iNBiCi magazine- anno 5 - Numero 5 - Maggio 2013

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Verona INNAMorArsI dellA “cIttà deglI INNAMorAtI”... “NON C’è MONDO PEr ME ALDILà DELLE MUrA DI VErONA”… COSì PArLAVA rOMEO NELL’ATTO III, DELLA fAMOSA OPErA DI WILLIAM ShAkESPEArE, IL GrANDE GrAMMATUrGO INGLESE ChE, ALLA fINE DEL ’500, rESE fAMOSA QUESTA CITTà VENETA, CON LA TrAGEDIA DI rOMEO E GIULIETTA. UNA STOrIA DI AMOrE INCONDIZIONATO, DAL TrISTE fINALE, ChE PErò rIVIVE ANCOrA NEL rICOrDO DELLE MIGLIAIA DI PErSONE ChE OGNI GIOrNO PASSANO SOTTO IL bALCONE DI GIULIETTA, fOrSE CErCANDO DI CAPTArNE IL SOSPIrO… EPPUrE ShAkESPEArE PArE ChE A VErONA NON SIA MAI STATO, COME AVrà POTUTO fArE DI QUESTA MErAVIGLIOSA CITTà LO SCENArIO DEL SUO IMMOrTALE CAPOLAVOrO?

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Tale e tanta notorietà va attribuita ai numerosi poeti e scrittori che, mettendo piede a Verona, ne hanno decantato il fascino. Primo fra tutti il sommo poeta Dante Alighieri, che qui ebbe asilo presso gli Scaligeri. Mentre di questi ultimi egli ne elogia l’ospitalità, dei Veronesi descrive il carattere diffidente, citando le famiglie dei Capuleti e dei Montecchi, che dopo diversi secoli saranno famose grazie a Shakespeare, per la storia dei due sfortunati innamorati. La statua di Dante ancora sorveglia pensierosa la bella piazza dei Signori, definita “il salotto della città”, per il suo aspetto aristocratico e la funzione politica, amministrativa e di rappresentanza che ebbe nel passato, mentre oggi è ritrovo per giovani, studenti e turisti. Intorno, meravigliosi palazzi medievali, come il palazzo di Cangrande o “del Podestà”, con le sale affrescate dal Vasari e la Loggia del Consiglio – il più bello fra gli edifici rinascimentali –, la torre merlata del palazzo del Cansignorio e il palazzo del Comune con la facciata romanicarinascimentale. All’interno di questo edificio c’è il meraviglioso cortile del Mercato Vecchio, caratterizzato da un portico romanico, con larghe arcate e una bellissima “Scala della ragione”, aggiunta a metà del ’400, sopra la quale domina la Torre Lamberti, di 83 metri. Adiacente alla Piazza dei Signori troviamo le Arche Scaligere, un complesso funerario di un’esemplarità unica con le tombe gotiche dedicate alla famiglia che governò nel basso medioevo per centoventicinque anni, portando la città da Comune indipendente a Signoria, dopo anni di lotte intestine fra le famiglie dei Guelfi e Ghibellini, (fra cui i citati Montec-

chi). Qui, sulla porta della chiesa di Santa Maria Antica, si trova il più importante monumento della scultura veronese del ’300, la tomba di Cangrande della Scala, Signore illuminato e rispettato, che donò a Verona un periodo di gloria e splendore. Ancora, intessuta in questo nucleo storico, è piazza Erbe una delle più caratteristiche d’Italia, di forma allungata, con le case Mazzanti, ornate di affreschi mitologici e il palazzo Maffei, con una loggia coronata da statue di divinità pagane. Qui campeggia la colonna col leone simbolo della Serenissima, che dal 1405 vegliò, sulla città, garantendole pace e prosperità. E qui oggi, come in lontane epoche, ogni giorno i mercanti aprono i loro banchi delle cosiddette “erbe”, le più attuali verdure. Sotto la pavimentazione della piazza si nascondono i resti di un foro romano. E sì, perché non dimentichiamo che Verona è una delle più antiche città d’Italia. Se volgiamo lo sguardo ad un passato più remoto ci accorgiamo delle sue origini neolitiche, con un primo nucleo sorto sul Colle San Pietro, parte più antica ma meno conosciuta, che conserva ancora un teatro romano. Già nel I sec. a.C. Verona era un’importante colonia romana, rifondata all’interno di un’ansa dell’Adige, fiume importantissimo per la storia della città e dei suoi abitanti. In epoca romana, infatti, la città divenne punto nodale per il trasporto terrestre e acquatico dell’Italia nord-orientale: qui si incontravano le vie consolari Gallica, Claudia Augusta, Postumia e vicum Veronensium. Oggi in alcune parti della città è ancora possibile osservare le antiche lastre di queste strade. I romani hanno lasciato molte altre tracce, fra cui il ponte Pietra, il più antico della città, l’arco di trionfo dei Gavi, e l’Arena, del I sec. d.C., che è l’altra inconfondibile icona

della città, miracolosamente in piedi, dopo varie vicissitudini, oggi grande teatro dell’opera a cielo aperto, in estate, scenario naturale per opere quali l’Aida di Verdi. Meno visitati, ma non meno importanti, sono l’incredibile fortificazione di Castelvecchio, la bellissima basilica romanica di San Zeno e il Duomo – che lo stesso San Zeno, patrono della città, volle costruire nel IV sec d.C. – con il bel protiro romanico sormontato da una loggia gotica con affreschi cinquecenteschi. E poi, ancora l’antica biblioteca Capitolare, ancora oggi in funzione, il chiostro dei Canonici, con le differenti facciate sui quattro lati ed il mosaico che ricopriva tutta l’antica cattedrale. Meritano una visita i vicoli suggestivi nella zona del Duomo e nei pressi dell’Adige, poco frequentati, dove è bello perdersi, come la via Sottoriva, con gli archi e le case dei cosiddetti “molinari” (per l’antica presenza dei mulini, oggi persi dopo le grandi alluvioni). Un luogo di aggregazione pieno di locali anche storici. La città scaligera, con la sua ricca eredità, è oggi Patrimonio dell’Umanità dell’Unesco ed è quindi una tappa turistica obbligatoria, visitata ogni anno da più di tre milioni di persone. I suoi duemila anni non hanno intaccato il suo fascino che, invece, è stato amplificato dalle numerose manifestazioni internazionali che la pongono sempre più al centro dell’attenzione. Inoltre, la vicinanza del lago di Garda, della colorata Valpollicella col suo vino Amarone, delle colline dove si produce il Soave, della Lessinia, la vicina montagna con le sue malghe e i campi da sci, costituiscono per Verona un richiamo non solo per i turisti amanti dell’arte ma anche per quelli amanti dell’enogastronomia e per gli sportivi in tutte le stagioni.


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Urbino lA spleNdIdA, superbA e AusterA “cIttà-pAlAzzo” LA PrIMA IMPrESSIONE ChE SI hA ArrIVANDO ALLE POrTE DI UrbINO, MErAVIGLIOSA CITTà rINASCIMENTALE DELLE MArChE, è QUELLA DI TrOVArSI INNANZI UNO SCENArIO fIAbESCO, bEN ArChITETTATO. E NON è UN CASO ChE IL GrANDIOSO PALAZZO DUCALE CON LA fACCIATA DEI TOrrICINI DOMINA LA VISIONE DI UN AbITATO IN CUI TUTTO SI fONDE IN UN UNICO ED OrGANICO COMPLESSO UrbANO, SOrTO SU DUE COLLI, frA LA VALLE DEL METAUrO E QUELLA DEL fOGLIA.

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“Un palazzo a forma di città” viene definita Urbino da baldassar Castiglione, umanista vissuto nei primi anni del ’500 alla corte dei Montefeltro, fra le mura da cui trasse ispirazione per il suo trattato più famoso, “Il Cortegiano”. Urbino nasce in modo quasi artificiale, dalla mente ambiziosa di federico da Montefeltro, raffinato e colto principe-condottiero che investì tutti i suoi introiti militari per costruire attorno all’antico borgo una corte “ideale”, ove confluissero i più grandi artisti e i più grandi letterati di ogni tempo. E così fu, perché Urbino divenne la culla del rinascimento. Qui vissero illustri personaggi come raffaello, federico barocci, bramante, Piero della francesca, francesco di Giorgio Martini e Luca Pacioli, generando interesse attorno alla letteratura, all’arte, all’aritmetica e alla geometria e creando le basi della moderna cultura scientifica. Qui nacque una delle più antiche ed importanti università d’Europa che ancora oggi gode di alta fama e prestigio. Dal 1998 Urbino è Patrimonio dell’Umanità dell’Unesco, un’eredità condivisa ogni anno con turisti accorsi in visita da tutto il mondo.

ni vi si insediarono per circa un secolo, dopo il quale furono sottomessi dai romani in espansione su tutto il territorio marchigiano. Opera dei romani era la via consolare flaminia che qui passava, congiungendo roma a rimini, come anche le prime mura, costruite seguendo la morfologia naturale della zona, nonché i due principali assi stradali che ancora oggi segnano i quattro accessi alla città: Porta Maia, Porta Mondelce, Porta Occidentale e Porta Posterula. Nell’alto medioevo Urbino subì gli assalti dei Goti, bizantini e Longobardi e poi fu ceduta da Carlo Magno al Papa, fino a quando divenne libero comune, schierandosi dalla parte dei Ghibellini. Per aver sedato una rivolta contro l’imperatore barbarossa, Antonio da Montefeltro si meritò il titolo di conte e la carica di vicario imperiale di Urbino. Da allora la famiglia dei Montefeltro determinò il futuro della città, riuscendo anche a contrastare le mire espansionistiche dei Malatesta di rimini. Il potere fu tramandato di padre in figlio fino a federico, che lo accrebbe stringendo alleanze e ricevendo onorificenze. Grazie a lui fu edificato il Palazzo Ducale e molti altri edifici religiosi Ma facciamo un balzo indietro nella storia... e civili, come le varie fortezze per il controllo Urbinum Metaurense, ebbe origine durante dello Stato del Montefeltro. Dopo la sua morte l’età del ferro. Nel IV sec. a.C., i Galli Seno- (1482), il figlio Guidobaldo, e poi i Della rovere continuarono a richiafoto plAYFull NIKoN mare ad Urbino artisti ed intellettuali fino a che Pesaro ne determinò il declino. Nel 1631, la città fu annessa allo Stato Pontificio e molte delle ricchezze del Palazzo Ducale furono disperse fra roma e firenze. Solo nel ’700 ci fu una leggera ripresa, grazie ai restauri indetti da Papa Clemente XI. è per questo che oggi possiamo ancora ammirare intatta Urbino, in tutta la sua bellezza. Lo splendido Palazzo Ducale, opera di Luciano Laurana e francesco di Giorgio Martini, è un capolavoro del rinascimento. Qui rigore e geometria si combinano ad una dimensione quasi “metafisica”. La facciata dei Torricini è ricca

di elementi tardo-gotici medievali, classici e addirittura arabeggianti. Il Cortile d’Onore è simbolo della perfezione ambita dal Duca e allo stesso tempo raffigurazione della sua grandezza. Il famoso “Studiolo”, con il suo con il suo splendido rivestimento ad intarsi e la serie dei ritratti degli “Uomini illustri”, svela il raccoglimento in cui il Duca si ritirava a meditare e a coltivare la sua passione per i manoscritti. Oggi il palazzo è sede della prestigiosa Galleria Nazionale delle Marche che ospita capolavori assoluti di Piero della francesca e di raffaello Sanzio. Soffermandoci a respirare l’atmosfera permeata di storia del Palazzo Ducale si rischia di dimenticare gli altri interessanti luoghi della città: la Cattedrale con la mole neopalladiana del Valadier; le chiese di S. Domenico, di S. francesco e di S. Spirito; l’oratorio di S. Giuseppe; il Palazzo Albani; la casa natale di raffaello; la fortezza Albornoz; la chiesa di S. bernardino, con il Mausoleo dei Duchi; ancora, scesi a valle, la splendida vista da borgo Mercatale e la mole ottocentesca del Teatro “r. Sanzio”. Seppur austera, Urbino è comunque una città popolata da giovani, che qui si incontrano da ogni dove per studiare, ispirati dall’eterna bellezza del patrimonio storico. Urbino è sede della Libera Università, di ben due Accademie d’Arte, dell’Istituto Superiore per le Industrie Artistiche e della “Scuola del Libro”. Una fucina di talenti nei campi delle arti grafiche, delle arti tradizionali e di quelle più tecnologiche, del giornalismo e della comunicazione. Insomma, un’intera popolazione che si ritrova nelle strade, sulle gradinate dei monumenti, nei locali a condividere l’esperienza di essere in una città sempre viva, che richiama un flusso continuo di visitatori e non solo per l’aspetto culturale... Oltre l’intelletto, infatti, anche il palato è qui appagato da piatti tipici, come la “crescia sfogliata”, abbinata a salumi o formaggi locali eccellenti quali la “Casciotta di Urbino” DOP. Gli eventi, poi, sono una valida scusa per tornare ad Urbino, come la spettacolare festa del Duca, le sagre, le fiere dedicate al benessere, gli appuntamenti musicali e sportivi. Ed infine, un giro per l’Alta Valle del Metauro, con i numerosi itinerari, per i castelli sui crinali e città come fossombrone, Urbania, fermignano, completano quest’esperienza unica iniziata con l’indimenticabile visita ad Urbino.


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L’Editoriale

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Dossier sport e medicina a cura del Dr. Maurizio Radi

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aCSi: FaCCiaMo iL PUnTo a cura di NICOLETTA BRINA

nicoletta.brina@gmail.com

eMIlIANo borgNA: «AVVIo NoN FAcIle, MA lA rIorgANIzzAzIoNe È IN Atto» IL rESPONSAbILE NAZIONALE SETTOrE CICLISMO TIrA LE SOMME DEI SUOI PrIMI 5 MESI DI MANDATO. ObIETTIVO: fArE ChIArEZZA TrA ACSI E UDACE E rIPOrTArE LO SPIrITO DEGLI ASSOCIATI A QUELLO DEL CICLISMO PEr DIVErTIMENTO. IL DEbUTTO TrA I “SUOI”, ALLA VIA DEL SALE DI CErVIA, OVVIAMENTE IN SELLA AD UNA bICICLETTA.

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A dicembre è giunto il nuovo incarico di responsabile nazionale ACSI, settore ciclismo, e l’avvocato Emiliano borgna non ha certamente perso tempo ma, rimboccatosi le maniche, ha preso in mano la situazione, avviandosi verso la ristrutturazione dei diversi bracci operativi dell’organizzazione. Un compito di certo non semplice, dal momento che lo scopo principale del suo mandato è quello di fare chiarezza e ripristinare l’efficienza dell’apparato tecnico, organizzativo ed amministrativo di ACSI. I temi sono piuttosto scottanti: dal nuovo regolamento tecnico che è in fase di stampa, al nuovo organigramma nazionale, alla segreteria organizzativa, ai responsabili degli organi disciplinari, ai diversi responsabili, ai calendari e relativi regolamenti, alle divise dei giudici di gara. Ma le questioni da affrontare, durante il suo mandato, sono tante altre ancora. Il dottor borgna era presenta alla Granfondo Via del Sale di Cervia, in una delle sue primissime uscite ufficiali, è stata così l’occasione per fare il punto della situazione. Avvocato borgna, cinque mesi dall’assunzione dell’incarico, qual è lo stato dell’arte? «Lo scopo che ci siamo prefissi era quello di una costruzione a livello di organico, di immagine ed anche normativa con l’unione di intenti tra diversi bracci operativi. Intanto, tutta l’attività è stata organizzata nel rispetto delle norme dell’ordinamento sportivo, in quanto ACSI è un ente di promozione sportiva che partecipa al tavolo della Consulta nazionale del ciclismo, quindi abbiamo organizzato l’attività in maniera coerente rispetto a queste direttive. Obiettivamente, la fase iniziale non è stata facilissima, anche perché c’erano posizioni da chiarire. Si veda ad esempio la questione delle ammiraglie: siccome c’è l’orientamento generalizzato verso una sorta di lotta al professionismo delle granfondo, si voleva disciplinare la presenza di questi mezzi in gara, ciò mediante una normativa che livellasse invece i gran fondisti all’interno delle competizioni, non dimenticando al contempo l’aspetto della sicurezza, tutelando in questo modo i partecipanti dai rischi che i mezzi privati potrebbero creare. La necessità fondante è quella di riportare questo tipo di manifestazioni ad uno spirito di sano divertimento. Altro punto importante, l’organizzazione di ACSI ciclismo, visto che parliamo di un settore nato ex novo e che aveva bisogno di essere totalmente strutturato. Per


ciò che concerne gli aspetti burocratici ho aperto il nuovo conto corrente intestato ad ACSI Settore Ciclismo così come stanno facendo i diversi responsabili provinciali. In ognuna delle riunioni territoriali ho specificato che l’attività del 2013 sarà impostata nel rispetto di tutte le regole dell’ordinamento sportivo, così come condiviso tra gli Enti di Promozione Sportiva che partecipano al tavolo della Consulta del Ciclismo. Specifica informativa è stata altresì rivolta al divieto di utilizzo dei loghi ACSI Settore Ciclismo unitamente a quello UDACE, in quanto solo il primo è legittimato ed autorizzato a comparire sui volantini delle gare e sulla cartellonistica in genere e alla partecipazione alle gare di coloro che hanno scontato la propria squalifica per reati in materia di doping. In buona sostanza si sta cercando di fare chiarezza, affinché si possa lavorare entro breve a pieno regime.» Quali sono gli obiettivi futuri? «Dobbiamo continuare sulla strada intrapresa e perfezionare quello che è stato fatto in questi mesi. Si tratta di affrontare vari aspetti, alcuni dei quali possono apparire come formalismi dal punto di vista pratico, ma, in ogni caso, rischiavano di creare confusione e problemi.» È presente alla granfondo Via del sale, manifestazione per appassionati di ciclismo: quale messaggio porta con sé? «In realtà non ero mai venuto a questa gara e, in particolare dal punto di vista

foto NeWspoWer cANoN

dirigenziale è la prima manifestazione cui presenzio. Il messaggio è piuttosto semplice ed è quello insito nel mandato di ACSI, vale a dire la valorizzazione di quelli che sono i partecipanti a questa gara e lo spirito che secondo l’associazione deve sottendere a questo tipo di eventi, vale a dire il divertimento. Peraltro manifestazioni di questa tipologia credo siano in grado di attirare un pubblico eterogeneo, dalla famiglia all’appassionato che vuole correre in queste zone. Ben vengano manifestazioni di questo tipo.» In manifestazioni di questo tipo, salirà solo sul palco o anche in sella? «Sono un ciclista-dirigente. Mi piace pedalare in queste competizioni, anche se non so se arriverò in fondo, visto che da quando mi hanno nominato vado poco in bici, ma parto. Peraltro questo mi permette di essere presente a questi eventi in una duplice veste, quella di ciclista e quella di referente, cosicché il significato della mia figura diventa ulteriore: ACSI, con me, sta dove dovrebbe stare un ente, ovvero in mezzo ai suoi ciclisti.» Emiliano Borgna, Responsabile Nazionale ACSI Settore Ciclismo




se, dovessimo eleggere un mese dell’anno dedicato alla bicicletta, quello sarebbe di certo il mese di maggio. Nel cuore della stagione ciclistica, quando insieme ai fiori, sboccia anche la passione per i pedali, noi di INBICI ci troviamo ad osservare settimanalmente un rituale di kermesse su tutto il belpaese. Ma la regina di tutte le corse, quella che ci tiene incollati davanti alla tv, è senza dubbio, la corsa rosa. Il giro d’Italia, quella festa sportiva che coinvolge un’intera nazione. Il giro d’Italia. Quel monumento dedicato alla nostra passione, passione che ha radici ben salde nella tradizione ciclistica nazionale. È il Festival internazionale del pedale, al quale tutti i big non vogliono mancare. È quella vetrina a cui, il ciclista neo professionista aspira per ben figurare, ed è il traguardo al quale il ciclista più esperto ambisce per un successo, che vale una vita. È un sogno il giro d’Italia, un sogno per direttori sportivi, meccanici, massaggiatori, stampa e tv. È un sogno per tutto quel movimento creato da migliaia di persone, che nei giorni di corsa rosa, devono esprimere il massimo della loro esperienza, professionalità e capacità, per ottenere quel risultato sperato.

Ma poi, cosa c’è di diverso, da ciò che ognuno di noi affronta ogni giorno nella vita? competizione, professionalità e capacità, ingredienti per ottenere il risultato sperato. ognuno di noi, corre il suo personale giro d’Italia, con avversari reali o ideali, ma soprattutto quando misuri i tuoi limiti, un traguardo da raggiungere, c’è sempre. per noi di INBICI il giro d’Italia ideale è, ogni mese, nel ricercare nuove idee, varcare nuovi confini, essere sempre più vicini al nostro lettore, il nostro traguardo è creare per voi il nuovo numero di INBICI.

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L’eDiToriaLe l’editore MAURIZIO ROCCHI



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in CoPerTina rossIN ghIblI MY 2014

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Gruppo bici Srl presenta l’ultima nata in casa rossin, lo storico marchio di specialissime che ha spopolato in Italia e all’estero con il famoso modello Ghibli a metà degli anni ottanta. Mantenendo la tradizione del nome, ma sfruttando le ultime conoscenze in campo ingegneristico nasce la “rossin Ghibli MY 2014”, una bicicletta all’avanguardia nel settore con un ottimo equilibrio fra rigidità e leggerezza. Un connubio perfetto tra immagine e ricercatezza dei particolari, da sempre un cavallo di battaglia per lo storico brand. Il telaio, un carbonio con trama UD. di 830 gr montato con una forcella da 360 gr e un reggisella 27.2, è predisposto per i gruppi elettrici e per l’ultimissimo SrAM idraulico.



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PeTer SaGan a cura di ANDREA AGOSTINI

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L’INCONTrO QUASI CASUALE CON LA bICICLETTA E OGGI hA LE IDEE ChIArE ED ObIETTIVI bEN DEfINITI PEr IL SUO fUTUrO AGONISTICO: VESTIrSI DI IrIDATO, è IN CIMA ALLA LISTA DEI SOGNI. LE GArE PEr LUI? UNO SPETTACOLO DA VIVErE E DA rEGALArE AL PUbbLICO ChE ASSISTE.

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Peter Sagan, l’astro nascente del ciclismo mondiale. Il corridore che fa diventare spettacolo una vittoria da sogno e conquista il cuore dei tifosi con il suo fare scanzonato. Noi di INBICI l’abbiamo incontrato per voi durante le classiche del Nord. come hai iniziato a correre in bici? «Il mio amore con la bici è iniziato un po’ per caso. Da bambino era l’unico modo che avevo per muovermi, poi l’ho scelta come attività sportiva. Il primo ad iniziare fu mio fratello Juraj. Mi piaceva vederlo alle gare e quando mi hanno proposto di provare, ho accettato subito. L’emozione della competizione è stata una scintilla che mi ha fatto innamorare anche più velocemente della bici. Quando poi vedevo che riuscivo anche a vincere, ci ho preso gusto.» praticavi altri sport prima? «Da bambino mi è sempre piaciuto fare attività. Era il mio gioco. Con gli amici praticavo calcio, pattinavo e mi dilettavo anche nell’hockey, che in Slovacchia è sport nazionale. Erano tutte attività che non praticavo a livello agonistico. La bici è stato la mia prima sfida.» sei sempre stato così abile con la bici o hai imparato negli anni?

«L’abilità in bici bisogna coltivarla per migliorare, ma credo anche sia una dote naturale. Il feeling in sella non lo puoi inventare, lo devi anche avere dentro. Sicuramente mi è servito tanto correre anche in mountain bike. Impari a gestire rischi e pericoli, che sullo sterrato sono maggiori di quanto non lo siano su strada. Aiuta a farsi l’occhio e a calcolare meglio i rischi.» sei fidanzato? «Per ora no…» Vivi in Italia? ti piace questo paese? «Ho vissuto in Italia per tre anni, l’ultimo da dilettante e i primi due da professionista. Vivevo a Cimadolmo, vicino a Treviso, dove potevo allenarmi con molti compagni. Però soffrivo un po’ la lontananza dalla famiglia e nel 2012 sono tornato al mio paese, a Zilina, dove ho comprato casa con mio fratello Juraj. La vita del corridore ti porta a girare il mondo e quando mi fermo, mi piace essere in famiglia, con gli amici di una vita. L’Italia mi piaceva, mi allenavo bene e la cucina è eccezionale. Ma nulla compete con le proprie radici.» Quanto è importante per te lo spettacolo nel ciclismo? Mi riferisco ai festeggiamenti dopo le vittorie. foto uFFIcIo stAMpA teAM cANNoNdAle

«Tanto. Sono sempre rimasto affascinato da chi vinceva e faceva spettacolo. Ho iniziato a seguire la MotoGP proprio per questo. Guardavo le corse per vedere cosa faceva Valentino Rossi dopo una vittoria. Bellissimo. Ho sempre pensato che se mai fossi riuscito a vincere, anch’io avrei fatto lo stesso. Il mio spettacolo non è per soddisfazione personale, ma per il pubblico. Lo sport è passione e divertimento, ed è bello quando la gente gioisce con te.» ritieni che il ciclismo sia da svecchiare? «Credo che il ciclismo stia vivendo da qualche anno una fase di rinnovamento e la strada che ha intrapreso sia giusta. È uno sport che ha sempre appassionato la gente per le imprese dei suoi protagonisti. Ci sono corse uniche, vedi le Fiandre, e altri appuntamenti storici che mantengono un fascino enorme. La questione è dare loro importanza e renderli veri e propri show. Anche a noi corridori spetta questo compito.» dopo un incredibile inizio di stagione, quali saranno i tuoi prossimi obiettivi? «La mia stagione è stata impostata come nel 2012. Ho appena concluso la prima parte, nella quale puntavo alle classiche, con risultati molto confortanti. Ora staccherò per un paio di settimane, poi partirò per il Tour of California. A seguire Tour de Suisse a giugno, campionati nazionali e Tour de France. Sarà quello il mio prossimo, grande appuntamento. Proverò a difendere la maglia verde e a ripetere la bellissima esperienza dell’anno scorso.» pensi al Mondiale di Firenze o è troppo duro? «Il Mondiale è una corsa che ho nel mirino e che spero di conquistare il più presto possibile. Mi sto informando su quello di Firenze per capire che percorso sarà, ma prima di qualsiasi pensiero voglio provarlo. Vedremo, ora è prematuro esprimersi.» la corsa dei tuoi sogni? «Non ho una vera e propria corsa dei sogni, ma un obiettivo da sogno: vincere le corse più importanti della storia. E vincerne il più possibile. La mia ambizione a breve termine sono le classiche del pavé, Fiandre e Roubaix su tutte. E poi il Mondiale… ecco, vestire la maglia iridata sarebbe il primo, grande sogno.»


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ManUeL beLLeTTi a cura di PAOLO GRILLANDI

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uN roMAgNolo IN FrANcIA PEr IL SECONDO ANNO ALL’AG2r-LA MONDIALE, IL CAMPIONE DI GATTEO GUArDA ALLA COrSA rOSA: LA MATrICE TrICOLOrE SArà NUTrITA, CON POZZOVIVO A COMPLETArE IL TANDEM DI TESTA. bISSArE IL SUCCESSO 201 IN TErrA DI rOMAGNA? «DIffICILE, PErChÉ AVrEMO UNA CrONOMETrO, MA IL PUbbLICO SO GIà ChE MI SPINGErà A DArE IL MASSIMO».

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La romagna, da sempre, rappresenta una fucina di talenti in ambito ciclistico, nonché un serbatoio non indifferente per le Nazionali di varie categorie: da Ercole baldini ad Arnaldo Pambianco, da Mario Vicini a Marco Pantani, gli esempi di personalità legate a questa terra che hanno segnato in maniera indelebile la storia di questa disciplina si sprecano. Manuel belletti, talentuoso velocista classe ’85 di Sant’Angelo di Gatteo, è tra quelli a cui è toccata la pesante eredità sportiva di tali leggende, sebbene non sembri risentirne, non solo grazie al carattere schietto e scanzonato, ma soprattutto grazie a capacità competitive fuori dalla norma, che l’hanno portato a conquistare la Coppa bernocchi davanti a sprinter del calibro di Mark Cavendish, Tyler farrar e Daniele bennati e, soprattutto, una tappa al Giro d’Italia di fronte agli occhi dei suoi compaesani. Professionista dal 2008, è alla sua seconda stagione alla AG2r-La Mondiale, formazione transalpina ProTour. un romagnolo in Francia: al di là di una certa somiglianza tra gli idiomi, difficile pensare a due popoli tanto diversi.. «Infatti non nego che all’inizio il periodo di adattamento non sia stato affatto semplice, nonostante cinque connazionali in squadra: le barriere linguistiche e culturali hanno rappresentato uno scoglio impervio da superare. Ora comunque va meglio, e rivendico la mia scelta: l’AG2R-La Mondiale ha creduto in me, e cerco di ripagare questa fiducia lavorando ogni giorno per migliorarmi.» Manca pochissimo al giro d’Italia, competizione alla quale rappresenterai il cacciatore di tappe per la tua compagine. hai già messo nel mirino qualche percorso adatto alle tue caratteristiche?

«Devo ammettere che vivo la mia professione abbastanza alla giornata: difficilmente studio un tracciato molto prima, preferisco guardarlo il giorno antecedente. Nonostante faccia parte di una formazione francese, la matrice tricolore sarà fortissima, io e Domenico Pozzovivo, quali leader di classifica generale e volate. Mi presento alla Corsa Rosa dopo un periodo piuttosto travagliato: ho partecipato alla Milano-Sanremo, dove mi sono congelato i piedi a causa del clima rigido e della neve copiosa. Tuttora ne porto le conseguenze: i mignoli dei piedi fanno ancora fatica ad avvertire una benché minima sensibilità. In generale, questo inconveniente ha rallentato non di poco la mia preparazione al Giro: ma oramai posso affermare che il periodo peggiore è stato superato, quindi partecipo alla competizione con fiducia e grandi motivazioni. Probabilmente non è il massimo

dirlo nella mia posizione, ma preferisco di gran lunga la grande corsa a tappe italiana al Tour de France: probabilmente sarà a causa degli stimoli ulteriori che una gara nel paese in cui sei nato genera, oppure per il calore degli appassionati di ciclismo italiani. Ma se dovessi scegliere una delle due competizioni, sceglierei sempre la Corsa Rosa.» È ancora vivo in te il ricordo della vittoria ottenuta, proprio davanti agli occhi della tua gente, al giro d’Italia 2010, nella tredicesima tappa, la recanati-cesenatico. «Ho sempre avuto un rapporto speciale con la mia terra: quel giorno, ricordo di aver affrontato la corsa con grandi motivazioni, e anche grazie al fatto che conoscevo bene la parte finale di quel percorso son riuscito a battere allo sprint i miei compagni di fuga. Fu un giorno eccezionale, molto probabilmente al momento il picco più alto della mia carriera. Spero quest’anno di poter bissare quel successo, poiché vincere una tappa al Giro d’Italia è un’emozione unica e indescrivibile. Sfortunatamente è anche molto difficile, poiché solitamente partecipano i velocisti migliori sulla piazza. Mi sento in forma e son convinto di poter ottenere qualche ottimo risultato.» Quest’anno, purtroppo, la corsa rosa passerà solo di sfuggita dalla romagna, l’11 maggio. pensi di poter far bene nella tua terra? «Non credo, poiché non sarà certo una tappa adatta alle mie caratteristiche: una cronometro individuale di ben 55 chilometri da Gabicce Mare a Saltara. Sicuramente la cosa non mi impedirà di affrontare con un altro spirito e piglio quella frazione, anche perché i membri della mia famiglia sicuramente verranno a sostenermi e incoraggiarmi, ma purtroppo non sono certo tra i favoriti!»


MANUEL BELLETTI

FOCUSED AG2R LA MONDIALE, (Milano-Sanremo 2013) Arione R1 saddle R1 Snake Handlebar R1 Stem - R1 Seatopost Superlight Bartape

How focused are you?


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MaUro orLaTi a cura di NICOLETTA BRINA

nicoletta.brina@gmail.com

“le soddIsFAzIoNI? lA MIA lINFA VItAle” PISTArD DI SUCCESSO NEGLI ANNI ’70, è ENTrATO NELLA hALL Of fAME NAZIONALE COME TECNICO AZZUrrO PIÙ SCUDETTATO D’ITALIA: CON LUI L’INSEGUIMENTO A SQUADrE, NELL’85, VINCE IL MONDIALE, rIPOrTANDO IL TITOLO NEL NOSTrO STATO DOPO 14 ANNI DI ASSENZA. OGGI LA SUA NUOVA SfIDA SI TINGE DI rOSA, CON LE rAGAZZE DEL rE ArTÙ fACTOrY TEAM.

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foto eNrIco cAVAllINI

Parlare di Mauro Orlati, cercando di esaurire l’argomento “vittorie”, significa ripercorrere la storia di oltre una settantina di trofei guadagnati su pista dagli anni ’60 ad oggi. Orlati è, infatti, una vera istituzione a livello nazionale e, sicuramente, un nome piuttosto conosciuto pure in ambito internazionale. Dall’essere protagonista come pistard, al divenire il punto di riferimento per i giovani campioni che con il suo aiuto hanno avuto la possibilità di imporsi sulla scena mondiale con la maglia Azzurra, fino alla nuova sfida dei giorni nostri: nuove leve e tanta voglia – «quella non l’ho mai persa» – di mettersi in gioco. orlati è stato un buon pistard negli anni ’70 fino al ’72, ha lasciato un segno nel ciclismo distinguendosi come vincitore di due campionati italiani e valente componente il tandem azzurro in ben tre campionati Mondiali. una carriera molto intensa, insomma… «Ho cominciato nel ’62 a correre in bici, poi ho fatto tutta la trafila prima da corridore da strada, poi sono andato in Azzurro e nel ’73 ho intrapreso la carriera di tecnico come allenatore a Forlì per i Giochi della Gioventù, mi sono poi dedicato all’avviamento su pista, e sono stato tecnico regionale fino all’81. In seguito, nel 1982, sono stato chiamato dalla Federazione ed incaricato in qualità di Direttore Tecnico della Nazionale inseguimento. Poi, quando sono rientrato a Forlì al Comitato regionale nell’89, sono diventato dipendente del Coni e in quel periodo è nata la scuola della pista di Forlì.» da tecnico azzurro si è affermato, vincendo una settantina di maglie tricolori, conquistate dai ragazzi da lui preparati che lo fanno oggi il tecnico più scudettato d’Italia. «Sono diventato Direttore Tecnico della Nazionale Italiana dell’inseguimento dal 1983 al 1988, ho guidato gli azzurri all’affermazione nel quartetto ai Mondiali di Bassano nel 1985. È stata un’avventura davvero entusiasmante. Ho fatto tanti sacrifici, così la mia famiglia, ma i risultati hanno superato le più rosee aspettative. Abbiamo vinto i Campionati del mondo – facemmo anche il record del mondo in qualifica – un titolo che mancava dall’Italia da ben 14 anni, abbiamo vin-

Il tecnico Mauro Orlati

to i Giochi del Mediterraneo, abbiamo fatto un 4° posto alle Olimpiadi di Los Angeles ed il 6° a Seul.»

Quali sono i titoli ai quali è maggiormente affezionato, sia da pistard che da tecnico?


foto ANdreA gorINI - photoKINA.It

Il tecnico Mauro Orlati con le ragazze del RE ARTÙ FACTORY TEAM

«Caso vuole siano entrambi titoli conquistati in casa, davanti al pubblico amico. Come atleta, i Campionati italiani, specie il primo vinto nel ’69 a Forlì, quindi con gli spalti pieni. È stata una sorpresa perché nessuno come pistard ci considerava, poi siamo andati al Campionato del mondo e sono stati gli anni di svolta, sono diventato parte stabile della Nazionale. Da tecnico, assolutamente la vittoria nell’85 a Bassano del Grappa: davanti a chi mi conosceva, avevo la possibilità di mostrare quello che eravamo riusciti a creare, ovvero una squadra davvero mondiale.» perché ha lasciato il ciclismo “pedalato”? «Come accade nella vita, ad un certo punto è necessario fare delle scelte: ho sempre lavorato, era il tempo in cui non ci si poteva permettere di investire solo sullo sport, nel ’73 ho messo su famiglia e mi si è presentata l’opportunità di fare l’allenatore al velodromo di Forlì, così ho accettato. Poi nell’82 sono stato chiamato dalla Federazione ed è iniziata una nuova avventura. Terminata anche quella e concluso il lavoro al Coni, mi sono dedicato ai dilettanti: ho avuto la fortuna di lavorare con ragazzi che oggi sono diventati professionisti, come Montaguti, Marangoni, Belletti. Posso dire di aver contribuito alla formazione di questi atleti.» dal 2012 si è aperta questa nuova avventura alla guida di una squadra di ragazze di Forlì, la re Artù Factory team. «Di fatto, la mia carriera da tecnico non si è mai interrotta. Mi è sempre piaciuto metter-

mi in discussione e da due anni seguo questo gruppo che, nel 2013, si è allargato: la squadra conta infatti 15 ragazze, categoria allieve e junior.» Il lavoro con le ragazze che differenze presenta rispetto a quello fatto coi ragazzi? «Le ragazze sono peperine: mi era capitato già di allenare donne quando avevo la squadra su pista, ma poi viste le invidie e le gelosie che si erano formate, decisi di tenerne solo una. In questo gruppo, nonostante le prime difficoltà per far capire come intendevo io la squadra o il lavoro che pretendevo – per me al primo posto c’è sempre stato il gruppo – ebbene, dopo questo primo periodo, abbiamo cominciato a fare risultati ed a fare molto bene. Le ragazze si sono compattate bene, io forse sono anche cambiato, divenendo meno rigido e più flessibile e con loro sono riuscito ad instaurare un buon rapporto. Sono ragazze abbastanza grandi, dai 15 ai 18 anni, e ci capiamo al volo, cerco, comprendendo i problemi della loro età, di dare loro una mano, mettendomi a disposizione. L’anno passato siamo arrivati quinti in classifica nazionale a livello di rendimento, grazie ai punteggi ottenuti. Il difficile verrà quest’anno, dovendo cercare di confermarsi. Indubbiamente le difficoltà iniziali sono state superate, quindi quest’anno si parte con obiettivi diversi. La differenza tra dilettanti e ragazze è notevole, perché le ragazze quando credono in qualcuno o qualcosa ci si buttano a capofitto, mentre i ragazzi lasciano un po’ andare. Un esempio è Monica Bandini che è stata

una delle mie ragazze: ha sempre dato tutto quel che poteva ed oggi raccoglie grandi soddisfazioni.» Quali sono gli obiettivi della nuova stagione? «Confermare i risultati non sarebbe male. Abbiamo già iniziato e l’esordio è stato positivo, facendo un confronto con l’anno scorso, siamo già migliorate. Io credo nei proverbi popolari e se il buongiorno si vede dal mattino, la stagione si preannuncia positiva, in ogni caso vedremo.» ha mai pensato ad un ritorno, anche nei prossimi anni, in Federazione? «Ho dato molto alla Federazione, potevo dare di più, ma forse il mio carattere non è stato capito o forse non hanno più avuto bisogno di me. Quando sono andato in pensione, dopo l’incarico al Coni, ho scelto di seguire i dilettanti, ma pur restando in ambito ciclistico, non ho più avuto contatti con il Comitato regionale. Se mi chiamassero valuterei la proposta, ma sarei restio e poco propenso ad accettare il ritorno in Federazione. Anche se, onestamente non credo lo faranno, visto che non mi hanno chiamato quando ve n’era effettivamente la necessità. Per quel che mi riguarda, finché mi diverto, vado avanti. Se arriverà poi un nuovo bivio, ci penserò. Se guardo alla mia vita, posso dire di aver iniziato per caso a fare questo lavoro e continuo ancora oggi a raccogliere soddisfazioni. Queste sono la mia linfa vitale.»


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96° Giro D’iTaLia a cura di NEWSPOWER

pressoffice@newspower.it

Focus sulle tAppe doloMItIche INSIEME AD EVA LEChNEr, CAMPIONESSA DI MTb, PEr SCOPrIrE I MErAVIGLIOSI PErCOrSI OffErTI DALLE TAPPE DOLOMITIChE DELLA CArOVANA ChE IL 24 E 25 MAGGIO APPrODErà IN TrENTINO ALTO ADIGE. TrA SENTIErI DI frAGOLE E TErrITOrI ANCOrA IMbIANCATI DALLA NEVE, SI NASCONDONO PANOrAMI IMPErDIbILI E DA rISCOPrIrE A PASSO DA “AMATOrE”.

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INBICI non è certo una rivista che ammicca ai “pro”, semmai agli amatori. Ma lo spettacolo del Giro d’Italia per chi vive di pane e… ruote lisce è sempre grande, soprattutto sulle dure salite. Come successo in altre edizioni, anche questo 96° Giro d’Italia si deciderà, con tutta probabilità, sulle tappe dolomitiche, e la 19ª e la 20ª tappa saranno prove cruciali, decisamente da non perdere. La terzultima tappa, venerdì 24 maggio, partirà da Ponte di Legno e si concluderà con una ripida salita, mai affrontata dal Giro, nella splendida Val Martello, stretta valle laterale della Val Venosta, in Alto Adige. Due i passi che i ciclisti affronteranno: Passo Gavia, dal quale raggiungeranno Santa Caterina e bormio, e il Passo dello Stelvio, con la Cima Coppi, per poi scendere in picchiata nella terra delle mele di montagna, la Val Venosta. La tappa continua, poi, con la deviazione che da Silandro porterà gli atleti a scalare la salita finale, raggiungendo i 2.051 metri di quota dopo un excursus lungo le sponde del Lago Gioveretto. La tappa termina, quindi, con i 25 chilometri di estensione della valle e gli oltre 1.400 metri di dislivello, prova ardua per i “girini” che hanno già nelle gambe i due mitici passi del Gavia e dello Stelvio, e la Val Venosta.

Immersa nel Parco Naturale dello Stelvio, la Val Martello dona tutto l’anno ai suoi visitatori ricordi e opportunità di svago: d’estate, i sentieri che costeggiano le rinomate piantagioni di piccoli frutti, fragole in primo luogo, accolgono ciclisti ed escursionisti alla ricerca di emozioni forti, in inverno, invece, le bianche coltri di neve vengono solcate dagli amanti dello scialpinismo e del biathlon. Sabato 25 la penultima tappa prende il via da Silandro, capoluogo della Val Venosta, località che racchiude molte attrattive, tutte ancora da scoprire – camminando o pedalando – gustandosi magari una succosa mela locale. Le prime uscite stagionali sui pedali sono state ritardate dalla gran quantità di neve che quest’inverno ha regalato, non sarà da stupirsi quindi se i “girini” si sfideranno, il 24, con ancora delle lingue di neve ai lati della strada. La tappa del Giro d’Italia che si conclude in Val Martello suscita non poche curiosità. Mentre si attendono i sopralluoghi delle squadre, c’è chi ha voluto farsi una bella sgambata proprio sulle orme degli ultimi 25 km di tappa. Campionessa di mtb, maggiore e migliore interprete azzurra, Eva Lechner, non disdegna però le ruote magre. Campionessa italiana foto NeWspoWer cANoN


di ciclismo su strada nel 2007, è altoatesina e la salita della Val Martello è una delle palestre naturali dove spesso prepara i grandi appuntamenti: riscaldandosi prima ripercorrendo la Val Venosta (lei è di Appiano) e poi rizzandosi sui pedali nella valle delle fragole. L’abbiamo incontrata ai primi di aprile in una giornata bigia, addirittura nevosa in quota: «Quest’anno ho iniziato la stagione su strada in Olanda, – afferma la Lechner – all’Energiewacht Tour; dovevo partecipare con la mia compagna di squadra Nathalie Schneitter alla Cape Epic, ma stava male e quindi ho optato per questa gara a tappe, per prepararmi alla stagione. Correre in Olanda è molto diverso dal correre in Italia, le strade sono molto strette e c’è sempre molto vento, non è facile, bisogna abituarsi, ma sicuramente è stato un buon foto NeWspoWer cANoN allenamento e mi sono sentita molto bene fino alla fine.» Verde, questo il colore predominante del paesaggio che si presenta lasciando la Val Venosta nei pressi di Coldrano, raggiungibile col trenino del tratto Merano-Malles, anche con la bici appresso, dove si apre la Val Martello: mele e 25 km di tappa in salita, all’inizio dolce poi, appena dopo Coldrano, inizia ad inasprirsi con quattro tornanti a balcone sulla valle. Dopo una manciata di chilometri, l’ascesa sembra finita, ma è solo una “trappola”: infatti, dopo una veloce discesa, la strada ricomincia a risalire. Posizione: Transacqua. Salita dopo salita, s’incontrano un paio di lama abituati a “salutare” gli ospiti dal loro recinto che costeggia la strada principale, non si è giunti in un paese sudamericano, ma si sta per entrare nel cuore della Val Martello. Oltrepassate le frazioni di Transacqua e Ganda, giunge il momento di scollinare, prima in leggera discesa e poi con un tratto pianeggiante, al lato del quale si erge, incastonato nel verde, il centro del biathlon, che nel 2007 ha ospitato i Campionati Mondiali Junior e che ogni anno è teatro di eventi internazionali. Proprio presso il centro del biathlon, che ospita anche le piste di fondo e di ski roll d’estate, saranno ubicate la sala stampa e la produzione televisiva della 19ª tappa. Secondo breve tratto per riprendere fiato e poi il tracciato si inerpica lungo otto tornanti ravvicinati, che fanno affrontare agli atleti 200 metri di dislivello fino a portarli al cospetto dell’imponente diga del bacino idroelettrico sul lago di Gioveretto che, però, non sarà visibile in tutta la sua magnificenza. Infatti solo d’estate il bacino si riempie d’acqua, diventando mèta di scampagnate. Punta Gioveretto, Cima rossa e le immacolate Cime Venezia e Marmotta salutano i ciclisti durante le ultime pedalate di questa tappa, infatti l’arrivo è inserito nei maestosi scenari offerti dal Parco Nazionale dello Stelvio. Le vette del Gruppo Ortles Ceve-

dale, il 24 maggio ancora tutte imbiancate, sono il regno indiscusso di maestosi rapaci come le aquile e il gipeto, avvoltoio autoctono con un’apertura alare che raggiunge i 285 cm. Altri 10 tornanti, ripidissimi, uno in fila all’altro, dentro il bosco, portano all’agognato arrivo. Saranno momenti difficili per chi ha già speso molto, il pubblico assisterà ad una scalata con i denti. Lo conferma pure la Lechner: «L’ultimo tratto sarà il più bello da vedere anche se non si assisterà a una volata: il breve rettilineo che porta all’arrivo non lo permette, e soprattutto non ce ne sarà bisogno, visto che le impegnative salite affrontate, avranno già selezionato il vincitore.» L’altimetro comincia ad avvisare che la quota è intorno ai 2.000 metri. Alla fatica della salita si somma la difficoltà della rarefazione dell’aria. foto NeWspoWer cANoN


foto NeWspoWer cANoN

Manca poco, la strada spiana, poi ancora un centinaio di metri in salita, il percorso si fa stretto e poi termina. Dopo 138 km, ecco l’arrivo nei prati della “hinterMartell”, l’alta Val Martello. Un “altro mondo” comincia, distese interminabili diventano nel periodo estivo mèta per gli appassionati di nordic-walking o di chi, semplicemente, ama passeggiare tranquillamente all’aria aperta, raggiungendo gli ospitali rifugi. In inverno, invece, lo sci d’alpinismo e la racchetta da neve sono i veri protagonisti, sprovvisti di impianti di risalita, ci vuole fiato, forza di volontà per raggiungere le cime, proprio come a concludere la tappa. Eva Lechner non ha dubbi: «La conformazione del percorso in Val Martello è molto sfiancante per il fisico, perché, se si affronta una salita continua, il corpo ha il tempo di abituarsi, invece su un percorso che cambia ritmo tutto diventa più difficile. La salita della Val Martello a me piace, soprattutto gli otto tornanti che sono belli corti, e per il fatto che quando esci da una curva devi affrontare subito la successiva. Mi divertono i tornanti così, quelli che di solito piacciono ai grimpeurs.» La biker di Appiano aggiunge una nota tecnica: «Per affrontare queste salite io ho usato il 34 come rapporto anteriore. I maschi useranno sicuramente un 39 davanti, ma sui tornanti non saprei dire con sicurezza con quale rapporto saliranno, credo un 25. Sarà sicuramente dura per loro che saranno reduci da due salite impegnative.» Il pomeriggio della tappa a Silandro sarà allestito l’Open Village, con la telecronaca live sul maxi schermo nel parcheggio della Casa Culturale, e dalle 17 fino alle 24 è annunciato il Giro Party in centro storico, tutto da vivere: ci sarà da divertirsi davvero. Silandro, sabato 25 maggio, ospiterà lo start della 20ª tappa. Primo tratto tutto in Alto Adige con passaggi da Merano, bolzano, Nova Levante e Passo Carezza, poi si passa in Trentino sul Passo San Pellegrino, si entra in Veneto sui Passi Giau e Tre Croci, quindi Cortina d’Ampezzo e Tre Cime di Lavaredo (bL). Al mattino, verso le 9, a Silandro, presso la Casa Culturale, ci sarà la registrazione dei corridori e poi si svolgerà la premiazione del traguardo volante “Mela Val Venosta” del giorno prima nella stessa località, infine alle 11 la partenza della carovana dalla piazza della Cassa di risparmio percorrendo poi l’isola pedonale del centro altoatesino. Info: www.giroditalia-valvenosta.net VAl VeNostA Molto da ammirare in questo enorme meleto: il marmo di Lasa, Castel Juval (residenza estiva dal 1983 di reinhold Messner), il Castello di Coldrano e il Castel Coira, uno dei manieri meglio conservati dell’Alto Adige e con la più grande armeria privata. Sono ben 80 i km della pista ciclabile che segue l’antica via commerciale “Claudia Augusta” e che costeggia l’affascinante Lago di resia, dal quale spunta l’antico campanile del paese sommerso di Curon, meta invernale degli amanti di snowkite, e rappresentano un invito allettante per i ciclisti. Per chi amasse, invece, la storia e la comodità, 60 km dell’antica ferrovia della Val Venosta collegano Merano a Malles.

foto NeWspoWer cANoN

sIlANdro Con la sua imponente torre campanaria, alta oltre 90 metri, si aggiudica il record di “Paese con il campanile più alto dell’Alto Adige”. Schlanders, in tedesco, offre un’ampia zona pedonale che ricopre tutto il centro cittadino e che fa rivivere la tipica atmosfera locale con graziosi negozi tradizionali e numerosi caffè e ristoranti dove assaggiare le prelibatezze altoatesine. Per gli escursionisti da non perdere i molti sentieri che ripercorrono i “Waal”, antichi canali artificiali di irrigazione, con i quali, tutt’ora, si bagna il fertile terreno per far nascere ghiotti frutti. VAl MArtello famosa soprattutto per le sue fragole d’altura, ha fatto di questo piccolo frutto rosso il protagonista di molte offerte: dal sentiero delle fragole, che ripercorre tutte le piantagioni – da quelle del fondovalle fino a raggiungere l’alta quota – all’appuntamento estivo con la festa della fragola. Nel luglio del 2006 Slow food ha riconosciuto a Martello uno dei 1.600 titoli di “comunità del cibo”: le comunità del cibo sono storicamente, socialmente, economicamente e culturalmente molto legate al territorio e il loro aspetto fondamentale è che il cibo deve essere prodotto da piccole imprese agricole in quantità limitate.



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UneSCo CYCLinG ToUr 2013 a cura di PLAYFULL

info@playfull.it

torNA l’uNesco cYclINg tour ANChE PEr IL 2013 VIENE rIPrOPOSTO IL CIrCUITO ChE ASSOCIA QUATTrO MANIfESTAZIONI LEGATE AD ALTrETTANTI SITI DEfINITI PATrIMONIO DELL’UMANITà DALL’UNESCO. IL VIA IL 12 MAGGIO A SAN GIMIGNANO E ChIUSUrA L’8 SETTEMbrE NELLE CINQUE TErrE, PASSANDO PEr VErONA E UrbINO. SI SEMPLIfICA IL rEGOLAMENTO.

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Anche per il 2013 si ripropone l’uNesco cycling tour, il circuito legato a quattro manifestazioni che hanno sede, o parte del loro tracciato, in località definite dall’uNesco patrimonio dell’Umanità. Si riconfermano, come componenti il circuito, quattro granfondo storiche e di grande appeal. La granfondo della Vernaccia darà il via al circuito il prossimo 12 maggio a san gimignano (SI), l’antico borgo medioevale caratterizzato dalle sue splendide torri. La granfondo damiano cunego, che prenderà vita a Verona domenica 2 giugno. Saranno, quindi, la cittadina scaligera e i monti Lessini a tenere compagnia ai partecipanti. Terzo appuntamento il 30 giugno a urbino, per la granfondo straducale. La città di raffaello, con il suo apprezzato centro storico, ospiterà la splendida manifestazione che porterà i ciclisti alla scoperta dell’Appennino marchigiano. Si chiude al mare il calendario dell’UNESCO Cycling Tour, come è ormai di tradizione. Sarà la granfondo delle cinque terre e

foto plAYFull NIKoN

della riviera spezzina, dell’8 settembre a deiva Marina (SP) ad accogliere per l’ultima prova i partecipanti al circuito. L’uNesco cycling tour 2013 nasce con la volontà di creare un circuito ciclofondistico con un’enorme valenza artistica e turistica, valorizzando alcuni territori che l’ONU, tramite l’UNESCO, ha dichiarato essere patrimonio dell’umanità. Un turismo pedalato con la consapevolezza di portare i ciclisti a godersi per un giorno una piccola porzione d’Italia, ma dando loro l’opportunità, quasi forzata, di godersi tutto il territorio per un periodo più lungo, optando per le nostre italiche terre piuttosto che qualche remota destinazione esotica. All’uNesco cycling tour possono prendere parte tutti i tesserati per la fCI o di qualsiasi ente della Consulta, purché in regola con il tesseramento 2013. Per i non tesserati, farà testo il regolamento di ogni singola manifestazione. Non è previsto alcun tipo di abbonamento o formalità di iscrizione al circuito:

ogni atleta dovrà provvedere autonomamente per l’iscrizione alle singole prove, secondo i termini del regolamento di ciascuna granfondo. I punti sono dati dai chilometri percorsi durante la manifestazione, dalla distanza per raggiungere la località di svolgimento della prova e dal numero di componenti la medesima squadra, se superiori alle cinque unità. Al fine di potere accedere alla classifica finale si dovrà essere iscritti ad almeno tre manifestazioni, mentre per il brevetto individuale si richiede la partecipazione alle quattro prove. A fine stagione avverranno le premiazioni, che vedranno salire sul palco i migliori cicloturisti, ovvero coloro che avranno sommato il maggior punteggio. Ai premiati verranno consegnati cesti alimentari con prodotti tipici delle quattro zone di riferimento e/o buoni benzina e/o buoni viaggio, ecc. Il regolamento completo è disponibile sul sito della manifestazione (http://www. unescocyclingtour.it/regolamento.asp).



CiCLo & VenTo 2013 a cura di NICOLETTA BRINA

tutto per lA bIcIclettA A due pAssI dAl MAre TOrNA PEr LA 18ª EDIZIONE A CESENATICO, LA fIErA INTErNAZIONALE DEDICATA ALLE DUE rUOTE A PEDALE. OLTrE 80 AZIENDE ESPOSITrICI E PIÙ DI 30.000 APPASSIONATI DI CICLISMO SI DArANNO APPUNTAMENTO IL 17 E 18 MAGGIO, ALL’OMbrA DEL GrATTACIELO, IN PIAZZA ANDrEA COSTA.

Ciclo & Vento 2013 è la fiera internazionale della bicicletta che ogni anno si tiene a Cesenatico, città del campione Marco Pantani, e rappresenta un immancabile appuntamento nell’ambito della Settimana del Cicloturismo ci Cesenatico. La manifestazione che si svolge in piazza Andrea Costa venerdì 17 e sabato 18 maggio (dalle 9.30 alle 23), è organizzata, in questa sua 18ª edizione, da federimpresa Confartigianato forlì-Cesena e Confesercenti Cesenate, ed illustra il mondo del ciclismo proponendo ai visitatori i migliori prodotti e ritrovati tecnici, applicati alle corse ed al settore delle due ruote a pedali. Un’occasione irripetibile per assistere in anteprima alla presentazione di alcuni tra i più prestigiosi marchi a livello internazionale. L’edizione di quest’anno ospita quasi un centinaio di aziende del settore. Sede della fiera Ciclo & Vento è, come detto, la grande tensostruttura allestita in Piazza Andrea Costa, a Cesenatico, situata tra il Grand hotel ed il grattacielo, a pochi passi dal mare, che si allunga poi al lungomare Carducci e in viale roma. Ogni anno la fiera viene visitata da oltre 30.000 appassionati, ansiosi di vedere e toccare

con mano le più moderne e avveniristiche biciclette da corsa e mountain-bike, i modelli più aggiornati e sofisticati di telai, ruote, cambi, manubri, selle, freni e più in generale tutte le novità in materia di componentistica. Un intero stand verrà dedicato ai cardiofrequenzimetri e agli ultimi aggiornamenti tecnologici applicati al ciclismo. Ampio spazio verrà riservato a prodotti alimentari e ad integratori dietetici, abbigliamento tecnico e sportivo e a riviste e pubblicazioni specializzate. I marchi presenti alle varie edizioni annoverano Podium-Carrera, fsa, Pinarello, Ambrosio, Olmo, Amg, Scott Italia, Specialized Italia, Look Italia, Trek Italia, Cicli Esperia/fondriest, Selle Italia, bianchi, Mic-Shimano, Campagnolo, Vittoria, Multipower, Chimiart pro-cycling (francia), Canyon (Germania), Cannondale (Olanda), ktm (Austria). Tra le aziende “di casa” romagna, sono presenti Cicli borghetta (bellaria), Cicli Neri e rossin (Cesena), Sixs e Somec (ravenna). L’iniziativa, volta a promuovere il ciclismo nella città del campione Marco Pantani, è corredata da prove pratiche di spinning e da manifestazioni di intrattenimento correlate. L’ingresso è gratuito. Attività spinning legata al Ciclo & Vento



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GranFonDo DaMiano CUneGo CiTTà Di Verona

pressoffice@newspower.it

a cura di NEWSPOWER

VeroNA suI pedAlI DOMENICA 2 GIUGNO, LA CITTà PIÙ rOMANTICA D’ITALIA OSPITErà L’OTTAVA EDIZIONE DELLA COMPETIZIONE DEDICATA AGLI APPASSIONATI DELLE rUOTE MAGrE. ChIAMATA AL “PEDALE” PEr I PASSISTI ChE AVrANNO DISLIVELLI PEr I LOrO GUSTI, CON LA PrOVA VALIDA PEr IL CIrCUITO UNESCO CYCLING TOUr 2013.

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La partenza dell’edizione 2012

La Granfondo Damiano Cunego chiama a raccolta i suoi. Il prossimo mese, domenica 2 giugno, si corre una delle più apprezzate gare del panorama granfondistico e, se non lo avete ancora fatto, è tempo di sottoscrivere la vostra adesione. Per tutto il mese di maggio (fino a domenica 26, data di chiusura) la tariffa è di 35 € per la categoria femminile e 40 € per gli uomini, stesse identiche quote dello scorso anno, decise dal team organizzatore di Sergio bombieri per “combattere la crisi a suon di pedalate”. Verona, con il suo fascino indubbio e la sua storia millenaria, sarà sede di inizio e fine gara e, visti tutti i positivi commenti dello scorso anno, i tracciati Granfondo di 145 km (disl. 3.300 m) e Mediofondo di 85 km (disl. 1.400 m.) rimarranno invariati con facoltà di scegliere in corsa, al bivio San Vitale di roverè Veronese (al 62° km), se proseguire per quello più impegnativo o piegare in direzione Verona. Via Guido d’Arezzo, nel centro della città scaligera, sarà cuore pulsante della manifestazione, con il villaggio expo, la segreteria, il punto ritiro pacchi gara e l’immancabile riso party, che anche quest’anno prenderà tutti quanti per la gola. Da tenere presente che dalle 12.45 tutti i concorrenti in transito a roverè Veronese verranno obbligatoriamente deviati sul percorso Mediofondo.

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Detto questo, una volta usciti da Verona lo step seguente è la Valpantena e la Cronoscalata Trofeo berner di 9,38 km e 580 metri di dislivello, da bellori verso ronconi e Passo Provalo. I primi nodi verranno al pedale in quella che senza dubbio è la prima vera chiamata d’appello per i passisti più agguerriti. Non ci sarà da aspettarsi una fuga, ci sono ancora troppi chilometri prima dell’arrivo, tuttavia qualche avvertimento lo si potrà lanciare già qui, prima di toccare Erbezzo, bosco Chiesanuova e San francesco. Sarà stilata una classifica speciale per la Cronoscalata e verranno premiati il primo atleta maschio e la prima donna. Dopo la divisione dei percorsi, i granfondisti potranno sfogarsi lungo le toste salite di Velo e Campofontana e le conseguenti discesone, nelle quali concentrazione e attenzione dovranno essere massime. San Mauro di Saline, noto anche per gli squisiti marroni e la sagra autunnale dedicata al frutto tipico, è l’ultimo scollinamento al 124° km, prima della discesa verso San rocco e il rientro a Verona. La gara intitolata al “Piccolo Principe” di Cerro Veronese, giunge quest’anno alla sua ottava edizione ed è una delle magnifiche quattro dell’Unesco Cycling Tour 2013, insieme alla Gf della Vernaccia, la Straducale di Urbino e la Gf delle Cinque Terre. Nelle sette edizioni disputate fino ad ora, la Gf Damiano Cunego è stata teatro di autentici show sportivi con campioni di calibro nazionale e internazionale e migliaia di amanti della bicicletta a godersi l’atmosfera dell’evento veronese. Lo scorso giugno al via c’erano oltre 2.000 partecipanti e furono il pistoiese Antonio falzarano e la romagnola Monica bandini a mettersi in tasca la gara, con Davide Spiazzi e Christiane bitante vittoriosi sul tracciato Medio. Per il primo week-end di giugno, Verona attende gli appassionati delle ruote magre e anche tutti gli amici e le famiglie, che avranno l’imbarazzo della scelta a proposito di bellezze da visitare e di cui godere nella città di romeo e Giulietta. E per non lasciare proprio nessuno scontento, anche quest’anno viene organizzata la divertente pedalata per i piccoli amanti delle due ruote. Sul sito ufficiale www.granfondodamianocunego.it si trovano tutte le informazioni del caso, incluse le modalità di iscrizione e i dettagli sui percorsi.


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FaUSTo MaSCHi

nicoletta.brina@gmail.com

a cura di NICOLETTA BRINA

Il dIrettore coMMercIAle: “KtM, stIle & MetIcolosItà trANsAlpINA” ChE SIA DA CITY O DA TrEkkING, MTb O EbIkE, PEr IL MArChIO AUSTrIACO, L’IMPOrTANTE è ChE IN bICI CI SI DIVErTA E SI GUSTI LA bELLEZZA DI PEDALArE IN TOTALE LIbErTà. kTM SODDISfA OGNI ESIGENZA, rACE E TEMPO LIbErO.

partiamo da poco più di 400 euro mentre la concorrenza propone modelli a partire da € 200. Diventa così difficile fare volumi con questo tipo di bicicletta.» tra i must di KtM, anche la bicicletta elettrica… «Siamo partiti nel 2009 con un prodotto innovativo, vale a dire la mtb a pedalata assistita: il primo anno, si sono prodotte 7.000 e-bike e nel 2011 ben 33.000. La richiesta è enorme a livello europeo, in Italia è più bassa perché il nostro prodotto e-bike è identificato come un qualcosa di diverso, come una Il team KTM al completo sorta di sostituzione del motorino, del Ciao per cakTM, marchio austriaco molto noto, la cui pirci, non come prodotto per lo svago. I nofondazione risale al 1964, segna, già nel 1989 stri modelli rispettano gli standard europei. La il raggiungimento di ambiziosi traguardi come pedalata assistita, a livello europeo, deve sequantità di biciclette prodotte. L’Italia, in con- guire determinate normative e noi cerchiamo fronto agli altri mercati kTM, a livello mondia- di adeguare tutte le nostre e-bikes a quanto le, ottiene ogni anno un importante primato, richiesto.» quello di vendere in maggiore quantità il modello MTb Myroon, cavallo di battaglia della una questione di cultura diversa quindi? casa austriaca. «In Italia la bici è vista come mezzo di trasporIl responsabile commerciale kTM per l’Italia, to “da… a…”, o come mezzo agonistico, non fausto Maschi, spiega lo sviluppo dei prodotti c’è la via di mezzo come idea da turismo. kTM, che lo proiettano nella cerchia dei mar- Basta andare in Svizzera e si può vedere il chi più apprezzati a livello Europeo. professionista che con la e-bike va a lavorare. In Italia questo non esiste, proprio per una Quali sono le differenze in termini di richie- questione culturale, il mezzo è per uso esclusta tra il mercato Italiano e quello europeo? sivamente sportivo, guai a percorrere qualche «KTM a livello globale, vanta un’importante chilometro in più in bici. Basti pensare che da presenza nei mercati Europei, con una vasta una statistica, risulta che in Italia solo l’8 per gamma di modelli, per la precisione il catalogo cento dei bambini va a piedi o in bicicletta a italiano ha 161 modelli, ove la concorrenza è scuola, in Germania, questa percentuale è del molto agguerrita. In Italia riusciamo ad essere 49 per cento. In Italia, l’idea della bici è quella molto competitivi con i modelli mtb, ed anche, di un mezzo che permetta un minore tempo seppur con dati minori, con le bici da corsa. e per un tragitto più breve, di raggiungere un Stiamo tuttavia cercando di introdurre nei determinato luogo, nessuno pensa al risparnegozi italiani anche le bici city e da trekking, mio o all’ecologia. All’estero, invece, chi usa sebbene il concetto di “city” nel nostro paese la bici sceglie di fare più strada, proprio per differisca enormemente da quello conosciuto godersi il mezzo, anche se si utilizza per andanegli altri Stati. Le nostre city hanno un ottimo re al lavoro. In Italia vendiamo tante mtb eletrapporto qualità/prezzo, spicca l’eleganza e la triche, ma probabilmente ancora non se n’è qualità dei materiali, che però deve fare i con- scoperto appieno il significato ed il potenziale. ti con la fortissima concorrenza tricolore, noi La cultura della bici insomma, deve svilupparsi

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ancora, intesa nel senso del ‘piacere di pedalare’, e non solo di sudare a testa bassa.» KtM sponsorizza qualche squadra? «Forniamo bici al KTM STIHL Torrevilla Mtb, ricordando che la STIHL è azienda tedesca leader nel settore giardinaggio. Il Torrevilla è stato scelto perché innanzitutto è un team a impatto ambientale ‘zero’, attento a non inquinare con il massimo rispetto dell’ambiente, inoltre organizza tantissimi eventi non agonistici, quindi KTM si affianca a questa realtà per offrire anche una panoramica diversa al proprio prodotto. La Torrevilla organizza molti eventi collaterali alla bicicletta, uno di questi è la ‘Pedala con i lupi’, passeggiata cicloturistica contornata da spettacoli che si svolgono al buio della sera e che registra qualcosa come 2.500 partecipanti. In buona sostanza, non abbiamo scelto un team solo agonistico, ma un gruppo che incarni lo spirito del divertirsi in bicicletta, con i nostri prodotti. Abbiamo inoltre, deciso di non sponsorizzare manifestazioni agonistiche, siamo presenti alla fiera di Padova ed esponiamo alla Nove Colli; riteniamo che la Nove Colli, tolti i primi 500 ciclisti che partono, conservi ancora la sua essenza turistica e ‘goliardica’, con gli 11.500 ciclisti che stanno ‘dietro’, che ricordano ancora cosa significhi pedalare, divertirsi e misurarsi con se stessi.» Quali sono gli obiettivi sul mercato italiano? «Confermare le annate precedenti, cosa che sta già avvenendo. Finiamo ogni stagione con un piccolo segno più, sia in termini di vendite, che di fatturato. Certo, non è facile ripetersi, i prodotti KTM hanno un ottimo rapporto qualità/prezzo, ma non sono comunque le biciclette più economiche presenti sul mercato italiano e in questo momento di crisi non tutti possono permettersele, siamo comunque sicuri che i clienti valuteranno sempre più gli acquisti e siamo fiduciosi per il futuro.» Qual è il prodotto di punta di KtM? «Myroon il nostro modello più rappresentativo, una front in carbonio 26” e 29” e dal prossimo anno anche 27,5”. Il primato in questo caso è tutto italiano, poiché siamo il primo paese al mondo in termini di vendita di Myroon, oltrepassando i 700 pezzi. È un prodotto innovativo, costituito da tante piccole novità, un condensato di ricerca tecnica che lo rende unico.»



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GranFonDo DeL CaPiTano a cura di PLAYFULL

info@playfull.it

uNA grANde proMozIoNe per tuttI glI IscrIttI TUTTI GLI ISCrITTI POTrANNO USUfrUIrE DI UN SOGGIOrNO GrATUITO IN UNA DELLE STrUTTUrE ALbErGhIErE CONVENZIONATE. PrEVISTI ANChE bUONI SCONTO DA USArE IN rISTOrANTI LOCALI. APPUNTAMENTO CON LA GrANfONDO DOMENICA 9 GIUGNO A bAGNO DI rOMAGNA (fC).

A tutti gli iscritti andrà in omaggio un soggiorno di una notte con prima colazione, che potrà essere sfruttato dal 10 giugno al 30 dicembre. Per usufruire di questa promozione sarà necessario che il ciclista sia accompagnato nel soggiorno almeno da una persona pagante. Chi deciderà di sfruttare questo soggiorno riceverà anche dei buoni sconto del 20% per sé e per chi lo accompagna da sfruttare in ristoranti tipici della zona. Questa sarà dunque l’occasione per degustare i prodotti tipici della zona, come le carni degli alle-

vamenti locali a km 0, i funghi e il tartufo, senza dimenticare il vino Sangiovese. Senza dubbio, però, è la pasta fresca il punto forte dell’enogastronomia della zona, tant’è che uno degli sponsor principali della manifestazione è il Salumificio Pastificio del fumaiolo (http://www.salumificiodelfumaiolo.it/), che si trova in località Alfero di Verghereto. Proprio per questa tradizione legata alla pasta fresca, uno dei piatti che potranno essere gustati sono i tortelli alla lastra, tipici dell’Appennino tosco-romagnolo. Si preparano impastando sulla spianatoia della farina di grano tenero con acqua e sale. Si lavora la pasta con le mani e si stende con il matterello fino a ottenere una sottile sfoglia. Per il ripieno si lessano delle patate, che dopo essere state sbucciate vengono passate e condite con un sugo a base di cipolla, sedano, carota, salvia, aglio, pomodoro, olio e sale. Al composto si aggiungono pecorino, uova, burro, noce moscata e sale. L’impasto di patate viene poi steso su una metà della sfoglia per poi ricoprirlo con l’altra. Il preparato viene quindi sigillato per l’intero

bordo esterno e poi suddiviso in tanti quadrati della grandezza di quattro o cinque dita. La cottura si effettua sulla lastra per alcuni minuti, avendo cura di girare più volte i tortelli. Non vanno poi dimenticati i passatelli in brodo, grossi e ruvidi spaghettoni del diametro di circa 4 millimetri e della lunghezza di circa 4 centimetri, preparati con un impasto di pangrattato, Parmigiano grattugiato, uova, noce moscata e scorza di limone. Una grande promozione, insomma, quella ideata dagli organizzatori, che ancora una volta evidenzia il proverbiale spirito di ospitalità della gente di romagna. Per ulteriori informazioni sulle strutture alberghiere che aderiscono alla promozione e per le modalità di utilizzo del soggiorno visitare il sito della manifestazione. Iscrizioni: € 25,00 fino al 2 giugno. fino alle 7.30 del 9 giugno € 35 euro. Info: www.granfondodelcapitano.com

Un’immagine dell’edizione precedente

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bagno di romagna (Fc) – Continua a sfornare promozioni davvero super l’ASD Le Strade del benessere, società che domenica 9 giugno a bagno di romagna organizzerà la 4a Granfondo del Capitano. Questa volta si è puntato sull’accoglienza e sulla volontà di far conoscere peculiarità ed eccellenze di questa località e del territorio appenninico tosco-emiliano. Tutto ciò in collaborazione con albergatori e ristoratori.



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La LeGGenDaria CHarLY GaUL a cura di NEWSPOWER

pressoffice@newspower.it

19, 20 e 21 luglIo rIPErCOrrENDO UN MITO, TrA GrANfONDO E MEDIOfONDO, A METà ESTATE TOrNA L’APPUNTAMENTO ChE SUL MONTE bONDONE POrTErà 2.500 CICLISTI DA TUTTO IL MONDO. UNICA TAPPA ITALIANA DELL’UCI WOrLD TOUr 2013, LA GArA SArà ANTICIPATA DA UNA CrONOMETrO E DA UNA MINI PEr I bAMbINI.

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Il Monte bondone era tutto candido, tutto pulito e lucido. Tornante dopo tornante, con la neve che non accennava a smettere di cadere, la fatica aumentava, al limite dell’umano, ma il traguardo era sempre più vicino. Di imprese epiche legate al ciclismo se ne ritrovano a bizzeffe nei libri di storia. Il nostro paese è stato ed è costantemente teatro di momenti impossibili da dimenticare, situazioni al limite, soprattutto lungo salite alpine nelle quali la passione e il talento di grandi uomini di sport, si trasformano in mito. Charly Gaul forse nemmeno credeva di poter arrivare in fondo a quella tormenta. Era giugno, praticamente estate sul calendario, già, solo lì. Al traguardo, da solo, il piccolo grande uomo venuto dal Lussemburgo tremava come una foglia, e venne immediatamente avvolto in coperte. Iniziava a congelarsi. Iniziava la leggenda. La Leggendaria Charly Gaul – Trento Monte bondone nasce nel 2006 per celebrare quella straordinaria giornata di ciclismo, e oggi prepara la sua ottava edizione con… gli occhi del mondo addosso. Tra due mesi, domenica 21 luglio, la città del Concilio sarà presa d’assalto da migliaia di ciclofondisti provenienti da ogni angolo del globo, e la prova del Monte bondone sarà ancora una volta realtà. Piazza Duomo sarà una babele delle due ruote, con atleti di tutta Europa, delle Americhe, sudafricani e perfino dalla Nuova Zelanda e Australia. Il fatto che la gara sia l’unica tappa italiana dell’UCI World Cycling Tour 2013 è senz’altro motivo di particolare interesse, specialmente per i corridori stranieri, e i posti foto NeWspoWer cANoN foto NeWspoWer cANoN


in griglia iniziano a scarseggiare, anche perché La Leggendaria Charly Gaul è anche parte dei circuiti Nobili, Giordana, Alpe Adria e Dalzero.it, ed è prova di campionato triveneto. Le iscrizioni chiuderanno al raggiungimento di 2.500 partecipanti e la tariffa oggi disponibile è di 55 euro, inclusa la mantellina antivento e catarifrangente marchiata “La Leggendaria Charly Gaul”, una serie di integratori e prodotti trentini nel pacco gara, il buono pasto, il trasporto indumenti dalla partenza all’arrivo e la navetta di rientro a Trento (solo su prenotazione). Entrando nel tecnico, l’evento di luglio propone una doppia variante di percorso, ovvero una Granfondo di 142,5 km con 3.964 metri di sole salite e una Mediofondo di 58,6 km e 2.011 metri di dislivello. Dopo lo start, al cospetto della bella Piazza Duomo nel centro del capoluogo, ci si allunga verso la Valle di Cembra e i primi nodi verranno al… pedale, visto che a Palù di Giovo c’è un GPM a circa 600 metri di altitudine da non sottovalutare. Sono queste le terre che hanno dato i natali a campioni come Gilberto Simoni e francesco Moser, qui si mastica bicicletta da sempre e il tifo per tutti sarà da stadio. Da qui, si prosegue in direzione San Michele all’Adige e si ritorna a Trento passando prima nel comune di Lavis e attaccando l’intera salita Charly Gaul che, tornante dopo tornante, porta al traguardo di Vason a 1.650 metri sul Monte bondone. Questo per quanto concerne la prova mediofondo, i granfondisti invece da Trento, pedaleranno veloci fino ad Aldeno e imboccheranno la prima risalita al Monte bondone sul versante di Garniga Terme. A Viote – località nota anche a chi pratica lo sci di fondo – inizierà la spettacolare discesa verso la Valle dei Laghi, per rifiatare forse un po’ prima di riattaccare la montagna di Trento dai centri di Sopramonte e Candriai. Come accennato, La Leggendaria Charly Gaul – Trento Monte bondone è inserita nell’UCI World Cycling Tour (già di scena in francia e Australia durante lo scorso mese di aprile) e consente di qualificarsi alla finalissima del Campionato del Mondo Cicloamatori che si svolgerà ancora a Trento e sulle orme di Gaul, dal 19 al 22 settembre di quest’anno. In Valle dei Laghi e attorno al Lago di Cavedine si svolgerà anche una prova cronometro di 24 km circa, nella giornata di venerdì 19 luglio. Sarà un evento adrenalinico e spettacolare e darà anch’esso la possibilità di qualifica alle finali mondiali di settembre. E per chiudere l’intenso week-end estivo de La Leggendaria Charly Gaul – Trento Monte bondone 2013, sabato 20 luglio nel pomeriggio verrà organizzata la 1ª Mini Charly Gaul, gimkana promozionale aperta ai bambini dai 7 agli 11 anni, con una serie di difficoltà da superare in successione. La partecipazione è gratuita per i ragazzi tesserati, ma c’è la possibilità di avere una tessera giornaliera al costo di 15 euro. L’evento si svolgerà in Piazza Duomo a Trento e per i bambini sprovvisti di bici saranno messi a disposizione alcune biciclette e caschetti. Con il comitato organizzatore collaborano l’U.S. Aurora PVb e il Comitato Provinciale Trentino fCI. Il sito ufficiale di gara è www.laleggendariacharlygaul.it e qui si possono rintracciare tutte le informazioni del caso. Anche le pagine facebook e Twitter dell’evento sono costantemente aggiornate. Vale la pena dare un’occhiata anche a quelle e ci si vede a Trento il terzo fine settimana di luglio.

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Sul podio femminile dell’edizione 2012 Van Den Brande, Rinaldi, Passalacqua


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Gian PaoLo MonDini a cura di NICOLETTA BRINA

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l’uoMo dI puNtA dellA specIAlIzed PrO CON MErCATONE UNO E DOMINA VACANZE, OGGI è L’ANELLO DI CONGIUNZIONE TrA L’AZIENDA CICLISTICA ED I GrANDI TEAM. «fAr PrOVArE LE NOSTrE bICICLETTE AI CAMPIONI DEL PEDALE, CI PErMETTE DI TESTArE I NOSTrI PrODOTTI AI LIVELLI PIÙ ALTI. PErChÉ I NOSTrI CLIENTI ChIEDONO IL TOP».

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Ex pro della Mercatone Uno, campione della Cantina Tollo, Domina Vacanze con Cipollini, compagno di squadra di Armstrong. Al Tour de france 1999, in quello che sarà l’unico Tour corso nella sua carriera, riuscì a trovare una buona condizione e si piazzò in cinque tappe nei primi dieci, vincendo la diciottesima frazione con un attacco a cinque chilometri dal traguardo dopo una lunga fuga con altri tredici atleti. Presente nelle corse maggiori, ha chiuso la sua carriera nel 2003, dimostrando buone caratteristiche di passista, e facendo suo il campionato italiano a cronometro. Oggi si diverte con gli amici in manifestazioni amatoriali. Protagonista di questo condensatissimo curriculum, è Gian Paolo Mondini, oggi, dal punto di vista imprenditoriale, è un elemento di spicco della Specialized, collante, o anello di congiunzione che dir si voglia, tra l’azienda ed i campionissimi del mondo del pedale. Gian Paolo Mondini con il figlio Michele

Mondini qual è precisamente il suo ruolo? «Lavoro per Specialized USA e mi occupo di tutti i bisogni dei team pro e dell’azienda verso i team, a partire dai materiali, all’organizzazione e presenza agli eventi, public relations, diciamo quindi che lo spettro di attività è abbastanza ampio.» Quali sono i team o i campioni che affiancate? «Seguiamo Omega Pharma, Astana, Saxo Tinkoff, alle quali si aggiunge una squadra femminile che rappresenta un top team in campo rosa statunitense, vale a dire la Specialized Lululemon.» Quanto è importante il rapporto che si instaura tra lei e questi campioni o team? «La necessità che ha l’azienda, è quella di entrare a contatto con il mondo del ciclismo professionistico, il fatto di avere feedback da campioni, da chi usa il materiale veramente, diventa valore aggiunto che si riesce a mettere poi nelle biciclette. È chiaro che prima di porre in vendita un prodotto, lo facciamo utilizzare ai professionisti e questo ci permette di inserire sul mercato dei prodotti che sono settati e testati per il top. Ad oggi il cliente chiede il massimo: il fatto di far testare le nostre biciclette da questi campioni, significa poi riuscire ad abbassare le spese di assistenza, di rottura, i vari imprevisti derivanti dalla lavorazione, proprio perché i mezzi vengono provati in condizione di gara. Quando inizi ad avere grandi Campioni come Cavendish, Contador, Nibali e Boonen hai sicuramente più visibilità e così il marchio, ma parliamo anche di un esame continuo per le nostre biciclette, sempre sotto i riflettori.» Quali sono le richieste dei grandi campioni? «La bici è un po’ come un

vestito e la cosa difficile è quella di accontentare tutti. La Specialized è riuscita a concepire diverse bici che si adattano alle più disparate condizioni: ce n’è una speciale per tutti i terreni, una che meglio si presta a chi è forte in volata, una sola concepita per la Parigi-Roubaix o comunque per i percorsi accidentati, una bici da cronometro. Specialized, quindi annovera una gamma che accontenta i gusti e le esigenze più disparate. Un Boonen qualunque (sorride, ndr.), l’anno scorso, ha vinto 15 corse usando 4 bici diverse e nel ciclismo è una cosa che non si era mai visto: Boonen, è risaputo, è un supercampione ma è stato bravo a sfruttare la tecnologia ed i mezzi che gli abbiamo messo a disposizione.» Quali sono le novità in casa specialized? «In realtà avevamo pronti alcuni progetti da lanciare quest’anno, ma avendo ancora mezzi che sono competitivi e stanno vincendo, abbiamo deciso di aspettare. Quest’anno lanceremo versioni limitate, dedicate ai nostri campioni, ossia la Cavendish, Nibali ed una Contador, con colori e grafiche speciali.» l’abbiamo incontrata alla granfondo Via del sale di cervia, com’è passare dal professionismo al mondo amatoriale? «Il motore del ciclismo in generale sono le granfondo, è dimostrato in tutto il mondo ed in questo senso l’Italia è stata la prima a lanciare questo tipo di manifestazioni. Sono diventate le classiche per gli amatori, in grado di richiamare davvero un bacino d’utenza ampissimo, anche a fronte del periodo di difficoltà economico che si sta vivendo.» guardando al giro d’Italia, chi è secondo lei il più titolato a vincere? «Nibali quest’anno ritengo abbia le carte in regola per giocarsi la vittoria, ha già dimostrato di essere forte nei giri a tappe. Sarà interessante la cronometro da Gabicce, visto che abbiamo fatto test speciali con lui a cronometro ed a mio modo di vedere dovrebbe essere un buon protagonista.» potrebbero esserci dei colpi di scena? «Per il Giro è difficile, è talmente duro che colpi di scena forse non se ne vedranno, anche se gli uomini delle corse a tappe ora sono ancora in fase di allenamento. Credo che alla fine Wiggins e Nibali siano i due contendenti principali per la classifica generale.»



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GranFonDo eDDY MerCKX a cura di NEWSPOWER

pressoffice@newspower.it

suI pedAlI, AllA coNQuIstA dellA terrA dI Mezzo DA VErONA PASSANDO DALLA VALPOLICELLA, PEr GIUNGErE A TrENTO IN UN rESPIrO, AMbIZIONE PEr I GrIMPEUr MA ANChE PEr I VELOCISTI PIÙ ArDITI. L’ANTIPASTO ALLA MANIfESTAZIONE SArà LA PEDALATA VIP IN CALENDArIO L’8 GIUGNO, GIOrNO PrIMA DEL VIA UffICIALE. INSIEME AL “CANNIbALE”, è ATTESO ANChE IL “rE LEONE” MArIO CIPOLLINI, INSIEME AL TEAM VINI fANTINI bY fArNESE E ALLE rAGAZZE PrO DEL CIPOLLINI GIOrDANA GALASSIA.

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Alla conquista della terra… di mezzo, quella tra il Veneto e il Trentino, quella nella quale di “fantastico”, anche quest’anno, c’è la Granfondo Internazionale Eddy Merckx. No, non è la nuova saga marchiata Tolkien, ma semplicemente la gara del “Cannibale”, in programma domenica 9 giugno, evento divenuto ormai imperdibile per il popolo dei granfondisti. E per chi continua a sostenere che al settimo anno si possa o si debba entrare in crisi, ecco che Alessia Piccolo e il suo staff rinnovano il matrimonio con gli appassionati e con i campioni delle ruote magre, e rilanciano con percorsi in parte modificati e ancora più accattivanti. rivalta di brentino belluno, in provincia di Verona, è come sempre sede di partenza e arrivo di gara, e qui i concorrenti si immergeranno subito in dolci saliscendi e curve veloci lungo la Valle dell’Adige fino alla salitella di Zuane, al 13° chilometro. Seguirà l’ingresso in Valpolicella e a Sant’Ambrogio ecco la prima vera salita (S. Ambrogio-Località Cà Pelà di 3,7 km), decisamente impegnativa per i primi 700 metri a circa il 10% di pendenza, e più dolce nella parte seguente, attorno al 5%. Giunti nella frazione di breonio, inizierà la discesa veloce verso fumane, quasi 5 km al 7-8% che metteranno alla prova le abilità dei velocisti più temerari. Il territorio del Parco delle Cascate di Molina è senza dubbio un fiore all’occhiello di tutta la Valpolicella e dell’intera regione Veneto, così come la Cronoscalata del Cannibale lo è della Gf Eddy Merckx. Passata fumane e 5 km di falsopiano al 2%, i quasi 10 km di arrampicata con punte del 15% - saranno pane per i denti dei grimpeur, e qui si avranno alcuni importanti verdetti pure a livello di classifica, anche se la gara è ancora lunga e azzardare una fuga a questo punto potrebbe avere risvolti inaspettati. La cronoscalata passa per Gorgusello e termina a breonio, 835 metri s.l.m., dove saremo circa a metà percorso. Segue l’anello di fosse, con transiti a Sant’Anna d’Alfaedo

e barozze e poi giù in picchiata verso Peri, quasi 10 km in apnea, per una discesa tecnica e pendenze costanti tra l’8% e il 12%. Da Peri si salirà in direzione Trento, e a borghetto i mediofondisti svolteranno verso sud per affrontare gli 8 km finali che separano dal finish di rivalta di brentino belluno. Il contachilometri si fermerà allora a 83,5 km con dislivello complessivo di 1.520 metri. Per coloro che avranno scelto il tracciato Granfondo, invece, ecco le maggiori novità 2013. Dopo l’ingresso in Trentino si giunge ad Avio, ai piedi del Monte baldo, e ciò che si paleserà innanzi sarà l’ultima fatica di giornata, la salita Avio-San Valentino. Dall’abitato, dominato dall’antico castello, si imbocca la SP 208 che risale la stretta Vallagarina, raggiunge l’Altopiano di brentonico e, infine, dopo 20 interminabili tornanti, un dislivello in salita di quasi 1.200 metri e la pendenza media del 7,1%, lambisce l’Albergo San Valentino (a 1.343 metri di quota) e dichiara conclusa la scalata. A quel punto tocca alla discesa. Si passa per brentonico e Tierno, e lungo la SP Destra Adige prima e la SS 12 dell’Abetone poi, si cavalcano gli ultimi 27 km fino allo striscione di arrivo ancora a brentino belluno, da tagliare dopo 146,2 km totali e 2.970 metri/dsl.

Il week-end dedicato al “Cannibale” Merckx prenderà ufficialmente il via sabato 8 giugno alle 11 del mattino, quando scatterà la “Pedalata VIP”, bella novità proposta dagli organizzatori veronesi, che prevede un divertente tracciato tra i comuni di brentino, Dolcè ed Avio, tutto da vivere in sella e – per l’appunto – in compagnia dei VIP. Il “Cannibale” Eddy Merckx è atteso al via, così come il “re Leone” Mario Cipollini, per pedalare fianco a fianco con i tanti appassionati che scalderanno i muscoli e l’atmosfera prima della gara domenicale. Al via della Pedalata VIP – start dall’area Expo Ti.bel. di rivalta brentino belluno – sono confermati anche il team maschile Vini fantini by farnese con le punte Oscar Gatto e Mauro Santambrogio e il loro ds Luca Scinto, e le ragazze pro del Cipollini Giordana Galassia, mentre il tracciato prevede alcune tornate lungo un anello di 13,5 km. Per partecipare è sufficiente rivolgersi agli organizzatori via e-mail, scrivendo a info@granfondoeddymerckx.com e commerciale2@giordana.com. A proposito della Gf Eddy Merckx 2013, invece, le iscrizioni sono in corsa e la quota è bloccata a 30 Euro fino al 1° giugno compreso. Nell’ultima settimana di pre-gara si sale a 40 Euro.

Partenza della Gran Fondo Eddy Merckx edizione 2012, in prima linea Alessia Piccolo ed Eddy Merckx



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MarCiaLonGa CYCLinG CraFT a cura di NEWSPOWER

pressoffice@newspower.it

uN 26 MAggIo dA ANNAlI DALLA SfIDA LANCIATA NEL 2007 DA ALfrEDO WEISS, ALLA 7ª EDIZIONE DELLA MANIfESTAZIONE ChE SI PrEANNUNCIA UN rICONfErMATO E VErO SUCCESSO. A PrEDAZZO SI DANNO APPUNTAMENTO GLI APPASSIONATI DELLE DUE rUOTE MAGrE ChE SI SfIDErANNO A COLPI DI PEDALE SUI rINNOVATI TrACCIATI DI GArA DISEGNATI TrA LE VALLI DI fIEMME E fASSA, SPIGOLANDO fINO ALL’ALTO ADIGE. PEr UNA COrSA ChE hA TUTTI GLI INGrEDIENTI PEr DIVENIrE EPICA.

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Ne è trascorso di tempo da quando Alfredo Weiss, insieme al suo staff, propose una Marcialonga da pedalare. Le parole del presidente della granfondo sugli sci più blasonata del nostro paese, suonarono subito come una sfida, era il 2007. «Se con gli sci da fondo abbiamo creato un incredibile precedente – roba da fare invidia anche agli scandinavi, ormai sempre più fedeli alla Marcialonga invernale – con le bici possiamo fare grandi cose». fu questo il pensiero, la scommessa di Weiss e compagni, che oggi, alla vigilia della 7ª edizione della Marcialonga Cycling Craft, guardano al 26 maggio come una nuova data da iscrivere negli annali. L’ultima domenica di questo mese, infatti, Predazzo aprirà le porte a centinaia di appassionati e campioni delle ruote magre che, come avevamo ampiamente annunciato anche sul numero di aprile, avranno di che divertirsi lungo i due rinnovati tracciati di gara disegnati tra le valli dolomitiche di fiemme e fassa e un tratto in Alto Adige. Ora le altimetrie e le planimetrie sono definitive ed on line sul sito www.marcialonga.it. Per i primi 17 km circa dopo lo start, questa Marcialonga Cycling Craft sembrerà quasi una scampagnata, visto che si pedalerà in leggera discesa, accompagnati dallo scorrere del torrente Avisio al proprio fianco. raggiunto il Lago di Stramentizzo nei pressi di Molina, ecco la graduale salita di 7 km circa verso Capriana, affascinante paese terrazzato, un tempo dedito all’allevamento di capre e pecore, come dice il nome stesso della località fiemmese. Dopo alcune centinaia di metri per rifiatare, la salita riprenderà con decisione in direzione Anterivo, altro caratteristico villaggio, geograficamente appartenente alla provincia di bolzano e, insieme a Capriana, toccato per la prima volta dalla Marcialonga Cycling Craft. La discesa seguente traghetterà tutti quanti al Passo San Lugano, porta di accesso alla Val di fiemme per chi proviene dalla Val d’Adige. E in Val di fiemme ci si tornerà in un batter di ciglio con un foto NeWspoWer cANoN foto NeWspoWer cANoN


di Carezza, prima attraverso lunghi rettilinei, seguiti poi da un frammento misto che metterà a dura prova la resistenza di chiunque. E chi avrà le ultime, decisive cartucce da sparare, sarà meglio che lo faccia, perché raggiunto il Passo di Costalunga (stesso percorso della tappa dolomitica del Giro di quest’anno, il giorno della vigilia della Marcialonga Cycling Craft e che dunque è un’opportunità in più per trascorrere un week end lungo nelle Valli di fiemme e di fassa), sarà tutta discesa fino a Vigo di fassa prima, Soraga, Moena e Predazzo poi, dove si chiuderanno i 116 km di gara. La Marcialonga Cycling 2013 è la terza tappa del noto Challenge Giordana. Il circuito prevede un totale di sei appuntamenti ed include anche la provincia di Vicenza (Gf Liotto e Gf fi’zi:k nel mese di aprile), quella di Verona (Gf Eddy Merckx – 9 giugno), quella di Sondrio (Gf Internazionale Giordana – 23 giugno) e quella di Treviso (Gf La Pina – 14 luglio), con una prova, La Leggendaria Charly Gaul – Trento Monte bondone, valevole solo ai fini della classifica a squadre il 21 luglio. Anche quest’anno la Marcialonga Cycling Craft concorre alla speciale combinata “Punto3 Craft”, che somma i punteggi con la granfondo invernale e la podistica Marcialonga running del 1° settembre. Le iscrizioni sono ancora aperte e la tariffa attuale è di 33 € fino al 24 maggio e 40 € per chi si registra il giorno prima della gara. L’importo può essere versato tramite bollettino postale sul conto 316380, intestato a Sci Club MArCIALONGA - 38037 Predazzo (TN) o con bonifico bancario su IbAN IT27 S081 8435 2800 0000 0083 816 Cassa rurale di fiemme. Ogni altra informazione si trova sul sempre aggiornato sito ufficiale www.marcialonga.it (sezione Cycling Craft). Da non dimenticare, infine, l’appuntamento per il sabato di vigilia con la Minicycling, un evento promozionale aperto ai giovani amanti del pedale (dai 7 al 16 anni) chiamati al massimo divertimento lungo una gimkana urbana di circa 850 metri.

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tratto veloce lungo la SS 48 delle Dolomiti fino alla località Cela, da cui si riprenderà a salire attraversando i paesi di Carano, Daiano e Varena. Le pendenze a quel punto si faranno interessanti, almeno il 10%, e si punterà al passo di Pramadiccio nei pressi di Stava di Tesero, dove circa un chilometro di falsopiano sarà seguito da una serie di tornanti. Le prime abitazioni di Stava segnano la separazione tra il percorso corto e quello lungo, con i mediofondisti a gettarsi a capofitto verso Tesero e il traguardo di Predazzo, da tagliare dopo 66 km e 750 metri di dislivello totali, sempre attraversando i paesi, e questo è un imperativo delle tre “Marcialonga” con sci, pedali o scarpette. Per quanto riguarda i granfondisti, invece, le fatiche e lo spettacolo continueranno per 7 km verso il Passo di Pampeago con le pendenze che oltrepassano il 17%. raggiunta la vetta e ammirato il gruppo del Latemar – tra le varie bellezze di questa zona – ecco la vorticosa discesa di 12 km e un dislivello negativo di oltre 1.100 metri dove fondamentale sarà il gioco di freni e massima dovrà essere la concentrazione. è una nuova strada asfaltata e sistemata lo scorso anno appositamente per la tappa del Giro d’Italia. Si ha, a quel punto, scollinato, in provincia di bolzano e dopo i paesi di Obereggen e Ponte Nova scatterà l’ultima scalata di questa “Cycling” verso il Lago

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GranFonDo beLLUneSe SHoCKbLaZe

nicoletta.brina@gmail.com

a cura di NICOLETTA BRINA

proNtI per Il 19 MAggIo EDIZIONE NUMErO 4 PEr IL CYCLING TEAM bELLUNESE CUI SI AffIANCA L’IMPOrTANTE MArChIO TrEVIGIANO. ISCrIZIONI AGLI SGOCCIOLI PEr UNA MANIfESTAZIONE ChE STrIZZA L’OCChIO ALLE DOLOMITI. IN GrIGLIA DI PArTENZA ANChE IL CAMPIONE IrIDATO MArINO bASSO E SPAZIO ANChE AI PIÙ PICCOLI CON LA SCUOLA DI CICLISMO.

I

Il 19 maggio torna per la sua 4ª edizione, la Granfondo bellunese Shockblaze, organizzata dal Cycling Team bellunese e che fa parte dei Circuiti Alpe Adria Tour, Amatour World cup 2013, Criterium Leon d’Oro, Gran Combinata della rivista Ciclismo e Circuito Dalzero.it. Due realtà, quali lo sport bellunese ed il marchio Shockblaze, di grande importanza e che si uniscono per dare vita, in futuro, ad un evento senza precedenti. Partenza alle 8,30 e arrivo in piazza Martiri a belluno, location rinnovata – cambiamento anche per la zona iscrizioni/consegna pacchi gara e chip, collocata in piazza Martiri - per lanciarsi su due percorsi inediti, uno lungo da 130 km e dislivello 2.655 m e il corto da 87 km e un dislivello di 1.661 m. Tre le salite principali ed alcuni strappi che attraversano l’intera provincia di belluno, con un traguardo volante nella prima salita del percorso a Garna, in memoria di Aldo

Mares. Un percorso per metà rinnovato e pensato per immergere il ciclista negli splendidi scorci della Valbelluna, alle porte delle Dolomiti. Le zone più belle, degne senza meno di una visita, si trovano dalla parte dell’Alpago e Nevegal. Nel prezzo del biglietto sarà compresa, oltre al pasta party ed ai ristori lungo la gara, anche la cena del gran galà del sabato precedente il via, con tanto di spettacolo di bike trial, con il campione Alberto Limatore e la presenza di Angelo Ciccone, pluricampione d’Italia. A ciò si aggiungerà anche un convegno sullo sport al quale prenderanno parte Andrea bartali, il campione del mondo vicentino, iridato a Gap 1972, Marino basso, il quale ha già dato la sua adesione anche per la partenza dell’indomani, oltre a medici dello sport ed altre personalità, nonché la scuola di ciclismo per i più piccoli, organizzata dal gruppo bettini bike.

Tra le novità di questa edizione, anche la totale esclusione dalla competizione dei ciclisti che hanno avuto condanne per doping. La collaborazione con Shockblaze, main sponsor della gara, porterà ad interessanti premi per i vincitori della manifestazione, in termini di materiale tecnico, tra i quali 2 telai in carbonio top di gamma e ben 13 biciclette. è stato altresì ideato un pacco gara alternativo con prodotti tipici locali, per chi non desidera materiale tecnico. Diverse sono già le iscrizioni pervenute alla segreteria organizzativa della Granfondo bellunese Shockblaze, evento che ha rinnovato l’abbinamento con la fondazione Gino bartali. Per i ciclisti che si iscrivono entro il 15 maggio, la quota sarà di 30 euro. Per coloro, infine, che decideranno di iscriversi solamente all’ultimo momento, vale a dire nelle giornate del 18 o del 19 maggio, la quota sarà di 35 euro.

COMUNE DI BELLUNO

4a edizione

Granfondo

Bellunese Bellu

BELLUNO

19 maggio 2013 RICCHI PREMI PER SINGOLI E SOCIETÀ Gran-galà del sabato sera con cena e intrattenimento per tutti gli iscritti

www.granfondobellunese.it info@granfondobellunese.it



inTeGraTori per dAre Il MeglIo, cI Vuole Il MeglIo dopo Il brAccIAle sAlVAVItA, lA NuoVA sFIdA È l’INtegrAzIoNe AlIMeNtAre. Il FAro È Il MIglIorAMeNto dellA VItA NoN solo dello sportIVo, MA dI ogNI persoNA che teNgA Al proprIo beNessere psIcoFIsIco. prodottI dI AltA QuAlItà e coN uN occhIo dI AtteNzIoNe Al prezzo.

lifecode è l’integrazione alimentare che migliora la vita, non solo quella sportiva. Dopo il bracciale salvavita, oggi la linea Lifecode si arricchisce ulteriormente, aprendosi all’ambito dell’integrazione alimentare. Una nuova sfida, ma una direzione comune rispetto al bracciale: migliorare la vita. La volontà che sottende la creazione di questa linea di integratori è quella di conciliare le esigenze del consumatore moderno, le richieste del mercato e la particolare congiuntura economica che stiamo vivendo: Lifecode è appunto la sintesi di queste tre direttrici. L’obiettivo – centrato – è stato infatti quello di realizzare dei prodotti di altissima qualità con il giusto prezzo. Il risultato è stato ottenuto con la costituzione di un’azienda con contenuti costi di gestione, ciò anche grazie alla razionalizzazione ed automatizzazione degli aspetti logistici. Tra l’altro tutti i prodotti sono formulati e certificati ISO9001. Ci sono peraltro degli aspetti comuni al braccialetto, a partire dalla filosofia: si tratta infatti di prodotti indispensabili a qualsiasi

tipo di attività, con l’unica differenza data dal fatto che il bracciale salva la vita, gli altri la migliorano. Nella gamma si trovano polveri, capsule e compresse altamente performanti per sportivi professionisti, atleti non competitivi, persone che hanno la necessità di recupero post operatorio, donne post parto, persone logorate dallo stress. Insomma, si tratta di prodotti che si adattano ad ogni tipo di carenza, mediante un supporto nutrizionale di alto livello. Lifecode ha realizzato, tra gli altri, una barretta proteica non ricoperta di cioccolato per chi va in bici e percorre lunghe distanze, la Mass bar®. A questa si aggiunge, per i più conservatori, la classica barretta alla pasta di mandorla morbida. Grande attenzione al recupero dallo sforzo, con due prodotti: r-code® e Ipermass®, particolarmente indicati per il

recupero psicofisico, il primo per distanze medie, il secondo per lunghe distanze. Sono stati creati poi due gel, uno di veloce assimilazione, enersprint®, e l’altro con una particolare maltodestrina specifica, arricchito di caffeina, l’energel®. Una delle tante novità è anche explosive energy®, una fiala ricca di guaranà, caffeina e taurina, molto indicato per le granfondo e da assumere circa dieci minuti prima della partenza. Prodotti specifici anche per il benessere quotidiano, ad esempio per la donna nella fase post parto, nonché prodotti dedicati ad un recupero che non sia sportivo. Ci sono prodotti formulati in maniera diversa a seconda che siano rivolti al pubblico femminile o a quello maschile. A sposare la filosofia Lifecode, sportivi di alto livello: gli atleti della squadra Fantini, tra i quali Francesco chicchi, oscar gatto, Mauro santambrogio. Poi il campione del mondo mtb, Ilias periklis della Full dynamix, nonché la bandiera del nuoto italiano, Filippo Magnini. I prodotti faranno parte anche del pacco gara di tre granfondo: la granfondo città di riccione, la granfondo del capitano a bagno di romagna, e la Magnifica, importante granfondo forlivese, rientrata quest’anno nel circuito Prestigio. A breve online anche tramite lo shop www.life-code.it.



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PiSa-LiVorno a cura di NICOLETTA BRINA

nicoletta.brina@gmail.com

lA “clAssIcA” per JuNIores MATTEO TrIPPI fA SUA LA 95 kM DELLE DUE PrOVINCE DOPO UNA SPETTACOLArE VOLATA A TrE. bEN 138 ATLETI AL VIA PEr UNA MANIfESTAZIONE ChE NON hA NULLA DA INVIDIArE A QUELLE PEr I “GrANDI”. PArTErrE D’ECCEZIONE PEr SALUTArE I VINCITOrI.

A

Anche il ciclismo italiano Juniores, il 28 aprile, ha celebrato la sua classica. A trionfare sotto un cielo plumbeo ed una leggera pioggerella, il diciottenne aretino Matteo Trippi che fa sua la Pisa-Livorno, dopo una emozionante volata a tre, testa a testa con raggio e Di Marco. La competizione, partita dalla città della torre pendente, è divenuta ormai una classica del ciclismo italiano juniores e vede in camera di regia il presidente dell’ASD folgore bike, Paolo Aghini, coadiuvato da federico Grassi, Paola Del bello, Paolino Tamberi e Alfonso fasano. Padrini d’eccellenza della manifestazione, il Prefetto di Pisa, francesco Tagliente ed il sindaco pisano Marco filippeschi, i quali hanno dato il via alla corsa. Claudio De Angeli, Direttore dell’organizzazione e inventore, 7 anni fa, di questa prestigiosa gara ha accolto anche Maurizio Ciucci, Presidente della Commissione Nazionale Giovanissimi della fCI e Luciana Gradassi, Consigliere del Comitato regionale del Ciclismo come graditi ospiti.

Entrando nel merito della competizione, sulla linea di partenza hanno sfilato ben 138 corridori – 150 gli iscritti ufficiali – sotto l’occhio attento del direttore di corsa Luigi Perugini, affiancato da Luigi Chicchi e Paolo Quaglierini. Una corsa di 95 chilometri per collegare la provincia di Pisa con quella di Livorno (c’è chi, la manifestazione, l’ha ribattezzata

“Pisorno”, non a caso). Il via dal Lungarno Gambacorti di Pisa, per approdare al traguardo collocato in via Enrico berlinguer a Stagno, ciò anche grazie alla collaborazione della Polisportiva ArCI Stagno. Causa concomitanti manifestazioni, l’organizzazione non ha potuto far transitare i ciclisti in viale Italia a Livorno, di fronte alla Terrazza Mascagni.


a roma da Yuri Colonna, alla Pisa-Livorno giunto ottavo. bella gara per lo spezzino raggio, così come il pisano Di Marco che ha offerto al sodalizio massese Vettorini un buon risultato. Il Giro delle Due Province – Trofeo Ciclistico Pisa-Livorno ha riscosso un ottimo successo, anche il pubblico ne è rimasto entusiasta, testimone di un testa a testa nel finale, come nella migliore tradizione ciclistica delle corse per i “grandi”. Testimonianza ne è anche la buona media e il fatto che la gara che si sia accesa proprio nel finale, fino alla fuga decisiva del terzetto che di comune accordo ha raggiunto il traguardo di Stagno dove Trippi ha vinto chiaramente. ordINe dI ArrIVo: Tratto iniziale del percorso piuttosto tranquillo, in preparazione di una seconda fase ben più impegnativa e che ha scaldato l’atmosfera della corsa. Sono state le prime rampe della salita del Gabbro, teatro della iniziale scrematura del gruppo, tanto che big e team sono saliti in cattedra. forcing continui e piccoli gruppetti di fuggitivi, hanno caratterizzato la scalata della collina livornese, fino a mettere in evidenza una trentina di atleti che hanno preso il largo. La successiva Valle benedetta ha definito gli equilibri della corsa: in testa il pedale veloce degli juniores della fosco bessi di Calenzano, con Trippi in testa. Da trenta a 12 corridori, fino al terzetto formato da Trippi, Luca

raggio (UC Casano) e Andrea Di Marco (Team Vittorini), che ha guidato la gara fino al suo epilogo, a partire dalla pianura dopo Parrara San Martino. Il primo a sfilare sotto lo striscione del traguardo è stato tuttavia Trippi, il cui successo ha confermato pienamente la sua ottima condizione in questo avvio di stagione, vedendolo già protagonista di un paio di gare precedenti. Trippi che corre nella fosco bessi Mcd Pagliaccia di Calenzano, ha regolato con assoluta sicurezza i due compagni di fuga raggio e Di Marco, quest’ultimo finito a qualche metro, offrendo così alla squadra diretta dai tecnici Andrea bardelli e francesco Niccolai la seconda vittoria stagionale dopo quella conseguita

1° Trippi Matteo (AC fosco bessi Calenzano) 2° raggio Luca (UC Casano AS Dilettantistica) 3° Di Marco Andrea (Team Vettorini) 4° Montagnoli Andrea (ASDTeam Palma Ecologia Cipriani & Gestri ) 5° Alba Tiberio (SS Aquila Ganzaroli) 6° Susini Massimiliano (New Project Team ASD) 7° Giannelli Gabriele (GC romagnano) 8° Colonna Yuri (AC fosco bessi Calenzano) 9° Guido Alberto (Ciclistica Arma Taggia) 10° Vallarino Lorenzo (ASD Team Palma Ecologia Cipriani & Gestri)


sIgIllante Caffélatex, Il

InnovazIone tutta ItalIana a cura dell’UFFICIO TECNICO EFFETTO MARIPOSA

Caffélatex è un sigillante (e preventivo di foratura) per pneumatici altamente innovativo, ormai molto apprezzato per svariate applicazioni ciclistiche nei principali mercati.

Privo di elementi aggressivi: non contenendo ammoniaca, Caffélatex è al 100% compatibile con pneumatici e cerchi. È anche molto popolare nell’ambito del ciclocross e nell’utilizzo come preventivo per tubolari, non danneggiando minimamente le delicate camere in lattice.

CARATTERISTICHE: Formula migliorata (a partire da gennaio 2012): grazie all’aggiunta di micro particelle di silicati, Caffélatex scorre più lentamente attraverso i fori, concedendo più tempo al sigillante per riparare la foratura. Queste particelle NON sono macroscopiche (come ad esempio i glitter, con diametro compreso tra 150 e 300 micron), ma piuttosto microscopiche, visto che le dimensioni rimangono al di sotto dei 2 micron. Quindi il flusso del Caffélatex cambia in maniera quasi impercettibile evitando problemi di ostruzione delle valvole tipiche invece con l’utilizzo del glitter. I tempi di riparazione sono ora 5 volte più rapidi rispetto alla precedente formulazione; tale miglioria è sensibilmente più evidente con l’utilizzo di pneumatici leggeri o con carcassa sottile. Effetto schiumogeno attivato dal movimento: il primo dei vantaggi del Caffélatex rispetto ai classici sigillanti basati sul lattice, proviene da un agente schiumogeno (Actifoam™), attivato dal movimento della ruota. La forza centrifuga porta i sigillanti tradizionali verso la circonferenza esterna della ruota in movimento. L’azione schiumogena del Caffélatex gli permette di riempire la cavità interna del pneumatico, rendendolo molto più efficace contro le forature sui fianchi.

Temperature d’uso e stoccaggio: efficace su di un’ampia gamma di temperature, contrariamente ai sigillanti a base lattice di prima generazione (uso: -20/+50 °C ~ stoccaggio: -15/ +30 °C). Quantità consigliate: da 30 a 50 ml per ruota per applicazioni strada/ ciclo-cross; 50 ml per pneumatici mtb fino a 26×2.10/29×2.00; da 60 a 100 ml per pneumatici mtb con dimensioni oltre 26×2.10/29×2.00. Formati: bottiglie (1.000 o 250 ml) o come parte dei kit di trasformazione Caffélatex Tubeless Conversion Kit. Il cubo Caffélatex Pro Point da 10 litri è disponibile per negozi e squadre.

Azione anti-foratura: la rapida azione anti-foratura rende Caffélatex ideale come preventivo o sigillante per tubeless MTB e stradali, tubolari e pneumatici normali: ripara fori fino a 5 mm (mtb) e 3 mm (strada). Stabilità nel tempo: grazie alla sua formulazione, Caffélatex è molto stabile e di lunga durata, ma questo è fortemente dipendente dal tipo di applicazione e dalle condizioni esterne. Impiegando i quantitativi consigliati, la durata indicativa del Caffélatex è come segue: • Tubolare: 1-2 anni • Pneumatico UST Tubeless: 4-6 mesi • Pneumatico Tubeless-ready: 2-4 mesi • Pneumatico standard convertito: 2-3 mesi In ogni caso, non potendo conoscere le specifiche condizioni d’uso dei nostri clienti (tipo di ruote/pneumatici, spessore delle pareti e porosità del pneumatico, temperatura ed umidità esterne, condizioni di stoccaggio della bicicletta…), consigliamo di controllare lo stato del Caffélatex ogni 2 mesi, per assicurarsi che sia ancora liquido e mantenga così la sua azione di preventivo contro le forature. Una volta asciutto, Caffélatex non riparerà più attivamente le forature, ma le ruote rimarranno comunque a tenuta d’aria.

Test sul campo: Effetto Mariposa svolge un costante lavoro di convalida e miglioramento dei propri prodotti, Caffélatex in primis, collaborando con atleti professionisti. Tra le squadre XC 2013 ricordiamo il team TX-Active Bianchi, GT-Skoda (F), Silmax-Cannondale, Scott Racing Team, Giant Italia. Nell’Enduro collaboriamo con Life-Cycle Team, Team Ready2Ride (team del pluri-campione italiano Andrea Bruno), Team GT/360degrees... oltre ad essere sponsor tecnici del circuito SuperEnduro. Da quest’anno siamo presenti anche nel professionismo su strada con il Team Fantini Vini. Video: come funziona il Caffélatex.



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stRaoRDInaRIo elBa touR a cura di RObERTO ZANETTI, con la collaborazione di MONICA CUEl

robyzanetti@alice.it

L’ISoLA dEI CICLISTI L’IdEA è PARTITA A SETTEMBRE 2012, qUANdo PAoLo AGhINI E UN GRUPPo dI AMICI CICLISTI dEL TEAM FoLGoRE BIkE hANNo dECISo dI TRASCoRRERE qUALChE GIoRNo IN BICI ALL’ELBA, E TRA UN CoLPo dI PEdALE E L’ALTRo hANNo MATURATo L’IdEA dI oRGANIzzARE NELL’ISoLA UN GIRo CICLISTICo A TAPPE, SULLA FALSARIGA dELL’oRMAI ULTRAFAMoSo GIRo dELLE doLoMITI, ChE oGNI ANNo (dA oRMAI BEN 37 ANNI), LA PRIMA SETTIMANA dI AGoSTo, PRENdE IL VIA dALLA FIERA dI BoLzANo (ALTo AdIGE) PER ATTRAVERSARE qUELLI ChE Io CoNSIdERo ALCUNI dEI PAESAGGI E dELLE MoNTAGNE PIù BELLE d’EURoPA. dETTo, FATTo, CoSì è NATo IL PRIMo ELBA ToUR, ChE L’EFFICIENTE MACChINA oRGANIzzATIVA dI PAoLo AGhINI hA RESo UN EVENTo dI INdUBBIo SUCCESSo, MoLTo APPREzzATo dA TUTTI, CICLISTI E NoN.

“L’

“L’isola dei ciclisti” non per ricordare la partenza del Giro d’Italia del 1993, che vide l’Elba per quattro giorni sotto i riflettori dei media di tutto il mondo, ma su suggerimento di un caro amico, Marcello Venuti, anch’egli presente all’Elba Tour – e per dirla tutta uno dei suoi più “anziani” concorrenti – che durante una delle nostre cene in albergo ribattezzò questa bellissima e suggestiva isola chiamandola “L’isola dei ciclisti”, con cui ho subito deciso che avrei intitolato questo articolo. A dire la verità, non è che oltre a noi 54 (partenti ufficiali il giorno della prima tappa) se ne siano incontrati molti di ciclisti in giro per l’isola durante la nostra settimana di permanenza. Le temperature poco primaverili e il meteo sempre molto incerto e variabile non hanno certo invogliato i locali a uscire in bicicletta, così come hanno ridotto il numero dei partecipanti all’Elba Tour, che nel timore di una settimana di piogge annunciate hanno preferito rinunciare. Peccato per loro, davvero. Perché per una volta la fortuna ci ha assistito: non abbiamo quasi mai pedalato sotto la pioggia – tranne la seconda tappa, quella del mercoledì, che ci ha regalato qualche piovasco qua e là –, anche se abbiamo dovuto fare i conti con le strade spesso bagnate e un clima poco la partenza dal lungomare di Marciana Marina, il secondo giorno di gara foto RICCARdo dAVInI www.FoLgoREbIkE.IT

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Paolo Aghini, organizzatore dell’evento, all’imbarco di Piombino per l’isola d’Elba

solare e molto poco primaverile. Per dirla in breve: niente tintarella – e qui il mio pensiero va soprattutto ai molti accompagnatori/trici al seguito – tranne un fugace pomeriggio più soleggiato di altri. Tutto, insomma, eccetto la tappa del venerdì, che è stata modificata e ridotta alla sola


Una vista della costa di Marciana Marina Ciclisti di oggi e di domani… foto RICCARdo dAVInI www.FoLgoREbIkE.IT

cronoscalata nel pomeriggio, si è svolto regolarmente e con la soddisfazione dei più. Pensando alle piogge che in quei giorni hanno imperversato sul continente, direi che di lamentarsi non è proprio il caso... Il vero valore aggiunto di questo evento è stato però un altro: la possibilità di rivedere vecchi, cari amici e, poi, quella di farsene di nuovi. Perché, dopotutto, la bicicletta è anche questo: non solo agonismo a testa bassa, senza guardare chi c’è e chi non c’è, dove si sta pedalando e che luoghi si stanno attraversando, ma anche un modo per socializzare e conoscersi e raccontarsi pedalando insieme, tra una curva e l’altra, una salita, una discesa, un tratto di costa a strapiombo sul mare... L’Elba è come una piccola perla preziosa, discreta e nascosta, tutta da scoprire e da gustare, con i suoi paesini arroccati, con scorci di mare e di terra davvero suggestivi, per non dire mozzafiato, con continui saliscendi che in bicicletta si fanno sentire sia nelle gambe che nel fiato. La magia è stata pedalarla con Sabine, Tiziana, Alessia, Marcello, Leonardo, Ivan, davide, Salvatore, dante, Luca, Mirco e Gaetano, per citare solo alcuni dei partecipanti all’Elba Tour, che hanno reso questa esperienza indimenticabile e assolutamente da ripetere la prossima stagione. A proposito: il mio amico Marcello si è già “prenotato”.

Paolo Aghini, ex sottufficiale paracadutista della Folgore, in pensione col grado di “luogotenente”, è l’organizzatore dell’Elba Tour, il primo giro a tappe dell’isola d’Elba, nato con l’intento di offrire qualcosa di nuovo a tutti i suoi partecipanti. dal 1° al 6 aprile, per un totale di cinque tappe, che non sono state solo puro agonismo ma un misto tra andatura cicloturistica, tratto cronometrato e rientro libero in albergo, è stato possibile conciliare sport, relax e turismo in un incantevole angolo di paradiso tutto da scoprire oltre che da pedalare. “day by day” l’ho intervistato al termine di ogni tappa, raccogliendo le sue impressioni a caldo sulla giornata appena conclusa. Ecco cosa di volta in volta mi ha raccontato…


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Mirco Cetra, il vincitore della classifica assoluta maschile

02 aprile 2013 – prima tappa – crono individuale Marciana MarinaProcchio-Marciana Marina 16 km Allora Paolo, ce l’abbiamo fatta, il primo Elba Tour è finalmente cominciato. Come hai vissuto i giorni e le ore che hanno preceduto la partenza e com’è andata la crono individuale d’apertura? «Come inizio non c’è male, era prevista pioggia e invece un timido sole primaverile ci ha regalato qualche ora di bel tempo. Eri presente anche tu, la sera prima, al briefing all’hotel Le Tamerici e hai sentito cosa ho detto: prima di tutto, lo scopo della manifestazione è cicloturistico e come tale deve servire per far scoprire ancora meglio questo splendido angolo d’Italia. Alcuni giorni fa il mio staff e io abbiamo fatto alcune ricognizioni lungo il percorso dove transiteranno le prossime tappe: le

Sabine Gandini, la vincitrice della classifica assoluta femminile

strade sono un po’ accidentate a causa dell’inverno, che quest’anno ha lasciato anche qui i suoi segni. Comunque, abbiamo provveduto a segnalare tutti gli ostacoli e le buche sulla carreggiata, tutti gli incroci saranno presidiati dai miei uomini e dalle forze dell’ordine. La crono individuale “è andata”, domani ci sarà la prima tappa in linea di 90 km con ben 1.728 metri di dislivello, quindi si comincia a salire…»

briefing prima della tappa tra marito e moglie foto RICCARdo dAVInI www.FoLgoREbIkE.IT

03 aprile 2013 – seconda tappa – Tour occidentale 90 km Ieri mi hai congedato dicendomi: «si comincia a salire»… Com’è andata? «Bene, sono soddisfatto. Malgrado le strade bagnate e qualche scroscio di pioggia ci abbiano accompagnato per quasi tutto il percorso, sia i trasferimenti che la ‘prova speciale’ sulla salita del Monte Perone (versante da Poggio) si sono svolti regolarmente per tutti i 54 iscritti all’Elba Tour 2013. Questo risultato è stato ottenuto grazie al supporto dei miei uomini, ai carabinieri e ai vigili urbani dislocati sul percorso che hanno agevolato il regolare transito della corsa. Permettimi di fare un particolare ringraziamento ai volontari della protezione civile “La Racchetta”, che hanno supportato ulteriormente la già collaudata macchina organizzativa dell’evento.»


04 aprile 2013 – terza tappa – Tour orientale 92 km oggi si temeva il peggio, sia per lo stato del manto stradale sia per le condizioni meteo e invece siamo stati graziati… «Sì, vero, tutto sommato è andata bene in entrambi i casi. Innanzitutto perché il vento di scirocco ha tenuto lontana la perturbazione e secondariamente perché, come ti avevo già detto l’altro ieri, avevamo sistemato e segnalato a dovere i tratti di strada più accidentati. Conoscevamo le difficoltà che avreste potuto trovare sia nel tratto di gara che nei trasferimenti e ci siamo attrezzati per rendere il più agevole possibile lo svolgimento della tappa nella sua totalità. Domani vi aspetta una tappa molto impegnativa, con una salita (il Monte Perone da scalare dal versante opposto rispetto a quello fatto mercoledì) molto dura e lunga, con strappi che possono arrivare anche al 26 per cento! Molti di voi l’hanno già affrontata in discesa mercoledì, dopo l’arrivo in cima al

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LE CLASSIFICHE: Assoluta maschile Atleta 1° Cetra Mirco 2° Bellato davide 3° Stagnoli Leonardo

Società UC Petrignano Macako Team M. Cipollini Giambenini

Tempo tot. prove cronometrate 1h, 01m, 30s 1h, 02m, 27s 1h, 03m, 57s

Assoluta femminile 1° Gandini Sabine 2° Cuel Monica 3° Ghignola Tiziana

Carraro Team GS Team Peruffo Folgore Bike

1h, 10m, 04s 1h, 14m, 11s 1h, 19m, 02s

Classifica a squadre 1° 2° 3°

ASd Punto Pesenti-Arr. Riuniti ASd Velò Italia GS Team Peruffo

Provenienza Bergamo Perugia Varese

Paolo Aghini e Gianni Mauri, lo speaker dell’Elba Tour 2013

Marciana Marina-Marciana con partenza alle ore 15 per categorie. Come hai visto abbiamo optato per una bella prova, visto che domani, sabato, avremmo avuto comunque qualche problema a fare svolgere la cronoscalata conclusiva non avendo il transito autorizzato su alcune strade. La cronoscalata Marciana Marina-Marciana ha così decretato l’ordine d’arrivo assoluto e per categorie, sia tra gli uomini che tra le donne, e ha messo la parola ‘fine’ al primo Elba Tour ciclistico della storia. Non mi resta che complimentarmi con tutti voi per l’impegno e rinnovare l’invito al prossimo anno sperando di trovarvi ancora più numerosi in bici e con le vostre famiglie.»

Monte Perone partendo da Poggio, e credo si siano resi ben conto delle pendenze e delle condizioni non ottimali della strada, che nel tratto più impegnativo è anche molto stretta. Ci sarà sicuramente da soffrire, ma poi la soddisfazione di aver portaRoberto Zanetti e Monica Cuel, partecipanti all’Elba Tour 2013 e autori di questo articolo, durante le to a termine la prova sarà ancora maggiore, premiazioni in compagnia di Marcello Venuti; con i suoi 67 anni uno dei ciclisti più anziani in gruppo ne sono certo.» foto RICCARdo dAVInI www.FoLgoREbIkE.IT

05 aprile 2013 – quarta tappa – Cronoscalata Marciana Marina-Marciana E invece, ahimè, così non è stato… «Già, stamane non ce l’abbiamo proprio fatta a fare partire regolarmente la tappa... Infatti, dopo un summit con il mio staff e dopo essermi consultato anche con voi corridori, abbiamo deciso di comune accordo di annullarla. La pioggia battente e il vento forte, che da ieri sera fino alle prime ore del mattino non hanno dato un attimo di tregua, non ci hanno consentito di garantire le misure di sicurezza necessarie per gareggiare. Visto la salita per almeno tre chilometri molto impegnativa e dissestata, non ce la siamo sentiti di fare svolgere una cronoscalata rischiando l’incolumità dei suoi partecipanti. Quindi abbiamo temporeggiato e in tarda mattinata abbiamo messo in atto un cambio di programma, decidendo di fare svolgere la sola cronoscalata


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sICuRezza In gaRa a cura di GIANlUCA bARbIERI

VEICoLI dI “InIZIo” E “FInE gARA CICLISTICA”

info@inbici.net

I dUE MEzzI ChE APRoNo E ChIUdoNo LA MANIFESTAzIoNE FANNo PARTE dEL NoVERo dELLE SCoRTE TECNIChE E RAPPRESENTANo dUE ELEMENTI CLASSIFICATI CoME I PIù IMPoRTANTI dELL’INTERo EVENTo SPoRTIVo. AL PARTIRE Ed AL TERMINE dEL LoRo PASSAGGIo INFATTI, dIPENdE L’APPLICAzIoNE dEL CodICE dELLA STRAdA.

C

Capita di frequente, incrociando, da automobilisti, una manifestazione dedicata al pedale, di scorgere alla testa dei ciclisti ed al termine del loro passaggio due vetture che mostrano insegne particolari e, rispettivamente “Inizio Gara Ciclistica” e “Fine Gara Ciclistica”. Si tratta dei due mezzi più importanti dell’intera competizione. Il perché è dato dal fatto che sono veicoli che sospendono temporaneamente il normale Codice della Strada e fanno “scattare” il fatidico “articolo 9”, che autorizza e regolamenta lo svolgimento delle gare ciclistiche, come da normativa nazionale, identificando il cosiddetto “Campo di Gara Mobile”. Per meglio comprendere la dinamica e, ancora di più, l’effetto che questi veicoli producono nell’ambito di una manifestazione ciclistica, basta un semplice esempio: qualora un’auto incontrasse la vettura di “Inizio Gara Ciclistica”, seguita dalle due moto di “Scorta tecnica”, sarebbe obbligata a fermarsi sulla destra, fino al passaggio della vettura che individua la “Fine Gara Ciclistica”. qualora l’automobilista proseguisse la sua marcia, ignorando dunque i veicoli di scorta tecnica, ed un ciclista malauguratamente finisse addosso alla macchina, il conducente sarebbe in ogni caso in torto, anche se l’atleta stava di fatto correndo alla sua sinistra. Ciò poiché, come detto, in presenza dei mezzi di “Inizio” e “Fine Gara”, viene sospesa l’applicazione delle normali norme di condotta, alla luce dell’articolo 9 del Codice della Strada. L’auto, oggetto dell’esempio, potrà, come già detto, riprendere la sua marcia solo dopo il transito della vettura di “Fine Gara Ciclistica”. È importante, a questo punto, che tutti, specie gli addetti ai lavori, si facciano promotori di questo concetto, in particolare tra coloro che, non vivendo nell’ambito del ciclismo, si trovassero tuttavia ad incontrare una gara ciclistica, dunque tra gli utenti della strada. Altro concetto importante che deve passare, è quello che a guidare queste due vetture, debbano essere persone capaci, tesserate e soprattutto che conoscano perfettamente il percorso di gara. Dopo quanto detto, infatti, si provi anche solo a pensare al fatto che una di queste due vetture dovesse sbagliare strada… Elemento di non poca importanza e che, di certo, non sarà sfuggito agli osservatori più attenti, il fatto che sulle vetture di “Ini-

zio” e “Fine Gara”, il pannello che riporta le scritte sia il medesimo installato sui veicoli di scorta dei carichi eccezionali. La particolare insegna è dovuta al fatto che la stessa parola “Scorta tecnica” derivi dal concetto di eccezionalità, tanto per i carichi, quanto per i soggetti ed il momento che richiede quel particolare servizio. Tale concetto viene individuato dal Ministero dei Trasporti, ad indicare dunque tanto il cosiddetto “cantiere mobile”, quanto la gara ciclistica e, conseguentemente il “Campo di gara mobile”.

L’attenzione, tuttavia, non deve essere massima solo da parte degli utenti della strada – motociclisti, automobilisti, eccetera – ma anche da parte dei corridori: ciò significa che i ciclisti, laddove rientrino tra i due estremi di “Inizio” e “Fine Gara”, sono tenuti ad un determinato comportamento, poiché si trovano all’interno di un campo di gara, comportamento che si traduce invece nel rispetto del normale Codice della Strada, laddove le condizioni di Scorta Tecnica non si presentassero.


Campionato del Mondo Cronometro e Granfondo

LOGO

UCI World Cycling Tour è una nuova serie di eventi in cui Partecipa a La Leggendaria Charly i cicloamatori avranno la possibilità di vincere la maglia iridata UCI. di quali cazione in il Gaul delAttraverso 19-21prove luglio 2013 etutto avrai mondo, i corridori potranno guadagnare un posto per lapartecipare possibilità di qualificarti perdi il alla nale UWCT, che assegnerà il titolo Campione del Mondo, strada e cronometro individuale, Mondiale per Cicloamatori UCI per ogni categoria. UWCT Final Trento 2013 che si Il calendario 2011 terrà dal 19 alAustralia, 22 settembre 2013 14-16 aprile: Perth, maggio: New York, USA a88 Trento, sul Monte Bondone in maggio: Evora, Portogallo 12 giugno: Lubiana, Slovenia Valle dei Laghi! 18 giugno: 19-21 agosto: 28 agosto: 9-11 settembre:

Huy, Belgio Fort Collins, CO, USA Bulle, Svizzera La Finale a Stavelot, Belgio

19.09: Staffetta a squadre 20.09: Cronometro La Finale 22.09: Stavelot èGara la città su dovestrada si assegneranno i

titoli di Campione del Mondo, sulle strade della Liegi Bastogne Liegi. Le leggendarie colline de “La Doyenne” offriranno un ambiente stimolante per i Campionati del Mondo master e cicloturisti. La gara inizierà con un grande giro di 68 km con la Côte de Haute Bodeux e la Côte d’Aisomont; Il secondo giro di 42 km porterà i corridori sulle classiche Côte de la Haute Levée, Côte du Rosier, Côte de Spineux e l’arrivo sarà solo 2 km dopo la cima della Côte de Stockeu.

Qualificazioni per 2012 18 settembre 2011: Amy Gillet Gran Fondo, Australia 14-16 ottobre 2011: Challenge Ciclismo Cretese, Grecia

www.laleggendariacharlygaul.it www.uwctfinal.com

tel. 0461 216000 - charlygaul@apt.trento.it www.uciworldcyclingtour.com


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gRanfonDo Della PaCe a cura di PlAyFUll

info@playfull.it

VInCono goRInI E CASTAgnoLI SoNo LoRo I TRIoNFAToRI dELLA 19A EdIzIoNE dELLA GRANFoNdo oRGANIzzATA A VALToPINA (PG) dALLA GLoBAL dREAM. IN CAMPo FEMMINILE SI IMPoNGoNo PRATI E MANzATo. SoNo STATI 365 GLI ISCRITTI. oSPITE d’oNoRE L’EX PRo MASSIMILIANo GENTILI.

V

Valtopina (Pg) – Anche questa’anno la Pace ha i suoi messaggeri. Nell’omonima granfondo, edizione numero 19, Juri Gorini del Genetik Cycling Team e Maria Cristina Prati della Cicli Matteoni FRw si aggiudicano il percorso lungo, mentre quello medio è stato firmato da Federico Castagnoli della Bicimania Terni e da Barbara Anita Manzato del Team Fausto Coppi Fermignano. Sono stati 365 gli iscritti alla manifestazione organizzata dalla Global Dream del presidente Giuseppe Bizzi e del vicepresidente Alessandro Fonti. La gara era valida come prova del Giro d’Italia UISP, del Master Circuito Tricolore e della Coppa del Mondo Amatour.

liano gentili e l’organizzatore giuseppe bizzi hanno dato il via ufficioso ai ciclisti, che si sono poi trasferiti davanti al Comune per la partenza ufficiale. Prima dell’arrivo dei corridori, sul palco sono stati premiati gli studenti della scuola secondaria di I grado di Valtopina (accompagnati dai genitori e dalla professoressa Giovanna Tassi), che hanno realizzato degli elaborati per il concorso “La Pace: veicolo di libertà. Riflessioni e proposte” indetto dagli organizzatori della manifestazione.

La 19a granfondo della Pace ha avuto come suggestivo scenario Valtopina (PG), che sorge alle pendici del monte Subasio, nella valle attraversata dal fiume Topino. Un paesaggio suggestivo, con i suoi piccoli e graziosi insediamenti collinari di origine medievale. Nel corso delle loro pedalate i partecipanti hanno toccato nocera Umbra, caratteristica città medievale famosa per le sue acque, Annifo e Colfiorito, note per la produzione di patate rosse e lenticchie e il parco naturale di Colfiorito, molto ricco di flora e fau- la partenza della Granfondo da Valtopina na. Proprio per dare la possibilità di visitare e di godere appieno di Sul percorso granfondo a circa due chilomequesti paesaggi, l’organizzazione aveva pen- tri dal traguardo in testa sono Antonio Borrelli sato alla partenza alla francese, scelta da un dell’Autotrasporti Convertini e Marco Sivo del manipolo di amanti del pedalare senza fretta. Team Caruso Rivetti, ma su di loro rientrano altri corridori. A giocarsi la vittoria è un drapdagli impianti sportivi di Valtopina il sinda- pello di atleti. Lo sprint è tiratissimo e Juri Goco danilo Cosimetti, l’ex pro Massimi- rini del Genetik Cycling Team vince davanti a

Fabrizio Giardini del Team Monarca Trevi e a Marco Sivo del Team Caruso Rivetti. La mediofondo viene decisa da uno sprint ristretto, con Federico Castagnoli della Bicimania Terni che si impone davanti a Nicola Roggiolani del Team Saccarelli Alpin, Giordano Mattioli del Team Monarca Trevi e Mauro Mondaini del Superteam. dopo la gara tutti al pasta party e alle premiazioni. L’atmosfera è stata allietata dalla jazz

foto PLAYFULL nIkon

street band “La Cantina del zì Socrate”. Il GPM, offerto dall’hotel ristorante Il Tartufaro, è stato vinto da Giordano Mattioli del Team Monarca Trevi e da Maria Cristina Prati della Cicli Matteoni FRw. Alla manifestazione è intervenuto anche il consigliere comunale con delega allo Sport Lodovico baldini.



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InBICI PeR Il MonDo a cura di ANDREA PElO DI GIORGIO

andigio@alice.it

noVE CoLLI ULTRATRIATHLon UnA nUoVA SFIdA dI NUoVo IN MARCIA, dI NUoVo CoN LA MENTE PRoIETTATA VERSo UN’AVVENTURA ChE STRESSERÀ CoRPo E MENTE E, AL CoNTEMPo, doNERÀ LoRo UN NUoVo, IMMENSo, APPAGAMENTo. LA SoddISFAzIoNE dI SFIoRARE L’IMPRESA, NEL RIPERCoRRERE IL TRACCIATo dELLA GARA PER CICLISTI dI CESENATICo PIù AMATA E TEMUTA AL MoNdo. ALLENAMENTI AL VIA E PRoNTI A PARTIRE.

P

Perché seguo una strada capace di regalarmi grosse emozioni, di farmi vivere sensazioni forti ed estreme fecendomi sentire vivo e che sta incidendo dentro di me, parole importanti e profonde. Azioni, gesti, fatiche capaci di regalarmi una filosofia di libertà che solo a respirarla ti ripaga della sofferenza, in grado di non farmi sedere davanti a niente, mantenendomi sempre assetato ed offrendomi costantemente l’acqua. Ricordo ancora le fatiche, le sento dentro solo a pensarci, la sensazione distruttiva delle ginocchia che “grattano” nel piegarsi, la fatica immensa nell’alzare le gambe, la difficoltà mentale per convincerle a rimettersi in corsa, abbandonando il passo camminato. Il sonno che ti si attacca addosso come uno strato di silicone e, ancora, l’inesorabile lentezza del passar del tempo, minuti interminabili, quando la stanchezza assume lo stato maiuscolo, quando la difficoltà maggiore diventa incanalare la mente nella strada più lontana rispetto a quella della fatica sentita. Sento ancora il dolore provocato dai continui crampi nella prova

natatoria. Le dita dei piedi che diventano rigide, provocando la contrazione delle falangi sotto al mio sguardo affaticato e dolorante. L’arco plantare si arcua provocando un dolore tale da far divenire il classico crampo al polpaccio solo una carezza. Ricordo… eppure sono ancora lì, dentro quella voragine emozionale, incapace, volontariamente incapace, di contrastare quella sensazione che mi esplode dentro. Insistentemente educata, presente in ogni momento della giornata, capace di affiancare la tua normale vita e farsi costantemente sentire. Spinge forte, spinge costantemente… Impossibile non ascoltarla, impossibile resistere. Ancora con qualche segno – in corpo e nella mente – dell’Adriatic Coast Run Extreme, ed intento nella preparazione della maratona del Lamone, incrocio in un paio di podistiche locali il patron della Nove Colli Running, Mario Castagnoli. – «Allora, Andrea rifacciamo come l’anno scorso?» – mi domanda. – «No, Mario, facciamo di più…» – Mi scappa detto sorridendo scherzosamente, mentre cerco di spiegargli l’idea che avevo maturato. Scherzosamente, ma forse no, visto lo sviluppo immediato che essa ebbe dentro di me. Valutazioni, varie ipotesi di sfida, modalità di organizzazione, messa in atto. Le distanze, i tempi, gli orari previsti, la location: non sapevo ancora nulla, eppure mi sentivo già carico, nonostante stessi preparando una maratona che mi dava solo la certezza di correre per X km e nuotare per circa 7 km alla settimana, con un training fino al 7 aprile. Un mese e una settimana di tempo, per mettere su un po’ di bici-nuoto e poter affrontare l’eventuale sfida con un minimo di preparazione. Strano, ma da qualunque lato guardassi questa idea, essa non arrivava alla mia mente come un problema, pur conoscendo le difficoltà sia di percorso, che fisiche, alle quali sarei andato incontro. La mente era pronta, la motivazione, l’obiettivo presenti e allora anche quel poco tempo disponibile per la preparazione diveniva una sfida, la sfida nella sfida. Incontro nuovamente Mario, confermo la mia voglia, chiedo la disponibilità per l’acqua, la disponibilità del comune di Cesenatico ad ospitarmi in piscina o, meglio, in


nuoto, 2 Nove Colli in bici, una Nove Colli a piedi, in soluzione di continuità, dando al fisico il minimo riposo possibile. «A vederla mette quasi paura», diceva una canzone di Lucio Dalla, ma i punti di vista possono essere diversi. Proiettarsi nell’evento, entrando dentro alla locandina, immaginarsi, vedersi, sentirsi. Carpire la fatica, la paura, la voglia di provare, è già un’emozione intensa. La fatica fisica non spaventa, non deve farlo, è sempre un “male” risolvibile in breve tempo, molto più veloce e molto meno doloroso rispetto al negare a se stessi di inseguire una sensazione prodotta e cresciuta dalla propria mente, organo che continua ad affascinarmi ed estasiarmi per la potenza che è in grado di mettere in campo e per la grande parte di essa a cui non siamo in grado ancora di accedere. Il battito del cuore è già cambiato: Nove Colli Ultratriathlon si fa.

mare per qualche ora e comincio a costruirla seriamente. “Salire sempre di un gradino… Oltrepassare il limite precedente”: questo è quello che gira nella mia mente e che sento pulsare dentro, un pensiero che mi ha portato, osservando quanto fatto nel 2012, in occasione della Nove Colli Challenge, ad aggiungere qualche chilometro ed ad eliminare le pause. Andare verso l’assenza di sonno e tutto ciò che questo comporta, affrontando un percorso impegnativo come quello della Nove Colli, dando il massimo, come richiede una competizione: a quel punto poco importa se la sfida è contro se stessi. Nove Colli Ultratriathlon, 25 km di


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gRanfonDo fI’zI:K un evento stRaoRDInaRIo

pressoffice@newspower.it

a cura di NEWSPOWER

dI SALVo FA SUA LA gRAnFondo FI’ZI:k A MARoSTICA ILMER, SCHARTMÜLLER E FoCHESATo ok TRA LE doNNE GRANdE PRoVA dI MARINA ILMER (LUNGo) E ASTRId SChARTMüLLER (MEdIo). dI SALVo PER dISTACCo SU zEN E BERTUoLA, MA ChE GARA! FoChESATo doMINA IL MEdIo. TUTTI IN PIAzzA dEGLI SCACChI, ANChE I RAGAzzI IN VIA dI GUARIGIoNE dAL CANCRo. AL VIA ANChE dIVERSI PRoFESSIoNISTI CoME TIRALoNGo E BALLAN. IN 2.000 ALLo START.

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Tanti, tantissimi in sella, …fi’zi:k naturalmente, domenica 28 aprile a Marostica, nell’ospitale cittadina vicentina. Praticamente quasi 2.000 i fortunati “temerari” che, sfidando le previsioni meteo che annunciavano acqua a catinelle, si sono presentati al via prima sotto un pallido sole e dopo con un bel cielo azzurro per la quarta edizione della celebre Granfondo voluta dal management fi’zi:k che ha la propria sede a Pozzoleone, a pochi passi da Marostica. Lungo i 100 km del percorso medio e i 154 km del percorso granfondo solo qualche nuvola passeggera, ma in quota agli scollinamenti l’aria era bella frizzante senza mai una goccia, lasciando così solo il sudore della fronte degli atleti a… bagnare l’asfalto delle salite più impegnative: quella dell’Altopiano di Asiago, quella affrontata due volte per il “lungo” di Salcedo, e quella finale del Monte Corno, prima della veloce discesa che culminava in centro a Marostica sotto l’arco d’arrivo. Tutti allineati alle 9.00 sulla griglia di partenza allestita nella famosa piazza degli scacchi, con sbandieratori, figuranti e tamburini in costume d’epoca, poi pronti a scattare fuori dal centro di Marostica attraverso Porta Vicenza. I primi chilometri sono stati di studio, con un nutrito gruppone con tutti i migliori davanti a fare l’andatura. Ma come da copione, la gara è entrata nel vivo sulla salita di Rotzo e già al 4° dei 17 tornanti da Pedescala ci ha provato Bertuola a dare una scrollata, ma il breve distacco è subito stato tamponato dagli uomini della Maggi, Eskov, di Salvo e Cerri. Attento all’evoluzione della gara c’era anche kairelis, “controllato” a sua volta da Cunico, Bertuola, zen, Minuzzo,

foto nEwSPowER CAnon

foto nEwSPowER CAnon

Fochesato, Magri e Camozzi, tutti uomini di classifica. A metà salita ha messo un po’ di pepe nella sua azione Federico Cerri (Maggi) ma anche il suo tentativo è stato smorzato subito. Alle porte di Asiago la gara ha cominciato ad illuminarsi con la fuga a quattro di Kairelis, zen, di Salvo e Bertuola. Cunico, Magazzini, Camozzi e Fantini si sono incaricati di rintuzzare l’attacco, ma quello di Kairelis e Di Salvo si è concretizzato nella discesa dove si sono involati in solitaria e da soli poi, passato senza dubbi il bivio medio-lungo, hanno affrontato per la seconda volta la salita di Salcedo. Un buon minuto e più di distacco su Romano, tallonato dagli attesi Cunico, Bertuola, zen, Magazzini, Blaz ed Eskov. Era presumibile che la salita finale di Monte Corno sarebbe stata determinante. I due fuggitivi ci sono arrivati all’inizio con oltre 2’ di vantaggio e sembrava che la coppia dovesse tenere alta la cadenza fino all’arrivo. Un vantaggio arrivato fino a 3’, ma dopo metà ascesa Kairelis ha iniziato a rallentare vistosamente e nel frattempo Cunico,


rimasto a secco, saliva sulla sua ammiraglia. Quando la gara si stava avvicinando all’ultimo GPM di Monte Corno, di Salvo era tranquillamente al comando, dietro Kairelis veniva raggiunto e superato da zen e Bertuola. Da lì a Marostica c’era poco, ovvero una ventina di chilometri, ma tutti in discesa e di Salvo non si lasciava certo sfuggire la ghiotta occasione di inanellare la seconda vittoria su due tappe del Challenge Giordana. Il traguardo lo bruciava in 4.28.02, dopo 2’18” si presentava sul traguardo Enrico zen che nell’imboccare la Il podio femminile della granfondo foto nEwSPowER CAnon

Giuseppe Di Salvo vince la granfondo

discesa ha “salutato” Bertuola attanagliato dai crampi. Per il trevisano il podio era comunque garantito a 2’54” da di Salvo. Per il quarto posto era volatona, Eskov si è trovato a fianco l’austriaco Steinkeller, i due di sono toccati e Steinkeller è finito ruote all’aria, ma comunque quinto davanti a Minuzzo. «Complimenti agli organizzatori che hanno costruito davvero una bella manifestazione – commenta dopo la vittoria di Salvo – belle le strade con un percorso molto duro e impegnativo che ci ha messi a dura prova.» Prova brillantemente superata anche dalla compagine femminile con le granfondiste, che neanche mezz’ora dopo l’arrivo di di Salvo si presentavano alla folla in centro a Marostica. Sul gradino più alto con un tempo di 5h00’30’’ si piazza Marina Ilmer che stacca di 13’ Caroline Kopietz, la quale ha sorpreso tutti, un po’ come il fievole sole, e si è aggiudicata il secondo

scalino sovvertendo tutti i pronostici. Valentina Gallo, invece, si aggiudica la medaglia di bronzo con 5h23’45’’. Il percorso medio è stato appannaggio di Marco Fochesato che si è preso il lusso di mettersi dietro la coppia della Isolmant con Magri e Camozzi, con quest’ultimo che ha commentato la performance del vincitore : «È stato bravissimo Fochesato che ha rischiato davvero tanto, da dietro lo vedevo andar giù e mi dicevo “questo s’ammazza”». Tra le donne, inutile rimarcarlo, Astrid Schartmüller ha celebrato l’ennesima vittoria per distacco, con quasi 10’ su Sabrina zogli e Manuela Sonzogni. Alla fine di una grande giornata di sport tutti soddisfatti, i protagonisti, i comprimari, i professionisti che si sono divertiti ed hanno fafoto nEwSPowER CAnon ticato. «Percorso molto duro, ma al Giro ne vedrò di peggio» ha commentato Paolo Tiralongo dell’Astana, mentre Alessandro Ballan si è allenato in attesa del rientro vero e proprio alla Vuelta. La Granfondo fi’zi:k – Città di Marostica è stata anche un’opportunità per i dealer stranieri del prestigioso marchio vicentino di partecipare alla manifestazione e di conoscere l’azienda. Al via, ma fuori classifica, anche molti “pro” che hanno colto l’occasione di pedalare su questo tracciato giovane, ma che è diventato un appuntamento immancabile per gli amanti delle ruote magre e inserito nei circuiti Nobili/Supernobili, dalzero.it, Gran Prix Endurance RX, Challenge Giordana e nel Campionato italiano e provinciale ACSI. Ballan, ripreso dal brutto incidente invernale, è salito in sella per affrontare questo percorso come preparazione alla grande prova spagnola della Vuelta, anche Tiralongo ha colto l’occasione di pedalare tra le alture marosticensi per prepararsi alle 21 tappe del Giro d’Italia. Un plauso all’organizzazione della Granfondo fi’zi:k che ha regalato a tutti i presenti una giornata festosa e all’insegna dello sport, e che hanno saputo ritagliare e donare del tempo alla “The Race of Brave Bikers”, una pedalata solidale per dar luce al difficile e poco conosciuto problema del cancro che colpisce gli adolescenti e i giovani adulti. A rappresentare tutto il lavoro di sensibilizzazione che la PanCare assieme alla Near stanno affrontando, un gruppo di 30 ragazzi guariti o in via di guarigione da questo terribile male, in compagnia di tanti “pro” come i già citati Ballan e Tiralongo, e poi Klier, Eisel, Bartelloni, il brasiliano Fischer e tanti altri.


PrinciPali funzioni delle Proteine Le proteine sono il secondo componente del corpo umano dopo l’acqua poiché ne costituiscono il 16%. Entrano nella costituzione dei vari tessuti (es. muscolare) oppure formano le proteine plasmatiche di trasporto (es. albumina) ecc. La componente proteica della nostra dieta ha una funzione essenzialmente plastica. Essa non è altro che un’unione di più catene polipeptidiche, le cui strutture base sono formate dagli otto amminoacidi essenziali (fenilalanina, leucina, isoleucina, valina, lisina, metionina, treonina, triptofano). La quantità giornaliera raccomandata dall’OMS per un adulto apparentemente sano e sedentario è di ca. 0,8 gr/kg corporeo/die per contrastare i fenomeni di degradazione proteica che avvengono nel nostro organismo e per far sì che si avviino i processi di sintesi proteica. Per quanto riguarda i fabbisogni dell’atleta sano, che pratica sport di endurance in maniera regolare i dati recenti in letteratura

(ISSN, IAAF) indicano un apporto giornaliero di proteine ad alta qualità di almeno 1,2 gr/kg/die fino a 1,8 gr/kg/die in caso di sforzi intensi. Ma cosa significa alta qualità? Essa è riferita a parametri universalmente riconosciuti quali la digeribilità proteica (DP), il valore biologico (BV), utilizzazione proteica netta (NPU), l’indice chimico (IPC). Inkospor che ha fatto della qualità totale la propria bandiera, ha ottenuto la certificazione ISO 9001/2008 pertanto si pone per il consumatore finale come azienda che garantisce e certifica la qualità dei suoi supplementi, rispondendo brillantemente a tutti i parametri testè indicati.

Dott. Massimiliano Muccini

info@muccinitrainer.it www.muccinitrainer.it



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la gIostRa Del saRaCIno sale In sella a cura di NICOlETTA bRINA

nicoletta.brina@gmail.com

ToRnA PER LA SECondA EdIZIonE LA gRAnFondo dI AREZZo NELL’AMBITo dELLA SETTIMANA dI FESTEGGIAMENTI, dAL 14 AL 22 GIUGNo, IL qUARTIERE dI PoRTA dEL FoRo oRGANIzzA, IN CoLLABoRAzIoNE CoN L’ASd CAVALLINo, L’EVENTo dEdICATo AI PEdALI. TRA dAME E CAVALIERI, INSoMMA, ARRIVANo ANChE I CICLISTI.

L

La Granfondo di Arezzo, domenica 16 giugno, si inserisce nell’ambito delle manifestazioni organizzate in occasione della settimana dedicata alla Giostra del Saracino, evento che richiama il Palio di Siena – del quale, in termini di spettatori, è secondo – e che si svolge dal 14 al 22 giugno. La Granfondo di Arezzo rappresenta l’evento clou nel calendario degli eventi organizzati da uno dei quartieri in lizza per la giostra, vale a dire il quartiere Porta del Foro. è proprio il referente del rione aretino, Cristiano Imparati, a svelare il dietro le quinte dell’evento. Che cos’è la giostra del Saracino? «Si tratta di una rievocazione storica che si ripete dal 1931 e coinvolge i quattro quartieri di Arezzo, ossia Porta Crucifera, Porta S. Andrea, Porta S. Spirito e Porta del Foro. I quattro quartieri hanno giostratori con una lancia a cavallo e la sfida consiste nel colpire con l’asta un manichino, il buratto. Alla fine delle due tornate, sulla base del punteggio totalizzato dai giostratori – il massimo è 5 – si stila la classifica e si assegna la lancia d’oro. La

manifestazione si svolge in notturna il terzo sabato di giugno e durante il giorno la prima domenica di settembre. È una settimana di festa di tutta Arezzo, per cui ogni quartiere organizza attività ricreative per la cittadinanza, mentre gli spettatori possono partecipare alle prove in Piazza Grande. A metà settimana, in ogni quartiere c’è una serata gastronomica, mentre nel weekend c’è la Giostra vera e propria. Si tratta di un evento molto conosciuto, secondo solo, in ordine di spettatori, al Palio di Siena.» Proprio nel calendario degli eventi programmati dal vostro quartiere, ricade la granfondo di Arezzo organizzata dall’ASd Cavallino… «Esattamente, il 16 giugno, per il secondo anno, sarà organizzata la granfondo in collaborazione con il Cavallino. Il primo anno i numeri ci hanno dato ragione – si parla di circa 600 partecipanti – e quest’anno dovremmo confermare ed aumentare quei dati. Ad Arezzo non era mai stato organizzato un evento di questo genere e siamo convinti di proseguire Un’immagine suggestiva della Giostra del Saracino

in questa avventura. In questo secondo anno, la partenza e l’arrivo sono a Porta San Fiorentino ed è prevista per i vari ospiti una visita alla sede storica del quartiere del Foro, mentre il pasta party si svolgerà nella nostra sede.» C’è un rimando, nella granfondo, al vostro quartiere? «Ai partecipanti sarà fatto un piccolo presente, l’anno scorso avevamo inserito nel pacco gara un portachiavi ed una bottiglietta di vino offerti da Porta del Foro, sappiamo essere stati molto graditi.» Parlando di dati, quanti partecipanti avete di norma alla giostra? «La giostra fa 4-5.000 mila spettatori il giorno di manifestazione, mentre ogni quartiere durante la settimana ne movimenta dagli 800 ai 1.000 partecipanti. È per questa ragione che leggiamo positivamente il debutto della Granfondo l’anno scorso e confidiamo in un aumento, quest’anno, di partecipazione. Per informazioni, gli interessati possono consultare il sito www.portadelforo.it.»



Primavera Estate 2013

Arriva la bella stagione! Per la nuova collezione estiva 2013, Nalini presenta la linea Functional Red Label caratterizzata da un perfetto equilibrio fra comfort, design e prestazione. Sono capi dalle geometrie aggressive, concettualmente semplici, ma costruiti con l’esclusiva ottica del loro utilizzo in sella, quindi la libertà di movimento e la praticità sono altamente potenziate. La scelta di colori di forte impatto e le costruzioni grafiche che rimandano al mondo del motociclismo e del motocross esprimono carattere e grinta sportiva. Carex è la maglia dalla vestibilità Slim, leggera, ultra traspirante, con

zip rovescia per migliorare la protezione antivento, elastico in microfibra siliconato al fondo, tiretto cam block e transfer rifrangente. La maglia ha tre tasche, di cui la centrale è chiusa con velcro. Gymnema è la salopette con bretelle in rete traspirante, elastico grippante al fondo. Il tessuto è protettivo ai raggi UV. Gymnema è disponibile in due versioni, con fondello PTN HF NAT o con il nuovo SERIE 1M 8/80, in microfibra elasticizzata, anatomico e dalla vestibilità unica, che, grazie ad una maggiore densità delle imbottiture, garantisce un sostegno ottimale ed il sistema di bloccaggio al suo interno mantiene sempre fermo il punto sella.

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Il telaIo IDeale a cura di RObERTO ZANETTI

robyzanetti@alice.it

I’M SPECIALIZEd

qUANdo NEL 2008 EBBI L’oPPoRTUNITÀ dI VISITARE LA SEdE AMERICANA dI SPECIALIzEd A MoRGAN hILL, IN CALIFoRNIA, MI RIMASE IMPRESSA UNA FRASE ChE CAMPEGGIAVA SU UNA GIGANToGRAFIA dI ToM BooNEN, dA SEMPRE UoMo IMMAGINE dEL PRESTIGIoSo BRANd AMERICANo: “I’M SPECIALIzEd”. PER MoLTI CICLISTI CoME ME ESSERE “SPECIALIzEd” NoN VUoL SoLo dIRE PoSSEdERE UNA BICICLETTA ChE PoRTA qUESTo NoME, IL MARChIo NoN CENTRA NULLA, SIGNIFICA PEdALARE IN GRUPPo dISTINGUENdoSI PER L’EFFICIENzA dEL MEzzo oLTRE ChE PER LA CURA dEI dETTAGLI CoN CUI qUESTo PRodoTTo VIENE CoSTRUITo.

I

Il test: In Specialized le chiamano “macchine da gara”; non sono dei bolidi a quattro ruote, sono i modelli racing che Specialized annovera nel suo catalogo e che sono dedicate ai professionisti e agli appassionati a cui piace mettere il numero sulla schiena, a cui piace correre. La Tarmac SL4, concepita dai tecnici americani appositamente per la competizione, è la bici che si ispira maggiormente a tali caratteristiche: un leggero telaio in fibra di carbonio FACT IS, maneggevole e scattante, che si differenzia per un rapporto di rigidità/peso migliorato di circa il 19% rispetto alla precedente versione. Pensate, già allora si credeva di avere fatto del proprio meglio ma con l’avvento di questo nuovo frame set (telaio + forcella) si è potuti arrivare all’apice della tecnologia costruttiva applicata a una bicicletta da corsa. La Expert (il modello da me testato e col quale pedalerò questa stagione agonistica nelle file del Team Peruffo), montata di serie con il gruppo Shimano elettronico Ultegra di2, non sbaglia un col-

po: ottimo raggio di sterzo, maneggevole quasi fosse un giocattolino, dalle dimensioni compatte e dagli angoli finemente ridisegnati, è facile da guidare anche quando la si spinge a fondo cercando velocità e potenza. Nel mio test ho voluto sottoporla a diverse verifiche con differenti coppie di ruote, sia in alluminio con copertocino (dT Swiss Axis 4.0, di serie e dT Swiss RR 1450 Tricon) che full carbon con tubolare (Corima Aero + MCC e Ambrosio XUL). In tutti i casi le risposte alle sollecitazioni sono state le medesime: grande reattività, progressioni redditizie in pianura e sfruttamento totale del fattore aerodinamico, dato sul quale gli ingegneri statunitensi hanno lavorato alacremente affermando che non esista maggior vantaggio per un ciclista che quello di ridurre la resistenza all’aria. E se lo dicono loro che sono “Specialized” c’è da esserne convinti!

foto RICCARdo dAVInI - www.FoLgoREbIkE.IT

In evidenza: Il telaio è la struttura portante della bicicletta, la sua spina dorsale sulla quale vengono assemblati tutti gli altri componenti. Quello della SL4 è un telaio in fibra di carboRoberto Zanetti, seguito da Monica Cuel sempre con bici Specialized Tarmac Sl4 Expert in dotazione nio realizzato con la tecnologia FACT al Team Peruffo, durante la terza tappa in linea dell’Elba Tour 2013 (Functional Advanced Composite Technology) che riproduce lo studio fatto in Specialized per l’utilizzo dei materiali compositi. Il risultato finale ottenuto ha permesso eccellenti risultati in termini costruttivi e prestazionali aggiungendo qualità a un prodotto molto apprezzato da professionisti e appassionati in ogni parte del mondo. da rivedere: La Tarmac SL4 è una specialissima votata alla competizione e come tale, soprattutto se accessoriata con ruote in carbonio, molto rigida, forse per qualcuno troppo. Non sto parlando del sottoscritto (a me è piaciuta così “secca”) ma, un ciclista più pesante e potente dovrebbe optare per un altro modello di Specialized, per esempio la Roubaix che può garantire un maggiore assorbimento delle vibrazioni sull’asse verticale e una più confortevole postura sulle lunghe distanze. Consigli per l’acquisto, perché comprarla? La posizione in sella è di fondamentale importanza per un ciclista perché determina la qualità della pedalata, della guida e del comfort in bicicletta. Il sistema di posizionamento “Body


foto RobERTo ZAnETTI

Caratteristiche Tecniche - Telaio: Specialized FACT 10r carbon, FACT IS construction, tapered/shaped hT, compact race design, 1-3/8`` lower bearing, oSBB - Cambio: Elettronico, Shimano Ultegra di2 - deragliatore: Shimano Ultegra di2 - guarnitura: FSA SL-k Light carbon BB30, compact 50x34, pedivelle 170 mm - Catena: kMC X10 CP - Ruota libera: Shimano Ultegra 12x27 - Movimento centrale: oS integrated, sealed bearings - Freni: Axis DC 1.0 - Forcella: Specialized FACT carbon, full monocoque, oS race for 1-3/8`` bearing - Serie sterzo: 1-1/8” upper and 1-3/8” lower stainless steel cartridge bearings, w/8 mm carbon cone spacer and 20 mm of carbon spacers - Attacco manubrio: deda zero 100, 110 mm - Piega manubrio: deda zero 100, 42 cm c/c - Reggisella: Specialized Comp, FACT carbon, 27.2 mm - Sella: Specialized Body Geometry Toupé Comp, hollow Cr-Mo rails, 143 mm - Cerchi: dT Swiss Axis 4.0 in alluminio - Coperture: Specialized Turbo Elite, BlackBelt, 100TPI, aramid bead, 700x23c - Mozzi: dT Swiss - Taglie: 49-52 (come modello testato) -54-56-58-61 - Colori: carbonio/rosso, rosso/bianco/nero, argento/nero/rosso, carbonio/bianco/rosso, carbonio/grigio/rosso (come modello in foto) - Peso bici completa: 6,900 kg con ruote full carbon Corima Aero + MCC, completa di pedali Speed Play

foto RobERTo ZAnETTI

Specialized Tarmac Sl4 Expert

Sella Specialized body Geometry Toupé Comp, larghezza 143 mm

foto RobERTo ZAnETTI

blocco sterzo integrato 1-1/8” x 1-3/8”

Geometry” è il valore aggiunto di bici e componenti firmati Specialized; da questo esclusivo servizio, nel mio caso effettuato sulla Tarmac SL4 dal tecnico del punto vendita Peruffo di Cuveglio, in provincia di Varese, non si può che trarne enormi vantaggi per essere più efficienti e ridurre al minimo la possibilità di subire micro-traumi articolari derivanti da una errata misurazione antropometrica.


foto RobERTo ZAnETTI

Attacco e piega in alluminio Deda Zero100

In vendita a partire da: Dicembre 2012 Tempo di consegna: Pronta consegna Prezzo: â‚Ź 4.690,00 al pubblico, IVA inclusa (di serie con ruote dT Swiss Axis 4.0 in alluminio)

foto RobERTo ZAnETTI

batteria del gruppo elettronico Shimano Ultegra Di2

Il Produttore: Specialized www.specialized.com Il distributore per l’Italia: Specialized Bicycle Components Italia S.r.l. Via Valcava, 3 20155 Milano Tel. +39 02 4814495 Fax +39 02 4819114 E-mail: servizioclienti@specialized.com web site: www.specialized.com

foto RobERTo ZAnETTI

Accessori e materiali utilizzati per il test Gli accessori e i materiali che ho usato per il test sono: - Casco: Carrera Radius www.carreraworld.com - occhiali: R&B XLITE www.carreraworld.com - Scarpe: Lake CX 331 www.lakecycling.com - Abbigliamento: Giordana by Team Peruffo www.giordana.com - Strumentazione: GPS Garmin 500 www.garmin.it - Pedali: Speedplay mod. zero www.speedplay.com - Portaborraccia: Elite PVC www.elite-it.com

Freno posteriore Axis DC 1.0


Collezione primavera 2013 Via F.lli Rosselli, 8 - 47023 Cesena (FC) - t. 0547.612001


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gRanfonDo selle ItalIa “vIa Del sale” nicoletta.brina@gmail.com

a cura di NICOlETTA bRINA

gIUSEPPE dI SALVo FA SUA LA gRAnFondo dAVANTI Ad UN PARTERRE dI VIP – MARzoTTo, BELLI, LELLI, MoNdINI, BoRGNA – SFILANo IN 3.700, PER UNA dUE GIoRNI TUTTA dEdICATA AL PEdALE. SUL PERCoRSo LUNGo RoSA TRIoNFA LA RINALdI, MENTRE NELLA MEdIoFoNdo VINCoNo ANzALoNE E LA SChARTMULLER. SPAzIo PER I BIMBI E PER I BUoNGUSTAI. MoMENTo UFFICIALE, LA CoNSEGNA dELLE MTB ALLA FoRESTALE PRoVINCIALE dA PARTE dELLA FRw.

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Pubblico delle grandi occasioni, sole tiepido, stand colorati e l’entusiasmo di una sfida che si rinnova ormai da 17 edizioni. La Granfondo Selle Italia Via del Sale si chiude con il botto, regalando emozioni e consolidando una tradizione che ormai la vede al vertice del movimento cicloamatoriale nazionale. Un riconoscimento confermato anche dalla presenza di numerosi ospiti vip, come il manager Matteo Marzotto e il cantante Paolo Belli, schierati in prima fila alla partenza della manifestazione. Assieme a loro, volti noti delle due ruote, come il team manager della Vini Fantini Selle Italia Luca Scinto, con gli atleti Francesco Chicchi e Francesco Failli, oltre all’ex professionista Massimiliano Lelli ed a Giampaolo Mondini. Presente anche il responsabile nazionale ACSI settore ciclismo, Emiliano Borgna. A dare il via alla gara, dopo la consueta benedizione del parroco

l’arrivo vittorioso di Giuseppe Di Salvo

Il patron di FRW Claudio brusi consegna ufficialmente la bicicletta al dottor Giovanni Naccarato Comandante Provinciale di Ravenna del Corpo Forestale dello Stato

di Cervia don Umberto, è stato il vicesindaco Roberto Amaducci. Nello straordinario palcoscenico offerto dal lungomare e dalla spiaggia del Fantini Club di Cervia (Lungomare Deledda 182), è stato Giuseppe di Salvo (Velo Club Maggi 1906) a conquistare il successo assoluto nella manifestazione, che in questo 2013 ha fatto registrare 3.700 partenti (per il secondo anno la gara era a numero chiuso). Una vittoria giunta al termine di uno spettacolare sprint, che ha visto il palermitano portacolori del VC Maggi 1906 precedere sul traguardo il compagno


di squadra Enrico Magazzini e Alessandro Bertuola (Legend Miche Gobbi). Fra le donne, prima all’arrivo è stata Ilaria Rinaldi del Team Cavallino-Specialized. Rispettivamente seconda e terza sul traguardo Claudia Gentili (Prestigio Came Giordana) e Marina Ilmer (Gobbi-LGC-Somec). La medio fondo ha invece premiato Mattia Anzalone (Team Guru Planet X Selle Italia), vincitore al termine di una lunghissima volata a ranghi ristretti, davanti a Stefano Borghese (kyklos Abruzzo) e Leonardo Viglione (Team Ucsa). Sul fronte femminile, invece, è toccato ad Astrid Schartmuller (Team la partenza

l’area expo

Rana Tagliaro) regolare la concorrenza del tandem della Melani, Lorena zancheri e Corinne Biagioni, rispettivamente seconda e terza sul traguardo. Tanto agonismo, ma anche tanta voglia di svago e divertimento all’insegna del buon gusto. Dopo il successo della pedalata dei Piccoli sabato pomeriggio, è stato infatti molto apprezzato anche il Percorso Gourmet “Sulle strade dei Sapori”. Poco meno di 40 chilometri pianeggianti, affrontati a velocità turistica, hanno permesso ad oltre 300 partecipanti di godere del bellissimo panorama offerto dalla primavera romagnola, degustando i prodotti caratteristici offerti dai ristoratori locali. Grandissimo successo anche per l’expò del Bicycle Show, che ha registrato 25.000 presenze, con oltre cento aziende espositrici. Importante momento ufficiale, alla presenza dell’assessore alla sicurezza del Comune di Cervia, Gianni Grandu, è stato la consegna da parte dell’azienda ravennate FRw al Comando Provinciale di Ravenna del Corpo Forestale dello Stato, di alcune biciclette – 8 mtb – con i colori d’ufficio del Corpo. I mezzi saranno utilizzati nel corso delle normali attività di servizio dei forestali, in ambito cittadino, nei parchi urbani e nelle zone di arenile, più difficilmente raggiungibili dai mezzi a motore. La consegna delle biciclette consacra così per il sesto anno una collaborazione tra la casa ciclistica ravennate e i forestali che già si è tradotta nella sponsorizzazione della squadra del Corpo di ciclocross.


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laRM RaDDoPPIa a cura di NICOlETTA bRINA

nicoletta.brina@gmail.com

L’AZIEndA dI VILLAnoVA dI CASTEnASo ACQUISISCE nUoVI MARCHI RINNoVATo PER IL TERzo ANNo L’ACCoRdo dI SPoNSoRIzzAzIoNE CoL TEAM CICLI CoPPARo, IL PRES. BIAGINI SPIEGA IL NEw dEAL dELL’ATTIVITÀ ChE SI doTA dI UNA SECoNdA dIVISIoNE INdIPENdENTE, GRAzIE ALL’INGRESSo dI NUoVE “GRIFFE” dEL CICLISMo.

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Importanti novità in casa Larm. L’azienda sponsor del team Cicli Copparo che distribuisce accessori e biciclette per il ciclismo, con sede a Villanova di Castenaso, dopo aver sviluppato un progetto circa un anno fa, da maggio assumerà una nuova veste o meglio, una duplice veste. Ne ha sottolineato i risvolti, il manager e presidente della struttura, Massimo Biagini. Intanto, spieghiamo, che cos’è Larm? «Siamo distributori di accessori e biciclette per il ciclismo, con sede a Villanova di Castenaso. L’azienda è nata nel ’66, occupandosi inizialmente della distribuzione nel settore delle moto e nel ’79 ha iniziato a concentrarsi sui prodotti per il ciclismo. Ha una struttura con 14 dipendenti – 3-4 grandi appassionati di ciclismo, ma anche l’imprenditore Massimo biagini patron di larm

altri sportivi – e 20 agenti nel territorio nazionale e all’estero.» Che distribuzione ha a livello territoriale e di quali marchi si occupa prevalentemente? «La distribuzione è a livello italiano ed europeo. Parliamo di marchi molto importanti del ciclismo, come Diadora, Lotto, Felt, Rotor, Lezyne, O-Synce, Catlike, Sintesi, Motorex, Ritchey. Larm è distributore esclusivo di questi marchi.» Sappiamo che si sono aggiunti altri marchi dei quali Larm è distributore esclusivo, ci può spiegare meglio? «Da maggio è stata data vita ad una seconda divisione che si occupa di marchi in concorrenza con quelli già in nostro carico, come i caschi Giro, Bell, accessori

Blackburn e ruote e componenti Easton, quelli, in buona sostanza, dei quali prima era distributore la Freewheeling. Quella neonata è una seconda divisione di Larm, indipendente dalla precedente, con undici rappresentanti aggiuntivi, che portano il totale a 23 rappresentanti.» da quale esigenza è nata questa seconda divisione? «C’erano marchi liberi sul mercato, noi avevamo già prodotti in concorrenza con questi marchi e si è deciso di creare questa nuova seconda divisione indipendente, permettendo dunque uno sdoppiamento dell’azienda. Il progetto ha avuto la necessità di un anno di rodaggio per mettere l’azienda in condizione di gestire questi nuovi marchi, ma dal 1° maggio lo sdoppiamento è effettivo.» Quanto alla Cicli Copparo, confermate per il terzo anno la sponsorizzazione. Ci sono novità dal punto di vista delle dotazioni al team? «Cicli Copparo sono nostri rivenditori già da diverso tempo. Contemporaneamente e da un paio d’anni è stata costituita questa squadra ciclistica che adotta alcuni dei nostri marchi, come Rotor, Diadora e Ritchey e, di conseguenza il rapporto commerciale si è stretto ulteriormente. Quest’anno abbiamo acquisito il marchio Astute, fondato da una nuova azienda di Padova ed i prodotti vengono dati in dotazione alla squadra. Abbiamo seguito con attenzione la stagione scorsa e siamo molto soddisfatti dei risultati ottenuti, naturale conseguenza è stata l’aver rinnovato la partnership.»



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BIoMeCCanICa InBICI a cura di FAbRIZIO FAGIOlI

info@velosystem.com

AERodInAMICA In bICI

A

A ogni ciclista sarà capitato di raddrizzare il busto al termine di una discesa o dopo uno scatto o allungo in pianura in cui si è raggiunta un’elevata velocità; la sensazione provata è quella di un forte impatto con l’aria a cui segue un immediato rallentamento della velocità. Abbiamo provato l’importanza della resistenza aerodinamica. Un esempio numerico dell’importanza del fattore aerodinamico ci viene offerto dalla differenza esistente fra il record dell’ora 56,375 km di Chris Boardman ottenuto nel 1996 con bicicletta e assetto “speciali” e il record ottenuto dallo stesso atleta nel 2000 di 49,441 km ottenuto questa volta con una bicicletta tradizionale. In quei 7 km orari di differenza oltre che un diverso livello atletico emerge il peso schiacciante che la componente aerodinamica gioca nella prestazione di questo sport. L’aria rappresenta infatti per ogni ciclista uno dei principali rivali in ogni prestazione in quanto, ovviamente, è sempre presente e rappresenta il fluido gassoso all’interno del quale il sistema uomo-bicicletta si muove. La scienza che studia l’insieme delle forze e delle pressioni che agiscono su un corpo in moto all’interno di un fluido gassoso, nel nostro caso l’aria, si chiama aerodinamica. «La forza principale che si oppone all’avanzamento del ciclista è la resistenza dell’aria: essa aumenta con il quadrato della velocità e dipende: 1) dall’area proiettata sul piano frontale, 2) dall’aerodinamicità del mobile, espressa da un coefficiente di forma (Cx) e 3) dalla densità dell’aria.» questo è ciò che afferma Pietro Enrico di Prampero, uno dei maggiori studiosi italiani in una delle sue pubblicazioni. Escludendo di poter intervenire che sulla densità dell’aria, dipendente dalla quota e dalla temperatura, la sfida si gioca tutta su due elementi: 1) dimensione area frontale 2) aerodinamicità del sistema: a. aerodinamicità dell’assetto in sella; b. aerodinamicità della superficie (abbigliamento, casco, ruote, telaio e forcelle); c. aerodinamicità di forma (casco, ruote, telaio e forcelle); La considerazione di questi elementi aerodinamici nel ciclismo con lo scopo di vincere la resistenza dell’aria parte già dagli anni cinquanta come ricorda il grande Pistard

Maspes che in un’intervista ricordava come si fosse fatto fare un particolare completo in seta su cui il numero veniva cucito con particolare cura al fine di evitare un effetto vela capace di rallentarlo. Ma l’atleta che per primo ha fatto segnare una svolta nell’ambito aerodinamico è stato Francesco Moser in occasione del suo record dell’ora con l’introduzione delle ruote lenticolari, del manubrio a corna di bue e di un casco profilato. A seguire Greg Lemond particolarmente attento sulla componente aerodinamica e tra i primi a riportare sulla strada gli accorgimenti attuati sulla pista. Ancora a Lemond dobbiamo l’introduzione del manubrio da triathlon, con il quale strappò il Tour del 1989 a Fignon per una manciata di secondi. Da quel momento in poi l’aspetto aerodinamico è diventato elemento costante di studio e di ricerca sia da parte dei preparatori che da parte delle aziende del settore. Questa rincorsa all’utilizzo di nuovi materiali e di nuove forme per abbattere la resistenza dell’aria a carico del sistema ciclista-bicicletta è stato garantito dalla presenza di gallerie del vento di ultima generazione in grado di consentire analisi accurate e precise della resistenza dell’aria sui materiali e sull’atleta. foto HERMAn SEIdL - gEPA / PAnoRAMIC

La notizia importante è che sta per essere presentata la prima galleria del vento appositamente dedicata al settore del ciclismo con protocolli specifici dedicati sia alle aziende che ai ciclisti di ogni livello di pratica, dal professionista all’amatore. La struttura stessa del sistema ciclista-bicicletta, si presta infatti ad affinamenti aerodinamici, sia sotto il profilo della posizione del corpo del ciclista sulla bicicletta e sia sotto il profilo dei materiali e della forma di telaio e componenti, in primo luogo delle ruote. Una ottimizzazione aerodinamica eseguita in galleria del vento è in grado di raggiungere una drastica riduzione della resistenza aerodinamica del sistema uomo bicicletta. Dal momento che la resistenza aerodinamica è la principale causa di spesa energetica per l’avanzamento del ciclista, e che a piccoli aumenti della velocità corrispondono aumenti sempre maggiori della resistenza aerodinamica, una ottimizzazione aerodinamica eseguita in galleria del vento è in grado di apportare vantaggi sia per le prestazioni in linea che per le crono contro il tempo.



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gReenfonDo Paolo BettInI a cura di PlAyFUll

info@playfull.it

LA gRAnFondo PAoLo bETTInI FA IL PIEno dI CICLISTI qUASI 1.400 ISCRITTI, PIù dI 1.100 PARTENTI, 26 °C: qUESTI I NUMERI dELLA GRANFoNdo PAoLo BETTINI – LA GEoTERMIA. UNA SPLENdIdA GIoRNATA dI SoLE ChE ESALTA I MERAVIGLIoSI PERCoRSI. PodIo MASChILE TUTTo FIRMATo GFdd ALToPACk. LA GRANFoNdo RoSA ALLA FIoRENTINA RINALdI. AL PARMENSE SACCoMANNI E ALLA SUA CoMPAGNA LoMBARdo LA MEdIoFoNdo. LA CICLI GAUdENzI doMINA TRA LE SoCIETÀ.

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Pomarance (PI) – ha fatto veramente il pieno di iscritti la 16a granfondo Paolo bettini – La geotermia, che domenica 14 aprile ha portato in piazza a Pomarance oltre 1.100 ciclisti dei quasi 1.400 che si erano registrati nelle liste dei partenti. Un successo dovuto anche dalla bellissima giornata di Primavera e dalla gran voglia di potere finalmente pedalare dopo settimane di tempo inclemente e temperature non certo primaverili. I primi a partire, alle 9.30, sono però i numerosi cicloturisti, che hanno scelto di godersi la giornata senza l’ansia dell’agonismo, ben scortati dal “grillo” Paolo bettini, che si è incaricato del ruolo di pacer. Immancabile la Filarmonica “giacomo Puccini” che come ogni anno allieta l’attesa in griglia con musica prettamente dal vivo. Alle ore 10.00 in punto Loris Martignoni, Sindaco di Pomarance, sventola la bandiera a scacchi e la sedicesima edizione della manifestazione prende ufficialmente il via. Dopo il primo breve tratto a velocità controllata necessario per uscire dal centro abitato, inizia la bagarre.

foto PLAYFULL nIkon

La salita di Castelnuovo Val di Cecina opera la prima selezione di giornata, lanciando in avanscoperta un manipolo di una quindicina di corridori, inseguiti da un gruppetto altrettanto nutrito. Il gioco si fa duro fin da subito e i continui scatti frantumano il gruppo, tanto che in testa resta un quintetto, inseguito dal resto dei due gruppi, alla spicciolata. Il vantaggio è già di due minuti e trenta secondi. Si affronta la salita che riporta a Pomarance, dove è anche posto l’arrivo del percorso medio. Alla rotonda svoltano in sequenza Enrico Saccomanni, Riccardo Salani e Alessio Gori, con il parmense (ma di origini toscane) Saccomanni che passa il traguardo a braccia alzate. Dal battistrada si dirigono Tutto firmato Gfdd Altopack il podio maschile della granfondo verso il “giro del Pavone” i due compagni di squadra Francesco Cipolletta e Raimondas Rumsas, ma dalle retrovie si stacca l’altro compagno di squadra, il russo Alexander Zhdanov, che rientra sui fuggitivi con lo scopo di dar man forte ai compagni. Manca l’aggancio Matteo Zannelli, che si lancia in un inseguimento senza successo, tramutato in una cronometro individuale di quaranta chilometri. Si guadagna così un meritatissimo quarto posto. La corsa si chiude praticamente qui. I tre faranno corsa a sé e giungeranno in parata all’arrivo. Il sistema di cronometraggio assegna la vittoria a Cipolletta, e a seguire Zhdanov e Rumsas. Senza storia la corsa rosa, con la fiorentina Ilaria Rinaldi, che stravince, giungendo al traguardo ad-

foto PLAYFULL nIkon

dirittura in 7a posizione assoluta a soli otto minuti dal vincitore. Dietro di lei, la garfagnina Claudia Bertoncini e la californiana Candice Criscione, ormai adottata dalla terra toscana. Sulla mediofondo la vittoria femminile la coglie la parmense Ilaria Lombardo, compagna di squadra e nella vita di Saccomanni. dietro di lei Francesca Martinelli e Maurizia Landucci. È nuovamente il gS Cicli gaudenzi ad assegnarsi la palma d’oro tra le società, davanti al Futura Sport Cicli zapier e alla Riders Team Cecina. Sono piene di entusiasmo le parole di Stefano gazzarri, organizzatore della manifestazione: «Voglio ringraziare ogni partecipante che ha preso il via stamani, così come voglio ringraziare tutto lo staff del Velo Etruria Pomarance, tutti i volontari sul percorso che hanno garantito la sicurezza, la Protezione Civile Intercomunale di Cecina, la Polizia Stradale, gli Agenti delle Polizie Locali e la Pubblica Assistenza. Ringrazio infine, ma non certo per minore importanza, anche tutti gli sponsor che hanno creduto in noi e ci hanno aiutato in questa bella edizione.» Si chiude con le gambe sotto al tavolo del pasta party gestito dal gruppo “I cinghialai”, imbandito con un menù a base di cinghiale distribuito a ciclisti e famigliari senza limiti di quantità, la terza prova del Giro del Granducato di Toscana. Sul palco delle premiazioni sono stati l’Assessore allo Sport di Pomarance, Leonardo Fedeli e il direttore Generale della Geo Energy Service SPA, Roberto Amidei, a premiare i primi tre di ogni categoria per entrambi i percorsi e le prime dieci società ToP TEAM.



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PRotagonIstI a cura di PAOlO MEI

dIEgo RoSA, dAL TEAM gIAnT, ALL’AndRonI VEnEZUELA, PASSAndo PER LA PALAZZAgo

info@inbici.net

UNA MAGLIA AL GIRo dEL MEdITERRANEo E UNA LUNGA FUGA ALLA MILANo-SANREMo: qUESTA LA CARTA d’IdENTITÀ CoN LA qUALE L’ATLETA SI è PRESENTATo TRA I PRo. E GLI oBIETTIVI PER IL FUTURo SoNo ChIARI: C’è IL SoGNo “RoSA” dA RINCoRRERE.

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L’incontro casuale con il ciclismo e poi la passione che cresce e dilaga. Una passione trasversale e che non conosce solo le ruote grasse. Il ritratto è quello di diego Rosa, uno dei giovani più interessanti del panorama professionistico, giunto alla strada dopo anni in offroad. diego, quando ha iniziato a pedalare e perché? «Sono salito in bici a 13 anni, per scherzo, in una gara di mtb. Era una corsa con i miei compagni di scuola, ho vinto e mi sono divertito un sacco, da lì è scattata letteralmente la passione per le 2 ruote.» L’inizio della sua carriera, nelle categorie giovanili della mtb, le ha trascorse in una piccola formazione piemontese, vuole raccontarci brevemente le emozioni di un ragazzino che ot- Diego Rosa miglior giovane al recente Giro del Mediterraneo 2013 tiene le prime vittorie? «Nelle categorie giovanili, ho cambiato rano grandi campioni, il massimo per me. diverse squadre, perché ogni anno an- Insomma non ci ho pensato un attimo ed davo meglio e di conseguenza anche il ho subito accettato.» calendario gare diventava più importante e le società dovevano essere sempre più La sua carriera offroad, si conclude praorganizzate: sono passato da Rocca Ci- ticamente con un piazzamento nella top cli, alla Tecknobike Bra per poi finire alla ten ai Campionati del mondo U23. ConDayco.» serva qualche rimpianto? «Sinceramente avevo già deciso di camdopo qualche anno, eccola approdare biare disciplina prima dei Mondiali: in alla corte di gianfranco bechis, grande quell’anno mi ero posto come obiettivo, appassionato di mtb e patron del giant quello di salire sul podio in coppa del Italia Team. Cosa ricorda di quel periodo? mondo e nonostante 2 top ten in coppa «Nell’anno del passaggio tra gli Juniores e e l’8° posto mondiale sono rimasto un po’ gli Under23, mi è arrivata la chiamata da deluso. Avevo lavorato molto e non ero riparte di Gianfranco Bechis, allora diretto- uscito a concludere a dovere. In più, l’anre sportivo della KTM International Team, no successivo, sarei passato di categoria un vero e proprio squadrone in Italia. C’e- e sarebbe diventato ancora più difficile

centrare quei risultati, così scelsi una nuova strada... servivano nuovi stimoli!» L’anno successivo, il 2012 segna la nuova vita di diego Rosa: approda alla corte di olivano Locatelli, alla Palazzago, una fucina di campioni. A quanto pare lei non ha impiegato molto ad ambientarsi. «Già a fine 2011, Locatelli mi aveva permesso di correre qualche gara con la Palazzago ed alla Coppa d’inverno (la gara di chiusura di stagione dilettanti, ndr.) sono arrivato 3°. L’occasione è stata importante per me, perché con quel risultato, non solo ho raggiunto tanta consapevolezza nei miei mezzi, ma mi sono anche guadagnato la fiducia della squadra.»


Chiuso il 2012 ni bikers, salta con la vittoria al agli occhi la loro giro del Friuli, le capacità di andasi spalancano le re forte a cronoporte del prometro. E lei? fessionismo. Se «Per il momento lo aspettava? di cronometro ne «Sono approdato ho fatte veramente alla strada propoche, molti corprio con l’obietridori le odiano, a tivo di arrivare al me non dispiace professionismo, come disciplina, mi sono dato un credo di avere anno di tempo grandi margini di nel quale ho fatto miglioramento a molti sacrifici ed cronometro e ci ho lavorato duro. lavorerò molto. È Certo, magari non una specialità che mi aspettavo la sta diventando vittoria al Giro del fondamentale per Diego Rosa durante la lunga fuga sotto la neve alla scorsa Milano-Sanremo Friuli, ma sapevo la classifica delle di poter vincere e passare tra i grandi.» quando piove o il clima è ostile, poi sono piccole o grandi gare a tappe.» uno che non molla molto facilmente e mi Il 2013 inizia con la conquista di una piace attaccare!» Le manca la mtb? maglia al giro del Mediterraneo e subito «Abbastanza: capita spesso, infatti, che dopo una lunga fuga in una grande clas- gli ex-bikers non se la cavano male, si in allenamento mi distragga per osservare sica. Anzi, la Classicissima. vedano i vari Sagan, Hesjedal, Evans, l’ingresso in un sentiero o altro. Quando mi «Quest’anno avevo deciso di partire forte Pèraud, i quali hanno già dimostrato di è possibile, la rispolvero, anche se mi renper essere subito competitivo, al Medi- essere tra i migliori al mondo in senso as- do conto che la mano in discesa non sia terraneo mi sono trovato a mio agio con soluto. Tra le loro caratteristiche, da buo- più quella di una volta.» i percorsi e sono riuscito a vincere la maglia dei A chi si affida per la giovani che era davvero preparazione? inaspettata, mentre per «Come squadra siamo la Milano-Sanremo saseguiti dal Coach Team pevo da subito che l’uniAssistance, tutti utilizziaco modo per mettermi in mo misuratori di potenza luce era cercare la fuga, Powertap e siamo costannon aveva senso restare temente in contatto con tutto il giorno in gruppo e l’intero staff di allenatori.» cercare di staccarsi il più tardi possibile. Mi sono Ci parli brevemente di divertito ad essere progianni Savio. È davvero tagonista di una corsa di così carismatico come quello spessore.» si dice nell’ambiente ? «Gianni Savio è una perPochi mesi trascorsona speciale, riesce a si all’Androni, c’è così trasformare la squadra in tanta differenza dagli un vero gruppo affiatato, U23 ai Pro? ha una grande persona«La differenza è tanta, lità e nei miei confronti soprattutto nel modo riesce sempre a trovare di correre e di gestire le le parole giuste in qualcompetizioni: tra i diletsiasi situazione, dandomi tanti si va sempre all’atfiducia, senza mettermi tacco e la gara è molto pressione.» più ‘garibaldina’, mentre tra i professionisti lo Qual è il suo sogno? svolgimento della gara «Confesso che è semè molto più lineare e poi pre stato il Giro d’Italia e quando aprono il gas probabilmente tra poco lo vale la regola del “si salvi realizzerò. Ho effettuato chi può...”.» la preparazione ad hoc in altura proprio per meglio Che tipo di corridore è affrontare la corsa rosa. diego Rosa? Peraltro non ho obiettivi «Devo ancora conoscerfissi, cerco di essere commi bene, mi piacciono le petitivo in tutte le gare, gare con percorsi partipoi, insistendo, un risulcolarmente impegnativi tato buono ci può sempre e mi trovo a mio agio scappare.»


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sPlenDIDa gRanfonDo DI CHIanCIano teRMe a cura di MIChElE bAZZANI

info@inbici.net

SAno AgonISMo E PAnoRAMI MoZZAFIATo UNA BELLA GIoRNATA dI SPoRT IN UNA PARTE d’ITALIA ChE SEMBRA dISEGNATA APPoSTA PER PEdALARE. PECCATo PER I SoLI 550 ISCRITTI. VITToRIE PER MERLo E MoRGANTI NEL LUNGo E VIGLIoNE E PACINI NEL MEdIo.

Q

Questo angolo di Toscana pare fatto apposta per pedalare: strade per lo più lisce e levigate, i panorami mozzafiato della Val d’orcia e dei borghi storici che punteggiano la zona circostante Chianciano Terme, il Monte Amiata che incombe al contempo minaccioso e invitante… Godere di questi luoghi dal punto privilegiato di osservazione che si ha, in sella a una bicicletta, consente davvero di apprezzarli al meglio, soprattutto in questo periodo in cui gli ampi tappeti dei fiori di colza si stagliano sulle distese verdi della campagna primaverile. E si riescono a godere anche quando il pedalare è accompagnato da quel pizzico di agonismo che rende lo scenario ancora più divertente. Benissimo hanno fatto quindi gli organizzatori, coordinati dall’infaticabile Antonio Falcone, a coniugare la Granfondo di Chianciano Terme con la promozione del territorio, in nome di una mobilità dolce e sostenibile che ha rappresentato il vero importante messaggio di questa manifestazione. La 12ª edizione della Granfondo Città di Chianciano Terme, valida come 3ª prova del Master Club Tricolore e 6ª prova del Campionato Italiano Granfondo LGL, ha dovuto fronteggiare alcune difficoltà di carattere logistico come la chiusura temporanea della Strada Provinciale 20 per Piancastagnaio a causa di problemi strutturali del ponte sul Fiume Paglia, che ha costretto gli organizzatori a modificare (e allungare) il percorso per raggiungere le falde dell’Amiata, inserendo la lunga salita di Radicofani dall’impegnativo versante della valle del Paglia. Modificata negli ultimi giorni anche la zona di ritrovo e accoglienza, anche se la zona degli impianti sportivi si è ben prestata ad a ospitare tutti i servizi, con ampia disponibilità di parcheggio. Sono stati circa 550 i ciclisti che hanno scelto questa manifestazione per trascorrere in allegria e divertimento la giornata della Liberazione. Ma c’era una gara da fare e in griglia già si palpava l’eccitazione dei partecipanti che fremevano prima del via. Eccitazione che è diventata impazienza nel lungo tratto ad andatura controllata che è servito per attraversare in sicurezza la città di Chianciano e per raggruppare tutti i ciclisti dopo la 1ª ascesa di Poggio Bianco. Poi il via ufficiale ed è stato subito fuoco alle polveri. Attraversato il bel borgo di Sarteano e imboccata la strada che sale verso l’abbazia di Spineta, il gruppo ha cominciato a sgranarsi per la forte andatura imposta dai tanti big presenti. Sulla successiva salita di Poggio al Vento va in fuga un drappello di 5-6 corridori che si selezionerà ulteriormente sulle lunghe salite verso Radicofani e zaccaria, dove, dietro, la fatica comincia a farsi sentire. Dopo la discesa attraverso Bagni S. Filippo troviamo il bivio dei percorsi. Sul percorso medio i 3 fuggitivi rimasti al comando, guidati da Salimbeni, verranno riassorbiti dal gruppo negli ultimi chilometri e le salite della Foce e della Foresta, poste nel finale di gara, selezioneranno un gruppo di 10 unità che si giocheranno in volata la vittoria: alla fine sarà Leonardo Viglione (Team UCSA) a imporsi di misura sul forte sprinter laziale Matteo Cecconi (Team Terenzi) con Castagnoli (Bicimania) sul 3° gradino del podio. Tra le donne, dominio assoluto di una sempre più pimpante Veronica Pacini (Cicli Copparo) che si impone per distacco su Roberta Galvani e Manuela Lezzerini. Sul percorso lungo, dopo la biforcazione, troviamo davanti Merlo (già presente nella fuga iniziale) e Rumsas, riportatosi da solo sul compagno di squadra. E in quest’ordine arriveranno al traguardo dopo una lunga cavalcata a due negli ultimi 70 km. Il trionfo della Altopack Promotec è comple-

tato dal 3° posto in solitaria di zhdanov e dal 4° di Cipolletta che vince la volata del gruppetto inseguitore davanti a Morrone. Bellissima prova anche di daria Morganti (Re Artù Factory Team), in costante crescita, che si aggiudica la prova al femminile davanti a Francesca Martinelli e Kersti Leeman. Nel dopo gara, tra tutti i partecipanti, si registra una generale soddisfazione per la bellezza dei luoghi attraversati, anche se il percorso lungo, alla fine 157 chilometri e 2.600 metri di dislivello, si è rivelato per molti più impegnativo del previsto. Noi crediamo che valesse la pena faticare. Lasciati i colleghi del percorso medio, i 120 superstiti hanno proseguito sulla via Cassia nel tratto che attraversa la Val d’orcia, sfiora la curiosa località di Bagno Vignoni dove la piazza principale è una grande piscina di acqua termale, e raggiunge il borgo di S. quirico d’Orcia. Di qui il sogno è continuato attraversato le più note località di Pienza e Montepulciano, dove si è svoltato su una strada praticamente senza traffico che ha portato i ciclisti a accarezzare il bellissimo borgo di Monticchiello, divenuto famoso per il Teatro Povero dove sono gli stessi abitanti a essere protagonisti. Ed è stato un vero peccato che, contrariamente alla vigilia, il sole non abbia fatto capolino attraverso una grigia velatura per rendere ancora più sublime lo sguardo. Dopo Monticchiello una lunga picchiata ha riportato i corridori nel fondovalle, dove si trovava la riunione dei percorsi e soprattutto le ultime due impegnative salite che hanno portato tutti all’ambito traguardo. E mentre vincitori e piazzati ricevevano il giusto premio per le loro fatiche, l’esausto Antonio Falcone esprimeva la sua parziale soddisfazione per la riuscita dell’evento, lamentando alcuni bivi scoperti per il mancato rispetto degli accordi sottoscritti da parte di qualche autorità locale e il non esaltante numero dei partecipanti. È verissimo che una manifestazione del genere avrebbe meritato un maggior numero di iscritti, ma possiamo tranquillizzare il comitato organizzatore che chi, come noi, questa manifestazione l’ha vissuta dal primo all’ultimo minuto, assaporandone ogni aspetto, non vede l’ora di tornare in questi luoghi, magari con più calma e con le famiglie. E anche (perché no?) per approfittare dei buoni sconti per le nuove Terme Sensoriali che in questi giorni non abbiamo avuto il tempo di visitare…




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6550

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Edita nel suo studio pieno di targhe, coppe, trofei e maglie di leader e vittorie (campionessa del mondo, Tour de France, Giro d’Italia, ecc.), con Tomas

Donna In... Bici

a cura di RoBeRto ZanettI

LA PIù bELLA VITToRIA dI EdITA Alla fine di una carriera nella quale ha corso in ogni parte del mondo vincendo 98 corse ufficiali, Edita Pucinskaite è l’unica donna nella storia del ciclismo ad avere vinto il Tour de France (nel 1998 maglia gialla dalla prima all’ultima tappa), il Giro d’Italia e un campionato del mondo su strada. Arrivata molti anni fa in Italia dalla Lituania (nel 1996), suo paese natale,e dopo una vita intera in sella a una bicicletta da corsa, Edita ha ottenuto sua la vittoria più bella: è diventata mamma di Tomas, il suo bambino che le ha cambiato la vita e portato quella gioia immensa, indescrivibile, unica, che ancora le mancava. La bicicletta è comunque sempre presente nella vita di Edita sotto forma di volontariato, beneficenza e divertimento insieme ai suoi amici dell’Avis Bike Pistoia. negli ultimi tempi, prima di quest’intervista, ti avevo chiamato almeno 3 o 4 volte ma non mi hai mai risposto. ok, posso capire che il pargoletto ha fame e vuol mangiare per crescere in fretta, ma non si trattano così i vecchi amici… A proposito, Tomas pedala già?

«Hai proprio ragione, sai come faccio a farmi perdonare? Invito te e la tua compagna da me in Toscana, terra di buon vino, eccezionale olio d’oliva e ciclismo. Vedrai che dopo una bella pedalata tra le colline della Valdinievole, dopo una fiorentina al sangue (che cucinerà mio marito Roberto), un bicchiere di Chianti

e un sorriso di Tomas mi avrai perdonato tutte le chiamate perse e avrò un ‘bonus’ per il futuro. Il pargoletto pedala anche quando dorme e ha tanta di quella forza nelle gambe che mi domando se devo essere contenta o se preoccuparmi.» A parte le battute, cara Edi, so benissimo quanto tu sia impegnata nel nuovo ruolo di mamma a tempo pieno. È una domanda scontata ma penso sia d’obbligo: com’è cambiata la tua vita dopo la nascita di Tomas? Avevi pensato che fosse tutto così e quindi ti eri già preparata o hai dovuto affrontare una realtà completamente diversa di quanto immaginavi? «Mi piace la versione di Edita dopo Tomas; Edita di ora riesce a gustare la vita invece di aggredirla come faceva una volta. Riesce ad assaporare gli attimi senza fretta invece di vivere a tutta in corsia di sorpasso come quando gareggiava. Certo, senza il mio passato agonistico, fatto di rinunce, di sofferenza infinita in gara, di ritiri, viaggi, trasferte, di cadute che aprono in due un ginocchio o freddo che entra nelle ossa e se ne va soltanto sotto una doccia bollente o caldo africano che scioglie l’asfalto e che ti porta a toccare i limiti (solo per fare due esempi, ma potrei andare avanti all’infinito), senza ovviamente le sconfitte e le conquiste, la mia maternità sarebbe ugualmente bella ma diversa. Invece vivo l’armonia tra i ricordi del passato e la gioia del presente e questo mix di sensazioni è semplicemente perfetto. Insomma, facendo un bilancio e guardandomi allo specchio mi viene da dire: non potrei chiedere altro dalla vita. Se avevo pensato che fosse tutto così? No, non ero sicura di riuscire a gioire così tanto la mia quotidianità odierna, sapevo che la realtà spesso è molto più grigia dei sogni quando si tratta di pannolini, pianti e notti insonni ma almeno per ora, grazie cielo, il mio bambino è estremamente solare. Ride spesso e piange poco, non ha avuto le “colichine” e tutto sommato mi fa anche dormire la notte e poi cresce senza disturbi a vista d’occhio, pure lui ha voluto mettere del suo per vedermi sempre di buon umore. Certo, arriveranno momenti difficili: malattie infantili e problemi di ogni genere ma supererò tutto come solo le mamme sanno fare. Se ho vinto sul Tourmalet staccando tutte con un tempo infernale posso anche resistere alle botte future che la vita di mamma mi riserverà...» E Roberto, tuo marito, come se la sta cavando con pannolini e biberon? Che marito e che papà si sta dimostrando dopo la nascita di vostro figlio? «Roberto se la cava benissimo, soprattutto quando la mamma bacia il piccolo, prende la bici e esce fuori a prendere una boccata d’aria. Accade nei week end: i due uomini rimangono da soli e al ritorno li ritrovo tranquilli e sdraiati sul divano, uno che guarda il calcio


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Il gruppo ciclistico amatoriale AVIS bike Pistoia 2013 in cui Edita è attualmente tesserata e del quale è madrina e anche “capitana”!

e l’altro che dorme, sgambetta o pedala (e ride…) al suo fianco.» Sia ben chiaro che non voglio monopolizzare l’intervista sulla tua maternità ma, conoscendoti, sono sicuro di non sbagliarmi: questo evento meraviglioso rappresenta, come ho voluto sottolineare nel titolo, la tua vittoria più bella. Potessi tornare indietro nel tempo lo faresti prima o è stato giusto aspettare fino a ora? «È una bella domanda… Ho sempre voluto separare le due cose, ciclismo per professione e la maternità. Questo perché la vita che conducevo mi portava lontano da casa per duecento giorni all’anno circa e, oltre a chiedere la massima concentrazione e dedizione (non poteva essere diversamente), era la mia priorità assoluta. Smettere presto, allontanandosi bruscamente dal mondo che mi apparteneva, dalle squadre che continuavano a corteggiarmi per ingaggiarmi come leader delle corse a tappe mettendomi a disposizione l’intero team, sarebbe stato un controsenso. Fermarsi per un figlio per poi rientrare in carreggiata non era da me. Qualcosa da dentro mi diceva che, per come sono fatta, non sarei riuscita a vincere e anzi avrei fallito sia come atleta che come mamma. Lo so che qualcuna ci riesce, beate loro; io sarei stata ammazzata mentalmente dai miei stessi sensi Edita e Tomas a passeggio in un momento di relax

di colpa visto che al solo pensiero di non essere al fianco del mio bambino nei momenti di bisogno cominciavo a stare male. Così rimandavo sia il pensiero che le voglie e pensavo tra me e me ai miei ex colleghi uomini, dei veri privilegiati in un certo senso. Un bimbo potrebbe nascere magari mentre uno di loro si trova in fuga in una tappa del Tour, lui riceve la notizia via radio e fa di tutto per poter alzare le braccia al cielo e dedicargli la vittoria. Tu invece sei li, piena di dubbi se fai bene o male ad aspettare. Ho aspettato e ho fatto sicuramente la scelta migliore che rifarei: realizzarmi prima nella mia professione per dedicarmi, in totale serenità alla nuova vita, è stata per me la formula ideale. Tomas è la mia vittoria della vita (quella ‘più bella’,come dici tu nel titolo) proprio perché di una vita si tratta.» Conosco alcune tue ex colleghe che per non smettere di correre da giovani o di interrompere la carriera decidono a priori di non avere figli. Pensi sia una scelta giusta o è solo dettata dall’egoismo e dalla paura di restare senza contratto? ne vale la pena? «Anch’io in un certo senso ho tirato abbastanza avanti, chiudendo l’attività a 35 anni. Potevo benissimo continuare almeno per altri cinque, ma ho tirato i freni scendendo dalla bici agonistica per due motivi: il primo legato ai pensieri della maternità che bussavano sempre più forte, il secondo per i motivi d’orgoglio. Ho sempre stimato i campioni che hanno intuito il momento dell’addio, sapersi fermare

in tempo, da vincenti, senza essere sul viale del tramonto è una bella qualità. Perché attenzione, da fuori sembra facile ma non lo è per niente, quella vita che fai coinvolge e trascina, cambiare tutto bruscamente significa capovolgere e sconvolgere totalmente ogni cosa. Per quello che riguarda le ex colleghe che rinunciano ai figli per la bici… non mi sento di giudicarle, è veramente difficile fare una scelta, la prerogativa dei tempi moderni è quella di aspettare l’ultimo treno per poi tentare di saltarci sopra, questo vale sia per le sportive che per le donne in carriera in generale. Non sempre si tratta di egoismo, siamo sempre più esigenti verso il partner e per questo talvolta non lo troviamo proprio, senza toccare il triste capitolo della questione economica... Ognuna ovviamente è libera di fare ciò che vuole, l’importante è non pentirsi delle scelte fatte come spesso succede, d’altra parte tutti facciamo le mosse che pensiamo siano giuste in quel momento, proprio perché è difficile prevedere il futuro o vedere la nostra fotografia tra qualche decennio. La vita, alcune volte, è come un gioco d’azzardo, nel bene e nel male. Ne vale la pena rinunciare consapevolmente a un figlio per il lavoro? No, per me no, la vita è la cosa più bella che esiste.» Un uccellino, forse un gabbiano, un giorno mi disse che una della canzoni che ricordi in assoluto con più piacere è “Vorrei incontrarti tra cent’anni” di Ron, giusto? Allora Edi, penso sarà impossibile ma, se per un assurdo scherzo del destino dovessi mai rincontrarti tra cent’anni, cosa mi diresti nella prossima intervista? «Ti direi “ciao Roby, ma che bel sogno che ho avuto stanotte, ero io nella vita precedente, avevo sui trentasette-trentott’anni, abbracciavo il mio bambino piccolo piccolo e sorridevo. La cosa più strana è che mi sentivo leggera, come il gabbiano Jonathan Livingston, capace di staccarsi dalla precedente vita e intravedere una nuova via da poter seguire… Poi mi sono svegliata… Che bella sensazione”.»

Cena di Pasqua 2013 in buona compagnia a casa Rossi/Pucinskaite. Da sinistra a destra: Monica Cuel, Edita Pucinskaite, Tomas Rossi, Roberto Rossi e Roberto Zanetti


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gf BMC DIavolo In veRsIlIa a cura di PlAyFUll

info@playfull.it

A dI SALVo VA LA PRoVA VIAREggInA oLTRE 2.200 CICLISTI INVAdoNo IL LIToRALE VERSILIESE, IN UNA GIoRNATA FRESCA MA SoLEGGIATA. SULLA GRANFoNdo IL PALERMITANo dI SALVo BRUCIA TUTTI IN VoLATA, LA FIoRENTINA RINALdI FA GARA A Sé. RoBERTo dA PRATo E LA PARMENSE ILARIA LoMBARdo FIRMANo LA MEdIoFoNdo. LA CICLI GAUdENzI è LA MIGLIoRE SoCIETÀ. IL PRoSSIMo APPUNTAMENTo CoN IL GRANdUCATo è FISSATo PER IL 12 MAGGIo A SAN GIMIGNANo (SI).

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Viareggio (Lu) – Cadeva la pioggia sabato 20 aprile, mentre molti dei 2.500 iscritti ritiravano il loro numero gara e pacco gadget, altri ormai si rassegnavano a restare a casa, sbagliando. hanno infatti trovato una giornata assolata gli oltre 2.200 ciclisti che domenica 21 aprile si sono dati appuntamento a Viareggio per la Granfondo Internazionale BMC diavolo in Versilia. Una manifestazione diventata ormai classica nel panorama nazionale, ma da quest’anno appuntamento fisso anche per i toscani abbonati al Giro del Granducato di Toscana, del quale ne è la penultima prova ufficiale. Come è ormai d’abitudine la griglia d’onore della manifestazione viareggina vanta sempre nomi di grande lustro, e così davanti a tutti abbiamo potuto riconoscere l’ex professionista Francesco Casagrande oggi biker d’eccellenza, l’iridato Alessandro Ballan, il direttore della Scuola Superiore di Polizia, Roberto Sgalla e l’avvocato Giuseppe Napoleone, famoso per essere il legale di ciclisti famosi.

La corsa parte in perfetto orario alle ore 9.30, preceduta di un’ora dai cicloturisti, con partenza alla francese, ai quali era dedicato il percorso di 95 chilometri. due quelli agonistici: il Marathon da 128 chilometri e il Classic da 90 chilometri. L’agone scaturisce fin dalle prime battute, ma il gruppo resta unito per la prima ventina di chilometri, fino al bivio di Orbicciano. qui i primi scatti, ma è al termine di Freddana che una sessantina di atleti riescono a prendere il largo. Sul Piccolo Mortirolo sono il palermitano Giuseppe di Salvo e il lituano Raimondas Rumsas ad evadere verso la granfondo. Sul percorso di mediofondo svoltano Roberto da Prato, Francesco Casagrande, Simone orsucci, Federico Cerri e Riccardo Salani. All’inseguimento dei due fuggitivi si lanciano Alessandro Bertuola e Gianluca Mirenda, a loro volta inseguiti da un gruppetto di sei elementi. Con una serie di scatti e di rilanci il trevigiano Bertuola riesce a rientrare sui due fuggitivi. Portare il siciliano in volata è pericoloso

e questi i due lo sanno. A nulla valgono i tentativi di Bertuola e di Rumsas e all’arrivo è volata. Giuseppe di Salvo si dimostra nuovamente il più veloce e relega sui gradini più bassi del podio Rumsas e Bertuola, rispettivamente al secondo e al terzo. Doppia volata anche sulla mediofondo. La prima, per la vittoria, vede Roberto da Prato battere il biker Francesco Casagrande, compagno di fuga. Nella lotta per il terzo posto è invece Yuri Gorini a dominare lo sprint degli inseguitori. Tra le donne, sulla granfondo non c’è storia, con la fiorentina Ilaria Rinaldi che fa corsa a sé. Secondo posto per Sabrina Raggiante e terzo per Claudia Bertoncini. Vittoria della parmense Ilaria Lombardo sulla mediofondo, che precede la spezzina Daniela Passalacqua e Francesca Martinelli. Tra le società si riconferma il Cicli Gaudenzi, che precede il Futura Sport Cicli zapier e il Velo Club Maggi 1906. Come tutte le granfondo del Granducato di Toscana, il pasta party è aperto a tutti e a deliziarsi del gustoso menù preparato dall’Istituto Alberghiero Marconi e servito all’interno della Sala Congressi Principe di Piemonte c’erano ciclisti, accompagnatori e qualche passante che si è allegramente imbucato. Sempre ricche le premiazioni che hanno visto salire sul podio i primi tre assoluti, uomini e donne di entrambi i percorsi, i primi tre di ogni categoria, le prime dieci società e i primi tre del Trofeo Avis. Il comitato organizzatore diretto da Pierluigi del Pistoia e dalla consorte Silvia, con l’ausilio di Luca Franceschi, ringraziano le amministrazioni locali e i corpi di Polizia municipale dei comuni toccati, le Forze dell’ordine e tutti i servizi di volontariato e di Protezione Civile che hanno garantito la sicurezza sui percorsi. Il Giro del Granducato di Toscana dà l’appuntamento al 12 maggio a San Gimignano (SI) alla Granfondo della Vernaccia. Info: http://www.granfondoversilia.it/


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CHIantI ClassIC e MontI DIvInI Castelnuovo BeRaRDenga (sIena) 1-2 gIugno 2013 la festa Della MoBIlItà DolCe: tRe CIClotuRIstICHe, Due PeRCoRsI gouRMet e una RanDonnée Del CIRCuIto “gRan touR teRRe DI sIena”

In calendario il 1° giugno la randonnée Monti diVini, promossa da Bullettabike, parte la sera da Castelnuovo Berardenga (SI) e percorre 388 km con 7.100 m di dislivello complessivi, di strade quasi dimenticate dai veicoli a motore. Un itinerario ad anelli diretto alle montagne custodi dei grandi vini toscani: dai Monti del Chianti al Pratomagno, dall’Amiata al Monte Cetona. Nel mezzo le Valli d’Ambra, di Chiana e d’orcia. Paesaggi variegati in cui è possibile appagare la fatica con la gioia degli occhi, cogliendo l’intima relazione tra valori estetici, memoriali ed ambientali di luoghi caratterizzati da una forte e distinta identità. Il 1° anello del percorso, di soli 33 km, si snoda di notte lungo le strade e le colline del Chianti su un tratto asfaltato de l’Eroica: pas-

sando da Pianella si sale verso Monti in Chianti, si ridiscende in direzione del celebre Castello di Brolio, una delle prime fortezze bastionate d’Italia. Siamo al centro di un paesaggio di definite geometrie, custode di secoli di memoria contadina che schiude con orgoglio i suoi vigneti. qui da quasi 200 anni i Ricasoli traggono il famoso vino Chianti, invecchiato nelle cantine nascoste tra le possenti mura del castello. Ritorno a Castelnuovo in festa. Il 2° anello (115 km) ha come protagonista il Pratomagno, il gruppo montuoso che si innalza tra il Valdarno superiore e il Casentino a nord-ovest della città di Arezzo. Dalla valle dell’Ambra si arriverà al M. Lori (1.030 m) ai piedi della vetta Pratomagno, visibile per la sua imponente croce in ferro. Folti boschi di quercia, di faggio e di castagno si aprono al passaggio. Caratteristici borghi dalla storia antica punteggiano qua e là il verde boschivo, numerosi corsi d’acqua discendono la montagna e ci offrono inaspettati e silenziosi scorci naturali. Il mare d’erba nella sommità del Pratomagno si presenta con scenografie mutevoli alla luce e alle stagioni: il verde intenso pennellato dalla varietà di specie floreali in primavera, il giallo maturo dell’estate. Sulla strada del ritorno troveremo, con improvvisi salti di scala, scenari sempre nuovi caratterizzati da ambienti vegetali, palustri e infine agricoli. Qui si farà più vicina la compagnia dell’Arno le cui acque, regimate dalla diga a Levane, riposano a formare il lago della riserva naturale della Valle dell’Inferno. Siamo nel cuore di un’area protetta, dove l’eccezionale coesistenza di variegati ecosistemi ha favorito lo sviluppo di una fauna decisamente eterogenea. L’arrivo in terra di Siena non ci


farà mancare la scalata finale al valico di Monteluco in Chianti (789 m), la cima Coppi senese, attaccato dalla parte di Nusenna. Nove km in discesa e ci sorride il borgo gioiello San Gusmé, che cede il passo poco dopo a Castelnuovo pronto a ristorarci. 3° anello: lungo 240 km porta alla vetta Amiata. dopo il massiccio Monteluco la dorsale rocciosa scende vistosamente giungendo dopo pochi km nel territorio delle Crete senesi. Il ciclista si appaga sfiorando le ampie e ondulate colline argillose, su cui anticamente riposava il mare, un lembo di Toscana color ocra che i maestri del Rinascimento usarono per creare la nota tonalità “terra di Siena”. Un luogo che viene riconosciuto e ricordato per ciò che risalta in esso come identità distinta dove non si è intervenuto con sgrammaticate note di edilizia a noi contemporanea. La natura è ancora preminente e i soli contrassegni figurali ad opera dell’uomo sono antiche pievi, abbazie e case coloniche. Le Crete di Asciano, Monte Oliveto e Buonconvento accompagneranno il ciclista fino a Montalcino, patria del mitico Brunello. Poi la strada si spinge verso la scalata al cono vulcanico del M. Amiata (1.700 m) e il M. Cetona (780 m), all’estremità meridionale della provincia di Siena. Per giungere alla prima vetta la strada si innerva tortuosa nella trama solenne di boschi d’abeti e di faggete che rompono il sole in un balenio di raggi, eppure è silenzio. La maestosità ci accoglie e ci annuncia che stiamo pedalando in direzione della montagna sacra, oggetto di miti antichi e di leggende. Dopo il ristoro, si scende nell’incantevole frazione di Celle sul Rigo, dove ebbe dimora e trasse ispirazione Giosuè Carducci. Siamo a San Casciano Bagni, uno dei borghi più belli d’Italia, ricco di sorgenti d’acqua calda e l’Amiata ci osserva da lontano, ma ci attende ancora una scalata: quella al monte che 225 milioni di anni fa era un’isola circondata dalle acque e separata dall’Appennino dalla depressione dell’odierna Val di Chiana. La salita al Cetona è meno ardua, tuttavia si fa sentire. Il finale sarà un alternarsi di luoghi termali e paesi disegnati da vigneti ed uliveti: Sarteano, Chianciano Terme, Montepulciano, Trequanda, infine Asciano, Rapolano Terme e Castelnuovo. qui il brevetto è assicurato! La carta del percorso, il road book, le iscrizioni e tutte le info su http://www.audaxitalia.it/ La proposta ciclistica viene poi ad integrarsi con un secondo appuntamento dedicato agli amanti del cicloturismo: la nota e collaudata “Chianti Classic” valida per la classifica per Società del Circuito Provinciale di Cicloturismo e per il Criterium Nazionale UISP. Giunta alla sua 19a edizione con tre percorsi ciclistici di varia lunghezza: 60, 85 e 118 km, la Chianti Classic, in calendario domenica 2 giugno da C. Berardenga, attraversa le splendide colline del Chianti senese e fiorentino. Un fantastico saliscendi dentro paesaggi da cartolina, lungo strade che attraversano fattorie, ville, celebri castelli e borghi come Castellina, Radda, Panzano e Greve. Lo scarso traffico veicolare, la presenza attiva delle aziende vinicole delle Città del Vino, delle Città Slow, del Mercatale e del Museo del Paesaggio, costituiscono la migliore garanzia per l’attrattività e la riuscita della manifestazione. Tutti i percorsi ciclistici sono stati modificati e testati per renderli sicuri e alla portata di tutti. Bullettabike curerà direttamente i servizi: punti di ristoro per ciclisti alle stazioni di controllo, assistenza tecnica, mettendo a disposizione dei partecipanti palestre attrezzate con materassini e docce. Spazio camper e tende. Non mancheranno le strutture turistiche convenzionate per gli accompagnatori. Per i più golosi 2 percorsi Gourmet: 10 km a piedi e 25 in bicicletta, tra cantine e fattorie alla ricerca dei sapori della terre di Siena.

Faranno da cornice alla manifestazione ciclistica altri eventi aperti a tutti, accompagnatori e turisti: assaggi vini, mercatino del km 0, “notte bianca” con musica, spettacoli e racconti teatrali di ciclismo. E per finire il trekking della Polisportiva Bulletta. Un grande cartellone di eventi in cui turismo e sport si abbracciano all’insegna della valorizzazione del territorio toscano. Info su http://www.bullettabike.it/index.php/chianti_classic

Info e Prenotazione Servizi Turistici SIEnA Piazza del Campo 56 t +39 0577 280551 – 283004 fx 0577 +39 270676 incoming@terresiena.it

CHIAnCIAno TERME Piazza Italia 67 t +39 0578 671122 – 671123 fx +39 0578 63277 prenota@terresiena.it

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www.bici.terresiena.it


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gRanfonDo lIotto

a cura di NEWSPOWER in collaborazione con RObERTO ZANETTI

pressoffice@newspower.it

A VALdAgno In 2.200 GIUSEPPE dI SALVo LA SPUNTA IN VoLATA, VITToRIA NETTA AL FEMMINILE PER MARINA ILMER. NELLA MEdIoFoNdo, MAGRI E CAMozzI FANNo IL BUoNo E CATTIVo TEMPo E, IN CAMPo FEMMINILE, LA SChARTMüLLER VINCE PER dISTACCo. CLASSIFICA d’ELITE, PREMI PER TUTTI Ed UN PERCoRSo dI GRANdE INTERESSE: LA RICETTA dEL SUCCESSo PER UNA GRANFoNdo “IN FAMIGLIA”.

A

A Valdagno (VI), giornata di grande ciclismo con la Granfondo Liotto che non ha tradito le aspettative. Bel tempo, percorso affascinante, start affollato e una classifica d’elite. Sul percorso lungo, 130 km e 2.500 m di dislivello, si è imposto con 3h 41’ 56” il palermitano Giuseppe di Salvo, dopo una velocissima volata a tre con Alessandro Bertuola e Roberto Cunico. Vittoria netta al femminile invece per l’altoatesina Marina Ilmer, che si è presa il lusso di staccare di 13’ Valentina Gallo. Nel mediofondo, 102 km con 1.450 metri di dislivello, Magri e Camozzi hanno fatto il buono ed il cattivo tempo finendo nell’ordine in volata. Evidentemente le altoatesine erano in giornata “sì” ed infatti anche Astrid Schartmüller ha vinto per distacco su Manuela Sonzogni. oltre 2.000, come annunciato, i granfondisti in griglia pronti alla sfida fin dal via, con due “autentici” numeri 1, Matteo Marzotto, “padrone di casa” e Claudio Pasqualin. Gli organizzatori capitanati da Pierangelo Liotto hanno fatto uno strappo alla regola con un doppio pettorale numero “1”. Pronti, via! e già sulla strada che porta a Recoaro il direttore di gara Sergio Bianchetto ha il suo bel daffare a tener calmi i più vivaci, tanto che Magri e Camozzi scappano via e affrontano l’inizio della salita di Passo Xon, otto tornanti in successione, da soli. A metà salita

foto nEwSPowER CAnon

la partenza da Valdagno

I fratelli liotto alla partenza foto nEwSPowER CAnon


Giuseppe Di Salvo conduce il gruppo di testa

dello Xon, un gruppetto di una ventina di corridori è già in vantaggio, tutti i più forti, gruppo che poi man mano si è andato assottigliando. Tra i più attivi, i corridori della Legend Miche Gobbi con Bertuola, Minuzzo e Muraro, i due del Team Isolmat Colpak, Magri e Camozzi, la coppia del Team Beraldo, Cunico e zen, i portacolori del Team Maggi ovvero Magazzini, Mirenda e di Salvo, krys della Copparo, Longo della Bianchi, Fedele del Team kyklos e Fantini della MG.k Vis. Le scaramucce, in testa, si susseguono senza sosta e tra scatti e contro scatti, già sulla seconda salita di Monte Magrè in testa si ritrovano in tredici, e a fare scintille ci pensa spesso il biker Tony Longo (che però era fuori gara essendo elite), ma a tenere la situazione sotto controllo erano soprattutto i tre che poi avrebbero monopolizzato la gara: di Salvo, Bertuola e Cunico. Nella successiva salita di Torreselle, situazione invariata: una dozzina a tenere la gara per le briglie e decisamente tutti i più forti. L’attesa si concentrava quindi sul bivio tra percorso medio e lungo, alla periferia di Valdagno. I dubbi svanivano quando Viglione, Camozzi, Magri e Volpi abbandonavano il gruppo di testa che nella lunga piana verso Cornedo si era rinfoltito. Il medio metteva sul piatto subito la salita di Castello e poi la ripida e tortuosa discesa verso il traguardo. L’epilogo è la volata a due tra Magri e Camozzi, con Viglione appena dietro. Tra le donne Astrid Schartmüller fa un bel bis dopo il successo del 2012, con un netto distacco su Manuela Sonzogni e Sabrina zogli. Intanto sul percorso lungo, la prova è la salita di Castelvecchio. Cunico prova a dare un paio di “strattoni”, a ricucire ci pensa sempre di Salvo, qualche “avance” la fa anche Bertuola, ma alla fine tutto rientra e finita la salita si ritrovano in cinque a tuffarsi in picchiata (punte di 90 km/h!) verso Crespadoro. Nella successiva ed ultima salita rientrano per un po’ anche Longo e Magazzini, ma la gara la comandano Di Salvo, Bertuola, Cunico, krys e zen. è la salita con la “trappola” di Marana, una discesa galeotta inserita tra due spezzoni di ascesa, col

finale veramente “verticale”. Sull’ultimo rampone scappano via Di Salvo, Cunico e Bertuola, ma il siciliano nelle gambe ha più vigore. Cunico e Bertuola si rizzano sui pedali, la lotta è impari e il corridore di Bagheria scollina con 15”. In discesa, i due inseguitori sono dei missili, agganciano il leader e pur con qualche crampo dei due veneti, si immettono sul pianoro foto nEwSPowER CAnon alla pari. Entrano in tre insieme in piazza Cavour, ma il guizzo vincente è di di Salvo: Bertuola e Cunico sono lì ad un solo decimo. Poi dietro arrivano gli altri protagonisti di giornata, zen, krys, Magazzini, Minuzzo, Muraro e Fantini e chiudono i primi dieci. dopo il 62° arrivo del “lungo” è la volta della esile e longilinea Marina Ilmer, nemmeno mezz’ora di distacco da Di Salvo. Per conoscere la seconda si devono attendere 13’ esatti ed è Valentina Gallo, poi dopo una quarantina di secondi arriva Veronica Pacini che completa il podio. La festa sui pedali continua a lungo, gli arrivi si susseguono (al 202° posto c’è Matteo Marzotto) e nel contempo si sprecano i complimenti per il trio degli organizzatori: Pierangelo, Doretta e Luigina Liotto. La GF Liotto era anche tappa del Challenge Giordana. Al termine delle premiazioni – nelle quali, tra l’altro, non è stato scordato proprio nessuno – è stato possibile scambiare quattro chiacchiere con Luigina Liotto, organizzatrice,

con la sorella doretta e il fratello Pierangelo, della granfondo. La bicicletta, una tradizione di famiglia per i Liotto che si tramanda di padre in figlio e mai, come in questo caso, bisogna parlarne al plurale. Sarebbe più giusto dire “figli” dato che, dopo la scomparsa dell’indimenticabile Gino, sono stati proprio i suoi eredi a proseguire nella produzione di biciclette artigianali con la professionalità e la passione di chi fa sempre bene il proprio lavoro. Una passione, quella per il ciclismo inteso a 360°, che è emersa anche dalle parole di Luigina nell’immediato dopo gara. «Non abbiamo lasciato nulla al caso. – sottolinea Luigina, stanca ma soddisfatta dell’esito della manifestazione – Stiamo lavorando a questo evento da molto tempo e abbiamo impiegato tutte le nostre energie per garantire il meglio ai numerosi ciclisti che erano previsti qui a Valdagno. Ne sono arrivati oltre 2.000 (2.200 per la precisione) e oltre a loro abbiamo pensato anche agli accompagnatori, alle famiglie e a tutti quegli appassionati che volevano godersi una bella domenica di sport finalmente contornata da un tiepido sole primaverile. Una particolare citazione voglio farla ai volontari dislocati lungo i due percorsi che, fino all’ultimo momento, hanno presidiato gli incroci e dato sicurezza al passaggio dei concorrenti, permettendo il regolare svolgimento della gara. Anche nella nostra granfondo, il testimone e il messaggio che ci ha passato nostro padre è interpretato per me e per i miei fratelli come una missione da continuare nel tempo, anno dopo anno, proprio come la nostra azienda che produce biciclette con lo stesso entusiasmo e il medesimo impegno di quando c’era lui.» Come si diceva, in fase di premiazioni non è stato dimenticato nessuno. Infatti, oltre alla classifica assoluta, alle categorie e alle società, la famiglia Liotto ha voluto assegnare un meritato riconoscimento ai disabili in gara, premiando il primo classificato e, ancora più suggestivo, chiamando sul palco per la premiazione anche l’ultimo ciclista transitato sotto lo striscione del traguardo.

Sul Podio Gran Fondo Uomini, bertuola, Di Salvo, Cunico foto nEwSPowER CAnon


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DossIeR sPoRt e MeDICIna

a cura del Dr. MAURIZIO RADI – Fisioterapista - centro Fisioradi Pesaro

info@fisioradi.it

gInoCCHIo dEL CICLISTA?

P

Prima di parlare di dolore al ginocchio, dobbiamo fare una premessa sull’articolazione del ginocchio considerandolo un vero snodo e punto di carico della pedalata, considerando inoltre che è vincolato alla posizione del piede e del bacino. Nella pedalata l’articolazione del ginocchio è sicuramente quella maggiormente sollecitata. Dobbiamo considerare che la posizione del piede sul pedale e la posizione del bacino sulla sella possono influire positivamente o negativamente sul movimento del ginocchio. La forza che viene sollecitata dall’arto inferiore passa attraverso il ginocchio considerando che i muscoli della coscia creano una spinta e il pedale esercita una forza contraria che si oppone al movimento. Inoltre la relativa libertà di cui gode il ginocchio, non solo di piegarsi e distendersi, ma anche di essere ruotato e portato verso l’interno e l’esterno, può determinare importanti e frequenti disturbi dati da sovraccarichi. Essendo il ginocchio un punto importante di carico del gesto atletico del ciclista, il dolore al ginocchio porta a periodi di stop che impediscono all’atleta di gareggiare e al cicloamatore una vera sofferenza e di conseguenza periodi di stop dall’attività ciclistica. Comunque i disturbi al ginocchio sono spesso causati da un’errata posizione in bicicletta. In effetti la posizione ideale in bicicletta deve partire proprio mettendo il ginocchio nella condizione migliore per lavorare.

Quando parliamo del ginocchio cosa dobbiamo considerare? Partiamo dal fatto che il ginocchio è formato da due articolazioni. Una formata dall’osso della gamba, “tibia”, e dall’osso della coscia, “femore”. L’altra formata dalla rotula e dal femore. Tra il femore e la tibia troviamo i menischi, la cui funzione è quella di migliorare i rapporti di scorrimento tra le due ossa ed avere funzione di ammortizzazione cercando di limitare l’usura. Il ginocchio viene mosso dai muscoli della coscia. Il quadricipite femorale formato da 4 muscoli che si riuniscono in unico tendine (il rotuleo) ha la funzione di estensore. Nella parte posteriore troviamo gli ischi-crurali formati da bicipite femorale, semitendinoso e semimembranoso che hanno la funzione di flessori. Nel ciclista i disturbi si verificano principalmente nel tendine rotuleo e a carico del quadricipite in quanto principali strutture sovraccaricate nel gesto motorio della pedalata. Nel ginocchio troviamo anche strutture legamentose (LCA, LCP, CM, CL)

e i menischi, ma che raramente creano problemi al ciclista. Si sono verificate diverse situazioni dove i ciclisti riescono a pedalare anche con una lesione legamentosa senza dolore o disturbi.

Quali sono le patologie più frequenti? dolore rotuleo L’articolazione femoro-rotulea è la parte del ginocchio che più facilmente va incontro a problemi, questo dipende dal sovraccarico cui va incontro l’articolazione durante la fase di spinta. Il quadricipite, quando distende il ginocchio, schiaccia la rotula contro il femore e questa forza è tanto maggiore quanto più è piegato il ginocchio. La continua pressione ed il continuo sfregamento usura la cartilagine e determina dolori localizzati anteriormente e/o ai lati della rotula. In generale la zona dolente è più di frequente sul lato mediale della rotula. Queste problematiche possono dipendere da errate posizione sulla bici. Sella troppo bassa, troppo avanti, telaio troppo dritto? Altre cause predisponenti possono essere male allineamenti della rotula, che tende in genere a spostarsi verso l’esterno, oppure l’utilizzo di rapporti troppo lunghi ad inizio della preparazione e soprattutto programmi invernali di allenamento con i pesi che mirano al potenziamento del quadricipite. Ricordiamo come l’eccessivo carico rotuleo si ha quando si forza il ginocchio da una posizione di eccessiva flessione in estensione. Questo ci deve fare riflettere nell’eseguire esercizi di potenziamento per il quadricipite che dovrebbero essere prevalentemente esercizi in cui il ginocchio lavora solo negli ultimi gradi di estensione. Negli ultimi 30° gradi di estensione lavora difatti soprattutto una parte del quadricipite che ha la funzione di stabilizzare la rotula. Per curare e prevenire quindi questo tipo di patologia, chiamata “condropatia femoro-rotulea”, si deve correggere la posizione in sella e svolgere un intenso programma di rieducazione e potenziamento del ginocchio, facendolo lavorare negli ultimi 30° di estensione.


Tendinopatia del tendine rotuleo e quadricipitale Quando parliamo di tendine rotuleo è quel tendine situato al di sotto della rotula la cui funzione è quella di estendere la gamba sulla coscia. Il tendine del quadricipite è situato sopra la rotula ed unisce il muscolo quadricipitale alla rotula stessa. Il tendine avvolge la rotula e diventa tendine rotuleo che si inserisce sulla tibia. Come tutti i tendini, se vengono sovraccaricati, possono diventare dolenti durante l’attività fisica e alla palpazione. La tendinopatia del tendine rotuleo e del tendine del quadricipite hanno cause simili a quelle descritte per la rotula. Cause predisponenti possono essere un ginocchio varo o valgo. Un programma pesistico errato o una scorretta preparazione possono essere cause scatenanti. Altre cause possono essere ricercate nel periodo invernale-primaverile, quando i ciclisti gareggiano in condizioni atmosferiche pessime (pioggia, nevischio). In queste condizioni senza un’adeguata protezione termica degli arti inferiori, i tendini (in particolare il rotuleo) subiscono un abbassamento ulteriore nella temperatura interna e una riduzione degli scambi nutritivi provenienti dai tessuti circostanti sottoposti a vasocostrizione. Ne consegue una sofferenza temporanea che si presenta con sintomi dolorosi dopo la gara o negli allenamenti successivi.

richiedere esami per escludere altre condizioni. I test e gli esami potrebbero includere: • Esame fisico. Il medico può applicare una pressione in diverse parti del ginocchio per determinare esattamente dove si trova il punto del dolore. • Raggi-X. • Ecografia. • Risonanza magnetica (MRI). La tendinite rotulea richiede un trattamento lungo. Il recupero potrebbe richiedere alcune settimane o mesi, se la lesione non è troppo grave, o fino a un anno o più per le persone che si sottopongono a un intervento chirurgico. La maggior parte delle persone affette da tendinite rotulea trovano sollievo con il trattamento conservativo.

Che tipo di trattamento può essere effettuato per curare un dolore al ginocchio? Inizialmente l’approccio è sempre conservativo. Il medico può suggerire diverse tecniche per ottenere questo risultato, tra cui: • Riposo. Riposo non significa rinunciare a qualsiasi attività fisica, ma evitare di correre e saltare oppure ridurre l’intensità dell’attività. • Regolazione meccanica del corpo. Un fisioterapista può aiutare a imparare a distribuire meglio la forza che si esercita durante l’attività fisica. • Stretching. • Rinforzo muscolare mirato. Un fisioterapista può raccomandare esercizi specifici per rafforzare ed equilibrare i muscoli intorno ad esso. • Fisioterapia strumentale: tecarterapia, laser ad alta potenza. • Mesoterapia locale con Fans o cortisonici. • Terapia manuale: Massaggiare il tendine può aiutare a favorire la guarigione del tendine.

Quando si deve pensare ad un intervento chirurgico? Il tuo medico può prendere in considerazione un intervento chirurgico per la tendinopatia rotulea, se approcci meno invasivi non stanno aiutando dopo 12 mesi di trattamento. Le tendinopatie hanno tutte la stessa gravità? Sicuramente no, perché per essere più precisi dobbiamo parlare di tendinite e di tendinosi. La tendinite vuol dire infiammazione del tendine e colpisce prevalentemente gli atleti. La tendinosi è una patologia cronica. Al contrario dell’infiammazione acuta, la tendinosi ha una insorgenza più graduale ed è caratterizzata da micro-lesioni ed un ispessimento del tendine. La tendinosi provoca sintomi simili alla tendinite.

Come viene fatta una diagnosi? Il medico può essere in grado di determinare la diagnosi in base a segni e sintomi e a test clinici. Se la diagnosi non è chiara, potrebbe

La maggior parte delle persone che hanno avuto un intervento chirurgico per la tendinite rotulea sono in grado di riprendere la preparazione atletica in circa sei mesi. In alcuni casi, tuttavia, il recupero può richiedere fino a 18 mesi.

Ci sono altri approcci da tenere in considerazione? Altri tipi di terapia possono fornire sollievo al dolore. Questi metodi vanno presi in considerazione dal medico specialista ed in modo accurato per singola patologia. • Infiltrazioni di acido ialuronico per quanto riguarda le condropatie, oppure gel piastrinico (PRP) sia per condropatie che per tendinopatie rotulee.


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gRanfonDo fonDRIest a cura di PlAyFUll

info@playfull.it

1.600 CICLISTI TRA nEbbIA E SoLE BUoNA RIUSCITA PER LA GRANFoNdo FoNdRIEST ChE CRESCE ANCoRA dAL PUNTo dI VISTA dEI NUMERI E dELLA qUALITÀ. SoddISFAzIoNE PER GLI oRGANIzzAToRI, MA SoPRATTUTTo PER I TANTI CICLoTURISTI ChE hANNo APPREzzATo I MIGLIoRAMENTI dELL’EVENTo RISPETTo ALLA PASSATA EdIzIoNE.

C

Castrocaro Terme (FC) – Il modo migliore per celebrare il 25° anniversario della vittoria del Campionato del Mondo di Renaix 1988. Maurizio Fondriest ha scelto di farlo pedalando la “sua” granfondo in compagnia del grande Stephen Roche (vincitore nel 1987 di Giro, Tour e Mondiale). Ma la vera festa è stata soprattutto per i circa 1.600 cicloturisti intervenuti (+10% rispetto all’edizione 2012) in rappresentanza di oltre 200 società. E proprio l’elevato numero di società presenti, insieme alla bellezza del territorio su cui si snodano i suoi percorsi e al favorevole posizionamento in calendario, costituiscono ottime premesse per un futuro tutto in crescita per la granfondo Fon-

driest. Va sottolineato che dopo due sole edizioni cicloturistiche l’evento ha quasi raddoppiato i numeri rispetto a quando aveva carattere agonistico. Un chiaro segno di come questo genere di eventi stia sempre più entrando nel cuore degli appassionati delle due ruote. Lo stesso Stephen Roche ne ha apprezzato lo spirito: «Bellissimi paesaggi, tanta gente che pedala concedendosi il tempo per ammirarli, fare due chiacchiere e gustarsi i ristori. Il modo giusto di andare in bicicletta!» Anche il meteo ha fatto la sua parte: al mattino il Passo del Muraglione era immerso nella nebbia, ma le minacciose nubi si sono limitate a far cadere solo

Presenti alla manifestazione Maurizio Fondriest con l’amico Stephen Roche

poche gocce di pioggia, lasciando anzi il posto a un caldissimo sole già nel primo pomeriggio. Bene anche le attività collaterali: la minigranfondo in mountain bike del sabato ha registrato la partecipazione di una cinquantina di bambini, mentre il percorso della gimkana della domenica è stato continuamente occupato da piccoli ciclisti. Al termine del pasta party, che ha deliziato tutti con pasta al ragù, salsicce, dolci e frutta, Maurizio Fondriest e Stephen Roche sono stati premiati dal sindaco di Castrocaro Terme con un oggetto ricordo della città. La premiazione finale ha riguardato le prime 25 società per somma di chilometri percorsi: davanti a tutti la grama (con foto www.FoToRAVEnnA.CoM 5.138 punti), che distanziato di poco l’Aurora S. giorgio (5.081), seguita da Cicli Matteoni (4.856), Ars et Robur (4.421) e Fausto Coppi Cesenatico (4.087). L’organizzazione e il gestore delle classifiche elettroniche si scusano con società e ciclisti per il disguido avvenuto durante la premiazione ufficiale, durante la quale non è stato tenuto conto del percorso medio. Sul sito www.romagnasprint.com sono consultabili le classifiche corrette. grande soddisfazione per tutti, dunque, dall’organizzazione ai volontari alle proloco. Soddisfazione soprattutto per i grandi complimenti da parte dei ciclisti, che hanno promosso alla grande i ristori, molto migliorati rispetto al 2012, premiando lo sforzo organizzativo.



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oRo ItalIano RoDMan teaM a cura di PIERO FISChI

MARCHIo RodMAn, QUESTIonE dI FAMIgLIA

info@inbici.net ELENCO PRODOTTI 2013

dALL’AzIENdA dEI TESSIoRE NASCE NEL 2003 L’IdEA dI PRoGETTARE TELAI dI ALTISSIMA qUALITÀ. NEL 2008 IL SALTo NELL’oLIMPo dEL GRANdE CICLISMo, GRAzIE ALL’INCoNTRo CoN L’INGEGNERE TEdESCo ELSAVA. IL RESTo, dA ALLoRA AI GIoRNI NoSTRI, è LA SToRIA dI UN TEAM dI ESPERTI ChE PoRTANo TUTTI Lo STESSo CoGNoME.

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Il marchio Rodman è conosciuto nel mondo del ciclismo ormai da molto tempo, ma vediamo da dove è nata l’idea dell’azienda parlando con Fausto Tessiore, uno dei titolari. «Nel 2003 nacque l’idea di progettare dei telai di altissima qualità. In casa nostra si è sempre mangiato ‘pane e ciclismo’, come si suole dire, e si voleva entrare in questo mondo in maniera diversa, dopo esserci stati a livello agonistico in sella ad una bicicletta e prodotto, già dal 1983, col nome di famiglia.»

aspetti vitali della progettazione che ancora oggi teniamo ben presenti.»

Quale fu la molla che fece scattare il meccanismo? «L’incontro con l’ingegnere tedesco German Elsava ci ha aperto la possibilità di usare un grosso team internazionale di esperti del settore per progettare e produrre telai a marchio Rodman. Fu un incontro fondamentale per la nostra azienda e questa collaborazione ci fece fare il ‘salto di qualità’ e comprendere

Questo coinvolgeva e coinvolge tutt’ora l’intera famiglia Tessiore. «Sicuramente: da mio padre Guido, a mio fratello Francesco, me compreso. Ognuno ha i propri rami di competenza e tutti insieme formiamo l’azienda. Siamo, a differenza del mercato, in espansione, tanto che a fine anno amplieremo la nostra superficie operativa di altri 2.500 mq.»

In che anni siamo? «Parliamo del 2008. Da quella data cominciammo a distribuire ai negozi i nostri telai.» Fu una partenza “a tutta”… «Indubbiamente anche il periodo era più favorevole di quello attuale, basti pensare che nel 2009 iniziammo a vendere telai e biciclette per nostro conto.»

Rodman RDOM – Triathlon – Crono

Siete sempre stati nel ciclismo a vari livelli: vuole ricordare alcuni momenti importanti? «Sin da subito abbiamo cominciato a sponsorizzare squadre ed atleti e ci siamo impegnati nell’organizzazione di numerose gare: riteniamo che questa sia sempre una grande vetrina per i nostri prodotti e far teRodman RAZOR

Il Signor FAUSTO TESSIORE titolare del marchio Rodman

stare la nostre biciclette da atleti di valore, ci mette al riparo da qualsiasi problema possa avere il ciclista meno esasperato.» Un impegno che state portando avanti anche oggi… «Assolutamente sì: mi piace ricordare la squadra under 23 da noi sponsorizzata – la Cerone – ed il triatleta Vladimir Policarpenko (3 volte olimpionico), che ci ha dato grandi soddisfazioni. Un posto di primissimo livello occupa anche la squadra Oro Italiano, con la quale collaboriamo ormai da anni con successo e che ci ha regalato tante vittorie sulle strade di tutta Italia e non solamente: motivo di grande orgoglio è il doppio Campionato del Mondo vinto in sella alle nostre bici.» Un’azienda che voglia crescere deve sempre guardare avanti: quali sono le novità in previsione? «Intanto, quest’anno le biciclette che abbiamo fornito alle squadre rappresentano il frutto di ulteriori ricerche ed innovazioni che ne vanno a migliorare la stabilità, la rigidità ed il comfort. Se guardiamo ancora avanti, posso dire che stiamo sperimentando il freno a disco idraulico sulle bici da strada – il che rappresenta la novità più eclatante di questo periodo – e che stiamo ampliando la gamma delle mountain bike, perché alla classica mtb abbiamo affiancato la 29 pollici e stiamo lavorando anche sulla 27,5. L’intenzione è quella di rendere la gamma davvero completa.» Per quel che concerne il team, cosa si augura? «L’auspicio è che gli atleti della Oro Italiano-Rodman Team sfreccino tante volte per primi sui traguardi in sella alle nostre bici. Per avere successo bisogna avere una sorta di ‘confidenza’ con il successo stesso e questo è il modo migliore per promuovere la nostra azienda nel mondo del ciclismo.»



Aero + MCC due stelle Molto veloCi a cura di RobeRto Zanetti LA COSA PIù IMPORTANTE PER UN CICLISTA è LA VELOCITà. CORIMA, CON AERO + MCC, hA VOLUTO PROGETTARE UNA RUOTA LEGGERA, PROdOTTA IN fIBRA dI CARBONIO Ad ALTE PRESTAzIONI, RIGIdA, AEROdINAMICA; UNA RUOTA SOPRATTUTTO dEdICATA A CICLISTI VELOCI E dAL PALATO RAffINATO. AERO + MCC SI AVVALE dI UNA LINEA MOLTO ORIGINALE Ed è CARATTERIzzATA dALLE SPECIfIChE TECNIChE INNOVATIVE dEL CERChIO fULL CARBON PER TUBOLARE, dEI RAGGI E dEI MOzzI, ANCh’ESSI IN CARBONIO.

Lo scorso autunno le avevo viste esposte in bella mostra da un amico negoziante ma, purtroppo, non ero ancora riuscito a provarle. Grazie a Beltrami TSA, distributore Corima per l’Italia, ho potuto testare in prima persona le Aero + MCC che, nel giro di appassionati e intenditori, stanno facendo molto parlare per l’esclusività del prodotto e per la loro qualità costruttiva. Corima è il primo fabbricante ad aver lanciato delle ruote in carbonio nel settore della bicicletta. Le conoscenze accumulate in 20 anni di lavoro, prove e sperimentazione, sia in laboratorio che sul terreno di gara, hanno fatto sì che l’azienda francese possa offrire con la AERO + MCC uno dei modelli di ruota stradale d’alta gamma più performanti attualmente in circolazione. La tecnologia MCC, ovvero ruote con raggi in carbonio conici incollati – non tensionati – oltre al modello Aero + MCC di cui sto parlando, sono disponibili con la stessa tecnologia e numero di raggi nei modelli Winium MCC con profilo da 24 mm - 980 gr la coppia, oppure nella versione con profilo del cerchio da 34 mm per il modello Viva + MCC. In questo caso, Corima, ha optato per un mozzo in alluminio con perno in titanio denominato “S” che, conservando tutti i vantaggi tecnici delle sue “cugine”, contiene i costi di qualche centinaio di euro arrivando a un peso complessivo di 1.100 gr. Avendo superato i selettivi test dell’UCI (Unione Ciclistica Internazionale) e ricevuto il necessario nullaosta per essere utilizzata, la Aero + MCC è una delle ruote preferite dai team professionistici e dai loro atleti di punta, in particolare i corridori del team Astana che, con i capitani Nibali e Gasparotto, ha ottenuto successi in gare a tappe e classiche in linea. Costruita in carbonio 12k sulla pista frenante, 3k nella parte interna e all’attaccatura dei raggi, la Aero + MCC adotta un cerchio interamente full carbon con un profilo da 47 mm di altezza. Una nuovissima tecnica di stratificazione delle fibre di carbonio ha consentito a Corima di creare la Aero + MCC, dotandola di un minor numero di raggi per migliorarne l’aerodinamica e per conferirle una rigidità laterale davvero sorprendente. Come i mozzi, anche i raggi sono in carbonio e la loro elevata qualità riduce la spinta del terreno durante la corsa ottimizzando le prestazioni del ciclista. Correre con le Aero + MCC di Corima è puro piacere e divertimento. La sensazione di piacere e di divertimento nel sentirsi leggeri sulle salite, più veloci in rettilineo, scattanti e reattivi nelle volate; la ruota ideale per stare sempre in testa al gruppo! Consigli utili per la manutenzione: Prima di tutto voglio consigliare ai miei lettori che, per frenate migliori e sicure, è fondamentale utilizzare i pattini freno che CORIMA ha specificatamente ideato per l’uso dei cerchi in carbonio (quelli arancioni in sughero marcati Corima, per intenderci). Va sottolineato che i pattini freno Corima sono compatibili con corpi freno

Le Corima aero + MCC usate per il test (nella foto la ruota anteriore) montate sulla mia Specialized tarmac SL4

Coppia di ruote Corima aero + MCC con il kit di pattini in sughero Corima dedicati


il mozzo Corima a “clessidra” in carbonio (nella foto l’anteriore) e lo sgancio rapido con asta in titanio

Shimano, Campagnolo e Sram, quindi basta rivolgersi a un rivenditore autorizzato per acquistare il prodotto originale messo a disposizione dalla casa madre. Seconda cosa, controllare e verificare con regolarità conforme al chilometraggio percorso, all’utilizzo che si è fatto e alle strade sulle quali si è transitato (specialmente nel periodo invernale), la struttura dei raggi, l’allineamento (spazio tra il cerchio, telaio e forcella), la centratura della ruota e la scorrevolezza dei mozzi. Terzo punto: lavare periodicamente le ruote con prodotti indicati per una pulizia professionale del cerchio in carbonio. diffidare dall’uso di solventi chimici aggressivi ed evitare l’impiego di idropulitrici o getti d’acqua troppo violenti. In ultimo, e non meno importante, per una corretta manutenzione delle Aero + MCC rivolgersi sempre al personale tecnico qualificato e all’assistenza ufficiale Corima che è ben supportata dal distributore esclusivo italiano: Beltrami TSA di Reggio Emilia. In caso di rottura accidentale per urto o per caduta, anche rompendo due raggi, la ruota rimane perfettamente diritta consentendo, con le dovute precauzioni, di ritornare a casa. è importante sottolineare che la ruota può essere riparata in tempi celeri direttamente da Corima opCaratteristiche tecniche del prodotto: pure si potrà scegliere se acquistarne un’altra con il giusto sconto che la casa francese • Pesi: ruota anteriore 460 grammi ruota posteriore propone. 620 grammi. Totale 1.080 gr la coppia. • Altezza profilo cerchio: h. 47 millimetri, disponibile solo per tubolare. Il Produttore: • Mozzi: Corima in carbonio, 2 cuscinetti anteriore Corima e 4 cuscinetti posteriore. Corpo cassetta Shimano/Sram http://www.corima.com e campagnolo. • Raggiatura: anteriore, 12 in carbonio Ud – posteriore, 12 in carbonio Ud • Diametro: 28” • Sganci rapidi: leve e dadi in alluminio, aste in titanio. • Accessori: ogni ruota a raggi Corima è fornita di borsa portaruota, 1 coppia di pattini specifici per carbonio, sgancio rapido in titanio e prolunga valvola.

Distributore per l’Italia: Beltrami TSA Via Euripide, 7 42124 Reggio Emilia Tel.: +39 0522 307803 fax: +39 0522 703106 E-mail: info@beltramitsa.it Web site: www.beltramitsa.it

Pattino freno posteriore Corima in sughero a contatto con la pista frenante del cerchio in carbonio



FrW iN versioNe outlet BiCiClette ed ACCessori A PreZZi di FABBriCA IL RIMEDIO “ANTICRISI” PER RINCORRERE LA PASSIONE DELLE DUE RUOTE A PEDALE, GIUNGE GRAZIE ALL’INTUIZIONE DEI TITOLARI DELL’AZIENDA RAVENNATE, CLAUDIO BRUSI E LILIANA RAIMONDI. IN FORNACE ZARATTINI (RA) LA QUALITÀ È… SCONTATA. Se l’obiettivo è sempre più quello di vivere rispettando la natura, contenendo i costi ed avendo un occhio di attenzione alla salute, allora l’iniziativa della fRW è perfettamente in linea con questo mantra. Ci si riferisce all’apertura, sabato 1° dicembre 2012, del primo outlet dell’azienda romagnola freewheeling. L’iniziativa è nata dalla mente sempre attivissima dei titolari Claudio Brusi e Liliana Raimondi. Un’occasione imperdibile per tutti gli amanti delle due ruote di poter usufruire di importanti agevolazioni sull’acquisto di biciclette fRW e accessori BELL, GIRO, BLACKBURN, EASTON, occhiali TIfOSI e altre novità. Sulla scia delle note griffe di moda, anche l’azienda freewheeling ha deciso così di creare uno spazio all’interno del quale poter sognare, dando la possibilità di acquistare la bicicletta tanto desiderata ad un prezzo imbattibile. Un’opportunità che il patron dell’azienda Claudio Brusi ha voluto dare a tutti gli appassionati della bicicletta e a tutti coloro che si stanno avvicinando pian piano al

mondo delle due ruote. Ciò anche con un particolare occhio di attenzione rispetto al momento storico che si sta attraversando, nel quale ogni spesa deve essere assolutamente ponderata. I prodotti esposti all’interno dell’outlet, nei fatti, vengono proposti ad un prezzo di fabbrica, senza passaggi intermedi. Il prodotto è attuale, non è la novità 2013, ma appartiene alle stagioni passate, ciò non toglie che non ne conservi la qualità e la bellezza tipiche del marchio fRW. L’outlet freewheeling, si trova nella sede dell’azienda, in via Barsanti 10 a fornace zarattini (RA) ed è aperto dalle 16 alle 18,30, nei giorni di lunedì, mercoledì e sabato. Per informazioni, info@freewheeling.it. Sul sito www.frwbike.it, è possibile visionare l’elenco dei dealers fRW outlet, vale a dire quei negozi autorizzati che adotteranno, per determinati articoli, le medesime condizioni di vendita dell’outlet ravennate.


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sCott vAldArdA BiKe a cura di neWSPoWeR

pressoffice@newspower.it

LA “DOPPIA” SI TINGE DI AZZURRO APPUNTAMENTI dA NON PERdERE L’1 E 2 GIUGNO PER GLI APPASSIONATI dI Off ROAd, CON IL CAMPIONATO ITALIANO STAffETTA XC TEAM RELAY E GLI INTERNAzIONALI d’ITALIA MTB SERIES. UN WEEKENd RICCO E SPETTACOLARE, OSPITATO A LUGAGNANO VAL d’ARdA, TRA LE COLLINE PIACENTINE.

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dopo il favoloso spettacolo della passata edizione, la Scott Valdarda Bike – Trofeo Antonio Tedaldi propone anche quest’anno un evento in puro stile off-road. Sabato 1 e domenica 2 giugno saranno due giornate di totale immersione nell’universo delle ruote grasse con gli Internazionali d’Italia MTB Series la domenica, anticipati dal Campionato Italiano Staffetta XC Team Relay, il sabato. Primi protagonisti: Lugagnano Val d’Arda e le colline piacentine, con un tracciato che lo scorso anno lasciò tutti soddisfatti, qualcuno andò a casa… con qualche livido, ma lo show fu entusiasmante. La prima parte si inerpica verso la chiesetta della Madonna del Piano e successivamente lungo il ripido tratto dell’Antenna, in cima alla pineta. Gli specialisti della velocità qui saranno chiamati a dare il meglio di loro per la classica discesona già testata in passato, con la differenza che si uscirà dalla pineta a metà della discesa e si arrancherà nuovamente verso la costa, percorrendo un tratto tecnico e impegnativo. Le novità dell’edizione 2012, in occasione della quale furono assegnati i titoli di Campionato foto NEWSPOWER CANON

foto NEWSPOWER CANON


Italiano Assoluto XCO, sono tutte confermate, come la “Sassaia”, vale a dire quei dieci metri circa in discesa fatti di grossi massi che ricordano molto da vicino il percorso olimpico di Londra, o la “Legnaia”, con alcuni insidiosi tronchi, tra i quali occorre tenere saldo il manubrio se non si vuole rovinare a terra. da non sottovalutare sono anche la “discesa Cipollina” di ritorno al traguardo, le adrenaliniche paraboliche e il “Cavatappi” che gira intorno ad un grosso masso e necessita di abilità tecniche non da poco. Sul finire, nei pressi della piscina, c’è anche la “Salita del Refrigerio” che sarà sì in ombra, ma la battaglia dovrà essere senza esclusiofoto NEWSPOWER CANON

ne di colpi, e di sicuro ci sarà da sudare. Ogni giro misura 4,7 km e per buona parte è composto da sterrato o ghiaia, con una minima parte in asfalto e un dislivello di salite di 150 metri complessivi. «I ragazzi della Lugagnano Off Road hanno cercato durante la stagione scorsa di fare un percorso che tirasse fuori le doti atletiche dei riders, ma anche l’abilità nella guida della mtb in vista della gara olimpica che si sarebbe svolta da lì a qualche settimana» – ha commentato alcuni giorni fa Marco Aurelio Fontana, di casa a Lugagnano, lui che vive poco lontano, e medagliato a Londra, forse grazie anche al test dei campionati tricolori

in provincia di Piacenza, vinti poco prima di partire per le Olimpiadi. Per il primo fine settimana di giugno, fontana ha già prenotato il suo posto in griglia al doppio evento della Scott Valdarda Bike, ma c’è da giurare che sarà “accompagnato” da una scorta di rilievo, vale a dire tutti i protagonisti degli Internazionali d’Italia MTB Series che a Lugagnano porteranno la quinta tappa dopo Nalles, Montichiari, Alpago e Gorizia, tra aprile e maggio. L’amore di Lugagnano per le ruote artigliate risale ai primissimi anni ’90. Una passione per la nuova (allora) disciplina che aveva più un carattere di avventura e di esplorazione, che sportivo. Il primo Trofeo Tedaldi fu del ’91 e da quel momento in avanti è stato un susseguirsi di appuntamenti di alta caratura, a livello provinciale, nazionale e internazionale. «Quello dell’anno scorso, è stato uno dei Campionati Italiani di XCO più belli che io abbia mai corso», ha sottolineato Fontana, rintracciando il segreto di questo successo nella voglia e nella straordinaria passione messa in campo ogni giorno e da anni dal team organizzatore, guidato da Luciano Vespari. C’è da aspettarsi una Scott Valdarda Bike 2013 da… leccarsi i baffi. Cosa che, per il resto, si potrà fare anche per quanto riguarda il pubblico e gli amici di Lugagnano, che troveranno piacevoli situazioni gastronomiche in zona parterre e nessuno – davvero nessuno – rimarrà a bocca asciutta. Altri eventi di contorno alla gara sono in programma per la due giorni del 1° e 2 giugno a Lugagnano. Tutti gli aggiornamenti sono su www.lugagnanooffroad.it. foto NEWSPOWER CANON


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HuBert KrYs a cura di niCoLetta bRina

nicoletta.brina@gmail.com

ALLA RICERCA DEL BIS dOPO UN 2012 dA INCORNICIARE Ed UN AVVIO RALLENTATO IN QUESTA NUOVA STAGIONE, IL 29ENNE POLACCO TENTA IL COLPACCIO: RICONfERMARSI IL GRANfONdISTA PIù fORTE d’ITALIA. E INTANTO LANCIA LA SfIdA ALLA NOVE COLLI: «SONO MANCATO NEGLI ULTIMI dUE ANNI, MA L’EdIzIONE 2013 SARà MIA».

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Nel 2012 è stato il più forte granfondista a livello italiano e quest’anno, nonostante un avvio difficile – qualche scherzetto di salute ne ha rallentato la preparazione – ha tutte le intenzioni di bissare l’exploit positivo della stagione scorsa. Il 29enne polacco hubert Krys insomma, non solo è divenuto il team leader della Cicli Copparo Giordana, ma promette di rendere difficile la vita agli avversari che incontrerà in griglia di partenza nei prossimi mesi.

Giovanissimo e già così agguerrito. Hubert come è arrivato alla bicicletta? «In Polonia, nel paese nel quale vivevo mi divertivo con un gruppetto di amici a girare in bicicletta, mi sono appassionato e sono entrato da allievo all’interno di una squadra. Da lì poi, ho cominciato tutta la trafila. Dal 2002 mi sono trasferito in Italia, correndo 3 anni nei dilettanti e poi passando nei tre anni successivi, dal 2005 al 2008, professionista. Il professionismo è stata una bellissima esperienza, anche perché era il mio sogno. Sono riuscito anche a fare i Campionati del mondo. Ho fatto i Mondiali Under 23 a Madrid nel 2005, poi ho corso nella Flaminia. Ho fatto gare in Portogallo, Spagna, Italia, i Mondiali nel 2008 e gare Protour.» Quest’anno è l’uomo di punta della Cicli Copparo, una bella responsabilità… «Siamo abbinati al Team Lucri con Michele Maccanti, poi c’è anche William Dazzani anche se è più orientato verso le corse brevi: voglio dire, ci sono personaggi molto forti che gravitano attorno a me e attorno alla squadra, non ci sono solo io di forte. Per quel che mi riguarda, in bici mi impegno sempre tanto, quindi credo di essere in grado di arrivare piuttosto in alto e di fare bene nelle granfondo. Sono

uno di quelli che quando la gara si fa dura, stringe i denti e comincia a divertirsi.» È reduce da un 2012 di grandi soddisfazioni, è stato il miglior granfondista a livello italiano: come è iniziata questa stagione? «Sono molto soddisfatto dei risultati dell’anno scorso. Quest’anno purtroppo abbiamo cominciato le gare due settimane più tardi, con la prima corsa al Conero (è giunto secondo, dietro a Maccanti, ndr.). Abbiamo programmato un inizio stagione un po’ più tranquillo anche per-

Prova delle sue condizioni non ancora ottimali, la Dieci Colli… «Ho chiuso all’ottavo posto a Bologna e sono arrivato un po’ stanco. Ci ho provato, tant’è che alla prima salita ero già in fuga da solo, poi il gruppetto di sette è riuscito a rientrare ed in volata, sul traguardo, ero sfinito. Devo dire che come prova è stata importante, perché mi è servita a valutare le mie condizioni in uno sforzo prolungato, dato che la gara è stata tirata sin dall’inizio e non avevo metri di confronto da dopo la malattia. Se ho tenuto fino alla fine in una gara come quella di Bologna, posso ben sperare.» Quali sono i suoi prossimi obiettivi? «Davanti a noi si aprono due mesi importanti, con maggio e giugno che ospitano le corse più importanti e quelle alle quali tengo particolarmente. Nove Colli e Dolomiti sono le mie sfide, visto che né l’anno scorso, né due anni fa le ho potute affrontare, essendo un ex professionista. Vorrei esserne protagonista.» Cosa pensa di queste gare? «La Nove Colli è in assoluto la più sentita a livello mondiale tra le corse amatoriali: ho tanti amici polacchi che sono venuti gli anni scorsi e che hanno il desiderio di concorrere. Lo stesso vale per le Dolomiti, solo che entrare in griglia è più difficile perché c’è il sorteggio. Sono corse ambite, che muovono un interesse che va oltre l’Europa, arrivano a livello mondiale. Mi piacerebbe essere là e fare bene, lottando per vincere.»

ché purtroppo sono stato messo ko dal virus intestinale che mi ha debilitato davvero molto. Ora sto recuperando, ma non sono ancora al top della forma. Questo in qualche modo mi rassicura: se faccio bene in queste condizioni, non posso che migliorare.»

Il 9 giugno torna anche la Merckx che ha vinto nel 2012. Difenderà il titolo? «Assolutamente sì, sono corse abbastanza adatte a me, si sviluppano in montagna e sarà importante trovare la forma giusta, so di essere sulla buona strada per recuperare.»


Il BAR CICCIO è il luogo di ritrovo dei ciclisti della riviera, in partenza per gli itinerari e percorsi della Valle del Savio e colline romagnole. Offre agli amici ciclisti, un punto di ristoro con un ampio parcheggio privato e un prezioso servizio di lavaggio bici (rivolgersi al bar) per coloro che rientrano dai percorsi del fuoristrada. Orari abituali di partenze e ritrovi: martedì ore 12.30 • giovedì ore 12.30 • sabato ore 13.00

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BAR CICCIO


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GrANPArAdisoBiKe a cura di neWSPoWeR

A DUE PASSI DAL CIELO IMMERSI IN UN AUTENTICO POLMONE VERdE, IL 26 MAGGIO, I CICLISTI SARANNO ACCOLTI dALLA 13ª EdIzIONE dELLA MANIfESTAzIONE dI COGNE. L’ASd “SPORT IN PARAdISO” SI PREPARA A REGALARE AI BIKERS UNA GARA dALLE GRANdI EMOzIONI, A PARTIRE dAL PERCORSO ChE SI AddENTRA NEL PARCO NAzIONALE, fINO AI PANORAMI dA CARTOLINA.

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Pedalare in… Paradiso è possibile. Il 26 maggio a Cogne, nella ridente Valle d’Aosta, viene riproposta la GranParadisoBike, una gara che accarezza il famoso Parco Nazionale del Gran Paradiso e che è pronta, con la 13ª edizione, a regalare nuove emozioni. Gli organizzatori dell’Associazione Sportiva dilettantistica “Sport in Paradiso”, ora che la stagione lo permette, hanno deciso di apportare alcune migliorie al tracciato per la gara – aperta sia ai tesserati fCI, che degli Enti della Consulta – offrendo due opportunità: una competitiva di 45 km, con 1.450 metri di dislivello e una “pedalata ecologica”, decisamente meno impegnativa, sulla distanza di 20 km con 650 metri di dislivello. Il fulcro della gara, che ripropone a grandi linee il percorso della MarciaGranParadiso, la granfondo sugli sci stretti, è la cittadina di Cogne, un autentico polmone verde con le radici affondate appunto dentro il Parco Gran Paradiso. La gara competitiva, dopo lo start nei Prati di Sant’Orso e attraversato il centro storico di Cogne, porta nell’immediata periferia e subito mette in discussione il gruppone. C’è infatti la prima salita che conduce al GPM di Gimillan, sono solo 3,75 km, ma con 425 metri di dislivello positivo e con pendenze fino al 27%, salendo in quota a 1.923 m, una bella sferzata per i muscoli ancora freddi. da lì, la vista spazia sui più bei rilievi della valle, ma ci sarà poco da indugiare perché dopo alcune pedalate, un po’ nei prati ed un po’ nel bosco su un divertente single track, la GranParadisoBike si tuffa letteralmente a capofitto nella ripida, lunga e veloce discesa fino a Epinel, riportandosi sul percorso originario. I bikers risaliranno verso Cogne, lungo la sinistra orografica del torrente, arrancando poi fino a Valnontey dove il ristoro diventa necessario.

La gara a quel punto – si è a quota 1.740 m con viste spettacolari sul Gran Paradiso – rientra su Cogne, ma in periferia c’è una salita che riporta ancora in quota fin sui prati di Sylvenoire, avendo percorso fino a quel punto 30 km; la corsa si addentra successivamente nel bosco di Sylvenoire, ovviamente sempre in off road, perché in quella zona, di strade asfaltate, non c’è nemmeno l’ombra. è un tratto dai rapporti agili, poi la GranParadisoBike scende nuovamente verso valle dirigendosi su Champlong. Chi parteciperà alla non competitiva a quel punto – dopo aver glissato il primo tratto fino a Gimillan e la discesa per Epinel, salendo invece dopo lo start a Valnontey – rientra su Cogne per salutare il traguardo, mentre i partecipanti sul percorso più lungo, devono affrontare l’ultima salita, e non è da poco, fino al giro di boa di Lillaz-Valleille (il contachilometri segnerà 35,5 km e l’altimetro quota 1.708 m). La fatica più grande è… acqua passata. Una lunga e agevole discesa toccando Lillaz, Champlong, con un passaggio davanti al ristorante Lou Ressignon a Cogne, porta la gara fino a Cretaz. Ancora una manciata di pedalate in leggera ascesa ed ecco il traguardo in pieno centro, nella piazza principale di Cogne. Oltre a tutto questo, c’è da ricordare la grande cultura dell’ospitalità della gente di Cogne, i panorami da favola e il fatto


GRANPARADISOBIkE – 13A EDIZIONE 26.05.2013 COGNE (AOSTA) C.O.: ASd Sport in Paradiso CIRCUITO DI APPARTENENZA: Alpine Pearls Mountain Bike Cup (1° Prova del circuito) PERCORSI: 45 Km, 1.450 mt disl. (Agonistica) 20 Km, 650 mt disl. (Pedalata Ecologica) LUOGO E ORARIO PARTENZA: Cogne centro, Ore 10:00 Partenza GranParadisoBike, a seguire partenza Pedalata Ecologica QUOTA D’ISCRIZIONE: 30 Euro fino al 23 maggio, 35 Euro fino alle ore 9:00 del 26 maggio NUMERO PREMIATI: Premi in denaro per le categorie Open Elite U/d, primi 3 di categoria GADGET PACCO GARA: Pacco gara diversificato per i primi 100 iscritti. Tutti gli altri avranno comunque un pacco gara più semplice. RITIRO PETTORALI E PACCHI GARA: Il 25 maggio ore 10:00-19:00 e il 26 maggio ore 7:00-9:00 che la gara, in passato poco promozionata, è decisamente bella e da veri bikers. Il 26 maggio è una data da non dimenticare. L’iscrizione dal 1° maggio ammonta a 30 euro con quota fissa fino al 23. dal giorno successivo si passa a 35 euro.

CRONOMETRAGGIO: Asd Gameover con sistema Championchip

Alpine Pearls Mtb Cup dall’anno scorso la GranParadisoBike è inserita nel circuito Alpine Pearls MTB Cup: un affascinante circuito di gare di mountain bike che nasce dalla volontà di mettere in rete le competizioni presenti nelle Perle delle Alpi, tutte località impegnate a promuovere un turismo amico dell’ambiente e all’insegna della mobilità dolce. L’Alpine Pearls MTB Cup vuole essere un circuito di gare che favorisce la partecipazione sia di atleti di punta che di amatori, uniti dalla passione per la mountain bike e per la montagna. La 2ª edizione del circuito vedrà sfidarsi i bikers in 4 gare, in alcune tra le più belle MTB Marathon delle Alpi.

COME ARRIVARE: A5 Torino-Aosta-Monte Bianco, uscita di Aosta Ovest, poi imboccare la Sr 47 che in circa 20’ porta a destinazione (Km 18)

Calendario 2013 Alpine Pearls Mtb Cup 26 maggio: Gran Paradiso Bike a Cogne (AO) 30 giugno: Gran fondo La via del sale a Limone Piemonte (CN) 28 luglio: Gran fondo Alta Valtellina a Bormio (SO) 8 settembre: Val di fassa Bike a Moena (TN) Premi I due primi assoluti, maschile e femminile, riceveranno in premio un soggiorno di una settimana per 2 persone (pernottamento e colazione) in una località del circuito Alpine Pearls. I primi classificati maschile e femminile di ciascuna categoria riceveranno dei premi tecnici. Disciplinare ecologico La filosofia ecologica delle Alpine Pearls vuole che gli effetti negativi delle attività umane (turistiche, sportive, ecc.) sugli ambienti di montagna siano limitati. Pertanto il circuito Alpine Pearls Mtb Cup vieta in maniera asso-

SOGGIORNO: Consorzio Operatori Turistici Valle di Cogne Tel. 0165.74835 www.cogneturismo.It

INFO: 0165.74835 www.granparadisobike.It info@cogneturismo.It luta l’abbandono lungo il percorso di rifiuti. I controllori del Comitato Organizzatore sono tenuti ad annotare ogni infrazione e a comunicarla ai giudici, pena squalifica. Sui percorsi di gara è possibile abbandonare i propri rifiuti solo in prossimità dei ristori o negli appositi contenitori. Gli organizzatori delle singole manifestazioni si impegneranno inoltre con una serie di misure a ridurre il più possibile l’impatto degli eventi sull’ambiente.


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sAlute iNBiCi

a cura del Dr. aLeSSanDRo GaRDini Responsabile integratori per Lo Sport ed il benessere Farmacia del bivio

I RIMEDI PER LA STIPSI

L

La stipsi, o stitichezza, è un disturbo della defecazione consistente nella difficoltà di svuotare tutto o in parte l’intestino espellendone le feci. Si parla di stitichezza quando il numero di evacuazioni è inferiore alle tre volte a settimana, anche se è un disturbo molto soggettivo. Un primo passo per porre rimedio a questa problematica alterazione del benessere intestinale è correggere il proprio stile di vita dedicando una congrua quantità di tempo alle proprie attività fisiologiche soprattutto la mattina, facendo una colazione ricca di liquidi e fibre, e possibilmente una modesta attività fisica. Senza entrare nel merito nutrizionale, è consigliato assumere ai pasti principali alimenti quali i legumi e i cereali, la pasta integrale, le minestre di verdure, la stessa verdura cruda e soprattutto cotta, e modeste quantità di frutta. fondamentale è ovviamente l’assunzione giornaliera di almeno un litro e mezzo di acqua. A colazione e per gli spuntini sono preferibili il latte intero, il caffè ed il caffè d’orzo, il tè diluito, i succhi e le spremute di frutta, le marmellate e il miele, utili anche dal punto di vista energetico per sostenere l’attività sportiva. è preferibile poi l’utilizzo del pane integrale o di segale o le fette biscottate integrali per aiutare ad aumentare la massa fecale. Un importante alimento nella dieta per il benessere intestinale è lo yogurt. Utilizzato al mattino, a temperatura ambiente, ha un leggero effetto lassativo e contribuisce a mantenere sana la flora batterica intestinale, che gioca un ruolo anche nella prevenzione della stipsi. Anche se nessun alimento va completamente eliminato, vi sono alcuni cibi che possono accentuare la stipsi. I cereali poveri di fibra (pane bianco, pasta e riso) riducono il volume delle feci. Alcuni cibi poi, possono ridurre la velocità del transito intestinale, quali gli alimenti addensanti (riso, patate, banane, fichi d’india) e quelli ricchi di tannino (vino rosso, tè di ribes, mirtillo). L’assunzione di scarse quantità di grassi, invece, come nelle diete ipocaloriche, può facilitare l’insorgenza della stipsi. Le fibre hanno un ruolo importante nella dieta sia dei soggetti sani, sia dei soggetti con difficoltà ad una evacuazione corretta. Quelle solubili, presenti in molti ortaggi e frutta, fermentano nell’intestino crasso trasformandosi in una massa che stimola i movimenti del colon e aiutano, fra l’altro, a regolare l’assorbimento di zuccheri e grassi. La fibra solubile riduce il ph intestinale, ciò inibisce l’attività di microrganismi potenzialmente dannosi e favorisce la presenza di quelli benefici, diminuendo la concentrazione nell’intestino di molecole azotate citotossiche. Le fibre insolubili, come la cellulosa presente nei tegumenti dei cereali, hanno anch’esse una funzione di stimolo sulle pareti dell’intestino. La fibra insolubile aumenta la velocità di transito, riducendo la concentrazione di sostanze potenzialmente citotossiche e citolesive e i tempi di contatto con la mucosa intestinale. Attenzione però:

alessandrogardini@gmail.com

troppa fibra può causare flatulenza, irritare l’intestino e favorire contrazioni spastiche che, alla fine, accentuano la stipsi. Bisogna considerare anche che la fibra inibisce l’assorbimento di alcuni principi nutritivi. Non dimenticate sempre di bere, senza acqua le fibre non agiscono! La stitichezza può essere idiopatica (primaria) o secondaria ad altre patologie più gravi. Quando la stitichezza è primaria non è correggibile con un corretto stile di vita è possibile ricorrere all’uso di trattamenti specifici a base di lassativi. Questi possono agire aumentando il volume delle feci, le fibre per l’appunto, influenzando i processi osmotici, ammorbidendo la massa fecale anche attraverso un’azione colon-stimolante. I lassativi in grado di aumentare il volume della massa fecale sono polimeri polisaccaridici naturali, derivati semisintetici o sintetici di fibre vegetali. Queste non vengono degradate dal tratto gastrointestinale, trattengono acqua e ioni nel lume intestinale promuovendo la peristalsi. Agiscono in un tempo variabile dalle 24 ore ad alcuni giorni dopo l’assunzione, non danno effetti collaterali. Li troviamo negli integratori sottoforma di derivati dello psillio, guar, agar e glucomannano. Si assumono lontano dai pasti sottoforma di polveri o capsule. I lassativi osmotici invece sono scarsamente assorbibili e trattengono un elevato volume di fluidi nel lume intestinale accelerando il transito del contenuto attraverso il tenue. di conseguenza nel colon affluisce un volume molto elevato che causa distensione e porta ad un rapido effetto purgante, accompagnato spesso da crampi addominali. Questi possono essere salini o costituiti da zuccheri non assorbibili quali il comune lattulosio. Quest’ultimo nel colon viene scisso in fruttosio e galattosio ad opera della flora batterica residente, e successivamente in altri composti che esercitano azione lassativa. ha una durata d’azione tra le 24 e le 48 ore. I lassativi emollienti, quali l’olio di vaselina e di ricino, rendono soffici le feci promuovendo la formazione di un’emulsione del materiale fecale con acqua e grassi e impiegano poche ore per esplicare la loro azione. I lassativi più utilizzati sono invece gli stimolanti quali la bisacodile, i derivati della senna, della cascara, l’aloe e il rabarbaro. Questi aumentano la motilità intestinale stimolando la mucosa e dando origine a riflessi locali. Promuovono inoltre l’accumulo di liquidi ed elettroliti nel colon. Si assumono la sera prima di coricarsi possedendo un effetto superiore alle 6 ore. L’uso irrazionale può portare a deterioramento della funzionalità intestinale fino al cosidetto colon atonico, disidratazione e perdita di elettroliti. Inoltre possono interferire con l’assorbimento dei farmaci per cui è bene assumerli almeno due ore lontano da questi. Essendo i lassativi tipici prodotti da automedicazione, hanno come loro principale svantaggio l’abuso degli stessi perché il principale desiderio del paziente è la necessità di evacuare in maniera soddisfacente.


Non bisogna però dimenticare che l’abuso o l’utilizzo non controllato senza consiglio del medico di base o dello specialista può creare gravi disturbi infiammatori intestinali. Prima di ricorrere all’impiego di tali medicinali, occorre sempre, come accennato in precedenza, correggere tutte le abitudini sbagliate che portano a un mancato benessere intestinale.

Bibliografia Il Gastroenterologo Anno XXXI n.1-2 / 2009. Il valore dell’aloe fulceri Boncompagni Mercati Occhionero, Aboca Edizioni Fitoterapia Impiego razionale delle Droghe vegetali Capasso Grandolini Izzo. Le basi Farmacologiche delle Terapia Munson Ed. Piccin.

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treNtiNo MtB 2013 a cura di neWSPoWeR

I MAGNIFICI SEI GLI EVENTI dEdICATI AGLI APPASSIONATI dELLE RUOTE GRASSE, INAUGURANO LA LORO QUINTA STAGIONE COL TAGLIO dEL NASTRO fISSATO IL 12 MAGGIO IN VALLE dI NON. UNA CARRELLATA dI LUOGhI SUGGESTIVI Ad ALTA QUOTA, TUTTI dA CAVALCARE IN SELLA ALLE PROPRIE BIKE, dA MAGGIO Ad OTTOBRE.

L

La cooperazione in Trentino ha radici solide e ben piantate, in tutti i settori. Succede anche nello sport, e nel mondo della mtb si esplica al meglio con un circuito che è un “consorzio” tra organizzatori ed enti di promozione turistica e che soprattutto non ha scopo di lucro. Così nel 2009 è nato Trentino MTB, il circuito che associa i sei eventi legati al ciclismo off road che offrono un vero e proprio giro del Trentino su ambiti completamente diversi, che includono la Valle di Non (ValdiNon Bike), gli Altipiani di folgaria, Lavarone e Luserna (1000GrobbeBike-100 Km dei forti), i monti Lessini (Lessinia Bike), la Val di fiemme (Vecia ferovia dela Val de fiemme), la Val di fassa (Val di fassa Bike) e la Valsugana (3T Bike). Il filo conduttore che accomuna queste gare è caratterizzato da organizzatori con solida esperienza, nessun “professionismo”, ma professionalità elevata, società senza scopo di lucro a proporre gli eventi e un solo obiettivo: promuovere il territorio trentino, attraverso lo sport, e sostenere il settore della mtb. foto NEWSPOWER CANON

foto NEWSPOWER CANON

Lorenza Menapace, Serena Calvetti, Vania Rossi sul podio nell’edizione 2012 della Vecia Ferovia

Le sei manifestazioni si svolgono in luoghi davvero incantevoli ed invitanti, opportunità per trascorrere con la famiglia, a condizioni vantaggiose, qualche weekend all’aria aperta e all’insegna dello sport, in luoghi dove l’attenzione verso il turista è un vero e proprio culto. Sei gare distribuite nella bella stagione, da maggio a ottobre, e che consentono di affrontare percorsi collaudati, mappati e alla portata di tutti, scelti tenendo conto in primis della sicurezza e dell’incolumità dei bikers. Il “giro” del Trentino in mtb comincia il 12 maggio con la ValdiNon Bike. è una gara “alla mano” visto l’inizio di stagione, su un percorso completamente rivisto per il 2013. zona di partenza ed arrivo, la Tennis halle di Cavareno e i prati circostanti, che alla vigilia ospitano anche le manifestazioni dedicate ai più giovani, la Mini ValdiNon Bike e la ValdiNon Bike Giovanissimi. Il 16 giugno (14, 15 e 16 per la verità) Trentino MTB si sposta sui dolci declivi degli Altipiani di folgaria, Lavarone e Luserna per un doppio evento. Il 1000Grobbe Bike Challenge si svolge sulla distanza delle tre giornate: le prime


foto NEWSPOWER CANON

due, con autentiche pedalate di riscaldamento in vista della terza tappa, quella della domenica, che diventa 100 km dei forti, con un percorso che, appena l’abbondante neve caduta quest’inverno lo consentirà, sarà ritoccato ampliando l’attenzione per l’area di folgaria. Il 28 luglio c’è poi il tradizionale e collaudato appuntamento sui monti Lessini. La SC Ala propone la 16ª edizione della Lessinia Bike, che ha però radici che affondano fino al 1989. Una gara che si sviluppa tra gli ampi pascoli e gli alpeggi dei Lessini, dove la vista spazia fino al vicino Veneto. foto NEWSPOWER CANON

Pochi giorni di “riposo” e Trentino MTB rimonta in sella con la “Vecia ferovia dela Val de fiemme”. è la tradizionale gara del primo weekend di agosto (domenica 4), quella che ha fatto passi da gigante anno dopo anno, tanto amata dagli “escursionisti”, quanto dagli agonisti al vertice delle classifiche nazionali e internazionali. La gara parte dal centro di Ora, nella Val d’Adige in territorio altoatesino, poi sale “con dolcezza” lungo la vecchia massicciata del trenino in disuso, attraverso gallerie e viadotti che lo riportano alla memoria. Anche questa gara si rinnova un po’ nel tracciato, allungandosi leggermente. domenica 8 settembre, appuntamento di lusso al cospetto delle maestose dolomiti della Val di fassa, con la gara contraddistinta dalla mitica salita del Lusia. La Val di fassa Bike parte ed arriva nel cuore di Moena, la “fata delle dolomiti”, e propone tre percorsi, con il marathon riconfermato nel prestigioso circuito UCI World Series, la Coppa del Mondo marathon. La chiusura spetta alla 3T Bike del 13 ottobre che, per rimanere al passo con i rinnovamenti, cambia percorso – seppur leggermente. Trentino MTB è aperto agli agonisti, agli amatori ed anche agli “escursionisti”, e la popolarità di questo challenge ha già sollecitato molti bikers, soprattutto i gruppi, per i quali sono state studiate opportunità imperdibili. Su www.trentinomtb.com tutte le offerte, informazioni e la possibilità di accogliere nuove adesioni.


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MYliNe71

nicoletta.brina@gmail.com

a cura di niCoLetta bRina

RECUPERO & PERFORMANCE AD INFRAROSSI UN POINT IN VIA dI REALIzzAzIONE A dESENzANO dEL GARdA E L’AMBIzIONE dI AGGIUNGERNE ALTRI IN TUTTA ITALIA E, NELL’ARCO dI 5 ANNI, ARRIVARE IN SUd AMERICA Ed IN EUROPA. LA MISSION? QUELLA dI dIffONdERE LA fILOSOfIA dEL BENESSERE.

U

Un’azienda giovane, ma che ha già le idee chiare. Una parola d’ordine – benessere – che si unisce allo stile per creare qualcosa di unico. Un progetto spalmato su cinque anni, ma che ha l’ambizione di arrivare lontano e di bussare alla porta del Sud America e delle capitali europee. Myline71.com si sta facendo spazio nel mondo degli appassionati di sport con una filosofia ben definita, ovvero quella di creare una community di persone che amano prendersi cura di se stesse. A spiegare la mission di Myline71 è Simone Balconi, presidente dell’azienda.

sportivo. Ci sforziamo soprattutto di fornire un servizio professionale ed efficace, ascoltiamo e ci preoccupiamo delle esigenze dei nostri atleti. Siamo stati per anni vicini ed artefici delle performance sportive di atleti importanti ed oggi i nostri protocolli sono considerati, dai più grandi professionisti dello sport al top di gamma.» Quando è nata e che tipo di obiettivo si pone? «L’azienda è nata nel 2008, mentre il pro-

Che cos’è Myline71? «Myline71 è un metodo specializzato nel recupero & performance fisica per atleti professionisti, amatori e non solo. Offriamo un’alternativa nuova e salutare. Proponiamo infatti un protocollo di sedute su chaise longue ad infrarossi, unendo relax al più alto standard qualificato di allenamento L’ambiente accogliente del point Myline71

getto Myline71 è cresciuto a partire dal gennaio 2012. In pochi mesi ci siamo collocati felicemente al top del settore, divenendo una solida realtà nel territorio nazionale ed estero. Aspiriamo a diventare il marchio di riferimento per il recupero e la performance.» Ma che cos’è il metodo Myline71? «Per tutti gli atleti è fondamentale sentirsi parte di un gruppo che si identifica in qualcosa e Myline71 lo ha voluto fare mediante un


nici confermano che è più efficace degli analgesici nel trattamento di dolori muscolari ed ossei). Sono un vero toccasana contro artrosi e reumatismi; stimolano l’attività degli enzimi e rafforzano il sistema immunitario contro gli attacchi di germi e virus (quando il corpo viene riscaldato, il movimento dei leucociti è stimolato). Un uso costante può aiutare a debellare sul nascere la presenza di comuni patologie quali raffreddore e influenza. Alleviano i sintomi dell’artrosi cervicale, aiutano a ridurre i gonfiori grazie al miglioramento del flusso linfatico, bruciano le calorie in eccesso (oltre 300 in 30 minuti). L’infrarosso svolge un’azione disintossicante dimostrata, favorisce l’eliminazione delle tossine più dannose fino a sette volte di più di una sauna tradizionale, migliora la circolazione, riduce lo stress e la stanchezza.»

protocollo di allenamento e recupero a raggi infrarossi lontani con respirazione di aria depurata al 95 per cento. I raggi infrarossi assorbiti dal corpo producono moltissimi benefici. Tra i quali: la dilatazione dei vasi sanguigni con maggiore apporto di ossigeno ai tessuti e con sensibili benefici anche alle articolazioni; accelerazione del metabolismo degli organi vitali, importante per il drenaggio di tossine e metalli pesanti. La pelle si purifica risultando più morbida e vellutata. Anche malattie quali psoriasi e acne ne risentono favorevolmente. Riduce le infiammazioni. Le lesioni dei muscoli si rimarginano più velocemente, facendo scomparire fastidiosi dolori. I raggi infrarossi inoltre, alleviano dolori di vario tipo, anche reumatici (studi cli-

State creando il Primo 71 Sport Cafè a Desenzano del Garda, che servizi offrirà? «Si occuperà di tutto quel che riguarda il benessere: dall’aspetto legato alla cura del corpo ed al recupero dalla performance, all’abbigliamento fino, ancora, ai prodotti per l’integrazione, biciclette, programmi di allentamento o alimentari e, vista la tipologia di locale, sarà possibile anche ospitare la presentazione di alcune squadre. La volontà, insomma, è quella di creare una grande community legata al benessere. Un punto di incontro per sportivi e non.» Parlando, appunto, di sport, Myline71. com ha anche una squadra di ciclismo, la “71SPORT”. Come si colloca questa nell’ambito delle vostre iniziative? «La squadra è il nostro mezzo di comunicazione e marketing. Attraverso il team vogliamo raggiungere la passione di chi sposa la nostra filosofia, partendo dall’assunto per cui tutto quello che stiamo facendo, lo facciamo con passione.»

Simone balconi presidente di Myline71 alcuni componenti del team Myline71


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l’oFFiCiNA APProFoNdiMeNto dAl MoNdo delle due ruote a cura di LoRenZo CoManDini

lorenzo@gruppobici.it www.rossinbikes.it - www.speedbikes.it

LE RUOTE

C

Cari amici, oggi voglio parlarvi delle ruote. Componenti che sono diventati sempre più fondamentali nell’assemblaggio di una specialissima. Queste sono in grado, infatti, di cambiare in maniera esplicita le sensazioni di una bici da corsa, soprattutto ad alte velocità, in curva o in discesa. delle ruote, una volta, si guardava soprattutto la scorrevolezza dei mozzi. Oggi possono influire, invece, sulla rigidità, sul peso, sulla fluidità, sulla maneggevolezza. Il mercato, ovviamente, ha risposto reattivamente alla continua domanda in merito e si possono trovare svariati modelli. Ed è per questo motivo che oggi ci occuperemo nello specifico di questi componenti.

I Cerchi: i materiali. Se come dicevamo prima una volta il concetto di ruota era riferito soprattutto al mozzo e alla sua scorrevolezza, anche se in realtà c’erano anni fa prodotti e cerchi di prima, seconda e anche terza scelta, oggi il cerchio è il concetto stesso di ruota. è il cerchio che dà, più di ogni altro componente il carattere alla ruota. del cerchio importano le dimensioni intese come altezza del cerchio e diametro. I materiali utilizzati per la realizzazione dei cerchi sono nella quasi totalità leghe di alluminio. Qualche tentativo è stato fatto anche con il titanio ma i risultati non sono stati soddisfacenti in termini di pesi. L’alluminio si è rivelato più efficace ed economico. Anche se negli ultimi anni il materiale che la sta facendo da padrone è il carbonio.

L’altezza del cerchio Oggi il principale dubbio è l’altezza del cerchio: basso, medio o alto profilo: sono queste le possibilità che vi troverete di fronte studiando il mercato. Si fa riferimento all’altezza del cerchio guardandolo di profilo appunto. Basso profilo: è la misura classica. Il cerchio ha un’altezza di un paio di centimetri. I cerchi di

questo tipo sono molto leggeri ed anche elastici visto che la forma permette loro di assorbire le vibrazioni. Ovviamente sono anche meno robusti e tendono a deformarsi facilmente e, in caso si utilizzino su strade accidentate, sarà necessario intervenire sulla tensione dei raggi per riequilibrare la ruota.

Cerchi ad alto profilo

Cerchi a basso profilo

Alto profilo: Negli anni novanta c’è stata l’invasione dei cerchi ad alto profilo. L’altezza è sui 5-6 centimetri ed erano apparsi come una valida alternativa alle ruote lenticolari che risentivano troppo del vento laterale. L’aerodinamica di questi cerchi è elevatissima ed anche la rigidità visto che l’alto spessore dà alla ruota una notevole robustezza. Con cerchi di questo tipo il peso della ruota, ovviamente, aumenta, ma per questo motivo viene utilizzata anche la fibra di carbonio. La rigidità permette inoltre di ridurre drasticamente il numero dei raggi. Per contro cerchi di questo tipo causano una trasmissione notevole delle vibrazioni verso il telaio della bici e quindi verso il ciclista e la bici ne può risultare piuttosto scomoda. La rigidità, inoltre, fa sì che la ruota non assecondi l’impostazione della curva dando sensazioni di guida differenti.

Medio profilo: dopo aver sperimentato i due estremi si è arrivati alla via di mezzo. I cerchi a medio profilo hanno una misura che si aggira sui 3-4 centimetri e rappresentano un buon compromesso tra rigidità, comodità ed anche aerodinamica. Non eccellono in leggerezza e neppure in rigidità, tuttavia sono sufficientemente stabili da resistere anche a qualche buca di troppo. è per questi motivi che stanno diventando sempre più lo standard di riferimento. Cerchio a medio profilo


Diametro del cerchio Questa misura viene misurata in pollici. Per una normale bicicletta da corsa il valore è di 28”, ma è possibile trovare anche ruote da 26” o addirittura da 24”, normalmente destinate a biciclette da bambino. Rimanendo in campo agonistico. in diverse occasioni nel passato sono state usate ruote con diametro inferiore soprattutto in competizioni in cui era necessario avere una resistenza inerziale più bassa possibile. Ma negli ultimi anni il regolamento dell’Uci ha vietato biciclette con ruote di dimensione differente tra anteriore e posteriore, eliminando così anche il problema del cambio ruote neutro nelle gare perché corridori che usavano ruote da 26” in passato si sono trovati penalizzati in caso di forature poiché ad avere ruote adeguate alla loro bicicletta era solo l’ammiraglia della propria squadra. Oggi il diametro è di 28”, sia che si tratti di bici da strada, cronometro e inseguimento su pista dove l’utilizzo di ruote anteriori più piccole era vantaggioso nelle competizioni a squadre poiché permetteva agli atleti di essere più vicini e sfruttare meglio l’effetto scia.

Piste frenanti Altro elemento fondamentale nelle ruote dopo leggerezza, scorrevolezza e rigidità è la pista frenante. Sono le zone su cui in-

sistono i pattini dei freni. Le piste frenanti subiscono una lavorazione particolare per fare sì che si possa sviluppare il massimo dell’attrito senza però provocare consumi precoci delle parti. Operazioni di finitura come la diamantatura servono proprio a garantire la massima regolarità della superficie frenante. Le case produttrici di cerchi sono tuttavia alla costante ricerca di soluzioni che possano migliorare l’efficienza della frenata.

dopo aver fatto un discorso generico sulle ruote e avervi dato qualche dettaglio tecnico in merito vorrei ora soffermarmi in una semplice scheda vantaggi/svantaggi delle ruote che ad oggi sono comunque le più richieste sul mercato: quelle ad alto profilo.

Vantaggi: 1. Le ruote ad alto profilo vanno meno fuori centro rispetto a ruote di pari livello a basso profilo. 2. Sono più robuste. Proprio perché il cerchio è più alto ha maggiore portanza e i raggi vengono stressati meno. 3. Sono più aerodinamiche (ma certo non per andarci a 25 all’ora. Per apprezzarne la scorrevolezza occorre andare dai 30-35 in su).

4. Esteticamente possono risultare molto più belle (e molti ciclisti le comprano – non sempre confessandolo – proprio per questo). Svantaggi: 1. Un cerchio ad alto profilo pesa di più di uno a basso profilo. 2. Per contenere i pesi si utilizzano cerchi in carbonio (che risultano anche più confortevoli), ma la frenata, anche con pattini dedicati, è comunque meno efficace. Soprattutto con la pioggia. 3. Le ruote ad alto profilo assorbono meno le vibrazioni e quindi possono rendere la bici meno confortevole. 4. Se c’è vento laterale forte la guida della bicicletta può essere più difficile (soprattutto con l’alto profilo anteriore). Il vantaggio aerodinamico può annullarsi fino a diventare controproducente. 5. Se non si ha una camera d’aria o un tubolare con valvola sufficientemente lunga occorre utilizzare una prolunga, e questa potrebbe essere una complicazione in più. 6. Su strade dissestate la maggiore rigidità del cerchio si scarica anche sulla copertura rendendo più probabili le forature per “pizzicata” rispetto ad un cerchio basso. Alla prossima puntata de “L’Officina”.

nella foto la novità 2014 di Rossin: modello Ghibli MY2014


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AriA, resPiro!

nicoletta.brina@gmail.com

a cura di niCoLetta bRina

CON DAN AIR L’INTUIzIONE dEL PROfESSOR IGNAzIO TASCA, PRIMARIO dI OTORINOLARINGOIATRIA dELL’AUSL dI IMOLA, è UN SUCCESSO A LIVELLO “OLIMPICO”. IL dISPOSITIVO ChE SOPPERISCE ALLE PROBLEMATIChE dERIVANTI dA SETTO NASALE dEVIATO O COLLASSO dELL’ALA NASALE, PERMETTE dI MIGLIORARE LA RESPIRAzIONE E, dI CONSEGUENzA, LE PRESTAzIONI SPORTIVE, MA ANChE LA VITA dI TUTTI I GIORNI.

T

Tutte le funzioni del nostro organismo necessitano di ossigeno, ecco perché la respirazione rappresenta un’attività vitale. A maggior ragione, laddove si parli di sforzi fisici ed attività sportiva – suonerà a mo’ di luogo comune – l’ossigenazione dei tessuti e la corretta inalazione rivestono un ruolo cruciale, se non addirittura determinante, nel raggiungimento della performance perfetta. Il professor Ignazio Tasca, primario di otorinolaringoiatria dell’AUSL di Imola, organizza e partecipa a convegni in tutto il mondo e la sua professionalità è riconosciuta e stimata a livello internazionale. Sua l’idea di creare un dispositivo, un device, in grado di dilatare le cavità nasali per migliorare il flusso di aria in ingresso. Si chiama “dan Air” ed è un prodotto che mira a migliorare e completare la respirazione,

mantenendola stabile a prescindere dalle variabili soggettive di ogni persona. dAN è un acronimo che sta per dilatazione Anatomica Nasale, e si tratta di un accessorio che dilata le cavità nasali e permette un flusso d’aria maggiore, mantenendo però caratteristiche di comodità e adattabilità. Professor Tasca, da quali considerazioni nasce questo progetto? «Io sono un patito della funzione del naso, abituato alla filosofia di analisi clinica: il naso ha un ruolo importante e fondamentale per tante condizioni, il neonato se non riesce a tenere il naso aperto, non riesce a respirare, per esempio. Le funzioni del naso sono diverse: respiratorie, di riscaldamento, di purificazione e risonanza. Con la respirazione abbiamo una diversa espanil professor ignazio tasca

sione del torace rispetto a quella boccale. La funzione di riscaldamento fa sì che l’aria, passando attraverso il naso, giunga ai polmoni ad una temperatura costante a prescindere dalla temperatura esterna, e ciò grazie ai turbinati che fungono da ‘termosifone’. La funzione di purificazione consiste nel filtrare le polveri che si trovano nell’aria e che in tal modo non giungono ai polmoni. Altro aspetto, quello legato alla risonanza, è facilmente intuibile quando abbiamo il naso chiuso e ci troviamo ad avere una voce appunto nasale. Un altro meccanismo importante è l’olfatto, determinante per alcuni animali e, per l’uomo, cruciale strumento di difesa. Entrando nel merito del ciclismo, parlando di sport, dunque, quando siamo sotto sforzo, ci troviamo in condizioni di difficoltà e di norma si


se, la small, medium e large, in base a studi anatomici svolti sulle valvole nasali interne, proprio per meglio adattarsi all’anatomia dei vari soggetti. È un supporto confortevole, facile da portare. Io per esempio, lo tengo nel marsupio e l’ho sempre con me, quando faccio attività sportiva. Non appena viene inserito nel naso, il miglioramento nella respirazione è immediato per chiunque, soggetto ‘sano’ o con deviazioni. Inoltre, le sue caratteristiche fanno sì che pochi istanti dopo averlo indossato, ci si dimentichi di averlo. Peraltro è stato realizzato anche in colorazioni diverse a seconda del proprio gusto.» Che tipo di studi sottendono lo sviluppo del Dan Air? «Stiamo pubblicando un lavoro di ricerca su una rivista scientifico-sportiva nella quale abbiamo saggiato questo ‘device’ su ciclisti in condizioni di normalità e sotto sforzo, effettuando analisi con e senza dilatatore. Ci sono stati benefici visto che l’ossigenazione è cambiata. Peraltro è un dispositivo che utilizziamo anche nella diagnostica. Infatti lo utilizziamo nelle prove rinomanometriche, esami che misurano i flussi di aria e le resistenze nasali mediante una maschera applicata sul viso del soggetto. Laddove le resistenze nasali, dopo la prova di decongestione, risultino elevate, si applica il device e si verifica a quel punto la situazione: se le resistenze si normalizzano, allora si tratta di resistenze valvolari che possono risolversi con la semplice applicazione del Dan Air oppure con chirurgia.»

va in debito d’ossigeno: in tal caso, avere un naso che funziona in maniera efficiente, ci permette di meglio gestire lo sforzo. Laddove, tuttavia, si registrino deviazioni al setto nasale, la distribuzione dell’aria non è omogenea. Lo stesso accade qualora vi sia una alterazione della valvola nasale, lo spazio più stretto all’interno del naso. Tale struttura anatomica formata dall’unione fra cartilagini triangolari e setto nasale presenta un angolo di 15 gradi. Allorquando quest’angolo viene a ridursi, per alterazioni strutturali, insorgono importanti difficoltà respiratorie nasali. Ed ecco che viene in soccorso il device.» In quale modo? «Dobbiamo porre le condizioni per riportare l’angolo ai fisiologici 15 gradi che, a causa di un collasso dell’ala o di deviazioni di setto, viene a ridursi. Sul mercato esistono e vengono utilizzati dagli sportivi, i cerottini che vanno applicati sul naso e hanno la funzione di sollevare dall’esterno le pareti. L’efficacia tuttavia di quei dispositivi, è però condizionata da due fattori, ovvero dall’elasticità del materiale col quale sono realizzati e dalla differenza di pelle tra i soggetti che

li utilizzano. Il Dan Air è un dispositivo che supera questo tipo di problemi ed è dotato di questo ‘angolo magico’ che, una volta inserito all’interno delle cavità nasali, permette di aprire un varco all’aria e di fornire sostegno quando c’è un collasso dell’ala nasale.»

Come si utilizza quindi? «Si inserisce questo dispositivo, realizzato in materiale biocompatibile che è in grado di mantenere la sua elasticità per lungo tempo, all’interno della cavità nasale. Peraltro è stato realizzato in tre misure diver-

Quando si può usare il device? «Praticamente sempre, non ci sono controindicazioni, se non qualche accortezza da tenere, come il rimuoverlo per soffiarsi il naso, ma davvero poco altro. Abbiamo effettuato ricerche sui ciclisti amatoriali di Castel San Pietro Terme e sono stati registrati incrementi di performance. Dunque l’utilizzo sportivo è consigliato. Peraltro in occasione delle paralimpiadi, diversi atleti l’avevano indossato, così come lo usano canottieri, podisti, ciclisti. Ma il device ben si adatta alla vita di tutti i giorni: chi russa

per esempio, può registrare immediati benefici. In ogni caso, quando l’ossigenazione è migliore, anche la vita di tutti i giorni migliora. Dunque è un dispositivo che ben si attaglia a chiunque desideri respirare meglio.»


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a cura di SanDRa Pinato

LEGGERA E REATTIVA, A TUTTA RUOTA NEI SINGLE TRACk VELOCI LA NEARCO 27,5” SUPERA BRILLANTEMENTE IL dURISSIMO TEST dELLA CAPE EPIC. NELLA GARA A COPPIE zOLI E PAULISSEN SPINGONO AL LIMITE LA NEARCO E NE ESCONO ALLA GRANdE, TRA SABBIA E SASSI dEL SUd AfRICA SI ENTRA NELLA TOP TEN MONdIALE.

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Yader zoli e Roel Paulissen, appena rientrati da Cape Town, sono entusiasti e desiderosi di raccontare la loro straordinaria esperienza chiamata “Cape Epic”. Lo stesso entusiasmo, quasi da bambino, non riesce a nasconderlo nemmeno Michele Leonardi, ritornato subito al lavoro, nel suo negozio di Arezzo, chiuso temporaneamente, per permettergli di seguire il Team Torpado in Sud Africa. Ecco cosa ci racconta Michele Leonardi, noto a tutti per la sua competenza e genialità: «È stata la mia prima esperienza in una corsa a tappe, abbiamo lavorato sette giorni su sette, dalle 5 del mattino fino a sera. Siamo stati efficienti, tutto è filato liscio tranne il piccolo imprevisto del bullone del manettino nel prologo e qualche foratura. Con un terreno così insidioso, purtroppo, le forature erano all’ordine del giorno. Montavo e smontavo bici tutti i giorni, pulivo guaine, fili e freni per la sabbia che entrava dappertutto. Sono rimasto sbalordito dal telaio della Nearco, non si è mosso di una virgola nonostante i chilometri percorsi su un terreno così accidentato e anche i componenti hanno reagito benissimo. In alcuni contesti, una Nearco 27,5” bi-ammortizzata, sarebbe stata il top anche se, la front, più leggera e reattiva dava il massimo soprattutto nei single track veloci. Yader e Roel sono due atleti esemplari, hanno fatto una gara ragionata e tattica. Penso che la Cape Epic sia la corsa più dura al mondo, molto particolare e che non ammette errori.»

Yader Zoli è raggiante: «Pensavo, dopo così tante e diverse gare in mountain bike, dai mondiali alle Olimpiadi, di aver fatto tutto e, invece, mi mancava la Cape Epic. Quando ho tagliato l’ultimo traguardo mi son venuti i brividi, mai mi era capitato in passato. Sono sette giorni intensi, a livelli molto alti, dove le difficoltà si superano insieme. Tutto va vissuto con grande concentrazione, entri in un meccanismo perfetto, necessario non fare errori. Tutto questo è stato possibile grazie alla grande esperienza di Roel e Ingrid. Alla fine ci hanno regalato un libro della Cape Epic, ogni anno un’edizione nuova: quest’anno era dedicato a Burry Stander. Mi ha colpito una sua frase quando dice: “– Hai fatto la Cape Epic? Ehi! Allora sei dei nostri, sei del club!” Ora ho capito cos’è veramente la mountain bike. La Cape Epic è una corsa durissima, particolare, estrema in tutti i sensi, noi non abbiamo in Europa percorsi del genere con sabbia, polvere, sassi e rocce. Ecco perché in alcune situazioni la full sarebbe stata ottimale, ma in altre avrebbe penalizzato. Full o front, si tratta di una scelta. La più grande soddisfazione è aver portato il mio progetto, la Nearco 27,5”, alla Cape Epic ed esserne

uscito brillantemente. È una cosa fantastica! Nelle prime tappe ho avuto grosse difficoltà, ma ero determinato, ce la dovevo fare, non so come, ma ce la dovevo fare. Roel mi ha aiutato tantissimo: è un grande campione, fortissimo, non ha mai mollato, poteva tranquillamente entrare nei primi cinque, ma non si è mai lamentato, ha lavorato veramente bene. Spero e mi auguro di fare molte cose con lui e il Team Torpado. Ringrazio tutti i miei sponsor (Torpado, Surfingshop, Frm, Rubena, Sixs, Leonardi, J-nrg, Formula e Fi’zi:k”), in particolar modo Torpado che ci ha creduto e sostenuto, è impegnativo per un’azienda esserci, ma la Cape Epic è la mountain bike.» Roel Paulissen, pur non essendo alla sua prima esperienza (ha vinto la Cape Epic nel 2008 e 2006) era comunque una novità con il Team Torpado: «In una gara a coppie, è importante stare vicino al proprio compagno, non solo in gara, ma nella gestione del tutto, in questo modo si impara a conoscersi molto bene. La stessa cosa succede con lo staff, in una trasferta di questo tipo è richiesto il massimo da tutti per portare a buon fine l’impresa. Noi ne siamo usciti bene, perché ora siamo amici e affiatati professionalmente. Rispetto alle passate edizioni il percorso era più roccioso, scabro, irregolare con tanti single track scavati a mano. La Nearco ha reagito benissimo, abbiamo vinto due traguardi volanti sicuramente anche grazie alle proprietà di questa bici: è più esplosiva delle 29”, anche nelle salite molto dure e ripide si sentivano i vantaggi di una 27,5”. Sono soddisfatto del risultato, era il nostro obiettivo, considerando anche che nelle prime tappe Yader non stava bene poi, per fortuna, si è ripreso. Per il prossimo anno non cambierei nulla, né il partner, né la bici.»


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www.surfingshop.net i Nostri CAMPioNi viNCoNo CoN NeArCo t80C visitA ANCHe tu il Nuovo sHoW rooM di MilANo MArittiMA, sAli su uNA torPAdo NeArCo 27.5! torPAdo NeArCo CArBoN t80C 27,5 Caratteristiche tecniche: • Peso telaio grezzo (Misura M) 990 gr • Hardtail 27,5” • Monoscocca carbonio (UDM) alto modulo • Press Fit 30 • Attacco deragliatore Direct Mount • Sterzo conico • Cavi integrati compreso freno posteriore • Perno passante X12 mm • Reggisella da 27,2 mm • Colori 2 versioni bianca/nera/rossa e nera/azzurra versione Torpado • Peso telaio grezzo (Misura M) 990 gr

NeArCo 27,5”, lA virtù stA Nel MeZZo Accelerazione, Agilità e leggerezza uniti ai vantaggi della 29”. Il pioniere della mountain bike Gary fisher, sostiene che le ruote più grandi consentono performance migliori, grazie al fatto che riducono l’angolo di attacco (quindi facilitano il passaggio di ostacoli) e la porzione di contatto del copertone risulta maggiore. Anni di competizioni con le 26” uniti ai vantaggi della ruota più grande, hanno permesso a Torpado di sviluppare la 27,5”. Questa evoluzione, unisce i vantaggi della 29” (stabilità, sicurezza nell’affrontare l’attraversamento di ostacoli) mantenendo accelerazione, agilità e leggerezza della 26”. Le geometrie, inoltre, sono state cambiate per mantenere le caratteristiche della 26” come il movimento centrale che rimane alla stessa altezza. Questo è il motivo per il quale Torpado ha scelto la Nearco 27,5”: il giusto compromesso. Geometria e angolo sterzo sono di 70°, Piantone 73°, lunghezza foderi orizzontali 425 mm. è stata adottata la scelta di proseguire sviluppando il tubo della T50 a forma trapezoidale che dà rigidità nella pedalata. Tutti i contenuti tecnologici che la ricerca ha messo a disposizione, sono sintetizzati in questa mountain bike.

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FresCHi e AsCiutti Al trAGuArdo a cura di RobeRto Zanetti I CAPI TECNICI siXs - oriGiNAl CArBoN uNderWeAr SONO CONCEPITI PER COAdIUVARE LO SPORTIVO NEL RAGGIUNGIMENTO dELLA MIGLIORE PRESTAzIONE E dEL BENESSERE PRESERVANdO L’EPIdERMIdE dALL’ACCUMULO dI UN’ECCESSIVA SUdORAzIONE. L’EQUILIBRIO dELLA TERMOREGOLAzIONE RENdE LA PELLE SEMPRE ASCIUTTA ANChE IN PRESENzA dI TEMPERATURE MOLTO ELEVATE EVITANdO COSì I RAffREddAMENTI IMPROVVISI, SPESSO CAUSA dELL’AffATICAMENTO dEL NOSTRO APPARATO MUSCOLO-SChELETRICO E dI TUTTO L’ORGANISMO.

Il capo intimo è la seconda pelle dell’atleta. Chi pratica sport come il sottoscritto sa anche quanto sia importante indossare un abbigliamento tecnico adeguato che accompagni il corpo senza ostacolarne i movimenti. Per questo motivo Marco dall’Olmo, responsabile di SIXS, mi ha messo a disposizione su mia specifica richiesta una serie di prodotti che ho potuto testare in prima persona nel corso dei miei allenamenti e delle prime gare ufficiali della stagione 2013. Capi selezionati, espressamente studiati per le esigenze del ciclista, ideali in condizioni climatiche intermedie ed estremamente variabili come la primavera che stiamo affrontando in questi mesi dell’anno.

Il Produttore e Distributore per l’Italia: SIXS srl Via 2 Giugno, 28/c 48010 Bagnara di Romagna (RA) Tel. +39 0545 76512 fax:+39 0545 905212 Web site: www.sixs.biz E-mail: info@sixs.biz Gambali (art. GAMI black)

Manicotti (art. MANI black)

Lasciato alle spalle il lungo inverno sono riuscito finalmente a indossare il kit completo “da gara” che SIXS mi ha fornito. Con l’esperienza acquisita negli anni ho maturato che la preparazione della borsa con indumenti intimi e accessori, divisa ufficiale e da riposo, casco e scarpe, richiede sempre una particolare attenzione e la cura meticolosa dell’abbigliamento è fondamentale. Sto parlando di quei capi che per il neofita potrebbero anche risultare superflui ma che per un ciclista evoluto, invece, sono importantissimi e non devono mai mancare in ogni stagione. I Manicotti, le ginocchiere e i gambali SIXS sono facili da indossare e da riporre velocemente nel taschino posteriore della maglietta quando si è già oltrepassata la fase di riscaldamento o si è già raggiunta un’ottimale temperatura corporea. A dire il vero, in questa stagione intermedia, mi ha fatto ancora molto comodo pedalare in gara con i manicotti, un capo pratico per mantenere sempre la corretta termoregolazione delle braccia soprattutto nelle fasi di partenza e nei tratti in discesa, dove aumenta la ventilazione e di conseguenza anche la sensazione di freddo. In passato ho adottato una coppia di manicotti più lunghi in materiale termo felpato; ci è voluto un momento prima di abituarmi poi, grazie alla particolare tecnologia brevettata SIXS - Original Carbon Underwear, allo speciale filato con cui sono costruiti e alla trama priva di cuciture, i manicotti si sono rivelati comodi, efficienti e adatti ogni qualvolta ho avuto la necessità di utilizzarli. Stesso discorso vale per gli altri capi tecnici utilizzati: le ginocchiere, indossate un paio di volte con temperature non propriamente primaverili e i gambali usati soprattutto in allenamento. Non mi voglio dilungare su questi ultimi due accessori perché sarebbe la ripetizione di quanto già spiegato poc’anzi. I capi tecnici SIXS dedicati al ciclismo, intimo a manica lunga, a mezza manica o canottiera compresi, sono studiati appositamente per il benessere dell’atleta e costruiti con gli stessi materiali e i medesimi processi produttivi. Con SIXS la pelle è sempre asciutta e l’eccesso di sudore in salita né il raffreddamento epidermico in discesa non sono più un problema. Non vedo l’ora che arrivi l’estate per testare anche i prodotti della linea SIXS Active Wear che, usati direttamente sulla pelle, liberano dalla sensazione di calore della cute bagnata dal sudore mantenendo la migliore termoregolazione corporea e un comfort ottimale anche con le alte temperature.

Ginocchiere (art. GACO black)


intimo a manica lunga con collo a lupetto e wind stopper anteriore (art. tS4 white/black) anche le confezioni contenenti i prodotti SiXS sono eleganti, compatte, con descrizioni prodotto ben chiare in evidenza

Calzini tecnici Osmosixs (art. OSS black)

intimo a manica corta (art. tS1 black/carbon)

osMosiXs: lA GrANde Novità di siXs Osmosixs non è una parola straniera e nemmeno un super-eroe dei fumetti bensì un principio attivo della “carnosina” che, grazie all’osmosi, permette di rallentare la produzione di acido lattico nella muscolatura e quindi consente di migliorare la prestazione sportiva. Canottiera (art. SML white/carbon) Osmosixs è una tecnologia ausiliare, frutto della collaborazione tra SIXS e Lvm Technologies, che permette di contrastare la formazione dell’acido lattico, il nemico più ostico per l’atleta, e di ridurre in modo efficace la fatica. Inserito nella struttura tessile dei capi, il film molecolare è in grado di fornire costantemente al posto giusto e nella quantità richiesta, il principio attivo della carnosina. Per essere più facilmente comprensibile, in parole povere, il primo principio attivo con cui viene “caricato” Osmosixs è, per l’appunto, la carnosina! Lvm Technologies è il detentore del brevetto ed è il laboratorio chimico che ha sviluppato questa scoperta; SIXS, invece, essendo produttore di capi tecnici per lo sport ha realizzato dei test su un campione di atleti per verificarne l’efficacia e i risultati ottenuti sono stati confortanti e molto positivi. Applicabile a ogni tipologia di sportivo, Osmosixs, è una tecnologia che evidenzia maggiormente le caratteristiche dei prodotti dedicati al ciclismo in modo tale da aiutare i biker e gli stradisti ad arrivare meno provati al termine dell’attività o delle loro performance.


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MtB e NorMe AutoriZZAtive a cura di GianLUCa baRbieRi

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REGOLE AD HOC PER LA DISCIPLINA IL PARALLELISMO TRA GARE SU ASfALTO E IN MTB NON è fATTIBILE, SPECIE LAddOVE SI PARLI dI APPLICAzIONE dI COdICE STRAdALE Ed AUTORIzzAzIONI PREfETTIzIE. LE NORME SONO INfATTI “dISEGNATE” PER LE MANIfESTAzIONI dEdICATE ALLE RUOTE MAGRE E dIVENTANO dI dIffICILE APPLICAzIONE PER IL fUORISTRAdA.

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Bisogna riconoscere che il mondo del fuori strada italiano è molto particolare, tanto per chi lo pratica, quanto per la mentalità, completamente differente dal ciclismo su strada, tanto, ancora, per tutto ciò che gli ruota attorno. In una intervista, il Presidente Nazionale della fCI Renato di Rocco, ha dichiarato, giustamente, che questo settore «deve finirla di piangersi addosso e incominciare ad alzare la testa, cercando di ottenere, giorno dopo giorno, gli spazi che gli competono». è vero tutto ciò, ma è altrettanto vero, che finora il fuori strada italiano, probabilmente per la veloce crescita di questa disciplina, è stato gestito solo ed esclusivamente dal punto di vista agonistico, senza però curare alcuni aspetti fondamentali che contrastano con le dichiarazioni del Presidente: in poche parole, chi ha fino ad oggi gestito questo settore, evidentemente non si è accorto che esso si basa su deroghe regolamentari, che, tuttavia, vanno contro le indicazioni dell’articolo 9 del Codice della Strada, Legge dello Stato Italiano che prevede poche, ma rigide regole.

Tenendo presenti le caratteristiche dei percorsi che rientrano nelle gare di mtb, per lo più dislocati in mezzo a boschi o su sterrato, se andiamo a leggere le autorizzazioni prefettizie rivolte agli organizzatori delle gare di mtb, ci si rende facilmente conto che la loro attuabilità è pressoché impossibile, specie laddove sono previsti attraversamenti di più Comuni e tratti stradali. L’inapplicabilità o meglio, l’inattuabilità di queste previsioni è determinata dal fatto che le autorizzazioni relative alle gare di mtb, laddove interessino un vasto territorio, non sono adeguate a questa disciplina, ma sono state vestite addosso alle gare su strada. Basti pensare all’utilizzo delle vetture di inizio e fine gara ciclistica o alle scorte tecniche: questi mezzi hanno dotazioni ben precise e devono essere presenti affinché la gara sia valida, ma, ammesso che l’organizzatore metta una macchina di inizio gara, per esempio, davanti alla partenza di una granfondo di mtb e due scorte tecniche per il primo tratto di percorso che supponiamo sia in asfalto, poi, come faranno tutti questi

mezzi ad entrare nei sentieri posti nei tratti boschivi? E poi, quando la gara rientra in un tratto stradale, come viene gestita la cosa? è facile dunque dedurre che le autorizzazioni attualmente in vigore per le gare mtb non tengano conto delle peculiarità delle manifestazioni cui si rivolgono e dovrebbero essere oggetto di revisione da parte delle autorità competenti. Inoltre, le autorizzazioni prefettizie fanno riferimento all’organizzatore o al direttore di corsa, dunque è naturale chiedersi se gli organizzatori siano edotti sulle responsabilità cui devono far fronte. Se, poi, il fuori strada italiano deve alzare la testa e chiedere dignità, perché in questo settore non è prevista la formazione di direttori di Corsa o Responsabili Gara qualificati al pari del ciclismo su strada? Si tratta di alcuni dei quesiti che gli addetti ai lavori del mondo della mtb italiana si stanno ponendo, vista la crescita esponenziale del movimento che, di conseguenza, necessita per sua stessa sicurezza, di una disciplina che sia consona a questo tipo di attività. foto WWW.RALLYPHOTOALBUM.COM


CeNtro di AssisteNZA AllA Nove Colli NEI GIORNI CHE PRECEDONO LA GRANFONDO INTERNAZIONALE, DAVIDE, ATTILIO E FILIPPO SARANNO PRESENTI CON UNO STAND ALLA FIERA INTERNAZIONALE CICLO & VENTO, IN COLLABORAZIONE CON RACEWAY, MARCHIO S-LITE ED INBICI, MENTRE LA MATTINA DELLA PARTENZA, UN PUNTO DI ASSISTENZA MECCANICA SARÀ ALLESTITO IN PIAZZA PISACANE A CESENATICO. Sport Bike è lo store dedicato alla bicicletta di Cesenatico, in via Negrelli, 9 a pochi passi dal porto canale. è un punto di riferimento per gli appassionati di ciclismo che, clienti, oppure soltanto di passaggio, sanno di trovare nei tre soci, davide e Attilio e filippo, uno staff qualificato e pronto a fornire supporto di elevata qualità. Sport Bike a Cesenatico, è un’azienda connotata da serietà, competenza e da una lunghissima esperienza sul campo ed è specializzata nella vendita ed assistenza di bici da passeggio, da corsa su strada e mountain bike delle migliori marche: Pinarello, Scapin, fRW, Cervèlo, Sintesi, Winer, felt, Paduano, cui si affianca una vastissima gamma di accessori ed abbigliamento tecnico. è rivenditore esclusivo, sul web – www.sportbikeonline.it – dell’intera gamma di biciclette Alpina, Anita e duedipicche, industria leader nel settore delle bici da passeggio, retrò, vintage e fixed, con produzione di modelli sempre eleganti, stravaganti ed unici nel loro genere. Sport Bike Cesenatico dal 2011 è centro PointVelò Velòsystem ed offre un servizio di misurazioni biomeccaniche ed antropometriche, con sofisticate e precise strumentazioni che consentono a ciascuno di acquistare la bicicletta più adatta alle proprie caratteristiche fisiche ed alle proprie aspirazioni sportive. In occasione delle manifestazioni principali, i tre soci davide, Attilio e filippo, garantiscono la loro presenza per fornire assistenza ai ciclisti e per portare la loro professionalità fin sulla linea di partenza. E sarà proprio durante il weekend lungo di Cesenatico, dedicato al ciclismo, dal 17 al 19 maggio, che lo staff di Sport Bike sarà in prima linea con gli appassionati del pedale. In particolare, il 17 e 18 maggio, i meccanici dell’azienda saranno presenti alla fiera Internazionale Ciclo & Vento, in piazza Andrea Costa, all’ombra del grattacielo di Cesenatico: la presenza vedrà la collaborazione con Raceway ed il marchio S-Lite che esporrà i suoi prodotti, nonché con INBICI Magazine che distribuirà le riviste a tutti gli appassionati di ciclismo. La mattina della partenza della Granfondo Nove Colli, vale a dire domenica 19 maggio, un presidio di Sport Bike sarà, come ormai da tradizione, in piazza Pisacane (la piazza in cui svetta la statua di Giuseppe Garibaldi), per offrire un servizio di assistenza meccanica ai ciclisti che si prepareranno in griglia alla partenza.


ArioNe r3: tHe NeXt GeNerAtioN

a cura di RobeRto Zanetti

LA RICERCA CONTINUA SUI MATERIALI E SULLE INNOVAzIONI è UNA dELLE PRIORITà dI fI’zI:K. NEL CORSO dEGLI ANNI L’AzIENdA, CON SEdE IN PROVINCIA dI VICENzA, hA ACQUISITO UN’ESPERIENzA TALE PER GARANTIRE UN PROdOTTO dI QUALITà, RIGOROSAMENTE MAdE IN ITALY, ChE SOddISfA Ad AMPIO RAGGIO TUTTE LE TIPOLOGIE dI CICLISTI. Chi acquista una sella deve avere la certezza di un componente adatto alle proprie caratteristiche fisiche e strutturali. Essendo il primo punto di contatto tra “l’uomo (o la donna) ciclista” e la bicicletta, la sella deve rispondere alle esigenze personali dell’utente che possono essere, in modo variabile e soggettivo, prestazionali, confortevoli o estetiche. dal mio punto di vista di esperto e utilizzatore finale, oltre a essere il primo punto di contatto come ho detto poc’anzi, la sella è anche uno dei più importanti fattori che determinano prestazioni e fluidità di pedalata sia in gara che in allenamento. R3 è l’ultima nata della già nota famiglia “Arione” che non è un cognome ma, bensì, la gamma di selle prodotte in milioni di esemplari che da parecchi anni rappresentano un simbolo di fabbrica per fi’zi:k. Alleggerita rispetto ai modelli precedenti, con i suoi 185 gr, Arione R3 ha il carrello in fibra di vetro termoplastico, la forchetta K:ium Rail 7 mm (una speciale lega di alluminio che garantisce un buon rapporto peso/resistenza) e mantiene le tradizionali misure di tutte le Arione: 30 cm di lunghezza totale e poco più di 13 cm di larghezza nella parte posteriore, ottima soluzione per muoversi avanti/indietro e starci comodamente seduti anche per molte ore.

La arione R3 fotografata dall’alto. Si nota la superficie piatta e la larghezza (132 mm) concentrata nella parte centrale della sella

Vista laterale della arione R3. Linea affusolata e lunghezza standard (300 mm) caratterizzano da sempre la “famiglia” delle selle arione

In evidenza: Lo Spine Concept è una linea guida ideata da fi’zi:k per agevolare il ciclista nella scelta della sella che più corrisponde alla propria flessibilità e di conseguenza alla posizione che esso prende durante la pedalata (visto che, secondo la capacità di flettersi, si assumono diverse posizioni). Il mantenimento di una corretta postura permette al ciclista di migliorare la sua performance, incrementando il risultato e il comfort. La sella Arione, nello specifico, è indicata per la categoria che fi’zi:k identifica come “snake” (serpente) e i ciclisti con la schiena flessibile, quindi, è scientificamente provato che riescono a piegare maggiormente la parte inferiore della spina dorsale. In questa posizione la maggior parte del peso del corpo grava sulle ossa ischiatiche, riducendo la pressione sulla zona genitale, vero tallone d’Achille per molti ciclisti. Si arriva così alla conclusione che la seduta ideale è data da una sella particolarmente piatta e affusolata, proprio come l’Arione che ho avuto in dotazione per il test.

I miei consigli per l’uso e la manutenzione della sella: • Per un’accurata manutenzione adoperare un normalissimo panno morbido inumidito con acqua o, se particolarmente sporca, sono consigliati degli speciali prodotti per la pulizia delle selle. • Verificare mediamente dopo 5.000 km, in special modo dopo l’uso agonistico, che la tenuta della forchetta sia saldamente fissata al tubo reggisella. • Per un mantenimento regolare della seduta consiglio, dopo un’attenta valutazione, di sostituire la sella almeno dopo circa 15/20.000 km pedalati. • Non appoggiare mai la sella vicino a fonti di calore, alte temperature o accostarla incautamente ai muri. L’inevitabile danno ai materiali originato dai suddetti fattori ne richiederebbe l’immediata sostituzione.

La arione R3 fotografata capovolta. Carrello in fibra di vetro termoplastico e forchetta K:ium Rail 7 mm sono la struttura portante della nuova sella di fi’zi:k

Caratteristiche Tecniche del prodotto: • • • • • • •

Colore: Bianco/Nero o Nero/Bianco Carrello: Fibra di vetro termoplastico Forchetta: K:ium Rail 7 mm Lunghezza totale: 300 mm Larghezza massima posteriore: 132 mm Peso: 185 gr Prezzo: € 169,00 al pubblico, IVA inclusa

il Produttore/distributore per l’italia: fi’zi:k Via Vittorio Emanuele, 119 - 36050 Pozzoleone (VI) Tel. +39 0444 461100 - Fax: +39 0444 462025 Web site: www.fizik.it



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GrANFoNdo delle terMe a cura di SanDRa Pinato

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TONY LONGO VINCE CONTRO LA SFORTUNA OTTOCENTO BIKER AL VIA E UNA LOGISTICA, LE TERME TETTUCCIO, dA “fAVOLA”. LA ShORT RACE, COME ANTIPASTO ALLA MANIfESTAzIONE PRINCIPALE, RAdUNA 80 CICLISTI. MOLTO APPREzzATA LA GRANfONdINA PER I BIMBI ChE PORTA IN SELLA BEN 200 MINI BIKERS.

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Una giornata splendida di sole e una scenografia da “mondiali” hanno accompagnato l’apertura della due giorni di Montecatini dedicata alla bike. La Short Race pomeridiana di sabato 6 aprile ha visto al via trentasette atleti elite, oltre una cinquantina di amatori e sette donne. La partenza è stata data dal palco “Eliminator”, il tracciato della Short Race misurava 400 metri da ripetersi due volte. I finalisti che si sono aggiudicati il montepremi sono Luca damiani (KTM Torrevilla), Johannes Schweiggel (Silmax Cannondale), Samuele Porro (Silmax Cannondale) e Jhon Jairo Botero Salazar (KTM Torrevilla). Tra le donne, Alessia Bulleri (Gruppo Sportivo forestale), daniela Veronesi (Torpado Surfing Shop), Vania Rossi (Cs Esercito) e Martina Giovanniello (KTM Torrevilla). Molto partecipata anche la Granfondina dedicata ai bambini con circa 200 mini bikers. Sabato sera si è svolta, allo storico Caffé Gambrinus di Montecatini Terme, la premiazione del Grand Prix Torpado e della Short Race. Il Circuito “Le Marathon dei 2 Mari-Grand Prix Torpado”, si è svolto nel 2012 e raggruppava ben otto Marathon situate nel Centro Italia: Granfondo delle Terme, da Piazza a Piazza, Marathon Bike Trasimeno, Costa degli Etruschi, Casentino Bike, Appennino SuperBike, Straccabike, Elba Marathon. Sono state premiate la prime tre donne assolute e i primi cinque di categoria, i primi classificati hanno ricevuto anche la maglia di leader. Per tutti i finalisti, premi tecnici offerti da Torpado, premi in natura e lo speciale Brevetto. Nel corso della serata, è stato allestito un salottino nel quale il giornalista di Eurosport, Riccardo Magrini, ha intervistato Yader zoli e Mirko Celestino che hanno raccontato la loro esperienza alla Cape Epic. Ecco i vincitori di ogni categoria del Circuito “Le Marathon dei 2 Mari-Grand Prix Torpado”:

tony Longo, Mirko Celestino e Leonardo Paez

L’opinionista di eurosport Riccardo Magrini intervista Yader Zoli e Mirko Celestino


con Celestino che sale in seconda posizione, mentre Tony Longo continua la sua cavalcata tagliando il traguardo per primo.

tony Longo in azione

Femminile Marinella Gattei (ASd Leonardi racing Team) MasterSport Marco Cellini (Cicli Taddei) Master1 daniele Lancioni (ASd Parkpre Giordana dmt) Master2 Mario Bellucci (AS Ciclissimo Bike) Master3 Alberto Vitali (Team Bici Sport fabriano) Master4 Nicola Morozzi (Scapin factory Team) Master5 Gianfranco Primaveri (Team Scott Pasquini) Master6 Riccardo Ceccatelli (Avis Verag Prato Est) I riflettori, nella giornata di domenica, erano tutti puntati sulla Granfondo delle Terme, partita alle 9.30 con ben ottocento atleti al via e il gruppo degli “harleysti” di Montecatini a far da apripista per il chilometro lanciato. Alla partenza era presente anche il Sindaco Beppe Bellandi, noto a tutti come grande appassionato di ciclismo, naturalmente in versione biker. Entrando nel vivo della gara, a circa venti chilometri, al bivio dei due percorsi (ricordiamo che il percorso Granfondo misurava 50 km con 1.700 metri di dislivello) parte il primo attacco importante di Tony Longo, in grande spolvero, sul gruppo Axevo, Celestino, Ronchi e Antonello. daniela Veronesi è in testa alla corsa delle donne. Sul GPM Serra, situato a circa 35 km di gara, Tony Longo è ancora in testa, nonostante una caduta, ad inseguirlo ci sono i due colombiani Paez e Arias Cuervo, con Ronchi, Celestino e Casagrande. L’ultima asperità, dopo il GPM, chiamata dai locali “Il piccolo Mortirolo” per la pendenza che supera il 20%, ha visto la caduta di Leonardo Paez,

Tony Longo, primo classificato percorso lungo: «Alla Short Race non ho dato il massimo perché tenevo alla Granfondo. È un bel periodo di forma e subito alla prima salita ho sferrato un attacco importante che mi ha portato alla testa della corsa con un buon margine di vantaggio. Purtroppo sono caduto e poi ho avuto anche un problema al cambio. Tutto questo ha ridotto il mio margine di vantaggio sugli inseguitori e ho dovuto fare il doppio della fatica per mantenere la mia posizione. Bel percorso e bella organizzazione».

Mirko Celestino, secondo classificato percorso lungo: «Ho faticato molto, sono reduce dalla Cape Epic e, quindi, sono molto allenato sul fondo, ma mi manca la velocità, lo sprint, che un percorso di questo tipo avrebbe richiesto. Ad ogni modo è andata molto bene e conto di essere al top della forma nel mese di giugno in cui sono concentrate le gare più importanti, coppa del mondo e mondiale Marathon». Leonardo Paez, terzo classificato percorso lungo: «Il percorso mi è piaciuto molto, un po’ faticoso a causa del fango ma ci sta. Ho sempre cercato di stare vicino al mio compagno di squadra Tony Longo ma, proprio verso alla La partenza della Short Race eliminator

fine, una caduta mi ha fatto perdere la seconda posizione. Peccato!». Daniela Veronesi, vincitrice assoluta nel percorso lungo: «Sono sempre stata alla testa della corsa, ho forzato sulla prima salita per testare la mia condizione, ho visto che avevo un certo vantaggio e ho mantenuto la mia andatura per non rischiare. Percorso abbastanza impegnativo a causa del fango, soprattutto le discese, dove bisognava prestare molta attenzione. Mi è piaciuta molto la location della gara, molto belle le Terme Tettuccio». Il Comitato Organizzatore, ASd Montecatini, ringrazia le Terme per l’ospitalità, il Comune per il sostegno e la disponibilità a risolvere i problemi burocratici, un ringraziamento particolare va agli oltre cento volontari, indispensabili per la riuscita dell’evento e ai ragazzi della Scuola Albergatori di Montecatini. Il prossimo appuntamento “Ciclistico” per Montecatini sarà con i mondiali di ciclismo in programma dal 22 al 29 settembre. CLASSIFICA PRIMI CINQUE ASSOLUTI PERCORSO LUNGO Maschile 1° Tony Longo (Tx Active Bianchi) 02.10.10 2° Mirko Celestino (Avion Axevo) 02.10.45 3° Leonardo Paez (Tx Active Bianchi) 02.11.57 4° diego Arias Cuervo (KTM Torrevilla Mtb) 02.12.13 5° Luca Ronchi (Avion Axevo) 02.12.20 Femminile 1° daniela Veronesi (Torpado Surfing Shop) 02.40.14 2° Sandra Klomp (KTM Torrevilla Mtb) 02.53.52 3° Beatrice Balducci (Galluzzi Acqua e Sapone) 03.05.00 4° Barbara Genga (ASd Briganti fossombrone) 03.05.56 5° Emanuela Cerchié (factory Team Battifolle) 03.06.43


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AtestiNA suPerBiKe a cura di GianLUCa baRbieRi

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UNA GARA “LOW COST” ALLA PORTATA DI TUTTI SI CORRERà dOMENICA 9 GIUGNO Ad ESTE (Pd) LA GRANfONdO dIVENUTA APPUNTAMENTO E RITROVO PER MOLTI BIKERS ITALIANI. UNA GRANdE fESTA dEL TRICOLORE E L’OCCASIONE PER SCOPRIRE LUOGhI RICChI dI STORIA E ChE AffONdANO LE LORO RAdICI NELL’ANTIChITà.

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Este (Pd), si trova a meno di un’ora da Bologna, quindi di facile accesso a tutti. A soli 8 chilometri dall’uscita di Monselice, sulla A13 Bologna-Padova, Este si trova nel cuore del Veneto, proponendosi come gara facilmente raggiungibile, grazie ad una rete autostradale fitta che la rende accessibile da qualsiasi parte si giunga. Este è una cittadina di 17.000 abitanti con una storia importante e particolare. è stata sepolta ben sette volte e ha molto da raccontare: dai Paleoveneti, con reperti risalenti all’epoca delle palafitte, che si possono trovare all’interno del “Museo Atestino”, passando per l’epoca romana, con le fondamenta delle case ed i reperti sotto gli occhi di tutti, fino al Castello Marchionale degli Estensi, trasferiti a ferrara per questioni dinastiche.

sede di gara, senza preoccuparsi del fatto che magari quel luogo può offrire molte sorprese, che anche le famiglie degli accompagnatori possono scoprire. Atestina Superbike, sarà una gara “vicina ai bikers”, poiché mette in campo servizi di altissima qualità, mantenendo un costo d’iscrizione alla portata di tutti, senza imporre inutili aumenti sui prezzi, ingiustificati e controproducenti per l’attività amatoriale. Saranno ben 6 le ambulanze messe a disposizione dei bikers sul percorso, tre i presidi Croce Rossa a piedi, due le squadre del Soccorso Alpino, un punto medico avanzato all’arrivo, presidi dei Vigili del fuoco, con ben 280 persone a vigilare, anche nei boschi, per offrire la massima sicurezza ai bikers. Premi, premi e premi, sono previsti per i bikers e le società. Ben L’arrivo vittorioso di Soren nissen nell’edizione 2012 10 prosciutti crudi verranno consegnati alle prime 10 società col maggior numero di partenti, ma anche premi ai singoli, con le categorie premiate fino al decimo atleta in gara. Per la cronaca, lo scorso anno,

Atestina Superbike, doveva parlare colombiano, vista la massiccia partecipazione di atleti di quel paese, sembrava un vero raduno sud americano, ma a sorpresa la gara euganea ha parlato danese, con l’atleta Elettroveneta Corratec Soren Nissen a farla da padrone, con una gara maiuscola, battendo il vecchio lupo, francesco Casagrande della Taddei e il giovane Andrea Ronchi dell’Axevo. In campo femminile, vinceva Stefania zanasca del Torrevilla, davanti alla portacolori del Team Estebike, Monica Squarcina. La gara si disputerà su un percorso magnifico, unico nel suo genere, coi Colli Euganei che si ergono dalla pianura poiché antichi vulcani ormai spenti. Il fondo, infatti, è unico e anche con la pioggia, pure se fitta, in queste zone, le gare si disputano senza problemi. La partenza si terrà dal centro storico, come pure l’arrivo, ma la vera chicca è il passaggio all’interno dei giardini del Castello, che rendono “magica” questa gara. Il pubblico è assicurato: quando c’è Atestina Superbike, Piazza Maggiore diventa gremita e il biker arriva davanti ad un’immensa folla. Insomma, Atestina Superbike invita tutti il 9 giugno per un vero raduno nazionale, poiché bikers da tutta Italia sfruttano questa gara per venire a nord e divertirsi in allegria. Grande successo per il video promo della gara che si può vedere nel sito http://www.atestinasuperbike.it

La vincitrice Stefania Zanasca nell’edizione 2012 categoria donne

di fatto gli abitanti di Este, non si chiamano “estensi”, poiché questo nome è stato assegnato agli abitanti di ferrara, ma si chiamano Atestini, da Atheste, Athesis, Adige, poiché proprio in questo luogo passava il secondo fiume più lungo d’Italia, che dopo un’imponente alluvione, spostava il suo corso in provincia di Rovigo, divenendo anche confine tra le province di Padova e Rovigo. Un po’ di storia non fa male, perché spesso, quando si va a correre, magari si percorrono chilometri su chilometri, per arrivare nella


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4° rAllY di roMAGNA

a cura di niCoLetta bRina

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DAL 25 AL 30 MAGGIO

LA MARAThON dI MOUNTAIN BIKE fA dI RIOLO TERME LA SUA CAPITALE PER UN’INTERA SETTIMANA. VERSIONE WEEKENd PER ChI VUOLE TESTARE LA COMPETIzIONE Ed UN VILLAGGIO RICCO dI EVENTI E MARChI dI GRANdE INTERESSE.

T

Torna, dal 25 al 30 maggio, il Rally di Romagna, gara di mountain bike che si svolge, con base logistica a Riolo Terme. Quarta edizione, sei tappe, sei Comuni, tre Province e due Regioni e, continuando a dare i numeri, due “versioni”, una delle quali più “light” ed abbreviata per scoprire il fascino del Rally nel tempo di un weekend, ed una città, Riolo Terme che, per una intera settimana, diventa capitale della mountain bike. Sono questi gli ingredienti del Rally di Romagna – edizione 2013 – che prenderà il via da Riolo Terme il 25 maggio, vedendo in camera di regia da 4 edizioni, Romagna Bike Grandi Eventi: per il nuovo start, si prevedono tracciati delle tappe completamente rivisti, con partenza e arrivo di ogni frazione a Riolo, ma con spostamenti fino ai comuni ravennati di Brisighella e Casola Valsenio, bolognesi di Borgo Tossignano e fontanelice, sconfinando nella Toscana di Palazzuolo sul Senio (fI). Come si diceva, sei le tappe: quella inaugurale, sabato 25 maggio, tappa comune al Rally “in formula” weekend, prevede 25 km e 900 metri di dislivello, da Riolo attraverso il Parco della Vena del Gesso, lungo strappi collinari in salita, discese repentine e rientro a Riolo. La seconda tappa, anch’essa nel Rally Weekend (60 km, 2.145 m di dislivello), vuole la partenza dal centro di Riolo, in direzione sud, fino ad addentrarsi nella cava di Monte Tondo, per poi transitare a Casola Valsenio, verso il crinale che divide la vallata del Senio dalla Val di fusa dominata dalla vetta del Monte Cece, poi si rientra nel parco della Vena foto MARIO PIERGUIDI

del Gesso con arrivo a Riolo. Si conclude con questa tappa il 1° Rally Weekend, novità di questa edizione della marathon, che ha lo scopo di offrire un assaggio della manifestazione, le cui premiazioni si terranno alle 18,30 della domenica al villaggio rally. La terza tappa – per chi sceglie il Rally vero e proprio – lunedì 27 maggio (60 km, 2.000 metri di dislivello) prevede l’ingresso nel Parco Naturale del Carnè, l’attraversamento di fognano, fino a lambire la cima di Monte Muro e rientro alla base. Tappa regina del Rally, la quarta, il martedì (90 km e 3.200 metri di dislivello), la più lunga. Potrebbe essere definita anche la tappa dei crinali visto che si sviluppa su due di essi: lo spartiacque tra la valli del Santerno e del Senio all’andata, quello che la divide con la valle del Lamone al ritorno. Toccherà la Vena del Gesso nell’Imolese, i 434 metri di Cà Budrio, Monte Battaglia e la sua Rocca. dalla strada sul crinale si transita nei pressi della Chiesa di Valmaggiore, fino ai Prati Piani e, ancora direzione Palazzuolo sul Senio. Ristoro e via sui sentieri come il “Garibaldi”. Riguadagnata quota sul crinale e il sentiero CAI dello spartiacque, il 505, i concorrenti transiteranno per il Rifugio di fontana Moneta e rientro a Riolo. Il mercoledì è la volta della quinta tappa (60km e 1.800 metri di dislivello): partenza dal Villaggio Rally presso il Parco fluviale di Riolo in zona termale. Carrarecce secondarie in aperta campagna, tra le vallate del Senio e del Santerno, e verso la Rocca di Monte Battaglia e, ancora, direzione vallata del Santerno fino a Tossignano. discesa lungo le

viuzze antiche per imboccare il sentiero della Rocchetta e scendere fino a Riolo Terme. La tappa finale, il 30 maggio (38 km per 1.150 metri) porterà i bikers fino a Brisighella: usciti dal paese, la salita panoramica condurrà sullo spartiacque tra Lamone e Senio, fino al Parco Carnè, chiudendo la marathon a Riolo. Per tutti gli appassionati, sarà allestita il 25 e 26 maggio, nel centro di Riolo, l’area expo, ricco spazio espositivo integrato nel più ampio Villaggio Rally, nella quale saranno organizzati stand gastronomici, “Riolimpica”, zona sportiva per i più piccoli, area spettacoli con la partecipazione da zelig di duilio Pizzocchi. Tra le aziende che esporranno, Specialized, Merida Bikes Italia e Trek Italia che metteranno a disposizione bici da testare su un percorso ad hoc. Presenti anche le biciclette Bianchi, Somec, Argon 18 distribuite da Beltrami TSA, le nuove S-Light dei fratelli Pileri di Raceway e il distributore Raceware coi suoi marchi (Salsa, Surly, Marin, Niner e American Classic), Ethicsport con la sua linea di integratori sportivi, Biotex, Aken, Effetto Mariposa, decathlon faenza e altri. All’interno del Villaggio Expo saranno presenti anche aziende tradizionalmente vicine al Rally come Gyproc Saint-Gobain (main sponsor del Rally). Stefano Quarneti di Romagna Bike Grandi Eventi, è il deus ex machina dell’evento: «Cifre alla mano la manifestazione è in crescita costante, siamo passati dai 31 concorrenti della prima edizione (2010), ai 62 del 2011 e ai 101 del 2012 con una significativa rappresentanza straniera (35%). Inoltre lo scorso anno abbiamo organizzato una gara-test di un giorno che ha raccolto 320 adesioni. Per l’edizione del 2013 abbiamo rimescolato completamente le carte, creando tre eventi in uno e facendo di Riolo Terme la sede, a tutti gli effetti, del Rally. Affiancando al Rally di Romagna, il Rally Weekend e il Villaggio Rally con l’area expo, abbiamo ampliato enormemente la nostra offerta, ora non più rivolta soltanto agli agonisti duri e puri che si possono permettere di dedicare una settimana intera alla pratica del loro sport preferito, ma anche a quella gran massa di praticanti che si muovono nei fine settimana. Un grazie immenso, doveroso e sincero alle istituzioni e associazioni, senza il cui patrocinio, collaborazione e sostegno non saremmo mai riusciti a mettere in moto una macchina organizzativa tanto complessa: oggi il Rally di Romagna coinvolge due regioni, tre province, sei comuni e un ente parco.»


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a cura del Dr. MaSSiMiLiano MUCCini

3ª PARTE IL CONTROLLO DEL MOVIMENTO VOLONTARIO

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L’INIBIzIONE dEI MUSCOLI ANTAGONISTI COME CONdIzIONE PRIMARIA PER UN’AzIONE MUSCOLARE EffICACE Ed ECONOMICA.

I

Il controllo del movimento volontario risiede prevalentemente nella corteccia motoria (Area di Brodmann), la cui funzione è data dai neuroni che si dirigono verso il basso tramite due sistemi, quello piramidale ed extrapiramidale. Il primo sistema è caratterizzato da cellule neurali a velocità di conduzione lenta con funzione tonica posturale, mentre altre, a conduzione più rapida, hanno una funzione fasica sul movimento. Tale sistema è caratterizzato da un incrocio delle fibre a livello midollare, prima che si connettano alla placca neuromotoria, pertanto la motricità nell’uomo risulta crociata, cioè ogni corteccia motoria controlla la motricità del lato opposto. A livello della corteccia, vi è un’organizzazione somatotipica delle funzioni motorie: ogni gruppo di cellule controlla specificatamente un gruppo muscolare o un singolo muscolo. I movimenti fini (occhio, mano ad esempio) sono eseguiti da più muscoli, le cui unità motorie sono più piccole e richiedono un maggior numero di cellule piramidali per attivarle, mentre i muscoli del movimento (es. il quadricipite) sono attivati da placche neuromotorie più grandi, ma quantitativamente minori. La stes-

sa afferenza corticale, per gruppi muscolari singoli e/o sinergici, attiva le cellule piramidali che eccitano le unità motorie di un muscolo e suoi sinergici, inibendo la parte di corteccia che controlla gli antagonisti. Tale attivazione riguarda sia i motoneuroni alfa che gamma ed eccita sia la contrazione muscolare, sia il suo circuito di feedback positivo riflesso, originando nello stesso momento messaggeri neurochimici che permettono alla corteccia di esser informata continuamente sullo stato e lo sviluppo del movimento. Anche il cervelletto viene informato tramite neuroni collaterali sull’attività del sistema piramidale. La maggior parte delle fibre neurali di questo sistema, presenta degli interneuroni a

livello midollare e ciò è importante nel determinare a livello periferico l’inibizione dei motoneuroni alfa e gamma dei muscoli antagonisti: l’inibizione dei muscoli antagonisti (es. agonista, muscolo bicipite, antagonista, tricipite) è la condizione primaria per un’azione muscolare efficace ed economica. Quindi, riassumendo, l’inibizione avviene a livello periferico, midollare riflesso, attraverso i motoneuroni inibitori attivati dal riflesso di stiramento indotto dall’attività dei fusi muscolari, uno centrale con due meccanismi o inibizione diretta dall’area corticale, oppure inibizione periferica, attraverso il circuito interneuronale spinale attivato dall’efferenza spinale. La via piramidale emette, nella sua discesa, altri rami collaterali che la collegano a centri sottocorticali quali i gangli della base, il talamo, il nucleo rosso, la sostanza reticolare ecc. Attraverso questi collegamenti anatomici, la corteccia motoria amplia l’integrazione dei suoi comandi. La corteccia motoria è collegata anche con aree cerebrali della stessa, in particolare con la corteccia sensitiva ed aree associative frontali: pertanto possiamo senz’altro affermare che l’attività motoria è integrata nell’insieme della vita di relazione dell’essere umano. Massimiliano Muccini, dottore in Scienze e Tecnologie del fitness e Prodotti della salute, Università di Camerino, si occupa da più di venticinque anni di fitness e preparazione atletica per vari sport, consulente Inkospor, certificato American College of Sports Medicine health & fitness Specialist (l’autorità nel campo della sperimentazione e nella ricerca sportiva), Tecnico di Riequilibrio Posturale. Consigliere Nazionale di AdISf (Ass.ne Italiana dottori Scienze del fitness), Presidente di Scienzedelfitness.com ASd che organizza seminari e corsi per il settore fitness e wellness. Autore del libro “Wellness italiano, colloquio di vendita motivazionale per gli operatori fitness & wellness” pubblicato su Amazon. Già collaboratore ufficiale del mensile Cultura fisica & fitness. Per contatti: info@muccinitrainer.it Web: www.muccinitrainer.it Cell.: ++39 347.88.64.440


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TROFEO MARE&COLLINA

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a cura di IVANO OGNIBENE

MATTEO FABBRI MICIDIALE A FRATTA TERME IL PORTACOLORI DELLA MX SCHOOL FA SUA LA 4ª ED ULTIMA PROVA DEL TROFEO ROMAGNOLO, DEDICATO AL FUORISTRADA. TRA LE DONNE, NETTA SUPREMAZIA DI MONIA CONTI (SANTARCANGIOLESE), MENTRE ACERBI VIENE INCORONATO TRA GLI ALLIEVI.

A

Altro record di presenze alla 4ª e ultima prova del Trofeo Mare&Collina, svoltasi lo scorso 17 marzo a Fratta Terme, grazie anche ad una discreta giornata di sole, che ha premiato l’impegno di Promosport. Sulla linea di partenza del 2° Memorial Fabio Stradaroli, oltre 320 concorrenti, provenienti da varie Regioni. Anche il percorso ha assistito alla presenza di tantissimi appassionati, disseminati lungo il tracciato, degna cornice alla manifestazione di chiusura del circuito romagnolo. Il tracciato di gara di 25 km, prevedeva la partenza da Piazza Colitto, in località Fratta Terme, per poi puntare verso il Monte Cucco: fin dalle prime battute di gara a mettersi in evidenza, il trio formato da Matteo Fabbri (MX School), Mattia Capece (KTM Forti e Liberi) e Gilberto Perini (G.S. Torpado Surfing Shop), che hanno imposto sin da subito un ritmo di gara elevatissimo, tanto da condannare i primi inseguitori ad un ritardo di oltre 20”. Passo concorde in testa alla corsa prima lungo la discesa di Monte Cucco, poi, lungo il fondovalle della Sonsa, in un continuo ripetersi di salite, alcune delle quali molto impegnative: sulla vetta di Monte Cavallo, il transito in testa di Matteo Fabbri, seguito a pochi secondi da Capece, in ritardo Perini. Alla salita, segue la discesa in single track molto impegnativa, sotto le mura del Castello di Teodorano, cui fa seguito un tratto pianeggiante che conduce ad affrontare l’ultima salita di 800 m, con una pendenza media del 14%: un nuovo attacco di Fabbri

La partenza

che punta decisamente alla vittoria assoluta, imprimendo un ritmo forsennato alla sua pedalata, fino a giungere al traguardo posto alla Valletta, in perfetta solitudine, con il tempo di 55’24”. Alle sue spalle, in lieve ritardo Capece e Perini. Nella categoria donne, netta supremazia di Monia Conti (Santarcangiolese), seguita da Valeria Bartolini (Torpedo Bike) e Marta Maccherozzi (Team T.N.T.), mentre nella categoria Allievi, nella quale gli atleti si sono misurati su

di un percorso ridotto di 15 km, si è imposto Tommaso Acerbi della Venturi Adventure. Al termine della gara, dopo un ottimo ristoro, si procedeva alla consegna dei premi per i concorrenti delle varie categorie e Società, per poi proseguire con la premiazione finale del Trofeo Mare & Collina 2013, con la consegna delle Maglie ai Campioni di tutte le Categoria, fornite da Gruppo Bici, e la consegna del Trofeo Fabio Stradaroli ai Vincitori Assoluti della manifestazione.

I campioni 2013

CAMpIOnI 2013: Esordienti Gianmaria Bertolucci - Le Saline Allievi Tommaso Acerbi - Venturi Adventure Dilettanti Giacomo De Paoli - Ecology Team MW1 Elisa Gastaldi - Velociraptor MW2 Marta Maccherozzi - Team T.N.T ELMT Matteo Fabbri - MX School M1 Adriano Capacci - Tartana Bike M2 Stefano Tini - G.S. Torpado Surfing S. M3 Nicola Renzi - Ecology Team M4 Maurizio Galamini - Velociraptor M5 Stefano Semprini - Santarcangiolese M6 Giacomo Predieri - Due Ruote Bologna per informazioni: 338 6834464 www.romagnamtb.it info@romagnamtb.it


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foto LEOnARDO OLMI

Ecco cosa contiene la confezione dell’iBike Newton+, tutto il necessario per montarlo sulla bici in pochi minuti, inclusa la fascia cardio, ovviamente

Vi presentiamo in anteprima assoluta iBike Newton+, uno strumento in grado di fornire tutte le informazioni che possono servire a chi va in bici, da quelle classiche (velocità, cardio, cadenza e temperatura) ed altre divenute altrettanto importanti come la potenza espressa in Watt, altitudine, pendenza ed altre informazioni mai fino ad ora disponibili, quali dispersioni in energia, km e potenza/calorie e velocità del vento. Il Newton+ offre questa serie di indicazioni ad un prezzo al pubblico che va da 699 a 899 euro (quest’ultima versione comprende il Power Stroke che analizza la potenza delle gambe indipendentemente l’una dall’altra e calcola le dispersioni in distanza, potenza e calorie, causate dalle inefficienze di pedalata e di guida). La prima novità e scoperta che abbiamo fatto è che sia iBike Newton+ che iBike Newton+ PowerStroke (i 2 modelli più completi derivati dal modello di base iBike Newton) hanno un sistema integrato con il sensore per la misurazione della potenza, quindi non necessita dell’intervento di un meccanico per l’installazione al mozzo, movimento centrale o pedivelle, di accessori pesanti ed ingombranti, e può altresì essere utilizzato su diverse bici (fino a 4) in maniera immediata! A seconda delle nostre preferenze e necessità visive, lo si può applicare sia sulla pipa manubrio che sul manubrio stesso. Oppure anche su uno di quei supporti (acquistabili a parte) che ne consentirebbero l’alloggiamento di fronte ed al centro della pipa manubrio foto LEOnARDO OLMI

Il fissaggio di questo elegante strumento di alta precisione avviene con l’installazione sulla pipa manubrio oppure sul manubrio stesso della staffa “Dual Mount” compresa nella confezione. La manovra successiva è quella di collegare il sensore di velocità e cadenza. Qualora la bicicletta fosse già equipaggiata di sensori ANT+ installati, il Newton+ funzionerebbe ugualmente in maniera corretta (lo stesso vale in caso di fascia cardio). Il Newton+ è dotato di batteria ricaricabile interna con oltre 20 ore di utilizzo continuo tra una ricarica e l’altra (ricarica che richiede un massimo di 2 ore di collegamento al computer via cavo USB). A differenza di altri blasonati strumenti, la potenza viene ricavata dal calcolo delle forze opposte, secondo la terza legge di Newton (come anche succede negli aeroplani, da molti anni) con algoritmi che prendono in considerazione tutti i dati impostati ed inseriti nel software (compreso, ad esempio, il tipo di pneumatici ed anche il tipo di asfalto delle strade) che determinano attriti, resistenza al vento e freni gravitazionali diversi. Abbiamo rilevato che il Newton+ misura le pendenze con altissima precisione, così come la velocità del vento, migliorando anche la precisione dei coefficienti stimati di attrito e di resistenza aerodinamica. Il tutto, senza dover aggiungere alla bici altri dispositivi, eliminando smontaggi e rimontaggi da parte del meccanico: basta applicare i sensori di cadenza e velocità (intelligentemente uniti ed inseparabili per un’applicazione sul telaio, sul carro posteriore) e fissare il Newton+ sul manubrio. Il Newton+ è in grado di memorizzare fino a 4 profili, mentre il software ISAAC non ha limiti in tal senso. Di volta in volta, quattro profili memorizzati sul software ISAAC possono essere caricati sul Newton+. Ma come si possono usare questi profili? Semplice: ad esempio, disponendo di tre diversi profili memorizzati nel Newton+, questi potrebbero essere utilizzati su tre biciclette diverse, oppure fare uno sharing, quindi condividerli, con qualche amico/a, fratello, sorella o fidanzato/a. Anche il sistema col quale sono state impostate le schermate di lettura, è stato realizzato in maniera molto intelligente (ed oltretutto personalizzabile). I dati sullo schermo si alternano automaticamente, senza la necessità di dover togliere le mani dal manubrio per visualizzare altre informazioni. Per evidenziare, tuttavia, i valori attuali, medi e massimi, basterà premere la freccia in alto una volta per visualizzare i valori medi, due volte, per i valori massimi. Premendo la freccia in basso potremo vedere il display della velocità del vento e la pendenza, indipendentemente dalla schermata in uso. Per tornare alla schermata principale, infine, basterà premere il pulsante al centro del pannello. La freccia posta a destra è invece quella dedicata ai dati relativi all’Ambiente (a schermo “Enviro”, ossia “enviroment” in inglese). Tramite questa finestra, sarà possibile conoscere tutte le informazioni ambientali: premendo una prima volta si potranno infatti visualizzare l’ora e la temperatura, la cliccata successiva consentirà di visualizzare l’inclinazione della salita, la velocità del vento e l’elevazione; mentre la terza cliccata mostrerà la data. Ovviamente, non possono mancare le statistiche riassuntive relative alla distanza percorsa, ottenibili con un clic sulla freccia a sinistra che servirà anche nel caso in cui si volesse verificare la percentuale di carica della batteria. Cliccando ancora una volta sulla freccia a sinistra si potrà visualizzare il totale dell’energia spesa (Kcal) in calorie, mentre la cliccata successiva ci consentirà di verificare la distanza e il dislivello percorsi. Basterà cliccare e tenere premuto il tasto centrale per spegnere il nostro Newton+. Devo dire veramente molto semplice e di facile ed immediata interpretazione. Il Newton+ rileva e visualizza a schermo i dati in tempo reale, di picco e relative medie di:


• Velocità • Cadenza • Cardio • Potenza • Pendenza • Velocità del vento • Altitudine Per visualizzare i valori medi e massimi sul display del Newton+ (Avg/ Max) basta una semplice pressione sulla freccia in alto dell’unico bottone di comando. La visualizzazione degli altri dati qui sotto elencati si ottiene premendo la freccia sinistra (“Total” button) oppure la freccia destra (“Enviro”): • Tempo percorso dall’inizio dell’uscita • Temperatura • Distanza percorsa dall’inizio dell’uscita • Calorie bruciate • Totale dislivello dall’inizio dell’uscita • Potenza istantanea emessa • Fattore intensità • Punteggio di stress di allenamento • Potenza di un determinato percorso • Tempo di un determinato percorso • Velocità di un determinato percorso • Soglia funzionale della potenza • Orologio • % livello di batteria • % livello di spazio memorizzazione dati • Km percorsi totali • Tempo totale speso pedalando Altre informazioni sul funzionamento e particolarità del newton+: • Completa ricarica della batteria in meno di 2 ore • Batteria con 20 ore di autonomia in uso per ogni ricarica • Fino a 4 profili per utilizzare 4 bici con lo stesso strumento Newton+ • Utilizzo come computer di lettura di altri misuratori di potenza, correggendone inoltre le false informazioni dagli stessi riportate a causa della bassa frequenza di lettura da 1 a 2 al secondo contro le 16 al secondo del Newton+! • Quando usato come lettore di altri sistemi di misurazione di potenza, è in grado di fornire importanti dati da questi non contemplati quali il trascinamento del vento • Dotato di programmi preinstallati di allenamenti basati sulla potenza elaborati da allenatori/coach e ciclisti professionisti • Il modello Newton+ Power Stroke calcola lo dispersione di tempo, distanza, potenza sprecati a causa delle inefficienze di pedalata e movimenti del corpo! – vedi http://youtu.be/Xjl-WpPLUUs IMPORTANTE: un nuovo programma per gli step di settaggio e calibrazione estremamente semplificato che riduce 20 pagine di istruzioni a 2 (!) è ora installato in ogni unità e gratuitamente scaricabile dal sito per tutti i possessori della versione precedente che elimina necessità di: • “messa in bolla”; • scaricare il programma ISAAC e collegare il Newton+ al computer, prima di fare la prima uscita in bici; • entrare nel Setup del Newton+; • rilevare i sensori (tale operazione viene effettuata dal produttore in USA). A conferma della credibilità del prodotto e per ovviare al comprensibile scetticismo iniziale, potendo verificare senza rischi che il prodotto funzioni, come dichiarato dal produttore, il Newton+ viene offerto a tutti i biomeccanici, negozi specializzati, squadre professionistiche ed amatoriali con “GARANZIA SODDISFATTO O RIMBORSATO” (al netto IVA), sull’acquisto della prima unità! Si sottolinea che: a) l’accessorio Remote Wind Sensor NON è compreso nella confezione ma è da acquistare a parte; b) il Newton può essere usato anche come computer per i power meter SRM e Powertap e di fatto ne può correggere le false rilevazioni che gli stessi fanno causate dalla bassa frequanza di lettura (2 rilevazioni al minuto contro le 16 del Newton!!!) e correggerne i grafici in tempo reale.

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L’iBike Newton+ è facile da installare e non richiede di andare dal meccanico. Basterà infatti usare le fascette in dotazione per applicare i wireless per la lettura della cadenza e della velocità in due minuti foto LEOnARDO OLMI

Una delle novità è che la batteria dell’iBike Newton+ è ricaricabile, basterà infatti usare il cavetto usb in dotazione per ricaricarla con il nostro computer Potremo scegliere varie impostazioni di lettura sul grande display dell’iBike Newton+. Molto utile quella che ci consente contemporaneamente la lettura della velocità, Watt e cardio che si alterna automaticamente alla cadenza

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Altra grande novità, introdotta sul mercato di recente da iBike, è l’iBike Dash + Power, un software applicabile al nostro iPhone 4s/5 che riproduce e fornisce tutti i dati del Newton+, oltre ad una cartografia e sistema Gps, direttamente visibile sul display a colori del nostro iPhone, anch’esso applicabile sul manubrio della nostra bici. Il Dash vi consentirà pure di rispondere alle telefonate in wireless. Vi mostreremo questo prodotto sui prossimi numeri di INBICI. iBike® newton+TM power Meter - www.ibikesports.com Forum iBike: www.ibikeforum.com Contatti Italia: Stefano Doldi, cell: 348 5612655 - ibikevelocomp@aol.com


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GIANNI BARTOLINI a cura di NIcOLEttA BrINA

nicoletta.brina@gmail.com

Un GEOMETRA SUI pEDALI IL NUOVO ACQUISTO DEL SUPERTEAM DI SAN MARINO ESORDISCE NELLA STAGIONE 2013 CON NUMEROSI E POSITIVI PIAZZAMENTI. PER LUI LA SFIDA È DOPPIA: STRADA E MTB. E SE IL BUONGIORNO SI VEDE DAL MATTINO…

L’

L’esordio, quest’anno con il Superteam G-Mobile, per Gianni Bartolini, ha il segno positivo. Trentotto anni di Villaverucchio, geometra, l’atleta ha scoperto tardi la bicicletta, ma, a ben guardare, sta recuperando con gli interessi e con tanto di risultati convincenti, il tempo perso. Come è avvenuto l’incontro con la bicicletta? «Da bambino e sino ai 18 anni ho giocato a calcio. Poi, purtroppo (o per fortuna, a ben guardare la strada intrapresa…) ho subito un grave infortunio e mi è stata prescritta la bicicletta per effettuare la riabilitazione. Solo che poi ha finito per piacermi e non l’ho più abbandonata.»

pratica strada o mtb? «Entrambe, solo dividendo la stagione in due parti: ad inizio e fine stagione, mi dedico alla mtb, mentre nella parte centrale salgo sulla bici da strada. Il grande amore tuttavia è e resta la mountain bike che è onnipresente. È più adrenalinica rispetto alla bici da corsa, mi diverto molto di più nel fuori strada.» Com’è approdato al Superteam? «Ho corso prima nel Pedale d’Oro a San Marino e gli ultimi due anni nella Borellese, un team cesenate. Sono approdato solo quest’anno al Superteam, grazie all’amicizia stretta con Giampiero, titolare di G-

Mobile, nonché, elemento non da poco, per la vicinanza a casa. In ogni caso, sia al Pedale d’Oro che alla Borellese, sono sempre stato trattato come un figlio e quindi la scelta di andare al Superteam è stata prettamente dettata dalla comodità. Basti dire che gli amici del Pedale e della Borellese sono ancora oggi compagni di avventure, di bevute. Ho solo cambiato maglia, ma dopo le gare ci ritroviamo sempre come una volta.» Una partenza in impennata per la stagione 2013? «L’inizio stagione mi rende contento. La prima gara di mtb, la Matteoni mi ha portato sul podio, grazie alla vittoria di categoria, nella seconda gara sempre in offroad a Misano sono arrivato secondo di categoria, poi ho vinto l’assoluto su strada a Villa Selva e, ancora, la settimana dopo a

Gattolino ho fatto mio il secondo assoluto sempre su strada. A Borello, sono giunto secondo di categoria, terzo assoluto su strada. Non avevo mai cominciato così la stagione. Tra una gara e l’altra ho anche altri 4-5 posti e quindi mi ritengo più che soddisfatto.» Quali sono gli obiettivi stagionali? «A dire il vero, non avevo mai cominciato la stagione così forte, quindi si spera di continuare con questo ritmo. Quanto alle gare in programma, non ne ho di fisse in calendario: viviamo un po’ alla giornata, la domenica con la squadra si gira e si fanno le gare vicine a noi. L’obiettivo è un po’ quello di cercare sempre di portare a casa il risultato alle gare alle quali partecipiamo. A livello personale, cercherò di migliorare i risultati della stagione scorsa.» C’è una gara alla quale è particolarmente affezionato? «La Cesena-Madonna del Corzano, che si svolge l’ultima domenica di luglio, è un po’ la mia gara, riesco sempre a fare risultato e mi piacerebbe fare bene anche quest’anno.»


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CRISTIAN FABBRI METTE PER PRIMO LE “RUOTE IN VALLE”

info@inbici.net

a cura di IVANO OGNIBENE

A LIDO DEGLI ESTEnSI IL PORTACOLORI DELLA PASSION BIKE FA SUA LA 2ª PROVA DEL ROMAGNA BIKE CUP IN TERRA FERRARESE. IN CAMPO FEMMINILE PRIMATO DI MONIA CONTI, MENTRE TRA GLI ALLIEVI VINCE ALESSANDRO BARBERINI.

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La “Ruote in valle” va in archivio con un record di presenze. La 2ª prova del Romagna Bike Cup, valida come Campionato Nazionale di Primavera, ha registrato una bellissima giornata di sole, che ha premiato l’impegno del Team MTB Lido degli Estensi, tanto da vedere schierati in linea di partenza oltre 460 concorrenti, con altrettanti accompagnatori al seguito, provenienti da varie Regioni. Costante di queste manifestazioni, i tantissimi appassionati disseminati lungo il tracciato del percorso, degna cornice all’evento di respiro nazionale. Il tracciato di gara di 49 km, partiva dal centro di Lido degli Estensi, con un trasferimento di un km, per imboccare la Pineta di Lido di Spina. Fin dalle prime battute di gara, Cristian Fabbri (Passion Bike), Cristian Sambi (Sambi Team), Gianfranco Mariuzzo (UC FPT), Massimo Sargenti (Tree Team) e Francesco Finetti (Team MBM), si sono messi in evidenza, imprimendo ritmo alla pedalata, fino a guadagnare oltre 30’’ sui diretti inseguitori. Il quintetto di testa proseguiva di comune accordo, lungo il tracciato di gara, che portava al Museo delle Valli, per poi proseguire verso le

Valli di Comacchio, transitando sull’Argine Agosta e il Ponte Bettolino, che divide le Valli dal Comune di Comacchio, per poi ritornare al Museo delle Valli. Fine gara al cardiopalmo, con Cristian Fabbri in gran spolvero: puntando alla vittoria assoluta, nel tratto finale che riportava i concorrenti al Lido degli Estensi, riusciva a distanziare, con un ritmo di pedalata forsennato, nell’ordine, Cristian Sambi (Sambi Team), Gianfranco Mariuzzo (UC), tagliando il traguardo in un tempo di 1h 20’39’. Nella categoria Donne netta supremazia di Monia Conti (Santarcangiolese) seguita da Annarita Cavulla (Imola Bike) ed Arianna Zulian (Adria Bike), mentre nella categoria Allievi, con percorso ridotto di 18 km si imponeva Alessandro Barberini dell’Ecology Team. Al termine della gara, dopo un ottimo buffet, offerto dal Centro Sportivo “Medusa”, si procedeva alla consegna dei premi alle società e alle varie categorie, con l’assegnazione delle maglie del Campionato Nazionale di Primavera, a conclusione di questa giornata dedicata alla mountain bike.

I vincitori dei campionati Nazionali di Primavera

CLASSIFIChE Uomini km 49: 1° Cristian Fabbri - Passion Bike, 2° Cristian Sambi - Sambi Team, 3° Gianfranco Mariuzzo - UC FPT, 4° Massimo Sargenti - Tree Team, 5° Francesco Finetti - Team MBM Donne km 49: 1a Monia Conti - Santarcangiolese, 2a Annarita Cavulla - Imola Bike, 3a Arianna Zulian - Adria Bike.

Campionato nazionale di primavera 2013: Junior Giacomo De Paoli - Ecology Team MW1 Paola Gianpreti - Gruppo T.N.T. MW2 Monia Conti - Santarcangiolese ELMT Francesco Finetti - Team MBM M1 Adriano Capacci - Tartana Bike M2 Cristian Fabbri - Passion Bike M3 Massimo Sargenti - Tree Team M4 Gianfranco Mariuzzo - UC FPT M5 Stefano Semprini - Santarcangiolese M6 Giacomo Predieri - Due Ruote Bologna

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28/09/12

09.30

www.ciclimatteoni.com ORGAnIzzA

CICLI MATTEONI & GIRO D’ITALIA la GraNDE Gita SocialE 2013 SullE DoloMiti www.ciclimatteoni.com 24-25-26 MAGGIO ZONA CADORE A POChI PASSI DALLE 3 CIME DI LAVAREDO Quest’anno la nostra grande gita è stata studiata anche per seguire dal vivo una tappa del Giro d’Italia, precisamente la 20ª, quella di Sabato 25 maggio, Silandro-Tre Cime Lavaredo (202 km). È una GITA SOCIALE per tutto il gruppo CICLI MATTEONI E AMICI. Saranno programmate uscite tranquille sia su strada che in MTB. Ricordiamo che Sabato 25 sarà collocato, sulle tre cime di Lavaredo, l’arrivo della penultima tappa del Giro d’Italia: nell’occasione potremo ammirare le gesta dei grandi campioni del ciclismo professionistico, probabilmente questa tappa sarà determinate per la classifica generale. Tre giorni di ciclismo e natura tra le località di Cortina, il lago di Misurina e tutto il comprensorio del Cadore. Sarà di certo suggestivo ammirare tutto lo splendore di queste immense montagne, sia con la bici da corsa che in mtb, percorrendo i favolosi sentieri del Cadore. Sarà nostra cura formare due gruppi diversi fra stradisti e biker, ma lo spirito sarà unico... VIVERE TUTTI InSIEME QUESTA GRAnDE GITA.

Partenza in pullman il GIORNO 24 MAGGIO destinazione Borca di Cadore. Hotel Antelao Gita 3 giorni (aperta a tutti) Albergo + pullman AL COSTO DI EURO 180,00 a persona (2 notti mezza pensione, colazione a buffet e cena, bevande escluse) Possibilità del pranzo della domenica 26 maggio al costo di euro 15,00 a persona. PER PRENOTAZIONI CHIAMA SUBITO!!!

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