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RICATTI
Segno
DA 17 ANNI SENZA PADRONI
Anno XVII, n. 2 - MAGGIO 2018
Inciucisti di Rocca L’EDITORIALE
di DANIELA DI ROSA
Le ultime vicende amministrative del nostro paese hanno visto la giunta Crestini perdere tre membri della maggioranza ma salvarsi dalla prematura fine grazie alla stampella di un consigliere di opposizione di centrodestra, Danilo Romei, che già in passato avevamo chiamato “stampella” di Boccia.
Trascorso l’imbarazzante e pietoso spettacolo di un consiglio comunale non più “casa del popolo” ma “casa loro” perché preso “d’assedio” da parenti e sodali del sindaco, una strana pacificazione pervade la politica rocchiggiana. Da un’intervista del sindaco veniamo a sapere che i dissidenti dentro la maggioranza (passati all’opposizione) erano solo due, Lorenzo Romei e Roberta Carnevali, non a caso nell’ intervista accusa solo loro, mentre Massimiliano Calcagni, colui che ha ricevuto gli attacchi più duri dalla giunta, sembra rientrato nelle “grazie” di Crestini. Voci di popolo raccontano strane storie, ma essendo voci non sarò io a dargli credito. Certo, se il presidente del consiglio comunale dopo la strana intervista del sindaco avesse almeno scritto un comunicato ribadendo la sua contrarietà all’amministrazione, si sarebbe tolto dall’imbarazzo e avrebbe tolto noi dal dubbio sull’ennesimo inciucio. SEGUE A PAGINA
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In tempo di crisi far conoscere la propria attività può essere una soluzione
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INTIMIDAZIONI La politica è sotto scacco
L’APPROFONDIMENTO ALLE PAGINE 12 e 13
Il Sindaco ha deciso di uscire
Sistema Bibliotecario
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Anche la IDA perde al TAR
Rocca sparita
Elenco telefonico
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Segno
organo mensile dell’associazione culturale “Editoriale il Segno” C.F. 92028150586 P.IVA 12706861007 Registrazione Tribunale di Velletri n. 5/02 del 19/02/2002
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Bruna Benelli, Federico De Angelis, Daniela Di Rosa, Vincenzo De Rossi, Mauro Giovanelli, Anna Giovanetti, Giovanni Mancini, Noga (Gabriele Novelli), Roberta Puglisi, Annarita Rossi, Vincenzo Rufini, Maria Pia Santangeli, Luigi Serafini, Sandro Tabellione ILLUSTRAZIONI Franco Carfagna, Ermanno Gatta
Stampa: Arti Grafiche Roma
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il Segno - MAGGIO 2018
“Un Paese si misura dallo stato sociale delle donne”
Consulta Le Donne combatte l’esclusione femminile
di GIULIA DE GIORGI
Le donne italiane parteciparono per la prima volta alle elezioni nel 1946. Fino a quel momento non gli era stato permesso votare ed erano rimaste escluse da ogni tipo di dibattito politico. Considerate per antonomasia il sesso debole, le donne hanno da sempre dovuto guadagnarsi col sudore ogni loro traguardo e ancora oggi reclamano più considerazione e pretendono di essere trattate al pari degli uomini.
Con questa consapevolezza di fondo in varie città stanno nascendo diverse Consulte delle Donne, un gruppo spontaneo che ha come obiettivo quello di promuovere e sollecitare una maggior partecipazione dei cittadini alla vita pubblica, al fine di garantire le libertà individuali e la parità delle persone senza discriminazione alcuna.
Santina Camilli, una delle promotrici di questa iniziativa, mi ha confidato la loro richiesta principale: “Chiediamo che venga costituita la Consulta delle donne, un organismo che operi nell’ambito delle pari opportunità, per valorizzare la presenza, la cultura e l’attività delle donne nella società e nella politica, per
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sostenere le pari opportunità nel lavoro, per migliorare concretamente la qualità della vita delle donne in tutti i settori, operandosi per ottenere risposte ai loro bisogni quotidiani, per promuovere interventi contro tutte le forme di esclusione e di violenza, e arrivare a realizzare una parità giuridica sostanziale”.
Il gruppo Consulta Le Donne chiede a tutti i cittadini di aderire a questa iniziativa e di sostenerla affinché le amministrazioni comunali accolgano la loro richiesta di istituire la Consulta Territoriale delle Donne. Lo scopo? Quello di intervenire sul tema della rappresentanza di genere sulle pari opportunità e di tutelare i diritti di cittadinanza contro ogni forma ed espressione di abuso, di in-
giustizia e di violazione del principio democratico di legalità contro la persona, l’ambiente ed il territorio. Il gruppo Consulta Le Donne si è mosso in tal senso ed ha formulato una proposta di petizione che vede esposti in prima fila tanti cittadini che, in quanto soggetti titolari del diritto di petizione, presentano la richiesta di istituire la Consulta Territoriale delle Donne.
Queste donne sono cittadine come noi che, stanche di una situazione che le ha viste sempre messe in disparte, hanno deciso di alzare la testa e di farsi spazio nel mondo della politica.
Tutti possiamo farlo. Tutti abbiamo il dovere di farlo. Come dice Roberto Benigni: la grandezza di una nazione si misura dallo stato sociale delle donne.
L’arma che i Comuni non vogliono utilizzare per smascherare i furbetti il Segno - MAGGIO 2018
ATTUA L ITÀ
di LUCA CAPECCI
La questione che intendo mettere in evidenza, non è la lotta disperata a tutti i costi a sfavore dei più deboli (poveri). Quello che onestamente non si può accettare è vedere persone che per scelta (e quindi non per obbligo) decidono di lavorare rigorosamente a nero (quindi senza contratto e senza i relativi versamenti contributivi) e che, malgrado questo, pretendono dei vantaggi (previsti dalla normativa locale) legati ad un valore ISEE ovviamente basso. Il valore ISEE è quel sistema in base al quale puoi accedere a diverse esenzioni, parziali o totali, se il tuo reddito ufficiale si mantiene sotto una determinata soglia. Le Autonomie Locali, attraverso una Politica attiva di chi li governa, conoscono il territorio e conoscono i pro-
verso un riconoscimento da parte dell’Agenzia delle Entrate per la parte incassata legata all’evasione fiscale.
pri abitanti. Quindi potrebbero attivare un controllo più fattivo sia riguardo ai vantaggi economici locali per i propri cittadini attraverso la verifica della capacità contributiva reale di ciascuno, oltre che collaborare come previsto dall’accordo sottoscritto nell’ambito delle Autonomia Locali. In sostanza, una attività di controllo da parte dei Comuni non solo tenderebbe a legittimare e riconoscere con certezza, agli aventi diritto, i benefici spettanti, ma avrà un ritorno economico per le casse comunali attra-
Tale norma era già stata attivata tempo fa ma nessun Comune ha inteso accoglierla per ovvi motivi politici: evitare di farsi terra bruciata intorno! Certo, sicuramente non è un argomento facile da trattare e/o da regolamentare all’interno del proprio Comune, ma se solo si pensasse ad un’attività svolta da parte di tutti i Comuni d’Italia, forse qualche beneficio collettivo in più si potrebbe ottenere. Credo di rappresentare molte persone che versano tutte le imposte dirette ed indirette (locali, regionali e nazionali) di cui non trovano alcun ritorno in termini di servizi. Mi sento come se
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stessi pagando per acquistare una Ferrari ma che in realtà stò andando in giro con una Fiat 500 vecchio modello da rottamare.
Manca di certo la coscienza e il senso civico. Quello che si respira quotidianamente è rubare fin dove si può a discapito di molti. Si pensa al concetto “Mors tua vita mea”.
Non parliamo poi della mancanza della certezza della pena. Se solo fosse operativa per un 10% forse il rispetto delle norme più semplici sarebbe garantito. Questo mio ragionamento sembra volgere a un pessimismo puro ma sono invece convinto che prima o poi le cose debbano cambiare. Io ci metto del mio. Ci metto la faccia tutti i giorni. Spero e penso che con il proprio esempio ciascuno di noi possa dare un segnale forte ai nostri giovani che saranno il nostro futuro.
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CU R IOS A NDO
Un servizio utile per tutti i lavori della casa
Anche ai Castelli Romani c’è “Il marito in affitto”
il Segno - MAGGIO 2018
SUCCEDE ANCHE QUESTO
di LUIGI SERAFINI
Da qualche mese nella zona Castelli Romani é a disposizione un nuovo “Marito in affitto”. Un marito efficiente e preciso, si tratta di Mimì Nour (Mahmoud Mohamed Aly Noraldin - 331 7437207), un ragazzo egiziano capace di risolvere ogni problema che possa presentarsi, inaspettato, a casa. Lui non brontola mai quando gli chiedono di appendere un quadro, in più non devono preparargli la cena, stirare, lavare e sopportarlo quando russa, c’è solo quando occorre! “Il marito in affitto” è una società in franchising presente sul territorio italiano e all’estero, leader nel settore dei servizi e delle manutenzioni per la casa dal 2007. Tanti artigiani in Italia e all’estero si sono rilanciati in questo periodo di crisi grazie al marito in affitto (ovviamente quello orinuovo ginale)! Questo servizio permette di svolgere piccoli e grandi lavori domestici ma anche quelli necessari per il giardino, soprattutto ora che l’erba e le siepi crescono a vista d’oc-
chio. I lavori maggiormente richiesti riguardano la tinteggiatura, la verniciatura, il montaggio di mobili e mensole, lavori idraulici ed elettrici, sgomberi e traslochi, manutenzioni e riparazioni di elettrodomestici e molto altro ancora, eseguiti anche con la collaborazione dei migliori artigiani della zona! Inoltre “Il marito in affitto” effettua anche quei servizi utili a tutta la famiglia, ti accompagna alla casa delle vacanze, controlla se tutto va bene, porta il cane alla toelettatura, va a fare la revisione della macchina, consiglia il carrozziere, il
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ARTIGIANI DEL DOLCE DAL 1965
Colombe e Uova Artigianali
Il gruppo di “Mariti in affitto”
meccanico, il gommista, viene a cambiarti la gomma della macchina quando buchi, insomma un vero ed unico punto di riferimento per tutta la famiglia. Questo è il concetto del “Marito in affitto”! Non solo un tuttofare insomma. Dal 2015 il Marito in Affitto collabora con alcuni dei marchi più importanti dell’utensileria quali Bosch e Dremel. Se credete che la notizia sia meritevole di parlarne, saremo ben lieti di metterci a vostra disposizione.
Per saperne di più potete andare sul sito: www.ilmaritoinaffitto.it. In Italia lo trovate qui: http://www.husbandforrent.eu/dove-siamo/
Un nostro lettore ci ha inviato una foto e si è domandato: è normale che una targa dedicata a un luogo importante del paese non sia mai stata collocata in quello stesso luogo? Che ci facciamo ora con questa targa commemorativa?
Una nostra lettrice ci informa che dallo scorso 8 maggio il Presidio Sanitario Territoriale di Rocca di Papa di viale Enrico Ferri è stato chiuso definitivamente. Tali servizi saranno svolti a Grottaferrata. A Rocca non ci rimane più nulla.
Rocca di Papa
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Perfino l’elenco telefonico si dimentica del nostro paese N OTI ZIE
INFO RM A ZIO NE
A T T U AL IT À
Rocca di Papa non esiste. Non esiste la sua storia e nemmeno i suoi musei
di GIOVANNI MANCINI
I nostri lettori, lo abbiamo sempre detto, sono i veri protagonisti di questo giornale. Ci segnalano avvenimenti, problemi, mancanze. L’ultimo suggerimento ce l’ha dato il signor Vincenzo. Ecco la sua lettera: “Caro direttore, mentre aspettavo il mio turno dal dentista per curiosità mi sono messo a sfogliare l’elenco telefonico. Erano anni che non me ne capitava uno tra le mani. Pensavo addirittura che non li stampassero più. Nelle prime pagine era raccontata la storia di Roma e dei popoli Albani e, con mio stupore, né Rocca di Papa né monte Cavo né la Via Sacra erano citati. Niente di niente. Si parlava di Ariccia, Albano, Nemi e Genzano. Ma di Rocca di Papa nemmeno l’ombra”.
Incuriositi a nostra volta abbiamo recuperato un elenco telefonico del 2018 ed effettivamente di Rocca di Papa non vi è traccia. Addirittura nell’elenco dei musei non viene riportato nemmeno quello di geofisica e vulcanologia della Fortezza. Ci sono quelli di Albano, Grottaferrata, Genzano e Frascati ma Rocca di Papa no.
Anche la mappa dei Castelli Romani, quella con i due laghi, ci ha rivelato una verità che fa sicuramente male ma è, appunto, la realtà: Rocca di Papa, cittadina di 18mila abitanti, sede del Parco dei Castelli Romani e paese con una grande estensione boschiva, è come se non esistesse. Il nome “Rocca di Papa” non figura tra i Comuni che compongono i Castelli. Perché que-
sto trattamento? Di chi la colpa?
Ha ragione il signor Vincenzo che ha scoperto questa incredibile assenza sulle pagine dell’elenco telefonico, la cui copertina era dedicata ad Ariccia. Ciò che lascia effettivamente perplessi, però, sono le pagine dedicate alla storia dell’antichità romana e albana. Tutti noi sappiamo che l’area di monte Cavo è stato il centro più importante dei popoli latini e mantenne intatta la sua importanza anche in seguito alla nascita e all’espansione di Roma. Eppure quel tempio dedicato a Giove appare cancellato perfino nella storia della latinità. La ricostru-
Rocca di Papa e monte Cavo
zione fornita dalle “Pagine bianche” sembra aver effettuato un vero e proprio taglio storico: tutti i paesi intorno a Rocca di Papa sono nominati tranne uno: Rocca di Papa. Tutti sembrano aver avuto una storia antica tranne il nostro
paese.
Quando cominciai a collaborare con Il Segno, dissi al direttore che mi sarei interessato di aspetti legati alla storia del paese, di cui sono un appassionato. Eppure a distanza di poco più di un anno mi trovo a dover fare i conti con un paese che, per chi ci circonda, è come se non esistesse. Ricercare le colpe (se di colpe si può parlare) di questo stato di cose è difficile. Certo, il Comune dovrebbe tenere rapporti con tutti quelli che in qualche modo parlano dei Castelli Romani, dovrebbe evidenziare gli aspetti positivi così da dare valore a Rocca di Papa. E da ciò che vediamo forse questa strada è poco praticata se non addirittura dimenticata. Però è il momento di cominciare a ridare valore alle cose belle che questo territorio offre ma se non siamo in grado di farci sentire forse è vero quello che scrivono di noi: che non esistiamo e che la nostra storia può facilmente essere dimenticata.
Il bilancio gonfiato di multe stradali col rischio di un altro enorme buco RO C CA d i PA PA
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di ANDREA SEBASTIANELLI
Con la determinazione n. 301 (settore risorse umane) del 9 marzo 2018, il Comune di Rocca di Papa ha stabilito le somme esigibili dalle sanzioni al Codice della Strada relative all’anno 2017. Praticamente le multe non pagate da mettere subito a ruolo (cioè raddoppiate). È anche facile immaginare che tali multe siano state consegnate al concessionario per la riscossione (nel caso di Rocca di Papa la Maggioli tributi spa). Soldi da recuperare in fretta insomma. Il problema sta proprio qui e non mi sembra sia una cosa di poco conto.
Mi spiego: una sanzione al Codice della Strada dal momento in cui viene elevata (dal vigile, dall’ausiliario o tramite apparecchiature) deve essere inserita in un programma informatico, stampata, imbustata e spedita al trasgressore. Questo comporta che i tempi di lavorazione di una multa siano di circa 15-20 giorni nel migliore dei casi, ma anche 30 giorni, quindi una multa elevata per esempio il 30 dicembre 2017, se tutto va bene arriva al trasgressore quasi a fine gennaio del 2018. Non solo: prendiamo il caso delle sanzioni dell’anno 2017 relative al mese di ottobre, contando sempre 20 giorni per la lavorazione, se elevate il 1° giorno del mese, i 90 giorni per la notifica scadrebbero il 1° gennaio 2018. Da questo giorno scatterebbero altri 60 giorni per il pagamento o per presentare ricorso presso le autorità competenti. Quindi la multa elevata a ottobre diventerebbe davvero esigibile il primo marzo, cioè cinque mesi dopo.
A questo punto i dubbi sul bilancio da poco approvato dall’amministrazione comunale diventano certezze: se contiamo che la prima determina sulle multe è stata fatta il giorno 8 febbraio, e se contiamo che ci sono
quelle di novembre 2017 e dicembre 2017, è possibile che il conto dei ruoli esigibili sia stato fatto su sanzioni ancora da incassare nei termini o ancora addirittura da notificare! Ancora un esempio: multa del 30 dicembre 2017, lavorata entro il 20 gennaio 2018, spedita al trasgressore, tempo per la notifica fino al 30 marzo 2018, tempo per il pagamento fino al 30 maggio 2018! Il dubbio che qualcuno abbia fatto male i conti con le entrate delle multe solo per salvare il bilancio comunale appare a questo punto un’ovvietà.
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Il confronto con le elezioni del 2013 -% I MANCATI INCASSI DELLE MULTE ANNO emessi
Verbali
Importo totale* in €
2015
5.567
829.949
2017 2016
6.877 953.265 8.919 1.505.660
* Comprendente spese e maggiorazioni
Come si evince dalla Tabella, negli anni presi in considerazione fino a oggi si è riusciti a incassare una somma che si attesta fra il 30 e il 35% del totale. Questo significa che le somme messe in bilancio rischiano di trasformarsi in pericolosi buchi di bilancio nel momento in cui le somme non pagate diventano inesigibili. Le sanzioni amministrative, ha sottolineato il ministro Delrio, “devono essere destinate alla loro effettiva funzione e non possono essere un mezzo per fare cassa e far quadrare i bilanci”.
Ma non è finita perché, oltre a quanto detto, c’è anche il problema delle somme messe in bilancio, visto che le somme andate a ruolo (cioè al concessionario Maggioli - per la riscossione) sono raddoppiate e quindi gli importi appaiono falsati, visto che nel frattempo qualche trasgressore potrebbe aver pagato la multa nei tempi previsti senza l’aggiunta di interessi, aggio (cioè la parte che spetta al concessionario), ecc. E se si consegnano al concessionario dei verbali con delle somme sbagliate, si crea solo un grande caos con l’aggiunta che il Comune dovrà comunque pagare l’aggio e le spese di riscossione anche su ruoli mai intascati. Se poi si inviano al concessionario anche i verbali su cui il trasgressore ha deciso di fare ricorso, qualora lo dovesse vincere ci potrebbero essere richieste di rimborsi spese che prefigurerebbero un vero e proprio danno erariale! Infatti, i Giudici di pace quando il Comune soccombe lo condannano al pagamento delle spese. Sempre! Oltre alla mole di
lavoro che spetterebbe ai vigili per le controdeduzioni al ricorso.
Da sempre le sanzioni si mettono a ruolo almeno un anno dopo l’effettiva scadenza. Questo perché soprattutto nei casi delle locazioni a noleggio, o dei trasgressori trasferiti o sconosciuti (e parliamo di oltre il 30% delle posizioni) i tempi di notifica raddoppiano, perché ripartono dalla data in cui si viene a conoscenza del nuovo indirizzo o dei dati del conducente che aveva locato, posticipando di svariati mesi gli incassi.
Ma c’è anche un’altra questione che mette a rischio il bilancio di previsione da poco approvato grazie all’aiutino di Danilo Romei (passato in maggioranza). Si tratta dell’obbligo (dal 2016) di rendicontare le somme dei proventi delle sanzioni stradali effettuate tramite apparecchiature elevate sulle strade provinciali (via Frascati nel tratto dei Focolarini lo é, cosi come via
Verbali pagati
348.385 547.529 284.161
Ancora da incassare
604.880 958.131 608.788
Il Targa system di via Frascati
dei Laghi e via delle Barozze). Questo perché tali somme vanno divise al 50% (si divide l'incassato effettivo dedotte le spese, quindi anche un calcolo abbastanza difficile) tra l’Ente che rileva la sanzione (il Comune) e l’Ente gestore della strada (Regione o Provincia). Oltre ad essere accantonate e non messe nei tali bilanci comunali, somme vanno anche comunicate al Ministero dei trasporti. E’ stato fatto? Di recente lo stesso ministro Del Rio ha ricordato questo obbligo ai Comuni onde evitare paurosi buchi di bilancio visto che in qualsiasi momento Regione o Provincia potrebbero chiedere di avere la loro parte. Costruire un bilancio quasi tutto sulle entrate delle sanzioni stradali (2,8 milioni di euro, cioè quasi 6 miliardi delle vecchie lire) significa aver fatto una vera e propria forzatura le cui conseguenze potrebbero avere risvolti che nessuno vorrebbe sentire nominare: dissesto finanziario!
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di ANDREA SEBASTIANELLI
Chi è il Comandante della Polizia Locale di Rocca di Papa? Apprendiamo che dal 1° marzo 2018 i vigili hanno un nuovo comandante, anzi un nuovo Responsabile… Sì perché il signor Giovanni Gatta già funzionario del settore risorse umane e partecipazione popolare, è stato investito dal sindaco di questa nuova veste (o divisa?). Il Decreto del 23 febbraio firmato da Crestini, infatti, stabilisce “che il dipendente Giovanni Gatta possiede i requisiti previsti dalla legge per ricoprire tale ruolo categoria D2, con provata esperienza professionale, e tale incarico riguarda esclusivamente funzioni di gestione amministrativa e non di pubblica sicurezza, le quali verranno affidate al dipendente o dipendenti del settore polizia locale dallo stesso individuati”. In un altro punto si stabilisce che “le funzioni di comandante del servizio di polizia locale saranno attribuite al dipendente o ai dipendenti individuati dal sig. Giovanni Gatta, in servizio presso lo stesso settore di polizia locale…”. Ci sembra piuttosto strano che un funzionario (non dirigente) possa nominare il Comandante della Polizia Locale, visto che tale nomina spetta esclusivamente al Sindaco.
Oltre ai suddetti dubbi di natura giuridica circa la nomina di un generico Responsabile di settore
Comando Vigili affidato a funzionario comunale RO C CA d i PA PA
Il municipio di Rocca di Papa
comunale a capo (di fatto) della Polizia locale, sono anche altre le questioni su cui è opportuno ragionare. Infatti, per esempio, le ordinanze di modifica alla circolazione stradale emesse dal 1° marzo in poi portano la firma di Giovanni Gatta. Poteva firmarle? Ci chiediamo se tutto ciò sia consono e a norma di legge, visto che chi non ha compiti di Polizia Locale non può emettere atti di limitazione al Codice della Strada, cosi come confermato dall'art. 12 del Codice della Strada (espletamento dei servizi di Polizia Stradale). A seguito di tutto ciò ci sono altre legittime domande che dobbiamo farci: se le ordinanze firmate da Giovanni Gatta non fossero valide, le sanzioni elevate in base a tali modifiche di circolazione al traffico sareb-
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bero legittime? E ancora: i verbali delle multe emessi dal Comando di Polizia Locale da chi vengono firmati?
Possibile che una cittadina di 18mila abitanti possa rinunciare ad avere un suo Comandante sostituendolo, di fatto, con un dipendente che con la Polizia Locale non c’entra nulla? E perché i consiglieri comunali d’opposizione su questo tema sembrano far finta di niente? Possibile che nessuno si ponga le domande che noi, nel nostro piccolo, ci siamo poste? Il rischio di questa nomina a dir poco discutibile potrebbe essere l’annullamento di centinaia di verbali visto che il responsabile del procedimento deve possedere precisi requisiti stabiliti dalla legge e dalle norme in vigore.
La domanda di un lettore
“Le multe verranno fatte anche senza i Vigili presenti?”
La domanda che ci ha inviato un nostro lettore è più che lecita. “Non vorrei che qualcuno, per far quadrare i conti comunali, pensasse di utilizzare le registrazioni dei dispositivi fissi di tutte le 24 ore. Oppure pensasse di selezionare a tavolino le ore con le maggiori violazioni”. Aggirare la legge è un reato.
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Le cose da sapere
Ecco i Targa System fissi in viadeiLaghi e via Frascati
Lo avevamo scritto sul numero scorso e puntualmente si è verificato: alla ricerca frenetica di soldi freschi l’amministrazione comunale ha spinto l’acceleratore al massimo sul fronte dell’autovelox. Sono arrivati infatti i famigerati Targa system fissi posizionati in via dei Laghi (altezza Mondo migliore) e in via Frascati (presso il centro Mariapoli). Questi sistemi, che rivelano la velocità e la copertura assicurativa del veicolo) funzionano 24 ore su 24, ma c’è un piccolo problema: le riprese possono essere utilizzate solo negli orari in cui gli agenti della Polizia Locale stanno operando nei pressi dell'apparecchio (magari per i servizi autovelox). Infatti, questo tipo di apparecchi non sono omologati per lavorare da remoto, cioè senza la presenza degli agenti. Ricordiamo anche che questi apparecchi vanno segnalati in base alle norme che regolamentano la videosorveglianza. Per il resto qualora un cittadino dovesse vedersi arrivare una sanzione basata sui referti del Targa system fisso, il consiglio è quello di recarsi presso gli uffici del comando dei vigili e chiedere copia del report di servizio degli agenti che attesti la fascia oraria in cui hanno effettuato il servizio. Qualcuno si chiede: ma allora perché spendere soldi per installare apparecchi fissi che possono lavorare solo poche ore al giorno? Già... perché? Luigi Serafini
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il Segno - MAGGIO 2018
Danilo Romei è il «salva Crestini» ma l’opposizione è scomparsa 8
Cronaca del consiglio comunale che ha salvato la maggioranza
di domandine all’amica dei tempi universitari, assessore Barbara Barboni.
di VERONICA GIANNONE
Che cosa è accaduto nel consiglio comunale del 13 aprile è risaputo: il bilancio previsionale è stato approvato. Ma i cittadini che per scelta, per disinteresse o per impossibilità non hanno partecipato alla seduta pubblica devono sapere ed essere informati su cosa si è visto e come i loro rappresentanti in consiglio hanno espletato il loro ruolo. Perché? Perché i principî democratici ai quali dovrebbe ispirarsi qualsiasi governo di un paese dicono che sono i politici a servire la comunità e non il contrario.
Ecco quello che si è visto il 13 aprile 2018.
Un sindaco, Emanuele Crestini, visivamente pieno di se come un ragazzino dispettosuccio redarguito dalle forze dell’ordine presenti in aula poiché pizzicato più volte a fare fotografie; un sindaco che ha lasciato, oltre all’umiltà, la dignità nella scorsa seduta di consiglio che ritrova per un soffio i numeri di una maggioranza di fatto persa, grazie a un consigliere d’opposizione, Danilo Romei, che forse per una volta nella sua “carriera politica” è riuscito a lasciare il segno! Però a testa bassa! Quella che ha tenuto durante tutto il consiglio.
Pucci Elisa non pervenuta se non per esternare all’assessore al bilancio Rossetti la sua stima e il suo rispetto.
L’alzata di mano di Danilo Romei
Consiglieri di maggioranza e assessori galvanizzati dal voto favorevole del consigliere ex oppositore Danilo Romei, che parlano di coworking e del tanto bel lavoro che sta per arrivare a Rocca di Papa, centri estivi (da chi nei centri estivi ci lavora), di un bilancio senz’anima (ma sono stati costretti, così dicono), fantascienza e politica del niente a Rocca di Papa.
Una minoranza, minore per un solo numero, poco incisiva come si registra ormai negli ultimi mesi, se non fosse per l’intervento deciso di Pasquale Boccia (pensate come stiamo messi) che è stato l’unico a mettere in evidenza il clima di “minacce e pressioni” registrato non da uno ma da ben quattro
CARTOLIBRERIA IlCruciverba
ROCCA DI PAPA - Via Campi d’Annibale, 78/a Tel./Fax 06.9496452
membri ed ex membri dell’amministrazione.
Un presidente del consiglio Massimiliano comunale, Calcagni, uscito dalla maggioranza nella scorsa seduta, poco convincente e a naso ambiguo rispetto alla passione che tirò fuori in tempi non troppo lontani quando in discussione era la sua sfiducia promossa dal vicepresidente del consiglio Massimo Grasso. Sarebbe interessante capire qual buon proposito per i cittadini lo intratteneva in allegri scambi d’intesa con il sindaco, impossibili da non notare! È cambiato qualcosa?
Un consigliere comunale, Lorenzo Romei, che ha provato con non poca fatica (perché non glie lo hanno permesso a causa dello stalkeraggio di massa della maggioranza di regime, unicamente per umiliarlo) a battersi da solo per i cittadini di Rocca di Papa. L’unico. Per Lorenzo sembrava quasi si fosse messo in atto un “contropaccotto” con due tre interventi preparati, quello del consigliere Paolo Gatta e della consigliera Laura Fico, nonché quello del sindaco a mo’ di “ora te la facciamo pagare”.
Sciamplicotti Marika non pervenuta se non per un paio di interventi sui numeri incomprensibili, più un paio
Per Grasso Massimo unico obiettivo i “tre dissidenti” ai quali chiede in modo del tutto provocatorio: «State in opposizione o no? Perché non si capisce». Decisamente fuori tema, visto che in discussione era il bilancio. Ottavio Atripaldi due sensati (come sempre) ma deboli interventi, uno per controbattere al sindaco che lo ha nervosamente accusato pubblicamente di tramare per la sua caduta il quale ha risposto “io ci credo al mio voto contrario che non è affatto a prescindere” e l’altro per rivelare che uno dei revisori dei conti ha dichiarato durante la commissione bilancio che le entrate dichiarate dall’amministrazione Crestini sono “aleatorie”, quindi instabili, basate su statistiche incerte. Detto ciò e informati i cittadini, domani è un altro giorno! Sostanzialmente di fatto sempre incerto sul piano politico per alcuni, per altri no, malgrado un bilancio approvato.
E mentre si resta in attesa dei prossimi consigli comunali, nei quali finalmente si spera si parlerà dei problemi reali di interesse collettivo, come il piano particolareggiato Calcare, le speculazioni edilizie e le mancate opere di urbanizzazione, le iniquità, la relazione annuale sull’abusivismo, la mancata applicazione della sentenza del Consiglio di Stato sulle antenne, il conflitto d’interesse dell’assessore Veronica Cimino, la relazione del Ministero delle Finanze, le opere pubbliche incompiute, la lettera alla Procura firmata dal consigliere Paolo Gatta, ecc.. Mentre si resta in attesa di tutto ciò...
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Quel tipo di antenna serve anche per Internet?
A proposito dell’antenna di telefonia di via Barozze
di STEFANO GALLOZZI *
Quando si discute di togliere le antenne e la mattina ti ritrovi con un nuovo traliccio tirato su... lo guardi bene e realizzi che “è solo per telefonia! Che sarà mai?”. Niente... se le persone si ammalano per valori superiori a 0,6 Volt/metro di campo elettromagnetico e il valore medio del campo elettromagnetico a Rocca di Papa è 3,5 V/m con punte certificate di 6-78V/m... che sarà mai aggiungere un paio di V/m per servizi di telefonia in un territorio già martoriato!?
Che rimane da fare alla cittadinanza? Analizziamo il problema. Innanzi tutto: che tipo di permessi hanno avuto gli operatori per tirare su l’opera? Forse si sono appellati al “decreto Gasparri”?
Il decreto Gasparri si applica solo alla telefonia intesa come telecomunicazione e non ai servizi Internet (vero corebusiness degli operatori telefonici) e solo nei luoghi dove la telefonia non prende. Quindi se sotto al traliccio c’è segnale telefonico (2G/GSM per intenderci) allora una installazione che si appelli al decreto Gasparri potrebbe risultare illegale e abusiva perché priva di permessi e, soprattutto, con dichiarazione falsa all’atto della richiesta (mancanza di servizio telefonico nel luogo di installazione). I cittadini dovrebbero fare un bel ricorso al TAR, ma nel frattempo gli operatori potrebbero installare il tutto (magari di notte come sempre fanno per evitare sommosse) e amen. Ragioniamo per paradossi.
L’antenna da poco installata in via Barozze
quel palo dovesse essere trovato a terra (magari per il forte vento) quale conseguenza potrebbero avere le persone che si fossero messe al confine della proprietà a soffiare insistentemente sull’opera? Risposta: finché il palo è sprovvisto di apparati di telecomunicazione qualsivoglia danneg-
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giamento riguarderebbe solo la struttura e non il “servizio strategico nazionale” e quindi sarebbe inapplicabile il conseguente reato di “interruzione di pubblico servizio”. Per farla breve a soffiare veementemente come il lupo della fiaba per bambini contro l’apparato fino a farlo cadere si rischierebbe un “danneggiamento di proprietà privata”... più o meno come se in automobile si dovesse urtare un’altra auto.
Ovviamente dopo questa storiella romanzata vien da dire che il nostro comitato non sponsorizza ne avalla o sobilla alcuna azione illegale: l’unico compito del nostro comitato è informare seriamente la popolazione fino al singolo cittadino del potenziale danno alla salute che queste installazioni provocano (senza il condizionale); sarà il cittadino a capire cosa fare e/o come manifestare di fronte a un totale menefreghismo amministrativo sebbene, all’interno dei comuni, il sindaco sia la massima autorità in termini di salute pubblica.
*Comitato di Tutela e Salvaguardia dell’Ambiente di Monte Porzio Catone
Inciucisti di tutta Rocca unitevi! SEGUE DALLA PRIMA PAGINA
Questa strana “pacificazione” sembra coinvolgere tutti i politici, sia quelli dentro l’assise comunale sia quelli fuori. Dopo il silenzio degli ultimi mesi dovuto ai candidati regionali condivisi un po’ da tutti, centrosinistra ufficialmente, centrodestra ufficiosamente, sembra che la politica nostrana abbia siglato un patto di non belligeranza. Di più, tra loro si nota un’armonia mai vista prima.
Maggioranza e opposizione, centrodestra e centrosinistra uniti come mai era mai accaduto: caffè, pranzi, cene, foto, abbracci e baci tra loro si sprecano. Se prima c’era soltanto la scappatella elettorale tra Sciamplicotti e Crestini, oggi c’è un vero e proprio tripudio di amorosi triangoli politici. Tutti si sono perdonati tutto e tutti perdonano tutti... proprio tutti? Non proprio, un politico imperdonabile c’è, è una persona che ultimamente è invisa a tutti i politici... la ex vicesindaco Veronica Giannone. Dovrei essere la prima a felicitarmi di questa ostilità nei suoi confronti, un “burrascosco” passato tra noi e ben due cause in corso! In realtà la faccenda mi lascia sconcertata e molto dubbiosa, tante domande mi affollano la mente: come mai nessun consigliere di opposizine l’ha sostenuta? Come mai molti di loro ripetono da mesi che non è credibile? Sanno qualcosa che noi cittadini non sappiamo? Perchè non credono alle sue denunce? E poi le accuse: perché non ha parlato prima? Perché c’è stata un anno in giunta? È solo vendetta la sua per essere stata cacciata? Eppure i messaggi tra lei e il sindaco risalgono a marzo 2017, ancora prima del no-
stro scoop sul suo presunto conflitto di interessi. Messaggi dove lei si dice costretta a rivolgersi alle autorità. Messaggi dove Crestini risponde: «Riposati e non inviarmi più messaggi del cazzo! (testuale)». Ciò che mi lascia perplessa è il perchè le stesse accuse non vengono rivolte ai tre dissidenti usciti dalla maggioranza che hanno raccontato le stesse cose: pressioni e intimidazioni (ricatti?) da parte della giunta per farli dimettere, una politica dittatoriale, poco trasparente e senza collegialità, cioè decisioni prese tra pochi fedelissimi del sindaco, immobilismo amministrativo su temi importanti per la città. Ma mentre con loro molti si congratulano invitandoli a continuare la “carriera” politica, la ex vicesindaco viene tacciata di carrierismo politico, di sindrome da primadonna, ricerca di visibilità e brama di potere. Perché una cosa è normale per gli altri e sbagliata per lei? O i rocchiggiani sono tutti misogini, cioè odiano le donne, le donne stesse odiano altre donne... oppure è vero ciò che racconta la piazza: l’inciucio ormai abbraccia tutta la politica rocchiggiana e lei sta rompendo le uova nel paniere: la casta protegge sempre la casta, anche quando la casta è locale. Imprenditori e politici passati e presenti sono “riuniti” in un comitato d’affari? Ah saperlo! I “vecchi affari” ci sono stati? I “nuovi appetiti” sono ancora in corso? Dare spazio a chi ha cose da dire e farsi domande non è un obbligo ma un dovere morale se si vuole informare i cittadini. Daniela Di Rosa
RO C CA d i PA PA
il Segno - MAGGIO 2018
Crollo del muro di via Frascati Sulla ricostruzione è scaricabarile La strada più importante del paese ridotta a vetrina disastrata
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di LUIGI SERAFINI
A chi spetta ricostruire il muro crollato di via Frascati? Nessuno sa rispondere a questa semplice domanda mentre lo scaricabarile all’italiana (o alla rocchiciana) sembra già cominciato. Spetta al Comune di Rocca di Papa? Oppure alla Regione Lazio essendo la strada di competenza Astral? Oppure ai proprietari della sovrastante abitazione? Dal giorno del crollo sono passati ormai circa cinque mesi. Cinque mesi nei quali la situazione è andata via via peggiorando. I crolli, a oggi, sono stati ben tre. L’ultimo c’è stato il 7 marzo con la rovinosa caduta di un altro pezzo di muretto e con l’intervento repentino dei vigili del fuoco che hanno redatto l’ennesimo verbale.
I disagi che stanno vivendo i residenti hanno raggiunto livelli altissimi, mentre la messa in sicurezza dell’area del crollo non sembra rispondere ai minimi criteri di tranquillità e contenimento. Addirittura l’area si presenta accessibile a tutti, per cui anche un bambino potrebbe entrarvi senza trovarsi di fronte un minimo ostacolo. I
fico intenso che meriterebbe un trattamento diverso da parte dell’Astral, la società regionale che ha in carico le vie di competenza, e da parte del Comune. “Se il muro non è di competenza comunale -ci ha detto la signora Teresa che abita a poche decine di metri dall’area del crollo- perché sei anni fa il Comune fece restaurare l’edicola votiva e stuccare alcune parti del muro i cui sassi erano venuti giù?”. Una domanda lecita perché in un contesto di questo tipo lo scaricabarile non è giustificabile.
Il muraglione di via Frascati dopo il primo crollo
pali in legno secondo noi andrebbero rafforzati e l’intera area andrebbe chiusa in modo sicuro.
Oltre ai disagi di chi risiede e lavora a ridosso del crollo, ci sono poi i disagi per la circolazione stradale. Via Frascati è la strada più importante di Rocca di Papa, l’unica strada che scende diretta verso Squarciarelli. Una strada a traf-
L’amministrazione, intanto, dovrebbe far eseguire i lavori necessari così da restituire ai cittadini la piena funzionalità della strada. Successivamente si stabiliranno le competenze. Perché una cosa è certa, continuare anche nei prossimi mesi nell’immobilismo che abbiamo visto fino a oggi non è tollerabile.
E allora viene da domandarsi: è normale chiudere per giorni una piazza per rifare delle semplici strisce pedonali mentre a un crollo del genere nessuno sembra interessarsi?
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il Segno - MAGGIO 2018
ROC CA d i PA PA
Sistema Bibliotecario dei Castelli Rocca di Papa ha deciso di uscire La partita che il sindaco sta giocando riguarderebbe anche il Parco
di ANDREA SEBASTIANELLI
Fondato vent’anni fa, il Sistema Bibliotecario Castelli Romani (SBCR) oggi raggruppa 20 Comuni per un totale di quasi trenta biblioteche, punto di riferimento della cultura castellana in senso generale. Rocca di Papa è stato uno dei Comuni che fin dall’inizio ha creduto alla nascita del Sistema Bibliotecario, diventando nel corso degli anni una delle biblioteche più apprezzate a livello comprensoriale. Una crescita accompagnata passo dopo passo dal Consorzio, almeno fino al 13 aprile scorso, quando il sindaco Emanuele Crestini ha comunicato in appena 8 righe il «recesso del Comune di Rocca di Papa dal Consorzio Sistema Bibliotecario Castelli Romani». È il primo effetto dell’approvazione di un bilancio fallimentare che si è limitato a tagliare in settori importanti, tra cui cultura e sociale, puntando tutto sull’incasso da multe stradali (autovelox soprattutto) e sulla vendita di beni pubblici. Non solo i beni già messi in vendita dal precedente sindaco Boccia (l’ex scuola di via del Vallone, il magazzino di via Cavour, ecc.) ma aggiungendovene di nuovi (il parcheggio sotterraneo di fronte alla sede
del Parco dei Castelli).
L’uscita dal Consorzio Bibliotecario è avvenuta in modo repentino e inaspettato, senza alcun confronto con le opposizioni, con le associazioni e con i cittadini che sono i frequentatori abituali della biblioteca di viale Enrico Ferri. Un isolamento culturale di Rocca di Papa dagli altri paesi dei Castelli Romani. Oggi sono tanti i servizi che offre il Consorzio per una spesa abbastanza irrisoria (11.000 euro l’anno, cioè 900 euro al mese). Se un cittadino roccheggiano va nella biblioteca del suo Comune e il libro di cui ha bisogno si trova a Frascati, un servizio di navetta gestito dal Consorzio consente a quel libro di arrivare a destinazione in poche ore. Da gennaio anche questo servizio non sarà più possibile. La decorrenza del recesso deciso dal sindaco Crestini, infatti, avverrà a partire dal 1° gennaio 2019.
A questo punto è necessario fare almeno un paio di considerazioni. La prima riguarda un aspetto tipicamente tecnico. Sorprende che il sindaco ritenga di poter uscire dal Consorzio con una semplice comunicazione. L’adesione al Sistema Bibliotecario venne approvata in Consi-
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Il sindaco Crestini e Roberto Sinibaldi
glio comunale ed è lì che dovrà passare ogni modifica, compresa la decisione di uscirne.
Poi c’è una seconda considerazione, tutta politica. È anche possibile che la “guerra” avviata da Crestini contro il Sistema Bibliotecario nasconda in realtà una partita più grande, legata alla sostituzione dell’attuale presidente del Parco Regionale dei Castelli Romani, Sandro Caracci. Una sostituzione quest’ultima, che spetta direttamente al presidente della Regione Lazio, Zingaretti. Non è che Crestini abbia preteso garanzie per un nome specifico in sostituzione di Caracci e che, non avendo ricevuto risposta dalla Regione in tal senso, abbia deciso di usare
come leva la questione legata al Sistema Bibliotecario? Ed è possibile infine che Crestini stia giocando questa partita a scacchi per portare alla poltrona di presidente del Parco dei Castelli proprio l’ex direttore Roberto Sinibaldi, esponente di spicco della coalizione di Crestini e zio dell’attuale segretario dello stesso Crestini? Queste al momento sono delle supposizioni, supportate però dall’assenza di motivazioni plausibili da parte del sindaco di Rocca di Papa a giustificazione della scelta di uscire dal Sistema Bibliotecario. In attesa che l’amministrazione comunale dica qualcosa in merito, insistiamo nel chiedere al sindaco di tornare sui propri passi.
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Un paese fondato sul ricatto politico L’ AP PRO FON DIM EN TO
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di ANDREA SEBASTIANELLI
“L’Italia è una Repubblica fondata sul ricatto politico”. Queste le parole utilizzate recentemente dall’ex parlamentare dei 5 Stelle, Alessandro Di Battista, intervistato dal Fatto Quotidiano. Parole che calzano a pennello con quanto sta emergendo a Rocca di Papa con la fine precoce della maggioranza uscita vincitrice alle elezioni del 2016 e sostituita con una svolta a destra (dopo aver provato la “carta Pd”) grazie all’ingresso di Danilo Romei, consigliere che si era candidato in opposizione a Crestini.
Intimidazioni e pressioni già denunciate pubblicamente da quattro esponenti istituzionali di primo piano (la ex vicesindaco Veronica Giannone, i consiglieri comunali Lorenzo Romei e Roberta Carnevali e il presidente del consiglio comunale Massimiliano Calcagni) e supportate da quanto scritto recentemente dall’assessore al bilancio Vincenzo Rossetti che, via Facebook, rispondendo proprio alla Giannone, si è lasciato scappare questa frase per spiegare l’addio dei tre membri della maggioranza Romei-Carnevali-Calcagni: «Ma a nessuno viene in mente che forse sul piatto della bilancia c’erano cose che non pesavano allo stesso modo? Ti do perché tu mi dai, e se non mi dai quello che voglio non ti appoggio più». Una frase che suona come un vero e proprio messaggio cifrato, un pizzino da far arrivare ai tre consiglieri dissidenti. Che cosa significa questo “Ti do perché tu mi dai”? Ti dò che cosa? Mi dai che cosa?
Sulla stessa strada, ma in modo più azzardato, si è incamminato il sindaco Ema-
il Segno - MAGGIO 2018
Diversi esponenti politici hanno rivelato di aver subito intimidazioni tese a condizionare il loro ruolo istituzionale ma nessuno sembra voler fare chiarezza
Crestini
Sciamplicotti
nuele Crestini che l’11 aprile 2018 ha diffuso un comunicato stampa dai toni intimidatori. Crestini ha reso pubblica una comunicazione della Corte dei Conti nella quale si informa che la procura regionale sta conducendo una verifica amministrativo-contabile sulla passata amministrazione. Nella stessa lettera la
Calcagni
Romei
Corte dei Conti chiede che venga ricostruito l’iter della vicenda, che venga indicata la normativa violata, che vengano individuate eventuali condotte illecite ascrivibili a presunti responsabili del danno (quindi non solo politici ma anche funzionari comunali), indicando nomi e funzioni dei soggetti ritenuti responsabili e l’esatta quan-
Romei
Boccia
tificazione del danno. Ma Crestini tirando fuori ora questa comunicazione datata 7 marzo (peraltro non indirizzata al sindaco e quindi resta un mistero come l’abbia potuta utilizzare per fini politici), ha legato due argomenti che tra loro non c’entrano nulla: l’approvazione del suo bilancio di previsione (approvato in
il Segno - MAGGIO 2018
extremis grazie al sostegno di Danilo Romei) e l’indagine della Corte dei Conti.
Crestini sostiene che l’opposizione (cioè l’ex sindaco Boccia e la ex assessora all’urbanistica Sciamplicotti, gli unici esponenti della precedente giunta a sedere in Consiglio) ha volutamente votato no al suo bilancio perché venuta a conoscenza dell’indagine della Corte dei Conti. Il sindaco va anche oltre affermando che: «Il vero motivo delle loro urla di contestazione è che stanno tentando così di salvarsi da responsabilità, non solo politiche, ma anche penali. Infatti la Procura sta facendo indagini su ciascuno di loro. E ciascuno di loro ha paura, paura che magari dovrà rifondere di tasca propria eventuali malversazioni, irregolarità o illegalità che portano le loro firme. Questa è la vera questione -ha scritto poi il sindaco- che ha spinto alcuni pezzi della minoranza a votare contro l’amministrazione, che ha voluto queste indagini».
Perché, secondo Crestini, Boccia e Sciamplicotti si sarebbero salvati da responsabilità amministrative e penali mandando a casa la giunta comunale? Perché il sindaco di Rocca di Papa azzarda un’affermazione così grave? Che c’è sotto? A essere maliziosi si fa peccato ma spesso, come diceva Giulio Andreotti, si indovina: non è che Crestini ha fatto pressioni sulla minoranza affinché fosse malleabile nell’approvazione del suo bilancio, utilizzando come arma di convinzione la lettera della Corte dei Conti? Il dubbio è lecito visto il tono usato e le argomentazioni addotte dal sindaco utilizzando una lettera secretata. Ma altre domande sorgono spontanee: perché la lettera è rimasta nel cassetto del sindaco per più di un mese senza darne notizia ai cittadini? E perché solo poche settimane fa ha deciso di servirsene politicamente?
Questo quadro ci fa dunque tornare alla mente la frase di Alessandro Di Battista: “L’Italia è una Repubblica fondata sul ricatto politico” e il comunicato stampa del sindaco è un ulteriore ingrediente che va a rendere ancora più torbida l’acqua in cui la politica roccheggiana sembra essersi
L’ AP PRO FON DIM EN TO
Rossetti-Giannone-Fondi attacchi incrociati che infuocano l’ex maggioranza
Il regolamento di conti tra coloro che hanno formato la maggioranza pro-Crestini non sembra finito. L’ultimo scontro al vetriolo è stato fra l’assessore al bilancio Vincenzo Rossetti, il consigliere deleFondi gato Bruno Fondi, e la ex vicesindaco e assessore all’urbanistica, Veronica Giannone. Sulla pagina Facebook del Segno se le sono date di santa ragione. A innescare la miccia un intervento di Bruno Fondi che, rispondendo al diRossetti rettore del Segno circa l’uso del simbolo di Antonio Di Pietro (Italia dei Valori) nella sua foto su Facebook, diceva «Nell’animo sono e sarò sempre un Dipietrista. Qualora venissi a conoscenza o avessi assistito a una qualsiasi forma Giannone di intimidazione o di prevaricazione o di imposizione, sicuramente avrei denunciato il fatto, come feci con la Giannone all’epoca, tentai in vari modi di farmi confessare da dove venivano quelle minacce, così chiederò al Consigliere Romei di fare nome e cognome delle persone che gli avrebbero fatto pressione e minacce per il suo ruolo di Consigliere». La vicenda pareva chiusa ma evidentemente queste affermazioni hanno smosso ancora una volta la ex vicesindaco Veronica Giannone, che ha risposto prontamente: «Mi sento di intervenire perché non accetto che il velo delle bugie copra quanto di più difficile e vero riportato non da una ma da ben quattro persone. Quanto asserito dal Consigliere Bruno Fondi non è veritiero. Mi confessai con lui eccome! Ci chiudemmo nella stanza dell’ufficio tecnico della Santangeli (dipendente del Comune, n.d.d.). Non ricorda Bruno Fondi? Stessa cosa feci con Enzo Labasi. Mi affidai all’esperienza e alla saggezza di coloro nei quali credevo che il tutto potesse suscitare una qualche minima reazione ma nulla di tutto ciò è avvenuto». Alla Giannone ha poi risposto l’assessore al bilancio Vincenzo Rossetti: «Tanto per dimostrare
impantanata.
Da mesi assistiamo a consiglieri di minoranza che annunciano, e protocollano, interrogazioni su persone vicine ad alcuni consiglieri comunali paventando la scoperta di gravi irregolarità commesse. Interrogazioni presentate a quale scopo? Nessuno lo dice ma poi, di colpo, queste stesse interrogazioni cadono nel dimenticatoio. Da mesi sentiamo
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che non ho nulla contro i “dissidenti”, al prossimo consiglio chiederò pubblicamente al consigliere Romei di dire chi lo minaccia e per che cosa […]. Li ho chiesti anche a Veronica Giannone la quale però mi diceva che c’erano indagini in corso e non poteva parlare». Ancora una volta l’ex assessore all’urbanistica non si è lasciata sfuggire l’argomento, chiarendo diversi punti: «Certo Vincenzo forse l’avrei dovuto fare... come quando rivelai in riunione di maggioranza dell’incontro avuto con i dirigenti di Ei Towers (è l’azienda che controlla Canale 5-Italia1-Rete4, n.d.d.). La tua risposta fu agghiacciante: “Beh il sindaco probabilmente avrà detto a EiTowers che le sue antenne sarebbero rimaste, per strategia”. Sia tu che Veronica Cimino assessore all’ambiente, cosi come i consiglieri, non avete avuto la benché minima reazione di fronte a una cosa simile. Io vi dissi, ed ero il vostro vicesindaco non la prima persona incontrata per strada: “Il sindaco ha dato la parola per tutti noi vi rendete conto?”.Gli unici ad adirarsi sono stati Massimiliano Calcagni e Lorenzo Romei». A questo punto la discussione si sposta sul personale perché Rossetti, chiamato in causa, mette subito in chiaro le cose: «Veronica, l’accusa che mi muovi è gravissima perché non ti ho mai detto una cosa del genere e ti prego, se non hai le prove di quello che affermi, smentisci immediatamente altrimenti mi costringi ad azioni che tutelino la mia immagine». Il riferimento è alla possibilità di querelare la Giannone, la quale non lasciandosi suggestionare, ha subito replicato: «Vuoi le prove? È stato detto in riunione di maggioranza, fai tu». Come si può facilmente comprendere il clima tra esponenti di ieri e di oggi della maggioranza è surriscaldato. A confermarlo è lo stesso assessore al bilancio quando si lascia scappare: «Ma a nessuno viene in mente che forse sul piatto della bilancia c’erano cose che non pesavano allo stesso modo? Ti do perché tu mi dai, e se non mi dai quello che voglio non ti appoggio più». Un intervento che, invece di chiudere la discussione, sembra aprirne una nuova su fatti e baratti di non si sa quale natura all’interno della maggioranza stessao di quello che ne resta. (A.S.)
parlare di dossieraggi che riguarderebbero questo o quel politico, notizie sensibili che terrebbero sotto scatto diversi politici del nostro paese. C’è addirittura chi parla di nottate al night opportunamente documentate. Voci? Verità o bugie? Non lo sappiamo ma sappiamo che in poco meno di due anni una vicesindaco, un presidente del consiglio comunale e due consiglieri comunali hanno detto in Consiglio di aver ri-
cevuto intimidazioni legate allo svolgimento del loro ruolo istituzionale. La vicesindaco fu anche costretta a cambiare residenza. Questo è anche il momento del “chi sa parli” perché i linguaggi cifrati stile Rossetti inducono a pensare che a Rocca di Papa si stia camminando su una sottile linea fatta di verità, mezze verità, menzogne, omissioni e segreti. In una parola: ricatti. Andrea Sebastianelli
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ROC CA d i PA PA
QUESTIONE ANTENNE DI MONTE CAVO
il Segno - MAGGIO 2018
«Le vostre menzogne «Una smentita che solo per screditarci» conferma tutto»
LA VICESINDACO CIMINO
di Veronica Cimino*
Nei giorni scorsi abbiamo assistito all’ennesima messinscena operata dalla stampa locale, costantemente tesa alla denigrazione dell’operato dell’Amministrazione Comunale. Un’operazione senza scrupoli, che fa affidamento completamente alle menzogne per raggiungere il proprio torbido scopo. Questa volta, la stampa locale ha mistificato quanto accaduto in un incontro avvenuto il 31 gennaio 2018 fra alcuni assessori (la sottoscritta assieme a Barbara Barboni e Vincenzo Rossetti) e l’avvocato Alfonso Celotto, legale incaricato dal Comune per assistere l’amministrazione nel dirimere la questione antenne. Lo scopo dell’incontro era la richiesta di rinuncia bonaria all’incarico conferito all’avvocato, ravvisata la sua inadempienza rispetto alla questione sulla proprietà del terreno concesso in diritto di superficie a Ente Poste. La stampa, invece, riporta informazioni false e strumentali riguardo a un’insensata ripresa della trattativa con gli antennari e una richiesta di 600mila euro per tenere in piedi il bilancio. Quanto di più assurdo possa esistere, dato che il bilancio appena formato è un bilancio sano, in equilibrio e forte del parere positivo dei Revisori dei Conti. [...] La notizia riportata dalla stampa è stata maldestramente desunta da una lettera dei responsabili del settore urbanistica, del settore bilancio e del settore affari istituzionali indirizzata a parte della Giunta. Questo documento è in risposta a una nota del Sindaco nella quale lo stesso chiedeva se fosse possibile applicare alle antenne abusive la stessa “indennità di occupazione senza titolo” richiesta alle case abusive con la Delibera di Giunta n. 123/2017. Nella lettera, i responsabili hanno sostenuto la possibilità dell’applicazione del danno ambientale, confondendolo con quella dell’indennità di occupazione, relativa alla costruzione di tralicci e antenne abusivi. Inoltre, la stampa sostiene erroneamente che la Giunta non avrebbe più curato i rapporti con l’avvocato Celotto dopo le dimissioni del delegato Petrolati. Quando il sindaco stesso, in prima persona, si è occupato del tema antenne, come testimoniato da una copiosa corrispondenza con l’avvocato, in cui in più riprese ha sottolineato l’inefficiente operato e gli scarsi risultati conseguiti dal legale. [...] Alla luce di quanto esposto, emerge palesemente quanto grossolanamente e faziosamente operino alcune testate locali, che manipolando la realtà cercano di far sembrare le cose diverse da ciò che sono veramente allo scopo unico di screditare non solo l’Amministrazione Comunale ma anche le singole persone [...]. * Vicesindaco e assessore all’ambiente
LA RISPOSTA DEL NOSTRO DIRETTORE
di Andrea Sebastianelli
Apprendo con soddisfazione che, a due anni dal suo insediamento, la Cimino ha finalmente deciso di parlare della questione antenne. Quando la vicesindaco allude a un qualche «torbido scopo» da parte del sottoscritto nello scrivere gli articoli, dovrebbe avere anche la decenza di specificarlo visto che il mio unico scopo è quello di informare i lettori su temi altrimenti destinati a restare in silenzio. Circa l’incontro con il professor Celotto, la vicesindaco evidentemente ha letto male il mio articolo poiché nel testo ho scritto espressamente: “Che cosa si siano detti i tre amministratori (Rossetti, Cimino, Barboni) e il professor Celotto non lo sappiamo”. Dopo di che sono passato a parlare di una lettera vera (i lettori la trovano in versione integrale su ilsegnonews.com)che ho ipotizzato stesse alla base dell’incontro visto che i tre Responsabili di settore si rivolgevano alla giunta in questi termini: “A tal proposito, avendo perso ogni contatto con il Professore, vi saremmo grati qualora definiste la situazione venutasi a creare con il Professionista, anche contattandolo personalmente, in modo tale da consentire una più snella gestione della spinosissima questione”. Dopo quella lettera la giunta ha infatti incontrato Celotto ma, a questo punto, il dubbio è: la spinosissima questione sono le antenne o Celotto? Scrive poi l’assessora Cimino: “La stampa riporta informazioni false e strumentali riguardo a un’insensata ripresa della trattativa con gli antennari e una richiesta di 600mila euro per tenere in piedi il bilancio”. Gentile assessora, questa richiesta e questa cifra non le ho inventate io, come lei afferma, ma i tre Responsabili di settore del Comune. Quindi, gentile vicesindaco, a dirlo è stata l’amministrazione per voce di suoi alti funzionari e non il Segno. L’aspetto interessante della sua smentita tesa a smentire non si sa che cosa, riguarda invece la Sua affermazione secondo cui il sindaco di Rocca di Papa avrebbe dato vita a «una copiosa corrispondenza con l’avvocato, in cui in più riprese ha sottolineato l’inefficiente operato e gli scarsi risultati conseguiti dal legale». Questa è la vera notizia che ci ha dato, visto che sul rapporto con lo studio legale del professor Celotto non avete mai divulgato informazioni. Apprendiamo, quindi, da queste sue gravi parole rivolte all’operato del Prof. Celotto, che sarà avviato un contenzioso con uno degli studi legali più importanti d’Italia. La notizia non ci rasserena, visto che a pagare il contenzioso saranno sempre i cittadini con le loro tasse. Infine, restano ancora da chiarire almeno tre torbidi aspetti sulle antenne, per i quali le faccio tre specifiche domande.
Tre domande alla vicesindaco Veronica Cimino 1) 2) 3)
Gentile vicesindaco Cimino, l’amministrazione da lei rappresentata trovò un atto falsificato presso l’Agenzia del territorio, un documento che grazie alla manipolazione fece diventare un’unica particella la vetta di monte Cavo e addirittura cambiò nome (da consolare a consortile) alla Via Sacra. Chi ne ha tratto vantaggio? La IDA? O chi altro? Lei, in quanto vicesindaco, ha denunciato alla Procura della Repubblica questa manomissione di atti che hanno arrecato un serio danno al Comune di Rocca di Papa e, di conseguenza, a tutti i cittadini? Gentile vicesindaco Cimino, può informare i cittadini se l’amministrazione ha provveduto a notificare agli antennari i relativi Verbali di inottemperanza (dopo la sentenza del Consiglio di Stato) per gli abusi commessi sulla vetta? E le annunciate Ordinanze di demolizione per le antenne di Madonna del Tufo sono poi state fatte? Gentile vicesindaco Cimino, è vero o no che lei è uno dei consulenti, in quanto architetto, della società Climater Srl che tra i suoi maggiori clienti ha proprio diverse società televisive e radiofoniche di Edoardo Caltagirone il quale, attraverso la società controllata IDA Srl, gestisce gran parte del «sistema antenne» di monte Cavo?
ROC CA d i PA PA Respinto l’ennesimo ricorso contro l’Ordinanza del 2003 il Segno - MAGGIO 2018
Anche la Ida di Caltagirone sconfitta davanti al TAR
I basamenti dei tralicci, come le antenne, sono abusivi
Ancora una sentenza che dà ragione al Comune nella battaglia quarantennale contro i tralicci abusivi di monte Cavo. Questa volta, però, l’amministrazione non ha nemmeno fatto un volantino o un comunicato gridando alla vittoria! Niente di niente. Eppure questa sentenza del Tribunale Amministrativo Regionale (TAR) forse è addirittura più importante di quella del Consiglio di Stato dell’11 maggio 2017 che aveva respinto il ricorso di Mediaset (Canale 5-Italia1-Rete4). Infatti pochi giorni fa, il 27 marzo, i giudici hanno bocciato le tesi della IDA Srl (la società proprietaria di parte della vetta di monte Cavo, e riconducibile al gruppo di Edoardo Caltagirone) secondo cui l’ordinanza del 2003 (sindaco Ponzo) era sbagliata e viziata da gravi errori. La IDA ha perso su tutti i fronti. Scrivono i giudici: “Il quadro normativo di riferimento in materia di esercizio dell'attività di diffusione radio-televisiva, sebbene autorizzata a livello ministeriale, postula comunque che tale attività venga esercitata attraverso strutture idonee che non contrastino con la normativa urbanistica, e tale valutazione è rimessa ai Comuni interessati”. Per poi concludere: “Sulla base di
Edoardo Caltagirone e il figlio Francesco Edoardo
tale orientamento giurisprudenziale, integralmente applicabile al caso di specie, trattandosi della impugnazione del medesimo provvedimento rispetto al quale si è già espresso anche il giudice d’appello, ritiene il Collegio la infondatezza delle censure proposte”. La IDA è stata anche condannata a pagare le spese processuali sostenute dal Comune di Rocca di Papa. A questo punto viene a cadere anche l’attenuante per l’amministrazione guidata da Crestini, che ha sempre detto (perfino in consiglio comunale) che la sentenza del Consiglio di Stato non poteva essere applicata perché i tralicci erano di proprietà della società di Caltagirone. A questo punto che cosa farà Crestini? Darà
finalmente corso agli abbattimenti visto che anche il TAR, come il Consiglio di Stato un anno fa, ha “ordinato che la presente sentenza sia eseguita dall'autorità amministrativa”, cioè dal primo cittadino di Rocca di Papa? Sull’argomento gli attivisti locali dei 5 stelle sono molto combattivi, e dopo aver depositato lo scorso anno oltre 700 firme raccolte tra i roccheggiani per chiedere l’esecutività della sentenza, si dicono pronti a ricominciare la battaglia per la liberazione di monte Cavo.
Infine, il 27 marzo 2018, anche il ricorso di Radio Globo contro la demolizione di Ponzo, è stato respinto. Ormai i tralicci da abbattere sono già una ven(A.S.) tina.
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Arriva l’estate
Cura di siepi e sterpaglie
Con l’arrivo dell’estate scatta l’obbligo per i proprietari di terreni di procedere alla pulizia dei confini e al taglio delle erbe infestanti. Un problema sentito a Rocca di Papa dove, malgrado le solite ordinanze
emesse dal sindaco, molti cittadini ritengono di lasciare incurate siepi e sterpaglie che spesso invadono le strade provocando danni alle automobili e alle persone. Essendo Rocca di Papa un paese con molto verde, sia nel popoloso quartiere dei Campi d’Annibale sia alle Vigne, la questione è più seria di quanto si pensi. Un minimo di senso civico dovrebbe far sì che ciascun proprietario provveda da solo a tale incombenza. Soprattutto per prevenire possibili incendi. G.M.
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RO C CA d i PA PA
Con l’arrivo dell’estate la carenza idrica fa paura
il Segno - MAGGIO 2018
I vertici di Acea ATO 2 hanno incontrato i Comuni del territorio
di ANDREA BRINI
Presso il Salone delle Bandiere di Palazzo Rospigliosi a Zagarolo venerdì 23 marzo si è svolto un importante incontro sulla situazione delle risorse idriche nei comuni dell’area prenestina e tuscolana. Ampie fette di popolazione di alcuni dei comuni del territorio nel corso della torrida estate 2017 hanno sofferto pesanti disagi nella fornitura di acqua potabile; la nevicata di fine febbraio è stata, anche durante la stagione invernale, foriera di ulteriori problematiche.
Di fronte alla rabbia dei cittadini penalizzati i sindaci del territorio hanno promosso questa occasione di incontro pubblico alla presenza di una rappresentanza del vertice di Acea Ato 2, il gestore idrico del territorio. All’incontro hanno presenziato i sindaci, o loro rappresentanti, dei Comuni di Palestrina, Cave, Rocca di Cave, San Cesareo, Castel San Pietro, Colonna, Frascati, Monte Porzio Catone, Monte Compatri, Rocca di Papa, Rocca Priora e, padrone di casa, il sindaco di Zagarolo Lorenzo Piazzai; per Acea Ato 2 sono intervenuti il presidente Sandro Cecili e il direttore della Segreteria Tecnica Operativa
Un momento dell’incontro a Palazzo Rospigliosi di Zagarolo
Alessandro Piotti. Presente inoltre Damiano Pucci, presidente dell’XI Comunità Montana del Lazio.
All’inizio dell’incontro i comitati dei vari paesi hanno ricapitolato le più pesanti situazioni di disagio vissute nei rispettivi territori, per poi lasciare spazio al vertice di Acea Ato 2 che avrebbe illustrato le opere in programma per evitare il ripetersi dei disservizi. Dopo aver spiegato che i disagi nelle varie zone possono essere legate a problematiche differenti, Acea ha affermato che metterà in campo una soluzione che si muove su due direttrici operative per il recupero dei metri
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cubi di flusso necessari a evitare il ripetersi delle carenze della scorsa estate.
Il primo intervento consiste nel completamento, a ridosso di Frascati, dell’ottavo sifone e della condottura che collegherà il sistema di acquedotti Doganella-Simbrivio, che alimenta il nostro territorio con l’acquedotto dell’Acqua Marcia. Il secondo è un programma di lavori più articolato che prevede l’installazione di valvole di controllo e il rinnovamento dei tratti più deteriorati della rete con l’obiettivo di una significativa riduzione delle perdite di risorsa idrica. La tempistica di realizzazione di que-
sti interventi prevede, secondo Acea, l’ultimazione delle opere citate per la fine di luglio.
Numerosi cittadini che hanno seguito l’incontro, nei loro interventi hanno palesato preoccupazione circa l’effettiva tempistica di realizzazione delle soluzioni esposte e hanno infine chiesto se si attueranno provvedimenti di minore incidenza ma più atti a fronteggiare l’imminente emergenza che tutti sono sicuri si verificherà con l’inizio dell’estate, ad esempio del serbatoio di accumulo per le zone più penalizzate dai cali di portata e pressione.
Acea ha risposto in proposito di non prevedere lavori per soluzioni secondarie confidando nel concentrare le risorse nella realizzazione delle opere programmate in quanto reputate risolutive. Al termine dell’incontro il sindaco Piazzai si è detto comunque soddisfatto del confronto, auspicando che non resti chiuso a quest’appuntamento di Zagarolo, ma possa riaggiornarsi in ulteriori momenti di incontro tra amministrazioni, gestore idrico e cittadinanza. A tal proposito il presidente della XI Comunità Montana, Pucci, si è detto disponibile a ospitare presso il proprio Ente un futuro appuntamento.
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Mercato settimanale la svolta che non c’è
il Segno - MAGGIO 2018
Nessuno riesce a decidere sul futuro del mercato
Quale futuro per il mercato settimanale di Rocca di Papa? Ogni amministrazione che giunge a guidare il municipio sembra non voler affrontare quest’enorme argomento che pure appare centrale per la nostra cittadina. Da una parte ci sono i commercianti del centro storico che pretendono che i banchi continuino a restare dove sono sempre stati, tra piazza Garibaldi e il distributore di benzina. Dall’altra ci sono quelli che vorrebbero una soluzione più idonea per il mercato in termini di posizione comoda, di parcheggio e di fruibilità. Al centro si trovano gli amministratori che dovrebbero trovare la soluzione migliore per tutti. Per tutti e non solo per una parte.
Una cosa, però, al di là di come la si pensi, va detta: così com’è il mercato settimanale è destinato a esaurirsi presto. I banchi espositivi sembrano sempre di meno e anche le merci esposte non sembrano rispondere a quei criteri di ampiezza di scelta che dovrebbero essere garantiti ai cittadini. Vale la pena assistere inermi a quest’agonia silenziosa? Una decina di anni fa, a sentire quelli che il mercato lo frequentano, il venerdì le strade del centro storico si intasavano, oggi a
Il mercato del venerdì di alcuni anni fa
mezzogiorno sono quasi vuote. Appare anche inutile ricercare colpe e responsabilità per spiegare questo continuo precipitare del mercato settimanale. Se tutti i comuni qui intorno hanno spostato i mercati dai centri storici a zone più idonee ci sarà pure un motivo. O no? Se lo hanno fatto, forse una ragione c’è! Però, in alternativa, si può anche decidere di continuare come è sempre stato, ma allora servono interventi sostanziosi a sostegno del centro storico e delle sue attività produttive. Quello che non serve a Rocca di Papa è il non decidere, lasciare che le cose accadano da sole senza determinarne la scelta e il punto d’arrivo.
E l’indecisione è proprio la prima responsabile di quanto accade oggi. Ser-
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vono scelte chiare, forse dolorose, ma è necessario dare una svolta. In discussione non c’è solo il mercato ma il futuro dell’intero centro storico. Se qualcuno pensa di contrastare la concorrenza di supermercati e centri commerciali lasciando le cose come stanno, secondo noi fa un grosso sbaglio. Il toro, come si dice, va preso per le corna, altrimenti si è destinati a soccombere. Soccomberanno i banchi espositivi, soccomberanno i commercianti e soccomberanno i cittadini che, presa l’abitudine di andare a far spesa nei mercati di Grottaferrata e Marino, è difficile che poi tornino a spendere qui. Speriamo di essere in errore, ma così come stanno le cose non vediamo una via d’uscita. Giovanni Mancini
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Il Comune vuole 500 € e gli Alfisti se ne vanno È scontro tra la scuderia Cabum di Rocca di Papa e il Comune dopo la decisione dell’amministrazione di chiedere la somma di 500 euro per organizzare un evento di auto d’epoca a Rocca di Papa. «Il Club Alfisti Romani e la Scuderia Cabum intendevano realizzare in zona ben due eventi, naturalmente senza alcun guadagno, portando gente da tutto il Lazio con le loro auto storiche. Ovviamente non si può cedere a questa richiesta assurda, che scoraggia ulteriormente il turismo nelle nostre zone. Prendiamo atto che per visitare Rocca di Papa bisogna pagare». Questo l’amaro commento del dottor Angelo Cavalli, cittadino roccheggiano da anni impegnato nel dare concretezza alla grande passione delle auto storiche. La Scuderia Cabum, infatti, da almeno un decennio è l’associazione più attiva dei Castelli con centinaia di partecipanti. Il fatto che il Comune di Rocca di Papa abbia approvato una delibera tesa a chiedere soldi ad associazioni che promuovono eventi sul nostro territorio è un errore strategico. Il risultato è che il Club Alfisti Romani non organizzerà più iniziative a Rocca di Papa. Di bene in meglio verrebbe da dire.
Gli Easy Pop a sostegno dei bambini di Chernobyl STOR IE D ’A RTE
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di SANDRO TABELLIONE
Gli EasyPop continuano a sorprenderci. La band nata a Rocca di Papa sull’idea di riproporre i grandi brani in stile jukebox, tutti rigorosamente dal vivo, sta portando avanti diversi progetti non solo musicali ma anche di solidarietà. Il tutto a livello internazionale. Dopo l’esperienza africana di qualche anno fa, questa volta il progetto da sostenere riguarda Chernobyl. «Il progetto che abbiamo ideato con la Onlus Mondo in Cammino si chiama "Basta Una Canzone! - Live concerts in Chernobyl" ed è una raccolta fondi con lo scopo di portare il nostro spettacolo nelle zone colpite dal disastro nucleare di Chernobyl, nei villaggi delle provincie di Ivankov e Polesie» ci dice Patrizio Pirrone, batterista degli EasyPop e roccheggiano doc. Nelle province ucraine di Ivankov e Polesie, ancora oggi fortemente contaminate dal fallout di Chernobyl, la povertà è una triste alleata. In assenza di attività produttive gli abitanti
Il Duomo dell’Assunta si apre alla cultura d’autore. L’occasione è stata la lettura del canto 33 del Paradiso di Dante da parte del regista e attore roccheggiano Piero Botti che, in una serata di sabato (5 maggio alle 20,45), è riuscito a portare una settantina di persone che hanno assistito in religioso silenzio, applaudendo di volta in volta sia le letture sia il sax di Francesco Cimino. Sicuro di se, Piero Botti ha introdotto la poetica di Alighieri descritta come esempio principale di quel Medioevo che, a torto, spesso consideriamo epoca buia. Il Medioevo invece è stato esattamente il contrario, con le sue contraddizioni
dei villaggi cercano di mendicare un po’ di solidarietà dai volontari dell’associazione italiana Mondo in cammino che sta cercando di proteggere i bambini dal digiuno forzato a cui, senza nessun intervento esterno, sarebbero costretti durante tutte le otto ore di scuola.
lito che la quarta fascia di esclusione della zona di Chernobyl poteva ormai considerarsi “pulita”: così, i bambini del villaggio di Radinka e di altre 22
Nell’autunno 2015 il governo ucraino ha scelto di deviare le scarse risorse di uno stato in default, al sostegno della guerra in Donbass, eliminando il sostegno sociale per le zone di Chernobyl tramite l’adozione di un decreto che con decisione unicamente amministrativa - ha stabi-
scuole si sono trovati improvvisamente privati del diritto alla mensa e le scuole sprovviste dall’approvvigionamento del gas per il riscaldamento. Dall’incontro fra il gruppo musicale EasyPop - La Storia del Jukebox e Mondo in cammino è nato il progetto della realizzazione di alcuni concerti da tenersi nelle zone di Chernobyl e, nella fattispecie, nei vil-
sociali ma anche con la sua arte e la sua letteratura. Il canto 33 è anche l’ultimo canto del Paradiso e dell’intera Commedia e il fatto che Botti abbia scelto proprio questo vuol dire che era sua intenzione far entrare mentalmente gli spettatori nel punto più alto dell’esperienza trascendente di Dante. “Il canto, che celebra la gloria della Trinità divina
e il mistero dell’Incarnazione, tematizza anche lo sforzo dell’arte dantesca di adeguarsi, stilisticamente e contenutisticamente, per spiegare a dei mortali (quali siamo noi lettori di Dante) ciò che è impossibile descrivere: la visione finale del creatore dell’universo”. La serata al Duomo è anche la dimostrazione che Rocca di Papa ha bisogno di avere
Una settantina gli spettatori
Piero Botti recita Dante al Duomo
il Segno - MAGGIO 2018
Gli Easy Pop
laggi contaminati delle province di Ivankov e Polesie entro l’estate del 2018: sarà presente un vero Jukebox, sul quale sarà proprio il pubblico a scegliere, fra un repertorio di canzoni italiane e non, famose nella realtà ucraina, i brani che verranno poi interpretati dal vivo dal complesso EasyPop - La Storia del Jukebox. Un'occasione per ridare vita alla speranza attraverso la musica, la cultura, la festa. Ovviamente la raccolta è destinata unicamente alle spese vive, per riuscire a realizzare il progetto. Per saperne di più andate sui siti Internet: easypopjukebox.com mondoincammino.org
Piero Botti
una visione alta dell’arte, la sola in grado di valorizzare il bello che abbiamo in termini di storia e di monumenti. Speriamo che iniziative come queste non rimangano una meteora ma conoscendo Piero Botti sappiamo che non sarà così. (A.S.)
La chiave della Torre
il Segno - MAGGIO 2018
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Il Bosco Sacro del Monte Albano
CULTU R A e... dintorni
I riti erano una prerogativa dei Cabensi, i sacerdoti della latinità Con questo numero l’archeologo Franco Arietti inizia la sua collaborazione con Il Segno. Siamo onorati di ospitare i suoi articoli che rappresentano un punto di riferimento per la storia del nostro paese. di FRANCO ARIETTI
La strada basolata di monte Cavo diventa Via Sacra appena entra nel Bosco Sacro di Giove Laziale una volta superato Prato Fabio. Questa scoperta ha innescato altre scoperte clamorose: l’esistenza di Alba a Prato Fabio - poi divenuta Alba Longa dove nel 1920 scavi archeologici hanno rinvenuto uno spettacolare ninfeo che dominava il lago Albano, forse il Tempio di Venere, ed un altare.
Ciò ha permesso di identificare un secondo Bosco Sacro sulla Fortezza, dedicato a Marte. I boschi sacri erano diffusi e rappresentavano le prime testimonianze religiose: nella radura del bosco, detta lucus perché vi penetrava la luce, si veneravano divinità primordiali nei recinti sacri detti templa. I boschi sacri, in età romana, erano sottoposti a norme severissime. Nessuno poteva entrarvi, tranne i sacerdoti addetti al culto, ed era considerato sacrilegio il solo raccogliere rami secchi caduti a terra; era vietato qualunque intervento, a meno che non fosse preceduto da sacrifici espiatori all’inizio e alla fine dei lavori.
Vi erano poi altri numerosi divieti: non si potevano introdurre animali addomesticati (cavalli, asini, buoi ecc.), strumenti di ferro, carri e qualunque altro oggetto. Sacrifici espiatori per placare il dio erano necessari in caso di qualunque evento naturale, come la caduta di un fulmine o di un albero; la rimozione di
Qui venivano venerate divinità preistoriche, protostoriche e storiche. L’area sacra era inviolabile, pena la morte
grandi alberi caduti richiedeva l’ingresso di persone estranee e ciò comportava una serie di riti ed altri sacrifici espiatori. Le pene per i trasgressori erano severissime e potevano arrivare anche alla condanna a morte. Solo nei giorni in cui cadevano i festeggiamenti del dio era permesso entrare e salire al tempio (di solito la gente chiedeva la grazia depositando offerte e oggetti votivi). Il Bosco Sacro del Monte Albano è grandissimo, misura 40 ettari e il lucus è sulla vetta. Qui vennero venerate divinità preistoriche, protostoriche e storiche. I sacerdoti erano detti Cabensi e per secoli furono esclusivamente gli abitanti del luogo: le loro case di 3.000 anni fa sono state identificate presso la vetta, sul lato del Campi D’Annibale.
La primitiva Via Sacra era scavata nel banco di tufo e rimase in uso fino al III sec. a.C. quando si costruì la strada basolata; non potendo distruggere la strada precedente perché sacra, essa è stata costruita sopra di essa con enorme difficoltà. Secoli dopo, in età imperiale, si dovette restaurare il basolato e ciò comportò scrupolosissimi riti: ogni restauro di pochi metri (sono 26 in tutto) doveva essere riconoscibile per la nuova consacrazione: esso era delimitato ai lati da quattro coppie di cippi alcuni recanti
La Via Sacra di monte Cavo e, nel riquadro, Giove
la lettera N incisa anche sui basoli; per questo si trovano talvolta ben sei lettere N in pochi metri. La superficie dei nuovi basoli veniva scalpellata per distinguerla da quella liscia di quelli vecchi sui quali doveva essere incisa la lettera V per indicare il vecchio basolato. La N indicava la nova Sacra via, la V la vetus Sacra via (la vecchia Sacra via).
Sulla vetta vi erano due grandi templi dedicati a Giove Laziale e Giunone Moneta, oltre agli spazi sacri dedicati alle divinità più antiche. Ogni anno si tenevano le feriae Latinae, le feste in onore di Giove, indette dai consoli. Duravano tre giorni e vi partecipavano delega-
zioni di tutti i popoli del Lazio (una cinquantina in età repubblicana). Le celebrazioni culminavano con la distribuzione della carne di un toro bianco (purus) sacrificato che stabiliva la comunione rituale dei popoli latini. La sera del terzo giorno, con il fuoco tratto dall’altare delle vestali, veniva acceso un gigantesco falò che doveva essere visto in tutta la regione.
Per questo il Bosco Sacro del Monte Albano, l’unico ad aver restituito una strada (lastricata lunga un chilometro), per dimensioni e ragioni storiche (qui è nata la Civiltà Latina) è sicuramente il Bosco Sacro più importante del mondo romano.
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Spunti di psicologia
A cura della Dott.ssa Bruna Benelli
I bisogni educativi degli alunni
Il mese di maggio è il periodo scolastico decisivo per gli studenti, quello in cui devono impegnarsi di più per alzare la media dei loro voti ed evitare bocciature. A volte accade però che non sia tanto l’impegno ad aver inciso sul suo rendimento ma particolari difficoltà dell’alunno. Un numero sempre maggiore di alunni per una pluralità di motivi (fisici, biologici, psicologici, sociali) presenta difficoltà di apprendimento, di sviluppo di abilità e competenze e/o disturbi del comportamento, che incidono sul rendimento e sul fenomeno della dispersione scolastica. Il concetto di Bisogni Educativi Speciali (BES), comprende tre grandi sotto-categorie: quella della disabilità; quella dei disturbi evolutivi specifici e quella dello svantaggio socio-economico, linguistico, culturale. Rispetto al passato, la direttiva amplia l’area dei Disturbi Specifici di Apprendimento (DSA) a nuove problematiche: i deficit del linguaggio, delle abilità non verbali, della coordinazione motoria, dell’attenzione e dell’iperattività.
Lavorando nelle scuole, ritengo importante che vengano prese in considerazione tutte le difficoltà e peculiarità degli alunni, al fine di evitare che la disattenzione verso le loro problematiche, possa lasciare che si acuiscano con il passare del tempo e determinino situazioni di sofferenza per l’alunno e la sua famiglia. Mi auguro, pertanto, che il nuovo Ministro dell’Istruzione sappia continuare la scelta educativa intrapresa e che la mancanza di risorse economiche destinate al campo scolastico non incida gravemente sul lavoro dei docenti e degli assistenti educativi.
PAG INA A PE RTA
il Segno - MAGGIO 2018
Quell’incontro al Tufo dove la gioia di vivere è diventata un abbraccio
Col Creato... si perde di GIANFRANCO BOTTI
La telefonata arrivò. Dopo mesi di laboriose trattative, era stato finalmente programmato un breve incontro con mia moglie, morta da tre anni. L'appuntamento era alle dieci di quella mattina alla rotonda del Tufo. Quel balcone naturale, prospiciente la chiesa, dal quale chi s'affaccia vede lago e mare, Roma e la Storia, baciate dal sole, quando c'è. Spettacolo non comune, straordinario, mozzafiato veramente, senza esagerazioni. Erano già le nove e mezzo, così uscii di casa, pensando soltanto alla mia meta, alla rotonda del Tufo.
La prospettiva di questo incontro a lungo sperato mi riempiva di inquietudine, e finalmente mi concessi di provare dolore, quel dolore che per tre anni avevo tramutato in nostalgia, rimpianto, rabbia, frustrazione. Il dolore, quel pagliaccio, l'ospite perennemente allegro di una festa in costume perennemente allegra, si tolse la maschera e io vidi me, affranto, che aspettavo, nella prima di quella che sarebbe diventata una serie di visite oncologiche, un referto sulla salute di mia moglie che non fosse di condanna, con lei a fingere tranquillità.
Faceva freddo fuori, una di quelle mattine di tramontana in cui basta coprirsi per non avercela con la Natura, anzi: per apprezzarla. Sereno pieno, tutto a colori; visione totale, particolareggiata. Il Colosseo non si scorge, ma lo stadio, San Pietro, l'antenna del Raccordo anulare, sì, si distinguono. Il mare, laggiù, è una pennellata di pittura. Chiusi la zip del capospalla tirandola su fino al mento e mi incamminai. Correndo, come si può con la stampella. Passò un aereo. Non alzai gli occhi, lo sentii. Bastò, preso di lei com'ero, per riandare al nostro primo volo, Barcellona – Palma di Maiorca, in viaggio di nozze. A Barcellona eravamo arrivati in macchina. Del volo non avemmo paura,
ce lo dicemmo. Quando sei avvolto dalla felicità, sei felice e basta. La felicità è incosciente. Non ha paure. Le scaccia. *******
Alla rotonda la scorsi da lontano. Una viaggiatrice che ha perso il bagaglio, una figura solitaria e spoglia capitata in un non-luogo. Una silhouette. Sempre graziosa, sempre dolce. Ma non elegante, come lo era naturalmente stata. Indossava un soprabito grigio. Soprabito e basta. Senza glamour. Quasi una divisa. Un po' grande per lei. E aveva i capelli più corti di quanto non ricordassi, anche se il taglio non era fuori moda, non da tirchia, per intenderci.
Quando mi vide, agitò la mano e iniziò a correre. Il rumore dei suoi passi era scompensato. Da lei, così leggera, veniva un fragore, molesto come quando una con tacchi alti e passi pesanti attraversa uno spazio semivuoto. Si fece sempre più vicina, mi raggiunse. Allora ci abbracciammo e io la strinsi come non avevo mai fatto. Pure lei impegnò slancio accentuato, più intenso di quello con cui da moglie mi aveva abbracciato per 50 anni. Meno due mesi. Lì per lì mi sorprese. A incontro terminato capii. Ci staccammo. Sulla faccia niente trucco. Tanto che mi chiesi se si fosse precipitata di corsa a questo incontro, un po' come era successo a me. Era conciata come quando una donna, una qualsiasi donna, scende dopo una corsa di ore dal pullman. E una traccia tenue del suo profumo persiste. Il sembiante sempre cordiale, quello di chi ha niente e nessuno da rinfacciare. “Fatti guardare” disse, afferrandomi le braccia con le mani. Ma attorno a noi erano tante le cose da osservare e il suo sguardo saettava ovunque, da me alla coppia forestiera che commentava il panorama, alle macchine in corsa, alla chiesa, al bosco soprastante. Con la stessa avidità
I giardini al Tufo
con cui un affamato rimira un banco da self-service. Fissava tutto, pure i tralicci. Che cosa si può fare in dieci minuti, dopotutto? Come è possibile concentrarsi su qualcosa di preciso? Io, al contrario, avevo gli occhi fissi su di lei, e in quel momento, come era naturale, un nodo mi strinse la gola, perché per tre anni non avevo desiderato altro che questo, poterla guardare di nuovo. Avevano cercato di farmi cambiare idea, le autorità; dieci minuti era tutto quello che potevano offrirmi, mi avevano detto, ma dieci minuti non sarebbero serviti ad altro che a farci rimpiangere più corposamente quello che non avremmo mai più potuto avere. E tuttavia, anche in quest'ambiente scelto con cura, con la sua atmosfera familiare, capii che avevano torto: in occasioni come questa anche un momento è sufficiente.
Poi guardai Marina e vidi, ancora più grande della mia gioia, il suo stupore, mentre assorbiva avidamente il mondo a cui era stata, seppur per poco, restituita. La coppia forestiera era andata via, le macchine seguitavano a passare, i passeri sui cerri seguitavano a svolazzare, da via Barozze un'ambulanza si sentiva lamentare. Lei fece un gran sorriso, si stirò, allungandosi sulla punta dei piedi, poi, con la voce di una ragazzina che sale su un treno che la riporterà dal suo paese alla regione della pace e dell'eternità, disse: “Dio, che bello essere vivi”. Allora capii.
L'energia dell'abbraccio con cui m'aveva accolto non la trovai più insolita. Il retro-disturbo provato nel trovarla più interessata all'incontro che a me, evaporò. Marina aveva rincontrato il marito, e andava bene ma, soprattutto, aveva rincontrato il Creato. Decisamente un'altra cosa.
il Segno - MAGGIO 2018
M US ICA e STOR IE
MUSICA IN PAROLE
Il Concertone di Roma
e le note sul Lavoro!
di CHIARA BRUNETTI
“Salute! Verrà il giorno in cui il nostro silenzio sarà più forte delle voci che oggi vengono soffocate con la morte” di-
chiarò Spies, esponente anarchico condannato a morte nel 1887 e presunto stragista di Haymarket, dove il 4 maggio del 1886, la manifestazione di centinaia di lavoratori in sciopero a Chicago si trasformò in trage-
dia; la voce di Spies ,però, era la voce di migliaia di lavoratori che sulla scia di continue rivolte in tutto il mondo chiedevano dei sani diritti, in particolar modo la diminuzione dell’orario lavorativo quotidiano a 8 ore.
E’ per questo che oggi il Primo Maggio è una delle feste di maggiore importanza, è la conquista dei diritti sul lavoro, voce del popolo che ricorda quanto è importante avere un lavoro, ma soprattutto quanto è incisivo poter lavorare con diritti e doveri ben precisi. Dal 1990 i sindacati italiani CGIL, CISL e UIL, con il patrocinio del Comune di Roma, dà il via il Primo Maggio di ogni anno a uno dei maggiori concerti italiani, dove artisti e gruppi del nostro “Bel Paese” si esibiscono sul palco della piazza romana di San Giovanni colma di migliaia di giovani e non, acclamando la sovranità del giorno per i lavoratori di tutto il mondo.
Non solo musicisti italiani, quindi, ma a calcare il palco cittadino sono e sono stati
Il romanzo storico a puntate di Franco Antonucci
Il coperchio del diavolo
Sonnino, mercoledì 16 novembre 1803. Tra meno di un mese, ‘Ntoniuccio avrebbe compiuto 10 anni. Fu suo padre Rocco a svegliarlo con la solita tecnica, efficace ma non molto delicata: gli dava alcuni schiaffetti decisi e insistenti sulla guancia. Il ragazzo dapprima cercò di ignorarli, ma avvertì un moto di rabbia quando continuarono implacabili. Poi ricordò che doveva, anzi voleva, alzarsi, così con gli occhi semichiusi scattò a sedere. “Sono le quattro” annunciò il padre prima di uscire dalla stanza. Quello era il gran giorno in cui ‘Ntoniuccio avrebbe aiutato Tata a tagliare il grande cerquone che delimitava la radura dove pascolavano ora le loro vacche. Era autunno inoltrato e la luce del mattino tardava a filtrare tra le tenebre, ma nella penombra lanciò un’occhiata a Gennaro, suo fratello maggiore, disteso sul letto accanto a lui. ‘Ntoniuccio indossò la camicia sopra la maglia di lana, che portava da settembre a tutto marzo, e che cambiava, di norma, se non faceva grandi sudate, una volta al mese.
Considerava una grande promozione essere stato scelto al posto di Gennaro, per aiutare il padre a compiere un lavoro che doveva essere fatto necessariamente in due. “Dove andiamo?” chiese al padre. “Io vado al cerquone a dargli una pulita attorno e tu vai alle vacche, le porti giù, le mungi e poi le riporti su. Ci vediamo al cerquone verso le undici”. Arrivò al cerquone che non erano ancora le dieci e Rocco, che lo attendeva per le undici, stava ancora ripulendo il terreno dalle fratte. ‘Ntoniuccio non immaginava che ci volesse una licenza per il taglio dell’albero, ma Rocco lo sapeva ed era abbastanza nervoso per l’operazione illecita che si apprestavano a compiere. Tirarono a se, ognuno la propria impugnatura, e i denti della lama affondarono subito nella spessa corteccia e, uno dopo l’altro, affondavano sempre più nel libro, poi nell’alburno e nel durame fino a raggiungere il midollo. Mentre esausto, a terra, si asciugava la fronte, ‘Ntoniuccio comprese che qualcosa era cambiato. Il cerquone non era più al suo posto e doveva essere caduto. Suo padre non si vedeva. “Tata!” chiamò con un grido strozzato;
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anche molti artisti stranieri: da Chuck Berry a Lou Reed, da Robert Plant agli Oasis, agli Iron Maiden, aiBlur. I temi affrontati sono molteplici: morti bianche, sfruttamento del lavoro minorile, abolizione dell’articolo 18, mancanza di interventi nelle zone di guerra, legalità e solidarietà, patria e storia.
Chiaramente “il Concertone” è stato più volte oggetto di critiche negative, soprattutto da esponenti politici di destra che per contrastarne il valore politico non hanno dato adito alla reale anima della manifestazione: spettacolo che invece non dovrebbe essere fine a se stesso, ma lo si dovrebbe sfruttare per dar vita allo scopo principe: il Diritto al Lavoro e sul Lavoro. Quindi che dire! Se non possiamo assistere dal vivo al “Concertone” del Primo Maggio, basta accendere la Tv e sintonizzarla sulla Rai: diamo share alla voce dei lavoratori che con ottima musica si festeggiano! Questo abbiamo fatto anche lo scorso 1° maggio.
Un racconto costellato di miti e leggende popolaresche del brigante piu’ famoso dello Stato pontificio: Gasperone
nessuna risposta. Poi una flebile voce, quasi un sussurro. Rocco era sotto il gran tronco e respirava a fatica rantolando. ‘Ntoniuccio avvicinò l’orecchio alla sua bocca e udì un debolissimo “ai-sa-lo”. Raccolse allora tutte le forze e tirò su, ma il tronco non si mosse minimamente. Fece un grande respiro e tirò su con la forza della disperazione e questa volta si accorse che il tronco si sollevava rivelando una visione tremenda; vide il petto del padre squarciato da un ramo che lo aveva trapassato da parte a parte. A quella vista ‘Ntoniuccio svenne e il cerquone ricadde dov’era.
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I nostri amici animali
TEM I D’ OG G I
Balto, il cane eroe che salvò tante vite di ANNARITA ROSSI
Era un rigido gennaio del 1925 in Alaska quando scoppiò una terribile epidemia di difterite. Occorrevano diverse scorte di un’antitossina ma le uniche scorte disponibili si trovavano ad Anchorage a circa 1700 km di distanza. Le pessime condizioni climatiche non permettevano agli aerei di volare e alle navi di navigare. Fu deciso così di utilizzare i cani da slitta. Parecchie miglia furono percorse da alcuni mushers con le proprie mute di cani ma fu proprio un cane di nome Balto, un Siberian Husky, a completare l’ardua traversata per le ultime 52 miglia
L a v i t a ne i mo d i d i d i r e
di percorso salvando così tante vite umane. Per Balto e il suo musher iniziò un periodo florido. Fu girato un cortometraggio con il cane protagonista, il quale, insieme al suo musher, girò gli Stati Uniti diventando una celebrità e ottenendo una statua nel Central Park di New York. Per Balto sembrava proprio essere iniziata una nuova stagione della vita incredibilmente ricca di onori e glorie ma le cose presto cambiarono quando il suo padrone, rimasto in Alaska con un altro dei suoi cani rivendicò il fatto che fu l’altro cane a percorrere la parte più impegnativa dell’impresa, quella cioè precedente alle ultime 52 miglia percorse da Balto e pretese
di ENEA TRINCA
Se gli ignoranti volassero, ai nostri politici bisognerebbe dargli da mangiare con la fionda. Non c’è differenza credere ai politici e credere a Babbo Natale. Ma è pur vero che c’è una bella differenza fra i politici e Babbo Natale! Non provare mai rimorso per quello che hai pensato dei tuoi amici; loro hanno pensato di te, cose peggiori.
Ho conosciuto uno talmente avaro che in punto di morte ha rimpianto i soldi della bara. Chi va con lo zoppo... arriva tardi!
Due ciechi si incontrano e se le danno di santa ragione perché non si potevano vedere. Temo le cambiali e i pidocchi perché mi creano troppi grattacapi. Quando si divorzia, la colpa è sempre di tutti e... tre.
il T o c c o
di Ermanno Gatta
un riconoscimento che ottenne. A quel punto il musher di Balto se ne tornò in Alaska e vendette i suoi otto cani, Balto compreso. Ebbe inizio per Balto e per gli altri sette cani venduti una stagione completamente diversa.
I cani andarono a finire nelle grinfie di un uomo senza scrupoli che li teneva legati tutto il giorno nel retrobottega di un locale in condizioni igieniche pessime e con poco cibo al solo scopo di farli esibire in una sorta di spettacolo circense, al costo esiguo di pochissimi denari. Un giorno però capitò un commerciante proveniente da Cleveland, che, riconosciuto Balto, si addentrò nel teatro e viste le orribili condizioni nelle quali versavano gli animali si attivò subito per liberarli attraverso una raccolta fondi nella sua cittadina per salvare quei cani che avevano a loro volta salvato tante vite umane. Fu grazie alla sensibilità di tanta gente che il commerciante poté così finalmente acquistare i cani. Diventato ormai cieco e artritico si spense infine all’età di 14 anni. Non si poteva però non ricordare le gesta eroiche di Balto e così il suo corpo fu imbalsamato e ancora oggi è possibile ammirarlo al Museo di Cleveland.
il Segno - MAGGIO 2018
Invito alla lettura La regola dell’equilibrio di LOREDANA MASSARO
Ecco l’avvocato pensatore più famoso della narrativa italiana: Guido Guerrieri in una primavera strana, indecisa, come il suo umore. Un’altra straordinaria avventura delineata da Gianrico Carofiglio in “La regola dell’equilibrio”. Una vicenda personale sembra spingerlo a riflettere sulla propria esistenza e Guido pare chiudersi in sé stesso. A rompere la monotonia arriva un cliente fuori del comune: un giudice nel pieno di una folgorante carriera, suo ex compagno di università. Si rivolge a Guido perché lo difenda dall’accusa di corruzione, la peggiore che possa ricadere su un magistrato. Guerrieri si lascia coinvolgere dal caso e a poco a poco perde lucidità, diviso dalla tensione fra regole formali e coscienza individuale. Tutto il processo difensivo sconvolge l’equilibrio personale del nostro protagonista. La difesa mette in moto una serie di ricordi sul passato e pone dei dubbi atroci e sconcertanti anche sul magistrato. Credere o non credere alla parola dell’amico? Non è solo una questione morale, ma anche individuale, per Guerrieri, che con questo uomo ha condiviso molte avventure ed episodi importanti della sua vita. Ma l’etica del lavoro viene prima di tutto. Tutti possiamo sbagliare e lo facciamo di continuo, ma autogiustificarsi senza ammettere nemmeno con se stessi la verità è un grandissimo problema che fa perdere l’equilibrio, psicologico e fisico. Questo romanzo sul ritorno di Guido Guerrieri racconta tanto della nostra Italia. Dei suoi cedimenti, dei suoi “smottamenti” morali. In questo senso, il romanzo è molto italiano.
il Segno - APRILE 2018
L’angolo della storia
C U LTU RA
La questione dei briganti e l’evento dell’Unità d’Italia di VINCENZO RUFINI
Nei vari contesti storici che determinano l’esistenza del genere umano si è sempre accompagnato un movimento che ha agito ai margini della storia, quel fenomeno particolare va sotto il nome di Brigantaggio. La maggiore visibilità di tale movimento la si può riscontrare in due periodi storici, diversi socialmente e lontani temporalmente, i quali hanno influito in modo determinante nella storia dei paesi dove hanno avuto un ruolo importante: il brigantaggio dell’Italia post unitaria e quello della Vandea nella Francia rivoluzionaria. Il processo di unificazione della penisola italica è stato infarcito per molto, troppo tempo da quell’alone retorico che alla lunga si è rivelato controproducente. Far credere che l’intera penisola anelasse a liberarsi degli autocrati che governavano i singoli staterelli è stato un macroscopico errore perpetuato per decenni.
La stragrande maggioranza degli abitanti dell’italica penisola era costituita da plebi analfabete, timorose e superstiziose; le quali non avevano la più pallida idea dei progetti cavourriani in merito a una confederazione italiana.
L’unità nazionale fu il processo realizzato dei propositi annessionistici del Regno di Sardegna, supportato dalla condivisione di una minoranza massonica e dall’aiuto di intelligence, finanziario e militare delle potenze europee (Gran Bretagna e Francia), le quali volevano favorire la creazione di uno stato unitario italiano in funzione anti austriaca. Quando l’avventura garibaldina ebbe termine e l’unificazione della penisola divenne un fatto acclarato e
compiuto, il nuovo stato italiano stabilizzò la sua presenza nei territori che erano stati dei Borbone, tradendo le promesse fatte alle popolazioni meridionali aventi come base la riforma agraria e la conseguente distribuzione delle terre. I popoli del Sud si ritrovarono, dopo aver appoggiato in massa il passaggio dell’armata di Garibaldi, a dover sottostare a
padroni vecchi e nuovi, con l’aggiunta di sempre nuove gabelle ed in più, elemento scatenante la ribellione, la coscrizione obbligatoria. Ciò favorì l’estensione del brigantaggio meridionale a fenomeno di massa alimentato oltreché da false promesse disattese, dal revanchismo della nobiltà borbonica spodestata e dal clero reazionario. Inoltre
La poesia del mese
Nostalgia di mio padre di Anna Giovanetti
Ogni giorno sei nei miei pensieri e ogni notte ti cerco nei miei sogni troppo presto papà te ne sei andato in quel mondo da cui più non ritorni,
troppo presto lasciasti la mia mano e mi privasti del tuo dolce sorriso, quando ancor di te avevo tanto bisogno ma poche lacrime bagnarono il mio viso.
Mi volevi forte e coraggiosa e mi dicevi sempre “Piccola mia la vita è molto bella quanto avara, quanti dolori, quanta sofferenza ci chiede in cambio per ciò che ci regala. Ma tu sii sempre fiera di te stessa, non ti arrendere mai vai
sempre avanti puoi farcela ad arrivare in alto tu sei mia figlia, non sei una fra i tanti!”
Ma poi senza di te mi son perduta come un cerbiatto impaurito di tutto mi sono chiusa stretta per difendermi da un mondo che mi sembrava troppo brutto.
Ti chiedo scusa papà se ti ho deluso, se ora non sono come tu volevi, non ce l’ho fatta senza la tua guida ad essere felice in questo mondo, a godere in pieno della vita.
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tale movimento fu ingigantito dall’adesione di antichi soldati borbonici, i quali non erano disposti ad accettare i nuovi padroni sabaudi, e dai garibaldini delusi dall’essere stati messi fuori da ogni riconoscenza. Il brigantaggio, con le sue azioni di guerriglia, segnò il passo di una vera e propria guerra civile, in cui confluirono vari intrighi e gettò un’ombra sull’intera unificazione. Fu represso in modo autoritario e quasi sempre furono calpestati i diritti della persona in nome di una centralizzazione, spesso oscurata da un fondo di disprezzo antropologico, che si sarebbe potuta ottenere in modi diversi e largamente condivisa se solo si fosse attuato un sano riformismo. Analogo filo conduttore lo si può riscontrare, in un altro contesto storico e sociale e più lontano nel tempo, nella Vandea francese. Anche qui la rivoluzione col suo dogma della centralizzazione fu avversata dalla nobiltà e dal clero refrattario, i quali aizzarono le plebi contro il potere parigino, ma come sarebbe successo nel meridione d’Italia anni dopo anche in Vandea la causa scatenante fu la coscrizione obbligatoria.
In ambedue i casi il fenomeno del brigantaggio evidenzia l’ingiustizia sociale, in cui lo stato è presente solo per esigere doveri e trascura di garantire i diritti. L’ignoranza diffusa, l’ingiustizia, le promesse disattese, gli obblighi inaccettabili in ogni epoca contribuiscono a far ardere un fuoco incendiario, alimentato soprattutto dagli sconfitti i quali non accettano il nuovo status quo. Una definizione assoluta del fenomeno sarebbe impossibile formularla, tanto è vasta la complessità che lo crea e lo alimenta, ma una definizione parziale può essere data con le parole di quel gran galantuomo ed esperto della Questione meridionale italiana che fu Giustino Fortunato, il quale ebbe a definire il brigantaggio: “Un movimento spontaneo, storicamente rinnovantesi ad ogni agitazione, ad ogni cambiamento politico, perché sostanzialmente di indole primitiva e selvaggia, frutto del secolare abbruttimento di miseria e di ignoranza delle nostre plebi”.
Ultima pagina
IL SEGNO dei TEMPI
i disegni del Maestro
Franco Carfagna Questa volta parliamo della strada del cimitero, via San Sebastiano. Oggi è asfaltata ma i nostri nonni la dovevano percorrere quando era ancora in terra battuta e le scarpe si riempivano di gnaffu (fango). Oltre al fango, però, a rendere la strada impercorribile erano anche le vacche, le pecore e le capre perché questa via era percorsa tutti i giorni dagli animali, visto che dove oggi c’è il teatro civico all’epoca c’era a ‘mmazzatora (mattatoio). Oltre a questo non mancavano i recinti dei puorci (maiali) che rendevano l’aria irrespirabile. Insomma, indossare le scarpe serviva a poco, infatti abitualmente si portavano gli stivali ma questo non si poteva fare quando c’erano i funerali. I defunti venivano portati a spalla o a barella coperti da una spessa coperta, oppure dentro una cassa artigianale.
Ma veniamo alla nostra storia. Una volta, forse perché il defunto era altolocato, si dovevano calzare le scarpe della domenica per non fare brutta figura (possedere un paio di calzature era un lusso che non tutti si
potevano permettere). Il gruppetto appresso al defunto arrivò al cimitero con le scarpe piene di fango e letame, in più era un mese invernale in cui la pioggia non si fece attendere. Tornando verso il Carpino (piazza Valeriano Gatta) i becchini cominciavano a sentire il peso della barella, attribuendo questa stanchezza non solo alla strada
il Segno - MAGGIO 2018
I becchini stracchi (stanchi)
ignaffata ma anche al fatto che all’andata era discesa mentre adesso era salita, ignari che sulla barella, senza farsi vedere, si era nascosto uno dei becchini perché non voleva rovinarsi ulteriormente le scarpe. Ma giunti ‘ngima au Carpinu, la coperta che avvolgeva la cassa si aprì di
colpo. Immaginiamo lo spavento che provarono quelli che ancora stavano seguendo i becchini nella risalita, e quello che si era messo al posto del morto disse: «Faceteme scegne che u gnaffu e tè fenitu». I nonni hanno interrotto qui il racconto della storia e non si è mai saputo come reagirono gli altri becchini a questa furbata.
Lettere, Proposte, Proteste e Reclami Via dei Monti 24, 00040 Rocca di Papa (Rm)
DIRITTO DI REPLICA
Gentile Direttore, in merito a quanto da lei pubblicato sul suo giornale nel numero di aprile 2018 (titolo: “Il terremoto sembra dimenticato ma sulle Calcare resta la nebbia”), ritengo opportuno precisare che mai e a nessun titolo il sottoscritto ha operato come costruttore né da solo né insieme a chicchessia e tanto meno lo ha fatto con la cooperativa da lei citata. Cordiali saluti. Pasquale Boccia
Mi scuso con l’ex sindaco Pasquale Boccia per l’imprecisione. L’eccessiva
necessità di sintesi mi ha portato, appunto, a sintetizzare troppo. Avrei dovuto scrivere che «il terreno di 1.510 mq, acquistato da Boccia-Carnevali il 6 agosto 2003, cioè pochi mesi dopo l’approvazione da parte del consiglio comunale del “Piano particolareggiato Località Calcare-Valle San Lorenzo”, venne rivenduto al doppio del prezzo il 6 agosto 2010 alla “Lorenzo I - Cooperativa edilizia di abitazione”. Terreno su cui poi la Lorenzo I avvierà il progetto già precedentemente approvato dal Comune». Per l’eccessiva sintesi adottata nell’articolo di aprile, mi scuso con l’ex sindaco Boccia. Andrea Sebastianelli
ilpiccolosegno@libero.it
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IL MURO VENUTO GIU’ E LA SCIAGURA EVITATA Vedendo il muro venuto giù dove c’è l’edicola votiva dedicata alla Madonna, spesso penso: sarebbe potuta accadere una tragedia. E invece fortunatamente nessuno ci ha rimesso la vita. Volevo accendere un cero proprio sotto la madonnina ma mio marito me l’ha sconsigliato. Troppo pericoloso. Ora però da troppo tempo quel muro sta lì come fossero i resti di un terremoto. Scampata la tragedia ricostruiamolo al più presto almeno via di Frascati tornerà percorribile in entrambi i sensi di marcia. Lettera firmata