MEMOCATALOGO STORICO IMPRINTING I

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ARCHEOMODERNITAS

Evento di ineffabili fatti d’arte

(IMPRINTING )


Staff organizzativo Raffaella Del Giudice Nicola Di Renzo Teodora Mancini Chiara Loiudice Agnes Terez Peterfi Francesco Luca Potente Collaborazione Clarissa Lapolla Gianni Reali Mirella Casamassima Sabrina Del Piano Alessandro Cecchi Stefano Garosi Rocco Labellarte Giancarlo Labianca Alessandra Mazziotta Giovanni Nicolai Antonio Rollo Un vivo ringraziamento a tutti coloro che hanno contribuito e reso possibile la realizzazione dell’evento e la pubblicazione del catalogo a testimonianza del lavoro svolto.


L’ASSOCIAZIONE

LA RIVISTA

IL PROGETTO

L’ATENEO

LA MOSTRA

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Le opere in mostra:

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un percorso di lettura

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14 17 Associazione Ex studenti dell’Accademia di Belle Arti di Bari

21 Producer: Antonio Rollo Editor: Raffaella Del Giudice e Teodora Mancini Art director: Antonia Sguera Copertina: Antonia Sguera Fotografia: Agnes Terez Peterfi e Giovanni Reali

Caratteri tipografici: Cormorant infant, Plaza e Roboto

INDICE

Collezioni

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Artisti in mostra

commenti d’artista

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139 Prototipo per il catalogo ARCHEOMODERNITAS 2016 realizzato per la Tesi di Laurea triennale in Grafica Corso di Computer Art Prof. Antonio Rollo Accademia di Belle Arti di Bari Anno Accademico 2015/2016

SEGNO DI PROFEZIA VIE DI FUGA AMORPHOUS - LA MATERIA E IL SUO DIVENIRE ECOSOFIA L’INDEFINIBILE SACRALITÀ

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reportage fotografico

SOMMARIO

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Questo catalogo testimonia e documenta come un sogno nella sua piena realizzazione diventa realtà. Dimostra il collegamento fra il mondo della ricerca sperimentale/laboratoriale cioè la dimensione dell’Accademia e la realtà del sistema dell’Arte. La nostra volontà è quella di sensibilizzare e di avvicinare i fruitori al mondo dell’Arte. Crediamo, piuttosto, che “artisti si diventa”, con la volontà, la determinazione e l’esperienza, ma anche con la capacità di imparare. L’artista è una persona che non smette mai di voler sapere e conoscere, capace di osservare il mondo da una prospettiva nuova, inconsueta. Tale essere è una risorsa per tutta l’umanità.

Associazione Culturale Ex Studenti Accademia di Belle Arti di Bari Con il patrocinio dell’Università degl studi di Bari Aldo Moro, della Regione Puglia, della Città Metropolitana di Bari, del Comune di Bari, dell’Accademia di Belle Arti di Bari e della casa Michelangelo Buonarroti di Firenze.


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L’ASSOCIAZIONE

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L’ Associazione è nata dalla idea forte che l’arte è un importante mezzo per la ricerca di identità, oltre che uno strumento di riflessione sociale. Il nostro intento è quello di promuovere la l’Arte come mezzo di conoscenza e comunicazione, di incrementare le arti visive, seminando stimoli culturali in un territorio ancora oggi arido. Attraverso la realizzazione di mostre, eventi culturali, seminari, corsi di breve e lunga durata, e di progetti di scambio e residenze di artisti appartenenti a culture diverse vogliamo anche offrire un’opportunità di crescita culturale e professionale. Inoltre si intende sollecitare l’unione e la collaborazione di cultori di tutte le altre arti – letteratura e giornalismo, musica e teatro, cinematografia e fotografia, critica e storia dell’arte, collaborazionismo e sostenitori dell’arte – a questo scopo si propone di realizzare sezioni aggregate per procedere in una azione comune e concordata. Intende trovare contatti con il mondo del lavoro – là dove opera la creazione e l’invenzione, dove l’equilibrio estetico e la giusta misura qualificano il prodotto – con il mondo artigiano ed industriale, per una reciproca e fruttuosa collaborazione. La formazione dei fondatori si sviluppa negli ambienti artistici e culturali di sperimentazione e ricerca, in Italia e all’estero, dando vita ad una originale visione, attraverso l’Arte di riconoscere, educare e comunicare le problematiche del nostro tempo, nessuno escluso.

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LA RIVISTA

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C’è molto bisogno di "ARCHEOMODERNITAS": ciò è ormai cosa conclamata, tanto da coinvolgere anche l’inaugurazione del "Giubileo Straordinario della Misericordia 2016" con un evento visivo superbamente "archeomoderno" in cui sono state proiettati scatti più o meno recenti di grandi artisti dell’immagine fotografica collegate al salvataggio del pianeta terra, sulle parti esterne di S. Pietro in Vaticano fondendo la sublime forma architettonica del Maderno e di Michelangelo, esaltata dal cielo romano con alcune delle più sapide percezioni e provocazioni della ricerca sperimentale dello scorcio del Novecento. Così la poetica della Land Art ed il suo ambientalismo ante-litteram (che si percepisce nell’intento di non alterare contesti e situazioni esistenti procedendo a minimi interventi ecocompatibili e/o reversibili) ed anche una riedizione temporanea hic et nunc, del recupero funzionale dell’objet trouvé che impiega per nuovi fini artistici materiali già elaborati dall’uomo destinandoli a ruoli compositivi entro contesti rinnovati si sono fusi nelle immagini proiettate. Quest’ultima azione creativa del reimpiego di brani dell’opera umana e della natura non era nuova nel panorama storico artistico nel momento in cui operava Picasso, e di essa potremmo elencare innumerevoli esempi, dall’impiego di marmi e lapidi d’arte classica nella costruzione di cattedrali romaniche come a Pisa agli assemblaggi dell’architettura eclettica ottocentesca come nella villa Stibbert di Firenze, dal riuso d’una patera etrusca quale perfetta aureola bronzea in un Cristo del Verrocchio, alla pittura su pietra paesina dei manieristi. L’archeomodernità che contraddistingue l’evento vaticano è data dall’uso di soluzioni legate alla videografica computerizzata, a quello della luministica contemporanea e dal “riuso” della bellezza rinascimentale in funzione d’una creazione ineffabile che si fa patrimonio universale. Il neologismo “ARCHEOMODERNITAS” che intitola la rivista, allude al processo che muove la ricerca artistica nell’ambito della tradizione creativa avvalendosi dell’esempio e dell’afflato del passato ma si connette funzionalmente e organicamente al patrimonio linguistico-espressivo del panorama contemporaneo all’epoca in cui tale processo si produce. In breve, tale processo è quello che ha da sempre animato l’arte in tutte le sue forme rendendo, prima o poi, protagonisti del panorama culturale quegli artisti anche i più misconosciuti nella propria epoca che hanno saputo raccogliere l’eredità preziosa dei Maestri o/e elementi essenziali dell’esistenza, coniugandoli e fondendoli con l’espressività del loro presente. In tale ottica “ARCHEOMODERNITAS” intende superare le distinzioni tra “antico” e “moderno” appuntando l’attenzione “su ineffabili fatti d’arte visiva” grazie al contributo di esperti e professionisti accreditati nel campo della ricerca storico artistica, interviste ad artisti e “addetti ai lavori”. Senza porre limiti o barriere tra epoche, in quanto le componenti di qualsiasi forma d’arte brillano degli stessi valori universali comunque afferenti l’esistenza umana, si punterà ad evidenziare gli aspetti più suggestivi delle opere visive, quel mistero ineffabile che fa di esse oggetti senza tempo, universali. Staff Archeomodernitas Vignetta a cura di Francesco Albanese 2016

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IL PROGETTO

14 Il progetto ARCHEOMODERNITAS, una rivista ed una mostra d’arte, che oggi viene documentato attraverso questo catalogo, segue la prima manifestazione culturale proposta a Bari dall’Associazione Ex studenti dell’Accademia di Belle Arti di Bari: il progetto Arte Acqua Ambiente I Edizione con la presentazione del docu-film del regista Pino Tordiglione “Il Bacio Azzurro”, presentato al Cinema Armenise di Bari il 26 Maggio 2015, un vero e proprio “viaggio intorno all’acqua per comunicare l’importanza di un bene prezioso da tutelare e da salvare”. Entrambi i progetti, attuati in due anni, rispondono pienamente alle finalità dell’Associazione nata dall’idea forte che l’arte è un importante mezzo per la ricerca di identità, oltre che uno strumento di riflessione sociale. L’intento è quello di promuovere l’Arte come mezzo di conoscenza e comunicazione, di incrementare le arti visive, seminando stimoli culturali in un territorio ancora oggi arido. Attraverso la realizzazione di mostre, eventi culturali, seminari, corsi di breve e lunga durata, progetti di scambio residenze di artisti appartenerti a culture diverse, vogliamo anche offrire un’opportunità di crescita culturale e professionale. Inoltre si intende sollecitare l’unione e la collaborazione di cultori di tutte le altre arti - letteratura e giornalismo, musica e teatro, cinematografia e fotografia, critica e storia dell’arte, collaborazionismo e sostenitori dell’arte - e a questo scopo si propone di realizzare sezioni aggregate per procedere in una azione comune e concordata. Intende trovare contatti con il mondo del lavoro - là dove opera la creazione e l’invenzione, dove l’equilibrio estetico e la giusta misura qualificano il prodotto - con il mondo artigiano ed industriale, per una reciproca e fruttuosa collaborazione. La formazione dei Fondatori di Ex, si sviluppa negli ambienti artistici e culturali di sperimentazione e ricerca in Italia e all’estero, dando vita ad una originale visione, attraverso l’Arte,

di riconoscere, educare e comunicare le problematiche del nostro tempo, nessuno escluso. “ARCHEOMODERNITAS”, una rivista online ed una mostra d’arte con opere di Renato Nosek, Adele Plotkin, di studenti dell’Accademia di Belle Arti di Bari e degli artisti dell’Associazione culturale “Ex studenti dell’Accademia di Belle Arti di Bari”, e la presentazione ufficiale della rivista “ARCHEOMODERNITAS” pubblicata online nel sito dell’Associazione, il concetto è che l’esperienza artistica si fondi sull’inscindibile unità di teoria e prassi e si lega al ruolo che l’arte ha sempre svolto nella società antica e moderna, quello di rendere tangibile l’intangibile, rendendo percepibile, attraverso linguaggi espressivi differenti, l’ineffabile presente nell’animo umano. Con “archè” inizia la parola “Archeomodernitas”, neologismo che intitola la rivista e questa mostra, per alludere al processo che muove la ricerca artistica nell’ambito della tradizione creativa avvalendo dell’esempio e dell’afflato del passato, ma si connette funzionalmente ed organicamente al patrimonio linguistico-espressivo del panorama contemporaneo (“modernitas”) all’epoca in cui tale processo si produce: in breve, tale processo è quello che ha da sempre animato l’arte in tutte le sue forme rendendo, prima o poi, protagonisti del panorama culturale quegli artisti - anche i più misconosciuti nella propria epoca - che hanno saputo raccogliere l’eredità preziosa dei Maestri o/e elementi essenziali dell’esistenza coniugandoli e fondendoli con l’espressività del loro presente. In tal ottica “ARCHEOMODERNITAS” intende superare le distinzioni tra “antico” e “moderno” appuntando l’attenzione su ineffabili fatti d’arte visiva. Possiamo dire che la mostra ARCHEOMODERNITAS si è articolata in due settori: il rimo legato alla rivista con le opere di Renato Nosek ed Adele Plotkin ai quali il primo numero di essa dedica articoli specifici e l’altro connesso all’attività ed agli obiettivi dell’Associazione culturale “Ex studenti dell’Accademia di Belle Arti di Bari” che ha presentato lavori di docenti ed allievi delle Accademie ed opere di autori dell’Associazione. Stesso atto creativo ed anche un omaggio agli artisti, accostando e rielaborando fatti realizzati durante le varie fasi della manifestazione, della Conferenza di Allessandro Cecchi alla Tavola Rotonda, dall’allestimento della mostra all’esaltazione della bellezza del luogo espositivo in cui giungono i visitatori, sia testi che immagini relative ai singoli artisti grazie alla sezione del catalogo intitolata: “Profilo degli espositori: poetica e pensieri sparsi di tutti gli artisti in mostra”, che vuole essere un modo diverso di presentare il curriculum di ogni autore già peraltro sperimentato nel depliant della mostra (qui riprodotto). Tutto ciò crediamo che testimoni in modo adeguato l’impegno e la corale partecipazione dei soci in ogni momento dell’evento proposto. Rimangono i doverosi quanto sinceri ringraziamenti al Rettore dell’Università Aldo Moro di Bari che ha concesso sia l’uso dei suggestivi spazi per i dibattiti e per l’esposizione, sia la possibilità di accedere a crediti formativi gli studenti di alcune Facoltà intervenute, al Direttore dell’Accademia di Belle Arti di Bari che assieme a docenti e studenti ha permesso la realizzazione dell’evento. Analogamente si ringraziano l’Assessore alla Cultura del Comune di Bari Silvio Maselli e alle Politiche della Città Metropolitana di Bari Vito Lacoppola che hanno sostenuto l’iniziativa.

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L’ATENEO

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L’Universià degli Studi di Bari, tra le più prestigiose del sud Italia, è stata fondata nel 1925 e, di recente, è stata intitolata all’ insigne statista Aldo Moro che, laureatosi in Giurisprudenza nell’Ateneo barese, vi ha poi insegnato per alcuni anni Diritto Penale. L’Università di Bari è anche sede del Consorzio delle Università del Mediterraneo (CUM), realizzato nel 1983 e riconosciuto dall’UNESCO come organismo sovranazionale non governativo al quale afferiscono attualmente 158 Atenei di tutti i Paesi del Bacino.

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Collezioni

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Adele Plotkin

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ADELE PLOTKIN

(Nasce a Newark, New Jersey il 1931 - 2013) Conclusi gli studi alla Yale University all’età di ventiquattro anni, consegue una borsa di studio Fulbright per la pittura e si reca in Italia, a Venezia. Lì conosce Tancredi, Vedova e altri pittori veneziani. È un periodo fruttuoso di esperienze e, non certo casualmente, troverà in Emilio Vedova un potente punto di riscontro con il maestro armeno-americano Arshile Gorky. Durante questi primi anni di soggiorno in Italia, a Venezia e successivamente a Roma per un rinnovo della borsa di studio, Adele Plotkin vive da vicino il rinnovato dibattito artistico europeo. È proprio a Roma che per la prima volta in Italia, espone nel 1970 presso la galleria Schneider. Intanto Adele Plotkin è ad Ischia. Lì si definisce il legame con Carlo Ferdinando Russo, intellettuale di Lucca e figlio di Luigi Russo. Il rapporto d’intesa è straordinario, gli interessi culturali comuni. Si trasferiscono insieme a Bari e per lei inizia anche il lungo periodo di docenza (che durerà fino al 1996) presso l’Accademia di Belle Arti, inaugurando il corso di Psicologia della Forma. L’insegnamento di questa disciplina è di fondamentale importanza per gli sviluppi del linguaggio figurativo di Adele Plotkin. E’ anche fondamentale per capire le sue opere, via via più complesse (addirittura fuorvianti agli occhi di un osservatore improvvisato) e lontane dagli esordi giovanili. Il lettore si chiederà che cosa sia la Psicologia della Forma, e soprattutto, come mai l’artista americana potesse esserne coinvolta come docente. All’inizio sono state riportate le sue parole riguardo una significativa circostanza che caratterizzava le entusiasmanti lezioni a Yale. Quella in cui le lezioni di Josef Albers, in particolare il suo corso sul colore, si affiancavano allo studio di un libro «che tutti gli studenti leggevano», “Art and Visual Perception: a Psychology of the Creative Eye”, di Rudolf Arnheim (emigrato anch’egli negli Stati Uniti nel 1940). L’importanza di quel libro risiedeva nel fatto che Arnheim per primo, avesse funzionalmente applicato le leggi della psicologia della percezione visiva alla lettura dell’opera d’arte. Secondo la Gestaltpsychologie (la Psicologia della forma) infatti, qualunque fenomeno estetico si può comprendere e dunque spiegare non solo ed esclusivamente da un punto di vista semantico, vale a dire di un contenuto, ma anche soltanto attraverso le cosiddette regole sintattiche, vale a dire la sua “forma”, intesa come un insieme strutturato delle singole parti: il modo in cui gli elementi figurali interagiscono tra loro e rispetto al campo, l’equilibrio visivo, il valore spaziale del colore, la sovrapposizione fenomenica e in generale le regole di organizzazione visiva. Devo ribadire l’importanza di tutto ciò ai fini di una reale comprensione del percorso di ricerca di Adele Plotkin. Percorso che inizia nei primi anni cinquanta, a Yale. Il lettore deve anche sapere che il background cui poggiava tutta l’organizzazione didattica voluta da Albers, aveva una storia che non può esser trascurata. Quella che vedeva protagonisti lo stesso Albers, insieme a Klee, Kandinsky, Itten, in una esperienza didattica all’interno del Bauhaus degli anni venti e trenta in Germania, volta allo studio della genetica della forma. È all’interno di questo gruppo che nasce una nuova concezione dell’arte ma soprattutto una ideologia della creazione artistica.

”Nel mio paese delle meraviglie gli alberi camminano, ma non v’è traccia di muro”.

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Adele Plotkin, Senza titolo, 1973 Tempera su tela, 105x80

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25 La forma circolare di questa composizione serve a rappresentare in maniera più funzionale il non-limite del campo pittorico. La superficie potrebbe infatti estendersi in ogni direzione senza procurare cambiamenti alla struttura dell’opera. È presente, quasi come per errore o una correzione maldestra, un frammento di materia pittorica sul piccolo ritaglio a destra all’interno del cerchio. Interessante notare che i frammenti più piccoli, dello stesso colore azzurro chiaro, sono interpretabili come “concavi” o “convessi”, non tanto per il fatto che siano fisicamente incassati (di fatto come “fondo”) o rilevati (vale a dire “figura”), quanto per il fatto che l’ombra sia prodotta dalla bucatura del cartoncino (che lascia trasparire il colore di quello che sta al di sotto), o semplicemente da un frammento posto al di sopra di un altro. Il tema del rapporto figura-fondo ripete gli esperimenti riportati nei disegni acquerellati dello stesso periodo.

Questa tela risente dell’influenza di Albers (l’uso del quadrato) e preannuncia una svolta decisiva rispetto alla precedente produzione. E’ evidente la presenza dicotomica di due sole ed esclusive presenze all’interno del piano pittorico: la forma (il quadrato) ed il segno. La materia cromatica si dissolve nel segno, all’ordine si associa o si contrappone il disordine; al chiuso, l’aperto; alla figura, il fondo. L’attenta suddivisione modulare della superficie pittorica (il campo è suddiviso in quarantotto moduli quadrati) è l’evidente prova di una attenta fase progettuale. Il decentramento della forma protagonista sulla parte più pesante del campo visivo (quella destra) attribuisce tuttavia allo sfondo un ruolo ben preciso: lo sfondo non è il vuoto. Questo assioma è molto importante per la futura sperimentazione grafica di Adele Plotkin. Il lettore è invitato a considerare che nella cultura figurativa moderna il “fondo”, fino alla pittura accademica dell’ottocento sinonimo di spazio “vuoto”, diverso e distinto dagli oggetti che avvolge e ingloba, non esiste più. Meglio, il “fondo” e le “figure” sono indistinguibili, hanno lo steso valore come materia, entrambi allo steso modo concreti. Tutto è sullo stesso piano.


Adele Plotkin, Mother doesn’t live, 1990 tecnica, 100x70

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Data: 1991 titolo: Humpty dumpty dimensioni: 35x45 Tra le prime composizioni a contorno asimmetrico, questa forma ricavata dal taglio di una tavola di supporto ai cartoncini colorati, dimostra una ulteriore complessità dell’opera di Adele Plotkin. La non-forma, quasi aleatoria, esprime un concetto più evoluto di quello precedentemente indagato attraverso l’uso del cerchio. La tavola complessiva di forma lobata contiene un cerchio, ma è dissimulato, quasi difficile da individuare. È interessante notare come il margine (precisamente ritagliato) di questo, si raccordi pacatamente con il margine stesso della tavola di supporto (sulla sinistra del campo). Non trascurabile un altro dettaglio: il differente tipo di ombra prodotta dai due segni contigui, quello che coincide con il cerchio e quello relativo al margine lobato della tavola di supporto. Concavità e convessità, sfondo e figura, condividono un’insolita forma ovale descritta da margini che svuotano o riempiono la forma. Le bande trasversali appartengono superiormente allo sfondo (attribuendogli un gradiente fenomenico maggiore) e inferiormente alla figura (la forma ovale) che viceversa si riempie. Le bande di colore trasversali si distaccano gradualmente dal piano di base e rispetto a piani inclinati, verso l’esterno o verso l’interno, superiormente o inferiormente.


RENATO NOSEK

Renato Nosek, Panneggio con nudo di donna, anno Olio su tela, dimensioni

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(Nasce a Venezia il 1946) Momento saliente è la fase artistica, quella precedente al 1990, anno che segna il suo ingresso nel movimento artistico “La nuova maniera italiana”, è stata caratterizzata da una visione della pittura come attenzione estrema rivolta al reale ed alla ricerca gnoseologica della condizione umana, nel senso del rapporto tra individuo e realtà.


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Artisti in mostra

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KATIA ADDESE

Katia Addese, Titolo, anno Opera video

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35 Melfi (Pz), 1989 Dopo il diploma di scuola superiore inizia gli studi artistici ottenendo il diploma di laurea in Arti applicate presso l’Accademia di Belle Arti di Bari. Partecipa a mostre di arte contemporanea, il primo premio all’Agorà mediterranea e partecipa alla biennale del mediterraneo per i giovani artisti rappresentando la delegazione italiana fra 300 artisti provenienti da tutto il mediterraneo. Ha lavorato in diversi cortometraggi come scenografa, presenti in festival internazionali. Il lavoro di ricerca come artista prevede una profonda indagine sulle geometrie applicate ad una concezione sensoriale dell’Io.


FRANCESCO ALBANESE

Francesco Albanese, Ragazza dagli occhi verdi, 2016 Olio su tela, 35x50

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37 Rovereto (Tn), 1996 All’età di 6 anni si trasferisce nella città d’origine, Bitonto, dove intraprende gli studi di base e liceali e dove frequenta la scuola di disegno ‘’Hamelin’’ dall’età di 9 anni. Partecipa a concorsi regionali e nazionali, eventi fumettistici provinciali e intraprende la carriera lavorativa come vignettista del giornale mensile cittadino. Ottenuta la maturità scientifica prosegue i suoi studi presso l’Accademia di Belle Arti di Bari. Vignettista ufficiale della Rivista semestrale Archeomodernitas.


Francesco Albanese, Senza titolo, anno tecnica, dimensioni

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FRANCESCA ARPINO

Francesca Arpino, Nonsense 1: come scomparire, 2016 Smalti acrilici e pastelli su tela, 50x70

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41 Milano, 1988 Nasce a Milano, classe 1988. Studia all’Accademia di Belle Arti di Bari con il Maestro Fabio Bonanni. Attualmente iscritta al biennio specialistico di Pittura. Rivolge la sua ricerca artistica verso una componente intimista. Scompone per piani la realtà, ricomponendoli, in seguito, assecondando pensieri e riflessioni individuali. Dal 2011 è attiva in territorio Barese e non. Partecipa nel 2013 alla V Edizione del Premio Ugo Guidi – Il maestro presenta l’allievo a Carrara. Nel 2015 espone con la collettiva Adriatica, la via dell’arte, presso la galleria Antichi Forni di Macerata. Nel 2015 viene selezionata per la realizzazione della collezione privata Auto-Ritratti. Collezione privata SMART, in occasione dell’evento nazionale SMART in the city.


FRANCESCO ARRIVO

Francesco Arrivo, Titolo, anno tecnica, dimensioni

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43 Conversano (Ba), 1966 Si dedica alla pittura, alla scenografica, all’arredamento, alle possibilità offerte dai linguaggi visuali. La sua ricerca è rivolta verso un’indagine sempre più approfondita del mondo sensibile e non, verso la sperimentazione sui linguaggi visuali possibili, mediante la contaminazione e la distruzione consapevole, oltre ad una stratificazione ipertestuale nella quale il “testo” diviene, proprio come naturale conseguenza eimologica, il “tessuto” sul quale è possibile definire le proprie immagini. Come scenorafo dopo aver iniziato a praticare il teatro, si è dedicato per anni a collaborazioni con supertation televisive, ossia emittenti locali con ampia copertura territoriale, realtà disseminate su tutto il territorio nazionale, che lui considera affascinanti luoghi di sperimentazione ricchi di potenzialità ancora inesplorate ed inespresse.


Francesco Arrivo, Experience 05, 2013 Tecnica mista, 150x100

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EXPERIENCE 05 Dipingi ancora quei fiori felici e malinconici allo stesso tempo? Meravigliosi. I tuoi fiori raccontano, sembrano raccontare una storia. Una storia non facile, ma felice allo stesso tempo. I tuoi fiori sono vivi. Che dire... I tuoi fiori trasmettono storie e sembrano vivere in un mondo tutto loro. Cristina Lello Nelle opere di Francesco Arrivo si coglie il sole, la luminosità della natura, di quei colori vividi di primavere nutrienti per gli occhi e per l’anima. Fiori dai colori accesi che svettano verso lo spettatore che quasi sembra di sentirne il profumo. Frammenti di campi fioriti e, sporadicamente, stralci di persona che appaiono ai lati del quadro come fossero agli angoli degli occhi, sentinelle silenziose, in ascolto di ciò che accade, di vedetta alle porte del giardino dell’Eden, un Eden che ancora esiste, che non è mai stato cancellato dalle carte geografiche, un Eden personale che nasce dentro di noi tutte le volte che fioriamo con la pianta, che cantiamo come cinguetta l’uccello, che costruiamo la nostra dimora come il passero fa con il nido. Pennellate decise, alternate o sovrapposte ad altre più sfumate creano un movimento fluido e armonico, i colori tenui ma decisi fanno risaltare tutto nel particolare, in un coro perfetto di fiori dove il singolo conta tanto quanto la moltitudine perché ognuno è diverso pur appartenendo alla medesima specie. Così come il fiore, le opere di Francesco sono uniche nel sentimento che suscitano e se guardate nel complesso formano una piacevole melodia che trasmette serenità agli occhi e conduce alle porte del giardino dell’anima. Un privilegio questo concesso solo a chi si prende il tempo di fermarsi a osservare l’opera, ad osservare dentro se stesso, fino al raggiungimento della fioritura che è la sola e unica verità, ovvero che la vera opera d’arte (di se stesso) siamo noi/è ognuno di noi. Francesco ha sempre sentito di potersi esprimere attraverso la pittura, in una sorta di graduale fioritura del proprio sentire e grazie alla quale ha trovato un modo per esternare un’interiorità sensibile e attenta a ciò che lo circonda. Gli artisti a cui guarda sono Monet, Degas, Velasquez, Schifano, Casorati, Emil Nodle, Klimt, Giovanni Bellini, Antonello da Messina, Suzuki Kiitsu, Gaugin, Richter e moltissimi altri, in un’assidua ricerca in continuo mutamento, tanto che tutte le sue opere da un certo momento in poi si chiamano semplicemente Experience, titolo differenziato soltanto dal numero progressivo che caratterizza ciascuna opera specifica. Il dipinto, quindi, è soltanto uno strumento per sperimentare, fare esperienza, affinare sempre più la conoscenza, e trasmettere energia positiva al fruitore. Il suo artista di riferimento massimo è Leonardo, per la molteplicità di visioni e di indagine del mondo e l’approfondimento costante. Giulia Natalia Salamon

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Francesco Arrivo, Dettaglio di Experience 05, anno Tecnica mista, 150x100

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SERENA ALVAREZ

Serena Alvarez, L’origine del mondo, 2014 Pennino e inchiostro di china su carta hahnemuhle, 93x195

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49 Stigliano (Mt), 1991 Ha studiato decorazione all’Accademia di Belle Arti di Lecce. Dal 2016 è Cultrice della materia presso l’Accademia di Belle Arti di Bari. L’elaborato raffigura un grande ulivo posto al centro dell’universo dalla cui chioma emerge una mela spaccata. Al centro di questa il globo terrestre sostituisce i semi del frutto. Il mondo ha avuto simbolicamente origine nel momento in cui Eva ha morso la mela proibita. Nel testo biblico non è specificato quale sia il frutto dell’albero della conoscenza; inizialmente si credeva fosse l’uva in quanto Adamo ed Eva si coprirono con foglie di vite quando furono cacciati dal Paradiso. esso è nato dall’universo per originare un mondo di conoscenza, scegliendo l’uomo come destinatario del dono.


FABIO BONANNI

Fabio Bonanni, Due alberi, 2015 Olio su tela, 38x43

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51 Roma, 1965 “Nelle tele così come nei misuratori dei suoi taccuini la visione silenziosa, come un portale che invita ad osservare, si associa alla velatura del pensiero che guida ogni momento della luce e del colore dando la possibilità all’io che vive, qui ed ora, di sentire, intentamente riguardando, la persistenza delle cose. Un campo, una fila di alberi , si stagliano immersi in trasparenza su di un orizzonte fatto della stessa natura dell’aria, essi fanno parte di una sintassi che concorre ad un linguaggio pittorico sincero che concede il giusto all’estetica. In questo modo il pittore misura quel che cerca, attraverso uno spazio circoscritto, per la porzione di tempo che ci è concesso conoscere, che ci è concesso vivere. Questo innesca un meccanismo di confronto con le inconcepibili dimensioni dello spazio infinito, che nell’urgenza della pittura, trovano la contemporaneità. Il passaggio dalla visione spaziale a quella temporale segna la poetica di Fabio Bonanni”.

G.E.K.


GIOVANNI CARPIGNANO

Giovanni Carpignano, Firmamento delle acque, 2015 Ferro saldato, Diametro 170

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53 Palagianello (Ta), 1967 Dalla fine degli anni ‘80 è attivo sul territorio nazionale e internazionale. Le sue opere figurano in collezioni pubbliche e private. Nella grotta-atelier di Palagianello plasma a partire dal 2006 forme che nascono dalla scomposizione e dalla successiva selezione delle parti migliori di objets trouvè rinvenuti nel paesaggio campestre della provincia tarantina. La scultura è anzitutto uno scenario sperimentale entro cui una pietra sbozzata o delle lamiere contorte assumono la stessa dignità di un marmo scolpito. Un raffronto che può far inorridire i puristi eppure sostenuto da non poche attestazioni d’eccellenza. Dal legno nodoso della Maddalena donatelliana alla scomposta Portinaia di Medardo Rosso, fino allo Scolabottiglie di Duchamp e alle Sculture viventi di Piero Manzoni, la Storia dell’Arte brulica di esempi irriverenti.


Giovanni Carpignano, Adamo, 2016 Dadi metallici elettrosaldati, Dimensioni naturali

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ANTONIO CICCHELLI

Antonio Cicchelli, Lo spazio della mente: “Evoluzioni musicali”, 2016 Graffito (colori a cera, pastelli e colori ad olio su carta), 70x50

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57 Montemilone (Pz), 1963 Compie gli studi a Bari presso l’Istituto Statale d’Arte, dove apprende le tecniche di lavorazione della ceramica. Studia presso l’Accademia di Belle Arti di Bari, dove frequenta il corso di Decorazione tenuto dal prof. Raffaele Spizzico e dal prof. Tommaso Conenna. Approfondisce gli studi sulle tecniche della ceramica nei processi produttivi presso la Technè ceramica ad Adelfia. Collabora con il maestro Conenna che fa nascere il gruppo “Nuovi Riceratori Pugliesi”, con cui partecipa nel 1985 alla mostra L’onda del Sud nuovo immaginario mediterraneo nel Design. Vincitore di due concorsi Nazionali per titoli ed esami, per l’accesso ai ruoli di Docente di I e II fascia, per l’insegnamento di “Plastica Ornamentale” presso le Accademie di Belle Arti. Realizza le decorazioni per il Padiglione dell’Artigianato Pugliese a Bari, Fiera del Levante.


Anotnio Cicchelli,Stratificazione della memoria, 2016 Tecnica mista, 44x61x10

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GIOVANNA CLINGO

Giovanna Clingo, Metamorfosi, 1997-1998 Acrilico su tela, 60x80

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61 Maschito (Pz), 1961 Ha studiato decorazioni pittoriche presso l’Accademia di Belle Arti di Bari e Napoli. Allieva di Giuseppe Allocca, ha partecipato a diverse importanti mostre nazionali e internazionali. Docente di Anatomia Artistica e Morfologia del corpo umano, presso l’Accademia di Belle Arti di Lecce e di Bari. “Il Nostro lavoro vuole essere la conclusione logica di un tema, basata sullu studio e la ricerca”.


SIRIANA CASTROLLA

Siriana Castrolla, Balletina, 2015 Acrilco su legno, 60x45

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63 Bari, 1992 “La mia prima mostra, esponendo il suo primo cartone dipinto in acrilico”. Affascinata dal mondo dei suoitre nipoti e dalle loro stanze dei giochi, ha sempre cercato di rappresentarli: tramite disegni, lavori calcografici, sperimentando nuove tecniche e nuovi supporti. Ciò che emerge dal dipinto è l’espressione della bambina: triste, pensierosa, ma soprattutto stanca. Come se non vedesse l’ora che la lezione di danza classica finisca, per tornare dai genitore o giocare con suo fratello e suo cugino.


GUIDO CORAZZIARI

Guido Corazziari, Fractal Mickey, 2012 Acrilico su tela, 90x90

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65 Bari, 1952 Figlio d’arte. Il nonno paterno, Guido Corazziari senior, architetto, artista e docente di disegno di grandissimo talento, sua madre, insegnante di belle arti e suo padre, ex-illustratore di manifesti cinematografici, sollecitarono Guido a iniziare a disegnare e dipingere già in tenera età. Egli crebbe circondato da libri d’arte e fumetti, un mondo popolato da Botticelli, Superman, Picasso e Topolino. Ulteriore “combustibile” al suo immaginario visivo furono le icone provenienti dalla televisione italiana dei primi anni, protagonisti di Carosello quali Calimero e Topo Gigio; oltre ai personaggi dei cartoni animati di Disney, Hanna-Barbera e Max Fleisher.


PAOLO ANTONIO DE CARLO

Paolo Antonio De Carlo,: Bozzetto: Uno sguardo dal ponte, 1975/1976 Collage e acquerello, 38x24

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67 San Pietro in Lama (Le), 1951 Diplomato in Scenografia all’Accademia di Belle Arti di Firenze, insegna Scenotecnica presso l’Accademia di Belle Arti di Bari. Ha curato la Regia e l’allestimento di scene e costumi di molti spettacoli e diretto e collaborato con attori quali: Nando Gazzolo, Ettore Toscano, Mirella Bordoni, Cosimo Cinieri, Carla Guido, ecc. È stato collaboratore di Tadeusz Kantor per lo spettacolo “Wielopole Wielopole” (1980 – Firenze). Ha collaborato con Eimuntas Nekrosius per lo spettacolo “Il gabbiano” di A. Cechov” allestito per la Ecole des Maîtres (2000 – Limoge).


Paolo Antonio De Carlo, Bozzetto: Uno sguardo dal ponte 2, 1975-1976 Tecnica mista: collage e acquerello, 38x24

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NICOLA DI RENZO

Nicola Di Renzo, Giovanni Acuto, 2015 Cartapesta, 35x12

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71 Castellana Grotte (Ba), 1947 Nelle opere di Nicola Di Renzo vi è un senso umano di quotidiana realtà ben comunicante con ipotetiche visioni di qualche cosa che si attende dall’ignoto e soprattutto nel futuro, nel quale si crede. Ha partecipato a numerose mostre nazionale e internazionali. Le sue opere figurano in collezioni pubbliche e private. “Io penso come affermava Sebastià Gasch che ogni opera non è altro che una maglia che costruisce la storia dell’ Arte e poichè niente viene dal niente ogni mia opera si richiama in modo naturale alle idee dominananti dell’ Arte moderna”.


VITTORIO DEL PIANO

Vittorio Del Piano, Senza Titolo, 1994 Collage, 20x30

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73 Grottaglie (Ta), 1941 Ha svolto attività artistica d’arte contemporanea e pura, con sperimentazioni e ricerche poetiche-visuali decontestualizzando distinti linguaggi artistici, sperimenta combinazioni visive d’arte d’avanguardia; nell’Italia meridionale è tra i protagonisti più interessanti e operativi nel panorama artistico-critico dalla fine anni ’50 ad oggi. Contribuisce a livello internazionale alla nuova visione del mondo contemporaneo della città e dell’arte, dei beni culturali/artistici, partecipando a varie mostre di gruppo e in importanti collettive oltre che a convegni di studi a dibattiti sulla ricerca visuale, alla problematica arte-natura-cultura e del mondo popolare e all’arte pura generalizzata nel contesto urbano, ai rapporti fra le arti e ai problemi artistici connessi .


CARLO DICILLO

Carlo Dicillo, Squalo, 1997 Installazione e tecnica mista, 80x60 Profondità 70cm

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75 Bari, 1969 Dopo gli studi accademici intraprende in maniera professionale l’attività di artista, utilizzando una grande varietà di materiali soprattutto poveri, come catrame, resine, lattice, gomme siliconiche, marmo. Ha realizzato performance sul piano nazionale, accedendo anche ad alcune reti televisive come Telenorba, Raitre (alla falde del Kilimangiaro,), Mezzogiorno in famiglia, Rai 2, Rai 1, nonchè stage work con Carlo Rambaldi (creatore di E.T. e oscar per gli effetti speciali). Le sue opere polimateriche, a parere di settori autorevoli della critica, “tendono ad unire il mistero ed il fantastico, l’immediato e l’essenza del cosmo, il misfatto e l’orrore”. Tende plasmare la materia come per magia, attraverso una cura dettagliata dei particolari senza lasciare nulla al caso. Sempre alla ricerca di nuove soluzioni ed evoluzioni artistiche.


LISA CUTRIGNO

Lisa Cutrigno, L’amico immaginario, 2016 Pastelli ad olio su carta, 30x40 (Trittico)

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77 Lecce, 1995 Vive e studia a Bari presso l’ Accademia di Belle Arti. Dal 2014 partecipa a concorsi ed esposizioni con opere di carattere pittorico-concettuale, con continua sperimentazione di tecniche e materiali. Le ricerche attuali si basano sullo studio-denuncia del mondo odierno. lisacutrino@libero.it sito web: http://lisacutrino.wix.com/lisacutrino 73020 | Botrugno (LE) | Italia | Via Cappellini | 34 +39 3281233622


LORENZO GALUPPO

Lorenzo Galuppo, Quiete dormendo, 2015 Olio su tela, 90x60

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79 Lecce, 1995 Diplomato al liceo artistico “Vincenzo Ciardo” di Lecce, l’artista studia all’Accademia di Belle Arti di Bari. Dal 2014 opera nel campo dell’arte partecipando ad iniziative locali pugliesi e non. L’operato spazia dalla pittura all’installazione, dal figurativo tradizionale al concettuale, discutendo temi esteticamente minimalisti - metafisici ed esistenzialisti. Lorenzogaluppo@libero.it Italia - Lecce (LE) Via Guglielmo Oberdan n°25 – 73100 347-9756176


RAFFAELLA GRECO

Raffaella Greco, Ore 17:00 - Il sole dopo una nevicata, 2004 Acrilico su legno, 100x72

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81 Avellino, 1971 Le opere di Raffaella Greco sono riferibili ad un verismo che nasce dalla tradizione ottocentesca ed è un elemento di comunicazione con il grande processo della natura. “Ogni opera contiene una parte del io mondo, non ci sono messaggi solo ricordi ed emozioni”. raffaellagreco@gmail.com


BEPPE LABIANCA

Beppe Labiancae, Rebus, 2005 Sagoma in ferro ossidato verniciato e dipinto con colori ad olio, 1,85x1,10

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83 San Ferdinando di Puglia (Bt), 1946 Beppe Labianca si trasferisce a Bari dove frequentati gli studi artistici e si inserisce nel panorama artisticoculturale con mostre personali e collettive. Agli inizi degli anni ‘70 assume la cattedra di Discipline Pittoriche al Liceo Artistico Statale di Bari. Dal 1975 dirige il centro culturale “Officina nuova”, che diventa un importante ritrovo di artisti e di intellettuali grazie anche ad eventi di rilevanza nazionale ed internazionale. Nel frattempo compie numerosi viaggi, soggiornando per un lungo periodo a Londra dove la sua pittura è andata accostandosi a quella di Francis Bacon, della quale si è progressivamente allontanata per attingere ad una forma di esistenzialismo figurativo, di impostazione metafisico-simbolica in cui concentra le ultime esperienze dell’arte contemporanea. Molti critici si sono interessati al suo lavoro.


TOMMASO LAGATTOLLA

Tommaso Lagattolla, Titolo, anno tecnica

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85 Bari, 1970 In Puglia è uno dei migliori scenografi e costumisti, nonché una delle figure artistiche e tecniche di spicco del Teatro Petruzzelli di Bari e della Fondazione Lirica per cui svolge il ruolo di Direttore degli Allestimenti Scenici. Ha curato per il Teatro barese le scene e i costumi di varie produzioni liriche riprese nei principali teatri italiani con diversi dei quali ha occasione di collaborare. Molte le collaborazioni con teatri esteri ed esperienze come allestitore museale ed artista visivo. Attualmente docente presso l’Accademia di Belle Arti di Bari. Ha vinto il Premio GB Oscar della Lirica 2015. Il magazine dedicato all’opera lirica, alla musica classica e al balletto gli ha conferito la nomination per le scene e i costumi dell’allestimento dell’opera “Il Cappello di paglia di Firenze”, capolavoro del compositore Nino Rota.


PINO LAURIA

Pino Lauria, Portrait, 2010 Stampa fotografica montata su alluminio, 50x75

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87 Accettura (Mt), 1956 Nel 1974 consegue la maturità artistica presso l’Istituto Statale d’Arte di Potenza. Nel 1984 frequenta la scuola calcografica di Grafica di Matera, nel 1990 con un gruppo di artisti materani contribuisce alla fondazione di Arteria “Associazione d’Arte e Cultura”, nel frattempo si sussegue un’intensa attività di mostre e incontri culturali in numerose città italiane. Le sue opere sono presenti in diverse collezioni pubbliche e private. Ha realizzato le copertine di tre volumi e di cinque CD sull’opera dei compositori lucani dal 500 ai giorni nostri, a cura della Regione Basilicata e Biblioteca Provinciale di Matera. Ha partecipato al progetto “Esserci” a cura dal critico Philippe Daverio. Si sono interessati alla sua produzione critici e giornalisti della stampa specializzata nel settore, Rai 3 Basilicata e TV private.


Pino Lauria, Mea Culpa, 2010 Stampa fotografica, 75x110

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CLARISSA LAPOLLA

Clarissa Lapolla, Butoh dance - dal progetto fotografico Pas du monde, 2015 Tecnica fotografica: esposizione multipla

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91 Bari, 1991 Educata fin da piccola alla danza classica e contemporanea, decide di dedicarsi alla fotografia dopo più di dieci anni di palcoscenico. Si diploma nel 2013 all’Accademia del Teatro alla Scala, specializzandosi in fotografia di danza. Nonostante la giovane età (classe 1991) riesce a farsi largo nel suo campo, forte della profonda conoscenza del mondo della danza e padrona delle nozioni tecniche apprese in Accademia ma soprattutto dal padre, il suo primo maestro. Vanta partecipazioni di prestigio a festival ed eventi di livello come “Tones on the Stones” (Verbania), “Bicentenario dell’Accademia del Teatro alla Scala” (Milano), “London Pro Dance” (Londra), “Dance Open Ballet Festival” (San Pietroburgo), “Danza in Fiera” (Firenze), “Tanz Art Festival” (Germania), accrescendo la sua esperienza professionale a livello nazionale e internazionale .


CHIARA LOIUDICE

Chiara Loiudice Libellula, 2016 Puntasecca e cquaforte su foglio di rosaspima, 50x70

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93 Acquaviva delle Fonti (Ba), 1988 Conseguita la maturità artistica, inizia a coltivare le sue passioni presso uno studio di architettura e lavorare in studi grafici pubblicitari. Consegue la laurea magistrale nel 2016 all’Accademia di Belle Arti di Bari, in Grafica D’arte. Negli anni accademici, matura una capacità progettuale e di gestione, un’ ottima conoscenza nella grafica pubblicitaria e nell’ incisione. Si definisce molto dinamica, con un grande amore verso il design, gli piace portare il suo lavoro nei suoi interessi, è interessata soprattutto agli aspetti che riguardano l’espressione (artistica) e la fotografia. Graphic Designer Chiara Loiudice chiaraloiudice9@gmail.com


Chiara Loiudice, Dettagli di Figure fluttuanti 2015-2016 Installazione dal disegno al video

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LA BELLEZZA È NEL VIDEO FIGURE FLUTTUANTI “Lo scopo dell’elaborato, è stato quello di mettere in relazione l’approccio tra la poetica dello stormo di uccelli e l’indifferenza degli esseri umani. Sperimentando nel campo della grafica, l’intento di descrivere una modalità di approccio al disegno, che abbia come spinta di base, quella di una ricerca estetica per mezzo del video. Il video si presta quindi ad essere lo strumento migliore per l’espressione di una propria identità, sociale o artistica e troverà uno sviluppo sempre maggiore perché mezzo affascinante ed economico”.

Lo schizzo, e anche lo scarabocchio, che a volte automaticamente facciamo, contengono parte di noi. È vita, e non solo per l’azione che come un fuoco ardente ci muove a esprimerci, ma soprattutto, in parte, ci rappresenta e, a volte, rappresenta più ciò che si cerca che ciò che abbiamo. La linea, un segno, un filo che verrà ad appartenere sempre più all’artista, che esprimerà la propria visione del mondo, la propria interpretazione e la propria “firma”.


LUIGI MASTROMAURO

Luigi Mastromauro, Oggetti dimenticati, 2009 Tecnica mista, A4

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97 Noicattaro in Puglia (Ba), 1952 Insegna all’Accademia di Belle Arti di Bari, Scuola di Pittura. Ha esposto in Italia: residenza presso il Centro internazionale di Sperimentazioni artistiche M. J. Janneret, Boissano (SA) – Galleria Centrosei, Bari – Galleria civica di Marsala – Galleria La Virgola, Fabriano - Palazzo dei Consoli, Gubbio – Biennale dei giovani artisti del Mediterraneo e altre. Estero: Svizzera, Francia, United Arab Emirate, Messico, Irlanda, Croazia.Vanta numerose pubblicazioni tra cui “Attraversando il buio… dialogo fra la notte e il giorno”, “Festival di Musica e Filosofia”, Palazzo dell’Ateneo di Bari, Edizioni dal Sud, Modugno 2011.


GIOVANNI NICOLAI

Giovanni Nicolai, Falconiere, 2015 Olio su tela, 50x60

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99 Bari, 1984 Dopo aver intrapreso gli studi di Liceo Artistico e Accademia di belle Arti sempre a Bari, ho cercato il mio sogno di creativo e pittore creando ed elaborando varie tecniche espressive, pittoriche e grafiche. Molto attratto dal mondo teatrale, barocco e gotico e dai suoi lati anche oscuri e psicologici ma anche ironici e fantastici.


Giovanni Nicolai, Contessa, 2016 Olio su tela, 30x40

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La “pittura” è uno stato d’ animo …….. materia scavata nelle attese della vita.

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PAOLO NOTARISTEFANO

Paolo Notaristefano, Segreteria, 2015 Olio su carta raso, 70x100

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103 Massafra (Ta), 1993 Si diploma come grafico pubblicitario nell’istituto professionale e successivamente lavora in un agenzia di web design e graphic design, per poi iscriversi presso l’Accademia di Belle Arti di Bari al corso di Pittura. Dal 2012 si affaccia nella musica underground come batterista e bassista perpetuando così un parallelismo continuo tra arte visiva e musica. Parallelismo che con il tempo cerca di tradursi in un’unica soluzione. L’improvvisazione percussionistica, con materiali da pittura, è la soluzione che determina le strutture dei suoi lavori che sono a volte informali ed astratti, altre volte invece schiavi della forma. La fusione tra studio del ritmo e delle arti visive hanno dato modo all’artista di creare la “performance” che gli da modo di rappresentarsi nel suo spazio e nel suo tempo attraverso lo spirito dello sguardo e dell’ascolto.


PIPPO PATRUNO

Pippo Patruno, Lascia che sia, 2005 Acrilico su tavola, dimensioni

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105 Monopoli, (Ba), 1955 E’ docente di Anatomia Artistica presso l’Accademia di Belle Arti di Bari dopo alcuni anni di insegnamento all’Accademia di Brera a Milano. Dal 1975, anno della sua prima personale, si sono succedute numerose esposizioni individuali e di gruppo in Italia ed all’estero. Inizialmente il suo lavoro artistico si focalizza sulla geometria minimalista per poi sperimentare, con la parola scritta, i limiti dell’astrazione e del concetto. Nella sua produzione attuale, oltre alla pittura, troviamo la fotografia e l’installazione quali estensioni espressive delle sue poetiche, attente a registrare il particolare tempo dell’arte. E’ notevole l’interesse che suscitano i suo lavori anche in campo internazionale, in coloro che apprezzano il profondo legame tra la pittura e l’essenza del pensiero.


Pippo Patruno, Titolo, anno tecnica, dimensioni

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AGNES TEREZ PETERFI

Agnes Terez Peterfi, Omaggio a Magritte, 2016 Filo e acrilico su tessuto, 50x80

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109 Ungheria, 1988 Cresciuta in Romania, tra le citta’ di Brasov, Satu Mare e Cluj-Napoca. “Ho amato disegnare prima ancora di cominciare a parlare”. Studia arte in Transilvania, a Cluj-Napoca l’università di arte e design, completando il master in conservazione e restauro. Con master e il programma Erasmus arriva in Italia a Bari dove ha continuato gli studi all’ Accademia di Belle Arti di Bari dove oggi vive in pianta stabile. Lavora e produce opere che spaziano nel ambito della pop-art. agnesterezpeterfi.blogspot.it www.celesteprize.com/agnes.terez.peterfi mail: agnesterezpeterfi@gmail.com


LUCA POTENTE

Luca Potente, Guardare e non vedere, 2016 Acrilico su legno, 80x100

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111 Modugno (Ba), 1989 Figlio d’arte, ha una particolare passione per la musica e l’arte. E’ cresciuto circondato da colori, tele e fumetti, una casa frequentata da personaggi del mondo dell’Arte. Nel 2004 conosce Vittorio Del Piano e frequentato a Taranto il laboratorio Mediterranea e si iscrive al corso di scenografia dell’Accademia di Belle Arti di Bari e alla MusicAcademy. E’ uno dei fondatori dell’Associazione Arte e Cultura “Ex Studenti dell’Accademia di Belle Arti di Bari” e della rivista semestrale ARCHEOMODERNITAS. Ha collaborato per l’evento IL BACIO AZZURRO Arte Acqua Ambiente con il regista televisivo Pino Tordiglione. Dal 2015 è membro attivo del Consiglio di Amministrazione e della consulta dell’ Accademia di Belle Arti di Bari. Ha partecipato a varie mostre collettive. Vive nel barese. lucapotente.blogspot.com lucapotente@gmail.com cell. 3277686954


ROSANNA PUCCIARELLI

Rosanna Pucciarelli, Rimembranza, anno Acrilico su tavola, 30x50

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113 Bari, 1960 Dal a1989 è docente di Illustrazione Scientifica, Morfologia e assistente di Anatomia Artistica presso l’Accademia di Belle Arti di Bari. Collabora dal 1983 con la I clinica ortopedica del Policlinico di Bari, alla realizzazione di Disegni Anatomici e con la Facoltà di Medicina e Chirurgia, Cliniche Mediche e Chirurgiche sul territorio, La Facoltà di Chimica, il C.N.R. Organizza di eventi nell’ambito artistico e culturale. Espone dal 1987 a tutt’oggi.


FABRIZIO RICCARDI

Fabrizio Riccardi, Autoritratto dal dimenticatoio, 2015 Olio su tela, 22x33

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115 Corato (Ba), 1993 Frequenta il corso sperimentale ‘’Michelangelo’’, indirizzo ebanisteria, assaporando la tradizione con l’artista Giuseppe Di Zanni e nel 2011 frequenta la bottega dell’artista coratino Gregorio Sgarra, figura chiave per il suo percorso artistico, imparando le tecniche pittoriche e approfondendo la pittura fiamminga con l’uso della grisaglia. È iscritto all’ Accademia di belle arti di Bari. Nel 2013 prende parte ai lavori di restauro e decorazione all’interno di Palazzo Gioia, importante edificio storico di Corato, con la restauratrice Annamaria La Monica.


ANTONIO ROLLO

Antonio Rollo, Our voice is my life, 2011 Installazione interattiva

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117 Lizzanello (Le), 1971 Figura eclettica che abita il cyberspazio sin dai primi anni ‘90. Artista digitale, teorico dei nuovi media e consulente strategico. Ha fatto del computer uno strumento di lavoro e vita, che diventa oggetto di espressione artistica e di ricerca sui nuovi linguaggi nati con le tecnologie informatiche. Il suo lavoro in rete è una sintesi di progettazione algoritmica ed estetica partecipativa. Nel 1995 è parte della collezione della Galleria d’Arte Moderna di Torino con la prima opera di computer grafica acquisita. Master Europeo ‘Interscena’ in Culture Digitali con i Summer Class della Kunsthocschule fur Medien di Colonia tenutosi nella primavera del 1997. Laureato nel 1999 con una tesi di Intelligenza Artificiale e Musica per la facoltà di Scienze dell’Informazione dell’Università di Torino, pubblicata sulla rivista AIIA.


DIANA PRISCILLA SBLANO

Diana Priscilla Sblano, Gabbia - Spazio, 2016 Tecnica mista su tela, 82x82

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119 San Giovanni Rotondo (Fg), 1983 Artista e docente, cultrice della materia per l’insegnamento di Pittura presso l’Accademia di Belle Arti di Bari. E’ stata una dei più giovani artisti ad esporre alla Biennale Internazionale d’arte contemporanea di Venezia, Padiglione Italia, durante la 54^ edizione. Nel 2012 è stata scelta per esporre nel contingente italiano della Biennale D’Arte contemporanea di Mulhouse 012, esposizione promossa da “Art Basel”. Nelle sue opere protagonista è l’attesa. L’attesa rappresenta un momento dello spazio reale, dell’esistenza, preludio ad una successiva fase emozionale. La percezione di quello che verrà dopo. La vocazione, un po’ metafisica, è quella dell’uomo che aspetta. Nell’opera proposta il tempo e lo spazio si traducono nella transizione tra un momento, una gabbia ed un’altra. sblanodiana@gmail.com


ARIANNA SPIZZICO

Arianna Spizzico, Trigolux piramide trifacciale, 2013 Plex, H170

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121 Bari, 1955 Negli anni ‘80, dopo aver conseguito il diploma al Liceo Artistico di Bari, diviene membro dell’Associazione Incisori Pugliesi diretta da Glauco Camiless. Nell’ambito della VI biennale dell’incisione, presso il Castello Aragonese di Taranto, la sua “opera prima” titolata “La donna e l’aquila”, realizzata con le tecniche della punta secca e dell’acquaforte, viene segnalata tra le migliori da Luigi Servolini - Direttore dell’Accademia delle Arti dell’Incisione di Roma e dall’Associazione Incisori d’Italia – tanto da conferirle la nomina di Accademico effettivo ad honorem. Presso la Biblioteca Nazionale di Firenze, grazie ad Alvaro Spagnesi, viene acquisita una copia del suo libro miniato di incisioni ed acqueforti dal titolo “Immagini del Mito” realizzato da Marisa Salomone con torchio a stella presso la calcografia d’ arte “Ante Litteram” di Bari.


Arianna Spizzico, Diario di viaggio, 2012 Rame ossidato in teca di plex

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GRAZIA TAGLIENTE

Grazia Tagliente, Untitled, 2012 Ceramolle su zinco prodotta col processo elettrolitico più stampa a secco, 50x70

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125 Massafra (Ta), 1970 Docente di Tecniche dell’Incisione presso l’Accademia di Belle Arti di Lecce dal 1997. La sua ricerca include tutte le tecniche calcografiche, concentrandosi, recentemente, sui processi di incisione sostenibile, con materiali meno tossici e pratiche alternative, come il processo elettrolitico e l’ utilizzo di mordenti a base salina. La poetica è multiforme: dal libro d’artista all’illustrazione, dal poster al froncobollo. Nel 2009 ha cominciato a produrre immagini a stampa per ipovedenti e non vedenti. Un percorso che in collaborazione con Università e Accademie europee sta portando alla definizione di un linguaggio che come il Braille per le parole, possa diventare uno standard per le immagini. www.graziatagliente.com


FEDERICA VERDEGIGLIO

Federica Verdegiglio, Telefono di latta, 2015 Acrilico e graffite su cotone, 100x130

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127 Monopoli (Ba), 1990 Fin dai primi passi ho sviluppato un incontrollabile attaccamento a carta, colori e fantasia. Nel 2011, accesa da una costante ricerca di senso, trovo il mio posto all’ Accademia di Belle Arti di Bari, dove ho coltivato i frutti di questa piacevole “malattia”, conseguendo, nell’ Aprile 2016, la specializzazione in Pittura. Da novembre 2014 a dicembre 2014, con l’espatrio volontario in Brasile, ho approfondito le ricerche sull’universo “colore”, prendendo parte al corso di pittura e disegno presso la Escola de Artes Visuais do Parque Lage di Rio de Janeiro.


CLAUDIO VINO

Claudio Vino, Monocromia, 2000 Tecnica mista, 130x130

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129 Bari, 1953 Si laurea all’ Accademia delle Belle Arti di Bari con una tesi su Francis Bacon. Assecondando poi la doppia passione per la storia e la poesia, consegue la laurea in lettere con una tesi su Pier Paolo Pasolini cineasta. Ha insegnato negli anni ’80 figura disegnata presso il Liceo Artistico di Treviso. Inoltre sono numerose le collettive importanti a cui ha partecipato, in Italia e all’ estero. Dai primi anni ‘ 90 insegna discipline pittoriche presso il Liceo Artistico di Matera.


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commenti d’artista

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SEGNO DI PROFEZIA

vie di fuga

“Il mio corso si pone principalmente questo fine: portare ed accompagnare lo studente nel suo percorso, ad avere la capacità di riuscire a tradurre in immagine un proprio libero pensiero. Lo sviluppo delle capacità tecniche-espressive del fare artistico saranno così in stretta comunanza ad un’idea personale. Al fine di raggiungere questo scopo, l’itinerario inizierà con la disamina dello stretto connubio che vi è tra la parola (espressione di un pensiero o concetto) e un’immagine adatta a poterlo raffigurare. Utile a tale fine è lo studio del linguaggio, l’etimologia dei termini, del pensiero filosofico e ovviamente del percorso storico artistico, focalizzando l’antica affinità che vi è tra la parola e l’immagine. I temi proposti dai giovani artisti non hanno la presunzione di una risoluzione, bensì di perpetuare un dubbio, di vivere le perenni domande dell’essere, di mantenere in vita la fonte di una potenziale aspirazione del sapere. La ricerca di un’arte pura come conoscenza che possa riuscire ad entrare nelle profondità di tutte le possibilità visibili e pensabili. L’operare artistico, ha un segno di profezia, una predizione, la visione ingegnosa dell’artista si sforza di illuminare da più parti la diversificazione, sviluppa l’abilità di chi ha la possibilità di saper comprendere le cause non palesi delle cose”.

In merito alla grandiosa ed impegnativa iniziativa artistica Archeomodernitas (mostra e tavole rotonde), allestita negli spazi dell’Ateneo Barese Aldo Moro (sala degli affreschi) e nello specifico l’incontro tenutosi il 16 giugno 2016, ci sarebbero da scrivere diverse pagine. Mi voglio soffermare sicuramente come docente sulle nuove prospettive artistiche mirate anche all’ educazione scolastica e civile. Il mio intervento all’ interno del dibattito è stata una pura testimonianza di come all’ interno delle istituzioni scolastiche, l’avvento delle materie artistiche come “potenziamento” nell’ambito del percorso di studio curricolare sia un motore nuovo ed una fucina di inaspettati talenti pittorici e creativi. Il percorso nasce dalla mia esperienza come docente di discipline pittoriche entrato di ruolo nell’ anno scolastico 2015/16 nella veste di potenziamento in istituti superiori privi di indirizzi artistici. Dopo una attenta indagine etica e psicologica mi sono accorto della volontà e della partecipazione da parte degli studenti di esprimere in modo creativo e vitale il proprio mondo personale e li ho accompagnati in questo viaggio. Come artista ed educatore desidero esprimere l’importanza e la grandezza di un mezzo espressivo cosi completo come l’arte visiva e la pittura come espressione colta ed alta. Ogni pennellata o tratto tracciato con un frammento di carboncino o pastello in realtà nasconde una trama ben più complessa di quella che si può intuire e il valore dell’educazione verso tali discipline è fondamentale per una correlazione tra civiltà e creatività. A mio parere la figura dell’artista oggi dovrebbe essere una testimonianza di come la bellezza ed il linguaggio pittorico sia una via per evadere e rifugiarsi dalle brutture e dalla banalità (si spera) quotidiane”.

di Luigi Mastromauro

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di Giovanni Nicolai

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Amorphous - La materia e il suo divenire di Arianna Spizzico

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Visioni impermanenti di vita indivisibile. Il divenire della sostanza occupa da sempre un ruolo centrale nelle sperimentazioni multimateriche di Arianna Spizzico, i cui processi creativi partono sempre più di frequente dal recupero di un dettaglio visivo relativo alla dimensione mutevole e affascinante della natura. Per il tramite della fotografia macro, l’artista valorizza quel particolare che nella visione d’insieme rischia normalmente di perdere vigore e apparire secondario, per manifestarne l’ appartenenza a una totalità che è possibile sperimentare invece in ogni cosa esistente al mondo, e ribadire che frammento ed entità globale, elemento naturale e paesaggio, sono fatti della stessa sostanza. Il dettaglio zoomato relativo a una data e specifica realtà si trasforma così in metafora del divenire universale che dalle viscere della terra agisce indisturbato da millenni, si aggira nelle pieghe dello spazio ctonio riaffiorando, o, talvolta, irrompendo come traccia magmatica sulla litosfera della vita esterna, per raggiungere infine lo stato aereo del volo, libero da qualunque costrizione che possa derivare da una memoria immagazzinata preesistente e rigida. E la coscienza umana coglie il racconto della materia in ogni suo stato, che è a sua volta la storia del mondo, la storia della collettività che si stratifica nel linguaggio dell’ arte, divenendo archivio, emblema della libertà potenziale insita in ogni stadio iniziale dell’esistenza, di quella fase incorruttibile che deriva da un istinto alla vita in grado di mettere in moto la metamorfosi dell’essere alla ricerca della sua identità. E al cambiamento, che è poi legge imprescindibile per l’ evoluzione di ogni storia, sembra non sfuggire neanche il ciclo di vita della tecnologia prodotta dall’uomo e di quello che definiamo abitualmente ‘futuro’. Nei lavori dell’artista, infatti, parti di schede madri, componenti di circuiti elettronici risalenti a un decennio fa sono l’ archeologia di un tempo destinato a essere continuamente superato da innovazioni e scoperte e che finisce per essere trascinato dal magma fluido e sfuggente della vita che scorre, mentre il futuro si concede a una dimensione rituale e primigenia attraverso Connessioni arcaiche tracciate dall’ artista, in grado di porre in comunicazione ciò che è stato con ciò che sarà ed è per sua natura destinato ad essere. Lo scarto tecnologico, o manufatto, viene così assorbito dagli elementi prettamente naturali come sabbia, frammenti di roccia, o dai metalli come il rame; migra all’interno della superficie dei lavori, saldandosi allo stesso destino mutevole, subendo gli effetti delle trasformazioni prettamente fisico-chimiche dei materiali adoperati, come se fosse reperto, rigorosa testimonianza che riproduce una verità che esiste da sempre, e da sempre è in azione nei meandri di questo mondo parlandoci di un assoluto che è ovunque e sussiste a ogni singola vita, rigenerando costantemente l’intero universo. L’arte della Spizzico non racconta

l’uomo per il tramite esclusivo della sua rappresentazione fisica ma attraverso la sua sostanza, che non è situata in uno spazio distante e inconoscibile, ma nelle radici e nelle proprietà della stessa realtà, nell’ alchimia tra i suoi elementi e nelle sue leggi, nell’ armoniosa danza dei rizomata di empedocliana memoria, dalla cui aggregazione e disgregazione deriverebbe il tutto, spinto da forze cosmiche solo in apparenza disgiunte dalla realtà oggettiva, e in cui la realtà fenomenica coi suoi processi di separazione e unione, di nascita e morte sarebbe un fenomeno meramente apparente, una migrazione da uno stadio formale a un altro, nel lento e progressivo divenire della vita universale. Così, lamine metalliche, conchiglie, frammenti di roccia, sabbia, filamenti di plastica, pezzi di mondo, di passato e futuro, elementi del mito, ingranaggi e scarti della tecnologia possono coesistere sulla stessa superficie spaziale, integrate dalla gestualità dell’ artista e dai suoi pazienti interventi pittorici. Essi vengono racchiusi in moduli prevalentemente quadrati, i cui confini sono solo in apparenza tali. Limiti che accolgono, infatti, più che contenere l’ irruenza della materia, e la sua intrinseca fluidità non subisce né conosce alcuna costrizione o frattura. Si generano così composizioni da leggere in sequenza come avviene nel caso dei trittici multimaterici, creazioni su tela o base lignea, in cui predomina il richiamo al mito, ma sempre ben integrato con gli elementi cosmologici e naturali, o, ancora, piramidi trigone, ricettacoli scultorei di energia universale in grado di propagare la dimensione dell’archetipo verso un futuro che attende, e sulle cui superfici bronzee o in rame si dispiega il ricamo narrativo della storia del mondo, sia essa intesa come affermazione di un passato già stratificato da cui attingere per raggiungere una piena consapevolezza del presente, o come spiraglio mutevole, perennemente in movimento e sospeso su un futuro che avanza. Visioni impermanenti di vita indivisibile.

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ecosofia

di Grazia Tagliente

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Un metalogo è una conversazione su un argomento problematico. Gregory Bateson #1. Metalogo esistenziale Un pomeriggio, scaricando la posta come di consueto, ricevo un invito a chattare da parte di una ragazza che si firma chiocciolina. Da quel momento inizia un dialogo inaspettato su alcuni concetti spinosi della grafica d’arte contemporanea. Per agevolare il lettore utilizzo il segno @ per indicare i messaggi della ragazza. @ Profy sono in crisi! Aiutami... (ho trovato il suo indirizzo email sul sito dell’Accademia)... Come in crisi? Non posso aiutarti troppo per la crisi in generale, se non dicendoti che siamo tutti un po’ in crisi oggigiorno. @ Sono in crisi per il mio futuro d’artista! Forse prima di sentirsi in crisi per il futuro d’artista, e per cercare di aiutarti al meglio, possiamo cominciare a vedere se questa condizione del tuo futuro è il risultato dell’agire nel presente, non credi? @ Il mio presente è uno schifo, ho vent’anni, vivo ancora con i miei genitori, di cui papà è molto malato e non mi sono sentita di lasciarlo solo, ho un fidanzato che non vedo mai perché è sempre in missioni di pace, e visto che mi piace disegnare ho deciso di iscrivermi all’Accademia di Belle Arti più vicina a casa. Ora inizio a capire meglio la tua crisi d’ artista. Lasciando stare le problematiche personali, di cui possiamo parlare strada facendo, penso che la tua passione per il disegno sia una buona condizione per cercare di trovare qualche spiraglio di soddisfazione. Mi mandi il tuo ultimo disegno? @ Veramente i miei disegni non li ho mai fatti vedere a nessuno, mi vergogno davvero. Se dici di voler essere un’artista dovrai, ad un certo punto, impegnarti a far vedere il tuo lavoro. Se nessuno vede quello che fai, mai nessuno potrà acquisirlo (nel migliore dei casi acquistarlo), mai nessuno potrà farlo circolare, mai nessuno ti chiederà di inviare il tuo ultimo disegno. Questo perché l’arte è un sistema di relazioni in cui l’ artista, per essere tale, deve far parlare di sé attraverso i suoi lavori, altrimenti le speranze tramutano in illusioni. @ Per me l’arte è libertà! è il mio rifugio! È il mio sfogo solitario! Devo quindi cambiare quest’ idea se voglio essere un’artista riconosciuto? Non di certo! Continua pure a credere all’ arte come libertà, ma inizia a comprendere che il presente ha bisogno di una riflessione profonda sul senso del riconoscimento. @ Molte mie amiche vorrebbero fare televisione, dicono che è la strada più veloce per realizzare il proprio desiderio di successo artistico. L’idea stessa di arte è stata oggetto di variazioni nel corso del tempo. Voglio ricordarti

che il nostro modo di pensare l’Arte, con la a maiuscola, è il frutto di una speculazione avvenuta nel Settecento, un momento in cui si è sentito il bisogno di liberare l’ espressione dell’artista, allora considerato artigiano, dal committente. Questo passaggio è diventato cruciale nel Novecento con le varie avanguardie che, lontane dal committente, si sono ritrovate ad inventare un sistema di scambio che chiamiamo oggi mercato dell’ arte. Quindi il lavoro dell’artista contemporaneo è certamente creativo ma non può prescindere dalla sua capacità di comunicare. Restando a casa nessuno saprà mai di te! Inoltre la televisione, per quanto mi riguarda, è solo un miraggio, un sistema di costruzione di miti passeggeri che si fonda sull’apparenza e non sulla sostanza. Credo che le tue amiche resteranno deluse, se mai avranno accesso al mondo dello spettacolo, perché la dimensione artistica della videosfera (leggiti Regis Debray, Vita e morte dell’immagine. Una storia dello sguardo in Occidente, Editrice Castoro, 1998) non ha il linguaggio della libertà d’ espressione ma piuttosto quello delle regole dell’ audience. Se appari sullo schermo ci deve essere un motivo stabilito a tavolino da una direzione politica. @ Allora l’Arte non è sempre stata la stessa? E come è possibile fare dell’Arte il mio mestiere? Vorrei continuare a disegnare e mi aspetto molto dall’Accedemia in cui mi sono iscritta. Il fondamento di un buon artista è la ricerca. @ E cosa dovrei ricercare? Mi sento spaesata. La ricerca è un modo di vivere. Senza ricerca non ci sarebbe la civiltà e tutte le sue declinazioni geoculturali. @ Mi sta confondendo ancora di più! Qual’è la sua ricerca? La mia ricerca è una tela che tesse tanti fili. Nel corso degli anni ho esplorato diverse frontiere non solo artistiche. La bellezza della ricerca è nel confronto, la collaborazione, la curiosità e, non nego, anche un pizzico di fortuna nell’incontrare le persone che possono mostrare nuove frontiere da valicare. Non preoccuparti, all’inizio di un viaggio si è sempre tutti un po’ spaesati, ma poi, passo dopo passo, si possono affrontare le sfide con crescente consapevolezza. @ Ancora non mi ha risposto! Qual’è la sua ricerca? Parlare con te fa parte della mia ricerca. @ Inizio a capire. Ho provato a fare una ricerca su wikipedia del termine “ricerca” e invece di avere una risposta ne ho avute tante perché pare sia una parola ambigua. Forse ho capito cosa significa fare ricerca. Vuol dire scoprire parole nuove! Bene. Adesso puoi conoscere la mia personale ricerca. Ogni volta che incontreremo parole nuove andrai alla ricerca del loro significato originale, poi vedrai in che modo è stato utilizzato nel corso del tempo e lo metterai in relazione con l’uso corrente, evidenziando differenze e similitudini. @ Sembra un percorso difficile, ma voglio provarci! Ti faccio io una domanda questa volta. Mi dici come ti sei connessa per la ricerca su internet della parola “ricerca”? @ Ho uno smartphone con collegamento ad internet, me lo hanno regalato i miei per i diciott’anni. Perché mi fa questa domanda? Lo immaginavo, ormai siamo tutti always on (sempre connessi in italiano)! Ti auguro una buona giornata, adesso devo sconnettermi, ci sentiamo presto.

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l’indefinibile sacralità di Claudio Vino

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“Il mio sacro abita altrove, e intriso di umori panici e olistici. In fondo, la tradizione cristiana e la sua ritualità attingono, mescolandoli, dai miti pagani, una religiosità “naturale”. Il sacro è nelle alchime dell’evoluzione e nelle pieghe della storia, impuro teatro dell’assurdo. Davvero affascinante, ad esempio è la realtà storica di Cristo e i duemila anni di interpretazioni cristianema è innegabile che l’umanità e il mondo sono necessari all’armonia dell’essere quindi non governabili secondo il capriccio di Dio: Il sacro è nel corpo e nei suoi incanti, nelle sue magie e lìeros, rivelatore dell’umana natura, e la sensualità sono l’unica porta aperta sul cielo. Nella tradizione iconografica pittorica, la fisicità dei martiri sembra essereil tramite verso l’estasi, estrema forma di vitalità; non vi è santità senza una raffinatezza sopspetta. La santità è una pervesione senza eguali, un vizio del cielo, e poi quante volte il concetto di sacro e di Dio non oncidono. L’Idea di Dio è la più pericolosa che sia mai stata concepita e l’assoluto è una presenza dissolvente nel sangue (Cioran). avverto un perpetuo terrore davanti ai dogmi; fuggo da coloro che hanno la pretesa di possedere una visione esatta su ogni cosa. Eppure non sopporto l’iconoclastia. Aveva ragiione Schopenhauer, la vita è un sogno, altrimenti se fosse vera sarebbe insopportabile; smarrirsi, poi, nella mistica e un’evasione dalla conoscenza. Tutte le conoscenze sono collegate ma il sapere è uno. Il sacro è nell’olfattiva e onomatopetico verso della Pioggia nel pineto, nell’idea di popolo che agita la meglio gioventù...Il sacro è la purezza della linea architettonica delle pievi... Sacri sono i corpi delle masche arsi sui roghi dell’intolleranza... Sacra è la botticelliana Voluptas in armonia con il cosmo... Sacra è la visionaria immaginazione... Sacre erano le vite di Emauel Orlandi, Mirella Gregori ed Elisa Claps e non di un embrione non ancora persona... Sacra è l’Indefinibile.

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reportage fotografico

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Finito di stampare Settembre 2017


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