà partecipare acquistando i biglietti da 5€ (in vendita al Centro Anziani e al bar di Elisa Gabrielli) con cui si potrà partecipare anche alla tombolata finale. Non mancherà la musica dal vivo con la cantante Daniela (e la sua fisarmonica) accompagnata dalla sua band. L’incasso della serata sarà devoluto in beneficenza.
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vedo, deve fare il giro per non calpestarli perchè a volte è impraticabile... io non me la prendo con le povere bestiole continua arrabbiata- che non si rendono conto e che seguono la loro natura, ma con i padroni che abbiano un po più di buon senso nel raccogliere i resti lasciati, almeno per un po’ di pulizia e decoro delle strade”.
ORARIO CONTINUATO MART./SAB. 9,30 - 19,00
Via Rocca Priora, una strada pericolosa
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Via Rocca Priora, la strada che congiunge il quartiere dei Campi d’Annibale alla frazione del Vivaro, è a serio rischio caduta massi. In pieno bosco, a 50 metri dalla cappelletta posta a ridosso dell’ex cava di lapillo, infatti, il costone a monte ha messo in evidenza decine di massi, alcuni davvero di grandi dimensioni, che con la pioggia o con un semplice dilavamento del terriccio friabile potrebbero piombare di colpo sulla carreggiata mettendo a rischio la sicurezza di automobilisti e abituali camminatori della domenica. Alcuni grossi sassi già si notano a bordo strada e l’impressione è che altri piomberanno sull’asfalto se non saranno approntati alcuni interventi di consolidamento e messa in sicurezza. Un nostro lettore ci ha già segnalato una sua disavventura, che solo grazie a riflessi prontissimi è riuscito ad evitare, sterzando velocemente nel tentativo di aggirare uno dei sassi venuti giù. Il caso (o la fortuna) ha voluto che dall’altra parte della carreggiata non arrivasse nessuno altrimenti staremmo a raccontare un’altra storia. Speriamo che ora il Comune intervenga ripristinando la dovuta sicurezza alla pubblica incolumità. (S.T.)
Orario Continuato Lune d chiu ì so
Nel periodo scolastico APERTURA Pizzette bianche € 0,50 ORE 7.30 Pizzette rosse € 0,70
LA STORIA
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il Segno - maggio 2016
«Fare cucina significa fare arte mettendoinsiemestoriaequalità» A Rocca di Papa lo chef Bruno Calvani ha aperto la sua scuola internazionale
di Andrea Sebastianelli C’è un luogo a Rocca di Papa che per decenni è stato il simbolo del mangiar bene. Si tratta dello storico ristorante “Regina del bosco” (oggi “Il redentore”) in via Frascati che dopo una serie di vicissitudini, sembra aver finalmente trovato il suo antico spirito: l’arte di saper cucinare all’interno di un ambiente incantevole. Da fine febbraio il noto chef italiano Bruno Calvani, 56 anni natìo nella vicina Nettuno ma residente da anni a Trento, ha deciso infatti di ripartire da Rocca di Papa per lanciare la sua scuola. “Agli attuali proprietari della struttura ho proposto l’istituzione di un corso professionale abbinato all’Accademia Internazionale del gusto, di cui sono uno dei membri, e loro si sono dimostrati subito molto entusiasti”. Già tre giovani di Rocca di Papa, Emanuele, Massimo e
portante per alzare questo livello e permettere a questo territorio di diventare uno dei punti di riferimento a livello nazionale”. Facile prevedere che se l’Accademia avrà successo ci saranno ricadute positive anche per Rocca di Papa. Oltre ai corsi il primo grande appuntamento è in programma per il prossimo 4 ottobre quando proprio al “Redentore” di via Frascati i più importanti chef italiani e Bruno Calvani con i suoi giovani allievi di Rocca di Papa stranieri si sfideranno in una vera e propria binare pietanze e gusti, a sce- di venire incontro alle esi- gara culinaria per aggiudicarsi gliere le materie prime possi- genze del palato non è sempre il titolo internazionale “Le bilmente a chilometro zero, facile”. I ragazzi che si iscri- premier chef”. “La giuria metma anche a conoscere la storia vono dovranno vivere per un terà a disposizione degli chef di ogni singola pietanza. mese pieno nelle cucine e 20 ingredienti a sorpresa che “L’Italia è un Paese che dal negli ambienti di via Frascati. saranno svelati solo il giorno punto di vista gastronomico è “Il corso si compone di cinque della gara”. Per ulteriori inforunico, quindi conoscere la sto- ore al giorno per trenta giorni mazioni su questo evento e a cui seguirà un sulla neo-nata scuola di Rocca altro mese di stage. di Papa, si può consultare il Alla fine i ragazzi sito accademiainternazionaleche supereranno gli gusto.com. esami -spiega an- Invece, per provare i piatti Bruno Calvani nasce a cora lo chef Bruno dello chef Bruno Calvani e Nettuno 56 anni fa per Calvani- riceve- della sua squadra (tra cui fipoi diplomarsi alla ranno un diploma gura anche Mario, pizzaiolo scuola albergiera di professionale in siciliano) basta andare in via Anzio. Subito dopo argrado di aprire loro Frascati a Rocca di Papa. riva per lui un’imporuna strada nel tante esperienza Lo chef in una delle sale mondo del lavoro, del ristorante formativa con un master soprattutto ala Londra che lo metterà l’estero”. in contatto con le più imPer Rocca di Papa, portanti tendenze gache non ha nessuna stronomiche mondiali. scuola superiore L’esperienza accumusul proprio territolata lo porta a girare il rio, potrebbe essere mondo, dove metterà a frutto la sua capacità di diffondere la storia e una opportunità. la cultura dei piatti italiani ottenendo grandi successi tra cui cinque “L’impatto con i premi internazionali di gastronomia. Più volte è stato lo chef di Pa- Castelli Romani, e lazzo Ferrajoli a Roma, in occasione di ricevimenti nazionali e inter- con Rocca di Papa nazionali che hanno visto la presenza delle più alte cariche dello Stato in particolare, è e di personalità internazionali. Membro dell’Accademia Internazio- stato notevole. Ho nale del gusto, a febbraio ha aperto a Rocca di Papa la sua scuola. visto un paese bellissimo e subito me ne sono innamoBeatrice, stanno seguendo le ria di un piatto è fondamen- rato. Nei Castelli il livello lezioni del maestro, il quale in- tale. Poi ci vuole tanta della ristorazione lascia un po’ segna loro non solo a prepa- passione e disponibilità al sa- a desiderare con dei luoghi di rare piatti perfetti dal punto di crificio perché dirigere una cu- sicura eccellenza. E noi posvista tecnico, ma anche ad ab- cina e preparare menù in grado siamo dare un contributo im-
Lo chef Bruno Calvani
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Cultura e
... dintorni
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Sulle tracce dell’antiquario e studioso romano Antonio Nibby di Andrea Sebastianelli Nel 1819 lo studioso Antonio Nibby scrisse un ricco resoconto dal titolo: “Viaggio antiquario nei contorni di Roma”. Tra questi “contorni” non poteva mancare Rocca di Papa con i suoi più importanti monumenti. In questo articolo ci soffermeremo su uno di essi, il sepolcro consolare di Palazzola, raro esempio di monumento rupestre di epoca romana ridotto oggi a meno di una cava dismessa di metà Novecento. Così scriveva il Nibby di fronte a tale opera: “Entrando nel Convento si vede inciso nella rupe un bel monumento antico conosciuto sotto il nome di sepolcro di Palazzola. Nel traversare il giardino de’ Religiosi, per andare a vederlo si vede, che la rupe, sulla quale era posata Albalonga, è stata fino da’ tempi degl’Imperadori sostenuta con mura di bella opera laterizia, che ancora si conservano intatte, il sepolcro stesso è esternamente decorato di dodici fasci, indizio che la persona, la quale vi fu sepolta, fu Console, e per conseguenza il monumento appartiene alla epoca della Repubblica”. Il Nibby ci dice alcune cose molto interessanti. Innanzitutto l’inquadramento cronologico, che rende questo monumento uno dei più importanti dei Colli Albani. Poi, cosa da non sottovalutare, ci indica la centralità dell’area di Palazzola sovrastata dalla mitica città di Albalonga. L’archeologo e topografo romano, esaminò poi da vicino il sepolcro. “Nel mezzo di questi fasci si vede una sedia curule. Salendo sopra questo sepolcro si osserva, che esso era decorato di gradini, i quali andavano a formare in mezzo una specie di piramide, sopra la quale fu forse la statua dell'estinto. In mezzo si vede il luogo, nel quale era sepolto il personaggio consolare. Di qua, e di là da quella specie di piramide di gradini si vedono nel masso della rupe gl'indizi di altri gradini”. A chi era dedicato questo sepolcro? Oggi viene attribuito a Gneo Corne-
La bellezza del sepolcro consolare di Palazzola e i vasti Campi dedicati al coraggioso Annibale Sopra: Una ricostruzione del sepolcro rupestre A Lato: Cartolina di Palazzola
lio Scipione Hispalo, ma al tempo del Nibby si avanzavano altre ipotesi: “Ci è ignoto il personaggio, pel quale esso servì. I nomi, che gli danno di sepolcro di Tullo Ostilio, ed Anco Marzio (III e IV Re di Roma, n.d.d.) non hanno maggior fondamento di qualunque altro personaggio de’ tempi più remoti”. A chiunque fosse dedicato, emerge l’incuria e l’indecenza dei nostri giorni di fronte allo stato di abbandono in cui verte quest’opera. Lo stesso topografo romano percorrendo i nostri bei luoghi, si soffermò anche sul vasto pianoro dei Campi d’Annibale. “La denominazione che ordinariamente si dà a questa pianura di Campo di Annibale -scriveva il Nibby- è affatto impropria”. Lo studioso cita infatti il passo di Tito Livio in cui ci parla delle misure prese dai romani per circoscrivere l’avanzata di Annibale. Livio nomina chiaramente il monte Albano e, poco dopo, descrive la marcia di Annibale che, venuto per la via Latina, cercò di sorprendere Tusculo. “Ora -si domandava il Nibby- se Annibale venne direttamente verso Tusculo per la via Latina pas-
sando pel castello di Algido, come potè accamparsi presso Rocca di Papa, che tanto era distante dalla direzione della sua marcia? E perchè per prendere Tusculo, andava a collocarsi tanto lontano sulla sinistra, e sul monte Albano, dove i Romani stessi aveano un Campo?”. Da buon studioso qual’era, fattosi una domanda cercò anche la possibile risposta. Eccola: “Ma tutto riesce chiaro se si suppone Annibale avere tentato di prendere Tusculo direttamente, e per conseguenza non essersi arrampicato inutilmente sul monte Albano; e quindi riuscitogli vano il colpo essere sceso verso Labico, a destra di Tusculo, e per le vie Labicana e Prenestina, essersi accampato a Gabii”. Inoltre, “il Campo posto dai Romani contro di lui per guardia del Tempio di Giove Laziale e per difesa di Roma sul monte Albano, non potè essere
posto che in questa pianura, difesa dall’Arce Albana, e questa pianura per essere servita di Campo contro Annibale fu quindi chiamata dal volgo il Campo di Annibale”. Poi il Nibby si sofferma su un’altra caratteristica che ci permette di capire l’importanza di questo pianoro montano in epoca protostorica e romana. Scrive ancora nel suo “Viaggi antiquari nei contorni di Roma”: “Questa stessa pianura potè anche servire per la celebrazione delle ferie Latine e traversandola si può scendere per le selve fino alla Molara. Per questa strada trovai gli avanzi dell’acquedotto dell’acqua Algidense”. Se ai Campi d’Annibale, Annibale ci sia davvero passato forse non lo sapremo mai ma sappiamo che la storia e i monumenti di una città sono le cose più preziose.
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di Vincenzo Rufini Ci sono opere letterarie che hanno il potere di sfidare il tempo, di essere sempre attuali con il loro portato culturale; esse sono definite dalla critica letteraria “i Classici”. Ed è un grande classico quello messo in scena al teatro civico di Rocca di Papa da “La Compagnia dell’Essenza”: la Mandragola, opera teatrale di Messer Niccolò Machiavelli, il pensatore politico più incisivo che l’Italia abbia mai avuto. L’opera è ambientata all’inizio del ‘500 in quel di Firenze, riletta in una moderna scenografia e accompagnata da una gradevole e incisiva colonna sonora rock. Ed è la storia di una tresca amorosa: l’anziano e sempliciotto Messer Nicia sposato con la giovane Madonna Lucrezia non riesce ad avere figli ed allora l’astuto Callimaco, segretamente innamorato di Lucrezia, con l’aiuto del suo amico Ligurio e di frà Timoteo escogita un diabolico piano per poter arrivare al talamo di Lucrezia. Codesto piano è basato sulle fantomatiche proprietà di un’erba magica, la Mandragola, la quale sarebbe stata la panacea che
TEATRO
La Compagnia dell’Essenza
L’uomo corruttibile di Machiavelli in scena al Civico
avrebbe fatto la felicità di Nicia e di Lucrezia. La tresca finemente elaborata ha buona riuscita, con Callimaco che entra nel talamo di Lucrezia e Nicia ne rimane gabbato e contento, tanto da permettere al ragazzo di vivere nella loro dimora.
Prezzo dei biglietti: 15 euro PLATEA 10 euro GALLERIA La biglietteria apre un’ora prima dell’inizio degli spettacoli Il Sabato gli spettacoli iniziano alle ore 21,00 La Domenica alle ore 18,00
I protagonisti dell’esposizione teatrale rappresentano gli archetipi umani di quel tempo rinascimentale, ma in fondo possono esserlo per ogni tempo; il semplicismo incarnato da Nicia, accompagnato dal senso del dominio della propria donna e dall’incapacità
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di soddisfarla, che viene soggiocato dall’astuzia più becera ed interessata. Callimaco, l’innamorato che nel nome del supremo interesse dell’amore non esita a stravolgere uomini e situazioni, in barba a qualsiasi etica. Lucrezia riflette la condizione della donna del tempo in perfetta sottomissione. Ligurio è un vero e proprio demiurgo di platoniana memoria, riesce a piegare e disporre i protagonisti dell’opera teatrale con la sapienza del giocatore di scacchi; dando dimostrazione di astuzia raffinata, intelligenza pronta e cinismo da vendere. Frà Timoteo incarna la chiesa del tempo che non riesce a sottrarsi alle tentazioni materiali, cercando di giustificare il proprio operato, ardito e contraddittorio, con la sofistica distinzione tra desiderio ed azione reale. L’opera è un affresco sulla corruttibilità umana che non si ferma davanti a nessun ostacolo; la Compagnia dell’Essenza ha fornito una magistrale dimostrazione di capacità interpretativa. Un affresco magico di fine arte teatrale che potrebbe essere definito, per dirla con Marquez, una sorta di Realismo magico. Direttore Artistico Enrico Maria Falconi
Via S. Sebastiano, 20 Rocca di Papa Tel. 06.94286165 ilteatroroccadipapa@gmail.com
STAGIONE TEATRALE 2016 sabato 25 GIUGNO domenica 26 GIUGNO
MOBY DICK. Me Stesso. Cerco
ARTISTI e COMPAGNIE TEATRALI FATEVI AVANTI! IL TEATRO DI ROCCA DI PAPA STA CERCANDO PROPRIO VOI!
Dopo il grande successo ottenuto al debutto lo scorso aprile al Teatro Ambra alla Garbatella, e in attesa delle attese repliche previste per la stagione teatrale 2016/2017, il Teatro di Rocca di Papa e la 8p Management presentano “Moby Dick. Stagione teatrale 2016/2017 Me stesso. Cerco”. Avviso a tutte le Compagnie Lo spettacolo, un opera corale che vede la Teatrali e agli artisti: volete esibirvi partecipazione di oltre 60 artisti, fa vivere per la prossima stagione il teatro dentro e fuori dalle proprie mura, uno spettacolo nello spettacolo, un viag- al Teatro Civico di Rocca di Papa? Se sì mandate una mail a: gio che inizia ancor prima dell’apertura del sipario, uno spettacolo che vede in teatroroccadipapa@gmail.com scena attori provenienti da varie parti con la vostra proposta artistica d’Italia ed anche da Rocca di Papa. entro il 10 Giugno 2016! Assolutamente da non perdere! La Direzione
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il dialetto di Gianfranco Botti 23 Aprile 1616, muore William Shakespeare. Tutto il mondo che sa leggere oggi ne sta commemorando il 400°. La sua opera immensa, la sua attualità stupefacente, lo pongono tra i grandissimi di tutti i tempi. Per questo non può venir considerato un “classico”. Aggettivo che significando: valido per tutti i tempi e per tutti i luoghi, sembrerebbe qualificare nettamente al positivo. Invece, definire Shakespeare autore classifico vale diminuirlo. Perché “classico”, per una erudizione approssimativa ha anche un significato al negativo, di autore acquisito, scontato, accantonato. Deriva per il nostro nettamente insostenibile. Lui, descrivendo l’essere così come si rappresentava al tempo suo, lo racconta come si rappresenta oggi, e come seguiterà a rappresentarsi sempre. Coi suoi tormenti, passioni, vizi, ambizioni, frustrazioni. Essenza fissa, immodificabile dell’esistenza umana. Cinematografata al meglio nei tre generi del teatro, di comica, di commedia, di tragedia: rac-
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STORIE
Shakespeare a Rocca di Papa
A 400 anni dalla morte del poeta inglese
Piero Botti, Massimiliano De Angelis e Manuela Costa
contati attraverso personaggi intramontabili; con intensa coralità, espressa da cerchi concentrici accesi da comprimari a completamento dei protagonisti; con abbondanza di accadimenti e di caratteri, allargati al femminile, quasi esaustivi di quelli esistenziali. In tal modo interpretando ogni contemporaneità. Quella trascorsa, quella d’oggi, quella futura. Da qui la grandezza, l’universalità. Se questo è vero, e lo è, sarebbe d’uopo, allora, che un assessore svelto, una associazione culturale aggiornata, una qualsiasi altra struttura agile e attenta, proponesse anche per noi un’iniziativa commemorativa. Per stare al passo con
quel che intorno succede. Shakespeare, per dirla tutta, a Rocca di Papa non è passato proprio del tutto trascurato. Nel 1997 la Compagnia del Principio, di Piero Botti, con
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all’attivo anche Molière, Goldoni, Pirandello, rappresentò una sua commedia, La bisbetica domata, nella sala delle Suore d’Ivrea. Fatica complessa, scorbutica, impegnativa. Tutta a carico proprio, senza spargimento di soldi pubblici. Come sempre avviene quando la passione per il teatro è autentica, disinteressata, non sfruttata come occasione di lucro. A ricompensa, riscosse gradimento e partecipazione piena per cinque repliche.
Io e maritimu nziemi iamo be, ngni sta gnente da redice, nzemo come Giggi e Bice che stau sempre a baccaglià, noa pure a fa a spesa tenemo a ntesa. Pe cenà romantichi au luscu e au bruscu de a cannela, magara pe magnasse na patana, d’accuordu escemo do voti a settimana, io u sabbato e u mercoledì, issu u martedì e u venerdì. (G.Botti)
Melissa Fondi e Simone Pizziconi - Il bugiardo (1995)
IL RACCONTO DEL MESE
ietro l’ultimo costone roccioso rivolto a Occidente sfumano, come fantasmi, i quattro alberi velati di una grande nave mentre, lungo l’arco della breve baia, compaiono piccole vele e scafi rossi, brillanti nella prima luce solare, che si precipita giù lungo la scogliera sino a sfiorare la sabbia pietrosa della spiaggia. C’è anche un cuculo nascosto dietro il ramo di una gigantesca pianta grassa. Insistente lancia speranzoso il suo cucu-cu che si amplifica in una eco dalle sonorità cupe che non riescono a raggiungere il mare, ma si perdono nelle rughe scabrose dell’Epomeo. Ad un tratto Florentino Ariza balza fuori dal libro e si siede qui accanto... forse nella natura circostante ha intravisto una delle sue Antille, ma soltanto per un attimo, adesso soltanto: nell’ora del sole nascente, del mare verde e blu, del cielo altissimo e chiaro, delle cavalle di nuvole galoppanti all’orizzonte... ed è già sparito. Ma compaiono, leggere e colorate, le navi dei
Cetara di Forio
di Noga
greci che in gruppo doppiano il costone. Si odono le grida dei marinai che finalmente hanno raggiunto un approdo dove erano annidate le agognate dimore dei loro dei... Un attimo: imbrigliato nelle proprie schiume un motoscafo si muove a balzi sull’acqua come un canguro e infine infrange la scena: forse era soltanto un fondale dipinto di un set cinematografico. Il calore forma una cortina diafana attraverso la quale si intravedono tremolare figure di cose e di persone che appaiono giungere da un mondo sconosciuto. E’ proprio questa natura, che induce a vedere
cose che non esistono? Non esistono? Il veliero, Florentino Ariza, le navi dei greci, il motoscafo, il calore del sole, il cuculo, l’Epomeo, non esistono?
E
il sole, che inesorabile cala al di là della caligine dell’orizzonte e che si ferma per un attimo e grandiosamente risplende ancora di più nel suo rosso luminoso strisciato di lievi nuvole grigie, non esiste? Mentre il mare, lontano, si richiude su di esso, si risvegliano le fantasie della notte in un ciclo continuo, implacabile.Implacabile come il moto delle stelle che inseguono sempre la luna. Ma essa, vigliacca, cambia di continuo il proprio aspetto nel buio notturno. Ogni giro della notte è diverso fino all’alba quando ricompare il veliero con i suoi quattro alberi velati. Così di seguito: le navi dei greci, il cuculo, il motoscafo, l’Epomeo... Sempre così: cose vere dell’immaginazione. Non è così il vivere? Luglio 2010, Ischia
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PAGINA APERTA
Spunti di Holi festival psicologia quando il divertimento A cura della Dott.ssa Bruna Benelli
Il caso Caivano
In questi giorni, imperversano sui mass media e sul web le notizie intorno alla morte della piccola Fortuna Loffredo, la bambina abusata e poi spinta giù dal terrazzo il 24 giugno del 2014, nel parco Verde di Caivano a Napoli. Il suo presunto assassino ha un nome e un volto, Raimondo Caputo, attualmente in carcere. Quello però che lascia attoniti e nauseati è l’operazione di copertura da parte di alcuni condomini delle sue presunte violenze contro la bimba e le figlie della convivente e la sua responsabilità nel decesso apparentemente accidentale del piccolo Antonio Giglio, caduto dalla finestra della casa della nonna l’anno precedente. Si sospetta una rete di pedofili. Trovo agghiacciante il fatto che si possa abusare dei bambini e ancora più terrificante chiedere loro di fare finta di niente, di negare tutto, creando un “non detto” pesante come un macigno e distruttivo al massimo per la psiche di un individuo in evoluzione. Come cresceranno queste bambine sopravvissute agli stupri, alle violenze psicologiche, strappate ai loro ambienti di vita malsani, ma a cui sentivano di appartenere? La mentalità delle persone deve cambiare e non si parla solo di gente poco istruita, mi riferisco anche alle affermazioni di Corrado Augias sui capelli e il modo di vestire di Fortuna. Mi chiedo come si possa lasciare che il proprio compagno abusi dei figli senza denunciarlo. Penso che si debba fare urgentemente qualcosa, attuare più progetti e campagne di informazione nelle scuole, a partire da quelle di primo grado in poi. I bambini devono rendersi conto di avere gli strumenti per capire e per reagire raccontando ad adulti fidati eventuali attenzioni particolari che ricevono. Certo è che parlare, accusare, denunciare, diventa impossibile quando tutto il tuo ambiente di vita ti chiede di tacere, ma noi non possiamo permettere che il silenzio si porti via quegli “amabili resti”.
si fonde con il colore
di Luca Sebastianelli In questo primo appuntamento con la rubrica “Diario di un sedicenne”, vorrei parlare di un’esperienza unica, a cui ho avuto occasione di partecipare. “Il colore vince sempre sul male”. Questo é lo slogan della festa dei colori, meglio conosciuta come “Holi festival”, che si è tenuta alla Fiera di Roma il 7 maggio, prendendo spunto dalla tradizione indiana. In un esplodere di mille colori, la gente si colorava e dava libero sfogo alla propria creatività e fantasia. É stato emozionante vedere polvere colorata da tutte le parti, sembrava di immergersi in un vero e proprio carnevale
i d o i r «Diadicenne» un se
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Un momento dell’Holi festival
collettivo. Ma al di là del puro divertimento, la festa richiama a un significato molto più profondo e direttamente collegato alla religione induista: infatti tale rito servirebbe a consolidare i legami sociali e appianare ogni conflitto. Tutti i problemi quotidiani vengono momenta-
neamente messi da parte cosicché tutti si possono sentire veramente uniti. Per questo, anche in Italia la celebrazione sta prendendo sempre più piede poiché, nonostante i vari disordini generali che affliggono il nostro Paese, almeno un giorno ci si può sentire veramente liberi. Allo stesso tempo però, ci si accorge che nella società attuale, è proprio il singolo con i suoi egoismi a predominare e questo perché non ci si può accontentare di pochi giorni l’anno per sentirsi davvero liberi. Al contrario bisognerebbe invece cercare di ampliare tale sensazione di indipendenza all’uso quotidiano, cosicché non bisogna aver paura di nasconde i propri colorati sentimenti.
Se la memoria non m’inganna
appunti di un recente passato
a cura di Silvio Cajonello
1955, arriva il nuovo municipio
Se la memoria non m’inganna, nell’aprile del 1955 il Ministero dei Lavori Pubblici stanziò un contributo di 30 milioni di lire per costruire la nuova sede del Comune di Rocca di Papa. A quei tempi il Comune aveva i suoi uffici in alcune aule dell’edificio delle scuole comunali del Corso ma, resosi in seguito necessario lo sgombero per l’aumentare degli scolari, gli uffici comunali furono trasferiti in alcuni appartamenti siti in via Giuseppe Lucatelli. Si trattava, però, di una sistemazione provvisoria. Gli ambienti erano troppo piccoli per contenere i carteggi dei vari uffici, tanto che fu necessario abbattere alcuni tramezzi per ottenere stanze un po’ più grandi. Pure per i cittadini che dovevano richiedere i certificati appariva difficile e complessa anche la sola ricerca dei vari uffici sparsi in un labirinto di corridoi. Senza tener conto che la nuova sede municipale avrebbe evitato all’amministrazione una non insignificante spesa necessaria per l’affitto di questi appartamenti. Se la memoria non m’inganna, il progetto esecutivo della nuova struttura che sarebbe do-
L’edificio di viale Enrico Ferri
vuta sorgere in Viale Enrico Ferri (foto), elaborato dall’architetto Giorgio Borelli, prevedeva una spesa complessiva di 43.001.458 lire, di cui a stralcio 30 milioni concessi dallo Stato attraverso la Cassa Depositi e Prestiti. Se la memoria non m’inganna, per la restante cifra di 13 milioni di lire circa, il Comune avrebbe dovuto trovare altre risorse per dare finalmente il via ai tanto attesi lavori di costruzione. Furono necessarie due delibere del Consiglio Comunale per sbloccare la pratica. Una venne emanata il 26 aprile ‘55, la seconda il 29 novembre.
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L’angolo della storia
CULTURA
Letteratura russa e francese essenza dell’antica Koiné
di Vincenzo Rufini In quella splendida avventura umana che è la letteratura il fluire del tempo ha visto avvicendarsi letterati di ogni genere, molti dei quali hanno saputo impreziosire ed interpretare la condizione umana scandagliandola fin nei suoi reconditi anfratti. Innumerevoli generi hanno significato le varie epoche letterarie, ognuno dei quali ha riunito il meglio degli interpreti della parola scritta nel contesto storico-letterario in cui hanno avuto la ventura di vivere.
Guy de Maupassant e Aleksandr Puskin
Livelli eccelsi sono stati raggiunti con l’elaborazione di opere letterarie destinate a marcare i secoli e ad accom-
La poesia del mese
Viaggi disperati
di Anna Giovanetti
Barconi carichi di angoscia e di speranza fendono del mare le impetuose onde, ogni giorno si ripete questa macabra danza anche quando il sole muore all’orizzonte!
A migliaia sbarcano sulle agognate rive aggrappati al sogno di un possibile futuro ma altrettanti nelle acque trovano la fine dopo un viaggio stremante, insano ed insicuro. Pagano i loro carnefici per viaggi disumani fuggendo da paesi di guerra e di miseria portano insieme a loro tanti bambini e anziani per metterli in salvo su una nuova terra.
Ma quanti corpi inerti spinge ahimè la risacca su quelle spiagge nude tra loro tanti bimbi soli ed innocenti e strappano il cuore quelle immagini crude!
Perché non si mette fine a questa tragedia orrenda non basta l’umanità della prima accoglienza. c’è posto per tutti su questa nostra terra basterebbe una politica di sana convivenza. Faccian tutte le nazioni un pieno di umiltà e tutti insieme uniti si sconfigga questo male Sofocle insegna che essere utili al prossimo é la più bella cosa che l’uomo possa fare!
pagnare l’essere umano nell’avventura della vita. I generi letterari, sempre diversi e divisi fra loro, hanno rimarcato le condizioni spazio temporali in cui sono stati espressi; non potendo non esserlo in quanto il pathos letterario è inscindibilmente legato ai luoghi in cui si vive, fortemente marcati dalla esperienza e dalla tradizione. Due esperienze determinanti hanno avuto il potere di dividere gli adepti dell’antica Koiné (La letteratura come veniva chiamata in Grecia) in due fronti contrapposti: la letteratura francese e la letteratura russa. Dalla fine del secolo decimo settimo alla fine dell’Ottocento, si sono succeduti in Europa i generi letterari del Romanticismo, del Realismo, del Naturalismo, del Simbolismo, del Decadentismo. Ognuna di queste correnti letterarie ha attraversato i confini geografici (“Le frontiere non esistono, sono un’invenzione dell’uomo”, come dice Jean Gabin nell’immortale film di Jean Renoir “La Grande illusione”) e sociali per pervadere ogni strato delle società europee, e non solo, dell’epoca. Ma la differenza profonda ed abissale non si registra nelle espressioni di genere, bensì nell’humus di una nazione, con il suo portato storico e sociale, che la differenzia dalle altre. I due aspetti letterari che più sono stati divisi da una pro-
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fonda ed incolmabile linea di demarcazione sono rappresentati, appunto, dalla letteratura francese e russa. Onde rendere un’idea, sia pur vaga, della contrapposizione si possono analizzare due capolavori delle due letterature che ben riflettono la differenza sostanziale e formale dei due paesi presi in esame. “La figlia del capitano”, un romanzo storico che costituisce il capolavoro di Aleksandr Puskin e “Bel Ami”, il romanzo tardo realista di Guy de Maupassant. Il romanzo di Maupassant descrive la vicenda di Giorgio Prospero Duroy, un arrivista arrampicatore sociale, amante della bella vita, apostolo laico dell’immanenza, un uomo in cui i valori non sono altro che parole vuote e prive di senso. Una vicenda umana in cui il protagonista riesce a costruirsi una posizione sociale elevata, poggiata sulla ricchezza e la lussuria. Nel romanzo di Puskin, invece, la protagonista femminile, Maria Ivanovna, e il protagonista maschile, Petr detto Petruska, incarnano ben altri valori e stili di vita. Ambedue dotati di concezioni alte affrontano il divenire della esistenza con la forza che poggia su concezioni salde e che alla fine li porteranno a realizzare il loro sogno d’amore concretizzato sul rispetto e sulla dignità. Tanto il romanzo di Puskin riflette l’essenza stessa della Russia contadina, atavica ed eterna, poggiante sull’ortodossia religiosa e sull’immutabilità dell’essere, concentrato di Aristocrazia e realtà Rurale, animata da un concentrato di speranza e rassegnazione, avversa ed astiosa nei confronti del moderno. Quanto Guy de Maupassant risalta l’animo della Francia metropolitana, gonfia del fumo delle ciminiere della crescente industrializzazione, pervasa dal filo conduttore del perbenismo, falso ed ipocrita e sempre trasgredito, che lega le varie stagioni di Marianna, dall’Antico Regime al tardo Ottocento. In ambedue i romanzi vengono evidenziate due società diverse, due concezioni della vita antitetiche; separate dal tempo e dallo spazio, riflettenti dimensioni lontane ed inconciliabili. Due anime, due ideali di vita.
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Inaugurato a New York
Il ristorante con a tema Tim Burton
di Camilla Lombardozzi Sappiate che se doveste recarvi in vacanza a New York, una tappa fondamentale del vostro tour deve essere quella nell’East Village (zona East End di Manhattan), dove potrete trovare un ristorante alquanto particolare il “Beetle House”. Se il nome vi suggerisce qualcosa, o addirittura il film Beetlejuice, cult dell’88 con protagonisti Michael Keaton e Winona Ryder, nato dalla fantasia di Tim Burton… bè avete avuto l’intuizione giusta. Il locale, infatti, è interamente ispirato al mondo del regista, con cocktail e menù che richiamano i suoi più celebri film. I proprietari del ristorante, Brian Link e Zach Neil, non sono nuovi alla scelta di aprire ristoranti a tema, loro è difatti anche il locale Stay Classy New York, ispirato a Ron Burgundy, protagonista di Anchorman, interpretato dal mitico Will Ferrell. Immaginate, quindi, di prenotare un tavolo ed iniziare con un aperitivo gustandovi uno Jack Skellington (sì, proprio il protagonista doppiato da Renato Zero nel film Nightmare Before Christmas), o assaporare un Edward Burger Hands (Edward mani di forbice), panino da 16$ con garlicbread, pancetta affumicata, salsa sriacha, pepper jack cheese, avocado, pomodori, uova di quaglia e miele. E accompagnarlo con un cocktail come un Barber’s Bloody Mary, un Fleet Street Martini (dal film SweeneyTodd - Il diabolico barbiere di Fleet Street), o andare nello spazio con We come in Peace (dalla pellicola Mars Attack); e chiaramente concludere il pranzo o la cena con una fetta di Warm Wonka Bar, super torta al cioccolato in onore di Willy Wonka. E perché no, passare per un It’s Showtime (celebre battuta pronunciata da Keaton in Beetlejuice), caffè con buccia di limone, whisky e sciroppo; o magari recarsi per un Alice cup of Tea, che alle 18,00 ci sta sempre bene. Un locale sicuramente da visitare e dove sostare, per chi, come me, è un fan delle atmosfere dark e gotiche dei film di Burton!
VAGABONDANDO
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In giro per musei... Locanda Martorelli ad Ariccia
La locanda frequentata dai più grandi artisti europei di Francesca Torino Il paese castellano di Ariccia è conosciuto per i suoi importanti monumenti, oltre che per alcune squisitezze gastronomiche. Uno di questi luoghi è la Locanda Martorelli. Fino ai primi vent’anni del XIX secolo, l’edificio apparteneva al nobile Giovan Battista Stazi ed era noto come il “Casino Stazi”. Nel 1768 egli lo fa sistemare, richiedendo anche il contributo artistico del pittore polacco settecentesco Taddeo Kuntze (17301793), che due anni dopo inizia a dipingere un ciclo di opere raffiguranti la storia di Ariccia partendo da quella mitologica. I dieci quadri, infatti, partendo dal mito di Ippolito e da quello di Diana, raccontano del paese riprendendo la battaglia tra i Latini e i Romani, trattata dallo storico latino Tito Livio. Tra il 1814 e il 1820, Antonio Martorelli acquista il Casino Stazi e lo trasforma
nella Locanda Martorelli, che nel Grand Tour diviene tappa imprescindibile di diversi artisti e letterati, che hanno lasciato il segno del loro passaggio con disegni e caricature sulle pareti del terzo piano dell’edificio, e che oggi hanno assunto una notevole importanza culturale, non solo per Ariccia. Intellettuali del calibro di Jean-Baptiste Corot, Henrik Ibsen, Nicolaj Gogol, Costa, William Turner e molti altri, con i loro soggiorni hanno diffuso l’immagine dei Castelli Romani in tutta l’Europa.
Locanda Martorelli
Nel 1988 il comune di Ariccia ha acquisito il bene e lo ha restaurato, rendendolo oggi, oltre che un luogo visitabile per la sua bellezza e il suo valore storico e culturale, anche una importante sede espositiva di arte contemporanea. Per poter visitare la Locanda Martorelli con una guida potete contattare il seguente recapito telefonico, anche per eventuali prenotazioni: 388 36 36 502.
Parco Sforza Cesarini Piazza di Corte, 4 Ariccia
Trentotto anni fa la legge Basaglia controlasegregazioneneimanicomi Il 13 maggio del 1978 viene firmata in Italia una delle leggi più importanti in ambito sanitario, assieme a quella sull’aborto: la legge 180, meglio conosciuta come “legge Basaglia”. La legge porta il nome dello psichiatra (nella foto) che primo fra tutti ha dato vita a un vero e proprio movimento contro il manicomio inteso come lager, in favore invece della tutela del malato emarginato dalla società. È stata approvata in soli venti giorni, durante una delle pagine più buie della nostra storia. Infatti, la sua approvazione coincide con il periodo di prigionia e con il successivo ritrovamento, il 9 maggio, del cadavere dell’onorevole Aldo Moro, ucciso dalle BR. La legge 180 si è poi rivelata ben presto incompleta perché se è vero che da una parte ha stabilito la chiusura dei manicomi, è altrettanto vero che dall’altra non ha affrontato la questione della cura e tutela dei malati e delle loro famiglie, alle quali tornano ad
essere affidati. Un problema che a oggi non sembra affatto risolto e che ha portato alla luce ospedali e centri d’igiene mentale (CIM) simili ai vecchi manicomi, nonostante in campo medico ci sia più consapevolezza e sensibilità verso la malattia e le persone che ne sono afflitte. Alcuni psichiatri, tra cui il dottor Renzo de Stefani, con il sostegno di alcuni deputati del PD e Scelta Civica, si stanno battendo per ridare nuova linfa alla legge Basaglia, che rimetta in discussione “la partecipazione attiva di utenti, familiari, operatori e cittadini nei servizi di salute mentale per promuovere equità di cure nel territorio nazionale”, così il titolo di questa proposta di legge n. 2233. Una norma in continuità con la legge 180 e con quanto Basaglia e la sua équipe si batteva affinché anche i malati riacquistassero quei diritti di cui, entrando nei manicomi, si sono visti spogliare. Francesca Torino
il Segno - maggio 2016
di Annarita Rossi Nell’Acquario Nazionale in Nuova Zelanda, un polipo di nome Inky, una notte quando si accorse che la copertura della sua vasca era stata lasciata lievemente socchiusa, si è dileguato misteriosamente. Il mattino successivo il personale dell’acquario lo ha cercato ovunque per riuscire infine a dedurre che Inky doveva aver scalato sino all’apice della vasca, scavalcandola, per poi discendere la parete di questa strisciando per 4 metri attraverso la pavimentazione, comprimendosi in seguito all’interno di un tubo di scarico che dopo 50 metri lo aveva condotto direttamente al mare e quindi alla libertà. Inky, pertanto, non aveva perso tempo trovando una via di fuga definitiva dando così prova di intelligenza, cosa già verificata durante alcuni esperimenti nei quali il polipo è risultato capace con i suoi tentacoli di aprire il tappo di
La vita nei modi di dire
TEMI D’OGGI
Animali intelligenti
un vaso nel quale era contenuto del cibo. Numerosi studi evidenziano quanto sempre più specie animali siano dotate di una loro intelligenza non soltanto cognitiva ma anche emotiva sfatando la convinzione che gli animali agiscano unicamente per istinto. Basti pensare alla femmina di gorilla che piange per giorni la morte del suo piccolo, all’elefante che si prende cura di un cucciolo la cui madre è rimasta ferita gravemente e poi a quei cani che riescono a salvare la vita al proprio padrone riuscendo a capire per tempo una situazione di emergenza, facendone fronte, oltre, a tante altre belle e commoventi situazioni, per comprendere che anche gli animali svolgono delle azioni morali provando quindi empatia, al-
di Enea Trinca
Certe persone mentono in modo tale che non possiamo credere nemmeno al contrario di quanto affermano.
Vuoi sapere che cos’è la felicità? Lo saprai soltanto dopo esserti sposato... ma allora sarà ormai troppo tardi.
Spesso alcune donne si danno a Dio perché il diavolo non le ha volute.
Un cieco non ti ringrazia se gli dai un binocolo.
L’amicizia che finisce non è mai stata vera.
La miglior risposta alle calunnie è il silenzio.
Se vuoi mostrare una faccia per te e un’altra alla gente prima o poi verrà fuori quella vera.
Il momento migliore per divorziare è quello prima del... matrimonio.
Chi va con lo zoppo arriva tardi.
il T o c c o
di Ermanno Gatta
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Casi di lettura
La favola di Andersen La principessa sul pisello
di Francesca Torino
truismo ed un senso di giustizia. Tanti gli animali inoltre che hanno una capacità mnemonica non indifferente e sanno persino contare. Una gatta dopo aver allattato i suoi cuccioli volge un’occhiata attenta alla sua prole per accorgersi subito che qualcosa non quadra, la cucciolata non è completa, così alza lo sguardo e con un lungo slancio in avanti raggiunge quel batuffolo tutto nero che si era sommessamente allontanato, quindi apre le fauci e ne solleva la collottola del cucciolo riportandolo dai suoi fratelli. Ma non solo, ormai è appurato che anche le api contano i fiori! Quindi non soltanto gli scimpanzé, i quali condividono il 98% del nostro patrimonio genetico sono animali intelligenti, in grado di comprendere e realizzare scegliendo gli strumenti migliori per la ricerca del cibo e a memorizzare una quantità enorme di fotografie, lo sono, ognuno con una straordinaria varietà di comportamenti anche i delfini, i maiali, i cavalli, i ragni, i corvi e i topi. Uno splendido universo quello dell’intelligenza degli animali che con le sue doti continua a stupire e a meravigliare.
L’8 maggio del 1835 il noto scrittore danese Hans Christian Andersen (nella foto) pubblica la fiaba “La principessa sul pisello”, che ha come protagonista indiscusso un legume: il pisello. Il racconto narra della incessante ricerca di una sposa dal sangue blu da parte di un principe, il quale gira il mondo in lungo e in largo senza fortuna. In una notte buia e tempestosa, bussa alla porta del suo palazzo una giovane fanciulla zuppa dalla testa ai piedi, e né il principe né il re e la regina credono che ella sia una principessa. Allora per metterla alla prova, la regina fa mettere un pisello sotto venti materassi e venti piumini del letto offerto alla ragazza. Durante la notte, quest’ultima non riesce a dormire a causa del legume, del quale ignora la presenza. Il giorno dopo, quando i regnanti le chiedono come avesse riposato, la ragazza rivela loro di aver passato una brutta nottata, che nel letto sentiva qualcosa che le impediva di dormire, ma che nel cercarlo tra le lenzuola, non aveva trovato nulla. Re, regina e principe, felicemente sorpresi, capiscono che la fanciulla è realmente una nobile, perché solamente una persona dal sangue blu e con la pelle così delicata, avrebbe potuto sentire il pisello sotto così tanti materassi. Il principe, finalmente, può cessare la sua ricerca poiché ha trovato una degna sposa di nobili origini. La fiaba di Andersen ha come intento, potremmo dire, pedagogico quello di sottolineare gli atteggiamenti snob della nobiltà, tutt’altro che inclini all’umiltà e alla modestia. Infatti, l’autore conclude la sua storia scrivendo: «Ecco, bambini, vi ho raccontato una storia vera, vera come la bella principessa». Ma perché Andersen ha scelto il pisello per raccontare la sua storia? Questo piccolo e rotondo legume, infatti, simboleggia la ricchezza, come le lenticchie, per la loro forma. È il cibo prediletto del dio nordico Thor e del re francese Luigi XIV, insomma un cibo che sembra evidenziare la regalità e l’importanza di chi lo mangia. Inoltre, rappresenta la fecondità, come ci testimoniano alcune usanze cinesi di piantare in un vaso di porcellana dei piselli e del grano come simbolo del principio della vita.
il Segno dei tempi
il Segno - maggio 2016
nei disegni del Maestro Franco Carfagna In questo numero il maestro Carfagna ci regala una vera chicca: la storia di un lavoro boschivo “tuttu rocchiscianu” scomparso dopo la guerra. Ci troviamo nei boschi di Ariccia di proprietà del principe Chigi fino al 1962, quando li vendette. Questo lavoro era svolto esclusivamente dalla ditta Giobbe di Rocca di Papa, ancora oggi in attività ad Albano Laziale. Consisteva nell’effettuare il cosiddetto “spurgo” in boschi di 23-4 anni di età, ricavando delle pertichelle lisce e prive di nodi lunghe 2, 2,5 o 3 metri, che venivano utilizzate per fare dei “cerchietti”. Queste pertichelle venivano spaccate in 4 parti (le più piccole solo in 2) con
Gli ultimi cerchiettari
una ronca a becco lungo. Successivamente si passava al banco rustico (raffigurato nel disegno di Carfagna) e qui venivano rasate con la rasora, per farle diventare piatte. Il materiale così ottenuto serviva alle industrie per realizzare casse da imballaggio, o come giunti in fabbrica con fasci composti da 100 strisce. Qui, gli operai, dopo averli immersi in vasche d’acqua per renderli più morbidi, con appositi attrezzi li piegavano dando loro una forma rotonda, a cerchio, a seconda delle misure delle casse. Questo lavoro durò fino all’arrivo degli americani che introdussero le casse legate con fettucce di ferro. A Rocca di Papa erano in pochi a fare que-
Ultima pagina
sto mestiere e infatti sono pochi i boscaioli che se lo ricordano. L’ultimo “cerchiettaru” fu sicuramente Umberto Carfagna, zio del nostro Franco, che resistette fino al 1948; ‘mberto ci metteva passione perché il lavoro richiedeva molti movimenti: prendeva le pertichelle; prendeva la sua ronchetta (ancora in possesso di Franco, che la tiene come un cimelio); intestava la pertichella, cioè praticava uno spacco per far entrare il becco della ronchetta. Tutte azioni che richiedevano movimenti precisi con le spalle e le braccia. Ma ‘mberto non si limitava solo a questo, faceva lavorare anche la lingua: come si muoveva la ronchetta si muoveva anche la sua bocca e spesso la lingua se la mordeva. Insomma, con tutti questi movimenti fatti per anni, si era ‘ntorcinatu, mezzu stuortu e per tale motivo fu soprannominato “Ciammella”. Umberto era aiutato in questo lavoro da Vincenzo “Strattu-Rosciu” e dall’allievo Guglielmo Gatta detto “Pungicò”. Quando, nel 1941, Ciammella fu richiamato in guerra, a fare questo lavoro restarono StrattuRosciu e Pungicò (allora quattordicenne). Poi, per motivi personali, anche Strattu-Rosciu abbandonò questo lavoro e il piccolo allievo venne nominato da Giobbe capo della ditta per portare a compimento l’ordinativo fatto da una fabbrica. Alla fine della guerra, questo “strano” lavorò riprese ma nel 1948 si interruppe definitivamente. Così fu che ‘mberto Ciammella e Pungicò furono gli ultimi “cerchiettari” di Rocca di Papa.
Lettere, Proposte, Proteste e Reclami ilpiccolosegno@libero.it
Le lettere non superiori alle 13 righe devono presentare in modo chiaro nome, cognome, mail o numero telefonico
CHI RAPPRESENTA I NON ABUSIVI? In questi giorni ho seguito la vicenda degli abusivi e delle case requisite. Ho visto che tutti i partiti si sono subito posti a difesa degli abusivi. Mi viene da fare però una domanda: chi sta dalla parte di quelli che le regole le hanno rispettate? E che magari si sono messi sulle spalle un mutuo ventennale proprio per non incorrere in reati? Evidentemente chi rispetta le regole non è più preso come esempio. In questo paese (Italia) spesso
conviene commettere degli abusi forse perché la classe partitica ci campa di rendita per tanti anni. Poi arriva un certo momento in cui qualcosa si rompe nel meccanismo del dare/avere tra abusivi e politici. Se non fosse intervenuto il tribunale nessuno si sarebbe posto la questione. Lettera firmata
CIAO OMERO È che siamo di passaggio, come nuvole nell’aria, si nasce e poi si muore in questa vita straordinaria. Ciao Omero!
SI IMPARTISCONO LEZIONI DI CHITARRA MODERNA (LEGGERA, POP, ROCK, BLUES, JAZZ, CLASSICA INIZIALMENTE) PER PRINCIPIANTI E NON. SI VALUTANO ANCHE LEZIONI A DOMICILIO. PER INFO: EMILIANO 3492243190