BIMESTRALE IN DISTRIBUZIONE GRATUITA ANNO IX - N. 12 GENNAIO 2019
magazine
Giro Sardegna dal 20 al 26 aprile 2019
Clicca per vedere in anteprima il video GiroSardegna - Promo
MAURO VEGNI
“Vi racconto storie curiosità e aneddoti della mia vita in rosa”
GIANLUCA SANTILLI
Sicurezza e bike-economy Da questo numero la sua nuova rubrica
PAOLO SAVOLDELLI
La nuova vita del Falco “Il Giro d’Italia 2019 sulla carta ha due favoriti”
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RIDEFINISCE I LIMITI Cento1 Hybrid ridisegna i confini di usabilità di una bicicletta da corsa di alto livello. Il prestigio di un oggetto da corsa Wilier Triestina si unisce all’innovazione del sistema di servo assistenza più leggero sul mercato. É cosi che è nata la bicicletta da corsa ibrida più leggera al mondo: solo 11,9 kg.
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SCATTO D’AUTORE TIRRENO ADRIATICO by Bettiniphoto
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Gran Fondo Laigueglia
Ciak nella Riviera delle Palme a cura della redazione
Il prossimo 24 febbraio si rinnova, per il 21° anno consecutivo, l’appuntamento con la grande classica d’apertura del ciclismo amatoriale Torna la Granfondo Laigueglia, una delle gare più amate sul lungomare e nell’entroterra della Riviera delle Palme, terra di turismo, pescatori e… ciclismo. La manifestazione ligure è da sempre considerata la prima proposta di stagione, quella che consente le prime sgambate ed i primi raffronti con il cronometro in una località che davvero merita di essere scoperta. Le temperature a 4
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fine febbraio sulla costa ligure sono già miti e la Granfondo Laigueglia regala già sprazzi di primavera. Non a caso, qualche giorno prima, è in programma il Trofeo Laigueglia, storica gara per professionisti che si svolge dal 1963. Uno dei punti di forza della gara è la sicurezza dei partecipanti, con l’intero percorso chiuso al traffico ed un’organizzazione meticolosa, il controllo della competizione con sistemi satellitari e –
come ricorda come un mantra l’organizzatore Vittorio Mevio – “il concorrente posto sempre al centro dell’attenzione”. La ventunesima edizione della Granfondo Internazionale Laigueglia (che decreta anche il ciak ufficiale dell’InBici Top Challenge) torna il prossimo 24 febbraio, in provincia di Savona. Ma al di là dell’aspetto agonistico – che per il Gs Alpi è tutt’altro che una priorità – il vero fiore all’occhiello della gara è il contesto
d’impareggiabile bellezza in cui si svolge. Il borgo di Laigueglia è infatti situato ai margini di una delle zone turisticamente più frequentate della riviera ligure di ponente, il tratto di costa delle due cittadine vacanziere di Albenga ed Alassio. Alla consolle organizzativa, come sempre, l’esperienza e l’entusiasmo del Gs Alpi di Vittorio Mevio, vulcanico inventore della Granfondo Internazionale Laigueglia, l’uomo che, con la forza della tenacia, ha saputo creare dal nulla un evento sportivo che, a fine febbraio, è in grado di riempire tutte le strutture ricettive della località: “E’ un evento - dice - che organizziamo per passione, anche se mettere a posto tutti i tasselli, ogni anno, è sempre molto complicato. Ma abbiamo dei doveri nei confronti di oltre 3500 ciclisti e dei loro accompagnatori che, ormai da vent’anni, scelgono d’iniziare la stagione con noi. Anche per questo, prima che una corsa, la Granfondo Internazionale Laigueglia è una grande festa di sport, dove al primo posto c’è sempre il piacere della condivisione”.
La ventunesima edizione della Granfondo Internazionale Laigueglia (che decreta anche il ciak ufficiale dell’InBici Top Challenge) torna il prossimo 24 febbraio, in provincia di Savona
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Sommario Gennaio 2019 // Numero 12
Paolo Savoldelli
Mauro Vegni
“Lo scrigno dei ricordi della mia vita in rosa”
“Vi presento la mia nuova rubrica sulla bike-economy”
Cosmobike 2019
Andrea Garosio
Taipei Cycle Show
Giovani grimpeurs crescono (bene)
La fiera di Verona cambia data e formula
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Gianluca Santilli
I pronostici del Falco “Il Giro ha due favoriti”
LA SARDEGNA SUI PEDALI a cura della redazione
GF CASSANI
a cura della redazione
INBICI TOP CHALLENGE a cura della redazione
GF TARROS MONTURA a cura della redazione GREEN FONDO PAOLO BETTINI a cura della redazione
BALLAN, RICORDANDO VARESE di Eleonora Pomponi Coletti
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GF ALÉ MERCKX a cura della redazione RICCIONE IN BICICLETTA a cura della redazione MENTE IN SELLA a cura di Claudia Maffi
GF DELLA VERSILIA a cura della redazione
DUE ALI PER PEDALARE di Mario Pugliese L’ABC DELLE E-BIKE a cura della redazione
Nel cuore orientale della bicicletta 2.0
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GF CHARLY GAUL
a cura della redazione
GF VIA DEL SALE
a cura della redazione
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TEMPO DI GRAVEL a cura della redazione
LA PREPARAZIONE DEL CICLISTA di Wladimir Belli
GIRO D’ITALIA AMATORI
a cura della redazione
FOCUS SUL PRODOTTO di Maurizio Coccia
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Il rullo a trasmissione diretta che offre le sensazioni piĂš reali del mercato. Grazie alla sensazione che trasmette la pedalata e al nuovo concetto rocking system ti sembrerĂ di allenarti davvero su strada. Con poche pedalate ci si rende immediatamente conto che si tratta di un concetto rivoluzionario e differente.
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GRUPPO EDITORIALE INBICI Direzione e Amministrazione Viale della Repubblica, 100 - 47923 Rimini (RN) Direttore Generale Maurizio Rocchi Direttore Responsabile Mario Pugliese Vice Direttore Carlo Gugliotta In Redazione Mario Pugliese, Dr. Roberto Sgalla, Riccardo Magrini, Wladimir Belli, Gian Luca Giardini, Silvano Antonelli, Prof. Fabrizio Fagioli (Equipe Velosystem), Paolo Mei, Claudia Maffi, Nicola Zama, Dr. Alexander Bertuccioli, Silvano Antonelli, Carlo Gugliotta, Ilenia Lazzaro, Eleonora Pomponi Coletti, Davide Pegurri, Aldo Zanardi In Redazione Tecnica Maurizio Coccia, Roberto Diani Fotografi Playfull, Bettini Photo, Newspower, Stefano Spalletta, Mariano Spinelli Archivio fotografico selezione fotografica a cura di Gianni Rocchi Distribuzione Italian Business Management LTD Progetto Grafico Roberta Piscaglia Responsabile Marketing Sara Falco Responsabile Facebook Gianni Rocchi Stampa La Pieve Poligrafica Editore Per la tua pubblicità Maurizio Rocchi +39 393.9838319 Giorgio Puppi +39 346.0823300 Ufficio Marketing 0541.389643 Website www.inbici.net E-mail info@inbici.net Diritti e proprietà GRUPPO EDITORIALE INBICI SRLS Sara Falco Editore Reg. imprese n° REA FO 323603 Iscrizione Registro Tribunale di Forlì nr. 3/2013 del 5 aprile 2013. Tutti i diritti riservati. È vietata la riproduzione anche parziale di articoli, foto e disegni senza autorizzazioni del GRUPPO EDITORIALE INBICI.
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EDITORIALE
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Nel mondo della multimedialità non dimentichiamo la forza trainante della passione Care amiche ed amici, con il 2018 ormai in archivio, si apre ufficialmente per il nostro gruppo editoriale l’anno del decennale. Un traguardo storico e per nulla scontato raggiunto con la forza della passione, grazie ad un impegno costante e al supporto inestimabile di uno staff di collaboratori che, con vero spirito di squadra, ha saputo affrontare e vincere, in questi anni, tutte le sfide del mercato.
Il 2019 segnerà definitivamente l’ingresso del Gruppo Editoriale InBici nel mercato della multimedialità con lo sviluppo di tecnologie all’avanguardia sempre più calibrate verso una comunicazione 2.0. Interpretando e – a volte - anticipando i frenetici cambiamenti del mondo editoriale, abbiamo creato una piattaforma social altamente profilata dotandoci di tutte quelle strumentazioni media che oggi le aziende richiedono. Abbiamo sviluppato progetti ormai consolidati - come il circuito InBici Top Challenge e le nostre vacanze “Inbici Holiday” -implementando i nostri servizi con nuovi capitoli e nuove opportunità, come ad esempio il nuovo dipartimento per la produzione di contenuti video promozionali formattati per i social media. In una società perennemente connessa continueremo ad investire nel mondo della rete senza però mai dimenticare i valori che ci hanno accompagnato in questi primi dieci anni di lavoro. Perché - anche nell’era della multimedialità, delle community e dell’e-commerce - nulla potrà sostituire la forza trainante della passione e il fascino romantico delle emozioni. Maurizio Rocchi
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L’INTERVISTA a Paolo Savoldelli
I pronostici del Falco
a cura di Davide Pegurri
Quando si parla di discesa non si può non pensare a lui: il “Falco”, uno dei migliori discesisti nella storia del ciclismo. Sono già passati dieci anni dal giorno in cui Paolo Savoldelli ha appeso la bicicletta al chiodo eppure i tifosi non l’hanno mai dimenticato. Bergamasco della Val Seriana, nel corso della sua lunga carriera ha conquistato molti successi, tra i quali due Giri d’Italia, nel 2002 e nel 2005. Indimenticabile, in particolare, la tappa del Colle delle Finestre che l’ha consacrato anche come un campione dotato di una capacità tattica fuori dal comune. Per anni apprezzato commentatore televisivo, Paolo oggi dedica la maggior parte del tempo alle sue attività, non accantonando però la sua grande 12
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passione per la bicicletta. Lo abbiamo intervistato per scoprire anche la sua opinione sul ciclismo moderno. Paolo, come sono organizzate oggi le tue giornate? “Attualmente sono molto impegnato. Prima di tutto continuo con il mio progetto immobiliare, compro terreni e costruisco case, anche se ultimamente il mercato non è dei migliori in questo settore. Poi sto aiutando la mia compagna che gestisce un ostello situato a Valzurio, un luogo molto suggestivo e adatto ai ciclisti che amano pedalare immersi nella natura. Per arrivare al paesino bisogna percorrere una bella salita di circa sei chilometri. Collaboro anche con Colnago e quando ho tempo partecipo alle manifestazioni ciclistiche”. Non ti manca commentare le gare di ciclismo? “Mi piaceva parecchio commentare,
soprattutto quando ero affiancato da Gian Luca Giardini. Eravamo una coppia affiatata e in sintonia, tanto che ci veniva semplice parlare della corsa in modo molto spontaneo. Fortunatamente non sono uno che senza il mondo del ciclismo si sente sperduto, anche perché ho molti interessi, ma se mi dovesse capitare l’opportunità di poter rifare il commentatore non mi tirerei indietro”. Vista la tua capacità di lettura delle corse, non hai mai pensato a fare il direttore sportivo? “Sinceramente non ho mai preso in considerazione questa possibilità, anche perché quando ho smesso di pedalare avevo già in mente altri progetti. Ora son passati un po’ di anni e il ciclismo, soprattutto in queste ultime stagioni, è continuamente cambiato. Penso di non essere più aggiornato come una volta e oltretutto dovrei de-
dicare più tempo del solito, visto che non ho mai fatto il corso da direttore sportivo”. In cosa, in particolare, è “continuamente cambiato” il ciclismo? “Sono cambiate tante cose. È mutato soprattutto il modo di preparare le corse, dall’alimentazione ai test, con tutti gli strumenti utili a misurare le prestazioni. Il ciclismo attuale, per certi punti di vista, è molto bello perché nelle competizioni emergono sempre i capitani o i migliori, mentre per altri, è meno spettacolare perché c’è meno spazio per la fantasia. Questo penso sia dovuto soprattutto allo sviluppo scientifico e il Team Sky ne è l’esempio. Nessuno più scatta perché sanno che non servirebbe a nulla, tutto viene calcolato nei minimi dettagli e gli altri riescono a mettere in crisi le squadre più forti solo quando queste sbagliano a far i conti o quando, durante la corsa, avviene un imprevisto”. Pensi che oggi ci sia un corridore che ti somiglia? “Attualmente non vedo nessun ciclista con le mie caratteristiche. Io ero un passista scalatore che andava parecchio bene in discesa. Proprio
quest’ultima caratteristica mi ha permesso, in molte occasioni, di ribaltare la situazione in corsa. Non penso che esista oggi un corridore in grado di lottare per la vittoria di un Giro d’Italia capace allo stesso tempo di ottenere i distacchi che riuscivo ad avere io proprio sfruttando la discesa. Vincenzo Nibali è sicuramente in gamba e più di una volta si è messo in luce scendendo a tutta velocità, ma correndo spesso molti rischi e, in fin dei conti, senza raccogliere un vantaggio determinante. C’è da dire che anche i mezzi sono cambiati molto e forse c’è meno spazio di una volta per gli errori”. Quando ti sei accorto di avere questa dote nell’affrontare le discese? “Fin da piccolo, quando giravo con la mia bmx in Val Seriana, mi piaceva andare a pedalare tra i boschi con gli amici e spesso mi toccava, dopo aver fatto la discesa, star fermo minuti ad aspettarli. Inizialmente era solo un divertimento poi, quando ho iniziato a correre, soprattutto da juniores in poi, ho capito che questa mia dote poteva diventare un’arma utile per conquistare le vittorie. Ovviamente l’ho fatto
Paolo Savoldelli con il campionissimo Eddy Merckx alla Pedalata col il Campione 2018 (foto Bettiniphoto)
Sospesa l’attività da cronista tv, Paolo Savoldelli non lavora più stabilmente nel mondo delle due ruote, ma resta comunque uno dei più acuti opinionisti del ciclismo moderno: “L’accoppiata Giro-Tour? Serve un fuoriclasse assoluto…” LIFESTYLE INBICI
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Paolo Savoldelli in maglia rosa al Giro d’Italia 2005
Credo che attualmente Froome, Dumoulin e Nibali siano i tre corridori migliori nelle corse a tappe. Se, come ipotizzato, il primo andrà al Tour allora il siciliano e l’olandese potrebbero essere gli uomini da battere al prossimo Giro d’Italia
solo quando ne valeva la pena, senza mai correre rischi eccessivi. Per allenarmi e migliorare, quando ero a casa, partivo con la mia bicicletta e scendevo verso Lovere, cercando di fare i due tornanti, posti poco prima del lago, senza toccare i freni. Raggiungere certe velocità non è mai semplice e ricordo ancora che in una gara da dilettante ho visto sul mio contachilometri i 111 km/h, anche se penso di aver raggiunto velocità superiori”. Ripensando alla tua carriera invece, quale è stato il tuo più grande trionfo? “Sicuramente il Giro d’Italia del 2005. Prima di tutto perché quel successo è stato una conferma della vittoria di tre anni prima e poi perché è giunto dopo due stagioni difficili dove, a causa degli infortuni, avevo corso poco. Ho vestito otto giorni la maglia rosa e abbiamo affrontato la tappa del Colle delle Finestre, risultata decisiva ai fini della classifica. Una grandissima soddisfazione, che ricordo con gioia, è stata anche terminare il Tour de France al mio primo anno da professionista. Poi,
per assurdo, mi ricordo di più le corse vinte da dilettante, quando sognavo di passare nella massima categoria e mi immedesimavo nei miei idoli Miguel Indurain, Francesco Moser e Gianni Bugno”. Spesso hai fatto nello stesso anno Giro e Tour. Secondo te oggi è possibile conquistarli entrambi nello stesso anno? “Può succedere, ma sarà sicuramente un fuoriclasse assoluto a riuscire nell’impresa e dovrà essere anche molto fortunato, perché intervengono sempre molti fattori o imprevisti in una gara a tappe. Sono pochissimi i corridori che possono puntare alla doppietta, ma in questo 2018 sia Chris Froome che Tom Dumoulin ci sono andati molto vicino. Io ho sempre corso il Giro da leader e al Tour partecipavo per conquistare una tappa e dar una mano alla squadra. Mi ricordo però che arrivavo all’ultima settimana molto stanco. Mi sarebbe piaciuto correre in Francia da capitano, anche perché il percorso si adatta-
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va di più alle mie caratteristiche, ma a quel tempo c’erano Jan Ullrich e Lance Armstrong che erano imbattibili”. Cosa pensi del percorso del prossimo Giro d’Italia? “Mi sembra ben disegnato e abbastanza bello. Personalmente sono molto contento che passerà vicino casa mia. La sedicesima frazione, da Lovere a Ponte di Legno, si preannuncia come la tappa regina per due motivi: la lunghezza e il fatto che si affronteranno due montagne sacre del ciclismo come il Gavia e il Mortirolo. Sarà una giornata molto difficile perché ci saranno più sfide: quelli che vorranno andare in fuga, quelli che lotteranno per la generale e quelli che dovranno rimanere entro il tempo massimo. Credo che attualmente Froome, Dumoulin e Nibali siano i tre corridori migliori nelle corse a tappe. Se, come ipotizzato, il primo andrà al Tour allora il siciliano e l’olandese potrebbero essere gli uomini da battere al prossimo Giro d’Italia”.
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In Sardegna una Pasqua sui pedali a cura della redazione
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Dal 21 al 26 aprile nell’isola più bella del Mediterraneo sei giornate in bicicletta alla scoperta degli scorci più selvaggi ed incontaminati del sud della Sardegna
Nell’isola più elegante e selvaggia del Mediterraneo durante le vacanze di Pasqua una corsa ciclistica dall’impareggiabile fascino: il Giro Sardegna in programma dal 21 al 26 aprile tra le località di Villasimius, Chia, Pula, Portoscuso, Nebida e Buggerru. Dalla passione per il cicloturismo dell’associazione Mare & Monti, presieduta dal 1994 dall’infaticabile Tonino Scarpitti, è nata una manifestazione che – per fascino, bellezza dei paesaggi e senso di accoglienza – è diventata un appuntamento irrinunciabile per chi ama pedalare, in tutta sicurezza, nella natura più incontaminata del sud della Sardegna Nell’isola più elegante e selvaggia del Mediterraneo durante le vacanze di Pasqua una corsa ciclistica dall’impareggiabile fascino: il Giro Sardegna in programma dal 21 al 26 aprile tra le località di Villasimius, Chia, Pula, Portoscuso, Nebida e Buggerru. Dalla passione per il cicloturismo dell’associazioLIFESTYLE INBICI
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Il Giro Sardegna esiste da oltre 20anni – spiega Scarpitti – e in tutti questi anni siamo riusciti ad entrare nel cuore dei ciclisti, offrendo loro un’emozionante vacanza all’insegna della bicicletta. C’è chi non si è perso neanche un’edizione, chi partecipa da alcuni anni e chi per la prima volta. Ognuno di loro, però, si emoziona sempre allo stesso modo
ne Mare & Monti, presieduta dal 1994 dall’infaticabile Tonino Scarpitti, è nata una manifestazione che – per fascino, bellezza dei paesaggi e senso di accoglienza – è diventata un appuntamento irrinunciabile per chi ama pedalare, in tutta sicurezza, nella natura più incontaminata. “Il Giro Sardegna esiste da oltre 20anni – spiega Scarpitti – e in tutti questi anni siamo riusciti ad entrare nel cuore dei ciclisti, offrendo loro un’emozionante vacanza all’insegna della bicicletta. C’è chi non si è perso neanche un’edizione, chi partecipa da alcuni anni e chi per la prima volta. Ognuno di loro, però, si emoziona sempre allo stesso modo”. Tonino Scarpitti, anima e cuore della rassegna isolana, non ha dubbi: “Agli atleti non offriamo – dice – semplicemente una gara ciclistica, ma un’esperienza completa adatta alle esigenze di tutti: dal ciclista che, su itinerari meravigliosi, insegue la performance a quello che, del tutto indifferente alle classifiche, ricerca in primis le emozioni di una vacanza slow. Il valore aggiunto del Giro Sardegna è proprio questo: noi organizziamo la gara, ma poi è il ciclista che decide con quale spirito interpretarla”. Una delle caratteristiche principali della rassegna isola-
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na sono i ricchi premi a disposizione (molti ad estrazione), cadeau tecnici o golosi messi a disposizione dagli sponsor. Il più ambito? L’iscrizione all’edizione successiva. Tra la meravigliosa strada “vista mare” di Villasimius, la linee litoranee di Nora, Pula, Chia e Teulada e la lingua costiera di Portoscuso, Nebida e Buggerru, il Giro Sardegna consente di esplorare alcuni tra gli scorci più belli della Sardegna del Sud. Si parte, come detto, il 21 aprile con la Granfondo e la Mediofondo di Villasimius. Il giorno dopo spazio agli specialisti contro il tempo con la crono individuale. Il 23 aprile la terza tappa: la costa di Chia. A seguire la crono-squadre. Il 25 aprile la quinta tappa, ovvero la Granfondo e Mediofondo Sardegna – Portoscuso che precede, il giorno dopo, il “finale in salita”.
Dal 2019, infine, verrà istituito lo Scudetto “Mediofondista Sardo dell’anno”, un nuovo premio speciale che sarà assegnato ai primi 10 mediofondisti sardi classificati nella speciale graduatoria che sommerà i tempi della “MF di Villasimius” del 21 aprile e della “MF Sardegna-Portoscuso” del 25 aprile. Questa classifica è riservata ai residenti in Sardegna (partecipanti al MedioGiro oppure ai sardi che si iscrivessero unicamente alle due Mediofondo). Nel pomeriggio del 25 aprile, a Portoscuso, verranno
Se siete alla ricerca di una spiaggia non avete che l’imbarazzo della scelta: dalla torre di Chia è tutto un susseguirsi di arenili sabbiosi: Tuerra, Porto Campana, la spiaggia de su Sali sino ad arrivare a su Giudeu, tra la più belle e fotografate spiagge del mondo.
Da vedere assolutamente Capo Spartivento dal mare cristallino e la spiaggia bianca che si estende per circa 500-600 metri Info girosardegna@gmail.com www.girosardegna.it In Basso Capo Spartivento - Full Moon Foto: MrPalmeras!
premiati con uno scudetto da cucire sulla maglietta i primi 10 delle due classifiche combinate. Il periodo delle festività pasquali, fra l’altro, consente di abbinare al Giro Sardegna una piacevole vacanza nell’isola che, nella sua parte meridionale, offre lunghe spiagge da sogno e acque che ricordano quelle dei più remoti paradisi tropicali. Il mezzo migliore per visitare la zona è muoversi in moto o in automobile. Spiaggia finissima e bassa vegetazione ci ricordano che l’Africa non è lontana. Lo scenario è simile ad alcuni tratti di mare della Tunisia
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con la differenza che qui il mare è cristallino e c’è un profumo di mirto, corbezzolo e rosmarino.
Percorrendo la strada sulcitana in località Arrieras, si arriva a Pula, un piccolo centro rurale con il sito archeologico di Nora, la città più antica dell’isola. Proseguendo verso ovest, si continua lungo la litoranea fino a Porto Teulada, godendo di uno dei paesaggi più spettacolari di tutta la costa sarda.
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SCATTO D’AUTORE SEI GIORNI DI GENT 2018 - - NICK STOPLER (NED) - FABIO VAN DEN BOSSCHE (BEL) by Bettiniphoto
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La Granfondo Cassani spegne 25 candeline a cura della redazione
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Il 17 marzo nell’antica città dei Manfredi torna la storica Granfondo di Faenza
Le iscrizioni si sono aperte ufficialmente il 1 ottobre e, da quella data, sul sito internet www.granfondodavidecassani.it sono presenti nel dettaglio tutte le informazioni per effettuare le iscrizioni online Una storia lunga un quarto di secolo quella Gran Fondo Davide Cassani che, il prossimo 17 marzo, festeggerà la sua 25esima edizione. Le iscrizioni si sono aperte ufficialmente il 1 ottobre e, da quella data, sul sito internet www.granfondodavidecassani.it sono presenti nel dettaglio tutte le informazioni per effettuare le iscrizioni online. Al pari della Laigueglia, la corsa manfreda rappresenta “la classicissima” d’apertura della stagione amatoriale e, proprio per la sua particolare collocazione nel calendario, viene idealmente considerata la gara d’esordio per molti ciclo-amatori. Un appuntamento sempre interessante nobilitato dalla mission più nobile: la “Davide Cassani” infatti – per statuto e per esplicita volontà del commissario tecnico della nazionale italiana - è nata e cresciuta per favorire e supportare concretamente la passione del ciclismo fra i ragazzi, in modo particolare quelli della categoria “giovanissimi”. A beneficiare dei proventi della Gran Fondo manfreda sono infatti, ormai da vent’anni, proprio le due società organizzatrici: la S.C. Ceretolese di Casalec-
chio di Reno e la Polisportiva Zannoni di Faenza. Proprio grazie a questa manifestazione, i due sodalizi sportivi oggi tesserano oltre cinquanta ragazzi: “Il supporto concreto del ciclismo amatoriale all’attività giovanile – spiega il Ct Davide Cassani – non dev’essere un’eccezione, ma una regola virtuosa che, mi auguro, in futuro diventi virale. Del resto, questo modus operandi è nell’interesse di tutti, visto che i giovani di oggi diventeranno gli amatori di domani”. Come lo scorso anno, anche nella prossima stagione la Gran Fondo Davide Cassani farà parte del circuito InBici Top Challenge (seconda tappa) e del Romagna Challenge (Info www. granfondodavidecassani.it).
Confermati i tracciati di sempre, con partenza da Piazza del Popolo ed i due percorsi di 80 e 125 chilometri che toccheranno le località di Riolo Terme, Casola Valsenio, Brisighella, Modigliana e – per chi affronterà l’itinerario lungo – anche Rocca San Casciano.
InBici Top Challenge
Conto alla rove a cura della redazione
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escia “Per noi il 2019 sarà un’annata speciale – spiegano gli editori Maurizio Rocchi e Sara Falco – dieci anni sono un traguardo importante che vorremmo condividere con tutte quelle persone che, in questi anni, ci sono state vicine, rinnovandoci in diversi modi la loro fiducia”
Il gruppo editoriale festeggia il suo decimo anniversario presentando agli abbonati il circuito più bello di sempre. Dodici prove, otto regioni rappresentate, oltre mille chilometri da percorrere sui pedali. Tra scenari mozzafiato e località ricche di storia e cultura, il prossimo febbraio da Laigueglia parte un Giro d’Italia davvero esaltante Conto alla rovescia per la quarta edizione dell’InBici Top Challenge, già ribattezzato “il circuito più spettacolare d’Italia”. Dodici tappe, otto regioni rappresentate, oltre milleduecento chilometri da percorrere nelle località più affascinanti del Belpaese con un’escursione anche fuori dagli italici confini, nella suggestiva riviera croata di Medulin, teatro della prova jolly. Il circuito celebrerà anche i dieci anni del gruppo editoriale InBici che, fondato nel 2009, il prossimo anno festeggerà questo importante anniversario con un Giro d’Italia in dodici tappe davvero suggestivo: “Per noi il 2019 sarà un’annata speciale – spiegano gli editori Maurizio Rocchi e Sara Falco – dieci anni sono un traguardo importante che vorremmo condividere con tutte quelle persone che, in questi anni, ci sono state vicine, rinnovandoci in diversi modi la loro fiducia. I ciclo-amatori sono sicuramente tra questi, per cui abbiamo selezionato per loro una serie di manifestazioni bellissime con alti standard organizzativi in località turisticamente all’avanguardia e sempre all’altezza sul piano ricettivo. Più della gara, infatti, a noi importa il ‘contesto’, ovvero la magìa di territori che ci piace raccontare dal punto di vista della storia, della cultura e dell’enogastronomia. Dalle terrazze naturali di Laigueglia alle ceramiche di Faenza, dalla bellezza della campagna di Pomarance al fascino della riviera di Cervia e Riccione, passando per l’eleganza di Lido di Camaiore e Torino, i tesori romantici di Verona, il fascino secolare di Roma fino ai paesaggi dolomitici di Trento e Aprica, crediamo di aver composto un puzzle di grande fascino che, come ci confermano i nostri iscritti, non ha eguali in Italia”. Fari puntati, in particolare, su alcune intriganti new-entry, come Gran Fondo Terros Montura – 5 Terre di La Spezia o la Gran Fondo della Versilia di Lido di Camaiore o la Gran Fondo Alé Merckx, senza dimenticare la Gran Fondo Internazionale di Torino che, a fine luglio, chiuderà virtualmente il calendario. E ad impreziosire un calendario che si annuncia esaltante, le ultime due gemme incastonate sul rettilineo finale: la Gran Fondo di Riccione e la LIFESTYLE INBICI
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Città bike-friendly
Gran Fondo Campagnolo Roma. A fine settembre, infatti, è stato siglato l’accordo con la Gran Fondo di Riccione, al centro di un importante progetto di rilancio. Dopo un incontro tra l’editore Maurizio Rocchi e Valeriano Pesaresi si è deciso di inserire in extremis nel calendario del 4° Top Challenge anche la 21esima edizione della Gran Fondo della Perla che quest’anno, per la prima volta, si svolgerà a metà giugno (il 16). Una data affatto casuale, caldeggiata dall’amministrazione comunale di Riccione per far rientrare la Gran Fondo nel pool di manifestazioni ciclistiche che, nel 2019, trasformeranno Riccione nella capitale italiana della bicicletta.Di grande prestigio anche l’intesa con la Granfondo Campagnolo. L’accordo con il creatore della rassegna capitolina, l’avvocato Gianluca Santilli, è stato siglato proprio alla 28
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vigilia della quinta edizione della manifestazione romana andata in scena lo scorso 9 ottobre. La partnership tra l’evento laziale ed il gruppo editoriale si può sintetizzare in due punti: in primis, i primi tre classificati di tutte le categorie dell’InBici Top Challenge 2019 potranno partecipare gratuitamente alla Gran Fondo Campagnolo Roma dove si sfideranno nello speciale “Trofeo del Gladiatore”, una sorta di passerella conclusiva nell’impareggiabile scenario dell’Urbe. Inoltre, tutti gli abbonati del circuito potranno partecipare alla Gran Fondo di Roma ad un prezzo super-scontato. Il ciak del circuito 2019 è in programma il 24 febbraio con la Gran Fondo Laigueglia, classica d’apertura del calendario granfondistico nazionale. Una corsa di grandi tradizioni, organizzata – con l’abituale entusiasmo – dal Gs Alpi.
ISCRIVITI Le iscrizioni alla quarta edizione dell’InBici Top Challenge sono partite a fine settembre e prevedono quattro formule diverse: l’abbonamento a 4, 6, 8 o 10 gare. Per tutte le informazioni su costi e modalità di iscrizione è sufficiente consultare il sito ufficiale inbicitopchallenge. net oppure scrivere una mail a info@inbicitopchallenge.net o a iscrizioni@dapiware.it o telefonare ai numeri 0541-395102, 393-9838319, 391-4917418.
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QUELLO CHE NON HO MAI SCRITTO DI GIANFRANCO JOSTI
Mauro Vegni
La mia vita in r di Gianfranco Josti
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rosa In alto a sinistra La partenza del Giro d’Italia 2018 da Gerusalemme In basso a sinistra Mauro Vegni alla presentazione del Giro d’italia 2019
Toscano di nascita ma romano d’adozione, dal 1995 si occupa dell’organizzazione del Giro d’Italia. Dagli albori ai giorni nostri ecco le storie, gli aneddoti ed i retroscena della più importante corsa a tappe del Belpaese
Voleva fare il calciatore, sognando di indossare la maglia giallorossa della Roma di cui era (ed è) tifoso. Si trova invece ad organizzare il Giro d’Italia, ovvero la più grande manifestazione sportiva che ogni anno calamita sulle strade della Penisola milioni di appassionati. Parliamo di Mauro Vegni, toscano di nascita (Cetona, provincia di Siena, 1959 anno di nascita) ma romano d’adozione a tutti gli effetti che ci svela come il suo mito del pallone sia svanito in malo modo: “Sono arrivato al semi-professionismo in serie C dopo aver militato nelle categorie giovanili dell’interregionale laziale, quando ho saputo che avevano vincolato il mio cartellino per cinque anni, in pratica mi avevano sbarrato la strada per arrivare al professionismo. A quel punto ho mandato al diavolo il calcio e tutto quello che poteva rappresentare, cadendo in una sorta di depressione”. In suo soccorso è arrivata la bicicletta. “Vivevo a Roma Centocelle, nel mio stabile abitava Franco Mealli, pure lui toscano trapiantato nella Capitale, organizzatore di gare ciclistiche che mi aveva preso in simpatia forse vedendo in me quel figlio maschio che tanto avrebbe voluto avere. Per questo mi portava ad assistere alle corse, cercando di farmi interessare ad un mondo che non conoscevo. Dopo il diploma mi ero iscritto a Scienze Politiche ma frequentavo l’Università senza grande entusiasmo. Credo fu per questa ragione che nel 1982 Mealli mi propose di lavorare per lui al Velo Club Forze Sportive Romane con tanto di contratto. Nel frattempo mi ero fatto un po’ d’esperienza seguendolo nell’organizzazione dei mondiali su pista e strada del ’76 a Monteroni e Ostuni. Quando parlo di esperienza mi riferisco a ogni tipo di incarico, dalla distribuzione porta a porta dei comunicati della società ad azionare a mano il ciclostile che s’era bloccato, come accadde in un Giro dilettanti “. Il Velo Club Forze Sportive Romane aveva sicuramente una struttura artigianale rispetto a quella del Giro d’Italia che faceva capo alla Gazzetta dello Sport, ma copriva gran parte del ricco calendario italiano. Ricorda Vegni: “Organizzavamo la Tirreno-Adriatico, che allora durava sette giorni ed il Giro del Lazio, due manifestazioni che coprivano il disavanzo delle altre corse targate Mealli, ovvero Giro dell’Etna, Trofeo Pantalica, trasformati poi in Settimana Siciliana, e ancora Giro dell’Umbria, del Friuli e Giro di Puglia a tappe. Ci occupavamo anche dell’allestimento del Giro d’Italia dilettanti. Il lavoro non ci mancava e neppure le soddisfazioni, perché quasi sempre potevamo contare su un qualificato gruppo di concorrenti, tutti i più grandi campioni hanno preso parte alle nostre gare, basta guardare i nomi che compaiono negli albi d’oro”. Poi l’ingresso nella RCS .“Franco Mealli, alla fine degli Anni Ottanta, ha avuto problemi di salute sempre più assillanti così, visto che non me la sentivo di assumere la responsabilità economica di rilevare la società, ha ceduto il suo pacchetto di corse alla RCS ed io nel 1995 sono entrato ufficialmente nello staff organizzativo del Giro a fianco di Elo Castellano”. Prima di approdare a Milano, Mauro Vegni si era ritagliato un ruolo di un certo peso tra gli organizzatori anche se poco conosciuto dal grande pubblico a causa del suo carattere decisamente schivo. Ma chi frequentava il mondo del ciclismo sapeva che aveva avuto una parte di rilievo nella complessa organizzazione del Mondiale 1994 ospitato in Sicilia. “In pratica in pochi mesi e con l’aiuto di tanti ragazzi dotati di buona volontà sono riuscito a condurre in porto la rassegna iridata che per l’ultima volta ospitava nella stessa nazione e nello stesso periodo le prove su
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Mauro Vegni con Renato Di Rocco presidente della Federazione Ciclistica Italiana
La corsa che mi manca di più però è il Giro di Puglia che capitava in un momento di pausa de ciclismo, a settembre, riempiva un buco nel calendario, lo si affrontava in grande serenità, si toccavano posti splendidi da un punto di vista paesaggistico ed in genere trovavamo un clima ideale. Tempi passati”. pista e su strada. Non solo, il mondiale siciliano che segnò il debutto delle prove a cronometro individuali, maschili e femminili e la fine della 100 chilometri fece la scelta di assegnare i sette titoli in palio per gli stradisti in quattro sedi: Palermo, Catania, Capo d’ Orlando e Agrigento dopo che il nuovo velodromo palermitano intitolato a Paolo Borsellino aveva ospitato i pistard. Come potete immaginare non fu semplice coordinare una manifestazione così complessa su più
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fronti”. In soccorso a Vegni veniva appunto l’esperienza accumulata a fianco di Franco Mealli nell’organizzare la Tirreno-Adriatico nata come corsa di preparazione alla Sanremo in concorrenza con la Parigi-Nizza, ma presto in grado di diventare un traguardo sempre più ambito e con una partecipazione di corridori di livello in continua crescita. ”Se guardo al passato devo confessare che la corsa che mi piaceva di più era il Giro del Lazio con il suo spettacolare tracciato su
e giù per i colli dei castelli , l’ingresso in città attraverso l’Appia Antica e il fascino del circuito finale delle Terme di Caracalla e del Foro Romano con l’arco di Costantino a fare da sfondo al traguardo. A proposito di Appia, un piccolo aneddoto: una volta il presidente di giuria, un belga, nel commentare l’andamento della gara a fine corsa mi disse ‘tutto bene, tutto bello ma non potevate far asfaltare gli ultimi chilometri che avevano quel pavé orrendo o trovare una strada meno disa-
strata?’ Ho avuto la prontezza di non replicare. La corsa che mi manca di più però è il Giro di Puglia che capitava in un momento di pausa de ciclismo, a settembre, riempiva un buco nel calendario, lo si affrontava in grande serenità, si toccavano posti splendidi da un punto di vista paesaggistico ed in genere trovavamo un clima ideale. Tempi passati”. Tanta differenza ad organizzare oggi rispetto al passato? “Enorme, i nuovi mezzi di comunicazione impongono una tempistica ben diversa, al minimo errore parte il tam tam che provoca reazioni immediate magari a fronte di una notizia non completamente vera. E poi la logistica obbliga a fare scelte ben diverse: un tempo i corridori dormivano in due o tre nella stessa camera ora il minimo che pretendono è la singola, recuperare alberghi di un certo tenore non sempre è facile. Occorrono spazi sempre maggiori per ospitare i mezzi tecnici, sia delle squadre che delle televisioni. Per tutti questi motivi spesso si è costretti a rinunciare ad arrivi o a partenze da città o paesi particolarmente suggestivi ma inadatti. Un organizzatore oggi deve dedicare molto tempo e moltissime energie alle relazioni internazionali, al mondo dei media, al livello di sicurezza in ogni momento della giornata mentre un tempo quasi tutto era concentrato solo sulla corsa vera e propria. Ma resta inalterato il fascino di cercare di proporre sempre qualche cosa di nuovo nel rispetto della tradizione”. Sotto questo profilo gli organizzatori italiani da sempre sono considerati dei precursori, basti pensare alla partenza del Giro numero 101 da Israele. “E’ stata una grandissima promozione non solo per il Giro d’Italia ma per tutto il ciclismo. Era impensabile portare fuori dall’Europa un grande Tour, noi abbiamo dimostrato che è fattibile. Ma questa nostra operazione a qualcuno ha dato fastidio tanto che la Federciclo mondiale ha emanato una norma in base alla quale che non sono ammesse deroghe al numero di giorni concessi per una grande gara a tappe. In pratica vogliono evitare che si ripeta la straordinaria esperienza di Israele”. Si spieghi.
“Per promuovere il ciclismo bisogna offrire a un prodotto co-
nosciuto e ben collaudato come sono le grandi gare a tappe. L’esperienza ci ha insegnato che le corse d’un giorno non fanno presa su un pubblico nuovo al mondo delle due ruote. Però per far partire il Giro da New York o da Tokyo è necessario ampliare i giorni a disposizione. Infatti solo il week-end lungo offre garanzie di successo sia alla città e alla nazione che si assume l’onere di ospitare le prime tappe sia alla televisione. È ampiamente dimostrato che l’interesse del telespettatore cresce dal venerdì alla domenica poi è fisiologico il crollo dello share il lunedì. Se gli interessi
televisivi coincidono con quelli degli organizzatori perché non tenerne conto? Perché non stabilire, in occasione della partenza di un grande giro da un paese extraeuropeo che il lunedì è giorno di riposo per il trasferimento e se si dovesse prendere il via da Tokyo i giorni di riposo diventano due perché indispensabili per il rientro? E’ evidente che chi ha il monopolio del ciclismo europeo non vede di buon occhio una simile proposta o altre iniziative per dare al ciclismo quella svolta radicale tanto auspicata ma mai veramente perseguita. Un tempo la formula 1 era prettamente europea, adesso è globale. Noi della RCS abbiamo organizzato eventi ciclistici in paesi extraeuropei dall’economia molto forte ed ora ci sono Paesi arabi che sponsorizzano due squadre ciclistiche e che hanno ospitato un campionato mondiale. Sono risorse importantissime per il nostro sport che non può più continuare ad avere una visione miope circa il suo sviluppo per proteggere gli interessi di chi ha conquistato una posizione dominante e che vuole evitare che qualcuno possa scalfirla e indebolirla”. Chiara allusione agli organizzatori del Tour de France che gestiscono pure la Vuelta, un nutrito numero di classiche in Belgio oltre a quelle di casa loro. Ma torniamo al Giro in Israele. “L’ente del turismo era molto interessato a portare un grande evento come il Giro
E che cosa sogna? “Di poter far partire il Giro d’Italia da New York prima e da Tokyo poi. So che è possibile, ma bisogna che il governo del ciclismo apra i suoi orizzonti”
Ciclisti impegnati nella terza tappa del Giro 2018 a Gerusalemme
perché c’è una politica di grandi investimenti sulla bicicletta e quello che ne consegue, piste ciclabili comprese. Ho cominciato a lavorare su questa ipotesi più di due anni fa, sono andato diverse volte a Gerusalemme e Tel Aviv e quando abbiamo trovato la quadratura del cerchio per vincere le diffidenze dei gruppi sportivi che temevano per l’incolumità dei corridori ho invitato in Israele sette direttori sportivi che hanno constatato che si poteva correre in perfetta sicurezza. A Tel Aviv, che tutti hanno raggiunto in aereo partendo dai propri paesi, massaggiatori e meccanici compresi, le squadre hanno trovato le auto già brandizzate, speciali continer avevano provveduto al trasporto delle bici, anche quelle da cronometro con protezioni particolari. Tutti ci hanno fatto i complimenti perché tutto è filato nel migliore dei modi. La cosa che mi ha sorpreso di più, che ha sorpreso tutti è stata la straordinaria partecipazione della gente, a Gerusalemme, ad Haifa, a Tel Aviv a Eilat, la città più a sud che si affaccia sul Mar Rosso. Gente che aspettava il Giro con emozione, che ha vissuto questi tre giorni con grandissimo coinvolgimento. E’ stata davvero una magnifica sensazione”. Quest’anno il Giro d’Italia presenta un percorso più tradizionale, privilegiando il Nord a scapito del Sud. “Vista la conformazione dell’Italia, visti i limiti di chilometraggio imposti dalla federazione è inevitabile per noi in ogni edizione del Giro saltare qualche regione. Nell’ultimo mi avevano criticato perché nella risalita della penisola dalla Sicilia non si toccava la Puglia, questa volta approdiamo a San Giovanni Rotondo rendendo omaggio a Padre Pio. Un anno fa le tappe del nord erano spezzettate da continui trasferimenti, poco graditi ai corridori ed allora abbiamo proposto un percorso più lineare cercando di venire incontro alle richiesti dei corridori.” I corridori insistono molto sul tema sicurezza. “Anche noi dedichiamo molta attenzione a questo problema di non facile soluzione. Pensiamo ad esempio alle strade spesso dissestate, ogni anno riceviamo decine di richieste da parte di comuni che ci invitano a transitare sul loro territorio perché l’Anas privilegia gli interventi su strade che ospitano il passaggio del Giro ma oltre a ciò cresce continuamente la mia preoccupazione per il comportamento del pubblico”. Nel corso dell’ultimo Tour de France Froome ed i corridori della Sky hanno subito un’incivile contestazione perché molti spettatori non gradivano la presenza del britannico per via del presunto caso doping mentre lo stesso Froome si è detto entusiasta dell’accoglienza che gli ha riservato il pubblico italiano. “Quello che ho notato da qualche anno in qua è la mancanza di educazione sportiva da parte del pubblico che assiste al passaggio dei corridori nelle tappe di montagna. Soprattutto giovani che ingannano l’attesa bevendo alcoolici poi si mettono a correre a fianco dei corridori rischiando di farli cadere. Magari mezzi nudi o con parrucche e abbigliamenti assurdi. Credo sia indispensabile una vasta operazione di educazione da parte di tutti i media per evitare che succedano incidenti come quello occorso al Tour a Vincenzo Nibali, costretto al ritiro. Noi investiamo molto sulla sicurezza, la fortuna di avere quali collaboratori ex professionisti come Giannelli, Velo, Longoborghini oltre ad Allocchio che fa parte dello staff mi aiuta molto a ridurre le possibilità di incidenti. Ma, ripeto, occorre varare una vasta campagna mediatica per evitare che il tifoso di ciclismo si trasformi in pericolo per il corridore”. Che cosa si aspetta dal Giro d’Italia numero 102? “Lo stesso successo di quello di quest’anno”.
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SCATTO D’AUTORE TOUR OF HAINAN by Bettiniphoto
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BIKECONOMY
Alla scoperta di un’economia ricca, sostenibile, sana e vincente Di Gianluca Santilli*
Con il nuovo anno, sulle pagine di InBici Magazine (e in concomitanza sul sito inbici.net e sulla nostra piattaforma social), partirà una nuova importante rubrica curata dall’avvocato Gianluca Santilli, presidente dell’Osservatorio Nazionale della Bikeconomy. Gianluca Santilli
*Presidente dell’Osservatorio Nazionale della Bikeconomy
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Per il nostro gruppo editoriale si tratta di una “new-entry” di grande prestigio, visto che l’avvocato Santilli rappresenta oggi, credenziali alla mano, una delle massime autorità mondiali nel campo dell’economia sostenibile. Con lui seguiremo tutti gli sviluppi della Bikeconomy, dando spazio e voce ai massimi esperti del settore. Ringraziando pubblicamente l’avvocato
Santilli per questa preziosa opportunità, auguriamo a lui un proficuo e sereno lavoro. Era il 2016 e quindi praticamente ieri, quando organizzai con la Fondazione Manlio Masi dell’ICE, assieme al Professor Beniamino Quintieri, economista di fama internazionale, il primo Bikeconomy Forum. Sembra sia trascorsa un’era geologica. Il termine bikeconomy, all’epoca praticamente sconosciuto, è ora inserito nella Treccani. Si susseguono incontri, si pubblicano articoli, si fanno interviste e servizi televisivi, si analizza il fenomeno e se ne parla sempre di più, anche se i suoi contorni sono ancora molto, troppo sfocati. Però, finalmente, si intuisce che la bikeconomy ha grande rilevanza ed enormi potenzialità. Qualche numero? Oltre 500 miliardi di euro il valore della bikeconomy nella sola UE (fonte Bikeconomy Forum e Europe-
an Cycling Federation), più di 3 milioni le e-bikes in produzione, 3 milioni di spostamenti in auto al giorno che Londra ha deciso di sopprimere, implementando la mobilità smart sulla quale investe gli oltre 350 milioni di sterline rivenienti dalla congestion charge. Giganteschi e miliardari risparmi sulla prevenzione di quasi tutte le patologie, 24 mila miliardi di risparmio di carburante entro il 2050 con un semplice aumento del 14% dell’uso della bici, che assurge a straordinaria arma a favore del clima. Ma non basta. Sono incredibili gli effetti positivi sull’inquinamento ambientale ed acustico, sull’incremento della qualità della vita, sulla valorizzazione dei territori e si potrebbe continuare quasi all’infinito. Bikeconomy, in una parola è bikeness! Ma perché la bikeconomy è ineluttabile che esploda? Una risposta viene dal contesto nel quale è inserita. Bikeconomy è economia sostenibile, l’unica sulla quale è sicuro si riverseranno la gran parte degli investimenti nel futuro. Bikeconomy è anche il cuore della mobilità smart, a sua volta dirimente per classificare una citta smart o meno. E se il 75% del PIL sarà prodotto dalle smart cities entro il 2030, sarà sempre più feroce la competizione tra megalopoli per attrarre residenti e aziende alle quale è indispensabile garantire condizioni di vita ottimale e, quindi, spostamenti rapidi ed efficienti. Se poi si pensa che al PIL si sta
sempre più sostituendo il BES (Indice di Benessere Economico Sostenibile) dovrebbe diventare più chiaro il contesto e le conseguenti opportunità offerte dalla bikeconomy. Ma quali sono i comparti della bikeconomy? Bella domanda alla quale si può rispondere in modo necessariamente parziale, perché il fenomeno è in costante divenire. Provo ad elencare i principali: • Produzione di biciclette e relativi accessori • Turismo ed Enogastronomia • Tecnologia • Moda e Design • Infrastrutture • Finanza • Clima e Ambiente • Salute e prevenzione • Mobilità • Sport e attività fisica • Occupazione Ma quel che è importante evidenziare è la contaminazione tra i suoi differenti cluster che caratterizza la bikeconomy. Ogni comparto è in stretta correlazione con quasi tutti gli altri e ciò comporta innumerevoli combinazioni e sviluppi per creare valore, con la stupefacente unicità di essere tutti valori espressione dell’economia sostenibile e quindi, per definizione, sana.
Bikeconomy è economia sostenibile, l’unica sulla quale è sicuro si riverseranno la gran parte degli investimenti nel futuro. Bikeconomy è anche il cuore della mobilità smart, a sua volta dirimente per classificare una citta smart o meno. LIFESTYLE INBICI
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La necessità di studiare tante interrelazioni del medesimo fenomeno ci ha portato alla creazione di Osservatorio Bikeconomy: un centro studi composto da esperti - anche stranieri - di ogni settore, che operano assieme al fine di studiare ogni sfaccettatura del fenomeno in modo complessivo ed analitico al tempo stesso. Con InBici si è deciso di realizzare, per la prima volta in Italia, una rubrica finalizzata ad analizzare la bikeconomy attraverso gli articoli divulgativi degli esperti dell’Osservatorio, che saranno man mano coinvolti. Perché Bikeconomy è un puzzle che, una volta composto, offre scenari di straordinaria prospettiva. Si pensi ai miliardi risparmiati grazie alla prevenzione ed alla cura di tante anche gravi patologie, alla produttività implementata dall’assenza di stress accumulato per spostarsi in città oggi strangolate dal traffico automobilistico, al turismo esperenziale ed esplorativo garantito dallo spostamento
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lento di una bicicletta ed alla ricchezza oggi inespressa dei meravigliosi territori italiani da ripopolare. E ancora alle nuove occupazioni in specie dei giovani, alla innovazione tecnologica asservita alla mobilità sempre più smart, alle nuove infrastrutture, alla diffusione di isole pedonali e ciclabili funzionali ad una qualità della vita oggi sconosciuta. Torneranno le agorà, la condivisione diretta e non più intermediata solo da web e social, il migliore utilizzo del tempo, risorsa preziosissima. I negozianti del centro e le botteghe artigianali, decimati dai centri commerciali, gli unici oggi raggiungibili comodamente in auto, se capiranno che chiudere alle auto a favore di bici e pedoni per loro è un enorme vantaggio, torneranno ad essere pieni di acquirenti che tranquillamente e senza ansia da parcheggio selvaggio, indugeranno tra i loro banchi. L’idea è di ospitare in questa rubrica gli interventi degli esperti dell’Osserva-
torio onde garantire una informazione completa ed una serie di spunti e stimoli che ci si augura vengano colti da Istituzioni, Amministrazioni, Aziende, operatori del ciclismo e, soprattutto, da chi vorrà sfruttare la bikeconomy per intraprendere un lavoro nuovo e stimolante. Perché l’occupazione, in specie giovanile, è uno dei grandi asset offerti da questo fenomeno. Mi piace in particolare pensare ai territori tanto splendidi quanto abbandonati che l’Italia contiene. A quei paesi e meravigliosi borghi ridotti ad ospizi, che i giovani sono costretti ad abbandonare per un lavoretto in città che non potrà mai appagarli. Il cicloturismo potrebbe farli tornare a casa per valorizzare i territori creando ricchezza sostenibile, gratificandoli enormemente. Pedaliamo, facciamolo assieme, lo dobbiamo a noi, ai nostri figli, al pianeta che ci ospita che stiamo sfregiando senza alcuna logica.
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Granfondo Tarros Montura
Alla scoperta delle
Cinque Terre a cura della redazione
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Dalla città alla montagna passando per il mare e per le Cinque Terre. Sono due i percorsi (di 109 e 87 km) che gli atleti potranno scegliere alla prossima Gran Fondo Tarros Montura, entrambi caratterizzati dal panorama che solo questo affascinante territorio riesce ad offrire La Gran Fondo Tarros Montura percorre, infatti, le strade delle Cinque Terre, garantendo una panorama unico e “diverso” da quello che si è soliti trovare. I cicloturisti che decidono di iscriversi all’evento avranno la possibilità di conoscere nuovi scorci panoramici allargando la percezione di ciò che le 5 Terre rappresentano. Ma Gran Fondo Tarros Montura non è solo una gara, ma un evento in grado di coinvolgere ciclisti, famiglie, appassionati di ciclismo e tutti coloro che vogliano vivere un weekend di festa alla Spezia. Un evento atteso dai cittadini di tutte le età, perché per ciascuno di loro ci sarà almeno un motivo per esserci. I ciclisti che si vorranno misurare a suon di Watt nella gara di domenica 25 marzo, i bambini che non perderanno l’occasione di essere protagonisti della Mini Granfondo del sabato (iscrizioni dalle 10 alle 12.30 e last minute dalle 13.30 alle 14.30, con merenda alle 16), gli appassionati di questo sport che inciteranno tutti i partecipanti o semplicemente coloro che vorranno godersi la gara sugli schermi presenti nel Villaggio Expo.
Porto Venere
A fine marzo, nell’incantevole scenario della Liguria più incontaminata, torna la suggestiva manifestazione spezzina
La manifestazione, che ha il suo naturale epicentro nella città di La Spezia, accenderà infatti i suoi riflettori da venerdì, con l’allestimento del villaggio e l’arrivo in città dei primi ciclisti. L’area expò prenderà vita nella giornata del sabato, quando i ciclisti potranno iniziare a ritirare il proprio Pacco Gara presso il Centro Allende. L’evento più atteso di questa giornata, come detto, sarà la Mini Gran Fondo dedicata a tutti i bambini che si scateneranno a suon di pedalate. La loro vera festa continua al termine della “gara”, grazie alla condivisione di una ricca merenda. Il Villaggio EXPO, incastonato nei dintorni del Centro Allende in La Spezia, rappresenta il cuore pulsante della Gran Fondo Tarros Montura. Segreteria, iscrizioni con consegna del pacco gara, punto di ristoro, momenti ricreativi e spazi per espositori, sono solo alcune delle attività che prenderanno vita nel villaggio. A queste si aggiungono le premiazioni, le interviste, la merenda per i bambini e il pasta party a conclusione della gara.
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CosmoBike 2019
Un palinsesto
mai visto! Nuova data (16 e 17 febbraio) e nuovo format (in collaborazione con la Gazzetta dello Sport). A Verona torna il Festival della bicicletta con i grandi campioni del pedale e alcuni eventi da non perdere Svelate le prime indiscrezioni sul palinsesto, realizzato in collaborazione con La Gazzetta dello Sport, del rinnovato CosmoBike Show in programma a Verona Fiere il 16 e 17 febbraio. Dopo un periodo di riflessione, infatti, la rassegna veronese ha deciso di cambiare data e format, creando un maxi Festival della Bicicletta dove tutti saranno protagonisti indiscussi. E proprio qualche settimana fa, in collaborazione con la Gazzetta dello Sport, ha preso forma il programma dell’appuntamento che mancava, tutto dedicato alla passione per la bicicletta e che aprirà ufficialmente la stagione ciclistica. Finalmente un festival raccontato, parlato, da vivere. Non si tratterà quindi solo di poter vedere e toccare con mano biciclette e accessori. La presenza della Gazzetta è infatti garanzia di qualità, per presenze importanti di campioni e di atleti amati da tutto il pubblico. Come ha antici44
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pato Paolo Coin, project manager della rassegna “si parlerà finalmente di bici a 360 gradi”. Si parlerà, in particolare, delle tappe venete del Giro d’Italia raccontate dai protagonisti diretti delle imprese più belle. Da chi ha pensato alle tappe venete a chi le ha percorse nel passato. Tutto quello che avreste sempre voluto sapere su come viene pensato e vissuto il Giro d’Italia dalla voce viva dei protagonisti. Con l’intervento di Luca Zaia, Presidente della Regione Veneto, Mauro Vegni, direttore del Giro d’Italia, Francesco Moser e Ivan Basso vincitori del Giro con ultima tappa a Verona. Grande attesa anche per l’intervento di Fausto Pinarello che presenterà in anteprima “il futuro della bici elettrica”. Uno dei simboli della bici italiana nel mondo parlerà della più grande sfida del futuro. E ancora Selle Italia e Merckx, la storia dell’azienda veneta che ha messo in sella il mondo con il Cannibale e altri testimonial. E poi si parlerà di sicurezza sulle strade del ciclismo con il convegno alla presenza di Maurizio Fondriest, campione del mondo sempre più impegnato sul tema della sicurezza. Interverranno il Presidente Federale Renato Di Rocco, il Prefetto Roberto Sgalla (capo della Direzione centrale delle specialità della Polizia di Stato) ed il fratello di Michele Scarponi.
Ma cosa vedranno 60.000 appassionati da tutta Italia?
Ciclisti, appassionati, biker professionisti, grandi, piccini, negozianti, tecnici, uomini, donne, curiosi. Conosceranno in anteprima le novità che poi troveranno nei negozi. Proveranno le bici più belle, parteciperanno agli educational. Vedranno le squadre, gli sponsor, i campioni del 2019. Pianificheranno gli acquisti per l’imminente inizio della stagione. Decideranno a quali gare partecipare, quali itinerari percorrere, i tragitti da provare. Vivranno le esibizioni e gli spettacoli in un grande luna park consacrato al mondo della bicicletta. Corniglia, il borgo sulla scogliera
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L’A BBIGL I A ME N T O C HE A S COLTA IL T UO COR P O
U N D E R W E A R I N N O VAT O R
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a cura della redazione
Green Fondo Paolo Bettini
Nel segno del 22 In vista dell’evento di aprile, a Pomarance si sono aperte ufficialmente le iscrizioni per la prossima edizione della Gran Fondo pisana. Alla consolle organizzativa gli infaticabili volontari del Velo Etruria che, per il 2019, hanno deciso di puntare sulla cabala‌ 46
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Il 22 novembre si sono aperte ufficialmente le iscrizioni per l’edizione numero 22 della Green Fondo Paolo Bettini – La Geotermia, gara in programma domenica 7 aprile a Pomarance nel cuore caldo della Toscana. Un evento che anche per il 2019 si conferma come uno degli appuntamenti inseriti nel sempre più noto, e apprezzato da chi pedala, circuito “Inbici Top Challenge” oltre che del calendario della “Coppa Toscana on the road”. Giovedì 22 novembre nel primo giorno di apertura delle iscrizioni i primi 22 fortunati granfondisti sono riusciti ad iscriversi al “super” prezzo di soli Euro 22,00. Ovviamente per tutti gli altri comunque ci sarà un prezzo vantaggioso di 30,00 Euro che continuerà fino a fine anno.
“Perché abbiamo scelto il 22? E’ presto detto – dichiara Stefano Gazzarri grande amico di Paolo e motore del comitato organizzatore della Green Fondo assieme al presidente Maurizio Maggi -. Questo è un numero che ha un significato particolare
per il nostro campione Paolo Bettini. La storia dice che questo è il numero magico di Paolo. Tante le vittorie ottenute in carriera con il dorsale numero 22. Quando vinse la Sanremo nel 2003 era il 22 marzo. E poi ci sono tanti piccoli aneddoti della vita privata e sportiva legati a questo numero. Per esempio mi ricordo che Paolo raccontò di quella volta che vinse una tappa al Giro del Meditteraneo alzò lo sguardo e il numero civico sulla linea del traguardo era proprio il 22”. Con questa iniziativa gli organizzatori del Club Velo Etruria Pomarance, che da sempre sono i più grandi sostenitori del due volte campione del mondo e oro olimpico Paolo Bettini, anche questa volta si distinguono per la loro contagiosa energia e simpatia: “Questo è l’anno della Green Fondo numero 22, un altro traguardo importante per tutti noi, e quindi ci piace l’idea di giocare un po’ con la cabala fortunata del nostro campione”, conclude Stefano Gazzarri.
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Il 22 novembre si sono aperte ufficialmente le iscrizioni per l’edizione numero 22 della Green Fondo Paolo Bettini – La Geotermia, gara in programma domenica 7 aprile a Pomarance nel cuore caldo della Toscana. LIFESTYLE INBICI
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SCATTO D’AUTORE GIRO DELLE FIANDRE 2018 by Bettiniphoto
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Serata mondiale
Ti ricordi Varese? di Eleonora Pomponi Coletti
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Il 17 novembre 2018 per molti sarà stato semplicemente un sabato, ma per chi ama lo sport, la maglia azzurra ed i pedali, quel “sabato” lì sarà sempre speciale. Nel bellissimo scenario del Teatro Accademico di Castelfranco Veneto, gli addetti ai lavori, gli amici, gli appassionati ed i grandi protagonisti del ciclismo di oggi e di ieri hanno festeggiato i 10 anni dalla splendida vittoria di Varese 2008 di Alessandro Ballan. Il ragazzo della porta accanto del ciclismo azzurro, col bel sorriso che il tempo sembra non aver scalfito, è stato accolto da un numeroso ed emozionatissimo pubblico. Al popolo italiano non si può certo rimproverare la mancanza di passione, di fede sportiva, quella vera, così come ai nostri campioni non si può rimproverare l’incapacità di credere nei sogni. E di crederci fino in fondo. Nel 2008 la nazionale azzurra si presentava alla partenza di quel mondiale con due grandi vittorie alle edizioni precedenti da difendere (Salisburgo 2006 e Stoccarda 2007), vittorie con le quali Paolo Bettini e i suoi hanno scritto due delle pagine più belle della storia dello sport italiano.
In alto, un momento della festa del decennale
A Castelfranco Veneto gran galà con i grandi protagonisti del ciclismo di oggi e di ieri per festeggiare il 10° anniversario della vittoria iridata di Alessandro Ballan
L’immagine dei predestinati quella mattina, prima che il loro destino si compisse, era un’immagine che trasudava tensione e concentrazione. Paolo Bettini aveva appena annunciato alla stampa che quella sarebbe stata la sua ultima corsa, lasciando tutti un po’ spaesati. Una nazionale, quella diretta dal “Ballero” Franco Ballerini, che per unità e intesa è stato un vero e proprio team. L’hanno ricordato tutti i membri di quella spedizione azzurra: Paolo Bettini, Gabriele Bosisio, Marzio Bruseghin, Luca Paolini, Davide Rebellin, Matteo Tosatto e Alessandro Ballan. In particolare Paolo Bettini ha parlato di come quel gruppo fosse “una squadra vera” mossa da “un grande senso di appartenenza”, una squadra fatta da elementi “che fino a pochi giorni prima correvano come avversari ma che in nazionale s’intendevano con un solo sguardo”, legati dal grande orgoglio di vestire la maglia azzurra. E se la forza di un gruppo è saper gestire il momento, quel gruppo dimostrò di essere grande sin da subito. Un manipolo di atleti intrepidi capaci di leggere le fasi della corsa, di cambiare tattica, di sparigliare le carte e di portare, in qualunque situazione, la zampata vincente. Ed è proprio in quella frazione di secondo in cui è venne presa la decisione di cambiare tattica, che Alessandro cambiò le sorti della squadra e il suo futuro e, dopo aver sognato (dietro consiglio della sorella Ivana) la sua vittoria ogni sera durante tutta la settimana precedente al mondiale, e dopo aver immaginato proprio alla vigilia della corsa di scattare esattamente lì, in Piazza Montegrappa, semplicemente lui l’ha fatto. Certe emozioni sono molto difficili da spiegare, quasi nessuno ci riesce, Alessandro Ballan compreso. Più volte ha infatti dichiarato di ricordare tutto sino al traguardo, ma tagliato lo striscione
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Certe emozioni sono molto difficili da spiegare, quasi nessuno ci riesce, Alessandro Ballan compreso Un momento molto toccante dedicato a Franco Ballerini e Alfredo Martini, i due grandi assenti, presenti più che mai per il contributo tecnico e umano lasciato sulla pelle e nel cuore di tutti questi grandi corridori l’emozione è stata talmente forte che il vuoto è durato per molti giorni successivi alla vittoria. Molti gli ospiti che con Alessandro condividono il medesimo successo iridato e non solo: Silvio Fauner, Francesco Guidolin, così come grandi emozioni hanno regalato i racconti e le testimonianze di grandi interpreti dei pedali quali Gianni Motta, Francesco Moser, Moreno Argentin e Mau-
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rizio Fondriest. Ospite d’eccezione Giandomenico Sartor, già premiato da Alessandro Ballan con il Giorgione d’Oro come promessa dello sport paralimpico, che oggi si gioca un posto per le Olimpiadi di Tokyo 2020. Un momento molto toccante dedicato a Franco Ballerini e Alfredo Martini, i due grandi assenti, presenti più che mai per il contributo tecnico e umano lasciato sulla pelle e nel cuore di tutti
questi grandi corridori. E là dove bici e pedali si fanno poesia, la serata è terminata con la grande emozione con cui era iniziata: quegli ultimi emozionanti 3 chilometri dal traguardo, la “sparata secca” e irresistibile di Alessandro Ballan che non ha lasciato scampo e ha stravolto le strategie degli avversari lasciando, per sempre, la sua firma nella storia di questo sport.
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Granfondo Alé la Merckx
Pedalando con
Shakespeare a cura della redazione
Il 9 giugno a Verona torna l’evento ciclistico più “culturale” del pianeta. Tra vestigia romane e capolavori della letteratura mondiale, si gareggia lungo 139 km di storia e di campagna italiana Quando si parla di manifestazioni sportive immerse in contesti e panorami affascinanti, è impossibile non pensare immediatamente alle icone e meraviglie naturali presenti nel percorso della Granfondo Alé la Merckx 56
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Non una Granfondo qualunque (9 giugno 2019): 139 km Certo, quando le gambe iniziano a di storia e di campagna pedalare, non tutti i ciclisti impegnati italiana. Se questo giugno nella Granfondo avranno voglia di visiterai Verona per l’evento fermarsi per godere dei panorami, ma annuale – che prende sicuramente ci saranno per tutti diverse opportunità di ammirare le bellezze il nome dal leggendario che si snodano attorno all’evento, ciclista Eddy Merckx – allestito proprio accanto alle meraviglie questa sarà la tua guida dell’Arena romana, l’anfiteatro famoso alle migliori attrazioni da in tutto il mondo e visitato ogni anno da visitare ed ammirare. migliaia di persone.
Shakespeare dalla tua Sella
Prima di lasciare le strade della città per climi più umidi (o forse per le salite?), i partenti si faranno strada attraverso il centro per poi attraversare le mura medievali che circondano la città. Ed è proprio nel momento in cui varcheranno le antiche porte della città di Verona che potranno scorgere il bronzo di William Shakespeare. E se hai una vista acuta, sarai forse in grado di leggere la targa che lo affianca, con le famose parole della sua tragedia “Romeo e Giulietta”: “Non c’è mondo fuori dalle mura di Verona, ma purgatorio, tortura, l’inferno stesso”. Ovviamente, i corridori della Merckx scopriranno ben presto quanto queste parole sarebbero state false se solo Romeo avesse avuto una bici Cipollini…
Il Parco Naturale della Lessinia
Con le tortuose stradine di Verona nella scia delle tue ruote e la prosa Shakespeariana a risuonarti nelle orecchie, è ora di concentrarsi sulla bellezza della Lessinia, che attira l’attenzione dei ciclisti con i suoi prati gloriosi e le prealpi abbaglianti. L’ondeggiante regione offre alcune delle prime grandi salite della giornata, come la cronometro del Cannibale, salita simbolo dell’evento con pendenze che oscillano da un aspro 15% a un più delicato 2% e che si estendono per circa 10 km. E mentre l’attraversi, non scordarti di immergerti in cascate, scorci sulle montagne, pascoli verdeggianti e tutto il resto.
La Valle degli Dei
Quando la rotta della Granfondo Alé La Merckx si snoda verso la città di Verona, lo fa passando lungo la Valpantena, il cui nome significa letteralmente “valle degli dei”; e non è difficile capire perché. I suoi pascoli sono stati utilizzati per i raccolti fin dai tempi dei romani e, ancora oggi, i vigneti si estendono per ben 12km della valle prealpina, circondati dalle montagne del Parco Naturale della Lessinia.
Un Riso Party Rinascimentale
Quando la giornata giunge al termine, è il momento di rilassarsi e fare rifornimento, mentre ci si scambiano gli appunti con i compagni di squadra, il tutto nell’elegante Palazzo della Gran Guardia. Se l’Arena Romana è il pezzo forte in piazza Bra, la Gran Guardia è un importante monumento risalente al tardo Rinascimento - 17 ° secolo - il finale perfetto per un acculturato giorno in sella.
Quando si parla di manifestazioni sportive immerse in contesti e panorami affascinanti, è impossibile non pensare immediatamente alle icone e meraviglie naturali presenti nel percorso della Granfondo Alé la Merckx (9 giugno 2019): 139 km di storia e di campagna italiana. LIFESTYLE INBICI
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SCATTO D’AUTORE COLORADO CLASSIC by Bettiniphoto
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Domande a...
Andrea Garosio credit Bettiniphoto
Giovani grimpeur
crescono
Ambizioso, determinato e terribilmente efficace in salita. Un nuovo promettente scalatore si appresta a vivere la sua prima stagione da professionista nel Team Bahrain Merida: “Un sogno correre al fianco di Nibali” Spesso, quando si mette grinta e passione, i sogni si realizzano. È questo il caso di Andrea Garosio, giovane emergente del ciclismo italiano che si appresta a vivere la sua prima stagione
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da professionista al Team Bahrain Merida. Dopo aver iniziato a correre all’età di sette anni, approda con molte aspettative, a soli venticinque anni, nel World Tour. Il ciclista bresciano è pron-
to a iniziare il suo 2019 nel migliore dei modi, per esser di supporto a Vincenzo Nibali e per confrontarsi con i migliori scalatori al mondo. Con le nostre dieci domande sveliamo la determinazione
Andrea Garosio
di Davide Pegurri
Andrea Garosio al Trofeo Beghelli 2018
e i sogni del “Capriolo di Cologne”. Come hai vissuto il finale di stagione? “Prima di tutto, correre le ultime gare della stagione con la Bahrain Merida è stata una grande esperienza ed è stato fantastico aver anche contribuito alla vittoria di Sonny Colbrelli al Gran Piemonte. Partecipare a corse di primo livello, soprattutto dopo che nella prima parte del 2018 avevo corso così poco, è stato importante per me. Spero di iniziar nel migliore dei modi il prossimo anno, cercando di dare il massimo per il team”. Cosa vuol dire per te essere già in una squadra World Tour? “Per me entrare come professionista nel W.T. significa soprattutto tanta responsabilità perché devo dimostrare al team di valere l’investimento. Sono contento di essere alla Bahrain Merida perché è sicuramente una delle squa-
dre migliori e avrò l’opportunità di correre al fianco di grandissimi campioni come Vincenzo Nibali, Rohan Dennis e Domenico Pozzovivo. Da scalatore, cercherò di ascoltare i consigli, seguire il loro esempio e dare il mio contributo”. Visto che l’hai citato, hai già avuto modo di confrontarti con Vincenzo Nibali? “L’anno scorso, quando ero alla prima esperienza da stagista, al Giro della Toscana e al Giro dell’Emilia abbiamo corso assieme. Mi sono trovato fin da subito in sintonia con Vincenzo. Anche fuori dalle corse è molto socievole e gli piace parlare di molti argomenti, soprattutto della sua Sicilia. Spero di rafforzare il mio rapporto con lui anche per potergli essere maggiormente d’aiuto durante le corse. In ogni caso, essere al fianco di un ciclista che hai sempre e solo visto in televisione è si-
Sono uno scalatore puro. Preferisco le corse dure, in salita e con tanti metri di dislivello. Essendo abbastanza magro sono meno esplosivo, ma posso contare su una buona resistenza
“Il sogno sarebbe vincere il Giro d’Italia. Ragionando con i piedi per terra però, mi piacerebbe prima di tutto vincere una tappa, magari quella regina o una dopo aver affrontato il Mortirolo, la salita quasi di casa per me. Certamente il massimo sarebbe conquistare la maglia rosa” curamente una forte emozione”. Cosa vorresti ottenere dalla tua prima stagione da professionista? “Mi piacerebbe far bene, mettermi in evidenza e cercar di togliermi anche qualche soddisfazione personale. So di aver in squadra compagni molto forti e prima di tutto dovrò dare il massimo per loro, cercando di seguire quello che mi viene richiesto dal team. Mi metterò a disposizione dei miei capitani e, se poi un giorno dovessi avere l’opportunità di puntare al successo, di sicuro non mi tirerò indietro. La cosa importante per ora è che mi sento pronto ad affrontare la prossima stagione e credo nei miei mezzi”. Per coloro che, non seguendo le categorie minori, ancora non ti conoscono, ci racconti le tue caratteristiche? “Sono uno scalatore puro. Preferisco le corse dure, in salita e con tanti metri di dislivello. Essendo abbastanza magro sono meno esplosivo, ma posso contare su una buona resistenza. Se devo essere sincero penso sicuramente di dover migliorare a cronometro, soprattutto per il fatto che nelle categorie minori ne ho fatte poche. Cercherò di affinare comunque le mie capacità da
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scalatore e spero un giorno, magari al Giro d’Italia, di poter confermare le mie potenzialità”. Quali sono le salite che preferisci? “Mi piace molto andare a Montecampione e, quando mi capita di essere nella mia casa in montagna a Monno, scalare il Mortirolo. Vivo a Cologne, un paese nel bresciano, mi alleno soprattutto sulle strade della Franciacorta e intorno al Lago d’Iseo. Penso di esser fortunato perché vicino a dove abito io ho a disposizione molte salite, lunghe e corte, terreno ideale per le mie caratteristiche. Trovo bello pedalare in compagnia e a volte mi ritrovo con Alessandro Tonelli, Nicolas Marini, Davide Martinelli e Matteo Bono, che purtroppo quest’anno ha appeso la bici al chiodo”. Quando hai iniziato a correre? “In prima elementare ero indeciso sul praticare calcio o ciclismo. Poi, chiedendo a mio zio e a mio papà, entrambi calciatori, ho capito che le coppe di molti successi non le hanno potute tenere loro, ma sono rimaste alla società o ai compagni di squadra. Io invece volevo poter esporre nella mia bacheca i premi vinti e allora ho deciso di dedicarmi solo al mondo delle due ruote. Ho iniziato le corse molto giovane, da G2”.
C’è un ciclista al quale ti ispiri? “Il mio idolo era Alberto Contador. Mi è sempre piaciuto per due motivi: il primo per il suo stile e la sua leggerezza di pedalata, il secondo, più banalmente, perché è nato anche lui il 6 dicembre come me. Sono cresciuto cercando di imitarlo e fantasticando sulle sue imprese”. Quale corsa ti piacerebbe conquistare? “Il sogno sarebbe vincere il Giro d’Italia. Ragionando con i piedi per terra però, mi piacerebbe prima di tutto vincere una tappa, magari quella regina o una dopo aver affrontato il Mortirolo, la salita quasi di casa per me. Certamente il massimo sarebbe conquistare la maglia rosa”. Quando non pedali cosa ti piace fare? “Fin da quando ero piccolo nel tempo libero, mi diverto sciando e camminando per i boschi. Conosco bene le montagne bresciane e sono stato parecchie volte nella zona dell’Adamello e del Tonale. Un’altra grande passione è quella calcistica, sono grande tifoso della Juventus e non mi perdo una partita”.
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TO
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SCATTO D’AUTORE GIRO D’ITALIA by Bettiniphoto
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a cura della redazione
ACSI CICLISMO
A Riccione sfilano i premiati Lo scorso 9 dicembre sulla riviera romagnola grande festa per celebrare l’annata del Campionato Nazionale ACSI granfondo-mediofondo da poco conclusa
Dopo una stagione ricchissima di sfide spettacolari e scenari meravigliosi tutti da vivere dal sellino della propria bicicletta, ACSI Ciclismo si è ritrovata a Riccione per festeggiare l’annata del Campionato Nazionale ACSI granfondo-mediofondo da poco conclusa – con le premiazioni degli atleti lo scorso 9 dicembre all’Hotel Corallo. Il ritrovo di protagonisti ed appassionati è stata anche occasione per svelare i calendari 2019, ancora una volta all’insegna di manifestazioni d’élite dal punto di vista organizzativo, nuovi contest per non far annoiare i pedala68
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tori e paesaggi mozzafiato che sono leitmotiv d’Italia e dell’ente di promo Il giorno precedente le premiazioni si sono svolte invece quelle del circuito Zero Wind Show, con ogni gara firmata dall’ente di promozione sportiva la cui egida “copre” le maggiori manifestazioni ciclistiche in Italia. Nemmeno quest’anno le emozioni sono mancate, ed il prossimo vi saranno numerose new entry, ampliando il sontuoso pacchetto anche con la Gran Fondo Dieci Colli di Bologna, pronta a festeggiare la prestigiosa trentacinquesima edizione il 28 aprile della prossima annata assieme ad ACSI. Nel 2019 ACSI riserverà ulteriori ‘prelibatezze’ con le quali cimentarsi, dedicate all’agonismo, al cicloturismo e all’en-
tusiasmo dei principianti, attraverso tracciati adatti a tutte le esigenze e gli scenari unici dello stivale ciclistico, poiché nelle manifestazioni del Campionato Nazionale ACSI gli agonisti vengono sempre accompagnati da chi vuole semplicemente godersi una bella giornata di sport all’aria aperta, cimentandosi in gare sapientemente realizzate “guidati” da ACSI Ciclismo, l’ente di promozione sportiva più ‘attivo’ e preparato d’Italia nell’assicurare sicurezza e qualità degli eventi. Anche il prossimo anno appuntamenti con i fiocchi che certamente sapranno sorprendere e divertire i corridori dunque, il pedale di ACSI Ciclismo è più “caldo” che mai.
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Fari puntati su
Riccione a cura della redazione
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Sono sempre di più i cicloturisti, i professionisti le realtà sportive – a partire dalla nazionale ciclismo – che scelgono Riccione per allenarsi e divertirsi. E, nel contempo, aumentano di anno in anno le manifestazioni e le gare che scelgono la città adriatica come punto di partenza, un risultato che trova nella cronometro individuale del Giro d’Italia 2019 il suo traguardo più importante.
Foto: Lucio Sassi Riccione sunset
Nel 2019 la Perla dell’Adriatico diventerà la capitale italiana della bicicletta. Dal Giro d’Italia alle gran fondo, ecco gli eventi più attesi del prossimo anno
Proprio per questo, per rafforzare il posizionamento strategico sul mercato del cicloturismo, l’assessorato al turismo e sport ha ideato RRW – Ride Riccione Week, una settimana, dal 9 al 16 giugno, con eventi sportivi, incontri, spettacoli tutti dedicati alle due ruote, un appuntamento internazionale che sarà promosso in tutta Europa. Il progetto è realizzato in collaborazione con i maggiori player del settore e con il consorzio Bike Hotel, il consorzio Family Hotel, Riccione Sport, Eurobike e riviste di settore come InBICI. RRW è dedicato ad un pubblico trasversale e prevede un palinsesto di eventi per diverse fasce di età, interessi e vocazioni, dalle gare in mountain bike a quelle di Brompton – le bici pieghevoli made in London – dalle escursioni giornaliere con e-bike alla scoperta dell’entroterra ai tour con i campioni dal mare alla collina. Per tutta la settimana inoltre sono previsti forum b2b, stand con i prodotti dei principali brand del settore, dall’abbigliamento tecnico alle case di produzione. Il tutto accompagnato da spettacoli, intrattenimento ed enogastronomia d’eccellenza. Tra i partner di RRW figurano alcune tra le più prestigiose realtà internazionali come Campagnolo Roma, associata WACE (World Association Cycling Event) e Formula Bici. Nella settimana di RRW inoltre sono in programma due gare internazionali: il prologo e la partenza della prima tappa da Riccione del Giro d’Italia under 23 e la Ride Riccione, l’upgrade della Gran Fondo Città di Riccione nata e cresciuta grazie al patron Valeriano Pesaresi che, dopo vent’anni rilancia e cambia veste e si trasforma in un format con tre percorsi, da 40, 85 e 140 km, e raggiungerà nel circuito più lungo la vetta del Cippo, conosciuta in tutto il mondo grazie a Marco Pantani. Il progetto Ride Riccione Week non vuole essere solo un evento ma un prodotto e per comunicarlo e promuoverlo si è scelta la firma di Aldo Drudi, che ne ha ideato il logo, un tratto che narra di velocità e futuro, che si scinde per raccontare Ride Riccione Week e Ride Riccione. Proprio il Giro d’Italia Under 23 ha riportato di recente Drudi ad occuparsi di ciclismo, quando il CT Davide Cassani nel 2017 gli chiese di mettere la sua professionalità a disposizione dell’ambizioso progetto di far rinascere la corsa delle giovani promesse, e disegnarne le maglie ufficiali. “La mia famiglia è sempre stata appassionata di ciclismo – afferma Aldo Drudi. Ci hanno conquistato le imprese epiche dei campioni di questo sport che è fatica e passione. Poche altre discipline riescono a dare le stesse emozioni. La bici è uno sport filmico, scenografico. Le grandi sfide e le imprese sotto la pioggia battente o la neve producono immagini e ricordi a dir poco suggestivi. I colori e le livree sono simili a quelle del motociclismo. I paesaggi italiani sono il fantastico teatro naturale per uno sport romantico. Mi affascina il contatto ravvicinato con i tifosi: è uno sport che passa sotto casa, che anima i borghi più belli del mondo e il cuore degli italiani». “Il segmento del cicloturismo è in grande ascesa nel panorama internazionale e Riccione è una destinazione decisamente ben posizionata in questo scenario – dichiara l’assessore al turismo e sport Stefano Caldari. Il lavoro svolto negli anni in questa direzione ci consente di raccogliere risultati molto importanti sia in termini di presenze che di manifestazioni di primo piano che ci scelgono. La rete di bike hotel con servizi specializzati e di altissimo livello, le peculiarità della città e del suo territorio, le vocazioni di Riccione hanno fatto della bicicletta un elemento di promozione che ci caratterizza mettendo al centro lo sport, il benessere, la mobilità dolce, i servizi di qualità, l’innovazione, i tratti dunque che meglio ci raccontano. Investire sulla filosofia e sull’economia delle due ruote significa aderire ad un’idea di sviluppo green in tutte le sue declinazioni. La settimana RRW riassume tutto questo, e si rivolge ad un pubblico molto ampio che va da chi pratica attività a livello agonistico a chi ama muoversi in bici per il piacere di vivere il territorio e fare movimento”.
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Biofeedback, un data-base al servizio della prestazione
a cura di Claudia Maffi*
Frequenza cardiaca, respirazione e tensione muscolare: una consolle ti permette di controllare i parametri psicofisiologici del tuo corpo
Nell’articolo di oggi parlerò di “biofeedback”, uno strumento molto utile all’atleta per imparare a riconoscere e controllare alcune delle principali funzioni e modificazioni psicofisiologiche attive nel nostro corpo. Si è sempre pensato infatti che la frequenza cardiaca, la respirazione, la tensione muscolare così come altre funzioni corporee sfuggissero al controllo cosciente e volontario, in quanto
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regolate in maniera autonoma dal sistema nervoso; in realtà il biofeedback ha dimostrato che è possibile modificare volontariamente questi parametri psicofisiologici. Nello specifico il biofeedback è uno strumento che - attraverso degli elettrodi applicati sulla cute dell’atleta (fronte, braccia, addome..) - è in grado di rilevare come cambia il livello di attivazione psico fisica presente nel corpo del corridore in un preciso momento, ad esempio quando
sottoposto a una condizione stressante oppure in stato di rilassamento. Le reazioni dell’organismo, in particolar modo, sono condizionate dai pensieri, dalle emozioni e dall’interpretazione data dall’atleta agli eventi. Il biofeedback trasforma il segnale muscolare rilevato dai sensori in un segnale acustico o visivo che, proiettato sullo schermo di un computer, consente all’atleta di monitorare in diretta i processi corporei in atto (andamento delle
onde cerebrali, ritmo cardiaco, ritmo respiratorio, pressione e tensione…). Una volta rilevato il suo livello di attivazione e di tensione muscolare, ritmo cardiaco e frequenza respiratoria il corridore potrà allenarsi, attraverso le tecniche di mental training apprese in collaborazione dello psicologo dello sport, a modificare i suddetti parametri in modo più funzionale alla prestazione. Ad oggi, infatti, come tutti sappiamo, livelli eccessivi o troppo bassi di attivazione psico-fisica ostacolano la massima espressione della performance compromettendo così i risultati ed il raggiungimento degli obiettivi stabiliti dall’atleta. Perché dunque dovrebbe essere utile per un ciclista imparare ad utilizzare uno strumento come il biofeedback? Semplice! Per imparare più rapidamente a modificare in modo volontario quei parametri fisici che sono condizionati dalla mente e dagli stati emotivi del momento. Una
respirazione irregolare e l’eccessiva tensione muscolare che caratterizzano l’ansia pre-gara infatti, se non gestite, possono ostacolare la qualità della prestazione agonistica. Il Biofeedback, se abbinato alle tecniche di rilassamento, permette all’atleta di imparare in tempi brevi a raggiungere lo stato di attivazione ottimale utile alla prestazione così da riprodurlo poi in contesto di gara. Con l’ausilio del biofeedback il ciclista sarà in grado di identificare le condizioni psico-fisiche associate alle sue prestazioni migliori e peggiori, comprendendo in anticipo quando intervenire per modificare questi parametri. Il biofeedback è particolarmente utile in caso di tensione eccessiva ed ansia pre-gara perchè rende consapevole il corridore delle risposte fisiologiche emesse dal suo corpo nel momento in cui la mente inizia a produrre pensieri negativi. Così come, a volte, l’eccessiva
attivazione viene indotta o peggiorata da modelli di respirazione errati che attraverso il biofeedback possono essere riconosciuti e corretti. Il biofeedback, utilizzato ad oggi da diversi psicologi, è uno strumento che rende ancora più evidente lo stretto legame esistente fra corpo e mente, mostrando “in diretta” come gli stati mentali e le emozioni influiscono sui parametri fisici e corporei e di conseguenza sulla prestazione. Una volta imparato a riconoscere le personali sensazioni associate allo stato di attivazione ottimale e imparato ad applicare le tecniche di mental training per riprodurle in contesto di gara il corridore non avrà più bisogno del biofeedback e avrà sviluppato una maggior consapevolezza nella gestione del suo atteggiamento mentale.
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SCATTO D’AUTORE TOUR OF CROATIA 2018 by Bettiniphoto
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Granfondo della Versilia
Dopo il cambio di data, la grande classica toscana modifica anche i tracciati
Nuovi itinerari
Pontile Lido diLIFESTYLE Camaiore - JuzaPhoto 76 INBICI
Arrivo-parata: foto PlayFull
Fervono i preparativi per la 23esima edizione della Gran Fondo della Versilia che si svolgerà domenica 12 maggio con partenza da Lido di Camaiore. Come già annunciato, la rassegna toscana - che fa parte dell’InBici Top Challenge - quest’anno ha cambiato data: non più a ridosso della festa del papà, bensì nel giorno della festa della mamma. Ma l’edizione 2019 della Granfondo della Versilia si distinguerà anche per un cambio radicale nei percorsi: la linea di partenza e di arrivo sarà sul Viale Kennedy di Lido di Camaiore; la parte iniziale della granfondo sarà pianeggiante percorrendo il viale a mare che condurrà il plotone dei corridori fino a Forte dei Marmi fino poi raggiungere l’abitato di Strettoia. La salita della Fortezza servirà per rompere il fiato, subito seguita dall’ascesa per Pasquilio-Biancolino. La salita clou della 23° edizione della Granfondo della Versilia saranno i 17 chilometri del Passo del Vestito con il GPM posto sopra quota 1000 metri, in seguito lunga discesa per tornare nel cuore della Versilia storica, ma le salite non sono finite in quanto prima di raggiungere Seravezza c’è ancora la salita di Basati da dover affrontare. Il percorso Classic, passato Pietrasanta, svolterà verso mare per raggiungere l’arrivo dopo 95km e 1980 metri di dislivello. Chi affronterà il percorso Marathon invece dovrà scalare Monteggiori, mentre nelle passate edizioni veniva affrontata dal versante più facile di Montebello. L’ultima salita di Pedona è ben nota agli appassionati di ciclismo, in quanto nelle ultime edizioni era la prima asperità che si doveva superare. Gli ultimi chilometri di pianura porteranno i ciclisti da Piano di Conca a Lido di Camaiore per un totale di 125km e 2480 metri circa di dislivello. Il cambio di data e di percorsi sono stati decisi per rilanciare una manifestazione ciclistica di grande fascino e storia che, negli ultimi anni, aveva un po’ pagato, in termini di presenze, le condizioni meteo di marzo. E sempre con l’obiettivo di rilanciare la rassegna toscana, la Gran Fondo della Versilia, come detto, da quest’anno entra a far parte del circuito InBici Top Challenge 2019. Una new-entry che Maurizio Rocchi, presidente del Gruppo Editoriale InBici, saluta con queste parole: “Si tratta di una perla che, per tradizione e qualità organizzativa, arricchirà il nostro circuito. Di certo, la Versilia è tra le manifestazioni più belle d’Italia e siamo convinti che il nostro lavoro contribuirà ad incrementare il numero dei partecipanti e ad arricchire il villaggio expo come richiede lo standard qualitativo di questa granfondo”. Ulteriori info sono disponibili su www.granfondoversilia.it
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SCATTO D’AUTORE TOUR OF GUANGXI 2018 - DYLAN GROENEWEGEN (NED - TEAM LOTTONL - JUMBO) - MAX WALSCHEID (GER - TEAM SUNWEB) - PASCAL ACKERMANN (GER BORA - HANSGROHE) by Bettiniphoto
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EDITORIA
Due pedali per volare a cura della redazione
Si intitola “Due pedali per volare” (Alba Edizioni) il secondo libro del giornalista Carlo Gugliotta che, dopo il successo di “Pedalare nel fango”, ci regala – attraverso quindici storie di sport - un’emozionante “full immersion” nel composito mondo del paraciclismo.
Il libro “Due pedali per volare” (Alba Edizioni, pagine 110, costo 10 euro) si può ordinare in tutte le librerie oppure acquistare direttamente online sul sito di amazon o inviando una mail a albaedizioni@gmail.com
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Un libro “sentito” e vissuto, scritto con la sensibilità consapevole di chi conosce bene le problematiche della disabilità: “E’ un tema a cui tengo particolarmente – spiega Gugliotta – visto che mia madre era disabile. Un’esperienza personale che mi ha aiutato ad avvicinarmi a questo ambiente senza alcun pregiudizio e in modo del tutto naturale”. Carlo, perché un libro sul paraciclismo? “Perché è un mondo ricco di storie che, per tante ragioni, meritano di essere rac-
contate. Un mondo di uomini e donne che, malgrado la straordinarietà delle loro esperienze, vivono spesso nell’ombra perché non tutti si chiamano Alex Zanardi e Beatrice Vio”. C’è un tratto comune nelle loro esistenze? “Ho sempre pensato che, per un atleta disabile, l’importante fosse partecipare. Invece mi sono accorto che, in questo ambiente, l’importante… è vincere. Esserci non basta a nessuno. Questi atleti, dopo la disabilità, hanno sviluppato un grande senso di sfida. Per andare avanti hanno bisogno di alzare l’asticella. Sempre”. In genere, al di là dei luoghi comuni, come vive un atleta la sua disabilità? “Parliamo di persone che, per la maggior parte dei casi, non sono nate con un handicap congenito, ma sono diventate disabili in seguito ad un incidente o ad una malattia. Sono persone che hanno vissuto momenti di scoramento e di grande dolore ma che nello sport hanno trovato
lo slancio e la forza per rinascere. Non voglio dire che l’handicap sia un dono, ma molte di queste persone hanno interpretato la disabilità come una preziosa opportunità di crescita. Ed oggi, grazie all’handicap, sono persone migliori”. C’è una storia che ti ha particolarmente colpito? “Tutte, per motivi diversi, mi hanno insegnato qualcosa. Però la storia di Pierre Amighini è davvero significativa. Dopo una vita assolutamente normale, due anni fa, all’improvviso, una malattia lo ha reso praticamente cieco. Adesso, superato lo sconforto, ogni giorno esce in bicicletta sognando le Paraolimpiadi di Tokio. In un solo quadriennio la sua vita potrebbe cambiare in maniera incredibile: la normalità, la malattia e adesso le Olimpiadi…”. Qual è lo stato di salute del movimento paraciclistico italiano? “Come certificano i risultati si tratta di un movimento altamente competitivo. Nel 2017 ai Mondiali in Sudafrica abbiamo conquistato oltre 50 medaglie chiudendo al secondo posto nel medagliere. Pochi tecnici nello sport italiano possono dire di aver vinto lo stesso numero di medaglie iridate di Mario Valentini. Il paraciclismo italiano gode di straordinaria
salute, anche se, in linea generale, permangono alcuni problemi normativi…”. Ad esempio? “Se una persona diventa disabile per un incidente sul lavoro riesce, grazie all’intercessione dell’Inail, ad accedere con più facilità alla pratica sportiva. Ad esempio, l’istituto ti passa gratuitamente una hand-bike. Se invece si diventa disabili a causa di un incidente stradale il cammino si complica notevolmente e le opportunità si riducono. È una discriminazione paradossale che genera delle contraddizioni inconcepibili”. Carlo, perché dovremmo leggere “Due pedali per volare”? “Perché forse in tanti capirebbero che molte nostre lagnanze quotidiane sono ridicole di fronte ai problemi, realmente gravosi, dei portatori di handicap. Quando a noi viene voglia di uscire in bicicletta, inforchiamo la nostra due ruote e facciamo due pedalate. Per un disabile anche solo uscire dal garage di casa può rappresentare un problema. Immergersi nella loro realtà, anche solo per pochi istanti, può farci capire tante cose e, forse, aiutarci ad assaporare meglio il gusto della vita”.
Mirko Casoppero L’autore del lbro, il giornalista Carlo Gugliotta
Dalla penna di Carlo Gugliotta quindici meravigliose storie di sport. Per immergersi senza pregiudizi nel mondo del paraciclismo
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Focus sulle e-bike
L’abc delle e-bike a cura della redazione 82
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Anche l’Italia è ormai entrata nell’era della mobilità eco-sostenibile. Ecco i modelli, i prezzi, le innovazioni e le caratteristiche tecniche per orientarsi nella jungla del mercato
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Gli italiani, si sa, sono un popolo di inventori e fantasisti, anche quando si parla di due ruote ad emissioni zero. Nel “bel paese”, come in altre parti del mondo e soprattutto nel nord Europa, la bicicletta elettrica è entrata prepotentemente nella nostra vita cambiando – in meglio – il modo di muoversi sulle due ruote a pedali. Questo accade in città, in campagna, al mare o in montagna. Per lavoro, per sport o nel tempo libero si ha sempre più voglia di evadere, assimilando stili di vita sani ed ecologici.
Brevi cenni di storia
La storia delle bici elettriche è stata scritta da personaggi geniali, a volte un po’ folcloristici, che hanno inseguito testardamente il loro sogno per una vita vedendolo purtroppo svanire nel nulla. Solo negli ultimi anni i fallimenti
l’abc dell’e-bike
di quei tempi pionieristici si stanno trasformando sempre più in realtà. Forse in pochi sanno che le bici elettriche hanno una storia antica, molto più remota di quanto si possa pensare. Ripercorrerla significa tornare indietro di circa centocinquant’anni, addirittura fin da quando furono introdotti i primi velocipedi cercando di applicare ad essi i motori a vapore allora in voga. Solamente tra la fine del diciannovesimo e l’inizio del ventesimo secolo cominciarono ad apparire le prime biciclette con motori elettrici. All’epoca il problema principale - che ancora oggi in parte sussiste - erano le batterie con dimensioni e peso enormi rispetto a quelle usate attualmente. Purtroppo, in un’epoca caratterizzata dal grande sviluppo industriale del dopo guerra, dal poco
rispetto per la natura e dal basso costo del petrolio, l’interesse verso le bici (sia elettriche che muscolari) andò progressivamente a scemare. Negli anni settanta, con il prepotente aumento del costo dei carburanti, la diffusione dei primi movimenti ecologisti e l’austerity, la curiosità per i mezzi elettrici, tra i quali le E-Bike, ricominciò a prendere piede. Oggigiorno la situazione, sotto questo punto di vista, sta decisamente migliorando. Innanzitutto le innovazioni tecnologiche hanno portato le batterie ad essere sempre più leggere e capienti. Negli ultimi venti anni i modelli di bici elettriche a disposizione del pubblico si sono moltiplicati; molti produttori europei ed asiatici hanno sperimentato soluzioni tecniche innovative per realizzare un’integrazione
sempre più perfetta fra la pedalata, l’assistenza del motore ed il ciclista.
Ma cos’è una bici elettrica?
A volte di vedono in circolazione biciclette elettriche che raggiungono velocità elevate (superiori ai 30/40 km/h in regime di assistenza) oppure dotate di acceleratore, che ne permette l’avanzamento senza imprimere forza sui pedali. È bene precisare che questi mezzi sono classificati dal codice della strada come “ciclomotori” e, in quanto tali, è necessario averne l’omologazione, la targa, l’assicurazione e il casco da moto. Inoltre, molto spesso, le loro caratteristiche meccaniche e di telaio non sono sufficienti a sopportare gli sforzi cui vengono sottoposte a causa della velocità elevata, il che le rende poco affidabili. Questo tipo di biciclette, se così vo-
gliamo chiamarle, va a “inquinare” quello che è il vero mercato delle E-Bike con pedalata assistita a norma di legge. Di sicuro più appetibili, chi le acquista si ritrova però con un veicolo dotato sì di maggiori requisiti prestazionali, o che non richiede l’obbligo di pedalare, ma proprio per questo molto più simile a un ciclomotore che a una eco-bike elettrica.
Cosa dice il codice della strada in Italia
L’articolo 50, che regolamenta le caratteristiche di base della bicicletta elettrica, sottopone tre punti cruciali ed obbligatori: la potenza massima di 250 watt (o, in modo equivalente, 0,25 Kw), la velocità massima di 25 km/h, la necessità di pedalare nella direzione di avanzamento da parte del ciclista. Nei loro metodi di produzione i costruttori di bici elettriche devono attenersi anche alla normativa europea EN 15194, che va a completare
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nel dettaglio quanto stabilito dal codice della strada vigente in Italia. La normativa non riguarda solamente la parte elettrica della bicicletta, ma interessa anche la parte meccanica a seconda della tipologia di prodotto (EN 14764 per le trekking, la EN 14766 per le MTB, la EN 14781 per le road e la EN 14765 per le bici da bambino). Per quanto riguarda la parte elettrica, sono previste diverse prove legate alle prestazioni (potenza massima in continuo, erogazione della potenza, velocità massima, ecc…) e soprattutto alla compatibilità elettromagnetica. I componenti della bici, infatti, non devono interferire con altre apparecchiature (come per esempio il telefono cellulare o il telecomando del cancello elettrico) e non devono essere influenzati da altri sistemi elettronici nelle vicinanze del mezzo. Infine, ma non meno importante, la normativa regola l’etichettatura del prodotto e l’informazione all’utente finale.
Cosa offre il mercato
Tornando alle nostre bici elettriche il mercato è davvero molto vario. Si parte dalle circa 300/400 euro delle E-Bike in vendita nei centri commerciali (notoriamente economiche e, a nostro giudizio, poco affidabili) per arrivare agli oltre 4.000/5.000 euro dei modelli più costosi. Logicamente il prezzo di acquisto cambia in base alla qualità dei componenti elettrici e meccanici, al livello degli accessori con cui vengono montate le bici e alla garanzia (solitamente, per legge, di due anni) della casa costruttrice. La sola condizione richiesta è che ci si rivolga, nel periodo in garanzia, ai rivenditori ufficiali autorizzati e qualificati o presso il punto vendita dove è stato acquistato il mezzo.
La formazione del punto vendita Noi, secondo la nostra esperienza, pensiamo che la formazione tecnica dei rivenditori sia uno step fondamen-
l’abc dell’e-bike tale per lo sviluppo della bicicletta elettrica. Molto spesso i negozi sono gestiti da meccanici/ciclisti che non hanno mai trattato componenti elettrici o hanno scarsa conoscenza della materia. Quindi, in caso di problemi, si rivolgono alla casa madre per informazioni o per la riparazione del mezzo allungando i tempi d’attesa dei clienti. Le aziende, con i corsi di formazione dedicati agli operatori specializzati, devono puntare a una maggiore indipendenza dei rivenditori così da velocizzare la risoluzione delle problematiche e migliorare il servizio all’utente finale.
Caratteristiche tecniche
La sostanziale differenza che esiste tra una normale bicicletta di serie e una bicicletta elettrica è proprio la pedalata assistita. Agevolare la spinta sui pedali con l’aiuto di un motore ecologico e silenzioso è la rivoluzione tecnologica di questi ultimi anni nel
mondo delle due ruote. Dal motore, cuore pulsante dei nostri mezzi, otteniamo la spinta mentre dal cervello, ovvero la batteria, giungono gli impulsi che daranno il via al movimento delle gambe e alla pedalata. Facendo esperienza negli anni e dopo attente valutazioni, i costruttori hanno optato, per i loro modelli di punta, per il posizionamento del motore nella parte anteriore della bicicletta e più precisamente integrandolo nel mozzo della ruota. In questo modo, anche confrontandoci con alcuni rivenditori che ci hanno confermato l’utilità dell’esperimento, la bici elettrica acquista maggiore stabilità e la presa diretta della ruota sul terreno garantisce più fluidità durante la marcia. Malgrado questa tendenza oramai diffusa e consolidata, in circolazione troviamo dei validissimi modelli di biciclette elettriche (in particolare quelle con “un’anima” leggermente più sportiva) che mantengono il tradizionale
posizionamento del motore sull’asse posteriore oppure centralmente, integrandolo sulla parte bassa del telaio nella scatola del movimento centrale. Queste scelte, prestando particolare attenzione anche al giusto equilibrio fra rapporti, geometrie del telaio stesso e trasmissione, conferisce un rendimento ottimale alla pedalata e consente al ciclista di mantenere un alto ritmo sullo sterrato o in salite molto ripide e di sostenere in pianura elevate velocità con assoluta padronanza del mezzo.
La scelta del motore e della batteria
Quasi all’unanimità, il motore scelto dalle aziende produttrici è un Brusheless da 250 watt (0,25 Kw per 36 V), che garantisce, nel limite della normativa imposta, la giusta potenza assistendo la pedata in modo continuo e affidabile. Va sottolineato che il grande vantaggio di questi nuovi motori
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senza spazzole è di essere quasi privi di manutenzione; mentre le batterie al litio polimeri di ultima generazione, oltre a mantenere una durata di carica decisamente superiore rispetto alle loro “sorelle” al piombo, sono più leggere e si estraggono facilmente dalla loro collocazione, che può essere orizzontale sotto il portapacchi posteriore, verticale sul piantone centrale o scomparsa lungo la parte obliqua del telaio. Unico punto cruciale della batteria restano, da sempre, la ricarica e i suoi tempi. Anche in fatto di autonomia sono state comunque apportate
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concrete migliorie (mediamente 70-80 km a ricarica in regime di assistenza normale); ciò non toglie che questo dipenda molto da come viene utilizzato il mezzo e dai percorsi sui quali si decide di pedalare. Maggiori saranno i tratti pianeggianti, più lunga sarà la durata della carica. Viceversa, fastidiosi saliscendi o salite dalle pendenze impegnative possono ridurre in modo considerevole l’autonomia della batteria e l’efficienza della nostra E-Bike.
Accessori e componenti
Gli accessori e i componenti che le aziende presentano di serie sulle nuo-
ve biciclette elettriche hanno contribuito parecchio a “svecchiare” i modelli del passato. Primo fra tutti il cambio, del quale sono oramai dotati quasi tutti i mezzi esistenti sul mercato (tranne, ovviamente, le monomarcia o cosiddette single speed). Shimano ne detiene a tutti gli effetti il monopolio, fornendo gruppi completi molto affidabili e facili da usare come Nexus a 7 o 8 velocità o TX a 6 o 7 velocità (per le city bike); oppure i più affermati gruppi per MTB come l’XTR, l’XT o l’SLX, solo per citare i più diffusi. Di grande utilità è l’LCD in dotazione
l’abc dell’e-bike
In questi ultimi anni, però, con la promozione e il supporto da parte dello Stato dell’eco-mobilità sostenibile e della diffusione dei veicoli elettrici sulle strade del nostro paese, si è registrata una maggiore richiesta anche da parte di una fascia di età più bassa: i 40/50enni che hanno l’esigenza di sostituire l’automobile o lo scooter per recarsi al lavoro, abbattendo i costi di gestione, evitando i problemi di parcheggio e di traffico cittadino o l’impossibilità di entrare nelle ZTL.
delle esigenze e dell’utilizzo che si desidera farne, turistico o professionale, basta scegliere quello più adatto.
Target della clientela
ormai su quasi tutti i modelli. Di solito posizionato nella parte centrale/anteriore del manubrio, il suo display multifunzionale non si limita a indicare la velocità o l’ora corrente, ma fornisce tutte le informazioni necessarie alla marcia, all’assistenza, alla potenza del motore, allo stato di carica della batteria, ecc… Cavalletto centrale, lucchetto antifurto, impianto luce e led, borse laterali, portapacchi, cestini anteriori e posteriori, seggiolini per bambini sono tutti accessori che incrementano il valore e la comodità del mezzo; a seconda
Fino a qualche tempo fa, la maggior parte dei clienti che entravano in negozio per provare o acquistare una bicicletta elettrica erano persone non più giovanissime che necessitacano di un mezzo comodo per gli spostamenti quotidiani in città, che in genere non sono superiori ai 15-20 chilometri al giorno. In questi ultimi anni, però, con la promozione e il supporto da parte dello Stato dell’eco-mobilità sostenibile e della diffusione dei veicoli elettrici sulle strade del nostro paese, si è registrata una maggiore richiesta anche da parte di una fascia di età più bassa: i 40/50enni che hanno l’esigenza di sostituire l’automobile o lo scooter per recarsi al lavoro, abbattendo i costi di gestione, evitando i problemi di parcheggio e di traffico cittadino o l’impossibilità di entrare nelle ZTL. Da un recente sondaggio è emersa non solo la volontà, da parte dei produttori, di apportare dei cambiamenti di tendenza alle linee, alle grafiche e alle soluzioni tecnologiche proposte negli ultimi anni. Abbiamo riscontrato con piacere che l’obiettivo comune è quello di indirizzare l’utilizzo di questo mezzo di trasporto verso un pubblico sempre più giovane.
Ci vorrà ancora del tempo, ma i risultati cominciano già a farsi vedere.
Valutazione di acquisto o noleggio con relativi costi
La valutazione dei costi è, a questo punto, il passo decisivo e più importante per capire l’effettiva convenienza di una bicicletta elettrica rispetto ad un mezzo a motore; essa va ponderata con attenzione, in modo particolare nelle città sempre più congestionate dal traffico metropolitano in continua espansione. Nella valutazione dei costi dobbiamo tenere presente come prima cosa la frequenza di utilizzo, il percorso abituale (presenza di salite, distanza ecc.) che siamo soliti fare, il prezzo di acquisto e – elemento di basilare importanza – il costo della batteria di ricambio. Al momento attuale, il noleggio delle biciclette elettriche è poco sviluppato e diffuso in Italia (contrariamente a quanto, invece, accade in molti atri paesi europei, principalmente al nord), ragion per cui i prezzi possono variare anche in base al tipo di mezzo messo a disposizione. La media attuale si attesta intorno ai 40/50 euro giornalieri (8/10 euro l’ora) ed effettivamente conviene solo se l’utilizzo è saltuario. In caso di uso quotidiano, invece, l’acquisto risulta essere di gran lunga la soluzione più economica.
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SCATTO D’AUTORE TOUR OF HAINAN by Bettiniphoto
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a cura della redazione
La Leggendaria Charly Gaul
l’angelo
riapre le ali
Da Trento al Monte Bondone ricordando le gesta di uno dei più grandi grimpeur di sempre: Charly Gaul. Gli “estri”, le rimonte e le fughe in solitaria del lussemburghese non si contano, numeri che gli permisero di aggiudicarsi i Giri d’Italia 1956 e 1959 e il Tour de France 1958. E, da oltre un decennio, l’Angelo della Montagna viene onorato da una manifestazione che si svolge sulle strade dove realizzò la sua impresa più epica. 92
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“La Leggendaria Charly Gaul” del 14 luglio 2019 è una granfondo che ricalca in parte le orme di Gaul nella tappa Merano-Trento del Giro d’Italia 1956, dove conquistò il gradino più alto del podio e la maglia rosa con una performance rimasta negli annali del ciclismo, vista la bufera imperversante a quel tempo. Una cavalcata davvero leggendaria, come leggendario sarà ripercorrerla, da Trento ai 1654 metri di Vason, sul Monte Bondone, l’erta della città tridentina e dei campioni delle due ruote. Una prova anche prestigiosa poiché inserita nel circuito UCI Gran Fondo World Series, anticipata
dalla tradizionale cronometro di Cavedine di 24 km e 442 metri di dislivello in Valle dei Laghi e dalla mitica “Moserissima” in onore di un altro grande campione, questa volta trentino al 100%: Francesco Moser, in una pedalata internazionale vintage con biciclette da corsa costruite in epoca antecedente il 1987. Il prode Francesco si sbizzarrisce creando percorsi ad hoc per tutti gli appassionati e dandosi un gran da fare per radunare più campioni possibili del passato ciclistico, non ultimo Mario Cipollini, la scorsa stagione anch’egli sulle strade bianche di Trento e dintorni. UCI ha inoltre recentemente premiato la manifestazione trentina con l’assegnazione del mondiale granfondo 2022, dando così all’evento la possibilità di replicare il successo 2013. Due i percorsi della sfida principale: il granfondo della “Leggendaria Charly Gaul” si sviluppa su una distanza di 141 km con 4000 metri di dislivello, affrontando i paesaggi della natura trentina e alcune mirabili scalate che metteranno alla prova anche i più tenaci, mentre il percorso mediofondo è decisamente più abbordabile e alla portata anche dei meno allenati, i quali potranno divertirsi lungo i 57 km e 2000 metri di dislivello. Ma è bene presentarsi ai nastri di partenza pronti: ‘sfidare’ Charly Gaul non è da tutti. Luglio 2019 pare obiettivo distante, ma fiducia e pettorali si conquistano piano piano, le tariffe di partecipazione fanno gola e la quota d’iscrizione di 42 euro rimarrà
invariata fino al 31 dicembre, una buona occasione per portarsi a casa il format di APT Trento, Monte Bondone, Valle dei Laghi ed ASD Charly Gaul Internazionale che si preferisce: 42 euro per i percorsi mediofondo e granfondo de “La Leggendaria Charly Gaul”, 60 euro invece per abbinare alla mitica granfondo la competizione in Valle di Laghi dedicata ai cronomen e cronowomen, velocisti delle due ruote. Il prezzo è riservato ad un massimo di 500 concorrenti e proprio i primi 500 potranno usufruire di pettorale personalizzato. L’impresa di Fabio Cini della scorsa edizione nel percorso granfondo fu esemplare e gli spettatori si sono potuti gustare le immagini della poderosa resistenza di Cini sul favorito Stefano Cecchini - il primo ancorato al sellino e il secondo a cercare di scappare (invano) alzandosi sui pedali - sia sul traguardo che in diretta Rai Sport dal proprio divano di casa. La Leggendaria Charly Gaul è aperta a tutti coloro i quali hanno compiuto i 19 anni d’età, tesserati F.C.I. ed enti di promozione sportiva in possesso di idoneità medico sportiva per la pratica del ciclismo agonistico e ai cicloamatori stranieri in possesso della licenza UCI valida per l’anno 2019, rilasciata dalla propria Federazione Ciclistica Nazionale o previa presentazione della certificazione etica in lingua inglese e certificato di idoneità redatto secondo il modello reperibile online, valido per l’anno in corso.
Charly Gaul sul Monte Bondone al Giro d’Italia del 1956 Il podio della Granfondo La Leggendaria Charly Gaul 2018 - foto Newspower
Arrivederci dunque al prossimo anno, quando lo spirito dell’Angelo della Montagna veleggerà ancora una volta sulle strade di Trento e del Monte Bondone, l’erta dei fuoriclasse LIFESTYLE INBICI
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Granfondo Via del Sale
Porte aperte alle
E-bike
La 23esima edizione della rassegna cervese si apre alle biciclette elettrice. E dal 3 al 5 maggio il lungomare diventa un grande festival della bicicletta La Via del Sale, sempre sensibile alle novità, si apre al mondo E-bike. Sogni di partecipare ad una Granfondo con la tua bicicletta elettrica? Quest’anno, dopo il successo dello scorso anno, la Gran Fondo di Cervia sarà percorribile con qualsiasi tipo di e-bike! Una scelta precisa per coinvolgere davvero tutti, anche chi - nonostante i problemi di salute o il non adeguato allenamento - vuole vivere le emozioni della Granfondo Via del Sale in sella, da protagonista.
I partecipanti con le biciclette elettriche gareggeranno domenica 6 maggio e percorreranno il percorso corto non competitivo di 77 chilometri partendo alcuni minuti dopo i ciclisti che correranno la gara standard (partenza della granfondo ore 7). Per iscriversi è sufficiente inviare una mail all’indirizzo info@granfondoviadelsale.com richiedendo le informazioni. In alternativa, sarà possibile iscriversi sabato 5 maggio dalle ore 10.00 alle ore 20.00
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presso l’Info Point nell’Area Expo. La partecipazione alla rassegna dedicata alle E-bike è gratuita. Sarà questa una delle novità più suggestive della 23esima edizione della manifestazione cervese che ha aperto le sue iscrizioni lo scorso 15 novembre. La Via del Sale, per l’edizione 2019, sceglie come tema la libertà. Se si ama la libertà, infatti, non si può non amare la bici. Un tema che, per altro, si sposa mirabilmente alla nuova illustrazione della Granfondo. Un’illustrazione artistica che racconta tutti i punti di forza di una manifestazione davvero inimitabile: quattro percorsi per ogni livello, cinque salite (tra cui la mitica “Cima Pantani”), un programma di eventi per tutti, la spiaggia del Fantini Club ed un’area expò da record. Per altro, sarà un’edizione colorata di rosa quella della Gran Fondo di Cervia che, per gratificare tutte le splendide cicliste che ogni hanno partecipano alla manifestazione, ha deciso - per la prima volta nella sua storia - d’introdurre una categoria
in più: la W3 (femminile over 50). Ma quest’anno la rassegna rivierasca – dal 3 al 5 maggio - diventa anche CERVIA CYCLING FESTIVAL: tre giorni di eventi, incontri e iniziative, davvero per tutti, nella splendida location della spiaggia Fantini Club, fiore all’occhiello della Riviera Romagnola e da sempre noto agli sportivi di tutta Italia. Imperdibile l’expò da record, con oltre cento aziende tecniche su un chilometro di lungomare dove vedere e provare tutte le ultime novità. Il ventaglio di appuntamenti parte con la nuova Randonneè da Cervia alle città d’arte della Toscana. Non mancheranno, inoltre, il Percorso Gourmet per gli accompagnatori dei granfondisti, il Group Cycling, le iniziative dedicate ai bambini, ed il Granfondo Beach Party di sabato 4 Maggio: una serata speciale sulla spiaggia del Fantini Club dedicata ai granfondisti ma anche alle loro famiglie e all’intera città. Sul palcoscenico si alterneranno musica, premiazioni, sfilate di moda e molto altro, aspettando i fuochi d’artificio, che chiuderanno la festa in un’atmosfera davvero magica.
CERVIA CYCLING FESTIVAL
3 Giorni di Sport, Spettacoli e intrattenimento per tutti 4 Percorsi per ogni livello 5 Salite fra cui la mitica Cima Pantani 1 Km di Area expo da record ... e la splendida spiaggia del Fantini Club
ISCRIZIONI SU granfondoviadelsale.com
#gfviadelsale
Info: +39 0544 974395 – info@granfondoviadelsale.com
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La genesi di Ficocle a cura della redazione
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Oggi è Cervia, un tempo era Ficocle. Fondata forse da coloni greci, quando il suo nome compare per la prima volta nei documenti storici - alla fine del V secolo - è già città di una certa importanza, in quanto sede vescovile. Situata fra Ravenna, Rimini e Cesena, si sviluppa notevolmente in età bizantina come conseguenza della lotta politica e religiosa fra la chiesa di Roma, a cui Ficocle apparteneva, e quella di Ravenna. Secondo la tradizione, l’abitato di Ficocle sorgeva all’interno della salina, in quella che è oggi la zona archeologica del Prato della Rosa. Ed è proprio l’inizio della lavorazione del sale (databile VIII - IX secolo) a rendere questa piccola città protagonista di numerose vicende storiche.
In alto: Saline di Cervia - Pasqua 2013 di Aldo Piccoli In basso: Saline di Cervia Villa Norma
Nell’antichità, quando il sale era quasi l’unico metodo di conservazione degli alimenti, la sua importanza commerciale ed il suo valore erano enormi, la città prosperava quando il raccolto era abbondante e stentava quando le annate erano cattive
Nell’antichità, quando il sale era quasi l’unico metodo di conservazione degli alimenti, la sua importanza commerciale ed il suo valore erano enormi, la città prosperava quando il raccolto era abbondante e stentava quando le annate erano cattive. Nel corso dei secoli la città di Cervia fu così oggetto della bramosìa di coloro che si disputarono il possesso ed il controllo delle sue Saline. Successivamente appare in una lettera papale del 997 l’espressione “ad locum qui dicitur Cervia” (in quel luogo che viene chiamato Cervia...). Da questo momento scompaiono le tracce dell’antica Ficocle e comincia la storia di Cervia. Posta al centro delle saline, Cervia vecchia occupava una superficie di 20 ettari. Era circondata da un alto terrapieno che fungeva da argine al canale perimetrale, lungo circa 1800 metri. Cervia vecchia fu demolita in seguito alle pressioni degli abitanti della città, decimati dalla malaria e dalle condizioni di vita insalubri. Posto di fronte alla minaccia di perdere la lavorazione del sale, il papa assecondò le richieste dei cervesi e fece trasferire la città ad est, nella posizione attuale, utilizzando tutto il materiale di Cervia vecchia e facendone giungere altro via mare. Papa Innocenzo XII firmò il decreto di traslazione della città il 9 novembre 1697. Scelto il luogo idoneo (la più alta delle dune costiere), preparato il terreno, chiamati gli operai da varie città, il 24 gennaio 1698 il vescovo Francesco Riccamonti poneva la prima pietra di Cervia nuova. Cervia nuova sorse su disegno del romano Bellardino Preti a forma di rettangolo, con un perimetro di circa 800 metri. La cinta esterna, comprendeva 48 abitazioni che potevano ospitare oltre 150 famiglie di salinari, un piccolo ospedale, una caserma, un macello ed il teatro. Sulla via principale vennero costruite la chiesa del Suffragio ed altre 15 case con vasti cortili per il clero e le famiglie nobili. Una piazza minore ad uso mercato venne lasciata dietro la piazza principale. Nel resto del quartiere centrale trovarono posto un convento ed altre case private. Poco all’esterno del quadrilatero sorsero i due grandi magazzini del sale, mentre dalla Torre San Michele le guardie avvertivano con una campana la popolazione in caso di incursioni piratesche. La costruzione della nuova città fu pressoché ultimata nel giro di dieci anni. Nel 1708 il tesoriere di Romagna Matteo Conte ne prese possesso a nome della Camera Apostolica.
Cosa vedere IL MUSEO DEL SALE, in un’ampia ala del seicentesco Magazzino del sale trova spazio Musa: il Museo del Sale di Cervia. Un piccolo grande museo dove i volti e le storie dei salinari, ci portano dentro all’avventura e alla magia del sale. Un percorso guidato fa capire perché il sale fosse chiamato oro bianco e presenta gli elementi che hanno caratterizzato la storia di Cervia e della sua salina. Per illustrare e semplificare questi temi sono stati utilizzati audiovisivi, pannelli, immagini e plastici. Non manca una sala con gli strumenti utilizzati in passato per la produzione del sale col sistema artigianale a raccolta multipla. Qui è possibile anche ammirare la burchiella:barca in metallo a fondo piatto capace di contenere fino a 80 quintali di sale.
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// FOCUS SULLE AZIENDE
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Nuova partnership con la G3
L’accordo mira ad espandere gli interessi commerciali dell’azienda di Rossano Veneto, consolidando la sua leadership sul mercato dei componenti legati al trasporto di biciclette
Una storia comune e un futuro da condividere. Potrebbe essere questo lo slogan della nuova partnership commerciale che l’azienda vicentina Peruzzo, storico marchio fondato nel 1972, ha siglato con G3 Spa, altra eccellenza storica del “made in Italy” che, da oltre 45 anni, opera con successo nel segmento degli accessori per auto. L’accordo ratificato da Paola Peruzzo mira ad espandere gli interessi commerciali dell’azienda di Rossano Veneto, consolidando la sua leadership sul mercato dei componenti legati al trasporto di biciclette. In pratica, la stessa mission di G3 Spa, marchio leader nel comparto della progettazione di bauli e barre porta-tutto che opera dal 1973 con le più importanti case automobilistiche italiane ed internazionali. “G3 è un marchio storico a cui ci accomunano, in particolare, tre aspetti - spiega Paola Peruzzo -. In primis, la lunga storia aziendale che, come nel nostro caso, parte negli anni ‘70 e si sviluppa nel tempo grazie a strategie imprenditoriali sempre lungimiranti e innovative. Poi il rigoroso rispetto del made in Italy, un concetto a cui siamo sempre rimasti fedeli malgrado la concorrenza low-cost dei prodotti orientali. Infine, la conduzione familiare ri-
masta integra negli anni malgrado la crescita internazionale del brand ed il suo sviluppo industriale. Con questi punti in comune - conclude Paola Peruzzo - incontrarsi è stato facile”. Grazie alla nuova sinergia, nei campionari Peruzzo saranno inseriti alcuni prodotti di punta griffati G3. A cominciare dalle barre portatutto specifiche della linea “Pacific”, la barre per railing con sistema brevettato “Clop” ed i box auto Spark, tutti articoli tecnicamente compatibili con i porta-bici di Peruzzo: “Già da tempo l’azienda G3 voleva entrare nel mondo del ciclismo - prosegue Paola Peruzzo - anche in virtù di prodotti di altissima qualità ed estremamente profilati per il mondo bike. Poiché la nostra azienda opera da tempo in questo settore è stato naturale sviluppare un progetto commerciale condiviso che, da una parte, desse visibilità ai prodotti G3 e, dall’altra, consolidasse la nostra presenza su quel mercato. In questo modo G3 amplierà il suo portafoglio clienti e Peruzzo sarà in grado di offrire ai suoi clienti una linea integrata di articoli sempre più completi e performanti. Per altro, i più importanti distributori nazionali hanno già inserito nei loro cataloghi le barre ed i bauli, per cui questa partnership - conclude Paola Peruzzo - non fa altro che assecondare una nuova esigenza del mercato”. www.peruzzosrl.com
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lunghe distanze, impegno fisico e leggerezza. Centurion ha ideato con questi presupposti la nuova Crossfire, aggiungendo anche la parola “Gravel” allo storico nome del modello.Le gravel infatti sono estremamente versatili: durante l’allenamento invernale, tra fango e neve, oppure per andare al lavoro, o ancora per un bel viaggio su due ruote. La Crossfire Gravel si declina in quattro varianti per rispondere ad ogni esigenza: il modello top - Crossfire Gravel 4000 - è realizzata in alluminio lucido, con una forcella rossa a contrasto e gli pneumatici maggiorati, per ammortizzare ancora meglio le variazioni del terreno. La va-
riante Crossfire Gravel 2000 GT è già dotata di portapacchi e parafanghi, pronta per il cicloturismo o per chi utilizza la bici come mezzo di trasporto per recarsi al lavoro, anche affrontando lunghi tragitti che includono tratti fuoristrada. Per il 2019 la casata tedesca si è concentrata sul concetto di comodità, con migliorie relative alla posizione in sella e alla stabilità dell’assetto, appiattendo ulteriormente l’angolo di sterzo, allungando il reach e accorciando l’attacco manubrio, per alzare lievemente il busto. La guida è stata semplificata con un anteriore reso ancora più stabile sui terreni accidentati, un grande vantaggio per
Il futuro della bike-economy nasce a circa diecimila chilometri dall’Italia, dove i grandi marchi presentano le loro anteprime e si confrontano sulle grandi sfide del mercato chi sceglie questa bici come mezzo da allenamento o cicloviaggio, ma soprattutto come oggetto per il divertimento! Il peso medio del solo telaio è di 1700 gr, un aspetto fondamentale per chi approccia la bici calcolando anche le minime variazioni di peso. I dettagli tecnici non sono mai trascurati da Centurion: dopo l’introduzione dei freni a disco flat mount, che hanno apportato un nuovo livello di sicurezza alla pedalata ad alte velocità e in discesa su terreni sconnessi, è stata la volta del perno passante posteriore (12 x 142 mm), che aumenta la tenuta della ruota sul carro e la reattività del mezzo in fuoristrada, oltre
a rivelarsi particolarmente comodo in fase di cambio di copertone o camera d’aria. La Crossfire Gravel 2000 GT dispone inoltre del portapacchi a perno singolo, di progettazione esclusiva brevettata dalla stessa Centurion. La componentistica rispetta tutti i crismi che questo particolare segmento ciclistico richiede, infatti il manubrio scelto per tutti i montaggi è il Procraft Gravel, che rispecchia la volontà di improntare la Crossfire Gravel verso un concept di comodità e posizione di guida più confortevole rispetto ad assetti racing. Nelle 4 declinazioni sia l’impianto frenante che il gruppo sono completamente a marchio Shimano:
nella versione top di gamma (Crossfire Gravel 4000) i freni sono infatti Shimano Ultegra BR-R8070, con dischi da 160 mm, e il gruppo 2x11 è Shimano Ultegra FC-R8000 (50-34).
La Centurion Crossfire Gravel ha un costo al pubblico a partire da € 1.440 (Crossfire Gravel 2000), fino a € 2.600 (Crossfire Gravel 4000). Il distributore di Centurion Bikes per l’Italia è Panorama Sports Diffusion: www.panoramadiffusion.it/it/Bike/Centurion/ Highlights LIFESTYLE INBICI
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// LA PREPARAZIONE DELL’ATLETA
Parola d’ordine… relax a cura di Wladimir Belli e Fabio Panchetti
Come recuperare energie da un’annata massacrante e, soprattutto, come prepararsi alle fatiche della stagione successiva? Ecco i consigli per non sbagliare
Come recuperare da una stagione intensa? Come rimettersi in moto e in che modo scongiurare i rischi di una “stagione no”? Ne parliamo con l’ex professionista Wladimir Belli, anzi ne scriviamo a “quattro mani”. Dal riposo psicofisico ai test di valutazione, ecco il percorso da seguire per smaltire le scorie di un’annata massacrante e ripartire con le energie necessarie per una stagione vincente.
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IL RIPOSO PSICOFISICO, ALMENO UN MESETTO
Una stagione di corse significa, per un professionista, percorrere anche 35mila chilometri, affrontando anche fino a 90 giorni di gare, rimanendo spesso lontano dalla famiglia. Per questo, l’inverno è - in primis - un “toccasana” per recuperare energie mentali. Un mesetto a casa coi propri cari, in relax, è necessario per smaltire lo stress da competizione, magari con
una bella vacanza, al caldo, per assaporare quel profumo d’estate che, nella stagione ciclistica è invece un periodo di pieno lavoro. Normale anche mettere su qualche chilo, il limite giusto, per poi lavorare senza incorrere in problemi, è quello dei 3-4 kg. Stressante è peraltro anche la stagione del granfondista, l’amatore. Costretto a trovare la forza di allenarsi dopo magari una dura giornata lavorativa, l’obiettivo è rimanere in forma per sfi-
dare in primis i propri limiti e poi amici e avversari, nelle tante Gran Fondo che ogni stagione propone. Il recupero psico-fisico è una necessità cosi come per gli amatori in età avanzata è fondamentale svolgere delle uscite di mantenimento, un paio a settimana. Con l’età, infatti, si tende a perdere elasticità muscolare e cardiaca, quindi si perdono battiti a frequenza alta. Rimanere fermi troppo a lungo significa poi faticare enormemente per tornare ai livelli pre stop.
SI RICOMINCIA, CAMMINANDO IN SALITA E IN MONTAGNA
Esaurito il mese di recupero è il momento di ricominciare, a salire di condizione. Considerando le poche ore di luce di autunno e inverno, sia i pro che gli amatori usano poco la bici e la strada e adottano molto la pratica delle camminate in salita e in montagna,
utili per fare comunque un po’ di fatica ma in mezzo alla natura, nel silenzio, senza traffico e smog. A differenza della bicicletta, che fa usare poco gli arti superiori, con la camminata si coinvolge nello sforzo anche la parte alta del busto e delle braccia, alzando velocemente la frequenza cardiaca. Oltretutto il corpo, camminando, si scalda velocemente e la velocità, molto ridotta, non fa patire il freddo, che invece in bici sarebbe un nemico molto fastidioso. Da evitare la corsa in pianura, che va ad impattare la muscolatura con il terreno, andando ad infiammare tendini e quant’altro.
LA MTB
Un po’ come la camminata, è utile per recuperare dal punto di vista psicologico, per il contatto con natura e silenzio, ma anche per divertirsi facendo qualche salto, qualche mulattiera, giusto
per ritrovare anche un po’ di concentrazione. Dal punto di vista cardiaco, anche con la MTB i battiti salgono velocemente, per la difficoltà dei percorsi e per la scarsa aderenza al terreno delle ruote.
PISCINA E ALPINISMO
Per chi ama il nuoto, si tratta di un attività breve ma intensa. Sia il trascinamento del corpo in acqua che l’intero suo movimento sono un’ottima alternativa agli sport invernali. Chi ne ha però le capacità e la possibilità può fare sci alpinismo, altro sport alternativo e sicuramente complementare al ciclismo, che non si può però improvvisare.
LA PALESTRA
Una tendenza molto in voga negli ultimi anni. Non bisogna farsi tentare e cadere nell’errore di carichi eccessivi
Il recupero psico-fisico è una necessità cosi come per gli amatori in età avanzata è fondamentale svolgere delle uscite di mantenimento, un paio a settimana. Con l’età, infatti, si tende a perdere elasticità muscolare e cardiaca, quindi si perdono battiti a frequenza alta
L’allenamento indoor sui rulli
Per questo, l’inverno è - in primis - un “toccasana” per recuperare energie mentali. Un mesetto a casa coi propri cari, in relax, è necessario per smaltire lo stress da competizione, magari con una bella vacanza, al caldo, per assaporare quel profumo d’estate che, nella stagione ciclistica è invece un periodo di pieno lavoro. Normale anche mettere su qualche chilo, il limite giusto, per poi lavorare senza incorrere in problemi, è quello dei 3-4 kg
A differenza della bicicletta, che fa usare poco gli arti superiori, con la camminata si coinvolge nello sforzo anche la parte alta del busto e delle braccia, alzando velocemente la frequenza cardiaca
Riposo attivo
Da evitare la corsa in pianura, che va ad impattare la muscolatura con il terreno, andando ad infiammare tendini e quant’altro
di lavoro, meglio utilizzare macchinari che tonifichino la muscolatura senza esagerare. Ricordiamoci che il peso ce lo dobbiamo poi, per una stagione, trascinare sulle salite. Bene tonificare la parte alta del busto, tranne che per gli amatori che svolgono, durante la giornata, lavori manuali. In quel caso è inutile lavorare ancora su una muscolatura che già usano quotidianamente. E’ molto importante lo stretching e fare lavori specifici per addominali e dorsali, muscoli che poi servono per avere stabilità in bici e riuscire a scaricare il giusto numero di watt sui pedali. Ok anche gli esercizi a corpo libero, che danno potenza esplosiva e migliorano l’elasticità.
divertente, si può rimanere nel proprio box ma gareggiare, sfidando avversari virtuali. A differenza dei ciclo-simulatori di vecchia generazione, i più nuovi riproducono un tipo di pedalata che è molto simile a quella della strada. Però attenzione, fare attività statica, alla lunga, può logorare.
ALLENAMENTO SUI RULLI
Le ultime tecnologie ci mettono a disposizione ciclo-simulatori con programmi virtuali. L’allenamento sul rullo è diventato così finalmente anche
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USCITE DOMENICALI
Si fanno spesso anche con freddo e temperature rigide. Basta avere l’accortezza di un buon riscaldamento, affrontando qualche salitella, senza mai esagerare, cercando di tenere una frequenza cardiaca sui livelli dell’estate. Il freddo vaso-costringe, dunque si perdono battiti.
TEST DI VALUTAZIONE
Necessariamente svolto da un professionista del settore, è fondamentale per avere le soglie cardiache sulle quali poi lavorare. Dunque: fondo lento, fon-
do lungo, fondo medio, soglia e soglia salita. La tabella da seguire non può essere una sorta di copia & incolla di quelle altrui, le variabili sono tante e divergono per ogni ciclomotore: dalle caratteristiche fisiche agli obiettivi, passando per il tempo che si ha a disposizione. Diverso il discorso per i professionisti, che già a dicembre fanno i primi raduni. Molto gettonato il sud della Spagna, località quali Benidorm e Calpe vengono, da qualche anno, prese d’assalto dalle squadre, per iniziare a pedalare a temperature miti e costanti, senza ad esempio gli sbalzi climatici che si possono avere a Tenerife (gettonata sino a qualche anno fa). Nei primi raduni si effettuano i test medici, si “fa gruppo”, si testano materiali tecnici, bici, ruote, scarpe selle e quant’altro. In più ci si confronta con diesse e preparatore, cominciando a stilare il calendario di gare.
È ampiamente riconosciuto che una maggiore visibilità equivale a una maggiore sicurezza. Il Ghost Formula LED è trattato con un rivestimento riflettente e duraturo, emette una luce intensa quando viene colpito dalla luce diretta. Inoltre ha incorporato un LED posteriore da 20 lumen, discreto, altamente visibile, facilmente ricaricabile con una micro USB inclusa. Potrebbe fare la differenza tra essere visti e non. Formula Led Mips è protagonista della campagna #quandovadoinbicicletta, campagna di sicurezza promossa da Larm.
Giro d’Italia Amatori
Quando il rosa incontra il tricolore Una grandissima novità per il Giro d’Italia Amatori: l’edizione 2019 della corsa rosa amatoriale vedrà nella propria ultima tappa la gara di assegnazione delle maglie tricolori granfondo e mediofondo della Federazione Ciclistica Italiana. Un riconoscimento di prestigio per l’Asd Giro d’Italia Amatori, che da tanti anni coniuga il divertimento del ciclismo amatoriale con il grande impegno verso i bambini, organizzando challenge a loro dedicate. L’ultima tappa del Giro d’Italia Amatori sarà quindi valevole come campionato italiano e per tutti sarà uno stimolo importante per partecipare. Per l’occasione, il comitato organizzatore ha deciso di offrire agli amatori una doppia opportunità: partecipare a tutte e tre le tappe della corsa rosa amatoriale, che si svolgeranno dal 31 maggio al 2 giugno in Umbria, oppure prendere parte solo alla gara del 2 giugno, per partecipare unicamente al campionato italiano.
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Chiaramente, nel giorno della festa nazionale della Repubblica Italiana, si attende una grande festa di ciclismo, in quanto dopo la corsa ci sarà sia la premiazione finale del Giro d’Italia Amatori sia l’assegnazione delle maglie tricolori, con tutta la grande emozione che deriva dal vestire questo importante simbolo. Il motto del Giro d’Italia Amatori è “insieme agli amatori per il ciclismo giovanile”: fin dalla sua prima edizione, infatti, la corsa ha sostenuto il ciclismo dei giovani, tant’è che il comitato organizzatore è impegnato anche con il Canapè Baby Challenge Selle Smp, circuito dedicato ai più giovani, a coloro che in futuro saranno le nuove leve del ciclismo nazionale. Grande soddisfazione è stata espressa da Fabio Zappacenere, responsabile del Giro d’Italia Amatori: “Siamo davvero molto felici che la federazione abbia deciso di darci fiducia nell’organizzazione del campionato italiano granfondo e mediofondo in contemporanea all’ultima tappa del
Giro d’Italia Amatori, questo per noi è un riconoscimento che ci ripaga delle fatiche organizzative portate avanti lungo tutti questi anni”. Il Giro d’Italia Amatori è valevole anche come prova friendly dell’InBici Top Challenge, tant’è vero che tutti gli abbonati al circuito avranno uno sconto sulla partecipazione alla corsa rosa. Le tre tappe si svolgeranno in Umbria, ma le planimetrie e le altimetrie saranno rese note solo a gennaio. “L’invito per tutti gli amatori è quello di partecipare al Giro d’Italia Amatori - afferma Zappacenere - in quanto siamo convinti che le prime due tappe possano essere un buon allenamento in vista dell’ultima frazione, valevole come campionato italiano. Sappiamo bene quanto gli amatori tengano a questo simbolo tricolore e quest’anno possono rifinire la propria condizione di forma in occasione delle due giornate precedenti”. Le iscrizioni sono già aperte dal primo dicembre sul sito ufficiale del Giro d’Italia Amatori.
La tappa conclusiva dell’edizione 2019 della grande corsa amatoriale vedrà l’assegnazione delle maglie tricolori granfondo e mediofondo della Federazione Ciclistica Italiana Ph. Giulia Piepoli
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// FOCUS SUL PRODOTTO
Wilier Triestina Cento1 Air L’eccellenza low-cost
a cura di Maurizio Coccia
Cento1 Air, ovvero, la variante più aggiornata di un modello che per Wilier Triestina è diventato quasi “storico”: già, perché la Cento1 è bici presente nella gamma del marchio di Rossano Veneto dal lontano 2008, ed è un modello che ha sempre fatto della rigidità il suo principale punto di forza. Quel che è successo nel corso di questo decennio è che da quello originario chiamato appunto “Cento1”, questo modello ha subito una progressiva ma costante evoluzione, che attraverso varianti successive lo hanno migliorato dal punto di vista della leggerezza - con la Cento1 SL - poi ancora della leggerezza unita alla rigidità - con la Cento1 Slr - e ancora della rigidità uni-
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ta alla aerodinamica - con la Cento1 SR. Lo stadio più aggiornato di questa evoluzione è appunto quello della Cento1 Air che abbiamo testato, modello che Wilier Triestina ha lanciato tre anni fa e che a tutti gli effetti rappresenta un po’ una sintesi di tutto quel che di buon la Cento1 è riuscita ad offrire nel corso di questi anni. La variante più aggiornata si chiama appunto Air, a ricordare che il modello investe buona parte del suo patrimonio tecnico nell’aerodinamica. In realtà, quello della riduzione della resistenza all’aria è solo uno dei punti di forza di questa bici che Wilier Triestina ci ha dato l’occasione di testare con un allestimento che ha molto da dire. No, non ci riferiamo al top di gamma, tutt’altro: questa
volta abbiamo provato la Cento1 Air nella variante basica delle nove previste “alla carta”, quella con il gruppo Shimano 105 e con le ruote entry level WH-RS100, sempre della Shimano. Il test di un allestimento di primo prezzo (2299 euro per l’esattezza) è stato più che mai interessante per capire cosa si può fare con una bici che non costa l’occhio della testa come tante altre sul mercato e soprattutto per comprendere ancora meglio il carattere vero che ha il suo cuore nevralgico, che è appunto il telaio.
UNA AERO-BIKE PARTICOLARE Carro compatto grazie a foderi obliqui che si connettono al tubo verticale sotto il nodo di sella, triangolo prin-
come succede in tante altre top bike del momento, ma che nella fattispecie di questa Cento1 Air utilizza un sistema originale per nascondere la vite di chiusura del reggisella. Non finisce qui: nell’interpretazione della Cento1 Air la forcella che “copia” aerodinamicamente la base del tubo di sterzo lo fa con una due piccole canalizzazioni interne che veicolano al meglio l’aria tra forcella e pneumatico, riducendo ancor più le turbolenze in quella zona così critica dal punto di vista dei flussi aerodinamici che colpiscono la bici.
AGGRESSIVA MA ANCHE EQUILIBRATA
Il risultato delle diverse soluzioni morfologiche della Cetno1 Air è un look complessivo che riesce ad essere aggressivo, ma allo stesso tempo equilibrato nelle misure
cipale “muscolare”, con un tubo diagonale generoso (alto ben sette centimetri), con un tubo verticale che si sagoma sui limiti della ruota posteriore e un tubo superiore più sottile e affusolato; e ancora, testa forcella che si raccorda perfettamente al nodo di sterzo, realizzando superfici omogenee e compatte: a livello estetico la Cento1 Air si allinea a quello che è il family feeling che contraddistingue moltissime bici da corsa di alta gamma attuali, ma se ne differenzia per alcune caratteristiche che la rendono peculiare, conservando comunque un grande appeal estetico. In particolare, queste caratteristiche sono un tubo diagonale che va quasi a “toccare” il limite della ruota anteriore, il tubo superiore dall’andamento in parte curvilineo e dalle sagome variabili lungo tutto il suo profilo; e ancora un nodo di sella che cela un meccanismo di bloccaggio sella integrato La Cento1 Air si allinea a quello che è il family feeling che contraddistingue moltissime bici da corsa di alta gamma attuali, ma se ne differenzia per alcune caratteristiche che la rendono peculiare, conservando comunque un grande appeal estetico
e negli sviluppi dimensionali; e questa non è cosa scontata quando il mainstream estetico del momento è quello di utilizzare forme e sezioni generose, profili “a lama” o “a coltello” o che in certi casi diventano addirittura carenati. No, come è nella sua storia recente anche con questa Cento1 Air Wilier Triestina ha realizzato una soluzione che riesce ad essere molto pulita ed accattivante nel contempo, e in questo modo strizzare l’occhio sia a chi ricerca soluzioni estetiche ardite, sia a chi vuole fogge più “tradizionali”, ovvero meno vistose e appariscenti.
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Perché in estrema sintesi questa è una pura bici da gara, come del resto ci ricorda l’assetto aggressivo del suo tubo di sterzo estremamente compatto (12 centimetri nella taglia M che abbiamo testato
OLTRE LA FORMA LA SOSTANZA: LE IMPRESSIONI DI GUIDA
Dalla forma passiamo alla sostanza, menzionando prima di tutto il 14 per cento di rigidità in più che a detta di Wilier Triestina questa “Air” sfoggia rispetto alla precedente Cento1 SR. Si tratta di dati di laboratorio, per carità, che ovviamente per noi è stato impossibile verificare durante la prova. Ma quel che è certo è che durante il nostro il frame-set si è rivelato davvero impassibile a qualsiasi tipo di flessione laterale, sia nella zona del movimento (robustissimo, grazie al suo standard BB386) sia in quella prossima al tubo di sterzo, che è zona ancor più importante per gli effetti sulla guidabilità. Sempre a proposito di caratteristiche di guida: la sensazione nelle discese veloci, ma anche nei tratti più tecnici dover serve avere sempre una certa “presenza” sullo sterzo, è quella classica che in un recente passato ci era già capitato di provare su altre Wilier Triestina: intendiamo dire che la configurazione geometrica è equilibrata, a suo agio sia quando sono necessarie reattività e risposte pronte nelle sterzate, sia quando occorre stabilità e tenuta della traiettoria nelle situazioni di alta velocità. Appunto, la velocità è il terreno che se non altro a giudicare dal nome, alla Cento1 Air risulta più congeniale, ma questo non solo per via delle sagome affilate dei tubi principali e degli elementi posteriori: la velocità che piace
alla Cento1 Air è velocità in senso lato, sia quella che scaturisce naturalmente quando si vince la resistenza all’aria, sia quella intesa in senso più generale della competizione. Perché in estrema sintesi questa è una pura bici da gara, come del resto ci ricorda l’assetto aggressivo del suo tubo di sterzo estremamente compatto (12 centimetri nella taglia M che abbiamo testato. Il carattere racing di questa bici emerge in modo evidente anche se si considera questa variante di montaggio basica che abbiamo testato, che sull’altare del prezzo competitivo sacrifica solamente il peso (8.35 chili il responso della bilancia per la bici priva di pedali). Già, perché il gruppo montato, lo Shimano 105 nella rinnovata serie R7000 lanciata la scorsa estate, è un articolo che la stessa Shimano reputa adatto per la competizione, con buona pace di tanti cicloamatori agonisti italiani, quelli che per una distorta percezione reputano il “105” roba da neofiti. Ma di questo, ripetiamo, parleremo nel servizio apposito sul gruppo. 112
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BICICLETTA USER FRIENDLY
Molto pratica la soluzione che adotta la Cento1 Air per gestire il fissaggio del reggisella di tipo semi-integrato. A celare alla vista il sistema troviamo un “cappuccio” in alluminio con forma speculare al tubo verticale: il cappuccio è destinato a coprire la vite che a sua volta gestisce l’azione di un meccanismo interno a espansione, che blocca il reggisella nel tubo verticale. Altrettanto valido, pratico e non da ultimo bello a vedersi, è il sistema di cablaggio tutto integrato dei cavi freno e della trasmissione, che rimangono celati per quasi tutto il loro sviluppo, fatta salva la “finestra” di servizio che si apre sotto la scatola movimento, e che facilita le operazioni di installazione, smontaggio ed eventuale di manutenzione. A proposito di cavi, degno di nota sempre in un’ottica estetico-pratica è il supporto cambio tridimensionale fissato sul drop out di destra: oltre ad essere il supporto del cambio ha una forma che lo rende anche passacavo e fermacavo della trasmissione, sia che si consideri l’impiego di un reparto meccanico come nel caso nostro, sia che si tratti di un reparto elettromeccanico.
SCHEDA TECNICA
PREZZI - COLORI - OPZIONI
Materiale cerchio: alluminio Oltre a questa di primo prezzo montata con lo Shimano 105 e Larghezza cerchio: 22.5 mm ruote Shimano WH-RS100 la Cento1 Air è disponibile con: Larghezza gola: 17 mm AltezzaWH-RS100 cerchio: 30-28 mmeuro - Shimano Ultegra e ruote Shimano 2550 Compatibilità cerchio: tubeless - Shimano Ultegra e ruote Miche Syntium WP 3099 euro - Sram Force 22 e ruote Miche Synthium WP 3150 euro e copertoncino - Shimano Ultegra e ruote Miche Swrcerchio: RC36 grigio3899 euro Colore opaco - Sram Force 22 e ruote Miche Swr RC36 4000 euro Raggi: 24 ant./post, in acciaio - Shimano Ultegra Di2 e ruote Miche Syntium WP 4300 euro Innesto rotore: Center Lock - Shimano Ultegra Di2 e ruote Miche Swr RC36 5200 euro Asse mozzo: perno passante, ant. 100x12 mm, Le misure disponibili sono sei, dalla XS allapost XL. 142x12 mm Tre colori previsti: oltre a questo Red-White Glossy Scorrimenti: coni e sfere è disponibile il White Blue Glossy il Black-Red735 Matt Pesoedichiarato: grammi anteriore, 904 grammi posteriore IN GARA NELLA GRANFONDO CAMPAGNOLO ROMA Prezzo ind. al pubblico: 929,99 euro In sella alla Cento1 Air ho anche partecipato all’ultima Granfondo Campagnolo Roma, la famosa granfondo con la classifica stilata sulla base della somma delle quattro salite cronometrate. Il risultato? Settimo assoluto. Soltanto per la gara ho sostituito le ruote standard con un paio di più leggere ruote Mavic, per essere più competitivo in salita. Shimano Italy T. 0331/936911 Contatti: Wilier Triestina T. 0424/540442 www.wilier.it - wilier@wilier.it www.shimano.com
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SCATTOD’AUTORE D’AUTORE SCATTO LA VECIA FEROVIA DELA VAL DE UEC CYCLO-CROSS FIEMME (TN) EUROPEAN CHAMPIONSHIPS
- by S-HERTOGENBOSCH Bettiniphoto (NETHERLANDS) WOUT VAN AERT by Bettiniphoto
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// FOCUS SUL SULLE PRODOTTO AZIENDE
SCICON, Bici In Aereo? Ecco La Soluzione a cura della redazione
TESTED
3.0 TSA
Si chiama Aerocomfort Road 3.0 TSA e, nel comparto delle borse portabici, è in assoluto il prodotto più valido attualmente presente sul mercato Si chiama Aerocomfort Road 3.0 TSA e, nel comparto delle borse portabici, è in assoluto il prodotto più valido attualmente presente sul mercato. Dotato di una protezione di alto livello, con un design ultraleggero e caratterizzato da una collaudata rapidità di utilizzo, il prodotto è realizzato dall’azienda Scicon, marchio leader dal 1980 nella produzione di borse per il trasporto di biciclette. Le borse e le valigie portabici SCICON vengono, infatti, testate con i più alti standard di controllo qualità. Prima del lancio e della vendita di qualsiasi prodotto, l’azienda – applicando protocolli rigidissimi – ne testa la forza e la durabilità basandosi sulle esperienze dei ciclisti abituati a viaggiare. L’attenzione al dettaglio, la qualità e la ricerca massima della performance sono la chiave del successo di
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SCICON che, da quasi 40 anni, nel solco del “made in Italy”, è unanimemente considerato il marchio leader nel trasporto delle biciclette. Non a caso, Scicon offre una garanzia di due anni contro qualsiasi difetto di fabbricazione e ripara (e nel caso sostituisce) qualsiasi prodotto che presenti anche la minima anomalìa strutturale. AEROCOMFORT ROAD 3.0 TSA viene considerato uno dei prodotti di punta del marchio Scicon, la soluzione ideale per chi deve viaggiare in aereo e dunque necessita di un imballaggio sicuro e affidabile. Le borse portabici proposte dalle compagnie aeree, infatti, sono più economiche, ma non offrono la stessa protezione delle valigie portabici. La nuovissima SCICON AeroComfort Road 3.0 TSA è invece in
grado di mantenere lo stesso livello di protezione offerto da una valigia rigida. Sviluppata e testata dalle squadre professioniste e da atleti di livello mondiale, la borsa SCICON AeroComfort Road 3.0 TSA (costo al pubblico 599 euro, spese di spedizione gratuite) è – per affidabilità e robustezza – la prima scelta dei professionisti.
Testata anche dallo staff tecnico di InBici, in occasione delle vacanze-bike in Costa Blanca, la borsa della Scicon ha confermato “sul campo” la sua estrema qualità dimostrando, a dispetto del peso ultra-leggero, la sua affidabilità protettiva contro urti, ammaccature e semplici oscillazioni.
Le borse e le valigie portabici SCICON vengono, infatti, testate con i più alti standard di controllo qualità. Prima del lancio e della vendita di qualsiasi prodotto, l’azienda – applicando protocolli rigidissimi – ne testa la forza e la durabilità basandosi sulle esperienze dei ciclisti abituati a viaggiare
Per informazioni: sciconbags.com
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SCATTO D’AUTORE DOLOMITICA BRENTA BIKE - 2018 - PINZOLO (TN) by Newspower
Località Bike-Friendly
Monte Bondone tra shopping e Sport a cura della redazione
Lo shopping zigzagando nelle eleganti vie del centro storico ed il brivido di discese mozzafiato con le scioline sotto i piedi Che siate amanti del relax o appassionati delle forti emozioni, il Monte Bondone è sempre il posto ideale per voi. “L’Alpe di Trento” si trova a circa quindici chilometri dalla città ed è un punto di riferimento per gli sportivi in tutte le stagioni. Ciclisti, trekkers, ma anche semplici appassionati di passeggiate nella natura trovano qui la loro meta ideale. Durante l’estate l’imbarazzo della scelta è fra il relax, godendosi i meravigliosi scorci dolomitici, o la vacanza “attiva”, assistendo o partecipando ad uno dei tanti eventi che vengono organizzati sulle strade. Ma quando le temperature si abbassano il Bondone diventa un vero paradiso per gli appassionati di sport invernali. La tradizione che lega questi luoghi allo sci ha radici lontane (basti pensare che, nel 1934, qui venne realizzato il primo impianto di risalita d’Europa che operava come slittovia) e si è mantenuta ed evoluta col tempo, creando strutture all’avanguardia e piste sempre più emozionanti. 120
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Relax e passeggiate per gli amanti della vacanza slow, piste mozzafiato per gli appassionati degli sport invernali. Alla scoperta delle infinite opportunità dell’Alpe di Trento dove, per dodici mesi all’anno, è vietato annoiarsi
La “montagna di Trento” sfata anche la tradizione che vuole che lo sci sia uno sport per mattinieri. Il giovedì e il sabato infatti lo snowpark e le piste Cordela, Diagonale Montesel e Lavaman sono illuminate fino alle 22.30, consentendo agli stakanovisti della neve di provare l’emozione di una discesa sotto le stelle. Non a caso, su questi strapiombi innevati, nel 2013, si è svolta la 26ª edizione delle Universiadi invernali. La più nota è certamente la “Gran Pista”, inserita nella classifica delle 100 discese più belle del pianeta stilata dalla CNN. Questa bella “rossa” piuttosto tecnica si affaccia sul massiccio del Brenta e nei suoi 3550 metri attraversa boschi di conifere e betulle e, grazie all’ottimo impianto di innevamento artificiale, è utilizzabile al meglio anche nei periodi con scarse precipitazioni. A renderla molto apprezzata dai discesisti contribuisce anche la seggiovia “Rocce Rosse” che, in poco più di sette minuti, supera i quasi
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novecento metri di dislivello. Anche gli snowboarder più esigenti trovano il loro habitat ideale sul Bondo-ne. L’half pipe olimpionico da 120 metri di lunghezza con pareti che si innalzano per 5 metri consente di tentare i “trick” più arditi ed emozionanti, l’unico limite sono l’abilità e il coraggio dell’atleta. La “montagna di Trento” sfata anche la tradizione che vuole che lo sci sia uno sport per mattinieri. Il giovedì e il sabato infatti lo snowpark e le piste Cordela, Diagonale Montesel e Lavaman sono illuminate fino alle 22.30, consentendo agli stakanovisti della neve di provare l’emozione di una discesa sotto le stel-
le. E se non si è capaci o non si vuole sciare? Tranquilli, c’è posto anche per voi. Potete sperimentare l’atmosfera accogliente dei rifugi, accompagnare i vostri figli al family village o sorseggiare una bevanda calda allo skibar mentre guardate i vostri amici perdersi all’orizzonte o muovere i primi passi sugli sci. Una sola cosa non si può fare sul Monte Bondone: annoiarsi.
PER SAPERNE DI PIÙ: www.discovertrento.it/monte-bondone
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IL CIRCOLO VIRTUOSO DELL’AUTOSTIMA di Claudia Maffi *
Nello sport come nella vita la domanda sorge spontanea: i successi generano fiducia o la fiducia genera successi? È proprio vero: non c’è niente di meglio di una vittoria per accrescere la fiducia nelle proprie capacità; lo stesso meccanismo mentale però agisce anche all’inverso, ovvero le continue sconfitte ed i mancati obiettivi generano demotivazione, insicurezza e percezione di inefficacia. In entrambi i casi ciò che può innescarsi nella mente del ciclista è un vero e proprio circolo vizioso che rischia di generare “profezie che si auto-avverano”: dopo ripetuti fallimenti, infatti, può cambiare l’atteggiamento mentale con cui il ciclista si approccia alla gara successiva; l’insicurezza allora non è più solo nella testa dell’atleta, ma può tradursi anche in comportamenti concreti quali minor 124
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Nino Schurter
“Non conta solo il fisico nella vita di un atleta, ma la parte psicologica è altrettanto importante e non c’è niente di meglio che vincere per acquistare fiducia”. (Nino Schurter)
impegno, percezione di maggiore stanchezza fisica, minor tolleranza verso la fatica, tensione eccessiva. Il corridore che, preso dallo sconforto e dalla delusione per i risultati deludenti, “si lascia un po’ andare” è esattamente con questo spirito che inizierà ad allenarsi ogni giorno, è con questo spirito che affronterà le future competizioni, questa è la convinzione che scorterà l’atleta al momento di coricarsi a letto ostacolando, in diversi casi, anche un completo riposo e recupero. Insomma, dirigendo la propria attenzione verso “ciò che non va”, il ciclista si rende artefice delle sue insicurezze, le rende reali, inficiando concretamente la qualità delle sue performance. Fortunatamente per gli amici ciclisti, il processo appena descritto funziona anche all’inverso, dunque in senso positivo: i successi
e gli obiettivi raggiunti fanno sentire il corridore più sicuro e questa percezione porta il ciclista ad impegnarsi sempre più negli allenamenti, a studiare le strategie di gara con più attenzione ed interesse, aumentando anche la tolleranza dell’atleta verso la fatica. Ricorda che in gara, a parità di preparazione fisica e tecnica, più il ciclista si sentirà sicuro di sé e più a lungo potrà resistere al confronto con la fatica, con le difficoltà, con l’imprevisto, a differenza invece di un corridore che dubita delle sue capacità. Di fronte ad una caduta in gara, un ciclista con elevata percezione di auto-efficacia si rialza e riparte con la stessa passione e voglia di fare del proprio meglio fino al traguardo: l’auto-efficacia rappresenta una caratteristica vincente nell’atteggiamento mentale degli atleti. Attenzione però, non è ne-
cessaria una vittoria in classifica per acquisire più sicurezza ed innalzare la propria percezione di auto-efficacia, ciò che più conta è la valutazione personale data dal corridore alla propria prestazione. Più l’atleta sarà soddisfatto della sua prestazione, maggiore sarà la percezione di auto-efficacia sperimentata, indipendentemente dal risultato ottenuto in classifica. La posizione conquistata in classifica, infatti, dipende da un’infinità di fattori, anche indipendenti dall’atleta (come lo stato di forma degli avversari, guasti meccanici o imprevisti in gara che rallentano il corridore, ecc.); la qualità della prestazione, invece, dipende esclusivamente dal corridore, dal suo atteggiamento mentale e dalla sua gestione di gara.
Se vuoi integrare alla tua preparazione fisica un percorso di mental training contattami all’indirizzo mail a info@claudiamaffi.it per avere maggiori informazioni sulle tecniche di Mental training. Seguimi anche sul sito www.claudiamaffi.it * Dott.ssa Claudia Maffi - Psicologa dello Sport Laureata in Psicologia all’università Cattolica, specializzata in psicologia dello sport presso Psicosport di Milano. Conosciuta nel mondo sportivo come Psicologa dello sport e Mental Training per atleti.
Chris Froome
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SCATTO D’AUTORE VAL DI SOLE MARATHON by Newspower
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Marathon dell’Altopiano
a cura della redazione
Spettacolo
nell’Altopiano di Asiago Sarà la Marathon dell’Altopiano-Latterie Vicentine la grande novità del prossimo anno. Appuntamento a fine settembre con un occhio alla solidarietà 128
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In un momento non facile per l’MTB nazionale, dove molte manifestazioni hanno avuto un calo di partecipanti, potrebbe sembrare un azzardo proporre un nuovo evento. Ma di azzardo non si tratta, vista la grande esperienza organizzativa del comitato di Cortina Experience che, con sapiente maturità, riverserà anni di militanza sui campi gara e collaborazioni in svariate organizzazioni, culminate con Cortina Trophy, in questo nuovo importante evento. Sarà Gallio (VI), il paese più alto dell’Altopiano a quota 1.100 m/slm, la sede logistica della Marathon dell’Altopiano-Latterie Vicentine, un paese tra i più nobili dell’antichissima comunità dell’altopiano di Asiago, un paese tutto da scoprire, con la sua quantità immensa di storia. Paesaggi che sono un autentico mosaico, tra boschi, pascoli e montagne, un caleidoscopio di colori, flora e fauna, ecosistemi in continua evoluzione che invitano a entrare in punta di piedi, rispettosi di un patrimonio che non appartiene solo alla comunità locale, ma che è di tutti. Sono due i percorsi proposti, il Marathon di 73 km con 2.380 m di dislivello positivo, e il Classic, 45 km e 1.410 m dislivello positivo. Entrambi i percorsi sono stati studiati e sviluppati in collaborazione con Walter Costa, asiaghese DOC, profondo conoscitore del territorio e grande esperto di mountain bike.
La manifestazione, già da metà settimana, sarà ricca di eventi collaterali, giornate interamente dedicate allo sport e al divertimento outdoor, che faranno da cornice all’evento principale. La notizia della nascita della Marathon dell’Altopiano-Latterie Vicentine ha suscitato enorme interesse e, dallo scorso 22 ottobre (data d’inizio delle iscrizioni), al comitato di Cortina Experience sono giunte numerosissime richieste.
Un nuovo importante evento entrerà a far parte del calendario nazionale MTB 2019: la Marathon dell’Altopianoa cura Eleonora Pomponi Latterie Vicentine in immagini Archivio Trentino Alto Adige programma domenica 29 settembre nella splendida ambientazione dell’Altopiano di Asiago LIFESTYLE INBICI
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E poiché lo sport ha anche una funzione sociale e l’educazione sportiva occupa un ruolo molto importante nella vita dei giovani, la Marathon dell’Altopiano ha deciso di sostenere alcune Onlus.
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È stato infatti siglato un accordo con il Presidente dell’Associazione NUOVA FAMIGLIA Michele Luise che prevede un contributo (una percentuale per ogni iscrizione ricevuta) ai loro importanti progetti.
L’Associazione NUOVA FAMIGLIA ha già 860 sostenitori e ha contribuito a 981 adozioni operando in 44 missioni tra Brasile, Etiopia, Guinea e Tanzania.
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// SPORT & ALIMENTAZIONE
Finire in bellezza Gli strumenti nutraceutici per la fase più impegnativa della performance
a cura del dott. Alexander Bertuccioli
Supportare in maniera ottimale l’organismo nelle fasi più impegnative della prestazione è un obiettivo prioritario per qualsiasi atleta di endurance e, a tal proposito, vengono messe in campo le soluzioni più disparate che possono andare dall’assunzione di diverse sostanze nutraceutiche nella fase 132
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pre e intra prestativa e arrivare fino alle più disparate tecniche di concentrazione, visualizzazione, motivazione e auto-condizionamento che dir si voglia. Lasciando queste ultime metodiche ai professionisti del settore diventa molto interessante esaminare quali sostanze, dal punto di vista nutraceutico, è possibile impiegare strategicamente nel corso di una prestazione per sostenerla al meglio. Il primo approccio per un’azione “Booster” mirata alle fasi più impegnative della prestazione è senza ombra di dubbio
quello energetico, realizzato con l’obiettivo di fornire un adeguato apporto di sostanze in grado sia di fornire sia di supportare la produzione di energia. Prima fra tutte troviamo una sostanza nota da tempo, il destrosio, un monosaccaride noto da tempo ai praticanti di endurance, soprattutto per il suo metabolismo molto rapido, in grado di fornire in tempistiche piuttosto limitate importanti livelli di energia. Questa importante risorsa nutraceutica si dimostra indubbiamente in grado di offrire numerosi vantaggi che devono essere considerati alla luce dei livelli di assunzione, da pianificare in modo tale da evitare che l’atleta incorra in episodi di ipoglicemia reattiva, eventualità remota in corso di attività (di solito può verificarsi più facilmente
ca. La sua azione si manifesta infatti nel trasporto degli acidi grassi a lunga catena a livello mitocondriale dove potranno essere utilizzati con finalità pro-energetica, azione tanto importante a livello muscolare quanto fondamentale a livello cardiaco. La Caffeina, inoltre, può costituire un ulteriore supporto in quanto in grado di prolungare gli effetti stimolatori con un’assunzione pre-attività), ma che comunque potrebbe manifestarsi di adrenalina e noradrenalina nello stimolo delle funzioni metaboliche. nei soggetti più sensibili. Oltre alla consolidata utilità del Destro- L’insieme di questi rapidi processi di produzione energetica ovviamente sio, un vero “asso nella manica” può essere il fruttosio 1-6 difosfato, sostan- finisce con il favorire l’accumulo di cataboliti e sostanze parzialmente za che in questo caso si dimostra in grado di agire come vero e proprio “bo- metabolizzate in grado di favorire il viraggio del pH cellulare verso una oster energetico” nel senso più pieno condizione di relativa “acidità” con una del termine. Infatti, oltre ad avere una diretta attività sulla produzione rapida minore efficienza di carattere metabolico. A tal proposito si dimostra molto di energia a livello muscolare, agisce interessante l’apporto fornito dalla come ottimizzatore dei meccanismi carnosina, sostanza in grado di agire alla base della trasformazione degli zuccheri in energia. Questo in quanto, come tampone in particolare a livello essendo già legata a 2 gruppi fosfato, cellulare favorendo nel contempo l’equesta molecola bypassa le prime fasi quilibrio nel pH cellulare e l’efficienza della glicolisi anaerobia accelerando il dei processi di contrazione muscolare. Anche l’acido citrico diventa molto inmetabolismo del fruttosio e ponendo le basi per la piena efficienza ed effica- teressante in questo contesto. Infatti, cia delle fasi successive, consentendo essendo un acido debole, a contatto con il pH gastrico finisce con il perall’atleta di esprimere in merito la dere la sua funzione acida divenendo massima potenza. La Carnitina può, un prezioso supporto alla funzione a sua volta, agire a completamento dell’ottimizzazione della resa energeti- tampone dell’organismo, contribuendo *Dr Alexander Bertuccioli
Biologo nutrizionista Perfezionato in Nutrizione in Condizioni Fisiologiche DISB - Scuola di Scienze Biomediche, Università degli Studi di Urbino “Carlo Bo” Comitato scientifico Associazione Italiana Fitness e Medicina – Comitato scientifico Federazione Italiana Fitness.
nettamente al riequilibrio e al mantenimento di fisiologici livelli fi pH, oltre che essere come noto un efficace sostanza dall’azione antiossidante. Tutte queste soluzioni nutraceutiche possono essere realizzate per il consumo intra-attività sotto forma di fiale o gel. Quello che il consumatore dovrebbe attentamente verificare prima dell’utilizzo è che il prodotto sia realizzato con un’osmolarità tale da non richiedere l’assunzione di eccessivi livelli di liquidi in seguito all’ingestione. Utilizzati come monocomponenti o ancor meglio - in associazione, questi interessanti strumenti nutraceutici (se assunti al momento giusto della prestazione – di 15 ai 30 minuti prima del massimo impegno) potranno rivelarsi preziosi nel supporto e nell’implementazione della performance.
La Caffeina, inoltre, può costituire un ulteriore supporto in quanto in grado di prolungare gli effetti stimolatori di adrenalina e noradrenalina nello stimolo delle funzioni metaboliche
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// FOCUS SUI PRODOTTI
PROLOGO DIMENSION SPACE La famiglia Dimension si amplia e nasce Dimension Space
PREZZO AL PUBBLICO Versione Tirox 125€ Versione T4.0 99€ 134
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Per lo sviluppo di questa sella Prologo si è concentrata su tutti coloro che ricercano un extra – comfort. Per questo Dimension Space riprende la medesima lunghezza della capostipite DImension 143, quindi 245 mm per eliminare qualsiasi tipo di contatto e pressione nella zona frontale. Ciò in cui si differenzia sono la larghezza di 153 mm, 1 cm in più rispetto alle due sorelle Dimension 143 e NDR 143 e l’imbottitura, ben 7 mm in più rispetto a Dimension 143.
Queste caratteristiche la rendono adatta a tutte le tipologie di ciclista, donna o uomo, con un’importante distanza tra le ossa ischiatiche e a tutti coloro che non hanno un posizione “estrema” in sella e che vogliono godersi le lunghe uscite in bicicletta. Questo modello è disponibile con il rail in Tirox (acciaio in lega leggera) e T4.0 (chromium 39+/2) con un peso rispettivamente di 202g e 228g.
PROLOGO, Via Piemonte 1C, 20874 Busnago (MB) – Italy Ph. +39 039 68 23 507 Fax +39 039 68 22 508 info@prologotouch.com prologotouch.com
Per dirimere l’infinita diatriba fra automobilisti e ciclisti, a volte, basta un pizzico di civiltà. Ecco perché, nella jungla delle strade italiane, vi dico: sempre meglio un cenno di scuse che un “vaffa…”
Cari amici ciclisti, sulle strade dimostriamo a tutti che siamo educati e disponibili! Solo così potremo essere rispettati
di Gian Luca Giardini
SICUREZZA
facciamo mea culpa È da troppo tempo, forse anni, che leggiamo continuamente di gravi incidenti che coinvolgono i ciclisti durante gli allenamenti. Ogni volta, come un riflesso incondizionato, scatta l’appello alla prudenza, ma in concreto, non si fa mai nulla per migliorare questo aspetto. Per affrontare l’argomento in maniera propositiva vorrei innanzitutto smarcarmi dal solito, stucchevole dilemma: sono i ciclisti sempre in mezzo alla strada oppure gli automobilisti indisciplinati ed irrispettosi? Subito una premessa: se sbaglia un ciclista, l’automobilista perde, al massimo, cinque secondi ad una rotonda, mentre quando è il contrario il ciclista può perdere anche la vita! Da sola questa semplice equazione dovrebbe indurci a tutelare maggiormente la cosiddetta “parte più debole”. Purtroppo siamo italiani ed è “sempre colpa degli altri”. Che essi siano ciclisti o automobilisti non importa, “sempre gli altri…”. Oltretutto molti soggetti circolano per 136
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strada in doppia veste: al mattino in auto e nella pausa pranzo in bicicletta! Quando un automobilista si trova a dover superare un gruppo di 20 ciclisti in una stretta fondovalle piena di curve, impreca perché non riesce a superarli, perdendo così forse 30 secondi, magari un minuto del suo preziosissimo tempo. Ma se quei 20 soggetti fossero in auto, alcuni per andare a pesca o a pranzo dalla suocera ed altri per i fatti propri, in quella stessa fondovalle ci sarebbero 300 metri di colonna inquinante. Se poi al comando ci fosse il classico signore con la Prinz ed il cappello, la velocità sarebbe di poco superiore a quella dei ciclisti! Al signore imbestialito in furgone che si reca al lavoro ed è terribilmente in ritardo potrei controbattere che quando è lui a procedere lentamente intralcia me e la mia auto sportiva di grossa cilindrata mentre mi sto recando ad un importante appuntamento d’affari e sono quasi in ritardo…
Fatte tutte queste premesse, per la verità un pizzico faziose, noi ciclisti dobbiamo anche avere il coraggio di fare “mea culpa”, confessando i nostri numerosissimi comportamenti scorretti. Spesso chiacchieriamo in fila per tre su strade trafficate, non rispettiamo i semafori, non diamo la precedenza, non segnaliamo un cambio di direzione e, a volte, vorremmo gareggiare in 20 persone lungo la statale. Cari amici ciclisti avrete già capito che l’elenco dei nostri peccati potrebbe andare avanti per pagine e pagine. Cerchiamo quindi di dimostrarci più civili di chi guida un mezzo a motore. Viaggiamo affiancati solo su strade secondarie e quando le condizioni del traffico lo permettono. Mettiamo il piede a terra ai semafori ed agli incroci. In poche parole, mostriamoci più educati e civili di loro! Personalmente, mentre sono in bicicletta e qualcuno mi suona il clacson, da quando ho smesso di mandarli immediatamente a quel paese ed ho iniziato a sollevare il braccio in segno di scuse, ho ottenuto molti più risultati. Così facendo, merito il loro rispetto semplicemente per avergli fatto capire che mi dispiace fargli perdere qualche secondo e spesso il tanto vituperato automobilista contraccambia amichevolmente il segno di pace.
// NOVITÀ FOCUS SULLE BKOOLAZIENDE
Sembra un rullo… ma è l’Alpe D’Huez a cura della redazione
Si chiama “Smart Air” ed è un nuovo rullo a trasmissione diretta che, grazie ad una tecnologia rivoluzionaria, garantisce le sensazioni più reali del mercato
NEW Si chiama “Smart Air” il nuovo rullo a trasmissione diretta creato da Bkool che offre le sensazioni più reali del mercato. Grazie al nuovo concetto “rocking system”, il rullo, nonostante il contesto indoor, offre l’inebriante sensazione di allenarsi su strada. Il nuovo Smart AIR rappresenta una vera e propria svolta per i dispositivi a trasmissione diretta grazie alla sua unità di resistenza posteriore sospesa in aria a forma di ruota di bicicletta. Con poche pedalate ci si rende immediatamente conto che si tratta di un concetto differente. Ciò che stupisce di più, quando si inizia
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a pedalare, è la nuova sensazione di libertà mai provata prima con rulli di questa gamma. L’innovativo rocking system, grazie alla flessibilità del telaio, permette di oscillare rispetto alla posizione iniziale di 6 gradi. Il ciclista si mantiene stabile, non si sente insicuro in nessuna condizione e il movimento è così naturale che ci si dimentica di pedalare su un rullo. Collegando il rullo al simulatore Bkool l’esperienza di allenamento diventa unica. I 3.000 W di potenza permettono di simulare pendenze con un 25% di dislivello e lo rendono il rullo più potente presente sul mercato. La salita all’Alpe D’Huez
diventa una sfida reale: l’approssimazione nella simulazione di itinerari reali, infatti, è quasi perfetta. In discesa le sensazioni sono le stesse e si raggiungono velocità pari a 70km/h che riproducono persino l’inerzia. La sensazione che si percepisce sulla bicicletta è magnifica. Nessun direct drive fino ad ora aveva permesso di realizzare allenamenti così realisti. E, soprattutto, la meccanica interna è stata disegnata per ridurre al massimo la sonorità. Si tratta senza dubbio del rullo più silenzioso di tutta la gamma Bkool e di uno dei più silenziosi sul mercato. Il nuovo Smart AIR è dotato
inoltre di un sofisticato sistema di calibrazione a 27 punti con velocità e livelli di potenza differenti. La potenza è regolata grazie a un innovativo sistema basato su un sensore a infrarossi che calcola la temperatura interna del rullo. Se lo compariamo con i migliori potenziometri presenti sul mercato, sorprende il livello di esattezza nel rilevamento dei dati in ogni segmento dell’allenamento, con un margine di errore che non supera il 2%. Il nuovo rullo di Bkool è compatibile con tutti i modelli di casette da 7 a 11 velocità
Shimano e SRAM, così come con tutti i mozzi posteriori, includendo in tal modo la maggior parte delle biciclette presenti sul mercato, da strada e da montagna. Se si possiede una bicicletta Campagnolo, è possibile usarla con un cassette posteriore Shimano/Sram da 10 e 11 velocità. Infine, presenta un design unico, decisamente originale. La superficie è completamente nera, con tocchi opachi; elegante e sofisticata. I dettagli in giallo creano il contrasto perfetto e la qualità delle finiture permette di intuire immediatamente
che si tratta di un dispositivo di alta gamma. Questo lancio rappresenta un punto di svolta per la simulazione ciclistica. Quest’inverno mantenersi in forma sarà molto più facile! Il nuovo Smart Air di Bkool attira l’attenzione, ha un aspetto compatto e stilizzato, caratteristiche che permettono di riporlo ovunque senza problemi. Come gli altri rulli, anche lo Smart Air può utilizzare il Software di Simulazione Bkool, grazie al quale l’utente può allenarsi da solo o con altri bkoolers.
Nuovo rullo Smart Air Dotato di un design innovativo con resistenza sospesa, permette all’atleta di equilibrare la bicicletta e proteggere la bici dalla torsione Caratteristiche tecniche Dimensioni: Altezza 71 cm x Larghezza (tra la base dei piedi) 70 cm + Lungh ezza (piedi inclusi) 84 cm. Peso: 24 kg Comunicazioni: Bluetooth e ANT + (antenna inclusa). Compatibilità con assi posteriori da 12 mm: Sì
Compatibile con: Cassette Shimano e SRAM da 7 a 11 V Cassette Sunrace per Shimano e SRAM core da 12 V BTT. Anche le biciclette Changebike Campagnnolo funzionano perfettamente con cassette Shimano, SRAM, Miche o Snrace.
Disegnato per adattarsi a qualsiasi bicicletta da strada e da montagna presente sul mercato
SMART AIR - BKOOL Pedalando senza sosta e beneficiando dell’esclusiva tecnologia Bkool Real Weather, il rullo è in grado di riprodurre il clima, la luce reale e le sensazioni di ogni momento del percorso.L’allenamento indoor sarà ancora più divertente con l’utilizzo della Bkool mobile App che trasforma il cellulare in un telecomando in grado di controllare tutte le opzioni del simulatore.
Maggiore informazioni: www.larm.it
// IL PUNTO DI VISTA
ATTENTI AL LADRO! Ormai la paura di essere derubati della propria bicicletta sta diventando un’ossessione per i ciclisti. Ormai una bicicletta da passeggio, specialmente nei luoghi di villeggiatura e nelle città, non ha scampo: basta lasciarla parcheggiata alcune ore e si corre il rischio di ritornare in tram! Per non parlare poi delle “specialissime” diventate un bottino da veri professionisti del furto. Addirittura abbiamo sentito svariate storie di ciclisti che vengono rapinati lungo strade secondarie in collina. In queste situazioni, il consiglio è sempre quello di girare in compagnia. Addirittura una ecatombe, ormai una piaga sociale, quella dei furti nei negozi specializzati. A volte si tratta di sprovveduti, ma nella maggioranza dei casi di veri professionisti. Non si fanno intimorire dagli allarmi, entrano e, in pochi secondi, arraffano tutto quello che possono. Qui il consiglio è quello di attrezzarsi in maniera da far perdere loro più tempo possibile, anche riponendo gli oggetti più costosi nel punto più scomodo del negozio. Il tempo, i secondi, per loro fanno la differenza. Naturalmente bisogna essere sempre dotati di un’assicurazione. Esistono poi i furti con destrezza, cioè quelli perpetrati mentre ci sorseggiamo un caffè al bar. Primo accorgimento: avviare e chiudere tutti i dispositivi elettronici come navigatori, Strava ecc. non davanti alla propria abitazione, ma al luogo di ritrovo oppure ad almeno 500 metri da casa. Do-
In aumento i furti seriali di biciclette. Ecco qualche raccomandazione per limitare i rischi e rendere ai malviventi la vita più difficile 140
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di Gian Luca Giardini
tarsi poi di un’assicurazione che copra i furti in casa e locali annessi all’abitazione come garage e cantine. Ce ne sono di serie al costo di 7 / 10 € al mese per una copertura di alcune migliaia di euro. Conservare sempre fattura, ricevuta o scontrino dell’acquisto della bicicletta e delle sue attrezzature, meglio se corredata da qualche foto. In questo caso sarà molto più semplice ragionare con l’assicuratore. Esistono in commercio degli antifurto GPS che, fino a qualche tempo fa, ad onor del vero, non davano grandi garanzie. Ora sono migliorati moltissimo. Ne esistono alcuni che vanno inseriti nel telaio o nel manubrio ed hanno una batteria che garantisce diverse settimane di invio del segnale in caso di furto. L’apparato è intelligente ed entra in funzione allo spostamento del mezzo. Naturalmente tutto comandato e monitorato da una app sul cellulare. I costi variano sull’ordine dei 100 / 200 € per un periodo di copertura di un paio d’anni, successivamente basta un abbonamento di pochi euro al mese per continuare ad usufruire del servizio. Esiste però un altro comportamento che può limitare i furti: non comprare assolutamente niente da una fonte non certa! A quel punto ai malfattori rimane solo il mercato estero, però diventa complesso trasportare la refurtiva, aumentano i rischi ed i costi e, di conseguenza, calano i profitti.
MEGA XL GPS PER UNA MEGA AVVENTURA Con un’opzione di visualizzazione sia verticale che orizzontale, il Mega Xl ha un display da 2,7 pollici per una risoluzione 240x400 pixel, più grande del 50% rispetto al Super GPS Lezyne. Grazie ad uno schermo così grande è possibile visualizzare fino a 10 campi dati, personalizzabili, su 5 pagine, inoltre puoi: • • • • • • •
Preimpostare mappe sullo schermo; Costruire un percorso personalizzato; Inserire profili bici multipli; Selezionare la modalità allenatore; Creare avvisi personalizzati e preimpostazioni automatiche; Configurare tramite l’App Lezyne Ally; e molto altro ancora…
Taipei Cycle Show
Nel cuore orientale della bicicletta di Guido P. Rubino
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Il futuro della bike-economy nasce a circa diecimila chilometri dall’Italia, dove i grandi marchi presentano le loro anteprime e si confrontano sulle grandi sfide del mercato
A Taipei si va ovunque con una metro efficientissima
C’è una fiera che più a Est di così non si può. È il Taipei Cycle Show che, quest’anno, ha avuto luogo a cavallo tra ottobre e novembre. Data insolita per questo evento che, solitamente, si svolge nel mese di marzo. Nel “balletto” delle fiere di settore, che provano a cambiare data per essere più appetibili o, come avviene in Europa, per cercare di sottrarre appeal alla concorrenza, non è mancata nemmeno la fiera orientale, seppure con dinamiche diverse rispetto agli eventi a noi più vicini. Sì perché questa fiera possiamo
I Gold Award, i premi speciali del Taipei Cycle
considerarla completamente diversa rispetto a tutte le altre. Il Taipei Cycle Show vede la presenza di un mercato globale, non focalizzato solo su un continente e offre uno sguardo più critico anche rispetto alle abitudini dei diversi Paesi. L’evento è durato poco meno di una settimana, ma di cose da vedere e discutere ce ne possono essere tante che non basterebbero il doppio dei giorni, anche con la nuova edizione già a marzo, tornando sul vecchio calendario. Eppure di lavoro, e sono stati proprio gli italiani presenti a dirlo, ce n’è sempre da fare. Ma andiamo per gradi.
Taiwan, il cuore a est della bicicletta
Taiwan non è lontana rispetto alla bicicletta, anzi è vicinissima. È laggiù che nascono molte delle biciclette con cui pedaliamo normalmente. Alta e altissima gamma sono di casa visto che le commesse dei marchi più in voga passano sempre più spesso di qua. I numeri parlano chiaro: la crescita è per quantità di pezzi prodotti ed esportati in tutto il mondo. Nel 2018, tra gennaio e settembre, sono state esportate 1,65 milioni di biciclette (per un valore di circa un 1,09 miliardi di dollari), 14,2 punti percentuali in più rispetto allo stesso periodo del 2017. Numeri importanti che parlano anche di una crescita di qualità del prodotto visto che il prezzo medio è in netta crescita. Si parla di biciclette, ma anche di accessori ovviamente.
Tendenze Un momento dell’inaugurazione della fiera
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I più maliziosi dicono che qui i nostri marchi vengano a “fare la spesa”, cioè a prendere prodotti che poi troveremo sul nostro mercato come novità assolute. In realtà, accanto a que-
Itinerari Svizzeri
sta verità, ce n’è anche una molto più grande: qui si prendono contatti per accordi futuri e nascono idee (e se ne comincia a parlare) di cose che arriveranno sul nostro marcato anche fra qualche anno. Oppure (e questo vale soprattutto per l’edizione di marzo, come la prossima del 2019) si intercettano tendenze ancora non sbocciate in Occidente. Fu così per alcune biciclette pieghevoli, ancora di più per le biciclette da corsa a pedalata assistita. Lo scorso anno (l’edizione del 2017 fu in marzo, appunto) vedemmo
parecchie e-bike da corsa quando da noi ancora non se ne parlava. Sappiamo poi come sono andate le cose. A dire la verità avevamo visto anche diverse biciclette da corsa pieghevoli, ma questa tendenza (come anche altre) non sembra aver avuto presa più a Ovest. O almeno non ancora.
Convergenze
Il Taipei Cycle Show è anche un momento di incontro. Qui, più che in altre fiere, le aziende si incontrano e discutono del futuro inevitabilmente
I più maliziosi dicono che qui i nostri marchi vengano a “fare la spesa”, cioè a prendere prodotti che poi troveremo sul nostro mercato come novità assolute. In realtà, accanto a questa verità, ce n’è anche una molto più grande: qui si prendono contatti per accordi futuri e nascono idee LIFESTYLE INBICI
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Basso, a dispetto delle tendenze, ha fatto il pieno di visitatori con le biciclette da corsa italiane
La produzione taiwanese di e-bike è in crescita esponenziale e il mercato europeo è il maggior compratore Pregiatezza italiana, questa bici, firmata Pininfarina
comune. Per chi è abituato a vederle sempre sul piede di guerra, le une con le altre, per conquistare fette di mercato, qui potrebbe stupirsi a trovare titolari di azienda insieme nei forum dedicati. Lo sviluppo della bicicletta, a livello globale, è un toccasana per tutto l’ambiente. E su molti argomenti conviene fare fronte comune piuttosto che lanciarsi da soli contro mercati già forti e strutturati.
Fenomeno e-bike
Non si scappa è il momento delle biciclette a pedalata assistita. Quelle che
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più comodamente preferiamo chiamare e-bike o, un po’ impropriamente, “biciclette elettriche” (termine che, in realtà, farebbe riferimento a mezzi equiparabili a dei motocicli). La produzione taiwanese di e-bike è in crescita esponenziale e il mercato europeo è il maggior compratore. Anche qui la crescita di livello è testimoniata da un incremento di prezzo medio del 35 per cento che dice di una sempre maggiore ricerca di qualità verso prodotti affidabili e duraturi. E in effetti di e-bike ne abbiamo viste tantissime e di ogni foggia. C’è davvero di tutto in
un mercato che si propone ben oltre i ciclisti, ma punta a sostituire, come sta accadendo già in molte città europee, il traffico motorizzato (pensiamo soprattutto a motorini e scooter). Tra i principali importatori ci sono l’Olanda e poi a seguire Gran Bretagna, Svezia e Germania. Il boom delle e-bike è talmente forte che sembrano addirittura esserci difficoltà nella costruzione delle batterie, tanta è la domanda, al punto da provocare qualche ritardo nella produzione. L’Italia, in questo campo, è ancora indietro ma, anche qui, le statistiche
Il dr. Chen Chien-jen, vice presidente della Repubblica di Cina (Taiwan)
La giapponese Gerworks firma un telaio in carbonio, bambรณ e legno
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parlano di un recupero in atto. Vedremo con che tempistiche.
Elettronica e praticità
Uno dei settori su cui ha puntato l’edizione 2018 di Taipei Cycle è stata l’evoluzione dell’elettronica per la bicicletta. Elettronica che apre alla biciclette tantissime possibilità. Si è parlato di Swift City e di nuova mobilità. Ecco, se l’edizione autunnale non ha portato tendenze in fatto di prodotti che usciranno di qui a breve, certamente ha parlato con chiarezza di dove sta andando la bicicletta di uso comune, non tanto quella sportiva, quanto quella su cui si punta per la massa. Interconnessione, internet delle cose ed effi-
Trasmissione a cinghia, per la città va bene
cienza energetica sono le parole che fanno da guida nello sviluppo della bicicletta di domani. Una bicicletta che sarà in grado di dare informazioni sempre più dettagliate non solo sui percorsi ma anche interfacciarsi con altre realtà e applicazioni digitali che afferiscono a quel concetto di IoT (Internet of thing) di cui stiamo appena iniziando a scoprire le potenzialità. Tante le startup presenti in fiera, molte anche le proposte di evoluzione delle città con soluzioni
Approfondimenti tecnici con il mozzo Scylence di Shimano
Interconnessione, internet delle cose ed efficienza energetica sono le parole che fanno da guida nello sviluppo della bicicletta di domani. Una bicicletta che sarà in grado di dare informazioni sempre più dettagliate non solo sui percorsi ma anche interfacciarsi con altre realtà e applicazioni digitali
Evoluzione gomme piene per Tannus
interessanti per quanto riguarda, ad esempio, i sistemi di recupero dell’energia dalla pedalata, sistemi di illuminazione intelligente e anche sistemi antifurto. Sempre di più, poi, le soluzioni tecnologiche per le gomme piene o semi-piene: si tratta di sistemi anti foratura che prevedono, più che la gomma piena, che ha sempre diversi limiti (benché i materiali siano migliorati molto), delle soluzioni miste, con una parte pneumatica, per l’ammortizzazione e una parte solida, invece, per 148
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Pacchi pignoni ricavati dal pieno da Recon
sopperire a eventuali forature. In questo modo si può continuare a pedalare, seppure andando più piano, ma non si resta mai a piedi. Nell’ottica della promozione della bicicletta per la mobilità urbana (ma non solo), quindi rivolta anche ai meno esperti, è certamente una soluzione che fa leva sulla praticità. Così come sulla praticità si basano le soluzioni che favoriscono il trasporto di oggetti in bicicletta. Difficile ormai vedere una bicicletta equipaggiata con le classiche borse, si diffondono sempre di più soluzioni che prevedono bagagli inglobati nel telaio o dietro la sella. Più pratici dal punto di vista ciclistico perché non sbilanciano nella pedalata e la capienza è comunque notevole pure se più limitata rispetto ad equipaggiamenti più classici.
I pedali Chien King, ricavati dalla lolla di riso
Per la città ecco una dinamo che insiste sulla catena
Anzi, chi crede nel proprio prodotto venendo in fiera a Taipei ha avuto modo di incontrare un mercato che appare sempre nuovo, al di là dei contatti già presi grazie alla facilità di comunicazione. Ecco allora che marchi come Wilier Triestina, Basso e anche Cinelli diventano merce pregiata. Così come Bottecchia, Gipiemme ed Smp, ma anche accessori come Bellelli: il coro dei marchi nostrani che abbiamo interpellato diret-
E gli italiani?
In questo posto così remoto l’Italia è un mito da inseguire. L’esterofilia c’è anche qui e i prodotti italiani che da noi troppe volte sono snobbati, sono una vera ricercatezza. Al punto che più di un espositore italiano ha ammesso che in Asia spesso i compratori sono disposti a pagare di più se sanno che acquistano italiano. Poche però le biciclette da corsa, italiane e non, in questo mercato che ha fiutato il colpo grosso delle e-bike e tende a tralasciare il resto. Tendenza comune che già pare riflettersi anche in Europa però. E gli italiani non devono mollare il colpo perché la forza delle biciclette da corsa è proprio qui, e trascurarle rischia di diventare un errore di miopia che si potrebbe pagare negli anni. In fondo è il settore dove rimaniamo i più forti in quanto ad appeal ma anche a bravura e artigianalità. Non sono i numeri di un mercato globale, ma trascurare l’ambito in cui si è forti per inseguire altro, pur se conveniente in questo momento, rischia di far perdere un’identità che ci è riconosciuta globalmente. LIFESTYLE INBICI
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La bici pió costosa in fiera, realizzata da pedemento e Kry. Costa 35mila euro
tamente in fiera, è stato pressoché unanime: si viene in fiera con dei contatti già presi (bel lavoro, in questo senso, fatto dall’Istituto del Commercio Estero) ma poi si trova anche di più. Tant’è che si sono quasi tutti affrettati a riconfermare la prenotazione per l’edizione 2019. Chi non l’ha fatto ancora è per il dubbio di tornare qui, a cinque mesi di distanza con prodotti praticamente identici. Impasse di un anno, già pronta a essere assorbita.
Nuova edizione
La fiera appare appena conclusa, a momenti neanche il tempo di recuperare il fuso orario che già si parla di Taipei Cycle 2019. È stata presentata a Milano, alla fine di novembre, la nuova edizione di Taipei Cycle Show che si annuncia già con più di mille espositori provenienti da 35 Paesi di tutto il mondo. In continuo aumento, tanto che quest’anno si è potuta contare anche la presenza della Corea del Sud tra i partecipanti. Il carattere definito e forte dell’evento lo rende appetibile a molti e sempre di più. L’appoggio del governo taiwanese è importante. Lo scorso anno all’inaugurazione c’era Tsai Ing-Wen la presidente della Repubblica di Cina, così come si chiama ufficialmente Taiwan (da non confondere con la Repubblica Popolare Cinese). Quest’anno c’è stato il vicepresidente, Chen Chien-jen a dimostrare l’importanza di una fiera di settore strategica e condivisa da tutti, da far sembrare così lontane le nostre beghe tra eventi troppo vicini. E intanto si guarda al nuovo appuntamento. È già dietro l’angolo: dal 27 al 30 marzo 2019. Circa diecimila chilometri e sette fusi orari più in là. 150
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Località Bike-Friendly
PRECEDENZA AI CICLISTI Il Trentino è la capitale del turismo eco-sostenibile. Dalle Dolomiti al Lago di Garda, alla scoperta di quattrocento chilometri di pista ciclabile naturale Una cultura bike-friendly, dove il cicloturista si sente sempre “a casa”. Un territorio da sempre accogliente per la cosiddetta “utenza debole” in virtù di una segnaletica sempre ben curata, percorsi adatti anche alle famiglie con bambini e “bicigrill” disseminati lungo la strada dove sorseggiare un caffè, gustarsi uno snack o controllare la pressione delle gomme. E ovviamente dei paesaggi da cartolina dovunque si posi lo sguardo. Sono questi gli ingredienti della via trentina al turismo eco-sostenibile, un percorso riservato ai turisti su due ruote che si snoda per oltre quattrocento chilometri e che permette di attraversare tutta la regione sui pedali, dalla città di Trento a quella
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di Rovereto, dalle Dolomiti di Brenta (Patrimonio Unesco) al Lago di Garda. Gli itinerari sono studiati per assecondare tutte le esigenze. Dalle mitiche salite percorribili con bici da strada o mountain bike che si inerpicano sulle pendici del Monte Bondone (erta dedicata alla memoria di Charly Gaul) alla pista ciclabile che attraversa la Valle dei Laghi qui trovano il loro “habitat naturale” sia il ciclista esperto che cerca la salita impegnativa sia il neofita che vuole semplicemente godersi una corroborante passeggiata con il vento fra i capelli. Si pedala fra i campi di mele o fra i vigneti, nei centri urbani o lungo i boschi, in riva ai laghi o costeggiando l’Adige, su percorsi il cui grado di diffi-
coltà è ben segnalato dai cartelli che aiutano il ciclista ad orientarsi e a capire se le difficoltà da affrontare sono eccessive o adeguate. Tanti tracciati, con mille caratteristiche differenti, ma accomunati da un’unica peculiarità: permettono di vivere questa esperienza in totale sicurezza. E se la stanchezza accumulata dovesse essere eccessiva tornare al punto di partenza non sarà un problema grazie alla fitta rete di trasporti pubblici che consente, ovunque vi troviate, di trasportare le biciclette con facilità.
Credit foto R. Kiaulehn
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