Il Segno febbraio 2014 - I

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“ il Segno ...quello che gli altri non scrivono...

Se è una guerra contro un giornale, essa è puerile; se è una guerra contro la stampa, voi vi morirete.

PICCOLO

Intimidazioni www.ilsegnoroccadipapa.blogspot.it

quindicinale indipendente

Anno XIII, n. 3 - 1/15 febbraio 2014

Così vogliono tapparci la bocca

Panoramica di una parte del Piano Particolaregiato Calcare-Valle San Lorenzo

Le vicende legate al “Piano Particolareggiato Calcare-Valle San Lorenzo”, unitamente alla gestione complessiva del settore urbanistico, stanno investendo l’amministrazione comunale. Ora è il momento della chiarezza e appare necessario avviare un’indagine approfondita anche sugli 88 comparti edificatori delle Calcare, senza dimenticare il delitto di Umberto Morzilli del 2008

Schiaffini Travel 70mo Fatture per delle bombe 1,6milioni €

Articoli alle pagine 6, 7 e 8

A pagina 15

A pagina 5

Intervista al Continua Presidente l’Odissea del COTRAL del Parco A pagina 10

A pagina 13

Caracci

Armand Marrast (1834)

di Andrea Sebastianelli Cari cittadini di Rocca di Papa, se avete realizzato (magari 15 anni fa) una casetta abusiva… tenetevi pronti perché il comune starebbe approntando un programma per requisirla facendola diventare di sua proprietà. Fin qui tutto nella norma, se non fosse che... Durante l’occupazione nazifascista degli anni Quaranta, si usava requisire strutture e palazzi per adibirli a comandi militari. Ma era anche azione diffusa quella di requisire le abitazioni di quelli che dissentivano e che venivano considerati dei nemici. Stessa cosa accadeva nell’Argentina del dittatore Videla, con acquisizioni e requisizioni di appartamenti di migliaia di dissidenti. Segue a pagina 9

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ATTUALITÁ

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il Segno - 1/15 febbrio 2014

I Marò, il cinema, la diplomazia... e tante domande senza risposta La vicenda dei due fucilieri italiani può essere letta anche attraverso un film

di Mauro Giovanelli Nel film “Le ali della libertà” (The Shawshank Redemption) di Frank Darabont c’è una scena di pochi fotogrammi, durata una manciata di secondi, che ritengo sia la più significativa e commovente di tutta la storia. Complimenti allo sceneggiatore, che è il regista stesso, qualora Stephen King non l’avesse prevista nel racconto da cui è tratta la pellicola. Il giorno dopo la prima notte di espiazione della ingiusta condanna a vita comminatagli, Andy Dufresne (Tim Robbins), seduto nel refettorio del carcere, sta esaminando la brodaglia che ha davanti per cercare di prendere atto della nuova situazione in cui si è venuto a trovare. Appartato dagli altri suoi nuovi colleghi veterani ascolta i loro compiaciuti commenti circa le percosse cui la sera prima è stato oggetto un altro iniziato, un numero di matricola, ad opera di un sadico PICCOLO

il Segno

organo quindicinale dell’associazione culturale

“Editoriale il Segno” C.F. 92028150586

Registrazione Tribunale di Velletri n. 5/02 del 19/02/2002

DIREZIONE

Via dei Monti, 24 - Rocca di Papa

DIRETTORE RESPONSABILE Andrea Sebastianelli

I due Marò

agente di custodia. La risposta secca dell’addetto all’infermeria, “È morto!”, alla richiesta buttata lì da un detenuto di come stesse la vittima, fa cadere tutti in un silenzio tombale per lo sconcerto suscitato da tale futile domanda. È Andy Dufresne che interviene per soddisfare, sebbene difficile da elaborare, la più semplice e naturale delle cuREDAZIONE

Patricia Antolovic, Mauro Artibani, Bruna Benelli, Noemi Bevilacqua, Federico De Angelis, Giulia De Giorgi, Daniela Di Rosa, Paola Gatta, Mauro Giovanelli, Anna Giovanetti, Toshi Kameda, Alberto Litta, Marcello Loisi, Camilla Lombardozzi, Nanci Marietto, Loredana Massaro, Noga (Gabriele Novelli), Massimo Onesti, Sergio Rasetti, Annarita Rossi, Paola Rufini, Vincenzo Rufini, Maria Pia Santangeli, Luigi Serafini, Roberto Sinibaldi, Gennaro Spigola, Sandro Tabellione, Alessia Tino,

ilsognatore

riosità: “Come si chiamava?”. Forse è questa la chiave di volta su cui regge l’impalcatura del messaggio che l’autore ha voluto dare nell’esporre quei fatti. Senza dubbio ho perso alcuni passaggi nella lettura frettolosa dei vari quotidiani, allora sul caso che vede coinvolti i nostri due fucilieri di marina in India mi sono sfuggiti alcuni ILLUSTRAZIONI

Franco Carfagna, Ermanno Gatta

ilpiccolosegno@libero.it

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particolari. So ad esempio che i connazionali, Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, cui auguro di cuore possano dimostrare di essere totalmente estranei ai fatti cui sono chiamati a rispondere, hanno trascorso anche lo scorso natale presso l’ambasciata italiana a Nuova Delhi con alcuni dei loro cari, seguo con interesse l’evolversi della trattativa diplomatica tra la Farnesina e il ministero degli esteri indiano, ho rimarcato il punto in cui il nostro Presidente della Repubblica li ha citati nel suo discorso di fine anno. Le due vittime di quel triste episodio so che erano indiani e ne conosco i nomi, Valentine Jalstine e Ajesh Binki, anche se vengono sempre citati per il lavoro che svolgevano. Mi domando: che persone erano? Giovani o anziani? Vivevano solo del pescato? Avevano moglie e figli? Credevano in qualcosa? Coltivavano sogni, speranze? Grazie per l’attenzione e cordiali saluti. mauro.giovanelli@gmail.com

Un Rally al Tuscolo!

Sembra incredibile ma domenica 26 gennaio, chiunque avesse voluto recarsi al Tuscolo non poteva farlo. La strada provinciale che dalla via Anagnina sale verso il Tuscolo, era interdetta al traffico veicolare. Motivo? Era in corso niente di meno che una gara di rally. Veloci e rumorosissime automobili sfrecciavano lungo la strada provinciale, tra boschi, prati e colline. Chiediamo ai responsabili degli Enti preposti alla tutela, come sia stato possibile autorizzare lo svolgimento di una così pesante manifestazione per auto da corsa in un ambiente come quello tuscolano che dovrebbe, al contrario, essere proprio salvaguardato da simili eventi.


IL RICORDO

il Segno 1/15 febbraio 2014

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Ciao Enrico, dieci anni dopo... cimanca latua passione civile!

Dieci anni fa veniva a mancare uno dei fondatori del Segno, Enrico Casciotti

di Daniela Di Rosa Il 18 febbraio del 2004, dieci anni fa, Enrico Casciotti ci lasciava. Enrico era stato tra i fondatori del nostro giornale e fin dai primi numeri la sua passione e il suo incitamento hanno rappresentato per tutti noi una grande spinta a non fermarci e a superare le difficoltà che di volta in volta incon-

travamo. Fare un giornale non è facile, numero dopo numero è necessaria una forte motivazione, oltre ovviamente a tutto ciò che serve per stampare un periodico (dai soldi, alla grafica, alla stesura di articoli, all’impegno attivo sotto ogni punto di vista). Soprattutto nei primi anni più volte abbiamo corso il rischio di chiudere. Ma ogni volta Enrico ci diceva di prenderci un po’ di tempo per riflettere per poi spronarci a non demordere e ad andare avanti. Lo faceva investendoci anche i propri soldi. Spesso, infatti, era proprio lui con il suo contributo a permettere la stampa del giornale, un gesto spontaneo che metteva in luce la sua generosità di fronte alle cose in cui credeva. Ricordarlo oggi, per tutti noi, è ricordare quell’inizio. Oggi Il

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Segno ha numerosi collaboratori, i lettori ci seguono con attenzione, e la cosa che tutti ci riconoscono, pur essendo passati ben 13 anni da quell’inizio, è la passione. La passione non ci è mai mancata né è mai venuta meno. E la cosa non è scontata. Dopo tanti anni il rischio è di fare un giornale spento, freddo, magari ben fatto ma incapace di trasmettere emotività. Questo Il Segno fino ad oggi è sempre riuscito ad evitarlo. La passione è ciò che

ci distingue perché è la stessa passione che Enrico metteva nelle numerose cose che faceva, dall’astronomia alla corale, dalla politica alla recitazione, dalla competenza tecnica alla cultura in generale. E soprattutto la disponibilità ad andare sempre avanti. Se ci fermiano a riflettere anche solo per un momento ci sembra incredibile che siano trascorsi già dieci anni dalla sua morte. Dieci anni sono molti ma il suo ricordo è più vivo che mai.

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ATTUALITÁ

il Segno 1/15 febbraio 2014

Contro il nucleare, dentro il nucleare

Cala il segreto di Stato sulle centrali nucleari

da Tokyo Toshi Kameda Capita che la mattina ti svegli preoccupato per qualcosa di grave che potrebbe succedere alla centrale nucleare di Fukushima oppure che qualche altra centrale sia stata riattivata; allora cerchi di informarti sui giornali o su Internet ma non riesci a trovare nulla perché tutti i siti delle centrali sono spariti dalle mappe del Paese e tu non potrai mai sapere dove sono finiti visto che è stato posto il segreto di Stato. È un incubo? No, è tutto vero a causa che a decidere quali di una legge sul segreto di informazioni saranno Stato approvata nel dicembre soggette a segreto sascorso con tutta fretta (poco più ranno ben 53 organi di un mese di discussione in di Stato. Sulle queParlamento). stioni di sicurezza è Questa legge prevede che siano comprensibile che a tenute segrete le informazioni decidere siano, ad necessarie alla sicurezza dello esempio, il ministero Stato, relative alla difesa, alla della difesa o degli politica estera, alla prevenzione affari esteri ma che delle attività eversive e di terc’entrano quello rorismo. La durata del vincolo dell’ambiente o è di 30 anni, ulteriormente prol’agenzia dei consurogabili dagli organi dello Stato matori o del turismo? competenti per un periodo che Attira la nostra attennon può superare altri 30 anni zione la presenza tra ma per alcune informazioni questi 53 organi di un può andare complessiva- “Contro la legge sul segreto di Stato. ente promotore delRiprendere il periodo della guerra”. l’energia nucleare, mente oltre i 60 anni, cioè un Il Partito liberal democratico. segreto eterno, come per gli Immagini tratte da: del ministero delarmamenti, o per le informahttp://hunter-investigate.jp/ l’economia, del comzioni che possono danneggiare news/2013/12/20131206-os01.html mercio estero e le trattative in atto con un Paese dell’industria e straniero o un’organizzazione internazio- quello di controllo, e dell’Autorità della Renale, ecc.. golazione Nucleare. Il governo al momento Chi svela un segreto sarà condannato a 10 nega che le centrali nucleari siano soggette anni di reclusione, una pena più pesante ri- al segreto. Ma non è così visto che una censpetto alle leggi attuali, 5 anni per i militari trale può essere un facile obiettivo terrorie un anno per i dipendenti pubblici. Non stico e questo rientra nel quadro della solo, la sua applicazione si estende anche ai sicurezza nazionale (tema già definito dalla loro familiari e amici, ai privati che lavo- legge sull’istituzione dell’Autorità della Rerano con lo Stato in segreto e ai semplici golazione Nucleare del 2012 e dalla legge cittadini che chiedono informazioni mani- fondamentale festando pacificamente se il governo do- sul nucleare vesse giudicare tali manifestazioni m o d i f i c a t a un’istigazione (sono previsti 5 anni di re- nello stesso clusione). Altro che istigazione, il segreta- anno). Enrio generale del Partito liberal trambe queste democratico, Ishiba, paragona addirittura leggi hanno ad atti terroristici le manifestazioni davanti come obiettivo al Parlamento contro questa legge: “Non “la protezione mi sembra ci sia in sostanza una gran diffe- della vita, la renza tra la tattica del gridare -ha detto- e gli salute e il paatti terroristici”. trimonio della Tutte queste restrizioni fanno chiudere la popolazione, bocca a molti rendendo più difficile il lavoro la conservadi coloro che trattano “il sapere”. Per questo zione dell’amsi sono schierati contro la legge giornalisti, biente e la sicurezza dello Stato”. E così non scrittori, artisti, registi, attori, case editrici, sapremo mai se una centrale nucleare sarà scienziati e tante altre categorie. Anche le dotata di tutte le misure di sicurezza necessaNazioni Unite hanno espresso la loro per- rie, se ci saranno altri rischi alla centrale di plessità: “La legge nasconde delle informa- Fukushima o se verrà costruita una nuova zioni convenienti al governo”, ha affermato centrale. Perché dare queste informazioni pol’alto commissario dei diritti umani, Nava- trebbe favorire un attentato terroristico. Una nethem Pillay, il quale ha poi sollecitato il cosa simile si sta già verificando nel comune governo nipponico “di non affrettarsi ad ap- di Kamakura. Un gruppo di cittadini, preocprovarla in questo clima di apprensione cupati per la salute, ha chiesto al comune increatosi sia all’interno che all’estero”. Ma il formazioni su dove sono installati i ripetitori governo non ascolta nessuno. dei telefonini ma il comune si è rifiutato di L’intento della legge sembra quello di fornire tali notizie giustificandosi con il rivoler nascondere quasi tutto considerato schio di attività sovversive. Tutto questo è

possibile perché la legge lascia allo Stato il potere discrezionale e non prevede un organo di controllo sulla regolarità e legittimità dei provvedimenti e sulle procedure. Il premier Abe, pressato dall’opposizione, è stato costretto ad accennare all’istituzione di alcuni organi di controllo solo due giorni prima dell’approvazione definitiva del 4 dicembre scorso. Per quel che ne sappiamo, al momento nessuno di questi organi sarà indipendente visto che sarà composto da coloro che decidono sull’applicazione del segreto, come politici e alti funzionari pubblici, cioè quelli che devono essere controllati e che invece controllano se stessi. Il governo se ne era dimenticato? No, semplicemente, ciò è avvenuto per “mancanza di senso di democrazia” (così si legge su uno dei volantini). Quindi, a ben guardare, è in pericolo la stessa democrazia visto che il problema del nucleare va ad incrociarsi con questa legge. Finora il movimento antinucleare ha cercato di non inserire altri temi per non dividersi ma ora si è reso conto che questa legge entra a pieno titolo tra gli argomenti trattati. Ma intanto il governo sta “riconquistando il Giappone” in modo autoritario (vedi il numero di settembre scorso) procedendo con la “Strategia della Sicurezza di Stato” approvata dal Consiglio dei ministri il 17 dicembre, che tra l’altro prevede accordi di difesa con gli americani, rigorosamente vietati dalla Costituzione. La legge sul segreto è parte integrante di questa strategia. Così come sarà coperto da segreto (per non mettere a rischio l’operazione) quando i militari giapponesi seguiranno gli americani in guerra. Chi detiene il potere è intenzionato a fare ciò che vuole senza nessun ostacolo e, ovviamente, in segreto. Quest’anno in Giappone è l’anno del cavallo. Buon 2014 a tutti voi. toshiditalia@yahoo.co.jp Chi è interessato a un cartone animato contro tale legge può vederlo su youtube: http://www.youtube.com/watch?v=LgXmQ Hjh5qs&feature=youtu.be N.B. Una correzione all’articolo del numero di novembre: nella seconda colonna la frase esatta è “che vivono proprio grazie agli interessi economici rappresentati dalle centrali” e nella terza colonna cancellare la frase: “che non è né contro né pro il nucleare”.


il Segno 1/15 febbraio 2014

INDOVINA QUANTI SIAMO?

Al 30 novembre 2013 i residenti censiti nel Comune di Rocca di Papa erano 17.051 (maschi 8.417; femmine 8.634). Alla stessa data i nuclei familiari erano 6.292.*

ROCCA DI PAPA notizie, informazione, attualità

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NUMERI UTILI

Clinica San Raffaele: 06-9428601 Comando Carabinieri: 06-94749007 Polizia Municipale: 06-94286134 Centralino Municipio: 06-942861 TAXI Mario: 346-3684911 06-9499151 (casa)

La Schiaffini Travel batte cassa e chiede al comune 1,6 mln di € *dati forniti dall’Ufficio d’Anagrafe

Lo ha fatto sapere in una nota il consigliere d’opposizione Emanuele Crestini

Solo qualche mese fa il comune di Rocca di Papa ha ottenuto da Cassa Depositi e Prestiti un bel po’ di soldi per saldare le fatture dei vari fornitori che da anni attendevano di essere pagati. Grazie al prestito, che comunque va restituito con gli interessi, le casse comunali avevano tirato una boccata d’ossigeno ma ora la situazione potrebbe farsi di nuovo critica. “La Schiaffini Travel Spa -si legge in un breve comunicato stampa emesso dal consigliere d’opposizione Emanuele Crestiniha inviato il 5 febbraio scorso una nota al comune di Rocca di Papa in cui viene chiesto il saldo delle fatture che l’azienda di trasporto locale vanta con l’amministrazione roccheggiana”. Si tratta di una somma molto alta, circa 1,6 milioni di euro (più di 3 miliardi delle vecchie lire) a cui si sarebbe arrivati “sommando diverse decine di fatture emesse dalla Schiaffini al nostro comune dal 2001 a oggi”. Nel suo comunicato stampa, Crestini, oltre a mettere in evidenza il problema della gestione economica e finanziaria del comune di Rocca di Papa, con le casse sempre più disa-

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Concorso del 2009

Il comune ricorre al Consiglio di Stato

Il comune di Rocca di Papa ha deciso di presentare ricorso al Consiglio di Stato contro il pronunciamento del TAR (Tribunale Amministrativo Regionale) che nella sentenza n. 786 dello scorso 22 gennaio ha chiesto l’annullamento del concorso svoltosi nel 2009 per “n. 4 posti a tempo indeterminato” perché “risultato illegittimo”. Per la giunta roccheggiana, a differenza di quanto emesso dal Tar, “la commissione giudicatrice non è incorsa in alcuna violazione di legge, avendo interpretato correttamente lo spirito delle norme”. Ora si tratterà solo di attenderà la sentenza del Consiglio di Stato che metterà la parola fine sulla vicenda.

Orario Continuato

Nei giorni di scuola aperti dalle ore 7.30

Lunedì chiuso

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strate, ha sottoUn mezzo della Schiaffini Travel lineato anche “che bisognerà procedere a un’attenta verifica di tutte le fatture della Schiaffini, così da dividere quelle già saldate da quelle effettivamente da pagare”. Resta il fatto che la cifra di 1,6 milioni di euro appare davvero esorbitante, anche se in essa saranno delibera di giunta del 19 disicuramente compresi i rela- cembre 2013 (la n. 157), infatti, la giunta guidata dal tivi interessi di mora. A confermare questa preca- sindaco Boccia ha deciso di rietà dei conti pubblici e di li- “autorizzare l’indebitamento quidità è l’ulteriore ricorso per anticipazione di tesoreria anche per il 2014 alla cosid- sino alla data del 31 marzo detta “anticipazione di tesore- 2014 di euro 4.814.550”; menria” (contabilmente tre per il periodo compreso tra quest’operazione si configura il 1° aprile e il 31 dicembre come un prestito a breve ter- 2014 l’indebitamento appromine che va restituito mano a vato è di euro 2.888.730. In tomano che le entrate dell’Ente tale si è deciso di anticipare vengono riscosse) per poter per una cifra vicina agli 8 mifar fronte a pagamenti urgenti lioni di euro. ed indifferibili in situazioni di Non ci resta che sperare che presto questi soldi rientrino carenza temporanea di soldi. Sembra proprio di essere tor- nelle casse come previsto. Andrea Sebastianelli nati al punto di partenza. Nella


L’esordio dei giovani democratici è stato più eclatante del previsto I “pizzini” del Pd ROCCA DI PAPA

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di Sergio Rasetti Eravamo tra coloro che auspicavano un esordio eclatante dei nuovi giovani dirigenti del Partito Democratico roccheggiano. Certi che si sarebbero presentati a iscritti, elettori del centrosinistra e alla città illustrando iniziative già in cantiere, proposte per una partecipazione allargata, input importanti all’amministrazione comunale per il 2014. Capaci di avviare una nuova stagione amministrativa della città che ha bisogno di essere soccorsa a 360 gradi. Ma siamo restati profondamente delusi. L’esordio è stato più eclatante del previsto. Si è concretizzato tramite un manifesto, affisso alla fine di gennaio, con un contenuto che ha fatto pensare a un messaggio trasversale. Concetti che soltanto pochi potrebbero decodificare: “Informazioni tendenziose”, “Attacchi finalizzati al disfattismo e sfascismo”, “Moralisti dell’ultima ora”. Sembra una tardiva levata di scudi a protezione del vicesindaco, che si è recentemente dimesso, senza che qualcuno (sindaco? partito?) avesse il coraggio di dichiarare ufficialmente che quella carica era compatibilissima con le sue incombenze private. Un cliché di altri tempi; quello dei democristiani e di certi comunisti che non dicendo nulla di comprensibile guadagnavano altro tempo per stare seduti sulle poltrone del potere. Se questo è un partito che si approccia a governare l’Italia, così attrezzato, c’è poco da stare tranquilli. Dopo notizie molto preoccupanti per l’immagine della politica locale e della burocrazia pubblica a sua disposizione, esordire con un manifesto di questo tipo significa essere nelle condizioni di completa crisi politica e disarmo spaventoso nei confronti di una situazione che sembra completamente sfuggita di mano. Se la parola d’ordine è tacere e negare l’evidenza, ci si renda finalmente conto che ormai è già tutto evidente e niente sarà

di Paola Gatta A fine gennaio abbiamo letto un manifesto che sembrava una sciarada, un gioco, un indovinello. Le uniche cose che si capivano erano il simbolo del Pd, in testa e le parole Rocca di Papa alla fine. Per il resto ci voleva l’oracolo. Il manifesto invitava i cittadini a non dare credito ai “moralisti dell’ultima ora”. Ma forse possiamo dare retta a quelli precedenti? Il manifesto continua dicendo che questi falsi moralisti (ma chi diavolo saranno?) “fino a ieri erano candidati nelle nostre liste”. In sostanza i sopraffini burocrati del Pd dicono di se stessi che si sono sbagliati, candidando persone false e moraliste. Ma non è tutto, continuano dicendo che questi stessi “falsi moralisti”, per il semplice fatto di stare dentro le liste del Pd “ricevevano incarichi sia tecnici che politici”. Insomma, se ti candidi non vanno tanto per il sottile e ti danno incarichi tecnici e politici, salvo accorgersi dopo che si sono sbagliati: critichi? Allora ti bollano come “moralista”. La politica, ci dice la versione in prosa di questo enigmatico manifesto, può essere madre, se stai al posto tuo e porti acqua al mulino del Pd, o matrigna, se per caso hai qualche obiezione al sistema. I nomi delle persone tuttavia non si capi-

come prima. Ai giovani dirigenti del direttivo del Partito Democratico locale, che non crediamo possano essere stati gli artefici di quel manifesto (forse suggerito da qualche segnalinee che dai bordi del campo può dare le indicazioni sbagliate all’arbitro), gli elettori del centrosinistra, e noi con loro, vogliono chiaramente chiedere un impegno reale per

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il Segno 1/15 febbraio 2014

scono proprio. Nei bar di Rocca è partita la ricerca, chi diceva una cosa, chi l’altra… Forse sarebbe il caso che il Pd faccia uscire un nuovo manifesto, dando – come in una telenovela – qualche indizio in più per noi normali cittadini. Hai visto mai che riusciamo a individuare moralisti veri e falsi, e magari a disfarci di entrambi? Una cosa però l’abbiamo capita: nel Pd i manifesti non li sanno fare.

condurre questo partito “fuori da quella cappa di silenzi che costituiscono vere e proprie complicità”. Ora è necessario e possibile, basta conservare quella capacità di analisi obiettiva e disinteressata, senza le quali finirebbero, in breve tempo anche loro, a far parte di quei politici che hanno portato il paese in questa situazione.

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ROCCA DI PAPA

il Segno 1/15 febbraio 2014

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Ora occorre esaminare con cura tutto il comparto delle Calcare Le questioni urbanistiche stanno mettendo a soqquadro la politica locale

di Andrea Sebastianelli Da quando abbiamo cominciato a occuparci specificatamente di alcune spinose questioni urbanistiche, il clima a Rocca di Papa è cambiato. E la ragione è chiara: ciò che è venuto alla luce non sono le autorizzazioni edilizie fine a se stesse ma il miscuglio tra interessi pubblici e privati che nel nostro paese sembra la norma con una sovrapposizione di ruoli da lasciare senza fiato. Politici che fanno i costruttori, che acquistano terreni, affidano progetti a tecnici che hanno anche incarichi pubblici, rivendono, ecc. Insomma, fanno i loro affari. Appare ormai chiaro che il fulcro di questo doppio interesse ruoti soprattutto intorno alla più grande speculazione edilizia della storia di Rocca di Papa, quella del “Piano Particolareggiato Zona C/6 località Calcare-Valle San Lorenzo”. Una massa di cemento abnorme, composta da ben 88 comparti edificatori che in termini tecnici significano milioni di metri cubi. Intorno a questo universo la politica non si è limitata a gestire atti e procedure ma ha voluto giocare un ruolo attivo, in molti casi addirittura diretto facendo affari di tipo personale. Ora è il momento delle indagini tese a rivoltare come un calzino l’in-

tero Piano Particolareggiato, comparto per comparto, cominciando ad analizzare le società coinvolte, a chi fanno capo, chi ne sono i direttori dei lavori, quali ditte hanno incaricato, quali permessi hanno ottenuto. Mettere insieme tutto questo significa fare piena luce sull’intera vicenda, cominciando anche a guardare le posizioni dei politici che nel corso di questi anni si sono dati un po’ troppo da fare per i propri interessi mentre la gestione complessiva del paese andava via via peggiorando. Ma perché solo ora sono emersi questi fatti? La domanda è lecita ma la risposta è difficile. Ricordo solo che sul Piano Particolareggiato Calcare-Valle San Lorenzo, già in passato emersero situazioni molto gravi e Il Segno, com’è nel suo modo di fare giornalismo, se ne occupò. Mi riferisco in particolare alla vicenda di Umberto Morzilli (detto Umbertino), uomo ritenuto vicino all’ex Banda della Magliana che aveva interessi proprio in alcuni di questi comparti edificatori. Morzilli venne assassinato a Roma il 28 febbraio del 2008. Il Segno se ne occupò poco dopo parlando del fitto intreccio emerso tra alcune società che diedero vita a un giro di acquisizioni e vendite che in breve portarono a far lievitare il costo di diversi terreni.

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Sulla vicenda la Procura della Repubblica di Roma aprì un fascicolo d’indagine. In quell’articolo (che abbiamo deciso di ripubblicare a pag. 8 su questo stesso numero) chiedevamo alla politica locale di monitorare il tutto verificando eventuali acquisizioni sospette di terreni e collaborando con gli inquirenti per non tralasciare alcuna traccia sospetta. La politica invece ha preferito restare nella nebbia ma oggi, dopo cinque anni, si comincia a intravedere qualcosa. E su

questo “qualcosa” è necessario fare piena luce. Intorno al “Piano Particolareggiato Zona C/6 località Calcare-Valle San Lorenzo” hanno ruotano e ruotano decine di società, centinaia di professionisti, tecnici e imprenditori, con un giro d’affari che raggiunge decine di milioni di euro. Gli ingredienti ci sono tutti perché anche le organizzazioni criminali possano aver deciso di non restare a guardare. Fare chiarezza su tutto questo è una priorità.

Dal circolo Sel riceviamo e pubblichiamo

“Il silenzio della giunta confessa il fallimento”

In riferimento ai recenti eventi che hanno caratterizzato la politica locale e le conseguenti comunicazioni, riteniamo che l’ennesimo silenzio e/o generico richiamo alla correità e complicità non assolva la Giunta dalle responsabilità di una cattiva Amministrazione. I Cittadini di Rocca di Papa non possono e non potranno continuare ad essere amministrati e tantomeno guidati da una Giunta sulla quale pesa se pur il solo sospetto di fatti estranei alla politica e al buon governo. La sola idea che nell’Amministrazione della cosa pubblica possano essere coinvolti interessi speculativi e personali rafforza l’idea che proprio attraverso queste consuetudini, estranee all’esercizio virtuoso del governo, si genera l’inefficienza amministrativa e si creano pericolose contaminazioni fatte di favori e privilegi. Non rispondere pubblicamente alle accuse e voci diffuse, che vedono coinvolti i vertici dell’attuale maggioranza, è di fatto confessare il fallimento di un progetto politico e certificare la propria impotenza di fronte agli eventi di questi giorni. “SEL Rocca di Papa – Circolo Enrico Berlinguer”, auspicando, come fatto in altre occasioni, un rinnovamento dell’intera Amministrazione, coglie questa occasione e invita il Sindaco Pasquale Boccia, la Giunta e tutti i Consiglieri a confrontarsi pubblicamente in un dibattito aperto con la cittadinanza, le associazioni, i movimenti e i partiti per restituire il giusto primato alla democrazia, alla partecipazione e alla trasparenza. Circolo SeL “Enrico Berlinguer” Rocca di Papa


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ROCCA DI PAPA

il Segno 1/15 febbraio 2014

L’omicidio Morzilli scoperchia la pentola delle speculazioni Con quest’articolo del 2008 Il Segno portò alla luce la scottante vicenda

Quattro mesi fa (febbraio 2008, n.d.d.) un fatto di cronaca nera accendeva i riflettori, neanche troppo marginalmente, su Rocca di Papa.

IL FATTO È il 28 febbraio del 2008. Siamo a Roma, in piazza delle Camelie, incrocio con via Tor de Schiavi, zona Centocelle. Un uomo di 51 anni, poco dopo le 11 del mattino, mentre sulla sua Mercedes percorre la rotatoria, viene avvicinato da una moto di grossa cilindrata con due uomini a bordo. Da una pistola partono quattro colpi che lo freddano all’istante. “Una vera e propria esecuzione della malavita” dichiarano gli investigatori. L’assassinato è un noto pregiudicato romano, Umberto Morzilli. Gli inquirenti (per la precisione il Nucleo Speciale di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza) cominciano a interessarsi a lui nel 2002, quando Morzilli si trova a ricoprire il ruolo di liquidatore di una società, la “Toro 91”. E’ allora che entra in scena Rocca di Papa.

CHI ERA “UMBERTINO” Il nome di Umberto Morzilli (noto come “Umbertino”) entra più volte in inchieste sia sulla malavita della Capitale sia in quelle che hanno riguardato gli intrecci economici tra la criminalità, le speculazioni edilizie e il mondo della finanza. Umberto Morzilli, legato -secondo gli inquirenti- alla Banda della Magliana e in particolare a Enrico Nicoletti (definito dal giudice Lupacchini, la vera banca della banda), figura tra le persone indagate nel maggio 2007 nella vicenda del crack del finanziere Danilo Coppola. Quando, nel luglio 2007, Morzilli finisce nel registro degli indagati ha già alle spalle una condanna a tre anni di reclusione per tentata estorsione nell’ambito di un’inchiesta che coinvolge anche i figli di Enrico Nicoletti, arrestati insieme a lui nel maggio 2003. In quell’occasione Morzilli e gli

altri vengono accusati di estorsione e riciclaggio. I Carabinieri, all’epoca dei fatti, li accusano di aver chiesto una tangente di 200 mila euro a un commerciante e di aver fatto esplodere un ordigno all’interno di un negozio della vittima dell’estorsione. Gli inquirenti della Procura, invece, nel 2007 accertano che Morzilli tra il 1999 e il 2001 ha rapporti di affari con Coppola in relazione all’acquisto, da parte dell’immobiliarista, di due alberghi, tra cui il “Daniel’s”.

L’INCHIESTA SI SPOSTA A ROCCA DI PAPA È ora, con l’approfondimento dell’inchiesta avviata dalla Procura, che Rocca di Papa entra in gioco in questa vicenda. Abbiamo detto che Morzilli, il 12 dicembre del 2002, viene nominato liquidatore della “Toro 91”. Attraverso il provvedimento del Gip (Giudice per le Indagini Preliminari) che porta agli arresti di Coppola, sappiamo che “due settimane più tardi, il 26 dicembre 2002, la “Toro 91” cede a un’altra società, la “SPI.CA.”, un terreno situato a Rocca di Papa, esattamente in via delle Barozze, al prezzo di 350 mila euro più iva”. Quindi, l’operazione partita dalla “Toro 91” con l’acquisto del terreno di Rocca di Papa, prosegue. “Il 27 novembre del 2003- si legge nell’ordine di custodia cautelare- la “SPI.CA.” a sua volta vende l’immobile realizzato sul terreno di Rocca di Papa, alla “Cantieri del Sud” (intestata per il 98 per cento a una fiduciaria, che per gli inquirenti è riferibile a Coppola; il restante 2 per cento, nel 2004, finisce a Luigi Marotta, un salernitano con precedenti poco rassicuranti) al prezzo di cinque milioni e mezzo di euro più iva”. Un guadagno netto di oltre cinque milioni di euro. Ed è lo stesso Gip a far notare come sia la “Cantieri del Sud” sia la “SPI.CA.” sono “società riferibili al Gruppo Coppola”. Intrecci fitti che attirano l’attenzione dei finanzieri proprio su Umberto Morzilli, uno strano

L’automobile di Umberto Morzilli finita contro un autobus dopo l’attentato del 28 febbraio 2008 a Roma (fonte Tg5)

imprenditore, titolare di un’officina, proprietario di una Ferrari e di una barca. Morzilli però è in affari anche con i militari e costruisce case per le loro cooperative. Vicende che fanno vedere sotto una nuova luce alcune operazioni di speculazione edilizia condotte qualche anno fa sul nostro territorio e su cui si attende di conoscere la fine dell’inchiesta giudiziaria per comprendere se si è di fronte a fatti isolati oppure no.

UN TERRITORIO CHE FA GOLA Quanto accaduto ci dice chiaramente che le caratteristiche del nostro territorio fanno sì che la criminalità organizzata, spesso la sola che può contare su grandi risorse finanziarie, può mettere facilmente le mani su terreni e proprietà, mettendo in campo delle speculazioni edilizie di proporzioni gigantesche. Aver conservato parte di un territorio collocato a pochi chilometri da Roma ha significato concentrare su di esso attenzioni particolari e grandi interessi. Per questo, oggi più che mai, c’è bisogno di una politica in grado di continuare a difendere il territorio da attacchi forsennati, creando un argine all’ingresso di infiltrazioni criminali, soprattutto ora che il comune sta conducendo in porto il nuovo Piano Regolatore. IL RUOLO DELLA POLITICA I fatti raccontati dovrebbero far fare alla politica un salto di qua-

lità e di responsabilità, organizzando un vero e proprio monitoraggio dell’intero territorio comunale, in stretta collaborazione con la Procura, analizzando acquisti e vendite di terreni e mettendo sotto la lente d’ingrandimento quei casi (qualora vi fossero) di grandi acquisizioni di territorio. Un’operazione trasparenza che dovrebbe coinvolgere anche i Comuni vicini a Rocca di Papa. La politica, quando ne ha la possibilità, dovrebbe inviare dei chiari segnali di fermezza, soprattutto di fronte a inchieste di queste proporzioni, magari prendendo decisioni che seppure non praticabili resterebbero un esempio concreto di quello che si sarebbe voluto fare e che purtroppo non è stato possibile per cause di forza maggiore. E allora diciamo: perché non prevedere la possibilità di vincolare gli immobili costruiti con “denaro sporco” a uso della collettività? Magari progettando strutture ad uso pubblico, come uffici distaccati, palestre, centri giovanili, luoghi di aggregazione? Certo, con le indagini in corso, sarà molto difficile riuscire ad ottenere questo risultato ma resterebbe sul campo l’esempio di una politica interessata a dare testimonianza che con le infiltrazioni criminali esiste una sola arma: quella della legalità. Andrea Sebastianelli


Così ci vogliono tappare la bocca

il Segno 1/15 febbraio 2014

segue dalla prima pagina

Dopo settant’anni anche a Rocca di Papa si vorrebbe ricorrere alle acquisizioni di abitazioni private costruite abusivamente (una procedura stabilita da una buona legge dello Stato, la stessa che potrebbe per esempio portare all’acquisizione al patrimonio pubblico della mega-struttura con annessa piscina realizzata al Tuscolo), ma da noi si sarebbe scelto di procedere con una variante: cominciare con quelle dei dissidenti. Infatti, queste norme andrebbero applicate seguendo un programma chiaro di interventi mentre nel nostro caso pare proprio che l’idea di fondo sia questa: visto che quello lì rompe le scatole noi gli requisiamo la casa. Ecco i fatti. Nei primi giorni di febbraio una soffiata-avvertimento proveniente direttamente dall’ufficio tecnico comunale fa sapere che “l’amministrazione sta per requisire la casa di Sebastianelli”, una soffiata “regalata” mentre continua l’attenzione del giornale sulla nota vicenda Carnevali, l’imprenditore del legname socio e amico del sindaco e dell’ex vicesindaco, la cui sanatoria edilizia concessa dal comune nel 2009 (stesso sindaco) era viziata da una cosetta da niente: gli immobili sanati non esistevano. A questa vicenda si aggiungono una serie di altri articoli apparsi sempre sul nostro giornale, a firma del sottoscritto e di altri redattori, che hanno portato alla luce un’altra caratteristica di alcuni nostri politici-amministratori: la loro forte attrazione per il mattone. Ma torniamo ai primi giorni di febbraio (poco prima era uscita la nostra inchiesta dal titolo: “La confraternita del mat-

ROCCA DI PAPA

tone”). Pressappoco deve essere andata così (ma attendiamo smentita), con qualcuno che ha ordinato: “Tirate fuori tutte le pratiche che ri- Mussolini guardano Sebastianelli!”. L’intento era chiaro: trovare eventuali pendenze personali con il comune di Rocca di Papa, Videla così da mettere in atto una intimidazione preventiva. Precedentemente a questo avvenimento, il vicesindaco-geometracostruttore Bar- Boccia bante aveva contattato un collaboratore del Segno dicendogli che “Sebastianelli deve alleggerire i toni dei suoi articoli perché tanto si stanno riunendo in comune per denunciarlo” (e siamo a due…). Ma tale attenzione verso il sottoscritto, a ben guardare, non riguarderebbe nessuno dei numerosi articoli che hanno smascherato gli interessi di questi politici per le palazzine (Barbante in testa, quello della frase “sei un infame” detta in Consiglio Comunale all’esponente d’opposizione Crestini). L’approfondimento, abbiamo poi saputo dalla soffiata-avvertimento, riguarda appunto la casa (l’unica) del sottoscritto, di 44 metri quadrati in legno di castagno costruita su terreno privato nel 2000 ai Campi d’Annibale, che ora il comune vorrebbe acquisire al proprio patrimonio immobiliare (dopo aver messo in vendita diverse proprietà pubbliche per ripianare i propri conti). E qui scatta l’intimidazione grave verso il sottoscritto perché l’applica-

zione di tale norma verrebbe attuata, a 15 anni di distanza, al direttore di un giornale per aver scritto e pubblicato articoli riguardanti pratiche edilizie che chiamano in causa direttamente i pubblici amministratori. Il nesso è chiaro e lampante, un’autostrada per il codice penale, intimidazione aggravata, abuso d’ufficio e chissà cos’altro. Il Comune di Rocca di Papa qualche anno fa assunse un consulente proprio per seguite l’iter delle procedure di acquisizione delle case abusive. E, sempre stando a ciò che sappiamo (in attesa di ricevere conferme o smentite) l’ufficio tecnico del comune nel 2013 avrebbe predisposto alcune pratiche di acquisizione di abitazioni abusive realizzate nell’anno 2010. L’intento della legge è chiaro: perseguire gli abusi in atto per prevenirne di nuovi. O meglio, un comune può anche decidere di acquisire ogni singolo abuso applicando la legge, ma deve darsi un criterio logico, programmato: si parte da questa data e si comincia a controllare il territorio da cima a fondo e non, come starebbero per fare, partendo dal cognome di chi ha scoperchiato intrecci affaristici dove l’interesse pubblico si confonde con quello privato. È facilmente intuibile che se il sindaco di Rocca di Papa decidesse di far partire tali acquisizioni dal 1990, o anche solo dal 2000, di Rocca di Papa resterebbe ben poco in mano ai

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privati. Anche perché poi bisognerebbe verificare la regolarità di centinaia di sanatorie concesse dal comune in tutti questi anni (la vicenda Carnevali insegna). Decidere, come sarebbe stato fatto, di requisire la casa di Sebastianelli, non solo è una forzatura rispetto all’applicazione di una legge in assenza di un programma di acquisizioni trasparente, ma si configura appunto come una grave intimidazione a un giornalista nel pieno del suo lavoro d’inchiesta, con l’intento di tappargli la bocca. Subito dopo questa soffiataavvertimento, altri collaboratori del Segno sono stati avvicinati e messi al corrente di informazioni riservate (e false) riferite al sottoscritto e ad altri redattori del giornale. In particolare avrebbero fatto riferimento a tasse non pagate come la Tarsu (rifiuti). Anche in questo caso, in attesa di smentite che spero arrivino, ci troveremmo di fronte a dossier nominali formati da pratiche custodite dagli uffici comunali e prelevate non si capisce bene con quale autorizzazione mentre è ben chiaro lo scopo. Altra cosa che emerge in tutta questa vicenda è che l’ufficio tecnico di Rocca di Papa, se il fatto dell’acquisizione dovesse essere confermato, appare sempre più un’arma usata da chi amministra contro alcuni cittadini, al fine di ridurli al silenzio e all’asservimento. Per finire vorrei fare una richiesta al sindaco Boccia: acquisisca pure la mia casa, ma prima proceda all’acquisizione degli edifici che la sua amministrazione ha sanato all’imprenditore Carnevali in modo arbitrario. Oppure per gli amici c’è sempre un occhio di riguardo? Andrea Sebastianelli


10 di Marcello Loisi Tutti, in paese, sanno dei lavori alla funicolare e molti si chiedono quali conseguenze comporterà sulla mobilità, sui flussi turistici e sul nostro paese in generale. Tuttavia, ci sono alcuni risvolti inattesi che difficilmente si sarebbero potuti immaginare. Dall’inizio dei lavori, il capolinea degli autobus è stato spostato sul ponte poco distante. Da notare che il nuovo capolinea è esposto ai venti i quali, specialmente in questa stagione, rendono l’attesa poco gradevole. Malgrado ciò, gran parte degli studenti e dei lavoratori pendolari di Rocca di Papa si sta abituando a prendere l’autobus sul ponte, ma non tutti sanno dello spostamento del capolinea. Spesso si tratta di anziani, i quali attendono, come da sempre, l’autobus in piazza Margherita. Molti autisti del Cotral, a pochi metri dalla partenza dal nuovo capolinea e giunti in piazza, si fermano e fanno salire anche coloro che attendono l’autobus lì, informandoli del cambiamento. Questo, però, non succede sempre. Mi è capitato di assistere, in almeno tre occasioni, a delle scene poco edificanti: l’autista parte, arriva in piazza, si ferma e apre le porte; ragazzi e anziani salgono sull’autobus come sempre, quando il conducente, in preda all’astio e

Un servizio rifiuti tutto da rivedere

Continua l’Odissea degli utenti del Cotral senza più capolinea ROCCA DI PAPA

con un frasario scurrile e offensivo, li intimorisce urlandogli contro che la fermata della piazza non esiste più e li minaccia che la prossima volta non li farà salire. Il viaggio continua tra un’imprecazione e l’altra. E gli autisti sono uomini di parola: alcune volte non si fermano proprio, anche se ad aspettare l’autobus ci sono cinque, dieci o più persone. Mi chiedo il perché di tanta veemenza. Sicuramente il lavoro dell’autista non è dei più rilassanti, tra le ore passate nel traffico e gli atteggiamenti spesso inadeguati dei passeggeri, ma rimane comunque inaccettabile un comportamento come quello al quale io e tante persone stiamo assistendo in questi giorni. Magari assumere dei lord inglesi per gestire i rapporti con i clienti sarebbe troppo, ma questi gesti di inciviltà e mancanza di comprensione dovrebbero essere segnalati e scoraggiati dall’azienda, la quale troppo spesso trascura i suoi utenti.

Nel 2013 ho pagato 799,53 euro di Tributo sui rifiuti (Tares, Tarsu o come diavolo si chiama). Credo che con un salasso del genere avrei diritto ad un servizio impeccabile. Invece rifiuti disseminati in ogni dove, cassonetti sporchi, rotti, stracolmi. Posti anche a ridosso di esercizi commerciali: bar, generi alimentari, farmacie che inducono i clienti a cambiare strada. Assurdo il ritiro dei rifiuti effettuato a tutte le ore nel centro storico e nelle piazze principali: ingorghi del traffico, odori nauseabondi, rumori insopportabili. Agli appassionati dei Castelli Romani di panorami mozzafiato, del ripristino della funicolare quale attrazione turistica, Rocca di Papa, con la sua amministrazione, offre il descritto menù. (S.R.)

LA LETTERA

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Il nuovo capolinea del Cotral

“I rimborsi Isee del comune per gli affitti del 2011”

Ho letto il vostro ultimo numero di gennaio in cui pubblicate le “modeste” cifre guadagnate (si fa per dire) da coloro che dovrebbero amministrare la Regione. È una vergogna che ci venga prelevato da stipendi e pensioni un ulteriore aggravio Irpef per consentire a quelli di fare manbassa dei soldi che dovrebbero servire per sanità, trasporti ed aiuti ai cittadini monoreddito. Voglio mettere i lettori al corrente del problema “Rimborsi Isee” del comune di Rocca di Papa. Nel 2012, dopo aver presentato domanda all’ufficio preposto, per poter ottenere un contributo Isee relativo ad affitti pagati nel 2011, mi fu comunicato che questo sarebbe stato erogato nel secondo semestre 2013. Dopo varie visite in comune per avere notizie, mi è stato riferito che ancora la regione non aveva erogato l’importo di competenza al comune ed essendo questo a corto di fondi, non poteva anticipare alcunché, ergo dovevamo attendere. Mi sono rivolta all’ufficio competente della regione per avere maggiori delucidazioni, ecco la risposta: “Lo Stato ci ha messo a disposizione un terzo della cifra erogata l’anno precedente, quindi se ci sarà la cifra rimborsabile sarà minima ed erogabile non prima di marzo 2014”. Ci rendiamo conto che per avere (forse!) una elemosina si devono attendere 3 anni?! Non parliamo poi per il 2012, per il quale non è stata emessa alcuna delibera regionale, per cui non sono nemmeno state accettate le relative domande... Evviva! E loro mangiano con rimborsi spese milionari... Dobbiamo ancora stare a sentire tutti quei talk show che quotidianamente inaspriscono gli animi di onesti cittadini e non portano a nulla, o cominciamo a fare sul serio per riportare l’ordine e la giustizia sociale in questo paese? Lettera firmata


ROCCA DI PAPA A proposito del libro “Echi di ieri, espressioni di oggi” presentato il 22 gennaio

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La strana storia del libro-catalogo scomparsonel2011e riemerso oggi all’iniziativa si legge che il Comune impegna 30.000 euro di un finanziamento regionale per “valorizzare la cultura e far conoscere le bellezze artistiche e storiche del nostro paese. Tra le varie iniziative è compresa la realizzazione di un volume storicoartistico stampato in numerose copie”. Fantastico, come dire che tra la “valorizzazione della cultura” rientra anche una bella abbuffata pagata con soldi pubblici e che le copie che si stamperanno non si sa quanto potranno essere, tolti i costi per sostenere tutto il resto. Infatti dapprima il libro doveva essere stampato in mille copie, poi i soldi sono stati sempre meno e la tiratura si è ridotta a 600 copie. Un libro che però non è una pubblicazione propriamente detta, visto che manca dell’ISBN (il codice che fa di una stampa tipografica una pubblicazione) e manca anche del prezzo di copertina, tanto che non è in vendita, viene invece donato. A chi e con quali criteri? Oltre alle persone citate nel libro, chi altro lo ha avuto?

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Rocca di Papa ha ricordato le vittime delle Foibe

Il libro curato da Pizziconi

Qui si ricade nel dubbio che anche il regalo del libro faccia parte di una piccola tattica per la ricerca del consenso. Si dà a persone amiche sulla base di criteri del tutto personali? Pare proprio di sì. Infine altri piccoli elementi di villania istituzionale, come quelli per cui il sindaco Boccia continua a firmarsi in maniera civettuola con il titolo di dottore, quando lui stesso è stato costretto ad ammettere che non ha una scolarizzazione così alta da poterlo fare. Oppure come quando Simone Pizziconi si firma delegato alla cultura, quando invece si è dimesso da tale incarico da un paio d’anni.

A OV TURA ER

Il 10 febbraio è stata la “Giornata del Ricordo delle vittime delle Foibe e dell’esodo Giuliano-Dalmata”. Tra il 1943 e il 1947 migliaia di italiani furono uccisi dalle truppe jugoslave e gettati nelle cavità carsiche, che nascosero per molti anni i loro corpi. Migliaia di morti, centinaia di migliaia di esuli costretti ad abbandonare un territorio non più italiano, ma jugoslavo a seguito del trattato di pace del 1947. Il silenzio su questa triste vicenda è durato oltre 50 anni. Si è interrotto solo negli anni Novanta e poi con una legge, nel 2004, che ha istituito, appunto, il Giorno del Ricordo. “Proprio oggi -ha detto il sindaco di Rocca di Papa- così come è stato per il 27 gennaio, giorno della memoria delle vittime della Shoah, è nostro dovere ricordare, e soprattutto trasmettere ai giovani, grazie alla stretta e sensibile collaborazione con l’istituto scolastico Leonida Montanari, i valori della pace, dell’uguaglianza, della libertà, della democrazia e della solidarietà, per far crescere la nostra comunità nel segno della tolleranza”. (G.D.G.)

N AP U

di Paola Gatta Il mese scorso sul nostro giornale è stato recensito il libro Echi di ieri - Espressioni di oggi, presentato il 22 gennaio al Comune di Rocca di Papa. Il libro è carino, con foto e contenuti interessanti. L’antologia degli artisti rocchegiani poi, mostra una bella vitalità di tutti coloro che in vari modi si dedicano ad attività artistiche. Sul libro si notano tuttavia delle stranezze, la prima è che è stato presentato due volte: nel 2011 e una seconda volta qualche settimana fa. Come mai? Approfondendo un po’ si vede che il 13 maggio del 2011 era il venerdì precedente le elezioni comunali di Rocca di Papa e in quella occasione il libro fu presentato in una sola copia (sembra incredibile, ma è così), evidentemente assemblata appositamente per la serata. La presentazione fu fatta a Villa del Cardinale, il noto ristorante su via dei Laghi. Dopo la presentazione seguì un buffet piuttosto affollato, a giudicare dalle foto dell’epoca. Chi partecipò parla di centinaia di persone. L’iniziativa era chiaramente elettorale, visto che due giorni dopo si votava. Boccia era il sindaco uscente e si candidava per un nuovo mandato. Ha usato questa occasione per farsi un po’ di pubblicità e per offrire una bella cena a buffet. Nei documenti preparatori

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Quella strana voglia Nuovo sito Internet di lasciare la divisa del comune... per una bella scrivania con le solite lacune ROCCA DI PAPA Cambia il portale web

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di Sergio Rasetti È un film che si ripete puntualmente quando va in pensione un dipendente comunale. Un altro dovrà occupare il suo posto. Chi si farebbe sotto, qualche volta sgomitando, dicono, con una certa irruenza? Può capitare che sia un vigile urbano. Probabilmente stanco di essere additato da molti cittadini (un po’ superficiali?) come il responsabile di tutte le cose che non vanno: dal traffico impazzito alla buca che spacca le gomme delle auto; dalla siepe che invade la carreggiata alle multe elevate con l’autovelox; dalle multe fatte o non fatte per divieto di sosta sulle piazze a quelle che si dovrebbero fare per ragioni sciocche o molto serie, il povero vigile urbano ne avrà proprio le tasche piene, sogna una bella scrivania in un ufficio del Palazzo e non appena si profila una possibilità concreta, o che appare tale, comincerebbe a sgomitare. Gli amministratori e funzionari presi d’assalto, con le richieste di tener presente questo o quell’altro caso, non sapranno più che santo pregare per

Il municipio di Rocca di Papa

essere lasciati tranquilli e fino al momento della decisione presa cercheranno di defilarsi dalle uscite secondarie. E pensare che il corpo dei Vigili, probabilmente, dovrebbe essere rafforzato numericamente perché deve assolvere a molti compiti importanti. Naturalmente possiamo comprendere le legittime aspirazioni di ogni dipendente ma ci auguriamo, in particolar modo per il nostro caso, che ogni decisione sia ben ponderata, ed eventualmente sia immediatamente sostituita la persona trasferita, visto che in paese le cose non sono proprio rose e fiori e anche una sola unità in meno a disposizione del corpo dei Vigili Urbani può fare davvero la differenza.

BELLE NOTIZIE

Eleonora Giancarli Benvenuto a consulente del lavoro Matteo Pizzicannella Congratulazioni alla Dott.ssa Eleonora Giancarli per aver acquisito il 15 gennaio scorso il titolo di stato di Consulente del Lavoro. Auguri per un proficuo lavoro da parte dell’intera redazione del Segno.

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Roberto e Marina Zingaretti annunciano la nascita del piccolo Matteo Pizzicannella nato il 31 gennaio 2014 alle ore 22.30. La cugina Elisa Zingaretti dà un caloroso benvenuto al piccolo Matteo. Rocca di Papa loc. Campi d’Annibale Auditorium Chiesa del Sacro Cuore

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Dai e dai si è avverato il miracolo e il Comune si è finalmente dotato di un nuovo sito Internet. Nuovo, colorato, razionale. C’è di che essere soddisfatti, tranne che se tenti di entrare e aprire qualche documento, la metà non ci sono, altri non funzionano come dovrebbero e insomma, al di là del luccichio iniziale le cose più importanti, come l’Albo pretorio, rimandano a una pagina vuota. Stessa cosa per le delibere e per gli atti principali dell’amministrazione. Non manca invece una sezione destinata al culto della persona del sindaco, un rendiconto di mandato, così lo hanno chiamato, che descrive una realtà idilliaca delle gesta del primo cittadino. Capita così di leggere “Abbiamo realizzato il nodo Squarciarelli”; ma non era stato fatto dalla Regione Lazio? Oppure “Abbiamo realizzato un nuovo anello viario grazie all’apertura di via della Madonnella”, ma quella non era una pista ciclabile? E si continua così per una decina di pagine fiabesche nella quali compare Boccia in tutte le pose, dal sindaco escavatorista a quello trebbiatore, quasi. È una sequenza talmente edulcorata che fa sorridere. Per tornare alla pagina iniziale del sito, in primo piano una sobria scritta informa dell’attivazione del nuovo sito e invita a inviare qualsiasi suggerimento. Oltre il plauso entusiastico per la buona volontà, forse un suggerimento lo potremmo dare: prima di mettere in linea un sito così lacunoso (e mancante di alcuni requisiti di legge), un’occhiatina la potevano pure dare. Luigi Serafini

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«È dura affermare oggi le ragioni di un Parco» Intervista al Commissario del Parco dei Castelli

di Andrea protetta. Una difficoltà tangibile, come Sebastianelli quella evocata dal Commissario, che riA distanza di qualche mese guarda – per esempio – le diffuse microdalla prima intervista, abbiamo discariche che punteggiano i boschi. Ma nuovamente incontrato Sandro ci sono anche esempi positivi, come il Caracci, Commissario straordinario del mantenimento di un elevato grado di bioParco dei Castelli Romani. Per quanto il diversità nel territorio del Parco. suo mandato dovrebbe scadere a settem- Quello che convince di meno è la parte bre di quest’anno, ha indicato strategie e operativa. Il Commissario su vari aspetti obiettivi. “L’obiettivo principale è conclu- del funzionamento dell’Ente rimanda ai dere l’iter del Piano del Parco, ancora tecnici, al responsabile dei guardiafermo alla Regione Lazio” – ci ha detto. parco… ci è sembrato un po’ reticente o Le strategie che ha delineato si basano so- forse davvero non conosce le questioni. prattutto su un rilancio delle attività e una Ma come si fa a non prendere posizione forte azione di comunicazione costruita su presupposti di trasparenza e partecipazione di tutti, dagli altri soggetti istituzionali, fino ai cittadini. Questi elementi non si possono che condividere e sostenere. Ma per ora il Parco vive una condizione di stagnazione, descritta così dal Commissario: “Se dovessi pensare a come stanno le cose allo stato attuale, devo dire che è veramente dura afferVilla “Barattolo”, sede del Parco dei Castelli mare le ragioni di un Parco, che invece ci stanno tutte.” E an- su abusi conclamati addirittura sequecora: “Trovo una grande insoddisfazione strati, come l’intera costruzione dotata di a stare qui, senza riuscire a determinare piscina sotto al Tuscolo? Alle domande un cambiamento in positivo del Parco.” incalzanti poste su questo argomento, la Sono frasi che colpiscono perché deli- risposta è stata un rituale “Lei non si preneano con molta schiettezza le difficoltà occupi”, che non dice proprio nulla. di un Ente che è stato – secondo il Com- Molto lontano dalla trasparenza che il missario – “fortemente frenato in questi Commissario invoca come teorica strategia, addirittura in contraddizione con la anni.” Ragionamenti che spingono a solidariz- maggiore comunicazione su cui vorrebbe zare emotivamente con lo stato di diffi- impegnare l’Ente. coltà nel quale versa il Parco e, di A questo proposito a distanza di un semerimando, il territorio che ricade nell’area stre dal suo insediamento nulla è stato

Il commissario del Parco, Caracci

fatto per la pubblicazione sul sito Internet del Parco dei Nulla osta rilasciati. Il commissario ci dice che “ci stanno lavorando”. Ma è una cosa semplicissima da fare, per cui ci vorrebbe al massimo qualche giorno per realizzarla. Quello che salta agli occhi è che c’è una notevole differenza tra le parole e i fatti, tra gli obiettivi e le azioni, tra le strategie e la pratica quotidiana. Al Parco le note difficoltà generali si sommano a quelle particolari di una “macchina” che stenta a ripartire dopo gli anni del commissariamento imposto dall’ex presidente Polverini. Mancano risorse, ma forse ancora prima manca una logica di sistema, ma soprattutto manca l’entusiasmo. Il commissario, infatti, non trasmette il piacere di guidare il Parco. L’area del Parco

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Rinasce la mitica squadra corse della storica Scuderia Cabum ROCCA DI PAPA

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di Angelo Cavalli* Nella fase attuale di crisi profonda se c’è qualcosa da non perdere è la passione e l’entusiasmo. Se si perdono anche queste cose, è davvero la fine per tutto. Questo è ancor più valido nel settore sportivo dilettantistico, per la scarsità di risorse economiche disponibili. Sarebbe anche auspicabile che svariate attività sportive corrano parallele e cerchino di integrarsi, onde evitare che si creino assurde contrapposizioni tra discipline apparentemente antitetiche. E’ con questo spirito che tre appassionati di auto storiche e moderne si sono uniti ed hanno fondato la “Scuderia Cabum Squadra Corse” Associazione Sportiva Dilettantistica (per chi non lo sapesse, Cabum era il nome del primo insediamento urbano dei Campi d’Annibale). Chi siamo: Paola Fondi, presidente; Alessandro Tosini, vicepresidente e Angelo Cavalli Direttore Sportivo. I nostri obiettivi sono diffondere la conoscenza delle gare di rego-

larità sul nostro territorio ed anche oltre. Organizzare gare con auto storiche, moderne e persino le microcar dei nostri ragazzi. Sgombriamo subito il campo dall’atroce dubbio che assale il lettore: allora si corre! Assolutamente no! I regolamenti impongono tassativamente il rispetto del Codice della Strada, pena l’esclusione. Tutto si basa su tempi imposti per la percorrenza di tratti determinati di strada e, a volte, in circuito chiuso, a bassa velocità, in media circa 30 km/h. Inoltre faremo dei corsi, con lezioni teoriche e prove pratiche, per insegnare la tecnica. Infine organizzeremo una squadra che, con le divise della Scuderia Cabum, andrà per l’Italia a partecipare a importanti gare nazionali come la 1000 Miglia e la Targa Florio, facendo conoscere il nome di Rocca di Papa. Vogliamo ricordare che fino al 1964 il nostro paese è stato un importante centro dell’automobilistico nazionale. Vi si svolgeva la “Vermicino-Rocca di Papa”. E qui vicino si svolgeva la “Frascati-Tuscolo”, altra importante cronoscalata. Dopo che, giustamente per la pericolosità, furono abolite la gare di velocità su strada, se ne sta perdendo la memoria. Modestamente cercheremo di recuperare la memoria, perchè, pensiamo, che anche questo faccia parte della cultura di un popolo. Un’ultima notizia: abbiamo conferito la carica di Presidente Onorario della Scuderia a Silvia Marika Sciamplicotti, presidente del consiglio

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«Fai un Fioretto... dona il sangue»

Valerio Aspromonte a sostegno dell’AVIS

Il Campione Olimpico Valerio Aspromonte, medaglia d’oro di Scherma nel fioretto maschile a squadre alle Olimpiadi di Londra 2012, è ufficialmente il testimonial dell’Avis Provinciale di Roma. La collaborazione tra L’Avis e l’atleta è stata presentata dal Delegato alla Comunicazione dell’Avis Provinciale di Roma, Riccardo Tocci, in occasione dell’Assemblea straordinaria tenutasi a Velletri lo scorso 1° Febbraio. “Ringraziamo Valerio Aspromonte -ha detto Eugenio Fratturato, presidente dell’Avis provinciale- per aver portato lustro a tutta l’Italia e a tutta la Provincia di Roma nella quale risiede e soprattutto per la disponibilità dimostrata nell’aderire da subito al nostro progetto. È per noi un onore avere al nostro fianco una persona del calibro di Valerio Aspromonte nella quotidiana attività di sensibilizzazione alla donazione del sangue”. Siamo convinti che il suo impegno potrà avvicinare tutti coloro i quali hanno seguito la sua impresa e vedono in lui un esempio. Questa importante collaborazione sarà intitolata: “Fai un fioretto…. Dona il sangue!”. Giulia De Giorgi comunale della nostra città, certi che anche l’amministrazione ci affiancherà nel nostro impegno, nell’interesse di tutta

PARRUCCHIERA ESTETISTA

la collettività. * Direttore Sortivo Scuderia Cabum Squadra Corse

GRANDI PROMOZIONI 2014

Piega 11 € Taglio+Piega 20 € Colore+Taglio+piega 35 € Colore+Colpi di sole+piega 43 € Colore+Colpi di sole+piega e taglio 50 € Smalto semipermanente 10 € Ceretta completa 17 € (compreso inguine) Pulizia del viso 18 € Ricopertura gel 20 € Ricostruzione 35 € Via Roma, 11 - ROCCA DI PAPA (RM) - Tel. 06-94749080 Aperto tutti i giorni da lunedì a sabato ORARIO CONTINUATO 9,00-18.00 (Il lunedì solo per appuntamento)

fuori di testa


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Cultura e

... dintorni

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anni fa

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Il primo bombardamento aereo di Rocca di Papa/2 Lucia Santovetti

di Gianfranco Botti 14 febbraio 1944. Primo bombardamento aereo di Rocca di Papa. Comincia il più tragico periodo della nostra storia. Occupazione tedesca, bombe alleate. Fino al 4 giugno.

Siamo nel settantesimo. Ricordare non è opportuno, è doveroso. Gli anniversari sono il segnalibro del passato. Più l’oggi si complica, più quelli diventano necessari. E Dio sa se l’oggi sia complicato per il paese. La doverosità del ricordo sta nel rispetto delle vittime, nella rievocazione delle sofferenze condivise. Senza cose in comune non esiste paese. La miscela di ricordi e di ricorrenze è il carburante che alimenta la comunità locale. Un paese è la somma di abitudini e di novità, di simpatie e antipatie, di fatti condivisi e della loro memoria. Sono queste cose che una comunità sana passa ai nuovi arrivati come naturale trasmissione. Perché le abitudini e le memorie collettive sono un modo di riconoscersi e consolano: costituiscono la punteggiatura della nostra coesistenza. Misconoscerle, specie le più sofferte, è una perdita secca nella conoscenza delle radici da cui veniamo. Ogni conoscenza, maggiormente quella storica, per poter venire meglio fissata contempla l’emozione. Emozione e sapere vanno di pari passo. E’ impossibile emozionarsi per qualcosa che non si conosce. E non c’è emozione se prima non c’è conoscenza. Allora, stabilita la valenza di una commemorazione dalla capacità di aumentare la cognizione storica del partecipante, mi pare dimostrata, nella circostanza, l’opportunità del ricorso ai due ingredienti, conoscenza ed emozione, per conferirle dignità. Specie se l’emozione è autentica, non speciosa.

Metti il dopo pranzo, verso le due, di quell’infame 14 febbraio. Metti una famiglia. Quella di Giansanti Arduino, detto Giovanni. Metti un americano che da un aereo sgancia una bomba, lì, in Via XX Settembre. Muore la figlia Giuliana (20 anni). Arduino, detto Giovanni, no, fuori di casa con un figlio. E non muore la moglie. Atterrita dal cupo rombo dei bombardieri dissemi-

D a L u c i a S a n t ov e t t i ( 87 a n ni) a Ro s s a no Ticconi (22 giorni)

nanti bombe nei paesi d’intorno, da qualche tempo sta in una grotta di via di Monte Cavo col figlio Sergio (classe 1933), che poi giocherà in porta con la Gialla, e adesso gioca a burraco agli Anziani. Ad aumentare drammaticità in questa rappresentazione di morte, ci si mette un altro caso di speranza quanto mai fallace. Quella di un padre, Giuseppe Giansanti, di allontanare da Napoli - da quella Napoli liberata, affamata, corrotta, infernale raccontata da Curzio Malaparte col libro “La pelle” - e trasferire le figlie, Anna Maria e Fernanda (14 e 11 anni), nella tranquilla casa del fratello Arduino, ad aspettar riparate tempi migliori. Che per loro, estratte La lapide del piccolo Rossano

morte dalle stesse macerie con la cugina Giuliana, non verranno. E, come per i fidanzatini (38 anni in due) ricordati nel numero scorso, ai quali il bombardamento impedì di condividere la vita ma permise di condividere la morte, anche in questo strazio la sorte non fu proprio, come si dice, maligna: le tre cugine -Giuliana, Anna Maria e Fernanda - non affrontarono il trasferimento da sole. La nonna, Lucia Santangeli (66 anni), ammazzata dalla stessa bomba, le accompagnò nell’aldilà.

Poiché gli impulsi umani, per quanto svariati, rispondono sempre a tabelle prefissate, nei grossi avvenimenti, di qualsiasi natura, si riscontrano analogie comportamentali consistenti. Così, ancora riguardo all’ansia di scansare i bombardamenti cambiando domicilio, è da ascrivere la sorte di Lucia Santovetti ammazzata nel secondo, quello del 25 maggio successivo. La diversità di data ri-

spetto al 14 febbraio vale poco, la cornice è la stessa. Contava, Lucia, 87 anni, e pensò bene di spostarsi in via dell’Archetto per la vicinanza con la grotta-ricovero del parroco Don Luigi De Angelis, parente. In quella via trovò morte. Nel rifugio, sirena d’allarme o non sirena, mai avrebbe potuto entrare. C’erano scale da scendere, era inferma. S’era trasferita per la figlia Fulvietta, che infatti in grotta si salvò. Superfluo annotare che la loro casa di via San Francesco d’Assisi non ebbe a subire bombe.

Il ricordo della Santovetti, mia bisnonna, la vittima più anziana, mi riporta alla vittima più giovane, Rossano Ticconi, di 22 giorni, ammazzato, sempre il 25 maggio, nel locale, allora bottega, oggi del parrucchiere Alessandro, all’imbocco dell’Ortacìa. Morì, la creatura, abbracciato alla madre, Luigia Basili (24 anni), e insieme a Luisa Lucatelli (43 anni) e a Ercole Spadoni (65 anni), “sor’Ercole” perché forestiero. Luisetta nel negozio lavorava, gli altri stavano a far spesa. Io stavo nella stanza accanto.

Qualsiasi trattazione dei primi mesi del 1944, fino al 4 giugno, giorno d’ingresso degli Americani liberatori, non può decorosamente prescindere dalla sottolineatura di quanto contarono per il popolo rocchiciano le Grotte di Cave. La località, antica e abbandonata, nel periodo riprese vita. La gente andò, si sistemò, cucinò (poco), dormì, fece l’amore. Da novelli trogloditi si visse. Anzi, si sopravvisse.

A chiudere questo secondo intervento sul periodo, e annunciandone un terzo, mi preme segnalare - anche per proporre una ricerca specifica - che, oltre alle grotte qui indicate, funzionò da ricovero anche quella di via Roma, corrispondente all’odierno numero civico 19, poi indicata come “Scorzetta”. Dal proprietario Ponziano Fondi, zio di mia madre, generosamente resa disponibile. Noi stemmo lì, quasi comodamente. Nicchie familiari, paraventi, gabinetto esterno, acqua, verdura della casa. E recita serale del santo rosario con le suore d’Ivrea coabitanti.


ARTE

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Nel luogo incantato del nostro Belvedere

Alla scoperta dei piccoli luoghi d’arte e di cultura

Vittorio Maccari e le sue opere

di Daniela Di Rosa C’è un luogo, piccolo e accogliente (38 metri quadrati), in cui l’arte e la cultura hanno trovato ospitalità. Si trova al Belvedere, a fianco della storica trattoria. Vedendolo da fuori, l’ingresso è quello di un negozio, ma una volta entrati sembra

di trovarsi in una specie di galleria in cui artisti di vario stile si alternano in esposizioni di opere, sculture e poesie. A inaugurare questo grazioso spazio, dal titolo “Artisti in vetrina” (fortemente voluto da Cristina Mannazzu che ha definito la sua idea: l’arte entro spazi ridotti), è stato uno dei più noti artisti di Rocca di Papa,Vittorio Maccari (in arte Toscanu) che qualche mese fa espose le sue opere, sculture e quadri. “Quest’iniziativa ha lo scopo -ci aveva detto Vittorio- di far scoprire ai visitatori i luoghi d’incontro con l’arte, facendo conoscere gli artisti attraverso i loro lavori”. Dopo Toscanu, la “Galleri(n)a” (così viene chiamata simpaticamente) sta ora ospitando un altro scultore roccheggiano, Silvio Gatta (il proprietario della pizzeriapub le mimose di via dei Laghi), che riesce a tirare fuori dalla materia legnosa (quercia, ulivo o castagno che sia) volti, figure e scene che forse la radica già conservava dentro di sé e che l’artista riesce a liberare. “Quando scolpisco -racconta Silvio- riscopro una simbiosi con la natura, attraverso il materiale che si lascia plasmare e nasce tra le mie mani, svelando il suo profilo nascosto”. Oltre alle sculture e ai quadri, il piccolo atelier è anche ricco di

Le ricette della tradizione locale

Carnevale, tempo di frappe

di Alberto Litta Carnevale è il periodo di feste che precede la Quaresima, da sempre è la festa dei bambini ma coinvolge anche gli adulti, si potrebbe dire che è un modo per i grandi di ritornare bambini. La parola Carnevale deriva probabilmente dal latino medioevale “carnem levare”, ovvero “togliere la carne” forse dal fuoco, inteso come dieta. Questa usanza è in osservanza del precetto cattolico di astenersi dal mangiare carne durante il periodo della Quaresima. Le frappe trovano i loro antenati nelle frictilia dell’antica Roma. Le frictilia venivano preparate nel periodo dei Saturnali e poi venivano distribuite alla folla. Caratteristico era ed è il ricorso al fritto, nel grasso di maiale, quasi a voler sottolineare l’importanza dell’opu-

lenza e delle riserve alimentari da accumulare in inverno e per prepararsi al passaggio dall’inverno alla primavera, simbolicamente dalla morte alla vita. Diffuse in tutta l’Italia assumono vari nomi a seconda della regione di provenienza, in Piemonte vengono chiamate bugie o risòle come in Liguria, gale in Lombardia, galani a Venezia, sfrappole in Emilia Romagna cosi in Veneto, Friuli e Trentino, cenci o crogetti in Toscana, diventano frappe nel Lazio e sfrappe nelle Marche, cioffe in Abruzzo, cunchielli in Molise, guanti in Calabria e maraviglias in Sardegna. Fra le ricette di Carnevale quella delle frappe è senza dubbio una delle più amate. Gli ingredienti: 50g burro, vanillina, 3uova medie e 1 tuorlo, 500g farina, 1 bustina di lievito in polvere, 70g zucchero,

Una scultura di Silvio Gatta

libri, ritagli e giornali, perché la cultura è bella proprio nel suo completarsi. Infatti, un altro motto di Cristina per descrivere questo luogo è: “Per chi ama la lettura... per chi non resiste all’arte... per gli artisti che desiderano esporre”. L’altro aspetto bello e interessante è che ciascun artista può proporre le sue opere senza dover pagare nulla, lo spazio è a disposizione, basta soltanto allestirlo, curarlo e farsi conoscere dai visitatori magari per scambiare quattro chiacchiere. Chissà che proprio questa idea, allo stesso tempo semplice e geniale, possa essere la chiave di volta per rivitalizzare il centro storico di Rocca di Papa. Noi ne siamo convinti.

½ bicchiere di grappa, 1 pizzico di sale, olio per friggere e zucchero a velo per spolverizzare. Disponete a fontana la farina e il lievito su un piano: mettete al centro il burro, lo zucchero, la vanillina, le uova e un mezzo bicchierino di grappa. Aggiungete un po’ di sale. Amalgamate il tutto e impastate, fino ad ottenere un composto elastico. Lasciatelo riposare per circa 30 minuti, poi stendetelo e ricavate delle strisce di pasta, che andrete a friggere nell’olio bollente. Cospargete con lo zucchero a velo. VINI Moscato d’Asti Su Reimond DOCG Bera. È un Moscato particolare, complesso e strutturato, prodotto solo con le uve di una vigna vecchia di circa 40 anni. Gli aromi intensi e fragranti di glicine, pesca, salvia e di limone, durano a lungo nel tempo e valorizzano il sapore dolce, fresco e delicato, stimolante per il fine perlage. Il basso tenore alcolico, può riunire in un brindisi festoso l’intera tavolata. Lazio Igp passito Apricor di Do-

nato Giangirolami: malvasia puntinata 100%, vitigno molto diffuso in regione. Questo vino è prodotto vicino ai Giardini di Ninfa, al naso e in bocca esprime note di frutta sciroppata, albicocca e mandorla, lievi accenni al miele di castagno nel finale profumo di lavanda ed eucalipto. Apianae di Di Majo Norante: è prodotto in Molise e ottenuto da uve moscato reale. Da questo antico vitigno, coltivato in Italia già nel 200 a.C. con il nome di Apicia o “Apianae”. Dal colore giallo oro tenue, brillante, con lievi riflessi ambrati, ha un profumo fresco ed intenso, con caratteristici sentori di fiori d’arancio e miele di zagara. È un vino ampio con sapore ricco, con zuccheri residui netti ma dal retrogusto asciutto. Si accompagna bene anche a paté e formaggi stagionati.


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L’angolo della storia

Cent’anni fa laGrande Guerra

di Vincenzo Rufini Nell’anno in corso cade l’anniversario dello scoppio della Prima guerra mondiale, cento anni fa, il 28 giugno 1914 a Sarajevo in Bosnia Erzegovina divampò la scintilla che avrebbe portato l’Europa nel pieno di un incendio, il quale per essere spento, avrebbe richiesto quattro anni di guerra e milioni di vite umane sacrificate. Quel giorno in quella terra che poi diverrà la Jugoslavia l’erede al trono austro- ungarico, l’arciduca Francesco Ferdinando e sua moglie Sophia, trovarono la morte in un attentato eseguito dal nazionalista serbo Gavrilo Prinzip. L’Impero asburgico, allora retto dall’ultra ottuagenario Francesco Giuseppe, era una realtà geopolitica composta da molteplici nazionalità, le spinte centrifughe, verso una maggiore autodeterminazione dei popoli che lo componevano, si facevano sempre più pressanti con l’avanzare del nuovo secolo. Il nazionalismo serbo soffiò il suo alito infuocato su una polveriera pronta a deflagrare. L’Europa veniva da un lungo periodo di pace (le piccole e locali guerre balcaniche non ebbero il potere di coinvolgere in uno scontro aperto le potenze dell’epoca); l’ultimo confronto tra potenze risaliva alla guerra franco-prussiana del lontano 1870. Ma lo spirito guerresco serpeggiava nel vecchio continente, alimentato dalla corsa agli armamenti, dal militarismo prussiano, fattosi assai aggressivo e bellicoso, dal desiderio dell’Inghilterra di conservare la sua primazia sul vecchio continente, tanto da costituire un cocktail esplosivo; mancava solo il Casus Belli. Gavrilo Prinzip lo fornì su un piatto d’argento. Lo scontro bellico si protrasse dal 1914 (l’Italia vi entrò nel 1915) al 1918, divorando intere generazioni di giovani per lo più

CULTURA

contadini, strappati alle loro terre e portati a combattere una guerra di trincea senza fine. Benedetto XV, il pontefice allora regnante, la definì: “Questa lotta tremenda, la quale, ogni giorno di più, apparisce inutile strage”. Il conflitto ebbe il risultato di distruggere l’Impero Asburgico, di favorire la nascita di un’Europa delle nazioni, di proiettare le masse dapprima al combattimento e poi a far di loro le protagoniste della

nuova Europa. La gestione della pace non ebbe nei vincitori quella lungimiranza che i grandi statisti devono dimostrare di avere quando determinano l’avvenire dei popoli; lasciarono irrisolte molteplici questioni a cui apportarono rimedi provvisori, lasciando affiorare i germi di quello che sarà la seconda conflagrazione mondiale.

Parole e versi

L’alberello* di Eliza Puscoi

Sono un alberello bello e forzuto, che dalla tua luce mi sono innamorato. “Oh... luna bella, tonda e lucente, ogni notte guardo te e non mi pento.

Dormo di giorno per stare con te, per tutta la notte sognando e sperando...

“Oh...luna bella, parecchio vanitosa, ti darei passione, amore innocente!”

E passaron anni e la luna smise di guardare lui, tenero amante.

Ma lui non si perse e ogni notte al buio, la luna guardò e la ammirò.

E non passerà molto quando mi vedrai e t’innamorerai di me, un poveretto”.

“Come sei perfetta, bella e struggente, a te penso sempre amore mio Dea!

Come puoi pensare, che io la luna con vita eterna di te innamorarmi?

Hai ragione a dire: -Come ti permetti povero morente di pensare a me?”

“Oh... alberello, giovane incosciente, dormi di notte e vivi le giornate.

Da quando apro gli occhi, illumino il mondo e molti, dico molti vorrebber esser me!”

Non fa niente se non mi parli più, con la tua luce m’illumino sempre.

*Per questa poesia sono stata ispirata dal grande poeta rumeno Mihai Eminescu

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Invito alla lettura

Moby Dick

di Loredana Massaro Herman Melville (New York 18191891) dovette presto interrompere gli studi a causa del fallimento e della morte del padre. La perdita repentina dell’eden di un’infanzia felice lo segnò precocemente. Terzo di otto figli, dopo vani tentativi di trovare un lavoro stabile, attraversò per la prima volta l’Atlantico come mozzo sulla nave Highlander diretta a Liverpool: il primo di una lunga serie di viaggi che avrebbero fornito il materiale avventuroso per i suoi libri. Nel 1841, dopo aver peregrinato all’Ovest e al Sud, fece vela per il Pacifico sulla baleniera «Acushnet»: disertore, dopo più di un anno, alle isole Marchesi, visse per quattro mesi tra i Taipi, per ritornare a New York, scampato ad altre avventure di mare e di terra, nel 1844. Nel 1851 uscì “Moby Dick”, il suo capolavoro: un’opera marina, sul filone grandioso dell’epopea. Il mare, omerico e biblico insieme, diventa il regno dei mostri, del terrore, delle immense profondità che sfuggono all’intelligenza umana; la balena bianca, contro la quale lotta ostinatamente e inutilmente il capitano Achab, è un abbagliante simbolo del male e dell’assurdità del mondo. Ma questi significati simbolici della narrazione, nonostante la loro continuità ed evidenza, non prevalgono mai sulla materia narrativa, sul complesso affresco dell’umano destino che è stato paragonato, per grandiosità di concezione e di realizzazione, alla Divina Commedia. Come nel poema di Dante, l’allegoria non resta mai scoperta e fine a sé stessa, ma è parte essenziale dell’architettura. E infiniti altri significati simbolici e metaforici scaturiscono nel libro dalla ricchezza e dalla densità del testo, mossi dalla tragica visione della vita che ebbe Melville, dalla disperata ambiguità del bene e del male in cui l’uomo oscilla senza possibilità di scelte definitive. Moby Dick non ebbe l’accoglienza che meritava, anzi fu accolto da gran parte della critica come il delirio d’un pazzo. Ci vollero cinquant’anni perché si riconoscesse la sua grandezza. La varietà delle esperienze, l’acuta percezione delle realtà storiche, la profondità del dramma morale che egli visse, la grandiosità fantastica, la complessità psicologica, la ricchezza epica fanno di Melville uno dei protagonisti della letteratura moderna


STORIE

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IL RACCONTO DEL MESE

La storia Il gatto di Anita B.

E

di Noga ccolo lì quel matto di un gatto! Mi guarda e finge di non vedermi: ha le fibrille sparate in avanti e muove i padiglioni delle Il gatto per gli antichi orecchie come un egizi, era molto più di radar della marina un semplice animale militare. Ma io ti domestico, era l'incarconosco gatto mio: non fare il nazione di una divinità, la dea Bastet, protetfurbo con me! Altrimenti ti ributto trice della casa. Per ingraziarsi la dea-gatta sulla strada. Cala moglie di re Tolomeo pito vecchio fur(246-222 a. C.), Berebastro? Ti ricordi nice, fece edificare quando eri magro un grande tempio che come una siepe potata e miago- riempì di tante statuine come questa, ritrovata lavi, miagolavi e ti ad Alessandria strusciavi alle mie d'Egitto. scarpe? Povero micio, mi dissi: eri nero come un pezzo di carbone spento. Ti si notava soltanto perché eri lucido di pioggia. E ti portai a casa con grande gioia di mia madre. Cioè dire gioia è un poco esagerato. Lei ne fu semplicemente contenta, ma ti accudì amorevolmente da subito affidandoti poi alla Pucci, la bianca gatta paciosa, che da un tempo immemorabile si aggirava per la nostra casa. E quando la Pucci se ne andò ne prendesti possesso tu definitivamente. Ma come ti sei permesso! La Pucci era insostituibile e la sua morte, (dignitosissima morte), aveva generato in me e nei miei genitori una voragine di rimpianti: sarà stata curata bene? avremo fatto qualche cosa di inadeguato? avrà mangiato chissà che cosa? Ma no la Pucci era vecchia, anzi vecchissima. Ma questo non era stato mai ammesso da mia madre, che ormai la riteneva eterna come una piramide d’Egitto! O giù di lì... Insomma Tolomeo cerchiamo di stare sereni e tranquilli: il mangiare non ti manca. Sei accudito a dovere perfino troppo per un bastardone come sei tu! ero come la fuliggine... sai cos’è la fuliggine? No non lo sai e io non te lo dico nemmeno... Ecco ci risiamo: mi fai diventare un ragazzino pretenzioso. Mi fai sempre questo effetto. Ma mica soltanto te: tutti i gatti! Accidenti Tolomeo come sei antipatico! Perché mi guardi così, di sotto in su, e nemmeno ti degni di regalarmi un briciolo di fusa? Già, ma guarda un poco che razza di bestiola mi doveva capitare: antipatica, nera e anche un poco presuntuosa. Ma sei un ladro di grande rispetto e accidenti se rubi! Rubi anche quello che sicuramente non potresti trangugiare... Ma tu continui a farlo come se ti fosse stata affidata una missione: vai dagli umani e ruba, ma ruba di tutto! Lo vedi? continui a farmi diventare un ragazzino. Accidenti ai gatti! Ma come fanno a essere così sornioni eppure

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il Segno 1/15 febbraio 2014

Tolomeo

attentissimi a tutto ciò che li circonda? Sono veramente un prodotto speciale e più sono di strada più sono meravigliosamente animali. Ma saranno stati così da sempre ? hissà come era il gattone che dormicchiava sulle ginocchia di Cleopatra? E quello che faceva le fusa vicino ai piedi di Nerone? Avrà partecipato tutto contento al famoso incendio di Roma correndo dietro alle migliaia di topi che uscivano a precipizio dalle catapecchie della Suburra in fiamme? Continuo a chiedermi le cose più strane quando parlo o scrivo di gatti... E parlare o scrivere di gatti è come avventurarsi in un mondo sconosciuto. Ahi voglia a studiarli approfittando di tutte quelle strane discipline scientifiche... alla fine non ne saprai molto di più. Ti sembra logico aver conservato tutte le caratteristiche dei felini selvatici come se non avessi vissuto per migliaia di anni esclusivamente vicino agli umani? E tu hai provveduto a organizzarti al meglio in tribù e sottotribù andando in giro, anche di notte, magari a dormire in una casa e durante il giorno a vivere in una casa diversa e alla sera andando a magiare nei pressi di una trattoria che: “povera bestiola chissà quanta fame ha!”. Ma ogni abitante di quelle case è convinto che tu sei il “loro” gatto così simpatico e sornione. Si può essere più sfacciati? E quando proprio sei senza risorse ti dedichi alla caccia. Noi “gattari” sapremmo fare a meno di voi? E come sarebbero le rovine degli antichi monumenti romani senza la vostra assidua presenza? Sicuramente molto tristi e sembrerebbero definitivamente abbandonate. Ma mi viene un sospetto: che siano proprio i gatti i loro custodi per l’eternità non essendone, noi uomini dell’oggi, degni di farlo? 27 febbraio 2011

C

Spunti di letteratura

di Camilla Lombardozzi Voglio iniziare con una frase della scrittrice Emanuela Zuccalà tratta dal libro Sopravvissuta ad Auschwitz: “Più di 6000 ebrei italiani furono deportati ad Auschwitz, siamo tornati in 363”. In occasione della Giornata della Memoria abbiamo voluto porvi all’attenzione un film che ha avuto una rilevanza marginale nell’ambiente del cinema e infatti sono state pochissime le sale che hanno deciso di proiettarlo. Il film in questione è Anita B, adattamento cinematografico del romanzo Quanta stella c’è nel cielo di Edith Bruck e racconta la storia di una ragazza ungherese, Anita appunto, salvatasi dal campo di concentramento di Auschwitz e accolta dalla zia Monika e dallo zio Aron e dal fratello di Eli, con il quale intreccerà una relazione. Il fulcro centrale da cui la pellicola di Faenza parte è essenzialmente la negazione che la tragedia ebraica ha suscitato; ci troviamo infatti negli anni successivi agli eventi traumatici che la seconda Guerra Mondiale ha causato, anni che vengono definiti del silenzio, dove le persone non hanno intenzione di parlare di quanto accaduto e né di ricordare. C’è una frase che ci fa capire bene lo stato d’animo in cui si viveva a quei tempi, pronunciata da Eli ad Anita: “Lascia Auschwitz fuori da questa casa”, un messaggio semplice, chiaro e conciso; i sopravvissuti ebraici si stanno appena risollevando dall’ondata antisemita nazista e non hanno intenzione di riaprire ferite appena chiusesi. Ma Anita è diversa ed è proprio lo stesso Faenza a farcelo notare nella pellicola, è una ragazza che ha visto la morte negli occhi ed è riuscita a superarla e, proprio per questo, cerca di indagare ed interrogarsi sul suo oscuro e tragico passato, non perché è masochista e neanche perché come alcuni hanno ipotizzato non vede un futuro davanti a se; semplicemente sceglie questo tipo di approccio per avere una maggiore sicurezza di ciò che le spetta. Anita compie un’operazione chiara ed evidente nella pellicola, lei sceglie di diventare adulta e di non dimenticare. Voglio chiudere con una frase tratta dal mio libro Cinema e Shoah, l’Olocausto dietro una cinepresa: “C’è un paio di scarpette rosse a Buchenwald quasi nuove perché i piedini dei bambini morti non crescono e non consumano le suole” (Joyce Lussu).


il Segno 1/15 febbraio 2014

Arriva L’ultimo degli ingiusti il nuovo film di Lanzman

di Camilla Lombardozzi Nel lontano 1985 Claude Lanzmann presenta nelle sale cinematografiche il film/documentario Shoah, della durata di nove ore, in cui il regista sceglie di fare un’operazione ben precisa, riportare nei luoghi della tragedia verificatasi durante la seconda Guerra Mondiale i sopravvissuti al genocidio ebraico, i Sonderkommando e le ex SS. Shoah potrebbe essere definita una pellicola iconoclasta, in quanto Lanzmann decide di non mostrare l’aspetto orrorifico della tragedia, proprio perché non vuole né sconvolgere, né impressionare lo spettatore; la sua forza poggia sul presente, sulla parola di chi ha subìto Lanzmann nel corpo e nello spirito le atrocità dell’Olocausto e non vuole farcele vedere. Oggi, a ben trent’anni di distanza da quel capolavoro, Lanzmann porta al cinema un nuovo film/documentario, della durata di quattro ore, intitolato “Le Dernier desinjustes” (L’ultimo degli ingiusti) in cui vi è una lunga intervista, risalente al 1975, a Benjamin Murmelstein, ultimo presidente del Consiglio ebraico del ghetto di Theresienstadt, che riuscì a portare in salvo da morte certa più di 121.000 ebrei, eppure, per il ruolo ricoperto durante gli anni della tragedia, fu a lungo accusato di collaborare con i tedeschi e per tale motivo non ha mai potuto rimettere piede in Israele, perché esiliato. Lanzmann conserva questo materiale audiovisivo, rimandandone la sua utilizzazione al 2012, anno in cui decide di tornare a Theresienstadt, nel ghetto che Hitler offrì agli ebrei come soggiorno termale, ma in realtà luogo in cui prese vita l’organizzazione nazista della soluzione finale e riabilitare la figura di Benjamin Murmelstein. Tuttavia, nonostante la scelta di riabilitazione di un personaggio sicuramente importante per gran parte della popolazione ebraica, l’opera non si presenta all’altezza del capolavoro Shoah. Il documentario non sembra infatti seguire un ordine temporale o quantomeno casistico degli eventi, non è né omogeneo, né fluido. In più la durata della pellicola non aiuta sicuramente ad una riuscita positiva del documentario e ad un gradimento di pubblico e di critica.

VAGABONDANDO

In giro per musei...

Complesso del Vittoriano

Il fascino di Cézanne nell’arte dei pittori italiani di Marcello Loisi Cézanne (18391906) è considerato come uno degli artisti più importanti per la formazione dell’arte novecentesca. Il grande pittore francese si è dedicato completamente al suo lavoro, inizialmente durante i suoi soggiorni a Parigi, dove ha partecipato al movimento impressionista, più tardi nella sua Provenza. Un importante critico parlò disse che “Cézanne ha rinunciato ad avere una vita per fare la sua opera o, piuttosto, ha fatto dell’opera la sua vita.”. Si riferiva al costante lavoro dell’artista, alla sua tenace ricerca che lo ha portato a rappresentare il ceppo dal quale sono nate molte correnti del Novecento, come alcune avanguardie. Il Vittoriano ha allestito una mostra proprio sul fecondo artista francese, le cui opere sono accompa-

gnate da quelle dei pittori italiani che a lui si sono ispirati, come Boccioni, Mor a n d i , Scialoja, Corpora, Morlotti e Pirandello. L’esposizione si snoda attraverso quattro temi principali: il paesaggio, il ritratto, il nudo e la natura morta. Diversamente da quanto ci si aspettava, le opere in mostra di Cèzanne sono numerose e importanti, dettaglio non da poco considerate la delusione di alcuni visitatori del Vittoriano durante le ultime esposizioni. I curatori della mostra hanno anche voluto allestire il primo ambiente della rassegna con dei pannelli didattici che offrono al visitatore un’introdu-

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zione alle tecniche pittoriche di base, ma approfondisce anche la tecnica degli artisti in mostra, analizzando la composizione dei colori e le scelte stilistiche di ognuno. Complessivamente, si tratta di un’esposizione interessante, una valida opportunità per approcciare l’arte di Cézanne e apprezzare come la sua eredità sia stata accolta dagli artisti italiani. Complesso del Vittoriano Piazza Venezia, Roma

Martin Scorsese... a Wall Street di Giulia De Giorgi Eccentrico, eccessivo, spinto, estremo, sbalorditivo: questi i caratteri dell’ultimo film firmato Martin Scorsese, The wolf of Wall Street. Il film è l’adattamento cinematografico dell’omonimo libro autobiografico scritto da Jordan Belfort, uno dei broker di maggior successo nella storia di Wall Street. Il bravissimo Leonardo Di Caprio stavolta entra nei panni di Jordan Belfort, broker di successo che lo stesso giorno in cui viene assunto, assiste al cosiddetto lunedì nero a cui segue il suo immediato licenziamento. La parola d’ordine è: ripartire da zero, in un modestissimo call center che vende azioni quotate pochissimo. Grazie alla sua tenacia, alla sua passione e alla sua forza riesce ben presto a trasformare quel misero buco in una delle agenzie più corteggiate del momento: la Stratton Oakmont. L’FBI alle calcagna e la negativa pubblicità fatta da Forbes non fanno altro che aumentare il desiderio di tanti giovani ragazzi di diventare impiegati dell’azienda. Quella che aveva messo su, in realtà, era un’associazione a delinquere. I broker, tutti rigorosamente spacciatori o comunque delinquenti

di professione, non facevano altro che truffare i propri clienti. Il numero dei collaboratori aumenta e aumentavano di pari passo anche i soldi guadagnati. Dopo innumerevoli vicissituScorsese dini Jordan viene arrestato ma chiede ed ottiene di collaborare con la giustizia fornendo i nomi dei suoi compagni. Ciò che viene chiesto a Jordan è di indossare un registratore, recarsi in azienda e incriminare i suoi compagni. Il lato umano di Jordan si fa spazio tra tanto eccesso e degrado tanto che tenta di salvare l’amico storico Donnie passandogli un biglietto che lo avvertiva della trappola; Donnie, però, evidentemente privo di quella stessa umanità lo passa al capo della polizia che arresta di nuovo Jordan. Grazie alla sua collaborazione, tuttavia, l’uomo ottiene una pena minima di 36 mesi in un carcere a bassa sicurezza. Passata la detenzione, Jordan riprende la sua carriera tenendo seminari sulle strategie di vendita.


il Segno dei tempi

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il Segno 1/15 febbraio 2014

nei disegni del Maestro Franco Carfagna Con questo racconto vogliamo far tornare bambini i settantenni di oggi, ricordando la Befana degli anni ‘40. Con la fine della guerra i genitori cominciarono a parlare di questa strana vecchietta. Per i piccoli di allora era una cosa incredibile perché non l’avevano mai sentita nominare. Le mamme soprattutto raccontavano di questa vecchia che, a cavallo di una scopa, volava sopra i tetti per portare qualche regalo ai bambini calandosi dai camini. La sera prima dell’evento bisognava andare a letto presto, altrimenti la Befana non sarebbe arrivata. La mattina, invece, i bambini si svegliavano presto per scoprire i doni ricevuti: qualche caramella, una pistoletta ad acqua o a cartucce, un camioncino di legno (tipo Biella) per i maschietti… una bambolina di pezza per le femminucce. Subito dopo si scendeva per strada a giocare, chi sparava le “cartatucce”, e l’aria si riempiva di un forte odore di zolfo… chi tirava con una corda i camioncini, chi mostrava le bambole coi vestitini colorati. I bambini di ieri, col tempo, sono diventati papà (e poi nonni), continuando questa bella tradizione... e col passare degli anni, i regali della Befana sono diventati sempre più costosi. Questo fino al 5 marzo 1977, quando un governo (presidente era Andreotti) che forse amava poco i bambini, decise di sopprimere la festa preferendogli Babbo Natale che, da quel momento, di-

Befane di ieri... e Befane di oggi

venne un simbolo. Il 29 dicembre 1985 la Befana, però, tornò in auge (governo Craxi) ma non fu più come prima. La “vecchiaccia” passò in secondo piano e i bambini iniziarono a non crederci più. Oggi, 2014, anche la Befana si è fatta moderna grazie ai “Ribelli Bikers” (attivo gruppo motociclistico di Rocca di Papa) che l’hanno fatta arrivare addirittura in moto. Per le strade non c’era più l’odore dello zolfo delle “cartatucce” ma il rombo assordante di ben 200 motociclette capeg-

giate dalla mitica Befana e seguite dalle auto storiche con Verdini nel ruolo di posteggiatore! Il boato era così forte che anche i “riazzi” dei Campi sono scesi di corsa in piazza Margherita per vedere che cosa stesse succedendo. E così i nonni hanno potuto spiegare loro che la Befana non arrivava più calandosi dal camino ma in motocicletta… e tutti se ne sono andati contenti con la loro buona lecca-lecca avuta dall’associazione “Iakuna Matata”. Befane di ieri e Befane di oggi.

Lettere, Proposte, Proteste e Reclami ilpiccolosegno@libero.it - www.ilsegnoroccadipapa.blogspot.it

Le lettere non superiori alle 13 righe devono presentare in modo chiaro nome, cognome, mail o numero telefonico

MANUTENZIONI MANCATE Pozzetti strapieni, griglie ormai intasate dalla terra, canali per lo scorrimento delle acque naturali sommersi di detriti. Questo si vede girando per il nostro paese. Basta percorrere le stradine del centro storico per rendersi conto che nessuna manutenzione ordinaria viene affettuata nei tanti pozzetti di raccolta delle acque piovane. Tutti sono pieni di terra e nessuno funziona come dovrebbe, a parte qualche sporadico caso. Questo è il motivo per cui dopo ogni pioggia battente le strade si allagano, si formano ruscelletti e i cittadini

sono costretti a fare lo zig-zag per evitare acquitrini fangosi. In ogni zona di Rocca di Papa è così, appena arriva l’inverno ti rendi conto che nessuno si è preoccupato di svuotare i pozzetti e di pulire i canali. Eppure non è che ci voglia una grande organizzazione, basterebbe inserire questi interventi nelle manutenzioni annuali, come le potature e il taglio delle erbe infestanti, per risolvere un problema da cui potrebbe dipendere la scarsa tenuta delle nostre strade che a pochi mesi dai lavori di rifacimento si trovano spesso al punto di partenza. Giuseppe Carnevale

La visita guidata si terrà il 16 febbraio

Resti del castello del Maschio di Lariano

La visita guidata organizzata dal Segno alla scoperta del Maschio di Lariano, dove si trovano i resti dell’antico castello, si terrà domenica 16 febbraio. Restano invariati l’ora e il luogo dell’appuntamento: ore 9,00 in piazza della Repubblica a Rocca di Papa; oppure ore 9,30 presso il piazzale del cimitero di Velletri (via Ariana).

Durata: 3 ore e mezzo. Accompagnatori: Andrea Sebastianelli e Roberto Sinibaldi. Possibilità di pranzo a 12-15 euro. Informazioni e prenotazioni: 349 5783869; 346 1739853


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