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di Andrea Sebastianelli Sul numero scorso del Segno ci siamo occupati delle infiltrazioni criminali a Roma e nella Provincia. Quanto emerso ci ha fatto comprendere come le mafie non siano qualcosa distante da noi, riguardante solo le regioni meridionali (Sicilia, Calabria, Puglia e Campania), ma come ormai siano una presenza consistente del nostro territorio. La vicenda di “Villa Vecchia”, l’hotel della ‘Ndrangheta sequestrato nella vicina Monte Porzio poche settimane fa, rappresenta non un allarme ma una certezza che deve far riflettere tutti, cittadini e politici, amministrazioni pubbliche e aziende private. Ma anche noi che scriviamo sui periodici a diffusione locale. Ogni lotta alle mafie ha sempre visto anche l’impegno, di pari passo con quello delle forze dell’ordine e della magistratura, di giornalisti e scrittori locali, che più da vicino riescono ad annusare dove c’è puzza di infiltrazione criminale. Contro queste infiltrazioni le amministrazioni comunali devono iniziare a contrapporre la politica della legalità, soprattutto nell’espletamento delle gare d’appalto delle grandi opere che, come ha dimostrato l’Osservatorio regionale sulla criminalità e la sicurezza, sono uno degli ingressi degli interessi mafiosi nei nostri Comuni. Continua in IV
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RETE di GIORNALISTI e SCRITTORI ANTIMAFIE di ROMA e PROVINCIA
supplemento al n. 1 - Gennaio 2010 de “il Segno”
Non si può non sapere, non si può non dirlo
Da Gioia Tauro ai Castelli Romani passando per San Marino
L’INCHIESTA DI ANDREA RASETTI HA PRESO AVVIO DAL SEQUESTRO DEL LUSSUOSO ALBERGO DI MONTE PORZIO, “HOTEL VILLA VECCHIA”, SOTTOPOSTO A SEQUESTRO DAI CARABINIERI DEL ROS PERCHE’ APPARTENENTE A UN POTENTE CLAN DELLA ‘NDRANGHETA, QUELLO FACENTE CAPO AL BOSS ROCCO MOLE’. UN’INCHIESTA CHE FA EMERGERE I DIFFUSI INTRECCI ESISTENTI TRA LA CRIMINALITA’ E I CASTELLI ROMANI.
Andrea Rasetti all’interno
L’omicidio del Boss Rocco Molè
Falcone e Borsellino
Il 18/02 a Colleferro si parla di Cosa Nostra IL LIBRO DI JOHN DICKIE, “COSA NOSTRA”, SARA’ MOTIVO DI APPROFONDIMENTO PER CONOSCERE GLI AVVENIMENTI E GLI UOMINI CHE SI SONO AVVICINATI ALLE VERITA’ PIU’ SCOTTANTI. A PRESENTARE QUESTO LIBRO PUBBLICATO NEL 2006 SARA’ ETTORE ZANCA, COLLABORATORE DEL MENSILE “IL SEGNO”. UN APPUNTAMENTO LETTERARIO DA NON PERDERE.
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di Andrea Rasetti Da Gioia Tauro ai Castelli Romani passando per San Ma-
rino. E’ questo il percorso di parte dei capitali illeciti della ‘Ndrangheta derivanti dalle attività di controllo e gestione del porto di Gioia Tauro. Cocaina dal centro e sud America, eroina dalla Turchia, merci contraffatte dall’Oriente. E forse armi, in quei 7500 container che ogni giorno passano per il porto. Un porto, quello di Gioia Tauro, che non poteva non essere nei trent’anni dalla sua progettazione alla sua realizzazione, negli anni ‘90, interesse particolare delle ‘Ndrine della Piana. Un porto che non poteva che essere gestito dalle potenti famiglie Molè e Piromalli, strettamente legate in affari e in vincoli di parentela, almeno fino al febbraio 2008, quando i vincoli furono messi in discussione dall’uccisione del capofamiglia Rocco, della famiglia Molè. L’omicidio evidenziò i contrasti per la gestione milionaria degli affari portuali, ma probabilmente fu anche la loro soluzione e con essa la possibilità di stabilire nuovi equilibri e strategie per la spartizione della torta. ‘Maestro’ è il nome dell’ultima indagine coordinata dalla DDA (Direzione Distrettuale Antimafia) di Reggio Calabria, condotta dal ROS, Raggruppamento Operativo Speciale dei Carabinieri, con la collaborazione dell’Agenzia delle Dogane e dal contributo informativo dell’AISI, Agenzia della Sicurezza Interna, cioè i servizi segreti. L’operazione ‘Maestro’, porta, assieme ai suoi 27 ordini di custodia cautelare, importanti
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Da Gioia Tauro ai Castelli Romani passando per San Marino
novità sul fronte della gestione malavitosa delle infrastrutture del porto di Gioia Tauro. Per la cronaca nazionale, le potenti ‘Ndrine della Piana, Molè, Pesce e Piromalli, gestivano indisturbati gran parte delle merci in entrata, garantendo l’ingresso di migliaia di container di provenienza cinese esentandoli da qualsiasi controllo doganale. Un meccanismo ben oliato a tutti i livelli, tanto che la Mafia cinese avrebbe deciso di affidare ai calabresi della Piana gran parte del loro import, spostando l’ingresso dei container dal porto di Napoli a quello di Gioia Tauro, lieti di pagare meno tasse sulle merci regolarmente introdotte con bolle falsificate e sicuri dell’ingresso senza problemi di merci contraffatte di grandi marche.
Delegato della ‘Ndrangheta e responsabile delle operazioni, è Cosimo Virgiglio, classe ‘66, di Rosarno e uomo di fiducia del defunto Rocco Molè. A lui riconducibili due delle società oggetto di sequestro preventivo da parte della magistratura: la CDE Italia e la Cargo Service, entrambe società di import-export, con le quali l’organizzazione espletava tutte le operazioni di import delle merci e la loro consegna in tutta Italia. Le operazioni portuali erano facilitate dai funzionari doganali compiacenti e funzionari ‘navigati’ come Adolfo Fracchetti, ex direttore della dogana di Gioia Tauro e divenuto, dopo la pensione, un prezioso consulente al soldo del gruppo malavitoso. I capitali frutto delle operazioni
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gestite da Cosimo Virgiglio, venivano poi ripuliti a Roma e provincia grazie alla complicità di esperti del settore del riciclaggio di denaro sporco. In particolare, l’indagine ha accertato che la maggior parte dei proventi venivano reinvestiti nel complesso alberghiero ‘Villa Vecchia’ di Monte Porzio Catone. La struttura, con il suo lussuoso albergo e i suoi due ristoranti, è formalmente intestata alla società I.T.A. Srl, con sede a Colleferro, i cui titolari, secondo la magistratura, sarebbero a tutti gli effetti soci nell’affare di riciclaggio. I tre titolari della I.T.A. Srl, dei quali due ai domiciliari e il terzo latitante, avrebbero favorito l’ingresso degli esponenti della ‘Ndrangheta nell’affare ‘Villa Vecchia’ in cambio di
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L’Hotel Villa Vecchia di Monte Porzio Catone
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i giornalisti antimafie hanno scritto...
I TENTACOLI DELLE MAFIE NEL LAZIO
di Cesare Buquicchio* La mafia è arrivata anche nei grandi centri commerciali della regione. Dopo la droga, l’usura, la prostituzione, il controllo del voto, le infiltrazioni negli appalti (uno su tutti quello per l’alta velocità Roma-Napoli), nelle attività economiche del porto di Civitavecchia, nel settore alberghiero e nel mercato ortofrutticolo di Fondi, la criminalità organizzata sta ora puntando la sua attenzione e i suoi capitali sulla distribuzione commerciale. È questo uno dei punti salienti del primo «Rapporto sulle presenze della criminalità organizzata a Roma e nel Lazio» presentato ieri dal presidente della Regione Marrazzo al Forum Pubblica Amministrazione in corso in questi giorni alla Nuova Fiera di Roma. «La vera novità di queste migrazioni di capitali - si legge nella relazione - sta nel fatto che non si tratterebbe di investimenti a pioggia, ma di investimenti finalizzati - è il caso in particolare di uno o due clan della camorra - a creare reti commerciali, a condizionare settori, a stabilire prezzi, a ricollocare non solo capitali ma anche refurtiva. Questa preoccupante tendenza sta via via emergendo da indagini o segmenti di inchieste che abbiamo avuto modo di osservare e che ci permette di notare
la ricostruzione di una vera e propria invasione - soprattutto nel settore dei grandi centri commerciali della regione - di sigle societarie provenienti tutte da aree geografiche omogenee per una migrazione che non può in nessun caso essere casuale». Ma dal rapporto emerge anche una ramificazione e una invadenza delle organizzazioni mafiose che conta tra le 60 e le 70 cosche legate ad ‘ndrangheta, camorra, cosa nostra e sacra corona unita. A queste sono da aggiungersi le organizzazioni locali (come la famiglia Nicoletti da un lato e dall'altro il network criminale rappresentato dalla galassia familiare dei Casamonica - Di Silvio) e quelle straniere di matrice cinese, rumena e nigeriana. Un puzzle di attività illecite che fa domandare all’Osservatorio presieduto da Enzo Ciconte: «Il Lazio è solo infiltrato dalle formazioni criminali provenienti dalle regioni di origine delle criminalità mafiosa tradizionale o è stato già in parte occupato?». Un allarmante quesito che fa lanciare a Marrazzo l’appello al ministro dell’Interno Maroni e al sindaco Alemanno: «Nessuno faccia finta che nel Lazio ci sono solo i problemi della microcriminalità: c'è anche quello della criminalità organizzata. Noi come Regione daremo tutte le risorse per assicurare la lotta
alla criminalità e alla illegalità diffusa, ma che nessuno faccia finta che non ci sono altri problemi». Appello a cui per primi rispondono i consiglieri regionali Laurelli (Pd), Fontana (Verdi) e Robilotta (Sr) che chiedono una riunione straordinaria della Pisana sul tema criminalità organizzata. A contribuire però alla scarsa emersione delle ramificazioni mafiose contribuisce anche la relativa “stabilità” dell’attività criminale. Lo spiega approfonditamente il Rapporto: «Nonostante la dimensione della piazza e degli affari illegali non ci sono mattanze vere e proprie, al massimo operazioni chirurgiche, non solo perché non va suscitato allarme, ma anche perché vengono sostanzialmente rispettati precisi accordi di spartizione territoriale». Ma il “governo” di realtà così complesse fa pensare all'esistenza «di una sorta di organismo che svolge non solo il ruolo di 'camera di composizione' dei conflitti ma di vero e proprio regolatore degli interessi, degli affari e delle presenze, garantendo l'immutabilità della condizione di Roma 'città aperta a tutte le mafie' che è la prima condizione perché avvengano e siano garantiti in sicurezza lucrosi guadagni per tutti» conclude la relazione. * articolo pubblicato il 13 maggio ‘08 (pag. 1) sull’ed. romana de L’Unità
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A N T I Da Gioia Tauro ai Castelli Romani passando per San Marino M esplicite pressioni sulla pre- sciatore per San Marino in ‘Villa Vecchia’ gestito dallo Entrambe le società hanno A cedente gestione del com- Egitto e Giordania, gran stesso Boccardelli; delega- sede a New York e sono plesso, affidata ad una maestro della Loggia del Ti- zioni della fondazione sono forse state visitate negli ultimi F imprenditrice di Sabaudia, tano, deceduto nel 2006, era poi in Turchia, Nicaragua e giorni dalla Criminalpol, visto che nel 2007 viene ‘convinta’ già apparso sulle pagine di Stati Uniti. che Balestrieri è ancora irreI dai calabresi a rescindere cronaca locale nel 2003, In particolare, la delega- peribile. A ben guardare anticipatamente il contratto quando sembrava conclusa zione di New York è affidata dunque, l’operazione ‘MaeE di gestione. la trattativa di acquisto di al suo presidente, Giorgio H. stro’ non solo conferma la caDa quel momento ‘Villa Vecchia’ diviene il centro delle attività dell’organizzazione. Ma non solo. Quello che rende veramente interessante l’accordo tra ‘Ndrangheta e i colletti bianchi della I.T.A. Srl sono le identità dei titolari: in particolare Giorgio Hugo Balestrieri e Angelo Boccardelli. Sono, rispettivamente, presidente e presidente emerito della rinomata Fondazione ‘Giacomo Maria Ugolini’, con sede a San Marino e finalizzata alla promozione della fraternità e della cultura tra i popoli, e in odore di massoneria. Giacomo M. Ugolini, amba-
Villa Clara, sulla via dei Laghi. La villa della Loren sarebbe diventata secondo i progetti di allora, una speciale succursale della fondazione dell’ambasciatore, il “Libero ateneo internazionale per lo studio del mistero dell’uomo e lo sviluppo della potenzialità umana”. Dell’acquisto non se ne fece poi nulla e alla morte dell’ambasciatore, Angelo Boccardelli, già suo segretario particolare, diede vita alla fondazione intitolata al suo ex datore di lavoro. Fondazione con sede a San Marino, come detto, e con quartier generale presso
Balestrieri, personaggio tutt’altro che insignificante: già capitano della marina militare italiana, ex appartenente alla loggia massonica P2, tessera n. 907, collaboratore dell’organizzazione Gladio, vice presidente del Rotary Club di New York e delegato del Rotary presso le Nazioni Unite. Professionista dell’intelligence, è titolare della MilCom3D, società specializzata in tecnologie avanzate per la sicurezza e lo spionaggio, e della T-H-O-R Security, società di sicurezza privata, paramilitare, già accreditata ed operativa in Iraq e Afghanistan.
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pacità della ‘Ndrangheta nella gestione criminale delle attività produttive sul territorio italiano ma dimostra come siano fondati i sospetti che mafia tradizionale e i colletti bianchi appartenenti alla massoneria e ai servizi segreti, si uniscano in vincoli criminali dando vita ad organizzazioni così potenti da bloccare inchieste come “Why Not”, “Poseidone” e “Toghe Lucane”, condotte dall’ex magistrato Luigi De Magistris, che ricostruivano l’influenza dei poteri occulti e le loro alleanze con le organizzazioni criminali di stampo mafioso. Andrea Rasetti
Non si può PER SAPERNE DI PIU’ non sapere, Convegni, eventi, racconti e storie sulle mafie non si può Prima che vi uccidano di Giuseppe Fava non dirlo Prefazione di Roberto Saviano La verità, in questo romanzo, passa anzitutto
Segue dalla prima
attraverso la ribellione.
Per questo abbiamo deciso di dare vita a un’associazione, una “Rete di giornalisti e scrittori antimafie di Roma e Provincia” a cui tutti possono dare il loro contributo, e a cui speriamo aderiscano presto anche altre testate locali. Far finta di non vedere e di non sapere non è più possibile, ne va della nostra coscienza civile, soprattutto di fronte ai dati che periodicamente vengono diffusi sia dall’Osservatorio regionale che da Sos Imprese. Spesso i cronisti locali preferiscono non approfondire tali temi, quasi a voler scacciare il fatto concreto che Cosa Nostra, ‘Ndrangheta, Camorra, ecc. sono tra di noi più di quanto si pensi. Così, come voce della neo-nata associazione, abbiamo deciso di dare vita a un supplemento mensile tutto dedicato a questo fenomeno criminale che richiede una presa di coscienza da parte di tutti. L’omertà è un male da abbattere come la criminalità. Noi abbiamo deciso di avviare questa battaglia. Andrea Sebastianelli
Una storia di violenza e ribellione, al sole di Sicilia, al sole di una mafia arcaica come la terra su cui prospera. Turi, che lavora come uno schiavo per pagare i debiti contratti con un latifondista; Possano, il predicatore-profeta che come un oracolo dice antiche verità inaccettabili per i potenti; Michele, che alla miseria preferisce la via del brigantaggio; Alfio, che vive il dramma dell’emigrazione in Venezuela; e Stellina, la figlia di Turi, che vuole vincere la più grande battaglia, quella contro la malattia e la morte. Personaggi come icone di un tempo segnato dalla lotta dell’uomo contro la natura e contro l’altro uomo. Una storia che ha la forza primordiale dei miti, ma il bisogno di speranza degli uomini di oggi. “Chi nasce al Sud sa bene che non tutti i modi di ammazzare sono uguali. Alle mafie non basta eliminare. Nella modalità della morte è siglata una precisa comunicazione. Giuseppe Fava, Pippo per chi lo conosceva, lo sfregiano sparandogli in testa quando si sta muovendo in una situazione che non c’entra nulla col suo lavoro. L’esecuzione di Pippo Fava gli uomini di Cosa Nostra la compiono il 5 gennaio del 1984, mentre sta andando al Teatro Verga a prendere sua nipote che aveva appena recitato in Pensaci Giacomino!, l’inno pirandelliano al nostro eterno Stato incapace. Ma la morte
GLI INVENTORI DEI TEOREMI SCOMODI, STORIE E FATTI DI UOMINI TROPPO VICINI ALLA VERITA’
In occasione dei pomeriggi letterari organizzati dalla libreria Sangraal di Colleferro, sita in via Latina 12, giovedì 18 febbraio 2010 alle ore 17.00, il nostro Ettore Zanca approfondirà le tematiche trattate nel libro scritto da John Dickie, “Cosa nostra”, edito da Laterza nel 2006, con un intervento dal titolo "gli inventori dei teoremi scomodi, storie e fatti di uomini troppo vicini alla verità". Tutti sono invitati a partecipare. Info: 06-97080689
“Gli sparano cinque colpi alla testa. Tutti mirati alla nuca. Per ammazzarlo e per sfregiarlo.” Roberto Saviano
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Editore: Bompiani Pagine: 406 Prezzo: € 19,00
di Pippo Fava non termina con quegli spari. Non si esaurisce con quel singolo atto di violenza. La si stava preparando da tempo e sarebbe continuata per molto tempo ancora.” Dalla Prefazione di Roberto Saviano (Antimafia Duemila, 23 dicembre 2009)
27 Gennaio 2010, Presentazione del XII Rapporto di Sos Impresa
Mercoledì 27 gennaio 2010 verrà presentato, a Roma, il XII Rapporto di Sos Impresa “Le mani della criminalità sulle imprese”. Il Rapporto, come è consuetudine, vuole offrire una panoramica più ampia su tutte le attività illegali delle organizzazioni mafiose. Lo scopo è quello di evidenziarne la potenza finanziaria, la grande liquidità di denaro disponibile e, di conseguenza i rischi che ne derivano per l’economia italiana, e non solo, in questa particolare, difficile congiuntura economica. Sarà presente ed interverrà il Ministro dell'Interno Roberto Maroni.
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Giuseppe Fava