GIULIO PAOLINI | ZEUSI E PARRASIO | DA UN'IMPORTANTE COLLEZIONE PRIVATA
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GIULIO PAOLINI | ZEUSI E PARRASIO | DA UN'IMPORTANTE COLLEZIONE PRIVATA
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Giulio Paolini "Zeusi e Parrasio" 2007 acrilico e grafite su tela (due elementi), otto elementi in gesso, due basi, due teche di plexiglas cm 150x150 ciascuna tela, h cm 46 ciascuno degli elementi in gesso, cm 135x50x50 ciascuna base, cm 50x50 ciascuna teca Provenienza Collezione dell'artista Galleria Massimo Minini, Brescia Collezione privata, Milano Esposizioni "Giulio Paolini. Zeusi e Parrasio" Galleria Massimo Minini, Brescia, 2007-08 Opera accompagnata da certificato su fotografia firmato dall'artista € 120.000 - 150.000
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Giulio Paolini parla attraverso le sue opere. Si riflette, si racconta e si analizza sulle pareti, si intravede nelle prospettive dei suoi quadri, si rispecchia nelle scenografie delle sue installazioni, vive nelle allusioni delle sue citazioni, si definisce senza contraddizioni nell’intero corpus dei suoi lavori. Fin dall’inizio la sua indagine verte sulla struttura della visione e la sua ricerca si orienta sull’analisi dei fondamenti costitutivi della creazione artistica. [...] In Zeusi e Parrasio, la storia si confonde con la leggenda in un dialogo tra verità e finzione tanto caro alla sua poetica. Di questi due artisti, la cui fama era celebre nell’antichità, non conserviamo testimonianze, né opere che possano confermare il loro talento, ma solo il racconto di Plinio il Vecchio che li vuole coinvolti in una gara con cui si contesero il primato di pittore più abile dell’epoca. Attraverso il ricordo di questo aneddoto Paolini mette in scena un’affascinante operazione mentale. I frammenti di due volti, contenuti in teche e posizionati su basi, sono disposti di fronte a una tela bianca su cui è disegnato lo spazio che li contiene. Nella frammentazione dei calchi si riflette la disgregazione dell’unità visiva e concettuale. Le due figure, Zeusi e Parrasio, si dissolvono di fronte al vuoto rappresentato nella tela che resta in attesa di un’immagine. È l’artista che svanisce di fronte all’opera che deve ancora venire, in un gioco di ruoli e di scambi fra autore, attore e spettatore. Tutto il suo lavoro si muove sotto il segno dello sguardo in uno studio delle corrispondenze e analogie che citano il passato aprendo nuove prospettive e indicando nuovi confini per la ricerca artistica. In questa poetica della citazione, della duplicazione e del frammento, in un rapporto tra vuoti e pieni delle immagini, ben si posizionano le opere su carta, che appartengono alla collezione del museo, e rappresentano una risposta intima e personale alle sue continue riflessioni. Il cielo e dintorni, 1988, è un collage composto da diciotto disegni preparatori dell’opera omonima. Concepita per la mostra della collezione del Castello, l’opera rappresenta un’immagine elaborata dall’interno della cavità oculare, attraverso la quale percepiamo l’apertura di una visione senza tempo. Entriamo così nella zona più intima e personale: lo spettatore guarda l’autore mentre questi osserva sé stesso nell’atto di attendere alla concezione dell’opera.
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