iNBiCi magazine- anno 4 - Numero 10 - Ottobre 2012

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Anno IV -

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14 ottobre 2012 foto STUDIO 5

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SAN GIMIGNANO LA “MANHATTAN DEL MEDIOEVO”

foto DErOr AVI

GIROVaGanDO FRa I PERCORSI TORTUOSI DELLE DOLCI COLLInE DELLa VaL D’ELSa, nELLa TOSCana CEnTRaLE, È FaCILE IMbaTTERSI In IMPROVVISI E MERaVIGLIOSI SCORCI. UnO DI QUESTI, COSì SORPREnDEnTE Da LaSCIaRE a bOCCa aPERTa, È La VISTa DELLa COLLIna PIù FaMOSa DELLa TOSCana, DOVE SI ERGOnO nUMEROSE TORRI, CInTE Da FORTI MURa, San GIMIGnanO.

proseguire alla piazza del Duomo, centro del patrimonio storico monumentale con l’antica Collegiata, scrigno di capolavori artistici d’incommensurabile valore; si può, ancora, raggiungere la Rocca di Montestaffoli, inserita nella cinta muraria, che domina incontrastata tutto il territorio della Val d’Elsa. Proprio affacciandosi alle mura merlate, si può ammirare la meravigliosa campagna toscana che generosamente offre prodotti di grande eccellenza. Primo fra tutti è il vino, come la nota “Vernaccia” (il primo ad aver ricevuto il marchio DOC in Italia nel 1966). Lo zafferano è un altro dei prodotti locali, affermato sin dai tempi del medioevo, e apprezzato molto nella cucina nostrana. La città è anche riconosciuta come centro di produzione di un pregiatissimo olio d’oliva.

Queste imponenti torri, o “case-torri”, erano erette per dimostrare la potenza delle famiglie più importanti ed è per questo che all’epoca dei comuni c’era una vera e propria competizione per la costruzione della torre più alta, sia

pur regolamentata. Oggi ne sono preservate solo sedici, la più alta è la Torre Grossa, di 54 metri, mentre la più antica è la Torre Rognosa, di 51 metri. Per questo San Gimignano è stata soprannominata la “città delle Torri” o, addirittura, la “Manhattan del medioevo”. Le torri non sono semplicemente le uniche architetture che delineano il profilo della città. Il cuore di San Gimignano, sorto su un insediamento etrusco, è un museo a cielo aperto di estrema bellezza: percorrendo i vecchi e consunti tracciati dei pellegrini, dalla porta San Giovanni si arriva alla bellissima piazza della Cisterna, circondata da splendidi palazzi medievali; si può foto DErOr AVI

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San Gimignano, in provincia di Siena, è uno degli insediamenti medievali più noti nel mondo per la sua integrità non scalfita dal tempo, tanto da essere dichiarato dall’Unesco “Patrimonio dell’Umanità”. Il suo centro storico chiuso al traffico, molto frequentato dal turismo di ogni provenienza, merita una piacevole visita che lascia immergersi in un ambiente due-trecentesco, caratterizzato da vicoli densi di botteghe e piazze scenografiche, incorniciate da severi edifici comunali e religiosi. È, infatti, fra il XIII e il XIV secolo che San Gimignano vede il culmine del suo sviluppo storico e artistico, come crocevia di pellegrinaggi e fiorenti commerci, trovandosi sulla via Francigena, importante collegamento fra i centri della Cristianità. La città era un vero e proprio punto di riferimento con le sue 72 torri per i pellegrini diretti a Roma o a Santiago De Compostela.

Vigneti, oliveti e boschi incontaminati si estendono a perdita d’occhio attorno a questa città, dalla quale si può partire per esplorare i luoghi più belli e interessanti della Toscana fra cui piccoli borghi medievali altrettanto suggestivi, come Volterra, Poggibonsi, Colle Val d’Elsa, Monteriggioni, andando più lontano verso le grandi città d’arte, come Siena, Firenze e Pisa, oppure arrivare alle vicine terre del Chianti, famose per i vini e per il paesaggio variopinto. San Gimignano è uno di quei luoghi che affascinano e catturano il cuore per sempre.


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ARABBA NEL CUOrE DELLE DOLOMITI aRabba. FORSE QUaLCUnO RICORDa QUESTO nOME FRa LE ULTIME TaPPE DEL GIRO D’ITaLIa DEL 1983 E 1984 COn nOMI FRa CUI GLI ITaLIanI GIUSEPPE SaROnnI, aLESSanDRO PaGanESSI ED IL FRanCESE LaUREnT FIGnOn. Ma GLI aPPaSSIOnaTI DI SPORT InVERnaLI La COnOSCOnO bEnE COME Una FRa LE STazIOnI SCIISTIChE PIù GRanDI DEL MOnDO.

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Ci troviamo, infatti, nel cuore delle Dolomiti bellunesi a quota 1.602 m. Questa piccola frazione di Livinallongo del Col di Lana, ai piedi di Passo Pordoi (2.239 m), splende di luce propria come una piccola stella nel grande cielo delle Dolomiti.

Lagazuoi e quella di Porta Vescovo che si ricongiunge alla Marmolada. non mancano le possibilità per gli appassionati di snowboard fuoripista, escursioni con le racchette da neve, alpinismo invernale e cascate di ghiaccio.

La cittadina, caratterizzata fortemente dalla cultura ladina, nonostante sia in territorio veneto, mostra una forte vocazione turistica, agricola e artigianale con una spiccata sensibilità ambientale. Le testimonianze dell’origine ladina possono essere ancora scoperte visitando il Museo Ladino “Fodom” e le suggestive rovine del castello di andraz. Ma l’orgoglio di appartenere a questa etnia si esprime soprattutto

nella bella stagione, invece, arabba è l’ideale punto di partenza per le escursioni a piedi, in bici o in moto. Si possono praticare anche l’alpinismo, l’arrampicata e le escursioni sulle vie ferrate, spesso ripercorrendo le tracce delle sanguinose battaglie della Grande Guerra, delle quali sono rimaste alcuni segni tangibili. Escursioni meno impegnative si rivelano esperienze altrettanto attraenti, con i sen-

tieri che attraversano boschi, prati e pascoli e lasciano ammirare scenari incantevoli. Coloro che vogliono vivere emozioni in sella, invece, qui possono scoprire le bellezze della Valle del Fodom facendo escursioni, anche guidate, in mountain bike oppure partecipare ai numerosissimi eventi riservati ai ciclisti, fra cui il Sellaronda bike Day, aperto a tutti e che tocca i principali passi del gruppo Sella, la Conoscalata del Passo Pordoi, il passaggio della Maratona dles Dolomites, la Transalp e la più nota Gran Fondo Dolomiti Classic TMC arabba, manifestazioni molto apprezzate dal mondo del ciclismo amatoriale e professionistico. Grandi e indimenticabili occasioni di divertimento, sport, storia e natura, questo è ciò che arabba offre a coloro che si inoltrano nel cuore delle Dolomiti, elette a Patrimonio Mondiale dell’Umanità, per la loro bellezza e unicità paesaggistica.

foto r. POLLACk

attraverso la lingua (ancora parlata da quasi tutta la popolazione), i canti, i balli e i costumi che segnano tutte le feste tradizionali. arabba conta appena 300 abitanti circa ma si fa grande per l’offerta turistica in tutti i mesi dell’anno, che copre ogni livello di età e di preparazione sportiva. In inverno, gli appassionati di sci si riversano sui circuiti più o meno impegnativi che fanno parte del comprensorio Dolomiti Superski, in particolare sui 40 km di piste del Sellaronda, che collega i passi di Campolongo, Gardena, Sella e Pordoi. Questo comprensorio è facilmente accessibile grazie ai numerosi impianti a fune. Funivie fra le più moderne, come quella di Passo Pordoi, la funivia del

foto r. POLLACk


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ART. 2.4.9.

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LIVE

ECCEZION

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ART. 1.4.9.

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L’INTIMO O TECTNOIC IDEA PER UN ATLEATLAE:


SOMMArIO 10

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a cura di Maurizio Rocchi

a cura di Enrico Cavallini

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L’Editoriale

Grandi Eventi

Salute Inbici

In copertina

a cura del Dr. Alessandro Gardini

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a cura di Andrea Agostini

a cura di Paolo Mei

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a cura di Raffaele Biondi

a cura di Elena Casiraghi

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a cura di Roberto Zanetti

a cura del Dr. Piero Fischi

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a cura del Centro ricerche Keforma

a cura della Dott.ssa Giulia Di Cioccio

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a cura di Leonardo Olmi - Max Lelli

a cura di Mario Facchini

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a cura di Andrea Pelo Di Giorgio

a cura di Enrico Cavallini

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a cura di Roberto Zanetti

a cura di Fabrizio Montalti

L’Intervista

Protagonisti

Energia e integrazione Inbici

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GIANFRANCO COMANDUCCI a cura di LEONARDO OLMI

office@leonardoolmi.com

Vice Direttore Generale della RAI e grande appassionato di ciclismo è una scommessa tra Davide Cassani e Comanducci, che nel 2008 porta il Dirigente RAI ad affrontare la sua 1a Maratona delle Dolomiti, scoprendo che l’impossibile diventa possibile e che anche il nome di ognuno di noi può essere impresso su quei tornanti insieme a quello dei Grandi del Ciclismo.

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Gianfranco Comanducci, Avvocato, nato a Roma il 27 Gennaio del 1948. Opera in RAI da oltre 40 anni ed ha rivestito ruoli di Direzione nell’ambito delle Aree Editoriali: Reti e Dipartimenti televisivi. È stato anche Direttore delle Risorse Umane e Organizzazione, di Acquisti e Servizi e della Segreteria del Consiglio di Amministrazione. Ha inoltre ricoperto la carica di Consigliere di Amministrazione di RAI Trade S.p.A., di Membro del Comitato Direttivo della Scuola di Giornalismo Radiotelevisivo di Perugia e del Gruppo ICT dell’Unione Industriale di Torino. Da febbraio 2011 è Consigliere di Amministrazione di RAI Corporation. Il suo incarico attuale è quello di Vice Direttore Generale per gli Gianfranco Comanducci, Vice Direttore Generale della RAI

scegliendo velocità e direzione. Tu e la tua voglia di sacrificio, il tuo sudore e la tua passione, con quella fatica pronta a diventare moneta da scambiare per una vetta e solo per un obiettivo». Fatica e nient’altro, per trasformare l’impossibile più arduo nel possibile più vero. Come ama ricordare il Dirigente RAI, un po’ com’è successo nella sua vita: «si nasce calciatori, poi si diventa tennisti e poi si scopre la fatica con la maratona e il triathlon. E una volta lassù, in cima alla propria salita qualunque essa sia, il mondo sembrerà diverso per il solo fatto di averlo misurato metro e metro e conquistato passo a passo al solo prezzo della volontà e di una sofferenza amabile dal sapore di sale, distillato d’anima e di sudore».

Affari immobiliari, gli Approvvigionamenti e i Servizi di funzionamento. Il Dirigente RAI prende spunto da questa sua grande passione per la bicicletta per dare importanza e valore alla fatica. Come piace ricordare a Comanducci «la bicicletta è uno dei primi giocattoli dell’infanzia, quando si sale sui pedali accompagnati dalla mano di un genitore che ci aiuta a stare in equilibrio. Una mano che – quando meno te l’aspetti – ti ‘inizia’, dolcemente quanto responsabilmente, alla vita e al suo gravoso cammino». Pochi istanti e quell’emozione si sublima in una strada lunga e faticosa, dove la fatica non servirà solo a vincere un Mondiale, un Tour o un’Olimpiade ma a raggiungere e tagliare i traguardi di tutti i giorni, piccole imprese e grandi successi. «E come per la bicicletta, in quell’attimo che segna il passaggio dell’equilibrio da nemico ad alleato, si consuma un piccolo miracolo: da quel momento sarai tu a pedalare

Vice Direttore, da cosa e quando è nata la sua passione per la bicicletta, da quanti anni e con che frequenza pratica questo sport? «È stato un percorso naturale. A tappe. In sella ci sono arrivato forse per una vocazione silenziosa che mi sono portato dentro per anni, quell’inclinazione ad andare avanti, scalare strade o montagne a volte impervie con le quali mi confrontavo giornalmente. Diciamo che in bicicletta mi ci ha portato la vita, alla ricerca di quello strumento perfetto che trasformasse il fiatare di un uomo nel canto di un atleta. Ed oggi la bicicletta è diventata la mia vita: l’esaltazione vera del sudore e della passione, il naturale avvicendamento con altri sport che come il calcio mi avevano allenato alla posizione, come il tennis mi avevano formato alla misura, come la maratona mi avevano orientato alla fatica. La bicicletta ha chiuso quel meraviglioso cerchio regalandomi il cammino e la prospettiva: la visione di un mondo da andarsi a conquistare per incrociarne gli sguardi, i paesaggi e le storie che si porta dietro. Tutto è cominciato nel Sahara, dopo una maratona, quando Davide Cassani – forse ritenendomi pronto – provò a spostare il pallino e trasformare quelle dune in vette alpine: passai dalla sabbia al calcare e al magnesio e montai in sella per la Maratona Dles Dolomites. Fu una specie di esame d’ammissione. La bicicletta, con la complicità di quelle cime eterne, mi promosse e da allora non c’è più verso che non voglia colmare con due ruote, una catena e il giusto rapporto. Perché, come per magia, la bicicletta ha coniugato dentro di me ‘l’oltre e l’altrove’, due concetti dai quali oggi non riesco a separarmi. Sono lo stimolo a guardare avanti e scollinare ad ogni ragionevole occasione e lo spunto sorprendente per riappropriarsi delle bellezze di questo mondo che non sappiamo cercare più e tantomeno apprezzare per il semplice fatto che abbiamo perso l’abitudine a guardarci intorno. In bicicletta questo non può accadere, praticamente mai. Per questo non so rinunciare ad andarci tutti i week end, ancor più d’estate al mattino: quando l’aria ha odore di vita appena ‘sfornata’ dalla notte, intensa e pungente come un’esperienza dolce da farsi entrare sottopelle dolcemente.»


Che emozioni le trasmette la bicicletta, il pedalare, lo stare in gruppo, il soffrire insieme ai compagni di pedalata per raggiungere una vetta? «Infinite e irripetibili ogni volta. Oserei dire che l’approccio è quasi letterario: andare in bicicletta, per me, è come sfogliare le pagine di un libro dalla scrittura perfetta, è come attraversare mondi e storie in silenzio lasciando che gli stessi ti parlino al cuore con tutta la loro verità, i bagliori di un orizzonte, ma più ancora con le sensazioni forti ed intense dei loro profumi. Perché quella natura, che provi ad allineare ai tuoi sentimenti con la tue pedalate, ha dei veri e propri ‘vocabolari olfattivi’, tracce d’umanità sparse come spore che ti entrano nelle narici e parlano e raccontano. E quei profumi diventano per te piccole pietre di sentimento, evanescenti quanto solide nella suggestione, che ritrovi ogni volta come segnaletica del cuore: le folate d’erba a primavera, il profumo di mosto in autunno, quello di legna arsa in inverno come le nuvole asciutte dall’odore di grano in estate, ti guidano e ti segnano la strada. Ti fanno riappropriare delle tue stagioni, restituendoti il senso e la direzione. È una maniera come tornare in possesso del verso e non smarrirsi. Un esercizio indispensabile per vivere sapendo dove voler andare. E in bicicletta scopri la libertà, quella maturità che t’arriva (per promozione) dall’aver lasciato un giorno le rotelle da bambino e dimezzato l’algebra dell’equilibrio perfetto: da quel momento vai, perché devi andare. E se non lo fai, ti perdi l’occasione più grande che la vita ti ha regalato: essere tu l’architetto della tua strada e l’ingegnere Gianfranco Comanducci durante una delle sue uscite in bici in mezzo ai sapori della Maremma

Gianfranco Comanducci in discesa durante la Maratona Dles Dolomites del 2011

della tua vita. Rinunciarci sarebbe un reato da meritare condanne senza appelli. Anche perché la ‘bici’ ti aiuta a scoprire che con asfalto e sudore si possono impastare relazioni durature, dure come l’acciaio e il cemento, e costruire fabbriche di amicizia capaci di portarti lontano verso mondi impensabili e dimensioni invisibili. È un’emozione circolare, che va e che torna tutte le volte che monti in sella. Una specie di rituale silenzioso, che si consuma su una vetta o ad un arrivo, che segna la fine di un capitolo e l’inizio di una nuova storia e ti fa scoprire diverso forgiandoti ad ogni traguardo come un uomo nuovo pronto a ripartire per continuare a scrivere la sua storia.» Dedica molto tempo a questo sport, allenamenti e preparazione, media dei km annuali percorsi? Poiché per affrontare una granfondo un minimo di preparazione ci vuole? «Farò diecimila chilometri all’anno e quando sei in bicicletta il tempo non si conta, sfugge alla logica del controllo fine a se stesso anche perché accade che vorresti allungarlo come un piacere da estendere quasi all’infinito. Certo fare una ‘gran fondo’ richiede attenzione e cura, ma soprattutto conoscenza e rispetto per le strade che incontrerai e gli amici che ti troverai al fianco. Credo che prepararsi sia una questione di rispetto prima di tutto dovuta a se stessi e, allo stesso tempo, all’evento che ti ospiterà, alla sua storia e alla sua gente. È come se quella diventasse una giornata dedicata all’onore e alla passione: non puoi arrivarci senza conoscerne alla perfezione percorso e difficoltà.


Ma soprattutto non puoi affrontarla senza aver prima convinto te stesso di esserne all’altezza ed aver lavorato duramente a ché quell’impresa possa accadere proprio come la desideri ed, in fondo, come hai saputo meritarla.» Oltre alla Maratona delle Dolomiti, dove l’abbiamo vista spesso presente, quali sono altre manifestazioni ciclistiche, eventi e granfondo dove di solito non manca? Quante ne fa di media in un anno? «Di solito tutte quelle che si svolgono in Toscana. Sette, forse otto. Della Maratona Dles Dolomites ho fatto il ‘lungo’ ed anche le altre ‘versioni’. Ma la fortuna che credo di aver avuto è stata quella di averle quasi sempre condivise con campioni che ti possono cambiare la vita e la strada: mi riferisco a Davide Cassani (l’amico di sempre), Massimiliano Lelli e Mario Cipollini, tre amici straordinari che queste ed altre strade, come per esempio il Giro delle Fiandre, hanno saputo regalarmi. Perché, al di là della tecnica che mai ovviamente riuscirò ad eguagliare, Davide, Max e Mario mi hanno fatto scoprire che la bicicletta è una ‘macchina fantastica’ capace di restituirti tutto ciò di cui sai farle carico. Emozione, intensità, sacrificio, anima: quelle ‘due ruote’ ti fanno appartenere ad un cammino, ti legano inscindibilmente ad un territorio, ti alzano da terra di quel poco che basta a farti sollevare la testa e rendere d’improvviso la tua visione panoramica. Senza perdere, però, mai il controllo della strada e del tuo cammino, la destinazione d’un traguardo ed il senso dell’obiettivo: un miscuglio dolciastro di calcolo ed emozione che possono intaccare i tuoi cromosomi quel tanto che basta per trasformarti in un amante senza risparmio.» Dove ama pedalare, quali sono le sue zone preferite? Quando viene in Maremma sappiamo che ha un trainer d’eccezione, Max Lelli. Ci parli di questa sua profonda amicizia con il Campione ed ex Professionista toscano? «Maestro, amico, mentore o semplicemente un confidente che sa trasformare quelle ‘pedalate’ in occasioni ritrovate per la parola e lo spirito. In Maremma, arrivandoci dall’Argentario, ci vengo volentieri soprattutto perché non ci trovo solo l’allenatore ma anche e soprattutto l’uomo e il campione. Due dimensioni che Max ha saputo fondere col suo proverbiale silenzio in una speciale alchimia di relazioni: è il classico esempio che sopravvive alla sua stessa storia per la forza non tanto del suo passato (gigantesco, monumentale) quanto per la sua attitudine al futuro, una predisposizione naturale – che

forse gli arriva proprio dalla bicicletta e dal quel ‘pedalare’ innato – che ti contagia e ti forgia alla sfida infinita con te stesso e con quello che ti circonda. Andare in bici con Max è un’esperienza unica, è una sorta di ‘confessionale aperto’ con lo sport e con la vita, dove ascoltare è la lezione più bella ed il silenzio il piacere più dolce. Chilometri che sacrifichi, con assoluto amore, al sentimento e allo sport in cambio del premio più bello: quel suo sorriso da campione infinito che parla da solo, di traguardi, di famiglia, di amicizia. Come i suoi consigli, affidati alla scia della sua ‘bici’ mentre scala i rapporti ed accorcia i tempi. Un ondeggiare lento e musicale, a chiederti di seguirlo nella sua ‘ballerina’ anche quando sei in pianura: per riposarti, a modo suo, da campione e a schiena dritta. Fiero nel vento, che ti disegna sugli zigomi l’andatura e la velocità che ti vengono incontro quasi a cercarti per farti loro. Lezioni che diventano perle preziose da infilare in una collana che, ad ogni pedalata insieme, si fa più ricca di valori e di esperienze.»

Insieme avete fatto e continuerete a fare delle iniziative benefiche per la raccolta di fondi, come la prossima Tirreno-Adriatico di Ottobre, di cui abbiamo già dato un anticipo sulle nostre pagine di INBICI. Ci vuol dire qualcosa in merito? «Viene quasi naturale, quando comprendi che la bici ti ha preparato a vivere di sfide, cogliendo dentro esse valori sempre nuovi e diversi. Certo ci aspetta in autunno un appuntamento importante che con Max condivideremo con un altro amico che la strada ci ha regalato con tutta la sua storia e il suo impegno per il sociale, Matteo Marzotto: un uomo di cuore che abbiamo scelto come compagno d’avventuIl Vice Direttore Generale della RAI un attimo prima del via ra per la pedalata che dell’ultima edizione della Fondo Città del Tufo a Pitigliano (GR) in tre giorni ci porterà dall’Argentario a Ravenna insieme ad un gruppo di una trentina di ciclisti. Con la Tirreno – Adriatico (come si può leggere su INBICI di sett. a pagg. 28-29 e su questo num. a pag. 22) proveremo anche noi ad unire i due mari: e su questa linea (più o meno retta) che taglierà la pancia all’Italia da ovest ad est per me sarà l’occasione di ritornare in sella ai luoghi della mia infanzia e alla terra d’Umbria, nel ricordo d’un padre che non c’è più e che porto sempre con me nel cuore. Uomo semplice, al quale la vita – manco a dirlo – aveva regalato un destino: ‘pedalare’, senza altra scelta per aprirsi una strada. Quei chilometri li dedicherò a lui, che ha saputo predispormi all’esistenza come ad un esercizio quotidiano capace di dare muscoli al pensiero e resistenza all’ambizione. Papà, fuor di metafora, a conquistarsi la sua vita a Roma è realmente venuto in bicicletta.»



La cronosquadre: emozione d’altri tempi. Quest’anno in occasione dei mondiali di ciclismo olandesi c’è stata una novità: la cronometro a squadre. In realtà si tratta di un ritorno al passato. Infatti la cronosquadre rientrava nel programma mondiale dal 1962 al 1994, anni in cui si correva con la maglia della nazionale di appartenenza su una distanza di 100 km ed era riservata alla categoria dei dilettanti. Le ultime due edizioni disputate, tra l’altro, avevano visto il successo dei nostri colori. La vera novità è la prova riservata alle formazioni UCI del panorama ciclistico internazionale, e non alle squadre nazionali. Novità che, non lo nascondo, toglie al ciclismo che ho conosciuto da vicino, un po’ di poesia, almeno dal mio punto di vista. Probabilmente perché la base di quei successi era proprio in Romagna, e più precisamente a Cesena. Ai tempi il CT Gregori preparava i ragazzi lungo la E45, la strada che taglia l’appennino da Ravenna fino alle porte di Roma. Allora non c’era lo spartitraffico

nel mezzo della careggiata e anche il traffico era più “tollerante”. Quindi quella strada lunga senza una curva fatta di sali e scendi era l’ideale per preparare quegli atleti dal fisico possente che potevano sviluppare tutte le loro potenzialità di passisti e preparare così i successi di cui tutta l’Italia del Pedale andava fiera. Aveva un fascino incredibile. Oggi la riesumazione di questa disciplina ai mondiali ha un sapore d’antico, a cui manca però la poesia del colore azzurro. I vertici dell’UCI mi perdoneranno!

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L’EDITORIALE l’editore MAURIZIO ROCCHI



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IN COPERTINA 1A GrANfONDO frW

I

Il 14 ottobre a Ravenna l’asd Team Rossetti, in collaborazione con la Freewheeling, organizza la prima edizione della Granfondo Frw. L’evento, è prova conclusiva del Romagna Challenge e del brevetto dell’appennino. Intitolata al marchio di biciclette tutto ravennate, la competizione ha l’ambizione di divenire una classica di fine stagione nel panorama granfondistico italiano. Il Team Rossetti, dal canto suo, come frequentatore di granfondo, pone al servizio della buona organizzazione della gara, la sua esperienza, al fine di soddisfare il sempre più esigente popolo del pedale. Ecco quindi che già dall’orario di partenza vi è un occhio di riguardo per chi giunge da fuori località: fissato alle 10 del mattino, questo permetterà anche a chi approda alla manifestazione nella giornata stessa di gara, di arrivare con una certa calma. La Granfondo Frw è anche prova conclusiva di due differenti circuiti regionali: il Romagna Challenge e il brevetto dell’appennino, per i quali alla conclusione delle gare ci saranno le premiazioni per le classifiche finali. Inoltre il percorso corto sarà valevole come prova del Campionato Erba Vita Udace/acsi. Entrando nel merito dei tracciati, partenza e arrivo per entrambi i percorsi (corto 111 km, dislivello 950 m e lungo di 136, dislivello 1600 m) a casa Frw, in zona Fornace zarattini a Ravenna, per poi portarsi verso la collina e la prima salita, con la divisione dei percorsi a Meldola: si toccheranno Teodorano, Rocca delle Caminate, Montevescovo, Predappio, Castrocaro, Terra del Sole, fino alla panoramica offerta dallo strappetto dei Sabbioni che permette di spaziare con lo sguardo fino al mare. Poi si torna in territorio ravennate per gli ultimi chilometri, fino all’arrivo. Per accogliere i ciclisti dopo la fatica della gara, sarà allestito un pasta party, nonché un servizio massaggi curato dallo Staff del Ravenna Medical Center del noto fisioterapista Max Foschini inoltre un valido servizio docce sarà a disposizione di tutti i ciclisti.

Comune di ravenna

foto STUDIO 5



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TERME EUGANEE a cura di GIANLUCA BARBIERI

info@inbici.net

MAUrO VOLTOLINA PrESIDENTE DEL CONSOrzIO: «ECCO IL PrOGETTO TErME SPOrT» La bICI COME STRUMEnTO DI CRESCITa PER IL COMPaRTO TERMaLE PIù GRanDE D’EUROPa. Un nUOVO PROGETTO LEGaTO aLLE bIKE, aSSIEME aLLa nUOVa CICLOVIa DEI COLLI EUGanEI, SaRannO LE GRanDI nOVITà DELLa STaGIOnE TURISTICa 2013.

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non sembra vero, ma nel grande progetto termale del Consorzio Terme Euganee che lega i comuni di abano e Montegrotto Terme, chiamato “Terme Sport”, la bicicletta sembra entrare di prepotenza come veicolo di richiamo per quel turismo “attivo”, che ormai tutte le località italiane stanno cercando di accaparrarsi. Una scelta azzeccata, se pensiamo a quante migliaia di appassionati sportivi si spostano tutti i fine settimana lungo le strade italiane e non solo. Solo nel settore ciclistico, grazie a tutte le tipologie di gare messe in campo ed in tutte le specialità, assistiamo a veri e propri esodi dai luoghi di residenza verso le località più disparate che mettono sul piatto ogni tipo di manifestazione sportiva legata alle due ruote. È stata proprio questa valutazione, che ha spinto il Consorzio Terme Euganee ed il suo Presidente, a prendere seriamente in esame questo fenomeno come veicolo di promozione turistica vera, attiva, ma con un tassello in più: il benessere personale. Un vero progetto che sarà un mix tra attività sportive e relax in tutte le salse, grazie alle centinaia di offerte che il comparto termale più grande d’Europa riesce ad offrire ai propri clienti. La vicinanza ai Colli Euganei, vera palestra sia per il ciclismo su strada che per la mountain bike e la nuova ciclovia dei Colli Euganei di 66 Km e 60 mt di dislivello, unica nel suo genere, saranno le vere novità per una proposta legata alla bicicletta che questo comparto metterà sul piatto nella prossima stagione turistica. Sono allo studio tracce 5/6 percorsi legati al fuori strada di varie difficoltà e che saranno tracciati mediante GPS con caratteristiche tecniche diverse tra loro e proponibili a varie tipologie di appassionati, senza pensare ai numerosi giri che si possono fare con le bici da strada, scegliendo tratti in pianura o collinari, dove manifestazioni come il Giro del Veneto dei Professionisti, trovano libero accesso e soluzioni di alto livello tecnico. «La nostra volontà è quella di offrire al turismo qualcosa di veramente nuovo. La possibilità di abbinare lo sport alla cura del benessere personale è qualcosa che da molto tempo avevo in testa. Sono partito da solo col Nordik Walking, ottenendo discreti risultati, ma sono sicuro che con una proposta seria le-

Mauro Voltolina, Presidente del Consorzio Terme Euganee in compagnia del Campione Francesco Moser

gata alle due ruote pedalate, otterremo risultati sicuri. Lavoriamo già con molti importanti gruppi sportivi, che hanno capito che la cura termale deve essere usata come prevenzione e come punto importante nelle pratiche di allenamento. Abbiamo creato Terme Sport, cioè una serie di alberghi che hanno aderito a questa filosofia e che propongono offerte termali legate agli sportivi ed a un turismo cosiddetto attivo. Il Veneto è già la prima regione turistica d’Italia ed il suo rilancio non può quindi prescindere da una consapevolezza, una nuova attenzione e valorizzazione delle sue eccellenze, come quello delle Terme Euganee e il comprensorio dei Colli Euganei. Quello che questo comparto termale può offrire è qualcosa di unico, come pure le potenzialità culturali e sportive che possono mettere in campo i Colli Euganei. Abbiamo sostenuto numerose manifestazioni sportive e ciclistiche: dal Giro del Veneto Professionisti all’Atestina Superbike, granfondo che ha visto un migliaio di bikers venuti da tutta Italia, ma anche team come quello di Max Lelli hanno scelto il nostro territorio per fare la loro festa di fine stagione.» Queste le parole di Mauro Voltolina, Presidente del Consorzio Terme Euganee. Effettivamente i Colli Euganei, oltre al com-

parto termale, possono offrire una vacanza indimenticabile agli amanti delle bici e alle loro famiglie. La possibilità di usufruire della nuova Ciclovia, di scorrazzare per le strade ed i sentieri attraversando comuni come Este ed il suo Castello, Monselice e la Rocca, arquà Petrarca, uno dei borghi più belli d’Italia e dove morì il sommo poeta, battaglia Terme ed il castello del Catajo, Montegrotto con Villa Draghi, Torreglia con Villa Vescovi bene del FaI ed aperta al pubblico, i giardini di Valsanzibio, tra i più belli d’Europa, ma anche l’abbazia di Praglia a Teolo, dove tutt’ora i frati restaurano gli antichi manoscritti, Villa beatrice d’Este a Cinto Euganeo, luogo incantevole dal panorama unico e dove morì beata beatrice d’Este, l’eremo del Monte Rua e tanti, tanti scorci tutti da scoprire, sia a piedi, che con le bici. Insomma, agli amanti delle due ruote, dal prossimo anno, non potevamo nascondere queste notizie, poiché spesso i luoghi meno conosciuti sono quelli che stupiscono e che lasciano il segno. Per informazioni sulle terme euganee www.consorziotermeeuganee.it mentre per informazioni sui Colli Euganei www.parcocollieuganei.com


Collezione autunno 2012 Batmania calzature - Via F.lli Rosselli, 8 - 47023 Cesena (FC) - t. 0547.612001


MOA SPORT fondelli pro Serie 3D, 4D Carbon: per chi del ciclismo ha fatto una professione ma anche per chi vuole sentirsi come i veri campioni!

La scelta del fondello è fondamentale per salvaguardare la salute, per migliorare le prestazioni e per godere appieno la bicicletta. Ecco perché sia nalini che Moa si affidano costantemente alla ricerca di nuove tecnologie per soddisfare atleti e ciclisti ad ogni livello. In particolare i fondelli della Serie 3D e 4D Carbon sono stati realizzati per coloro che portano gli allenamenti a livelli estremi: parliamo di professionisti che non solo macinano chilometri per tenersi in forma, ma percorrono distanze notevoli in gara, e parliamo anche di coloro che hanno sposato la filosofia della bicicletta e la utilizzano in ogni momento libero. Ragion per cui lo studio e la realizzazione di divise e di dettagli eccellenti sotto tutti i punti di vista sono essenziali. Questi speciali fondelli hanno uno spessore ridotto (8 millimetri) per aver il minor ingombro possibile, densità adeguata (65-80-100 Kg/mc a seconda delle proprietà prestazionali) ed una perfetta ergonomia. Caratteristiche che assicurano altissima protezione e la totale impercettibilità durante l’intero svolgimento dell’attività fisica. I materiali di ultima generazione impiegati mantengono la pelle sempre asciutta grazie alle altissime proprietà idrofile e di traspirazione. Inoltre l’utilizzo di schiume a cellule aperte di nuova tecnologia consentono sia un completo assorbimento degli urti che un ricircolo ottimale dell’aria. I fondelli appartenenti a questa tipologia garantiscono una perfetta interazione tra atleta e mezzo meccanico, ecco perché tantissimi professionisti si affidano all’esperienza di nalini e Moa.

nello specifico il fondello 3D è realizzato in termoformatura, con tre diversi spessori e tre diverse densità di imbottitura per alleggerire la pressione sulla zona perineale-prostatica e per conferire un ottimale sostegno alla ossa ischiatiche. L’inserimento di microfibra elasticizzata nell’area perineale rende il fondello confortevole e morbido.

Ma se non fosse abbastanza, ecco il 4D Carbon: quattro diversi spessori e quattro diverse densità di imbottitura studiate e dedicate alle specifiche aree anatomiche interessate nell’attività sportiva che assicurano il giusto comfort per prestazioni sopra la norma. Inoltre il particolare tessuto impiegato per la sua realizzazione è costruito con un filo di fibra carbonio dalle proprietà batteriostatiche, traspiranti e termoregolatore.

E se vi state chiedendo come mai siano così tanti i professionisti che si affidano alle abili mani di Moa Sport, ecco a voi la risposta: riuscire a soddisfare le più alte esigenze mantenendo gli standard qualitativi a livelli massimi non è da tutti… la passione e la profonda esperienza nel settore unite ad intuizioni vincenti poi, rendono ogni singolo prodotto unico, ricercato ed inimitabile.


4 15 14 16 22 17

LINEE: Uomo, doNNa bambINo, trIathLoN

tIpoLogIE dI magLIE

dIFFErENtI FINItUrE dEL capo

modELLI dI paNtaLoNcINI

FoNdELLI pErFormaNtI

accEssorI sUmmEr sU WINtEr


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L’INTERVISTA a cura di ANDREA AGOSTINI

TOM BOONEN

agostini@gocom.it

a TU PER TU COn UnO DEI PIù GRanDI InTERPRETI DELLE CLaSSIChE DEGLI annI DUEMILa.

A

al suo attivo una miriade di successi con in bella evidenza: un campionato del mondo (2005), 4 Parigi-Roubaix (2005, 2008, 2009, 2012), 3 Giri delle Fiandre 2006, 2007, 2012), 3 Gand-Wevelgem (2004, 2011, 2012), 4 GP harelbeke (2004, 2005, 2006, 2007), un titolo nazionale (2009), la maglia a verde al Tour de France (2007). Insomma un campione con un palmares fenomenale e non ancora trentaduenne, li compie il prossimo 15 ottobre.

Ha mai pensato a quando vorrebbe terminare col ciclismo agonistico? «Non ci ho pensato. Sto bene fisicamente e ho ancora tanta voglia di correre e di fare fatica. Fino a quando ho questa motivazione non vedo perché dovrei smettere o pensarci. Il giorno che mi sveglierò senza la voglia di salire in bici e uscire in allenamento, vorrà dire che sarà il momento di smettere.»

Tom, sta per concludersi una stagione che l’ha vista protagonista assoluto nelle classiche del nord. Quali sono gli obiettivi di fine anno? «L’obiettivo principale è fare un buon mondiale. Il percorso è spettacolare, mi piace. Sullo stesso arrivo nel 2006 ho vestito la maglia gialla al Tour de France, spero sia di buon auspicio per la gara di domenica.»

Cose vorrebbe fare dopo? «Ripeto non ci ho mai pensato... ma sicuramente non il direttore sportivo (ride).»

Quale sarà la sua ultima corsa dell’anno? «Non lo so ancora, ma la mia stagione non finirà certo con il mondiale. Probabilmente la Parigi-Tours.» E dopo l’ultima fatica dove andrà in vacanza? «Non ho ancora deciso, dipende anche dal tempo libero che avrà la mia fidanzata Lore. Lei lavora e quindi non sarà facile organizzare il viaggio. A volte comunque è anche bello rimanere a casa. Noi ciclisti siamo sempre ‘on the road’ durante la stagione e potersi godere un po’ la propria casa in assoluta tranquillità, vuol dire vacanza.» Ha visto la Vuelta? Che idea s’é fatto della corsa spagnola appena conclusa? Ha vinto il più forte oppure rodriguez ha buttato l’occasione? «È stata una bella gara, forse la più bella dei 3 grandi giri, però non posso veramente commentare. Non c’ero. Posso solo dire che Contador ha veramente inventato una grande tappa mettendoci un tocco di fantasia che non guasta mai, soprattutto nel ciclismo d’oggi.» La pressione che vive normalmente un toprider è uno stimolo oppure inibisce? «Nel corso degli anni ho imparato a gestire la pressione. A inizio carriera era uno stimolo, poi la pressione è diventata molto alta, qualche volte esagerata. Ora ho passato i 30 anni e ho imparato a gestire questo tipo di situazioni.» Ha varcato la soglia dei 30 anni. Trova differenze in lei rispetto ai primi anni? Più forte o no? «Fisicamente forse ero più veloce qualche anno fa ma ora forse sono più completo. A livello mentale invece devo dire che mi sento più forte di qualche anno fa e questo in un atleta di vertice può fare la differenza.»


King George, il 17°

George Hincapie con la sua 17ª partecipazione al Tour de France stabilisce un record che rende unica la sua straordinaria carriera e conquista un trono dal quale, per molto, nessuno potrà scalzarlo. Siamo orgogliosi che questo atleta eccezionale indossi la maglia della BMC. Ulteriori informazioni sulla sua teammachine SLR01 al sito: www.bmc-racing.com.


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IL PRESIDENTE RENATO DI ROCCO a cura di GIANLUCA BARBIERI

info@inbici.net

EMOzIONI E MOMENTI A LONDrA 2012 IL PRESIDEnTE DELLa FEDERazIOnE CICLISTICa ITaLIana E VICE PRESIDEnTE UCI, ha PaSSaTO In RaSSEGna PER La nOSTRa RIVISTa LE EMOzIOnI ED I MOMEnTI TRaSCORSI aLLE OLIMPIaDI DI LOnDRa 2012, SbILanCIanDOSI Un PO’, SU aLCUnE QUESTIOnI E LaSCIanDOSI anDaRE anChE a QUaLChE SEnTIMEnTO SPORTIVO ED UManO InaSPETTaTO.

IN

INBICI Buongiorno Presidente. Intanto la ringrazio molto per averci concesso del suo preziosissimo tempo, per coronare tutto il lavoro svolto dalla nostra redazione a favore di un evento storico, non solo per il ciclismo, ma per tutto lo sport italiano, cioè la prima medaglia olimpica vinta in campo maschile dalla mtb grazie a Marco Aurelio fontana. Una medaglia pesante poiché racchiude dietro di sé delle vere e proprie sfide culturali che la fCI sta attuando, che sicuramente vanno contro corrente rispetto la mentalità classica del ciclismo tradizionale, ma che però a livello internazionale, passo dopo passo, sembrano dare i primi risultati. Detto ciò le chiediamo come ha vissuto l’esperienza olimpica, la Cerimonia di apertura dove il ciclismo era in prima fila nel gruppo della squadra italiana, come ha vissuto il fatto che sia stata proprio la Cenerentola del ciclismo a dare questa soddisfazione e che clima avete vissuto poi, a fronte di questo risultato?

«Alla medaglia venuta proprio nell’ultimo giorno dal fuoristrada attribuisco un significato che va al di là del valore specifico. La considero alla stregua di un benestare, una bolla di convalida alle scelte strategiche attuate dalla Federazione nell’ultimo anno in direzione dell’attività multidisciplinare e della polivalenza.

Ma andiamo per ordine: parto dalla ricognizione del percorso disegnato e realizzato in un’area protetta alla foce del Tamigi. Qui vigono il divieto alla vendita dei prodotti alcolici e la difesa più severa delle risorse paesaggistiche e ambientali. Luogo adatto ad ospitare lo sport più ecologico. L’organizzazione appare subito perfetta, sostenuta da un numero enorme di volontari. Sono cortesi, disponibili, sorridenti ed emozionati nel chiedere di quale nazione sei, da quale città provieni. L’espressione ammirata nel sentire i nomi Italia e Roma accende sentimenti di orgoglio e di appartenenza che all’estero ci fanno gonfiare il petto e in patria, forse, disperdiamo. Saluto la squadra, percorro metro dopo metro il tracciato di gara, controllo le zone Il Presidente della Federazione Ciclistica Italiana e Vice di ristoro e quelle che interessano Presidente UCI Renato DI Rocco con il nostro portacolori gli atleti e i tecnici nel caso di emerMarco Aurelio Fontana genze. Il percorso è totalmente televisivo, studiato per valorizzare in ogni fase il gesto tecnico e lo spettacolo. Tutto è pronto. La prima giornata riservata al cross country donne è difficile per Eva, ma anche per noi che l’abbiamo vista carica e motivata alla partenza, poi rammaricata e delusa al termine di una prova che non rende giustizia alle potenzialità espresse in altre occasioni. Ci sarà modo di approfondire cosa non ha funzionato e migliorare. La serata dedicata a Fulvia Tosi, a Casa Italia, per festeggiare il suo compleanno risolleva gli animi. Domani tocca a Fontana e Kerschbaumer, le sensazioni sono ottime. Dopo il purgatorio, il paradiso. La seconda giornata presenta ancora più pubblico, tantissimi tifosi, genitori ed amici dei nostri atleti, mentre i dirigenti sono impegnati

a sostenere candidature importanti come il mondiale 2015 in Val Gardena. Foto ricordo: sì, anche per il presidente, da inviare a Diego Murari, di Unico1, un amico che ci sostiene e tifa per noi inviando ogni mattina un messaggio di speranza, un inno alla vita. La gara parte e si capisce subito che Fontana c’è e può riservarci qualcosa di grande. Come è andata è noto e mi sarebbe impossibile raccontare le emozioni vissute in tutte le fasi. Fino al colpo di scena finale, che rischia di mandare all’aria il capolavoro costruito giro dopo giro dal nostro azzurro. Poteva un atleta dal nome così impegnativo – Marco Aurelio – limitarsi a una semplice, grandissima performance per regalarci la prima medaglia olimpica del Mtb maschile italiano? No, troppo facile. Doveva metterci qualcosa in più, come pedalare da acrobata un chilometro e mezzo senza sellino, tanto per sottoporre a ulteriore collaudo le nostre coronarie... Tutto è bene quel finisce bene. Il risultato premia un atleta estremamente professionale, che aveva già testato il clima olimpico con un’ottima prestazione a Pechino. Fontana è arrivato a Londra con un piano di avvicinamento perfetto per competere nelle migliori condizioni di forma. La sua impresa non deve però oscurare il battesimo olimpico di Kerschbaumer. Con una partenza meno prudente e appesantita dalla tensione, Gerhard poteva inserirsi nei primi dieci. Nel finale ha dimostrato di avere ancora tanta forza in corpo. Con lui sta maturando un gruppo di giovani già in grado di competere ad altissimo livello e destinato ancora a crescere. La medaglia olimpica e la visibilità mediatica danno infatti nuovo slancio al Fuoristrada italiano, che trae grande vantaggio dall’essere finalmente uscito dalla mentalità, in parte vittimistica e in parte aristocratica, di ‘separato in casa’. Le nuove disposizioni federali contribuiscono a consolidare la consapevolezza che la crescita complessiva di tutto il movimento dipende dall’interazione tra i vari settori di attività. Il fuoristrada può e deve essere una colonna portante del sistema federale, che intende cogliere ogni opportunità per veicolare ed affermare sempre più la multidisciplinarietà come base della formazione tecnica degli atleti. In questa prospettiva ci sarà utile anche la nuova formula dei Giochi Olimpici Giovanili che su tre prove ne riserva due al fuoristrada: mtb e bmx.»



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TIRRENO-ADRIATICO

office@leonardoolmi.com

a cura di LEONARDO OLMI

SI AVVICINA SEMPrE DI PIù LA COrSA DEI DUE MArI ManCanO POCO PIù DI TRE SETTIManE aLL’aPPUnTaMEnTO ChE PORTERà QUEI CICLISTI ChE SI VORRannO aGGREGaRE aL GRUPPO MaX LELLI PER LanCIaRE Un MESSaGGIO DI SEnSIbILIzzazIOnE a FaVORE DELLa RICERCa SULLa FIbROSI CISTICa.

S

Sarà l’ultimo weekend di Ottobre, quello che nazione Chianciano Terme, durante la quale nirà l’assistenza e la scorta tecnica della 3a ed dal 26 al 28 vedrà partire un gruppo di una saranno percorsi 143 km con un dislivello di ultima Tappa di domenica 28 Ottobre, quella trentina-cinquanta ciclisti dall’argentario in di- 1689 m. Durante questo primo giorno, oltre che porterà Max Lelli ed il suo gruppo da San rezione di Ravenna. Come avevamo annun- ai panorami toscani mozzafiato, saranno at- Giustino a Ravenna, con 141 km per 846 m ciato sul numero di iNBiCi di Settembre, con- traversati i paesi di Manciano (località nativa di dislivello. Con Quest’ultima pedalata i ciclisti siderata la notevole distanza, le tappe erano di Lelli), Pitigliano e acquapendente. La 2a attraverseranno Sansepolcro, la città termale, passate da due a tre, in modo da rendere la Tappa di sabato 27 Ottobre vedrà il gruppo bagno di Romagna, per proseguire in direziopedalata (dato che si tratta di un evento non partire da Chianciano Terme in direzione di ne di Cesena e quindi Ravenna. Pochi chilocompetitivo) abbordabile un po’ a tutti i livelli San Giustino, per 117 km con 704 m di di- metri dopo bagno di Romagna, vi sarà un ricdi preparazione. Quindi, rimane confermata la slivello. Con questa seconda tappa i ciclisti co ristoro in località Bivio Montegelli, curato partenza di venerdì mattina 26 ottobre alle ore lasceranno la Toscana per entrare in Umbria, dal Dott. Alessandro Gardini della farmacia 8,00 da Porto Ercole (argentario), ed arrivo attraversando da Montepulciano a Torrita di del Bivio, che oltre ad essere un ciclista è ana Ravenna domenica 28 ottobre intorno alle Siena e Sinalunga, ma anche la città etrusca che specializzato nell’integrazione alimentare 14,00. Prendendo spunto dalla corsa dei pro- di Cortona e Castiglion Fiorentino. L’arrivo a alla quale, nella sua farmacia, dedica un intero fessionisti, la cosiddetta Corsa dei Due Mari, San Giustino decreterà il confine tra Toscana reparto. Il punto di ristoro, oltre agli integratori Max Lelli ha avuto l’idea di realizzare una e Umbria. Sarà l’ASD Ciclo Sport Selci di per il recupero offerti dalla farmacia (tra l’altro pedalata non agonistica (non vi saranno né San Giustino, che si occuperà di organizzare sempre presente nel territorio per la salute chip, né cronometri, né vincitori, né vinti) dove sia la logistica che la cena del sabato, ma sarà dei cittadini), beneficerà anche delle specialia salire sullo scalino più alto del podio sarà anche la società che il giorno successivo for- tà della cucina romagnola con i prodotti tipici solamente il messaggio che stagionali del territorio di SoMax Lelli (a destra della foto) con degli affezionati ciclisti l’evento vuol dare per sensigliano al Rubicone, in collaboche lo hanno seguito durante l’ultima ed. della Sestriere-Montecarlo, bilizzare la raccolta di fondi a razione con il ristorante da altro evento organizzato ogni anno a Luglio dall’ex professionista toscano favore della fondazione per Ottavio di Savignano di Rigo. la ricerca sulla fibrosi CiUn motivo in più per non perstica onlus. Saranno presenti dersi questa sana pedalata anche l’imprenditore Matteo dal Tirreno all’adriatico. Marzotto (appassionato di Per info e iscrizioni: ciclismo e amico di Max Lelli) Max Lelli al quale questa brutta malattia Marsiliana (GR) genetica ereditaria, purtroptel. 0564 609920 po, a soli 32 anni ha portato cell. 346 1204150 via anche la vita della sorella www.maxlelli.com annalisa. Oltre allo stilista miinfo@maxlelli.com lanese, farà parte del gruppo fondazione per la ricerca anche un altro volto noto, sulla fibrosi Cistica l’avv. Gianfranco Comanwww.fibrosicisticaricerca.it ducci (Vice Direttore GeneraCorsini (Dolci e biscotti) le della RaI), anch’egli grande Monte amiata (GR) appassionato della bicicletta e www.corsinibidcotti.com legato da una grande amicizia con il campione toscano. farmacia del Bivio (specializzata in integrazione alimentare) Uscita E45, bivio Montegelli tel. 0547 315080 In collaborazione con GSD CELLA PONTE GIOrGI foto LEONArDO OLMI

Durante i 401 km totali del percorso, per un dislivello di 3.239 m, non sono previste pause pranzo, in quanto vi saranno dei ricchi rifornimenti volanti gentilmente offerti dallo sponsor Corsini, rinomato produttore di dolci e biscotti del Monte amiata. La 1a Tappa di venerdì 26 Ottobre vedrà i ciclisti partire dal piccolo porticciolo dell’argentario, Porto Ercole, con desti-

ristorante da Ottavio (Prodotti tipici stagionali del territorio) Via Savignano di Rigo 3 Località Savignano di Rigo di Sogliano al Rubicone (FC) tel. 0547 96000 cell. 338 3875699


Comune di Città di Castello

A FAVORE DELLA RICERCA PER LA FIBROSI CISTICA

26/27/28 ottobre 2012

* Venerdì 26 ottobre 2012 - km 143 * Sabato 27 ottobre 2012 - km 117 * Domenica 28 ottobre 2012 - km 141

REALIZZATA ANCHE GRAZIE AL SUPPORTO DELLA A.S.D. CICLOSPORT SELCI

info Tirreno Adriatico: info@maxlelli.com


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DOLOMITI CLASSIC a cura di ROBERTO ZANETTI

robyzanetti@alice.it

LA “CLASSIC” DELLE DOLOMITI nELLO SPLEnDIDO SCEnaRIO ChE SOLO LE DOLOMITI SannO OFFRIRE (PaTRIMOnIO naTURaLE DELL’UManITà) SI È SVOLTa La SETTIMa EDIzIOnE DELLa DOLOMITI CLaSSIC-TMC-aRabba, ORMaI DIVEnTaTa Una DELLE “CLaSSIChE” DI FInE ESTaTE. E PROPRIO aRabba (bL), InCanTEVOLE LOCaLITà TURISTICa SITUaTa aI PIEDI DEL GRUPPO DEL SELLa, aLL’aTTaCCO DEL PaSSO PORDOI, ha aCCOLTO anCORa Una VOLTa GLI aManTI DELLE GRanFOnDO.

L

La Dolomiti Classic-TMC-arabba si è confermata un evento di grande qualità non solo per la bellezza del percorso e dei paesaggi attraversati, ma anche per il notevole potenziamento dei suoi aspetti organizzativi e logistici. Già alla consegna dei pettorali ho trovato nel pacco gara un gadget di qualità: un paio di guantini tecnici e aerodinamici della Castelli, azienda leader nella produzione di abbigliamento per il ciclismo. Leggeri e comodi, assorbono bene le vibrazioni, senza compromettere la sensibilità e la presa sulla piega del manubrio. Un accessorio che, da ciclista, torna sempre molto utile. Tornando alla manifestazione, la Dolomiti Classic-TMC-arabba può vantare un’esperienza organizzativa di altissimo livello, tanto che il Comitato organizzatore, capitanato dal suo presidente Marco Sartori e dal suo factotum Renzo Minella, non ha lasciato niente al caso. Fatto tesoro delle edizioni passate, tra le quali mi piace ricordare quelle del 2007 e del 2008 con l’entusiasmante “Tappa della Leggenda” (pensate, lo stesso percorso venne affrontato il giorno seguente dal Giro d’Italia con partenza da arabba e arrivo al passo Fedaia), gli organizzatori in questi ultimi anni hanno riportato la granfondo alle sue origini con una formula, a mio avviso, vincente: partenza e arrivo ad arabba. Come da tradizione erano previsti due percorsi: il lungo di 130 km, tecnico e spettacolare, attraverso i passi Duran, Staulanza, Giau e Falzarego, portato a termine da 263 atleti, e il medio di 80 km, un po’ più accessibile per i suoi 406 finisher, ma sempre impegnativo, con l’anello del Giau e del Falzarego. I vincitori assoluti del lungo sono stati, nella categoria maschile, Enrico zen dell’UC LugoCicli Berardo col tempo di 4 ore, 31 primi e 5 secondi, mentre nella categoria femminile ha dominato, come previsto, l’altoatesina Marina Ilmer del Team Merkur-Druck, che ha portato a termine la sua galoppata solitaria in 5 ore, 11 primi e 57 secondi. nell’assoluta maschile del medio Antonio Camozzi del Team Isolmant-Colpack ha tagliato il traguardo davanti a tutti in 2 ore, 23 minuti e 9 secondi. Il podio femminile parla ancora tedesco con Astrid Schartmüller della Lamacart Cycling Team, che ha chiuso la prova con un tempo di 2 ore, 41 minuti e 13 secondi confermando la sua ottima condizione anche in questo finale di stagione.

aspettando la gara, che naturalmente ho corso, sono anche riuscito a raccogliere le testimonianze di coloro che hanno lavorato in prima linea affinché tutto andasse bene. Particolare attenzione è stata posta alle misure di sicurezza dei partecipanti, potenziando e presidiando con i volontari della Protezione civile e le Forze dell’ordine i punti strategici dei due percorsi. «Abbiamo sempre creduto fortemente in questa manifestazione che parla di sport, natura, gastronomia oltre che, non dimentichiamolo, del nostro territorio, e siamo riusciti, anno dopo anno, a farla conoscere sia in Italia che in Europa raggiungendo traguardi importanti» mi ha detto Marco Sartori, presidente di Dolomiti Stars Bike World. «Ascoltando i consigli dei partecipanti e con l’obiettivo di migliorare sempre di più, abbiamo deciso di porre ancora maggiore attenzione agli aspetti legati alla sicurezza e al confort degli atleti. Lavorando in questa direzione vogliamo far decollare la nostra granfondo e farle fare un ulteriore salto di qualità che pensiamo possa meritare.»

Ma la granfondo Dolomiti Classic non è solo ciclismo, ma guarda anche al sociale. anche quest’anno il Comitato organizzatore della gara devolverà parte degli introiti a favore della fondazione Città della Speranza, una fondazione benefica che da molti anni contribuisce allo sviluppo del centro di oncoematologia pediatrica di Padova finanziandone la ricerca scientifica. «Siamo orgogliosi di aver rinnovato la nostra collaborazione con la Fondazione Città della Speranza» afferma renzo Minella a nome di tutti gli organizzatori dell’evento. «Sostenere la ricerca scientifica è un gesto di responsabilità, semplice quanto importante. Lo sport ‘pulito’ ha la capacità intrinseca di abbattere frontiere e sensibilizzare le persone su tematiche sociali importanti, come l’aiuto dei bambini che soffrono e rischiano di non diventare mai grandi.» I miei complimenti, Dolomiti Classic: ancora una volta siete riusciti a confezionare un avvenimento ricco di contenuti e di grande qualità organizzativa per i ciclisti e per le loro famiglie.

Il presidente del C.O. Dolomiti Classic-TMC-Arabba, Marco Sartori con Renzo Minella, suo fedele factotum


Kiev, Ucraina 14-17 marzo 2013 www.bikeexpo-kiev.com

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ALL ENERGY INSIEME PER VINCERE a cura di NICOLETTA BRINA

brina@gocom.it

ALL ENErGy: fOTOVOLTAICO E CICLISMO INSIEME PEr CICLI COPPArO Un VERO E PROPRIO TanDEM “ECOLOGICO” QUELLO ChE VEDE La SOCIETà RIMInESE “SPOSaTa” COn IL TEaM CICLISTICO. Un MaTRIMOnIO aLL’InSEGna DEL RISPETTO DELL’aMbIEnTE, TRa FOTOVOLTaICO E PEDaLI PER Una SRL ChE CREDE nEL FUTURO DELLa PaRTnERShIP.

S

Se il fotovoltaico è sinonimo di energia pulita, la bicicletta è senza dubbio il mezzo più ecologico che si possa utilizzare per muoversi. Pare sia proprio questa la filosofia sposata all’interno dell’azienda all Energy di Rimini, nella quale operano veri e propri appassionati del pedale. C’è chi sale in bici per diletto, e chi per vera passione agonistica, ma il tifo è rivolto tutto fortissimamente verso il team Cicli Copparo. Luciano zavaglia è, nell’ambito di all Energy, uno dei soci ed è lui a spiegare l’operatività dell’azienda ed il suo legame con il ciclismo. «All Energy di Rimini è una srl che si occupa di energia alternativa e, più in particolare, di progettazione ed installazione di impianti fotovoltaici. Il raggio di operatività è su tutto il territorio nazionale, malgrado in questi anni si sia operato nelle regioni limitrofe alla nostra. Siamo tre soci e l’azienda opera da cinque anni, per quel che concerne l’installazione, sebbene sia precedente la progettazione degli impianti, dal momento che viene curata da uno studio tecnico che fa parte comunque della società.»

Una società che ha da sempre, per vocazione, un occhio di riguardo per l’attività sportiva… «Certo, visto che la stessa società è vocata al rispetto dell’ambiente mediante l’installazione di pannelli per l’energia, cosiddetta, pulita. In passato abbiamo sponsorizzato squadre di calcio e di ciclismo, con grande attenzione rivolta verso lo sport locale, tra Ravenna e Rimini.» Da quanto tempo è sponsor della Cicli Copparo e perché? «Quest’anno abbiamo inaugurato la sponsorizzazione con Cicli Copparo, c’è da dire che il ciclismo appassiona un po’ tutti in azienda e la realtà della Cicli Copparo ci è parsa meritevole. Con Raffaele Consolani, responsabile della squadra, la conoscenza è avvenuta in occasione di una vacanza, mi ha parlato della squadra e mi ha convinto.» Ne è valsa la pena? «Assolutamente sì, sin dal principio mi è parsa, come detto, una squadra molto seria. Ho potuto vederne i risultati e credo che

meriti di essere sostenuta. Peraltro ci arrivano costantemente le mail, quindi siamo aggiornati sull’andamento della stagione.» Lei e, in generale, in azienda, siete appassionati di ciclismo? «Diciamo che tra chi lo pratica in mtb, chi su strada, a livello dilettantistico ci muoviamo praticamente tutti in bici. In azienda ci sono anche ragazzi che fanno gare, mentre chi vive la bicicletta come passatempo da passeggiata, in genere si spinge verso le Marche, al massimo, insomma si muove in un raggio di 100 km.» Visti i risultati della squadra, ritiene che la partnership con Cicli Copparo possa proseguire in futuro? «Beh, non si sa mai cosa riservi il futuro. Certo è che guardando alle premesse, questa è una squadra seria, che merita davvero tanto, quindi dal canto nostro continueremo a sostenerla, dato che è molto forte. La volontà insomma di continuare questo rapporto anche in futuro, da parte nostra, c’è.»

Cicli Copparo - Via Beniamino Gigli, 33/38 - 60128 Ancona - t. 071 896801 - e. liala.ciclicopparo@alice.it


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www.ciclicopparo.it

Grazie ai nostri partner


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CAMPIONATO ITALIANO GIORNALISTI CICLISTI 2012 a cura di LEONARDO OLMI

office@leonardoolmi.com

è LA NOBILE fIrMA DEL TG2 PIErGIOrGIO GIACOVAzzO A CONQUISTArE LA 52° EDIzIONE SOnO STaTE LE STESSE STRaDE DELLa SETTIMana TRICOLORE DI GIUGnO QUELLE ChE a PERGInE VaLSUGana In TREnTInO, DOPO aVER VISTO LOTTaRE PROFESSIOnISTI, ELITE, DOnnE E UnDER23 PER IL TITOLO DI CaMPIOnE ITaLIanO, hannO VISTO baTTaGLIaRE anChE LE “PEnnE VELOCI” IL PRIMO WEEKEnD DI SETTEMbRE PER L’aSSEGnazIOnE DI 6 MaGLIE TRICOLORE DISTRIbUITE nELLE VaRIE CaTEGORIE.

è

È stata la sorridente cittadina di Pergine Valsugana, in provincia di Trento, che il 2 Settembre scorso, tra sprazzi di agonismo, spettacolo, bei panorami e puro ciclismo, ha visto lo svolgersi il 52° Campionato Italiano Giornalisti Ciclisti. L’evento che, dal punto di vista tecnico, era curato dal Club Ciclistico forti e Veloci di Silvano Dusevich, si è svolto sotto la regia del collega giornalista pubblicista Graziano Calovi, noto conduttore insieme a Gabriele buselli (entrambi iscritti alla corsa) della

fino al 9%), quello che avrebbe decretato le sorti finali della corsa. Le maglie in palio erano sei, divise per età ed appartenenza all’Ordine di Giornalisti, tra Professionisti e Pubblicisti. Una cinquantina gli iscritti, tra cui anche un certo francesco Moser (ospite d’onore), grande campione del passato con alle spalle anche un’iscrizione all’ordine professionale come pubblicista ottenuta negli anni ’90 nelle vesti di commentatore televisivo. Il ritrovo era sul lungo e largo Viale degli alpini di Pergine Valsugana, dove i giornalisti hanno visto sia la partenza che l’arrivo in leggera ascesa, lo stesso percorso in volata dagli atleti della settimana tricolore che ha giugno aveva assegnato i vari titoli di Campione Italiano in tutte le categorie su strada, dai professionisti, ai dilettanti, gli elite under23 e le donne. Dopo un avvio dietro macchina ad andatura controllata, si è dato il via ufficiale alla gara in prossimità

foto rEMO MOSNA

I 6 nuovi Campioni Italiani 2012 dei Giornalisti Ciclisti. In alto Piergiorgio Giacovazzo al fianco di Ilenia Lazzaro; sotto in ordine da sx: Francesco Moser, Leonardo Olmi, Graziano Calovi e Gabriele Buselli

foto rEMO MOSNA

Una delle fasi iniziali della gara con Giacovazzo, Valentini, Olmi, Lazzaro e Calovi in testa al gruppo

trasmissione Biciclissima (in onda ogni settimana su Trentino TV e Sky 838), che ha saputo regalare agli sportivi un pomeriggio di sano ciclismo. Grazie al sostegno della Pro Loco città di Pergine Valsugana, con a capo il Presidente Paolo Stefani, dell’apt della Valsugana e tutti gli sponsor, ma anche e soprattutto grazie al patrocinio della Provincia di Trento, del Comune di Pergine Valsugana ed all’inesauribile pazienza di Calovi (che oltre ad organizzatore era anche tra i favoriti per la vittoria assoluta), abbiamo assistito ad una giornata all’insegna della passione verso le due ruote, graziata dallo spuntar del sole e dal re innalzamento delle temperature, che alla vigilia non promettevano niente di buono. La gara si è svolta su di un circuito di 21 km, il cosiddetto giro dei Laghi di Caldonazzo e Levico, con percorso vallonato circondato da un panorama splendido, con il lago da un lato ed i meleti dall’altro, strade larghe ed in ottime condizioni, da ripetersi due volte. nel secondo passaggio vedeva inserita la tornata finale con l’insidioso strappo del Col di Tenna di 3 km (con pendenze


Piergiorgio Giacovazzo (Team Maggi Saint-Gobain FRW), noto volto del TG2, vincitore dell’assoluta per distacco e Campione Italiano Professionisti Senior

del primo strappo di Levico Terme, che quindi proseguiva lungo il lago omonimo con una pendenza a salire costante al 2-3%, dove si sono visti i primi scatti e contro scatti, con autore lo stesso Sceriffo, presentatosi in ottima forma, costantemente marcato dal toscano Leonardo Olmi (a&T Cycling Team – Firenze). a rompere gli indugi ed il gruppo definitivamente è stata una “fiammata” della nobile firma del TG2 Piergiorgio Giacovazzo (Team Maggi Saint-Gobain FRW), alla cui ruota si sono accodati subito Edgardo zanenga, Eros Maccioni (pluricampione italiano e detentore dell’assoluta 2011) ed il new-entry Gabriele Valentini, noto corridore locale che insieme all’altro trentino Graziano Calovi (Campione del Mondo in carica) erano i favoriti di giornata. Dopo qualche attimo di indecisione, anche Calovi si accoda alla fuga dei quattro con un incredibile progressione. Tra il quintetto ed il gruppo, già in fase di scrematura dietro, rimane da solo all’inseguimento Leonardo Olmi che “tradito” da un mancato rientro di Moser, lo scavalca senza però raggiungere mai la fuga. I cinque allungano, ma non trovando l’accordo e vengono ripresi da un gruppetto di 7-8 inseguitori che operano una grande rimonta grazie agli allunghi di un intramontabile Checco Moser, del romagnolo andrea Manusia (Cicli Matteoni – organizzatore dell’ultimo Mondiale per Giornalisti di Gabicce Mare) e l’idolo locale di Pergine Valsugana, Gabriele buselli, che si adopera senza risparmio per riportare sotto il gruppo degli inseguitori. Gruppo che si ricompatta proprio sotto la temuta salita di Tenna, che vede subito il riaprirsi della bagarre tra il romano Giacovazzo, Calovi, Maccioni e Valentini. È il volto del TG2, quello che nella rampa finale si prende un centinaio di metri dal pluricampione Maccioni che poi trasformerà in un chilometro e oltre un minuto di vantaggio all’arrivo dove, Piergiorgio Giacovazzo taglia il traguardo a mani alzate da solo, alla Cancellara, vincendo oltre all’assoluta anche la categoria Professionisti Senior. Mentre l’attesa del pubblico era tutta per lo sprint che valeva il terzo gradino del podio assoluto e la vittoria della categoria Pubblicisti Senior, con Graziano Calovi (per gli amici il Guru) che ha letteralmente bruciato Valentini in volata, staccandolo di 2-3 biciclette. buona anche la rimonta di Olmi (maglia tricolore tra i Pubblicisti Senior, la categoria più combattuta) che

La cerimonia finale, si è svolta di fronte al palazzo del Municipio di Pergine Valsugana, con tanto di palco per le premiazioni, stupende Miss trentine, fiori, trofei, medaglie e le tanto ambite maglie tricolore, marcate Castelli, le stesse indossate dai campioni della settimana tricolore di giugno, ovviamente accompagnati dalla musica dell’inno d’Italia. Tutti i partecipanti hanno ricevuto un ricchissimo pacco gara, mai visto così carico neanche alle più blasonate granfondo, con molti e buoni prodotti tipici locali. Il giorno precedente la gara è stata molto gradita anche la visita guidata alla degustazione di vini ed al Museo del Paracarro, l’unico al mondo, ideato e gestito da Dario Pegoretti (ex campione di ciclismo), che ha dedicato ogni paracarro ad un ex professionista della storia del ciclismo internazionale. Molto soddisfatto anche il Presidente dell’aGCI (associazione Giornalisti Ciclisti Italiani) roberto ronchi, che così ha potuto selezionare i corridori che porterà al prossimo Mondiale in Grecia per difendere le 7 medaglie d’oro conquistate nelle varie categorie e le tre specialità (Sprint, Crono e Linea) dagli italiani nell’ultima edizione del 2011 a Gabicce Mare. Piergiorgio Giacovazzo (TG2), vincitore dell’assoluta insieme a Graziano Calovi (Trentino TV), terzo assoluto ed ottimo organizzatore della gara

foto rEMO MOSNA

foto rEMO MOSNA

scollina in quinta posizione la Tenna, dopo aver superato sul dosso finale Moser e zanenga, si fionda in discesa a tutta con quest’ultimo a ruota incrementando il distacco sugli ultimi 4 km di pianura fino al traguardo di Pergine. Poco dietro, arriva anche Francesco Moser, settimo assoluto e primo di categoria, con buselli 12° assoluto e vincitore tra i Professionisti Gentleman. al femminile, infine, vittoria per Ilenia Lazzaro del Team Carraro. Tra i volti noti, al via anche il procuratore di calcio Claudio Pasqualin (25° assoluto e terzo nella categoria vinta da Moser) e Carlo brena di Cometa Press, la nota agenzia e ufficio stampa per eventi sportivi.

CLASSIfICHE PrOfESSONISTI SENIOr 1. Piergiorgio Giacovazzo; 2. Eros Maccioni; 3. andrea Manusia. PrOfESSONISTI GENTLEMEN 1. Gabriele Buselli; 2. Franco Pavan; 3. Roberto Ronchi. PUBBLICISTI SENIOr 1. Graziano Calovi; 2. Gabriele Valentini; 3. Edgardo zanenga. PUBBLICISTI VETErANI 1. Leonardo Olmi; 2. Giovanni Fantozzi; 3. Tiziano arlotti. PUBBLICISTI GENTLEMEN 1. francesco Moser; 2. alfredo Tradati; 3. Claudio Pasqualin. DONNE 1. Ilenia Lazzaro.

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La “Virtù sta nel mezzo” Yader zoli, presentando la nearco, esordisce citando Il pioniere della mountain bike Gary Fisher il quale sostiene che le ruote più grandi consentono performance migliori, grazie al fatto che riducono l’angolo di attacco (quindi facilitano il passaggio di ostacoli) e la porzione di contatto del copertone risulta maggiore. anni di competizioni con le 26” uniti ai vantaggi della ruota più grande, hanno permesso a Torpado di sviluppare la 27,5”. Questa evoluzione, unisce i vantaggi della 29” (stabilità, sicurezza nell’affrontare l’attraversamento di ostacoli) mantenendo accelerazione, agilità e leggerezza della 26”. La 27,5” Torpado, è il frutto di un lavoro di squadra, dove le idee nascono dalla passione e da chi ha fatto della sua passione un mestiere. Studio, progettazione e sviluppo della nearco si sono svolti all’interno dell’azienda con scrupolosità e particolare attenzione ai test effettuati dal Team Ufficiale Torpado Uci.

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BIOMECCANICA INBICI a cura di RAFFAELE BIONDI - LabVelò - Cesenatico (FC) Velosystem® Bike Fitting Center

MOUNTAIN BIkE: ASSETTO 26” – 29” – 27,5” COSA CAMBIA

guente ricerca di attacchi manubri ad angolo negativo e corti e a manubri flat. Sull’assetto biomeccanico del mountain biker quali riflessi possono indurre le tre differenti geometrie sui quattro principali parametri di regolazione: altezza sella, arretramento sella, scarto sella manubrio e distanza sella manubrio? L’altezza della sella, ovvero la distanza della seduta rispetto al centro del movimento centrale deve rimanere inalterata ed è strettamente correlata con la lunghezza di gamba e piede e non vi sono motivazioni, in termini biomeccanici valide che impongano una variazione di tale parametro. L’arretramento della sella, ovvero la posizione della sella rispetto alla verticale del movimento centrale, può ragionevolmente essere ridotto di alcuni millimetri (2-4 mm) sulla 27,5” rispetto alla 26” e così sulla 29” rispetto alla 27,5”; ciò per contrastare lo spostamento verso dietro del baricentro dovuto alla maggior altezza della serie sterzo. Tale compenso ha l’obiettivo di meglio bilanciare il baricentro corporeo nei percorsi in salita. Lo scarto sella manubrio, ovvero il dislivello fra la sella e il manubrio rappresenta l’elemento più critico sotto il profilo della regolazione di assetto. La maggiore dimensione delle ruote 27,5” e 29” rispetto alla tradizionale 26 pollici ha imposto un innalzamento della serie sterzo e conseguentemente del manubrio. Ciò a comportato una forte riduzione dello scarto sella manubrio soprattutto sulle mtb allestite con manubrio rizer; non è raro oggi trovare mtb 29” con scarto sella manubrio negativo ovvero con l’appoggio alle manopole più alto rispetto alla sella. In termini pratici una eccessiva altezza del manubrio può portare vantaggi in caso di discesa ma non sui percorsi in salita. Per affrontare pendente impegnative infatti, il biker ha una doppia esigenza: bilanciare il carico sulla ruota anteriore, e contrastare con il proprio baricentro corporeo la fase di spinta sul pedale. Un’altezza eccessiva del manubrio limita queste due funzioni, imponendo come compenso un avanzamento di tutto il corpo verso l’avanti e una conseguente “pedalata stretta”. Per sopperire a questo aspetto molti bikers passati alla 29” hanno optato per attacchi manubrio ad angolo negativo (-15°) a volte abbinati a manubri flat con conseguente recupero di alcuni centimetri (4-6 cm) sull’altezza del manubrio. La distanza sella manubrio, essendo legata alla dimensione del tronco e delle braccia del ciclista, deve mantenersi di entità simile su tutte le tre tipologie di telaio. La maggiore lunghezza del telaio imposta dalle ruote 29” ha comportato in alcuni casi l’utilizzo di attacchi manubrio di lunghezza estremamente contenuta (80-90 mm) anche su taglie medie o grandi. Conseguente possiamo affermare che il parametro distanza sella manubrio va gestito mantenendo simile il valore nelle tre geometrie MTb. Per realizzare ciò occorre intervenire sulla dimensione degli attacchi manubri che vedranno ridurre la lunghezza dalla 26” alla 27,5” alla 29”. foto NEWSPOWEr CANON

L’

L’autunno e l’inverno rappresentano un periodo in cui il ciclismo offroad vede un aumento del numero di praticanti grazie anche ai molti stradisti che, sempre più, si avvicinano a questa specialità per diversificare l’attività allenante nel periodo invernale. negli ultimi tre anni abbiamo assistito però a qualche stravolgimento tecnico che ha imposto e impone alcune considerazioni. Ci riferiamo alle dimensioni dei telai MTb che hanno visto l’entrata delle geometrie 29” ad affiancare le tradizionali 26”; e, come se non bastasse ora stiamo assistendo all’entrata delle geometrie 27,5”. I valori, 26”, 27,5” e 29”, indicano il diametro delle ruote espresso in pollici e, come diretta conseguenza, quella di un telaio la cui geometria è dedicata a una specifica ruota, con variazione di alcuni parametri dimensionali con relazioni dirette sul rendimento meccanico e sull’assetto biomeccanico del ciclista. In questo articolo approfondiamo le implicazioni esistenti fra le tre tipologie di telaio e l’assetto del ciclista. L’entrata sul mercato dei telai MTb a geometria 29” ha rappresentato uno stravolgimento tecnico molto forte che ha permesso ai praticanti di apprezzare molti vantaggi rispetto ai 26” ma anche alcuni svantaggi. I vantaggi apprezzati della 29” sono la maggior stabilità in salita e, soprattutto, in discesa, correlata ad un passo totale maggiore nonché ad una maggiore scorrevolezza sul piano favorita da un maggior accumulo di energia cinetica della ruota 29”; altri, meno agonisti, ne hanno apprezzato un maggior comfort per il manubrio più alto e più largo imposto dalla geometria stessa. a fronte di questi vantaggi sono stati evidenziati alcuni svantaggi. Fra questi il maggior peso correlato alle dimensioni di telaio, forcella e ruote che ha imposto il passaggio anche ad uno standard qualitativo dei materiali più elevato al fine di mantenere un peso simile alla 26”. altro aspetto poco apprezzato è stata una riduzione della agilità di guida in condizioni di single track su particolari percorsi tecnici. altra caratteristica direttamente correlata con l’assetto biomeccanico che ha portato qualche disagio a molti praticanti è stata la gestione della posizione manubrio, per molti troppo alta e lontana con conse-

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LUCIANO MENCARONI a cura di NICOLETTA BRINA

brina@gocom.it

“IN SELLA fINO ALL’ULTIMO rAGGIO DI SOLE” La PaSSIOnE ChE SI MESCOLa COL SaCRIFICIO PER OTTEnERE RISULTaTI. a LUCIanO MEnCaROnI DEL TEaM PEDaLE FERManO La GRInTa nOn ManCa ED I RISULTaTI SI VEDOnO. ha FaTTO SUa La MEDIOFOnDO aLLa GF DEL TaRTUFO DI aCQUaLaGna E La GF CITTà DI TERaMO.

S

Si allena quasi come un professionista, macinando chilometri su chilometri ed i risultati si vedono. Luciano Mencaroni, autotrasportatore di Corinaldo (ancona), classe 1972, è uno dei cavalli vincenti del Team Pedale Fermano GI.VI.. Specializzato in salite, è l’uomo da battere quando la corsa si inerpica tra sentieri montuosi e strade collinari. Quando ha iniziato ad andare in bici? «In bici ho fatto tutta la trafila, dagli allievi, poi juniores, dilettanti per 5 anni poi ho smesso intorno al ’93. Avevo iniziato a lavorare per varie aziende come autista ed era difficile trovare il tempo per allenarsi. – spiega Mencaroni – In verità, tuttavia, la bicicletta non l’ho mai abbandonata, il sabato e la domenica era sacra l’uscita, ma gli allenamenti e la costanza cui ero abituato, erano difficili da mantenere. Poi, a livello ciclo-amatoriale ho ripreso 5 anni fa: è stato quasi per gioco, nel senso che purtroppo con la crisi il lavoro è

diminuito, quindi è aumentato il tempo a disposizione per le uscite in bici.»

visto che riprendere su certi livelli non è stato facile. Il 2012, almeno finora, è un anno d’oro.»

Come combina il suo lavoro di autotrasportatore con la passione per la bici? «Per fare come faccio io non è facile. Faccio 30mila chilometri l’anno ed ho perennemente i minuti contati. Parto presto la mattina per utilizzare fino all’ultima goccia di luce per allenarmi. Dopo 8 ore e oltre di lavoro faccio le corse per stare in bici 3, 4 ore e questo quasi tutti i giorni. Ci sono periodi in cui non è più piacevole. Avverto la stanchezza sia mentale, che fisica, ma la spinta, gli stimoli non mancano mai, fino all’ultima corsa. Sono un battagliero, uno che non molla.»

Col Pedale fermano da quanto tempo? «In precedenza avevo fatto un anno, quando ho ripreso ad allenarmi seriamente, con la Cicli Cingolani, poi questa si è fusa col Pedale Fermano e ne ho seguito le sorti. Posso dire che del Pedale Fermano avevo ottime referenze, si diceva fosse molto professionale, che seguisse molto bene i ciclisti in gara e che fosse un vero e proprio squadrone. In effetti è così, poi coi ragazzi mi son trovato bene, siamo una famiglia.»

Quanto ha dovuto attendere perché arrivassero i risultati? «I risultati hanno iniziato ad arrivare già dall’anno scorso, questo perché i primi 2 anni sono stati particolarmente duri, allenamenti intensi,

Si dice di lei che sia un ottimo gran fondista, è così? «Mi trovo bene nelle granfondo perché, per le mie caratteristiche, mi esprimo meglio dopo il 90° km, inoltre vado forte, diversamente da altri, quando le temperature si alzano. Diciamo poi che prediligo la salita, più è lunga e dura e più vado forte, ma ho un punto debole, lo spunto in velocità. Da due anni, vinco infatti il Trofeo dello scalatore, risultato di 3 prove nelle Marche. Quest’anno ho avuto la meglio su Davide Tonucci, un grande antagonista nelle nostre zone. Sulle grandi salite, insomma, posso essere l’uomo da battere.» Tornando alla stagione in corso, come sta andando? «Fino ad ora è andata alla grande, voto 10 e lode, neanch’io pensavo di fare una stagione così, perché a parte i secondi posti, non posso che essere soddisfatto. Ho inanellato 10 secondi posti e 7 vittorie, tra le quali spicca la Granfondo Città di Teramo e la Granfondo del Tartufo di Acqualagna, nella quale ho trionfato sulla medio fondo. Quella di Acqualagna è stata una gran giornata dato che siamo diventati Campioni d’Italia per società.» Qual è la corsa che ama di più? «Quella che amo di più e che preparo maggiormente è la Straducale a Urbino perché ho iniziato a fare l’amatore conoscendo quel percorso e mi sono ripromesso di vincerla. È stata la mia prima corsa 5 anni fa e sono arrivato 19° sul lungo. L’anno dopo ho fatto il medio, arrivando terzo. Tre anni fa di nuovo terzo, l’anno scorso secondo e quest’anno secondo. Ho capito (ride, ndr.) che ogni due anni posso migliorare di un gradino, quindi il prossimo anno sarà quello buono.»



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MATTEO BERGAMINI a cura di NICOLETTA BRINA

brina@gocom.it

«LA BICI PEr ME, UN OGGETTO DI CULTO» DaL TEaM REnOVa DI FORLì, Un InTREPIDO PER La TRanSaLP. In COPPIa COn SanDRO VaLbOnESI TRa I VaLIChI aLPInI PER RaCCOGLIERE FOnDI PER L’ISTITUTO ROMaGnOLO PER LO STUDIO E La CURa DEI TUMORI DI MELDOLa.

N

nella scuderia del Team Renova di Forlì, un “cavallo” che non teme le imprese difficili, anzi la sola idea di salire in bicicletta lo entusiasma. Lui è Matteo bergamini, 33 anni, recentemente reduce dalla Transalp, la seconda per lui, corsa con Sandro Valbonesi. Esperienza splendida e assolutamente da ripetere. La bici è una compagna di avventure, ma anche un’ancora di salvezza per staccare e scaricare le tensioni. Cosa sia per lui la bicicletta, è lo stesso bergamini a raccontarlo. «Ho 33 anni sono di Forlì e sono padre da 6 anni, vado in bici da solo 4 anni, ma è per me una passione vera e propria, alla quale dedico il tempo che ho a disposizione. È più di un semplice hobby, dal momento che mi ha aiutato in particolari momenti della mia vita, non propriamente facili, è stata la mia valvola di sfogo. Inoltre ho un vero e proprio culto per la bicicletta, ne ho cinque da corsa e per me è un oggetto tecnico che amo tantissimo. C’è chi ama le auto di lusso, chi i gioielli, io così amo la bicicletta. Mi piace proprio.» Com’è nata la passione? «Mi è sempre piaciuto guardare la bici in tv, mi appassionavano tanto i grandi giri, con campioni del calibro di Bugno, Chiappucci e quando mi era possibile, li seguivo anche dal vivo, quando capitavano in zona. Poi d’estate capitava di girare in mtb, di fare uscite con

gli amici in collina. Il fatto è che ho giocato a pallone fino al 2008 poi un po’ per l’età e un po’ per gli impegni, la famiglia, ho lasciato, ma avendo bisogno di fare attività fisica, perché fermo non riesco proprio a stare, ho provato la bici e mi sono innamorato. Se vi si aggiunge il fatto che quando inizio a fare qualcosa, poi non mi accontento, ci si spiega perché oggi mi sia così appassionato da uscire anche da solo, pur di pedalare un po’.» è legato al Team renova di forlì come Outsider, per imprese un po’ particolari, che significa? «Io non parlerei ancora di imprese estreme, anche se quest’anno supererò i 20mila chilometri percorsi. Mi sono misurato nella Transalp recentemente, ma di insormontabile, ancora nulla, sebbene qualche idea particolare ce l’abbia. Intanto se lo si può considerare estremo, mi alleno 5-6 volte la settimana e mi piace cimentarmi in imprese che non siano ‘tradizionali’, come le granfondo per esempio. Mi piace fare cose che non fanno tutti, anche se ammetto che molte granfondo meriterebbero la frequentazione. Il fatto è che a me la competizione piace, ma fino ad un certo punto. Mi piace anche godermi l’uscita in bici, senza troppe pressioni.» Parlando di Transalp, com’è andata?

Matteo Bergamini sale le alpi con il compagno Sandro Valbonesi

«Per me era la seconda volta ed è stato un successo: quest’anno, io e Sandro Valbonesi (l’edizione precedente l’aveva visto al fianco di Marcello Garoia, ndr.) siamo arrivati 48’ in classifica assoluta e 27’ di categoria. Credo sia stato un ottimo risultato tenendo presente che si parte in 700 e che i primi la fanno quasi da professionisti. Se guardo al risultato della mia prima volta, un 180° posto, devo dire che ho compiuto un salto davvero importante, anche se mi rendo conto che si può fare di meglio. L’edizione precedente mi aveva fatto capire la necessità di lavorare di più sul discorso del ritmo e della velocità, pur avendo ben preparato la gara a tappe. Ciò nonostante, ritengo si debba migliorare ancora sotto quegli aspetti e il prossimo anno ci riproverò nuovamente.» La Transalp ti vedeva al fianco di Valbonesi anche per un’altra ragione. Ce la può spiegare? «Sandro sta raccogliendo fondi per l’Irst, ossia l’Istituto Scientifico Romagnolo per lo Studio e la Cura dei Tumori di Meldola e quindi indossare la maglia di Renova da parte mia, ha avuto un significato ancor più profondo. Non solo correre insieme a Sandro, ma appoggiare la sua campagna, visto che io stesso sono particolarmente vicino alle problematiche cui cerca di portare aiuto l’Irst.»



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L’OPINIONE

agostini@gocom.it

a cura di ANDREA AGOSTINI

UNA VUELTA VISSUTA SUL fILO DI LANA

L

Lo sapevamo fin dall’inizio che gli avversari sarebbero stati di tutto rispetto. Contador, l’uomo delle grandi corse a tappe di rientro da una squalifica di sei mesi; Froome il vice-campione del Tour de France e grande mattatore della corsa francese in salita tanto da far dubitare sul chi fosse il più forte tra lui e “capitano” Wiggins. Valverde, l’imbattibile, soprannome datogli

fin dalle categorie giovanili. Eppoi Gesink, Cobo, Talansky, anton. Insomma il campo dei partenti era tutt’altro che di poco spessore e fare una previsione sul podio non era affatto facile. Contador era forse l’incognita più grossa: favorito d’obbligo per quanto riguarda la sua storia, ma con l’incognita di una stagione senza gare e “ritmo corsa”.

foto BETTINIPHOTO

Questa incertezza e qualche sorpresa in positivo come Purito Rodriguez hanno fatto si che la Vuelta 2012 sia stata una delle corse a tappe più spettacolari degli ultimi anni. Compiacente anche un percorso indovinato: tappe brevi, senza dislivelli mostruosi ma con arrivi arcigni. E prove a cronometro spettacolari, ma che non hanno “ucciso” la corsa per la classifica generale. Io credo e spero che gli organizzatori di Giro e Tour andranno in questa direzione nei prossimi anni: a beneficio dello spettacolo che in Spagna non è mancato. Sull’esito della corsa dico che ha vinto il più preparato mentalmente alla vittoria, ma che il più forte era Rodriguez. L’attacco di Contador, dopo i ripetuti scatti dei giorni prima senza esito, è stato qualcosa di fantastico, più per la preparazione mentale che fisica. Dall’altra parte Purito ha buttato via l’occasione di portare a casa la sua prima “grande” corsa a tappe. Per lui l’incognita era la cronometro individuale, ma i continui miglioramenti del 2012 in questa disciplina l’hanno portato a disputare una frazione incredibile per il piccolo ed esplosivo scalatore catalano. Poi il trittico di tappe di montagna con il tanto temuto Cuitunigru. Rodriguez ha perso la vuelta quella sera all’arrivo quando ha staccato di qualche secondo Contador andandosi a prendere l’abbuono per il terzo posto di tappa. Pensava che chi fosse arrivato in maglia rossa al secondo riposo, e quindi il giorno dopo il temibile arrivo in alta montagna, avrebbe fatto suo la corsa iberica. Il timore di perderla gliela aveva fatta quasi vincere, la sicurezza dei propri mezzi e la sua super condizione sulle salite dure, gliel’ha tolta. a questo va aggiunto l’innescarsi, di strategie “massoniche” che in un cambio dato o meno a pochi secondi dalla tua rincorsa sul tuo avversario possono decretare un risultato oppure un altro. Questa è la storia in breve del podio finale a Madrid: Contador tra Valverde e Rodriguez con il più forte sul gradino più basso e la consapevolezza di essere entrato nella dimensione dei corridori da grandi Giri dopo il secondo posto nella corsa Rosa e il terzo alla Vuelta. Probabilmente questa è stata la sua ultima grande lezione: una sorta di master in leadership dopo l’università. E sono convinto che questa lo porterà a conquistare uno delle tre grandi corse a tappe nel 2013.


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Monica Cuel

Donna In... Bici

a cura di RoBeRto ZanettI

MONICA CUEL TENACIA SUI PEDALI Se il mio editore, Maurizio Rocchi, mi avesse commissionato un servizio a Kabul, nel cuore dell’afghanistan, sarei stato meno preoccupato... Ovviamente, la mia è una battuta ironica, che serve solo a sdrammatizzare. E poi il “lavoro è lavoro”, e gli ordini del capo non si discutono. Questa volta, malgrado la mia esperienza professionale, mi trovo un po’ in difficoltà a raccontare la storia di..., perché il soggetto in questione è Monica Cuel, la “Donna In… bici” del mese di ottobre (in cui tra l’altro è nata): mia compagna negli allenamenti, nelle gare e nella vita. Preferisco quindi lasciare a lei la parola e vedere cosa risponderà alle mie domande. Allora Monica, da dove vogliamo cominciare? «Non saprei... forse che qualche giorno fa, mentre pedalavo sul Lago Maggiore mi sono presa una di quelle lavate che non ricordo, perché ho seguito il tuo consiglio di non portare né smanicato né mantellina, tanto ‘Figurati se piove’? A parte gli scherzi, fai tu. Ti risponderò, memoria permettendo.»

Nasci a Bolzano, in Alto Adige, il 25 ottobre 1968. Dopo gli studi universitari a Trento, il grande salto a Milano nel 1996, in cui hai iniziato a lavorare nel settore dell’editoria e in alcune delle maggiori palestre, prima come insegnante di fitness e poi dal 2000 prevalentemente di indoor cycling. raccontami come sei arrivata a pedalare “on the road”.

«Fu un mio allievo (Filippo) della allora palestra Newtrefor (oggi Tonic) di Milano a prestarmi nel 2000 la sua Colnago Master Pro, ancora con il cambio manuale, e a portarmi pazientemente a spasso per la Brianza. Mi sono appassionata lentamente alle due ruote. Pensa alla classica uscita domenicale di gruppo, senza pretese né ambizioni. Ciò non toglie che nel 2001 acquistai la mia prima bicicletta, una Bianchi, con cui feci la mia prima granfondo fuori gara, scortata da due cari amici (Mirella e Roberto), direi in parte responsabili di avere acceso in me questa grande passione che è diventata il ciclismo: si trattava dell’ultima edizione della Dapporto, se non sbaglio ottobre 2005, con partenza da Alassio. Ricordo bene solo una cosa: il momento in cui mi infilai in mezzo al gruppo, allo scollinamento della prima salita, e il terrore con cui affrontai tutta la discesa, circondata da una fiumana di ciclisti che mi superavano a destra e a sinistra senza regole. Pensai: Sono pazzi! Ciò nonostante, l’anno dopo decisi di iscrivermi al Circuito dei Nobili, che diede ufficialmente inizio alla mia avventura sui pedali.» Sembra strano ma, visto che anche in famiglia non abbiamo mai avuto modo di parlarne, mi incuriosisce sapere cosa il ciclismo ti ha dato finora. Ovviamente, essendo amatori, non parlo di soldi, visto che non ne percepiamo, ma di soddisfazioni personali o, se ce ne fossero state, anche di delusioni. «Non sono ancora arrivata a fare un vero e proprio bilancio. Molto banalmente ti posso dire che ho iniziato a correre per gioco, per curiosità, per sfida... e poi mi sono trovata dentro a questo ingranaggio e non ne sono più uscita. Anche se non ricordo quante volte, dopo una gara andata male o al di sotto delle mie aspettative, mi sono detta: Basta, adesso smetto. Come è ovvio, ho raccolto tante soddisfazioni, ma anche altrettante delusioni. La soddisfazione maggiore è vedere che, nonostante il passare degli anni, riesco ancora a migliorarmi, soprattutto in salita (il mio tallone d’Achille); la delusione maggiore è la consapevolezza di non riuscire a dare il 100 per cento in gara, se non in rare occasioni, tra cui mi fa piacere ricordare la (nostra) rimonta alla Granfondo di Acqui della scorsa stagione (2011), che mi valse la seconda posizione assoluta nel percorso medio. A dire la verità fui prima in “real time”, che è stato introdotto in Coppa Piemonte da quest’anno proprio in virtù della mia (nostra) insolita “impresa”.» Da quando pedali hai cambiato 4 squadre, 2 gruppi ciclistici tipicamente amatoriali e 2 team ufficiali con una spiccata tendenza agonistica. Quali sono i tuoi ricordi più belli? «Ricorderò sempre la stagione che ho fatto con il Team De Rosa (2007), perché ho ottenuto dei buoni risultati del tutto inattesi, da


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vera outsider, come la quarta posizione assoluta in volata sul lungo della granfondo di Cervia (Via del sale), o ancora la quarta posizione assoluta per soli 9 secondi nel lungo della granfondo di Deiva Marina (Cinque Terre). Poi il gioco si è fatto più serio nel 2008, con il neonato Team Cinelli Playfull di Enrico Cavallini ed Elisa Solida, in cui ho corso la mia stagione più intensa, quasi ogni domenica, vincendo due circuiti (Piemonte e Liguria) e facendo anche qualche podio assoluto. In leggero calo di intensità il 2009, in cui ho corso meno per motivi familiari, ma sono ugualmente riuscita a conquistare la Coppa Lombardia (classifica a tempo e di categoria) e qualche piazzamento assoluto. Nel 2010, dopo aver detto addio al Team Cinelli con l’intenzione di prendermi un anno di pausa, mi sono tesserata con la U.C. Ezio Borgna Cycling Team di Emiliano e Cinzia Borgna, partecipando a qualche gara solo da giugno in poi. Alla fine di questa stagione di transizione decisi che non avrei più corso granfondo ma solo mediofondo, così ripresi ad allenarmi con il mio preparatore storico (Saverio Ottolini di Verbania) in vista del 2011, di cui ricordo (forse) il mio successo più bello: la seconda posizione assoluta nel medio della Nove Colli. In questo 2012, invece, non ho combinato granché: ho passato tutto l’inverno, fino a febbraio, a curare una dolorosa ernia al disco con sciatica, che non mi ha permesso di caricare durante tutta la preparazione invernale, per cui sono riuscita a ottenere una discreta forma solo a maggio. Confesso che mi sto togliendo qualche soddisfazione adesso, a stagione ormai finita. Confido in un 2013 decisamente migliore, in cui penso che tornerò a correre qualche classica in giro per l’Italia, senza fare più circuiti regionali.»

foto PLAyfULL NIkON

Sono convinto che sia capitato a tutti i ciclisti e tu sai benissimo che è successo anche al sottoscritto. Quante volte, nel pieno della fatica durante una gara o un duro allenamento, in salita, col freddo o sotto l’acqua, hai pensato: Ma a me, chi me l’ha fatto fare? In quel momento, cos’hai fatto per allontanare la crisi e andare oltre? «Hai ragione, mi è capitato tante volte. In allenamento mi succede in inverno, ma solo per il freddo, in particolare in discesa: il sudore che mi si gela addosso dopo la salita e mi scende nelle mani, nelle ginocchia e nei piedi... In gara raramente sento il freddo; temo invece molto la pioggia e sempre in discesa: la scorsa stagione a Saint Vincent pioveva e sono partita lo stesso.

Abbiamo preso acqua tutta la gara e a ogni discesa ricordo che parlavo tra me e me per cercare di tenermi vigile e attenta, per darmi forza, per incitarmi a non mollare. Ecco, correre con la pioggia è davvero “impegnativo” oltre che pericoloso. Crisi in gara? Se vuoi ti racconto l’ultima, di domenica 9 settembre alla Dolomiti Classic: mentre facevo il passo Giau senza riuscire a respirare e a fare girare le gambe e a cambiare ritmo e a rilanciare, mi sono detta e ridetta che forse avrei fatto meglio a smettere di correre: Se tutto il mio allenamento, mi dà questi risultati, be’, forse il ciclismo non fa per me. L’ho pensato tante di quelle volte... Non ho un modo per allontanare la crisi, semplicemente non smetto di pedalare, cerco la massima concentrazione e non mollo, mai, indipendentemente dal risultato. Cerco di capire perché è arrivata la crisi e di superarla il più velocemente possibile. Cerco di reagire, senza farmi sopraffare dalla delusione del momento e dallo sconforto. Anche se questo significa finire male una corsa, uscire dalla classifica, e quindi accettare la sconfitta (sempre personale), non mi sono mai ritirata. Che senso avrebbe?» riallaciandomi in parte alla domanda precedente, hai mai pensato di “appendere la bici al chiodo”? E, quando accadrà (il più tardi possibile, forse mai, aggiungo io…), credi che ne sentirai la mancanza? «Certo che ci ho pensato, ma non per la fatica o la delusione o quanto altro legato alla bicicletta in sé. L’ho pensato per altri motivi, in primis mio figlio, che adesso ha 9 anni e che mi impegna molto seguire sia nella scuola che nello sport. Alcune volte è così complicato e faticoso condensare in una giornata: lavoro, allenamento (mio), compiti e allenamento (di calcio) di Michele, più ordinaria gestione della casa, che non so quanto a lungo riuscirò a tirare ancora avanti. Ciò non toglie, che difficilmente appenderò la bici al chiodo. Ma di certo, prima o poi, smetterò di correre, uscirò

in bici solo per divertirmi e riprenderò a fare quegli sport che al momento ho messo nel cassetto, come sciare e giocare a tennis. Molte di queste scelte saranno in parte anche condizionate da Michele, ovviamente.» Le tue tabelle di allenamento vengono stilate in modo sapiente da un validissimo preparatore atletico che è anche nostro amico personale, Saverio Ottolini di Verbania. Quanti sacrifici si devono fare e quanto tempo bisogna dedicare al metodo, agli esercizi e alle ripetute per ottenere i risultati che avevi messo in preventivo all’inizio della stagione agonistica? «È vero, le mie tabelle di allenamento sono molto rigorose e impegnative. Mi alleno tutti i giorni, tranne uno di riposo, almeno due ore. Mi ci sono voluti anni per affinare metodo ed esecuzione degli esercizi, e penso di avere ancora molto da imparare. Saverio dice che sono arrivata al 6. Bene, ciò vuol dire che ho ancora margine di miglioramento. Se proprio vuoi saperla tutta, forse allenarsi è la parte in sé più facile: basta mettersi in sella e pedalare. La parte per me più impegnativa ma importantissima, se non fondamentale, è quella psicologica: con Saverio lavoro molto anche sull’aspetto mentale dell’allenamento, sulla motivazione e sugli stimoli. Questo lavoro di “mental training” richiede, ovviamente, molti consigli da parte del preparatore (ci sentiamo quasi tutti i giorni) e molto impegno da parte dell’atleta. Qui, credo, sto ottenendo dei buoni risultati. A parte tutto, lo sai che mi piace molto allenarmi. Non concepisco l’uscita in bicicletta tipo ricreativo o competivo-agonistica con chi incontro per strada. Io competo quando metto il numero; quando mi alleno non gareggio. E poi, come sai bene anche tu, è la testa il vero segreto in molte discipline di resistenza come la bici: la convinzione di esserci, di farcela, di vincere, come dice Pietro Trabucchi nel suo libro (edito da Corbaccio), Resisto dunque sono. Da leggere. In generale, faccio una vita da atleta, molto regolare: alimentazione sana e varia (mi piace molto cucinare), e niente ore piccole (non ho più l’età per riuscire a recuperare il sonno perduto), tranne qualche eccezione ma solo per lavoro.» Monica, ultima domanda: quando usciamo a pedalare? «Oggi defaticamento di due ore dopo la Avesani di ieri (16 settembre). Che ne dici se usciamo per le 11.30?» Ma certo, allora mi preparo subito.


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FONDO LEOPARDIANA a cura di ANDREA PASSERI

andreapasseri2002@libero.it

HUBErT JACEk kryS TrIONfA ALLA LEOPArDIANA IL CORRIDORE DELLa CICLI COPPaRO SInTESI VInCE nEL LUnGO DOPO 70 ChILOMETRI DI FUGa SOLITaRIa. nEL CORTO SI IMPOnE D’anDREa DELLa nEW LIMITS. TRa LE DOnnE SUCCESSI PER CaIRO DEL TEaM D’anIELLO E SaMPaOLESI DELLa SIMOnCInI.

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recanati (Mc) – nel centro di Recanati, sotto lo sguardo della statua di Giacomo Leopardi, hubert Krys della Cicli Copparo Sintesi conquista, dopo circa 70 chilometri di fuga solitaria, il percorso lungo di 131 chilometri, mentre alessandro D’andrea della new Limits Studio Moda vince allo sprint il corto di 83 chilometri. Tra le donne si impongono Elena Cairo del Team D’aniello Sirino nel lungo ed Emanuela Sampaolesi della Sauro Simoncini nel corto. Sono questi i verdetti della 15a Fondo Leopardiana, valida come prova del circuito Marche Marathon, che si chiuderà ufficialmente domenica 7 ottobre a Villa Potenza (Mc) con la cronosquadre. «Il fatto che in un anno di difficoltà come questo il Marche Marathon sia cresciuto come abbonati (ben 415, ndr) – sottolinea aviero Casalboni, responsabile nazionale Granfondo e Fondo dell’acsi – denota la serietà e il valore degli organizzatori. C’è qualche manifestazione più forte di altre, ma devo dire che il livello generale è davvero cresciuto. Io giro tutta Italia e posso affermare che è uno dei circuiti più belli. Per il futuro ci saranno alcune novità, ma è prematuro parlarne ora». Sono stati 750 gli iscritti alla 15a Fondo Leopardiana contro i circa 620 del 2011, tra cui un gruppo di americani. Un aumento che ha ripagato gli sforzi organizzativi del Ciclo Club Recanati guidato dal presidente agostino nina: «Siamo soddisfatti. La Leopardiana cresce di anno in anno e nonostante i disagi creati dal maltempo dei giorni scorsi credo che siamo riusciti a offrire una manifestazione di Il gruppo alla partenza in attesa del via

buon livello. Mi auguro che tutti siano rimasti soddisfatti e chiedo scusa per eventuali mancanze. Se i partecipanti ce le segnaleranno vedremo di tenerne conto per il 2013 perché il nostro intento è crescere e fare sempre meglio. Voglio ringraziare l’Amministrazione comunale, i partecipanti e tutti gli sponsor». Venendo alla cronaca sportiva, dopo la partenza alla francese tenutasi dalle 7 alle 8, alle 8,45 il sindaco di Recanati Francesco Fiordomo dà il via al serpentone multicolore schierato nel centro della città, dove la statua del grande poeta recanatese osserva gli atleti venuti ad onorare questa manifestazione a lui intitolata. atleti che sfilano sotto l’attento sguardo del coordinatore del Marche Marathon Roberto brega. Dopo 13 chilometri di trasferimento turistico, a Porto Recanati viene dato il via ufficiale. Subito si portano in testa alcuni atleti. Il drappello dei fuggitivi va poi infoltendosi e cambiando nel corso dei chilometri. La situazione si delinea attorno al chilometro 40, quando radio corsa, curata da Gaetano Gazzoli e adriano Spinozzi del Team Capodarco, segnala al comando Gregory bianchi del bikeland Team bike 2003, hubert Jacek Krys della Cicli Copparo Sintesi, Giordano Lucci della Petritoli bike, alessandro D’andrea della new Limits Studio Moda, Francesco Finetti della Mbm Sintesi Diadora, andrea Giannessi della Santarcangiolese e andrea Ceccarossi della Val di Foro Cycling Team. al chilometro 43, dove era posta la divisione tra i due percorsi, Krys e Finetti optano per il corto, mentre bianchi, Lucci, D’andrea, Giannessi e Ceccarossi scelgono il corto.

nel lungo, sulla salita di Cingoli, attorno al chilometro 60 Krys resta solitario al comando. nel corso dei chilometri al suo inseguimento si forma un drappello di una decina di unità. Krys è però imprendibile e tutto solo taglia il traguardo di Recanati con oltre 2’ di vantaggio. nel corto, a circa 5 chilometri dall’epilogo sui battistrada piombano altri corridori. nel finale al comando restano bianchi e D’andrea. ai 400 metri parte lo sprint a due e D’andrea vince davanti a bianchi. La grande festa di Recanati prevedeva anche, venerdì 14 settembre, l’Infinito bike, gara di cross country in notturna di 24 chilometri per le vie e i vicoli cittadini, rimandata a data da destinarsi a causa del maltempo. E non vanno dimenticati la 2a Festa della bistecca, il torneo di basket Over 40 e le visite guidate nella città di Recanati con agevolazioni per tutti i partecipanti e gli accompagnatori. E poi musica, spettacoli di cabaret e stand di prodotti tipici. La Fondo Leopardiana è stata anche buon cibo. Quello ai ristori (crostate, ciambelloni, pane e ciauscolo, merendine, banane, uva, mele, bibite, acqua, sali minerali e molto altro ancora) e quello al pranzo finale (vincisgrassi, bistecca, insalata, vino e frutta). Terminato il pranzo, via con le ricche premiazioni, a cui è intervenuto Mirco Scorcelli, delegato allo sport del Comune di Recanati.

CLASSIfICHE Assoluta maschile lungo: 1) hubert Jacek Krys (Cicli Copparo Sintesi), 2) Dmitry nikandrov (Val di Foro Cycling Team), 3) Luciano Mencaroni (Pedale Fermano). Assoluta femminile lungo: 1) Elena Cairo (Team D’aniello Sirino), 2) Manuela bugli (Cicli Matteoni Frw), 3) Lorena zangheri (Pedale Fermano). Assoluta maschile corto: 1) alessandro D’andrea (new Limits Studio Moda), 2) Gregory bianchi (bikeland Team bike 2003), 3) andrea Ceccarossi (Val di Foro Cycling Team). Assoluta femminile corto: 1) Emanuela Sampaolesi (Sauro Simoncini), 2) Orietta Schiavoni (Rimini Mobili bici Shop), 3) Silvia Perugini (Ciclo Club Calcinelli).


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ExPOBICI 2012 a cura di GIANLUCA BARBIERI

info@inbici.net

PADOVA VINCE LA DISPUTA CON VErONA. PAOLO COIN: “HANNO VINTO LE AzIENDE” anCORa Una VOLTa EXPObICI SI È RIVELaTa La FIERa ITaLIana DI RIFERIMEnTO PER IL COMPaRTO bICI. InCREMEnTO MaSSICCIO DEI VISITaTORI PaGanTI, OLTRE 250 azIEnDE E SODDISFazIOnE PER TUTTI, SOnO STaTI IL LIVE MOTIVE DELL’EDIzIOnE 2012.

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Si era capito già al test day di Galzignano Terme di venerdì 21 settembre, che attorno ad Expobici ci sarebbe stato un grande interesse. Centinaia e centinaia di appassionati hanno solcato i sentieri e le strade dei Colli Euganei. Una location, come quella di Galzignano Terme, azzeccata, grazie anche al suo Sindaco biker Riccardo Roman che ha voluto chiudere in toto il centro del paese per ospitare la miriade di aziende venute nel centro Euganeo per far testare le proprie biciclette. ben tre percorsi erano stati magistralmente preparati per soddisfare i palati dei bikers, ciclisti da strada e free riders. Tutto allestito sui sentieri e sui tracciati più battuti dagli appassionati che normalmente

dova sono dovuti intervenire in zona fiera per aiutare la viabilità, viste le migliaia di auto pervenute da tutta Italia e cariche di appassionati desiderosi di vedere la bici dei loro sogni o le novità che le piccole e medie aziende del settore hanno saputo mettere in campo per la nuova stagione 2013. Un coro unanime di soddisfazione, sia da parte dei visitatori che degli espositori, ma con un piccolo rammarico: quello di non vedere tutto il settore unito. nonostante tutto, però, sembra che le poche assenze non abbiano creato problemi, sentiti i commenti catturati all’uscita dalla fiera, di decine di visitatori. non si capisce, o forse si fa finta di non capire, il perché la fiera di Verona, voluta dall’aICMa, sia stata posizionata ad una sola settimana da quella di Padova. Sicuramente leggendo nei blog, nei forum, in internet, si capirà benissimo come sono andate le cose e chi ha fatto il flop. non sarà questa redazione a puntare il dito, ma una cosa è certa: cercare di dare spallate e guardare solo a se stessi,

spesso non paga, anzi, come in questo caso, crea danno ad un settore, che fortunatamente risente meno di altri della crisi, ma che a lungo andare potrebbe entrare anch’esso nel vortice. non è ammissibile che l’Italia della bici, di fronte alla stampa estera, si sia presentata così divisa, facendo gioco alla fiera in Germania ed altre importanti che stanno nascendo in questi anni, mettendo fuori dai giochi le nostre piccole e medie aziende, imponendo altresì ai nostri appassionati italiani di doversi sobbarcare trasferte inutili. auspichiamo un po’ di buon senso da parte di tutti, poiché il tessuto vitale dell’industria italiana è composto dalle piccole e medie aziende, ecco perché Padova ha fatto centro. non importa se non sono iscritte ad associazioni di categoria o degli industriali. La gente vuole vedere le novità, vuole qualcosa di diverso e poco importa chi sia a proporlo. Padova ha saputo cogliere questo aspetto, tenendo i costi bassi per gli espositori e dando la possibilità agli appassionati di vivere il loro mondo per una giornata intera. Molti sono stati i marchi italiani e stranieri a confronto, ma molte sono state anche le piccole aziende di componentistica, abbigliamento, di accessoristica, che hanno potuto proporre i loro prodotti e le loro invenzioni. Questa, secondo noi e secondo i visitatori intervenuti a Padova, specie dopo essere passati per Verona, è stata la vera vittoria di Expobici. foto LEONArDO OLMI

foto LEONArDO OLMI

solcano i meravigliosi Colli Euganei, cosa apprezzata da tutti i partecipanti, poiché hanno potuto testare le bici nella loro pienezza, portandole a volte, al limite delle loro performance immersi in un conteso a loro inaspettato. Una giornata magnifica, che ha visto la soddisfazione anche dei residenti, che mai avevano visto un’invasione del genere, con tanti amanti della bici. non parliamo poi di sabato domenica e lunedì, i tre giorni clou, in cui i vigili urbani di Pa-


a fronte di quanto detto, una persona sta sicuramente festeggiando per l’ottima riuscita di Expobici e cioè il suo Direttore Generale, l’appassionato ciclista Paolo Coin, che da cinque anni ha creduto in questo settore, dandogli la possibilità di esprimersi a 360°. noi di Inbici l’abbiamo intervistato a caldo direttamente dagli stand della fiera. Buongiorno Paolo, intanto grazie per averci concesso il tuo tempo prezioso, ma credo che tu sia un fiume in piena e magari abbia voglia di sfogare un po’ della tensione accumulata, vista anche la disputa con Verona. Prima di tutto, quanti sono stati i visitatori ufficiali e paganti, quest’anno. «Sono felicissimo di dichiarare che siamo attorno alle 47.000 presenze, quindi sono aumentati di 5000 unità i paganti rispetto lo scorso anno e soprattutto abbiamo avuto oltre 250 Aziende del settore.» Quindi, vista la disputa con Verona, possiamo considerarla una vittoria?’ «Eh, pungi sempre… Io mi sto godendo questo momento perché il test di Galzignano è stato centrato. Dal centro, bastava fare un chilometro poco più ed eri già nel percorso della MTB, abbiamo accarezzato i giardini di Valsanzibio e Arquà Petrarca, tra l’altro in una giornata splendida, perché non c’è stato espositore che si sia lamentato, anzi, sono stati tutti contenti. Ho sentito anche i numerosi commenti dei visitatori e li ho letti nei blog. Basta andare là, per capire tutto. Mi fai la foto con il segno della vittoria, ma non nei confronti dell’altra Fiera, ma perché il buon lavoro fatto con le Aziende e con i visitatori ha dato i suoi frutti, portando Padova al primo posto per quanto riguarda questo comparto.» So di aziende che non hanno esposto né a Verona né a Padova, per paura di sbagliare investimenti, specie di questi tempi, poi. So di colleghi giornalisti stranieri, che non hanno ancora capito il perché in Italia si fanno queste cose, mettendo due fiere in contrasto con una settimana di differenza, facendo fare ancor più brutta figura al nostro paese che sta cercando in tutti i modi di riacquistare credibilità all’este-

Paolo Coin direttore generale di expo bici soddisfatto peril grande successo della fiera

ro. Possibile che non riusciate a mettervi d’accordo?’ «Questo discorso me lo sono sentito fare da tutti, ma io rispondo sempre che con le lettere inviate a Milano (Fiera di Verona) e le lettere aperte, mirate alla collaborazione, potrei scrivere un libro. La mia volontà sarà quella di riprendere il dialogo e cercare in tutti i modi di fare sinergia, ma credimi, non per la Fiera, ma per le nostre Aziende che hanno bisogno anche di noi. Sono stati centinaia i contatti che le varie aziende hanno avuto e so di ordini grossi portati a casa proprio in questo week end. Questo è quello che voglio da Expobici, il resto non conta.» Non sei un po’ troppo diplomatico? «...Non molli, vero? Sicuramente sai, finché non vedi il risultato finale, vista la concomitanza, non sei mai tranquillo, ma già da sabato mattina, visto l’assalto alla Fiera, ho capito che Padova è il riferimento per il settore in Italia. Certamente farò ancora dei tentativi affinché vi sia un’unica Fiera nel nostro paese, ma sarà a Padova. Ribadisco che non guardo a quello che fanno gli altri, anche se so già come sono andate le cose dall’altra parte e ho avuto già diversi riscontri anche da aziende assenti.» Che futuro ha, secondo te, il settore ciclo, foto LEONArDO OLMI

visti i tempi che corrono, non solo in Italia, ma anche a livello globale? «Guarda, una volta la fiera del ciclo era composta da bici da donna, uomo e qualche bici da corsa. Gli cambiavano qualche colore, un po’ la forma, ma alla fine i prodotti erano sempre gli stessi. Oggi stiamo parlando di un settore ad altissima tecnologia, dove per esempio, lo sviluppo dei materiali, come il carbonio, hanno letteralmente sconvolto tutto. Oggi assistiamo ad un continuo evolversi di idee, materiali, prodotti. La ricerca della perfezione, dei materiali è ormai all’esasperazione. Se pensiamo che solo una quindicina o ventina d’anni fa si correva con le maglie di lana ed oggi parliamo di tessuti a membrana traspirante, beh, questo la dice lunga sulla tenuta di questo settore che ad oggi se la sta cavando alla grande rispetto molti altri settori in forte difficoltà. Poi tutto oggi è improntato sulla bicicletta: le piste ciclabili, i comparti termali e turistici, puntano molto sul turismo in bicicletta. La bicicletta è uno strumento che chiunque può prendere in mano ad ogni ora del giorno, senza dover aspettare nessuno, senza essere vincolato ad orari di allenamento. Ecco perché il settore ciclo dev’essere sostenuto seriamente, perché grazie anche ad esso, possiamo aiutare l’economia reale del nostro paese e noi di Expobici vogliamo fare questo e penso che ci siamo riusciti alla grande, anche perché ne hanno beneficiato anche le piccole e medie Aziende, che poi sono il tessuto economico del nostro paese e quelle che spesso vengono trattate peggio dal sistema.» Gentile Paolo, dopo questa chiusura d’intervista, dove si legge tutta la tua risaputa passione per le due ruote pedalate, non posso che ringraziarti ed auspicare che tu faccia tutti gli sforzi possibili per riuscire nell’unificazione della fiera del Ciclo italiana, evitando il rischio che ne rimanga una sola in Europa obbligando noi appassionati italiani a dover fare enormi spostamenti per vedere le novità in commercio e tagliando dal mercato le piccole e medie Aziende italiane che ne subirebbero ingenti conseguenze. «Io ce la metterò tutta, ma vi aspetto ad Expobici 2013!»


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GRANFONDO FRW a cura di NICOLETTA BRINA

ANCHE frW AVrà LA SUA CLASSICA

brina@gocom.it

IL 14 OTTObRE a RaVEnna, IL DEbUTTO TaRGaTO TEaM ROSSETTI E FREEWhEELInG. L’EVEnTO, InSERITO In Una DUE GIORnI DEDICaTa aL CICLISMO, È PROVa COnCLUSIVa DEL ROMaGna ChaLLEnGE E DEL bREVETTO DELL’aPPEnnInO.

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La mente fervida di Claudio brusi, patron della Freewheeling, insieme al Team Rossetti Sixs, ha ideato un nuovo importante appuntamento dedicato a tutti gli appassionati di ciclismo. Si tratta di una granfondo da collocarsi nell’ambito di una due giorni in occasione della quale lo stabilimento della Frw a Ravenna, diventerà il quartier generale per i “bike maniac”, ovvero gli appassionati delle due ruote a pedale. Il patron di Frw Claudio Brusi

Il 13 e 14 ottobre l’appuntamento sarà con le manifestazioni organizzate dal tandem Frw-Rossetti che culmineranno la domenica con la Granfondo Frw, una competizione che ha tutti gli ingredienti e lo spirito per divenire, nel tempo, una vera e propria classica. a svelare i dettagli della due giorni è lo stesso Claudio brusi. Da dove nasce l’idea di una granfondo? «In passato come Freewheeling avevamo già sponsorizzato altre granfondo, ma in questo caso abbiamo voluto organizzarne una tutta nostra insieme al team Rossetti Sixs. Obiettivo ulteriore e per me sempre presente, è la valorizzazione del nostro territorio, il fatto di richiamare in questa porzione di Romagna tanti appassionati. Peraltro vi sarà la concomitanza con il tradizionale Open Day di Frw.» La manifestazione infatti si inserisce in una due giorni densa di impegni. «Esatto, non solo granfondo, ma questa due giorni sarà un grande contenitore per tanti e diversi eventi tanto sportivi, con la cronometro femminile il sabato, quanto culturali e scientifici, con i due convegni – CoScienza Sportiva e Oro Nero – nella sede di Frw, nella Zona artigianale, Fornace Zarattini di Ravenna. Sarà stilato in quell’occasione il bilancio di un anno di Oro Nero, il team tutto al femminile, e dell’iniziativa CoScienza Sportiva, esperienza vissuta dal team Rossetti Sixs e rivolta alla trasparenza sportiva. Peraltro il tutto si svolgerà in contemporanea con l’open day dello stabilimento Frw.» Cosa ci aspetta nella sede della freewheeling? «Saranno presentate alcune novità per la linea 2013, poiché abbiamo aumentato i prodotti tecnici nella linea strada con nuova versione della NapaValley, inoltre presenteremo due mtb da 22 pollici e ci saranno grosse news per i caschi. Saranno presenti altre aziende romagnole, come Sixs, VelòSystem e Parentini che equipaggia la squadra di Oro Nero e tutta l’iniziativa si avvarrà del supporto del Conad Galilei di Ravenna.» Venendo al percorso della Granfondo Frw del 14 ottobre, questa rappresenta prova conclusiva di due circuiti regionali, il Romagna Challenge e il brevetto dell’appennino, mentre il percorso corso sarà valevole come prova del Campionato Erba Vita Udace/acsi. Partenza alle 10 del mattino dalla sede Frw, in zona Fornace zarattini a Ravenna, e due percorsi, uno corto da 111 km, dislivello 950 m, ed uno lungo da 136 km, dislivello 1600 m. La divisione dei due tracciati avverrà a Meldola e si toccheranno Teodorano, Rocca delle Caminate, Montevescovo, Predappio, Castrocaro, Terra del Sole, fino alla panoramica fino al mare offerta dallo strappetto dei Sabbioni. Ultimi chilometri in territorio ravennate, fino all’arrivo a Fornace. Sarà allestito un pasta party all’arrivo, nonché un servizio massaggi grazie allo Staff del Ravenna Medical Center e del noto fisioterapista Max Foschini e ci sarà un valido servizio docce, il tutto corredato dal servizio parcheggio bici. Regolamento completo su www.granfondofrw.it.



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INTEGRATORI PER CAMPIONI a cura del CENTRO RICERCHE KEFORMA

info@keforma.com

IL RUOLO DEGLI ANTIOSSIDANTI NELL’ATTIVITà SPORTIVA

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Nella quotidianità spesso si parla di antiossidanti senza però sapere bene che cosa siano realmente, commettendo di conseguenza errori nel trasferire concetti o generando falsi luoghi comuni; gli antiossidanti sono le sostanze capaci di intercettare i radicali liberi che si formano nell’organismo, durante i normali processi metabolici di produzione energetica che utilizzano ossigeno. Chimicamente un normale atomo di ossigeno ha quattro paia di elettroni. Il metabolismo naturale del corpo può sottrarre un elettrone all’atomo, che diventa quindi un radicale libero che cerca di rimpiazzare l’elettrone perso attaccando altre molecole. Quando un radicale libero, si appropria di un elettrone da una molecola, si forma un nuovo radicale libero, creando, in questa maniera, una reazione a catena. Il furto a catena degli elettroni corrode la membrana cellulare, portando alla disintegrazione della cellula stessa, aprendo la porta a tumori e ad altre malattie. Grazie alla loro struttura molecolare, gli antiossidanti possono fornire elettroni ai radicali liberi, senza per questo diventare pericolosi, fermando la reazione a catena. Non tutto l’ossigeno utilizzato genera radicali liberi, ma solo una minima parte. In condizioni di riposo è stato stimato che il 5% di ossigeno produce queste “scorie”, mentre durante un’attività fisica come il ciclismo si passa al 10%; si consideri però che il consumo di ossigeno, durante l’attività fisica intensa, può arrivare anche a venti volte rispetto ad una situazione di riposo. Avendo in ogni istante della nostra esistenza dei processi metabolici atto, si hanno produzioni costanti di radicali liberi. L’organismo umano è comunque in grado di difendersi dall’azione dei radicali liberi attraverso una produzione endogena di antiossidanti enzimatici (come superossido dismutasi, catalasi, glutatione perossidasi) e non enzimatici.

La presenza o l’attività di tali antiossidanti endogeni può tuttavia risultare inadeguata se paragonata all’entità dello stress ossidativo cui l’organismo può spesso risultare esposto. Appare dunque indispensabile un ulteriore apporto esogeno di sostanze ad azione antiossidante, per lo più rappresentate da pigmenti vegetali (polifenoli, bioflavonoidi), vitamine (in particolare dei gruppi C, E e provitamina A), micronutrienti (selenio, rame, zinco), enzimi (coenzima Q10) e sostanze eterogenee come l’acido alfa lipoico e N-acetilcisteina. È necessario precisare come gli agenti antiossidanti siano in grado di agire autonomamente, ma anche, in certi casi, di interagire gli uni con gli altri, esercitando così un’azione protettiva reciproca nella fase in cui subiscono ossidazione. Ke Forma propone come potente antiossidante Lipoico+NAC, un integratore a base di Acido Lipoico e N-Acetilcisteina (NAC). L’acido lipoico ha attività SCAVENGER (scova rifiuti) sui radicali liberi sia lipidici che proteici (contrasta pertanto sia l’ossidazione dei grassi che quella delle proteine). L’acido lipoico è l’unico antiossidante attivo sia nella fase acquosa (citoplasmatica) che nella fase lipidica (propria delle membrane cellulari). Grazie a questa sua caratteristica l’acido lipoico protegge l’organismo sia dai radicali liberi intracellulari sia da quelli esterni alla cellula. La sinergia tra i due antiossidanti potenzia reciprocamente le loro funzioni, come dimostrato da numerosi studi. La supplementazione contemporanea di NAC e di acido lipoico, ha mostrato un calo del 30% dei marker ossidativi e un netto incremento dei livelli di glutatione ridotto, evidenziando pertanto un’efficacia nella riduzione del danno ossidativo indotto da esercizio fisico intenso.





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LA TUA CRONO a cura di LEONARDO OLMI

Dall’esperienza di Max Lelli come migliorare la propria performance nella cronometro info@maxlelli.com

cOME DEVE ESSERE LA bIcI DA cRONO?

1A PARTE

IN QUESTo pRIMo AppUNTAMENTo ANDIAMo A VEDERE QUALI DEVoNo ESSERE LE CARATTERISTIChE pRINCIpALI DELLA bICI DA CRoNo E CoSA DobbIAMo TENERE IN CoNSIDERAzIoNE pER SCEGLIERE LA NoSTRA SpECIALISSIMA pER LoTTARE CoNTRo IL TEMpo.

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Da questo numero di INBICI in avanti, troverete una serie di puntate dedicate alla cronometro per aiutarvi dalla scelta della bici alla preparazione, dalla posizione in bici al riscaldamento, ecc., ecc.. Una rubrica che, per l’occasione, sarà curata dal sottoscritto e condotta da un esperto del settore, un ex professionista, profondo conoscitore di questa disciplina. Non solo perché nella sua linea di bici vi sono anche quelle dedicate alla lotta contro il tempo, ma anche e soprattutto perché di cronometro, con i suoi 14 Tour de France e 7 Giri d’Italia, ne ha fatte veramente tante. Come avete letto nel titolo, parliamo di Max Lelli, un corridore con alle spalle 16 anni da professionista, che tra le sue 23 vittorie, non a caso, vanta anche un titolo di Campione Italiano a Cronometro, conquistato nel 1997. Andiamo quindi a scoprire questa prima puntata chiedendo al nostro esperto Massimiliano Lelli quali devono essere le caratteristiche principali della bici da crono e su cosa si debba basare la nostra scelta.

e forse è già soddisfatto così. Forse non ha mai provato ad andare in galleria del vento, io purtroppo l’ho fatto solo dopo che avevo smesso di correre, rendendomi conto di quanto ti cambia la posizione e tutti i valori, anche perché poi mi sono messo a costruire le bici e quindi volevo sviluppare il massimo. Un altro che non pedalava bassissimo era Indurain, lui era fortissimo, e forse se avesse pedalato più basso avrebbe potuto rendere ancora di più. Ci sono delle bici dove il tubo orizzontale è addirittura al pari con l’attacco manubrio, quindi questo vuol dire che c’è un esasperazione nell’abbassarsi molto davanti.» RUOTE: come devono essere e su cosa dobbiamo basare la nostra scelta? «Anche lì dipende molto dal percorso: se dobbiamo fare un vallonato, io trovo perfette due ruote ad alto profilo da 90 mm sia davanti che dietro; mentre se il percorso è totalmente pianeggiante, allora sicuramente meglio usare la ruota lenticolare dietro e la 90 mm davanti, sia a raggi che a razze.» Quindi anche una ruota da 60 o 80mm sull’anteriore non va bene? «Personalmente ho provato che sia la lenticolare che il 90mm quando riesci a lanciare la bici a più di 50 kmh fanno la differenza, ovviamente questo dipende anche dal tipo di allenamento e livello di preparazione che si ha. Se non si hanno le doti o la ‘gamba’, come si dice in gergo, per lanciare la bici a queste velocità, la differenza poi, in effetti, non si nota o è veramente minima. Per alte velocità io intendo sopra i 50 kmh, o almeno tra i 45 e i 50, se si sta sotto i 40 kmh, servono a poco sia le lenticolari che le 90 mm. La combinazione lenticolare + 90 mm anteriore è più che mai utile quando si fanno le crono coppie o le crono

TELAIO: Max, come prima domanda e considerazione, mi sembra ovvio partire dal telaio, quali devono essere le sue caratteristiche principali? «Normalmente il telaio deve essere molto in piedi, ma non in maniera esasperata, perché dipende anche dal tipo di percorso che dobbiamo fare. Se si tratta di un vallonato, ad esempio, non possiamo pedalare troppo sopra al movimento centrale, mentre se è tutta pianura, il mio consiglio e la mia esperienza dicono che bisogna pedalare al limite, ossia proprio sopra al movimento centrale. Ecco il motivo per cui i telai hanno varie inclinazioni del tubo piantone. Esistono addirittura telai che consentono di fare le due opzioni variando la posizione del tubo sella, una più avanti per la pianura ed una più indietro per i Settaggio ottimale per crono su percorso pianeggiante, con lenticolare dietro ed alto vallonati. Altra cosa importante è che tra manubrio e sella profilo anteriore. Bici Max Lelli, modello Liger ci vuole un buon dislivello. Mi sono reso conto di questo, specie dopo che fatto un test in galleria del vento a San Diego in California. Poi ci sono atleti che, ad esempio come Michele Bartoli, riescono a pedalare con 18 cm di dsl ed altri che non riescono a superare quello dei 15 cm. L’altezza della pedalata (distanza tra mov. centrale e sella) deve essere la stessa della bici da strada, anche se qualcuno la alza di un paio di millimetri, e la sella leggermente fuori bolla sulla parte anteriore che deve stare più bassa di 2-3 mm rispetto all’orizzontale dato dalla bolla. Questa posizione, più bassa, serve per facilitare la pedalata sopra il movimento centrale.» Ma se non sbaglio, all’ultimo Tour de France, abbiamo visto Wiggins pedalare con delle protesi rialzate sul manubrio. «Questo perché il telaio è piccolo e lui è molto alto, ma anche se non sembra ha un buon dislivello. Forse ne avevano creato fin troppo e poi sono stati costretti a rialzare con degli spessori. Ma attenzione, perché forse abbassandosi ancora di più lui potrebbe andare ancora meglio. Ripeto, dico questo in base alla mia esperienza fatta in galleria del vento, dove alle alte velocità più stai basso e più vai forte, ottenendo il miglior risultato. Wiggins ha una bella posizione in bici, è molto asimmetrico e riesce già ad ottenere degli ottimi risultati,

foto LEONARDO OLMI


squadre, dove con i cambi regolari si possono facilmente superare e mantenere medie vicino ai 50 kmh, anche tra gli amatori ben allenati.»

PESO: ecco Max, a proposito di peso ridotto togliendo il deragliatore e la corona piccola, quanto conta il peso in una bici da crono? «Su un percorso vallonato o addirittura piatto, secondo me non è influente il peso. Logicamente sulle parti rotanti, chi può permettersi un bel paio di ruote leggere sicuramente è avvantaggiato. Però sul telaio non è così influente, quando hai una bici che pesa intorno agli 8 kg o poco più può andare benissimo. Il peso in eccesso del telaio, rispetto ad una bici da strada, è dovuto a quelle parti in più di carbonio nel triangolo centrale che servono a dare l’aerodinamicità alla bici.»

foto LEONARDO OLMI

FRENI: ultimamente si vedono delle soluzioni molto aerodinamiche, che ne pensi? «Sì, c’è la tendenza a montarli dietro la forcella anteriore e sotto al movimento centrale, per rendere la bici ancora più aerodinamica. Personalmente non mi piace molto, ma dato che si lotta con i decimi, se c’è del vantaggio a livello di galleria del vento è giusto adottare questa soluzione. Anche se adesso vengono prodotti dei freni appositi per le bici da crono, molto più stretti e fini rispetto a quelli tradizionali che vengono montati sulle bici da strada, che neanche si vedono e già rappresentano un ottima soluzione. Anche se noi dell’ambiente diciamo, scherzosamente, che i freni sulle bici da crono andrebbero tagliati, perché meno li tocchi e meglio è. Riferendomi all’ambiente del professionismo, in una cronosquadre, ad esempio, dove tutti sono bravi e ti fidi cecamente del compagno che ti precede, i freni non si toccano mai. Toccare i freni vuol dire perdere energie per rilanciare la bici, dunque…» (Max sorride, e così abbiamo capito tutto).

Quindi della corona piccola e del deragliatore per mettere il rapportino potremmo farne a meno? «Ultimamente capita spesso di avere solo una corona, specialmente quando si conosce il percorso, tutto a vantaggio della leggerezza (poiché si alleggerisce anche il cambio), ma attenzione perché conosco qualche corridore che per aver tolto il deragliatore e a causa di una buca gli è caduta la catena…»

Manubrio piatto con protesi dritte e l’ottimo cambio a leve e pulsanti metron della linea Vision by FSA

PROTESI, MANUbRIO e cAMbIO: come devono essere, piatte, curve, dritte, alte? E il cambio, con i manettini, a leve e pulsanti o elettronico? «Adesso le protesi sono molto più piatte e dritte di quando correvo io, e dove si appoggiano i gomiti sono molto più basse. Qualcuno, le inclina addirittura anche verso il basso, proprio per il discorso che facevo all’inizio dell’aerodinamicità. Quindi, niente protesi curvate verso l’alto. Anche il manubrio ha la tendenza ad essere più piatto e non curvato a ‘V’ verso il basso come prima, è più pratico e confortevole quando si deve manovrare la bici per curvare ed usare leggermente i freni. I comandi del cambio possono essere con le classiche leve a scatti (i cosiddetti manettini) da ruotare in basso o in alto, oppure trovo molto validi e ad un costo contenuto, la serie ‘metron’ della Vision che hanno una leva da tirare (simile a quella del freno) per salire di rapporto ed un pulsante a scatti da premere con indice o pollice, per scendere. Ovviamente, inutile dirlo, il top è il cambio elettronico, dove i pulsanti possono essere riportati anche sul manubrio (oltre che sulle protesi) vicino alle leve del freno. Ma il prezzo sale, ovviamente…» Max Lelli Marsiliana (GR) tel. 0564-60.99.20 / cell. 346-120.4150 www.maxlelli.com / info@maxlelli.com

foto archivio MAX LELLI

Noleggio ruote lenticolari e borse rigide da viaggio per bici: Lenzi bike (prato) tel. 0574-182.1153 RAPPORTI: quali sono quelli ideali, possiamo eliminare il www.lenzibike.it / info@lenzibike.it deragliatore? «Ovviamente anche lì dipende sempre dal percorso, però quando dietro hai una cassetta 11-21/23 può andare be- Max Lelli ritratto durante i test che l’ex professionista toscano ha effettuato per la sua produzione di bici presso la galleria del vento Air&Space Technology Center di San nissimo, mentre davanti come corona è sufficiente una Diego in California 54 denti, anche se poi esiste la 55, ma ‘tirare’ un 54-11 vorrebbe già dire andare a 65k mh, quindi direi che è più che sufficiente. Possiamo anche dire che nel caso di una crono con vento a favore, che ti spinge, può andare bene anche il 55. Anche se è vero che i tempi, da quando correvo io, sono cambiati; all’epoca ci facevano spingere di più sulla gamba, mentre adesso si punta molto a lavorare su una cadenza alta, 110 ped./min., riuscendo a fare delle medie altissime, senza spaccarsi le gambe come invece ce le spaccavamo noi spingendo il ‘rapportone’. Anche perché andando duri si può spingere di più, ma per poco, e poi lo paghi a lungo andare, rispetto all’andare agile per tutta la durata della crono. Ovviamente, io dico questo anche nell’ottica di un giro a tappe, dove il giorno dopo devi rimontare in bici per un altra dura prova, e quindi aver conservato energie è importante e redditizio. Tornando al discorso delle corone, è molto importante dire che non possiamo montare un 54 per un corridore esile che ad esempio pesa 58 kg, perché non ce la farà mai a spingerlo, meglio farlo andare più agile con un 53. Le corone grandi vanno bene per i ‘passistoni’, atleti sui 75-80 kg.»


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GRANfONDO NOBERASCO a cura di ENRICO CAVALLINI

info@playfull.it

LA cARIcA DEI MILLE IL VARESoTTo RICCARDo ToIA SI IMpoNE NELLA VoLATA A SEI ALLA GRANFoNDo NobERASCo 104°. TRA LE DoNNE ARRIVo IN SoLITARIA pER LA SpEzzINA DANIELA pASSALACQUA. IL CIELo MINACCIoSo DELLA MATTINA FRENA I MENo ARDITI DAL pRENDERE IL VIA: 1006 pARTENTI UFFICIALI SUI 1500 ISCRITTI. SI ChIUDE IL GIRo DELLE REGIoNI E LA CoppA LIGURIA. AL CS oRToVERo LA pALMA DI SoCIETà pIù NUMERoSA. Qualche scaramuccia senza effetto caratterizza la corsa fino a Villanova d’Albenga, dove i corridori tentano di evitare la volata. Nonostante l’esaltante sequenza di scatti, il gruppo arriva compatto sul viale dell’arrivo, posto in fronte agli stabilimenti Noberasco, lanciando la lunga volata, dove è Riccardo Toia a dimostrarsi ancora una volta il più veloce, lasciando dietro di sé Gianluca Mirenda, Manuele Caddeo, Carriero, Falzarano e Sala. Tra le donne la vittoria la guadagna in solitaria la spezzina Daniela passalacqua, che ha condotto la corsa in testa alla classifica femminile fin dalle prime battute. posizioni del podio decise nella volata di gruppo tra la bolognese Marina Lari, giunta seconda e la valenzana Raffaella palombo, che chiude il podio. È il Circolo Sportivo ortovero a portare alla partenza più associati e a vincere la classifica riservata aile società, davanti alle torinesi CC piemonte e Jolly Europrestige.

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23 settembre 2012, Albenga (Sv) – pareva volere essere una giornata piovosa, ma le previsioni del tempo avevano invece predetto il vero. Dopo una prima mattina coperta da spesse nubi, il sole ha poi preso il sopravvento. purtroppo però tanti ciclisti si sono lasciati intimorire, bloccando così le iscrizioni alla Granfondo Noberasco 104° al sabato pomeriggio a quota 1500 nominativi. Di questi solo 1006 si sono presentati domenica 23 settembre mattina, nelle scenografiche griglie di partenze poste sul lungo mare Cristoforo Colombo di Albenga, pronti a prendere il via per il rinnovato percorso di 117 chilometri. Dopo il primo tratto a velocità controllata necessario per uscire dal centro abitato, la corsa prende subito il via con la prima fuga di giornata. A farne parte il brianzolo Stefano Sala e il modenese Stefano Nicoletti. Sulla salita di Caprauna vengono raggiunti dal romagnolo Valentino Carriero e dal biellese Emiliano paiato. I quattro sono i primi a scollinare al GpM del Colle di Caprauna, inseguiti a meno di un minuto dal varesotto Riccardo Toia, dall’imperiese Manuele Caddeo, dal siciliano Gianluca Mirenda e dal pistoiese Alfonso Falzarano, che durante la discesa verso ponti di Nava, rientrano sui fuggitivi e si portano in testa alla corsa. Sul Colle di Nava i due gruppi si compattano a formare il nuovo battistrada. Dietro di loro il vuoto. A borghetto d’Arroscia la corsa vede un nuovo sussulto. Sono già i primi metri della salita di Gazzo che sfasciano il gruppo, lasciando in testa alla corsa Toia, Sala e Falzarano, ai quali si aggiunge Carriero. Intanto l’“enfant du pays” Caddeo combatte contro una crisi di fame e tenta di ricucire lo strappo. A Gazzo rientrano sulla testa della corsa il giovane imperiese e Mirenda a chiudere il terzetto della Maggi.

foto PLAYFULL NIKON

Una festa in piena regola, questa edizione della Granfondo Noberasco 104°, iniziata alla grande già il sabato pomeriggio quando sono stati i bambini a tenere banco con la Fruttime bike, la gara a loro riservata. Valevole come ultima prova del Campionato provinciale e del Challenge Ligure FCI, ha visto schierarsi nelle relative partenze ben 140 piccoli ciclisti delle categorie G1-G6 tesserati per società sportive. Una sessantina i bambini non tesserati che hanno preso parte alla kermesse. Un piccolo esercito di giovani pedalatori che, sommati ai loro genitori, hanno gioiosamente invaso la zona logistica. Una bella competizione in MTb che ha visto sfidarsi questi piccoli pedalatori in erba, con una grinta da fare invidia ai grandi. A far loro compagnia la mascotte Fruttime, che ha omaggiati confezioni di prodotti a tutti. Al termine ricca merenda a suon di pane e Nutella e premi per ogni bambino. Si chiude quindi in grande stile anche l’edizione 2012 della Granfondo Noberasco, valevole come 2a prova del Gran premio Mare d’Autunno e come prova finale della Coppa Liguria e del Giro delle Regioni. «Un ringraziamento particolare va a tutte le Forze dell’Ordine e le amministrazioni comunali dei paesi interessati – sono le parole di Vittorio Mevio, presidente del GS Alpi, la società organizzatrice la manifestazione – che hanno permesso di mettere in piedi questa bella festa, così come tutti i volontari e il personale dello staff che ogni anno si fa veramente in quattro. La partenza sul mare è stata altamente scenografica – continua Mevio – e ora non resta che mettersi al lavoro per la prossima edizione ringraziando la famiglia Noberasco che, nonostante i periodi di crisi che attanagliano l’Italia, continua a credere in questo meraviglioso progetto.» per ulteriori informazioni www.granfondonoberasco.com



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INBICI PER IL MONDO a cura di ANDREA PELO DI GIORGIO

andigio@alice.it

LONTANO DALLA cOMPETIzIONE CARATTERIzzATo DA AMICIzIA E VoGLIA DI DIVERTIRSI INSIEME VIVENDo LA pRopRIA pASSIoNE. CoNDIVIDE CoN LE pRoVE DI RANDoNNE LA DISTANzA E ANChE IN UN CERTo QUAL SENSo Lo SpIRITo ANChE SE NoN È poSSIbILE AFFRoNTARLo IN SoLITUDINE, MA SoLo IN UNA LIbERTà DI GRUppo.

S

Sono le 2.00 a.m. quando appoggio le gambe giù dal letto vestendo i miei panni di ciclista. occhi leggermente crepati per il poco sonno, qualche difficoltà per uscire dal torpore ma pronto per affrontare la lunga pedalata. Una colazione abbondante, con ancora qualche residuo della cena serale di qualche ora prima e si recupera il proprio mezzo uscendo dall’hotel Sheraton di bolzano. Il clima è ottimo, divisa estiva con una maglietta termica a pelle e un paio di manicotti, niente più addosso se non lo zaino (scelta personale) con qualche barretta, gel e il prezioso giubotto di Goretex. Quello che sta partendo è “Tour for Kids”, raduno per appassionati ciclistici senza vena agonistica dentro (almeno per l’occasione) che unisce le città di bolzano a quella di Ravensburg in Germania transitando per il territorio austriaco. 380 km di percorso pedalabile, adatto a tutte le gambe, con un paio di asperità di cui solo una impegnativa.

foto ARcHIVIO bIKEANDMORE

A capo della manifestazione KJC Sportcenter Ravensburg che da anni unisce progetti sportivi alla beneficenza (binomio sempre vincente). Tour for Kids infatti raccoglie fondi da devolvere a Radio7 Drachenkinder associazione umanitaria che si preoccupa di dare un proseguo più sereno possibile a bambini affetti da malattie rare dal destino (spesso) già segnato e di spingere la ricerca di queste ultime. per la parte Italiana dell’evento KJC Sportcenter Ravensburg ha scelto come partner la nota agenzia sportiva (organizzatrice di rinomati eventi sportivi) bikeandmore di bettina ed Eugen. Ed è proprio grazie a bettina ed Eugen, all’interessamento di INBICI e alla predisposizione agli eventi sulla lunga distanza che vengo invitato a provare questa nuova concezione del ciclismo. Unico italiano in mezzo a 156 ciclisti per la maggioranza tedeschi ma non è un problema qualche parola d’inglese la so ed inoltre ho innata una certa predisposizione alla solitudine e al dialogo con me stesso. Gli atleti tedeschi arrivano a bordo di un autobus nel tardo pomeriggio del sabato seguiti dai camion portabici dell’organizzazione. Tutto stivato perfettamente, ogni bici con un bracciale ed un colore che sarà identificativo per gli atleti che lasceranno i borsoni sui mezzi che poi ritroveranno ai ristori. Una sala dell’albergo funge da deposito e stanza meccanico, per chi ne avesse bisogno. Alle ore 2.45 circa il serpentone di ciclisti guidati dalla polizia locale, ottimamente organizzati e tenuti sotto controllo dai ragazzi del “Tour for Kids” parte alla volta del passo del brennero. Inutile negare che le luci delle biciclette donano un fascino aggiunto alla notte di bolzano e dei luoghi attigui creando sorrisi e punti interrogativi negli incontri con le persone che proprio in quel momento si muovevano per il rientro verso casa al termine del sabato sera… differenti stili di vita. Niente road book, niente indicazioni precise sul percorso, non c’è la necessità, davanti e dietro al gruppo la polizia, oltre 15 le moto dell’organizzazione impegnate in strada e dentro al gruppo 12, 14 o forse più atleti con la maglia nera “Tour for kids” (giubbottino arancione nella notte) che dirigono e controllano il tutto. La preoccupazione del ciclista deve essere solo quella di pedalare (a ritmi accessibili a tutti) e fare attenzione a non tamponare quello davanti quando il gruppo rallenta. Solo quello oltre a divertirsi, pedalare, chiacchierare e godersi il panorama almeno dalle luci dell’alba in poi.


foto ARcHIVIO bIKEANDMORE foto ARcHIVIO bIKEANDMORE

La notte regala, come sempre, fascino ed emozioni con i suoi giochi di luci, con le sue ombre, la strada comincia a salire e la temperatura a scendere e farsi rigida nel mentre si sale il passo del brennero attraverso strade larghe e dal manto stradale ottimo. ogni tanto una pausa per i bisogni fisiologici e poi di nuovo sui pedali. Il primo ristoro è posto poco prima della frontiera, c’è tutto, ringhiere portabiciclette, cibo, bevande calde e fredde, gazebo con lettini per riposarsi un attimo e fare dei massaggi, l’autobus ufficiale (nel caso

qualcuno si volesse fermare, i camion con le bande colorate all’interno dove ognuno può facilmente ritrovare la sua borsa e 8° centigradi cosa che permette al freddo di saltare addosso ai ciclisti. Tutti più vestiti alla ripartenza che avviene indicativamente 20 minuti dopo. Si entra in Austria, avviene il cambio delle pattuglie di polizia e il gruppo saluta il giorno cominciando a gustarsi la bellezza dei paesaggi austriaci. Il plotone dei ciclisti non passa mai inosservato, in qualunque parte passi e questo credo che sia il vero punto di forza per raggiungere l’obiettivo della raccolta fondi. Non passare inosservati, farsi notare, per far notare Tour for Kids e far entrare, anche solo per un attimo, nella testa delle persone che osservano il passaggio che c’è una buona azione e che alla buona azione possono partecipare anche loro con una semplice donazione. Il treno ciclistico avanza, il sole comincia a far sentire il suo tepore e decido repentinamente di sostare per togliermi il giubbotto di goretex prima di iniziare a sudare oltremodo.


cose godendomi le campagne, lo splendido lago al confine con la Germania e tutto quello che passa sotto i miei occhi. Il treno si muove tranquillo e l’umore dei partecipanti è sempre alto, lo intuisco dalle risate e dalla voglia di scherzare dei ciclisti. Ad una quindicina di km da Ravensburg una sosta lunga per fare il punto della situazione, per ringraziare tutti coloro che si sono impegnati nella realizzazione dell’evento e per ringraziare il gruppo di motociclisti per il superbo lavoro fatto. Il ritmo dopo la ripartenza diventa quello di una passeggiata turistica e ci si prepara per lo show finale che avviene nel centro di Ravensburg dove è in corso la più grande festa di paese. Veniamo accolti con onore come degli eroi da applausi scroscianti urla e clap clap di mani di plastica distribuiti dall’organizzazione. Non c’è un premio finale, non serve, il premio di ognuno è l’aver aiutato, nel proprio piccolo, l’associazione Radio7 Drachenkinder nella raccolta dei fondi oltre all’aver portato a termine i 380 km che, piano o forte, sono sempre da fare. 17 le ore totali per un 14 ore di pedalata effettiva, 3.800 metri il dislivello della passeggiata e tante belle immagini negli occhi e nella mente. 15.000 gli Euro raccolti che porteranno un sorriso ai bimbi di DrachenKinder, senza pecche l’organizzazione generale dell’evento che, grazie al prezioso appoggio di bikeandmore proporrà questo nuovo modo di intendere la bicicletta al ciclista Italiano. La giornata si spegne sul centro di Ravensburg in festa con molti tra i protagonisti della pedalata tranquillamente seduti con le famiglie a gustarsi una fresca birra tedesca ridendo, scherzando e raccontando la bellezza della propria fatica. Un grazie particolare a bettina ed Eugen per avermi ospitato al Tour for Kids. Link Garmin: http://connect.garmin.com/course/1870297 per qualsiasi informazione sull’evento rivolgersi a bikeandmore Contatto mail: info@bikeandmore.com telefono: 0471 272659

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Forse 30 secondi, 40 che già una moto si ferma a fianco mi chiede se è tutto ok e dice che se voglio mi riportano sotto (capisco i gesti). Sorrido dicendo che rientrerò molto velocemente da solo, cosa che farò, effettivamente, nel giro di neanche un km forse avendo cura di affiancarmi ad una persona sola anche perché non appena rimanevi un attimo in terza corsia, la voce imponente di uno degli uomini Tour for Kids ti arrivava nelle orecchie con un chiaro “zwei Rail” (due binari). Ach! pensavi chinando la testa come un bimbo colto in flagrante. Veramente un’organizzazione perfetta, tedesca, che non lascia spazio ad imperfezioni. Una delle cose che mi sorprendeva in continuazione era il servizio delle moto d’accompagnamento agli incroci. Anche nell’attraversamento dei paesi dove c’erano vari crocevia mai, e ripeto mai, siamo capitati in un incrocio scoperto dove non ci fosse almeno una moto che bloccava ogni possibile strada in entrata mentre nel frattempo altre moto ti sfrecciavano davanti dall’altra corsia per andare a bloccare il successivo. Altre soste, altri ristori mentre la bellezza del paesaggio scivolava sotto agli occhi ci accompagnano fino all’asperità più impegnativa che arriva subito dopo ad un importante ristoro. Il gruppo viene diviso in due tronconi, qualcuno si voleva riposare un po’ di più e la salita che porta da St. Anton a St. Christoph, per evidenti ragioni, viene lasciata libera con sosta obbligata al ristoro in cima. Sono 6 km impegnativi, te lo fa presente sia il ritmo della pedalata, il dolore muscolare delle gambe e soprattutto il colare copioso del sudore sul viso non dovuto principalmente al sole che ci scaldava con un calore molto gradevole. Arrivo su al passo dove c’è il caratteristico bar rifugio con vendita di souvenir dove ci rifocilliamo e rinfreschiamo un’altra volta in attesa di riunirci tutti in un unico gruppo. La discesa che ci riporterà a valle sarà lunga e bella, verrà percorsa ad una velocità massima indicativa intorno ai 48-50 km/h, peccato non poter mollare i freni e lasciar scivolare la bici ma quelle sono le regole. Essendo uno spirito libero e non troppo soggetto ai confini fremo un po’ nel dover rimanere inglobato ma poi posiziono la mente su altre



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MEMORIAL GIOVANNI PASCOLI

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a cura di ENRICO CAVALLINI

cHIUSURA IN GRANDE STILE PER ROMAGNA SPRINT E cT LEAGUE GRAN FINALE A SAN MAURo pASCoLI pER I CIRCUITI RoMAGNA SpRINT E CT LEAGUE. IN CAbINA DI REGIA L’ECoLoGy TEAM. bEN 2075 I pARTECIpANTI AL 5° MEMoRIAL GIoVANNI pASCoLI CoNTRo I CIRCA 1700 DEL 2011.

Quando si arriva davanti alla mole di Villa Torlonia il fiato si mozza in gola e mentre ci si avvicina all’ingresso ai lati si notano due epigrafi che riportano alcuni versi di pascoli. In una,

in cui si parla della Romagna, si legge: «Se Virgilio vagasse ancora cantando per le città romane il suo carme qui sosterebbe. Roma se ancora vinca di qui trarrà i bianchi bovi per le sue pompe trionfali». Nell’altra, invece, si leggono alcuni versi tratti dalla raccolta Myricae: «Ma voi solo vedevo amici pioppi! Brusivano soave tentennando lungo la sponda del mio dolce fiume». Leggendo queste parole e osservando il cortile e le mura di Villa Torlonia ci si immerge in un’atmosfera dai sapori antichi e subito affiorano alla memoria quei versi immortali: «O cavallina, cavallina storna, che portavi colui che non ritorna. Tu capivi il suo cenno ed il suo detto! Egli ha lasciato un figlio giovinetto». Sono i versi della poesia La cavalla storna, che si riferisce all’assassinio, avvenuto il 10 agosto 1867 e rimasto insoluto, del padre di Giovanni pascoli, Ruggero, amministratore della tenuta agricola La Torre. Ed è proprio dallo splendido scenario da cartolina di Villa Torlonia che, a partire dalle 6,30, gruppi di ciclisti partono alla francese, lanciandosi in quest’avventura dopo una ricca colazione a base di crostate, pane e marmellata, pane e nutella, bibite varie e caffè. Tutto rigorosamente offerto dall’organizzazione. Tre i percorsi tra cui scegliere: il granfondo di 103,73 chilometri (dislivello di 1311 metri), il fondo di 89,43 chilometri (dislivello di 970 metri) e il turistico di 48,73 chilometri (dislivello 357 metri). percorsi durante i quali i partecipanti hanno potuto rifocillarsi ai ricchissimi ristori con formaggio di fossa, crostate alla marmellata e alla cioccolata, torte di mele, stuzzicheria dolce, frutta secca, panini con prosciutto, spianate con salumi, succhi di frutta, coca cola, té, acqua e sali minerali. E una volta arrivati a Villa Torlonia via con il luculliano pranzo finale a base di pasta al ragù di piselli, porchetta prodotta dalla bottega delle Carni di San Mauro pascoli, salumi, torte, vino, birra, coca cola, caffè, dolci vari foto PLAYFULL NIKON

2011. Location d’eccezione è stata Villa Torlonia, detta La Torre, dove trascorse la sua giovinezza il grande poeta Giovanni pascoli, di cui quest’anno ricorre il centenario della morte.

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San Mauro Pascoli (Fc) – È stato davvero un finale degno di un grande circuito come il Romagna Sprint il 5° Memorial Giovanni pascoli, granfondo non agonistica organizzata domenica 9 settembre a San Mauro pascoli dall’Ecology Team sotto l’egida della Uisp. Una manifestazione che, valida anche come ultima prova del circuito Ct Leauge, ha avuto 2075 partecipanti contro i circa 1700 del


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vita, ha avuto qualche problema, che stiamo risolvendo. Nel complesso il bilancio è più che positivo. Il mio grazie va a tutti i partecipanti e agli sponsor, in primis a Ecoplast-Acquaviva srl della Repubblica di San Marino e poi a Gaia Costruzioni, General d’Aspirazione, Gruppo Ivas, Outlet Paola Frani e Nucci Accessori. Un grazie anche a tutti gli altri sponsor. Un ringraziamento va poi ai Comuni coinvolti nella manifestazione, con in testa quello di San Mauro Pascoli, che ci concede l’utilizzo gratuito di Villa Torlonia, un palcoscenico di grande fascino e bellezza. E poi a Talamello, Sogliano al Rubicone, San Leo, Savignano sul Rubicone, Borghi, Sant’Arcangelo di Romagna, Poggio Berni, Verucchio, Maiolo e Villagrande di Montecopiolo. Grazie a tutti i miei collaboratori, senza i quali sarebbe impossibile mettere in piedi questo evento, all’associazione nazionale Carabinieri di Cesenatico e di Talamello, alla Protezione civile di Montefeltro e alle polizie municipali dell’Unione dei Comuni di Novafeltria e di San Leo. Arrivederci al 2013».

classifica 5° Memorial Giovanni Pascoli: 1) Cicli Matteoni, 2) Fausto Coppi Cesenatico, 3) Aurora San Giorgio, 4) Medinox, 5) Lgl bike Team, 6) pedale bianconero, 7) Mareterra bike Team, 8) Air Santarcangelo Dario beltrambini, 9) Ucf baracca Lugo, 10) pedale Cesenate Cicli Neri.

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e gelato. Il tutto allietato con musica dal vivo. Romagna Sprint e del Ct League –. La manipoi tutti nella stupenda Sala degli Archi, dove festazione è riuscita benissimo e il Romagna si sono svolte le premiazioni della classifica di Sprint quest’anno ha superato i 500 abbonati. giornata, di quella finale del Romagna Sprint e Il Ct League, che era al suo secondo anno di di quella finale del Ct League, tutte vinte dalla Cicli Matteoni. premiafoto PLAYFULL NIKON zioni a base di prosciutti, bici, vino Sangiovese Rocche Malatestiane e ceramiche faentine. Senza dimenticare i tanti premi speciali: alla Cicli Matteoni come società con il maggior numero di partecipanti, all’olimpia bike come società con più donne nel percorso medio e alla porto Tolle di Rovigo come società con i 5 partecipanti provenienti da più lontano. Un omaggio è stato consegnato anche al Giampi Clan, proveniente dalla Sicilia. Insomma, davvero una grandissima festa alla quale è intervenuto Gianfranco Miro Gori, sindaco di San Mauro pascoli. «Un grande successo – commenta stanco ma soddisfatto Dino Tamburini, coordinatore del

classifica Romagna Sprint: 1) Cicli Matteoni, 2) Aurora San Giorgio, 3) Fausto Coppi Cesenatico, 4) Air Santarcangelo Dario beltrambini, 5) Vecchiazzano, 6) Grama, 7) baracca Lugo, 8) Lgl bike Team, 9) pedale Gambettolese, 10) pedale Cesenate - Cicli Neri. classifica ct League: 1) Cicli Matteoni, 2) Fausto Coppi Cesenatico, 3) Aurora San Giorgio, 4) baracca Lugo, 5) Air Santarcangelo Dario beltrambini.


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GIRO D’ITALIA AMATORI

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a cura di LuCA ALò

ALESSANDRO bERTUOLA VINcE LA PRIMA EDIzIONE ULTIMo ATTo DEL GIRo D’ITALIA AMAToRI SULLE STRADE DEL CoNSoRzIo CoSTA DEI pARChI CoN LA pRoCLAMAzIoNE DEI DUE NUoVI pADRoNI DELLA pRIMA EDIzIoNE DELLA CoRSA RoSA AMAToRIALE: IL VENETo ALESSANDRo bERTUoLA (MG K VIS VINER MIChE) E L’ATLETA DI CASA SANDRA MARCoNI (ASD MARy CoNFEzIoNI) DELLA VICINA MARTINSICURo LoCALITà DoVE hA pRESo IL VIA LA FRAzIoNE CoNCLUSIVA CoN ARRIVo NEL CENTRo DI ALbA ADRIATICA.

foto bETTINIPHOTO

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Teramo domenica 16 Settembre una giornata splendida e una temperatura estiva a portato i ciclisti a dar battaglia sin dai primi chilometri di gara. Il primo allungo di giornata è avvenuto dopo 6 chilometri per opera dell’ex iridato Wladimiro D’Ascenzo (M3, GC Melania) che guadagnava fino al chilometro 13 un vantaggio massimo di 10” fino a farsi raggiungere dal neo campione italiano mediofondo Matteo Cecconi (Team Terenzi-pedalando bike Shop) al chilometro 16. Dopo 21 chilometri, il vantaggio della coppia al comando è salito a una trentina di secondi con tutta la MG K Vis Viner Miche a guidare con scioltezza le operazioni di ricongiungimento con Michele Rezzani, Matteo podestà, Fabio Laghi, la maglia verde dei Gpm Alessandro bertuola e quella rosa di Davide D’Angelo. I due battistrada sono riusciti a transitare dopo 34 chilometri in vetta all’unico Gran premio della Montagna di giornata con D’Ascenzo primo davanti a Cecconi mentre a 44” il leader bertuola e subito dietro il due volte tricolore master 4 Ernesto Mancini (Master Cycling). Al 41 chilometri il tandem al comando si è fatto riprendere dal gruppo dei migliori abbastanza frazionato in vista del traguardo volante (km 47) vinto per l’occasione dal leader Cristian ballestri (M2, Tree Team) su Stefano Miniello

(M3, GC Melania) e paolo di Leonardo (élite sport, Team Calcagni). Anche all’ultimo passaggio sulle ascese di Colonnella e Controguerra, la MG K Vis Viner Miche Lgl ha controllato alla perfezione ogni tentato attacco alla maglia rosa sempre ben salda sulle spalle di D’Angelo. per l’ultimo assalto alla maglia rosa, ci hanno provato Matteo Cecconi (èlite sport, Team Terenzi-pedalando bike Shop), il tricolore Davide Torosantucci (M1, GC Melania), Cristian ballestri (M2, Tree Team), Emanuele orsini (M2, Asd Redingò) prontamente raggiunti dal capoclassifica Davide D’Angelo (M1, MG K Vis Viner Miche) e dal compagno di squadra Alessandro bertuola (M1, MG K Vis Viner Miche Lgl) che sono riusciti ad accumulare un discreto margine sul drappello dei primi inseguitori con il campione del mondo in carica Gabriele Clementoni (M3, GC Melania), piero zizzi (M2, GC Melania), Ernesto Mancini (M4, Master Cycling), Roberto Vallese (M3, Asd Mary Confezioni), Aurelio Di pietro (M1, Val di Foro Cycling), Stefano borgese (élite sport, NaturAbruzzo Dema Service), Silvio Scarafoni (M3, Asd Redingò), Maurizio Vandelli (M4, E point Koflach), Fabio Laghi (M3, MG K Vis Viner Miche Lgl), Emiliano bolletta (M2, Asd Redingò) e paolo Calcagni (élite sport, Team Calcagni).

Ma dentro l’abitato di Alba Adriatica si è concretizzato l’allungo decisivo di bertuola che è riuscito a guadagnare un centinaio di metri sui compagni di fuga, passare per primo sotto il traguardo speciale “Ultimo Chilometro” e a sancire con la sua personale vittoria un’altra giornata di grazia per i colori arancioni della MG K Vis culminata con la maglia rosa di bertuola e il secondo posto di D’Angelo sia all’arrivo che nella classifica generale con i complimenti in prima persona del testimonial del Giro amatoriale Gilberto “Gibo” Simoni. In campo femminile è stata una sfida continua tra la master donna 2 Sandra Marconi (Asd Mary Confezioni) e le due rappresentanti della categoria élite master donna con la maglia rosa in carica Marina Lari (Max Team) e la tricolore Corinne biagioni (GC Melania) già trionfatrice al Giro d’Italia Amatori dopo le prove di qualificazione a punteggio. Marconi si è presentata in forma smagliante sulle strade che conosce molto bene ed è per questo che ha provato a tenere il ritmo del gruppo dei migliori arrivando a guadagnare persino 1’30” su Lari e biagioni le quali hanno fatto i conti sfortunatamente con un momentaneo errore di percorso. Tornate sulla giusta direzione, entrambe erano troppo lontane dalla vincitrice Marconi e, nonostante la delusione e un po’ di tensione in corsa, hanno chiuso la loro prova con onore e con impegno rispettivamente in seconda e in terza posizione sia nella classifica assoluta che nella generale. ORDINE D’ARRIVO MARTINSIcURO-ALbA ADRIATIcA 1. Alessandro bertuola (Team Viner Miche – 1. Master 1) 80 km in 2.06’00” media 38,095 km/h 2. Davide D’Angelo (MG K Vis Viner Miche – 2. Master 1) a 18” 3. Cristian ballestri (Tree Team – 1. Master 2) 4. Emanuele orsini (Asd Redingò – 2. Master 2) 5. Davide Torosantucci (GC Melania – 3. Master 1) cLASSIFIcA GENERALE FINALE 1. Alessandro bertuola (Team Viner Miche – 1. Master 1) 3.36’53” 2. Davide D’Angelo (MG K Vis Viner Miche – 2. Master 1) a 18” 3. Davide Torosantucci (GC Melania – 3. Master 1) 4. Cristian ballestri (Tree Team – 1. Master 2) a 21” 5. Stefano borgese (NaturAbruzzo Dema Service – 1. Elite Sport) a 1’00”



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SUPER TEAM VINCENTE a cura di NICOLETTA BRINA

brina@gocom.it

MAURO MONDAINI, NEO cAMPIONE RIMINESE IL 48ENNE DELL’ASD SUpERTEAM DI SAN MARINo hA VINTo LA MAGLIA NEL CIRCUITo DI MISANo MoNTE ED oRA SI pREpARA ALL’ULTIMA DI STAGIoNE A bELLARIA: «SoNo UNo DEI pIù FoRTI CICLoAMAToRI pERChé IN 30 ANNI NoN MI È MAI MANCATo Lo SpIRITo CoMpETITIVo».

N

Neoeletto campione riminese, Mauro Mondaini, 48 anni, cicloamatore di Sant’Arcangelo, portabandiera dell’Asd SuperTeam di San Marino, team sponsorizzato dal G-Mobile di Giampiero Di Marco, ora può ufficialmente dirsi soddisfatto: uno dei titoli più ambiti è infatti entrato a far parte della sua bacheca.

riuscire ad arrivare fino all’ultimo chilometro insieme. L’ultimo tratto era in salita ed io avrei dovuto fare lo scatto finale. In buona sostanza, lui si è dato da fare prima dell’arrivo, siamo riusciti ad arrivare in gruppo, poi, all’ultimo chilometro sono partito nello scatto finale, nessuno mi ha seguito e ho vinto in

Il campione riminese Mauro Mondaini

Mauro, è campione riminese 2012: quando e in quali condizioni ha vinto il titolo? «La gara si è svolta domenica 30 settembre a Misano Monte, gara valevole come Campionato riminese. Non solo sono stato il primo riminese a tagliare il traguardo ma, per sfatare ogni dubbio, sono giunto anche primo assoluto nella gara dei gentleman.» Può raccontarci la gara? «Mi ero messo d’accordo con Arnoldo Antonini, un mio compagno di squadra, per

solitaria. Si trattava di un circuito da percorrere 4 volte, per un totale di 50 chilometri.» che emozione ha provato? «Per noi riminesi è una grande occasione questa gara, perché è molto sentita. Tenevo a questa maglia, così come il mio sponsor G-Mobile. È la terza volta che la vinco ed è sempre bello. Inoltre, c’è anche un aspetto divertente in questo contesto, dato dal fatto che chi vince questo titolo, poi si può vantare con gli amici al bar: è una sorta di presa in

giro nei confronti di chi ha perso, una specie di goliardata. Si creano tra amici quelle voci di scherno e un po’ canzonatorie e sono sicuro che andranno avanti fino a Natale.» Quali altri titoli ha fatto suoi? «La gara del Campionato rappresenta la mia 17a vittoria quest’anno, in una stagione dedicata a mediofondo e circuiti. La domenica precedente al campionato ho vinto nella categoria gentlemen a Lugo, nella Granfondo Conti, facendo il quarto assoluto. Posso dire che la stagione è andata oltre le aspettative, non ho mai avuto cali durante l’estate, diversamente dagli anni precedenti. Probabilmente questo è anche dovuto al fatto che mi sono allenato bene – cinque volte la settimana – e differentemente dal passato, sono arrivato all’estate con meno granfondo nelle gambe che, più di altre gare, evidentemente mi stancavano.» Giampiero Di Marco la definisce “uno dei più forti cicloamatori presenti in Italia”, che ne pensa? «Devo dire che da 30 anni sono cicloamatore e mi sono sempre distinto in tutte le categorie. Sono sempre stato competitivo e forse la mia costanza è ciò che più di ogni altra cosa mi rende forte». Qual è il prossimo impegno che l’attende? «Chiuderò la mia stagione il 21 ottobre con la Bellaria-Monte Tiffi, una gara che ho già vinto diverse volte, una gara tra amici, con tanto di mangiata finale, un po’ nello spirito del Campionato riminese. Spero di far bene, così da concludere nel miglior modo possibile la mia stagione.»


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IL TELAIO IDEALE a cura di ROBERTO ZANETTI

NAPA VALLEY, LEGGEREzzA A 11 VELOcITà

robyzanetti@alice.it

WhEN CyCLING GOES OVER ThE PASSION, oVVERo “QUANDo IL CICLISMo VA oLTRE LA pASSIoNE”. QUESTA FRASE RACChIUDE IN Sé IL SEGRETo DELLE bICICLETTE FRW E DEL SUo pRESIDENTE, CLAUDIo bRUSI. pERChé, SE È VERo ChE IL MoNDo DEL CICLISMo È IL SUo LAVoRo, È ANChE LA SUA GRANDE, IMMENSA pASSIoNE. E LA NUoVA NApA VALLEy È UNA DELLE SUE pIù AMATE “CREATURE”.

N

Il test: Non immaginate quante volte mi frulli in testa questo pensiero: quanto mi piace e mi appaga poter vedere il mondo in sella a una bicicletta, e quanto sono fortunato che questo sia anche il mio lavoro. Questa volta, però, il piacere è stato ancora maggiore perché ero in sella alla nuova Napa Valley – di cui avevo già provato il modello 2012 insieme ad altre specialissime FRW sia da strada che MTb, per cui ho una panoramica abbastanza completa di ciò che il marchio può offrire. Sostanzialmente il telaio della Napa Valley non è cambiato, come da tradizione FRW, ma è stato aggiornato nella grafica e nei nuovi allestimenti di gruppi e componentistica. Se è vero che “squadra che vince non si cambia”, lo stesso vale per i partner commerciali di Freewheeling, che sono sempre stati e restano tuttoggi: Shimano e SRAM per il gruppo, Ritchey e DEDA per la componentistica, Selle Italia per la sella e Mavic per quanto riguarda cerchi e coperture. È indubbio che la Napa Valley è stata “vestita” proprio con un gran bell’abito, potrei quasi azzardarmi a dire con l’abito della festa. Ma che dire del telaio, tout court? La spina dorsale è ancora il monoscocca in fibra di carbonio ad altissimo modulo (Ultra high Moduls and high Strenght), frutto della sapiente ricerca e del costante sviluppo progettuale che in questi ultimi anni ha portato FRW ai vertici del settore. Si tratta di un materiale termoindurente che ha origine dal comparto industriale aeronautico e aerospaziale, ovvero un “tessuto” di carbonio molto leggero che, accoppiato tramite un processo di riscaldamento a una resina epossidica Test Napa Valley in discesa

Test Napa Valley in salita

e disposto in fibre nella stessa direzione (UD-pRE-pEG), conferisce al telaio di questa specialissima massima leggerezza, grande rigidità e alta resistenza agli impatti. In evidenza: Già dalla precedente versione 2012 la Napa Valley è il modello più innovativo della gamma FRW, sia come geometrie che come componentistica. Il materiale del telaio presenta, come ho già detto, indiscutibili qualità di leggerezza e robustezza, due fattori non facilmente coniugabili in un unico prodotto. Dove, invece, voglio soffermare la vostra attenzione è sui componenti di pregio con i quali è stata allestita questa specialissima. Mi riferisco, in particolare, al nuovissimo gruppo Shimano Dura Ace a 11 velocità, che non avevo ancora avuto modo di provare e che dona alla Napa Valley quel tocco di esclusiva personalità che ben le si addice. Disponibile anche con guarnitura compact 50x34, la versione che ho testato montava pedivelle da 172,5 cm con guarnitura 53x39. Questa scelta, che ha compromesso in parte l’agilità della mia pedalata, soprattutto in salita, mi ha però permesso di testare la risposta


Leva freno/cambio Shimano Dura Ace 11V

caratteristiche Tecniche - Telaio: Monoscocca in fibra di carbonio hM - cambio: Dura Ace 11V 2013 - Deragliatore: Dura Ace 2013 - Guarnitura: Dura Ace 2013 – 53x39 – pedivelle 172,5 mm - catena: Dura Ace 11V 2013 - Ruota libera: Dura Ace 2013 – 11x25 - Movimento centrale: press Fit - Freni: Dura Ace 2013 - Forcella: FRW Carbon Engineering - Serie sterzo: Ritchey WCS - Attacco manubrio: Ritchey WCS 260° in alluminio – 10 cm - Piega manubrio: Ritchey WCS Logic Curve in alluminio – 42 cm c/c - Reggisella: Ritchey WCS in alluminio Mono Link System - Sella: Selle Italia SLR Mono Link System - cerchi: Mavic R-Sys SLR in alluminio nero satinato - coperture: Copertoncini Mavic yKSion pro powerlink - Mozzi: Mavic SSC - Taglie: XS-S-M-L-XL-XXL - colori: Matt black – yellow – oro Nero – White/ Red (come il modello usato per il test) - Peso telaio: 1.100,00 gr (tg. M), forcella esclusa - Peso bici completa (come in foto): 7,00 Kg comprensiva di pedali Look Keo Carbon

Sella Selle Italia SLR Mono Link System

Trasmissione Shimano Dura Ace 11V Scatola movimento centrale BB Press Fit


della bicicletta nelle fasi di rilancio fuori sella: quando ho deciso di spingere rapporti più duri, imprimendo maggiore potenza sui pedali, sono rimasto molto sorpreso dalla rigidità e dall’ottima reattività del telaio. Da rivedere: Dalle generose dimensioni del tubo obliquo, della forcella e dal diametro oversize della scatola del movimento centrale (press Fit da 86 mm) mi aspettavo, a essere sincero, una maggiore comodità e stabilità. Indubbiamente rigida e reattiva ai rilanci e agli scatti, la Napa Valley si dimostra però una bici “nervosa”, molto sensibile, in particolare nelle discese veloci, in cui può essere soggetta a sollecitazioni e vibrazioni che ne redono più impegnativa la guida. Trovo che sia una bicicletta poco indicata per il neofita delle due ruote, ma ottima per un utente esperto, che abbia già acquisito una certa dimestichezza, o per un agonista abituato a correre col numero sulla schiena. consigli per l’acquisto, perché comprarla? Sfogliando le pagine delle precedenti edizioni dei cataloghi FRW ho verificato ciò che già sapevo: che il telaio della Napa Valley ha mantenuto una sua continuità non solo nel nome, ma anche e soprattutto nelle forme, che la rendono inconfondibilmente sempre attuale. penso sia questo “non passare mai di moda” ciò che lega “magicamente” la Napa Valley a chi negli anni l’ha acquistata. Al di là dei diversi colori e degli svariati allestimenti, è questo feeling particolare, questo legame affettivo nato con il mezzo che ha spinto sempre all’acquisto, indipendentemente dal suo prezzo.

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GRANDI EVENTI

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a cura di ENRICO CAVALLINI

GF DELLE 5 TERRE: cARRIERO E LA GAGGINI FESTEGGIANO A DEIVA MARINA VALENTINo CARRIERo E A DANIELA GAGGINI VINCoNo LA 18A GRANFoNDo DELLE CINQUE TERRE. FEDERICo CERRI E ILARIA LoMbARDo SIGLANo LA MEDIoFoNDo. LA bIKE EVoLUTIoN RoDMAN TEAM SI IMpoNE TRA LE SoCIETà. ERCoLE bALDINI L’ICoNA DELLA MANIFESTAzIoNE.

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Deiva Marina (Sp) – È andata al romagnolo Valentino Carriero, portacolori del Team Maggi FRW, la vittoria del percorso lungo da 151 chilometri della 18a Granfondo delle Cinque Terre e della Riviera spezzina di domenica 9 settembre. È stato invece il toscano Federico Cerri a firmare l’albo d’oro della mediofondo. La lombarda Daniela Gaggini e la parmense Ilaria Lombardo, vincono la categoria femminile della granfondo e della mediofondo rispettivamente. Sono le prime asperità di giornata a forzare il ritmo della corsa e a mandare in fuga il toscano Federico Cerri già sulle prime rampe di Framura. Al suo inseguimento si lancia un gruppo di una ventina di elementi. Sulla salita al passo del Termine, sotto il forcing di Raimondas Rumsas, il plotone di inseguitori si sfalda e al bivio dei percorsi posto a pian di barca, sul mediofondo si ritrova Cerri, in testa con circa due minuti di vantaggio sul gruppo inseguitori composto da cinque elementi. Il toscano forza il ritmo e il gruppo non riesce a chiudere un gap che invece va via via aumentando. Federico Cerri va così a vincere solitario a braccia alzate la mediofondo. Gli inseguitori, sotto il forcing dell’altro toscano Simone orsucci, si sgretola tanto da mostrare un arrivo alla spicciolata con il secondo posto di orsucci e il terzo di Cinni Devis.

Sulla granfondo, intanto, svoltano in dodici e si procede nel tentativo di scremare il gruppo. Le salite di Sorbolo e di Madrignano, nonostante i tentativi di evasione non riescono però nell’intento, forse in previsione del lungo tratto di pianura necessario per giungere a Carrodano. Il gruppo giunge quindi compatto fino a Levanto per affrontare l’ultima asperità di giornata, la scalata alla Colletta di Guaitarola. Qui è il romagnolo Carriero a lanciare la sua azione personale. Al suo inseguimento si lanciano l’imperiese Manuele Caddeo, il toscano Simone Sguerri e il pistoiese Alfonso Falzarano. Il giovane Carriero

ha un passo però incontenibile e scollina il passo del bracco con oltre 2’ di vantaggio sul terzetto. per lui la vittoria è a mani alzate sul lungo mare di Deiva. Sarà invece la volata a determinare il podio che vede al secondo gradino Caddeo e al terzo Sguerri. Tra le donne, sulla mediofondo, la vittoria va alla parmense Ilaria Lombardo, prima donna a giungere al bivio dei percorsi, con un vantaggio tale da assicurarle la vittoria. Dietro di lei giungono in volata Daniela padi e Raffaella palombo, rispettivamente sul podio alla seconda e terza posizione. foto PLAYFULL NIKON

foto PLAYFULL NIKON

Federico Cerri, vincitore della Mediofondo, guida il gruppo dei fuggitivi

La partenza a Deiva Marina

Gara combattuta sulla granfondo dove la spezzina Daniela passalacqua mantiene il dominio fino all’attacco dell’ultima salita, inseguita dalla lombarda Daniela Gaggini. È proprio questa a forzare il ritmo e a recuperare terreno sulla ligure, superandola e andando a vincere la granfondo. Si dovranno attendere sette minuti per vedere passare sull’arrivo la passalacqua. Terza piazza per la torinese Monica De palma. Tra le società, la vittoria a punti è andata alla ligure bike Evolution Rodaman Team, seguita dalla corregionale polisportiva Cral Vigili del Fuoco di Genova e dalla torinese Jolly Europrestige.


foto PLAYFULL NIKON

La granfondo è stata l’epilogo di una “tre giorni” di festa che ha occupato la cittadina di levante, sin dal venerdì con la CicloScalata “Memorial Elio scaramuccia” capace di portare alla partenza una sessantina di specialisti del settore. Durante la serata di venerdì è stata la riuscitissima elezione di Miss Granfondo a tenere piacevolmente occupati i numerosissimi spettatori. Le due Miss (Miss Granfondo e Miss Sport) hanno presenziato alle premiazioni della granfondo.

dalla consegna dei dorsali e dei pacchi gara, che non ha mai creato contrattempi. Il percorso, rinnovato a causa dell’inagibilità della Cinque Terre, è piaciuto ai partecipanti e ha presentato due salite inedite (per la granfondo), capaci di sopperire, in termini di dislivello, a quelle inagibili.

Testimonial della manifestazione e impegnato come starter d’eccezione è stato il grande campione degli anni ’60 Ercole baldini, il quale ha presenziato anche alle premiazioni. Come sempre tutta l’organizzazione è stata impeccabile, a partire dalla zona logistica e

Ancora una grande festa quella di questa diciottesima edizione della granfondo deivese, capace di iscrivere nella lista dei partenti ben 1200 ciclisti, di cui 1184 giunti al traguardo. Numeri di tutto rispetto per questa stagione che sta volgendo al termine.

La manifestazione è terminata con l’immancabile pasta party che, come ormai è di tradizione, ha visto nel tipico bagnun il suo piatto forte.

Il vincitore della Granfondo Valentino Carriero foto PLAYFULL NIKON

cLASSIFIcHE Granfondo Maschile 1. Valentino Carriero (Team Maggi Frw); 04:21:29; 34,21 km/h 2. Manuele Caddeo (Team X-bionic Lapierre); 04:23:47; 33,92 km/h 3. Simone Sguerri (Genetik Cycling Team Asd); 04:23:47; 33,92 km/h Granfondo Femminile 1. Daniela Gaggini (Makakoteam); 05:14:24; 28,45 km/h 2. Daniela passalacqua (promo Ciclo); 05:21:23; 27,84 km/h 3. Monica De palma (Uc Ezio borgna Isdc); 05:47:21; 25,76 km/h Mediofondo Maschile 1. Federico Cerri (Team Freedom bike Cicli Tarducci); 02:23:38; 36,22 km/h 2. Simone orsucci (Ciclo Team San Ginese); 02:26:11; 35,59 km/h 3. Devis Cinni (Frecce Rosse Rowabike); 02:26:23; 35,54 km/h Mediofondo Femminile 1. Ilaria Lombardo (pol Cral Vigili Del Fuoco Genova punto Sport); 02:38:35; 32,8 km/h 2. Donatella padi (Cycling Lavagna); 02:45:21; 31,46 km/h 3. Raffaella palombo (Team Cinelli Glass&Rsquo; Ngo); 02:45:21; 31,46 km/h Società 1. bike Evolution Rodman team 2. pol. Cral Vigili del Fuoco di Genova 3. Jolly Europrestige


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COI TEMPI CHE CORRONO riflessioni di MAuRIZIO ROCCHI

info@inbici.net

cHE FINE FARà IL PAccO GARA

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La difficile situazione economica che attanaglia tutta l’Italia fa riflettere anche gli organizzatori di eventi ciclistici, su strada e fuoristrada. Caleranno gli iscritti nel 2013 rispetto a quest’anno, che pure non è stata un’annata facile, specie nel fine stagione? È abbastanza evidente che un po’ tutti risentono di questa “maledetta” crisi. Il rincaro della benzina ci penalizza tutti. Spostarsi per recarsi ad una gara sta diventando sempre più dispendioso. Ai costi di carburante e autostrada occorre aggiungere quelli sempre più elevati di ristorante, albergo. Ma dove andremo a finire? partecipare ad una gara, insomma, è costoso. prima l’iscrizione, poi per molti c’è il noleggio dei chip, poi la trasferta, i… materiali di consumo e attenti a non cadere. Su cosa si potrebbe intervenire? La prima voce che salta all’occhio è “iscrizione”. più o meno cara, ciascuno la sta-

bilisce soprattutto in base ai servizi offerti e al pacco gara annesso. Già, il pacco gara. In tanti ormai spesso scremano gli eventi, oppure ne preferiscono uno all’altro in base al pacco gara. Ce ne sono di ridicoli e insignificanti, ce ne sono però molti anche di “preziosi” il cui valore spesso sovrasta quello dell’iscrizione. Ma sono casi sempre più rari. E se ci fossero le gare low cost, come nei voli aerei, che ne penserebbero organizzatori e corridori? INBICI è pronto ad aprire un dibattito. È chiaro che un pacco gara con gadget ha un costo che l’organizzatore deve far pagare al concorrente, salvo che non si tratti di un baratto con lo sponsor. Ma è veramente indispensabile questo pacco gara? È sicuramente un bell’impegno per l’organizzatore reperire gli omaggi, confezionarli ed accumularli. Il pasta party è sempre molto apprezzato, diremmo anche indispensabile dopo una Il pacco gara

bella pedalata. Ma sono in molti a glissare l’opportunità, per rientrare prima a casa oppure per stare con la famiglia o gli accompagnatori. Ed anche il pasta party per ogni organizzatore ha un costo. Che dire allora di un’iscrizione che non comprenda il gadget e il pasta party? Il prezzo potrebbe decisamente essere dimezzato, e in questi tempi non farebbe male. Si può sempre prevedere, ad esempio, come sui voli low cost, un costo suppletivo per chi effettivamente apprezza il gadget (ovviamente da prenotare in anticipo per non mettere in difficoltà l’organizzatore) e così pure per il pasta party. ovvio che i ristori sul tracciato e i servizi indispensabili non devono mancare e quelli, come l’organizzazione in generale, devono essere allestiti e comunque pagati da qualcuno, sponsor o concorrente. organizzatori e corridori, che ne pensate? Gare low cost, sì o no? A voi!


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MEDIOfONDO COLLINE DEL CHIANTI VAL D’ELSA

office@leonardoolmi.com

a cura di LEONARDO OLMI

UN cALOROSO FINE SETTEMbRE HA VISTO LO SVOLGERSI DELLA SUA 6A EDIzIONE È pARTITA pER LA pRIMA VoLTA DALLE pENDICI DELLA SUGGESTIVA FoRTEzzA DEL CASSERo DI poGGIboNSI ED È STATA oNoRATA DALLA pRESENzA DEL pRoFESSIoNISTA DANIELE RIGhI. LA VITToRIA ASSoLUTA È ANDATA AL pISToIESE SIMoNE SGUERRI (GENETIK CyCLING TEAM) TRA GLI UoMINI ED ALLA CESENATE VERoNICA pACINI (SpEEDy NoNSoLoTETTI CyCLING TEAM) TRA LE DoNNE.

I

Il maltempo dei primi giorni di Settembre lasciava presagire che l’estate fosse già finita, quando invece, domenica 23 Settembre, il sole ed il caldo (forse anche troppo umido) hanno fatto di nuovo capolino per accompagnare la 6a edizione di quella che, sei anni fa, era partita come Mediofondo Daniele Righi, per rendere omaggio alle imprese del corridore professionista di casa, noto gregario di “lusso”, nativo della vicina Colle Val d’Elsa e residente a poggibonsi. Anche se ha cambiato nome e, per la prima volta, è partita dalle pendici dall’imponente Fortezza del Cassero di poggibonsi, il corridore della Lampre ISD non poteva mancare. L’organizzazione era sotto la regia dell’inarrestabile Marcello Perugini del Team Perugini Gomme, legato da una forte amicizia con Righi. presente anche Irene Puccioni, ex Elite, oggi nota giornalista del La Nazione e telecronista per le gare più importanti che si svolgono nel mondo dilettantistico e giovanile del ciclismo toscano. bella l’idea di far conoscere la suggestiva Fortezza del Cassero ai partecipanti, con il ritiro dei numeri e pacchi gara, pasta-party e docce, posizionati direttamente al suo interno; una scelta un po’ criticata dai ciclisti che per raggiungerla dovevano percorrere qualche centinaio di metri di strada bianca, anche se in ottime condizioni. Stesso per la partenza in salita, che complicava l’aggancio del pedale dopo lo start di gruppo. Alcuni piccoli dettagli che saranno sicuramente rivisti da parton perugini per il prossimo anno. bello, invece, l’arrivo in salita, ai piedi della fortezza, scelto per fare selezione sull’ascesa finale verso il Cassero, dove all’interno del suo parco i ciclisti si sono goduti il meritato ed apprezzato pasta-party finale, ammirando il panorama delle colline del Chianti e della Val d’Elsa dall’alto. Stesso vale a dire per le premiazioni che si sono svolte sotto un bel sole estivo con tanto di palco, speaker ed intrattenimento musicale a cura di DJ Felix (Lorenzo parisotto). La gara ha preso il via alle 9,30 del mattino in punto, dal suddetto viale alberato, stupendo, con le sue file di pini, ma un po’ troppo ripido per lo start di una mediofondo di circa 300

un attimo prima della partenza con alcuni dei personaggi ed autorità della mediofondo da sx: il direttore di corsa Paolo Marrafon; il professionista della Lampre ISD Daniele Righi; l’ex Elite oggi giornalista Irene Puccioni; l’assessore allo sport del Comune di Poggibonsi Angelo Minutella e l’organizzatore Marcello Perugini del Team Perugini Gomme

corridori. Tra i graditi ospiti, vi era anche l’assessore allo sport del Comune di poggibonsi Angelo Minutella. Dopo il passaggio sul tappeto dei chip, via in discesa verso il centro di poggibonsi, che prevedeva il suo attraversamento ad andatura moderata dietro macchina; e così è stato per qualche chilometro fino all’inizio della prima asperità di giornata, i 15 km di salita che da poggibonsi portavano a Castellina in Chianti. Come previsto, è stata questa salita quella che ha acceso le micce, infiammando la gara fin dalle sue prime rampe, quando dal gruppo sono usciti Alessio Marchini (Team pissei Montevettolini), Maurizio Giorgi (Futura Sport) e Stefano Marsili (Team Chianti bike), che dopo 40 km sono stati ripresi da un altro terzetto composto da Alessandro Spampani (olimpia Cycling Team), Simone Sguerri (Genetik Cycling Team) e Francesco Cipolletta (Gf Altopack promotek). Ai meno 20 km rimangono in cinque, con un alternarsi di scatti e contro scatti fino all’ultima rampa degli 800 metri finali, dove Marsili prova ad anticipare tutti, ma Simone Sguerri non

si fa sorprendere e prontamente si porta sulla sua ruota tagliando per primo il traguardo. La gara al femminile è stata invece dominata dalla romagnola Veronica Pacini della Speedy Nonsolotetti Cycling Team di Cesena. La gara si è svolta nella massima sicurezza, grazie alla supervisione del direttore di corsa paolo Marrafon, con un ampio dispiegamento di forze lungo il tragitto delle bellissime colline della Val d’Elsa. Podio Assoluta Uomini: 1° Simone Sguerri (Genetik cycling Team); 2° Stefano Marsili (Team Chianti bike); 3° Maurizio Giorgi (Futura Sport). Podio Assoluta Donne: 1a Veronica Pacini (Speedy Nonsolotetti cycling Team); 2a Debora Morri (Medinox); 3a paola petrini Fondo chianti Valdelsa www.fondochiantivaldelsa.com - fondochiantivaldelsa@gmail.com - Marcello perugini cell. 333-104.2289



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GRANfONDO DEL TARTUfO

info@playfull.it

a cura di ENRICO CAVALLINI

MIcHELE MAccANTI E LUcIANO MENcARONI VINcITORI AD AcQUALAGNA SoNo STATI MIChELE MACCANTI (CICLI CoppARo SINTESI) E LoRENA zANGhERI (pEDALE FERMANo AMAToRI) NEL LUNGo E LUCIANo MENCARoNI (GC pEDALE FERMANo AMAToRI) E MANUELA RINALDI (NEWTEAM ESSEbI) NEL CoRTo SoNo I VINCIToRI DELLA pRIMA EDIzIoNE DELLA GRANFoNDo DEL TARTUFo, SVoLTASI DoMENICA 9 SETTEMbRE AD ACQUALAGNA. LA MANIFESTAzIoNE hA ASSEGNATo I TIToLI ITALIANI GRANFoNDo E FoNDo FCI.

A

Acqualagna (Pu) – La prima edizione della Granfondo del Tartufo, prova unica di Campionato italiano Granfondo e Fondo Fci, incorona Michele Maccanti della Cicli Copparo Sintesi, che con colpo da finisseur anticipa Michele Miglionico del pedale Fermano Amatori Gi.Vi. e hubert Krys della Cicli Copparo Sintesi. Nella prova femminile oro a Lorena zangheri del pedale Fermano Amatori Gi.Vi. La Mediofondo ha invece premiato Luciano Mencaroni del pedale Fermano Amatori Gi.Vi. e un’emozionata Manuela Rinaldi del New Team Essebi, che precede Michela Gorini della Fausto Coppi Fermignano, società organizzatrice, che tra delusione e rabbia per il mancato successo afferma: «Dopo il secondo posto nella prova iridata di Pietermaritzburg e quello nelle due prove di Coppa del Mondo in Austria è arrivato anche l’argento odierno che vale la maglia tricolore. Seconda in una gara ciclistica, ma il mio obiettivo è continuare ad essere prima nella gara della vita».

A dare il via alla prima edizione di questo evento, valido anche come prova del circuito Marche in bici e del challenge Strade & Sapori Marchigiani, sono stati il sindaco di Acqualagna Andrea pierotti e Alessio Mangani, assessore all’Ambiente, Energia e politiche Giovanili. Al decimo chilometro di gara è già fuga. L’iridato Alessandro D’Andrea del New Limits Studio Moda allunga prepotentemente accumulando sino a 45” di vantaggio. Dal gruppo intanto evadono Matteo Cecconi del Team Terenzi e Gregory bianchi del bikeland Team bike 2003, a cui si aggiungono poi Vincenzo pisani, hubert Krys della Cicli Copparo Sintesi e Michele Miglionico del pedale Fermano Amatori Gi.Vi., che dopo dieci chilometri di inseguimento agganciano i fuggitivi. Michele Maccanti della Cicli Copparo Sintesi e Luciano Mencaroni del pedale Fermano Amatori Gi.Vi. si lanciano all’inseguimento dei battistrada, ma quando i due vedono ormai la coda del drappello dei fuggitivi Krys non forza

sta, che ha coinvolto l’intera cittadina di Acqualagna e tutti i partecipanti insieme ai loro accompagnatori. Dopo la fatica pasta party presso la pizzeria Shine e ricca premiazione finale, che ha chiuso un’indimenticabile giornata tricolore di ciclismo, durante la quale è stato assegnato anche il titolo di Miss Granfondo del Tartufo, vinto da Sonia Roscioli del pedale Fermano. Grande la soddisfazione per il Team Fausto Coppi Fermignano, che ha visto la conquista in casa del titolo tricolore da parte di tre suoi atleti: Michela Gorini, Mattia Fraternali e Giovanni Riccioni.

I campioni italiani di fondo FCI

l’andatura, conquistando cinquanta secondi di vantaggio. Maccanti si lancia all’inseguimento del suo compagno di squadra a cui arriva l’invito ad attenderlo. I due procedono spediti mentre Miglionico, Mencaroni, pisani, D’Andrea, Cecconi e bianchi inseguono. I due granatieri della formazione di patron Raffaele Consolani superano la vetta del Catria con 50” di vantaggio sulla coppia composta da Miglionico e Mencaroni che si lanciano in discesa a rotta di collo e riescono a riportarsi sui battistrada. Alla divisione dei due percorsi, chilometro 91, Mencaroni opta a sorpresa per il percorso corto. Al termine della gara affermerà che non si sentiva bene per proseguire nella prova regina, mentre Maccanti, hubert e Miglionico continuano a misurarsi lungo i 135 chilometri della granfondo. Alla fine nel corto a imporsi è Luciano Mencaroni del pedale Fermano Amatori Gi.Vi., mentre Manuela Rinaldi si impone tra le ragazze. Tornando alla granfondo i tre battistrada continuano in perfetto accordo sino alle battute finali, dove Maccanti anticipa Miglionico e Krys: «Ringrazio il mio compagno di squadra Krys che mi ha permesso di vincere, lui è stato veramente grande. Insieme siamo riusciti a mettere a segno uno splendido successo di squadra». Nella prova femminile si impone Lorena zangheri del pedale Fermano Amatori. La Granfondo del Tartufo è stata una vera fe-

cLASSIFIcHE Assoluta maschile lungo: 1) Michele Maccanti (Cicli Copparo Sintesi), 2) Michele Miglionico (pedale Fermano Amatori), 3) hubert Jacek Krys (Cicli Copparo Sintesi), 4) Ernesto Mancini (Master Cycling), 5) Emanuele battistelli (pedale Fermano Amatori). Assoluta femminile lungo: 1) Lorena zangheri (pedale Fermano Amatori), 2) Alessandra Corina (prestigio Royal Team), 3) Veronica pacini (Speedy Cesena), 4) Irene Gemignani (As Roma Ciclismo), 5) Michela Spuri Silvestrini (bici Shop Factory Team). Assoluta maschile corto: 1) Luciano Mencaroni (Gc pedale Fermano Amatori), 2) Matteo Ceccon (Team Terenzi), 3) Gregory bianchi (bikeland Team bike), 4) Matteo Mascia (Sc Monteponi), 5) Alessandro Fancello (Gs Fancello Cicli Terranova). Assoluta femminile corto: 1) Manuela Rinaldi (Newteam Essebi), 2) Michela Gorini (Team Fausto Coppi Fermignano), 3) Corinne biagioni (Gc Melania), 4) Monica Ceccarelli (Individuale), 5) Silvia perugini (Gs Ciclo Club Calcinelli).


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SALUTE INBICI a cura del Dr. ALESSANDRO GARDINI

PROTEzIONE TOTALE PREVENIRE LE INFEzIONI RESPIRATORIE

L’

L’attività fisica, intensa e prolungata, causa importanti cambiamenti nel nostro sistema immunitario, incrementando il rischio delle cosiddette malattie da raffreddamento. Queste si manifestano con una serie di sintomi quali mal di gola, tosse, raffreddore, febbre e, a volte, dolori articolari che ci costringono a lasciare la nostra bici in garage e abbandonare gli allenamenti. Queste infezioni sono causate da virus e batteri ospiti delle prime vie aeree che diventano infettivi in concomitanza con l’esposizione ai primi freddi ed ai bruschi sbalzi di temperatura. per mantenere sempre in forma il nostro sistema immunitario, pronto a sconfiggere questi agenti esterni, la dieta gioca un ruolo fondamentale. bere molto e consumare adeguate porzioni di frutta e verdura è indispensabile per mantenere in equilibrio i nostri sistemi di difesa. Le vitamine ed i sali minerali sviluppano la nostra capacità di resistenza, prima fra tutte la vitamina C, che stimola per l’appunto le difese immunitarie. È consigliato quindi il supplemento nutrizionale, sia negli atleti professionisti che amatoriali, nei periodi invernali e di allenamento ad alta intensità, per questo la troviamo nella maggior parte degli integratori per il work-out. Un altro fattore importantissimo per il mantenimento dell’immunità e della capacità difensiva dell’individuo è rappresentato dall’integrità della parte intestinale e da una corretta digestione e regolarità. più del 70% del nostro sistema immunitario è situato a livello intestinale, ed è proprio a questo livello che possiamo agire con prodotti specifici per sostenere fisiologicamente il sistema immunitario. Recenti studi clinici condotti da ricercatori nell’Università americana di houston, ed in Europa dell’Università di bratislava, hanno dimostrato che l’efficacia del sistema immunitario dopo un allenamento intenso e prolungato nel tempo decade rapidamente nelle due ore fino alle sei dopo l’esercizio, poi si ripristina gradualmente nelle ventiquattro ore successive. Si crea così un periodo finestra durante il quale gli atleti sono molto suscettibili all’attacco di virus e batteri, aumentano il rischio di ammalarsi per patologie respiratorie con conseguente incapacità di recarsi al lavoro, a scuola e quindi di praticare regolare attività fisica. Questi studi sono stati condotti su una particolare classe di derivati vegetali, i cosiddetti beta-Glucani che possiedono importanti proprietà immunostimolanti. Il più comune, almeno in Italia, prende il nome di Pleuran (Imunoglukan P4h), un glucopolisaccaride (zucchero) isolato dal fungo commestibile del pleurotus ostreatus, non metabolizzabile e assorbibile dall’uomo, utilizzabile anche da soggetti allergici e diabetici. Grazie a questa

alessandrogardini@gmail.com

proprietà risulta in grado, a livello intestinale, di attivare direttamente le cellule del sistema immunitario (leucociti) stimolando la produzione dei mediatori (citochine e altri), con un meccanismo definito di mimetismo molecolare. Come risultato vi è lo sviluppo di azioni immunitarie protettive. L’Imunoglukan si utilizza da settembre a marzo alla dose di 100 mg al giorno. particolare importanza, nell’aumentare le difese del nostro organismo, hanno anche i derivati vegetali più noti quali l’Echinacea Angustifolia, l’Uncaria Tomentosa e il Ribes Nigrum. Nota fin dall’antichità, l’Echinacea, veniva utilizzata dagli Indiani d’America per le sue proprietà curative sulle malattie da raffreddamento. Questa caratteristica è dovuta a due principi attivi: l’echinacoside con proprietà di antibatteriche ed i polisaccaridi con potente azione attivatrice sulle cellule del sistema immunitario. Si utilizza da settembre a marzo sia in fase preventiva che in fase acuta. La dose dipende dalla formulazione che viene consigliata, affidandosi sempre a professionisti del settore. Non presenta particolari effetti collaterali, se non rari casi di episodi allergici, dermatite, diarrea, nausea e vomito. È controindicata nelle malattie autoimmuni, nell’AIDS, nella tubercolosi e nelle malattie con disturbi sistemici progressivi. L’Uncaria Tomentosa possiede invece principi attivi con particolare azione sulla replicazione di virus e batteri e su differenti fasi del sistema immunitario. Generalmente si assume alla dose di 300 mg/giorno. purtroppo presenta la peculiarità di interferire con alcuni livelli ormonali (estradiolo e progesterone) per cui è bene evitarla per lunghi periodi, se si utilizzano contraccettivi, inoltre può interferire con la terapia antipertensiva. In altri soggetti non dimostra effetti collaterali di rilievo. Il Ribes nero, particolarmente apprezzato come frutto di bosco, è invece ricco di sostanze che dimostrano un’importante azione antinfiammatoria e antiflogistica, con un’azione simile al cortisone. per queste caratteristiche si può associare ai precedenti nei periodi in cui si presentano disturbi articolari oltre che respiratori. L’associazione di questi ultimi preparati con l’Imunoglukan o altri beta-glucani, vitamina C e zinco, risulta importante ed utile tutte le volte che a causa di stress fisici, mentali ed ambientali ci troviamo di fronte ad un calo di difese e conseguenti patologie respiratorie ricorrenti. Sono tutti utilizzabili da soli o anche in associazione ai farmaci che ci vengono consigliati dal medico o dallo specialista, quali i vaccini antinfluenzali o i lisati batterici utilizzati spesso nelle terapie farmaceutiche di prevenzione.

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GLI ATLETI DEL TEAM cESENA bIKE IN PIENA AzIONE

LE MISS DEL TEAM cESENA bIKE


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PROTAGONISTI a cura di PAOLO MEI

ANNA ObERPARLEITER CoNoSCIAMo oGGI UNA GIoVANE ATLETA ALToATESINA, TESSERATA pER IL TEAM CARRARo, VANTA UNo SpLENDIDo 8° poSTo AI RECENTISSIMI MoNDIALI DI MTb CoRSI IN AUSTRIA, ANNA obERpARLEITER.

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ciao Anna, intanto grazie per la tua disponibilità, partiamo dall’inizio, come è iniziata la tua passione per la MTb? «Ciao, la mia passione per la MTB é nata con una gara del paese. Il mio vicino di casa e io abbiamo deciso di partecipare a quella gara perché c’erano un sacco di bei premi. Poi come sorpresa sono riuscita a vincere la gara. Da lì in poi ho girato con mio papà per tutte le gare dell’Alto Adige.» Arrivi dall’Alto Adige, una zona che si presta alla pratica di questo sport, come si svolge la tua giornata tipo? «Ma la mia giornata d’estate é molto semplice, mi alzo verso le 8, faccio colazione e parto per l’allenamento. D’inverno poi cambia tutto perché faccio la maestra di sci e prima o dopo il lavoro mi devo allenare.» Lo scorso anno facevi parte del Team Hard Rock di Piacenza, più che un team, una vera e propria famiglia. che ricordi hai in merito? «Sì vero, ho passato quattro anni con loro e nel tempo siamo diventati come una vera famiglia con tante esperienze negli allenamenti insieme, ma anche nei viaggi per andare alle gare. Mi hanno fatto crescere e imparare le prime regole per correre in bici. Sono riuscita a migliorare e credere in me stessa.» Quest’anno sei passata al Team carraro: una promozione? «Beh è difficile da dire perché tutti i team hanno dei pro e dei contro, sicuro avrò nuovi stimoli e nuove motivazioni che spero mi facciano fare il salto di qualità.» Nel Team di Paolo Garniga hanno mosso i primi passi personaggi del calibro di Marco bui, Martino Fruet, oltre a campioni del passato come Riccardo De bertolis e Silvano Janes, Nadia De Negri. Quanto può essere motivante questa tradizione? «Ma é sicuramente una cosa molto motivante, fa vedere che il team e soprattutto Paolo Garniga sta lavorando molto bene!» Nel 2012, ovvero la stagione attuale hai avuto come compagni di squadra Martino Fruet e Pippo Lamastra, il primo già vincitore in World cup nel 2000, l’altro ha fatto parte della Nazionale. che rapporto hai con loro due?

«Sono due tipi molto simpatici, soprattutto come persone mi trovo molto bene con loro. Sono anche due atleti molto forti e facendo qualche allenamento con loro ho la possibilità di imparare tante cose e migliorare nella tecnica.» So che quest’estate hai trascorso anche qualche settimana in ritiro in Val d’Aosta con Pippo e Martino, vuoi raccontarci in cosa consiste un ritiro in quota per un biker? «Sì, ho passato qualche settimana in Val d’Aosta a Cogne. I motivi sono più di uno facendo parecchi giorni in quota si ha uno stimolo a produrre più globuli rossi che aiutano la prestazione, il fisico consuma di più e quindi si dimagrisce, con il caldo estivo su si dorme meglio, ci si allena su strade nuove e quindi con difficoltà tecniche diverse dal solito e nel mio caso ho iniziato a stare un po’ con i miei nuovi compagni.» Adesso parliamo di risultati: l’ottavo posto nella XcE ha un sapore straordinario: te lo aspettavi? «No, non me lo aspettavo per niente. Sapevo nella mia testa che potevo fare bene, ma di arrivare nelle fasi finali non avrei mai pensato.» Descrivici la tua performance nella XcE dal punto di vista tecnico. «Io non sono un’atleta che ama le salite lunghe. Preferisco le salite corte dove c’è da scattare. Dello sci ho il vantaggio di avere tanta forza nelle gambe e di sapere come prendere bene le curve e di non avere paura di passare le avversarie... tutte queste piccole cose insieme mi hanno portato nelle dieci della Coppa del Mondo.» Alla luce di questo risultato, credi di essere più adatta a quale delle specialità del Mtb? «Per adesso penso proprio di essere più adatta al XCE, però il mio obiettivo è di migliorare anche nel XC e far vedere che sono abbastanza forte anche lì.» Hai un/una modello sportivo/sportiva? «No.» Sogno nel cassetto? «Partecipare alle Olimpiadi a Rio.» Grazie Anna e un in bocca al lupo per il 2013!


ANNA ObERPARLEITER

foto NEWSPOWER cANON


Alberto cecchin (Team MARcHIOL-Emisfero-Site) secondo per un soffio al 31° GP bianco di custoza b-Emme all’Interbike di Las Vegas

continuano i risultati positivi degli atleti b-Emme: Alessandro Degasperi vince l’Ironman 70.3 di zell Am See

Non si può vendere quello che non si conosce. E così, anche i nostri agenti vanno in bici. In questa foto Stefano Falletti, del Piemonte, al via della gara Udace di Pancalieri (To) lo scorso 15 sett 2012


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Forti magri e triathleti. Un bel trittico, per restare in tema. Ma come si raggiunge questo obiettivo? Il controllo del peso corporeo riveste infatti un ruolo di eccezionale importanza nell’ambito dell’allenamento moderno, anche ai fini della prestazione. E fin qui, tutti siamo d’accordo. Questo non solo accade per quegli sport dove esistono “categorie di peso”, ma anche in altre discipline come appunto il ciclismo dove, a parità di forza e resistenza, risulta ovviamente più vantaggioso spostare un corpo più leggero. E per il triathlon, disciplina di endurance che prevede in sequenza impegnative frazioni di nuoto, bici e corsa a piedi (indipendentemente dalle varie distanze). perdere peso può dunque essere una priorità, con un però: senza perdere efficienza. Ed eliminare solo i depositi lipidici senza intaccare il tessuto muscolare, impresa difficile ma non impossibile. Il segreto è quello di evitare diete improvvisate o fai da te che, il più delle volte portano non solo ad una riduzione della massa grassa ma anche ad una perdita di quella magra e di conseguenza ad una diminuzione dell’efficienza prestativa. Quando un atleta vuole dimagrire è importante programmare con anticipo – ovvero lontano dalla stagione agonistica – quali obiettivi di calo ponderale sono ragionevolmente ottenibili e quali i tempi più probabili per arrivare alla meta. Il primo passo da compiere per programmare il dimagrimento di un atleta, in ogni caso, è determinare la percentuale di grasso corporeo. Esistono diversi metodi d’indagine per analizzare la composizione corporea, tra questi la plicometria, l’impedenziometria, le metodiche basate sull’utilizzo dei raggi infrarossi, la DEXA e la pesata idrostatica. Una volta effettuata tale misurazione è possibile programmare la perdita progressiva del grasso in eccesso, combinando l’allenamento con la dieta per raggiungere l’obbiettivo finale, in equilibrio con lo stato di salute dell’atleta ed il suo livello prestativo ottimale. come perdere massa grassa preservando la massa magra L’atleta che vuole dimagrire, pur con un deficit calorico, non dovrebbe mai avere una carenza di nutrienti. In particolare, non deve avere un apporto di proteine e di carboidrati inferiore a certe quantità quotidiane. Gli sportivi impegnati in allenamenti intensi, se non vogliono rischiare che il loro bilancio proteico diventi negativo, devono avere innanzitutto un’assunzione proteica attorno a 1,5-2 g/kg/die. Il cosiddetto break down può prevalere sulla sintesi proteica, con conseguente perdita di massa magra, anche quando vi è una forte diminuzione dei carboidrati della dieta; all’atleta, infatti, ne va fornita quotidianamente una quantità minima, tenendo conto della quantità di carboidrati che: • serve al sistema nervoso centrale e ad altri tessuti ed organi che non hanno loro scorte di energia (circa 1 g per kg di peso corporeo o poco più); • viene consumata dai muscoli nel corso dell’attività fisica (va calcolata sul singolo atleta). Se non vengono raggiunte queste quantità, l’organismo è obbligato a produrle attraverso la trasformazione delle proteine – ricavate dalle fibre muscolari – in glucosio. Il bilancio finale è proprio la diminuzione della massa muscolare, in particolare delle proteine muscolari. È anche molto importante poi la scelta qualitativa dei carboidrati da assumere. per quello che riguarda i carboidrati, è preferibile che la scelta cada soprattutto su quelli a basso indice glicemico, in quantità tali da mantenere sempre contenuto il carico glicemico. Un carico glicemico

Alice Betto

foto HANNAH JOHNSTON - GETTY IMAGES ASIAPAc

elevato, del resto, fa sì che i livelli ematici di insulina si innalzino; l’iperinsulinemia favorisce l’aumento del grasso contenuto negli adipociti, ma fa anche sì che insorga precocemente dell’appetito come conseguenza del rapido abbassamento della glicemia sotto i livelli di base, ossia dell’ipoglicemia reattiva. Fra i cibi fornitori di carboidrati, quelli a basso indice glicemico sono spesso anche a bassa densità calorica, vale a dire apportano poche calorie a parità di peso (e/o di volume). Lasciando la libertà sulla quantità di alimenti da assumere, ma dovendo mangiarne in abbondanza di quelli a bassa densità calorica, per esempio le verdure (ma anche i cereali davvero integrali), si è visto che i soggetti dimagriscono più facilmente, senza carenze di nessun tipo. Le proteine, al contrario dei carboidrati ad alto indice glicemico, favoriscono la sazietà. per chi vuole dimagrire è importante assumerne ad ogni pasto una discreta quantità perché esse favoriscono il mantenimento della massa magra, elevano la spesa energetica e aumentano la sazietà. Quando si mangia, in pratica, dopo poco tempo si elevano nel sangue i livelli di questi ormoni che vanno ai centri della fame e della sazietà e fanno arrivare al cervello segnali che possono essere rapidi (dando satiation) oppure meno rapidi, ma con il vantaggio di durare a lungo (determinando satiety). Le verdure (quelle a bassa densità calorica e a basso indice glicemico; dunque non le patate) producono più facilmente la satiation, poiché, determinando la distensione gastrica. Le proteine, invece, determinano satiation e, dall’altro lato, favoriscono la satiety. Quando l’obiettivo è perdere massa grassa senza perdere massa magra, è la leucina a giocare un ruolo fondamentale. La leucina è uno degli aminoacidi a catena ramificata insieme alla valina e all’isoleucina. per ottenere la perdita del solo tessuto adiposo e per ottenere il pieno benessere è il caso che in ciascuno dei pasti principali sia contenuta una quantità di almeno 30 g di proteine, pari – se le proteine sono di buona qualità – a circa 2,5 di leucina. In pratica, circa un etto di prosciutto crudo o 80 g di bresaola. In questo modo, la concentrazione nel sangue di leucina raggiunge i limiti desiderati per stimolare il dimagrimento senza avere perdite di massa muscolare. È bene, invece, che i carboidrati siano meno di 40 g. La dieta da seguire deve essere senza dubbio personalizzata, tenendo conto, in ogni caso, dei principi dei quali si è parlato sopra. Un tipo di alimentazione come la zona, in cui si prevedono carboidrati a basso indice glicemico e proteine in ogni pasto, sembra essere il più adatto per raggiungere una perdita di peso efficace e duratura.



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GRANfONDO LUCA AVESANI a cura di ROBERTO ZANETTI

robyzanetti@alice.it

UNA ScALIGERA MOLTO “NObILE”

Roberto impegnato nella veloce discesa dalla Peri-Fosse

La premiazione della categoria W3 del percorso giallo (97 km): sul podio, al 1° posto per Monica Cuel (al centro), al 2° Michela Giuseppina Bergonza (a sinistra) e al 3° Giovanna Covre (a destra) foto DIGITAL FOTO ORIETTA-GAMbETTOLA (Fc)

L’

L’“antipasto” della Granfondo città di Verona-Luca Avesani 2012 è stata la cronoscalata in notturna delle Torricelle, valida per il dodicesimo “Gran Premio città di Verona-Trofeo banca Popolare di Verona”, svoltasi venerdì 14 settembre. Un affascinante appuntamento serale giunto alla sua 12a edizione con i corridori che dal ponte Scaligero, dirimpetto all’ex Arsenale austriaco, si sono sfidati in salita fin sopra le Torricelle, al bivio per porta Vescovo. La prova contro il tempo ha dato il via a un weekend di ciclismo che ha avuto il suo epilogo domenica 16 settembre con la quattordicesima granfondo Luca Avesani. Di Luca, sponsor della manifestazione scaligera con l’azienda di famiglia che porta il suo nome, mi piace ricordarne la persona: un amico, un ciclista come noi, che ci ha lasciati tragicamente, troppo presto, per colpa di un destino crudele e ingiusto… La granfondo a lui intitolata e gestita da Luigi ballini, storico organizzatore dell’evento, è ricca di aspetti non solo sportivi, come le numerose iniziative di solidarietà nei

foto RObERTO zANETTI

VERoNA, CRoCEVIA DI popoLI IN CUI ARTE, ECoNoMIA, TURISMo E SpoRT TRoVANo CoNDIzIoNI E AMbIENTE IDEALI pER SVILUppARSI, hA oSpITATo DoMENICA 16 SETTEMbRE LA GRANFoNDo LUCA AVESANI. NELLA CITTà DI GIULIETTA E RoMEo, SoTTo Lo SGUARDo IMpERIoSo DELL’ARENA, CICLISTI pRoVENIENTI DA TUTTo IL MoNDo hANNo DATo VITA A UN EVENTo INTERNAzIoNALE DI oTTIMA QUALITà, pERSoNALMENTE UNA DELLE CoMpETIzIoNI IN CUI pEDALo E LAVoRo CoN MoLTo pIACERE, IMpEGNI pERMETTENDo.

Le classifiche: Percorso lungo 183 km – 213 classificati (di cui 19 donne) Assoluta maschile 1°) Roberto Cunico Lugo beraldo Cicli 2°) Giuseppe Di Salvo Team Maggi FRW 3°) Simone Sguerri Genetik Cycling Team Assoluta femminile 1°) Marina Ilmer Vinschgau Reiffeisen 2°) Valentina Gallo Armistizio hard Service 3°) Lorna Ciacci zanolini bike professional Team Percorso medio 149 km – 236 classificati (di cui 12 donne) Assoluta maschile 1°) Tommaso Cecchi Genetik Cycling Team 2°) Marco Morrone olimpia Cycling Team 3°) Antonio Camozzi Colpack Team Assoluta femminile 1°) Astrid Schartmüller Lamacart Cyclinh Team 2°) Sabrina zogli Alpilatte b.R.pneumatici zanè 3°) Claudia Guatti zuliani Advanced pro Team Percorso corto 97 km – 437 classificati (di cui 24 donne) Assoluta maschile 1°) Remo barelli Emporio bici Max Team 2°) Stefano Nicoletti Emporio bici Max Team 3°) Cesare De Vittorio Cicli Turrina Armax C.T. Assoluta femminile 1°) Christiane bitante Fimap MR Gud 2°) Manuela Sonzogni Carimate Kuota Team 3°) Monica Cuel Ezio borgna hersh bike Cycling Team

5h.23m.43s 5h.25m.00s 5h.25m.00s 6h.09m.13s 6h.28m.22s 6h.37m.03s

4h.30m.21s 4h.30m.22s 4h.30m.22s 4h.50m.28s 5h.09m.53s 5h.13m46s

2h.41m.20s 2h.41m.20s 2h.42m.54s 2h.56m.51s 3h.04m.32s 3h.07m.10s


Nulla è cambiato dal 1998, quando si iniziava a parlare della granfondo di Verona. Nata come GF Chesini, dopo sei anni di partnership ecco presentarsi il pastificio Avesani a ereditare la manifestazione. Un passaggio di consegne che ha dato e consolidato il processo di sviluppo dell’appuntamento scaligero. Azienda leader nel settore alimentare con grande propensione per lo sport e, in particolare, per il mondo del ciclismo.»

foto DIGITAL FOTO ORIETTA-GAMbETTOLA (Fc)

Lo sparo di cannone alla partenza del percorso giallo

confronti di associazioni di volontariato e beneficenza. Accanto a queste, non va dimenticato l’ingente sforzo tecnico e organizzativo volto a soddisfare le aspettative di tutti coloro che sono giunti nella città scaligera o per un semplice soggiorno o per prendere parte a un’avvincente manifestazione sportiva. Ultima tappa del circuito Nobili e Super Nobili della rivista Granfondo l’Originale dell’amico paolo Dossena e prova valida per il campionato Italiano dei Maestri di Sci, la granfondo di Verona-Luca Avesani ha proposto anche quest’anno 3 percorsi con 3 partenze scaglionate. Il corto di 97 km e 1.131 mt di dislivello, contrassegnato dal colore giallo, che, oltre a essere il più breve e il più gettonato, ha presentato le asperità minori. Il medio di 149 km e 2.589 mt di dislivello, contrassegnato invece dal colore verde, ha impegnato i ciclisti nella scalata del Monte baldo prima di affrontare la mitica salita della peri-Fosse, prima salita del corto. Il lungo di 183 km con ben 3.488 mt di dislivello, e contrassegnato dal colore rosso, è stato pedalato dagli amanti delle lunghe distanze che, nel computo complessivo, han-

no affrontato una sessantina di chilometri di ascesa con pendenze fino al 15%. Scalate impegnative come quella tra Ferrara di Monte baldo e Novezzina, la già citata peri-Fosse e la salita che va dal Vaio dell’Anguilla alla contrada Masselli, per poi proseguire per boscochiesanuova, Velo, Roverè, Cerro, Grezzana. Un tracciato di straordinaria bellezza paesaggistica, con passaggi mozzafiato sulle pendici del baldo e nella zona dell’alta Lessinia. Dell’Avesani mi piace anche ricordare la partenza in pieno centro città, proprio davanti all’imponenza storica dell’Arena, e l’arrivo in cima alle Torricelle, già teatro dei mondiali di ciclismo nel1999 e nel 2004 con la doppia vittoria dello spagnolo oscar Freire. ho conosciuto Luigi ballini molti anni fa e, malgrado il tempo non si possa fermare, mi sembra che per lui sia stata fatta un’eccezione… ciao Luigi, innanzitutto complimenti! Sono passati 14 anni dalla prima edizione della “tua” granfondo. cos’è cambiato d’allora? «Grazie Roberto, troppo buono!

Astrid Schartmüller, 1° assoluta femminile del percorso verde (149 km), alza vittoriosa le braccia al cielo sul traguardo delle Torricelle foto DIGITAL FOTO ORIETTA-GAMbETTOLA (Fc)

Lavoro nel ciclismo da molto tempo e corro quasi tutte le domeniche. Ho sempre creduto (e i miei amici più cari possono testimoniarlo) che l’Avesani sia una granfondo dal fascino particolare, una di quelle gare in cui bisogna esserci. Lasciando da parte per un attimo il tuo ruolo di organizzatore, tu, Luigi, la pensi come me? «La tua domanda mi coinvolge in prima persona e non basterebbero queste pagine per descrivere tutto l’impegno e l’entusiasmo che animano tutto lo staff, e in particolare la mia famiglia. Come la penso? Siamo già pronti per il 15° appuntamento con la certezza di non smentirvi…» Essendo un evento che coinvolge gran parte della città e del centro storico, i veronesi come accolgono i ciclisti nelle giornate di venerdì (con la cronometro serale), sabato e domenica? Il comune e le autorità come ti hanno supportato? «Sinceramente mi trovo in imbarazzo nel rispondere alla tua domanda, al punto che sento un certo ‘pruritino’ a parlarne. Non ci sono problemi a raggiungere lo scopo, ma quanta fatica! Alla fine autorità, funzionari e cittadini accolgono con grande trasporto tutto l’avvenimento. Per l’amministrazione è difficile chiudere un’arteria principale come il centro storico, ma ciò non toglie che sono dodici anni che la crono notturna coinvolge e anima l’intera città di Verona. Già si aspetta la tredicesima prova del prossimo anno con molto fervore. Ovviamente, al sindaco in prima persona e all’assessore allo Sport, va rivolto fin d’ora il mio più sentito ringraziamento.» Legarsi a un circuito importante come i Nobili e Super Nobili del mio amico Paolo Dossena ha sicuramente aumentato il prestigio della tua granfondo e incrementato il numero degli iscritti. Pensi di proseguire la collaborazione con il dinamico editore milanese anche nei prossimi anni? «Paolo è un vecchio amico, con il quale sono state condivise alcune scelte operative fin dagli albori del ciclofondismo. Abbiamo accarezzato un’idea che purtroppo non si è realizzata. Fattela raccontare da lui… Comunque, stiamo preparando qualcosa di nuovo e di accattivante per il 2013; lo diremo appena il progetto sarà pronto. Vieni a Verona e rimarrai stupito! Un caloroso saluto a tutti e arrivederci al prossimo anno da Luigi Ballini.» Ma certo Luigi, puoi contarci: io ci sarò. Preparami già il pettorale per entrare in griglia…


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BIKE EVOLUTION TEAM a cura del DR. PIERO FISCHI

PASTIFIcIO ALTA VALLE ScRIVIA: UNO SPONSOR DA “LEccARSI I bAFFI”

S

Sappiamo bene che l’attività ciclistica è subordinata a dei costi – in verità sempre più onerosi – che devono essere sostenuti dagli sponsor; la squadra bike Evolution-Rodman Team sta chiudendo un’altra stagione all’insegna delle vittorie, ma andiamo a vedere chi sta dietro a tutto ciò, parlando con uno dei principali sponsor della società, il signor Maurizio Minaglia, titolare del pastificio Alta Valle Scrivia di Montoggio, località in provincia di Genova. Da quando esiste il Pastificio Alta Valle Scrivia? «La nostra azienda esiste dal 1985 e da allora c’è stato un crescendo continuo: oggi produciamo venti tipi di pasta impiegando una decina di persone nella lavorazione.» In che zone distribuite? «Possiamo dire che distribuiamo in tutta Italia ed anche all’estero: entrando in un negozio, o in un supermercato, non è affatto difficile imbattersi nelle nostre confezioni.» Di solito la sponsorizzazione nasce dalla passione per il ciclismo: è così anche in questo caso? «Sì, anche io sono un appassionato ed un pedalatore, pur trascorrendo gran parte della giornata in azienda.»

Hai mai partecipato alle granfondo? «Certamente! Ne ho fatte moltissime e mi ripropongo di fare una annata 2013 molto più ricca di quella che sta finendo in termini di partecipazione alle granfondo.» Il tempo per allenarsi però è poco. «È vero, ma la passione è sempre quella che comanda e che ti fa fare cose incredibili: pur alzandomi prestissimo ed accendendo le macchine ben prima dell’alba, cerco di rubare qualche ritaglio di tempo per pedalare. Certo, per fare il fondo ci vogliono tanti chilometri e quindi tante ore, ma si può sopperire con la qualità del lavoro.» Quindi anche tu sei uno da “gruppo di amici”? «Sì, mi piace uscire con il gruppo degli amici, anche se ultimamente mi è capitato di essere poco allenato e di soffrire un po’ più del dovuto. ho comunque dei ricordi bellissimi di uscite in bicicletta in cui ‘si menava’ e si tornava a casa stanchi, ma davvero soddisfatti. Poi c’è da dire che noi ciclisti siamo gente un po’ particolare e quindi quando sul computerino della bicicletta vedi medie che superano i trenta all’ora ti senti un po’ un campione anche tu.»

che cosa ne pensi del binomio sport – alimentazione? «Io produco un alimento che è la benzina principale per lo sforzo che si fa in bicicletta e questo mi gratifica molto; inoltre so che sarebbe ‘drammatico’ se proprio a me venisse una crisi di fame: gli amici non me lo perdonerebbero mai, visto che produco pasta.» Scherzi a parte, che cosa hai da dire ai ciclisti sull’uso della pasta? «Abbiamo la fortuna di avere un prodotto che è il più ricercato e che non può mancare dalla tavola di chi voglia fare una pedalata senza soffrire dal punto di vista alimentare, quindi consiglio a tutti un buon piatto di pasta qualche ora prima di iniziare a pedalare.» La vostra attenzione si rivolge anche alle granfondo, vero? «Certamente: abbiamo sponsorizzato la G.F. delle Cinque Terre dello scorso anno e quest’anno quella ‘di casa’.» cioè? «La G.F. Città di Casella, una gara alla prima edizione che si corre a pochi passi dalla nostra azienda; in quel caso non potevamo davvero mancare ed il nostro impegno è stato importante.»

foto PLAYFULL NIKON

L’arco gonfiabile pubblicitario del pastificio Alta Valle Scrivia presente alla granfondo Città di Casella

come con bike Evolution-Rodman Team «Sì, questa squadra è gestita da amici che conosciamo bene e con I quali siamo in ottimi rapporti, quindi si prosegue anche per il 2013, visti i buoni risultati, sia in termini di immagine che di piazzamenti». Allora ci auguriamo tutti un 2013 ancor più ricco. «In un momento difficile come questo sembra ambizioso parlare in questo senso, ma noi ci crediamo una volta di più.»



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CAMPIONATO MONDIALE IRONMAN 70.3 a cura di IVAN RISTI – SPORT TIME

LAS VEGAS, IL TEATRO DELL’ IRONMAN pER IL SECoNDo ANNo CoNSECUTIVo LA CApITALE DEL GIoCo D’AzzARDo oSpITA IL CAMpIoNATo MoNDIALE DI IRoNMAN 70.3, GARA CoN DISTANzE 1.9 KM NUoTo, 90 KM bICI E 21,097 KM CoRSA.

Q

Quello che una volta si chiamava “mezzo Ironman”, con un nome alquanto brutto, che la World Triathlon Corporation (proprietaria del marchio col pallino) ha rivisto in meglio, creando un nuovo vincente circuito di gare. L’Ironman 70.3 è oggi una realtà con più di 60 tappe sparse per il mondo, in ognuna di queste gareggiano atleti professionisti e i cosiddetti “age group” ovvero i non professionisti suddivisi per categorie di età. In ogni tappa vengono assegnati ai migliori di categoria gli “slot”, i posti per partecipare alla finale. Solo per i professionisti le cose sono differenti, esiste un ranking mondiale attraverso il quale ci si qualifica, come nel caso del nostro Alessandro Degasperi, miglior azzurro in classifica e unico presente nella categoria Top (altri si erano qualificati ma hanno rinunciato). Come lui altri 26 azzurri “age group” erano al via della prova. La Gara PRO uomini Alessandro, reduce da un’ottima stagione, si presentava al via di Las Vegas con la sua prima vittoria nel circuito, ottenuta due settimane prima a zell Am See nell’Ironman70.3 di Salisburgo, davanti a Daniel Fontana, altro fortissimo azzurro, che in giugno l’avevo preceduto in quel di pescara, unica tappa Italiana. ottima condizione e volontà di migliorare il decimo posto ottenuto nel 2011. Quest’anno la start list dell’evento era però ulteriormente “cattiva”. oltre a Craig Alexander, campione in carica e tre volte mondiale Ironman, c’erano numerosi atleti in grado di puntare alla vittoria: gli americani o’Donnel, potts, Gambles, Reed, bennet, Cunningham; i tedeschi Al Sultan, Kienle e Raelert, l’australiano Amberger e il neozelandese Docherty, solo per citarne alcuni. Tutti atleti di valore assoluto, tra i quali spiccano anche medaglie olimpiche e titolo mondiali. La gara viene subito impostata su ritmi alti. Il nuoto è tirato. Lo si Il vincitore Sebastian Kienle

Degasperi durante la corsa

nota dalle inquadrature aeree che evidenziano un gruppo di testa molto allungato. potts e Amberger fanno l’andatura. Si sa che il loro obiettivo è proprio la selezione nella prima frazione. Il nuoto di Alessandro è stato ottimo, solo 50” dal primo atleta, per lui che proprio in questa frazione, solitamente pecca un po’. prova subito ad agganciarsi ai primi, anche se la scia non è consentita, i 10 m di distacco da mantenere rispetto all’avversario garantiscono la formazione di piccoli gruppi. Il gruppo di testa è composto da pochi atleti, tra cui Alexander, mentre Degasperi si mantiene con altri favoriti a circa 1’. Ma è l’azione del tedesco Sebastian Kienle a rompere ogni piano. Impressionante la sua frazione sulle due ruote, dove rifila quasi 7’ sul parziale ai primi inseguitori (era uscito con 3’ di ritardo a nuoto). Kienle non cede nei 21 km finali e, nonostante le rimonte di craig Alexander, Docherty, o’Donnel, riesce a mantenere il vantaggio accumulato sulle due ruote.


RISuLTATI 1.

Kienle Sebastian

DEU

(26:32 – 2:07:54 – 1:16:45) 3:54:35

2.

Alexander craig

USA

(23:54 – 2:13:23 – 1:14:58) 3:55:36

3.

Docherty bevan

USA

(23:51 – 2:13:41 – 1:15:35) 3:56:25

4.

O’Donnell Timothy

USA

(23:28 – 2:14:02 – 1:15:51) 3:56:35

5.

Potts Andy

USA

(23:20 – 2:13:54 – 1:16:16) 3:56:54

6.

Aernouts bart

bEL

(26:30 – 2:13:02 – 1:18:10) 4:01:17

7.

Amberger Josh

AUS

(23:16 – 2:13:47 – 1:21:52) 4:02:30

8.

Raelert Michael

DEU

(23:30 – 2:19:30 – 1:17:05) 4:03:11

9.

Al-Sultan Faris

DEU

(24:09 – 2:13:05 – 1:22:16) 4:03:27

10.

cunningham Richie

USA

(25:11 – 2:15:16 – 1:20:09) 4:03:59

11.

Umphenour Joe

USA

(23:37 – 2:16:52 – 1:20:41) 4:04:40

12.

Gambles Joe

USA

(25:04 – 2:15:11 – 1:22:10) 4:05:59

13.

Jones Jordan

USA

(26:22 – 2:18:59 – 1:17:01) 4:06:20

14.

Degasperi Alessandro

ITA

(24:03 – 2:16:17 – 1:23:22) 4:07:23

All’uscita della frazione nuoto

Il ventinovenne tedesco impressiona tutti e vince il titolo mondiale, con la promessa di dar battaglia anche all’Ironman World Championships di Kona ad ottobre. Dietro di lui è Alexander e poi il due volte podio olimpico bevan Docherty. Alessandro Degasperi nella corsa perde minuti preziosi causa disturbi allo stomaco, probabilmente dovuti al forte caldo. Non cede e nonostante la sofferenza riesce a chiudere al 14° posto. Un’ottima prova per l’unico azzurro tra i pro presente a Las Vegas, nonostante abbia peggiorato il 10° posto 2011 si è detto contento della sua prestazione. «ho tenuto bene a nuoto, ma ero un po’ in difficoltà nella prima parte di bici, forse per lo sforzo della frazione in acqua. Per cui non sono riuscito a dare il meglio soprattutto nei primi km. Il problema nella corsa non mi ha permesso di esprimermi come avevo fatto nelle ultime gare» commenta Alessandro sulla gara di Las Vegas. «Sono comunque soddisfatto per una stagione davvero prolifica in cui finalmente è anche arrivata la prima vittoria nel circuito, ora mi concentro su qualche gara italiana per chiudere questo 2012 soddisfacente».

La gara PRO donne Meno di interesse per noi italiani la gara femminile, dove per vari motivi, comprese scelte tecniche, nessuna azzurra era in gara. La prova è stata vinta da Leanda Cave (bR), con record del percorso, dietro di lei Williamson (USA) e Jackson (USA). La gara Age group Differente è la prova per categorie. Dove, sullo stesso percorso e nelle stesse condizioni, gli atleti si affrontano sfidando i pari età. Il livello anche qui è davvero alto, con “amatori” che arrivano a prestazioni quasi da professionisti. È bello segnalare i numerosi italiani in gara, 5 donne e 21 uomini iscritti, di cui 14 poi giunti al traguardo. Ma soprattutto la bellissima medaglia di bronzo ottenuta da Raimondo Vecchi, nella categoria M60-64.


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PROGRAMMA UNI.TEAM a cura di DANIELE MORAGLIA

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ALbERTO bUccI, IDEATORE E cOORDINATORE DEL PROGRAMMA, ILLUSTRA QUESTO INTERESSANTE PROGETTO ALbERTo bUCCI, CLASSE 1968, LAUREATo IN SCIENzE STATISTIChE A INDIRIzzo AzIENDALE pRESSo L’UNIVERSITà DEGLI STUDI DI TRENTo, FoNDAToRE DELLo STUDIo CoMMERCIALE A.L.b E pRESIDENTE DELL’ASD DoLoMITICA NUoTo CTT, È STATo IN pASSATo ATLETA AGoNISTA DI DISCRETo LIVELLo pRIMA NEL NUoTo E poI NEL TRIAThLoN. TRA LE ALTRE CoSE hA UNA SMISURATA pASSIoNE pER Lo SpoRT E RISULTA ESSERE L’IDEAToRE E IL CooRDINAToRE DEL pRoGRAMMA UNI.TEAM ALL’INTERNo DEL pRoGETTo UNI.SpoRT NATo DA UNA CoLLAboRAzIoNE TRA CUS TRENTo. UNIVERSITà DEGLI STUDI DI TRENTo E opERA UNIVERSITARIA DI TRENTo.

sostenuto la maturità, di intraprendere la carriera universitaria e continuare l’attività sportiva. L’Università di Trento può così formare diversi gruppi di atleti di alto livello che gareggiano sotto i colori del CUS Trento per promuovere, grazie ai risultati scolastici e sportivi, le numerose attività dell’Ateneo. Il programma permette agli studenti/atleti di raggiungere e/o mantenere alti standard scolastici e competitivi grazie a una serie di servizi a supporto che consentono di meglio organizzare e gestire le proprie attività.» cosa devono fare i ragazzi selezionati? «Il Programma offre agli studenti/atleti una serie di agevolazioni quali l’alloggio a costo agevolato, spazi riservati e gratuiti per gli allenamenti, materiali in uso per gli allenamenti e le gare, iscrizioni e trasferte alle competizioni, tutor sportivo, staff tecnico, test di valutazione e stage di allenamento. I ragazzi devono, in cambio, mantenere un alto tasso di impegno per continuare a far parte del Programma ed essere premiati grazie a un’importante sistema di valutazione che tiene conto dei risultati agonistici, della media voto e del numero dei crediti formativi ottenuti, del comportamento e dell’atteggiamento nei confronti dello staff, del gruppo e degli impegni programmati.» come è formata la nuova squadra? «Ai 7 ragazzi della prima stagione, si sono aggiunti nel 2012 altri 4 ragazzi. La squadra a oggi è formata da Andrea Pederzolli, Tommaso Pavan, Lorenzo Brigadoi, Bruno Aor, Elisabetta Aor, Andrea Mambuca, Gabriele Carretta, Gianluca Pozzatti, Alessandro Paluselli, Michele Zorzi e Ilaria Zane. A questi si aggiungeranno i ragazzi scelti dopo aver attentamente valutato le nuove richieste pervenuteci.»

P

Perché nasce il Programma UNI.Team? «UNI.Team nasce perché la realtà italiana non offre opportunità concrete di conciliare al meglio studio e sport. Questo comporta spesso l’abbandono di una delle due attività da parte dei giovani ragazzi in un momento della vita fondamentale per la crescita e la maturazione. Lo studio e lo sport dovrebbero essere attività complementari, utili alla crescita e alla formazione dei giovani, in un’ottica di miglioramento e sviluppo non solo economico della società. Per questo si dovrebbe agevolare chi vuole svolgere un’attività sportiva unitamente a una brillante carriera di studi universitari.» cos’è UNI.Team? «UNI.Team è il programma che offre la possibilità ad atleti di alto livello nelle discipline del triathlon e del nuoto, che hanno

Obiettivi per il futuro? «Siamo in fase di lancio con il “Vieni ad allenarti con noi”, un mini progetto che permette ai frequentatori dell’Ateneo di Trento di potersi allenare in sedute ad hoc con i ragazzi dell’UNI. Team. Poi, migliorare i risultati dell’attuale stagione, in fase di chiusura.» ci sono aziende che credono in questo programma? «Il programma ha trovato il sostegno di vari enti che hanno deciso di porre il proprio Patrocinio tra cui la Provincia Autonoma di Trento, il Comune di Trento, il Comune di Predazzo e il CONI Provinciale di Trento. Numerose anche le aziende che hanno deciso di investire con una sponsorizzazione tra cui Ecomaterie srl, Sport Time srl e Casse Rurali Trentine, che ben si inseriscono nel contesto perché da tempo offrono agli studenti universitari strumenti innovativi e servizi dedicati quale ad esempio il Conto Università, un prodotto in linea con le esigenze e le aspettative dei giovani studenti, oltre al supporto tecnico di BEmme, fi’zi:k, Carrera, allenatime.com e New Balance.»


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RIEDUcAzIONE POSTURALE GLObALE (RPG)

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che cos’è la rieducazione posturale globale? La rieducazione posturale globale (RpG) è una tecnica di terapia manuale utilizzata dal fisioterapista per la cura conservativa e non cruenta dei disturbi muscolo-scheletrici. L’RpG grazie alla globalità degli stiramenti praticati, si propone di ridare elasticità alle catene muscolari retratte e tono a quelle rilassate, adattandosi al caso particolare di ciascuno. L’uomo ha due tipi di muscoli: gli statici, molto tonici e fortemente fibrosi che permettono la posizione eretta, i dinamici, poco tonici e con poche fibre connettive, che realizzano i movimenti di grande ampiezza. L’ipertonia e la rigidità dei muscoli della statica sono inevitabili. Essi sono, perpetuamente sollecitati in accorciamento, sia dal tono neuromuscolare in posizione seduta o in piedi, sia dalla contrazione durante gli spostamenti. Sono molto diversi dai muscoli dinamici, che non hanno responsabilità antigravitarie. per semplificare possiamo dire che i muscoli statici sviluppano sempre una patologia di affaticamento eccessivo, che aumenta la loro tensione, mentre i dinamici, muscoli pigri, hanno la tendenza al rilassamento. L’accorciamento degli statici comprime le articolazioni. I muscoli inspiratori sono statici: in caso di rigidità bloccano il torace, frenano l’espirazione e limitano quindi la ventilazione. I muscoli

Catene muscolari

che cosa sono le catene muscolari? Tutti i nostri muscoli sono uniti da strutture aponeurotiche. Queste catene muscolari sono necessarie alla coordinazione statica, per mantenere l’equilibrio, e alla coordinazione motoria, per il movimento. ogni tentativo di allungamento di un gruppo muscolare irrigidito comporta dunque un accorciamento in un punto qualunque della catena muscolare alla quale esso appartiene. Il miglior esempio è quello dei muscoli spinali: stirare la nuca aumenta la lordosi lombare, mentre, al contrario, la correzione di una iperlordosi lombare comporta un appiattimento del dorso o un’accentuazione della curva cervicale. pertanto ogni stiramento analitico è votato al fallimento. I due terzi della nostra muscolatura sono costituiti da muscoli della statica: ciò spiega il fatto che esistano diverse catene muscolari. La posizione eretta è assicurata principalmente dalla grande catena maestra posteriore. per quanto concerne la grande catena maestra anteriore, invece, essa sospende il torace, il centro frenico e i visceri: si prolunga attraverso i muscoli anteriori della gamba. come avviene il trattamento? Avviene attraverso l’utilizzo di posture, che permettono di stirare tute le catene muscolari rigide, associando ogni possibile combinazione. Alcune posture si effettuano in carico, ossia in posizione seduta o in piedi, e sono particolarmente indicate per i problemi morfologici. Altre si praticano da sdraiati e sono più efficaci per problemi articolari. Esse si praticano sempre insistendo sulla espirazione. ogni postura dura circa mezz’ora ed è alternata a tempi di riposo. Quali sono i criteri di scelta delle posture? Innanzitutto identificare l’interrogatorio, che ci permette di sapere qual è la posizione più dolorosa o il movimento impossibile. L’osservazione, la palpazione e il micro test di mobilità

articolare ci indicano infine la sede e la direzione della lesione. Nella postura scelta, procediamo allora alla de-coattazione e alla detorsione della lesione, lavorando direttamente nel senso della correzione. Le catene muscolari statiche coinvolte nel processo lesionale sono progressivamente stirate; tutte le compensazioni sono a poco a poco corrette. Se sul piano microscopico la liberazione dell’articolazione lesa guida la nostra azione, sul piano macroscopico cerchiamo di avvicinarci progressivamente alla perfezione morfologica. La messa in globalità permette di identificare le cause e gli effetti della lesione articolare e di correggerli. Il paziente partecipa attivamente alla progressione della postura. Noi manteniamo la posizione ogni volta che appare il minimo dolore, facendolo passare grazie alla contrazione isometrica, nella posizione più eccentrica, del muscolo responsabile. Una volta ottenuta l’analgesia la progressione può riprendere. Sul piano riflesso, la RpG è dunque un metodo propriocettivo di inibizione. La partecipazione attiva del paziente alla sua stessa correzione ci garantisce una buona integrazione dal punto di vista dello schema corporeo. L’RPG è un trattamento curativo o preventivo? Entrambi. È indicata sia nel campo ortopedico, in cui, grazie alle sue tecniche di stiramento globali, può offrire soluzioni efficaci in caso di difetti morfologici, come ad esempio cifosi, lordosi, scoliosi, ginocchia vare e valghe, piedi piatti o cavi ecc.. Inoltre è anche efficace nelle patologie articolari, come ad esempio lombalgie, gonalgia e coxalgia. Infine è stata adottata con notevole successo dagli sportivi, attraverso lo Stretching Atteggiamenti posturali


Globale Attivo, per mantiene una buona elasticità muscolare ed ottenere una maggior resa allo sforzo. chi pratica attività sportiva ne può trarre vantaggio? ogni attività, ed in particolare quella sportiva, sollecita in modo indifferenziato muscoli statici e dinamici. Ciò comporta effetti positivi su quest’ultimi che hanno la tendenza al rilassamento, ma accentua l’ipertonicità e la rigidità degli statici. Non c’è quindi nessuno sport senza inconvenienti. La posizione della regione lombare e del bacino è influenzata posteriormente dalla catena maestra posteriore e, in particolare, dagli ischio-crurali, i pelvi trocanterici e la massa comune: anteriormente, dai pilastri del diaframma, lo psoas e la fascia iliaca, gli adduttori pubici. I muscoli che subiscono un accorciamento maggiore in bicicletta sono gli ischio-crurali (flessori della gamba sulla coscia), i pelvi trocanterici (muscoli dell’anca), lo psoas (flessore della coscia sul tronco) e il diaframma (principale musco-

lo inspiratorio). Questi gruppi muscolari, come appena detto andranno a influenzare la cinetica lombare. per rimediare a questa situazione, una delle originalità della RpG è quella di proporre stiramenti progressivi dei muscoli della statica contro debole resistenza, cosa che permette di ridare alla nostra muscolatura statica forza, lunghezza ed elasticità. Il trattamento viene sempre eseguito dal terapista? Inizialmente avviene sotto la guida del teVari trattamenti posturali

rapista per correggere le disfunzioni e per dare indicazione al paziente della corretta esecuzione delle posture. Successivamente, è possibile lavorare da soli, attraverso delle auto-posture basate sugli stessi principi delle altre. Grazie ad uno sforzo personale, le catene muscolari sono stirate in maniera lenta e progressivamente globale, insistendo sempre sull’espirazione e cercando di restituire le ampiezze articolari normali. Le posture correggono le imperfezioni:possono preparare e riparare. Giocano un ruolo fondamentale nella longevità sportiva.


Obbiettivo sulle organizzatrici d’eccellenza

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DONNE AL COMANDO

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a cura di MARIO FACCHINI

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Eccoci a riparlare delle donne che organizzano. Focus sul marchio Marcialonga, un nome che da sempre significa efficienza e concretezza. Tre gare in serie, sci di fondo, granfondo su strada con la “Cycling Craft” e corsa podistica con la “Running”. Presidente è Alfredo Weiss, a capo di un evento che, per la versione invernale, chiude le iscrizioni già la primavera precedente, le altre due stanno crescendo a vista d’occhio. Il direttore generale della Marcialonga è Gloria Trettel, una sportiva a 360°, ama soprattutto il fondo, ma per tenersi in forma non disdegna la corsa e qualche uscita in bici. La granfondo invernale, una delle più apprezzate al mondo, numero massimo di 7.500 iscritti raggiunto in pochi mesi, vanta un’organizzazione modello, capillare ed estremamente professionale, come del resto anche le altre due gare. Il prossimo 27 gennaio la maratona sciistica celebrerà i primi quarant’anni, la “Running” ha festeggiato i dieci anni lo scorso settembre e la “Cycling Craft” nel 2013 ne compirà invece sette. Dunque sul ponte di comando c’è Gloria Trettel, qualche anno… in più della Marcialonga (invernale, ovviamente!), una grande esperienza acquisita anche in tanti anni al fianco di Angelo Corradini, ex segretario generale ed ora da oltre 10 anni alla guida dei Campionati del Mondo di sci nordico e delle Coppe del Mondo in Val di Fiemme.

Gloria non è una donna che ama apparire, anzi. Lavora dietro le quinte, pianifica tutto al millimetro, ha ogni cosa sotto controllo, ma non tollera nessuno sgarro da parte dei suoi collaboratori. È inflessibile (qualcuno la chiama addirittura Margaret, proprio come la Thatcher che è stata capace di mettere in riga fior di uomini politici) ma con lei ogni cosa fila via liscia. Gestire tre grandi eventi all’anno dalla A alla Zeta e soprattutto farsi “obbedire” da tanti uomini (sono oltre 1000 i volontari che ruotano intorno all’evento) non dev’essere facile. Lei sdrammatizza tutto: «Mica sono sola: con il comitato tecnico (uno diverso per ogni disciplina) organizziamo un piano di lavoro che io rispetto e faccio rispettare fedelmente. Seguo spesso tanti altri eventi per capire cosa fanno gli altri, se c’è da imparare non mi tiro indietro».

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Gloria TreTTel Tre Gare per un Grande successo

foto neWspoWer canon

Gloria Trettel con la sua mascotte

La battuta è quella classica: «come ti trovi a ‘comandare’ i maschi?» «Piano col comandare (e ci snocciola un sorriso come quando rubi una caramella ad un bambino), io condivido ogni decisione con il consiglio direttivo, mi limito ad applicare disposizioni e regolamenti». Quando a dirigere le operazioni c’è una donna si può star certi che tutto è ordinato, che nessuno va oltre le righe, semmai c’è meno elasticità che con i dirigenti maschi (ma non tutti) e per questo tutto fila liscio. Gloria Trettel ha una grande esperienza maturata con la Marcialonga invernale: «Sì è vero – afferma – lì dobbiamo gestire situazioni importanti, ci sono più di settemila persone da organizzare, col freddo e la neve non è semplice, ma anche nel ciclismo gareggiare sulle strade comuni è tutta


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in basso. Niente di tutto questo, Gloria è una ragazza minuta, magrolina, ma tutto muscoli e nervi, capace di portare a termine anche il circuito Worldloppet di sci di fondo, vale a dire che ha concluso almeno 10 granfondo, una per nazione, di cui una oltreoceano e sta completando il secondo ciclo. Ha partecipato a due edizioni della mitica Vasaloppet nella fredda Svezia, il che è tutto dire visti i 90 km di percorso. Tante competizioni con gli sci, mai di bici. «Mai dire mai – dice il direttore della Marcialonga – desidero spesso fare una pedalata sulla pista ciclabile (che poi nelle valli di Fiemme e di Fassa è la pista Marcialonga)

Gloria Trettel nel suo ufficio durante le fasi organizzative

foto neWspoWer canon

un’altra cosa rispetto ad una pista da sci, problemi logistici non indifferenti, coordinamento con le forze di polizia e quelle amministrative. Anche nel ciclismo come nello sci c’è il problema dei gruppi di partenza: molti concorrenti protestano perché vogliono partire davanti, nonostante ci sia il real time e 135 chilometri di strada per poter fare la propria gara senza intoppi. Poi c’è sempre il ritardatario che vuole iscriversi a termini scaduti, c’è chi non ha il certificato medico, insomma l’ambiente è sempre lo stesso». In questo Gloria è inflessibile, e fa bene. Ci sono dei regolamenti e vanno rispettati. Dicevamo che è sempre dietro le quinte. In effetti durante la Marcialonga Cycling Craft non s’è vista in giro, era alla sua scrivania (a pochi passi dal via e dal traguardo), sempre col telefono e la radio in mano, pronta a far intervenire i “suoi” uomini. Difficilmente si fa trasportare dall’entusiasmo della gara, è sempre “razionale” ed in grado di intervenire, insomma è un vero “capo”, quello che ci vuole su una granfondo come la “Cycling Craft”, arrivata a superare quota 2.200. E sulle Dolomiti organizzare non è facile. Qualche anno fa all’improvviso, e del tutto inattesa a fine maggio, arrivò la neve e Gloria Trettel dovette chiudere la gara in quota.

Gloria in versione Fotoreporter

In pochi minuti aveva organizzato pullman, furgoni, coperte e viveri, tutti sono stati portati all’arrivo senza problemi. Chi era transitato e si trovava sul passo Valles nella neve aveva trovato un punto di ristoro con bevande calde e coperte. Una donna è anche questo. Chi non la conosce se la immagina magari alta e mascolina, che ti squadra dall’alto

ma faccio prima ad indossare le sneakers e a farmi una corsetta che mi aiuta a pensare alla “Cycling Craft” del 2013, in programma il 26 maggio. Nel frattempo in comitato stiamo verificando gli ultimi dettagli per la gara invernale, ma è già tutto sotto controllo». La salutiamo con un “ciao Margaret”, stavolta non sorride, ci fa l’occhiolino. È un buon segno!


21.10.2012 - G.P. La Roca - La Roca - Roccabianca (PR)

Ottobre

06.10.2012 - G.P. d’Autunno - Pedale Forlivese - Vecchiazzano (FC) 07.10.2012 - Gara agonistica - Speedy - Ruffio di Cesena (FC) 07.10.2012 - Crono staffetta - La Verde - Sala Baganza (PR) 14.10.2012 - 38° Cronocoppie - Velo Club Modena - Bazzano (BO)

Ottobre

24.11.2012 - Cronosquadre Mista - Corebo - Pievesestina (FC)

Novembre

14.10.2012 - G.F. FRW Bicycles - Ravenna In occasione della G.F. FRW Bicycles si procederà alla premiazione del 4° Campionato Romagnolo - “Romagna Challenge”

Ottobre

07.10.2012 - S. Andrea in Bagnolo - S. Andrea in Bagnolo (FC) 14.10.2012 - Ciclocastagnata - Gambettola (FC)

Ottobre

07.10.2012 - Montegrimano Terme - Euro Bike 14.10.2012 - Coriano - H3O Race Team 22.10.2012 - Mercatino Conca - Bike Valconca 28.10.2012 - San Clemente - Team Oliviero 04.11.2012 - Morciano di Romagna - Ottica Biondi 11.11.2012 - Misano Adriatico - Cobran Team 18.11.2012 - Serravalle - Zaff Bike 24.11.2012 - San Marino - San Marino MTB 02.12.2012 - San Clemente - Team Oliviero 09.12.2012 - Cesena - Valle Rubicone 15.12.2012 - San Giovanni in Marignano - Euro Bike


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GRANFONDO COLNAGO

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a cura di ENRICO CAVALLINI

di salVo e la rinaldi baTTezzano il nuoVo percorso GIoVE PLUVIo BEFFA L’ULTIMA PRoVA DEL PRESTIGIo. DEI 2400 ISCRITTI SE NE PRESENTANo ALLA PARTENZA SoLo 1882 PER IL TIMoRE DELLA PIoGGIA, CHE PERò NoN SI È MAI VISTA. BELLo E IMPEGNATIVo IL NUoVo PERCoRSo. DI SALVo E LA RINALDI VINCoNo LA GRANFoNDo, TUTTA PIACENTINA LA MEDIoFoNDo CHE VA A BRUSCHI E ALLA ANSELMI. oTTIMI NUMERI PER IL PERCoRSo CICLoTURISTICo.

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Con grande probabilità Giove Pluvio, che ormai tutti sappiamo essere un dio molto dispettoso, deve avere subito qualche torto dagli organizzatori della Granfondo Colnago, visto che anche in questa edizione le previsioni meteo dei giorni precedenti annunciavano disastri catastrofici. Infatti, ancora il sabato, i vari portali meteo presi d’assalto dai 2400 iscritti alla manifestazione piacentina, sebbene dando pareri discordi, non nascondevano la probabilità di pioggia durante la manifestazione. Ma come abbiamo detto Giove Pluvio è dispettoso, e domenica mattina, pur lasciando il cielo coperto da uno strato di nubi minacciose, ha deciso di passare la domenica altrove e fare divertire i 1882 ciclisti che si sono presentati in griglia. Giunta alla sua ottava edizione, la manifestazione piacentina, ultima prova del Prestigio, ha presentato la solita logistica vincente e un percorso totalmente rinnovato, più per esigenza che per volontà. Infatti il cambio radicale dei tracciati è stato un atto dovuto verso i ciclisti, al fine di offrire loro le migliori strade a disposizione nella provincia. Con questo non si vuole certo dire che fossero perfette, ma sicuramente erano le migliori a disposizione.

la una discesa continua, ma una serie di sali scendi che costringono a continui cambi di ritmo. La mancanza dell’Angelone (o meglio il Passo Santa Barbara) non credo sia stata sofferta da nessuno. Una salita dura, abbastanza anonima con una discesa impegnativa, ben sostituita da due salite più brevi, ma decisamente ostiche, tipiche dell’Appennino emiliano: Montecanino e Momeliano, capaci di presentare pendenze anche a due cifre, sebbene per tratti mai eccessivamente lunghi. Un tracciato quindi, che a nostro parere andrebbe mantenuto anche nelle edizioni successive. Per quanto riguarda il contorno della manifestazione non si può che affermare che sia stato ineccepibile come il solito. La location è ottimale in tutto e per tutto. Gli ampi spazi del centro di Piacenza Fiere, il vasto parcheggio, la comodità di accessibilità dall’autostrada, la rendono insostituibile.

Un tracciato che però, a mio modesto parere, si è rilevato ben più affascinante rispetto al precedente. Nonostante il tempo non fosse dei migliori e la mancanza del sole (o peggio la presenza delle nubi basse) non abbia dato il giusto risalto ai colori delle colline, il paesaggio ci è parso più accattivante rispetto alle edizioni precedenti. Molto bella la zona della Mandrola con i suoi lunghi filari di viti e gli ampi spazi aperti sulle colline. Decisamente impegnativo il Passo Cerro preso dal versante opposto rispetto alle edizioni precedenti. Duro da scalare e duro da scendere, dovendo continuare a spingere date le dolci pendenze, che invece ci rallegravano quando le salivamo. Sempre ostico il Passo Caldarola, mai impossibile, ma che non rega-

foto plaYFull niKon

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Il pacco gara, come sempre, è degno della manifestazione e agli iscritti ha consegnato un pratico asciugamano griffato Colnago, tre salviette Safety, una borraccia, una barretta ed un gel della Enervit, una bustina di olio BTS e una pomata per il trattamento delle labbra. Acquistabile a parte, la divisa ufficiale della manifestazione composta da maglia e pantaloncino, ovviamente griffati Granfondo Colnago. Inutile stare ad elogiare i numerosi ristori presenti sul percorso e più che sufficienti a soddisfare tutte le esigenze, mentre va sicuramente puntualizzato l’ottimo servizio di sicurezza dei ciclisti sul percorso, grazie ai numerosi mezzi della Scorta Tecnica e della Polizia.


foto plaYFull niKon

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Intanto sulla granfondo, il distacco dei fuggitivi piano piano diventa sempre più esile; la fatica della lunga evasione inizia a farsi sentire nelle gambe. Il terzetto viene definitivamente ripreso sulle rampe di Montecanino dopo 90 chilometri di fuga. ora sono Giuseppe Di Salvo, Alfonso Falzarano, Devis Miorin, Alessandro Bertuola e Hubert Krys a dettare le leggi della corsa. Sulle rampe di Monticello si tasta la gamba degli avversari con alcuni scatti, ma il lungo tratto di pianura per giungere all’arrivo, fa desistere da azioni solitarie. I cinque decidono di “risolvere la faccenda” sul rettilineo dell’arrivo. È infatti ai 250 metri che la Maggi si unisce per lanciare la volata al siciliano Di Salvo, che sul traguardo regola il polacco Krys e il trevigiano Bertuola. Quarta piazza per Falzarano e quinta per Miorin.

la corsa Come c’era da aspettarselo non poteva che nascere sulla salita di Cementirossi la prima fuga di giornata. Non è una vera erta, ma un lungo falso piano in continua ascesa con la pendenza che va via via aumentando. Terminato il tratto di pianura a gruppo compatto, il primo a rompere gli indugi è il bergamasco Andrea Natali che allunga il passo non appena la pendenza della strada lascia lo 0%. Passano poche centinaia di metri e a lui si vanno ad aggiungere un’altra decina di elementi. La testa della corsa, con cambi regolari, riesce ad acquisire un buon margine, che già al termine della discesa di Mandrola vanta quasi due minuti. Le discese tecniche hanno operato la giusta selezione e ora sul lungo rettilineo che porta verso il Passo del Cerro il battistrada vanta sei elementi: Stefano Sala, Gianluca Mirenda, Mirko Bruschi, Nicola Ramacciotti, Matteo Zannelli e il professionista dell’Androni Giocattoli, Giairo Ermeti a ruota del plotoncino. La fuga del battistrada continua senza sosta, mentre i migliori sono nel gruppo degli inseguitori. La Maggi, vista la presenza del compagno Mirenda nella fuga, non prende certo l’iniziativa e lascia il compito di ricucire lo strappo ad Alessandro Bertuola portacolori del Team Viner. Al bivio dei percorsi, posto dopo la discesa del Passo Caldarola, la testa della corsa si divide: Bruschi e Ramaciotti optano per il corto, mentre Sala, Mirenda e Zannelli svoltano per il lungo. Ai due mediofondisti non resta che collaborare in vista dei 20 chilometri di pianura necessari per giungere all’arrivo, dove sarà la volata a decretare la vittoria del piacentino Mirko Bruschi ai danni del toscano Nicola Ramacciotti. Volata per il terzo posto tra Antonio Camozzi e Simone orsucci a favore del bergamasco.

Grande gara anche in campo femminile dove le cicliste, sia in sulla mediofondo che sulla granfondo non si sono certo risparmiate. Nonostante il dislivello complessivo, che è comunque apparso decisamente impegnativo, entrambe le corse si sono risolte in volata. La mediofondo ha visto prevalere l’atleta di casa, la piacentina Roberta Anselmi, ai danni della parmense Ilaria Lombardo. Più distaccata la valenzana Raffaella Palombo che sale sul terzo gradino del podio. Arrivo “in amicizia” sulla granfondo, dove la fiorentina Ilaria Rinaldi e la forlivese Monica Bandini giungono entrambe a braccia alzate, mentre il chip, assegna la vittoria alla toscana. Terza piazza per la romagnola Maria Cristina Prati, messa fuori gioco da una foratura. concludendo Purtroppo l’uscita da alcuni circuiti regionali quali la Coppa Lombardia prima e la Coppa Piemonte poi, ha penalizzato la manifestazione di quasi un migliaio di iscritti, così come lo spettro della pioggia, che ripetiamo non essersi mai presentata per tutta la giornata, ha ridotto il numero di partenti. La manifestazione però si mantiene ad un livello di servizio veramente alto, capace di offrire un prodotto di grande qualità per un bacino di utenza che va anche oltre le 3000 presenze. Numeri che, ahimè, in un periodo di crisi economica come quello attuale, e in un periodo dell’anno dove la voglia di pedalare tende a scemare, non sono certo facili da raggiungere “correndo” da soli. Ad ogni modo, non ci resta che guardare alla prossima edizione della granfondo piacentina e spronare tutto l’encomiabile staff diretto dalla famiglia Tizzoni a procedere in questa direzione.


LAuRA DALLA ChIESA a cura di NICOLETTA BRINA

brina@gocom.it

una “speedY” ciclisTa CARRIERA FULMINEA: DA APPENA TRE ANNI SUI PEDALI CoL TEAM SPEEDy NoNSoLoTETTI E GIà CoN UN PALMARES INVIDIABILE ED UNA CoSTANZA INCREDIBILE. E NoN AMMETTE LE MEZZE MISURE. GIà AL DEBUTTo NIENTE MEDIo FoNDo, MA SUBITo PERCoRSI LUNGHI ED IL TRAGUARDo ATTRAVERSATo oGNI VoLTA. «FINCHé MI DIVERTo – DICE – LA FATICA NoN LA SENTo E CERCo DI ARRIVARE SEMPRE IN FoNDo».

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Da tre anni in sella, ma per Laura Dalla Chiesa, i risultati non si sono fatti attendere. Una passione nata quasi per caso e che oggi non smette di regalare soddisfazioni. Lei, cesenate di 48 anni, non fa programmi per il futuro. Da quest’anno è rientrata nell’Asd Speedy Nonsolotetti di Cesena insieme al marito Raffaele ed ha ripreso alla grande la stagione. dopo un anno in bici da strada, un anno alla mtb ed ora il ritorno, come mai? «Ho voluto provare la mtb – spiega Laura – ma il primo amore non si scorda mai, così sono tornata laddove ho cominciato due anni fa, ovvero nella Speedy, insieme a mio marito. Lui era già tesserato con questo team ma ci siamo concessi un anno per provare le ruote grasse.»

dunque è tornata con il marito nelle fila del team speedy ed ha ripreso a pieno regime? «Indubbiamente la stagione mi ha dato e mi sta dando grandi soddisfazioni. Se penso che ho iniziato quasi per scherzo a fare granfondo…» cioè? «Beh il fatto è che ho provato la palestra, la piscina, gli sport che si fanno per tenersi in forma, ma mi sono resa conto che gli ambienti chiusi non facevano per me. Mio marito andava in bici, così sono salita in bici per seguire lui e ci ho preso gusto. Insomma la cosa mi ha entusiasmato sempre più e alla mia prima granfondo ho partecipato facendo subito il

percorso lungo perché quelli della mia squadra sceglievano quel tracciato. Fatto sta che pian piano ho visto che nelle classifiche rientravo sempre e la cosa mi ha esaltato. Anche se non arrivavo sempre bene, magari accumulavo ritardo, già era una grossa soddisfazione arrivare fino a fine gara.» peraltro si dice lei sia l’atleta più costante, grazie

ai continui piazzamenti sui percorsi lunghi delle principali granfondo italiane, è così? «Come dicevo, la scelta delle granfondo è stata casuale, nel senso che avrei voluto fare le medio fondo, ma gli amici coi quali gareggiavo sono partiti subito col percorso lungo e mi sono adeguata. Ho seguito loro e anche ora mi concentro generalmente sui percorsi lunghi.» Quinta nel circuito Marche Marathon, terza di categorie donne b nel circuito Marche in bici e prima della sua categoria nel campionato italiano di Fondo erba Vita udace/ acsi. un bel risultato… «Effettivamente non è poco. La mtb indubbiamente mi ha aiutato molto, forse per la maggiore concentrazione sulla bici, per il lavoro sulla forza e resistenza, ho migliorato rispetto al primo anno, insomma mi ha dato una spinta in più la mtb. Tuttavia il grande amore resta la strada, ti appassiona sempre più anche se devo dire che questi risultati sono anche merito di alcuni amici che mi seguono e mi incitano nelle gare come veri gregari e quindi un grazie speciale a Raffaele Bonomo, Quercioli Massimo, Casadei Luigi e Senni Andrea.» c’è una bestia nera tra le gare alle quali ha partecipato? «Va detto che le competizioni cui ho preso parte, le ho concluse tutte. Tuttavia i Sibillini e la Straducale mi sono rimasti impressi: era davvero caldissimo e con 40 gradi è davvero una faticaccia. Quanto alla Nove Colli nostrana, mi fa paura, temo in particolare la partenza: c’è troppa gente ed ancora non sono pronta. Il tragitto, per contro, lo conosco bene perché mi ci alleno.» Quali obiettivi ha per la stagione? «In realtà non ho obiettivi, ho iniziato per gioco e per mettermi alla prova e mi godo la mia passione. Sono convinta che se uno lo fa per divertimento, forse gli riesce ancora meglio. Finché ci si diverte, anche la fatica si supera più facilmente.»



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PROSSIME GARE

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a cura di ENRICO CAVALLINI

GF della pace appunTaMenTo a ValTopina doMenica 14 aprile 2013 A VALToPINA SI TERRà LA 19A GRANFoNDo DELLA PACE, oRGANIZZATA DALLA GLoBAL DREAM. UN EVENTo CHE QUEST’ANNo PREVEDE DIVERSE NoVITà: UN UNICo PERCoRSo AGoNISTICo E TRE CICLoTURISTICI, PARTENZA ALLA FRANCESE E, SABATo 13 APRILE, UNA CRoNoSCALATA PER AMAToRI E UNA GARA PER GIoVANISSIMI.

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domenica 14 aprile 2013 a Valtopina si terrà la 19a Granfondo della pace, organizzata dalla Global dream. un evento che quest’anno prevede diverse novità: un unico percorso agonistico e tre cicloturistici, partenza alla francese e, sabato 13 aprile, una cronoscalata per amatori e una gara per Giovanissimi.

21 settembre 2012, Valtopina (pg) – Si terrà domenica 14 aprile 2013 la 19a edizione della Granfondo della Pace, manifestazione internazionale organizzata dalla Global Dream e valida come tappa del Giro d’Italia Uisp. Nel 2013 la granfondo tornerà nello splendido scenario di Valtopina. Per i valori che essa rappresenta, infatti, la granfondo è itinerante e quindi si sposta dove ne viene fatta richiesta e ci sono le condizioni idonee per la perfetta organizzazione e soprattutto la possibilità di percorsi spettacolari e sicuri per i partecipanti. Diverse le novità per il 2013. Ci sarà un solo percorso agonistico di 130 chilometri e poi tre percorsi cicloturistici: il lungo di 130 chilometri, che ricalcherà quello agonistico, il medio di 101 chilometri e il corto di 66 chilometri. Ai cicloturisti che sceglieranno il

lungo sarà assegnato un punteggio doppio. Prevista la partenza alla francese dalle 7,30 alle 9, mentre il via agonistico avverrà alle 9,30 dagli impianti sportivi di Valtopina. Il percorso di 130 chilometri prevede, oltre alle ascese di Collecroce e del valico di Colfiorito, anche la salita di Santa Cristina, posta a circa 6 chilometri dall’arrivo: un’ascesa di 2,5 chilometri che presenta pendenze medie del 18% e punte anche del 22%. La Granfondo della Pace non sarà l’unico evento ciclistico organizzato dalla Global Dream. La mattina di sabato 13 è prevista una cronoscalata per amatori, mentre nel pomeriggio si terrà una gara per Giovanissimi. Iscrizioni: per le donne e i ragazzi di 18 anni 20 euro (per le donne omaggio fino al 31 dicembre 2012), per gli agonisti 25 euro (20 entro il 31 dicembre 2013) e per i cicloturisti e i partenti alla francese 20 euro (15 entro il 31 dicembre 2013). Per la cronoscalata iscrizioni a 10 euro con pranzo compreso. Gratuita invece l’adesione alla gara per Giovanissimi, per i quali è previsto il pranzo. Per i genitori il pranzo avrà un costo di 5 euro. Ulteriori informazioni al sito www.granfondodellapace.it.

foto plaYFull niKon

Un caratteristico casale di Valtopina


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CAMPIONATI DEL MONDO MTB a cura di GIANLUCA BARBIERI

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l’iTalia della MTb è caMpione del Mondo TeaM relaY SAALFELDEN (AUT) - DoPo CAMBERRA 2009, L’ITALIA ToRNA A VINCERE IL TIToLo IRIDATo A SQUADRE DIMoSTRANDo ANCoR PIù DI ESSERE SULLA STRADA GIUSTA PER UN FUTURo FLoRIDo PER LE RUoTE GRASSE NAZIoNALI.

Il primo staffettista parte alle 17.00 ed il primo a partire è Marco Aurelio Fontana che imprime un ritmo elevatissimo sin dal giro di lancio attorno allo stadio. Nella sua frazione nessuno riesce a stargli a ruota, gli avversari sembrano quasi sorpresi della

furia con cui affronta il giro. Dà il cambio a Beltain Schmid con una quindicina di secondi di vantaggio sul canadese Geoff Kabush, e ancora di più su Burry Stander. Schmid si difende straordinariamente bene, come da previsione il campione del mondo Junior, il francese Victor Koretzky rimonta dalla quarta alla prima posizione, e anche il canadese Mitchell Bailey sopravanza portandosi in seconda piazza, ma il nostro azzurro non molla e rimane incollato alle ruote dei più forti. Successivamente partono la campionessa olimpica Julie Bresset e la vincitrice di Coppa del Mondo 2012 e campionessa mondiale uscente Catharine Pendrel, alle loro spalle Eva Lechner con un distacco già im-

portante sulla Svizzera e sulla Germania: il podio azzurro comincia a prendere forma. Eva Lechner stupisce, battaglia con la canadese Pendrel dimostrando di aver superato la delusione della gara olimpica di Londra e poco avanti c’è Julie Bresset. La francese buca, pit stop a tempo record (meno di venti secondi), e quando riparte Eva Lechner è lì alla sua ruota. Parte a questo punto Maxime Marotte, che deve vedersela con Luca Braidot che insegue a meno di dieci secondi: l’oro se lo giocheranno loro due. Nel frattempo, invece, vengono squalificate Spagna e Repubblica Ceca per cambio irregolare. L’ultimo giro è fantastico, Luca Braidot riesce a portarsi su Maxime Marotte ed anzi

I nostri atleti carichi di gioia foto riccardo scanFerla / pHoTors

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Si aggiunge un ennesimo titolo al palmares della mountain bike azzurra nel 2012, solo per citare quello di quest’anno, in cui l’Italia sta dando spettacolo nel mondo delle due ruote. La prima gara dei campionati mondiali XCo si è quindi aperta con la vittoria nel Team Relay, competizione a staffetta che prevede un giro per un corridore di ogni categoria (Elite, Under23, Junior, Donne). Vittoria che assume grande significato anche perchè viene ottenuta davanti ai campioni mondiali uscenti, i francesi.


foto riccardo scanFerla / pHoTors

Luca Braidot, Marco Aurelio Fontana, Beltain Schmid, Eva Lechner indossano la maglia iridata

cerca di attaccarlo; gireranno a velocità forsennata e quello di Braidot sarà il giro più veloce di tutti anche togliendo il tempo del giro di lancio iniziale. Il francese non si stacca, perde una manciata di metri e presentandosi così nell’anello finale per disputarsi lo sprint. Una volata impressionante, che non finisce mai: Luca Braidot non deve rischiare di scivolare a terra, mentre Marotte si butta dentro più deciso. Maxime Marotte non riesce a rimontare e per mezza ruota l’Italia diventa Campione del Mondo di Team Relay, mentre l’argento va alla Francia e il bronzo va alla Germania. Una grande vittoria che va a sommarsi alla medaglia di Bronzo ottenuta da Daniele Braidot, fratello di Luca, negli U23, coronata dai piazzamenti ottenuti da Gerhard Kershbaumer, sfortunato e Nicholas Pettinà entrati nei primi dieci della Top Mondiale. Un bel segnale che fa sperare tutto il ciclismo azzurro per il futuro.

Sia a livello femminile, che a livello maschile, infatti, molti sono i risultati che le categorie giovanili italiane stanno portando in Italia. Il fuori strada, poi, è stato preso di mira da tutte le Federazioni mondiali, che ad oggi si sono coalizzate per creare dei grandi eventi mirati alle ruote grasse ed ai giovani. Se pensiamo all’ultimo meeting giovanile europeo della MTB a Graz, dove ben 180 bambini italiani si sono cimentati con i loro coetanei delle diverse nazionalità, Entusiasta per il terzo posto Daniele Braidot

vincendo alla grande, oppure alla scelta di inserire in Coppa del Mondo anche la categoria Junior, potremmo dire che in futuro la MTB sarà una delle discipline protagoniste del ciclismo mondiale, obbligando, quindi, i vertici nazionali a lavorare anche in quella direzione. La MTB è lo strumento che molti appassionati usano per avvicinarsi alle due ruote pedalate, ecco percui l’esigenza di spingere verso questo settore. Il segnale che l’Italia è già sulla strada buona ce l’ha dato la categoria U23, poiché Gerhard Kershbaumer, in lizza per il podio, ha dovuto alzare bandiera bianca a causa di una foratura che lo ha bloccato, impedendogli di poter esprimere tutto il suo valore fino in fondo. Braidot ha saputo sostituire il compagno, arrivando sul podio. Tutti segnali che indicano la costituzione di un gruppo che si sta confermando tra i più forti al Mondo, cosa che il Team Relay ha saputo egregiamente dimostrare.


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AREA TEAM

a cura di CRISTIAN TRIPPA FRM BIKE TECHNOLOGY

una sTrada, una passione

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Come tutti gli anni con i ragazzi del Team FRM Factory andiamo a fare una delle più belle gare di discesa che il panorama mondiale possa offrire, la Mega Avalanche. Questa gara si svolge in Francia e precisamente all’Alpe d’Huez ed è caratteristica per la sua partenza: lo start si trova, infatti, sul Pic Blanc a 3350 metri s.l.m. e vi posso garantire che non è semplice scendere in bici da quell’altezza. Dopo 40 km di discesa, l’arrivo ad Allemont, cittadina turistica situata a 800 metri s.l.m., indubbiamente un dislivello da paura. Ma la cosa che tutti gli anni mi lascia a bocca aperta è quella lunga lingua di asfalto, di circa 19 km, che parte dalla statale di Grenoble e arriva in cima alla mitica Alpe d’Huez. Si tratta di una delle salite storiche del Tour de France, che a noi italiani è tanto cara. Infatti, questa lunga salita è caratterizzata da 21 tornanti, ad ognuno dei quali è stato dato il nome di un vincitore di tappa al Tour. Non a caso, negli ultimi possiamo leggere un paio di cartelli che riportano un nome a noi rimasto nel cuore, ossia quello di Marco Pantani. Proprio il nostro “Pirata”, l’uomo che ha saputo proprio su quella salita piegare il “Cow Boy” Armstrong, l’uomo che ha saputo abbassare lo sguardo dei Francesi. Ma la magia di quella strada non sta solo nella storia che l’ha attraversata, ma nel fatto che ogni giorno e con qualsiasi condizione meteo ci sia qualcuno che cerchi di affrontarla.

Nel periodo in cui siamo alla gara mi capita di percorrerla spesso in furgone, per andare a recuperare i miei ragazzi, e ogni volta incontro nuove persone che con la loro bici si apprestano a salire. Le più ammirevoli sono le famiglie così composte: padre in mtb con appendice porta bambini, madre con appendice porta vivande e primogenito di 8/9 anni con bici giocattolo che pedalano in rigorosa fila indiana, tutti insieme con un unico obiettivo: giungere in cima, ci volesse anche un mese! Ho incontrato pensionati austriaci in sella ad un tandem pieghevole con ruote da 20” (i miei eroi, anche perché avevano più di settant’anni ognuno). Ragazzi di 10/11 anni, con bici da strada due misure più grandi, faticare per ore sotto il sole cocente... e già, perché in quella salita non c’è un solo angolo all’ombra!!

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Insomma, tutti gli anni questa strada mi regala forti emozioni, sia sportive che umane e quella scritte che si trovano per terra mi fanno venire ogni volta la pelle d’oca. Il prossimo anno non mi limiterò a fare la gara di discesa più dura al mondo, ma cercherò, con la mia mtb, di conquistare quei 21 tornati, sentendomi un piccolissimo Pantani.


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BRESCIACuP a cura di AESPORTNEWS

il coloMbiano aMaYa cHia Vince il 21º Tr. ciTTà di naVe DoPPIETTA DEL TEAM KTM STIHL ToRREVILLA AL 21º TRoFEo CITTà DI NAVE CoN AMAyA CHIA DAVANTI AL CoMPAGNo JoHN BoTERo. SFoRTUNATo L’ALToATESINo FRANZ HoFER MESSo FUoRI DAI GIoCHI DA UNA FoRATURA, TERZo PoSTo PER IL BRESCIANo RAMoN BIANCHI. LoRENA ZoCCA DoMINA TRA LE DoNNE DAVANTI ALLA LEADER DANIELA PoETINI E SIMoNA ToMASoNI.

foto aesporTneWs

ma del via – è veloce all’apparenza ma il profilo altimetrico nasconde delle rampe micidiali che non verranno superate con altrettanta facilità!». Tanti i tratti nuovi inseriti nello storico anello di gara allestito dai ragazzi dello Zaina Club Biciclette che hanno voluto così renderlo ancora più vicino alle caratteristiche di una vera granfondo: «Quando si pensa a Nave si pensa alle salite della Maddalena piuttosto che a quella dell’acquedotto – ha detto ramon bianchi – ma si dimenticano troppo facilmente, o si sottovalutano, le discese ed i tratti tecnici che separano queste ascese. Una gara in cui servono doti da scalatore ma anche manico in discesa. Risulterà fondamentale conoscere bene il percorso ed essere pronti a tutto. Non sarà sicuramente una passeggiata!».

Jaime Jesid Amaya Chia

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cortine di nave (bs) - Il Trofeo città di nave spegne le 21 candeline, si conferma essere la più longeva delle manifestazioni nel panorama off-road bresciano e, come di consueto, anche quest’anno si è saputo contraddistinguere grazie ad un prestigioso sigillo messo a segno da un atleta di caratura internazionale come il colombiano under 23 Jaime Jesid amaya chia (KTM Stihl Torrevilla). Parterre stellare dove oltre ad alcuni dei più conosciuti protagonisti nazionali specialisti delle corse in linea, da Chia al compagno John Jairo botero salazar, dal bresciano ramon bianchi (Full Dynamix) all’altoatesino Franz Hofer ed il compagno igor baretto (Scott R.T.), si sono presentati il neo campione del mondo master3 carlo Manfredi zaglio (Team Bike Gussago) e tutti i protagonisti di stagione della Bresciacup GF. Ma veniamo alla corsa dei big che ha preso il via alle ore 10.00, come da programma. Circa 34 i kilometri previsti dal tracciato con un profilo altimetrico di poco sotto i 1000 mt che prevedeva la doppia scalata verso castel Malvezzi, la risalita verso la Maddalena e il temuto dente che conduce all’acquedotto comunale, posizionato a pochi kilometri dall’arrivo. «Il percorso è tosto – ha commentato Franz Hofer dopo un primo sopralluogo pri-

E così, dopo pochi kilometri, a ruota della “moto Baretto” si portano il compagno di squadra Franz Hofer, Ramon Bianchi ed i due colombiani Chia e Botero mentre poco distanti seguono stefano Moretti (Axevo Alba orobia), la maglia iridata di Carlo Manfredi Zaglio, appena ritornato dal Brasile, il leader della Cup alessio bongioni (Giangi’s Bike) ed il giovane andrea d’anneo (Johnny Cattaneo Fans Club). La scalata della Maddalena ancora una volta emette la sua sentenza. Sulla ripida salita a tornanti asfaltati Hofer e Chia non si risparmiano e restano soli a giocarsi le speranze di vittoria mentre Botero cede al ritmo infernale imposto dai due in testa. Più dietro segue Bianchi, in quarta posizione mentre alle sue spalle si è formato un terzetto con il giovane D’Anneo a battagliare con l’iridato Zaglio mentre Bongioni stringe i denti cercando di resistere. Siamo ai meno 11 km all’arrivo ed il ritorno verso il centro di Cortine di Nave è ricco

d’insidie, quasi non bastasse la temuta salita dell’acquedotto che ai meno 6 prevede rampe micidiali con punte anche del 27%. Il primo colpo di scena è la foratura di Franz Hofer che dice così addio alla bagarre lasciando strada libera a Chia. Botero segue con un ritardo considerevole ma gestisce bene il vantaggio su Ramon Bianchi che ora viaggia in terza posizione tenndo gli occhi puntati sugli specchietti retrovisori per paura di un ritorno di fiamma di Baretto. D’Anneo e Zaglio si affrontano a viso aperto dando vita ad un emozionante testa a testa tra presente e futuro della mountain bike. Bongioni molla la presa e viene raggiunto da Moretti che col suo passo ha saputo interpretare al meglio il tracciato nervoso di Nave. Trenti è vittima di una caduta ed esce dal gruppo composto da Gnani, Bianchi, Arici e Lombardi. Dopo 1h 24’ e 26” il giovane colombiano del Torrevilla, amaya chia, si concede la parata trionfale lunga tutti i 200 mt del rettilineo d’arrivo. Applausi ed emozioni nel piccolo centro abitato della provincia di Brescia che dopo 21 edizioni gloriose vede così il primo sigillo firmato da un atleta di caratura internazionale. A rendere il podio ancora più prestigioso ci pensa il compagno di squadra e di nazione, John botero che sale sul secondo gradino del podio mentre per il bresciano ramon bianchi, vincitore a Nave nel 2011, arriva il terzo gradino del podio. Quarto si conferma Igor Baretto mentre in quinta posizione Andrea D’Anneo si aggiudica la battaglia con Manfredi Zaglio, sesto. Stefano Moretti, sesto, riesce a precedere Bongioni, settimo, proprio nelle battute finali mentre Davide Lombardi (Mata Team) vince lo sprint a quattro per l’ottavo posto precedendo nell’ordine Gnani, Bianchi e Arici. Tra le donne dominio della trentina lorena zocca (Arcobaleno Carraro) che si lascia alle spalle l’agguerrita leader della Bresciacup, daniela poetini (US Sellero) e simona Tomasoni (MDL Racing Crew) vincitrice della penultima prova disputata a Soprazocco. classifica assoluta maschile: 1. Jaime Jesid Amaya Chia (KTM Stihl Torrevilla) 01:24:26 2. John Jairo Botero Salazar (KTM Stihl Torrevilla) a 3’ 20’’ 3. Ramon Bianchi (Full Dynamix) a 3’ 33’’


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CAMPIONATO ITALIANO DISCESA a cura di IVANO OGNIBENE

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TuTTo perFeTTo al caMpionaTo iTaliano discesa uisp 2012

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Domenica 26 Agosto, Monterotondo in provincia di Grosseto ha ospitato il Campionato Italiano di Discesa 2012. La bellissima giornata di sole, ha accolto gli oltre 100 concorrenti, in rappresentanza di 24 Società provenienti da tutta Italia. Con un tracciato di gara creato in modo tecnico e spettacolare, gli atleti e il numeroso pubblico presente, hanno potuto vivere una giornata di grande emozione. Gli impianti di risalita, già funzionanti dalla giornata di sabato, e un’assistenza curata in modo attento grazie anche alla collaborazione, con la Protezione Civile e di Pronto Soccorso, hanno valorizzato ancor più la qualità dell’evento. Dicevamo, ottimo il tracciato di gara di Mt. 1.650, molto tecnico con pendenze di tutto rispetto, tracciato risultato poi molto gradito ai concorrenti, i quali terminavano le prove in un crescendo di emozioni.

Gli atleti vincitori del titolo italiano

La seconda manches, in particolare portava i concorrenti a migliorare sempre più i tempi ottenuti nella mattinata. Al cancello di partenza, anche atleti della categoria Giovanissimi (13-14 anni) i quali hanno dimostrato grandi qualità ottenendo buoni risultati cronometrici.

della gara, con un abbondante Pasta Party per tutti i concorrenti, dolci di vario tipo, e bevande a volontà. Le premiazioni e l’assegnazione dei titoli con le maglie di Campione Italiano delle varie categorie hanno così concluso la manifestazione.

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classifiche di categoria:

Un plauso al Team a.s.d. Monterotondo, che ha saputo organizzare, al meglio questa giornata dedicata allo sport e agli appassionati delle ruote grasse off Road. Perfetta la parte dedicata al termine

1a Donne

Elisabetta Conovi

1° Esordienti

Stefano Pinca

1° Giovani

Stefano Pinca

1° A1

Marvin Ray Gamberi

1° A2

Fabrizio Gragoni

1° A3

Emanuele Tommassoni

1° A4

Cristian Gelsomini

1° A5

Tommaso Lumini



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POLARTEC VAL DI FASSA BIKE a cura di NEWSPOWER

pressoffice@newspower.it

aMaYa cHia e andreeVa FirMano l’edizione 2012 IL CoLoMBIANo AMAyA CHIA LASCIA A BoCCA ASCIUTTA MEDVEDEV E CELESTINo. ANDREEVA IN FUGA PER QUASI TUTTA LA GARA. MENAPACE SECoNDA. oLTRE 1.300 PARTECIPANTI PER LA PRoVA DI CoPPA DEL MoNDo.

M

Mountain bike alla massima potenza lo scorso mese di settembre nella trentina Val di Fassa. Moena e le straordinarie Dolomiti hanno portato in scena la 5a edizione della Polartec Val di Fassa Bike, una classica settembrina che ha dimostrato di non essere mai scontata, tantomeno fine a se stessa. Quest’anno la gara dolomitica era valida per alcuni importanti circuiti come Trentino MTB, Marathon Tour e Prestigio, ma era soprattutto una delle ultime prove di Coppa del Mondo Marathon – UCI MTB Marathon Series. Polartec Val di Fassa Bike “mondiale”, quindi, e le premesse c’erano tutte: una caratura tecnica con poche pari nel circuito, un’organizzazione di alto livello e un parterre di partenza che già sulla carta prometteva scintille. La vittoria finale è andata al colombiano Jaime yesid Amaya Chia ed alla russa Vera Andreeva, e, a sfogliare la starting list, forse non tutti si aspettavano questi verdetti.

foto neWspoWer canon

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Il vincitore della Marathon Jaime Yesid Amaya Chia

Il gruppo numeroso alla partenza

Marzio Deho si è presentato al via forte della vittoria nell’ultima edizione del 2011 (e pure con i postumi di un atterraggio maldestro in prova il venerdì di antivigilia), ma al suo fianco, lo scorso 9 settembre, c’erano anche gli ultimi tre campioni italiani marathon, Juri Ragnoli, Mirko Celestino e Johnny Cattaneo, i forti altoatesini Pallhuber, Felderer ed Egger e altri elite del calibro di Mensi, Ronchi, Debertolis, Pirazzoli e

Bianchi. Per non parlare – anzi è decisamente opportuno parlarne – del nugolo di stranieri capitanati dallo svizzero Andreas Kugler, dal russo Alexey Medvedev e dai colombiani Botero Salazar e Amaya Chia. oltre 1.300 atleti di 17 nazioni e un sole splendente hanno riscaldato fin dalla mattinata la bella Moena e fin dai primi colpi di pedale si è capito che Vera Andreeva e Jaime yesid Amaya Chia avevano intenzioni bellicose. La prima montagna da scalare appena dopo lo start era l’Alpe di Lusia, con il suo allungo di 8 km in salita che copre oltre 1000 metri di dislivello e arriva a quota 2.206 metri. La gara maschile ha visto il primo allungo dell’ex campione europeo marathon Medvedev sulla ski-weg del Lusia, ma il tentativo di fuga del russo è stato ben presto smorzato dal tricolore lunghe distanze in carica Ragnoli, che in cima al GPM transitava con una ventina di secondi di distacco dal colombiano Amaya Chia e da Daniele Mensi. A seguire c’erano poi il vincitore del 2010 Johnny Cattaneo, l’altoatesino Johann Pallhuber, il trevigiano Damiano Ferraro, Medvedev e, staccati di oltre due primi, il bronzo mondiale 2011 Celestino, l’elvetico Kugler, Marzio Deho e l’altro colombiano Botero Salazar. La discesa seguente e la risalita verso il Piano delle Pociace consentivano alla coppia Amaya Chia – Medvedev di acciuffare il fuggitivo Ragnoli, e il trio proseguiva così fino alla terza salita (a due terzi di gara)


foto neWspoWer canon

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dove una foratura tradiva però il bresciano che si è dovuto fermare per rimediare, lasciando via libera a Medvedev, mentre Amaya Chia inseriva il turbo. La discesa del primo rientro nell’abitato di Moena era la chiave di volta, il sudamericano pedalava a tutta e nella piazza affollata giungeva con 1’30” di vantaggio su Medvedev, raggiunto da un portentoso Mirko Celestino che nel frattempo era risalito di diverse posizioni. Davanti al colombiano, a quel punto, c’erano gli ultimi 12 km con la bella salitona di malga Panna e malga Peniola, e come lui stesso ha dichiarato a fine gara, la salita è il suo piatto preferito. Dalle retrovie il duo italo-russo ha tentato l’aggancio, ma Amaya Chia era una furia e non solo in salita, pure nella discesa conclusiva prima della passerella cittadina a Moena. Il tempo finale del colombiano per chiudere i 64,2 km di gara è stato di 3h 9’01”, secondo è arrivato Medvedev che ha preceduto Mirko Celestino. La russa Andreeva ha preso subito il comando della gara femminile, con la trentina Menapace, leader di Trentino MTB, la romagnola Gaddoni e l’ucraina Belomoyna in scia. Al termine della discesa di rientro a fondovalle si perdevano le tracce sia della Gaddoni che della Belomoyna e la gara della Andreeva poteva correre ancor più in discesa, anche se le salite di giornata non erano affatto terminate. Con il passare dei chilometri, i secondi di vantaggio sulla Menapace diventavano minuti, mentre in terza posizione si faceva sotto la coriacea Sandra Klomp. Nei dieci chilometri conclusivi la russa è sembrata ancora in ottima forma (nonostante avesse gareggiato nel Mondiale cross country poche ore prima in Austria) e il distacco finale sulla Menapace si è fissato a quasi 12’. Al terzo posto ha chiuso Sandra Klomp. La Polartec Val di Fassa Bike si correva anche nei due percorsi Classic di 49 km e 2106 mt/dsl e Short di 33,4 km e 957 mt/dsl. A mettere il sigillo sul primo sono stati i trentini Ivan Degasperi e Claudia Paolazzi, mentre il secondo, che non prevedeva la salita inziale al Lusia, se lo sono messi in tasca Massimo D’Antonio e Laura Internicola. Spenti i riflettori sulla Polartec Val di Fassa Bike

Il gruppo sulla salita che porta al Lusia

2012, i commenti di tutti sono stati oltremodo positivi e da parte del team organizzatore dell’ASD Val di Fassa Sport Events è giunta anche la notizia dell’inserimento della gara nel prossimo calendario internazionale di Coppa del Mondo Marathon. Il tempo di prendere un po’ di respiro e poi si penserà alla 6a edizione della Polartec Val di Fassa Bike ancora una volta… mondiale. Trentino MTB, invece, proseguiva con l’ultimo appuntamento di fine settembre, la 3T Bike.


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NEW BIKE

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a cura di ENRICO CAVALLINI

bici, diVerTiMenTo e... un cuore Grande! IL TEAM DI SCANDIANo (RE) PUNTA TUTTo SULL’ALLEGRIA PER CREARE UN AMBIENTE SERENo, IN CUI FIoRISCoNo oTTIMI RISULTATI E SBoCCIANo, DIVERTENDoSI, GIoVANI CICLISTI. UNA VERA E PRoPRIA PRoMoZIoNE DELL’ATTIVITà SPoRTIVA, ANIMATA DA UNA SCoNFINATA PASSIoNE PER LA BICI. UN GRUPPo GENERoSo, CHE NEL 2012 HA REALIZZATo NUMERoSI EVENTI PER I PIù PICCoLI E A SoSTEGNo DELLA PoPoLAZIoNE DELL’EMILIA-RoMAGNA DURAMENTE CoLPITA DAL TERREMoTo.

S

scandiano (re) – Il motto del Team New Bike non lascia dubbi sul modo di interpretare l’attività sportiva della formazione scandianese: “vivere la bicicletta nel divertimento” è infatti la filosofia di successo della squadra reggiana, che nel 2012 conta nelle sue fila ben 133 atleti. La simpatia dei ragazzi di Scandiano (RE) coinvolge sempre più persone, tanto che il numero dei tesserati è in crescita costante e nel 2012 ha fatto registrare un significativo incremento rispetto all’anno precedente, sinonimo che l’ambiente sereno e allegro creato dal Team New Bike è l’elemento che distingue positivamente la squadra. La formazione emiliana ha affrontato durante quest’anno più di 120 competizioni, dando prova di essere una realtà ciclistica completa, partecipando a gare su strada, off-road e a numerosi ciclo-raduni. Con l’obiettivo di divertirsi pedalando che resta il target primario, non sono però certo mancati ottimi risultati durante tutto l’arco della stagione agonistica: il Team New Bike si è infatti messo in luce con Daniele Ferrari, che ha conquistato il titolo di campione italiano UISP su strada, con Nicola Marchi, autore di un brillante 5° posto nel Rally di Romagna, primo biker italiano non professionista, e con Lorenzo Zanazzi, sempre protagonista sui campi di gara e vincitore della Matildica Cup. Il vero e proprio fiore all’occhiello della squadra è certamente rappresentato da-

gli atleti del comparto Junior: sono infatti sette i più giovani corridori che, grazie a un team che è una vera e propria famiglia, si sono gradualmente avvicinati allo sport fino ad ottenere i primi risultati di rilievo.

ogni appuntamento ha permesso a un centinaio di bambini di divertirsi in bici in totale sicurezza, grazie a uno staff competente e affiatato che ha seguito con meticolosità tutti i dettagli organizzativi degli eventi.

Nel corso del 2012 la generosità presente nel cuore del Team New Bike si è manifestata anche in un momento di particolare difficoltà della popolazione dell’Emilia-Romagna, ovvero in seguito al terremoto che ha sconvolto, nel mese di maggio, numerosi comuni della regione. Sensibilizzati dalle problematiche derivanti dalla calamità naturale, i soci del sodalizio reggiano si sono immediatamente adoperati per realizzare due eventi foto archivio neW biKe a scopo benefico, per intervenire a sostegno delle speNon si contano infatti le numerose vitto- se di costruzione della scuola materna rie nelle singole gare dei bikers in erba di Medolla (Mo). Con due ciclo-raduni, del Team New Bike, che può inoltre van- che hanno riscontrato l’adesione di più tare un palmares di tutto riguardo, con di 500 persone, è stato possibile infatti l’affermazione nei più importanti circuiti raccogliere circa ottomila euro, devoluti regionali sottolineato dalle vittorie di Lo- alla onlus Rock No War che si occupa renzo Tarabelloni, Alex Benassi e Ric- del progetto. cardo Ferrari nella Matildica Cup, e dal ripetersi di Ferrari anche nell’Emilia Ro- Lanciando uno sguardo al futuro, lo scomagna Cup. po del Team New Bike è sicuramente quello di “contagiare” sempre più persoL’attenzione verso i più piccoli della ne con l’allegro spirito sportivo che caratcompagine scandianese è il primo se- terizza la squadra, cercando in particolar gnale di un’attività svolta con grande modo di valorizzarlo nei confronti dei più passione e con la voglia di trasmettere giovani. La coesione del gruppo infatti va alle generazioni future il giusto approc- anche ben oltre la bici, come testimonia cio allo sport. L’impegno del Team New il programma dell’attività invernale del Bike è stato evidente con l’organizzazio- team, dove oltre alle pedalate non manne di un circuito di prove dedicate ai più cheranno mai momenti di aggregazione piccoli, il Gimkabimby Trophy, che ad e di festa.


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presenterà presso la propria sede le novità 2013

IL CASCO SALVA LA VITA Original carbon underwear presenta la nuova collezione di abbigliamento tecnico creata appositamente per il ciclista e darà la possibilità di testare i nuovi capi. L’equipe Velosystem sarà a tua disposizione per rilevare le tue misure antropometriche e individuare la tua FRW ideale. Le misure saranno rilevate in modo completamente elettronico con la nuova postazione di misurazione Biosize FRW. Parentini Bike Wear, partner del Progetto Oro Nero, presenterà la nuova collezione 2013 di abbigliamento tecnico per il ciclismo.

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É un’iniziativa di carattere educativo/sociale che è promossa da Freewheeling, distributore per l’italia di Bell e Giro, due marchi leader del mercato mondiale del casco da ciclo. L’utilizzo dei caschi riduce di quasi il 90% il rischio di una lesione celebrale in caso di caduta. Proteggono da traumi che, in organismi in crescita, come quelli dei bambini, possono rivelarsi fonte di numerosi guai. visita il sito frwbike.it per scoprire le novità 2013 ROAD e MTB

Dalle ore 9:00 alle ore 19:00 - apertura degli spazi espositivi presso lo stabilimento Freewheeling ed operazioni preliminari 1ª Granfondo FRW. Dalle ore 14:00 alle ore 16:00 - 1° Cronometro Individuale Femminile FRW (16 Km) con la partecipazione di 25 atlete già selezionate. Verifica tessere ed operazioni preliminari dalle 12:00 alle 13:00. Ore 17:00 - “Effetti del training respiratorio sulla performance atletica nel ciclismo”, a cura del dott. Luigi Ferritto del Dipartimento di Medicina Interna, Unità di fisiopatologia respiratoria presso la clinica “Athena” Villa dei Pini di Piedimonte Matese (CE). Ore 17:45 - “Co-Scienza Sportiva - Un anno dopo”. Dibattito sui valori e significato del laboratorio sportivo promosso dal Team ROssetti. Interverranno: Dott. Marco Magnani (medico sportivo F.C.I.), Dott. Matteo Scarpa (specialista in Medicina dello Sport presso il Centro Olympus di Ravenna), Dott. Pierluigi Fiorella (direttore sanitario del Centro Olympus di Ravenna, Medico F.I.D.A.L. e membro della Commissione per la tutela della salute dei ciclisti). Ore 18:30 - “Progetto Oro Nero”: consuntivo 2012 e prospettive future.

DOMENICA 14 OTTOBRE LA 1ª GRANFONDO Il cuore sportivo di Ravenna batterà forte il 14 ottobre 2012 in occasione della 1^ Granfondo FRW. La gara è intitolata all’azienda di biciclette che ormai da un decennio rappresenta con orgoglio la città a livello nazionale ed internazionale nella produzione di bici da corsa e mountain bike. A Ravenna non si è mai organizzata una competizione di questo tipo e l’azienda FREEWHEELING, con la collaborazione fondamentale del TEAM ROSSETTI, ha l’ambizione di far diventare questo primo appuntamento una classica di fine stagione nel panorama granfondistico italiano. Dalle ore 8:00 alle ore 9:15 - Operazioni preliminari partenza 1ª Granfondo FRW. Dalle ore 9:00 alle ore 18:00 - apertura degli spazi espositivi presso lo stabilimento Freewheeling. Ore 10:00 - partenza della 1ª Granfondo FRW. Ore 13:00 - Primi arrivi del percorso corto della 1ª Granfondo FRW ed apertura del Pasta Party. Ore 14:00 - Primi arrivi del percorso lungo della 1ª Granfondo FRW. Dalle ore 15:00 - Premiazioni 1ª Granfondo FRW e circuiti Romagna Challenge e Brevetto Appennino. Nell’ottica di “coccolare” gli ospiti si organizzarà un Pasta Party a base di pasta fresca, ci sarà un servizio massaggi grazie allo staff del Ravenna Medical Center e del noto fisioterapista Max Foschini e un valido servizio docce. Per ulteriori approfondimenti e modalità di iscrizione consultate il sito www.granfondofrw.it.

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GRANFONDO RAMPICONERO MTB a cura di GIANLUCA BARBIERI

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zaMpaTa Finale di Franz HoFer L’ATLETA DELLA SCoTT STACCA CASAGRANDE NELL’ULTIMA RAMPA, VINCENDo DI FoRZA UNA GARA oTTIMAMENTE oRGANIZZATA. GRANDE BATTAGLIA ANCHE IN CAMPo FEMMINILE CoN DANIELA STEFANELLI CHE VINCE SU ANToNELLA INCRISTI. LA RAMPICoNERo FA PARTE ANCHE DEI CIRCUITI IMA SCAPIN E TRE REGIoNI FRW.

Arrivo vittorioso di Franz Hofer

C

Camerano (An) - Non c’è che dire, la Rampiconero 2012 si è svolta all’insegna di un protagonista: Franz Hofer che, oltre a vincere la prova a Granfondo, il giorno precedente ha fatto suo anche l’XCE Scott, messo in campo dal Crazy Bike, manifestazione che ha tenuto col fiato sospeso oltre un centinaio di bikers, giunti a Camerano da tutta Italia, per la classica marchigiana. Un protagonista che ha avuto due validi contendenti al titolo, ossia Francesco Casagrande arrivato a pochi metri e Davide Di Marco, ex nazionale anch’egli giunto a soli 35” dal duo di testa.

Una Granfondo, la Rampiconero, anomala, sia per il percorso, che prevede passaggi sulle colline marchigiane, sul Monte Conero e sulla spiaggia di Sirolo, con la gente in costume sotto l’ombrellone a tifare per gli atleti, sia per l’ospitalità che potrebbe essere invidiata da molte gare blasonate. oltre 1000 i partecipanti, per la precisione 1068, con numerosi big nelle prime file, non solo nella categoria Elite, ma anche in quelle amatoriali, con atleti del calibro di Francesco Casagrande ed altri volti noti del fuori strada italiano. Nelle prime file anche i colombiani della Scapin con Arjas Cuervo che giungerà poi quarto al termine della gara, ma anche Pierluigi Bettelli, purtroppo fermato da una foratura.

ese e poi discesa ai 70 orari verso le colline marchigiane, antipasto alle rampe del Monte Conero. Una partenza a tutta, che ha visto il treno della Scott fare l’andatura, ma anche Leopoldo Rocchetti della Trek Cingolani, atleta arrivato dalla strada, e il colombiano Arjas Cuervo, prendere subito un discreto vantaggio. Il primo a rientrare sul gruppo di testa è stato Davide Di Marco, che sul Monte Conero avrebbe poi sferrato un primo forcing per cercare di fare il vuoto, ma un altro cliente scomodo, poi sarebbe rientrato sul gruppo di testa, il signor Francesco Casagrande. Tutti i pronostici davano Di Marco od Hofer vincitori, nessuno aveva pronosticato il campione toscano.

Al via, i bikers venivano deviati in salita verso il centro di Camerano, con un passaggio appassionante ed avvincente nel centro del pa-

I primi a cedere il passo sono stati Arjas e Rocchetti, lasciando al trio di testa un vantaggio che arrivava fino a due minuti.


Attimi prima della partenza

A sorpresa, al Teatro Le Cave e alla spiaggia di Sirolo, davanti a migliaia di bagnanti che facevano il tifo, Daniela Stefanelli transitava in prima posizione, guardata a vista dalla Incristi, che poi all’arrivo arrivava seconda a un minuto dalla biker della Trek Cingolani, mentre terza a 3 minuti tagliava il traguardo Barbara Genga, quarta Ernestina Frosini e quinta Beatrice Mistretta. Partenza della xCE Scott organizzata dal Crazy Bike

Arrivati al Monte Conero, nel Pian di Raggetti, si era già formato un quintetto, composto da Hofer, Casagrande, Arjas Cuervo, Di Marco e Rocchetti che teneva fino al Teatro delle Cave, in discesa verso la spiaggia di Sirolo. A Sirolo il trio di testa, in campo maschile, continuava imperterrito la sua marcia di avvicinamento verso Camerano, ma, ad una decina di chilometri, Davide di Marco cedeva su Hofer e Casagrande, che tentavano a vicenda di staccarsi, fino all’ultimo chilometro dove, nel-

la rampa che portava all’arrivo, il biker della Scott, faceva il forcing arrivando con soli 7” dal Nando nazionale della Taddei. A 35” Di Marco, quarto Arjas Cuervo (Scapin) e quinto Leopoldo Rocchetti (Trek Cingolani). In campo femminile, Antonella Incristi, Campionessa Italiana MX, transitava sul Pian di Raggetti in prima posizione, alla sua ruota Daniela Stefanelli, mentre ad inseguire c’erano Barbara Genga, Ernestina Frosini e Beatrice Mistretta.

Come detto, il giorno precedente, il Crazy Bike ha messo in campo una stupenda gara ad invito, a batterie denominata “XCE Scott”, con 16 bikers che hanno tenuto col fiato sospeso i numerosi appassionati delle ruote grasse. Un percorso di 500 m, tecnico e velocissimo, ricco di spunti spettacolari. Domino Scott con Franz Hofer in prima posizione, secondo Pierluigi Bettelli, terzo Diego Arjas Cuervo della Scapin. ordine d’arrivo

Il podio Franz Hofer, Francesco Casagrande e Davide di Marco

Gara Maschile 1. Franz Hofer (Scott) 2. Francesco Casagrande (Taddei) 3. Davide Di Marco (Race Mountain Pro Team) 4. Diego Arjas Cuervo (Scapin) 5. Leopoldo Rocchetti (Trek Cingolani) 6. Federico Mazzoni (180 BPM) 7. Alessio Cellini (Taddei) 8. Serghey Mikhulouki (Mondobici Fermignano) 9. Roberto Crisi (Race Mountain Pro Team) 10. Roberto Rinaldini (Scott Pasquini) Gara Femminile 1. Daniela Stefanelli (Trek Cingolani) 2. Antonella Incristi (Ky Co Sys Cussigh Bike) 3. Barbara Genga (Briganti Fossombrone) 4. Ernestina Frosini (Kona Bike Paradise) 5. Beatrice Mistretta (Cicli Taddei)


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BENVENuTI NEL FuORISTRADA a cura di FABRIZIO MONTALTI

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Sì, lo so! ...dopo aver letto la precedente recensione avete già migliorato le vostre capacità in discesa ed ora siete ansiosi di saperne ancora di più... Mi sembra giusto. Vi sarete accorti di quanto la Mtb ci metta continuamente in discussione in tutte le sue sfumature. La voglia di migliorare è sempre tanta a tutti i livelli e con un po’ di volontà si possono fare davvero passi da gigante. Un paio di mesi fa abbiamo fatto cenno ad alcune regole base relative alla tecnica in discesa e, visto la complessità dell’argomento, vogliamo approfondirlo ulteriormente per non lasciare nulla al caso. Allora scendiamo veloci.. si parte! Guida nelle sezioni tecniche Prima o poi capita a tutti di affrontare tratti difficili e molto sconnessi ed in queste situazioni l’istinto di improvvisazione trova limiti ben evidenti. È ovvio che trovandoci per la prima volta ad affrontare sentieri sconosciuti il nostro istinto può aiutarci a capire come decifrare le asperità, ma se si vuole fare la differenza dovremo mettere in pratica alcune regole. Quando ci troviamo in sezioni molto sconnesse e pendenti dobbiamo innanzitutto dosare la velocità in base alla nostra attuale condizione fisica. Se ci sentiamo stanchi o poco lucidi dobbiamo evitare di prendere dei rischi cercando di far correre il nostro mezzo senza raggiungere velocità difficili da gestire. Capita spesso nelle picchiate lunghe di sentire dolore alle braccia ed alle mani e se la nostra mobilità risulta limitata bisogna seriamente valutare una fermata per riposarci. Così facendo avrete la situazione più sotto controllo a tutto vantaggio della sicurezza. Per evitare di stancarsi dobbiamo agire un po’ meno sul freno anteriore lasciando correre più liberamente la bici cercando di copiare al meglio le asperità del terreno con l’aiuto anche delle gambe.

Come spesso capita le situazioni difficili ci portano ad irrigidirci e ad innescare come contromossa una continua frenata con l’anteriore.

Questo fattore però porta diversi svantaggi. L’affaticamento delle braccia e della schiena, un minor grip sull’anteriore ed una tendenza ad allargare troppo le traiettorie. Cerchiamo quindi di guidare un po’ anche “con le gambe” e sfruttiamo per quanto possibile il freno dietro. Col tempo acquisendo sicurezza guideremo più rilassati ed in modo meno passivo assecondando anche le buche più consistenti. Le regole appena citate valgono anche in situazioni dove il terreno presenta grosse pietre mobili o pietrisco instabile. Tenere una velocità controllata ci aiuta anche in questo caso a mantenere il mezzo e noi stessi in sicurezza. Per i passaggi molto difficili valgono le solite regole, ma in primis quella di portare il peso del corpo molto indietro proiettando la Mtb in avanti. Traiettorie, sguardo e gestione della velocità saranno poi soggettivamente dosate in base alle proprie capacità ed alla difficoltà dei vari passaggi. Per concludere altri 2 consigli molti utili: 1°abbiamo poco tempo per decidere se affrontare o no un tratto difficile, ed in caso di dubbi o scarsa lucidità non dobbiamo vergognarci di scendere dalla bici e proseguire a piedi. Questo gesto denota grande umiltà e soprattutto maturità. Inoltre avremo la garanzia di poter pedalare anche l’indomani... molto importante! Bisogna pazientare, ma in breve tempo ed in base alle nostre condizioni del momento affronteremo in sella anche quei tratti che ci hanno in precedenza costretto a piedi. 2° se vi trovate spesso in condizioni difficili e la classica Mountain Bike front vi sta un po’ stretta non esitate a passare ad una Mtb full suspended.

Questa tipologia di bici da fuoristrada è sicuramente più versatile e facile da gestire in discesa. Il tutto corredato da un reggisella telescopico con comando remoto al manubrio. Una delle invenzioni più azzeccate tra gli accessori utilizzati nell’all mountain.

Fabrizio Montalti (...Bicio per gli amici), nasce a Cesena nel 1976 ed inizia la sua esperienza in Mtb nel maggio del 2003. Nel 2004 prende parte alle prime gare locali e dal 2005 in poi partecipa regolarmente alle gare xc/gf dei calendari UISP Nel 2007 assieme ad alcuni amici fonda il Team Essere & Switch e continua la sua avventura nel fuoristrada con risultati di tutto rispetto. Contemporaneamente intraprende l’attività di commerciante e meccanico di Mtb sportive per pura passione. Nel 2008 questo fipo di pratica diventa la sua occupazione principale e crea un negozio esclusivamente dedicato alla Mtb ed alle bici ad uso sportivo con una marcata inclinazione racing. In poco tempo si guadagna le simpatie di svariati clienti appassionati che Io accompagnano nella sua personale avventura nell’infinito mondo della Mountain Bike. Da pochi mesi a questa parte Bicio ha il piacere di esporre il proprio pensiero all’interno di questo periodico con alcune recensioni a tema con Io scopo di stimolare la riflessione dei Iettori nonché di chiarire i vari dubbi dei meno esperti.

rivolgere lo sguardo In base alla velocità ed alla tipologia del sentiero affrontato dobbiamo controllare la conformazione del terreno in prossimità della ruota ed allo stesso tempo tenere d’occhio le sezioni di percorso immediatamente davanti a noi. Questo dettaglio è per ognuno interpretabile in modo diverso. Dobbiamo tenere conto che quando la velocità si alza siamo costretti a volgere lo sguardo in modo più avanzato, per


decidere in anticipo la traiettoria da prendere. Va detto che questa situazione è tipica di sentieri battuti con pendenze medie, in caso le pendenze e le asperità aumentino lo sguardo sarà un po’ più rivolto nei pressi della ruota anteriore. Vale la pena ricordare un concetto già citato nei numeri precedenti relativo allo sguardo in curva. Spesso infatti ci si dimentica che affrontando le curve rivolgendo lo sguardo nella direzione dell’uscita di curva ruotando la testa in modo più accentuato, automaticamente il corpo gestisce l’equilibrio in modo migliore. Una regola davvero fondamentale troppo spesso accantonata perché presi dalla foga di frenare o distratti dai compagni e dagli avversari del momento. Guida con 29er rigida Premesso che questo tipologia di Mtb non si adatta a tutti i Bikers, consigliamo comunque un test ai più curiosi. Con l’avvento delle 29er alcuni appassionati hanno rinunciato all’utilizzo delle forcelle ammortizzate, sostituite da forcelle in carbonio rigide.

Un grande ritorno! Erano infatti presenti sulle Mtb degli anni 80/90 quando ancora la tecnologia non prevedeva il largo utilizzo di ammortizzatori in ambito xc. Ma veniamo al pratico... Alla prima discesa in cui si testa una 29er rigida si rimane un po’ sorpresi dai colpi che l’avantreno trasferisce alle nostre braccia, ma coloro che hanno un discreto “manico” in breve tempo riescono a percorrere anche picchiate piuttosto impegnative senza sfigurare affatto. Le nostre braccia si trasformano in ammortizzatori e sono sottoposte ad un lavoro extra che richiede grinta, lucidità e non poca forza. Se ci troviamo di fronte a scalini o solchi trasversali scavati dall’acqua dobbiamo sempre o quasi sollevare la ruota anteriore per superare agevolmente l’ostacolo. Questa regola vale in misura minore qualora si stia affrontando tratti di discesa veloci e sconnessi per fare in modo di mantenere alta la velocità senza che la bici si diventi troppo scorbutica. Una volta superati gli ostacoli con la ruota anteriore, la posteriore compie il restante lavoro egregiamente. Nelle sezioni veloci e battute (le più frequenti..) la 29er rigida trova il suo habitat! Ci si accorge infatti che aumentando la velocità le buche sembrano scomparire godendo anche di un’ottima stabilità data dall’effetto volano delle ruote maggiorate. Nei “single track” in terra battuta con pendenze oltre il 30% ci si accorge che se ci si abitua a consistenti frenate col posteriore la 29er rigida tiene bene le traiettorie grazie anche a continue derapate

facilmente controllabili per merito del maggior grip delle ruote grandi. Anche in questi casi si consiglia non tanto di sterzare tanto con il manubrio, ma piuttosto di premere lo stesso verso il basso inclinando la bici fino a sentire la sella che tocca l’interno coscia. Regola importante che vale la pena di ripetere più volte! Nelle discese vallonate dove occorrono continui rilanci, la rigida offre una guida dinamica e veloce. L’assenza di oscillazioni indesiderate e del sistema di lock out al manubrio lascia spazio ad un maggior piacere di guida con meno distrazioni e rilanci più pronti e redditizi. Anche qui valgono regole già conosciute... piede interno sganciato nei tornanti lenti, peso indietro nei tratti difficili ed un’attenta gestione delle frenate in quanto ogni errore viene amplificato dalla rigidità dell’insieme. Ammortizzare sempre e comunque con braccia e gambe tenendo ben strette le mani sul manubrio sono regole fondamentali per gestire questa configurazione della Mtb, che comunque è consigliata solo ad utenti esperti o con doti superiori alla media qualora si volesse utilizzare la forcella rigida in percorsi medio-difficili. La scelta delle traiettorie deve essere fatta in funzione delle curve, ma anche tenendo d’occhio le linee più pulite e meno sconnesse del tracciato affrontato. In caso si affrontino percorsi di fondo valle e poco tecnici, il range dei potenziali utenti si allarga. Per i possessori di 29er la forcella rigida è sicuramente un accessorio da utilizzare periodicamente a propria discrezione. Ci siamo limitati a citare situazioni tra le più comuni allo scopo di rendere più consapevoli gli abituali frequentatori dei percorsi tradizionali escludendo ad esempio i bike park dove i mezzi

utilizzati e le dinamiche dei percorsi sono di diversa interpretazione. Quindi memorizzate bene tutto quanto scritto finora e a piccole dosi mettetelo in pratica qualora lo riteniate necessario. Il consiglio del mese è inerente all’argomento trattato e riguarda la pressione degli pneumatici. Se non riuscite ad instaurare un buon feeling con la vostra Mountain Bike può dipendere anche da un’eccessiva pressione delle coperture. Purtroppo tuttora alcuni appassionati poco attenti continuano a gestire la pressione delle proprie coperture senza tener conto che la posteriore va gonfiata un 10/15% in più rispetto all’anteriore. ora lo sapete! Si consiglia pertanto di affrontare la prima parte dei percorsi (con salita in prevalenza...) con pressioni un po’ più elevate in modo da avere un buon rotolamento. Una volta arrivati in prossimità della discesa, in modo manuale possiamo diminuire leggermente la pressione delle gomme (soprattutto anteriore) in modo da poter godere di un maggior grip. Teniamo conto che la giusta via di mezzo è la più consigliabile, anche perché con pressioni troppo basse si rischiano stallonamenti, pizzicature ed ammaccature ai cerchi.

I più esigenti possono attrezzarsi con un manometro digitale portatile per garantire una gestione delle pressioni + precisa. Procuratevi inoltre delle manopole confortevoli, ad esempio quelle al silicone.. al momento le più utilizzate.

Non dimenticate il casco e i guanti! Buone pedalate a tutti i Bikers!


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STRACCABIKE

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a cura di IVANO OGNIBENE

uno sTrepiToso serGHeY MiKailousKY, suGli scudi alla sTraccabiKe 5a proVa iTalian 6 races la Corsetti (Errepi FRW) si portavano subito al comando, imponendo un ritmo di gara elevatissimo, tanto da causare il frazionamento del gruppo in diversi tronconi. A metà percorso, il ritiro di Casagrande per crampi allo stomaco.

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La partenza

La bellissima giornata, portava a ben sperare sulla buona riuscita della 5a prova di Gran Fondo Italian 6 Races, svoltasi domenica 2 settembre a Pratovecchio (Ar), ma la realtà ha superato le più rosee previsioni, grazie al record di presenze con oltre 780 concorrenti in rappresentanza di 45 società, provenienti da varie Regioni, oltre agli accompagnatori disseminati lungo il tracciato di gara. Nella giornata di sabato, la tradizionale Mini Straccabike per bambini da 5 a 12 anni, ha visto la presenza di oltre 90 partecipanti, che chiudevano la pedalata con un goloso Nutella Party. Domenica alle 9,30, la partenza della “Straccabike” con la gradita presenza di Francesco Casagrande del Team Cicli Taddei, Davide Di Marco del Team Race Mountain e del colombiano Alfonso Arias Cuervo del Team Scapin Factory.

Il percorso di gara tradizionale – risultato tra i più gradevoli in assoluto, per gli appassionati delle ruote grasse – si sviluppava lungo un tracciato di 53 Km con dislivello di 1.750 m, con la partenza fissata alle 9,30 da viale Roma. Dopo 2 km di strada pianeggiante, intorno alle prime salite verso Poggio Bellano, Francesco Casagrande (Cicli Taddei), Serghey Mikailousky (Mondo Bici), Agostino Mazzoni (180 BPM), e Nico-

Sul podio il vincitore Serghey Mikailousky, Agostino Mazzoni e Nicola Corsetti

La gara proseguiva, affrontando la prima discesa tecnica verso Le Moline, per poi risalire verso Poggi di Porciano, dove iniziava la galoppata in solitudine di Mikailousky, che transitava in vetta con un vantaggio di 1’10’’ su Mazzoni. Il percorso proseguiva lungo un crinale molto suggestivo con una discesa in sigle track verso Stia, per poi affrontare la seconda scalata di 10 km verso la vetta del Cotozzo e Bocca Pecorina, dove Mikailousky, in grande spolvero, andava all’attacco distanziando ulteriormente gli avversari ed arrivando in perfetta solitudine, con il tempo record di 2h 15’58’’; al 2° posto a 2’45’’, Agostino Mazzoni, mentre sul terzo gradino del podio, saliva l’atleta di casa Nicola Corsetti. Al termine della manifestazione, il G.C. AVIS Pratovecchio, per non tradire la tradizionale ospitalità Toscana, offriva a tutti i concorrenti un pasta party completo e ristori vari con prodotti locali, per poi proseguire con la premiazione finale dei concorrenti delle varie categorie e le società, che concludeva questa giornata di sport dedicata alla mountain Bike. Classifiche uomini km 51: 1° Serghey Mikailousky Mondo Bici; 2° Agostino Mazzoni 180 BPM; 3° Nicola Corsetti Errepi FRW; 4° Vega Burzi Cicli Taddei; 5° Roberto Rinaldini Scott Pasquini; 6° Simone Tassini News Bike; 7° Mario Bellucci Ciclissimo Bike; 8° Alessandro Mazzoni 180 BPM; 9° Stefano orazzini Cicli Taddei; 10° Davide Gazzetta Toscana Dinamo. donne km 51: 1a Monia Conti Santarcangiolese; 2a Marta Maccherozzi Gruppo TNT; 3a Pamela Rinaldi Ciclissimo Bike; 5a Valeria Bartolini Torpedo Bike. società vincitrice: Avis Pratovecchio.

per informazioni: 338 6834464 www.romagnamtb.it - info@romagnamtb.it



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Campionato italiano oFF RoaD a cura di ArnAldo Priori

Miradolo TerMe ha accolTo con grande enTusiasMo la prova di caMpionaTo iTaliano off road LA GARA DI MtB DI MIRADOLO tERME (PV) è VALIDA PER IL CAMPIONAtO ItALIANO OFF ROAD E, COME LO SCORSO ANNO, ALCUNI ESPONENtI DEL CICLISMO SICILIANO hANNO PRESO IL VIA ALLA MANIFEStAzIONE, ORGANIzzAtA DALL’ASD FRAtELLI RIzzOttO, CON IL CONtRIBUtO DEL BAR SOLE E L’APPOGGIO DELLA LOCALE AMMINIStRAzIONE COMUNALE.

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quarantaquattresima vittoria stagionale, impreziosita dalla maglia tricolore di San Maurizio al Lambro. Un po’ più sofferta l’affermazione del pavese, Davide Bertoni: il tricolore dei veterani fa corsa con Gabriele Bortolotti e Fabrizio Vincenti e deve sfoderare una magistrale volata per aggiudicarsi la vittoria finale. Soffre anche il bresciano Gianpaolo Fappani che, dopo lo sforzo per riportarsi sulla testa della corsa, paga la non più giovane età nei confronti dei diretti avversari, ma riesce tuttavia ad accaparrarsi la vittoria tra i gentlemen. Cambi al vertice tra i cadetti e junior con lotta accesa sino all’ultimo dei cinque giri in programma, percorsi in un’ora e cinquanta minuti di gara, quanto basta per effettuare dei significativi recuperi: il cadetto Marco Minuti si riporta su Claudio Guarnieri vincitore della categoria gentlemen super B Matteo Stani e lo stacca nelle fasi finali; nella categoria junior, la lotta è in casa RC Erre Ciclo Sport tra Massimo Bonetti, tricolore invernale, e il compagno Erik Poloni. Quattro giri per le restanti categorie, con lo scricciolo Fabio Bedogni, il debuttante fasciato dal tricolore OffRoad, che supera il campione europeo di ciclo cross Christian Rizzotto. Non poteva mancare, nella giornata dei tricolori, la vittoria di Erika Marta, che a metà gara ha quasi tre minuti sulla siciliana Francesca Caruso, che nel corso dell’ultima tornata si riporta a vista dell’orobica dell’Asd Pegaso. «Pochi, almeno per le previsioni, i partecipanti», come ha sottolineato il presidente provinciale Gianpaolo Rizzotto nel prendere la parola poco prima delle premiazioni. Cadetti junior e senior, i primi a partire, seguiti ad un minuto, da veterani e gentlemen, distacco azzerato già nell’arco di un giro. Non è difficile crederlo, laddove tra veterani e gentlemen spiccano atleti del calibro di Davide Bertoni e di Gianpaolo Fappani, che prendono immediatamente la testa della corsa. La qualità è dunque elevata, con ben nove campioni tricolore che hanno onorato la manifestazione con la loro presenza. Il solo Fabio Pasquali diventa imprendibile e, alle sue spalle, si classifica (per categoria) il siciliano di Catania, Francesco Pizzo. Pasquali, portacolori dell’Asd Pata, inanella la

Il super “A” Gino Mario Donà fa sua la gara su Fausto Muzzi, mentre è una formalità la vittoria del plurititolato Claudio Guarnieri sul compagno di colori Ivan Rizzotto, alle loro spalle Fausto Bellotti. Premiazioni, non prima di aver dato un presente ai tre atleti provenienti dalla lontana Sicilia, ossia Antonino Benedetti, Francesco Pizzo e Francesca Caruso. Continua incessante l’attività del comitato di Lodi e del presidente Gianpaolo Rizzotto che danno appuntamento a tutti i bikers al 23 settembre per la prima edizione del “Memorial Domenico Rizzotto” in quel di Paullo, un appuntamento da non perdere. cadetti Marco Minuti – Bagnolo Cremasco Matteo Stani – RC Erre Sport Ivan Bellotti – Scorpioni Junior Massimo Bonetti – REC Erre Sport Erik Poloni – RC Erre Sport Alessandro Donà – Baronchelli senior Fabio Pasquali – Pata Raschiani Francesco Pizzo – Misterbianco Gabriele tacchinardi – Superbici veterani Davide Bertoni – Planet Bressana Gabriele Bortolatti - Pata Raschiani Fabrizio Vincenti – Rizzotto gentlemen Gianpaolo Fappani – Conad Mauro Facchi – Francesconi Stefano Costa – Casalese super a Gino Donà – Baronchelli Fausto Muzzi – Ciclosport Giancarlo Sommariva – Rizzotto super B Claudio Guarnieri – Rizzotto Ivan Rizzotto – Rizzotto Fausto Bellotti – Skorpioni donne Erika Marta – Pegaso Francesca Caruso – Misterbianco debuttanti Fabio Bedogni – Skorpioni Christian Rizzotto - Rizzotto



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1° tRoFEo mKg “tRa lE CollinE Di VitaRia” a cura di MASSiMiliAno lEoni

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giulio fazzini e chiara ciuffini i doMinaTori SONO StAtI COSì, I PRIMI AD AGGIUDICARSI DA RE E REGINA LO SCEttRO DI QUEStA FANtAStICA EDIzIONE.

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Domenica 23 Settembre 2012, ha avuto luogo l’evento agonistico del 1° trofeo MKG tra le Colline di Vitaria, gara di Cross Country riservata alle mountain bike. Nella categoria uomini, domina un grande Giulio Fazzini e tra le donne, da un’impetuosa Chiara Ciuffini, si è conclusa così la prima edizione di questa Cross Country spettacolare. tra le colline dominanti un panorama naturale della residenza del Vitaria Country Residences, è avvenuto finalmente l’epilogo di questa manifestazione. Organizzata in modo esemplare. Al via 116 atleti provenienti da diverse regioni d’Italia, si sono dati battaglia in un tracciato disegnato alla perfezione e che meriterebbe sicuramente negli anni a venire l’assegnazione per un legittimo e prestigioso titolo. Pubblicizzata e messa in calendario sin da Febbraio, in quanto facente parte della Coppa Abruzzo MtB - UISP, e valevole come ultima delle cinque prove per l’assegnazione del titolo. Nelle precedenti settimane, se ne parlava ormai tanto da rendere curiosi anche i non esperti e praticanti da caricare in ogni forma d’aspettative gli organizzatori dell’MKG Cycling team che, con saggezza e mae-

stria, hanno saputo far felici e soddisfatti tutti. Diretta dal General Manager della società Max Leoni, ha voluto egregiamente sbaragliare ogni lecita aspettativa. Organizzata dicevamo, in una meravigliosa location antistante le “terrazze” delle colline di “Piano Cesare” tra i comuni di Morro D’Oro e Notaresco nel teramano, il complesso della struttura del “Vitaria Country Residences” ha fatto da cornice regalando emozioni per il suo “parter” ai numerosi partecipanti la gara e ai tantissimi che hanno assistito ad essa come spettatori sparsi lungo tutto il tracciato a tifare per i propri beniamini. Dei circa 136 iscritti, si sono schierati alla partenza avvenuta alle 10,00 in punto, 116 atleti partenti. I 5 giri da percorrere per le categorie A1, A2 e A3 mentre i 3 giri per le categorie A4, A5, A6, donne e allievi uomini e donne, venivano entusiasmati dall’ALLShOt (una sorta di traguardo volante in cima alla prima salita) messo in programma dall’organizzazione. Ad aggiudicarselo è stato l’atleta di casa portacolori dell’MKG, Mirko Catone (Campione Italiano UISP Marathon in carica). La gara si è subito animata dai primi colpi

sui pedali e sin dal primo passaggio sotto il traguardo, l’atleta marchigiano Fazzini, faceva intravedere già le sue intenzioni a volersi aggiudicare questa kermesse. transitando con una trentina di secondi di vantaggio su un gruppetto formato da Marcelli, Catone, Calcagni, Di Giuseppe, Vecciolini e Quadrini. Con il passare dei giri Fazzini allungava sempre di più sui diretti inseguitori, mentre alle sue spalle si delineavano le restanti posizioni per il podio. All’arrivo, primo Fazzini, secondo Calcagni e terzo il beniamino di casa, Catone. tra le donne, una scatenata Ciuffini, recupera all’ultimo giro il gap di svantaggio che aveva con una bravissima Monika Mancini che stava conducendo la gara fino a quel momento ma un’esuberante Chiara Ciuffini le si rifà sotto e si aggiudica anche questo trofeo. Al termine della gara, per tutti i concorrenti e accompagnatori un pasta party organizzato dai padroni di casa del Vitaria Country residences. classifiche assoluta uomini: 1° Fazzini Giulio - team Castel trosino 2° Calcagni Jarno - ASD Bici Adventure team 3° Catone Mirko - MKG Cycling team 4° Quadrini Pierluigi - ASD Novanta Bike 5° Vecciolini Fabio assoluta donne: 1° Ciuffini Chiara - ASD Mary Confezioni 2° Mancini Monika - GS Spoltore.com 3° Di Carlo Claudia - Bike Inside team 4° Piattelli Paola - GS Spoltore.com 5° Celletti Lucia - ASD Ruote Libere


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