La Leggendaria Charly Gaul Trento - Monte Bondone 21 luglio 2013
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SIENA Una città dal cuore grande quanto una… Piazza!
Immaginiamo di trovarci qui durante i giorni del Palio: un caleidoscopio di colori, ravvivato dalle urla festose dei contradaioli, che si ripete il 2 luglio e il 16 agosto di ogni anno. Dal 1644 il Palio è un’istituzione tutt’altro che turistica: è passione per i senesi che contano i giorni fra i due eventi e vivono il loro rione come una famiglia. In questa corsa così breve, c’è un’esplosione di sentimenti contrastanti che rendono il Palio unico al mondo. Oggi sulla piazza coperta di tufo, sono 10 i cavalli che si contendono il Palio montati da fantini non senesi, sorteggiati fra le diciassette Contrade, attorno alle quali ruota tutto un mondo con proprie tradizioni, regole e storia. Il tempo sembra immobile anche fra le mura imponenti del complesso del Duomo dedicato a Santa Maria Assunta. Un’opera incompiuta che svela le grandi ambizioni dei Senesi del XIV secolo e che la cui stessa incompiutezza è la peculiarità più affascinante. Nel
1339, infatti, inizia la costruzione del Duomo Nuovo, destinato a superare in magnificenza quello di Firenze. Quanto resta oggi, doveva essere solo il transetto dell’intero edificio. Ma quando il cantiere, dopo il periodo della peste, riprende, la staticità delle fondamenta si rivela inadeguata e ogni ambizione è interrotta. Di questo progetto rimane il cosiddetto “facciatone” sul lato destro del Duomo, la cui facciata scolpita, invece, è esemplare nel suo puro stile gotico che incanta. Il suo interno – di una straordinaria eleganza, con le fasce marmoree contrastanti, a richiamare i colori dello stemma senese – racchiude il bellissimo pulpito a bassorilievi di Nicola Pisano e gli altari, le cappelle, le sculture e gli affreschi ad opera di artisti come Michelangelo, Donatello, Bernini, foto MARCUS MARK
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A dare il benvenuto, sull’arco di porta Camollia, giungendo da Firenze, è scolpita questa frase: “COR MAGIS TIBI SENA PANDIT” (“Siena ti apre un cuore più grande”… di questa porta). Sebbene scolpita per accogliere nel ’600, Ferdinando I de’ Medici, questa frase oggi sembra accogliere coloro che ogni anno qui giungono per il Palio e per ammirare il patrimonio artistico, storico e paesaggistico, dal ’95 proclamato “dell’Umanità” dall’Unesco. Quello che in effetti colpisce della città è il tessuto urbano medievale ancora intatto, “un mondo a sé” come lo definiva Italo Calvino. Le strade, serrate fra chiese e palazzi con aperture gotiche, a volte si aprono mostrando scorci mozzafiato, come lungo la via di Città: all’incrocio con via dei Pellegrini, ecco la meravigliosa vista sulla piazza del Campo a forma di conchiglia. Spettacolari quinte architettoniche la circondano e testimoniano il periodo più felice della città, fra il Due e il Trecento. Il Palazzo Pubblico, capolavoro gotico, attuale sede del Museo Civico, racchiude preziosi affreschi di inestimabile bellezza, opera di Simone Martini, Duccio di Buoninsegna e Ambrogio Lorenzetti. Racconti che “parlano” della Siena del ’300. Salendo sulla Torre del Mangia – dal nome del mastro orologiaio che ne suonava i rintocchi – si ammira una splendida vista con la piazza, sui quali nove “spicchi” la torre fa ombra come l’ago della meridiana.
foto MARCUS MARK
Siena è veramente una città dal cuore grande e appassionato, conosciuta in tutto il mondo come la “Città del Palio”, questo antico gioco che tanto scalda i cuori dei suoi cittadini, che colora ogni anno vicoli e palazzi di variopinti stendardi e che attira gente da ogni dove. E i turisti oggi, come i viandanti che una volta qui giungevano, sono sempre ben accolti.
e Pinturicchio. Ma splendido è soprattutto il pavimento in mosaico e graffiti, una sorta di “Bibbia per immagini” unica al mondo. Una tale abbondanza di opere sottintende che per i senesi dell’epoca l’arte appartenesse a tutti. La stessa magnanimità d’animo che si ritrova nell’Ospedale di Santa Maria della Scala, uno dei più antichi del mondo. Qui erano accolti i pellegrini che passavano per la via Francigena, si curavano i malati e gli anziani, si accoglievano i bambini “trovatelli”, come si evince dal commovente affresco del “Vecchietta”. Altri noti pittori del ’400 fissarono sui questi muri scene che dimostrano la grandezza del cuore dei senesi di allora, ora ammirabili accanto a moderne opere d’arte, giacché l’Ospedale è un notevolissimo complesso museale. Non bisogna, però, fermarsi solo nei luoghi più amati e frequentati: c’è ancora da scoprire, camminando per vicoli, passando per le porte della città, visitando le chiese di Sant’Agostino, San Domenico e San Francesco, il santuario di Santa Caterina, fino a Fontebranda, citata da Dante, dove oggi un’insolita installazione fa rivivere le “voci” del 1337. Ogni luogo è testimone della vita medievale durante la quale le intense attività mercantili e bancarie resero Siena grande protagonista. Un’importanza che venne a mancare col dominio fiorentino verso la metà del ’500. Solo a partire da metà ’800 con numerosi restauri e interventi urbani, si è consolidata la meravigliosa immagine della città, rilanciata anche dal prestigio internazionale dell’Accademia Musicale Chigiana. Qui d’estate grandi maestri della musica, assieme ai loro allievi, si esibiscono in concerti classici, affiancati da altrettanti eventi di jazz e musica di ogni genere. La tradizione, come per il Palio, resta un marchio indelebile: le arti si perpetuano nelle odierne botteghe, dove numerosi artigiani battono il ferro, cesellano metalli preziosi, plasmano ceramica, dipingono icone e intessono a telaio. Ciò che, per ultimo, non può mancare è l’incontro con i sapori di Siena, anch’essi fortemente tradizionali: i pregiati insaccati e i formaggi di pecora, la carne chianina, l’olio extravergine e il vino Chianti per cui val la pena fare un tour dei suoi vicini colli. Infine i “ricciarelli” e il famoso “panforte”, per portar via un dolce ricordo profumato di medioevo…
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SAVONA Profumi e vento di storia fra i “caruggi”…
foto IRONING
Sbarchiamo a Savona, secondo porto della Liguria, capoluogo di provincia della Riviera di Ponente, seconda città per popolazione dopo Genova e LaSpezia. Il legame col mare è qui fortissimo e il mare rappresenta il veicolo forse più consono per approdare alla conoscenza della storia e della cultura della città. Proviamo a poggiare, quindi, il piede su una delle antiche pietre di granito del XII secolo che ancora compongono la banchina del porto di Savona…
Ma ora, attraverso il moderno ponte levatoio, raggiungiamo il cuore della città per conoscere le altre sue brillanti sfaccettature, una delle quali è il liberty. Proprio sulla via Paleocapa, una delle più frequentate dai savonesi assieme a Corso Italia, c’è uno dei palazzi più belli del liberty savonese, il Palazzo dei Pavoni, con le sue coloratissime maioliche, ispirato alla Secessione Viennese, così come anche il Palazzo delle Piane (detto anche “delle palle” per via delle sei sfere di rame poste sul tetto), opera dell’architetto Martinengo. Queste strade sono costruite sul modello della Torino ottocentesca. Fu allora che Savona riprese la sua attività marittima e cominciò ad arricchirsi di architetture e opere d’arte, con guizzi di autentica creatività come il tempietto neoclassico del ceramista Boselli, nel parco dedicato a Dante. Savona è anche la “Città dei Papi”, perché qui ebbero origine Francesco e Giuliano della Rovere (rispettivamente Papa Sisto IV e Papa Giulio II) che durante il rinascimento sostennero le arti di Michelangelo e Raffaello. Non a caso anche qui esiste la “Cappella Sistina”, voluta per la sua famiglia dallo stesso Sisto IV che fece costruire quella più nota del Vaticano. Anche se l’interno è in stile rococò, i recenti restauri hanno svelato gli affreschi del ’400. Non lontano da qui si può visitare la foto ALESSANDRO ODDO
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Non c’è posto migliore della Vecchia Darsena per iniziare a scoprire Savona: dal mare appare moderna, con l’avveniristico skyline delle strutture in cristallo dell’architetto Bofill, come la Stazione Marittima che accoglie gli ospiti delle navi da crociera. Fanno da quinte i fumaioli gialli delle stesse navi, che attraccano qui in un enorme terminal. Difficile immaginare che questo avanzato complesso sorga sulle macerie di meno recenti strutture industriali siderurgiche, che un tempo erano un tutt’uno con la vegetazione, i dirupi e le fortificazioni che caratterizzavano il paesaggio. E ad una più ravvicinata osservazione, Savona svela un passato molto più antico. Il porto, importante nel medioevo per gli scambi commerciali, nel 1528, con l’occupazione della città da parte della più potente Repubblica Marinara di Genova, fu letteralmente insabbiato per evitare che le navi attraccassero. L’antica acropoli della città fu distrutta e al suo posto fu costruita la fortezza del Priamar. Ai piedi di questa sono ancora visibili i resti dell’antica cattedrale distrutta alla fine del ’500, messi in luce dagli scavi del nuovo cantiere, mentre entrando nella fortezza si rimane sorpresi dalla grande “piazza delle armi” che oggi ospita rappresentazioni teatrali, mentre la fortezza stessa è adibita a struttura museale. Se il porto fu teatro di eventi drammatici, simboleggiati ancora dalla “Torretta” con lo stemma genovese (Torre Leon Pancaldo, dal nome del marinaio che accompagnò Magellano), oggi tutta l’area è stata riconvertita in un eccellente porto turistico che accoglie non solo i croceristi ma anche i savonesi e i turisti che
arrivano con proprie imbarcazioni. Qui rinomati ristoranti e locali offrono menu tradizionali e innovativi, mentre il Comune promuove in ogni stagione, specialmente nei mesi estivi, concerti e spettacoli di qualità.
splendida Cattedrale dell’Assunta, per continuare il tour artistico, fra la Pinacoteca Civica, gli Oratori delle Confraternite, le Torri dei Corsi e dei Riario, mozzate dopo la sconfitta coi genovesi, e la vicina Torre del Brandale (detta “a Campanassa” perché sormontata da una campana), fortunatamente intatta. Infine ci rifugiamo al riparo dal vento nel cuore medievale di Savona, con la Piazzetta della Maddalena e i vicoletti, i “caruggi”, dove si respira il buon profumo delle “fette” di “Panissa”, caldo spuntino di tradizione ultracentenaria, fatto con farina di ceci da abili mani. Altri “sfizi” per i palati curiosi dei sapori autentici, sono la “Focaccetta” (“Fugassetta”), la “Farinata bianca” (“Turtellassu”) che differisce da quella tipica ligure gialla perché di grano e non di ceci. Infine Savona è stata famosa fino a poco tempo fa per il chinotto, candito e sotto spirito. Tutti sapori da riscoprire. Le attrattive di Savona non finiscono qui. C’è una splendida spiaggia che vanta la Bandiera Blu. Il vento costante sul mare è ideale per il surf e per il velismo. Al largo ci si può immergere in fondali ricchi di vita: siamo nel “Santuario dei Cetacei”, un luogo ideale per la vita di capodogli e balene e un polmone marino che rigenera l’atmosfera. Si può praticare il parapendio a picco sul mare. Tutta la provincia, inoltre, offre tante occasioni di sport e avventura: si possono esplorare grotte con bellissime stalattiti e stalagmiti; si può percorrere la riserva naturale regionale dell’Adelasia, oppure la strada Aurelia da Varigotti a Capo Noli, a piedi o in bici. E ancora downhill, equitazione sui monti del Sassello, trekking sull’isola di Bergeggi, ecc. Ogni scusa è buona per non salpare più da quella Vecchia Darsena! La fortezza del Priamar
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SOMMARIO 6
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Roberto Sgalla
Grandi Eventi
a cura di Leonardo Olmi
a cura di Matteo Gozzoli
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L’Editoriale
Biomeccanica Inbici
a cura di Maurizio Rocchi
a cura di Fabrizio Fagioli
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In copertina
Protagonisti a cura di Paolo Mei
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Luca Paolini
Dossier sport e medicina
a cura di Andrea Agostini
a cura di Maurizio Radi
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Andrea Noè
Oltre l’ostacolo
a cura di Paolo Mei
a cura di Roberto Zanetti
28
104
Il Personaggio: Claudio Brusi
L’Officina
a cura di Nicoletta Brina
a cura di Lorenzo Comandini
36
110 Salute Inbici
Renato Guidi a cura di Nicoletta Brina
a cura del Dr. Alessandro Gardini
42
114
Campionato Italiano Cicloturismo ACSI 2013
Ktm La tradizione austriaca su due ruote
a cura di Bruno Achilli
a cura di Roberto Zanetti
58
128
Inbici per il mondo
Rally di Romagna
a cura di Andrea Pelo Di Giorgio
a cura di Nicoletta Brina
68
134
RiminiWellness
Stretching nello sport
a cura di Nicoletta Brina
a cura del Dr. Massimiliano Muccini
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Nuovo usato e informazioni
Inbicimagazine
Direzione e Amministrazione Via Delle Scalette, 431 - 47521 Cesena (FC)
Direttore Responsabile Andrea Agostini Vice Direttore Maurizio Rocchi Capo Redattore Maurizio Rocchi In Redazione Andrea Agostini, Dr. Roberto Sgalla, Massimiliano Muccini, Fabrizio Fagioli (Equipe Velòsystem), Equipe Enervit, Centro Ricerche Keforma, Gian Paolo Mondini, Nicoletta Brina, Bruno Achilli, Fabrizio Montalti, Enrico Cavallini, Mario Facchini, Leonardo Olmi, Ivano Ognibene, Andrea Pelo Di Giorgio, Dr. Maurizio Radi, Gianluca Barbieri, Daniele Moraglia, Roberto Bettini, Paolo Mei, Roberto Zanetti, Andrea Passeri, Dr. Alessandro Gardini, Dr. Piero Fischi, Arnaldo Priori, Luciana Rota, Lorenzo Comandini Fotografi Playfull, Studio5, foto Castagnoli, Bettini photo, Ido Talenti, Leonardo Morelli, Newspower, Frex8 Archivio fotografico Gianni Rocchi Collaboratori Carlo Brasini Distribuzione S. Service Consulting S.r.l. Responsabile Grafica Loredana Cramarossa Responsabile Facebook Nicola Negosanti Stampa Wafra Responsabile marketing Sara Falco Resp. relazioni esterne Massimo Scagnelli. Piede_Inbici_red22.pdf Piede_Inbici_red22.pdf1 127/05/13 27/05/1313:20 13:20 Diritti e proprietà Gruppo MY RY Productions S.r.l. - Iscriz. Registro Tribunale di Forlì n° 24/09 del 04/11/2009 Tutti i diritti riservati. È vietata la riproduzione anche parziale di articoli, foto e disegni senza autorizzazioni della MY RY Productions S.r.l.
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ROBERTO SGALLA
office@leonardoolmi.com
a cura di Leonardo Olmi
L’OPINIONE DI UN DIRIGENTE DELLA POLIZIA DI STATO LA 43a EDIZIONE DELLA NOVE COLLI DI CESENATICO, È STATA L’OCCASIONE PER INTERLOQUIRE CON IL DOTT. SGALLA, CHE DA APPASSIONATO DI CICLIsMO E CICLOTURISTA, OLTRE CHE DA IMPORTANTE DIRIGENTE DI POLIZIA DI STATO, CI RACCONTA COME MIGLIORARE E TUTELARE LA NOSTRA COMUNE PASSIONE PER LE DUE RUOTE A PEDALE.
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Dott. Sgalla, qual è il suo ruolo attuale all’interno della Polizia di Stato? «Ad oggi sono un Dirigente Generale della Polizia di Stato, e da un anno e due mesi, circa, il Direttore della Scuola Superiore di Polizia. La Scuola Superiore è l’ateneo della Polizia che forma i commissari ed i dirigenti della Polizia stessa. Precedentemente a questo incarico ho diretto il Servizio di Polizia Stradale per tre anni, che devo dire è stato un periodo bellissimo, in cui ho riconfermato la mia grande passione per il ciclismo, ed in particolar modo il rapporto tra Polizia Stradale e ciclismo, che ha fatto un po’ la storia del nostro paese. Basti ricordare quelle immagini ancora in bianco e nero degli anni ’50-’60 con i vecchi Guzzi della Polizia Stradale a seguito del Giro e di tante altre importanti manifestazioni ciclistiche del nostro paese.» Se non sbaglio, ho letto il suo nome sotto al titolo di Direttore de “Il Cicloturista”, il magazine che accompagna ogni edizione della Nove Colli, ci racconti anche di questo suo nuovo ruolo. «Prima ancora di ciò che le dicevo prima, mi ero occupato anche di comunicazione, ed è per questa esperienza che poi mi sono iscritto all’albo dei giornalisti. Ecco perché la Fausto Coppi, società a cui appartengo come cicloamatore, mi ha chiesto, nella persona del suo presidente Alessandro Spada, se ero disponibile a dirigere la rivista Il Cicloturista che ogni partecipante alla Nove Colli ha trovato nel suo pacco gara. Oltre a questa edizione, stampata in diverse migliaia di copie, ne abbiamo anche un’altra che facciamo per il periodo natalizio da inviare agli sponsor della Nove Colli. Quest’anno, però, oltre ad aver fatto un’edizione completamente rinnovata nella grafica, abbiamo avuto la pretesa di parlare di ciclismo un po’ a tutto tondo, non solo prettamente sul piano agonistico, ma abbiamo voluto dar spazio anche a vari personaggi. Infatti, ci sono testimonianze del Presidente della Federazione Ciclistica Italiana Renato Di Rocco; a giornalisti importanti che si occupano di ciclismo, al Direttore del Giro d’Italia Mauro Vegni. Inoltre, c’è anche la sintesi di un’interessante ricerca che è stata fatta insieme alla Facoltà di Medicina e di Psicologia della Sapienza di Roma, sull’uso del disegno della bicicletta come fattore di individuazione della personalità dei bambini; c’è tutta la parte dedicata al mondo dei trapiantati che domani correranno la Nove Colli. Insomma, una rivista che porta le esperienze, le impressioni e le emozioni di chi ha partecipato e di chi parteciperà, italiani e stranieri, poiché ricordiamoci che tra i 12.000 della Nove Colli ci sono moltissimi stranieri. Quindi, direi una rivista che potrà essere tenuta come ricordo dell’evento, oltre che come punto di riferimento della manifestazione stessa, in quanto vi sono tutte le informazioni sulla logistica, dagli alberghi alle griglie ed il percorso. Ma c’è anche tutta una parte dedicata alla Romagna, per promuovere questa bellissima terra sia sotto il punto di vista turistico che enogastronomico. Una specie di miniguida per chi vuole tornare a farsi, in futuro, un weekend non solo in bici, ma anche per una vacanza in senso lato.» Tornando alla sua passione per il ciclismo, ci racconti quando è nata e quando ha iniziato a pedalare e fare granfondo? «Il mio non è stato un avvicinamento al ciclismo da ragazzo, e come me credo anche molti altri ciclisti del mondo amatoriale. Ho iniziato circa 12 anni fa, consigliato dal medico in quanto soffrivo un po’ di ipertensione; e questa, forse, è la vera motivazione. Conoscendo già molti amici che andavano in bici, mi è venuto facile aggregarmi a loro. Poi,
Il dott. Roberto Sgalla Direttore della Scuola Superiore di Polizia
come si sa, andando in bicicletta si conoscono tante altre persone, altri gruppi ed è sempre più facile andare avanti e praticare di più con piacere questo sport. Quindi, ho iniziato a fare le prime granfondo, ma a dire il vero non ne faccio molte, anche perché nella granfondo vedo più l’aspetto della comunità che non quello dell’agonismo. Questo non è solo dovuto al fatto che, probabilmente, non ho la capacità di fare delle performance, ma piuttosto perché secondo me le granfondo dovrebbero avere sempre di più la caratteristica di raccogliere esperienze, gente, per dare il piacere di stare in comunità. Sono convinto che le granfondo non dovrebbero essere viste prettamente sotto l’aspetto agonistico che a volte, purtroppo, prevale, in modi fraudolenti.» A proposito di questo, infatti, ho letto qualcosa nel suo editoriale; mi pare di aver capito che lei ha una posizione ben precisa in merito al doping nelle granfondo. «Credo che questo sport rischi di perdere un consenso ed una simpatia che sono enormi, basta vedere la gente che si ferma a bordo strada quando passa una corsa ciclistica, e non solo il Giro d’Italia che per antonomasia è la più importante del nostro paese. Credo che l’uso del doping, non solo a livello professionistico ma anche amatoriale, sia una grave malattia. La Federazione è attentissima per cercare di frenare questo fenomeno, ma credo che anche ognuno degli organizzatori di queste granfondo deve fare tutto il possibile combattere questo problema. Bisogna essere radicali, così come è stato fatto per la lotta alla criminalità, argomento che credo di conoscere bene, altrettanto mi sento di poter dire che anche per il ciclismo dovremmo usare la frase ‘tolleranza zero’! Io sostengo fermamente che chi viene preso con il doping debba essere squalificato a vita! Non sono concorde con il fatto di dare una seconda possibilità; chi fa uso di sostanze dopanti è cosciente di cosa stia facendo e non vedo necessità di nessun tipo di dargli una seconda chance. Chi fa uso di queste sostanze non dovrebbe più avere il diritto di partecipare alle granfondo, che invece dovrebbero essere un momento di gioia, un momento d’incontro tra migliaia di persone, giovani e anziani, un mondo di colori, pieno di entusiasmi. La gara deve essere quella con se stessi, non quella con gli altri. È ovvio che ci sia anche la parte agonistica, ma deve assolutamente essere controllata e soggetta ad una verifica costante, e chi sbaglia deve pagare in maniera pesante!»
Quindi, Dott. Sgalla, secondo lei, in futuro come potremmo fare affinché questo fenomeno si verifichi sempre meno? «Secondo il mio parere, come prima cosa da fare bisognerebbe introdurre nel costo dell’iscrizione quello dell’antidoping, capisco che ha dei costi, ma così ognuno di noi pagherebbe per il proprio controllo senza far gravare sull’organizzazione il peso e la spesa di questa operazione. Per fortuna ci sono già tante manifestazioni dove vi è un servizio di controllo antidoping, come ad esempio le cinque granfondo che aderiscono alla Five Stars League (tra cui appunto la Nove Colli), ma purtroppo sono ancora insufficienti e devono essere estesi. Come seconda cosa bisognerebbe fare formazione per rivolgersi al mondo dei giovani, che purtroppo credo non abbiano la consapevolezza di che cosa certe sostanze possano provocare. Questo, purtroppo, lo si vede anche in altri fenomeni, come quello dell’alcool e della droga. Quando ero alla Polizia Stradale, non ha idea di come fosse difficile far capire ai giovani che l’alcool, oltre a provocare incidenti, faccia enormi danni anche alla loro salute. Quindi, ribadisco che è molto importante la formazione, si deve partire dalla base. Parlando con Di Rocco, abbiamo pensato di iniziare a fare formazione fin dalle squadre giovanili, aiutandoli a capire che si deve vincere con le gambe, con i muscoli, con la preparazione e l’allenamento, ma non con prodotti dopanti.» Ed in merito alla presenza nelle granfondo di ex dilettanti ed ex professionisti cosa ne pensa? «Penso che non dovrebbero assolutamente partecipare alle granfondo in maniera agonistica, mi riferisco a quelli che vengono per correre e per vincere, in quanto molto spesso sono pagati dalle squadre a cui appartengono e dagli sponsor che portano sulle loro maglie. Ben vengano in qualità di testimonial, anzi quello credo che sia un onore ed un valore aggiunto che può far molto piacere agli organizzatori, in quanto il personaggio da sempre lustro a qualsiasi evento ed al pubblico, oltre a chi avrà modo di pedalarci a fianco. Invece, purtroppo, quando l’ex viene per vincere, l’amatore pur di stare al suo passo e tempo cade nella tentazione di ricorrere a certi artifizi e sostanze vietate. C’è sicuramente molto da riflettere dietro a questo aspetto. Poi, sicuramente, dietro alle granfondo ci sono sempre anche aspetti economici e pubblicitari, ma sono convinto che l’applicazione di certe regole non porterebbe ad una diminuzione di interesse e di partecipanti. Non credo che si perderebbe sulla quantità ed al tempo stesso ne guadagnerebbe la qualità. Altra cosa molto importante e che ho sempre sostenuto è che i premi dovrebbero essere simbolici e non in denaro o comunque in qualcosa che abbia un valore economico. Chi corre e si impegna, anche per vincere, deve comunque essere cosciente del fatto che alla fine porterà a casa solo una coppa o una medaglia, ma non soldi od oggetti di valore. Questo per impedire che le granfondo, per certi soggetti, possano diventare una specie di secondo lavoro, il che vorrebbe dire vedere la granfondo come un elemento di troppo interesse da far gola a tanti; questo va assolutamente evitato. Il ciclista di lavoro è giusto che lo facciano i professionisti.» Ma quante granfondo fa il Dott. Sgalla e dove trova il tempo per allenarsi? «Non ne faccio molte, mi piace esser presente alla Maratona delle Dolomiti, ovviamente qui alla Nove Colli, a qualche manifestazione in Toscana, una regione bellissima che offre dei panorami spettacolari; infatti ero presente alla Granfondo del Diavolo in Versilia, a quella della Vernaccia di San Gimignano, dove mi cimento sempre nei percorsi medi in quanto la mia preparazione è basilare; percorrerò circa 2.000-2.500 km l’anno. Fino a che ero impegnato in prima linea in Polizia Stradale avevo poco tempo, quest’anno con la scuola sono riuscito a programmare meglio le mie uscite. Anche se per dire il vero non bado molto a questo dettaglio, cerco di pedalare godendomi anche il panorama, alzo la testa e non guardo solo la ruota di chi mi
precede. Al di là di questo, la bicicletta rimane sempre una fatica, ma ognuno deve guardare a se stesso e renderla una fatica accettabile senza abusare troppo del proprio corpo, in modo che quando si arriva al traguardo sia sempre una gioia ed una soddisfazione. Per me il divertimento è che queste granfondo le faccio sempre con un gruppo di amici, spesso più forti di me, che con me condividono gli stessi valori. Per noi non è un problema fare il tempo, ci aspettiamo, ci fermiamo ai ristori, anche perché i ristori sono, oltre che ben forniti, anche un occasione per incontrare persone molto simpatiche.» Vista la sua esperienza nella Stradale, secondo lei cosa si può fare per aumentare la sicurezza del ciclista sia durante gli allenamenti o la semplice girata per strada, che nelle granfondo? «Purtroppo, in Italia, nonostante la gente sia abituata a vedere le bici per strada, il tasso di intolleranza verso i ciclisti rimane comunque altissimo; ovviamente non in tutte le regioni e non in tutti i territori. Ma bisogna essere onesti e dire che qualche volta anche i ciclisti non fanno di tutto per impedire questa intolleranza da parte degli automobilisti, in quanto non rispettano le norme, occupano tutta la carreggiata, chiacchierano pedalando in coppia, ecc., ecc.. Nelle granfondo, dove è sempre più alta la presenza di scorte tecniche e di staffette che, grazie ai corsi di formazione fatti dalla Federazione, sono ben preparate, si è formata una figura professionale che insieme alla Polizia Stradale riesce a garantire un ottimo livello di sicurezza. Purtroppo, non si potranno mai chiudere le strade per giornate intere, questo succede solo alla Maratona delle Dolomiti, ma è dovuto più che altro alla conformazione del suo territorio che altro. Per quanto riguarda invece l’allenamento su strada dobbiamo considerare due aspetti importanti: per primo si dovrà arrivare a riconoscere la tipologia della bici da corsa, poiché come tutti sanno, la bici da passeggio ha due obblighi, quello delle luci e del campanello, cose che non potranno essere messe su quelle da corsa. Nel 99% dei casi la Polizia tollera questo aspetto, ma può capitare lo zelante di turno che invece applica la norma del codice della strada. Non è assolutamente vera, come si vocifera, quella regola che se si possiede un tesserino agonistico si è in regola. Quello che sarà importante fare in futuro è stabilire delle regole che riconoscano la tipologia della bici da corsa, che ha delle caratteristiche particolari e quindi non degli obblighi come quelli della bici da passeggio. Il secondo aspetto è quello del ciclista che si allena, che deve tenersi al rispetto del codice della strada, mentre non ci sono delle norme che regolano quello che riguarda l’allenamento delle squadre. La Polizia Stradale sta infatti cercando di definire un minimo di regole da far rispettare per l’allenamento. Quello dell’allenamento rimane comunque un aspetto legato molto al buon senso ed all’attenzione di chi lo pratica. Purtroppo, il problema della strada è anche quello che in Italia si ha il più alto rapporto cittadini/ veicoli d’Europa, ed è chiaro che questo rende ancor più complicato risolvere certi aspetti.»
Il dott. Roberto Sgalla presente alla granfondo della Vernaccia di San Gimignano, con gli amici Max Lelli, Matteo Marzotto e Stefano Pezzini foto LEONARDO OLMI
Stagione ciclistica bagnata, stagione fortunata? Mica tanto. Un adagio che mal si sposa alla passione sui pedali. Lo si è visto alla gara regina, al Giro d’Italia, neppur minimamente risparmiato da un meteo davvero così infausto, condizionandolo fortemente. Un “bravo” da parte di tutta la redazione di INBICI a Vincenzo Nibali, un giovane diventato Grande, che pur sotto centimetri di neve, ha saputo più di tutti, spingere sui pedali, per poi trionfare, indossando l’ambitissima maglia rosa. Insomma, il meteo, in questa parte centrale dell’anno, è stato determinante per molti – infatti la maggior parte delle gare è proprio concentrata in questo periodo dell’anno. Uno scherzetto non da poco, ha giocato questo pazzo meteo, mettendo in difficoltà non solo appassionati, ma anche organizzatori delle tante manifestazioni ciclistiche in Italia, così costretti a fare i conti con un maltempo che a maggio nessuno mai si sarebbe atteso. Abbiamo assistito a gare, i cui percorsi sono stati ridotti o modificati all’ultimo minuto, ciò per ragioni di sicurezza e di tutela per il ciclista, eventi e gare importanti, slittate a fine estate. Tutto ciò non agevola certo un’economia in tempo di crisi.
Una batosta ancor più grande per chi, su importanti eventi, aveva pure investito denaro. Anche gli stessi rivenditori, coloro i quali sulla passione per la bici hanno fondato la loro impresa, sono stati messi a dura prova, visto che “no sole, no party” e la bici resta chiusa in garage. Ma vorrei pensare che ognuno di questi protagonisti, attori di una grande economia, potesse tener duro, per trionfare e indossare la propria maglia rosa. Ed allora, a questo punto, l’unico auspicio è che torni finalmente a splendere il sole e, con uno spirito sempre propositivo, a voi ciclisti e voi cari lettori, voglio augurarvi una buona estate.
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L’EDITORIALE l’editore MAURIZIO ROCCHI
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IN COPERTINA LA LEGGENDARIA CHARLY GAUL
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Mentre l’estate stenta ad arrivare e il Monte Bondone vede il passaggio dei primi ciclisti, La Leggendaria Charly Gaul Trento Monte Bondone – Trofeo Wilier Triestina è in pista da tempo per essere certi di arrivare al 21 luglio a pieno regime e puntuali all’ottava edizione. Il Monte Bondone, parte integrante ormai della storia del ciclismo italiano ed internazionale, sarà quest’anno palcoscenico di ben due appuntamenti illustri: La Leggendaria Charly Gaul e la finale di Campionato del Mondo – UWCT che si disputerà proprio tra Trento e il Monte Bondone nella settimana che culminerà con domenica 22 settembre. La kermesse della Leggendaria Charly Gaul 2013 prenderà il via già venerdì 19 luglio con la seconda edizione della Cronometro, gara amatoriale di 24 km con partenza alle ore 18.00 da Cavedine, nella Valle dei Laghi. Anche la “crono” è valida come prova dell’UCI–UWCT. Sul sito ufficiale www.laleggendariacharlygaul. it si possono trovare regolamento e informazioni, oltre alle modalità di iscrizione. Domenica 21 alle ore 8.00 entrerà in scena La Leggendaria Charly Gaul Trento Monte Bondone – Trofeo Wilier Triestina. Due i percorsi: Mediofondo di 58 km e 2.000 metri di dislivello, e Granfondo di 142 km con 3.960 metri di dislivello. Si parte da Piazza Duomo a Trento per passare in Valle di Cembra, poi a San Michele all’Adige per tornare verso Trento, dove ci sarà la divisione dei due tracciati. I mediofondisti punteranno al Monte Bondone e alla salita verso Vason, la salita Charly Gaul, con i suoi 1.375 metri di dislivello in 17,6 km e 38 tornanti e con una pendenza media del 7,8%, per tagliare il traguardo di Vason a 1.650 m. Per i granfondisti dopo il primo tratto in comune al “medio” proseguiranno da Trento verso Aldeno e saliranno sul Monte Bondone una prima volta, dal versante di Garniga Terme. Al termine di questa prima impegnativa salita alla “grande montagna” e giunti alla località Viote, si scenderà verso la suggestiva Valle dei Laghi, percorrendo circa 20 km in pianura e sfiorando i laghi di Cavedine, Toblino e Santa Massenza. A questo punto il Monte Bondone dovrà nuovamente essere “scalato”, stavolta dal versante di Sopramonte che, all’altezza di Candriai, si riallaccia alla salita dedicata a Gaul sulla via verso il traguardo. Ancora una volta quindi sarà davvero una gara “mozzafiato”, le cui fatiche saranno in parte ripagate dal panorama, altrettanto
mozzafiato che si potrà ammirare una volta ripresisi al traguardo. La Leggendaria Charly Gaul Trento Monte Bondone – Trofeo Wilier Triestina è inserita nei circuiti Nobili/Supernobili, Leon d’Oro, Alpe Adria Tour (tra Austria, Slovenia ed Italia) e Dalzero.it, oltre a far parte del Giro delle Regioni 2013 ed essere prova finale (limitatamente alla classifica a squadre) per il Challenge Giordana 2013. Ulteriore valore aggiunto dell’edizione 2013
è che la gara titolata all’“angelo della montagna” sarà l’unica gara italiana, come accennato sopra, inserita nelle prove dell’UCI World Cycling Tour, ovvero la Coppa del Mondo delle granfondo su strada per amatori. È un appuntamento quindi sicuramente ambito da tutti i ciclisti e per il quale bisogna affrettarsi ad iscriversi, per essere protagonisti di un grande evento. Info: www.laleggendariacharlygaul.it
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LUCA PAOLINI
agostini@gocom.it
a cura di ANDREA AGOSTINI
BUONA LA PRIMA AL SUO ESORDIO AL 96° GIRO D’ITALIA, VINCE UNA TAPPA, TRASCORRE QUATTRO GIORNI IN MAGLIA ROSA E SFIORA L’IMPRESA SULLO JAFFERAU. ECCO COME IL GREGARIO DELLA KATUSHA, DA SEMPRE AL SERVIZIO DEI CAPITANI, SI TRASFORMÒ IN LEADER DELLA CORSA GAZZETTA.
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La novantaseiesima edizione del Giro d’Italia è terminata, inghiottita e condizionata da un tempo inclemente che ne ha modificato i percorsi, compromettendo lo spettacolo del grande ciclismo sulle alte vette leggendarie di Giau, Stelvio e in parte Galibier. Se da una parte la neve ha privato la corsa rosa di una bella dose di appeal, dall’altra una competizione come questa non può comunque scivolare via senza trascinare con sé una buona quantità di storie degne di essere ricordate e vissute. Tra queste c’è sicuramente quella di Luca Paolini, atleta trentaseienne di Como in forza alla Katusha: una vita da gregario, indispensabile per i successi di grandi campioni, come Paolo Bettini, su cui solitamente gravita l’attenzione dei riflettori mediatici. Ma nel ciclismo, come nella vita, la ruota gira, offrendo una possibilità a chi la sa distinguere e cogliere: e Paolini, in questo, è stato un vero maestro. Luca Paolini riceve il bacio delle miss per la vittoria di tappa a Marina di Ascea
Luca Paolini: alla sua prima edizione del “Giro d’Italia” ha vinto una tappa, ha trascorso quattro giorni in maglia rosa e sfiorato l’impresa sullo Jafferau. Niente male per un “debuttante”.. «È stato veramente incredibile: sapevo di avere la possibilità di far bene in alcune tappe, quelle in cui gli uomini di classifica non si davano battaglia e troppo dure per gli sprinter come Cavendish, contro cui ovviamente non avrei avuto alcuna chance. Però non mi sarei mai aspettato di trascorrere alcuni giorni in maglia rosa. Un’esperienza irripetibile: la carica che ti mette la gente che urla il tuo nome e ti incita in ogni occasione è qualcosa di unico. Ho avuto modo di vedere anche l’altro lato della medaglia: tutte le formalità che il leader deve espletare prima e dopo la tappa, alla lunga, risultano abbastanza stressanti, portano via tanto tempo. Entusiasta com’ero, sarei rimasto a rilasciare interviste anche tutta la notte, ma diciamo che ora capisco i corridori di classifica che non vogliono prendere la maglia troppo presto!» L’azione di Marina di Ascea era studiata o è stata estemporanea? «Sapevo che il percorso era adatto alle mie caratteristiche e si prestava, però, sono sincero, l’attacco è nato lì per lì: mi sentivo in forma, così ci ho provato ed è andata bene. Ovviamente non pensavo di riuscire a prendere la Rosa, anche se devo ammettere che la sensazione l’ho avuta. Il giorno stesso, mio
padre ha subìto una piccola operazione chirurgica, così la sera prima gli ho detto: “Vedrai che domani, quando ti risveglierai, avrò la maglia Rosa”. Lui ovviamente si è messo a ridere: era da anni che mi diceva che nella mia carriera avrei potuto ambire a vincere di più, ma oramai aveva perso le speranze. Invece questa cosa mi ha probabilmente dato quelle motivazioni necessarie ad andare oltre i miei limiti.»
Quest’anno ti stai togliendo molte soddisfazioni: è la ricompensa per una carriera vissuta ad aiutare i leader? «Probabilmente sì e questa esperienza è stata la conferma che qualcosa di buono, in tutti questi anni, l’ho fatto. Il personale della squadra era forse addirittura più felice di me: Paolo Bettini era persino commosso. Giurerei di avergli visto scendere anche qualche lacrima: è stato tra i primi a venire ad abbracciarmi.
Paolini in maglia rosa firma autografi prima della partenza
Quanto ti è dispiaciuto lasciare la maglia di leader a Intxausti, nella tappa di Pescara? «Quel giorno mi ha lasciato un po’ di amaro in bocca: sinceramente avrei voluto tenerla fino alla cronometro individuale di Saltara,
momento nel quale sapevo benissimo avrei dovuto abdicare. Sarebbe stato un po’ impegnativo per me affrontare una tale prova con tutti gli occhi che la maglia Rosa ti concentra addosso: non è certo la mia specialità, i puristi delle cronometro avrebbero sicuramente avuto qualcosa da ridire. Ma sarebbe stato comunque un modo più appropriato e intimo di salutare la Maglia. Così, tuttavia, non è stato: sapevo comunque che la tappa di Pescara era veramente dura e il maltempo ha complicato ulteriormente la sifoto Gian Mattia D’Alberto
Questo significa che, al di là del lato sportivo, anche dal punto di vista umano, nella mia carriera sono riuscito ad allacciare dei rapporti importanti, che proseguiranno anche quando smetterò di correre.»
tuazione. Ovviamente mi è dispiaciuto, ma ciò non toglie che si sia trattata per me di una esperienza indimenticabile, il punto più alto della mia carriera professionale: la maglia Rosa è il sogno di ogni appassionato italiano che inforchi una bicicletta da bambino e tenti la strada del ciclismo, ma solo pochissimi fortunati riescono ad arrivarci. Io ho avuto la possibilità di essere tra quelli.» Viste le soddisfazioni che ti ha dato il Giro, col senno di poi ti è dispiaciuto non averlo fatto prima? «Purtroppo non avevo mai avuto la possibilità di prendere parte alla corsa Gazzetta: un po’ perché sono un corridore più adatto alle classiche, un po’ per una serie di fattori legati ad esigenze di squadra. Era comunque un mio obiettivo: per un corridore italiano prendere parte al Giro, regala sempre sensazioni particolari e motivazioni aggiuntive. Al di là dell’importanza della corsa, gli appassionati italiani sono veramente unici: sono dappertutto, a dispetto dei chilometri e del maltempo, e riescono a sostenerti ovunque. Comunque, chissà, ho prolungato il mio contratto con la Katusha per altri due anni, quindi magari questo mio primo Giro non è stato l’ultimo!» Lo speaker del Giro d’Italia Paolo Mei presenta ai tifosi la maglia rosa Luca Paolini alla firma di partenza
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CYCLE CLUB PJAZZA - BICYCLE CAFÉ
agostini@gocom.it
a cura di ANDREA AGOSTINI
LA NUOVA ERA PARTE DA BELLARIA DA LUGLIO, IL NEW DEAL DEL CICLISMO INAUGURA CON UN LOCALE DEDICATO AGLI AMANTI DEL PEDALE: LUOGO D’INCONTRO E SOCIALIZZAZIONE, NEL QUALE SI POTRÀ SORSEGGIARE UN CAFFÈ E AL CONTEMPO PERSONALIZZARE LA BICI, GUARDARE IL TOUR DE FRANCE E SCEGLIERE L’INTEGRATORE PIÙ ADATTO ALLE PROPRIE ESIGENZE.
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Già in voga da diversi anni negli States o nel Nord Europa, segna l’inizio di una Nuova Era in Italia: è l’avvento dei “cycle club”, negozi di biciclette, nei quali socializzare fra utenti e personalizzare il proprio mezzo. Nasce il “Cycle Club Pjazza - Bicycle Café” a Bellaria, sorge dalle ceneri dello storico Pjazza Disco Club. Il countdown è iniziato: a luglio aprirà i battenti il “Cycle Club Pjazza”. Ma cos’è – vi chiederete – un “bicycle cafè”? Si tratta, molto semplicemente, di un luogo d’incontro per gli amanti di questo sport, un locale che metterà a disposizione dei propri clienti tutto quello che serve e ama un ciclista. Nel senso più ampio del termine, ovviamente. Non solo, insomma, per soddisfare la già nutrita nicchia di mercato dei cicloturisti amatoriali, che cavalcano specialissime top level e si nutrono di integratori alimentari, ma anche la più ampia fascia di amanti della pura bici da città, con tutte le nuove tendenze in testa: urban, passeggio, fixed, randonnée e altro ancora. Spazio an-
che a chi è semplicemente interessato a pas- niamini, guardando la diretta del Giro d’Italia sare un pomeriggio tra la lettura di una rivista o del Tour de France. Scoprire i programmi di di ciclismo e un buon caffè, in attesa che il vacanze in bici per tutta Europa. Partecipare personale specializzato “configuri” la bici a ai corsi tecnici per meccanici o alle presenproprio piacimento. Oggi il mercato fornisce tazioni di anteprime tecnologiche. Ricevere diverse possibilità per personalizzare il proprio servizio di assistenza meccanica e consulenmezzo – il cosiddetto effetto “custom made”, za 18 ore al giorno. Potrebbe essere questo, iniziato con gli occhiali, per poi passare alle e tanto altro ancora, il menù servito dal Cycle calzature ed arrivare infine alle biciclette – per Club Pjazza di Bellaria. mettere in evidenza il carattere di ogni L’atmosfera unica dei Bicycle Café individuo, passando per il mezzo a pedali che sfoggia tra le vie della città, per trasformare una bici “comune”, in uno strumento “cool” che, oltre ad essere ecologico, contribuisce notevolmente al benessere psico-fisico. Entrare con la propria bici nel locale. Prendere un caffè. Gustarsi una birra. Leggere un libro. Guardare un emozionante video di downhill. Studiare il “menù” per personalizzare la propria bike. Parlare con esperti di alimentazione. Comprare prodotti biologici. Studiare la corretta posizioMomenti di ritrovo vissuti nei Bicycle Café ne biomeccanica. Socializzare. Fare il tifo, assieme agli amici, per i propri be-
Vista tecnica per la realizzazione del Cycle Club Pjazza Bicycle Café
CENTRO Città a cura di Roberto Zanetti
La Graziella c’è sempre stata
Vi sono dei “fenomeni sociali” che, negli anni, hanno fatto grande la storia d’Italia e degli italiani. Dopo la seconda guerra mondiale la rinascita del nostro paese è cominciata proprio dal suo popolo che operosamente si è messo al lavoro e ha ricostruito, mattone su mattone, quello che il conflitto bellico aveva tragicamente distrutto. Sono così nati alcuni miti che ancora oggi fanno parlare di sé e come per incanto sono tornati di moda: la Vespa e la Cinquecento, tanto per citarne un paio e dopo qualche anno, l’Italia e gli italiani, hanno cominciato a pedalare con la Graziella! La leggendaria bicicletta pieghevole Graziella, l’unica e originale, dopo quasi 50 anni dal suo esordio ritorna sulle nostre strade grazie a Bottecchia Cicli, storica azienda italiana riconosciuta a livello mondiale per la qualità e lo stile nella produzione delle sue bici. La Graziella è stato un fenomeno sociale degli anni ’60, simbolo di anticonformismo e anche di emancipazione femminile, tanto che uno dei testimonial è stata la famosa attrice francese Brigitte Bardot. Oggi non possiamo non considerare “quella Graziella” come un geniale oggetto di modernariato, simbolo della creatività italiana e del design innovativo, tipico del boom economico di quegli anni. L’elemento distintivo dello storico marchio è sempre stato il visual con la “G” incastonata nella forma esagonale, un elemento che veniva riproposto addirittura sul campanello e sul fanale integrato nel bloccasterzo della seconda serie. Il brand Graziella ha una storia che non può essere ignorata, quindi è stato elaborato un progetto di restyling che non andasse a snaturare l’originalità e il carattere, stili unici del marchio. A partire dal colore, il blu Graziella, il lettering e la finitura lucida che crea un tocco di modernità, tutto ha un gusto retrò interpretato in chiave moderna, senza dimenticare che questo marchio rappresenta e rappresenterà sempre l’unica e originale Graziella dal 1964. Oggi finalmente il mito è tornato! Il Produttore/Distributore per l’Italia: Bottecchia Cicli s.r.l V.le E. Ferrari, 15/17 30014 Cavarzere (VE) Tel. +39 0426 311724 fax: +39 0426 311710 E-mail: info@bottecchia.com Web site: www.bottecchia.com
Il profumo di libertà e l’aria sbarazzina degli anni ’60 si rispecchiano nell’eleganza della nuova Graziella. Questa raffinata bicicletta pieghevole, con il suo design esclusivo e le sue connotazioni fashion, rappresenta un valore che durerà nei prossimi anni, la futura icona dello stile italiano. Graziella è disponibile in tre esclusive colorazioni: l’elegante Graziella Brigitte (come quella usata per il servizio fotografico), la fashion Graziella Salvador e la racing Graziella Passione.
foto Michele Dansi
La Graziella
Alcuni suoi accessori:
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Il fanale anteriore integrato nel telaio in alluminio
Bisacce posteriori Bauletto anteriore Cestino anteriore Borsellini sottosella
Angolo di piega del telaio che si aziona premendo sulla leva in primo piano foto Michele Dansi
foto Michele Dansi
foto Michele Dansi
foto Michele Dansi
La manopola in ecopelle, abbinata al colore della bici, con il marchio “G” che simboleggia il nome della Graziella!
I pedali si possono ripiegare facilmente per permettere di occupare meno spazio
Descrizione prodotto
Caratteristiche Tecniche
Il telaio: Il nuovo design della Graziella, affidato allo Studio Volpi di Varese, è stato sviluppato partendo dal telaio e dal portapacchi, cercando di rimanere fedeli il più possibile all’originale, rievocando una forma femminile e rendendola più attuale cambiandone la sezione dei tubi. Importanti dettagli, come il sistema di snodo per la chiusura della bicicletta e l’integrazione del fanale al telaio, hanno reso il progetto interessante anche dal punto di vista tecnico; l’appeal moderno è smorzato dalla scelta dei dettagli un po’ retrò, come le manopole e la sella di Selle San Marco in gel, coordinata con il colore della bici.
Telaio: Alluminio pressofuso con dettagli forgiati a rilievo Dimensioni folding: 86x63x40 cm Cerniera di snodo: sistema a perni integrati Cambio: Shimano Nexus 3V integrato nel mozzo della ruota posteriore Comandi: Revo Shift integrato nella parte destra del manubrio Manopole: in ecopelle coordinate con il colore del modello
La grafica: La nuova Graziella, con il suo stile vintage e il suo inconfondibile “urban style”, è stata poi valorizzata con una grafica che ne ha enfatizzato le linee e il carattere. La realizzazione del design grafico, dal restyling del logo alla scelta delle varianti colore e abbinamenti cromatici, è stato studiato dall’agenzia Gusella adv di Padova al fine di valorizzarne le forme con dettagli pregiati che ne evidenziassero i tratti unici e distintivi. Note preziose che denotano il carattere fashion sono gli esclusivi accessori in ecopelle coordinati con le tre varianti colore proposte, ideati per completare e personalizzare la nuova Graziella. I colori: • Graziella Brigitte – bianco/nocciola • Graziella Salvador – blu/bianco • Graziella Passione – nero opaco/oro
Sella: Selle San Marco in gel, coordinata con il colore della bici Pedali: acciaio e resina completamente pieghevoli Carter: in alluminio Carro posteriore: in alluminio pressofuso Faro anteriore: faro con tecnologia led, integrato nel telaio Faro posteriore: faro removibile a led
Una volta ripiegata, come si vede dall’immagine, la Graziella può essere comodamente riposta e trasportata nel bagagliaio dell’auto senza smontare le ruote foto Michele Dansi
L’Eroica x36h (L’Eroicapertrentaseiore) dal 21 al 23 giugno a Buonconvento (SI) Lo spirito dell’Eroica conquista ogni tipo di bicicletta, dalle mtb alle specialissime da strada
L’Eroica x36h (L’Eroicapertrentaseiore), nata su facebook e progettata dagli organizzatori dell’Eroica, ormai è sulla bocca di migliaia di appassionati; il neonato evento endurance si concederà all’affetto di tanti ciclisti da venerdì 21 a domenica 23 giugno a Buonconvento, in provincia di Siena. Si tratta della prima 36 ore in bicicletta disputata in Italia, dunque un esercizio sportivo di notevole spessore atletico che ha già conquistato il sogno di centinaia di uomini e donne di ogni età ma soprattutto di ogni disciplina a due ruote, dalle mountain bike alle specialissime da strada, alle gloriose bici d’epoca che in provincia di Siena trovano la loro vetrina più bella nell’Eroica, in programma il prossimo 6 ottobre. Cos’è nel dettaglio L’Eroica x36h? Non solo una gara di ben trentasei ore ma l’occasione per scrivere nell’albo d’oro della propria passione il giorno di una vera e propria impresa da compiere in solitaria o insieme ad altri compagni di squadra a confronto con tante altre squadre o solitati giunti da tutta Italia e dall’estero. Il via sarà dato alle ore 21 di venerdì 21 giugno mentre lo stop avverrà domenica mattina, alle ore 9.00; in mezzo ci saranno 36 ore di magnifica avventura a pedali. I percorsi a disposizione saranno due: un anello di 6 chilometri per le biciclette da strada, di cui circa metà su “strada bianca”, ed uno di 7 chilometri per le mountain bike, con un tratto di
“single track”. Chi vi può partecipare? Tutti, sia in squadra, da due fino a dodici componenti sia uomini che donne o misti, che da soli. Si può partecipare sia se si intende concorrere alla classifica generale (Team Race) sia che si voglia pedalare più rilassati (Team Slow). Stessa filosofia (Race e Slow) per chi vuole cimentarsi da solo; in questo caso le classifiche saranno redatte in base alle categorie Uisp. Possono partecipare anche i non tesserati ma a questi sarà richiesto un certificato di idoneità sportiva. L’avventura è davvero fantastica e coinvolgente; tutte le squadre dovranno nominare anche un capitano, un vice capitano e un team manager, con diversi compiti sia in gara che a pedali fermi. Come sarà redatta la classifica finale? Semplice; saranno considerati i giri compiuti nell’arco delle 36 ore: Sono previsti premi per le categorie agonistiche e premi a sorteggio per i partecipanti “Slow”. Con L’Eroica x36h tutti possono partecipare, in team, da soli, con la mountain bike o con la bici da strada. Buonconvento, uno dei borghi più belli d’Italia, è un posto magnifico e molto accogliente. Vi aspettiamo per condividere anche tutti i valori che hanno reso famosa L’Eroica nel mondo. Il regolamento completo dell’Eroica x36h è disponibile sul sito www.eroica.it. Tutti coloro che si iscriveranno alle due competizioni, L’Eroica x36h e L’Eroica Sud, e porteranno a termine il percorso di 65 km riceveranno un premio speciale.
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FABIAN CANCELLARA VISITA L’AZIENDA GAERNE COL SUCCESSO AI PIEDI IL CICLISTA SVIZZERO DEL TEAM RADIOSHACK LEOPARD TREK ALLA SCOPERTA DEL MARCHIO TREVIGIANO. IL PATRON DEL CALZATURIFICIO GLI DONA IL MODELLO NUMERO 1 DELLE ERNESTO’S CARBON G.CHRONO 80TH SPECIAL EDITION. «QUANDO VINCO IO, VINCE ANCHE GAERNE. PER ME SONO SCARPE PERFETTE».
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Fabian Cancellara, il ciclista svizzero del Team Radioshack Leopard Trek, uno degli atleti più famosi del panorama ciclistico attuale, ha fatto visita agli stabilimenti Gaerne a Coste di Maser (TV), storico marchio italiano nella produzione di scarpe da ciclismo. Fabian ha trascorso un’intera giornata in Gaerne, visitando il reparto di produzione, per vedere come vengono realizzate le sue scarpe da bici.
“Ernesto’s Carbon G.Chrono 80th Special Edition” prodotta in sole 80 paia. Un pezzo davvero prezioso, una calzatura ricca di significato, che racchiude in sé tutta la tradizione e la qualità del made in Italy. La tomaia è prodotta in vera pelle di pregiata qualità, con impresse le tre date storiche attraverso una punzonatura a caldo: 1932, anno di nascita del titolare Ernesto Gazzola, il 1962, anno di Fondazione dell’azienda e 2012 a rappre-
Il campione Fabian Cancellara con la famiglia Gazzola
Per l’occasione Gaerne, ha voluto dedicargli una versione speciale della Carbon G.Chrono personalizzata con i colori della bandiera svizzera, paese di origine di Cancellara e, nella parte posteriore, le sue iniziali in color oro, come le medaglie conquistate quest’anno. Questa calzatura sarà disponibile a breve presso tutti i rivenditori Gaerne. Per Fabian c’è stata inoltre un’ulteriore sorpresa: Ernesto Gazzola, patron di Gaerne, ha voluto regalare al campione svizzero, la scarpa N. 1 dell’esclusiva serie numerata
sentare il presente e il futuro, con sfide e traguardi da affrontare e vincere. A completare il tutto, l’autografo di Gazzola, dalle cui iniziali deriva il nome dell’azienda. Il patron di Gaerne, tutto il suo staff, il fondatore e presidente di Boa Technology e numerosi giornalisti e rivenditori intervenuti, hanno potuto congratularsi con Fabian, brindando alle formidabili vittorie di questa stagione, iniziate con il GP di Harelbeke e proseguite con il Giro delle Fiandre e la Parigi-Roubaix. Fabian Cancellara: «Quando vedi il prodotto
finito non immagini quanto lavoro ci sia dietro, è stato bello conoscere le persone che producono le mie scarpe, perché ti rendi conto che effettivamente sono fatte a mano dalla gente che dà il massimo ogni giorno, che è ciò che cerca di fare anche il corridore. Stiamo percorrendo due strade uguali e alla fine siamo sulla stessa strada, la strada per vincere. La qualità è la cosa più importante: io ho obiettivi molto alti e, anche dal punto di vista tecnico, voglio sempre il massimo. Sin dal primo incontro con Gaerne, sin dalla prima volta che ho provato le loro scarpe, ho visto subito che erano già ad un alto livello di sviluppo, per me personalmente la scarpa è perfetta e non saprei ancora cosa e dove modificarla, il comfort, le chiusure BOA, la rigidità della suola, è un pacchetto che mi serve per andare forte e alla fine è quello l’importante. Un sistema perfetto per una scarpa perfetta e vincente. Ad Harelbeke, al Fiandre e alla Parigi-Roubaix eravamo sul gradino più alto, ho vinto io e ha vinto la scarpa Gaerne». Gary Hammerslag (Fondatore e Presidente Boa Technology): «È stato molto semplice iniziare la collaborazione con Gaerne perché noi cercavamo aziende che fossero interessate a prodotti di qualità, per questo ci siamo incontrati ed è stato facile lavorare bene assieme a loro. Siamo molto selettivi con i nostri partner e Gaerne è una delle aziende con cui lavoriamo molto bene, di cui abbiamo molta stima per l’alta qualità e la serietà del lavoro». Ernesto Gazzola: «Siamo veramente orgogliosi di avere come nostro testimonial un fuoriclasse come Fabian Cancellara e tutto il Team Radioshack Leopard Trek. Ad un numero 1 come lui non potevo che regalare la scarpa N. 1 della mia serie numerata ‘Ernesto’s 80th Special Edition’».
foto LEONARDO OLMI
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ANDREA NOÈ
info@inbici.net
a cura di Paolo Mei
IL NANO BRONTOLO IN MAGLIA ROSA COSÌ SOPRANNOMINATO, È UNO DEI CORRIDORI ITALIANI PIÙ CONOSCIUTI DEGLI ULTIMI 20 ANNI. CON LUI, A PORDENONE, DURANTE IL GIORNO DI RIPOSO DEL GIRO D’ITALIA 2013, UNA CHIACCHIERATA SUL CICLISMO DI OGGI ED I SUOI PROTAGONISTI.
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È difficile cominciare un’intervista chiedendo a qualcuno di molto noto di auto presentarsi. Tutti in effetti conoscono Andrea Noè per le sue imprese ciclistiche, magari meno per l’aspetto prettamente “umano”. Ecco allora che cercheremo di spulciare, nella giornata di riposo del Giro d’Italia – edizione 2013 – in relax a Pordenone, tra curiosità, gossip ciclistico e voci di corridoio, nel mondo di un campione. «Non è semplice neppure per me, descrivermi. Diciamo che sono un ex pro con il cuore e la testa ancora da professionista, visto che ho smesso da poco, e le gambe da cicloturista. Sono un ragazzo che per anni ha inseguito un sogno, il professionismo, e quel sogno l’ha realizzato. In poche parole un ragazzo fortunato che ha fatto del suo hobby, il suo mestiere.»
Quando ha iniziato a pedalare? «Tutto è nato per caso, da una semplice sfida con mio fratello minore, che già correva in bici. Avevo 15 anni e pensavo a studiare e giocavo a pallavolo… dalla mia prima volta in bici, non ho più smesso e anche se adesso non sono più professionista, in sella mi diverto ancora.» 19 anni di carriera. Il momento da ricordare? «Tanti sono i momenti da ricordare.19 anni sono tanti e, seppur possa sembrare strano sono volati. I Giri d’Italia, vinti con Rominger e Di Luca. La vittoria al Giro d’Italia a San Marino, davanti a Pantani. La mia prima maglia rosa, nel 1998, nel giorno del compleanno di mia moglie. La maglia rosa del 2007, a 38 anni e 4 mesi. La maglia rosa più vecchia, nella storia centenaria del Giro. Le tante emozioni che la bici ti regala. Il calore dei tifosi… La consapevolezza che ho praticato per anni lo sport più bello del mondo.» Il momento meno bello? «Solo uno ed ancora adesso, non riesco a capire, come sia successo. Vigilia del giro del 2009: andavo forte ed era l’ultima mia gara da professionista, a 40 anni. Un’esclusione che ancora adesso fa male poiché senza motivi. La considero, tuttora, un grosso sgarbo, fatto ad un professionista, senza un motivo logico.» Lei ha indossato la maglia rosa, un simbolo, un capo di abbigliamento che tutti vorrebbero avere nel cassetto. Che cos’ha di così magico? «La maglia rosa è il sogno di ogni bambino che sale in sella ad una bici. La rosa è il primato della gara più bella e affascinante del mondo. Tanti l’inseguono per anni e pochi riescono a raggiungerla. Ti senti il più forte, il numero 1 e indossarla, per me che sono sempre stato un gregario, umile e onesto, è stata il traguardo inaspettato.» Nel corso della sua carriera, oltre a chiudere il Giro sul podio, ha anche avuto l’onore di fare il gregario di alcuni grandissimi… «Ho avuto la fortuna, e forse anche il merito, di far parte della Mapei. Una corazzata, un team, una famiglia. Ho avuto il piacere di correre al fianco e a volte, aiutare a far vincere campioni come Rominger, Olano, Musseuw, Ballerini, Bartoli, Bettini, Freire, Cancellara, Pozzato, Paolini. In seguito, cambiando casacca, ho trovato Chiappucci, Garzelli, Di Luca, Nibali, Pellizotti e molti altri. Ho aiutato campioni, nelle loro bellissime ed importantissime vittorie e ho visto giovani divenire, nel corso degli anni, campioni. Ho corso con 4 generazioni…» Il più carismatico con cui ha corso? «Musseuw in Belgio era paragonabile ad un Dio. Ballerini un signore.» Il più bello sulla bici? «Ne cito due: Indurain e Bugno.» Il più strano? «La sua stranezza è nel suo modo semplice di vivere, Freire.» Il corridore del quale avrebbe voluto essere compagno di squadra? «Un nome secco… Un corridore, col quale chiunque avrebbe voluto correre: Pantani.»
La delusione sino ad ora? «Nessuna. Tutti stanno lottando, tutto è ancora aperto e le salite devono ancora esser affrontate.»
foto Riccardo Scanferla/www.photors.net
Il 2011 è stato l’ultima annata da prof, chiusura al Giro. Ma la tappa Lienz-Zoncolan fu ingrata verso di lei. Ricorda? «Quel Giro era la mia ultima gara. Il Giro sanciva la chiusura della mia lunga carriera. Tutto andava bene, la condizione c’era. Il giorno prima ero in fuga e solo la reazione del gruppo ha fatto svanire la possibilità di vittoria di tappa. La sera dopo, un’improvvisa forma di influenza intestinale, mi ha costretto al ritiro. Una disavventura che ha segnato la chiusura della mia carriera, a volte la salute obbliga a certe scelte.» Trascorrono i giorni e lei comunque rimane attivo sulla bici creando Brontolo Bike, associazione a scopo anche benefico. Ce ne può parlare? «Brontolo bike ASD è nata per caso, in occasione della festa del mio addio, in piazza del Duomo. In quel frangente, sono stato premiato dall’ACCPI con il chiodo in cristallo (massimo riconoscimento ciclistico) e al tempo stesso, la mia squadra di allora, la Vini Farnese, mi aveva omaggiato di una maglia personalizzata, raffigurante il nano dal quale deriva il mio soprannome, ossia Brontolo. Da qui, l’idea nata per accontentare tutti i miei tifosi, di riprodurre quella maglietta, metterla in vendita e creare un gruppo di amatori. Tutto è partito cosi, ma io volevo che il significato non fosse solo sportivo, ma anche benefico. Nacque cosi un team che oggi vanta 260 associati, devolve i guadagli all’Hospice di Abbiategrasso, sostiene la ONLUS Marina Romoli e Duchenne. Collabora, inoltre all’organizzazione del Campionato regionale giovanissimi lombardo, una gara donne allieve e juniores e di un’asta benefica, su Ebay, dedicata alle maglie autografate dei professionisti. Tante piccole cose, che possono essere utili per molti. Di questo sono veramente orgoglioso e per questo non smetterò mai di ringraziare gli sponsor amici e tutti i membri del team.»
C’è qualcuno che la sta sorprendendo, in maniera positiva? E in negativo? «Battaglin e in generale i giovani italiani. Ho sempre detto che abbiamo un bel vivaio. Quello che ci manca, sono gli sponsor a causa della crisi economica italiana, per i team italiani. I ragazzi, il vivaio, anche se con numeri ridotti c’è. Bisogna saper aspettare e far crescere questi ragazzi. Il ciclismo si è globalizzato e in questo, le squadre Italiane hanno patito, ma non siamo morti. Ci siamo. Mi aspettavo di più da Wiggins, troppo debole in discesa sul bagnato, ma il Giro è lungo.» Prime 9 tappe, tante cadute: colpa della pioggia, della tensione, della scarsa capacità di guida? «Tanti corridori, tanta tensione e tutti sanno che le strade del sud, sul bagnato, sono viscide. Non si scopre niente di nuovo. Tutti gli anni si parla di questo, non è vero che i corridori non sanno andare in bici.» I giornalisti, spesso impietosi con gli italiani, si ritrovano un Paolini a 35 anni capace di vestire la maglia rosa. Visconti e Pirazzi lottano e si sfidano per quella azzurra. Battaglin ha già vinto a Serra San Bruno e ha chiuso secondo a Pescara. Viviani ha rischiato due volte di battere Cavendish. Salvatore Puccio ha vestito un giorno la maglia rosa. Nibali è l’attuale leader. Scarponi va fortissimo. Siamo sicuri che il ciclismo italiano sia alla frutta? «Come dicevo prima, chi mi conosce lo può testimoniare, il ciclismo italiano è vivo più che mai Quello che ci manca è solo un vincitore da corse di un giorno, come Bettini, oltre ad un giornalismo più serio, che non sappia solo criticare, ma che sia, a volte, più costruttivo. Purtroppo tanti non lo sono, non conoscono il ciclismo, non conoscono il movimento.»
Perché la chiamano Brontolo? «Questo è semplice. Perché non smetto di borbottare. C’è sempre da fare, da migliorare e per far questo, ci si deve far sentire... Dico sempre ciò che penso, anche se non sempre va bene a tutti.»
Ha nostalgia delle corse? «Ho nostalgia di una corsa sola, il Giro d’Italia. Ne ho affrontati ben 16 ed è stata la corsa che ha segnato la mia carriera.» Parlando di questo Giro 2013, ad oggi (giorno dell’intervista, ci troviamo in pieno giorno di riposo a Pordenone) mancano 12 tappe al termine. Che impressione ha di questa edizione numero 96? «Sono della stessa opinione che avevo, fin dalla partenza. Un giro emozionante, imprevedibile, difficile e duro.» Il suo favorito? «Semplice e le mie interviste pre-Giro, possono confermarlo: Vincenzo Nibali.»
foto Enrico Cavallini/PLAYFULL NIKON
C’è un Noè nel gruppo di oggi? «Non penso…Tutti i corridori sono diversi, ognuno con il proprio carattere e ognuno con le proprie caratteristiche.»
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GRANFONDO CITTÀ DI AREZZO a cura di NICOLETTA BRINA
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TUTTO PRONTO PER LA SECONDA EDIZIONE NELL’AMBITO DELLA SETTIMANA DEDICATA ALLA GIOSTRA DEL SARACINO, DAL 14 AL 22 GIUGNO, IL QUARTIERE DI PORTA DEL FORO ORGANIZZA, IN COLLABORAZIONE CON L’ASD CAVALLINO, L’EVENTO DEDICATO AI PEDALI. TRA DAME E CAVALIERI, INSOMMA, ARRIVANO ANCHE I CICLISTI.
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La città di Arezzo ha una storia antica: pone, infatti, le sue origini in epoca preistorica, giungendo più rigogliosa in età pre-etrusca e divenendo poi presidio romano, ma anche potenza, intorno al 13° secolo, in grado di sfidare il dominio di Firenze e Siena. Teatro del passaggio di importanti personaggi, quali Dante, San Francesco, Piero della France-
del Comune una settimana prima della Giostra. Il cavaliere porta una lancia con la quale deve colpire il tabellone sostenuto dal buratto, una statua lignea rappresentate il Saraceno (da cui il nome). Il punteggio è compreso tra uno e cinque punti; ogni quartiere corre due volte finché, ricorrendo talvolta allo spareggio, uno non predomini sugli altri.
Toscano Amatori. Ai vincitori di categoria verranno consegnate le maglie in occasione della premiazione finale del Circuito del Granducato di Toscana 2013. Il primo anno i numeri hanno dato ragione all’organizzazione, grazie a qualcosa come 600 partecipanti, e quest’anno l’auspicio è quello di aumentare quei dati.
Una spettacolare immagine della Giostra del Saracino
sca, Arezzo porta su di sé e sulle strutture che vi sorgono, i segni del contributo architettonico e storico di artisti di grande spessore. Nel quadro delle rievocazioni storiche, di cui il centro Italia è ricco, si colloca la Giostra del Saracino. Ripristinata nel 1931, la Giostra si corre ad Arezzo nella Piazza Grande il penultimo sabato di giugno in notturna e la prima domenica di settembre in edizione diurna. Si sfidano, in quella occasione, i 4 quartieri della città: Quartiere di Porta del Foro, Porta Crucifera, Porta S. Andrea e Porta S. Spirito. Ogni cavaliere corre la lizza in base all’ordine stabilito dall’estrazione delle carriere, un rito che si svolge nella piazza
Quest’anno, tornerà per la sua seconda edizione, la Granfondo Città di Arezzo, in programma per domenica 16 giugno (partenza alle 8,30), la quale si inserisce nell’ambito delle manifestazioni organizzate in occasione della settimana dedicata alla Giostra e che si svolgerà dal 14 al 22 giugno. La Granfondo di Arezzo, con i suoi due percorsi (lungo di 148 km e medio di 106 km), rappresenta l’evento clou nel calendario degli eventi organizzati da uno dei quartieri in lizza, vale a dire il quartiere Porta del Foro, in collaborazione con l’Asd Cavallino, ma è altresì valevole come seconda ed ultima prova del Campionato
Partenza e arrivo a Porta San Lorentino, con visita dei vari ospiti alla sede storica del quartiere del Foro. Ai partecipanti sarà fatto un piccolo presente, l’anno scorso costituito da un portachiavi ed una bottiglietta di vino offerti da Porta del Foro. Le iscrizioni, la verifica delle licenze nonché il noleggio ed eventuale acquisto del chip si svolge nei locali del Quartiere di Porta del Foro posti in Vicolo della Palestra Arezzo dalle 16 alle 20 di sabato 15 e dalle 6,30 alle 7,30 della domenica 16. Per informazioni, gli interessati possono consultare il sito www.portadelforo.it, oppure www.cavallinoasd.it.
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IL PERSONAGGIO
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a cura di NICOLETTA BRINA
CLAUDIO BRUSI, FREEWHEELING CAMBIA PELLE FREEWHEELING CAMBIA PELLE, DA LUGLIO LA RIORGANIZZAZIONE AVVICINA IL MARCHIO ANCORA DI PIÙ ALL’UTENTE FINALE E SI AFFACCIA, MEDIANTE UN SISTEMA EFFICIENTE, AL SISTEMA INTERNET. IN ARRIVO NUOVI BRAND DI CARATURA INTERNAZIONALE E DI ASSOLUTA AVANGUARDIA.
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Un magazzino accessibile, virtualmente, al negoziante, il quale può sbirciare all’interno del campionario dell’azienda, bloccare il prodotto cui è interessato e vederselo recapitare il giorno dopo. Una nuova frontiera del commercio per cui il catalogo non è più un supporto cartaceo, ma è rappresentato da un intero magazzino a disposizione. E, ancora, brand di grande caratura internazionale, sinonimo di avanguardia tecnica e stilistica, tra i quali poter scegliere, senza finire con il conto in rosso. Fantascienza? No, l’ultima rivoluzione in casa Freewheeling. L’estate 2013 segna un momento importante per la Freewheeling perché l’azienda a luglio cambierà pelle. Intanto, da dove nasce questa esigenza? «FRW è da sempre attenta alle evoluzioni del mercato, ci siamo resi conto che questo richiedeva novità che ponessero l’offerta delle aziende su canali nuovi, non più solo limitati alla vendita tramite negozio, ma che, pur mantenendo salde radici nei negozi, facesse tesoro delle potenzialità rappresentate da internet.» Il nuovo corso, inaugurato a dicembre, ha lanciato l’idea dell’outlet che si è rivelata vincente. Che operazione è stata? «Indubbiamente ci siamo impegnati in qualcosa di mai visto nel campo del ciclismo: altri settori, mi riferisco a quelli legati al mondo della moda, per esempio, hanno una tradizione ormai consolidata di outlet. È stata una mossa innovativa e che ha ottenuto una risposta davvero molto positiva tra il pubblico. Peraltro, associato all’outlet in ‘casa’, abbiamo avviato anche un discorso che coinvolgeva anche alcuni negozianti, i quali praticavano prezzi da outlet sui nostri prodotti. Diciamo che tutti questi piccoli esperimenti che, senza tema di smentita, hanno dato risultati molto positivi, ci hanno portato ad una evoluzione ulteriore, quella, appunto, che sarà presentata a luglio.» Di cosa si tratta, quindi? «Quello che vorremmo creare oggi è un nuovo sistema di organizzazione che rielabora il modello tradizionale, in base al quale l’azienda vende al negoziante e da questo, poi, all’utente finale: nella mia visione, l’azienda vende all’utente finale, utilizzando internet, ma consegna tramite il negoziante. Ciò comporta un allineamento di prezzi tra outlet, negozio e internet. Elemento cruciale sarà appunto lo strumento internet, realtà dalla quale ormai non è più possibile prescindere. Il segnale ci è giunto proprio dall’apertura dell’outlet, e, tramite internet ci sarà possibile vendere modelli di bici, in zone nelle quali mai i nostri rivenditori avrebbero pensato di arrivare.» Che importanza ha, in questo contesto, la figura del negozio? «Indubbiamente le potenzialità di internet sono strettamente collegate al negozio, perché sia per l’utente finale, che per la FRW, questo è basilare. La bici, infatti, è un mezzo costoso e complesso che va seguito, che ha necessità di un supporto presente in
Il presidente di Freewheeling Claudio Brusi
loco, specie sulle mtb che utilizzano freni a disco, freni che arriveranno anche sulla bici da strada. Riteniamo quindi che la qualificazione del punto vendita sia particolarmente importante e cerchiamo di raggiungere una coesione tra internet e negozi.» Entrando nel merito, come funzionerà il sistema? «Cessiamo il servizio tradizionale con gli agenti e passiamo al servizio B2B, per cui il negoziante può accedere virtualmente al nostro magazzino, tramite internet, vedere la disponibilità di un determinato prodotto e comprare. Anche il sabato pomeriggio, giornata nella quale siamo chiusi, può bloccare la bici che è in nostra disponibilità e ordinarla. Questo gli consentirà di entrare in possesso della bicicletta – se effettua l’ordine entro le 11 del mattino – già l’indomani. Sarà poi attivato un ulteriore servizio ‘Gold’, che permetterà ai negozianti di vendere anche l’usato rimesso a nuovo.
Il magazzino FRW diventa, dunque, punto di riferimento per il negoziante che in qualsiasi momento può bloccare un prodotto e vederselo recapitare il giorno dopo, ovunque si trovi.» Quali sono le novità dal punto di vista del campionario offerto? «FRW ha cessato dai primi di maggio la distribuzione di marchi come Bell, Easton e Giro, (ceduti al nuovo braccio commerciale Claudio Brusi con Vittorio Brumotti, l’inviato di Striscia la Notizia, campione del mondo di Bike trial
di LARM, ndr.) ma si è arricchita di brand nuovi, legati al mondo dei guanti, caschi, pompe, bici di qualità ancora più elevata per leggerezza di pesi e materiali, e con prezzi accessibili. Parliamo di prodotti molto innovativi, già utilizzati da campioni. Abbiamo voluto rinfrescare totalmente il campionario dell’azienda, aggiungendo altresì bici americane, attraverso un marchio che sarà svelato solo in occasione della presentazione ufficiale, marchio che la FRW ha voluto affiancare.» Ci può svelare altro? «In realtà, ho già detto troppo, nel senso che la presentazione ufficiale della riorganizzazione si terrà il 26 luglio, mentre alla Fiera di Padova saremo presenti per incontrare negozianti ed addetti ai lavori, fugando così gli eventuali dubbi. Una cosa fondamentale che mi preme sottolineare è che in questa operazione, così come in quelle che hanno caratterizzato la storia del marchio Freewheeling continueremo a garantire la qualità del nostro prodotto, la vicinanza all’utente e, cosa di non poco conto in questo particolare periodo storico, un occhio di riguardo al prezzo. L’outlet ha rappresentato e rappresenta tuttora proprio questo spirito: offriamo prodotti nuovi, stock di prodotti che FRW attinge in giro per il mondo, tutti di alta qualità e con prezzi accessibili.» Claudio Brusi in compagnia dell’amico Paolo Cevoli comico di Zelig
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PAOLO AGHINI a cura di NICOLETTA BRINA
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UN 2013 A TUTTA BICI! IL PRESIDENTE DI FOLGORE BIKE STILA IL BILANCIO DI UN’INTENSA ATTIVITÀ DA PARTE DEL SUO SODALIZIO E RILANCIA PER IL 2014 UNA QUATTRO GIORNI ALL’OMBRA DELLA TORRE PENDENTE, PRONTA A FAR CONOSCERE LA CITTÀ DI PISA AL POPOLO CHE PEDALA.
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Paolo Aghini, presidente di Folgore Bike, è segretario del Granducato di Toscana, organizzatore del primo Tour dell’Elba e della Pisa-Livorno per il ciclismo giovanile. Oggi ha in cantiere una nuova manifestazione per il 2014, vale a dire la Granfondo Città di Pisa che, nei fatti, andrà a sostituire formalmente la Granfondo Inkospor di Casciana Terme. Aghini, un calendario bello ricco quello che ha visto in prima linea la Folgore Bike in questo 2013… «Effettivamente abbiamo lavorato tanto: il nostro programma è partito il 17 febbraio con la seconda edizione della cronosquadre del Tirreno a Pisa, nel corso della quale si sono affrontate 70 squadre, composte da 8 elementi. In quell’occasione è stata assegnata la Coppa del Mondo di cronosquadre amatori, vinta dal Gs Sportissimo. La prova era valevole anche per il Campionato italiano della Consulta per gli enti riconosciuti dal Coni, nell’ambito del quale, nella categoria femminile, la vittoria è andata alle nostre ragazze della Folgore Bike.» A marzo, appuntamento con la Granfondo Inkospor a Casciana Terme, com’è andata? «L’appuntamento del 24 marzo è stato molto positivo, nonostante condizioni meteo a noi avverse. Abbiamo infatti registrato 1.300 iscritti, 1.000 dei quali hanno preso parte effettivamente alla gara. La manife-
stazione non ha registrato particolari problemi e si è sviluppata benissimo, anche grazie alla collaborazione con il Casciana terme Bike.» Com’è proseguito il vostro calendario? «Ci siamo trasferiti il 26 marzo all’Isola d’Elba e, più precisamente, a Marciana Marina dove si è svolto il primo Tour dell’Elba, manifestazione per cicloamatori che si è sviluppata dal 2 al 6 aprile. Questo evento è andato benissimo, con un esordio che ha reso tutti contenti, perché abbiamo evidentemente trovato una formula che ha accontentato sia coloro che vanno forte, sia quelli che vanno piano. Ritengo opportuno sottolineare l’importante contributo fornitoci anche da alcuni cicloamatori dell’Elba che ci hanno dato una mano per i percorsi e l’eccellente collaborazione da parte delle forze dell’ordine, istituzioni e volontari che hanno contribuito alla riuscita della manifestazione. Abbiamo registrato una sessantina di iscritti ed altrettanti famigliari al seguito che, associati ad altri ciclisti locali, hanno portato circa una settantina di persone a pedalare giornalmente sulle strade dell’Elba.» Capitolo giovani con il Giro delle due Province Pisa-Livorno… «Il 24 aprile è stata la volta degli juniores con, appunto, il Giro delle due Province PisaLivorno, manifestazione che ha visto ben 138 atleti di 17-18 anni in gara, col trionfo di Trippi. Partenza da Lungarno di Pisa con
giro turistico della città ad andatura controllata poi 94 km di sgambata. Alla partenza due starter d’eccellenza, vale a dire il Prefetto di Pisa, Francesco Tagliente e il sindaco della città, Marco Filippeschi. L’arrivo a Stagno di Livorno è stato molto emozionante e dobbiamo ringraziare la Polisportiva Stagno di Livorno che ci ha aiutato ad organizzare l’evento. Il Giro sta diventando una manifestazione consolidata ed apprezzatissima da tutti i partecipanti e ci auguriamo possa venire eletta a classica per gli juniores.» A settembre una nuova sfida? «Il 21 settembre iniziano i Campionati del mondo di ciclismo: stiamo mettendo in piedi la Granfondo del Mondiale a Lucca, su richiesta del Comitato organizzatore dei Mondiali. L’evento con partenza e arrivo a Lucca, prevede un avvio turistico sulle mura della città. I percorsi saranno tre e tutta la logistica sarà collocata all’interno delle mura di Lucca, nella stessa area che ospiterà il villaggio dei Mondiali. È ancora in fase di lavorazione, è una scommessa un po’ ardua, ma ce la metteremo tutta per farcela.» Per quel che concerne la prossima stagione, cosa c’è in cantiere? «Riconfermando le precedenti manifestazioni, per il 2014, la Granfondo Casciana Terme si trasformerà in Granfondo Città di Pisa, evento che si svolgerà il 23 marzo. In realtà stiamo lavorando per proporre una 4 giorni che inizierà venerdì 21 fino a lunedì 24 marzo, in occasione del Capodanno pisano (Fedele alla tradizione della sua antica Repubblica Marinara, Pisa festeggia il proprio Capodanno il 24 marzo, in coincidenza con il giorno dell’Annunciazione e quindi nove mesi esatti prima della nascita di Gesù - Anno Pisano ab Incarnatione Domini, ndr.). La partenza da Lungarno Galilei, in prossimità del Ponte di Mezzo di Pisa, con un primo percorso di 5 chilometri che condurrà i ciclisti attraverso i luoghi suggestivi e poi si uscirà fuori dalla città per intraprendere la gara vera e propria. I percorsi saranno tre, medio, lungo e corto, ancora in fase di definizione, ma presumibilmente il lungo sarà sui 140 km, il medio un centinaio ed una sessantina il corto. Nel finale, sia il medio che il lungo affronteranno la salita del Monte Serra. L’arrivo sarà in via Benedetto Croce, in prossimità di piazza Vittorio Emanuele, nel centro di Pisa, dove sarà allestito tutto il villaggio expò, il pasta party e tutti i servizi disponibili per i ciclisti.» Non solo gara nei 4 giorni… «Lo spirito è quello di coinvolgere il più possibile i ciclisti, gli accompagnatori e la città, facendo sì che possano regalarsi un full immersion in Pisa. Daremo la possibilità di vivere ‘Pisa con i piedi’, facendo attività di fitwalking per chi non pedala, potendo visitare il Parco naturale di San Rossore e fare percorsi all’interno di esso; chi vorrà restare in centro, potrà contare su guide di Pisa che proporranno percorsi storici all’interno della città. Saranno organizzate attività per i bimbi, fornite da Pisa for children, con personale qualificato che curerà i bambini per 4 giorni, organizzando attività ludico-motorie e didattiche. Abbiamo allo studio un percorso di slow bike per visitare le ville antiche e storiche della città di Pisa e stiamo lavorando anche per realizzare un percorso gourmet, che consenta a chi arriva in città di imparare a preparare alcune specialità tipiche pisane. Le nostre attività dovrebbero poi essere inserite nel Pisa Blog Tour. È un’iniziativa che vuole coinvolgere tutti i soggetti di Pisa, dalle istituzioni, ai gruppi di volontariato, fino alle associazioni locali, perché riteniamo che sia grazie alla collaborazione di tutti che si possa far crescere un evento di questo genere. Stiamo valutando la possibilità di legarci a qualche associazione medica benefica, al fine di raccogliere fondi da donare in beneficenza. Sarà creata poi una sorta di borsa di studio, mediante l’indizione di un concorso riservato alle scuole locali, a soggetto ‘bicicletta e Pisa’: al primo classificato sarà assegnata una borsa di studio da 500 euro di premio, 300 e 200 per il secondo e terzo classificato.»
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SPORT PER CRESCERE INSIEME a cura di NICOLETTA BRINA
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A CASE FINALI LA GRANFONDO CICLOTURISTICA IL 4 AGOSTO IL MOTTO SARÀ “TUTTO IL BELLO DELLA BICI”: 3 PERCORSI, UN GIRO DEL BUONGUSTAIO, UN FORUM MEDICO, GIMCANA PER I BIMBI E UN’AREA EXPÒ INTERESSANTE. L’OFFERTA PROPOSTA DALL’USD SAN MARCO DI CESENA È DAVVERO AMPIA. APPUNTAMENTO PER LA QUARTA TAPPA DEL CIRCUITO ROMAGNA SPRINT.
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Il 4 agosto a Cesena si terrà la 7ª edizione della Gran Fondo Cicloturistica “Sport per crescere insieme – Tutto il bello della bici”, quarta tappa del circuito Romagna Sprint, al cui timone siede l’Usd San Marco di Cesena. È il vicepresidente dell’associazione sportiva, Fabrizio Merli, a descriverne gli aspetti organizzativi. «Sarà la grande festa del buon ciclismo, con colazione alla partenza, ricchi ristori lungo i percorsi, ricco buffet finale con vino, coca, birra, gelato, caffè, servizio fotografico, carro scopa, assistenza meccanica ai controlli, all’arrivo, servizio di custodia biciclette, docce, massaggi defaticanti, un ricco pacco gara, premi individuali a sorteggio e premi alle società. Sarà gara valevole anche come prova unica del primo Campionato regionale Emilia Romagna di Granfondo cicloturistiche del Centro Sportivo Italiano e come ultima prova della kermesse Pedalando con Gusto.» Quanti saranno i percorsi? «I percorsi saranno tre, vale a dire il lungo di 110 km con 2.050 m di dislivello, il medio di 85 km con 1.100 metri di dislivello e il corto di 60 km a 750 metri di dislivello. Tutti con partenza (dalle 6,30 alle 7,30) ed arrivo alla Parrocchia di Case Finali di Cesena, nei pressi della quale sarà collocato il quartier generale della manifestazione. Oltre a questi percorsi, da quest’anno, in collaborazione con l’Asd Csi di Cesena, è stato organizzato un nuovo grande evento, vale a dire il Giro del Buongustaio nel quale, la parte del leone la faranno i ristori, visto che il percorso è di 32 km con colazione alla partenza, ricco ristoro a Monteleone, in collaborazione con la Proloco del posto e buffet all’arrivo. Il costo dell’iscrizione è di 2 euro per questo giro. Tornando ai percorsi di gara veri e propri, in nome della sicurezza abbiamo eliminato la discesa che portava da Monte Cavallo a Formignano, presente nel medio e nel lungo, sostituita con la più classica e sicura discesa che porta da Luzzena a Borello. È stata poi inserita la salita di Montevecchio al posto di quella della via Centenario, presente anch’essa l’anno scorso nel medio e nel lungo tracciato.» In tema di iscrizioni, quali sono le novità? «La quota individuale è di 7 euro e ci si potrà iscrivere anche il sabato immediatamente precedente e la domenica mattina, tuttavia, chi si iscriverà entro le ore 13 di sabato, avrà un simpatico omaggio. L’anno scorso abbiamo registrato ben 1.200 partecipanti, sui 6.000 del circuito. Quest’anno possiamo dire che i segnali positivi ci sono, dal momento che gli abbonati sono aumentati del 15 per cento.» L’edizione 2013 vedrà un vero contenitore di iniziative, in occasione della cicloturistica… «Esattamente. ‘Tutto il bello della bici’ è lo spot abbracciato dall’Asd ed il bello è innanzitutto la salute. Ecco perché il venerdì sera,
negli spazi messi a disposizione dalla parrocchia di Case Finali, in collaborazione con la farmacia del Bivio, si terrà un incontro dal titolo ‘Ciclismo a 360° - Quando tutto ruota intorno alla tua passione’, che affronterà il tema dell’allenamento, alimentazione ed integrazione, in compagnia di esperti del settore. Ai presenti sarà offerto un buffet e fatto dono di un simpatico omaggio. Il bello della bici è anche l’aspetto ludico e godereccio ed abbiamo visto in tal senso la previsione del Giro del buongustaio, ma anche i giovani. La domenica mattina, giorno della gara, si terrà la gimcana per i piccoli, attività di promozione per i giovani, visto che tutti i dirigenti dell’Asd sono educatori della Parrocchia. Poi vogliamo celebrare la fratellanza, sulla scia del gemellaggio con l’Asd cooperatori di Reggio Emilia ed il progetto ‘In bici per unire’. È nostra precisa volontà portare avanti un discorso che ci vuole accomunare nel crescere insieme nel rispetto delle reciproche individualità.»
Alcuni rappresentanti del team usd San Marco
Sarà poi allestita anche una zona expò, la può descrivere? «All’interno di questa, collocata nel campo sportivo di Case Finali, in un percorso ideale che andrà dalla Parrocchia alla zona buffet, saranno presenti imprenditori di marchi della zona, nonché gli amici dei Salotti Rosa dell’Ausl di Cesena, iniziativa che abbiamo sposato come San Marco e che ci vede impegnati insieme ai medici di Cesena per portare avanti un percorso di prevenzione e recupero post intervento chirurgico per le donne. Il quartier generale come detto, saranno gli spazi della Parrocchia di Case Finali, circolo Acli, il Teatro della Parrocchia dove si terranno le premiazioni ed il campo sportivo, nel quale ci sarà anche lo spazio ricovero bici, i massaggi ed altri servizi.» Per informazioni ed iscrizioni, Fabrizio Merli, www.usdsanmarco.it, info@usdsanmarco.it e www.romagnasprint.com.
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LA LEGGENDARIA CHARLY GAUL
pressoffice@newspower.it
a cura di NEWSPOWER
TRA MITI E LEGGENDE DAL MEMORABILE GIRO D’ITALIA ’56, ALLE STORIE CHE SI RACCONTANO SUI CASTELLI DELLA PROVINCIA DI TRENTO, I MOTIVI PER PRENDERE PARTE ALLA MANIFESTAZIONE SONO INNUMEREVOLI. UNO TRA I TANTI? SARÀ L’UNICO EVENTO ITALIANO DELL’UCI WORLD CYCLING TOUR 2013.
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Non è mai facile scegliere. Ci sono più fattori che attirano la nostra attenzione, che stuzzicano il nostro appetito e ci portano alla… fame di pedalare. Il calendario estivo delle granfondo nel nostro Paese è decisamente ricco e decidere a quale evento prendere parte non è semplice, le variabili in gioco sono molteplici, dai percorsi all’organizzazione, al pregio e, perché no, all’extra, cioè a quello che si può fare anche quando non si è in sella. Al nome e al mito di Charly Gaul è legata da quasi dieci anni La Leggendaria Charly Gaul – Trento Monte Bondone, un evento che definire semplice granfondo è quantomai riduttivo. La Leggendaria Charly Gaul, con i suoi due rinnovati tracciati di gara, è famosa per il proprio legame con la storia del ciclismo, l’essenza della manifestazione è quella di celebrare l’incredibile vittoria di tappa di Charly Gaul nel Giro d’Italia ’56 proprio sulla montagna trentina, e quest’anno il tutto assume tinte “mondiali”. La data da segnare sulle agende è quella di domenica 21 luglio, ma occhio anche a venerdì 19 e sabato 20. Iniziamo dicendo che la granfondo domenicale e la prova a Cronometro di venerdì 19 luglio in Valle dei Laghi – nelle vicinanze di Trento – sono l’unico evento italiano dell’UCI World Cycling Tour 2013 e, partecipando alle prove trentine, ci si può qualificare alla Finale 2013 del Campionato del Mondo Cicloamatori (UWCT), in programma dal 19 al 22 settembre ancora a Trento e sul Monte Bondone. Basta chiudere la gara di luglio classificandosi nel miglior 25% della propria categoria. Tutti i dettagli si trovano sul regolamento al sito www.laleggendariacharlygaul.it. Come detto, gli organizzatori hanno quest’anno ridisegnato parte dei tracciati e nella prova di domenica si potrà scegliere tra due percorsi che misurano in totale 142,5 km per il percorso granfondo (3.964 mt/ dsl), mentre la mediofondo raggiunge i 58,6 km (2.011 mt/dsl).
La partenza da Piazza Duomo a Trento dell’edizione 2012
foto NEWSPOWER CANON
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A Rovereto è possibile visitare il Mart, Museo d’Arte Moderna e Contemporanea di Trento e Rovereto, che è costituito, oltre che da questa sede, anche dal Palazzo delle Albere di Trento, una villa fortezza del XVI secolo che ospita tutte le opere dell’Ottocento, e dalla Casa d’Arte Futurista Depero, museo fondato dallo stesso artista nel 1957 e acquisito nel 2009, per il centenario del futurismo, dal Mart. Sul sito ufficiale di gara (www. laleggendariacharlygaul.it) si trova ogni informazione, le quote di iscrizione agli eventi (in scadenza il 18 luglio) e soluzioni di soggiorni a Trento, studiate appositamente per ogni esigenza. 19-21 luglio: La Leggendaria Charly Gaul – Trento Monte Bondone 2013. Come è facile scegliere! foto NEWSPOWER CANON
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Lo start è per tutti dalla scenografica piazza Duomo a Trento e il primo scoglio sarà il nuovo GPM a circa 600 metri di altitudine, a Palù di Giovo, in Valle di Cembra. Dopodiché si prosegue in direzione San Michele all’Adige e si ritorna a Trento, passando prima nel comune di Lavis, poi i concorrenti della mediofondo aggrediranno la salita Charly Gaul (18 km, 38 tornanti guarniti da erti rettifili e pendenze fino al 17%) fino al traguardo di Vason a 1.650 metri sul Monte Bondone. I granfondisti proseguiranno invece in direzione sud, fino ad Aldeno e poi su nella prima “morbida” scalata al Monte Bondone, dal versante di Garniga e Viote. Seguirà la veloce discesa nella panoramica Valle dei Laghi e poi su di nuovo, il Monte Bondone apre le sue strade attraverso i centri di Cadine e Sopramonte, prima di immettersi nella salita Charly Gaul e calcare gli ultimi tornanti verso il finish. Il week-end della Leggendaria Charly Gaul comprende anche la Mini Charly Gaul per i più piccoli al sabato e rappresenta anche un’ottima “scusa” per scoprire la città di Trento e i dintorni. Degno di una visita è senza dubbio il Castello del Buonconsiglio, residenza dei principivescovi dal XIII al XVIII secolo. La struttura presenta edifici di epoca diversa, racchiusi nelle mura di cinta, e ricopre una posizione elevata rispetto al centro della città. Gli edifici che costituiscono il castello sono Castelvecchio (struttura più antica risalente alla prima metà del 1200), Magno Palazzo (nato come ampliamento del precedente, voluto dal principe-vescovo Bernardo Cles e realizzato in pieno stile rinascimentale italiano) e la Giunta Albertiana, dove si celebra lo stile barocco. Per quanto riguarda le bellezze pittoriche che abbelliscono le stanze del maniero, molto celebre è l’affresco interno a Torre Aquila, il “Ciclo dei mesi” datato Tardo Medioevo, che propone un tema profano. Il castello è visitabile tutti i giorni dalle 10 alle 18, tranne il lunedì. Altri castelli visitabili nelle vicinanze di Trento sono: Castel Beseno, a meno di 20 km da Trento (Besenello, direzione Rovereto), che con i suoi 250 metri di lunghezza e 50 di larghezza ricopre tutta la sommità della collina carsica sulla quale è stato costruito, e il Castello di Toblino che sorge sulla penisoletta del lago omonimo, lungo il quale i granfondisti transiteranno prima di giungere sul Monte Bondone. Una leggenda racconta come questo castello costituisse la sede dell’amore proibito tra Claudia, figlia dell’oriundo di Fossombrone, Lodovico Particella, e il principe-vescovo Carlo Emanuele, al quale il Papa non concesse mai la possibilità di abbandonare i voti sacerdotali. Convertito in ristorante e bar, questa antica fortezza lacustre offre la possibilità di godersi un pranzo tradizionale trentino condito con un pizzico di creatività.
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RENATO GUIDI a cura di NICOLETTA BRINA
nicoletta.brina@gmail.com
TELEROMAGNA, LA PASSIONE ENTRA IN STUDIO RENATO GUIDI, IDEATORE DEL FORMAT: «VOGLIAMO SEMPRE PIÙ DARE VISIBILITÀ AL MONDO DEGLI APPASSIONATI DI GRANFONDO. NATA COME TV LOCALE, OGGI È USCITA DAI CONFINI REGIONALI PER RACCONTARE DI MANIFESTAZIONI LUNGO TUTTO LO STIVALE. IL GRANDE SOGNO? ORGANIZZARE IL GRAN GALÀ DEL CICLISMO AMATORIALE».
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Renato Guidi, responsabile commerciale dell’emittente televisiva Teleromagna, è colui che, otto anni fa, ha scommesso sul ciclismo e, ai fatti, ha vinto. È Guidi infatti, l’ideatore del format “A tutta bici”, programma che in tale lasso di tempo si può dire abbia ampiamente varcato i confini campanilistici della tv locale – Teleromagna era nata, in prima battuta, come tale – per portare invece i servizi giornalistico-sportivi in tutta la nazione. Quale è stata l’evoluzione di Teleromagna, per quel che concerne lo sport? «La nostra emittente ha sempre messo lo sport come mission principale, dando grande spazio alle discipline a livello locale e focalizzando l’attenzione su quelle che sono le attività maggiormente praticate nel territorio romagnolo, vale a dire il calcio, che è un po’ l’argomento principe, ed il ciclismo che in questa terra trova il suo sviluppo più forte.» Il direttore commerciale di Teleromagna Renato Guidi Come nasce “A tutta bici”? «Questo programma, condotto da Bruno Achilli ed Elisa Gardini, nasce 8 anni eventi anche fuori regione. Non si può infatti fa per dare visibilità a tutte quelle attività che prescindere dal pensare che la terra di Romasi svolgono nel nostro territorio ed ha avuto gna è piena di ciclisti e rappresenta un baciinizialmente uno spirito strettamente locale. no di appassionati da “attirare” – mi si passi il Poi, col passare degli anni, un po’ per fortu- termine – alle varie manifestazioni in giro per na e un po’ per le capacità dimostrate – non l’Italia. Dall’altra parte si contempera anche è presunzione, ma si tratta del riscontro dato l’esigenza di mostrare l’Italia con le sue bellezdal pubblico – ci siamo potuti permettere di ze e la nostra, di raccontare tali eventi, attività, guardare al ciclismo uscendo un po’ fuori dal questa, che a noi piace particolarmente. La normale campanilismo, occupandoci anche validità di questo format ci è confermata poi di avvenimenti che si svolgono in altre regioni. dai numerosi sponsor che anno dopo anno, ci Oggi poi, grazie al digitale terrestre, il nostro accordano il loro sostegno, trovando evidencanale è visibile in tutta l’Emilia ed il Veneto temente nel nostro programma una buona (canale 14), ma anche nel bouquet dei canali risposta al loro investimento.» Sky, sintonizzandosi sul l’820. Questo ci conferma il fatto di essere visibili in tutta Italia.» Di recente, Teleromagna ha raccontato in diretta due eventi molto importanti nel Cosa propone questo format? panorama granfondistico romagnolo, ma «Non abbiamo l’ambizione di sostituire i ca- anche nazionale… nali maggiori come la Rai nel raccontare il «La diretta televisiva è sempre un impegno ciclismo, ma abbiamo risposto in verità alle importante, ma abbiamo voluto essere prerichieste di visibilità, sempre più numerose, senti in due manifestazioni che riteniamo di da parte degli organizzatori di granfondo e di grande rilievo, vale a dire la Via del Sale di Cer-
via e la mitica Granfondo Nove Colli di Cesenatico. La Nove Colli ci ha visti impegnati con 22 persone, riuscendo a fornire immagini spettacolari, anche grazie all’ausilio dell’elicottero, cui si sono aggiunti i contributi in moto, il collegamento dalla postazione fissa al Barbotto, le telecamere all’arrivo ed i conduttori in studio. Abbiamo utilizzato ben 10 telecamere per riuscire a coprire al meglio la manifestazione. La soddisfazione è stata grande, commisurata all’impegno per la durata della gara. I riscontri, tuttavia ci sono stati e ciò ci riempie di ulteriore orgoglio. Inoltre ci siamo arricchiti di una collaborazione importante, ovvero con INBICI Magazine, che ci permette di rendere ancora migliori i nostri contenuti giornalistici. Da questo punto di vista, mi auguro che questa collaborazione cresca sempre più.» Guardando al futuro, c’è qualcosa in cantiere? «Vogliamo essere sempre più vetrina per tutte le attività amatoriali e granfondistiche, che hanno l’esigenza di avere visibilità per crescere. La tv è indiscutibilmente uno strumento di comunicazione importante e molto efficace e dal canto nostro, ci piacerebbe seguire sempre più le granfondo perché contano un pubblico davvero numeroso di appassionati, cercando di fornire loro un resoconto sempre più dettagliato.» Ha un sogno del cassetto? «Mi piacerebbe organizzare a fine stagione il Gran Galà del ciclismo, una serata di gala dedicata ai protagonisti del mondo amatoriale e granfondistico, un evento per coloro che, nel corso della stagione hanno ben figurato, evidenziando così le loro qualità di sportivi , sottolineando sacrifici ed impegni profusi nell’anno agonistico, tali da rendere sempre più viva la passione per il ciclismo e la ricerca del benessere. Sarà inoltre un’occasione speciale per ringraziare con un Premio d’Onore gli organizzatori delle gare e delle manifestazioni più in evidenza del panorama nazionale.» L’appuntamento settimanale è il mercoledì sera in prima serata e la replica il sabato sera alle 21 sul canale 820 di Sky.
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GRANFONDO LA MAGNIFICA BIANCHI a cura di Nicoletta Brina
DOMENICA 15 SETTEMBRE SECONDA EDIZIONE TRA CITAZIONI ECCELLENTI, COME LA “LIEGI-BASTOGNE-LIEGI” E LA “ROUBAIX”, CON PERCORSI LIEVEMENTE MODIFICATI, MA CHE NON MANCANO DI REGALARE STERRATI, PENDENZE COLLINARI ED APPENNINICHE E IL DETESTATO CIOTTOLATO.
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Nella cornice della sala Calamandrei del Comune di Forlì, la Granfondo La Magnifica e Bianchi hanno presentato ufficialmente la loro partnership. La casa di Treviglio è infatti il nuovo main sponsor della granfondo che in questo 2013, domenica 15 settembre, celebrerà la sua seconda edizione. Accreditata come una delle più dure d’Europa, è da intendersi, come l’ha definita il responsabile ufficio stampa de La Magnifica, Maurizio Ricci, «come una sfida, prima di tutto, con se stessi, e chi sceglie di non parteciparvi, chi decide di evitarla, dovrà spiegare perché fugge dalla possibilità di ergersi sugli altri».
Ma al di là dell’aspetto eroico, emotivo, di una gara che sta racimolando iscrizioni da tutta Europa, va sottolineata l’evidente e grande sintonia con la Bianchi, la quale, operando la scelta di diventarne main sponsor, certifica la qualità dell’organizzazione, ma anche del percorso proposto. La Magnifica, nel 2013, sarà la Forlì-CippoForlì ed eleverà il suo sipario sulle bellezze di Piazza Saffi, si muoverà poi, attraverso strade miste, su un itinerario che richiamerà, nel nome, un’altra grande classica del ciclismo professionistico come la Liegi-Bastogne-Liegi, e la conclusione
che ritornerà sulla medesima della “Roubaix”, dopo settori di sterrato, pendenze collinari ed appenniniche, viottoli di ciottolato e gli aromi delle campagne romagnole, fino al velodromo G. Servadei di Forlì. I percorsi – due, uno lungo di 223 km ed uno medio di 136 km – subi-
ranno leggere modifiche rispetto a quelli dell’anno passato, privati degli sterrati di Roncofreddo e della cava di sassi finale, ma sostituiti con altri sterrati lungo il tragitto. «Siamo felici di essere al fianco di Franco e Michael Massa per contribuire alla realizzazione e alla promozione di una delle manifestazioni granfondistiche più interessanti e spettacolari del panorama europeo. Auguriamo il miglior futuro possibile a questa granfondo – ha sottolineato Claudio Masnata, marketing manager di Bianchi – Il nostro è un investimento a medio lungo termine, vogliamo
che questa importante corsa acquisisca un sempre maggior interesse da parte del più alto numero possibile di ciclisti. Il percorso riteniamo sia molto bello, molto duro anche, ma attraversa un bellissimo territorio: una granfondo che davvero merita». Sul territorio è intervenuto anche Fred Morini, che in casa Bianchi si occupa di marketing e comunicazione. «Amo la Romagna – ha esordito Morini – è da sempre terra di bici, con splendidi panorami e percorsi anche molto impegnativi. Tra l’altro La Magnifica è la gara perfetta per la nostra ultimissima nata, l’Infinito Cv, un mezzo col telaio particolarmente aerodinamico, ma soprattutto realizzato con un materiale studiato dalla Nasa, costruito per assorbire fino al 75% in più delle vibrazioni. Perfetta, quindi, per La Magnifica Bianchi». Sulle future novità, tra cui anche alcune che riguardano il percorso, ancora massimo riserbo da parte dell’organizzazione. Ci saranno significative implementazioni anche nel villaggio ed in tutte le attività che verranno proposte tra sabato e domenica, a vantaggio di tutti i ciclisti ma anche delle loro famiglie e di tutti i loro accompagnatori.
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LA CRONOSCALATA MITICA DELL’ALPE DI PAMPEAGO a cura di NEWSPOWER
pressoffice@newspower.it
DEDICATO AGLI SCALATORI 15 SETTEMBRE, DATA CONFERMATA PER LA SECONDA EDIZIONE DELLA CRONOSCALATA DA TESERO A PAMPEAGO. L’US LITEGOSA DI PANCHIÀ AL LAVORO PER GARANTIRE UNA GARA SPETTACOLARE.
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Quella a cui stiamo assistendo sembra essere la “stagione no” per gli scalatori su due ruote. Dopo salite e passi mancati, a causa delle tardive nevicate anche sui “tapponi” dolomitici del 96° Giro d’Italia, la voglia dei grimpeurs amatoriali è sempre più alta in questo finale di primavera, che sa piuttosto di lungo inverno. In molti attendevano con impazienza le salite del Giro, al Passo Gavia e alla Cima Coppi per eccellenza, dello Stelvio, ma non c’è stato niente da fare, gara annullata e arrivederci a tempi migliori, sia chiaro, meteorologicamente parlando. Anche l’Alpe di Pampeago (TN), negatasi nelle scorse settimane ai corridori scalpitanti della 7ª Marcialonga Cycling Craft, che ora potrebbe slittare a luglio, ha seguìto l’esempio delle sorelle maggiori, ammantandosi con un po’ di neve fresca. Non si sono tuttavia abbattuti gli uomini dell’U.S. Litegosa di Panchià, guidati da Dario Bellante, organizzatori del Trofeo Passo Pampeago in programma il prossimo 15 settembre, ed hanno proseguito il loro lavoro per garantire una gara letteralmente con i fiocchi.
Quella di settembre, sarà la seconda edizione della cronoscalata che partirà da Tesero alla volta di Pampeago e dell’omonimo passo, posto a quasi 2.000 m di quota. Mentre proseguono i preparativi, la speranza è che, già per gli inizi di luglio, quando potrebbe essere riproposta la “Cycling”, il tempo si assesti su ben più gradevoli climi estivi. La salita all’Alpe di Pampeago è divenuta una delle grandi attese della bella stagione per gli scalatori a due ruote. L’attacco proposto dall’appuntamento di settembre, dopo il via di Tesero, si svilupperà lungo 10,5 km ad una media del 12% di pendenza. Il tratto più impegnativo sarà quello posto dopo il bivio per il Passo Lavazè, immortalato in tante tappe del Giro d’Italia, dalla spettacolare prova di Emanuele Sella nel 2008, alla vittoria di tappa del 2003 di Gilberto Simoni proprio sull’Alpe, passando per le imprese indimenticabili di Marco Pantani nel ’98 e ’99. In quelle occasioni, va ricordato, la corsa si fermava ancora a Pampeago, in prossimità degli impianti ben noti agli amanti dello sci invernale.
Nel 2011, in previsione del nuovo passaggio del Giro d’Italia 2012, la Provincia di Trento decise di asfaltare anche gli ultimi due chilometri e mezzo – prima appannaggio solo delle mountain bike – che culminano a Passo Pampeago. La tappa allora, partita da Treviso, fu vinta dal ceco del team Astana, Roman Kreuziger, ma ben più festosi di lui furono i ciclisti di mezza Italia che poterono aggiornare le proprie cartine ciclistiche con una nuova via di accesso al Passo, resa ancor più invitante dal fatto che il nuovo tratto è rimasto comunque chiuso alle automobili, ad eccezione dei mezzi a servizio degli impianti di risalita, con grande apprezzamento da parte del popolo delle due ruote che può così mettersi alla prova ad alta quota, senza temere auto e fastidiosi polveroni. Lo scorso anno l’esordio del Trofeo ha visto trionfare il friulano Alessandro Magli, con un tempo di 37 minuti e 40 secondi, ma ci sarà chi vorrà tenergli testa e non si tirerà indietro sull’erta salita, garantendo anche quest’anno grande spettacolo.
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CAMPIONATO ITALIANO CICLOTURISMO ACSI 2013 a cura di BRUNO ACHILLI
A PESARO, SU TUTTI, VINCE IL MALTEMPO LA MANIFESTAZIONE SVOLTA SOTTO L’EGIDA DELL’ACSI, APRE L’OMBRELLO E VIENE INVESTITA DAL TEMPORALE CHE NE SCOMBINA I PIANI. SOLO 500 GLI INTREPIDI CHE PORTANO A TERMINE I PERCORSI. DEFINITA LA SEDE DELL’EVENTO PER IL PROSSIMO ANNO: AD OSPITARE I CAMPIONATI, SARÀ MISANO ADRIATICO.
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Dopo dieci anni dalla conquista del secondo scudetto “tricolore”, il Gruppo Sportivo Scavolini ha vinto nuovamente il Campionato italiano di cicloturismo, assegnato domenica 26 maggio a Pesaro in occasione del 57° appuntamento nazionale. Per quanto riguarda l’esito del 29° Campionato italiano giovanile si è riconfermato il Ciclo Club Sandrà di Verona. Diverso invece il verdetto scaturito nel 17° Campionato femminile che ha visto per la prima volta un ex aequo: due società, infatti, a pari merito, ovvero il Ciclo Club Sandra di Verona e le Pantere Rosa di Pesaro. Infine, il primo Trofeo internazionale di cicloturismo è stato vinto dal Velo Club Cattolica. Ad organizzare l’evento, l’Asd Scavolini, in colla-
borazione con il Comitato provinciale ACSI di Pesaro e la Confesercenti di Pesaro, appuntamento che ospitava allo stesso modo il 57° Campionato Italiano Cicloturismo, il 17° Campionato Italiano Cicloturismo Femminile ed il 29° Campionato Italiano Cicloturismo Giovanile “ACSI settore ciclismo”, nonché il 1° Festival Internazionale del Ciclismo Amatoriale aperto a cicloturisti e cicloamatori italiani e stranieri iscritti alla Federazione o ad altri Enti di promozione sportiva regolarmente tesserati per l’anno 2013. Tre i percorsi sui quali si sono sfidati i ciclisti, ovvero il corto di 31 km, il medio di 52 ed il lungo di 85. Ma questa edizione dei Campionati passerà alla storia per le pessime condizioni atmosferiche. Tanta pioggia
e freddo hanno creato non poche difficoltà agli organizzatori del G.S. Scavolini, costretti a subire le intemperie. «Abbiamo organizzato tutto al meglio – ha sottolineato il responsabile, Giorgio Esposto – tuttavia contro il maltempo c’è poco da fare. Sui tre percorsi il nostro personale, almeno un centinaio di persone, ha presidiato gli incroci dalle 6 del mattino e garantito la sicurezza dei partecipanti. Ai ristori avevamo di tutto e di più. Adesso alle società, insieme ai premi, daremo anche i prodotti freschi, del nostro territorio. Voglio ringraziare tutti quanti per la collaborazione e un sentito grazie ai Giudici di Gara dei comitati di Pesaro-Urbino e di Rimini». Presenti a questo grande evento nazionale anche le autorità
Consegna del trofeo al Sig. Giorgio Esposto presidente del G.S. Scavolini
locali. Inoltre era presente alla kermesse, il presidente ACSI Antonino Viti e il signor Francesco Barberis in rappresentanza dell’associazione udace. Mille e 500 gli iscritti alla manifestazione, ma solo 500 i partenti, colpa, appunto, del tempo infausto che già alle 6,30 del mattino non prometteva nulla di buono. Solo al termine della mattinata, il cielo si è degnato di regalare il sole. Nonostante il maltempo, tuttavia, buona la presenza negli hotel della zona, convenzionati con la manifestazione, con circa 3.000 presenze. Ciclisti, dopo la tempesta
Premiazione femminile, Ciclo Club Sandrà, Pantere Rosa e Velo Club Cerea
Classifiche 57° Campionato Italiano Cicloturismo Assoluto: 1) G.S. Scavolini Pesaro 2) Oliviero Abbigliamento Misano 3) Ciclo Club Sandrà Verona 4) Ciclistica Mulazzanese 5) Valconca Ottica Biondi Morciano 17° Campionato Italiano Femminile: 1) Ciclo Club Sandrà Verona e Pantere Rosa by Villa Fastiggi Pesaro 3) Velo Club Cerea 4) G.S. Valgatara 5) Cicli Asparetto 29° Campionato Italiano Giovanile: 1) Ciclo Club Sandrà Verona 2) Ciclistica Mulazzanese 3) New Dorico 1° Trofeo Internazionale Cicloturismo: 1) Velo Club Cattolica 2) Febal Pozzo 3) Dlf Vicenza Trofeo Internazionale, vincitore il Velo Club Cattolica
Anche il sabato precedente la gara, il maltempo ha funestato la festa ed ha scombinato i programmi messi in scaletta dall’organizzazione. In serata, il via alla festa folkloristica e con un meteo apparentemente clemente, si è sorteggiata la cucina Scavolini, vinta dal fortunato Mirko Zuliani di Rovigo. Nella stessa giornata, l’Acsi ha altresì definito la sede dei Campionati del prossimo anno, che si disputeranno – un bel ritorno – a Misano Adriatico.
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recupero psicofisico, il primo per distanze medie, il secondo per lunghe distanze. Sono stati creati poi due gel, uno di veloce assimilazione, Enersprint®, e l’altro con una particolare maltodestrina specifica, arricchito di caffeina, l’Energel®. Una delle tante novità è anche Explosive Energy®, una fiala ricca di guaranà, caffeina e taurina, molto indicato per le granfondo e da assumere circa dieci minuti prima della partenza. Prodotti specifici anche per il benessere quotidiano, ad esempio per la donna nella fase post parto, nonché prodotti dedicati ad un recupero che non sia sportivo. Ci sono prodotti formulati in maniera diversa a seconda che siano rivolti al pubblico femminile o a quello maschile. A sposare la filosofia Lifecode, sportivi di alto livello: gli atleti della squadra Fantini, tra i quali Francesco Chicchi, Oscar Gatto, Mauro Santambrogio. Poi il Campione del mondo mtb, Ilias Periklis della Full Dynamix, nonché la bandiera del nuoto italiano, Filippo Magnini. I prodotti faranno parte anche del pacco gara di tre granfondo: la Granfondo Città di Riccione, la Granfondo del Capitano a Bagno di Romagna, e la Magnifica, importante granfondo forlivese, rientrata quest’anno nel circuito Prestigio. A breve online anche tramite lo shop www.life-code.it.
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Granfondo SAN BENEDETTO DEL TRONTO a cura di Nicoletta Brina
nicoletta.brina@gmail.com
ALLA “MAREMONTI” LA SPUNTA MACCANTI OTTIME RECENSIONI PER UNA MANIFESTAZIONE CHE RICHIAMA LA CRÈME DEL CICLISMO. PANORAMI MOZZAFIATO, BORGHI INCANTATI ED UN PASTA&PESCE PARTY DA LECCARSI I BAFFI. IN ABBINAMENTO CON LA GF FRW DI OTTOBRE, INAUGURA LA CLASSIFICA PER LA GRAN COMBINATA DELLA COSTA ADRIATICA.
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Grande successo per la quarta edizione della Granfondo Città di San Benedetto del Tronto Maremonti, tappa del Campionato nazionale Granfondo e Mediofondo e terza prova del Marche Marathon. La manifestazione, che ha visto oltre un migliaio di iscritti, va in archivio con ottime recensioni. A testimoniare l’importanza che nel tempo sta assumendo questa manifestazione, ma anche la vicinanza delle istituzioni ai ciclisti, la presenza del responsabile nazionale Acsi settore ciclismo, avvocato Emiliano Borgna, che ha voluto portare i saluti dell’associazione ai suoi rappresentati. Importanza che non può prescindere dall’aspetto agonistico: in griglia erano infatti schierati, nella mattina di domenica 5 maggio, i volti noti, la vera crème del ciclismo nostrano e non, da Krys Hubert a Michele Maccanti, dalle lady del pedale Maria Cristina Prati a Nadia Piselli. E davanti ad un meraviglioso e festante pubblico, assiepato in piazza Giorgini e sul viale principale di San Bene-
detto del Tronto, vera perla della Riviera delle Palme, questi campioni hanno dato il via ad una gara ad altissimo livello tecnico. Peraltro, l’intuizione del comitato organizzatore, formato dall’Asd Pedale Rossoblu-Picenum – in collaborazione con il Comune di San Benedetto del Tronto, con la Sr Communication e l’Associazione albergatori Riviera delle Palme – che vedeva in camera di regia, l’intraprendente Sonia Roscioli, di modificare il percorso, è risultata assolutamente vincente, tanto da rendere la competizione ancor più eccitante. Da Riva San Giovanni, nei pressi del circolo nautico, infatti, il lungo cordone di ciclisti si è riversato verso l’entroterra piceno. Ben 147 km e 2.114 m di dislivello per il percorso lungo, mentre il corto è stato alleggerito fino a 91 km e 850 metri di dislivello. Entrambi caratterizzati da un finale in volata sul lungomare che ricalcava il traguardo della Tirreno-Adriatico. Gobbe impegnative tra il 10 ed il 15 per cento, salite lunghe a prova di scalatore e di fiato: insomma, gli ingredienti
per una grande gara c’erano tutti ed i protagonisti non hanno deluso le aspettative. Michele Maccanti (Team Lucri) ha letteralmente fatto vedere i sorci verdi – sul lungo – ai suoi avversari, forzando l’andatura già dopo quindici chilometri di gara e proiettandosi al comando della prova regina. Ha provato a resistere a ruota il “Cobra” Wladimiro D’Ascenzo (Melania Omm) ed è riuscito nell’intento per oltre 25 km, per poi arrendersi alle pedalate vigorose del ferrarese che ha chiuso la sua corsa in solitaria con oltre 2’30” di vantaggio su Luciano Mencaroni (Melania Omm). Tra le donne, il successo è della lady di Cesenatico, Maria Cristina Prati (Frw Cicli Matteoni), già incoronata al Gran Giro in Sardegna. Nella Mediofondo, prevale Davide Tugnoli (Frecce Rosse) che precede Giovanni Lattanzi (N.Limits) e Luca Capodaglio (Veregra Bike). Corinne Biagioni (Melania Omm) conquista l’oro della prova rosa. La gara, assoluta protagonista della giornata di domenica, è stata tuttavia l’occasione per
La partenza da San Benedetto del Tronto, la “città delle palme”
nizzatore, peraltro già al lavoro per la quinta edizione – la data da segnare sul calendario è quella del 4 maggio 2014, ovvero la prima domenica di maggio – resta in essere il tandem, nato grazie al main sponsor della manifestazione, la Freewheeling di Ravenna ed il suo patron, Claudio Brusi, con l’omonima manifestazione – la Granfondo Frw – che si
Michele Maccanti in fuga solitario sotto la pioggia
richiamare l’attenzione dei tantissimi partecipanti ed accompagnatori, su di un’area, quella della Riviera delle Palme e l’entroterra piceno, che offre incredibili opportunità dal punto di vista turistico. Oltre ai borghi medievali che costellano il territorio – e che i ciclisti hanno potuto osservare, seppur non potendosi fermare, durante la competizione – la Granfondo ha richiamato aziende del territorio e sponsor tecnici che hanno affollato la zona expo. Frw, S-Lite, Cantina Ciù Ciù, Fifa security, Bmc, Abus Italia, Pantacicli, Ridley, Simonelli moto, Inkospor, Moa, Nalini, Scicon, Sh+, BEemme, Centro Agroalimentare San Benedetto del Tronto, sono solo alcuni dei marchi che hanno occupato la zona expò. Si tratta di marchi noti a livello nazionale, ma con l’inserimento di aziende del territorio. Non a caso, la scelta organizzativa è stata quella di dotare lo stesso pacco gara di prodotti tipici locali, al fine di permettere a chi giungeva in questa zona per partecipare alla manifestazione, di tornare a casa con un “souvenir” del territorio. Eventi quali il mercatino di prodotti tipici o le lezioni di spinning o, ancora, per i più piccoli, il mini corso di educazione stradale, allestiti in piazza Giorgini, sono stati una brillante opportunità per chi non partecipava direttamente alla gara, di trascorrere queste giornate senza annoiarsi.
Grandissimo successo, se non altro per la qualità proposta in tale occasione, per il pasta party finale, o meglio il Pasta&Pesce Party: il momento di festa per i buongustaiciclisti e famiglie, è stato ospitato all’interno dell’Hotel Calabresi, una struttura molto importante per questo territorio, che ha messo a punto tutto il suo staff per accogliere gli affamati presenti. Se, da una parte dunque, la Granfondo, in questa sua edizione 2013 è da archiviare con non poca soddisfazione per il comitato orga-
terrà a Ravenna il 13 ottobre. Le due manifestazioni, ovvero la Granfondo Città di San Benedetto e la Frw, insieme costituiscono la Grancombinata della Costa Adriatica 2013, iniziativa che ha permesso a quanti si sono iscritti, di aderire a due manifestazioni, al costo di una soltanto, entrando altresì a far parte di una classifica che attenderà solo ottobre per essere stilata. Importanti i premi messi in palio: un assaggio di essi, i vincitori della Granfondo Maremonti, l’hanno già potuto avere lo scorso 5 maggio.
Il podio con i protagonisti Maccanti, Mencaroni e Castagnoli affiancati dagli organizzatori Sonia Roscioli e Maurizio Iacoboni foto ULIANO STARINIERI
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EUSEBI IMPIANTI
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a cura di NICOLETTA BRINA
CON CICLI COPPARO GIORDANA IL FEELING SI RINNOVA L’AMICIZIA ULTRAVENTENNALE CON LA FAMIGLIA CONSOLANI, MA ANCHE E SOPRATTUTTO, LA VOLONTÀ DI SOSTENERE UNA REALTÀ CHE NON SOLO SI STA FACENDO ONORE NEL PANORAMA GRANFONDISTICO, MA CHE FA DEL SACRIFICIO E delL’IMPEGNO, L’ARMA PIÙ AFFILATA. ECCO COME NASCE LA PARTNERSHIP TRA I LEADER EUROPEI DELL’ANTINCENDIO E L’ARMATA GUIDATA DA HUBERT KRYS.
sono stato investito del ruolo di amministratore unico.»
L’
L’Eusebi Impianti Srl, azienda principale del Gruppo Eusebi di Ancona, da più di 30 anni opera nel campo antincendio, ed è ora una dei leader in Europa nella progettazione e realizzazione di sistemi automatici antincendio. Un’azienda giovane e dinamica che realizza i suoi impianti in tutto il mondo e che gode anche di un reparto Ricerca e Sviluppo all’avanguardia, che si affianca ai qualificati reparti di ingegneria, tecnico-commerciale, amministrativo, alle attività di produzione e di marketing, tutti con un unico scopo: la soddisfazione del cliente. La dinamicità imprenditoriale fa sì che l’azienda sia attenta al contesto nel quale essa si inserisce, accompagnando nella propria crescita altre realtà, con un occhio di riguardo al ciclismo. Non solo rapporto di lavoro, ma anche amicale, la Eusebi Impianti si lega al Team Cicli Copparo Giordana e ne diviene sponsor anche nell’annata 2013. A spiegare questo rapporto, Emanuele Eusebi, 38 anni, amministratore unico della società. Emanuele Eusebi chi è? «Sono titolare di un’azienda, insieme alla famiglia, o meglio di un gruppo di aziende con sede ad Ancona, la Eusebi impianti, e mi occupo di manutenzione di impianti e attrezzature antincendio. Queste aziende sono state raggruppate in questo gruppo con una società che è la Eusebi Service, della quale sono amministratore unico. La nostra azienda è gestita dalla mia famiglia, insieme ad un gruppo di collaboratori. Dal ‘96 al ’99 ho svolto diverse attività all’interno del gruppo e nel ‘99
L’Eusebi Impianti ha fatto dell’innovazione tecnologica nei suoi prodotti, della qualità e dell’internazionalizzazione dell’impresa, le sue punte di diamante, divenendo una delle aziende più qualificate del settore. Quali sono le sfide che sta affrontando in questo 2013? «Diciamo che le sfide del 2013 sono le stesse che ci prefiggiamo da anni, ovvero poter ampliare il più possibile il mercato estero, cercando di rafforzarci su quelle aree sulle quali già siamo presenti. Mi riferisco alla Russia, filiale storica, il Kazakistan nei confronti del quale siamo riusciti a portare all’interno del nostro gruppo una commessa da 12milioni di dollari. Inizieremo a farci vedere nell’area del Maghreb. Verso l’estero abbiamo ampi margini di crescita, mentre in Italia puntiamo alla sopravvivenza. Anche il nostro cliente italiano guarda all’estero e noi lo accompagniamo in questo investimento. Ciò non significa che non abbiamo commesse anche in Italia.» Un settore, quello dell’antincendio che necessita di continua evoluzione, anche questo vostro punto a favore… «In generale, le innovazioni che apportiamo i nostri sistemi sono legate alle novità normative che intervengono, poi è chiaro che occorre aggiornarsi continuamente per restare un elemento di concorrenza sul mercato. Nel nostro caso, grazie alle aziende che nel tempo sono state assorbite, riusciamo ad apportare le modifiche necessarie ai sistemi, mediante l’utilizzo di materiali che realizziamo in casa.» Dal punto di vista sportivo, anche nel 2013 si rinnova la vostra esperienza accanto alla Cicli Copparo Giordana, come mai? «A parte l’amicizia ultraventennale che ci lega
a Consolani, crediamo sia come azienda, che come famiglia nello sport e nei valori che esso vuole diffondere. Riteniamo sia necessario sostenere lo sport e questa squadra. È una formazione di tutto rilievo, visto che ovunque va, riesce a piazzare almeno un uomo sul podio. Quando si decide di puntare sullo sport, non è sempre facile, specie in momenti di crisi economica come questi, ma il lavoro che è stato fatto per costruire questa squadra, è meritevole di essere sostenuto.» Come ha valutato la stagione 2012? «È stata un’annata spettacolare per la Cicli Copparo e c’è la voglia di bissare quei risultati. So che non è semplice sostenere una squadra, mantenerla ad alti livelli di anno in anno ed in questo sta il grande lavoro di Consolani. Abbiamo a che fare con persone serie e non solo perché arrivano i risultati.» Questo avvio di stagione che le sembra? «Se il buongiorno si vede dal mattino, la sera siamo già ubriachi di soddisfazioni. Anche i ragazzi della squadra sono molto in gamba e si stanno comportando molto bene, ho avuto modo di conoscerli personalmente. È uno sport che pratico perché mi piace e mi rendo conto che per ottenere quei risultati ci vuole sacrificio e non è facile. Sicuramente la volontà c’è di continuare ad appoggiarli.» Si era ripromesso, dopo grandi insistenze, di entrare in squadra. L’ha fatto? «In verità no (ride, ndr.), sono un po’ fuori allenamento. Vorrei, ma sarebbe solo per puro divertimento, visto che per allenarsi a dovere occorre del tempo. Ora mi sono ripromesso di venire a lavorare in bicicletta, ma ancora, causa anche il tempo, non ci sono riuscito. Ho pensato anche di andare in giro per l’azienda in bici, ma sarebbe un problema dovermi continuamente cambiare d’abito.»
Cicli Copparo - Via Beniamino Gigli, 33/38 - 60128 Ancona - t. 071 896801 - e. liala.ciclicopparo@alice.it
foto LEONARDO OLMI
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LA VERNACCIA PARLA POLACCO a cura di NICOLETTA BRINA
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È Poljanski A CHIUDERE IL GIRO DEL GRANDUCATO IN BELLEZZA IL GIOVANE DELL’ALTOPACK STACCA TUTTI E FA SUA LA GRANFONDO. GRAZIA SPICCA NELLA MEDIOFONDO, MENTRE TRA LE DONNE, LA RINALDI E LA LOMBARDO SI AGGIUDICANO RISPETTIVAMENTE IL PERCORSO LUNGO E IL MEDIO. GRANDE SUCCESSO PER LA VISITA ALLE CANTINE.
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Con la Granfondo della Vernaccia, di domenica 12 maggio, si chiude ufficialmente il Giro del Granducato di Toscana, e si chiude decisamente in bellezza. Nelle piazze di San Gimignano si sono riversati quasi 1.800 ciclisti, in occasione della 17ª edizione della Granfondo della Vernaccia, pronti a sfidarsi sui tre percorsi a disposizione (di cui i due maggiori agonistici). Peraltro San Giminiano, località dichiarata patrimonio dell’Unesco, ha offerto l’opportunità di addentrarsi in sella alla propria bici, nel territorio senese, ricco di storia, ma anche di scorci da togliere il fiato, con borghi racchiusi tra colline coltivate a grano ed un mare di profumi. Utile a tal proposito l’inserimento di un quarto percorso più blando dedicato appositamente a chi più che all’agonismo, era interessato a scoprire il territorio e le sue tipicità, ciò con la visita alle cantine locali. Entrando nel merito della competizione, a spuntarla il polacco
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Pawel Poljanski, classe 1990, ex elite, che si è aggiudicato la vittoria per distacco sul durissimo percorso di granfondo, sulla distanza di 160 chilometri e quasi 2.300 metri di dislivello. Un percorso rinnovato nel
suo finale, per adattarsi alla nuova zona logistica che, lasciando il centro sportivo di Santa Lucia, si è spostata nel nuovo palazzetto dello sport a due passi dal centro storico.
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Dopo la partenza alle 9 in punto, la corsa si infiamma già sulle rampe di Vico d’Elsa, quando il palermitano Giuseppe Di Salvo esce dal gruppo e si lancia solitario al galoppo. Nessuno replica alla sua azione, ma quando il vantaggio ha quasi raggiunto i due minuti, sono gli uomini in divisa nera dell’Altopack a scandire il ritmo e occuparsi del recupero del fuggitivo. L’azione riesce sulla dura rampa di Santa Maria, dove il gruppo degli inseguitori soffia sul collo a Di Salvo. Raggiunto il fuggitivo, dopo un centinaio di chilometri di fuga, è Poljanski a tentare l’azione sulla salita di Pancole, ben coperto dai compagni di squadra, Rumsas in primis. Intanto si raggiunge il traguardo della mediofondo. È volata, ed è ancora una volta il bolognese Massimiliano Grazia il più veloce, seguono il versiliese Federico Cerri e il parmense Enrico Saccomanni. L’azione di evasione degli Altopack riesce e il fuggitivo arriva a guadagnare fino a 3’30”. Il suo arrivo è in solitaria e a braccia alzate. La volata per determinare il secondo e terzo gradino del podio: mette la ruota davanti Di Salvo, seguito da Marco Da Castagnori. La corsa rosa della granfondo vede ancora una volta la fiorentina Ilaria Rinaldi, che tra l’altro giocava sulle strade di casa, dominare in pieno. Seconda piazza per Francesca
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Prima della partenza, alla presenza del sindaco di San Gimignano Giacomo Bassi e di alcuni ospiti illustri è stata deposta una corona a memoria dei martiri di Montemaggio
Martinelli e terza per la romagnola Gabriella Emaldi. Sulla mediofondo è la parmense Ilaria Lombardo a cogliere la vittoria. Dietro di lei giungono la compagna di squadra russa Ekaterina Chugunkova e Sabrina Raggiante. Come sempre il pasta party, gratuito per tutti, con tanto di affettati toscani, formaggio, pasta, pane, salsiccia alla brace, crostata e frutta (il tutto annaffiato da acqua o vino), ha rimesso in forze i partecipanti e i loro accompagnatori. La cerimonia di premiazione, che ha distri-
buito cesti ricolmi di prodotti gastronomici, ha chiuso la giornata. Tra le società, è stata nuovamente la Cicli Gaudenzi a salire sul gradino più alto del podio, seguita dal GS Futura Sport Cicli Zapier e dal GS ARCI Perignano. Splendidamente riuscita la Cena del ciclista del sabato sera, che ha messo a tavola oltre 120 commensali, i quali hanno gustato affettati, pasta e carne alla brace, come sempre con vino rosso a fiumi. Interessante anche la zona expò ricavata nell’area della partenza, all’interno della
quale hanno trovato spazio importanti marchi e volti noti del panorama ciclistico: così Canyon, Merida, Rudy Project, Vi.Fra abbigliamento tecnico per ciclisti e tanti altri espositori di alto livello. «Un percorso rinnovato e anche molto duro – sono le parole di Paolo Marrucci, organizzatore della manifestazione – che però è piaciuto a tutti, sebbene la partenza fosse posta in salita. La nuova zona logistica ha retto bene, ovvio che qualche aggiustamento occorrerà apporlo, ma siamo molto soddisfatti della manifestazione».
Il Vincitore della Granfondo della Vernaccia sul percorso lungo, Pawel Poljanski
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SICUREZZA IN GARA a cura di GIANLUCA BARBIERI
IL SERVIZIO SANITARIO: UN SERVIZIO INDISPENSABILE CHE DEV’ESSERE BEN GESTITO
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Il servizio sanitario in corsa è uno dei servizi più importanti che vengono messi a disposizione per gli atleti, anche se molto spesso viene gestito con superficialità. Andiamo a scoprire chi sono e a cosa servono gli “angeli” che lavorano nell’ombra.
Nel caso in cui si debba affrontare un intervento in gara, sarà il personale sanitario a decidere come intervenire e come gestire la situazione. Il Direttore di Corsa o l’Organizzatore, hanno il dovere di garantire l’operato dei sanitari e l’incolumità degli infortunati, creando sicurezza e nel caso venisse meno questa condizione, possono decidere anche di sospendere la gara. È ovvio che le situazioni sono diverse tra loro e le decisioni vengono prese di volta in volta. Nel caso in cui vi fossero interventi sanitari, ma anche di forze dell’ordine o vigili
del fuoco, da e verso l’esterno alla gara, la direzione corsa deve gestire la situazione, dando precedenza a questi interventi, a costi di sospendere, magari temporaneamente, la corsa. Certo, sembrano affermazioni forti, per qualcuno, ma bisogna uscire dalla mentalità che la gara ciclistica ha priorità su tutto. La gara ciclistica è una cosa importante, sia dal punto di vista sportivo che dal punto di vista sociale, ma non può anteporsi alle reali esigenze della vita comune, che sono quelle che sostengono la società civile tutti i giorni.
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Sono decine i casi in cui mi sono sentito rispondere che il responsabile delle gare ciclistiche è il Medico di Gara. Una cosa da brividi, se penso che certe affermazioni sono venute anche da ambienti legati al ciclismo agonistico e non propriamente amatoriale. Il servizio sanitario in corsa è il servizio più importante che un organizzatore deve mettere a disposizione dell’intera gara ciclistica ed è obbligatorio. Non abbiamo sottolineato quest’ultima affermazione a caso; il servizio sanitario in gara, infatti, non deve tutelare solo gli atleti, ma anche tutti gli addetti ai lavori e addirittura il pubblico presente alla gara. Certo, è così: un sanitario non può esimersi dal soccorrere una persona in difficoltà, ecco perché l’attenzione anche al numero di addetti e di mezzi che vanno richiesti, deve essere proporzionato all’importanza della manifestazione. Si sa che le regole prevedono una ambulanza ed un medico di gara, ma dev’essere il buon senso dell’organizzatore, tarare il numero di sanitari in rapporto ai partecipanti ed al pubblico presente. Non è un caso che ultimamente le varie associazioni di volontariato che operano in questo settore, predispongano loro il cosiddetto “Piano Sanitario”, di fatto esonerando l’organizzatore da questo importante fardello. Infatti, il responsabile del servizio sanitario in gara è il Medico di Gara e non il Direttore di Corsa od organizzatore, anche se queste figure devono cooperare assieme per la gestione della gara stessa. È altresì vero, che il piano sanitario predisposto per una classica gara agonistica, è ben diverso da quello predisposto per una granfondo; inoltre c’è da sottolineare una sostanziale differenza tra granfondo o gara su strada e quelle del fuori strada. È chiaro che in quest’ultimo caso, il piano sanitario diventa assai complesso e dev’essere studiato nei minimi particolari, poiché non basterà più il solo supporto delle vetture, ma anche di squadre appiedate che possano intervenire nei punti più impervi. Altra importante questione da affrontare è quella legata al comportamento da tenere in caso di intervento sanitario. Due sono i casi: intervento di “gara” e intervento “esterno”.
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GRANFONDO BRA BRA COPPA PIEMONTE 2013 a cura di Nicoletta Brina
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ANDREA GALLO SI REGALA IL BIS L’EX ELITE ASTIGIANO CONFERMA IL SUCCESSO DELLA PASSATA EDIZIONE NELLA VOLATA A TRE. IL POMPIERE FRUSINATE BRUNO SANETTI VINCE IN VOLATA LA MEDIOFONDO. TRA LE DONNE SI IMPONGONO LA TORINESE OLGA CAPPIELLO SUL LUNGO E LA VALTELLINESE VALENTINA MABRITTO SUL CORTO. IL GS PASSATORE VINCE TRA LE SOCIETÀ. DUEMILA GLI ISCRITTI, 1.800 I PARTENTI.
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Si è conclusa con la volata a tre, la 21ª edizione della Granfondo Bra Bra “Dalle Langhe al Roero”, che ha preso il via domenica 5 maggio alle 10 da via Principi di Piemonte a Bra (Cn). A dare lo start, il sindaco Bruna Sibille. Ben 1.800 i ciclisti che si sono presentati in griglia, dei 2.000 che avevano registrato il loro nome nella lista degli iscritti, in una giornata con un cielo prevalentemente sereno, a dispetto delle più tragiche previsioni meteo. La pioggia è poi giunta, ma nel pomeriggio, poco dopo le 14, quando il grosso dei partenti aveva tagliato la linea del traguardo. Presenti allo start anche la madrina della manifestazione, la campionessa paralimpica Francesca Fenocchio, e l’ex professionista, Andrea Noè. «Ringrazio Sandro e tutto lo staff per avermi chiesto di fare da madrina – spiega la Fenocchio – compito che ho accettato più che volentieri. Ho preso parte alla mediofondo e mi sono divertita. A tutti do l’arrivederci alla prossima edizione». La corsa parte subito di gran carriera con una fuga di sette elementi, tra cui Bruno Sanetti, Antonio Camozzi, Andrea Natali, Elia Rebecchi e Tiziano Bardi, che mantengono un discreto margine fino al bivio dei percorsi di Bossolasco. Qui sono in sei a svoltare per la mediofondo, lasciando sulla granfondo solo Elia Rebecchi. Dal folto gruppo degli inseguitori si stacca il biellese Emiliano Paiato che riesce nell’intento di raggiungere Rebecchi. Il margine dei due battistrada sale fino a 52 secondi all’attacco della salita di Camo, dove si scatena la bagarre. Il primo a partire è l’astigiano Andrea Gallo, seguito dal biellese Roberto Napolitano e dall’ex dilettante di Racconigi, Diego Piva. In centro al paese la corsa è guidata dal quintetto, mentre il resto del gruppo rallenta la propria corsa. I cinque procedono di comune accordo, fino alla salita di Montà. Qui si forza il ritmo, tanto che Piva e Rebecchi sono costretti a cedere il passo. Il terzetto procede regolare con un margine che va via via aumentando sui due diretti inseguitori, fino alla volata finale. Qui ha la meglio il giovane Andrea Gallo, che bissa così il successo dell’edizione passata, ai danni di Emiliano Paiato. Non regge lo sforzo della volata Roberto Napolitano che si piazza terzo a dodici secondi.
Volata anche sulla mediofondo, tra il vigile del fuoco frusinate Bruno Sanetti, di stanza in Valsesia, che precede il bergamasco Antonio Camozzi. È un testa a testa anche per il terzo posto, dove l’alessandrino Andrea Natali regola il ligure Tiziano Bardi. Non c’è storia invece nella corsa femminile sul percorso granfondo, con la torinese Olga Cappiello che vince per distacco sulla cuneese Anna Maria Nunia e su Maria Budasu. Stesso copione nella mediofondo, con la valtellinese Valentina Mabritto che si impone sulla cuneese Ilaria Viglione e su Shara Giuliano. Tra le società la vittoria è andata alla cuneese GS Passatore, che precede la sanmaurese Jolly Europrestige e la fianese Team Fantolino. Dieci in tutto le società premiate. Si è chiusa anche la speciale combinata con la Granfondo di Laigueglia, che ha visto premiati tutti coloro che hanno preso parte ad entrambe le manifestazioni sommando i tempi di percorrenza. Immancabile il pasta party che ha servito pasta al sugo, al pomodoro o in bianco, salsiccia di Bra, frittata, pane, mele, torta, acqua e birra. Rapide e veloci le premiazioni, condotte da Fabrizio Gulmini, che ha prodotto anche la diretta streaming degli arrivi, visibile in differita già da ora sul sito della Coppa Piemonte. Grande è la soddisfazione di patron Sandro
Stevan: «Alla fine, nonostante qualcuno ci avesse gufato il maltempo, la gara è stata corsa dalla maggior parte dei concorrenti sotto il sole e all’asciutto. Alle 14,30, come da previsioni meteo, è iniziato a piovere». Anche sul fronte numerico l’edizione è stata un successo: «Seppur di poche decine di unità – sottolinea Stevan – abbiamo registrato il nostro record di iscritti e di partenti. Vista la crisi attuale e il meteo incerto è un segnale che la nostra manifestazione ha raggiunto un ottimo livello. Ci sono ancora margini di miglioramento e ce li siamo posti come obiettivo per la prossima edizione». Non possono mancare i ringraziamenti: «Un grosso plauso va a tutti i volontari, all’amministrazione comunale di Bra, alle amministrazioni e alle Polizie Locali dei Comuni interessati dai percorsi, e a tutto lo staff che ci ha permesso di raggiungere questo successo». Grande partecipazione al sabato per la Bra Bra Baby, la gimkana riservata ai più piccini, che ha visto la partecipazione di circa 150 mini ciclisti. Al termine della loro performance, premiazione e merenda per tutti. Altrettanto partecipata è stata la “Cena Evento” del sabato sera, che ha messo con le gambe sotto al tavolo ben 120 commensali, tra cui anche il testimonial Andrea Noè e la madrina Francesa Fenocchio.
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INBICI PER IL MONDO a cura di ANDREA PELO DI GIORGIO
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OMAR DI FELICE IN ISLANDA CON LA MENTE ALL’AMERICA L’ULTRACYCLIST ROMANO ATTRAVERSO LA TERRA DEI GHIACCI – 1.350 KM IN 4 TAPPE IN SOLITARIA, O MEGLIO, SOLO CON LA SUA BICI – PER PREPARARE LA COAST TO COAST PIÙ AMBITA DAGLI INTREPIDI DI QUESTO SPORT, LA RAAM, DA CORRERE NEL 2014. QUEST’ANNO, IN PROGRAMMA, ANCHE LA FURNACE CREEK, NELL’INFERNO DI FUOCO DELLA DEATH VALLEY.
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Conosco Omar Di Felice tramite Facebook, carpendo che i suoi post, strettamente legati al mondo della bicicletta, hanno qualcosa in più rispetto alla maggioranza delle altre pubblicazioni: trasmettono emozioni e filosofia di vita. Indago, approfondisco la conoscenza, andando a spasso tra le sue pagine, leggendo, osservando le foto, provando la straordinaria consapevolezza del come le immagini possano parlare, trasmettere, raccontare. È un po’ come conoscerlo di persona, anche se in realtà non l’ho mai visto e non gli ho mai parlato. La voglia di conoscersi, di sperimentare, oltrepassare il proprio limite, vivere a fondo le emozioni, raggiungerle con sacrificio, sofferenza… un mondo che conosco, emozionante, chiunque ne sia l’attore protagonista. Leggerlo, nelle sue emozioni, gioie e sofferenze, ritrovarsi e riconoscersi nelle sue parole, la stessa lunghezza d’onda diversa in tanti aspetti, ma in fondo la stessa. Omar nasce nel 1981 a Roma, città nella quale risiede attualmente, cullando una passione per il ciclismo sin dalla tenera età che lo porterà a debuttare nella categoria Esordienti nel 1995. Da quel momento, il ciclismo entrerà a far parte stabile della sua vita, accompagnandolo al coronamento di un suo grande sogno, quello di diventare professionista di questo durissimo sport. Corre per un paio di stagioni per i team Amore e Vita e il Team Nippo Endeka, conquistando qualche successo nella categoria Esordienti e vincendo qualche granfondo, oltre alla convocazione nel 2006 nella Nazionale algerina per i Campionati Mondiali di ciclismo. Motivi professionali lo allontanano per qualche anno dal mondo del ciclismo, nel quale farà poi ritorno, abbracciando la categoria dell’ultracycling, optando quindi per gli sport estremi. Tutto ciò che supera i normali standard del ciclismo “tradizionale” è definibile ultracycling. Rientrano in questa categoria le prove massacranti a partire dai 300 km in su, quelle di durata (12-24-48h), fino alle corse che si sviluppano su tracciati di 1.000 e più km. Il concetto di ultracycling supera quello di sport nel senso stretto del termine: l’ultracycling è qualcosa che va oltre la sfida con il proprio avversario. È, prima di tutto, una sfida contro se stessi, la ricerca e il superamento dei propri limiti
Nel 2011, dopo aver ottenuto un incoraggiante 4° posto assoluto al Tour du Mont Blanc (330 km - 8000 m di dislivello), Omar decide di fare le cose seriamente, impostando una preparazione invernale per la stagione 2012 insieme al suo coach storico Fabio Vedana, che lo porteranno alla partecipazione alla Race Across the Alps ( 5° posto assoluto) e al TorTour de Suisse - 1.015 km no stop in modalità “solo” (7° assoluto), evidenziando una grande determinazione ed una grande voglia di miscelare le emozioni, al valore agonistico delle sfide.
fisici e mentali. L’aspetto agonistico non è meno importante: la top ten in una gara di ultracycling è sempre un risultato che dà il giusto valore alla propria prestazione. Le prove più importanti si disputano su distanze dai 500 km in su. In Europa le più prestigiose sono la Race Across the Alps (533 km, 13mila m di dislivello, la prova di ultracycling da scalatori per eccellenza), la Race Around Slovenia, la Race Around Austria e il TorTour de Suisse (entrata a far parte di diritto, tra le prove più importanti e prestigiose a livello mondiale). La “regina” dell’ultracycling rimane la RAAM (Race Across America), una prova massacrante di quasi 5.000 km che si snoda lungo il percorso del “coast to coast”. Oltre alla volontà, per partecipare a queste sfide, è richiesto un dispiego di forze non indifferente. A seconda della durata della prova sono necessari un team altamente preparato (la cosidetta “crew”) e una serie di accorgimenti tecnici relativi al mezzo meccanico e ai mezzi al seguito, nonché un’accurata preparazione di tutto ciò che riguarda la logistica (programmazione e pianificazione della trasferta).
Sull’onda di questi ottimi risultati (nell’ultracycling, i risultati migliori si ottengono oltre i 35-37 anni e dopo almeno 2-3 stagioni di “apprendistato” e adattamento mentale e fisico al tipo di sforzo prolungato) e confortato dai test in laboratorio e su strada, l’ultraciclista romano decide di tentare, per il 2013, l’assalto al podio della Race Across the Alps, e un altro paio di ultramaratone ciclistiche (probabilmente la Race Around Slovenia e la Furnace Creek che si correrà in ottobre in California, nella caldissima Death Valley). Il grande obiettivo resta la Race Across America per il 2014, “anno in cui avrò raggiunto – dice Omar – la piena maturità atletica e avrò acquisito la giusta esperienza nel settore dell’ultracycling”. Ed è attendendo queste sfide, un po’ per acquisire l’allenamento ideale e un po’ per vivere a fondo forti emozioni, che Omar ha sviluppato e messo in atto “Iceland – The new Ultracycling Experience – 1.350 km in 4 tappe, attraversando l’Islanda in solitaria, sfidando, oltre alle insidie del percorso, anche quelle del meteo con temperature rigide, paesaggi e strade innevate, che hanno provocato più di una caduta e costretto l’ultra sportivo Omar, ad accompagnare spesso la bici a mano, gesto non graditissimo ai ciclisti. Tutte le emozioni di quest’ennesima impresa e sulla vita ultracycling di Omar si possono trovare sul suo blog personale (http://www.ultracyclingman.com/83-my-personal-blog/159islanda-il-racconto) e sul sito dedicato (http:// www.ultracyclingman.com/iceland/). Umiltà e determinazione per vivere emozioni uniche ed indimenticabili. La strada per la RAAM è intrapresa, Inbici è con Omar.
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Velòsystem
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a cura di Nicoletta Brina
IL CICLISMO SEMPRE PIÙ UNO SPORT TECNICO IL PROTOCOLLO VELòSYSTEM NASCE DALL’ESIGENZA DI RISPONDERE ALLE RICHIESTE DI UN CICLISTA SEMPRE PIÙ PREPARATO E TECNICO DISPOSTO A MIGLIORARE E MIGLIORARSI.
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Il ciclismo sta divenendo sempre più uno sport tecnico: insieme alla grande avanguardia in termini di materiali e di accessori ad uso e consumo di chi pratica questa disciplina, si fa largo negli ultimi anni anche lo studio della biomeccanica applicata a questa attività. Maggior attenzione al gesto, alla postura, ma anche all’alimentazione ed al comfort che diventano elementi determinanti nella prestazione sportiva. Velòsystem, sotto questo punto di vista, ha fatto dello studio di biomeccanica, una delle punte di diamante della propria attività. A Fabrizio Fagioli, titolare di Velòsystem, il compito di spiegare l’evoluzione di questo protocollo. Che cos’è Velòsystem e di cosa si occupa? «È un’azienda che opera principalmente nell’ambito dei servizi per il ciclismo, in particolare per quel che riguarda la biomeccanica, la consulenza atletica e tecnica. Questa ha sviluppato un prodotto denominato appunto ‘Velòsystem’ che consiste in una serie di strumentazioni ed un protocollo unico e condiviso con oltre una trentina di punti Velòsystem sul territorio, mediante un franchising di servizi dedicati appunto al ciclismo. Velòsystem ha una lunga esperienza nel campo, nascendo da un’attività di consulenza che fonde le sue radici negli anni ’90 e raccoglie, di fatto, il background tecnico sviluppatosi in tutti questi anni.» Cosa c’è di nuovo in casa Velòsystem? «Attualmente, come si diceva, abbiamo oltre una trentina di centri sul territorio nazionale che utilizzano strumenti e protocollo comune e, due volte l’anno, viene effettuato l’aggiornamento tecnico e marketing. D’inverno si tengono due master, uno a Milano e uno a Roma, mentre d’estate a Cesenatico, area nella quale è nato, di fatto Velòsystem, si tiene un meeting unico. Nel corso del meeting di Cesenatico, abbiamo presentato il nuovo protocollo per la regolazione delle tacchette delle scarpe del ciclista, poi ci sono stati degli aggiornamenti software; è stato altresì avviato il progetto per la creazione di una scuola di ciclismo per amatori sul territorio.» Una scuola di ciclismo, di che si tratta precisamente? «Molti dei centri che sono legati a Velòsystem proporranno questi corsi per amatori: gli ambiti saranno 4, ovvero la meccanica, quindi, per esempio la manutenzione ordinaria della bici, la biomeccanica, quindi come sostituire le tacchette, come regolare la sella, ovvero quelle operazioni da fare dopo il test di biomeccanica, infine una parte riguardante l’allenamento e una l’alimentazione. A questi, si aggiunge anche il modulo di tecnica e tattica. Ogni modulo si compone di 5 ore, ovvero due serate da due ore e mezza a numero chiuso per amatori. Credo sia la prima esperienza di questo.
È un fornire all’amatore tutta una serie di informazioni utili per poter imparare o migliorare il proprio approccio con la bici.» Quanto è importante la conoscenza da parte dell’amatore degli aspetti di biomeccanica? «Il ciclismo è uno sport che contiene molto tecnicismo, purtroppo a fronte di una tecnologia che ha fatto passi da gigante, lo stesso non si può dire per gli operatori ed i praticanti. Anzi forse sono cresciuti più i praticanti degli operatori. Devono crescere le competenze per fare questo sport. Facendo un esempio, gli studi di biomeccanica sulla postura in bici sono importati perché una postura sbagliata ha ripercussioni su tre ambiti: perdita del comfort, della performance e in termini di sovraccarichi funzionali e tensioni fisiche. Se il ciclista prende una bici che è perfetta come misure, ma non vi monta ad esempio una sella comoda perché non tiene conto della sua conformazione fisica, ne può perdere sotto questi tre aspetti. Insomma, basta sottovalutare anche un singolo e banale componente che ne va della prestazione stessa e, talvolta, anche in termini di salute.» Il professor Fabrizio Fagioli responsabile di Velòsystem
Campionato del Mondo Cronometro e Granfondo
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UCI World Cycling Tour è una nuova serie di eventi in cui Partecipa a La Leggendaria Charly i cicloamatori avranno la possibilità di vincere la maglia iridata UCI. di quali cazione in il Gaul delAttraverso 19-21prove luglio 2013 etutto avrai mondo, i corridori potranno guadagnare un posto per lapartecipare possibilità di qualificarti perdi il alla nale UWCT, che assegnerà il titolo Campione del Mondo, strada e cronometro individuale, Mondiale per Cicloamatori UCI per ogni categoria. UWCT Final Trento 2013 che si Il calendario 2011 terrà dal 19 alAustralia, 22 settembre 2013 14-16 aprile: Perth, maggio: New York, USA a88 Trento, sul Monte Bondone in maggio: Evora, Portogallo 12 giugno: Lubiana, Slovenia Valle dei Laghi! 18 giugno: 19-21 agosto: 28 agosto: 9-11 settembre:
Huy, Belgio Fort Collins, CO, USA Bulle, Svizzera La Finale a Stavelot, Belgio
19.09: Staffetta a squadre 20.09: Cronometro La Finale 22.09: Stavelot èGara la città su dovestrada si assegneranno i
titoli di Campione del Mondo, sulle strade della Liegi Bastogne Liegi. Le leggendarie colline de “La Doyenne” offriranno un ambiente stimolante per i Campionati del Mondo master e cicloturisti. La gara inizierà con un grande giro di 68 km con la Côte de Haute Bodeux e la Côte d’Aisomont; Il secondo giro di 42 km porterà i corridori sulle classiche Côte de la Haute Levée, Côte du Rosier, Côte de Spineux e l’arrivo sarà solo 2 km dopo la cima della Côte de Stockeu.
Qualificazioni per 2012 18 settembre 2011: Amy Gillet Gran Fondo, Australia 14-16 ottobre 2011: Challenge Ciclismo Cretese, Grecia
www.laleggendariacharlygaul.it www.uwctfinal.com
tel. 0461 216000 - charlygaul@apt.trento.it www.uciworldcyclingtour.com
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GRANFONDO BELLUNESE SHOCKBLAZE
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a cura di NICOLETTA BRINA
BERTUOLA SERVE IL TRIS DOPO I SUCCESSI DEL 2011 E 2012, IL TREVIGIANO METTE IL SIGILLO ANCHE SU QUESTA EDIZIONE, LASCIANDO A 9 MINUTI GLI INSEGUITORI. TRA LE DONNE, SPICCA VALENTINA GALLO. NELLA MEDIOFONDO VINCONO FRANCESCO AVANZO E VALENTINA MABRITTO. PIOGGIA, FREDDO E VENTO FLAGELLANO OLTRE 400 PARTENTI.
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Dopo i successi del 2011 e del 2012, Alessandro Bertuola, domenica 19 maggio, ha pescato il tris alla Granfondo Bellunese Shockblaze. Sotto la pioggia che ha accompagnato tutta la durata della manifestazione, proposta dal Cycling Team, l’atleta trevigiano della Legend Miche Gobbi è stato il dominatore assoluto. Partenza e arrivo nella centralissima piazza Martiri di Belluno e due tracciati tra i quali scegliere: il percorso lungo, di 130,2 chilometri e 2.655 metri di dislivello e il percorso corto di 87 km e dislivello di 1.660 metri. Tra le ascese clou, Malga Cate (salita irregolare, con tratti al 15 per cento), località situata a 1.077 metri di altitudine, tra gli abitati di Chies d’Alpago e Tambre, il Nevegal (1.020 metri) e Valpiana (Valmorel, 890 metri). Dopo essere rimasto con il gruppetto dei migliori lungo la prima salita da Puos d’Alpago a Malga Cate, Bertuola ha cambiato marcia sul Nevegal. A metà ascesa aveva un vantaggio di dieci secondi sul gruppetto di 10 uomini, che superava il minuto in cima al Colle bellunese. La terza salita, quella di Valmorel, dopo 90 chilometri, è stata quella decisiva: Bertuola ampliava in maniera progressiva il distacco, fino agli abissali 9 minuti sulla linea del traguardo. A giocarsi secondo e terzo gradino del podio, lo sloveno Bonca Blaz (Spezzotto Bike Team) e il vicentino Enrico Zen (Team Beraldo), finiti nell’ordine. Tra le donne, successo della Granfondo per Valentina Gallo (Ar-Team Armistizio) su Cristina Lambrugo (Gobbi Lgl).
Il tracciato mediofondo ha determinato il vincitore solamente nel finale: testa a testa negli ultimi chilometri, che ha visto spuntarla Francesco Avanzo (Bergner Brau), seguito da Andrea Pontalto (Sossano News Line), a 10 secondi, e da Federico Simioni (Spezzotto Bike Team) a 11. Tra le donne, successo di Valentina Mabritto (Caam Corse) sull’austriaca Brigitte Krebs (Gf Carinzia) e su Chiara Ciampolillo (Lunardelli). In corsa, ma non in classifica, anche alcuni professionisti come Davide Malacarne
(Team Europcar), Andrea Pasqualon (Bardiani Csf) e Alessandro De Marchi (Cannondale). «Siamo stati felici di aver messo a disposizione dell’evento la suggestiva cornice di piazza dei Martiri e di aver dato il supporto logistico necessario – ha spiegato il sindaco, Jacopo Massaro – Eventi come questo, di sicuro richiamo, sono un veicolo promozionale importante». «Nonostante il maltempo abbia fatto desistere più di un concorrente – dei 620 iscritti ne sono
Vittoria di Alessandro Bertuola scortato da Davide Malacarne
Vittoria di Francesco Avanzo nel percorso mediofondo
partiti infatti 430 – siamo soddisfatti di come sia andata questa quarta edizione – commenta Daniele Gusmerini, coordinatore dell’organizzazione – Abbiamo avuto iscritti da tutta Italia, ma anche da Slovenia, Austria, Svizzera, Germania, Finlandia, Russia, Stati Uniti e Brasile e il livello tecnico è stato elevato. Ottima si è rivelata anche la scelta di avere il centro storico di Belluno come sede di partenza e arrivo. E siamo stati felici di avere avuto due starter d’eccezione coma Marino Basso e Andrea Bartali. Grazie a Shockblaze, che ha messo a disposizione un montepremi ricchissimo (due telai in carbonio, una bicicletta da corsa in alluminio, tre mountain bike e 9 city bike, ndr.), e grazie a tutti i volontari, costretti davvero agli straordinari con questo meteo, e a tutti coloro, amministrazioni e realtà imprenditoriali, che ci hanno sostenuto».
Primavera Estate 2013
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Nalini Functional
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TEAM! Moa Sport, da più di quarant’anni leader nel settore dell’abbigliamento per il ciclismo, ha da sempre un occhio di riguardo per i team dei professionisti e degli amatori. Per realizzare su misura le divise delle squadre, l’azienda mantovana può disporre di un’ampissima scelta di materiali e di tessuti ed è in grado di personalizzare un capo fino nei minimi dettagli. La flessibilità nella personalizzazione e nei servizi dedicati ai team vanta numeri molto interessanti: 4 linee (dedicate all’uomo, alla donna, al bambino e al triathlon) 15 tipi diversi di maglia, 16 modelli di pantaloncini, 22 tipi di fondelli altamente performanti Nalini, 14 diverse finiture o personalizzazioni possibili per i capi, 17 accessori che completano la divisa.
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RIMINIWELLNESS 2013 a cura di NICOLETTA BRINA
nicoletta.brina@gmail.com
CICLISTA, OLTRE LA BICI C’È DI PIÙ ALLA FIERA DEL FITNESS RIMINESE, GLI APPASSIONATI DEL PEDALE HANNO AVUTO LA POSSIBILITÀ DI CONFRONTARSI CON GLI ULTIMI RITROVATI NEL CAMPO DELL’INTEGRAZIONE, DEGLI ATTREZZI DA PALESTRA E DELL’HITECH PER IL BENESSERE, DIMOSTRANDO COME QUESTA ATTIVITÀ SIA SEMPRE PIÙ IN RELAZIONE CON ALTRE DISCIPLINE SPORTIVE.
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Ritenere che il ciclismo sia uno sport a sé, è commettere un grosso errore. L’assioma del “salgo in bici e pedalo, dunque sono ciclista” non è più attuale, insomma. Oggi il ciclista, amatore o professionista, ha aperto i suoi orizzonti ad una concezione ben più ampia, vale a dire quella che comporta una preparazione in palestra per meglio supportare la muscolatura (e per ovviare al problema meteo), un’alimen-
tazione attenta all’apporto di determinate sostanze nutritive, l’integrazione per sostenere l’attività sportiva, nonché capi d’abbigliamento tali da permettere performance migliori in qualsiasi condizione. Non fa dunque specie, il fatto di trovare tantissimi appassionati del pedale – e noi di INBICI a curiosare – alla Fiera RiminiWellness, la ben nota fiera del fitness, benessere e sport on stage, che si è svolta,
per la sua ottava edizione a Rimini, dal 9 al 12 maggio. Una passerella di oltre 150 eventi e 400 espositori e partner, distribuiti su 15 padiglioni, presi letteralmente d’assalto dai 244.532 visitatori che quest’anno hanno risposto al richiamo del wellness – registrato un +7 per cento sul 2012, segno che la ricerca della forma fisica sta divenendo una priorità per tantissime persone – e, volendo snocciolare altri dati, 96.000 metri quadrati occupati indoor e 66.000 quelli outdoor, più di 1.500 ore di lezioni, 600 presenter da tutto il mondo, 46 palchi, 70 convegni e incontri studio. Nell’edizione 2013 riconfermata la vincente soluzione espositiva che ha visto attivi 15 padiglioni suddivisi tra le aree Wfun e Wpro. Protagoniste dell’area Wpro le più importanti aziende del comparto oltre ad istituzioni di riferimento, università, associazioni e tutti gli operatori del settore, attraverso i vasti spazi espositivi e i lavori di oltre 70 convegni e incontri di studio, mentre il collaudato format dell´area Wfun ha ospitato per tutti gli appassionati un mix di masterclass, corsi e dimostrazioni e ha visto quest’anno palchi e padiglioni davvero internazionali. Grande successo per il padiglione occupato da Technogym, regina incontrastata degli attrezzi per l’attività fisica da svolgere a casa, in palestra o per i centri medici che, per l’occasione, ha offerto lezioni di spinning in un’area attrezzata solo ed esclusivamente per questo sport – con tanto di spazi dedicati anche all’abbigliamento da ciclismo
della linea inaugurata dalla casa cesenate – e di grande richiamo è stata la corsa alla solidarietà lanciata con l’iniziativa “Let’s move for a better world”: si è trattato di una campagna sociale a favore della promozione del wellness e di un sano stile di vita nelle scuole. Ciò ha permesso ai visitatori di allenarsi, devolvendo i loro “move”, unità di misura del movimento definita da Technogym, alla scuola secondaria di 1° grado di “Via Pascoli” di Cesena, già attiva nell’ambito del progetto Wellness Valley, promosso da Wellness Foundation. La somma totale dei move prodotti nei quattro giorni di fiera, visibili in tempo reale nel grande display collocato al centro dello stand, è stata trasformata in questo progetto benefico che prevede l’installazione di un circuito di attrezzi e l’attivazione di un progetto di educazione al movimento. E Technogym non si è poi smentita in fatto di novità presentate a Rimini, una su tutte il “Wellness on the go”, vale a dire la possibilità fornita agli utenti di accedere ai propri programmi di allenamento, archivio dei risultati di allenamento, siti web preferiti, social network, apps e contenuti, da tutti gli attrezzi Technogym, in qualsiasi momento e in qualsiasi luogo nel mondo. Parlando di novità del training, letteralmente provenienti da tutto il mondo, RiminiWellness ha ospitato il Piloxing e il Bokwa da Los Angeles, la Zumba Sentao dalle Americhe Latine. E ancora la novità presentata da Freddy in anteprima mondiale, il Dansyng e Vitasnella WellDance, che propone una inedita fusione tra danza classica e fitness. Decine di presenter ormai star internazionali hanno animato master class gremite da centinaia di partecipanti: tra gli altri, alcuni dalla grande Russia, dai lontani Giappone e Nuova Zelanda e dagli Stati Uniti. E cosa c’è di meglio che partecipare ad una master class – una lezione di acquagym con tanto di costume da bagno e piscina nel bel mezzo della fiera, per esempio – e integrare i liquidi consumati con una bevanda energizzante? Punto di scalo dai principali marchi nel settore che hanno così avuto l’occasione per presentare in anteprima i prodotti più interessanti. E tra barrette, energy drink e milk shake ad alto contenuto proteico, i visitatori hanno avuto ampia scelta. Hanno percorso i grandi spazi di Rimini Fiera personaggi del mondo dello spettacolo e
dello sport: il campione dei campioni Alex Zanardi, lo chef Carlo Cracco, le tre medaglie olimpiche di Londra 2012 Clemente Russo, Roberto Cammarelle, Vincenzo Mangiacapre, il ‘Signore degli Anelli’ Juri Chechi, gli Amici di Maria De Filippi, la squadra nazionale di ginnastica ritmica, le ‘Farfalle tricolori’, l’ex campione di ciclismo Claudio
Chiappucci e l’oro olimpico di Atene 2004 Ivano Brugnetti, le tre atlete della nazionale italiana di Nuoto Sincronizzato, Alessia Bigi, Greta Costa e Sara Rotondi, la dj Selvaggia Lucarelli, la ex velina Federica Nargi e l’attrice Giorgia Wurth. Tanto per dimostrare che la ricerca del benessere fisico non conosce crisi. Anzi.
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GRUPPO SCHIAVONI a cura di NICOLETTA BRINA
UNA FAMIGLIA, UN TEAM VINCENTE SPONSOR DI CICLI COPPARO, L’AZIENDA ANCONETANA HA IN COMUNE COL CICLISMO, OLTRE ALLA PASSIONE CONDIVISA DAL SUO PATRON PER QUESTO SPORT, ANCHE LA FILOSOFIA: «IL GIOVANE COL SUO GUIZZO DI NOVITÀ ED IL VETERANO CON LA SUA ESPERIENZA, FORMANO UNA SQUADRA DINAMICA PER OTTENERE IL MIGLIOR RISULTATO».
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Il Gruppo Schiavoni nasce su iniziativa del suo fondatore Sergio Schiavoni, intraprendente imprenditore anconetano, attivo nel settore dell’elettrotecnica a partire dagli anni ’60. Ancora oggi, dopo oltre 50 anni dalla nascita, la figura dell’imprenditore Sergio Schiavoni è il punto di riferimento del complesso sistema aziendale che trova però nella seconda e nella terza generazione già importanti punti di continuità: i figli Camilla e Giampiero alla guida del settore commerciale, Claudio protagonista del ramo d’azienda industriale e delle energie rinnovabili, mentre Francesco Bugaro, nipote e figlio di Nicolet-
ta, è da poco entrato in azienda. Sponsor del Team Cicli Copparo, il Gruppo Schiavoni ha in comune con questa squadra, gli importanti risultati ottenuti dopo grandi sacrifici e la voglia di lavorare tutti per uno stesso obiettivo. Un occhio rivolto anche al passato: la passione per il ciclismo ha contraddistinto anche i trascorsi del patron Sergio. Sergio Schiavoni, fondatore del Gruppo Schiavoni. Da dove è nato tutto? «Il Gruppo nasce nel 1969 con la Sergio Schiavoni & C. Sas, agenzia di rappresentanza di materiale elettrico industriale. Nel
Il dott. Sergio Schiavoni, fondatore del Gruppo Schiavoni
1972 nasce la Imesa SpA che, con il tempo, diventa una importante realtà industriale, legata alla produzione di quadri elettrici di media e bassa tensione. Con essa, il Gruppo dà il via ad importanti collaborazioni con la Snam Progetti (Eni), Fincantieri ed Enel che sono tutt’ora i nostri maggiori clienti.» Come è riuscito a trasformare l’azienda in un punto di riferimento dell’elettrotecnica industriale a livello italiano ed internazionale, pur restando sostanzialmente un’azienda di famiglia? «Per lavorare oggi è necessario essere presenti a livello internazionale. Ciò nonostante, cerchiamo di mantenere sempre i piedi ben saldi a terra e di non perdere di vista l’obiettivo. Questo ho cercato di insegnare alla mia famiglia ed ad oggi, stiamo marciando tutti verso la stessa direzione.» Oggi collabora con i grandi gruppi industriali ed ha trovato la chiave per affrontare la crisi economica che si chiama globalizzazione: dal punto di vista aziendale quale è il segreto della sua lungimiranza? «In più di quarant’anni di attività, il mercato è profondamente cambiato: se negli anni Settanta/Ottanta, la maggior parte dei nostri contatti era di origine italiana, oggi per lavorare è necessario allargare gli orizzonti: siamo spesso all’estero per trovare nuovi clienti e per far sentire la nostra presenza a livello internazionale. Il segreto? Non esiste un segreto, siamo semplicemente sicuri della qualità di ciò che produciamo e non siamo disposti a scendere a compromessi.» Il gruppo Schiavoni guarda anche allo sport, è da alcuni anni sponsor del team Cicli Copparo. Come mai questa scelta? «Il ciclismo è uno sport che rispecchia sotto molti aspetti la mia attività imprenditoriale: lo sforzo fisico si mescola a quello psicologico ed il risultato finale si ottiene grazie al supporto di un team dinamico ed entusiasta, nel quale il giovane con il suo guizzo di novità ed il veterano con la sua esperienza, puntano insieme ad ottenere il miglior risultato. Il ciclismo è stato anche lo sport che ho praticato da giovane. Sono da sempre un appassionato del ciclismo, del ciclismo puro, quello che non scende a compromessi e premia chi dimostra serietà ed impegno.»
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GRANDI EVENTI a cura di matteo gozzoli
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NOVE COLLI, UNA FESTA PER TUTTA LA ROMAGNA Roberto Cunico si è aggiudicato la 43ª edizione della Granfondo. Tra le donne trionfa Claudia Gentili. Matteo Cecconi e Olga Cappiello conquistano la 130 km.
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Domenica 19 maggio si è svolta a Cesenatico la 43ª edizione della “Granfondo Internazionale Nova Colli”. Nonostante il tempo incerto – acquazzoni e raffiche di vento hanno disturbato alcuni tratti della manifestazione – sono stati ben 10.990 i partenti su un totale di 12.000 iscritti. In 10.698 hanno tagliato il traguardo sul lungomare Carducci di Cesenatico, suddivisi in 3.745 della 200 km e in 6.655 della 130 km, a questi si aggiungano i 298 che hanno affrontato la gara come cicloturisti. Sono numeri che testimoniano un successo giunto quest’anno alla sua edizione n°43 e che è in grado di aumentare il suo fascino anno dopo anno, attirando amanti delle due ruote da ogni angolo del mondo. Tra i 12.000 iscritti vi erano infatti atleti di 43 nazioni diverse. Dall’Australia al Canada e dal Sud Africa fino alla Svezia, erano ben 1.422 gli stranieri al via; altra curiosità il più giovane un tedesco del 1998 e il più anziano un messinese classe 1930. Lo spirito di questa Granfondo – la più antica al mondo – lo si trova sintetizzato nelle parole di Alessandro Spada, Presidente del G.C. Fausto Coppi, il foto MAZZA sodalizio di Cesenatico che da 43 anni organizza la granfondo: «La Nove Colli si conferma una festa per tutta la Romagna, alla partenza il colpo d’occhio toglieva il fiato e sulle colline sembrava di assistere ad una tappa del Giro d’Italia, c’erano grandi ali di folla lungo la strada. – poi passa ai volontari – Un grande ringraziamento va a tutti gli oltre 600 volontari che collaborano all’evento, sono la testimonianza che questa magnifica Granfondo si regge unicamente sulla passione». Tanti i VIP al via della granfondo, tra questi il più acclamato dal pubblico e dai partecipanti è stato Linus di Radio
foto MAZZA
Roberto Cunico vincitore della Nove Colli
foto MAZZA
I festeggiamenti di Roberto Cunico, Vincenzo Pisani e Krys Hubert Sul podio femminile Claudia Gentili, Florinda Neri, Maria Cristina Prati foto MAZZA
Deejay che al termine della gara, sfinito, ha dichiarato: «La Nove Colli è durissima, è più dura di una maratona ma devo dire che mi foto Massimo Argnani
sono divertito, qua la gente è fantastica ormai in Romagna mi sento a casa». Altro mattatore di giornata è stato Jarno Trul-
li, l’ex pilota di Formula 1 ha pedalato per 200 km, chiudendo in 7 ore e 51 minuti, all’arrivo ha commentato ironicamente: «Si parte più forte alla Nove Colli che ad un Gran Premio – poi ha chiuso – davvero una bella manifestazione, la Nove Colli è storica». Per la cronaca è stato Roberto Cunico (ASD Team Beraldo) di Thiene (VI) ad aggiudicarsi la 43ª edizione della “Granfondo Internazionale Nove Colli”. Cunico classe 1979, consulente del lavoro, ha tagliato il traguardo dopo 5:58:03 alla media dei 33,51 km/h. Secondo classificato – dopo uno sprint a due al fotofinish – è stato Vincenzo Pisani (ASD MB Lazio) classe ’81 che ha percorso i 210 km in 5:58:34 alla media dei 33,47 km/h. Terzo posto per il polacco Krys Hubert (ASD Cicli Copparo) classe 1983, (stesso tempo di Pisani). Roberto Cunico al termine della gara ha dichiarato: «Sono davvero molto contento per questa vittoria, vengo da un inverno difficile, sono reduce da da un grave infortunio – lo scorso anno mi sono fratturato il femore in una caduta – e ho ancora le viti che ogni tanto si fanno sentire». Tra le donne Claudia Gentili (Prestigio-Came-Giordana) si è aggiudicata la Nove Colli 2013, coprendo i 210 km in 6:22:53 alla media dei 31,34 km/h. Claudia Gentili, classe 1976, romana ma vive e lavora nella Polizia di Stato a Prato. «Sono stanchissima ma strafelice di avere vinto la Regina delle Granfondo. La Nove Colli rappresenta il massimo per un cicloamatore. Sono stata influenzata per un mese e avevo paura di non essere competitiva. Sono rimasta sola sul Maiolo e sono arrivata in solitudine a Cesenatico. In Polizia di solito lavoro nel 113 ma durante i periodi di allenamento intenso mi concedono di fare lavoro di ufficio per permettermi di allenarmi con più costanza». Secondo posto per Florinda Neri (Gobbi – LGL – Somec) che ha impiegato 6:34:12 alla media dei 30,44km/h per tagliare il traguardo. Terza classificata la cesenaticense Maria Cristina Prati che ha tagliato il traguardo dopo 6:43:04 alla media dei 29,77 km/h. Si è conclusa con una combattuta volata il percorso breve della 43ª edizione della Nove Colli. A tagliare il traguardo per primo è stato Matteo Cecconi (Team Terenzi) che ha coperto i 130 km in 3:33:03 alla media dei 36,61 km/h. Secondo classificato Luciano Mencaroni (G.C. Melania) che ha chiuso in 3:33:93, al terzo posto Luigi Salimbeni (Olimpia Cycling Team ASD) con lo stesso tempo. Giulio Magri, 4° classificato, è stato il più veloce sul Barbotto, scalato in 14’:33’’. Prima donna classificata per la 130 è stata Olga Cappiello (Team Cinelli Glass’ngo) che ha coperto il percorso corto in 3:49:41 alla media dei 33,96 km/h. Olga Cappiello torinese, venditrice ambulante di professione era alla sua prima partecipazione: «Il percorso si addiceva perfettamente alle mie caratteristiche, oggi mi sentivo volare». Secondo posto per Sandra Marconi (ASD Mary Confezioni) vincitrice dell’edizione 2012 che ha chiuso in 3:52:26 alla media dei 33,56. Terzo gradino del podio per Corinne Biagioni (G.C. Melania) che ha impiegato 4:05:50 chiudendo alla media di 31,73 km/h.
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GLAMOUR
robyzanetti@alice.it
a cura di Roberto Zanetti
Lazer Helium, la perfezione sulla testa paesi dei 5 continenti. L’azienda, con sede in Belgio, è il produttore di caschi più antico al mondo, è il risultato di oltre 90 anni di esperienza, passione e dedizione. Offre agli sportivi l’opportunità di pedalare in totale sicurezza certificando e omologando i suoi prodotti (normative CE – CPSC – AS) senza trascurare i requisiti di leggerezza, ventilazione, comfort e design. Il casco Helium che Beltrami TSA di Reggio Emilia, distributore ufficiale Lazer per l’Italia, mi ha messo a disposizione per stesura di questo articolo è un casco leggero utilizza-
to da molti professionisti. Proprio in queste ultime settimane lo si vede spesso nelle immagini televisive in testa ai ciclisti impegnati al Giro d’Italia, essendo il modello scelto e preferito da molti team ufficiali (la Vini Fantini - Selle Italia e la Lotto Belisol). Le molteplici prese d’aria consentono un’ottima traspirazione (19 aperture) e la calotta interna, attraverso una speciale regolazione, permette una calzata perfetta e millimetrica. La chiusura con sistema calamitato consente inoltre un facile utilizzo anche in corsa nelle fasi più intense e concitate della gara.
Optional in evidenza: La calotta Aeroshell (foto a destra) è una copertura in materiale plastico progettata e brevettata da Lazer che aderisce perfettamente al casco (da quest’anno disponibile per i modelli di Helium, Genesis e 02). Protegge il ciclista da vento e pioggia senza compromettere il riciclo dell’aria all’interno dello stesso. Facilmente applicabile e rimovibile, Aeroshell è un accessorio pratico (prezzo di € 25,00 al pubblico, IVA inclusa), consente un ottimale utilizzo del casco nelle diverse condizioni atmosferiche, apporta un notevole miglioramento aerodinamico e una sensibile riduzione dell’attrito per una performance sempre ai massimi livelli. Caratteristiche Tecniche • Sistema di fissaggio: Rollsys® Retention System • Costruzione: In-Mold (7 pezzi) • Ventilazione:19 aperture • Peso: 260 gr • Certificazione: CE – CPSC – AS • Taglie: M – L – XL • Colori: Black Carbon – White Silver – White Red – Flash Yellow – Flash Orange (come il modello in foto usato per il servizio) • Prezzo: € 240,00 al pubblico, IVA inclusa foto MONICA CUEL
foto MONICA CUEL
Calotta Aeroshell in materiale plastico trasparente
I miei consigli per l’uso e la manutenzione del casco: • Pulire periodicamente gli interni (asportabili) e il sottogola con acqua e sapone. • Evitare di lasciare il casco esposto ai raggi del sole (per esempio in auto o sul davanzale di un balcone) per evitare l’effetto rifrangenza e l’eccesso di calore. • Dopo un impatto, in modo particolare se violento, verificarne immediatamente l’integrità (calotta esterna e scocca interna) e valutarne la sostituzione. Il casco potrebbe, in caso di urto, perdere le sue peculiarità strutturali e compromettere, di conseguenza, l’originaria affidabilità. Il Produttore Lazer www.lazersport.com Distributore per l’Italia: Beltrami TSA Via Euripide, 7 42124 Reggio Emilia Tel: +39 0522 307803 Fax: +39 0522 703106 E-mail: info@beltramitsa.it Web site: www.beltramitsa.it
Casco Lazer Helium
foto MONICA CUEL
Parlare di sicurezza in bicicletta senza parlare di caschi è come parlare di ciclisti senza bici. Parafrasando questo pensiero spesso ci accorgiamo come, non essendoci una legge che ne obblighi l’utilizzo, sulle nostre strade ci siano troppi ciclisti che il casco non lo indossano mai, rischiando danni irreparabili, purtroppo a volte letali... Di caschi se ne intende Lazer che nasce nel lontano 1919: progetta, produce e commercializza i suoi caschi per biciclette, motociclette e altre attività ricreative in oltre 50
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BIOMECCANICA INBICI
a cura di Fabrizio Fagioli - Velosystem® Bike Fitting Centers
Italian Cycling School La prima scuola italiana per tecnici e di tecnica del ciclismo. Corso TEC già operativo.
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L’ICS (Italian Cycling School) è prima scuola per tecnici e di tecnica del ciclismo nata e sostenuta da alcune aziende operanti nel settore del ciclismo. Nell’ultimo ventennio abbiamo assistito ad una impetuosa crescita del livello tecnologico di telai componenti e accessori non accompagnato, tranne eccezioni, dallo sviluppo parallelo di un livello di competenze tecniche adeguate da parte degli operatori. L’ICS ha, quindi, l’obiettivo di innalzare il livello tecnico del settore attraverso la creazione e l’aggiornamento di tecnici professionisti capaci di operare in ogni ambito e specialità del ciclismo dal settore amatoriale a quello professionistico. L’Italian Cycling School prevede quattro settori tecnici: meccanica, biomeccanica, allenamento, tecnica-turismo. Ogni settore è rappresentato da uno specifico corpo docenti. La scuola promuove corsi tecnici, stage di aggiornamento, conferenze tecniche, eventi e vacanze, finalizzati alla crescita tecnica di operatori e praticanti. La ICS ha già iniziato la sua operatività attraverso due sessioni del Corso TEC svolte a febbraio e a maggio con la formazione di circa 20 tecnici specializzati. Corso TEC (Tecnico Ergonomo Ciclismo) – Operatore Professionale in Biomeccanica del Ciclismo Il corso TEC, abbreviazione di Tecnico Ergonomo Ciclismo, forma Operatori Professionali in Biomeccanica Applicata al Ciclismo. Ai corsisti TEC vengono trasmesse conoscenze e competenze specialistiche per l’ottimizzazione della posizione in sella del ciclista finalizzate al miglioramento di comfort e performance nonché a guidare con professionalità ogni ciclista, alla scelta di telaio e componenti ideali. Il corso per Tecnico Ergonomo Ciclismo (TEC) prevede un programma di formazione completo su ogni ambito della ergonomia e bio-meccanica della bicicletta strada e mtb e time trial (crono e triathlon). Il programma si sviluppa su work-shop (sessioni) di aggiornamento pratico dove ogni tecnico ha la possibilità apprendere e mettere in pratica le nuove conoscenze e abilità. L’ICS offre 3 livelli di specializzazione del curriculum Tecnico Ergonomo Ciclismo,TEC1, TEC 2 e TEC 3, con possibilità di perfezionare la formazione attraverso master specifici per argomento, road, mtb, crono e triathlon. Ogni sessione formativa, della durata di due giorni prevede il rilascio dell’Attestato TEC - Tecnico Ergonomo Ciclismo sul Livello raggiunto e l’inserimento nell’elenco dei tecnici certificati dalla scuola con il proprio personale curriculum. Il corso di Tecnico Ergonomo Ciclismo (TEC) è dedicato a tutti coloro che si occupano di ottimizzare comfort e performance del ciclista attraverso il miglioramento dell’interazione uomo bicicletta: studiosi del movimento (laureati in scienze motorie, medici dello sport), tecnici di ciclismo, allenatori, ciclo-meccanici. Il requisito principale di ogni partecipante è quello della passione e della volontà di imparare un protocollo operativo utile al miglioramento di comfort e performance del ciclista ad ogni livello e specialità di pratica è il desiderio di diventare un professionista del settore. Non sono per ora richiesti di titoli di studio specifici.
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Altro elemento importante è la particolare cura per qualità della didattica, ragione per cui il numero di partecipanti per ogni sessione è limitato a 12 persone. I partecipanti al corso ricevono come importante materiale tecnico il Manuale operativo TEC con le linee guida e le informazioni necessarie per predisporre e gestire e offrire consulenze e servizi di assistenza biomeccanica applicata al ciclismo e l’abbonamento semestrale a Softvelo_Basic software professionale biomeccanico per ciclismo che permette di Inserire, Elaborare ed Archiviare le misure del ciclista e della bicicletta: ricerca taglia ideale, misure telaio ideale, regolazioni assetto ideale. La guida operativa TEC e il software Softvelò continuamente aggiornati, rappresentano un riferimento professionale fondamentale per ogni tecnico certificato dall’Italian Cycling School. Il calendario dei Corsi TEC per il 2013 e 2014 è il seguente: Calendario Corsi TEC - 2013 I° Livello TEC
22-23 set.13
Padova - PD
II° Livello TEC
27-28 ott. 13
Montichiari - BS
III° Livello TEC
08-09 dic.13
Montichiari - BS
Calendario Corsi TEC - 2014 I° Livello TEC
12-13 gen. 14
Roma - RM
I° Livello TEC
16-17 feb. 14
Montichiari - BS
II° Livello TEC
16-17 mar. 14
Montichiari - BS
III° Livello TEC
11-12 mag.14
Cesenatico - FC
Segreteria: Lionardo sas - via dei tigli,1/C - 47042 - Cesenatico (FC) tel. 0547 675940 - fax 0547 678467 e-mail: formazione@cyclingschool.it Web: www.cyclingschool.it
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TRIATHLON A RIMINI a cura di ALFIO BULGARELLI
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IL 1° CHALLENGE SI ACCENDE L’AUSTRALIANO CHRIS McCORMACK PROTAGONISTA E VINCITORE DEL TESTA A TESTA FINALE. IN CAMPO FEMMINILE, L’UNGHERESE ERIKA CSOMOR TORNA REGINA A RIMINI DOPO ESSERE SALITA SUL GRADINO PIÙ ALTO DEL PODIO NEL 2001, IN OCCASIONE DEL CAMPIONATO MONDIALE DI DUATHLON.
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Il valore tecnico degli atleti in campo, domenica 26 maggio, nella prima edizione di Challenge Rimini è stato veramente altissimo. L’australiano Chris McCormack e l’ungherese Erika Csomor sono i vincitori di questa rassegna di grande triathlon internazionale, che Rimini ha saputo accogliere nel migliore dei modi. Avvincente la gara maschile con un quintetto, guidato da McCormack, che da subito nella frazione a nuoto riesce a fare il vuoto alle proprie spalle. McCormack, Cigana, Fontana, Pannier e Degasperi hanno affrontato la frazione ciclistica in gruppo. I 90 km di ciclismo li hanno impegnati non poco ed è stato Massi-
foto Alberto Fumi
Podio donne
foto Alberto Fumi
mo Cigana il primo a tentare una piccola fuga nei tratti di discesa. Entrati compatti in zona cambio, gli atleti hanno affrontato la frazione podistica senza indugi, con una partenza a ritmi veramente serrati. A lanciare il running è stato proprio l’australiano McCormack, che ha imposto da subito ritmi molto alti ad un Alessandro Degasperi che da solo ha provato a tenergli testa. Fontana ha preferito optare per una gestione più prudente ed è rimasto coperto in terza posizione per alcuni chilometri. I giochi si sono però decisi attorno al 14esimo chilometro, quando Fontana, ripreso Degasperi, è riuscito ad agganciare McCormak in testa alla corsa. I due sono stati così protagonisti di un avvincente testa a testa, che li ha portati insieme fino a pochi metri dal traguardo e che ha tenuto il pubblico presente con il fiato sospeso. Sulla finish line è stato l’australiano ad avere la meglio nel tempo di 4h 01’ 57” e a precedere Daniel Fontana di soli 3” (4h 02’ 00”). Alessandro Degasperi ha completato il podio in 4h 03’ 41”, con un bronzo Podio uomini
che rende merito ad una prova coraggiosa e condotta nelle prime posizioni fin da principio. «È stato molto emozionante gareggiare con atleti di questo livello tecnico – ha commentato McCormack al traguardo – Sapevo che non sarebbe stato semplice vincere qui a Challenge Rimini, ma lo spettacolo che noi atleti abbiamo dato, credo possa accrescere ulteriormente il prestigio tecnico di una gara che è certamente destinata a diventare una prova di riferimento nel panorama europeo del triathlon su lunga distanza». Tra le donne il podio è tutto straniero. L’ungherese Erika Csomor è salita sul gradino più alto del podio nel tempo 4h 39’ 34”. Questa vittoria bissa per lei un altro oro già conquistato a Rimini nel 2001 in occasione del Campionato mondiale di Duathlon. La sette volte vincitrice del Powerman Zofingen ha gestito la propria prova con molta intelligenza, lasciando sfogare le avversarie nelle prime due frazioni di gara, per andare poi a riprenderle nei 21 km della frazione podistica. Seconda piazza per la tedesca Diana Riesler, protagonista di un’ottima frazione in bicicletta, che chiude la propria fatica in 4h 41’ 36”. È la svedese Camilla Lindholm a completare il podio con il crono di 4h 44’ 32”.
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Protagonisti a cura di Paolo Mei
info@inbici.net QUANDO GLI EX RESTANO NEL “GIRO”. IN OCCASIONE DELLA CORSA ROSA, SI RIVEDONO ALCUNI VOLTI NOTI SCESI DALLE LORO BICICLETTE, CONTINUANO A “CORRERE” LE CLASSICHE E LE LUNGHE A TAPPE, SOTTO ALTRE VESTI. ED ECCO CHE TRA I GIRINI SI RIVEDONO I “SIGNORI” DEL PEDALE CHE HANNO APPESO AL CHIODO LA BICI, MA A LASCIARE IL MONDO DEL CICLISMO PROPRIO NON PENSANO MINIMAMENTE.
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Nella carovana del Giro 2013 non passano osservati i volti di alcuni grandi ex professionisti, che lavorano all’interno della struttura a vario titolo. La corsa più dura del mondo, nel paese più bello del mondo, infatti, nasconde – o forse no – dietro le quinte – e nemmeno troppo dietro – alcuni ex di alto livello che oggi fanno parte del Team diretto da Michele Acquarone (Direttore Generale di RCS Sport) e da Mauro Vegni (Direttore Operativo). Scesi insomma dalle loro biciclette, non più protagonisti in prima linea quindi, alcuni di questi ex campioni hanno deciso di rimanere letteralmente nel “giro”. E se quel Giro, è quello d’Italia, è più bello ancora. Alessandro Giannelli, toscano, un tempo corridore della Carrera, apprezzato gregario di Claudio Chiappucci e Stephen Roche, è
oggi uno degli assistenti di fiducia di Mauro Vegni, si occupa tra le altre cose, di sistemazione alberghiera dello staff di RCS Sport. Personaggio molto tranquillo, umile e determinato, in passato è stato anche D.S. di Marco Pantani. Stefano Allocchio, lombardo, ex velocista di rango ai tempi di Freuler, Rosola e altre star del ciclismo. In carriera ha ottenuto un buon numero di vittorie, tra cui spiccano alcune sue affermazioni proprio al Giro. Oggi è il braccio destro di Mauro Vegni, lo si può notare all’interno della macchina rossa dell’organizzazione, essendo Direttore di Corsa. Carattere estroverso e deciso, interista fino al midollo, è anche responsabile della Gestione Sportiva di Rcs Sport.
Marco Della Vedova e Maurizio Molinari
ex professionista alla Carrera di Roche. Il loro è uno dei ruoli più delicati. Armati di GPS, sono sempre davanti alla corsa. Djamolidine Abddoujaparov, dall’Uzbekistain, 49 anni, è stato uno degli sprinter più forti degli anni 90. Nove tappe al Tour e una al Giro, era soprannominato “terrore”. Velocista potentissimo e spericolato, si infilava in corridoi strettissimi dove solo lui riusciva a passare. Oggi vive sulle sponde del lago di Garda e alleva colombi. Al Giro del 2013 guida l’auto di uno dei direttori di corsa, Raffaele Babini. Mario Traversoni, velocista della Mercatone di Pantani, vincitore di una tappa al Tour de France è invece uno dei drivers ufficiali dei giornalisti di Gazzetta. Gabriele Colombo, vincitore della MilanoSanremo 1995, come Traversoni, trasporta con l’auto ufficiale i giornalisti più importanti. Dario Andriotto, ex gregario di fiducia di Garzelli e campione italiano a cronometro 1997, fa parte della carovana del Giro nel ruolo di driver per il servizio “Giro club”. Dario Andriotto
Mario Traversoni
Marco Velo, bresciano classe 1974, è relativamente giovane. Ex gregario di Pantani ai tempi della Mercatone, in carriera ha condiviso camera e vittorie con Ale “Jet” Petacchi. Nel 2011 era D.S. alla Quik Step, nel 2012 è entrato a far parte dello Staff di RCS al Giro. Quattro volte campione italiano a cronometro, oggi è un pilastro importante della corsa rosa, ricopre il ruolo di Regulateur in motocicletta insieme a Vito Mulazzani. Vittorio Adorni, emiliano, ex corridore, ex d.s., ex commentatore televisivo. È stato campione del mondo a Imola nel 1968, ha vinto il Giro nel 1965. Al Giro ricopre oggi un ruolo non indifferente. È uno degli uomini immagine, nonché straordinario uomo, capace di curare le pubbliche relazioni. Stringe centinaia di mani, è uno dei più applauditi dal pubblico. Icona del ciclismo antico. Marco Della Vedova, piemontese, ex gregario di Pantani, in passato anche luogotenente di Simoni alla Lampre, è oggi un valido uomo di RCS, si muove con la macchina rossa degli Ispettori di Percorso insieme a Maurizio Molinari, altro
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SOS BICI
nicoletta.brina@gmail.com
a cura di NICOLETTA BRINA
NICOLA ANASTASIO LANCIA L’APPELLO ALLE AZIENDE A FRONTE DI UN GRANDE IMPEGNO NEL SETTORE GIOVANILE DA PARTE DI MOVICOAST, CON TANTO DI RISULTATI, MANCANO GLI STRUMENTI PER COLTIVARE LA PASSIONE. ED ECCO CHE SCATTA LA RICHIESTA D’AIUTO DEL PRESIDENTE: «CERCHIAMO UNO SPONSOR DAL CUORE GRANDE CHE CI FORNISCA QUALCHE BICI DA STRADA. È DIFFICILE DOVER DIRE AD UN RAGAZZINO CHE NON PUÒ CORRERE LA DOMENICA, PERCHÉ NON CI SONO I MEZZI».
M
Mentre si scaldano i motori per la 2ª Granfondo Costa d’Amalfi, la asd Movicoast si sta prodigando per sviluppare il settore giovanile. Movicoast è peraltro la prima scuola ciclismo riconosciuta dalla Federazione Ciclistica Italiana in Campania e si sta impegnando per dare ai giovani della Costa d’Amalfi tutto il supporto possibile per cominciare a praticare questo sport. La scuola di ciclismo sta, peraltro, dando già i primi frutti, nonostante i pochi mezzi a disposizione, in assenza di ciclodromo – esiste una sola pista federale a Marcianise, ovvero ad un’ora e 20 d’auto, quest’anno ancora inattiva – e con allenamenti finora effettuati solo in mtb. E su questo capitolo, Nicola Anastasio, presidente dell’asd, lancia un appello: «Chiediamo aiuto a qualche azienda produttrice di biciclette da corsa per bambini. I risultati che i ragazzi stanno ottenendo sono di tutto rispetto, nonostante i ridotti mezzi di cui disponiamo. Non possiamo però tralasciare questo aspetto e chiediamo una mano a qualche sponsor tecnico affinché ci aiuti ad allargare il parco bici della nostra scuola di ciclismo. Questo permetterebbe di poter ampliare le selezioni dei ragazzi che ogni domenica partecipano alle gare, non dovendo lasciare a casa i giovani che non hanno un mezzo col quale correre.» Venendo ai risultati ottenuti dai baby ciclisti, la partenza del Giro d’Italia con le tre tappe campane (4/6 maggio) ha segnato il primo impegno della rappresentativa giovanissimi (7-12 anni) del team ravellese, invitata a partecipare alla competizione “Gazzetta Cycling Cup”, agli arrivi di tappa a Napoli ed Ascea. «Una gara di mini sprint – spiega Anasta-
sio – con i giovanissimi di tutte le squadre della Campania, impegnati negli ultimi 100 m della tappa, in serrate batterie ad eliminazione diretta, al termine delle quali i migliori tre di ogni squadra concorrevano alla classifica finale per team: 7 gli atleti selezionati dal direttore tecnico della Movicoast, Tonino Cioffi e alla prima uscita su bici da strada – prestate, per le due tappe, dal responsabile provinciale di Napoli, Franco Verrone – il migliore team nostrano formato da Giorgia Fraulo (vincitrice della categoria donne), Alessandro Amato (il più eccentrico) e Luca Lezzi (nuovo promettente atleta del team) ha conquistato la terza piazza. È stato emozionante salire con loro sul podio del Giro d’Italia.» Team ridotto ad Ascea (solo tre atleti, causa impegni scolastici) e podio sfiorato. Terzo appuntamento a Montecatini Terme per la Giornata Nazionale della bicicletta. L’istituto comprensivo Scala-Ravello, su segnalazione del Comitato regionale campano, era stato invitato al progetto “Pinocchio in bicicletta 2013”, iniziativa che si propone di effettuare alcune lezioni in aula su educazione stradale, ambiente, l’apprendimento di corretti stili di vita, nonché, in collaborazione con Movicoast, di organizzare una festa di fine corso con percorsi ad hoc, facendo salire gli alunni in sella. Ultimo step del progetto, la partecipazione delle scuole selezionate dai comitati regionali, alla Festa nazionale che coincideva con la Giornata Nazionale della Bicicletta prevista la seconda domenica di maggio a Montecatini. In tale occasione, una rappresentativa di alunni scelti dal referente della scuola, la prof Tina Lambiase e dagli istruttori della Movicoast, è arrivata il 10 maggio in Toscana con un transfer messo a disposizione dal comune di Ravello. Insieme ai ragazzi campani, altre 12 delegazioni di alunni (8-13 anni) provenienti da tutta Italia, impegnate in due prove cronometrate, una di gincana e l’altra su sterrato, al termine delle quali venivano premiate le squadre il cui tempo medio dei rappresentanti era il migliore. Ebbene i 23 selezionati dal direttore tecnico della Movicoast, Tonino Cioffi e dalla prof Lambiase, sono arrivati sul podio, terzi assoluti, prima rappresentativa del centro-sud. E sul podio i ragazzi hanno trovato, a complimentarsi con loro, il Presidente della federazione italiana Di Rocco. «Un’emozione incredibile – conclude Anastasio – che i ragazzi ricorderanno tutta la vita. Il lavoro che i dt Cioffi e Leonardo Mansi stanno svolgendo sui giovanissimi, coadiuvati saltuariamente da me e altri soci-atleti, comincia a dare i suoi frutti. Per tutto l’inverno, due volte la settimana, i ragazzi hanno svolto sezioni di lavoro generale in palestra e fuoristrada (in uno sterrato nastrato e pulito settimana per settimana) che li hanno fatti maturare sia dal punto di vista atletico che tecnico. Da un mese hanno cominciato il lavoro specifico su strada e fuoristrada. L’impegno dei ragazzi è la forza e la voglia di investire il nostro tempo per farli progredire e, visto il numero crescente di giovani atleti (circa 20 in pianta stabile dai 7 ai 12 anni dopo Montecatini), allargheremo il team degli istruttori. Per loro già da metà maggio, ci siamo personalmente autotassati e abbiamo ordinato a spese della Movicoast tre bici da strada, di differente taglia, per farli competere, a parità di mezzo meccanico, con i coetanei nelle gare regionali della Federazione.»
foto Enrico Lodi e Mario Pierguidi
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GRANFONDO VALLI BRESCIANE
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TRIONFANO BERTUOLA E LA SCHARTMULLER EDIZIONE DA RECORD CON 2.400 ISCRITTI. GRANDE SPESSORE ATLETICO DEI PARTECIPANTI. NELLA MEDIOFONDO LA SPUNTANO DAVIDE MAGON E MARINA ILMER.
foto PLAYFULL NIKON
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Il podio assoluto con Alessandro Bertuola, Luca Zanasca, Riccardo Toia
Domenica 12 maggio il sole ha accolto i quasi 2.400 ciclisti che si sono presentati al via della terza edizione della Granfondo Valli Bresciane. Le griglie di partenza, collocate in via Bazoli, gremite di appassionati delle due ruote, hanno così regalato un caratteristico colpo d’occhio alla città di Brescia. A dare colore alla manifestazione, anche stand collocati presso il Centro Sportivo San Filippo. Significativo anche il pacco gara fornito ad ogni partecipante, costituito da una maglia tecnica Tecso, azienda produttrice di abbigliamento sportivo, insieme a due integratori Multipower. Il parterre della prova bresciana, valida come tappa del Gran Trofeo Multipower – Coppa Lombardia e dei circuiti Nobili e Supernobili, si è presentato immediatamente di grande valore, con tutti i migliori granfondisti schierati sulla linea di partenza, pronti a darsi battaglia sui due tracciati della manifesta-
zione, la granfondo da 170 chilometri e la mediofondo da 112 chilometri. Dopo il via alle 8,30 la corsa si è indirizzata verso Iseo (Bs) e nei primi chilometri si è sganciato un drappello di corridori che ha provato l’azione di sorpresa. Non è tardata la reazione del gruppo, con la corsa che, salita dopo salita, si è letteralmente infiammata, con una serie di scatti a ripetizione che hanno portato i pretendenti al successo a scoprire le proprie carte. Il protagonista indiscusso della gara maschile sui 170 chilometri è stato Alessandro Bertuola. Dopo ripetuti attacchi che lo vedevano condurre la gara in solitaria, il trevigiano ha aperto il gas nella seconda parte della corsa distanziando di circa quattro minuti il più immediato inseguitore. Il traguardo ha quindi visto Bertuola (Team Legend Miche Gobbi) tagliare la linea a braccia alzate e col vuoto dietro, seguito da Luca Zanasca (Equipe Exploit). Dopo
pochi minuti la volata del gruppetto inseguitore per la terza piazza è stata vinta da Riccardo Toia (Equipe Exploit). La granfondo femminile è andata ad Astrid Schartmuller, che si è aggiudicata il successo. Seconda classificata Daria Morganti (Re Artù Factory Team) mentre il terzo gradino del podio è andato a Olga Cappiello (Team Cinelli Glass’nGo). Sul tracciato mediofondo, dopo alcuni tentativi solitari andati a vuoto, la corsa si è chiusa con la volata di circa venti uomini, al termine della quale ha avuto la meglio Davide Magon (Asd Team Syntec) su Oscar Bertolini (X-One) e Giovanni Spatti (Asd Tokens Cicli Bettoni). Tra le donne invece successo per Marina Ilmer (Team Gobbi LGL Somec), che ha preceduto Valentina Mabritto (Asd Caam Corse) e Manuela Sonzogni (Team Colpack Isolmant).
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ORO Italiano Rodman Team a cura di PIERO FISCHI
RICCARDO TAGLIAVACCHE: L’UOMO SQUADRA
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QUANDO IL GRUPPO NECESSITA DI UN COLLANTE, DEL COSIDDETTO “ALLENATORE IN CAMPO”, ECCO CHE L’ATLETA DI BUSALLA (GENOVA) PRENDE LE REDINI DEL TEAM. È L’UOMO D’ESPERIENZA MA ANCHE QUELLO CHE HA L’ONORE/ONERE DI RIPARARE IN CORSA AI PROBLEMI DEI COMPAGNI DI SQUADRA.
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La squadra Oro Italiano-Rodman Team è composta da molti ciclisti – oltre un centinaio – e tra questi si distinguono i “capi storici” e gli “sceriffi”, i quali uniscono a questi titoli, i risultati ottenuti sul campo a suon di vittorie. Uno di questi è Riccardo Tagliavacche, un vero e proprio “uomo squadra”.
Non è poco avere un compagno di squadra come lei che può risolvere al volo qualunque problema si possa presentare prima del via. «Possono succedere gli imprevisti più strani e mi piace essere in grado di risolverli dando una mano. Aiutare gli altri in questo caso, è aiutare la squadra e la mia attività, alla fine, va a beneficio di tutti.» In questa stagione la squadra ha cominciato a stazionare nei primi posti degli ordini di arrivo; quando prevede sia il suo periodo top? «Mi piace correre con il caldo, quindi il mio periodo topico dovrebbe arrivare presto; intanto i miei compagni di squadra hanno cominciato a vincere e questo ci toglie un po’ di responsabilità.»
Riccardo, la classica domanda: quando ha iniziato a correre e dove ottenne la prima vittoria? ELENCO PRODOTTI 2013 «Ho iniziato con una gara in MTB nel 1992, cioè all’età di vent’anni. In quell’occasione sono arrivato nella pancia del gruppo. Dopo qualche anno sono riuscito a vincere per due volte la Genoa Cup di MTB ed è stata una grande soddisfazione.» L’amore per il ciclismo è sbocciato ed ha avvertito l’esigenza di appoggiarsi ad una squadra “vera”. «Sono andato in squadre più organizzate, fino ad approdare alla Effe 2000, team nel quale è iniziato il mio rapporto con Marco Fertonani, ora Team Manager di Oro Italiano-Rodman Team.» Lei spazia da gare su strada, alla MTB: quale può essere considerata la sua specialità? «Da sempre mi trovo a mio agio in salita, sia che si tratti di strada che di sentieri da MTB; mi sento forte in questo campo, lo sento più vicino alle mie caratteristiche.» Ha unito la sua stagione di competizioni, all’attività di uomo-squadra, organizzando le trasferte ed occupandosi della
tattica in corsa, traghettando anche la squadra nel passaggio da Bike Evolution a Oro Italiano-Rodman Team. «Sono sempre rimasto legato a Marco (Fertonani, ndr.) ed ho seguito la strada che lui dettava con i vari passaggi di squadra; erano più che altro cambi di sponsor, più che di corridori ed è per questo che siamo un gruppo compatto.» Tutto questo affiancato alla sua competenza da meccanico: non a caso le bici del team le ha montate lei. «Mi è sempre piaciuto smanettare sulla bici e credo di avere raggiunto un buon livello, visto che faccio tutto da solo quando ne ho la necessità.»
I suoi compagni di squadra sono dei vincenti e quindi può accadere che in una stessa gara, siano più atleti a voler tentare il risultato: come gestisce questa situazione? «Siamo un gruppo affiatato e possiamo dire che ogni vittoria di un compagno corrisponda ad una vittoria della squadra, quindi, in realtà, problemi del genere nel nostro caso non si pongono. L’ambiente in Oro ItalianoRodman Team è ottimo e sarebbe bello se l’unico problema fosse quello di spartirsi le vittorie... Il livello medio dei ciclisti si è alzato di parecchio e l’approccio è sempre più professionale, quindi vincere è sempre più difficile e bisogna fare i conti con avversari attrezzati ed esperti.» Quando vedremo sfrecciare sul traguardo un atleta della squadra penseremo anche a lei, insomma... «Grazie, io ed i miei compagni ce la mettiamo sempre tutta e speriamo vivamente di raccogliere un numero di vittorie tali da far gioire chi ha creduto in noi e nel nostro progetto.»
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I T T ! A F UO FL Il nuovo design dei prodotti Biotex per la stagione primavera estate 2013 Mantelline, guanti, manicotti, gambali, copriscarpe e calze con inserti FLUO per proteggere il ciclista e la sua immagine
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MANICOTTI E GAMBALI SEAMLESS: Art. 4004 - 4005 • Manicotti e gambali elasticizzati • Mantengono braccia e /o gambe calde e asciutte • Effetto “seconda pelle” per un comfort estremo • Massima libertà di movimento • Compressione intelligente Colori disponibili: 08 nero/FLUO 01 bianco/grigio 04 nero/bianco
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CAMPIONATO ITALIANO A SQUADRE AMATORI a cura di Nicoletta Brina
nicoletta.brina@gmail.com
GC BORELLO INGORDO A RIOLO TERME IL TEAM CESENATE SI AGGIUDICA IL PODIO CADETTI E VETERANI, MENTRE I PARMIGIANI DELLA MIODINI BIKE FA SUA LA CATEGORIA GENTLEMAN. ALLA CICLI PUCCINELLI (PISA) I SUPERGENTLEMAN. APPLAUSI IN CORSA PER AMERIGHI E SARTORI.
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Grande giornata di sport per la seconda edizione del campionato italiano a squadre per amatori di ciclismo su strada, organizzato a Riolo Terme da Romagna Bike Grandi Eventi, col patrocinio dell’UISP. Oltre duecento corridori in rappresentanza di una quarantina di squadre si sono dati battaglia nelle due prove sul collaudato circuito che si sviluppa nei dintorni di Riolo Terme. Le squadre che vestiranno la maglia tricolore, essendo la manifestazione parte del calendario della Consulta Nazionale del Ciclismo su strada, sono GC Borello (FC) con 590 punti per i Cadetti Junior/Senior, ancora il team del GC Borello (FC) con 570 punti nei Veterani, Miodini Bike (Pr) con 572 punti nella categoria Gentleman e Cicli Puccinelli (Pi) con 582 punti nei Supergentleman. Primi assoluti delle due prove Fabrizio Amerighi, ex pro in forza al Gruppo Ciclistico Borello (FC), nella corsa riservata a Cadetti Junior/ Senior e Veterani, e Roberto Sartori del GS Sartori (Rn) nei Gentleman e Supergentleman. Si sono corse due prove distinte, rispettivamente di 64 e 80 km, su un circuito di 16 km che partiva dal parco delle Terme di Riolo, per proseguire sino a Tebano, Villa Vezzano facendo poi ritorno nella cittadina termale. La prima gara di 64 km, riservata a Gentleman e Supergentleman, è stata vinta da Roberto Sartori della Sartori Rimini che ha beffato in volata Tiziano
foto Paolo Bernabini
Fabrizio Amerighi del Gruppo Ciclistico Borello (FC) vince per distacco la prova di 80 km riservata ai Cadetti Junior/Senior e ai Veterani. L’ex pro è anche campione del mondo in carica negli Amatori foto Paolo Bernabini
foto Paolo Bernabini
I ragazzi della Borello (FC), campioni italiani a squadre nella categoria Veterani, con Daniela di Move, azienda specializzata in intimo per chi fa sport e sponsor della manifestazione
Il team Cadetti Junior/Senior del GC Borello (Fc), campioni italiani a squadre per la loro categoria
foto Paolo Bernabini
Baldini (Cicli Pucicnelli Pisa). Il corridore toscano, sicuro della vittoria, ha sollevato le mani dal manubrio per esultare, ma è stato superato in prossimità del traguardo dal ritorno del riminese. La seconda di 80 km riservata ai Cadetti Junior/Senior e ai Veterani, ha avuto un epilogo completamente diverso ed è stata dominata da Fabrizio Amerighi della Borello. L’ex pro, che è anche campione del mondo amatori in carica, ha vinto per distacco. Nessun titolo per i vincitori delle singole gare e delle rispettive categorie, invece maglia col tricolore e titolo italiano amatori per le squadre che si sono imposte nelle classifiche di appartenenza. I verdetti sono stati abbastanza netti per tre delle quattro graduatorie, grande lotta tra i Veterani dove le squadre salite sul podio sono raggruppate nello spazio di 7 punti soltanto. La parte del
leone l’ha fatta il Gruppo Ciclistico Borello (FC) primo con Cadetti Junior/Senior e Veterani. «Abbiamo avuto alcune squadre dalla Toscana e dal Veneto, – ha commentato l’organizzatore Davide Depalma – la maggior parte equamente divise tra Emilia e Romagna. Che dire della gara? È stata una bellissima giornata di sport, disputata su un percorso collaudato, ondulato ma alla portata di tutti. Abbiamo registrato un importante incremento di partecipanti, segno che la manifestazione piace, è ben organizzata, belle sono le premiazioni e il buffet finale, di grande impatto poi l’accoglienza che il parco delle Terme di Riolo riserva a tutti i partecipanti. Ho un solo rammarico per la caduta che ha coinvolto una dozzina di partecipanti all’inizio della gara riservata a Gentleman e Supergentleman, che ha impedito agli interessati di completare la prova e giungere al traguardo.»
Davide Depalma di Romagna Bike Grandi Eventi coi ragazzi del team Miodini Bike Parma (Giuffredi, Miodini, Bertolotti, Adorni e Landini), campioni italiani a squadre nella categoria Gentleman
CLASSIFICHE Podio Cadetti Junior/Senior 1. Team Borello (FC), punti 590 2. Bike Passion A Faenza, punti 572 3. Bike Passion B Faenza, punti 554
foto Paolo Bernabini
Podio Veterani 1. Team Borello (FC), punti 570 2. Fanton Cicli Paletti Modena, punti 568 3. Lelli Bike Ravenna, punti 564 Podio Gentleman 1. Miodini Bike Parma, punti 572 2. Sartori Team A Rimini, punti 554 3. Cicli Puccinelli Pisa, punti 552 Podio Supergentleman 1. Cicli Puccinelli Pisa, punti 582 2. Virginia Team Modena, punti 560 3. Pedale Bellariese Rimini, punti 547
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DOSSIER SPORT E MEDICINA
a cura del Dr. Maurizio Radi – Fisioterapista - centro Fisioradi Pesaro
info@fisioradi.it
MAMME E BEBÈ IN ACQUA!
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Da settembre, Fisioradi proporrà un nuovo servizio dedicato alla ginnastica in acqua, prima e dopo la gravidanza, per mamme e neonati. Ma quali sono i benefici? Scopriamoli.
Ginnastica in acqua pre parto L’acqua della vasca dedicata alla ginnastica in gravidanza ha una temperatura ideale di circa 33°/34° gradi, in queste condizioni l’acqua calda massaggia il corpo, rende piacevole il tiepido abbraccio dell’acqua, aumentando il rilassamento del corpo e della mente. La ginnastica in acqua aumenta l’elasticità dei muscoli e la flessibilità delle articolazioni, rende più facile l’esecuzione dei movimenti e rilassa e nel caso delle donne gravide aiuta anche la colonna vertebrale ad adattarsi all’aumento del peso. In ogni seduta c’è un percorso di esercizi di respirazione e di mobilitazioni dolci per favorire la completa distensione muscolare, l’apertura del bacino e il rilassamento profondo. Diversi studi svolti in ambito medico riabilitativo e conservativo dimostrano che l’esercizio fisico in acqua presenta una serie di vantaggi.
QUALI POSSONO ESSERE I BENEFICI DELLA GINNASTICA PRE PARTO IN ACQUA? I benefici sono molteplici e li possiamo riassumere in: • Il vantaggio che porta l’attività fisica durante la gravidanza è che riduce sensibilmente il tempo di travaglio così come i tempi di ripristino delle funzioni corporee dopo il parto.
• Le giuste routine di esercizi favoriscono la stamina necessaria al parto. • È stato dimostrato che una giusta attività fisica riduce del 50% il rischio di parto prematuro. • L’esercizio in acqua con la testa fuori comporta un miglior controllo neuro vegetativo della frequenza cardiaca, con una minore variabilità di frequenza cardiaca in relazione allo sforzo fisico. • Aiuta ad allievare i dolori causati dal sovraccarico sulla spina dorsale. • Riduce il rischio di incorrere nelle patologie tipiche della gravidanza come vene varicose, nausea, mal di testa. • Consente alla gestante di mantenersi in salute durante tutto il periodo di gravidanza. • Riduce la tensione fisica e psicologica. • Combatte il problema delle gambe gonfie. • Migliora l’attività dell’intestino. • Favorisce un’ottima funzionalità della circolazione. • Rafforza le difese immunitarie. • Contribuisca ad allentare la tensione dello stomaco che, spesso a fine gravidanza è schiacciato dall’utero, favorendo così anche la digestione, la respirazione e la diminuzione della pressione sulla vescica. • Aumenta il lavoro dei reni aumentando la diuresi e quindi la purificazione dell’organismo. Ginnastica in acqua post parto La ginnastica post parto in acqua ha lo scopo di aiutare la neo mamma a recuperare la forma perduta. Non tutte le donne, infatti perdono subito la pancia dopo il parto, per questo è necessario dedicare un po’ di tempo agli esercizi post parto in acqua che consentono di eliminare i chili in più assunti durante la gravidanza, di tonificare gli addominali e rassodare il tessuto muscolare in generale, favorendo altresì il recupero di una postura corretta.
Ma non solo questo: è scientificamente provato che la ginnastica post parto in acqua produce ormoni ed endorfine che agiscono positivamente sul nostro cervello, offrendo benessere al nostro corpo e alla nostra mente. La ginnastica post parto in acqua si basa su una serie di esercizi che richiedono maggior lavoro da parte di quelle parti del corpo più coinvolte dalla gravidanza ed è una vera e propria forma di idrokinesiterapia. L’idrokinesiterapia consiste nell’immersione del corpo in una piscina. Il peso del corpo viene alleggerito fino al 90% (se l’immersione è fino all’altezza delle spalle) al fine di affrontare gli esercizi con uno sforzo sensibilmente ridotto. Grazie a questa metodologia di lavoro, si registrano ottimi risultati in breve tempo. La temperatura dell’acqua, di circa 33°/34° favorisce una ripresa dolce e graduale dell’esercizio fisico. Per permettere alla ginnastica post parto di mostrare i suoi effetti è consigliabile dedicarle almeno due/tre sessioni alla settimana.
QUALI POSSONO ESSERE I BENEFICI DELLA GINNASTICA POST PARTO IN ACQUA? I benefici della ginnastica post parto in acqua si possono riassumere sostanzialmente in: • miglioramento dell’apparato cardiocircolatorio e respiratorio; • miglioramento del metabolismo; • aumento della capacità di bruciare i grassi in eccesso; • miglioramento del tono muscolare.
Il nuoto neonatale Il nuoto neonatale definisce l’attività riservata ai neonati che si svolge in acqua e che verte sostanzialmente nel mantenere la cosiddetta acquaticità che è tipica del neonato. Nella maggior parte dei casi, i bambini vengono messi in acqua dopo pochi mesi dal parto non tanto per permettere loro di imparare a nuotare, quanto invece per prolungare la familiarità del bambino con quello che fino a poco tempo fa era il suo habitat naturale e per lavorare sul suo sviluppo psico-motorio. Attraverso il nuoto neonatale infatti, anche se il bambino è affiancato dai genitori, questi ha la possibilità di muoversi in piena autonomia. Nel nuoto neonatale i bambini sono accompagnati in acqua dai genitori perché il bambino fino ad una certa età non è in grado di rimanere in acqua da solo. È possibile accompagnare i propri bambini in acqua anche se non si è capaci di nuotare in quanto il nuoto neonatale viene praticato in acqua bassa. Durante la sessione di nuoto neonatale spesso i genitori sono invitati a intraprendere giochi con i loro bambini che renderanno più divertenti i passaggi da una fase all’altra. Il nuoto neonatale è di estrema importanza,
perché riduce la paura dell’impatto con l’acqua (la paura dell’acqua cresce con l’aumentare del tempo in cui il bambino viene tenuto lontano da essa). QUALI POSSONO ESSERE I BENEFICI DEL NUOTO NEONATALE? Tra i benefici a livello fisico e psicologico che il nuoto neonatale produce meritano di essere citati: • rafforzamento del sistemo cardiorespiratorio; • sviluppo e maggiore forza dell’apparato scheletrico; • maggiore mobilità degli arti e del tronco; • maggiore tonicità dei muscoli; • miglioramento della respirazione ed aumento dell’ossigenazione del sangue; • miglioramento della circolazione sanguigna e delle prestazioni cardiache; • favorisce la socializzazione grazie alla presenza di altri bambini; • stimola il sonno e l’appetito; • sviluppo dell’equilibrio. LO SCOPO È QUELLO DI INSEGNARE A NUOTARE AI NEONATI? Lo scopo, chiaramente, non è quello di insegnare ai piccoli i segreti degli stili e le tecniche di nuoto, ma prolungare nel bambino il piacere dello stare ancora nell’acqua, muovendosi in un ambiente che gli è familiare e progredendo man mano verso la completa autonomia dei movimenti. Quindi non si lavora sulla tecnica di movimento, ma sulla motricità per educare il piacere del corpo attraverso la scoperta di sé. Durante questi corsi, ai bambini vengono proposte attività ludiche di cui l’acqua è
foto Phil Shaw/Barcroft Media
l’elemento caratterizzante per creare un forte punto di contatto tra i bebè e i loro genitori, in modo tale da arricchire il loro bagaglio emotivo e percettivo. Dal punto di vista metodologico ciò che si cerca di fare è aiutare il piccolo ad ambientarsi, sfruttando la capacità di adattamento che caratterizza i suoi primi anni di vita e prepararlo a un futuro insegnamento del nuoto, consentendogli di raggiungere una certa autonomia in acqua. Dal punto di vista psicologico, ha il potere di accrescere la fiducia in se stessi, la sicurezza nei propri mezzi e la capacità di concentrazione e di apprendimento. Ma come spiegare a un bambino che ancora non è in grado di capire il linguaggio verbale, che non deve bere una volta che si trova sott’acqua? La risposta è molto semplice: pare, infatti, che una volta immersi nell’acqua, i piccoli allievi comincino a muoversi in modo del tutto spontaneo con gli arti superiori e inferiori. Ciò implica che, in qualche modo, è come se conoscessero l’ambiente e sapessero perfettamente come gestirlo. Talvolta, ad essere spaventati sono più i genitori che i bambini, i quali il più delle volte manifestano una certa curiosità per l’acqua e un naturale adattamento ad essa. Non serve aver paura: accanto ad un insegnate esperto, il piccolo imparerà perfettamente le tecniche di respirazione sott’acqua e sarà in grado di rimanere in apnea per qualche secondo senza alcun rischio per la salute e incolumità.
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Re Artù Factory Team a cura di PLAYFULL
info@playfull.it
la Franceschelli trionfa a Egna Sul traguardo della prova bolzanina l’atleta della formazione romagnola piazza la volata vincente. Grande lavoro di squadra, che porta la favorita per il successo a centrare un’importante affermazione.
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Forlì (Fc) – Il Re Artù Factory Team festeggia il brillante successo conseguito mercoledì 1 maggio da Sara Franceschelli a Egna (Bz).
La velocista della formazione romagnola ha infatti saputo cogliere la vittoria in volata, non deludendo le attese che la vedevano tra le favorite per il successo. Il circuito di 6,4 chilometri della prova bolzanina è stato percorso sempre a velocità elevate, rendendo così difficili fughe e attacchi da lontano. Sempre vigile il Re Artù Factory Team, con le ragazze comunque attente a controllare la corsa.
foto PLAYFULL NIKON
La volata vincente di Sara Franceschelli
In prossimità del traguardo, una caduta a 2 chilometri dall’arrivo ha rimescolato le carte, ma le atlete della squadra forlivese hanno dato prova della propria maturità, riorganizzandosi in brevissimo tempo per portare allo sprint la Franceschelli, che con una prodigiosa rimonta e una volata di potenza pura ha potuto gioire a braccia alzate per una vittoria attesa e sofferta. La prova altoatesina è stata una grande dimostrazione di carattere e di esperienza delle ragazze del Re Artù Factory Team, chiamate a rispondere dei favori del pronostico e a improvvisare nel finale la nuova tattica di gara in pochissimo tempo, elementi che fanno ben sperare per la crescita sportiva della squadra.
Le ragazze del Re Artù Factory Team
foto PLAYFULL NIKON
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OLTRE L’OSTACOLO a cura di Roberto Zanetti
Speed Levity: velocità pura fuori strada
robyzanetti@alice.it
Il termine “Speed”, che nella lingua inglese significa velocità, è il più appropriato per il marchio di cui vi parlerò in questo articolo. Levity, la sua MTB - fuoriserie da 27,5”, è la protagonista di questo test bike: super leggera per essere una mountain, scattante e soprattutto molto – molto veloce!
N
Il test: Non mi era mai successo di cominciare una sessione di test con una clamorosa caduta… Ovviamente, in questo caso, la bici non centra nulla ma per chi fa questo lavoro o pedala tutti i giorni come il sottoscritto un incidente di percorso è sempre da mettere in preventivo, soprattutto in mountain bike. I costruttori della Levity possono comunque stare tranquilli; tranne alcune escoriazioni alla gamba sinistra la bicicletta usata per il test non ha subito alcun danno anche perché un mezzo di questo genere, se dovesse ammaccarsi, sarebbero guai seri per il portafoglio… Infatti la Levity di Speed, MTB da 27,5” o 650 che dir si voglia è una front di altissima qualità, allestita con la componentistica più esclusiva presente sul mercato. Non si è certo risparmiato sulle fibre di carbonio ben distribuite su tutte le tubazioni del leggerissimo telaio e si è investito sull’ambi-
zioso progetto di lanciare le nuove MTB da 27,5 (650), credendo fino in fondo in questa nuova e avvincente sfida. Proprio per questo motivo la Levity 650 si sta affermando tra le grandi sorprese per il 2013 e, visto le premesse, probabilmente si confermerà come la tendenza dell’immediato futuro nel mondo delle “ruote grasse”. Nonostante appartenga alle “650”, Levity si può collocare per ciclistica e passo più vicina alle tradizionali 26” che alle 29”, le MTB che sono andate per la maggiore in questi ultimi tre o quattro anni. Partendo da questo presupposto gli svantaggi legati al maggior diametro delle ruote da 27,5, robuste e precise, sono praticamente dimezzati rispetto alle tradizionali 26”. Anche l’ingombro complessivo della bici è minore a confronto, per esempio, delle più imponenti 29” e ci si trova a pedalare nel fuori strada su un telaio alquanto agile e
maneggevole, senza perdere però rigidità al carro posteriore e alla forcella. Da non sottovalutare poi un fattore cruciale della dinamica: l’inerzia della massa rotante, spesso chiamata in modo improprio “effetto volano”. Sempre paragonata a una 26”, la maggiore inerzia rende Levity più stabile in discesa, specialmente ad alte velocità sui fondi sconnessi e accidentati . La ruota posteriore da 27,5 tende meno a “sbacchettare” tra il pietrisco e le radici e lo sterzo resta più stabile, conferendo una maggiore precisione di guida nelle traiettorie. In evidenza: Già nelle operazioni preliminari di assettaggio della bici (che eseguo sempre personalmente) mi sono reso conto d’aver a che fare con un mezzo molto esclusivo, già preparato perfettamente dai tecnici del “Reparto Corse” di Speed. A parte la novità
Test bike
foto Marco Torelli
foto Marco Torelli
Caratteristiche Tecniche
foto Roberto zanetti
Manubrio in carbonio e attacco alluminio firmati FRM Forcella Ritchey WCS Carbon 27.5 rigida
delle ruote (FRM Urano XC Team 650b) dal diametro 27,5”, la Levity è assemblata con il tris attacco – piega (in carbonio) – reggisella tutto firmato da FRM, un marchio noto per la qualità, e un gruppo cambio/freni Sram XX1 di ultima generazione. Insomma, il binomio telaio/componenti è davvero notevole e merita una citazione molto positiva. Da rivedere: L’esame comparativo con le “sorelle” dalle ruote da 26” mette in evidenza un aspetto che mi sembra giusto sottolineare. Ho rilevato che, malgrado il peso ridotto al minimo dalla sorprendente leggerezza del telaio, la forcella rigida e l’angolo d’impatto della ruota da 27,5” sul terreno rendono più difficoltoso modulare la frenata (la mia caduta, di cui parlavo nel corpo dell’articolo, oltre a una mia manovra sbagliata è dovuta in parte anche a questo fattore), dando alla bici una sensazione più impegnativa in fase di decelerazione.
foto Roberto zanetti
Consigli per l’acquisto, perché comprarla? Avendo avuto modo in questo ultimo anno di
- Telaio: Full Carbon 650B SPW UD Weave - Cambio: Sram XX1 - Deragliatore posteriore: Sram XX1 - Deragliatore anteriore: Sram XX1 - Comandi: Sram XX1 - Guarnitura: Sram XX1, 30 denti, pedivelle 170 mm - Catena: Sram XX1 - Ruota libera: Sram XX1 11v, 10-42 - Movimento centrale: PF30 integrato - Freni: Sram XX idraulici a disco, rotori 160 mm - Forcella: Ritchey WCS Carbon 27.5 rigida - Serie sterzo: Ritchey WCS Carbon Tapered - Attacco manubrio: FRM Web Stem, 100 mm - Manubrio: FRM 229 Low Profile, 690 mm - Reggisella: FRM ST M 10, 31.6×350 - Sella: Speed - Cerchi: FRM Urano XC Team 650b - Coperture: Schwalbe Rocket Ron 650B - Mozzi: FRM - Taglie: 17-S, 19-M, 21-L - Colori: nero/verde fluo, silver matt - Peso bici completa (come in foto): 8,00 kg completa di pedali (taglia 17.S)
testare svariati modelli di mountain bike ho preso atto che, in effetti, la nuova misura da 27,5” può essere considerata il giusto compromesso tra le tradizionali 26” e la nuova frontiera delle 29”, prodotti già da alcuni anni consolidati autorevolmente nel settore dell’off road. Versatilità di utilizzo, linea essenziale e leggerezza sono, a mio parere, i motivi per cui varrebbe la pena “farci un pensierino” e valutare l’acquisto della mountain bike presentata in questo servizio. Inoltre, se si volesse personalizzare la propria Levity, Speed mette a disposizione la propria professionalità al fine di customizzare la bicicletta e renderla sempre più un pezzo unico ed esclusivo. Tutti i modelli in carbonio possono essere assemblati con una svariata serie di forcelle rigide e ammortizzate, guarniture, kit attacco/manubrio e ruote. Questi componenti di pregio permettono di adattare la bici alle varie esigenze, sia dal punto di vista tecnico che della disponibilità economica dell’utilizzatore finale.
foto Roberto zanetti foto Roberto zanetti
Guarnitura Sram XX1, 30 denti, con pedivella da 170 mm
Deragliatore posteriore Sram XX1 e ruota libera Sram XX1 a 11v, 10x42
Il Distributore per l’Italia: GRUPPO BICI s.r.l. Via Pitagora, 15 47521 Cesena (FC) Tel. +39 0547 300170 Fax: +39 0547 301419 E-mail: info@gruppobici.it Web site: www.speedbikes.it
In vendita a partire da: Novembre 2012 Tempo di consegna: 20 giorni lavorativi - data ordine Prezzo: A partire da € 1.800,00 al pubblico, IVA inclusa, a seconda degli allestimenti. Il modello Levity da me testato e che compare nel servizio, invece, costa € 4.499,00
foto Roberto zanetti
Il Produttore Speed www.speedbikes.it
Accessori e materiali utilizzati per il test Gli accessori e i materiali che ho usato per il test sono: - Casco: Giro mod. Savant www.giro.com - Occhiali: Tifosi mod. Veloce Gloss Carbon www.tifosioptics.com - Scarpe: Vittoria MTB Supra www.vittoria-shoes.com - Abbigliamento: X – Bionic www.x-bionic.it - Strumentazione: Mio Cyclo 105 HC www.miotecnology.com - Pedali: Shimano XT www.shimano.com - Portaborraccia: Elite www.elite-it.com
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VALDINON BIKE
pressoffice@newspower.it
a cura di NEWSPOWER
PAULISSEN E MENAPACE PRIMI LEADER DI TRENTINO MTB Circuito scattato lo scorso 12 maggio con la ValdiNon Bike. Paulissen e Menapace ai vertici della Assoluta. Il vincitore 2012 Ivan Degasperi riparte… dalla vetta. Prossimo appuntamento con la 100 Km dei Forti.
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Quando all’ultimo momento appare in starting list uno come Roel Paulissen, lo spettacolo non può che essere garantito. Il due volte campione del mondo marathon a metà maggio si è laureato anche campione nella trentina Val di Non, dove ha messo in fila Johannes Schweiggl, Ivan Degasperi, Efrem Bonelli e Johann Pallhuber. Il belga, ritornato a correre dopo un paio di anni di pausa, era stato convinto a partecipare alla ValdiNon Bike proprio dall’amico e collega Pallhuber, per prepararsi anche ai campionati nazionali in Belgio della settimana successiva. E insieme a Paulissen si sono presentati in 600 allo start di Cavareno domenica 12 maggio, un record senza precedenti per la manifestazione trentina, gara di apertura anche del circuito Trentino MTB. Una premessa va fatta sul percorso della 5a ValdiNon Bike, la gara girava in senso contrario rispetto al passato e si arrampicava subito verso il Passo della Mendola, lungo un frammento misto mai esplorato che dopo 7 km circa si chiudeva al GPM dell’Hotel Waldheim, sopra il piccolo paese di Ruffré, a 1.242 metri di quota. Pronti via e subito scintille in testa con l’accelerazione in salita del biondo biker belga, seguito come un’ombra da Schweiggl e Degasperi. Al GPM, Paulissen è transitato davanti a tutti e si è tuffato a capofitto in discesa, dove ha avuto l’unico cedimento di
giornata. Al km 8 circa, infatti, il belga ha perso contatto con i suoi compagni di fuga e ha preso... il contatto con il terreno. Una caduta che però non ha compromesso più di tanto l’andamento della sua gara, visto che alla salita successiva Paulissen aveva già ripreso Degasperi e Schweiggl e soprattutto non si era lasciato riacciuffare dagli inseguitori. Il trio di testa comandava i giochi anche lungo la salita del Monte Arsen verso la “cima Coppi” di gara, a quasi 1.300 metri, mentre Pallhuber e Bonelli non mollavano nelle retrovie, senza però riuscire a ricucire la distanza dai primi nemmeno nella lunga picchiata verso foto NEWSPOWER CANON
Partenza della ValdiNon Bike 2013 foto NEWSPOWER CANON
il Lago Smeraldo. Durante i panoramici saliscendi di ciclabile verso Sarnonico e Romeno, Paulissen ha tentato il primo allungo, ma senza troppa fortuna. “Non conoscevo per niente questo tracciato”, ha commentato a fine gara l’ex iridato, “e quando credevo seguisse un certo andamento, mi ritrovavo di fronte una situazione diversa e dovevo quindi improvvisare qualcos’altro.” A fine ciclabile, non rimanevano che meno di 10 km al traguardo e bisognava riprovarci. Lo stacco in salita nelle vicinanze del paese di Don era il posto perfetto e l’allungo è stato da campione del mondo. In poco tempo
Paulissen aveva guadagnato 30 secondi sugli altri due e sentiva già il profumo di vittoria soffiare da Cavareno. Il belga ha chiuso la sua ValdiNon Bike in 1h 43’ 56”, con una media superiore ai 23 km/h e un distacco finale su Schweiggl di 48” e 7/10. La terza posizione è andata a Ivan Degasperi, che ha preceduto Bonelli e Pallhuber. Lorenza Menapace, la trentina sempre più avvezza al cross country, lei che è stata anche campionessa italiana di Endurance, in Val di Non aveva di fronte rivali di spicco come la rivana Claudia Paolazzi o la vicentina Anna Ferrari, tra le altre. Tuttavia, le regole della partita sono state fin da subito chiare: testa bassa e... pedalare. Così, Lorenza ha tagliato per prima il GPM al Waldheim, è transitata in testa sull’Arsen, è scesa come un missile al Lago Smeraldo e pur sapendo di un vantaggio già a quel punto sensibile su Paolazzi, Coslop, Ferrari (con qualche guaio meccanico di troppo per stare al passo) e Zocca, non ha mai mollato nemmeno sul tratto in ciclabile, tantomeno sull’ultima rampa di Don. Il tempo finale è stato di quasi 2’ migliore della comunque ottima Paolazzi, mentre Debora Coslop ha completato un podio tutto trentino. La ValdiNon Bike, come detto, ha aperto il circuito Trentino MTB 2013 che proseguirà fino al mese di ottobre con una gara al mese. Il prossimo evento è la 100 Km dei Forti di domenica 16 giugno, con le due rinnovate varianti di percorso Marathon da 96 km e Classic da 52 km. Ogni info su www.trentinomtb.com. Interviste: Roel Paulissen (1° classificato) «Johann Pallhuber mi ha convinto a venire oggi ed è andata molto bene, anche se non ero al massimo della forma, ma mi è servito come perfezionamento prima dei campionati nazionali in Belgio del prossimo fine settimana. Non conoscevo il percorso, quindi mi sono trovato più volte impreparato sulle salite o sulle discese, credevo magari continuassero e quindi attaccavo, ma poi erano più brevi del previsto e mi ritrovavo di nuovo attaccato agli altri. Con Schweiggl ci siamo alternati in testa per tre quarti della gara, poi sull’ultima salita dura sono partito. Intendo fare alcune belle marathon nei prossimi mesi, sono stato parecchio fermo e mi mancano. Anche qui in Trentino come la Vecia Ferovia, dovrei esserci.» Johannes Schweiggl (2° classificato) «Sono praticamente stato sempre davanti con Roel, anche se sapevo che sarebbe potuto partire da un momento all’altro. Fino a circa 5 km dalla fine ho tenuto duro, poi ho pensato a tenermi stretto il secondo posto. Di questi tempi va bene così, non vinco spesso, ma sul podio è sempre buono quando ci sali. Rispetto allo scorso anno mi è piaciuto molto di più il tracciato e quest’anno intendo puntare molto più sulle granfondo che sul cross country.» Ivan Degasperi (3° classificato) «Non ero dato per favorito eppure sono riuscito a tenermi dietro parecchi élite. Sono deci-
foto NEWSPOWER CANON
samente soddisfatto, anche perché ho ancora qualche strascico di influenza e non respiro ancora bene. Il sole di oggi mi ha senz’altro dato una mano! Questa gara è sempre più bella, anche le variazioni che hanno fatto al percorso sono azzeccate, devo fare i complimenti ai tecnici di gara. Parto come campione uscente di Trentino MTB e ci sarò anche quest’anno in tutte le gare, sono tutte lineari e tutte alla mia portata.» Lorenza Menapace (1a classificata) «Oggi stavo bene, soprattutto di testa, e non è facile in questo periodo visto che a fine mese dovrò sottopormi ad un intervento piuttosto delicato. Vincerò anche quello però, e tornerò subito a correre. Il percorso di questa gara mi è piaciuto molto di più rispetto al passato, in molti tratti come il Lago Smeraldo, per esempio, che si poteva ammirare davvero in maniera completa. Per quanto riguarda la gara, sono sempre stata davanti e devo ammettere che avendo fatto anche prove di cross country, come gli Internazionali d’Italia ad Alpago,
le gambe girano bene già adesso. Spero di continuare così, anche per quanto riguarda Trentino MTB.» Claudia Paolazzi (2a classificata) «Forse ho esagerato all’inizio e ho un po’ pagato l’attacco iniziale sulla salita del GPM. Dovevo gestire meglio le forze, anche se poi comunque sono stata sempre in zona podio e il secondo posto mi va molto bene. Tenendo conto del mio grado di allenamento attuale, che ammetto non sia proprio ideale, ho fatto una buona gara. Farò tutto il circuito Trentino MTB e sfiderò Lorenza più avanti. Lei è stata molto brava oggi, le faccio i complimenti.» Debora Coslop (3a classificata) «È stata una bella gara e sono riuscita tenere un ritmo alto per tutta la durata del percorso. Lorenza e Claudia sono state bravissime, e io sono felice di essere sul podio con loro, anche perché c’erano altre forti atlete che ho tenuto dietro oggi. Mi sono anche divertita parecchio. Gran bel percorso qui in Val di Non.»
Podio maschile: 1° Paulissen, 2° Schweiggl, 3° Degasperi foto NEWSPOWER CANON
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L’officina approfondimento Dal mondo delle due ruote a cura di LORENZO COMANDINI
lorenzo@gruppobici.it www.rossinbikes.it - www.speedbikes.it
SRAM RED 22… parte l’era idraulica
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Arriva l’idraulica sui componenti top delle biciclette. È rincorsa di novità tra i colossi della componentistica anche se SRAM ha scelto una strada differente rispetto ai competitor Shimano e Campagnolo che hanno intrapreso l’elettronica come variante per i loro gruppi per bici da strada.
Dettagli tecnici del gruppo SRAM RED 22: Il comando ridisegnato per poter permettere l’inserimento del serbatoio dell’olio freni nella versione idraulico.
Sram Red Pinze Freno idraulico: • Potenza e modulazione per strada ottimizzate; • Regolazione del punto di contatto senza utensili; • Misura Copertura: 28c; • Firecrest compatibilità cerchi (27,4 millimetri).
I freni La novità principale è, quindi, rappresentata dall’impianto idraulico per i freni: tale impianto può comandare indifferentemente una configurazione a pistoncini idraulici, tanto quanto un impianto per mountain bike, quanto un sistema frenante tradizionale, basato appunto su pinze, com’è tradizione per la bici da corsa. La parte idraulica delle leve è disponibile anche a 10 velocità, per cui chi volesse aggiornare la sola parte frenante su un gruppo SRAM già a 10 velocità è in grado di farlo. Le velocità Altra novità, in linea con i “cugini” giapponesi e italiani, sono le 22 velocità. Il gruppo top di gamma, ossia il RED, infatti acquisisce una nuova denominazione, SRAM RED 22, dove 22 sta per il numero di velocità disponibili, cioè le due corone della guarnitura per gli 11 rapporti del pacco pignoni. Nel pacco pignoni la novità è rappresentata dal pignone da 16 denti, che dà la continuità dal più piccolo, l’11, fino al 17, pertanto si hanno ben sette pignoni che variano tra di loro di un solo dente. I pacchi pignoni disponibili sono l’11-25 e l’11-28. È possibile avere anche la variante WiFli, 11-32. Il peso Nella configurazione più leggera, che rimane ancora il gruppo tradizionale meccanico, si è arrivato al peso record di 1747 grammi. Il nuovo SRAM RED 22 si può avere pertanto in tre diverse configurazioni: meccanico, idraulico con pinze tradizionali, idraulico con freni a disco. Anche il gruppo SRAM Force è stato aggiornato arrivando ad un interessante peso “finale” di 2150 grammi.
Sram Red Pinze Freno a disco idraulico: • Potenza e modulazione per strada e cross ottimizzate/ 160 mm per asfalto, opzione 140 mm per fuoristrada; • Rapporto pinza e pistone specifica per strada; • Consente l’ottimizzazione di cerchi in carbonio.
SRAM RED 22 Cambio posteriore: • Cambio Actuation fornisce cambiate veloci e precise; • Grazie al cambio piu lungo si ha la possibilità di avere una cassetta con 28 denti; • Nuovo cambio silenzioso ottimizzato, cuscinetti in ceramica.
RAM RED 22 Guarnitura: • La tecnologia Exogram utilizza una grande sezione trasversale cava fino al ragno, riducendo al minimo il peso massimizzando la rigidità; • Le Corone X Glide RTM più rigide sono caratterizzate da una costruzione più spessa,che sono ottimizzati per cambiare con il Deragliatore anteriore Yaw; • Bullone nascosto per una maggiore resistenza e rigidità.
SRAM XG-1190 Cassetta: • La calotta d’acciaio cava risulta nel gruppo di ingranaggi più rigidi dita di sempre e il peso più leggero; • L’acciaio trattato a caldo di alta qualità fornisce una durata superlativa e una bella finitura; • Elastomero StealthRing e profili dei denti avanzati eliminano le vibrazioni e il rumore, risultando in una guida silenziosa.
SRAM RED 22 Deragliatore anteriore: ventidue marce utilizzabili in tutte le combinazioni di marce senza raschiamento o sfregamento.
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GRANFONDO SAN PELLEGRINO a cura di SPORT-MEDIA
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LA KERMESSE IN DOPPIA CIFRA DIECI ANNI PER LA MANIFESTAZIONE CHE PROPONE, PER L’EDIZIONE 2013, EVENTI E NOVITÀ IMPERDIBILI. IL 16 GIUGNO, UNA SETTIMANA PRIMA DELLO START UFFICIALE, ANTIPASTO CON LA GARA DI ENDURO, MENTRE SABATO 22 RICOGNIZIONE GUIDATA SUL PERCORSO.
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Per il decimo anno, la Granfondo San Pellegrino si prepara a coinvolgere tutti gli appassionati di mtb con una serie di appuntamenti che dal 16 al 23 giugno renderanno la manifestazione ricca come non mai. Il Gs Avis Gualdo Tadino infatti vuole conciliare nel miglior modo possibile l’evento sportivo di comprovato successo con un’ampia offerta di proposte collaterali, per una grande esperienza in grado di abbracciare anche lo svago, la cultura e la scoperta delle bellezze e delle tradizioni locali. L’edizione 2013 si apre la domenica prima della Granfondo, il 16 giugno, con una grande novità: la gara di Enduro valida come prova Enduro Bike Cup e Campionato Regionale Umbria di Enduro. Il ritrovo è previsto alle 8, la partenza della gara alle ore 9.00. Il weekend vero e proprio della Granfondo, invece, inizia sabato 22 giugno alle 9 con una ricognizione guidata sul percorso. Per quanti volessero conoscere il territorio di Gualdo Tadino e i suoi dintorni ricchi di tradizioni e peculiarità storico-culturali, alle 10 di sabato, è prevista un’escursione guidata al Parco del Monte Cucco, una delle zone più pregiate e spettacolari dell’Appennino umbro-marchigiano. Alle 11, visita alla città di Gualdo Tadino con i suoi musei. Nel pomeriggio ci sarà la minigranfondo San Pellegrino, gara promozionale per giovanissimi. Piazza Martiri della Libertà, nel centro di Gualdo, vedrà domenica 23 giugno alle 9.30 la partenza dei due percorsi previsti quest’anno. La Granfondo vera e propria, valida come seconda prova dell’Umbria Challenge, si articola lungo un impegnativo percorso di 40,200 km con un dislivello complessivo di 1.630 metri, rinnovato soprattutto nella parte iniziale con un lungo tratto di asfalto in meno, rispetto alle edizioni precedenti.
Sono, invece, 21,200 i chilometri del percorso cicloturistico proposto in alternativa alla Granfondo, con 840 metri di dislivello. Il gran finale è previsto per le 13, con le premiazioni di rito e un’invitante pasta-party. Ai partecipanti verrà consegnato un pacco-gara di tutto rispetto, contenente prodotti Power Bar e un capo tecnico, cui si aggiungono alcuni gustosi prodotti della gastronomia locale. Le iscrizioni sono aperte a 20 euro fino a giovedì 20 giugno, mentre saliranno a 25 euro fino al 22 giugno. Per chi si iscrive il giorno della gara l’iscrizione costa 30 euro. Anche quest’anno la Granfondo San Pellegrino si prepara ad accogliere quanti vivono la mountain bike come una passione irrinunciabile, coniugando l’esperienza autentica delle due ruote alle bellezze caratteristiche di un contesto territoriale tutto da scoprire.
Il BAR CICCIO è il luogo di ritrovo dei ciclisti della riviera, in partenza per gli itinerari e percorsi della Valle del Savio e colline romagnole. Offre agli amici ciclisti, un punto di ristoro con un ampio parcheggio privato e un prezioso servizio di lavaggio bici (rivolgersi al bar) per coloro che rientrano dai percorsi del fuoristrada. Orari abituali di partenze e ritrovi: martedì ore 12.30 • giovedì ore 12.30 • sabato ore 13.00
Tutti i sabati ritrovo per escursioni in MTB
La bici è il tuo pane quotidiano? Fai uno spuntino con noi! Colazioni e aperitivi con ricco buffet Servizio di pagamento bollette luce, gas, acqua, telefono e multe Sala TV Sky con dirette sportive tutte le partite in diretta del Cesena con Sky HD
Sala giochi • Ricariche telefoniche • Wi-fi libero Bar Ciccio - Via Romea, 120 Cesena (FC) 47522 - t. 0547 331984 - e. barciccio@hotmail.it -
BAR CICCIO
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GRANFONDO COSTA DEGLI ETRUSCHI
info@inbici.net
a cura di SPORT-MEDIA
A LEONARDO PAEZ LA MARATHON DEL TIRRENO QUINDICESIMA EDIZIONE DA RICORDARE CON UN CASAGRANDE CHE TENTA IL COLPACCIO MA SI DEVE ARRENDERE ALLA PEDALATA DEL COLOMBIANO. IN CAMPO FEMMINILE, DOMINIO INCONTRASTATO DI ELENA GADDONI. OLTRE UN MIGLIAIO ALLA PARTENZA.
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Grandissimo successo per l’edizione numero 15 della Costa degli Etruschi: anche quest’anno la “Marathon del Tirreno” non ha deluso le attese, attirando non soltanto un gran numero di appassionati, ma anche diversi atleti d’elite, proponendo un bellissimo weekend all’insegna della mountain bike, della sana competizione sportiva e del divertimento. Spettacolo assicurato fin dalla giornata di sabato 11 maggio, che ha visto ben 250 ragazzini competere per vincere la Granfondina del mare, valida come 7° Trofeo Rampichino Fuoristrada, mentre grande entusiasmo e partecipazione hanno riscosso i 30 km della pedalata Gourmet che prevedeva le soste in due cantine della zona. Domenica 12 maggio si è svolta la gara vera e propria. Come detto, l’evento ha attirato atleti di rilievo e molti bikers che hanno affrontato senza risparmiarsi i due percorsi quasi interamente sterrati lungo i territori dei comuni di Cecina, Riparbella, Montescudaio, Guardistallo, Casale Marittimo e Bibbona. Gli atleti Open, per regolamento, hanno gareggiato sul percorso Marathon, 75 km con un dislivello 1.632 m, mentre gli atleti Junior sul percorso corto di 50 km con 900 m di dislivello; libera scelta invece per tutti gli altri. Partenza alle 10 dal centro di Cecina con la presenza del sindaco Stefano Benedetti, mentre mezz’ora dopo ha preso il via anche l’evento nazionale Bicincittà. La gara è andata al colombiano Leonardo Paez, che fin dalle prime battute si è portato al comando assieme ad un gruppetto composto da Casagrande, Medvedev e Mensi. A circa 30 km dal traguardo però, Paez allunga
e solo Casagrande prova a contenerne la fuga, prima di arrendersi e giungere a quattro minuti dal vincitore: l’atleta di casa bissa così il secondo posto ottenuto nell’edizione 2012, mentre Medvedev e Mensi transitano sullo striscione d’arrivo con un ritardo
di oltre sette minuti. Al termine della corsa, il vincitore non ha mancato di sottolineare le difficoltà di una marathon sicuramente impegnativa, mentre Casagrande ha reso merito alla superiorità di Paez, augurandosi tuttavia di riuscire presto a vincere.
La gara femminile ha visto il dominio incontrastato di Elena Gaddoni che ha imposto il suo ritmo dall’inizio alla fine. Alle sue spalle l’atleta del Ktm Torrevilla, Sandra Klomp. Entusiasta la vincitrice, che ha sottolineato come, nonostante un percorso veloce che poco si adatta alle sue caratteristiche di scalatrice, la Granfondo Costa degli Etruschi meritasse d’essere vinta per l’accoglienza e la disponibilità degli organizzatori. A detta di tutti, il percorso si è rivelato molto veloce ed impegnativo, con un susseguirsi di strappi, single track e piccole discese tecniche che non lasciavano prendere fiato. Il contesto naturalistico davvero unico e l’eccellente logistica presso il Camping Le Tamerici spiegano il grande seguito dell’evento, che quest’anno ha richiamato un migliaio di atleti da varie parti d’Italia. L’unico inconveniente si è registrato a causa del forte vento alzatosi in mattinata che ha provocato la caduta della segnaletica di
un bivio, conducendo molti atleti a tagliare involontariamente il percorso. La situazione è stata poi risolta grazie alla solerzia dei giudici e dei cronometristi che hanno trovato una soluzione mettendo pace tra tutti. Nonostante l’imprevisto non imputabile all’organizzazione, Daniele Gronchi del comitato organizzatore non ha mancato di fare le proprie scuse per l’accaduto, ribadendo comunque il sempre lodevole impegno dei volontari lungo il percorso. Una dedizione fondamentale per il successo di questa indimenticabile quindicesima Granfondo degli Etruschi. L’appuntamento è fissato al prossimo anno per un’altrettanto entusiasmante e coinvolgente edizione!
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SALUTE INBICI
a cura del Dr. Alessandro Gardini Responsabile Integratori per Lo Sport ed il Benessere Farmacia del Bivio
I RIMEDI PER LA CANDIDA COME SI CURA E QUALI SONO SINTOMI E CAUSE?
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Anche se non ce ne rendiamo conto, il nostro organismo è invaso da microrganismi: nel nostro intestino ve ne sono alcune centinaia e, diversamente da quanto si può pensare, svolgono un’azione positiva per il mantenimento dell’equilibrio funzionale del nostro corpo. Essi hanno un ruolo importante sul sistema immunitario, sulle funzioni metaboliche e protettive. Fra la lunga lista di microrganismi che vivono nel nostro corpo e partecipano a queste funzioni vitali, vi è la Candida Albincans. Questo è un fungo saprofita (organismi che si nutrono di materia organica morta o in decomposizione) che vive normalmente nel cavo orale, nel tratto gastrointestinale e nella vagina. S’instaura nell’intestino generalmente dopo la nascita, e rimane presente in forma benefica perché svolge un’importante funzione digestiva degli zuccheri, mediante un processo di fermentazione. In forma patologica invece è un nemico insidioso e molto più diffuso di quanto si pensi ed è responsabile di un nutrito gruppo di patologie che va sotto il nome di Candidosi. La Candida è nota perché si presenta spesso come affezione vaginale, del cavo orale e della pelle. In seguito ad esempio a un periodo di stress, a disordini alimentari, all’assunzione di farmaci quali antibiotici, cortisonici o malattie che causano un inevitabile indebolimento delle difese immunitarie, la Candida può incominciare ad aumentare notevolmente di numero, in modo incontrollato, tanto da riuscire a invadere la parete intestinale fino ad arrivare al circolo sanguigno dove rilascerà le tossine responsabili di differenti sintomi. Tra questi stanchezza, irritabilità, disturbi intestinali, rallentamento della digestione, intolleranze alimentari, gonfiore addominale, dolore, prurito, irritazione, arrossamento, perdite vaginali. L’apparato gastrointestinale, urogenitale, il sistema nervoso e il sistema immunitario sono i punti principalmente colpiti da questo lievito. Esistono casi in cui tra due partner vi è un continuo contagio reciproco tra la candida vaginale e irritazioni o dermatiti del pene, che possono presentarsi come semplice fastidio e bruciore. Spesso nel maschio, oltre a generare infezione prostatica, provoca balanopostite, la quale si presenta sottoforma di chiazze eritematose spesso ricoperte di materiale biancastro, piccole, vellutate, lucide, localizzate al glande e al prepuzio. Rivolgendovi al vostro medico o specialista, scoprirete che la terapia necessaria per combattere la candida è abbastanza lunga e complessa; l’uso di farmaci antifungini, quali miconazolo, clotrimazolo o il fluconazolo, è utile, ma spesso non risolutivo. Per combatterla è necessario quindi agire su fronti diversi per rinforzare il sistema immunitario e riequilibrare la flora batterica intestinale, entrambi particolarmente suscettibili a comportamenti scorretti, soprattutto di tipo alimentare. Molto frequentemente per chi soffre di candidosi è un’accentuata voglia di zuccheri, in particolare a fine pasto. Questa necessità è indotta dalla stessa Candida la quale, per sopravvivere, necessita proprio di zuccheri. Per questo è necessario prima ancora di utilizzare farmaci antifungini ridurre o meglio ancora eliminare l’assunzione di alimenti troppo ricchi di zuccheri: miele, marmellata, cioccolata, dolci ed anche evitare la frutta fresca matura. Per evitare di compromettere la propria performance in corso di attività fisica, una giusta quota di carboidrati è bene comunque assumerla sia prima che durante l’attività, valutando sempre l’apporto calorico necessario per completare la propria sessione di allenamento o gara. Da evitare sono gli alimenti che richiedono fermentazione quali prodotti lievitati come pane, pizza, brioche, focacce. La lista si allunga notevolmente se studiamo tutti i dati clinici, quindi diciamo che se
alessandrogardini@gmail.com
si presenta un problema di candidosi recidivante è bene rivolgersi a un nutrizionista che ci indichi una dieta corretta per il nostro benessere e la nostra attività fisica. Può essere utile in tutti i casi eseguire anche un test specifico per le intolleranze alimentari. Una volta che abbiamo sistemato la dieta, possiamo integrare questa con integratori a base di fermenti lattici che aiutano sia il tratto gastrointestinale che urinario. Tra questi citiamo i Lacotbacillus Acidophilus, fermentum, rhamnosus e plantarum da assumere a cicli di due o tre settimane alternandoli. Tra i rimedi naturali, particolare interesse destano i derivati della Ratania con azione antibatterica e antimicotica, presenti in commercio con compresse vaginali a rapida dissoluzione in associazione a fermenti e all’acido lattico per ripristinare il ph.
Utilizzato alla fine del ciclo mestruale può avere carattere preventivo ed ai primi sintomi può evitare condizioni di peggioramento. È utile poi ciclicamente utilizzare formulati che aiutano ad aumentare le difese quali ad esempio derivati dell’Uncaria T., Echinacea A. e la stessa Pappa reale ottima fonte di vitamine. L’utilizzo di Glutammina ben conosciuta a tutti gli sportivi, è utile non solo per aiutare la performance e il recupero, ma anche per aiutare il mantenimento delle difese immunitarie. A tale scopo si può assumere alla dose di 3 grammi al giorno per un periodo non superiore alle sei settimane (senza controllo medico). Infine vi sono alcune norme che è bene considerare quando si presenta questa problematica come ad esempio una corretta ma non eccessiva igiene intima, con detergenti a pH neutro e magari con principi attivi antimicotici e antibatterici soprattutto dopo l’attività fisica. È bene utilizzare i pantaloncini molto stretti, solamente quando si è costretti in bicicletta, anche se i materiali di oggi permettono condizioni di comfort elevate, ma appena finito l’allenamento o la gara, evitare di indossare biancheria intima sintetica e prediligere il semplice cotone. Bibliografia Fitoterapia Impiego Razionale delle Droghe Vegetali, Capasso Grandolini Izzzo, Ed. Springer. Effetti protettivi della Krameria T.Ruiz nelle affezioni Vaginali da candida. Le basi farmacologiche della Terapia, Goodman & Gilman, Mc Graw Hill.
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DA PIAZZA A PIAZZA
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a cura di GIANLUCA BARBIERI in collaborazione con ALDO ZANARDI
DOMINIO DELLA BIANCHI CON PAEZ E LONGO I DUE PORTACOLORI DEL TEAM TX ACTIVE BIANCHI DOMINANO IL DURO TRACCIATO DELLA 25ª EDIZIONE DELLA MANIFESTAZIONE, RESA ANCOR PIÙ INSIDIOSA DALLA PIOGGIA. TERZO, FRANCESCO CASAGRANDE (CICLI TADDEI). GARA FEMMINILE A PAMELA RINALDI (AS CICLISSIMO BIKE) CHE PRECEDE EMANUELA CERCHIÈ (FACTORY TEAM BATTIFOLLE) E BEATRICE MISTRETTA (CICLI TADDEI).
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A Prato (PO), erano quasi novecento i biker schierati nelle griglie del centralissimo piazzale Arcivescovo Martini, proprio sotto le antiche mura della città toscana. Tanti i big presenti e pronti a darsi battaglia su un percorso che non avrebbe avuto pietà per nessuno. Il cielo plumbeo non prometteva niente di buono e la temperatura non era certo di conforto. La gara era valida come prova per IMA Scapin e Coppa Toscana. Alle nove, il via e il lungo serpentone si avventurava sui primi chilometri di asfalto che portavano all’attacco della prima salita. I percorsi previsti erano due, una granfondo di 50 km e il marathon da 90 km. La partenza unica, dava la possibilità di scegliere il percorso al bivio, posto in prossimità alla sommità della prima salita, dopo quasi 25 Le classifiche Marathon maschile 1) Paez Leon Hector Leonardo 3:48:57 (Tx Active Bianchi) 2) Longo Tony 3:50:42 (Tx Active Bianchi) 3) Casagrande Francesco 3:51:17 (AS Dilettantistica Cicli Taddei) 4) Spadi Manuele 3:57:53 (Team New Bike 2008 Cycling Lab) 5) Caro Silva Julio Humberto 4:03:50 (Scapin Factory Team) 6) Bellucci Mario 4:08:38 (AS Ciclissimo Bike) 7) Giuntoli Gabriele 4:09:00 (Scapin Factory Team) 8) Corsetti Nicola 4:09:30 (Team Errepi) 9) Chia Amaya Jaime Yesid 4:10:34 (Polimedical Asd) 10) Perini Gilberto 4:12:03 (Surfing Shop Sport Promotion) Marathon Femminile 1) Rinaldi Pamela 5:15:01 (AS Ciclissimo Bike) 2) Cerchiè Emanuela 5:16:40 (Factory Team Battifolle) 3) Mistretta Beatrice 5:23:09 (AS Dilettantistica Cicli Taddei) 4) Amadori Valeria 5:48:38 (AS Dilettantistica Cicli Taddei) 5) Chillo Tania 07:31:23 (ASD Team Due Ruote)
Paez Leon Hector Leonardo, Tony Longo, Francesco Casagrande
km di gara. Una modifica al percorso, causata da una frana, vedeva la parte di pianura in asfalto ridotta di un paio di km. L’asfalto bagnato, velocità altissime, rotonde e spartitraffico, erano i primi ostacoli da passare indenni in questi 7 km, per poi potersi giocare la gara sul resto del percorso tecnico. Successivamente, si iniziava a risalire il crinale destro del fiume Bisenzio, la prima parte interamente in asfalto, per poi immettersi su un largo sterrato dalle pendenze non troppo impegnative, mentre la pioggia iniziava a farsi insistente. Paez e Longo partono forte e, già sulla prima salita, fanno il ritmo. A seguirli, sono Manuele Spadi (Team New Bike 2008 Cycling Lab) e Francesco Casagrande. Anche al termine della discesa, il quartetto si presenta compatto. La successiva salita disgrega il gruppo e a Montepiano, dopo una sessantina di chilometri, è Paez a transitare solitario, con Casagrande a circa un minuto, più staccati Longo e Spadi. Dopo il passaggio
a Montecuccoli è sempre Paez a guidare la gara, ma il forcing di Longo gli permette di staccare Spadi e riportarsi su Casagrande, sul quale riesce anche ad allungare. Nel frattempo era terminata la granfondo, con la vittoria di Roberto Rinaldini (ScottPasquini Stella Azzurra) su Vega Burzi (Cicli Taddei) e Massimo Baldi (Team Tredici Bike). Nel femminile, la vittoria era per Genziana Cenni (ASD Cicli Lazzaretti) su Lucia Mancini (AS Ciclissimo Bike) e Susanna Chaussadis (Team Bike Pionieri). A questo punto le posizioni si stabilizzano e con quest’ordine giungono sul traguardo. La quinta piazza va a Caro Silva Julio Humberto (Scapin Factory Team). La gara femminile è stata caratterizzata da un testa a testa tra Pamela Rinaldi (Ciclissimo) ed Emanuela Cerchiè (Battifolle), fino a metà gara, poi la Rinaldi staccava l’avversaria, giungendo al traguardo in solitaria. Terza piazza per Beatrice Mistretta (Taddei).
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SPECIALE
KTM
robyzanetti@alice.it
a cura di Roberto Zanetti
la tradizione austriaca su due ruote In questi anni KTM ha creato un nuovo stile di interpretare la bicicletta, sinonimo di libertà e movimento. Una concezione di mobilità che ha trovato una sua precisa collocazione nell’ambiente in cui viviamo, senza alterarne l’equilibrio: rilassante, ecologico, pulito, proprio come la campagna austriaca nella zona di Mattighofen dove ha sede il colosso austriaco che ho visitato nel mio recente viaggio di lavoro. In questo servizio cercherò di sintetizzare ciò che ho visto e, dato l’importanza del marchio, vi racconterò alcuni aspetti meritevoli di un più accurato approfondimento.
A
Alle volte prendere un volo aereo diventa più scomodo che guidare 5 o 6 ore di fila ed è così che un viaggio in macchina, direzione Austria, può anche diventare lo spunto per fare qualche riflessione. Io e il mio editore Maurizio Rocchi siamo stati in visita alla KTM, colosso mondiale nel settore moto e ciclo. Una trasferta di lavoro sicuramente costruttiva che è ser-
vita a consolidare i rapporti tra l’azienda e il nostro gruppo editoriale e ha rispettato quelle che erano le premesse: in KTM si lavora tanto e bene, si bada al sodo guardando i numeri, facendo bene i conti per guadagnare (e mantenere) fette di mercato importanti. In un momento particolare come quello che stiamo vivendo a livello mondiale questi sono i capisaldi
indispensabili per le sorti dell’economia, delle aziende e delle persone che in esse ci lavorano. Lo dimostra il fatto che, negli ultimi 2 anni, in KTM si sono raggiunti e superati i cento milioni di euro di fatturato (una cifra davvero rilevante) e nel 2013 il budget è stato conseguito con 2 mesi di anticipo sulle proiezioni del periodo precedente.
La facciata a vetri con gli uffici della modernissima sede di KTM a Mattighofen, nel cuore dell’Austria
foto Roberto zanetti e Maurizio Rocchi
foto Roberto zanetti e Maurizio Rocchi
Alla reception siamo stati accolti da Fausto Maschi (al centro) – responsabile commerciale KTM per l’Italia –, Paolo Toffolon (a sinistra) – suo “braccio destro” e prezioso collaboratore in azienda – e Markus Wagner (a destra), giovane marketing manager di KTM
Questo cosa significa? Per restare in tema e usare un termine molto usato tra i ciclisti, “testa bassa e pedalare”, un detto comune che rende bene l’idea di come in
KTM si vada avanti spediti ottimizzando al meglio le risorse a propria disposizione. Ai vertici dell’azienda interessano in modo marginale le grandi sponsorizzazioni, i
team professionistici o grandi eventi; ovviamente questo non vuol dire snobbare il ciclismo d’elite ma concentrarsi sui prodotti che sono più in grado di fare utili,
Il nuovo telaio della gloriosa MTB Myroon per la stagione 2014; nell’occasione è stato presentato in anteprima a noi di iNBiCi. Un tecnico lo sta assemblando apportandogli le ultime modifiche foto Roberto zanetti e Maurizio Rocchi
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foto Maurizio Rocchi
Roberto Zanetti, autore di questo servizio, con il prototipo in plastica di un telaio appena elaborato dal macchinario alle sue spalle Linee automatiche di assemblaggio delle ruote prodotte all’interno dello stabilimento di Mattighofen
foto Roberto zanetti e Maurizio Rocchi
la grande distribuzione e soddisfare la clientela che negli anni ha scelto il brand austriaco come punto di riferimento. I mercati europei, tra i quali anche quello italiano, rappresentano un grande fetta di fatturato ma si comincia già da qualche tempo a guardare oltre Oceano, a scoprire nuovi paesi come il Sud Africa, integrando nella gamma di biciclette proposte nuovi modelli a impatto ecologico pari allo zero, le bici elettriche a pedalata assistita. A questa tipologia di prodotto KTM dedica un reparto speciale per la produzione, l’assemblaggio e il collaudo di ogni singolo pezzo. Tutto deve funzionare a puntino e solo dopo una meticolosa verifica da parte del personale qualificato le bici possono essere preparate per la spedizione. Questo procedimento non è riservato solo alle e-bike o ai modelli di alta gamma ma a tutti i cicli che passano per la catena di montaggio e che, neanche a dirlo, avviene al 100% nello stabilimento di Mattighofen in Austria! Ciò che mi ha maggiormente colpito sono le postazioni di lavoro dove prendono vita le biciclette: si lavora in coppia, un uomo e una donna, e a ogni uno di loro è affidato un compito ben preciso. I telai pre-assemblati vengono ultimati in tutte le loro parti prima di essere controllati uno a uno per ridurre al minimo la percentuale di errore o i difetti di fabbricazione. Se qualche pezzo dovesse risultare non idoneo, un operatore
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specializzato nel controllo qualità, provvederà immediatamente ad accantonare la bici in questione, richiamare i due assemblatori, far notare loro il problema e infine ricominciare daccapo le operazioni di montaggio in modo preciso e corretto. Le biciclette d’alta gamma rivolte alla competizione, invece, sia da strada che mountain bike seguono un canale produttivo diverso e vengono assemblate in un reparto speciale che si occupa solo dei modelli “race”. Essi rappresentano per
foto Roberto zanetti e Maurizio Rocchi
Due operai effettuano e verificano manualmente, con l’ausilio di una macchina, il montaggio e la pressione dei pneumatici sui cerchi Preparazione degli adesivi ad acqua che saranno incollati sui telai foto Roberto zanetti e Maurizio Rocchi
foto Roberto zanetti e Maurizio Rocchi
Uno dei box di lavoro dove vengono assemblate le biciclette. Un uomo e una donna si occupano della preparazione e del montaggio di tutti i componenti
KTM il fiore all’occhiello della produzione anche se, in termini di fatturato, equivalgono solo a una minima parte dell’intero portafoglio. Ciò che ho appena detto trova sempre più riscontro nella folta schiera di appassionati e professionisti, soprattutto nell’MTB, che scelgono di correre con bici KTM nelle competizioni ufficiali e nei loro allenamenti quotidiani. Oggi giorno cavalcare una KTM da gara è sinonimo di qualità, una “chicca” riservata a una casta di ciclisti esigenti che vogliono (e ottengono) il meglio dalla propria bicicletta.
foto Roberto zanetti e Maurizio Rocchi
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Reparto nel quale, solo dipendenti di sesso femminile, si occupano con precisione millimetrica dell’incollaggio di adesivi e decalcomanie ad acqua “La giostra” che trasporta i telai nelle varie fasi di lavorazione
I numeri di KTM Qualche volta si usa dire che i numeri potrebbero dare alla testa ma in questo caso, chi me li ha forniti, la testa ce l’ha ben fissata sul collo. I soggetti in questione sono, nello specifico, Fausto Maschi (responsabile commerciale KTM per l’Italia) e Paolo Toffolon, suo fido scudiero e uomo di riferimento in azienda nello stabilimento di Mattighoifen, in Austria. Sono loro che mi hanno introdotto nel mondo KTM, un mondo che storicamente nasce a metà degli anni sessanta e che continua ancora oggi a raggiungere primati importanti come quantità di bici prodotte.
foto Roberto zanetti e Maurizio Rocchi
Telaio con biciclette pre-assemblate pronte per essere lavorate e completate sulle catene di montaggio manuali
foto Roberto zanetti e Maurizio Rocchi
Una costante crescita del fatturato e della vendita è la risposta che, lavorando nel segno della qualità, anche in questi tempi di crisi si possano mettere le basi per un futuro positivo e ricco di soddisfazioni.
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Sono circa 30.000 i metri quadrati di area industriale dove ha sede lo stabilimento austriaco di KTM e un’altra struttura è nata qualche anno fa in Repubblica Ceca, 350 dipendenti (una cinquantina tra impiegati e tecnici e trecento operai), diverse migliaia di biciclette e ruote prodotte ogni giorno che si moltiplicano nelle settimane e nei mesi…
foto Roberto zanetti e Maurizio Rocchi
Il più vecchio dipendente di KTM: 40 anni di servizio ed esperienza nel reparto verniciatura Scatoloni di cartone contenenti le biciclette intere, dovutamente imballate e pronte per la spedizione, impilati nel magazzino di stoccaggio; una struttura esterna a 5 minuti d’auto dallo stabilimento principale di produzione
foto Roberto zanetti e Maurizio Rocchi
“Il forno” dove viene spruzzato il fissatore trasparente sui telai. Dapprima biancastro, il liquido una volta asciutto lascia la superficie lucida e ne preserva la vernice proteggendola da intemperie e usura
foto Roberto zanetti e Maurizio Rocchi
Dei cento milioni di euro di fatturato conseguiti singolarmente negli ultimi due anni ho già parlato nel corpo dell’articolo e questo dovrebbe far riflettere il lettore sulle strategie commerciali e le innovazioni tecnologiche adottate per raggiungere certi traguardi, per mantenerli nel tempo e per migliorarli anno dopo anno con costanza, serietà e spirito imprenditoriale.
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ROEL PAULISSEN VICECAMPIONE BELGA MARATHON ALL’ARDENNE TROPHY TOUR TRA FREDDO E PIOGGIA, IL CAMPIONE DEL TEAM TORPADO SURFINGSHOP S’AGGIUDICA UN’OTTIMA SECONDA PIAZZA, RICONQUISTANDO IL TITOLO GIÀ OTTENUTO NEL 2006 E 2007. DAVANTI A PAULISSEN, SOLO LA RUOTA DI MASSAER.
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Roel Paulissen, fresco di vittoria alla Valdinon Bike di Cavareno (Tn), si è tolto una nuova soddisfazione in campo internazionale, venendo eletto vice campione nazionale belga marathon. Sulle salite e gli insidiosi tratti tecnici delle Ardenne ha tentato di riconquistare il titolo vinto nel 2006 e 2007. Sull’impegnativo percorso dell’Ardenne Trophy Tour, quest’anno valido per il titolo di Campione Nazionale belga Marathon, tuttavia la gara non è stata per nulla semplice. A rendere infatti ancora più insidioso il tracciato, gli atleti hanno do-
vuto fare i conti con condizioni climatiche proibitive che hanno fortemente condizionato la gara e le prestazioni dei migliori. Roel Paulissen, portacolori del Team Torpado Surfingshop però, già campione belga nel 2006 e nel 2007, ha mostrato grande impegno e determinazione, affrontando con coraggio un tracciato di 85 km ricco di difficoltosi tratti tecnici e giungendo infine secondo al traguardo. Come detto, il freddo è stato l’avversario
più duro da battere in questa edizione, causando molte difficoltà: una tra tutte – e non di poco conto – il fatto di non riuscire a mangiare proprio per le basse temperature. Nonostante tutto il portacolori Torpado, sulla sua Nearco Carbon 27,5”, è rimasto strettamente ancorato al gruppetto di testa, una decina di corridori in fuga dall’inizio. La stoffa del campione, infatti, si vede nei momenti di difficoltà e Paulissen non ha rinunciato a prendere l’iniziativa, anzi, approfittando di una salita, ha deciso di aumentare l’andatura per fare selezione e staccare finalmente gli altri atleti. L’attacco è andato a buon fine, determinando infine una corsa a tre. Il freddo ha continua però ad abbassare la temperatura e Paulissen si è visto costretto ad una sosta a metà gara, per indossare una giacca,
senza tuttavia ritrovare il ritmo mantenuto nella prima parte. Per contro, l’andatura di Joris Massaer, davvero in forma ed in testa al trio, diventa insostenibile. Roel, nella fase finale, ha stretto i denti, per portare infine caparbiamente a casa un ottimo secondo posto. Terzo alle sue spalle Michiel Van Aelbroeck. «Nella prima parte di gara – ha spiegato una volta giunto all’arrivo Paulissen – ho dato il tutto per tutto, ero in corsa per vincere ma Joris era fortissimo, mi è stato difficile mantenere il suo ritmo. Durante la prima salita ho cercato di attaccare più volte, spendendo molte energie, ma ogni volta mi raggiungeva facilmente. Il freddo di questa giornata mi ha condizionato molto, ad un certo punto ho avuto la necessità di fermarmi per coprirmi. Era davvero difficile resistere.» Paulissen ha comunque dimostrato ancora una volta la propria tempra di grande campione, ottenendo un secondo posto che, viste le condizioni estremamente proibitive del percorso e il grande freddo, vale davvero oro.
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Nearco 27,5”, la virtù sta nel mezzo Accelerazione, Agilità e Leggerezza uniti ai vantaggi della 29”. Il pioniere della mountain bike Gary Fisher, sostiene che le ruote più grandi consentono performance migliori, grazie al fatto che riducono l’angolo di attacco (quindi facilitano il passaggio di ostacoli) e la porzione di contatto del copertone risulta maggiore. Anni di competizioni con le 26” uniti ai vantaggi della ruota più grande, hanno permesso a Torpado di sviluppare la 27,5”. Questa evoluzione, unisce i vantaggi della 29” (stabilità, sicurezza nell’affrontare l’attraversamento di ostacoli) mantenendo accelerazione, agilità e leggerezza della 26”. Le geometrie, inoltre, sono state cambiate per mantenere le caratteristiche della 26” come il movimento centrale che rimane alla stessa altezza. Questo è il motivo per il quale Torpado ha scelto la Nearco 27,5”: il giusto compromesso. Geometria e angolo sterzo sono di 70°, Piantone 73°, lunghezza foderi orizzontali 425 mm. È stata adottata la scelta di proseguire sviluppando il tubo della T50 a forma trapezoidale che dà rigidità nella pedalata. Tutti i contenuti tecnologici che la ricerca ha messo a disposizione, sono sintetizzati in questa mountain bike.
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LESSINIA BIKE a cura di NEWSPOWER
pressoffice@newspower.it
LA TERRA PROMESSA PER I BIKERS RUOTE GRASSE A GO-GO ATTRAVERSO IL PARCO REGIONALE DEI LESSINI, TOCCANDO MALGA CIME, LAVACCHIETTO E LAVACCHIONE TRA PENDENZE CHE IMPONGONO DI SALIRE SUI PEDALI E SCORCI DA CARTOLINA.
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I verdi prati e i pascoli dell’Altopiano dei Monti Lessini affacciati sul versante trentino sono terra promessa per i bikers, e domenica 28 luglio prossimo si cavalca una nuova edizione della Lessinia Bike. Siamo a Sega di Ala, nel Trentino sud-orientale e da oltre vent’anni l’evento in fuoristrada appassiona centinaia e centinaia di amanti delle ruote artigliate. Il percorso di gara, unico per tutti, propone salite nervose, discese repentine e suggestivi attraversamenti ai margini di malghe e stalle, che da sempre, da quel settembre 1989 – data di nascita della competizione (con le prime edizioni che si svolsero a livello di pedalata amatoriale) – ne costituiscono il marchio di fabbrica. I prati di malga Fratte fanno da “parterre” per la zona di start e finish e da qui si pedala tra vecchie strade militari, prati e single track all’interno del Parco regionale dei Lessini, quasi tutto in fuoristrada, toccando malga Cime, malga Lavacchietto, malga Lavacchione e malga Lessinia. La prima scalata è quella verso Monte Corno, le pendenze medie sono al 6% e già qui si romperà un po’ il fiato, prima di altri due momenti nei quali saltare sui pedali sarà pressoché d’obbligo. Passo Fittanze prima e il Monte Cornetto poi (fino a 1.499 metri) daranno i primi segnali in classifica provvisoria, con la discesa di rientro in località Fratte che farà respirare, ma non certo rilassare le gambe e la mente. Già, perché ci sarà poi nuovamente il Monte Corno da andare a conquistare (1.340 metri), cui seguirà il trat-
foto NEWSPOWER CANON
to panoramico e divertente verso Busoni e località Capitello. Arrivati a questo punto, ci si troverà di fronte la dura e sicuramente selettiva ascesa al Monte Castelberto, con i suoi 1.760 metri di altitudine e salite anche al 20% di pendenza. Giunti in vetta non rimarrà che lanciarsi in picchiata nuovamente verso il fondovalle e gli ultimi saliscendi che anticipano il traguardo di malga Fratte. I numeri
Il podio maschile dell’edizione 2012 da sin.: Deho, Pirazzoli, Paccagnella insieme agli organizzatori foto NEWSPOWER CANON
di questo tracciato, comunque piacevole e pedalabile per tutti, sono 46 km complessivi e 1.600 metri di dislivello. Fino a fine mese si può approfittare della tariffa di iscrizione ridotta di 25 euro, che dal 1° luglio salirà a 30 euro. La quota comprende i ristori lungo il percorso, l’assistenza sanitaria e meccanica in partenza, il pasta party finale, le docce calde, il lavaggio bici e un gadget personalizzato. La chiusura iscrizioni è fissata per il 24 luglio. Sul sito ufficiale di gara (www.lessiniabike.it) si possono rintracciare tutte le informazioni del caso e dal portale turistico di questa zona di Trentino (www.visitrovereto.it) sono visionabili tutti i luoghi di interesse e le proposte vacanza dedicate a chi ama la vacanza attiva, la natura, il relax e soprattutto la mountain bike. La Lessinia Bike del 28 luglio, che anche quest’anno viene anticipata al sabato dalla divertente Mini Lessinia Bike per i più piccoli, è parte del circuito Trentino MTB che ha preso il via in maggio da Cavareno in Val di Non, e proseguirà con la 100 Km dei Forti di metà giugno tra Folgaria, Lavarone e Luserna, e dopo la prova dei Lessini, si sposterà in Val di Fiemme (4 agosto) e Val di Fassa (8 settembre), prima di chiudersi in Valsugana con la 3T Bike del 13 ottobre.
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LE OPINIONI DEI TOP BIKER E IL PERCORSO ADATTATO IN BASE ALLE DIRETTIVE UCI LA SÜDTIROL SELLARONDA HERO SI DISPUTERÀ QUEST’ANNO SABATO 22 GIUGNO. LA MARATONA DI MOUNTAIN BIKE ATTRAVERSO LE DOLOMITI È STATA INSERITA PER LA PRIMA VOLTA NEL CIRCUITO MARATHON WORLD SERIES DELL’UCI. PROPRIO PER ADATTARSI ALLE REGOLE DELL’UNIONE CICLISTICA INTERNAZIONALE, I PERCORSI PREVISTI SONO STATI ALLUNGATI. NELLA NUOVA VERSIONE, IN CAMPO MASCHILE GLI ATLETI DOVRANNO AFFRONTARE 84 CHILOMETRI E 4.300 METRI DI DISLIVELLO, MENTRE IN CAMPO FEMMINILE LE PROTAGONISTE DOVRANNO VEDERSELA CON 62 CHILOMETRI E 3.300 METRI DI DISLIVELLO. AL WEEKEND DI GARE IN VAL GARDENA PARTECIPERANNO 3.013 SPORTIVI, PROVENIENTI DA 30 NAZIONI: TRA DI ESSI, SONO GIÀ NUMEROSE LE STELLE CHE HANNO CONFERMATO LA PROPRIA PRESENZA.
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La Südtirol Sellaronda HERO costituisce una delle maratone in assoluto più dure e spettacolari dell’intero panorama internazionale. Quest’anno l’evento del 22 giugno prossimo assumerà un significato ancora più importante, visto che proprio la HERO sarà l’ultima marathon prima del Campionato del Mondo di specialità. Quest’ultimo andrà infatti in scena appena una settimana dopo a Kirchberg, in Tirolo. Proprio per questa ragione, la gara nelle Dolomiti rappresenterà per molti professionisti un test premondiale decisamente apprezzato, seppur altrettanto duro. Le principali sfide della HERO saranno la sua lunghezza ed il suo dislivello. Con 84 chilometri da percorrere e 4.300 metri di dislivello da affrontare, la kermesse altoatesina si erge infatti ad una delle maratone di mountain bike più complesse al mondo. «Abbiamo effettuato alcune modifiche sul tracciato, in modo tale da adattarlo ai criteri imposti dall’UCI – spiega il direttore di gara Peter Runggaldier – In particolare, il percorso è stato allungato di due chilometri, dato che ha provocato anche un aumento del dislivello pari a circa 150 metri». Il tratto aggiuntivo è stato realizzato nella discesa dal passo Campolongo verso Arabba. Complessivamente, l’87% del tracciato sarà da percorrere lungo tracce singole e passaggi nella foresta, mentre la restante parte sarà sull’asfalto. «Questo percorso si adatta molto alle mie doti. – spiega il vincitore delle World Series 2012, il tedesco Steffen Thum – Nella Sellaronda Hero si deve conquistare autonomamente ogni metro, in quanto è quasi impossibile pedalare in scia». Questa invece l’opinione del trionfatore dello scorso anno, il colombiano Leonardo Paez: «Per vincere la Hero, bisogna essere più forti degli avversari in salita». Il più corto dei tracciati, quello di 52 km e 2.800 metri di dislivello, è stato allungato di 10 km, in modo tale da allinearsi, anche per le donne, agli standard della Marathon Series. Adesso il percorso misura 62 km e presenta un dislivello di 3.300 metri, con dunque 700 metri di dislivello in più rispetto al passato. «Le salite sono la mia passione, – esclama la britannica Sally Bigham, vincitrice della Marathon World Series 2012 – e pedalare in salita lungo le Dolomiti è semplicemente il mio sogno! Amo lo spettacolare panorama alpino e l’aria pura che si respira in montagna». La HERO attraversa tutte e quattro le valli delle Dolomiti poste intorno al massiccio del Sella: Val Gardena, Alta Badia, Arabba, Val di Fassa e Alpe di Siusi. «Al momento c’è ancora molta neve sul percorso – spiega Peter Runggaldier – Dobbiamo aspettare che si sciolga per poter iniziare con i lavori di preparazione».
L’atleta più vincente alla Südtirol Sellaronda HERO si è rivelata fin qui Katrin Schwing. La 41enne tedesca ha vinto due volte (2012, 2011). Un successo invece finora per Leonardo Paez (COL/2012), Mirko Celestino (ITA/2011) e per l’altoatesino Klaus Fontana (ITA/2010). La prima edizione femminile del 2010 andò invece all’italiana Anna Ferrari. (gm)
Organizzazione Comitato Südtirol Sellaronda Hero Associazione Turistica Selva Gardena Str. Meisules, 213 I-39048 Selva Gardena (BZ) Tel. +39 0471 777900 Fax +39 0471 792245 info@sellarondahero.com - www.sellarondahero.com www.facebook.com/sellarondahero Ufficio Stampa COMeta Press / Carlo BRENA tel. 035.346.525 – fax 035.8593.1191 www.cometapress.it – info@cometapress.it
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4° RALLY DI ROMAGNA a cura di NICOLETTA BRINA
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INARRESTABILI CLEPPE E KRAFT IL CAMPIONE BELGA E LA TEDESCA SI FANNO VALERE NELLA SEI GIORNI DI RIOLO. NEL RALLY WEEKEND PRIMEGGIANO JARNO CALCAGNI E MARTA MACCHEROZZI. PECCATO PER LA PIOGGIA ED IL FREDDO CHE CONDIZIONANO LO SVOLGIMENTO DELLA MANIFESTAZIONE ED OBBLIGANO A RIDISEGNARE IN EXTREMIS IL PERCORSO.
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Quarta edizione da ricordare, per il Rally di Romagna, se non altro per le condizioni meteo che hanno obbligato gli organizzatori del Romagna Bike Grandi Eventi, armati di “santa pazienza”, a ridisegnare i percorsi proprio in “zona Cesarini”, onde garantire ai partecipanti gli standard di sicurezza adeguati. Preludio alla sei giorni vera e propria, una buona dose di pioggia che ha, purtroppo, condizionato la giornata di apertura dell’evento, quella di sabato 25 maggio, quando l’area expò ed il villaggio rally sono stati letteralmente spazzati da un copioso temporale. Successo, da sottolineare, tuttavia sul piano organizzativo: presenti una quarantina di aziende, tra le più importanti del settore. Sabato peraltro era giornata inaugurale anche del Rally Weekend, formula nuova, introdotta in questa edizione e nata per fornire una sorta di assaggio dei tracciati della manifestazione regina, peraltro coincidenti con le prime due giornate di Rally vero e proprio. Condizionate – ça va sans dire – dal meteo le prime due tappe, con una marea di fango sui tracciati e la corsa alla modifica dei percorsi per rispettare i canoni di sicurezza per i partecipanti. Ciò ha obbligato Stefano Dalfiume e Giancarlo Cassani a privare i tracciati di passaggi suggestivi, come il track sui calanchi de “Le Vedove” e in zona cava di Monte Mauro. Il Rally Weekend, nelle sue due tappe da 85 km totali, è stato vinto da Jarno Calcagni (Bici Adventura), primo anche negli Under, seguito a 2 minuti da Gilberto Perini (Surfing Shop), primo negli Over 50. Tra
le donne epilogo analogo con Marta Maccherozzi (Gruppo TNT), prima in entrambe le tappe davanti a Elisa Gastaldi (Velociraptor), con un vantaggio di 5 minuti 20”. Maurizio Galamini (Velociraptor) è primo negli Over. Miglior piazzamento di squadra per il Team di Bike Passion (Fabbri,Vassallo, Ali, Carpinetti) davanti a Velociraptor e Surfing Shop. Nella prova regina, la 6 giorni di Rally di Romagna, è emersa sin da subito la netta superio-
rità del belga Wouter Cleppe che si è aggiudicato tutte e sei le frazioni. Tra le donne il cambiamento dei percorsi ha complicato un po’ le cose, rendendo più avvincente l’andamento della competizione. L’olimpionica tedesca Ivonne Kraft, vincitrice delle ultime due edizioni del Rally, era la grande favorita, ma ha steccato le prime tre prove non solo perché, causa freddo e maltempo, ha saltato buona parte della prepa-
Una suggestiva immagine della partenza del Rally di Romagna dalla Rocca di Riolo, antica roccaforte della Valle del Senio
razione primaverile in Germania, ma soprattutto per l’eliminazione dei tratti più tecnici e delle discese più impegnative che hanno avvantaggiato la spagnola Ada Xinxiò, proveniente dalla strada e più a suo agio sui percorsi pedalabili, dove conta la resistenza e l’allenamento, meno la tecnica. Dopo le prime tre tappe Ada Xinxiò aveva un vantaggio di oltre 17 minuti, ma la corsa non era ancora finita. Kraft, un passato da pro, 7ª alle Olimpiadi di Atene e vincitrice già delle due edizioni precedenti del Rally, ha registrato la gamba e si è messa all’attacco, recuperando quasi 6 minuti e facendo sua la quarta frazione, il tappone di 90 km. Si è presentata così, dopo un’altra limatina al vantaggio della spagnola, alla tappa finale con un distacco di soli 52 secondi dalla Xinxiò. Assalto
giunto un’ottima affidabilità a livello organizzativo. L’edizione 2013 si presentava ricca di novità che hanno soddisfatto sia i concorrenti che gli addetti ai lavori. Ci sono alcune cose da rivedere, come l’organizzazione del villaggio e la scelta dei giorni in cui disputare il Rally 2014, ma siamo pronti a metterci di nuovo al lavoro ed a proporre altre ghiotte novità. Un plauso a tutti, ai volontari che hanno prestato la loro opera, agli enti che hanno patrocinato il Rally e agli sponsor senza il supporto dei quali non sarebbe possibile continuare questa entusiasmante avventura e agli atleti, protagonisti ed autentici eroi.»
Un passaggio sulle colline del Senio
finale per la tedesca che nella tappa decisiva mette il proprio sigillo con un vantaggio di due minuti abbondanti sulla spagnola. È per lei il terzo successo consecutivo al Rally di Romagna. La 43enne Ivonne Kraft, al termine della gara ha commentato: «Quest’anno gli organizzatori hanno svolto un lavoro eccellente, riuscendo a modificare in tempo reale le prime tre tappe per permettere la disputa del Rally, ma i percorsi alternativi mi hanno sfavorito, perché troppo pedalabili per me che sono una ciclista tecnica e non amo la velocità e i tracciati più simili a una corsa su strada. Avevo 17 minuti di ritardo dopo tre tappe, ma il Rally non era terminato, aspettavo le salite difficili, ma sulle cime ho dovuto lottare contro il vento, poi ero stanca e poco allenata. Quando il meteo è migliorato ed i percorsi sono divenuti più tecnici, ho tirato fuori le unghie.» L’ultima parola al presidente di Romagna Bike Grandi Eventi, Stefano Quarneti, in camera di regia: «Il meteo non ci ha aiutato, ma abbiamo gestito l’emergenza con prontezza, segno che abbiamo rag-
Il vincitore Wouter Cleppe premiato dagli organizzatori I bikers premiati, in festa
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GRANPARADISOBIKE a cura di NEWSPOWER
PROMOSSA DA PIPPO LAMASTRA, MA… RIMANDATA A SETTEMBRE LA NEVE INATTESA DI MAGGIO HA COSTRETTO GLI ORGANIZZATORI, PER RAGIONI DI SICUREZZA, A RINVIARE LA MANIFESTAZIONE AL 1° SETTEMBRE. INTANTO A TESTARE IL PERCORSO, PRIMA DELLA NEVICATA, SI È CIMENTATO il BIKER LAMASTRA: «UN TRACCIATO DIVERTENTE MA DA NON SOTTOVALUTARE».
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La GranParadisoBike promossa da Pippo Lamastra e rimandata a settembre causa neve. Cogne, dieci giorni prima della data fissata per la gara, che fa parte del circuito Alpine Pearls Mtb Cup, si è svegliata sotto una coltre di neve ed un clima che si addice più all’inverno valdostano, piuttosto che alla fine di maggio. E le previsioni per i giorni di gara non sarebbero state molto differenti. Il maltempo ha quindi costretto lo staff dell’Asd Sport in Paradiso, organizzatore della GranParadisoBike, a rinviare a settembre l’appuntamento in programma per il 26 maggio. La Federazione Ciclistica Italiana ed i partners sono stati i primi ad essere informati, dopo che il team di Alberto Béthaz aveva valutato ogni aspetto,
al fine di tutelare in primis l’incolumità dei partecipanti e arrivando così alla decisione finale del rinvio. Nessuna preoccupazione, comunque, per chi si fosse già iscritto. Gli organizzatori hanno infatti assicurato che la gara sarà solamente rinviata al 1° settembre 2013 e nel frattempo le iscrizioni non si fermano. Ci sarà tempo fino al 30 agosto per godere del prezzo “congelato” a 30 euro, mentre il 31 agosto e il 1° settembre (entro le 9) aumenterà a 35 euro. Tra i tanti che sono riusciti a provare i 45 km del percorso agonistico (1.450 m/dsl) prima della inattesa nevicata c’è il cognense Pippo Lamastra, vincitore dell’edizione 2012 e biker ben conosciuto nel cross country. Ripercorriamo con lui le fasi salienti per prepararci alla gara con un po’ più di tempo, visto lo stand-by imposto dalle avverse
condizioni meteo. Dopo la partenza di Cogne si incontrerà subito la salita molto impegnativa che porta a Gimillan e che sfoltirà il gruppo, soprattutto sul finale, dove si supera il 20% di pendenza. «La gara non finisce qui – è il commento di Lamastra – però bisogna sicuramente iniziare bene, bisogna scaldarsi perché la salita è veramente impegnativa, è come un muro ed è anche lunga.» A questo punto si entra in un bel tratto di single track che richiede ottime capacità tecniche e braccia forti, gettandosi in discesa verso Epinel. Seguirà un più pedalabile saliscendi che si dirige su Valnontey, nel cuore del Parco del Gran Paradiso, e quindi a Lillaz. Nel successivo tratto di bosco «sarà importante conoscere un po’ il percorso – continua Lamastra – per affrontare tutti questi saliscendi con il rapporto giusto», ma nel complesso sarà una parte molto divertente. Da Lillaz si salirà verso la Valleille dove serviranno gambe ancora fresche perché le punte di pendenza sfiorano il 30%. Da lì a Cogne e verso Cretaz, dopo di che ci sarà una salita al 3-4% che precede l’arrivo sui Prati di Sant’Orso e nella quale, chi ha ancora un po’ di forza nelle gambe, può fare la differenza. Fa sorridere, a distanza di diversi giorni, rileggere i commenti di Lamastra quando ci diceva che «il percorso è veloce, tutto in sterrato. Anche se dovesse piovere non ci sarebbero grossi problemi perché il terreno di montagna non fa fango. Io vado sempre in bici da queste parti ma non ho mai visto il fango». Chi avrebbe mai detto che si sarebbe vista addirittura la neve? Per chi preferisse un percorso più soft, è stata confermata la classica pedalata ecologica di 20 km con un dislivello di soli 650 metri. Info: www.granparadisobike.it
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CLAUDIO ZANNONI a cura di Nicoletta Brina
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RANDONNEUR PER PASSIONE DOPO ANNI DI GRANFONDO, ARRIVANO LE CORSE LUNGHE IN NOTTURNA. «LA NATURA IMMERSA NEL BUIO È QUALCOSA DI INCREDIBILE. SOLO IO E LA BICI, IL MONDO SI RESTRINGE E TI PUOI GODERE QUESTI SPAZI, ASCOLTANDO I RUMORI. UN’ALTRA DIMENSIONE. MERAVIGLIOSO.»
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Claudio Zannoni, 59 anni, in pensione da due anni – prima lavorava alla Cmc di Ravenna – oggi si diletta ad aiutare il fratello in campagna. Di natali ravennati, vive a Cesena e coltiva la passione del ciclismo sin da piccolo. Affiliato da un paio d’anni a Cesena Bike, ha cominciato una nuova avventura… al buio.
corso fino agli esordienti. Attualmente c’è mio nipote che corre e siamo tutti molto contenti.»
Da quanto tempo va in bici e come ha iniziato? «Vado in bici da una vita, ho cominciato da esordiente a 12 anni, poi sono arrivato fino alla terza categoria, per poi dedicarmi alle corse amatoriali. Prevalentemente scelgo la bici da strada, anche se da un paio d’anni, da quando esco con il gruppo di Cesena Bike, ho scoperto la mtb.»
Parlando della sua passione per la mtb, come la sta coltivando? «In realtà avevo una bici da fuori strada a casa, ma non la usavo. Poi, da quando ho iniziato a conoscere il gruppo di Alice, mi sono appassionato sempre più, perché è bello uscire con loro, siamo molto uniti e mi trovo davvero bene. Così, man mano che legavo con il gruppo, ho cominciato anche a conoscere di più la mountain bike e devo dire che se, da una parte, la bici da corsa è ancora la mia preferita, la mtb mi permette di affrontare in maniera diversa i nostri bellissimi colli.»
La sua è una passione di famiglia? «In realtà sono stato io che ho iniziato per così dire la tradizione. Mio fratello è sempre stato appassionato di ciclismo, ma si limitava a guardarlo in tv, non l’ha mai praticato. Mio figlio è salito in bici ed ha
A livello agonistico, partecipa a granfondo? «Mi sono concentrato per tanti anni sulle granfondo, nel ’99 ho vinto anche il campionato italiano. Onestamente mi sono stancato di queste gare, perché sono sempre uguali, ci trovi sempre gli stessi
che vincono e gli stimoli mi sono diminuiti. Così, da un anno, partecipo alle randonnées, gare più lunghe di resistenza, perché mi piace lo spirito da vagabondo in giro per il mondo che regalano. Nel 2012 ho avuto un incidente con la mtb e mi sono rotto una vertebra, ma pedalavo anche con il busto, non riuscivo a stare fermo. Il fatto è che le randonnées mi piacciono tanto, si ha la possibilità di coprire lunghe distanze in notturna: ho già preso parte a 8 randonnées da 200 km, due da 300 e 3 da 400 km. Quest’anno ho fatto anche due volte la Nove Colli sia in notturna che di giorno. A breve partirò per partecipare alla Monti Divini in Toscana, 400 km da fare con 7.500 m di dislivello. L’emozione è grande, in notturna sei da solo in mezzo alla natura, il mondo si restringe, sei tu con la tua bici, ti immergi nel percorso, nel luogo che attraversi, tra profumi, rumori ed hai la possibilità di vivere intensamente quel momento, senza il tarlo della velocità a tutti i costi. Sono sensazioni incredibili.»
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STRETCHING NELLO SPORT
a cura del Dr. Massimiliano Muccini
4ª PARTE IL SISTEMA EXTRAPIRAMIDALE ED IL CERVELLETTO
info@muccinitrainer.it
L’INTEGRAZIONE E COMANDO DELLE VIE PIRAMIDALI ED EXTRA, GOVERNATI DAL CERVELLETTO, COME CONDIZIONE FONDANTE PER IL MOVIMENTO ARMONICO E LA CORRETTA POSTURA.
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Il sistema extrapiramidale è l’altro fondamentale sistema di trasporto degli stimoli corticali ai motoneuroni delle corna anteriori del midollo spinale. A differenza del sistema piramidale è una via polisinaptica che origina da diverse aree corticali anteriori, rispetto a quelle da cui origina la via piramidale (corteccia somatoestesica ed aree temporali). Da queste aree, l’extrapiramidale si porta al nucleo talamico, al nucleo rosso, gangli della base, alla formazione reticolare mesencefalica e pontina: da qui in poi si originano fasci discendenti che vanno ad articolarsi tramite interneuroni con motoneuroni alfa e gamma. Il transito di questa via avviene nella sostanza reticolare (formazione che va dal midollo spinale al diencefalo), chiamata così proprio in funzione della sua conformazione anatomica, ovvero una serie di fasci longitudinali e trasversali, nei quali si trovano moltissimi nuclei cellulari, pertanto l’altissimo numero di connessioni sinaptiche spiega l’importanza funzionale nel SNC. La via extrapiramidale non ha una funzione specifica, ma riceve un altissimo numero di impulsi nervosi che vengono raccolti ed organizzati sotto forma di informazione generale diffusa. Essa assicura al SNC una funzione base, per mezzo della quale possono svolgersi armonicamente le attività più fini di pertinenza delle strutture specifiche di ricezione e comando superiore. All’interno di queste regioni si trova un sistema facilitatorio ed un sistema inibitorio dei motoneuroni alfa e gamma e quindi un’ulteriore possibilità di regolazione fine del tono posturale, determinato principalmente dai muscoli della catena posteriore (ovvero i muscoli occipitofrontali che par-
tono dalla scatola cranica ed arrivano in un continuum fino ai muscoli della volta plantare del piede) e dalla motricità somatica in relazione all’enorme possibilità di collegamenti nervosi che la regione offre. Il sistema di integrazione e comando delle vie piramidali ed extrapiramidali è governato dal cervelletto che ha un ruolo determinante nel controllo della postura e del movimento, in particolare dell’aspetto “fine”.
Massimiliano Muccini, Dottore in Scienze e Tecnologie del Fitness e Prodotti della salute, Università di Camerino, si occupa da più di ventisei anni di fitness e preparazioni atletiche per vari sports, consulente Inkospor, certificato American College of Sports Medicine Health & Fitness Specialist (l’autorità nel campo della sperimentazione e nella ricerca sportiva),Tecnico di Riequilibrio Posturale. Tesoriere Nazionale di ADISF (Ass.ne Italiana Dottori Scienze del Fitness), Presidente di ScienzedelFitness.com ASD che organizza seminari e corsi per il settore fitness e wellness. Riceve nell’ambulatorio di Via Pascoli,172 a Rimini. Per appuntamento telefonare al numero: 347.88.64.440 dalle 18,15 alle 19,30. Per contatti: info@muccinitrainer.it www.muccinitrainer.it
Infatti, è deputato a gestire l’enorme afflusso di informazioni che partono dagli esterocettori, quali i recettori tattili, i barocettori del piede, i recettori dei fusi neuromuscolari, gli organi tendinei del Golgi, provenienti ovviamente sia dagli arti superiori che quelli inferiori, dalla testa e dal collo; coadiuva ed elabora gli impulsi provenienti dalle aree visive e dai nuclei vestibolari dell’orecchio, i quali apportano informazioni fondamentali circa la posizione ed i movimenti del corpo nello spazio.
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JURI RAGNOLI FA SUA LA NOVE FOSSI
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a cura di IVANO OGNIBENE
DOMENICA 25 APRILE A CINGOLI EMOZIONANTE TESTA A TESTA FINO AL TRAGUARDO CON TONY LONGO CHE VIENE BEFFATO DI SOLI POCHI METRI. PARTERRE DI ALTO LIVELLO PER UNA MANIFESTAZIONE CHE HA VISTO IN GRIGLIA DI PARTENZA QUASI 1.200 ISCRITTI.
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Una bella giornata, domenica 25 Aprile, è stata la cornice ideale a Cingoli (Mc), per lo svolgimento della “Nove Fossi”, seconda prova del Tour 3 Regioni – Trofeo Scott. Una manifestazione che ha superato le più rosee aspettative: record di presenze con oltre 1.170 iscritti, in rappresentanza di 43 società, un parterre alla partenza di tutto rispetto e di grande qualità, con lo Scott Racing Team, KTM Torrevilla, Cingolani Trek e Scapin Factory Team. Il percorso di 49 km partiva da viale Valentini con la prima salita di circa 2 chilometri fino al campo di cross, per poi affrontare la discesa verso Aula Verde e proseguire verso Pian del Tino. In testa sin dall’avvio Juri Ragnoli (Scott Racing Team), Tony Longo (Active Bianchi), Alfonso Aria Cuervo (Torrevilla MTB), Igor Baretto (Scott Racing Team) e Daniele Mensi (Scott Racing Team) e, ad inseguire, un gruppo sempre più frazionato. Il percorso proseguiva verso Pian de Conti che vedeva transitare in testa il terzetto formato da Ragnoli, Longo e Cuervo a circa 25” di vantaggio sulla coppia Baretto-Mensi. A 1’ 35” il resto del gruppo. La gara proseguiva verso Cà Fittoni e Pantanaccio, con il tandem Ragnoli-Longo ad allungare di altri 2’ di vantaggio sui diretti inseguitori. La parte finale del percorso è teatro di un grandissimo Juri Ragnoli: impostando una volata di rara potenza, riusciva a distanziare di pochi metri un ottimo Tony Longo e a giungere al traguardo, posto in viale Valentini, netto vincitore, con il tempo di 2h 02’ 57”. CLASSIFICHE Uomini km 49 1° Juri Ragnoli – Scott Racing Team 2° Tony Longo – Active Bianchi 3° Alfonso Aria Cuervo – Torrevilla MTB 4° Igor Baretto – Scott Racing Team 5° Daniele Mensi – Scott Racing Team Donne km 49 1a Sandra Klomp – Torrevilla MTB 2a Roberta Monaldini – Cobran MTB 3a Daniela Stefanelli – Team Cingolani 4a Monia Conti – Santarcangiolese 5a Nadia Pasqualini – Bici Adventure Società vincitrice Cingolani – Specialized Per informazioni: 338 6834464 www.romagnamtb.it E-mail: info@romagnamtb.it
Al colombiano Jhon Botero Salazar, la vittoria del tratto cronometrato in discesa, con 3’ 22” 10. In campo femminile, sbaraglia la concorrenza Sandra Klomp (Torrevilla MTB), seguita da Roberta Monaldini (Cobran MTB) e da Daniela Stefanelli (Team Cingolani).
Al termine della manifestazione, il Team Avis Bike Cingoli, per non smentire la tradizionale ospitalità marchigiana, offriva a tutti i concorrenti, un pasta party completo e ristori vari, con prodotti tipici, per poi proseguire con la premiazione finale dei concorrenti delle varie categorie e le società.
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STEFANO GREGORETTI a cura di NICOLETTA BRINA
IL FASCINO DELL’ESTREMO OGGI NEL DESERTO DEL GOBI PER UNA NUOVA SFIDA, IL RICCIONESE SI È SOTTOPOSTO AD UN ALLENAMENTO SPECIFICO DI TRE MESI PER PREPARARSI ALLA 4DESERT. «L’INDOLE DEL TRIATLETA? TUTTI CE L’HANNO, SIAMO NATI PER CORRERE».
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Stefano Gregoretti, 38 anni, riccionese. Triatleta ultrarunner. Ovvero? Il suo pane sono le sfide estreme, quelle nelle quali ogni passo, ogni pedalata e ogni bracciata – corrispondenti a corsa, ciclismo e nuoto, appunto – sono una piccola frazione di una competizione più complessa e che di “comodo”, non ha davvero nulla. Non a caso, i terreni da lui prediletti per fare attività sportiva sono il deserto, i ghiacciai, i canyon o le foreste impenetrabili. Non farà dunque specie sapere che l’impresa che sta affrontando in questo momento – e alla quale si preparava al momento dell’intervista – è il deserto del Gobi in Cina.
prese sotto la sua ala il maestro Marcello, mi buttò in acqua e in un modo o nell’altro, riuscì a convincermi che nuotare in fondo non era poi così male…»
correndo tra le dune di un deserto. Ma a dire il vero ogni impresa non ha mai la parola fine, perché porta già con sé il sapore di quella che verrà dopo...»
Se non avesse praticato il triathlon? «Correre mi è sempre piaciuto, quindi probabilmente mi sarei concentrato ancora di più sulle corse tra montagne e deserti.»
Importante in questi contesti, la scelta del materiale tecnico… «Assolutamente sì, dal momento che desidero il top, mi affido a G-Mobile. Con Giampiero, il titolare c’è un rapporto di amicizia che va avanti ormai da tanti anni e sono per lui sia cliente che fornitore. Io ho diversi sponsor che mi forniscono il materiale, così lo provo e magari suggerisco a lui cosa acquistare o comunque può contare sulla mia prova che avviene certamente in condizioni estreme. Dal canto suo, Giampiero ha sempre il top, sia per la bici che per l’alimentazione e mi rifornisco da lui ormai da anni.»
Qual è la forza di un triatleta? «L’insieme di più qualità sia caratteriali che fisiche. Occorre una buona tempra e tanta costanza per portare avanti tre diversi allenamenti nel corso dei giorni. Molto spesso con allenamenti bi-giornalieri. Occorre passione... Motore di ogni cosa e di ogni scelta. O almeno dovrebbe. Spirito di sacrificio anche. Perché se si vuole andare forte occorre di pari passo curare anche l’alimentazione e il sonno, che a detta di molti è il quarto allenamento. La mente poi è determinante. Il fatto è che nel triathlon non puoi guardare avanti, devi restare concentrato sulla prova che stai affrontando, una prova alla volta, è quello il tuo mondo, è quello il tuo momento e la spinta ad andare avanti. Mentre corri, non puoi pensare al fatto che poi dovrai nuotare o pedalare per centinaia di chilometri, perché non ce la faresti.»
Stefano, come ha scoperto di avere l’indole del triatleta? «Credo che tutti abbiano l’indole del triatleta, siamo fatti per correre, non per stare seduti dietro alla scrivania. Nel mio caso, più che indole del triatleta, avvertivo sempre più – circa 8 anni fa – che la mia sete di sport e di competizione poteva ben coniugarsi con l’unione di tre discipline, cui ero già avvezzo, in un unico sport. Il triathlon appunto. Amavo già correre, andare in bici e nuotare e ho semplicemente unito discipline che mi piacevano.»
Ci sono esperienze che ritiene l’abbiano segnato maggiormente? «Sono tante. Forse le gare di triathlon in condizioni atmosferiche avverse come ad esempio in Arizona; un caldo infernale. Ma ancora di più una gara di ultamaratona in montagna portata a termine sotto un diluvio incessante e la gara di 100 miglia vinta col mio ‘socio’ nell’inverno gelido dello Yukon pochi mesi fa. Ti restano impressi momenti che sono unici nel loro genere: penso al Monte Bianco, al freddo incredibile incontrato e a quel brodo di dado che mi ha scaldato e mi ha fatto sentire a casa. Penso alla luce della pila sulla slitta in Yukon, che illuminava la strada e a quell’alone bianco che diventa il tuo mondo perché intorno è tutto buio. Sono condizioni estremamente particolari che non possono lasciarti indifferente.»
Un esordio, quello con il nuoto, sicuramente non facile… «Quando ero piccolo, soffrendo di scoliosi, il medico consigliò a mia madre di iscrivermi in piscina. Fui la dannazione dei maestri di nuoto, nessuno mi voleva perché piangevo, perché in piscina proprio non volevo andare. Poi mi
Che caratteristiche hanno le imprese che ha portato a termine? «Mi hanno fatto entrare di prepotenza nei miei limiti… attraversandoli con convinzione, con gusto e felice di quello che stavo facendo. Che sia stato in sella alla mia bici controvento, o nuotando tra onde giganti e meduse, o ancora
In programma la 4 Deserts, nel deserto del Gobi, in Cina, come si è preparato? «Parto domani (martedì 28 maggio, ndr.), la gara inizia il 2 giugno. La prima prova sarà arrivare, visto che dovrò prendere quattro aerei diversi, ovvero Milano-Amsterdam, Amsterdam-Pechino, Pechino-Urumqi e UrumqiBole. La gara poi si svilupperà in 6 tappe da 40-40-40-40-80-15 km, ma aspetto di vedere il road book ufficiale una volta a Bole per capire che distanze ci sono realmente, che tipo di terreno incontrerò e quanta salita per tappa. Il tutto per poter fare poi un po’ di strategia per vedere dove e quando pigiare sull’acceleratore. Quella nel Gobi è la mia prima volta, sebbene sia una manifestazione giunta alla sua decima edizione, quindi dovrò stare attento. Per quel che riguarda la preparazione, mi sono affidato ad un allenatore, il campione canadese di ultra trail Ray Zahab. Abbiamo impostato il lavoro con due corse al giorno coprendo circa 150 km, allenandomi anche a correre con lo zaino da 5 chili con le provviste, visto che la gara nel deserto del Gobi è in totale autosufficienza. Ho corso nel weekend nelle foreste Casentinesi per 150 km, ho nuotato due volte la settimana e ho fatto preparazione specifica per circa 3 mesi. Cerco di stabilire in anticipo quella che sarà la mia tabella di marcia, anche se, purtroppo, ci sono manifestazioni alle quali si può partecipare solo mediante sorteggio e quindi tocca incrociare le dita.» Le imprese di Stefano Gregoretti possono essere seguite sul suo sito www.stefanogregoretti.com.
Valmarecchia MTB DAY
LA PRIMA ESCURSIONE IN MTB TURISTICA DELLA VALMARECCHIA Domenica 29 settembre avrà inizio la prima edizione del Valmarecchia MTB day, un’escursione cicloturistica aperta a tutti, che ci darà la possibilità di stare in mezzo alla natura nel vasto territorio della Valmarecchia. Iscrizioni presso G-MOBILE di RSM, il negozio di abbigliamento DIMODOCHE di Villa Verucchio, oppure online: giampiero@asdsuperteam.com, prezzo 10 euro, gratis fino a 14 anni. Il tracciato è diviso in 3 percorsi (30-45-60 km) totalmente segnalato. Saranno compresi ristori e pasta party all’arrivo. Ritrovo ore 7,30 in piazza Europa, poi si proseguirà con la partenza alla francese.
Dalle ore 10 alle ore 15,00 per tutti coloro che volessero, la X BIONIC darà la possibilità di vedere, provare e testare la nuova collezione 2014. Non perdete questa grande opportunità! Alle 5 squadre più numerose verrà dato un fantastico premio: 1) prosciutto di circa 8 kg 2) prosciutto di circa 5 kg 3) mortadella di circa 5 kg 4) mortadella di circa 3 kg 5) 8 kg di pasta Ringraziamo anticipatamente tutti quelli che parteciperanno e tutti gli sponsor che hanno contribuito alla realizzazione.
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TOUR FOR KIDS 2013 2ª EDIZIONE AL VIA IL 10 AGOSTO 380 KM NO-STOP DA BOLZANO A RAVENSBURG (GERMANIA) PER UN’AVVENTURA ESTREMA E SENZA RESPIRO. UN EVENTO CICLISTICO A SCOPO BENEFICO IL CUI RICAVATO SARÀ DEVOLUTO AI BIMBI POVERI ED AFFETTI DA MALATTIE INCURABILI.
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«Lontano dalla competizione, caratterizzata da amicizia e voglia di divertirsi insieme, vivendo la propria passione: il ‘Tour for Kids’ condivide con le prove di Randonnée la distanza e anche in un certo senso lo spirito, sebbene non sia possibile affrontarlo in solitudine, ma solo in una libertà di gruppo...». Così scrive Andrea Pelo di Giorgio, unico italiano iscritto alla prima edizione del Tour for Kids nel 2012. Il Tour For Kids, alla sua seconda edizione, è un evento ciclistico non competitivo a scopo benefico per ciclisti che amano le distanze lunghe e hanno alle spalle un’adeguata preparazione e una certa esperienza, non necessariamente devono avere fatto agonismo. Il Tour for Kids non è un evento per “kids”, ma il ricavato andrà a favore dei “Drachenkinder”, bambini poveri affetti da malattie incurabili. L’anno scorso sono stati donati alla Fondazione 15.000 euro! Dopo il grande successo della prima edizione
con 160 partecipanti, soprattutto tedeschi e austriaci, si pensa già al Tour for Kids 2013: si svolgerà sabato 10 agosto sempre partendo dal capoluogo altoatesino, Bolzano, per giungere dopo 380 km e circa 3.200 metri di dislivello a Ravensburg, in Germania, nei pressi del lago di Costanza. Sono da superare no-stop i passi del Brennero e dell’Arlberg, passando per Innsbruck e Bregenz, durata del tour circa 15 ore. Ottima l’organizzazione, studiata nei minimi dettagli, durante tutta la pedalata, con assistenza medica e meccanica, due grandi ristori e un team di massaggiatori, un bus a seguito, nonché diverse motociclette della Polizia dei tre Stati che si attraverseranno. Daranno un aiuto molto utile anche le 12 motociclette messe a disposizione dalla BMW di Ravensburg, guidate dai cosiddetti “marshall” che controlleranno il traffico agli incroci e terranno unito il gruppone. I concorrenti pedaleranno su strade provinciali non chiuse al traffico. Un’organizzazione perfetta che non lascia spazio a imperfezioni, come per esempio l’impeccabile servizio nell’attraversamento dei paesi. La preoccupazione del ciclista deve essere solo quella di pedalare (a ritmi accessibili a tutti). Non mancano le soste con ristori, mentre la bellezza del paesaggio scivola sotto gli occhi di tutti, fino all’asperità più impegnativa, quella della salita sul passo dell’Arlberg. Il giorno prima della partenza (venerdì 9 agosto) i partecipanti si troveranno a Bolzano nell’Hotel Sheraton Four Points, dove la stessa sera ci sarà una cena preceduta da un briefing tecnico, l’accredito dei concorrenti e il
check in per la notte. Ma non ci sarà tempo per dormire, visto che nel cuore della nottata è fissata la partenza, ovviamente dopo una prima colazione molto energetica. Verso le 20 è previsto l’arrivo del Tour for Kids a Ravensburg: i ciclisti saranno accolti da un pubblico caloroso e potranno ristorarsi alla festa organizzata per l’occasione nella piazza principale, la Marienplatz, dove per i partecipanti ed accompagnatori sarà allestita un’area VIP e una lounge con tanta musica (realizzata da Radio 7, emittente radiofonica locale). I concorrenti italiani potranno pernottare a Ravensburg per rientrare a Bolzano il giorno dopo con un bus. L’agenzia sportiva di Bolzano, Bike & More, è partner ufficiale dell’organizzatore tedesco Horst Mory, e si occupa delle adesioni italiane aperte da subito. La partecipazione al Tour for Kids 2013 costa 199 euro a persona e include: - il trikot ufficiale “Tour For Kids” 2013 - offerta che va in beneficenza ai bambini ammalati - l’iscrizione al TOUR FOR KIDS con vari servizi (ristori, massaggi, assistenza meccanica e medica, moto guida, bus a seguito durante tutto il tour) - scorta tecnica da parte della Polizia di Stato - partecipazione alla cena/briefing a Bolzano ven, 09.08.2013 - partecipazione alla grande festa a Ravensburg sab 10.08.2013 - cena in piazza a Ravensburg (a fine gara) sab 10.08.2013 - pernottamento a Ravensburg (1 notte in camera doppia/notte da sabato a domenica all’Hotel “Goldene Uhr”) Il ritorno con un bus da Ravensburg per Bolzano (domenica, in orario da definire solo in casi di almeno 10 adesioni). Chi volesse dormire anche a Bolzano all’Hotel Sheraton Four Points la notte prima della partenza, è pregato di indicarlo sul modulo d’adesione (in quel caso il pacchetto costerà 229,00 euro, anziché 199). Il sito ufficiale (tedesco) www.tourforkids.de . In Italia si può consultare il partner ufficiale, Bike & More, e il sito trilingue www.bikeandmore.it nel quale si trovano dati tecnici, modulo online per la registrazione e tante belle foto. Sono in programma per il 2014 anche Tour For Kids a Maiorca, in Sudafrica e in California.
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MTB STEZZANO TEAM a cura di Simone Grancini
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QUANDO IL PRIVILEGIO È IN SELLA AD UNA BICI LA FATICA DELLA SALITA, LE DIFFICOLTÀ DELLE CURVE E LE EMOZIONI DEL PANORAMA APPENA CONQUISTATO: ALLA SCOPERTA DEL GRUPPO AMATORIALE BERGAMASCO CAPACE DI RACCOGLIERE DALLA SUA NASCITA AD OGGI, BEN OLTRE 400 APPASSIONATI. LA SUA STORIA, RACCONTATA DA UNO DEGLI “SCALATORI”.
L
La certezza di vivere momenti di invidiabile comunione tra spiritualità e natura: queste sono le emozioni che possono apprezzare gli amanti della montagna e della mountain bike. Ogni volta che arriviamo in cima ad una faticosa salita, oppure quando un bucolico paesaggio si intravede dai margini di una monumentale pineta, ci affanniamo con le fotocamere, cercando di catturare questa sensazione, di rado riusciamo a rendere il senso di appagamento e soddisfazione che la fatica e la natura sanno generare. Fu per andare a caccia di queste gioie, che quattro anni fa, grazie ad un manipolo di neo appassionati delle ruote grasse, residenti in un paesello del bergamasco, ai piedi delle Prealpi Orobie, nacque il gruppo Mtb Stezzano Team. Per organizzare, condividere e diffondere le nostre gesta, fu creato un forum internet, indicandolo come sede sociale del gruppo. Il mountain biking è uno sport relativamente giovane, solo negli ultimi tempi sembra stia vivendo una meritata diffusione di massa fra la gente comune, che lo pratica per diletto, senza velleità agonistica, solo per svago. Vent’anni fa, quando ci si accingeva a comprare una mountain bike, il discrimine in fase di scelta era il prezzo o il fascino esercitato dalle case americane che producevano bici molto robuste, in grado di resistere agli abusi del fuori pista, senza smontarsi per le sollecitazioni. Oggi lo sviluppo dei materiali è portato avanti con l’aiuto degli agonisti più forti, giusto per nominarne uno, Marco Aurelio Fontana, medaglia di Bronzo alle Olimpiadi di Londra con canotto reggisella rotto, senza tralasciare i campioni locali Celestino e Deho, ma il neo-
fita di questo sport sbaglierebbe se basasse la propria scelta sulla simpatia per il proprio campione, cercando invece di capire cosa più gli piace fare, per scegliere il modello di bici che più rappresenta il compromesso che è disposto ad accettare tra salita e discesa. La naturale evoluzione del biker, salvo eccezioni, parte con una bella front, ammortizzata anteriormente, magari in carbonio, che offre oggettivi vantaggi in salita e consente, una volta accumulata un po’ di esperienza e malizia, di affrontare trail discretamente tecnici. Così fu per il nostro team che, agli albori, si cimentava con scarso allenamento in percorsi molto impegnativi fisicamente, privilegiando il tipo di bici da salita. Intanto, il forum iniziava a raccogliere le adesioni di nuovi personaggi, attirati dai resoconti delle uscite in compagnia che, farciti di goliardia, rispecchiavano quello che era di-
ventato il motto del gruppo: «Pedaliamo per passione e non per competizione». Avemmo un riscontro immediato e numeroso, tanto che in breve ci si trovò a confronto con persone più allenate e preparate che, con spirito altruistico, hanno aiutato e incoraggiato il gruppo a crescere. Il sito si è fin da subito arricchito anche di contenuti interessanti in tema di informazioni sulla mountain bike, alimentazione e tecnica di guida. La conferma che ci poniamo nel modo giusto all’interno del movimento, giunge dalle tantissime richieste di collaborazione con varie associazioni o istituzioni che hanno a che fare col ciclismo o lo sport in generale, fra tutte la “Pedalata di Babbo Natale” del 24 dicembre 2012, per la raccolta fondi per l’UNICEF. Ciò pur restando un gruppo di amici e non una società sportiva. Nessuno paga una tessera, per intendersi.
Per condividere le mappe registrate dai dispositivi gps, abbracciamo il progetto di mappe libere di OSM (Open Street Map): così, chiunque può ripercorrere, debitamente attrezzato, i giri da noi intrapresi. Oggi contiamo più di quattrocento iscritti virtuali al forum con una quarantina di utenti attivi, che si danno appuntamento per pedalare insieme. Organizziamo spesso uscite notturne, ma quelle più belle sono pianificate con largo anticipo e durano uno o più giorni.