il Segno PICCOLO
...quello che gli altri non scrivono...
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Anno XIII, n. 17 - 1/31 dicembre 2014
Radon Allarme per la volta convegno del Duomo ai Castelli
quindicinale indipendente
Pensilina Carlo La storia dell’Almone Cotral, Ponzo il fiume sacro che forse arriva L’intervista nasce a Rocca di Papa
SOS scuola A pagina 14
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Inaugurata nel 2007 è già un colabrodo
La politica calpesta le istituzioni
Lettera aperta alla Sciamplicotti
di Sergio Rasetti Gent.ma signora Marika Sciamplicotti, Lei recentemente si è dimessa dalla carica di presidente del consiglio comunale di Rocca di Papa, ma ho deciso di rivolgermi ugualmente a Lei, pubblicamente, come cittadino interessato a ottenere il massimo rispetto dalla politica a dagli uffici pubblici, affinché il suo successore disponga una più puntuale e visibile informazione ai cittadini sulle convocazioni dei consigli comunali. Quanto è accaduto in occasione del consiglio del 28 e 29 novembre dimostra come la pessima informazione comporti la totale assenza del pubblico elettore che invece dovrebbe poter “controllare” i suoi eletti nell’esercizio delle loro funzioni.
Segue a pagina 13
Buone Feste
A pagina 27
Dopo un anno restano senza soluzione i problemi già emersi in un dossier sulle scuole di Rocca di Papa, presentato dal consigliere comunale Emanuele Crestini. Infiltrazioni d’acqua, recinzioni fatiscenti, un giardino groviera e ancora troppi pericoli per i bambini malgrado le segnalazioni contenute nel documento di sicurezza del 2012. Una scuola dove persino attraversare la strada per entrarvi può essere pericoloso. Alle pagine 18 e 19
Sulle antenne il clima torna rovente, cittadini mobilitati
Teatro Civico
Servizi alle pagine 8, 9, 10 e 11
Museo Geofisico Isola Ecologica
In arrivo il Chiusura “Il fatto nuovo bando confermata non sussiste” A pagina 6
Ringraziamo i nostri sostenitori e collaboratori: Claudio, Marco, Ermanno, Mauro, Roberto, Emanuela, Alessandro, Emanuele, Simone, Daniele, Paola, Silvia&Francesca, Toshi, Orlando, Rossana, Fiammetta&Giuseppe, Orofino, Luigi, Luana, Maurizio, Emanuela&Luca, Giulia, Cristina, Ioan, Tiziana, Bruno, Jessica&Davide, Barbara, Giuseppina, Alessandro, Omero, Rosa, Cirino, Paola, Antonello, Monica&Rosella, Anna, Marina, Enzo, Alessandro, Ilaria, Patrizio, Renato, Mario, Marcello, Tiziana, Antonia, Gianfranco, Paola, Alessia, Italia, Bruna, Laura, Enzo, Vincenzo, Camilla, Cristina, Giovanni, Anna, Federico, Gabriele, Nicola, Annarita, Fabrizio, Enea, Mauro, Franco, Antonio e Carmine.
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ATTUALITÀ
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il Segno - dicembre 2014
Dopo il “Tour meridionale” qualche domanda al premier Matteo Renzi
Intervista virtuale (ma non troppo) al nostro Presidente del Consiglio PICCOLO
il Segno
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di Mauro Giovanelli - «Signor Presidente del Consiglio! L’ISTAT indica nel 13,2% il tasso di disoccupazione, un massimo storico.» - «Dato preoccupante ma crescono gli occupati (???). La maggioranza degli italiani, per mille motivi, non riesce a mostrare tutto l’estro di cui è capace mentre una ristretta parte corre più della Germania.» - «Si riferisce al tizio che è riuscito ad appioppare ai tedeschi una banconota da 300 €uro? Dell’autore tutto si può dire meno che non sia un creativo. Ci sono persone che inneggiano al riscatto dell’inventiva italica, dicono che qui siamo all'arte pura, come la “merda d’artista” di Piero Manzoni. Il barattolo numero numero 4 è esposto alla “Tate Modern” di Londra, l’esemplare 80 si trova nel “Nuovo Museo del Novecento” di Milano, il 12 è giustamente collocato a Napoli, nel “Museo d’arte contemporanea Donnaregina”. Lo sapeva? Il valore di ciascuno dei 90 confezionati è stimato intorno ai 70 mila €uro. Tra l’altro pare che neppure sia merda. A lei non piacerebbe avere un “originale” di quel “trecentino” scaturito proprio dal genio partenopeo?»
- «Ma che dice? Di cosa parla? Faccia domande appropriate! No, no... sto guardando a questa terra di straordinarie eccellenze, di innovazione pura, che combatte corpo a corpo contro la criminalità organizzata. Se il sud riparte trascina l'intera nazione. Questa è la priorità, mi pare che lei non voglia capire!» - «Fin troppo! Cambiamo argomento. A Catania lei è stato accolto da un gruppo di manifestanti che hanno urlato al suo indirizzo varie contumelie. Che ne pensa?» - «Allude ai contestatori? Si logoreranno prima loro. Noi
andremo avanti, non ci stancheremo.» - «Lo credo! Con quello che guadagnate! Avete gli stipendi più alti alti del Pianeta, benefits e privilegi che non hanno eguali in nessun altro Paese, l’informazione che “conta” al vostro servizio... vorrei ben vedere!» - «Come? Non sento! La minoranza PD? Parli più forte per cortesia! Ah! Allude alla possibile scissione dei pentastellati? Magari! Mica sono fesso, che crede?» E la guida scout Renzi Matteo dilegua tra le maglie della sua nutrita scorta...
Dal centralismo romano a quello padano e la destra ha già calato le braghe
Da “Roma ladrona” a “Roma da conquistare”. Forse perchè attratti proprio dai cosiddetti ladroni, la nuova Lega targata Salvini ha deciso di sbarcare nella capitale chiedendo addirittura un sindaco leghista. È il volto nuovo della Padania libera e indipendente che per decenni ha combattuto contro il centralismo romano, ritenuto il male assoluto, da sostituire oggi con il centralismo padano a cui la destra italiana (e romana) sembra aver calato le braghe. E allora vedi orde di ex missini, ex AN, ex Forzanovisti, più altri centro ex di altrettanti gruppuscoli indefinibili, compresa Casa Pound, pronti a saltare sul carro armato del nuovo le-
ghismo che promette quella italianità sovrana che sembrava ormai perduta. Se solo provi a chiedergli: Ma gli insulti all’Italia? Quella bandiera italiana con cui Bossi diceva di pulircisi il sedere? Ti rispondono: “Embè! Quelle erano provocazioni tese a mettere a soqquadro i partiti corrotti. Oggi abbiamo bisogno di chi sa fare pulizia, in tutti i sensi”. In definitiva, dopo che la Lega non è riuscita a rimandare a casa loro gli immigrati meridionali (così li chiamavano i lavoratori del sud), ci provano con gli immigrati veri, soprattutto se neri e musulmani. Il nuovo che avanza!
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È legittimo eseguire opere pubbliche dove non si può costruire?
Negli ultimi dieci anni Rocca di Papa è cambiata radicalmente. Tra costruzioni autorizzate e quelle abusive è cresciuta a dismisura anche in zone inoltrate nei boschi, creando un vero e proprio allarme ambientale. Gli amministratori, che al centro dei loro impegni avevano messo la difesa dell’ambiente, nostra unica vera ricchezza, sembrano aver tradito la fiducia dei loro elettori. Alcune opere pubbliche importanti sono state realizzate ma quasi nulla è stato fatto per alleviare danni e disagi ai cittadini durante i lavori. Tollerare l’abusivismo edilizio, sembra sia una scelta fatta a tavolino. E non è tutto. Poco dopo aver tollerato l’abuso, la pubblica amministrazione corre a realizzare le opere primarie: strade, fogne, illuminazione; istituisce il servizio di trasporto pubblico e quello per portare i bambini a scuola; soprattutto in prossimità di tornate elettorali ferve l’attività delle opere per convincere i cittadini sudditi elettori a ringraziare nell’urna per il bene ricevuto. Nessuno si è mai chiesto se sia legittimo eseguire opere pubbliche in una zona dove non si può costruire e quindi abitare? Pare proprio di no. Simone Ricci
AMBIENTE
tempi moderni
di Roberto Sinibaldi
Nell’enigmatico panorama delle sigle amministrative, il Gpp, presente ormai da qualche anno, ha via via assunto spazi e credenziali sempre più vaste. È il Green Public Procurement, o acquisti verdi, o responsabili. Un concetto che si basa su elementi semplici, oggettivi e riassumibili su dati numerici: il 17% degli acquisti per beni e servizi in Italia è attivato direttamente dalle amministrazioni pubbliche, si tratta di circa 135 miliardi di euro annui. Su questa base è possibile capovolgere l’assioma cardine dei rapporti commerciali e piegare l’offerta secondo le esigenze della domanda. In altre parole la pubblica amministrazione, vista la sua corposa propensione all’acquisto, può influenzare direttamente l’offerta, può incanalare addirittura la produzione di beni e servizi in un alveo di sostenibilità, altrimenti meno certa, perché lasciata alla spontanea responsabilità di chi produce o fornisce servizi. Per ottenere un risultato apprezzabile è necessario che le amministrazioni pubbliche agiscano uniformemente e si rapportino con gli attori del mercato in maniera sincrona e univoca. Indirizzare il mercato su questi temi, arrivando alla piena informazione sul concetto di ciclo di vita, dalla produzione alla dismissione, può rendere i
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In buona sostanza quindi il Gpp è una riforma ecologica della Pubblica amministrazione; un accordo per gli acquisti verdi, per un’economia a basso impatto ambientale. C’è molto da fare, se ancora oggi il nostro modello economico, per funzionare, prevede l’aumento illimitato dei consumi. Infatti, prima di tutto, prima ancora del Gpp, è necessaria una piena consapevolezza che la voce più importante per la modifica dei nostri comportamenti individuali e sociali è il risparmio, il consumo responsabile. Non si tratta di applicare un pauperismo estremo o i concetti della sobrietà felice, magari ridotti a un’aneddotica missionaria e casalinga. È molto di più: si tratta di capovolgere il nostro modello economico occidentale. Detta così la cosa può spaventare, ma non si intravedono altre strade per potersi rapportare con un mondo finito.
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Gli acquisti verdi della Pubblica amministrazione
cittadini acquirenti che fanno la differenza nelle scelte dei loro acquisti. Nel caso della pubblica amministrazione la quantità degli acquisti produce un salto di qualità che può davvero essere utilizzato molto positivamente per scelte più oculate. Per esempio i costi relativi alla dismissione dei prodotti, alla loro distruzione, o perfino alla loro dispersione nell’ambiente naturale, molto spesso non sono opportunamente valutati, non solo per gli impatti prodotti, a volte devastanti, ma vengono minimizzati o proprio trascurati del tutto i costi economici derivanti da queste pessime pratiche (pensiamo alle discariche nei boschi di Rocca di Papa). Il risultato è che il segmento finale della vita delle merci, quando non sono riutilizzate, risulta a carico della collettività con costi ambientali enormi e processi degenerativi dei nostri territori. Sostanzialmente sono costi occulti che gravano sui cittadini.
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È Natale e Rocca di Papa, se vuole, sa essere davvero straordinaria Una bella iniziativa che coinvolge tutti: commercianti, associazioni e cittadini
di Daniela Di Rosa L’associazione Cittadini Attivi Rocca di Papa è nata da poco. Tutto è partito da un sondaggio di Marco D’Antoni sulla pagina Facebook di Tutta Rocca di Papa, nel quale chiedeva se era il caso di fare più feste e sagre per rilanciare soprattutto il centro storico del paese. Le risposte sono state tante e tutte per il sì, subito dopo lo stesso D’Antoni lancia un’altra richiesta: chi vuole partecipare in modo attivo nella realizzazione di tale progetto? Nel giro di un paio di giorni viene organizzato un incontro dove gli aderenti all’iniziativa si conoscono. Così nasce l’associazione. “Siamo subito partiti con l’idea di dare vita a tanti piccoli eventi -ci racconta Marcotipo la raccolta dei giocattoli e delle letterine di Natale a favore dei cuccioli umani meno fortunati, che sarebbero dovuti andare poi al centro anziani per la distribuzione in contemporanea con la mostra delle letterine. Oppure la raccolta di coperte e alimenti in collaborazione con l’associazione animalista di Rocca di Papa Snoopy a favore dei cuccioli animali”. Detto fatto. La neonata associazione, che nel frattempo crea anche una propria pagina Facebook, stampa i volantini degli eventi e li distribuisce presso i punti
di raccolta su tutto il territorio comunale. “In seguito spiega Marco D’Antoni-, aderendo all’iniziativa della Proloco ci siamo dedicati all’organizzazione dei presepi nelle cantine del centro storico, con Fabrizio Castri ci siamo messi alla ricerca porta a porta di cantine e spazi dove poter allestire i presepi artistici, abbiamo realizzato e messo nelle buche delle lettere un volantino di richiesta di collaborazione per la realizzazione di addobbi e presepi nei vicoli”. Purtroppo l’atteso evento previsto per l’8 dicembre è saltato per un ritardo nella realizzazione delle luminarie e per il mancato allaccio delle luci alle cantine. “Però, grazie a Danira del Laboratorio centro storico, abbiamo realizzando un grande presepe” dice comunque soddisfatto Marco. L’evento al quale l’associazione tiene particolarmente avverrà presso la palestra Fitness System di via Frascati, dove la casa famiglia Raggio di Sole di via di Salè, raccoglierà le letterine natalizie scritte dai bambini loro ospiti che andranno ad abbellire un grande albero di Natale. “Chi vorrà -aggiunge ancora D’Antoni- potrà adottare una di queste lettere e portare un dono. Tutti i regali poi saranno distribuiti la sera del 21 dicem-
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bre ai bambini della casa famiglia. Sempre grazie all’aiuto prezioso di Fabrizio Castri, andremo a prendere a domicilio questi bambini e saranno nostri ospiti nella piccola festicciola che organizzeremo presso la palestra. Se ci riusciremo potremo anche contare sull’esibizione di Carlo Fontani, il bambino rock di Rocca di Papa dalla voce sorprendente”. Infine, in collaborazione con il supermercato Carrefour sempre di via Frascati, l’associazione sta organizzando una festa per due fine settimana: 13-14 e 20-21 dicembre. In queste occasioni si raccoglieranno giocattoli con la partecipazione della Caritas del territorio, molto attiva anche a Rocca di Papa.
Piazza della Repubblica
Ma non è finita perché ci saranno anche dei banchetti, sia dell’associazione Cittadini Attivi sia di Snoopy con i cuccioli, ci sarà inoltre un Babbo Natale con il carretto trainato da un cavallo che, come detto, la mattina del 21 dicembre distribuirà i doni raccolti ai bambini che ne faranno richiesta. A questa giornata di solidarietà non poteva mancare il Carrefour che, per l’occasione, offrirà degli assaggi alimentari con tanto di promoter. Un’ultima chicca: un dentista del vicino studio medico, ha dato la sua disponibilità per offrire cure gratis ai bambini della casa famiglia. Che altro aggiungere? Che Rocca di Papa, quando vuole, sa essere davvero straordinaria!
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INDOVINA QUANTI SIAMO?
Al 31 ottobre 2014 i residenti censiti nel Comune di Rocca di Papa erano 16.809 (maschi 8.282; femmine 8.527). Alla stessa data i nuclei familiari erano 6.360.*
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notizie, informazione, attualità
*dati forniti dall’Ufficio d’Anagrafe
“Il fatto non sussiste”. Imputati assoltiperla vicenda dell’ecocentro
Il rinvio a giudizio era stato chiesto dalla Procura della Repubblica di Velletri
Tutti assolti perché il fatto non sussiste. Tre anni fa, il 28 settembre del 2011, furono apposti i sigilli all’isola ecologica di Rocca di Papa su ordine della Procura della Repubblica di Velletri. Secondo l’accusa l’ecocentro di Borgo Valle Vergine era privo delle autorizzazioni necessarie per svolgere l’attività di stoccaggio dei rifiuti, in particolare di quelle rilasciate dalla Asl di appartenenza, oltre che per l’assenza di un sistema di scarico delle acque meteoriche. Sul registro degli indagati finirono il sindaco Pasquale Boccia, l’assessore all’ambiente, Roberto Barbante, un tecnico comunale e uno dei responsabili dell’Aimeri, la società che gestisce il servizio di raccolta e trasporto dei rifiuti e che, per contratto, aveva in gestione l’ecocentro. Ora la vicenda si chiude con l’assoluzione piena. “Finalmente siamo giunti a positiva conclusione di tutta questa assurda vicenda - ha detto il primo cittadino di
Rocca di Papa -, rimane il rammarico di aver perso anni preziosi e penalizzato il servizio della raccolta differenziata sul nostro territorio, ma non ci siamo mai persi d’animo e siamo andati avanti con tenacia, e tra pochi giorni l’isola ecologica tornerà ad essere attiva e più funzionale di prima”. Infatti, l’intera area, rimase posta sotto sequestro per ben due anni, fino a quando nel 2013 il Tribunale di Frascati ne dispose il dissequestro dando così la possibilità di avviare i lavori di messa a norma della struttura grazie a un finanziamento di circa 200mila e u r o c o n cesso dalla Provincia di Roma proprio pochi giorni prima che
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L’isola ecologica di Rocca di Papa e, sotto, il cartello di sequestro apposto nel 2011
scattasse il blitz da parte del Corpo Forestale dello Stato. Il paradosso di tutta questa vicenda sta proprio nei tempi, poiché l’amministrazione comunale avanzò la richiesta di finanziamento il 29 giugno del 2010 e, dopo un anno, a pochi giorni di distanza, arrivarono sia il via libera della Provincia all’avvio dei lavori sia i sigilli della Procura. L’isola ecologica venne inaugurata nel 1998 dall’allora assessore all’ambiente, Bruno Petrolati, e con il passare degli anni la struttura cominciò a di-
ventare obsoleta e carente dei servizi basilari per un sito che deve ospitare rifiuti. Adesso, dopo l’assoluzione con formula piena e l’ottenimento di tutte le autorizzazioni previste dalla legge, l’area dovrebbe tornare ad essere fruibile garantendo l’inizio dell’attesa raccolta differenziata con il sistema del “porta a porta” anche al quartiere dei Campi d’Annibale e alla frazione del Vivaro previsto inizialmente per la metà dello scorso mese di ottobre. Daniela Di Rosa
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Museo chiuso da circa un anno, quale futuro per il Geofisico?
Il comune cancella 17 mila euro di contributo e l’INGV se ne disinteressa
di Andrea Sebastianelli Quella che vi raccontiamo è una storia tipicamente italiana. Soldi pubblici spesi per un bene comune che, a distanza di qualche anno, si dissolve diventando il fantasma di se stesso. Stiamo parlando del museo di geofisica, inaugurato nel 2005 e diventato l’orgoglio di Rocca di Papa sotto molti punti di vista, a cominciare dalla storia di questo paese che, grazie allo studioso ottocentesco Michele Stefano De Rossi, si mescola con la storia della sismologia italiana; proseguendo con l’impegno del dottor Calvino Gasparini, ex direttore del museo, che ha dato un’impronta scientifica e didattica di grande modernità; per finire con un gruppo di ragazzi che in questi anni ha fatto del nostro museo il punto di riferimento delle scolaresche dei Castelli e della capitale. Oggi questa realtà non esiste più, perché il museo dell’Osservatorio, posto sotto la Fortezza di Rocca di Papa, è chiuso da circa un anno e non si intravedono spiragli per la sua riapertura. L’ultima conferma è arrivata da una nota del settore socio-culturale del comune che il 7 novembre scorso ha chiesto che i 17mila euro stanziati come tutti gli anni per la gestione della struttura museale, vengano cancellati dalla voce di bilancio 76100 “per chiusura museo di geofisica”. Definire tutto questo una vergogna ci sembra poco e anche riduttivo se pensiamo che l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV), che materialmente ha in custodia il museo, da noi contattato, attraverso la sua addetta alla comunicazione, dottoressa D’Addezio, ha fatto sapere semplicemente che: “Sul museo di Rocca di Papa la decisione è comunque in ballo, siamo in attesa di un
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L’Osservatorio (Museo) a la Fortezza
consiglio di amministrazione che possa chiarire definitivamente la situazione”. Un perfetto politichese che non dice nulla ma fa capire che per l’Istituto Nazionale di Geofisica la struttura di Rocca di Papa non è una risorsa ma un problema di tipo burocratico. E allora il nostro pensiero va ancora al dottor Gasparini che per anni ha diretto il museo, sostituito dal direttore generale dell’INGV, Massimo Ghilardi, che, a oggi, è riuscito a ottenere il bel risultato di chiudere la struttura e, con essa, il futuro di un centro storico già in lotta con abbandono e degrado architettonico. Il comune, come al solito, ha dato l’impressione di non interessarsi più di tanto al caso, anche per lui il museo è solo una questione di bilancio: 17mila euro risparmiati (da utilizzare, dice il comune, per comprare detersivi per le scuole, per l’abbellimento natalizio, per rimborsi ben-
zina, ecc.). Infine, ci sono i ragazzi che lavoravano nel museo e che oggi sono semplicemente dei disoccupati in attesa di capire che fine farà la struttura che loro stessi, con Calvino Gasparini impegno e passione, hanno fatto diventare uno dei luoghi più apprezzati dei Castelli. In tutti noi resta lo sdegno per il modo in cui il comune di Rocca di Papa e l’Istituto Nazionale di Geofisica, sono riusciti nell’impresa di trasformare una bella realtà cittadina in una storia di spreco e di incapacità.
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Teatro, tanti (troppi) oneri e pochi onori per la nuova gestione 30 mila euro in cinque anni più utenze, manutenzione e 150 spettacoli gratis
di Luigi Serafini È in dirittura d’arrivo il nuovo bando per la gestione del teatro civico di Rocca di Papa che l’amministrazione pubblicherà prima della fine di dicembre. Stando alle prime indiscrezioni, anche in questo settore il comune ha la seria intenzione di “fare cassa”. E che cassa! Infatti, la base da cui partire per presentare offerte è di 500 euro mensili, da versare nelle casse del comune, per un totale di 30 mila euro in cinque anni (la durata della gestione: da febbraio 2015 a gennaio 2020). Condizioni che fanno paura per l’entità, anche considerando quanto dichiarato dall’assessore al bilancio, Maurizio Querini, in occasione dell’incontro organizzato dal Segno lo scorso 25 settembre, soprattutto per quanto riguarda il sostegno che l’amministrazione, almeno nelle intenzioni, avrebbe dovuto dare per la gestione del teatro, 5 mila euro annue che, nel bando, diventano “una tantum”. Ma non è finita, perché chi si aggiudicherà la gestione della struttura inaugurata nel 2007, dovrà accollarsi anche il costo delle utenze dell’energia elettrica, dell’acqua e della SIAE, le spese per la pulizia e la manutenzione della struttura, degli arredi e degli impianti. Ovviamente, l’aggiudicatario dovrà anche farsi carico della custodia, del presidio e del co-
27 settembre 2007, viene inaugurato il teatro civico
ordinamento complessivo del teatro. Dovrà inoltre, per avere un buon punteggio, mettere a disposizione della struttura, oltre ad adeguate risorse umane, anche risorse di tipo strutturale, cioè attrezzature e mezzi. Però se lo stesso aggiudicatario volesse stabilire presso il teatro un proprio ufficio di rappresentanza dovrà chiedere l’autorizzazione all’amministrazione comunale (!). Una specificazione molto strana e alquanto anomala: dove diavolo dovrebbe aprire un ufficio di rappresentanza il soggetto che si aggiudicherà la gestione del teatro? Dove dovrebbe ricevere eventuali artisti e compagnie per discutere di spettacoli e programmazione? L’amministrazione comunale,
ci viene da pensare, è talmente preoccupata che possa essere il Segno ad avanzare tale proposta di gestione, che ha pensato bene di mettere paletti che definire anomali è un eufemismo. Li tranquillizziamo subito visto che il Segno non ha alcuna intenzione di gestire il teatro civico, mentre è interessato al fatto che il teatro diventi un luogo di eccellenza di pluralismo culturale. Ma torniamo al bando. L’altra cosa che l’aggiudicatario dovrà presentare, a garanzia di eventuali danni, è una polizza fidejussoria di 1,5 milioni di euro, che dovrà essere consegnata prima della stipula del contratto. L’aggiudicazione sarà decisa da un’apposita commissione in base al punteggio che ogni concorrente raggiungerà,
seguendo i criteri descritti nel bando, a cominciare dalla possibilità di offrire di più rispetto ai 500 euro mensili previsti. Le compagnie locali, quelle cioè che conoscono meglio il territorio, si vedranno assegnati solo 5 punti in più di eventuali concorrenti esterni, un punteggio che difficilmente potrà fare la differenza. Passiamo ora alla programmazione artistica: il comune chiede che si organizzino 20 spettacoli, di cui almeno 5 a stagione nelle ore serali. Ma non è finita, perché l’aggiudicatario dovrà anche garantire, a titolo completamente gratuito, un minimo di 30 giornate l’anno (quindi 150 nel quinquennio) per l’utilizzo del teatro da parte di associazioni del territorio e delle scuole di Rocca di Papa. Capito bene? Chi si aggiudicherà il teatro dovrà pagare 500 euro mensili, dovrà pagare tutte le bollette, presentare un’assicurazione, fornire personale e mezzi, e dovrà pure accollarsi i costi di 150 spettacoli organizzati da altri, sempre sperando che non facciano danni, per evitare i quali l’aggiudicatario preferirà utilizzare (e pagare) proprio personale tecnico. Un affare, certo, ma non per chi si aggiudicherà il bando, ma per il comune, con il serio rischio che il teatro, a queste condizioni, resterà definitivamente chiuso.
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il Segno - dicembre 2014
Cittadini arrabbiati ma la politica sembra proprio non accorgersene Riunione infuocata in aula consiliare per discutere dei 5 tralicci in arrivo
di Daniela Di Rosa Venerdì 5 dicembre nell’aula consiliare si è svolta un’assemblea aperta ai cittadini e all’ amministrazione, per parlare delle nuove antenne per la telefonia mobile che verranno installate in vari punti del paese e per quelle radiotelevisive che da più di trent’anni, dall’alto di monte Cavo gravano sulle nostre teste. L’incontro era il naturale proseguimento di una discussione intorno al tema antenne, nata su Facebook. La richiesta virtuale dei cittadini era di superare le barriere politiche e personali per lottare per la prima volta insieme, a fronte di un problema che riguarda soprattutto la salute pubblica! I buoni propositi c’erano tutti, anche in vista dell’esperienza di Albano, dove comitati di cittadini sono riusciti a bloccare il piano antenne della loro cittadina. Mi sono detta, ok, questa è la volta buona, i morti per leucemie o tumore, sono ormai troppi, troppe anche le persone che si ammalano, finalmente siamo pronti, io compresa, a superare le divisioni. L’aula consiliare era stracolma, anche grazie al tam tam su Facebook, dove “profili” personali e di gruppo si erano dati da fare per informare quante più persone possibili, mancava però tutta l’amministrazione comunale… e come poteva presentarsi? Con quale coraggio, visto che la giunta ha subito accettato l’installazione delle antenne, senza prima effettuare un monitoraggio di quelle già esistenti sul nostro territorio, senza convocare la cittadinanza e facendo persino uno sconto comitiva agli “antennari”, la cifra stabilita va da un minimo di ottomila a un massimo di quindicimila euro, secondo voi, per che cifra ha optato la nostra giunta? Ma per la minima ovviamente, ottomila! Che non si dica mai che a Rocca non siamo generosi. L’unica presenza istituzionale era quella del consigliere di opposizione Crestini, componente della famigerata Commissione Antenne, voluta dal sindaco, e servita a nulla, se non a far da “specchio per le allodole”, parole del suddetto consigliere che
anzi ci informava delle sue avvenute dimissioni da quest’inutile commissione. Le premesse per la buona riuscita dell’iniziativa c’erano tutte, al punto che consegnando un foglio a Crestini, venivo a conoscenza dell’unità tra lui e i vari esponenti della politica locale, sapevo così che proprio Crestini aveva dato copia dei documenti di uno studio del professor Marinelli sui pericoli dell’elettrosmog a Rocca di Papa, sia al rappresentante del M5S Roberto Fondi (Guero) che a quello de La Destra, Alvaro Fondi… più uniti e leali di così! Ma proprio con l’intervento del 5Stelle, mi sono sorti i primi dubbi. Roberto, nel suo interessante intervento, prima si dimentica di citare e magari ringraziare chi gli ha fornito i dati, poi addirittura lancia una frecciata verso Crestini, accusandolo di far parte della Commissione Antenne presieduta da Enrico Fondi, reo di essere stato uno dei sindaci sotto la cui guida i tralicci sono proliferati. A lui, voglio dare un consiglio, inutile accusare gli altri di fare politica, perché per gli altri fai politica anche tu! Il primo a prendere la parola è stato Gianfranco Silvestrini, presidente da sempre e a questo punto, per sempre, del comitato di quartiere dei Campi D’Annibale, non ho niente contro di lui, ma invece di pacificare gli animi, ha sparato a zero contro gli altri comitati di quartiere, colpevoli di disinteressarsi al problema, di seguito ha verbalmente aggredito Raffaello Mancini, uno degli organizzatori dell’evento, quindi ha attaccato il Parco dei Castelli Romani, i guardiaparco e la Forestale, dimenticandosi come per miracolo di accusare il sindaco Boccia, la giunta e l’opposizione che, a parte Crestini, ha votato tutta a favore delle nuove installazioni, insomma si è scagliato un po’ contro tutti evitando di nomirare chi forse è veramente colpevole,l’amministrazione! Si è quasi eretto a unico vero abbattitore delle antenne per via delle numerose lettere, inviate nel corso degli anni al comune. Ho chiesto a Silvestrini, dato che
in più di trent’anni le lettere non hanno sortito nessun effetto, non era forse il caso di smettere di rivotarli? Si è risentito, affermando che lui non ha mai fatto campagna elettorale per il Pd, sarà anche vero, ma una ragazza giustamente mi ha fatto notare, che ad ogni tornata elettorale la loro sede diventa il comitato del Pd… voci di popolo, non mie! Arriviamo all’intervento di Alvaro Fondi, segretario de La Destra rocchigiana, a parte un accenno polemico verso Enrico Fondi (senza citarlo), che ha provocato un equivoco e una mia agita presa di posizione pensando si riferisse a Crestini, a lui va il merito di iniziative contro le antenne negli anni passati, raccolta di firme e manifestazioni poco partecipate (ammetto che la sua collocazione politica mi ha sempre tenuta lontana), ha proposto un presidio fisso e l’idea non è male, ma spero senza bandiere, e un incontro con la preside delle scuole medie (dove in un’aula il concentramento di onde elettromagnetiche avrebbe superato il limite fissato per legge) e dove, almeno a quel che si sente dire, i bambini vengono spostati da un banco in continuazione. A lui chiedo solo un po’ di obiettività, si può attaccare un consigliere d’opposizione che esce dall’aula per non aver ricevuto in tempo una documentazione da votare (Crestini) e tacere su un consigliere d’opposizione che insieme alla maggioranza, non solo non esce, ma vota a favore delle antenne (Mario Gatta)? No, per onestà intellettuale, non
Aula consiliare affollata
si può. Alla segretaria del Pd, Raffaella Taggi, che nel suo intervento mi ha chiesto cosa avrei fatto al posto del sindaco, rispondo che avrei trovato 12mila euro per fare un monitoraggio prima di installare tralicci alti 30 metri, che avrei interpellato la cittadinanza, avrei fatto presente alle ditte concessionarie che di antenne ne abbiamo già troppe, infine con tutta la giunta mi sarei incatenato pur di fermare l’installazione… ma io non sono il sindaco! Il tutto condito da interventi di cittadini arrabbiati, amareggiati e pronti a lottare, anche grazie a un ragazzo di Albano, Daniele Castri, che in maniera efficace e appassionata, ci ha raccontato della loro piccola vittoria, aver bloccato per tre giorni i lavori del consiglio comunale; è vero, sono volati insulti e sedie, lui è stato addirittura picchiato da un messo comunale, ma in compenso la cittadinanza unita per il momento ha bloccato il piano antenne. Alla fine ha preso la parola Piero Fondi (Movimento per Rocca), anche lui organizzatore dell’incontro, traendone le conclusioni e mettendo come primo punto la costituzione di un Comitato cittadino contro le antenne. Ora la mia paura è quella di svegliarmi una mattina e trovare installate antenne di 30 metri, chiedo pubblicamente se c’è qualcuno all’interno del Palazzo che può avvisare noi cittadini il giorno in cui inizieranno i lavori! In modo da poterci incatenare per impedire quest’altro scempio!
INTERVENTI
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SULLE ANTENNE A ROCCA DI PAPA LA PAROLA AI COMITATI DI QUARTIERE
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“Ora il comune ritiri “No alle antenne senza se e senza ma” il Piano approvato” Comitato Centro Storico
Comitato Campi d’Annibale
di Vera Buonomo* Il giorno 22 ottobre, su invito della Commissione Speciale per le antenne, il presente Comitato si è incontrato con la stessa per esaminare le proposte circa lo spostamento totale o parziale degli impianti insistenti sulla vetta di Monte Cavo e dintorni. Nella circostanza, questo Comitato ha ribadito la volontà di perseguire l’obiettivo di rimuovere dalla vetta di Monte Cavo e dintorni, se non la totalità, almeno il 50% degli impianti radiotelevisivi, reclamando tra l’altro il rispetto del dettato legislativo vigente in fatto di installazione di impianti radiotelevisivi, e quello Costituzionale in ordine alla tutela della salute dei cittadini. Abbiamo inoltre esplicitamente chiesto alla Commissione di intraprendere le iniziative in linea con la natura del suo mandato come: verificare gli effetti sulla popolazione provocati dall’elettromagnetismo, informazione sui metodi di difesa, individuazione di un percorso che determini con più forza il proposito di ridurre l’inquinamento attraverso la condivisione delle antenne con gli altri siti identificati in altri paesi. In seguito, l’assessore ai lavori pubblici, Mauro Fei, ci ha messo al corrente che allo stato attuale rimane in campo
di Gianfranco Silvestrini* Il Comitato di Quartiere Campi d’Annibale dice NO al traliccio di trenta metri che tutta l’amministrazione comunale vuole posizionare ai Campi d’Annibale per ospitare ulteriori antenne. Siamo già vittime innocenti e disarmate contro le onde elettromagnetiche che tutti i giorni danneggiano la nostra salute e quella dei nostri figli. Pertanto, si chiede, prima di attuare il Piano comunale per la telefonia mobile, di risolvere il vero problema: rimuovere da Rocca di Papa tutte le antenne abusive, facendo propria la sentenza del TAR depositata lo scorso 13 novembre a favore del Comune. Si chiede, quindi, l’annullamento del Piano della telefonia mobile per i motivi sopra citati, e invitiamo tutti gli abitanti della zona a rifiutare
la possibilità concreta di procedere con una cosiddetta “bonifica” la quale, secondo il nostro parere, di fatto si traduce in una semplice sistemazione delle antenne su uno, forse due tralicci secondo necessità, senza incidere minimamente sul loro numero. Pertanto, alla luce di quanto appena accennato, questo Comitato, seppur riconoscendo l’utilità di un riordinamento delle antenne ma unicamente ai fini estetici, ritiene di dover esprimere un parere negativo nei riguardi di quest’ultima proposta, in quanto non risponde alle esigenze ambientali e paesaggistiche di quel luogo, ed alle preoccupazioni della cittadinanza in fatto di salute. Tanto si rappresenta per opportuna informazione, significando che il Comitato del Centro Storico rimane a disposizione per qualsiasi organizzazione tesa alla consultazione ed informazione dei cittadini sulla materia. *Presidente del Comitato di Quartiere Centro Storico
fortemente qualsiasi eventuale offerta da parte delle compagnie telefoniche, perché le persone che accettassero di impiantare nelle loro proprietà le antenne, si renderebbero direttamente responsabili di un ulteriore aggravamento delle onde elettromagnetiche che danneggiano la salute di tutti. Si ricorda, infine, il rilevante peso che la giurisprudenza ha tratto dall’art. 32 della Costituzione: il diritto ad un ambiente salubre ritenendolo un valor eprimario ed assoluto che determina la qualità della vita. Si resta in attesa di una risposta scritta e urgente da parte del Sindaco di Rocca di Papa e della Commissione Speciale “Antenne”, da comunicare ai cittadini del quartiere che quotidianamente si lamentano delle onde elettromagnetiche. *Presidente del Comitato di Quartiere Campi d’Annibale
Nuove antenne di telefonia: mentre i cittadini discutono il comune firma i contratti con le società telefoniche
Mentre la polemica sulle nuove antenne è sempre più infuocata e mentre i cittadini si interrogano in una affollata assemblea pubblica, l’amministrazione comunale, con un documento del 19 novembre scorso (prot. 28877), invitava le società Telecom, Vodafone e Wind a firmare “i contratti di locazione per l’installazione di stazioni radiobase di telefonia mobile sul territorio di Rocca di Papa”. Altro che revisione del piano
antenne! Altro che ascolto dei cittadini! Per il sindaco prima di tutto ci sono i soldi. La lettera si conclude con una affermazione quanto mai temeraria, ossia che “la condizione essenziale è il rilascio del titolo urbanistico abilitativo”. Insomma: intanto dammi i soldi, poi le carte le mettiamo a posto. La concessione edilizia per il sindaco pare una formalità e, anche se un’antenna sta sopra un asilo, sembra disprezzare
i timori delle mamme. Insomma, il sindaco gioca con la salute dei cittadini e chiede di firmare i contratti alle società dei telefoni prima ancora che il comune rilasci le concessioni edilizie per i pali alti 30 metri. In tutto questo il preventivo Nulla Osta del Parco Regionale dei Castelli Romani dove sta? Oppure il sindaco ha asservito pure questo Ente? Luigi Serafini
ROCCA DI PAPA Una sentenza storica, arrivata dopo 11 anni di attesa, ha dato ragione al comune 10
il Segno - dicembre 2014
Il TAR “abbatte” il più grande gruppo radiotelevisivo italiano di Sandro Tabellione Il 13 novembre 2014 è una data da segnare sul calendario perchè rappresenta la prima significativa vittoria della ultra trentennale battaglia del comune di Rocca di Papa agli impianti rediotelevisivi di monte Cavo vetta. La sezione seconda ter del TAR del Lazio, infatti, dopo ben undici anni di attesa, ha emesso una sentenza storica respingendo il ricorso presentato dagli avvocati del gruppo R.T.I. (Reti Televisive Italiane Spa), cioè Canale 5-Italia 1Rete 4, all’ordinanza di demolizione emessa il 12 agosto 2003 dal sindaco di allora, Carlo Ponzo. In quest’ordinanza, che andrebbe affissa in aula consiliare con una bella cornice, Mediaset avrebbe dovuto demolire “a loro cura e spese, entro il termine di 90 giorni dalla data di notifica della presente ingiunzione, tutte le opere abusive in premessa indicate”, invitando le emittenti “a trasferirsi presso i siti ufficiali individuati dal Piano Territoriale di coordinamento, adottato in data 4 aprile 2001 dal Consiglio Regionale, che vorrà attivarsi affinché i Comuni individuati quali siti ufficiali recepiscano le indicazioni contenute nel Piano Territoriale di Coordina-
mento stesso”. Poi “trascorso il suddetto termine di 90 giorni, si provvederà, a termini di legge e senza ulteriore preavviso, alla demolizione d’ufficio delle sopra menzionate opere e di ogni ulteriore opera eventualmente eseguita, sia nei confronti degli interessati sia nei confronti di chiunque altro occupi Monte Cavo Vetta, con il recupero delle spese sostenute dall’Amministrazione Comunale a carico dei soggetti interessati, nonché di ogni atto ad esso coordinato o connesso”. Il TAR ha dato ragione al comune e dato torto al più grande gruppo radiotelevisivo nazionale. Ora, resta da capire che cosa farà l’attuale
sindaco di Rocca di Papa, Boccia, che in un’assemblea pubblica ha assicurato ai cittadini che un’ordinanza simile
sarebbe stata fatta anche per gli impianti di trasmissione di Madonna del Tufo e Costarelle, anch’essi abusivi.
“Elettrosmog in trasparenza”. Prende questo nome l’iniziativa del comune di Rocca di Papa finalizzata a rendere pubblici i documenti e le rilevazioni che riguardano i tralicci radiotelevisivi installati a monte Cavo, nei pressi della Madonna del Tufo e in località Costarelle (Campi d’Annibale). Tutte le notizie si potranno leggere sul sito Internet (www.roccadipapa.rm.it). La sezione contiene inoltre i contatti degli uffici competenti,
i riferimenti normativi e i link ai siti delle principali Istituzioni coinvolte, tra cui l’Ispettorato territoriale del Lazio e l’Arpa Lazio. Ma l’aspetto più importante riguarda la consultazione delle misurazioni annuali condotte sul territorio. “Abbiamo voluto stabilire in questo modo un filo diretto con la cittadinanza su una tematica molto sentita da tutti - ha detto il sindaco Boccia - per dare continui aggiornamenti sui controlli”.
L’immagine scelta è un pupazzo rassicurante (foto sopra), quasi simpatico, come a dire: Non abbiate paura dell’elettrosmog! Se lo dicono loro... (G.D.G.)
Sul sito del comune arriva Elettrosmog in trasparenza
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il Segno - dicembre 2014
di Andrea Sebastianelli Il 13 novembre il Tribunale Amministrativo Regionale del Lazio, dopo un’attesa durata undici anni, ha respinto il ricorso presentato dal gruppo Mediaset contro l’ordinanza di demolizione dei tralicci televisivi installati sulla vetta di monte Cavo emessa il 12 agosto 2003 dall’allora sindaco Carlo Ponzo. Una sentenza inaspettata che apre un nuovo fronte di lotta alla concentrazione di radio-tv che fanno di Rocca di Papa il sito europeo più inquinato dall’elettrosmog. Abbiamo rivolto qualche domanda al protagonista di quella ordinanza, l’ex consigliere regionale Ponzo che, nel 2003, con la sua decisione, diede vita a un vespaio di polemiche.
Come ha accolto la sentenza del TAR? “Non nascondo che è stata una sorpresa, anche se undici anni sono davvero tanti. Si tratta comunque di un risultato importante che potrebbe dare una svolta decisiva alla lotta contro le antenne”.
Come arrivò alla decisione di emanare un’ordinanza di demolizione? “Quell’ordinanza servì a dare una scossa visto che la Regione Lazio, governata da Storace, dopo due anni dall’approvazione del piano territoriale di coordinamento, approvato nel 2001, rimaneva immobile malgrado le nostre sollecitazioni ad applicare quanto deciso. Allora emisi l’ordinanza. Mi sembrava il minimo che potessi fare come sindaco”.
Fu senza dubbio una scelta coraggiosa, visto che andava a ordinare la demolizione dei tralicci dei più grandi gruppi nazionali di telecomunicazione. Ci furono pressioni per farla desistere? “Le pressioni ci furono ma non in modo così evidente come si potrebbe pensare. In realtà, mi accorsi dei cosiddetti poteri forti nel 2008, quando in consiglio regionale portammo l’approvazione del piano di delocalizzazione dei ripetitori di monte Cavo. In quella occasione le spinte a mettere cittadini contro altri cittadini per non cambiare
“Sapevamo di lottare controdeicolossimaora la vittoria è possibile” L’INTERVISTA
nulla furono molto forti. Credo che nel 2003 qualsiasi sindaco al mio posto avrebbe fatto lo stesso”. Sarà come dice lei ma prima di quell’atto nessuno aveva emanato un’ordinanza di demolizione, come ha peraltro ammesso lo stesso TAR respingendo il ricorso del gruppo Mediaset. “Sapevamo che stavamo lottando contro dei colossi, quindi non potevamo lasciare nulla al caso. L’ordinanza fu costruita partendo da un dato inconfutabile: l’assenza della concessione edilizia. Cioè tutti i tralicci e i box erano stati realizzati abusivamente in spregio di ogni norma”.
Dopo l’ordinanza, gli antennari di monte Cavo si mobilitarono e l’accusarono di aver prima riconosciuto loro il diritto di superficie e poi di averle definite abusive. “Dopo questa accusa feci un comunicato per spiegare che aver sottoscritto la convenzione con alcune emittenti radunate sotto l’associazione «Condominio monte Cavo» non voleva dire riconoscere un diritto ma semplicemente ricevere una sorta di indennizzo per i danni pregressi subiti dai cittadini, in attesa dello spostamento dei tralicci”.
Che cosa dovrebbe fare ora
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Carlo Ponzo nel 2003 durante un consiglio comunale dedicato alla “questione antenne”
l’amministrazione? Attuare la procedura di acquisizione delle opere abusive? Abbattere i tralicci? “Questa può diventare un’occasione storica. Ma darà i suoi frutti soltanto se tutti remeranno nella stessa direzione. Rocca di Papa deve dimostrare che contro le antenne si è uniti. Il rischio è che, avvicinandosi le elezioni comunali, si utilizzi strumentalmente la vicenda. Che cosa può fare il comune? Soprattutto non deve fare passi avventati che possano compromettere l’iter riavviato dalla decisione del TAR. Bisognerà intanto capire quali emittenti all’epoca fecero ricorso e quali no. Dopodiché decidere come
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muoversi, coinvolgendo tecnici preparati e avvocati”.
La parola fine, comunque, la metterà il Consiglio di Stato visto che il gruppo Mediaset sicuramente in queste ore starà predisponendo il ricorso alla sentenza del TAR. “La partita è ancora da giocare ma il Consiglio di Stato, in verità, in parte si è già espresso dopo il ricorso presentato dal comune contro la sospensiva decisa allora dal TAR del Lazio. Il Consiglio non disse che il comune di Rocca di Papa aveva torto ma, anzi, pur accettando la sospensiva del TAR richiamò gli organi superiori, Regione e Ministero, a dare attuazione al piano di delocalizzazione degli impianti. Inoltre, le motivazioni di oggi del TAR lasciano pochi dubbi sulla validità e correttezza dell’ordinanza”.
Un’ultima domanda: da mesi si rincorrono voci su una sua candidatura alla carica di sindaco di Rocca di Papa nel 2016. Conferma o smentisce? “Quella di sindaco è stata la più bella esperienza politica e personale che mi sia mai capitata. Quegli anni resteranno scolpiti dentro di me per sempre, ma le minestre riscaldate non vanno mai bene”.
ROCCA DI PAPA Anche a Rocca di Papa arrivano i tavoli di discussione in stile “Leopolda” 12
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Il Pd si affida ai vecchi tavoli la sfida elettorale è già iniziata di Daniela Di Rosa Oggi vanno tanto di moda i gggiovani (per citare Nanni Moretti in Ecce Bombo) e i tavoli, sembra una novità nata con Renzi e la Leopolda… in realtà sono almeno quindici anni che con l’avvicinarsi delle elezioni (circa un anno e mezzo prima), i partiti organizzano “tavoli” per parlare da “semplici cittadini” ad altri semplici cittadini, ogni volta giovani e meno giovani, indottrinati e non, ci cascano o fingono di cascarci e con candore, al limite dell’ingenuità, cercano di convincerti a partecipare alla costruzione di un nuovo corso della storia, per dirla alla Renzi: di un “cambio verso”. In realtà si tratta della stessa minestra riscaldata, invogliare il cittadino facendo leva sulla sua vanità, facendolo sentire importante e utile alla causa… ti lascieranno parlare, discutere, faranno finta di apprezzare il tuo pensiero, ti faranno scrivere le tue idee, il tuo programma, lo confronteranno con le idee e i programmi degli altri, poi stileranno il documento unitario che verrà firmato da tutti, con la gioia di chi crede di far parte della storia del proprio paese, della propria città! Intanto i capoccioni, i boss del partito, i candidati che grazie a loro verranno eletti, e che “gestiscono” questi giovani
tesserati di partito, in quest’occasione trasformati in “semplici cittadini”, verranno di tanto in tanto a lusingarvi, a dirvi: Che bel testo! Che belle idee! Voi state costruendo il nostro futuro! A Rocca di Papa non ci facciamo mancare niente, figuriamoci un bel tavolo rotondo con re Artù (Boccia), che indica tra i suoi sudditi il successore al trono, e i dodici fedeli-cavalieri pronti a servirlo. I giovani del Pd locale, con in testa la combattiva segretaria del partito, offrono al paese e alla cittadinanza tutta questa splendida novità. Novità!? Chi di noi, dai trentacinque in su non ricorda i tavoli che si fecero nell’era Ponzo alla sua seconda candidatura? Ancora oggi girano su Facebook i fogli con le firme di tutti i cittadini che parteciparono al “grande cambiamento”, compresa la mia, ed è una macchia indelebile sulla mia coscienza, non tanto per Ponzo, ma per la mia stupidità, per esserci cascata… Li avrei lasciati anche in pace questi tavoli leopoldiani, perché in fondo molti di loro non hanno colpe, se non quella di crederci, ma poi, per caso, mi imbatto in un post di una giovane tesserata del Pd, già candidata alle scorse elezioni, dove rispondeva piccata a un consigliere di opposizione che criticava l’iniziativa, dicendogli che mentre lui è in cerca di visibilità per una pros-
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Uno dei tavoli alla Leopolda dell’ottobre scorso
sima candidatura, lei (ripeto: già candidata non eletta alle scorse elezioni e probabile candidata alle prossime), dichiarava di fare i tavoli come “semplice cittadina” e per il bene del paese (come se tutti gli altri, magari perchè di un altro partito, o non interessati ai tavoli, volessero il male del paese!)… ecco, questa ipocrisia, questa banale retorica io proprio non la sopporto, che
sia giovane o vecchia militante, non me ne frega niente, l’appuntamento con le prossime comunali si avvicina e questa è una mossa elettorale. Se gli organizzatori dei tavoli fossero stati sinceri avrei taciuto, anzi, avrei apprezzato il tentativo di avvicinare la gente, specialmente i ragazzi, alla politica perché la politica è una cosa seria, ma spesso ad essere poco seri sono i politici!
Quando un tavolo di discussione sugli intrecci tra affari e politica?
L’iniziativa del Pd di Rocca di Papa avviene in un momento molto delicato per la politica in genere e per il Pd in particolare, messo all’angolo dalla vicenda romana che ha scoperchiato gli intrecci tra malaffare e politica. Un’ottima idea, quindi, sarebbe stata quella di aprire un tavolo di discussione intorno a questo tema, incentrandolo sulle vicende locali. Avrei partecipato con molto interesse a un tavolo dedicato alla vicenda di Umberto Morzilli, l’esponente della Banda della Magliana assassinato a Roma nel 2008 e che a Rocca di Papa mise in piedi diverse operazioni di speculazione immobiliare. Avrei partecipato molto volentieri anche a un tavolo di discussione sul doppio ruolo dell’ex vicesindaco, ex assessore ai lavori pubblici ed ex assessore all’ambiente Barbante, attuale capogruppo Pd in consiglio comunale, mentre faceva anche il costruttore, realizzando diverse palazzine a Rocca di Papa. Infine, avrei partecipato anche a un tavolo di discussione sul rapporto tra il sindaco Boccia e l’imprenditore del legname Carnevali, e sulla sanatoria concessa e poi ritirata dal comune dopo lo scandalo portato alla luce dal Segno. Di tutti questi argomenti nei tavoli non c’è traccia, meglio parlare d’altro e non dispiacere nessuno. Andrea Sebastianelli
il Segno - dicembre 2014
ROCCA DI PAPA
Due ordini del giorno differenti la politica calpesta le istituzioni
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Lettera aperta all’ex presidente del consiglio comunale Marika Sciamplicotti
segue dalla prima pagina
È probabilmente che, a causa di questa assenza, i signori consiglieri, come è avvenuto in questo consiglio, hanno potuto effettuare “una fuga organizzata” subito dopo aver approvato quanto il sindaco comandava. Quella fuga ha impedito di proseguire i lavori che prevedevano la presentazione di “mozioni” e dare risposta ai quesiti sottoposti al consiglio dagli unici consiglieri che hanno qualcosa da dire: Crestini e Romei. Così, chi deve amministrare “il bene comune”, la maggioranza, si sottrae al suo dovere principale: farlo con cognizione di causa. Ma quale conoscenza si può acquisire se non si ascolta chi presenta mozioni o interrogazioni alle quali sindaco e assessori devono rispondere? Pochi sanno che questo trend è in atto da tempo, con il risultato che sono soltanto 4 o 5 gli affezionati uditori che di solito occupano il settore del pubblico, ma essi mostrano un “difetto imperdonabile al giorno d’oggi”, sembrano troppo interessati alla buona politica, quindi sono accolti con scarso entusiasmo.
Marika Sciamplicotti
La comunicazione della seduta del 28 e 29 novembre è sembrata così deficitaria da destare un sospetto di illegittimità. Il sottoscritto non l’ha trovata sul sito comunale o letta sui pannelli luminosi perché non era stata inserita. L’ha “scoperta” su un foglio minuscolo affisso tra gli annunci mortuari. Non solo, messa a confronto la convocazione inviata a un consigliere e quella affissa pubblicamente c’erano due ordini del giorno discordanti. Infatti, ho notato con sorpresa che il foglio affisso non riportava tutti i punti in discussione che, invece, risultano nelle carte dei consiglieri. Su quel foglio manca-
vano i primi quattro punti molto importanti tra i quali: “Assestamento Bilancio 2014” e “Riconoscimento debiti fuori bilancio”. Argomenti scottanti, sui quali si dovrebbero accendere i riflettori per illuminarne le motivazioni invece di procedere come si è fatto. Una combinazione di fatti che preoccupano i cittadini attenti che, in questi giorni, sono alle prese con i pagamenti di TASI, TARI, ICI, etc. mentre il pensiero va a quei 18 milioni di debiti comunali che pesano su tutte le famiglie. È in questo quadro che l’abbandono del consiglio da parte della maggioranza per non confrontarsi sulle mozioni, alla fine ha una stretta relazione con l’aspetto economico: SOPRA: La convocazione del consiglio comunale del 28 e 29 desta allarme. Questi novembre 2014, affissa per le strade di Rocca di Papa, con un comportamenti danno ordine del giorno farlocco, mancante dei primi quattro punti. l’impressione che qualSOTTO: La convocazione del consiglio comunale inviata cuno lavora per far perai signori consiglieri. Qui all’ordine del giorno i punti sono 9. dere all’istituzione Comune anche l’ultimo residuo di credibilità. Per tornare al suo ruolo di presidente del consiglio comunale, ormai ex, mi permetto di ricordarLe un articolo del regolamento con l’invito a farne buon uso nel futuro, Lei e chi la sostituirà. ART. 23/8 L’elenco degli argomenti da trattarsi in ciascuna sessione del consiglio deve, sotto la responsabilità del segretario comunale, essere pubblicato mediante affissione all’Albo pretorio e pubblicato sul sito web dell’Ente almeno il giorno precedente a quello fissato per la prima adunanza.
ART. 23/13 Dell’avviso di convocazione del consiglio comunale viene data adeguata pubblicità mediante pubblicazione sul sito web dell’Ente e mediante manifesti affissi nei principali luoghi del territorio comunale.
Distinti saluti.
Sergio Rasetti
ROCCA DI PAPA Lecrepeallavoltaealla cornice laterale dell’Assunta destano serie preoccupazioni
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SOS per la volta del Duomo
il Segno - dicembre 2014
di Andrea Sebastianelli Il sindaco di Rocca di Papa, tramite il suo ufficio stampa, ha fatto sapere che lo scorso 10 novembre ha inviato una lettera all’assessore regionale alle infrastrutture e ai lavori pubblici, Refrigeri, per chiedere “l’intervento di ripristino e messa in sicurezza della volta della parrocchia Santa Maria Assunta in Cielo, che presenta numerose lesioni via via aggravatesi nel corso del tempo”. Aggiungendo che “la gravità di queste situa-
zioni non può essere ignorata”. Stavolta siamo pienamente d’accordo con Pasquale Boccia, ma c’è un “però”, fermo restando che la volta della chiesa, prima che accada l’irreparabile, deve essere restaurata poiché le lesioni di cui si sta parlando fanno davvero impressione. Ma torniamo al nostro “però”, e lo facciamo tirando in ballo la Confraternita del Santissimo Sacramento, l’ente di diritto canonico che gestisce le proprietà della chiesa roccheggiana e la cui sede è a largo Oratorio, proprio alle spalle della parrocchia del-
La volta dell’Assunta con le due lunghe crepe
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La crepa alla cornice
dal terremoto del 1981), abbia portato a termine altre operazioni finanziarie e immobiliari (a parte quella con la C.R.E.D.), ma riteniamo che dovrebbe essere lei a farsi carico dell’emergenza, perché se la volta crolla in testa ai fedeli che facciamo? Piangiamo? Accusiamo la Regione? Lo Stato? La malasorte? Quindi, è il momento di farla finita di cercare sempre l’aiuto di mamma Regione, che già deve fare salti mortali per pagare lo stipendio al nostro caro sindaco Boccia e al suo vicesindaco Querini (entrambi hanno un contratto di lavoro con l’ente di Zingaretti), all’ex sindaco di Frascati, Posa, e all’attuale sindaco di Castel Gandolfo, Monachesi (anche loro hanno un contratto di lavoro con la Regione). Se davvero si vuole salvare il Duomo da un possibile crollo della volta, tutti si devono rimboccare le maniche, a cominciare dalla Confraternita del Santissimo Sacramento.
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l’Assunta. La Confraternita, come già ricostruito dal Segno, il 14 gennaio del 2009 vendette alla società C.R.E.D. Srl, il cui amministratore unico era l’allora assessore ai lavori pubblici di Rocca di Papa, Roberto Barbante, un terreno di 1.350 metri quadrati tra via Italia e via Frascati, al prezzo di 250 mila euro. La società di Barbante vi realizzò delle palazzine e l’accordo sottoscritto con la Confraternita stabiliva che invece di versare quanto pattuito, la C.R.E.D. Srl avrebbe dovuto realizzare un edificio bifamiliare nell’area adiacente a quella ceduta, sempre di proprietà della Confraternita. Ora, non sappiamo se queste abitazioni siano poi state vendute dalla Confraternita, a chi e a quale prezzo. Ma una domanda ce la poniamo: queste operazioni immobiliari dell’ente di diritto canonico dell’Assunta non potrebbero essere utilizzate per raccogliere i fondi necessari alla sistemazione della volta della parrocchia invece di aspettare l’intervento dello Stato? Credo sarebbe un bell’atto di cristiani farlo, anziché chiedere soldi alla Regione Lazio che, trovandosi in una situazione di cassa piuttosto critica, non sa dove reperire le risorse. Come dice papa Francesco, la Chiesa, dove può, deve dare il buon esempio, soprattutto in un contesto come quello di Rocca di Papa in cui la Confraternita, almeno dal punto di vista economico, sembra navigare in buone e tranquille acque. Noi non sappiamo se la Confraternita, da quando si sono manifestate le crepe alla volta della chiesa (da almeno 33 anni, cioè
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ROCCA DI PAPA I cittadini hanno in mano uno strumento formidabile Questione di regolamento il Segno - dicembre 2014
Internet può incidere anchesuiproblemilocali di Sergio Rasetti Abbiamo a disposizione uno strumento eccezionale che ci permette di dire ciò che pensiamo su ogni argomento. Tramite Internet e le sue applicazioni ci si può sbizzarrire a fare proposte, esprimere pareri, contestare gli estremismi, cercare un amico o un cuore disponibile, scrivere al sindaco e al presidente, perfino al papa. Sono però pochi quelli che usano il mezzo con la voglia di incidere sulla situazione dell’ambiente che li circonda, quella locale. Tanto è vero che tra gli internauti nostrani soltanto un paio, sulle loro pagine di Facebook, dicono cose chiare e utili alla comprensione della realtà del paese. Lor signori, gli amministratori, ne approfittano e dimostrano di non avere preoccupazioni di sorta. Visto che i loro amministrati non si agitano più di tanto continuano tranquillamente a fare ciò che hanno sempre fatto e che ha dato gli attuali risultati. È curioso, i nostri internauti si accontentano di poco: foto del cane, quella al mare con i bambini, del viaggio a Parigi. Indicano letture, dischi e film preferiti ma evitano di esprimersi su cose fondamentali della vita cittadina come, per esempio, chiedere dove è finito il nuovo piano regolatore super approvato dal consiglio comunale, inviato all’organo di controllo regionale e mai tornato indietro. È probabile che sia finito nello scantinato della Pisana, visto che conteneva troppe cose impossibili. Eppure le opinioni in pubblico (espresse generalmente a bassa voce) e in privato sono univoche al 90%: questi amministratori non vanno bene; questi amministratori dovrebbero andare a casa. Davanti al computer tutti a sottolineare che la
bellezza di Rocca di Papa non è più quella di una volta ma, in genere, omogenei nel non chiedere conto di questa bellezza sfiorita ai responsabili che indubbiamente sono gli eletti e i funzionari da trenta anni a questa parte. Intanto lo strumento principale vigente, “il piano regolatore”, che decide la qualità della vita dei cittadini e le prospettive per il futuro, è datato 1976 ed è stato “naturalmente” stravolto da concessioni poco opportune, omissioni, abusivismi vari, menefreghismi della classe politica e di quei cittadini che hanno la vista corta per le cose pubbliche ma da aquila reale per quelle
Rocca di Papa
private. Ora il problema è che se non si mettono in luce le ragioni della bellezza sfiorita e gli autori delle ricette sbagliate, il rischio di lasciar decidere agli stessi anche in futuro resterebbe molto alto. Illudersi che si estinguano da soli sarebbe imperdonabile. La rete, se usata nei modi opportuni, può fornire alle donne e agli uomini che vogliono rialzare la testa l’occasione di organizzare l’alternativa a quanto ci è stato propinato da chi non ha onorato gli impegni presi.
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Manca il numero legalee le mozioni non si discutono
Assistiamo a una continua erosione del rispetto delle regole. La nostra società, la democrazia, la convivenza comune è fondata su di esse, ma certe istituzioni La segretaria comunale lavorano per distruggerle e non per mantenerle. È il caso della dimissionaria presidente del consiglio Marika Sciamplicotti. Nel suo ruolo istituzionale di garante della massima assemblea cittadina, si mette sotto i piedi il regolamento del Consiglio Comunale, che presiede come neanche fosse una bocciofila, e ignora, aggira e fa carta straccia del regolamento da cui lei stessa dovrebbe dipendere. Così, per zittire le opposizioni, non ha trovato niente di meglio che posporre alla fine del consiglio del 29 novembre scorso le interrogazioni e mozioni dei consiglieri comunali. Alla fine del consiglio la maggioranza, ossia i consiglieri del Pd, se ne vanno in massa, manca il numero legale e il gioco è fatto. Non c’è che dire, un bell’esempio di confronto democratico. Peccato che l’art. 57 del regolamento del Consiglio preveda come preciso obbligo che “Le mozioni sono svolte all’inizio della seduta”. Queste parzialità sono state denunciate politicamente dal consigliere Emanuele Crestini, che ha sottolineato: “Accanto a una Sciamplicotti così di parte siede la segretaria comunale, Stefania Panzironi, anch’essa evidentemente soggiacente più a logiche di schieramento che al suo ruolo istituzionale.” Paola Gatta
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16 di Giulia De Giorgi Lo scorso 26 novembre, a Marino, si è svolto il 7mo convegno sul radon, elemento radioattivo presente ai Castelli Romani in quantità molto elevate, organizzato da Corrado Colizza che da anni si occupa di questo argomento. Crediamo opportuno sintetizzare i lavori dell’evento incentrato sia sulla necessità di misurare la concentrazione della radioattività propria del radon, sia sulle modalità e i tempi connessi alle operazioni di bonifica. Temi validi per tutti e perfettamente attinenti alla situazione di Marino, dove in un paio di anni l’amministrazione ha avviato in modo deciso l’intervento di bonifica nei plessi scolastici. Partendo dal nuovo monitoraggio effettuato nel marzo 2013, l’antefatto è rappresentato dalla mancata comunicazione dei nuovi valori di concentrazione della radioattività nelle aule oggetto delle operazioni di bonifica; situazione che ha allarmato alcuni genitori e docenti direttamente interessati. L’intervento chiaro e lineare della dottoressa Rosabianca Trevisi, ricercatrice dell’INAIL, ha placato l’ansia degli interessati e soddisfatto la curiosità degli intervenuti. Dapprima ha ricordato che la bonifica è stata realizzata provocando una depressione nel terreno nei pressi delle aule interessate, in modo da aspirare il gas Radon e convogliarlo in aria ad un’altezza che superi la copertura del fabbricato. Poi ha ricordato che se è vero che, per certificare il buon esito della bonifica, si debba attendere un anno per avere la nuova misura di concentrazione annua della radioattività, è altrettanto vero che in questo periodo si susseguono le misurazioni puntuali delle concentrazioni per testimoniare sia l’efficacia temporale della depressione provocata dall’aspiratore, sia per definirne l’efficienza, e cioè se si debba necessariamente aspirare H24 o sia possibile alternare brevi periodi di non aspirazione, ma sempre garantendo un valore di concentrazione minima a salvaguardia della salute del personale scolastico e dei bambini. È intervenuto anche il sindaco di Marino, Fabio Silvagni, che ha espresso la volontà di proseguire l’azione per la boni-
ROCCA DI PAPA
«Radon, a Rocca di Papa la situazione più critica»
Sièsvoltoilconvegno sulla radioattività ai Castelli
fica della sede comunale, oltre a sottolineare che il territorio comunale essendo localizzato, come tutti i Castelli Romani, nell’area del vulcano laziale, risulta soggetto a periodici e storici sciami sismici e alla emissione dal terreno dei gas vulcanici, quali l’anidride carbonica, l’idrogeno solforato e il radon, elemento per cui la misurazione è la prima cosa da far fare. La proiezione delle concentrazioni di radioattività, rilevate ai Castelli, ha confermato che il fenomeno riguarda più o meno tutti i comuni, evidenziando che Rocca di Papa presenta la situazione più critica. Si è inoltre ricordato che dal 2004 esiste il piano nazionale per il radon; che dal 2007 non è stato formulato quello regionale; che la nuova direttiva Euratom ha praticamente dimezzato il limite italiano oltre il quale si impone l’intervento di bonifica; che il direttore del Servizio Igiene e Sanità Pubblica della nostra Azienda USL RMH ha inviato una lettera per ricordare ai sindaci i nuovi doveri loro imposti dalla
L’ingresso della scuola centro urbano
direttiva sopra citata. Il convegno è stato partecipato, ma si è notata l’assenza dei datori di lavoro pubblici, cioè sindaci e dirigenti scolastici degli istituti comprensivi dei Castelli Romani, e dei sindacati provinciali della scuola.
Un centro per riutilizzare i rifiuti
Il 18 novembre, presso l’aula consiliare di Rocca di Papa, si è tenuto l’incontro tra alcuni sindaci e assessori dei comuni di Nemi, Castel Gandolfo, Ariccia e Velletri, il direttore del Parco dei Castelli Romani, Maurizio Fontana, e il consigliere regionale Cristiana Avenali sulla realizzazione di centri per il riuso, previsti già nelle linee guida del Piano rifiuti della Regione. L’obiettivo è quello di contrastare e superare la
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cultura dello spreco delle risorse e dell’“usa e getta” prediligendo invece il riuso e la riparazione, che restituiscono nuova vita a oggetti che altrimenti finirebbero in discarica. Per realizzare un centro per il riuso, per cui sono stati stanziati dai 100 ai 150 mila euro, occorre però adibire un’isola ecologica già esistente o individuare una nuova area di almeno 900 metri quadrati. “Vogliamo mettere a sistema le risorse del terri-
torio a partire proprio dai Castelli Romani - ha dichiarato Avenali -, perché abbiamo stimato che il bacino di utenza minimo che permetterebbe a un centro per il riuso di autofinanziarsi dopo la fase iniziale è di 200 mila persone”. Ben venga questo centro per il riuso ma a Rocca di Papa stiamo ancora aspettando l’avvio della raccolta differenziata con il porta a porta su tutto il territorio comunale. Luigi Serafini
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L’abbandono della bella scalinata al Belvedere
il Segno - dicembre 2014
di Sergio Rasetti Domenica 19 ottobre, complice il tempo bello, Rocca di Papa è stata presa d’assalto da una moltitudine di visitatori che con l’occasione della sagra sono venuti a scoprire o riscoprire il nostro paese. Nella allegra confusione i particolari dello stato reale del paese sfuggivano all’attenzione degli ospiti e gli stessi roccheggiani avevano la sensazione di ritrovarsi negli anni ‘60-‘70 quando il centro storico era il cuore della vita economica e sociale. Con amici venuti da Roma abbiamo percorso l’itinerario principale da piazza della Repubblica al Belvedere. Mangiato caldarroste, bevuto un bicchiere di vino, panino con la porchetta, acquistato dolci, chiacchierato e salutato conoscenti. Tutto bene fino al momento in cui, per tornare alle auto, si è deciso di scendere per la scalinata che dal Belvedere porta a viale Enrico Ferri. Lo stato pietoso di quel luogo con i gradini rotti, vetri di bottiglia e sporcizia a
ROCCA DI PAPA
non finire, escrementi, lampioni fuori uso e muri che perdono pezzi era adombrato da una casa fatiscente che costituisce uno dei “biglietti da visita” del centro storico da almeno 30 anni: calcinacci, rifiuti, rovi, erbacce e chissà quanti ratti a festeggiare. I commenti non sono stati teneri. Le responsabilità degli uffici e quelle dei consiglieri “che amano Rocca di Papa” sono evidenti, così come sono incredibili le sopportazioni dei residenti che tollerano quella situazione. C’eravamo illusi che con l’approvazione di un regolamento specifico riguardante il centro storico, avvenuta da alcuni anni, tutto sarebbe cambiato! Evidentemente la maggioranza di governo, allargata a qualcuno della minoranza, cavalca unicamente progetti di espansione cementizia e si occupa del “borgo” soltanto con improv-
L’area sotto al Belvedere
visate iniziative cultural-musicalsportive a sfondo paesano, destinate ai protagonisti e ai loro amici. “Sappiamo che il comune conserva uno studio di fattibilità (dovrebbe risalire ai primi anni 2000) per la sistemazione della scalinata, delle aree a essa limitrofe nonchè per il recupero di un caratteristico vecchio manufatto. Se tale progetto fosse stato realizzato, crediamo, avrebbe dato al
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centro storico un respiro ambientale e architettonico di livello. L’esistenza di tale progetto ci spinge comunque a riparlarne nonostante che lo stesso problema lo avessimo già trattato nel maggio 2013 e che l’area in parola ha ulteriormente accentuato il proprio degrado, visto il tempo trascorso. Come non mettere in relazione quello studio dimenticato nei cassetti con le opere pubbliche che invece sono state realizzate o stanno per esserlo? La mente è andata all’idea dell’assessore che vuole spendere soldi per un parco pubblico in via Cavour ai piedi dell’ex Colonia al posto della strada promessa per scendere a via delle Barozze. Alla doppia spesa in pochi anni per “recuperare” parco Landsberg. Alla fantomatica pista ciclabile dei Campi d’Annibale e a quella in gestazione per biciclette che vanno a rotta di collo nei boschi. Ad altre opere pubbliche, come la funicolare, la nuova sede comunale o il mega parcheggio del Carpino, per le quali nemmeno gli avvocati di Berlusconi sarebbero capaci di dimostrarne l’opportunità di realizzazione. Se pensiamo che nello stesso tempo abbiamo accumulato un debito pubblico comunale di ben 18 milioni di euro (36 miliardi delle vecchie lire), dobbiamo prendere atto che questi anni rappresentano il periodo più buio della storia di Rocca di Papa.
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il Segno - dicembre 2014
di Andrea Sebastianelli Dopo un anno poco è cambiato. L’inverno è iniziato e la scuola dell’infanzia ai Campi d’Annibale continua a presentare le stesse problematiche evidenziate 12 mesi fa quando il consigliere d’opposizione, Crestini, presentò un vero e proprio dossier per denunciare le carenze dovute per lo più all’assenza di una manutenzione ordinaria. Malgrado l’edificio sia di nuova edificazione, essendo stato inaugurato nel 2007, quando piove sono necessari dei secchi per raccogliere l’acqua che penetra all’interno, sia dal soffitto che dalle vetrate. Trovare secchi, cartoni e stracci è quasi una caratteristica e nessuno ci fa più caso. “Come è possibile che una scuola nuova possa già trovarsi in queste condizioni?” si domanda Crestini dopo aver recentemente visionato tutti i plessi scolastici di Rocca di Papa sollecitato dalle stesse mamme. E i guai non sono certo finiti. Cominciamo dall’esteso giardino che, qua e là, presenta delle buche profonde 40-50 cm, che nessuno ha provveduto a chiudere. Eppure possono rappresentare un pericolo per gli stessi bambini, come un pericolo è rappresentato dagli spigoli di marmo che non presentano alcuna protezione come prescrive la legge. Ricordiamo che la scuola dell’infanzia è frequentata da bambini molto piccoli, per cui ogni potenziale pericolo deve essere evitato. Una parte dello stesso giardino, inoltre, presenta una recinzione che definire fatiscente è poco. Si tratta di una rete elettrosaldata, con alcuni pali che addirittura si muovono e un telo di plastica verde degno dei campi nomadi della capitale. Ciò che sorprende è proprio questa sciatteria, visto che stiamo parlando di un intervento che
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Struttura nuova guai vecchi
Viaggio nella scuola materna dei Campi d’Annibale inaugurata nel 2007 e già ricca di problemi. La denuncia del consigliere comunale Crestini
Via Vecchia di Velletri
costerebbe poche centinaia di euro. Il problema è che nessuno sembra occuparsene. “Già un anno fa segnalai lo stato della recinzione e oggi le cose sono addirittura peggiorate -ripete il consigliere comunale-, evidentemente la manutenzione ordinaria per il nostro comune è un optional, se ne può fare tranquillamente a meno”. All’interno della scuola è ancora peggio, addirittura una porta per l’uscita di sicurezza è chiusa con catena e lucchetto perché a sua volta non sicura. La sala mensa, quando piove, si allaga lateralmente, mentre dal soffitto la penetrazione di acqua piovana è ormai una tipicità. A che cosa è servito fare una scuola completamente nuova se dopo pochi anni presenta le stesse proble-
L’ingresso della scuola non ha nemmeno le strisce pedonali per l’attraversamento e, quando c’è pioggia o nebbia, il pericolo aumenta
matiche dell’edificio abbattuto? Per non parlare del soppalco interno, ancora chiuso perchè non rispondente alle norme sulla sicurezza. Anche queste norme, viene da pensare, sono forse ritenute superflue, basti pensare che perfino l’ingresso alla scuola, che dà su via Vecchia di Velletri (la strada che dal ristorante Polentone va verso le Faete), non presenta nemmeno le strisce pedonali d’attraversamento. Nelle giornate di pioggia o di nebbia, che qui sono frequenti, chi attraversa la strada lo fa a suo rischio e pericolo. Pure in questo caso verrebbe da domandare: ma quanto potrà costare pitturare le strisce a terra con tanto di segnaletica verticale? “Quotidianamente ricevo telefonate di mamme arrabbiate
per le condizioni delle strutture scolastiche del nostro paese -aggiunge Crestini- e il mio dovere di consigliere è quello di verificare se le cose stanno effettivamente così. Inizialmente, pensavo che le mamme esagerassero ma poi, facendo sopralluoghi e verifiche nei plessi, mi sono reso conto che le cose denunciate erano e sono tutte vere”. Già il documento sulla sicurezza del 2012 aveva evidenziato per la scuola dell’infanzia dei Campi d’Annibale, dopo alcune ispezioni, gli stessi problemi che oggi ritroviamo senza che nessuno sia intervenuto. Anzi, la relazione evidenziò addirittura che “L’edificio non è protetto contro le scariche atmosferiche” segue a pag. 19
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L’esteso giardino presenta diverse buche, alte anche 40 o 50 centimetri. Un vero pericolo per i bambini che frequentano la scuola. segue da pag. 16
L’area soppalcata è ancora chiusa poiché non a norma e quindi non utilizzabile dai bambini.
in quanto “non sembra avere le caratteristiche di edificio autoprotetto”. Stessa carenza segnalata per le ringhiere esterne e la scala in ferro che, stando alla relazione, “devono essere collegate alla rete di terra” perché ancora non lo erano. Come si può ben comprendere, la questione è seria perchè questa scuola, dopo appena sette anni, sembra già un colabrodo. Non sappiamo se la nuova direttrice scolastica, insediatasi all’inizio dell’anno scolastico, abbia ben compreso la criticità delle scuole di Rocca di Papa, ma siamo convinti che pressare il comune affinché intervenga con urgenza sia il dovere di ogni consigliere, di più... di ogni cittadino. Andrea Sebastianelli
La recinzione è in stato d’abbandono con paletti semoventi e teli strappati
Gli spigoli vivi di marmo non sono protetti come dovrebbero e possono rappresentare un pericolo in caso di cadute.
L’inverno è iniziato e per evitare che la pioggia, entrando, allaghi l’ingresso, sono necessari dei secchi e (foto sotto) addirittura dei cartoni assorbenti perché l’acqua arriva anche dal soffitto.
L’acqua entra perfino nella sala mensa dove i bambini consumano il loro pasto quotidiano.
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ROCCA DI PAPA
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Un progetto per far rinascere il “maialino nero” dei Castelli
Il progetto sarà presentato il prossimo 18 dicembre presso l’aula consiliare
di Roberto Sinibaldi Un progetto per far rinascere un’antica tradizione, basata su una razza estinta di maiale e su metodi di allevamento ormai dimenticati. Questa la proposta della dell’associazione Valleperdua, accolta con entusiasmo dall’amministrazione comunale. Si tratta del maiale nero, diffuso dei Castelli Romani soprattutto fino all’800. Qualche allevatore più anziano testimonia che questo maiale è stato allevato a Rocca di Papa fino ai primi anni del secolo scorso. Poi più nulla. I metodi di allevamento intensivi hanno soppiantato quelli più antichi, nei quali il porcaro governava le bestie allo stato brado. A Rocca di Papa è rimasto qualche toponimo che racconta di maiali al pascolo e porcari che quasi parlavano con le loro bestie. È il caso dell’Acqua Frannoa, una fonte in mezzo ai boschi alle pendici delle Faete, una volta celebre, che prende questo nome proprio a un detto, quello per cui il porcaro spingeva i maiali a bere senza problemi, perché appunto stavano tra loro, e diceva: siamo “fra noi”, ovvero frannoa. In un paesaggio ricco di castagne e ghiande, dove l’acqua non mancava, il pascolo era assicurato. Il maiale nero, piccolo di taglia e forte di gambe, si muoveva molto e da questo moto le sue carni guadagnavano qualità, il suo grasso era un’altra cosa rispetto a quelli di allevamento a cui siamo abituati oggi. Riportare in auge un allevamento fatto così produrrebbe certamente una serie di vantaggi, quelli di una tradizione recuperata, di un metodo di allevamento molto più vicino alla naturalità dell’animale, alla semplicità dei procedimenti: il maiale sarebbe libero, allo stato brado, circoscritto in un ambito molto ampio, si alimenterebbe di quello che offre il bosco. Il benessere dell’animale sarebbe così certamente
garantito. La sua salute sarebbe controllata, ma senza intervenire in alcun modo con rimedi farmacologici. Oltre che sconsigliato, questo cozzerebbe con gli eventuali protocolli dell’allevamento biologico. L’idea è brillante e l’attuazione pratica piuttosto semplice, visto che si tratta di approntare una recinzione e poco altro, su un terreno di circa sei ettari, dato in uso a un’associazione roccheggiana. Il comune mette il fondo, che rimane comunque di sua proprietà e l’associazione tutto il resto, compresi i maiali, recuperando in Toscana, nel Grossetano, e nel basso Lazio, le scrofe necessarie. Le sei-otto scrofe iniziali, più o meno una ad ettaro, potranno dare origine all’allevamento. Tutto il progetto è finalizzato all’allevamento dei maiali ed al loro inserimento in un circuito gastronomico di qualità, in modo di consentire, dopo la fase iniziale, l’autonomia economica del progetto stesso. La prospettiva di lungo periodo è di giungere alla piena ricostruzione di un tipo da definire Macchiaiolo o Nero Castellano ai fini del suo pieno riconoscimento di razza. Naturalmente il fine è anche
LA LETTERA
Uno dei maialini di Valleperdua
quello di innescare un circuito di mercato che si fondi sull’eccellenza qualitativa delle carni, offerte non solo nell’ambito locale, ma anche a potenziali acquirenti che ricerchino carni di qualità, certificate e dietro le quali esista un allevamento virtuoso, garantito e visitabile. Il progetto sarà presentato gio-
Sfregio ai castagni di via Alberobello
Gentile Direttore, segnalo l’inquietante caso di alberi tagliati in via Alberobello 14. Di fronte a una bella villetta color celestino una decina di castagni centenari sono stati annichiliti trasformandoli in pali della luce. Uno o due sono stati tagliati alla base e gli altri a tre o quattro metri d’altezza. Non so se l’intervento sia autorizzato, ma seppure lo fosse lo scempio è evidente. Forse gli alberi erano colpevoli avere dei rami che limitavano il panorama? Allora chi li ha tagliati dovrebbe trasferirsi in un deserto, dove non ci sono alberi che crescono. Lettera firmata
vedì 18 dicembre alle ore 17 presso l’aula consiliare del comune di Rocca di Papa, alla presenza del sindaco Pasquale Boccia, degli assessori comunali e dei proponenti dell’associazione ambientalista Valleperdua di Rocca di Papa. Sono stati invitati gli assessori regionali all’agricoltura e all’ambiente.
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Dopo un anno arriva (forse) la pensilina deipendolariCotral Il comune ne annuncia l’installazione ma al momento siamo solo al progetto
di Daniela Di Rosa C’è una pensilina che da almeno due anni viene richiesta a gran voce dai pendolari Cotral di Rocca di Papa, costretti a stare in piedi, sotto il sole cocente d’estate o al freddo, al vento e alla pioggia d’inverno. Oltre ai ritardi, alle continue soppressioni delle corse dei pullman, il pendolare, come detto, è soggetto alle intemperie… questo, nel tempo, ha comportato proteste, indignazioni, lettere al nostro mensile, diversi nostri articoli, addirittura una mozione al consiglio comunale, e infine una raccolta di firme, successivamente consegnate al sindaco (Il Segno ne pubblicò anche la foto), alla Regione Lazio e al Cotral. Finalmente, alcuni giorni, fa su un giornale locale online, è apparso l’annuncio con tanto di foto della desiderata pensilina. Felice (anche se non sono pendolare e raramente prendo il pullman) afferro la macchina fotografica e vado sul ponte per vederla. La pensilina non c’era, delusa torno a casa, apro la pagina Facebook dove c’era la foto e scrivo che la pensilina non c’è e apprendo che quella pubblicata era sono una ricostruzione grafica! Subito qualcuno mi risponde scrivendo che il sindaco ha promesso che prima di Natale ci sarà… dubito, com’è nel mio stile, e anche per esperienze passate, ma spero e mi auguro vivamente che sia così. La cosa che mi ha infastidito oltremodo è che, poco dopo, c’è stato chi si è preso il merito dell’avvenuta installazione (non ancora realizzata), chi per aver condiviso il post dell’annuncio, chi per aver scritto qualcosa, chi per averne discusso su un gruppo Facebook. Nessuno di loro si è sentito in dovere di citare i numerosi articoli apparsi sul nostro mensile (in certi luoghi virtuali o
reali, il Segno è l’innominato e molti si adeguano al dik-tat, alcuni addirittura lo leggono di nascosto, noi intanto aumentiamo la tiratura per la grande richiesta), non hanno mai citato la nostra collaboratrice e pendolare Letizia Loisi che insieme ad alcuni cittadini si è prodigata per raccogliere le firme, togliendo tempo al lavoro e alla famiglia, andando su e giù per queste strade tutt’altro che comode. O almeno potevano ricordare le decine e decine di cittadini che negli anni hanno protestato in comune… no, tutto merito loro, “grazie a noi l’abbiamo costretto...”, “almeno ci ha risposto”, “non sapevo nulla dei vostri articoli”, “non sapevo della raccolta firme”. Beh, adesso lo sapete, potete sempre riparare all’errore postandolo sui vostri profili, su quelli del gruppo, magari inviandolo al giornale online, che aveva postato la notizia. Comunque, se mai ci sarà una pensilina (spero non quella della foto, così com’è non riparerebbe dalla pioggia e dal vento), ci vuole molto poco a ringraziare il Segno, Letizia e i cittadini che hanno raccolto le firme… Questo lo posterò su Facebook, in modo che non potrete più dire “non lo sapevo”.
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9 DOMANDE AL SINDACO DI ROCCA DI PAPA
VICENDA GALLI Signor sindaco, nel consiglio comunale del 29 agosto 2013 la sua amministrazione ha sostenuto la regolarità dei capannoni realizzati dalla Edilmostra Galli in base alla legge 160/2010 che permette di demolire e ricostruire volumi realizzati prima del 1995. Analizzando le foto aeree, però, si è visto che alcuni di questi volumi furono edificati dopo tale data, addirittura a partire dal 2005. Come mai quelle dichiarazioni che tutto era perfettamente regolare?
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EX ALBERGO EUROPA 2 Signor sindaco, la Fam Sr, la società incaricata di realizzare il nuovo municipio in piazza della Repubblica, ha citato il comune di Rocca di Papa per una serie di mancati pagamenti che avrebbero provocato l’interruzione dei lavori. L’opera doveva essere consegnata il 1° aprile 2009. Sono trascorsi 5 anni da questa data. Come mai? Di chi sono le responsabilità?
da 413 giorni
Che attendono una risposta
ATTRAZIONE PER IL MATTONE Signor sindaco, abbiamo dimostrato che il suo ex vicesindaco-geometra Barbante, mentre ricopriva i diversi incarichi pubblici (assessore lavori pubblici, ambiente, ecc.), ha messo in piedi anche diverse società immobiliari, realizzando opere e strutture a Rocca di Papa, in alcuni casi in affari con un esponente dell’opposizione consiliare, Mario Gatta. Come mai su queste vicende non ha chiesto alcun chiarimento al suo ex vicesindaco? E come mai non ha ritenuto di dover affrontare l’argomento in consiglio comunale?
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IN AFFARI CON CARNEVALI Signor sindaco, il 6 agosto 2003, lei ha acquistato un terreno di 1.500 mq, ricadente nell’area del Piano Particolareggiato Calcare-Valle S. Lorenzo, insieme all’imprenditore Bruno Carnevali. Terreno poi rivenduto al doppio del prezzo alla Cooperativa edilizia Lorenzo I per 160mila euro. Vista la vicenda della sospetta sanatoria edilizia concessa dal comune a Carnevali nel 2009, non crede di dover chiarire pubblicamente i suoi rapporti con il noto imprenditore del legname?
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TERRENO CEDUTO A CARNEVALI Signor sindaco, lei nel 1993 ha ceLA QUADRIFAMILIARE 6 Signor sindaco, a proposito del terduto all’imprenditore del legname Carnevali un terreno boscato di 1.616 mq in loreno acquistato con Carnevali, calità Tre Colli (uscita su via Barozze) alla come mai lei ha chiesto al suo vicesindaco cifra incredibile di 250mila lire (cioè 125 di realizzare il progetto di una quadrifamieuro). Può spiegare questo fatto? liare su tre livelli di cui uno interrato? Non crede di aver fatto una leggerezza affidanVICENDA CARNEVALI dolo al suo vicesindaco? E come mai, ot4 Signor sindaco, l’imprenditore del tenuta l’approvazione da parte dell’ufficio legname, Carnevali, ha presentato comunale (31 agosto 2008) ha chiesto una richiesta di sanatoria edilizia in base sempre a Barbante di realizzare una nuova IA alla legge n. 47/1985 che di sanare perizia estimativa? Esistono rapporti tra Rpermette O T A A volumi realizzati entro l’ottobre del 1983. lei, Barbante e i dirigenti e tecnici della soT N 4! volumi cietà Lorenzo I, a cui ha ceduto il terreno? CA che01tali SA siVO Dalle foto aeree è visto 2 REsoloRaIpartire LE dal 2002, 19 furono realizzati P A TERRENO SCAMBIATO anni dopo il 1limite imposto dalla legge. 6 7 CON CARNEVALI Come maiIL la sua amministrazione il 5 agoSignor sindaco, dopo la ristrutturasto 2009 ha concesso tale sanatoria che ora andrebbe revocata? Come e quando intende zione dell’ex colonia di via Cavour, doprocedere in tal senso visto che sono pas- vendo realizzare una strada di collegasati circa sei mesi da quando il consigliere mento con via delle Barozze, la sua amministrazione, invece di adottare la Crestini ha portato alla luce la vicenda?
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norma dell’esproprio, ha sottoscritto un accordo con l’imprenditore Carnevali basato su uno scambio di aree: un terreno pubblico fronte-vista su via dei Laghi per una scarpata di via della Ruccia. Visto che tale strada non è stata mai realizzata non possiamo riportare alla proprietà pubblica il terreno di 3.500 mq ceduto a Carnevali?
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VICENDA MORZILLI DETTO UMBERTINO Signor sindaco, nel marzo 2008 venne assassinato a Roma Umberto Morzilli, ritenuto dagli inquirenti un personaggio vicino alla “Banda della Magliana”. Morzilli, attraverso alcune operazioni speculative, aveva acquisito dei terreni in via delle Barozze (ricadenti nel Piano Particolareggiato) per circa 350mila euro, rivenduti, a distanza di pochi anni, a 5,5 milioni di euro, terreni poi sequestrati dalla magistratura. Come mai il consiglio comunale non si è mai occupato della vicenda?
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PRATICA SEBASTIANELLI
10 Signor sindaco, come mai la pra-
tica edilizia riferita all’abitazione del nostro direttore, Andrea Sebastianelli, è stata tirata fuori subito dopo che Il Segno aveva portato alla luce le note vicende (vedi le altre 9 domande)? Chi ha ordinato al suo ufficio tecnico di visionare tale pratica? E con quale scopo?
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ROCCA DI PAPA
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Il Parco dei Castelli è immobile mentreilcommissario ‘auspica’
Un anno e mezzo fa arrivava Sandro Caracci ma nessuno se ne è accorto
di Paola Gatta C’è un verbo, auspicare, che nel linguaggio comune si usa poco, mentre in politica è molto utilizzato. Il commissario del parco, Sandro Caracci, al momento del suo insediamento, nell’estate del 2013, non sfuggì alla regola, e pure lui “auspicò”. Auspicò che il piano di assetto del Parco dei Castelli Romani, ossia il piano che disegna le regole fondamentali per disciplinare il governo del territorio, fosse approvato entro il 2014. Il 2014 è finito e l’auspicio del commissario pure. Immaginiamo che farà un nuovo auspicio per il 2015, ci vuole poco e non costa niente. Non è un impegno e neanche una promessa. Non è una speranza e neanche un presa di posizione. È una cosa sfumata, che uno dice quado sa quasi per certo che non si farà nulla di quello che auspica. I sudditi di questo bislacco reame, che siamo noi, sono trattati così. Nessuno che prenda un impegno, nessuno che senta il dovere di assumersi una responsabilità, nessuno che senta la necessità di un po’ di dignità culturale e farsi da parte se non è riuscito a fare neanche il minimo sindacale che imporrebbe il suo ruolo. Ma non c’è solo questo. Nel settembre 2013 il commissario del parco chiese tempo.
Tempo per studiare le carte, per capire dove era finito, per elaborare una strategia (ma uno che accetta un incarico così, non dovrebbe già avere qualche idea?). In una intervista pubblicata sul numero di ottobre 2013 Caracci rispose a tutte le domande poste dal nostro direttore con lo stesso ritornello: “non potete giudicare dopo appena due mesi”, intendendo dire che stava al parco da poco e doveva orizzontarsi (anche se non molto tempo prima era già stato presidente del parco per ben sette anni!). A questo incontro seguì un’altra intervista del direttore Sebastianelli al commissario del Parco. Era il febbraio del 2014. Il direttore allora scrisse: “Quello che convince di meno è la parte operativa. Il Commissario su vari aspetti del funzionamento dell’Ente rimanda ai tecnici, al responsabile dei guardiaparco… ci è sembrato un po’ reticente o forse davvero non conosce le questioni. Ma come si fa a non prendere posizione su abusi conclamati addirittura sequestrati (…)? Alle domande incalzanti poste su questo argomento, la risposta è stata un rituale “Lei non si preoccupi”, che non dice proprio nulla.” L’articolo di Sebastianelli si concludeva così: “Quello che salta agli occhi è che c’è una notevole differenza tra le parole e i fatti, tra
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La sede del parco
gli obiettivi e le azioni, tra le strategie e la pratica quotidiana. Al Parco le note difficoltà generali si sommano a quelle particolari di una “macchina” che stenta a ripartire (…) soprattutto manca l’entusiasmo. Il commissario, infatti, non trasmette il piacere di guidare il Parco.” A distanza di un anno e mezzo dall’insediamento del commissario dobbiamo notare – purtroppo – che nulla è cambiato. Il piano di assetto è sempre chiuso in un cassetto, i guardiaparco sembrano girare a vuoto e tutta la macchina amministrativa del parco sembra impallata. Tolta qualche pur lodevole iniziativa che riguarda le visite guidate, la cui
ripresa abbiamo salutato con piacere da queste colonne, l’occupazione principale della moltitudine degli occupati di villa Barattolo non sappiamo quale sia. Non vogliamo cadere nel facile populismo e omettiamo di riportare i trancianti giudizi che si sentono al bar o, peggio, al consiglio comunale di Rocca di Papa, ma certo neanche la presenza del nuovo direttore, Maurizio Fontana, arrivato l’8 agosto scorso, pare sia stata in grado di dare uno scossone a un parco fermo, immobile. Noi, che difendiamo le ragioni dell’ambiente, non possiamo omettere la denuncia di uno stato di cose così deplorevole e deprimente.
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Tombini e feditoie a chi tocca pulirle? Anche quest’anno nessuna manutenzione
di Giulia De Giorgi Anche quest’estate nessuno ha provveduto alla pulitura dei tombini e delle feditoie che a decine si trovano sulle strade cittadine. A preoccupare sono soprattutto le griglie grandi, collocate per lo più ai Campi d’Annibale, che dovrebbero evitare l’allagamento delle strade. E invece anche queste appaiono ostruite e addirittura dissaldate, per cui, a ogni passaggio di automobili, è un concerto di ferri che sbattono. Eppure la normativa è chiara: se un nubifragio causa la fuoriuscita dell’acqua dai tombini e di conseguenza ingenti danni a case, negozi e auto, tocca al comune pagare. A ribadirlo è stata anche la Corte di Cassazione, secondo cui l’amministrazione che non riesce a dimostrare, concretamente, di aver provveduto ai lavori a suo carico di manutenzione del tombino, deve risarcire i danni subiti dai cittadini. Infatti, in base all’art. 2051 del codice civile, “ciascuno è responsabile del danno cagionato dalle cose che ha in custodia”. Il comune, quindi, è obbligato alla manutenzione delle strade, con la conseguenza che è responsabile dei danni cagionati alle persone e alle cose dalla sua inottemperanza. Questa norma, che contiene anche del semplice buon senso, pare che a Rocca di
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CESTI p erso na lizzati
Papa, sia inapplicabile. Il comune non si cura minimamente dei tombini e tutti i quartieri, centro storico, Vigne e Campi, sono abbando-
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nati al loro destino, sperando che il maltempo non provochi troppi incidenti. Ma quanto potrà mai costare disostruire questi tombini?
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L’autovelox recupera il tempo perso e gli automobilisti tremano il Segno - dicembre 2014
di Sergio Rasetti I giornali online ci illuminano sulle strategie delle amministrazioni locali. Il 22 settembre abbiamo letto un articolo sulle puntualizzazioni del comandante della polizia locale di Rocca di Papa, Sergio Ierace, in merito all’utilizzazione degli autovelox per tutelare la sicurezza dei cittadini. Secondo il redattore, il comandante, tra l’altro, avrebbe affermato: “Il corpo di polizia locale non mira a fare cassa, esercita le sue funzioni e sanziona chi trasgredisce i limiti [...]. Per ciò che concerne il funzionamento degli autovelox, spauracchio degli automobilisti [...] può capitare che a volte vengano posizionati (e quindi siano comunque visibili) per motivi di prova, per essere tarati, per recuperare le giornate in cui a causa del maltempo non sono utilizzabili”. Tradotto significa che l’autovelox deve stare in funzione tot ore settimanali durante le quali “dispensare sicurezza stradale” registrando tot infrazioni che sono sanzionate con le ammende relative. Ci chiediamo se i soldi incassati saranno almeno spesi per produrre più sicurezza sulle strade chiudendo buche, tenendo in ordine la segnaletica, aggiustando o costruendo marciapiedi, pagando agli agenti
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qualche ora di straordinario utile alla sicurezza anche in orari meno “comodi” come quelli utilizzati di solito (9:00/12:00
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15:00/18:00), visto che le strade possono essere pericolose a tutte le ore del giorno e della notte.
Protezione Civile
“Un grazie per il nuovo vestiario”
Si desidera ringraziare la ditta Pezone Costruzioni Srl e il signor Luigi Scoletta per aver donato alla Protezione Civile Comunale otto splendide divise, composte da giubbini e pantaloni. Allo stesso modo si ringrazia Furnari Country Village di Rocca di Papa per la donazione di nove maglie polo. I responsabili del Comune di Rocca di Papa Giovanni Gatta Guglielmo Gambacorta
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di Marcello Loisi Rocca di Papa sul suo territorio ha migliaia di ettari di boschi, di cui oltre 1500 di proprietà comunale. Quasi tutto è di castagno da legno, governato perché sia massimizzata la produzione di legno. Il bosco è infatti sottoposto a tagli a rotazione, circa ogni 16-18 anni. Nell’appezzamento tagliato rimangono solo le cosiddette matricine, circa 60 alberi tra i più dritti e forti, che saranno gli alberi guida per la successiva ricrescita del bosco. Sembra incredibile, ma i boschi di castagno sono artificiali, nel senso che furono impiantati verso la fine del XVI secolo per motivi essenzialmente economici. L’originario bosco misto venne infatti progressivamente sostituito dal castagneto per le necessità relative alle coltivazioni della vigna, che richiedeva paleria e doghe per botti. Il bosco è da secoli una delle risorse più importanti di Rocca di Papa e infatti molte famiglie, specialmente nel passato, vivevano di questo. Si trattava di boscaioli, carbonai e raccoglitori di funghi, fiori, prodotti del sottobosco… Professioni che, col tempo, sono andate trasformandosi, se non scomparendo. La professione del boscaiolo si è evoluta e c’è chi, come i fratelli De Luca, continua nelle attività di famiglia. Roberto e Stefano De Luca hanno infatti un’imposta di legname a due passi dalla rotonda dei via dei Laghi. Ci siamo andati e abbiamo incontrato Roberto, uno dei quattro soci che gestiscono l’impresa. Raccontarci qualcosa di questo posto? “È da tanto tempo che siamo qui, più precisamente dal 1976, ma tutto è partito ben prima. Mio nonno Carlo, dopo la guerra, si guadagnava da vivere
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«La tradizione dei nostri boscaioli è ancora viva» I fratelli De Luca ci raccontano della loro lunga attività
tagliando legna nei boschi, che poi caricava su un carretto trainato da due cavalli e portava a vendere giù a Roma. Qualche anno dopo, aprì un’imposta di legname a Cancelliera, sulla Nettunense. Lì intorno c’erano tutte vigne, e infatti vendeva molti passoni e legname adatto per la coltivazione dell’uva e per le botti. Nel ‘59 passò l’attività ai figli: mio padre Luigi e i suoi due fratelli, i quali decisero di spostarsi qui a Rocca. Poi subentrammo io, mio fratello e altre due persone. Oggi mio padre ha 85 anni, ma ogni tanto viene a vedere come va e ancora ci dà qualche buon consiglio”.
Com’è cambiato il mestiere del boscaiolo in più di mezzo secolo? “Prima tutto il legname veniva lavorato a mano o con attrezzi che richiedevano l’impiego della forza umana o animale. Diversi anni fa si facevano i pali per l’Enel e la Sip e molto legname veniva spedito anche lontano, spesso in Toscana. Oggi le cose sono cambiate. Le macchine aiutano e si fatica meno. Non si passano più le giornate a segare i tronchi a mano, o a raddrizzare i pali con l’ascia. I macchinari attuali, tagliano a squadra, allineano e spessorano senza problemi, traendo dai tronchi grezzi quello che serve per fare palerie di varie dimensioni. Il lavoro non è più così pesante come quello dei nostri padri, ma qui lavo-
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Uno dei fratelli De Luca, Roberto
Quali sono le prospettive di questa attività? “Potrebbero essere buone, le condizioni ci sono perché si continui a produrre e a lavorare con soddisfazione. Anche se il lavoro è un po’ diminuito, comunque le richieste non mancano, abbiamo una parallela attività con la legna da ardere e i boschi sono sempre lì, sono la nostra ricchezza, “nostra” intesa come dell’intera collettività. Certo, non siamo più nei tempi pionieristici dei nostri avi, quando il bosco significava
dedizione assoluta. Mi ricordo ancora un episodio, una quarantina di anni fa, quando mio padre e i miei zii dovettero lasciare un pranzo di matrimonio, qui accanto, al ristorante La Foresta. Qualcuno li avvisò che c’era il fuoco in una parte di bosco nella quale aveva stoccato i semilavorati. Per non perdere il legname si precipitarono con una mitica Fiat 1100 per spegnere il fuoco, che nella furia attraversarono con tutta la macchina. Tornarono a casa a notte fonda, neri come spazzacamino, ma salvarono una parte del legname”.
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Cultura e
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Il fiume Almone fra mito, storia e inquinamento
Dalfosso della Ruccia fino a Roma, 22km distoria dimenticata di Andrea Sebastianelli Recentemente, a causa delle frequenti alluvioni , lo straripamento di fiumi e corsi d’acqua è finito sulle prime pagine di tutti i quotidiani italiani. Un piccolo spazio se l’è conquistato anche un torrente che dai Castelli Romani giunge fino a Roma, l’Almone. Molti cittadini dei Castelli ne ignorano addirittura l’esistenza ma l’ultimo allagamento avvenuto nei pressi del parco della Caffarella, zona verde della capitale, ha riportato l’attenzione sulla salvaguardia del bacino dell’Almone, un fiumiciattolo perenne (le cui sorgenti non sono ancora note) abbandonato dalle autorità e oggi utilizzato come scarico di ogni tipo di schi- Stando all’Eneide, il nome Almone derifezza, soprattutto da alcuni paesi dei verebbe da quello del figlio di Tirro, eroe Castelli, tra cui proprio Rocca di Papa. In- di Troia depositario degli armenti delfatti, il ramo principale dell’Almone, che a l’esercito troiano uscito sconfitto nella seconda della zona che attraversa viene guerra con i Latini prima della fondazione chiamato in modo differente, prende avvio di Roma. Le fonti più antiche lo mettono proprio dal nostro territorio per poi allun- in relazione alla sorgente Ferentina (Magarsi per altri 22 chilometri (la superficie rino) mentre grazie al poeta Ovidio (43 dell’intero sistema idrico è di 54 chilome- a.C.-18 d.C.) sappiamo che ogni anno, il tri quadrati). A Rocca di Papa l’Almone, in 27 marzo, nelle sue acque si svolgeva il località Valle Vergine, si chiama “fosso rito sacro della lavatio matris. Durante una della Ruccia”, e da qui, superata via delle festa orgiastica, un sacerdote lavava nelle Barozze, il corso d’acqua è sotterraneo ma, sue acque una statua della dea Cibele inpraticamente, segue via delle Calcare fino sieme agli utensili usati per i sacri riti. Il alla località Pantanelle, a Marino. Da bam- più famoso monumento legato all’Almone bino, era uno dei miei luoghi preferiti, lo è sicuramente quello dedicato alla ninfa raggiungevo in bicicletta e mi pareva di en- Egeria, costruito da Erode Attico nei pressi trare in una vallata incantata, con questo dell’attuale zona di S. Urbano a Roma, fiume che dava vita a una specie di laghetto dove l’acqua formava il cosiddetto lacus circondato da boschi di castagno. Oggi il salutaris, così chiamato per l’alta terapeusuo percorso è riconoscibile fino all’aero- ticità delle acque. Con la caduta dell’Importo di Ciampino mentre, all’altezza del- pero romano l’area venne abbandonata e, con essa, anche queste l’Appia antica, sacre strutture andarono l’Almone è di nuovo indistrutte. Nel IX secolo, tubato fino ad immeta causa dello svilupparsi tersi al collettore di di numerose cave di Roma sud a differenza marmi provenienti dalle di tanti anni fa quando antiche costruzioni rofiniva direttamente nel mane, la valle prese il Tevere, all’altezza dei nome di vallis marmomercati generali, alrea. Dal Medioevo fino l’Ostiense. Nel 1996 il agli anni Sessanta è adbacino dell’Almone è dirittura esistito un constato sottoposto a vinsorzio per la gestione colo di tutela dalla Redell’Almone, prima gegione Lazio al fine di L’Almone alla Caffarella stito dalla Chiesa e poi tutelarlo in quanto ri- durante il prelevamento dallo Stato. La tutela e la sorsa idrica indispensa- di un campione di acqua gestione del corso d’acqua per centinaia di bile per il complesso del vulcano laziale. L’Almone è anche un fiume storico, nel anni fu di pertinenza del capitolo di S. Giosenso che già i Latini prima e i Romani vanni in Laterano dopo che per un breve poi, lo consideravano vitale per le zone periodo questo compito era stato assolto agricole circostanti. Spesso sulle piantine dal comune di Roma (ricordiamo le bolle è indicato coi toponimi più diversi, oltre a di papa Bonifacio IX nel 1389 e di Innofosso della Ruccia: fosso Barco, Marrana cenzio VIII del 1484). Con l’unificazione (o canale) dell’acqua Mariana, l’Egeria, dell’Italia, che portò a un’estesa urbanizAcquatraccio, fosso del Calicetto, fosso zazione della campagna romana, arrivò dello Statuario, fosso Patatona, fosso di anche il declino dell’Almone fino alle Torcarbone. Una ricchezza di nomi suffi- emergenze dei nostri giorni a causa del ciente di per sé a circondare l’Almone di sempre più forte inquinamento delle sue acque, certificato anche dalle analisi effetun alone di mistero e leggenda.
Un tratto dell’Almone
tuate pochi anni fa. Soprattutto nella zona di Rocca di Papa le acque del fosso della Ruccia evidenziarono la presenza di “sversamenti puntuali o diffusi di scarichi fognari e di liquami organici derivanti da deiezioni prevalentemente umane”. Da questi risultati prese avvio l’indagine della Procura della Repubblica di Velletri che nel 2012 portò al sequestro del vicino depuratore di Rocca di Papa. Ma anche il dissesto idrogeologico minaccia da almeno un decennio l’Almone. La frana più pericolosa avvenne sempre nel tratto che attraversa Rocca di Papa. Già in precedenza diversi studi avevano messo in evidenza “un alto rischio di frana per crollo o per smottamento in numerosi punti”. Esattamente vennero “classificati con rischio R3 [molto elevato] ben due siti ubicati sulla via dei Laghi e nel centro abitato, e con R2 [rischio medio] altri tre siti [sempre] nel centro abitato ed uno sopra la scarpata antistante il depuratore”. Ed è proprio qui che si verificò un crollo che pochi anni fa rischiò di seppellire numerose abitazioni e lo stesso impianto di depurazione. Fatto sta che oggi i tempi sono maturi per restituire all’antico bacino dell’Almone, alla sua millenaria storia e alla sua importanza ambientale, il rispetto e la salvaguardia che merita e ognuno, comune di Rocca di Papa in primis, deve fare la sua parte.
LA STORIA
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Unorgoglioperl’interopaese
Il giovane Andrea Calcagni alla guida del settore marketing della Volkswagen di Andrea Sebastianelli Molti giovani di Rocca di Papa, come tanti loro coetanei italiani, a volte sono costretti a lasciare il paese per trovare un lavoro e un futuro all’estero. Australia, Germania, Inghilterra ma anche Marocco, Algeria e Stati Uniti. Spesso, questi giovani che lasciano Rocca, sono anche quelli con le aspirazioni più alte, o perché dotati di una competenza professionale elevata o semplicemente perché vedono trascorrere gli anni senza trovare uno sbocco lavorativo soddisfacente. Ci sono anche giovani che, malgrado le difficoltà sempre crescenti, riescono a imporsi, ricoprendo pian piano incarichi importanti e delicati. È il caso di Andrea Calcagni, 35 anni, figlio di Renato e di Anna Parenti (che per tanti anni è stata la “donna del protocollo” del nostro comune), che lo scorso 1° aprile è stato chiamato a dirigere il settore marketing della Volkswagen Italia. Un ruolo importante e di grande responsabilità, visto che sarà lui a gestire le novità che riguardano la riorganizzazione del settore. I tedeschi puntano sui nostri giovani migliori, sulle loro idee innovative e sul loro entusiasmo, a differenza della maggior parte delle imprese italiane attratte quasi esclusivamente dallo slogan:
come far soldi con pochi investimenti e, soprattutto, con poche idee. Recentemente Andrea Calcagni, definito “l’uomo dei numeri” da Vincenzo Borgomeo de La Repubblica, nell’intervista al quotidiano di Ezio Mauro ha parlato delle strategie che la Volkswagen sta mettendo in campo per far fronte a questa fase economica ricca di incognite. “Rate bassissime e quota- Andrea Calcagni zioni finali altissime, ecco uno dei segreti delle nostre strategie”, ha «vecchio», è una brutta parola, ma sicurivelato il giovane manager roccheggiano ramente statico ed autoreferenziale: così parlando dell’ultima iniziativa di marke- abbiamo preso spunto da altri settori comting della casa tedesca, chiamata Progetto merciali, come quello delle telefonia o Valore, specificando che si tratta di “uno della tecnologia, importando quindi tanta strumento di vendita per noi molto im- semplicità e trasparenza”. Idee chiare, portante, perché parte dalle esigenze dei semplici e dirette affidate con coraggio a clienti: questo è un programma su misura questo giovane di cui, ne siamo sicuri, per chi compra, che apre un mondo inte- sentiremo ancora molto parlare. Anche ressantissimo, una nuova frontiera delle noi ci sentiamo orgogliosi per il successo di Andrea perché dimostra che ci sono vendite”. Al centro del progetto che Andrea sta se- tanti roccheggiani di qualità che hanno guendo direttamente, vi è una delle vet- avuto il coraggio di non fermarsi di fronte ture più amate della Volkswagen, la Polo. alle difficoltà e per i quali non esiste alcun “Il mondo dell’auto è... non voglio dire traguardo impossibile.
L’Università Popolare di Rocca di Papa comincia la nuova stagione culturale
di Annarita Rossi Come sosteneva Aristotele, “la cultura è il miglior viatico per la vecchiaia”. La cultura come aiuto per vivere meglio poiché essa regala una visione più ampia di tutte le cose facendoci comprendere ancor di più l’ambiente che ci circonda. È stato scientificamente provato inoltre che, tenere una mente attiva, con la conoscenza e il sapere, favorisce una buona memoria allontanando persino la demenza senile. Finalmente anche a Rocca di Papa come in altri comuni dei Castelli Romani, vi è la possibilità di conoscere e/o migliorare una lingua, uno strumento musicale, ma anche apprendere l’uso del telaio e del
batik, imparare a dipingere, a cantare e a studiare la storia e l’archeologia oltre a saperne di più su psicologia e nutrizione a costi veramente contenuti. Questa bella realtà prende il nome di UNIPOP, ossia Università Popolare di Rocca di Papa, istituita lo scorso aprile, associazione che non persegue fini di lucro e che non compete con le altre associazioni esistenti. Tanti i corsi in partenza e vasta è l’offerta formativa. Il presidente, professor Bob Salmi, incredibile poliglotta, nella sede dell’archivio storico sito vicino alla biblioteca comunale in viale Enrico Ferri, tiene molte lezioni in diverse lingue oltre ad avvalersi di altri preparati docenti, tutti accomunati da una grande passione, quella di trasmettere le loro
competenze, ai grandi e ai piccini come pure agli stranieri. Frequentare i corsi della UNIPOP è una bella esperienza che porta lo studente ad apprendere cose nuove, ma anche a trovare dei compagni con i quali condividere medesimi interessi. Lo spirito della UNIPOP infatti è quello della condivisione e della divulgazione delle conoscenze e chiunque, con il proprio bagaglio culturale, può avere qualcosa da tramandare agli altri mentre il ruolo dell’associazione è sempre comunque quello di monitorare le attività organizzando corsi e conferenze. Associandosi è possibile infatti seguire tutte le iniziative inerenti la cultura e partecipare ai viaggi che, come i corsi, vengono programmati
dalla UNIPOP. Non è mai troppo tardi per inseguire un sogno lasciato nel cassetto poiché prima non vi era stato il tempo necessario o le circostanze adatte per esaudirlo e tutti sono i benvenuti. Il professor Salmi ha tanti progetti a cuore per la UNIPOP che vedranno coinvolte persone di tutte le età, anche quelle più anziane. Perché allora non farsi un dono a Natale a chilometri zero iscrivendosi alla UNIPOP? La redazione de Il Segno pertanto augura che l’Università Popolare diventi grande e utile a tutti, affinché Rocca di Papa possa avere una marcia in più per un futuro sempre migliore. Per prendere contatti con l’UNIPOP di Rocca di Papa c’è anche un sito Internet: unipoprdp.wordpress.com
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senza età Foto di Paola Rufini
Testo di Alessia Tino
Centro anziani
Per una serie di circostanze “artistiche”, il caso ha voluto che, già dall’estate scorsa, entrassi in contatto con una realtà molto distante dalla mia, quella del Centro Anziani di via Campi d’Annibale. Le distanze, soprattutto anagrafiche, man mano si sono accorciate e dissolte in un gioco di condivisione, scambio e spontaneità. Il Centro conta circa mille iscritti e molte sono le attività che animano il tempo fuori e dentro la struttura, tra cui, balli e cene con musica dal vivo; gite culturali e soggiorni marini, montani, termali; feste, polentate, giochi, tombolate natalizie; gemellaggi con altri centri anziani; Festa dell’Anziano ad agosto; incontri con i bambini delle scuole; collaborazione con la Croce Rossa Italiana; attività di solidarietà verso comuni colpiti da qualche catastrofe naturale. A capo di tutto, l’eleganza della timidezza, la disponibilità e l’affabilità del presidente Carlo Sciamplicotti che può avvalersi del valido aiuto del vicepresidente Dino Ticconi, di Carla Pierluigi, Zefferino Gatta, Salvatore Giovanetti e della new entry Santina Fiasco. Un senso di serenità, la prima sensazione che mi è arrivata entrando in questo mondo giovane di non giovani, all’interno del quale non c’è molto a livello visivo e materiale e in cui la
IMMAGINI
tecnologia non va a intaccare la genuinità delle cose semplici, ma, c’è quel sapore antico che tanto affascina. Occhi vivaci di chi non si ferma ad aspettare, senza muoversi, la scomodità dell’inesorabile tempo che passa in un attimo; qualche sorriso pettegolo, uno complice e sincero, un altro ancora con qualche dente in meno, ma, comunque, sorrisi, tanti, quelli che ti scaldano anche in un’età in cui ancora non preoccupano gli acciacchi della vita. Le voci di questi “ragazzi” simpaticamente indisciplinati rimbombano nella grande sala con i tavolini dalle tovaglie a pois; c'è tanta bella confusione, tanto disordine di idee, ognuno, impegnato in qualche piccola attività, vuole dire la sua, ma, basta a volte un ammiccamento e tutti i pensieri vanno a combaciare in uno solo. Alcuni in devoto silenzio in una stanzina a seguire una partita di calcio, altri, concentratissimi, si ritrovano intorno a un tavolo con le carte da gioco in mano, altri riuniti davanti al bancone del bar a sorseggiar un caffè caldo, e, poi, c’è il gruppetto di quelli che, ormai, considero un po’ i “miei ragazzi”, coloro che, sotto la mia guida, come membro del Laboratorio Centro Storico, si stanno dando da fare, senza pretesa alcuna, ma, con tanto entusiasmo, per mettere in scena una storia scritta da Carlo Sciamplicotti. Volti di donne aggra-
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ziati dalla semplicità, altri valorizzati dal trucco, bracciali che tintinnano, accessori che decorano, capelli bianchi degli uomini che colorano storie di tante esperienze vissute; mani, menti attive; corpi come scatole dalle tante sorprese. Il Centro Anziani è un bouquet di emozioni, un rifugio, un angolo allegro, un'occasione per farsi notare, per indossare un bel vestito, per continuare a riempire quel meraviglioso contenitore, che è il cuore, di voglia di vita.
«Il Centro anziani va commissariato, le ultime elezioni sono state illegittime» LA LETTERA
Il 25 novembre scorso, si sono svolte le elezioni per il rinnovo del comitato di gestione del Centro anziani. Visti i numeri dei soci aventi diritto al voto (633) notiamo che gli iscritti sono diminuiti passando dai 1.300 circa del 2011 ai 633 di oggi. Già tali numeri mettono in evidenza la cattiva gestione del comitato uscente che, in questi 3 anni, non ha saputo dare risposte esaurienti alle diverse richieste dei soci per migliorare le cose, ma, al contrario, ha preferito far finta di niente. Altro motivo è aver aumentato del 50% la tessera portandola a 15 euro, cosa che ha indotto centinaia di anziani a non rinnovare la tessera. Non curandosi minimamente del malcontento generalizzato, il comitato ha
proseguito facendo sì che la parola “trasparenza” fosse cancellata in quasi tutte le attività svolte, ad esempio notiamo che da molto tempo non si vedono più file di soci che venivano a iscriversi per i vari
La sede del comitato ai Campi
soggiorni, gite, ballo domenicale, etc. Come mai? Ma c’è un fatto ancora più grave, avvenuto grazie all’assoluto silenzio dell’amministrazione comunale che non ha voluto far rispettare le regole
permettendo al presidente uscente Carlo Sciamplicotti, 3° mandato (9 anni), a Carla Pierluigi, 3° mandato, e a Giuseppe Melchiorri, addirittura al suo 5° mandato (15 anni) di ricandidarsi pur sapendo che in base all’articolo 18 comma 6 dello statuto costoro non potevano farlo. C’è da dire che lo stesso articolo 18 prevede che l’assemblea dei soci possa concedere una deroga solo per un altro mandato, ma tale passaggio democratico non è stato fatto e, malgrado questo, si è permesso ai tre di ricandidarsi. Per questi motivi chiediamo di ristabilire la legalità commissariando il Centro anziani e indire nuove elezioni, stavolta regolari favorendo il ricambio delle cariche sociali, in modo che i soci possono scegliere persone in grado di ridare slancio a quello che fino a poco tempo fa era considerato per tutti il miglior Centro anziani dei Castelli Romani. Lettera inviata da un gruppo di soci
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Spunti di psicologia
Risponde la Dott.ssa Bruna Benelli
Il ritorno della Stella cometa: Rocca si accende nella notte PAGINA APERTA
il Segno - dicembre 2014
Il benessere a scuola
Anche l’8 dicembre di quest’anno è stata accesa la stella cometa di Rocca di Papa. Simbolo del natale, la stella suscita sempre interesse ed entusiasmo. L’organizzazione dell’accensione ha coinvolto 30 maratoneti che da Roma, dopo l’Angelus del Papa, hanno corso fino a Rocca di Papa, come ideali tedofori. Dopo la carestia degli anni
L’immagine di un fast food
di Marcello Loisi Qualche settimana fa l’amministratore delegato di McDonald’s, Don Thompson, ha rivelato che i risultati a livello mondiale della multinazionale sono stati abbastanza scarsi e che le previsioni per l’immediato futuro non sono affatto incoraggianti. La famosa (famigerata, per alcuni) catena di fast food, che conta oltre 70
scorsi quest’anno a Rocca sono tornate le luminarie, la città è in festa e molte persone passeggiano in piazza in un clima di ritrovata socialità. Su tutto giganteggia la stella, talmente grande e splendente che si vede bene da Roma e dai paesi vicini. Forse meglio da Palestrina che da Roma, visto che quest’anno la stella sembra fuggire verso oriente.
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L’apprendimento a scuola non è solo ed esclusivamente di tipo individuale. È vero che un risultato positivo in ambito scolastico dipende dalle abilità di comprensione, memorizzazione e dall’impegno che ogni alunno mette nello studio, nel fare i compiti e dalla serietà del suo comportamento, ma anche il clima della classe gioca un ruolo importante per il benessere scolastico. A volte gli adulti dimenticano di quando erano adolescenti, delle prese in giro, delle dinamiche conflittuali tra i compagni e non riescono a comprendere che spesso il malessere lamentato di mattina dai figli, che è causa di assenza, possa essere invece spia di un disagio nello stare in classe. Basterebbe pensare che anche gli adulti, quando non si trovano bene con i colleghi, faticano a svolgere correttamente il loro lavoro, o comunque pesa loro di più, rispetto ad ambienti in cui c’è meno competitività e più collaborazione. È vero anche, che a volte è questione di fortuna, essere capitati in quella classe piuttosto che in un’altra, dove i compagni sono più simpatici o avere quel professore più intransigente invece di quello più cordiale e comprensivo. Però è soprattutto compito degli insegnanti durante l’anno, creare un clima sereno, di apprendimento cooperativo, cercando di motivare gli alunni a studiare, a fare lavori di gruppo, anche incontrandosi a casa di uno di essi a turno. È fondamentale, quindi, la figura di uno o più psicologi a scuola, con presenza giornaliera, per creare uno sportello scolastico a cui si possano rivolgere studenti e genitori. Sarebbe bene, inoltre, che le scuole disponessero di fondi da destinare a progetti interni che abbiano come obiettivo il benessere scolastico, per tutte le figure coinvolte: dirigenti, professori, collaboratori scolastici, alunni e le loro famiglie per creare un ambiente in cui è bello tornare ogni mattina.
milioni di clienti al g i o r n o sparsi in tutti i continenti, sta attraversando, infatti, una profonda crisi d’immagine alimentata da recenti scandali, come quello della carne scaduta riciclata in Cina. Solo per quest’ultimo caso, le vendite lì sono crollate del 22,7% e, parallelamente, ciò ha comportato anche una generale rivalutazione dei consumatori nei confronti dei cibi freschi e non trasformati. Per far fronte a questa situazione, McDonald’s sta elaborando diverse iniziative dirette ad attirare nuovi consumatori e a ristabilire quel rapporto di “fiducia” che sta alla base di ogni
consumo, specialmente se si tratta di alimentazione. Uno di questi progetti prende il nome di “Our food. Your Questions”, ossia una campagna di dialogo sui social network – già sperimentata in Canada e Australia – che invita gli utenti a porre delle domande sul cibo offerto dai ristoranti della catena. Ovviamente, questa iniziativa potrebbe velocemente trasformarsi in un boomerang, dato che i detrattori dei fast food e le critiche calzanti sono sempre dietro l’angolo. Proprio per questo, McDonald’s ha preso le dovute precauzioni: le domande possono essere poste solamente ai residenti di un certo Stato e queste devono essere formulate rispettando il limite dei 140 caratteri di un tweet. Dopodiché, l’azienda risponde all’interessato con un altro tweet e non consente alcuna replica o ulteriore dialogo. La trasparenza sembra diventata improvvisamente necessaria. Certo, ma solo se può aiutare ad aumentare le vendite.
il Segno - dicembre 2014
L’angolo della storia
La missione di Francesco I
di Vincenzo Rufini Nel ricco Pantheon che i Media moderni si premurano di riempire sempre con nuovi personaggi, destinati ad entrare nell’immaginario collettivo, un posto di prim’ordine lo occupa il cardinal Bergoglio assunto al Sacro Soglio col nome di Francesco. La sua elezione, avvenuta dopo la rinuncia (volontaria o forzata) di Benedetto XVI, è avvenuta in un momento storico molto importante per la Chiesa di Roma, la quale si trova ad affrontare le sfide che la modernità le pone: la diffusa laicizzazione che ha investito l’intero Occidente; le incognite che le diverse posizioni presenti all’interno del cattolicesimo pongono all’ordine del giorno; gli scandali economico-finanziari e sessuali che hanno stravolto negli ultimi anni la barca di Pietro; il confronto-scontro con la religione islamica. Una serie di proposizioni che devono essere affrontate in modo intelligente onde determinare il futuro della Chiesa. Al conclave che ha fatto seguito alla rinuncia
CULTURA
di Ratzinger il collegio cardinalizio ha fatto una scelta imprevista eleggendo il cardinale argentino Bergoglio estraneo ai giochi di Curia. Il primo compito che l’eligendo pontefice si è trovato ad affrontare è stato quello di far riacquistare credibilità alla istituzione pontificia ed alla Chiesa stessa; il nuovo papa ha subito puntato sulla forma diretta del contatto con le masse di fedeli, mettendo in disparte gli orpelli formali propri della corte pontificia. Il suo ricercare il contatto da pastore umile in mezzo agli umili, la sua rinuncia ai molti privilegi propri del suo ruolo lo hanno subito fatto amare dalla gente che lo considera uno di loro. Ciò ha emanato una grande luce sulla sua figura e messo in chiaroscuro i suoi predecessori. Le sue aperture dottrinali tendono a proiettare nel 21° secolo una istituzione vecchia di millenni, adattandola al passo dei tempi; ma facendo ciò si espone agli attacchi della parte più conservatrice della Chiesa che lo accusa di cedere a quel relativismo religioso che il suo predecessore ha aspramente combattuto. Il suo è un compito molto arduo, deve
La poesia del mese
di Anna Giovanetti
Caro Natale della mia infanzia
Tutti gli anni quando arriva il Natale un caro ricordo torna nella mia mente di quegli anni lontani della mia bella infanzia quando eravamo ricchi di sogni e di speranze anche se in realtà non avevamo niente!
Già verso i primi giorni del mese di dicembre c’era un profumo di arance e mandarini dentro una cesta sul grande tavolone e mentre ci scaldavamo attorno al caminetto la mamma preparava dolci con miele e frutta secca che mangiavamo la sera del Cenone!
Su un grande ramo di agrifoglio che il nonno procurava appendevamo mandarini e qualche caramella palline di lana che la nonna lavorava e pezzetti di legno che sembravano pacchetti perché avvolti per bene in una carta bella.
“conciliare l’inconciliabile”, come asseriva Ignazio Silone; deve, cioè, ridare credibilità al cattolicesimo spogliandolo di quei dogmi ormai superati senza però intaccare la sua tradizione e le sue basi teologiche. Francesco è un uomo semplice ma intelligente, ha in mano molte chiavi per rinvigorire la religione cattolica, ma non le ha tutte e probabilmente i custodi di codeste chiavi faranno del tutto per influenzare e condizionare le sue decisioni, quando queste andranno a ledere antiche consuetudini. Nella storia della Chiesa pontefici dall’aspetto bonario e semplice hanno determinato grandi svolte, anche Bergoglio è tenuto a tenere ben saldo il timone della Chiesa permettendole di navigare senza troppi danni nei mari agitati della modernità, ma stavolta il percorso è più accidentato che mai e coloro che mettono i paletti sulla strada del pontefice dovrebbero tenere a mente che un eventuale fallimento dell’opera rinnovatrice del cattolicesimo da parte di Francesco si rifletterebbe in modo negativo su tutta la chiesa, pregiudicandole il futuro.
Poi c’era il piccolo presepe che io facevo sempre con amore e che curavo in tutti i suoi particolari anche se le casette erano di cartone, il fiume di stagnola e i pastori di gesso che ogni anno riavvolgevo ad uno ad uno nei giornali!
Arrivava così la santa vigilia e tutta casa era in fermento già dal mattino odore di tonno e frittelle; il primo per la pasta e le seconde per farne una grande scorpacciata perché quella era la tradizione oltre qualche pescetto in salamoia frutta e dolcetti ma eravamo felici anche solo con quelle!
Non c’erano regali da scartare, ma c’era la letterina ai genitori e poi era d’obbligo la grande tombolata poi tutti a Messa e dopo mezzanotte messo Gesù Bambino nella mangiatoia si continuava a giocare fino a notte inoltrata! Il giorno di Natale poi c’era il pranzo che tutti aspettavamo con il cappone, cappelletti fatti a mano e fettuccine e in questa atmosfera incantata era tutta una festa tra biscotti e panettone e infine un buon brindisi con un povero spumante con poche… bollicine!
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Invito alla lettura
La regola dell’equilibrio
di Loredana Massaro Ecco l’avvocato pensatore più famoso della narrativa italiana: Guido Guerrieri in una primavera strana, indecisa, come il suo umore. Un’altra straordinaria avventura delineata da Gianrico Carofiglio in “La regola dell’equilibrio”. Una vicenda personale sembra spingerlo a riflettere sulla propria esistenza e Guido pare chiudersi in sé stesso. A rompere la monotonia arriva un cliente fuori del comune: un giudice nel pieno di una folgorante carriera, suo ex compagno di università. Si rivolge a Guido perché lo difenda dall’accusa di corruzione, la peggiore che possa ricadere su un magistrato. Guerrieri si lascia coinvolgere dal caso e a poco a poco perde lucidità, diviso dalla tensione fra regole formali e coscienza individuale. Tutto il processo difensivo sconvolge l’equilibrio personale del nostro protagonista. La difesa mette in moto una serie di ricordi sul passato e pone dei dubbi atroci e sconcertanti anche sul magistrato. Credere o non credere alla parola dell’amico? Non è solo una questione morale, ma anche individuale, per Guerrieri, che con questo uomo ha condiviso molte avventure ed episodi importanti della sua vita. Ma l’etica del lavoro viene prima di tutto. Tutti possiamo sbagliare e lo facciamo di continuo, ma autogiustificarsi senza ammettere nemmeno con se stessi la verità è un grandissimo problema che fa perdere l’equilibrio, psicologico e fisico. Questo romanzo sul ritorno di Guido Guerrieri racconta tanto della nostra Italia. Dei suoi cedimenti, dei suoi “smottamenti” morali. In questo senso, il romanzo è molto italiano. Da noi c’è un’inclinazione diffusa ad autogiustificarsi, è una tendenza della nostra vita pubblica. Ed è sicuramente un problema di questo Paese più che di altri. In una pagina viene citato Dostoevskij, una frase dei fratelli Karamazov: “Chi mente a se stesso e presta ascolto alle proprie menzogne arriva al punto di non distinguere più la verità, né in se stesso, né intorno a sé...”.
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STORIE
IL RACCONTO DEL MESE
O
rmai era sicuro: il Grande Capo, perennemente assiso su una poltrona d’epoca, in legno, installata dietro di Noga una vastissima scrivania nera, con il ripiano rivestito da un panno verde, come quello dei biliardi, viveva nel suo Ufficio. La vorare per lui era come condurre quotidianamente una partita con la stecca costantemente nelle sue mobilissime mani: nessuno poteva sperare di possederne un’altra e, men che mai, più lunga della sua. Fumava la pipa, ma nessuno sapeva se la fumava anche fuori ufficio; nessuno lo aveva mai notato motivo per cui, qualcuno, pensava che fumava solo per darsi delle arie. In un angolo apparentemente sperduto della grande scrivania giaceva un capace vaso che rassomigliava ad una zuppiera dentro la quale aveva riposto una serie infinita di pipe di tutti i generi, colori e materiali. Si scommetteva che avesse anche un qualche tipo di “calumet” indiano forse adagiato vicino ad un’ascia da guerra costantemente dissotterrata e ben nascosta sotto la scrivania. L’unico personaggio che giungeva in ufficio contemporaneamente al Grande Capo era l’usciere personale: integerrimo, voce melliflua, sempre attento ai desideri del capo: lui sapeva esattamente cosa voleva e come lo voleva: una volta il caffè nella tazza grande, un’altra nella tazza piccola e quindi la fotocopia riservata e ancora la valigetta dimenticata in macchina posteggiata nel riservatissimo posto auto vicino alla fontana monumentale del giardino. Negli spostamenti ufficiali fungeva anche da autista e la sua guida era attentissima e si rifiutava (non ufficialmente però) di posteggiare se non aveva a disposizione, per le manovre necessarie, almeno una mezza piazza d’armi.
C
ome ogni lunedì il Graande Capo voleva la situazione del personale. Situazione che consisteva in una monumentale pila di tabulati e che impegnava l’ufficio almeno per un paio d’ore.
Quando le donne non sono neanche merce
Discarica indifferenziata
Lui lo sfogliava attentamente, ma solamente le pagine dell’elenco alfabetico dove andava a spiluccare i nomi delle impiegate perchè, per lui, le donne dovevano stare a casa. Se ne aveva alcune in organico era semplicemente a causa del’imperdonabile debolezza del Capo del Personale, suo stretto parente per linea paterna, sciupafemmine incallito e da lui ancora tollerato. Quel lunedì il Grande Capo notò una straordinaria quantità di assenti. Tutte donne. Alcune per matrimonio altre per malattia, sempre le stesse e sempre nelle stesse date mensili. Altre ancora per puerperio ed infine alcune per la malattia dei figlioli. Questo era veramente insopportabile. Chiamò l’Ufficio del Personale: - Fatemi sapere subito le mansioni di tutte le risorse di sesso femminile! L’attesa durò veramente poco. Il Grande Capo dopo aver sfogliato i vari incartamenti ne dedusse che, in realtà, quelle impiegate non servivano un granchè e che potevano essere tranquillamente licenziate tutte quante, indifferentemente.
E
scrisse il seguente appunto su carta intestata: “All’Ufficio del Personale. Sentito il parere dell’Ufficio Legale provvedere al licenziamento immediato e per giusta causa delle seguenti risorse”. E qui, pignolescamente, trascrisse tutti i nomi delle donne da rimandare a casa dove, secondo lui, sarebbero state più a loro agio. Quando le lettere pervennero alle varie impiegate le urla, gli strilli, i pianti ed i propositi di vendetta riempirono tutto lo stabile. Ma non ci furono scritte sui muri, comunicati, interpellanze ed assemblee. Quelle donne se ne andarono semplicemente: corrucciate, piangenti e minacciose. 11 gennaio 2009
Lastatua diPadre Pio al Duomo Un forte applauso ha accolto l’ingresso della statua di San Padre Pio nella chiesa parrocchiale del Duomo, gremita di fedeli, raccolti per la funzione religiosa delle ore 18.00 di domenica 23 novembre. La messa è stata, quindi, anche l’occasione per uffi-
cializzare la donazione, da parte del Gruppo di San Pio di Rocca di Papa, della statua rappresentante il santo. Con l’impegno, il coinvolgimento e lo spirito di collaborazione che li contraddistingue, il Gruppo di San Pio è riuscito a raccogliere, tramite
una colletta, il denaro necessario all’acquisto della bella statua, posta accanto alla Pietà di Achtermann. Un sincero ringraziamento va a tutto il Gruppo di San Pio che, sono certo, raccoglie il consenso e la gratitudine di tanti roccheggiani. Danilo Romei
il Segno - dicembre 2014
Università Tor Vergata
IlBookSharing di Altro Ateneo
di Camilla Lombardozzi Si sa, il modo di leggere sta cambiando, le nuove tecnologie sostituisco sempre più il classico libro con i formati digitali (e-book). Tutto gira più velocemente, tutto muta, ci si guarda in faccia rendendosi conto che il tempo non aspetta nessuno; per alcuni questo è un aspetto della vita che provoca ansia, per altri è un modo per vivere al massimo il presente e per altri ancora è un’occasione per non starsene con le mani in mano e confrontarsi con quello che verrà. Tuttavia ci sono cose, se pur “vecchie”, a cui non si può rinunciare e che non possono essere sostituite, come il libro, l’odore della carta, la libreria, le edizioni più introvabili, sono tutti fattori che rendono il classico book qualcosa di veramente speciale. È per questo motivo che nel mondo ci sono associazioni che curano servizi in cui il libro la fa da protagonista, uno di questi è il Book Sharing, pratica che consiste nel diffondere la cultura e l’amore per la letteratura attraverso una condivisione pubblica di libri in modo completamente gratuito. L’idea è quella di dare nuova linfa vitale al libro, diffondendo nel globo in primis la cultura e le emozioni che un grande classico ad esempio può dare e inoltre permettere, a chi purtroppo non ne ha la possibilità, di usufruire della lettura in maniera totalmente gratuita. Il servizio più noto di Book Sharing è senza dubbio il bookcrossing (bookcrossing.com) che, schedando tutti i libri, ha modo di scoprire il viaggio che il libro o la rivista ha compiuto, dando la possibilità alle milioni di persone collegate nel web di entrarne in possesso. In Italia, ahimè questo movimento stenta a prendere piede, fortunatamente però non sono rare le attività che favoriscono la voglia di leggere e di acculturarsi. A Siracusa, ad esempio, questa estate, si è tenuto il primo Book Sharing balneare a cui hanno aderito tanti stabilimenti, grazie all’iniziativa promossa dal Coordinamento contrade marine della città siciliana. A Roma, invece, precisamente all’Università di Tor Vergata, facoltà di Lettere, grazie a “Altro Ateneo”, collettivo di studenti che immagina e rivendica un’università e un mondo del sapere diversi, è stato organizzato il primo Book Sharing Universitario, con ben due postazioni attive che permettono a chiunque di prendere in prestito una rivista o un libro che desiderano leggere. Se lo si è trovato particolarmente interessante o piacevole, lo si può tenere, a patto di inserirne un altro all’interno della postazione che è creata con materiale interamente riciclato.
Aquilone Rosa, conoscere lestrategie di contrasto allaviolenza sulle donne
il Segno - dicembre 2014
di Emanuela Trinca Il 25 novembre 2014, per celebrare la Giornata Internazionale contro la violenza sulle donne, l’associazione “L’aquilone Rosa” ha organizzato un convegno dal titolo: “365 giorni no! Strategie di contrasto alla violenza sulle donne”, patrocinato dal comune di Rocca di Papa. Alla presenza del sindaco, Pasquale Boccia, e del consigliere regionale, Pietro Petrassi, firmatario della legge regionale n. 4/2014 (“Riordino delle disposizioni per contrastare la violenza contro le donne, in quanto, basata sul genere, e per la promozione di una cultura del rispetto dei diritti umani fondamentali e delle differenze tra uomo e donna”), della presidente dell’associazione, Margherita Silvestrini, della psicologa Veronica di Biagio e di esponenti delle forze dell’ordine, come il comandante della polizia locale, Sergio Ierace, si è tenuto un confronto pubblico sulle strategie culturali, sociali e politiche volte al contrasto del fenomeno della violenza di genere. Il confronto e il dibattito, moderati in maniera eccellente dalla presidente Silvestrini, che con la sua decennale esperienza nell’associazione, ha contribuito al miglioramento della vita di molte donne, l’intervento che, più di tutti, mi ha colpito in maniera positiva è stato quello del comandante della polizia locale, Ierace che, con competenza e grandi capacità comunicative, ha illustrato l’iter giudiziario che viene messo in atto nei confronti degli uomini rei del reato di violenza contro le donne. Ierace, ex funzionario della polizia locale di Roma, prima della sua nomina presso il comando di Rocca di Papa, avvenuta nello scorso mese di luglio, si è attivamente speso in un progetto integrato di sicurezza sociale contro lo sfruttamento del lavoro minorile e delle donne; la sua esperienza professionale al fianco delle
L’INIZIATIVA
donne vittime di sfruttamento, gli ha consentito di ampliare il raggio di conoscenza del fenomeno (anche grazie alla vicinanza professionale con il centro antiviolenza di Roma, “Differenza Donna”) e degli strumenti di intervento atti al suo contrasto. Elencare tutti
gli interventi giudiziari da lui effettuati, vorrebbe dire descriverne la biografia professionale che, in questa sede, è alquanto arduo! Qui, si vuole però sottolineare che a Rocca di Papa sono presenti personalità di alto pregio professionale e che rappresen-
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Il gruppo de L’Aquilone Rosa
tano una grande risorsa per il nostro territorio; professionisti come il comandante Ierace e la stessa Margherita Silvestrini (a tantissimi altri!) che con il loro lavoro, fatto di passione e dedizione, danno grande rilievo e qualità al nostro territorio e alla nostra comunità.
Si raccolgono alimenti e indumenti entro il 5 gennaio 2015
La moto Befana della solidarietà
Anche quest’anno l’associazione dei moticiclisti di Rocca di Papa, i Ribbelli Bikers, promuove la raccolta di alimenti come pasta, biscotti, ecc. per le faniglie meno fortunate, e di indumenti intimi ed altro per i bambini che ne hanno bisogno. Un’iniziativa lodevole che dimostra come la solidarietà verso le fasce più deboli della popolazione è un elemento che contraddistingue le associazioni roccheggiane, in particolare quella dei Ribbelli Bikers. “Vogliamo festeggiare con tutti la nostra moto Befana -ci hanno detto- e offri- I Ribbelli Bikers al femminile remo un aperitivo in piazza della Repubblica il prossimo 6 gennaio alle 2015. Per ricevere ulteriori informazioni ore 12:30”. Per chi vorrà effettuare le dona- ci si può mettere in contatto con la pagina zioni (solo alimenti e indumenti, e non si pos- Facebook dei Ribbelli oppure telefonare al sono dare soldi), la consegna dei prodotti 349-5791579. potrà essere effettuata presso la sede situata Buona moto Befana a tutti! in piazza Papa Eugenio II entro il 5 gennaio Giulia De Giorgi
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VAGABONDANDO
il Segno - dicembre 2014
In giro per musei... Museo Luigi Pigorini Terra di mezzo Arriva il gioco Preistoria ed etnografia ispirato alla saga di J.R.R. Tolkien al grande museo dell’Eur di Camilla Lombardozzi Nel lontano 2001 arrivava nelle sale cinematografiche italiane Il Signore degli Anelli - La compagnia dell’anello, primo capitolo di una strepitosa trilogia fantasy diretta da Peter Jackson e tratta dal romanzo del grande scrittore britannico J. R. R. Tolkien. Negli anni a venire, Jackson ispirandosi sempre a Tolkien portò sul grande schermo un’altra fortunatissima e amatissima trilogia, quella di Lo Hobbit, che il 17 dicembre giungerà ahimè alla fine, difatti Lo Hobbit: La battaglia delle cinque armate è l’ultimo capitolo del bellissimo Tolkien viaggio intrapreso nella Terra di Mezzo e che ci ha accompagnato per ben 13 anni. Tuttavia cari fans non dovete disperarvi, perché le avventure nell’Universo di Tolkien non sono ancora terminate, se infatti il cinema si prepara a dare il grande addio a Bilbo, Sauron, Frodo, Gollum e Gandalf, il mondo videoludico non sembra esserne pronto. La Warner Bros Interactive, ha deciso invero, di fare un bel regalo di Natale ai tanti ammiratori dell’odissea Tolkeniana, realizzando La Terra di Mezzo: L’Ombra di Mordor, un videogioco il cui protagonista è Taulion, un soldato di Gondor ucciso da Sauron (insieme alla sua famiglia) e riportato misteriosamente in vita da uno spettro. La missione è presto detta: uccidere Sauron, Mordor vendicando la propria morte e quella dei propri cari, attraverso i nuovi poteri che la resurrezione ci dona. Oltre ai combattimenti corpo a corpo, infatti, sarà possibile prendere possesso delle menti degli Orchi di Mordor, comandandoli a piacimento. Shadow of Mordor è disponibile per Play Station 4, Playstation 3, Xbox 360 e Xbox One. Affrettatevi, il vostro tesoro vi aspetta!
di Marcello Loisi Uno dei musei che si trovano all’Eur porta il nome di un archeologo, Luigi Pigorini. È il Museo Nazionale Preistorico Etnografico e ha una lunga storia. Fu istituito nel 1876 per iniziativa promossa dallo stesso Pigorini, il quale aveva bene in mente quali dovessero essere gli obiettivi di un progetto simile. Secondo lui, la nuova istituzione occorreva per raccogliere in un museo centrale, nella nuova capitale d’Italia, le testimonianze e i documenti relativi alle culture preistoriche (italiane, europee ed extraeuropee) e “primitive” contemporanee. Un altro motivo, altrettanto importante, era quello di fornire un indirizzo scientifico unitario agli studi e alle ricerche paletnologiche in Italia. Fin dalla sua fondazione, dunque, il museo svolse una fondamentale funzione di promozione e coordinamento
Una delle sale del Museo Pigorini
delle operazioni di scavo dei siti preistorici italiani, alle quali si affiancò l’istituzione della prima cattedra universitaria di Paletnologia in Italia. Inoltre, parallelamente alla fondazione del museo, Pigorini promosse anche la nascita del Bullettino di Paletnologia italiana. Il museo, che inizialmente aveva sede nel Palazzo del Collegio Romano, tra via del Corso e il Pantheon, è stato trasferito nell’attuale sede all’Eur solamente tra il 1962 e il 1977. L’esposizione è divisa in due principali settori: quello
preistorico e quello etnografico. Il primo raccoglie migliaia di oggetti e materiali attraverso i quali è possibile immaginare come vivevano gli uomini dell’Età della pietra, mentre nella sezione etnografica sono conservate testimonianze delle civiltà cosiddette primitive, anche recenti, provenienti da tutto il mondo. Visitare questo museo è un po’ come viaggiare nel tempo e nello spazio, conoscendo mondi nuovi e imparando nuovamente cose che abbiamo dimenticato.
Nelle sale è arrivato il nuovo film di Riccardo Milani
Scusateseesisto, parola di Raoul Bova
Uscito da poco nelle sale cinematografiche italiane Scusate se esisto!, regia di Riccardo Milani, si attesta come uno dei film più divertenti di questo Natale. Lei, Paola Cortellesi, affermata architetto con esperienza alle spalle. Lui, Raoul Bova, gay e fidanzato. Quando Serena Bruno (Paola Cortellesi) decide di tornare a lavorare in Italia, dopo una brillantissima carriera svolta a Londra, incontrerà notevoli difficoltà nel trovare un lavoro adatto alle sue qualifiche (che di rado vengono riconosciute a una donna), si adatta per questo a fare qualsiasi cosa spacciandosi per quello che non è ma che tutti credono sia: un uomo. Proprio in questa particolare situazione incontra Francesco (Raoul Bova) col quale instaura un intenso rapporto di amicizia ma non solo…
Tra equivoci e colpi di scena prende vita una commedia travolgente ed esilarante capace di affrontare con leggerezza e con un sorriso anche i temi più importanti e delicati che caratterizzano la nostra società. Giulia De Giorgi
TEMI D’OGGI
Il cuore degli animali
il Segno - dicembre 2014
di Annarita Rossi Al mattino un ambulante indiano sbriciola un po’ di pane su di una balconata che si affaccia sulla capitale mentre orde di piccioni vi giungono dai cieli che la sovrastano. In India, un lavorante non può permettersi di dare soltanto del cibo al suo elefante e quindi ogni mattina, insieme all’animale si reca nella foresta. L’elefante ha il compito di trasportare dei grossi tronchi di legno per poi piantarli nel terreno. Ha un lavoro ben preciso da compiere e lo sa fare diligentemente. Ma quella mattina, sembra proprio non volerne sapere di piantare quel palo nel terreno. Non servono a niente gli incitamenti del suo padrone, né le minacce, il pachiderma si rifiuta categoricamente di eseguire. Il padrone allora sta per punirlo picchiandolo più forte con uno scudiscio quando, avvicinandosi, si accorge che nella buca in cui doveva piantare il palo, sta dormendo un cane. Soltanto quando questo verrà tolto dalla buca, l’elefante pianterà il palo. Gli elefanti sono provvisti di memoria ancestrale e questo episodio ci fa
La vita nei modi di dire
riflettere non solo sull’intelligenza di questi animali ma anche sulla loro consapevolezza e capacità di provare dei sentimenti non unicamente per i loro simili ma anche per quelli di altre specie. Gli elefanti comunque non fanno eccezione, sono tante le specie di animali che ci dimostrano di provare dei sentimenti. Anni fa una cicogna fu ferita gravemente da un cacciatore in Croazia. I veterinari non poterono purtroppo far nulla per farla volare ancora, così fu portata nel suo nido che aveva costruito vicino all’abitazione di una donna la quale volle impegnarsi a nutrirla. Il compagno della cicogna volò verso il sud con i loro piccoli, ma la cosa straordinaria è che non ha mai dimenticato la sua compagna e come in un rituale degno delle più belle storie d’amore, ogni
di Enea Trinca
Chi bestemmia “porco diavolo” di sicuro non avrà accesso all’inferno.
Se dai del ladro a un politico, di certo ti risponderà: “Come si permette? lei non può criminalizzare un’intera categoria”.
Lo scapolo spesso compra i fiori per se stesso per festeggiare il fatto di essere così fortunato.
Nelle dittature i popoli sono come campi di girasoli, guardano tutti dalla stessa parte.
Se amare è soffrire, per non soffrire puoi non amare. Dopo di che soffriresti per mancanza d’amore.
Il lavoro mi piace e mi affascina molto, per questo potrei stermene seduto per ore a guardarlo.
In verità, quando diciamo la verità, c’è sempre poca verità.
il T o c c o
di Ermanno Gatta
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anno e da ben 17 anni percorre 13 mila km dal Sudafrica alla Croazia per tornare da lei ed accoppiarsi nuovamente. Forse, pensare che non siamo l’unica specie a provare dei sentimenti solo per il fatto che siamo animali evoluti, ci potrebbe rendere un po’ più umili e rispettosi nei confronti delle altre specie che vivono questo pianeta da tanto tempo, da molto prima di noi. È proprio vero quando si dice che agli animali manca proprio la parola e che se potessero soltanto parlare, chissà quante cose avrebbero da dirci.
Annarita Rossi finalista alla Fiera del libro
A Roma, lo scorso 7 dicembre, alla Fiera della Piccola e Media Editoria, si è svolta la cerimonia di premiazione dei finalisti del “Concorso Nazionale di Narrativa Sherazade” indetto dalla casa editrice Edilazio al quale ha partecipato la nostra Annarita Rossi, il cui racconto è risultato finalista e quindi è stato pubblicato in un’antologia insieme agli altri 14 finalisti (i concorsisti erano oltre 200). Ci congratuliamo con Annarita e siamo molto contenti perché il suo successo lo sentiamo anche un po’ nostro.
Pillole ECONOMIA di Mauro Artibani
Tempo di crisi
La crescita economica rende l’esercizio della spesa indifferibile. Le famiglie, i consumatori insomma, quando fanno quella spesa, ne fanno tanta: fanno il 60% del Pil. Obbediscono al diktat e… più che cibarsi vanno in sovrappeso, vestono alla moda che passa di moda, per andare da qui a lì acquistano un Suv. Questa la regola. Risultato: abbienti ed affrancati dal bisogno. Poi viene il tempo dello sconquasso quando il reddito, erogato dalle imprese a chi lavora, si mostra insufficiente ad acquistare le merci prodotte, impallando il meccanismo dello scambio: l’offerta così va in eccesso, la domanda in difetto. Et voilà, la crisi. Già, questa crisi che mostra come il ciclo, per funzionare, abbia bisogno di chi produce e chi consuma nonché di quel reddito che consenta di fare la spesa, trasformando quanto prodotto in consumato: associati insomma ad un comune destino, nella barca del Libero Mercato Spa, hanno da remare nella stessa direzione. Essipperché, se manca di fare l’uno, annaspa pure l’altro. Un “mutuo soccorso” soccorre tutteddue, per andare insieme oltre la crisi. Bene, i consumatori fin quando hanno potuto hanno speso. Ora tocca alle imprese mettere fiches per rifocillare l’immiserito potere d’acquisto. A loro tocca fare un investimento per vendere. Olè, per quelli che fanno orecchie da mercante ci vuole un tweet: “La crescita si fa con la spesa. Così viene generato reddito, quel reddito che serve a fare nuova spesa. Tocca allocare quelle risorse di reddito per remunerare chi, con la spesa, remunera”. Di questi tempi, appunto, hanno più bisogno i produttori di vendere che i consumatori di acquistare! Attenzione, ci stanno pure imprese, nazionali e multinazionali, che hanno attrezzato business che fanno utili e danno il resto a chi fa la spesa. Risparmi a iosa insomma, da scovare, piluccare, intascare. Essì Signori, tocca intercettare quel tornaconto che, rifocillando il Potere d’Acquisto, sblocca il meccanismo dello scambio che impalla il mercato, riattivando la crescita.
il Segno dei tempi
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il Segno - dicembre 2014
nei disegni del Maestro Franco Carfagna Il disegno del maestro Carfagna ci porta in epoche lontane in cui i nostri boschi erano frequentati e abitati forse più del paese. Erano fonte di lavoro e di sopravvivenza: per conto terzi, a cottimo o in proprio. Per esempio, quelli che andavano a raccogliere i funghi per poi venderli, allo stesso tempo raccoglievano i fiori, le felci (con cui si facevano le corone), la sparacina, la terra di ciocco, che veniva trasportata a Roma e venduta per riempire i vasi. Nel periodo natalizio si raccoglievano i ruschi (il pungitopo, una pianta oggi protetta), e le palline rosse, che successivamente venivano attaccate ai ruschi. Nei boschi non mancavano i cosiddetti trappolari, che cercavano di catturare lepri, conigli selvatici e altri animaletti. I cacciatori, la sera, facevano la posta alla beccaccia e anche di notte i boschi non trovavano pace, con i cacciatori “a paletta” che giravano in lungo e in largo, armati di lanterna e bastone a forma, appunto, di paletta per pren-
dere gli uccelli appollaiati sui rami. I cacciatori aspettavano i tordi all’alba, quando passavano facendo ritorno dall’emigrazione. Non mancavano i cercatori di nidi, che catturavano uccellini ancora piccoli per preparare qualche modesta cena. La cattura dei nidi era un compito assolto dai riazzi (ragazzini) e, se trovavano delle uova, le bevevano sul posto facendo due buchetti sul guscio. Si racconta a Rocca la storia di due fratelli andati per nidi. Ne videro uno su un albero e il più piccolo dei due salì e notò che le uova erano spaccate, stava cioè per uscire l’uccellino. Non sapendo cosa fare, chiese aiuto al fratello, lo chiamò: ‘ndò (Antonio), so’ spaccate spaccate… La risposta di ‘ndonio non si fece attendere: e tu bevi bevi. Così il fratello bevve insieme agli uccellini che stavano per uscire. Oggi, fortunatamente, i tempi sono cambiati, le nostre zone sono all’interno di un parco regionale, la caccia è praticata da sempre meno persone e qui è fuorilegge, in più il rispetto per i nostri amici animali è cresciuto notevolmente.
La storia delle uova “spaccate spaccate”
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Le lettere non superiori alle 13 righe devono presentare in modo chiaro nome, cognome, mail o numero telefonico
GRAZIE ALLA DOTTORESSA FICO Gentile Direttore Andrea Sebastianelli, domenica 12 ottobre di buon mattino io e mio marito Claudio Cuneo siamo venuti a Rocca di Papa, e l’edicolante di piazza Margherita, oltre ai giornali che gli abbiamo chiesto, ci ha offerto il vostro periodico “Il piccolo Segno”. Sono stata contentissima di questo dono e l’indomani con interesse ho sfogliato
e letto la vostra rivista. Vi ringrazio di cuore per il prezioso lavoro divulgativo che svolgete. Tanti articoli quasi tutti interessanti e di facile lettura. L’articolo della biologa nutrizionista dottoressa Laura Fico, per esempio, ha risposto esaurientemente ad un problema che tutta la nostra famiglia con tre figli maschi (Eugenio, Lorenzo e Tommaso), ha vissuto per parecchio tempo, senza mai avere nessuna spiega-
zione, e cioè la patologia neofobica. Grazie alla dottoressa Laura e a presto rileggervi nel prossimo numero. Saluto lei cordialmente e tutti quelli che collaborano all’ottima riuscita del periodico. Teodora Ciampa Cuneo
UNA CAMMINATA PER IL CENTRO STORICO Ci sono strade del centro storico completamente abbandonate, strade in cui non si vede
mai un vigile, uno spazzino o un politico. Non sarebbe il caso di cominciare a inserire anche i vicoli sotto alla Fortezza tra le strade da controllare? Sarebbe già un piccolo segnale di attenzione dopo anni di chiacchiere e di scarsi risultati. In fondo, farsi una camminata ogni tanto fa anche bene alla salute. E ne vale davvero la pena. Fulvio Cippitelli
IL SEGNO AUGURA AI SUOI LETTORI BUONE FESTE