iNBiCi magazine anno 10 - Giugno-Luglio 2019

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BIMESTRALE IN DISTRIBUZIONE GRATUITA ANNO X - N. 04 GIUGNO / LUGLIO 2019

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FORMULA BICI

Rivoluzione in vista nel mondo delle Granfondo

GIRO D’ITALIA

Cassani promuove gli atleti azzurri “Ottimi segnali”

INBICI TOP CHALLENGE Il punto sulle gare Il circuito adesso sale in alta quota



LE NUOVE BARRETTE

ENERGETICHE CON UN CUORE DI

BURRO D’ARACHIDI

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SCATTO D’AUTORE TOUR OF CALIFORNIA 2019 by Bettiniphoto

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Sommario Giugno - Luglio 2019 // Numero 04

Davide Cassani “Dal Giro ottimi segnali per gli italiani”

Speciale Croazia

Il nuovo Eldorado delle vacanza in bicicletta

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L’EDITORIALE

di Maurizio Rocchi

QUELLO CHE NON HO MAI SCRITTO di Gianfranco Josti

LA CRONO DI CAVEDINE a cura della Redazione

GAVIA & MORTIROLO a cura della Redazione

GRAN FONDO CHARLY GAUL a cura della Redazione

GRAN FONDO TORINO a cura della Redazione

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Roberto Sgalla

Giovanni Carboni

Giro d’Italia

Sulle tracce di Leonardo

“Preparatevi alla rivoluzione”

Ecco i 10 momenti da tramandare ai posteri

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LA SVIZZERA SUI PEDALI di Sauro Scagliarini

MENTE IN SELLA di Claudia Maffi

LA MOSERISSIMA

a cura della Redazione

SPORT E ALIMENTAZIONE di Alexander Bertuccioli

FOCUS SUL PRODOTTO di Maurizio Coccia

ORTLER BIKE MARATHON a cura della Redazione

“Alla Bardiani sto bene ma il sogno è il Tour”

Il genio di Da Vinci? Scoprilo sui pedali

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FOCUS SUL PRODOTTO di Maurizio Coccia

CORTINA TROPHY a cura della Redazione

SPECIALE SICUREZZA a cura della Redazione

SASSO MTB RACE

a cura della Redazione

MONTE BONDONE a cura della Redazione


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SCATTO D’AUTORE GIRO D’ITALIA 2019 by Bettiniphoto

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GRUPPO EDITORIALE INBICI Direzione e Amministrazione Viale della Repubblica, 100 - 47923 Rimini (RN) Direttore Generale Maurizio Rocchi Direttore Responsabile Mario Pugliese Vice Direttore Carlo Gugliotta In Redazione Mario Pugliese, Dr. Roberto Sgalla, Riccardo Magrini, Wladimir Belli, Gian Luca Giardini, Prof. Fabrizio Fagioli (Equipe Velosystem), Dr. Alexander Bertuccioli, Silvano Antonelli, Carlo Gugliotta, Eleonora Pomponi Coletti, Davide Pegurri, Aldo Zanardi In Redazione Tecnica Maurizio Coccia, Roberto Diani Fotografi Bettini Photo, Newspower, Stefano Spalletta, Mariano Spinelli Archivio fotografico selezione fotografica a cura di Gianni Rocchi Distribuzione InBici Magazine LTD Progetto Grafico Jody-Tommaso Poggi e Davide Masini Responsabile Marketing Sara Falco Responsabile Facebook InBici Social Media Team Stampa La Pieve Poligrafica Editore Per la tua pubblicità Maurizio Rocchi +39 393.9838319 Ufficio Marketing 0541.389643 Website www.inbici.net E-mail info@inbici.net Diritti e proprietà GRUPPO EDITORIALE INBICI SRLS Sara Falco Editore Reg. imprese n° REA FO 323603 Iscrizione Registro Tribunale di Forlì nr. 3/2013 del 5 aprile 2013. Tutti i diritti riservati. È vietata la riproduzione anche parziale di articoli, foto e disegni senza autorizzazioni del GRUPPO EDITORIALE INBICI.

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EDITORIALE

E

Carapaz, l’estate del ciclismo si apre sotto una nuova stella

Con ancora negli occhi l’incredulità di Richard Carapaz in Rosa all’Arena di Verona abbiamo dato il benvenuto all’estate che - ciclisticamente parlando - si apre nel segno di un nome nuovo. Malgrado un Nibali eccellente, l’ecuadoriano ha vinto con pieno merito questo 102° Giro d’Italia e la sensazione di tutti è che l’universo del ciclismo abbia trovato una nuova stella. Sullo sfondo del mondo dorato dei professionisti, procede a pieno regime anche la stagione degli amatori. L’Inbici Top Challenge è già al suo “giro di boa” e le classifiche delle varie categorie cominciano già a delinearsi. Dopo Verona, il circuito ha fatto tappa sulla riviera romagnola con la Ride Riccione che mai come quest’anno, a livello organizzativo e comunicativo, ha compiuto un importante salto di qualità. La tappa romagnola è stato il preludio al trittico di gare al Nord, che partirà con la “Gavia & Mortirolo”, croce e delizia di ogni scalatore che, sotto l’egida del Gs Alpi, celebra la leggenda di Marco Pantani . A luglio, invece, torna la Charly Gaul e nell’ultima domenica del mese gran finale con la Gran Fondo Internazionale di Torino anche se, come noto, l’ultimo atto dell’InBici Top Challenge è in programma ad ottobre a Roma. Insomma, tra primi verdetti e nuove sfide, la stagione del ciclismo entra nel vivo. Ed anche quest’estate InBici sarà sempre al vostro fianco per raccontarvi, giorno dopo giorno, la magia di questo sport. Maurizio Rocchi Richard Carapaz credit foto Bettiniphoto

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COSA RESTERÀ…

Giro d’Italia,

10 perle da ricordare

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Richard Carapaz credit foto Bettiniphoto

di Carlo Gugliotta

Dalla prima vittoria dell’Ecuador ai baby emergenti del nostro ciclismo ecco le cartoline più belle dell’ultima corsa rosa Il Giro d’Italia 2019 resterà a lungo nella memoria degli appassionati per i tanti spunti che hanno portato a delle riflessioni che porteremo avanti anche in futuro. Proponiamo qui 10 momenti che hanno reso questa edizione della corsa rosa indimenticabile. 1 - Il primo vincitore dell’Ecuador Il Giro d’Italia 2019 resterà nella storia per aver visto il primo trionfo di un ciclista proveniente dall’Ecuador. 10

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Richard Carapaz è ben consapevole dell’impresa da lui portata avanti: il suo auspicio è che sulla scia della sua impresa possano nascere delle scuole di ciclismo in Ecuador, visto che lui, per inseguire il suo sogno di diventare un ciclista professionista, è dovuto emigrare prima in Colombia e poi in Spagna. “Era molto difficile fare ciclismo in Ecuador, ma ora le cose stanno cambiando. A 16 anni sono andato in Colombia, poi in Spagna, dove sono finito sul podio di gare molto impor-

tanti, poi nel 2015 ho vinto il Giro della Colombia per giovani e questo mi ha permesso di arrivare alla Movistar. Ora le cose stanno cambiando da noi, però è sempre difficile entrare a far parte di una formazione che ti permetta di correre in Europa. Vado in bici da quando avevo 15 anni – spiega il vincitore della tappa di Courmayeur, vittoria che gli ha permesso di conquistare la maglia rosa – e seguivo il Giro d’Italia attraverso internet. Vedevo le imprese di Marco Pantani e sognavo


Vincenzo Nibali credit foto Bettiniphoto

di andare forte come lui”. 2 - L’undicesimo podio di Nibali in un GT Considerando anche le vittorie: 6 piazzamenti sul podio al Giro d’Italia, 2 al Tour de France e 3 alla Vuelta, per un totale di 11. Con il secondo posto in classifica generale ottenuto quest’anno, Vincenzo Nibali dimostra ancora una volta tutta la propria regolarità: quando affronta un grande giro, è difficile non vederlo sul podio. Di sicuro, il Giro d’Italia 2019 ha permesso a Vincenzo di tornare a gareggiare ad alti livelli dopo il brutto incidente del Tour de France 2018, quando la caduta causata da un tifoso lo mise fuori gioco e gli provocò problemi alla schiena che si sono protratti anche in occasione del mondiale di Innsbruck: “Ho avuto tanti problemi posturali ed essere qui non è stato semplice, però

in qualche modo ho saputo lottare fino alla fine. E’ importante per me essere qui dopo ciò che è successo l’anno scorso: i dolori alla schiena ora sono scomparsi, ma i mesi che hanno seguito la caduta sono stati molto difficili. Essere arrivato secondo, quindi, non è un risultato cattivo”. 3 - Una Cima Coppi “abbassata” L’assenza del Passo Gavia nell’edizione 2019 del Giro d’Italia ha fatto sì che la Cima Coppi, la montagna più alta toccata dalla corsa rosa, venisse “abbassata” di parecchi metri sul livello del mare. Con la cancellazione del Gavia (2600 metri di quota), la nuova montagna più alta del Giro è stata il Passo Manghen, la cui cima è posizionata ad un’altezza di 2047 metri sul livello del mare. In realtà, la vetta più alta toccata dal Giro d’Italia

2019 è stata quella di Ceresole Reale, visto che il Lago Serrù è posto a poco oltre 2200 metri di quota. Il punto più alto toccato dal Giro 2019 è quindi quest’ultimo, ma la Cima Coppi è stata il Manghen, in quanto l’annullamento del Gavia è arrivato dopo la tappa di Ceresole, e di conseguenza la Cima Coppi – che assegna un punteggio particolare nella classifica per la maglia azzurra dei gran premi della montagna – non può essere “retrodatata”, come ha spiegato il direttore Mauro Vegni. 4 - Campenaerts vola a cronometro, ma il meccanico… Victor Campenaerts ha fatto segnare il miglior tempo nella cronometro Riccione-San Marino fino al momento in cui non ha tagliato il traguardo Primoz Roglic, che lo ha battuto per soli 11 LIFESTYLE INBICI

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2019, la Feltre-Croce d’Aune, Miguel Angel Lopez è stato letteralmente buttato a terra da uno spettatore a bordo strada. Il corridore dell’Astana era al massimo dello sforzo, tant’è vero che aveva già attaccato sulla seconda salita di giornata, il Passo Manghen. Caduto dalla bici, Miguel Angel Lopez, leader della classifica dei giovani, è andato verso lo spettatore a bordo strada e lo ha picchiato prima di risalite in sella. L’episodio mostra chiaramente che ci sono dei grossi problemi da affrontare, e che il discorso della sicurezza in bicicletta deve essere allargato anche alle gare ciclistiche, non solo a chi fruisce della bici come semplice mezzo di trasporto.

Primoz Roglic credit foto Bettiniphoto

secondi. A pesare sulla prestazione di Campenarts è stato il guasto meccanico a 2,5 km dal traguardo. Una cosa abbastanza strana è avvenuta nell’operazione di cambio bici: il meccanico, una volta consegnata la bici a Campenaerts, non gli da una piccola spinta, come succede in genere nel ciclismo quando capitano queste cose. Anzi: la bici del primatista dell’ora e campione europeo della cronometro ha il cambio posizionato sul massimo rapporto, impossibile da spingere in quel momento, in quanto ci si trovava in un tratto di salita impegnativa. 5 - Roglic cade, l’ammiraglia è ferma per i bisogni fisiologici Fermarsi a fare i bisogni fisiologici mentre si è in ammiraglia è normale, ma non a 20 km dall’arrivo mentre ti stai giocando il Giro d’Italia. Nella tappa di Como, il corridore della Jumbo-Visma è stato costretto a pedalare con la bici di un compagno di squadra fino al traguardo, in quanto è stato prima vittima di un problema al deragliatore. Guidare con una bici che non

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ha le stesse misure di quella con la quale si corre in genere può creare dei grossi problemi, ed è per questa ragione che lo sloveno, in seguito, è caduto. Secondo quanto riportano fonti olandesi, l’ammiraglia della Jumbo-Visma sarebbe stata impossibilitata a dare la bici di scorta a Roglic in quanto il direttore sportivo e il meccanico si sono fermati ad espletare i bisogni fisiologici. Per questo motivo, Roglic ha dovuto prendere la bici del proprio compagno Antwan Tolhoek e arrivare fino al traguardo con essa. Il direttore sportivo Addy Engels ha spiegato: “Pensavamo di poter fermare l’ammiraglia dato che avevano appena dato la borraccia e i gel a Roglic. Proprio in quel momento, c’è stata una caduta nel suo gruppo, che ha coinvolto anche Iván Ramiro Sosa, così la bici di Primoz è stata toccata e il cambio non funzionava più, così Tolhoek gli ha passato la bici”. 6 - Miguel Angel Lopez reagisce al tifoso indisciplinato Nella penultima tappa della corsa rosa

7 - La maglia rosa di Valerio Conti Sei giorni in maglia rosa non sono pochi: il romano della UAE Team Emirates si è messo in evidenza dopo aver lavorato come gregario per diversi anni, e siamo sicuri che questo traguardo lo proietterà definitivamente nell’olimpo del ciclismo. Da Juniores, Conti vinceva a destra e a sinistra, mentre da professionista ha deciso di svolgere il lavoro del gregario, portato avanti nel migliore dei modi fino ad oggi. Chissà se sarà possibile immaginare un’ulteriore crescita di Valerio in futuro. 8 - La caduta e il ritiro di Tom Dumoulin Tom Dumoulin ha dovuto alzare bandiera bianca. Dopo la caduta nella tappa di Frascati, a pochi chilometri dall’arrivo, l’olandese ha dovuto abbandonare la corsa dopo soltanto due chilometri dalla partenza della Terracina-Frascati, in quanto il suo ginocchio sinistro è ancora gonfio e non gli permette di pedalare bene. “Ho sentito un dolore molto forte, ho provato ad alzare la sella per vedere se il dolore sarebbe diminuito durante la pedalata, ma non migliora – ha spiegato il corridore del Team Sunweb – per me è una cosa terribile abbandonare il Giro d’Italia: mesi di preparazione per vedere svanire tutto in pochi minuti. Spero non ci sia nulla di grave nella mia ferita, è stata una brutta botta e ho perso potenza nelle gambe”.


9 - Dario Cataldo viene fermato, ma poi vince 23 maggio, tappa da Cuneo a Pinerolo: l’ammiraglia dell’Astana fa fermare Dario Cataldo, in fuga per la vittoria, in quanto ha spiegato di non avere abbastanza forza nelle gambe per provare a vincere. L’ammiraglia lo fa fermare e aiuta così Miguel Angel Lopez a cercare di ottenere un buon margine di vantaggio per conquistare la maglia bianca. 26 maggio, tappa da Ivrea a Como: ancora fuga, ancora Cataldo, ma stavolta è vittoria. “La tappa di Pinerolo è un capitolo chiuso. Nessun rimpianto e nessun rimorso, pensiamo ad andare avanti. L’abbraccio con Miguel Angel Lopez è stato un bel momento perché ero venuto con lui a fare una ricognizione prima del Giro. Nei giorni precedenti sapeva che non ero stato bene e si è sempre preoccupato sulla mia condizione. Vedere il leader della squadra felice per me è fantastico”. Valerio Conti credit foto Bettiniphoto

Miguel Angel Lopez credit foto Bettiniphoto

10 - La maglia azzurra e la vittoria di tappa di Giulio Ciccone Tra i giovani italiani maggiormente in evidenza in questo Giro d’Italia vi è Giulio Ciccone: passato dalla Bardiani-CSF alla Trek-Segafredo, l’abruzzese è riuscito a vincere una delle tappe più belle della corsa rosa, la Lovere-Ponte di Legno con il Mortirolo affrontato sotto il diluvio. Molto importante è anche la conquista della maglia azzurra, leader dei Gran Premi della Montagna. Dopo aver vinto a Ponte di Legno, l’abruzzese ha affermato: “Quando in televisione facevano vedere i professionisti transitare sul Mortirolo era emozionante per me. Passare per primo è stato molto importante perché è un’ascesa che ha fatto la storia del ciclismo. Vista la situazione meteorologica, è stato meglio non fare il Gavia; sarebbe stata una frazione certamente più spettacolare, ma saremmo stati degli eroi. In questo team mi trovo molto bene perché mi considerano un uomo squadra. Non mi fa paura aiutare anche gli altri e sicuramente non mi tiro indietro. La Trek crede in me e questo mi fa molto piacere”. LIFESTYLE INBICI

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SCATTO D’AUTORE COLORADO CLASSIC by Bettiniphoto

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L’INTERVISTA a Roberto Sgalla

Formula

Bici

prepara la rivoluzione Dal caso-Lopez al nuovo disciplinare, ecco la sicurezza secondo Roberto Sgalla: “Il nuovo disciplinare darà una svolta epocale al mondo dei ciclo-amatori”

a cura della Redazione “Quello che è accaduto al Giro d’Italia a Miguel Angel Lopez, per quanto grave e ingiustificabile, è il classico incidente fortuito che, malgrado tutti i dispositivi di sicurezza preventiva, è quasi impossibile prevedere e dunque evitare”. 16

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Miguel Angel Lopez - Giro d’Italia 2019 credit foto Bettiniphoto

Parola di Roberto Sgalla, molto conosciuto nel mondo del ciclismo per il suo ruolo sia come Ex Direttore Centrale delle Specialità della Polizia di Stato che come Presidente della commissione direttori di corsa sicurezza della FCI. Insomma, uno che di sicurezza se ne intende: “L’interferenza di un tifoso che, colto da un raptus, invade la carreggiata e fa cadere un corridore - spiega Sgalla - è uno di quegli episodi imprevedibili che è molto difficile arginare. Visto che non si può realisticamente pensare di transennare gli ultimi 30 chilometri di tutte le corse, l’unica misura per scoraggiare questi esagitati sono le sanzioni o addirittura il Daspo, come è accaduto alla Sanremo per punire alcuni pseudo-tifosi che si erano presentati sul percorso con dei fumogeni”. Ma il vero problema, ripete come un mantra l’ex Prefetto Sgalla, al di là delle campagne sulla sicurezza, è la cultura e il senso civico delle persone: “Il protagonista dell’episodio di Lopez non era italiano, ma forse anche gli stranieri, quando vengono nel nostro Paese, si sentono in diritto di comportarsi come vogliono. E

invece, sul versante della sicurezza, non si possono fare sconti. Nel medio-lungo periodo bisogna investire tempo e risorse per migliorare l’educazione sportiva nelle giovani generazioni, ma nel frattempo, in attesa di avere un mondo migliore, l’unico deterrente restano le sanzioni che, nei casi più gravi, secondo me potrebbero anche avere un profilo penale”. Una battaglia, quella di Roberto Sgalla, che riguarda anche e soprattutto il mondo amatoriale “che certo non ha le risorse per prendere come modello il Giro d’Italia - spiega l’ex Prefetto - ma che certamente può fare ancora tantissimo sul fronte della sicurezza”. E l’associazione che può imprimere la svolta epocale in un mondo spesso accartocciato su una pericolosa superficialità è Formula Bici, il consorzio di organizzatori nato per promuovere l’uso responsabile della bicicletta di cui Sgalla è diventato da poco presidente. Formula Bici, in particolare, lavora in maniera congiunta con le organizzazioni sportive sul territorio, gli organi LIFESTYLE INBICI

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Partenza Nove Colli 2019

Immagini Nove Colli 2019

della Federazioni Ciclistica e di tutti gli altri Enti sportivi e con la società civile con l’obiettivo di migliorare la sicurezza sulle strade per i ciclisti ed incrementare le infrastrutture per le biciclette nelle nostre città in un programma di mobilità integrata: “La bicicletta - ricorda Sgalla - non è solo agonismo ma anche e soprattutto benessere e salute, ed è questo il messaggio che Formula Bici vuole dare: pedalate per il gusto di farlo, per stare bene e per migliorare l’ambiente”. Nell’ultima edizione della Nove Colli di Cesenatico ha debuttato la prima misura studiata da Formula Bici sul fronte sicurezza: “Si tratta dell’assicurazione di secondo livello - spiega Sgalla - un prodotto altamente profilato sul settore bike che, in caso di incidenti in gara, offre ai ciclo-amatori garanzie molto superiori 18

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rispetto alle normali polizze. A Cesenatico, proprio grazie a questa novità, due atleti della Nove Colli hanno usufruito dei benefici di questo nuovo prodotto assicurativo”. Ma la grande svolta nel mondo ciclo-amatoriale è attesa a breve, quando verrà approvato il nuovo disciplinare ministeriale per l’utenza debole: “L’iter è ormai concluso - spiega Sgalla - dunque, molto presto avremo un nuovo impianto normativo a cui tutte le GranFondo saranno tenute ad uniformarsi. Inizialmente, lo anticipo, l’adattamento non sarà semplice per tutti, ma questo è l’unico modo per elevare gli standard di sicurezza di tutte le corse amatoriali italiane”.


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SCATTO D’AUTORE TOUR OF THE ALPS by Bettiniphoto

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QUELLO CHE NON HO MAI SCRITTO

di Gianfranco Josti

Eddy Merckx e Felice Gimondi

Il ciclismo e Il suo “codice d’onore” Il ciclismo che abbraccia gli Anni 60-90 ha avuto protagonisti straordinari che hanno dato vita a vicende altrettanto straordinarie. L’antico sport delle due ruote di quell’epoca aveva regole molto diverse che consentivano di esaltare i campioni e permettevano agli organizzatori di incidere profondamente sull’esito delle gare del calendario. 22

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Fino al 1979 erano ammesse spinte tra corridori, quindi i vari capitani cercavano di accaparrarsi i gregari più solidi, con braccia robuste oltre che con gambe belle muscolose. Non esistevano classifiche individuali, nazionali o internazionali, basate sui punti conquistati nelle varie corse quindi ogni squadra puntava in genere su un unico capitano che aveva a completa disposizione

gregari pronti a qualsiasi sacrificio. A lui lo sponsor chiedeva di vincere e di confrontarsi con altri parigrado delle altre formazioni. Per questo in quegli anni abbiamo assistito ad epici scontri che avevano per protagonisti soprattutto i grandi campioni da Merckx a Gimondi, da Adorni a Zilioli, da De Vlaeminck a Raas, da Moser a Saronni,


da Hinault a Fignon, da Argentin a Bartoli, da Lemond ad Indurain, da Bugno a Chiappucci, ma per avere un elenco attendibile bisognerebbe citarne almeno altri venti. Poteva capitare che un gregario riuscisse a vincere qualche corsa, qualche tappa (difficilmente di grande levatura), ma guai a non aver fatto il proprio dovere: una vittoria strappata ai danni del capitano poteva avere infauste conseguenze, licenziamento compreso. Era anche un’epoca in cui direttori sportivi e capitani avevano a disposizione sufficienti risorse finanziarie per comprare alleanze indispensabili a conquistare una vittoria. Ma non sempre l’aiuto di corridori di altre formazioni era ricompensato in danaro, era previsto nel codice d’onore dei corridori “lo scambio di favori”. Vincere la Milano-Sanremo in maglia iridata era un traguardo ambitissimo che Eddy Merckx

(vincitore di ben sette edizioni delle classicissima di primavera) aveva inaugurato nel ’72 (era il quinto successo). Toccò poi a Gimondi nel ’74, la stagione successiva al titolo conquistato a Barcellona e a Saronni nell’83 (dopo lo splendido scatto iridato di Leicester).

viato sul viale del tramonto, dapprima portò il record a 50,808 (ovvero 1.376 metri più del Cannibale belga) poi, per rendere omaggio ai tifosi giunti dall’Italia, quattro giorni dopo sfondò il muro dei cinquantuno orari, percorrendo nei sessanta minuti ben 51,151 km.

Francesco Moser, campione del mondo in Venezuela nel ‘77 non ce l’aveva fatta, la Sanremo pareva stregata per lui anche se nella sua lunga carriera l’ha sempre disputata. Ma nel 1984 il doppio record dell’ora messicano ha proposto alla ribalta ciclistica un nuovo Moser, un corridore che adottava sistemi di preparazione all’avanguardia, che aveva rivoluzionato la dieta del ciclista, ma soprattutto aveva offuscato l’impresa di Eddy Merckx che nel ’72 a Città di Messico aveva stabilito il nuovo limite di 49,432 per oltre un decennio giudicato imbattibile. Il campione trentino, che pareva av-

Due mesi dopo lo strabiliante primato, Moser si presentò alla Sanremo (senza aver disputato la Tirreno-Adriatico né la Parigi-Nizza) suscitando molto scetticismo. Invece s’involò poco prima della discesa del Poggio presentandosi tutto solo sul tradizionale rettilineo di via Roma. Si disse allora che aveva vinto con un “attacco alla Merckx”. Vero, verissimo. Ma grazie anche alla complicità di un occhialuto varesino, Alfredo Chinetti, che era a ruota del trentino quando questi produsse l’accelerazione decisiva e che, per accordi da tempo stabiliti, aveva

I rivali Francesco Moser e Giuseppe Saronni

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Vittorio Adorni al Giro d’Italia credit foto LAPRESSE

“fatto il buco” al momento opportuno e Moser aveva sfruttato appieno la situazione. Ebbene, qualche settimana più tardi, Chinetti colse l’ultima vittoria della sua onesta carriera nel Giro della Provincia di Reggio Calabria grazie ad un’azione di Moser che gli schiuse le porte del successo-riparatore. Molti anni prima, nell’autunno del 1966, anche un campione come Vittorio Adorni ricorse al codice d’onore per sdebitarsi nei confronti di Felice Gimondi. Una bella pagina che va raccontata. Nella primavera di quell’anno il ventitreenne bergamasco aveva ottenuto due strepitose vittorie nell’arco di una settimana prima alla Parigi-Roubaix e poi alla Parigi-Bruxelles. Il suo nome era sulla bocca di tutti gli appassionati di ciclismo tanto più che, l’anno prima, aveva vinto in modo assolutamente inatteso il Tour de France. Questo giovane talento stava sovvertendo la gerarchia internazionale dove personaggi del calibro di Jacques Anquetil, Rik Van Looy e Jan Janssen erano i punti di riferimento delle rispettive nazioni

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(Francia, Belgio, Olanda). Per la Salvarani, la squadra in cui militavano Adorni e Gimondi, le classiche del Nord erano importantissime perché stava inaugurando una serie di negozi proprio in Belgio quindi era chiesto sempre il massimo impegno in ogni occasione. Dopo le classiche del pavé, il calendario prevedeva la Freccia Vallone e la Liegi-Bastogne-Liegi più adatte alle caratteristiche dei corridori italiani. Il direttor sportivo della Salvarani, il mitico Luciano Pezzi aveva programmato di concedere un po’ di riposo a Gimondi dopo i trionfi sul pavé e schierare Adorni come capitano nelle Ardenne. Ma il futuro campione del mondo di Imola era stato informato però che la “vecchia guardia” (di cui era autorevole membro) aveva deciso di prendersi la rivincita sul “ragazzino” che li aveva strapazzati sul loro terreno preferito e che la Liegi si sarebbe trasformata in una sorta di rivincita. Con la scusa di un improvviso attacco febbrile alla vigilia, Vittorio Adorni dette forfait

e Pezzi fu costretto a chiedere un ulteriore sacrificio a Gimondi che ne avrebbe volentieri fatto a meno. Ebbene, l’operazione-rivincita andò a buon fine tanto che quella fu l’unica classica in linea in cui si impose Jacques Anquetil, incontrastato re del cronometro, che precedette due belgi, Van Schil e In’t Ven, mentre Gimondi dovette arrendersi dopo aver respinto attacchi su attacchi. A fine stagione, avendo deciso di lasciare la Salvarani per approdare alla Salamini-Luxor, Vittorio Adorni si sdebitò con Felice. Il Giro di Lombardia si concludeva sulla pista di Como e a contendersi la vittoria un drappello di campioni: Anquetil, Poulidor, Dancelli, Adorni, Gimondi e un giovanissimo Merckx che già aveva fatto vedere le doti di grande sprinter alla Milano-Sanremo. Con una manovra al limite della scorrettezza, Adorni era riuscito ad ostacolare il belga permettendo così al giovane compagno di squadra (che gli aveva strappato i gradi di capitano) di imporsi in volata.


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Una

Corsa contro il tempo a cura della Redazione

Sarà la crono di Cavedine ad aprire ufficialmente il programma collaterale de “La Leggendaria Charly Gaul”. In un anello naturale di 24 chilometri la prova più spettacolare e divertente Una divertente corsa contro il tempo per confrontarsi con gli avversari, ma soprattutto con se stessi. La Crono di Cavedine è uno degli appuntamenti più attesi nel ricco weekend de “La Leggendaria Charly Gaul”, che si aprirà proprio con la prova a cronometro. La prova si snoderà lungo un percorso già collaudato nelle precedenti edizioni. I cronomen sfrecceranno lungo i 24,23 km dell’anello naturale disegnato nella Valle dei Laghi con partenza e arrivo dalla località di Cavedine (dislivello di 442 metri). Un percorso suggestivo, con le Dolomiti sullo sfondo, un tracciato veloce, tecnicamente versatile e dunque adatto a corridori completi. I primi chilometri di gara presentano una breve salita pedalabile verso Vigo Cavedine, un tratto sulla carta 26

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non selettivo ma comunque importante per impostare la giusta andatura, dopodiché una veloce discesa porterà i bikers sulle sponde del Lago di Cavedine. Si proseguirà poi in pianura fino alla località Ponte Oliveti, il tratto più atteso dai passisti veloci. Al termine del tratto pianeggiante comincerà l’impegnativa salita verso Castel Madruzzo e Lasino, ultimo ostacolo da superare prima della finish line. L’intero itinerario è disegnato, come detto, nell’incantevole Valle dei Laghi, territorio magico a quindici minuti d’auto da Trento, da sempre definito “il grande specchio delle Dolomiti”. Qui è l’acqua a dominare il paesaggio, con i bacini di Terlago, Santa Massenza, Toblino, Cavedine e altri invasi naturali di più piccole dimensioni. >> credit foto Newspower.it


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SCATTO D’AUTORE GIRO D’ITALIA 2019 JONATHAN KLEVER CAICEDO (EF EDUCATION FIRST) by Bettiniphoto

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Le pagelle del Ct

“Dagli

italiani ottimi ” segnali

Davide Cassani CT della nazionale italiana

di Carlo Gugliotta

Cassani brinda al secondo posto di Nibali e si coccola la crescita di Ciccone. Unico rimandato? “Da Formolo mi aspettvo qualcosina in più...”

Davide Cassani, un’analisi del Giro d’Italia 2019 non può non cominciare da Vincenzo Nibali. E’ soddisfatto del suo rendimento e del suo secondo posto in classifica?

Vincenzo ha dimostrato ancora una volta di avere grande regolarità e di essere una certezza per l’Italia nelle grandi corse a tappe. Ha fatto il massimo. Richard Carapaz è stato molto bravo a sfruttare le poche occasioni che ha avuto durante le varie tappe del Giro. Qualcuno ha criticato Vincenzo per come ha gestito la tappa di Courmayeur, vinta dal corridore della Movistar e coronata dalla conquista della maglia rosa che avrebbe poi portato fino a Verona, però credo davvero che Nibali abbia fatto tutto quello che era nelle sue possibilità”.

“Sono molto soddisfatto perché

L’altro nome “caldo” per l’Italia,

Il CT della nazionale italiana, Davide Cassani, è soddisfatto delle prestazioni che i corridori italiani hanno fornito in questo Giro d’Italia. Adesso, però, c’è un’altra manifestazione da monitorare attentamente, il Giro d’Italia Under 23, una vetrina importante per i giovani corridori che vogliono mettersi in evidenza.

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dopo questa edizione del Giro, è sicuramente Giulio Ciccone. Cosa si aspetta da lui per il futuro? “Sicuramente non lo scopriamo oggi, ma in questa stagione è riuscito a centrare due obiettivi importanti: la vittoria della tappa di Ponte di Legno, con il Mortirolo, la conquista della maglia azzurra e la classifica dei GPM. Giulio è riuscito ad ottenere questi risultati anche correndo in appoggio a Bauke Mollema, suo compagno di squadra, quindi questo avvalora ancora di più i suoi risultati. Io credo che con la giusta preparazione possa diventare un uomo da corse a tappe, anche


Giulio Ciccone vincitore della 16a tappa del Giro d’Italia 2019

perché ha dimostrato di avere un ottimo recupero: non a caso, la sua vittoria è arrivata nella terza settimana e nella tappa più dura”.

tenenti a squadre Professional, mi riferisco a Fausto Masnada e a Damiano Cima. Come giudica le loro prestazioni?

Al Giro d’Italia 2019 ci sono state due vittorie di due corridori appar-

“Masnada è stato autore davvero di un grande Giro, lo abbiamo visto in

grande spolvero al Tour of the Alps, dove aveva vinto una tappa, ma una cosa è vincere lì e una cosa è vincere al Giro: Masnada e tutta la Androni Giocattoli Sidermec hanno fatto davvero un grande Giro. Sono stati sempre in fuga e hanno LIFESTYLE INBICI

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spesso sfiorato la vittoria, quindi sono state fughe nate con l’obiettivo di centrare il bersaglio grosso. Damiano Cima ha vinto una tappa bellissima, un finale al cardiopalma, davvero emozionante: credo che alla NIPPO-Vini Fantini possa completare il suo percorso di crescita, di sicuro è un ragazzo che stiamo tenendo sott’occhio”. C’è stato un corridore dal quale si aspettava qualcosa in più? “E’ difficile da dire, forse mi aspettavo qualcosa in più da Davide Formolo. Dopo il secondo posto alla Liegi, pensavo riuscisse ad ottenere un piazzamento migliore in classifica generale, ma è anche vero che ha dovuto lavorare per Rafal Majka e che ha ottenuto un bel piazzamento di tappa. Però, in generale, è un Giro d’Italia che ha dato delle buone indicazioni sui corridori italiani”. Passiamo ora al Giro d’Italia Under 23: cosa si aspetta dai corridori italiani? “Negli anni passati i nostri ragazzi sono riusciti ad ottenere delle vittorie di tappa e dei buoni piazzamenti: quest’anno spero di poter vedere uno dei nostri ragazzi che riesca a lottare per la classifica generale. Di sicuro, il Giro d’Italia Under 23 è un banco di prova davvero molto importante per la categoria e ci offrirà delle indicazioni molto importanti sullo stato di salute del ciclismo dilettantistico italiano”

in Alto: L’esultanza di Fausto Masnada per la vittoria al Giro d’Italia nella tappa Cassino - San Giovanni Rotondo in Basso: Damiano Cima in azione >> credit foto Bettiniphoto

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SCATTO D’AUTORE VUELTA ESPANA 2018 by Bettiniphoto

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Granfondo Internazionale Gavia e Mortirolo

“Su quelle montagne

non si Scherza” Parola di Damiano Cunego

a cura della Redazione

Il Piccolo Principe sarà il testimonial della 15esima edizione. Mevio: “Tre giorni di spettacolo ricordando Pantani” E' partito il count-down della Granfondo Internazionale Gavia e Mortirolo - Damiano Cunego, il grande evento organizzato dal Gs Alpi in programma domenica 23 giugno in uno degli scenari più suggestivi delle Dolomiti. Grande attesa per la gara (che celebra quest'anno la sua 15esima edizione), ma c'è grande curiosità anche per la "tre giorni" di eventi che coinvolgerà tutto il comune di Aprica. La tappa ricalca, per grande parte, il percorso originario

della tappa del Giro d’Italia, con il Gavia e il Mortirolo da affrontare insieme alla salita del Santa Cristina. E dunque, l'ambasciatore di questa edizione, non poteva essere che un grande ex professionista che, proprio al Giro d'Italia, ha costruito la sua formidabile carriera: Damiano Cunego. "Abbiamo ideato e creato questa manifestazione - spiega lo storico organizzatore della manifestazione Vittorio Mevio del Gs Alpi - sulle orme della leggendaria vittoria

>> Damiano Cunego sarà presente alla Granfondo Gavia e Mortirolo

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di Marco Pantani al Giro d'Italia 1994, nella tappa da Merano ad Aprica. A seguito di quella vittoria, il Comune di Aprica ha voluto ricordare questo evento collaborando con noi". Un occhio di riguardo, come di consueto, sarà rivolto alla sicurezza sul percorso, dove verrà utilizzato il sistema satellitare per monitorare il gruppo e garantire massima sicurezza ai ciclisti. “E’ un onore per me essere testimonial di questa Granfondo” - spiega Damiano Cunego, vincitore del Giro d’Italia 2004, di tre Giri di Lombardia e di una Amstel Gold Race - “La gara si svolge su percorsi dove è stata scritta la storia del ciclismo. È una grandissima responsabilità, anche perché una volta questa gara

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era intitolata a Marco Pantani e ciò che ha fatto lui su queste salite è qualcosa che farà parte per sempre della storia del ciclismo". Cunego sarà protagonista il venerdì della pedalata non competitiva, mentre il sabato è previsto un incontro teorico, in cui il Piccolo Principe darà agli atleti alcuni preziosi consigli per affrontare al meglio le asperità del tracciato. E tra gli eventi collaterali è in programma anche la presentazione del suo libro: "Penso che dovrò allenarmi molto bene - conclude Cunego - perché ho intenzione di fare il percorso lungo e il Gavia e il Mortirolo sono salite che non possono mai essere sottovalutate" >> credit foto Stefano Spalletta


jonnymole.com

La massima espressione dell’unione tra performance e look elegante: Sanremo Cartoon Jersey

#corricolcuore w w w.pi ssei.c om LIFESTYLE INBICI

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A Trento la festa del ciclismo con

“La Leggendaria ” Charly Gaul

a cura della Redazione

Sarà una grande festa del ciclismo la quattordicesima edizione de “La Leggendaria Charly Gaul” – dal 12 al 14 luglio sulle strade di Trento e dintorni - un appuntamento imperdibile per chi ha le due ruote nel sangue e vuole godersi iniziative in bicicletta per tutti i gusti, oltre alle meraviglie della città tridentina, dalle galoppate appassionanti sui percorsi mediofondo e granfondo, alla più breve e veloce sfida su biciclette da cronometro, sino alla biciclettata fianco a fianco con i campionissimi del passato. Il piano ciclistico è presto fatto: le giornate di venerdì 12 e domenica 14 luglio metteranno in scena i prestigiosi contest UCI Gran Fondo World 40

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Series della cronometro di Cavedine e de “La Leggendaria Charly Gaul” numero 14, nel bel mezzo la quinta ciclostorica “La Moserissima”, escursione vintage in compagnia di un’altra grande figura che fece la storia del ciclismo, in questo caso nostrana: lo “Sceriffo” Francesco Moser. Nella cronometro in Valle dei Laghi ci si gusterà un itinerario di 24 km e 442 metri di dislivello, salendo immediatamente verso la prima impennata di Vigo Cavedine e scendendo gradualmente toccando Drena, il Lago di Cavedine e Ponte Oliveti, il punto meno elevato del percorso, che condurrà ad un’ultima ed impegnativa erta – caratteristica insolita per una cronometro - fra Madruzzo, Lasino e Stravino prima

di far ritorno a Cavedine. Il riposo è lecito dopo la fiammata iniziale, ed ecco che “La Moserissima” di sabato fa proprio al caso dei pedalatori, scattando dalla scenografica Piazza Duomo alla volta di un itinerario unico di 65 km e 690 metri di dislivello, rigorosamente indossando abbigliamento d’epoca consono alla particolarità dell’evento e utilizzando biciclette costruite in epoca antecedente il 1987, dei veri e propri “cavalli d’acciaio”. Domenica invece si riprenderà a competere, i tracciati di 141 km e 4000 metri di dislivello e di 57 km e 2000 metri di dislivello de “La Leggendaria Charly Gaul” promettono spettacolo, e la battaglia da Trento al Monte Bondone che rese immortali le gesta di


Charly Gaul verrà trasmessa anche sui canali della televisione nazionale. Molti ricorderanno la sfida tra Fabio Cini e Stefano Cecchini della passata tredicesima edizione, proprio per la tecnica differente nell’affrontarla, Cini ‘ancorato’ al proprio sellino e Cecchini sempre in piedi sui pedali. La spuntò il primo e la speranza è quella di vedere anche quest’anno un duello così entusiasmante. E per competere al meglio il comitato organizzatore APT Trento, Monte Bondone, Valle dei Laghi e ASD Charly Gaul Internazionale ha pensato fosse necessario un abbigliamento consono all’importanza delle prove ciclistiche proposte. La maglia tecnica 2019 non deluderà così gli appassionati. Il modello

“exclusive xp 2019” di Bicycle Line è infatti personalizzato “La Leggendaria Charly Gaul UCI Gran Fondo World Series”, equipaggiato di full zip frontale YKK con tre tasche dove riporre integratori o piccoli oggetti, e una quarta tasca da sfruttare come optional. A fondo manica elastici con personalizzazione grafica tricolore e UCI, mentre all’interno una fascetta in silicone offre grip sulla pelle. Attenzione anche all’aspetto sicurezza con sottili inserti reflex a garantire buona visibilità su strada. Un capo realizzato in tessuto tecnico leggero e traspirante che presenta grande elasticità, messo a disposizione dal comitato organizzatore trentino a tariffa agevolata, selezionabile durante la procedu-

ra d’iscrizione. Nel caso in cui si scegliesse l’opzione comprendente il capo tecnico, le quote saranno di 87 euro per gareggiare in uno dei percorsi granfondo o mediofondo de “La Leggendaria Charly Gaul”, oppure di 105 euro per aggiungere anche la crono in Valle dei Laghi, quota sempre comprensiva di capo tecnico. Chi non fosse interessato alla maglia tecnica potrà invece saldare le tariffe di 62 euro per la granfondo o di 80 euro in combinata con la cronometro di Cavedine, il tutto entro il 30 giugno.

>> credit foto Newspower

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SCATTO D’AUTORE GIRO D’ITALIA 2019 CALEB EWAN (AUS - LOTTO SOUDAL), ARNAUD DEMARE (FRA - GROUPAMA - FDJ), SIMONE CONSONNI (ITA - UAE - TEAM EMIRATES), ELIA VIVIANI (DECEUNINCK - QUICK STEP)

by Bettiniphoto

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Granfondo Internazionale di Torino

L’evento si fa in tre Parco del Valentino, sarà il centro nevralgico del Turin Cycling Festival.

a cura della Redazione

La corsa piemontese si svolgerà a fine luglio nell’ambito degli European Master Games. Oltre alla corsa ciclistica, in programma anche la sfida contro il tempo ed il criterium. Al grido di “un tuffo nella storia d’Italia”, è partito il conto alla rovescia per la Granfondo Internazionale di Torino in programma il prossimo 28 luglio al Parco del Valentino, che sarà anche il centro nevralgico del Turin Cycling Festival. Sotto l’egida del GS Alpi di Vittorio Mevio, l’evento si svolgerà, per la prima volta, nell’ambito degli European Master Games, competizione europea che avrà luogo dal 26 luglio al 4 agosto nel capoluogo piemontese. E per gli appassionati di ciclismo, oltre alla Granfondo Internazionale Torino, saranno a

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disposizione altre due prove: la gara a cronometro (26 luglio) ed il criterium (1 agosto). Si parte, come detto, con la gara a cronometro che si svolgerà su un percorso molto veloce e suggestivo a ridosso del Borgo Medievale, una delle attrazioni più suggestive della città di Torino. Ma l’evento clou della “tre giorni” piemontese sarà ovviamente la Granfondo Internazionale Torino che, come al solito, avrà come biglietto da visita le location di partenza ed arrivo, rispettivamente Borgo Medievale e Basilica di Superga.

La prima location è un museo a cielo aperto che sorge lungo le rive del fiume Po, nel Parco del Valentino, ed è una riproduzione alquanto fedele di un tipico borgo tardo medievale, circondato da palizzate, mura e fortificazioni e sovrastato da una Rocca. La località d’arrivo non ha invece bisogno di presentazioni, costruzione maestosa il cui progetto risale al 1715. La sommità della collina è la seconda più alta di tutto il Piemonte con i suoi 672 metri, un tempio inaugurato il 1° novembre 1731 al cospetto di re Carlo Emanuele III di Savoia.


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SCATTO D’AUTORE TOUR DE YORKSHIRE 2019 by Bettiniphoto

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La Svizzera sui pedali

Inelle percorsi Gravel Alpi del Cantone Grigioni

di Sauro Scagliarini

Abbiamo pedalato per quasi tre giorni in una delle aree elvetiche più congeniali per le biciclette “ibride”. Ecco le nostre impressioni Il Cantone dei Grigioni, Graubünden in lingua tedesca, è una delle aree svizzere più congeniali per pedalare con le biciclette gravel. L’abbiamo apprezzato pedalando per tre giorni quasi sempre su sterrati di vario tipo, da quelli più facili e compatti alle pietraie che si formano sugli scoscesi sentieri che portano ai rifugi di montagna. L’itinerario prevedeva un percorso 48

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circolare, costeggiando a mezza costa il Reno Anteriore, uno dei bracci che alimenta la valle del Reno, col ritorno al punto di partenza attraverso il versante opposto. Il comodo punto di partenza è stato la città di Ilanz, a 700 m. e a ridosso delle montagne, facile da raggiungere in auto (3 h e mezzo da Milano) o con i comodi treni svizzeri dove si può trasportare la propria bici (5 h da Milano). La stradina non asfaltata che si im-

bocca appena fuori dal paese fa capire che si deve spingere sui pedali senza troppi indugi, per affrontare i circa 35 km con 1.500 m. di dislivello programmati nel primo giorno. Il sentiero è fatto per i camminatori che si allontanano dalla valle per arrampicarsi in quota e fuggire da auto e villaggi. Si entra ed esce da boschi di pini con la valle sottostante ricoperta di prati con le immancabili mucche al pascolo e con salite


e discese in rapida successione che conducono in valli laterali che portano al “Lag da Pigniu” toponimo in lingua romancia, assai diffusa nel cantone che ufficialmente ha nel tedesco la sua lingua di riferimento. Il lago è artificiale e sulla sua diga si può anche pedalare, ma è ancora più suggestivo girargli intorno sfruttando anche i prati che si interrompono contro le pareti a strapiombo. Il luogo è ideale per scatti fotografici da collezione o soltanto per contemplare il panorama e i vividi colori contrastanti. La meta successiva è Waltensburg che si raggiunge ritornando un po’ sui nostri passi e riprendendo a scalare le ripide salite sempre seguite da altrettanto ripide

discese.Tutto intorno le montagne e tanti piccoli paesi con l’immancabile alto campanile dal tetto aguzzo che svetta sopra le belle case di legno con ogni finestra ingentilita da fiori e gerani. Il percorso ora passa su strade asfaltate, ma le auto sono quasi assenti. La meta finale del giorno è Brigels, località turistica in una bella zona panoramica adatta a chi cerca silenzio e tranquillità. Il paese offre diversi alberghi e ristoranti dove la fonduta al formaggio è il piatto tipico dell’area. Al ristorante La Val ci è offerta anche la stube della fonduta, una mini casa totalmente di legno dove solo un piccolo gruppo può avere il privilegio dell’intimità di una costruzione che sarebbe corretto

definire “casa delle bambole”. Il secondo giorno è certamente il più vario e offre ancora più tipicità. Si iniziava con una piacevolissima discesa su asfalto fra microscopici paesi dove le stalle sono più numerose delle case. Si deve prendere il treno da Trun a Tschamut per tagliare un tratto di strada non particolarmente affascinante. Non è una linea principale, ma il treno è elegantissimo nel classico rosso svizzero con un intero vagone dedicato al trasporto bici da appendere ai comodi ganci al soffitto. Il buon umore è massimo, non solo per le belle montagne intorno e il cielo che non può essere più azzurro di così, LIFESTYLE INBICI

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ma soprattutto perché su questi treni ogni ciclista si sente un viaggiatore ben accettato e coccolato. La prima meta del giorno è il rifugio Maigels (Maigelshütte) a 2260 m. Si raggiunge pedalando su un sentiero scosceso e sassoso per una decina di chilometri costantemente in salita, che è una valida giustificazione per procedere senza troppi affanni con il vantaggio di ammirare tanta bellezza intorno. Girando intorno alla montagna il panorama cambia con rapidità, si sentono i fischi delle marmotte e mentre aumenta l’altitudine la montagna diventa completamen50

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te brulla. La pista è molto sassosa per le tante pietre che la pioggia e la neve portano. In salita non sono particolarmente fastidiose, ma in discesa si sentiranno tanto e si dovrà procedere con prudenza e bassa velocità. Dopo la discesa dalla “Cima Coppi” si torna sulla strada asfaltata e con una piacevole discesa si raggiunge Sedrun che non si direbbe abbia qualcosa di straordinario da proporre, invece proprio nel piccolo paese è nata una eccellenza svizzera: i pasticcini La Conditoria, a forma di mini-torta che si mangiano in un boccone. Si trovano nell’omonima

bellissima pasticceria La Conditoria, dove ogni vetrina è un trionfo di torte e prodotti artigianali. Il traguardo del giorno è a Disentis, una cittadina assai famosa nella Alpi per il monastero che opera da 1400 anni. L’edificio è enorme rispetto al resto delle costruzioni e l’impressione è la stessa che si prova a Lhasa nel Tibet quando si vede il Potala, l’antico monastero sede nei secoli di tutti i Dalai Lama. Una parte di esso è stato recentemente ristrutturato per offrire ottimi servizi alberghieri ma nello stile di “ospizio per pellegrini“ con relativi costi abbordabili. Anche


senza volerlo una piacevole sensazione di misticità è avvertita. L’ultimo giorno sulla carta ha caratteristiche simili ai precedenti: oltre 1500 m di dislivello spalmati su diverse salite alternate a discese in oltre 40 km di percorso prevalentemente sterrato. L’immagine più vivida della giornata è la lunga discesa che ci riporta a Ilanz con la stretta valle sul fondo che si avvicina lentamente come se fosse un volo planato, mentre si passa accanto a tanti alpeggi sparpagliati sui grandi prati.

Alcune migliaia di metri di dislivello superati e decine di chilometri di sterrato sono stati un soddisfacente test anche per il mezzo usato, la Trek Checkpoint ALR 5 noleggiata sul posto. Apparentemente una vera bici da strada con pneumatici sovradimensionati e nemmeno troppo sofisticata nel suo allestimento Shimano 105. Si è invece rivelata un perfetto strumento di viaggio sui tanti tipi di sterrati alpini trovati. L’unico momento di ripensamento dove una mtb biammortizzata sarebbe stata preferibile è stato durante la discesa molto sconnessa

dai 2260 m della Maigelshütte: pochi minuti dove la Trek Checkpoint ha resistito molto meglio del ciclista alle fortissime sollecitazioni del sentiero sassoso. Quel breve tempo non giustifica una scelta diversa se per il resto delle tante ore in sella era perfetta per comodità e leggerezza.

Info:

www.graubuenden.ch www.surselva.info www.disentis-sedrun.graubuenden.ch

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SCATTO D’AUTORE GIRO D’ITALIA 2019 RICHARD CARAPAZ by Bettiniphoto

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Mente in Sella

a cura di Claudia Maffi*

Mental training,

la potenza invisibile delle emozioni Ansia da prestazione, stress da vigilia e scarsa attitudine a fronteggiare l’imprevisto. Così la mente - se non adeguatamente allenata - può deprimere una performance Pensaci. Ti è mai capitato di finire una gara un po’ deluso perché non sei riuscito ad esprimerti come avresti voluto? Una gara in cui, magari, sapevi che avresti potuto dare di più ma, per 54

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qualche ragione apparentemente ignota anche a te stesso, non sei riuscito a farlo? A fine gara - nell’ascoltare i commenti dei corridori delusi dalla

propria performance - raramente mi capita di sentir dire “oggi non è andata, fisicamente non ero in forma”. Piuttosto è frequente sentir dire: “oggi non è andata, non c’ero con la testa!”, imputando così il risultato


ottenuto proprio a quella parte di scibile umano interiore all’atleta, non visibile. Peccato che proprio questa “GARA INTERIORE”, responsabile della maggior parte delle performance insoddisfacenti dei bikers, sia troppo spesso così trascurata. Infatti, la tendenza degli atleti è quella di pensare che non ci si possa fare nulla, proprio perché la mente è considerata una parte “intangibile”, non misurabile e dunque non allenabile come il resto del corpo. Grave errore! La psicologia dello sport, in realtà, è una SCIENZA e ci dimostra che questa parte MENTALE, che determina la qualità della performance in gara, è in realtà perfettamente allenabile. Dunque, cari ciclisti, non disperate. Il Mental training è un insieme di tecniche e strategie mentali, messe a punto dai ricercatori in psicologia dello sport, che vi aiutano ad AFFRONTARE e VINCERE quella gara interiore che spesso determina l’esito della vostra performance in gara.

CIÒ CHE NELLE GARE NON SI VEDE... MA COMANDA IL TUTTO! Molti ciclisti, nel prepararsi ad una gara, ragionano esclusivamente in termini di watt, potenza, forza, tecnica ed ogni giorno allenano ciascuno di questi elementi. L’obiettivo è arrivare all’appuntamento agonistico sperando nella performance ottimale che metta a frutto i miglioramenti derivanti dalla costanza di un allenamento settimanale. Scelta impeccabile. La preparazione fisica e tecnica, in effetti, è la base per affrontare le gare e richiede attenzione e cura in ogni dettaglio. Ma se vuoi esprimerti al massimo nella performance, da sola questo tipo di preparazione NON BASTA! Molti ciclisti ben allenati e preparati, infatti, si presentano il giorno della gara carichi di aspettative e intimoriti dall’idea di deluderle: atteggiamento mentale che, frequentemente, favorisce un livello di attivazione più alto di quello ottimale con il rischio di sviluppare tensione psico-fisica eccessiva. Se il corridore non si è MENTALMENTE PREPARATO ad affrontare

possibili imprevisti ed evoluzioni inedite della gara, il rischio è che alle prime difficoltà - inizierà ben presto ad utilizzare un dialogo interiore negativo perdendo concentrazione e sincronia. Se manca un lavoro di potenziamento sulla percezione di auto-efficacia, il biker sarà più soggetto a perdere fiducia nelle proprie capacità, interpretando così ogni suo errore in gara come la conseguenza di una preparazione fisica inadeguata. Pensaci. Quanto tempo dedichi, nel corso della stagione, alla tua preparazione fisica e tecnica e quanto tempo dedichi all’allenamento mentale? Ricorda: il primo passo per “spostare il limite” parte sempre dalla testa. Ti piacerebbe imparare delle tecniche di Mental Training per ottimizzare la tua performance in gara?

Contattami

all’indirizzo mail info@claudiamaffi.it Visita il mio sito www.claudiamaffi.it

*Dott.ssa Claudia Maffi (psicologa dello sport) >> credit foto Bettiniphoto

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// FOCUS SULLE AZIENDE

Assos of Switzerland Più che un marchio… una griffe a cura della Redazione

Assos partnership del Team WorldTour Dimension Data

In crescita i fatturati e l’immagine del brand che, oggi come 40 anni fa, si conferma un marchio iconico del mondo bike 56

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La filosofia, oggi come 40 anni fa, è quella di sempre: creare capi estremamente tecnici dai profili aerodinamici esclusivi, con l’impiego di tessuti innovativi per un look impeccabile e la massima performance possibile. E’ questa la carta d’identità di Assos of Switzerland, il brand iconico che - più di tutti - nel mondo del ciclismo fa rima con qualità. Una mission impressa nel genoma e nella storia di questa azienda che più che un marchio è ormai una griffe, un’eccellenza planetaria apprezzata anche dal mondo super-esigente dei professionisti. Assos of Switzerland ha raggiunto il suo massimo successo anche in Italia, dove opera con competenza

e puntualità tutta svizzera Mauro Grespan, amministratore unico di Extreme Racing che distribuisce in Italia, in esclusiva, il brand elvetico. Un brand che, malgrado la sua connotazione d’élite, continua a registrare significativi incrementi negli ordini in linea con il programma di sviluppo 2018-2021 indicati dalla casa madre. Grande successo stanno avendo, in particolare, gli Assos Pro Shop, i punti punti vendita selezionati in base ad accurate ricerche di mercato. I Pro Shop non sono altro che negozi in cui al marchio Assos viene dedicato uno spazio attrezzato di almeno 35-40 metri quadri. I negozi vengono allestiti, sotto la supervi-

sione della casa madre, in base a precise modalità logistiche che tengono conto dell’illuminazione, del mobilio e di altri dettagli. Qui l’utente finale trova tre requisiti fondamentali: il massimo assortimento delle collezioni, la presentazione degli articoli secondo standard precisi e la formazione del personale che è perfettamente in grado di illustrare le caratteristiche tecniche di un capo Assos. E col brand crescono anche i servizi accessori, come la policy strategy di Assos, da sempre proiettata verso la totale soddisfazione del cliente. Se, ad esempio, entro un mese dall’acquisto di un capo, un ciclista cade ed il pantaloncino e la maglia LIFESTYLE INBICI

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si lesionano, Assos li sostituisce gratuitamente. E se l’inconveniente accade entro l’anno, entra in funzione la sartoria a Stabio in grado di riparare i tessuti con formidabile maestrìa. Sono operazioni che qualche volta hanno un costo, ma molte volte vengono effettuate in forma completamente gratuita. Il mondo delle granfondo viene considerato “molto interessante” per un 58

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marchio come Assos perché consente di incontrare, nei loro contesti abituali, il mondo eterogeneo dei ciclo-amatori che rappresentano ormai la spina dorsale del mercato. E ingenti risorse vengono impiegate anche per il contrasto della contraffazione: “Sono anni - spiega Grespan - che lottiamo con i ‘clonatori’ del nostro brand che, per spirito di semplificazione, dividerei in due

fasce. C’è la contraffazione cinese, quella che immette sul mercato dei tarocchi grossolani, magari copiando la griffe, ma senza ovviamente riuscire a riprodurre, sul piano tecnico, il know-how dei nostri capi. E poi c’è una contraffazione più subdola, quella delle aziende che copiano i nostri campionari, violando però anche i nostri brevetti che sono ovviamente regolarmente depositati”.


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Domande a...

World tour può

Il

attendere Carboni in Maglia bianca al Giro d’Italia

Al secondo anno da professionista, il portacolori della Bardiani è sicuramente uno dei giovani più promettenti del nostro ciclismo: “Alla Bardiani sto benissimo, ma il mio sogno è vincere una tappa al Tour” Semplice, determinato e ambizioso. Giovanni Carboni, al secondo anno da professionista, è sicuramente uno dei giovani più promettenti del nostro ciclismo. Il portacolori della Bardiani, classe 1995, al recente Giro d’Italia è riuscito a farsi notare indossando per alcuni giorni la maglia bianca e andando in fuga in più occasioni. Dopo aver iniziato a pedalare da Esordiente, seguendo le orme del papà dal quale ha ereditato la

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passione e la grinta, Giovanni si appresta ora a spiccare il volo. Iniziamo le nostre dieci domande dai fatti più recenti. Sei contento del tuo Giro d’Italia? “Farlo al secondo anno da professionista è già una grande soddisfazione. Puntavo a ottenere una vittoria e credo di non esserci andato molto lontano. Nella prima parte di stagione mi aspettavo di andare un po’ meglio, poi pian piano la mia condizione è cresciuta e le buone prestazioni al Tour of the Alps mi hanno garantito la convocazione al Giro d’Italia. Ci credevo fortemente e


Giovanni Carboni

sono davvero felice per come sono andate queste tre settimane”. Come hai vissuto i giorni in maglia bianca?

di Davide Pegurri

maglia bianca, è stato unico ed emozionante. Non mi aspettavo un calore tale da parte dei miei concittadini e delle Marche in generale. Sono rimasto piacevolmente colpito”.

“A inizio Giro, scherzando con i compagni e gli amici, avevo dichiarato che mi sarebbe piaciuto indossare la maglia bianca nella prima settimana. Sinceramente non ci contavo, ho realizzato che il sogno si stava avverando solo al termine della fuga della sesta tappa. Negli ultimi chilometri, prima dell’arrivo a San Giovanni Rotondo, ho iniziato a fare i calcoli per esser sicuro di indossare la maglia di miglior giovane. Penso che, anche con Valerio Conti in maglia rosa, sia stato un grande giorno per il nostro ciclismo”.

Quando hai cominciato a correre in bicicletta?

Del clima e dei tifosi attorno al Giro cosa ti rimarrà nel cuore?

C’è un corridore che hai preso come esempio?

“Sicuramente mi ricorderò per sempre il passaggio da San Costanzo. Era la prima volta che la Corsa Rosa transitava dal mio paese e essere lì, indossando la

“Ho iniziato da Esordiente seguendo le orme di mio padre che è stato prima dilettante e poi un ciclista amatore. Tutto quello che ho fatto lo devo a lui e devo ringraziarlo perché mi stimola sempre a non mollare mai. Mio padre è il primo sognatore e mi ha insegnato anche e credere nei miei sogni, sempre. Mi ha trasmesso passione per il mondo delle due ruote e mi trasmette tanta grinta ogni giorno”.

“Nel ciclismo moderno ammiro molto Tom Dumoulin. Prima di tutto per lo stile e la classe, poi anche per il modo con cui sa affrontare le avversità. Basta vedere per esempio come ha vissuto quello che è successo a queLIFESTYLE INBICI

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10 DOMANDE A GIOVANNI CARBONI

sto Giro d’Italia. Spero di vederlo presto in sella alla bici”.

Dove ti alleni di solito?

Credi di poter diventare anche tu un corridore adatto a lottare per la classifica generale di un Grande Giro?

“Abitando ora vicino a Bergamo, a volte vado sul Selvino o sulla Roncola. Mi piace molto pedalare nelle Valli, lontano dal traffico, godendomi le salite, le discese e anche il fresco. In estate però torno anche al mio paese sul mare”.

“Spero di riuscirci. Anche se mi trovo davvero bene alla Bardiani, in una squadra Professional è più difficile puntare a vincere le grandi corse a tappe. Quando sarò maturo e sarò pronto al salto in una World Tour, mi auguro di avere la possibilità di testarmi anche per la classifica generale”. Essendo assieme ad Arianna Fidanza, ciclista della Eurotarget, come ti trovi a respirare ciclismo anche quando sei a casa? “Condividere la passione per le due ruote con Arianna, anche lei ciclista professionista, è davvero unico. A volte è difficile perché siamo spesso via, ma allo stesso tempo è bello perché con lei posso parlare di certe dinamiche, legate al nostro mondo, sapendo che le comprende molto più facilmente. Anche la sua famiglia è fantastica e suo papà Giovanni, ex professionista, avendo molta esperienza da direttore sportivo, mi dà spesso dei consigli preziosi”. 62

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Quali sono i tuoi hobby preferiti? “Io e Arianna spesso cuciniamo e ovviamente ci piace gustare vari cibi. Non ho hobby particolari ma quando non sono in sella amo viaggiare e non pensare alla bicicletta. Questo è il mio modo per staccare e ricaricare le batterie”. Quale è il tuo sogno? “Correre il Tour de France e poter vincere almeno una tappa. Il passaggio in una squadra World Tour non me lo pongo come sogno, ma come semplice evoluzione della mia carriera”

>> credit foto Bettiniphoto


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SCATTO D’AUTORE GIRO D’ITALIA 2019 by Bettiniphoto

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“La Moserissima”

batte il cinque

a cura della Redazione

“La Moserissima” trentina di sabato 13 luglio è un vero e proprio viaggio nel passato della città di Trento, in abbigliamento d’epoca e biciclette storiche costruite in periodo antecedente il 1987. La manifestazione sarà l’unica a rappresentare il Trentino-Alto Adige nel Giro d’Italia d’Epoca, un circuito in forte espansione che raccoglie le migliori rappresentazioni retrò del ciclismo in Italia, e Francesco Moser porterà gli amanti del pedale e i grandi del passato a due ruote alla scoperta di un scintillante percorso unico di 65 km e 690 metri di dislivello. Suggestivo il colpo d’occhio anche per i passanti, che si vedranno

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scorrere davanti i corridori e i loro cavalli d’acciaio, vestiti con pesanti maglioni che di certo contrasteranno con la calura estiva del mese di luglio. La trentina Piazza Duomo sarà il cuore pulsante della manifestazione, così come le strade bianche che costeggiano il fiume Adige e la storica Via Claudia Augusta, le verdi pianure del mese di luglio e le erte che si affronteranno con la sola passione che contraddistingue un evento lontano dall’agonismo e dalla tensione di una granfondo ciclistica. Non mancheranno i punti di ristoro e gli assaggi di buon vino, con le cantine CAVIT e Moser ad offrire degustazioni e leccornie, oltreché un momento di intrattenimento

dove tutti gli appassionati si ritroveranno assieme ai grandi campioni del passato, scherzando e venendo a conoscenza di una miniera di aneddoti sui tempi che furono. Nella scorsa edizione il protagonista accanto a Francesco Moser fu Mario Cipollini, nella precedente nientemeno che il ‘rivale’ Beppe Saronni, senza dimenticare chi non manca mai all’appuntamento come Marino Basso, il più simpatico della truppa. Piazza Duomo rappresenta una miniera di attrattive, una scelta fatta non a caso dallo staff di APT Trento, Monte Bondone, Valle dei Laghi e ASD Charly Gaul Internazionale, per mettere in bella mostra tutta la magnificenza della città di Trento.


Si tratta di una delle piazze più caratteristiche d’Italia al cospetto della Fontana del Nettuno, costruita su progetto dello scultore Francesco Antonio Giongo di Lavarone fra il 1767 e il 1769 e curioso spunto marino all’interno di una città alpina circondata da montagne. Un’area che trasuda storia e che si sposa a meraviglia con tutte le sfaccettature del panorama ciclistico nazionale. Francesco Moser non sta solamente preparando la propria bicicletta d’epoca, bensì anche apparecchiando la tavola per la “Cena rustica a casa di Checco”, appuntamento tradizionale che anticiperà “La Moserissima”. Prevista nella serata del 12 luglio, la cena è un must per tutti gli appassionati dell’evento vintage realizzato dallo staff trentino in collaborazione con “Lo Sceriffo” e la famiglia Moser. All’Azienda Agricola di Casa Moser in via Castel di Gardolo a Trento ci si potrà sedere accanto al corridore più vincente di sempre in Italia con 273 vittorie, una carriera che parla da sola. La quota per prendere parte alla serata ammonta a 30 euro, contattando APT Trento, Monte Bondone, Valle dei Laghi (0461.216000 – info@discovertrento.it), mentre per partecipare alla quinta edizione della ciclostorica bisognerà saldare la cifra di 50 euro entro il 30 giugno comprensivi di dorsale di gara, ristori lungo il tracciato, rivista ufficiale, assistenza medico-sanitaria, pacco gara con prodotti del territorio, pranzo al traguardo. “La Moserissima” è nata per celebrare il decennale de “La Leggendaria Charly Gaul” e mai più fermatasi dopo una pioggia di consensi. Una prova vintage che intervallerà il sontuoso appuntamento con la quattordicesima edizione de “La Leggendaria Charly Gaul” e la cronometro di Cavedine in Valle dei Laghi di venerdì, anch’essa prestigiosa tappa UCI Gran Fondo World Series come la sfida regina domenicale. >> credit foto Newspower

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// SPORT & ALIMENTAZIONE

Le “nuove” proteine dell’uovo a cura del Dott. Alexander Bertuccioli

Un gradito ritorno a completamento degli strumenti nutraceutici a disposizione del ciclista. Gli atleti un po’ più avanti con gli anni ricorderanno come tra i primi integratori proteici a disposizione comparivano anche le proteine estratte dall’uovo. Pur di fronte ad un valore biologico piuttosto alto (intorno al 100) e ad un profilo aminoacidico in pratica molto vicino a quello preso come riferimento (quasi quanto l’alimento in purezza), le proteine dell’uovo dopo un iniziale successo a cavallo 70

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tra anni ottanta e novanta – hanno registrato un graduale declino per arrivare, infine, ad un vero e proprio abbandono.

texture (consistenza molto compatta e viscida) di uovo e trascinandosi dietro un importante quantitativo di grassi e colesterolo.

Le motivazioni sono diverse, ma in prevalenza correlate a caratteristiche dei prodotti originari che si mostravano nel complesso piuttosto schiumogeni alla preparazione (e quindi non agevolmente consumabili), mantenendo un forte e persistente sapore ed una marcata

Inoltre, i processi di lavorazione utilizzati all’epoca implicavano l’utilizzo di temperature sufficientemente elevate da alterare il profilo qualitativo del prodotto, enfatizzandone le caratteristiche negative e peggiorandone nel complesso la digeribilità.


L’insieme di queste caratteristiche ha determinato con la comparsa di altre tipologie di prodotti qualitativamente superiori, proteine del siero del latte in primis, un progressivo abbandono di quelle realizzate a partire dall’uovo. Recentemente le più moderne tecnologie hanno portato allo rivalutazione dell’uovo come materia prima di partenza nella realizzazione di concentrati proteici di alta qualità. In particolare la tecnologia dell’ultra-micro-filtrazione ha permesso la realizzazione di prodotti estremamente purificati mantenendo basse le temperature di lavorazione. Questo permette la conservazione delle proprietà biologiche della proteina dell’uovo in assenza di denaturazione, eliminando di fatto le problematiche esistenti per le vecchie tipologie di prodotti. I prodotti così realizzati infatti non producono schiuma alla miscelazione, non conservano uno sgradevole sapore né una sgradevole texture di uovo e, soprattutto, contengono livelli minimali di grassi e colesterolo, in quanto il processo di lavorazione permette una pressoché completa separazione dell’albume dal tuorlo. Questo fa delle nuove proteine dell’uovo uno strumento estremamente interessante, dal valore biologico di 100, praticamente sovrapponibile a quello dell’alimento nativo, il tutto mantenendo un’ottimale digeribilità. L’insieme di queste caratteristiche fanno delle nuove proteine dell’uovo l’ideale quando è necessaria una velocità di digestione e di assimilazione intermedia tra le proteine del siero del latte e le caseine. Queste caratteristiche rendono questo nuovo strumento nutraceutico come l’elemento perfetto per la fornitura di aminoacidi e peptidi con velocità di assimilazione intermedia, molto utile per esempio in seguito ad allenamenti effettuati

Dott. Alexander

Bertuccioli

nel tardo pomeriggio o nel periodo serale costituendo una soluzione ideale per la fornitura proteica ad una media velocità (indicativamente assimilazione intorno ai 45-60 minuti e mantenimento dei livelli aminoacidici ematici di 4 ore circa). Questa riscoperta risorsa nutraceutica in questa nuova “veste” potrà mostrarsi di estrema utilità nella gestione delle diverse esigenze delle più svariate categorie di atleti.

Biologo nutrizionista Perfezionato in Nutrizione in Condizioni Fisiologiche DISB, Scuola di Scienze Biomediche, Università degli Studi di Urbino “Carlo Bo” Comitato scientifico Associazione Italiana Fitness e Medicina, Comitato scientifico Federazione Italiana Fitness.

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SCATTO D’AUTORE GIRO D’ITALIA 2019 by Bettiniphoto

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a cura della Redazione

credit foto R. Magrone

Arte, natura e musei:

Benvenuti a Trento! Cosa vedere, cosa fare, cosa non perdere. Ecco la guida per gustarsi fino in fondo il capoluogo trentino 74

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Architettura e arte, musei e natura, fanno di Trento una splendida meta di viaggio. Capoluogo di provincia e della regione autonoma, questa città del Trentino Alto Adige ha una lunga e ricca tradizione che la lega ad alcuni dei momenti più importanti della storia dell’Italia. Cosa vedere Senza dubbio il centro politico, religioso e monumentale della città è la piazza del Duomo su cui si affacciano


credit foto Gianni Caproni

splendidi palazzi nobiliari affrescati come le “Case Cazuffi-Rella. In questa piazza, in cui fu sepolto S. Vigilio, sorge l’omonimo Duomo di San Vigilio, in stile romanico, edificato nel 1212 per volere del vescovo Federico Vanga e in cui si tennero tutte le sedute formali del Concilio di Trento. Il palazzo Pretorio e la merlata Torre Vanga del XIII sec. formano assieme al Duomo un complesso spettacolare che domina la piazza, ornata anche dalla settecentesca fontana del Nettuno. Spettacolo per la vista poi il Castello del Buonconsiglio, composto da

una serie di edifici di epoca diversa. Il castello, residenza dei vescovi di Trento dal XIII fino alla fine del XVIII secolo, oggi ospita diversi musei. Notevoli sono anche i palazzi in stile rinascimentale-veneto e con le facciate affrescate che sorgono nell’elegante via Belenzani. Due edifici caratteristici, entrambi del ‘500 sono la chiesa di S. Maria Maggiore, in marmo rosso, e il palazzo Tabarelli sulla cui facciata sono scolpiti 22 profili di personaggi storici locali. Da visitare infine il Palazzo Pona Geremia del sec. XV con la scenografica facciata, decorata

credit foto G. Conte

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credit foto Luca Lorenzelli

da affreschi raffiguranti episodi di vita della città e miti, e la Chiesa di Sant’Apollinare (XIII sec.) eretta ai piedi del Doss Trento, presso l’antico borgo di Piedicastello. Cosa fare Sede di un’importante Università, Trento è una città piena di giovani con la vita tipica delle città universitarie. Eventi culturali, mostre, concerti, vernissage, reading e aperitivi sono all’ordine del giorno. Tanti poi i musei da visitare: dalle varie sedi del complesso museale provinciale, alle Gallerie di Piedicastello, dal Museo storico della guerra a quello dell’aeronautica, passando per il Museo diocesano tridentino e il Mart. Un’ampia scelta culturale che va dall’arte contemporanea a quella mo76

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derna, passando per l’archeologia e l’arte sacra. Da non perdere Assolutamente immancabile una visita agli altri Castelli della Provincia di Trento che assieme al Castello del Buonconsiglio rendono questa zona del Trentino Alto Adige un territorio quasi fiabesco: Castello di Stenico, Castel Thun e Castel Beseno. Tutti sono sedi del complesso museale provinciale del Castello del Buonconsiglio. Da non perdere infine nel periodo natalizio un giro tra le bancarelle del mercatino di Trento e magari una visita in quelle degli altri mercatini del Trentino Alto Adige.


La Leggendaria Charly Gaul 12-14.07.2019 la Moserissima 13.07.2019 Partecipa a La Leggendaria Charly Gaul UCI Gran Fondo World Series, tappa dell’UCI World Cycling Tour per la qualificazione alla Finale del Campionato Mondiale per cicloamatori! La Leggendaria Charly Gaul, intitolata all’Angelo della Montagna e alla sua mitica impresa al Giro d’Italia dell’8 giugno 1956, vi aspetta dal 12 al 14 luglio nell’affascinante territorio di Trento, Monte Bondone e Valle dei Laghi. Venerdì 12 si terrà la gara a cronometro attraverso i caratteristici borghi della Valle dei Laghi e domenica 14 la granfondo e mediofondo con partenza dalla bellissima Piazza Duomo, passaggio fra incantevoli specchi d’acqua, vigneti e borghi della Valle dei Laghi e Valle di Cembra fino alla scalata degli avvincenti e decisivi tornanti del Monte Bondone. www.laleggendariacharlygaul.it LaleggendariaCharlyGaul In onore di Francesco Moser e della sua famiglia, che ha scritto la storia del ciclismo dagli anni ‘50 ai giorni nostri, La Moserissima - La Ciclostorica di Trento festeggia il prossimo 13 luglio la sua quinta edizione ed è unica tappa del Trentino Alto Adige del Giro d’Italia d’Epoca. Il fascino vintage per una ciclopedalata internazionale con biciclette da corsa d’epoca costruite prima del 1987 attraverso Trento e la Valle dell’Adige lungo le cui sponde si snodano una fitta rete di piste ciclabili, suggestive strade bianche immerse nella natura alla scoperta di caratteristici borghi e passaggi nella storia della Via Claudia Augusta, l’antica strada romana. www.lamoserissima.it LaMoserissimaCiclostoricaTrento INFO E ORGANIZZAZIONE ASD Charly Gaul Internazionale charlygaul@discovermontebondone.it Tel. +39 0461 216000

te n o M , o Trent

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Foto Archivio APT Trento, Monte Bondone, Valle dei Laghi (Newspower, A. Grassini, A. Russolo)


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SCATTO D’AUTORE GIRO D’ITALIA 2019 CONOR DUNNE (IRL - ISRAEL CYCLING ACADEMY)

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by Bettiniphoto

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// FOCUS SUL PRODOTTO

Sram Force eTap AXS in prova a cura di Maurizio Coccia

Abbiamo effettuato il test del secondo reparto trasmissione wireless della Casa americana, quello a dodici velocità e con moltipliche rivoluzionate rispetto ai canoni tradizionali. Il feeling è simile a quello del reparto top di gamma Red, ad un prezzo decisamente molto competitivo. Dopo aver assistito alla sua presentazione ufficiale avvenuta lo scorso marzo in Spagna, siamo tornati ad utilizzare un gruppo Sram Force eTap AXS per una prova di lunga durata. L’occasione per testare il reparto trasmissione elettromeccanico wireless della casa statunitense ci è stata data dalla Beltrami TSA, che di 80

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Sram è distributore per l’Italia e che ci ha inviato una Argon18 Nitrogen Disc equipaggiata con il nuovo reparto wireless della azienda Usa. Per chi non lo sapesse lo ricordiamo: nella gamma Sram il Force eTap AXS è un reparto a dodici velocità posizionato subito dopo il top di gamma Red eTap AXS, dal quale si ispira in

tutto e per tutto sia per quel che riguarda le caratteristiche tecniche, le funzionalità, le operatività e la possibilità di interazione (sempre wireless) con device esterni per controllarne e personalizzare la maggior parte delle funzioni o per aggiornare i firmware. Diversi sono soltanto i materiali utilizzati e i processi di lavorazione


impiegati sulle parti, per un aggravio di peso quantificabile in appena trecento grammi (se si considera la variante con guarnitura doppia e freni a disco), ma per una differenza di prezzo di circa il 40 per cento in meno rispetto al top di gamma Red. Infine, diverso è anche il look, con fattezze esterne che nel caso del Red prediligono finiture cromate o luccicanti, mentre nel caso di questo Force troviamo tonalità più scure e

finiture in molti casi opache. Comune sia alla piattaforma Force eTap AXS che alla Red eTap AXS è inoltre la ricchezza delle configurazioni possibili, con una scelta che consente al cliente di optare per la guarnitura doppia oppure la monocorona, per la variante con comandi stradistici oppure quelli da cronometro triathlon e infine permette di scegliere tra un impianto frenante disc oppure rim brake.

La fascia rossa evidenzia la maggiore ampiezza garantita dalle moltipliche Force eTap AXS rispetto alle omologhe moltipliche delle principali Case concorrenti.

Cosa abbiamo utilizzato e quanto costa La Argon18 Nitrogen Disc utilizzata per il test era allestita con una guarnitura doppia con corone da 48 e 35 denti, con una casetta posteriore 10-26 montata su ruote Zipp con il corpetto Xdr richiesto necessariamente alla componentistica AXS. Infine, l’impianto frenante era a disco, equipaggiato con rotori da 160 millimetri sia sulla ruota anteriore

Rispetto alle cassette delle principali Case concorrenti (colore grigio) sulle cassette Force eTap AXS la progressione unitaria tra un pignone e l’altro è maggiore, arriva fino a 8 ingranaggi della “scala” di dodici velocità.

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I copricomando hanno un design ergonomico e impiegano gomma anallergica.

Sotto il copricomando è posta la vite per la personalizzazione del punto di contatto tra pastiglia e rotore

Forma e dimensioni dei comandi di classe Force eTap sono le stesse dei comandi di classe Red.

Nella parte interna delle due leve freno c’è il pulsante per controllare lo stato di carica della batteria dei relativi deragliatori.

che sulla posteriore. Il prezzo? L’equipaggiamento appena menzionato ha un costo di listino di 2548 euro, mentre l’omologa informazione di peso parla di 2812 grammi. Sempre a livello indicativo, il peso del gruppo completo scende a 2453 grammi se si opta per la configurazione “guarnitura doppia e freni rim brake” (e in questo caso il prezzo scende a 2408 euro). Come funziona Ripetiamo che a livello di gestione delle cambiate non c’è alcuna differenza nelle modalità di azionamento della componentistica Force eTap AXS rispetto a quello che accade per il Red eTap AXS. In entrambi i casi le azioni sono identiche a quelle che caratterizzavano la precedente generazione di componentistica eTap a undici velocità: per la salita o la discesa della catena sulle corone

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occorre una pressione simultanea dei pulsanti del comando destro e sinistro; la pressione sul singolo pulsante di sinistra gestisce invece la salita della catena sui pignoni, mentre la pressione sul destro la discesa. A differenza di quel che accadeva prima, però, la nuova generazione di componentistica eTap può essere completamente personalizzata tramite l’applicazione proprietaria Sram AXS: con un semplice smartphone si potrà in questo senso invertire le operatività dei due comandi e sempre attraverso la app si potrà impostare la modalità di cambiata di compensativa (il cambio si attiva automaticamente in seguito al cambio di corona anteriore al fine di garantire la stessa cadenza di pedalata) oppure sequenziale (il deragliatore si adegua automaticamente al cambio per avere la migliore linea catena possibile). È questo un aspetto fon-

damentale della nuova piattaforma eTap, che ha permesso a Sram di compensare quella lacuna sul piano interattivo che fino a ieri la differenziava rispetto alla componentistica omologa dei principali competitor. Sia sul nuovo Red eTap che sul nuovo Force non cambia invece il sistema di alimentazione che conferma le stesse due batterie intercambiabili che muovono il cambio posteriore il deragliatore e le due batterie “a bottone” per alimentare i rispettivi comandi cambio. L’autonomia del gruppo trasmissione è pertanto la medesima: a livello indicativo siamo a circa 80 ore di utilizzo se si considera una modalità di fruizione “standard” del reparto. Ergonomia e feeling nella cambiata Passiamo alle impressioni di utilizzo, iniziando prima di tutto dall’ergonomia dei comandi cambio. La forma


La batteria dei deragliatori è la medesima delle trasmissioni eTap di prima generazione, è la stessa sia per cambio che per il deragliatore.

Il design piatto delle maglie è stato studiato per ottimizzare la transizione della catena su pignoni e corone.

di questi ultimi è leggermente variata rispetto alla precedente generazione eTap, le leve freno sono state migliorate in direzione di una maggiore ergonomia della presa, il pulsante di azionamento della cambiata ingrandito, per facilitare la presa anche quando si indossano i guanti. Resta il fatto che il family feeling del contatto rimane quello che contraddistingueva i comandi eTap di precedente generazione, con un comando che – per fare un esempio - è leggermente più grande rispetto all’omologo componente del concorrente giapponese. Ora le specifiche sensazioni nella cambiata, non prima di aver segnalato che l’aggiornamento dei motori dei due deragliatori ha portato a una maggiore efficienza della transizione della catena sia per la componentistica di classe Red che per questa di serie Force di cui stiamo parlando.

Iniziamo dal deragliatore: la pressione simultanea sui pulsanti ingaggia immediatamente lo spostamento della catena attraverso la forchetta di deragliata. Non ci sono differenze tra l’efficienza della deragliata di classe Force rispetto a quella Red. Semmai, di minima differenza si può parlare nel senso che sul Red lo spostamento della catena è ancor più fluido e pulito rispetto a quel che si percepisce sul Force. Questo sicuramente avviene a causa dei diversi materiali che utilizza la guarnitura Force e soprattutto è dovuto al fatto che sulla pedaliera Force le corone sono due pezzi a sé stanti, al posto della struttura in un sol pezzo del Red. La differenza sostanziale è però quella che si percepisce nel confronto con la componentistica eTap di precedente generazione, lì dove il deragliatore era obbligato a lavorare su una guarnitura dove la differenza nella

La cassetta 10-26 che abbiamo utilizzato per il test è quella in cui la progressione unitaria tra gli ingranaggi è più ampia

dentatura delle corone e il diametro di queste ultime era maggiore rispetto a quelle della nuova generazione di componenti eTap. Ineccepibile anche il comportamento del cambio sui pignoni: la fluidità della trasmissione vale sia per le cambiate singole che per quelle multiple; da parte sua la catena soffre davvero poco il posizionamento su moltipliche particolarmente incrociate: i reparti AXS, infatti, inibiscono automaticamente l’utilizzo della combinazione “corona piccola/ingranaggio piccolo”; sul versante opposto l’impiego della combinazione “corona grande pignone grande” non da segni di insofferenza, se non il minimo rumore prodotto a causa della frizione tra le maglie. La rivoluzione dei rapporti La vera grande rivoluzione apportata dalla nuova componentistica eTap AXS non è tanto nell’introduzione LIFESTYLE INBICI

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La guarnitura doppia utilizzata per il test è solo una delle numerose varianti disponibili, che spaziano dalla monocorona, dalla versione per le cronometro fino a quella con rilevatore di potenza integrato.

delle dodici velocità, quanto nello stravolgimento della tradizionale modalità di intendere la dentatura dei rapporti: via alle classiche guarniture doppie 53-39, 50-34 o 52-36 e spazio invece a soluzioni più compatte, che, nel caso della serie Force sono due, la 48-35 e la 46-33 (solo sul Red c’è spazio anche per la 50-37 dedicata ai ciclisti stradisti professionisti). Sul pacco pignoni, invece, la rivoluzione dell’AXS è tutta imperniata sull’ingranaggio minimo da 10 denti che caratterizza tutti i pacchi disponibili, che nel caso di questo Force sono il 10-26 che abbiamo utilizzato, il 10-28 e il 1033. Dentature simili producono uno spettro di moltipliche che a livello di sviluppo metrico produce un’ampiezza maggiore di quella concessa dalle tradizionali tradizioni stradistiche. Non solo: un ulteriore punto a favore di tutta la componentistica di classe eTap AXS si basa sulla differenza ridotta che esiste tra le due

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corone anteriori: a prescindere da quale plateau si andrà a scegliere il gap tra corona grande e corona piccola è sempre di tredici denti. Questo uniforma le caratteristiche della deragliata per tutte le combinazioni possibili e, a livello pratico, riduce la classica sensazione di “salto” ne momento in cui si sposta la catena sulle due corone. Tutto questo a sua volta richiede una compensazione minore da mettere in pratica con il cambio posteriore. Per quel che riguarda l’allestimento da noi provato, l’accoppiata 48-35 e 10-26 che abbiamo utilizzato si adatta perfettamente al cicloamatore di buon livello: la moltiplica più piccola 35/26 è quanto basta per affrontare anche salite ripide se in possesso di un discreto grado di allenamento; sul versante opposto, la moltiplica più lunga 48/10 è sicuramente sufficiente per continuare a produrre velocità anche quando si affrontano discese con pendenza elevata. Le altre com-

binazioni disponibili nel “pacchetto” Force possono inoltre adattarsi alle esigenze del praticante cicloturista e soprattutto possono fare al caso di specialità leggermente diverse da quelle stradistiche “classiche”, prime tra tutte il gravel biking e il ciclocross. Progressione lineare dei rapporti Ancora a proposito di dentature prodotte, va aggiunto che un ulteriore risvolto utile della nuova architettura di moltipliche della piattaforma AXS è la linearità nella progressione degli ingranaggi posteriori: questo è particolarmente vero proprio con il pacco pignoni 10-26 che abbiamo utilizzato, che è il più compatto tra quelli disponibili e che offre uno scarto unitario sui primi otto ingranaggi. Si tratta di una prerogativa che evidentemente è negata ai pacchi a undici velocità; tutto questo si apprezza soprattutto nei tratti pianeggianti, o in genere è ben gradito dove è richiesta


una variazione di moltiplica minima per adattare cadenza e intensità della pedalata alla situazione del momento. Dedicato a chi? Insomma, a chi è più indicato il gruppo Sram Force eTap AXS? La grande versatilità lo rende un reparto adatto ad una platea di utilizzatori eterogenea, che va dagli stradisti ai crossisti passando per i cronoman e gli amanti del ciclismo “gravel”. Quel che è certo è che il valore aggiunto assicurato da questo reparto è duplice: da una parte ci sono i vantaggi funzionali garantiti dalla nuova architettura di rapporti propria della piattaforma AXS, dall’altra troviamo un rapporto qualità/prestazioni/ prezzo eccellente, che partendo dai punti di forza che caratterizzano le trasmissioni eTap sin dal giorno del loro ingresso in campo (funzionalità wireless, peso ridotto, velocità e facilità di montaggio, riduzione della manutenzione) hanno poi ulteriormente potenziato il tutto con le implementazioni di cui abbiamo parlato, le stesse che nel caso di questa variante di classe Force sono disponibili ad un prezzo molto competitivo.

Le impressioni sulla frenata “disc” E i freni a disco? Anche in merito a questi ultimi la differenza tra la componentistica di classe Force e Red è solo nella procedura di lavorazione delle pinze: sono sostanzialmente identiche, ma nel caso delle pinze Force la struttura è in due pezzi al posto della struttura in pezzo unico del Red. Impressioni in prova? Il contatto tra le pastiglie dei freni a disco di classe Force è morbido e “leggero”, con una frenata che è comunque potente ed estremamente progressiva tanto più si spinge sulle leve. Particolare importante su un impianto frenante di tipo disc è il fatto che in circa 1000 chilometri di test i rumori che abbiamo udito provenire dai rotori sono stati davvero limitati (e questo anche in seguito a frenate decise o in seguito ad un azionamento prolungato sulla leva freno). Inoltre, anche in questo caso, ci è parso davvero difficile trovare differenze tra le frenate marcate “Red” e quelle siglate “Force”.

I Prezzi Versione guarnitura doppia con freni idraulici: 2.548 € Versione guarnitura doppia con freni rim-brake: 2.408 € Versione monocorona con freni idraulici: 2.148 € I gruppi comprendono cambio posteriore, deragliatore centrale (se previsto), comandi, freni, rotori (se previsti), guarnitura, movimento centrale, cassetta, catena, batteria (batterie) e caricabatteria.

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// FOCUS SUL PRODOTTO

Navigatori LEZYNE, segue la strada anche off-line a cura della Redazione

I prodotti LEZYNE sono distribuiti in italia da Beltrami TSA • via Euripide 7 Reggio Emilia I prodotti Lezyne rappresentano l’ultima prestigiosa acquisizione della Beltrami TSA che, dal 2009, distribuisce in esclusiva gli articoli dell’azienda americana. Si tratta di prodotti di altissima gamma, come certificano anche gli importanti testimonial che, da anni, utilizzano il marchio Lezyne, da Danny Macaskill ad Alison Tetrick, da Geoff Gulevich alle squadre Lotto Soudal, AG2R La Mondiale Pro Cycling Team e Israel Cycling Academy. Del resto, ogni prodotto Lezyne è pensato, progettato e prodotto internamente alla struttura aziendale. E questo garantisce un livello di precisione, prestazioni e durata che non è secondo a nessuno. 86

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BiVillage, la vacanza a

due ruote sul balcone dell’Istria

a cura della Redazione

Spiagge bagnate da un mare limpido, il clima mite ed una ricca vegetazione hanno contribuito allo sviluppo turistico di Fazana, l’affascinante località croata in cui si trova il Camping BiVillage, moderna struttura turistica inaugurata nell’estate 2000 nel sud dell’Istria. Si tratta di un territorio molto apprezzato dagli appassionati delle due ruote che qui - oltre a numerose strutture bike-friendly - trovano una fitta rete di itinerari facili da percorrere con la propria bici assieme alla famiglia, così come sentieri per bikers più esperti ed esigenti, oltre a strade lisce per gli amanti della bici da corsa. Nel cuore di questo territorio bike-friendly, il BiVillage offre ai propri ospiti numerose alternative per il pernottamento, tra cui moderni chalet, funzionali case mobili, confortevoli stanze d’hotel e spazi attrezzati per il campeggio. Il BiVillage è la soluzione ideale per chi desidera una vacanza nel comfort ma anche stretto contatto con la natura. Posta sul mare, Fazana è una città di origine romana diventata nel tempo un pittoresco borgo di pescatori, ma anche di agricoltori.

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In questa ridente località - di fronte alle Isole Brijuni e al suo parco nazionale, ad appena 7 km dal centro turistico di Pola - si trova, come detto il Camping Resort BiVillage che, al suo interno, offre numerosi servizi, tra cui un divertente programma di animazione, mini club, discoteca, tre piscine con zona solarium, conditioning zone, uno tra i più grandi parchi adrenalinici d’Europa, tre ristoranti con cucina tradizionale e piatti internazionali, gelateria, supermercato, negozi, internet point, spiaggia attrezzata e tanto altro. Tra villette, chalet, room-beach, mobile home o strutture da campeggio, il Centro Vacanze BiVillage comprende oltre 400 unità abitative tra ville, chalet e Mobil Homes, inoltre 1000 piazzole anche king size o fronte mare. Per chi cerca un’alternativa alla classica camera d’albergo, le villette sul mare d’Istria del BiVillage saranno sicuramente la scelta più adatta. Il BiVillage è stato premiato come campeggio di primo livello da parte del Ministero del Turismo Croato e vanta da anni il premio Bandiera Blu, il programma internazionale per la protezione delle aree costiere.

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SCATTO D’AUTORE GIRO D’ITALIA 2019 by Bettiniphoto

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Ortler Bike Marathon

a cura della Redazione

Immagini Ortler Bike Marathon 2019

Süss centra il tris

Urs Huber beffa i colombiani Paez e Arias Cuervo. La narrazione su ruote grasse della Ortler Bike Marathon è di successo: cinque anni si raccontano facilmente poiché trascorsi senza nemmeno accorgersene, in un’escalation di bikers e di belle giornate che hanno portato l’evento venostano ad essere conosciuto come una delle competizioni di mountain bike più amate e prestigiose d’Italia.

metri di dislivello e classic di 51 km e 1600 metri di dislivello sono ormai un marchio di fabbrica, dove anche le categorie “Just for Fun”, “Hobby” ed e-bike si possono divertire. Il resto lo fanno le attrazioni lungo gli itinerari di gara, a cominciare dal punto di partenza di Glorenza, la “Bomboniera dell’Alto Adige”, inclusa nella classifica dei “Borghi più belli d’Italia”.

I percorsi marathon di 90 km e 3000

L’Abbazia benedettina di Monte

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Maria fu invece per decenni centro spirituale e culturale di tutta l’alta Val Venosta, mentre il campanile che spunta dal Lago di Resia circondato dalle montagne dell’Ortles e della Vallelunga non ha bisogno di presentazioni, essendo conosciuto in tutto il mondo. Castel Coira è un altro terreno coinvolto dal passaggio dei bikers della Ortler Bike Marathon, struttura medievale trasformatasi in residenza rinascimentale che racchiude affreschi,


cappelle e la più grande collezione europea di armature. Il tutto immerso nel Parco Nazionale dello Stelvio, il più esteso parco naturale italiano, che abbraccia ben tre regioni. La cima più elevata del Parco è proprio l’Ortles, di cui la manifestazione porta il nome (in lingua germanica), a svettare pacifico e sovrano sulle trame sportive dei prodi bikers. I due vincitori del 2018, Juri Ragnoli ed Esther Süss, partivano con i favori del pronostico anche alla 5.a edizione dello scorso 1° giugno. Un albo d’oro che – prima dello start raccontava di due vittorie ciascuno per Roel Paulissen, Juri Ragnoli ed Esther Süss, unica alla fine a centrare l’ambito tris, con la svizzera sul tetto della Ortler Bike Marathon in tre occasioni su cinque. Decisamente una buona media. La Val Venosta racconta di 300 giornate di sole l’anno, ma questa volta in pochi ci credevano viste le perturbazioni che perduravano da lunghe settimane, e invece una calda e soleggiata giornata ha regalato uno scenario incantevole forse nella prima vera e propria giornata di primavera. Il percorso ha però risentito dell’inverno tardivo, con una leggera modifica di un centinaio di metri di dislivello in altura proprio per evitare di ‘scontrarsi’ con la neve ancora presente al Lago dei Preti. E questo è già un successo per il comitato organizza-

tore altoatesino, ringraziando i circa 300 volontari e le associazioni Croce Bianca di Malles e dell’Alta Val Venosta, Vigili del Fuoco dell’Alta Val Venosta, Soccorso Alpino, AVS Alto Adige, Vigili del Fuoco dell’Alta Val Venosta, Polizia Municipale della Val Venosta, Polizia di Stato, Carabinieri, Guardia di Finanza, Soccorso Alpino GdF e Soccorso Alpino, nei confronti dei quali sono ‘volati’ altrettanti complimenti.

dalla propria due ruote, i primi ne avevano decisamente ‘di più’.

1.400 bikers hanno combattuto e sofferto lungo i percorsi marathon e classic, sfidandosi fra i boschi, i laghi e i favolosi paesaggi che la natura venostana è in grado di regalare, con anche un buon numero di spettatori ad incoraggiare i concorrenti, mentre i piccoli si divertivano in zona traguardo in occasione della Mini Ortler Bike Marathon. Agguerrito il finale, dove a svettare è stato lo svizzero Urs Huber (3h39’42”), classe 1985, bravo a bruciare in un concitato sprint la coppia colombiana formata da Leonardo Paez e Arias Cuervo. Quest’ultimo aveva promesso battaglia aperta al bravo Paez, ma tra i due si è infilato l’esperto biker elvetico, sopraffacendo i due atleti sudamericani. Ai piedi del podio il 31enne livignasco Mattia Longa, da poco compagno di squadra di Juri Ragnoli, giunto quinto. Ragnoli chiude a 3’34” dal vincitore scendendo sconsolato

Per quanto riguarda la prova classic di 51 km, ad aggiudicarsi il successo in campo maschile è il germanico Dominik Schwaiger che ferma il cronometro a 2h6’55”, con 1’02” di vantaggio sul connazionale Wolfgang Mayer e 3’29” su Livio Camenzind, sciatore elvetico di 18 anni. Sventola la bandiera rossocrociata in campo femminile: vince la 28enne Alexandra Lehmann davanti alla connazionale 26enne Letizia Strimer, giunta a 37”, e alla 44enne altoatesina Marina Ilmer, attardata di 2’32”. Novità anche dal punto di vista organizzativo con l’esordio di Julia Hensel come responsabile, coadiuvata da Jurgen Gaiser come direttore di gara dell’evento che si fregia del riconoscimento “green”, dando già appuntamento al 2020 con la sesta edizione firmata 6 giugno.

In campo femminile l’ex campionessa del mondo Esther Süss chiude in 4h33’57’’ e si conferma madrina della Ortler Bike Marathon. Seconda posizione per la germanica Janine Schneider, classe 1995, attardata di 6’44. A completare il podio un’altra elvetica, la 26enne Vera Adrian, a 7’19”.

>> credit foto Newspower.it

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SCATTO D’AUTORE GIRO D’ITALIA 2019 OLIVIER LE GAC (FRA - GROUPAMA - FDJ)

by Bettiniphoto

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// FOCUS SUL PRODOTTO

Argon18 Nitrogen Disc

la bici aero perfetta in tutte le condizioni a cura di Maurizio Coccia

La bici aerodinamica del marchio canadese si evolve: l’impiego di freni a disco la rende più sicura, più rigida e più amica del vento. Tutto questo senza sacrificare nulla alla sua impareggiabile versatilità... In fondo è una bici di rottura la Argon18 Nitrogen Disc che abbiamo provato, un modello protagonista di una piccola grande rivoluzione nel 98

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segmento delle biciclette da corsa: è l’evoluzione della omonima Nitrogen Pro che si poteva trovare sul catalogo del marchio canadese fino

allo scorso anno, è la aero-bike di punta di questo marchio. L’aggiunta della sigla “disc” sta ovviamente ad indicare l’impiego di freni a disco al


posto del più tradizionale impianto rim-brake. In realtà, diversamente da quel che accade per altri produttori, che lo stesso modello lo propongono sia in variante “disc” che “rim brake”, in questo caso la scelta di Argon18 è stata radicale: puntare tutto sul disco, eliminando completamente la versione per freni tradizionali che si trovava in catalogo fino allo scorso anno. Tutto questo sta ad indicarci due cose, strettamente correlate l’una con l’altra: la prima, che come molti altri

produttori anche Argon18 crede fortemente nello standard del freno a disco al punto da considerarlo opzione esclusiva per alcuni modelli; la seconda, che proprio nella fattispecie di questa Nitrogen Disc l’impiego dell’impianto a disco ha comportato un aggravio minimo di peso rispetto alla vecchia variante “rim”, ed anzi l’utilizzo dei dischi ha migliorato sia le caratteristiche strutturali del telaio nel suo insieme, sia le sue caratteristiche di aerodinamicità.

Confermata in pieno la sua indole corsaiola, ribadita non solo dal tubo di sterzo basso, ma anche dal carro particolarmente compatto LIFESTYLE INBICI

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Una foto dall’ultimo Giro d’Italia: nel team professionistico Astana la maggior parte dei corridori utilizzano la Nitrogen Disc. Gli altri optano per la Gallium Pro in versione con freni rim-brake.

Il profilo medio delle ruote Zipp 30 Course è quanto di meglio per assecondare il carattere poliedrico del telaio sul quale sono state montate. Sono un set che si addice a tutti i percorsi. E il cerchio è tubeless-ready.

Carattere aero L’aerodinamica continua appunto a rappresentare la caratteristica principale di questo modello che dal 2015 svetta nel segmento delle bici da corsa aero della Argon18 e che in questa più aggiornata versione conferma in pieno questo suo imprinting, acquisendo inoltre ulteriori punti di forza proprio grazie all’arrivo dei freni a disco. Assieme alla Gallium Pro La Nitrogen Disc è una delle due bici che Argon18 mette a 100

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disposizione dei corridori del team professionistico Astana: a giudicare da quel che si può vedere alle corse alcuni “Astana” propendono ancora per Gallium Pro in versione tradizionale, rim brake; molti altri – in particolare gli atleti più veloci o i passisti - hanno optato per questa Nitrogen Disc, che se guardiamo al telaio è identica alla bici che abbiamo testato. Vale la pena ricordarlo: le bici in uso ai corridori sono esattamente le stesse che qualsiasi

cliente può acquistare in negozio, stesse geometrie, stesse taglia, stesse caratteristiche strutturali. Il telaio in sintesi L’adattamento del telaio dallo standard frenante rim-brake a quello a disco ha obbligato Argon18 a piccole ma importanti modifiche dal punto di vista geometrico e strutturale. Queste ultime riguardano la diversa laminazione e spessorazione delle pareti del carbono nelle


Su un telaio “disc” come questo il sistema di fissaggio delle ruote non poteva che essere con perni di tipo passante. Anche grazie a questi ultimi il valore di rigidità laterale della bicicletta aumenta.

zone strutturalmente più esposte ai notevoli stress meccanici innescati dalla frenata “disc”: sono per questo stati adattati – in direzione di un ispessimento delle pareti - gli steli della forcella e il carro posteriore, in particolare nella zona prossima all’alloggio delle pinze frenanti con standard flat-mount. Queste modifiche strutturali hanno comportato un aggravio di peso minimo, soltanto 65 grammi in più nel confronto diretto con il Nitrogen Pro

dello scorso anno, appunto quello rim-brake. È per questo che, per riprendere le parole del produttore, il peso di 935 grammi (in misura M) pone il Nitrogen Disc tra i più leggeri telai aero e disc presenti sul mercato; sempre a detta di Argon18, l’adeguamento strutturale di forcella e foderi posteriori, e il conseguente impiego di perni di tipo passante con diametro da 12 mm, ha garantito un incremento di rigidità laterale dell’80 per cento nel con-

fronto diretto con il Nitrogen Pro. Per quel che riguarda la geometria le esigenze dimensionali dell’impianto a disco hanno obbligato a un allungamento dei foderi posteriori bassi e a un allargamento della loro “battuta”; in realtà, la maggiorazione del carro posteriore rispetto alla variante rim-brake è limitata a pochi millimetri, così da non stravolgere le caratteristiche di guida e tantomeno penalizzare le doti di reattività del mezzo. Sempre in tema di geomeLIFESTYLE INBICI

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tria, la nuova Nitrogen Disc conferma in pieno la sua impostazione di bici con fattezze aerodinamiche ma con valori dimensionali e angolari che più che alle cronometro sono adatti per praticare ciclismo stradistico (seppur di tipo competitivo). Infine, la transizione allo standard disc della Nitrogen e la conseguente eliminazione dei freni tradizionali ha permesso ai foderi e alla forcella di assicurare uno spazio per il passaggio ruota impensabile fino a ieri: la Nitrogen Disc può ospitare coperture fino alla 30 millimetri di sezione, che, perché no, possono aprire a una bici aero come questa degli orizzonti di utilizzo che rasentano il gravel biking o che quanto meno non la faranno soffrire quando si transita su asfalti dissestati. E il prezzo? Beltrami TSA, che di Argon18 è distributore esclusivo per l’Italia, consente la massima personalizzazione per quel che riguarda il montaggio della Nitrogen Disc. Il cliente potrà scegliere di allestire la bici con trasmissioni dei gruppi top di gamma sia della Shimano che della Sram, con ruote per freni a disco sia della Zipp che della Corima e con tutte le selle della ricca gamma Prologo. È per questo che piuttosto che elencare i prezzi dei mille allestimenti possibili è preferibile menzionare solo il prezzo del kit telaio (telaio, forcella, reggisella, perni passanti): 2989 euro.

Per ulteriori Informazioni: www.argon18bike.com

www.beltramitsa.it

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Il sistema di bloccaggio del reggisella di tipo semi-integrato è con vite che agisce su un expander interno: elegante a vedersi e anche molto pratico.

Il nostro giudizio e la nostra prova Beltrami TSA, che di Argon18 è distributore esclusivo per l’Italia, ci ha spedito una Nitrogen Disc allestita con un gruppo trasmissione Sram Force eTap AXS di cui parliamo più diffusamente in un’altra sezione della rivista e con un paio di ruote in alluminio della Zipp. Quella delle ruote, in particolare, è un’opzione che abbiamo particolarmente apprezzato: grazie al loro peso contenuto e al profilo basso del cerchio le 30 Course Disc rendono la bici maneggevole, ammorbidiscono un po’ il carattere aero del telaio

sul quale sono state montate per l’occasione, rendendolo più adatto ad affrontare nelle migliori condizioni possibili i percorsi con molta salita e ancora meglio quelli ventosi, dove le raffiche d’aria possono risultare “indigeste” a biciclette aerodinamiche provviste di ruote ad alta o altissima sezione del cerchio. Lusinghiero è stato anche il responso del peso: la taglia da noi testata era una S e sulla bilancia la Nitrogen Disc ha fatto segnare 7.75 chili di peso, da considerarsi un buon risultato per una bici da corsa disc. Passiamo alla regolazione di posizione sella e manubrio, che consideriamo un aspetto non secondario sulle bici con componentistica sempre più integrata come sono quelle attuali (Nitrogen Disc inclusa): fissare l’altezza sella è stato un gioco da ragazzi, visto che per gestire


Il tubo verticale si sagoma aerodinamicamente sui limiti della ruota posteriore: oltre che a fendere meglio l’aria, questa architettura consente di compattare la lunghezza del retotreno, a tutto vantaggio della reattività.

il reggisella aerodinamico e semi integrato si agisce sulla vite a espansione visibile nella parte superiore del tubo orizzontale: a differenza di molte aero bike di generazione attuale qui la vite non è nascosta alla vista sì, ma la sua presenza è cosa discreta e almeno non devi fare le contorsioni per raggiungerla dalla parte inferiore della tubazione, come invece accade in molti altri casi. Estremamente semplice è anche il posizionamento del set di guida: Argon18 ha previsto per la Nitrogen Disc uno spessore dedicato: la sigla che lo contraddistingue è 3D System; grazie ad esso è possibile ottenere tre differenti posizioni in altezza (spessore da 15, 25 o assenza di spessore) senza inficiare minimamente la rigidità dell’avantreno, cosa che invece accade quanto più vai ad aggiungere i classici spessori distanziali: noi abbiamo utilizzato lo spessore

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Lo spazio massimo che i foderi posteriori e la forcella concedono è compatibile con coperture fino alla 30 millimetri di sezione

Il tubo di sterzo ha uno sviluppo compatto per tutte le taglie: la posizione in altezza si può adattare grazie a specifici spessori distanziali che non inficiano la rigidità dei componenti di guida.

alto, da 25 millimetri, aggiungendo poi un ulteriore spessore classico da 3 millimetri. Sì, perché la Nitrogen Disc è bici con tubo sterzo davvero compatto per tutte le cinque taglie disponibili: un assetto simile predispone a stili di guida molto aggressivi e aerodinamici, come è appunto nel dna di questo modello, che dal 2015 è il pinnacolo delle bici da strada aero della Argon18. A proposito, se siete amanti delle andature senza fretta, se quel che vi piace è una guida rilassata, se l’agonismo lo disdegnate e se non volete obbligare il vostro tratto lombare a piegamenti marcati una bici del genere ha davvero poco senso, questo dovreste averlo già capito. Capitolo “sensazioni di gui-

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da”: la Nitrogen Disc ha una geometria collaudata, che come abbiamo detto è stata solo in parte modificata rispetto quella che era l’impostazione originaria. Per questo viene confermata in pieno la sua indole corsaiola, ribadita non solo dal tubo di sterzo basso, ma anche dal carro particolarmente compatto, di conseguenza nervoso e scattante anche in questa configurazione disc, che come abbiamo detto è solo qualche millimetro più lungo della precedente versione rim-brake. Compatto è anche lo sviluppo dell’avantreno, cioè della distanza tra il movimento centrale e il mozzo anteriore, di conseguenza la bici risulta facilmente guidabile nei tratti tecnici e nelle situazioni miste, anche se sul versante opposto richiede un po’ po’ di “presen-

za” nelle situazioni ad altissime velocità, in particolare nell’impostazione delle curve. Infine una nota sul comfort: il produttore definisce la nuova Nitrogen Disc una bici aero che stupisce anche per il livello di comfort; noi preferiamo dire che un modello di questo genere non è sicuramente indicato per chi mette lo smorzamento dei colpi in cima alle sue priorità (granitico il suo reggisella con forma aero), ma è anche vero che chi volesse settare questa full carbon con coperture da 30 mm troverebbe in queste ultime un ottimo alleato per rendere questa Nitrogen Disc anche una discreta comfort bike.


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Sulle tracce di

Leonardo… in E-BIKE

a cura di Eleonora Pomponi Coletti

Per chi - come me - è amante dei pedali la prospettiva di un tour in e-bike non convince quasi mai. Per i 500 anni dalla morte del grande genio di Leonardo da Vinci ho avuto la possibilità di vivere la mia bella Toscana “in pedalata assistita” e, scardinando ogni tipo di pregiudizio, è stata un’esperienza a dir poco favolosa! Sono partita per un press tour di 4 giorni promosso da Toscana Promozione Turistica in collaborazione con Tuscany Cycling Season e, sotto la guida di Marco, responsabile di Leonardo da Vinci Bike Tour, e con la compagnia di alcuni colleghi provenienti da varie parti d’Italia e 106

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d’Europa ho ripercorso i luoghi del cuore del grande Maestro Da Vinci. Arrivati al nostro alloggio a Casa Carbonaia (Santa Lucia – Vinci) abbiamo iniziato alla grandissima con un pomeriggio di relax presso Grotta Giusti a Monsummano Terme; Grotta Giusti è all’interno di una

meravigliosa villa ottocentesca che dispone di una Spa dotata di piscina termale all’aperto con la celebre e scenografica cascata, 40 postazioni idromassaggio, la piscina termale Bioaquam® alla temperatura naturale di 34°C, la piscina termale per i bambini e quella estiva.


La perla del resort è sicuramente la grotta termale naturale, la più grande d’Europa, con il suo lago sotterraneo e le tre sale create dalla natura suddivise in “paradiso”, “purgatorio” e “inferno” secondo la temperatura che si può trovare al loro interno, dove si è avvolti da un caldo bagno di vapore; un’esperienza davvero affascinante. Per tutta la durata del tour abbiamo avuto il piacere di alloggiare a Casa Carbonaia, un agriturismo immerso nella natura della più verace campagna Toscana, che ha un panorama unico e mozzafiato dotata di 70 posti letto, luogo ove - narra la storia - Leonardo trascorreva il tempo in compagnia del suo padrino; un

luogo ideale per il relax e per chi ama la natura, gestito da Simone, guida di canyoning e toscano D.o.c.

Marco ci ha guidati alla volta della via Francigena in un’esperienza di vero trail.

Il primo giorno in bicicletta ci ha visto percorrere circa 50 chilometri; partiti da Gambassi Terme, per la precisione dall’Ostello Sigerico, un piccolo borgo sul percorso della Via Francigena, dove l’associazione “Il Cammino di Sigerico” nata nel 2011 ha creato nell’edificio un ostello per viandanti e pellegrini in cammino sulla Via Francigena, poichè questo bellissimo edificio si trova su una delle direttrici della via Francigena, che Sigerico, arcivescovo di Canterbury, percorse nel 990 durante il suo ritorno da Roma verso l’Inghilterra. Dopo una piccola visita al borgo

Le piogge intense dei giorni precedenti avrebbero reso il tutto molto faticoso senza la pedalata assistita, poiché il percorso nelle salite era molto fangoso; con le e-bike invece è stato possibile godersi il panorama mozzafiato delle colline toscane in uno dei primissimi giorni di sole della stagione 2019 in completo relax e senza sforzi eccessivi. Dopo una pausa pranzo in pieno stile toscano alla Macelleria Falaschi a San Miniato che ci siamo goduti in una terrazza con un panorama da togliere il fiato siamo tornati in sella LIFESTYLE INBICI

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alle bici alla volta di Vinci, stavolta passando per Fucecchio. Nel tardo pomeriggio, dopo esserci riposati e cambiati, ci siamo trasferiti per la cena nella spettacolare Tenuta di Artimino, a Carmignano; dopo una breve visita all’interno tenuta che fu cara a Caterina ‘de Medici e dopo un eccellete degustazione dei vini prodotti in loco abbiamo gustato un eccellente cena al Ristorante Biagio Pignatta, locale situato a poca distanza dalla Villa che propone un’ospitalità di classe all’insegna della tradizione toscana. Il giorno seguente siamo partiti in bici direttamente da Casa Carbonaia per fare la prima sosta al Museo Leonardiano che si trova in pieno centro storico a Vinci e rappresenta il luogo ove sono oggi custoditi alcuni degli antichi progetti scientifici e tecnici di Leonardo da Vinci. Il Museo Leonardiano presenta, 108

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infatti, una delle raccolte più ampie e originali dedicate ai molteplici interessi di Leonardo. Dopo questa full immersion nell’universo di Leonardo abbiamo ripreso le biciclette in compagnia di Marco e ci siamo diretti a Cecina di Larciano ospiti dell’Azienda Agricola il Cassero dove abbiamo gustato un ottimo pranzo nel relax più assoluto. Dopo i tanti chilometri percorsi, Simone ci ha fatto un regalo e la sera a cena abbiamo cucinato le pizze fatte da noi con il suo aiuto godendoci un tramonto bellissimo dal giardino terrazzato di Casa Carbonaia. L’ultimo giorno non è stato da meno rispetto agli altri; partiti di buon mattino in bicicletta da Casa Carbonaia e, passando per Lamporecchio, abbiamo imboccato la Ciclovia

dell’Arno in direzione Firenze e infine siamo arrivati con biciclette piene di fango al Parco delle Cascine, per poi attraversare Ponte Vecchio con bici alla mano fin sotto gli Uffizzi. Dulcis in fundo sosta e pranzo allo storico Grand Hotel Baglioni, situato nel cuore di Firenze e ospitato all’interno di un sontuoso palazzo ottocentesco; ospiti del ristorante panoramico B-Roof, all’ultimo piano dell’hotel, ci siamo goduti il magnifico skyline di Firenze chiudendo in bellezza questa magnifica parentesi toscana all’insegna di arte, natura, storia, buon cibo e “pedalata assistita”. Un’esperienza da fare e rifare e soprattutto da consigliare e riconsigliare a tutti!

>> credit foto Matteo Dunchi


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“Cortina Trophy” conto alla rovescia a cura della Redazione

Conto alla rovescia per la “Cortina Trophy”, la grande classica per le due ruote in programma Sabato 13 Luglio tra i suggestivi scenari delle Dolomiti. La corsa si snoderà lungo due spettacolari tracciati di 75,4 km e di 52,5 km. Il percorso Marathon partirà da Cortina, avrà circa 2900 metri di dislivello ed è disegnato tra le località di Croda da Lago, Tofane, Passo Posporcora, Pian de Loa, Son Forcia - Monte Cristallo, Passo Tre Croci, Pezies Faloria e ritorno a Cortina D’Ampezzo. Il percorso Classic, invece, avrà un dislivello di circa 1900 metri e si snoderà lungo un itinerario tratteggiato 110

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dalle località di Cortina D’Ampezzo, Passo Posporcora, Pian de Loa, Son Forcia - Monte Cristallo, Passo Tre Croci, Pezies Faloria e ritorno a Cortina. L’evento si svolge in concomitanza con il decimo anniversario del riconoscimento delle Dolomiti quale Patrimonio dell’Umanità Unesco, una ricorrenza che Cortina d’Ampezzo – che viene considerata, ad honorem, la “regina” delle Dolomiti – festeggerà ancora una volta nel segno dello sport.


Cortina Trophy nasce e si consolida sotto l’egida del comitato di Cortina Exeperience che ha preparato ancora una volta un’edizione ricca di sorprese. Tra gli eventi collaterali workshop di yoga, laboratori creativi, baby-parkour, seminari e talk-show. Intanto, prosegue a gonfie vele la partnership con la Marathon dell’Altopiano, che si terrà a Gallio (VI) il 29 settembre e dalla cui “fusione” è nata “La combinata

delle Rocce”, un’opportunità unica per vivere la mountain bike in due tra i migliori contesti naturalistici offerti dall’arco alpino, con la garanzia di standard organizzativi di alto livello.

Info www.cortinatrophy.com

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Il Nuovo Codice della Strada

a cura della Redazione

Sicurezza in Bici:

al primo posto la “visibilità” Secondo uno studio condotto dall’A BI CI e Lagambiente, gli italiani che utilizzano sistematicamente la bici per coprire il tragitto casa-lavoro sono 743.000, con percentuali elevatissime nella provincia autonoma di Bolzano (il 13,2% degli occupati raggiunge il luogo di lavoro in bici), in Emilia Romagna (7,8%) e in Veneto (7,7%). Spostare quote significative della mobilità motorizzata urbana verso quella ciclistica, mantenendo e possibilmente incrementando i livelli del trasporto pubblico locale, darebbe benefici evidenti, sia in termini di riduzione dell’inquinamento atmosferico, di benessere psicofisico e quindi di riduzione di varie patologie, di coesione sociale, ma soprattutto in termini di riduzione del numero di morti e di feriti tra pedoni e ciclisti che sono gli utenti più a rischio in ambito urbano. Ma lo sviluppo di una vera bike-culture passa anche attraverso nuove e più affidabili politiche sulla sicurezza. Le strategie per aumentare la sicurezza dei ciclisti devono essere affrontate attraverso un ventaglio di azioni finalizzate a rendere più percepibile dagli altri utenti della strada la presenza di conducenti a due ruote, migliorare la sicurezza passiva dei ciclisti per ridurre le conseguenze degli incidenti, adeguare le infrastrutture 112

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stradali per renderle più compatibili con le esigenze dei veicolo a due ruote. Nel quadro degli interventi per rendere più visibili i ciclisti, si potrebbero prevedere modifiche alle norme in materia di utilizzo di dispostivi rifrangenti e di abbigliamento ad alta visibilità ed introdurre una specifica disciplina per la scorta tecnica anche nel corso degli allenamenti organizzati. Per quanto riguarda la visibilità, al fine di ridurre i rischi di incidenti, soprattutto alle intersezioni, occorre che i ciclisti siano sempre facilmente identificabili da parte degli automobilisti e dagli altri utenti della strada, prevedendo un obbligo generalizzato di indossare indumenti riflettenti che offrano la massima visibilità della propria sagoma in movimento, in modo da non essere mai confusi con altri elementi presenti sulla strada. Attualmente, infatti il codice prevede che i ciclisti devono rendersi ben visibili indossando un giubbino riflettente oppure altri indumenti analoghi solo in condizioni di limitata visibilità e cioè quando transitano in galleria oppure quando circolano fuori dai centri urbani nelle ore notturne (da mezz’ora dopo il tramonto a mezz’ora prima dell’alba).


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Sasso Mtb Race

Sfidando il

“Dente Diavolo” del

a cura della Redazione

Sale l’attesa per la gara di mountain bike in programma il prossimo 15 settembre a Sasso Marconi. Cipriani: “Già quattrocento iscritti. E sabato per gli atleti un ricchissimo contenitore di eventi” Si sono aperte ufficialmente le iscrizioni alla “Sasso Mtb Race”, la gara di mountain bike in programma il 114

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prossimo 15 settembre a Sasso Marconi. E subito il grande popolo delle “ruote dentate” ha risposto

presente. A tre mesi e mezzo dal ciak, sono già oltre quattrocento gli iscritti alla gara emiliana che si


snoderà lungo un percorso spettacolare (lo stesso dell’ultima edizione) disegnato nei dintorni di Sasso Marconi. La “Sasso Mtb Race”, che quest’anno posticiperà la partenza alle 9.40, deve la sua notorietà, soprattutto, al “Dente del Diavolo”, l’ultima asperità del percorso marathon con una salita dalle pendenze importanti ed una discesa altrettanto impegnativa. Ma, al di là degli spunti tecnici, la gara rappresenta soprattutto una “due giorni” di eventi e divertimento concentrati, in particolare, nella giornata del sabato che vivrà soprattutto sulla “Via dei Somari”, la gara dedicata agli escursionisti con e-bike e modelli gravel. Due i tracciati: uno di 40 e l’altro di 80 chilometri. Ad attendere i partecipanti, al termine della contesa, un ricco buffet e base di birra e di prodotti tipici locali. Per l’evento di quest’anno è stata anche creata una divisa celebrativa. Sempre il sabato è in programma la

corsa dedicata ai giovanissimi dai 6 ai 12 anni protagonisti della “Sasso Mtb Race Junior”, uno spettacolo esaltante che solo i bambini sono in grado di garantire. Per quanto riguarda i tracciati, Cipriani rassicura tutti i partenti: “Il

maltempo di queste settimane ha certamente creato qualche problema - dice - e, proprio in questi giorni, abbiamo cominciato a mettere a posto alcune parti interessate da fenomeni franosi. Ma, il giorno del via, statene certi, i percorsi saranno come al solito perfetti”.

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a cura della Redazione

credit foto N. Angeli

Monte Bondone,

la montagna più temuta oggi è un’ambita meta turistica Spigolando tra relax e “vacanza attiva”, scopriamo le infinite opportunità dell’Alpe di Trento dove, per dodici mesi all’anno - tra sport e shopping - è impossibile annoiarsi 116

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Lo shopping nelle eleganti vetrine del centro storico ed il brivido di discese mozzafiato con le scioline ai piedi. Che siate amanti del relax o appassionati delle forti emozioni, il Monte Bondone è sempre il posto ideale per voi. “L’Alpe di Trento” si trova a circa quindici chilometri dalla città ed è un punto di riferimento per gli sportivi in tutte le stagioni. Ciclisti, trekkers, ma anche semplici appassionati di passeggiate nella natura trovano qui la loro meta ideale. Durante l’estate l’imbarazzo della scelta è fra il relax, godendosi i meravigliosi scorci dolomitici, o la vacanza “attiva”, assistendo o partecipando ad uno dei tanti eventi che vengono organizzati sulle strade. Ma quando le temperature si abbassano il Bondone diventa un vero paradiso per gli appassionati di sport invernali. La tradizione che lega questi luoghi allo sci ha radici lontane (basti pensare che, nel 1934, qui venne realizzato il primo impianto di risalita d’Europa che operava come slittovia) e si è mantenuta ed evoluta col tempo, creando strutture all’avanguardia e piste sempre più emozionanti. Non a caso, su questi strapiombi innevati, nel 2013, si è svolta la 26ª edizione delle Universiadi invernali e, ogni anno, si svolgono prestigiose competizioni di Snowboard e Freestyle.

credit foto N. Angeli

credit foto L. Merisio

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credit foto A. Russolo

La più nota è certamente la “Gran Pista”, inserita dalla CNN nella classifica delle 100 discese più belle del pianeta. Questa bella “rossa” piuttosto tecnica si affaccia sul massiccio del Brenta e nei suoi 3550 metri attraversa boschi di conifere e betulle e, grazie all’ottimo impianto di innevamento artificiale, è utilizzabile al meglio anche nei periodi con scarse precipitazioni. A renderla molto apprezzata dai discesisti contribuisce anche la seggiovia “Rocce Rosse” che, in poco più di sette minuti, copre i quasi novecento metri di dislivello.

credit foto F. Zanlucchi

La “montagna di Trento” sfata, inoltre, un antico adagio secondo cui lo sci sarebbe una disciplina sportiva per mattinieri. Lo snowpark e le piste Cordela, Diagonale Montesel e Lavaman sono illuminate ogni sabato fino alle 19.15 per una sciata al tramonto e ogni giovedì fino alle 22.30, per consentire agli stakanovisti della neve di provare l’emozione di una discesa sotto le stelle. E se non si è capaci o non si vuole sciare? Tranquilli, c’è posto anche per voi. Potete sperimentare l’atmosfera accogliente dei rifugi, accompagnare i vostri figli al family village o sorseggiare una bevanda calda allo skibar mentre guardate i vostri amici perdersi all’orizzonte o muovere i primi passi sugli sci. Una sola cosa non si può fare sul Monte Bondone: annoiarsi.

Per saperne di più:

www.discovertrento.it/monte-bondone

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