LA STORIA A FUMETTI:la divulgazione e le ricostruzioni grafiche

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LA STORIA A FUMETTI: la divulgazione e le ricostruzioni grafiche Di Antonio Dal Muto Pubblicato il 08 Ottobre 2010


Antonio Dal Muto

LA STORIA A FUMETTI: la divulgazione e le ricostruzioni grafiche

Imago Romae vuole, con questo primo intervento, puntare l’attenzione sulle professioni che concorrono a divulgare la conoscenza di personaggi ed eventi storici facendo in modo di coinvolgere un pubblico vasto ed eterogeneo. Si vuole porre in risalto, con questi "articoli/interviste" un’attività, un mestiere (il più delle volte identificabile con la passione di questi professionisti) iniziando da quella del disegnatore, o illustratore, il cui obiettivo è il rendere estremamente piacevole la lettura nonché l’apprendimento di nozioni spesso non altrimenti cercate. Ampliare i linguaggi, spaziando dal “classico” fumetto al moderno videogioco, è - oggi - una necessità imprendiscibile per chi opera nella comunicazione e dei Beni Culturali e di tutte quelle conoscenze che globalmente fanno parte del nostro “bagaglio culturale”. Non ci si può esimere dal guardare, quindi, con rispetto e rinnovato interesse a quel mondo erroneamente definito semplicemente “ludico” e pertanto spesso trattato come “figlio di un dio minore” ma che è in grado - a volte - di muovere e catalizzare interessi con forza dirompente. La Storia a Fumetti, la divulgazione e le ricostruzioni grafiche Leggendo il titolo, di certo, il lettore si sentirà incuriosito e potrà chiedersi “Ma cosa ci fa in queste pagine un Disegnatore di Fumetti?” Beh, messa così, di primo acchitto, l’interrogativo calza bene, ma proseguendo nella lettura di questa nostra “via parallela alla classica maniera di diffondere la conoscenza storica del territorio”, la risposta, suppongo, potrebbe risultare altrettanto calzante, tanto da poter soddisfare pienamente il quesito. E, forse, riusciremo anche a far superare al lettore quella diffidenza legata alla pretesa di vedere il “fumetto come espressione culturale”, soprattutto quando si parla del fumetto come mezzo di diffusione della conoscenza storica. Infatti, è nostra intenzione dimostrare, almeno per quanto concerne i nostri obiettivi, che “cultura” e “ fumetto “ possono coniugarsi in forma sinergica senza che la parola “Cultura” possa sentirsi offesa. Nel concreto: la nostra riflessione gravita attorno ad uno specifico modo di fare fumetto: ci riferiamo al fumetto che narra la Storia; parliamo del Fumetto Storico. Ovvio che questa forma di divulgazione storica si serva della struttura tipica dei “comics” per fare cultura; per diffondere - quindi - la “conoscenza specifica di un territorio” attraverso le immagini ed una trama narrativa (Lettering o dialoghi, storyboard o sceneggiatura) che possa contestualizzare, storicamente, le immagini stesse. Abbiamo avuto già in passato esperienze analoghe, legate al fumetto e ci riferiamo alla “Storia di Italia” promossa da Enzo Biagi. Ma il nostro modo di usare il fumetto in questo contesto o contenitore culturale, pretende non di generalizzare l’informazione storica, attraverso i fatti narrati, bensì di raccontare lo specifico di una città, di un paese affinché l’obiettivo di coinvolgere un particolare lettore – il cittadino di quella città, di quel paese - possa essere il più ampio possibile. Per arrivare a questo risultato finale occorrerà sottostare ad alcuni principi che sono qui elencati:

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LA STORIA A FUMETTI: la divulgazione e le ricostruzioni grafiche [ Guarda QUI la galleria dei disegni ] 1) Narrazione coerente ed aderente alle fonti storiche 2) Ricostruzione storica ambientale, orografica, urbanistica la più vera possibile o che sia la più verosimile possibile, usando tutte le fonti grafiche disponibili del territorio del quale si narra [ Vedi Figg. 1 e 2 ]; 3) Coerenza stilistica e lessicale nei dialoghi ( non possiamo “mettere in bocca” ad un uomo preistorico, per esempio, la parola “flessibile o elastico” quando prova il suo arco; 4) Coerenza estetica nel disegnare vestiti, armature e ambienti interni o esterni, rispetto a vari periodi storici [ Vedi Fig. 3 ]; 5) Rimanendo nell’ambito del dialogo - le fonti storiche saranno la nostra sceneggiatura - massima attenzione a che le frasi e le parole siano aderenti agli eventi sociali, politici ecc. che si stanno narrando [ Vedi Figg. 4 e 5 ]; 6) In ultimo, ricorrere alle ricostruzioni grafiche, anche ipotetiche, con l’ambiente territoriale, anche decontestualizzandole [ Vedi Figg. 6 / 7 / 8 / 9 ] Inutile dire che il ritmo narrativo deve, per certi aspetti, mantenere quella scientificità richiesta ad un’opera che tratta di storia.

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LA STORIA A FUMETTI: la divulgazione e le ricostruzioni grafiche Pagina precedente: "Aricia antica" / Sotto: a sx, "Ariccia romana" - a dx, Fig. 02 "Sarsina, II sec. dC"

Pagina seguente: Fig. 03 "...uomini cacciatori..." Sotto: Fig.04 "...tastare il polso..." www.imagoromae.com – All Rights Reserved

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L’aspetto didattico della narrazione, poi, non deve essere trascurato. Mi riferisco anche alle ricostruzioni ipotetiche di strutture e di edifici non più esistenti, ma che la loro ipotesi ricostruttiva, per fini didattici, permetterà al lettore di compenetrarsi meglio nella storia e di comprendere fino a che punto la città o il paese in cui vive e in cui è, magari, nato, possa aver giocato un ruolo importante all’interno della storiografia generale. Per quanto riguarda il coinvolgimento del lettore, il quale vuole riconoscere i posti in cui vive e magari scoprire come era la piazza o la via in cui abita, se la narrazione è programmata per non coinvolgere periodi storici recenti, perché limitata a raccontare la storia di periodi antichi, occorre pensare a dei “trucchi narrativi” che possano soddisfare l’obiettivo. Un esempio concreto riguardo a questo ultimo punto, è la struttura narrativa che è stata data alla “Storia di AriciAntica. Dall’VIII sec. A.C. al V secolo d.C.”. Al momento di mettere sui carta il racconto disegnato si è visto che il periodo che si andava a narrare non dava spunti ad un reale coinvolgimento del lettore, il quale avrebbe solo visto le ricostruzioni verosimili legate ai profili orografici: la collina, Monte Cavo ecc… ma dell’aspetto urbano della città di Ariccia non ci sarebbe stato nulla di coinvolgente se non l’ipotesi costruttiva della città nel VII sec a.C. E questo non era sufficiente. Si ricorse ad uno stratagemma: iniziammo la storia facendola narrare ad un personaggio storico di Ariccia, il Canonico Emmanuele Lucidi, che scrisse alla fine del ‘700, l’opera “ La nobilissima storia dell’Ariccia”. Questo stratagemma ci fu utile per ambientare pezzi del racconto nella piazza della città e in altri scorci paesaggistici contemporanei al Lucidi, che visse fino alla fine del ‘700, scorci e piazza rimasti pressappoco uguali alla situazione odierna [ Vedi Fig. 10 ] escludendo i ponti. Il coinvolgimento, anche emotivo, del lettore fu massimo. Fonte utilissime, quando ci si accinge a “raccontare” graficamente le ambientazioni, per esempio collegate alla storia di piccoli centri urbani, sono le opere pittoriche e/o grafiche di autori dell’epoca descritta. L’importanza di queste opere cresce a partire dal settecento (anche se ancora nel XVIII sec. i concetti prospettici lasciavano a desiderare), ma occorrerà aspettare l’800 - con i pittori del Grand Tour - per ritrovare sulla tela ambientazioni utilissime per capire e riproporre il territorio. Mi sovvengono ad esempio le opere di Massimo d’Azeglio, che soggiornò a lungo per i Castelli Romani, o i disegni di Filippo Juvarra, l’architetto settecentesco che costruì la Basilica di Superga a Torino. Per non parlare di Andrea Costa, della scuola Etrusca di pittura, o dei preraffaelliti, allievi di John Ruskin,i quali hanno riempito tele di immagini di Roma e dintorni. Con loro tanti altri autori hanno avuto il merito di compiere non solo opere d’arte, ma anche di redarre una cronaca iconografica dei tempi passati.

Sotto: a sx, Fig. 05 "...spero che il trionfo di Dioniso..." / a dx, Fig. 06 "...per via delle numerose...

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In alto: Fig. 10 Tempio di Diana Nemorense (Nemi, Roma) www.imagoromae.com – All Rights Reserved

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Ovviamente, quando parliamo di fonti della storia antica non possiamo fare a meno di citare Tacito, Tito Livio, Svetonio, Anneo Florio, Seneca, Velleio Patercolo, Cassio Dione, Dionigi di Alicarnasso, Ovidio, Marziale, Orazio, Flavio Biondo, ecc.: queste sono le fonti che poi determineranno la scenografia. Certo, il compito è impegnativo, poiché occorre conciliare le informazioni in maniera tale che esse appaiano coerenti con le fonti, evitando sbandamenti interpretativi. Di grande aiuto, in questo, sono le opere dei moderni storici che consentono, al disegnatore e narratore, di non “inventare” nulla. Con grande umiltà e precauzione, si possono però ipotizzare ricostruzioni grafiche di quartieri e palazzi dei quali non vi sono elementi su cui basarsi. Ma nel peccare in questa presunzione, al contempo, si fa un ottimo servizio al lettore che, magari, è ferrato nella materia archeologica, fornendogli elementi che diventano il punto di partenza per una reale e più verosimile ricostruzione. E questo non è poco! Va sottolineato, comunque una cosa di non poco conto: lo studioso quando scrive, almeno in Italia, sembra non scrivere per il vasto pubblico, ma per i colleghi, per cui molte citazioni in latino non vengono tradotte, molte descrizioni riguardanti le emergenze archeologiche, oltre a non presentare alcuna ipotesi ricostruttiva, sono farcite di tecnicismi difficili da comprendere per un normale lettore. A tal proposito mi sovvengono le parole del prof Umberto Broccoli, che disse: “ Ma basta con queste parole come Fistula Plumbea, facciamo capire ai più che si tratta di un tubo di piombo per l’acqua…” Ecco, magari al termine tecnico non guasterebbe la sua traduzione in italiano corrente. Questo faciliterebbe a tutti la comprensione. Anche a chi, come noi, si dedica alla narrazione storica disegnata. E il compito potrà risultare meno arduo. Concludiamo sottolineando che le fatiche settecentesche e ottocentesche degli archeologi come il Nibby o il Canina, e quelle più recenti sono fondamentali per ricomporre il mosaico urbano della città o del paese di cui narriamo la Storia. Certo, occorre avere specifiche conoscenze in materia di stili in architettura nei vari tempi. Comunque, ricostruire significa ridare vita alla memoria storica e quindi la coerenza iconografica, intesa anche come momento descrittivo, fornisce una maggiore impregnazione conoscitiva nella mente del lettore. [ Vedi Figg. 11, 12, 13, 14, 15 ]. Un ultimo esempio lo dedichiamo al Tempio di Diana situato presso le sponde del Lago di Nemi (Roma) e che gli scavi archeologici ci hanno in parte restituito. Noi, basandoci sui rilievi grafici delle risultanze archeologiche, abbiamo tentato una ipotetica ricostruzione, cercando di ottenere una ricostruzione il più possibile verosimile del sito [ Vedi fig. 16 ]. Ci siamo riusciti? Come risposta, valgono comunque le osservazioni fatte poc’anzi. Speriamo, ora che gli eventuali pregiudizi verso questa forma di comunicazione della cultura siano caduti almeno in parte, tenendo in mente che la divulgazione storica, con il fumetto, appare essere, così, alla portata di tutti. Antonio Dal Muto

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In alto: a sx, "Capri, la villa di Tiberio" / a dx, "Circo Massimo, Roma" Le illustrazioni sono state prese dalle seguenti opere: “Storia di Sarsina a Fumetti. Dalle Origini alla Costruzione della Cattedrale XI secolo” di Antonio Dal Muto “Storia di AriciAntica a Fumetti. Dall’VIII secolo a.C. al V secolo d.C.” di A. Dal Muto, A. Silvestri e MC. Vincenti “Storia di Castrocaro a Fumetti. Dalle Origini alla Costruzione di terra del Sole, XVI secolo” di Antonio Dal Muto

Questo/a opera è pubblicato sotto una Licenza Creative Commons

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