CIRCOLO IL CONTEMPORANEO
Per un novellarese la parola “Portico” rappresenta due cose: la prima è la struttura urbanistica del centro storico caratterizzato da gallerie aperte sulla piazza o su strade antiche, la base che sostiene tante case e palazzi, luogo che accoglie bar e negozi e che protegge dal caldo e dal freddo i pedoni durante le passeggiate. L’altra cosa che viene subito in mente è sicuramente il nostro giornale locale, che da trentanni racconta di noi, della nostra storia, dei cambiamenti e delle speranze di Novellara. Il Portico quindi, sia nel primo che nel secondo contesto, raccoglie testimonianze, fa conoscere e incontrare le gente per condividere gioie e dolori. Le protagoniste, che si vogliono omaggiare con questo libro, sono in particolare le donne che hanno contribuito a vivere la città in modo attivo e impegnato che, giorno dopo giorno, hanno compiuto piccole o grandi azioni a beneficio della comunità. Donne che hanno sempre dimostrato, ognuna con i propri percorsi e con le proprie competenze tutto l’amore per Novellara. Barbara Cantarelli Vice Sindaco Assessore Economia locale, Bilancio e Turismo Comune di Novellara
Il potere germinativo lLe storie, sono doni d’amore Lewis Carroll “Le storie, sono doni d’amore”, scriveva Lewis Carroll, autore del famoso “Alice nel paese delle meraviglie”. In effetti le persone che ci raccontano o leggono storie per sognare, desiderare, pensare, sono proprio quelle che ci vogliono bene. Sento che è con questa affettività che le donne, le amiche del Portico, hanno scritto. Sento che è con questo spirito che Rossella Eunini e gli amici del Portico ci invitano, attraverso queste pagine, ad un incontro inatteso, fortemente affettivo, in un luogo dove si raccolgono e ci si scambiano “doni”, esplorando un oltre più personale, più intimo. Così l’incontro diventa un viaggio, attraverso le storie, attraverso i miti personali e collettivi, attraverso le mille possibilità espressive esplorate da queste amiche. Un viaggio che ha molto a che fare con quanto Andrea Branzi ha definito la “strategia del rabbino”, ovvero “dipanare lungo tutto l’arco della propria vita tutte le possibili e molteplici espressioni di un unico principio generativo” (in Carisma: il segreto del leader, Pasini-Natili, Garzanti, 2009). Un viaggio quindi alle origini del femminile, dall’essere donna, madre, moglie, professionista, amica, compagna di viaggio.... per scoprirne l’essenza, sentendo la “vertigine” che ci fa provare l’ essere “protagonista” della propria vita. Qualcuno obietterà che le donne esistono perché esistono anche gli uomini. Ma queste pagine non vogliono essere di natura razziale, né esaustive del confronto tra maschile e femminile. Per secoli donne e uomini, come ci ricorda Annamaria Rigoni, avevano trovato un modo per dare significato a questa differenza di genere suddividendosi i luoghi d’influenza: il mondo esterno (dei commerci, del lavoro, del procacciamento cibo e delle battaglie) era dato agli uomini, il mondo interno (della casa, degli affetti, dei figli e della loro cura) era dato alle donne. Dentro questa ripartizione dei compiti il conflitto era contenuto, ma solo se ognuno rimaneva al suo posto, nel suo ruolo pre-definito. Il prezzo da pagare, in cambio di questa serenità, era alto per quelle persone che si sentivano strette dentro questi vincoli e che volevano essere persone intere, sia dentro il mondo degli affetti sia fuori nella società, per vivere la propria intelligenza e la propria sensibilità dentro progetti evolutivi. In questi ultimi decenni stiamo attraversando cambiamenti di varia natura che hanno profondamente stravolto questa rigida e tradizionale ripartizione dei compiti e dei ruoli. In parte vanno menzionate ragioni scientifiche (il progresso della medicina e delle coltivazioni hanno ridotto la mortalità e le carestie), in parte ragioni di tipo demografico (le donne non passano più la maggior parte della propria vita a “sfornare” figli) e in parte ragioni culturali (il desiderio di realizzarsi in ogni ambito della propria vita), in parte per ragioni di tipo sociale (la spinta ad essere protagonisti della propria vita, felici, soddisfatti, completi). Un viaggio quindi, tra queste pagine, che si interroga anche sul come è cambiata la vita sociale nel momento in cui le donne si sono affacciate sulla scena pubblica. Ci auguriamo che un prossimo libro ci racconti l’altra faccia della luna, ovvero di cosa è accaduto quando gli uomini si sono affacciati sulla sfera privata. Ma questa, sarà un’altra storia. Buona lettura. Barbara Rossi
Un pomeriggio di qualche mese fa, ci siamo incontrati alla sede del Portico, io per questioni legate al nostro giornale e Lei per illustrarmi una sua idea alla quale aveva tutte le intenzioni di dare corpo. Lei, Rossella, donna esuberante e pirotecnica, per la verità di idee ne sforna a decine, ma quella non solo mi incuriosì ma la ritenni particolarmente interessante in quanto coincideva con il lungo percorso de il Portico. Il Portico, qualcosa che io da sempre mi ostino a chiamare giornale, nacque, su carta stampata, nel maggio del 1982. Sono trascorsi da allora 30 anni e pensare ad una sorta di festeggiamento per una vita tanto lunga, trattandosi di carta stampata, mi piaceva. Che cosa aveva in mente Rossella? Di contattare tutte le donne che in un così lungo periodo avevano, a vario titolo collaborato con il Portico, arricchendolo con le loro idee, articoli, interviste, proposte chiedendo loro di scrivere un pezzo, a discrezione, da raccogliere poi successivamente in un libro, corredando il tutto con foto e rredazionali. Poi, nel mese di marzo, presentarlo pubblicamente nella splendida cornice della Rocca. Titolo della pubblicazione, “Le Amiche del Portico: 30 anni con Voi”. Non potevo, io che de Il Portico sono stato un redattore, che lo ha visto nascere, che ne ha seguito passo passo tutto il percorso, sottrarmi e fingere che questi 30 anni siano trascorsi senza aver lasciato un segno. Questo breve scritto è il mio modesto contributo alla causa per suggellare “Una storia lunga trent’anni”. Paolo Paterlini
30 anni fa, Paolo Paterlini annunciava dalla prima pagina del Portico N°1 del maggio 1982, in un editoriale fondativo, la nascita di una nuova pubblicazione. Il giornale del P.C.I. si trasformava in un bimestrale con una nuova veste grafica. Il bimestrale “Il Portico”, che da lì a poco, avrebbe tagliato il cordone ombelicale dal partito rendendosi indipendente, sperimentava felicemente l’autonomia economica e si apriva totalmente alla comunità novellarese accogliendone le istanze e raccontandone le diversità e promovendo nuove relazioni ha permesso, a tutti coloro che lo hanno voluto, di collaborare col giornale diventando redattori e redattrici o semplicemente amici. Paolo Paterlini ha vinto la sua personale scommessa: ha creato, con tenacia e intelligenza, uno strumento capace di parlare alla gente, di “essere la gente” di dare valore ai gesti e ai sentimenti dei novellaresi. Ma la storia de “Il Portico” comincia il 1° novembre del 1972. Due giovani comunisti, Giuliano Ariosi e Michele Daoli, capaci di proiettare nel futuro le loro idealità e capaci di coinvolgere altri giovani, decidono di mettere nero su bianco le loro idee. Con una polaroid e un ciclostile producono il servizio fotografico e stampano il primo giornale del P.C.I. di Novellara. Il lessico è quello del portico, due chiacchiere su tanti argomenti, mentre si passeggia e ci si incontra, perché ritrovarsi sotto i portici è per i novellaresi uno stile di vita (cit. Giovanni Franzoni). L’impaginazione è sobria, per non dire elementare, ma i temi trattati sono molto concreti: nel 1972 la prima pagina è sul Tempo Pieno a scuola, poi la Stalla Sociale, la Slanzi e le fabbriche novellaresi, la Coop agricola, l’Abicoop, L’Emiliana Confezioni (poi Manifattura novellarese). “Il Portico” di allora si calò in un momento di lotte per i diritti, per i finanziamenti pubblici, per il lavoro e fu strumento ideale per incontrare e ascoltare senza ideologie, i bisogni della gente e cercare di risolverli. In questo, l’esempio, l’insegnamento e la determinazione di Tonino, il nostro sindaco di allora, sono stati il terreno fecondo e insostituibile per questa generazione. L’attività politica della sezione P.C.I. degli “anni 70” si aprì ai giovani permettendo la nascita di un Circolo Culturale che promosse concerti e spettacoli (Ivan della Mea, Lucio Dalla, Dario Fo con “Mistero Buffo e “Ci ragiono e canto”) e fu capace di lanciare trasversalmente messaggi e temi che furono condivisi anche dalle intelligenze più a sinistra della D.C. novellarese (ricordiamo Marta Beltrami e la sua scelta di posizione sul Tempo Pieno). La redazione de “Il Portico” dal 1972 al 1982 ha visto la collaborazione e l’impegno di Marco Bussei (che già stampava “Il Martello” che si occupava del lavoro nelle fabbriche novellaresi), Laura Piccinini, Dimmo Olivi, Ivan Daoli, Massimo Tresendi, e di Paolo Paterlini. Le 1000 copie de “Il Portico” di allora venivano portate, in parte direttamente nelle case dai diffusori de L’Unità alla domenica, in parte venivano distribuite al mercato del giovedì, o davanti alle scuole o alle fabbriche a seconda degli argomenti trattati. Il centro operativo era comunque la sezione P.C.I. di via Cavour n°66.
Paolo ricorda ancora quella sera di aprile del 1982 in cui fu presa la decisione di affrontare l’avventura di stampare “Il Portico” all’esterno, facendolo diventare un giornale vero e proprio, con 8 pagine e con una tiratura che coprisse il numero delle famiglie di Novellara. Si costituì il Circolo “Il Contemporaneo”, si cercò l’autonomia finanziaria con le inserzioni pubblicitarie e Novellara rispose in modo straordinario dando un futuro a questo nuovo elemento architettonico della sua urbanistica ideale e sociale. Un altro momento di cambiamento ci fu nel 1989. Guarda caso la caduta del muro di Berlino, la “Bolognina” di Occhetto, forse una crisi di identità generale, provocarono a Novellara, una nuova organizzazione de “Il Portico”. Il giornale in difficoltà, vede il ritorno nel 1990 di Paolo Paterlini che lo riattiva, ripensandolo e rilanciando. Al suo fianco, Marco Villa, Dario Folloni, Angelo Veroni, Marco Tondelli, Ural Parmigiani, Omero Bellini, Enzo Tondelli, Pierangelo Uboldi, Ivan Daoli, ricercano, intervistano, scrivono gli articoli mentre Rinaldo Pace e William Cattabiani impaginano. Un Team redazionale aperto alle donne, o meglio alle ragazze di allora: Cristina Chierici, Vanna Riperi, Manuela Folloni, Carmelita e Isa Diavolio non sono da meno e concorrono a completare la redazione. “Il Portico”, dal 1990 in poi, si stampava in circa 3500 copie che venivano fascicolate ed etichettate per gli indirizzi, completamente a mano, in sezione ora D.S. -Democratici di Sinistra- con un lavoro da catena di montaggio che impegnava tutti, anche il volontariato occasionale e solidale. Oggi, nel 2012, “Il Portico” è: tutto a colori 32 pagine 5500 copie 50/70 inserzionisti on-line Paolo, Rinaldo, Marco Villa, continuano a sostenere con costanza e “amore” questo gioiello dei novellaresi insieme a Simone Oliva, Paolo Bigi, Sara Lanza, Giovanni Panini, Giovanni Franzoni e a tutti coloro che collaborano per “riempire” con contributi spontanei il giornale. Dal 2010 “Il Portico” è on-line. Cosa vuol dire: aggiornato quotidianamente da Rinaldo, lo possono visitare e leggere anche coloro che non lo ricevono in cartaceo. Basta andare su www.ilportico.me Il presidente del circolo “Il Contemporaneo” è Federica Ottaviani. I nostri giornalisti si ritrovano abitualmente nella sede in viale Montegrappa, 50 - dove c’è lo studio “CI & WI” – Da qui è iniziato il nostro viaggio nel giugno 2011… ...siamo entrate nell’archivio de “Il Portico” e…….. Rossella Eunini
Continua con “le Amiche del Portico-30 anni con voi” il viaggio all’interno della scrittura femminile novellarese. Con “le Regine dei castelli di carta”, pubblicato nella primavera 2011, in cui 30 donne hanno regalato i loro racconti e le loro liriche, contribuendo così ad un evento culturale tutto locale, ma fortemente impegnato verso la solidarietà (borsa di studio Marta Beltrami “Piccole donne”), ci siamo rese conto che eravamo solo all’inizio di questo viaggio. L’esperienza, vissuta insieme e poi condivisa con tutti coloro che si sono lasciati coinvolgere - famiglie, amici, conoscenti - ci ha fatto credere nella possibilità di proseguire e che la strada sarebbe stata feconda di incontri generosi. A Novellara, da più di trent’anni, un luogo di scambio di opinioni, di ascolto e di scrittura è sempre stato il nostro mensile “Il Portico”. Noi cittadini impegnati nel sociale, in questo giornale abbiamo sempre trovato uno spazio per informare e condividere eventi. Personalmente riconosco a “Il Portico” un ruolo di informazione importantissimo per Novellara. E’ sintomatico che le nostre famiglie, nei momenti felici come in quelli di lutto e di dolore, si affidano a “Il Portico” per ricordare i loro cari ed esternare i propri sentimenti. Esso è, per me, la voce dei novellaresi, il nostro filo di collegamento, il nostro specchio di comunità. Partendo dalla mia personale esperienza, impegnata nel volontariato pubblico e da sempre interessata al modo in cui le donne si impegnano e vivono la loro cittadinanza, ho attivato un progetto che coinvolgesse le redattrici de “Il Portico” e le rendesse protagoniste. Firmare degli articoli che riguardano una rubrica specialistica o un’intervista, o un evento politico, sportivo o di un’associazione e consegnarlo ad una lettura collettiva può essere considerato dovuto o interessato, ma rimane sempre un gesto di generosità e di impegno personale. Dare visibilità a questo impegno e scegliere le donne anziché gli uomini è stata la discriminante e l’originalità del progetto. A quella passione per lo scrivere per se’ e per gli altri, a quel dovere di informare, mi sono ispirata per convincere e coinvolgere, in questa ricerca all’interno dell’archivio de “Il Portico”, le altre compagne di viaggio. Scorrere 285 giornali dal n°1 del maggio 1982 al gennaio 2012 compresi, non è stato semplice. Non riuscivamo a rimanere distaccate e professionali: ci siamo “perse” nel riconoscere e nel ricordare i fatti e le persone che ci comparivano davanti pagina dopo pagina. La nostra memoria s’impregnava di collettività e ne eravamo consapevoli. Fosca, Monica, Mariuccia, Eugenia, Valda, Silvia, Severina, a turno, di pomeriggio (da giugno 2011 a febbraio 2012), sono state le colonne, fondamentali per sostenere tutto il “peso” del lavoro. Pur portandosi “i compiti a casa”, hanno vissuto la redazione de “Il Portico” come luogo di incontro, di chiacchiere, di scambio di opinioni, di passatempo tra amiche che hanno scoperto la magia di stare insieme per “ricostruire” un pezzo della propria identità. Le notizie raccolte, selezionate per tematiche, sono la traccia temporale del nostro lavoro d’archivio, sono insomma la storia di Novellara in questi trent’anni, la sua evoluzione culturale e di servizi, la sua generosità associativa e solidaristica, i suoi percorsi d’accoglienza, la sua trasformazione da paese a città. Il progetto di riferimento, “Le signore del Portico”, nel momento in cui è stato condiviso con le redattrici di questi trent’anni - contattate a seguito della ricerca svoltasi nell’archivio -, dopo gli scambi personali avuti con loro, si è concretizzato evolvendosi in una relazione di affidamento che ha visto la nascita di questo libro “le Amiche del Portico-30 anni con Voi”. 54 donne, tra i 16 e i 92 anni, compongono e presentano un panorama complesso di storie. Storie che vengono dal secolo scorso, e ci appaiono come riferimenti ideali di vita. Storie di oggi piene di generosità, di vitalità e alcune di sofferenza. Storie di donne che sanno vivere il loro presente, che hanno costruito la loro identità e ancora la definiscono con la tenerezza di madri attente alla crescita della propria discendenza. Storie che trasmettono valori, che restituiscono alla nostra comunità il talento sommerso che serve per vivere il quotidiano di ciascuno, con dignità. Rossella Eunini
Il ricavato di questa pubblicazione, come già per “Le Regine dei Castelli di Carta”, andrà per la borsa di studio “Piccole Donne”, in ricordo di Marta Beltrami, con cui si contribuisce al proseguimento degli studi di giovani donne.
Dedico questo lavoro: ...a Beatrice e alla sua mamma perché la serenità le avvolga e le accompagni ...alle care amiche di vita che viaggiano con me conquistando il mondo e ne rimangono conquistate ...a Isabella e Franco che mi hanno accolto permettendomi di assorbire la magia del loro mondo ...al ricordo fissato su quella mano che mi porgeva un foglio scritto e alla voce che mi diceva: ”questo è per te, fanne quello che vuoi, è tuo”. Così sono nate “Le regine dei castelli di carta” e “ Le amiche del Portico: 30 anni con Voi” Rossella
Marta Beltrami, una maestra, un’amica. Partigiana, insegnante, una guida morale. Ha nutrito la nostra vita di passione per la libertà, la democrazia, La cultura. Si è presa cura ogni giorno della comunità, con uno sguardo lungo sul futuro. Una storia che continua. Albertina Soliani
Marta Beltrami
Borsa di studio “Piccole Donne”
“Maestra Vittoria Gandolfi una donna impegnata in politica” Testimonianza di Marta Beltrami
la mia amicizia con Vittoria ha origine dalla scelta della lotta partigiana, avvenuta nel 1944, senza che l’una sapesse dell’altra. A quell’epoca le scuole di tutti gli ordini subivano i disagi della guerra, dei bombardamenti, dei vuoti tra gli insegnanti, i presidi, lo stesso provveditore, causati dall’applicazione delle leggi razziali che colpirono gli ebrei e dei vuoti lasciati dai maschi “ariani“ che la guerra, il partigianato, i campi di concentramento portavano così lontano dalle aule scolastiche. Io avevo vent’anni, un diploma magistrale, una maturità scientifica, tanti giovani in casa a tutte le ore, a cui insegnavo quel po’ che sapevo, come una sorella maggiore; Vittoria stava per completare gli studi. Per non perdere l’anno erano molti gli studenti che a quell’epoca si rivolgevano a don Sante per le materie umanistiche ed alla Savina per le scientifiche. I due docenti erano dello stesso ceppo, i Pignagnoli; la seconda, titolare della cattedra di matematica e fisica in un prestigioso liceo della capitale, era sfollata da Roma a Campagnola: il sacerdote era giunto a Novellara di ritorno dagli Stati Uniti, dove si era recato perché vincitore di una borsa di studio. Erano due personalità singolari, forti, carismatiche; ai nostri occhi avevano il fascino degli intellettuali non ingabbiati in una cultura autarchica e provinciale, ma capaci di farci conoscere autori e pensatori anglosassoni, di farci amare discipline severe e rigorose come la matematica, perché sorretti da una didattica eccezionalmente robusta. Vittoria frequentò lo studio di don Sante, perché le premeva, giustamente, il diploma, io vi approdai per scelta personale, così come giunsi nello studio della docente Savina, perché desideravo conoscerla, respirare la sua aria, misurarne l’autenticità. Don Sante viveva in un mare di libri, suo habitat naturale; ti scrutava con quegli occhi azzurri, come le sue camicie, e tu sentivi quello sguardo frugarti dentro. Nei primi giorni dell’agosto 1944 un amico mi disse che una persona desiderava incontrarmi. L’appuntamento era per le 14, in un angolo di quella che oggi funge da cappella invernale. Mi trovai davanti un donnino bruttino, capelli rossi, occhi verdi: era la prof. Lina Cecchini, insegnante di filosofia presso le Magistrali che avevo frequentato. Non era stata la mia docente, ma la conoscevo per la sua serietà professionale, attraverso gli amici che ne parlavano con ammirazione. Mi propose, in breve, di entrare nel movimento partigiano cattolico delle “ Fiamme verdi ” con i compiti della staffetta. Risposi subito di sì: dietro quegli occhi riconobbi lo sguardo intenso di don Sante. Così conobbi Vittoria, che cominciò a venire in casa mia, perché si
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prestava più di altre ad essere frequentata da alcuni amici partigiani, come Renzo Iotti e Gina Ferretti: si mescolavano facilmente ai tanti studenti che andavano avanti e indietro, poi c’erano le mie zie, che facevano le camicie e non mancavano i clienti. Svolgemmo i compiti che ci venivano via via affidati: reperire fondi, viveri ed indumenti per i partigiani che operavano in montagna, portare messaggi, mantenere i collegamenti con le case di latitanza, portare a destinazione armi e volantini… Finalmente la guerra finì, così imparammo a conoscere i capi provinciali delle Fiamme verdi, Marconi e Rossetti, tanto diversi, ma autentici. La nostra prima formazione politica fu opera di colui che doveva diventare monaco. Era un leader formidabile, perciò tra i nostri sogni di giovani c’era quello, eccezionale, straordinario, di poter diventare membri della sua segreteria, ma …. rimase un sogno; poi …. ci lasciò per rispondere ad una chiamata più alta e fu un duro colpo per tutti noi. Il 5 luglio 1947, quando ormai l’Italia era repubblicana da un anno, mi arrivò la comunicazione del riconoscimento della mia attività partigiana, a decorrere dal 18 ottobre 1944 (mi avevano “mangiato“ più di due mesi), perciò fui liquidata con una quindicina di mila lire, se ben ricordo; con quella somma acquistai la prima ed unica bicicletta della mia vita. Vittoria e Renzo non ebbero tale riconoscimento ed io ci rimasi malissimo, ma loro erano entrambi fieri ed orgogliosi e non vollero ricorrere: sapevano di avere agito per un ideale e se ne sentivano intimamente paghi. Quando tornò la pace, io e Vittoria ci incontravamo a Guastalla, dove accompagnavamo i ragazzi che sostenevano l’esame di ammissione alla scuola media: gli scolari di Vittoria erano sempre preparatissimi. Poi i destini di noi giovani insegnanti ci portarono lontano l’una dall’altra: andammo sulle montagne del nostro Appennino ad iniziare una carriera lunga, faticosa, difficile, avvincente, finché, di nuovo in pianura, di nuovo vicine, ci ritrovammo nei Collegi dei docenti diretti dal dottor Sergio Masini e quelli furono anni esaltanti per Vittoria. Era una maestra colta, profonda, amante delle arti, capace di trasmettere le sue passioni agli alunni. Nella scuola della maestra unica, lei era una docente completa: sapeva insegnare tutto, lo insegnava bene, con proprietà, efficacia, amore. Io restavo incantata quando parlava di scuola a casa mia, dove era diventato abituale l’incontro della domenica con lei ed Elide. La politica e la scuola erano i temi delle nostre conversazioni, perché Vittoria era approdata alla politica per scelta e vi era rimasta per profonda convinzione e portava nella scuola tale fede, infon-
Ad un anno dall’istituzione della borsa di studio “Marta Beltrami” La Borsa di Studio, intitolata a Marta Beltrami, è stata istituita nella primavera 2006 per sostenere tutto il percorso scolastico di un’alunna che, per motivi sociali, culturali, familiari, non ha la possibilità di frequentare un istituto superiore. Si è costituito un comitato di cui fa parte, oltre a rappresentanti della scuola e dell’amministrazione comunale, anche Luisa sorella di Marta che ha redatto uno statuto per stabilire i criteri di assegnazione della Borsa di Studio. Grazie al contributo di quanti hanno sostenuto l’iniziativa nei primi momenti, è stato possibile far fronte alle spese per i libri di testo e per il trasporto, per questo anno scolastico, per una studentessa che sta frequentando un istituto tecnico della nostra provincia. Durante questo primo anno molte persone, gruppi e associazioni hanno, in tempi diversi, donato fondi per questo scopo fino a raccogliere un totale di 5700 euro (più spese sostenute). Poiché nello statuto della Borsa di Studio si stabilisce di supportare la studentessa fino al diploma di scuola superiore, tutti i contributi serviranno prima di tutto a lei, ma anche per sostenere il percorso di studi di altre ragazze se i fondi lo permetteranno. Rinnoviamo l’invito a sostenere questa iniziativa e cogliamo l’occasione per ringraziare tutti coloro che hanno voluto ricordare Marta anche in questo modo. Hanno contribuito: Luisa Beltrami – sorella di Marta Amiche e colleghe di Marta Ex alunni e famiglie Personale dell’Istituto Comprensivo di Novellara Associazioni e gruppi: “scuola in allegria” “Gruppo parrocchiale” “Compagnia teatrale “I semprequelli” - ProLoco cantina “Lombardini” Gruppo Self Healing Per informazioni ed offerte rivolgersi alla segreteria dell’Istituto Comprensivo di Novellara I componenti della commissione Giugno 2007
dendo nei giovani l’amore per l’Italia, il rispetto per le istituzioni, la correttezza nei riguardi di tutti. Io e Vittoria ci spingemmo anche fuori dai nostri comuni per portare avanti le nostre battaglie politiche nel partito della D.C. e nel suo Movimento femminile. Vittoria era acuta, tenace, battagliera ma non volle mai superare i confini della sua terra: diceva che bisogna abitare sul posto per dominare le situazioni. Poi venne il 4 marzo 1992, vigilia del mio compleanno; di ritorno da Reggio, dove Vittoria era andata per una visita medica, accompagnata dall’amica – sorella Elide, si fermarono a casa nostra e Vittoria disse che aveva un tumore al seno e doveva essere operata. Da allora, per quattro lunghissimi dolorosi anni, si battè con tutte le sue forze per continuare a camminare a testa alta: era sorprendente. Quando non potè più controllare il male, si ripiegò su se stessa, ancora sensibile all’amicizia, alla gentilezza, all’amore. Vittoria, tu oggi sei con noi, perché hai amato i tuoi parenti, i tuoi amici, il tuo paese, le istituzioni e ti sei spesa con il tuo stile, che forse non sempre è stato capito, ma lo hai fatto con intelligenza, coerenza, risolutezza, pessimismo, ironia. Grazie Arrivederci, Vittoria. Campagnola 29 marzo 1998 Allegato: Un saluto ed un ringraziamento particolare agli amici del Comune di Campagnola, Sindaco, Vicesindaco, membri Giunta e Consiglieri tutti perché avete voluto dedicare una giornata a Vittoria. Ha amato il suo paese, le sue istituzioni che ha servito fedelmente, ha amato la sua gente, tutta, con rispetto per le diverse opinioni. Oggi è qui con noi e ci sorride, con quel sorriso mai enfatico, sempre un po’ ironico un po’ monello un po’ enigmatico…. Perché ha sempre saputo che la vita è un mistero grande e che vivere significa anche accettare tale mistero pure nella sofferenza.
Borsa di Studio “Marta Beltrami” Attualmente 5 ragazze usufruiscono della Borsa di studio. Con la borsa di studio si pagano libri di testo e trasporto. Non si consegna denaro. Le ragazze frequentano istituti diversi (licei, istituti tecnici e professionali) in diverse sedi della provincia di Reggio. La commissione per l’assegnazione della Borsa di studio è cambiata nel tempo poiché sono cambiati i ruoli di alcuni membri Edie Pavarini dicembre 2011
A tutto il personale della Scuola In questi giorni è mancata alla nostra comunità una persona molto stimata da tutti a Novellara,una figura fondamentale per il mondo della scuola, la “Maestra”, per chi l’ha conosciuta la Signorina Marta. Ha rappresentato un esempio per la coerenza di vita, per i valori che ha trasmesso a tante generazioni di alunni, per il suo impegno nella vita politica e sociale. A partire dagli anni della Resistenza ha sempre creduto nella democrazia e si è battuta cercando di farne capire l’importanza ai giovani e vivendola nella vita di tutti i giorni in una dialettica costruttiva anche con chi aveva idee diverse dalle sue. Nella scuola (in particolare a Novellara) ha avuto un ruolo importantissimo: Erano gli anni ’70, gli anni di “Lettera a una professoressa” di Don Milani. Marta ne colse la provocazione che trovava corrispondenza con il suo continuo stimolo all’innovazione e alla ricerca pedagogica. “E’ importante – sono sue parole - che a tutti i bambini possano essere date le stesse possibilità di realizzarsi come persone e di conoscere, poiché, se si sa, ci si batte per la Democrazia, per degli ideali, per dei grandi sogni che nascono su elevati piani di cultura, moralità e giustizia”. Marta Beltrami, così, con forte coerenza, è sempre stata un esempio, disponibile a rimboccarsi le maniche e a lavorare con costanza e coraggio tutte le volte che si ponevano nuove sfide alla Comunità, convinta che l’impegno, la conoscenza e la Cultura dovessero essere gli elementi essenziali di una Comunità. Quando le condizioni di salute non le hanno più consentito un impegno diretto nelle Istituzioni, questo suo orientamento di vita l’ha vissuto, con tutta la sua grande umanità, in una quotidiana e infaticabile dedizione ai giovani che, in ogni ora, si rivolgevano a lei e trovavano risposte e comprensione. E soprattutto a loro oggi mancherà. Molti insegnanti hanno seguito le sue orme prendendola come modello da imitare; molte delle conquiste sociali di questi ultimi decenni sono il frutto del diffondersi di idee di persone che, come lei, hanno messo a disposizione degli altri intelligenza, competenza e umanità. L’Istituto Comprensivo di Novellara, docenti e personale tutto, intende onorare la sua memoria ed esprimere gratitudine e riconoscenza a questa figura emblematica della scuola. Per questo istituirà a suo nome una borsa di studio per sostenere il percorso scolastico di un’alunna che, per motivi sociali e culturali, non ha la possibilità di conseguire un diploma di scuola media superiore usufruendo delle opportunità che a tutti sono dovute e per le quali anche Marta Beltrami si è battuta. Valeria Pellini 5 aprile 2006
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Amiche del Portico
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M aria L eoni Il portico dagli 8 agli 80, senza dimenticare il cane Lenny. estate calda e purtroppo afosa favorisce ancora, nei novellaresi doc come me , la ricerca della famosa “busca d’aria” o venticello leggero che difficilmente si trova. Ed è così che, sotto il portico di Corso Garibaldi, complice la bella stagione e grazie alla gentilezza di Antonella, si è formato un vero “filos” all’antica: dagli 8 agli 80, senza dimenticare il cane Lenny. Gli 8 sono gli anni di mia figlia e gli 80 sono quelli delle donne del “filosso”, che a dire la verità comprende anche una novantenne, ma non si può dire. Intanto perché non si chiede mai l’età alle signore e poi perché di lei si può pensare di tutto, ma non che sia una novantenne. Passare qualche ora all’aperto, la sera, è salutare per il corpo e per lo spirito e i nostri vecchi lo sapevano molto bene, tanto che in ogni contrada del paese c’era un “filos”. Nella mia strada, si trovava un po’ più avanti, verso la piazza, nella casa all’ombra del campanile, che allora era occupata dai miei nonni. L’anima di quel gruppo era mia nonna, che era stata soprannominata dalle donne del paese Gioia o Gioietta, tanto era amabile la sua compagnia e straordinaria la sua abilità nel raccontare le “fole”, che lei però, da buona cristiana, intervallava sempre con la recita del Rosario. Il “filosso” moderno è sicuramente diverso, perché non si raccontano più le “fole”, ma le avventure quotidiane offrono lo spunto per un sacco di risate. Così abbiamo avuto l’operazione alla cataratta, con relativa paura di morire pre e post operatoria, che ha richiesto la raccolta delle ultime volontà dell’interessata. Le sere successive all’operazione ci siamo trovate un’ottuagenaria con occhiali da sole a specchio, prestati dal figlio, che le davano un aria assolutamente irresistibile da diva del Rock, secondo mia figlia. Ogni tanto avevamo la serata “messinpiega” con tanto di bigodini da asciugare nella calura, mascherati da una specie di foulard a turbante che conferiva alla signora un’aria davvero orientale, tanto che alcune signore straniere, che si trovavano a passare sotto il portico, si sentivano in dovere di salutare quella loro connazionale non ben identificata. Tutti i venerdì poi seguivamo con apprensione l’evolversi di una love story tra un signore del mercato contadino e una signora molto avvenente, che compariva sul finire della serata. Ma il massimo dell’emozione l’abbiamo provato quando l’estate si è tinta di giallo e ci siamo trovate con un bell’enigma da risolvere. Infatti, tutte le sere alle dieci in punto, passava davanti alla nostra postazione una signora straniera con un foulard nero in testa e un lunghissimo soprabito nero che le arrivava ai piedi.Abbiamo provato in tutti i modi a scoprire dove andasse tutte le sere alla stessa ora, ma abbiamo sempre perso le sue tracce ed una sera, senza nessun avvertimento, la signora è scomparsa. Con l’arrivo del freddo, le donne del portico si sono trasferite nella saletta condominiale, dove si gioca a carte o si fa un giro di tombola. Per mia madre è un po’ lontano , così la accompagno in macchina, quando riesco. Appena entro, il cane Lenny abbaia forte per rimproverarmi perché non porto i bambini a fargli le coccole, ma tra non molto la bella stagione tornerà e allora il portico riprenderà vita. Così ritroveremo le sedie messe in circolo, le biciclette contro il muro, i carrelli deambulatori parcheggiati in fila, i fischi degli apparecchi acustici a tutto volume, le risate dei bambini che giocano col cane: insomma le stagioni della vita, con la serenità del quotidiano passato accanto alle donne dell’altro secolo, “bambine sperdute” di questo tempo.
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a n n i c o n Voi
Nata a Reggio Emilia il 20 dicembre1966 Da sempre residente a Novellara in piazza. Felicemente sposata dal 1992 con Gian Pietro Mari e per grazia del Signore madre di due bambini: Francesco di 11 ed Elisabetta di 8 anni. Dopo l’istituto magistrale, mi sono diplomata in Teologia nel 1991 e laureata in Pedagogia nel ’92. Dal 1987 insegno religione nella Scuola Media. Il tempo “libero” lo dedico alla Parrocchia: al catechismo e nelle vacanze all’oratorio. Il mio hobby è leggere romanzi. Autore preferito Erri De Luca. Quando ero giovane amavo molto viaggiare.
Scrive per da gennaio 1997
N.65 - settembre 1991
SCUOLA ELEMENTARE, COME? Tempo pieno e Nuovi Moduli Organizzativi al vaglio di genitori e insegnanti Maura Belluti
N.155 - Marzo 2000
IL MESTIERE DI EDUCATRICE? IL LAVORO PIU’ BELLO DEL MONDO La pensa così Mery Brocchetti “veterana” delle insegnanti dell’asilo nido Aquilone Milco Parenti
N.103 - giugno 1995
TENEREZZE AL NIDO… I bambini e gli oggetti, i bambini e gli adulti, i bambini fra di loro. All’asilo Aquilone è di scena la tenerezza Daniela Camparini, Cristina Bartoli, Elisa Lodi
LA SORPRESA E’ UNA DELLE PORTE DELLA CONOSCENZA
Nasce a Reggio Emilia il 24 maggio 1976. Si laurea a Bologna in Lettere moderne indirizzo storico. Pubblica con l’Istituto Alcide Cervi un libro tratto dalla sua tesi di laurea: “Fratelli Cervi. Nascita di un mito”, 2006. Seguono articoli e incarichi prestigiosi. Insegna a San Giovanni e a Campagnola Emilia. La storia romanzata è quello che è successo alla prima famiglia di suo nonno, padre di sua madre Mina.
Scrive per da luglio 1999
N.184 - Novembre 2002
PARLARE DI DIRITTI UMANI? SI’, MA NON SOLO PARLARE! L’educazione dei diritti umani nella scuola, non si deve limitare solo all’insegnamento dei valori e dei principi, deve essere orientata all’azione. Lo straordinario impegno di bambini e genitori della Scuola Elementare per aiutare i piccoli ospiti dell’orfanatrofio di Banja Kovilliaca (Belgrado-Serbia) Monica Righini
N.144. – Marzo 1999
UNA SCUOLA CHE DIVENTI COMUNITÀ PER OFFRIRE UNA REALE INTEGRAZIONE A TUTTI I BAMBINI Anna Pace
N.187- Febbraio 2003
UNA LEZIONE DI PACE CON TARA GANDHI Tara Gandhi, cittadina onoraria di Novellara, ha incontrato i ragazzi e le ragazze delle terze medie. Questa intervista, realizzata dagli studenti, è la sintesi di una giornata emozionante e ricca di riflessioni sul valore della pace e della non violenza. Gli studenti della scuola media
Corrado Augias
E va L ucenti EFFATA i stavamo aspettando. Solo un attimo!» - risponde una voce argentina dal citofono. Via Vallescura n°6 è stretta e in salita. Ai primi di settembre Bologna inizia a brulicare di esaminandi. Per arrivare a Porta Saragozza dalla stazione, l’autobus percorre i viali trafficati della città. Tre rose volteggiano per ciascuna voluta delle inferriate che rimiro dalla strada, luogo in cui la voce mi ha lasciata. All’interno, s’innalza austera una costruzione degli inizi del novecento, mentre, a ridosso del cancello, mi colpisce una casetta del medesimo stile, ma con un simpatico tetto a punta. «Scusa! Ti ho lasciata fuori! Che sbadata sono! Vieni, vieni!». L’abito bianco esalta il candore di un volto, minuto e vellutato, da cui emergono gli occhi di un azzurro scostante. «Prego» - mi allunga la mano - «Madre Gabriella Ferri. Benvenuta alla Piccola Missione per i sordomuti. Conosci suor Libera allora». «Veramente… non proprio. L’ho incrociata sul treno a fine maggio … le ho lasciato il mio numero…». «Ed eccoti qui» - mi interrompe, mentre gli occhi formano due falci di luna. «Senta, io non posso spendere molto…» «Lo so. Ascolta il contratto è il seguente: cento mila lire al mese, metà quando ci stai metà tempo, niente quando non ci sei; in cambio imparerai il linguaggio dei sordi e ci aiuterai con i bambini che vengono a scuola da noi. Inizierai con assisterli nel fare i compiti». «Mi piace» - rispondo, senza sperare in tanto. «Anche tu! Vieni con me!». S’incammina e prosegue: «Qui è dove abiterai» - dice indicandomi la casetta dal tetto a punta. «La cucina è comune e condividerai la stanza con un’altra ragazza». Madre Gabriella procede in modo spedito e leggero, mi mostra l’Istituto fondato da don Gualandi e il giardino. Quando passiamo di fianco alla cappella, mi colpiscono i canti. Era maggio, infatti, quando li avevo sentiti per la prima volta: da due settimane avevo sostenuto l’esame di Storia romana e di lì a due giorni avrei dato quello di Storia Medievale cercando di ottenere un voto alto per accedere alla borsa di studio. Mi applicavo giorno e notte e quel pomeriggio in casa, verso sera, udii dei canti corali che mi stordirono. Pensai alla televisione della mia vicina e proseguii. Quella mattina salii sul treno per Bologna più stanca che mai, mi sedetti e automaticamente aprii il libro per ripassare, dopo qualche minuto dalla partenza sentii: «Ehi, ragazza, che faccia stanca che hai!» Alzai lo sguardo: una suora sorridente mi aveva rivolto la parola. Risposi: «Sto dando due esami importanti a breve distanza l’uno dall’altro, frequentando, andando avanti e indietro…sa». Lei: «Se vuoi ti trovo un posto dove spendere poco, ma dovrai dare una mano. Io mi chiamo Suor Libera. Lasciami il tuo numero di telefono, per favore. Ci sentiamo a settembre». Lo dettai incredula, ricambiai il sorriso e mi rigettai nello studio “matto e disperatissimo”. Il primo settembre una certa suor Libera, mai sentita nominare da alcuno dei miei familiari, mi cerca al telefono e mi manda in via Vallescura n°6, dove sono ora. «Effata, è il nostro motto» - sottolinea Madre Gabriella davanti a una scritta sul piedistallo di una scultura. «Quando, allora, ti stabilisci qui da noi?
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Amiche del Portico
A nna M aria M erciadri
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Nata a Carpineti il 26 luglio 1944, da famiglia possidente. Coniugata, con figlie ed una nipote, Federica. Il tempo a lei dedicato occupa una base prioritaria, dalla quale è appagata con grande solidità di affetti.
G
ià docente presso le Scuole Medie di Rolo, Fabbrico e Novellara, mi sono accostata al mondo dell’adolescenza con particolare predilezione e predisposizione, ricevendo personali risposte gratificanti. Studiosa di saggistica antica, amo i trattati di questo particolare mondo, che, pur avulso dalla contemporaneità, presenta per me, spunti sempre attuali. Prediligo anche letture senza rigorismo storico, nelle quali mi piace calare i miei pensieri, alienandomi dalla quotidianità. Sono anche appassionata di antiquariato. Nell’Associazionismo e nel volontariato, sento, da molti anni, di profondere un impegno di idealità. Attualmente nella Presidenza del “Centro Italiano Femminile Provinciale e Regionale” e “Delegata a Roma” nel “Congresso Nazionale”, presenzio ai “Tavoli Interistituzionali”di Comune e Provincia, con delega di Consigliera conferita dalla stessa Associazione. Mi occupo delle problematiche di genere, relative al mondo femminile ed infantile, attraverso studi di settore e ricerche specifiche. Recentemente, membro del Direttivo Provinciale degli “Amici del fegato”, ho fornito il mio contributo al “I° test nazionale di accertamento epatite C”. Nell’anno corrente ho partecipato, in qualità di “Giudice per la Letteratura”, al “Premio Bonioni Spadoni”, aderendo al Progetto “Nobel negati alle donne di Scienza”. Il teatro a scuola Le iniziative teatrali, svolte con i “miei” ragazzi, rientrano ancora oggi tra i ricordi più edificanti e toccanti della carriera di docente. Ho fortemente creduto in questa attività che definirei “magicamente terapeutica”, perché connotativa di letterali trasformazioni della personalità adolescenziale. Cercavo di assegnare le parti in base alle predisposizioni dei singoli, dialogando per fare comprendere che non vi erano personaggi principali o secondari, ma una caratterizzazione universale, per portare il gruppo classe ad una personale gratificazione; la bravura competente dei miei colleghi affiancava l’impegno. Le difficoltà di integrazione lentamente si appianavano; emergeva un comune intento, magistralmente costruito dalla classe, per giungere ad un’unica splendida coralità. Alla fine della rappresentazione, quando le luci si accendevano, malintesi, arrabbiature, piccoli dissapori erano dimenticati. Restava in me un unico grande impulso: abbracciarli ad uno ad uno…
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a n n i c o n Voi N.195 – Novembre 2003
DAI RAGAZZI DELLE SCUOLE MEDIE UNA LODEVOLE INIZIATIVA UMANITARIA Costruiranno le bambole “Pigotte” con materiale riciclato. Saranno messe in vendita e il ricavato servirà ad adottare a distanza bambini in particolare stato di bisogno. Gli insegnanti della scuola media
N.270 - settembre 2010
UNA LAVAGNA INTERATTIVA MULTIMEDIALE PER IL FUTURO E’ settembre e per i bambini e i ragazzi sta iniziando un nuovo anno scolastico carico di speranze, preoccupazioni, attese. Qualche alunno oltre ai soliti arredi troverà in classe subito, o a breve, un nuovo strumento, una lavagna speciale: una LIM (lavagna interattiva multimediale) Edie Pavarini
N.259 – Settembre 2009
QUALE SCUOLA PER UNA SOCIETÀ CHE CAMBIA? Nel nostro territorio, sia nella scuola elementare che media, sono presenti da 30-40 anni vivaci esperienze di tempo scuola, tra cui il tempo pieno e tempo prolungato. Realtà che hanno trovato una loro evoluzione nel tempo, anche grazie all’aggiornamento delle normative. Federica Freddi e Agnese Vezzani
“Se volete andare veloci correte da soli “Se volete andare lontano viaggiate con gli altri”
Proverbio pellerossa
N.264 . febbraio 2010
PREMIATA UNA VIGNETTA ANTIRAZZISTA DELLA SCUOLA MEDIA LELIO ORSI Prestigioso riconoscimento conferito al lavoro di una studentessa della nostra Scuola Media in merito al Concorso di Vignette Antirazziste istituito a Reggio Emilia Simone Oliva
N.173- Novembre 2001
GLI STUDENTI NOVELLARESI A SCUOLA DI TEATRO Tra le tante attività extrascolastiche fra le quali i ragazzi delle scuole elementari e medie possono scegliere, c’è anche il laboratorio teatrale. Intervista a Grazia Costa e Elisabetta Tirabassi Federica Ottaviani
V anna R iperi Nata a Gonzaga, il 16 dicembre 1951. Ha due figli. Insegnante ora pensionata continua a dedicarsi all’insegnamento
N. 203 – Luglio 2004
INSEGNARE AL NIDO: UNA GRANDE E BELLISSIMA RESPONSABILITÀ Nanda Meschieri racconta della sua esperienza come insegnante di asilo nido e dei vari cambiamenti susseguitesi nel corso degli anni Marco Villa
N.275 – febbraio 2011
CENTRO GIOCHI TERRITORIALE A SAN GIOVANNI Avviato un centro pomeridiano nella scuola elementare grazie al forte coinvolgimento dei genitori. I bambini si divertono e tutta la comunità risponde Sara Germani segreteria del Sindaco
Dall’ultimo articolo scritto per il Portico sono passati più di 20 anni: una vita. Infatti avevo una figlia sola, ora ho anche un figlio maschio di 21 anni! Inizia il terzo anno di pensionamento e questo, visti i tempi, mi pare una fortuna. Negli ultimi 10 anni ho seguito l’avanzare dell’età di mia madre, dividendomi tra casa, scuola e casa di riposo. Ora mia madre è morta e, oltre il dolore, mi ha, per così dire, segnata l’esperienza della vecchiaia vissuta da vicino. Là ho conosciuto molte persone per un breve o lungo tratto di vita, ad esempio Lina e Bice. Una alta, snella, un aspetto gentile e mite che nasconde una totale demenza, l’altra, Bice, piccola, curva con tratti in bilico tra l’essere umano e la scimmia, ostinata a chiedere a tutti il prezzo di un cappuccino e pronta a rovistare dappertutto in cerca di cibo. Ma c’è qualcosa che le unisce, una solidarietà e un amore maternofiliale inconsapevole. E se ne vanno a spasso per tutto l’edificio mano nella mano: Bice tira, l’altra si fa tirare come una madre paziente... E così Lina, che nella vita “fuori” non aveva figli, ha scoperto così tardi e in un luogo così poco idoneo l’amore materno, e tutto il giorno accompagna la sua bambina, scusandola, ammonendola, soffrendo quando gli altri la allontanano per la sua ostinazione. E il distacco serale è ogni volta una tragedia. Ogni sera la sua bambina le viene strappata e lei, che non ha nessuna consapevolezza del proprio corpo, che può stare una notte intera con le gambe rialzate e rigide se nessuno gliele stende, lei piange disperatamente perché rimane senza una ragione di vita. E poi al mattino riprende il vagare attraverso le stanze con Bice, mano nella mano, un po’ trascinata, un po’ guida..
Scrive per da aprile 1994 maggio 1997
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Amiche del Portico
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M aria G abriella B arilli
a n n i c o n Voi
Nata a Novellara (RE) il 25 febbraio 1953 e ivi residente. Diplomata all’Istituto Magistrale “Matilde di Canossa” di Reggio Emilia, di professione insegnante elementare. Coniugata, tre figli. Appassionata e studiosa della storia di Novellara, ho iniziato nel 1995, incuriosita dal lavoro che da tempo mio fratello, il dottor Gian Paolo Barilli, aveva intrapreso in questo campo. Sollecitata da lui ho cominciato a leggere la corrispondenza famigliare dei Gonzaga presente nel nostro archivio storico comunale e ho imparato a trascriverla; ho poi iniziato a frequentare altri Archivi statali, comunali, privati, parrocchiali (Correggio, Reggio, Modena, Mantova, Parma, Massa, Pesaro, Recanati) e via via mi sono accostata ad altri tipi di “carte” di più difficile lettura e interpretazione come atti notarili, instrumenti dotali, testamenti, atti processuali.Collaboro con la rivista “Reggio Storia” e con la Società pesarese di studi storici “Città e Contà”, sono iscritta alla Società di studi storici di Correggio. Frequento la Scuola di Archivistica, Paleografia e Diplomatica presso l’Archivio di Stato di Modena. Per la Deputazione di storia patria per le province di Reggio e Modena è in corso di stampa “Lavinia Gonzaga da Novellara alla corte imperiale”.
Scrive per da giugno 1996 QUANDO “LA STORIA” E’ VIVA E PRESENTE a mia passione più grande è la ricerca storica e il mio interesse è rivolto in modo particolare alle donne della famiglia Gonzaga che per quattro secoli (dal 1371 al 1728 e oltre) governò la contea di Novellara e Bagnolo. Nel grande giardino di casa mia, che confina con quelle che anticamente erano le fosse che circondavano la Rocca, da bambina passavo ore a giocare con le mie bambole che, all’ombra del castello, immaginavo essere contesse e principesse. Fantasticavo sulla loro splendida vita a corte, sui loro passatempi, sui loro amori fatti di sguardi e sorrisi velati. Passato il tempo, dopo 30 anni, ho ripreso il mio “gioco”, fatto però di lunghe ricerche in archivio, letture di documenti antichi, frasi che riaffiorano dalle scure macchie di umidità con l’uso di una speciale lampada, inchiostri così chiari che sembrano succo di limone e altri così acidi che hanno bucato il foglio; mani sporche di polvere antica, occhi che bruciano nello sforzo di comprendere scritture minuscole, svolazzanti, a volte indecifrabili; la schiena e il collo dolenti. E’ una bella passione? potreste domandarmi ironicamente. La risposta è sì. Lo sforzo e l’impegno valgono la soddisfazione di ricostruire tassello dopo tassello, la vita di persone vissute secoli prima e riportarle alla luce. Delle “mie donne”, attraverso la lettura di corrispondenza familiare, conosco i pensieri, i sogni, i desideri, le aspettative; mi sono resa conto che, pure nella diversità delle scelte e dei destini, queste giovani intelligenti, sensibili ed energiche non hanno mai subito la vita, ma l’hanno invece vissuta in pienezza e hanno contribuito, in misura diversa, al benessere della loro famiglia e del loro Stato. Nessuna è stata costretta a prendere i voti, e chi ha scelto il chiostro l’ha fatto per sentita vocazione. Quelle indirizzate alla vita matrimoniale hanno potuto accettare lo sposo o rifiutarlo, senza scandali, ritorsioni e crisi diplomatiche. E, vi ricordo, vissero in un periodo che va dal 1400 al 1700, dove l’obbedienza era tutto ciò che il genere femminile poteva permettersi. Vite lontane nei secoli, ma vissute con emozioni, sentimenti, reazioni di un’attualità e intensità così vive da farmi sentire vicine queste figure femminili e a spingermi a continuare a conoscerle e a parlarne, perché la storia di Novellara assegni loro lo spazio dovuto, riconosca il loro valore, sia che siano salite agli onori della Storia, sia che abbiano condotto una semplice quotidianità, simile alla nostra. Oggi, attraverso le pagine del Portico, ci viene offerta l’occasione di raccontarci, di esprimere i nostri pareri, di intervenire nelle vicende politiche, sociali, umane, ed io voglio approfittarne per far sentire anche la loro voce, che pur dal passato, si dimostra ancora significativa. Nello studiarle, mi emoziono sempre: provo le loro
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gioie e le loro sofferenze, sorrido e mi commuovo nel condividere le loro esperienze, come succede fra amiche. E come non farlo? Dando un’occhiata rapida al panorama femminile della corte novellarese, potrete avvertirle anche voi. A fine Cinquecento, le figlie di Alfonso I e Vittoria di Capua, dal convento in cui sono in educazione, scrivono a “lettere da scatola”, cioè a grandi lettere, che non vogliono essere monache. Infatti tutte vengono ampiamente dotate ed entrano come mogli a far parte delle più importanti, nobili e ricche famiglie del tempo: Costanza nei Mattei di Roma, Isabella nei Gonzaga di Bozzolo, Barbara nei Calcagnini d’Este di Ferrara, Alfonsina nei Madruzzo di Trento. Vittoria Leonora, la più scapestrata, si fa sorprendere ad amoreggiare con un giovane poeta che, seppur d’alto intelletto, non lo è di lignaggio e rischia di finire chiusa in monastero. Nel Seicento, delle figlie di Camillo II e Caterina d’Avalos d’Aquino, che perdono la madre in tenera età, Lavinia è quella che salva Novellara dal disastro economico, convincendo l’imperatrice e l’imperatore a ritirare le truppe alloggiate nella contea. Faustina e Vittoria Egidia rappresentano i due opposti: la prima che suora non vuol essere, come è desiderio del padre, combatte con vigore e decisione ma muore giovanissima senza poter coronare il suo sogno d’amore; la seconda che aspirava con fervente convinzione a diventare sposa di Cristo, sarà falciata dalla peste del 1630, a un passo dalla consacrazione religiosa. Nella successiva generazione a Caterina, di Alfonso II e Ricciarda Cybo, moglie felice del principe Giustiniani di Roma, tocca il compito di confortare il fratello Camillo III, frastornato dalle tante pazzie e stravaganze della ben nota Matilde d’Este; lo sostiene con forza anche quando deve prendere la non facile decisione di allontanarla da Novellara, dopo che lei ha tentato di farlo ammazzare da alcuni sicari. E poi Ricciarda, di Camillo e Matilde, che dopo un’infanzia difficile per le condizioni mentali della madre, sopporta con pazienza infinita la vita disordinata del marito Alderano Cybo, dedito al gioco, che sperpera quasi tutto il loro patrimonio; ma che, da vedova, opera con fermezza e spirito virile per aggiustare i guai e pagare i debiti. Infine, nel Settecento, Maria Teresa, figlia di Ricciarda, sposa bambina del duca Ercole Rinaldo III degli Este di Modena. Umiliata e tradita ripetutamente dal marito, dopo anni passati a fingere di non vedere e a subire, decide coraggiosamente di separarsi. Si allontana dalla corte estense per cercare pace a Reggio, dove si spegne vinta da un tumore al seno. Da queste poche righe potrete capire quanto grande sia la mia passione e come mi piaccia rendere viva la nostra storia anche attraverso il mio ruolo di maestra, professione che svolgo con altrettanta dedizione.
I PORTICI CI HANNO VISTO ARRIVARE - E CI VEDRANNO ANDARE VIA
N.222 aprile 2006
MARIA BEATRICE D’ESTE E MOZART Quest’anno ricorre il 250° della nascita di Wolfgang Amadeus Mozart e noi abbiamo trovato una piacevole curiosità. Lella e Gian Paolo Barilli
N.114 giugno 1996
RICOLLOCATI DUE PREZIOSI DIPINTI NELLA CHIESA DELLA BEATA VERGINE DEL POPOLO in occasione dell’anniversario di san Bernardino patrono minore della comunità di Novellara Elena Ghidini
otizie storiche di Lella Barilli
Di portici a Novellara ce ne sono per oltre quattro chilometri. I portici laterali alla piazza furono iniziati da Gian Pietro Gonzaga nei primi anni del 1500, dopo la sua morte la moglie Caterina Torelli li fece avanzare terminando il settentrionale con l’arco che fu detto Arco Domizio, vennero poi completati da donna Costanza nel 1542. (segue)
N.228 nov.2006
ARCHIVIO STORICO: UNA STRUTTURA PER GLI STUDIOSI E PER I SEMPLICI CITTADINI
N.6 marzo 1983
L’archivista Marzia Moreni ci parla di questo importante patrimonio novellarese situato presso la Rocca dei Gonzaga. Poco noto alla cittadinanza ma molto apprezzato dagli storici, non solo italiani. Eda Ferrabue
NELLE SALE DEL MUSEO GONZAGHESCO L’ANTOLOICA DI VIVALDO POLI Sono previste conferenze dibattito sull’opera del Maestro novellarese – Pieno successo dell’esposizione tenuta a Reggio Emilia Rossella Eunini
Vivaldo Poli 1965-66
N.240 - DICEMBRE 2007
BALLIAMO SOTTO AL CASTELLO 20 anni di attività della scuola di danza di novellara raccontati da Cristina Bergamaschi insegnante di danza moderna e coreografa del prossimo musical “Gonzaga, il regno di nebbia” Antonia Rosati
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Amiche del Portico
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Nata a Novellara ma vissuta a Roma dove ha condotto attività di concertista del “Bel Canto” in R.A.I. Laureata in medicina senza mai esercitarne l’attività. Da pochi anni è ritornata nella città natale, Novellara, dove insegna canto e pianoforte e scrive.
E be M irka B onomi
Scrive per da giugno 2001
UNA ZIA CHE ASPETTA Trillo prolungato di campanello. Dopo secoli d’impaziente attesa una voce familiare risponde al mio orec-
chio un - chi è? -. Mi conclamo con un - Son io -. Scatta la porta con una imprevedibile leggerezza quasi non fosse mai stata chiusa. Un’ombra si profila oscurando per un attimo la luce al centro del pianerottolo. -Ciao. Sei tu -. M’avvicino a quel volto e delicatamente gli lascio due baci mentre con una mano abbraccio un giro di vita trasformato dal tempo. Passo alla svelta su, dove hanno la sede delle fragili spalle. Le avvolgo, le struscio indugiando sul piacere che mi viene dal tiepido caldo che fuoriesce dalla maglia marron. Sciolgo l’abbraccio per chiudere la porta e alzo la mano che prima si era posata su quelle spalle a mò di copertina di luna. In alto brilla un pacchetto colorato. So che i suoi occhi andranno lì. M’aspetto di spezzare la “noia del vivere” con i rituali che sempre accompagnano quegli attimi di pseudo contentezza. Uh! cosa sono? – Cioccolatini! – Troppa grazia ma che lusso! – Intanto la sua attenzione è catturata e, per un po’, come i bimbi giocherà con tutti quei colori sparsi, li prenderà e li scarterà, ne sceglierà uno, poi due, poi tre finché una mano “fintamente” crudele glieli porterà via e li nasconderà alla vista. Per la frazione di un minuto lei seguirà incredula e sorpresa l’itinerario della mano e dei bonbon, chiedendosi forse anche il perché di quest’altro gioco e con la stessa velocità cambierà in assoluta indifferenza lo stupore che l’aveva preceduto, facendo seguire la litania buona per ogni giorno, buona per tutte le ore .. tutto bene?insomma Ti faceva male la schiena? Beh, quello non sparisce, però va meglio Si, Che cosa si dice in città? non so non ci sono andata E i tuoi figli? Quanti ne hai? Due Li senti? – No Meglio così. Niente nuove, tutto va bene-. Non so frenare un moto di nervosismo, ma ci dirigiamo al tavolo rotondo coperto dal merletto del “bel” tempo antico. Come al solito ci si preparerà a fare una partita a briscola o a scopone. Lascerò che tenga lei i conti delle vincite e perdite, e per i conti sicuramente sarà anche brava e più precisa di me. Io mi limiterò ad assentire con la sua stessa indifferenza che,
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forse, lei non noterà o farà finta di non vedere. -Allora, zietta, come stai?- Le domando guardandole la faccia aspettandomi l’altra decina di giaculatorie da parere, stampate sulle labbra a fessura con il rosso delle gengive solitarie. –Beh, non mi posso lamentare -. Da povera vecchia che non ha mali e che alla notte dorme senza nessun aiuto è proprio una fortuna, peccato che a me non interessi avere questa fortuna ma lei, invece, mi si è appiccicata addosso, quando io ne farei a meno con molto gaudio e letizia. Vorrei risponderle che la capisco e sono d’accordo con lei, ma non lo faccio. Mi alzo, invece e vado a coprirle di baci il volto da rosa fredda e sbiadita e la strattono un po’. Con un balzo all’indietro si stacca da me e con la voce grossa mi dice E che sei ammattita? Che sono tutte queste smielature?! Non sto morendo ma se anche lo fossi dovresti rallegrarti senza sbragarti con queste smancerie. Sarebbe finita, finalmente, un bene per me e per tutti e inutili sarebbero i baci. Come i pianti -. Poi, con scatto incredibilmente vispo per i suoi quasi cent’anni, s’alza dalla sedia, prende il bastone appoggiato al tavolo, lo batte stizzosamente più volte sul pavimento. Nel mentre io, stupita prima, stizzita più di lei dopo, scoppio alla fine, in una fragorosa risata, felice perché ho rI-trovato ancora LEI e non lei nell’informa cera che sta per consumarsi, integra e intera nel “lampo” di quel gesto d’essenza “dura” a vivere come a morire. La gioia nell’esperire oltre il finito dalla percezione che, “Si può vivere senza essere ciechi, anche subendo l’esistenza, attendendo la morte come grazia ricevuta, pur non sapendo nulla di “quel salto” se non la pace chiusa in un cerchio o in un piccolo scrigno, esente da ogni contrasto, mucchietto di povera polvere nostra, che un giorno fu trionfo di potenza”. Forse sta solo lì un rinnovato “senso” nel continuare a desiderare la Vita, consapevoli che, prima o poi, un altro viaggio ci attenderà nell’incognita più assoluta, sperando per fede o per tranquillità di “coscienza”, guidati a un altro regno da un Giudice che di pietas e misericordia sa, senza essere corrotto da nessuna moneta. Prima d’andarmene ho acceso il televisore. M’interessava sapere del meteo. A sorpresa mi ha assalito un fiume di suoni e di voci. Di botto mi sono fermata mentre un groppo alla gola agiva come una tenaglia. Ho alzato il volume al massimo affinché Lei lo potesse sentire. Ma dritta e impassibile con le mani ferme sul suo “bastone” stabile al pavimento continuò a guardare me. Come un cane bastonato cliccai sul bottoncino del televisore e lo spensi. Sull’uscio un sorriso e una lacrima chiusero la porta dietro di me. Poi una mano s’affacciò ancora come per un ultimo saluto, che per me aveva il significato di un grazie ma ... subito ricadde e la porta si chiuse veramente, senza che io potessi accarezzarle la minuscola testa e asciugarle con “noncuranza” quel luccicore che continuava a scivolare giù dalla guancia. Adempio allora qui quello che non ho fatto lì, cara dolcissima zia, di dura corazza in vita come per la morte.
L’INTUIZIONE DI UNA DONNA È MOLTA PIÙ VICINA ALLA REALTÀ DELLA CERTEZZA DI UN UOMO Kipling
N.183 - OTTOBRE 2002
“AL TEATRO COMUNALE REALIZZERÒ UN MIO SOGNO: PORTARE CULTURA IN PUNTA DI PIEDI” intervista alla signora Ebe Mirka Bonomi, mezzosoprano, novellarese doc, che il prossimo 30 nov. Terrà un concerto nel nostro teatro Fabio Ghizzoni Berni
N.37 aprile 1988
TEATRO? SI’, GRAZIE A quattro mesi dall’apertura il teatro tiene, grazie soprattutto al lavoro dei volontari. E’ vero, dopo oltre trent’anni di chiusura, il teatro di Novellara va, e va anche bene vista l’affluenza di pubblico. Willy Cattabiani
N.191- GIUGNO 2003
PROGETTO NOVECENTO: IN SCENA “PICCOLE MANI” Sabato 24 maggio è andato in scena un toccante spettacolo realizzato dai ragazzi della terza a della scuola media di Novellara, ispirato alla storia di Iqbal, un bambino pakistano diventato paladino del Fronte di Liberazione dal Lavoro Forzato Elena Carletti
otizie storiche di Lella Barilli
Dal 1500 il portico grande diventa il centro della vita novellarese. Scambi commerciali, botteghe artigiane, conclusioni di affari, passeggio, feste popolari con balli, musica, canti, ma anche litigi, tafferugli e fatti di sangue. Il Portico mormora, ciarla, ironizza, ma soprattutto informa e sotto i suoi occhi circolano notizie e chiacchiere. (segue)
N.209 FEBBRAIO 2005
IL CORO GIACQUES DE WERT E LA SWING BIG BAND IN CONCERTO L’8 MARZO AL TEATRO DELLA ROCCA Il coro nasce dalla fusione di diversi coristi amatoriali per iniziative del suo in teatrodirettore, il maestro Luigi Paglierini il coro ha debuttato a Novellara il 25 aprile 2002 CRI sezione femminile di Novellara
N.230 - DICEMBRE 2007
GRAZIE PER IL LAVORO DI TUTTI QUESTI ANNI Un pensiero per Laura Zini e Maura Belluti instancabili animatrici dello spettacolo di Santa Lucia. Joussef Salmi e i genitori delle scuole materne, elementari e medie
N.269 - LUGLIO AGHOSTO 2010
TEATRO E GIOVANI STUDENTI A NOVELLARA Il 24 Aprile 2010 presso il teatro della rocca di Novellara si è rappresentato “Diari…codici di libertà”, con la regia di Paolo Di Nita. Con il Laboratorio Teatrale –Proloco- anche attori studenti dell’istituto professionale Don Zefirino Iodi di Novellara. Fernanda Carducci (insegnante dello Iodi di Novellara)
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E lena C arletti
l Portico” compie trent’anni, proprio un bel pezzo di vita…Ed io? Ero piccola quando “Il Portico” è nato anche se, a dire il vero, raramente penso alla mia età, solo quando si avvicina il giorno del compleanno e, inesorabilmente, gli auguri, le battute e i riferimenti degli amici mi ci fanno pensare. Resta il fatto che se il Portico taglia il traguardo dei trent’anni, anch’io il mio terzo di secolo abbondante l’ho vissuto. Eppure non è tanto l’età in sé quella che mi fa pensare, quanto il senso quasi di vertigine che provo nel guardarmi alle spalle e realizzare le esperienze, i volti e le storie che mi porto appresso, come l’inseparabile zaino di un viaggiatore. Quelli sì che mi danno il senso del tempo passato e il peso buono delle esperienze che si accumulano, anno dopo anno, chilo dopo chilo. Vorrei provare ad aprire il mio zaino e guardarci dentro con una sorta di brainstorming di parole che sono ricordi e vissuto: Nomadi, musica, studi, viaggi, politica, maternità…Già, ho iniziato con la parola Nomadi. Una parola che mi porto dentro dalla nascita e con la quale da sempre cerco più o meno inconsapevolmente anche di confrontarmi, misurando costantemente il mio livello di autonomia. E del resto, per una che fin da piccola si è sentita dire “lei è la figlia dei Nomadi”, con inevitabile replica “ma quali Nomadi?”, è certo che resti uno tra i bagagli più preziosi e allo stesso tempo più ingombranti. Prezioso a partire dal fatto che mi ha dato la possibilità di pensare che si possa vivere di una passione, la musica, e di tutto quanto gravita intorno a questo mondo: emozioni, relazioni umane, ispirazioni artistiche, ma anche impegno culturale e sociale. Ho un ricordo nitido di me bambina alle prese con i compiti di scuola, chiusa in camera, ma distratta dal pensiero che al piano di sotto mio padre e Augusto stavano componendo nuove canzoni: di tanto in tanto, come fanno gli Indiani d’America nei film, appoggiavo l’orecchio al pavimento per carpire qualche rumore, qualche parola o nota. Ogni tanto sgattaiolavo giù, entravo con qualche scusa, sbirciavo gli appunti di Augusto…Tutto incredibilmente più interessante del sussidiario o del libro di testo. Allo stesso tempo ero ben consapevole che per godermi quel pezzo di magia che per me erano i Nomadi dovevo pure cavarmela a scuola, per poi potermi conquistare qualche uscita con loro, qualche ora in sala prove, un giro a Milano in casa discografica, oppure, non plus ultra per me bambina, in uno studio televisivo. Tra i giorni più significativi che ricordo con nostalgia il viaggio a Bologna per il ventennale di Francesco Guccini, un grande concerto in Piazza Maggiore, di cui conservo come ricordo una foto leggermente sfocata di me e mio fratello insieme a Lucio Dalla. E che dire del ventennale dei Nomadi a Reggio? Magnifico il loro ingresso su una cabriolet bianca. Relativamente più recente invece il viaggio a Roma in pullman per partecipare alla trasmissione
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Sono nata il 23 maggio 1975 a Novellara. Dopo il Liceo ho conseguito la Laurea in Lingue e Letterature straniere presso l’Università di Parma. Ho cercato di approfondire, attraverso nuovi corsi di studio e Master, alcuni aspetti della politica e della cultura europea: un Master in Europrogettazione e un Master Euroculture, che ho frequentato in Svezia. Successivamente, sempre presso l’Università di Parma ho frequentato un Master in Scienze e tecniche dello spettacolo, con un tirocinio presso l’organizzazione del Meeting delle etichette indipendenti di Faenza. Il mio percorso politico è iniziato nel 1999, quando mi sono candidata come Consigliere Comunale nella lista di centro sinistra a sostegno di Sergio Calzari. Nel 2002 sono entrata in Giunta con deleghe ai Giovani e all’Ambiente e dal 2004, con la Giunta di Raul Daoli, sono stata Assessore alla Cultura, Sport, Giovani, Turismo e associazionismo. Tra i progetti realizzati amo ricordare la riqualificazione dei servizi culturali: la nuova biblioteca, il nuovo museo e il nuovo archivio storico, che rappresentano un patrimonio straordinario della nostra comunità. Dal 2004 sono stata eletta in Consiglio Provinciale come candidata dei Democratici di Sinistra e nel 2009 mi sono ricandidata in Provincia nelle file del Partito Democratico. Sono attualmente Presidente della Commissione Scuola e Cultura della Provincia. Da sempre amo viaggiare, scrivere e leggere. Ho una passione per il vino e ho frequentato i corsi da Sommelier. Infine la parte più personale e importante, quella per cui non esistono elezioni né corsi di studio, ma solo amore e dedizione: dal 2008 sono mamma di Nicola
televisiva “Festa di compleanno” insieme a una comitiva di oltre cinquanta amici e con Augusto grande mattatore della giornata. Insomma, quello che era festa per loro, lo era anche per me. Certo, Nomadi preziosi ma anche ingombranti, soprattutto nelle epoche in cui non sono stati esattamente sulla cosiddetta cresta dell’onda, travolti mediaticamente dalla musica dance, dai video di DJ Television, Video Music e quant’altro. Allora alcuni coetanei non si risparmiavano battute di scherno, riferimenti piuttosto acidi, come solo bambini e adolescenti talvolta sanno fare. E poi si sa, nessuno è profeta in patria. Ho sempre incassato: troppo timida e incapace di trovare le giuste argomentazioni per esprimere innanzitutto quanto io fossi anche “altro” rispetto ai Nomadi e quanto fosse comunque speciale quel mondo per me, a prescindere dalle top ten e dalla popolarità delle canzoni. Anche perché i Nomadi restavano sempre lì e il trovare la Passat bianca di Augusto parcheggiata nel cortile di casa ogni volta che rientravo da scuola, era una sicurezza, un divertimento, una presenza quotidiana che ogni giorno portava novità e argomenti interessanti. Quando, dopo il 1992, non ho più trovato l’auto di Augusto nel cortile e, per così dire, i Nomadi hanno varcato le Colonne d’Ercole della loro avventura artistica, anch’io sono entrata nell’età più adulta e ho iniziato a fare i conti con un percorso di crescita personale, cercando di sperimentare una mia autonomia rispetto al vissuto fino a quel tempo. E’ così che, con una profonda impronta Nomade e un passaporto stropicciato dalla voglia di viaggiare, ho incontrato anche l’interesse forte verso il mio paese. Ed è stato sicuramente grazie a “Il Portico” che ho conosciuto meglio Novellara ed ho progressivamente maturato il mio impegno culturale, che poi è diventato anche impegno politico. Ecco, ho aperto un po’ del mio zaino, forse una parte di bagaglio già nota, ma che per me resta il nocciolo della mia identità e della mia formazione, imprescindibile, prezioso e allo stesso tempo non sempre semplice da gestire, un po’ in bilico tra la consapevolezza che qualcuno lo possa considerare semplicemente un vantaggioso lasciapassare all’occorrenza e l’orgoglio di proteggerlo e difenderlo a prescindere, come una miscela di ricordi ed emozioni che continua a scorrermi nelle vene.
Scrive per da giugno 1995
NEL SUONO DI OGNI VIOLINO C‘E’ IL RESPIRO DEL SUO ALBERO
Il Portico… per chi non arriva dall’Emilia il portico o i portici sono qualcosa che ci invidiano, è quell’architettura studiata proprio per aggregare le persone, accoglie e protegge qualunque sia la situazione metereologica. Io che arrivavo dalla “città”, Reggio, non comprendevo bene quando Augusto mi raccontava della sua Novellara e dell’importanza di questo luogo! Per me, anche il giornale “Il portico” è stato un po’ così, uno spazio dove sono stata accolta con amicizia ed ascoltata e dove ho acquisito importanti nozioni e caratteristiche sul paese. Spesso ho avuto la possibilità di raccontare i miei sogni e tutto ciò che mi stava a cuore e di questo non posso che dire grazie, grazie per avere dato spessore alle mie iniziative e per avere promosso la mia voglia di esprimermi, con modestia, anche in favore di attività sociali e divulgative.
A.Stradivari
R osanna F antuzzi Scrive per da maggio 1993
N.239 novembre 2007
LA BIBLIOTECA TORNA A CASA
COMUNALE
Il ritorno nei locali storici è l’occasione per rinnovare radicalmente il servizio. Ne abbiamo parlato con la dott. ssa Elena Carletti, assessore alla cultura del comune di Novellara. Eda Ferrabue
otizie storiche di Lella Barilli
Ai primi di novembre 1548, donna Costanza racconta: “passando per il portico un di questi giovani accompagnato da un servitor nostro di casa, si incontrarono in Galasso qual disse esser stato urtato da questo giovane e, per quanto dicono tutti, non fu vero che l’era in camicia e l’altro con il giacco e maniche lo fece metter mano alla spada e se tirarono parecchie botte”.
(segue)
N.240 dicembre 2010
IN UN AMBIENTE SUGGESTIVO, FUORI DAL TEMPO ORDINARIO, IL NUOVO ARCHIVIO DI STATO In fondo al loggiato, penultima porta, vada su, su, continui ad andare su. Mi aveva detto al telefono il giorno prima nel darmi appuntamento la signora Marzia Moreni, responsabile del nuovo archivio storico di Novellara. Eda Ferrabue
avere condiviso una parte della mia vita con Augusto mi ha plasmata, mi ha resa diversa, certamente migliore… ed è proprio perché lui era così speciale da riuscire ad entrare nell’animo della gente, che oggi questa sua assenza è una presenza palpabile… Da quando, dopo la sua scomparsa, abbiamo creato un’Associazione che porta il suo nome per finanziare borse di studio per la ricerca oncologica, io, essendo Presidente, porto in viaggio un messaggio con i suoi disegni, i suoi scritti e la sua musica. Questo dà senso e valore al lavoro di tanti volontari che hanno visto in Augusto chi li rappresentava, chi raccontava la vita; queste persone, oggi, gli rendono omaggio così. Mi è stato chiesto di parlare di me, ma diventa impossibile raccontarmi senza passare da lui, ogni azione o avvenimento ha davvero in lui il punto di partenza! Ci sono stati momenti di grande emozione, come il viaggio in Kurdistan con Gino Strada, in quella parte del mondo dove non sembra esistere nulla di quello che noi consideriamo “importante”, purtroppo nemmeno la sanità! Come il viaggio in Sud Dakota, ospite di Duane, Capo spirituale Lakota. Partecipare alla Danza del Sole, vedere in cielo l’aquila nel momento in cui un danzatore faceva il sacrificio della carne in onore di Augusto, è stato davvero un momento speciale. Riuscire a portare i dipinti nella cripta della Basilica di Santa Croce a Firenze (che tante volte avevamo visitato per ammirare i capolavori di Giotto) e creare un gemellaggio con Joan Hara moglie di Victor Hara, il cantautore cileno ucciso durante il golpe di Pinochet. Portare i dipinti anche alla Basilica di Assisi e vedere assegnare alla memoria di Augusto il titolo di Artista per la Pace… Essere ospitata in Brasile per collaborare nel creare una scuola od un ambulatorio che porti il suo nome con alcuni fans che risiedono là e trovarsi a cantare con i bambini, metà in italiano e metà in portoghese, … “io vagabondo” Vedere come nelle città nascano vie, piazze… e luoghi pubblici dedicati a lui e sentire come sia stata la gente a volerlo fortemente… Io credo, senza nessuna retorica, di essere stata molto fortunata, di avere conosciuto soprattutto l’amore e riuscire, in funzione di questo sentimento, a sopravvivere alla sua assenza con azioni che danno un senso alla vita e che credo apprezzerebbe. Dico grazie a tutte quelle persone che affermano di trovare in me qualcosa di lui… questo è il complimento più bello che mi possa essere fatto! Continuo testardamente nella mia attività con l’Associazione Augusto per la vita, continuo gratificandomi,con il solo intento di dare seguito ad un credo e ad uno scopo che ha caratterizzato sempre la nostra vita assieme, quello di vedere, sentire e considerare le sole cose vere, importanti e valoriali della vita.
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otizie storiche di Lella Barilli
Con il clima umido e nebbioso del paese, il portico offre la possibilità di fare comode passeggiate al riparo dalle intemperie invernali o dal sole cocente in estate. Così donna Costanza, dopo due giorni e due notti di travaglio di stomaco che la fa temere qualche brutto accidente, si alza la domenica mattina, fa una leggera colazione con “un’insalata di radetti [radicchi] e fiori di borase [borragine]” e poi “sono passeggiata tanto sotto al portico che ho fatto meggio miglio misurato senza alcuna sorte di stracchezza”, sentendosi molto meglio. (3 luglio 1562) (segue)
N.75 - SETTEMBRE 1992
“LA DANZA E’ IL MIO PIU’ GRANDE AMORE” Intervista a Barbara Morini, vincitrice del Primo premio Nazionale di Danza Moderna “Stefania Rotolo” Pietro Casarini
N.103 - GIUGNO 1995
SABRINA COPELLI: IL MIO CANTO LIBERO
N.199- MARZO 2004
HO RUBATO UN MOTIVO Intervista a Francesca Folloni dopo il concerto “Ho rubato un motivo: macchiettisti, comici, cantanti e sciantose, alla base della Canzone moderna, fra caffè Chantant, cabaret e musical Elisa Fornaciari
La passione per la musica della giovane novellarese è più forte di ogni avversità Barbara Cantarelli
N.203 LUGLIO-AGOSTO 2004
N.118 - NOVEMBRE 1996
UNA BALLERINA NOVELLARESE A DORTMUND L’armonia dei passi e la perfezione dei volteggi di Maura Cantarelli che insieme al marito Marco Ferrini ha conquistato il pubblico tedesco Barbara Cantarelli
N.177- MARZO 2002
QUANDO UNA PASSIONE DIVENTA MUSICAL!! Francesca Folloni novellarese, racconta il suo amore per il teatro in occasione del debutto a Novellara il 20 e 21 aprile Elisa Fornaciari
ANNA DEI SENTIERI. LE VICENDE PARTIGIANE IN UN MUSICAL Due giovani novellaresi, Cristian Cattini e Simone Oliva, si apprestano ad organizzare un evento teatrale senza precedenti nel suo genere. Un musical dedicato alla storia della resistenza Elena Carletti
N.243 - MARZO 2008
SUCCESSO DELLO SPETTACOLO “MA LA FEMMINA NO!” IDEATO DA NOVETEATRO In occasione della festa dell’8 marzo 2008 è andato in scena lo spettacolo di beneficenza organizzato dalla sezione femminile CRI di Novellara, in collaborazione con il laboratorio teatrale Noveteatro Valeria Dolci
N.246 - GIUGNO 2008
“DONNE E REGINE”
UNO SPETTACOLO CHE HA TRASMESSO FORTI EMOZIONI MESSO IN SCENA DAL LABORATORIO TEATRALE DELLA PROLOCO DI NOVELLARA con la regia di Antonella Panini Ena Zannotti
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DONNA MI HAI PRESO PER MANO ACCOMPAGNANDOMI NELLA FELICITÀ.
Eugenio Morosin
N.272 novembre 2010
DALLA TERRA ALLA FORMA Modellando le rapide parole come fossero argilla Roberta Grigolon mostra A Reggio Emilia il suo miglior profilo di artista, maturato all’interno del laboratorio di Afrodite, in una mostra permanente da mercoledì 24 nov. Simone Oliva
N.268 giugno 2010
MILLY SANTORO: DIPINGO L’ARTE FIGURATIVA PERCHE’ MI DA FORTI EMOZIONI Sara Lanza
N. 188 marzo 2003
LA STANZA DI AFRODITE UNA “BOTTEGA DELL’ARTE” Maura Belluti
N.150 ottobre 1999
BICE BERSELLI, PITTRICE PER DILETTO Piacevole conversazione con la signora dei fiori, dei tramonti e degli splendidi tendaggi. Nei suoi dipinti lo specchio di un animo genuino. Paolo Paterlini
N.183 ottobre 2002
CRISTINA BARTOLI. NEL SUO LAVORO LE EMOZIONI DEL VIVERE QUOTIDIANO
N.280- luglio 2011
DANIELE VEZZANI ALLA 54a EDIZIONE DELLA BIENNALE DI VENEZIA
Spazia dal dipingere allo scrivere, con una formazione artistica da autodidatta Ivan Parmiggiani
Eda Ferrabue
n.149-???
SARA MARAZZOLI, UNA GIOVANE “MAESTRO DI PIANOFORTE” N.169 giugno 2001
C’E’ UN NUOVO ARTISTA IN CITTA’ E’ Sara Bendin Uboldi ventiduenne naturalizzata novellarese che dipinge con mano felice la figura umana Angelo Veroni e Mario Pavesi
Intervista alla nostra concittadina che ha conseguito recentemente il prestigioso diploma Elena Carletti
N.177 marzo 2002
PATRICIA PICCININI: Un’artista sulla cresta dell’onda
otizie storiche di Lella Barilli
E ancora il 28 maggio 1566: “questa sera poco più dell’ave maria è comparso uno, per quanto dicono, che haveva coperto la testa con la cappetta e passeggiava il Podestà sotto il portico del Zuccardi gli è stato dato da costui da un lato della testa che l’ha fatto cadere come morto, et è scappato subito”. (segue)
La giovane figlia del concittadino Theo piccinini vive a Melbourne (Australia) e dal 1999 partecipa a mostre in tutto il mondo ove presenta i suoi pregevolissimi lavori di scultura Giovanni Franzoni
N.76 ottobre 1992
AUGUSTO DAOLIO PITTORE Dal dipingere sono stato scelto: non so perché questo sia avvenuto. Sono stato fortunato ho incontrato la pittura, le parole. Voglio dire che non ho cercato mai niente Cristina Canovi
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E lena G hidini Sono nata nel 1959 a Correggio. Ho frequentato l’Istituto d’arte a Modena e, dopo il diploma, ho abitato a Bologna dove mi sono laureata nel 1983 al DAMS. Ho lavorato nel settore della grafica pubblicitaria per alcuni anni e nel 1990 ho vinto il concorso per operatore culturale indetto dal Comune di Novellara (dove tuttora lavoro come responsabile dei servizi culturali). Dopo due anni mi sono trasferita a Novellara. Ho due figlie che mi sono molto simpatiche Alice e Virginia.
Ratto di Ganimede L.Orsi N.240 dicembre 2007
UN’ALTRA OPERA DELL’ORSI TORNA A NOVELLARA Andrà ad aggiungersi alle collezioni del museo ma anche e soprattutto alla storia dei Gonzaga. Elena Ghidini
vrei voluto vivere tra la seconda metà dell’Ottocento e i primi decenni del Novecento, in anni di grande fermento artistico, tra l’Impressionismo e le Avanguardie. Non so però se avrei preferito essere Léontine, moglie di Giuseppe de Nittis, o una odalisca di Matisse, uno dei miei artisti preferiti. Di De Nittis, del quale ho visto anni fa una mostra a Torino, sono sempre stata affascinata dai ritratti della moglie da lui dipinta, con abiti eleganti e impalpabili, alle corse dei cavalli, durante la colazione in giardino, in atmosfere raffinate e pacate. Di Matisse posseggo una grande riproduzione, in un punto focale della casa, di uno dei miei quadri preferiti “Stanza rossa” che ho appeso su una parete rossa . Mi soffermo spesso a guardarlo chiedendomi quale è il segreto di un così perfetto equilibrio, perché nonostante l’abbinamento tra i colori violenti e l’apparente casualità degli oggetti, lo spazio è meditativo e silenzioso. Uno spazio nel quale vorrei trascorrere la mia vita.
Scrive per da giugno 1996
- 27 giugno 2011
PRESENTATA LA NUOVA GUIDA DI NOVELLARA E IL SUO MUSEO La guida “Novellara e il suo Museo” di Vittorio Ariosi ed Elena Ghidini è stata voluta dall’Amministrazione comunale ed è stata finanziata con il contributo della Fondazione Manodori. Sara Germani
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BISOGNA DARE PERCHE’ LA STAGIONE DEL DARE SIA LA TUA E NON QUELLA DEI TUOI EREDI Gibran
N.196 dicembre 2003
UN ARAZZO ALLA CORTE DEI GONZAGA Dopo il vaso della farmacia dei Gesuiti e “l’Annunciazione” di Lelio Orsi, un altro importante pezzo si aggiunge a testimonianza della storia dei Gonzaga di Novellara. Elena Ghidini
San Giorgio e il drago L.Orsi N.226 settembre 2006
LA BIBLIOTECA MALAGOLI DI NOVELLARA HA 135 ANNI DI VITA In questa intervista la dott.ssa Monia Grisendi, Direttrice della struttura ripercorre la storia della biblioteca novellarese. ci parla inoltre del servizio e delle opportunità per i cittadini novellaresi e i loro gusti in fatto di lettura. Eda Ferrabue
N.284 – dicembre 2011
LA SCUOLA VA AL MUSEO: 500 anni dalla nascita di Lelio Orsi. I ragazzi della classe 5à di San Giovanni hanno approfondito un aspetto curioso della personalità di Lelio Orsi: la sua passione per l’astrologia e lo hanno presentato attraverso cartelloni esposti nelle sale del museo. Gli alunni delle classi quinte di Novellara, invece hanno fatto da ciceroni ai visitatori illustrando loro gli affreschi, i quadri e i vasi della spezieria dei Gesuiti Barilli M.Gabriella, Lusetti Luisa, Rinaldi Francesca, Sgarbi Loretta
S usy R iccò Cognome: RICCÒ Nome: SUSETTA (purtroppo) Cittadinanza: italiana Residenza: Novellara Stato civile: coniugata Prole: 1 figlia di 25 anni laureata ed indipendente Professione: Impiegata nel servizio Biblioteca del Comune di Novellara
uesta pagina è “dedicata” a me ed io....sono così: La mia vita .... quella parte della canzone “Scende la pioggia” che fece vincere a Gianni Morandi la Canzonissima del 1968: “....amo la vita più che mai, appartiene solo a me voglio viverla per questo...” Il mio lavoro.... l’atteggiamento mentale di Peter Schultz: tre persone erano al lavoro in un cantiere edile, avevano il medesimo compito, ma quando fu loro chiesto quale fosse il loro lavoro le risposte furono diverse. “Spacco le pietre” rispose il primo. “Mi guadagno da vivere” rispose il secondo. “Partecipo alla costruzione di una cattedrale” disse il terzo. Il mio presente: l’attrice Anna Magnani al truccatore “Lasciami tutte le rughe, non me ne togliere nemmeno una. Ci ho messo una vita a farmele.”
Scrive per da luglio 1998 a maggio 2002
otizie storiche di Lella Barilli
“Un certo don Lodovico, quale sta in casa del conte Alfonso, ha detto sotto li portichi che li Signori hanno avuto avviso di Roma che il papa non vole andare più innanzi tra le cause del duca di Mantova e dei Signori di Novellara”. (luglio) (segue)
Vasi Farmacia dei Gesuiti di Novellara - Museo Gonzaga
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M aura B elluti
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Sono nata a Novi di Modena, ho girovagato per la “bassa Modenese e Reggiana” fino ad approdare, ventenne, a Novellara (che ho eletto a mia patria). Diplomata all’Istituto Magistrale; mi son sposata e ho dato alla luce una figlia meravigliosa ad appena vent’anni. Ho lavorato per 8 anni in Ospedale, come Tecnico di Laboratorio Analisi ed ho poi insegnato nella Scuola Elementare per 15 anni. Ho amato entrambi i lavori, poiché avendoli vissuti con passione, ho sempre ricevuto molto in cambio, che fossero malati , bambini, genitori o nonni. Mi son dedicata (e ancor mi dedico) al volontariato sociale ( AVIS, Pro Loco).
- N.276 MARZO 2011
Donne
onne per le strade del mondo donne tutte in un grande girotondo. Donne nei campi, in cucina, in sfilate donne in fabbrica, alla guida...soldate; donne invecchiate anzitempo dalla fatica donne venerate, cantate, amate per la vita! Attraverso voi si vede la luce su questa Terra l’uomo invidioso tenta annullar creando la guerra. Donne, ali d’ingegno, bellezza e poesia troppo spesso tarpate da ignoranza e ipocrisia... Donne, sempre più con coraggio nel lavoro e nelle piazze Madri che proteggono e spingon a volare le ragazze... Donne, che vedo sempre più, accanto a un uomo alla pari nella cura dei figli, nelle scelte di vita, nel confronto d’idee. Donne, grande forza insieme all’uomo per salvar l’Umanità. FORZA : Alzatevi , Dite , Amate , Osate !
LA FI-UMANA, CULTURE IN PIENA: UN MERAVIGLIOSO ESEMPIO DI IMPEGNO SOCIALE PER TUTTI La sua missione è promuovere la partecipazione dei propri soci alla vita della comunità civile per attuare i principi del pluralismo culturale,della pace e della solidarietà tra popoli capisaldi della costituzione italiana Luppi Francesca
Io, Maura, guardo all’ “ALTRO” con curiosità e voglia di conoscere; disponibile ad aiutare se ne colgo il bisogno. Senz’altro uno degli amori più grandi di questa mia vita sono i BAMBINI, i GIOVANI; mi “chino” sovente per prenderli in braccio o mettermi al loro livello nell’ascoltare o narrare... e la luce dei loro occhi è per me energia pura!! Sì, il mestiere ideale per me è “narrare storie”... inteso come lo intendevano gli antichi, poiché attraverso le storie si tramandano tradizioni, principi, valori... e si entra in contatto empatico con chi ascolta. Mi ritengo uno Spirito Libero, che, a tratti, s’incatena a “situazioni e/o persone” per AMORE! Sono ben conscia di esser stata fortunata in questa vita; penso a tutte quelle donne che, per condizioni di lavoro, familiari o sociali (veramente povere) o di malattia, non hanno avuto né hanno la possibilità di movimento e di espressione che ho avuto io... A tutte queste: che possiate assaporare un momento di benessere e libertà.
Scrive per da settembre 1991
- N.194 OTTOBRE 2003
UN SETTEMBRE RICCO DI INIZIATIVE E DI FESTE Celtic festival- gara Podistica AVIS- Risaia – Festa dell’uva, hanno vivacizzato vie e piazze nel nostro Comune Maura Belluti – presidente Proloco
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- N.157 MAGGIO 2000
IL LANCIO TURISTICO DI UN SOGNO II ruolo della Proloco e la collaborazione con operatori commerciali, assessorato alla cultura e tempo libero ed altre istituzioni presenti sul territorio Anna Ferrari
DONNA: PROFUMO DI ROSA, LEGGIADRIA DI FARFALLA, INFINITA MATRIOSKA.
Pierdavide Milesi
L’Angolo di “OASI” Novellara
Psicooncologico Gruppo Mutuo Aiuto via C.Cantoni, 47. O” NT “L’APPARTAME 0/9817083 34 cell. 329/1839477
N.218 DICEMBRE 2005
I SEMPREQUELLI CI HANNO PROVATO Sabato29 ottobre il gruppo ha festeggiato il 20° della sua nascita e il 25° della regista Kitty Barilli Mariuccia Gozzi
ANGOLO DI OASI è nato circa quattro anni fa su iniziativa di una di noi colpita da tumore. “Sono andata dalla psico-oncologa di Carpi che mi ha proposto di aprire un gruppo di auto mutuo aiuto a Novellara sul modello degli incontri di “ANGOLO” che da anni si tengono a Carpi”. Ad oggi ci incontriamo ancora due volte al mese presso l’appartamento, in via Cantoni, 29 – Novellara e con noi c’è anche una delle psico-oncologhe del Day Hospital Oncologico di Carpi. Continuiamo a scambiarci esperienze, opinioni, frivolezze. Parliamo della nostra esperienza con la malattia e soprattutto della nostra vita. Ultima cosa ma non ultima per importanza: il gruppo è aperto anche agli uomini !!!!!!!!
Scrive per da novembre 2009
- N.238 OTTOBRE 2007
QUANDO SI HA BISOGNO PIÙ CHE MAI DI UN CONTATTO, DI UNO SGUARDO APERTO Si chiama Oasi il gruppo di mutuo aiuto recentemente costituitosi a Novellara presso il Gruppo Appartamente in via C.Cantoni che in tende dare sostegno psicologico a tutti quelli che soffrono o hanno sofferto per una patologia oncologica Maria Grazia Russo Manno psicologa ospedale Carpi
- N. 203 LUGLIO-AGOSTO 2004
LE MOLTEPLICI INIZIATIVE DELL’OMNIBUS Insieme al nuovo presidente Angelo Veroni ripercorriamo la storia del circolo culturale Omnibus passando in rassegna le varie attività: dai corsi di lingua, alle mostre, dalle gite ai seminari di studio Federica Ottaviani -+ Simbolo
otizie storiche di Lella Barilli
In ottobre la sentenza arriva a sfavore dei Gonzaga di Novellara “Il Narciso ha detto questa mattina sotto li portichi, ragionando con certi preti, che sebbene questi Signori hanno avuto la sentenza contro de la roba del conte Francesco per la causa criminale, vuole che sia confiscata dal fisco per la causa del tradimento” (segue) 27
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R osa M alaguti Scrive per da febbraio 2007
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Quando la Rosa… sbarcò a Milano: “da allora ho preso gusto a fare bei viaggi”
ai in viaggio? ma dove vai che si sta bene a Novellara, si mangia bene e se vai in giro poi tieni male la forchetta e non sai pelare la frutta con forchetta e coltello, al cortel”. Tutto vero, o quasi, fino a quando mio fratello non cominciò a vagabondare per collegi diversi in città diverse. Allora il viaggio era un’avventura, e la nonna pensava di darmi dietro per scorta una mezza gallina se dovevo andare… fino a Reggio. Poi mio fratello orfano (come me) aveva i biglietti di accompagnamento e stava in collegio a Venezia: Dio che stupore, che luce e il mare che entrava nelle case in barca e niente biciclette…. Vacca! Che meraviglia! Poi lui va a Milano, una fumana peggio che qui e si andava a prendere il thè all’elegante caffè alla Scala, e pagava il conto Gigi, mio marito. Pasticcini piccolissimi, saranno gratis col thè o si pagano??? Si pagano!!! Al cameriere che non li conta neanche e noi eravamo stati indietro. Cinquemilalire tutto. Vacca!!!!! Ma che bel vedere!!! Volendo c’era anche il gelato: ma era Natale e a Novellara il gelato d’inverno non c’era neanche al bar Roma dove te lo davano ancora a paletta, non a palline: ognuna mille lire… Vacca che gusto, ma che botta! Sul marciapiede di pietra rossa ti sferragliava vicino un tram che smettevi di parlare per il baccano. E Gigi mi da di gomito: “guarda lè”. Passava mandando avanti i suoi labbroni il sorriso con lo stampo di Gino Bramieri. Di pomeriggio la Domenica a San Siro alla partita con i grandi e il suo commento era puntuale e competente. La sera fino a tardi il meraviglioso “Derby” di risate e simpatia con Teo Teocoli e i dentoni di Gianni Magni, amico di mio fratello e Teo Teocoli, due occhi fulminanti. Vacca che spettacolo!!! E non finiva così perché sibilando nella città con la sua macchinetta come fosse a San Bernardino arrivavamo in periferia, ancora fumana, fino al palazzo dell’Unità dove sorridendo a destra e sinistra quel matto ci portava nei sotterranei come nel ventre della balena a prendere la notte prima il giornale di domani. Vacca, che sorpresa!!! Poi diventa grande mia figlia e me fradel la porta in crociera con sua figlia così si fanno compagnia. Capita una volta che c’è posto per tutti e ci prendo gusto. Ancora una e ancora una, e mando cartoline e raccolgo sabbia per ricordo. Ora ne ho tante da alimentare una betoniera e ho scattato più foto di Ciucin. Ma quanti ricordi ho. Perché non vivo di ricordi, ma di bei ricordi sì. Vacca che bello!!!!!!!
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I miei abitavano in una stalla rimediata ad abitazione nella piatta frazione di San Bernardino. In quella terra sperduta batteva il cuore di un pugno di partigiani valorosi che avevano fatto dell’uguaglianza e della giustizia la loro bandiera. Mio padre paga con la vita combattendo contro le carogne fasciste e gli invasori tedeschi, in un giorno d’aprile troppo bello per morire, proprio alla Liberazione. Si apre un baratro negli affetti per mia madre vedova, e un dramma per tirar su due bambini, io e mio fratello di cinque e due anni. Poi lavoro da subito, in campagna, mondina, magliaia e giovane moglie e gli anni verso la pensione con una lunga carriera nelle cucine dell’Ospedale. Ora è gratificante sentirsi utile col volontariato nella comunità della più bella cittadina della Bassa.
N.185 – DICEMBRE 2002
INAUGURATA LA NUOVA SEDE DELLA CROCE ROSSA AVIS, AIDO Lo scorso 15 dicembre alla presenza delle massime autorità, dei volontari e della cittadinanza novellarese è stata inaugurata la nuovissima struttura a fianco della Sala Polivalente. Intervista ai sigg. Paolo Ferretti e Paola Pizzetti rispettivamente consigliere prov.le della CRI e presidente dell’AVIS di Novellara Rossella Pinto
- N.159 LUGLIO-AGOSTO 2000
CHE COS’É L’AIDO E DI CHE COSA SI OCCUPA Da questa associazione parte il nostro percorso per far conoscere , valorizzare e rendere merito a quanti operano come volontari nel campo sociale e sanitario nel nostro comune Federica Ottaviani
- N.218 DICEMBRE 2005
AVIS NOVELLARA, LA FORZA DELLA GENEROSITÀ Intervista alla dott.ssa Paola Pizzetti presidente della sezione AVIS che a Novellara conta quasi un migliaio di iscritti. La chiusura dell’anno è occasione x ricordare com’è nata questa associazione e come attivamente opera all’interno della società Eda Ferrabue
- N.223 MAGGIO 2006
CROCE ROSSA ITALIANA, LA COMPONENTE FEMMINILE DEL COMITATO DI NOVELLARA Abbiamo incontrato la sig.ra Egle Tartaglia , ispettrice e responsabile della sezione femminile del comitato locale della C.R.I, per conoscere più da vicino questa componente in una delle organizzazioni di volontariato più diffuse nel nostro paese Paolo Bigi
DONNA DAI LUNGHI CAPELLI E DALLO SGUARDO PENETRANTE: HAI RUBATO IL MIO SORRISO IN UN GIORNO TRISTE. Eugenio Morosin
Mi chiamo Valda Rigoni sono nata a Roverbella in provincia di Mantova, da vent’anni abito a Novellara assieme alla mia famiglia della quale mi occupo tra le tante altre piccole cose, la fantasia non mi manca. Il mio grado di istruzione è un po’ limitato per tante ragioni, una fra le tante, mia mamma aveva bisogno di me. Nel tempo il mio lavoro è stato quello di operaia in una grande fabbrica di abbigliamento maschile. Il lavoro era a cottimo e nei piccoli ritagli di tempo, avevo sempre una matita con me, trasformavo in parole i pensieri che mi passavano per la testa, senza pretese ma come momenti di assoluta estraneità alla routine di quei movimenti meccanici. L’inizio però è stato in giovanissima età. Ricordo di aver scritto qualche poesia e rileggendola avanti negli anni mi sono accorta di quanta tristezza e solitudine avevo in quel momento, ho smesso per un po’. La ripresa è iniziata in un momento particolare della mia vita, un grande dolore mise fine ad un futuro basato sulla famiglia. Mi aggrappai al grande dono che mi aveva lasciato e iniziai a dipingere, cosa che faccio tutt’ora e a scrivere, soprattutto per una soddisfazione personale. Con l’aiuto di qualcuno e con tanto coraggio sono riuscita ad espormi verso gli altri, scrivendo qualche articolo riguardante l’operato di volontariato che da tempo mi occupo. Mi piace viaggiare quando è possibile e ogni volta immortalare oltre che nella mente,anche su fogli, cogliere attimi, usi, costumi di nuovi mondi. A volte è capitato di visitare luoghi di culto e sentire veramente una profonda pace e serenità un qualcosa da tenersi dentro per sempre.
otizie storiche di Lella Barilli
Nel 1590 la contessa Vittoria tratta con il duca di Mantova, con la mediazione del Granduca di Toscana, per finire una volta per tutte la questione e, come sempre, i dettagli sono sulla bocca di tutti, ad opera del notaio di corte: “Messer Guido Lanza ha detto sotto li portichi che il gran duca di Firenze comanderà che i nostri padroni paghino più di 15 o 20 mila scudi …” (segue)
N.247 LUGLIO-AGOSTO 2008
CLOWNTERAPIA: UNA REALTÀ NEI NOSTRI OSPEDALI Una sera entro nel mondo dei vip di Reggio Emilia. Ma non sono troppo preoccupata. VIP, un’associazione onlus nata a Regio Emilia nel luglio 2003, sta infatti per Viviamo in Positivo. Ce ne parlano in questa intervista Stefania, socia volontaria dell’associazione e Davide il giovane presidente. Eda Ferrabue
V alda R igoni
ATIMA Il viaggio si presentava molto lungo, le difficoltà non mancavano la speranza e anche un po’ di paura guidava il lento avvicinarsi all’emozione di una vita. I giorni e le notti passavano mentre il cuore batteva sempre più forte Poi una luce e all’improvviso apparve LEI come in un sogno, piccola , piccola ma Tanto GRANDE come è grande il suo amore per noi. Il cuore cantò. CANTO DI UN FIORE Lo so , nei tuoi pensieri non hai tempo per me Ma ti prego tienimi per qualche giorno con te, poi in silenzio ti prometto me ne andrò e di nuovo libera sarai, però prima contempla piano piano il colore immergiti lentamente nel profumo che ti regalo ammira l’eleganza che mi porge a te e vedrai che la tristezza passerà non importa se sono fragile, sei tu che dovrai essere forte io ti aiuterò. GUANCE ROSSE I capelli al vento si muovevano come esili fili d’erba Il loro volteggiare malizioso rendeva il viso ancora più sorridente Quasi felice Una piccola ruga d’espressione segnava le giovani guance rosse Il timore di un rifiuto solcò il suo cuore All’improvviso in fondo al viale Tra mille profumati colori lo vide La ruga sparì lasciando posto al sorriso Forti braccia la stringevano in un unico Inno alla vita. CAREZZA Una mano forte ma vissuta Accarezzava i miei capelli Mentre teneramente mi sussurrava non piangere La vita continua … La gioia tornerà… Ancora il materno profumo mi accompagna La sua carezza per sempre vivrà Nella mia anima.
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a n n i c o n Voi
N.171 – SETT.2001
LE NOSTRE VACANZE A KIGALI IN RWANDA ALL’INSEGNA DELLA SOLIDARIETA’ La straordinaria esperienza di Mirco, Laura, Giordano, Franco e Maura che insieme a Don Candido Bizzarri hanno trascorso un mese nel paese africano ad aiutare la gente rwandese Sara Bertazzoni
- N.259 SETTEMBRE 2009
UN POZZO PER LA VITA La preziosa opera è stata realizzata in Nigeria nel continente africano da un gruppo di volontari novellaresi. Ne parliamo in questa intervista con due dei protagonisti di questa straordinaria impresa: Don Nino Ghisi e l’ing. Franco Vivi Eda Ferrabue - N.215 SETTEMBRE 2005
RAGAZZI RWANDESI: “AIUTIAMOLI A CRESCERE” Domenica 4 sett. Incontro conviviale presso la palestra di san Giovanni organizzato dai gruppi Rwanda e amici di don Tonino Manzotti. Scopo dell’iniziativa la raccolta di fondi da destinare alle due missioni impegnate nella costruzione di scuole e di luoghi educativi per migliaia di ragazzi e ragazze
- N.205 OTTOBRE 2004
“GRAZIE NOVELLARA, GRAZIE PORTICO” In Sierra Leone la guerra civile è finita ma la situazione delle giovani generazioni, come si vede in questo scritto di Padre Berton, non si può dire serena. Il missionario ringrazia la nostra cittadina e implicitamente ci invita a non dimenticare ciò che succede in quella parte del mondo. Padre Giuseppe Berton
- N.242 FEBBRAIO 2008
NUOVO SALONE PARROCCHIALE “GIOVANNI PAOLO II” FINALMENTE IL SOGNO DIVENTA REALTÀ Sabato 26 gennaio 2008 : è stata festa grande per la comunità parrocchiale di Novellara, che dopo tanta fatica e tanto aspettare, ha inaugurato finalmente il nuovo salone dedicato a Giovanni Paolo II. Stefania Iotti
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NON CI SARÀ MAI PACE, MAI VERO AMORE, FINCHÈ L’UOMO NON IMPARERÀ A RISPETTARE LA VITA. Augusto Daolio
- N.96 OTTOBRE 1994
AUGUSTO VIVE Da questo numero iniziamo a pubblicare i nomi di coloro che ricordano il Leader dell’associazione “Augusto per la vita” Rosanna Fantuzzi
- N. 113 APRILE 1996
UNA BORSA DI STUDIO SPECIALE PER L’OSPEDALE SANTA MARIA NUOVA ASSOCIAZIONE “AUGUSTO PER LA VITA” Elena Carletti
- N.167 APRILE 2001
I DIECI ANNI DELL’ASSOCIAZIONE “AUGUSTO PER LA VITA” Elena Carletti
- N.182 SETTEMBRE 2002
IN MEMORIA DI AUGUSTO DAVOLIO “ARTISTA PER LA PACE 2002” E’ stato consegnato dal presidente della “Assisi Festival “ Sergio Onori a Rosanna Fantuzzi presidente dell’associazione “ Augusto per la vita” Elena Carletti
- N.266 APRILE 2010
COSTITUITO A NOVELLARA IL CIRCOLO MARTA BELTRAMI UNIVERSITÀ DELL’ETÀ LIBERA riprenderlo dal portico
- N.280 NOVEMBRE 2008
A NOVELLARA UNA NUOVA SEDE PER L’ASSOCIAZIONE “AUGUSTO PER LA VITA” Finalmente un punto di vista stabile per tutti i fans di Augusto in via Di Capua 7 Eda Ferrabue
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a n n i c o n Voi otizie storiche di Lella Barilli
C ecilia S essi 38 anni, convivente con Roberto B. due figli Giacomo 7 anni e Lorenzo 5 anni. Nata a Reggio Emilia, residente a Novellara. Professione Insegnante hobby passeggiate con “filosso” annesso, lettura contemporanea e classica e cinema d’essai quando riesco a piazzare i diavoletti. Interesse per la multiculturalità e le lingue straniere.
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Il ricordo di una Nonna
l ricordo di una vita intera che non sbiadisce mai che riempie ancora di lacrime gli occhi solo al pensiero. Mi annebbia la vista proprio ora che devo scrivere e raccontare di lei. La sua presenza è ancora così reale che mai, in nessun sogno, mi è concesso di parlarle. Non vuole esser di peso neanche adesso che non c’è più, non mi vuole dar dolore neanche adesso che è lontana, non vuole che io soffra della sua assenza. Così tenta di nascondersi, di non farsi trovare, di non farsi sentire ma io tanto lo so che c’è… La vedo che simula un valzer senza il ballerino con il suo completo di panno beige e marrone, la vedo che mi fa gli occhi strabici e la mossa alla “Totò”, la vedo che mette il budino caldo fumante sul davanzale della finestra e lo blocca con la tapparella, la vedo la sento la trovo in quello che io faccio, in quello che io dico, in quello che io sono. Perché allora non uscire allo scoperto? non svelarsi di tanto in tanto? Anche solo per un fugace saluto ti aspetto, cara nonna.
Scrive per da giugno 1995 - N.272 NOVEMBRE 2010
IL DRAMMA UMANO DEL POPOLO SAHRAWI Cinzia Terzi dell’associazione Jaima Sahrawi si batte per la causa delle “Genti del Deserto”. Le loro tragiche vicissitudini poco conosciute all’opinione europea durano da più di 30 anni Eda Ferrabue
N.215 SETTEMBRE 2005
UN ANGOLO DI BRASILE SI E’ TINTO DEI COLORI ITALIANI La mia esperienza di volontaria a Villa Pauline, periferia di Belford Roxo, città a sud di Rio de Janeiro Francesca Agosta
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Nel secolo successivo, il 16 febbraio 1602, il ventenne esuberante Camillo II in visita al duca di Mantova, approfitta di ciò che è giunto fino alle orecchie della madre, per farsi concedere il premesso di accompagnare il duca in una villa di campagna dove è noto che solitamente si gioca, si beve, ci si intrattiene con giovani donne. Camillo scrive: “Ho inteso con mio gran dispiacere la nuova sparsa per il nostro Portico della mia andata a Venezia, la quale è talmente lontana dal vero, che non potria esser di più, poiche io non v’ho un pensiero al mondo; (segue)
DEA DELLA FECONDAZIONE - OGNI ESSERE CHE VIVE - NEL TUO VENTRE È VITA SAI - NIENTE PUÒ CANCELLARE QUELL’AMORE DI MADRE. Pino Carnovale
Ho 34 anni e fino al 2004 ho vissuto a Novellara con la mia famiglia. Nel settembre 2004 mi sono sposata con Paolo e siamo andati ad abitare a Puianello dove siamo rimasti fino a qualche mese fa. Ora abitiamo a Bagnolo per motivi “logistici”, visto che i miei genitori e i miei suoceri sono più vicini. Abbiamo 4 figli di 5 mesi, 2,4 e 6 anni e nonostante il caos che regna sovrano in casa siamo molto felici perché è sempre stato un nostro desiderio avere una famiglia numerosa. Attualmente sono in maternità ma fra qualche mese riprenderò il lavoro, sono educatrice e lavoro presso Cps, una cooperativa sociale di Reggio che si occupa di adolescenti e famiglie, in particolare di problematiche educative e prevenzione al disagio. Da sempre frequento la parrocchia, ho un gruppo di amici che ancora frequento di Novellara, mi piace molto tornare a Novellara e la vita della piazza soprattutto la mattina! Ps: non ditelo a nessuno ma Bagnolo è una tristezza!
Scrive per da aprile 1999
N.182- SETT.2002
“IL MIO VIAGGIO IN ZAMBIA PER PORTARE AIUTI CONCRETI E SOLIDARIETA’” Cristina Bussei ci racconta in questa intervista la sua straordinaria esperienza di volontaria vissuta per un mese in un paese africano Rossella Pinto
N.180- GIUGNO 2002
TRA I POVERI DEL MONDO PER ARRICCHIRSI INTERIORMENTE Cristina Bussei racconta al Portico la sua esperienza di volontaria in Chiapaslo stato più povero del messico Rossella Pinto
Laura
Zarantonello arlando di me potrei dire che sono una donna serena, una lavoratrice realizzata, una moglie innamorata e una madre in crescita, poi tutte queste cose si legano insieme e ne viene fuori una Laura che continua a crescere e a cambiare. Come donna ho due passioni che mi tengo ben strette: la lettura, da quella più evasiva a quella impegnata, e il ritrovo con le amiche, tanto che adesso che sono più vicina alle mie storiche amiche di Novellara, ci troviamo ogni venerdì mattina a fare colazione al bar e a queste sante quattro chiacchiere rinuncerei solo per motivi davvero urgenti! Mi potrei definire un’appassionata di “relazioni” perché penso davvero che le relazioni con le persone a cui vogliamo bene siano da curare e sia bello farlo! Un po’ me l’ha insegnato il mio lavoro e un po’ il mio carattere mi ha aiutato, quindi mi piace anche molto ritrovarmi a cena con gli amici, andare in giro a trovare qualcuno, ritrovarsi in tante occasioni. Come dico sempre a mio marito sono un animale sociale e non potrei essere altrimenti! Come donna che lavora ho scelto di trasferirmi da Puianello, dove tra l’altro stavo benissimo, proprio per poter continuare a lavorare avendo la comodità dei nonni vicini che possono aiutarci con i bimbi. Questo per varie ragioni: prima di tutto mi piace il mio lavoro e mi ritengo una privilegiata perché lavorare in campo sociale mi permette di mettermi continuamente in discussione e crescere lavorando con persone che presentano problemi relazionali anche molto normali, inoltre lavoro con dei colleghi splendidi con i quali ho dei profondi rapporti di amicizia e l’ambiente di lavoro penso influenzi parecchio il nostro benessere generale! In ultimo ma non meno importante ho un prezioso contratto parttime a tempo indeterminato che mi permette così di seguire un po’ la famiglia e “staccare” metà giornata! Come moglie, ho la fortuna di aver sposato un uomo eccezionale che amo profondamente, non vivo assolutamente il matrimonio come un “limite” ma anzi come una possibilità di realizzare insieme dei progetti che via via nascono nel nostro cuore e che condividiamo giorno per giorno. Se penso alla mia adolescenza, all’idea di libertà che avevo a quel tempo certo posso dire di essermi divertita tanto, ma la felicità che provo ora è impagabile. Come famiglia condividiamo anche un cammino di fede, frequentiamo la parrocchia perché riconosciamo in Gesù la via che dà risposta a tutti i nostri dubbi e le fatiche del quotidiano. Una cosa che ci piace fare e in questo devo ringraziare mio marito che riesce a vincere la mia pigrizia, è fare spesso dei giretti nei boschi, anche sulle nostre montagne e stare parecchio a contatto con la natura. Per i bimbi è molto avventuroso e si divertono sempre tanto. Come mamma penso di essere un po’ imbranata ma di grande volontà! Certo i bimbi mi hanno insegnato l’arte della pazienza e mi mettono costantemente di fronte ai miei limiti, in questo è un po’ un crescere insieme. Uno può leggere tutti i libri educativi del mondo ma nella pratica è tutto un insieme di prove ed errori, tentativi e dubbi, successi e fallimenti. Quando dico a qualcuno che ho 4 bimbi spesso la risposta è “che brava!” ma in realtà mi mette molto a disagio perché penso che la bravura di una persona non dipenda certo dalla scelta o dal numero dei figli ma da come si confronta ogni giorno con l’onestà, il rispetto, la fatica. Infine posso dire che finalmente sono ricominciati la scuola e l’asilo e la Luci sta dormendo, altrimenti non ce l’avrei mai fatta a scrivere queste righe!
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R oberta B ocedi
C
ome tanti altri, scelsi di studiare veterinaria a causa di un amore un po’ patologico (come mi ricorda sempre mio fratello) per gli animali e per un’idealizzazione di questa professione che mi sembrava in grado di alleviare le sofferenze dei miei amati animali. Con il tempo e lo scontro con la realtà le cose cambiano almeno un pò e ci si rende conto che non si può sempre essere d’aiuto. Innanzitutto perché si ha a che fare prima di tutto con persone, prima ancora che con gli animali, che non sempre possono o vogliono fare ciò che è necessario e altre volte semplicemente perché non c’è nulla che si possa fare. La sofferenza ed anche la morte diventano parte di questo lavoro e questo aspetto all’inizio, forse, non l’avevi preventivato. Durante questi anni di lavoro, sia in Italia che in Inghilterra, ho realizzato quanto gli animali possono arrivare a significare per una persona sola, una coppia o una famiglia. Sempre più oggigiorno cani e gatti fanno davvero parte delle nostre famiglie e talvolta sono tutta la famiglia cha alcune persone hanno. La loro scomparsa rappresenta un vero e proprio lutto. Alcuni dei ricordi più vividi che ho di animali e dei loro proprietari risalgono ai miei “anni inglesi”. Per me è stata un’esperienza fondamentale, di maturazione ed arricchimento ed il fatto di cercare di sopravvivere in un paese straniero cercando di fare al meglio il tuo lavoro, probabilmente fa sì che si diventi ipersensibile a tutto ciò che accade. La seconda settimana di lavoro a York fu la più dura in assoluto. La prima era stata più o meno una prova, durante la quale avevo sempre affiancato una collega. Poi all’improvviso toccava a me. Ancora capivo parzialmente quanto mi veniva detto e Lesley, la titolare della clinica, si era presa le ferie, lasciandomi la sua auto in prestito, mentre ne cercavo una mia… Prima settimana di guida in Inghilterra, a sinistra e con la macchina del capo? Non il massimo per sentirsi rilassate e tranquille! Fu soprattutto una settimana molto triste, perché allo stress del nuovo lavoro si unì un insolitamente elevato numero di decessi, quasi sempre per eutanasia. Uno di questi, che non riuscirò mai a dimenticare fu l’ultimo della settimana, un venerdì pomeriggio. Un sacerdote era venuto il giorno precedente a chiedere se si poteva avere un veterinario a domicilio per un’eutanasia. Il cane era di proprietà di una coppia di assistiti della parrocchia, che si sarebbe poi incaricata di tutte le spese. Così quel venerdì pomeriggio, insolitamente soleggiato per York, io e una delle infermiere, Karen, andammo a casa di queste persone. La casa era alla fine di una via senza uscita, l’ultima di una serie di terraced house (lunga fila di piccole case), in una zona di case popolari. Già dall’esterno si vedevano
a n n i c o n Voi
Sono nata a Correggio nell’agosto del 1975, ma ho poi sempre vissuto, salvo un paio di eccezioni, a Novellara. A Novellara ho frequentato la scuola materna di via Falasca e le scuole elementari e medie inferiori. Mi sono poi spostata a Reggio Emilia per frequentare le scuole superiori, diplomandomi all’istituto tecnico sperimentale B. Pascal (meglio conosciuto come “BUS”) nel 1994. Con un paio d’anni di ritardo mi sono poi iscritta alla Facoltà di Medicina Veterinaria dell’Università di Parma, dove mi sono laureata. Già durante gli studi avevo iniziato a frequentare come volontaria il canile intercomunale di Novellara, nel quale ho poi lavorato part time per due anni dopo aver conseguito la laurea. Nel frattempo facevo anche collaborazioni in alcuni ambulatori della provincia. Tutto ciò si è interrotto a gennaio 2007 quando, dopo lunghe meditazioni, ho deciso di fare una cosa che sognavo da tempo: trascorrere un periodo di studio/lavoro all’estero. Quasi per caso scelsi York, nel nord dell’Inghilterra e, un’esperienza che doveva durare pochi mesi, si è poi protratta per più di 3 anni. In quella bellissima, piovosa cittadina inglese ho trovato una seconda casa, che ho poi lasciato per tornare nella mia natia Novellara nella primavera del 2010 per abitarvi e lavorarvi stabilmente. i segni di una grave povertà. Era una piccola casetta di mattoni bruni, con un piccolo, misero giardino davanti, pieno di rottami e rifiuti. La grande finestra frontale era oscurata da pesanti tendaggi. Quando ci aprirono la porta per permetterci di entrare nel minuscolo ingresso, il tanfo proveniente dall’interno ci colpì come uno schiaffo. Occorsero alcuni istanti per adattarsi, cercando di respirare con la bocca e di non mostrare il nostro disagio. Non che l’avrebbero notato, in ogni caso. Nella stanza in cui ci fecero entrare, un materasso matrimoniale giaceva direttamente sulla moquette macchiata, polverosa ed ingombra di rifiuti. Su di esso giaceva disteso un vecchio cane obeso e paralizzato, in mezzo a coperte sporche e, come mi accorsi quando mi accovacciai accanto a lui, coperto di chiazze umide e maleodoranti di urina. La cosa più sconvolgente fu che i proprietari, una coppia abbastanza giovane, ci dissero che avevano trascorso le ultime notti con lui su quel materasso lurido. Questa coppia aveva evidentemente qualche grave problema, non erano nemmeno in grado di parlare con chiarezza e senza Karen non credo avrei capito molto di quanto mi dicevano. L’eutanasia di per sé si svolse regolarmente, ma ricordo ancora così chiaramente le urla ed i singhiozzi strazianti della ragazza ed il pianto silenzioso dell’uomo. Lo so, mi rendo conto che la loro era una situazione limite, “anormale”, di grave disagio economico e sociale ma il dolore che provavano per la perdita del loro cane era reale ed inconsolabile. E nulla di quello che dicevo era di alcun aiuto. Non ho più visto quelle persone ma, dopo quasi cinque anni, me li ricordo ancora perfettamente, così come mi ricordo la commozione, inevitabilmente mista a disgusto, che provai. Non so perché ma più passa il tempo, più sembrano essere le storie tristi quelle che mi rimangono “attaccate addosso”, più il dolore della gioia. Forse non dovrebbe essere così ma immagino che sia quasi inevitabile.
Scrive per da agosto 2006
N.183 - OTTOBRE 2002
TERAPIA ASSISTITA DAGLI ANIMALI: UN VALIDO AIUTO PER CHI SOFFRE DI DISAGI PSICOFISICI O HANDICAP MOTORI Progetto denominato “Pet Therapy”, sperimentato da giugno a settembre con successo presso i Centri Diurni e Residenziali di Novellara e Vezzosa Elena Garuti
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N.279 - GIUGNO 2011
L’AMMINISTRAZIONE COMUNALE PROTEGGE LA BIODIVERSITÀ DELLE VALLI Sara Germani
UNO DEI PIÙ GRANDI MISTERI CHE CI AFFLIGGE DA CENTINAIA DI ANNI BEN LUNGI DALL’ESSERE SVELATO, COS’È? MA È OVVIO, LA DONNA!! Vincenzo De Gaetano
Natasha Artoni Sonia Bertazzoli Sonja Boehmer Sabrina Bonora Monia Bussei Marusca Cantarelli Annalisa Comelia Paola Garuti Bianca Gavioli Sabrina Latusi Silvia Mariotti Cinzia Mazzoli Tamara Signorelli Lisa Soncini Elisa Torelli Mirella Toschi Maria Grazia Veronesi
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Elisa Baraldi Silvia Ghiggini Giorgia Iotti Susanna Masi
G ente Scrive per da gennaio 2011
La giornata in canile tra lavoro e volontariato
avorare in canile può sembrare facile e leggero, ma non è sempre così. La giornata inizia presto, verso le 6,00 – 6,30 c’è sempre una di noi che apre e prepara il necessario per lo svolgimento delle attività quotidiane. Si comincia a preparare il pasto per i nostri amici a quattro zampe, che consiste in crocchette con qualche pezzo di prosciutto, con un po’ di pane o con della pasta. Ai cani più vecchi prepariamo solitamente un pasto alternativo, molto più morbido e quindi facile da mangiare. Sempre nella prima mattina ci si occupa anche dei gatti che sono ricoverati nel nostro ambulatorio, pulendo loro le gabbie e dandogli prosciutto tritato o in alternativa le classiche scatolette. Durante tutta la giornata vengono fatti sgambare i cani alternando circa ogni mezzora la loro uscita dai box, in modo da lasciarli correre nel nostro giardino; questo permette a loro di sfogarsi e giocare con i propri compagni e nel mentre consente a noi di pulire il box dalla sporcizia prodotta. Durante questo lasso di tempo, volontari e operatrici interagiscono con loro, giocando o semplicemente dandogli una carezza. Così facendo anche cani molto timidi o impauriti riescono piano piano ad avvicinarsi e ad interagire con noi. Questa metodologia è anche utile a noi per conoscere il carattere del cane e così presentarlo ad eventuali persone interessate. Il tema delle adozioni è sempre molto delicato, in quanto si cerca (nel limite del possibile) di affidare un cane/gatto ad una famiglia attenta ai suoi bisogni presenti e futuri. Solitamente le persone che si presentano a chiedere un cane hanno già le idee ben chiare su che tipo di animale vorrebbero (taglia piccola, maschio, giovane,.....); non sempre però sono disponibili cani con le caratteristiche desiderate perciò invitiamo la famiglia a fare ugualmente un giro tra i nostri amici, perché, come è già accaduto più volte, si arriva con un’idea precisa e si torna a casa con un cane/gatto del tutto diverso. Fortunatamente ci si lascia conquistare anche da animali non più giovanissimi. Dal punto di vista dell’animale, l’adozione è un evento sconvolgente (ovviamente in positivo), essa gli cambia totalmente la vita e le abitudini a cominciare dal tipo di cibo, l’ambiente, la compagnia, il posto dove dorme.... Solitamente ci vuole un po’ di tempo perché l’animale si adatti al 100% alla nuova situazione, è altresì vero che ci sono cani che arrivano nella nuova casa e si adattano nel giro di poche ore! Come citavo all’inizio, in canile ci sono anche cani molto vecchi che necessitano di particolari cure ed attenzioni, come il box riscaldato durante l’inverno, medicinali specifici per i vari problemi che presentano, alimentazione diversa dagli altri cani. Uno degli aspetti più faticosi e complicati è il pronto intervento per il recupero di animali vaganti o feriti. Essendo un canile intercomunale, le forze dell’ordine di quattordici comuni si affidano a noi per questo tipo di soccorso, esse ci contattano sul nostro numero di reperibilità attivo 24 ore su 24 indicandoci il luogo e il tipo di problema da risolvere.
di canile
Questo aspetto del lavoro in canile può essere anche pericoloso in quanto non sai mai che tipo di cane si deve recuperare; ci sono casi di cani tranquilli che non danno problemi durante il trasporto in auto al canile, altri possono essere feriti o semplicemente spaventati e quindi potenzialmente aggressivi o pericolosi. Una volta arrivati in canile con il nuovo cane, si procede alla verifica del microchip, se ne è provvisto viene contattata l’anagrafe canina in modo da risalire al proprietario. Nel caso in cui il cane fosse sprovvisto di chip e di tatuaggio viene lasciato in canile sperando che qualcuno ne denunci lo smarrimento. Una parte fondamentale del canile è composta dai volontari. Essi sono un grande aiuto all’interno della struttura in quanto aiutano le operatrici a dare da mangiare ai cani, a pulire i loro box, ad accogliere i visitatori,.... Un altro aspetto importante del volontariato sono le passeggiate in valle; molti volontari con le loro famiglie passano intere mattinate in compagnia dei nostri ospiti portandoli a fare lunghe passeggiate, queste permettono al cane di sfogarsi e correre liberamente all’aria aperta. Le caratteristiche che deve avere un ipotetico volontario non sono tante, richiediamo solo che sia volenteroso di aiutarci, che non abbia paura di sporcarsi le mani e che ami davvero gli animali. Ai nuovi arrivati viene spiegata l’organizzazione del canile, lo svolgimento delle attività e come comportarsi con determinati cani che all’apparenza possono risultare problematici. Questa è la fantastica ma impegnativa vita al canile di Novellara; si cerca sempre di dare il meglio per il benessere dei nostri amici a quattro zampe e spesso con uno sguardo o un “bacio” ti ringraziano dell’impegno che ci hai messo; questo ti fa sentire davvero bene!!!
via Valle, 104 - Novellara www.gentedicanile.it
N.76 - OTTOBRE 1992
PRONTO IL NUOVO CANILE INTERCOMUNALE È ubicato in strada Valle e potrà ospitare fino a 170 cani randagi. Chi volesse “adottare” un cagnolino non avrà che l’imbarazzo della scelta. Ing. Patrizia Bonetti
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- 5 OTTOBRE 2011
TROVA IL TEMPO DI ESSERE AMICO: È LA STRADA DELLA FELICITÀ Maria Ghizzi
N.171 - SETTEMBRE 2001
ARRIVANO I FARMACI GENERICI Dal 1° settembre è possibile curarsi spendendo meno, senza rinunciare alla qualità e l’efficacia. Medici e farmacisti hanno il dovere di proporre ai pazienti un farmaco generico ove questo possa sostituire un farmaco di marca Federica Ottaviani e Paola Lodi
I DENTI E LE DONNE
La salute dell’osso di sostegno dei denti riflette la salute dello scheletro in generale. Le ossa mandibolare e mascellare superiore che accolgono i nostri denti, vengono dunque influenzate negativamente dalla variazione del metabolismo successiva alla menopausa e dalla contestuale diversa quantità di ormoni nel sangue, come il femore e l’omero. Dott. Luca Minghetti
N.161 - OTTOBRE 2000
L’OSPEDALE DI GUASTALLA E IL NUOVO DAY HOSPITAL ONCOLOGICO Oltre a moderne attrezzature mediche e a personale competente una struttura ospedaliera deve offrire anche un ambiente che metta a proprio agio le persone bisognose di cure.
otizie storiche di Lella Barilli
Nel 1624, quando una nuova controversia vede contrapposti i due fratelli Camillo II e Alfonso Carlo Arcivescovo, la madre Vittoria si adopera per riappacificare i figli, tentando di far trapelare il meno possibile, ma “se a me è stata data questa nuova in secreto lo sa però tutta la terra”, “ma son tutti gentaglia, che non sanno fare altro che gracchiare sotto quel Portico”. “Io non ne sapeva, se non tanto quanto il portico cicalava..” e, visto che ormai è di dominio pubblico, “adesso Signor mio non è tempo da guardare a spese nè ad altro, ma farla davvero, perchè vi va l’onore, la reputazione et la roba”. (segue) 36
DONNA, TI GUARDO E VEDO NEL TUO SGUARDO LA FIEREZZA DI UNA LEONESSA, E NELLA TUA GRAZIA LA LEGGIADRIA DI UN CIGNO Vincenzo De Gaetano
N.191 - GIUGNO 2003
CASA PROTETTA ANZIANI:QUALE ASSISTENZA AGLI OSPITI L’invecchiamento della popolazione anziana, l’aumento delle patologie legate alla demenza (Alzheimer, Parkinson etc.), l’aggravarsi delle condizioni di salute e quindi la conseguente impossibilità di offrire un’adeguata assistenza a domicilio, anche quando la famiglia è disponibile a farlo, sono spesso le cause che determinano l’ingresso dell’anziano in Casa Protetta. Assessore Sanità e Sicurezza Sociale Maura Bussei
N.200 – APRILE 2004
LA PROMOZIONE DEL BENESSERE DELLA POPOLAZIONE ANZIANA Un progetto promosso dall’Istituzione Servizi Sociali “i Millefiori”, sviluppato con incontri specifici su importanti argomenti: gli aspetti psicologici dell’invecchiamento, l’esercizio fisico, l’alimentazione, la perdita della memoria, il corretto uso dei farmaci, capire come e perché si invecchia. Roberta Garuti
N.194 - OTTOBRE 2003 N.163 – DICEMBRE 2000
PER GLI ANZIANI UN NATALE COLORATO E LUCCICANTE Chi pensa che una casa protetta per anziani e un centro diurno siano luoghi tristi e malinconici non è mai entrato nelle strutture di Novellara Simonetta Salati
I SERVIZI PER ANZIANI: PIÙ CHE SODDISFACENTE LA QUALITÀ SECONDO GLI UTENTI E LE LORO FAMIGLIE L’istituzione servizi sociali “i Millefiori” che gestisce per conto del comune i servizi sociali, ha effettuato nell’anno in corso, una rilevazione sul gradimento dei servizi per gli anziani tra gli utenti che ne usufruiscono e le loro famiglie Elisa Paterlini- direttore Istituzione Millefiori
N.283 - NOVEMBRE 2011 “LE
FAMIGLIE IN DIFFICOLTÀ STANNO BRUCIANDO LE LORO ULTIME RISORSE, MENTRE I POVERI STANNO DIVENTANDO SEMPRE PIÙ POVERI” E’ questo ciò che emerge da un incontro con gli operatori del settore a cui il Portico dal momento che la crisi economica perdura, ha ritenuto importante ascoltare: Maria Ghizzi assessore al Welfare, Elisa Paterlini responsabile dei Servizi Sociali e Maura Bussei presidente dell’istituzione “i Millefiori” Marco Villa
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B arbara C antarelli
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agazzi, adesso lasciatemi in pace che devo fare ‘sto pezzo per la Rossella entro l’anno…” urla Barbara mentre l’eco della sua voce rimbalza tra le stanze della casa. “Dai mamma che mi serve il computer..” biascica il grande un po’ scocciato mentre le briciole cadono sul pavimento. “…Allora vediamo…da dove parto a parlare di me?,..di come sono in questo momento…” “Mamma anche io ho fame mi fai un toast?” implora quello di mezzo a mani giunte battendo le ciglia come un buffo cartone animato. “Fattelo fare da tuo fratello e mangialo in cucina non sul divano” sentenzia ancora Barbara senza staccare gli occhi da monitor. “ Dunque… sono una donna,…anzi sono una mamma…anzi sono…,” Barbara quando si trova davanti ad un foglio bianco non ha soggezione e di getto butta giù qualcosa. Scrive senza pensarci troppo proprio perché le piace e soprattutto senza la presunzione saperlo fare bene, con tutta la sua sincerità senza per forza compiacere al lettore. Ma stavolta il compito le sembra un po’ complesso: deve scrivere una “paginetta” su sé stessa, senza tanti preamboli né tanti fronzoli e, come le ha frettolosamente suggerito Rossella, di descriverlo nello stile di scrittura che più la rappresenta. Rossella sta energicamente organizzando i dettagli del libro e non si è troppo soffermata sui dettagli, ma Barbara pensa che sia stata volontariamente superficiale nel dare indicazioni per lasciare estrema libertà creativa. Barbara, ancora in pigiama e con la sciarpa attorno al collo, digita due parole tentennando poi le cancella. Fissa dritta il cursore che pulsa e che sembra un cuore vivo pronto ad imprimere una scia di parole. Così inizia con qualcosa di carino e leggero ma le sembra troppo frivolo…. Prova a stare su un discorso serio, visto anche il suo recente ruolo istituzionale, forse pensa sia ciò che tutti si aspettano da lei, ma non si convince. “ Mammaaaa….fatta!” chiama il piccolo con le gambine ciondolanti che trattengono i pantaloni arricciati. “Babiii, vadooo” e la porta subito dopo si chiude dietro suo marito. Barbara sgrana gli occhi, allarga le narici e sospira profondamente. “Mamma che palle, hai finito?...dai che mi serve!” Guarda suo figlio grande che la fissa in attesa di riprendersi la postazione, ora assomiglia ad un palo della luce con la cresta, lo guarda e vede un viso sconnesso con ossa spigolose che stanno trasformando la faccia di un moccioso in un uomo. Molto presto suo figlio sarà un uomo e Barbara, proprio per questo, pensa che tutto sommato ne vale ancora la pena. Sorride, si toglie la sciarpa, lo intrappola e lo bacia.
Scrive per da ottobre 1992 38
a n n i c o n Voi
Ho 42 anni, sono sposata con Claudio e ho 3 figli. Dopo la scuola ho iniziato subito a lavorare nell’azienda di famiglia occupandomi di mansioni impiegatizie. Da quasi 3 anni sono stata incaricata del ruolo di Vice Sindaco a Novellara attività che svolgo con impegno ed energia. Ho, per diversi anni, scritto vari articoli su il Portico in particolare curando la rassegna dedicata alle aziende locali, a raccontare di viaggiatori novellaresi in giro per il mondo, creando da zero, le pagine de “l’occhiolino” (chi se lo ricorda?) ovvero pagine dedicate ai più piccoli. Tutto ovviamente da volontaria! Sono sempre stata convinta che partecipare attivamente alla vita della propria comunità contribuendo con attività di volontariato, arricchisca non solo gli altri, ma soprattutto sé stessi …ecco perché dico “grazie” a chi mi ha dato la possibilità di conoscere, di confrontarmi e di esprimermi….dico “grazie” al Portico e in particolare a Paolo Paterlini che ha portato pazienza per anni rincorrendo i miei ritardi nel consegnare i manoscritti!
N.268 - GIUGNO 2010
NOVELLARA È NELLA RETE DELLE CITTÀ DEL BUON VIVERE Il club delle “città slow” offrirà interessanti prospettive per il settore agricolo e turistico. Sara Germani – segreteria del Sindaco
N.213- GIUGNO 2005
“LA MIA TESI DI LAUREA SULLA CITTÀ DI NOVELLARA” Sara Germani, 22 anni, di Viadana, laureanda del corso triennale di comunicazione e marketing presso la facoltà di scienza della comunicazione di Reggio Emilia, ha da poco terminato uno stage della durata di 3 mesi, presso gli uffici dell’Amministrazione Comunale, esperienza che le è servita per poter preparare e presentare la tesi finale del suo percorso universitario proprio sul nostro comune. Federica Ottaviani
LA DONNA È ASSAI SIMILE ALLA NATURA, RISPETTALA ED ELLA SI FARÀ SCOPRIRE E TI DONERÀ TUTTA SE STESSA, SII IRRIVERENTE ED ELLA SI SCATENERÀ COME URAGANO E TEMPESTA Vincenzo De Gaetano
otizie storiche di Lella Barilli
Il portico era ed è il luogo di incontro dove scorre la vita dei novellaresi, dove molti fatti pubblici e privati vengono commentati e poi messi da parte per far spazio a quelli nuovi e poi continuare a parlare, parlare, parlare: “il Sig.r Pozoli galante, va pubblicamente dicendo sott’il portico, che finita che sia questa, ve ne saranno un’altra, e poi un’altra, e poi ancora un’altra, sicchè vi saranno sempre cose nuove” (1629 Lavinia Gonzaga al padre). (segue)
N.190- maggio 2003
NONNI E NIPOTI SUL PALCOSCENICO DELLA STORIA Lo scorso 26 aprile presso il teatro comunale gremito in ogni ordine di posti è stato presentato il volume “Novellara novecento”. Un libro che documenta l’esperienza e il senso dei valori che fanno parte della nostra storia. Ce ne parla in questa intervista, l’autrice Adorina Catalano Fabio Ghizzoni Berni
N.190 - MAGGIO 2003
UN “VIAGGIO” NELLA NOVELLARA DEL NOVECENTO Un bel volume curato da Adorina Catalano e voluto dall’assessorato alla cultura del Comune di Novellara che ci racconta storie di gente comune, vicini di casa che ricordano il loro passato di operai, mondine, contadini, emigrati… Elena Ghidini
A dorina C atalano Nata a Quistello (MN) il 12-12-1943 Laureata in Pedagogia presso l’Università di Bologna Insegnante di Lettere di Scuola Media Attualmente consulente pedagogica e dei disturbi cognitivi nelle diverse fasi dello sviluppo e delle età della persona.
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Prime ore del mattino del 12 dicembre del 1943
a mia voce, attesa, raggiunge la gente della casa; viene udita dagli alberi assonnati del giardino, già spruzzati dalla neve di un inverno che si preannuncia per tanti aspetti duro e freddo; viene trasportata lontana dal vento, al prigioniero di guerra in un lager nazista, al N° 6454, mio padre. E nel giardino della casa dove sono nata, per tredici anni sono state nutrite le mie radici. Poi la vita e gli studi nelle città, gli incontri, le scelte, la famiglia, il lavoro, la militanza politica, l’impegno sociale. Da 40 anni mi accoglie il luogo dove vivo e riconosco le voci di chi incontro; il luogo dove, in quello che ho vissuto e che sono, ho cercato di imparare e continuo nella ricerca per comprendere e trasformare desideri ed esigenze troppo immediate in un divenire orientato al Senso dell’Essere. Scintille della mia anima sono oltre questo luogo, si perdono e si ritrovano in altri giardini, nell’Umanità nella quale, nel bene e nel male, mi riconosco. “Nel giardino, come nella società si svolge una battaglia tra opposti apparenti: maschio contro femmina, reazione contro rivoluzione, bene contro male, sé contro comunità, socialità contro anomia, integrazione contro segregazione, ricco contro povero, reale contro surreale, grandezza contro piccolezza, sacro contro profano, scienza contro intuizione, arte “alta” contro arte popolare. Nel giardino queste posizioni apparentemente inconciliabili sono chiarificate e mediate perché il giardino accetta il paradosso, Chiunque abbia fatto del giardinaggio sa che un giardino rappresenta la costanza sebbene sia in eterno mutamento” (The meaning of gardens- M. Francis e R. T. Hester) “Il giardino ha dunque una missione, che è quella di indicarci una mappa e una rotta, di trarci dal disordine e di ridisporre le molteplici nostre esperienze, se non in un disegno perfetto, almeno in una composizione dotata di una sua esteticità capace di lenire e portarci alla trascendenza. E’ il contenitore-giardino a rinvigorire la speranza di altra vita. E giardini, saranno, ancora una volta, i pensieri e gli affetti, capaci di farci sentire protetti da un ordine o, in cammino, per riconquistarlo” (Demetrio Duccio, ”Di che giardino sei ?”).
Scrive per da maggio 2004 39
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Amiche del Portico
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a n n i c o n Voi N.27 - GENNAIO 1986
LA LUDOTECA IN FUNZIONE DA OTTOBRE Domenica 28 settembre si è svolta la preinaugurazione
F rancesca L uppi nata il 31/10/1985 Laureata in Scienze della Comunicazione, Laurea Magistrale di Lettere - Filologia Moderna. Stacanovista, flessibile. Consigliere Comunale a Novellara, in carica. Insegnante di balli caraibici per bambini. Passioni imprescindibili: recitazione, scrittura, viaggi.
Maura Belluti
N.177 - MARZO 2002
APRE IL SERVIZIO INFORMAGIOVANI A NOVELLARA È in via Gonzaga n.9 Presso il Centro Giovani ed è in funzione da lun edì 25 febbraio, l’obbiettivo è quello di creare un luogo di incontro e scambio di informazioni rivolto al mondo giovanile. Ce ne parla l’operatore di riferimento sandra capozzi. Rossella Pinto
N.18O - GIUGNO 2002
LA TAVOLA ROTONDA IN VISITA AL PARLAMENTO EUROPEO Il consiglio comunale di Novellara in delegazione a strasburgo. Elisa Paterlini
aro Diario, sono otto anni che non ti scrivo; ho smesso di interrogarmi sui perché. Da allora è cambiato tutto. Sono stati anni pieni di cambiamenti climatici, di turbolenze che nè il meteo nè gli scienziati avrebbero saputo prevenire. Ho dovuto vivere i temporali, i terremoti, per avere conoscenza di cosa volessero significare. Tutto ebbe inizio con quel tornado che trascina con sé i tuoi cari; ti segna il cuore, lo indebolisce per sempre. Un fenomeno che paragono alla bassa marea, riguarda i momenti di sconforto, di sfiducia in se stessi, perché ci si sente aridi nonostante si veda il ricco fondale. Per non parlare di quei fenomeni cui non so dare somiglianza a causa delle azioni umane: agitano l’animo stancando il corpo, le cattiverie che gli uomini fanno contro gli altri uomini per invidia, divertimento, accurata malvagità. Penso che questi siano così rancorosi a causa della loro mancante personalità. E la stagione della maturità, della sfiducia verso gli altri. Penso non si debba mai smettere di cercarsi, di migliorarsi. Per questo concepisco il viaggio come un momento all’interno di un movimento più generale, non come un movimento a sé stante. Ogni volta che ti rileggo, diario, vedo la limpida maturità dei dieci anni; in quel periodo ho formato il mio carattere, i miei valori. Mi capita di pensare di aver fatto molto di più quand’ero piccola, quando sapevo ciò che avrei fatto da grande, che se volevo ballare, cantare, recitare, lo facevo e basta. Subito. Ora sto terminando la Laurea Magistrale, lo studio richiede tempo. Continuo ad insegnare danza alle bambine e -che emozione!- a Novembre ho ricominciato un corso di teatro dopo tanti anni. Nel frattempo lavoro e sono costantemente impegnata nelle profonde riflessioni derivanti dal mio ruolo di Consigliere Comunale. Sono nell’età dell’intermezzo. Il tempo che sto vivendo è come quel momento in cui si ha una pausa, un intervallo, dove cambia la sembianza delle cose. Ho capito, allora, che i cambiamenti avvengono nella forma, ma non alla sostanza. Caro Diario, ho scoperto la costante della mia vita: il viaggio. Inteso non solo come spostamento da un posto all’altro, ma vivere ogni giorno come un giorno nuovo. Osservando la realtà di ciò che accade, ascoltando i racconti delle persone. E quando si viaggia, si sa, bisogna aspettarsi qualsiasi tipo di clima, adattarsi alla stagione. So che vorrei continuare le mie passioni per sempre e so ciò che non vorrei mai essere. A volte mi chiedo se sia veramente indispensabile continuare il percorso, andare contro il vento. Il punto è che ne sono sempre più convinta, perché è sufficiente viaggiare una sola volta per avere la certezza che quel viaggio non sarà affatto l’ultimo.
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N.180 - GIUGNO 2002
ALCOOL E DROGA: UN CAMPER TRA I GIOVANI PER IL PROGETTO UNITÀ MOBILE DI PREVENZIONE Con 17 comuni della provincia, tra cui novellara. Si propone la realizzazione di interventi di prevenzioine e informazione sui rischi dell’uso di alcool e droghe in genere. Angela Cocconcelli
N.271- OTTOTTOBRE 2010
SERVIZIO CIVILE: UN ANNO SPESO BENE La mia esperienza come volontaria in servizio civile presso il comune di novellara Diana Ascari
N. 236 - LUGLIO-AGOSTO 2007
L’INTENSA ATTIVITÀ ESTIVA DEI CAMPI GIOCO A novellara ci sono due realtà fantastiche, capaci entrambe di soddisfare il volere ed il divertimento del bambino: grest – oratorio e campi gioco comunali. Francesca Luppi
DIMMI O CREATURA, NINFA NATURALE, AMI TU?
Laboratirio Lettura Alta Voce
M onica M accaferri
N.177 - MARZO 2002
UN “MALATO IMMAGINARIO” VERAMENTE COINVOLGENTE I ragazzi del centro di musicoterapica, mettendo in scena con successo il capolavoro di Moliere, hanno dimostrato che disabile non significa inabile. Monica Maccaferri, responsabile centro musicoterapica
N.137 - AGOSTO 1998
NEL CASTELLO DI SONORIA:HANDICAP E MUSICOTERAPIA Una rappresentazione che ha pochissimi precedenti. Uno spettacolo ideato, realizzato e interpretato dagli utenti del Centro di musicoterapica di Novellara coadiuvati dagli insegnanti Monica e Luigi Anna Bernabò
N. 282 OTTOBRE 2011
IL LIBRO SONORO: ECCELLENZA DI RICERCA E SVILUPPO AL CENTRO COMUNALE DI MUSICOTERAPIA Un software innovativo e intuitivo che permetterà ai bambini, diversamente abili e non, di relazionarsi con il mondo esterno. Sara Germani
N.197 - GENNAIO 2004
DIECI GRANDI PROTAGONISTI SUL PALCOSCENICO DEL TEATRO COMUNALE Teatro strapieno e spettatori entusiasti alla rappresentazione del gruppo teatrale: “il Diapason” Anna Maria Morini
otizie storiche di Lella Barilli
A volte la gente esagera e parla per invidia o per noia; chi ne fa le spese è piuttosto seccato e chiede una smentita pubblica, come fa il cavaliere Alfonso Astolfi, fedele servitore di Casa Gonzaga. Egli, stando a Reggio, ha inteso che “il Portico ha “rissonato sino nelle orecchie di V.S. che ho detto villanìe a D.Pompeo Scardova...prego V.S.Illma che faccia fare a questa gente interrogazione che vedrà la falsità di quelle genti, di grazia lo faccia, che non solo si chiarirà lei, ma chiarirà sì ancora tutta Novellara....e tutto per la grande invidia che mi fu sempre portata (1604). La Contessa minimizza: “che questi bei spiriti oziosi del nostro Portico vadano inventandosi et spargendo delle chiacchiere, non è cosa nuova non havendo altro che fare.” (segue)
Laureata in Musicologia (D.A.M.S.)presso l’Università degli Studi di Bologna. Diplomata in Musicoterapia ad Assisi, Qualifica Regionale di Musicoterapista. Diplomata in pianoforte e in Didattica della Musica. Direttore del Centro Comunale di Musicoterapia “M. Uboldi” di Novellara. Direttore del Centro Polifunzionale “Esacordo”a Reggio Emilia. Direttore Artistico del Gruppo di Drammatizzazione Teatrale “Il Diapason”. Membro del Consiglio Direttivo dell’Associazione “Lo Schiaccianoci” di Novellara. Membro del Comitato Direttivo e Socio Fondatore del R.E.M.M. (Registro Europeo dei musicoterapisti e musicoterapeuti). Docente presso la Facoltà degli Studi di Parma, Facoltà di Medicina e Chirurgia, Corso di Laurea in Logopedia. Docente presso la Scuola di Musicoterapia Forifo di Roma. Docente presso la Libera Università di Neuroscienze del Centro Studi “Anemos” di Reggio Emilia. Docente a Corsi di Formazione in Musicoterapia. Iscritta al 3 Anno del Corso di Laurea in Scienza Psicologiche Università degli Studi di Chieti. Autrice di diversi articoli scientifici e pubblicazioni sulla Musicoterapia. Nel 2011 inventa e brevetta “Il Libro di Leonard” un elaboratore elettronico portatile, rivolto a soggetti con disabilità neurosensoriali e neuropsicologiche.
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irigo il Centro Comunale di Musicoterapia “Massimo Uboldi” dal 1996. Novellara mi ha adottata, qui passo la maggior parte delle mie giornate, quando non sono in giro per studio o lavoro! Nel silenziosissimo vicolo dei Mille svolgo il mio “lavoro”, a contatto con bambini e persone in difficoltà di ogni tipo; un passo alla volta, cerchiamo insieme di “costruirci” un futuro, un progetto, qualcosa per cui valga la pena sentirsi realizzati e che dia un senso alle nostre fatiche. Mi sento privilegiata, solo a Novellara potevo realizzare tutto questo, di fatto è l’unico Centro Comunale di Musicoterapia in Italia. Ma ho ancora un sogno nel cassetto: far nascere un Centro dedicato alle Neuroscienze e alla Musica, che sia in grado di rispondere ai tanti interrogativi del mio lavoro che ancora non hanno risposta. Ogni giorno scopro potenzialità infinite di studio; mi manca forse la possibilità di restituire a Novellara quello che questa città mi ha dato, ma….conto di potercela fare! Vorrei concludere citando un famoso musico - terapeuta argentino: “Se la musica è l’arte di armonizzare i suoni, la Musicoterapia è l’arte di armonizzare i silenzi”. Mi impegnerò per dimostrarlo.
Scrive per da aprile 1997 41
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Sono nata e vissuta a Novellara dove abito tuttora. Sono pensionata, ho lavorato per trent’anni nel servizio anziani del Comune, sono sposata da oltre cinquant’anni ho due figli e un’infinità di gatti che sono la mia gioia e il mio tormento. Per riempire il mio tempo libero mi occupo della gestione del Circolo Anziani del nostro Comune. Sono anziana ma sempre in movimento, proprio non ce la faccio a fermarmi, finché la salute me lo permette.
S ilvana S elogna
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Scrive per da settembre UNA GITA AVVENTUROSA
inalmente c’è in programma una bella camminata nel bosco per la raccolta delle castagne: è la mia passione. Il tempo è favorevole, un timido sole già dalle prime ore del mattino fa capolino, le sferzate di vento di ieri senz’altro avranno scosso per bene i castagni e oggi si spera in una ricca raccolta. Poco più di un’ora di viaggio e la comitiva viene fatta scendere nel cortile del seminario dei frati cappuccini, a Marola. Ci si prepara subito con scarponi, sacchetti, guanti e giacche impermeabili, per essere premuniti in caso di pioggia, poi l’allegra brigata, ciarliera e disordinata, si incammina per il sentiero che porta al bosco. Gli enormi castagni ancora coperti di foglie ingiallite, sono lì ad attendersi, come sempre nel nostro appuntamento annuale. Il sottobosco è un tappeto di colori, le meravigliose tinte dell’autunno ricoprono tutto, enormi ricci dischiusi sono sparsi attorno alle piante; la smania mi prende, ecco uno gigante è proprio li davanti, ma eccone un altro, poi un altro ancora, un bel grappolo si vede un pò più in alto! Seguo eccitata la ricerca sempre ricurva e a testa china, rispondo allegra alle battute delle mie compagne, ricambio a mia volta i gridolini di gioia alla vista di un enorme frutto. Man mano che si avanza il sacco si riempie sempre più, anche la mia vicina di raccolta pensa che forse è ora di smettere perché poi quel contenitore è da riportare a valle ed è meglio non esagerare; pensiamo di ritornare al convento, ma ci giriamo e all’improvviso ci accorgiamo di essere sole, tutte le nostre compagne sono sparite, gridiamo, chiamiamo, ma nessuna risposta. Nella foga della raccolta ci siamo allontanate tanto dal gruppo! E ora che facciamo? Io non so orientarmi fra tutti quegli alberi, confido nel senso di orientamento della mia compagna, ma ahimè lei attende un suggerimento a sua volta da me. Un vero dilemma, si dovrà andare a destra, oppure a sinistra o semplicemente indietro? Poi dalla cima della collina notiamo una costruzione, ci incamminiamo decise in quella direzione, non assomiglia a quella che ci siamo lasciate alle spalle alla partenza, ma non importa, se c’è una casa ci sarà gente e chiederemo informazioni! Dopo una discesa attraverso erbacce, rovi e sterpi arriviamo nel cortile del fabbricato, gli operai che all’interno lavorano il legno vedendoci intuiscono la nostra avventura e sorridono, ci dicono che ci siamo allontanate dal punto di partenza di almeno due chilometri e purtroppo sono tutti in salita. Ci guardiamo avvilite, due chilometri, in salita, con le borse piene di castagne, che non vogliamo per niente abbandonare!... Ci incamminiamo rassegnate, ma poco dopo la fatica si fa sentire pesantemente, ci fermiamo a prender fiato, appoggiamo le borse e ci sediamo sul ciglio della strada. Ed ecco che la fortuna arriva piano, su di una piccola utilitaria rossa, una gentilissima signorina ci chiede sorridendo se vogliamo un passaggio, ha capito la situazione, lei è la postina del paese, ed è diretta proprio su al seminario. Non ci par vero, saliamo in fretta sull’autovettura lasciandoci sfuggire contemporaneamente un sospiro, di sollievo. Ringraziamo all’arrivo dell’immenso favore, però la preghiamo di farci scendere un pò prima, vorremmo arrivare nel cortile da sole, a piedi. Le compagne della comitiva ci accolgono con un lieve battito di
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mani, non vedendoci arrivare pensavano preoccupate che ci fossimo smarrite. Sorridiamo complici, macché perse, abbiamo semplicemente percorso un sentiero diverso dal loro, noi quella montagna la conosciamo bene!!! La giornata finisce in allegria, nessuna sospetta niente, tutto è bene quel che finisce bene.
Costituito a Novellara il “Circolo Marta Beltrami Università dell’Età Libera” Il Circolo Marta Beltrami Università dell’Età Libera, nato dall’impegno congiunto di Auser e Circolo Ricreativo Novellarese, intende promuovere l’educazione permanente della persona, affrancandola da meri vincoli anagrafici, e la solidarietà sociale. Valori ugualmente fondanti, sebbene il secondo imprescindibile dal primo. Il presidente è Sergio Calzari. I corsi spazieranno dalla storia locale alla letteratura, dal cinema al turismo, dalla gastronomia al tempo libero e avranno durate variabili dai tre ai quattro mesi. La partecipazione ai corsi non comporta alcun titolo di studio ed è aperta a persone di ogni età. In questo progetto culturale sono state coinvolte anche le 80 Associazioni che animano la vita di Novellara. Si ritiene che il punto di vista di ciascuna di esse, unito alla sensibilità critica maturata nei diversi ambiti di competenza, apporterà ulteriore slancio ed efficacia alle finalità che il neonato circolo si prefigge. Circolo Ricreativo via Vittorio Veneto - tel.0522/653822. N.266 aprile 2010
N.155 - MARZO 2000
DAI NOVELLARESI OSPITALITÀ AI BAMBINI DI CHERNOBYL Già 10 le famiglie pronte a ricevere quest’estate altrettanti bambini che tuttavia potrebbero diventare 15 se altre famiglie fossero disposte ad ospitarli. Sara Bertazzoni
DONNA, LA TUA DOLCE ESPRESSIONE DA’ LUCE ALLA GIORNATA
Nata a: Novellara il 5 maggio 69 - Studi: Laurea in Chimica e Tecnologie Farmaceutiche presso l’Università di Modena nel 1995, abilitata alla professione di farmacista, specializzata in fitoterapia e omeopatia, abilitata alla professione di insegnante di scuola media superiore. Lavoro: ha lavorato in farmacia per alcuni anni, poi ha collaborato come Direttore Tecnico e Responsabile Assicurazione Qualità con alcune officine di produzione di farmaci per uso veterinario e umano in provincia di Reggio e di Modena fino al 2008. Dal 2009 insegna Chimica prima all’ITI di Reggio E. e da quest’anno al IIS B. Pascal di Reggio E. Famiglia: convive dal 2004 con Mattia e ha due figli, Matilde (4 anni e mezzo) e Dario (3 anni). Altri interessi: la musica, i libri, la scienza, la buona tavola.
o trascorso gli ultimi 4 anni immersa nella felice fatica di neo mamma, per cui la visione di film e programmi più o meno culturali in tv si è praticamente azzerata. La sera del 12 novembre 2011 era sabato e, anziché stare tutti sul lettone immersi in un cartone animato, abbiamo seguito la diretta dal Quirinale di Rainews 24. Amo molto la città di Roma, dove ho passato piacevoli giorni lavorativi oltre a diverse brevi vacanze, e un po’ immaginavo come sarebbe stato passeggiare in mezzo alla folla nell’aria frizzantina di una storica serata autunnale. Mi sembrava tutto un po’ assurdo e irreale, quasi un film di Fellini, onirico. Ad un tratto mia figlia interrompe le mie divagazioni e mi chiede: “Mamma cosa fanno?” E io con malcelato entusiasmo: “Berlusconi sta andando a casa! Non ha fatto il bravo!” In effetti mi metto nei suoi panni, “andare a casa” non deve essere poi questa grande punizione per una bimba di 4 anni, anzi, per cui lei mi chiede “Perchè? Cosa ha fatto?” E io le rispondo: “Perchè ha trattato male le donne”. E’ stata la prima cosa che mi è venuta in mente e chiaramente ho stimolato ancor più la curiosità di Matilde che subito ribatte con uno dei suoi famigerati “Perchè ?” E lì ho imbastito un discorso sul fatto che non aveva pensato al bene delle persone, delle mamme, dei bambini, ma solo al suo bene anche se è l’uomo più ricco d’Italia. In particolare non è stato gentile con le donne e addirittura sua moglie è andata via di casa. Ecco questa frase proprio li ha spiazzati. Anche Dario, che fino a quel momento non sembrava parte del discorso, ha cominicato a chiedermi quasi angosciato: “Perchè sua moglie è andata via? E i suoi bambini dove sono?”. E la cosa è continuata per alcuni giorni e comunque tutte le volte che capitava di vedere quella faccia (per fortuna molto meno nelle ultime settimane) al telegiornale. Ora che devo parlare di me “in contemporanea” mi è venuto in mente questo episodio. Sto pensando che, dietro ai miei maldestri tentativi di instillare gocce di attualità in loro, c’è un desiderio che i miei figli capiscano subito che è importante “trattare bene” le donne. Poi pian piano crescendo approfondiremo il discorso. Sto pensando che non voglio che credano che tutti gli sforzi che faccio siano gratis, siano dovuti. Io lo faccio volentieri, l’ho scelto, loro mi riempiono gli occhi tutti i giorni con i loro sorrisi e le loro meravigliose ingenuità, ma io sono anche una persona e lo ero prima di loro e anche mentre li cresco. Quando sono nati ho pensato che loro sono più del mondo che miei e spero che, aldilà del fortissimo attaccamento che abbiamo l’uno verso l’altro, questo principio lucidamente mi accompagni nel loro percorso di crescita. Proprio in questi giorni mi trovo a vivere un periodo difficile, alcuni problemi di salute imprevisti mi costringono a fermare il mio corpo, a curarlo, a tenerlo a riposo, in attesa di guarirlo. Mi sono fatta alcune domande sul mio futuro, emergono dentro di me alcune paure, ma è soprattutto la voglia di parlare, di avere vicino e N.178 - APRILE 2002
DONAZIONE DEL CORDONE OMBELICALE: UNA NUOVA FRONTIERA DELLA SOLIDARIETÀ Il cordone ombelicale, che non appena reciso dal neonato sarebbe considerato materiale da incenerire in quanto termina la sua funzione vitale, in realtà è la base importante x assicurare altre vite, poiché il sangue in esso contenuto è ricco di cellule staminali. Angela Cocconcelli
Eugenio Morosin
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S emeghini intorno tutte le persone che stimo, la famiglia, gli amici, i colleghi, che sta prevalendo. E la fiducia nella scienza medica e nei bravi professionisti che ho conosciuto. Mi sto sentendo ricca, fortunata, sostenuta. La forza che ricevo anche solo da un affettuoso sms o da un sorriso è linfa vitale. Mi danno motivo per vivere appieno questo periodo senza nascondermi, mi fanno capire che, al di là dei soliti buoni propositi, è importante coltivare la vita sociale, sentirsi parte di una rete “fisica” di persone. Che è importante trovare il tempo per potere vedere in faccia un amico, per poter giocare con calma con i bimbi, per poter aiutare qualcuno e ogni tanto anche oziare e pensare in solitudine. E’ questo per me oggigiorno il lusso. Che me ne farei di una borsetta da 200 euro, se poi non ho nessun amico che mi viene a trovare per un caffè? Sono convinta dell’importanza di rivedere la scala di priorità nelle nostre vite agiate, ma un po’ solitarie. Faccio un lavoro che non mi renderà ricca, ma che ritengo ricco perchè ha bisogno proprio di me come persona, della mia passione, che mi fa sentire utile alla comunità, alle nuove generazioni verso cui sento un moto istintivo di affetto per la loro freschezza e voglia di vivere. Come dice mia nonna: “non si vive di solo pane, ma anche di qualche soddisfazione” e in questa massima trovo dignità, trovo coraggio, voglia di esserci. D’ora in poi cercherò di conservare questa sensazione di forza per affrontare meglio i momenti bui. Trovare le soluzioni per andare avanti e gestire le difficoltà con grande pragmatismo e buon senso, accompagnati da altissime punte di creatività, è la specialità delle donne, per cui bisogna “trattarle bene” come meritano.
Scrive per
da giugno 1995
N.277 – APRILE 2011
IL “COLIBRI’” UN QUALIFICATO SERVIZIO X DISABILI ADULTI Una realtà presente a Novellara dal 2008. Situata nel complesso dei Servizi socio- sanitari, è gestita da “Coress” una cooperativa di servizi sociali e attualmente ospita 15 persone. Ce ne parla in questa intervista, Roberta Ragni responsabile del centro Eda Ferrabue
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S ara T amborrino
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ifficile raccontare se stessi in prima persona: alto è il rischio di fare un ritratto di sé, completamente diverso da come in realtà ti percepiscono le altre persone. Mi aiuta sapere che in fondo non esiste una sola e monolitica verità,ma tante realtà soggettive e tante sfumature differenti,per cui la mia descrizione di me stessa sarà il mio punto di vista molto personale sul mio io. Comincio con una prima domanda: oggi sono quella che avrei voluto essere quando ero una ragazzina e avevo un’ampia possibilità di percorsi di scelta e strade da tentare? Posso dare una risposta positiva: gli obiettivi prefissati li ho raggiunti. Ho studiato, scegliendo sia la scuola, sia la facoltà universitaria che erano più congeniali alle mie inclinazioni, anche se tante volte mi sono sentita chiedere quale coerenza ci fosse nello scegliere la facoltà di architettura, dopo avere fatto cinque anni di liceo classico. Ho sempre risposto che l’ architettura è prima di tutto una disciplina umanistica ed in effetti, nella facoltà di Firenze, dove ho studiato, la sensibilità umanistica è sempre stata preponderante. Studiare fino alla laurea è stato per me un obiettivo molto importante, anche perché nella mia famiglia sia genitori che nonni avrebbero voluto studiare, ma tempi e condizioni diverse non hanno concesso loro questa possibilità; però devo ringraziarli per avermi cresciuta con il concetto che lo studio è prima di tutto una possibilità non scontata e pertanto un valore. Oggi posso anche dire di essere contenta perché esercito la professione che ho scelto; anche questo lo ritengo un grosso privilegio, visto il forte momento di crisi. Perciò cerco di non dare mai nulla per scontato e mi impegno nel lavoro al meglio delle mie possibilità, sempre consapevole della responsabilità che ho. Quali altri sogni ho realizzato della mia adolescenza? Senz’altro una bella famiglia: quella di origine, che la vita mi ha donata e di cui vado molto fiera e quella che mi sono creata, con un marito amato e due figli che non esito a pensare il “mio progetto” meglio riuscito. Quando alla sera li guardo dormire nei loro lettini, penso a come sarà il loro futuro , a quali prove li aspettano nella vita e mi dico che la cosa più importante che spero di insegnare loro è una forte solidità emotiva, che li aiuti a riemergere più forti dagli inevitabili momenti di difficoltà. Cosa avrei voluto fare e ancora non ho fatto? Ovviamente tante cose, ma forse quella che rimpiango di più è avere viaggiato poco; tante le città che vorrei visitare, sì soprattutto le città, perché mi affascinano più le trasformazioni operate dagli uomini sull’ambiente che i paesaggi incontaminati. Mi incuriosiscono le persone, le storie, i monumenti: quello dei viaggi sarà un obiettivo per il futuro. Due parole sul mio carattere: ho la fortuna di essere dotata di un certo ottimismo e continuo a pensare che il futuro riserva sempre delle sorprese positive. Un altro lato che apprezzo di me è l’aver mantenuto intatto dall’adolescenza il senso di giustizia e la capacità di non essere indifferente: il cinismo non è riuscito a catturarmi e di questo sono molto contenta, anche se mi rendo conto che certe volte risulto troppo intransigente nel difendere le “cause” in cui credo. Difetti? Ovviamente tanti: mancanza di diplomazia; incapacità di mediare e di trattenermi dall’esprimere in maniera spesso veemente ciò che penso; permalosità. Chissà in quanti mi riconosceranno in questo ritratto e in quanti invece penseranno che ho dato di me un’interpretazione molto soggettiva.
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Nata a Novellara il 09 aprile 1971 Residente a Novellara Titolo di Studio: Laurea in Architettura Professione: Responsabile Settore Uso e Assetto del Territorio Comune di Novellara.
Scrive per da novembre 1996
N.190 - MAGGIO 2003
LA CHIESA DEI SERVI: UN ALTRO GIOIELLO DEL PATRIMONIO ARTISTICO NOVELLARESE” Intervista all’arch. Anna Maria Ricci progettista e direttore dei lavori di restauro della chiesa situata all’incrocio tra via Veneto e viale Montegrappa Federica Ottaviani
N.120 GENNAIO 1997
SE POTESSI AVERE 11627 LIRE Questa è la somma che ogni famiglia dovrebbe versare per riportare a casa l’ultimo vaso di gesuiti. Barbara Cantarelli
N.130 DICEMBRE 1997
A FINE SETTEMBRE A S.GIOVANNI L’INIZIO DI SCAVI ARCHEOLOGICI Un avvenimento sensazionale per la nostra zona che ha mosso l’attenzione della sopraintendenza per i beni archeologici dell’Emilia Romagna.
DONNA SU ALTI TACCHI, GUARDANDOTI DAL BASSO ALL’ALTO FAI VENIRE LE VERTIGINI. Eugenio Morosin
Mi chiamo Agnese Vezzani, ho 39 anni e due figli stupendi: Marcello e Chiara, di 18 e 13 anni. Vivo da sempre a S. Giovanni di Novellara, vicino ai miei genitori, Dante e Daniela, a mia sorella Lisa e a mio fratello Alessandro. Dopo la scuola elementare a S. Giovanni, ho frequentato la scuola media “Lelio Orsi” a Novellara e l’Istituto Magistrale “Matilde di Canossa”, a Reggio Emilia. Ho presto iniziato a lavorare alla scuola primaria di Novellara, ventun anni fa: ho insegnato per un anno Religione Cattolica e poi, avendo superato il concorso, sono entrata in ruolo a tutti gli effetti. Il mio lavoro mi ha portato anche a S. Girolamo di Guastalla e a Guastalla per sei anni, prima di arrivare a Novellara: qui ho sempre insegnato sul tempo pieno. Ho approfondito recentemente i miei studi, laureandomi in Scienze della Formazione Primaria, all’Università di Modena e Reggio. Per l’Istituto Comprensivo mi occupo, da nove anni, di progetti relativi all’Educazione alla Salute e prevenzione del disagio. Attualmente collaboro con una casa editrice proponendo unità didattiche su una rivista mensile rivolta ad insegnanti. Essere mamma e essere a contatto con le nuove generazioni del paese dove vivo ha generato anche partecipazione politica: nell’estate del 2009 sono stata eletta a far parte del Consiglio Comunale.
Scrive per da aprile 2002
CITTADINANZE ONORARIE FEMMINILI Comune di Novellara
Signora Rosanna Fantuzzi (delib.CC N.8 del 12/02/1997) Soprano signora Raina Kabaivanska (delib n.30 del 20/04/2001) Suor Gina Carlini e Suor Rina Lodi Razzini (delib. CC n. 88 del 24/10/2001) Pittrice Amelia Moretti Carpinello (delib. CC n.55 del 19/09/2002) Signora Tara Gandhi Battacharjee (nipote del Mahatma Gandhi) (delib. n.2 del 23/01/2003) Signora Elisa Pegreffi (delib. CC n. 83 del 06/11/2003)
È
A gnese V ezzani
difficile parlare di sé stessi, della propria identità e delle proprie passioni, senza sconfinare nei ruoli che si occupano a contatto con la gente. E poi… le mie passioni sono tutte le cose che faccio! Il mattino presto e il pomeriggio nell’occuparmi dei miei figli, a scuola con i bambini e negli incontri con i colleghi, nelle riunioni richieste dall’impegno in Comune. Così è stato da sempre in tutti i miei interessi: da ragazzina suonavo (senza particolari doti, per la verità!) la chitarra, con la mia inseparabile amica Cristina. In parrocchia è nata anche l’esperienza di far parte della compagnia teatrale “I Fiaschi”, periodo che ricordo con simpatia e un po’ di nostalgia, per il divertimento che accompagnava ogni serata, prove comprese. Credo che le risate del pubblico scaturissero per contagio, perché le situazioni paradossali che venivano messe in scena e le espressioni improbabili dei personaggi scatenavano allegria genuina prima di tutto tra noi attori. Ora non ho molti momenti liberi nella mia giornata, ma quando restano tempo ed energie da dedicare a me, adoro leggere e cantare. Per me è un piacere grande cantare nel coro di S. Giovanni e S. Maria. Avete mai fatto parte di un coro? Credo che sia un’esperienza di vita, anzi, una metafora efficace della vita stessa. La musica, di tutti i generi, accompagna il nostro relax quotidiano, la festa in compagnia, fa muovere a ritmo il corpo contento di stare al mondo, diventa urlo di rabbia e dolore se accompagna il saluto ad un amico che non c’è più, ma cantare in un coro è anche molto altro. Sei parte di un gruppo, non sei solo. Ecco, parte la musica. Con uno sguardo osservi e ascolti gli altri coristi che cantano la tua stessa melodia, per ricevere sostegno e offrirlo. Guardi con attenzione lo spartito e i gesti precisi della maestra e si parte insieme. Insieme. Scrive Muriel Barbery, nel suo “L’eleganza del riccio”, che quando un coro inizia a cantare si vive un momento magico, che sommerge tutte le preoccupazioni, le angosce e gli altri pensieri. “Io non sono più me stessa, sono parte di un tutto sublime al quale appartengono anche gli altri”, dice. Ti lasci trascinare dalla musica e senti che sei immersa letteralmente nel suono, realizzato intrecciando note e melodie diverse. E silenzi… Ah, come sono importanti le pause! I gesti della direttrice del coro, Sara, sono decisi ed efficaci, come i suoi sguardi. Ci esorta: “Ascoltiamoci tutti, ascoltiamo il ritmo, ascoltiamo la musica e le altre voci, perché nessuno sovrasti gli altri! Lasciate che la voce esca dal vostro corpo e dalla vostra bocca, non tenetela dentro!” Il diaframma spinge, la testa è concentrata e attenta, il respiro è regolato, ordinato e teso verso lo scopo dell’emozione propria e altrui. La musica e le parole si danno significato a vicenda nell’idea creatrice dei compositori e nell’esecuzione il più possibile espressiva dei coristi. È l’unione di corpo, relazione, emozione e pensiero. Non deve essere così anche la vita? Io sono una voce contralto. Il contralto canta una melodia che molto spesso non è orecchiabile, non si sente in modo evidente, è difficile, talvolta sembra dissonante. Tuttavia è incredibilmente interessante, insolita e sostiene il canto degli altri rendendolo pieno, armonico, profondo, intenso. La melodia dei contralti non avrebbe significato se non accanto ai soprani, ai tenori, ai bassi. Infatti, è sempre nell’insieme che tutto si colora di senso e di bellezza. Così, quando canto, le mie attività e preoccupazioni quotidiane trovano una pausa: la musica non rientra certamente nelle cose utili, che “servono” a qualcosa come la stragrande maggioranza delle nostre azioni, ma in quelle necessarie sì.
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Il mio nome è meno comune del mio cognome, mi chiamo Bianca Ferrari. Sono nata all’ospedale di Guastalla, il 12 Luglio 1996... quindi tecnicamente il 2012 per me è l’anno dei 16 anni. Sono felice di abitare dove abito, nella big city nonché chiamata “Novellara” in provincia di Reggio Emilia, con capoluogo di regione Bologna, se vogliamo essere precisi. Altri dati tecnici familiari... ho un fratello, più grande, e in tutto 9 cugini di primo grado. Quanto a rapporti con il mondo, ho frequentato le scuole elementari D.Milani e medie L.Orsi entrambe a Novellara, mentre sto frequentando il Liceo Classico R.Corso a Correggio. Finora (ho poca esperienza ma direi che i primi 20 anni di vita sono quelli fondamentali) sono soddisfatta.
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Scrive per da luglio 2008 COLORI
io ci ha creati così, con i nostri pregi e i nostri difetti che fanno di noi persone uniche e inimitabili. Proprio per questo chi ci ama veramente dovrebbe rispondere - niente - alla domanda: -se dovessi ricrearmi, cosa cambieresti?-. Niente? Ce ne sarebbero di cose da cambiare in me. Non sono egoista, non voglio parlare di me come se tutto dipendesse da quel che faccio, ma chi scrive le autobiografie allora? Mica si vuole vantare, al contrario mette in mostra quello che ha da dire effettivamente e quello che pensa su se stesso. Io parto da questo punto, perché da dire, su di me, ci sono cose effettive e cose che io penso, e su quelle effettive, nulla da fare, ma riguardo quello che penso, i pensieri possono (devono) cambiare a volte. Parlo di me, allora. Parto dal mio nome: Bianca. Forse non è azzeccato. Ma non è colpa di mia madre, lei non lo poteva immaginare. L’idea del bianco è qualcosa di puro, di chiaro, dove non ci sono dubbi: il bianco è bianco. Quando su un foglio bianco scrivo con un colore qualsiasi, il foglio non è più bianco, diventa bianco e rosso, bianco e giallo, bianco e blu, bianco e verde, e così via. I fogli con le varie scritte di diverso colore siamo noi. Ognuno è diverso, e visto che ci sono infinite sfumature di colore ognuno ha un suo colore che lo rispecchia. E ogni tanto su questi fogli della nostra vita, oltre il nostro colore che è quello più frequente, compaiono scritte di colori diversi dal nostro; questi sono i colori dei fogli delle persone che ci amano, appunto quelle che non cambierebbero niente di noi. Per adesso io mi sento policromatica. Non c’è niente di chiaro in me. Il mio foglio è un disegno di un bambino di tre o quattro anni che ha scoperto quel bellissimo mondo di colori, e allora li prova tutti su un foglio per vedere qual è il suo preferito, e senza volerlo intanto sta scegliendo il suo foglio con il suo colore che rimarrà tale tutta la vita. Sono un foglio pieno di colori, tanti, troppi da poter vederli tutti. Ne provo ne provo ne provo, senza accorgermene, forse, ma il mio qual è? Qual è il Mio colore? Forse allora la devo ringraziare mia madre. Sul bianco stanno bene tutti i colori. Sta a me decidere quale scegliere, anche se non è facile, perché il colore che riuscirò a scegliere un giorno sarà il colore che dipingerà la mia vita, il colore del mio carattere e della persona che diventerò. C’è chi impiega meno tempo e chi invece sceglie velocemente (in questo caso, il mio cognome è sbagliatissimo, Ferrari) e poi quando hai scelto, il colore sfuma a seconda dei miglioramenti che apporti a te stesso. Spero a questo punto di non rimanere mai Bianca, se rimani bianco vuol dire che non sai chi sei, che sei così indeciso da preferire il bianco, e non è una bella idea rimanere impassibili al mondo. Rimanere bianchi non va bene, ma neanche policromatici; o meglio, policromatico puoi essere mentre stai crescendo, mentre stai decidendo quale colore attribuire alla tua vita. Giustificabile che un ragazzo sia poli e poli e poli ancora cromatico allora, ma bianco mai.
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N.278 - MAGGIO 2011
OMAGGIO ALLA FAMIGLIA GONZAGA CON “UNA GIORNATA A CORTE” L’impeccabile organizzazione della festa ha offerto al pubblico della fiera di San Cassiano una giornata veramente speciale. A tutti i volontari che hanno offerto il loro aiuto un meritato ringraziamento. Sara Germani
N.181-LUGLIO AGOSTO 2002
DAL 30 AGOSTO AL 1 SETTEMBRE LA PRIMA EDIZIONE DEL “NUBILARIA CELTIC FESTIVAL”. Incontro di Festa e Cultura, presso la Rocca dei Gonzaga, proposto da Manuela Bartoli insieme al CT9, con il patrocinio del Comune di novellara. Maura Belluti
N.169-GIUGNO 2001
AL VIA LA TERZA EDIZIONE DEL “CARPE NOCTEM” Suggestioni medievali, gastronomia tipica e incontri all’insegna...dell’occulto animeranno l’ultimo fine settimana di giugno. Elena Carletti
DONNA MANGIASTI IL FRUTTO E CI LASCIASTI SENZA EDEN
Nata nel 1972 a Reggio Emilia, ma da sempre residente a Novellara. Conseguito il diploma di perito aziendale e corrispondente in lingue estere e successivamente il diploma universitario in marketing e commercio internazionali. Impiegata nell’ufficio commerciale estero di una nota azienda meccanica della zona. Sposata oramai da quasi 10 anni con una figlia di 5 anni.
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Scrive per da dicembre 1997 giugno 2007
sistono tanti modi per far volontariato, come ebbi modo di constatare tangibilmente in seguito intervistando esponenti di diverse associazioni presenti sul territorio novellarese. Constatata la mia scarsa propensione sportiva e l’ancor minor coraggio, ma comunque decisa a dare il mio contributo alla collettività, finii per optare per la scrittura giornalistica, l’unica attività che avrebbe potuto unire la mia passione per la lettura e scrittura, incentivata anche da stimolanti professori di letteratura alle scuole medie e superiori, con la volontà di fare qualcosa di utile per gli altri. Iniziai così a collaborare con “il Portico” nel giugno del 1998, sperando di poter offrire ai Novellaresi qualche informazione utile, qualche ritratto di concittadini, o anche più semplicemente qualche minuto di svago. Continuai a scrivere
N.279 - GIUGNO 2011
MOTOSVALVOLATA ALLA 6° EDIZIONE CON MOTORI ROMBANTI E SONORE RISATE Di appuntamenti su due ruote ce ne sono tanti ma sentiti come la “Motosvalvolata” assai pochi e arrivare alla sesta edizione in crescita non è un traguardo da poco. Un incontro sentito e apprezzato che si è svolto in due tornate nella centrale Piazza Unità d’Italia. Sara Lanza
N.63 - GIUGNO 1991
RITORNA LA TREBBIATURA! Quest’anno una manifestazione rinnovata e inedita. Coniate monete in rame e ottone per scambi ed acquisti. Maria Cristina Barilli
N.257 - GIUGNO 2009
L’ACETO BALSAMICO E MISS ANGURIA: NOTTI DI GUSTO E DEGUSTAZIONI SOTTO LE STELLE Emanuela Bartoli
Giuseppe Carnovale
F ederica O ttaviani piuttosto assiduamente per circa 8 anni, durante i quali mi accorsi che lo sforzo che ciascun mese compivo, nell’elaborazione dell’articolo da pubblicarsi condensato in poche righe, veniva ampiamente compensato e persino superato dalla conoscenza delle persone, delle loro storie, idee, umanità, intraprendenze, imprenditorialità. Insomma, era più quello che ricevevo che quello che davo. Le stesse riunioni di redazione, benché piuttosto informali, risultavano comunque costruttive, vere e proprie occasioni di confronto generazionale e incontro/scontro di opinioni fra chi era più spregiudicato, chi più conservatore, chi più incline alle nuove tecnologie, chi più propositivo, chi più esecutivo. Sospesi, mio malgrado, la mia collaborazione con “il Portico” a fine 2006 per incombenti impegni famigliari: nacque infatti mia figlia Arianna che da allora, insieme al lavoro, assorbe tutte le mie energie. Ricordo però con nostalgia il congedo lavorativo di maternità come un periodo di particolare sintonia, vissuto in simbiosi con e per Arianna, scandito dai suoi ritmi giornalieri che pian piano amalgamavo ai miei e facevo diventare nostri, fino a quando i ritmi ben più serrati imposti dalla successiva condizione di mamma-lavoratrice presero il sopravvento. Ecco che da allora mi sembra che le lancette dell’orologio abbiano cominciato a roteare più velocemente, così come velocemente è cresciuta mia figlia, i giorni mi sembrano sempre troppo corti e il tempo sempre troppo poco; nemmeno il tempo di ritrovarmi mamma, che dovetti riscoprirmi anche figlia e nipote. Infatti, le preoccupazioni per i problemi di salute dei miei famigliari mi condizionarono non poco e culminarono in quello che per me fu l’annus horribilis: il 2010, il tutto peraltro confermato nelle rubriche di astrologia per il mio segno zodiacale, ovviamente però solo a fine di quell’ anno. Chissà perché si scopre di aver avuto un “Saturno contro” solo quando l’anno e già terminato e un altro sta per iniziare? Perché gli oroscopi annuali che si leggono a gennaio assomigliano sempre più a campagne elettorali (o forse è meglio dire viceversa)? All’inizio è tutto un fiorire di promettenti prospettive e annunci di una non meglio precisata nuova fase, salvo poi trovarsi a fine stagione a fare i conti con l’ennesimo buco di bilancio, dovuto tuttavia a una sfortunata congiunzione astrale tra crisi economica e speculazione finanziaria, a cui si deve aggiungere il transito di un Urano dissonante che provoca tensione sui mercati e di un Marte allineato che favorisce guerre, ecc., ecc. Tralasciando l’astrologia, alla quale a dire il vero non ho mai creduto più di tanto, e archiviato – spero – il mio personale periodo nero, mi auguro di riuscire ad affrontare con consapevolezza ciò che il Destino ha in serbo per me nei prossimi anni e se da un lato questa incognita mi spaventa, cercherò di consolarmi con altre incognite positive: le sorprese. Sono un’amante delle sorprese. Le più gradite sono ovviamente le autentiche sorprese, ossia le notizie, i gesti e gli accadimenti inaspettati, ma io continuerò comunque a perseguire tenacemente anche le più banali sorprese quotidiane per poterle assaporare meglio nel momento dovuto, con buona pace di amiche, colleghe e madre, che non resistono fino a Natale per aprire i pacchetti regalo e che vorrebbero che io facessi altrettanto. Nessun fiocco azzurro né completino rosa sono stati acquistati in anticipo nel 2006 per preservare a tutti e soprattutto a me stessa la sorpresa più grande della mia vita: una nuova vita.
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R ossella P into
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Nata a Milano il 12 luglio 1981 residente a Novellara insegnante scuola dell’infanzia laureata in Scienze della Formazione Primaria sposata
Scrive per da luglio 2001 a maggio 2003
N.265-MARZO 2010
Eccomi qua, occhi aperti verso il mondo, in viaggio, finchè posso, con gli amori della mia vita, non sola.
CARNEVALE IN PIAZZA 2010 Era il giorno di S.Valentino, era anche il NOMADINCONTRO e ancora una volta in Piazza Unità d’Italia, favorevole anche un anticipo di Primavera, avveniva un “grande incontro” di genitori-nonni-bambini e ragazzi in un’atmosfera di sano semplice divertimento. Maura Belluti
Rossella piace: sentirsi molto amata, fare la romantica, sprofondare nel cuscino appena sveglia, arrivare sempre un pò in ritardo, viaggiare e poi ancora viaggiare, cambiare scarpe, guardare fuori dal finestrino, fare giardinaggio, mangiare tanto e assaggiare cibi nuovi, andare ai concerti, avere i capelli ricci, chiacchierare, giocare coi bambini, avere molti sorrisi di amici intorno, ridere, fare l’imbronciata… a Rossella non piace: essere disturbata mentre legge, svegliarsi troppo presto, prendere le cose poco sul serio, mettere le lenti a contatto, avere sempre le mani e i piedi ghiacciati, sprecare tempo in macchina per andare a lavorare, essere permalosa e consapevole di esserlo, la gente agitata…
la vita umana non dura che un istante… mi basta aprire gli occhi su un mattino di sole e poi tutto, io lo rifarei. Giovanni Lindo Ferretti Ho iniziato a scrivere lettere d’amore, appuntare pensieri. Ho scritto nel giornalino della scuola, perché univa un bel gruppo di ragazzi che avevano voglia di provarsi, magari di sondare il proprio futuro. Ho coltivato questa mia passione poco, concedendomi di tanto in tanto un po’ di tempo, liberando un po’ di tristezza e sentendomi meglio… Mi viene da scrivere per due ragioni: Per amore e per dolore, forse perché sono i tratti distintivi della vita di ognuno. Chi è fortunato passa attraverso entrambi. Se dovessi descrivermi potrei dirvi che coltivo molte passioni, molte idee, molti umori, ma per poco tempo. Mi piace aprire a me stessa tante parentesi, concedermele e gustarmele (per lo meno ci provo), spendervi molte energie, ma poi chiuderle e aprirne delle altre. Sono curiosa e tutti dicono solare. Mi piace come aggettivo ed è reale, perché un sorriso, o il cercare di mettere a proprio agio l’altro, non lo voglio negare a nessuno. Sono un po’ ribelle, ma attaccata così tanto alle persone della mia famiglia che non me ne andrei mai da loro, anche se spesso ci penso. Mi faccio molte domande, tipo: “perché ci penso?” Penso spesso al significato di questa nostra vita, ancor di più adesso che ho 30 anni, al come, pur bella che sia, non possa essere tutta qua. Penso che ognuno debba sentirsi infinito e debba fare il più possibile per aiutare il prossimo, penso che ognuno debba girare il mondo, conoscere l’amore e vedere il più possibile, documentarsi, studiare gli altri, il perché dei loro gesti. Questa è la mia passione più grande, ed è quello che mi descrive meglio.
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N.10-OTTOBRE 1983
ED E’ DI NUOVO RITZZ Riaperto il Circolo autogestito ARCI-RITZZ. 4 mesi di volontariato per un locale completamente rinnovato. Zanetti Rita
N.207-DICEMBRE 2004
VETRINE GOLOSE: ANTONELLA PRANDI VINCITRICE DELL’INIZIATIVA PROMOSSA DA CONFCOMMERCIO La sua vetrina ispirata al cioccolato scelta fra quasi 200 allestite in tutta la provincia di Reggio Emilia. Barbara Cantarelli
LA FELICITA’ E’ UNA DIREZIONE, NON UN LUOGO
Classe 1975 - Coniugata con figlia. Diploma Tecnico Commerciale. Vari impieghi di segreteria, ragioniera, commessa. Attualmente lavoro presso la piscina di Novellara (istruttrice di nuoto e impiegata). Hobby: lo Sport, i miei cani e la mia casa.
Scrive per da gennaio 1995
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hissà perché quando si pensa al proprio passato il più delle volte lo si paragona ad un viaggio, non ad una partita di calcio o che ne so ad un concerto di musica sinfonica, no…ad un Viaggio. Forse anche solo l’idea di essersi spostati da un luogo all’altro di questo pianeta e di avere raggiunto mete da cartolina ci rende più sopportabile la consapevolezza che gli ultimi venti, trenta o settanta anni li abbiamo tutti passati lì, nello stesso identico paese, un’intera esistenza a lavorare per finire di pagare la casa e fare studiare i figli (vi vedo tutti a scuotere la testa con aria rassegnata!). Fatto sta che quando Rossella mi ha chiesto di scrivere un articolo che parlasse di me, di chi è oggi Stefania come donna e di tirare un po’ le somme della mia esperienza di vita, ho pensato anche io ad un viaggio…in treno! Qualche volta mi capita di tornare alla stazione ferroviaria, dalla quale sono partita trenta e rotti anni fa, e di ripercorrere con la memoria alcune di quelle corse: i primi viaggi, tratti brevi ma pur sempre sorprendenti, le persone “grandi” sedute nel seggiolino a fianco, i paesaggi immensi e colorati che scorrevano dall’altra parte del finestrino e la curiosità di sapere quale canzone stava ascoltando dal walk-man quella ragazza con la frangia gonfia di lacca. Non importava dove esattamente io stessi andando, quello che avevo a cuore era il viaggio e le tante emozioni che mi accompagnavano. Quando sentivo il treno rallentare, scattavo in piedi con il rischio di essere catapultata sulle ginocchia della signora di fronte. Non so voi, ma io non sono mai riuscita a rimanere comodamente seduta fino a fermata ultimata! Alla stazione dei treni la gente è poi cambiata: meno interessante, preoccupata e con il naso sempre nascosto tra le pagine del quotidiano, che si trattasse di cronaca locale o di finanza, non solleticava minimamente la mia curiosità. Fuori dal finestrino le immagini ora passavano troppo velocemente e non riuscivo nemmeno a catturare le forme delle case, degli alberi o delle persone. Probabilmente anche il tempo scorreva più in fretta, sfuggiva e non mi bastava; mi guardavo attorno e non capivo cosa in quel momento mi piacesse o cosa mi infastidisse. Il biglietto che te-
Harris
S tefania Z anardi nevo stretto in mano era la sicurezza di un viaggio d’andata e ritorno… bene; tirato un sospiro di sollievo, mi abbandonavo ogni giorno a guardare fuori, il nulla. È arrivato il momento di tirare il freno di emergenza e di scendere, l’ho fatto! Ho recuperato i miei bagagli e all’apertura delle porte ho inaspettatamente trovato volti conosciuti. È passato parecchio tempo da quella brusca frenata e oggi è di nuovo un piacere correre lungo i binari, sapendo di poter scegliere di scendere alla stazione che voglio. Ho visitato luoghi meravigliosi senza paura di avere preso il treno sbagliato, ho scoperto cose nuove che mi hanno fatto crescere e che continuano a farlo tuttora. Termino così il racconto del mio viaggio in treno con un momento importante della mia vita e vorrei che i protagonisti del viaggio ora lo diventaste voi… voi che state ancora guardando fuori dal finestrino aspettando…la fine della corsa , l’amarezza e la delusione. Rileggo a me stessa e a queste persone una bellissima frase, detta da un padre al proprio figlio in un celebre film di alcuni anni fa: “Non permettere a nessuno di dirti che non sai fare qualcosa, neanche a me! Ok? Se hai un sogno tu, lo devi proteggere. Quando le persone non sanno fare qualcosa lo dicono a te che non lo sai fare. Se hai un sogno, inseguilo. Punto!”. (La ricerca della felicità) Il treno è un mezzo perfetto! Puoi sceglierne uno veloce che in poco tempo ti fa raggiungere mete lontane o puoi pigramente farti cullare accoccolata sul vagone di quello locale. Puoi scegliere di restare vicino casa o di andare oltre i confini. Insomma, se hai capito che puoi scegliere, il bilancio l’hai certamente chiuso in positivo! P.s.: a qualcuno sarà forse venuto un dubbio: …no, non lavoro per le ferrovie dello stato! N.232-FEBBRAIO 2007
VISITIAMO INSIEME LE VALLI DI NOVELLARA E REGGIOLO N.273 dicembre 2010
LA NOVELLARA DI EDDA E DEL SINDACO “TONINO”
Al pomeriggio della domenica regaliamoci serenità e benessere percorrendo a piedi od in bici gli argini erbosi della valle dei Bruciati dove c’è la vecchia Chiavica. Ci faranno da guida le guardie giurate ecologiche volontarie. Luisa Borettini presidente raggruppamento GGEV
Nasce un gruppo di ricerca sulla storia del sindaco “Tonino”
N.184-NOVEMBRE 2002 N.190-MAGGIO 2003
LA “FORNACE DI NERI” VISTA DAGLI OCCHI DI UNA BAMBINA Sorgeva sul lato sinistro della strada provinciale per Reggio prima di arrivare al Cartoccio. Questo complesso attualmente non esiste più, e sul terreno ove sorgeva si sono ora insediate alcune aziende di piccola e media industria; sul lato opposto, invece, già dal 1912/13 circa sorgeva la villa padronale. Edda Ferretti
INTITOLATA A FLAMINIA MAGNANI LA SALA CIVICA DI S.BERNARDINO L’attività di collaboratrice nella gestione dello spaccio Coop a S.Bernardino ebbe inizio il 18 agosto 1961, quando i residenti cooperatori proposero e imposero la Flaminia e la sua famiglia all’allora presidente. L’importante e delicato compito di portare avanti il grande progetto della cooperazione, nato nell’immediato dopoguerra, durò un quarto di secolo. I cittadini di San Bernardino
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Luce di corallo Sabbia di metallo Io non piango più Non respiro più Via dalla riva Aria radioattiva Io non corro più Nuoto verso il blu Come una sirena canterò T’ipnotizzerò Come una sirena nuoterò Mi protegge Ali di gabbiani Sopra le mie mani Ora torno giù nel profondo blu Spacco quelle vele Sangue freddo nelle vene Nettuno il mio Re Squali intorno a me Non sono più vostra alleata Ora ho un’altra vita Come una sirena canterò T’ipnotizzerò Come una sirena nuoterò Mi proteggerò Raggio di sole Sabbia fine bianca Io non dormo più E non sogno…
S ara B ertolotti
gnuno di noi, prima o poi, si ritrova a fare un bilancio della propria vita. Ieri, Oggi e il Domani. Il testo di questa canzone racchiude un po’ il mio pensiero riguardante i fattori esterni che gravitano attorno alle nostre vite e ai quali diamo, spesso, troppa importanza. Mi sono resa conto che non è importante quante volte “cadi” ma è molto più importante il modo in cui ti rialzi e trovi dentro di te l’energia per continuare il tuo cammino. Solo così è possibile evolvere ed essere fieri di se stessi e di quello che siamo realmente. Dico “quello che siamo” e non “quello che facciamo” perché spesso inciampiamo nell’errore di identificarci troppo nella nostra professione, nelle passioni e negli eventi della vita. Questi sono solo dei fatti, non hanno un’anima o dei sentimenti. Siamo costantemente sollecitati da troppe informazioni e da modelli da seguire, ma la vera domanda è: siamo consapevoli di chi siamo? Dietro a tutte le etichette, ai dogmi sociali e alle maschere, dovremmo soffermarci un attimo per trovare la nostra vera essenza. E’ affascinante potersi fermare qualche istante a riflettere e diventare consapevoli di qual è il nostro vero cammino, la nostra vera “Mission”, il “perché siamo qui”. Questo modo di interpretare la vita permette di affacciasi al futuro in modo nuovo, positivo, pronti ad affrontare nuove sfide con la serenità di dire che comunque vada sarà un successo. La musica è da sempre il filo conduttore che mi guida in tutte le mie esperienze di vita. Per me la musica è la “cura” per l’anima, il modo per ritrovare me stessa in ogni momento, la mia dimora, la mia vera casa. E’ qui che “Sara” può ritrovarsi spogliata da tutti i fronzoli che la società odierna ci impone e isolata dalle persone che gravitano attorno a lei, solo e semplicemente Sara.. Vi lascio con una frase celebre che mi ha fatto davvero riflettere molto su come il nostro modo di pensare possa influenzare i nostri risultati: -Che tu creda di farcela o di non farcela, avrai comunque ragione(Henry Ford)
Scrive per da novembre 2008 50
a n n i c o n Voi
Nata a Reggio Emilia. Diplomata in Geometra e laureata in Architettura svolge la libera professione in qualità di Architetto progettista e tecnico , designer d’interni. Cultrice della materia in “Tecnologia delle Costruzioni” presso il Politecnico di Milano, svolge attività didattica presso l’università e nelle scuole superiori. Musicista da sempre, oggi è cantante solista delle band “Elegant Rose” e “Contessa”. Diplomata in canto presso l’accademia “ Modern Music Institute”. E’ docente di canto vocal coach. Appassionata di programmazione neurolinguistica e gestione delle energie emozionali, svolge l’attività di life coach e trainer tenendo seminari, workshop e consulenze personali. www.sarabertolotti.it
N. 9- LUGLIO 1983
MAX MARA OVVERO UNA MONARCHIA FONDATA SULL’OPPOSIZIONE Una situazione illegale che si basa sulla forza del ricatto Un gruppo di lavoratrici della Max Mara
N.63-GIUGNO 1991
MANIFATTURA NOVELLARESE: COME PRODURRE ABBIGLIAMENTO DI QUALITÀ Nell’azienda del gruppo Max-Mara 45 dipendenti donne. Le condizioni, i ritmi e l’organizzazione del lavoro. Cristina Chierici
N.204-SETTEMBRE 2004
LA CHIUSURA DELLO STABILIMENTO “MANIFATTURA DI NOVELLARA” Dopo 30 anni attività la direzione dell’azienda (gruppo Max Mara) ha deciso il trasferimento a Reggio Emilia - San Maurizio. Inascoltate le richieste delle maestranze che chiedevano di rimanere nel proprio stabilimento a Novellara.
DONNA, IL SOLE SI CONFONDE AL TUO COSPETTO.
Giuseppe Carnovale
G razia C osta Ho 64 anni e sono nata a Novellara dove vivo da sempre. Diplomata in ragioneria. Sposata con due figli: Matteo e Michele. Esercito la professione di Promotore Finanziario.
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Scrive per da ottobre 1999 ell’articolo che presento mi riconosco molto, nel senso che mi sono sempre messa in gioco rischiando in prima
persona.
L ucia P into Sono nata e cresciuta a Milano da madre guastallese e papà foggiano. Ho ultimato i miei studi tra Guastalla e Parma e sono arrivata a Novellara assolutamente per caso, aprendo il mio studio di Amministratore Immobiliare. Mi sono sentita subito accolta, come professionista ma, soprattutto, come persona. Ho conosciuto, negli anni, davvero tante persone, alcune speciali e molto belle. Qui, comunque, con la mia famiglia, mi sono sempre sentita a casa. Sono diventata grande e, soprattutto, sono diventata mamma di Francesco, che ha 7 anni, e di Giulia, che ne ha 5. L’esperienza, credo, più entusiasmante, della mia vita per la quale ringrazio, di cuore, mio marito che tanto li ha desiderati e, come me, li adora.
DA UN INTERVENTO DI JULIO VELASCO “Combattere la cultura degli alibi è una lotta tremenda, perché l’alibi fa parte della natura umana, l’alibi consente di scaricare responsabilità, anche se in realtà, soprattutto nel mondo sportivo, uno può dire quello che vuole ma alla fine se ha perso ha torto e se ha vinto ha ragione. Quindi tutte le spiegazioni del perché e del per come non hanno senso. Dico sempre che l’uomo accumula una quantità di energia da spendere che non è illimitata, diciamo come un lampadina di 100 watt: quanti di questi watt spende a spiegare il perché non può fare qualcosa o a giustificarsi? E quanti di questi watt usa per risolvere il problema? Molti di voi sono figli degli italiani che hanno ricostruito l’Italia del dopoguerra; pensate se i vostri genitori e i vostri nonni, con l’Italia distrutta dalla guerra, avessero cominciato ad usare il 50% della loro energia per dire: “che situazione”, “oh, la guerra fredda” , “non c’è una lira”, “sì, gli americani ci danno un qualche soldo però...”. Era una situazione drammatica ed era necessaria l’energia di tutti per risolvere i tanti problemi, il che ovviamente non voleva dire poter fare tutto. C’è una frase che nel mondo di lingua ispanica si usa molto: bruciare le navi. E’ una frase che viene da quando Pizzarro, generale spagnolo, è andato a colonizzare il Messico. Davanti alle malattie, alle zanzare, agli indiani, ad un caldo bestiale, la truppa ha cominciato a dire: torniamo in Spagna,qui moriamo tutti. Allora questo generale ha fatto una cosa molto semplice, HA BRUCIATO LE NAVI. Da quel momento non si poteva più discutere “torniamo o non torniamo” perché non c’erano le navi, la discussione è diventata: come sopravviviamo? Quindi tutta l’energia è stata dedicata alla soluzione di questo problema. Senza arrivare a questi estremi, di carattere tipicamente militare, qualche volta noi creiamo situazioni analoghe, però ad una condizione: i primi a bruciare le navi dobbiamo essere noi allenatori, (managers) nel senso che dobbiamo rischiare per primi, perché abbiamo il ruolo di leadership. Non possiamo dire “armiamoci e partite!!!” Se ci armiamo, partiamo insieme ed io parto per primo...”.
ai miei cari che, anni fa, dedicai questa favola, vincitrice del premio Andersen nel 2006. Rappresenta i valori in cui credo e in cui, spero, crederanno anche loro. La Pace - La Solidarietà - Il rispetto e l’amore per la natura Il rispetto e l’amore per l’altro - L’amore per la vita, sempre e comunque. BISOGNERÀ Il bambino era seduto là, sulla sua isola. Guardava il mondo e rifletteva. Il bambino vide le guerre. Sarebbe bello dipingere le divise dei soldati, disse tra sé. E con le canne dei loro fucili fare posatoi per uccelli e flauti per pastori. Il bambino vide le carestie. Bisognerebbe prendere le nuvole al laccio per farle piovere sui deserti, disse tra sé. E scavare fiumi d’acqua e di latte. Il bambino vide la miseria. Basterebbe imparare a sommare, sottrarre e moltiplicare, disse tra sé. E poi dividere. Imparare a spartire il denaro, il pane, l’aria e la terra. Il bambino vide i potenti riempirsi la pancia e fare grandi discorsi, dettare ordini e leggi. Qualcuno dovrebbe aprire i loro occhi, disse tra sé. O cacciarli via. Il bambino vide l’oceano. Lo si dovrà lavare, disse tra sé. Per poi sedersi davanti a lui, e sognare. Il bambino vide le foreste. Sarà bello incamminarsi in cerca di avventure, disse tra sé. Scrivere storie e perdersi dentro, sdraiarsi sul muschio e ascoltarle. Il bambino vide le lacrime. Forse un giorno impareremo gli abbracci, a non avere paura dei baci, disse tra sé. Impareremo a dire ti amo, anche senza averlo mai udito. Il bambino sollevò la testa. Vide, piantata nella luna, una bandiera. Che stupida offesa: bisognerà toglierla, disse tra sé. E chiedere scusa. Alla fine il bambino guardò il mondo un’ultima volta, dalla sua isola. Poi decise......... di nascere. Thierry Lenain – Olivier Tallec
Scrive per da settembre 2000 51
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a n n i c o n Voi 23 MARZO 2011
CAMBIARE I NOSTRI PENSIERI PER CAMBIARE LA VITA CHE NON CI PIACE
A nna P ace
Un proverbio polinesiano recita: “guarda dentro di te, cambia te stesso, il tuo mondo cambierà” Anna Pace
Sono nata a Torino di Sangro ( CH) il 23/10/1957, ma vivo in Emilia dall’età di 7 anni dopo essere stata per 1 anno a Classe di Ravenna. I primi 5 anni li ho trascorsi in Abruzzo nella borgata in cui sono nata. Ho vissuto infanzia ( dai 7 anni in poi) e adolescenza a Correggio E dall’età di 21 anni a Novellara. Sono laureata e specializzata in psicoterapia sia dell’infanzia che degli adulti. Dai primi di Novembre del 1981 lavoro per L’ASL di Reggio nella Neuropsichiatria infantile, distretto di Guastalla, con sede prevalente a Novellara.
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i risulta molto difficile parlare di me e anche se mi piace scrivere, sono arrivata a consegnare questa mia breve presentazione alla scadenza,in conseguenza di questa mia difficoltà. Che dire di me? Sono tendenzialmente introversa e difficilmente parlo di me con le altre persone anche se non temo di manifestare le mie opinioni se mi viene richiesto. Ho una personalità forte con tratti del carattere che rasentano “l’autismo”! e questo fin da piccola tanto che il soprannome coniatomi dai miei genitori era “la solitaria” o, in dialetto abruzzese “la forastica” che vuol dire “selvaggia”. Ricordo ancora un episodio in cui per evitare di incontrare degli amici dei miei che non riscuotevano la mia simpatia, me ne stetti rintanata in solaio per ben 12 ore a leggere evitando di incontrarli!!! Effettivamente sono una selvaggia indomita ancora oggi. Amo avere spazi miei dove mi diverto a giocare con la mia bassottina, leggere e scrivere oppure non fare assolutamente nulla tranne che godermi l’ozio assoluto per rigenerarmi. Anche se il tempo a disposizione scarseggia durante la settimana faccio sempre in modo di avere un po’ di tempo per me. Amo la mia famiglia e le persone che fanno parte di quella d’origine e se qualcuno “attacca“ qualcuno di loro io mi trasformo in una tigre che difende il suo territorio e questo vale anche per le amicizie. Leggo tanto e studio continuamente su argomenti che riguardano la mia professione, mi piace sia tenermi informata che avere spunti per fare sempre meglio nella mia professione che comporta grandi responsabilità perché lavoro con persone sofferenti. Per quanto riguarda il leggere “soft” adoro i triller e anche per televisione non perdo una puntata di CSI, NCSI, BONES,…….con grande pazienza di mio marito che dopo anni non ne può più! Amo il freddo e anche se sono nata in una borgata che costeggia il mare non amo abbronzarmi perché il caldo e il sole non mi rigenerano ma mi fanno “collassare“! In compenso sembro sempre uscita da una “lampada” anche in pieno inverno perché ho la pelle olivastra e mi basta il sole che prendo a guidare l’auto. Tra i miei difetti regnano sovrani il disordine, la tendenza a isolarmi e una certa impulsività se si sconfina nei miei territori affettivi. Per i pregi, se ne ho lascio a chi mi conosce e vuole conoscermi lo spazio e il tempo per scoprirli. Un caro saluto
Scrive per da gennaio 1983 52
N.281 - SETTEMBRE 2011
“A SOSTEGNO DEI MINORI E DELLE DONNE” Nel consiglio comunale del 28 luglio è stata discussa e approvata una mozione del gruppo di maggioranza, per sostenere e tutelare i diritti dei minori e delle donne. La violenza sulle donne e sui bambini è un fenomeno gravissimo e tuttora presente, purtroppo anche a Novellara, in diverse forme, che vanno dall’incuria alla negazione del diritto allo studio, alla violenza fisica e ai matrimoni forzati. Agnese vezzani – Fiorenza Ferrari
CHI AFFERMA CHE SIA PERICOLOSO ENTRARE IN UNA GABBIA CON UN LEONE, NON HA MAI PROVATO AD AMARE UNA DONNA BELLA E INTELLIGENTE Vincenzo De Gaetano
B arbara R ossi Psicologa Psicoterapeuta specializzata in interventi individuali e di gruppo, socia AION-COIRAG. Libero professionista, Consulente del Ministero di Giustizia dal 1995, dal 2000 collabora col Centro Italiano Sviluppo Psicologia per la promozione del benessere individuale e relazionale, tramite attività didattiche e scientifiche, divenendone Presidente Onorario. Nel 2009 fonda CISPROJECT, associazione culturale, con cui promuove in particolare il progetto “Leggere libera-mente” (www.leggereliberamente.it), nella Casa di Reclusione di Milano-Opera, ora al 4 anno di attività. Autrice di diverse pubblicazioni sull’esperienza di malattia e del lavoro in rete o di gruppo, in particolare: co-autrice in Panico. Istruzioni per l’uso. Ed. Armando, 2006; curatrice in Biblioterapia. La lettura come benessere, ed. La Meridiana 2009, curatrice di So-stare nei gruppi, ed. La Meridiana 2009, curatrice di Il respiro breve. Verso una medicina clinica e psicosomatica dell’asma, Emmeci Mattioli ed. 2010, curatrice di: Leggere, finestra aperta. La biblioterapia in restrizione, ed. La vita Felice 2011. Membro del comitato scientifico della rivista “La farmacia in tasca” e della rivista www.cisp.info. Referente del sito:www.terapiedigruppo.info. Ideatrice e coordinatrice della prima settimana nazionale della prevenzione psicologica.
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o pensato molto a cosa scrivere di me... in effetti è complicato presentarsi! In fondo, ognuno mi veda come vuole... Se fossi libro... scegliete voi quale pagina leggere, tanto tutto parla di me, nel libro che ogni giorno cerco di scrivere... Dunque, non sono ancora pronta per la copertina. Perché presentarsi è un po’ come mettersi addosso una copertina lucida e bella, ben disegnata, ed esporsi: roba da grafici ed editori, e io sto da altre parti - cioè, scusate, ci sto ancora lavorando al racconto che sono. Tra l’altro, sono anche una psicologa psicoterapeuta. E credo che il mio compito con i miei pazienti sia proprio questo: portare in ognuno la consapevolezza dello scriversi la propria storia. PARTICOLARE “DONNA CON TESTA DI ROSE” 1935 SALVADOR DALÌ N.231- FEBBRAIO 2007
A PROPOSITO DI DIFFERENZE UOMO – DONNA….
Scrive per da settembre 1999
E’ un tema fondamentale nella società attuale, in cui sempre più pressante è il confronto tra diversi generi, sessi, culture, razze, etnie, religioni… Barbara Rossi, psicologa psicoterapeuta
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P aola L odi
Scrive per da aprile 1998 a dicembre 2007
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i è stato chiesto di scrivere qualcosa…di me. Già questo, vi assicuro, è quanto di più difficile si possa fare…perché si tende a pensare che ciò che sta nel nostro cuore sia qualcosa di così intimo e privato da dover restare sommerso, nascosto, solo nostro. Io faccio parte di quella schiera di persone, e so che sono tante, che affidano i loro pensieri, le loro emozioni alla carta: parole scritte nero su bianco e poi nascoste, chiuse in un cassetto, perché hanno esaurito il loro compito nel momento stesso in cui si sono fissate sulla pagina. Non c’è bisogno che qualcuno le legga, non c’è bisogno di condividerle, l’unica cosa importante è che siamo riusciti a buttare fuori qualcosa che, diversamente, si sarebbe incancrenito dentro di noi. In un vecchio album, come le ragazzine che scrivono sul loro diario frasi e massime, io conservo le pagine della mia vita. Uno scritto per ogni momento significativo, alcuni tracciati a mano, altri battuti con una vecchia macchina da scrivere che mi era stata regalata per dare voce al mio sogno nel cassetto (già mi vedevo come inviata di qualche giornale!). In ognuno di questi scritti io ritrovo ancora oggi pezzi di me e della mia storia, e ancora oggi, nonostante i miei passati quarant’anni, mi commuovo nel rileggerli. Amo le parole, amo usarle per dare voce alle emozioni, anche se per carattere preferisco usarle con parsimonia e in silenzio. Ecco perché amo tanto scrivere. E oggi più che mai, in questo nostro mondo fatto di protagonismo e di rumore, continuo ad avere fede nella parola, nel suo significato intrinseco , nella sua forza dirompente e al contempo delicata. Sembra una contraddizione, lo so, ma io amo anche le contraddizioni… Ogni giorno guardo negli occhi bambini pieni di entusiasmo, di aspettative, di interrogativi sulla vita che sta sbocciando tra le loro mani; quante volte vorrei chiudere i libri, sedermi di fronte a loro, dimentica del tempo che corre, dimentica dei numeri e N.191- GIUGNO 2003
UNA MINIOLIMPIADE A NOVELLARA: ABILI E DIVERSABILI INSIEME NELLO SPORT Sabato 7 giugno, si sono svolti i giochi della miniolimpiade. Ultima fase del progetto”Sport insieme senza handicap”, l’iniziativa ha visto impegnati gli alunni della scuola elementare (classi IV e V) e di tutta la scuola media MAURA BUSSEI- ass. sanità e sicurezza sociale
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LA MIA VITA IN PILLOLE. Sono novellarese dalla nascita. La mia famiglia abitava a Novellara da diverso tempo quando, il 16 dicembre 1967 sono nata io. Ho vissuto tutta la mia vita da nubile nella stessa abitazione di vicolo dei Mille, zona centralissima del paese, a pochi passi dalla scuola e dalla piazza, insieme ai miei familiari. All’età di otto anni mio padre è venuto a mancare, così sono rimasta con mia madre e mio fratello, più piccolo di cinque anni. Ho frequentato le scuole elementari e medie a Novellara, successivamente le superiori a Correggio, dove ho conseguito il diploma presso l’Istituto Magistrale “San Tomaso D’Aquino”. Incerta sul da farsi, mi sono iscritta all’università di Parma (Lettere), ma dopo un anno ho deciso di abbandonare per inserirmi nel mondo del lavoro (avevo bisogno di nuove sfide!). Per un po’ ho svolto supplenze in asili nido della provincia. Poi, per diverso tempo, ho lavorato alle dipendenze dell’USL di Guastalla (Servizio Minori) presso la Casa Famiglia del paese, dove risiedevano in affido familiare alcuni minori in situazioni di disagio. Nel 1990 è uscito il concorso per entrare nel mondo della scuola. L’ho superato e sono entrata nel ruolo di insegnante di scuola elementare. La mia prima sede di servizio è stata la scuola di Santa Vittoria –Gualtieri e lì sono rimasta per ben diciassette anni. Nel frattempo, mi sono sposata nel 1994 con Paolo Tagliavini, istruttore del C.T. La Rocca di Novellara, e ho avuto due figli, Siria (2000) e Leonardo (2004). Per motivi familiari, nel 2007, ho deciso di chiedere il trasferimento presso l’Istituto Comprensivo di Novellara e, dopo un anno in sede centrale, oggi svolgo il mio servizio nella scuola di San Giovanni.
degli obiettivi da raggiungere, attenta soltanto a quello che loro hanno da dire. Perché tutti hanno il bisogno così forte di essere ascoltati, il bisogno di far uscire la loro musica, quella musica che troppo spesso noi adulti non abbiamo il tempo di ascoltare. E’ la fede nella parola che mi permette di continuare a lavorare in un mondo che, in verità, anno dopo anno, risponde sempre meno alle mie aspettative ed è sempre più distante da ciò che ritengo essenziale. Ma l’idea presuntuosa di poter insegnare ai più piccoli il valore delle parole, insegnare loro che ogni parola è un impegno con loro stessi e con la vita, far capire che la loro voce e le parole che saranno capaci di pronunciare un giorno potranno fare la differenza: finché crederò in questo avrò un motivo per non mollare. La mia nave sta facendo sosta, il primo porto è raggiunto, i quarant’anni sono sicuramente un traguardo importante... ma il viaggio continua. Fino ad oggi la mia vita è stata un susseguirsi di meravigliose avventure, ma non sono persona da adagiarsi tra cuscini dorati, so che il viaggio continuerà alla ricerca di altre me. A proposito di parole…tra le altre cose, serbo nella memoria del mio computer una mail speditami da un’amica, meravigliosa per le parole poetiche che racchiudono una grande verità. Parla di sorelle, che poi sono tutte le donne, racconta la forza delle donne, la forza della loro amicizia. Ve la regalo… in questa occasione tutta al femminile… “…Esse saranno sempre più importanti man mano che invecchierai. Avrai sempre bisogno di sorelle. Ricordati di viaggiare con loro ogni tanto, ricordati di fare delle cose con loro. Ricordati che sorelle significa tutte le donne. La vita scorre, le distanze separano, i cuori si spezzano, le carriere finiscono, i sogni si infrangono, ma…quando ti troverai a camminare per quella valle solitaria le donne della tua vita saranno sull’orlo della valle tenendo per te, aspettandoti a braccia aperte, disposte anche ad infrangere le regole per camminare al tuo fianco. Il mondo non sarebbe lo stesso senza donne.”
LA GIOIA CONTAGIA, IL DOLORE ISOLA
Morandotti
Il mio nome è Anna, classe ’56 fine marzo, ho un contratto di collaborazione con una società sportiva, sposata con Massimo ho una figlia Cristina che frequenta un master e vive, lavora, studia a Londra da oltre un anno; un figlio Roberto che frequenta architettura a Mantova e mi riempie il cuore quando va in giro per l’Europa visitando musei e mostre, mentre da piccolo sembrava che visitar città fosse solo l’occasione per andare al Mc Donald. Con mamma Ave c’è il mio papà Marcello che mi ha insegnato a pedalare prima sul tricicolo e poi sulla mitica bicicletta rossa, tutti costruiti da lui, e gli brillano gli occhi quando, confidandogli che tutti sono arrabbiati con me perché in discesa vado piano, ride ed orgoglioso si batte il petto: “ Sei mia figlia, sei come me, diglielo ai tuoi amici, io quando venivo giù da Marola avevo i freni in bocca dal gran che li tiravo !!!”
O
A nna T orelli
Il mio Ötztaler
ggi sono andata al Bocco di Casina, son girata su per Cà Mazzoni e poi via giù dal Cavazzone verso Albinea. Non fa freddo, sono i primi giorni di dicembre, ma come sempre accade quando arrivo su, mi vedo davanti lo spettacolo di una delle prime volte che ho affrontato questa salita: era febbraio, l’aria frizzantina, la stradina pulita con qualche pezzo di ghiaccio e tutto intorno neve, tanta neve, il cielo azzurrissimo ed il sole del pomeriggio che striava di arancio la neve... era stupendo! Ho comperato la mia prima bicicletta da corsa a luglio del 2003 e da allora ho scoperto cambi, rapporti, fatiche e gioie. Nel 2004 le mie prime gran fondo e nel 2005 il mio primo “Prestigio” (ne ho conquistati tre: il Prestigio è il completamento di una serie di gare su percorsi lunghi nel nord e centro Italia). Questo mi ha permesso di scoprire percorsi stupendi ed il nostro Appennino, con stradine dove non incontri neppure un’auto, una pace ed un silenzio assoluto e la natura a volte inviolata. La gara più bella? Sicuramente è stata il mio Ötztaler nel 2005, con partenza da Solden in Austria, a fine agosto. Il sabato pioveva come non mai, da “non tenere le ombrelle” ed io avevo avvisato tutti che 238 Km sotto l’acqua non li avrei mai e poi mai fatti, visto che c’erano da scalare ben quattro passi a oltre duemila metri di quota. Poi la domenica, alle 6.15, all’alba, praticamente ancora al buio, sono partita sotto un cielo nuvoloso. Si comincia con una leggera discesa, immersi in un mare di ciclisti colorati, il freddo è pungente, la strada tutta nostra ed ai lati tanta, tantissima gente con tamburi e campanacci a fare il tifo ed incoraggiare. Si arriva al primo passo, il verde Kuhtai con i suoi 17 km di salita ed uno spettacolo mozzafiato: boschi, ruscello che costeggia la strada e tanti animali al pascolo, ma ecco che inizia la pioggia, che in salita non dà fastidio più di tanto, vado avanti. Quanta gente in riva alla strada ad incitare, ancora di più se vedono che sei una donna! Arrivata al valico non smette di piovere; c’è il ristoro, ma non mi fermo perché penso di ritirarmi, e volo giù in discesa verso Innsbruck, dove mi farò raggiungere da Massimo, mio marito, che mi segue in macchina . Nella discesa (ad un punto se lasci i freni si arriva oltre i 100 km …io sono arrivata ai 70 orari) avevo tanto, tanto freddo, cercavo di mantenere le gambe in movimento per scaldarmi un poco, le scarpe incominciavano a riempirsi di acqua, battevo i denti tanto forte che avevo paura di romperli, e poi mi guardavo intorno: era un paesaggio incantato, bellissimo, stupendo; ero arrabbiatissima…chissà quanto poteva esser ancora più bello col sole! Arrivata a Innsbruck, sgocciolava ed ero tutta bagnata ..a questo punto valeva la pena di continuare per scaldarmi un poco. Iniziato il passo del Brennero, con i suoi 39 km di salita, mi sono aggregata ad un gruppo di ciclisti tedeschi, in fila dietro di loro… “mi hanno portato su”. Nel frattempo Massimo mi aveva affiancato con l’auto per chiedermi se continuavo ed io risposi di sì, ma non avevo più acqua. Ad una piazzola più avanti lo vidi fermo, gli tirai la borraccia e lui al volo, al paesino dopo, me la rese. Che emozione passare la frontiera in bici e tornare in Italia, vedere la nostra bandiera! Poi arrivo ad un altro ristoro e qui incontro i miei due compagni di squadra. “Cosa fai qua??“ mi chiesero meravigliati ed io, con un sorriso: “Faccio l’Ötztaler”. Loro partirono ed io fi-
nalmente mangiai tutto quel ben di Dio che la popolazione del posto aveva preparato per noi ciclisti: torte, praline di cioccolato con nocciole, the, panini…Via, via in discesa ed ecco la terza salita del passo del Giovo: 27 km verdi immersi nel bosco e poi gli ultimi quattro spogli, grigi, freddi, e nel frattempo ricompare il sole. Al Passo, un altro piccolo ristoro con bevande calde e crostata, poi giù, in una discesa che non finisce mai…interminabile…quasi 20 km. Nel fondovalle, a San Leonardo in Passiria, fa caldo e quindi mi alleggerisco nel vestiario e poi via verso l’ultimo dei valichi: il passo Rombo con i suoi 29 km di salita. A Moso la salita è dura, il tratto più impegnativo di tutto il percorso; riesco anche a passar davanti a ciclisti in difficoltà. Il freddo è pungente, all’uscita di una galleria mi rivesto. Poi un paio di km pianeggianti mi permettono di respirare e mi fermo ad un altro ristoro. Guardo su, in alto: eccola la strada, dritta, irta, appiccicata alla roccia, 7 km con pochissimi tornanti. Sono ripartita senza aspettare i miei compagni del Team…ma quanto è lungo un km di montagna ??? Andavo su e non finiva mai, ad un tratto ero sfinita, sono scesa dalla bici ed ho continuato a piedi in compagnia di tanti altri ciclisti sfiniti come me. Poi mi ha sorpassato, piano, il mio amico che mi urlava: “Sali in bici, è finita, l’ultimo tornante e poi c’è la galleria, riparti”. In quel momento mi sorpassarono due ciclisti che ne spingevano un terzo per portarlo su. No, no, io dovevo farcela da sola. Ho maledetto come non mai quell’ultimo km, pedalata dopo pedalata, ma alla fine eccola la galleria, in tempo giusto per non esser eliminata dalla gara ( dovevo arrivarci prima delle 19,30 ed ero in anticipo di 20 minuti). Nella galleria buia e con l’acqua gelida che mi cadeva addosso dalle pareti, illuminata da pochi fari messi per noi, ho ripreso forza e determinazione. Al valico c’era una nebbia fittissima e freddo, tanto freddo. Mi aspettava Massimo con l’auto ed io, guardandoci dentro, mi feci dare la sua giacca: quando mai si è visto arrivare al traguardo un ciclista col piumino? Giù in discesa non si vedeva nulla, poi ecco il confine austriaco e le luci delle auto mi facevano capire che ero arrivata alla salitella di 2 km, l’ultima, benedetta per scaldarmi un poco. Ultima discesa e finalmente ecco le luci di Solden. Nel frattempo mi avevano raggiunto i miei amici Gianni e Pietro; siamo arrivati insieme, tra una folla di gente che incitava “Bravi, bravi!” con suoni e campanacci. Che emozione l’arrivo: tutti e tre al pari, i nostri nomi al microfono nella piazza e poi, l’intervista a me donna, da parte della televisione austriaca ed italiana. Foto ed abbracci con tutti e poi la consegna della maglietta…solo per chi termina la gara. Ero felice, anzi felicissima. Dopo 10 giorni è apparso sul mensile “Cicloturismo” un articolo sulla manifestazione ed appariva il mio nome come “ultima arrivata”. Sì, ero io, come ho confermato a Paolo ( amico di scuola e ciclista affermato) che mi aveva telefonato a casa dopo aver letto l’articolo, ero proprio io e ce l’avevo fatta, anche se avevo impiegato ben 13 ore e mezzo !!! Ho partecipato all’Otztaler altri due anni, ho trovato sole e neve, ma non è mai più stato bello come quell’agosto 2005.
Scrive per da luglio 2002 55
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Amiche del Portico
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M arisa B ertozzi
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Nata a Campagnola al Ponte Vettigano. Vive a Novellara dagli anni ’70 perché sposata con Giuseppe Copelli. Tre figli cresciuti. Ora scrivo per diletto.
Scrive per da gennaio 1999
AUTUNNO E PRIMAVERA NEL QUOTIDIANO
Il bel calduccio la renderebbe accogliente, ma un visibile disordine la rende… un caos. Il copri-divano scivolato lascia lo schienale parzialmente scoperto, i cuscini messi in malo modo e un plaid che penzola scompostamente. Da sotto il divano sono stati fatti uscire tre platò... quelli che si comprano pieni di frutta al supermercato. I giochi di cui traboccavano, separati secondo un pratico criterio, si sono mischiati. E sono in buona parte sparsi per tutta la cucina. - Nonna...cosa faccio?- Cosa vuoi fare più di così, se non guardo dove metto i piedi, mi svito le caviglie.I capelli in disordine, sbavature di cibo sull’abbigliamento, faccende annullate e impellenti cose da fare. - Ho fame... nonna.- Sul tavolo resti di yogurt con il cucchiaino infilato e, in un piatto buccia di mandaranci. - Vuoi la banana? No, è meglio che finisci lo yogurt, altrimenti dopo non ceni se mangi adesso-. Di sei sedie solo due sono accostate al tavolo. Un paio fanno barriera nei pressi del televisore e rendono inaccessibili giornali e videocassette ad una trotterellante bambolina di mano lunga. Una precaria cancellata, fra divano e tavolaccio, ne tiene appaiate altre due, per isolare la stufa a legna: anche se fuori moda, quella colonnetta smaltata, è un buon supporto all’impianto di riscaldamento. Il principio che … quando si è scottata una volta, starà più attenta in seguito, non è stato adottato. Perché si dovrebbero correre rischi? Un po’ di prevenzione non guasta. - Mi dai un porta-arancio?Sono i primi agrumi della stagione e per Fabio...quattro anni... mandare e portare sono due cose analoghe. Col suo versetto da “foca monaca” la piccolina pretende la sua parte, e così finisce di sbrodolarmi. - Poi mettiamo a posto i giochi- Mi dai una caramella? Per favore!Apro il vasetto delle gelatine... - Così!- E mette fuori tre dita. - No...una!- “Così!” Ritirandone uno, ne mostra due. - Te se un bel negosiant! (Sei un bel negoziante!)Allergico a un sacco di alimenti, il bambino veniva tenuto a stecchetto; ora che si è potuto allentare il regime, è diventato goloso. - Due gelatine... una arancio e una limone. - Metto a posto il divano e dopo tu metti a posto i giochi e io preparo la cena-. - Cosa vuoi da mangiare? Riso e toast?- Nonna ho la pipì- Vai a farla, su che riesci...sei grande.- Noonnaa! Ho la cacca! Vieni a raccontarmi una storia?- Dai, Giorgia, andiamoSeduta sul bordo della vasca, intreccio favole fantastiche con l’ometto. Pur impegnato in importante seduta, pretende tutto il nuovo filone degli allocchi, e contraccambia, narrando i suoi sogni: nell’ultimo lui cavallava... cavallava... cavallava. E cavallando si torna in cucina. - Nonna... un cartone animato-
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- Prima finiamo di riordinare- “Dopo, mi dai le gelatine?”-Ma te le ho date poco fa...l’hai mangiata la seconda?Occhi sgranati, serio come se dicesse la cosa più sensata. - Ho mangiato le due seconde, le due prime no - Dice scuotendo il capo. - Dovresti darmi le due primeFinalmente la cucina assume un aspetto decente. Gli ultimi giocattoli volano dal seggiolone, mentre la bimba, con le stelline in bocca, fa il motorino... e il firmamento si posa sul pavimento. Il profumo dei toast si mischia con quello delle bucce di portaaranci che seccano sulla stufa. Io sbuccio patate, mentre Giorgia spinge per casa l’unica sedia libera. Sono le 19 passate, Fabio spaparacchiato sul divano guarda la sua videocassetta preferita, in attesa che un genitore venga a prenderli. Sospira e dice... ”Questa è proprio una casa di mattoni”. N.183- 0TTOBRE 2002
“PERLA COM TE MAGNEV”, SPACCATO DI VITA DI UNA COMUNITA’ AGRICOLA NELLA BASSA REGGIANA una simpatica pubblicazione data alle stampe dalla concittadina Marisa Bertozzi Copelli Marco Villa
MARZO N?’
LE PASSIONI, GLI AVVENIMENTI, LE TENSIONI DELLA NOVELLARA DI FINE ‘800 NEL LIBRO DI LUCIANA BOCCALETTI Da un lungo coinvolgente lavoro d’archivio nasce “Vita politica a Novellara nel secondo Ottocento”, volume che l’autrice presenterà giovedì 16 marzo in sala Civica Marco Villa
NON TUTTE LE DELUSIONI MERITANO UN RIMPIANTO
Nata a Marcaria (MN) nel 1956. Laureata a Bologna in Lettere e Filosofia nel 1979, è ora un’imprenditrice agricola di Novellara. Ha un marito, due figli, un nutrito gruppo di animali e una pericolosa quantità di libri. La sua passione più grande è la lettura.
Scrive per da luglio 2001
U
Boretor
E da F errabue
Dodò, cane poliglotta
n tardo pomeriggio di novembre ero su a stirare. Avevo già pescato dal mucchio tutti i pezzi facili, non potevo differire ulteriormente le camicie. Così ho sfilato quella dal tessuto più arrendevole, le ho assestato una vigorosa scrollata che le ha fatto ballonzolare le maniche poi, adagiato il colletto ben teso sull’asse, ho impugnato il ferro per passarci sopra. E’ stato in quel momento che ho sentito una portiera sbattere. Il rumore molto imbottito di una macchina di grossa cilindrata e che ora, per effetto del buio del cortile, del profondo silenzio della casa, mi giungeva enigmatico, per non dire sinistro. Restai in ascolto ma, a parte il crepitio della caldaia, nessuno squillo di campanello. Allora, sempre lì con la mano ferma sull’impugnatura del ferro, ho accordato un’altra manciata di secondi al mio ipotetico visitatore, certa che stavolta avrebbe pigiato il pulsante giusto. Il campanello invece continuò a tacere. Se si esclude Dodò, che sapevo appisolato sullo zerbino dell’ingresso, ero sola in casa e non aspettavo nessuno. In un frangente come questo, ovvero nell’incertezza, la cosa migliore è affacciarsi a una finestra. Evita due rampe di scale e consente di liquidare i casi di nessuna importanza, senza rischiare di perdere gli altri. Quella volta invece, nemmeno io so bene perchè, o forse perché in quel momento niente dovette sembrarmi peggio della prospettiva delle camicie da stirare, scelsi la via più scomoda. Reclinai il ferro nel suo alloggiamento, staccai corrente e mi precipitai verso le scale intenzionata a vedere chi fosse. Ricordo ancora, mentre saltavo i gradini a due a due, di essermi interrogata sul silenzio del cane. Possibile che non abbia sentito niente? Lui che ringhiosamente segnala il passo estraneo di chi ancora non ha varcato il cancello e tiene in memoria ogni attrito di pneumatico, per avvertirci di quello forestiero? Più scendevo le scale, più mi convincevo che qualcosa non andava. Trovai Dodò immobile, ritto sulle zampe, col muso puntato in direzione della porta d’ingresso e con una espressione ambigua. Devo aver esclamato “Dodò”, ma con un filo di voce, come per dire che ti succede, dal momento che entrambi sapevamo della macchina in cortile. Parve non sentire. Senza mostrare segni di impazienza, fissava imperterrito la porta, ostentando una ferma volontà di ignorarmi. Non riuscivo a crederci. Così gli sono andata più vicino e pazientemente mi sono piegata alla sua altezza: “ ma Dodò” ho sussurrato ancora sottovoce, come per dire “santiddio non riesco a riconoscerti”. E lui ancora lì imperterrito, a costringersi a fare l’indifferente, lo sguardo furtivo, la punta del naso ormai incollata allo stipite della porta. Mi sono rizzata in piedi, arresa. Ho insinuato una gamba tra lui e la porta per aprire. Fuori, nel buio, brillavano due grandi occhi rossi. Accompagnavano ogni manovra della macchina, lampeggiando e ammiccando. A quel punto non sono più riuscita a trattenerlo. Dodò si è slanciato fuori con la febbrile esuberanza dei suoi momenti migliori. Lo guardavo correre verso la macchina e avevo la certezza che non sarebbe mai più tornato indietro. Ugualmente l’ho chiamato, più per scrupolo che per convinzione, ma la voce mi usciva spenta e svaporava nel buio senza riuscire a raggiungerlo. Lui intanto continuava la sua corsa, il lungo pelo fluttuante, un ringhio di piacere soffocato nella gola e proprio come nei film il
tempo ha incominciato a rallentare, sempre di più, sempre di più, tanto che sembrava non dover arrivare mai più alla macchina. Credo si trattasse di un BMW, anche se la cosa ormai non ha alcuna importanza. Dopo aver fatto le due manovre necessarie per invertire il senso di marcia, l’auto ha infilato il cancello, ha girato per Santa Vittoria, subito inghiottita dalla sera. L’ho chiamato, ben sapendo che non avrebbe risposto. Restava là, con la sua sagoma cenciosa, fermo in mezzo al cortile. Ho pensato che mi sarei sentita male, questione di un secondo e mi sarebbero venute le lacrime agli occhi. Invece continuavo a non sentire niente, come quando il dentista mi fa l’anestesia. Mi sono detta che per forza era dovuto all’età, perché io sono una che ha sempre pianto per la fine di tutti gli altri cani. Tra tutti quelli che abbiamo avuto, questo non era il più intelligente e nemmeno il più bello. Lo chiamavamo cane-poliglotta perché, oltre al mantovano, sua lingua madre, conosceva l’italiano, il reggiano, nonchè l’arabo, appreso in tempi più recenti dal nostro vicino marocchino. Quando il marocchino col suo idioma lo chiamava, lui subito correva. Quando il marocchino litigava con la moglie, lui strisciava rasente la cancellata senza osare presentarsi, sebbene quello seguitasse a vociare per chiamarlo. Penso che la sua fine si debba addebitare al suo udito finissimo. Deve aver captato, mescolata al rumore dei pneumatici, una voce nuova, insidiosa, suadente e seducente come nessun’altra mai. In piedi, davanti alla porta d’ingresso, deve aver provato a non cederle, vergognandosi di disattendere al suo solito compito di cane-sentinella. Ma al miele di quella voce, anche volendo, è impossibile resistere. Lei chiamava e lui è andato. In un soffio ha attraversato il buio del cortile, poi si è lasciato capriolare nell’azzurro infinito.
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Amiche del Portico
L ina F ornaciari R ondini
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Una sensazione
in, don, dan dal campanile il rintocco di una campana ti annuncia felice la festa paesana!! Si mangia in piazza, con tanti tavoli buffet e banchetti con piatti pronti di risotti, tortelli e cappelletti, grida di bimbi che fanno giochi, musiche, e tiri alla fune. Vestita di mille colori o anche in costume, la gente si diverte è serena, si legge sul viso e per una volta tanto, abbonda il sorriso dimenticando per un momento, la tristezza e lo sgomento. E chi vuol essere lieto sia io vi saluto e mi ritiro tranquilla a casa mia. La sera quando viene la sera, è finita la giornata bella o brutta, comunque sia stata. Ti svegli al mattino con progetti, viaggi e spese godendo di ogni momento e ti sei anche divertita. Ma ecco arriva la sera, e la giornata è finita. Così come gli anni passano in fretta godendo ogni attimo di vita ma arriva spietata la sera.... e la giornata è finita... Un piccolo chicco Un tempo lontano, un piccolo chicco sconosciuto e ignorato, cresceva in mezzo a boschi da tutti calpestato. Poi i selvaggi, nella loro ignoranza, scoprirono che schiacciandolo aveva tanta importanza. Una polverina morbida e odorosa bagnata e impastata serviva a qualche cosa. Fu così che, giorno dopo giorno, incominciò a spargersi la voce tutto intorno. Ora cresce nei campi con le sue piantine tutte allineate, emette le spighe prima verdi e poi dorate, poi maturo viene raccolto e macinato, fa il profumato pane che a tutti toglie la fame. Tutti gli anni sotto terra si rinnova crescendo orgoglioso e austero e fa vivere non solo qualcuno ma tutto il mondo intero!
Scrive per da luglio 1998 58
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Io Fornaciari Lina Rondini semplice pensionata, a cui piace ancora, nonostante l’età (88), leggere, scrivere, ricamare, incluso preparare piatti gustosissimi. Sarò noiosa, ripetitiva, ma cosa si può dire con questo mondo, pieno di ingiustiza cattiverie e miseria? Io mi ritengo fortunata, perché ho una famiglia sana, con belle nipoti, brave e intelligenti, ne vado fiera!! Vorrei, prima di finire i mieri giorni, vedere questo paese ripulito da questo marciume, che ritornasse il lavoro e la tranquillità.
N.242 - FEBBRAIO 2008
“IN PRIMA PERSONA” esordio letterario di Monica Guidetti Il Portico
N.276 - MARZO 2011
LE REGINE DEI CASTELLI DI CARTA 30 AUTRICI DI NOVELLARA RACCONTANO Una carrellata su racconti e poesie, sul vero e la fantasia, ma ogni scritto meriterebbe un commento a se’ anche breve, perché in ogni riga di questo testo c’è la ricchezza e anche la saggezza, che il tempo spesso ci regala, di queste autrici Regine dei castelli di carta. Fosca Andraghetti - Scrittrice
LA MEMORIA È IL DIARIO CHE CIASCUNO DI NOI PORTA SEMPRE CON SE’ L’importanza di chiamarsi Ernesto - Oscar Wilde
M onica G uidetti Sono nata il 2 Agosto 1972 “nell’ospedale vecchio” di Novellara, che ormai non c’è più. Vivo qui da sempre e credo sarà per sempre. Io e mio marito Giovanni ci siamo sposati quasi dodici anni fa e abbiamo due figli, più una in arrivo. Sono diplomata come tecnico di laboratorio chimico-biologico, ma lavoro per una nota ditta di ristorazione. Ho una passione per la lettura e in questo periodo prediligo soprattutto saggi scientifici riguardanti biologia e chimica, ma in passato ho amato i romanzi storici e la letteratura in generale, sia classica che moderna, con un occhio di riguardo per quegli autori latini che riescono a narrare con realismo magico le trame, rendendo unici i loro romanzi. Quando trovo il tempo scrivo e, se riesco ad ultimare un lavoro lungo provo una grande soddisfazione, qualunque sia il risultato. Spero, col tempo e la pazienza, di riuscire a trasmettere ai miei figli la passione per la lettura e la curiosità per una nuova storia contenuta in un libro, al di là della ormai solita tecnologia. Considerando la scrittura il modo migliore per esprimermi pienamente, con il mensile “Il Portico” ho avuto la possibilità di farlo, presentandomi come sono veramente.
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o trentanove anni. Trentanove anni è un’età particolare, la definirei “di mezzo”, “di transizione”, che non sa di sale né di zucchero, non è piccante o agrodolce, sbaglierei a definirla acre, forse non ci sono papille gustative per identificarla. Tanto per fare un esempio, mi è capitato di voler accedere a concorsi letterari per inediti, i quali avevano come limite l’età dello scrittore: 39 anni e non oltre. All’opposto ci sono concorsi per età più mature e i quarantenni ne sono tassativamente esclusi. Temo che il mondo del lavoro in generale comprenda purtroppo limiti simili, senz’altro peggiori, per quanto possibile! Ma vorrei rimanere sul “di mezzo”, dove mi sento io, dove c’è un’altra riva da raggiungere, un ponte da attraversare, un traguardo che aspetta e non necessariamente sarà negativo, come il conformismo vorrebbe invece far credere. Sicuramente gli anni in cui “saltavo i fossi” sono passati da un pezzo; ora preferisco passare oltre scendendo per poi risalire, al massimo mi bagno i piedi! E se l’altra sponda fosse particolarmente lontana immagino di riposare appoggiata a un parapetto ferroso, mirando il grande fiume che sta sotto, mutevole come un capriccio e vivo come l’argento. All’orizzonte solo pianura. Mi incammino verso l’altra riva e la cerco con lo sguardo, ma è coperta da una fitta nebbia, a banchi naturalmente. ”Di mezzo” realizzo che la terra a cui appartengo ora mi appartiene. Si è radicata profondamente nelle viscere della coscienza. Tutto ciò è estremamente rassicurante! Ora so che la mia età sa di fiume e di pioppi, di nebbia e di umida terra. E, se con gli occhi non riesco a scorgere al di là, colgo l’immensa gioia che dà il mistero.
S ara L anza Sara Lanza nasce il 30 Giugno 1977 a Novellara, dove vive e lavora. La formazione scolastica è quella di operatore sui beni culturali, ma da sempre coltiva la passione per la storia e la storiografia in genere, prediligendo quella legata alle vicende dei campi di concentramento e di lavoro coatto durante la seconda guerra mondiale. Collabora da diversi anni con la redazione del mensile novellarese “Il Portico” per la stesura di articoli inerenti vicende locali e si dedica a svariate attività di volontariato legate all’Avis prima di Novellara poi di Calerno e ora anche a livello provinciale ricoprendo il ruolo di Referente per l’area Giovani. Partecipa fattivamente da 4 anni alla realizzazione di carri mascherati, in collaborazione con la Scuderia Avis di Castelnovo Sotto. Dotata di una innata propensione per tutto ciò che richiede manualità ed è legato al ‘creare’ in genere, possiede inoltre una vena sportiva che la vede componente di Team Italiano che partecipa al campionato Word Endurance di Moto. La decisione di dedicarsi al romanzo è maturata nel 2007 è ed sfociata nella pubblicazione del noir “Memorie di una pazza”, ma si è affacciata al mondo della scrittura nel 2005 con la raccolta incentrata sui racconti del nonno materno dal titolo “La dignità taciuta”.
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on è mai facile scrivere di sè. L’oroscopo mi descrive dinamica e puntigliosa, i genitori mi vorrebbero (come tutti quelli del mondo del resto) realizzata e felice, gli amici presente e solare. Io mi vedo come il paese dove sono nata: nebbiosa a volte, ma sempre pronta a mostrare uno spiraglio di sole, al diradarsi della foschia; calorosa con chi la abita, come l’afa del primo pomeriggio estivo; glaciale con chi la offende, come la brina sui rami delle mattine invernali; accogliente con chi si avvicina con buone nuove, come i portici proteggono i passanti. Sono insomma figlia del mio paese e gli somiglio molto; una provinciale forse, per tanti, ma con l’amore per il posto dov’è nata e per le persone che lo abitano. Dinamica e alla ricerca di un equilibrio fra i mille impegni, sono soddisfatta di poter dare una mano, in alcune occasioni, e molto lusingata di poter scrivere per “Il Portico”. Una novellarese anonima insomma, come tanti,con la passione per le storie e le attività manuali in genere.
Scrive per da novembre 2002
Scrive per da maggio 2010 59
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Amiche del Portico
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M arisa S accani
a n n i c o n Voi
Nata a Cadelbosco Sopra il 16 agosto 1940 ora residente a Novellara Laureata in lettere classiche presso l’università degli studi di Bologna Insegnante di scuola media attualmente in pensione, amante della musica, della letteratura, della scrittura.
N.248 – SETTEMBRE 2008
BIBLIOTERAPIA Alla ricerca dei significati terapeutici della lettura nel nostro vivere quotidiano A cura di Barbara Rossi
IMMAGINI E SENSAZIONI Per tanti anni era stata relegata in un cassetto. Una scatola gialla apparentemente poco interessante di cui, forse, lei sola conosceva il contenuto. Una volta aveva pensato che le sarebbe piaciuto rivedere le immagini che, nel ricordo, le apparivano piene di colore e di vita più delle fotografie che conservava in un album impreziosito da una copertina di velluto su cui spiccava, in argento, la riproduzione dello sposalizio della Madonna. Ma aveva rinunciato, sembrandole la cosa superflua. Ed ecco che quel progetto è stato realizzato. Sullo schermo del televisore, proveniente da un dischetto, si materializzano immagini che le procurano una certa emozione anche se hanno perso la loro nitidezza. Il film si potrebbe intitolare “Scene da un matrimonio”. All’inizio, velata da una fine foschia, la facciata di una chiesa romanica domina la scena con il suo stile essenziale. È una giornata autunnale e il cielo corrucciato minaccia pioggia. Sul sagrato qualche invitato si attarda. Ed ecco la sposa elegantissima nel suo raffinato abito bianco, paziente lavoro di una sarta eccellente. Il velo, opportunamente acconciato con motivi floreali, le ombreggia il volto che finalmente appare in qualche primo piano. È un volto sorridente, di un sorriso emozionato, quasi mesto, che denuncia la stanchezza di una notte insonne. C’è, in quel volto, un’espressione dolcissima che il tempo, con le sue vicissitudini, si è incaricato di cancellare. “Ma sei tu, nonna? Com’eri bella!” La voce del nipotino la riporta alla realtà. “Che bei capelli avevi!” dice guardando perplesso quelli che sono grigi da tempo. Lei sa che non sono cambiati solo i capelli. Oserebbe dire che si sente cambiata dentro specialmente da qualche tempo. Guarda quella lontana se stessa e si chiede come abbia fatto ad attraversare la vita: il lavoro, la famiglia, l’educazione del figlio. Quando il tempo pareva concedere una tregua, la malattia degli anziani genitori, che ha accompagnato nell’ultimo doloroso cammino, con un senso di inadeguatezza che ancora la fa soffrire. Poi è venuto il suo turno: una malattia contro la quale deve combattere ad armi impari. Una malattia che tende ad attenuare le sue reazioni e rende meno vivi i suoi interessi, adagiandola in una specie di inerzia dove finalmente si placa la sofferenza fisica, ma non quella morale. La notte, quando il sonno si dilegua, talvolta scrive semplici composizioni in rima dedicate ai nipotini, perché abbiano un ricordo della loro infanzia e della loro nonna. Per quanto sia diventata selettiva, quanto accade nel mondo la interessa, ma le sue reazioni oggi sono pacate come se la malattia le avesse fatto prendere distanza dalle cose, rendendo più razionali le sue considerazioni. Ma quando deve organizzare anche la più banale delle giornate, si lascia sopraffare dall’ansia. Si trascina per casa con passo breve, un po’ meccanico, non di rado cercando appoggi. Le sue gambe hanno perso lo slancio che le permetteva di percorrere celermente lunghi tragitti. Soprattutto la domina la insicurezza che genera paura e la rende rinunciataria nonostante i momenti di irosa ribellione che sbollisce sui cuscini del divano. Talvolta dalla finestra della sua stanza guarda il cielo sereno così invitante e spera. Il verbo “sperare” è il più usato nel suo diario anche se dovrebbe sostituirlo con la parola “rassegnazione”.
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N.83 – GIUGNO 1993
ANCORA UN PRESTIGIOSO RICONOSCIMENTO PER LA CONCITTADINA CHIARA LOMBARDINI Ad appena 18 anni, con “Una luce nel buio”, è tra i tre vincitori pari-merito del concorso Premio Grinzane Cavour “il libro che vorrei leggere” di Torino Barbara Cantarelli
UNA FORESTA È UN LUOGO DOVE TROVARE SE STESSI PARADOSSALMENTE, PERDENDOSI
COME VENTO SELVAGGIO: IL ROMANZO DELLA NOSTRA FRANCESCA REDEGHIERI
F osca S oprani
Una storia d’amore tra i pellerossa raccontata con stile sobrio e delicato Fabio Ghizzoni Berni
“LA PALLACANESTRO A NOVELLARA”, UN LIBRO PER FESTEGGIARE 40 ANNI DELLA SOCIETA’ NOVELLARESE Lella Barilli e Tano Lusuardi
“A tavola ognuno dovette raccontare una storia. La sposa sedeva tacita, senza dir parola. Allora lo sposo le disse:”Cuor mio, non hai niente da raccontare? Narra qualcosa”. Ella rispose: “Racconterò un sogno”. (“Il fidanzato brigante”, fiaba raccolta dai fratelli Grimm)
Io non ho mai raccontato sogni a tavola, bastava una bella tovaglia candida e buoni piatti, ma li ho spesso affidati alla carta, fiduciosa e riconoscente. Ricordo una prova importante di tanti anni fa, il tema dell’esame di ammissione alla scuola media: “Una festa in famiglia”. La fanciulla campagnola, che nulla sapeva di addobbi e lustrini, si mise a narrare una storia favolosa, un sogno ad occhi aperti, che le permise di entrare con onore nella nuova scuola. L’inclinazione all’immaginazione e al sogno viene quindi da lontano, mi ha soccorso e sostenuto nei momenti dolorosi e non mi ha impedito di vivere con serietà e passione il mio essere moglie, madre, nonna e insegnante. Ora incombe lo sfacelo della vecchiaia, come spesso mi ripete una persona a me cara, e non sarà uno scherzo! La fatica della vita mi ha tuttavia scortato fin qui con indulgenza: vado in bici, guido l’auto, uso il computer, leggo, scrivo, amo la poesia e la musica. Ma c’è un grande segreto: quella fanciulla campagnola è ancora qui, sorpresa dai sogni.
“Dream when the day is through, Dream and they might come true, Things never are as bad as they seem, So dream, dream, dream!” “Sogna quando il giorno è passato, Sogna e i sogni potrebbero avverarsi, Le cose non sono mai così brutte come sembrano, Perciò sogna, sogna, sogna!”
Johnni Mercer -Dream- (Canzonetta anni ‘40)
Scrive per da gennaio 2002 Tondo con affresco romano del 50 d.c. circa “DONNA CON LIBRO E STILO” (cosiddetta Saffo) da Pompei (Napoli- museo archeologico nazionale).
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GENNAIO 2011 N. 274
LA VOCALITÀ NELL’ABUSO: DALLO SVELAMENTO ALL’ARMONIZZAZIONE DI SE’
SCOPRIAMO UN LIBRO AL MESE GRAZIE AL GRUPPO DI LETTURA “LA SPEZIERIA”
all’interno di una catastrofe emotiva e di farle raggiungere una consonanza interna attraverso un percorso tempestato di dissonanze” Anna Pace e Monica Maccaferri
E’ un regalo che si concede chi per un ora sceglie la Sala del Fico anziché la palestra,l’estetista,la caffetteria,lo shopping, la piscina o le cure termali Rossella Eunini
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Amiche del Portico
A ntonella B edogni
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PACE PER TUTTI esidero la pace in tutto il mondo e vedere grandi e piccini fare un girotondo non vedere più guerra fame e povertà che colpisce persone di ogni età chiedo ai potenti delle nazioni di voltarsi indietro e fare delle riflessioni di pensare che dietro a tanti interessi non si vedano solo decessi. E’ Natale ci sentiamo tutti più buoni e guardiamo il nostro albero carico di doni se ci fermassimo a pensare che tanta gente non ha di che mangiare che durante i bombardamenti si sentono solo lamenti e dolore di chi non vede un futuro migliore. Potenti signori guardate un bambino guardategli il viso e pensate che il suo pasto sarà solo una ciotola di riso mentre brindate con calici di cristallo regalando alle vostre gentil consorti collane di corallo tutti infiocchettati con vestiti di taffetà pensate alla gente nel mondo che muore in povertà. Mettetevi una mano sul petto basta poco a volte solo un po’ di rispetto se lo farete veramente con il cuore sentirete per la prima volta il calore dell’amore PAESE MIO A San Giovanni sono nata si può dire una borgata Questo è un piccolo paese di gente buona senza pretese Sono nata 50 anni fa e allora la gente non aveva quel che oggi ha. Ci si riuniva a giocare a carte nelle stalle e chi andava a piedi fino a Villa Valle. Erano tutti agricoltori e accettavano senza lamentarsi gioie e dolori. Bastava un po’ di pane e fagioli non come ora che cerchiamo pane e allori. Io non ricordo niente ero piccola poco presente. Queste cose le ho sentite da persone che ora ne parlan risentite. Ora il mondo è cambiato qualcosa anche a me la vita ha dato. La fortuna è stata poco dalla mia parte però a volte saperla cogliere è un’arte. Paese mio mi hai visto soffrire a sette anni ho visto la mia mamma morire. A distanza di anni ho messo da parte ricordi ed affanni, e son tornata a vivere qui da te con la gente più bella che c’è.
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Sono nata 10 lustri fa a San Giovanni. Sono sposata e mamma di una ragazza di 18 anni. Sono orfana di madre dall’età di 7 anni e questo grande dolore e mancanza ha influenzato il mio carattere e la mia personalità. Ho affrontato diversi problemi e ora mi sento una persona molto forte, sicura di me e capace di affrontare la vita nel bene e nel male sempre. A volte quest’ultima passa troppo velocemente come una cometa e si riesce ad intravederne solo la scia, nonostante ciò, è un dono prezioso che Dio ci ha dato e abbiamo il dovere di custodirla al meglio. Sono una persona attenta al “mondo d’oggi”, condanno ogni tipo di violenza e non mi sento rappresentata a pieno da questo Stato che lascia impuniti troppi crimini. Amo il mio paese e penso che purtroppo stia andando alla rovina a causa di una classe dirigente incompetente e avida che lascia i sacrifici sulle sole spalle della povera gente che lotta per arrivare a fine mese. Per il resto mi sento soddisfatta e felice, di vedere il buono negli occhi della gente e di trovare la serenità nelle cose semplici.
MAROCCO Il 29 maggio sono partita con un volo incrociando le mie dita. Mio marito è un marocchino e siamo andati a casa sua per un pochino. Terra di sole, spezie, aromi e gente con grandi cuori. Quel poco che hanno volentieri te lo danno. Io adoro quel posto e solo là mi riconosco. Ho visto case bellissime e baracche poverissime, tante donne vicino alle case tutte intente a chiacchierare. Ci sono tanti bambini che si accontentano di pochi giochini. I profumi che si sentono nei mercati è impossibile descriverli a chi non li ha provati. Gli anziani si riuniscono in preghiera e credono in una cosa bella e vera. Si mangiano molte cose buone e saporite a volte con molta umiltà condite, si beve tanto buon thé alla menta là proprio non ne puoi far senza. Per strada auto, taxi, corriere corron fino a tardi tutte le sere. Ci son tanti giardini fioriti e profumati e val la pena che vengan visitati. Ci son persone e luoghi da rispettare perché rispecchiano in sé la voglia d’amare. Caro Marocco ogni sera ti penserò con un po’ di nostalgia ti ricorderò e magari presto a trovarti verrò.
Scrive per da luglio 1998
DONNA, SEI IL DESTINO ASTRATTO, ESTRANEO AL BENE E AL MALE
M aria G razia B ranchetti
N.193- SETTEMBRE 2003
LE MAMME DELLA CANTARANA
I nostri figli e nipoti non debbono dimenticare quali donne straordinarie siano state le loro mamme e le loro nonne Lucio Reggiani e Ivan Parmigiani L’ORIELE ED MADALON L’ANGIOLINA ED DAMIGIANA L’ERMINIA ED ZENO L’ANNA ED TAREINA L’ERMIDE ED MARI LA LIDIA ED GOS LA MOGENE ED SCARPOLON L’ELENA ED MINGOLI LA TOSCA ED GARUTI LA NERINA ED BALANI LA PIERA ED TANON L’IRMA ED GIGEIN LA GILBERTA ED BURGHEIN L’AGATA ED FORTUNATO L’AFRA ED BURGHEIN L’ERNESTA ED RAMPEIN L’ADELE ED MASER LA GINA DAL CAIER L’IDA ED MAGIORI L’ALCESTE ED REVERBERI LA ROSINA DAL CAIER L’INES ED GATTI L’ALMA ED PEPPE LA BIANCA ED RENSO L’INES ED SETTI L’ANGIOLINA ED PELOSCI LA RINA ED CIROLD LA MARIA ED BECH
LA TOSCA ED CIUCIN L’EVA ED CAGOS LA CESARINA ED BALBARAN LA NINA ED MAGNANEIN L’ANNA ED RENSO L’ERMINIA DAL GRINGO LA GUGLIELMA ED TOSEIN LA RINA ED FLAURE LA TOSCA ED TOMASO LA GIULIA ED PALAS L’IDA ED PANEDA LA ROSINA ED DONATO L’ONEGLIA ED BERTASON L’ELVIRA ED FIONDO LA GIANNINA ED FANTUS L’EMINA ED MARIANI L’ERMELINDA ED MARI LA MARCELLINA ED BLENTAN LA ROSINA FREDDI BONFA’ L’INES ED PANIS LA CLORINDA ED FOLON LA BRUNA ED BERGNOCLA L’ERBETTA ED MARI LA IOLANDA DE SPAGERA LA GIANNINA ED FANTUS Un particolare ringraziamento alla Sig.ra Lombardíni Maria Teresa
Giuseppe Carnovale
Sono nata a Novellara il 14-03-1952, dove tutt’ora risiedo. Vivo sola e sono figlia unica. Ho frequentato la scuola dell’obbligo, cioè licenza di terza media più un corso privato di dattilografia. Attualmente lavoro presso la ditta SAG TUBI come impiegata. Come stato civile sono libera.
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Penso che non sia facile parlare di se stessi, spero in una buona riuscita di descrizione. Sono figlia unica di genitori anziani scomparsi dieci anni fa, i quali mi mancano tantissimo. Ho dedicato la mia vita a loro! Ora vivo sola, con un gatto fantastico a cui ho riservato tutto il mio affetto. Ho tanti cugini più grandi di me, ma risiedono abbastanza lontani, a parte uno che risiede a Guastalla e che mi viene a trovare spesso, lo considero parte della mia famiglia. Ora mi dedico molto alla scrittura, perché attraverso essa posso esprimere meglio le mie sensazioni ed emozioni. Lo scrivere è diventata la mia più grande passione e penso di metterci tutto il mio cuore e la mia anima, soprattutto quando dedico brevi poesie alle mie più care amiche di scuola, o quando ricordo le persone scomparse a me più care. Nonostante la solitudine sia pesante da portare avanti, posso ritenermi fortunata ugualmente perché mi sono vicine, anche solo con il pensiero, le amiche vere, alle quali voglio tanto bene! L’amicizia vera resta nel tempo! Nei miei limiti cerco di aiutare le persone sole e bisognose. Penso che aiutare e darsi da fare per gli altri ci faccia stare bene con noi stessi e questo, a mio parere, è importante perché ci aiuta a vivere meglio. Se faccio un bilancio della mia vita posso concludere dicendo questo: per anni ho vissuto molto bene, sono stata sempre adorata dai miei genitori e circondata dall’affetto delle persone a me più vicine; ora mi è più difficile la vita! Forse è dato dall’età più matura, infatti dicono che l’uomo “matura nel dolore” e penso che sia vero.
Scrive per das febbraio 2002 N.243 - MARZO 2008
ADDIO AL “MOREIN”, TESTIMONE DELLA STORIA Meglioli Onilde era nata nel 1913, quando le donne portavano le gonne lunghe e il fazzoletto in testa Franco Malaguti
N.263 – GENNAIO 2010
GENITORI “SAGOME” PER FIGLI MODERNI I nostri bambini ci chiedono una presenza che non sia esclusivamente di facciata ma che sia tridimensionale e profonda come sono loro Cecilia Sessi
N.273 – DICEMBRE 2010
CORSO DI FORMAZIONE “GENITORI EFFICACI” UN’ESPERIENZA DA VIVERE E’ chiaro a tutti, penso, che il corso ci sia servito soprattutto per prendere consapevolezza delle nostre potenzialità e dei nostri sentimenti “positivi” e condividere tutto questo con gli altri è stato terapeutico. In un mondo votato all’individualismo e all’autoaffermazione trovare tante persone contemporaneamente che invece “consideravano” e si “autorivelavano” è stato illuminante. “ (Mario) Monica Rossini
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G iuliana L usetti
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ono arrivata alla soglia dei 40 e la vita mi ha riservato un periodo non tanto felice. Ne voglio parlare per fare in modo che, anche se non auguro a nessuno quello che ho passato, chi dovesse trovarsi in una situazione simile sapesse affrontarla meglio. Il tutto è cominciato nel novembre del 2009 quando, dopo una semplice operazione, i dottori ci hanno buttato in faccia la cruda realtà e hanno pronunciato la parola TUMORE!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! Da lì si è aperto un mondo di situazioni, emozioni, stati d’animo che ancora sono da chiudere e decifrare, perché non sei mai pronta ad accettare una così dura verità. Io non entro nei pensieri e nelle menti dei miei cari, ma provo ad entrare nei miei. Dopo aver sentito quella parola, che ormai è nel nostro alfabeto quotidiano, ho avuto il problema del lavoro. All’inizio sono stata a casa circa un mese e ne ho approfittato per stare in ospedale con la mia grande e meravigliosa mamma…..sì proprio lei, la colonna portante della nostra famiglia, la mia amica più cara, la nonna perfetta e una speciale baby sitter, insomma una parte integrante della mia vita. Finalmente in febbraio 2010 è uscita dall’ospedale, ma è cominciato l’andirivieni per la chemioterapia………e verso metà giugno una luce, il primo ciclo aveva fatto del suo meglio. Il 12 febbraio abbiamo festeggiato il compleanno di mio figlio Samuele, era la meta che voleva raggiungere nel 2011; credo che in cuor suo sapesse di essere alla fine della sua vita, gli occhi erano già spenti e da lì è stato un declino, ha cominciato a soffrire e a deperire giorno per giorno. Avrei voluto che combattesse per non darla vinta alla malattia, ma non ne aveva più le forze e purtroppo ha vinto il male. Quella sera, mentre aspettavo che mia sorella venisse a darmi il cambio, mamma ha cominciato a soffrire e l’infermiera, che ringrazio per la sua gentilezza e dolcezza, mi ha detto che purtroppo non avrebbe passato la notte; l’avrebbero aiutata ad addormentarsi cercando di farla soffrire il meno possibile. In quell’istante, quando sono rientrata nella sua stanza, davanti a lei c’era un piccolo crocefisso e a lui ho chiesto di portarla via con sè per non farla più soffrire, anche perché la mia mamma non meritava tutto questo. E così la mia meravigliosa mamma si è spenta in pace l’8 marzo del 2011, alla stessa ora di sua madre e nel giorno della festa della donna. Purtroppo non ero in ospedale nel momento in cui ha chiuso per sempre gli occhi, ma ho spesso nelle orecchie i suoi ultimi rantoli. Anche se non sono credente, io sono sicura che abbia aspettato che uscissi da quella stanza per morire. Il natale 2010 aveva voluto a tutti i costi che facessimo il pranzo a casa mia, in modo che fossimo tutti uniti e ci siamo ritrovati sereni…. in 15 persone che avevano solo voglia di stare insieme e di non pensare che forse poteva essere il suo ultimo Natale. E’ da poco passato il primo Natale senza la sua fisicità, ma era presente al mio fianco quando ho preparato il pranzo per tutta la mia famiglia ed è stata molto dura, anche perché per parecchi anni siamo state come sorelle, uscivamo sempre insieme al sabato.
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a n n i c o n Voi
Mi chiamo Lusetti Giuliana, sono nata a Novellara il 26/7/1971 e nel 2005 mi sono sposata e trasferita a Carpi, dove lavoro, ma ho nel cuore la nostra piccola Novellara. A Novellara esci e incontri sempre qualcuno con cui fare due chiacchiere o prendere un caffè, mentre a Carpi, dove osano i vip, quando esci devi sempre essere tirata all’ultima moda altrimenti vieni guardata …… mah!!!!!!!
Scrive per da giugno 1991 a ottobre 1992 E’ sempre e sarà sempre nel mio cuore e nei miei pensieri e credo che sia l’angelo custode dei suoi nipoti. Finalmente oggi le cose si sono un po’ sistemate, ho trovato lavoro e questo mi aiuta a non avere sempre il suo viso davanti agli occhi, anche se il pensiero è spesso rivolto a lei. A volte mi fermo e ripenso a tutto quello che abbiamo fatto insieme e mi viene una malinconia grandissima. In questo giorno, 6 gennaio 2012, siamo venuti in montagna e abbiamo cambiato appartamento, credo che lei sia contenta di vederci soddisfatti e finalmente in un posto largo e comodo. Penso che il lavoro abbia fatto tanto, ma soprattutto mi hanno aiutato molto e mi aiutano ogni giorno il bene che voglio a mio figlio e la solidità di una famiglia che si vuole bene. Alla fine, mi viene semplicemente da dire, per chi può, di tenersi cara la mamma, perché, come dicono, di mamma ce n’è una sola. Un abbraccio a tutti. N.271-OTTOBRE 2010
HANSEL E GRETEL FIABA DEI FRATELLI GRIMM Da Gianni Rodari: a me piace interrogare i bambini in modo indiretto, mettendo in movimento la loro fantasia. Perché se io pongo loro un problema fantastico le loro soluzioni sono sempre più avanzate delle mie. Sono sempre più corraggiose, vanno sempre un passo più in là. Luisa Torelli
N.270-SETTEMBRE 2010
L’UOMO E’ L’UNICO ANIMALE CHE ANCHE DA VECCHIO RESTA SEMPRE UN PO’ BAMBINO... (GIANNI RODARI) La fiaba si situa “nel paese delle fate” in una dimensione in cui pericoli spaventosi minacciano l’eroe, ma dove le difficoltà vengono superate, il male viene punito e la virtù riceve la sua ricompensa.. Luisa Torelli
DORMI - ORA - NON TEMERE - NASCERA’ - ALL’ALBA!
Silvana Ceruti
Sono di origini contadine e, come tale, legata al susseguirsi delle stagioni e ai ritmi che le governano. Eccomi bambina a primavera, l’estate mi vede ragazza spensierata e un po’ incosciente, ora donna appagata e mamma in quest’autunno dalle tonalità mai così calde. L’inverno può aspettare.
L uisa T orelli
Quella bambina, all’età di 3 anni, si trasferì col papà Demetrio, la mamma Anna Maria, lo zio mario e la zia Giannina in un piccolo podere , a mezzadria, a San Giovanni di Novellara. Lì frequentò, piangendo, la scuola dell’infanzia, poi le scuole elementari. All’età di 15 anni, dopo la morte dello zio Mario, si trasferì a Novellara col papà, la mamma e la zia, in un piccolo podere (come coltivatori diretti) di strada Madonnina. Aveva frequentato le scuole medie e l’istituto magistrale. Nel 1974 sposò Walter, nacquero Ilaria e Fausto. Lavorò vent’anni presso i nidi Birillo e Aquilone.
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RICORDI DI BIMBA
uando passo per la Via Grande e vedo, a destra, la mia casa, quella dove sono nata, trattengo a fatica il desiderio di entrare, per chiedere, a chi l’abita, di poterla vedere, proprio perché è lì che sono nata ed è lì che ci sono le mie radici. A dire il vero, ultimamente, l’evidente stato di abbandono in cui versa mi ha fatto pensare che possa essere disabitata: alcuni pensieri mi sono passati per la testa, ma li ho accantonati subito, non posso certo permettermela, ma adesso cosa ne sarà di lei? Manca solo il pozzo in fondo al cortile, che non è caduto da solo, schiacciato dal peso degli anni, come diceva la Gianna, ma è stato demolito, chissà perché. Tutto il resto, all’esterno, è come nella mia memoria: la porta della stalla rivolta alla via, dalla quale uscivo, per sedermi sul coperchio del pozzo nero, a guardare chi passava; in inverno, complice la nebbia, altro non era che un insieme di sagome scure, avvolte da un mantello grigio, ma a me piaceva tanto! E la finestra, sul retro della casa, in alto, è quella della camera da letto dove, in una notte che pioveva a dirotto e soffiava un vento fortissimo, sono nata io e, sempre in alto, ma davanti, c’è quella della Gianna. Cara zia Gianna che si lavava, con cura, i capelli nel lavabo, che, con altrettanta cura, si toglieva i nodi con la pettinina, faceva le trecce, lentamente, in modo meticoloso, che raccoglieva nel « cucco » dietro la nuca; le facevano, poi, difetto i peli del mento, che depilava con movimento rotatorio dolce, ma deciso, affidando all’apposito dischetto grigio di pelle di pescecane, che le lasciava, sì, la pelle arrossata, ma incredibilmente morbida, proprio come piaceva a lei. Lei e io dormivamo nella stessa stanza, nel letto di ferro battuto, una accanto all’altra, col materasso di crine sotto a quello di piume che, al mattino, dove si era stati accoccolati, era tutto una buca. La cucina era grande, ma io ci stavo poco, perché lo zio Gino non voleva bambini per la casa, specialmente all’ora di pranzo e della cena. A destra c’era un grande camino, col paiolo sulle braci, pronto per la polenta, che la Cesira mescolava lentamente, senza lasciarla attaccare al fondo, impedendo che si formassero grumi, aggiungendo un po’ d’acqua di tanto in tanto, perché non risultasse nè troppo molle, né troppo dura, in modo da poterla capovolgere sul tagliere e tagliarla col filo. Cara nonna Cesira, durante l’ultimo bagno, i grandi avevano dovuto farti uscire dal mastello di legno rompendolo, perché entrando, con la tua mole, avevi fatto uscire tutta l’acqua e non uscivi più tu! Al centro della grande cucina c’era il tavolo, al suo fianco sinistro era stata sistemata la credenza, di fronte al camino, in angolo aveva preso posto il cantonale, proprio accanto all’uscio che ci portava nell’andito, in fondo al quale la scala ci permetteva di raggiungere le camere da letto. Una di queste, la più scomoda, era il ricovero dei capponi più grassi che, a scadenze fisse, il fattore veniva a prendere, per conto del padrone. La zia Iolanda, nel portarli giù, ne sottraeva
un paio, svelta tirava loro il collo, li nascondeva sotto al suo letto: per due volte si poteva fare il brodo e mangiare la carne. Correva voce, poi, che la zia Iolanda, con la nonna Cesira che tremava per la paura di essere scoperta, avesse sottratto un vitello, l’avesse nascosto nei campi di mais e l’avesse macellato, ma non c’era altra spiegazione al fatto che per tante domeniche si potè mangiare a sazietà. Il portico, che separava la casa dalla stalla, era il ricovero degli attrezzi per il lavoro dei campi, fra i quali c’era la falciatrice, che col suo rumore mi faceva piangere e scappare, ogni volta che lo zio Mario la metteva in moto. Da lì si arrivava al fienile. Qui, il mio papà faceva il sonnellino pomeridiano e riposavano i giramondo che chiedevano ospitalità. Lì, nel fienile, c’erano anche le gabbie dei conigli; mio zio Gino, bello, elegante, quello che usciva col calesse trainato dall’Arna, che non mi voleva in cucina quando mangiava, li vendeva e teneva i soldi solo per sè. C’era anche la gabbia della zia Iolanda che, col ricavato, si era comprata le scarpe bianche della festa. Se non che, per poterle indossare, diventava matta, perché la domenica, quando il padrone era in piazza, se l’avesse vista, avrebbe potuto dire al nonno Luigi che le cose non andavano poi così male, se la figlia faceva sfoggio di tanto lusso, quando la sua non le indossava: questo, però, non accadeva perché le mancassero i soldi, ma per la sua scelta, sconosciuta ai più, di vestire sempre di scuro. Così, Iolanda partiva da casa con le scarpe vecchie, entrava nel negozio di frutta e verdura della sua amica, se le cambiava con quelle bianche e camminava sotto al portico, nascondendosi dietro i pilastri, caso mai il nemico fosse in agguato. Solo quando c’era la processione in onore dei Santi Patroni Gervasio e Protasio o a carnevale con la Corbella, su carro simbolo del paese, ci si poteva concedere qualcosa in più, tanta era la solennità e tanta la gente che partecipava. In quei momenti l’allegria e la gioia prevalevano sulla fatica e sulla privazione. La sera, in estate, come sempre, mangiavo prima degli adulti, in cortile, seduta sul panchino, con la mamma che mi teneva stretto il tegamino, coi maltagliati coi fagioli rimasti a mezzogiorno; mi inboccava col cucchiaino di ottone, poi andavo a letto con Pipo che un giorno ho perso e che non ho mai più ritrovato. Forse me l’avevano preso gli zingari? La zia Gianna diceva che gli uomini alti e robusti facevano paura e che le donne, sotto le ampie gonne, avevano delle grandi tasche nelle quali nascondevano quello che rubavano, che di solito erano le galline dell’aia. Ma quello di cui dovevamo avere più paura era quando sputavano in terra e così io, quando vedevo in lontananza le loro carovane colorate trainate dai cavalli, scappavo a nascondermi. Poi, un giorno cambiò tutto. I nonni morirono, si formarono piccoli nuclei che presero direzioni diverse: la grande famiglia si disgregò. Che ne sarà stato, dopo, di loro e di quella bimba che scappava e che si nascondeva?
N.161-OTTOBRE 2000
NOTIZIE PIZZICOSE Barbie: una storia lunga 41 anni
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C ristina C hierici Sono nata nel 1966 a Novellara, e c’era ancora l’ospedale, ma i miei primi anni li ho trascorsi a S.Maria. Pochi giorni prima dell’inizio delle elementari la famiglia si è trasferita in “centro”, nella casa in cui vivo tutt’ora. Dopo le Scuole Medie ho frequentato il Bus-Tcs, conseguendo il diploma di maturità tecnica industriale a indirizzo informatico e la mia formazione scolastica si è fermata lì (purtroppo). Nell’autunno ho cominciato e continuo a lavorare come programmatore. Nei ritagli di tempo libero ho cercato di dedicarmi a qualche appassionante diversivo, come la lettura e la pittura, poi mi piace fare un po’ di attività sportiva e vado abitualmente in piscina. Da moltissimi anni sono socio del circolo Omnibus, le cui iniziative mi hanno offerto preziose occasioni per arricchire le mie conoscenze. Da 3 anni è nata Beatrice e lo spazio per gli extra si è proprio ridotto al minimo, ma dopo aver frequentato il corso “Genitori efficaci” mi sono aggregata al gruppo che si è lasciato affascinare dall’idea di fare un’associazione di genitori.
a n n i c o n Voi N.210 - MARZO 2005
25 APRILE 1945 – 25 APRILE 2005: LA CONCRETEZZA DELLA MEMORIA Ad ogni vigilia del 25 aprile ci interroghiamo sull’importanza della memoria, soprattutto quando c’è chi vuole convincerci che non è così. On. Elena Montecchi
221 - MARZO 2006
ANPI - NOVELLARA: DIFENDIAMO LA COSTITUZIONE NATA DALLA RESISTENZA Si è appena concluso il 14° Congresso Nazionale dell’ANPI (Chianciano Terme 24-26/02/06) “per la difesa della costituzione nata dalla Resistenza e per il progresso democratico e civile nell’Italia, in Europa e nel mondo”. Paola Semeghini
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el mio immaginario vorrei essere una tigre, elegante, forte e feroce: essere dotata di una personalità carismatica capace di trascinare le masse verso i miei stessi ambiziosi ideali; avere una volontà di ferro, per perseguire ogni obiettivo senza scrupoli e con irreprensibile perseveranza; soprattutto possedere un sapere infinito, per non avere mai dubbi e conoscere sempre la risposta giusta a ogni quesito; mi sento più vicina a un gatto, sempre all’erta, in ascolto e attento, pronto a fuggire i pericoli, ma un po’ pigro e sornione: dal mio angolo osservo le persone che mi circondano, elaboro profili ed emetto silenziose sentenze, perché ritengo inutile intervenire per ribadire idee già sentite, e quelle migliori, spesso, altri più autorevoli le hanno già meditate, scritte e diffuse; mi affliggo nella consapevolezza di essere infinitesimamente piccola e di trovarmi, come tanti, nella impossibilità di incidere per attenuare le miserie del mondo; inguaribile sognatrice, auspico un futuro di “libertà, uguaglianza e fratellanza”, dove ognuno è lieto di dare quanto può per aiutare chi ha meno, e può talvolta godere degli esuberi di chi ha tanto; consapevole di quanto sia difficile evitare le contraddizioni e con la convinzione di esercitare una pesante forzatura alla mia indole, che mi vorrebbe passivo spettatore in eterna attesa, il mio ambizioso tentativo è tenere comportamenti quanto più eticamente corretti, sia nell’attività quotidiana personale e famigliare, sia nell’impegno politico e sociale. L’impressione è che dall’esterno mi vedano ”tristemente” mansueta e sottomessa, un ubbidiente cagnolino che segue docile e spensierato il suo autorevole padrone; troppo silenziosa e troppo poco intraprendente per godere dell’altrui credito riguardo alla capacità di elaborazione personale; troppo allineata alle convenzioni del contesto famigliare e sociale in cui sono cresciuta, per essere considerata un interlocutore indipendente e competente, piuttosto che un asservito militante, mediocre esecutore e diffusore di teoremi che arrivano dall’alto.
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N.240 - DICEMBRE 2008 IL
PROGETTO FUTURO PROSSIMO PORTA GLI IDEALI DELLA RESISTENZA ALLE GIOVANI GENERAZIONI L’iniziativa promossa dalla Coop Nordest distretto di Novellara e Campagnola denominata “Per non dimenticare gli ideali della Resistenza” e dedicata per l’anno 2007 alla raccolta di punti da devolvere in progetti per i giovani inerenti i temi e gli ideali del periodo della Resistenza (in collaborazione con le sezioni locali di ANPI) ha raccolto circa 7000 euro di fondi. Paola Semeghini ANPI sez. Novellara
N.230 - DICEMBRE 2007
L’IMPEGNO DELLE DONNE NELLA RESISTENZA. OLTRE IL 60° DALLA RESISTENZA AD OGGI. LE DONNE REGGIANE PROTAGONISTE CONSAPEVOLI. Riconoscere e valorizzare il contributo delle donne reggiane nella sconfitta del nazifascismo e nella costruzione della democrazia. La redazione
MEGLIO È PORTARE A COMPIMENTO UN PROGETTO PER OPERA NOSTRA PIUTTOSTO CHE PER OPERA DEL CASO Lettera sulla felicità - Epicuro
Nata il 27 agosto 1920 Professione: bisnonna in pensione, orgogliosa di essere stata partigiana e fondatrice dei gruppi di difesa della donna durante la seconda guerra mondiale. Passioni: letture, soprattutto quotidiani, riviste di storia e di attualità, libri sulla storia partigiana e sulla seconda guerra mondiale …. Per quello che gli occhi ancora mi permettono Racconti sulla mia vita e sulle mie esperienze ai miei nipoti e bisnipoti
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D ilva D aoli
Scrive per da giugno 1991
hi sono io oggi nel 2012? Io, Daoli Dilva, classe 1920, sono senz’altro una bisnonna con tanti anni sulle spalle, entrata nel XXI secolo con un bagaglio di storia grande quasi come l’intero secolo precedente e con un’esperienza diretta di cambiamenti epocali, anche in ambito famigliare, dove ho potuto vivere sulla mia pelle la trasformazione della condizione femminile. Le donne della mia generazione erano quasi sempre sottoposte alla volontà maschile, ridotte spesso a mera forza lavoro e a corpi per fare figli, poco o per niente ascoltate nemmeno nell’ambito domestico, dove le decisioni, e persino le opinioni, erano di competenza prettamente maschile. Nonostante la falsa retorica e propaganda fascista che esaltava la donna italiana come esempio di modernità, la vita della maggioranza di noi donne era fatta solo di sacrifici, obbedienza e di fatiche immani. Non tutti però accettarono la cultura che il regime volle imporci a partire da metà degli anni venti. Io ero ancora piccola all’inizio del fascismo, la più piccola di una famiglia che con orgoglio non ha preso nemmeno una tessera del Partito Fascista, nonostante i miei fratelli siano stati obbligati a fare i corsi pre-militari. Fin da ragazzina ho iniziato a capire e a ragionare sulle tante ingiustizie sociali che soffocavano la classe più debole, ho iniziato ad avere sete di sapere, di leggere, di informarmi per capire cosa succedeva nel nostro paese sotto la dittatura fascista e anche nel resto del mondo. Questa curiosità e questa fame di sapere è stata sempre supportata e aiutata da mia sorella Iride, quattordici anni più grande di me, non sposata e che mi ha sempre fatto da confidente e da guida. Con l’entrata in guerra dell’Italia la situazione femminile non fece altro che peggiorare, sia da un punto di vista fisico che affettivo: crescono le responsabilità e le fatiche nel lavoro, mancano gli uomini, impegnati in guerra o prigionieri in paesi lontani, si affronta
quotidianamente la mancanza dei generi di prima necessità fino ad essere obbligate a ricorrere al mercato nero per un kilo di farina o un misero pezzo di carne. La difficile situazione sociale e politica del paese, oramai occupato dalle forze naziste, mi ha portato a fare una scelta netta di campo, obbligata dalla mia coscienza e dalla netta convinzione che senza un impegno concreto e convinto delle donne e degli uomini rimasti nel nostro paese, la libertà e l’indipendenza del nostro futuro non sarebbero mai stati conquistati. La lotta di liberazione è stata un’esperienza di vita, un esempio potente di solidarietà umana e di crescita sociale e civica, una dimostrazione e un urlo di coscienza, una vera e propria guerra per conquistare finalmente diritti elementari e per assicurare al nostro paese un futuro dignitoso, fatto anche di diritto di voto per tutti, donne comprese, di una forma di governo democratica e repubblicana, con una costituzione tutt’ora attuale e all’avanguardia. La storia ci insegna che è solo grazie al modo in cui è uscita dalla guerra, che l’Italia ha potuto intraprendere una strada di ricostruzione economica e di crescita politica democratica, impensabili negli anni della mia adolescenza. Oggi, 2012, io, donna dell’inizio del secolo scorso, mi sento di lanciare un monito alle nuove generazioni, per un impegno civico e sociale sentito, affinchè non vengano cancellati o dispersi i diritti e le conquiste per le quali i loro nonni tanto hanno sacrificato e si sono battuti. Purtroppo il rischio di dimenticare e di cancellare ciò che è stata la storia d’Italia è reale, tanti sono i tentativi di riscriverla e di annullare i veri valori su cui è basata l’Italia democratica. Mi auguro che le nuove generazioni sappiano impedire questo revisionismo e riescano a portare avanti e a fare crescere il nostro paese continuando la strada democratica che i loro avi hanno costruito o almeno tentato di fare nel migliore modo storicamente possibile.
N.63 – GIUGNO 1991 N.116-SETTEMBRE 1996
CINQUANT’ANNI FA IL DIRITTO DI VOTO ALLE DONNE Il prossimo 14 ottobre nella sala del Consiglio Comunale serata di festeggiamenti per l’importante anniversario La redazione Il 1°febbraio 1945, su proposta del vicepresidente del consiglio Palmiro Togliatti e del ministro degli Esteri, Alcide de Gasperi, il Consiglio dei Ministri presieduto dall’on. Bonomi approva il decreto legislativo n°23 con il quale veniva esteso alle donne il diritto di elettorato attivo e passivo cioè di eleggere e di essere elette. Le donne novellaresi si valsero per la prima volta del diritto di voto il 17 marzo 1946. Quattro cittadine furono elette consiglieri comunali: Dilva Daoli, Giovanna Bonini, Bianca Menozzi, Rosa Gozzi.
PER VELIA VALLINI, AMICA INDIMENTICABILE Dilva Daoli ricorda “Mimma” della Resistenza a un anno dalla scomparsa Dilva Daoli
N.156 – APRILE 2000
DILVA DAOLI, STAFFETTA PARTIGIANA SEMPRE IN BICICLETTA Intervista ad una delle protagoniste della Resistenza novellarese recentemente premiata tra i “Novellaresi del secolo” Fabio Ghizzoni Berni
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a n n i c o n Voi N.171 – SETTEMBRE 2001
11 SETTEMBRE 2001: LA STORIA CAMBIA IN DIRETTA Le immagini degli aerei che si abbattono sulle torri e le fanno crollare arrivano mentre il Portico è in fase di composizione.
É NECESSARIO RICOMINCIARE DA CAPO PER RICOSTRUIRE CIÒ CHE LA FOLLIA HA DISTRUTTO Elena Carletti
N.171 – SETTEMBRE 2001
I DRAMMATICI AVVENIMENTI DELL’11 SETTEMBRE: È NECESSARIO ESSERE UNITI, FERMI E DETERMINATI Dobbiamo avere davvero la consapevolezza che sono cambiati e stanno cambiando equilibri politici e sociali a livello mondiale e si è aperta una fase nuova, di grande incertezza e timore nella comunità internazionale. On. Elena Montecchi
N.95-SETTEMBRE 1994
LA TRAGEDIA DEL RWANDA ..con un incidente aereo sono stati assassinati i presidenti del Rwanda e Burundi; un boato e tutti gli sforzi che avevano permesso di siglare l’accordo per iniziare il processo di pacificazione e democratizzazione, dopo 3 anni di guerra civile sono stati vanificati. Cristina Chierici
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N.145 –APRILE 1999
IL DRAMMA DEL KOSOVO UNA PACE GIUSTA NEI BALCANI Da settimane la televisione trasmette immagini sconvolgenti. Migliaia e migliaia di donne, uomini e bambini costretti ad abbandonare la loro terra e le loro case in un esodo dalle dimensioni bibliche. Elisa Tamborrino
LA MEMORIA È IL DIARIO CHE CISCUNO DI NOI PORTA SEMPRE SE’ “L’importanza di chiamarsi Ernesto” Oscar Wilde
PARTICOLARE “LA STAZIONE DI PERPIGNAN” 1965 SALVADOR DALÌ
N.188-MARZO 2003
DONNE PER LA PACE Le donne della Bassa Reggiana e le donne novellaresi unite per un No alla guerra Joud Mahjoub
N.70 – MARZO 1992
IL VOTO DELLE DONNE DECISIVO PER AFFERMARE I DIRITTI NEL MONDO DEL LAVORO Cristina Chierici
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GIORNO DELLA MEMORIA IN RICORDO DEI “SOMMERSI E DEI SALVATI” DI IERI E DI OGGI Il 27 Gennaio 1945 la liberazione del campo di concentramento e di sterminio di Auschwitz pose il mondo davanti all’orrore della Shoah. La coscienza delle dimensioni di quella tragedia (l’uccisione di sei milioni di ebrei, la deportazione e la privazione di tutti i diritti di milioni di persone), insieme agli orrori della guerra, diede uno slancio originale e irripetibile, all’opera di ricostruzione di un mondo profondamente lacerato e distrutto. On. Elena Montecchi
N.200 –APRILE 2004
MUTILAZIONI GENITALI E INFIBULAZIONE: UNA LEGGE PER LA TUTELA DEI DIRITTI DELLE DONNE IMMIGRATE Vivono troppo spesso una doppia emarginazione. Impegnate nel tentativo di emanciparsi dalla posizione subalterna in cui sono relegate nelle culture di origine e di affermare il loro ruolo di cittadine in una società che ne rispetti i diritti e le diversità: sono le donne immigrate che nel nostro Paese costituiscono un “popolo invisibile” di migliaia di persone. On. Elena Montecchi
171 - SETTEMBRE 2001
IL DURO LAVORO DELLE MONDINE “IN PIEMUNT” In occasione della manifestazione denominata Risaia, svoltasi presso il rifugio Sculazzo il 15 e 16 Settembre scorso, tra i momenti di spettacolo e quelli di riflessione culturale, si è ricordato il duro lavoro delle mondariso. Una signora ha letto un racconto tratto dai ricordi della sorella. Ve lo riproponiamo. Lucia Veneri
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R ossella E unini
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Settembre 2011 – Redazione de “il Portico” ientriamo dalle ferie estive, ci ritroviamo. - Continuiamo nel lavoro? ne vale pena? allora le donne
ci sono? Sì, le donne ci sono, hanno scritto, relazionato, rubricato, intervistato, commemorato - Ce ne sono tante, ma ce la possiamo fare Le riconosciamo, le contattiamo. - Se ci stai, lo faremo il libro- Perché un libro? - Perché ci sta, dopo 30 anni di informazione e di ascolto, “Il Portico” se lo merita, cosa dici?- Ma io non scrivo più da un po’…- Però hai scritto, ci sei, ti abbiamo ritrovato…, se vuoi puoi parlare di te o di qualcosa che ti riguarda - Ma come?- Come ti viene, c’è sempre qualcosa di sospeso che possiamo fissare, puoi prenderti un po’ di tempo per te e provarci - Ci penso, parlare di me o di qualcosa di mio non sarà facile - Grazie, ti informo per e.mail, noi ci crediamo, siete tante e una visibilità vi è dovuta. Avete dato senza chiedere, avete dato. Grazie E così per settanta e più contatti, con la speranza che il sogno si avveri e che il tempo sia sufficiente. Gennaio 2012 - Redazione de “il Portico” Tanti passaggi ancora mancano, bisogna avere un preventivo dalla tipografia, trovare un modo per impaginare, rincorrere le redattrici perché la loro foto è impubblicabile - ma non hanno altro?-, fare un programma per il finanziamento, rispondere al Comune per il patrocinio, organizzare lo spettacolo, e la presentazione del libro? data, luogo, relatrici, bene, rispondono, confermano, ci saranno…E anche questo è fatto!! Tutto mentre rovino la vita a Rinaldo per impaginare con i tempi stretti che ci ritroviamo….ma ce la faremo, vero? Intanto le donne continuano a invadere la redazione de “Il Portico”. Monica col pancione e il computer, Fosca che passa le notti a correggere i testi, Valda che scappa di casa per venire in aiuto, Mariuccia che tra un bimbo e l’altro non vede l’ora di esserci, Silvia la prima ad arrivare, Eugenia e Severina sono “l’asso di briscola”, Roberta e Paola da casa costituiscono la redazione on-line insieme a Barbara Rossi che arricchisce la mia posta elettronica con gli “aforismi scarcerati”!! Perché con il computer non ci sono limiti di luogo e di orario, vero Barbara?! Sì…frenesia e dolcezza, chiacchiere e disciplina, sospiri e rabbie, che bei visi mi scorrono davanti e che belle vite mi sono state raccontate, quante porte sono state aperte, quanti luoghi abbiamo visitato, quante emozioni abbiamo condiviso, per lo più di pomeriggio, per nove mesi, tutto in una
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Novellarese, figlia dei fornai Antonio e Tullia, madre di Fausto, zia di Beatrice e Alberto, compagna di Omero. Da giovane, assessore alla Cultura e Sport a Novellara, diventa poi funzionaria all’Organizzazione e Commissione Femminile dell’ultimo periodo del P.C.I a Reggio Emilia. Mantiene ancora oggi la passione per la “Politica” insieme a quella per l’Arte. E’ consigliere Proloco. E’ fiorista specializzata in allestimenti per eventi e matrimoni.
Scrive per da marzo 1983 stanza, la sede della redazione de “Il Portico”. Per questo libro Per le giovani donne di Marta Ho parlato tanto e non sono una oratrice Ho scritto tanto e non sono una scrittrice Ho passato ore e ore al computer e mi è ancora sconosciuto Ho telefonato, ho invaso territori, ho diviso e condiviso Ho trovato nelle Donne la forza delle Donne Ho trovato Le Amiche per condividere un viaggio Che continua se tu mi stai leggendo N.177 – MARZO 2002
RIFORMA DELL’ART.51 DELLA COSTITUZIONE: NUOVE OPPORTUNITA’ PER AVERE PIU’ DONNE IN POLITICA La Camera dei Deputati ha approvato a larghissima maggioranza (345 voti favorevoli su 381 votanti) la modifica dell’art. 51 della Costituzione che nella sua formulazione favorirà in modo più incisivo la parità di accesso di uomini e donne alle cariche elettive. On. Elena Montecchi
N.206 -NOVEMBRE 2004
UNA COSTITUZIONE PER L’EUROPA 25 Paesi, 450 milioni di abitanti. Una Costituzione. Il 29 ottobre a Roma i Capi di Stato e di Governo dei 25 Stati membri della UE hanno firmato il testo della Carta Costituzionale dell’Europa. Un fatto politico storico, una tappa fondamentale nel processo di integrazione. Un documento articolato che unifica i precedenti Trattati e nel quale è inserita la Carta dei Diritti Fondamentali. On. Elena Montecchi
OGGIGIORNO SI CONOSCE IL PREZZO DI TUTTO, E IL VALORE DI NIENTE. IL RITRATTO DI DORIAN GRAY
Elena Montecchi, 57 anni, nata e residente a Reggio Emilia. Dopo il Diploma Magistrale si impegna nella attività politica di base, militando nell’Unione Donne Italiane e nel PCI. Consigliere comunale e Assessore alle Politiche sociali al Comune di Reggio Emilia, entra in Parlamento nel 1986. Componente dell’Ufficio di Presidenza della camera dei deputati dal 1992 al 1996, quando l’attuale Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ricopriva il ruolo di Presidente della camera. Dal 1996 al 2001 è stata sottosegretario al Ministero del Lavoro e dal 1998 sottosegretario alla Presidenza del consiglio dei Ministri. Dal 2001 al 2006 è stata Vice Presidente del Gruppo parlamentare DS-Ulivo e componente della Commissione Affari Costituzionali della camera dei deputati. Dal 2006 al 2008 è stata Sottosegretario al Ministero delle Attività Culturali. Dal 2009 è componente della Commissione Nazionale di Garanzia per l’esercizio del diritto di sciopero nei Servizi pubblici essenziali. Dal 1996 al 2006 ha collaborato al quotidiano ”L’Unità” e alla rivista culturale “Reset”. Con Tiziano Treu, Marco Biagi e Massimo Antonello ha pubblicato “Il Mercato del Lavoro in Italia”, Utet edizioni. Nel 2005 ha pubblicato il volume “Le bimbe di Kabul”, un diario sulla guerra in Afghanistan, presso l’editore Aliberti.
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Ho iniziato a collaborare con “Il Portico” molto tempo fa, quando, eletta alla Camera dei deputati nel collegio della Bassa reggiana, mi posi il problema di dialogare costantemente con gli elettori e i cittadini del territorio che dovevo rappresentare in Parlamento. Nei primi anni ’90 Internet si avviava a compiere i primi passi e gli strumenti a disposizione per ascoltare e per parlare con le persone, oltre all’indispensabile contatto diretto, erano proprio i giornalini oltre alle radio locali. “Il Portico” con la sua redazione e in particolare con Paolo Paterlini, fu per me uno strumento prezioso per stabilire un costante collegamento con la gente di Novellara. Recentemente ho riordinato il mio archivio, che ho donato all’Istoreco (anche perché chi lo voglia, possa verificare la mia attività) e ho rivisto e talvolta riletto tutto ciò che ho scritto per il “Il Portico”. Tanti articoli, tante risposte a lettere e quesiti dei lettori che rappresentano tutt’oggi un piccolo spaccato della recente storia politica ed economica del nostro paese. Questa collaborazione si incentrava fondamentalmente su due aspetti: informare nel dettaglio sulla discussione e sulle decisioni più significative del Governo e del Parlamento e, al tempo stesso, confrontarmi con le richieste specifiche delle persone, con i loro giudizi e con le loro aspettative. Per me è stata una bella esperienza e spero di aver dato ai lettori almeno una minima parte di quanto ho ricevuto. Sullo sfondo di questa forma di comunicazione c’era ben presente quell’insieme di valori e di funzioni che, anche sulla base della nostra Costituzione, caratterizzano l’eletto in Parlamento, che risponde ai propri elettori e alla propria coscienza del suo operato. Nella mia attività di parlamentare e membro del Governo ho anche vissuto momenti complessi, momenti nei quali il rapporto con gli elettori diventava assai difficile. Mi riferisco per esempio, alle decisioni riguardanti le azioni militari italiane in Kossovo e, poi, in Afghanistan. Chi ricopre delle responsabilità deve prendere decisioni anche nella consapevolezza, come nel caso, appunto, delle missioni militari, che dal proprio voto dipendono delle vite umane. Queste sono state le decisioni più dure e travagliate di tutta la mia vita parlamentare, un dramma personale che non potevo sino in fondo trasmettere ai miei elettori perché dovevo innanzitutto spiegare le ragioni politiche, oltreché umane, che resero purtroppo necessari quegli interventi. Di questo ebbi modo di parlare con i cittadini novellaresi e tanti di loro non condivisero quelle miei scelte e decisioni. In nome della pace, che rimaneva anche per me un obiettivo fondamentale, tra loro e me si scavò, in alcuni momenti e con alcuni di loro, una
Oscar Wilde
E lena M ontecchi Scrive per da maggio 1991 al luglio del 2005 grande differenza. Io avevo l’obbligo politico e morale di decidere e poi di rendere conto delle mie scelte; loro avevano la grande possibilità democratica di dissentire radicalmente. Questa differenza si chiama responsabilità di esercitare il potere democraticamente definito. Oggi, nel momento in cui le nostre istituzioni democratiche sono in crisi e fatte oggetto di un inaudito attacco mediatico, appare persino ingenuo raccontare come, solo pochi anni fa, si descrivevano su un giornalino le vicende più importanti della vita parlamentare. Eppure ricordare questa piccola esperienza penso sia utile perché testimonia di una relazione tra eletto ed elettore che si è trasformata nel corso di questi anni e non sempre positivamente. Gli eletti in Parlamento in questa legislatura, quei tanti onesti e rigorosi che si assumono quotidianamente l’onere di decisioni pesanti, devono fronteggiare un risentimento popolare indotto mediaticamente, che rischia di fare di ogni erba un fascio, di confondere la necessità di riformare profondamente lo stato e anche di ridurne la dimensione, con la messa in discussione della legittimità delle stesse istituzioni democraticamente elette dal popolo. Penso che all’impegno profuso dal Presidente della Repubblica per far sì che “noi italiani si torni ad avere fiducia nelle nostre personali e collettive risorse e nel futuro del Paese”, debba accompagnarsi quello degli eletti e delle forze politiche per rinsaldare il legame con i cittadini: l’Italia uscirà dalla crisi anche se saprà rinnovare le proprie Istituzioni e renderle più forti perché più democratiche. Perciò ritengo utili, oggi come ieri, tutte le forme di ascolto e di dialogo tra eletti ed elettori tra cittadini e politica, anche perché per un paese timoroso e diffidente come è oggi il nostro, la politica continua ad essere uno strumento indispensabile di coesione nazionale e uno strumento efficace per evitare che il paese precipiti in un allargamento delle diseguaglianze e prevalga la legge del più forte. Quando mi è capitato di essere direttamente impegnata in politica, cosa che da qualche anno non sono più, ai miei concittadini ho sempre cercato di dare risposte e anche se a volte li ho delusi, il dialogo e il confronto sono sempre stati intesi e costruttivi. Anche per questo debbo a “Il Portico” uno speciale ringraziamento, come parte di quella esperienza collettiva, così importante per me ma credo anche per moltissimi cittadini. E’ servito, credo, alla democrazia, al suo sviluppo e ancora potrà servire. Per questo, oltre che a porgere un caloroso ringraziamento, non posso che augurargli una lunga vita!
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M ilena S accani V ezzani
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Questo credo che sia per me uno dei pezzi più difficili da scrivere. Molte persone mi conoscono per quello che faccio o per gli incarichi pubblici/istituzionali che ricopro. Sono Consigliere Comunale e Segretaria del Partito Democratico di Novellara. Oltre a questo però c’è altro e non è facile raccontare di se’. Mi fermo un attimo a pensare. Guardo indietro com’ero, una ragazzina molto timida che aveva paura delle persone e del mondo, molto legata alla famiglia e agli amici, che per lei rappresentavano un rifugio sicuro. E guardo al presente, quello che sono ora, quello che le esperienze positive e negative della vita mi hanno insegnato e mi hanno fatto diventare. Un’esperienza di studio all’estero , anni fa, mi ha dato la possibilità di crescere e di contare sulle mie forze ma soprattutto ha alimentato in me la curiosità di conoscere altre culture e altri paesi. Una delle cose che adoro infatti è proprio viaggiare….. i viaggi sono momenti della vita in cui ci si estrania, si esce da quella che è la propria vita normale e ci si lascia incantare dalla natura, rapire dai paesaggi, dai colori, dalle tradizioni e culture di nuovi paesi e nuovi popoli. I viaggi e le persone che ti accompagnano sono in grado di regalarti emozioni e di farti apprezzare le cose belle della vita quando le sofferenze o i ritmi frenetici e lavorativi di tutti i giorni ti impediscono di vederle e riconoscerle. Negli anni ho coltivato interessi come la pittura, la musica e il ballo. Sono tutte arti che, in passato come ora, mi danno la possibilità di esprimere ciò che sento, di lasciarmi andare, di trasmettere qualcosa. Per 5 anni ho studiato e ballato Tango Argentino, mi ha affascinato per la storia e la cultura che racchiude in s’è. Il Tango non è solo un ballo, è un modo di essere, un modo di vivere, insegna l’educazione e il rispetto verso gli altri. La musica ha sempre accompagnato ogni momento della mia vita. Mi infonde energia e carica. Oltre ad ascoltarla, mi diverto ogni tanto a suonare la chitarra, canto in un coro parrocchiale e ultimamente sono riuscita a ritagliarmi del tempo da dedicare un po’ più seriamente al canto individuale. Non sono solo mezzi di espressione, ma rappresentano anche momenti di divertimento e di sfogo per rilassarsi o scaricare le tensioni. Sono una persona generalmente molto tranquilla e pacata, ma spesso per un nonnulla vado in confusione o mi agito. Sono riflessiva ma talvolta mi lascio guidare dall’istinto e trascinare dalle emozioni. Mi piace ascoltare le persone ed aiutarle, ma difficilmente parlo di me o cerco aiuto negli altri. Sono una persona abbastanza attiva che tende sempre a darsi da fare in un modo o nell’altro. Sono solare e allegra, d’altra parte non poteva essere altrimenti essendo nata il primo giorno d’estate. Ho avuto momenti difficili da superare (ma come ogni persona credo), mi sono abbattuta ma mai piegata completamente. Ho imparato che bisogna sempre rialzarsi e guardare avanti, qualcosa di bello la vita te lo riserva sempre. Questi sono aspetti di me che poche persone conoscono, anzi, direi solo le persone a me più vicine e gli amici. Chi mi conosce bene sa anche che mi piace tantissimo cucinare e soprattutto cucinare per gli altri. Sono un po’ estrosa in questo campo, mi piace inventare e sperimentare. Non seguo mai una ricetta alla lettera, devo sempre mettere un po’ del “mio” così come in ogni cosa. Mi piace stupire e sorprendere le perso-
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Ho 31 anni e sono nata a Guastalla il 21 giugno1980. Sono diplomata in Ragioneria, ho partecipato nel 1998 ad un progetto di formazione che mi ha portato in Germania a studiare il Tedesco e il Marketing. Appena diplomata ho iniziato subito a lavorare con un lavoro stagionale, poi ho trovato un posto fisso da un commercialista ed ora (da 4 anni) sono impiegata amministrativa presso un’azienda. Mi piace molto il mio lavoro e mi ritengo fortunata per questo. Ho sempre vissuto nella frazione di San Giovanni e tutt’ora vi abito con mia mamma. Ho praticato diversi sport come il nuoto, la pallavolo e il calcio. Tra le mie passioni ci sono i viaggi, disegnare e dipingere, il canto, il ballo, la cucina e stare in compagnia degli amici. Nel 2008 è iniziato il mio percorso politico all’interno del PD, con le elezioni amministrative di Giugno 2009 sono diventata Consigliere Comunale per il gruppo Uniti per Novellara e nel Maggio 2010 sono stata eletta Segretaria del Partito Democratico di Novellara.
ne. Gli amici e la famiglia sono elementi fondamentali nella mia vita. Sono le persone a cui penso sempre, anche in ogni cosa che faccio. Da quando mi sono impegnata nella politica, ovviamente, il tempo libero da dedicare alle mie passioni si è ridotto notevolmente. Quando mi prendo un impegno, cerco di portarlo avanti al meglio e di dedicarci tutto il tempo che richiede. Tra gli alti e bassi, tra le varie difficoltà devo però dire che l’ esperienza in Comune e in politica mi ha rafforzato il carattere e soprattutto mi ha dato la possibilità di conoscere meglio il mio paese e i novellaresi, nonché di ascoltarli e relazionarmi con loro. Quello che faccio, lo faccio con lo spirito di mettermi a disposizione e al servizio dei miei concittadini. E’ una bella sensazione il rendersi utile, dare il proprio contributo per il paese…. o almeno provarci! Se dovessi pensare ad un qualcosa che mi rappresenti o rappresenti la mia vita sceglierei senz’altro la parola viaggio. La vita è un viaggio. Il viaggio è spostamento nel tempo e nello spazio, è cambiamento, scelta, crescita, conquista o perdita, soddisfazione o delusione, conoscenza, gioia o dolore. Un viaggio è sempre un percorso, fatto di esperienze e di persone (presenti o che non ci sono più). Un viaggio ci regala sempre qualcosa e noi a nostra volta lasciamo sempre qualcosa di noi in esso.
Scrive per da novembre 2008 N.264 - FEBBRAIO 2010
“IL SILENZIO DELLE INNOCENTI…” Il 25 novembre è stata “la giornata Internazionale contro la violenza alle donne” giornata che oltre a far riflettere ha l’obiettivo di…”rompere il silenzio”. A tutela delle vittime di violenza sono sorte dall’inizio degli anni ‘70 le “Case delle Donne” che operano sia come centri d’ascolto che come strutture abitative. A Reggio Emilia è presente l’Associazione “Non da sola” e questi sono i recapiti: via Spani, 12/a – tel.0522/506388 Casa delle donne tel. 0522/920882 – Email: info@nondasola.it. Ci sono tanti modi per denunciare e per poterne parlare, anche a Novellara l’Amministrazione Comunale è a disposizione e in ascolto, così come l’istituzione I Millefiori tel.0522/654948 e Telefono Amico tel.0522/653822. Fiorenza Ferrari, Milena Saccani Vezzani, Barbara Cantarelli Agnese Vezzani, Francesca Luppi, Maria Ghizzi
DELLE DONNE NON HO MAI CAPITO NIENTE E MORIRÒ SENZA RIUSCIRCI.
Alain Delon
Anni 42 Nata a Novellara, residente a Novellara Laurea in Lingua e Letteratura Russa, Università di Bologna Libera professionista
E lisa
Scrive per da ottobre 1990
B
T amborrino Chi sono io, oggi, anno 2012?
Bella domanda! Questa è la prima cosa che ho pensato quando mi è stato richiesto di fare questo articolo per il trentennale del Portico e devo confessare che in un primo momento ho declinato l’invito, un po’ per pigrizia, un po’ per timidezza e per la difficoltà di mettersi a pensare e di descriversi di fronte al mondo. Poi però l’avvicinarsi della scadenza mi ha fatto ricredere, perché trovo che non sia una forma di protagonismo, ma al contrario si tratti di una bella iniziativa che rende onore e storia ad uno strumento di comunicazione di Novellara, che riceve anche varie critiche, ma che comunque tutti leggono e attendono con curiosità. Nel 2012 mi trovo più o meno a metà del cammino della mia vita, sperando nella longevità femminile della mia famiglia e posso dire di sentirmi una donna che ha realizzato in parte le sue aspettative e le sue ambizioni di adolescente, per altre ho ancora tante cose da fare e da realizzare. Ho avuto modo di viaggiare molto e di conoscere da vicino dei paesi e delle realtà sociali e culturali che mi hanno incuriosito fin da piccolina: ho passato buona parte dei miei ultimi vent’anni in giro, per studio e lavoro, in Russia, Ucraina e altri paesi dell’ex blocco sovietico e mi faccio vanto del fatto che ho potuto girarli in lungo e in largo conoscendoli da vicino e dall’interno. Tante idee che mi ero fatta leggendo libri o ascoltando racconti sono crollate miseramente, ma l’esperienza di conoscere, comunicare e scambiare esperienze e opinioni con mondi culturali diversi ha ripagato senz’altro certe delusioni. Ci sono stati momenti di difficoltà, soprattutto negli anni 90, quando andare in quei paesi non era certo un divertimento, ma anche questo è da annoverare tra le esperienze di vita che aiutano a crescere e a fortificarsi. Ricordo ancora il bigliettino di auguri per la laurea che mi fecero le mie amiche, compartecipi dei vari colpi di stato e delle innumerevoli disavventure da me vissute in quegli anni. Poi anche in quella parte del mondo le cose si sono pian piano regolarizzate e ora andare a Mosca è un po’ come andare
a New York, sempre però con il fascino che il mondo slavo ha, almeno per me. E poi ci sono stati anche tanti viaggi di piacere, per vacanza, in altre parti di Europa e del mondo, che mi hanno dato modo di conoscere realtà diverse dalla nostra, sempre con un occhio particolare per il modo di vivere delle persone del posto, usi, costumi, abitudini locali: in fondo ciò che mi ha sempre spinto a viaggiare è stata la curiosità di vedere da vicino mondi diversi, di imparare a conoscere le persone, le loro abitudini alimentari, il loro modo di vivere e divertirsi, di studiare, di crescere. Eppure, nonostante l’amore per i viaggi e la curiosità che c’è alla base, io mi sento, soprattutto oggi 2012, ma in generale negli ultimi anni, prima di tutto una cittadina di NOVELLARA. Devo dire che dopo un periodo lontano, periodo di “sopportazione” che tende ad accorciarsi sempre di più, sento il bisogno e l’esigenza di tornare a casa, nella mia terra e nella sua provincialità. E’ solo qui che riesco veramente a rilassarmi, tra le braccia della mia famiglia e del mio ambiente. In questa sensazione influisce senz’altro l’educazione che la mia famiglia di origine mi ha dato, sempre solleciti a insegnarmi a occuparmi degli altri, di fare cose per la mia città, per il suo ambiente, per il suo benessere. Conoscere altre realtà, vivere anche per certi periodi lontana, ti fanno apprezzare molto di più la qualità della vita che abbiamo a Novellara, cittadina comunque piena di iniziative, di servizi e nel suo piccolo abbastanza animata. Ed è proprio in occasione di questo anniversario, che la mia testimonianza vuole essere un tributo alla nostra Novellara e alla sua gente, in particolare alle donne di questa terra, che hanno una tempra e una forza che ci hanno permesso di arrivare oggi a un benessere e ad una libertà che solo mezzo secolo fa sembravano un miraggio. Se sono quello che sono oggi lo devo sicuramente a me stessa, ma lo devo innanzitutto a mia nonna e a mia mamma, che mi hanno cresciuta ed educata in un modo che mi fa sentire orgogliosa di essere una donna novellarese, anche quando sono dall’altra parte del mondo.
N.107 - NOVEMBRE 1995
DOPO VENT’ANNI LA CAMERA APPROVA LA NUOVA LEGGE SULLA VIOLENZA SESSUALE Il punto più importante della nuova legge è considerare il reato di stupro come reato contro la persona e non più, come era invece previsto dal codice Rocco, contro la moralità pubblica e il buon costume. On. Elena Montecchi
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Amiche del Portico N.285 - GENNAIO 2012
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N.276 - MARZO 2011
N.269 - LUGLIO 2010
FRITTELLE DI CALAMARI CON VERDURE E FIORI DI ZUCCA Ingredienti per 10 persone Calamari kg 1 - Fiori di zucchina n. 10 Sedano n. 1 gamba - Finocchi n.1 Zucchine gr.200 - Prezzemolo tritato gr.10 Olio d’arachidi Lt.1 Ingredienti per la pastella Farina bianca gr.300 - Acqua gassata gr.300 Uova n.3 Sale e pepe
PAELLA DI PESCE E CARNE Ingredienti per 4 persone: 400 gr. di riso 2 bustine di zafferano a discrezione 1 cucchiaino da caffè di curry 8 gamberoni medi 8 scampi piccoli 300 gr. di salsiccia 200 gr. di petto di pollo oppure 2 coscette di pollo piccole 1 peperone rosso - prezzemolo 80 gr. di piselli
Preparazione: pulire i calamari e tagliarli a forma di bastoncino. Preparare una pastella con la farina, l’uovo e l’acqua, salare e pepare. Mondare le verdure e tagliare il finocchio a julienne, il sedano e le zucchine con la mandolina; tagliare poi i fiori di zucchina allo stesso modo, tritare il prezzemolo. Unire tutti gli ingredienti alla pastella, formare delle matasse e friggere in olio caldo a 160°. Scolare su carta assorbente. Disporre due o più frittelle nel piatto di servizio e servire subito. Vino consigliato: Bianco di Custoza “Monte del Fra” - Sommacampagna
FRITTELLE DI BIETOLE DELLA NONNA Ingredienti kg 1 foglie di bietole tagliate sottili gr 0.250 lardo macinato gr 0.300 parmigiano reggiano gr 0.260 farina bianca gr 0.15 sale fino n. 6 uova intere n. 2 spicchi di aglio n. 1 cipolla n. 2 manciate di pane n. 1 bicchiere di olio d’oliva n. 1 manciata di prezzemolo
400 gr. di cozze Preparazione In una ciotola mettere cipolla, aglio, prezzemolo tagliato fine, amalgamare bene tutti gli ingredienti e friggere. La nonna consiglia di usare lo strutto per friggere e di accompagnare le frittelle con un buon lambrusco delle Terre Verdiane.
400 gr. di vongole Procedimento: lavare e tagliare a quadrettini il peperone, spadellarlo con poco olio, tenerlo in caldo nel forno. Nella stessa padella spadellare i piselli e portarli a metà cottura con poco brodo e tenerli in caldo accanto ai peperoni. Tagliare a quadrettini il petto di pollo e spadellarlo. Nella stessa padella sgranare e spadellare la salsiccia e tenere in caldo vicino alle verdure. Spadellare gli
N.268 - GIUGNO 20102012
scampi e i gamberoni e tenerli in caldo. Fare rosolare nella paelliera poca cipolla in un po’ d’olio d’oliva, unire il riso, bagnare con vino
ZUPPA INGLESE “REGGIANA”
bianco, lasciarlo evaporare, unire lo zafferano, bagnare con brodo di pesce e portarlo a cottura (N.B. si può utilizzare un brodo leggero di carne o un brodo vegetale). Quando il riso
Ingredienti
è quasi cotto unire tutti gli ingredienti tenuti in
2 pacchi di savoiardi
caldo.
1 litro di latte + 50 gr. di zucchero
N.B. se si usano le coscette di pollo cuocerle al forno e tagliarle a metà. Infine aprire le cozze e le vongole e guarnire la paella. Aggiustare di sapore e a discrezione una spruzzata di prezzemolo.
5 tuorli d’uovo 1 uovo intero 250 gr. di zucchero 80 gr. farina 00 per crema 100 gr. farina per cioccolato 200 gr. cioccolato fondente a pezzi liquore Alchermes
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Preparazione Montare le uova con lo zucchero bello spumoso e aggiungere la farina. Quando bolle il latte zuccherato, preparare la crema e lasciare bollire per 5 minuti. Tagliare in tre parti i savoiardi, bagnarli con alchermes, fare strati con crema e cioccolato e mettere in frigorifero lasciando riposare un giorno. Buona zuppa!
SE LA DONNA FOSSE UNA BUONA COSA, DIO NE AVREBBE UNA.
S
Anonimo
E letta P anizza
ono nata a Reggiolo, ma sono 38 anni che vivo a Novellara. Qui ho cominciato a lavorare come magliaia, poi in fabbrica con la plastica. Fortunatamente ho trovato lavoro come cuoca e questo mi ha riempito di soddisfazioni. Mensa dell’ospedale di Guastalla, RSA e scuola di Brescello e, per ultimo, la casa di riposo di Pomponesco: luoghi di lavoro dove mi sono sentita utile e realizzata. Che fossero bambini o meravigliosi anziani, accoglievano, con “salti di gioia”, le mie costine o il mio cotechino con la verza per non parlare della mia ciambella. Attraverso il cibo che preparavo, ho capito di valere e di riuscire a dare la parte migliore di me. Poi un giorno mi dissero che dal primo ottobre ero in pensione e io non volevo andare perché mi sentivo ancora giovane!!! E il lavoro mi piaceva troppo!!! Quindi mi sono impegnata nel volontariato a tempo pieno. Ai ragazzi del SAD, che sono stupendi, ho insegnato a cucinare, a “intagliare” le verdure, e così ho continuato ad imparare e a conoscere. A casa, quando devo sedermi, per riposare le gambe, le mie mani continuano a lavorare: ricamo, ricamo, ricamo e sono felice. Ma poi, non vi ho detto, faccio una cosa stupenda: la nonna!!
Scrive per da giugno 2010
N.273- DICEMBRE 2010
TORTINO DI PERE E FONDENTE CON SALSA AL BALSAMICO Ingredienti per 10 persone Pasta frolla Vino bianco Limoni Cannetta Liquore all’amaretto Cioccolato fondente Burro Uova Tuorli d’uova Zucchero Farina Pere William Mandone a filetti Zucchero a velo Frutti della passione Per il caramello Zucchero Acqua Limone 1 goccia Aceto balsamico Panna liquida Pirottini d’alluminino
g. 300 cl. 3 n. 1 n.1 stecca g.30 g.200 g.100 n.2 n.4 g.100 g.60 n. 3 g.50 quanto basta n. 5 g.100 g.50 g.50 g.200 n.10
Preparazione: Mondare le pere e levare il torsolo, cuocere in acqua, zucchero, succo di limone, cannella e liquore d’amaretto per circa 20 minuti. Tirare la pasta frolla e tagliare dei dischi, bucherellarli e cuocere in forno a 160° per circa 5 minuti. In un pentolino cuocere lo zucchero con l‘acqua fino a quando sarà di colore biondo. Aggiungere l’aceto balsamico tutto in una volta, togliere dal fuoco e coprile con un coperchio. Dopo qualche minuto controllare che la salsa si sia amalgamata ed eventualmente rimettere sul fuoco per addensare. Aggiungere la panna, porla sul fuoco fino a ridurla per metà del suo volume. Far bollire ancora per 10 minuti. Montare i tuorli d’uovo e l‘uovo intero con lo zucchero nello sbattitore elettrico a velocità massima. Far montare il composto. Sciogliere a fuoco moderato il cioccolato e il burro e incorporarli gradualmente al composto di uova montate; infine aggiungere la farina. Riporre in frigorifero per 1 ora. Tagliare le pere a pezzettini e unire alla pasta di cioccolato. Mettere 10 cerchi d’acciaio sulla placca da forno. Sopra la base disporre il disco di pasta frolla, riempire con la pasta di cioccolato, coprire con i fìletti di mandorle e introdurre in forno per 6 minuti a 180”.
FAUSTO BIANCHINI
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Amiche del Portico N. 137 - LUGLIO 1998
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N.181 – LUGLIO 2002
CARCIOFI IN INSALATA
COCKTAIL HAWAIANO
FLAN FREDDO DI PEPERONI ROSSI
Ingredienti per 4 persone
Ingredienti per 4/5 persone:
4 carciofi, 100 gr. di parmigiano a scaglie, 4 ce-
700 gr. di peperoni rossi, 2,5 dl. di panna, 1
spi di radicchio, 100 gr. di pan carrè, 1 limone,
dl. di aceto, 4 fogli di colla di pesce, 1 cipolla
1 cucchiaino di pasta d’acciughe, 1 cucchiaino
media, olio, burro.
di origano, 1 cucchiaio di olio extra-vergine,
Procedimento:
Ingredienti:
sale e pepe.
Fare appassire la cipolla con olio e burro a
3 dl di succo d’ananas – 3 dl. Di succo di pom-
Preparazione:
fuoco medio; aggiungere i peperoni preceden-
pelmo –3 dl di succo d’arancia – 6 fette di ana-
Pulire i carciofi e tagliarli a spicchi sottili. Pulire
temente tagliati a pezzetti e cuocerli per 15
nas – 3 cubetti di ghiaccio
il radicchio e tagliarlo finemente. Togliere la cro-
minuti. Lasciarli raffreddare; intanto mettere a
sta al pancarrè, sbriciolare la mollica e tostarla
bagno nell’acqua calda la colla di pesce e far-
Preparazione.
in padella con un cucchiaino d’olio. Togliere dal
la ammorbidire. Frullare i peperoni nel mixer
Metti nella caraffa tutti gli ingredienti, mescola-
fuoco e spolverare di origano. Mettere i carciofi
e unirvi la colla di pesce, la panna montata,
re a lungo con un cucchiaio di legno. Versa nei
e il radicchio in un’insalatiera e unire metà del
l’aceto fatto restringere sul fuoco, sale e pepe.
bicchieri da bibita con il bordo brinato e decora
parmigiano a scaglie. Unire la pasta d’acciughe
Mescolare bene il tutto e versare in uno stampo
con una fetta di ananas.
in una ciotola, aggiungere il pepe, l’aceto, l’olio
unto d’olio. Fare raffreddare in frigorifero per
Per brinare il bordo del bicchiere intingerlo nel
ed emulsionare. Aggiustare di sale. Versare la
tre ore. Servire a fettine con un cucchiaio di po-
succo di arancia o di limone e poi passarlo nello
salsa sull’insalata e mescolare. Poi cospargere
modoro fresco tagliato a pezzetti e condito con
zucchero che si attaccherà al bicchiere.
con il pane tostato e il restante parmigiano.
olio, aceto, sale e pepe.
Anna Bernabò
SILVANA NIZZERO
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N. 204 - SETTEMBRE 2004
Diego e Sabrina
OGNUNO È FELICE QUANDO CREDE DI ESSERLO
Anonimo
MARIO VENTURI
N.164 - GENNAIO 2001
N.192 – LUGLIO 2003
N. 156 – APRILE 2000
RUSTICA DI LEGUMI E ORZO
VELLUTATA CON PORRI E YOGURT
GRANO ALLA SALENTINA CON PARMIGIANO
Ingredienti per 4 persone:
Ingredienti per 4 persone:
gr. 150 orzo perlato- gr. 150 piselli surgelati-2
4 grossi porri, 2 patate, ½ dl. di latte, 1 vaset-
carote- 3 scalogni- 2 coste di sedano- 4/5 po-
to di yogurt intero, 50 gr. di parmigiano, 50 gr.
modori pelati- 1 ciuffo prezzemolo – gr. 100 di
di burro, 1 dado, 1 foglia d’alloro, 8 fette di
parmigiano reggiano- pecorino pugliese- latte-
canellini in scatola – olio extravergine – burro
pane casereccio, sale, pepe, olio extravergine.
olio extravergine-
2 dadi - sale – peperoncino
Preparazione:
Preparazione:
tagliare i porri a rondelle e le patate a dadi-
metti l’orzo in ammollo in acqua per qualche
ni. In una padella far fondere il burro, unire il
ora. Affetta sottilmente gli scalogni e falli sof-
porro e farlo ammorbidire. Quindi aggiunge-
per 2 ore. Fondere i due formaggi in una casse-
friggere dolcemente in tegame con olio e bur-
re le patate. Sbriciolare il dado e aggiungere
ruola con un fondo di olio d’oliva. Aggiungervi
ro- unisci le carote tagliate a dadini e i piselli
il latte, ½ litro d’acqua e l’alloro. Coprire e
il grano precotto scolato e coprirlo con il latte.
surgelati, il sedano tagliato a fettine e i pelati
cuocere a fuoco dolce per circa 40 minuti. Frul-
Tirare il tutto (come per un risotto) fino a quan-
a pezzetti. Lascia insaporire quindi unisci l’or-
lare il composto a crema, rimetterre il tegame
do il latte non si è assorbito. Versare il grano in
zo. Aggiungi lt.2 abbondanti d’acqua calda, i
e unire lo yogurt. Salare, pepare aggiungere
una ciotola di terracotta e guarnire con scaglie
dadi e fai bollire per 75’ mescolando ogni tan-
parmigiano e burro. Mescolare sul fuoco dolce
di parmigiano.
to e unendo all’occorenza altra acqua calda,
sin quando sarà vellutata e densa. In un’altra
tenendo presente che la zuppa deve risultare
padella con poco burro far dorare le rondelle
piuttosto densa. Poco prima della fine della cot-
e le foglie verde tenute da parte e tagliuzza-
tura aggiungi i fagioli, il prezzemolo e il pepe-
te. Tostare le fette di pane, decorare la crema
roncino o pepe. Regola di sale e condisci con
con le rondelle, condire con olio extravergine
olio crudo.
e pepe.
Anna Bernabò
Ingredienti: grano saraceno (circa 150 gr. per porzione)-
Preparazione: cuocere il grano in abbondante acqua salata
Sabrina e Diego L’enoteca
Anna Bernabò
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