Il Segno settembre 2013

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“ il Segno PICCOLO

Mani sulla città ...quello che gli altri non scrivono... mensile indipendente

www.ilsegnoroccadipapa.blogspot.it

Anno XII, n. 9 - Settembre 2013

ALLE PAGINE 17, 18 e 19

Fosso della Molara

Il Consiglio Comunale del 29 agosto

La vera libertà individuale non può esistere senza sicurezza economica ed indipendenza. La gente affamata e senza lavoro è la pasta di cui sono fatte le dittature. F.D.Roosevelt

Centro Storico

Detriti Urla, grida e oscenità... Questione nella vasca e la politica perde valore irrisolta A pagina 9

Lettera Aperta al Comm.rio del Parco

Segue a pagina 6

A pagina 20

Iniziato il dopoBoccia? A pagina 22

Parcheggio Festa della Pizza Tre euro interrato e abbonamenti per entrare A PAGINA 12

A pagina 16

Orario Continuato Lunedì chiuso

di Andrea Sebastianelli Nel presentarle le nostre congratulazioni per la sua nomina a Commissario straordinario del Parco dei Castelli Romani, vorremmo sottolineare alcuni aspetti che ci sembrano importanti. Avremmo voluto parlarne direttamente con lei in un’intervista, ma non ha risposto al nostro invito, quindi le inviamo questa “lettera aperta”, in attesa di una sua disponibilità.

I 30 anni dell’Avis

Alle pagine 13, 14 e 15

Alle pagine 10 e 11


ATTUALITA’

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il Segno - Settembre 2013

Anche Pannella aderisce all’appello per salvare il pregiudicato Silvio Berlusconi è un evasore accertato e nessun voto potrà mutare la sua qualifica

di Daniela Di Rosa Non mi rassegno all’idea che la giustizia non sia uguale per tutti, ma è pur vero che la frase “siamo tutti uguali di fronte alla legge” è una balla madornale! Le carceri americane sono piene di neri poveri, le nostre traboccano di emarginati di tutte le nazionalità, se sei ricco puoi permetterti i migliori avvocati e dentro ci vai se proprio è impossibile accertare l’innocenza, ma avrai la formula dubitativa e probabilmente sconterai metà della pena; se non sei “nessuno” rischi di fare la fine dei tanti Cucchi. Ora per chi non crede alle balle di Berlusconi e da vent’anni chiede da dove gli arrivarono i primi miliardi, che sa che è un corruttore e amico di mafiosi, che finalmente può chiamarlo pregiudicato e vederlo sparire dal Parlamento, è impossibile accettare la grazia o un qualunque tipo di salvacondotto, tanto in galera non ci va, è troppo vecchio e se non lo fosse sarebbe troppo ricco. PICCOLO

il Segno

organo mensile dell’associazione culturale

“Editoriale il Segno” C.F. 92028150586

Registrazione Tribunale di Velletri n. 5/02 del 19/02/2002

DIREZIONE

Via dei Monti, 24 - Rocca di Papa

DIRETTORE RESPONSABILE Andrea Sebastianelli

Ma pretendiamo almeno che sia interdetto dai pubblici uffici come un qualunque cittadino italiano condannato per frode fiscale. Trovo vergognosa l’alzata di scudi in sua difesa di politici di sinistra e destra, di che cosa hanno paura? Di sparire dalla scena politica alle prossime elezioni? Sono forse sotto ricatto a causa di decine di dossier in mano dell’ex cavaliere? Oppure con Berlusconi fuori gioco non REDAZIONE

Patricia Antolovic, Bruna Benelli, Noemi Bevilacqua, Giulia De Giorgi, Daniela Di Rosa, Bruno Fontana, Paola Gatta, Anna Giovanetti, Toshi Kameda, Marcello Loisi, Camilla Lombardozzi, Nanci Marietto, Loredana Massaro, Don Franco Monterubbianesi, Noga (Gabriele Novelli), Massimo Onesti, Sergio Rasetti, Annarita Rossi, Vincenzo Rufini, Maria Pia Santangeli, Luigi Serafini, Roberto Sinibaldi, Gennaro Spigola, Sandro Tabellione, Cristiana Zarneri il-sognatore.blogspot.com

avrebbero più un lauto stipendio? O hanno paura di fare di lui un martire della giustizia italiana e dei consensi che potrebbe avere? A me non me ne frega niente se saranno milioni di persone a votarlo, potrebbe votarlo l’Italia intera… pregiudicato è e pregiudicato resta perciò non è più candidabile! Ci si è messo pure Pannella, penoso come lo è stato negli ultimi vent’anni, la “prostituta” del Parlamento, che si ILLUSTRAZIONI

Franco Carfagna, Ermanno Gatta

ilpiccolosegno@libero.it

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accoppia con chi lo paga meglio, da quarant’anni vive di rendita grazie a due referendum vinti (insieme al PCI e a pezzi della DC) facendone fallire molti altri. Ora ci riprova con un’altra sfilza di referendum e, con l’aiutino di Berlusconi, tenterà di far passare la riforma della giustizia per salvare il compagno di merende… nel mezzo c’è la legalizzazione delle droghe leggere... già me li vedo, i due vecchi tromboni ai giardinetti su una panchina a farsi una canna insieme a La Russa, la Santanchè e Gasparri… avranno salvato il cavaliere e fatto felici centinaia di ragazzi!

Berlusconi e l’evoluzione mentale degli italiani

Dicembre 2004, presentazione del libro “Storia d’Italia” edito da Rai Eri–Mondadori. Parla Berlusconi: “… uno studio corrente dice che la media del pubblico italiano rappresenta l’evoluzione mentale di un ragazzo di 12 anni che fa la seconda media e non sta nemmeno seduto nei primi banchi ….”. Deve essere su questo studio che ha costruito la sua carriera da imprenditore e politico. Da imprenditore, somministrando agli italiani una televisione che ha fatto regredire molti alla seconda elementare. Quanti sono gli “sfortunati” che hanno seguito programmi come il Grande Fratello perché non hanno avuto la “fortuna” di avere un Fratello Grande che li prendesse a calci nel sedere? Da politico, propinando l’immagine dell’italiano che con i Grandi del Mondo tratta gli affari dei popoli a suon di gag da avanspettacolo, mentre agli italiani da seconda media negli ultimi banchi, raccontava che con lui al timone la barca italiana mai sarebbe affondata. Come è finita lo stiamo vedendo. il-sognatore


il Segno - Settembre 2013

di Daniela Di Rosa “Arriva la bomba, che scoppia e rimbomba” cantava Dorelli un secolo fa! E puntualmente ritorna la minaccia americana. In Siria c’è la guerra civile, c’è l’orrore della devastazione, del dolore di migliaia di morti, di bambini massacrati con armi chimiche, c’è l’eco di un terrore lontano… e nel 2013 qual’è l’unica soluzione a questo conflitto? Sganciare altre bombe sulla popolazione inerme. In media ogni cinque anni l’America decide di esportare democrazia bombardando dal cielo, a cominciare da Hiroshima e Nagasaki (armi chimiche, non scordiamolo, così come in Vietnam distribuì napalm a tutto spiano) per far terminare un massacro di innocenti ne compie uno maggiore. Sai come sarà contenta la popolazione siriana quando vedrà cadere sulla sua testa le bombe dei salva-

ATTUALITA’

Le lobby delle armi impongono le loro guerre

Dopo Bush è la volta di Obama a favore delle bombe

tori? Grazie Obama (premio Nobel per la pace!?), li uc-

cide per liberarli, questo lo sanno fare anche da soli!

“Mentre a Roma si riflette... Palermo è in mano ai nemici”

Trentuno anni fa l’attentato a Carlo Alberto Dalla Chiesa

di Giulia De Giorgi 4 settembre di 31 anni fa a Palermo nella chiesa di San Domenico si svolgevano i funerali del Generale dalla Chiesa. Nato a Saluzzo, in Piemonte, Carlo Alberto dalla Chiesa è stato un Generale e un Prefetto che negli ultimi anni della sua carriera si è impegnato nella lotta contro Cosa Nostra. Nel 1982, a seguito di una lunga e brillante carriera viene nominato Prefetto in Sicilia ed è proprio qui che troverà la morte: la sera del 3 settembre 1982, la

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macchina bianca sulla quale viaggiava, guidata dalla moglie Emanuela Setti Carraro, fu affiancata da una Bmw dalla quale partì una spaventosa raffica di kalashnikov AK-47 che lo uccisero insieme alla moglie. Ai funerali erano presenti non solo le più alte cariche dello Stato ma anche la gente comune, quei palermitani onesti che lottavano al fianco del Generale per una Sicilia senza mafia. Furono proprio loro a protestare vigorosamente contro le autorità accusandole di averlo lasciato solo nel

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Quando ha voluto, l’America sapeva liberarsi di dittatori (veri o presunti, vedi Allende) senza massacrare i civili, bastava pagare gli oppositori, creare tensioni interne e magari mandare un killer prezzolato! Oggi no, perché le lobby delle armi premono per vendere, gli eserciti vogliono sopravvivere, bisogna difendersi dal “nemico” e ogni nazione, compresa l’Italia, aumenta i fondi per gli armamenti, anche ora con la crisi che avanza, con la quasi totale disoccupazione dei nostri giovani, con Imu, Iva, Tarsu… noi compriamo gli F35.

m o mento più critico. Carlo Alberto Dalla Chiesa Anche le parole, prese da un passo di Tito Livio, usate del cardinale Pappalardo per l’omelìa risuonarono come un rimprovero per tutta la classe politica del tempo: «Mentre a Roma si pensa sul da fare, la città di Sagunto viene espugnata dai nemici e questa volta non è Sagunto, ma Palermo. Povera la nostra Palermo».

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ATTUALITA’ Il Dip.to di Salute Mentale Asl Rmh promuove la cultura e la pratica della mutualità

il Segno - Settembre 2013

Auto mutuo aiuto, una risposta concreta a sostegno delle famiglie dei Castelli

di Rosa Caporuscio* Il Dipartimento di Salute Mentale sta lavorando per diffondere la cultura e la pratica della mutualità, attraverso un’opera di sensibilizzazione rivolta a tutta la cittadinanza. I gruppi di auto mutuo aiuto sono un tipo di risorsa comunitaria e gratuita che privilegia, a partire dalla condivisione di un medesimo problema e bisogno, l’aiuto reciproco tra pari, incoraggiando un sapere che deriva dalla diretta esperienza del problema stesso. L’a.m.a. può essere una risposta sociale importante che interviene capillarmente, a forte sostegno affettivo, inteso come recupero di quei legami sociali perduti, o fragili, poiché in esso si può sperimentare accettazione e universalità dei propri sentimenti.

Il gruppo a.m.a. risponde in grado diverso, a seconda dell’orientamento, a due funzioni fondamentali, entrambe trasformative: la prima, individuale, di supporto, e la seconda, sociale, verso la sensibilizzazione e il cambiamento della comunità entro cui il gruppo è inserito. Una delle principali caratteristiche dei gruppi di auto mutuo aiuto è quella di favorire supporto emotivo e informazioni riguardo il problema di cui si occupa: il beneficio di potersi raccontare e di rispecchiarsi in chi ha, o ha avuto, lo stesso problema può essere grande. Non sentirsi soli, sentire riconosciute le proprie emozioni e le proprie sofferenze, stringere nuove amicizie, organizzare costruttivamente il proprio tempo, aiuta a crescere, a sen-

tirsi compresi, a sentirsi parte integrante del tessuto sociale. Esistono diverse tipologie di gruppi a.m.a., e possiamo distinguerli per i diversi obiettivi che essi vogliono raggiungere: Ci sono gruppi focalizzati sulla conquista di una crescita personale e di un’autorealizzazione: per esempio alcuni pazienti psichiatrici possono imparare ad occuparsi maggiormente di sé, avendo una maggiore attenzione al fatto che si puòmigliorare la qualità della propria vita occupando il tempo libero in modo sano e funzionale. Il gruppo di auto mutuo aiuto funziona in questi casi come un motivatore, una leva alla quale agganciarsi per cominciare il cambiamento e come un contenitore che aiuta a mantenere attivi i buoni pro-

Il 21 e 22 settembre la campagna promossa da Ekospet

Percombattereil randagismo lamicrochippaturaègratuita Dopo il successo della prima iniziativa, l’Associazione animalista Ekospet onlus rilancia la sua battaglia per contrastare il fenomeno del randagismo che, nell’ultimo anno, si è ripresentato in tutta la sua gravità in tutta l’area dei Castelli Romani. Le giornate del microchip gratuito sono promosse ed organizzate in collaborazione con la Comunità Montana dei Castelli Romani e Prenestini. L’iniziativa, che si terrà il 21 e il 22 settembre (dalle 8:30 alle 13:00) presso l’ambulatorio del Comune di Rocca Priora (via del Mattatoio), come sempre, è aperta a tutti i residenti della provincia di Roma con precedenza per gli abitanti della Comunità montana. Ricordiamo che microchippare il proprio cane è uno dei modi per tenere sotto controllo la popolazione canina. Le prenotazioni è preferibile effettuarle attraverso la compilazione di un modulo web, collegandosi al sito: http://www.cmcastelli.it/it/servizi-associati/randagismo/microchip/. Per info: 393-2857203.

Cuccioli di 3 mesi cercano casa

Cinque cagnolini (4 maschietti e una femminuccia) abbandonati a Rocca di Papa, cercano disperatamente dei padroni affettuosi. Per informazioni: 346-3079377

positi fino alla possibile realizzazione degli stessi e comunque, in casi di particolare difficoltà, è in grado di contenere l’insuccesso, come farebbe una buona famiglia che funziona. La persona “indebolita” dalla propria sofferenza, infatti, spesso ha bisogno di essere riconosciuta, di essere vista e sostenuta affettivamente, per potersi “ricompattare”, per poter di nuovo contare su se stessa. All’inizio dell’esperienza, già il poter uscire di casa con l’obiettivo di raggiungere il gruppo e di trascorrere il tempo dedicandolo a se stesso insieme agli altri, aiuta a combattere quel senso di solitudine e di sconfitta che generalmente accompagna chi è affetto da un disagio mentale. Altri gruppi vogliono imparare a saper convivere con malattie croniche o condizioni/crisi esistenziali con un certo livello di disagio e di stress (es. vedovi, diabetici, persone che hanno subito un lutto, oncologici,cardiopatici). In questi casi, avere la possibilità di incontrarsi con altri con i quali esprimere il proprio dolore, la propria difficoltà, sapendo di comunicare stati di malessere comuni, affrancandosi da tutta quella fatica “aggiuntiva” che interviene quando ci si confronta con persone che non hanno avuto la stessa esperienza, aiuta a “ricomporsi”, a sentire un’ampiezza maggiore, ad ascoltarsi appunto, senza la fretta per “risolvere” o per “chiudere” il problema..è in altre parole darsi la possibilità di vivere uno spazio di vitale importanza per imparare a stare nella situazione di disagio cercando insieme una nuova forma di adattamento. In sintesi il gruppo di a.m.a. può diventare il luogo ideale dove accogliere e sperimentare un ascolto profondo in modo reciproco. *psicologo-psicoterapeuta CSM Velletri, referente DSM Rmh della Cultura e Pratica della Mutualità


Le piscine crescono come funghi eanchealTuscolotuttoèpermesso il Segno - Settembre 2013

di Andrea Sebastianelli Funghi a ottobre, grano a giugno e abusi edilizi a ferragosto. La tradizione italica è sempre rispettata. A Grottaferrata, qualche settimana fa, è spuntata una bella piscina nella tenuta agricola Fonteia. Stiamo proprio sotto al Tuscolo, non lontano dall’antica via dei Sepolcri che porta al pianoro dove sta il teatro romano, all’interno del Parco dei Castelli Romani. Il progetto è del 2006, e fu contestato già allora. Ci furono ricorsi al Tar e al Consiglio di Stato, addirittura una marcia di cittadini. Il progetto era una chiara forzatura: si parlava di attività agricola, con manufatti che sembravano più adatti per un albergo che per coltivare la terra. Affacciandosi dalla rete di recinzione della “tenuta agricola”, all’occhio dell’ignaro

ATTUALITA’

passante la co- La contestata piscina al Tuscolo struzione potrebbe sembrare un resort extralusso, con tanto di velux sul tetto (le finestre che si usano per le ville) e con accanto una stupefacente piscina con tanto di gradinata per scendere in acqua. Tutto intorno un terrapieno pronto per diventare un caratterizza purtroppo i Cagiardino, nel meraviglioso stelli Romani. Ma la piscina paesaggio dei Castelli Ro- non sembra comunque compatibile con le necessità di una mani. Invece, per un tecnico esperto, tenuta agricola. Naturalmente la piscina è un abbeveratoio, il sappiamo che frotte di avvoresort è un granaio, le velux cati sono pronte a sostenere la servono per dare luce alle necessità del ristoro fisico delmucche e i campi intorno alla l’agricoltore e quindi della irrinunciabile esigenza di una piscina sono per le patate. Secondo una logica elemen- piscina. tare, le piscine non dovrebbero Nel frattempo nessuno conessere autorizzate, vista la per- trolla e, nel caso, nessuno durante penuria d’acqua che pone sotto sequestro il pre-

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sunto abuso. Fuori dalla tenuta non compare alcun cartello che riguardi la piscina, già da solo questo dovrebbe essere un indizio non trascurabile per i guardiaparco del Parco dei Castelli Romani, per la polizia municipale di Grottaferrata, per il Corpo forestale dello Stato. Tutta gente che ha come compito principale quello del controllo del territorio. O forse no?


6 La precedente gestione commissariale si è rivelata un’esperienza fortemente negativa. L’attività del Parco, anche in termini di fruizione, è stata completamente assente. Dopo un periodo precedente caratterizzato da vivacità e brillantezza il Parco è tornato così nel più oscuro anonimato. Ma forse era proprio questo l’obiettivo che la precedente gestione del Parco intendeva perseguire, considerando i tentativi, fortunatamente abortiti, di restringerne i confini. La sua nomina è coincisa con una ripresa dell’attività di fruizione del Parco e questo, sommato ai contenuti delle dichiarazioni che lei ha rilasciato alla stampa, lasciano sperare in una nuova e diversa stagione. Ci rendiamo conto che i problemi sono tanti, legati soprattutto agli interessi di lobby potenti a cominciare dal quelle legate all’edilizia. Abbiamo letto anche alcune proposte che vengono dai sindaci dei Comuni del Parco, che reclamano la diretta gestione dell’Ente. Questa non sembra proprio una soluzione, considerando che le maggiori responsabilità della pessima gestione territoriale siano proprio da attribuirsi alla scelte dei sindaci dei Castelli, che negli anni hanno determinato una sproporzionata urbanizzazione e una scarsa attenzione alle prerogative dell’ambiente. Non dimentichiamo poi il fatto che i sindaci hanno già gestito direttamente il Parco per una decina d’anni, fino al 1997, e che furono sostituiti da un Commissario ad Acta proprio perché non riuscivano ad adottare il Piano di Assetto. C’è necessità che l’Ambiente, le Risorse Naturali, la Biodiversità, la Tutela, abbiano

AMBIENTE

“Lettera Aperta” a Caracci, nuovo Commissario del Parco dei Castelli SEGUE DALLA PRIMA PAGINA

qualcuno capace tutela ambientale di rappresentarli. nella pianificaGli strumenti zione territoriale. normativi ci Una tutela che, sono tutti, anche sempre più, conse negli ultimi sidera l’ambiente anni, non sapallargato ai suoi piamo se per incontesti storici e sipienza o culturali. qualcosa di pegUn altro pronungio, le preroga- Sandro Caracci ciamento, questa tive e i poteri del volta del Tar Parco non sono stati applicati (Tribunale Amministrativo fino in fondo. Regionale) del Lazio, sul riCi riferiamo per esempio a tre corso 10615 del 2008, andato sentenze del Consiglio di a sentenza nel 2013, stabilisce Stato (3516, 3517 e 3518, tutte la “insindacabilità” delle valudel 2012) che riguardano ri- tazioni del Parco nel rilascio corsi vinti specificamente dal delle autorizzazioni, e ne staParco dei Castelli Romani. In bilisce la discrezionalità tecgenerale, queste sentenze as- nica (se non irragionevole e segnano ai parchi un ruolo discriminatoria). I giudici stafondamentale, per non dire biliscono, inoltre, che i giudizi prevalente, nella pianifica- tecnici del Parco possono suzione territoriale delle aree perare i Piani Territoriali Reprotette. Si afferma infatti che gionali. Insomma, si riconosce un Piano di Assetto – anche al Parco un potere molto forte, solo adottato – si applica im- già scritto nelle leggi, ma mediatamente, con i suoi con- spesso scarsamente esercitato. tenuti normativi e I vertici del Parco ne sanno regolamentari. Altro elemento: qualcosa di queste sentenze? E un Piano di Assetto può supe- se sì, perché non le applicano? rare le norme dei Piani Paesi- Noi condividiamo i suoi austici. I Parchi sono infatti spici di vedere “approvato” considerati detentori di supe- definitivamente – da parte riori prerogative ambientali. della Regione Lazio – il Piano Una rivoluzione che dovrebbe di Assetto nel 2014, quando destare dall’assopimento am- l’Ente compirà trent’anni ministrativo coloro che pun- dall’istituzione, ma anche un tano sull’oblio dei contenuti Piano del Parco semplicedei Piani (spesso dimenticati mente “adottato”, secondo i nei cassetti, come quello dei giudici deve essere applicato. Castelli), per non applicare Non c’è bisogno quindi di quello che in genere è conside- stare ad aspettare messianiche rato il fastidioso primato della approvazioni dalla Regione Corso della Costituente, 10 Rocca di Papa

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il Segno - Settembre 2013

Lazio. Un’ultima osservazione: ci sembra che l’azione di vigilanza e controllo del territorio, da parte dei Guardiaparco, sia a dir poco inefficace. Troppo spesso, specie nel periodo primaverile ed estivo, nei luoghi più frequentati – Tuscolo, Vivaro, lago di Castel Gandolfo, si nota da un lato l’eccessivo proliferare di fuochi accesi sui prati e nelle immediate vicinanze di boschi e dall’altro l’assoluta assenza di qualsiasi forma di controllo dei guardiaparco. È pur vero che con la sola repressione non si potranno mai modificare comportamenti ed abitudini incivili, ma un minimo di vigilanza e di dissuasione sarebbe auspicabile. Ultimamente il nostro periodico, insieme ad altre associazioni, ha presentato un esposto anche al Servizio Vigilanza del Parco relativo alla realizzazione di una piscina presso il Tuscolo, nella stessa proprietà di quell’intervento di Piano di Utilizzazione Agricola (PUA) che tanto scalpore e polemiche ha suscitato nell’opinione pubblica. Non essersi accorti che a Tuscolo, in un luogo visibile perfino dalla stessa sede del Parco, si stava realizzando una piscina è già di per sé piuttosto grave, ma che poi dopo un esposto non si verifichi (non ci è arrivata alcuna risposta) se l’opera sia o meno stata autorizzata dal Parco, è addirittura omissivo di un preciso dovere d’ufficio. Sono questi i comportamenti che alimentano irritazione e sfiducia da parte dei cittadini. Se condivide queste osservazioni, vorremmo sperare che, in qualità di Commissario Straordinario, voglia far sentire tutto il peso della sua carica. Andrea Sebastianelli

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7 ATTUALITA’ Anche quest’anno il concorso “Miss Castelli” tra degrado ambientale e politico il Segno - Settembre 2013

Kermessesullapiùbelladelreame ma la vera cultura finisce all’angolo

di Loredana Una sfilata di aspiranti Miss Massaro Potevamo non mancare anche noi al fatidico appuntamento? Su un territorio su cui pende la scure dell’inceneritore, la raccolta differenziata è un lusso di pochissimi quartieri che danno l’alibi ad amministrazioni corrotte per dire che “sì, si fa”, dove speculazione edilizia e cementificazione, connesse al riciclaggio di denaro sporco, la fanno da padrone in uno dei territori più belli che si siano mai visti, in un territorio che ormai ha quasi solo un pronto soccorso, massimo due, per una popolazione di 400mila abitanti, mancavamo solo noi al fatidico appuntamento. Quale, vi chiederete? L’elezione di “Miss Castelli Ro- che lo scopo è del tutto “culturale”, se perfino la Mission dell’associazione che mani”, è ovvio! Abito ad Albano Laziale da numerosi anni lo promuove è “attraverso l’apporto delle e passeggiando per il mio Comune mi im- idee e delle iniziative delle persone, tenbatto distrattamente in una locandina e dere allo sviluppo culturale e sociale della colgo al volo la frase (sempre fatidica), collettività”. Ma quanta cultura! Allora Miss Castelli Romani, proseguo per i fatti però, chi gliel’ha fatto fare a Margherita miei (chi se ne importa) ma poi ci ripenso Hack, quando era giovane, di mettersi sui e torno indietro, non fosse altro perché libri e dietro i telescopi a “rimirar le quest'anno alla Rai, le giornaliste del no- stelle” piuttosto che farsi una breve camstro servizio pubblico, dopo anni di dure minata in costume da bagno su una passelotte e battaglie per una Rai rispettosa rella? Insomma, si risparmiava anni di della differenza di genere, sono final- fatica e rendeva comunque al nostro paese un “valore culturale aggiunto”. Quindi è mente riuscite ad abolirlo. Segno dei tempi, come sempre in Italia, il lecito chiedersi: sono più intelligenti le popolo è diviso: c’è chi vuole la miss e miss o le astrofisiche? E’ questo il prochi non la vuole. Così, tanto per riparare blema. al maltolto della Rai, i Castelli Romani si Ma chi se ne importa se nelle giunte dei affrettano anche quest’anno a rieleggere Castelli Romani non esistono quasi per la loro, con tanto di orgoglio mascolino e nulla donne assessore, nei consigli comunali siedono una o due donne, le mamme arroganza femminea. Chi c’è dietro l'elezione di Miss Castelli non riescono ad iscrivere i bambini agli Romani? Il mondo della moda e dello asili nido per mancanza di posti disponispettacolo naturalmente, dei centri com- bili, il pagamento delle rette anche per merciali, dei giornali Il Tempo e Il Mes- quelli pubblici supera i 400 euro (i pansaggero, di Mediaset e perfino nolini vanno comprati a parte). Chi se ne dell’aristocrazia nella persona del prin- importa se i consultori chiudono, se a cipe Carlo Giovannelli. Niente di meno, scuola crollano i soffitti, come è successo niente di più! Leggasi allora: quanto di a Ciampino, se i papà devono provvedere meglio esiste sul mercato! Vi sarete ac- a fornire i loro figli di carta igienica prima corti che suona ironico... in effetti, per di mandarli a scuola, perché la scuola non come vanno i mercati di questi tempi, è può comprarla. Chi se ne importa se la discarica di Monmeglio non nominarli. Nell’impassibilità degli “uomini politici” tagnano sta invadendo i nostri vigneti, se di destra e di sinistra, che fanno finta di bastano pochi chilometri per allontanarsi non accorgersi di quanto succede sul loro dai centri abitati e assistere al degradante territorio, si svolge ormai da vent’anni il spettacolo di una prostituzione sempre più fatidico concorso. Ma poi in fin dei conti diffusa che proviene dall’Africa e dai gli affari sono affari e in nome di che cosa paesi dell’Est. Sì perché lì c'è la fame, ci si dovrebbe agitare tanto? Se perfino quella vera. Quella che pochi di noi conol’art. 3 del regolamento al concorso recita scono, ma che forse farebbe bene a tutti

sapere cos'è lo stomaco vuoto, se non altro per farci abbassare la testa di fronte al dolore e alla povertà altrui, e finirla una volta per tutte con l’arroganza di chi ha e ha avuto tutto dalla vita e si sente padrone del mondo. La fame è probabile che se la ricordino solo persone ormai “anziane” che hanno vissuto la guerra, tutti gli altri sono i figli maschi, “cresciuti veramente male”, del boom economico e del consumismo. Ora mi direte, che c’entra tutto questo con Miss Castelli Romani? (un’altra a fare la predica, una che non è moderna, una che sarà di sicuro una femminista brutta e racchia). La Miss invece è innocua, anzi ci colora la vita in un periodo di crisi economica. Lasciatemi prima entrare nei dettagli e poi, per chi avrà la bontà e la pazienza di continuare a leggere, vi dirò la mia opinione. Il fatto è che i “problemi reali” non si risolvono voltandogli le spalle, che alla felicità non ci si volge sbirciando una giovane donna seminuda e compiacente (Ruby docet), la sessualità “vera” è qualcosa di meraviglioso e totale che implica un mettersi in gioco, uno scambio, una reciprocità, fatta di sentimenti, di dialogo, di emozioni, di costruzione anche faticosa, tra uomini e donne adulti, che è probabile oggi nessuno conosca più. E già non sappiamo come essere felici, non sappiamo neppure più cosa sia la sessualità, per questo abbiamo bisogno di surrogati avvilenti, di imbastire lo “stantio” teatrino della donna oggettualizzata che accontenta (di poco) tutti: donne narcotizzate e uomini impotenti. Segno dei tempi. Se gli uomini sono tristemente impotenti così lo è tutta la società che quegli uomini e quelle donne hanno costruito: ecco appunto, impotente. Infatti non si riesce a risolvere nessuno dei problemi veri, ossia quelli gravi che ci affliggono in questo momento, così come non siamo felici, così come raggiungiamo “l’orgasmo fisico ma non quello autentico”. Ora non ditemi che sono addirittura andata a rispolverare Wilhelm Reich, perdonatemi, ma è inevitabile. Non è mia colpa se il grande filosofo austriaco aveva precorso i tempi. Suvvia però non tutto è perduto, io credo nelle infinite risorse dell’uomo (e delle donne!), e sebbene i principi Giovannelli furono conti dell’Impero d’Austria (ancora l’Austria), mi auguro un bel moto risorgimentale per il prossimo anno. Invece di una coroncina finta e di una striscia di carta a traverso, un bell’assegno di studio oppure un lavoro a tempo indeterminato per la più capace delle ragazze!


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da Tokyo Toshi Kameda È stata l’estate più calda di sempre, ha battuto tutti i record sia per durata sia per i 41° di temperatura, perfino la sera non scendeva mai sotto i 25° (nella mia casa addirittura rimaneva sui 35°). Senza aria condizionata era impossibile respirare. Non so quante persone hanno riflettuto sul fatto che ce la stavamo facendo a sopportare questo caldo con i soli due reattori della centrale di Ohi e senza ricorrere a restrizioni del consumo elettrico. Proprio sotto questo caldo, il 21 luglio scorso si sono svolte le elezioni politiche della Camera bassa. Quanto avrà pesato sui risultati elettorali la coscienza del “non bisogno” dell’energia nucleare? Sono passati due anni e mezzo dall’11 marzo del 2011. In questo arco di tempo ho dimostrato come il nostro Paese stava cambiando, avendo la tragedia resoci più consapevoli del nostro modo d’essere e più coscienti nei confronti della politica. Tante persone per la prima volta si sono svegliate con la consapevolezza di essere protagonisti del destino del Paese, e questo non lo nego, ma ogni tanto mi accorgo che comunque siamo sempre una minoranza seppure un po’ più numerosa. Alle elezioni la maggioranza degli elettori ha ancora una volta scelto per la guida del Paese il Partito Liberal Democratico (PDL), il partito storico nuclearista, che ha ottenuto la maggioranza anche nella Camera alta insieme al Partito Komei (buddista di Sokagakkai), con rispettivamente 115 seggi e 20 sul totale di 242. Ora il governo si sente ancora più forte e quindi è legittimato a fare tutto ciò che vuole dopo la stravincita della Camera bassa del dicembre scorso (vedi articolo del gennaio 2013), ma dimenticando il fatto che l’affluenza alle urne è stata di appena il 52,61%, la terza più bassa della storia. E’ stata la seconda occasione, dopo l’incidente nucleare, per contrastare la politica nuclearista ma è stata perduta per l’ennesima volta. L’argomento dell’energia nucleare non è stato molto affrontato durante la campagna elettorale. Il PDL ha cercato di ignorare gli argomenti sensibili come la riattivazione delle centrali nucleari, le riforme costituzionali e il TPP (Trans-Pacific Partnership: il trattato del libero commercio tra i dodici Paesi nell’area dell’Oceano Paci-

DIRETTA da TOKYO

il Segno - Settembre 2013

Contro il nucleare, dentro il nucleare

Antinuclearisti perdenti il Giappone non cambia fico), preferendo porre l’accento sui frutti della propria politica economica. Infatti, sotto questo governo, la borsa si è ripresa tornando ai livelli di prima del cosiddetto “Lehman Shock” (2008); lo yen è svalutato e grazie a questo è aumentata l’esportazione e si sta uscendo dalla deflazione che dura dalla metà degli anni ‘90. La parola d’ordine del PDL era “riconquistare il Giappone” e chiedeva il voto agli elettori per aggiustare “il Parlamento distorto” conquistando la maggioranza anche nella Camera alta per una “politica in grado di decidere” tutto ciò che desidera. Di fronte a questi fatti nessuno è stato in grado di opporsi. L’opposizione si è dimostrata troppo divisa non solo nel numero dei partiti (nove) ma anche nella linea politica. L’unica possibile opposizione in grado di contrastare, il Partito Democratico, non è riuscito a recuperare la fiducia degli elettori conquistando soltanto il 13,40% dei voti nel sistema proporzionale (59 seggi) rispetto al 31,56% di tre anni fa. La nuova formazione politica ambientalista, il Partito Verde, non ha ottenuto nessun seggio ottenendo solo lo 0,86%. L’unico sollievo per il movimento antinucleare è l’aver eletto per la prima volta un proprio rappresentante, Taro Yamamoto, giovane attore di 38 anni, senza il sostegno di alcun partito ma solo dei singoli cittadini. Il secondo motivo di sollievo è l’avanzata del Partito Comunista con 9,68% (11 seggi) rispetto al 6,10% precedente. Era dal 1998 che non otteneva un seggio in più. Come avevo scritto in un precedente articolo, le elezioni politiche non hanno trattato solo il problema del nucleare e purtroppo i partiti d’opposizione non sono riusciti ad unirsi in una voce unica anti-nucleare. In cambio, però, il Partito del tè verde (si tratta di una forza progressista e non come quella americana conservatrice “Tea Party”), che non è un partito che propone dei candidati, ha messo a disposizione del pubblico una lista di candidati antinuclearisti da votare senza distinguere il partito. Diversi elettori antinuclearisti hanno votato per il PDL. Il 36,33% di Fukushima per esempio, che molto hanno sofferto per l’incidente nucleare, ha dato il consenso al PDL, addirittura più alto rispetto alla media nazionale (34,68%). La verità è che non c’era altra scelta dopo il malgoverno del PD ed esisteva solo una voglia di stabilità e governabilità per ricostruire la città e riprendere una vita normale. Ora però tutto diventa difficile per uscire dalla società nuclearizzata, con un governo più solido che sicuramente durerà per tre anni. Il gravissimo incidente, per la Nazione, non è stato decisivo per l’alternanza di go-

Sopra: il manifesto elettorale del PD Sotto: quello del PDL

verno non essendo riuscito a scuotere profondamente la società. Il che non è sorprendente se si pensa che successe una cosa simile 63 anni fa. Il politologo Yoshikazu Sakamoto, più di mezzo secolo fa, scrisse a proposito del mancato senso nazionale del popolo giapponese dopo la seconda guerra mondiale, un “Saggio sul nazionalismo progressista” (in «Chuo Koron», ottobre 1960): “Il massimo punto della demenza dello stato nazionale fu la reazione terribilmente insensibile di fronte alla guerra coreana del 1950”. “Allora l’opinione pubblica non si sentì coinvolta dall’appello che «il Paese poteva essere trascinato dalla guerra»”, perché “per molti giapponesi erano più importanti i benefici della domanda bellica che il terrore della guerra”, mentre “altri popoli del mondo concepivano il rischio della terza guerra mondiale”. Queste parole, scritte più di mezzo secolo fa, suonano bene anche oggi sostituendo la parola “guerra” con “incidente nucleare”. Da allora molte cose sono cambiate ma qualcosa è rimasto uguale. Che cosa? La mancanza di un valore universale che ci unisca. Non siamo riusciti ad interiorizzarci di certi valori come i diritti umani, la democrazia, la libertà e la pace. Qui non si tratta del nazionalismo nel senso reazionario. “Il nazionalismo progressista” è quello che ci unisce nei valori universali. Quando manca questo viene a mancare anche il nazionalismo solidale che condivide l’esperienza di Fukushima come quella di Hiroshima e Nagasaki. Il problema è ancorato alla profonda storia della Nazione. Non vorrei essere pessimista ma solo realista. toshiditalia@yahoo.co.jp


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INDOVINA QUANTI SIAMO?

Al 30 giugno 2013 i residenti censiti nel Comune di Rocca di Papa erano 16.909 (maschi 8.356; femmine 8.550). Alla stessa data i nuclei familiari erano 6.264.*

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Senza la manutenzione annuale il Fosso della Molara è una cloaca *dati forniti dall’Ufficio d’Anagrafe

La vasca di espansione di via dei Gerani si è riempita di detriti e rifiuti d’ogni tipo

di Marcello dalla quale l’acqua dovrebbe Loisi procedere il suo corso a valle. Dopo le segnala- Questo comporta un accumulo zioni di alcuni no- eccessivo non solo di terra e stri lettori, siamo ciottoli, ma anche di spazzaandati a dare tura di ogni genere. Tra i fanun’occhiata al quartiere Vigne, ghi, inoltre, sono visibili (e dove c’è la vasca di espan- terribilmente percepibili all’olsione di via dei Gerani. Que- fatto) gli scarichi di qualcuno sta, insieme ai condotti che qui che si è allacciato alla rete in confluiscono, furono inaugu- modo abusivo. Sembra, addirati cinque anni fa e hanno il rittura, che qualche autospurgo compito di raccogliere le si sia liberato del suo carico acque grigie proprio a pochi (quelle delle L’intervento di 5 anni fa metri della docce e dei lavasca di laminavandini) e l’aczione. qua piovana Appare evidente della parte come la condibassa di Rocca zione dei vicini di Papa, in parsia intollerabile, ticolare quella avendo a pochi che va dall’inimetri dalle prozio di via delle prie abitazioni Rose fino a Grottaferrata. La una vera e propria fogna a costruzione di questa vasca fu cielo aperto. Ogni volta che si finanziata dalla Comunità intasa la vasca, qualcuno di Montana, la quale ha lasciato loro deve farsi carico di segnaall’amministrazione comunale lare la cosa ai vigili, i quali, l’incarico della manutenzione. dopo un lungo iter burocratico, Proprio questo aspetto è uno fanno intervenire gli operai del dei punti deboli del progetto. Comune per pulire tutto. InDa anni, dopo ogni pioggia, i somma, quella che dovrebbe detriti portati dall’acqua vanno essere una manutenzione ordia depositarsi sul fondo della naria si è trasformata in intervasca, dove, sistematicamente, venti emergenziali bloccano la stretta feritoia straordinari.

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L’accumulo dei detriti ha riempito la vasca

Ma ciò si ripete ormai da anni, cosa che ha portato all’esasperazione le persone che vivono nelle vicinanze, ma che sta anche comportando un notevole rischio igienico-sanitario per la zona. Un altro problema che contribuisce al disastro e al quale non si è ancora ovviato è quello della rete fognaria. Nessuno degli edifici dell’area in questione è allacciato alle fogne, perciò i residenti si sono dovuti attrezzare privatamente con vasche Imhoff. Da più di dieci anni, però, la rete

fognaria teoricamente esiste, ma nella pratica non è allacciata a nessuna rete che porti a valle gli scarichi. Alle lamentele decennali dei cittadini l’amministrazione comunale ha risposto sempre elusivamente, asserendo di recente che stanno ultimando il collaudo del depuratore che dovrebbe risolvere la questione. Nel frattempo, gli abitanti subiscono i miasmi di una fogna a cielo aperto, senza avere diritto a un allaccio alla fogna stessa.

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Finalmente un Consiglio vero dove gli argomenti si discutono

Il 29 agosto si è tenuto il Consiglio Comunale nell’aula di Corso Costituente

di Sergio Rasetti Erano anni che non si svolgeva un Consiglio Comunale così lungo. Quello dello scorso 29 agosto iniziato alle 18.00 è andato avanti fino ad oltre la mezzanotte. La maratona oratoria è stata interessante e gli spunti per riflettere, molteplici. I Consiglieri, ormai abituati a riunioni piuttosto brevi e scontate, alle prese con varie mozioni presentate dal Consigliere di opposizione Crestini, ci sono sembrati sorpresi o impreparati a disquisire sugli argomenti proposti. Troppo abituati a Consigli Comunali formali dove la maggioranza presenta la minestra già cucinata, decisa a non aggiungere nemmeno un pizzico di sale fornito dall’opposizione pur riconoscendola spesso, a parole, un poco insipida; mentre l’opposizione, ha tutta l’aria di aver indossato gli abiti di rinuncia e rassegnazione e a campare di riflesso. Questa volta, con le sue mozioni, per la preparazione delle quali si era molto impegnato, Crestini ha rotto le file, come aveva precedentemente già fatto più timidamente, dimostrato che il Consiglio Comunale può essere un luogo molto importante per parlare di cose che interessano veramente i cittadini; che l’agenda dei lavori può essere dettata da

ogni singolo Consigliere che ne abbia voglia e capacità. Il pubblico, abbastanza numeroso, ha potuto assistere a un vero e proprio cambiamento del trend imposto da anni da una politica dormiente. Altri Consiglieri di opposizione erano favorevoli alle proposte, mentre alcuni della maggioranza si dichiaravano interessati e disposti a discuterne successivamente. Un clima assolutamente nuovo, ma offuscato da un paio di ombre inquietanti. La prima riguarda una frase, rivolta a qualcuno del pubblico da un Consigliere di opposizione con la quale,

Un momento del Consiglio

esplicitamente, si invitava a non rompere l’appendice

Riceviamo e pubblichiamo

Crestini aderisce al gruppo misto

La ricerca di maggiore autonomia mi ha spinto ad abbandonare il gruppo in cui sono stato eletto ed entrare a far parte di una lista indipendente. La politica deve essere fattiva e avere per scopo il bene collettivo. Sono tante le possibilità per far crescere la nostra città e per creare nuove risorse, governando un comune di 16mila abitanti, come Rocca di Papa, senza avere nulla in cambio, senza cercare favori personali e senza secondi fini. I cittadini devono decidere, e riacquistare centralità. Per questo motivo sono sempre disponibile ad ascoltarli e a colloquiare con loro. Il mio recapito telefonico è 333-1390112, la mia mail è: emanuelecrestini@hotmail.com e il profilo facebook è: Emanuele Crestini. Emanuele Crestini

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dell’uomo necessaria alla riproduzione. L’altra è relativa all’atteggiamento del gruppo di maggioranza nei confronti del suo capogruppo che, dopo aver dato un’indicazione di voto su una mozione, non veniva seguito da tutto il gruppo nella relativa votazione. Quando rappresentare gli elettori era considerata una cosa molto più seria, questi atteggiamenti avrebbero avuto conseguenze importanti sul piano politico e su quello personale, ma oggi sembra che più di qualche eletto sia molto lontano dal considerare un dovere lavorare nelle Assemblee elettive con impegno, coerenza politica, trasparenza e onestà intellettuale evitando sempre espressioni da strada che sicuramente vietano decisamente ai loro figli.

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Urla, bagarre e varie oscenità... e la politica dei signorsì trionfa

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L’assise comunale di fine agosto è stata meglio di un’opera prima teatrale

di Daniela Di Rosa Non vado spesso a teatro e un po’ me ne dispiaccio, ma mai avrei pensato di assistere a una commedia dell’assurdo all’interno di un’aula consiliare. Erano le 18.00 dello scorso 29 agosto, c’era un Consiglio Comunale che trattava di cose molto importanti per la nostra cittadina, la destinazione e l’uso del parco comunale “la Pompa” (un bellissimo parco), la “riqualificazione” di un area privata (Galli) e alcune mozioni presentate dal Consigliere di opposizione Emanuele Crestini. La sala era gremita e già questo era un miracolo, poi d’estate… la Giunta, con il Sindaco in testa, era al completo, un solo uomo al comando e una sola voce a dirigere il coro. Che senso ha pagare tutti questi Assessori e Consiglieri se alla fine nessuno dissente mai? Se l’unico loro scopo è alzare il braccino e votare sì a qualunque oscenità? Comunque… inizia, prendendo la parola, Crestini, sorvolo sulle sue richieste (peraltro tutte valide, che potete leggere nelle altre pagine del Segno) perché a quel punto comincia la recita. Il Consigliere di opposizione De Santis (non so ancora a chi si oppone: alla maggioranza? all’opposizione?) secondo me in stato confusionale, farfuglia alcune accuse a Crestini, prima gli dà del “populista”... ma perché? Chiedeva al Sindaco di intervenire presso il Cotral perché il trasporto pubblico non funziona e cose simili. De Santis, sempre più infervorato, urlava a Crestini di proporre lui le soluzioni, se qualcosa non andava nel paese non doveva denunciarle ma semmai risolverle! E infatti Crestini proponeva di votare le sue mozioni affinchè minoranza e maggioranza potessero lavorare insieme per risolverle… ma a quel punto tutta la maggioranza votava com-

patta per i no. Alcuni I banchi dell’opposizione prendono la parola per spiegarsi... l’unica cosa che ho capito è che anche se le mozioni erano condivisibili loro votavano no, così... per principio, per partito preso, per antipatia personale; Querini arrivava addirittura a ridicolizzare e (per me) minacciare il Consigliere di opposizione. Serafini, che si definisce ambientalista, votava no alla riqualificazione della Via Sacra e sì alla sua immagine, perchè il Segno stava risvendita della Pompa… Santangeli, capo- prendendo il tutto… gruppo Pd, votava sì a una mozione (non A mezzanotte, quando il Consiglio è finito, ricordo quale) mentre gli altri del suo par- ho capito due cose: assessori e delegati non tito si astenevano o votavano contro; devono rendere conto a chi li ha votati ma Sciamplicotti… stendo un velo pietoso al potete di turno che li ha messi in lista, a (anzi no non lo stendo), si è sperticata in loro non è chiesto di sapere, di informarsi, lodi per il coraggio di un imprenditore lo- di contestare, o stai al gioco o te ne vai, alla cale, probabilmente uno degli uomini più fine sono veramente pochi quelli che laricchi dei Castelli Romani, perché avrebbe sciano la comoda poltrona, in un paese o dovrebbe risistemare i suoi capannoni persino la più inutile delle deleghe dà un (che coraggio!) rendendo il paese più piccolo “prestigio”. bello!? Io già le vedo frotte di stranieri (e La seconda è che a Rocca sono tutti impanon) correre a vedere i bei capannoni in- rentati con tutti ed è quasi impossibile far dustriali, altro che il quartiere bavarese del rispettare le regole, noi cittadini abbiamo centro storico di Rocca! Nel frattempo il perso il parco, chi l’ha gestito fino ad ora “pubblico” ride, urla e applaude, è l’apo- continuerà per altri vent’anni, poi i nipoti teosi: De Santis si alza inveendo contro il e dopo di loro i pronipoti avranno mille direttore de il Segno, fa di più, gli urla (mi altri pretesti per tenerselo… io fossi stata il scuso per la parolaccia): “Sebastianelli hai Sindaco gli avrei lasciato il 40% di loro rotto il cazzo! Tu non hai vinto nessun proprietà, non avrei dato nessun permesso concorso, tu sei stato Consigliere”. E giù per bar o pizzerie, sicuramente senza guail finimondo, urla dalla sala, i Vigili che dagno e con l’onere di pulirlo e tenerlo in minacciano di cacciarci dall’aula, De San- sicurezza, gli eredi lo avrebbero generosatis che minaccia querele a protezione della mente donato alla collettività.

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“L’abbonamento al parcheggio interrato e l’orinatorio pubblico” La lettera inviata al Sindaco sulla questione dei parcheggi a pagamento

La decisione di chiudere il parcheggio sotterraneo si sta rivelando un problema. So che avete fatto tutto questo su richiesta di qualche zelante cittadino, e allora voglio dire anch’io la mia, perchè chiedo che venga riaperto il parcheggio gratuito sotterraneo per i seguenti motivi: 1) non è possibile trovare posto negli spazi bianchi in superficie, quindi si è obbligati a pagare; 2) anche volendo pagare, c’è una differenza che secondo me non è neanche legale, fra il costo della sosta oraria di superficie e quello della sosta mensile sotterranea: sopra una rapina, sotto una cifra ridicola; 3) è dunque quasi d’obbligo affittare un posto sotterraneo, ma i posti non ci sono, quelli rimasti sono in corrispondenza delle grate così chi passa sputa e fa i suoi bisogni sulle auto di sotto, o tira i sassi (tutte cose

Ciao Viviana

E’ venuta improvvisamente a mancare una nostra cara amica, grande fan del Segno. Qualche volta abbiamo pubblicato anche dei suoi spunti di riflessione, sempre autentici e ricchi di carica emotiva. Si tratta di Viviana Bisi che quasi ogni domenica incontravamo in piazza della Repubblica e con lei era consuetudine scambiare qualche opinione. Recentemente ci aveva preannunciato un nuovo articolo per il giornale. Il direttore e l’intera redazione del Segno la salutano con grande affetto.

sperimentate già); 4) così, non ci sono posti gratis sopra (anche se magari è tutto a norma di legge, ma i posti non ci sono comunque), non ci sono posti a pagamento economici sotto, ci sono solo i posti orari di sopra. 5) che poi neanche lo voglio un posto economico sotterraneo, visto che per accedere al parcheggio bisogna passare per il piasciatoio pubblico che sono le scale di accesso. Mi è stato detto che non è colpa del gestore, facciamo che non è colpa di nessuno, ma è da pazzi chiedere alle persone di passare in mezzo a pozze di urina per entrare e uscire da un parcheggio a pagamento. Si stava meglio prima, se a qualcuno non stava bene poteva andare a mettersi da un’altra parte, e invece così stiamo male tutti. Comunque, chiedo almeno, per diminuire un pò il disagio della cittadinanza, se proprio

non si può tornare indietro, di fare degli abbonamenti mensili anche per le righe blu di superficie (magari con contrassegno da mettere in bella vista sul cruscotto) a prezzi paragonabili a quelli del parcheggio sotterraneo, in modo che si possa aggirare tutti i problemi che avete creato con questa azione. Cioè: sopra, sotto al sole e alle intemperie, devo pagare un occhio della testa all’ora; sotto, che sto al fresco e sotto chiave, praticamente ho il posto per un mese a pochi euro. Mah! Grazie per avermi ascoltato, spero che darete retta anche a me, oltre che a chi ha chiesto di fare questa cosa, perchè non sono certo la sola a lamentarmi, come potranno confermarvi i gestori. Siamo tutti cittadini, è importante la voce di tutti e, quando una scelta si rivela sbagliata, è saggio ritirarla o cambiarla. Samuela Dotti

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A luglio c’è stata l’assemblea del Comitato Centro

Tanti problemi irrisolti e ilComune non si presenta di Patricia Antolovic Giovedì 4 luglio si è tenuta l’Assemblea annuale del Comitato di Quartiere del Centro Storico. Assemblea? Grande parola! Malgrado l’annuncio fatto su questo giornale e i volantini distribuiti, erano presenti circa venti persone. Questa è la prima constatazione. Ecco la seconda: malgrado l’invito recapitato, si segnala l’assenza totale dell’amministrazione, idem per gli altri comitati di quartiere. Latitanti i cittadini, latitante l’amministrazione, un po’ di rammarico aleggiava nell’aria. Nonostante tutto si sono affrontate le problematiche del quartiere Centro: il fallimento della raccolta con il sistema “porta a porta”, in vari luoghi (come via del Crocifisso per esempio) si stanno accumulando i rifiuti malgrado le segnalazioni dei cittadini; numerosi lavori iniziati ma ancora non finiti; l’assenza di trasporti pubblici; l’aumento del costo del pulmino della scuola; i boschi sporchi e abbandonati; il problema delle antenne radio-tv per il quale i Comitati stanno lavorando per essere ricevuti dal Governatore della Regione Lazio, Nicola Zingaretti... ma quello che è apparso più sconcertante è l’assenza di risposte, di riscontro, dalla parte dell’amministrazione comunale malgrado i vari incontri fatti. Si è anche riflettuto su quello che si potrebbe fare per rilanciare il paese, passando dalla riqualificazione delle case del centro storico per renderle più attraenti e più adatte alle esigenze della vita di oggi, alla condanna unanime della politica di

nuove costruzioni effettuata fino ad oggi che ha svuotato il centro e deturpato il territorio. La crisi ha riempito questi cantieri di cartelli “vendesi”. Oggi si deve smettere di costruire il nuovo ma riscoprire e valorizzare il centro dei paesi ridando loro un’identità, una vita. L’accento è stato poi messo sulla necessità di un cambiamento culturale dei cittadini che hanno perso la nozione di “Bene Comune”, se per esempio il paese è sporco è anche colpa di chi getta i rifiuti per terra. La nascita dei Comitati di quartiere era stata salutata dall’amministrazione come L’assemblea del Comitato Centro

un modello di democrazia partecipativa ma oggi sembra essere stato un flop. Lo scollamento tra politica e società civile ne è una delle cause, ma anche l’impotenza dei cittadini di fronte a decisioni prese dall’alto senza coinvolgimento della popolazione. Vediamo una forte voglia di partecipazione, cioè la voglia di essere ascoltati ma la politica rappresentativa non riesce (o forse non vuole) a coinvolgere i cittadini nei processi decisionali. Se la partecipazione non ha una base solida,

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costante, organizzata, la partecipazione è solo una presa in giro, ed è quello che è successo ai Comitati di quartiere di Rocca di Papa. Non si è capita l’importanza della partecipazione dei cittadini alla vita politica del paese, cioè avere cittadini informati che discutono con i politici ed hanno anche un ruolo decisivo nel processo decisionale: dibattito, collaborazione, informazione adeguata e pluralità di opinioni sono tutti elementi alla base della democrazia. I cittadini aiutano gli amministratori a governare meglio e a colmare il divario tra politica e società civile, a legittimare le decisioni prese. L’attività costante della partecipazione garantisce, stimola e controlla la qualità della rappresentanza che vede arricchire le sue attività. La Partecipazione garantisce la trasparenza e l’etica del servizio pubblico diventando un ostacolo al clientelismo e alla corruzione. Tentativi di partecipazione sono stati fatti un po’ dappertutto nel mondo ma l’esempio più citato è l’esperienza del “Bilancio Partecipato di Porto Alegre” in Brasile, dove si è sviluppato il controllo cittadino su una parte del bilancio e sull’equa distribuzione delle risorse. Ma per arrivare a questo punto serve la volontà di tutti i protagonisti, cioè dei cittadini, ma sopratutto dell’amministrazione comunale.

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“Caro Sindaco, io non mi sento offesa quando qualcuno dice la verità”

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tro, eppure quando vengono i turisti sono estremamente delusi! Noto, amaramente, la differenza in negativo con altre cittadine viciniore come: Marino, Grottaferrata... e perfino Rocca Priora! Noto una cittadina un pò assopita a livello generale... dormiente... in uno stato persino di eutanasia! Abbiamo un centro storico le cui origini risalgono al 1100 circa... che ha un panorama straordinario... che ha all’interno numerose piazzette... che ha un impianto urbanistico ancora simile all’originario... Nonostante tutto ciò, niente!”. Pertanto, notando tutto questo dico: perchè non dar vita ad un piano del colore? Perchè non incentivare i commercianti con sgravi sulla Tarsu? Perchè non curare il verde pubblico o inserirlo? Perchè non creare manifestazioni continuative nel borgo come accade nella mia terra natìa che è il Salento e che possano rintracciare i flussi di visitatori? Abbiamo un diamante che è il

valentina sellati

Mi presento, sono Luigi Martina, studente e Presidente degli studenti della Facoltà di Giurisprudenza presso la Pontificia Università Lateranense (Città del Vaticano) e nuovo cittadino di Rocca di Papa, avendo effettuato da poco il cambio di residenza. Circa due anni fa, in quanto discente universitario fuori sede, io assieme ai mei genitori eravamo alla ricerca di un’abitazione da acquistare per permettere al sottoscritto di continuare quanto più agevolamente gli studi. Dopo mille peripezie abbiamo fatto la nostra scelta... destinazione ultima: Rocca di Papa. Abbiamo acquistato una casa nel bellissimo centro Storico... l’abbiamo ristrutturata ed ora ci vivo! Però permettetimi di dire, senza pretendere o arrogarsi il diritto di offendere nessuno, che purtroppo il Centro Storico (di cui ci si fregia del titolo di Borgo Medioevale) continua ad essere in uno stato di degrado, sporcizia, abbandono. Si osservano: assenza di verde pubblico (mancanti fioriere sulle fontane, quelle presenti sono sporche e rovinat), basoli danneggiati, rifiuti vari,erbacce dovunque, topi, tombini per lo scolo delle acque intasati ecc. Piazzette come quella XX settembre in completo stato di abbandono e con una fontana con vasche antichissime ma danneggiate. Pertanto, passeggiando per le viuzze, mi balenano nella mente tali considerazioni: “Il centro storico non è solo la Fortezza e/o il Duomo... è anche tutto il resto! Non comprendo l’astenìa nell’affrontare tale tematica e l’incapacità così grave nel fare un piano coerente!! Si vogliono avere articoli o guide che parlino dell’antichissimo Cen-

il Segno - Settembre 2013

di Daniela Di Rosa Sul numero di luglio abbiamo pubblicato una “lettera” rivolta al nostro Sindaco, non era la lettera di un roccheggiano ma di un Vice-sindaco di un’altra cittadina… però le lamentele erano suppergiù le stesse. Il signore in questione, avendo un figlio che frequenta un’università a Roma e dovendo comprare un piccolo appartamento ai Castelli Romani pensò bene di acquistarlo da noi, la posizione era comoda, il paese bello e i prezzi ancora abbordabili ma, come dice lui stesso, alla gioia iniziale seguì lo sconforto per lo stato di abbandono del centro storico, per le difficoltà riscontrate dal ragazzo nel servirsi dei mezzi pubblici, per la sporcizia e il degrado di una cittadina alle porte di Roma e con un passato glorioso. Scrisse al Sindaco il quale, dopo molti giorni, rispose a nome suo e, senza interpellarci, a nome nostro, di tutti i cittadini. La sua risposta è stata (pressappoco) che il signore in questione offendeva il paese e tutti i suoi cittadini! Caro Sindaco io non mi sento offesa quando qualcuno dice la verità ma mi attivo per capire come mai le cose non funzionano, nessun luogo è perfetto ma si può sempre migliorare. Sono dodici anni ormai che con il nostro mensile diciamo le medesime cose, che diamo spazio a decine di lettere di lamentele (le stesse del signore sopracitato) di paesani e di forestieri e non lo facciamo perché odiamo il paese ma proprio perché lo amiamo, se restassimo in silenzio di fronte al degrado saremmo noi stessi complici dello stato delle cose, inutile nascondere lo sporco sotto il tappeto… prima o poi lo sporco fuoriesce. Alla fine della storia possiamo solo sperare che il signore non faccia come ha promesso, cioè vendere la casa appena acquistata e trasferirsi in un altro paese, perché a rimetterci sarebbe sempre e solo Rocca di Papa, un tempo non molto lontano chiamata “la perla” dei Castelli Romani!

CENTRO STORICO ed anzichè sfruttarlo o custodirlo gelosamente lo abbiamo gettato! Vorrei dire, inoltre, che la scusante dell’immigrazione, come capro

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espiatorio del degrado, non è coerente e veritiera. Il borgo è abitato da numerose famiglie italiane e straniere dignitose... da giovani, bambini ma anche anziani! In questo ultimo periodo vi sono cittadini che, purtroppo in una condizione di auto sostentamento, stanno ristrutturando le loro abitazioni. Ma è ancora troppo poco! P.S. La notte al borgo, come un primissimo accenno di rivalutazione, ha riscosso un successo notevole...! Spero che, realmente, si possa invertire la rotta... di una città e di un’amministrazione che ha sotto gli occhi un gioiello ma che attua una politica attendista, a singhiozzo e che non punta strutturalmente e progettualmente sulla rivalutazione e promozione! Luigi Martina


Bocciata la proposta di ridurre la Tarsu per le attività del Centro il Segno - Settembre 2013

di Paola Gatta Per i commercianti del centro storico è arrivata la bocciatura da parte della maggioranza Pd di Rocca di Papa di potersi vedere ridurre la tassa sui rifiuti per favorire il rilancio delle loro attività commerciali penalizzate dallo stato di abbandono del primo quartiere roccheggiano. La mozione, tesa a ottenere qualche beneficio in termini di pagamento della tassa, presentata nel Consiglio Comunale del 29 agosto da Emanuele Crestini, è infatti stata respinta dai Consiglieri di maggioranza secondo i quali ridurre questa tassa non è fattibile e anzi sarebbe una discriminazione rispetto ai commercianti della zona Vigne e dei Campi d’Annibale. Sarebbe fin troppo facile rispondere che il commercio del centro storico è praticamente alla frutta e nella crisi più nera, basta farsi una passeggiata dal Corso fino a piazza Garibaldi e al Belvedere per capire che il problema è reale. E infatti la stessa Ass.re Sciamplicotti, qualche anno fa, diede vita proprio al “Laboratorio Centro Storico” con il compito di rivitalizzare questo quartiere, altrimenti se le condizioni dei quartieri fossero state tutte uguali lo avrebbe chiamato semplicemente “Laboratorio Rocca di Papa”. Deluso il Consigliere Crestini per la decisione della maggioranza. “Mi aspettavo un atteggiamento più attento verso i problemi dei commercianti del centro, ma evidentemente per loro quest’aspetto non è una priorità”. Poi, nella stessa seduta consiliare , si è venuti a sapere che il chiosco che opera all’interno del parco dei Campi d’Annibale non ha mai pagato la Tarsu. E allora non è vero ciò che hanno detto alcuni Consiglieri, a cominciare dal capogruppo Pd, secondo cui i commercianti sono tutti uguali. A quanto pare, come direbbe Celentano, qualcuno è più uguale degli altri, e la tassa sui rifiuti non la paga.

ROCCA DI PAPA

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La bella notte al borgo La “pizzica” in piazza Garibaldi

Sabato 8 settembre a Rocca di Papa c’è stata una bella manifestazione: musica, gastronomia, cultura. La serata, fresca e piacevole, è stata punteggiata da iniziative in ogni angolo del borgo. Rocca di Papa era in festa. “La Notte al Borgo” ha funzionato ed è stata la dimostrazione che il centro storico ha ancora notevoli potenzialità, che destano curiosità, partecipazione, interesse e, per molti non roccheggiani, il piacere di una scoperta. Dove si suonava la pizzica, a piazza Garibaldi, c’era il pienone. Tanti, trascinati dal ritmo, si sono divertiti ballando; in altri punti purtroppo le persone non erano moltissime. Per un pieno successo anche di pubblico, il prossimo anno bisogna solo pubblicizzare un po’ meglio l’iniziativa.

Lo stendardo

Uno degli “angoli” musicali

Stavolta un plauso va dunque al Comune, al Laboratorio Centro Storico, all’Ass.re Sciamplicotti, alla Proloco e a tutti i volontari e agli artisti che vi hanno partecipato. (G.D.G.)

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Festival della pizza, il parco è pubblico... ma l’ingresso costa 3 €

ROCCA DI PAPA

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Danilo Romei

di Paola Gatta Finisce nella polemica la decisione di far pagare l’ingresso al parco pubblico dei Campi d’Annibale, chiamato comunemente “la Pompa”, perchè dal 2 al 4 agosto al suo interno si svolgeva il Festival della pizza, manifestazione promossa dalla Proloco e patrocinata dal Comune. Infatti, semplicemente per accedere all’interno del parco, anche solo per godere di un po’ di fresco, ai cancelli gli addetti chiedevano 3 euro. Tanto è bastato per accendere la giusta polemica. A rendere nota quest’assurda decisione (resta da capire se il Comune ne era a conoscenza) è stato il Consigliere d’opposizione Danilo Romei, secondo cui si è trattato di un vero e proprio abuso “visto

Tares via raccomandata A/R

che il parco pubblico dovrebbe sempre essere accessibile a tutti senza costi d’ingresso”. Come dargli torto? Se la Proloco (o chi per essa) voleva organizzare una festa a pagamento poteva tranquillamente affittare lo stadio comunale e far pagare tutti i biglietti che voleva ma essersi appropriati dell’unico parco pubblico fruibile di Rocca di Papa, a tutti è sembrato un abuso. Adesso il Consigliere Romei ha presentato un’interrogazione chiedendo al Sindaco di “prendere visione di tutti gli atti deliberati relativamente alla concessione del Parco Comunale all’Ente Proloco nonché gli eventuali provvedimenti in cui si autorizza a chiudere tutti gli accessi al Parco Comunale e a pretendere il pagamento di euro 3,00 a persona per l’entrata alla Pompa”. Resta da conoscere l’ammontare degli incassi della Proloco riferiti alla gestione della Festa della Pizza e quelli rappresentati dai soli biglietti d’ingresso, soldi che dovrebbero essere riversati direttamente nelle casse comunali perchè, secondo noi, acquisiti illegittimamente.

La tesi di Giammarco

Lo scorso 23 luglio Giammarco Giovanazzi ha discusso la tesi di laurea in Scienze biologiche con un lavoro incentrato su “Gli effetti di estratti di rosmarinus officinalis sulla vitalità di cellule di melanoma umano A375”. Una ricerca importante e di grande valenza scientifica. La mamma, il papà (il mitico “Zì Pino”), Elisabetta, Emanuela, Francesco, Lorenzo, Giorgia, Alberto e la nonna, vogliono dare a Giammarco un grande abbraccio. A lui vanno anche i complimenti dell’intera redazione del Segno.

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Oltre alla bolletta si pagano anche le spese postali!

di Sergio Rasetti Abbiamo passato una mattinata all’Ufficio postale per pagare le rate della Tares 2013 che scadevano il 31 luglio dopo avere precedentemente già perso un’altra mezza mattinata per ritirare la raccomandata contenente il conto e i relativi bollettini da pagare. Le attese ci hanno permesso di focalizzare una curiosità riscontrata sulla bolletta che stavamo per pagare: “L’addebito delle spese di spedizione: € 4,00”. Per spedire tutte queste raccomandate ci sarà voluto un patrimonio” ci siamo detti. Infatti, controllando sul sito del Comune abbiamo letto una Determina del Responsabile del Settore che per spedire 6.951 avvisi di pagamento riportava le cifre necessarie: € 12.447,85 per stampa e imbustamento + € 27.108,90 per spedizione raccomandate R/R; un totale di € 39.556,75 Iva inclusa. Ci siamo chiesti se non sarebbe stato possibile evitare quelle raccomandate inviando gli avvisi per posta ordinaria. Qualcuno sostiene che la raccomandata è stata una necessità per tutelare meglio il Comune in caso di non pagamento nei tempi dovuti. Noi pensiamo che si sarebbero potuti usare i due sistemi di spedizione: posta ordinaria per chi paga regolarmente, raccomandata R/R per i ritardatari o i non pagatori. Non crediamo ci fosse un ostacolo a questa procedura, comunque chiediamo di valutarla in occasione della richiesta del conguaglio Tares che aspettiamo per dicembre. Risparmiare qualche euro con i tempi che corrono non è sbagliato.

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il Segno - Settembre 2013

di Andrea Sebastianelli “Poteri forti” è un’espressione usata molto spesso in Italia, per indicare qualcuno o qualcosa che muove i fili delle decisioni politiche. Un’espressione chiara ma sempre molto vaga. A Rocca di Papa, finalmente, abbiamo potuto dare ai “poteri forti” un nome, anzi due: Galli e Polentone (quest’ultimo è un soprannome). Infatti, nel Consiglio Comunale del 29 agosto scorso, la politica si è completamente inchinata agli interessi di questi due potentati locali. Della “vicenda Galli” ne parla abbondantemente Roberto Sinibaldi (nel paginone interno del giornale) portando alla luce aspetti poco chiari (anzi... chiarissimi), mentre a me tocca approfondire l’altra vicenda, quella legata alla nuova convenzione per la gestione del Parco Comunale dei Campi d’Annibale (la Pompa).

LA CONVENZIONE FIRMATA NEL 2000 Cominciamo dall’inizio, quando nel dicembre del 2000 il Comune approva la convenzione-transazione per la gestione del Parco a favore dei signori Fondi (fino al 1° gennaio del 2017), che andava a sostituire quella precedentemente firmata con i gestori “storici” del parco (Gianfranco Gatta, Mascarò) i quali, purtroppo per loro, non possono essere annoverati nella categoria dei “potenti”. L’accordo venne presentato per scongiurare un contenzioso che, a rileggere le carte dell’epoca, poteva essere evitato subito mettendo a posto i documenti con un passaggio in Consiglio comunale. Si preferì un accordo che produsse un affidamento diretto (senza gara pubblica) per la gestione del parco e soprattutto di un chiosco bar-pizzeria, appositamente realizzato nel parco di proprietà comunale. La convenzione del 2000 venne sottoscritta dopo una lunga causa civile che vide contrapposti signori Fondi e Comune per la proprietà di una parte dei terreni costituenti il parco. Con tale firma i terreni contestati passarono al Comune il quale, in cambio, concedeva ai signori Fondi “l’appezza-

ROCCA DI PAPA

Firmata la nuova convenzione per il parco la Pompa

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Sull’accordopesa il mancato pagamento della Tarsu ma per il Comune va bene così mento di terreno sito in località Costarelle della superficie di mq 12.009” (si tratta di un’area posta sulla strada che dai Campi d’Annibale conduce a Monte Cavo). Ma qui sorgeva un problema. Questo terreno è gravato da usi civici ed era quindi “inalienabile ed indisponibile senza l’autorizzazione del Ministero dell’Agricoltura e delle Foreste”. Resta un piccolo aspetto da chiarire: sull’area denominata Costarelle (sorprende che nessun Consigliere della maggioranza abbia posto la questione!) da anni sono presenti dei tralicci (ponti-radio) che dovrebbero pagare un affitto. Senza tener conto che qualche anno fa si collocò in quell’area anche il traliccio di Radio Latte Miele non certo a titolo gratuito. Quei soldi da chi sono stati incassati? Dal Comune? Dai signori Fondi? O da qualcun altro? Visto che l’accordo iniziale tra Comune e privati sarebbe stato viziato proprio dalla presenza di usi civici alle Costarelle, è spontaneo domandare a che titolo sono stati eventualmente percepiti quei soldi.

LA NUOVA CONVENZIONE Ma veniamo a oggi, alla decisione del Comune di approvare un nuovo accordo malgrado la scadenza di quello precedente fosse fissata al 2017. Facciamo un piccolo passo indietro: nel 2012 gli affidatari fanno domanda di agibilità dei locali del bar, come a dire che fino ad allora il bar era sostanzialmente abusivo. E come è stato possibile se stava su un terreno di proprietà comunale e oggetto addirittura di una convenzione? Forse perché nessuno ha controllato? Forse perché chi ha controllato ha fatto finta di niente? Non lo sappiamo. Ma è certo che la convenzione non è stata rispettata. E che fa il Comune a

Il Consigliere Crestini mentre interviene sulla vicenda del Parco la Pompa

questo punto? Invece di rescindere il contratto riprendendosi le aree di sua proprietà, premia gli affidatari con una proposta di altri 19 anni di gestione convenzionata, sempre senza oneri per i concessionari, a parte il taglio dell’erba e la pulizia del chiosco. Non sarebbe stato meglio, una volta accertato il mancato rispetto della convenzione, azzerarla, fissare un canone e fare un bando pubblico per la gestione del parco e soprattutto del bar? Hai visto mai che vinca qualche giovane roccheggiano in cerca di lavoro? Hai visto mai che si arrivi ad avere occupazione e introiti per le casse pubbliche, in sostanza vantaggi per l’intera collettività? Ma non è finita qui.

DA DIECI ANNI LA TARSU NON SI PAGA Come la classica ciliegina sulla torta, nel Consiglio Comunale del 29 agosto, le supposizioni del Consigliere Emanuele Crestini vengono confermare dall’intervento dell’Ing. Simone Pizziconi, Consigliere Comunale Pd e presidente della commissione urbanistica, il quale ribadisce -leggendo un documento ufficiale della commissione che presiede- che l’attività esercitata all’interno del parco non è iscritta

nei ruoli dei contribuenti della Tarsu. In poche parole, la tassa sui rifiuti, da oltre dieci anni, non è mai stata corrisposta dai gestori del bar-pizzeria. A questa sorprendente notizia ci aspettavamo un altolà da parte del Sindaco e della maggioranza Pd, almeno per fare una verifica... e invece, come se nulla fosse, tutti hanno fatto finta di niente, elogiando l’attività svolta dai Polentone per il rilancio del parco pubblico, riaffidandoglielo fino al 2032. L’unico ad opporsi è stato ancora una volta il solito Crestini che invitava i Consiglieri a non approvare la nuova convenzione, anche in virtù della notizia sui mancati versamenti della Tarsu, in quanto si poteva prefigurare un danno all’erario. Ecco il punto: si può sottoscrivere una convenzione con qualcuno che non ha pagato una tassa comunale, fatto certificato e reso noto dal presidente della commissione urbanistica nel Consiglio Comunale che trattava proprio questo aspetto? Si sa che di fronte ai “poteri forti” le orecchie sentono male, fanno finta di non aver compreso bene, preferiscono cambiar discorso e parlare d’altro. Di una cosa siamo sicuri, su questa vicenda non c’è ancora scritta la parola fine.


il Segno - Settembre 2013

di Roberto Sinibaldi L’urbanistica, si sa, è una materia difficile. A saperla maneggiare, ci si può fare pure qualche affaruccio. A ruspare nelle pieghe della legge, c’è sempre da trovare qualche piacevole sorpresa. Vediamo alcuni fatti, almeno quelli che possiamo osservare noi semplici cittadini: al punto 2 del Consiglio Comunale del 29 agosto c’era una delibera dal titolo piuttosto enigmatico, per quanto lunghissimo. In sostanza, era “la proposta progettuale avanzata dal Sig. Galli Carlo al fine di realizzare il progetto di demolizione, ricostruzione ed ampliamento di una attività produttiva (…) in variante del vigente Piano Regolatore Generale (…) del 1974 (…)”. A parte che un Piano Regolatore del 1974 dovrebbe essere un oggetto di antiquariato, non proprio aggiornatissimo per una gestione territoriale appena appena credibile, le belle parole del titolo della delibera devono essere risultate flautate per molti consiglieri comunali. E infatti, tutti (maggioranza e opposizione) hanno salutato l’operazione con trionfalistici giudizi sulla riqualificazione ambientale, sul coraggio imprenditoriale, sul vantaggio sociale. Neanche uno che avesse richiamato il contenuto dei documenti, dato un’occhiata alle carte, intravisto qualche planimetria. Forse hanno ritenuto che non ce n’era bisogno, visto che l’assessore all’urbanistica (per quel che si dice, molto amica del privato che proponeva la delibera), si è accalorata in una lunga esposizione piena di numeri, date, leggi... Dobbiamo anche ringraziarla, perché raccontandoci il contenuto di alcuni documenti fondamentali, il suo eccesso di zelo ha posto in luce qualche pecca.

A P P R O F O N D I M E N T O

Prendi 3 e paghi zero!

Un progetto con troppe mezze verità e omissioni

Così appariva il 17 giugno 2013 l’area dell’Edilmostra Galli

Tra le tante cose dette, ha sostenuto, con disinvolta naturalezza, che i capannoni da demolire sono stati realizzati prima del 1995. Queste le sue testuali parole: “Partiamo dal presupposto che il signor Carlo Galli ha presentato questa proposta perché ha un’attività produttiva su un terreno agricolo e tutte le realtà esistenti su questo terreno agricolo sono state sanate, perché edificate in periodo precedente al ’95 e quindi in base alle sanatorie ha anche ritirato tutti i permessi per costruire (…). A livello urbanistico, diciamo che tutti gli abusi di cui si parla, delle attività nate intorno agli anni ‘70, come si può evincere dagli atti presenti in Comune, sono assolutamente in regola.” Quindi, secondo quello che ha

detto l’assessore, è stata utilizzata la legge 160 del 2010 (comunemente decreto Bersani), per la quale si può fare una fruttuosa operazione di demolizione e ricostruzione. In sostanza, il privato demolisce e ricostruisce una cubatura esistente (e regolare, nel senso di non abusiva). In questo caso particolare, il privato, già che c’è, fa anche un ampliamento. Tutto regolare dunque? Per l’assessore, la Giunta, il sindaco e i consiglieri comunali, è tutto regolare! Noi, incuriositi dall’enfasi dell’assessore sulla regolarità dei capannoni preesistenti, abbiamo fatto un controllo semplicissimo e veloce, scaricando alcune foto satellitari da Internet. Stando a queste immagini (nella pagina

a lato) risulta che tre capannoni non stavano lì nel 1995, ma sono comparsi solo dopo. Chissà, forse l’assessore si è sbagliata, o forse le è scappata una bugia a fin di bene (di chi, lo possiamo immaginare). All’ufficio tecnico comunale la cosa è sfuggita? E i vigili urbani non hanno mai notato niente? Eppure bastava andare sul posto e guardare. Oppure, senza neanche alzarsi dalle poltrone di lavoro, aprire una foto satellitare su Internet. I capannoni sono stati fatti dopo il 2005, quando era chiusa qualsiasi possibilità di condono. Allora come hanno fatto poi a condonarli? Sono passati almeno otto anni segue a pag. 19


Dal 1988 a oggi... le foto satellitari ci dicono che...

L’area dell’Edilmostra Galli Questi (più l’area ufficio) erano i soli capannoni presenti sull’area

Ci sono gli stessi capannoni dell’88

Boschetto

2002 Uffici

Capannoni

2005

2003

Boschetto

Ci sono le stesse strutture di un anno prima

2008

Boschetto

Capannoni originari

Rispetto al 2003 non è cambiato molto

2013

L’area appare ormai ben definita segue da pag. 18

durante i quali nessuno ha visto niente. Se stanno lì da dopo il 2005 sarebbero non condonabili, in

Tutti i nuovi capannoni sono in piedi

Il boschetto non c’è più, al suo posto un capannone e altre strutture

Uffici

Una sequenza impressionante

Dal 1988 a oggi, come si può vedere dalla sequenza fotografica pubblicata, l’area dell’Edilmostra Galli ha subìto molti cambiamenti. Dopo il 2005 e fino il 2008 ci sono stati gli interventi più massicci in termini di costruzioni, mentre fino al 2005 l’area appare pressochè la stessa degli anni precedenti. Fatto sta che l’approvazione da parte del Consiglio Comunale della variante richiesta da Galli, è andata a sanare una situazione che dalle immagini appare fin troppo “insanabile”. E dire che l’Ass.re all’Urbanistica, Sciamplicotti, aveva garantito che “tutti gli abusi di cui si parla, come si può evincere dagli atti presenti in Comune, sono assolutamente in regola”.

altri termini abusivi, da acquisire gratuitamente al patrimonio comunale, o da abbattere ripristinando lo stato dei luoghi. Insomma, non si potrebbero usare come base per

una demolizione, ricostruzione o ampliamento. Qualche giorno fa i capannoni sarebbero stati abbattuti dal suo proprietario, ma questo non cambia nulla rispetto ai

il Segno - Settembre 2013

1998

1988

19

A P P R O F O N D I M E N T O

contenuti della vicenda. Anche se demoliti rimangono il punto di partenza per uno scambio: prendi tre e paghi zero. Roberto Sinibaldi


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ROCCA DI PAPA

il Segno - Settembre 2013

Il grande mondo Avis per la festa dei 30 anni Inaugurato il monumento dedicato ai donatori

di Maria Pia Santangeli Nel mio libro per bambini Arbìn bambinoalbero, ad un certo punto della storia, uno dei personaggi, esattamente un corvo, per salvare i compagni dalla morte, chiede al protagonista di strappargli una penna affinché una goccia del suo sangue possa cadere sul lago che altrimenti li inghiottirebbe. I bambini restano piuttosto sconcertati a L’unico momento scenogra- Da sin. il Sindaco Boccia, lo storico questa visione della goccia di sangue che fico è stata la discesa del presidente D’Alessandri con la moglie farà arrossare l’intero lago distruggendo Corso con tutti i labari di un e l’attuale presidente Eleuteri le malefiche alghe – c’è proprio il dise- bel rosso acceso delle ventigno della goccia nella pagina- e ad ogni sei associazioni di altri paesi incontro mi chiedono immancabilmente venuti a Rocca per l’occaspiegazioni. Perché una goccia di sangue sione. ha questo potere? Perché c’è questa in- A voler stringere la bella revenzione nella storia? Io mi trovo quasi altà dell’Avis di Rocca di in difficoltà a spiegare e finisco per usare Papa in numeri -li ha elencati tante parole. Invece spesso la verità è il Presidente Bruno Eleuteri molto semplice, pura direi, e anche le pa- nella sua relazione, dopo il role per spiegarla sono semplici: il san- caloroso saluto del Sindacogue è la vita, il sangue è il dono più saltano agli occhi numeri imgrande. portanti, numeri che non Queste parole chiave -mi ha fatto bene hanno bisogno di commenti: ascoltarle- le ho sentite ripetere più volte 571 sono i donatori del nostro paese attivi diverso a seconda del numero delle donaalla celebrazione del trentennale del- al giugno 2013, 189 donne e 382 uomini, zioni e degli anni di permanenza nell’Asl’Avis comunale di Rocca di Papa. Parole la più giovane di poco più di diciotto anni, sociazione, a partire da chi ha 3 anni di nette, chiare, dette senza esibizionismi, i più anziani che hanno superati i sessan- iscrizione o all’attivo sei, otto donazioni senza trionfalitacinque. Il per finire ai donatori ricchi di sessantasmi. Il proprio sangue rac- nove donazioni, i generosi fratelli Angelo sangue come colto, che e Fausto Melchiorri (sarebbe doveroso cidono, come nel 2012 è tare i nomi di tutti i premiati ma sono segno di fratelservito ad 182). lanza, dato in a i u t a r e , In segno di speciale riconoscenza una persilenzio, col forse è me- gamena e un orologio sono stati consecuore. glio dire gnati al fondatore dell’Avis di Rocca di Lo scoprimento salvare, 19 Papa e primo presidente, signor Enzo del monumento p e r s o n e , D’Alessandri, che proprio trent’anni fa al donatore di copre il volle fondare l’Associazione. sangue in fabbisogno Un senso di serena partecipazione era vipiazza della Redell’intero sibile sui volti di tutti i presenti nella grepubblica, una paese. Una mita aula consiliare rallegrata dalle goccia di realtà stra- magliette rosse dei volontari della manimarmo opera di o r d i n a r i a festazione, sorrisi scambievoli, parole miProspero OroL’inaugurazione del monumento di solida- surate dei relatori e degli ospiti e nella fino con inserita rietà che mente di tutti l’idea del sangue fonte di una significativa mattonella dipinta da penso renda tutti noi concittadini profon- vita, del sangue che per anni hanno donato in silenzio e che continueranno a doErmanno Gatta, segno tangibile di questo damente umili e grati. trentennale, e la seguente cerimonia di Molti donatori hanno ricevuto un ricono- nare con civile partecipazione. Una premiazione ai donatori nell’Aula consi- scimento, un distintivo di rame o d’ar- cerimonia che molti non dimenticheliare del Comune si sono svolte all’inse- gento o una goccia di smalto –ci voleva in ranno. gna della naturalezza, esattamente come questa occasione anche se nessuno di loro Grazie a tutti dell’Avis, grazie donatori. tutti i donatori considerano il loro gesto. ha mai cercato premi- un riconoscimento Sinceramente di cuore.

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ROCCA DI PAPA

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Provocazione o verità? Ai roccheggiani l’ardua sentenza Disservizi COTRAL

“Il Trentino come i Campi ma ilsogno diverràrealtà?”

di Francesco Torregiani Pini, abeti e castagni. Odore di bosco, di funghi e di cavalli. Questi fiori e questa montagna mi ricordano la mia casa a Campi d’Annibale. Ma un dettaglio mi dice che così non è: l’ordine delle cose, le strade ben asfaltate affiancate dai marciapiedi, la mancanza di immondizia abbandonata fuori dai cassonetti e gli innumerevoli percorsi ciclabili e pedonali mi riporta alla realtà. Sono in Trentino Alto Adige. Guardo con ammirazione il paesaggio circostante ed osservo l’intelligente uso che la popolazione locale ha fatto del proprio territorio. Qui il reddito medio delle famiglie è elevato e pochissimi sono i disoccupati. Eppure le ricchezze paesaggistiche sono simili, nella dovuta propor-

zione, a quelle di Rocca di Papa. Perché allora noi viviamo nella sopravvivenza, nella sporcizia e nel disordine? Una seria analisi non può prescindere da quanto fatto fino ad oggi dalla politica locale, di destra e di sinistra, di sopra e di sotto, della politica locale di sempre. Rocchiggiani risorgete! Elevate il capo, il nostro territorio se ben curato è la vostra ricchezza. Sono certo che chilometri di percorsi nel bosco, che attraversino anche il centro storico, riporti quel turismo in grado di ridare linfa alle attività commerciali rocchiggiane. La costruzione, la manutenzione e la pulizia dei percorsi darebbero lavoro a tanti artigiani ed i giovani impegnati nelle attività di ricezione turistica non saranno costretti ad emigrare in altri

comuni. Riportiamo il turismo a Rocca di Papa, costringiamo il politico di turno ad investire nell’ambiente e non nel cemento. Le tradizioni di Rocca di Papa e delle sue estese frazioni sono innestate nei boschi circostanti e nelle attività ad essi legate. I maneggi, i percorsi di trekking e quelli ciclabili, già in parte esistenti, offrirebbero quanto cercato dagli amanti delle vacanze “ecologiche”; mentre i funghi porcini, i lamponi e le castagne caratterizzerebbero i nostri piatti tipici. Rocca di Papa ha già quanto serve per garantire ricchezza e qualità della vita ai propri abitanti. Il turismo ora cerca il contatto con la natura, offriamogli la nostra! Sogno una Rocca di Papa ricca e bella, pulita ed ecologica... triestina!

Raccolta firme per chiedere un servizio più efficiente Un bus del Cotral

Dopo la proposta avanzata in Consiglio Comunale da Emanuele Crestini, alcuni cittadini di Rocca di Papa si sono organizzati e hanno cominciato a raccogliere le firme per migliorare il servizio Cotral. Chi vuole può trovare il modulo da scaricare sul blog del Segno (http://ilsegnoroccadipapa.blogspot.it/), raccogliere le firme e consegnarle al “Bar Centrale” di piazza della Repubblica. La redazione del Segno porterà poi le firme all’attenzione dell’Amministrazione Comunale.


22 di Luigi Serafini Nei giorni del gran caldo di agosto, il Mamilio, giornale online “amico” dell’amministrazione comunale, se ne esce con un articolo sul nuovo sindaco di Rocca di Papa. Mancano due anni e mezzo alla scadenza naturale delle prossime elezioni comunali e già c’è chi si sbraccia per fare nomi e previsioni. La cosa risulta un po’ troppo prematura (a meno che si pensi che la Giunta stia per cadere) e si giustifica solo per la necessità di parlare d’altro rispetto alle gestione della Giunta Boccia: il rosario dei disastri è – purtroppo – lungo e grave. Solo per cronaca accenniamo qualche tema, ma per l’antologia completa ci vorrebbe un volumetto: il Piano Regolatore è sparito e non se ne parla più; il parcheggio del Carpino, tra sequestri e altri inconvenienti non è ancora ultimato; l’isola ecologica dicono che è pronta, ma ancora non funziona; il cantiere dell’ex hotel Europa, in piazza della Repubblica, è il biglietto da visita dell’inazione della Giunta; la funicolare, di cui il sindaco ha fatto pure l’inaugurazione, è tornata bel-

ROCCA DI PAPA

È già cominciato il toto Sindaci

Una poltrona per 3 per il dopo Boccia? lamente nel dimenticatoio; il centro storico è inguardabile; l’abusivismo edilizio dilaga; dalla gestione dei boschi guadagnano soprattutto i tagliatori e non il Comune, che è il proprietario… E ci fermiamo qui per carità di patria. È chiaro che con queste premesse, parlare d’altro è d’obbligo, ed ecco che spunta la partita del prossimo sindaco del centro sinistra. I candidati sono Fei, Querini e Sciamplicotti, ci dicono. Barbante, che sarebbe il candidato potenzialmente più titolato, in quanto attualmente vice sindaco, ci informano che è fuori dalla partita. A noi, parlare ora del nuovo candidato a sindaco, pare ozioso. Barbante non si candiderà perché deve lavorare nel suo studio tecnico, ci dicono i bene informati, ed essere vicesindaco già gli do-

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vrebbe creare più di qualche problema. Gli altri tre sono la fotocopia, più o meno sbiadita dell’originale, ossia del loro capo Boccia. Per cui non cambierebbe praticamente nulla, anzi, temiamo, le cose peggiorerebbero. Di Sciamplicotti non abbiamo quasi mai sentito la voce (a parte alcune rare occasioni) ma appare quella più lanciata essendo anche la più popolare tra la gente. Tra Querini e Fei è difficile stabilire un primato. Secondo noi comunque il più piazzato, anche se mancano un paio d’anni all’apertura dei giochi, è Mauro Fei. Qualcuno dirà che è poco visibile, ha meno titoli, è meno scolarizzato, è un po’ più “rozzo” degli altri, è quello che brilla di meno. Se è così, il candidato sarà proprio lui!

il Segno - Settembre 2013

MAURO FEI

SILVIA SCIAMPLICOTTI

MAURIZIO QUERINI

Il Comune ha detto no alla proposta di Crestini di usare la funicolare come sala d’aspetto

Nel Consiglio Comunale del 29 agosto, la maggioranza che governa Rocca di Papa ha bocciato la proposta (del Consigliere di opposizione Emanuele Crestini) di utilizzare la stazione della funicolare, di proprietà Cotral, come sala di aspetto per i pendolari che prendono l’autobus del Cotral. Motivazione: “perché è un’area di cantiere” (!?). Quale? Domandiamo noi. La stazione della funicolare è utilizzata già adesso (vedi foto) come rimessaggio attrezzatura e per manifestazioni comunali. In questi casi per il Comune non c’è alcun problema!

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Bella la guerrilla dei Giovani Pd ma l’area è tornata nel degrado il Segno - Settembre 2013

ROCCA DI PAPA

di Marcello civile tendenza delle persone a Loisi sporcare la città e i piccoli Per guerrilla garde- giardini ai lati delle strade. Per ning s’intende il loro primo intervento di quella pratica di guerrilla gardening hanno “giardinaggio politico” prati- scelto un angolo di via Veccato da un gruppo di persone chia di Velletri, ai Campi che, su un terreno che non è il d’Annibale. Hanno ripulito proprio (spesso di demanio Così si presenta oggi l’area pubblico), se- adottata un mese fa dai giovani Pd minano e piantano fiori e aiuole. Solitamente, questi blitz vengono svolti di notte, in parziale segretezza, cosa che ostacola un dialogo tra gli attivisti e le amministrazioni locali. L’ i n t e n z i o n e sottesa a queste operazioni è quella di denunciare l’incuria e l’abbandono di alcuni angoli verdi della città, attraverso un tutto, piantato qualche fiore e atto di riappropriazione terri- anche un giovane albero. Intoriale che presuppone anche dubbiamente, si tratta di un un impegno costante nel gesto lodevole e che dovrebbe tempo, perché, come tutti sap- essere attuato anche in diversi piamo, il verde occorre cu- posti qui a Rocca di Papa. Purrarlo. troppo, però, se oggi si ritorna A giugno di quest’anno, i gio- lì, lo spettacolo non è così invani democratici (le nuove coraggiante come lo era due leve del PD) hanno voluto ci- mesi fa: le erbacce sono crementarsi in questo tipo di pro- sciute a dismisura, confetesta proprio per andare rendo, a quello che prima era controcorrente rispetto all’in- un piccolo spiazzo fiorito,

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I pannelli luminosi iniziano a informare

di Sergio Rasetti Ottima l’idea dei pannelli informativi luminosi. Danno la sensazione di vivere in una comunità moderna che utilizza al meglio le nuove tecnologie. A Rocca di Papa sembrava non avessero ben compreso il modo di utilizzarli perché i messaggi erano spesso “scaduti” e quelli veramente utili assenti. La cosa strana è che Amministratori, Consiglieri Comunali e Dipendenti hanno ignorano per mesi il problema, eppure i pannelli sono ben visibili a tutti. L’ultima mancata comunicazione utile è quella relativa alle modalità di distribuzione delle buste per la raccolta differenziata dei rifiuti. Non sappiamo quanti utenti si sono recati a ritirare la dotazione annuale prevista, ma siamo convinti che chi lo ha fatto, lo ha saputo essenzialmente tramite i volontari del passa parola. Quei pannelli non hanno detto nulla sulla tempistica del pagamento TARSU; nulla sulle convocazioni dei passati Consigli Comunali; molto, ma molto poco, su cose utili ai cittadini utenti e contribuenti. Dallo scorso agosto le cose ci sembrano migliorate. Abbiamo letto della convocazione del Consiglio Comunale del 29 Agosto, notizie su varie attività per l’estate roccheggiana di iniziativa pubblica e privata e altre comunicazioni istituzionali interessanti. Ci auguriamo che l’utilizzazione di questo importante canale di comunicazione istituzionale prosegua a pieno ritmo con i tempi e i modi più opportuni. E’ una possibilità concreta che la Pubblica Amministrazione può e deve utilizzare per rendere un buon servizio ai cittadini e riavvicinarli al “Palazzo” e ai suoi “abitanti”.

l’aspetto di un posto abbandonato a sé stesso. L’erba alta ha addirittura coperto il cartello con il quale i guerrilleros rivendicavano l’azione. Insomma, questa iniziativa è da sostenere, ma la vera riap-

propriazione dei luoghi passa soprattutto attraverso la costanza, e proprio il verde e la sua manutenzione sono tra i gesti che legano con più forza le persone ai posti nei quali vivono.

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DIRITTO DI REPLICA

il Segno - Settembre 2013

UNO DEI CIRCOLI DI SEL RISPONDE ALL’ARTICOLO DI PAOLA GATTA

“Siamo i soli a “Sarà così ma noi non contrastare la Giunta” ce ne siamo accorti” Il Coordinatore SEL, Stefano Galli, ci scrive

La replica della nostra Paola Gatta

di Stefano Galli* Lo scrivente Circolo di SeL E. Berlinguer di Rocca di Papa ritiene di dover dare una risposta alle osservazioni che lo riguardano apparse nell’articolo a firma di Paola Gatta (numero di luglioagosto 2013) avente per titolo “Che fine hanno fatto i Circoli di SeL?”. Corrisponde al vero l’affermazione che la presenza di due circoli sul territorio in rappresentanza di SeL “ha prodotto un paradosso” che ha generato nel medio periodo un allontanamento dalle intenzioni di origine ovvero quelle di allargare il consenso, ma si ha una percezione distorta dello sviluppo della dialettica politica quando si afferma che “si è preferito” non presentare una lista con il simbolo di SeL. Noi non abbiamo preferito, ma abbiamo preso atto che non esistevano le necessarie condizioni politiche, le quali ancora oggi, sono quelle di una costruzione di un percorso politico alternativo al governo dell’attuale giunta per presentare una lista unitaria. Non nascondiamo che gli esiti di queste scelte hanno restituito risultati distanti dalle nostre aspettative e la lettera a cui si fa cenno nell’articolo in questione ne è la testimonianza più cristallina, ma tutto è avvenuto nella convinzione che ci si potesse opporre con forza e energia. Non avendo rappresentanza in

Consiglio Comunale con le forze a nostra disposizione stiamo riprendendo un cammino con il proposito di mettere in evidenza la nostra idea di governo del territorio, di politica dei servizi, di trasparenza amministrativa, di occasioni di lavoro, di salvaguardia ambientale e soprattutto di un’idea complessiva del paese fino ad ora assente continuando a proporci come unica componente politica di opposizione alla giunta Boccia. E’ un compito alto e non privo di ostacoli, il passato ma ancor più il presente ci spinge in questa direzione per

di Paola Gatta C’è poco da dire: i circoli Sel non esistono! Non esistono politicamente, non sono percepiti socialmente, non fanno attività di alcun tipo. Lo certificano loro stessi. Il coordinatore di uno dei due circoli (l’altro è disperso), infatti, ci scrive che “stanno costruendo un percorso politico alternativo”; che stanno “riprendendo un cammino con il proposito di mettere in evidenza la nostra idea di governo”. Insomma, oltre una pagina facebook di concreto

rimettere insieme quello che ora è disperso e costruire una forza capace di indicare una nuova strada che risponda agli ideali e i valori di SeL. In concreto, siamo promotori e cofirmatari dell’osservazione alla rimodulazione del Piano di Recupero Urbano “Giardino degli Ulivi” per chiedere di far

rispettare il progetto originario scongiurando il pericolo di andare “oltre”; abbiamo creato una pagina di Facebook (selroccadipapa.circoloenricoberlinguer) per raggiungere un alto numero di persone ma più di ogni altra cosa per sollevare e alimentare il dibattito su tutte quelle tematiche e problemi sociali che non

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non c’è niente. A parte il fraseggio nel più puro politichese, con parecchia generosità si potrebbe pure condividere qualche concetto teorico. Il problema, per loro e per i cittadini, è che a Rocca di Papa di fatto quasi non c’è opposizione. E l’opposizione è uno dei pilastri della democrazia. Per partecipare alla vita democratica, bisognerebbe che qualcuno presenti qualche idea, se ce l’ha. Magari faccia un volantino, sia presente nelle piazze, esponga il suo sostegno o il suo dissenso alle scelte dell’Amministrazione. È possibile che ben due circoli Sel assistano al degrado del centro storico, senza avere nulla da dire? A un indebitamento del Comune di svariati milioni di euro, senza avere nulla da dire? Alle innumerevoli incongruenze, inefficienze, errori, ritardi, malfunzionamenti dell’Amministrazione, senza avere nulla da dire? Possibile che non abbiano una proposta? Una formazione politica questo dovrebbe fare, se vuole realizzare, come dice Sel, un percorso politico alternativo.

trovano adeguato riscontro. Sono iniziative che non esauriscono il compito il quale ha bisogno di svilupparsi nel lungo periodo ma dà il senso della nostra volontà a dare nuova linfa e slancio alla politica rocchigiana. * Coordinatore del Circolo SeL “E. Berlinguer” di Rocca di Papa

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ROCCA DI PAPA

il Segno - Settembre 2013

L’ASD Canarini presenta i propri quadri tecnici per la stagione 2013-2014

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Istruttori di qualità e competenza conlasupervisionediMarco Amelia Con l’arrivo della nuova stagione calcistica, l’ASD Canarini Rocca di Papa ha svelato i propri quadri tecnici per il 2013-14. I bambini della scuola calcio sino ai Giovanissimi Fascia B proseguiranno nella formazione prevista dall’Accademia del Calcio Marco Amelia che, con l’uscita del Direttore Tecnico Carlo Pascucci, chiamato a guidare il Fondi Calcio nel campionato Nazionale Dilettanti, vedrà presenti sul campo da gioco i professionisti Raffaele Graziano ed il Prof. Leandro Croce. Agonistica affidata alla Direzione Tecnica e Sportiva di Enrico Botti che guiderà i ragazzi dei Giovanissimi, Allievi e Under 21. La società in questo periodo sta vagliando la possibilità di formare anche le squadre Giovanissimi 1999 e Juniores, tutti i ragazzi interessati a far parte di tali categorie possono contattare il DS Enrico Botti i cui riferimenti sono reperibili sul sito internet della società. Tutta la struttura tecnica è formata da professionisti del settore e da istruttori qualificati, che operano seguendo le istruzioni ed applicano quanto stabilito dalla FIGC Settore Giovanile e Scolastico in materia di insegnamento e apprendimento del gioco del calcio. Allo stesso tempo insieme alla dirigenza tutta, la-

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et iMark

Settore Giovanile Accademia del Calcio Marco Amelia Direzione Tecnica

Supervisione Tecnica

Psicologo dello Sport

Raffaele Graziano

Prof. Leandro Croce Marco Amelia

Dott. Aldo Grauso

Piccoli Amici 2008-07-06 Massimo Gatta Pulcini 2005

Francesco Andreozzi

Pulcini 2003

Massimo Serafini

Pulcini 2004 Esordienti 2002 Esordienti 2001

Roberto Fei Pio Romei

Claudio Lucatelli

Settore AGONISTICA

Direzione Tecnica Sportiva

Enrico Botti

Allievi fascia B

Marco Campegiani

Giovanissimi fascia B

Allievi

Under 21

Orlando Silvestrini Bruno Brunetti

Giovanni Onesti

La preparazione dei portieri è affidata a Mirko Testa e allo Staff di Davide Cavaliere che segue Rocca di Papa e Rocca Priora.

vorano giornalmente sul territorio con la passione che contraddistingue ognuno di loro partecipando attivamente alle tantissime iniziative a supporto della collettività della Città di Rocca di Papa. La formazione e la crescita dei bambini e ragazzi è seguita a 360 gradi tralasciando e lasciando agli altri la pura statistica ed i trofei a tutti i costi,

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Via Rocca Priora invasa dal verde e la carreggiata è un pericolo

l’obbiettivo resta quello di “Giocare, imparare e divertirsi” linea che, lo scorso anno, ha portato moltissime soddisfazioni a tutta la società e in più di un’occasione i ragazzi ad essere l’orgoglio cittadino. Sul sito www.roccadipapacalcio.it sono disponibili tutte le foto e le biografie degli istruttori. Giulia De Giorgi

Come tutti gli anni, anche quest’estate Via Rocca Priora, nel tratto che dai Campi d’Annibale (altezza ex ristorante La macchia) arriva fino a Via dei Principi, è invaso dalla vegetazione laterale che ha ridotto notevolmente la carreggiata creando seri rischi per le tante automobili che vi transitano. Spesso le vetture, dopo una curva, sono costrette a brusche frenate per evitare incidenti. La manutenzione ordinaria dei bordi, come in molte altre strade di Rocca di Papa che attraversano i boschi, appare un’utopia. Ma forse prima che l’autunno arrivi qualcuno comincerà a mettere in sicurezza l’arteria. E dire che poco prima c’è anche una colonnina dell’autovelox! Massimo De Santis

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Fronte Popolare

di Gianfranco Botti

A QUELLO CHE a proposito del soggiorno degli anziani a Rodi Garganico m’andava chiedendo s’io fossi partito mai con Carla, e io rispondevo no, e m’avvertiva che con essa avrei sopportato tante preghiere: “è chiesarola”, e io rispondevo d’esserlo pure io, e lui concludeva: “allora va bene”, adesso posso dirlo. Le preghiere sono state quelle d’ordinanza, per star bene, si è stati proprio bene. Non lo scrivo per scaggiare, per riconoscere i meriti di chi ha scelto, Carla Fei e Dino Ticconi. Buono tutto. L’ambiente, all’insegna dello spazio e del verde, la ristorazione, la piscina, la spiaggia, l’animazione. E buono il gruppo (foto a lato). Elemento non secondario a determinare la riuscita di un soggiorno. Per puntualità, vivacità, maturità, cordialità. E per eleganza. Di modo che, oltre a quello dello star bene, riverito e servito, la compagnia immette nella vacanza un gusto aggiunto, quello della socializzazione, spontanea, piacevole. Mentre in tanti ciò riscontrano, c’è chi seguita a guardare di malocchio ai gruppi. A costoro, qualunque motivi abbiano per avere in ubbia il paese e i paesani, mi permetto osservare come sia sostenibile –per carità!– riconoscere alle partenze in solitario una sana goduria, ma pure quanto sia cupo prevedere il proprio funerale senza accompagno, da lasciarti moscio da qui ad allora.

SERATA DEL PRIMO AGOSTO all’anfiteatro romano di Albano con Salvatore Accardo, uno dei più prestigiosi solisti e direttori d’orchestra della scena musicale internazionale, protagonista del concerto dell’Orchestra da Camera Italiana per spartiti di Kreisler, Paganini e Cajkovskij. Ambiente archeologico fascinoso, temperatura ideale, posti esauriti, pubblico pagante, perciò attento. Con la grande musica ancora una volta a convincere come essa non possa spiegare niente: né delle emozioni, né dei punti di vista, né dei sentimenti, né dei fenomeni della natura; non spiega che se stessa. La bella musica, valore universale, eterno, non esprime nessuna idea direttamente, ma ne ispira cento. La musica, quella classica, svela all’umanità come sia migliore di quanto essa stessa sappia; e svela quelle cose che non si sanno dire, ma che è impossibile non dire.

UN LETTORE, nemmeno tanto in pratica, mi ha chiesto perché chiamerei Silvia Santirosi a presentare un mio libro. Rispondo a tamburo: perché è brava. L’ho saputo da quando, tramite il nonno Marcello, mi mandò una sua raccolta di poesie. Le trovai dense, fresche, originali. Ne scrissi bene. Ma io -umano, troppo umano- potrei sbagliare giudizio, potrei non far testo. Stavolta a supportarmi c’è il settimanale L’Espresso, tra i più autorevoli dei nazionali. Nel quale, anche se non sempre, compaiono servizi di Silvia. Come nel numero dell’11 luglio

ROCCA DI PAPA

scorso, nello spazio culturale. Non un colonnino, e già sarebbe tanto, due pagine intere con foto. Numero nel quale firmavano Altan, Saviano, Serra, Ignazi, Damilano, Travaglio, Ben Jelloun, Scalfari. In altre uscite vi scrivono Eco, Cacciari, Ravasi. Certificazione forte, probante per la Santirosi. Ragazza con le ali, tramite di esperienza e respiro internazionali.

QUI, SERVE UNA RACCOMANDAZIONE. Per la rotonda del Tufo che, compiuto un secolo, marca rosso, chiede soccorso e pronto. Pilastrini, qualche sedile, pulizia, se la passano male. Soprattutto gli alberi, vistosamente sofferenti, bisognosi di brava, tempestiva potatura. E soprattutto la panoramicità, in consistente regressione per la crescita di ramificazioni schermanti. Un intervento s’impone, ricordato che il sito è uno dei più pregevoli, non solo di Rocca, dei Castelli, per visione, frescura, suggestione; frequentato, apprezzato. E richiamato che contrastare il panorama, ogni panorama, significa obliterare la divina creazione. Perciò, un’empietà, oltre che -così capisce ogni livello- una puttanata. Ovunque ciò si perpetri.

CHE NOI ROCCHICIANI siamo un popolo disabituato a fare critica, è un derivato dalla storia. Per secoli sottomessi al padrone di turno, portiamo sulle spalle una conseguenza residuale: del potere non si sparla, mal te ne avviene. Al massimo, parole a mezza bocca, tra gente fidata. Ma, lo abbiamo sperimentato, manco di questa puoi fidarti del tutto. C’è sempre qualcuno che, per farsi bello col potente, riferisce. Allora, acqua in bocca, tengo famija, mi faccio i casi miei, io. Ne deriva che tutto sfili, tutto sfiammi senza produrre conseguenze. Ottenibili solo con azioni dirette, esplicite, impegnative. Accennare le reazioni, senza svilupparle, è solo furbizia. L’andazzo non sembra prossimo ad evolversi. La storia è la storia, ha forza, condiziona. Da essa si esce solo col progresso. Quello culturale, in grado di cambiare la mentalità, da sottomessa a consapevole. Consapevole della dignità come persone, dei diritti- come cittadini. Naturalmente, in un paese dove non si muove critica, automaticamente, quasi a fare da contrappeso sociologico all’usanza, non si sopporta che qualcuno ficchi il naso nelle nostre cose. Se gli affari in questione escano dalla sfera ristretta personale e coinvolgano, invece, interesse pubblico, non conta. Come ti permetti, pensa per te, fammi fare i comodi miei e zitto. Si pretende briglia sciolta, mano libera nel manovrare. E, ripeto, sto riferendomi non a comportamenti fra privati, ma a comportamenti che intaccano la sfera pubblica, perciò d’interesse comune. In tale contesto, seguitando a rinunciare ad esprimere giudizi su maneggi lesivi per la comunità, l’agire confuso s’è così allargato nell’ambiente da non essere neppure percepito come danno sociale. Così, con la regola del “Nessuno mi può giudicare”, tutti ci sentiamo imbattibili nel nostro campo. Guai a metterlo in dubbio. Ardenti come cervelloni presi per buiaccari, stravolte come primedonne trattate da pecorare, appena una critica ci sfiora ci ingri-

il Segno - Settembre 2013 fiamo. Secondo l’intramontabile distico: pecora coi potenti, leone coi deboli. Vale niente che la critica non sia per pruriti personalistici, che a supportarla sussista la difesa di un’utilità generale, che non tratti di questioni valide solo qui e ora ma di portata generale, il comandamento resta: “ognuno può agire come gli torna più conto, nessuno si permetta ficcare il naso, di mettere bastoni tra i polpacci, di svelare altarini”. Ma la democrazia si nutre, oltre che con la partecipazione, anche di conoscenza di fatti e di consapevolezza dei problemi. Ove i tre fondamenti risultino disattesi, la democrazia vacilla. Per mancanza di una classe qualificata, capace di farsi sentire nel sostenere i suoi valori di legalità, trasparenza, riconoscimento del merito. Di fronte a una critica espressa non col livore

di chi rosica ma con la lucida pacatezza di chi sta fuori dalla mischia -portata sperando di cambiare il tran-tran, togliergli il sapore melenso del grigiore e immettervi qualitàogni suscettibilità prende fuoco, comprese le più scariche di fondamento; tutti ci comportiamo e reagiamo come maestri, portatori di valori. Ma dove stanno tanti talenti? Chi li certifica? Dove si rappresentano? Trattasi di miope autoreferenzialità che ha reso il livello delle rappresentazioni sempre meno coinvolgente, come è normale per temi che nel tempo vadano usurandosi. Fino ad arrivare al racconto di una pseudo-cultura che si nutre di polvere dietro cui non si scorgono intuizioni, ma solo misconoscimento dell’altro (fuori da sé). E in tutto questo immobile reiterarsi delle situazioni, in questa totale insipienza nell’ignorare ciò che accade d’intorno (che permettono veri e propri deragliamenti dalle effettive buone occasioni) si scorge il racconto dell’altra parte della medaglia. Un racconto completamente marginalizzato anche dalla mancanza di vero scambio di qualità col meglio di quanto fanno altri paesi, se non con Roma. A questo punto, data la propensione o volontà di ignorare ciò che accade altrove, tanto varrebbe da noi cancellare ogni programmazione e illuderci che la realtà sia quella che andiamo raccontandoci l’uno l’altra. O mettere mano al tessuto paesano che, come certo tessuto pelvico, vada ricostituito. Con la rifacitura di una piattaforma programmatica condivisa, che sia sociale prima che politica. “NON AFFANNATEVI ad accumular ricchezze, rilassatevi, pensate anche ai valori dello spirito. Da cittadino e da prete ho visto tanti funerali, mai nessuno con appresso un camion da trasloco” (Papa Francesco).


Cultura e

Feliciano Cavaldesi,

il Segno - Settembre 2013

Cavaldesi, “Figura femminile”

di Andrea Sebastianelli Fu tra i giovani protagonisti della lotta contro i nazi-fascisti che anche a Rocca di Papa cominciavano a sentirsi accerchiati dall’arrivo degli alleati. Fu un convinto liberale che si impegnò affinchè anche nel suo paese la democrazia si sviluppasse appieno. Fu anche un intellettuale che seppe dare alla sua Rocca uno spessore e una dignità culturale che fino a quel momento sembravano impossibili. Fu un architetto di qualità e idee. Ma fu soprattutto un artista, di quelli che avrebbero lasciato un segno indelebile nella ricerca di uno stile e di un modo nuovo di approcciarsi alla materia pittorica e alla scultura. Ma, come a volte avviene a personalità di questo tipo, la sua vita e la sua esperienza sembrano rimaste in un limbo dimenticato mentre da Rocca di Papa (dalle sue istituzioni e dai suoi cittadini) ci si sarebbe aspettati maggiore attenzione e riconoscenza. Stiamo parlando di Feliciano Cavaldesi (nato a Rocca di Papa nel 1914 e morto diciassette anni fa, nel 1996). Fin da giovanissimo rimane affascinato dai gruppi artistici romani e seguendo varie correnti stilistiche si mette alla ricerca di un proprio modo di fare arte, cercando e ricercando una tecnica e un “linguaggio” per andare oltre l’immagine solita e consolidata. Dopo aver frequentato l’Accademia delle Belle Arti di piazza Ferro di Cavallo a Roma (una graziosa piazzetta posta a lato di via Ripetta), si appassiona

... dintorni

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artista da... rivoluzione

Politico, uomo di cultura, architetto, scultore e pittore. Diplomato all’Accademia delle Belle Arti di Roma, la sua è stata una vita intensa dedicata all’arte e alla ricerca di uno stile diventato inconfondibile. Oggi Rocca di Papa, sua città natale, lo ha completamente dimenticato

come detto all’arte romana. Partico- Cavaldesi, “Sfera” lari soprattutto i suoi bozzetti in carbone e i suoi primi acquarelli aventi ad oggetto templi ed antiche costruzioni romane, rappresentate come apparivano nell’antichità. Solo più tardi, dopo essere diventato padrone della tecnica, il suo interesse si sposterà su altri soggetti, basiliche e chiese di età romanica, rinascimentale e barocca. Ma è solo durante gli anni Settanta, invaso nella sua piena maturità anagrafica dal vento rivoluzionario internazionalista, che avviene in lui una vera e propria trasformazione. E’ in questo periodo, infatti, che si assiste ad uno “stravolgimento” dei suoi interessi di artista. Sotto la forte influenza di quello che viene definito cubismo sintetico, dà vita a composizioni l’arte. Di grande rilievo i paesaggi e gli particolari create con ritagli di giornale, scorci romani definiti “ondulati”, perché ispirate dalle nuove e inaspettate scoperte capaci di far entrare nelle tele gli spettatori spaziali e, più in generale, dal progresso che quasi diventano parte integrante del scientifico. Il tutto facendolo diventare colore, assorbendone la sensibilità e le materia visiva con l’uso di carboncini che emozioni. Si tratta soprattutto di chiese, grazie alla sua mano sicura creano opere resti e ruderi romani, veri spaccati della che sembrano muoversi, girare, raggiun- città con la rappresentazione, per esempio, gendo quella “velocità” tipica degli artisti del Colle Celio o del Palatino. del ventennio ispirati al Futurismo. La Muore all’età di 84 anni nella sua casa di componente futurista appare essenziale in Rocca di Papa, quella casa stupenda (da questi suoi schizzi. lui disegnata e all’interno della quale anNegli anni Ottanta e fino alla fine dei suoi cora si possono mirare alcuni suoi dipinti giorni, si dedica alla riscoperta del post- su ceramica) che si trova (salendo) all’iniimpressionismo e dell’espressionismo. E’ zio del Corso principale del paese. Saquesto il periodo della sua massima matu- rebbe ora di riscoprire il valore di questo rità artistica, che rappresenta l’apice della artista roccheggiano che resta insuperabile sua tecnica e del suo modo di intendere per stile, umiltà e genialità.


il Segno - Settembre 2013 L’INIZIATIVA Il 29 settembre parte l’iniziativa del Segno per scoprire le bellezze dell’ambiente

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La Via Sacra fra storia e natura LA VISITA GUIDATA ALLA VIA SACRA

Il Segno, con il patrocinio del Comune di Rocca di Papa, organizza un ciclo di visite nei Castelli Romani. Gli appuntamenti per il prossimo autunno sono tre: le ultime domeniche di settembre, ottobre e novembre. La partecipazione è libera. Le acque, i boschi, il paesaggio: il più indifeso e immateriale dei nostri beni, non può essere tutelato se non è conosciuto e frequentato. Il territorio è di tutti e partecipare alle nostre visite guidate è uno dei modi per difenderlo. Passeggiare nella natura e conoscere i luoghi dove viviamo, ci aiuta a proteggerli e a valorizzarli. Una promozione culturale di questo tipo ci può far riscoprire una morale ecologica fondata sul rispetto della natura. Camminare nel bosco, in luoghi affasci-

La Via Sacra in una foto di Sinibaldi

nanti e ricchi di storia, significa ritrovare il piacere di una passeggiata domenicale con persone che condividono lo stesso stile di vita, fatto di cose semplici e profonde. Nella prima visita, che si terrà domenica 29 settembre (vedi scheda a destra), andremo alla scoperta dell’antica strada di epoca romana, la Via Sacra, che collegava la Via Appia all’area sacrale del tempio di Giove che si innalzava sulla vetta di Monte Cavo (il mons Albanus dei Latini). Cercheremo di scoprirne i segreti, le particolarità che la rendono così diversa dalle altre strade basolate, le tecniche costruttive, il suo significato simbolico e rituale e alcuni misteri che custodisce e che la ricerca non ha ancora svelato.

Descrizione Un percorso avvolto in uno scenario suggestivo, ricco di storia ed emergenze archeologiche. La Via Sacra è una strada di epoca romana (datata intorno al 100 a.C.) che conduce alla vetta di Monte Cavo, montagna sacra per i Latini e per i Romani, dove si celebravano le Feriae latinae. Dalla cosiddetta loggetta si può ammirare un panorama, che, nei giorni di tramontana, spazia fino alle isole pontine. Data: domenica 29 settembre 2013 Ora e luogo dell’appuntamento: ore 9,30 presso la fontana di piazza della Repubblica, Rocca di Papa; Grado di difficoltà: medio Lunghezza percorso (a/r): 8 km Durata: 4 ore Abbigliamento/attrezzatura: scarpe da trekking, k-way o giacca impermeabile, un pile o una felpa, acqua Partecipazione: libera, contributo facoltativo Accompagnatori: Roberto Sinibaldi, Andrea Sebastianelli Informazioni e prenotazioni: 349 5783869; 346 1739853 ilsegnodiroccadipapa@gmail.com

Le “Miss Muretto” dei Campi d’Annibale

Ore 17:30 circa. Il sole estivo meno prepotente cede il posto sulle panchine alle “Miss Muretto” di piazza di Vittorio, Campi d’Annibale. Eccole schierarsi quotidianamente una accanto all’altra, aggravate da un’altra giornata di calura, affaticate dal peso dell’inesorabile tempo che passa, ma grintose ed energiche come chi non ha ancora un volto segnato dalle rughe, pronte a condividere per un'ennesima volta animati ricordi ma anche colorati attuali pettegolezzi. Avvolte nei loro vestiti, magari a fiori, lo smalto fresco steso sulle unghie dei piedi, le fedi all’anulare come simbolo di lontane promesse, sottili catenine al collo, la bellezza di un tempo andato, sapore di antiche tradizioni, il gusto di voci dialettali incontaminate... un vero patrimonio di una favola reale, una vera ricchezza di tutta Rocca di Papa. Alessia Tino Foto di Paola Rufini da sinistra a destra: Maria, Fiorella, Elena, Franca, Leda, Ombretta, Carolina, Gina, Annamaria, Maria


il Segno - Settembre 2013

L’ARGOMENTO

Contro l’omofobia e la discriminazione

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La nostra cultura catto-fascista è alla base dell’odio civile

di Stefano Maria Meconi Alcune settimane fa, un quattordicenne romano si è suicidato, gettandosi dal sesto piano della sua abitazione, nel quartiere popolare di San Basilio. Poche parole, prima di compiere il tragico gesto, che lasciano immaginare il senso di totale disillusione e smarrimento nei confronti della società che lo circondava: «Sono omosessuale, nessuno capisce il mio dramma e non so come farlo accettare alla mia famiglia». Riportando questo tragico messaggio del ragazzo, lasciato su un tavolo prima di farla finita, chiedo: accettare cosa? Ma soprattutto, perché? L’Italia è, per sua natura geografica e storica, particolarmente legata alla tradizione: quella cattolica, impregnata di uno pseudo-liberismo e amore che però, guarda caso, sublima quando si parla degli omosessuali, “sodomiti” che attentato alla purezza della società, e quella fascista, che dava a costoro l’olio di ricino, li rifiutava come razza impura, debosciati, incapaci di incarnare il mito della virilità che il Duce, nel suo essere così tronfio e gradasso, traspariva e obbligava al suo popolo d’essere. Negli anni, nei decenni a venire, non solo l’Italia - intesa come Stato e come popolo - non ha aborrito questa idea e intrapreso un percorso di adattamento della propria visione socioculturale alla modernità, ma anzi ha continuato a lasciare che i propri figli, colpevoli solo di amare qualcuno del loro stesso sesso, cadessero come soldati in battaglia. Noti, come Pier Paolo Pasolini, e meno noti come i tanti ragazzi che queste dolenti pagine di cronaca nera portano a inutile gloria, quando ormai la loro fragile esistenza si è conclusa su un pavimento, dopo un volo d’angelo che ha fracassato i loro organi e la loro capacità di reagire all’odio. In molti, quando il gioco si fa troppo duro, pensano al suicidio. La droga, l’alcool, la disperazione per non poter più mandare avanti la famiglia, l’essere gay. Io dico no. Io mi rifiuto di credere che una società, come quella italiana, debba costringere un omosessuale a togliersi la vita. E soprattutto, io denuncio. Io denuncio bambini di otto, dieci anni che scorrazzando lungo le strade di questo nostro bellissimo borgo, un tempo culla di intellettuali, urlando a perdifiato “chi arriva per ultimo è frocio”, quasi fosse un insulto, un’offesa alla decenza umana, un’aberrazione da sbandierare dinanzi al mondo. Chi arriva per ultimo, è ultimo. Come sono ultimi i genitori, che non prendono a sonori ceffoni i bambini che dicono ciò, e come saranno ultimi fra qualche anno questi bambini, che già nella più tenera età coltivano la metastasi, la formazione cancrenosa dell’omofobia. Io accuso tutti noi, la società, per non esserci accorti in questi anni di come il machismo di stampo politico (senza far nomi che già tutti sappiamo) abbia reso l’Italia ancor meno sensibile rispetto al-

l’accettazione di un falso diverso, perché l’omosessualità è una condizione normale, e diventa anormale negli occhi degli stupidi, degli sciocchi e degli stolti, degli ignoranti e dei portatori di odio. Io alzo la voce, protesto e mi incazzo passatemi il termine - perché sin dal più piccolo vicolo della nostra città deve partire una rivoluzione delle coscienze, degli animi, una forza che ripulisca la feccia che in molti, troppi hanno gettato dalle finestre delle loro bocche, celandosi dietro la maschera dell’indifferenza. Andrea, Luca, Paolo, Roberto, qualunque sia il nome di questi ragazzi morti per l’omofobia, li abbiamo uccisi noi tutti. Siamo degli assassini, brutali e criminali, perché consapevoli dell’odio che aleggiava sulle nostre teste, e che ha colpito, e continuerà a colpire inesorabile se non cambieranno le coscienze.

Non date per scontato che un vostro amico, un vostro conoscente, persino vostro figlio sia necessariamente eterosessuale. Non mettetelo nelle condizioni di andare su, magari alla Fortezza, e suicidarsi invece di godere quel magnifico panorama che verge su Roma. Lasciate che si senta amato, come dovrebbe essere, lasciate che accetti il sentirsi accettato da voi, qualunque sia il rapporto che vi lega. Gettate un’ancora di salvataggio alla società della quale siete e siamo membri, fatelo e facciamolo affinché non sia troppo tardi, che l’emorragia di giovani che scappano da questo inferno dantesco appellato Italia non diventi incontrollabile. Da peccatori, possiamo divenire salvatori, portatori di un messaggio di pace, solidarietà e fratellanza. Se davvero questa città si fregia del titolo di Città della fratellanza, lo dimostri con azioni concrete e collettive. Si riunisca sulla pubblica piazza, chieda a gran voce, pur nel suo piccolo, che questi fatti non accadano più, punisca con il pubblico esilio coloro che vogliono insozzare la memoria storica di un borgo con l’odio, accolga a braccia spalancate, come il figliol prodigo nell’episodio biblico, i propri fratelli e le proprie sorelle che nulla hanno fatto di male, se non vivere. Un crimine del quale nessuno, ma proprio nessuno, è responsabile.

Doppia laurea nella famiglia Romano

E’ con grande soddisfazione che papà Bruno Romano e mamma Mariolina Fondi (sostenitori del nostro giornale) augurano a loro figlio Matteo e a Marianna, sua consorte, tanta felicità per le Lauree conseguite da entrambi nello scorso mese di luglio. Infatti, Matteo ha conseguito la laurea in Giurisprudenza mentre Marianna Curcurù si è laureata in Filologia Greca e Latina. Tanti auguri a entrambi per un lungo percorso di felicità e soddisfazioni tanto nella professione quanto nella vita insieme.


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di

PAGINA APERTA

il Segno - Settembre 2013

Avatar di James Cameron diventerà un romanzo

Pillole Dal cinema alla letteratura... di solito avviene il contrario ECONOMIA di Mauro Artibani

Dalla parte del consumatore

di Camilla Lombardozzi Non è la prima volta che romanzi o saghe letterarie siano di ispirazione per il cinema, tanto da vederle approdare sul grande schermo visto l’enorme successo riscosso. Tanto per citarne qualcuno: Harry Potter, Twlight, Hunger Games, Shadowhunters – città di ossa, Shining, Gossip Girl, Pretty Little Liars, Carrie e tanti altri, insomma chi più ne ha ne metta. Tuttavia è raro sentir parlare di film o serie tv

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che siano diventati/e saghe letterarie o veri e propri romanzi; eppure qualcosa sta cambiando nell’aria, lo avevamo sperimentato già con “Once Upon a Time”, la serie televisiva targata ABC, divenuta il 27 aprile dell’anno corrente un romanzo, per ora pubblicato solo in e-book, intitolato “Reawadkened”. Oggi vediamo proseguire questa scia con Avatar di James Cameron, che presto diverrà una vera e propria serie letteraria; i romanzi saranno quattro e amplieranno la vicenda dei film ed esploreranno al meglio il mondo di Pandora. L’autore dei romanzi sarà lo scrittore statunitense di fantascienza Steven Charles Gould, ricordato per il successo avuto con il libro Jumper, divenuto poi un film. James Cameron si è detto entusiasta di avere al suo fianco uno dei più brillanti scrittori di fantascienza contemporanei, soprattutto perché aiuterà ad ampliare al meglio la visione dell’Universo di Avatar che, ricordiamolo, è uno dei film fantascientifici più visti degli ultimi anni. Sembra proprio che questa curiosa, ultima trovata cinematografica/letteraria abbia fatto Bingo.

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Rivoluzione Francese... a tavola

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Ex architetto, ex redattore, ex pubblicista, studioso dell’Economia dei Consumi – disciplina che non trova corso in alcuna delle Facoltà di Economia. Da 15 anni sviluppo una ricerca al cui centro abita il “Professional Consumer” che sbircia, indaga e intravvede le regole per un capitalismo tutto nuovo. Ora per Aliberti Editore ho pubblicato il libro “La domanda comanda: verso il capitalismo dei consumatori, ben oltre la crisi” con una prefazione dell’On. Renzo Carella che riporto di seguito: “Io legislatore, lui un economato che studia l’economia dei consumi. Lo fa in casa perché mancano facoltà attrezzate all’uopo. Lo incontrai in transatlantico; uscivo dall’aula, lui tentava di entrare. Ho da dirle una cosa mi disse. Disse quello che abitando la crisi aveva scorto. Che la crescita economica rende indifferibile l’esercizio dell’acquisto, Che quell’acquisto trasforma le merci in ricchezza, la consumazione poi le fa riprodurre. Che di cotanta risorsa produttiva occorre disporre per creare occupazione, lavoro, reddito. Vista così la crisi, altro che terra incognita. Alla bouvette, davanti a un caffè, sfrontato chiosa: la domanda comanda! Beh, che dire: non ha tutti i torti. Nell’ascoltarlo mi pare di scorgere istanze tutte nuove da dover rappresentare. Dopo il caffè tornai in aula, lui a casa. Andava a scrivere quel che vi accingete a leggere. Prosit”. On. Renzo Carella

Cameron

di Marcello Loisi Dopo il 1789, in Francia, i cuochi che prima lavoravano per l’aristocrazia e le corti regali cominciarono ad aprire i primi ristoranti e proprio in quegli anni venne coniato il termine gastronomia (dal greco gastèr, “ventre” e nomìa, “legge”). A farlo fu Joseph de Berchoux (poeta e umorista francese) ne La Gastronomia (1800), definendo per la prima volta anche la figura del “gastronomo”, intesa come l’anfitrione che insegna a borghesi e parvenu del post-Rivoluzione Francese le buone maniere dello stare a tavola. Questa è una definizione molto differente da quella data nel 1825 da uno dei padri della

gastronomia moderna, Jean Anthelme BrillatSavarin, nella Fisiologia del gusto. Quest’ultimo pone al centro dell’esperienza conviviale il piacere del gusto e l’esaltazione sensoriale. Il libro è strutturato in due parti: la prima suddivisa in ventinove “meditazioni” sulla cucina e sui sensi coinvolti dall’arte culinaria; la seconda composta dalle “varietà”, brevi trattati e pensieri su aneddoti e preparazioni. L’intento dell’autore era quello di «porre le basi teoriche della gastronomia affinché essa possa collocarsi tra le altre scienze, rango che gli è incontestabilmente dovuto» e di «definire con precisione ciò

che si deve intendere per gourmandise, e di separare questa qualità sociale dall’ingordigia e dall’intemperanza». Per quanto datato, la Fisiologia rimane comunque un testo rilevante per le sue riflessioni sulla cucina e sulla tavola, viste, per la prima volta, con un occhio moderno, libero dai ridondanti e compassati rituali di corte dell’Ancient Régime. D’altronde, fu proprio BrillatSavarin a scrivere il noto aforisma “Dimmi cosa mangi e ti dirò chi sei”.


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L’angolo della storia

CULTURA

Francis Fukuyama e la fine della storia

di Vincenzo Rufini All’inizio degli anni ’90 del 20° secolo il mondo accademico internazionale fu scosso dall’irrompere di una nuova teoria storica, destinata a far discutere a lungo il paludato mondo degli storici di professione. La disputa rimbalzò, come era inevitabile, anche nel mondo del giornalismo, dei media in generale e degli scienziati sociali, fornendo nuovi argomenti di discussione in un mondo che si apprestava a ridiscutere vecchie concezioni ed antiche convenzioni sociali. La novità in questione fu elaborata e sbandierata ai quattro venti dallo studioso nippo-americano Francis Fukuyama la cui teoria storica presupponeva l’avvenuta fine della storia. Una teoria che già dalla presentazione etimologica faceva presagire una concezione alquanto opinabile. Non si poteva parlare nemmeno di una provocazione intellettuale, in quanto l’autore ebbe modo di esporre il proprio pensiero dapprima sulle colonne di una rivista di politica internazionale, la National Interest, e in seguito conferì al suo proponimento la dignità del libro, ampliando il suo ragionamento in modo di esporlo in tutte le sue sfaccettature. Il Fukuyama trovò subito terreno fertile per il suo logos in quanto con la caduta del muro di Berlino, avvenuta il 9 novembre 1989 e la conseguente dissoluzione dell’Urss, era venuto meno un equilibrio di potere e di sfere di influenza stabilito nel lontano 1945 a Yalta, in Crimea. La situazione da permanente statiticità conflittuale divenne fluida e dinamica, conseguentemente il nostro autore ebbe buon gioco nel sancire la fine della storia, anche se si premurò di posporre al suo capzioso ragionamento la continuità della storia di tipo evenemenziale. In pratica Fukuyama dichiarava finita la storia delle idee con l’avvenuto trionfo del liberalismo di marca anglosassone, una sorta di dialettica Hegeliana limitata in confini ben precisi. Siccome ogni teoria può essere confutata, come asseriva il filosofo della società aperta, Karl Raymund Popper, anche la presa

di posizione del professore di Harvard ebbe modo di essere ben presto messa a nudo. Il trionfo apparentemente definitivo del liberalismo anglosassone fu accompagnato dalle seminagioni effettuate dal socialismo teorico, il quale sebben sconfitto nella sua realizzazione reale aveva ben piantato nel mondo le sue aspettative di riscatto sociale da utilizzare come forma di contrasto alla globalizzazione imperante. In più si riaffacciò all’orizzonte della storia un’antica civiltà, l’Islam, elevato dai soloni legati all’establishment militar affaristico a nuovo nemico dell’Occidente. Tutto ciò ha partorito vari avvenimenti quali: le torri gemelle a New York, le due guerre del Golfo, l’acuirsi del terrorismo internazionale, una forma di migrazione endemica e dalle proporzioni bibliche, una lotta senza limiti e regole dei pirati finanziari occupati in una selvaggia speculazione il cui risultato è l’arricchimento di pochi e l’impoverimento di molti.

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Fukuyama

Al dualismo Est-Ovest fulcro della guerra fredda è stato sostituito un posticcio scontro di civiltà, dal nome dell’elaborazione fatta dal professor Samuel Huntington. Insomma in soldoni si può affermare che la storia, quella con la S maiuscola, non solo non si è esaurita ma ha ripreso a correre come non mai, avviata in forme diverse anche se sostanzialmente identiche ai passi del passato, con buona pace del professor Fukuyama. Il quale ha smesso di pontificare dal suo scranno di docente universitario, probabilmente deluso dall’aver dovuto constatare che la sua teoria della fine della storia è stata sminuita e relegata nell’archivio dei postulati inammissibili ed inaccettabili proprio dalla Storia stessa. Storia oggi come sempre Magistrae Vitae (Maestra di vita), il cui insegnamento ben pochi, degli operatori internazionali, hanno gli strumenti e la passione di seguirlo.

La poesia del mese

Benvenutu forestieru di Anna Giovanetti

Caru forestieru che vie’ decco p’a Rocca e te fermi a Piazza Margherita, n’te mette paura se tuttu n’buottu te trovi denanzi ‘lla damante salita. Fermate n’menutu e sedite a n’barettu (ne stau cinque sparsi) tie’ da sceie solamente, te pii n’caffe’ o ‘nabibbitta fresca e te reposi u corpu e pure ‘a mente. E quandu te si’reposatu e refrescatu comincia a cammina’ de bona lena, non te scoraggia’ e mani mani che zecchi vedara’ che ne valea davero a pena. Piu’ va n’cima e più scopri bellezza casette vecchie tutte resistemate coi fiori ai barconcini scorci de panorami che te levanu ‘o fiatu gente che te saluta e n’profumu de rose e gersomini. Po’ quandu si rivatu proprio n’cima È come se stessi sopra a n’aroplanu e quasi pe no n’fa svanisce ‘stubellu sognu rescegni a malincuore, pianu pianu. Ma gia’ tié ‘n’mente de reveni’ nara vota magara n’comitiva coll’amici o coi parenti e de fermatte pure pe qua’ giornu: ne bastarianu cinque? …no dieci… Vabbe’ facemo venti!

Invito alla lettura

Ragazze di campagna

di Loredana Massaro In un’intervista Edna O’Brien racconta di aver scritto questo libro in tre settimane. Dopo aver lasciato per la prima volta il suo paesello bigotto in Irlanda. Londra, racconta, e la lettura di Hemingway furono le grandi rivelazioni. Il libro poi si scrisse quasi da solo, con un’urgenza inarrestabile. Edna O’Brien sostiene inoltre che la tristezza della sua infanzia è stata cruciale per fare di lei una scrittrice. Anche lei, come le due protagoniste Baba e Caithleen, è stata mandata a studiare in un convento di suore. Un convento gelido, dove si mangia carne andata a male e ci si ammala di geloni, dove la notte le ragazzine piangono abbracciandosi. “Ragazze di campagna” è una storia ambientata dunque nell’Irlanda cattolica, cupa e chiusa a metà Novecento. Protagonista è la giovane Caithleen, nata in una modesta famiglia di un piccolo villaggio. Caithleen cresce con la madre affettuosa e gentile, e un padre alcolista e assente. La sua migliore amica è Baba, l’arrogante e spudorata figlia del veterinario, che non perde occasione per insultarla e prendersi gioco di lei. Caithleen è brava a scuola, è brillante e intelligente, ma è troppo timida per tenere testa all’amica, che così riesce a trascinarla e manipolarla. Dopo la morte della madre in un tragico incidente, Caithleen va a vivere da Baba fino alla partenza per il collegio. Lì, insofferenti alle rigidissime regole delle suore, le due giovani mettono in piedi una trovata per farsi espellere. Fuggono a Dublino convinte di poter conquistare il mondo. Le loro strade presto si divideranno e la vita le metterà davanti a nuove prove. Alla sua pubblicazione, avvenuta nel 1960, il romanzo suscitò reazioni di sdegno e condanna, fu bruciato sul sagrato delle chiese e messo all’indice, per aver raccontato il desiderio di una nuova generazione di donne che rivendicava il diritto di vivere e parlare liberamente, anche della propria sessualità. Oggi, a più di cinquant’anni di distanza, il romanzo di Edna O’Brien ci stupisce per la freschezza che conserva tra le pagine, per la sincerità e la spontaneità, per l'assenza di filtri e scrupoli morali fasulli.


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STORIE

IL RACCONTO DEL MESE

M

olte erano ormai le notti che mi compariva in sogno. Ma, potete credermi o no, non sapevo chi fosse. Non riuscivo a riconoscerlo. Aveva sempre una espressione corrucciata, difficile da interpretare. Al- di Noga cune volte sembrava arrabbiato; altre offeso e quindi, un attimo dopo, deluso e poi e poi... Qualche volta minacciava di colpirmi con il suo bastone da passeggio: allora con un moto istintivo mi ritraevo nel letto aspettando che arrivasse il colpo sulla schiena. Durante una di quelle notti, nel dormiveglia, mi decisi e lo interrogai: - Ma chi sei? Vuoi dirmelo una buona volta! Ma niente: non riuscivo a tirargli fuori una, seppur breve, frase di spiegazione. Con il passare del tempo, quella visita notturna era diventata una ossessione che si rivelava sempre più misteriosa e intrigante. Ma si era trasformata anche in una presenza indispensabile: mi resi conto che mi ero affezionato ad essa.

O

rmai ogni sera nell’accingermi a coricarmi speravo di poter incontrare quel personaggio. E, mano a mano che i giorni passavano, l’incorporea presenza si delineava sempre meglio fino a quando riuscii a ricordarla nei particolari: era alta di statura, il suo profilo presentava dei tratti di nobiltà, l’abbigliamento gli cadeva a pennello e nell’insieme sembrava ricalcata su modelli ottocenteschi. Soprattutto il panciotto aderiva perfettamente alla figura agile e snella sempre atteggiata, così mi appariva, come fosse in attesa di una mia richiesta o di una mia spiegazione. Ma si ostinava regolarmente a non parlare e a non dirmi il suo nome e del perché, quasi ogni notte, mi faceva la sua visita discreta e, per me, ormai indispensabile: senza la sua rassicurante presenza non avrei potuto dormire tranquillamente. E così, anche durante il giorno, cominciai a essere afflitto da un costante e struggente desiderio di sapere chi fosse quel personaggio notturno. Non riuscivo proprio a metterlo a fuoco. Poi un giorno mi sorpresi a osservare, con una attenzione inconsueta, la grande lapide

Massimo... perdonaci

Massimo D’Azeglio

posta sulla facciata di un fabbricato d’epoca che si erge su uno dei lati della Piazza: in quell’angolo cioè che mi appariva ormai perduto e dimenticato. La lapide era dominata dal profilo di un personaggio situato al centro di una forma bronzea circolare applicata in alto, sulla sinistra. Una lunga frase, postagli a fianco, inneggiava alla bellezza unica dei luoghi. Notai con sorpresa che quel profilo era simile al profilo del personaggio dei miei sogni.

E

così quella notte medesima, puntandogli minaccioso l’indice contro:Ma tu sei...!- lo apostrofai perentoriamente. - Sì – mi rispose finalmente – Sì, sono proprio io! - E continuò: - Mi sento abbandonato. Fate qualche cosa. Basterebbero poche cose. Quando viaggiavo per la Penisola non mi imbattei mai in un luogo più bello di questo. Tanto che lo descrissi nei Miei Ricordi in modo che, pensai allora, anche i miei futuri lettori potessero goderne per sempre: in qualsiasi epoca e luogo fossero vissuti... Adesso tocca a voi !- Il mistero si era risolto infine ed io mi sorpresi a chiedere perdono a quel personaggio. Perdono per averlo così malauguratamente dimenticato. (maggio 2012)

W É à à A á á t U Ü â Ç t Ux Ç x Ä Ä |

Psicologa-Psicoterapeuta Svolge attività terapeutica con bambini, adolescenti e adulti presso il suo studio sito in Via Ascanio, 3 - Albano Laziale Contatti: 331.6171362 - dottoressabenellibruna@virgilio.it

il Segno - Settembre 2013

Se le ombre sono bianche Spunti di letteratura

di Camilla Lombardozzi

In diversi continenti, come l’Africa, purtroppo, data la scarsa istruzione e le svariate credenze che alimentano culti al quanto arcaici, nascere albini significa morte certa o menomazione. Questo perché le persone che nascono con la sindrome di albinismo sono considerate dei fantasmi di non morti o di colonizzatori europei; per tale ragione, molti dei 17mila albini che vivono in Tanzania, sono nascosti dal governo in comunità protette, proprio per ovviare a tali macabri omicidi. Dal 2006 sino ad oggi, sono noti 71 casi in cui le vittime di omicidi in Tanzania erano albini; molti dei cadaveri rinvenuti ogni giorno, sono mutilati, proprio perché i loro arti sono considerati una fonte di ricchezza per ogni genere di magia, le ragazze che nascono con quest’anomalia, invece, non vengono uccise ma stuprate brutalmente, anche in tenera età, in quanto si pensa che violentarle possa far guarire dall’AIDS. Non c’è sorte migliore né per i bambini albini, né per le madri che li partoriscono, le quali vengono ripudiate dai mariti e allontanate dalla comunità in cui vivono. Proprio per tali ragioni, lo scrittore Cristiano Gentili porta avanti dal 2011 una campagna per i diritti umani contro questi efferati omicidi e per la sensibilizzazione di coloro affetti da questa anomalia genetica. Da questa sua campagna ne è nato un romanzo intitolato “Ombra Bianca”, atto a far conoscere al resto del mondo le barbarie che coloro che soffrono di questa malattia sono costretti a subire ogni giorno in Africa, affinché tali angherie finiscano o quanto meno vengano ridotte. Il romanzo è edito dalla casa editrice Ota Benga, da sempre attiva verso l’ambiente, la quale ha realizzato il libro con carta FSC, in una stamperia alimentata completamente da energia solare. Il romanzo, edito anche in e-book, porta il bollino LIA, cioè consultabile da persone ipovedenti e non vedenti, ed è anche acquistabile sul sito di Cristiano, dedicato proprio alla campagna da lui svolta: www.ombrabianca.com. Segui Camilla sui suoi blog: http://ibisbeticidomati.wordpress.com http://lesportiveromane.wordpress.com


il Segno - Settembre 2013

Come quando si fa il tifo per una squadra di calcio e in essa si cercano i beniamini a cui ispirarsi e a cui riporre desideri e fantasticherie così anche per la musica ognuno ha avuto il suo idolo e il suo personaggio su cui sognare. In quegli anni degli “wonderful Seventy” quando la musica aveva un’aura leggendaria e pura e costituiva un mondo affascinante e tutto da scoprire, noi ragazzi crescevamo ancora inconsapevoli dell’enorme esplosività che stava producendo il fenomeno pop della musica e cultura giovanile di quell’epoca, i cui effetti vibrano ancora oggi e chissà fino a quando continueranno a pulsare. Noi ragazzi fra i 15 e 18 anni avevamo tutti la voglia di ascoltare, di fare e confrontarci con la musica e con il mondo su cui essa ruotava ed ecco così le discussioni, i dibattiti improvvisati su una panchina o dentro una macchina o intorno a un jukebox su questo o quel gruppo, questo o quel disco, quel cantante o quel chitarrista. Così, quando c’era qualcuno che magari imbracciava uno strumento e aveva delle conoscenze musicali più dettagliate e specifiche, ecco che l’opinione di quel ragazzo contava un po’ di più di quella degli altri. Nella maggior parte dei miei amici i complessi più amati erano i Pink Floyd, i Led Zeppelin, Deep Purple, Jethro Tull, Genesis e ognuno di noi si cimentava ad esporre le ragioni del perché aveva scelto quel gruppo e perché fosse meglio di un altro e via fra dispute anche accese che alla fine ti mettevano soprattutto la voglia di andare ad ascoltare e approfondire il gruppo per cui il tuo amico tanto si batteva. Franco Antonucci (dato che suonava già da molto più di qualche strumento) nelle apparizioni sporadiche fra la nostra comitiva, aveva questa sorta di carisma artistico e ricordo come la sua band di riferimento non la conoscesse bene ancora nessuno di noi e chi ne aveva sentito parlare la descriveva come un complesso di musica difficile e non molto alla portata. Il loro nome era quello dei King Crimson e il personaggio era il chitarrista Robert Fripp, quel tipo che se ne uscì con la frase che il rock era ora che cominciasse ad usare la testa. Dopo quegli anni giovanili in cui

MUSICA

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di Massimo Onesti

Conosciamo i nostri artisti

Franco ANTONUCCI

si cerca di far sì che i sogni artistici ci seguano anche nella crescita c’è da dire che pochi sono riusciti a fare di una passione una professione e una carriera e Franco Antonucci è uno dei pochi ad esserci riuscito in modo Antonucci con Arigliano

egregio e con ottimi risultati. Dopo essersi fatto le ossa fra gli anni 65-70 con vari gruppi rock locali sotto l’influenza primaria di Jimi Hendrix, nel 1969 l’ascolto di “In the court of the crimson king” dei King Crimson indirizza il suo stile ed il “progressive” diventa il suo genere musicale di riferimento. Poi negli anni 70-75 con “Il Dolce stil novo” si cimenta in una miscellanea di stili che lo accostano sempre più al jazz e a questo periodo risale anche la militanza negli Screpanti, la mitica banda folcloristico-mandolinistica di Rocca di Papa. Dopo aver conseguito la maturità classica nel 1976 partecipa, da spettatore, alla prima edizione di Umbria Jazz, una sorta di Woodstock italiana e, dopo quest’esperienza, decide di abbracciare definitivamente il jazz, ritenendolo un genere musicale, al contrario di un certo tipo di rock, scevro da trucchi ed effetti speciali asserviti alla logica del consumo commerciale. In seguito a questa scelta avverte

l’esigenza di migliorare la propria tecnica strumentale e frequenta i corsi del Saint Louis sotto la guida di Eddy Palermo ed Amedeo Tommasi. Nel ‘79, nonostante abbia già superato i vent’anni, viene notato in un’audizione al Conservatorio di S. Cecilia che lo ammette, in via eccezionale (data l’età), come interno, alla frequenza dei corsi teorici e strumentali tenuti dai docenti più prestigiosi. Nell’85 si diploma al Conservatorio col massimo dei voti. Dall’86 riemerge la passione per il jazz che pratica con varie formazioni dell’interland romano ma contemporaneamente non disdegna di esibirsi in feste di piazza e matrimoni di compaesani. Proprio questo continuo esercizio di apprendistato in ogni genere musicale influenza il suo stile nell’approccio strumentale con l’improvvisazione che è, per sua natura, un fatto decisamente più pratico che teorico. Col “Logo jazz trio” sperimenta con Luca Conti alla batteria ed Enrico Blatti ai fiati, il bop ed il freejazz, in una proposta multimediale d’avanguardia. A questo periodo risalgono le numerose collaborazioni con l’orchestra della Rai, per la quale compone varie colonne sonore cinematografiche, facendo parte inoltre dell’Orchestra di musica da camera dell’Istituzione sinfonica abruzzese e della Banda della Polizia ed è in questo frangente che avviene l’americanizzazione del nome in Frank. Il 1999 lo vede al secondo posto della classifica nazionale dei migliori jazzisti emergenti dell’Amj di Siena. Nel 2004, mentre si esibisce in un noto locale romano incontra per la prima volta Franco Cerri e Nicola Arigliano. Nel 2005 si ripete l’incontro con Nicola, questa volta culminante in una jam-

session in cui il celebre “Crooner” (modo di cantare tipico nello stile del jazz) dopo aver cantato “On the sunny side on the street” gli propone di organizzargli il suo nuovo quintetto. Onorato dalla proposta allettante si mette al lavoro per reclutare musicisti all’altezza che si sforza di individuare in Rocca di Papa o, anche per motivi logistici, nelle vicinanze. Individua in Roberto Casciotti, alla batteria, Angelo Rosi al contrabbasso e Alfredo Ventura alla fisarmonica, i partners ideali ed inizia, dopo aver scritto loro gli arrangiamenti, le prove accurate per la grande avventura. Attualmente sta lavorando su di un musical sul brigantaggio dell’800 nello Stato pontificio, intitolato “SsPQR Il coperchio del Diavolo” che vede protagonista una piccola banda di briganti operante tra la Ciociaria e i Castelli Romani con musiche in stile country-rockabilly ed un finale che tende al thriller. Ricordiamo infine le sue prestigiose collaborazioni con artisti del calibro di Chet Baker, Herbie Hanckock, Bob Berg. Auguriamo quindi a Franco di arricchire la sua già corposa carriera a dimostrazione di quanto l’impegno e l’attitudine costante possano far sì che dai sogni di un bambino che a 4 anni imbraccia una fisarmonica possano svilupparsi dinamiche imprevedibili facendo raggiungere importanti risultati artistici e professionali.


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“Fast and Furious 7” con la new entry tarantiniana?

di Camilla Lombardozzi Si sa, è dal lontano 2001, quando approdò per la prima volta sul grande schermo Fast and Furious, che molti dei telespettatori sarebbero divenuti con il tempo dei fan accaniti della saga cinematografica, che vede protagonisti Vin Diesel, Paul Walker e Michelle Rodriguez. Tuttavia, nessuno avrebbe pensato mai che tanto acclamato successo potesse addirittura aumentare nel tempo, basti guardare gli incassi che il sesto capitolo della saga ha raggiunto. E bene, per chi non avesse avuto modo di vedere quest’ultimo film, vi sconsiglio di continuare a leggere, perché vi rovinerei la suspance, per gli altri invece,Shake accoL’Harlem modatevi pure… In questa ultima fatica, scopriamo che Letty, fidanzata storica di Dominic Toretto è viva; notizia che aveva già lasciato di stucco nel quinto capitolo, si sa, regola degli amanti del cinema, rimanere sempre dopo i titolo di coda, potrebbero esserci delle sorprese interessanti, come poi è accaduto, ovvero vedere Dwayne Johnson con in mano una fotografia di Letty, perciò dopo il colpo di scena, che aveva visto Michelle Rodriguez eliminata dalla pellicola, perché il suo personaggio era deceduto, in realtà, rullo di tamburi, nuova svolta improvvisa, non lo è mai stata. Ma non dilunghiamoci troppo, dopo aver dato un volto all’omicida di Han Lue, niente di meno che Jason Statham, per il settimo capitolo diretto sempre da Justin Lee, vediamo l’entrata di nuovi personaggi come: l’attore tailandese Toni Jaa esperto di arti Oxford marziali e Ronda Rousey, campionessa di peso gallo della UFC; potrebbe unirsi al cast della fortunata serie, secondo le fonti di Variety (Entertainment news), anche Kurt Russel (Stuntman Mike McKay in Grindhouse -a prova di morte). L’uscita di questo attesissimo Fast and Furious Seven è prevista per l’11 Luglio 2014; che altri colpi di scena ci regalerà questa volta Justin Lee?

VAGABONDANDO

In giro per musei...

il Segno - Settembre 2013

Museo diffuso del vino

A Monte Porzio Catone all’insegna della tradizione di Marcello Loisi Tra i vicoli del centro storico di Monte Porzio Catone, il Museo Diffuso del Vino costituisce un’interessante occasione per conoscere aspetti oggi poco conosciuti della lavorazione di questa antica bevanda. Il museo fu inaugurato nel 2000 e il termine “diffuso” sta a indicare che le sedi espositive che accolgono il materiale sono più di una, contrariamente alla più comune disposizione museale che prevede una sola sede. A oggi, i locali sono tre, ma questa sistemazione non preclude futuri ampliamenti con l’apertura di nuovi spazi. I locali che attualmente ospitano il museo sono delle vecchie cantine nelle quali, ovviamente, si svolgeva la lavorazione del vino. Qui, secoli di vendemmie hanno lasciato il segno, tant’è che le volte di questi sotterranei sono coperti da cristalli di zucchero, fenomeno dato dall’evaporazione del

Museo diffuso del vino

vino che ha creato una scenografia unica, suggestiva e intrisa di storia. L’obiettivo del museo è quello di testimoniare, attraverso l’esposizione di materiali di vario genere, le varie fasi della vinificazione, dalla vendemmia all’imbottigliamento. La gran parte degli oggetti in mostra sono frutto di donazioni, segno di una volontà, anch’essa “diffusa”, di voler tenere vivo il ricordo delle vecchie pratiche agricole senza dimenticare che il vino continua a svolgere un ruolo trainante nell’economia del paese. Nel museo,

50 sfumature di grigio

di Giulia De Giorgi Siete mai state attratte dal mistero, dall’oscurità, dal brivido? Siete mai state attratte da qualcosa che poteva farvi male? Avete mai sognato una storia d’amore mozzafiato, una di quelle da film? Se la risposta è sì non ci sono dubbi: il libro che deve stare sul vostro comodino è Cinquanta sfumature di grigio, il primo dei tre libri rivelatori nati dalla penna di E. L. James che vanta 85 milioni di copie vendute nel mondo di cui 3,5 milioni in Italia. Passionale, erotico, seducente ed emozionante, ha sconvolto tutte le sue lettrici rivelando i desideri più reconditi e intimi di ogni donna. Il Guardian lo ha definito “tutto quello che una donna vuole. Ovviamente”, il New York Times lo definisce come il romanzo erotico che ha elettrizzato tutte le donne d’America che hanno diffuso il verbo su Facebook, in palestra, a casa, con le amiche e con i mariti. La protagonista è Anastasia Steele, una gio-

sono stati di recente adibiti alcuni spazi per le degustazioni di vini e prodotti locali, attività che potrebbero suscitare un notevole interesse turistico se inserite in itinerari enogastronomici che consentano al visitatore di conoscere il nostro territorio attraverso le eccellenze alimentari, magari ammirando le vigne che si stendono alle pendici dei Castelli Romani, riempiendo gli occhi e i calici di bellezza. Museo Diffuso del Vino Via Vittorio Emanuele II, 22, 32, 46 - Monte Porzio Catone - Tel. 06-89686503

vane studentessa universitaria non ancora laureata E. L. James alla Facoltà di Lettere e Filosofia che, finita per caso nello studio dello scapolo d’oro Christian Grey, si ritrova a far parte di una storia d’amore emozionante e allo stesso tempo pericolosa. Lui sicuro di sé, freddo, maniaco del controllo. Lei timida, imbranata, semplice. Due mondi così diversi, così lontani che si completeranno alla perfezione. L’uno imparerà dall’altro. Mr. Grey, però, nasconde perversi segreti e un’infanzia difficile che lo ha segnato profondamente e ha determinato il suo modo di relazionarsi col mondo esterno. Come può una semplice ragazza accettare e gestire tutto questo? Lo scoprirete solo leggendo Cinquanta sfumature di grigio.


TEMI D’OGGI

Il Re della Foresta

il Segno - Settembre 2013

di Annarita Rossi Anche quest’estate si sono potuti vedere animali vivere felici. Mucche al pascolo dall’alba al tramonto, cavalli allo stato brado senza morsi, redini e selle, stambecchi e caprioli che si arrampicavano su per rocce e pendii, marmotte richiamarsi tra loro, uccelli che cantavano liberi nei boschi e rapaci che volteggiavano lassù alti nel cielo all’interno di parchi dove la caccia è vietata e poi tanti cani che correvano avanti ai loro padroni su e giù per le montagne. La felicità, breve per alcuni, sconosciuta per altri, talvolta per una dura legge della natura, sovente per mano dell’uomo. Tante le specie a rischio di estinzione nel nostro pianeta eppure ancora si perpetrano orribili gesti nei confronti del mondo animale. Il leone, Il Re della Foresta e, per i bambini, Il Re Leone, è tra quelle specie a rischio di estinzione a causa del bracconaggio, degli avvelenamenti, delle uccisioni tribali,

La vita in (20) lettere

della caccia da parte di alcune popolazioni locali ma anche di ricchi americani che si recano nei grandi parchi sudafricani dove per loro sono stati liberati in un’area prestabilita tanti leoni cresciuti in cattività proprio perchè destinati ad essere cacciati. Dopo aver pagato per vivere il grande fascino della caccia grossa, questi individui, contenti e soddisfatti, se ne torneranno a casa con il trofeo da mostrare imbalsamato nelle loro ville. Ancora oggi dall’Asia proviene un prodotto della medicina tradizionale ottenuto dalle ossa delle tigri che promette di curare una moltitudine di malattie, mai cosa più inefficace, eppure il business è talmente grande e dura da così tanti anni

Q

di Enea Trinca

Una puntura di un insetto prude meno QUANDO sei riuscito a schiacciare l’insetto. S.P.Q.R. Solo Preti Qui Regnano.

Per giudicare un QUADRO d’autore non bisogna essere pittori, io pur non avendo mai fatto un uovo posso giudicare una frittata meglio di una gallina. Non ritenete intelligente una persona QUALUNQUE solo perché la pensa come te.

Gli incapaci passano il tempo a rimpiangere tutto QUELLO che non sono stati capaci di fare. Se vuoi levarti QUALCUNO di torno, prestale dei soldi.

Se vuoi chiudere tranquillamente gli occhi QUANDO dormi, tienili bene aperti durante il giorno

il T o c c o

di Ermanno Gatta

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L’angolo della psicologia

Risponde la Dott.ssa Bruna Benelli

che le tigri stanno scomparendo, mentre diversi leoni vengono uccisi per preparare altro unguento. Sempre negli Stati Uniti, in alcuni locali è diventato di moda servire hamburger di leone, alimentando altro traffico di grandi felini che potrebbe invece diventare illegale. Sembra una follia, eppure queste cose purtroppo accadono realmente. Negli anni ‘70 andava in onda una serie tv intitolata “Nata libera”, una storia vera, bella e commovente che vedeva protagonista una leonessa cucciola la quale per circostanze avverse veniva adottata da una coppia di naturalisti e poi una volta cresciuta, dopo non poche peripezie, messa in libertà a vivere la sua vita. Una testimonianza, tra le tante, che uomini e donne hanno lasciato avendo combattuto e lottato per la salvaguardia e la preservazione di diverse specie animali ma la battaglia sul campo ad opera di animalisti e via web per tutti coloro che vogliono un pianeta che non vada verso l’estinzione non può cessare, fino a che leggi più severe e giuste daranno diritti a tutte le creature e nuovamente il titolo a colui che una volta era “Il Re della Foresta”.

Coppie scoppiate!!!

Quest’estate è uscito un libro di vignette ad opera di Pietro Vanessi in arte PV, sull’amore di coppia, del quale ho scritto le prefazioni. Il libro è diviso in due parti, la parte giorno che illustra le dinamiche quotidiane di coppie ormai stanche e preda della monotonia e dalla noia, a volte anche da sentimenti di odio più o meno manifesto, il che rende molto godibili e divertenti i loro scambi verbali; e la parte notte, quella che dovrebbe riguardare la passione, l’abbandono dei sensi…. mentre diventa un terreno di scontro più che di incontro… Ciò che rende divertenti le vignette di PV è la vena ironica, l’arguzia, il sarcasmo delle battute, che ci fanno ridere perché sono molto vicine al nostro modo di sentire, alla nostra esperienza quotidiana o a quello che possiamo osservare nella vita di coppia dei nostri amici e parenti. E’ un libro che sicuramente ci fa divertire ma anche riflettere, come scrivo nella prefazione alla prima parte: “Il campionario di battute delle sue vignette sulle coppie, ci fa rendere conto della diversità di pensiero tra l’uomo e la donna riguardo all’amore e alla vita di relazione, dove alternativamente al di là dell’appartenenza al genere sessuale, si può dare ragione a “Lui” o a “Lei”, ci si può immedesimare, si possono scoprire modi di fare che ci appartengono ma che non riuscivamo a cogliere. Si può rivelare un buon esercizio quello di riflettere, in seconda lettura, sulle vignette che ci hanno divertito di più, perché forse sono proprio quelle che ci hanno attivato delle dinamiche interne”. Per scrivere alla dott.ssa Benelli: dottoressabenellibruna@virgilio.it


il Segno dei tempi

nei disegni del Maestro Franco Carfagna Il recente libro presentato dalla scrittrice rocchisciana Maria Pia Santangeli, “Streghe, folletti e fantasmi” (si può acquistare in tutte le librerie) ci ha ricordato, tra le tante cose, anche alcune credenze e superstizioni paesane. Tra queste vi è il personaggio de u lopepenaru che ha dato spunto al nostro Carfagna che vuole dare una sua versione della storia, soprattutto circa il fatto che, secondo alcuni, il “lupo mannaro” di notte cercava sempre l’acqua. Il fatto che molte persone raccontavano di averli incontrati potrebbe avere questa spiegazione: nelle case all’epoca non c’erano né vasche né docce e l’acqua bisognava andarla a prendere alla fontana più vicina con la classica conca. Per lo più quest’acqua serviva per cucinare e per bere. Inoltre gran parte dei rocchisciani coltivava la terra che andava periodicamente vangata a zappata. Però nel mese di agosto bisognava anche “occarla” (infatti si usa ancora dire: vajo a occà). Di solito si partita di notte con uno zappone largo 30 cm per iniziare “a occà”, prima che spuntasse il sole e che la polvere si alzasse. Si lavorava per circa 6 ore ma se la vigna era di proprietà le ore diventavano anche tredici per cercare di terminare il lavoro iniziato. Sappiamo che la vigna deve essere raschiata asciutta (per togliere tutta l’erba), perché con la pioggia e con la “guazza” le viti tendono a seccarsi. Adesso immaginiamo come poteva essere il ritorno a casa di uno di questi vignaioli che portavano con se diversi chili di polvere e terra. Appena entrato a casa veniva accolto dalla moglie con il grido: “vatte a lavà, zozzu!”. Ma la doccia non c’era, la vasca nemmeno, la bagnarola era piena di panni perché “a moje tenea da ì a matina a fontana”… di acqua ne era rimasta poca… la casa era piccola e i riazzi (i bambini) gironzolavano dappertutto. Innervosito, se ne andava ‘a bettula (l’osteria) e dopo qualche buon bicchiere di vino, quando il buio era calato, tornava a casa barcollando. Per evitare che la moglie lo rimproverasse di nuovo (anche perché così conciato avrebbe sporcato tutte le lenzuola) aveva un unico rimedio per pulirsi: immergersi nella fontana più vicina! L’urlo, che molti raccontano di aver sentito, serviva unicamente per

U lopepenaru (il lupo mannaro)

Ultima pagina

il Segno - Settembre 2013

terrorizzare e allontanare qualche passante curioso. Senza tener conto che i lumi a petrolio che illuminavano le strade rendevano tutto più lugubre. Questa è la versione del maestro Carfagna per “spiegare” la presenza dei temuti lopepenari.

Lettere, Proposte, Proteste e Reclami ilpiccolosegno@libero.it - www.ilsegnoroccadipapa.blogspot.it

Le lettere non superiori alle 13 righe devono presentare in modo chiaro nome, cognome, mail o numero telefonico

UN PO’ D’ARROGANZA MOLTA INEFFICIENZA Ho spesso l’occasione di leggere il vostro mensile e alcuni articoli li trovo molto interessanti. Sono residente da 10 anni circa in questo Comune di 17.000 abitanti e ne ho viste e subite veramente tante!Giardino comunale incolto e abbandonato, ritiro rifiuti solidi a singhiozzo, messa in sicurezza da parte della Comunità Montana del Fosso di Pentima Stalla avvenuta circa 2 anni fa a danno del terreno circostante, con ampliamenti ingiustificati e molto altro. Pagando Tari, Imu, addizionali Irpef esorbitanti e non avere nessun servi-

zio degno di questo nome in cambio! C’è indolenza, fannulloneria e forse un pizzico di parassitismo! La vedo brutta e c’è urgenza di cambiare aria presto! Grazie dell’opportunità! Dr. Paolo Folegnani

CIO’ CHE SCRIVETE E QUELLO CHE SI FA Se il 10% delle cose che segnalate sul vostro giornale fosse preso in considerazione, Rocca di Papa sarebbe un paese come tanti. Ma ciò non accade e quando alcuni si rendono conto che gli arbitrii hanno successo prima o poi si accodano anche loro e il disastro è totale. Con i soldi otte-

nuti per una pista ciclabile è stata fatta ai Campi d’Annibale una vera e propria strada. Sarà comoda per chi su un ex orto comunale ci ha costruito una casa irregolare o per chi vorrà farlo in seguito. Lo sanno in tutto il Lazio che qui è zona franca e non c’è nessuno che vuole metterci riparo. Ha ragione quel famoso Silvio che vuole riformare subito la giustizia. Lui ha bisogno di una giustizia più permissiva. Rocca di una giustizia più severa. Lettera firmata

GATTINI DI UN MESE CERCANO CASA Cinque gattini di circa un

mese, abbandonati in un cassonetto per i rifiuti ai Campi d’Annibale, appena nati, cercano disperatamente casa. Avevano pochi giorni ma sono stati allattati e adesso sono bellissimi! Per info: 346-3079377


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