Il Segno novembre 2011

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il Segno VENDESI

il Segno

Organo dell’Ass.ne

Anno X, n. 11 - Novembre 2011

Il Comune ha iniziato una svendita totale

PICCOLO

PICCOLO

Terre Sommerse Castelli

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Un convegno poco veritiero

Il futuro del castagno e la politica bugiarda

2 fa r ma c i e c omu na li , i m mob i li e (fors e) d egl i a pp ez z a men t i d i b osc o p ub blic o

Rivolgersi a: C o m u n e

R oc c a d i P ap a

A pagina 7

Telefono:

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Pronti i ricorsi contro Acque Potabili Caro parente americano, qui Recapitate le bollette a Rocca le cose sono peggiorate e i cittadini si ribellano Approfondimento alle pagine 8 e 9

Speciale Sagra Castagn2011 e

Le immagini dei “veri” protagonisti di Andrea Sebastianelli Vogliamo dedicare questo inserto del Segno a quelli che sono stati i “veri” protagonisti della Sagra delle Castagne 2011, i tanti cittadini e associazioni di Rocca di Papa che con impegno e passione sono riusciti a costruire una festa davvero particolare e caratteristica. Le foto dei protagonisti da

del le

Caro Johnny, sono trascorsi alcuni anni dalla tua gradita visita a Rocca di Papa. Ricordo le passeggiate e le conversazioni che ci accompagnavano mentre dovevamo prendere atto dello stato poco edificante che l’ambiente circostante ci riservava. Purtroppo le cose sono peggiorate. Una selva di antenne radiotelevisive emettono onde invisibili che i nostri corpi assimilano senza soluzione di continuità. Depuratori che non funzionano; inquinano il suolo e costringono l’Autorità Giudiziaria a sequestri che costano milioni. SEGUE A PAGINA 11

di Giorgio Grassi* Egregio direttore Sebastianelli, le sarei molto grato se potesse accettare e pubblicare questa lettera sul Piccolo Segno. Il 22 ottobre 2011, in occasione della XXXII Sagra delle Castagne di Rocca di Papa, è stato distribuito un depliant che testualmente scriveva: Ore 17.00 Convegno “il Castagno: una grande risorsa per la nostra Città” a cura dell’Ass.ne l’Alveare. Già il titolo era una grossa falsità. Altre grosse falsità sono state dette durante il Convegno, senza però dare a me (che gli altoparlanti avevano vantato -e poi il Sindaco ufficialmente presentatocome “l’esperto del castagno”), lo spazio per correggerle. Segue a pagina 22

il Segno - suppl. al n. 11 - novembre 2011

noi pubblicate sono soltanto una parte delle decine di persone coinvolte nella Sagra. Fin d’ora ci scusiamo con tutti coloro che non siamo riusciti ad inserire su questo numero speciale. Un ultimo ringraziamento va alla Pro-Loco, al Comune di Rocca di Papa, alla Polizia Locale e ai volontari della Protezione Civile che, come ogni anno, hanno fornito il loro prezioso aiuto affinchè tutto andasse per il meglio.

ALL’INTERNO

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ATTUALITA’ “Ve lo siete scelto voi il miracolo italiano diventato incubo”

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Che cosa resterà dell’Italia dopo il diluvio? La nausea... di Bruno Fontana Che imbecilli. Mi ripugna il pensare che sto per rivedere le loro facce ottuse e piene di sicurezza (Jean Paul Sartre La nausea). Già, la nausea, non quella esistenziale del grande filosofo e scrittore francese ma quella che mi prende la mattina. La mattina quando mi guardo allo specchio, e cioè quando leggo le notizie del giorno e mi dico, ma com’è possibile che mi sia ridotto così? Che ci siamo ridotti così? Un’immagine rimbalza sul mio specchio, quella dei due vecchi seduti uno accanto all’altro in Parlamento e che gioiscono dopo che i loro cortigiani e servi sciocchi hanno salvato con il voto segreto un altro dei loro accoliti accusato di gravi reati. Ebbene quei due vecchi facevano rabbia e mettevano anche tristezza. Erano il ritratto della decrepitudine, uno visibilmente acciaccato che si esprime grugnendo e puntando il dito medio e l’altro, dal sorriso di PICCOLO

il Segno

organo mensile dell’associazione culturale

“Terre Sommerse Castelli” Registrazione Tribunale di Velletri n. 5/02 del 19/02/2002

DIREZIONE

Via dei Monti, 24 - Rocca di Papa

DIRETTORE RESPONSABILE Andrea Sebastianelli

plastica, ormai logorato e ormai privo di appeal anche per le sue vecchie fan. Patetici e pericolosi, quei due fantocci che sopravvivono ancora grazie al poco ossigeno di una maggioranza risicata e traballante, sotto ricatto dei Responsabili. Dicevo allo specchio, ma guarda questi due, hanno la mia età, ma mentre io devo badare solo alla mia casa, loro hanno il destino del nostro Paese tra le mani. Ebbene, se per il primo il Paese è la Padania e l’altro ha il cervello fuso dalle sue ossessioni compulsive per la “gnocca” e governava “a tempo perso”, come poteva l’Italia uscire dalla crisi che l’attanagliava? Mentre tutti i Paesi devono affrontare una devastante crisi economica, il nostro deve

anche fare fronte allo sputtanamento internazionale, alla caduta verticale dell’etica, dell’orgoglio nazionale e della credibilità, per figurare ancora dignitosamente nel concerto delle nazioni civili. Lo spettacolo è avvilente, misero e ci trascina nella depressione

REDAZIONE

ILLUSTRAZIONI

Emilio Fede: “Se Silvio lascia la politica io lascio il TG4”. Una notizia terrificante, molto peggiore di uno Spread Btp – Bund a 700-800 punti. (il-sognatore.blogspot.com)

Noemi Bevilacqua, Valentina Bucci, Gaetano Casilli, Stefania Colasanti, Daniela Di Rosa, Paola Gatta, Rita Gatta, Daniele Iannotti, Toshi Kameda, Luisa Laurelli, Marzia Mancini, Loredana Massaro, Don Franco Monterubbianesi, Marcello Morrone, Noga (Gabriele Novelli), Massimo Onesti, Andrea Rasetti, Sergio Rasetti, Annarita Rossi, Maria Pia Santangeli, Luigi Serafini, Ilaria Signoriello, Roberto Sinibaldi, Gennaro Spigola, Sandro Tabellione, il-sognatore.blogspot.com

Franco Carfagna, Ermanno Gatta

ilpiccolosegno@libero.it

Manoscritti e foto anche se non pubblicati non si restituiscono. Il contenuto degli articoli, dei servizi, le foto ed i loghi, rispecchia esclusivamente il pensiero degli artefici e non vincola mai in nessun modo il Segno, la direzione e la proprietà. Le inserzioni sono riservate ai soli associati e simpatizzanti ed hanno carattere divulgativopromozionale nel loro stesso ambito. Stampato in proprio

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il Segno - Novembre 2011

quotidiana di un Paese che non sembra più avere un futuro. Così lo specchio mi domanda “ma che fine ha fatto l’Italia che hai conosciuto negli anni Sessanta? Il Paese del più ingente patrimonio artistico e culturale del mondo e dalla biodiversità più ricca in Europa, dalla creatività senza pari nel mondo? E allora”, insiste lo specchio, “come può una nazione naufragare senza che un sussulto di amor proprio ne scuota le energie, e la tiri fuori dal clima comatoso in cui è precipitata, e fare risorgere il Bel Paese d’una volta?”. Un uomo al timone della barca che mentre s’inabissa continua a raccontare barzellette sconce e a non mollare gli ormeggi, è lo stesso che pensa: aprés moi le déluge. Che cosa resterà dell’Italia dopo il diluvio? Lo specchio, beffardo, mi dice: “ve lo siete scelto voi il nuovo miracolo italiano, ora tramutatosi in incubo italiano, e sono quasi venti anni che ne sopportate gli esiti disastrosi. Io sono uno specchio, posso solo mostrarvi come sei, come siete”. Già, tocca a noi fare sì che lo specchio ci rimandi immagini diverse, meno scioccanti e deprimenti che ci riconsegnino la speranza. E questa speranza ce la devono dare i giovani, quelli che si ribellano al potere cannibale delle banche, della finanza, della speculazione, della corruzione e dei rating. Ma sì, indigniamoci. Pur che sia senza violenza, perché la violenza è pane per i loro denti affilati.

Marina ha preso atto

Nella relazione di bilancio 2010 di Mondadori, Marina Berlusconi a pag. 44 scrive “… il ritmo della crescita è andato rallentando nel corso dell’anno, attestandosi a +0,1% al di sotto del risultato medio registrato nell’area euro. Nel complesso la produzione industriale è tornata a salire in confronto all’anno precedente, anche se con minor vigore rispetto alle altre economie dell’area … … e in termini prospettici è atteso il mantenimento di un ritmo di crescita contenuto attorno all’1% per il 2011 e il 2012, al di sotto dei valori medi Ue”. Leggere certe prese d’atto da parte della figlia del premier che per mesi ha continuato a ripetere che la situazione italiana non era peggiore di quella degli altri grandi d’Europa, è eclatante. La Pulce


15 ottobre, racconto di un indignato pacifico ATTUALITA’

il Segno - Novembre 2011

di Sergio Rasetti Il 15 ottobre a San Giovanni c’ero anch’io a manifestare con decine di migliaia di altri indignati pacifici. Non mi era servito un grande sforzo per essere indignato anche se i motivi più concreti: disagio economico e sociale per fortuna, per ora, mi sfiorano appena. Ritenevo la manifestazione molto importante perché poteva dar voce principalmente ai giovani e a quanti il disagio già toglie il respiro. Partecipavo convinto che la solidarietà verso tutti coloro che vivono l’estrema incertezza del presente e la prospettiva di un profondo baratro per il futuro era doverosa, soprattutto per quelli che ancora possono resistono in modo decoroso a questa terribile crisi. Mi guardavo intorno e vedevo volti di giovani e anziani determinati ma sereni. Consapevoli dell’importanza di esserci. Genitori e figli. Persone che si salutavano abbracciandosi calorosamente. Studenti, operai, precari, pensionati, disoccupati, professionisti, insegnanti. Una moltitudine di colori, di canti e di slogan. Tantissimi che hanno capito che per affrontare questa crisi bisogna riscoprire ideali e valori. All’improvviso è cominciato il tam-tam delle notizie sulle prime violenze da parte di individui con il volto coperto e vestiti di nero, i “ black-bloc”. Naturalmente tutti esprimevano riprovazione e preoccupazione ma la piazza era ancora tranquilla e nessuno avrebbe potuto immaginare cosa sarebbe accaduto in seguito. In un attimo si è scatenato il finimondo: sirene, fumo, scoppi assordanti, gente che correva da tutte le parti, vetrine infrante, auto di Polizia e Carabinieri che tentavano impossibili caroselli e usavano idranti per disperdere la folla tra la quale si erano improvvisamente inseriti gruppi di individui violenti che spaccavano tutto

quello che gli capitava a tiro e attaccavano le forze dell’ordine in una guerriglia urbana perfettamente organizzata; violenze che sono continuate per ore. Le conseguenze sono note e gli accadimenti, in diretta sulle reti televisive, sono stati seguiti in tutto il mondo. I violenti hanno tolto la voce agli indignati pacifici, compreso il sottoscritto, che sono dovuti addirittura fuggire; hanno fatto danni di milioni; hanno gravemente ferito libertà e democrazia. In questi giorni ci siamo chiesti se era stato fatto tutto il possibile per evitare, almeno in parte, quegli avvenimenti che i più informati davano per molto probabili. Il nostro pensiero ha ripercorso le polemiche sui finanziamenti alle forze dell’ordine insufficienti, sui gravi disagi manifestati dagli stessi poliziotti e cara-

binieri e abbiamo capito che così non può continuare. In un Paese normale è la prevenzione che deve funzionare e quando è necessario sul campo servono uomini addestrati per un contrasto rapido ed efficiente, cosa che non si può certo ottenere se a fronteggiare giovani che sfrecciano come razzi si mandano poliziotti di 40-50 anni adatti soprattutto a lavori di investigazione o di ufficio. Le manifestazioni del futuro dovranno essere organizzate e tutelate tenendo conto della brutta esperienza di piazza San Giovanni. Per quanto mi riguarda non rinuncerò mai a partecipare alle manifestazioni politiche o sindacali che riterrò condivisibili, anche per tutelare il diritto alla libertà di riunirsi ed esprimersi pacificamente conquistata dai nostri padri e che noi abbiamo il dovere di tramandare ai nostri figli e nipoti.

I soldi fanno la felicità?

di Roberto Sinibaldi Se ne parlava da anni e finalmente sono arrivati: sono i nuovi indicatori della qualità della vita. Quindi il Prodotto Interno Lordo, il famigerato Pil, che misura la ricchezza, la quantità di soldi prodotti dallo Stato, andrà in pensione. Era considerato da molti uno strumento approssimativo o addirittura fallace: stare in coda in macchina, consumando benzina, infatti innalza il Pil perché si spendono soldi, ma deprime la qualità della vita dei poveri automobilisti. In un celebre discorso tenuto all’università del Kansas, Robert Kennedy, già più di quaranta anni fa disse che il Pil “misura tutto, eccetto ciò che rende la vita degna di essere vissuta”.

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dal 1946

In occasione del

Dalla fine del prossimo anno il Pil sarà sostituito da 12 nuovi indicatori che valuteranno il benessere sociale: ambiente, salute, benessere economico, istruzione e formazione, lavoro e tempi della vita, relazioni sociali e sicurezza, benessere soggettivo, paesaggio e patrimonio culturale, ricerca e innovazione, qualità dei servizi, politica e istituzioni. Dopo un periodo di rodaggio e verifica, la messa a punto degli indicatori potrà rendere un quadro più nitido della complessità che anima la nostra società; sul funzionamento del Paese, le necessità, le aspettative e le speranze degli italiani, ma anche i traguardi, il benessere e il grado di soddisfazione generato dalla nostra organizzazione sociale, istituzionale,

politica. È un processo in atto in tutto il mondo e molto avanti specialmente nei paesi anglosassoni, come testimoniato dal “questionario sulla felicità” recentemente inviato agli inglesi, o in Paesi come l'Australia e la Nuova Zelanda, dove le nuove leggi sono preventivamente valutate in base all’impatto prodotto sugli indicatori del benessere. In Italia dalle prime analisi condotte su un campione consistente, i cittadini hanno messo al primo posto la salute e il lavoro: un messaggio chiaro per una politica troppo spesso impegnata a rincorrere la finanza speculativa a livello europeo, o, a livello locale, dedita solo a deteriori aspetti elettoralistici. Ora lo sa anche l’amministrazione comunale!

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La Croce, un simbolo universale... oppure no? 4

PAGINA APERTA

il Segno - Novembre 2011

di Daniele Iannotti Nel mondo occidentale, largamente accumunato da profonde ed innegabili radici giudaico-cristiane, si assiste al dibattito, specie in Italia, sulla opportunità dell’uso di questo simbolo, specie in presenza di altre religioni, etnie o di sensibilità atee. Etimologicamente la parola “segno” deriva dal greco “syn” (che si legge siun) e “ballo” cioè, letteralmente, tenere assieme; ebbene, cosa tiene assieme questo segno, cosa dovrebbe rappresentare, in luogo di cosa sta (altra sua accezione di significato)? Vorrei ragionare da tre punti di vista: storico, teologico (religioso) ed etico. Nel primo senso, la croce appare solo tardi nell’iconografia, nell’arte e come segno di riconoscimento tra cristiani; essa era stata preceduta da altri simboli quali il pesce, che indicava il Cristo come “pescatore di anime” e dall’alfa e l’omega, le quali sono le due lettere che iniziano e terminano l’alfabeto greco. Infatti, il primo cristianesimo, ancora non totalmente scisso dalla comunità giudaica, manteneva in qualche modo la difficoltà di rap-

presentare la divinità, ed in più si esprimeva prevalentemente in greco (oltre l’aramaico, cioè la lingua di Cristo). È solo nel IV secolo, sotto la spinta dell’imperatore Costantino e della leggenda della sua vittoria a ponte Milvio sotto “questo segno”, che la croce smise di essere l’emblema della sofferenza e dell’umiliazione del Cristo uomo per indicare tutti i peccati dell’umanità che Gesù rimise proprio con tale sofferenza. Questo passaggio, però, più che una vera e propria giustificazione dottrinale, nascondeva all’epoca due esigenze: 1) riunire sotto un’unica fede, con un segno semplice e riconoscibile, un impero ormai morente, diversificato e non più affezionato alla pubblica autorità dell’imperatore (“a Cesare quello che è di Cesare, a Dio quello che è di Dio”, disse il Cristo); 2) unire il cristianesimo stesso, scosso da eresie (cioè delle “versioni” non conformi all’ortodossia), molte delle quali non potevano adottare la croce perché negavano alcuni aspetti ritenuti fondamentali, come ad esempio la doppia natura umana e divina del Cristo. Storicamente, dunque, la croce giunge tardi, accompagnando l’elaborazione della

dottrina ed il suo sodalizio col potere pubblico, che presto, tra le altre cose, andrà a sostituire, almeno nella parte occidentale dell’antico impero romano. In senso teologico, invece, tutti i simboli citati sono coerenti in quanto rappresentano delle verità cristiane indispensabili e assiomatiche, vere per fede. Tuttavia, anche la dottrina non è rimasta uniforme, e si può notare tutt’oggi come le diverse confessioni cristiane abbiano sulla croce idee ed “immagini” diverse. I cattolici, per esempio, insistono nella storicità della crocifissione (il martirio stesso del Cristo, la scritta “I.N.R.I.”) per ribadire un fatto realmente accaduto (storico appunto) nel quale sia palese, e spesso accentuata, la sofferenza fisica e umana di Gesù. Gli ortodossi, invece, pur conservando la storicità della crocifissione guardano più al Cristo che a Gesù, cioè più al figlio di Dio che al personaggio realmente vissuto in Palestina. È per questo che nell’iconografia bizantina (cioè delle chiese orientali) rappresentano un uomo che è sì crocifisso, ma ha una espressione indolore (ieratica, cioè severa) e lo sfondo del cielo è l’oro, il metallo

prezioso della divinità e dell’immortalità, visto che non si ossida mai. I protestanti, a loro volta, specie in America, venerano una croce di legno spoglia, senza il corpo di Gesù e questo non perché neghino il fatto storico della crocefissione, ma perché vogliono sottolineare l’aspetto salvifico di quell’atto, cioè che morendo in croce e poi risorgendo, Cristo abbia affrancato l’uomo dai suoi peccati e vinto la morte in modo definitivo. Verrebbe allora da dire… E allora? Chi dei tre ha ragione? Perché un unico fatto, quello che alla fine ci dovrebbe accumunare tutti, finisce ancora per dividerci? Questo ci porta alla parte etica. Se il messaggio cristiano, al di là delle sfumature, è lo stesso, ciò che ci divide è appunto la parte umana di questo racconto. Abbiamo adottato dei simboli per riconoscerci ma dietro alla loro scelta si sottolineano alcune parti di questo messaggio e se ne trascurano delle altre. Quindi, quando ci arrabbiamo perché altri ci vorrebbero far togliere il crocifisso dai luoghi pubblici (tra l’altro obbligo introdotto dal fascismo, che di cristiano aveva ben poco, al di là del guscio esteriore) dobbiamo pensare che quello che riteniamo un simbolo universale, in realtà è “un po’ meno di tutti”, mentre, e lo dico a chi vorrebbe toglierlo, è quello che rappresenta, il suo messaggio etico, che ci narra tutti, anche se di altre fedi o se atei.

di Annarita Rossi Cavalieri alla corte di Re Artù, cowboys ed indiani nel selvaggio Far West ma anche principi e principesse raccontati nelle fiabe, tutti a cavallo, ad evocare e tramandare fascino sin dalla notte dei tempi. Il cavallo non è soltanto molto intelligente, ma altrettanto sensibile, al punto tale di accorgersi del tocco di una sola mosca. Questo animale però non lo si rispetta abbastanza e lo si è sempre voluto dominare, obbligandolo ad imprese che lui naturalmente non compirebbe mai, come correre nei vari palii che si svolgono in tante città in cui ad ogni competizione qual-

che cavallo perde la vita o si ferisce gravemente ed in seguito viene ucciso. Nel dressage, disciplina sportiva di grande classe ed eleganza, il cavallo è addestrato per saltare muri alti oltre due metri, ostacoli che esso in natura mai salterebbe, così quando lo si vede fare prodezze nei circhi. Nei concorsi ippici, il cavallo molto giovane è addestrato rigorosamente a correre e dopo una breve carriera viene portato in un maneggio, altrimenti a sfilare nelle manifestazioni di qualche paese oppure al macello in quanto ferito nel fisico o nella psiche. Il cavallo è forse più di ogni altro animale sinonimo di libertà, virtù di cui gli Indiani d’America erano consapevoli, perciò gli portavano rispetto. La sua natura è li-

bera ma non per questo non ama il contatto con l’uomo anzi, quando si instaura, la relazione che si crea diventa qualcosa di speciale come nella pratica dell’ippoterapia a sostegno delle persone con handicap fisici o psichici. Per instaurare un rapporto con questo splendido animale non è necessario assoggettarlo e degli esperti sostengono che è possibile chiedergli di fare tante cose per l’uomo, adottando un metodo gentile e non più usando la coercizione, ottenendo così fiducia, stima e rispetto reciproci. Vi sono delle associazioni di equitazione naturale (www.equitazionenaturale.org –

www.asvanara.com) che prevedono l’avvicinamento all’equitazione senza mettere le redini al cavallo di cui il morso causa dolore alla bocca. Quando un giorno l’uomo capirà che non dovrà soggiogarlo per averlo vicino e vorrà addestrarlo gentilmente per avere la sua compagnia e non per farlo oggetto, soltanto allora si potrà dire che il cavallo sarà finalmente vincente.

Quando il cavallo è davvero vincente


il Segno - Novembre 2011

da Tokyo Toshi Kameda Tagliate la carne a pezzi, preparate l’acqua con un po’ di aceto e il 2 % di sale. Poi lasciate i pezzi di carne nell’acqua preparata per 10-12 ore. Oppure bollite la carne (o il pesce) per 8-10 minuti e buttate l’acqua ma senza utilizzarla. Per la verdura: lavatela bene, sbucciatela e di nuovo lavatela bene ma stavolta con acqua calda. Non è una ricetta qualsiasi per un piatto giapponese ma una ricetta speciale per diminuire le sostanze radioattive contenute nei cibi. La soia, la vitamina C o la pectina della mela riducono gli effetti della radioattività. Sembra di essere sottoposti ad un esperimento come fossimo delle cavie. Le radiazioni stanno contaminando i cibi e la paura di mangiare si diffonde sempre di più. Ogni giorno ci domandiamo: che cosa e come possiamo mangiare? Quando è esplosa la centrale nucleare Fukushima 1 il governo ha approvato la normativa sui livelli consentiti di radiazione negli alimenti, al di sopra dei quali i prodotti non possono essere venduti nei mercati. Per l’acqua e i latticini il limite è di 200 becquerel [Bq] di cesio (C) al litro corrispondenti a 0,0026 millisievert (10 Bq la dose tollerabile secondo l’Organizzazione mondiale della sanità), e 300 Bq di iodio (I) = 0,0066 mSV (100 Bq per neonati = 0,0180 mSV); per la verdura e il pesce 500 Bq (C) = 0,0065 mSV al kg. e 2000 Bq (I) = 0,0440 mSV; per il riso, il tè in foglie e la carne 500 Bq (C) al kg. Possiamo stare tranquilli? Direi di no per diversi motivi. Prima di tutto non possono essere controllati tutti i prodotti ma solo a campione perché mancano le strutture e soprattutto la volontà politica dei governanti. Spesso capita un’omissione come è successo per la carne e per il tè. Ai primi di luglio sono stati trovati in 16 Prefetture (l’equivalente delle nostre Province) bovini contaminati (nutriti con paglia di riso contaminata) e forniti in 37 Prefetture su un totale di 47, da nord al sud. La carne contaminata è finita addirittura nello stomaco di molti bambini alla mensa scolastica. Non si poteva evitare? Il Ministero dell’Agricoltura si è giustificato dicendo che non immaginava che i bovini mangiassero paglia di riso contaminata. Ignoranza oppure omissione? È pericoloso mangiare la carne contaminata di cesio? Secondo uno scienziato non c’è molto da preoccuparsi essendo molto meno di una dose di potassio alla quale le persone si espongono normalmente durante il pasto giornaliero. Stessa storia per il tè verde che non può mancare sulla nostra tavola a ogni pasto. Risale ai primi di settembre e il Ministero della Sanità ha rilevato dosi superiori del cesio rispetto alla norma (500 Bq al kg.) nel tè lavorato con le foglie giovani e raccolte in anticipo. La mia Prefettura, Saitama, sapeva già tre mesi fa che queste foglie precoci erano più sensibili alle radiazioni ma il controllo veniva effettuato solo sul tè comune. Nel frattempo un produttore di un’altra zona vicina lo ha trovato ugualmente. Una settimana dopo la Prefettura ha

DIRETTA da TOKYO

Contro il nucleare, dentro il nucleare

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Il cibo ai tempi della contaminazione

finalmente deciso di controllare tutte le 2.500 marche di tè comune disponendo il divieto di vendita. Ma una parte era già stata venduta. Sembra che la politica si preoccupi più dell’aspetto della produzione che della salute dei cittadini. Certo, anche i produttori devono vivere ma in qualche modo possono essere risarciti, invece non è possibile recuperare il DNA dei consumatori una volta danneggiato. A mio avviso il motivo è politico: i produttori sono ben organizzati e garantiscono voti ai politici. Non ci dicono tutta la verità per non farci preoccuparci e per farci stare sereni. È difficile fidarsi del governo e i cittadini cercano di difendersi da soli soprattutto quando si tratta della salute dei propri figli. Quando facciamo la spesa verifichiamo sui cartellini la provenienza di ogni prodotto. Sono in aumento le richieste tese a conoscere i livelli di radiazione nei cibi da parte dei cittadini ma viene a mancare il mezzo per effettuare tali verifiche. I cittadini del Comune di Kashiwa ora riescono a farlo. Qui è stato rilevato un alto livello di contaminazione nei cibi anche se il Comune dista da Fukushima circa 200 km. Il titolare di una società di informatica, padre di due bambini, ha aperto un centro di servizio “Becq-miru” (guarda becquerel) per verificare tali livelli. Le tariffe di rilevazione sono più convenienti, circa 9 euro per la potenza sino a 20 Bq e 37 euro sino a 10 Bq rispetto a quelle sul mercato (tra 65 e 140 euro). A usufruire di questo servizio sono anche gli agricoltori che vogliono sapere se sono contaminati e quanto i propri prodotti. Questo di Kashiwa è comunque un caso molto limitato. Non va meglio nelle mense scolastiche che dovrebbero essere controllate nei minimi dettagli. Non tutti i pasti (e non tutti i giorni) vengono sottoposti a verifiche. Qualche mamma si limita a far portare un cestino direttamente da casa. Ma i problemi non finiscono qui perché anche se tutti i prodotti fossero messi sotto rigoroso controllo, con livelli inferiori ai 500 Bq, non potremmo stare lo stesso tranquilli. Uladzimir Babenka, vice direttore dell’Istituto bielorusso per la sicurezza sulla radioattività, “Belrad”, visitando il Giappone ha denunciato come i livelli consentiti siano molto elevati ritenendo ad esempio 500 Bq un limite troppo elevato. In Bielorussia per i bambini il limite è di 37 Bq. Il discorso è valido anche per l’esposizione esterna (vedere l’articolo sul numero di lu-

La copertina del libro: “L’alimentazione per eliminare le radiazioni”

glio/agosto del Segno) visto che non esiste una soglia di rischio. Perciò non so fino a che punto potrebbe avere senso una nuova normativa sui livelli di radiazione per ciascun alimento che il governo ha iniziato a studiare alla fine di ottobre rivedendo quella “provvisoria”. Perché la precedente normativa era “provvisoria”? Perché il Paese non era preparato a un simile disastro e prevederle quando sembrava andasse tutto liscio voleva dire allarmare la gente e toglierle fiducia rispetto alla politica a favore del nucleare. Passati più di sette mesi dall’inizio della contaminazione, la nuova normativa sarà in vigore dal prossimo aprile, perciò per oltre un anno dovremo attenerci ai livelli provvisori. L’esperimento su di noi, dunque, continua. Non è facile per noi scegliere che cosa mangiare. Purtroppo in qualche misura è inevitabile l’esposizione interna. Il problema non è se questo è pericoloso o no ma quanto sia pericoloso. Forse noi adulti dovremmo seguire i consigli che uno scienziato nucleare diede dopo l’incidente di Chernobyl: “Già prima dell’incidente preferivo mangiare gli spaghetti italiani e i formaggi europei e ora continuo a mangiarli ugualmente pur sapendo che sono contaminati. Continuo a fare questa scelta per incidere sul mio corpo il senso della scelta nucleare e per abolire il prima possibile le centrali senza dimenticandone il dolore” (Hiroaki Koide, «La felicità» servendosi dei deboli, 1989).


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PAGINA APERTA

Una riflessione sul mondo dell’animalismo

Associazioni ‘perseguitate’ mentre i canili scoppiano

di Daniela Di Rosa Che cosa succede nel mondo degli animalisti? Anzi che succede tra i volontari? C’è un proliferare di guardie zoofile, tutti armati e fieri delle loro pettorine e dei loro cappellini. Capita spesso di incontrarne alcuni veramente arroganti, mostrano il tesserino e da quel momento non sono più amici degli animali intenti a proteggerli ma una sorta di poliziotti privati pronti a difendere persino leggi ingiuste, come quella di portare tutti i cani vacanti, anche se innocui e ben accetti, nei vari canili, quasi sempre strapieni e alcune volte veri e propri lager (dove la metà dei cuccioli muore per gastroenterite o cimurro, malattie infettive presenti soprattutto dove c’è un’alta concentrazione di animali). Ci sono voluti anni e anni per far capire alla gente e ai politici che se l’animale non crea problemi ha diritto alla sua libertà e dignità... ogni paese, ogni città ha i suoi cani “liberi accuditi” (così vengono definiti i cani di quartiere) con i volontari che si prendono cura di loro. Fino a pochi mesi fa era normale che i Comuni chiamassero le associazioni per far fronte a cucciolate improvvise trovate nei boschi o nei cassonetti, cagne incinte, cani aggressivi o non desiderati. Si promuovevano campagne di sterilizzazzioni, a volte gratuite, altre con forti sconti, come fece il Comune di Roma ed altri in tutta Italia (compreso il nostro). In ogni mercatino o fiera, di qualunque paese, trovavi associazioni che regalavano cuccioli (con fogli di adozione firmati e l’obbligo di sterilizzazione )… tutto questo ha comportato un notevole abbassamento del randagismo e di conseguenza dell’abbandono, soprattutto grazie alle associazioni e alle volontarie… meriteremmo una medaglia no? Purtroppo non è così, anzi è vero il contrario (almeno qui ai

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ultimo il microchip a tutti i cani che facciamo adottare, compresi i cuccioli di due mesi, altra spesa per noi e un’ altra piccola tassa per il futuro nuovo proprietario. Voglio raccontare gli ultimi due episodi: primavera scorsa, Frascati. Insieme a un’altra volontaria chiediamo ad un vigile il permesso per allestire un banchetto con dei cuccioli da far adottare. Il vigile invece di assegnarci un piccolo spazio oppure di dirci che ciò non era possibile, ha subito chiamano la Asl competente, la cui vete-

rinaria decideva il sequestro dei cuccioli per condurli presso il canile sanitario... faccio presente che prima di fare ciò avrebbero dovuto passare sul mio cadavere. Mentre l’altra volontaria riportava i cuccioli a casa, io sono stata trattenuta insieme a mio marito per quattro ore e multata di 150 euro (multa contestata perché illegittima). Secondo episodio. Paola Zampetti (presidente di Arcipelago 2000), ospita sul suo terreno cani salvati, abbandonati, in attesa di adozione, una piccola oasi di pace per questi poveri animali… eppure da quattro anni è “perseguitata” dall’amministrazione di Aprilia e trattata come fosse una delinquente comune. Perché? A chi giova tutto ciò? Forse ai canili convenzionati che vedono ridotte le loro entrate? Più cani acchiappano più soldi entrano. Chissà perché poi, al sud, i canili sono spesso in mano alla Camorra e lì i controlli e le “persecuzioni” da parte dei Comuni e delle Asl avvengono raramente (come si vede spesso su Striscia la Notizia). Noi volontari animalisti siamo evidentemente d’impiccio, salviamo cani dalle strade e dalle gabbie per donarli alle famiglie, persino all’estero... io sono una di quelle che accompagna il cane fino alla porta della sua nuova casa e non sarò mai la guardia che lo rinchiude in una gabbia, non avrò mai la pettorina, il cappellino o la tesserina di guardia zoofila perché prima di tutelare una legge sbagliata tutelo la vita del cane.

E’ stato approvato il 21 ottobre dalla Comunità Montana lo schema di convenzione per la “Lotta al Randagismo”, come servizio associato della Comunità Montana in partecipazione con i Comuni dell’area. Il testo della Convenzione, elaborato dall’Ente in collaborazione con il Servizio Veterinario dell’Asl Rm H è stato illustrato durante l’ultimo Consiglio comunitario. Ora spetta ai Comuni fare altrettanto, ponendo il documento ai voti dei propri Consigli Comunali, per procedere così alla sottoscrizione della convenzione. In questa prima fase i Comuni interessati sono quelli dell’area Tuscolana di competenza dell’Asl Rm H, ovvero Frascati, Grottaferrata, Monte Porzio, Monte Compatri, Colonna, Rocca di Papa e Rocca Priora. Intanto fialmente sono stati conclusi dalla Comunità Montana anche i lavori di ristrutturazione dell’ambulatorio veterinario di Rocca Priora che ora sarà consegnato alla Asl che provvederà a dotarli della strumentazione tecnica necessaria ad effettuare le sterilizzazioni canine e feline dei randagi. “Una volta allestito l’ambulatorio -ha spiegato il Presidente De Righi-, il servizio potrà avere inizio non appena perfezionata la Convenzione con i Comuni”. (D.D.R.)

Ricordate la cagnolina incrocio bull-terrier abbandonata legata in località Barbarossa a Rocca di Papa insieme ad altri 6 cuccioli? Grazie a Paola Zampetti di Arcipelago 2000, la cagnetta è riuscita a trovare una casa accogliente. Nella foto vedete la cucciolona con la sua nuova padroncina di Varese. Ora è una cagnetta felice!

Paola Zampetti, Presidente dell’Ass.ne Arcipelago 2000

Castelli Romani). Siamo tartassate, se non perseguitate, dalle istituzioni preposte alla tutela e al controllo del randagismo: prima ci hanno imposto il vaccino per ogni cucciolo che riusciamo a far adottare (già veniva fatto e a spese nostre). Premetto che l’associazione con cui collaboro (Arcipelago 2000) tra cani feriti, cagne incinte o cucciolate abbandonate, ogni mese ne soccorre almeno una ventina, e non riceviamo alcun aiuto economico; poi hanno aggiunto l’obbligo della sterilizzazione,

Pronta la convenzione della Comunità Montana per la lotta al randagismo

Trova casa la cucciolona abbandonata


il Segno - Novembre 2011

INDOVINA QUANTI SIAMO?

Al 30 settembre 2011 i residenti censiti nel Comune di Rocca di Papa erano 16.351 (maschi 8.130; femmine 8.221). Alla stessa data i nuclei familiari erano 6.277.*

ROCCA DI PAPA notizie, informazione, attualità

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NUMERI UTILI

Farmacia Comunale: 06-9499986 Clinica San Raffaele: 06-9428601 Comando Carabinieri: 06-94749007 Polizia Municipale: 06-94286134 Centralino Municipio: 06-942861 Taxi Mario: 06-9497827 - 339-1669282

Se l’operazione andrà in porto a rischio anche i boschi pubblici *dati forniti dall’Ufficio d’Anagrafe

L’amministrazione ha deciso di fare cassa vendendo le farmacie comunali

di Andrea Sebastianelli La crisi economica mondiale si abbatte su Rocca di Papa. Questo è emerso nel Consiglio Comunale del 28 luglio scorso e, a causa di ciò, “la situazione di cassa del Comune è divenuta estremamente rigida in quanto si è spesso costretti a ricorrere all’anticipazione di tesoreria per il pagamento di spese non rinviabili ai fini del normale funzionamento dell’ente”. Una frase che potremmo sintetizzare così: in cassa non abbiamo più un euro e per pagare gli stipendi

dobbiamo prendere i soldi da altri capitoli di spesa. Quindi, dopo il disastro ambientale della Giunta Boccia (certificato dal sequestro di depuratore e isola ecologica), dobbiamo fare i conti anche con un disastro economico-finanziario, segno che le politiche di bilancio adottate per circa 5 anni sono state del tutto fallimentari. Ora però la soluzione adottata per uscirne sembra addirittura peggiore del problema. Che cosa hanno pensato di fare quei geni che ci amministrano? Di dismettere il “patrimonio disponibile del Comune di Rocca di Papa” a cominciare da quello immobiliare, visto che nel Consiglio Comunale è stato detto esplicitamente che “la cessione del patrimonio immobiliare oltre a creare liquidità, ridurrà considerevolmente anche le spese correnti” dovute alla manutenzione di tali proprietà. E il ricavato potrà essere utilizzato per il “finanziamento di

investimenti e opere pubbliche senza ricorso a forme di indebitamento”. Come a dire: per comprarti l’automobile venditi la casa! Bella genialata non c’è che dire. Ma quello che più preoccupa è che, guardandosi intorno, non è che il Comune di Rocca di Papa abbia tutti questi immobili da vendere così da finanziare il completamento delle opere pubbliche (che poi tanto pubbliche non sembrano visto che dovevano essere pagate dai privati... almeno questo ci avevano detto). Sul tappeto finiranno le due farmacie comunali (tre mesi fa il Comune di Colleferro ha aperto l’ennesima farmacia comunale da cui ricava bei soldoni), unico caso al mondo in cui un’amministrazione ci rimette soldi da attività che invece fruttano a sufficienza (ma questo accade anche per i boschi: alcuni si sono arricchiti, il nostro Comune no). Quindi, in definitiva, la Giunta Boccia ha fatto un Consiglio Comunale per dire ai cittadini che a causa della crisi economica italiana e internazionale il Comune deve vendere le due farmacie comunali. Sembrava di stare su “scherzi a parte” e invece era

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tutto vero. Un anno fa scrissi che Boccia sembrava un Re Mida al contrario, capace di trasformare in fallimento tutto ciò che toccava. La triste conclusione delle farmacie comunali conferma questa dote. E ora il timore è che un identico destino possa toccare ai boschi di proprietà pubblica. Da tempo, infatti, l’amministrazione vorrebbe cederne la gestione per venti-trent’anni (di fatto una vera e propria vendita) e con l’aria che tira l’obiettivo nascosto è proprio questo: si comincia con le farmacie comunali (che frutteranno ben poco) e si arriverà alla svendita del patrimonio boschivo comunale. L’aspetto peggiore di tutta la vicenda stà nel fatto che i soldi incassati serviranno probabilmente solo a pagare gli stipendi a consulenti, capi area, avvocati, ingegneri, architetti, uffici stampa (veri o presunti), insomma, tutta quella fetta di persone e professionisti che campano aggrappati alla casta e che senza la casta non saprebbero dove andare a battere cassa. E noi, per questo, svendiamo i nostri beni. Grazie Boccia.

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ROCCA DI PAPA

Sul sito del Comune di Rocca di Papa qualche giorno fa è comparso un avviso di interruzione del servizio idrico che definire poco chiaro, è un complimento. Ecco che cosa diceva l’avviso pubblico: “Il Prefetto Pecoraro informa il nostro Comune che il Presidente di ACEA (Ambito Territoriale Ottimale 2) ha rappresentato la necessità di chiudere le condutture dell’acquedotto del Sembrivio, che serve tutta la nostra Città, per almeno 24 ore nei 42 Comuni serviti - direttamente o indirettamente - da tale struttura, per consentire la realizzazione di indilazionabili opere di messa in sicurezza. Al fine di evitare, per quanto possibile, disagi alla cittadinanza, la data delle operazioni è stata individuata nella giornata di domenica 6 novembre 2011, e a tal fine, ACEA ATO2 provvederà a informare adeguatamente l’utenza, sia a mezzo stampa, che con altri idonei strumenti di comunicazione, avvisando, nel contempo, che il ripristino delle normali condizioni di servizio potrà avere luogo solo nel corso della giornata di lunedì 7 novembre 2011”. Non ci sono orari, si fa capire che la chiusura è “possibile” ma non certa, si dice che ce lo dirà

l’ACEA ATO 2. Per di più l’avviso l’ho visto per caso. Ho pensato che prima di organizzarmi con qualche secchio sarebbe stato meglio avere conferma di quello che c’era scritto sul sito ufficiale del Comune (non stiamo mica a Berlino!). Ho telefonato al Comune ma il sabato è chiuso, ho chiamato tutti i numeri dei vigili urbani, ma nessuno mi ha risposto, ho chiamato il servizio acque del Comune, ma anche in qiesto caso niente di niente, quindi ho chiamato il servizio guasti di Acque Potabili di Torino. Ho trovato un operatore gentilissimo che si è informato e poi mi ha addirittura richiamato dopo due minuti, dicendomi che per condizioni atmosferiche avverse l’intervento era stato rimandato alla domenica successiva (13 novembre) per l’intera giornata. Fine della storia. Le conclusioni le lascio a voi. Ma una cosa appare lampante. Se il 6 novembre non ci fosse stato brutto tempo e avessero eseguito veramente l’intervento vorrei sapere chi lo avrebbe saputo. Può bastare un lacunoso avviso inserito sul sito del Comune di Rocca di Papa?

Forse mancherà l’acqua... ma può anche darsi di no!

Quando gli avvisi pubblici fanno tutto tranne che informare

tempi moderni

di Roberto Sinibaldi

Parola d’ordine: buon governo! Come si fa a realizzarlo? Ovvio, dicendo di sì a tutti, blandendo e ammansendo i più facinorosi, annuendo in posa cogitante alle richieste più elementari, ma anche alle più astruse. Per questo ci vuole un politico di lungo corso, rodato da sfibranti, anche se non sempre durissime, esperienze; mica un quaquaraquà qualsiasi. Deve saper resistere agli assalti della logica e smontare i sillogismi più semplici. Insomma ci vuole qualcuno forgiato da anni e anni di militanza nella politica nostrana. Qualcuno che abbia capito la gerarchia delle cose che contano: soldi, potere, se stessi, la propria famiglia, il proprio entourage... Se curi queste cose vuol dire che sai dove mettere le mani, la tua

L’enigma del buon governo gente si fida e ti rielegge. È la formula del buon governo, canonizzata su azioni basilari, talmente connaturate che devono diventare istintive: serve servire per poi servirsi dei servigi degli altri. Un piccolo cortocircuito che trasforma i diritti in favori, le necessità in suppliche e i risultati in concessioni. A Rocca di Papa come stiamo messi? Naturalmente anche qui c’è il buon governo. Il buon governo che previene e

anticipa i problemi, che analizza e risolve le richieste dei cittadini, che progetta e pianifica, che propone una visione a lungo raggio sugli obiettivi del nostro comune. Così, mentre aspettiamo fiduciosi che si ponga mano al piano di sostituzione delle lampadine fulminate dell’illuminazione pubblica, siamo certi che il progresso socio economico del nostro territorio è in costante fase di approfondimento.

il Segno - Novembre 2011

Servizio idrico, dieci domande di Italia Nostra ad ACEA Ato2

Dopo l’esito del referendum contro la privatizzazione del servizio idrico del giugno scorso, sembra essere calato il silenzio sulle problematiche relative alla gestione dell’acqua. Ci si dimentica che con il prevalere del SI a grande maggioranza, anche sul secondo quesito referendario, dovrebbero essere eliminati gli utili privati dal calcolo della tariffa pagata dai cittadini. Ma tutto tace… Italia Nostra Castelli Romani, da sempre impegnata sulle problematiche inerenti alle risorse idriche nell’area dei Castelli Romani, rivolge pubblicamente dieci domande ad ACEA Ato2 riguardanti alcuni aspetti fondamentali della gestione delle risorse idriche troppo spesso trascurati. Le domande sono rivolte ai sensi dell’art. 162 comma 1 del D.L. 152/2006 (Codice dell’Ambiente). Vogliamo sperare di poter ricevere delle risposte per un dibattito pubblico aperto e chiarificatore. Dieci domande al gestore del servizio idrico integrato Acea Ato 2: 1. E’ stato risolto ed è, quindi, noto il bilancio idrico per il comprensorio dei Castelli Romani (Idrostruttura Albana)? 2. E’ stato risolto ed è, quindi, noto il bilancio idrico per i singoli Comuni dei Castelli? 3. E’ stata quantificata la perdita in rete nei Comuni dei Castelli? 4. E’ nota, nel comprensorio dei Castelli, la planimetria delle reti di distribuzione dell’acqua potabile? 5. Quali sono le diverse fonti d’acqua (sorgenti interne, pozzi artesiani ed apporti esterni) che vengono utilizzate per l’approvvigionamento idrico nei Castelli? 6. Quali sono le caratteristiche chimico-fisico-biologiche dell’acqua distribuita nelle nostre abitazioni? 7. Le analisi, secondo quali metodiche sono state effettuate? 8. Quali sono gli strumenti analitici utilizzati per le misure? 9. E’ stata valutata la riduzione della capacità di infiltrazione nei suoli? 10. Perché il livello idrometrico di riferimento del lago Albano continua a scendere dall’inizio degli anni novanta? Italia Nostra Castelli Romani


Bollette salate per l’acqua potabile, cittadini e comitati sul piede di guerra il Segno - Novembre 2011

di Marcello Morrone Dopo un anno di attesa sono state recapitate in questi giorni da Acque Potabili, la società di Torino che gestisce il servizio idrico di Rocca di Papa, le bollette relative all’anno 2010. E subito le polemiche e le proteste non hanno tardato a farsi sentire. Molti cittadini contestano gli importi delle bollette salate, preannunciando ricorsi. Il Comune sull’argomento ha preferito restare distante, dicendo semplicemente che i conteggi vengono fatti dalla società di gestione e su questi l’amministrazione non può fare nulla. Però il fronte della politica sembra movimentarsi grazie al Consigliere Comunale del Pdl, Danilo Romei, che ha già contattato uno studio legale da mettere a disposizione dei cittadini decisi a presentare ricorso e, per l’occasione, ha tenuto il 16 novembre un incontro molto seguito presso la sede del Comitato di Quartiere dei Campi. A breve quindi i cittadini potranno contare su un ufficio legale che per prima cosa metterà sotto la lente d’ingrandimento i parametri usati da Acque Potabili per elaborare le bollette. Lo stesso Comitato di Quartiere dei Campi d’Annibale non è rimasto a guardare. Da

ROCCA DI PAPA

anni il Presidente Gianfranco Silvestrini si batte contro il caro-acqua a fronte di un servizio che non può certo definirsi efficiente. “Come mai -si chiede il Presidente Silvestrini- con Enel, Telecom e gas non si verificano mai disguidi mentre con Acque Potabili è sempre la stessa storia?”. Al Comitato di Quartiere dei Campi si sono rivolti e si stanno rivolgendo molti cittadini che, con bollette alla mano, chiedono aiuto anche solo per poter capire come si arriva agli importi richiesti. “Il Comune deve farla finita di disinteressarsi della questione dell’acqua -continua Silvestrini-, pochi mesi fa il Sindaco

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Gianfranco Silvestrini

venne da noi a dirci che le bollette sarebbero diminuite del 50% con l’ingresso di Acea. Che cosa è successo dopo? Perchè il servizio con-

Tirocini formativi per i giovani

Costruire un ponte tra il mondo universitario e il mondo del lavoro: è l’obiettivo di una convenzione tra la Comunità Montana dei Castelli Romani e Prenestini e l’Università La Sapienza di Roma, per attivare tirocini formativi e di orientamento, presso gli uffici dell’Ente montano a Rocca Priora. La Convenzione, già approvata dalla giunta dell’Ente, intende offrire a giovani laureandi e a neolaureati l’opportunità di acquisire la conoscenza pratica di realtà economiche e produttive, che possano integrare il percorso accademico dello studente, in modo da poterne agevolare le scelte professionali future. In virtù di tale convezione, la Comunità Montana si appresta ad attivare il primo tirocinio, per una studentessa universitaria che frequenta un master di specializzazione orientato alla valorizzazione dei centri storici minori. L’indirizzo combacia con le politiche dell’Ente, trovando specifica applicazione nell’azione del Piano di Sviluppo Locale “Terre di Qualità”, attivato dal Gruppo di Azione Locale a favore dei Castelli Romani e Prenestini, in cui verrà inserita questa prima tirocinante. Altri studenti dei Castelli potranno trovare collocazioni diverse in Comunità Montana, in base alla propria specializzazione.

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tinua a restare nelle mani di una società di Torino?”. L’altro problema, forse il più sentito, riguarda il modo di pagare le cifre richieste. In alcuni casi si arriva a 300-400 e anche 800 euro e molti non sono in grado di far fronte al pagamento unico. “Perchè non ci hanno inviato le bollette a cadenza trimestrale?” si chiede una signora che si è vista recapitare un bollettino postale di 387 euro. E in effetti è la domanda che si fanno tutti i roccheggiani. Acque Potabili avrebbe comunque fatto sapere che le rateizzazioni saranno possibili ma solo di fronte a cifre ragionevolmente alte. Chi dovrà stabilire questa “ragionevolezza della cifra” non è dato saperlo, visto che l’informazione ufficiale è stata, ed è, del tutto carente.

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ROCCA DI PAPA 58 mila euro il costo totale, nel 2010 se ne spesero oltre 100 mila

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La Pro-Loco supera la prova ma la Sagra deve migliorare

di Andrea Rasetti La Sagra delle Castagne targata Pro-Loco ha superato la prova anche se problemi, lacune e inesperienze hanno giocato la loro parte. Intanto, cominciamo con una nota positiva che denota voglia di trasparenza e partecipazione. Il Presidente della Pro-Loco, Emiliano D’Andrea (foto a lato), ci ha inviato un primo resoconto economico della Sagra in attesa di inviarci quello definitivo. E’ la prima volta che accade e già questo è un fatto molto positivo. “Mi piace sottolineare -ha detto Emiliano D’Andrea- che il tutto è stato realizzato in meno di due mesi e non ti nascondo che ciò non ci ha consentito di fare molto, al contrario ci ha portato a fare degli errori che sicuramente con maggior tempo a disposizione in futuro sapremo evitare arrivando sia ad ottimizzare le spese che ad aumentare gli incassi”. Eccoli dunque i dati sulla XXXII Sagra delle Castagne: - la spesa totale della Sagra non dovrebbe superare i 58 mila euro al netto delle spese di competenza del Comune (straordinari di Vigili, dipendenti e altro), lo scorso anno si spesero 105 mila euro sempre al lordo delle spese di competenza del Comune; - l’incasso totale dovrebbe attestarsi sui 70 mila euro al netto dell’incasso di competenza del

Comune (per esempio gli ambulanti); - 38 cittadini roccheggiani, tra studenti e disoccupati, hanno avuto la possibilità di guadagnarsi 150 euro netti per cuocere castagne e presidiare i diversi varchi d’ingresso alla Sagra; - 85 quintali è il quantitativo di castagne distribuito, lo scorso anno vennero superati i 100 quintali; - 29 mila euro è l’incasso derivante dalla vendita delle caldarroste, lo scorso anno ne furono incassati circa 23 mila. Questi dati ci dicono che la Sagra è viva e che può diventare davvero uno degli appuntamenti più importanti nel panorama regionale e nazionale delle sagre, al livello dell’Infiorata di Genzano, della porchetta di Ariccia e dell’uva a Marino. C’è anche da dire che il boom di visitatori,

favorito da due giornate quasi primaverili, ha creato qualche problema in più. Ora veniamo alle cose che, secondo noi, non hanno funzionato. Intanto è stato un errore non utilizzare il legno di castagno per l’allestimento degli stand. L’economia locale è rappresentata dal legno più che dal frutto della castagna e quindi una sagra dovrebbe anche mettere in evidenza l’artigianato locale e le imprese che producono arredi, staccionate, travature, ecc. Gli stessi carretti esibiti agli ingressi apparivano finti, artificiosi, realizzati con truciolati e compensati di scarsa qualità. Ecco, coinvolgere qualche artigiano per dare vita a prodotti veri potrebbe essere una cosa buona. Altrimenti si corre il rischio di trasformare la Sagra (e con essa Rocca di Papa) in un paese finto quasi fosse una scenografia prodotta a Cinecittà.

il Segno - Novembre 2011

Invece, basterebbe semplicemente valorizzare già quello che il paese ha. Un altro aspetto negativo è stato quello di relegare alcune attività espositive artistico-artigianali in luoghi fuori mano mentre le strade principali erano affollate di venditori ambulanti di ogni tipo. Privilegiare l’artigianato rispetto ai prodotti di magazzino dovrebbe essere d’obbligo. Infine, un po’ tascurato è stato l’aspetto igienico-sanitario. Abbiamo visto, per esempio, cuocere la pannocchie di mais utilizzando la diavolina. E questo è stato fatto per i due giorni consecutivi. Anche su questi aspetti servirebbe una vigilanza maggiore. Così come servirebbe un maggiore controllo sulla qualità delle castagne vendute al pubblico. In molti casi di scarsa qualità e spesso guaste. Noi stessi abbiamo ricevuto delle mail di persone che arrivate a casa dopo la sagra hanno praticamente dovuto gettare quasi per intero le castagne acquistate. In conclusione, bisogna entrare nell’ottica che la sagra non è solo cucinare e vendere fettuccine ai porcini ma dovrebbe essere la festa più importante per far conoscere ai numerosi visitatori i lati migliori del paese, sapendo che qui troveranno castagne buone, accoglienza ottima e prodotti di qualità. La neo Pro-Loco comunque sembra aver superato la difficile prova. “A grandi linee conclude il Presidente D’Andrea- siamo veramente soddisfatti del risultato ma soprattutto abbiamo accumulato un bagaglio di esperienza importante che speriamo di mettere a disposizione della città nelle prossime occasioni”.

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ROCCA DI PAPA Lo stato generale del paese sembra in piccolo la fotocopia di quello dell’Italia

il Segno - Novembre 2011

Caro parente americano qui a Rocca le cose sono peggiorate Segue dalla prima pagina

Isola Ecologica Comunale sottoposta a sequestro perché priva degli indispensabili requisiti e autorizzazioni come l’ultima delle case abusive. Discariche piccole e grandi ovunque. Stato di abbandono di siti archeologici importanti come la Via Sacra, Monte Cavo, gli Arcioni, Palazzolo. Scorribande di biciclette, cavalli, autoveicoli e motoveicoli nei boschi su percorsi che nessuno controlla. Case regolari, semi regolari, abusive piccole e grandi disseminate ovunque. Strade strette, mai progettate, nate per caso o per “bontà” di chi ha lasciato un metro del suo terreno. Centro storico impresentabile al turista: negozi chiusi o ridotti ad abitazioni, angoli fatiscenti, opere private su spazi pubblici che si fa finta di non vedere, sopraelevazioni improvvise che tolgono vista e respiro ai vicini, cantine abitate senza servizi igienici. Parchi comunali che ritornano “privati” come la Pompa, o abbandonati e pericolosi come quello intitolato a Landsberg, comune gemello. Orti alienati a prezzi stracciati, come per liberarsi del patrimonio pubblico che non si è capaci di amministrare, eletti da molti a propria dimora edificando alla svelta case senza controlli o collaudi che inquineranno in eterno. Interventi a cose fatte degli enti preposti che non servono a impedire opere illegittime o ad ottenere il ripristino dei luoghi allo stato precedente. Percorsi naturali per le acque meteoriche senza controlli e cure, ostruiti da vegetali, inerti e rifiuti ingombranti; deviati o costretti in condotte per costruirci sopra palazzi; occupazione delle superfici predisposte dalla natura per il deflusso senza danni delle acque in caso di nubifragi. Patrimonio boschivo pub-

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1- L’ecocentro di via delle Barozze posto sotto sequestro. 2 - Una discarica abusiva. 3 - I ripetitori radio-tv di Monte Cavo. 4 - L’abbandono della Via Sacra. 5 - L’abbandono dell’acquedotto romano degli Arcioni. 6 - L’abbandono dei boschi pubblici. 7 - Il monumento rupestre di Palazzola com’era. 8 - L’ex cava di lapillo. 9 - Il municipio

blico che rende molto poco al Comune ma fa ricchi o benestanti i boscaioli-commercianti; 1.500 ettari che qualcuno vorrebbe suddividere in lotti da “affittare per anni” a chi farà diradi e tagli di fine turno mentre, a terzo millennio inoltrato, nessuno pensa a tecniche e attrezzature moderne per queste attività. Cani, anche con una casa e padrone, che scorazzano ovunque senza controllo. E per finire, ma non ne sono certo, cacciatori che non si rassegnano alle regole dei parchi regionali. L’unica nota positiva è costituita da una rinata attenzione alla sfera della cultura in senso ampio, unita alla voglia di partecipare di tante persone, gio-

vani e anziane, agli eventi culturali, artistici, sportivi e del tempo libero; mentre la recente rinascita di una Pro Loco cittadina costituisce un’opportunità che, se non sarà “usata” dalla politica, potrà produrre effetti benefici per il paese. Al tempo della tua visita vedemmo i già gravi sintomi di una malattia che avanzava inesorabile, mentre il potere la “curava” con medicine placebo. Una finzione che è costata già molto a tutti noi. Al governo di questi luoghi abbiamo delegato chi ha concesso l’inimmaginabile ai singoli a danno di tutti gli altri. Tante volte è accaduto. Si tratta di vantaggi effimeri che non compensano il danno su-

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bito dagli stessi “beneficiati” quando ulteriori concessioni sbagliate saranno elargite a mille altri. La situazione è ormai insostenibile. Centinaia di case senza infrastrutture. Centinaia di case invendute. Viabilità al collasso. Stato dell’ambiente che ha superato ogni limite di tollerabilità. Amministrazione poco credibile anche se eletta con notevole consenso. Sembra la fotocopia di quella nazionale: ampia ma “incapace” di fare le cose giuste. Si profila inoltre una sorta di connubio maggioranza-opposizione che sulle tematiche descritte sembrano sposare una sintesi comune: “Non vi preoccupate continueremo su questa strada: ad ognuno il suo permesso o provvedimento ad hoc. Siamo qui per questo”. Penserai che esagero con questa descrizione catastrofica, ma sono convinto che soltanto prendendo coscienza della realtà si potrà ricominciare a lavorare per “il bene comune” di questo paese e non soltanto per il “bene dell’anima” come sembrano credere di dover fare gli attuali Amministratori. Inviterò alla riflessione i concittadini pubblicando questa mia sul giornale locale molto letto ogni mese. Se lo vorranno potranno replicare perché sarà messo a disposizione tutto lo spazio necessario. Potrai leggere gli eventuali sviluppi sul relativo sito internet www.issuu.com/ilpiccolosegno. Caro Johnny mi dispiace dover pensare che alla prossima visita non troverai una situazione migliore di quella descritta perché per cambiarla in positivo avremo bisogno di persone diverse alle quali affidare il paese; capaci di somministrargli le giuste medicine per una guarigione che, comunque, difficilmente potrà avvenire entro un tempo adatto alla nostra età. Ti abbraccio. il-sognatore.blogspot.com.


Primo sbancamento sulla strada delVivaro.Inizialacementificazione? ROCCA DI PAPA

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di Luigi Serafini Primi sbancamenti al Vivaro. Sulla strada cosiddetta Olimpica, poco prima del centro residenziale dei “Colli del Vivaro” un cittadino ci ha segnalato la nascita di un grande cancello con relativo sbancamento (foto a lato) che ha dato vita a una breve salitella che sfonda proprio sulla strada principale. Non sappiamo che cosa ci sia al di là del cancello, nè di chi sia questa proprietà, nè tantomeno se il Comune di Rocca di Papa sia a conoscenza o meno dell’accaduto. Resta il fatto che la frazione del Vivaro continua a subire azioni di cementificazione selvaggia che pian piano ne stanno compromettendo l’ambiente e la natura incomtaminata. Già lo scorso anno il

Comune roccheggiano aveva dato il suo via libera a due iniziative edilizie che poi non hanno superato i pareri del Parco dei Castelli Romani ma a quanto pare sulla frazione verde l’amministrazione non sembra voler mettere in campo le iniziative di salvaguardia necessarie. Se oggi avvengono questi sbancamenti che cosa accadrebbe dal punto di vista della cementificazione se malauguratamente le Olimpiadi del 2020 dovessero davvero svolgersi a Roma? Sì, perchè l’amministrazione Boccia punta molto su questo evento mettendo a disposizione il Vivaro per lo svolgimento delle discipline ippiche. E allora vi pare che non diventerebbero “necessarie” cheggi ampi, ecc.? L’imstrutture ricettive, strade larghe, par- pressione, infatti, è che al Vi-

Dal Presidente di FLI riceviamo e pubblichiamo

“Attenti alla politica delle facili promesse” C’è un aspetto della vita politica/amministrativa rocchigiana che mi ha sempre incuriosito: prevalgono sempre le parole, i bei discorsi. Parole, parole e ancora parole. Capita spesso invece che i fatti siano messi in secondo piano. La cosa più strana ancora è che i fatti, che dovrebbero essere chiari e oggettivi, spesso non lo sono, perché ogni parte li vede a modo suo. Mi sono sempre chiesto se c’è un modo per superare questa situazione. Ai rocchigiani interessa ovviamente la nostra città, affinché le cose che riguardano Rocca di Papa siano concrete. Riguarda tutti i cittadini che le strade siano asfaltate, che le scuole funzionino, che la raccolta e lo smaltimento dei rifiuti siano ben gestiti, che le tasse comunali siano eque, ecc. cose concrete, insomma. Misurabili.

Il lavoro di un amministratore comunale è quello di amministrare bene il suo Comune e rispondere alle esigenze della cittadinanza, e quindi chiedo a voi, questa maggioranza amministra bene? Tutti i partiti/gruppi civici che si sono candidati alle elezioni comunali hanno presentato un programma che li ha impegnati con i cittadini una volta eletti sia di maggioranza sia di minoranza. A volte si è sparato piuttosto in alto, come nel caso che riporto: “una volta eletto il mio impegno e la Vostra collaborazione……….. cambieremo le cose a Rocca”. E proprio nel rapporto tra parole e fatti sta il punto dolente. Quanti concittadini ricordano tutte le promesse fatte in campagna elettorale dalla lista che ha votato? Pochi, ne sono certo. E ancora meno sono coloro in grado di dire quante promesse

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sono state mantenute. E così si dimentica, e ci si presenta al successivo appuntamento elettorale senza avere dati concreti sui quali basare le proprie scelte, e ci si affida come sempre al galletto di turno con promesse di posti di lavoro, al Parlamento, al Comune, alle Ferrovie, alle Poste e cosi via, così è successo nell’ultima tornata elettorale, da parte di alcuni candidati Consiglieri di vecchio e primo pelo. Cari cittadini di Rocca, è ora che passiate a “riscuotere” quanto vi hanno promesso, da quelle persone che con il vostro voto siedono in Consiglio Comunale, sicuramente non le avrete dimenticate ma neanche loro vi hanno dimenticato dopo mesi di silenzio si sono ripresentati e vi hanno invitato a fare la tessera per il partito che rappresentano, per fare in modo di ottenere quello che già vi hanno promesso in campagna elettorale, e ancora una volta siete caduti nella rete tesa per la pesca. Vi consiglio di andare a cercarli e pretendere quanto dovuto. Oppure hanno già dato? Certamente sì, ai loro familiari. A Voi la solita bufala. Bruno Romano Presidente FLI Rocca di Papa

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Centro Storico, successo per la politica del “fai da te”

Ogni cittadino fa quello che vuole in barba agli uffici comunali

Le inferriate abusive su aree pubbliche spuntano come funghi

di Paola Gatta Da anni si dibatte su come dovrebbe essere salvaguardato e migliorato il centro storico di Rocca di Papa al fine di un suo rilancio turistico. L’ultima trovata in tal senso è stata la nascita del “Laboratorio Centro Storico” fortemente voluto dall’Ass.re Marika Sciamplicotti qualche mese prima delle elezioni amministrative. Il suo compito? Redigere, in accordo con il Comune, progetti di qualità e soprattutto avrebbe dovuto dire ai cittadini che qui risiedono le cose da fare per fermare il degrado generale, la chiusura delle attività commerciali, ecc. ecc. I negozi continuano a restare chiusi, alcuni resistono, altri cercano di impegnarsi con grande entusiasmo (è il caso di Elio, l’alimentari aperto di recente in Via Duomo). Ora è la volta della “libera iniziativa cittadina”, la versione tutta roccheggiana del “fai da te”. Vuoi aprire una finestra? Fallo! Vuoi installare una parabola di un metro quadrato in uno dei vicoli storici? Fallo! Vuoi chiudere una porzione di strada pubblica? Ma allora sei proprio di coccio: fallo e basta! E così hanno pensato di fare alcuni cittadini. La madre di tutti i “fai da te” si può ammirare proprio affacciandosi da piazza Garibaldi (piazza dell’Erba per

i roccheggiani doc). Di fronte al lavatoio pubblico, davanti a uno dei nuovi murales, è stata posizionata un’inferriata lunga una decina di metri che ha praticamente chiuso una fetta consistente dello slargo, coprendo poi di Il “fai da te” in Via del Macello Vecchio, rotoli di guaina sotto piazza Garibaldi l’intera superficie. In questo caso non sappiamo se gli uffici comunali abbiano autorizzato la chiusura dell’area (visto che al di sotto si trova un’abitazione) ma resta il fatto che anche nel caso in cui si possano riscontrare motivi seri per consentire modifiche di luoghi pubblici, queste dovrebbero essere realizzate seguendo delle direttive precise. E’ possibile mettere la guaina sui sanpietrini come se niente fosse? Un altro bell’esempio di “fai da te” si trova in Via dei Caprari (un vicolo largo sì e no un metro e mezzo!), dove un residente ha pensato bene di mettere un’inIl “fai da te” in Via dei Caprari ferriata con tanto di cancelletto proprio sul pavimento stradale, partecipate anche voi alla fiera anche qui coprendo gli storici del “fai da te”, magari alla fine sanpietrini con delle piastrelle si vince anche un bel premio. moderne. Quindi, cari cittadini,

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Il Consigliere Romei

“La gestione dei rifiuti è fallimentare”

Tra le interrogazioni consiliari presentate lo scorso 23 settembre una in particolare ci sembra molto interessante e riguarda la gestione del servizio dei rifiuti. A presentarla è stato i Consigliere d’opposizione Romei, secondo cui “l’introduzione della raccolta differenziata non ha prodotto i risultati sperati. I carrellati sono quotidianamente stracolmi d’immondizia” e i cassonetti dei Campi sono presi d’assalto dai “residenti pigri del centro storico” che di differenziare i rifiuti non ne vogliono sapere. Il Consigliere poi segnala “l’estremo degrado di Via Vicinale delle Faete, dove la strada è completamente coperta di rifiuti edili”.Un altro problema evidenziato riguarda gli sfalci delle potature che, per il Consigliere Pdl, vengono raccolti dalla ditta “dopo 4050 giorni in media”. Andrea Rasetti


ROCCA DI PAPA Il Presidente della Provincia ha inaugurato la mega-rotonda

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Si abbellisce l’ingresso... e si dimentica l’intero paese

Cavo, alla ricerca della Via Sacra e della terrazza da dove si vedono i due laghi... ma trova una selva di antenne che spaventa (specialmente d’inverno l’immagine è spettrale), la Via Sacra abbandonata alle erbacce... i due laghi per fortuna ci sono ancora, uno (quello di Nemi) sempre più piccolo, l’altro (quello di Castel Gandolfo) con delle enormi chiazze bianche di dubbia provenienza (ma questo lo imputo ai Sindaci di quei paesi). Poi, il turista, scende dal monte e s’incammina tra i nostri boschi e vi trova case, casette, villini e villoni... finalmente giunge in qualche area attrezzata, trova boschi nascosti, oasi e valli perdute con farnie… ma sono aree private, e dobbiamo ringraziarli perchè il nostro Comune trascura il suo patrimonio boschivo, almeno lì il nostro turista può sostare, riposare, bere e mangiare. E alla fine viene da domandarsi: i 500 mila euro spesi per la rotonda non era meglio utilizzarli per migliorare il paese?

La nuova opera di Via dei Laghi è costata circa 500 mila euro

di Daniela Di Rosa Il 26 ottobre il Sindaco di Rocca di Papa insieme al Presidente della Provincia, Zingaretti, ha inaugurato la mega rotonda all’incrocio delle quattro strade (Via dei Laghi). A parte il fatto che a me tutte queste rotonde, piccole o grandi che siano, non piacciono, il loro intento era quello di dare un maggior decoro all’entrata del paese… E tutto il resto? E il degrado che vediamo tra le vie del centro? Che facciamo, lo nascondiamo sotto il tappeto? Mettiamo, per esempio, il turista che arriva nel nostro paese, pensa: “se l’ingresso è così promettente figuriamoci il

resto!”. E qui comincia il suo cammino in giro per Rocca di Papa. Troverà il centro storico (da sempre cuore di una città) sporco e morto, file di negozi chiusi da anni... passeggerà tra sacchetti di rifiuti lasciati fuori dalle porte (dato che la domenica gli spazzini non passano). Non sarebbe il caso di migliorare il servizio? Non è bello camminare per vicoli antichi e inciampare in buste di plastica che per-

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“Chiediamolo al Sindaco”... l’iniziativa del Movimento

E’tornata l’azione civica del “Movimento per Rocca di Papa”

Domande su depuratore, isola ecologica e opere pubbliche

di Luigi Serafini Il “Movimento per Rocca di Papa”, l’associaizone civica nata qualche mese fa attraverso la rete di internet, è tornato a farsi sentire. Nei giorni scorsi, infatti, ha presentato all’amministrazione comunale una lettera in cui pone al Sindaco alcune domande sulle vicende che hanno interessato il territorio, spesso finendo sulle pagine della cronaca giudiziaria. A cominciare dal sequestro del depuratore comunale di Borgo Valle Vergine, in merito al quale il Movimento ha chiesto “a quanto ammontano i costi preventivati per le suddette opere provvisionali; quale sia l’attuale stato dei lavori; a quanto ammontano i costi ad oggi sostenuti; se e quando lo stesso depuratore verrà riattivato”. Risposte che il Comune avrebbe già dovuto fornire ai cittadini e che invece ancora non sono arrivate. Da un sequestro all’altro. Anche per quello più recente dell’isola ecologica, non sono mancate le domande recapitate al Sindaco, dopo aver chiesto le motivazioni che hanno indotto l’Autorità Giudiziaria a convalidare il sequestro: “se per la messa in funzione dell’isola ecologica erano state acquisite tutte le autorizzazioni previste dalla vigente normativa ed eseguite tutte le opere

necessarie; se esiste un progetto per l’adeguamento e la messa a norma dell’impianto; quali sono i tempi per la realizzazione degli eventuali lavori di adeguamento e per la successiva riap e r t u r a dell’impianto; quali costi dovranno sostenere i cittadini oltre agli inevitabili disagi”. Il “Movimento per Rocca di Papa”, come si può vedere, ha messo molta carne al fuoco, non tralasciando altre questioni importanti, a cominciare dalle opere pubbliche che da molti mesi sembrano proseguire a rilento o non proseguire affatto. In merito alla nuova sede comunale, al parcheggio di piazza Valeriano Gatta, alla scuola materna dei Campi d’Annibale, all’illuminazione pubblica, al rifacimento di via Gramsci e ai lavori effettuati nel periodo pre-elettorale, sono state poste altrettante domande tese a capire “se sono state apportate varianti sostanziali agli

originari progetti; se le eventuali varianti sono state approvate ed autorizzate; a quanto ammontano le spese preventivate, i costi sostenuti e i costi residui; lo stato attuale dei lavori e le eventuali sospensioni; quali erano i tempi di realizzazione preventivati e quali sono quelli attualmente previsti”. Non sappiamo se le risposte arriveranno e quando arriveranno ma crediamo che alcune risposte, oltre che dal Sindaco, potrebbero arrivare anche da Assessori presenti e passati che, su molti temi, hanno uguali responsabilità. Ma l’esperienza ci fa dire che le risposte non arriveranno.

La lettera

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“Anche a Rocca gli imbecilli non mancano”

Gentile Direttore, mi conceda poche righe per ringraziare il sig. Marco Rapo per l’impegno profuso per i malati di S.L.A. (Sclerosi Laterale Amiotrofica), n. di ottobre de “Il Segno”. Marco Rapo mi ha dato il coraggio di gridare il mio sdegno contro l’ignoranza di pochi autoctoni imbecilli. Spiego: da quattro anni sono affetta da Sclerosi multipla a placche, una malattia invalidante per cui non vi è cura, lontana mille miglia dalla S.L.A., ma che rende la mia vita una mortificazione continua fisica e sociale. Non mi lamento, c’è di peggio. Ma trovo che in ogni ambito si dia poco spazio e voce alle difficoltà dei disabili. In questo paese, dove sono dovuta venire mio malgrado, è impossibile muoversi tra buche, sampietrini rotti, presenza di barriere architettoniche addirittura per accedere in Comune e quant’altro. Non mi vergogno certo della mia malattia che non è una colpa ma una disgrazia. Provo profonda pena e compassione invece per taluni roccheggiani che spesso, al mio passaggio, mi deridono, commentano vigliaccamente e senza pudore la fatica di un passo lento appoggiata ad una stampella. Ai gentili signori e signore, ragazzetti seduti in un bar dall’alba al tramonto, ricordo che la vita può cambiare in dieci secondi a tutti. Nessuno escluso. Grazie. Viviana Bisi

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di Andrea Sebastianelli Le Ordinanze dovrebbero in primis tutelare l’incolumità pubblica e quella dei cittadini ma spesso servono solo ai Sindaci per tutelare il proprio sedere dal punto di vista legale nel caso dovessero accadere incidenti. La nostra storia inizia lo scorso 4 ottobre, quando viene presentata al Sindaco di Rocca di Papa, Pasquale Boccia, una dettagliata “relazione di servizio redatta da personale dell’U.T.C. (Ufficio Tecnico Comunale, n.d.r.) e personale della Polizia Locale” sulle condizioni in cui si trova il Parco del centro storico dedicato a Landsberg am Lech, la cittadina bavarese gemellata con Rocca di Papa. La relazione mette in evidenza il degrado, lo stato di abbandono e l’estrema pericolosità di questo parco pubblico che, malgrado sia di una bellezza unica essendo collocato a poche decine di metri dal centro abitato, non riesce ad essere tenuto nelle condizioni che meriterebbe. La relazione dei tecnici comunali si sofferma sul fatto che la situazione di pericolo è determinata dalla “mancata manutenzione delle strutture ivi presenti”. Considerato che Boccia governa Rocca di Papa da quasi vent’anni (tralasciando le precedenti esperienze amministrative) viene da domandarsi che cosa abbia fatto in tutti questi anni se non è riuscito nemmeno a garantire la manutenzione di un parco pubblico. Eppure nel Parco Landsberg, negli ultini anni, sono finite risorse economiche molto rilevanti per un Comune come Rocca di Papa, oggi in crisi finanziaria e di liquidità. Calcolando i costi per gli arredi, per i lavori straordinari, per quelli di messa in sicurezza, per il chiosco in legno di castagno, per la sistemazione generale, ecc. ecc., arriviamo a una cifra

A P P R O F O N D I M E N T O

Il Parco Landsberg è pericoloso e andrebbe chiuso ma nessuno lo sa (a parte il Sindaco)

Il Sindaco il 13 ottobre, dopo una relazione del suo ufficio tecnico e dei Vigili, ha emesso un’Ordinanza sulla pericolosità del parco pubblico del centro storico... ma adulti e bambini, tenuti all’oscuro dei rischi, continuano a frequentare abitualmente il Parco

che raggiunge e forse supera i 500 mila euro (un miliardo delle vecchie lire). A vedere come è ridotto oggi viene da domandarsi come sia stato possibile spendere tanto per arrivare a un degrado così diffuso e oggi certificato dagli stessi uffici comunali. Dopo aver letto la relazione tecnica, il Sindaco il 13 ottobre ha infatti emesso un’Ordinanza (la n. 176) che “ordina la chiusura immediata del Parco Landsber am Lech, fino al termine dei lavori di manutenzione ordinaria e straordinaria” di cui, per la cronaca, non si vede traccia. Fin qui tutto sarebbe andato nel verso giusto, a parte le considerazioni che facevo prima sulla capacità di spendere i soldi pubblici e per opere pubbliche che poi non si è in grado di salvaguardare. E invece a rendere ancora più grave la situazione è che di tale Ordinanza nessuno ne è venuto a conoscenza a parte gli organi e le autorità di rito (Carabinieri, Polizia Locale e Ufficio Ambiente). Sul posto (almeno fino ad ora) nessuno ha provveduto nè a chiudere gli ingressi principali (due su Viale Madonna del Tufo e uno direttamente sul distributore di benzina) nè ad affiggere comunicazioni tese ad

Uno dei camminamenti fatiscenti con tanto di staccionata pericolante. Al di sotto della staccionata vi è una scarpata di spini che si affaccia su Viale Madonna del Tufo

avvisare gli ignari cittadini sulla pericolosità del Parco. Il paradosso si è raggiunto però tre giorni dopo l’Ordinanza emessa dal Sindaco. Il 16 ottobre, una domenica, si è svolta “Castagnolandia”, una bella iniziativa tutta dedicata ai bambini e allo sport, in attesa della Sagra delle Castagne. Decine e decine di bambini hanno partecipato ai giochi allestiti dal Belvedere fino a ridosso del Parco Landsberg e non è escluso che qualche

bambino possa essere entrato anche nel Parco rischiando davvero grosso. Stessa scena la settimana dopo in occasione della Sagra delle Castagne. Molti visitatori si sono avventurati all’interno del Parco trovando cancelli e varchi completamenti aperti. Anche in quel caso sarebbe potuto accadere l’irreparabile ma fortunatamente non è successo nulla perchè altrimenti staremmo a raccontare un’altra storia. La solita storia italiana


che dopo le tragedie tutti, almeno sulla carta (Ordinanze, ecc.), hanno fatto il proprio dovere. Altre scene si ripetono ogni venerdì durante il mercato settimanale. Molti cittadini parcheggiano l’automobile lungo Via Alberobello e, da qui, per andare al mercato, entrano nel parco e lo attraversano per intero correndo i rischi certificati dall’Ordinanza Boccia. I cittadini hanno tutto il diritto di sapere se, percorrendo una strada, una piazza o frequentando un parco pubblico, stanno correndo dei rischi, quindi sarebbe bastato chiudere i tre cancelli principali e affiggere degli avvisi negli altri ingressi e in vari punti del Parco. Ma comprendiamo anche che, facendo questo, il Sindaco avrebbe ammesso pubblicamente di non essere riuscito nemmeno a pulire un semplice spazio verde. Meglio allora firmare un’Ordinanza “silenziosa” e sperare nella buona sorte per i cittadini ignari. Anche perchè, fosse accaduto qualcosa, lui l’Ordinanza l’aveva emessa e la colpa sarebbe ricaduta solo su quei cittadini disgraziati, responsabili (questo sì) di non leggere la bacheca posta all’ingresso della sede comunale. Quale genitore manderebbe i suoi figli a giocare in un parco sapendo che correrebbero dei seri rischi di incolumità? E lei, Sindaco, manderebbe i suoi figli a giocare in quel parco pubblico? E perchè invece i figli dei semplici cittadini dovrebbero andarci del tutto ignari dell’esistenza di un’Ordinanza? La situazione è davvero grave perchè bisogna tenere conto che nel Parco si trovano dei giochi per bambini, dei camminamenti divelti e pericolosi, delle staccionate fradice che non reggerebbero nemmeno l’urto di una piuma. Ci sono addirittura le macerie del chiosco di castagno col-

Così sono ridotti oggi i camminamenti realizzati pochi anni fa sempre dall’amministrazione Boccia

Ecco ciò che resta del chiosco in leglo di castagno realizzato durante gli ultimi lavori straordinari eseguiti dal Comune

Ecco le condisioni della staccionata fatiscente e precaria che dà su uno strapiombo di circa 9 metri. Una parte di questa staccionata è del tutto assente rendendo pericolosissima la permanenza all’interno del Parco

Bisogna evidenziare anche la pericolosità di alcuni giochi per bambini, collocati una decina di anni fa. Nella foto vi è una parete-gioco da scalare che finisce direttamente su una scarpata senza alcuna protezione

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In diecianni per il Parco sono stati spesi circa 500 mila €

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A P P R O F O N D I M E N T O

L’Ordinanza n. 176 emessa dal Sindaco il 13 ottobre scorso

locato solo pochi anni fa. Nei punti più pericolosi, le staccionate sono addirittura assenti, come quella che dovrebbe proteggere dallo strapiombo di circa 8 metri che dà sul piazzale d’ingresso. Ora speriamo che gli opportuni avvisi vengano affissi e che l’amministrazione quanto prima provveda a sistemare questo parco che, nell’arco della sua cinquantennale storia, ha conosciuto raramente un degrado tanto diffuso. Andrea Sebastianelli

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ROCCA DI PAPA Festeggiati i 90 anni della cronoscalata automobilistica Vermicino-Rocca di Papa

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il Segno - Novembre 2011

Sono arrivati in 300 da tutta Italia perrendereomaggioallastoricacorsa

di Angelo Cavalli Cominciamo dai numeri: oltre 300 partecipanti provenienti da tutta Italia, il più lontano da Ragusa, oltre 100 auto, 18 Jaguar, 9 E type, 18 Ferrari, 11 auto ex Polizia e Carabinieri, importante presenza di auto anteguerra, due giornate intense, oltre 10 milioni di euro il valore dei mezzi sulla strada. Basta questo per comprendere che l’evento che si è svolto a Rocca di Papa il 17 e 18 settembre per festeggiare i 90 anni della “Cronoscalata Vermicino – Rocca di Papa” e i 50 anni della Jaguar E Type non ha precedenti. Si è trattato di un evento d’importanza nazionale organizzato dal Club Auto Storiche Rocca di Papa e dalla Scuderia Jaguar Storiche e ha visto la partecipazione ufficiale di Club importanti come il Circolo Romano La Manovella, il Club Lampeggiante Blu, il Club Bianchina, il Ferrari Club Frascati, il Club Rosso Roma, la Scuderia 3A e il Club Tusculum. Sono stati inaugurati due murales, uno dedicato ai 50 anni della E Type, realizzato dalla giovane artista Clementina Vittucci, e l’altro dedicato ai 90 anni della Cronoscalata, realizzato dal Maestro Franco Carfagna e dall’artista Vittorio Maccari, Le opere, eseguite a spese dei due Club, sono un riconoscimento alla Città per le sue antiche tra- Pio Fondi dizioni sportive automobilistiche. Hanno partecipato nomi importanti dell’automobilismo italiano: Cosimo Turizio, grande pilota del passato, ma anche di oggi, Gherardo Spicciani, campione del passato e attuale Presidente del Veteran Car Club Viterbo, Massimo Natili, rintracciato per l’occasione dal Sindaco di Frascati Stefano Di Tommaso e, infine, il ferrarista Gino Verghini con la Ferrari 512 TR del 1992, che quest’anno ha vinto tutto quello che c’era da vincere: 1000 Miglia, Milano-Sanremo, Coppa dei Laghi, Targa Florio e Campionato Ferrari Club Italia. Lo squadrone della Jaguar era, anche quest’anno, guidato naturalmente dalla Presidente Rita De Gaetano, che è anche Presidente Onorario del Club Auto Storiche Rocca di Papa, ormai un punto di riferimento nazionale per l’automobilismo storico. La Vermicino-Rocca di Papa era sicuramente la più importante corsa in salita del Lazio ed una delle più importanti in Italia, ha rappresentato per più di 40 anni, dal 1921 al 1964, un prezioso strumento di incontro, aggregazione sociale e sviluppo

per il territorio. Sui 14,400 km del percorso, superando un dislivello di oltre 400 m, si affrontarono piloti celebri come Marzotto, vincitore della corsa del 1949 con la Ferrari, Bracco con la Maserati, Biondetti, Borzacchini, Fagioli e Taruffi. Giannino Marzotto affermava che chi era in grado di vincere la “Vermicino – Rocca di Papa” poteva anche vincere Il Sindaco di Frascati, Di Tommaso, mentre premia la 1000 Miglia! Su queste a Rocca di Papa il ferrarista Gino Verghini, vincitore strade correvano Ferrari, della Milano-Sanremo, della Coppa dei Maserati, Alfa Romeo, Bu- della Mille Miglia, Laghi e del campionato Ferrari Club Italia gatti e soprattutto Jaguar per le quali era un appuntamento fisso. Il messe in cantiere altre iniziative per il grande Clemente Biondetti qui era di casa. prossimo anno, ancora più impegnative, e Sospesa nel 1964, se ne perse la memoria, il Club ha intenzione di integrare e svilupcome spesso in Italia succede per tutto ciò pare tutte quelle realtà che si muovono sul che è socialità e cultura, grazie all’insi- territorio in modo completamente sinerpienza dei pubblici amministratori. Sono gico con il fine ultimo di creare aggregapassati solo tre anni da zione sociale e sviluppo in modo quando un gruppo di appas- trasversale coinvolgendo tutti i cittadini al sionati, guidati da Pio di là dell’età, del sesso e delle convinzioni Fondi, riunitosi nel Club personali. Auto Storiche Rocca di Ma il successo non è stato solo merito del Papa, ne ha riscoperto il va- Club. Occorre in primo luogo ringraziare lore dando vita alla I rievo- la Protezione Civile di Rocca di Papa che cazione storica. L’anno si è messa completamente a disposizione. successivo il salto di qualità Solo grazie a questi ragazzi, che hanno con il gemellaggio con la messo in sicurezza la strada, si è potuta Scuderia Jaguar Storiche e svolgere la cronoscalata notturna di la partecipazione in massa delle Jaguar. Monte Cavo e sempre loro hanno scortato Quest’anno la III rievocazione ha visto la colonna di 100 auto, insieme agli amici anche la nascita di un nuovo evento auto- del Club Lampeggiante blu, con auto di mobilistico: una vera e propria gara di re- Polizia e Carabinieri, attraverso il territogolarità, la “Cronoscalata di Monte rio del Comune di Rocca di Papa, in totale Cavo”. La gara si è svolta secondo le re- assenza della Polizia Locale. gole del campionato nazionale, lunga 3,5 Un particolare ringraziamento all’ammikm, con cinque pressostati, ha portato le nistrazione comunale di Frascati ed al 70 auto partecipanti ad un’altitudine di Sindaco Stefano Di Tommaso per il va1000 m e si è svolta in notturna, riscuo- lido supporto dato nel suo territorio e per tendo un enorme successo. Una nota sim- aver premiato a Rocca di Papa (!) i vincipatica: era divertente vedere i due folti tori della Cronoscalata. Ringraziamo gruppi di Jaguaristi e Ferraristi che si anche il gruppo di cittadini autorganizzati guardavano in cagnesco o si ignoravano, che, viste le promesse disattese dal Cosembrava di essere ritornati alle sfide mune, si sono armati di pale e cemento, degli anni ‘50 su queste strade, quando due giorni prima dell’evento, e sono anspesso la lotta era tra Jaguar e Ferrari. Ma dati a tappare le buche sulla strada di stavolta a metterli d’accordo c’era un Monte Cavo! socio della Scuderia Jaguar sulla cui Fer- Peccato per il Comune di Rocca di Papa: rari California spiccava lo stemma della un’altra occasione persa per essere protaScuderia Jaguar Storiche! gonista dello sviluppo della Città e per riIl successo dell’evento, al quale gli orga- tornare sulla ribalta nazionale. Questa nizzatori hanno lavorato per quasi un volta non ci saranno più prove d’appello. anno, è la base su cui si sta costruendo la * Direttore Sportivo Club Auto Storiche Città della Cronoscalata, progetto che Rocca di Papa, della Scuderia Jaguar vedrà coinvolti in un prossimo futuro diStoriche – Registro Storico Italiano verse realtà locali e nazionali. Si sono già e della Ferrari Club Italia


ROCCA DI PAPA

il Segno - Novembre 2011

Pentima stalla, l’invaso funziona ma ora serve un controllo costante

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Finalmente conclusa anche l’ultima fase della messa in sicurezza dell’intero tracciato

di Sergio Rasetti Con un articolo di Michela Emili pubblicato sul numero 299, 3-16 novembre, de “il Caffè dei Castelli” siamo stati informati che i lavori, costati 1 milione e ottocentomila euro, effettuati dall’XI Comunità Montana per il risanamento idrogeologico del fosso di Pentima Stalla “hanno brillantemente superato la prova delle prime piogge”. Ora spetta al Comune di Rocca di Papa la manutenzione di tutta l’opera per assicurare che il percorso delle acque piovane non sia mai ostruito da detriti vari trasportati dalle acque o gettati abusivamente dall’uomo. Un impegno pesante per il nostro comune che ha già grandi difficoltà finanziarie. Una responsabilità ancora più pesante alla luce di quanto è evidenziato nell’articolo “la presenza a monte di due discariche abusive, su proprietà private già poste sotto sequestro, agli Arcioni e a Pentima Stalla, che insistono sull’alveo del fosso, deviandolo in alcuni punti ... C’è il rischio che l’enorme quantità di rifiuti presente, ingombranti e materiali di risulta, possa sommarsi ai detriti trasportati dalla forza dell’acqua e neutralizzare la capacità di convogliamento del fosso…”. Una descrizione che, proprio in coincidenza con le precipi-

tazioni atmosferiche straordinarie e le relative inondazioni di Liguria e Toscana, desta preoccupazione nella nostra comunità. Ora, anche a casse comunali vuote, bisogna correre immediatamente ai ripari e spiegare perché non si è intervenuti prima a ripristinare tutti i percorsi naturali delle acque meteoriche e per pagare il conto sarebbe meglio attivarsi per individuare i responsabili delle ostruzioni, altrimenti finirà ancora una volta tutto a spese dei cittadini noti (perché pagano le tasse), ignari (perché le auto-

Il Pd nazionale chiama... il Pd locale non risponde

Grande manifestazione del Partito Democratico il 5 novembre a San Giovanni. 15 treni speciali, 2 navi, oltre 700 pullman. Il Centro Sinistra riconquista la piazza stuprata dalle violenze dei black bloc il 15 ottobre. Una mobilitazione nazionale per “convincere” il Paese che è indispensabile cambiare il governo nazionale. Da Rocca di Papa dove il centro-sinistra vince alla grande e Sindaco, Giunta, Consiglieri di maggioranza mostrano grande popolarità e sono “molto ascoltati politicamente”, ci si sarebbe aspettati una grande mobilitazione: manifesti, volantini, mail, messaggini, telefonate. La partenza dai Campi e da Piazza della Repubblica di almeno due autobus stracolmi per rendere visibile e concreta la partecipazione. Non abbiamo visto nulla di tutto questo e a San Giovanni nessuna faccia nota. Il nostro pensiero

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rità non li informano correttamente) e corretti (perché rispettano norme e leggi). A proposito: gli altri fossi sono tutti sotto controllo? Anche quello intubato recentemente che passa sotto un palazzo? E sono stati realizzati percorsi alternativi per le acque meteoriche nei casi in cui cittadini sprovveduti abbiano costruito immobili proprio sui percorsi naturali delle stesse? Un’infor-

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mazione precisa e puntuale da parte degli organi istituzionali renderebbe la vita nella nostra cittadina più tranquilla per tutti.

è andato a quella sede storica del partito di Corso Costituente (vedi foto), ora lasciata poltrire senza alcuna attività che evidenzia una realtà incontestabile: sotto il vestito di quel consenso elettorale l’agonia politica locale marcia inesorabilmente. Se Bersani dovesse contare sui militanti di Rocca di Papa per “andare lontano” temiamo che non farebbe molta strada. Sergio Rasetti


ROCCA DI PAPA ALLA SCOPERTA DEGLI ANTICHI MESTIERI - il vinaio 20

il Segno - Novembre 2011

“Il buon vino nasce ancora dall’antica tradizione roccheggiana” Lorenzo Gabrielli da tanti anni si batte affinchè le tradizioni locali vengano riscoperte, conservate e valorizzate. Lo avevamo visto qualche anno fa riproporre con successo la “gara del cacio” che vide i nostri nonni dare vita a sfide incredibili e memorabili. Più recentemente è riuscito a riportare alla luce il vecchio gioco popolare delle mitule (piastrine) riuscendo ad organizzare un vero e proprio torneo Lorenzo Gabrielli sulla piazza dei Campi d’Annibale e coinvolgendo decine di appassionati e curiosi. Il vino delle sue bottiQuesta volta Lorenzo ci ha invitato nel glie è un vino pregiato suo laboratorio dove ancora oggi segue perchè contiene solper filo e per segno la lavorazione del tanto il succo di quelvino come i vecchi artigiani di Rocca di l’uva raccolta e niente Papa gli hanno insegnato. E, chiedendo un altro. “Mio padre mi ha po’ in giro, sembra che sempre meno per- insegnato a fare il vino sone conservino questa tradizione locale. e prima di lui era mio Lorenzo, dopo aver raccolto l’uva, in- nonno a farlo. Io mi limito a mettere in sieme alla moglie e a poche altre persone, pratica quello che ho imparato nel corso della mia vita nel tennella zona di Lanuvio, tativo di conservare la la mette nei bigonzi conoscenza di espeper poi trasportarla dirienze che hanno carettamente nel suo laratterizzato il passato boratorio. Poco dopo di Rocca di Papa. Io comincia la lavorautilizzo ancora oggi zione dell’uva che gli stessi strumenti viene pigiata all’anusati cent’anni fa”: tica per poi essere deLorenzo però ha una positata nelle botti. grande paura, che con Dopodichè procede il passare del tempo per varie volte al tra- Il laboratorio di Lorenzo ai Campi anche queste tradivaso del liquido fin qui prodotto affinchè cominci a “purifi- zioni spariranno a favore di una producarsi” fino a diventare il vino da portare a zione esclusivamente industriale. “Le tradizioni di una volta vanno riscoperte e tavola. Una lavorazione che richiede impegno e insegnate anche ai giovani affinchè posfatica ma soprattutto tanta passione che, sano continuare a resistere nel corso degli abbinata alle conoscenze delle tecniche di anni. Tutti dobbiamo impegnarci affinchè una volta, permette ancora oggi di rivivere questo accada”. Andrea Sebastianelli le atmosfere dei nostri antenati.

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ROCCA DI PAPA L’iniziativa si è svolta al Parco dei Castelli Romani

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il Segno - Novembre 2011

Al festival degli alberi le bellezze del castagno

di Rita Gatta Insolita e piacevole passeggiata quella di sabato 29 ottobre nell’incantevole sentiero del Parco dei Castelli Romani a Villa Barattolo, Rocca di Papa. Organizzata dalle Associazioni Temperamenti e Terre Vivaci, si è trattato del piacevole epilogo di un progetto iniziato i primi di ottobre e che ha visto coinvolti, nei giorni precedenti, anche i bambini delle scuole primarie di Rocca di Papa – Campi d’Annibale in un laboratorio naturalistico sul castagno e in un laboratorio di didattica musicale. Il progetto Festival degli Alberi – RamificAzioni nel territorio italiano, già nel nome (notare la maiuscola al centro della parola RamificAzioni), porta ad immaginare una serie di iniziative accattivanti e piacevolmente mirate ad avvicinare quanto più al mondo della Natura. L’obiettivo mira a valorizzare proprio “l’albero” come elemento di prosperità del territorio, che dà “ricchezza” al paesaggio e che è simbolo intorno al quale ruotano cultura, religione e arte. “La vite e il castagno in festa nei Castelli Romani” è stato proprio il progetto artistico ideato da Marco Solari, per far parlare gli alberi più rappresentativi del nostro paesaggio, della storia economica e culturale del territorio; le performance teatrali di Solari e

di Alessandra Vanzi, lungo i sentieri del giardino di Villa Barattolo, sede del Parco, tra piante di castagno, aceri, tigli, carpini, querce, sono state accompagnate dalle percussioni di Mauro D’Alessandro. Di cosa possono argomentare piante di castagno? Delle problematiche via via incontrate con il trascorrere del tempo e con l’evoluzione dell’economia, del rapporto che cambia con l’uomo, del pericoloso nemico, quella vespa cinese che minaccia i frutti… Diversi i momenti che i presenti hanno potuto vivere: in apertura e chiusura dell’evento, la musica e il canto dell’Alchimia’Sband, diretta dal dott. Paolo Cori; nel gruppo viene rappresentata l’intera comunità: non solo “Pazienti” e operatori del Servizio di Salute Mentale, ma anche tutti coloro, familiari e non, che vogliono offrire un loro fattivo contributo. Interessante l’intervento della scrittrice Maria Pia Santangeli che dal suo libro “Boscaioli e Carbonai” (Edilazio), ha tratto spunti per parlare soprattutto con i bambini intervenuti, della passata economia boschiva del territorio, del duro lavoro dei

vecchi boscaioli, dei loro attrezzi del passato e del presente… Stimolanti anche i contributi di Franco Paolinelli agronomo forestale, presidente dell’Associazione S.A.P (SilvicUltura, Agricoltura, Paesaggio) che promuove attività culturali mirate alla riflessione sul rapporto uomo-ambiente; di Carlo Infante fondatore di Urban Experience; di Alfonso Pascale, Presidente Rete Fattorie Sociali: i loro interventi hanno offerto il quadro complessivo di una rete organizzata da diversi soggetti, impegnati a favore di uno sviluppo sostenibile. L’obiettivo è quello di costruire in modo armonico una nuova identità del legame tra paesaggio, comunità locale ed economia: il tutto fondato sulla cooperazione reciproca, con un fattivo coinvolgimento delle diverse sinergie. Tutti molto interessati all’evento che ha registrato anche la presenza del Sindaco Pasquale Boccia e il diretto coinvolgimento degli operatori del Parco stesso: tra questi Enrico

Pizzicannella, esperto di educazione ambientale e diretto interlocutore con le scuole e i centri di formazione. Il bel pomeriggio, dall’aria mite di fine autunno si è concluso davanti ai bracieri con profumate caldarroste e l’allegria di un buon bicchiere di vino. Il tutto sottolineato, naturalmente dalla musica e dal canto dei bravi protagonisti dell’Alchimia’ Sband. Che dire? Vivamente ci si augura che Marco Solari con la sua Associazione Temperamenti e Adriana Migliucci con la sua Associazione Terre Vivaci portino avanti queste belle iniziative in collaborazione con il nostro Parco dei Castelli Romani, coinvolgendo in futuro un sempre maggior numero di bambini e ragazzi del nostro territorio, affinché da subito possano aprire i loro cuori e la loro mente ad una coscienza ambientale, basata soprattutto sulla conoscenza e sulla percezione profonda, fondate sul rispetto e sulla cooperazione per l’ambiente.

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ROCCA DI PAPA

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Il futuro del castagno e la politica bugiarda

Il dott. Giorgio Grassi certifica il fallimento della politica castanicola di Rocca di Papa Sono stato strumentalizzato, facendo implicitamente apparire che concordassi, da esperto, su quanto falsamente dicevano gli organizzatori del Convegno (i veri organizzatori del convegno). Per questo non voglio più dare il mio aiuto ai politici locali (di qualsiasi bandiera siano). Forse devo chiarire: falsità è la notizia che non risponde al vero; bugia è la falsità usata intenzionalmente, in modo ingannevole. E se qualcuno vuol sostenere che anche i cittadini privati come me “fanno politica”, allora preciso che mi allontanerò sia dai bugiardi che hanno incarichi formali politici, sia da quelli che come me non ne hanno. Chiedo a Il Piccolo Segno di pubblicare questa mia lettera, per due motivi: 1, correggere le notizie errate che sono state dette; 2, chiarire (anche a futura memoria) la mia posizione e motivazione, per evitare che qualcuno, in questa comunità (o altrove) mi metta una “etichetta politica” che non ho. Altre due volte mi trovai (in Lazio e Campania) ad essere etichettato politicamente e me ne andai da quelle aree: fu quel mio comportamento, e il rispettoso aiuto che ho sempre dato (ricambiato) agli operatori territoriali, che mi hanno aperto le porte come consigliere castanicolo al MiPAAF per stilare il Piano Nazionale del Settore Castanicolo. Ecco la storia del Convegno di Rocca di Papa e delle falsità. 1. “Il Convegno è stato organizzato da l’Alveare”. E’ falso. Infatti: Il 14 settembre sera Emiliano D’Andrea, neo Presidente della Pro-Loco, venne alla “sede” dell’Alveare, parlò a lungo e chiese che l’Associazione gli desse l’esperienza acquisita in Sagre precedenti (in Rocca e altrove) e organizzasse un Convegno. Gli si rispose che gli avremmo dato le idee e le notizie utili, ma l’organizzazione del Convegno spettava alla Pro-Loco, lui facesse sapere e lo avremmo aiutato. Il giorno seguente io stilai un lungo e chiarissimo documento che propose tra l’altro i nomi dei Relatori e le tematiche che ognuno di loro poteva trattare in un Convegno da organizzare localmente, D’Andrea ritirò il documento dall’Alveare, poi ci scrisse “il direttivo ha confermato il convegno da voi organizzato”. In Alveare capimmo che c’era un equivoco e Botti disse che avrebbe tolto a D’Andrea ogni illusione. Chiesi poi alla Pro-Loco se dovevo ritenermi impegnato o no, per un intervento al Convegno (sempre che si facesse). Nessuno mi ha risposto. Solo il 19 ottobre Botti mi ha informato che il Sindaco intendeva fare un Convegno, sì, ma politico, in cui io avrei parlato della castanicoltura territoriale. 2. Il 19 ottobre concordo con Botti che nel Convegno distribuiremo un foglio che riporterà su una pagina le vedute dell’Alveare, sul retro un mio aggiornamento tecnico sul cini-

SEGUE DALLA PRIMA PAGINA

“Così, nel Convegno sul Castagno, all’unico ‘esperto del castagno’ presente non è stato concesso di replicare”

pide e sul rilancio del territorio castanicolo: Botti penserà alle fotocopie. Ma il 22 ottobre, al Convegno, Botti non porta queste fotocopie; né io ero stato informato che non sarebbero state distribuite, perciò io devo cambiare il mio intervento lì per lì; purtroppo, ai presenti non sono consegnati i dati scritti da portare a casa o in ufficio o da far circolare. Al Piccolo Segno pertanto chiedo di pubblicare quel mio testo, tal quale l’avevo preparato. 3. L’unico mio intervento al Convegno è stato quello iniziale, in cui ho detto: che sarei stato breve per lasciar spazio al dibattito, che la lotta al cinipide è attuata molto bene in stretta collaborazione tra tecnici del MiPAAF e del Lazio, che per tale lotta il Lazio ha ottenuto dal MiPAAF molto, che per uno sviluppo territoriale locale occorrono: visione aperta dei problemi, amministrazione pubblica dotata di personale di supporto tecnico veramente capace, partecipazione degli operatori locali, integrazione per non sprecare le scarse risorse attuali, ci sono fondi UE per i POR e i PSR regionali. 4. Nel Convegno è stato detto, tra l’altro: De Righi (Presidente XI Comunità Montana): a proposito di castanicoltura “si ha l’impressione che il legislatore nazionale non tenga conto dei problemi dei territori locali”. E’ falso. Basta leggere (nel testo tecnico dato al Piccolo Segno) quante cose ha fatto il ministero MiPAAF dal 2010 ad oggi. Personalmente ne avevo parlato direttamente a De Righi poche settimane prima. Umbertini (Sindaco di Cave): dice che il cinipide ha annullato la produzione di Cave, lui stesso ha visto abbattere piante di 300 anni, nessuno disse anni fa di stare attenti a questo grave flagello. E’ tutto falso. Forse il Sindaco di Cave ha importato dai Viterbesi la tattica di aggravare enormemente i danni per ottenere subito una dichiarazione di “calamità naturale” e rimborsi per mancato reddito. Mentre invece vari ricercatori pubblici stanno dal 2009 quantificando le reali perdite causate dal cinipide, in più regioni italiane. E le piante sopravvivono benone. Le suddette falsità sono state inserite in esposizioni di tono critico verso gli Organi regionali. Sono seguiti interventi di appassionati di castagno, tra i quali Ferruccio Schiavella ha chiamato in causa me (il solito “professore”) per sostenere che la muffa Gnomoniopsis è molto utile (ma quando mai io direi una cosa del genere!). Udendo tutte queste falsità, ho segnalato ripetutamente

alla Signora Consigliere comunale che moderava il Convegno, che dovevo assolutamente ribadire. Lei, all’ultima mia insistenza, si è riconsultata col Sindaco Boccia, e subito dopo ha chiuso il Convegno. Così, nel Convegno sul Castagno, all’unico “esperto del castagno” presente non è stato concesso di replicare! Né il dr. Madonia della Regione ha potuto ribattere circa gli aspetti inerenti i lanci nelle “aree protette”. Tutto ciò sarebbe ridicolo, se non fosse invece allarmante e ben indicativo della reale assenza di attenzione dei politici al problema. Avendo in vita mia organizzato convegni tecnici a tutti i livelli mi vergogno di aver partecipato a una farsa del genere: chi è venuto al Convegno per cercare notizie sul castagno, se ne è andato con un cartoccio di informazioni errate. Voglio assolutamente far sapere che non condivido questi “modi” di fare, perché capisco ora che, qui, al “modo” corrisponde una “realtà”, di bugie. Infatti qui il titolo dei Convegni serve per proporre altro. Non hanno offeso me, ma il principale valore che ho perseguito lavorando come funzionario pubblico, con stipendio pubblico: sostenere il mondo produttivo, e anche i politici, dando l’informazione più vera e utile possibile. Ho fatto della lotta all’ignoranza uno dei fondamentali del mio lavoro e del mio comportamento. Perciò non collaborerò più con chi ha organizzato. Per quel che conosco i Roccheggiani, certo alcuni insinueranno che “evidentemente i politici non hanno dato a Grassi quel che lui deve avergli chiesto”. Costoro sappiano che non ho mai, mai chiesto nulla, neppure a Botti. Costoro non sanno che invece io ho dato, a ogni richiesta ricevuta dai locali, il mio sapere gratis, sempre, tutto, al meglio, rapidamente. Verifichino e stiano lontani da me. In proposito ripenso a quanto tempo ho messo a disposizione, agli aggiornatissimi miei articoli inviati a chi poteva servirsene; a fronte di ciò, in Comune, Parco, Comunità Montana mi hanno offerto un caffè? Forse uno, certo non più di uno. Al Convegno del 22 scorso l’”esperto del castagno” non è stato omaggiato delle 6 ciambelle tradizionali offerte dal Sindaco. D’altronde altro Sindaco (anni fa, tempi di GAL) mi chiamò come relatore unico a una mattinata nella sede del Parco, poi si dimenticò di invitarmi al pranzo che aveva organizzato per le Autorità. E ancora… Ma che rapporto ho io avuto e avrò con i Roccheggiani? Chi sono i Roccheggiani per me? Questi miei concittadini sono gli stessi che videro nascere (nel 1980 circa, a Costarelle, sotto Monte Cavo) la “Collezione nazionale di cultivar di castagno da frutto” dell’Istituto Sperimentale per la Frutticoltura. L’Istituto aveva concordato con il Cocontinua


il Segno - Novembre 2011

ROCCA DI PAPA

IL CINIPIDE DEL CASTAGNO

mune una convenzione pluriennale, che però fu rispettata dal Comune per un solo anno. L’Istituto dopo 5 anni di spese (marze, innesti, personale, spostamenti) abbandonò l’impresa (di valore unico in Italia). La Cittadinanza non ne capì l’importanza, non la difese, solo ne approfittò (rubando recinzioni, marze per innesti, frutti) e non ricorda neppure chi, assessore di Rocca, volle qui quella collezione. Ripenso tristemente a quanto lavoro ci dedicai (dall’iniziale progettazione sino alle finali insistenze in Istituto perché non la abbandonasse). E a come difesi i Roccheggiani da chi li definì “incivili” (oltre che “ingrati” e peggio). Sono gli stessi concittadini che non sono mai venuti alle conferenze sul castagno organizzate e pubblicizzate dall’Alveare. La Cittadinanza non ha capito che chi veniva a parlare aveva alto livello di competenza e di risultati già acquisiti sul territorio da cui arrivava. Probabilmente, difendere il castagno, rilanciare il territorio castanicolo di Rocca interessa pochi, troppo pochi per riuscire a smuovere l’indifferenza, la diffidenza, ignorando il nepotismo, le microinvidie e i pettegolezzi locali. Resta solo da dire “faremo di più quando saremo in molti a volerlo”. Mi chiedo: ma quanti, quali, e dove sono i Roccheggiani interessati al castagno direttamente, con piante da coltivare e difendere e commercializzare in proprio? In questi mesi non ne ho conosciuti più di 10: 3 frequentano l’Alveare, gli altri ne hanno negli orti e nel giardino. Gli altri, evidentemente, silenziosi come sempre, o sono assenti o stanno a guardare. Eppure, tra i Roccheggiani c’è anche una Maria Pia Santangeli che appena mi conosce mi regala il suo “Boscaioli e carbonai” per aiutarmi a conoscere la storia della nostra castanicoltura e la sua gente, ci sono altre persone che con modestia (alcuni quasi silenziosamente) apportano cultura, c’è un Claudio Botti che sempre brontolando sprona, da sempre e con tenacia, per un paese migliore, ci sono gli altri dell’Alveare

“Difendere il castagno, rilanciare il territorio castanicolo di Rocca di Papa interessa pochi, troppo pochi per riuscire a smuovere l’indifferenza, la diffidenza, ignorando il nepotismo, le microinvidie e i pettegolezzi locali”

che discutono, raccontano, ragionano, fanno e collaborano. E c’è anche chi cerca di amministrare al meglio che può, chi con spirito imprenditoriale sa rapidamente organizzare una Pro-Loco e una Sagra, chi ha comportamento etico non utilitaristico, professionalmente corretto, tanti altri che non sanno scrivere o dire perché han paura di non saperlo fare, ma vogliono un meglio. E c’è un Sebastianelli che nel Piccolo Segno ospita tutte le voci, da notizie e conoscenze, apre al partecipare. Cioè non ci sono solo quelli che stanno a guardare, gli individualisti, gli approfittatori. Ma gli operatori legati al castagno, dove sono? Molto probabilmente non partecipano perché non danno credibilità al settore pubblico. Infatti in passato la Regione Lazio portò vari agricoltori all’indebitamento; oggi i politici cercano il consenso a breve invece di studiare realistici percorsi economici a medio e lungo termine. Forse questi operatori vivono una realtà diversa da quella che conosco io, e allora tocca me a defilarmi, con rispetto. Mi sono “impicciato” della loro castanicoltura e dei loro problemi fin troppo e a modo mio. Come fin troppo mi sono lasciato sfruttare da chi castanicoltore vero non è. D’altronde non può avvenire altro che i Roccheggiani seguano il loro cammino, io il mio. Io sono cittadino di Rocca, ma sono nato a Piacenza, dove la gente (per lo più seria e molto determinata, persino orgogliosamente spartana se necessario. Come la Gabanelli

23 di Report) ha un vecchio proverbio: “a Piacenza, di quel che non c’è, si sa star senza!”. Pertanto farò serenamente a meno delle mie speranze di cambiare questo fazzoletto di mondo, mi consolerò con le persone di qui con le quali ho lavorato e studiato il castagno, farò tesoro delle tante esperienze fin qui acquisite su questo territorio. Non trovo motivo per continuare a spender tempo dietro false illusioni. Ho 70 anni suonati, bisogna che diventi adulto, no!? E poi ho il fegato in disordine, bisogna che il medico mi curi una forma di impazienza senile pericolosa: quando vedo il sorriso di vittoria di un politico italiano che, trattando un problema serio per il Paese, vince la controparte politica riuscendo ad affossargli una soluzione, senza fare controproposte valide, mi arrabbio troppo, interpreto il sorriso come un menefreghismo, un insulto fatto a chi (spesso ignorante o incapace) necessita di soluzioni reali e rapide, arrivo persino ad augurare al politico la povertà! Dunque decido come segue: non parteciperò più alle iniziative castanicole organizzate dal Comune di Rocca di Papa (riservandomi di partecipare alle esterne, qualora siano presenti almeno 25 operatori economici di castagno). Con gli amici dell’Alveare lavorerò per provare nuovi piatti a base di castagne e nuovi accostamenti di vino, ma non nuove vie per di rilancio castanicolo di Rocca di Papa. Scriverò forse qualche articolo sul castagno (ma tra “Il Giornalino di Acuto” e “Il Piccolo Segno” ne ho già messi in web fin troppi, dal 2010). E se mai dovesse servire qualche aiuto futuro alla castanicoltura di quest’area? Ho già lasciato tanti recapiti di altri esperti utili. E poi, perbacco, la Regione Lazio avrà pure nel suo ricco organigramma ufficiale un servizio di assistenza tecnica! (o no?!) e numerosi sono gli organi istituzionalizzati (opportunamente politicizzati) e di categoria cui i Roccheggiani possono rivolgersi! (o no?!). Parlando seriamente, auguro ai castanicoltori di Rocca serenità, salute e proficuo lavoro. Ricordino che, localmente, un Sindaco è il principale organo pubblico di riferimento (non solo amministrativo, ma di autorizzazioni tecniche). Ringrazio sentitamente Sebastianelli per l’ospitalità fin qui accordatami. Oggi 28 ottobre ho una bella sorpresa. Vengo a sapere che domani a Rocca di Papa il castagno sarà motivo di un’altra manifestazione, perché si terrà il “Festival degli alberi” con “Il Castagno in Festa” con Santangeli ed esperti del Parco, delle Fattorie Sociali, del SAP: si parlerà della sua cultura e del suo paesaggio, e di questo territorio. Io sarò in viaggio verso il Nord Italia ma il pensiero di questa ottima iniziativa mi accompagnerà, spero già che ne sia pubblicato un ricco resoconto. Giorgio Grassi *già CRA-FR di Roma e Caserta La discussione intorno a questi importanti temi proseguirà sul prossimo numero con l’intervento fatto da Claudio Botti durante il convegno del 22 ottobre e con quello dello stesso Giorgio Grassi sulla “castanicoltura in Italia e nei territori regionali”.



ROCCA DI PAPA Anche ai Castelli Romani le iniziative dell’Associazione Terre Sommerse il Segno - Novembre 2011

Musica, letteratura e poesia per scoprire gli artisti del futuro Molti conoscono l’associazione “Terre Sommerse Castelli” non solo perchè da diversi anni edita il nostro mensile ma anche per le iniziative culturali di qualità realizzate a Rocca di Papa e dintorni grazie all’impegno del musicista Sandro Tabellione, che dell’associazione ne è il Presidente. Terre Sommerse Castelli nasce come costola locale di un’altra associazione, “Terre Sommerse”, che nel panorama della cultura di Roma è ormai un punto di riferimento indiscutibile per musicisti, scrittori, poeti e artisti. “Sono stato tra i fondatori di Terre Sommerse, tanti anni fa, insieme a Fabio Furnari che ne è il Presidente -ci dice Sandro- e credo che quell’esperienza possa ora essere portata con successo anche qui ai Castelli Romani, dove l’arte in genere è in continuo fermento”. Che obiettivi avete in particolare? “La prima cosa è riuscire a diventare il punto di riferimento per i musicisti del territorio, avendo investito in una sala di registrazione a Genzano di Roma ed essendo in grado di seguire passo-passo il percorso professionale di singoli e gruppi musicali desiderosi di uscire allo scoperto. Terre Sommerse ha una sua etichetta, produce in proprio cd e, soprattutto, cura direttamente la distribuzione in tutta Italia. Per noi scoprire talenti è innanzitutto una missione culturale”. Il vostro impegno ai Castelli che cosa porterà di nuovo? “Innanzitutto vogliamo contribuire, vivendo qui, alla crescita culturale dell’intero territorio. Terre Sommerse è anche una casa editrice che stampa libri, romanzi, poesie e racconti, e infatti i più attenti l’avranno sicuramente vista all’ultima Fiera del Libro di Grottaferrata. L’esperienza nei diversi settori dell’arte, accumulata in questi anni, ci permette di metterla a disposizione anche dei cittadini dei Castelli Romani”.

Direttore Artistico è Luca Pagliarini

Sandro Tabellione, presidente di Terre Sommerse Castelli

Da anni siete gli editori del nostro mensile. Avete progetti Fabio Furnari, anche in presidente di questo Terre Sommerse settore? “Oltre a consolidare quanto fatto a Rocca di Papa, stiamo cercando di allargare il giornale ad altri centri dei Castelli. A Grottaferrata abbiamo già un’edizione locale e prossimamente sbarcheremo ad Ariccia e Marino. Sono sfide importanti e difficili perchè il Segno è un giornale di inchieste e cultura, quindi richiede l’impegno di persone in grado di garantire questa linea”. Andrea Rasetti

Direttore artistico di “Terre Sommerse Castelli” è Luca Pagliarini, già componente di “Paradisi Artificiali” (il gruppo pop-rock emergente italiano che nel 2010 si è classificato al quinto posto a San Remo Out con il brano “Lucciole” e che nel mese di dicembre vedrà l’uscita di un nuovo cd di brani inediti). Volto già noto dei locali notturni romani e di alcuni importanti eventi in Italia, Luca Pagliarini ci spiega la sua “strategia” culturale. “La linea della conduzione artistica di “Terre Sommerse Castelli” sarà quella di proporre nuovi spazi da dedicare a tutti gli artisti locali, della musica, della scultura, della pittura, della letteratura e di tutte le altre arti figurative o rappresentative in qualsiasi forma. La possibilità di consentire a qualsiasi artista di progettare, promuovere e realizzare qualunque forma di nuovo o vecchio progetto, individuale o di gruppo. L’obbiettivo sarà quello di concedere a tutti gli artisti locali, la possibilità di essere partecipi in un’associazione culturale strutturata esclusivamente per le loro esigenze, in contrapposizione a tutte quelle associazioni che non riescono a dare ai propri componenti gli spazi che di diritto ad essi dovrebbero essere concessi. “Terre Sommerse Castelli” si farà promotrice di un graduale ma concreto realizzarsi di eventi che potranno essere prodotti nei vari Comuni, con l’unico intento di rilanciare l’arte e l’economia locali”. Il 9 e 10 dicembre prossimi è previsto, per esempio, l’evento dal titolo “L’arte della Genesi” presso Palazzo Chigi di Ariccia. In quell’occasione sarà presentato ufficialmente l’intero organico di Terre Sommerse. L’evento proporrà una mostra d’arte, musica live e una coreografia innovativa e unica nel suo genere. (A.R.)

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“La trasparenza, sai, è come il vento”

Gianfranco Botti ribatte al Presidente dell’ACS

di Gianfranco Botti Caro direttore, rammaricati per le castagne non venute, impensieriti per le bollette invernali del gas, confortati dalla prossimità del Natale sempre santo, registrato l’esordio della pro-loco, eccoci a ribattere al presidente dell’ACS. Che, se la vertenza fosse solo personale, riguardasse solo me, liquiderei con una coppiola di latino facile. Musca non tangit aquilam. De minimis non curat quaestor. Dove tangit significa tocca e minimis nullità. Aggiungendo che con il passeggio di cani sempre crescente ognuno ha imparato come più siano ciuchi più abbaino. Per illudersi, per illudere, di contare qualcosa. Ma la scampanacciata del presidenticchio ce l’ha con me solo in apparenza, nella sostanza mira ad altro, di più largo, di più maligno. Chi rampazza – e rampazzare resta un’attività agricola sana, se la vigna è tua – non sopporta controlli, non vuole intromissioni nel suo darsi da fare. Così scoperchiato, si capisce il motivo degli insulti da Gentilini Piero rivoltimi. Io non avevo detto cotica, non avevo toccato culi. Avevo solo chiesto di quanto fossero i finanziamenti, chi l’avesse incassati e a che titolo. Trattandosi di denaro comune, a chi invita a non preoccuparsi perché nell’occasione tratterebbesi di soldi scarsi, subito replico che stabilire se 100 sia poco, medio o tanto, non sta a chi prende stabilirlo, sta a Pantalone. Così, come di solito non s’indigna chi prende, ma chi vede prendere. Pantalone richiama dritto per dritto E IO PAGO del grande Totò, di cui Gentilini a me riferendosi cita: signori si nasce. E cita bene, io signore “lo nacqui”. Sta nei fatti. Adesso, però, un po’ di Totò se lo ripertechessero loro. Dei quali, a chi va dicendo “non esserci da ridire perché a incassare sono professionisti” il commento è: mi vien da ridere, guarda come rido, mi scompiscio. Al Gentilini, quando si dichiara “impegnato in una missione di divulgazione e promozione culturale e artistica”: apri l’occhio, aprilo di più per sputarci. Quando sempre Gentilini si sente “tirato nella melma per pochi finanziamenti”, sempre Totò ribatte: è la somma che fa il totale. Ad insegnargli che anche dall’insieme degli sprechi degli enti locali deriva la massa del debito nazionale. E sprechi si hanno quando una spesa non procura utilità pubblica. Poi, però, non posso non contemplare il fiele riversatomi da lui. Con cui concordo su due accuse. La mia mancanza di stile è vera, a nuoto non so fare il delfino. Come è vera la mia completa ignoranza nel chie-

dere soldi, non mi viene, mai fatto. Ho un livello morale così basso che a 23 anni, nel 1960, sono entrato in consiglio comunale, e ne sono uscito volontario quando, finita la Democrazia Cristiana, non avevo più motivazioni per restarci. Mai ho ricoperto cariche. Per schivare il malaffare ambientale d’allora. Per il quale si dimisero due sindaci, Peppe Martelli e Ugo Tamburrini. Con tutta la sopportazione di un anziano, se tu fossi più consistente, quando mi dici “subdolo, indiretto, insinuante, ti gonfierei il muccu. Non potendo, almeno va a affanculo. Ho sempre messo faccia e firma io. In 74 anni vissuti in piazza, all’aperto. Perché tanto veleno, fino alla calunnia? E’ il metodo giornalisticamente chiamato Boffo. Consistente nel dire frocio a chi ti critica. Io manco critico. Chiedo cifre. Non è criminale. E’ obbligatorio dichiararle. Ma, se pure io fossi quello che dà fuoco alle fontane, quello che tira sassi alla caserma e magari quello dell’estintore a San Giovanni, l’obbligo di rendiconto dei soldi presi c’è tutto. Per una rendicontazione non passata alla Camera stava per saltare il governo. Il rendiconto è una delle gambe su cui cammina la democrazia brava. Chi l’obbligo vuole evitare, non dando chiarimenti contabili, sbraita, offende, vuol mettere il bavaglio a chi s’intromette. Applicando un consiglio d’un passato non lontano: colpiscine uno per educarne cento. Metti sotto schiaffo il primo che azzarda intromettersi nelle tue faccende e nessun altro oserà rifarlo. Caro direttore, non trovare lungo questo

Anche i segnali stradali sono lasciati al loro destino

In Via Ariccia, poco dopo l’ingresso della strada privata per Monte Cavo e nelle vicinanze dell’incrocio con Via Roma, vi è un cartello stradale (foto a lato) che da diversi mesi è scivolato a terra poggiandosi sulla scarpatina laterale senza che nessuno abbia provveduto a rimetterlo a posto. Via Ariccia è una delle due strade principali che portano a Rocca di Papa (l’altra è Via Frascati) e la segnaletica meriterebbe una particolare attenzione, tanto per dare agli ipotetici visitatori e/o turisti la visione di un ingresso al paese curato. Ma forse anche la segnaletica è un po’ lo specchio del paese e di come venga gestita la cosa pubblica. (P.G.)

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intervento. Esso va oltre la mia persona. E’ rapportato alla gravità dell’argomento. La trasparenza. Tu, impedendomi di replicare in contemporanea hai dato una mano a mantenerla sfettucciata. Aver tenuto sbandierata per un mese l’accusa di perfido ha diffuso –oltre alla contentezza dell’inevitabile qualcuno– la paura d’ogn’altro di esporsi. In un paese che già non brilla per coraggio civico, ognuno resterà a occhi e bocca chiusi. Chi ha mani in pasta resterà coperto e la trasparenza andrà più che mai a farsi fottere. Perché uno si mette a ficcare il naso in affari che apparentemente non lo riguardano? Perché lo riguardano. Come cittadino, come contribuente. Così predicano tanti altri presidenti. Einaudi: i soldi dei contribuenti siano sacri. Napolitano: si smettano dispersioni di denaro pubblico in solchi nobili a parole, mere occasioni di clientelismo nei fatti. Bagnasco: le disponibilità collettive vengano rivolte al bene comune, non ad interessi privati. Draghi e Trichet: vanno messi sotto stretto controllo l’assunzione di indebitamento e le spese delle autorità regionali e locali. Quello della Corte dei Conti: merita desta attenzione e vivace sorveglianza da tutti i livelli di intervento la miriade di fondi che da ogni quadrante gestionale si dissipano in distribuzioni di per sé non significative ma che sommate determinano sofferenze debitorie e riduzioni serie di servizi. Quello della Corte Costituzionale: la quantità dei controlli e lo scrupolo con cui vengono svolti resta il fondamento d’ogni ordinata convivenza. Su questi pareri meditino i sodali di Gentilini Piero. Il quale, dopo una paginata d’ariaccia, alle domande da me poste –che per lui sono la mia colpa, mia grandissima colpa, sostanza della mia dissolutezza- di risposte non ne fornisce manco una forchettata. Io le ripropongo, e poiché ti sei catamenato troppo –nicciu nicciu sento puzza de cristianicciu– ne aggiungo un’altra: tu hai preso?


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Cultura e

I Giganti di Pirandello

di Federico De Angelis Sappiamo che Luigi Pirandello, nato a Girgenti, ora Agrigento, nel 1867 (morto nel 1936) era solito da giovane salire a Monte Cavo per trascorrervi giorni di riposo attivo; abitudine che riprese in età più matura, forse non sapendo resistere al fascino dei luoghi: dal verde dei boschi di castagni, alla vertiginosa veduta dei laghi. E qualche frutto letterario quei soggiorni hanno maturato: mi riferisco in particolare al racconto “Pallottoline”, inserito poi nella raccolta “Novelle per un anno”. A colpire è subito il protagonista, l’astronomo Jacopo Maraventano, che sprezzando il mondo abita sul Monte Cavo come un eremita scontroso e insofferente anche se con lui vivono la moglie e i figli, di cui colpevolmente non si prende cura. Abituato a considerare gli eventi della vita dalle distanze astrali che i calcoli e le osservazioni gli fanno constatare, ogni cosa che accade intorno non può che apparire piccola, minuta, insignificante: anche le persone, i famigliari, i visitatori non sono altro che “pallottoline”, commisurati all’enormità degli spazi siderali. E’ un mondo di pure astrazioni, di sogni, estraneo ad ogni relazione con la realtà comune quella in cui si ostina a vivere: si direbbe un mondo di assolutezza poetica, se egli non disprezzasse poeti e poesia. E allora al lettore che conosce la produzione futura di Pirandello s’affaccia la sorprendente analogia con un’opera che il grande drammaturgo scrisse, senza completarla, molti anni dopo con diversi rifacimenti e pubblicazioni su riviste tra il 1931 e il 1936: I Giganti della Montagna; l’opera che genialmente ne compendia il pensiero e la riflessione sul rapporto tra l’arte e il mondo a lui contemporaneo. Non si tratta in realtà di un vero e proprio “dramma”, quanto piuttosto di un “mito” in quattro parti, di cui l’Autore portò a termine soltanto le prime tre. Ma cosa ha a che fare l’Astronomo Maraventano con l’invenzione dei Giganti e la sua messa in opera faticosa, pensata e ripensata, a tratti d’ardue meditaz ioni, altre volte accesa d’un pietoso lirismo? A prima vista ben poco; ma se consideriamo il vivere in aspro, volontario isolamento dell’astronomo, è possibile vederlo come un non troppo remoto antenato degli abitanti della villa della “scalogna”, gli “scalognati” persone che vivono di sogni e astrazioni nel rifiuto della realtà, in qualche modo in una condizione affine a quella di Maraventano. Gli “scalognati”, diretti e orchestrati da Cotrone, “il mago”, come lui stesso ama definirsi, sono uomini e donne che hanno lasciato i traffici e le occupazioni della vita quotidiana, per ridursi a vivere in quella villa abbandonata, una specie di isola incantata in cui sognare, immaginare, dar corpo ai fantasmi delle

... dintorni

loro menti, che si liberano a volte dalle persone dei sognatori per assumere una loro autonomia, in cui compiono azioni e gesti che gli autori non avevano in alcun modo previsto. E’ la situazione che Pirandello aveva già sperimentato nei “Sei personaggi in cerca d’autore”, ma qui è portata all’estremo, non più come problema bensì come evento generalmente accettato, in cui l’arte e la poesia prendono il sopravvento su ogni realtà, anzi sono esse l’unica realtà: la condizione esistenziale ed etica si risolve, non del tutto come vedremo, nella soluzione estetica. A inizio della seconda parte irrompe nella villa una compagnia di attori che recano nei volti emaciati i segni del fallimento; afflitti e affranti trascinano a fatica un carro con costumi e scene e chiedono ospitalità a Cotrone. Con loro è la contessa Ilse, l’attrice che s’è votata a rappresentare l’opera d’un poeta morto suicida per lei: “La favola del figlio cambiato”: dramma di sublime e assoluta poesia secondo l’attrice. Cotrone e gli scalognati accolgono benevolmente la compagnia: anzi il mago Cotrone propone di apprestare la villa per la recita promettendo che metterà in atto le sue “magie”. Ed in effetti i numerosi personaggi dell’opera del poeta morto appaiono come sprigionati dai sogni degli attori e degli abitatori della villa. La stessa Ilse recitando si meraviglia delle scene luminose e colorate, mentre i fantocci si mettono in azione, hanno movenze umane, rispondono alla sua voce che con assorta passione declama. Alla fine, Cotrone consiglia di soddisfarsi di questo: ma Ilse insiste con convinta pervicacia che l’opera va portata fuori tra gli uomini, anche lassù, tra i Giganti della Montagna e i loro subalterni che di tanto in tanto fanno udire lo strepito delle loro attività. Ma chi sono questi Giganti, così temuti dagli scalognati e dagli attori? Sono gli uomini che si dedicano all’agire concreto, che applicano le cognizioni scientifiche alle varie tecniche del costruire, che hanno sviluppato muscoli e mente nel lavoro incessante di dominio della terra. Per questo del tutto insensibili alle parole della poesia e alle visioni dell’arte. I fanatici della vita, nel senso di affermazione e potere mediante l’inesausta attività vengono contrapposti ai fanatici della poesia che rifiutano quel mondo e lo temono, come continua incombente minaccia al loro modo di esistere. Ma è proprio tra questi individui che Ilse vuole edificare il palcoscenico, recitare il dramma a lei dedicato; invano Cotrone insiste nel dscrivere i pericoli che si potrebbero incontrare nel recarsi in mezzo a quegli energumeni, i due mondi sono tragicamente opposti e inconci-

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liabili e non è possibile farli incontrare. A questo punto l’opera di Pirandello ha termine: l’autore è malato e gli vien meno la forza di dar seguito al dramma - mito, ch’era venuto assumendo sempre più la forma d’un grandioso testamento spirituale. Ma la notte del giorno che precede la sua morte, l’Autore descrive al figlio Stefano le linee di sviluppo dell’opera. Così sappiamo che Ilse non si lascia persuadere da Cotrone e dall’argomento che solo in un luogo in cui spirano arte e poesia nel costante sogno che invera la vita, è possibile rappresentare l’opera del poeta morto. Ilse con decisione eroica vuole comunque uscire dalla villa, seguita dai suoi attori a dal tremebondo marito. E’ sua intenzione recitare il dramma nel pieno di una festa di nozze, cui partecipano i più rozzi, incolti e rissosi dipendenti dei Giganti, che in realtà non si fanno vedere, troppo occupati dal lavoro e dagli esperimenti delle loro tecniche di dominio. Dapprima sembra che l’opera venga accolta con benevolenza, fidando i più in un prossimo divertimento; ma quando la recitazione prosegue e s’alza il tono del dramma verso le “aure” dalla pura poesia gli astanti si sentono come ingannati, inveiscono contro gli attori e soprattutto contro Ilse; rovesciano il palco; infuriati assaltano, malmenano gli attori. Ilse è trovata morta, spezzata come un fantoccio rotto. Sembra che alla fine Pirandello celebri la caduta del teatro e delle possibilità dell’arte, che la realtà della poesia sia destinata a soccombere in un mondo dominato dai Giganti, cioè dalla scienza e dalla tecnica che s’esplicano nel diuturno lavoro di dominio e di sfruttamento di ogni risorsa umana e terrestre. Ma attraverso il personaggio a tratti eroico di Ilse, l’Autore fa balenare l’idea che anche i poeti e gli attori non sono innocenti: consistendo la colpa nel volersi rifugiare in un loro mondo isolato di sognante evasione, vivendo delle loro creazioni fantastiche che considerano unica realtà, in una continua autoreferenzialità che imprigiona ed esclude. E allora al termine della laboriosa riflessione dell’Autore non è dato soltanto l’annuncio del fallimento di ogni intento artistico e poetico, del decadere del teatro in una palude d’insignificanza: bensì anche la speranza, pur se larvatamente esposta, d’una composizione di forze difficilmente armonizzabili, in cui poeti e artisti trovino il coraggio disperato di Ilse, nell’andare incontro ai Giganti della Montagna, a loro rischio far risuonare la parola poetica, affidando al destino l’accadere d’un ascolto autentico ancora forse possibile.


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L’angolo della storia

CULTURA

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Invito alla lettura

Carlotta de Winter prima di Freud

di Vincenzo Rufini La natura umana è di per sé diversificata in tutte le sue molteplici espressioni; i caratteri somatici variano allo stesso modo in cui variano i postulati psicologici. Un affresco di analisi costante e variopinta viene offerto, ai giorni nostri, da quella particolare scienza dell’inconscio che va sotto il nome di psicoanalisi, codificata sul finire del secolo decimo nono dal dottor Sigmond Freud. Indubbiamente lo strumento psicoanalitico ha costituito una pietra angolare sul monitoraggio dei rapporti umani e sociali. Uno strumento imprescindibile per chiunque voglia leggere dentro sé stesso e comparare la propria coscienza e le proprie aspettative con l’ordine sociale costituito. Ben prima, però, dell’avvento del sistema di lettura interiore freudiano l’analisi sugli archetipi umani è stata effettuata dagli scrittori di ogni tempo, veri scandagliatori della psiche umana. I loro romanzi, con la creazione di personaggi letterari, destinati ad entrare nell’immaginario collettivo e a portare i lettori ad identificarsi con le loro varie espressioni, hanno fornito un florilegio delle varie propaggini della natura umana. Un personaggio degno di essere analizzato in tutte le sue performance ha le sue radici nella letteratura francese dell’Ottocento: la Milady dell’immortale romanzo

di Alessandro Dumas “I tre Moschettieri”, più volte rivisitato dall’arte cinematografica. Ad una prima e superficiale lettura del testo ci appare Milady Carlotta de Winter, moglie del moschettiere del re, Athos, come un’eroina negativa, intrinsecamente perversa tanto da costituire l’archetipo della doppiezza, dell’arrampicatrice sociale, dell’arrivista provvista di una media intelligenza, di una buona dose di astuzia e di uno sfrenato cinismo. La protagonista del romanzo sposa in giovane età il moschettiere Athos, individuo infarcito di idealismo e di una smodata passione per il re e l’istituzione monarchica, epigono di uno dei pilastri su cui fondava la propria legittimità l’Antico regime: la fedeltà assoluta e indiscutibile. Questa sua prorompente passione primaria, accompagnata da robuste iniezioni di voluttà alcoliche e guerresche, probabilmente sta alla base del rapporto interrotto con Milady, conseguenza di una trascuratezza che emana bagliori di un maschilismo puntello della società dell’epoca. Considerare la propria donna come proprietà assoluta, strumento per i propri piaceri, contenitore umano senza quei diritti di cui, invece, godevano gli uomini, era uno dei fondamenti delle certezze (!) insite in ogni aristocratico appartenente a quella lontana società. La donna che era priva di carattere si rassegnava a passare la propria vita nell’oblio dell’esistenza; una vita incolore nel migliore dei casi,

Sta tornando l’inverno

Sta tornando l’inverno, lo sento, lo sento al mattino nel brivido freddo che passa vicino, lo sento nel tiepido sole, che ormai il suo colore più non ci regala lo sento la sera quando l’odore dei camini si spande nell’aria.

Sigmond Freud

quando trascorsa negli stenti e nel dolore e nella paura nei casi peggiori. Raramente il carattere forgiava la coscienza femminile, consegnando alle cronache donne che sapevano elevarsi al di sopra delle loro condizioni determinate, per poter lasciare un solco nella loro esistenza. Prototipo di costoro è Carlotta de Winter, già ambiziosa in sé, viene spinta ad intraprendere un ruolo da protagonista anche e soprattutto dalla visione dell’essere di suo marito Athos. Milady può racchiudere in sé quelle aspettative che ne fanno una femminista ante litteram, la quale pur con tutto il suo carico di cinismo e di avventurismo pone in essere quelle ragioni per cui la donna non debba più essere considerata, come lo era ai tempi in cui Dumas ambientava il suo romanzo, nel diciassettesimo secolo, un mero strumento di possesso e di piacere, senza diritti e senza dignità. Ma una componente del genere umano con tutto ciò che questa appartenenza comporta per vivere con dignità.

La poesia del mese

di Anna Giovanetti

L’anima ovunque tu sia

Sta tornando l’inverno, lo vedo, lo vedo nei campi coperti di brina, nella nebbia su quella collina, lo vedo negli alberi spogli, che tendono i rami tremanti, lo vedo nei pochi viandanti che passano più frettolosi. Sta tornando l’inverno, lasciandosi dietro le calde giornate d’agosto, settembre, l’odore del mosto. Stan tornando le nubi nel cielo e la neve a cadere s’appresta, ma verrà ancora marzo, verrà primavera e la terra sarà ancora in festa.....

di Loredana Massaro “Ricordati che il mio pensiero ti segue sempre, il mio cuore ti appartiene, e la mia anima è ovunque tu sia”. Siamo alla fine della seconda guerra mondiale, mentre la Curia ed i partigiani di Alba si dividono il bottino di guerra della Quarta Armata, il capo dei partigiani, Domenico Moresco, decide di fare diversamente. Non spartirà la propria parte nemmeno con l’amico fraterno Alberto. In questo modo verrà meno ai patti stabiliti e infrangerà la memoria di Virginia, una giovane donna brutalmente ammazzata dai fascisti, che aveva combattuto da partigiana nella resistenza e che era stata amata da entrambi. Siamo ora nel 2011, Domenico Moresco viene ritrovato ucciso nel Bosco di Costamagna. Da questo episodio la narrazione si dipana su più livelli e ci conduce al 1963, quando un anziano scrittore, prossimo alla morte, decide di narrare una storia che torna da lontano e parla di amore, amicizia e tradimento ma soprattutto di un misterioso tesoro… E le domande si fanno più fitte intorno all’inaspettato delitto. Chi può aver avuto motivo di assassinare uno degli uomini più ricchi della zona, produttore di vini raffinati? Forse Antonio Tibaldi, il multimiliardario re dell’enologia? Forse Alberto Rinaldi, compagno di gioventù e di lotta partigiana, che ha diviso con Moresco un antico e perduto amore, mai dimenticato? O forse Alessandro Vergnano, fascista e repubblichino, nemico giurato di Moresco, ancora in cerca di vendetta? Le indagini di polizia conducono a una storia che risale agli ultimi giorni della Seconda Guerra Mondiale, a un patto segreto concluso all’ombra del leggendario tesoro della Quarta Armata e al fantasma di Virginia, bellissima e intrepida ragazza. L’autore, Aldo Cazzullo, costruisce un romanzo che può essere letto come un noir, come una storia d’amore e un racconto simbolico che getta una luce inconsueta sulla nascita della nostra nazione. Una storia che tiene insieme la guerra mondiale e con essa le piccole guerre di famiglia, le passioni collettive nelle urgenze delle storie private.


STORIE

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IL RACCONTO DEL MESE

S

E’ tornato Mozzafiato!

i era acquattato tra gli anfratti delle ripide scalette che conducono da Piazza dell’Erba verso il Centro-Basso del di Noga Paese. E non appena si è mostrato, ci sono rimasto malissimo: ero convinto che, discretamente, si fosse rintanato, almeno per un poco, lontano dai più bei scorci panoramici del paese. Ma no! E’ ricomparso più sfacciato di prima. La cura che era stata consigliata a suo tempo non è stata per nulla presa in considerazione. Sarà comunque un bene insistere? Essere un poco più chiari? Dunque, dall’ultimo capoverso del precedente Racconto del Mese (vedi nota a piè di pagina), riportiamo: “...per i più sensibili come risultava chiaramente, Mozzafiato non era stato ucciso (non era certo questo l’intento di quello scritto), ma semplicemente pregato di farsi un poco più in là. Per il bene di tutti”. Ma le alternative proposte (meraviglioso, incantevole, struggente, assolato, spazioso, solatìo, aprìco, ecc. ecc.) Mozzafiato non le aveva prese in alcuna considerazione. A lui andava bene così: Mozzafiato! E basta. Ma infine le novità non sono mancate. Infatti il Presidente della “Enciclopedia Tre Gatti” si è fatto di nuovo vivo e il Tizio, con sua grande sorpresa, ha ricevuto la seguente lettera: “Caro Signore; riferendomi alla mia precedente comunicazione mi sento obbligato a comunicarLe che, dopo accurata analisi e studi approfonditi, Mozzafiato è stato giudicato inattaccabile. Infatti molti degli scritti stampati e circolanti in zona non fanno altro che adoperarlo in tutti i casi ove si presenti uno scorcio panoramico che ri-

sulta così essere sempre Mozzafiato e quasi mai qualificato con altri aggettivi, come da Lei raccomandatoci. Forse sarebbe necessario essere dei grandi scrittori o altro per cambiare le carte in tavola. Forse Massimo d’Azeglio non ha mai adoperato Mozzafiato per qualificare i panorami che dalla sua stanza in Rocca di Papa poteva scorgere in lontananza. E sì che lui se ne intendeva di panorami! (la lapide posta in bella mostra al centro della Piazza lo dimostra). Siamo spiacenti, ma abbiamo autorizzato Mozzafiato a ricomparire senza indugi e a farsi avanti a grandi passi e così affrancarsi dai Tizi che prendendo carta e penna ci tempestano con lettere e proclami. Per certi casi è necessario provvedere in loco. Crediamo che con un poco di buona volontà si possa fare. Tanti saluti”. opo di ciò il Tizio credette che forse non valeva la pena di insistere: la malattia era ormai irreversibile e Mozzafiato sarebbe stato sempre presente e sempre più pervasivo! Rimaneva soltanto la speranza.

D

[A scanso di equivoci, Vi prego, non pensate che Mozzafiato sia il nome di una persona che, è ovvio, non potrete mai trovare. Tanto per chiarire...] ottobre 2011

NOTA: per rileggere il racconto “Ammazzate Mozzafiato” vedere “il Segno” di Aprile 2011

Un sogno per la città

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Mostra di Gabriele Novelli

Il Sindaco Boccia alla mostra di Novelli

E’ stata inaugurata lo scorso 4 novembre, alla presenza del Sindaco Boccia e dell’Ass.re Sciamplicotti, l’esposizione d’arte di Gabriele Novelli (noto ai lettori del Segno con il nomignolo di “Noga”) allestita nella biblioteca comunale di Rocca di Papa. La mostra, intitolata “Un sogno di città”, è stata organizzata nell’ambito delle attività del “Laboratorio Centro Storico”. L’artista umbro-roccheggiano ha anche esposto alcuni lavori ispirati alle atmosfere e alle suggestioni suggerite dai vicoli e dalle piazze di Rocca di Papa. A lui vanno i nostri complimenti!

L’Ass.ne Teatro Civico comunica

Per cause indipendenti dall’Associazione Teatro Civico, ma per lavori di completamento strutturale, già previsti, le attività del teatro sono temporaneamente sospese, fino al termine degli stessi. L’ATC informa della sospensione nel momento in cui è stato possibile farlo e di riprendere tali attività quando sarà possibile. ATC, Associazione Teatro Civico


MUSICA e dintorni...

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Daniele Acciari si conferma campione mondiale di flipper Chi non ricorda nei film degli anni anni ’50 – ’60 il mitico flipper? Forse i ragazzi oggi lo conoscono più come una variante di giochi offerta dal pc che come quel gioco dal piano inclinato, coperto da un vetro trasparente e dotato di pulsanti che consentono di muovere le pinne per respingere la biglia d’acciaio dalla buca. Eppure a Rocca di Papa abbiamo l’onore di condividere l’ancora una volta la nostra cittadinanza con il Campione mondiale di flipper! Schivo e dal sorriso accattivante, Daniele Celestino Acciari (nella foto a lato mentre ritira il premio) vanta questo primato, avendo conquistato per il secondo anno consecutivo la Coppa World Champion del Campionato Mondiale di flipper a Gouda, a trenta chilometri da Amsterdam il 5 e il 6 novembre scorsi. Ben 157 concorrenti, due primatisti per ogni Nazione si sono affrontati e il nostro Daniele, via via ha sbaragliato gli avversari, superando i gironi per le qualificazioni, gli ottavi di finale proseguendo fino alla semifinale e alla finale dove per la seconda volta si è consacrato Numero Uno nel mondo del mitico pinball.

Ma come è iniziata questa passione in questo ragazzo ventisettenne, dipendente Telecom e studente universitario di Economia e Management? Racconta che ad appena sette, otto anni, capitò di accompagnare un suo amico in uno dei tanti bar di Rocca di Papa e di scoprire la passione per il flipper quasi per caso: il suo amico era impegnato in interminabili sfide ai videogame e lui per vincere la noia iniziò una partita; il flipper era guasto e regalava biglie per una nuova gara; così la sua fu una delle prime interminabili sfide con quello che ve-

u m e r o sicali t v s e p i ett R

VAN DER GRAAF GENERATOR/1

La spirale dell’energia s’intreccia con il rock

C’è una band, di quei mitici anni ‘70, che si differenzia dagli altri gruppi in voga nel momento. In un’epoca in cui per la maggior parte di quelle formazioni che stavano segnando pagine importanti per la musica rock vedeva soprattutto nella chitarra lo strumento più in evidenza e che dettava legge a prescindere dagli stili e dai modi di suonare che potevano andare dal blues morbido di Eric Clapton ai riff rytm&blues e prettamente rockn’roll, più allegri e veloci di Keith Richard a quelli più heavy di Ritchy Blackmore e Hard di Jimmy Page fino agli sperimentalismi psichedelici e architettonici di David Gilmour, Bob Fripp, Steve Hackett. Ma c’è un gruppo che sembra dare un calcio netto a questa usanza po-

nendo al centro del complesso uno strumento più che altro in auge nel jazz o per sottolineare frasi melodiche in canzoni di musica leggera con apparizioni sporadiche nel rock. Lo strumento è il sax e il gruppo si chiamerà Van der Graaf Generator. Formatisi nell’ambito dell’ambiente universitario di Manchester dall’incontro di personalità geniali come Chris Judge Smith, che diede anche il nome al gruppo in riferimento a Robert Van Der Graff inventore del Generatore (strumento in grado di accumulare carica elettrostatica), con quella più complessa, come si rivelerà in seguito, di Peter Hammill, cantante dalla voce multiforme e affascinante, e autore di testi introspettivi e analitici. Dopo il primo disco, approssimativo e vicino alla psichedelia e che può considerarsi quasi un album solista di Hammill, si vide soprattutto, durante le registrazioni dell’album, la fuoriu-

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niva chiamato anche il bigliardino elettrico. Da quel giorno fu come stregato da questo gioco: incurante delle proteste degli altri giocatori che si lamentavano delle lunghe attese e dei gestori che malvolentieri accettavano i mancati guadagni, Daniele trascorreva lunghi pomeriggi con le dita sui pulsanti intento a respingere le biglie e a lanciarle in lunghi tragitti nei percorsi del gioco. Il suo record personale è di due ore e, con una sola biglia, cinquanta minuti. Ricorda Daniele le lunghe partite al Bar Bellina, da “Righetto’”, alle Mimose… Finché un giorno i flipper, soppiantati da altri giochi elettronici persero interesse e diventò sempre più raro trovarne in giro per una bella partita. Daniele si rassegnò, poi nel 2006 lesse su Internet che si stavano cercando giocatori per partecipare con la Nazionale agli Europei di Stoccolma. Servivano almeno quattro giocatori per formare una squadra: si presentarono in due e così Daniele iniziò la sua entusiasmante avventura partecipando come singolo.Già lo scorso anno mostrava orgoglioso il suo trofeo: una splendida coppa alla quale erano stati aggiunti un premio in denaro, un flipper di ultima generazione e una maglia ricordo. Anche quest’anno avrà la soddisfazione di sollevare di nuovo la mitica Coppa del primo classificato e tutti noi che partecipiamo alla sua gioia, ancora una volta condivideremo il suo orgoglio di giovane sportivo con i piedi per terra e con tanta concreta voglia di essere uno di noi: bravo Daniele! Rita Gatta

di Massimo Onesti

scita di Judge Smith che aveva in mente altri progetti e che comunque rimase quasi sempre vicino alla band e, proprio dopo la pubblicazione di questo primo disco (Aerosol Grey machine), ci fu l’entrata appunto nell’ensemble del sassofonista David Jaxon, il Van Gogh del Sax come veniva chiamato all’epoca, con il quale il gruppo si consolidò e definì il suo sound unico, oscuro e cupo, non accostabile a nessuno stile, come una sorta di progjazz psichedelico e messianico. Ciò che rendeva così particolare la loro atmosfera era la presenza costante dell’organo hammond con cui Hugh

Banton disegnava i suoi scenari gotici e sacrali che si scontrava con l’animosità energica e ruvida di David Jaxon al sax e ai flauti a cui si univa la batteria effervescente e jazzata di Guy Evans e a suggellare e dargli spessore e profondità al tutto era poi la voce di Peter Hammill, usata quasi come una sorta di strumento a sé stante, capace di cambiamenti improvvisi fra il tono grave e drammatico fino a librarsi soave come angelo in continui cambiamenti di ritmi e di melodie atte a descrivere i testi che lui stesso creava e che proiettano verso dimensioni tormentate e intricate, struggenti ed estatiche. E così dal loro secondo album (The Least We Can Do Is Wave to Each Other) in poi (H to he, Pawn hearts) fino al loro primo scioglimento avvenuto alla fine del 1972, in quei primi anni settanta sforneranno degli autentici capolavori che andranno ad arricchire la bacheca dei tesori del prog e come successe con i Genesis anche per la band di Manchester furono importanti le tournee in Italia che fu fra le prime ad apprezzare i voli apocalittici di questo gruppo tanto che un album difficile e inusuale per le classifiche come Pawn Hearts rimase fra i dischi più venduti per ben 12 settimane! 1/Continua


RIFLETTORI

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Un’altra tv è possibile se siamo noi a farla

di Daniela Di Rosa

Finalmente una buona notizia, Il Grande Fratello fa flop, i suoi spettatori sono al minimo storico nonostante la “sconvolgente” notizia di farlo durare ben nove mesi... ripeto, nove mesi, giusto il tempo di sperare in un parto in diretta! Che cosa non si fa per un po’ di gloria televisiva, questo popolo di giovani è disposto a tutto pur di avere fama e denaro senza avere le qualità per ottenerli in altro modo, eppure lo sanno che passato l’anno sabatico per il 90% di loro ci sarà solo l’anonimato. Non c’è più neanche la speranza per le più carine di diventare “arcorine”, cioè invitate alle feste

“eleganti” dell’ormai ex premier Berlusconi… eppure centinaia di loro fanno la fila per entrare nella casa del Grande Fratello e dare il peggio di sè. Come ogni anno alzano il tiro, c’è l’assatanata sessuale, il povero diavolo, il palestrato, il gay o la lesbica, lo sfigato e il principe, la brava ragazza e il laureato... tutti sono accomunati da un ignoranza stratosferica, un’arroganza ancora più grande, e da genitori da prendere a schiaffi perché se questi ragazzi sono così squallidi sicuramente in gran parte è colpa loro! Per fortuna i giovani “veri”

Elettrosmog... l’Italia ci riprova

“Nella bozza del decreto Sviluppo predisposta dal governo italiano è previsto un aumento dei limiti di legge per l’inquinamento elettromagnetico prodotto da cellulari e ripetitori per telefonia mobile, una decisione in assoluta controtendenza rispetto alle risoluzioni del Parlamento Europeo”'. La dichiarazione è dell’Europarlamentare Niccolò Rinaldi dell’Italia dei Valori, che ha preannunciato un’interrogazione parlamentare considerato che si tratta di “una decisione contraria alla priorità non negoziabile del principio di precauzione in tema di salute umana”. Poi Rinaldi ha aggiunto che “la nuova ondata di antenne in vista della diffusione della tecnologia 4G, deve essere regolamentata con attenzione e rigore, non con un compromesso al ribasso”'. “Le forti perplessità espresse sul quotidiano Terra dall’associazione internazionale dei medici per l’ambiente, che segnalano un rischio elevato in particolare per i bambini -ha spiegato ancora l’Europarlamentare- impongono al Governo italiano un ripensamento. Elevare i limiti da 6 volt/metro a 20 nei luoghi aperti come terrazze condominiali e balconi rischia di provo- di care una pericolosa Ermanno concentrazione di tralicci e an- Gatta tenne. Gli interessi economici sono elevatissimi ma la tutela della salute dei cittadini dovrà rimanere l’assoluta priorità della politica”'. Andrea Rasetti

il T o c c o

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L’angolo della psicologia Risponde la dott.ssa Bruna Benelli

Mobbing

La giornalista Costamagna

evitano di guardarlo... forza! siete la maggioranza, non accendete Il Grande Fratello e vedrete che presto verrà tolto dai palinsesti Mediaset, almeno molte di quelle braccia torneranno all’agricoltura! Invece c’è una buona notizia per Santoro, il suo esperimento, Servizio Pubblico (il giovedì alle 21.00 anche su Teleroma 56 e T9) è stato un boom, 100 mila cittadini hanno versato dieci euro e permesso al giornalista di reinventare la tv, senza i lacci dei politici e dell’inutile par-condicio. Che piacere godermi una serata senza sorbirmi la Santanchè (che oltretutto mi impressiona con la sua faccia sempre più plastificata, fa paura quella sua smorfia tirata e lo sguardo folle)... e rivedere la Costamagna dopo l’epurazione da parte di La7. Tre milioni di persone sparse tra tv private, arrivate a cinque tramite web e contatti internet… sì un’altra televisione è possibile, per un altro mondo bisogna aspettare.

Carlo scrive raccontandomi di essere mal retribuito e di dover sopportare le angherie del suo capo e i commenti acidi di alcuni colleghi, si sente stressato e dorme male la notte, e da alcuni giorni accusa fastidi gastrici. Purtroppo, la situazione economica attuale che il nostro Paese sta attraversando, non permette in questi casi di optare per la scelta di un nuovo lavoro. Consiglio quindi a lui e a tutti coloro i quali debbano sopportare una situazione lavorativa di pesante disagio, di leggere il libro recente di Antonella Consoletti e Cristiano Zamprioli, “Mobbing e discriminazioni sul luogo di lavoro, analisi e strumenti di tutela” (Giappichelli Editore), dove vengono analizzate le dinamiche del “mobbing”, la normativa, la tutela, e vengono riportate alcune sentenze. Si può leggere a pag. 29: “Le patologie più frequentemente registrate nei casi di danno biologico da mobbing rimandano prevalentemente a quadri nosograficamente inquadrabili secondo i criteri del DSM-IV-TR, nell’ambito del Disturbo d’Ansia Generalizzato, del Disturbo dell’Adattamento, del Disturbo Distimico e del Disturbo Post Traumatico da Stress, ed inoltre studi recenti dimostrano un aumento delle patologie coronariche in soggetti mobbizzati… Nell’ambito delle controversie aventi come oggetto le patologie da mobbing… Il fatto che vi sia ancora attesa di una sistematizzazione da parte del legislatore, rende pienamente ragione delle difficoltà che si presentano ai medici e agli esperti di volta in volta chiamati ad esprimere un parere diagnostico e medico legale, ma non esime dal poter affermare che il mobbing rappresenta una realtà oggettiva da prendere in seria considerazione sul piano dell’allarme sociale”. Per scrivere alla dott.ssa Benelli: dottoressabenellibruna@ virgilio.it


il Segno - Novembre 2011

il Segno dei tempi

nei disegni del Maestro Franco Carfagna

I giochi di una volta

Ultima pagina

Il maestro Carfagna stavolta, con la sua macchina del tempo, farà tornare indietro di sessant’anni gli ottantenni di oggi. Siamo negli anni ’30 e a Rocca i ragazzi si radunavano nei vicoli e piazzette del centro storico per organizzare i loro giochi della giornata. Erano tempi, quelli, in cui anche le donne avevano l’abitudine di incontrarsi fuori casa a gruppetti per scambiarsi un po’ di informazioni e per spettegolare del più e del meno, così il chiasso dei bambini non arrecava disturbo ma anzi copriva meglio il chiacchiericcio. Fin dalla prima elementare i bambini andavano a scuola da soli. “Io facevo circa 2 chilometri a piedi –ci racconta Carfagna-, attraversavo i sentieri dei boschi di Ariccia fino a Monte Gentile sfidando i serpenti con una mazzafionna, che era anche uno dei giochi preferiti di allora”. I giochi scelti, di solito, erano: a’nguattarella (nascondino), a’ bottoni oppure a’ sòrdi, a’ sciurarella (scivolo), a’ dadi, a tappetti, a’ ccorda, a’ campana soffiettu, a palla, a pallone, a’ pallinacci, a’ pistole di tavolette, a’ pistole coi lastrichetti (gli elastici), alle bambole di pezza, a’ unu mponta a’ luna, a’ ccariole, co’ u’ cerchiu, a’ cacaselle, au dottore, au cuccuruzzaru, a piso pisello, a’ chiapparella, a pappari, a midule (piastrine), a filu filettu, a’ e belle statuine, a girotonnu, au schiaffu du sordatu. Se confrontiamo questi giochi con quelli tecnologici dei bambini di oggi sembra davvero di stare su mondi diversi. Eppure sarebbe utile che anche ai bambini di oggi venissero insegnati i vecchi giochi così come sarebbe opportuno che anche gli anziani di oggi cercassero di capire i giochi tecnologici che tanto appassionano i loro nipotini così come i nuovi termini usati per decifrarli: playstation, wii, xbok, videogame, nintendo, d.s. (che vuoldire doppio schermo), monitor, gamboy, facebook, youtube, skype e tanti altri. “Quando mio nipote –racconta ancora Carfagna- mi dettava questi nomi ho pensato a come sono andati veloci i tempi mentre quei vecchi giochi spensierati e semplici sono stati del tutto dimenticati”.

Lettere, Proposte, Proteste e Reclami ilpiccolosegno@libero.it

Le lettere non superiori alle 13 righe devono presentare in modo chiaro nome, cognome, mail o numero telefonico

LETTERA APERTA AI SOCI DEL CENTRO ANZIANI DAL PRESIDENTE USCENTE ENEA TRINCA Cari soci, con questa lettera voglio espimere tutta la mia gratitudine per il vostro affetto e stima dimostrata nei miei confronti, so che moltissimi di voi sono rimasti dispiaciuti ed increduli della decisione di non ricandidarmi alle prossime elezioni del Centro Anziani, questo mi onora e nel contempo mi fa star male. Per questo vi chiedo umilmente scusa. Non crediate che la mia decisione sia stata presa per mancanza di coraggio. Voi sapete meglio di me che quando ci si trova davanti all’arroganza e al sopruso, al non rispetto delle regole, si è

costretti a farsi da parte. Nonostante ciò mi conforta di aver lasciato un Centro Anziani vivo come non lo è mai stato, e se ciò è avvenuto credo non sia solo merito di altri, quelli che preferiscono vincere facile non avendo di fronte avversari. Nove anni fa mi sono messo in gioco sapendo a che cosa andavo incontro, per me fare volontariato significava mettersi a disposizione della comunità senza secondi fini.

Dico questo perchè alla fine la gente ti giudica e sapere che per nove anni molte persone hanno avuto stima di te, ti riempie di gioia. Questo è il più bel dono per il lavoro svolto e per questo non smetterò mai di ringraziarvi. Lascio a malincuore questa mia esperienza convinto di aver fatto sempre il possibile. Ringrazio, e con me la vicepresidente Marisa Troisi, tutti coloro che in questi anni hanno collaborato dentro i vari

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direttivi del Centro Anziani. Ringrazio l’amministrazione comunale per l’apporto dato in questi anni, con essa l’On. Carlo Ponzo, l’Ass.re alle Politiche Sociali, dott.ssa Valentina Trinca, la referente dott.ssa Maria Teresa Ranieri, tutti i volontari della Croce Rossa operanti nel Centro e Mauro e Rita gestori del bar. Ringrazio inoltre i soci che pur non avendomi dato la loro fiducia hanno collaborato per il bene del Centro. Non per ultimo ringrazio tutti i soci dicendo loro che nella vita tutte le cose hanno una fine ma la cosa più importante è che le amicizie rimangano. Un abbraccio e un in bocca al lupo a tutti. Enea Trinca Presidente uscente del Centro Anziani


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