PERIODICO IN DISTRIBUZIONE GRATUITA ANNO IX - N. 10 OTTOBRE / 2018
magazine
FOCUS SUL MONDIALE Vamos Valverde! Dopo sei podi iridati entra nella leggenda
INBICI TOP CHALLENGE Tra new-entry e conferme ecco le dodici tappe del circuito 2019
SONNY COLBRELLI “Adesso l’ho capito… Quando sono al top me la gioco con tutti”
RIDEFINISCE I LIMITI Cento1 Hybrid ridisegna i confini di usabilità di una bicicletta da corsa di alto livello. Il prestigio di un oggetto da corsa Wilier Triestina si unisce all’innovazione del sistema di servo assistenza più leggero sul mercato. É cosi che è nata la bicicletta da corsa ibrida più leggera al mondo: solo 11,9 kg.
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SCATTO D’AUTORE VUELTA ESPANA 2018 by Bettiniphoto
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MONDO ACSI
Il trittico
delle meraviglie Granfondo Città di Torino, Prosecco Cycling e Granfondo Città di Teramo: l’ente di promozione ha celebrato l’inizio dell’autunno con tre eventi unici Il Campionato Nazionale ACSI granfondo-mediofondo ha messo in cascina un “trittico” da urlo tra Granfondo Città di Torino, Prosecco Cycling e Granfondo Città di Teramo. La prima si è aperta in tutta la propria scenografica bellezza con una quarta edizione dal sapore unico. Merito del suggestivo start incastonato nel Parco del Valentino e della finish line sull’impegnativa erta di Superga, a regalare una giornata indi4
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menticabile a tutti i cicloamatori che si sono disimpegnati sui due percorsi di 94 e 124 chilometri.Dai circa 1200 partecipanti della granfondo torinese ai 2000 che hanno invaso le strade della trevigiana Prosecco Cycling, con 22 nazioni ad abbracciare idealmente una manifestazione divenuta ormai un must fra le colline del Prosecco. Il tutto sotto gli occhi della trevigiana DOC Margherita Panziera, oro agli scorsi Europei di nuoto in Scozia, e del “diablo” Claudio Chiappucci, oltre ad una miriade di ospi-
ti illustri che non si sono voluti perdere la manifestazione posta sotto l’egida di ACSI Ciclismo. Le quattro salite Zuel, Ca’ del Poggio, via dei Colli e Collalto hanno divertito tutti i concorrenti, che si sono sfidati lungo un itinerario di 96 chilometri e 1550 metri di dislivello. L’evento ha avuto anche una lodevole connotazione benefica con un euro per partecipante devoluto alla lotta alla sindrome dell’invecchiamento precoce, di cui è affetto Sammy Basso, anch’egli presente all’evento. A dare soddisfazio-
ne all’ente di promozione sportiva ci ha pensato infine anche la Granfondo Città di Teramo, il Giro del Gran Sasso in bici che ha coronato un weekend da sogno fra la maestosità della Mole Antonelliana, le impegnative erte fra le colline venete ed una granfondo che ha fatto percorrere ai più preparati ben 160 km e 2600 metri di dislivello. Grande spettacolo, in particolare, sulla salita di Passo Garavone (pendenza massima 14%), senza dimenticare i pur sostanziosi 90 km e 1100 metri di dislivello, alle prese con l’impennata in direzione Bivio Colledoro, anch’essa con una pendenza massima del 14%. Un altro spettacolo targato ACSI è andato in scena sul Garda grazie alla Granfondo Bike Division. Nel 2015 Peschiera del Garda (VR) diede vita alla prima edizione. E fu subito tripudio. Qualche anno più tardi nulla è cambiato con un “percorso veloce di circa 95 km alla portata di tutti” – ha affermato l’ex professionista responsabile dell’evento Andrea Tonti. Un weekend di passioni su due ruote che ha raccolto numeri importanti ed invitati di prestigio, come il veronese DOC Damiano Cunego, compagno di squadra proprio di Tonti quando nel 2004 portò in terra scaligera il Giro d’Italia 2004: “Ho deciso di prendere parte alla Granfondo Bike Division perché era una bella occasione per stare con il mio amico Andrea Tonti e poter condividere una giornata di sport con molti altri appassionati del ciclismo”, ha chiosato il “Piccolo Principe” del ciclismo. Il lungo weekend ha appassionato proprio tutti sulle sponde veronesi del Lago di Garda, un territorio tra i più apprezzati a livello turistico, con la Granfondo Bike Division a coinvolgere famiglie provenienti da ben undici nazioni ed oltre 1.500 concorrenti, il tutto grazie in particolare ai 500 volontari che operano, con anima e corpo, nella gestione della manifestazione. Il “Piccolo Principe” non era l’unico ex sportivo d’élite presente alla prova ACSI di Peschiera del Garda; anche il “Signore degli Anelli” Jury Chechi, noto appassionato di ciclismo, non ha voluto far mancare la propria presenza, prima di partire verso i dolci strappi in saliscendi dei primi 30 km, dopo esser sfilati da Lazise a Bardolino e Costermano. Qui è iniziata la salita di 7 km circa con pendenza media attorno al 6%, una delle poche asperità di un contest velocissimo e spettacolare con 1.300 metri di dislivello. E se gli intenti della Granfondo Bike Division sono quelli di “celebrare i valori dello sport e del ciclismo, tra divertimento, amicizia e passione”, anche questa quarta edizione firmata ACSI Ciclismo c’è riuscita in pieno.
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Sommario Ottobre 2018 // Numero 10
InBici Top Challenge
Sonny Colbrelli “Adesso l’ho capito… me la gioco con tutti!”
“Ecco come immagino Il debutto del World Tour”
Città bike-friendly
World E-bike serie
Il “caso” Longo
Ecco le dodici tappe del circuito 2019
A Montecarlo un circuito per le biciclette elettriche
Nel 2018 sarà Riccione la capitale della bicicletta
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MONDO ACSI
a cura della redazione
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SPECIALE MONDIALE di Carlo Gugliotta
GRAN FONDO CAMPAGNOLO a cura della redazione
GRAN FONDO LAIGUEGLIA a cura della redazione QUELLO CHE NON HO MAI SCRITTO di Gianfranco Josti
IN VACANZA CON INBICI a cura della redazione GRAN FONDO CASSANI a cura della redazione
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Davide Ballerini
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FOCUS SULLE CINQUE TERRE di Eleonora Pomponi Coletti VIAGGIO A POMARANCE a cura della redazione
IN BICI TRA LE SALINE DI CERVIA a cura della redazione
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LA VERSILIA A PEDALI di Eleonora Pomponi Coletti VERONA ON BIKE a cura della redazione MENTE IN SELLA
a cura di Claudia Maffi
GLI ELDORADO DEI GRIMPEU
a cura della redazione
Insorgono le donne “Più rispetto per noi”
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FOCUS SUI PRODOTTI di Roberto Diani
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IL MONDO BELTRAMI a cura della redazione
FOCUS SULLE AZIENDE a cura della redazione
GRAN FONDO DI TORINO a cura della redazione
LA MAGIA DI MEDULIN a cura della redazione
FOCUS SUI PRODOTTI di Roberto Diani
TRENTINO MTB
a cura della redazione
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GRUPPO EDITORIALE INBICI Direzione e Amministrazione Viale della Repubblica, 100 - 47923 Rimini (RN) Direttore Generale Maurizio Rocchi Direttore Responsabile Mario Pugliese Vice Direttore Carlo Gugliotta In Redazione Mario Pugliese, Dr. Roberto Sgalla, Riccardo Magrini, Wladimir Belli, Gian Luca Giardini, Silvano Antonelli, Prof. Fabrizio Fagioli (Equipe Velosystem), Paolo Mei, Claudia Maffi, Nicola Zama, Dr. Alexander Bertuccioli, Silvano Antonelli, Carlo Gugliotta, Ilenia Lazzaro, Eleonora Pomponi Coletti, Davide Pegurri, Aldo Zanardi In Redazione Tecnica Maurizio Coccia, Roberto Diani Fotografi Playfull, Bettini Photo, Newspower, Stefano Spalletta, Mariano Spinelli Archivio fotografico selezione fotografica a cura di Gianni Rocchi Distribuzione Italian Business Management LTD Progetto Grafico Roberta Piscaglia Responsabile Marketing Sara Falco Responsabile Facebook Gianni Rocchi Stampa La Pieve Poligrafica Editore Per la tua pubblicità Maurizio Rocchi +39 393.9838319 Giorgio Puppi +39 346.0823300 Ufficio Marketing 0541.389643 Website www.inbici.net E-mail info@inbici.net Diritti e proprietà GRUPPO EDITORIALE INBICI SRLS Sara Falco Editore Reg. imprese n° REA FO 323603 Iscrizione Registro Tribunale di Forlì nr. 3/2013 del 5 aprile 2013. Tutti i diritti riservati. È vietata la riproduzione anche parziale di articoli, foto e disegni senza autorizzazioni del GRUPPO EDITORIALE INBICI.
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EDITORIALE
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Valverde
E LA GIUSTIZIA DEL CICLISMO Con ancora negli occhi la vittoria iridata di Alejandro Valverde, è andato in archivio anche questo Mondiale di Innsbruck che – tra mille indicazioni - tramanda ai posteri almeno un paio di verità. La prima è che il ciclismo, a volte, sa essere giusto, restituendo con gli interessi ciò che il destino ha tolto. Il trionfo di Valverde è il premio strameritato per un grande campione che, a 38 anni, corona una carriera costellata da tanti successi ma – fino a ieri - anche da troppi rimpianti (prima del trionfo austriaco ben sei podi iridati!). La seconda considerazione è che l’Italia, pur restando giù dal podio per il 10° anno di fila, ha trovato in Gianni Moscon un prospetto di valore assoluto. Il suo quinto posto non ci appaga totalmente, ma conferma lo spessore planetario di un atleta che, nella storia mondiale degli azzurri, ha tutto per succedere un giorno – speriamo non troppo lontano – ad Alessandro Ballan. Dopo aver seguito il mondiale austriaco con i nostri inviati, lo staff di InBici si concentra ora sul grande evento del 3 novembre quando – al Palazzo del Turismo di Riccione – si svolgeranno le premiazioni del Top Challenge e la presentazione ufficiale della quarta edizione del circuito che celebra anche una ricorrenza speciale: il 10° compleanno di InBici. Un anniversario che festeggeremo nel 2019 con i nostri fedeli lettori e con tutti quei partner che, in questi dieci anni, con affetto e fedeltà, hanno camminato al nostro fianco. Per celebrare al meglio la ricorrenza abbiamo disegnato un circuito formidabile con dieci granfondo che, per storia e fascino, rappresentano il meglio del calendario amatoriale. Dieci tappe per dieci candeline. Da spegnere tutti assieme con la forza della condivisione e l’entusiasmo del primo giorno. Maurizio Rocchi
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Cosa resta del Mondiale
Valverde! Giusto così Dal trionfo dello spagnolo al sogno Moscon, dal bronzo della Guderzo al pasticcio degli Under 23, ecco cosa cambia nel mondo del ciclismo dopo la rassegna iridata di Innsbruck di Carlo Gugliotta Il mondiale più duro della storia celebra il campione che ha sempre inseguito quella maglia iridata ma che – pur sfiorandola per sei volte - non era mai riuscito a conquistarla. Fino all’arrivo del giorno perfetto, il giorno che tutti i corridori sognano fin da bambini: correre con la maglia della nazionale e vestire la maglia con l’arcobaleno. Alejandro Valverde ce l’ha fatta. Dopo aver conquistato sei podi mondiali in carriera, senza mai riuscire a centrare la prima posizione, a Innsbruck è l’Embatido a festeggiare. Lo spagnolo è campione del mondo. E anche un corridore come lui, abituato a vincere, deve arrendersi all’emozione. “Questa è la corsa che ho inseguito per tutta la vita – afferma Valverde – indossare la maglia iridata è sempre stato il mio più grande sogno, e ora l’ho davvero realizzato. Questa è la vittoria più emozionante che abbia mai vissuto. Adesso posso dir-
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lo: sono campione del mondo, ho coronato il sogno di una carriera”. Molto bello è stato il “passaggio di testimone” avvenuto sul palco delle premiazioni: nonostante la cerimonia protocollare sia molto rigida, Peter Sagan è salito sul podio per consegnare la medaglia a Don Alejandro. “Peter mi ha detto che era molto felice e che avrebbe voluto una mia vittoria se non fosse riuscito ad imporsi lui. È bello sapere di essere nell’Olimpo dei campioni che hanno vestito questa maglia. Pochi giorni fa ho incrociato in strada, mentre mi stavo allenando con il resto della squadra, un gruppo di ex corridori che ha vestito la maglia iridata: forse quello è stato un segno del destino di quello che sarebbe accaduto oggi”. In una giornata così felice, Valverde non vuole pensare al futuro, ma vuole solo Alejandro Valverde campione del mondo
“Dovrei puntare ai Giochi Olimpici di Tokyo? Vedremo, per ora non ci penso. Dopo la brutta caduta al cronoprologo del Tour de France 2017 pensavo di dovermi ritirare, non avrei mai creduto che sarei riuscito a recuperare. E invece sono qui… e sono campione del mondo
Tutto questo è un regalo!
godersi il successo: “Dovrei puntare ai Giochi Olimpici di Tokyo? Vedremo, per ora non ci penso. Dopo la brutta caduta al cronoprologo del Tour de France 2017 pensavo di dovermi ritirare, non avrei mai creduto che sarei riuscito a recuperare. E invece sono qui… e sono campione del mondo. Tutto questo è un regalo. Tutto ciò che avviene dopo quell’incidente è un regalo”. Ed è un regalo anche per suo figlio, che proprio nel giorno dell’incoronazione, ha compiuto quattro anni: “Mi è dispiaciuto non essere con lui, ma almeno ho questa maglia da regalargli”. Valverde ha vinto una corsa affrontata in maniera abbastanza particolare: non ha potuto nascondersi, non ha potuto mettere sempre tutta la squadra in testa a lavorare. Sul muro finale, prima dell’arrivo a Innsbruck, ha dovuto tenere botta alla sorpresa del mondiale professionisti, il canadese Michael Woods,
e ad un eroico Gianni Moscon, il quale, su un percorso non proprio adatto alle sue caratteristiche, ha lottato fino all’ultimo metro. Per non parlare della prestazione della Francia: Romain Bardet ha pedalato benissimo fino alla fine e solo la classe di Valverde ha impedito alla Francia di conquistare un titolo mondiale che sarebbe stato davvero meritato. E cosa dire di Tom Dumoulin? Dopo aver proceduto a zig zag sul muro finale, l’olandese si è lanciato a tutta velocità in discesa, conquistando una grandissima quarta posizione. VALVERDE, IL CORONAMENTO DI UNA CARRIERA - Passato professionista nel 2002 con la Kelme Costa Blanca, il palmarès di Don Alejandro è mostruoso: 4 vittorie della Liegi-Bastogne-Liegi, 5 edizioni della Freccia Vallone, la classifica generale della Vuelta nel 2009, il terzo posto finale al Tour
de France 2015 e due edizioni della Clasica San Sebastian. La metà di questi trionfi basterebbero a far diventare leggenda qualsiasi atleta. Il suo nome è quello di un degno successore di Peter Sagan nell’albo d’oro del mondiale. MOSCON, COMMOVENTE QUINTO - Per i colori azzurri, la certezza che arriva da Innsbruck è nel fatto che possiamo essere sicuri: un giorno Gianni Moscon potrà ambire a vincere un mondiale. La sua stagione è stata caratterizzata da un avvio non facile, senza lasciare il segno nelle classiche del pavé, e da una parte centrale molto complicata con la sospensione dopo il presunto pugno al Tour de France. Gianni si è preparato al meglio, non ha disputato la Vuelta ma la sua marcia di avvicinamento è stata impeccabile. Diciamo la verità: Moscon sta dimostrando di essere un grande passista. Questo percorso non era proprio del LIFESTYLE INBICI
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Tatiana Guderzo medaglia di Bronzo nella prova Women Elite
tutto adatto alle sue gambe. Gianni è stato eroico: quando ha capito che Nibali non ce l’avrebbe fatta, ha preso in mano le redini della situazione. È rimasto insieme a Valverde fino a che ce l’ha fatta, poi è andato troppo fuori giri. Ma la sua prestazione e il suo quinto posto sono roba da autentico fuoriclasse. GIU’ LE MANI DA CASSANI - L’Italia è un Paese di commissari tecnici ed è per questo motivo che, quando una nazionale (di qualsiasi sport) non vince, si ragiona in maniera calcistica e si dà la colpa all’allenatore. Cassani ha fatto sì, tramite il suo lavoro, che la maglia della nazionale azzurra si veda molto durante il corso dell’anno, non solo al mondiale. Poi, purtroppo, gli uomini che abbiamo sono questi. E Moscon ha fatto un miracolo, così come Vincenzo Nibali, il quale, dopo l’incidente al Tour de France, sarebbe dovuto stare a riposo per almeno 3 mesi. E invece è venuto in Austria a provarci, ad onorare la maglia azzurra. Cassani deve continuare a lavorare, a permettere ai giovani talenti di crescere attraverso le uscite ufficiali della nazionale lungo tutto l’anno. Solo così si potrà sperare di far crescere i nostri ragazzi. GUDERZO, UN BRONZO CHE VALE ORO - La nazionale femminile di Dino Salvoldi riesce a tornare sul podio del mondiale e lo fa con Tatiana Guderzo,
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una delle leonesse azzurre. Anch’ella è stata autrice di un’annata caratterizzata da vari problemi, ma la maglia azzurra è un valore troppo importante. Con il terzo posto di Innsbruck 2018, la Guderzo torna a calcare il podio del mondiale 9 anni dopo il trionfo iridato di Mendrisio 2009: “Le sensazioni di oggi sono le stesse che avevo dopo quel mondiale – spiega una raggiante Guderzo dopo la corsa – non mi aspettavo di fare una gara così buona. Ci speravo, credevo che la nazionale potesse fare bene ma non pensavo potessi essere io quella che avrebbe portato a casa questa medaglia. È una medaglia che brilla come l’oro. È stato un anno molto difficile per me, ho perso mio nonno, al quale ero molto legata e ho avuto tanti problemi fisici. Ho parlato con Salvoldi, il quale è a conoscenza perfettamente del fatto che per questa maglia azzurra io sputerei sangue, sono legatissima a questa maglia e ogni volta che l’ho indossata non mi sono mai risparmiata. Non sono riuscita a portargli dei risultati concreti, ma ho lavorato tantissimo e così mi ha dato questa opportunità. Oggi ho perso tutte le mie vite, chilometro dopo chilometro”. Tatiana è riuscita a risollevare una situazione che sembrava compromessa dopo l’attacco vincente dell’olandese Anna Van Der Breggen, nuova campionessa iridata: “In quel
momento ero davvero a tutta, quindi non ho ben compreso la situazione. Avevamo la Pirrone davanti, quindi c’è sempre stata un’azzurra nelle varie azioni. La Van Der Breggen non ha bisogno di presentazioni, quindi quando è andata in fuga c’è stato un attimo di panico, ma abbiamo lavorato al meglio per ricucire quella situazione”. Quella della Guderzo è una medaglia al merito, una medaglia di chi, pur essendo una fuoriclasse, lavora pedalando come un gregario. SPERANZA JUNIORES, UNDER 23 COSA FARE? - Se gli Juniores azzurri sono riusciti a fare un’ottima gara dietro il fenomeno olandese Evenepoel, con 4 azzurri su 5 nei primi 11 della classifica finale, tra gli Under 23 c’è un grosso problema da risolvere. Quasi tutti i convocati delle altre nazionali sono corridori professionisti con meno di 23 anni, mentre i nostri corrono quasi tutti in squadre Under 23. Il prossimo anno una delle nazioni faro del nostro movimento dilettantistico, la Colpack, sarà Continental: forse cambierà qualcosa? Molto probabilmente, come sostiene anche Marino Amadori, deve cambiare la mentalità: un mondiale Under 23 non deve essere considerato come un titolo di serie B, ma una grande opportunità di crescita. credit Bettiniphoto
Gianni Moscon
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Le CittĂ
Urbe
a cura della redazione
l’ si alza sui pedali
Anche la Gran Fondo Campagnolo Roma entra a far parte del circuito 2019. Partecipazione gratuita per i primi tre classificati di tutte le categorie ed iscrizioni super-scontate per gli abbonati Ballerini con la maglia della nazionale azzurra ai recenti campionati europei di Glasgow
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ANCHE LA GRANFONDO CAMPAGNOLO ROMA ENTRA A FAR PARTE DEL CALENDARIO DELL’INBICI TOP CHALLENGE 2019 L’accordo fra il coordinatore del circuito Maurizio Rocchi e il creatore della rassegna capitolina, l’avvocato Gianluca Santilli, è stato siglato nei giorni scorsi proprio alla vigilia della settima edizione della manifestazione romana andata in scena lo scorso 9 ottobre. Per dare ulteriore impulso alla Gran Fondo Campagnolo – uno dei progetti sportivi più affascinanti ed ambiziosi del Belpaese - l’avvocato Santilli ha deciso di sottoscrivere una collaborazione esclusiva con l’InBici Top Challenge, andando così ad arricchire un circuito che, dopo la new-entry di Riccione, si appresta a vivere probabilmente la sua edizione più spettacolare.
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La partnership tra l’evento laziale ed il gruppo editoriale si può sintetizzare in due punti: in primis, i primi tre classificati di tutte le categorie dell’InBici Top Challenge 2019 potranno partecipare gratuitamente alla Gran Fondo Campagnolo Roma dove si sfideranno nello speciale “Trofeo del Gladiatore”, una sorta di passerella conclusiva nell’impareggiabile scenario dell’Urbe. Inoltre, tutti gli abbonati del circuito potranno partecipare alla Gran Fondo di Roma ad un prezzo super-scontato. “La gran fondo Campagnolo – spiega il coordinatore dell’InBici Top Challenge Maurizio Rocchi – rappresenta uno degli eventi più spettacolari del mondo amatoriale per la bellezza degli scenari, la qualità dell’organizzazione ed i progetti ambiziosi che l’hanno ispirata su impulso decisivo, va detto, di un dirigente di valore mondiale qual è l’avvocato Gianluca Santilli. Pedalare tra i castelli romani è un’esperienza unica, pertanto invito tutti i nostri
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abbonati a cogliere questa grande opportunità iscrivendosi alla prossima edizione della Gran Fondo Campagnolo”. Della partnership si rallegra anche l’avvocato Gianluca Santilli che parla di una “collaborazione importante”
perché siglata “tra due protagonisti della bike-economy che condividono la stessa passione per il ciclismo e le stesse battaglie per l’ambiente, lo sviluppo delle smart city e delle politiche sui trasporti ad emissione zero”.
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Il circuito
più bello d’Italia Dodici prove, otto regioni rappresentate, oltre mille chilometri da percorrere sui pedali. Tra scenari mozzafiato e località ricche di storia e cultura, Maurizio Rocchi e Sara Falco presentano la quarta edizione di un circuito sempre più nuovo ed emozionante Dodici tappe, otto regioni rappresentate, oltre milleduecento chilometri da percorrere nelle località più rinomate ed affascinanti del Belpaese con un’escursione anche fuori dagli italici confini, nella suggestiva riviera croata di Medulin, teatro della prova jolly. Questa in sintesi la quarta edizione dell’InBici Top Challenge che, fedele alla mission scelta dai suoi creatori, propone un attraente giro d’Italia a pedali, alla scoperta di località sempre inedite “perché – spiegano Maurizio Rocchi e Sara Falco – è bello e stimolante poter offrire, 20
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anno dopo anno, ai nostri fedeli abbonati l’opportunità di scoprire località sempre nuove”. E proprio nel segno del rinnovamento è nato il calendario ufficiale del circuito 2019 che, tra eventi ormai consolidati, propone anche alcune intriganti new-entry, come Gran Fondo Terros Montura – 5 Terre di La Spezia o la Gran Fondo della Versilia di Lido di Camaiore o la Gran Fondo Alé Merckx, senza dimenticare la Gran Fondo Internazionale di Torino che, a fine luglio, chiuderà virtualmente il calendario. E ad impreziosire un calendario che si annuncia esaltante, le ultime due gemme incastonate sul rettilineo finale: la Gran Fondo di
Riccione e la Gran Fondo Campagnolo Roma. A fine settembre, infatti, è stato siglato l’accordo con la Gran Fondo di Riccione, al centro di un importante progetto di rilancio. Dopo un incontro tra l’editore Maurizio Rocchi e Valeriano Pesaresi si è deciso di inserire in extremis nel calendario del 4° Top Challenge anche la 21esima edizione della Gran Fondo della Perla che quest’anno, per la prima volta, si svolgerà a metà giugno (il 16). Una data affatto casuale, caldeggiata dall’amministrazione comunale di Riccione per far rientrare la Gran Fondo nel pool di manifestazioni ciclistiche che, nel 2019, trasformeranno Riccione nella
capitale italiana della bicicletta. èDi grande prestigio anche l’intesa con la Granfondo Campagnolo. L’accordo con il creatore della rassegna capitolina, l’avvocato Gianluca Santilli, è stato siglato proprio alla vigilia della quinta edizione della manifestazione romana andata in scena lo scorso 9 ottobre. La partnership tra l’evento laziale ed il gruppo editoriale si può sintetizzare in due punti: in primis, i primi tre classificati di tutte le categorie dell’InBici Top Challenge 2019 potranno partecipare gratuitamente alla Gran Fondo Campagnolo Roma dove si sfideranno nello speciale “Trofeo del Gladiatore”, una sorta di passerella conclusiva nell’impareggiabile scenario dell’Urbe. Inoltre, tutti gli abbonati del circuito potranno partecipare alla Gran Fondo di Roma ad un prezzo super-scontato. “Il criterio con cui abbiamo selezionato le dodici tappe – proseguono Rocchi e Falco – è sempre lo stesso, ovvero trovare manifestazioni con alti standard organizzativi in località turisticamente all’avanguardia e all’altezza sul piano ricettivo. Più della gara, infatti, a noi importa il ‘contesto’, ovvero la magìa di territori che ci piace raccontare dal punto di vista della storia, della cultura e dell’enogastronomia. Dalle terrazze naturali di Laigueglia alle ceramiche di Faenza, dalla bellezza della campagna di Pomarance al fascino della riviera di Cervia e Riccione, passando per l’eleganza di Lido di Camaiore e Torino, i tesori romantici di Verona, il fascino secolare di Roma fino ai paesaggi dolomitici di Trento e Aprica, crediamo di aver composto un puzzle di grande fascino che, come ci confermano i nostri iscritti, non ha eguali in Italia”. Il ciak del circuito 2019 è Di fianco: La partenza - La Leggendaria Charly Gaul In basso: La partenza - Campagnolo Roma
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La spettacolare partenza da Verona Gran Fondo Alé La Merckx
in programma il 24 febbraio con la Gran Fondo Laigueglia, classica d’apertura del calendario granfondistico nazionale. Una corsa di grandi tradizioni, organizzata – con l’abituale entusiasmo – dal Gs Alpi. La seconda tappa si svolgerà invece il 17 marzo a Faenza, teatro della Gran Fondo Davide Cassani, la corsa intitolata al commissario tecnico della nazionale italiana di ciclismo che, da 25 anni, coltiva una mission di vitale importanza: il sostegno economico dell’attività ciclistica giovanile. Il 31 marzo si torna sulla costa ligure, precisamente a La Spezia, per la 24esima edizione della Gran Fondo Terros Montura – 5 Terre, una delle grandi novità di quest’anno che, su tracciati di rara bellezza, offre ai ciclisti l’impareggiabile emozione di pedalare sulla terrazza naturale delle Cinque Terre. Il 7 aprile un’altra conferma: la Gran Fondo Paolo Bettini che – in omaggio al Grillo - si disputerà nelle rigogliose campagne pisane di Pomarance. Il 5 maggio il circuito torna in Romagna con la celebre Via del Sale di Cervia, una delle corse più attese e prestigiose del calendario che nel 2019 festeggerà la sua 23esima edizione. Il 12 maggio si
scende in Toscana ma si resta in Riviera con l’intrigante new-entry della Gran Fondo della Versilia in programma a Lido di Camaiore su un bellissimo tracciato che da Viareggio porta fino alle colline lucchesi. Dal 9 gugno l’InBici Top Challenge sale al nord Italia con un’altra prestigiosa novità: la Gran Fondo Alé La Merckx in programma nella romantica città di Verona. L’evento, che la nota azienda Alé ha deciso di intitolare al “Cannibale” Eddy Merckx, si svolge su un itinerario di 139 chilometri di storia affascinante e di verace campagna italiana. Il 16 giugno si torna in pianura, sulla riviera di Riccione, teatro della 21esima edizione della Gran Fondo della Perla che si svolgerà nell’ambito di una settimana consacrata al ciclismo. Il prossimo anno, infatti, la località rivierasca ospiterà la partenza della gara a cronometro del Giro d’Italia (quella con arrivo a San Marino), oltre alla partenza della Coppi & Bartali e al raduno delle nazionali italiane giovanili (Juniores e Under 23). Il 23 giugno si sale in alta quota con la Gran Fondo Gavia Mortirolo all’Aprica, la grande classica riservata agli scalatori e agli amanti del ciclismo
in montagna. Il 14 luglio un altro evento clou del circuito 2019: la Leggendaria Charly Gaul. Disegnata tra la città di Trento, il Monte Bondone e la Valle dei Laghi, la Gran Fondo trentina santifica il ricordo del grimpeur lussemburghese che, dopo la sua memorabile impresa al Giro d’Italia del 1956, diventerà per tutti “L’Angelo della Montagna”. Il gran finale del circuito 2019 si svolgerà il 28 luglio in Piemonte con la Gran Fondo Internazionale di Torino, altra “gemma” del Gs Alpi che nell’antico Regno Sabaudo ha intrapreso una delle sue sfide organizzative più suggestive. Il gran galà della rassegna si svolgerà poi a Roma, a metà ottobre, quando andrà in scena la prestigiosa Gran Fondo Campagnolo, a cui parteciperanno gratuitamente i primi tre classificati di tutte le categorie dell’InBici Top Challenge. A completare il calendario del circuito, lo ricordiamo, la tradizionale prova Jolly che, anche nel 2019, si disputerà sulla riviera di Medulin in Croazia con la Gran Fondo Nevio Valcic. La rassegna croata, in programma il 26 maggio, sarà completamente gratuita per tutti gli abbonati del circuito.
Le iscrizioni alla quarta edizione dell’InBici Top Challenge sono partite a fine settembre e prevedono quattro formule diverse: l’abbonamento a 4, 6, 8 o 10 gare. Per tutte le informazioni su costi e modalità di iscrizione è sufficiente consultare il sito ufficiale inbicitopchallenge.net oppure scrivere una mail a info@inbicitopchallenge.net o a iscrizioni@dapiware.it o telefonare ai numeri 0541-395102 393-9838319 / 391-4917418 22
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Le Città
Laigueglia
l’antico borgo dei pescatori è diventato l’Eldorado dei ciclisti Il prossimo 24 febbraio si rinnova, per il 21° anno consecutivo, l’appuntamento con la grande classica d’apertura del ciclismo amatoriale. Tra carruggi e piazzette, ecco i tesori storici e naturalistici da non perdere È da sempre l’ouverture della stagione ciclo-amatoriale, lo spartiacque fra il letargo invernale ed il ritorno ufficiale all’attività sportiva. Torna, il prossimo 24 febbraio, in provincia di Savona, la ventunesima edizione della Granfondo Internazionale Laigueglia, l’evento che decreta la fine ufficiale della ‘stagione dei rulli’ e segna l’inizio delle corse all’aria aperta. Da oltre 26
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vent’anni, infatti, la rassegna ligure (che decreta anche il ciak ufficiale dell’InBici Top Challenge) rappresenta per il grande popolo dei ciclo-amatori la prima sfida di stagione in una terra che – per la sua storia ed i suoi inestimabili tesori naturalistici - merita di essere scoperta. Le temperature a fine febbraio sulla costa ligure sono infatti già miti e la Granfondo Laigueglia regala già i primi sprazzi di primavera. Non a caso, qualche giorno prima, è
in programma il Trofeo Laigueglia, storica gara per professionisti che si svolge dal 1963 (nell’ultima edizione la vittoria è andata a Moreno Moser). Ma al di là dell’aspetto agonistico – che per il Gs Alpi è tutt’altro che una priorità – il vero fiore all’occhiello della gara è il contesto d’impareggiabile bellezza in cui si svolge. Cantato da Gino Paoli nel brano “Canzone di Laigueglia”, composto da Rosario Bonaccorso e inserito nell’album
..L’EVENTO CHE DECRETA LA FINE UFFICIALE DELLA ‘STAGIONE DEI RULLI’ E SEGNA L’INIZIO DELLE CORSE ALL’ARIA APERTA.. dello stesso Paoli “Un incontro in jazz”, il borgo di Laigueglia è situato ai margini di una delle zone turisticamente più frequentate della riviera ligure di ponente, il tratto di costa delle due cittadine vacanziere di Albenga ed Alassio. Laigueglia, più a sud, è centro d’origini romane, per parte della sua storia nell’orbita della potente città di Genova, meta, nel XIV secolo, di catalani, probabilmente pescatori
di corallo, e di centinaia di famiglie della vicina Andora in fuga dalla peste e dalla malaria. Attaccata a metà del Cinquecento dal Barbarossa e pochi anni dopo saccheggiata dal corsaro barbaresco Dragut, visse poi gli anni della fedeltà alla Repubblica di Genova per giungere all’autonomia comunale nel 1794. Poi, alla fine dell’Ottocento, si spopolò a causa dell’epocale declino delle attività marinare, con l’emigrazione oltre oceano, in Sudamerica, per vivere poi, ai primi del Novecento, l’apertura del primo stabilimento balneare, l’inizio d’una nuova straordinaria epoca per il paese.Quel paese che è oggi uno dei centri più pittoreschi ed apprezzati della Liguria, miscuglio di bellezza e poesia, è diventato negli anni tra i più affascinanti e suggestivi borghi marinari del Belpaese. Carruggi e piazzette, le tinte pastello delle sue facciate, i profumi che avvolgono il centro, ed i pittoreschi affacci sul mare rendono Laigueglia, posta ad anfiteatro sulle acque, apprezzato centro di pace e serenità. Per le sue vie si respira ancora l’animo antico della Liguria che fu. É la chiesa barocca di San Matteo, fiancheggiata da due campanili sormontati da cupole di maiolica colorata, il monumento che più rispecchia la storia del paese, eretta nel cuore del XVIII secolo, quando la pesca corallina era al culmine. Con pianta a croce latina propone apprezzabili opere, tra cui l’Assunta del pittore secentesco Bernardo Strozzi, un’acquasantiera in marmo del 1561, la preziosa statuetta in legno policromo dell’Ecce Homo del celebre scultore ligure Antonio Maragliano (1664-1739) ed un’opera del pittore locale Benedetto Musso. Da vedere, tra i monumenti religiosi, anche l’oratorio di Santa Maria Maddalena, appartenuto alla congregazione dei Disciplinati, dall’altare in marmo, la grande pala d’altare dedicata alla Maddalena penitente ed un prezioso crocifisso seicentesco. Tra le emergenze architettoniche militari, dei tre torrioni cinquecenteschi che furono eretti a difesa delle frequenti incursioni piratesche, rimane solo quello denominato il “Bastione di Levante”.
Alla bellezza ed alle suggestioni del luogo si unisce poi una ricca e variegata tavola. Ai classici piatti di mare come la frittura di pesce, da accompagnare con un fresco vino bianco locale, da gustare in uno dei suoi ristorantini, e le altre specialità tra cui le frittelle di bianchetti e la zuppa di pesce, si unisce una ricca varietà di dolci tra cui il pane del marinaio, le frittelle dolci a base di farina e uvetta, preparate per la festa patronale di San Matteo, ed i tipici Baci di Laigueglia, autentica delizia locale, preparati con le mandorle, le nocciole e la crema di cioccolato, dall’impasto non particolarmente dolce e morbido, delizioso biscottino che in paese può essere gustato in svariati momenti della giornata, durante una pausa sul mare, una sosta in uno dei carruggi del centro storico o anche mentre si passeggia tra le botteghe per fare acquisti.
La granfondo si svolgerà su un tracciato suggestivo di 114 chilometri con un dislivello di 1883 metri ed un’altezza massima di 500 metri con arrivo collocato – come tradizione impone – sulla erta di Colla Micheri. Alla consolle organizzativa, come sempre, l’esperienza e l’entusiasmo del Gs Alpi di Vittorio Mevio, vulcanico inventore della Granfondo Internazionale Laigueglia, l’uomo che, con la forza della tenacia, ha saputo creare dal nulla un evento sportivo che, a fine febbraio, è in grado di riempire tutte le strutture ricettive della località: “È un evento dice - che organizziamo per passione, anche se mettere a posto tutti i tasselli, ogni anno, è sempre molto complicato. Ma abbiamo dei doveri nei confronti di oltre 3500 ciclisti e dei loro accompagnatori che, ormai da vent’anni, scelgono d’iniziare la stagione con noi. Anche per questo, prima che una corsa, la Granfondo Internazionale Laigueglia è una grande festa di sport, dove al primo posto c’è sempre il piacere della condivisione”. LIFESTYLE INBICI
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Quello che non ho mai scritto
Quando Mosca voleva il Giro Le polemiche geopolitiche sulla scelta di Gerusalemme riportano agli onori delle cronache le tante partenze rosa fuori dai confini italiani. Ma il caso più clamoroso nacque (e morì) negli anni ‘70, quando il patron Vincenzo Torriani - nel pieno della guerra fredda - disse no alla Russia perché… aveva paura di volare!
a cura di Gianfranco Josti
Capita (raramente) che la realtà superi di gran lunga la fantasia. Neppure il più fantasioso scrittore di gialli avrebbe immaginato che un presidente degli Stati Uniti avrebbe potuto mettere in seria difficoltà una gara ciclistica come il Giro d’Italia. Ebbene, Donald Trump c’è riuscito con l’annuncio choc di volere spostare l’ambasciata israeliana da Tel Aviv a Gerusalemme scelta da RCS Sport come sede di partenza della corsa rosa numero 101. Tale annuncio, che
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di fatto ha riconosciuto la Città Santa come capitale di Israele, ha riacceso la sanguinosa guerriglia che il partito palestinese Hamas alimenta e sostiene contro gli israeliani e che negli ultimi anni pareva sopita. Vero che la partenza del Giro d’Italia 2018 è prevista per il 4 maggio, quindi in teoria c’è tutto il tempo perché la situazione ritorni sotto controllo, ma è chiaro che una manifestazione così importante, così coinvolgente, così attesa in un Paese che mai ha ospitato eventi sportivi di così alto livello deve mettere al primo
punto la sicurezza dei partecipanti, ovvero corridori e seguito. La scelta di far partire il Giro da Gerusalemme e disputare le prime due tappe in Israele (Haifa-Tel Aviv e BèEr Sheva-Eilat) è stata molto coraggiosa e molto innovativa nell’antico sport delle due ruote che accetta senza discutere la tecnologia che ha radicalmente modificato la bicicletta ma che a livello organizzativo resta ancorato al passato. Una scelta che comporta anche rischi perché cominciare la grande avventura rosa così lontano dal territorio
nazionale, impone agli organizzatori uno sforzo immenso per quanto riguarda la logistica. Sotto il profilo della sicurezza, prima dell’annuncio di Trump che tutto il mondo ha condannato, la situazione era sotto controllo perché le autorità israeliane avevano dato tutte le rassicurazioni che Mauro Vegni aveva trasmesso ai general manager delle squadre invitate. Vedremo come andrà a finire, ma è evidente che RCS Sport si vede costretta a preparare un “piano B”. Nel caso in cui fosse confermata la partenza a Gerusalemme, il Giro d’Italia conquisterebbe un record assoluto: sarebbe la prima grande corsa a tappe a prendere il via fuori dall’Europa. Nel corso della sua storia ultra-centenaria la kermesse rosa ha mosso le prime pedalate dall’estero in varie occasioni.
L’esordio risale al 1965 quando la bandierina venne abbassata a San Marino mentre l’anno successivo l’onore spettò al Principato di Monaco. Ancora un binomio, 1973-1974: dapprima Verviers, in Belgio quindi Città del Vaticano.
Nel 1996 la Grecia, privata del privilegio di festeggiare il secolo di vita dei Giochi Olimpici (disputati ad Atlanta), ospitò la partenza del Giro, mentre nel 1998 - stagione della straordinaria doppietta Giro-Tour di Marco Pantani - il via fu dato in Francia, a Nizza; quindi nel 2002 toccò all’Olanda, Groningen e nel 2006 si tornò in Belgio, a Seraing. A partire dal 2010, RCS Sport ha deciso di proporre ogni due anni una partenza del Giro lontano dall’Italia. Nell’ordine: Olanda (Amsterdam), Danimarca (Herning), Regno Unito (Belfast), Olanda (Apeldoorn), Gerusalemme (Israele).
L’idea di far scattare la più grande manifestazione sportiva organizzata in Italia fuori dai nostri confini è di vecchia data. L’aveva accarezzata più volte Vincenzo Torriani, leggendario patron del Giro che, a cavallo degli Anni Settanta, non solo aveva tenuto testa allo strapotere del Tour de France, ma in diverse occasioni aveva creato grossi problemi alla Grande Boucle
La scelta di far partire il Giro da Gerusalemme e disputare le prime due tappe in Israele (Haifa-Tel Aviv e BèEr Sheva-Eilat) è stata molto coraggiosa e molto innovativa nell’antico sport delle due ruote che accetta senza discutere la tecnologia che ha radicalmente modificato la bicicletta ma che a livello organizzativo resta ancorato al passato LIFESTYLE INBICI
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che ha sempre avuto dalla sua una felicissima collazione nel calendario internazionale, ovvero il mese di luglio, cuore delle vacanze estive. Partenza dunque da Paesi stranieri ma facilmente raggiungibili perché Torriani nutriva un vero e proprio terrore nei confronti dell’aereo. Fu anche per questa ragione che abortì un suo straordinario progetto, trasformato in realtà dal suo preziosissimo braccio destro, Giovanni Michelotti: il via sarebbe stato dato dalla Piazza Rossa, a Mosca, quindi al massimo in un paio di giorni i corridori avrebbero attraversato l’immenso territorio sovietico per riprender il percorso in Italia. Era stata prevista una staffetta, ogni frazione
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tra i 100 e i 150 chilometri, disputata da un solo corridore delle squadre invitate (tra 170 e 180 i concorrenti). In questo modo si sarebbero coperti oltre duemila chilometri.Gli organizzatori avevano pensato di sfruttare gli aerei dell’Armata Rossa (i celebri Antonov) nelle decine di aeroporti militari disseminati nell’URSS per trasferire i corridori e parte del seguito a ridosso dei confini italiani (Austria o nell’allora Jugoslavia). Terminata la frazione, corridori e relativo seguito sarebbero stati convogliati nell’aeroporto più vicino e quindi trasferiti nella località prestabilita dove si sarebbe ritrovata l’intera carovana.
Nel cuore della guerra fredda e del comunismo, l’operazione Giro d’Italia che partiva da Mosca e attraversava la cortina di ferro avrebbe rappresentato un evento di portata planetaria. A parte le vere difficoltà organizzative (molte delle quali peraltro già risolte con l’intervento di uomini politici) a far abortire il progetto fu quella che Vincenzo Torriani chiamava “intolleranza da aereo”.
SCATTO D’AUTORE Thibaut Pinot Vuelta Espana 2018 Bettiniphoto
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Le Città
Inverno al caldo Dal 9 al 16 febbraio torna la settimana cicloturistica in Costa Blanca. Nel pacchetto all-inclusive il servizio meccanico h24 ed il trasporto della bicicletta in pullman dall’Italia alla Spagna Che la Costa Blanca - per condizioni climatiche ed ambientali - rappresenti un paradiso invernale per i ciclisti di tutto il mondo non è uno spot turistico, ma una verità documentata da un dato oggettivo: nel mese di febbraio, in concomitanza con la settimana organizzata da InBici Holiday (dal 9 al 16), nell’incantevole perla di mare incasto-
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nata sulla costa spagnola, ogni anno si danno appuntamento i grandi team professionistici del World Tour che qui preparano la loro stagione agonistica. E così, i cicloamatori che partecipano alla “sette giorni” spagnola, in più di un’occasione, nel corso delle loro uscite, si ritrovano a pedalare a fianco dei big mondiali delle due ruote.
Insomma, se in pieno inverno volete concedervi una settimana di relax coltivando la passione per la bicicletta, il triangolo fra Alicante, Benidorm ed Altea è, per mille ragioni, la destinazione ideale. I vantaggi di una vacanza InBici Holiday sono tantissimi: quando si arriva in una località di vacanza, la logistica infatti richiede il suo tempo. Bisogna
7 giorni
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TRASPORTO BICI IN PULLMAN DALL’ITALIA E ASSISTENZA MECCANICA H24 pensare ai trasporti, tenere un occhio sul navigatore, occuparsi della sistemazione in albergo e dei bagagli e poi perdere tempo a consultare le mappe del territorio per provare a disegnare l’itinerario più congeniale. Con una vacanza InBici Holiday, invece, tutto questo dispendio di tempo ed energie viene risparmiato, perché alla logistica ci pensa l’organizzatore che, come avviene per le squadre professionistiche, si occupa di tutti gli aspetti del travel e dell’hospitality. Nel pacchetto “all-inclusive” il servizio più importante è senza dubbio il trasporto in pullman
– dall’Italia alla Spagna – di bagagli e biciclette: “È un servizio confort che alleggerisce parecchio gli impegni ordinari di un viaggiatore – spiega la coordinatrice del progetto Sara Falco – perché il trasporto aereo di ruote e telai è una procedura che richiede dispendio di tempo e costi aggiuntivi. Con InBici, invece, si viaggia ‘leggeri’ e la bicicletta te la ritrovi al tuo arrivo in camera da letto accanto alle valigie”. Una vacanza dunque a misura di ciclista, ritagliata come un abito sartoriale sulle esigenze specifiche di chi, quando parte, non vuole rinunciare al pia-
cere di una rigenerante pedalata senza occuparsi del pesante fardello della burocrazia. Lo staff di InBici, altamente profilato per le specifiche esigenze dei ciclo-amatori, mette a disposizione anche il servizio meccanico h24, “in questo modo – spiega Sara Falco – tutte le mattine, prima di partire per l’escursione sui pedali, c’è la possibilità di una veloce messa a punto della bicicletta. E quando il problema è più serio, i nostri meccanici sono in grado d’intervenire tempestivamente per risolvere, in modo rapido, ogni tipo di guasto”. La scelta della location in Costa Blanca, ratificata dai consulenti di InBici Magazine, è il frutto di una scrupolosa selezione. In questo angolo suggestivo di Penisola Iberica, infatti, il clima, soprattutto in inverno, è ideale per l’attività sportiva e le strade, oggetto di un recentissimo restyling, sono praticamente perfette. Il territorio ha inoltre una consolidata cultura ciclistica, visto che ha ospitato, in passato, alcune rassegne ciclistiche di straordinaria importanza, come i campionati mondiali di ciclismo del 1992, quando – sotto il traguardo di Benidorm – sfrecciò proprio il nostro Gianni Bugno.
LA QUOTA COMPRENDE 7 giorni full board (colazione, pranzo e cena in hotel in camera doppia con supplemento per la singola di euro 185), un ingresso gratuito nella SPA, 6 uscite in bicicletta con guida, maglia tecnica dell’evento by PISSEI, Welcome bag con integratori Inkospor, trasporto biciclette con il pullman INBICI TOP CHALLENGE a/r, transfer da e per aeroporto di Alicante ed assistenza meccanica al seguito con moto. Il numero massimo di partecipanti è fissato a 25 e per prenotare è necessario versare un acconto di 100 euro entro il 31 ottobre 2018 con saldo entro il 31 dicembre 2018. Per chi prenota prima del 31 ottobre 2018 subito in omaggio la t-shirt “Love InBici”, il primo esclusivo souvenir della vostra indimenticabile vacanza in Costa Blanca. Per informazioni chiamare il numero 391/4917418 – redazione@inbici.net
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Le CittĂ
Il fascino di Faenza sui pedali a cura della redazione
del popolo 34 Faenza INBICIPiazza LIFESTYLE
Il 17 marzo nell’antica città dei Manfredi torna la Gran Fondo Cassani, classica d’apertura del ciclismo amatoriale e affascinante pretesto per scoprire i tesori di una delle città d’arte più belle del mondo Dopo un quarto di secolo ed oltre tremila chilometri percorsi, torna il prossimo 17 marzo a Faenza la Gran Fondo Davide Cassani che, nel 2019, taglierà il prestigioso traguardo dei 25 anni. Le iscrizioni partiranno ufficialmente il prossimo 1 ottobre e, da quella data, sul sito internet www. granfondodavidecassani. it saranno presenti tutte le informazioni per effettuare le iscrizioni online. Al pari della Laigueglia, la corsa manfreda rappresenta “la classicissima” d’apertura della stagione amatoriale e, proprio per la sua particolare collocazione nel calendario, viene idealmente considerata lo spartiacque ufficiale tra la stagione “dei rulli” e quella del ciclismo all’aria aperta. Ma al di là dell’aspetto agonistico (“che per noi – spiega l’organizzatore Franco Chini – passa sempre in secondo piano), la “Davide Cassani” – per statuto e per esplicita volontà del commissario tecnico della nazionale italiana - è nata e cresciuta con una mission precisa: favorire e sviluppare la passione del ciclismo fra i ragazzi, in modo particolare quelli della categoria “giovanissimi”, la base dei vivai in cui i ragazzi possono crescere e affermarsi come atleti e anche come uomini. In particolare, a beneficiare dei proventi della Gran Fondo Cassani sono, ormai da vent’anni, proprio le due società organizzatrici - la S.C. Ceretolese di Casalecchio di Reno
e la Polisportiva Zannoni di Faenza – che, proprio grazie alla manifestazione faentina – oggi tesserano oltre cinquanta ragazzi: “Il supporto concreto del ciclismo amatoriale all’attività giovanile – spiega il Ct Davide Cassani – non dev’essere un’eccezione, ma una regola virtuosa che, mi auguro, in futuro diventi virale. Del resto, questo modus operandi è nell’interesse di tutti, visto che i giovani di oggi diventeranno gli amatori di domani”. Come lo scorso anno, anche nella prossima stagione la Gran Fondo Davide Cassani farà parte del circuito InBici Top Challenge (seconda tappa) e del Romagna Challenge (Info www.granfondodavidecassani. it). La rassegna manfreda è anche l’occasione per scoprire una località che - per i suoi tesori artistici – viene considerata un autentico “gioiello” della Romagna. Tra le tappe obbligate in una visita a Faenza c’è senza dubbio il MIC – Museo Internazionale delle Ceramiche della città di Faenza. Si tratta di uno dei più importanti musei d’arte ceramica del mondo. La ceramica faentina è la maiolica che ha un procedimento particolare. L’oggetto da
trattare viene rivestito con uno smalto bianco ve su questa base avviene poi la decorazione a pennello con colori brillanti che, cotti ad una temperatura di circa 950 gradi, donano all’oggetto una particolare brillantezza. Nelle sale espositive del MIC sono raccolte le opere delle officine di ceramica italiana dal Medioevo all’Ottocento, del Vicino Oriente Antico, di area mediterranea in epoca ellenistica, precolombiana e islamica. Un’ampia sezione è dedicata alla ceramica moderna e contemporanea. Dal 1963 il Museo promuove, con scadenza biennale, un concorso internazionale sulla ceramica artistica, che gli ha consentito di ampliare le sue raccolte con opere provenienti da tutto il mondo. Dal 2011 il museo si fregia del riconoscimento di “Monumento testimone di una cultura di pace”, assegnato dall’Unesco. Faenza, oltre ad avere luoghi di particolare interesse e cultura, come musei e chiese, può vantare anche dei uno dei parchi giochi per bambini più belli d’Italia. Infatti qui troviamo il “Parco Bucci”, famoso proprio perché al suo interno ci sono vari animali, tutti liberi. Di essi fanno parte le tartarughe, cigni, pavoni che possono a loro volta girovagare nell’immenso oasi verde che li circonda. Ma uno dei tesori più affascinanti della città manfreda è il centro storico costituito dalle piazze del Popolo e della Libertà su cui si affacciano il Palazzo del Podestà, la Cattedrale del sede della diocesi di Faenza-Modigliana, il portico degli Orefici, la Torre dell’Orologio, Palazzo Milzetti e il Teatro Masini.
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SCATTO D’AUTORE VUELTA ESPANA 2018 - THIBAUT PINOT (FRA - GROUPAMA - FDJ) by Bettiniphoto
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Domande a...
Sognando le Fiandre
Il portacolori della Bahrain Merida ripercorre il suo 2018 tra successi e rimpianti: “Quest’anno ho capito di potermela giocare con tutti. E la prossima stagione punto deciso sulle grandi classiche” Senza ombra di dubbio Sonny Colbrelli, portacolori della Bahrain Merida, è considerato oggi, a tutti gli effetti, uno dei migliori interpreti italiani nelle gare di un giorno.Il ciclista bresciano, cresciuto a Casto, un piccolo paese della Val Sabbia, dopo aver iniziato a correre quasi per gioco da G4, ora si trova, grazie anche al suo spunto veloce, a lottare e 38
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sgomitare con i migliori interpreti di questo sport.
Molte le vittorie da professionista, ma soprattutto Sonny è uno dei pochi, assieme a Francesco Moser e Beppe Saronni, ad essersi aggiudicato tutte le corse del Trittico Lombardo. A breve raggiungerà anche un traguardo della sua vita molto importante, forse anche più di tutti i suoi successi: diventerà infatti
padre per la prima volta. Con grande disponibilità e con la consueta simpatia che lo contraddistingue, oltre al marcato accento bresciano, ha risposto alle nostre dieci domande. È stata un’annata con buoni risultati ma anche con tanti secondi posti: come valuti il tuo 2018? “Ho acquisito ulteriore esperienza nelle grandi corse, ma mi è mancato qualcosina per fare davvero il salto
Sonny Colbrelli
di Davide Pegurri
Tour de France 2018 - Peter Sagan (Bora - Hansgrohe) Sonny Colbrelli (Bahrain – Merida )
di qualità. Quest’anno sono stato sfortunato, ho corso nel periodo delle classiche con una bronchite che mi ha molto penalizzato e ho anche raccolto parecchi secondi posti. Bruciano soprattutto quelli al Tour de France alle spalle di Peter Sagan e quello al GP di Montreal, dove ho perso da Michael Matthews perché mi son mancate nelle gambe quei pochi metri prima del traguardo. Da una parte sono fiducioso perché ho capito di poter essere competitivo e potermela giocare con i tutti i campioni attuali, dall’altra invece c’è un po’ di rammarico perché non fa mai piacere perdere in certe corse, soprattutto se quelle vittorie ti possono dare più sicurezza e notorietà”. Come ti trovi con i compagni e con il Team? “Quando mi hanno proposto, due anni fa, di aggregarmi a questa squadra, ho voluto credere subito nel progetto. Mi
trovo davvero bene qui e, non a caso, anche il prossimo anno vestirò i colori della Bahrain Merida. Posso correre da leader in tutte le corse adatte a me e questo, essendo in una formazione World Tour, non è da tutti. Con Nibali ho un bel rapporto di amicizia. Non capita spesso di avere la fortuna di condividere il percorso con un grande campione come lui. Vincenzo è sempre da stimolo per tutti e io stesso mi rendo conto che, stando al suo fianco in corsa, riesco a rendere di più”. Quando è iniziata la tua avventura da ciclista? “Ho iniziato a pedalare a otto anni. A Casto, il paese dove abitavo e nel quale sono cresciuto, hanno organizzato una gara di mtb e io, un po’ per gioco, ho partecipato, riuscendo a cogliere subito la vittoria. La domenica dopo invece non ho vinto, sono giunto terzo, ma ho capito
Ho iniziato a pedalare a otto anni. A Casto, il paese dove abitavo e nel quale sono cresciuto, hanno organizzato una gara di mtb e io, un po’ per gioco, ho partecipato, riuscendo a cogliere subito la vittoria che il ciclismo era lo sport ideale per me. Subito dopo ho deciso di provare a correre anche su strada e mi sono affidato al Team Val Sabbia di Frapporti. I miei all’inizio erano un po’ scettici, però si sono ricreduti quando sono arrivati i primi risultati. Anche se nessuno in famiglia mi ha trasmesso la passione per questo sport, tutti i parenti mi hanno sempre sostenuto, soprattutto mio nonno”. Quali le gioie e i dolori in questi anni di ciclismo? “La prima vittoria in una corsa World LIFESTYLE INBICI
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Sonny Colbrelli vince la Coppa Bernocchi 2018
Tour sicuramente non si scorda mai. Il Team Bahrain ha creduto fin da subito in me e sono stato felice di ripagarli anche con il trionfo della seconda tappa alla Parigi Nizza. Quel giorno mi sono emozionato parecchio. Ho anche alcune delusioni che ancora oggi un po’ bruciano. La prima è sicuramente il mondiale di Ponferrada, ho perso quei pochi metri che non mi hanno permesso di giungere davanti assieme al gruppo di Kwiatkowski, la seconda invece i piazzamenti alle due tappe del Tour”. Come mai quando piove e fa freddo rendi di più? “Forse proprio perché sono cresciuto in un paese collocato all’interno di una valle stretta dove in inverno fa sempre freddissimo. Partendo da lì con la mia bicicletta e pedalando tra le mie montagna mi sono temprato. La pioggia invece è un elemento con cui ho confidenza, mi piace sentire l’acqua sulla pelle”. È vero che, quando c’è il tuo fan club, alle corse non manca mai lo spiedo bresciano? “Sì. Di solito si preparano già il giorno
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Voglio improntare le prossime stagioni focalizzandomi sulle Classiche. Stiamo già valutando il modo migliore per pianificare il 2019, cambiando la preparazione invernale e saltando magari alcune gare di inizio stagione prima. Trovano un posto e poi, tra un boccone di carne e un po’ di birra, non manca mai l’allegria. In Italia, penso di essere uno dei pochi ad avere dei fans così appassionati, pronti a seguirmi in tutte le gare, persino in Belgio. Possiamo dire che esportiamo il vero prodotto culinario bresciano anche all’estero”. Da dove derivano invece il tuo nome Sonny e il tuo soprannome “Cobra”? “Sonny l’ha scelto papà. Era un appassionato di Miami Vice e ha voluto darmi il nome di James Sonny Crockett, uno dei protagonisti della serie televisiva. A volte, quando scoprono come mi chiamo, mi chiedono se sono straniero. ‘Cobra’ invece deriva non da Riccardo Riccò, ma da un mio cugino indiretto che correva in macchina la mille miglia. I miei amici e gli accompagnatori alle gare hanno deciso di adottarlo come mio soprannome”. Hai altri hobby oltre al ciclismo? “Un po’ di anni fa, quando c’era ancora mio nonno, mi piaceva andare a caccia, anche con mio padre. Ora preferisco, quando sono a casa e ho
un po’ di tempo libero, camminare in montagna con la mia ragazza e con i miei cani”. Tra poco ci sarà un avvenimento importante, giusto? “Verso la fine di ottobre diventerò padre per la prima volta. Una bambina che chiameremo Vittoria. Stiamo solo aspettando il giorno in cui nascerà. Ogni tanto ci penso e mi emoziono, sto cercando di prepararmi nel miglior modo a tutto quello che la vita mi darà con lei”. E per il futuro? “Voglio improntare le prossime stagioni focalizzandomi sulle Classiche. Stiamo già valutando il modo migliore per pianificare il 2019, cambiando la preparazione invernale e saltando magari alcune gare di inizio stagione, un po’ come fa Peter Sagan. Il mio punto di riferimento da ciclista è stato Tom Boonen e il mio sogno principale rimane quello di poter conquistare un giorno il Fiandre”.
credit foto Bettiniphoto
photo : Marco BONOMO I Unsplash.com
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Le CittĂ
Un balcone sul mare a cura di Eleonora Pomponi Coletti
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A fine marzo, nell’incantevole scenario delle Cinque Terre, è in programma la Granfondo Tarros Montura. Partendo da La Spezia, un tour mozzafiato tra i borghi antichi della Liguria
Granfondo Tarros Montura
Il 3° appuntamento dell’InBici Top Challenge sarà, il prossimo 31 marzo, con la Granfondo Tarros Montura. Più che una gara, un vero e proprio weekend di eventi per appassionati e famiglie nel cuore del Parco Nazionale delle 5 Terre.
La manifestazione, che ha il suo naturale epicentro nella città di La Spezia, accenderà i riflettori da venerdì, con l’allestimento del villaggio e l’arrivo in città dei primi ciclisti. Saranno in molti infatti a sfruttare l’occasione della gara per vivere con la famiglia un affascinante weekend nel comprensorio ligure. Il villaggio prende vita nella giornata del sabato, quando i ciclisti potranno iniziare a ritirare il proprio Pacco Gara presso il Centro Allende. L’evento più atteso di questa giornata sarà senza dubbio la Mini Gran Fondo dedicata a tutti i bambini che si scateneranno a suon di pedalate. La loro vera festa continua al termine della “gara”, grazie alla condivisione di una ricca merenda. Non ci sarà un vincitore, ma tutti potranno gioire per una giornata di sport e amicizia, il preludio più bello per la gara vera e propria in programma domenica.Il Villaggio EXPO, incastonato nei dintorni del Centro Allende in La Spezia, rappresenta il cuore pulsante della Gran Fondo Tarros Montura. Segreteria, iscrizioni con consegna del pacco gara, punto di ristoro, momenti ricreativi e spazi per espositori, sono solo alcune delle attività che prenderanno vita nel villaggio. A queste si aggiungono le premiazioni, le interviste, la merenda per i bambini
Lungomare di La Spezia
e il pasta party a conclusione della gara. Due i percorsi: il corto, di 87km e con 1900m di dislivello, può sembrare all’apparenza facile ma, in realtà, non è da sottovalutare vista la presenza di importanti asperità nella prima parte del tracciato; il lungo di 109km e con 2300 di dislivello, è invece un itinerario che non lascia un attimo di respiro, ma in grado di offrire emozioni indescrivibili.
La Gran Fondo Tarros Montura percorre, infatti, le strade delle 5 Terre, garantendo una panorama unico e “diverso” da quello che si è soliti trovare. I cicloturisti che decidono di iscriversi all’evento avranno la possibilità di conoscere nuovi scorci panoramici allargando la percezione di ciò che le 5 Terre rappresentano. Quali sono dunque i luoghi da non perdere approfittando di questo weekend? Il tour non può non partire dalla città di La Spezia con il suo centro storico animato da profumi e colori, con alberi di bergamotto. Le case sono tutte contornate da giardini in stile Novecento con piante di palma al loro interno e un’architettura in stile
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liberty. Il centro storico offre anche l’occasione per scoprire tutta la città nella sua essenza con tipici vicoletti a serpentina e un affascinante lungomare costeggiato da un parco. Da sempre meta degli amanti del buon cibo, La Spezia è una rinomata destinazione per tutti coloro che vogliono mangiare qualcosa di tipico, locale e genuino. Tra gli ingredienti principali della cucina de La Spezia troviamo il pesce, un gigantesco mercato ittico dove si possono acquistare prodotti freschissimi. In particolare, da assaggiare nella limitrofa Monterosso, le famose acciughe salate e conservate sotto sale e in vasi di terracotta. Il “libretto” è un pane caratteristico della provincia di La Spezia, molto buono, di forma rettangolare con un taglio al centro. Da non perdere anche Corniglia, un antico borgo romano con una lunga e ricca tradizione agricola. Arroccato su di una
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suggestiva scogliera alta un centinaio di metri, Corniglia è l’unico paese ad essere quasi inaccessibile dal mare. Per raggiungerlo bisogna salire “Lardarina”, una lunga scalinata di mattoni (33 rampe con 377 gradini) o percorrere la strada carrozzabile che sale dalla ferrovia, per proseguire poi con Manarola, un paradiso di vitigni ed ulivi, un antico borgo dai colori salini nel quale le case sembrano nascere dalla scogliera della lunga e stretta marina. Le prime testimonianze storiche su Manarola appartengono alla seconda metà del Duecento e sono legate alle vicende del dominio della famiglia dei Fieschi di Lavagna. Questi ultimi, da tempo in lotta con la repubblica di Genova, furono battuti nel 1273 quando la Superba inviò una flotta di 14 galee per contrastare il ribelle Niccolò Fieschi, signore del borgo. Da visitare assolutamente anche Monterosso, luogo molto amato da Eugenio
Montale; le prime notizie storiche su questo borgo risalgono al 1201, quando i signori di Lagneto, proprietari del castello di cui oggi rimangono alcune rovine, stipularono una convenzione con Genova. Nel 1214 nasce la comunità monterossina e si edificano le prime fortificazioni per difendere il borgo dalle incursioni saracene, costruendo così il più imponente sistema difensivo delle Cinque Terre. Poi Riomaggiore, che stretto tra due ripide colline terrazzate che scendono al mare, colpisce il visitatore con le sue case costruite in verticale e deliziosamente colorate; per poi arrivare a Vernazza, arroccata su di una maestosa ed affascinante scogliera. Vernazza compare già nelle cronache del 1080 come borgo fortificato ed efficiente base marittima dei marchesi Obertenghi, probabile punto di partenze e di approdo delle forze navali impiegate per la difesa dai saraceni.
Corniglia, il borgo sulla scogliera
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L’A BBIGL I A ME N T O C HE A S COLTA IL T UO COR P O
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le Città
a cura della redazione
Pomarance
località magica nel cuore della Val di Cecina Il prossimo mese di aprile, in questo scorcio di campagna pisana, si rinnova il rito con la Green Fondo Paolo BettiniLa Geotermia. Un’occasione imperdibile per pedalare su tracciati molto familiari ai professionisti, ma anche un meraviglioso pretesto per scoprire una terra unica 46
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È una delle “scommesse vinte” dell’InBici Top Challenge che, sulla Green Fondo Paolo Bettini-La Geotermia, ci ha puntato da subito, anche quando qualcuno sosteneva che - al di là del prestigioso nome del Grillo - organizzare una gran fondo in una località inedita e particolare come Pomarance sarebbe stato un azzardo. E invece, anno dopo anno, la Gran Fondo ha acquisito credenziali ed autorevolezza, diventando una delle manifestazioni più suggestive del panorama ciclistico amatoriale. La corsa toscana, in programma il prossimo mese di aprile, vede come sempre alla consolle organizzativa il Veloetruria di Pomarance, un sodalizio che riunisce gli amici più fedeli di Paolo Bettini, il campionissmo che - tra Atene, Salisburgo e Stoccarda - ha costruito una carriera leggendaria. La Granfondo si snoderà sempre nella provincia di Pisa e in particolare nella valle del Diavolo dove si produce Green Energy. Molto suggestivi i percorsi che si snodano tra il muro del Cerretemberg e l’ascesa di Castelnuovo Val di Cecina. Su queste stesse erte, vale la pena ribadirlo, si sono disputate diverse tappe della Tirreno-Adriatico. Terreni, dunque, molto familiari ai professionisti, percorsi tecnicamente eccellenti, oltre che molto suggestivi sul piano paesaggistico e naturalistico. Del resto, il messaggio della granfondo è sempre quello: grande attenzione per l’ecologia e per le energie sostenibili, una campagna per l’ambiente che il Velo Etruria continua a portare avanti con l’abituale entusiasmo. Alla consolle dell’evento, come al solito, il presidente Maurizio Maggi, l’uomo che ha voluto fortemente questa corsa a Pomarance, affidando all’immagine di Paolo Bettini il senso di una sfida che, vent’anni
ALTA VAL DI CECINA, 7000 ETTARI PROTETTI CHE CIRCONDANO POMARANCE
dopo, può dirsi ampiamente vinta. E il merito è anche del contesto ambientale nel quale la gara si svolge. Salire, ad esempio, verso il fortilizio di Rocca Sillana, uno degli esempi più significativi di architettura militare dell’XI sec., significa approdare su un mondo altro: una vista a perdita d’occhio che domina la Valle del Diavolo, l’Alta Val di Cecina e buona parte della Toscana, fino ai riflessi del mare. Una vallata che si sviluppa intorno a un “selvaggio polmone verde”, con le foreste delle Riserve Naturali di Berignone e Monterufoli-Caselli. Disposti sulle gradinate di un immaginario anfiteatro, Pomarance, i suoi sette borghi medievali e Larderello, capitale mondiale della Geotermia, sono unici così come caratteristico è il loro rapporto con la Terra, una terra “diabolica”, si narra, ma soprattutto fumante. Un tuffo nelle acque del fiume Cecina, una passeggiata sulle “rocce verdi dei serpenti”, coi colori delle fioriture primaverili, immergersi nelle foreste, scoprire una galleria, un ponte, un fantasma di antiche miniere… sono solo alcune delle emozioni possibili nei sentieri delle Riserve Naturali dell’Alta Val di Cecina, 7000 ettari protetti che circondano Pomarance. Chi si trova qui non può non essere coinvolto in un vortice di storie: cittadini in scena ogni mese dell’anno, il teatro dell’impossibile a luglio col Festival Volterra Teatro, il teatro di comunità in settembre con lo storico Palio delle Contrade, declinato in sfida a colpi di teatro. La Green Fondo Paolo Bettini-La Geotermia, insomma, non è solo una splendida corsa ciclistica amatoriale, ma anche un meraviglioso pretesto per scoprire, in una stagione ideale, un altro angolo imprendibile del Belpaese. Un’Italia forse meno reclamizzata, ma che conserva intatto un fascino speciale. Da vivere sui pedali. E non solo.
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Magazine, web e social: ecco il trittico di proposte che, in questi anni, ha fatto del nostro gruppo editoriale un network di riferimento nel composito mondo della bike-economy Il Gruppo Editoriale InBici è un Network di Comunicazione che opera su più canali media in grado di garantire un corollario di servizi e pacchetti commerciali in linea con le attuali esigenze del mercato. Per l’esperienza maturata ed il numero di contatti profilati, INBICI è oggi il network media di riferimento del ciclismo, l’unico in grado di garantire ad aziende della ed organizzatori strategie di comunicazione multi-level. MAGAZINE Il Brand iNBiCi si identifica prima di tutto nel Magazine che, nato nel 2009, 48
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viene distribuito gratuitamente in tutta Italia nei principali canali di riferimento: negozi, centri di biomeccanica, eventi, granfondo ciclistiche e fiere di settore. La tiratura, in costante crescita, è di 12.000 copie mensili. All’interno delle sue 148 pagine, la redazione giornalistica produce contenuti che raccontano le cronache del ciclismo, gli eventi del mondo amatoriale, la scoperta dei territori in chiave cicloturistica, oltre ad inchieste sul mondodella bicicletta declinato nelle sue infinite varianti. SITO INTERNET Grande successo ha avuto, in questi anni, il sito InBici.net, uno dei principali website del ciclismo italiano. Appena rinnovato nella grafica e nei contenuti, con oltre 100 mila accessi unici al mese, è ad oggi uno dei portali di riferimento per il mondo della bicicletta. PIATTAFORMA SOCIAL Il gruppo editoriale InBici gestisce, dal 2009, con il suo staff di comunicatori una piattaforma social di grande successo. Tra Facebook, Twitter ed
Instagram, il magazine annovera oggi oltre 30mila followers, un portafoglio selezionatissimo di appassionati di ciclismo di diversa età ed estrazione che interagisce ogni giorno con la consolle giornalistica. DIRETTA FACEBOOK Tra i servizi 2.0. di InBici Magazine c’è, dal 2018, la diretta facebook, innovativo servizio di marketing itinerante che, con l’ausilio di uno staff di professionisti della comunicazione, prevede la realizzazione di una diretta Facebook della durata di 30 minuti circa. Un focus 2.0 all’interno della vostra azienda da condividere sulle piattaforme social per raggiungere il grande pubblico dei praticanti e degli appassionati. CANALE YOUTUBE Con oltre tredicimila visualizzazioni al mese, il canale Youtube di InBici è uno strumento mediatico di formidabile efficacia per promuovere eventi, divulgare campagne di branding e pianificare attività di marketing.
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SCATTO D’AUTORE TOUR OF UTAH by Bettiniphoto
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Le Città
Pedalando tra le saline
Il 5 maggio a Cervia torna la Via del Sale, viaggio su due ruote nell’antica città di Ficocle a cura della redazione Il prossimo 5 maggio a Cervia, per il 23° anno di fila, torna la Gran Fondo Via del Sale, una delle manifestazioni amatoriali più affascinanti di primavera. Una corsa molto attesa dagli amanti del pedale, ma anche un’occasione per abbinare alla propria passione le tante iniziative di una “vacanza attiva” nel cuore della Romagna in fiore. Situata fra Ravenna, Rimini e Cesena, la città di Cervia - un tempo Ficocle - si sviluppa notevolmente in età bizantina come conseguenza della lotta politica e religiosa fra la chiesa di Roma, a cui Ficocle apparteneva, e quella di Ravenna. Secondo la tradizione, l’abitato di Ficocle sorgeva all’interno della
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salina, in quella che è oggi la zona archeologica del Prato della Rosa. Ed è proprio l’inizio della lavorazione del sale (databile VIII - IX secolo) a rendere questa piccola città protagonista di numerose vicende storiche. Nell’antichità, quando il sale era quasi l’unico metodo di conservazione degli alimenti, la sua importanza commerciale ed il suo valore erano enormi, la città prosperava quando il raccolto era abbondante e stentava quando le annate erano cattive. Nel corso dei secoli la città di Cervia fu così oggetto della bramosìa di coloro che si disputarono il possesso ed il controllo delle sue Saline. Successivamente appare in una lettera papale del 997 l’espressione “ad
locum qui dicitur Cervia” (in quel luogo che viene chiamato Cervia...). Da questo momento scompaiono le tracce dell’antica Ficocle e comincia la storia di Cervia. Posta al centro delle saline, Cervia vecchia occupava una superficie di 20 ettari. Era circondata da un alto terrapieno che fungeva da argine al canale perimetrale, lungo circa 1800 metri. Cervia vecchia fu demolita in seguito alle pressioni degli abitanti della città, decimati dalla malaria e dalle condizioni di vita insalubri. Posto di fronte alla minaccia di perdere la lavorazione del sale, il papa assecondò le richieste dei cervesi e fece trasferire la città ad est, nella posizione attuale, utilizzando tutto il materiale di Cervia
vecchia e facendone giungere altro via mare. Papa Innocenzo XII firmò il decreto di traslazione della città il 9 novembre 1697. Scelto il luogo idoneo (la più alta delle dune costiere), preparato il terreno, chiamati gli operai da varie città, il 24 gennaio 1698 il vescovo Francesco Riccamonti poneva la prima pietra di Cervia nuova. Cervia nuova sorse su disegno del romano Bellardino Preti a forma di rettangolo, con un perimetro di circa 800 metri. La cinta esterna, comprendeva 48 abitazioni che potevano ospitare oltre 150 famiglie di salinari, un piccolo ospedale, una caserma, un macello ed il teatro. Sulla via principale vennero costruite la chiesa del Suffragio
ed altre 15 case con vasti cortili per il clero e le famiglie nobili. Una piazza minore ad uso mercato venne lasciata dietro la piazza principale. Nel resto del quartiere centrale trovarono posto un convento ed altre case private. Poco all’esterno del quadrilatero sorsero i due grandi magazzini del sale, mentre dalla Torre San Michele le guardie avvertivano con una campana la popolazione in caso di incursioni piratesche. La costruzione della nuova città fu pressoché ultimata nel giro di dieci anni. Nel 1708 il tesoriere di Romagna Matteo Conte ne prese possesso a nome della Camera Apostolica. A ricordare la genesi della città c’è il Musa, il Museo del Sale di Cervia,
situato in un’ampia ala del seicentesco Magazzino del sale. Un piccolo grande museo dove i volti e le storie dei salinari ci portano dentro all’avventura e alla magia del sale.
Un percorso guidato fa capire perché il sale fosse chiamato “oro bianco” e presenta gli elementi che hanno caratterizzato la storia di Cervia e della sua salina. Non manca una sala con gli strumenti utilizzati in passato per la produzione del sale col sistema artigianale a raccolta multipla. Qui è possibile anche ammirare la burchiella, la celebre barca in metallo a fondo piatto capace di contenere fino a 80 quintali di sale.
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Store Basso Bikes & Lee Cougan
RISERVATO AI BIKE-ADDICT a cura della redazione
A San Zenone degli Ezzelini in provincia di Treviso l’azienda veneta consolida il nuovo Concept Store, sempre più punto di aggregazione per la community dei ciclisti È un open-space moderno e innovativo dedicato a tutti gli appassionati di ciclismo su strada e mountain bike. Un punto di ritrovo speciale per tutti i ciclisti della zona e per i turisti stranieri che, sovente, pedalano su queste strade. È un luogo a misura di bike, ideato per supportare la community di ciclisti a 360° e per offrire loro nuove possibilità di interazione con altri appassionati, grazie alle pedalate di gruppo organizzate negli orari post lavoro e nei fine settimane. Inoltre, durante queste occasioni d’incontro è possibile anche testare direttamente le celebri bici Basso e Lee Cougan. Nei mesi scorsi, ad esempio, nello store trevigiano è stato presentato il nuovo gruppo Campagnolo Disc, dando possibilità agli utenti finali di interagire e discutere direttamente 54
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con i produttori. Tutte queste iniziative rendono lo store unico: un posto pensato e fatto per i ciclisti che vogliono avere un punto di riferimento affidabile per la loro passione. Uno store, dunque, sia per acquistare i prodotti sia per avere un punto di ritrovo dove poter bere un caffè respirando la vera passione per la bici. Presso lo store è ancora possibile visionare l’intera collezione 2018 delle bici Basso e Lee Cougan e le anticipazioni del prossimo anno. Inoltre è possibile acquistare rettamente l’abbigliamento ufficiale di Basso Bikes, Lee Cougan e MAAP, oltre ai vari accessori legati alle bici da strada e da mountain bike. È possibile anche noleggiare le bici di alta gamma: cosa c’è di meglio che salire verso il Monte Grappa utilizzando in sella ad una Basso o divertirsi nei bikepark della zona con una Lee Cougan?
Per seguire tutti gli eventi in programma e per maggiori informazioni vi invitiamo a seguire la pagina Facebook “Basso Bikes & Lee Cougan Concept Store”, oppure contattare la mail shop@stardue.it Gli orari di apertura sono I seguenti: - Da Martedi a Venerdi dalle 12.00 alle 20.00 - Sabato dalle 10.00 alle 18.00 - Lunedi e domenica chiuso. Info generali: Basso Bikes & Lee Cougan Concept Store, San Zenone degli Ezzelini, Via San Martino 25, 31020 Treviso TV
Le CittĂ
Nel salotto mondano della
Versilia di Eleonora Pomponi Coletti
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Il 12 maggio 2019 appuntamento con la quinta tappa dell’InBici Top Challenge: la Versilia aprirà infatti le porte al mondo dei pedali con la sua prestigiosa Granfondo. Patria della movida estiva sin dagli anni ’60, la Versilia non è solo terra di mare e divertimento: qui infatti è possibile cambiare scenario nel giro di pochi chilometri, grazie ad un territorio che comprende non solo un lunghissimo litorale di sabbia finissima, ma anche le splendide cime delle Alpi Apuane e borghi ricchi di storia, come Pietrasanta o Camaiore, dove passava anche l’antica Via Francigena. Per gli amanti
Il 12 maggio la quinta tappa dell’InBici Top Challenge. Tra boutique d’alta moda e borghi ricchi di storia, alla scoperta di un terra con mille opportunità di svago
della natura, una meta meno conosciuta a livello turistico ma sicuramente da non perdere è il Lago di Massaciuccoli, nel versante del comune di Massarosa. Qui si può trascorrere una mattina immersi nella natura più selvaggia, visitando la splendida Oasi della Lipu e passeggiando sopra il lago attraverso dei suggestivi camminamenti in legno o ed osservando gli animali nel loro habitat naturale.Senza dimenticare la Massaciuccoli Romana, l’area archeologica dove è stata rinvenuta un’antica villa risalente al I° secolo d. C. e attribuita alla famiglia pisana dei Venulei. Da quassù si gode di un panorama magnifico sul Lago con l’occhio che si perde fino alla costa.Da vedere Viareggio: la città del Carnevale è ricca di stabilimenti balneari anche storici, perfetti per il relax in riva al mare. Per gli amanti dello shopping, invece, da non perdere il tour tra i palazzi liberty della Passeggiata che ospitano boutique delle firme più prestigiose della moda.Pietrasanta, la splendida cittadina, antico punto di passaggio sulla Via Francigena, la strada di pellegrinaggio che conduceva fino a Roma e famosa come la “piccola Atene della Versilia”, per la grande tradizione di lavorazione del marmo che ha attratto grandi artisti da tutto il mondo. Qui si può ammirare il Duomo, la Collegiata di San Martino e il convento di Sant’Agostino, godersi un tour tra le botteghe storiche e infine visitare la casa natale del poeta Giosuè Carducci, immersa nel verde di Valdicastello, frazione di Pietrasanta. Merita una visita anche il borgo di Camaiore, dove si può ammirare la splendida Badia di San Pietro, fondata nel VII secolo dai monaci benedettini: un antico complesso monastico circondato da mura che nel Medioevo era un punto di riferimento e di ristoro per i pellegrini che percorrevano la Via Francigena. La Versilia offre tesori inestimabili anche dal punto di vista enogastronomico: in una terra fatta di mare e montagna, troviamo una tradizione enogastronomia che spazia dalle ricette costiere a quelle dell’entroterra. Nelle località della costa sono molto diffusi il risotto alle seppie e bietole, il “cacciucco” (una zuppa di pesce), la pepata di cozze, la zuppa di arselle, la grigliata mista e gli spaghetti alle vongole. Tipiche versiliane sono le “cèe” con burro e salvia, ovvero degli avannotti di anguilla normalmente fritti o, a volte, cotti in umido. È ancora molto diffuso il tartufo, che si trova nella pineta di Viareggio, la famosa mortadella versiliese che fa concorrenza a quella emiliana. Nelle zone di montagna, invece, i piatti più famosi sono la zuppa di cavolo nero, la pasta e ceci, il coniglio con le olive, la grigliata di carne, la gallina ripiena, i carciofi fritti e il tortino di verdure. Per quanto riguarda invece la cucina dei paesi dell’entroterra lucchese, si ricordano in particolare i tortelli ripieni di carne, la polenta con i funghi o - in alternativa - con i cavoli, la zuppa alla frantoiana e i cannellini ai fagioli. I secondi piatti più diffusi, che potrete trovare in moltissimi ristoranti della zona, offrono olive marinate, anguille o ranocchi fritti, bistecche alla brace, quarti fritti, la torta salata di verdure chiamata scarpaccia e il salume biroldo, fatto con il sangue del maiale. Si tratta di una cucina buonissima, anche se di certo non leggera. Sul fronte dolci, primeggiano la torta con i pizzi o con i becchi, chiamata in modo diverso a seconda della località preparata con un impasto a base di ricotta e uovo (e in alcuni posti con cioccolato e noci) e il castagnaccio.
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SCATTO D’AUTORE TOUR DE FRANCE 2018 – CADUTA MICHAL KWIATKOWSKI by Bettiniphoto
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VOLTI NUOVI
Davide Ballerini
al tavolo dei big di Davide Pegurri
Dopo i successi al Memorial Pantani e al Trofeo Matteotti, il 24enne della Androni - Sidermec si prepara all’ingresso nel World Tour con il Team Astana di Alexander Vinokurov
Ballerini con la maglia della nazionale azzurra ai recenti campionati europei di Glasgow
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Davide Ballerini, ciclista professionista brianzolo, in questo finale di stagione si è distinto per il doppio successo al Memorial Pantani e al Trofeo Matteotti. Il ventiquattrenne, grazie anche alle sue prestazioni, ha contribuito in maniera significativa alla rincorsa da parte della Androni – Sidermec alla Ciclismo Cup.Il prossimo anno, dopo un 2018 da incorniciare, impreziosito anche dalla convocazione azzurra all’europeo di Glasgow, lo attende il passaggio nel World Tour con il Team Astana di Alexander Vinokurov. Con consapevolezza e sincerità Davide ci ha raccontato la sua progressiva crescita ciclistica. Come hai vissuto questa stagione? “A gennaio mi ero posto degli obiettivi, il principale era quello di riuscire a mettermi in evidenza e guadagnare il passaggio in una squadra World Tour. Dopo aver firmato per l’Astana, con una nuova serenità, sono riuscito anche a trovare il successo. A dir la verità, anche se il Memorial Pantani e il Trofeo Matteotti erano gare adatte alle mie caratteristiche, non mi aspettavo
di vincere. Ho cercato di preparare al meglio questo finale di stagione dopo il periodo in altura a Livigno con la squadra. Mi sentivo davvero in forma e le cose sono andate nel modo migliore”. Hai dato il tuo contributo alla squadra, ma allo stesso tempo anche il Team Androni ti ha dato tanto… “Mi dispiace moltissimo, a fine stagione, lasciare questa squadra perché è stata come una vera famiglia per me. Tutto il team mi ha aiutato a migliorare e mi ha dato tantissime opportunità per crescere. Il nostro obiettivo principale era vincere la Ciclismo Cup e io sono felice di aver dato il mio contributo. Con tutti i compagni, anche se ovviamente ho condiviso di più con quelli che correvano alle mie stesse gare, si è instaurato un bellissimo rapporto”. Ad agosto la convocazione per l’europeo: che emozioni hai provato con la maglia azzurra addosso? “Rappresentare il proprio paese e indossare la maglia della nazionale, soprattutto da professionista, è sempre qualcosa di unico ed esaltante. L’esperienza a Glasgow è stata positiva anche perché il percorso era affascinante e il livello dei partecipanti molto elevato”. Facendo un balzo nel passato, raccontaci quando hai iniziato a pedalare? “Prima di diventare ciclista, praticavo il nuoto a livello agonistico. Me la cavavo e ho ottenuto anche un terzo posto ai campionati italiani. Il mio idolo era ovviamente Michael Phelps. Poi, a seguito di una stagione un po’ deludente e con il desiderio di cambiamenti, ho provato ad andare in bicicletta. La passione per le due ruote me l’ha trasmessa mio padre, con lui andavo sempre a guardare le corse vicino casa. Grazie anche
Davide Ballerini vincitore del Memorial Marco Pantani 2018
al suo sostegno, ho iniziato a pedalare per la prima volta da allievo secondo anno, prima alla Capiaghese poi, da juniores, al Canturino e al Biassono”. Qual è il ricordo, legato ai tuoi inizi, che ti emoziona ancora oggi? “Sicuramente non mi dimenticherò mai la mia prima vittoria da allievo a Gazoldo degli Ippoliti. Ricordo la gioia provata come se fosse ieri”. Dopo anni sui pedali hai capito che corridore sei? “Mi definirei un passista veloce. Fatico a tenere le ruote del gruppo sulle salite lunghe, ma me la cavo sugli strappi o sulle ascese corte. Molto però dipende dallo stato di forma col quale ti presenti alle corse. Considerando anche queste mie caratteristiche sarebbe fantastico, in futuro, conquistare una Parigi Roubaix”. Hai un idolo a cui ti ispiri? “Non ho un modello in particolare, anche se mi piaceva Philippe Gilbert per
Ci sarà tempo per pensare al futuro. Voglio progredire ancora e sono pronto a lavorare per migliorare la mia resistenza, soprattutto sulle salite
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il suo stile. Poi, da vero appassionato, tifavo tutti quelli che vincevano. Da ciclista, invece, avendolo incrociato in questi anni, mi ha impressionato molto Peter Sagan, soprattutto per la sua struttura fisica. Vederlo di persona è differente che in televisione”. Visto l’imminente passaggio al World Tour, stai già progettando il tuo 2019? “Ora sono molto concentrato per concludere al meglio la mia stagione. Con l’Astana, a parte due parole con il General Manager Alexander Vinokurov, non ho ancora progettato nulla del mio 2019. Ci sarà tempo per pensare al futuro. Voglio progredire ancora e sono pronto a lavorare per migliorare la mia resistenza, soprattutto sulle salite. Per un corridore con le mie caratteristiche è fondamentale, in certe competizioni, reggere di più sulle lunghe pendenze per poter puntare alla vittoria”.
Quando non pedali, quali sono i tuoi hobby? “Mi interessano le gare di rally, vado molto in mtb e a volte mi diverto a fare enduro, prestando molta attenzione a non farmi male, anche per non compromettere la mia stagione ciclistica. Nel tempo libero mi piace fare escursioni in montagna e a volte passeggiare con il mio cane, un lupo cecoslovacco”. Qual è la corsa che sogni di poter conquistare un giorno? “Senza ombra di dubbio il Lombardia! Si svolge sulle strade vicino a casa mia ed è la gara che fin da piccolo seguivo, andando in strada con mio papà per attendere il passaggio dei ciclisti. Sarebbe un sogno che si realizza salire sul gradino più alto del podio della Classica delle foglie morte”.
Credit Bettiniphoto
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Le Città
Non esiste mondo fuor dalle mura di
VERONA… di Davide Pegurri e Carlo Gugliotta
La celebre frase di Shakespeare è, da sempre, lo slogan della granfondo Alé La Merckx in programma domenica 9 giugno nell’affascinante località scaligera Il cuore della città di Verona si conferma per il quarto anno consecutivo l’anima della granfondo Alé La Merckx in programma domenica 9 giugno 2019. La partenza è fissata, come sempre, in una delle “perle” della città scaligera, visitata dai turisti di tutto il mondo: la bella e maestosa Piazza Bra dove, all’ombra dell’Arena e dei palazzi delle storiche Famiglie veronesi, i concorrenti inizieranno la fantastica avventura della Granfondo intitolata al Cannibale. Per visitare Verona, del resto, è naturale partire proprio dalla centralissima Piazza Bra, che fonde nella solare ed accesa luminosità che l’attraversa, edifici di epoche ed architetture diverse. L’Arena, palazzo Barbieri e la Gran Guardia sono 68
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quelli più celebri ed ammirati, ma non da meno sono la Fontana delle Alpi, il Liston con i suoi palazzi nobiliari, le mura viscontee, la statua di Vittorio Emanuele II e la Torre Pentagona. Arrivando a Verona in auto (A4 uscita Verona Sud o Verona Nord) o con il treno (Stazione FS Verona Porta Nuova), si entra in città ammirando la facciata in pietra bianca di Porta Nuova, capolavoro dell’architettura militare cinquecentesca. Segue un largo viale alberato al termine del quale, oltrepassati i Portoni della Bra e l’adiacente Torre Pentagona, si accede alla piazza e al cuore pulsante dell’urbe. Iniziamo la visita accarezzando il monumento equestre di Vittorio Emanuele II, realizzato dalla cit-
tadinanza nel 1883 per onorare il sovrano che fu artefice dell’unità d’Italia, nel quinto anniversario della morte. Dietro di esso, nel mezzo dei secolari abeti che ornano il giardino centrale, c’è la Fontana delle Alpi, che dal 1975 ricorda il gemellaggio tra la città scaligera e Monaco di Baviera. I veronesi con affetto la chiamano “struca limoni” per quella sua forma singolare che ricorda uno spremi agrumi e amano festeggiare le grandi imprese sportive con un bagno nelle sue acque. Di fronte c’è Palazzo Barbieri, sede dell’amministrazione comunale. È un imponente edificio in stile neoclassico che fu realizzato tra il 1836 ed il 1848; ispirato alle forme degli antichi templi romani, si presenta con
una maestosità che lascia sconcertati, offrendo una visione globale di tutta la facciata. La parte centrale è costituita da un pronao corinzio sporgente a cui si accede per un’ampia gradinata,
sovrastato da un grande frontone triangolare in cui è inserito lo stemma della città. A destra vediamo parte della cerchia di mura fatte edificare da Gian Galeazzo Visconti alla fine del XIV secolo, durante il periodo della dominazione lombarda. Poco oltre si erge la Gran Guardia, un monumentale palazzo che pare quasi voler gareggiare con la gran mole dell’Arena. Disposto su due piani e un attico, ha una lunghezza di quasi novanta metri con tredici arcate in robusto bugnato rustico che sostengono il piano nobile. Questo si eleva su un architrave a metope e triglifi, finemente ritmato da grandi finestre rettangolari separate da semicolonne doriche binate, inquadrate in un’alternanza armonica di timpani triangolari e curvilinei. Sopra a tutto il piano attico, che pare una sorta di corona posta sul capo d’un Re. Sul lato nord-ovest della piazza c’è il Liston, un ampio marciapiede in pietra rosa lastricato nel settecento, che segue l’andamento curvilineo della piazza, su cui si affacciano palazzi nobiliari che ospitano bar, pizzerie e ristoranti, sempre affollati da turisti di passaggio e veronesi intenti a far salotto. Al civico 26 c’è lo splendido palazzo Ottolini, di gusto sanmicheliano, subito seguito dal quattrocentesco palazzo Guglienzi nella cui facciata è presente una “Madonna con Bambino” realizzata dal Morone. Al numero 18 c’è il palazzo Righetti, su cui è presente un affresco attribuito al Caroto. Di fianco spicca il cinquecentesco Palazzo Malfatti Honorij, progettato dall’architetto veronese Michele Sanmicheli che riprese con le sue arcate in bugnato le poderose
fattezze monumentali dell’anfiteatro Arena. La sua facciata è un mirabile esempio di prospettiva che allude alla classicità con il porticato a bozze marcate e l’inserimento di teste nelle chiavi di volta, mentre il piano nobile, che si articola in ariosi poggioli ed eleganti finestre, ne amplifica ulteriormente la grandezza. Al civico 10 c’è Casa Faccioli, un palazzo neoclassico con colonne ioniche che si alternano a finestre timpanate. Su tutto domina L’Arena, il monumento che più di ogni altro ricorda le origini romane della città e suo simbolo in tutto il mondo. Un grandioso anfiteatro, il terzo per grandezza fra quelli a noi giunti ed il meglio conservato, nonostante nel 1183 un terremoto abbia distrutto il triplice ordine di arcate sovrapposte che lo circondavano interamente e di cui oggi rimane solo uno scorcio, formato da quattro campate. Eretta nel primo secolo d.C. con il marmo estratto da cave della provincia, è un’ellisse larga centodieci metri e lunga centoquaranta, realizzata con un’ininterrotta sequenza formata da 72 doppie arcate in pietra. In epoca romana accolse combattimenti di gladiatori e nei secoli fu utilizzata per spettacoli di ogni genere: tornei, giostre, duelli, circhi e corride. Dall’estate del 1913 ospita la più grande stagione lirica all’aperto del mondo. La piazza offre il meglio di sé durante il periodo natalizio, quando accoglie un’enorme stella cometa in acciaio che esce dall’Arena e in occasione dei festeggiamenti per Santa Lucia, quando arrivano le bancarelle cariche di dolci, giocattoli e prodotti dell’artigianato.
Consigli e riflessioni
TABELLE di allenamento? Meglio ascoltare le gambe di Gian Paolo Mondini
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Giusto pianificare il vostro training, ma la fatica è una “spia” che non può essere ignorata. Quindi, per migliorare le perfomance, in primis date retta alle vostre sensazioni Sono sempre di più gli amatori che seguono tabelle d’allenamento (più o meno dettagliate) fornite da esperti preparatori o consigliate da amici o, magari, semplicemente trovate su internet. Valide o meno che siano, il problema fondamentale resta solo uno: le tabelle non pensano... Non sono cioè in grado di dirvi qual è il vostro reale grado di affaticamento al momento dell’allenamento, perché nessuno vi ha spiegato qual è l’obiettivo di un esercizio specifico. Partendo dalla considerazione che le regole per le quali l’acido lattico si accumula nei muscoli e impedisce (di fatto) la prosecuzione dello sforzo sono piuttosto semplici... ora ci troviamo di fronte ad un paradosso. Abbiamo bisogno che un “componente esterno” ci dica che stiamo cominciando a fare fatica... ma come? Se le gambe cominciano a “bruciare” e ad indurirsi, che bisogno ho che il cardiofrequenzimetro e/o il wattometro mi dica che sto lavorando ad un ritmo medio della soglia anaerobica? È ormai consueto trovare atleti professionisti o amatori che, avendo smesso di cercare di capire quali sono le proprie sensazioni, semplicemente dicono: non mi si alzano i battiti. Scusate, ma in questi casi basterebbe dire: sono stanco... oppure mi fanno male le gambe. Invece no. Viviamo con l’ansia di allenarci, di non perdere neanche un giorno scritto nella “sacra” tabella, come se si rischiasse una “scomunica” da tutte le classifiche agonistiche e sociali! Non è così. Siamo tutti diversi, ma le leggi fisiche alle quali il nostro corpo risponde sono imprescendibilmente uguali per tutti! Ho male alle gambe, quindi riposo... recupero. Non vorrei banalizzare. L’argomento è senza dubbio complicato e il percorso di autoconoscenza è motivo di culto perfino da parte di alcune religioni. Del resto siamo nel 2016 e le tecnologie ci affiancano e ci aiutano. Ma non si sostituiscono a noi. Possiamo verificare da noi stessi che, quando cominciamo a sentire mal di gambe, i battiti o i watt ci danno un valore, ma non si tratta di un dato assoluto: un numero primo indissolubile nel tempo. Si tratta di un dato che può variare di giorno in giorno e, normalmente, può decrementare durante un allenamento. Il fattore fondamentale in questi casi è il recupero. Basare un allenamento lungo su parametri calcolati in laboratorio può essere pericoloso, perché non viene preso in considerazione il recupero. Specie se, come capita non di rado, si parte da casa già con il mal di gambe!
// MENTE IN SELLA
Se vuoi vincere, lascia perdere! a cura di Claudia Maffi*
Ansia da prestazione, pensieri negativi e zavorre mentali? Impara l’arte di liberare la mente
PsicoYoga, training autogeno e rilassamento progressivo sono tecniche che, se allenate in modo corretto e praticate con costanza, influiscono positivamente sulle performance sportive. I ciclisti sanno infatti che, nel proprio sport, è sempre utile sviluppare una buona consapevolezza dei messaggi che arrivano dal proprio corpo, ma non solo! Ogni atleta, in particolare, sa che quando mente e corpo sono in sintonia potrà accedere a quello straordinario
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“stato di flow” che accompagna le migliori performance di amatori e professionisti. Quindi… “Se vuoi vincere, lascia perdere! ”Cosa significa questo mantra? Apparentemente può sembrare un controsenso lessicale! In realtà questo singolare concetto racchiude in sé il “segreto” delle migliori performance sportive. La voglia frenetica di dare il meglio di sé, infatti, può portare i ciclisti ad assumere delle abitudini quasi “ossessive” e schemi di pensiero così rigidi e “imbalsamati” da impedire un reale
miglioramento delle prestazioni. In poche parole, nella mente dell’atleta, si crea una tensione emotiva eccessiva. E tensione eccessiva e schemi di pensiero troppo rigidi sono una combinazione disfunzionale nello sport. In genere l’atleta che adotta questo tipo di atteggiamento mentale a lungo andare perde la capacità di ascoltare i segnali del proprio corpo e rischia così di peggiorare anziché migliorare le proprie performance. Quanti corridori dicono di allenarsi duramente, mangiare in modo sano e tenere uno stile di vita da
atleta per poi rimanere delusi di fronte a performance scadenti in gara? Non se lo spiegano! E per questo ne consegue spesso frustrazione e senso di impotenza, quasi la prestazione non dipendesse dalle proprie capacità ma dalle “circostanze”. Non è così! La responsabilità di una performance, nel bene come nel male, è sempre in mano all’atleta. DALLE TECNICHE DI RILASSAMENTO ALLO SVILUPPO DI ABILITÀ MENTALI Ecco allora la necessità, per gli amici ciclisti, di imparare a “lasciare andare”, inteso come capacità di modificare questi schemi di pensiero rigidi e disfunzionali. Per fare ciò è necessario, in un primo momento, liberare la mente dalle tensioni e dai pensieri futili e negativi. Tecniche come il rilassamento, lo psico yoga ed il training autogeno - che coordinano respirazione ed esercizi di contrazione e distensione muscolare abbinati alla ripetizione di frasi mentali - creano lo spazio ed i presupposti per raggiungere questo obiettivo. Durante la pratica del rilassamento, ad esempio, l’atleta impara a liberare il corpo dalle tensioni e allena la sua mente alla concentrazione. L’abilità di prendere distanza dalla fatica e dal dolore, la capacità di liberare la mente dai pensieri negativi e di trarre energia dal proprio corpo in stato di sofferenza: queste sono abilità mentali allenabili attraverso la pratica del Trai-
ning autogeno e del rilassamento progressivo. Quando la mente del ciclista è libera da distrazioni e pensieri negativi, ecco che la mentalità dell’atleta si adatta con più facilità al cambiamento, trova soluzioni rapide e creative di fronte all’imprevisto. In sintesi, l’atleta si sentirà maggiormente pronto e reattivo di fronte alle difficoltà. GLI EFFETTI DEL RILASSAMENTO DIVENTANO UNO “STILE DI VITA” I benefici derivanti dal rilassamento non si limitano al momento dell’esecuzione degli esercizi, bensì si estendono
ad ogni aspetto della vita dell’atleta, generando una sensazione di benessere diffusa anche in ambito lavorativo e famigliare. Così l’atleta si sorprenderà a reagire con meno ansia e stress di fronte agli imprevisti ed alle difficoltà, anche lavorative, traendone giovamento nelle relazioni famigliari oltreché nella sfera sportiva. In una fase iniziale è consigliabile rivolgersi ad un professionista psicologo per apprendere gli esercizi di rilassamento, dopodiché - una volta appresi - gli esercizi potranno essere svolti in modo autonomo dall’atleta.
*psicologa dello sport Ti piacerebbe imparare delle tecniche di Mental Training per ottimizzare la tua performance in gara? Contattami all’indirizzo mail info@claudiamaffi.it Visita il mio sito www.claudiamaffi.it
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SCATTO D’AUTORE CLASICA CYCLIST SAN SEBASTIAN 2018 by Bettiniphoto
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La Granfondo Internazionale Gavia e Mortirolo è la corsa consacrata agli amanti delle montagne. Ecco quando e perché è nata la leggenda
I santuari degli SCALATORI La gara più dura, la più affascinante, la più difficile. È la Granfondo Internazionale Gavia e Mortirolo, ottava tappa dell’InBici Top Challenge, la corsa consacrata agli amanti delle montagne, a chi si esalta in salita e non soffre mai di vertigini. Organizzata
mirabilmente dal Gs Alpi, l’evento celebra le salite dove si sono scritte pagine storiche del Giro d’Italia: il Passo Gavia, situato a oltre 2600 metri; il Mortirolo, una delle ascese più dure d’Europa; il Passo Santa Cristina, ultima difficoltà prima del traguardo finale di Aprica. 76
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Su queste strade si sono sfidati i tantissimi corridori che hanno deciso di prendere parte alla Granfondo Internazionale Gavia e Mortirolo. Teatro di grandi sfide e duelli ciclistici negli ultimi 30 anni, l’ascesa al Mortirolo è ricordata anche come la “Salita del Pirata”, ovvero la salita di Marco Pantani, tra i più grandi grimpeur italiani e simbolo indimenticato di un’intera generazione di ciclisti. Proprio sui ripidi pendii di questa montagna, nel Giro d’Italia del 1994, il campione romagnolo iniziò la sua leggenda, quando da semi sconosciuto mise in scena una delle sue leggendarie fughe in solitaria, vincendo la tappa. In realtà, da quest’anno, il Mortirolo è
stato intitolato alla memoria del compianto Michele Scarponi. Questa salita, nota in tutto il mondo e rispettata da ogni ciclista, nel 2010 è stata infatti per Michele il trampolino di lancio della sua ultima vittoria al Giro d’Italia, all’Aprica, davanti a Ivan Basso e Vincenzo Nibali. Il Giro ha affrontato il gigante lombardo per 12 volte. È recente, ma ha già scritto la storia. La prima scalata il 3 giugno 1990, da Monno, con un venezuelano, Leonardo Sierra, primo in cima e all’Aprica. Dal 1991 si sale da Mazzo e la parete verticale vede l’assolo superbo di Chioccioli in maglia rosa. Poi il giorno che ha cambiato per sempre il ciclismo: 5 giugno 1994, Marco Pantani si
è rivelato 24 ore prima vincendo sul traguardo di Merano. Sul Mortirolo stacca la maglia rosa Berzin, arriva da solo in cima, viene raggiunto da Indurain in discesa e poi saluta il Navarro sul Santa Cristina: è l’alba del Pirata. Ivan Gotti passò per due volte primo sulla cima del Mortirolo, nel 1996 e nel 1999, facendo segnare anche il record di scalata (42’40’’ nel 1996). Ivan Basso si lanciò sull’ascensore terribile nel 2006 e nel 2010, in entrambi i casi centrando anche tappa e Giro. Nel 2010, proprio il traguardo dell’Aprica, gli consentì di togliere la maglia rosa ad Arroyo. Il Mortirolo ha visto passare primi anche Wladimir Belli (1997), Raffaele Illiano (2004), Antonio Colom (2008) e, nel 2012, Oliver Zaugg, ma dalla “terza via” di Tovo di Sant’Agata: 11,4 km al 10,5%. La penultima “visita” al mostro nel 2015, con Contador scatenato nella rimonta sulla coppia Aru-Landa dopo una foratura giù dall’Aprica. Primo in cima l’olandese Steven Kruijswijk, che l’anno successivo sfiorò il successo al Giro.
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Anche Riccione nel circuito 2019 a cura della redazione
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Dopo un incontro tra l’editore Maurizio Rocchi e Valeriano Pesaresi si è deciso di inserire in extremis nel calendario del 4° Top Challenge anche la 21esima edizione della Gran Fondo della Perla che quest’anno, per la prima volta, si svolgerà a metà giugno (il 16). Una data affatto casuale, caldeggiata dall’amministrazione comunale di Riccione per far rientrare la Gran Fondo nel pool di manifestazioni ciclistiche che, nel 2019, trasformeranno Riccione nella capitale italiana della bicicletta. Il prossimo anno, infatti, la località rivierasca ospiterà la partenza
Anche la Gran Fondo di Riccione, al centro di un importante progetto di rilancio, entra ufficialmente nel calendario 2019 dell’InBici Top Challenge. Malgrado le iscrizioni siano già partite, infatti, gli organizzatori del circuito – nell’anno del decennale del gruppo editoriale InBici Magazine – hanno voluto riservare agli abbonati una nuova sorpresa.
della gara a cronometro del Giro d’Italia (quella con arrivo a San Marino), oltre alla partenza della Coppi & Bartali e al raduno delle nazionali italiane giovanili (Juniores e Under 23). Una serie di eventi che dimostrano come l’amministrazione riccionese, da sempre sensibile ai temi della eco-sostenibilità e delle smart-city, abbia deciso di investire con sempre maggiore convinzione nel mondo della bike-economy. Per la municipale riccionese, infatti, il ciclismo potrebbe diventare, in futuro, il format alternativo più credibile al filone balneare, ampliando la clientela estiva e, soprattutto, dando nuovo im-
Siglata la partnership con il grande evento della Perla sempre più al centro di un imponente progetto di rilancio. Pesaresi: “Questa collaborazione contribuirà al rilancio del nostro evento”. Rocchi: “Il prossimo anno Riccione sarà la capitale del ciclismo…”
“Nel 2019 – aggiunge Maurizio Rocchi – Riccione diventerà l’epicentro del ciclismo internazionale, per cui l’inserimento della Gran Fondo nel nostro calendario, tra la Alè La Merckx e la Gavia & Mortirolo, è un ulteriore elemento di prestigio che arricchisce il circuito sia dal punto di vista sportivo che d’immagine. Un valore aggiunto che viene proposto ai nostri abbonati senza alcuna variazione di costi e che consolida l’immagine dell’InBici Top Challenge come il circuito italiano più bello e, a questo punto, anche più conveniente”
pulso alla destagionalizzazione. “Siamo davvero entusiasti di far parte dell’InBici Top Challenge – spiega il fondatore dell’evento riccionese Valeriano Pesaresi –. Del resto, con lo staff di InBici collaboriamo ormai da tanti anni, per cui questo accordo altro non è che un’evoluzione naturale di un rapporto che abbiamo sempre vissuto con reciproca soddisfazione. Siamo convinti che il circuito possa dare al nostro evento ancora maggior slancio e visibilità facendo diventare la nostra gran fondo un evento centrale nell’offerta turistica di Riccione”.
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SCATTO D’AUTORE TOUR DE FRANCE 2018 by Bettiniphoto
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Focus sui prodotti
Le novitĂ Cannondale di Roberto Diani
Le nuove bici a pedalata assistita del marchio americano sono state le fedeli compagne di viaggio che ci hanno permesso di gustare, come non mai, la maestosa bellezza delle Dolomiti dal punto di partenza privilegiato di Canazei
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Cannondale Novità
SYNAPSE NEO Il primo giorno è stato dedicato interamente alla Synapse Neo 1 e non neghiamo che la curiosità intorno a questa e-Road era tanta. Ma, alla fine dell’intensa giornata, tutte le perplessità hanno lasciato il posto alle certezze: sì, una e-Road di alta gamma, come la nostra Synapse Neo, rappresenta una soluzione molto interessante per gli appassionati che vogliono approcciare o continuare a frequentare percorsi molto impegnativi senza soffrire le pene dell’inferno, potendo assaporare le bellezze della natura senza l’assillo della fatica opprimente che, con l’ossigenazione del cervello, riduce anche la sensibilità dei nostri sensi. La Synapse Neo è una Road Bike nell’accezione più sportiva del termine, alla quale sono stati aggiunti il motore centrale Bosch Active Plus e la batteria Bosch Powertube da 500 Wh integrata all’interno del tubo obliquo: geometria, posizione in sella e componenti sono perfettamente allineati alle soluzioni più gettonate sulle muscolari da competizione. Non manca la doppia moltiplica da 50/34 denti. Quattro le taglie disponibili: S (45 cm), M (50 cm), L (54 cm) e XL (58 cm) che mettono in campo valori geometrici tra i quali spiccano le quote di carro posteriore e altezza del movimento centrale pari a 438 mm e 282 mm; il rake della forcella pari a 55 mm abbinato all’angolo di sterzo inclinato di 71° determina una quota di trail contenuta in 62 mm assicurando alla Synapse Neo livelli di agilità insospettati. Il comfort è assicurato dalla scelta di montare ruote da 700x32c. Active Plus, il motore centrale Bosch di terza generazione, è il cuore pulsante di questa e-Road. Le sue dimensioni contenute e la possibilità di montare la doppia moltiplica sono fondamentali a livello sia di forma che di sostanza. I quattro livelli di assistenza sono ben spaziati e permettono di superare in totale tranquillità qualsiasi tipo di andatura. Abbiamo molto apprezzato il Cannondale Actual Cadence Response: si tratta di un software che permette di variare automaticamente e sensibilmente (senza agire sul comando remoto del livello di assistenza) la percentuale di as84
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sistenza in funzione della cadenza. Con cadenze intorno a 60/80 rpm, il livello di assistenza del motore rimane a livelli contenuti che aumentano gradualmente, fino del 60%, variando la cadenza al di fuori di questo range centrale: un cambio di pendenza repentino o la necessità di rilanciare la bici vengono affrontati e superati in scioltezza semplicemente aumentando la cadenza. Quantificare il livello di autonomia è un esercizio complicato dai tanti fattori che entrano in gioco, primi fra tutti, il livello di allenamento del ciclista, il suo peso, il livello di assistenza impostato e il dislivello complessivo. Detto questo, l’autonomia della Synapse Neo ci ha positivamente sorpreso: il motore Active Plus è molto più efficiente del fratello da off-road Performance CX, bastano poche pedalate in modalità “Off” per rendersene conto. Inoltre, sempre rispetto alle mtb, possiamo contare su gomme molto più scorrevoli e su una posizione in sella più aerodinamica.
La versione di punta può contare sul telaio in lega leggera con perno passante da 142x12 mm, forcella Ballistec Carbon dotata di perno passante da 100x12 mm, cerchi Vision in fibra di carbonio con copertoncini WTB Exposure TCS 700x32c, guarnitura FSA con moltipliche da 50/34 denti, cassetta Ultegra a 11 vel 11/34 denti e cambio, deragliatore, comandi e freni a disco Dura Ace. Molto più confortevole la Synapse Neo SE caratterizzata dal montaggio di ruote dello standard 650bx47 mm e da una trasmissione 1x11 con dentature 44x11/42.
La trasmissione 2x11 con moltipliche da 50/34 x 11/34 permette di disporre di un range di rapporti completo, perfetto sia per superare pendenze impossibili sia per rilanciare la velocità in discesa
Il motore centrale Bosch Active Plus e la batteria integrata Bosch Powertube sono ben raccordate con il telaio in lega leggera
Quattro le versioni disponibili: Synapse Neo 1 (5.999€), Synapse Neo 2 (3.999€), Synapse Neo 3 (3.299€) e Synapse Neo SE (3.699€).
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MOTERRA NEO
Nella seconda giornata di permanenza in quel di Canazei abbiamo inforcato la nuova Moterra Neo 1 su percorsi off-road dalle caratteristiche variegate in grado di proporre diverse tipologie di situazioni.Il telaio in lega leggera è realizzato intorno al Bosch Performance CX e alla batteria integrata Bosch Powertube da 500 Wh e può contare su un design più aggraziato del precedente, mantenendo invariata la rigidità complessiva che si avvale di un carro posteriore solidissimo grazie ad uno snodo principale di rara robustezza e al perno passante della ruota posteriore di 157x12 mm. Al pari delle altre sospensioni posteriori del marchio statunitense, anche la nostra Moterra utilizza un design “Monopivot”. L’escursione alla ruota posteriore è pari a 130 mm, mentre la forcella arriva a 140 mm di escursione. Le ruote da 27,5” sono gommate Maxxis Minion DHF 3C Maxx Terra con sezione di 2,6”. La trasmissione utilizza una moltiplica da 15 denti (equivalenti a 37,5 reali) e da una cassetta a 12 pignoni con dentature da 11 a 50. A livello geometrico i tecnici USA hanno optato per un baricentro basso (344 mm) e, soprattutto, per il massimo contenimento della quota di carro posteriore che, con i suoi 457 mm, risulta la più corta tra i modelli che montano il Bosch Performance CX. L’angolo di sterzo è abbastanza chiuso (67,8°) ma va considerato che il rake della forcella è pari a 46 mm, invece dei classici 51 delle 27,5+, per effetto della combinazione dell’inclinazione dell’angolo di sterzo e del rake si ottiene una quota di “trail” che si attesta a 100 mm. Le quattro taglie disponibili hanno quote di reach e interasse rispettivamente uguali a 417/1172 mm, 430/1184 mm, 454/1215 mm e 482/1242 mm. La prova ha evidenziato la grande rigidità del telaio, un’elevata agilità che permette di superare agevolmente salite tecnicamente impegnative dove abbiamo apprezzato anche la funzionalità della pedivella accorciata a 160 mm, in modo di non impattare frequentemente con gli ostacoli proposti dai terreni più accidentati. In discesa fa buon gioco il baricentro basso e la quota di reach sufficientemente lunga, per effetto dei quali è garantito un livello di stabilità adeguato ad un range di utilizzo incentrato sul trail/all mountain. 86
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Tre le versioni disponibili: Moterra Neo 1 (5.799€), Moterra Neo 2 (4.999€) e Moterra Neo 3 (4.199€). La versione di punta si avvale di una forcella Pike RC con 140 mm di escursione, di un ammortizzatore DeLuxe RT Debonair, di una trasmissione NX Eagle a 12 velocità con cassetta da 11 a 50 denti, cambio GX, freni Guide RE 200/180 mm e reggisella telescopico Cannondale DownLow con escursioni rispettivamente pari a 100 mm (S) 125 mm (M) e 150 mm (L e XL).
Moterra Neon 3 propone, invece, una forcella Recon RL con 130 mm di escursione ed un rake di 51mm, pneumatici Nobby Nic 27,5x2,6”, trasmissione a 10 velocità con cassetta da 11 a 42 denti e freni Deore con dischi di 203/180 mm di diametro LIFESTYLE INBICI
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SCATTO D’AUTORE VUELTA ESPANA 2018 LUKAS POSTLBERGER (AUT - BORA - HANSGROHE) - GIANLUCA BRAMBILLA (ITA - TREK – SEGAFREDO) by Bettiniphoto
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Le CittĂ
Tesori
in alta quota a cura della redazione
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L’edizione 2019 dell’InBici Top Challenge farà di nuovo tappa a Trento. In occasione de “La Leggendaria Charly Gaul”, gara sotto l’egida dell’Uci Granfondo World Series, tutti gli appassionati di ciclismo – dal 12 al 14 luglio - potranno vivere tre giorni di festa. Un evento che nasce e vive per promuovere il territorio di Trento e di tutta la zona del Monte Bondone e della Valle dei Laghi, grazie al grande lavoro della direttrice Elda Verones che, come ogni anno, offre a tutti la possibilità di conoscere da vicino i luoghi più affascinanti per spettacolari escursioni in bicicletta.
Piazza del Duomo Trento
A luglio, a Trento, si disputa una nuova edizione de “La Leggendaria Charly Gaul”, una gara ciclistica incastonata nell’affresco delle Alpi tra paesaggi mozzafiato e tesori artistici d’inestimabile fascino
Come al solito, La Leggendaria Charly Gaul vuole ricordare la famosa tappa del Giro d’Italia vinta dal ciclista lussemburghese l’8 giugno del 1956, quando, in una giornata da tregenda, caratterizzata da neve, vento e gelo, Gaul tagliò per primo il traguardo in cima al Monte Bondone. Versava però in uno stato di semi-congelamento, tanto che, dopo essere stato tirato giù di peso dalla bicicletta, riuscì a proferir parola solo dopo essere stato immerso in una vasca d’acqua calda. Ben 44 degli 87 ciclisti partiti al mattino abbandonarono la corsa. La Leggendaria Charly Gaul che, come tradizione impone, partirà da Piazza Duomo a Trento, sarà anche un meraviglioso pretesto per scoprire i tesori artistici e naturalistici di un territorio impareggiabile. Si parte con la suggestiva Valle dei Laghi, una decina di incantevoli laghetti, vigneti che regalano aromi e sapori unici, stupendi borghi e castelli medievali.Se si parla, invece, si bellezze architettoniche, impossibile rinunciare ad una visita al Castello del Buon Consiglio, una favolosa residenza dell’aristocrazia ecclesiastica che governò il Trentino per quasi ottocento anni, fino alle campagne di Napoleone. Il piccolo poggio roccioso, originariamente denominato Malconsey, venne individuato dal podestà di Trento nel 1238 come sito per la costruzione di una fortificazione difensiva, ma perse quasi subito le sue prerogative militari per diventare residenza vescovile. All’interno della cinta muraria è riconoscibile il nucleo originario costituito dal duecentesco Castelvecchio e dalla grande torre circolare a cui, a cavallo del ‘400, i principi vescovi fecero collegare la Torre Aquila. Oggi il maniero espone collezioni che spaziano dall’archeologia all’arte contemporanea e fa parte - con il Castello di Stenico, Castel Beseno, Castel Thun e Castel Caldes - della rete museale della provincia di Trento. Obbligatoria, infine, anche una visita al Muse, l’innovativo museo delle scienze di Trento progettato da Renzo Piano che, dopo pochi anni di vita, è già diventato uno dei siti culturali più visitati d’Italia. Qui la protagonista assoluta è la luce che pervade tutti gli ambienti, dalla terrazza affacciata sulla valle dell’Adige al seminterrato dove sono ospitate la sezione dedicata alla preistoria e la serra tropicale. “The big void” (il grande vuoto) che collega tutti i livelli è “occupato” da riproduzioni di dinosauri e animali imbalsamati sospesi con sottilissimi fili d’acciaio che creano al visitatore l’illusione di fluttuare nello spazio mentre interagisce con i monitor o osserva gli oggetti esposti sui grandi tavoli di legno chiaro. Ogni aspetto del Muse è mirato a coinvolgere attivamente il visitatore: al quarto piano, dedicato alle “Alte Vette”, si trovano il tunnel multimediale in cui si può vivere l’esperienza multisensoriale di volare sopra i ghiacciai alpini, sciare a tutta velocità lungo una parete ripidissima o essere travolti da una valanga. Scendendo di un livello si viene catapultati in un sentiero di montagna in cui provare l’emozione di un incontro con un animale selvatico, mentre al “+2” una serie di suggestive installazioni mostra le mutazioni epocali del nostro pianeta durante le ere geologiche e, in particolare, il processo di formazione delle Alpi. Il primo piano, infine, affianca la preistoria della “time machine”, una grotta multimediale dove vivere l’esperienza di un antichissimo rito sciamanico, all’imminente futuro del FabLab dove sperimentare stampanti digitali e altre attrezzature all’avanguardia.
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SCATTO D’AUTORE TOUR DE FRANCE 2018 by Bettiniphoto
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Beltrami
a cura della redazione
Pedala veloce
Il marchio si consolida e continua a crescere nei campionari e nei fatturati: “Ma la bike-economy resta un segmento complesso con poche certezze e tante zone d’ombra” È l’emporio del ciclismo, l’azienda italiana che - grazie a rigidi protocolli di selezione - da oltre vent’anni offre il meglio dei prodotti presenti sul mercato della bicicletta. Oggi, grazie alla rinomata qualità dei suoi campionari, Beltrami è un marchio di affidabilità riconosciuto nel mondo, un’azienda leader nell’importazione esclusiva di articoli top di gamma legati alle due ruote. “I nostri fatturati per il momento restano in crescita – spiega Graziano Bel-
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trami – ma, anche se in Italia il numero dei praticanti continua ad aumentare, la cosidetta bike-economy resta un segmento complesso con poche certezze e tante zone d’ombra”. Partiamo dalla fiere ciclistiche: modello ormai in crisi? “Non lo dico io, ma più realisticamente lo certificano i numeri. I tre eventi di riferimento - l’Interbike di Las Vegas, l’Eurobike di Friedrichshafen ed il Cosmobike di Verona – pur con qualche
distinguo, accusano una significativa contrazione di visitatori ed anche i grandi marchi del settore hanno cominciato a disertarle. È evidente che ci troviamo di fronte ad un modello in crisi che, per non sparire, ha bisogno di rigenerarsi seguendo però direttrici nuove”. Ma le fiere hanno sempre svolto una funzione importante di “vetrina” per le aziende. Con che cosa potrebbero essere sostituite?
Su quali prodotti avete puntato nel 2018? “Abbiamo continuato lo sviluppo di Argon 18 che tante soddisfazioni ci ha regalato nel 2017. Inoltre, abbiamo iniziato ad investire sul freno a disco che, specie tra i cicloturisti, si sta diffondendo in maniera vertiginosa. Con la Zipp abbiamo sviluppato una collaborazione che, mi auguro, possa dare risultati importanti”. E il settore delle bici elettriche? “È senza dubbio un segmento di mercato in costante crescita, ma temo che certe aspettative oggi siano, obiettivamente, esagerate. Credo che il mercato delle e-bike sia vittima di un gigantesco equivoco: le tante richieste pervenute quest’anno nei punti vendita, secondo me, non erano figlie di un interesse dilagante, ma dell’oggettiva mancanza di prodotti sul mercato italiano. So che molti venditori il prossimo anno punteranno esclusivamente sulle bici elettriche. Faccio a tutti i migliori auguri, ma non vorrei che poi, a primavera, qualcuno si ritrovasse col magazzino pieno…”.
Il triathlon, invece, è oggettivamente una disciplina in poderosa crescita… “Seppur con 30 anni di ritardo rispetto ai paesi nordici, non c’è dubbio che anche l’Italia, finalmente, sembra aver scoperto la bellezza di questo sport. Mi pare che anche la Federazione abbia colto il vero spirito di questa disciplina che, giova ricordarlo, non è una sfida fra atleti ma soprattutto una sfida con se stessi. Sembra una sfumatura e, invece, è il punto di partenza culturale per offrire, anche sul piano logistico ed organizzativo, ciò che realmente il triatleta si aspetta”. Al di là della prestigiosa partnership con Astana, i vostri principali clienti restano i ciclo-amatori. Come vede oggi il mondo granfondistico? “Prendo atto della nascita esponenziale di tante, forse troppe, granfondo, ma anche in questo caso il tempo farà la giusta selezione. Nel senso che molti eventi saranno destinati ad avere non più di 400-500 iscritti, mentre le manifestazioni più consolidate, probabilmente, diventeranno sempre più importanti”.
“Il format vincente è senza dubbio quello francese della Roc d’Azur a Frejus, dove gli indicatori sono, al contrario, tutti in vigorosa crescita. Il modello andrebbe riproposto anche in Italia, ma è chiaro che ci vuole tempo, perché improvvisare è pericoloso e la storia e la tradizione di un grande evento non si comprano al supermercato”. Il marchio Beltrami, però, al di là di un “contesto complesso”, continua a crescere… “Il nostro segreto, oltre alla capacità di anticipare le mode, è soprattutto la cultura della flessibilità, ovvero la scelta di lavorare con marchi diversi e, visti i frenetici cambiamenti del mercato, di pianificare le nostre strategie commerciali esclusivamente nel breve periodo. In questo modo, in caso di scelte sbagliate, si limitano i danni”. da sx l’imprenditore Graziano Beltrami con un tecnico della Beltrami T.S.A
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Nasce a Montecarlo
il
World E-Bike S
di Ilenia Lazzaro
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PRESENTATO
nel Pricipato di Monaco il nuovo circuito dedicato alle bici elettriche
Series Start ufficiale il 12-13 aprile 2019 a Montecarlo in una location non scelta a caso, ma altamente all’avanguardia nella mobilità elettrica.
Montecarlo (Principato di Monaco) - È stato presentato a Montecarlo, alla presenza di ospiti illustri (tra cui il presidente della commissione UCI Thierry Marechal e atleti del calibro di Julien Absalon, Pauline Ferrant Prevot, Gustav Larsson, Marco Aurelio Fontana, Pippo Pizzato e Luca Paolini), il nuovo World E-Bike Series, circuito internazionale dedicato alle competizioni in e-Bike. WES, vedrà i migliori ciclisti del mondo (uomini e donne) sfidarsi, sia nell’Enduro che nel Cross-Country, in cornici naturalistiche spettacolari. Nella stagione del debutto, il circuito comprenderà 4 eventi europei, ma altre località verranno confermate durante la stagione. Quattro tappe nel 2019 per questa interessante novità off-road nata dall’idea e dall’esperienza di Francesco Di Biase (CEO WES con un background proveniente dal mondo dei motori) che unisce l’appeal e la spettacolarità del mtb cross country ed enduro alla modernità della bici elettrica. Una Challenge dedicata ai professionisti (maschi e femmine) al sabato ed una vera e propria experience per tutti i gradi di allenamento e destrezza la domenica. Il tutto con un regolamento altamente spettacolare nelle gare, limitazione nell’uso della batteria, premi equi tra uomini e donne ed una classifica costruttori che andrà a premiare i migliori team. Start ufficiale il 12-13 aprile 2019 a Montecarlo in una location non scelta a caso, ma altamente all’avanguardia nella mobilità elettrica. Il Principato di Monaco, infatti, è un pioniere nel sostenere e promuovere un approccio all’ambiente sostenibile nella vita quotidiana e nella mobilità. Per questo motivo, condividendo la necessità di individuare un evento di riferimento a livello internazionale dedicato all’e-Bike, la prestigiosa FMC, Fédération Monégasque du Cyclisme ha immediatamente accettato la proposta di Slash, organizzatore dell’evento e possessore dei diritti del Campionato, di supportare WES. Umberto Langellotti, Presidente della Fédération Monégasque du Cyclisme non nasconde la sua soddisfazione: “Siamo davvero entusiasti di essere la Federazione che ospiterà la prima edizione di WES. Il Principato di Monaco è sempre stato palco di grandi eventi sportivi e con WES manteniamo una tradizione nell’entertainment, aggiungendo i valori della transizione energetica e lo sviluppo della mobilità sostenibile”. Per rendere il format WES una perfetta 2-giorni di e-Biking, nella giornata di sabato ci saranno le prove Enduro e Cross-Country degli atleti Elite mentre, nella giornata di domenica, spazio al “Ride WES”: tre percorsi appositamente creati da ciclisti professionisti dedicati ai rider amatoriali di ogni livello. Le colline che circondano il Principato, dunque, saranno la prima location spettacolare ad ospitare e a dare il via a questo evento, un’indimenticabile esperienza per i partecipanti che alterneranno momenti di sport estremo a viste mozzafiato, con le proprie bici oppure con le top-level bike messe a disposizione dagli organizzatori. “Crediamo molto nel potenziale di questo sport e ci siamo dedicati con grande entusiasmo alla creazione del format WES - dichiara Francesco Di Biase, CEO e Founder di Slash -. WES punta a combinare un evento competitivo ad una giornata touring per avvicinare le persone a questa nuova disciplina. Siamo onorati del supporto che ci ha garantito un’organizzazione di prestigio come la FMC”. Il tour toccherà poi il Ticino (Ascona- Locarno) il 18-19 maggio, l’Italia e il Lago Maggiore (14-15 settembre) e la Spagna con la città di Barcellona il 5-6 ottobre. Unire la mobilità sostenibile ad un concetto nuovo di evento sportivo. Sensibilizzare all’uso della bici, creare agonismo - anche tra gli Elite - con le e-bikes attraverso una formula tutta nuova. Seguire anche le esigenze degli sportivi più soft che possono toccare con mano e testare materiali e tracciati.Tutto questo e molto di più è WES | World e-Bike Series , un circuito che avvicina l’appassionato al professionista e che sottolinea, ancora una volta, che la bici elettrica non è il futuro ma un bel presente dal quale il mondo del ciclismo deve attingere per creare novità e appeal. LIFESTYLE INBICI
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// FOCUS SULLE AZIENDE
Peruzzo
la forza della tradizione
Fondata nel 1972 come officina meccanica per la produzione di copricatena, oggi l’azienda vicentina è leader sul mercato mondiale dei dispositivi porta-biciclette. Storia di una grande avventura famigliare che oggi esporta il “Made in Italy” in tutto il mondo
La “Peruzzo” è un’azienda di famiglia fondata a Rossano Veneto, in provincia di Vicenza, nel 1972 da Angelo Peruzzo, antesignano di questa grande avventura imprenditoriale iniziata in una bottega come tante, dove si producevano copricatena destinati ai grandi marchi dell’industria ciclistica. Assieme alla moglie Bruna, che negli anni diventò una parte essenziale dell’azienda, la Peruzzo conobbe subito una poderosa espansione fino a quando, nel 1989, il boom della mountain bike fece calare drasticamente i fatturati. Ma, come accade spesso, è proprio nei momenti di difficoltà che nascono le buone idee. E così la produzione venne 98
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rivoluzionata: accanto ai copricatena - rimasti comunque nei campionari dell’azienda - venne avviata la creazione dei portabici che, in quegli anni, rappresentavano un mercato nuovo ma in forte espansione. Mantenendo saldi i principi su cui si era sempre basata l’azienda - buona qualità e prodotti sicuri – la Peruzzo debuttò in questo nuovo segmento del mercato, ottenendo subito grandi risultati e cominciando anche ad esportare i prodotti oltre i confini nazionali. Attualmente l’azienda opera in tutti i paesi Europei, in Nord Africa, negli USA, in Sud America ed in Australia. Il mercato internazionale rappresenta più del 70% dei fatturati che oggi ruotano non solo attorno ai portabici bensì a tutti gli accessori per il ciclo, tra cui anche alcuni prodotti brevettati a livello mon-
diale, come la barra traino bimbo Trail Angel ed il portabici a parete Cool Bike Rack. Dopo 43 anni di attività, Angelo e Bruna sono ancora il perno fondamentale attorno a cui ruota la Peruzzo. Ma, accanto a loro, oggi ci sono anche le figlie Paola e Martina ed i loro mariti, Alessandro ed Edoardo. Un nucleo compatto ed arricchito da tanti dipendenti e collaboratori che operano in azienda da più di 25 anni e vengono ormai considerati parte integrante della famiglia. “Peruzzo – spiegano Paola e Martina – è oggi un’azienda strettamente legata al territorio in cui opera. Siamo orgogliosi del fatto che tutti i nostri prodotti siano realizzati in Italia perché in questo modo contribuiamo ad arricchire il tessuto economico della nostra area. Il Nord Est dell’Italia, infatti, è da sempre caratterizzato da molte aziende a conduzione famigliare come la nostra, ed è proprio lavorando assieme e collaborando che possiamo creare una rete economica sana che ci permetta di essere sempre più competitivi sul mercato”.
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DONNA INBICI
a cura di Ilenia Lazzaro
Più rispetto per
Madame Longo Tutto è cominciato dall’UCI World Championships Varese, meglio conosciuto come Mondiale master. Un appuntamento che ho seguito in prima persona con grande piacere, ritrovando tra le iscritte alcune mie ex compagne di squadra o avversarie
Ho seguito le gare e gioito per i successi di Jeannie Longo, a mio avviso – ma non solo mio - un’atleta straordinaria, mai doma e ancora oggi ottima pedalatrice. Grazie alla sua presenza in gara, questo evento amatoriale ha avuto un po’ di respiro mediatico anche in Italia, ma con esso… tante e tante 102
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critiche. Ho letto commenti assurdi sulla presenza di questa atleta all’evento, nessuno dei quali – e qui il controsenso - legate ai suoi problemi passati con un’inchiesta antidoping. Fosse stata quella la causa di tanto astio, avrei capito ma no, il mondo del web e la stampa l’hanno bollata come ridicola
perché “a quell’età aveva ancora voglia di gareggiare”, perché “con tutto quello che ha vinto che motivo c’è di rendersi ridicoli…”, ecc… ecc.. Aimè molti dei commenti provenivano da uomini che probabilmente ancora adesso prenderebbero minuti da questa atleta “che si rende ridicola” e
La partecipazione dell’ex campionessa francese ad una gara amatoriale ha sollevato i sorrisi di scherno di una parte della critica convinta che “a quell’età non ha senso continuare a gareggiare”. Tra speaker misogini e sfottò omofobi, ecco la parte più brutta dello sport
che ha fatto del ciclismo il suo stile di vita. Un’atleta che, superati i 50 anni, è in grado ancora oggi di reggere ritmi importanti. Una piccola parte dei commenti negativi proveniva però anche da donne, le stesse che giudicano una mamma che ritorna a gareggiare nel post gravidanza come “matta”, “perditempo”, “snaturata”; le stesse che a bordo gara prendono in giro le atlete un po’ sovrappeso che faticano per arrivare alla finish line. Le stesse che però guardano e basta, senza mai mettersi alla prova. Viviamo in un mondo dove i social hanno dato a tutti la possibilità di parlare di qualsiasi cosa. Ma molto spesso, più che punti di vista, sono critiche. Critiche dettate non so da cosa, ma restano comunque critiche. Dietro alle scelte di una donna che va in bici c’è una storia che molto spesso non conosciamo. Non sappiamo se va in bici per dimenticare un lutto, per migliorare la sua autostima,
per riprendere in mano la sua vita. Non sappiamo che difficoltà e che sacrifici può affrontare una donna che va in bici e magari vince. Non si vince con la bacchetta magica, dietro c’è lavoro, dedizione, stile di vita, passione. Sì, passione, quella che ti spinge nonostante tutto a riprendere. Quella che ha spinto anche me a correre spingendo un passeggino prima, allenandomi sui rulli ad orari assurdi poi. Sono una delle tante donne che ha ripreso come master ed è stata criticata, spesso ridicolizzata. Quando vinco è sempre perché mancano le altre, mai perché quel giorno sono stata la più forte. Una scusa dietro l’altra in queste critiche spietate che qualche anno fa pesavano come un macigno. Più volte mi son chiesta: chi me lo fa fare? Poi ho conosciuto e raccontato storie di donne meravigliose, rinate grazie alla bici da sindromi depressive, problemi alimentari, lutti e separazioni. Don-
Non so se mia figlia troverà un senso al mio splendido hobby, ma mi piace pensare che loro, nel loro intimo, fin da piccoli capiscano cosa stiamo facendo e cosa vogliamo insegnar loro.. ne che hanno cominciato a fregarsene delle critiche e che ripartono, con i loro chili in più, con i loro pensieri. Molto spesso macinando chilometri i chili vanno via, così come i pensieri. La bicicletta è una stanza silenziosa che ti permette di pensare, è un antidoto alla tristezza, è gioia e libertà. È sfida, è superare i nostri limiti e - per tutte le mamme che leggono questa rubrica – è una “scuola di vita”. Non so se mia figlia troverà un senso al mio splendido hobby, ma mi piace pensare che loro, nel loro intimo, fin da
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piccoli capiscano cosa stiamo facendo e cosa vogliamo insegnar loro. Capiscano come le loro mamme siano un po’ pazze e diverse, ma sempre mamme restano. Negli USA, durante la seconda prova di Coppa del Mondo (Jingle Cross), in un week end di eventi con spazio anche agli atleti master, è accaduto una cosa molto spiacevole: uno speaker ha ripetutamente ridicolizzato le atlete in gara, con offese misogene e battutine fuori luogo. Come riporta Cx Magazine, uno dei web più seguiti in ambito off road, alle accuse non
tanto velate di Lindsay Knight, il comitato organizzatore ha subito replicato prendendo le distanze da quanto detto dallo speaker e stracciando all’istante il contratto che lo legava per i prossimi anni. Una presa di posizione forte che – ahimè - da noi molto spesso tarda ad arrivare. In questi anni ne ho sentite di ogni dagli addetti ai lavori (anche in tv purtroppo) da “arriva quando tolgono gli striscioni” a molto molto peggio. Il rispetto penso sia alla base di tutto… chi siamo noi per giudicare?
Le Città
a cura della redazione
Viaggio
nell’antica capitale 106
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La Granfondo Internazionale di Torino, ultima prova dell’InBici Top Challenge, si sposta a fine luglio. Ecco, tra una pedalata e l’altra, i tesori da non perdere dell’antico regno Sabaudo
Sono poche le città che riescono ad avere un fascino regale e discreto come il centro storico di Torino. Ed è da qui che, sotto la collaudata regìa del Gs Alpi, partirà la prossima edizione della Granfondo Internazionale di Torino, ultima prova ufficiale dell’InBici Top Challenge. Nel 2019 – grande novità della prossima edizione - la gara si sposterà a fine luglio, in quanto sarà una delle prove degli European Master Games che si svolgeranno nel capoluogo piemontese. Gli European Masters Games, che avranno luogo dal 26 luglio al 4 agosto 2019, si svolgono ogni 4 anni e sono aperti agli atleti di tutto il mondo: l’obiettivo è quello di promuovere l’attività fisica tra le nuove generazioni, creare occasioni di aggregazione e favorire la conoscenza del territorio. Il biglietto da visita della Granfondo Torino sono le location di partenza ed arrivo, rispettivamente Borgo Medievale e Basilica di Superga. La prima location, nel cuore del capoluogo piemontese, a due passi dalla Mole Antonelliana, è un museo a cielo aperto che sorge lungo le rive del fiume Po, nel Parco del Valentino, ed è una riproduzione fedele di un tipico borgo tardo medievale, circondato da palizzate, mura e fortificazioni e sovrastato da una Rocca. La località d’arrivo non ha invece bisogno di presentazioni, visto che parliamo di una costruzione maestosa conosciuta in tutto il mondo il cui progetto risale al 1715. La sommità della collina è la seconda più alta di tutto il Piemonte con i suoi 672 metri, un tempio inaugurato il 1° novembre 1731 al cospetto di re Carlo Emanuele III di Savoia. Torino si presenta come una città dal fascino unico, dove sono passati imperatori, sono nati regni, in cui il potere ha lasciato segni indelebili. Torino è oggi una metropoli che guarda al proprio passato puntando al futuro con l’ambizione di una una città che da piccolo villaggio pedemontano è divenuta la capitale di un regno e di una nazione, per poi trasformarsi in capitale del cinema e dell’automobile.
Torino si presenta come una città dal fascino unico, dove sono passati imperatori, sono nati regni, in cui il potere ha lasciato segni indelebili. Torino è oggi una metropoli che guarda al proprio passato puntando al futuro a cura Eleonora Pomponi con l’ambizione di una una immagini Archivio Trentino Alto Adige città che da piccolo villaggio pedemontano è divenuta la capitale di un regno e di una nazione, per poi trasformarsi in capitale del cinema e dell’automobile
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Le Città
La magia di MEDULIN a cura della redazione
Il 26 maggio, sulla costa croata, torna la Granfondo Nevio Valcic, prova jolly dell’InBici Top Challenge Anche nel 2019, fedeli ad una tradizione ormai consolidata, l’InBici Top Challenge avrà una prova Jolly: la Granfondo Nevio Valcic che, per rendere omaggio al grande ciclista croato (plurivittorioso in patria e 12° alle Olimpiadi di Roma del 1960), celebrerà la sua quarta edizione nella splendida riviera di Medulin il prossimo 26 maggio. 110
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All’evento potranno partecipare gratuitamente tutti gli abbonati del circuito che saranno anche “premiati” nelle rispettive classifiche con un “extra” di 100 punti.
Per i ciclisti, ma anche per tutti gli accompagnatori, si preannuncia un fine settimana di vacanza con sole, mare e bicicletta a fare da ingredienti principali di un fine settimana che ognuno potrà interpretare a suo gusto: come vacanza dinamica, pedalando tra scenari mozzafiato o come weekend di totale relax tra bagni, sieste e tintarella.
In occasione della Granfondo Nevio Valcic, InBici Holiday organizzerà infatti una piccola vacanza in bicicletta (quattro giorni e tre notti) alla quale potranno partecipare anche appassionati e accompagnatori. • Venerdì 24 maggio è in programma la partenza da Rimini per Medulin in pullman e, nella mattinata di sabato, si svolgerà la pedalata turistica che porterà gli appassionati al Museo del Ciclismo dedicato a Nevio Valcic, olimpionico dei giochi olimpici di Roma 1960.
• Domenica 26 maggio si svolgerà la Granfondo, mentre il giorno seguente è fissato il viaggio di ritorno. I partecipanti al pacchetto turistico soggiorneranno in un hotel a 4 stelle sul mare con la possibilità di fare i primi bagni stagionali sotto il sole della Croazia. La Riviera di Medulin è il punto più a sud dell’Istria o della Terra magica, come spesso la chiamano. La magia della riviera di Medulino si rispecchia nell’impero delle orchidee al Promontorio Kamenjak, nelle orme dei dinosauri sull’isola di Fenoliga, nei vecchi mulini a vento e nelle spiagge deserte della baia di Medulino. Il tesoro inesauribile del patrimonio storico della riviera di Medulino porterà i sommozzatori a esplorarne il fondo marino dove molte imbarcazioni hanno lasciato le proprie “ossa”. A tre chilometri da Medulin c’è la città di Pola con il suo patrimonio monumentale eccezionale con in prima fila l’Arena, anfiteatro romano costruito nel 1° secolo. Uno degli anfiteatri meglio conservati del mondo, luogo delle battaglie di gladiatori nel passato, oggi ospita il “Pula Film Festival” ed i concerti delle star mondiali della musica.
Pola, fondata 3000 anni fa, profuma di Antica Roma. La principale piazza cittadina – il Forum – è un viaggio a ritroso nella storia antica di questa località con i suoi templi, con la Porta d’oro e con l’arco costruito in onore della famiglia romana dei Sergi.
In alcuni dei suoi quartieri, invece, Pola vi porterà a Vienna grazie, prima di tutto, al porto principale della marina austro-ungarica, ma anche grazie alle ville di stile di secessione viennese del 1800, di cui forse la più importante è la villa di lusso Casa Trapp.
Per avere informazioni sul pacchetto vacanza è possibile inviare un’e-mail a redazione@inbici.net oppure contattare il NUMERO 391.4917418
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// AZIENDE IN PRIMA LINEA
LGL Etichette per tutti i gusti
a cura della redazione
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Esperienza, tecnologie aggiornate e impegno costante
Più forte della crisi, grazie ai suoi imponenti investimenti nell’innovazione tecnologica, la LGL di Santarcangelo di Romagna è un’azienda in costante espansione. Merito di un impegno costante e di un imprenditore esperto e lungimirante
Il “segreto del successo”, per l’Etichettificio LGL di Santarcangelo di Romagna, è tutto condensato in questi tre concetti che, dal 1981 (anno della sua fondazione), hanno consentito all’azienda prima di consolidarsi e poi di crescere a ritmi esponenziali: “Nel nostro settore – spiega il patron Riccardo Zannoni – la crisi non l’abbiamo mai sentita. I nostri fatturati sono in costante aumento, tanto che qualche anno siamo stati costretti a trasferirci in un nuovo stabilimento di 6300 metri quadri sempre nella zona artigianale di Santarcangelo. In pratica abbiamo triplicato gli spazi, un’operazione necessaria visto che gli ordini erano in costante crescita”. Nel corso degli anni l’azienda ha saputo modulare, giorno per giorno, il mantenimento degli standard qualitativi e di sviluppo, secondo l’evoluzione del mercato, fino a poter fornire, cliente per cliente, soluzioni personalizzate, risolvendo le esigenze più specifiche. Per ottenere tutto questo, l’azienda è dotata di attrezzature tra le più innovative ed un parco macchine composto da 10 linee Flexografiche con stampa fino a 8 colori con stampa in lamina e retrostampa sull’adesivo. In combinazione a queste, tavoli di controllo 100%, riservati a lavori di altissima qualità. Inoltre, grazie ad un’importante partnership verticalizzata, è possibile realizzare ordini con piccolissime tirature utilizzando la tecnologia di stampa digitale. Tra i punti di forza dell’Etichettificio LGL una mirata logica di settore: prodotti e servizi ad hoc per ogni specifico comparto merceologico, insieme ad un full-service affidabile per ogni tipologia d’azienda. “Forse non ci avete mai pensato – spiega Zannoni – ma senza la sua etichetta un prodotto non può essere neppure venduto. Certo, LGL non è l’unico etichettificio sul mercato, ma forse, più di altri, abbiamo saputo interpretare le necessità delle aziende che, talvolta, ti inoltrano ordinativi che vanno soddisfatti inderogabilmente in pochi giorni. Ecco, noi siamo in grado, grazie a tecnologie sempre più all’avanguardia, di consegnare il materiale richiesto nei tempi che il mercato richiede”. Un’azienda in costante aggiornamento, dove software e macchinari fanno ormai la differenza: “Investiamo tanto nelle nuove tecnologie – spiega Zannoni – oggi abbiamo dispositivi sempre più raffinati che, rispetto al recente passato, sono in grado di evadere una mole di lavoro impressionante”.
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SCATTOD’AUTORE D’AUTORE SCATTO LA VECIA FEROVIA DELA VAL DE ROAD WORLD CHAMPIONSHIP FIEMME (TN) INNSBRUCK 2018 byBettiniphoto Bettiniphoto by
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// FOCUS SUL PRODOTTO
LAZER REVOLUTION a cura di Roberto Diani
Dopo sei mesi di utilizzo continuato, ecco le nostre (positive) impressioni su questo interessante ed originale casco dedicato a chi, oltre alla sicurezza, pretende ventilazione e comfort Già ad un primo fugace sguardo, appare chiaro come il design e la struttura di questo casco, dedicato all’enduro, prometta un alto livello di protezione, ulteriormente migliorabile aggiungendo la mentoniera opzionale che lo trasforma, velocemente, in un casco integrale. Le sue 23 prese d’aria ci hanno consentito di usufruire 116
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di tutta l’aerazione necessaria anche durante la lunga e calda estate che ci siamo da poco lasciati alle spalle. All’elevato comfort, assicurato da questo casco, concorre anche il sistema di ritenzione che - abbinato alla disponibilità di tre taglie - permette la massima vestibilità per teste con circonferenze da 52 a 56 cm (taglia “S”), da 55 a 59 cm (“M”) e da 58 a 61
cm (“L”). Oltre alla visiera regolabile, il nostro Revolution è dotato di un pratico attacco di sicurezza per fotocamere e altri accessori. Revolution è disponibile anche nella versione Mips: l’aggiunta di questo strato a basso attrito all’interno del casco, determina l’aumento della protezione contro gli impatti rotazionali. Il peso rilevato nella taglia “M” è pari a 355 g.
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SCATTO D’AUTORE 3TBIKE 2018 - TELVE VALSUGANA (TN) by Newspower
Un’annata spettacolare
a cura della redazione
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Il 13 ottobre a Trento le premiazioni ufficiali del circuito 2018. Sarà l’occasione per ripercorrere le tappe di una stagione emozionante Trentino MTB ha chiuso un’annata spettacolare fra gare ottimamente organizzate e percorsi ad hoc per far divertire i bikers ed ora dà appuntamento alle premiazioni che si terranno – come tradizione – nella città di Trento. I pedalatori di Trentino MTB hanno percorso centinaia di chilometri tra “ValdiNon Bike”, “Passo Buole Xtreme”, “100 Km dei Forti”, “Dolomitica Brenta Bike”, “Val di Sole Marathon”, “La Vecia Ferovia dela Val de Fiemme” e “3TBIKE”, ed ora si potranno riposare ritrovandosi tutti assieme sabato 13 ottobre alle ore 15 a Trento, alla Cassa Centrale Banca - Sala Don Guetti in Via Vannetti 8, a raccontare e raccontarsi gli sviluppi della stagione appena trascorsa.
Un’annata sulle ruote grasse in Trentino che ha visto contest e percorsi rinnovati, sempre con l’impegno da parte dei comitati organizzatori locali di offrire il massimo ad ogni atleta: “Ci aspettavamo qualche concorrente in più in termini numerici, ma la stagione è stata comunque esaltante. L’importante è regalare ai bikers gare sempre avvincenti e ben organizzate e i nostri comitati su questo versante sono tra i migliori d’Italia - afferma il presidente del challenge Mauro Dezulian. - Come allestimenti e serietà nelle modifiche ai percorsi siamo sempre all’avanguardia. Bei nomi anche per quanto riguarda i top rider”, conclude. Gerhard Kerschbaumer – ad esempio – fu strepitoso a “La Vecia Ferovia” da Ora (BZ) a Molina di Fiemme (TN), e poco dopo ai Mondiali MTB di Lenzerheide in Svizzera ottenne un prestigioso argento. Senza dimenticare i vari Roel Paulissen, bicampione del mondo marathon, il DMT Racing Team composto da Tiago Ferreira, campione del mondo (2016) e d’Europa (2017), Hans Becking, pedina importante d’aiuto al portoghese, e l’altro atleta lusitano
Josè Dias e Greete Steinburg a farla da padroni alla “Dolomitica Brenta Bike”. E ancora l’ex campionessa italiana Maria Cristina Nisi e l’attuale Mara Fumagalli, le stelle Juri Ragnoli e Leonardo Paez, sommati a tanti altri che non hanno voluto perdersi le prove più ardite e spettacolari sugli sterrati del Trentino. Atleti di spicco ma anche tanti amatori, con il veneto Giacomo Antonello (novità) e la brava Simona Mazzucotelli (riconferma) ad eleggersi campioni del circuito dopo diversi stravolgimenti di fronte nel corso della stagione, ricordando i successi di categoria dei vari Enrico Marietti (junior), Marco Rosati (elite sport), Andrea Clauser (M1), Andrea Zamboni (M2), Mauro Giovannetti (M3), Stefan Ludwig (M4), Daniele Magagnotti (M5) e Piergiorgio Dellagiacoma (M6), con Vertical Sport miglior squadra ed Andrea Leonardi e Sandra Lever – a lungo in testa nella graduatoria assoluta – a portarsi a casa la classifica dei migliori scalatori. Il challenge si è aperto scenograficamente in terra nonesa, assistendo al passaggio sulle “Termopili d’Italia” in territorio alense per il proseguo, picchiata sugli sterrati cimbri scorgendo i resti delle fortificazioni della Grande Guerra, e via in direzione “dolomitica” tra Pinzolo e Madonna di Campiglio, con Malè ad anticipare il gran finale, che vide la tradizionale “Vecia Ferovia” e la prova conclusiva in Valsugana eleggere i migliori di stagione e far balzare alle stelle il divertimento degli avventurieri delle due ruote in slalom fra gli off-road del Trentino. Il circuito è la dimostrazione di come si possa sfruttare al meglio il proprio tempo libero e di come ci si possa “drogare di cose buone. E una di queste è certamente lo sport”, disse un giorno l’“ironman” Alex Zanardi.
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Il Trentino è la patria dei ciclisti delle ruote artigliate, sempre ben accolti tra i monti e le valli della regione che punta sul turismo eco-sostenibile sfruttando la miriade di piste ciclabili. E, dove la strada finisce, c’è sempre lo sterrato ad avvilupparsi in off-road lungo i boschetti fra single-track, erte imperiose e discese a perdifiato, un matrimonio tra paesaggi naturalistici e un abito da sposa cucito alla perfezione e a misura di biker dai comitati organizzatori di Trentino MTB
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// FOCUS SUL PRODOTTO
PROXIM W650 nasce la sella
perfetta per il mondo e-bike a cura della redazione
Proxim Tirox F31 Retro
Progettata dai giovani ingegneri del Politecnico di Milano, la nuova sella di Prologo, disegnata su concetti rivoluzionari, inaugura una nuova era “Vogliamo realizzare una sella innovativa per e-bike. Stupiteci”. Con queste poche parole Prologo ha lanciato una sfida progettuale all’Università del Politecnico di Milano. Più precisamente ha lanciato questa sfida a Polifactory, un laboratorio di ricerca multidisciplinare che riunisce le giovani menti più talentuose e brillanti dell’ateneo.
Tutto comincia con un incontro tra appassionati di innovazione, professionisti abituati a ragionare sulle comunità del futuro e a confrontarsi su concetti come smart city ed eco-sostenibilità.
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Si parte esplorando il mondo delle due ruote del futuro. Per studiare chi progetta oggi le biciclette di domani, per capire insieme come saranno prodotte, ma soprattutto per anticipare i bisogni, le aspettative ed i comportamenti dell’utenza che verrà. Un lavoro a 360° iniziato da un’approfondita analisi di mercato per esplorare a fondo il settore, il target e la concorrenza, cercando poi di trasferire tutte queste informazioni nella sintesi creativa del miglior prodotto che il mercato possa offrire. Un concept “estremo”. Una sella leggera, sottile ma robusta, con isole di schiuma inserite in uno scafo stealth, per capire insieme fino a dove l’innovazione può spingersi, ragionevolmente.
La linea di selle PROXIM nasce così. Da un modo non comune di vedere l’innovazione. Da una visione d’insieme, un’opera d’ingegno collettivo.
PROXIM W650
CARATTERISTICHE TECNICHE Le accelerazioni tipiche delle e-bikes, ben diverse da quelle muscolari, generano delle pressioni e sollecitazioni altrettanto differenti; inoltre, le velocità sostenute, le sterzate e le frenate risultano più aggressive del normale generando movimenti più marcati.
MULTI- SECTOR SYSTEM
Proxim W650, con l’obiettivo ambizioso di migliorare prestazioni e comfort, introduce un nuovo sistema rivolu-
PROXIM
zionario di seduta: il Multi – Sector System.Questo sistema prevede differenti zone mappate e separate sulla sella ciascuna composta da diverse schiume interattive e imbottiture a singola cella separata. Le “isole” lavorano in maniera autonoma adattandosi a tutte le posizioni che il ciclista può assumere durante la pedalata.
LA FORMA
Il design e la forma della Proxim W650 si ispirano all’ultimo modello Dimension, nello specifico misura 251 mm di lunghezza e 145 mm di larghezza con una forma semitonda. Lateralmente la sella, grazie al Multi – Sector System, risulta più flessibile consentendo maggiore libertà di movimento e favorendo una doppia azione di supporto e contenimento nella fase di pedalata.
UNA PUNTA OTTIMIZZATA E IL CANALE DI SCARICO PAS
Per questo progetto anche la punta è stata ridisegnata, ottimizzandone dimensioni e forma. Nello specifico, è stata aumentata la superficie di appoggio di 3 mm, una misura che ha consentito di alzare i livelli di comfort senza ostacolare l’azione della pedalata. Si è prevista anche un’inclinazione di 30°, con struttura flessibile, che aiuta ad eliminare picchi di pressione in fase di massima spinta o salita molto tecnica. W650 si avvale anche della tecnologia PAS, canale di scarico, in grado di ridurre la compressione dei tessuti molli e gli intorpidimenti in zona prostatica, favorendo il flusso sanguigno nella zona pelvica.
LA NUOVA SCOCCA E IL RIVESTIMENTO
è nata la sella perfetta per la tua e-bike!
Lo scafo monoscocca di Proxim W650 è stato studiato appositamente per ospitare il nuovo Multi - Sector System; nella parte posteriore risulta infatti più concavo per consentire un completo supporto e adattamento delle schiume anche nei punti dove si applica minor pressione. In questo modo tutta la seduta non solo è sostenuta, ma viene assecondata in ogni singolo movimento. La combinazione tra lo scafo curvo e le schiume attive si apprezza ancor di più in caso di accelerazioni improvvise quando il rischio di contraccolpo è molto elevato; infatti da un lato le schiume decelerano lo spostamento, dall’altro la curvatura accentuata consente di bloccarlo del tutto. Il materiale di rivestimento della cover posteriore è stato studiato e disegnato per aumentare l’azione di grip, assicurando le prestazioni in qualsiasi condizione atmosferica.
PREZZO AL PUBBLICO: 119,00€ DISPONIBILITÀ: FINE SETTEMBRE
PROLOGO Via Piemonte 1C, 20874 Busnago (MB) – Italy Ph. +39 039 68 23 507 Fax +39 039 68 22 508 info@prologotouch.com prologotouch.com
LEGGERA CON UNA MANIGLIA POSTERIORE E GRAFICHE RIFLETTENTI
La sella è dotata di una “maniglia” posteriore per facilitare gli spostamenti della bicicletta, oltre che una grafica con materiali riflettenti per migliorare la sicurezza. Infine, grazie ai materiali di ultima generazione e al suo design innovativo, Proxim W650 risulta estremamente leggera, garantendo un prodotto performante e adatto a tutti gli e-bikers, anche i più esigenti.
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SCATTO D’AUTORE LA VECIA FEROVIA DELA VAL DE FIEMME (TN) by Newspower
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Cortina Trophy 2019
Spettacolo tra la natura di Aldo Zanardi
Il 13 luglio 2019 partirĂ la quarta edizione della manifestazione dedicata alle mtb. Ecco le novitĂ di un evento ormai entrato nel cuore di migliaia di bikers e in continua crescita 128
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Gli amanti della mountain bike sono sempre alla ricerca di nuove sfide. Percorsi inediti, luoghi inesplorati ed organizzazioni intraprendenti che offrono alti standard tecnici con servizi di elevata qualità. Uno degli eventi che negli ultimi anni ha ottenuto i maggiori apprezzamenti è Cortina Trophy, una manifestazione che concentra tutto ciò che un biker sogna. Alta qualità dei servizi, percorsi unici, la natura magica della Conca Ampezzana: questi e molti altri sono i motivi di un successo che, anno dopo anno, ha saputo coinvolgere un numero sempre maggiore di appassionati. Per il 2019, Cortina Experience sta lavorando per confezionare, a metà luglio, un’edizione indimenticabile con particolare attenzione anche all’allestimento di numerosi eventi collaterali che accontentino anche le esigenze delle famiglie. L’evento clou è fissato, come sempre, per sabato 13, quando la località di Cortina d’Ampezzo verrà letteralmente invasa dai bikers, campioni o semplici appassionati, che daranno vita a sfide di altissimo livello. Due, come sempre, le tipologie di partenti: c’è chi lotta per la vittoria e chi soltanto per l’immensa soddisfazione di completare una competizione dal sapore epico, confrontandosi con montagne imponenti che lasceranno tutti a bocca aperta.
Cortina Trophy è il primo tassello per costruire la vostra stagione 2019, un tassello immancabile se quello che cercate è l’alta qualità dei servizi, percorsi unici e tanto, tanto divertimento LIFESTYLE INBICI
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Anche per il 2019 saranno due i percorsi preposti: il Marathon di 76 km con 2.800 m D+ e il Classic di 43 km con 1.700 m D+, che avranno in comune la prima e l’ultima parte dei tracciati, mentre la parte centrale del Marathon porterà ad esplorare l’affascinante zona delle Tofane. Il finale di gara prevede, per entrambi i percorsi, la scalata al Monte Cristallo fino al Rifugio Son Forcia (2.109 m/ slm) per poi gettarsi in un’incredibile discesa verso il Passo Tre Croci, seguita dal divertentissimo finale che riporta verso Cortina d’Ampezzo, per il trionfale arrivo in Corso Italia, proprio sotto il campanile che domina la cittadina. Due percorsi incantevoli che vi porteranno a pedalare nel cuore del paradiso naturalistico incastonato tra il patrimonio dell’umanità delle Dolomiti, in uno degli scorci alpini più belli ed apprezzati nel mondo. Cortina Trophy è il primo tassello per costruire la vostra stagione 2019, un tassello immancabile se quello che cercate è l’alta qualità dei servizi, percorsi unici e tanto, tanto divertimento. Info e iscrizioni: www.cortinatrophy.com 130
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DOING IS LIKE WANTING. JUST BETTER.
NUOVO: RACING RAY E RACING RALPH Forza a volontà. Progettati per le sfide degli attuali percorsi da XC. Racing Ray all‘anteriore - preciso nel comportamento di guida. Affidabile in curva quando si guida al limite. Al posteriore, il nuovo Racing Ralph convince per la trazione perfetta, l‘eccellente accelerazione e l‘ottima scorrevolezza. www.schwalbe.com/racingbros SPEEDGRIP
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di Ilenia Lazzaro
Speciale Ciclocross
Su il sipario
Con le prime gare internazionali è partita oltre oceano la stagione di ciclocross 2018-2019 132
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Tutti gli altri crossisti al momento stanno affrontando o un periodo di riposo o le ultime gare stagionali strada/mtb prima di dedicarsi all’attività invernale probabilmente in questo mese di ottobre.
In Europa il classico calendario è partito dal Belgio e dalla Svizzera con la vittoria tra le donne nella prima tappa del Brico Cross (Geraardesbergen) di Eva a cura Eleonora Pomponi posto Lechner e il secondo immagini Archivio Trentino Alto Adige di Alice Maria Arzuffi. A Baden e Illnau (Svizzera) primi piazzamenti anche per la giovane Rebecca Gariboldi e per Nicolas Samparisi.
COPPA DEL MONDO E TITOLI Per quanto riguarda la Coppa del Mondo si è partiti a fine settembre ancora una volta oltre Oceano con gli States a farla da padrone: la prima prova è stata il 23 settembre a Waterloo, seguita il 29 dello stesso mese dallo Jingle Cross di Iowa City. A ottobre si tornerà in Europa passando dalla Svizzera (Berna) alla Repubblica Ceca (Tabor) prima dei classici appuntamenti in Belgio a Koksijde, Namur e Heusden-Zolden. A gennaio 2019 avremo le ultime due prove stagionali: a Pont-Château in Francia ed a Hoogerheide in Olanda. 29/07/2018 – Iowa City (Usa) 23/09/2018 – Waterloo (Usa) 21/10/2018 – Berna (Sui) 17/11/2018 – Tabor (Cze) 25/11/2018 – Koksijde (Bel) 23/12/2018 – Namur (Bel) 26/12/2018 – Heusden-Zolder (Bel) 20/01/2019 – Pont-Château (Fra) 27/01/2019 – Hoogerheide (Ola) I Campionati del Mondo saranno a Bogense in Danimarca per le categorie agonistiche il 2-3 febbraio 2019, mentre è confermata la sede di Mol (Belgio) per i titoli iridati master (dal 30 novembre al 1° dicembre). Stessa location, in un weekend doppio tra agonisti e master, per i Campionati Europei di Rosmalen (Olanda) il 3 e 4 novembre. I titoli italiani FCI, infine, si correranno all’Idroscalo di Milano il 12 e 13 gennaio 2019. Molti i circuiti internazionali in tutta Europa, con Superprestige, DVV e Brico Cross a far la parte del leone nel Benelux. Nel Sud Europa i circuiti internazionali saranno l’EKZ Svizzero e il Master Cross SMP in Italia. I CIRCUITI INTERNAZIONALI: SUPERPRESTIGE 14-10 Gieten (NED) 20-10 Boom (BEL) 28-10 Ruddervoorde (BEL) 11-11 Gavere (BEL) 16-12 Zonhoven (BEL) 30-12 Diegem (BEL) 10-02 Hoogstraten (BEL) 16-02 Middelkerke (BEL)
DVV TROFEE: 1-11 Oudenaarde 10-11 Niel 18-11 Hamme 15-12 Anversa 28-12 Loenhout 1-01 Baal 9-02 Lille BRICO CROSS (BEL): 16/09: Geraardsbergen 06/10: Meulebeke 07/10: Ronse 13/10: Lokeren 08/12: Essen 29/12: Bredene 06/02: Maldegem 17/02: Hulst EKZ (SVIZZERA) : 16/09 - Baden 7/10 - Aigle 18/11- Hittnau 9/12- Eschenbach 2/01 Meilen IN ITALIA: GIRO D’ITALIA CICLOCROSS E SELLE SMP MASTER CROSS Sono due i circuiti più importanti in Italia, sia per gli agonisti che per i master FCI: il Giro d’Italia Cross che, con sei tappe, cerca di abbracciare la Penisola e il MasterCross Selle SMP, cinque gare internazionali nel nord del paese. Tantissimi invece i circuiti regionali, sia federali che degli altri enti che popoleranno i weekend da qui a fine febbraio. Giro d’Italia ciclocross Torna il Giro d’Italia Ciclocross, in uno speciale anniversario che celebra la sua decima edizione. Il Giro d’Italia Ciclocross numero 10 ha cominciato a prender forma, in casa ASD Romano Scotti, già al termine delle fatiche organizzative dell’ultimo campionato italiano (Roma Capannelle, gennaio 2018), sintesi perfetta dell’esperienza accumulata negli anni con le edizioni della Coppa del Mondo Uci, della Coppa Italia Giovanile e di tutte le altre edizioni del Giro d’Italia. L’appuntamento rosa sarà ancora una volta sotto l’egida della Federazione Ciclistica Italiana, con tante novità nel calendario delle tappe (3 al centro, 2 al nord, 1 al sud) nel nome dell’indimenticato e indimenticabile Romano. Una figura di riferimento per tutta la famiglia organizzativa, che dal suo grande impegno trae ogni anno le energie per riproporsi in una veste sempre nuova. LIFESTYLE INBICI
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Selle SMP Master Cross è giunto alla quinta edizione. Un campionato nato già “grande” con un notevole successo fin dalla prima prova e fortemente legato al Triveneto CX Il calendario invernale 2018/2019 del Giro Italia Ciclocross abbraccia 4 regioni: Marche (una tappa), Friuli Venezia Giulia (2), Lazio (2) e Campania (1) ed è strutturato nei seguenti appuntamenti: – 07 ottobre: Senigallia (An) – 14 ottobre: Forni Avoltri Sappada (Ud) – 28 ottobre: Lignano Sabbiadoro (Ud) – 11 novembre: Ferentino (Fr) – 02 dicembre: Succivo (Ce) – 06 gennaio: Roma Capannelle SELLE SMP MASTER CROSS 2018-2019 Novità importanti: gare internazionali, apertura ai master e focus sulle categorie giovanili. Si comincia a Cles (Tn) il 21 ottobre, mentre l’atto finale sarà celebrato a Vittorio Veneto (Tv) il 16 dicembre. Selle SMP Master Cross è giunto alla quinta edizione. Un campionato nato già “grande” con un notevole successo fin dalla prima prova e fortemente legato al Triveneto CX. Nella stagione che arriva a grandi passi, ritorna la titolazione Internazionale per tutte le 5 prove in programma, continua l’attenzione costante al settore Giovanile - cresciuto sia quantitativamente che qualitativamente nelle ultime stagioni - ed apre ai Master che faranno classifica con relativa maglia finale. Non più quindi, per alcune
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prove, titolazione e classifiche doppie con il Triveneto, ma un campionato a parte per le categorie riconosciute UCI ed FCI, Master ovviamente inclusi. È una decisione di rispetto per categorie comunemente definite amatoriali, ma che nel Ciclocross e nel fuoristrada in generale portano linfa continua non solo con la partecipazione alle gare, ma con l’attività di seguito e promozione che svolgono ogni giorno per le specialità fuoristrada che ha come sua tipicità di essere, CX o MTB che sia, un gruppo di discipline fatte da gente che corre per gente che corre, in tutte le categorie, dove ognuno porta il suo contributo ugualmente importante. IL CALENDARIO DELLE INTERNAZIONALI SELLE SMP MASTER CROSS 21 Ottobre Cles (TN) 25 Novembre Brugherio (MB) 08 Dicembre Faè di Oderzo (TV) 09 Dicembre Gorizia (GO) 16 Dicembre Vittorio Veneto (TV) Da notare che la tradizionale prova finale di Vittorio Veneto, con le premiazioni finali è anticipata nel calendario a grossomodo metà dicembre, nel cuore della stagione. Credit Bettiniphoto
// COME NUTRIRSI
MISURE ESTREME
per il controllo del peso
a cura del dott. Alexander Bertuccioli
DIETE LAMPO E REGIMI NUTRIZIONALI “FAI DA TE” Le tecniche di dimagrimento, nello sport amatoriale, diventano sempre più drastiche. Ma uno studio cardiologico solleva qualche dubbio: siamo sicuri che non ci siano problemi? Molto spesso - ad inizio stagione oppure in prossimità di una competizione - quando ci accorgiamo di essere “diversamente in forma” ed abbiamo a disposizione una ristretta finestra temporale per correre ai ripari, torna ad aleggiare nelle nostre menti lo spettro della “soluzione facile” o “soluzione d’emergenza”, con l’intento di perdere in breve tempo il peso in eccesso.
A dir la verità le metodiche di cui parleremo non sempre si sviluppano in
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questo contesto, ma spesso possono essere originate anche da fenomeni transitori e passeggeri, come ad esempio quelli correlati al Multilevel marketing che, fin dagli anni ’70, periodicamente, fanno un maquillage di soluzioni proposte con qualche piccola variazione, spacciandola come “soluzione innovativa” per la perdita di peso corporeo. Venendo al pratico, in cosa consistono le metodiche fino adesso accennate? Il termine tecnico per definirle è Crash Diet. Si tratta di metodiche molto restrittive che preve-
dono una forte riduzione calorica con assunzioni che si aggirano intorno alle 700 kCal/giorno che prevedono in un breve periodo perdite di peso intorno ai 10 chili. Possono essere messe in atto utilizzando alimenti in quantità molto ridotte, utilizzando alimenti a densità calorica molto bassa (in grado cioè di fornire pochissime kCal per significativi volumi di alimenti) oppure, utilizzando pasti sostitutivi sia nell’intera giornata che in alcuni pasti. Rimane importante puntualizzare come in origine queste metodiche
Dr Alexander Bertuccioli Biologo nutrizionista Perfezionato in Nutrizione in Condizioni Fisiologiche DISB - Scuola di Scienze Biomediche, Università degli Studi di Urbino “Carlo Bo” Comitato scientifico Associazione Italiana Fitness e Medicina – Comitato scientifico Federazione Italiana Fitness.
nascano per essere utilizzate sotto stretto controllo medico; per esempio nei percorsi di trattamento dei grandi obesi oppure in pazienti che devono essere urgentemente sottoposti a interventi chirurgici per i quali si rivela essenziale la perdita di peso. Il problema nasce quando queste tecniche di pertinenza medica vengono utilizzate fuori contesto e soprattutto fuori controllo. Come mai? Oltre alle ovvie problematiche correlate ai comuni effetti di un’eccessiva restrizione calorica, come ad esempio il calo di forza, di coordinazione, capogiri ed eventualmente - nei casi più gravi - perdita dei sensi, il vero e più pericoloso problema si rivela essere un altro. Un recente articolo pubblicato sul sito dell’European Society of Cardiology (2 febbraio 2018) mette in evidenza effetti collaterali mai osservati in precedenza in seguito alla pratica delle Crash diet. Di che cosa si tratta? Dell’incremento nella deposizione di lipidi a livello cardiaco.
Questo incremento si verifica a causa della grande mobilizzazione di acidi grassi dal fegato e dai tessuti messo in atto dalla forte restrizione calorica, portando a un aumento medio del 44% nella prima settimana, situazione che - con il tempo - sembra normalizzarsi, tornando ai livelli inziali in circa 8 settimane. Questo potrebbe potenzialmente comportare una serie di problematiche, soprattutto per soggetti privi di controllo medico e per soggetti con sottostanti problematiche cardiache, manifeste o latenti. Se queste problematiche possono rivelarsi potenzialmente rischiose per un soggetto sedentario, a rigor di logica un’at-
tenzione ancora maggiore dovrebbe essere mostrata da parte di soggetti sottoposti ad elevata sollecitazione cardiaca, tra cui appunto anche gli atleti di endurance, come i ciclisti. Qui non si vuole demonizzare le Crash diet e neppure lanciare allarmi superficiali, ma al contrario si vuole rimarcare l’importanza di un adeguato monitoraggio, da svolgersi sotto competente supervisione medica, evitando assolutamente il “fai da te” o l’intervento di operatori non qualificati e di conseguenza non in grado di gestire le eventuali complicanze come quella cardiovascolare discussa in precedenza nell’articolo.
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// FOCUS SUL SULLE PRODOTTO AZIENDE
ASSOS TRAIL a cura di roberto Diani
TRAIL SS JERSEY BLU
TRAIL SS JERSEY RED
TRAIL SS JERSEY RED GREEN
Il marchio ticinese arricchisce il suo catalogo 2019 con una linea completa di abbigliamento super-tecnico pensata per l’Off-Road Assos of Switzerland arricchisce il suo catalogo 2019 con una linea completa di prodotti specificamente pensata per l’Off-Road e, nel segno della tradizione, lo fa rispettando gli elevati standard qualitativi che lo hanno reso famoso tra gli stradisti più esigenti.La linea Trail è composta da Trail Cargo Shorts, Trail Liner Shorts, Trail LS Jersey, Trail SS Jersey, Trail FF Gloves, Trail Knee Protectors e Trail Arm Protectors; pantaloncini e magliette sono disponibili anche nella versione Woman. Nel mese di maggio il marchio ticinese ha invitato la stampa internazionale al Palazzo Arzaga, situato non lontano dalle rive bresciane del lago di Garda. Alla fine dei due giorni di presentazione dei nuovi modelli abbiamo ricevuto i pantaloncini Cargo Shorts e Liner Shorts e la maglietta SS Jersey che abbiamo utilizzato con continuità per oltre quattro mesi: siamo, pertanto, in grado oggi di valutare con grande sicurezza le caratteristiche di questi nuovi capi di abbigliamento. 138
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leggero e di rapida asciugatura. La parte superiore più aderente è caratterizzata da un pannello altamente elastico che lo mantiene in sede senza premere sull’addome. Il tessuto intrecciato con elasticità bidirezionale e il taglio aderente nella zona del cavallo permette di evitare che si impigli nella sella nei movimenti fuori-sella tipici della guida all-mountain, consentendo la necessaria libertà di movimento. La parte inferiore, più larga, favorisce una corretta interfaccia con le protezioni alle ginocchia.Nelle uscite bagnate abbiamo apprezzato anche la finitura idrorepellente in grado di proteggere dalla pioggia e dal fango.Il pantaloncino è completato da due pratiche tasche dotate delle uniche zip presenti su questo prodotto originale ed elegante che va abbinato al Liner Shorts.
TRAIL LINER SHORTS
TRAIL LINER SHORTS BLACKSERIES
TRAIL CARGO SHORTS
Questo pantaloncino è caratterizzato da un design minimalista che limita al massimo l’uso di cerniere fettucce o zip, riuscendo nella difficile impresa di realizzare un prodotto al contempo confortevole, resistente alle abrasioni, funzionale,
Lo short intimo è caratterizzato dalla fascia elastica addominale, simile a quella presente sul Cargo Shorts, dalle cuciture rovesciate e dall’utilizzo di un fondello “Golden Gate” con cuciture interrotte nella parte centrale che divide la parte anteriore traspirante e morbida e che mantiene fresco e asciutto il basso ventre. La parte posteriore ha uno spessore mirato, adatto alla posizione in sella più eretta, tipica della guida all mountain.Abbiamo fortemente apprezzato anche le protezioni alla zona del Gran Trocantere realizzata con due inserti di poliuretano ad alta densità di forma ovale e spessore di 8 mm che non interferiscono assolutamente con la pedalata.
TRAIL SS JERSEY
TRAIL CARGO SHORTS BLACKSERIES
La maglia a maniche corte dal taglio largo ma non troppo, punta più al comfort che all’aerodinamicità che contraddistingue gli Aero Jersey del marchio ticinese. Realizzata con un tessuto a maglia circolare in materiale flessibile e leggero, con inserti più traspiranti in prossimità delle ascelle, ne abbiamo apprezzato la robustezza ed il potere traspirante e antisudore. Trail LS Jersey è, invece, contraddistinta dalle maniche lunghe realizzate con uno speciale materiale ad alta protezione, specialmente degli avambracci.
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Tessitura Fratelli Gelmi
Le eccellenze del made in Italy
Striscioni sartoriali Con un milione di metri cubi di tessuto stampati mediamente ogni anno, la Tessitura Fratelli Gelmi è un’azienda leader in Italia nella stampa digitale su tessuto e nel confezionamento di bandiere e striscioni Tecnologia in digitale sublimatica ad alta definizione e capacità di soddisfare tutte le esigenze del cliente, anche quelle più sofisticate e specifiche. A Leffe, in provincia di Bergamo, una storica azienda conferma, anno dopo anno, il suo ruolo di leader sul mercato. Parliamo della Tessitura Fratelli Gelmi che, con un milione di metri cubi di tessuto stampati mediamente
ogni anno, è ormai un’azienda di riferimento in Italia nella stampa digitale su tessuto e nel confezionamento di bandiere e striscioni. Su una superficie di 3.000 metri quadrati, l’azienda dispone di quindici plotter per stampa continua, cinque calandre di fissaggio ed un’officina meccanica super-tecnologica per la lavorazione di strutture e alluminio. Inoltre, tra i sui servizi, è prevista la confezione sartoriale per realizzazioni su misura. Tra i suoi prodotti più celebri gli striscioni in stampa TNT, una soluzione ottimale per eventi sportivi, manifestazioni, fiere e concerti. Perfetto come abbinamento alle transenne per delimitare le aree, lo striscione in TNT è un prodotto leggero e resistente allo strappo. Arrotolato in bobine, il TNT è semplicissimo da trasportare ed è riutilizzabile più volte. Le stampe sono completamente personalizzabili nella grafica senza limiti di dimensione modulo né numero di
colori e nel sistema di fissaggio con i classici occhielli zincati o la bordatura in plastica multi-foro. Lo striscione TNT di Gelmi è il risultato di studi e ricerche approfondite finalizzate a migliorarne la resistenza e la resa cromatica. I prodotti dell’azienda bergamasca, infatti, sono mediamente più resistenti del tradizionale TNT. Nei campionari esistono TNT con diverse caratteristiche: dal TNT effetto Banner al TNT super resistente Startex, dal TNT Traforato Polimesh fino ai TNT con resistenza al fuoco Ignifughi Classe 1. Al grido di “100% prodotto italiano”, la Tessitura Fratelli Gelmi si distingue sul mercato per la garanzia di qualità e disponibilità nei tempi richiesti dal cliente. Per accorciare la filiera produttiva, infatti, tutte le stampe vengono realizzate all’interno degli stabilimenti aziendali con l’ausilio dei macchinari tecnologicamente più evoluti.
TNT ART 135 è il miglior striscione pubblicitario antivento per esterno. La sua particolare costruzione microforata lo rende adatto ad ogni condizione climatica, garantendo il passaggio dell’aria ed evitando il pericoloso e antiestetico effetto vela.
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POLYMESH è il miglior striscione pubblicitario antivento per esterno. La sua particolare costruzione microforata lo rende adatto ad ogni condizione climatica, garantendo il passaggio dell’aria ed evitando il pericoloso e antiestetico effetto vela.
// FOCUS SUL PRODOTTO
S9 il top del comfort
Dopo sei anni di ricerca e sviluppo, il marchio Assos of Switzerland presenta la sua nuova avveniristica generazione di pantaloncini. Il project-manager Roche Maier:
“In questo capo è condensata tutta la nostra conoscenza”
Da oltre 40 anni il marchio Assos of Switzerland rappresenta un’eccellenza assoluta nel settore della progettazione e della produzione di linee di abbigliamento tecnico per ciclisti. Oggi, dopo 6 anni di test e di sviluppo, ASSOS of Switzerland presenta la nuova avveniristica generazione di pantaloncini S9. Realizzati sulla base di una piattaforma inedita, con rigorosi test effettuati non solo da collaudatori interni ma anche da ciclisti professionisti, gli S9 rappresentano il futuro del comfort da gara. Nella generazione S9 viene, infatti, impiegato il sistema A-Lock Engineering, un nuovo sistema di supporto composto da tecnologie e tessuti che operano congiuntamente per fornire stabilità ai pantaloncini e mantenere il fondello in sede. Gli S9 sono costruiti con appena due pannelli: il primo, a forma di farfalla, avvolge interamente le gambe convergendo poi nella parte posteriore così da formare la nuova struttura ergoBox. Il modello RS presta particolare attenzione alla stabilità attraverso l’esclusivo sistema rollBar che tiene il fondello sempre in
posizione, anche quando il ciclista sposta il peso lateralmente. Per coloro che vogliono eliminare ogni grammo extra, il modello RSR, grazie al suo tessuto kompressor, non ha bisogno del rollBar per ottenere questa stabilità. Le bretelle sono state ridisegnate e conferiscono al capo un’elasticità calibrata lungo la sezione posteriore che forma una struttura ad “A” sulla schiena. Questa elasticità verticale limitata comporta una maggiore stabilità, mentre nella parte frontale le cinghie sono realizzate con un materiale più flessibile, in trama di carbonio antibatterica, per asciugare il sudore e rimanere piatte.Il fondello è stato sviluppato per le esigenze della gara ed è un’evoluzione della piattaforma Equipe EVO. Per ottimizzare questo fondello è stata impiegata la schiuma superAir microShock assieme al 3D waffle e al sistema kraterCooler per aumentare la traspirazione. Il risultato? Un fondello che regala il total comfort ASSOS, stabilizzato. Roche Maier, responsabile del brand e del prodotto, non nasconde l’entusiasmo per questo nuovo articolo: “Il nostro S9 – dice - incorpora tutta la conoscenza e l’esperienza ottenuta da più di 40 anni nella produzione di capi da ciclismo tecnologicamente avanzati”.
La nuova gamma Equipe RS sarà disponibile su ASSOS.com e presso tutti i rivenditori ASSOS da gennaio 2019
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MIPS SPHERICAL IL FUTURO DELLA PROTEZIONE DELLA TESTA DALLE PRESTAZIONI OTTIMALI.